The Seventh: Winter

di Evilcassy
(/viewuser.php?uid=5611)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Forget the Herse ***
Capitolo 3: *** Strong Enough to Leave Your Doubts ***
Capitolo 4: *** Nymphetamine ***
Capitolo 5: *** Scars and Stitches always Fade ***
Capitolo 6: *** But the Tigers come at Night. ***
Capitolo 7: *** ..With their voices soft as Thunder. ***
Capitolo 8: *** In Restless Dream I Walked Alone. ***
Capitolo 9: *** How they Pound, Raising the Sound. ***
Capitolo 10: *** The Road that Leads to Nowhere ***
Capitolo 11: *** Forgotten Light at the End of the World. ***
Capitolo 12: *** Love is Like a Shadow ***
Capitolo 13: *** The Dust Has Only Just Began to Fall. ***
Capitolo 14: *** Born from Silence ***
Capitolo 15: *** No One's Gonna Fix Me when I'm Broke. ***
Capitolo 16: *** For All the Lies You Told Us - The Hurt, the Blame! ***
Capitolo 17: *** It's Time to Roll ***
Capitolo 18: *** Pierce Right Through Me ***
Capitolo 19: *** Hiding the Truth and Crashing Down ***
Capitolo 20: *** Blaze of Glory ***
Capitolo 21: *** There's an Endless Story ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

         PROLOGO.

Sometimes you have to go halfway around the world to come full circle.

 

 

[Svartalfheim, Rocca Reale, Quarto mese, Diciassettesimo giorno dell'anno 3028 della II  Era.

Corrispondente alla data terrestre del 13 Settembre 2012]

 

Una volta entrato negli appartamenti reali, il Capitano delle Guardie si prostra a terra tremando: è considerato oltraggioso irrompere nelle stanze private del Re, soprattutto se egli vi si è ritirato ed è in compagnia, ma la notizia che doveva recare non poteva tardare oltre.

Allacciandosi la casacca furiosamente, Re Malekith scosta le cortine dell’alcova con un gesto rabbioso, una smorfia feroce a sfigurargli ulteriormente il volto: "Se non reputerò la questione sufficientemente urgente, la tua testa rotolerà fuori da questa stanza." Si piega sulla guardia e lo forza ad alzargli la testa afferrandogliela con la mano bianca.

"Maestà... vi è un intruso..."

Il viso del Capitano sbatte violentemente contro il tavolo di marmo a fianco, le ciocche dei capelli tra le dita del Re e la lama della sua spada a pochi centimetri dalla gola "...è di Asgard!" mugola velocemente sputando un fiotto di sangue.

A sentire la notizia Malekith si blocca: lascia andare la testa della guardia, che geme rialzandosi per arretrare, e stringe il pugno bianco. "Un Asgardiano profana nuovamente la mia terra?"ringhia sputando per terra. "Lo voglio in ceppi. Vivo, ma in ceppi."

"Maestà, vi prego..."

Nell'alcova, una donna scivola tra i veli del letto, lunghi capelli dorati a coprire la pelle di luna si avvicina alle spalle del Sovrano sfiorandole con le mani candide e mormora: "Permettetemi di controllare l'identità dello sconosciuto." Al cenno del Signore di Svartalfheim, raggiunge l'immenso specchio della camera. Un tocco circolare sulla superficie, poche parole sussurrate e l'immagine muta: al posto del riflesso femminile ora vi è l'entrata di una grotta. Un altro sussurro, e lo specchio mostra il volto concentrato di un giovane uomo dai lineamenti affilati.

La donna sorride. "Io so chi è..." Si volta verso il Re, gli occhi azzurri che brillano: "Il suo nome è Loki, il Principe cadetto di Asgard."

"Il principe caduto, vorrai dire." Sul volto di Malekith si fa largo un ghigno: "Come merce di scambio, non potevo chiedere di meglio. GUARDIE!"

"Aspettate!" La donna continua a guardare lo specchio, studia le mosse di Loki, il modo in cui si china, la delicatezza con cui sradica il fiore luminescente e come plasma la sabbia tra le dita a formare un'ampolla. "La sua magia, la sua conoscenza sono cresciute molto." Sospira. “È qui solo, senza soldati né compagni. Non è giunto qui da parte di Asgard."

“Non ha importanza, è un invasore e come tale va distrutto. O hai un diverso suggerimento?"

Lei riflette accarezzando lo specchio, seguendo i lineamenti marcati del volto del principe, la piega della sua espressione concentrata, le dita lunghe che infilano il fiore nella fiala: "Credo occorra capire le sue intenzioni. Lasciatelo andare, mio Signore. Sarà mia premura seguire i suoi spostamenti, spiare le sue mosse ed indagare sui suoi scopi."

"Che sciocchezza...!"

"Mio Signore, pensate: Egli è stato bandito da Asgard, immaginate quale rancore coverà verso Odino... Ed essendone stato il Principe, chissà quali segreti conosce del vostro antico nemico! Potrebbe esservi utile, potrebbe rendervi ciò che è vostro e potrete avere la vendetta che Svartalfheim merita!"

Le dita di Malekith percorrono la schiena della donna. "E tu sei certa di poter vantare ancora qualche ascendente su di lui, Amora?"

"Certo, mio Signore: è stato pur sempre il mio allievo prediletto."

 

----

 

A volte mi domando come sarebbe stato se.

Se non avessi dato ascolto al mio istinto, a quell'increspatura nell'aria che mi suggeriva che, no, i due buchi nel collo della mia amica non erano dati da un aggressore armato di punteruolo.

Se avessi controllato i miei poteri, davanti agli insegnanti, ed i libri non avessero preso fuoco facendomi spedire dritta nell'aula di detenzione senza un vero motivo.

Se non avessi chiamato Fury, la sera del mio Prom, e fossi scappata saltando da una delle finestre della scuola come facevo quando c'era una lezione che non mi andava proprio di seguire, per andarmene semplicemente dalla festa.

O se avessi premuto il pulsante della mia ricetrasmittente, quella sera in New Mexico, per informare Coulson nel perimetro era entrato qualcun'altro. Qualcuno che nessuno sembrava vedere.

Che l'increspatura nell'aria l'avvertivo da quando ero scesa dall'elicottero ed avevo posato piede nella base mobile dove Coulson mi aveva salutato sorpreso: "Non eri in Romania?"

"Riassegnata praticamente in volo. È una dannata scocciatura, non trovi?"

"Oh, io invece ne sono quasi sollevato: il lavoro di Baby Sitter non mi si addice." Aveva sorriso versandomi una tazza di caffè. "Men che meno trattandosi di Tony Stark."

Barton era entrato nella stanza lanciando la sacca con la sua attrezzatura sul tavolo e rifilandoci uno sguardo torvo: Decisamente, non era in vena di simpatici convenevoli.

"E così hai dovuto lasciare Natasha tutta sola con lo Scapolo d'Oro di New York?" domando a voce volutamente alta e falsamente casuale. A Clint scappa una mezza smorfia, a noi un mezzo sorrisetto, che stuzzicare Barton usando Nat come esca è come sparare sulla Croce Rossa.

"Oh sì, e mi ha chiesto di ringraziarti per l'abito animalier che le hai comprato: le stava a pennello, ha fatto un successone alla festa di Stark." Clint si mette ad armeggiare rumorosamente con l'attrezzatura, sbattendo sul tavolo di metallo i vari componenti delle sue armi. "Anche se la vera attrazione di quella festa è stato proprio il padrone di casa...."

"Ho sentito. Praticamente la versione Luxury di una feste del college."

"Ma tu eri già sotto addestramento ai tempi del college, non hai frequentato le lezioni."

"Infatti. Sono solo andata alle feste" rispondo sorseggiando il mio caffè.

"E come hai fatto a farti invitare alle feste se non frequentavi? Immagino che sia un po' difficile conoscere gente se non si è al campus..."

"Oh, beh: in effetti alla festa di una sorority la smorfiosetta capo ha avuto da ridire sulla mia partecipazione. Così sono uscita, ho chiamato Natasha e poi siamo rientrate con una banda di Hell's Angels. Nessuno ha più osato contraddirmi quando mi imbucavo." Coulson annuisce, è un aneddoto molto plausibile.

“Venite, vi faccio vedere il perché siamo qui.”

 

"Eccolo qui. Questo è il nostro Oggetto Non Identificato catalogato come NMUSA768/A"

Quasi mi è sembrato di avvertire una leggera scossa quando tocco il nastro di cuoio con cui è rivestito. “È un martello"

"Ufficialmente è l'Oggetto Non Identificato NMUSA768/A"

"Che ha la forma di un martello finemente intarsiato."

"Ma è ufficialmente l'Oggetto Non Identificato NMUSA768/A, e sei pregata di chiamarlo con il suo nome per evitare fraintendimenti o conclusioni affrettate. Sto aspettando i primi esiti dalla Linguistica."

"Aspetta e spera." mugolo, che i topi da biblioteca della divisione linguistica mi sono sempre stati antipatici. Con la punta delle dita seguo il contorno della Triscele incisa.

Coulson si avvicina mentre Barton rimane al suo posto, che certe cose lui le vede meglio da una certa distanza."Sbaglio o hai una vaga idea di cosa sia?"

"Sì, e dovresti avercela anche tu, visto che sei scozzese. Questo, Coulson, è un simbolo dei nostri avi."

"William Wallace?"

“Hey, ma hai fatto da Baby Sitter a Stark o alla sua collezione di liquori?” Alzo gli occhi al cielo "Celti. Ed altri popoli norreni, per esempio i Vichinghi."

"Credi che lo usassero come arma? Voglio dire, se penso ai Vichinghi, mi vengono in mente omoni alti e grossi con lunghe barbe e trecce che si rincorrono brandendo asce, scudi e spade. Ma martelli..."

"Prova a tirare uno di questi in testa ad un nemico. L'effetto deve essere alquanto soddisfacente." Indico l'impugnatura: "Guarda: il cuoio nel manico è liso, come se fosse stato tenuto in mano, usato. Invece il corpo del martello sembra nuovo, non è scalfito, non è rovinato. Non è strano?"

"E la cinghia attaccata al manico a cosa servirebbe?"

"Portachiavi, Barton."

 

Con l'intruso catturato, i miei sensi avrebbero dovuto acquietarsi, anche perché Coulson mi ha ordinato di presenziare all'interrogatorio per stilare un profilo psicologico dell'uomo.

Ed invece l'aria è ancora elettrica, un flusso continuo di energia che parte da quel dannatissimo martello. Non che quell'uomo biondo e sporco di fango che ha appena sbaragliato una decina dei nostri mentre Barton lo teneva sotto tiro con le frecce ed io ero pronta a grigliarlo a dovere con il Fuoco Fatuo mi causasse meno fastidi. Tra martello - pardon, Oggetto Non Identificato catalogato NMUSA768/A – ed intruso doveva assolutamente esserci una connessione.

Passando sulla passerella al piano superiore - che sotto il biondone aveva combinato un casino e non avevo intenzione di insozzarmi gli stivali né di rovinarmi la messa in piega - l'increspatura nell'aria risulta ulteriormente più eclatante. Una sensazione di fastidio talmente potente da farmi quasi fischiare le orecchie ed aumentare i battiti cardiaci: E proviene da sotto, nel piano zero, dove il martello era sorvegliato a vista. Decidendo di controllare, mi affaccio dalla balaustra: In mezzo a guardie e tecnici che non sembrano notarlo – uno con il metal detector è appena passato talmente vicino da quasi sfiorarlo - c'è un uomo. Dandomi le spalle riesco solo a vedere i suoi capelli neri pettinati all'indietro ed il cappotto verde scuro, dal taglio elegante. Posso indovinarne l'altezza – tra il metro e novantacinque ed i due metri, ad occhio e croce  –  e quando si volta appena per stringere il manico del martello posso notare le dita lunghe e pallide. L'indice mi si sposta dalla tasca al tasto della ricetrasmittente alla cintura, pronto a premerlo e a lanciare l'allarme. Verso cosa poi, che nessuno a parte me sembrava vederlo? Decido di restare in attesa di una sua mossa, a capire se sarebbe riuscito a spostare l’oggetto o meno. Potrei anche domandargli con quale presunzione pensi di riuscire nell'impresa.

Ha provato a tirare una volta. Due. Quando afferra il manico anche con l'altra mano, dalla mia posizione catturo una porzione di viso, la bocca piegata in una smorfia di sforzo, prima di smettere e ritornare a darmi le spalle, riassettarsi i vestiti ed alzare il volto al cielo con un mezzo sospiro frustrato.

Un ultimo sguardo al martello prima di incamminarsi verso l'uscita.

China sulle ginocchia lo seguo con lo sguardo attraverso il ferro della ringhiera: cammina lentamente, senza fretta, verso lo squarcio nel cellophan che il biondone aveva procurato, lasciandosi inghiottire - dissolvendosi - nel buio.

Non ho fatto nulla per attirare la sua attenzione, né lui ha notato la mia presenza: celato alla vista umana - cos'era, un mago? un demone? entrambi? - ma non a quella di chi umano lo è solo in parte. E non si dato neppure pena di controllare che non ci fosse, nei paraggi, qualche elemento di natura superiore.

Piuttosto presuntuoso.

La mano mi scivola via dalla ricetrasmittente.

 

E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?

Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki  – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.

Avrebbe comunque mandato il Distruttore a spazzare via tutto e causato l'ira di Thor. Sarebbe stato sconfitto, lasciandosi scivolare dal Bifrost per cercare una Morte che l'avrebbe invece consegnato al più fedele dei suoi servitori.

Avrebbe comunque tentato di invadere la Terra, scatenato una guerra intergalattica e seminato paura e morte. L'avrei sbeffeggiato in una prigione di vetro infrangibile palesandogli i miei poteri.

Avrebbe comunque perso, sarebbe stato comunque imprigionato di nuovo e sottoposto al giudizio di Odino. E sarebbe ricapitato, di nuovo, sul mio cammino.

Forse le modalità sarebbero state diverse. Forse ci avremmo messo più tempo.

Forse non mi avrebbe salvato da un veleno corrosivo e forse non avremmo stretto un’ultima, disperata alleanza davanti all'avanzata del più devastante dei nemici.

Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.

Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

 

---

 

Šumšu, Isole Curili (Russia) 11 Novembre 2012

 

“Qui Romanoff, squadra Delta. Edificio sgomberato.”

Natasha abbassa la punta del fucile e fa segno agli altri membri della squadra di proseguire e di perlustrare il perimetro. 

Gli uomini si allontanano cauti, avviandosi nelle postazioni indicate. Tutti, tranne uno. 

Ha ancora la freccia incoccata, ma tiene l’arco con una mano sola e puntato verso terra, mentre si passa il dorso della mano sul viso sudato. Si guarda intorno e quando è sicuro che gli altri membri del team siano abbastanza lontani le si avvicina appoggiandole una mano sulla schiena. “Bel lavoro, Nat. Fury ne sarà pressoché commosso.”

Lei abbozza un mezzo sorriso scostandosi un ricciolo dalla faccia e concedendo un “Ho avuto degli ottimi partners.” come gratifica.

“Ti spettano quattro giorni di riposo, Agente Romanoff, come intendi passarli?”

“Raggiungendo a Istanbul. La pista ci porta direttamente là, troverò sicuramente informazioni utili per…”

“Troveremo” La corregge Clint.

“Non mi pare che Fury ti abbia incluso nella missione.”

“Lo do per scontato, dato che il Direttore mi ha assegnato come partner l’Agente Romanoff.” Gli altri agenti rapportano via radio sui vari ritrovamenti dell’edificio, e Clint decide che la freccia può tornarsene nella faretra. “I quattro giorni di licenza escludono il viaggio ad Istanbul. Possiamo riposarci, ce lo meritiamo. È da tre settimane che stiamo alle calcagna di questi qui.” Lo sguardo di OcchioDiFalco percorre il lungo capannone in cui hanno ritrovato la zecca clandestina di un sofisticato traffico di banconote che finanziava buona parte del terrorismo internazionale.

“Clint, non mi serve.”

“Serve a me. Mi serve saperti riposata, mi serve sapere che non stai esagerando. Puoi, per favore?”

Gli occhi verdi e severi di Natasha sono piantati nei suoi, nel suo sguardo nessuna intenzione di cedere. Ne ha bisogno, di mantenersi occupata, di non tenere la testa alla mercé di pensieri troppo densi da poter assorbire.

Eppure Clint ha ragione: gli strascichi delle operazioni al polmone sono stati più pesanti di quanto lei si aspettasse. A cui si sono aggiunte crisi da astinenza da morfina ed un equilibrio mentale precario.

Si è chiusa a riccio, negli ultimi due mesi: ha cercato di recuperare la sua proverbiale freddezza, il suo famoso distacco. C’è riuscita solo in parte: chi ha condiviso con lei l’avventura più drammatica della sua esistenza non l’ha lasciata andare. C’è Clint, che più che partner di lavoro e di vita può considerarlo la sua ombra. C’è Steve che la cerca spesso. Ci sono Pepper e Tony, che insistono ad organizzare meeting in un’Avengers Lounge appena ricostruita e con una sedia di troppo nel tavolo. C’è Banner che ogni volta che la vede le chiede come stia, occhi a malapena alzati da terra ed atteggiamento sulla difensiva, desideroso di porgerle il suo aiuto ma timoroso di un rifiuto che potrebbe fare infuriare l’Altro.

Incrocia la Hill nei corridoi e quasi non si parlano: La loro folle notte a Las Vegas sembra di un’altra epoca, la foto che ha intravisto appesa nell’armadietto della vice di Fury sembra appartenere ad un altro gruppo di ragazze. Eppure i loro visi sono ben riconoscibili: Lei con un cappello da cowboy glitterato e rosa Pepper avvolta in una bandiera francese, Jane vestita da sexy Elvis, Maria con la fede al dito, ed Addison infilata nel tubino Union Jack che aveva reso celebre Geri Halliwell.

Addison non c’è più. GreyRaven è morta, caduta sul campo.

Basta quella mancanza ad incrinare tutto il mondo.

Quando era in convalescenza si era messa a riordinare, catalogare, raggruppare gli effetti personali di Adie, decisa a sgomberare la sua stanza, a non avere tutti quei ricordi più sott’occhio per tutto il tempo. Aveva lanciato gli scatoloni fuori dalla camera chiedendo a Clint di farglieli sparire dalla vista. Senza dire una parola l’aveva accontentata e lei non aveva voluto sapere che fine avessero fatto. E non aveva più riaperto quella porta.

Odia ammetterlo, ma se non ci fosse stato lui quei mesi sarebbero stati ancora peggiori. Detesta dover aver bisogno di lui, ma nonostante tutti i suoi sforzi non riesce a farne a meno, è così e basta e solo con il tempo e con la mente sempre impegnata,  potrà tornare forte come prima.

Ed indipendente. Emotivamente indipendente da chiunque.

Gliel’avevano detto, che i sentimenti erano una debolezza che una come lei non poteva permettersi.

Ma ora non può fare a meno di Clint e  –  povero  – lui che è sempre così solerte, così efficiente sul lavoro e presente nella sua vita, lui che in quei due mesi ha accettato il ruolo di stampella, di infermiere, di punching ball a volte, si merita un piccolo premio per la sua costanza, la sua pazienza.

Il suo amore.

“Tre giorni, non di più.”

“Grazie.” Lei alza un sopracciglio e gli volta le spalle. Odia anche sentirsi così: grata ed in debito  di nuovo con OcchioDiFalco, e odia sentirsi meglio nell’avere accontentato una sua richiesta. Cerca di dissimulare il suo stato d'animo, si volta con il fucile in mano fingendo di perlustrare la zona.

Un buco nel pavimento, perfettamente circolare.

Quasi ci finisce dentro. Non c'era prima, Natasha ne è sicura.

Chiama Barton e glielo indica con un cenno del capo. Lui si infila l'arco a tracollo, estrae la pistola dalla fondina e una torcia dal taschino del giubbotto.

"È assurdo." mormora, puntando il fascio di luce nel buco. "Non illumina l'interno." 

"Che cos'è questo odore?" Natasha annusa l'aria. "Sembra..."

"...zolfo."

Rumore di passi dentro del buco.

Toc. Toc. Toc, Come se qualcuno stesse  risalendo i pioli di una scala di metallo. Una scaletta lunghissima.

Natasha toglie la sicura al fucile e lo imbraccia meglio, Clint punta la pistola.

I passi si fermano, sembrano proprio all’entrata del buco, eppure la torcia di Clint illumina il nulla più assoluto.

Una mano.

Compare dal bordo e si appoggia sul cemento del pavimento, seguita dall’altra.

Dita candide, femminili, dalle unghie curate e laccate di nero.

Clint intima di fermarsi.

Le mani sembrano indugiare, poi compare una testa castana. "Ho detto FERMO o sparo!"

"...Clint..." La mano di Natasha è sulla canna della pistola. Sposta lo sguardo verso di lei: è impallidita, il labbro inferiore le trema. Fissa la testa - i capelli ondulati che coprono il viso -  e deglutisce con fatica.

Le braccia, le spalle. Il busto avvolto da un tessuto argentato e setoso che scivola lungo i fianchi e le gambe sino a terra.

Quando è completamente in piedi davanti a loro, Natasha ha già abbassato il fucile, un fremito nelle mani. Un movimento fluido della testa e la chioma castana si apre su due occhi dorati.

Lo strillo acuto che rimbomba tra i muri di cemento armato è di Clint.

Una piccola ombra vola attraverso il buco, disegna una parabola per aria e le si posa sulla spalla gracchiando.

Addison Borgo incrocia le braccia , la testa piegata di lato e le labbra vermiglie stese in un sorrisetto sardonico.

 "Un Bentornata poteva bastarmi."

 

============================================================

 

Pare che ce la stia facendo, a scrivere questo benedettissimo sequel!!

Voi l’avete voluto, e mo ve lo pigliate.

Scherzi a parte, gongolo ancora adesso nel notare l’affetto e il riscontro positivo di The Seventh, oltre al fatto che ho ancora tanta voglia di scrivere di Adie.

E di Loki.

E di Nat e Clint. E di Steve, Bruce, Tony, Maria, Thor….

Insomma, mo ve lo beccate.

Cercherò di aggiornare settimanalmente, ormai dovrei essere a buon punto con la stesura della storia e non dovrei subire ritardi… ma ormai sapete meglio di me quanto possa essere pignola e pedante a scrivere, rasentando la patologia.

Vi chiedo solo una cortesia: fatemi sapere cosa ne pensate. Commenti positivi o negativi che siano, ma fatemi sapere.

Perché ci tengo a fare un buon lavoro, perché ci tengo a questa fic, perché ci sto mettendo tutto il mio impegno… ed anche un minicommento mi rende la persona più felice dell’universo EFP.

Grazie, grazie, grazie.

Alla prossima.

EC

PS:  La citazione iniziale è una delle Tagline del film "Lost in Translation".

PPS: l'anno nella data iniziale è una citazione di Titan AE, film del 2000 in cui Joss Whedon era uno degli sceneggiatori.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Forget the Herse ***


The Seventh:Winter

 

 

 

        PART 4: Backin'

        -Chapt. 1: Forget the Herse.

 

 

Then sometimes, just sometimes,

the Crow can bring that Soul back to put the wrong things right.

 

 

Nella base NYC dello S.H.I.E.L.D. l’odore di vernice è ancora forte: la riparazione - o meglio, la ricostruzione, deve essere stata ultimata da poco.

Ricordo che quando l’ho lasciata era già conciata male, con le vetrate infrante, i detriti all’ingresso ed i corpi dei primi caduti. Ho il sospetto che, a battaglia finita, questo posto sia stato ridotto ad un colabrodo tanto da ricostruirlo quasi daccapo: non ho trovato nulla di famigliare in quel poco che ho visto.

La stessa stanza dove mi trovo ora dovrebbe essere la solita utilizzata per gli interrogatori, eppure il tavolo e le sedie, le pareti e anche la disposizione dello specchio - sì, lo so che li dietro ci sono già quattro o cinque persone che mi stanno osservando -  sono completamente diversi.

Una cosa non è cambiata nella base dello S.H.I.E.L.D.: la brutta abitudine di tenere il riscaldamento basso. Abituata a temperature calde come quelle degli Inferi, trovarmi improvvisamente nel tanto decantato tardo autunno del newyorkese è uno sbalzo notevole.

Soprattutto considerato che, per la mia entrata in scena trionfale, ho scelto uno dei miei capi preferiti del mio guardaroba del Limbo.

Uno di quelli realizzati con poca stoffa.

Mi rannicchio nella giacca di Clint di cui sono appropriata dopo il nostro incontro ed incrocio le gambe sulla sedia per non tenere i piedi a contatto con il pavimento freddo, mentre Morrigan saltella nervosamente sul tavolo e poi viene ad appoggiarsi sul mio ginocchio

Passi nel corridoio ed io tendo le orecchie a cercare di riconoscerne il proprietario: sapevo indovinarli tutti, possiedo ancora questa caratteristica?

Questa è la Hill, ne sono sicura. I passi rallentano in prossimità dell’entrata alla mia stanza, come se fosse tentata ad entrare, ma poi proseguono. Sento una porta aprirsi al di là della parete ed intuisco che assisterà al mio interrogatorio dietro allo specchio.

Resto al mio posto finché non sento altri passi avvicinarsi. Lenti e pesanti: Fury.

Quando apre la porta, il Direttore non riesce a trattenere uno sguardo sgomento e un fremito nella mascella.

Decido di sorridere, così, per rompere il ghiaccio. "Questa scena mi ricorda qualcosa." suggerisco, alludendo al nostro primo incontro nell'aula di detenzione del mio liceo.

Fury mi fissa a lungo senza ribattere,  poi chiude la porta alle sue spalle ed entra studiandomi attentamente con sguardo severo: "Spero tu comprenda il perché abbiamo preferito trattenerti."

"Beh, sì, certo." Anche lei mi è mancato, direttore. Mi ricompongo sulla sedia, mentre prende posto in quella di fronte alla mia. "Il mio ritorno suona un tantino sospetto, è naturale. È giusto che vi spieghi tutto."

Non perde tempo: "Come hai potuto risvegliarti?"

Sì, tutto bene, grazie. Un po’ di stanchina, ma dev’essere il jet-leg. “Tecnicamente si chiama resurrezione.” Spiego brevemente a Fury come sia potuta tornare indietro, di come Amon abbia stretto un’alleanza con un Corvo per riportare indietro Morrigan e quindi me. “È meno complicato - e meno lecito - di quanto sembri" concludo. Rimane per un attimo immobile, braccia conserte e appoggiate al tavolo. Dal lieve cenno del capo intuisco abbia afferrato il concetto che esistano cose di difficile comprensione anche per lui, e che si stia domandando se questo non possa rappresentare una minaccia globale.

"Ci potrebbero essere delle conseguenze, ma sarebbero solo ed esclusivamente a carico mio. O di Amon, al massimo. Nulla che possa essere di pericolo a questa dimensione."

Non sembra sollevato, ma il movimento della testa si fa impercettibilmente più evidente e lo interpreto come un segnale di auto-convincimento. "E sei tornata sola?"

Ah, eccola, la domanda da un milione di dollari. "Beh, sì. Romanoff può testimoniarlo. Anche Barton, ammesso che perdere i sensi non gli abbia causato un’amnesia."

"In vita, intendo."

"Non ho potuto portare con me Coulson, se è questo che mi sta chiedendo. È passato troppo tempo, è andato troppo... oltre."

Fury tamburella le dita sul tavolo, assimilando l'informazione. "Quindi tu sei tornata in vita da sola?" incalza.

Beh, prima o poi l'avrebbero saputo, tanto vale che glielo dica io e che cerchi di spiegare bene le cose.

Mi sono preparata a questo momento, credo, dall'attimo in cui ho capito che potevo tornare in questa dimensione. Perciò deglutisco, prendo un bel respiro e pronuncio un no.

"Loki?"

Annuisco. "Non è stata una mia scelta, come quella della sepoltura d'altronde: ho sempre detto di voler essere cremata e lanciata dall'Everest; fortuna che la mia migliore amica si sia scordata di queste mie volontà, altrimenti la mia anima non avrebbe trovato un corpo in cui tornare. Ma seguitando il nostro discorso, anche Loki è tornato indietro, sì."

La mascella di Fury si serra di scatto: "Credo che tu debba spiegarci bene un paio di cose, Borgo."

"Mi ha salvato la vita dal veleno che mi stava uccidendo; Amon gliene era grato. Ed ha voluto anche premiarlo per aver salvato il mondo: non che intendesse davvero farlo e mi pesa doverlo notare, ma se siamo tutti qui e Thanos no è anche grazie a lui. E a me, ovviamente."

"Dobbiamo anche ringraziarlo che Thanos sia arrivato qui."

"Diciamo che ha velocizzato un tentativo di colonizzazione che ci sarebbe stato comunque, da qui ad un paio di secoli. Se proviamo a guardare questo da un’ottica diversa, potremmo dire che è stato meglio così: eravamo preparati a riceverlo."

"Che rapporti hai con lui?"

Di natura squisitamente sessuale sarei tentata di rispondere, ma mantengo il profilo serio e un po' imbarazzato di chi deve giustificare una cosa illecita e proibita, di aver percorso l’unica strada possibile: "È capitato per caso: Loki mi si è presentato davanti nel momento in cui ero certa di non avere più possibilità di salvezza. Ho deciso di tentare il tutto per tutto: possiede una conoscenza pressoché illimitata, e nell'universo un antidoto al veleno doveva pur esserci. Ho giocato le mie carte, e lui ha trovato un siero per me."

"Che genere di carte?"

Lascio che l’angolo della bocca mi si pieghi in un sorrisetto sornione: "Quelle che mi sono più consone e che non mi sono mai fatta scrupoli nell'utilizzare nel mio lavoro. Sono brava a convincere le persone, lo sa bene Direttore."

"Quindi tu avresti convinto Loki a salvarti la vita, in cambio di cosa?"

"In cambio di me: Mezzodemone, potenti legami negli Inferi, possibilità di avere un esercito personale. Sulla carta una valida alleata, e sicuramente una persona non ingrata. Era sicuro inoltre di avermi legato a lui sentimentalmente perciò, beh, salvandomi la vita si intascava una possibilità di rivincita. Non pensavo si facesse ammazzare dopo di me... forse sono stata un po' troppo convincente."

"Ed essertelo ritrovata nella tomba che effetto ti ha fatto?"

"Beh, mi sono resa conto di essere un'attrice perfetta, se anche voi ci siete cascati."

Sbuffa. "Thor l'ha chiesto con tanta insistenza... e Natasha non era nelle condizioni di decidere."

"Perciò l'ha fatto lei?"

"L'aiuto di Thor è stato provvidenziale in questa battaglia. Un simile favore potevo concederglielo. Barton non mi ha parlato per quasi un mese." Sorrido immaginando quanto Clint si sia potuto infuriare per una scelta simile. "E quindi, sei resuscitata oggi?"

"Oh no, il mio corpo sarebbe stato troppo corrotto. Sono resuscitata al quarto giorno. Una resurrezione al terzo è considerata troppo mainstream.”

Finalmente riesco a strappargli un mezzo sorriso. "Capirai che non posso reintegrarti subito."

"E neppure lo voglio."

"Desideri lasciare lo S.H.I.E.L.D.?"

"No. Non credo, almeno." Mi stringo nella giacca di Clint: "Ma sono tornata indietro dal’Aldilà, e non è esattamente un evento privo di traumi. Cercando di valutarmi dal profilo psicologico ho riscontrato in pieno la triade sintomatologica di Disturbo Post Traumatico da Stress. Essendo il mio disturbo di genere primario, è difficilmente gestibile se non seguito a dovere. Non credo di poter essere in grado di saltarci fuori da sola, e di sicuro in queste condizioni non posso offrirmi per un reintegro nei miei precedenti ruoli. Forse potrei iniziare con un reinserimento parziale e graduale, ma non prima un’attenta analisi da parte di qualcuno estraneo alla vicenda. L’autodiagnosi non è sufficiente a dar un giudizio adeguato.”

"Sono d’accordo, Borgo." Si preme la mano sull'auricolare e accorda qualcosa. "Un'ultima cosa" dice alzandosi. "In questo momento, dov'è Loki?"

"Quando abbiamo convenuto fosse il momento di lasciare gli Inferi e tornare in questa dimensione, Loki non ha voluto rivelarmi quale fosse la sua destinazione. Sono stata costretta quindi a mettere mano al suo portale e a modificarne l'apertura in modo che lo conducesse in un determinato luogo."

Fury reclina la testa di lato e aggrotta la fronte, incuriosito: "Quale?"

Sorrido.

 

È buio, e gli occhi di Loki ci impiegano qualche secondo per abituarsi all'oscurità. Alza lo sguardo verso l'alto dove un milione di stelle salutano il suo ritorno nella dimensione dei Vivi.

Respira profondamente e l’odore di salsedine gli riempie i polmoni: il mare è vicino, può sentire anche il rombo delle onde che si infrangono contro le rocce.

Per quanto quella non sia la sua terra, trova quel un suono famigliare, rasserenante.

Poi alle sue orecchie giunge il fruscio delle foglie mosse dal vento e questo lo insospettisce: la sua destinazione era una terra brulla ed inospitale, Niflheim, l’aveva già visitata e sapeva per certo che  non presentava alberi dal fogliame così folto da creare quel rumore. Si accorge che l'erba gli arriva quasi alle ginocchia: è in mezzo ad un bosco.

Gli bastano pochi passi per uscire dalla macchia e rendersi conto di trovarsi un un’altura a picco sul mare. Dall’altro capo dell’insenatura, le luci della città sono talmente brillanti ed improvvise che quasi gli feriscono gli occhi. Può vederla tutta, per intero: i nastri dorati delle strade illuminate, i palazzi decorati, le statue monumentali e le torri crescenti che formano il palazzo reale.

Asgard.

Inizialmente Loki si infuria.

Addison, questo è sicuramente suo dannatissimo scherzo.

Poi il profumo della città gli entra dentro e lo acquieta: a che pro arrabbiarsi? Lei non potrebbe neppure sentirlo.

Tanto più, forse l'ha indirizzato lì per uno scopo.

Per conquistare Asgard

Perché in questo momento lui torna in vita come eroe, verrà riaccolto nel palazzo di Odino e potrà avere accesso ai suoi tesori – Nei sotterranei del Palazzo ci sono reliquie potenti ed utili per i suoi scopi.

Per non essere solo disperso nella galassia.  – Sì, Addison avrà pensato più a questo che al resto.

A Loki scappa un sorriso mentre si siede sull'erba, le gambe a penzoloni nel vuoto: di sicuro Heimdall l'ha già scorto e dato l'allarme. Tra pochi secondi avrebbe visto il portone del Palazzo aprirsi e qualcuno uscire in sua ricerca - I tre Guerrieri? Thor ? O addirittura Odino in persona?

Doveva solo aspettare - come sempre.

Volente o Nolente, tanto, era a casa.

 

Esce Fury ed entra Natasha. Ha ripreso colore da quando mi sono palesata e nei suoi occhi non leggo più lo smarrimento di prima: è tornata ad essere l'algida, imperturbabile agente Romanoff.

Quella a cui vorrei raccontare tutta la verità.

Se solo non mi guardasse così aspramente. Mi sorge sin il dubbio che sia furibonda, che nulla potrà tornare come prima, neppure con tutti i miei sforzi e che lei mi abbia già cancellato dalla sua vita. È un dubbio che fa male: Ero pronta ad affrontare Fury, Clint, i Vendicatori tutti. Mi ero preparata a fronteggiare accuse ed interrogatori.

Ma non il suo sguardo di ghiaccio.

Resta in piedi, al di là del tavolo. "Io devo essere sicura” sibila.

"Di cosa?"

"Di chi mi trovo davanti." Il suo tono freddo mi ferisce più di un diretto al naso: "Parla."

"Cosa dovrei dirti?"

"Convincimi che sei Addison."

D'accordo. Devo dirle qualcosa che solo noi due sappiamo. Improvvisamente mi accorgo di quanto sia difficile. Quasi tutto può essere stato condiviso, magari con Clint: la sua storia, quello che ha subito, i suoi pensieri... Cosa posso dire per convincerla?

Sbatte i pugni con violenza sul tavolo ed io trasalgo: "PARLA!"

"Quando ho visto per la prima volta l'armatura di IronMan..." Mi è talmente vicina che sento il suo auricolare mettersi in funzione: qualcuno le suggerisce di non esagerare, credo sia la Hill. "Mi sono chiesta come avrebbe potuto infilarsi le dita nel naso."

Natasha sbatte le palpebre un paio di volte. Poi colpisce il tavolo con violenza e lo lancia contro lo specchio mandandolo in frantumi. Mi rifila un manrovescio che mi fa cascare dalla sedia e si avventa su di me con uno slancio tale da farmi sbattere la schiena contro il muro. Solo dopo qualche secondo mi rendo conto che la sua stretta non vuole essere mortale: sulla mia guancia sta lasciando una traccia calda e umida: Scende lungo il  mio zigomo e trova le labbra.

È salata: "...Natasha..."

È Nat, la mia Nat, quella che mi sta abbracciando così forte da togliermi il fiato. Ricambio la stretta, sento un groppo salirmi in gola e gli occhi mi pizzicano.

Qualcuno apre la porta ed entra, sento altre braccia attorno a me, qualcun altro mi sta parlando ma non lo ascolto. Non è importante.

Sono tornata, sono con Natasha, e tutto il resto non ha nessuna importanza.

 

Cornacchietta tu come…!”

“Le giuste conoscenze, Stark. Parano sempre le chiappe.”

…e che diavolo ci fai qui ora? La Guest Star di Walking Dead?”

“No, Resident Evil. Sono la cattivona dell’ultimo livello. Sconfiggi me, e avrai salvato Racoon City”

Tony Stark si passa una mano sulla faccia e si sfrega gli occhi, un secondo prima spalancati nella più grande delle sorprese.

Ho fatto restare senza parole Tony Stark per circa mezzo minuto. Qualcuno chiami un notaio e mi faccia entrare nel Guinness dei Primati.

Poi si mette a ridere. Isterico. “Sai cosa non voglio perdermi, ora? Quando lo dirai a Banner.”

Oh.

 

"Bruce? Bruce! Bruce... vecchio mio, eccoti qui!"

"Oh, ciao Tony. Hai bisogno? Perché qui ho finito e sto uscendo, avrei un imp..."

"Ti rubo solo quale minuto.... permetti?"

"... se proprio devi."

"Ho bisogno di parlarti e vorrei farlo in privato." Apre la porta della Sala Ristoro e lo spinge dentro chiudendosi velocemente la porta alle spalle. "Siediti, caro."

Lo sguardo di Banner è perplesso, ma esegue comunque sospirando: ormai ha imparato che prima si asseconda Stark, prima ci si libera da lui.

Ok, forse non sempre, Pepper ne è la prova, ma questa è comunque l’unica tattica applicabile ad arginare l’irruenza di un genio miliardario logorroico filantropo, talvolta nostalgico ex-playboy.

"Ti ricordi di quando ti ho involontariamente spoilerato l'ottava stagione di The Big Bang Theory e tu non ti sei arrabbiato? "

"Reputo abbastanza immaturo infuriarsi per lo spoiler su un telefilm comico, per quanto non sia completamente convinto dell'involontarietà della tua azione."

"Ma comunque il fatto che tu non ti sia arrabbiato è molto positivo, giusto? Un passo in avanti per il tuo completo controllo sull'Altro Tizio, sei d'accordo?"

Bruce si toglie gli occhiali per sfregarsi le palpebre pesanti. "Tony, ti prego, dimmi dove vuoi arrivare che sono già in ritardo..."

"Per gradi, Dottor Banner, procediamo per gradi."

"Stark, se le tue intenzioni sono quelle di rifilarmi qualsiasi tipo di anticipazione dell'articolo di Selvig nell'ultimo numero di AIP Journal che non ho ancora letto, sappi che ne sarò solo infastidito, non incazzato. Probabilmente eviterò di parlarti per un giorno interno - cosa che gioverebbe anche alla mia sanità mentale -  ma non farò uno sfacelo di questo posto. Quindi, è inutile che ci provi solo perché non ti piace il colore del comparto tecnico-scientifico e Fury non vuole farlo cambiare..."

"Credimi, ti sbagli di grosso... io..."

La porta si apre di botto: "Hey, c'è ancora il mio the preferito nel distributore?"

Banner sgrana gli occhi.

Le dita tremano.

Gli occhiali cadono a terra.

Le pulsazioni cardiache aumentano talmente che possono sentirsi nella stanza.

"Ohcazzo...!" Addison non è mai sparita così rapidamente. Né l’armatura di IronMan arrivata così velocemente al proprietario.

 

La mia stanza è completamente vuota, e Natasha sta balbettando qualcosa su un suo momento di furia in cui ha inscatolato tutto. Reazione comprensibile, eppure non posso negare la fitta di rammarico: ha fatto così presto a togliere tutti i miei ricordi, mi infastidisce pensare che stesse cercando di estirparmi dalla sua vita per ricominciare d’accapo così presto. “Ti ricomprerò tutto io, dove è possibile” si affretta a proporre.

“Non ho gettato via nulla.” Clint è appoggiato allo stipite della porta, braccia conserte e piccolo sorriso a stendergli le labbra secche dal freddo: “Ho portato tutto a casa mia. Sapevo che un giorno ti sarebbe passata questa furia, Nat, e che avresti voluto tenere qualcosa.” Sorrido. C’è un dito di polvere sul pavimento, ci scrivo il mio nome con la punta dell’indice e faccio un disegno stilizzato di Nat e Clint che si sbaciucchiano: “E cosa ci avreste messo qui dentro, la nursery?” Natasha mi fissa scandalizzata. “Sai, esistono tantissimi modi per combattere il dolore di una perdita. Alcune persone incanalano la loro energia in attività umanitarie o sportive di gruppo. Altri ancora si gettano anima e corpo sul lavoro. C’è chi invece mette su famiglia per cercare di sostituire l’affetto perso con uno più grande e coinvolgente come quello di un figlio. Non guardatemi così, non sono io ad averla inventata la psicologia. Dico solo che mi tra tutte le possibilità che ho contemplato prima di risalire in superficie, beh, c’era anche questa.”

“Stasera la cena la paghi tu.” sibila.

Le mostro un palmo di lingua: "Davvero, che mi sono persa a starmene negli Inferi?"

Natasha fa spallucce. "Il passaggio dell'Uragano Sandy per Halloween. Ha mandato sott'acqua mezzo New Jersey e fatto un casino qui in città. Hanno addirittura annullato la Maratona."

Resto basita, la maratona non l'aveva cancellata neppure dopo l'attentato alle Torri Gemelle. "Sicuri non c'entrasse Thor?"

"Jane ce lo ha assicurato. Oh, e poi ti sei persa la ri-elezione di Obama."

"Ottima cosa, seppure prevedibile dal mio punto di vista."

"L'uscita di The Dark Knight Rises." suggerisce Clint.

"Merda!"

 

“Ok, credo tu debba raccontarmi un paio di cose.”

Clint è andato a prendere la cena, Natasha si siede accanto a me sul materasso appena tolto dal cellophan.

“Sono più di un paio.” Ammetto. “Ma non so dove incominciare.”

“Dal tuo inquilino tombale, per esempio?" Dritta al punto, come sempre. "Non credo ad una parola di quello che hai detto a Fury: Sputa il rospo.”

Mi mordicchio le labbra e prendo un bel respiro. Sarebbe molto più facile mentirle, ma non è quello che posso e voglio fare. A Natasha devo dire come stanno realmente le cose ed accettare tutte le conseguenze che verranno: ho bisogno che almeno una persona sappia tutta la verità.

“Voglio subito dirti che non dimentico ciò che ha fatto, d’accordo?” Annuisce, alza un sopracciglio e mi fa cenno di andare avanti. Le racconto come è iniziata, della notte nella sua cella mentre Asgard era in festa per la sconfitta di Thanos, dell’antidoto che ha trovato, di come mi abbia salvata e di come insieme abbiamo progettato il piano per sconfiggere il Titano  - piano finito relativamente male - e della promessa fatta: “Quando siamo stati teletrasportati negli Inferi abbiamo dovuto passare le prime due settimane a riprenderci: non solo eravamo debolissimi e con i nostri poteri pressoché annullati, ma io avevo anche uno squarcio nel petto e nella schiena che rischiava di farmi cadere alcuni organi fuori se solo avessi tentato di mettermi in piedi. Era orribile, credimi, ci si vedeva dentro: quando l'ha visto Loki ha vomitato."

"Non lo facevo così sensibile." commenta ironica.

"Hai visto in che condizioni ero messa?"

Ammette che gliel'hanno impedito, così abbasso la scollatura della maglietta per mostrare la cicatrice: è spessa, lunga una decina di centimetri, e solca i miei seni. "E la schiena è messa uguale." La copro subito, mi fa ribrezzo e la odio. "Le voglio togliere entrambe."

Ha lo sguardo avvilito, mentre mi stringe una mano sussurrando che le dispiace.

"Ci abbiamo messo un po' a riprenderci e a riavere il controllo sui nostri poteri." Sorvolo sull'aspetto più interessante della nostra vita di coppia: non necessario che sappia davvero tutto, e so per certo che troppi dettagli, questa volta, la infastidirebbero:  "Non starò qui a pontificare su come lui sia diverso nei miei confronti, ti dico solo che… beh, c’è di più in lui che il bastardo esagitato che ha fatto saltare per aria mezza Manhattan e ucciso ottanta persone in due giorni. È complicato spiegarti, non saprei neppure da che parte iniziare.”

“Lo ami?”

"L'amore è per bambini."

Sopracciglio alzato, figurarsi se Nat si lascia fregare così: "Quella battuta è mia. Rispondimi: lo ami?"

Oh, ecco. Il Domandone del secolo che mi sono posta più volte. La risposta è sempre stata la stessa: “Non lo so." È così. "So solo che se tornasse ad essere una minaccia non esiterei a combatterlo.”

“E lui?”

Ah-ha! Altro bel domandone. “Credo sia lo stesso.” Sì, più o meno...

“Nonostante i due mesi passati a fare i piccioncini negli Inferi?”

“Non ti nascondo siano stati due mesi estremamente piacevoli.”

“Risparmia i dettagli, per questa volta.”

“Stavamo bene, insieme. Ma entrambi sapevamo che… non sarebbe durata. Così abbiamo deciso di comune accordo di riprendere le rispettive strade. Che non significa necessariamente che ci siamo lasciati - anche perché non sono sicura che stiamo insieme - ma solo che perseguiamo i nostri diversi... interessi. Ci rincontreremo, presto spero.”

“Quindi come lo consideri? Il tuo ragazzo, il tuo amante, il tuo… cosa?”

Mi concedo il lusso di pensarci su, grattandomi il mento: Ma perché poi bisogna dare sempre un nome a tutto? “Credo di poter coniare il termine trombanemico.

Natasha inarca le sopracciglia, poi si tuffa il viso tra le mani.

 

Clint richiamato al comando per far rapporto su che punto fosse la missione prima della - ahem - interruzione imprevista e noi decidiamo di concederci il nostro momento di relax preferito:

2Girls,1Tub, lo chiamiamo.

Niente che possa finire su siti come YouPorn et similia, semplicemente riempiamo la nostra vasca da bagno di acqua calda e tante bolle, accendiamo un quantitativo spropositato di candele che neppure in un film di Dario Argento se ne sono viste così tante, stappiamo una bottiglia di vino e ci immergiamo con la faccia impiastricciata da maschere depurative e l'impacco nutritivo sui capelli avvolti dal domopack.

Con tutte le buone intenzioni del mondo, nessun uomo potrebbe mai trovarci sexy durante una sessione di 2Girls,1Tub.

Riempio il mio calice di vino e degusto un altro sorso del mio Amarone di Valpolicella comprato dal mio spacciatore di vini a Little Italy. "Quanto mi è mancato questo momento..."

"Anche a me..." sussurra Natasha, abbandonando la testa all'indietro, sul bordo della vasca; Tarata a Vodka e superalcolici com'è, mezzo calice di Amarone basta a rilassarla.

"E con Clint come va?"

Fa una smorfia con la bocca e alza una spalla. "Non sono stata molto sopportabile ultimamente. Ammetto di aver avuto qualcosa di simile ad una mezza depressione. Ma non posso esserne certa, la mia psicologa era in ferie e non mi ha potuto visitare."

"Deve essere una gran scansafatiche."

"Già, credo che la cambierò." Si vuota altro vino nel bicchiere e per poco non trascina tre candeline nella vasca: Ridacchia. "Comunque non sono stata l'esatto prototipo della fidanzata perfetta, ecco. Credo che la cosa l'abbia infastidito. Hic!"

Cavoli, siamo già alla fase singhiozzo? Nat, sei proprio fuori allenamento... "Sai, dovresti farti perdonare."

Annuisce con un sorriso mezzo imbambolato. "Ho hic un completino viola che..."

"Naaah, Naaah. Tutta roba già vista. Quello che dovresti fare, secondo il mio modesto parere, è fargli capire che sei tornata te stessa, pronta a farlo impazzire, a stuzzicarlo. Per esempio, una foto..."

Natasha si rizza a sedere. "Qui in vasca"

"Con il calice in mano”

"Con entrambi i calici in mano."

"Ed un messaggio provocante."

Appoggia il bicchiere ed inizia a frizionarsi la faccia con l'acqua per togliere la maschera. Si strappa via il domopack dai capelli e tuffa la testa sott'acqua. "Presentabile?"

Annuisco. Mi passa il cellulare. "Uh! è il nuovo modello di StarkPhone?"

"Sì, mi è arrivato la settimana scorsa, è S.H.I.E.L.D. Limited Edition, credo che Stark te ne farà avere uno anche a te."

"Voglio ben sperare! Ora dai, mettiti in posa."

"Usa il comando vocale, non sono certa sia impermeabile."

Ordino al cellulare di scattare la foto. "Bellissima!" strillo "Clint si teletrasporterà a casa, vedrai." poi detto il messaggio: "Ho riempito anche il tuo bicchiere. Non lasciare che si ossigeni troppo"

Obbediente ed efficiente, l'assistente virtuale dello StarkPhone ripete il messaggio tra le nostre risatine cretine.

"Invia a CLINT BARTON." Ordina la mia amica, alzando il calice vittoriosa.

"Messaggio inviato a TONY STARK."

Panico.

 

 

Io

Sono

Assolutamente

Sbalordita.

Sapevo che The Seventh era piaciuta e che il sequel sarebbe stato gradito, ma non pensavo così tanto!!! Il riscontro positivo che ha avuto il solo prologo è stato elettrizzante. Ho le vertigini, giuro!

E anche un po’ di ansia da prestazione.

Speriamo bene.

Nel frattempo vi ringrazio e straringrazio per averla recensita o inserita nelle preferite /seguite/ ricordate.

Spero solo di essere sempre all’altezza delle vostre aspettative.

Ricordatevi sempre che sono aperta anche alle critiche, purché sensate e costruttive.

Grazie, Grazie, Grazie!!!!!

EC

 

PS:  Il titolo è tratto da Back in Black degli AC/DC e la citazione è da Il Corvo – assolutamente un Cult.

PPS: 2 Girl 1 Tub è una ‘scena tagliata’ da The Seventh originale.

 

Alla prossima!!

EC

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Strong Enough to Leave Your Doubts ***


The Seventh:Winter

 

 

 

        PART 4: Backin'

        -Chapt. 2: Strong Enough to Leave Your Doubts

 

 

 It happens sometimes. Friends come in and out of our lives, like busboys in a restaurant.

 

 

Sono tornata a New York nel mio periodo preferito: quello che precede il Natale. L'aria è frizzante e tutta la città si veste a festa per scordare il periodo buio che ha appena passato, come se agghindandosi di luci e ninnoli coprisse le ferite lasciate da due attacchi alieni ed un uragano.

New York mi piace anche per questo: guarda sempre avanti e si risolleva dalle sue ceneri, conscia del suo ruolo in primo piano sul mondo e del buon esempio che deve dare.

La vita continua, il traffico riprende, riaprono edifici e negozi. Mi sforzo di passare per la 59esima, voglio ricominciare la mia nuova vita dal punto esatto in cui ho perso quella vecchia.

L'edificio è coperto dal telo dei lavori: un cartello recita che nel 2013 è prevista l'apertura di un grande magazzino. Mi sento sollevata a non dover vedere il foro della lama sulla pietra.

Il vento freddo si infila nel mio cappotto e mi do un altro giro di sciarpa attorno al collo per coprirmi meglio. Il tempo qui è esattamente come me lo ricordavo, e questa famigliarità mi rassicura.

Tuttavia, continuo a sentirmi disorientata e stordita.

Incredibile come, in così poco tempo, mi sia disabituata a trovarmi in mezzo alla folla anonima della Grande Mela. Lo stare tra tutta questa gente mi innervosisce, mi infastidiscono i continui rumori tanto da passare il tempo all'aperto con l'mp3 nelle orecchie.

Ma mi sforzo di ritornare al mondo.

Spero si tratti solo di una fase momentanea, la mia: nessuno ha mai studiato gli effetti psicologici di un ritorno dall'Oltretomba quindi devo fare un po’ da sola, affiancando alle mie conoscenze in materia e una buona dose di raziocinio e buonsenso.

Non che, di quest'ultimo elemento, ne sia dotata ora di quantità esagerate.

Sarebbe stato peggio, continuo a ripetermi, tornare sulla Terra dopo decine di anni. Come Steve, ecco; una cosa del genere per me sarebbe stata la quintessenza dell'instabilità emotiva.

Borderline - garanzia di affinità con Loki pari al 100%

Ok, non divaghiamo. Manteniamo la mente su pensieri  razionali, concreti e positivi.

Che quello stronzo non si è fatto ancora vivo.

Deve essersela presa per il mio scherzetto sullo scambio di uscita del portale. Probabilmente si starà aspettando le mie scuse.

Se pensa sul serio che mi farò viva io per prima, si sbaglia di grosso.

O forse ad Asgard è stato rimesso ai ceppi, per quanto ne so resuscitare potrebbe essere considerato addirittura illegale, ed in ogni caso la sua fedina penale asgardiana dovrebbe forse essere di poco più corta di quella accumulata sulla Terra.

O magari ne ha già combinato una delle sue.

Prima di dividerci ha provato a convincermi a non preoccuparmi per la sua sorte, ma è il Dio dell'Inganno, non è esattamente la persona più affidabile che abbia mai conosciuto.

Devo smetterla di angustiarmi per lui. Se la caverà benissimo, è adulto e vaccinato.

Con una personalità spregiudicatamente Borderline.

Basta. Basta. Mi rifiuto di pensare di nuovo a lui. Meglio guardare le vetrine. Ecco, giusto questa, meglio studiare la collezione autunno-inverno di Hermes: con quella borsa shopping in tessuto spigato arancione, quello scialle in cachemire dai colori così vivi e quella sciarpa da uomo di seta verde e oro.

'Fanculo.

 

Un banchetto in onore al Principe Perduto, per festeggiare il suo ritorno e la sua sicura redenzione era quanto di più ipocrita Asgard potesse imbastire.

Incurante degli strimpellamenti dei cantori e dei sorrisi forzati di buona parte della nobiltà presente, Loki sbocconcellava il suo arrosto fumante cercando di ignorare l'imbarazzo degli astanti più vicini al suo posto e concedendosi, come unico svago dai suoi pensieri, l'indirizzare occhiate severe ad una servitù più reverenziale del solito.

La sua presenza inquieta ed incute un certo timore. Una cosa che, in fondo, non gli dispiace.

Meglio di quando creava solo un certo fastidio.

Un tocco morbido e femminile sulla mano destra lo fa voltare verso Frigga, sorridente e raggiante nel suo abito color bronzo: “È di tuo gradimento la serata, caro?"

"Degna della mia ricomparsa. Dopo tutti questi infausti accadimenti avevo quasi dimenticato l'ospitalità di Asgard." Intercetta lo sguardo di Sif: sta parlando con i Tre Guerrieri, in un angolo della stanza. Le labbra sfiorano il calice, il sorriso di Frigga si incrina, legge perplessità nel suo sguardo. "Ma il vostro splendore, Madre, quello è sempre rimasto impresso nelle mia memoria." Le labbra della Regina si piegano compiaciute mentre gli accarezza il viso. È il tocco dolce che non gli ha mai negato, neppure quando era esplicitamente un nemico del regno segregato nella più oscura delle celle. Ma resta sempre un'asgardiana: per quanto possa essere profondo ed immutato il suo affetto, non potrà mai comprendere completamente la complessità di ciò che si muove dentro di lui. Non riesce a fargliene una colpa, non a Frigga almeno: è la sua natura, come d’altronde l’Inganno è la propria.

Il chiacchiericcio si affievolisce quando il flautista intona una melodia struggente ed il cantore strimpella il suo strumento narrando le fatali peripezie del Principe su Midgard, della sua morte coraggiosa, del suo sempiterno e nobile sentimento che lo legava indissolubilmente alla bellissima guerriera dalle lame infuocate e gli occhi dell'oro più puro.

Tossicchia per nascondere una risata: riesce ad immaginarsi la faccia di Addison nel sentire le parole di quella canzone, mentre sprofonda sotto il tavolo dalla vergogna. Thor invece sorride apertamente, gli rivolge uno sguardo divertito e Loki indovina che stanno pensando la stessa identica cosa. È così assurdo da essere divertente ed imbarazzante allo stesso tempo.

Poi il continuo richiamo alla sua presunta nobiltà d'animo diventa fastidioso.

Lui è Loki, il mezzo gigante di ghiaccio, il nemico da cui guardarsi sempre alle spalle, il mostro da cui i genitori mettono in guardia i figli la notte.

La lingua d'argento, l'usurpatore di troni, il Dio dell'Inganno, il Signore delle Menzogne.

Ed ora, per aver deciso di non morire tra le torture del nemico, veniva forzatamente dipinto con la figura dell'eroe che Thor era sempre stato, quasi a cancellare tutte le sue azioni precedenti.

Puro e Nuovo, ecco come lo voleva Asgard: per non vivere nell'inquietudine di doversi sempre guardare le spalle.

Improvvisamente si sente pervaso dal disgusto più totale davanti all'ennesima dimostrazione di ipocrisia: Con ogni probabilità quello era il musico che sino a qualche mese prima decantava le gesta del prode Thor contro l'infame Loki tra le risate generali, ed eccolo ora descrivere il suo eroismo tra la finta commozione della nobiltà Asgardiana.

"Perdonami madre, ho necessità di una boccata d'aria." Frigga lo guarda impensierita, probabilmente crede sia penoso per lui ricordare la sua morte. Fa per seguirlo ma il braccio di Odino la trattiene e Loki si dirige verso la balconata con lo stomaco chiuso in una morsa e la gola riarsa. Passa a fianco di Heimdall senza degnarlo di uno sguardo, ed ha appena posato un piede sul marmo della terrazza quando un'onda di energia fa vibrare i muri.

Qualcuno urla. C'è chi si accuccia a terra. Altri brandiscono quello che gli capita a tiro per usarlo come arma: nel caso di Volstagg è una coscia di cinghiale, per Fandral invece lo spillone sfilato dai capelli della bionda pigolante che gli si è attorcigliata al braccio.

Sei raggi luminosi si diramano dalle viscere del palazzo e si proiettano all'orizzonte, sparendo con una scia nel buio della notte, oltre il Bifrost spezzato.

"Cosa...?" Thor, così come i tre guerrieri ed alcuni altri partecipanti, è accorso sul terrazzo. Odino richiama le guardie.

"Proviene dalle segrete, qualcuno è penetrato nel palazzo!" esclama Sif, fissando furente Loki.

"Non guardare me, hai ben visto dove sono."

"Ed ho ben visto la portata dei tuoi inganni e dei tuoi poteri, Loki." Sibila senza accennare ad abbassare lo sguardo

È Thor a frapporsi fra i due e a prenderla per una spalla, interrompendo lo scontro verbale: "Mio fratello è sempre stato sotto il mio sguardo, Sif, posso scagionarlo da ogni accusa." Guarda Loki, che gli risponde con la sua migliore espressione di stupefatta gratitudine. "Questa volta." aggiunge, prima di richiamare il Mjolnir e seguire Odino e le guardie nei sotterranei.

 

Un cenno della mano e le candele della stanza da letto si spengono. La finestra è aperta e la vista domina Asgard. Le luci della città si stanno affievoliscono: i festeggiamenti sono interrotti, il popolo ripiomba nell'inquietudine, la paura serpeggia tra le vie dorate.

Le torce delle guardie che perlustrano e controllano i giardini del palazzo sembrano tante lucciole che si muovono nell'oscurità. Qualcuno lancia un ordine ad alta voce a cui qualcun'altro risponde prontamente.

Heimdall, a cavallo, ritorna nella sua posizione abituale sul Bifrost .

Loki lascia le tende aperte, fermamente intenzionato a dimostrare che non ha nulla da nascondere. Il buio della camera si addensa al suo comando: qual'ora il Guardiano del Bifrost cercasse di spiarlo non avrebbe visto nient'altro che la rassicurante tenebra che accompagna il sonno del Principe.

Un arazzo si muove quando una figura snella scivola nell'oscurità della stanza.

"Devo ammettere che hai avuto fegato per restare comunque qui." sogghigna Loki togliendosi l'elmo. "Ci sono decine di guardie che ti cercano, dentro e fuori il palazzo. Praticamente, sei in trappola."

Sente una pressione sulla spalla, dita che scivolano leggere lungo il suo braccio e il fiato caldo nell'orecchio: "E cosa cercano?"

"Un ladro molto capace."

"E non una ladra."

"Non si stupirebbero di scoprire che è stata una donna ad attentare al Tesoro Reale." Scivola dal suo tocco per voltarsi a guardarla: "Da questo lato gli asgardiani si sono evoluti, devo ammetterlo."

" È furioso tuo padre?"

"Mio padre? Oh, no. Lui è in pace, quella eterna."

"Parlo di Odino."

"E allora non fregiarlo di quel titolo. È indispettito, comunque."

"Immagino la tua soddisfazione."

"E di cosa, con le Gemme dell'Infinity Gauntlet lanciate nei quattro cantoni del cosmo? sono spiacente di constatare il tuo fallimento, mi sorge fin il dubbio che tu stia perdendo il tuo smalto." La sente inspirare fremendo, sa di averla punta nel vivo e se ne compiace.

“La situazione sarebbe stata ben diversa se ti fossi premurato di indicarmi da quali incantesimi era protetto. Potevo pensare a tutto, fuorché qualcuno fosse stato tanto folle da impartirne uno che facesse schizzare via quelle dannatissime Gemme.”

Loki alza le spalle: “Volevo metterti alla prova.”

Sciocchezze. Volevi farmi dispetto, vendicarti per aver lasciato Asgard senza di te.” Le mani vagano sul suo petto, avvicina il viso al suo: Occhi azzurri e maliziosi tra una cascata di capelli d’oro e labbra schiuse in un invito che non desidera cogliere: volge la testa di lato, facendola rimanere interdetta. “È il caso che ti ritiri, non sarà facile uscire da qui.”

“Ti ringrazio della preoccupazione che mostri per la mia incolumità, ma come ben sai le tenebre favoriscono sempre la mia fuga: mi celano, si piegano al mio volere. Dopotutto, ho insegnato a te.”

“L’allievo supera la maestra.”

“Solo quando l'insegnante è stata eccezionale.”

C’è un fruscio di vesti, lo spiffero di un passaggio che si apre, e nell’oscurità Loki resta di nuovo solo.

 

Stark ha insistito affinché ci riunissimo all'Avengers Lounge questa sera. Vuole che si festeggi e come sempre, non accetta no di nessun tipo.

Nonostante si dicesse preparata al mio ritorno in grande stile, Pepper per poco non ha un mancamento e mi tocca la mano un paio di volte prima di convincersi quanto io sia reale e non sappia di cadavere. "Quindi non sei uno zombie, o un vampiro o un chissàcosa?"

"Pepper, guardi troppa TV" Tony versa del gin in un bicchiere e glielo porge. Inizialmente rifiuta, ma ad un cenno di insistenza del suo fidanzato gli strappa il bicchiere dalle mani, se lo getta in gola e dopo averglielo restituito dichiara di sentirsi meglio.

"Sono sempre io. Quindi direi che chissàcosa possa essere il termine che più descrive la mia natura."

Tony riempie un nuovo bicchiere e guarda l'orologio: "La dottoressa Foster sarà qui tra tre...due... uno..."

La porta si apre: Jane è visibilmente pallida e da come respira si direbbe abbia il cuore in gola.

La saluto con noncuranza, come se fossi stata via semplicemente per lavoro, giusto un paio di settimane. Lei sbatte le ciglia e si gratta nervosamente la fronte con una mano. "Io ti ho staccata dal muro." Dice con voce tremante.

"Sì, e ti ringrazio, davvero. Come ornamento pubblico non sarei stata un granché."

"Dottoressa, con questo si sentirà meglio." Jane non fa neppure finta di rifiutare il gin. Tracanna il contenuto del bicchiere in un solo sorso e lo lascia cadere sulla moquette grigia della Lounge. "Un altro."

"Se lo lasci dire, Thor esercita davvero una pessima influenza su di lei..."

 

Racconto un po' degli Inferi - tralasciando ogni particolare sulla mia compagnia per non urtarli - e quando le domande si fanno più serie e mirate devio il discorso su come dovrò riposizionare la mia carriera nello S.H.I.E.L.D. dopo il mio ritorno.

"Ovviamente sei ancora una dei nostri, vero?" domanda Banner.

"Dovremmo inventarci qualcosa per spiegarlo all'opinione pubblica." aggiunge Stark.

"In che senso?"

"Nel senso che, Cornacchietta, la tua... uscita di scena non è passata inosservata. Come membro dei Vendicatori, eroina e salvatrice di chiappe, la tua dipartita è stata resa nota praticamente subito, suscitando molta commozione." spiega.

Oh. Sul serio? A questo non avevo pensato. Come spia ed agente sono abituata a vivere il mio operato nell'ombra, a dovermi confondere tra la folla. Pensavo sarebbe rimasto lo stesso anche dopo gli attacchi a New York. Evidentemente, invece, mi sono esposta troppo per passare inosservata.

"Il pubblico sa che GreyRaven è deceduta da eroina durante l'attacco di Thanos." racconta Steve. Serra la mascella di scatto, evita il mio sguardo giocherellando con un bicchiere di soda appoggiato al tavolo. Cerco di sembrare il più naturale possibile con lui, ma faccio fatica vista la sua prima reazione al mio ritorno: ha dato in escandescenze per una buona mezz’ora, alternando momenti di riso isterico a scrosci di rabbia, sino a decretare che la mia resurrezione fosse profondamente ingiusta, dato che conosceva soltanto uno che prima di me era riuscito nella mirabile impresa e che ne era di gran lunga più degno. “Vedrò di non lanciare la moda” ho sibilato come risposta, stringendo i pugni tanto da piantarmi le unghie nei palmi per vincere la tentazione di rifilargli un manrovescio.

Poi aveva recuperato contegno, si era scusato per il suo comportamento, aveva garbatamente chiesto a Tony di cancellare dallo Starkphone il video della sua sceneggiata e cercato di riprendere le redini del suo sistema nervoso.

Dissimula, questo è vero, ma nel suo sguardo c’è sospetto: la fiducia si è incrinata, il nostro rapporto si è raffreddato, e non credo proprio che chiederà indietro il bacio in sospeso che avevamo.

Non che mi senta di darglielo.

"Non sono state rese note le modalità della tua morte, ma ti abbiamo tributato l'onore che meritavi."

"... e del fatto che sia stato Loki a distruggere il Tesseract e Thanos?" Nella stanza scende il silenzio. I miei compagni si guardano a vicenda. "Questo non è stato reso pubblico?"

"Per quanto ne sappiamo, il suo intervento potrebbe essere stato accidentale."

Sì, certo, è inciampato sul Tesseract. "Steve, non per far polemica ma... trovo un po' difficile credere ad una rottura accidentale di un oggetto come quello. Voglio dire... non stiamo parlando di un vaso Ming su una mensola stretta..."

"Esatto, stiamo parlando di Loki." Ok. È appurato, il mio autocontrollo è aumentato a dismisura, se non mi sono ancora alzata a schiaffeggiarlo violentemente.

"E se tu ci raccontassi quello che è successo realmente? Cioè, quello che ti è stato raccontato?"

Jane, santa donna.

"Loki ha fregato Thanos. Sono portata a credere che questa versione sia vera, data la sua spiccata propensione ad ingannare la gente e l'altresì accentuata propensione di Thanos a cascarci, nelle trappole. L'ha convinto ad assorbire il potere del Tesseract - Sì, Loki è più bravo di me a convincere le persone - e una volta avuto il Tesseract vuoto l'ha distrutto. I contenitori di Energia - volgarmente detti Involucri - pare siano tutti collegati tra di loro. In parole povere: distrutto uno, distrutti tutti. Loki ha utilizzato lo scettro, per spaccare il Cubo vuoto e Thanos è crepato. L'Energia si è dapprima liberata, uccidendo Loki, per poi implodere, dato che non può esistere in forma libera." Mi stanno tutti fissando attentamente. Banner si toglie gli occhiali, ruota gli occhi al cielo, e dopo un attimo di silenzio meditativo mormora che la cosa ha un senso. Stark gli fa eco annuendo.

"La libertà, la più grande menzogna della vita." borbotta Clint incrociando le braccia. "È quello che Loki ha detto la prima sera che si è presentato nella base."

"Credo intendesse altro." concedo "Ma, comunque, il succo è quello."

"Questo non fa di Loki un eroe." Incalza.

"Non ho mai detto questo, ma gli rendo atto dei suoi meriti. Una volta tanto..."

Niente da fare, la cosa li disturba. Però per lo meno hanno il beneficio del dubbio, ora. Piano, piano, forse, potrei addirittura convincerli ad accettare che le azioni di Loki possano avere diverse chiavi di lettura.

Ma d'altronde, non posso neppure metterli al corrente di tutto ciò che conosco di lui. Non sarebbe professionale, prima di tutto. E secondo neppure giusto: ciò che Loki mi ha detto sono state confidenze, mi ha regalato la sua fiducia che non ho nessuna intenzione di tradire.

E terzo, per la maggior parte di loro sarebbe troppo difficile accettare la complessità della psicologia di Loki. Ha colpito troppo duro, troppo in fondo, per poter suscitare empatia da un momento all'altro.

Sarà una cosa lunga. Escludendo che faccia qualche cazzata che vanifichi i miei sforzi.

Pepper decide di prendere le redini della situazione in mano: il suo alzarsi in piedi ci coglie tutti di sorpresa e ci fa trasalire: "Ma parliamo di cose più piacevoli e divertenti!" Cinguetta. È un ordine.

 

"Allora, Addison, credo che tu debba modificare il tuo look."

"Stark, non mi farò bionda, sappilo."

"Ma no, voglio dire... le tue foto - tutina grigia e nera attillata, sguardo d'oro e capelli voluminosi al vento - è ormai noto. Non credo che l'opinione pubblica potrà accettare l'idea di una resurrezione."

"Perché no? Con Buffy l'hanno presa tutti bene!"

"Ma Buffy era bionda, e tu mi hai appena detto che bionda non la vuoi diventare."

Chiedo l'intervento di Clint. Per tutta risposta si lancia un paio di noccioline in bocca e mi risponde masticando: "... potresti metterti una mascherina. Zorro non lo riconosce nessuno con un pezzo di stoffa in faccia!"

Pepper rotea gli occhi: "Non esiste donna al mondo che non riconoscerebbe Banderas..." Bene, i discorsi stanno vertendo su argomenti più rilassanti e piacevoli. Ed io ho tanta, troppa, voglia di ridere.

Fuori piove.

Forte.

Lampi, fulmini e saette.

Indico la finestra con un cenno del capo: "Hey Jane, Thor mi pare frustrato ultimamente." commento, sgranocchiando una patatina e pulendomi le mani sul retro dei jeans di Maria, che non si scompone. "Problemi?"

Non fa in tempo a rispondermi per le rime, tra le risate generali, che la porta si apre.

Anzi, si spalanca di colpo.

"LADY GREYRAVEN!"

Oh cavolo, allora è vero che se li nomini invano...

Thor mi prende per le spalle e per un istante, uno solo, ho la sensazione che mi voglia piegare in due come un pezzo di cartone.

"Dunque Loki non mentiva!"

"... strano, eh?"

 

Thor è agitato, e non è solo il suo camminare per la Lounge avanti e indietro a farcelo capire: il temporale, là fuori, imperversa da ormai un paio d’ore. Steve lo invita alla calma: “Se non per te stesso, almeno fallo per questa città: ha già subito troppe intemperie in quest’ultimo mese.” Poi si rivolge a me con un sorriso imbarazzato: “Qualche settimana fa un uragano …”

“Lo so già, grazie.”

Stark appoggia il bicchiere di Talisker sul tavolo e tamburella con la punta delle dita: “Sei Gemme, dici.” Thor annuisce. “È un po’ difficile recuperare qualcosa di così piccolo e difficilmente rintracciabile senza ulteriori indicazioni, non trovi?”

“Non hai almeno un disegno, un’immagine?” chiede Steve; Stark alza gli occhi al cielo mentre Banner è come sempre più propositivo: "Ci basterebbe un componente integrativo alle Gemme. Hai detto che erano incastonate in un guanto, giusto? Sarebbe utile poterlo analizzare: Se lasciano traccia, è quasi certo che l'elemento a cui sono state a stretto contatto per così tanto tempo possa fornircela, ed in base a questo potremmo comporre l'algoritmo per una calibrazione di ricerca strumentale"

Stark schiocca le dita fissando Banner con gli occhi che brillano e l'aria di un bambino che ha trovato il suo compagno di giochi ideale: "Ma se il guanto le ha trattenute annullandone i poteri dovrebbe possedere una polarità inversa dalle Gemme. Potrebbe essere più complicato."

"Non possiamo fare a meno di sottoporre ad una scannerizzazione approfondita il guanto: anche solo la sua composizione fisica potrebbe fornirci una soluzione."

"Hai detto che tra queste Gemme ve ne è una in grado di creare varchi spazio-temporali, giusto? Credo dovremmo concentraci prima su questa: una volta trovata e recuperata la dottoressa Foster potrà fissare finalmente gli elementi per i wormholes."

"E questo ci permetterà di muoverci più agevolmente per rintracciare le altre Gemme."

"Assolutamente."

Thor ci fissa uno ad uno con sguardo interrogativo: “Comunque posso disegnarvele."

Stark e Banner si scambiano velocemente un'occhiata prima alzano entrambi gli occhi al cielo.

Clint alza la mano chiedendo di poter fare una domanda stupida. "Ma tenete nel vostro palazzo un oggetto di tale importanza e potere senza conoscere esattamente il suo impiego?"

"Conosciamo il suo valore, arciere." risponde piccato Thor "Ma ci è difficile la sua individuazione, se perduto. E data la sua importanza, ho reputato fosse meglio mettervi al corrente. D'altronde, non è l'unica reliquia pericolosa presente nei sotterranei di Odino."

"Confortante." sospira Clint.

Pensa che esistono anche reliquie che camminano per i corridoi dei palazzi ed hanno come hobby i golpe di stato.

"Thor, quello che ci lascia basiti" Natasha ha un tono pacato e conciliante, nonostante il pizzicotto che sta rifilando sotto il tavolo alla gamba di Clint e che lo fa soffrire in silenzio: "È che nessuno abbia mai appurato come queste Gemme possano essere cercate, all'occorrenza."

"Il padre di mio padre li riportò come tesoro dopo un'aspra battaglia."

"Contro chi?" mi intrometto. Improvvisamente ho gli occhi di tutti puntati addosso, e non è piacevole.

"Contro gli elfi oscuri dello Svartalfheim."

Dove ho già sentito questo nome? "Immagino siano piuttosto incazzati con voi per questo, no?"

"Non sono mai stati alleati del mio popolo." Come gli Jotun sembra suggerirmi il suo sguardo. E ricordo improvvisamente dove ho sentito quel nome: il Siero di Loki. Quello che mi ha salvato dal veleno del Chitauri era un estratto di un fiore che cresce solo nelle oscurità delle grotte dello Svartalfheim.

Oh, perfetto, mi manca solo il sospetto che il giro se lo sia fatto per assicurarsi un'alleanza, più che per trovare un antidoto. Sarebbe nel suo stile, non posso negarlo, ma è una considerazione che preferisco tenere per me.

D'altronde, nessuno pare saper niente della sua puntatina su Svartalfheim, e di certo non sarò io a parlarne. Finché non avrò un motivo per farlo, ovviamente. A tal proposito, potrebbe risultare appropriata una chiacchieratina con Loki; così, tanto per avere un'idea delle sue intenzioni sull'intera faccenda.

Non su quella pseudo- relazione che stiamo ipoteticamente ancora condividendo.

Beh, piuttosto che chiedere esplicitamente udienza mi cavo gli occhi con la penna stilografica di Pepper. Meglio aggirare il discorso: "Quindi gli unici che possono ritrovare le Gemme, a parte i nostri qui presenti cervelloni se debitamente attrezzati, sarebbero questi 'Elfi Oscuri'?"

"Non esattamente. Occorre un'estrema sensibilità alle arti magiche, ed una conoscenza approfondita di questi manufatti."

Lo fisso alzando un sopracciglio. Gli altri fanno lo stesso. Thor spalanca gli occhi celesti e sussulta come se gli fosse venuta la più brillante delle idee: "Pensi di poter chiedere a Loki di trovarle?"

Sarebbe un'ottima idea, se volessi essere rincorsa da una schiera di elfi emo. "No" cretino "Ma spero che nel vostro regno esita un'altra persona in grado di farlo. O, per lo meno, una fonte su cui poter studiare queste Gemme."

Sembra piuttosto imbarazzato mentre mi risponde: “Vi era, ma da lungo tempo ha scelto volontariamente l’esilio dal nostro regno, e nessuno ne ha più traccia.”

"Quindi l’unico resta davvero tuo fratello? E hai provato a chiederglielo? ”

 Arrossisce. Tuffo la faccia tra le mani mentre Stark spinge via il bicchiere sostenendo gli sia passata la sete.

"Non si è dimostrato interessato in una collaborazione."

"E suppongo che costringerlo sia fuori discussione." interviene Nat. Clint le scocca un'occhiata infastidita e perplessa. "Non crederai mica che lui possa...?"

"Con i giusti solleciti..."

"Perché mai dovrebbe farlo? E soprattutto, perché mai dovremmo fidarci? Abbiamo degli scienziati, basterà scannerizzare il guanto e troveranno la soluzione."

Banner si sente chiamato in causa ed osa timidamente intervenire: "Veramente, Clint, la scienza si basa sulle ipotesi, che possono anche risultare sbagliate..."

"Giusto, meglio affidarci al Dio della Menzogna e che la logica si fotta!"

"Infastidisce anche a me questa idea ma potremmo prendere in considerazione questo intervento come un 'controllo incrociato' sui risultati delle analisi."

"E quindi cosa dovremmo fare? Mandare Addison in lingerie su Asgard per estrapolargli informazioni?"

"Oh, ma allora è già pronta!" A Stark è tornata la sete, ed io sistemo stizzita l'orlo della maximaglia stretch di angora: in effetti me la ricordavo più maxi e meno stretch, ma ho indossato di peggio.

Hill si massaggia la tempia sinistra e decide di prendere le redini della situazione in mano. Per farlo deve piantare un pugno sul tavolo un paio di volte, dato che Stark ha deciso che era l'ora di infastidire Steve, Banner si è già perso nei suoi calcoli scarabocchiando un tovagliolo, e Clint e Natasha si stanno sibilando addosso con aria furente. "Signori, siamo in una nazione democratica: propongo di mettere la cosa ai voti."

Vesto la mia migliore faccia allarmata: "No. No. No no no no no no no..."

 

Come previsto le mie rimostranze, i miei 'non se ne parla nemmeno' ed il mio accorato appello alla sanità mentale del gruppo sono caduti nel vuoto.

La Hill, ufficialmente la persona con più potere nella stanza mi ha ricordato che in qualità di agente non devo discutere gli ordini, ma solo eseguirli.

Solo Clint e Steve avevano votato contro il mio intervento ad Asgard: prevedibile. Thor, dopo aver capito il meccanismo dei voti, aveva alzato la mano con l'entusiasmo di un liceale davanti alla prospettiva di una giornata senza lezioni.

E non mi aveva neppure dato il tempo di organizzarmi: mentre cercavo di sgusciare via con la scusa (plausibilissima) di dover indossare qualcosa di meno caldo che un maglione d'angora e dei leggins mi aveva caricato in spalla invitandomi ad utilizzare il mio teletrasporto.

Morrigan recita quella che sta dalla mia parte, guardando il resto del gruppo accigliata e me che le faccio segno di no con la testa. Ma alla fine finge di cedere alle lusinghe di Stark e alla promessa di un appuntamento con un certo pappagallo bianco di origine russa e mi pianta il becco nella mano.

Brava il mio Corvo.

 

 

GRAZIE!! Di nuovo!!

Sono assolutamente felicissima, estasiata da questo seguito!!!

Allora, solo una spiegazione: non siamo ancora arrivati all’azione, è che desidero creare il clima giusto per questa nuova storia… Con il primo capitolo della saga è stato abbastanza semplice: avevamo dei conti in sospeso con Thanos e il Tesseract ancora tra le scatole, qui c’è da creare un disastro dalle fondamenta.

Non dico che ci metterò un po’, però insomma, non posso far capitare le cose dall’oggi al domani. Prometto che l’azione arriverà, e neanche troppo tardi, e che prometto che mi tirerete le pietre e mi odierete a morte, con ogni buona probabilità.

Quindi, non incazzatevi se anche in questo capitolo non succede fondamentalmente ‘na mazza. Devo costruire il puzzle. A dire il vero, lo sto ancora costruendo.

E sto cercando di fare in modo che sia il più nitido possibile.

Come sempre, consigli, critiche e commenti sono sempre ben accetti ed apprezzati!

Ci ringrazio ancora per la lettura!

 

PS: Titolo tratto dalla canzone ‘Walking on Air’ di Kerli. Citazione cinematografica da ‘Stand By Me – Ricordo di un’Estate. Film STU-PEN-DO tratto dal libro di Stephen King.)

Alla prossima,

EC

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nymphetamine ***


The Seventh:Winter

 

 

PART 4: Backin'

-Chapt. 3: Nymphetamine

 

We are meant for each other and not meant for each other. It's a contradiction.

(Vicky Christina Barcelona)

 

Quando sento la porta della stanza chiudersi trattenere una risata si fa decisamente più difficile: tappandomi la bocca con una mano mi siedo sulla balaustra in marmo della terrazza, cercando di assumere una posizione di invitante innocenza, ravvivandomi i capelli.

Sento i suoi passi all'interno della camera e qualcosa che sembra uno sbuffo: immagino stia reprimendo un moto di stizza: dopotutto suo fratello è già tornato da Midgard ed è già in presenza di Odino, il quale non mancherà di tessere le lodi al brillante intuito di Thor che l'ha portato ad avvertire i suoi valorosi compagni d'arme e a chiedere loro aiuto.

Probabilmente al momento è indeciso se scagliare qualche incantesimo giù dalla finestra e chi prende prende o se sfogarsi con un qualche suppellettile a caso nella stanza: conoscendolo, opterebbe volentieri per il primo caso.

Ma non fa nulla, e mentre mi liscio la stoffa a cui sono avvolta immagino abbia già notato che la  tenda mancante alla finestra: il caldo su Asgard è insopportabile, soprattutto con un maglione di angora, così ho reputato un'idea migliore - e di sicuro effetto - quella di drappeggiarmi una tenda addosso e sorprenderlo sulla terrazza, a gambe accavallate, seduta sulla balaustra.

Accetto il rischio di ritrovarmi tra i cespugli di biancospino dieci metri più sotto.

Sento dei passi, probabilmente avrà notato i miei vestiti lasciati sul letto: mi sale un pizzico di tensione quando mi si insinua il dubbio che possa, per chissà quale motivo, chiamare il nome di un'altra donna.

Così fosse quel baldacchino enorme diventerebbe la sua pira funebre.

Ed invece eccolo uscire sul terrazzo, in mano il mio maglione d'angora – con quello che l'ho pagato spero non me lo sgualcisca – e l'espressione attonita, con le labbra schiuse.

"Ciao, Loki." sorrido ammiccante. “Tua madre sa che indosso le tue tende?”

Resta per un istante immobile con gli occhi sbarrati e ho il vago sentore che stia indeciso se abbracciarmi di slancio o spingermi di sotto. Poi incrocia le braccia al petto.

Oh, terza opzione, tenermi il broncio.

"Su Midgard non si usa chiedere il permesso prima di entrare nelle stanze private di qualcuno?"

"Tecnicamente il permesso l'ho chiesto. A Thor. Non ti ho fatto anticipare niente perché ci tenevo a farti una sorpresa. Riuscita, a quanto pare."La sua espressione offesa peggiora.

Meglio scendere dalla balaustra...

"È una tua prerogativa, sorprendermi contro il mio volere."

Alzo le spalle con finta innocenza, pigolando un "Non capisco a cosa ti riferisci" a cui non può rispondere altro che con uno sbuffo esasperato.

"Diciamo che avrei preferito avessi dimostrato un briciolo di rispetto nella mia decisione."

"Oh, andiamo, Loki... non dirmi che non te l'aspettavi. Da me."

"No, non mi aspettavo che non rispettassi il nostro accordo di non intralciarci a vicenda così presto. Ti davo... almeno mezza dozzina di giorni, ecco."

Non ha tutti i torti, gli ho giocato un tiro mancino dopo quindici secondi dalla nostra stretta di mano     no, non era solo una stretta di mano – a sancire il patto di non intralcio. "Ero preoccupata, davvero. Che tu finissi in un qualche remoto angolo dell'universo a meditare vendetta borbottando e parlottando da solo."

"Non ho bisogno di una balia"

"Se le balie fossero come me lo svezzamento sarebbe di stampo decisamente diverso" non posso fare a meno di ridacchiare maliziosa: "E poi non ti ho mica incatenato ad Asgard. Potevi benissimo andartene subito: non sei tu quello che conosce tutti i sentieri più oscuri che uniscono i regni? Se sei rimasto, deduco che in fondo la mia...ahem, intrusione nei tuoi piani non sia stata un'idea così cattiva."

Loki alza gli occhi al cielo e allarga le braccia. "Che ci fai qui?"

Raggiungo il suo fianco e cerco di far scivolare il mio braccio attorno al suo, ma lo scansa e non posso fare a meno di sorridere a quel suo tentativo goffo di fare l'offeso. "Vuoi la versione del perché sono voluta venire qui o quella che mi ha portato a convincerli a mandarmi qui?"

Gli è difficile non sorridere, quando si ricorda quanto siamo affini. Io sono qui per lui, questo è vero, ma non sono qui con un solo motivo: non posso giocare a carte scoperte, con i miei compagni, tantomeno dopo che ho minimizzato il nostro rapporto.

Non per questo, però, ho intenzione di porci fine. Non ora, almeno.

"Come hanno preso il tuo ritorno?"

"Stupiti"

"Indubbiamente."

"Ed il tuo?"

"Esterrefatti. Si erano illusi di essersi liberati di me..."

Lo colpisco con le nocche sul braccio invitandolo a smettere: "Thor mi è sembrato piuttosto contento."

"La profondità dei sentimenti di Thor è piuttosto relativa."

"Ma può bastare."

"Cosa vorresti dire?"

"Che se sei rimasto qui su Asgard un motivo c'è. E sono certa non sia per l'ottima compagnia con cui passi le giornate. Thor è contento di non aver perso un fratello..." sbuffa "...ed i tuoi genitori felici di riavere con loro il figlio perduto."

"Ed il resto di Asgard di avere un'altra possibilità di farmi la pelle personalmente." Sospirando, Loki si è spostato di un passo: al suo posto è rimasta una sua copia mentre lui rientra nella stanza.

Gli chiedo cosa stia facendo. "Seguitando il discorso sulla reazione degli Asgardiani, Heimdall tiene costantemente gli occhi su di me."

Fosse per me potrebbe continuare il suo ruolo di voyeur statale, ma comprendo che Loki preferisca mantenere la privacy "...e poi accusi me di farti da balia?" Lascio che il potere fluisca dalle mie membra e lo seguo: dietro di me la mia proiezione astrale resta per un attimo immobile, poi sbatte le ciglia e si rivolge a quella di Loki con un sorriso ebete. Un invito con la mia mano e le due repliche si appoggiano alla balaustra fingendo di conversare amabilmente. Quando quella di Loki prende le mani della mia commento con un ironico: "Che carini!"

Sento le sue dita tra i capelli, li scosta da una spalla sostituendoli con le labbra e non riesco a nascondere un brivido: sorride contro la mia pelle mentre mi circonda la vita.

Mi volto nel suo abbraccio e lo attiro a me.

 

Sfido chiunque a negare che Loki sia bello come il peccato.

Riesce a provocarmi solo con uno sguardo in lontananza, e spesso mi domando se riuscirei davvero a resistergli: Il frutto proibito è il più succoso da mordere, i fiori più belli sbocciano sulle piante più velenose, il sentiero più impervio quello regala il panorama mozzafiato.

Inizialmente risponde ai miei baci morbidamente, come se assaporasse lentamente tutto il mio desiderio, con le dita lunghe che non lesinano carezze lungo la mia schiena, che cercano la piega del collo e si tuffano nei miei capelli. Approfondisce il bacio, le sue labbra sottili schiuse sulle mie e le mie mani sul suo viso ad accarezzare la pelle di un pallore perfetto, liscia e impensabilmente morbida, senza nessuna imperfezione, senza nessun difetto.

Ha gli occhi che brillano, il mio Loki, e non li chiude mai: studia e si gusta ogni mia reazione, ogni mia espressione.

Farò in modo di essere un amante meritevole, mi aveva promesso. In realtà è il migliore che abbia mai avuto. E l'unico che mi rendo conto di volere davvero.

Continuamente.

 

Mi alza come fossi una piuma guidando le mie gambe a circondargli la vita e si siede sul letto, lo sguardo sempre allacciato al mio e la bocca schiusa in un sorrisetto febbrile.

"Sempre indumenti poco adatti alla passione." Sussurro armeggiando con la cinta di cuoio della casacca baciandogli il collo. Deglutisce rumorosamente, gli strappo addirittura un gemito: dal il mio primo trattamento è rimasta una parte sensibilissima; sfiorarlo, baciarlo, stuzzicarlo lo fa impazzire.

Le sue mani fresche risalgono le gambe ad insinuarsi tra le pieghe della stoffa, ad appesantire il mio respiro: "Meno male che tu hai gusti diversi" bisbiglia sornione. Poi l'allacciatura della casacca cede lasciandolo a mia completa disposizione.

Sul balcone le nostre proiezioni astrali tubano. Nel talamo, i nostri respiri si intensificano.

 

"...e qual è il motivo ufficiale per la tua visita su Asgard?"

Mi sposto un cuscino sopra la testa bofonchiando qualcosa sul lasciarmi stare e di ‘riparlarne dopo’ che non ho la benché minima voglia di interrompere questo momento di beatitudine.

"Oh no, insisto." Loki mi scopre la faccia incurante delle mie proteste "Prima che ti addormenti."

"Non ho sonno."

"Bugiarda. Tu, dopo, hai sempre sonno." Mi pizzica le guance dispettoso, facendomi protestare di nuovo. "Avanti, sono curioso di sapere come l'hai data a bere a quegli sciocchi." sogghigna, circondandomi la vita con un braccio.

"Piano con le parole: Quegli sciocchi ti han fatto la festa un paio di mesi fa." modero la mia annotazione con un bacio.

"Indisponente" finge di ringhiare appoggiandomi i denti sulla spalla nell'imitazione di un morso "Esigo una risposta."

Se fa così, l'unica cosa che mi viene in mente di fare è parlare di lavoro, ma insiste per una risposta: “Per le Gemme" Sbuffo, mettendomi a sedere e sfregandomi gli occhi a sottolineare la mia esagerata riluttanza: Giochi finiti, si torna nei propri ruoli. Inizio a spiegare brevemente la necessità di avere una traccia su cui basare l'individuazione, di come Stark e Banner lavoreranno sul Gauntlet, e su come comunque sia auspicabile una riprova effettiva. "Abbiamo supposto che tra quella montagna conoscenza che risiede nella tua testolina incasinata ci possa essere quello di cui abbiamo bisogno."

"E li hai convinti che chi meglio di te potesse estrapolarmi tali informazioni? D'altronde, con la tua abilità..."

"...avevo intenzione di chiedertelo con gentilezza."

Sorride sarcastico: "Gentilezza?"

"Sì, lo stavo per fare giusto un’oretta fa, ma sono stata sopraffatta dagli eventi." Gli schiocco un bacio a fior di labbra, a metà tra il serio ed il provocatorio. Resta a fissarmi per qualche istante, indeciso se la mia spiegazione possa essere convincente o meno. Poi si alza avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi - mi fa sempre sorridere constatare quanto a volte possa dimostrarsi improvvisamente pudico - e si avvicina allo scrittoio di legno massiccio. Sposta qualche tomo vetusto ed impolverato finché non trova quello di suo interesse, poi si siede su di uno scranno facendo cenno di avvicinarmi e mi guida a sedermi sul suo grembo, prima di far scorrere le pagine del libro tra le dita sottili e trovare quella di suo interesse.

Il Gauntlet è riprodotto con una fedeltà disarmante: ogni dettaglio, fregio, piega delle dita è disegnato alla perfezione; così come il colore delle pietre ed il loro bagliore sinistro. Ne sono impressionata e non riesco ad impedirmi di accarezzare delicatamente la pagina di pergamena. "Questo manoscritto è antichissimo" spiega con il tono compiaciuto di quando trova qualcuno con cui condividere il suo interesse, a cui mostrare le sue conoscenze: "È stato redatto da chi ha proprio costruito il Gauntlet, maghi potentissimi che servivano Asgard ai tempi del padre di mio pad… di Odino. Queste nozioni preziose sono alla base dell'utilizzo delle Gemme, informazioni che solo in pochissimi hanno il privilegio di conoscere. E sono a tua completa disposizione."

Rivolgo un'occhiata in tralice alla sua espressione di finta innocenza: "Sono estremamente colpita dall'alta considerazione che hai delle mie capacità conoscitive e delle mie abilità nelle lingue straniere. Permettimi tuttavia di dimostrarti un piccolo disappunto per questa simpatica presa in giro."

"...?"

"Non so leggere le rune."

Scoppia a ridere e gli rifilo una debole gomitata nel petto. “Vorrei proprio vederti alle prese con una nostra forma di scrittura antica!”

"Dubito che non la possa comprendere: gli alfabeti di Midgard sono così basilari da risultare banali." Appoggia la mano sulla mia, ad accarezzare ancora l'immagine del guanto, e la sposta verso la pagina piena di rune. "E comunque questa è la versione più ancestrale della nostra lingua. Dubito fortemente che, a parte forse Heimdall, ci sia qualcuno in questo regno capace di conoscerla ancora."

"E come l'hai imparata?" Ha un istante di esitazione, prima di rispondere senza guardarmi: "Me l'ha insegnata colei che mi ha donato la conoscenza delle arti magiche."

"Davvero? Un’insegnante?"

"Certamente. La propensione per la magia è un dono innato, ma senza i giusti insegnamenti resta solo allo stato grezzo, non fiorisce, non si potenzia." Questa credo sia una frecciatina ad uso e consumo della sottoscritta, che dei pochi poteri che ho sono sempre stata praticamente un’autodidatta.

"E lei dov'è ora?"

"Se ne è andata." La sua risposta mi sembra un po’ troppo secca, ed anche lui si accorge della perplessità dipinta sul mio volto: "Beh, il suo lavoro l'aveva fatto. Egregiamente." Aggiunge conciliante per poi tornare a concentrarsi sulle mani posate sul libro "In ogni caso, Addison, come puoi vedere questa pagina può essere di tua piena comprensione." Le nostre dita scorrono sulla pergamena, le rune si trasformano sotto i miei polpastrelli diventando lettere.

Mi lascio scappare un "Oh!" piacevolmente sorpreso che gli strappa un altro sorriso: non c’è che dire, a compiacere Loki sto diventando davvero brava. "È più di quanto potessi sperare!" Esclamo mettendomi a leggere.

"Il potere di chiedere le cose con gentilezza" Sogghigna tornando a baciarmi la pelle nuda della schiena. Ignoro il brivido di quel contatto, resto a fissare la pagina pensierosa, indicando con la punta dell’indice una parola. "Se vi è qualcosa non di tua comprensione..."

"Svartalfheim. Mi è appena venuto in mente quando ho sentito questo regno." Mi volto a fissarlo negli occhi: "Il siero." Eccoci al punto.

Loki annuisce: da una parte sembra sorpreso che me lo ricordi, dall'altra indovino che lo infastidisca questo mio appunto, come se ci fosse una connessione  tra lui e la sparizione delle Gemme – di cui non ho prove certe della sua esistenza, a parte un mio piccolo, ombroso sospetto dettato forse da un esagerato pregiudizio –  ma alla fine non si pone sulla difensiva.

I casi sono due: o non ha afferrato il concetto, cosa impossibile visto il suo acume, oppure non vuole indurmi a credere che abbia qualcosa da nascondere.

Dissimula quindi il suo fastidio sfogliando il libro per mostrarmi le nozioni sul fiore della grotta.

Lo fermo.

"E se ti avesse visto qualcuno, quando sei andato laggiù? Se ti avessero seguito per i tuoi sentieri, trovando il modo di entrare ad Asgard?"

"Al massimo sarebbero potuti venire su Midgard, dato che mi sono diretto subito lì." risponde piccato. "E poi vorrei rammentarti la mia capacità nel confondermi con le ombre. Capacità che, fossi in te, non mettere in dubbio."

Certo, infatti nessuno ha notato la tua capatina in New Mexico "Non era mia intenzione, affatto.”

 

Ritorno su Midgard nei miei panni, con collo della maglia srotolato sin sotto il mento – Prima o poi dovrò fargli passare il vizio dei succhiotti – il libro sottobraccio e Thor che gongola con un sorriso stupido.

Fortunatamente sono riuscita ad evitare di incontrare i monarchi: neppure la migliore ruzzatina del mondo può valere l’estremo imbarazzo di un incontro con i genitori adottivi del tuo trombanemico pseudoragazzo amante immortale Borderline.

Parlando di momenti imbarazzanti, lo sguardo con cui vengo accolta nell'Avengers Lounge è estremamente eloquente: alzo il libro: "Spero ne siate soddisfatti."

"Perché tu no?"

Sei sulla lista nera, Stark. Ho abbastanza conoscenze per spedirti nel Girone degli Stronzi quando arriverà la tua ora.

Clint taglia corto, che questa discussione evidentemente lo disturba e con fare sbrigativo mi dice di avvicinarmi, aggiungendo sarcastico: "Chissà quali magici segreti ci rivelerà questo libro"

Apro la pagina interessata, ricevendo borbottii perplessi alla vista delle rune.

Alzo il dito indice. Mormorii curiosi. Lo appoggio sulla prima runa ad inizio pagina.

Mugugni d'attesa.

Faccio scorrere il dito.

E non succede niente.

Riprovo.

La runa non muta. Dietro le mie spalle sento Stark commentare qualcosa sul 'fare cilecca'.

Riprovo.

Niente.

Tento con il dito medio.

Loki io ti strozzo.

Banner mi batte sulla spalla: "Beh, dai. Ci ha provato."

"Ti ha fregato." rincara Clint. "Prevedibile." Steve ammette che sia preoccupato dalla mia improvvisa ingenuità.

"Non sempre il sesso è la soluzione ad un problema." sentenzia Stark e per un istante tutti lo guardiamo come se lo pseudo-zombie fosse lui e non la sottoscritta.

Ma è solo per un microsecondo, perché poi tutti gli occhi tornano ad essere fissi su di me. Chi con sguardo di compatimento, chi innervosito, chi preoccupato, chi con un mezzo sorrisetto.

Trovo solo una cosa sensata da fare: simulare un attacco isterico ed uscire dalla stanza.

 

Senza accendere la luce mi sono rifugiata nell'angolo di una stanza non ancora terminata, con il pavimento grezzo e le pareti rivestite solo per metà. Mi accuccio per terra di fronte alla vetrata appoggiando la schiena contro una pila di piastrelle ancora da posare.

Sono furiosa, e non solo con Loki.

E se pensa di costringermi a tornare da lui a pigolare di tradurre quel libro si sbaglia di grosso. Può starsene a marcire su Asgard, per quanto mi riguarda.

A ferirmi è soprattutto la reazione dei miei compagni, l'avere la matematica certezza che d'ora in avanti nulla sarà più come prima, che il sospetto serpeggerà tra di loro: potrei fare il doppio gioco, potrei intralciare.

Dopotutto, cosa dovevo aspettarmi con il mio ritorno? Baci abbracci e riprendiamo da dove avevamo interrotto?

Chi sono io per avere avuto la possibilità di essere tornata indietro? Io valgo davvero questo privilegio?

Centinaia di persone che non meritano la morte si ritrovano negli Inferi ogni giorno. Io non sono né un messia né una santa, eppure sono tornata in vita.

Tutte le vittime degli attacchi di New York no, eppure le loro colpe non erano tali da meritare di morire, o da non meritare di riprendere a vivere.

Coulson è andato troppo oltre, ed era cento volte meglio di me.

È morto illuminato dalla candida luce dell’eroismo. Nessuna ombra di sospetto sulla sua lealtà.

 

Rumore di passi nel corridoio alle mie spalle e mi appiattisco contro le mattonelle. Qualcuno entra e sembra attendere, come se si stesse guardando attorno, per poi uscire. I passi entrano nella stanza di fianco. Vicina alla vetrata come sono, posso guardare attraverso la finestra nella stanza accanto.

C'è Natasha che guarda fuori: vedo le labbra muoversi velocemente, troppo perché riesca a leggerle. Quel qualcuno con cui sta parlando si avvicina alla vetrata: Clint. Sembra stiano litigando, o comunque discutendo animatamente. Afferro brandelli di parole dal movimento delle labbra che confermano il sospetto di essere il soggetto della discussione.

Stanno litigando ed è a causa mia.

Natasha mi sta difendendo a spada tratta davanti al suo uomo. Natasha mi preferisce all'uomo che ama. La cosa dovrebbe angosciarmi e farmi sentire in colpa, ed invece provo una leggera fitta di colpevole piacere.

Decisamente, frequentare Loki non mi fa bene.

 

Nell'Acura TL il silenzio è pesante come un macigno. Clint guida senza fiatare, Natasha è voltata ostinatamente verso il finestrino ed io, nel sedile posteriore, inganno la tensione smanettando con lo Starkphone nuovo.

Non ho nessuno con cui messaggiare, nessun profilo di nessun social network da aggiornare e non ho ancora scaricato, su questo nuovo modello, nessun gioco con cui intrattenermi.

Lancio lo Starkphone nella borsetta chiedendo a Clint se può mettere su un po' di musica. Lo vedo utilizzare i comandi al volante ed il led dell’autoradio si accende sul CD. "Lady Gaga? Chi cavolo nello S.H.I.E.L.D ascolta Lady Gaga?"

"La Hill" Nel rispondere Nat non si è neppure voltata.

Oh sì. L'anno scorso, dopo una serata trascorsa in un infamissimo bar disperso nel deserto dello Utah, avevamo appiccicato il contenuto di un intero pacchetto di Lucky Strike sui suoi Oakley da sole e ci eravamo esibite in una cover di Telephone ad uso e consumo di un paio di coyote dall'aria perplessa.

La Hill è uno splendido esempio di cazzuterrima stronza sul lavoro che si trasforma in una esagitata festaiola appena tolta la divisa: Come a Las Vegas, per esempio.

Fortuna vuole che questo accada di rado, altrimenti chissà quanti matrimoni falliti avrebbe alle spalle.

Oh, oh, oh, oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as
Oh, . Avevamo cantato pure questa nel deserto.

When he comes to me, I am ready
I wash his feet with my hair if he needs
Forgive him when his tongue lies through his brain
Even after three times he betrays me

"Clint, accosta."

"Non ti senti bene?"

Ahh ah ah ah ah Ahh ah ah ah
I'll bring him down, bring him down, down
"Accosta e ferma questa cazzo di auto."

Ahh ah ah ah ah Ahh ah ah ah
A king with no crown, king with no crown

Natasha si lascia scappare un'imprecazione quando l'auto inchioda a lato del marciapiede. "Si può sapere che ti prende?"

I'm just a Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby!
I'm just a Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby!
"Dammi quel CD."

"...vuoi mandarmi nei casini con la Hill?"

Oh, oh, oh, oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as

"DAMMI QUELLA MERDA DI CD!!"

Natasha lo estrae in fretta e furia dallo stereo, glielo strappo di mano e scendo dall'auto.

Getto il CD a terra e ci salto sopra una, due, tre, quattro volte. Lo prendo in mano e lo spezzo in più parti.

Poi butto tutto, civilmente, nel cestino dell'immondizia che trovo lì a fianco e prendo un bel respiro. Nell’aria fredda di New York l’odore degli scarichi delle auto si mescola a quello dei ristoranti asiatici e delle fogne. Non è piacevole e non è fresco, ma a me sta bene così. Alzo gli occhi al cielo e lo vedo distante, scurissimo sopra ai grattacieli illuminati. Nessuna stella, nessuna luna e neppure nessun stramaledettissimo reame alieno.

E va benissimo così.

"C'è un Sushi Bar, a due isolati da qui. Io ho fame e non mangio sushi da una vita, letteralmente. Che ne dite se...?"

Clint e Natasha annuiscono velocemente, gli occhi ancora completamente sgranati.

 

 

"Lady GreyRaven non ha apprezzato. Sostiene sia stato un colpo basso, seppure abbia utilizzato parole diverse per descriverlo. Molto diverse."

"Neppure io ho apprezzato il suo tiro mancino, quindi?"

La scena è così famigliare da essere confortante. Loki è seduto alla sua solita scrivania di legno massiccio sommersa da libri di ogni genere, le gambe stese su un angolo, un tomo aperto sulle ginocchia e le mani sporche di inchiostro.

A Thor sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando entrava negli appartamenti del fratello per trascinarlo a destra e a manca e lo trovava immerso nei suoi libri o nei suoi esercizi di magia. Non riesce ad impedirsi di sorridere, a sperare che il suo desiderio più grande  – che tutto torni come prima, come se tutta quella follia non fosse mai esistita – sia stato esaudito.

È qualcosa di impossibile, riesce a comprenderlo persino lui; ma Loki è lì, con il naso infilato tra le pergamene ingiallite e l'aria di chi ha deciso che il mondo attorno va ignorato, che nulla di quello che accade lo tange. Gli appoggia il libro nell’angolo del tavolo di fianco ai suoi piedi e lui alza per un istante lo sguardo: "È più sgualcito di quanto lo ricordi."

"Come dicevo, Lady GreyRaven non ha apprezzato."

Loki fa spallucce e ritorna sulla sua pergamena. Non è che la stia davvero studiando, sta solo cercando di ignorarlo per fare in modo se ne vada il più presto possibile; ma Thor non ha intenzione di cedere, che la sua ignoranza sul fratello è stata la causa scatenante di tutto, e non vuole che ciò si replichi: "I midgardiani non possono trarre nessuna informazione dalle rune."

"Neppure tu, eppure non sei di Midgard, anche se fingi di esserlo."

"Giusto per questo necessito del tuo aiuto, fratello."

Gli occhi gelidi di Loki saettano dalla pergamena dritti sui suoi: "Il mio aiuto? Disinteressato? Thor, sono passati i tempi in cui scattavo ad ogni tuo vago cenno di interesse nei miei confronti lieto di ricevere solo briciole di riconoscenza." Si alza dallo scranno gettando pergamena e penna sul tavolo incurante dell’inchiostro che schizza sui libri. "Ammesso che me ne fossi, riconoscente."

"Fratello..."

"Smettila di chiamarmi così. Non ti aiuterò a recuperare le Gemme, non mi interessa farlo."

"Se le Gemme cadessero nelle mani sbagliate..."

"...Tu non sapresti neppure cosa potrebbe accadere. A malapena conoscevi il potere del Tesseract, non hai mai indagato sul suo utilizzo, sulle sue proprietà. Hai dormito l'Infinity Gauntlet sotto il naso e sino a ieri pensavi fosse un oggetto ornamentale. Perché mai, Figlio di Odino, dovrei impegnarmi ad aprire la tua mente ottusa, a condividere con te la mia conoscenza ed il frutto dei miei lunghi studi? Perché tu possa ornarti nuovamente di gloria dorata?"

"No, Loki. Sono passati i tempi per cui combattevo solo per vanità personale. Ti chiedo di aiutarmi per scongiurare un pericolo per questo regno."

"Oh. Per salvare Asgard, allora? E, di grazia, spiegami come mai? Per un inesistente senso di appartenenza? Io non sono un Asgardiano, questo non è il mio regno – lo è stato, legittimamente, ma ora non più – non devo nulla a nessuno di voi."

"Come puoi essere così cieco di fronte alla tua famiglia?"

Loki sbatte il pugno sul tavolo, ciocche di capelli che scendono davanti agli occhi furenti: "La mia famiglia? Quale, quella che mi ha trascinato in ceppi davanti a tutta Asgard e per cui sarei dovuto restare inchiodato per l'eternità a farmi corrodere dal veleno di un serpente?"

"Hai scatenato una guerra su di un regno che proteggevamo, hai distrutto, ucciso persone inermi con ferocia e crudeltà inaudita..."

"Oh, cose assolutamente sconosciute agli occhi del Re di Asgard, vero?"

Thor si ammutolisce per un istante. "Gli Jotun avevano invaso Midgard, una guerra contro di loro..."

"Non sto parlando degli Jotun. Non mi sentiresti mai nominare quelle bestie, figurati tentare un'arringa difensiva nei loro confronti." Loki cammina in circolo, attorno ad un Thor confuso che cerca di decifrare la sua espressione, ad indovinare i pensieri e dove le sue parole colpiranno: "Da dove provengono le Gemme?"

"Svartalfheim."

"Oh, bravo Thor. Ed ora parlami della Guerra che il tuo prode antenato ha condotto contro gli Elfi Oscuri..."

"Sono considerati nemici di Asgard."

"...e?"

"Borr, il padre di nostro padre, ha mosso una guerra per proteggere il nostro regno."

"Su quali basi?"

"Erano nostri nemici. Avevano un esercito grande e potente. Se Asgard non avesse attaccato per prima..."

"Si stava preparando, il loro esercito?" La domanda lo sorprende: Thor abbassa gli occhi e scuote la testa. "I musici cantano ancora di come il possente esercito asgardiano abbia sorpreso il nemico nella sua stessa terra."

"Ma su Svartalfheim sono state ritrovate le Gemme, gli Elfi Oscuri avrebbero potuto..."

"Avrebbero potuto. Ma non l'avevano fatto. Né erano pronti per farlo. La gloriosa guerra di Asgard contro lo Svartalfheim è stata un pretesto per impossessarsene."

"Un Re non avrebbe mai potuto compiere un'azione così egoista."

"I Re fanno di peggio. Io sono stato Re, per esempio, e come hai detto poc'anzi le mie azioni sono considerate talmente crudeli e feroci che hanno portato morte e distruzione non in uno ma in ben due regni. Laufey era un Re, eppure non ha esitato ad abbandonare alle intemperie l'anello debole della sua famiglia. Odino è un Re, eppure non ha esitato a disconoscermi davanti a tutti il regno e a condannarmi alla Supplizio del Serpente"

"Supplizio a cui sei stato risparmiato, per merito di Odino."

"No, per intercessione di Addison. E, credimi, le sono piuttosto grato per questo."

"E ciononostante di sei rifiutato di aiutarla! Hai ingannato persino la donna che ami!"

"Siamo in vena di parole importanti, questa sera? L'ho semplicemente ripagata con la stessa moneta."

"Sbagli a comportarti così nei suoi confronti..."

"Non ti immischiare in cose che non ti riguardano!"

"Mi riguardano, invece. Tengo ad entrambi, mi accora sapervi separati e distanti."

"Certo, sarebbe meglio trascinarla su un regno a lei sconosciuto strappandola dai propri affetti e da ciò che le è più caro, allora." Thor sussulta, punto sul vivo, e Loki non riesce a trattenere un sorrisetto compiaciuto: "Non ci avevi mai pensato, al sacrificio che le stai chiedendo? Vuoi che una donna intelligente come la tua abbandoni tutto ciò che è riuscita a costruire nel corso della sua esistenza per passare un pugno di anni al tuo fianco, nel regno di un popolo guerriero pressoché analfabeta? Pensi che il solo tuo amore potrà bastare a renderla felice, Thor?" Le parole di Loki hanno colpito il nervo scoperto riaprendo le ferite del dubbio, dritte e sicure nel punto debole dell'avversario. Ha sempre fatto così, da che rimembra, ma tutte le volte non può fare a meno di restare scoperto davanti a lui. Conosce le insicurezze e le paure più di chiunque altro, e più di chiunque altro sa come farle crescere sino a renderle pericolose. Thor fissa attentamente quella figura pallida e magra dagli occhi verdi che brillano di sadica soddisfazione. "Non ti riguarda."

Loki alza un sopracciglio e si appoggia la mano sul petto in un’espressione di finta angoscia: "Oh sì, invece: mi state a cuore tutti e due..." poi scoppia a ridere. Thor stringe i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche; poi gli da le spalle con un ringhio esasperato incamminandosi verso l'uscita e fermandosi solo sulla soglia: "Se il destino di Asgard non ti interessa, perché ti trovi qui, allora?"

"Te l'ho detto, un tiro mancino da parte di Addison."

"Ed allora perché rimani qui?"

La risata di Loki si spegne lentamente, il sorriso di scherno si smorza per un istante prima di ritornare, forzato, a tendergli le labbra sottili. "Perché faccio quello che voglio."

"E di Midgard, immagino ti interessi ancora meno."

"Giusto."

"E quindi ti è indifferente sapere che il mondo di Addison possa essere in pericolo?"

"No, poiché quello non è il suo mondo - non completamente, almeno. Se Midgard fosse distrutta, Addison avrebbe un altro regno a cui ritornare: un posto dove le è riconosciuto il lignaggio ed il rispetto dovuto."

"E così lei sarebbe felice?"

"Può darsi. Perché no, dopotutto? Lo era, sino a qualche giorno fa. E poi, perché temere la distruzione di Midgard, quando ci sono fior fior di potenti, carismatici ed integerrimi eroi pronti a salvarla?"

È una provocazione. L’ennesima, e Thor avrebbe solo voglia di prenderlo per il collo e sbattergli la testa contro il muro finché non recupera la ragione.

Ma ha imparato a controllare la sua irruenza, la sua rabbia e la propria frustrazione. Chiude gli occhi e respira profondamente, che ad ignorare i pungoli di Loki è più semplice che ignorare quelli della propria coscienza che sino a pochi giorni prima gli serravano lo stomaco ogni volta che un suo pensiero si posava casualmente sul ricordo del fratello.

Non hai fatto abbastanza per riportarlo indietro salvo.

Non hai fatto abbastanza per impedire questo.

Non gli hai dimostrato abbastanza quanto lo amavi. Ma lo amavi davvero, poi? O ti piaceva avercelo attorno solo perché adoravi la scintilla di ammirazione nei suoi occhi, il suo cercare di eguagliarti senza riuscirci?

Deglutisce, gli getta di nuovo uno sguardo di rimprovero. Loki tace, braccia incrociate al petto e sorriso di scherno ostentato, in attesa di una qualsiasi sua mossa: potrebbe persino sperare di venire attaccato, di farlo esplodere di rabbia e poi implodere di vergogna e senso di colpa.

Ma Thor è cresciuto. Le provocazioni di Loki non sono nulla a confronto di quello che si è auto inflitto durante gli ultimi mesi. Volta le spalle ed esce dalla stanza.

Se Loki vuole giocare, dovrà farlo da solo.

Come è sempre stato.

 

Le ombre nella stanza di addensano, corrono sui muri, riempiono le fenditure ed inghiottono i suppellettili. Avvolgono il legno dorato del baldacchino, scivolano lungo le lenzuola ed i guanciali.

Supino sul letto, Loki sospira.

Non riusciva mai a smettere di rimuginare, di pensare, calcolare o tramare. La sua mente era sempre impegnata, correva sempre al passo successivo, vagliava le diverse vie da percorrere, ipotizzava le possibili avversità in cui poteva imbattersi. Non trovava mai requie, non riusciva mai a trovare un sollievo che non fosse solo un palliativo momentaneo.

Ma era più semplice addormentarsi con il suo respiro regolare e calmo di fianco. Con la pelle calda di Addison che sfiorava la sua – pelle d’oca che compariva al suo tocco tra sospiri di piacere – i suoi propositi potevano essere posticipati. C’era tempo, aveva un sacco di tempo a sua disposizione e poteva agire con calma.

C’era Addison, e quelle labbra sulle sue valevano bene una tregua dalle sue elucubrazioni. C’erano i suoi occhi e la sua voce, ed il tono calmo e conciliante con cui lo invitava a parlare. C’era la sua espressione concentrata mentre lo ascoltava, la sua mano sulla guancia come consolazione, a ribadire quanto lei fosse vicina e lo comprendesse.

O, per lo meno, si sforzasse a farlo.

E c’era la sua risata intrigante, la sua espressione complice e la sfrontatezza da cui la metteva sempre in guardia, dito sulle labbra e sguardo falsamente serio: “Troppa insolenza potrebbe nuocerti.”

Ed allora Addison si portava i palmi alle guance, apriva la bocca con finto timore e poi lo contagiava con il suo sorriso. 

Giorni sereni.

Non eterni.

Perché nell’angolo degli occhi dorati poteva scorgere una velata malinconia, che cercava di spazzare via con un gesto della mano, un bacio improvviso o una risata. La mente di Addison era altrove, proprio come la sua.

Ma a differenza di Loki, la sua guardava un punto ben definito dell’orizzonte pensando con rammarico a quello che lei chiamava casa.

La nostalgia l’aveva resa ingenua. Perché non poteva definire diversamente il suo essere certa che le cose su Midgard, solo perché lei rispuntava dal nulla, sarebbero state come prima.

Ma tant’è, Loki aveva un progetto – un’idea folle ed ambiziosa come solo lui poteva partorire – che non comportava restare negli Inferi ancora a lungo.

Separarsi era stata una tortura. Ma come ad ogni tortura che aveva subito – fisica o psicologica che fosse – aveva scoperto di poter sopravvivere. Convivere, addirittura: prendere il meglio che la situazione poteva offrirgli e volgerla a suo favore.

Certo, restava il fatto che addormentarsi con il lieve rumore del suo respiro fosse molto più confortante.

 

Non aveva mai temuto le tenebre. Le trovava sicure.

Perfetto nascondiglio quando da bambino combinava qualche disastro o qualche scherzo di pessimo gusto più pesante del solito.

Rifugio meditativo, da adolescente, quando la luce della gloria di Thor gli feriva gli occhi e l'orgoglio.

Per un breve momento erano state una promessa di pace, quando si era lasciato cadere dal Bifrost verso il vuoto e la morte. E poi prigionia,dopo la sua caduta su Midgard e rinascita, dentro al sarcofago di marmo dopo la distruzione del Tesseract.

Nel buio aveva coltivato la sua rabbia e il suo dolore, ma nell'oscurità aveva anche stretto la mano di Addison.

No, le tenebre andavano rispettate, che la certezza di cosa potessero nascondere non poteva averla, ma mai temute.

Tanto più se aveva contribuito ad evocarle lui stesso.

"Mi hai chiamata?"  Ha la voce morbida come sempre, con una nota di trepidazione e compiacimento.

"Sì."

La vede formarsi, uscire dall'oscurità, i capelli di platino lungo le spalle minute e la pelle candida. "Ti ascolto."

"Credo sia giunta l'ora di conoscere il tuo nuovo Signore, Amora."

Lei sorride, piegando con grazia il capo di lato. "Sarà lieto di conoscerti."

 

"Loki, Laufeyson." le labbra sottili di Malekith sono piegate in un ghigno beffardo nella parte nera del volto e nella voce lascia trapelare una punta di disprezzo.

Lo sguardo di Loki si mantiene comunque alto e fiero, dritto in quello del Re degli Elfi Oscuri: "Malekith, il Maledetto."

Amora scivola via dal suo fianco e va a raggiungerlo, sedendosi languidamente sul bracciolo del trono. "L'Incantratrice ha speso molte parole sul tuo conto, ti considera ancora il suo allievo prediletto ed è sicura che una nostra alleanza possa regalarci insperati frutti. Tuttavia devo ricredermi, alla luce della separazione delle Gemme."

Loki sbuffa divertito: "Pensavi davvero che ti consegnassi l’Infinity Gauntlet su un piatto d'argento? Suvvia, Malekith: Asgard ne ha avuto abbastanza dei miei palesi tradimenti, e non ho molta voglia di finire nuovamente nell'Oltretomba. Non ho intenzione di muovere un dito, per recuperare le Gemme, se è questo che vuoi domandarmi."

Un lampo furente negli occhi neri e la mascella del Re si serra di scatto: "Quindi?"

Loki si mette a camminare per la stanza, le mani dietro alla schiena con aria indifferente, quasi come se lo annoiasse spiegare una cosa tanto ovvia: "Cosa ne sai dei Vendicatori?"

"Gli Eroi di Midgard? Amora mi ha raccontato della battaglia contro Thanos. Valorosi, potenti. Tuo fratello ne fa parte, così come la donna che è tornata con te dall'Oltretomba."

"E ti ha anche riferito che mio fratello li ha allarmati della pericolosità delle Gemme e che loro stanno cercando un modo per rintracciarle?"

Lo sguardo di Malekith ora è incuriosito: sta valutando il peso dell'informazione e come possa giocare a suo favore. Loki sorride e coglie la palla al volo, incalzando: "È mia intenzione far sì che siano loro stessi a recuperarle. Perché spendere tempo ed energie per un lavoro che può fare tranquillamente qualcun'altro? Dopodiché, Malekith, per l'Incantatrice sarà un gioco da ragazzi sottrargliele da sotto il naso. Svartalfheim riavrà le sue Gemme e la sua possibilità di vendetta."

"E tu che farai?" Interviene Amora accavallando le gambe ed arcuando le sopracciglia sottili.

"Io? Nulla, a parte muovere le mie pedine."

"In cambio di...?"

Loki apre le braccia, ad indicare di come la cosa sia palese: "Andrete in battaglia contro Odino e Thor. Li umilierete, li ucciderete. Sbaraglierete l'esercito Asgardiano, ed io tenterò una mediazione. Un ultimo, disperato tentativo di trovare un accordo per evitare la completa distruzione di Asgard. Che senza Odino e Thor, non potrà accettare altro Re all'infuori di me."

"Miri sempre al trono, dunque?"

"Mi definisco un uomo coerente."

"Anche se questo significasse lo sterminio della tua famiglia?"

"Come hai puntualizzato all'inizio del nostro incontro, non sono figlio di Odino."

"E dei Vendicatori tutti?" Il sorriso sardonico di Loki si congela sul volto. "Sono di impiccio, comprendi? Li valuto addirittura abbastanza pericolosi. Mi metterebbero i bastoni tra le ruote, non posso lasciarli liberi di agire."

"Ciò che dici è vero. Tuttavia ho interesse che uno di loro resti in vita. Mi è necessario."

"La tua donna?" Le labbra dell’Incantatrice si increspano con disprezzo

"È di famiglia reale, suo cugino è il sovrano dell'Anticamera degli Inferi, non è cosa da poco. Garantisco che non ci sarà di intralcio, se voi garantirete per la sua vita."

"Hai la parola del Re di Svartalfheim, Loki Laufeyson."

 

L'oscurità si dissipa, è l'alba di un nuovo giorno. La luce irrora i tetti di Asgard e la città rifulge dell'oro di cui è forgiata.

Loki si alza e raggiunge la finestra. La balconata è inondata dal sole, fa già caldo. Resta sulla soglia, all'ombra delle tende, lo sguardo all'orizzonte oltre il Bifrost spezzato.

Le tenebre nascondono, proteggono, riappacificano, incoraggiano i sogni. La luce palesa le forme ed i colori per quelli che sono.

E per lui, non vi è nulla di più spaventoso della realtà.

 

 

E rieccomi!

Che altro dire, i contorni iniziano a delinearsi (forse).

Spero vi sia piaciuto il capitolo, non mancate di farmelo sapere, oppure di criticarlo, come preferite e reputate più giusto!

Non posso fare a meno di ringraziarvi, comunque, per il seguito che state dando a questa storia!

Davvero, grazie mille!!!

Per farvi notare la follia della sottoscritta, eccovi un simpatico esempio di cosa un’apatia pazzesca può creare in momenti di vuoto cosmico cerebrale:

http://24.media.tumblr.com/2612dd4f2d138911a9ed5c8fe9117d45/tumblr_mj3tpl1qL21rypxyso1_1280.jpg

La scheda S.H.I.E.L.D. di Addison. Embè, ognuno ha le sue.

Per domande o qualsiasi genere di contatto vogliate tenere, vi mando al mio ASK:

http://ask.fm/account/wall#_=_

Per tutto il resto c’è MasterStark.

Grazie ancora ed alla prossima!

Vostra, sempre,

EC

 

 

PS: Titolo tratto dall’omonima canzone dei Cradle of Filth, citazione cinematografia tratta da Vicky Christina Barcelona.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scars and Stitches always Fade ***


The Seventh:Winter

The Seventh:Winter

 

PART 4: Backin'

 

Chapt. 4: Scars and Stitches always fade.

 

What a collection of scars you have. Never forget who gave you the best of them, and be grateful; our scars have the power to remind us that the past was real.

[Red Dragon]

 

"Caschi proprio a fagiolo: abbiamo appena deciso di farci una cioccolata calda."

"Grazie ma sono un po' di fretta." Maria Hill si pulisce i piedi sull' Oh no, not you again! dello zerbino e poi varca la soglia dell'appartamento con una valigetta in mano. Dal suo trespolo, Morrigan gracchia un saluto sbattendo le ali e lei ricambia accarezzandole la testina nera.

"...con una valanga marshmellows."

Allarga le braccia: "Se la metti così..."

Natasha emerge dal bagno nel suo accappatoio candido, i capelli avvolti in un asciugamano e la maschera idratante sul viso. "Giornata di manutenzione?"

"Sono tornata stamattina da Mosca. La pelle di questo bel visino non è più abituata a tanto freddo, nè il clima invogliava a farsi una ceretta."

"E hai dovuto prendere un'intera giornata? Dunque è questo il segreto della tua resistenza al freddo? Pensavo fosse merito del tuo addestramento..."

Prendo il brick del latte dal frigo e la bustina della cioccolata in polvere e mi prodigo nella preparazione, non prima di aver allungato un bocconcino al mio corvo per farla smettere di fissarmi con l'occhio critico della nutrizionista che disapprova le schifezze a merenda."Natasha teme che il Falchetto possa perdersi in una foresta troppo fitta."

"Pensavo possedesse una buona vista..."

"Da una certa distanza."

"Ma ad una certa distanza lo considero sesso telefonico."

Eccoci qui, le tre di Sex and the S.H.I.E.L.D. di nuovo insieme.

Maria si toglie cappotto e sciarpa sorridendo e si accomoda sul divano appoggiando la valigetta vicina al tavolino stracolmo di libri e appunti sormontati dal mio nuovo StarkPad: "Ti stai rimettendo al lavoro?"

"Cerco di rimettermi in carreggiata. Stavo anche provando a buttare giù qualche idea per la mia nuova divisa, dimmi che te ne pare." La vedo prendere in mano il mio block notes, alzare un sopracciglio con aria perplessa e voltarlo in orizzontale, prima di girare anche la testa di lato. "Ti sei disegnata le tette troppo grosse."

"Oh, e quello è niente, guarda il bozzetto due e dimmi se non ti sembra un quadro di Picasso." Interviene Natasha dedicandosi alla rimozione dello smalto rovinato dalle unghie.

"Senti, Peggy Guggenheim delle mie ovaie, prendi le tazze che la cioccolata è pronta."

Grumosa e poco densa: ma come cavolo fanno quelli della pubblicità? "Maria, quanti Marshmellows vuoi?"

"Quanti ne hai?"

 

"Dimmi che in quella valigetta c'è un milione di dollari: ho una discreta voglia di fare shopping." La Vice Direttrice si pulisce la bocca dai residui della cioccolata con il tovagliolo e scuote la testa: "Fury è contento che tu sia tornata, ma non così tanto."

"Spilorcio." Libero il tavolino e lei ci appoggia la valigetta, impostando la combinazione e facendo scattare le serrature. "Pronta?" Al mio cenno affermativo apre.

I miei coltelli.

È come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Le lame e gli intarsi dell'elsa sono rovinati, ed uno è spuntato. Dev'essere quello che...

Involontariamente mi ritrovo a massaggiarmi lo sterno. "Pensavo fossero andati distrutti."

"Sono stati recuperati molto dopo, durante i lavori sulla 59esima. Fury è riuscito ad entrarne in possesso ed ora ha deciso di restituirteli. Beh, li ha lavati, prima."

"Vuoi dire che Fury ha lasciato la lama sporca del mio sangue? Piuttosto macabro come collezionista.Nel freezer che ha, frattaglie dei avversari?"

Maria fa spallucce e si sforza di mantenere un tono calmo e leggero, che l'espressione che mi deve essere comparsa in viso deve essere davvero tremenda: "Non so, non mi ha mai invitato a cena."

Allungo la mano per toccare una delle lame, ma mi blocco. È assurdo: sono le mie armi, le ho considerate prolungamenti del mio braccio e parte integrante del mio potere, ma ora non riesco a prenderle in mano, quasi come se temessi che, da un momento all'altro la lama spuntata possa rivoltarsi contro me e trapassarmi lo sterno.

Di nuovo.

"Forse è ancora troppo presto." suggerisce Natasha, e mi accorgo solo in questo momento di avere la fronte imperlata di sudore. Mi passo il dorso della mano e annuisco piano. A completare il penoso quadro, entrambi le cicatrici si sono messe a pizzicare. "Credo che dopo l'intervento di chirurgia plastica starò meglio."

"Hai intenzione di toglierti solo le cicatrici?"

"...sì, perché?"

La Hill riprende in mano il mio bloc-notes: "Bah, non so... il disegno della tua nuova divisa suggeriva anche altri cambiamenti...!"

"Cretina!" strillo colpendola con un cuscino, grata di questa battuta.

 

"Ah, ragazze quando siete andate da Stark, la scorsa settimana, avevate preso l'Acura TL? quella targata EPG712?"

Natasha accende il phon preferendo spararsi l'aria direttamente nel padiglione auricolare per isolarsi dalla conversazione. Morrigan picchietta il becco contro la finestra ad indicarmi che lei, ad un mezzodemonicidio, non vuole proprio assistere. Io fingo noncuranza ed annuisco: "L'aveva ritirata Clint" pigolo a suggerire che qualsiasi cosa manchi, la colpa non è la mia.

"E che CD c'era?"

Ahia..."Uhm... non lo so, abbiamo solo ascoltato la radio, se non ricordo male. Perché? "

"Ehm… è che non riesco più a trovare quello di Lady Gaga e...beh, me l'ha regalato Hogan quando abbiamo firmato le carte del divorzio... ci tenevo a tenerlo come ricordo."

"Oh, Hill, non dovresti attaccarti a ricordi materiali. Si possono perdere, rompere... Il vero valore, il vero ricordo è ciò che custodiamo nel nostro...uhm, cuore."

"Cuore? Tu dici?"

 

Natasha è appena stata richiamata alla base ed è uscita da pochi minuti. Finisco da sola la mia porzione di ravioli al vapore del Take Away cinese qui sotto e poi mi lascio cadere sul divano decisa ad eliminare ogni traccia di cubismo dal BozzettoDue della mia nuova uniforme.

Con la mia solita grazia da elefante in una cristalleria prendo contro al tavolino e per poco non faccio cadere lo StarkPad; nell’afferrarlo al volo appoggio un dito sull'icona di YouTube, avviando l'applicazione.

Mi torna in mente un brandello di conversazione avuto con Tony e gli altri, a proposito della reazione popolare al mio ritorno, ed improvvisamente i miei bozzetti non mi interessano più. Avvio la ricerca: "Vendicatori. GreyRaven."

Il primo video proposto è tratto dalla CNN.

Si vede solo l'entrata principale della Stark Tower, vetri scheggiati o infranti, uno scorcio della Hall piena di detriti alle spalle di IronMan e Captain America.

I giornalisti sono a pochi metri da loro con microfoni protesi in avanti al di là delle braccia dei quattro agenti che li trattengono a stento, le telecamere alzate ed i flash incessanti delle macchine fotografiche.

Cap ha ancora addosso la maschera, la porzione di viso scoperta è impiastricciata di polvere e sudore, l'angolo esterno dei suoi occhi celesti lucido. Ha un taglio sul labbro ed un braccio a tracollo, la divisa è lacerata e sporca ovunque e un tremore quasi impercettibile nella voce, mentre racconta ad una giornalista circa le dinamiche dell'accaduto. Tony ha lo sguardo assente, quando interviene solo ad aggiungere un tecnicismo circa la distruzione del Tesseract e risponde vagamente sulla sua natura: anche lui indossa ancora l'armatura ammaccata, ma si è ripulito il volto e si è tolto l'elmo.

"Si ha un numero approssimativo delle vittime?"

Entrambi scuotono la testa, ma è solo Cap a proseguire: "Indubbiamente l'evacuazione preventiva che è stata operata, seppure con un anticipo così breve, ha impedito che potessero esserci maggiori vittime. Eravamo preparati, e di questo possiamo solo ringraziare la tecnologia Stark." Gli occhi del Capitano brillano, fatica a mantenere la voce salda: "Di vittime nella 59esima, che al momento abbiamo potuto appurare, sono due: una di loro si chiamava GreyRaven, era un membro della nostra squadra. Ha sacrificato la sua vita, per porre fine a quella del nemico."

C'è un mormorio tra i giornalisti, uno di loro domanda ad alta voce se GreyRaven era 'La Rossa'.

"'Sto coglione" commento ad alta voce. Meno male che Cap è più pacato: scuote solo la testa, e nel farlo una lacrima si stacca dalle ciglia, rotoland lungo la guancia lasciando un solco tra lo sporco. Tony, nel frattempo, inforcato un paio di occhiali scuri ha voltato la schiena ai microfoni ed è rientrato nella Hall uscendo di scena nel più assordante ed invalicabile dei silenzi.

Chiudo il programma, abbandono lo StarkPad tra i cuscini del divano ed incrocio le gambe sul tavolino.

Improvvisamente sento il bisogno impellente di tornare all'azione, di essere stufa di essere stata con le mani in mano in ben due dimensioni diverse. Lo sguardo vaga tra la valigetta - le mie armi, il mio passato  - ed il bloc notes - quello che vorrei ritornare.

Le due cose devono combaciare, ma il solo pensiero di riprendere in mano i miei coltelli mi fa chiudere lo stomaco

La porta che si apre e l'interruttore della luce che scatta mi fanno riemergere dai miei pensieri. Clint mi fissa con un sopracciglio alzato: "Che ci fai qui al buio?"

"Pensavo al mio piano per la conquista del mondo con un esercito di non-morti al seguito."

"Forte. Quest'anno chiedere eserciti in prestito va di moda, e anche gli zombie."

"Oh, hai ragione, troppo mainstream. Dinosauri?"

"Lasciamo indovinare: hai preso la cena dal cinese in fondo alla strada?" Annuisco: "La nuova gestione lascia molto a desiderare come qualità del cibo." Gli lancio un cuscino che respinge con una manata, facendolo volare contro Morrigan che gracchia il suo disappunto e si sposta dal trespolo al mio grembo. "Non dovrai sopportarmi ancora per molto. Io e Nat partiamo stasera, andiamo a finire un lavoro in Turchia che qualcuno ci aveva fatto interrompere."Sparisce nella camera e lo sento aprire armadi e cassetti, preparando la borsa per il viaggio fischiettando.

Saperli fuori entrambi ed io bloccata a far niente mi fa scendere l'umore sotto le scarpe. "Ricordati un souvenir per me" brontolo.

"Sarà fatto. Cercheremo di tornare alla svelta. Tutti interi, si intende, ma temo che non sarà prima di un paio di giorni. Mi dispiace, ma non ceneremo insieme per il Ringraziamento."

"Non abbiamo mai passato insieme il Ringraziamento. Anzi, non lo abbiamo mai festeggiato."

"Questo è vero. Ma magari quest'anno potevamo fare un'eccezione."

Alzo le spalle. "Non importa, Natasha odia il tacchino."

 

La nuova divisa mi sta di incanto: ho sostituito il nero con l'antracite e modificato la disposizione degli inserti di grigio più chiaro. Ho alzato la scollatura di un paio di centimetri per nascondere la cicatrice e mantenuto il nastro nero attorno al collo - uno dei miei 'marchi di fabbrica' - che nasconde il segno di quel morso che mi ha dato i poteri. La vita è stretta in un corpetto antiproiettile: le ali che si estraggono dalla schiena per planare sono più robuste delle precedenti.

Gli stivali, appena sotto al ginocchio, riportano il disegno stilizzato del corvo ai lati e nella versione deluxe sono anche impreziositi da una manciata di borchie.

Un po' Selene di Underworld un po' Black Mamba di Megamind. Ringrazio le ragazze dell'Ufficio del Personale che come sempre hanno dimostrato una perizia ineguagliabile.

"È fantastico, davvero." Mi volto allo specchio: "Il retro è da urlo, avete superato voi stesse."

"La maschera poi la vuoi?"

Faccio spallucce, quella non l'ho proprio decisa. "Forse pensavo di cambiare un po' pettinatura... dite che potrebbe bastare per confondermi?"

"Uhm... "

"Beh, allora dirò che sono la gemella segreta della GreyRaven precedente."

Le due ragazze sorridono un po' nervose: sono evidentemente a disagio di fronte alla sottoscritta, e sembra che i miei tentativi di stemperare la tensione con qualche battuta o mostrandomi naturale ed allegra come al solito cadano nel vuoto, o vengono accolti tiepidamente.

Comprensibile. Porta pazienza, Addison.

Ci vorrà po' prima che le persone accettino che sei potuta tornare indietro - ed altri no - è una cosa naturale, la diffidenza verso qualcosa di sconosciuto.

Ricordi i tuoi professori quando hai dato fuoco ai libri a scuola?

Beh, questa è la stessa cosa. Però versione DVD blu ray deluxe con contenuti speciali.

Bisogna aver pazienza.

Razionalmente, è così.

Però è una scocciatura che stiano tutti sul chi vive quando entro in una dannatissima stanza.

Ad ogni modo, dissimulo il mio nervosismo ringraziando ed infilando nella borsa le divise nuove - versione standard e versione deluxe - e mi avvio verso l'uscita.

 

Fury ha voluto accontentare la mia richiesta di reintegro parziale spedendomi a recuperare l'Articolo 47, un'arma chitaura recuperata dopo gli scontri, che Stark aveva deciso arbitrariamente e senza autorizzazione di tenere come complemento d'arredo. Una volta entrata con un pass falso nella Stark Tower posso agire indisturbata - Capi fuori sede nel pomeriggio del Ringraziamento e si batte la fiacca: tutto il mondo è Paese, sull'Helicarrier si organizzano tornei di COD appena Fury gira l'occhio - e dopo aver recuperato l'articolo l’ho affidato ad uno degli agenti che mi attendevano all'uscita spedendolo da Fury da solo, che mentre mi aggiravo nella Torre avevo visto intravisto qualcuno di mia conoscenze.

 

Sono seriamente tentata di entrare nel laboratorio di botto, ma certi scherzi è meglio non farli a qualcuno con la possibilità di andare in berserk e trasformarsi in un gigante verde.

Mi dispiacerebbe soprattutto per gli arredatori della Stark Tower, che hanno quasi finito il loro lavoro: dev'essere stato frustrante ricominciare da zero per tre volte di fila nell'arco di cinque mesi.

Così mi limito picchietto le unghie laccate sul vetro della porta d'ingresso.

Bruce Banner alza gli occhi dallo schermo del Pc, mi saluta con la mano e mi fa cenno d'entrare. "Buonasera dottore! Lavorare tardi per il giorno del Ringraziamento nuoce gravemente alla salute, lo sai?"

Accenna un sorriso, togliendosi gli occhiali. "Non riuscire a rintracciare un pugno di Gemme potenzialmente pericolose la danneggerebbe molto di più."

"Già. Ma è la sera del Ringraziamento, è il caso di staccare e prepararsi per la cena."

Si stringe le spalle: "Non vado a nessuna cena."

"Stark?"

"A Parigi con Pepper, tornano lunedì. La loro prima mini-vacanza dopo tutto il doppio casino. Ma tu ci fai qui?"

Allargo le braccia. "Baratto di armamenti." rispondo evasiva, ed in fondo non è completamente una bugia: il fucile ad acqua con cui ho scambiato quello dei Chitauri fa la sua discreta figura, posto sul piedistallo. "Ed ovviamente, anche per invitarti ad uscire con me per la sera del Ringraziamento. Potremmo raccattare da qualche parte del tacchino surgelato, scaldarlo al microonde e spaparanzarci sul divano davanti alla TV: ho appena scaricato Sherlock Holmes. Che ne dici?"

Banner mi studia, piegando la testa di lato. Il suo accenno di sorriso non diminuisce mentre si toglie gli occhiali. "Il primo o il secondo?"

"Entrambi. Amo Jude Law."

Sembra valutare la proposta e per un istante ho il sospetto che non accetti, ma poi si infila nuovamente gli occhiali e spegne il computer:  "Nel Bar qui sotto hanno preparato monoporzioni di tacchino take away. Potremmo prenderli lì, se per te va bene."

 

Il Roxie Cafè era un elegante bar-ristorante ai piedi della Stark Tower, che ricavava ottimi profitti dall'avere i tavolini esterni con una perfetta vista della terrazza di lancio da dove Stark si esibisce quotidianamente.

Dopo due attacchi a Manhattan e due distruzioni complete del locale, il proprietario aveva incassato una cospicua cifra dall'assicurazione, rifatto completamente gli interni e scelto un nome più ottimistico come 'Phoenix Café'.

Quattro o cinque cameriere carine e sorridenti, un barman italiano esperto dell'intimo significato della parola 'Aperitivo' e con un culo da cardiopalma, il proprietario alla cassa ed un pasticcere che a dire di tutti faceva la migliore cheesecake del mondo.

Le cameriere non erano cambiate ed il proprietario neppure.

E neppure gran parte degli avventori. Uno, in particolare.

 

Banner ha recuperato una pervenza di buonumore, tanto da mettersi addirittura a scherzare e aprirmi la porta del bar con modi da cavaliere. "Hey Steve! Che ci fai qui?"

L'espressione del Capitano è la stessa di un bambino sorpreso con le mani nella marmellata: Sgrana gli occhi e poi deglutisce il penultimo pezzo dell'enorme fetta di Cheesecake coprendosi le labbra con il tovagliolo, cercando di darsi un contegno e di fornirci una spiegazione plausibile che la marmellata in bocca impedisce.

Nel tavolo vicino una cameriera bionda e bocculta sta sparecchiando. Alza lo sguardo verso di noi, saluta con un timido sorriso di benvenuto, e quando mi vede gettare le braccia alle spalle di Steve e schioccargli un bacio sulla guancia scivola via in tutta fretta con le gote in fiamme.

"Sono appena tornato dal Nevada."

"La base d'addestramento? E di grazia, a cosa si dovrebbe esercitare il SuperSoldato?"

"Beh, veramente... ero io l'addestratore..."

"Oh! Complimenti, Capitano. Benvenuto nel meraviglioso mondo dei dipendenti S.H.I.E.L.D. con doppio ruolo e stipendio singolo."

Steve sorride e ci invita ad accomodarci al suo tavolo gettando uno sguardo oltre la porta della cucina in cui è sparita la cameriera bionda.

"Veramente noi siamo solo di passaggio. Banner mi ha detto delle porzioni di tacchino da asporto e pensavamo di approfittarne: abbiamo organizzato una mini cena del Ringraziamento al volo."

"Se non hai programmi potresti unirti a noi." aggiunge Bruce. "Intanto che ci pensi io prendo una fetta di Cheesecake, ha un aspetto favoloso."

 

Tre fette di Cheesecake, due deliziosi negroni italiani ed un numero di telefono del barman dopo usciamo nell'aria fredda di New York con le nostre confezioni di tacchino ripieno e varie salse d'accompagnamento, il tutto impacchettato in una confezioncina di cartone simil -pasticceria molto carina.

"Toglimi una curiosità" domando a Steve "La cameriera..." Arrossisce così violentemente da strappare una risata anche a Bruce. "Ho già avuto la risposta che volevo!" rido "Gliel'hai chiesto il numero, no?" Steve alza gli occhi al cielo. "Mi sembri Stark" borbotta

"Naaah. Stark ti appiopperebbe una spogliarellista."

"E farebbe più pressione." aggiunge Bruce

"Esatto. Io mi limito a domandarmi come mai tu non colga l'occasione al volo! Andiamo, ti mangiava con gli occhi!"

"Dici?"

"Sì. L'ha notato anche lui." Bruce asserisce, aggiungendo che solo un cieco non se ne sarebbe accorto. Steve si ferma pensieroso e si getta uno sguardo al bar alle spalle "Quindi che dovrei fare, tornare indietro e chiedergli il numero di telefono... così?"

"E che numero vorresti chiederle, quello delle scarpe?"

Alza le spalle. "Magari la prossima volta..."  Banner gli strappa la confezione di tacchino dalle mani, io lo volto verso il bar e lo spingo. "Fila, soldato."

Cerca di opporre una breve resistenza. Poi fa un paio di passi e tentenna finché Banner fa notare che l'attesa lo innervosisce, quindi prende un bel sospiro e si incammina verso il bar.

Riemerge dalla porta mezzo minuto dopo che sto saltellando per l'impazienza. "Allora?"

"Ha finito il turno dieci minuti fa."

"Oh." Banner gli restituisce il tacchino come se potesse consolarlo.

"Forse non è destino..."

"Glielo chiederai la prossima volta. Tanto sei sempre qui..."

L'aria di New York è frizzante e mi stringo il cappotto alla gola. La gente nelle strade si affretta a tornare a casa, a cenare con le proprie famiglie ed i propri amici.

Anche noi.

Avremmo potuto passare questa serata separati, ognuno in compagnia della propria solitudine. Ed invece eccoci qui, tre persone apparentemente diversissime tra di loro. Tre persone con caratteristiche uniche. Tre membri di una squadra.

Una mezzodemone piuttosto focosa che non vede l'ora di mangiare la salsa ai mirtilli.

Uno scienziato con seri problemi a gestire la sua rabbia e con lo stomaco che rumoreggia dalla fame.

Un SuperSoldato che non riesce a cogliere la palla al balzo e a chiedere il numero alla ragazza a cui è interessato.

Io sono fortunata. Sono tornata ed ho ritrovato i miei compagni, i miei amici.

Passerò la serata con due di loro e sarà una compagnia piacevole.

In un angolino della mia mente c'è il nome di Loki, e la sensazione spiacevole che manchi solo lui per poter definire perfetta questa serata.

 

 

“Maestà, ho un dono per voi”

La voce di Amora è un sussurro tra passi di velluto ed il fruscio della seta delle vesti. Ai piedi del trono di Malekith mantiene gli occhi chiari fissi sui suoi, in attesa di un cenno reggendo tra le mani candide un piccolo cofanetto d'oro. Quando la mano dell'Elfo Oscuro si stende verso di lei, l’Incantatrice sale i gradini di marmo e si inginocchia al cospetto del Re di Svartalfheim.

“Che tipo di dono?”

“Un tipo di dono insperato, Sire. Una sorpresa che illuminerà i vostri occhi.” Le dita sottili aprono il cofanetto e l’ovale di una pietra dorata brilla nella penombra gelida della sala, levitando dal cuscinetto di raso: “La Gemma della Realtà. Cercata e trovata per voi.”

Il volto sfigurato dall’ombra di Malekith è una maschera di meraviglia: “E da chi?”

“Da me, ovviamente. Invero, un recupero fortuito, ma quanto mai fausto.”

“Sia lodato il giorno che ti ho accolto in questa corte, Incantatrice. Sei la mia risorsa più preziosa, la mia serva più virtuosa.” Le dita ruvide accarezzano la guancia di Amora facendola sorridere gratificata. Poi il re contempla a lungo la Gemma che fluttua davanti ai suoi occhi, sfiorandola con le spesse unghie grigie. “Le mie intenzioni sono mutate.” Dice infine “Ormai mi conosci, ben sai quanto possa essere impaziente; Voglio le altre Gemme al più presto. Loki ed i suoi piani necessitano di una flemma insensata: I Vendicatori non percepiscono un pericolo imminente e tardano a mettersi alla ricerca delle Gemme. Occorre qualcosa che li sproni a recuperarle con dovuta premura, non credi?”

Amora annuisce, pronta agli ordini. “Ne deduco, Sire, che abbiate già in mente qualcosa”

“La cupidigia di Asgard ha riempito le sue cripte dorate di preziosi tesori. Me ne occorre uno di enorme potenza, capace di scatenare caos e distruzione. La miccia che solleciterà i midgardiani a trovare le Gemme. E che ci permetterà di riaverle in mano quanto prima.”

“Desiderate dunque porre fine all’alleanza con Loki, mio Signore?”

“Diciamo che preferisco accantonarla momentaneamente.” Malekith le accarezza il fianco, a sottolineare la sua bramosia. “Intendi ciò che ti sto chiedendo di fare?”

La piega delle labbra di Amora si fa più evidente, gli occhi le si illuminano. “Certo, mio Re. Ma necessiterò di grande magia, per portare a termine questo compito. Permettetemi di attendere la notte più propizia per la mia intrusione, e di utilizzare questa Gemma. Smanio dalla voglia di servirmi di tale potere.”

 

 

“Hey, I just met you, and this is craaazy, So here’s my number, Join S.H.I.E.L.D. maybe!”

“Borgo, il tuo ritorno come operativa non passa mai inosservato, non c’è che dire.”

“Rilassati, Hill. Sono solo estremamente contenta che la mia prima, vera missione dal mio ritorno in grande stile sia andata così bene. Secondo me prendo l’aumento, questa volta.” Canticchio tamponando i capelli con l’asciugamano. “Me lo merito, no?” Mimo un balletto uscendo dalla zona docce avvolta nell’accappatoio, mentre la Hill traffica con il suo armadietto e ne estrae lo zaino d’ordinanza. “Ed ora che fai, parti tu?”

“Già, controllo di routine alla base in Alaska. Ogni tanto dobbiamo farci vedere o quelli lassù giocano a carte tutto il giorno.”

“Strip poker per la precisione, l’ultima volta li ho umiliati.

“Barando.”

“Dettagli.” Riaccendo il cellulare personale: quando siamo in missione siamo obbligati a lasciarlo alla base, spento, e ad utilizzare solamente quello che ci viene assegnato.

Nessuna chiamata, solo un messaggio da Nat che mi avvisa di una bolletta da pagare. Affettuosa.

“Romanoff ancora in missione?”

“Rientro previsto tra quarantotto ore.”

“Barton?”

“Appena ripartito.”

“… Non la prenderà bene.” Una pila di roba cade dall’armadietto della Hill, praticamente sotterrandola tra le imprecazioni. E poi la disordinata sarei io penso aiutandola a raccattare le cose qua e là. Un I-pod, una ricetrasmittente, quattro caricatori, la scatola di petardi sequestrata a Clint la scorsa settimana, svariati pacchetti di Chewing-gum e un libro.

Oh, toh, avrei bisogno di qualcosa da leggere per svago. Di che si tratta?

Volto la copertina per leggere il titolo e scoppio a ridere, mentre Hill alza un sopracciglio seccata e me lo strappa di mano.

Cinquanta Sfumature di Grigio? Chi poteva sospettare che la coriacea Vice di Fury fosse un’avida lettrice di romanzetti romantici?”

“Cretina” sibila colpendomi in testa: “L’ho letto solo per il porno.”

Me lo riprendo. “Ma davvero? Ho letto le recensioni: pare sia scadente, banale e ripetitivo. Oltre che orribilmente antifemminista.”

“Non ho detto che è stato di mio gradimento.”

Faccio spallucce ed infilo il libro nella tracolla: “Tant’è, non ho di meglio da fare da qui al ritorno della Romanoff, e di sicuro sarà una iena, dato che non avrà Clint in giro. Leggerò un po’ di porno scadente per rilassarmi.”

 

In realtà non ho eccessivamente voglia di mettermi a leggere in un angolo da sola. L’adrenalina mi scorre ancora nelle vene e sento il bisogno di scaricarmi: Inforco così la Monster e mi dirigo alla Stark Tower, dove ho libero accesso a quella che Pepper ha chiamato ‘Avengers Gym’, l’attrezzatissima palestra a nostro esclusivo uso e consumo e con la vetrata aperta nella più spettacolare delle viste su Manhattan. A quest’ora, in genere, è proprio Pepper a prendersi una pausa dal lavoro e dal sopportare Stark e ad utilizzarla: un paio di chiacchiere del più e del meno e un tapis roulant sono proprio quello che ci vuole. Anche perché vorrei indagare su quello che è successo a Parigi il mese scorso: da quando sono rientrati, lei e Tony battibeccano più del solito.

Oppure, se sarò fortunata, incontrerò Steve a cui potrei proporre di condividere l'utilizzo dell’Avengers Spa che si trova sullo stesso piano.

È vero che ormai si è disinteressato a me, ma gli occhi della sottoscritta son fatti per guardare e Steve in costume da bagno è uno spettacolo che fa aumentare le diottrie.

 

Trotterello per i corridoi della divisione scientifica della Tower con l'intenzione di andare a salutare Banner, ma trovo il suo laboratorio vuoto e sospetto che lui e Stark siano a fare i ScienceBros da qualche parte.

Al di là della saletta ricreativa dei Nerd però c’è il laboratorio di Jane e Selvig, dove stanno lavorando sulle equazioni per i wormholes e a detta di Stark, ci stanno quasi riuscendo.

Oh, toh, e c’è Jane dentro: dato che con lei non ci sussistono problemi di mutazioni improvvise e pericolose, piombo dentro senza preavviso.

Delusione: non ha neppure un mezzo sussulto, essere la fidanzata di Thor ormai deve averle temprato il sistema nervoso. "Sai che stavo cercando proprio te?" cinguetta “Ho quasi finito, stavo rimettendo in ordine.” Jane è una maniaca della precisione: ogni sera prima di andarsene fa un check up completo delle attrezzature, un backup di tutti i backup dei suoi propri file e sistema i suoi strumenti in ordine di grandezza o di capacità. Quando, il mattino dopo, li ritrova in parte spostati la colpa in genere è colpa mia e di un improvviso attacco di noia ed impazzisce. Non mi ha ancora scoperto, crede sia Stark.

“Ti va un caffè?”

Accetto volentieri. “Il Dottor Selvig è già andato?”

“Sì, è uscito in anticipo con il dottor Banner e Stark. Darcy si è presa un giorno libero. Sono tutta sola in mezzo alle mie scartoffie.”

“Un paradiso, eh?”

“Diciamo che in certi generi di progetti la calma e il silenzio sono molto apprezzati dalla mia concentrazione.”

Piccola frecciatina: la settimana scorsa ho crackato lo starkphone di Darcy e le ho impostato come suoneria la Llama song che partiva ad ogni chiamata, messaggio o avviso anche a suoneria spenta. Per farlo smettere è stato scomodato Tony Stark in persona, che in trenta secondi ha resettato il sistema operativo e ha scoperto l'identità dell’hacker.

Parliamo del più e del meno finché altri due colleghi del laboratorio a fianco entrano per chiedere una strumentazione. Jane non ne è felicissima: odia prestare in giro le sue attrezzature, soprattutto quelle che ha costruito lei stessa, ma si sente in dovere di farlo, per scientifico spirito collaborativo, e accetta con una piccola smorfia.

Mentre i due si prodigano per prendere l’attrezzatura e lei è distratta estraggo dallo zaino il libro della Hill e lo appoggio in cima ad una pila di riviste scientifiche sul tavolo vicino al passaggio dei due: come da copione, camminandoci vicino urtano la pila facendo cadere tutto e causando lo sbuffo innervosito di Jane. “Non preoccuparti, raccolgo io” mi propongo chinandomi a terra. Fingo sorpresa a trovare il libro e lo alzo: “Ohhh… Dottoressa Foster, non avrai mica bisogno di ispirazione …!”

Fare scherzi a Jane mi da più soddisfazione di altri.

Perché riesco a farla AVVAMPARE in un modo quasi immorale. E gli altri due topi da laboratorio se ne escono ghignando.

“Questa me la paghi.”

“Andiamo, era uno scherzo!”

“Ho una reputazione da mantenere, qui dentro. E non sono neppure così stupida da lasciare libri simili in giro per il laboratorio.”

“Hai ragione, tu hai il Kindle. Potevi dare la colpa a Darcy.”

“Darcy non leggerebbe mai quelle stupidaggini.”

“Allora dai la colpa a Selvig.”

“Neppure Selvig.”

“…sicura?”

“...beh...”

Riprendo il libro e lo infilo di nuovo nella tracolla, spiegando da dove l'ho preso. “Ciò non toglie che me la pagherai.”

“Tremo di paura.”

“Questo venerdì.”

Alzo un sopracciglio. “Scordatelo. Sarà il 21 dicembre, ricordi?”

Lei alza le spalle: “Hai un appuntamento con i Maya, per caso?”

“Più o meno. Una festa a tema in un locale a Soho, e mi sono già preparata il costume.”

“Qualcosa di simile a quello famoso del Giubileo di tuo cugino?”

“Ho aggiunto delle piume e una testa mozzata da tenere in mano.”

“Finta, spero.”

“Dipende da quante astrofisiche cercheranno di impedirmi di partecipare alla festa.”

Lei sbuffa e mi invita a sedermi. “Questo venerdì ricorrerà la festività dello Yule, sai cos’è vero?”

“Il ballo in Harry Potter e il Calice di Fuoco?”

“Ah ecco dove l’avevo già sentito…” borbotta: “No, è una festività molto ma molto importante, legata al solstizio d’inverno e…”

“C’entrano i Maya?”

“No.”

“E allora non me ne frega niente.”

“Stiamo parlando del calendario asgardiano.”

“C’entra un’ipotetica fine del mondo?”

"No. O almeno non credo."

“E allora non è il mio campo.” Faccio per alzarmi ed uscire ma lei blocca la mia fuga respingendomi: mi ritrovo seduta su una sedia senza che riescire ad opporre resistenza. Che abbia preso lezioni da Natasha in mia assenza?

Recupera contegno e una parvenza di serietà, quando con voce solenne annuncia: “Sei formalmente invitata al banchetto di Yule. Ad Asgard.”

Sbatto le ciglia. Due volte. “Scordatelo.”

Non si arrende, incrocia le braccia e mi rivolge uno sguardo minaccioso: “Facendo così mi costringi ad informarti che l’invito è stato espresso dai Reali in persona, non puoi sottrarti.”

“Oh sì che posso.”

“No. Anche perché Thor provvederebbe a portarti anche contro la tua volontà.”

“Sempre più democratici lassù, eh?”

“Senza contare che la tua presenza sarebbe molto gradita a Loki.”

“Ah. E te l’ha detto lui?” Jane annuisce. Troppo velocemente. “Fai schifo a mentire, lo sai?”

“Ascolta, parliamoci chiaro: mi hanno incaricato di convincerti a venire. Io devo partecipare, in quanto fidanzata ufficiale di Thor – e perché una certa guerriera a caso approfitta di qualsiasi occasione per cercare di rubarmi il ragazzo da sotto il naso  – e tu parteciperesti come…”

“Come cosa? Io e Loki non siamo fidanzati.”

“Siete stati sepolti insieme. In genere basta meno per dichiarare una coppia.”

Scuoto la testa: “Sono un pochino in rotta con lui. Hai sentito dello scherzo che mi ha fatto, e poi non si è più rifatto vivo e …”

“Dev’essere un vizio di famiglia. Quante volte non ho notizie di Thor per intere settimane e…”

Non sono fratelli.”

“Oh, non ti ci mettere anche tu!” Jane batte un piede a terra, inizia a stizzirsi. “Ascolta: Prima di tutto mi devi un favore, per quello che è successo prima. Secondo: magari non hai pensato che tutto questo possa essere un problema di incomprensione fra di voi e…”

“Jane, smettila. La strizzacervelli sono io, se permetti. E non c’è nessun problema di incomprensione: Loki è stronzo, lo so perfettamente. Spiegami piuttosto perché stai patteggiando così disperatamente per noi due: desideri così tanto la sottoscritta come pseudo cognata?” Alza le spalle. “Lo fai per Thor?”

“Io…  beh sì. Ma non ti spingerei se non pensassi che la cosa potrebbe nuocerti. Non sei una ragazza comune, non ci caschi nella trappola. Tu crei le trappole. E magari… magari a frequentarti Loki potrebbe… non lo so, come si dice, rinsavire? Guarire? Tornare normale?”

“Hey, d'accordo con la resurrezione, ma la licenza per i miracoli non l'ho ancora presa.”

“Quello che voglio dire è che sono sicura che tu cerchi di aiutare Loki. E magari ci stai riuscendo davvero. Ed un Loki che non fa danni è un Loki che non rende Thor tormentato, triste od occupato a massacrare eserciti alieni mercenari. Cosa che si ripercuote sulla mia sanità mentale.”

Improvvisamente mi è venuto mal di testa: mi massaggio le tempie e sospiro. Mi si siede accanto, decisa a battere il ferro finché è caldo: “Io c’ero, quando Loki ti ha vista; è qualcosa che non mi scorderò mai in tutta la mia vita. Ti fissava e ti sfiorava, ma senza piangere o urlare: Era come se si stesse sgretolando, pezzo dopo pezzo. In un qualche suo modo strano e forse quasi perverso, deve tenerci davvero a te; non so poi cosa sia successo realmente tra di voi ma… quella volta…. so che cosa ho visto. E se non mi credi, prova a chiedere a Pepper: era d’accordo con me, siamo state noi due a spingere Fury per concedere il permesso a Thor di seppellirti su Asgard.”

Istintivamente mi porto la mano al petto, la punta delle dita a cercare la cicatrice: “Tu e Pepper mi avete...”

“Te lo ricordi?”

“No. Credo che per me fosse già finita. O quasi. Non ricordo nulla al di fuori di…” Le cicatrici pizzicano e lascio le tempie per massaggiarmi lo sterno. “Facciamo così: io ti accompagno, ma solo perché ti devo un favore e per ripagarti dal dispetto di prima.”

“Grazie.”

“Ma a tre condizioni: una, che posso vestirmi come mi pare e piace.” Jane accetta, purché faccia vomitare di bile Sif. “Non mancherò: ho giusto un vestito nuovo da mettermi. Hai presente La Mummia - il Ritorno? Sì?  Ecco, ho preso spunto da Anck-su-Namun."

"Oh, per la miseria...! Senti, Odino credo abbia una certa età e..."

"Lasciami finire. Due: nessuna ‘presentazione ufficiale’ di me e Loki insieme.”

“Frigga non la prenderà bene…”

“Tua la suocera, tuoi i problemi. E terzo: non una parola con gli altri. A Clint verrebbe una crisi isterica e non potrei sopportare le battute di Stark.”

Pondera le mie proposte tamburellando le dita sui jeans, poi allarga le mani in segno di resa.

A queste condizioni, una serata del genere potrebbe essere quasi accettabile.

Quasi.

Ad ogni modo, ho un conto in sospeso con Loki ed uno dei due deve affrontare la situazione.

Ed io ho tutta l'intenzione di fargli esplodere i timpani.

 

 

===========================================================================

Con questo aggiornamento sono decisamente in ritardo, chiedo venia ma vengo da una settimana allucinante dal punto di vista lavorativo. Vedrò di non tardare ulteriormente.

Grazie, Grazie ancora tantissimo per tutte le recensioni, i 'mi piace' ed i preferiti che state facendo piovere sulla mia testa.

Continuate, vi prego, il mio ego è molto ballerino... :D

Scherzi a parte, come sempre ricordo che critiche costruttive sono sempre accette!

Grazie ancora, alla prossima,

EC

 

PS: Citazione iniziale da Red Dragon (Si, la frase la dice proprio il Dr Lecter ovvero Anthony Hopkins ovvero ODINO). Il titolo è tratto dalla canzone Scars and Stitches dei Coldplay.

 

Alla prossimaaa!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** But the Tigers come at Night. ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt.5: But the Tigers come at Night.

 

Fate, it seems, is not without a sense of irony.

 

“Madre?”

Frigga congeda le ancelle con un cenno della mano. Le sei fanciulle accennano ad un inchino alla Regina e poi al principe appena entrato, prima di sparire dalla porta in completo silenzio.

“Desideravi parlarmi?” Loki studia il volto della regina nel riflesso dello specchio.“Sei splendida, questa sera.”

“E le altre volte no, caro?”

Ricambia il sorriso e si avvicina, mentre Frigga finisce di sistemarsi il pendente all’orecchio prima di voltarsi e rivolgergli lo sguardo raggiante. “Questa sarà una grande serata, figlio mio.” Mormora affettuosamente, carezzandogli la mano che Loki le ha posato sulla spalla. “Immagino che le nostre ospiti siano giunte, vero?”

Loki annuisce. “Heimdall ha appena avvisato Thor del loro arrivo.”

“E per quale motivo non sei ad accoglierle?” la carezza si trasforma in un buffetto sull’avambraccio. Loki reclina la testa e si stringe le spalle. “Madre, temo ti stia creando troppe illusioni, io ed Addison non…

“Lo so, lo so… questa non sarà una presentazione formale. Ma stasera è qui a festeggiare con noi, e sarà al tuo fianco, ed i tuoi propositi di osteggiare la mia felicità nel saperti accanto alla persona che ami non mi toccheranno minimamente. Perciò ti chiedo sin da ora di non sminuire questo evento.”

“Come desideri.”

Una ciocca di capelli corvini scivola tra le dita della regina e riprende il suo posto dietro all’orecchio: “Sei nervoso?”

“Imbarazzato sarebbe il termine più adatto.”

“Oh, sempre così introverso …!” Abbassando lo sguardo Loki si allontana volgendole le spalle, le mani intrecciate nervosamente tra di loro e Frigga teme di essere sembrata insistente e di averlo importunato, lui che è sempre stato molto schivo ed introverso nel mostrare i propri sentimenti. Rammaricandosi di questo improvviso silenzio e del suo gesto nervoso decide di cambiare discorso:  “Devo solo decidere quale collana mettermi al collo, ti spiacerebbe aiutarmi a sceglierla? Come facevi da bambino, rammenti? Avevi tanto buon gusto!” Si rasserena, quando cattura l’ombra di un sorriso sulle labbra di suo figlio, prima che muova qualche passo verso lo scrigno aperto dei suoi gioielli.

È un ricordo dolce, quando scivolava negli appartamenti di sua madre prima di un evento importante e l’ammirava vestirsi ed imbellettarsi. Quando le ancelle di Frigga si ritiravano e restavano soli, lui sceglieva i gioielli che le ornavano il collo ed i polsi. Era il momento in sua madre era solo sua, senza la presenza di Thor a reclamare avide ed irruente attenzioni. C’era il riflesso di Frigga, il suo sorriso e la sua voce calda e rassicurante, ed il suo compiacimento nell’indossare le perle ed i diamanti che aveva scelto per lei.

 

“Oh, Loki… questa collana è sempre stata la tua preferita!” Le dita di Frigga accarezzano le sue, il filo d’oro sottile attorno al collo. La Regina ha gli occhi lucidi ed il sorriso commosso che trema. È serena, è felice e a Loki, per un istante, pare di essere tornato indietro nel tempo, di essere di nuovo il bambino che assaporava un momento privato con sua madre.

“Tuttavia, questo gioiello valorizza il collo di una giovane, non più il mio.”

“Il vostro collo non ha nulla da invidiare a quello una fanciulla, madre.”

“Oh, adulatore!” Lo sguardo di Frigga si fa più serio mentre lascia scivolare il gioiello di dosso, raccogliendolo nel palmo della mano per poi cercare quello di Loki e appoggiarcelo sotto lo sguardo spiazzato del figlio. “Desidero che tu lo prenda.” 

Madre…!”

“Insisto. Ma promettimi solo che lo donerai a qualcuno di speciale, quando sarai sicuro di ciò che provi nei suoi confronti. Quando lo vedrò al collo della fanciulla che sarà al tuo fianco, capirò che la tua scelta è stata fatta, e ne sarò immensamente felice. Promettimelo.”

Loki abbassa la testa sul gioiello nel palmo e le mani tra le sue, il cuore stretto in una morsa. “Che valore può avere la promessa del Signore della Menzogna?”

“Il valore della promessa di un figlio non è quantificabile.”

“Io non…” Frigga gli posa un dito sulle labbra a zittirlo, prima di stringerlo tra quelle braccia che non l’avevano mai ripudiato. “Sei sempre stato mio, dal momento in cui Odino è entrato nelle mie stanze ordinandomi di sfamarti. Ed io l’ho fatto, e non solo per obbedire al mio Re. Ti ho nutrito con il mio seno come ho fatto con Thor. Hai dormito nella culla che aveva accolto lui, e di notte reclamavi il mio calore tanto quanto aveva fatto lui. E anche se non avrei voluto nasconderti le tue origini, mai ho pensato di negarti anche solo un grammo dell’amore che provavo nei tuoi confronti. Eri mio, mio. Il primo amore che hai ricevuto è stato il mio, tua madre, esattamente come l’ha ricevuto Thor.”

Loki ricambia l’abbraccio, il groppo in gola è difficile da mandare via. Del perché non riesca a smetterla di chiamarla madre, di cercare il suo affetto e di essere rasserenato dalla sua presenza non se lo riesce a spiegare: ci ha provato, più e più volte, a considerarla al pari degli altri asgardiani, della gente che lo circonda e lo indispettisce solo con la loro presenza ipocrita.

Ma Frigga è diversa: lei non gli ha mai negato nulla, un abbraccio o un sorriso. Lei era nella cella spoglia con lui, a parlargli alla luce tremula dell’unica candela cercando di vincere il muro del suo silenzio ostinato. Fuori dalla prigione, a combattere per difenderlo, e a piangerlo quando era stato deposto in un sarcofago.

Le labbra della Regina schioccano un bacio sulla sua fronte. “È ora di andare, figlio mio. Non vorremo far tardi, vero?”

Loki annuisce, si ricompone e si alza, porgendole la mano: “Permettimi di accompagnarti.”

“Per quando apprezzerei tu accompagnassi qualcun’altra, accetterò volentieri la tua mano.”

 

In questo momento odio Jane alla follia. Ed il fatto che abbia schivato, con la grazia di una ballerina, il contenuto del calice che ho non troppo accidentalmente fatto cadere in direzione della sua veste celeste è motivo di ulteriore irritazione.

Ho fatto male a lasciarmi convincere. Prima di tutto perché pare sia inconcepibile, qui su Asgard, entrare ad una festa senza il braccio di un cavaliere. E dato che il mio cavaliere trombanemico ha dato forfait al mio arrivo, Thor ha ripiegato sul primo che gli capitava a tiro: Fandral.

La fortuna, io, devo averla lasciata nell’Oltretomba.

E l’abito che indosso non aiuta a scrollarmi di dosso questo damerino.

Le sarte del Limbo hanno operato su di me in una maniera egregia: La stoffa aderisce perfettamente al mio corpo come se fosse tutto frutto di un minuzioso body painting che maschera addirittura le cicatrici. La sottile cintura dorata che mi cinge i fianchi sostiene l’impalpabile gonna –unica licenza che mi sono persa dal modello originale e solo per un improvviso ed inspiegabile attacco di pudicizia – che continua il disegno del pezzo sopra e termina con un leggero strascico.

Piastrati i capelli e sottolineato lo sguardo con kajal nero, il mio aspetto da sfinge è talmente ben fatto che Natasha – l’unica a sapere a quale supplizio sono sottoposta questa sera – è rimasta senza parole: “quando si dice ‘La Morte ti fa Bella’…” ha commentato aprendosi una bottiglia di vino e versandosene metà in Big Joe, il grande calice delle grandi consolazioni, avvolta in CuddleBitch, il pigiamone informe e rosa dei grandi bisogni di conforto, pronta per una serata in solitaria davanti all’ennesima visione di Thelma e Louise. Senza la sua Louise, però.

 

Piccola soddisfazione: Loki è già presente nella sala dei banchetti – al braccio di mammina – e nel vedermi accompagnata da Fandral fatica a dissimulare il suo sdegno.

Il suo enorme sdegno. Tanto che ad un tratto Fandral lascia il mio braccio trasalendo e sostenendo di aver avvertito aghi gelidi perforargli il braccio. “Domando scusa, milady”

“Meglio così, se seguitavi a stringermi in quel modo sarei stata costretta ad ustionarti gravemente.”  Cinguetto staccandomi da lui per rivolgermi ai sovrani con il meno impacciato degli inchini del mio repertorio prima di rifilare a Loki il più glaciale degli sguardi: Con te farò i conti dopo.

 

“Mio caro sovrano, permettimi di rammentarti quanto sia preziosa la tua vista e quanto sia indispensabile preservarla.”

“A cosa dovrei questa tua improvvisa preoccupazione per il mio occhio, Frigga?”

“Al fatto che se non smette di fissare Lady GreyRaven come fosse un succulento boccone, probabilmente qualcuno potrebbe farlo sparire. Così. Quasi per magia. Oh, i musici, sono cambiati dall’ultimo banchetto, molto bene.”

 

“È di tuo gradimento la cena?”

Almeno prova ad  intavolare una conversazione, rendiamogliene atto. Anzi, no. “Come le tue sorprese.”

Loki si morde il labbro inferiore, torna a concentrarsi sulla carne che ha nel piatto per un istante: “Avresti dovuto aspettartelo.” Borbotta affettando un piccolo boccone. “Non mi pare il caso, tuttavia, di battibeccare proprio stasera.”

“Le coppie dispettose battibeccano. Io invece vorrei spaccarti la testa.” Sibilo. Poi dissimulo bevendo un sorso di vino, ostento ilarità verso il numero di un penosissimo mimo e fingo di interessarmi all’ennesima ballata su di un’epica battaglia che cantano i musici. “Non hai idea di quanto sia stato umiliante davanti agli altri…

“Come se mi interessasse quello che pensano di te quel branco di idioti.” Ora Loki ha poggiato le posate sul tavolo e non nasconde lo sguardo gelido.

“Ah, è questo il tuo gioco, ora? Farmi passare per una stupida, per una incompetente davanti al resto della squadra? Cosa speri, che così facendo io decida di lasciar perdere il mio ruolo sulla Terra?”

“Basta così poco a far crollare la loro fiducia nei tuoi confronti, Addison?”

Ora basta. Mi alzo dal tavolo e lascio la sala sibilando a Jane che vado ad incipriarmi il naso.

Dall’altro lato del tavolo, a Sif scappa un risolino.

Non è così veloce come Jane a schivare il vino.

 

Ho sbagliato a venire qui. Ho decisamente sbagliato a venire qui.

Ma cosa mi aspettavo?

E perché non ho le mie sigarette? Perché mai, quando vengo su questo dannatissimo regno, non ho mai le sigarette?

Passi lungo il corridoio e sbuffo: Giuro che se è Fandral questa volta gli faccio sputare i testicoli a calci.

Ed invece sono gli occhi verdi di Loki a venirmi incontro: “Desidererei che rientrassi.” Per tutta risposta gli rivolgo la schiena. “Te lo chiedo per cortesia.”

“Anche io ti avevo chiesto per cortesia una cosa, tesoro.”

“Ed io ancor prima ti avevo chiesto di non preoccuparti per la mia sorte, e di lasciarmi andare per la mia strada. Siamo pari, non trovi?” Il suo tono forzatamente conciliante non funziona. Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinare un braccio e mi scanso mettendomi a camminare lungo l’immenso colonnato del corridoio. Loki resta immobile per un istante, sorpreso. Cela malamente il suo disappunto mettendosi a camminare al mio fianco, le colonne a separare il nostro percorso ogni quattro passi. “Non nego che continuo a considerare i Vendicatori miei nemici.”

“Oh, su questo vi ho tutti d’accordo.”

“E che preferirei saperti fuori dalle loro schiere.”

“Quello è il mio posto.”

“Lo so, lo so perfettamente.” Mi fermo e Loki fa lo stesso. “E non ti chiedo di lasciarlo per me. Non è mia intenzione costringerti. Certo, se tu lo facessi ne sarei lieto, e mi prodigherei in modo da non farti pentire della tua scelta. Ma solo se questo fosse un tuo desiderio. Pensaci: potrei forzarti, deviarti, addirittura importi il mio influsso e plagiare la tua mente, ma non è ciò che intendo compiere. E sai perché?” Si avvicina di un passo “Perché non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia cercare, vedere, toccare me di tua spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che tu lo facessi perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”

Resto di stucco. Pronunciate dalle labbra di Loki, queste parole assumono l’aspetto di una dichiarazione.

Sbatto le ciglia una, due, tre volte, prima di ricordarmi di chiudere la bocca e di pensare. Loki resta in attesa, di fronte a me, gli occhi verdi e luminosi a studiare la mia reazione.

“Davvero?” è tutto quello che riesco a dire, mentre nella mia testa c’è una gran confusione: cerco di decifrare qualsiasi cosa –dal tono della voce alla sua mimica facciale – che possa farmi capire se questa sia una bugia o meno.

E, no, a quanto pare non sono abbastanza lucida per fare due più due.

Sento fin un’increspatura nell’aria.

Infine, decido di muovere un passo nella sua direzione. Lui fa lo stesso, l’ombra di un sorriso a stendergli le labbra. Decido di concedermi il privilegio del dubbio che sia vero quello che mi ha appena detto. Così mi protendo in avanti e le sue mani fresche accolgono il mio viso prima delle sue labbra. “Ho cambiato idea, non ho più intenzione di tornare nella Sala.” Sogghigna. Si stacca appena, tenendomi per mano, condividendo il mio sorriso complice: “Vieni, ho una cosa per te e voglio donartela lontano da occhi indiscreti.”

“Ho come l’impressione che dovremo cambiare regno…

“Non è necessario: la torre più alta offre uno spettacolo che ti riempirà gli occhi.”

Ahia!

La mano che mi stringe è punta da qualcosa e la ritiro di istinto. La fisso, senza trovare nessun segno. Quando i miei occhi tornano a cercare Loki, mi ritrovano invece davanti un muro.

 

 

Addison?” Loki picchietta la punta delle dita sulla superficie di mattoni. Un secondo prima non c’era. Un secondo prima stava stringendo la sua mano, e lei l’aveva ritirata improvvisamente con un piccolo gemito. Forse nell’euforia che l’aveva pervaso lo aveva fatto stringere troppo. È confuso. “Se questa è opera tua, sappi che ti è riuscita piuttosto bene, mi complimento. Per quanto trovi fuori luogo una simile dimostrazione in un momento simile.” Nessuna risposta. Si guarda intorno. Muri. Altri muri. E si accorge di non udire più neppure i rumori del banchetto nella sala alle sue spalle.

Un altro muro.

E la gelida consapevolezza che non sia opera di Addison.

 

Jane decide che sia ora di andare cercare Addison dopo qualche minuto dalla scomparsa di Loki. “Temi stiano litigando?” domanda Thor alzandosi. “Ti accompagno.”

“È che ho una strana sensazione e non riesco a togliermela di dosso.”

“Pensi che possa farle del male?”

“Fossi in te mi preoccuperai per l’incolumità di tuo fratello, piuttosto!” Jane ridacchia, cedendo il passo all’oltraggiato viso di Sif che esce dalla stanza sfregandosi il vestito macchiato di vino ed imbocca l’arcata che da sul corridoio.

Thor è alle sue spalle, quando viene viene inghiottita dal buio.

 

Lo sguardo aureo di Heimdall scatta verso l’ingresso della sala. La mascella si irrigidisce mentre alza il copro possente dallo scranno e si avvicina.

Non vi è una luce, al di là dell’arco intarsiato. E la sua vista non fende il buio. Ogni suo passo è sottolineato dal silenzio che scende tra i presenti.

Alza la mano e l’appoggia all’oscurità, come se un muro invisibile sigillasse l’arcata. 

La prima a scattare in piedi è la Regina, guardandosi febbrilmente intorno : tenebre alla balaustra, tenebre alle finestre, come se l’oscurità avesse avvolto il Salone, isolandolo dal resto del mondo.

Il primo a spezzare il silenzio teso è il Re in persona, a richiamare le guardie.

 

TOC TOC

Eh sì, questa parete è di pietra, e molto reale.

E comparsa all’improvviso.

Così come quelle a destra e a sinistra. L’unica via percorribile sarebbe alle mie spalle, nel buio del corridoio che prosegue.

Loki?" nessuna risposta. “Andiamo, smettila di scherzare. Se fai così mi costringi a tenerti di nuovo il broncio.” Silenzio. “Dai, togli questi muri.”  Sbuffo. “Non è divertente.” Il silenzio inizia ad essere inquietante. “Smettila di fare lo stronzo!”

Oh. Eccola.

Di nuovo. L’increspatura dell’aria.

Sta per capitare qualcosa. No, decisamente questi muri non sono opera di Loki.

Non mi resta che percorrere il corridoio nell’unica via libera.

 

Se non fossi dotata della mia vista eccezionale, a quest’ora sarei già stesa per terra: Il corridoio va rimpicciolendosi, ormai è quasi un cunicolo buio con pavimento di disseminato di spigoli, buche, gradini sbeccati: decisamente ben lontano dalla pavimentazione dorata di cui è lastricato il Palazzo.

Cerco di mantenere i miei sensi vigili e attenti, a percepire il minimo rumore, la minima variazione della temperatura o la minima corrente d’aria. Le dita della mani sono già contratte, pronte a scatenare il Fuoco Fatuo all’occorrenza.

Ho tentato anche di chiamare Morrigan, che quando sono arrivata ho lasciato libera in giardino a tormentare le tortore, ma il mio appello è caduto nel vuoto.

Il corridoio svolta a destra. Di nuovo? Inizio a temere di essere in una sorta di labirinto, così raccolgo da terra una pietra sbeccata e traccio un segno orizzontale sul muro.

Decido di aggiungere anche una scritta, in modo che qualcun altro, magari, possa leggerla:

GreyRaven è passata di qua. Ecco. Forse sarà più facile trovarmi.

Beh, magari questo messaggio potrebbe risultare angosciante. Dovrei alleggerirlo un po’, far capire che non sono in imminente pericolo, per quanto io stessa  non sia completamente certa di questo. La punta della pietra torna sulla parete: GreyRaven è passata di qua. XOXO.

Sì, decisamente meno allarmante.

Riprendo a camminare. Svolta a destra. Svolta a sinistra. Nuova svolta a sinistra: ed ecco la mia scritta ricomparire sulla parete opposta a quella su cui l'avevo incisa.

Ok. Questa è decisamente un’illusione, una magia.

E cosa faccio quando la magia viene usata in maniera molesta contro la mia persona?

Ripago con la stessa moneta.

 

C’è un respiro nel buio, Sif lo avverte con sicurezza: rinsalda la stretta al pugnale e piega il braccio, pronta all’assalto.

Accanto a lei, Jane è talmente tesa da trattenere involontariamente il respiro.

Una scintilla nel buio e la lama di Sif attacca.

Loki!” La punta del pugnale si ferma a pochi centimetri dal collo del Principe, il palmo della mano destra illuminato dalla luce di una fiamma che sembra nascere dalla sua pelle. Guarda la lama alzando un sopracciglio ed arricciando le labbra disgustato.  “È questo che tieni sotto le sottane? Capisco la cagione della tua illibatezza, milady.”

“Che io sia maledetta se accettassi di sedere al tuo stesso tavolo disarmata: Lady Sif non abbassa mai la guardia.”

Se non fosse che Jane si è un po’ abituata a dar sfoggio del suo innato spirito pacificatore i due si accapiglierebbero come gatti in calore.

Invece si ritrovano con una papabile Principessa di Asgard in mezzo, bracca tese a separarli e voce conciliante a placare gli animi. Sif può essere arrogante ed impulsiva ma non così sciocca da rischiare di creare anche una lieve ferita alla mortale tanto amata da Thor e Loki non pare avere intenzione di lordarsi le mani con nessuno dei due plasmi, per lo meno in quel momento.

“Dal primo istante che hai posato piede di nuovo su questo regno sapevo che avremmo dovuto aspettarci uno dei tuoi trucchi. Questo a cosa lo dobbiamo, Signore degli Inganni? Un nuovo tentativo di conquista del trono? La stilettata nella schiena di chi ti ha riaccolto a braccia aperte nonostante tutto?”

“SIF, ti prego!” insiste Jane.

 Loki ruota gli occhi e poi getta attorno un’occhiata infastidita: “Mi dispiace deluderti, ma questa non è opera mia.”

“Come se fossi credibile la tua parola!” La guerriera non abbassa la guardia e Jane trova drammaticamente difficile resistere all’impulso di rifilarle una manrovescio. Si rivolge a Loki, cercando qualcosa alle sue spalle: “Dov’è Addison? Non era con te?”

“Esatto, era con me, prima che tutto questo iniziasse.”

"Come Thor: era dietro di me quando siamo usciti dalla sala, ed in un attimo …”

“Cerchi di scaricare la colpa su di lei, Loki?”

“SIF, per favore SMETTILA.” Jane cerca di sembrare più incisiva. Inutile. La distanza si è accorciata e se continua così lei resterà spiaccicata tra i due contendenti.

“I tuoi goffi tentativi di inquisizione palesano la tua indiscussa ignoranza.”

La lama di Sif è appoggiata alla guancia di Loki come se volesse segnare un solco, ma lui non da segno di scostarsi né di esserne inquietato, anzi, ostenta il suo sguardo di altezzosa sfida.

“O forse stai solo usando Lady GreyRaven per i tuoi scopi? E magari ti ha scoperto e tu l’hai…

“Non osare insinuare una simile accusa, Sif.”

“E perché mai non dovrei avere un simile sospetto, Laufeyson?”

Negli occhi di Loki si accende una scintilla di furia che costringe Jane a rimettersi in mezzo e ad urlare per attirare l’attenzione.

La fissano sgomenti.

“Io vi ORDINO di SMETTERLA!” Sif ha scostato la punta del pugnale e gli occhi di Loki hanno perso in parte la loro ferocia, lasciando posto ad un barlume di curiosa sorpresa. Jane ne approfitta per rincarare la dose. “Se NON farete come IO vi ordino, vi posso assicurare che userò tutta la mia INFLUENZA su Thor e su Odino e vi farò condannare a…” balbetta: che cavolo di punizione ci può essere ad Asgard per aver causato la rabbia della non – ancora –ufficiale futura principessa consorte?  …a qualcosa!”

Loki alza un sopracciglio. Sif corruga la fronte.

E tornano a litigare tra di loro.

 

Inspiro a fondo, mi concentro.

Il potere fluisce dalle mie membra, risale vene e arterie per annidarsi in mezzo al petto. Riempie i polmoni, i bronchi, risale sulla trachea.

Espiro.

Il mio corpo si fa leggero, dalla punta delle dita ogni cellula del mio corpo si sfalda, sfuma:  Ed io divento nebbia.

La mia essenza, in foschia, è un vapore leggero, grigio, caldo ed umido.

In netto contrasto con la gelida galaverna dai riflessi di smeraldo in cui si tramuta Loki. Padroneggia questa forma alla perfezione, senza apparente sforzo, mentre io fatico ancora molto per mantenere la mutazione e riuscire a direzionare il flusso del mio corpo espanso. Sotto forma di bruma assalgo morbida le pareti del cunicolo cercando una crepa, un minuscolo passaggio, la fessura tra due pietre. E quando la trovo mi infilo lentamente, molecola dopo molecola.

A metà passaggio inizio a fare fatica.

Concentrazione, Addison, Concentrazione!

È così difficile far passare la parte terminale del mio corpo nebbioso che anche ricondensarmi e tornare di carne non mi da inizialmente sollievo. Carponi sul pavimento di pietra nera, mi rialzo lentamente cercando di vincere il capogiro ed il senso di nausea.

Sbatto le palpebre una, due, tre volte. Le tenebre non si svelano. La mia vista non funziona.

Ecco, questo è un problema. Che se il buio non può essere scalfito dai miei occhi, significa che non è reale. È qualcosa di artefatto e di magico.

Un’altra illusione. Iniziano ad essere seccanti.

Contraggo le dita nuovamente, pronta a difendermi. Nel buio può nascondersi qualsiasi cosa.

Un rumore alla mia destra.

Volto da testa di scatto, braccio alzato a difesa.

Ed un’ombra mi colpisce con violenza alla bocca dello stomaco.

Il colpo è talmente forte ed inaspettato da farmi sbattere contro la parete alle mie spalle e cadere a terra in ginocchio. Tossisco cercando di recuperare fiato. L’ombra è su di me, la percepisco.

Alzo un braccio in tempo per parare un altro attacco.

Fuoco fatuo tra le dita e una fiammata grigiazzurra come risposta. L’ombra si scosta, è così veloce che riesco a malapena ad individuarla.

Altro guizzo, altra fiamma. Altra schivata, altro attacco. Altra parata.

Tento un calcio, le passo attraverso come se fosse burro. L’ombra si assottiglia e si allunga, si avviluppa alla mia gamba e poi al mio busto, mi sguscia tra le dita mentre cerco di fermarla e combatterla. Cado all’indietro, schiena a terra.

L’ombra mi è talmente vicina che posso sentire il suo fiato caldo sul mio viso. Due zaffiri brillano come occhi, comparsi dal nulla in mezzo all’oscurità.

“E così tu ami il freddo.”

Trasalgo: la voce non era reale, era dentro la mia testa, come se quei zaffiri l’avessero lasciata scivolare attraverso le mie iridi, a contaminare la mia mente.

Sono bloccata, avvolta tra le spire dell’ombra e quasi non riesco a respirare. Posso solo tentare una cosa: “fanculo.”

L’ombra stringe la presa e mi sento soffocare.

Un lampo bianco, accecante e doloroso.

E sparisce.

 

“Una coltre di tenebra ferisce il mio sguardo. La mia vista è impotente di fronte a questa magia oscura.”

Heimdall abbassa il braccio possente, lasciando scivolare la mano lungo la superficie liscia ed invisibile che blocca la sala del banchetto.

Alle spalle del Re, ancora presso il suo scranno, la Regina lascia vagare lo sguardo tra i presenti: chi aveva con se un’arma l’ha già impugnata, altri hanno tentato invano di forzare le barriere con la forza bruta.

Tra gli astanti vi è tensione e rabbia, tra i bisbigli preoccupati Frigga serpeggia più volte il nome di Loki.

Non è possibile. Le suggerisce il suo cuore di madre. Eppure…

Eppure potrebbe esserne capace, non può negarlo.

Se stesse cercando nuovamente di conquistare Asgard, per sconfiggere le guardie ed Odino avrebbe bisogno non solo di armi e milizie, ma anche di Potere, di Energia. Di qualcosa di così potente che espanda la sua magia.

Qualcosa che si trova proprio nel palazzo.

Frigga deglutisce e come non mai spera di sbagliarsi. Ma non può escludere nulla.

Lancia uno sguardo all’arazzo più vicino allo scranno dei sovrani ed approfittando della distrazione generale indietreggia e lo raggiunge. Una mano sotto il pesante tessuto e le dita che sfiorano un piccolo segno inciso nel muro. Con una leggera pressione l’incisione si apre in piccole crepe che si allargano a formare una sottile apertura.

Un corridoio segreto che attraversa il palazzo, dagli appartamenti reali al Reliquiario di Odino.

Un passaggio aperto ed accessibile.

Frigga scivola sotto l’arazzo silenziosamente.

Lei non è come Odino, pronta a trascinare nel fango suo figlio davanti a tutta Asgard. Se è stato davvero Loki, allora gli parlerà in privato. Lo farà ragionare, lei può riuscirci, ne è sicura. Troveranno una soluzione insieme, in segreto. Frigga non lascerà la mano di suo figlio di nuovo.

 

“Bene, se voi due signorine avete finito, la sottoscritta vorrebbe trovare una soluzione a questo problema. Qualche idea?”

Sif non accenna a smettere di fissare in cagnesco Loki, che appare turbato e concentrato allo stesso tempo. “La magia che evoca questo incantesimo è estremamente potente.”

E fin qui ci siamo arrivati tutti pensa Jane scrollando le spalle.

Loki incrocia le braccia al petto e stringe i pugni: un disco di energia chiara compare tra le sue mani e si stacca da lui quando le stende; sferza l’oscurità e si infrange contro una barriera invisibile in fondo al corridoio, con lo stesso rumore e le stesse schegge di un piatto di ceramica scagliato contro il muro durante un litigio di coppia.

O di una tazza da caffè sbattuta per terra per chiederne ancora. “… quindi?”

Le rivolge uno sguardo furente: “Vuoi smetterla di starnazzare come una gallina?”

Sif alza nuovamente il pugnale, intimandogli di non provarci più a rivolgersi a Jane con quel tono. “Certo, come se tu fossi stata più rispettosa” sibila in risposta prima di tornare a concentrarsi su ciò che li circonda. “Non è una semplice illusione, persiste nonostante gli attacchi: questa è realtà. Una realtà alterata, però.” Percorre ancora qualche passo, la mano con la fiammella stesa davanti a sé a far luce.

“E conosci qualcuno capace di alterare la realtà in questo modo?” domanda Jane.

“Nessuno può alterare la realtà, neppure il più potente Maestro di Magia. Non con il suo solo, nudo potere. Occorre qualcosa in grado di alterare la materia, e di ampliare e canalizzare la volontà di chi lo guida.”

Osserva un fenomeno, formula una teoria, raccoglie i dati e li confronta con quelli a sua disposizione per trarne una conclusione. Loki, quando ragiona, usa un metodo scientifico: su Asgard magia e scienza sono la stessa cosa.

E gli scienziati si confrontano, ampliano la propria conoscenza in base agli studi e alle intuizioni degli altri: non vi è solo un maestro ed un allievo, ma soprattutto un gruppo che sviluppa teorie e ricerche partendo anche da basi di altri. I suoi stessi studi e le sue stesse scoperte sono partite da risultati di ricerche altrui. Il dibattito è il motore della scienza.

Jane guarda di sottecchi Sif, che non stacca gli occhi di dosso da Loki e non smette di stringere convulsamente il pugnale.

In una famiglia ed in una corte di guerrieri, con chi mai Loki avrà potuto scambiare i propri pareri?

Thor stesso ha ammesso di aver sempre considerato la Magia sciocca ed inutile. Per quel poco che lo conosce, a Odino non sembra da meno. E Frigga avrò potuto essere una madre amorevole e protettiva, ma quanto partecipe negli interessi del figlio, se lei stessa non li comprendeva per prima?

E poi si sono tutti stupiti quando… Jane ruota gli occhi. In una situazione del genere è decisamente seccante iniziare a provare empatia positiva verso il fratello del suo fidanzato con attitudini maniacali fortemente orientate al genocidio, ma almeno si sente sollevata che sia competente in materia di magia.

Competente ma pur sempre con attitudini maniacali fortemente orientate al genocidio. Oh beh, in caso di pericoli, c’è pur sempre Sif a difenderla. Forse. “Hai già un’idea di cosa possa essere?”

Loki si sta mordendo il labbro inferiore, sembra parecchio turbato: “Non vi sono molti oggetti con simili capacità. Uno di questi l’ho distrutto io stesso di recente.” Mormora. “Tuttavia, alla luce di ciò che è stato sottratto ultimamente dal tesoro del Re, non posso che pensare sia…

Jane trasale: “Le Gemme?”

“Hanno tutte caratteristiche diverse. Ma una di queste modella la realtà in base alla volontà di chi la impugna. Se chi la impugna è abbastanza potente e capace di farlo.”

A Sif scappa uno sbuffo spazientito, Jane la invita a calmarsi, che ringhiare è totalmente inutile, mentre lui sospira che è lieto di udire qualcosa di sensato.

“E allora mi auguro che qualcuno di voi abbia idea su come combatterlo, questo nemico.”

Loki guarda il corridoio che continua nell’oscurità. “La realtà non può restare a lungo modificata. Io dico di proseguire, a vedere dove ci conduce il corridoio.”

“E poi cosa, attendere che passi tutto senza intervenire?”

“Oh, Lady Sif, non ti costringerò di certo a seguirmi. Se più ti aggrada potrai restare qui ed intervenire contro… bah, contro la muffa nell’angolo di quel muro, per esempio. Sono certa che sarà una battaglia epica.”

La voce della guerriera si fa fin stridula mentre vomita una valanga di insulti a Loki. Jane inizia ad avere mal di testa.

 

Finalmente l’Azione è arrivata!!! Ammettetelo, non ne potevate più di sopportare tutto questo cincischiare!

Ringrazio come sempre chi ha commentato, inserito tra i preferiti eccetera questa storia. Mi spronate tantissimo, non vedo l’ora di sapere un vostro parere riguardo a questo capitolo.

Sono indietrissimo con i ringraziamenti ad personam, chiedo venia e provvederò a farli al più presto.

Era da un sacco che volevo scrivere qualcosa su Loki e Frigga: volevo ampliare il loro rapporto sin dai primi capitoli di TS.

Da qui in poi, ragazzi, c’è il baratro. Non si torna più indietro, e saranno come si suol dire uccelli per diabetici. Per qualsiasi altra domanda, vi rimando il mio ask:http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

AH, Big Joe, il grande calice delle grandi consolazioni, è tratto dal telefilm Cougar Town.

Alla prossima

EC

 

PS: Citazione del titolo tratta da I Dreamt a Dream (Les Miserablés) e citazione del film è tratta da Matrix.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** ..With their voices soft as Thunder. ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 6: ...With their voices soft as Thunder.

 

Can the maker repair what he makes?

 

 

Un sospiro freddo su di me.

Mi solletica l’orecchio per scendere sulla gola e il petto, attraversarlo e scendere sul ventre.

 Loki?”

Apro gli occhi.

Sono distesa in mezzo ad una coltre di neve leggera, piccoli fiocchi di cristallo scendono dal cielo candido e si posano lievi tra i miei capelli e sul mio viso. Un fiocco di neve si posa sulle mie labbra ed io lo raccolgo con la punta della lingua. È insapore.

Mi alzo lentamente in piedi strofinandomi le braccia nude. Guglie di ghiaccio si alzano da terra e svettano verso l’alto a perdita d’occhio. Nessuna ombra, solo il bianco più accecante ed infinito e silenzio.

Anche questa è sicuramente un'illusione. Ben fatta, indubbiamente.

Eppure le illusioni non hanno temperatura, e qui il freddo è reale, penetra tra i miei vestiti leggeri facendomi rabbrividire; le braccia sono ruvide dalla pelle d’oca.

Ok. Mi sono stancata: il gioco è bello quando dura poco.

Fiamme grigiazzurre tra le mie dita. Divampano e si ingrossano sui palmi delle mani.

Non ne ho idea se questo ghiaccio comparso magicamente reagirà a contatto con la mia concretissima fiammata di Fuoco Fatuo.

Vogliamo scoprirlo?

Ruoto su me stessa a formare un anello di fuoco grigiazzurro attorno alla vita. Lo allargo con ampi movimenti delle braccia, lo potenzio, e poi lo faccio divampare a dismisura.

Aggredito dalle fiamme, il ghiaccio si scioglie velocemente formando cascate che si raccolgono ai miei piedi. E mi accorgo troppo tardi che sono immersa sino alla vita.

Oh Oh. Ho esagerato.

Il buio e le pareti grigie tornano a prendere il posto del bianco attorno a me e l’acqua sale velocemente sino alle spalle.

Merda.

Ben presto l’acqua mi solleva e il soffitto di pietra si avvicina.

Alzo le mani in alto a spingere.

Fuoco Fatuo. Una, due, tre volte.

Niente, neppure un graffio.

Pochi centimetri tra il mio viso ed il soffitto e l’acqua non smette di salire. Con la testa ormai sott'acqua e panico ed acqua che salgolo alla stessa velocità non trovo niente di meglio da fare che prendere inutilmente a pugni la parete verso cui sono intrappolata.

E mentre l’acqua non mi lascia più scampo qualcosa apre un varco e una mano si stringe attorno al mio polso portandomi in salvo.

 

Pacche vigorose sulla schiena. Se non tossissi così tanto chiederei al mio salvatore che può bastare, che se continua in questo modo più che riprendere a respirare sputo una vertebra.

“Lady GreyRaven… state bene?” altre pacche. “Ti prego… rispondimi…” altre pacche: “Così mi fai preoccupare.” Riesco a fermare l’ultima sessione di pacche, ma la tosse continua e non posso far altro che alzare il pollice come OK per farlo tranquillizzare.

Riesco infine ad aprire gli occhi per trovarmi davanti quelli celesti di Thor.

Lo abbraccio di slancio, e se non fossimo entrambi più o meno impegnati, lo bacerei pure.

“Ho sentito sbattere contro il muro qui a lato, vedevo l’acqua trapassare la parete. Ma quando sono riuscito ad aprire una breccia e a tirarti fuori, non ve ne era traccia! A parte su di te, ovviamente. A proposito, devi aver freddo, stai tremando.” Thor mi avvolge nel suo mantello per poi aiutarmi ad alzare ed io mi guardo intorno. Appoggio la mano nel muro -Quello che per me era il soffitto di una stanza allagata - e guardo nel buco che il pugno di Thor ha creato. 

Ok, è ufficiale: sono confusa e completamente spiazzata.

Gli chiedo se abbia idea di dove ci troviamo ma lui alza le spalle. “Sono uscito dalla Sala con Jane, volevamo cercarvi. Ma lei… si è come volatilizzata, davanti ai miei occhi. E poi… questo androne… ho iniziato a percorrerlo ma l’ho trovato infinito. Non sbuca da nessuna parte, non vi si affaccia nessuna stanza.” Mi guardo attorno, il corridoio dorato è illuminato dalla luce delle torce: sembra in tutto per tutto quello del palazzo, se non fosse per il silenzio irreale e la mancanza di qualsiasi altra persona, anche di una singola guardia.

“È un’illusione, Thor. Tutto questo è ad opera di qualcuno.”

Loki?” Domanda preoccupato, ma scuoto la testa: “Chiunque sia, ha cercato di uccidermi. Ora, comprensibile che cerchi di fregare te e chiunque sotto questo tetto ma sono pressoché certa che tuo fratello non brami ad uccidermi.”

“Hai ragione.” Sembra sollevato mentre mi passa un braccio attorno alle spalle e mi massaggia le braccia per asciugarmi: “Qualsiasi cosa abbia creato tutto ciò, temo sia ostile.”

“Abbastanza.” Mi avvolgo parte del mantello ai capelli e li strofino. Bye-bye capelli lisci di piastra.

“Avete un deposito d’armi nel palazzo? Perché per mio conto sarebbe saggio tentare di raggiungerlo, in un modo o nell’altro, non vorrei che la forza ostile possa utilizzare contro di noi…

Oh cavolo. No, ma che dico? Quali armi? Qui di pericoloso c’è ben altro.

Thor sembra leggermi nel pensiero. Alza il braccio a richiamare il Mjolnir.

Silenzio.

“Sei sicuro che funzioni?”

Rumore di colpi al di là delle pareti: le labbra di Thor si piegano in un sorriso soddisfatto. “Deve ancora essere inventato l’incanto che mi impedisce di separarmi dalla mia arma.”

Aspetta, e quella volta sulla Terra che…? Vabbé, dettagli, non formalizziamoci.

 

“Cos’è stato?”

Jane si rialza da terra guardandosi attorno allarmata.

Qualcosa ha bucato la parete alla sua destra, ha schivato per un soffio il naso di Loki – che pare piuttosto innervosito dall’accaduto – ed è scomparso attraverso il muro opposto creando un altro foro.

Ad urlare di gioia è Sif: “Il Mjolnir!! Tuffa la testa nella breccia e per poco non ci rimane incastrata quando questa si stringe a richiudersi. “Thor è vicino, può combattere questa assurdità!” Si rivolge a Loki, che continua a deglutire cercando di riprendere lucidità. “Ammira, Laufeyson, come incanti e magie saranno frantumati dal maglio del possente Signore del Tuono!”

Loki gira lentamente la testa nella sua direzione, in silenzio.

I due si guardano, in attesa.

Jane si toglie di dosso la polvere.

Aspetta, in silenzio. Oh, toh, un’unghia spezzata.

Sif picchietta il tacchetto dei calzari a terra, impaziente: Loki non si muove, né accenna a spostare lo sguardo da lei. Dal soffitto cade una goccia d’acqua, ed è l’unica cosa che spezza il silenzio nervoso.

“Il maglio del Signore del Tuono se la sta prendendo comoda, nevvero?”

 

“Aspetta aspetta aspetta!!!!” Thor ha già il braccio alzato a richiamare il suo potere, quando lo blocco. “Ci sono persone, qui dentro, che non credo potrebbero sopportare la potenza dei tuoi colpi.”

“Sbagli, GreyRaven, per gli asgardiani…

“Da quando in qua Jane è asgardiana e a prova di fulmine?” Thor abbassa il martello. “Data la rapidità e la facilità con cui è arrivato qui… beh, direi che puoi abbattere i muri anche usando meno potenza, che dici?”

Annuisce. Mira al muro più vicino e lo colpisce senza esagerata forza. Il martello rimbalza, scivola dalla sua presa, schiva per un soffio la mia fronte grazie ai riflessi che mi fanno abbassare di scatto e sparisce di nuovo dal buco del muro che aveva creato all’arrivo.

 

Loki si ritrova scaraventato contro il muro, il Mjolnir sul petto a bloccarlo e Sif che troneggiare trionfante: “Dicevi?”

Il mal di testa di Jane peggiora.

 

Che sia capace di scatenare distruzione e morte.

Questa era stata l’unica indicazione di Malekith. Per tutto il resto – scelta del manufatto come delle modalità di attacco e sottrazione – si era affidato completamente a lei, sicuro di aver riposto la fiducia in mani giuste.

Percorsa la navata del sotterraneo abbassa il cappuccio del mantello scuro e sistema la Gemma d’oro dentro un sacchetto di velluto che si assicura al collo.

Le occorre un manufatto dalla potenza feroce ed inaudita.

Ah, se solo il Tesseract non fosse stato distrutto!

Lo sguardo di ghiaccio dell’Incantatrice vaglia le reliquie una ad una, finché nei suoi occhi non si riflette il bagliore blu dello Scrigno degli Antichi Inverni.

Sorride.

Seppellire i Regni sotto il ghiaccio e le tenebre, avere i Jotun come alleati preziosi e feroci.

Sterminare i Vendicatori – tutti – macchiando la neve del loro sangue.

Loki sopravvivrebbe, data la sua natura da mezzo Jotun, e magari avrebbe potuto battersi contro Malekith, per avere il controllo completo delle Gemme o per qualche proposito di bieca e assurda vendetta.

Poteva sconfiggerlo così come potevano annientarsi a vicenda: A lei è indifferente l'esito dello scontro. Avrebbe agito in modo da assicurarsi di essere al fianco di entrambi, e libero accesso al potere del vincitore.

Appoggia le mani ai lati dello scrigno e stringe le impugnature.

C’è il rumore di una spada estratta dall’elsa alle sue spalle, ed una voce di donna,dura e decisa che le intima di fermarsi.

Amora si blocca, il mezzo sorriso che si allarga mentre si volta verso la voce: “Vostra Maestà, è un onore essere ammessa alla vostra divina presenza dopo tutto questo tempo!”

Frigga alza la spada minacciosa: “Tu!” esclama “Mi sorprendi, Incantatrice, per quanto sapessi che dietro ad un sortilegio di siffatta complessità vi fosse un mago potente.” Muove qualche passo nella sua direzione: “Dopo secoli… hai deciso di tentare la via della vendetta?”

“Oh no, vi sbagliate! La vendetta, Maestà, è la pietanza sapida delle bocche guaste. Mi sono proposta di non lasciarmi tentare da una simile bassezza. Tuttavia” anche l’Incantatrice si avvicina, con il passo lento e felpato di una fiera che studia la preda preparandosi a saltarle alla giugulare “Devo ammettere che incontrarvi di nuovo dopo il mio ingiusto esilio da Asgard risveglia in me sopiti rancori.”

“Ingiusto? Il plagio di un fanciullo…

“Una cotta adolescenziale! Il primo amore di un giovinetto, verso colei che sola mostrava la giusta comprensione e l’incoraggiamento che meritava verso la sublima arte che padroneggiava!” Amora sibila, ma il barlume di rabbia muta subito in sorriso canzonatorio, rivolto allo sguardo furente della Regina. “Avreste dovuto appoggiarlo, come facevate con il vostro primogenito – o meglio dire unigenito – anziché tentare di dissuaderlo con la scusa di proteggerlo da me, sua mentore.”  Una mossa morbida delle dita ed il ferro tra le dita della regina è viscido e squamoso. Frigga getta a terra il serpente prima che riesca a morderle la mano, è l’Incantatrice lo richiama sé, facendolo strisciare velocemente lungo il pavimento dorato e poi su una sua gamba in una lenta e sinuosa spirale. Le circonda la vita, poi le spalle ed il braccio destro, a scendere verso la mano per tornare di nuovo nella sua forma originale. “Proteggerlo, poi …! Dati gli ultimi accadimenti, oserei dire che avete fallito nell’impresa!”

Amora scatta in avanti. Frigga schiva l’attacco e blocca il braccio e la lama a mani nude. L’espressione furente e decisa diviene una smorfia di dolore: la Regina abbassa lo sguardo sul proprio ventre.

La sommità della lama spunta dalla veste broccata, il cremisi del sangue si allarga attorno allo strappo; alza gli occhi verso la donna di fronte a sé, che svanisce con un ultimo sorriso di scherno.

Alle sue spalle, Amora ritira la lama dalla schiena della Regina e la lascia cadere a terra.

Frigga cade bocconi, gli spasmi del dolore a farla tossire ed il sangue che imbratta il pavimento d’oro.

L’Incantatrice  cela di nuovo i boccoli dorati nel cappuccio scuro, senza curarsi di ripulirsi le dita dal sangue. “Maestà, resterei a vedervi agonizzare per ore, ma il mio senso del dovere mi impedisce di fare attendere ulteriormente il mio Signore.” Si avvicina al piedistallo dello Scrigno, lo solleva, e poi lo fa sparire sotto il mantello. Schivando il rivolo di sangue a terra, oltrepassa la regina agonizzante e risale le scale della cripta con crudele calma, rivolgendole un ultimo saluto: “Non avrete più da temere per il futuro di Asgard: I ghiacci preserveranno questo regno immutato per tutti i secoli a venire.”

 

Thor abbatte la quinta parete nell’esatto istante in cui essa scompare, facendolo quasi sbilanciare e cadere bocconi. Finalmente liberi dalla prigionia dell’illusione, riusciamo a capire la nostra posizione, troviamo le scale e ci precipitiamo in direzione della Cripta. Salto i gradini a due a due, correndo più veloce che posso con le vesti ancora intrise d’acqua. Al nostro passaggio, guardie alle pareti sembrano riprendere la capacità di movimento, roccia e sale che si sciolgono dalle loro membra come se fossero stati tramutati in statue sino a pochi secondi prima.

Più veloce di me, Thor scompare dalla mia vista nel tortuoso dedalo dei sotterranei. Quando lo sento urlare e chiamare i soccorsi mi si gela il sangue nelle vene.

Cerco di aumentare la corsa, ormai ho dietro le guardie e sento altre voci provenire dalle scale alle mie spalle.

Arrivo trafelata alla soglia della Cripta, la varco e resto impietrita: ai piedi delle scale, in un lago di sangue, Thor regge tra le braccia il corpo inerme di sua madre e la chiama disperatamente.

Mi accorgo di non avere la forza di reggermi in piedi e scivolo sui gradini. Voci e passi veloci mi passano accanto e mi sorpassano. Lady Sif si precipita dalle scale e raggiunge Thor. A farmi rialzare di scatto e a farmi mancare il cuore di un battito è un urlo famigliare.

Mi volto verso di Loki: è appoggiato allo stipite della porta e scivola a terra, lo sguardo su Frigga ed un tremore crescente a scuoterlo, così spezzato e distrutto da non riuscire neppure a liberare le lacrime imprigionate negli occhi lucidi, mentre Odino entra e scende le scale con l’occhio fisso verso il fondo.

 

Non resto oltre: mi precipito fuori dalla stanza, passando attraverso la folla disperata ed urlante che si è accalcata sulla soglia della Cripta, chiamando a gran voce Morrigan. Risalgo le scale inciampando sull’orlo del vestito e riesco a trovare una balaustra che da sul giardino: “MORRIGAN!”  

Mi risponde gracchiando dal buio della notte, e dopo pochi secondi plana sul mio braccio già steso verso di lei: "Nel Limbo, ORA!"

 

 

           

Bon, uccidetemi pure.

Ovviamente i Rumors su Thor: the Dark World mi hanno ispirata, se poi Frigga sopravvive al film mi farà causa, la perderò e finirò su una roccia a farmi colare veleno di serpente in faccia.

Ve lo dicevo alla fine del precedente capitolo: da qui in poi c’è il baratro, vedete voi se volete prendere la pillola azzurra, fine della storia e risveglio nella vostra camera, o scegliere la pillola rossa e restare nel paese delle meraviglie a guardare quant’è profonda la tana del coniglio.

Ringrazio come sempre (e non mi stancherò mai di farlo, e soprattutto non sarà mai abbastanza) per tutto il seguito che state dimostrando a questa storia!

Sono pronta a ricevere le vostre critiche e, soprattutto, i vostri pareri riguardo alla piega tragica che sta prendendo!

Grazie, Grazie!

Alla prossima

EC.

PS:  Citazione cinematografica da BLADE RUNNER e titolo… si, sempre I dreamt a dream, il continuo del titolo precedente.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In Restless Dream I Walked Alone. ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 7: In restless dreams I walked alone

 

Wait to die, wait to live, wait for an absolution that would never come.

                                                                                                        

La Selva è una macchia scoscesa di alberi erti e rovi, così fitti da non lasciar filtrare la luce. Mi tolgo i sandali, gettandoli via senza curarmene e corro scalza giù per il pendio, la vista dorata a guidarmi attraverso le tenebre ed il freddo della morte che penetra attraverso la pelle  mano a mano che proseguo.

Lancio il fuoco fatuo attraverso i tralci annodati per aprirmi un passaggio: Una volta alle mie spalle, ricrescono e si riannodano subito rinforzandosi più di prima. Le piante si diradano quando la discesa diventa più scoscesa: fatico a correre e scivolo più volte, sino ad arrivare a trovarmi sul bordo di un precipizio.

La Gola è la via senza ritorno che attraversa la Selva, dove le anime si radunano per varcare la dimensione dei vivi ed entrare nei cancelli degli Inferi: Sono una folla silenziosa ed opalescente, un flusso continuo nella stessa direzione.

La terra è brulla e nera sotto i miei piedi nudi: camminarci sopra è una tortura ma mi impongo di non fermarmi. Scendo per la china ripida, scivolo e rotolo fermandomi su una striscia di terreno, uno dei sentieri di guardia appena sopra le teste impalpabili delle anime.

Mi rialzo dolorante; gomiti, piedi e ginocchia sanguinano, tagliati dalle rocce. Rassicuro Morrigan, che mi è planata addosso gracchiando agitata e mi strappando l'orlo della gonna rovinata per arrotolarmi strisce di tessuto sui gomiti e ai piedi. "Aiutami a trovarla, abbiamo poco tempo." Morrigan vola rasente sulle teste, controlla volto per volto, mentre io cammino avanti ed indietro lungo il sentiero, cercando nei volti lividi e nelle orbite vuote il volto della Regina.

Ad un tratto Morrigan inizia a gracchiare forte, volando rasente ad una delle anime: nei cinerei boccoli lievi e nell'abito di broccato intriso di sangue opalescente riconosco Frigga.

"MAESTA'!" Urlo, agitando le braccia: non da segno di avermi notata, continuando nel suo incedere lento verso l'entrata degli Inferi a testa bassa.

 Il Cancello è sempre più vicino: se lo varca e si ritrova nel Limbo non potrò far nulla per riportarla indietro. "MAESTA'!" Chiamo di nuovo, protraendomi verso di lei dal sentiero. La terra sotto alle mie ginocchia è friabile, ma lei è a pochi metri e non ho intenzione di cedere proprio ora.

Un rumore di ali e l'odore di Zolfo mi sorprendono alle spalle: Amon urla, lanciandosi su di me e bloccandomi per la vita. "Che vuoi fare, gettarti nella Via dei Morti? Nessuna creatura vivente può percorrere questa strada, moriresti all'istante!"

Mi allungo dal sentiero. Frigga si sta avvinando, le mie dita possono quasi sfiorarla: "AFFERRAMI!" le urlo, ma Amon mi tira indietro. "Non puoi più far nulla per lei. Non puoi salvarla, non condividete lo stesso sangue: non puoi chiedere a Morrigan di riportarla indietro." Mi divincolo ma mio cugino è più forte, le braccia attorno a me stringono ulteriormente e mi bloccano. La Regina non muta il suo incedere lieve e continuo neppure quando la sua fronte mi attraversa la mano "...Io devo..."

Ora Amon mi accarezza i capelli con dolcezza: "Non puoi far nulla per lei, Adie. È troppo tardi."

Scivolo dal suo abbraccio: non potrò portarla indietro, ma almeno con qualcosa devo tornare: "Maestà!!" chiamo senza ottenere risposta. "FRIGGA!!!"

Raddrizza leggermente la testa e le iridi chiare tornano a riempire le orbite buie: È come se le fosse tornata la consapevolezza di chi sia, per un breve istante. Volta lentamente la testa verso di me ed io ne approfitto: "Chi è stato?"

Il Cancello è vicino, la spinta della folla silenziosa la guida a continuare il suo cammino: mi guarda confusa senza parlare. "Chi ti ha uccisa?" incalzo. Muove le labbra ed abbassa lo sguardo. La vedo sfiorarsi il ventre con dita semitrasparenti e poi rialzare gli occhi verso di me.

"Maestà, ti prego, è importante!"

Ormai è quasi sulla soglia del cancello, quando la vedo muovere la bocca. Non capisco.

Lei ripete, seguo il movimento delle labbra.

"L'Incantatrice?" ho capito bene? "Avete detto l'Incantatrice?" annuisce debolmente, prima di voltarsi verso l'Entrata.

"Addison ora basta, lasciala..."

"Un'ultima cosa!" Spingo via Amon: "E Loki? Loki non c'entra nulla, vero? Loki è innocente, vero...?"

L'ultimo sguardo che la Regina di Asgard mi rivolge è velato di profonda tristezza. Poi torna a fissare il Cancello davanti a sé, i suoi occhi si spengono e varca la soglia del Regno dei Morti.

Non ha risposto.

Mi lascio cadere sulle ginocchia sbucciate, Morrigan che atterra e saltella tra le mie braccia, gli occhi che pizzicano e la pelle che brucia dalle abrasioni. Amon mi passa un braccio attorno alle spalle: "Hai fatto tutto il possibile." sussurra. Poi richiama Brandon, il suo Corvo, e gli ordina di aiutare Morrigan a riportarci indietro.

 

Thor siede sul più basso dei gradini della Sala del Trono, gli occhi gonfi e rossi fissi a terra e le mani tra quelle di Jane, silenziosa ed assente quanto lui. Ed i suoi amici a circondarlo.

Alza gli occhi appena mi sente entrare, e quando vede che sono sola il piccolo barlume di speranza che gli illuminava gli occhi chiari svanisce. Stringe ulteriormente le mani di Jane, che si morde il labbro inferiore, mi ringrazia con voce roca.

"Non hai nulla di cui ringraziarmi." mormoro. "Non ho potuto fare nulla."

"Ma ci hai provato, e da come sei conciata non mi sembra sia stata un'impresa da poco."

"Ho il nome del suo assassino, però."

Thor scatta in piedi lasciando Jane. La vedo massaggiarsi le mani cercando di dissimulare il dolore.

"Non sono certa di aver capito bene. Ho dovuto leggere le sue labbra e..."

"Dimmelo. Lady GreyRaven..."

"L'Incantatrice. Ti suggerisce qualcosa questo nome?"

I Tre guerrieri e Sif si scambiano uno sguardo sbigottito, Thor boccheggia e Jane mi rivolge un'occhiata disorientata.

Sif freme e mormora qualcosa che non riesco a capire, ma che fa alzare Jane di scatto, furibonda. "Dovresti vergognarti ad aver solo pensato ad una cosa simile!"

"E perché dovrei? La sua maestra ha commesso questo delitto, come puoi pensare che lui sia all'oscuro di tutto questo? Loki trama contro la sua famiglia da parecchio tempo, se non l'avevi ancora capito."

Cosa? la sua Maestra? L'Incantatrice è... Amora? Trovo la colpevole conferma del mio pensiero nello sguardo di Thor.

Jane incalza: "L'hai visto tu stessa! Eri con noi!"

"Ho visto mura ed illusioni: esattamente ciò che può evocare la magia di Loki."

"Hai visto il suo dolore nella Cripta."

"Per essere reputata così intelligente, ipotetica futura principessa di Asgard, sei piuttosto ingenua: Loki mente. Mente sempre."

Lo schiaffo sorprende la guancia di Sif con uno schiocco sonoro. La guerriera si porta la mano alla parte colpita e spalanca occhi e bocca in una espressione di oltraggiato stupore.

"E tu, per essere una donna, sei piuttosto superficiale e stupida."

"Loki non può aver operato ai danni di nostra madre. Crederei a questo se avessi colpito me alle spalle, o mio padre. Ma non nostra madre, lei no." Il basso ringhio che è sfuggito dalle labbra di Thor fa indietreggiare Sif con gli occhi lucidi. Jane raccoglie la veste con le mani e si rivolge a me: "Seguimi, Loki veglia ancora la Regina: ha bisogno di te."

 

Loki non ha smesso di tremare neppure quando sono riuscita a portarlo in camera. Freme di rabbia impotente, alternando singhiozzi incontrollati a parole frammentate che non riesco a comprendere, ma non è il tempo di incalzarlo a parlare sensatamente.

È stravolto, non posso far altro che cercare di calmarlo abbracciandolo e lui si aggrappa a me, indondandomi la spalla di lacrime.

"Mi dispiace." riesco solo a sussurrare, scivolando a terra stretta a lui. Gli accarezzo i capelli, bacio la tempia umida cercando di mandar giù il groppo che mi opprime la gola: "Loki, ti prego." Prendo la sua testa tra le mani per forzarlo dolcemente a guardarmi. "Negli Inferi tua madre mi ha detto che ad ucciderla è stata l'Incantatrice. Tu stesso mi hai detto che è la più potente maga che si conosca. Sai dov'è ora? Come possiamo rintracciarla?"

Il suo sguardo è smarrito dietro gli occhi lucidi e gonfi: mi ribolle il sangue nelle vene a pensare come Sif possa credere sia tutta una menzogna. "Come... come potrei saperlo?"

"Conosci la Magia meglio di chiunque altro..." Gli asciugo le guance con una carezza "Non ti sto accusando di nulla. Tu non c'entri nulla, Loki. Non è così?"

Mi riabbraccia stretto, tuffando il viso sul mio petto, ed io non posso far altro che stringerlo ed accogliere i suoi singhiozzi.

 

Si deve essere addormentato solo per pochi minuti, esausto dal suo stesso pianto. Fatica ad aprire gli occhi, sono troppo gonfi ed anche respirare non è semplice.

Addison è stesa su di un fianco, il viso a pochi millimetri dal suo ed una mano ancora sulla sua guancia umida. Nella penombra della stanza segue i suoi lineamenti con lo sguardo, tentato a sfiorarli per svegliarla. Si sorprende a sorridere, ricordandosi quanto sia difficile destare Addison dal sonno, a quanto trovasse dilettevole infastidirla tra le lenzuola di seta ed alle sue espressioni buffe dei suoi goffi risvegli. Le sposta una ciocca dal viso e sente già la mancanza di quello che ancora non ha perso, non del tutto almeno.

Lei lo crede innocente, lui sa di essersi macchiato dell'ennesimo crimine, di aver vestito l'ennesima menzogna, di aver miseramente fallito l'ennesimo proposito con le conseguenze peggiori che potesse causare.

Disegna il contorno delle sue labbra con l'indice, vorrebbe baciarle di nuovo ma se lo vieta.

Ne è indegno. Lei non è innocente, né finge di esserlo - è anche un'assassina e un'abile manipolatrice ed è anche abbastanza fiera di essere entrambi - ma davanti alla gravità delle sue colpe è pura come un agnello.

E di agnello sacrificale sull'altare dei suoi crimini ce ne è già stato uno.

Scivola fuori dal materasso lentamente senza smettere di guardarla ed il suo calore che si allontana è una tortura.

Si infila la casacca con il cuore che si stringe in una morsa feroce quando trova il ciondolo di Frigga nella tasca interna. Esita per un istante, indeciso se lasciarlo in quella stanza e sperare che sia Addison a raccoglierlo, ma poi sente di non potersene separare.

Scosta l'arazzo e si abbandona al buio umido del passaggio segreto.

Una volta fuori cammina per la direzione opposta al sorgere del sole.

 

Mi rendo conto della sua assenza all'improvviso. Spalanco gli occhi e scatto a sedermi sul letto:  "Loki?"

La stanza è vuota, le tende ondeggiano nella brezza mattutina.

Esco sul balcone pur certa che non lo troverò lì. Appoggio le mani alla balaustra, mi guardo attorno: Asgard è irrorata dalla luce prepotente dell'alba, le ombre sono ancora lunghe e la notte fugge poco distante.

E Loki?

Lo cerco inutilmente con lo sguardo nei vicoli della città, in cui la gente si riversa e parla, strepita, si strappa i capelli e si rivolge in preda a un dolore isterico verso il portone del palazzo dove le guardie faticano a contenere la calca.

Dov'è Loki?

Si è addormentato tra le mie braccia esausto, ed io ho passato ore a guardarlo e a pensare a come aiutarlo, prima di essere vinta io stessa dal sonno. Mi aggrappo alla speranza che sia solo uscito dalla stanza per andare a commemorare Frigga, ma quando mi dirigo verso la porta passando vicino alla scrivania qualcosa attira la mia attenzione.

C'è un libro aperto, il libro che Loki mi aveva dato e con il quale mi aveva ingannato.

Sotto le mie dita, la pagina dell’Infinity Gauntlet è perfettamente leggibile.

 

 

Ed ecco la vostra sorpresa nell’ovetto pasquale!!!

Oltre a ringraziarvi sentitamente per come state facendo crescere questa Storia, non posso far altro che augurarvi una Buona ABBUFFATA! (Qui è l’1 ed io mi devo ancora sedere a tavola… si prospetta un pranzo luuuungo!)

Critiche e commenti sono sempre ben accetti, purché costruttivi.

E per qualsiasi curiosità vi rimando al mio ASK: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

PS: e vi lascio anche il mio indirizzo TUMBLR, che non uso molto spesso, ma tra poco metterò online ‘The ART of THE SEVENTH’, ovvero le fanart che mi sono state regalate per questa storia!!! Grazie, Grazie, Grazie a tutte! http://www. evilcassy.tumblr.com

PS: Titolo tratto da: The Sound of Silence (Simon & Garfunkel)e citazione cinematografica presa da TITANIC!

ALLA PROSSIMA!!!

EC

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** How they Pound, Raising the Sound. ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 8: How they pound, raising the sound.

 

Christmas isn't just a day, it's a frame of mind.

 

La luce dell'alba irrora decisa i pendii dolci facendoli brillare di rugiada. L'aria è limpida e fresca, e a parte il fruscio degli steli d'erba accarezzati dal vento non vi è nessun rumore.

Lontano dal tumulto della capitale in subbuglio, Loki risale la china di un colle: ha varcato il confine tra Asgard e Nornheim da qualche ora ormai, ed attraversa le terre di Karnilla con il passo inconsistente di un'ombra traslucida.

È poco più di un fantasma e appena meno che foschia mattutina: il suo passaggio non lascia traccia apparente tra gli steli verdi che gli sfiorano la vita.

Raggiunge la sommità del Colle e per un attimo si volta a fissare ciò che si è lasciato alle spalle: Baciata dai raggi del sole, i pinnacoli di Asgard sono un mosaico di oro e fuoco, il barlume più alto sono le Torri del Palazzo. Quel luogo che ha chiamato per tanto tempo casa è vicino eppure drammaticamente lontano.

Si concede un sospiro e si morde il labbro inferiore distogliendo lo sguardo per lasciarlo vagare sul Colle.

 

Cnoc na Teamhrach, l'avamposto Meridionale di Nornheim: ai tempi della dipendenza da Asgard era la roccaforte dei ribelli, il primo impedimento alle guarnigioni di Asgard che giungevano a reclamare il controllo del territorio. Luogo di nascita di Karnilla, la Prima Regina che aveva piegato le lance asgardiane con l'astuzia e l'abilità della magia, conquistando l'indipendenza del popolo e fondato il Nornheim.

In realtà era un territorio troppo vicino da Asgard e con risorse troppo scarse per essere realmente autosufficiente: insegne diverse e nuovi sovrani non regalavano autonomia e libertà, ma quella parvenza di indipendenza teneva a bada il popolo.

La libertà, la più grande menzogna mai inventata.

 

Del glorioso passato di Teamhrach restano, sotto un tappeto d’erba verdissima, che i cumuli delle tombe degli eroi, i terrapieni circolari delle palizzate, il menhir dove era stata incoronata Karnilla ed i resti di un altare votivo.

Di nuovo, a Teamhrach, c'era il palpito di una Gemma. I suoi sensi lo guidano verso l'anello più interno, dove sorgeva la dimora reale di Karnilla quando ancora era solo un'indocile strega ambiziosa.

Stende la mano e la richiama: Un bagliore viola risponde e si stacca da terra per fluttuare verso il suo palmo.

La Gemma dello Spazio.

Ottimo.

 

La cameriera boccoluta compare dalla porta della cucina avvolta in una tuta da sci decisamente troppo larga al posto della solita divisa. “Spiacente, ma siamo chiusi. Sa, la tempesta…

“Si dice che il Capitano Smith non lasciò il suo posto a comando della nave durante l’affondamento, mentre i suoi ufficiali cercavano di mettere in salvo più vite possibili oltre che alla propria.” Sbatto i piedi sul tappetino d’ingresso per liberarli il più possibile dalla neve ed evitare di sporcare nel locale immacolato: “Tuttavia lui era il Comandante, era giusto fosse così. Pare invece che il proprietario del locale abbia tagliato la corda lasciando tutti in mano al suo timoniere. Sbaglio?” Mi avvicino al bancone e mi siedo su uno degli sgabelli, sotto lo sguardo perplesso della ragazza, che si scosta un boccolo ribelle dal viso: “La sua famiglia è a Denver, ha preferito raggiungerla prima che cancellassero tutti i voli. Abitando a Brooklyn per me era più comodo venire a dare una controllata prima dell’evacuazione.”

“Capelli biondi, di Brooklyn, generosa e propensa al sacrificio; un pizzico incosciente, a mettere il naso fuori casa con un allarme nazionale in corso: mi ricordi qualcuno di mia conoscenza.”

Lei coglie il riferimento ed arrossisce leggermente, girando lo sguardo verso la vetrina protetta dai pannelli di compensato. “Se è venuta qui perché teme che possa…” Noto che non ha un accento di Brooklyn. “Vengo da Jackson, abito qui con mia sorella solo da un paio d’anni.”

Mississipi, profondo Sud! Grandi valori a volte un po’ troppo tradizionali per i miei gusti, ma tant’è. Molto legata alla famiglia, interessante. Devo dirlo, mi hai convinto.”

“Sono spiacente, ma non credo di afferrare…

“Non preoccuparti, anche lui spesso non afferra. Hai da scrivere?” Fruga sul bancone e mi porge uno dei blocchetti per le ordinazioni ed una matita. Scrivo velocemente, strappo il foglietto dal blocchetto e lo piego con cura prima di porgerglielo. “Questo è il suo numero di cellulare.”

Strabuzza gli occhi azzurri e prende il foglietto con la punta delle dita guardandomi sbalordita: “Io credevo che voi due…

“Beh, credevi male. È un amico e collega. Un cuore d’oro, davvero, ma con il brutto vizio di non riuscire a cogliere l’occasione al volo con le ragazze che gli interessano. Beh, ha anche il vizio di interrompersi sul più bello, ma lasciamo perdere. Ah! Se non ti risponde subito, non temere: ha un pessimo rapporto con la tecnologia. È un po’… vecchio stile, diciamo.”

Io… io non so come ringraziarla!”

“Dammi del tu, ad occhio e croce sei anche più grande di me.” Non è vero: probabilmente avrà anche lei sui venticinque anni, ma struccata ed in jeans io non ne dimostro che venti scarsi e dato che le sto facendo un favore mi sento in diritto di mentire sulla mia età.

“Grazie. Davvero. Questo è decisamente un bel regalo di Natale.”

“Non c’è di che…

Beth.” Conclude, stringendomi la mano.

Addison. Ed ora è meglio che ti sbrighi a chiudere questo posto: la metro chiude tra meno di un’ora, non vorrai rimanere bloccata a metà strada e dover fare la figura della donzella in pericolo.”

 

"Pensavo di passare un Natale decisamente diverso da così." Stark fa tintinnare i cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere di Talisker, prima di lasciare il mobile bar bevendone un sorso e raggiungere il fianco di Pepper a cingerle la vita con un braccio. "Davvero: e sì che ho una grandissima fantasia. Potevo immaginarmi il classico Natale sfarzoso ed opulento - il mio preferito - oppure uno più morigerato e all'insegna di pessimi ricordi - questo per colpa tua, Cornacchietta - ma la versione letalmente esasperata del Bianco Natale non me l’aspettavo affatto."

"Evidentemente non sei pronto a tutto, Stark." borbotta Clint finendo il terzo dessert della serata. "Devi darmi la ricetta, di questi cosi. Se sopravvivo, ne esigo un freezer pieno."

"Con la temperatura là fuori basterebbe metterli in terrazza."

"Ottima idea, c'è più spazio."

Al di là della vetrata infrangibile, fiocchi bianchi spezzano il buio della notte di Natale, intrappolati dal turbine dei venti gelidi e vanno ad incastrarsi nelle fessure strutturali della torre. Sotto di noi le strade sono già abbondantemente imbiancate e non vi è un'anima viva in giro, a parte qualche soccorritore ancora impegnato alle ultime evacuazioni.

I venti vanno ad intensificarsi, e continuerà a lungo. Non si sa per quanto.

Negli ultimi tre giorni i metereologi di tutto il Nord America hanno bombardato le emittenti con previsioni catastrofiche su questo presunto ciclone artico di massimo livello, una cosa mai vista, che sta minacciando tutto l'emisfero boreale.

C'è chi ha accusato i governi, rei di esperimenti climatici sfuggiti di mano. Chi se l'è presa con un inversione del riscaldamento globale, chi con un qualche dio che ha deciso di punire la Terra per i suoi peccati, chi con un'invasione aliena - l'ipotesi più improbabile è quella che si avvicina maggiormente alla realtà, dev'essere anche questa un'applicazione della legge di Murphy - e chi invece sostiene che faccia parte del ciclo terrestre, uscire e rientrare occasionalmente in simpatiche ere glaciali.

Ad avvalorare questa ipotesi, in Tv stanno trasmettendo L'Era Glaciale. Il sequel, per la precisione, quasi a voler stimolare l'ottimismo.

Solo lo S.H.I.E.L.D, il Consiglio e noi Vendicatori sappiamo quello che sta accadendo realmente.

Fondamentalmente, si tratta di un mesh-up di tutte le ipotesi.

Una forza ostile non ancora identificata (Vai con la teoria degli Alieni), si è impossessata di un manufatto capace di invertire il magnetismo termico terrestre (volgarmente indicata come Inversione del Riscaldamento Globale, ma Banner detesta questa definizione) causando glaciazioni improvvise e su vasta scala; Tale manufatto è già stato usato abbondantemente in passato (Parlavamo di cicli delle Ere Terrestri, giusto?) ed è stato soffiato da sotto il naso di chi lo custodiva (governi ed incompetenze, come stanno bene queste parole insieme) ovvero il pantheon norreno (Governi, incompetenze e religioni: tutto l'Universo è Paese).

In parole povere, spicce ed accessibili a tutti: siamo nella merda.

 

La buona notizia è che Banner e Stark sono riusciti a fissare un algoritmo di localizzazione delle Gemme dell'Infinity Gauntlet, grazie anche al libro che Loki mi ha lasciato tradotto prima di andarsene

La splendida notizia è che i calcoli di Jane e Selvig sui Wormholes sono a buon punto, e questo potrà permetterci di trovare un modo per viaggiare più velocemente nell'Universo che non comprenda l'esaurimento delle Energie della sottoscritta né il raccoglimento di energia Oscura da parte di Odino. (Che, come ha spiegato Jane, se la raccoglie poi la deve pur rilasciare - e noi non vogliamo peggiorare la situazione, vero?)

La notizia meno buona è che occorreranno dei test, di cui si occuperanno principalmente Selvig e Jane con un ridotto team di fisici e l'ovvio aiuto di Stark e Banner, in un laboratorio speciale allestito nel piano del parcheggio sotterraneo alla Stark Tower non ancora terminato.

Al momento Jane non è ancora tornata su Midgard, preferendo restare al fianco di Thor per le esequie della Regina.

 

A noi Vendicatori, invece, spetta il compito di localizzare e recuperare le Gemme e, soprattutto, 'Spegnere quel fottutissimo Scrigno prima che ci trasformi tutti in Champ BlueBunny del Cazzo' per dirla alla Fury.

 

La mia notizia meno buona è che di Loki non si ha traccia. Nessun avvistamento, niente: Loki è svanito nel nulla e questo è fonte di preoccupazione da parte di tutti.

Di angoscia profonda da parte mia: Non sono riuscita ad aiutarlo, non ho potuto far nulla.

Maschero i sensi di colpa e la mia ansia dietro la concentrazione che la missione richiede, spolverando qua e là il mio tipico sarcasmo condito da un'allegria sbiadita e forzata.

Gli altri l'hanno capito: c'è chi fa finta di ignorare e chi si lancia in improbabili tentativi di distrazione o consolazione.

Sono nella situazione di apprezzare entrambi i casi.

 

Nat si siede accanto a me sul gigantesco puff bianco vicino al caminetto acceso e si corica appoggiandomi il capo in grembo, lasciandomi giocherellare con i suoi boccoli rossi. Clint ci raggiunge ed io borbotto qualcosa sul fatto che sia sempre in mezzo alle scatole: "Non vedi, io e la tua ragazza stiamo flirtando."

"Abbiamo bisogno di privacy, non ci interrompere. Vai a farti coccolare dall'Hulk." Mi fa eco Nat.

Lui mostra un palmo di lingua e poi si volta verso Banner sbattendo le ciglia. "Scordatelo, Hulk non coccola." risponde il dottore alzando le mani in segno di resa.

"Ma è Natale!"

"Hulk ateo."

"... nonostante abbia fatto il culo a due dei?"

"Hulk ha le sue convinzioni. Rispetta le convinzioni di Hulk, e Hulk rispetterà le tue ossa."

Drriiiin. Driiiiin. Driiiiiiiin!

Nat aggrotta la fronte: "Di chi è questa suoneria vintage?"

Alziamo tutti lo sguardo verso un rossissimo Steve che si fruga nervosamente dentro la tasca dei pantaloni.

"Non è vintage, è preistorica." precisa Stark "Capitano, trova in fretta quel telefono o lì sotto succederà un guaio se continuerai ad armeggiare in quella maniera."

Diventando ancora più rosso di quanto sia umanamente possibile, Steve trova lo Starkphone, pigia lo schermo più volte in più angolature, ci intima di smettere di fissarlo e dato che non lo facciamo si volta di spalle, costretto ad allontanare un paio di volte Stark respingendolo con una sedia mentre picchietta il touch screen nervosamente.

"Capitano, devi risponderle prima che vada in menopausa, lo sai vero?" "Tony!" "No, così, per dire. Putacaso che non si tratti di una sua coetanea, che in menopausa c'è già." Pepper pizzica il braccio di Tony minacciandolo con lo sguardo. "No, tesoro, davvero, sono preoccupato... ahia!"

"Non c'era un'altra questione di cui metterli al corrente?"

"...c'era? AHIA, Pepper, stai diventando già manesca."

Natasha si mette a sedere e avvicina il viso al mio orecchio: "Venti dollari che è incinta."

"Ripulisci tu la stanza dal mio vomito?"

Ma Pepper stende la mano sinistra, il dorso in bella mostra davanti a tutti: "Ooooooh!"

Banner si toglie gli occhiali, che non ce n’è bisogno per vedere quello che ha al dito e che ci lascia tutti a bocca aperta: "Ma pensavo che la vecchia signora l’avesse gettato nell’oceano alla fine …"

È il diamante più grosso che abbia mai visto, e brilla da togliere il fiato: "Deve pesare una tonnellata." Commento.

Nat domanda se sia un mini reattore Arc. "Per favore, non dirmi che ne vuoi uno uguale..." mugola Clint massaggiandosi le palpebre e richiedendo un paio di occhiali da sole, che tutto quello sfavillare rischia di compromettergli la sua preziosa vista.

"Beh, sicuramente potrei usarlo come arma: credo sia classificabile come oggetto contundente."

Steve sorride e stringe la mano di Pepper: "Direi che in questi casi sia il caso di fare le congratulazioni, non trovate?"

"Uhm, le condoglianze a Pepper le troverei più adeguate" Stark storce la bocca e fissa in tralice un Banner dal sorriso tirato.

Alzo la mano: "Sto già pensando all'Addio al Nubilato."

"Io non so cosa mettermi." mugola Nat.

"Oh, andiamo!" incalza Steve: "È una splendida notizia, non trovate? Insomma... è molto bello, non credete?"

Guardo la mia amica: "Lo è?"

"Pensa all'Addio al Nubilato" suggerisce. Batto le mani: "Oh sì, è una cosa stupenda!"

"Che cos'è un Addio al Nubilato?"

"La versione femminile dell'Addio al Celibato. Ma non preoccuparti, Capsicle, non sarai responsabile dell'organizzazione - anche perché vorrei risvegliarmi dalla sbronza sul tetto di un Hotel a Las Vegas, e non in un reparto di Geriatria – quindi: il primo che conosce più spogliarelliste vince."

Clint alza la mano: "IO!" Occhiata assassina di Natasha "...conosco un tizio che conosce delle spogliarelliste. Ma magari mi sbaglio, è da un sacco che non lo vedo. Magari è morto. Ecco sì, probabilmente non esiste più. Ed io non ne conosco nessuna. No."

"Beh, ragazzi, c'è tempo... e di mezzo una presunta fine del mondo, quindi state tranquilli!" Media Pepper sorridendo. "Abbiamo fissato la data per il 18 Maggio e dato in mano alla migliore Wedding Planner di NewYork. C'è ancora tempo."

"E ti ha fatto la proposta a Parigi?" domanda Steve; Pepper piega la testa di lato: "Non proprio... a Parigi è arrivato l'anello, ecco." Ma lui è morbosamente curioso ed incalza per ulteriori informazioni con sommo fastidio di Stark: “È per aggiornare il tuo blog sotto uno pseudonimo segreto femminile?"

"Me l'ha chiesto un paio di mesi prima." risponde evasiva Pepper. "Ma subito non ho accettato."

"E come mai?"

"Raziocinio?" suggerisco, mentre il sorriso di fidanzati si fa un pochino più teso. "Oh, suvvia, non ditemi che c'entrava la mia morte!"

"Beh ecco... Tony era un po' scosso..."

"E alterato..."

"...e ubriaco... così, insomma... non era lucido, ecco. Non si rendeva esattamente conto di quello che stava dicendo e..." Sento Clint sussurrare a Banner e Nat un 'Perché, ora sì?'

"Oh, andiamo! Non te l'avrà mica chiesto con la sottoscritta appena cadavere...!"

"...ehm..."

"Il rigor mortis era già in fase avanzata."

"Era molto scosso..."

"E avevo con me del whisky balordo."

"Oh. Ohhh!" strillo falsamente sdegnata. "Spero che la mia putrefazione non abbia intaccato l’atmosfera romantica."

"Non gliel'ho chiesto nell'obitorio."

"Apprezzo la delicatezza, Stark."

"Però nell'Obitorio mi ci sono risvegliato con i peggiori postumi che avessi mai avuto."

"Almeno uno dei due ha riaperto gli occhi, là dentro."

"E ho vomitato."

"Ritiro il commento sulla delicatezza."

"Avresti fatto lo stesso!"

"Ma non l'ho fatto, apprezza il mio tatto."

Pepper ha tirato fuori dal frigobar una bottiglia di Champagne e propone un brindisi. "Hey, Pep, qui stavamo discutendo amabilmente, Vorresti farci smettere con del Dom Perignon? Tesoro, l'alcool non è sempre una soluzione...!" Collettiva occhiata perplessa. "... e poi tu non puoi berlo." Generale espressione agghiacciata.

Pepper alza un sopracciglio mentre armeggia con il turacciolo: "Non sono incinta." Corale sospiro di sollievo. "Per ora."

“Dopo questa, credo che la bottiglia la scolerò a collo da solo.” Geme Stark.

 

"Non sembravi particolarmente entusiasta del matrimonio del secolo." Aggiusto la coperta sulle spalle di Bruce e mi siedo al suo fianco di fronte al caminetto acceso.

È l'unica fonte di luce nella stanza, e forse anche di calore: probabilmente sarà solo suggestione, ma inizio a percepire il freddo entrare dalle vetrate ed invadere lentamente la stanza.

Uno ad uno i nostri compagni si sono ritirarti nelle camere che Stark ci ha concesso. Prima Clint e Natasha, poi lui e Pepper ed infine anche Steve - cellulare in mano e sguardo trasognato sullo schermo - ha annunciato di volersi coricare.

Siamo restati solo io e Bruce. Due nottambuli della città che non dorme mai insolitamente tranquilla.

"Non fraintendermi, sono molto felice per loro, davvero." Stringe le mani sulla tazza di tisana calda che ha appena preparato. "Sono davvero una bella coppia, e Tony già da un po' di tempo aveva iniziato a straparlare di questioni legali e affettive. Però, in mezzo al suo solito fiume di parole si stemperava un po' tutto, ecco. È solo che..."

"Sai come ci si sente."

Annuisce e si toglie gli occhiali, appoggiandoli sul pavimento accanto al puff. "Le Festività sono un brutto periodo per i ricordi."

"Già." Mi stringo al suo fianco e appoggio la testa sulla sua spalla. "Vuoi parlarne?"

Resta un attimo in silenzio, poi sospira ed inizia a raccontare: "Io e Betty parlavamo spesso di sposarci; mettere su famiglia, comprare una casa vera e non un mini appartamento di un campus. Però rimandavamo sempre. Il prossimo anno, dicevamo; e poi l'anno arrivava e passava, e noi rimanevamo eterni fidanzati e topi di laboratorio. Avevamo tante cose in testa, tanti calcoli, tanti esperimenti, tante esperienze da fare. E pensavamo di avere tutta l'eternità davanti a noi." Beve un sorso di tisana."Che stupidi, eh?"

"No, affatto. Non si riesce mai a concepire che tutto ha fine finché non si inciampa su un limite. E anche dopo essersi rialzati dalla caduta è difficile ricordarsene."

"Già."

Ravvivo il fuoco con un paio di colpi di attizzatoio e mi riavvolgo nel plaid. 

"Hai più avuto notizie di..."

"Loki?" Scrollo la testa. "Nessuna notizia, nessun avvistamento. Nessuna idea di dove possa trovarsi. So solo che era fuori di sé dalla rabbia e dal dolore. E una personalità Borderline in preda ad un forte disagio emotivo è un pericolo per gli altri e per sé stessa. Nel caso di Loki, poi, la pericolosità è esponenziale alle sue capacità psicofisiche e ai suoi poteri. Ho notato che tendono ad aumentare, se emotivamente stimolati."

Banner piega la testa in avanti e mi fissa incuriosito oltre le lenti degli occhiali "Cioè... tu hai esaminato Loki?"

Alzo le spalle: "Deformazione professionale. Non avrei potuto fare altrimenti, dato che ci ho convissuto per ben due mesi."

"Giungendo all’ovvia conclusione che sia uno psicotico."

"Psicotico è un termine impreciso. La disregolazione emotiva e la sua considerazione delle altre persone come individui negativamente giudicanti, contestualizzati in un ambiente che possiamo definire 'invalidante' data la svalutazione dei propri stati mentali e delle proprie capacità, rivelano un disturbo Borderline di personalità. Tuttavia, presenta alcuni elementi di stampo paranoico ed altri compulsivi – ossessivi, mentre la bugia patologica invece è indice di sociopatia.

Insomma, alla fin fine la definizione sulla sua psiche come una scatola piena di gatti sarebbe la più calzante."

"E tu ci vai anche a letto?"

"Certo. Ma non ti spiegherò cosa deduco dal suo comportamento tra le lenzuola."

"Non sono cose che desidero sapere, credimi." Sorseggiando la tisana, Banner riflette: "Perché Borderline e non Bipolare?"

"Perché il disturbo Bipolare è ciclico ed indipendente dal contesto, mentre la disregolazione emotiva di Loki è pervasiva."

"Ah."

"Già."

"Ti rendi conto che hai appena detto che frequenti un dio mentalmente disturbato?"

"Oh sì, ma non pensare che sia l'unico. Facendoti un esempio, la cleptomania di Ermes è ad un livello molto serio."

Banner si rizza a sedere così velocemente che quasi rovescia la tazza di tisana. "Ci sono anche gli Olimpi?"

"Non lo so, ma leggo Percy Jackson. C'è ancora un goccio di quella tisana?"

 

L'alba lattiginosa dissipa di poco le ombre all'interno della Lounge. L'Albero di Natale continua a lampeggiare, le braci nel camino si stanno spegnendo.

Ed io sono incredibilmente comoda. Sbadiglio rumorosamente e mi stiracchio, ritirandomi poi velocemente il plaid addosso.

Sì, nella stanza fa più fresco.

Per fortuna che c'è qualcosa di caldo vicino a me. Qualcosa di caldo da abbracciare morbidamente, che ho ancora tanta sonno e nessuna voglia di alzarmi, anche se qualcuno ha tirato le tende e mi chiama.

Andiamo, è Natale, lasciatemi dormire.

E come faccio a dormire se quel qualcosa di caldo da abbracciare morbidamente russa come un camionista siberiano ubriaco bloccato nella steppa?

Apro un occhio. Fili argentati in una massa di scarmigliati capelli castani.

Oh oh. No, dai....

E una camicia antracite.

Oh oh oh.

Giro lo sguardo.

Clint ha l'aria commossa mentre accarezza Morrigan, Steve confusa, Natasha e Pepper sembrano perplesse e Stark fatica a trattenersi dalle risate.

Se per voi è lo stesso, accetterò quel drink.

Sotto al mio braccio Banner smette di russare e sbadiglia sonoramente. Stiracchiandosi mi pianta una gomitata in faccia. Strizza gli occhi prima di infilarsi gli occhiali e sobbalzare vistosamente, coprendosi il petto con il plaid.

Faccio notare che indossiamo entrambi i rispettivi vestiti "Quindi smettetela di fissarci che non è successo niente."

Banner arrossisce e annuisce rapidamente. La cosa sortisce un effetto involontariamente comico sui presenti.

Passi pesanti in corridoio ed il “Siam giunti, amici” di Thor.

Dalla padella alla brace.

Scatto in piedi come una molla: “Oh, eccovi, vi stavamo aspettando!” cinguetto.

“Palle!” esclama Clint, prima di raccontare il ritrovamento della mattina. Già la faccia di Thor è comprensibilmente tetra, ora ha l'aria di chi è stato preso a badilate in faccia.

Cosa che mi riprometto di fare con Clint alla prima occasione. È Natasha a riportare la situazione nei ranghi, ricordandoci che dobbiamo tutti prepararci, che Selvig e la scorta dello S.H.I.E.L.D. stanno arrivando.

 

Fuori dalla Stark Tower, la piccola scorta capitanata dalla Hill è composta da due grossi mezzi anfibi e tre Land Rover Defender. Gli agenti scaricano in silenzio le attrezzature di cui avremo bisogno, insieme ad alcuni componenti che occorreranno per i test. Faccio strada a Selvig e ai due agenti incaricati verso l'UnderLab, con il professore che si domanda ad alta voce perché non sia rimasto sotto il sole della Grecia da quella sua vecchia amica. "Ero in vacanza al caldo. Buona compagnia, bel mare, ottimo cibo, relax: Me lo meritavo, no?" Annuisco accondiscendente, aiutandolo a trasportare un paio di schermi touch screen. "Mi stavo ponendo la stessa domanda. Anche io ero al caldo ed in vacanza. Mare e cibo però non erano così superlativi."

"E la compagnia?"

Sogghigno: "Professore, lei non lo vuole realmente sapere."

"Ah, già." Scrolla le spalle: "In effetti no."

"E comunque anche in Grecia ora dovrebbe iniziare a far freschino." aggiunge Clint porgendogli una valigetta di metallo in mano che Selvig indica come di vitale importanza. "Questa la devo tenere sempre d'occhio."

Clint sogghigna: "Mi permetta un deja-vu, professore..."  Selvig borbotta un in effetti e decide che anche se verrà appoggiata su di una mensola, la valigetta non correrà pericolo; poi domanda dove sia Jane.

"Lei e Thor limonano duro nella Lounge." spiega Clint. "Gli conceda un attimo."

Torno in strada per sincerarmi che siano state compiute tutte le operazioni e trovo Nat che firma il tablet della Hill per la ricezione del materiale appoggiata ad un Tumbler nero opaco.  "Embé, ci hanno consegnato pure Batman?"

"Sì ma l'ho respinto: Di miliardari teatrali e casinisti ne abbiamo già abbastanza di uno."

Immagino ci servirà per raggiungere il Quinjet a Battery Park, dato che a causa del forte vento non è consigliabile lasciarlo parcheggiato sulla terrazza della Tower legalmente omologata, come ci ha ricordato Pepper, solo per Elicotteri ad uso civile, IronMan e Dei Norreni del Tuono. "L'autorizzazione per l'atterraggio ed il decollo di un Quinjet è ancora sulla scrivania del Senatore Stern in attesa di una sua firma." aveva spiegato mentre fissavamo i punti per allestire la nostra base d'emergenza.

"Probabilmente nel punto esatto in cui la sua stagista appoggia le chiappe quando..."

"TONY!"

Clint aveva concluso con una perla: "Le stagiste stanno sotto le scrivanie, non sopra."

 

La Hill riceve istruzioni all'auricolare ed invita gli agenti a sbrigarsi. "Le condizioni sull'Atlantico stanno peggiorando, nelle regioni artiche si sta formando un vortice di aria gelida che assomiglia ad un urgano" spiega. Ipotizzo che possa trattarsi dello Scrigno.: "Più che un uragano potrebbe essere l'apertura di un portale."

Natasha annuisce ed indica con un cenno della testa i piani alti della torre, riferendosi a Jane: "Abbiamo a nostra disposizione personale qualificato riguardo ai portali."

"Se solo Thor le si staccasse dalla faccia."

"Non essere così acida, Hill: faresti di peggio al posto suo." Poi ci stringiamo gli avambracci imbottiti dalle rispettive giacche a vento, prima che salga sul Defender a capo della spedizione. "Ci aggiorniamo più tardi."

Il convoglio sparisce dalla nostra vista in fretta, avvolto dalla foschia gelida della nevicata. Natasha decide sia meglio parcheggiare al coperto il Tumbler: "Vieni?"

"Lasci guidare me?"

"Scherzi, vero? Questo coso deve restare intero."

"Allora resto qui a fumare."

"Permalosa.”

Mi tolgo un guanto, prendo il pacchetto dalla tasca e mi accendo la sigaretta in mezzo alla strada deserta e completamente bianca, lasciando che i fiocchi gelidi mi inondino. Quando non avverto più il gelo sferzarmi le guance, espiro una boccata di fumo e abbasso la sigaretta.

La foschia è aumentata attorno a me, e nella luce opaca ha assunto una lieve sfumatura color smeraldo. La sigaretta si spegne e cade dalle mie dita. Il cappuccio della giacca a vento scivola dalla mia testa liberando i capelli in ciocche disordinate che la brina accarezza.

Chiudo gli occhi e sento la pressione sulle mie labbra, tenue e fremente insieme: il quel bacio alla galaverna c’è Loki. Quando sfugge dalla mia bocca e dal mio viso apro gli occhi, a ritrovarmi i bagliori nebbiosi di due iridi verdi. "Resta" sussurro.

Ma la nebbia si dirada, il riflesso ritorna ad essere lattiginoso e gli occhi verdi si dissolvono.

 

"Che hai fatto agli occhi?" chiede Nat al mio rientro, seduta a gambe incrociate davanti al camino, a cuocersi Marshmallows allo spiedo insieme a Steve, Thor e Clint con Morrigan sulla spalla

"Ho fumato una sigaretta fuori, con 'sto vento è già tanto se non mi è venuta una congiuntivite."

"Povera! Vieni qui vicino a me, ho marshmellows e vodka."

"E che faccio, li uso come collirio?"

"Non credo possano andar bene. Testiamo su Stark?" propone allungando un Marshmallows a Morrigan che lo inghiotte in un boccone.

Steve si offre per tenerlo fermo; dietro al suo bicchiere di Scotch, Tony alza sopracciglio e dito medio contemporaneamente. "Vado in laboratorio ad aiutare Banner con il localizzatore" annuncia distraendo Pepper al suo fianco con un bacio, per poi rubarle la forchettata di torta che era in procinto di gustarsi.

"Meglio se ci diamo da fare anche noi" Steve prende le redini della situazione in mano, finendo il suo marshnmallow arrostito, alzandosi a raggiungere il tavolo touch screen delle riunioni. Un ultimo sorso di vodka condiviso da Nat e Clint, io che mi tolgo giacca e sciarpa e....

SSSWWWWAAAAAMMMM!!!!

Fuoco Fatuo: Una fiammata che si propaga dal pavimento incenerendo il tappeto e raggiunge il soffitto facendo partire l'allarme incendio.

"Ma che Diavolo?" esclama Steve rialzandosi da dietro al tavolo dove è caduto dalla sorpresa, mentre Thor recupera il Mjolnir e Clint si becca in pieno volto il getto dello sprinkler. Pepper resta rintanata dietro al mobile bar, piatto della torta in mano, aria terrorizzata e rimmel che cola sotto i rivoli d’acqua.

Eh, appunto, che Diavolo. Intravedo la sua forma tra il fumo che si dirada. "Amon, ma che cazzo..." tossisco, l'odore di zolfo che attacca in gola.

"Felice Venticinque Dicembre, mortali e non!" Saluta con il suo miglior sorriso strafottente, accogliendo una Morrigan gracchiante di gioia sul suo polso: "Natasha, splendore, posa le pistole, non ce ne è bisogno."

"Mi scusi, ma le sembra il modo di apparire?" protesta Pepper. Alla vista del tappeto bruciacchiato storce la bocca e si lascia scappare un gemito. "Lo sapevo che dovevo richiedere arredamento ignifugo..."

Amon fa spallucce gettandosi la punta del suo cappello da Babbo Natale dietro ad una spalla. "Nel Limbo badiamo molto alla teatralità: Le presentazioni sono essenziali, sono un biglietto da visita delle intenzioni e del calibro della persona che si propone."

"Spero non abbia fatto questo discorso a Tu-Sai-Chi." mi sibila Natasha. Alzo un sopracciglio: "Mi hai appena ricordato perché ho preferito tornare in questa dimensione."

Thor abbassa il Mjolnir e piega appena la testa come saluto: "Quindi voi sareste Re Amon, dal Limbo."

"In questo preciso istante, preferisco palesarmi come Santa Claus Satanico. Mia moglie lo trova adorabile come titolo, vi consiglio di essere dello stesso avviso."

Attraverso l'interfono Stark chiede delucidazioni sull'accensione del sistema antincendio. "Non starete ancora fumando marijuana in mia assenza, vero?"

 

Amon mi porge un cofanetto di legno intarsiato, lungo e piatto. "Seguitando quel discorso che non avevo cominciato, sono qui per onorare la mia adorata cugina con un presente."

"E  noi no?" protesta Clint. Amon risponde che sono stati troppo buoni. "Sono certo che apprezzerai, Adie."

Appoggio il cofanetto al tavolo e lo apro piano.

All'interno, adagiate su un cuscino di velluto nero, ci sono due piccole asce bilame d'argento. Resto a bocca aperta, prendendone una in mano: È leggerissima.

"Stesso peso, stesso materiale, stessa lunghezza e stessa impugnatura dei tuoi precedenti lunghi pugnali." spiega "Lo stesso principio di utilizzo: affilate su entrambi i lati e punta acuminata da cui indirizzare il Fuoco Fatuo. Ci prenderai la mano molto facilmente, e non ricordandoti i pugnali non avrai remore ad utilizzarle. Siamo stati bravi?"

"I migliori!" asserisco commossa, gettandogli le braccia al collo e stringendolo. "Non potevo chiedere di meglio, in questo momento. È il miglior regalo di Natale che abbia mai ricevuto!"

"Diceva così anche delle Jimmi Choo, non le credere." borbotta Natasha, studiando le mie nuove armi. Le soppesa e ne fa roteare una. "Sembrano davvero maneggevoli. Vendete solo ai famigliari o anche ai privati? Perché in tal caso, potrei chiederne un paio anche io. Su per giù quanto costerebbero?"

"Posso farti un prezzo di favore. Ti lascio la tua anima, ma almeno settemila anni di lavori forzati nel Limbo te li devo far fare."

Natasha mi restituisce le asce. "Fondamentalmente le mie pistole sono ottime"

Clint sostiene di essere a posto così con le frecce e Thor indica con gli occhi il Mjolnir e alza le spalle.

"Ragazzi!"  Questa volta all'interfono c'è Banner. "Venite qui sotto, per favore... c'è una traccia."

 

"Andremo io e Thor, Morrigan ci teletrasporterà." Mi allaccio la tuta isolante e Natasha mi aiuta ad infilarmi nella giacca a vento. Scaldacollo, guanti in mano e scarponi termici: Sono pronta, Thor raggiunte il mio fianco e Morrigan la mia spalla. "Ci sei già stato, laggiù?"

Annuisce, teso. "Preferirei non tornarci."

"Non abbiamo molta alternativa, purtroppo. Devi mostrarmi la strada: Essendoci già stato, hai memorizzato la localizzazione anche senza essertene reso conto. Dovrai passarmi questa informazione."

"E come?" Basterebbe una stretta di mano. Ma è Natale ed io non ho avuto sufficienti regali, distrazioni e festeggiamenti. Sto per finire chissà dove a prendermi una marea di freddo e sicuramente anche un paio di cazzotti. Così sorrido, pigolo le mie scuse a Jane, afferro il

bavero delle vesti di Thor e stampo le mie labbra sulle sue mentre Morrigan mi becca il dorso della mano.

Nell’ultima occhiata che rivolgo a Jane catturo il suo labiale inferocito: inizia con put.

 

 

 

Salve a tutti!

Questo capitolo è, fondamentalmente, pieno di Inside Jokes e citazioni nascoste.

Sono SETTE, in totale: 4 film, un telefilm, una citazione da una canzone, e una di stampo scandalistico.

VI SFIDO A TROVARLE TUTTE! Vi avverto: due sono bastarde.

La prossima settimana, comunque vi darò la soluzione. Eh eh eh eh!

ATTENZIONE: Le citazioni ‘nascoste’, non comprendono quindi film con personaggio principale citato apertamente o film marvel.

Per quanto riguarda Cnoc na Teamhrach, è il nome celtico del questo posto: http://it.wikipedia.org/wiki/Collina_di_Tara. Nornheim è considerata comunque una regione di Asgard, anche se indipendente. Nell’universo Marvel, è appunto governata dalla Regina Karnilla. (Pure questa cougar alleata sovente con Loki)

Ad ogni caso, come sempre, ringrazio chi ha commentato e letto questa storia! Grazie ancora,

e per critiche o pareri, non esitate a contattarmi.

Anche per qualsiasi tipo di domanda, il mio ask è aperto: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Alla prossima!

EC

 

PS: Citazione iniziale (almeno quella ve la dico) tratta da Miracolo nella 34esima Strada: classico filmone natalizio incancellabile da qualsiasi palinsesto.

Titolo tratto dalla canzone natalizia ‘Carol of the Bells’, colonna sonora di Mamma ho perso l’Aereo (quando si tratta di Natale, so essere estremamente Vintage)

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** The Road that Leads to Nowhere ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 9: The road that leads to nowhere.

 

Because there's a conflict in every human heart, between the rational and the irrational, between good and evil. And good does not always triumph. Sometimes the dark side overcomes what Lincoln called the better angels of our nature. Every man has got a breaking point.

 

Se non ci fosse stato Thor a sorreggermi sarei caduta dal bordo del precipizio in cui sono comparsa. Mi trattiene per un braccio e mi attira verso di sé raccomandandosi di stargli vicina.

Mai avuto l'intenzione di lasciare un'ancora di salvezza muscolosa come lui.

Soprattutto se l'ancora di salvezza muscolosa mi ha appena salvato da una voragine di cui non vedo la fine, persa tra la polvere ghiacciata sollevata dal vento che ulula attraverso pinnacoli di rocce nere

"Piuttosto inospitale come luogo." Commento con la voce che trema appena. Roccia e ghiaccio, vento e neve, penombra costante e silenzio inquietante: Jotunheim.

"Essere nuovamente qui risveglia in me dolorosi ricordi." ammette Thor con lo sguardo a terra. "Dobbiamo muoverci. Se gli Jotun si accorgono della nostra presenza, sconfiggerli non sarà semplice." Infreddolita, Morrigan si infila nel cappuccio della giacca a vento riparandosi dietro al mio collo e litigando con la mia treccia, tirandomi i capelli meritandosi dei piccoli colpi di rimprovero. "La scorsa volta che sono stato qui, l'intervento di mio padre fu provvidenziale. Ma con il Bifrost spezzato ed il Re sprofondato nella più tristezza più profonda non potremo contare su nessun aiuto da Asgard. L'antica forza di Odino sembra svanita dalle sue membra, sprofondata nella tomba con la sua Regina."

"La ferita è ancora troppo fresca." lo conforto, passandogli un braccio attorno alla vita. "Il dolore è ancora troppo vivo per tutti."

"Ma io ho con chi condividerlo: Il sostegno dei miei amici, di Jane. Lui ha il peso degli anni e del trono. E Loki... Loki ha solo la rabbia sorda del suo dolore."

"Lui non..."

"Lady GreyRaven, so che hai cercato di aiutarlo e che lui non te lo ha permesso: Non dovresti sentirti in colpa. Speravo tuttavia che almeno tu, che avevi fatto breccia nel suo cuore, avresti potuto laddove tutti noi avevamo fallito."

Caro Thor, la situazione è un pelino più complicata di come la immagini. Far breccia nel cuore di Loki è sin troppo semplice, nel bene o nel male. È conquistare la sua fiducia, trasmettere un sentimento positivo il problema: Prenderlo per mano per accompagnarlo e dargli sostegno, senza pretendere di imporgli un pensiero, un insegnamento o un punto di vista.

Un bel casino, no?

E sì, lui non mi ha permesso di farlo. Ed è per paura.

Se non gli importasse di me o se fossi solo una pedina del suo gioco Loki non sarebbe stato con me fuori dalla Stark Tower, prima.

Non mi avrebbe baciato nella sua forma di nebbia - sia per celare la sua presenza che per non ostacolare me - non se ne sarebbe andato all'alba dell'omicidio di sua madre senza far rumore e senza svegliarmi, e non mi avrebbe lasciato il libro.

Loki non mi impedisce di essere coinvolta nella ricerca delle gemme, sa che sarebbe uno sforzo vano e futile, ma sta facendo un viaggio parallelo per avere la sua vendetta.

Ecco, un altro bel casino.

Perché ho quasi la matematica certezza che Loki sappia perfettamente chi ci sia dietro ad Amora - noi abbiamo solo un pugno di sospetti senza nessuna prova effettiva - e che stia operando nell'ombra con un piano ben preciso. E come faccia ad avere queste certezze spalanca la porta ad un mondo di domande e dubbi che al momento non posso affrontare.

Non mentre affondo in un metro di neve sferzata dal vento più gelido in cui mia sia mai imbattuta. Roba da far sbiancare persino la Vedova Nera, addestrata e cresciuta in Siberia. 

Anche questa volta devo ringraziare la mia parte demoniaca che mi regala questa resistenza eccezionale a queste temperature e all'aria rarefatta: il principale motivo per cui a questa spedizione possiamo partecipare solo io e Thor.

Attivo il rilevatore – uno di quelli che erano contenuti nella valigetta che Selvig aveva indicato come Di Vitale Importanza - sul mio avambraccio, l'ologramma mi saluta con il logo della Stark Ind. e l'intro di Welcome to the Jungle, che Tony non lascia mai nulla al caso. Poi mi propone una mappa 3D del luogo, in miniatura, ed un puntino giallo in corrispondenza della traccia della Gemma. "Direzione Nord-Est, sei miglia da qui."

"Sarebbe meglio camminare, volando potremmo attirare la loro attenzione."

"Con quel mantello rosso? Ce li ritroveremmo addosso a meno di un miglio, queste montagne sono spoglie, non offrono molti ripari da sguardi indiscreti e non posso fare troppo affidamento sulla magia, devo salvare le energie per il viaggio di ritorno. Meglio essere il più veloci possibili."

"D'accordo. Aggrappati a me e reggiti forte."

"Volentieri."

 

 

"Qui Barton, fornire direzione."

"Agente Carter, fornisco coordinate 76°31′52″ Nord, 068°42′11″ Ovest, passo."

Scambia uno sguardo sorpreso con Natasha: "Cavolo, è decisamente a Nord."

"Paura di buscarti un raffreddore, agente Barton?" Le sue labbra si incurvano leggermente in un sorrisetto malizioso. "Se preferisci ti autorizzo a tornartene al calduccio del tuo letto alla Tower." "Potrei accettare solo se al calduccio del letto fossi in buona compagnia. Possibilmente quella in cui mi sono svegliato stamattina."

Lei increspa le labbra e appoggia l'indice a fargli segno di tacere, poi gli strizza l'occhio con fare complice.

I motori del Quinjet sono avviati al minimo per lo scongelamento della neve e del ghiaccio su ali e rotori. Natasha controlla i livelli della strumentazione. "La nostra destinazione è la base area Thule, in Groenlandia." Legge ad alta voce per informare gli altri.

Dietro di loro Banner è già allacciato ad un sedile e sta connettendo il portatile per avere sempre sott'occhio la situazione all'UnderLab e il debole segnale di ritorno di Thor ed Addison. "Sarà saggio lasciare il Tumbler qui?" Steve getta un'occhiata preoccupata al di là del portellone che si sta richiudendo. "Perché, è in divieto di sosta? Tranquillo, Cittadino Modello, i vigili oggi non passeranno."

Stavo pensando ad un innalzamento della marea, piuttosto. Quest'area non è ancora stata stabilizzata da dopo New York War II, anche se non comprendo appieno perché."

"Perché i turisti di tutto il mondo sono attratti dai luoghi delle battaglie, e questa città ha bisogno di fondi per la ricostruzione. Anzi, sai che se fossi in te mi proporrei come residuo bellico parlante? Una sorta di guida turistica: passeresti le domeniche seduto sulle panchine e a richiesta inizieresti a parlare della guerra. Perché no? Tutti i tuoi coetanei lo fanno!"

"Aumento potenza motori." avvisa Clint: anziché prendere posto Tony continua a blaterare, percorrendo in lungo ed in largo il corpo del Quinjet. "Impostazione di decollo" insiste.

Seguitando la sua pantomima della perfetta domenica di Steve, Stark addirittura saltella, davanti allo sguardo di compatimento di Captain America e Banner. Mano sulla leva, propulsori attivati di  colpo ed IronMan si ritrova gambe all'aria. "Hey Robin Hood, fallo di nuovo e rado al suolo Sherwood. E voi allegri compari, smettetela di ridere."

 

La leggera vibrazione che da qualche minuto fa tremare il Quinjet è diventata un tremolio inquietante.

"C'è una instabilità nei rotori che fa imbardare il Quinjet" spiega Natasha tenendo sotto controllo la strumentazione. "Al momento non abbiamo problemi a mantenerci in quota, ma se iniziano a destabilizzarsi con più frequenza potremmo essere costretti ad un atterraggio tecnico."

"Lo troverei fuori luogo, agente Romanoff." La testa di Stark è spuntata tra quella di Nat e Clint, a fissare la plancia di comando con occhio clinico. "La temperatura esterna è di -65°. Guarda i valori del vento: avremmo una percezione esterna maggiore, minimizzare la potenza dei motori potrebbe essere letale."

"Dunque suggerisci?"

"Le raffiche di vento tirano da est, giusto? Bilancia il rotore di sinistra inclinandolo di 32°, spezzerà la forza del vento e subirà meno danni dal freddo. Lancia al massimo i motori, questi problemi sono causati dal ghiaccio, se diminuiamo la potenza diminuirà le temperatura dei motori. E non so voi, ma non trovo allettante l'idea di finire schiantati a terra e sepolti sotto decine di metri cubi di ghiaccio. Tu che dici Cap?"

"C'è di peggio, Stark. Tipo passare il tempo libero in tua presenza."

"Oh, ma oggi siamo proprio brillanti!"

Un'imprecazione sfugge dalle labbra di Clint, che si mette a picchiettare inutilmente gli indicatori davanti alla cloche di comando: "Le strumentazioni fanno le bizze, Tony. Idee?"

Stark sospira, si gratta la testa e poi si avvicina ad un pannello di controllo della cabina, lo apre e ci guarda dentro. "Made in H.A.M.M.E.R. come sospettavo. Ricordatemi di scambiare due chiacchiere con il vostro ufficio ricambi. Banner, mi serve la scheda di memoria dello Starkphone. Permetti?" "Beh, in fondo è tuo..." risponde lanciandoglielo. "Piccioncini, dovreste attivare la modalità di controllo manuale. Possibilmente con esiti positivi quali il mantenimento ad una quota degna di questo nome e della rotta. E' possibile?"

"Niente di più facile." Dalla voce di Clint trapela una leggera nota ironica, tuttavia reimposta i comandi e, ad un cenno affermativo di Natasha, converte i controlli; l'intensificarsi del rollio sottolinea il passaggio. La fronte di Clint si imperla di sudore e le labbra di Natasha si increspano in un broncio concentrato: "Fai alla svelta, volare a vista in queste condizioni è praticamente da kamikaze. Rischiamo lo stallo."

Steve si affaccia all'entrata della cabina sorreggendosi con entrambe le mani allo stipite della porta: "Dobbiamo aspettarci una intensificazione dei venti; Stark sei sicuro che il Quinjet regga?"

"No."

"Bene, volevo solo esserne certo."

"Quello che sto cercando di fare è di portarlo più in là possibile. Troverei sconveniente far atterrare Captain America in Canada."

"Possiamo fare qualcosa?"

Stark non lo guarda nemmeno, impegnato com'è a resettare il sistema, distruggere lo Starkphone ed utilizzarne alcuni componenti e collegare qua e là fili che a Steve sembrano tutti uguali: "A parte scaldarti la borsa dell'acqua calda per non peggiorare i reumatismi? Reggersi forte e tenere il paracadute a portata di mano. Ah, e mettere la giacca a vento a Banner, che è soggetto a riniti."

"Spiritoso..."

"Non tanto, hai mai avuto a che fare con il moccio dell'Hulk?"

Cap rivolge uno sguardo in direzione di Banner in cerca di una conferma: Per tutta risposta il dottore si infila con aria placida la giacca a vento prima di alzare le spalle e allargare le braccia ad indicare che, anche questo, è fuori da ogni sua capacità di controllo.

 

Nuova applicazione della legge di Murphy: se una parete di roccia gelida liscia, ripida ed infinita presenta una fessura, stai pur certo che ciò che cerchi si è infilato in quella sottile spaccatura.

Se la sottile spaccatura in cui ti sei infilata ed incastrata circa una trentina di volte cimentandoti in una compilation di fantasiose bestemmie che hanno costretto il tuo accompagnatore a ricordarti che anche lui è un dio e - per cortesia - di smetterla che sta iniziando a sentirsi offeso, si apre in una piccola grotta all'apparenza liscia, ma che un esame più approfondito rivela una piccola, minuscola, insignificante crepa in un angolo; è risaputo che l'oggetto che tu necessiti ormai disperatamente è proprio dentro alla minuscola fenditura. E che puoi sfiorarlo solo con le dita.

Ok, mi rifiuto di accettare di essere così sfigata. Preferisco credere che la Gemma si trovi in quella dannatissima crepa perché un bastardissimo scoiattolo preistorico ce l'ha istintivamente infilata scambiandola per una fottutissima ghianda.

"Tappati le orecchie!" urlo a Thor attraverso lo stretto condotto dentro cui mi sono infilata. L'eco smembra la mia voce e solo dopo qualche secondo mi ritorna indietro il 'Perché?' del Dio del Tuono.

Perché non sto per dire cose carine su tutta la tua stirpe, perché invocherò una qualche divinità oscura e accuserò di meretricio ogni figura femminile e non di ogni pantheon religioso di mia conoscenza. Non infierirò su tuo fratello solo perché sono una signora.

Cerco di allargare la fessura infilandoci la lama più sottile di una delle asce, muovendola. L'esito è positivo, ora posso infilarci dentro la mano completamente.

Peccato che la Gemma sia scivolata più giù.

Oh Anubi, figlio di un'Ecate nuda e di un Bacco onanista danzante nel pallido plenilunio!

Ok. Calma e sangue freddo. Qui rischiamo di peggiorare la situazione. Non posso cercare di infilare la mano e andar per tentativi, che il tempo stringe e la posta in gioco è piuttosto alta. Affidarmi ai miei poteri potrebbe dare un esito positivo al recupero (e anche al non inimicarmi un eccessivo numero di divinità.) ma mi toglierebbe troppa energia, e non riusciremmo a tornare indietro.

Oh beh, ho due barrette energetiche come dotazione, potrebbero aiutare; potrei restare nascosta in questa grotta a riposarmi e poi una volta ripresa riportare Morrigan e Thor sulla Terra.

Alternative?

No. Ok, d'accordo: Che dissolvenza parziale sia. Abbasso il cappuccio e Morrigan saltella al mio fianco, gli occhietti neri lucidi di impazienza quando gli spiego il mio piano. Mi sfilo la giacca e alzo la manica della tuta, poi mi corico bocconi davanti alla crepa e mi concentro, Morrigan posizionata vicino alla frattura a guardar dentro e a gracchiare piano pronta a darmi indicazioni.

Chiudo gli occhi e muovo appena le dita della mano: Il potere fluisce dal centro del mio petto, passa dai muscoli alle vene e si espande nel braccio. Dalla pelle alla carne viva sino alle ossa, il mio braccio lentamente di disgrega, si alleggerisce, diventando vapore. Entra nella crepa, e quando Morrigan gracchia avvolge la Gemma. È il momento più difficile: devo ricompattare il mio braccio, farlo tornare di carne mentre lo faccio uscire, per non rischiare di incastrarlo nella roccia. Piano piano, sento finalmente la sensibilità tornare nelle dita: sento ora la gemma tra il pollice e l'indice. Sfilo lentamente e nello stesso tempo continuo a riconvertire il vapore in carne. Ora sento la consistenza della roccia sulla carne viva e stringo i denti per il dolore quando un minuscolo angolo di pietra mi incide. Calma, Addison, Calma.

Un bel respiro, e continuiamo.

La pelle del braccio ritorna al suo posto quando anche le unghie hanno superato il bordo frastagliato della crepa. Tra le mie dita, grande come una grossa noce, il bagliore ambrato della Gemma del Tempo.

La stringo nel palmo e mi rannicchio su me stessa. La testa gira e sento le gocce di sudore attraversarmi la schiena.

Dovrei cercare le barrette energetiche sotto la giacca, o forse solo chiudere gli occhi per un secondo.

Non faccio in tempo a decidere, le mie palpebre sono troppo pesanti.

                                                               

Se le ali di Morrigan fossero due mani, a quest'ora mi avrebbe già gonfiato la faccia a sberle.

Gracchia e sbatte le piume sul mio viso, si aggrappa alla giacca con le zampette e mi pizzica le orecchie con il becco. Apro appena gli occhi e cerco di rizzarmi a sedere. Il braccio nudo è livido dal freddo e solcato da quattro graffi sanguinanti. Tra le dita stringo ancora la Gemma. La guardo brillare di luce propria nella semioscurità della grotta: il suo potere è tangibile, come se al suo interno ci fosse un minuscolo cuore palpitante, un respiro che vorrebbe fondersi con il mio.

Ho già sentito un potere del genere a contatto con la mia mano, scivolare tra le mie dita ed annidarsi nel mio cuore inebriando la mia mente.

Ma il Tesseract inibiva i miei freni e pulsava energia nelle mie vene. La Gemma invece possiede lo splendore affascinante di una serpe velenosa. È il canto di una sirena, e se mi lascio vincere dalle sue promesse perirò con essa.

Un tuono.

All'esterno della grotta. L'urlo di Thor e rumore di colpi.

Merda.

Infilo velocemente la pietra in una tasca interna della mia tuta e mi infilo la giacca. Morrigan mi precede volando nel cunicolo ed io, asce in pugno, mi ci infilo velocemente.

 

Amon si sbagliava riguardo le asce.

Non sono come le mie precedenti lame.

Queste sono molto più letali.

O forse sono io ad essere un po' più feroce, nel combattimento.

Ah, allora è così che sono gli Jotun purosangue: Puffi alti tre metri con gli occhi di sangue che latrano come mannari in calore.

La testa del primo che mi ritrovo davanti dopo essere uscita dalla fenditura si apre a metà come un melone, attraversata da una delle mie asce. Non male, decisamente!

Richiamo l'arma e mi do da fare ad aiutare Thor a sbarazzarsi dei suoi quattro assalitori.

Ne abbatto uno con quattro colpi di lama nelle gambe e lo finisco recidendogli la carotide. Un altro che si è lanciato in soccorso del compagno viene avvolto da una vampata di Fuoco Fatuo.

Urlo a Thor che è meglio scappare, che non sono in condizionai di affrontare una carneficina e che altri Jotun stanno scalando velocemente la parete ghiacciata sotto di noi. Mi cinge la vita con il braccio e fa mulinare il Mjolnir; quando ci stacchiamo dal suolo Morrigan si aggrappa piantandomi le unghie nella carne del collo.

 

"Apertura dei carrelli mancata, sono in avaria!" Natasha impreca in russo e mantiene salda la presa ai comandi dei freni  "Voi tre, là dietro, mani ai pannelli e procedete con l'apertura manuale!"

"Troppo tardi, Nat. Deflettori aperti al massimo, abbassa i flap: reggersi forte e che Odino che la mandi buona almeno per questa volta."

La pancia del veivolo impatta al suolo e scivola sulla superficie di ghiaccio senza controllo. Il vento fa ruotare il Quinjet, e solo i riflessi di Natasha le fanno notare la parete di ghiaccio a cui stanno andando incontro. Afferra velocemente il comando dei missili aria-aria direzionando il joystick verso la parete: Preciso ed efficace, il Sidewinder lascia l'ala e schizza verso l'ostacolo facendolo saltare per aria: il Quinjet passa attraverso la fiammata dell'esplosione fermandosi indenne metri dopo la parete sgretolata.

"Bel colpo, Nat." Clint getta la testa all'indietro, gli occhi chiusi e tira un sospiro di sollievo. "Se non fosse stato per te a quest'ora saremmo nella merda più totale."

"Perché, ora no?"

"Poteva andarci peggio."

"E se non lasci i motori al minimo di sicuro succederà." interviene Stark alzandosi dal sedile su cui era sprofondato. Da una pacca sulla spalla di Banner, bianco come un cencio, e fa cenno a Cap di seguirlo fuori. "Andiamo a fare la conta dei danni."

Natasha li ferma, alzandosi in piedi e avvicinandosi al parabrezza sopra la plancia. "C'è qualcosa, là in fondo." Strizza gli occhi per guardare meglio, attraverso la cortina di neve che si sta depositando sul vetro. Clint fa partire i tergicristalli e la imita. "Sembrano persone. Che abbiano già mandato una squadra di soccorso?"

"A 120 miglia dalla base e con queste condizioni meteo? Non credo."

"Sbaglio o sono piuttosto alte, per essere persone normali?"

"Hai ragione, Cap... quelli sembrano..."

"Giganti?"

"Yeti?"

"Na'vi?"

Ma Banner ha incollato la faccia ad uno degli oblò sui lati e guarda in alto con aria preoccupata. "Ragazzi... non per dire... ma... il cielo, non vi sembra di averlo già visto da qualche parte?" È Stark a parlare per primo, come sempre, esprimendo il pensiero corale: "Oh, Merda."

 

"Riesci a teletrasportarci?" Il braccio di Thor mi cinge le spalle, guidandomi ad appoggiarmi alla sua spalla con la fronte.

Siamo atterrati su un picco che sovrasta una profonda gola, distante da quella in cui abbiamo ritrovato la Gemma. Al riparo tra due massi ci concediamo un minuto per riprendere fiato.

Chiedo un attimo e lui annuisce, gettando uno sguardo preoccupato intorno. Sul braccio sinistro l'armatura lacera e distrutta rivela una porzione di pelle annerita dall'ustione. Lo tocco delicatamente per controllargli la ferita e lui si ritrae di scatto:  "Dunque, abbiamo conosciuto gli Jotun. Me li immaginavo meno fetenti." dico strappandogli un sorrisetto. "Oh, e questo non è niente!" Commenta. "Sanno essere molto più pericolosi, con lo Scrigno alla loro portata."

"Credi che possano averlo?"

Thor alza le spalle: "Mio padre li ha sconfitti una volta ed io farò lo stesso, se attaccheranno un regno posto sotto la mia protezione." Poi torna a studiare le mie condizioni: "Ti senti meglio?"

"Sì. La disgregazione parziale richiede una concentrazione maggiore di quella totale, si spendono più energie ed un'atmosfera con l'ossigeno rarefatto come questa non aiuta."

" È stato Loki ad insegnarti questo trucco?"

Roteo gli occhi: "Non è un trucco, è magia."

"Giusto" Thor sorride tristemente. "E chi l'avrebbe detto? È  sempre stato geloso delle sue conoscenze!"

"Forse perché nessuno ha mostrato interesse verso le sue capacità." Mi pento subito di essermi lasciata sfuggire questa considerazione: il velo di tristezza negli occhi celesti di Thor si intensifica e china lo sguardo ad evitare il mio. "Non volevo accusarti, scusa."

"Ma dici il vero" sospira. "Cosa ti ha detto? Cosa ti ha raccontato di noi?"

"Tante cose." Rispondo vaga. "E non so mai se credere a tutte. Un giorno forse ci metteremo a tavolino io e te davanti ad una porzione di Pop Tarts e ci confronteremo direttamente su ciò che Loki mi ha raccontato. Che ne dici?"

Annuisce, la stretta sulla spalla si intensifica mentre mi stringe a sé.

Ecco, su una cosa Loki è stato sincero: Thor stritola.

Poi, improvvisamente, mi lascia andare e si guardai di nuovo attorno con aria preoccupata. "Hai sentito?"

Ansimo dall'abbraccio appena interrotto. "Cosa?" domando, un istante prima di sentire anche io un rumore.

Passi.

Migliaia di passi.

Un esercito in marcia nella vallata.

Usciamo dal nostro rifugio, gettandoci bocconi sullo sperone di roccia e guardando giù dalla rupe, tra la tormenta di neve. La gola sottostante è percorsa da un lungo serpentone di Giganti di Ghiaccio. "L'armata di Jotunheim." mormora Thor. "Si preparano ad attaccare."

"'Sta moda degli eserciti spero finisca presto." borbotto. "E dove staranno andando?"

Thor segue con gli occhi la direzione dei soldati. Poi alza gli occhi al cielo. "Lady GreyRaven...!" Seguo il suo sguardo. Le nubi scure del cielo si sono aperte in un cerchio, un vortice dalla luce bluastra che scende sulla terra inospitale: Un portale.

"Mi pare una risposta esaustiva alla nostra precedente domanda su chi abbia lo Scrigno."

"Temo anch'io."

 

"Guardiamo il lato positivo" Sulle teste dei giganti grandinano i missili di Iron Man: le esplosioni creano scompiglio e smembrano la fila degli Jotun. Uno di loro, a cavallo di quello che sembra un gigantesco orso zannuto ed irto di spine, si lascia andare ad un latrato feroce incitando i compagni a contrattaccare. Stark svetta in alto e scarta un grappolo di guglie di ghiaccio.

Raggiungendo una posizione favorevole tra l'ala del Quinjet e una porzione della parete ghiacciata che Natasha ha abbattuto, Occhio di Falco incocca una freccia esplosiva e prende la mira. "Sarebbe?" L'occhio del bestione zannuto viene colpito: Il tempo di un latrato di dolore ed esplode; il cavaliere diventa una torcia impazzita scagliata sul ghiaccio.

"Che non sono Chitauri. Ormai avevano stufato, no?"

"A me davano un senso di sicurezza." commenta Natasha attivando l'Arma del Distruttore, che è diventato il suo giocattolino preferito dopo i Morsi di Vipera. Mentre si carica di energia gli schiocca addirittura un bacio sulla canna. "Almeno eravamo sicuri di poterli sopraffare. Invece questi Na'vi sembrano piuttosto coriacei."

"Beh, se vedi uno che si avvicina con la treccia in mano, sappi che vuole offriti una cena." ironizza Stark.

"Romantico!"

"Nat, la cena non è compresa."

"Suvvia, Barton, non essere geloso!"

Mezza dozzina di giganti si è ripresa dallo sgomento iniziale ed ha lanciato la carica al Quinjet.

I primi tre vengono atterrati dallo scudo di Captain America. Un quarto gli si lancia addosso. Rotolano sulla neve e solo dopo una breve lotta Cap riesce faticosamente ad avere la meglio, la pelle esposta dalla divisa lacerata, nel fianco sinistro, brucia terribilmente per il contatto con il gigante: "Non per fare la solita voce fuori dal coro, ma temo li stiamo prendendo sottogamba."

"Ed io non vorrei fare la menagramo, ma ne stanno arrivando altri, come da copione per i portali aperti." Natasha ne abbatte uno con due fucilate. "Dottore, che ne dici di far sgranchire un po' l'Altro?"

La testa di Banner fa capolino dall'apertura del Quinjet. "Dici sia il caso?"

Quattro cuspidi di ghiaccio si conficcano dove un istante prima si trovava Natasha. Rotolando su di un fianco e scivolando tra il ghiaccio, la Vedova Nera si rialza a pochi centimetri dal portellone aperto del Quinjet. Si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ricarica il fucile ed annuisce: "Decisamente."

Banner si sfila giacca a vento e maglione sistemandoli ordinatamente sul sedile del Quinjet a fianco degli occhiali. Poi prende un bel respiro ed esce con un laconico "D'accordo."

E l'urlo dell'Hulk fende l'aria.

 

Alziamo gli occhi al portale nello stesso momento. L'attimo di distrazione che permette ad uno dei cavalieri Jotun di atterrare Thor e ad un altro di bloccarmi. La tuta cede a contatto con il suo corpo e la pelle sfrigola. Il mio urlo di dolore si fonde con il suo di quando rilascio il Fuoco Fatuo.

Thor fulmina il cavaliere ed i due più vicini e si rialza con un colpo di reni. "Hai sentito?"

"Banner è nervosetto anche oggi!" esclamo abbattendo il gigante più vicino con quattro colpi di asce sugli stinchi. "Il portale è aperto sulla Terra, possiamo sfruttarlo!"

Il Mjolnir mi salva dalla stalattite diretta alla mia schiena. Lo Jotun che l’ha scagliata viene carbonizzato dal mio fuoco. "Dovremmo trovare anche un modo per richiuderlo!"

Embé, certo, perché sembrava troppo facile così.

 

 

Arieccomi!

Inizio subito con il ringraziare, come sempre, chi entra in queste pagine. Soprattutto chi entra e lascia un commento.

Grazie, voi non avete idea di come mi state aiutando e motivando.

Tantopiù che, anche se non ho scritto completamente i capitoli mancanti (sono arrivata al 15° e credo me ne manchino ancora più o meno 5) ho già in mano le linee guida da seguire per arrivare alla fine.

Grazie, Grazie ed  ancora Grazie.

Vi faccio una debole tirata d’orecchie per non aver tentato la sorte con gli ‘Inside Jokes’ del capitolo precedente, ma fa nulla. Darò comunque le soluzioni…

… solo non ora.

Tiè.

Per ogni domanda, dubbio, o solo per fare conversazione e sparare qualche sciocchezza in allegria, vi rimando al mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.

Per tutto il resto c’è MasterStark!

Alla prossima,

EC.

 

PS: Titolo tratto da ‘Pilgrim’ di Enya (Artista irlandese… ma va? Sono appena appena fissata con l’Irlanda….) e citazione cinematografica tratta da Apocalypse Now.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Forgotten Light at the End of the World. ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 10: Forgotten Light at the End of the World.

Guilt is like a bag of fuckin' bricks. All you gotta do is set it down.

 

Più li fissava e più ne provava ribrezzo.

Così Loki aveva deciso di smettere di tenere gli occhi su quelle bestie e di farli scendere a terra, tra il biancore inerme della neve.

Anche così, comunque, i suoi occhi erano feriti dal più doloroso dei colori che possedevano gli Jotun: il blu striato delle sue stesse mani.

Vederlo la prima volta gli aveva spalancato le porte sul baratro della Follia. Ed invece di allontanarsi da quel bordo friabile si era messo a danzare sul limite, beandosi della vertigine del precipizio in cui pensava di aver intravisto sul fondo la gloria ambiziosa dei suoi sogni più reconditi, finché il terreno non era franato sotto ai suoi piedi ed il Nulla l'aveva inghiottito. Nel fondo dell'Abisso non vi era né Gloria né successo, ma le catene di una speranza illusoria e fatale.

Illusioni e Speranze si erano susseguite velocemente, e quando anche l’ultima di queste era caduta, tra le pieghe insanguinate di un broccato dorato, Loki si era accorto di non avere più nulla.

Non una casa - l'aveva incendiata lui stesso con i suoi inganni e distrutto le fondamenta con i suoi complotti.

Non una famiglia - colei che mai gli aveva voltato le spalle aveva preso il suo posto nel freddo marmo della tomba.

Non una compagna - troppo il rischio di vederla tornare nel Regno dei Morti o di subire un tradimento da parte sua, che manteneva il cuore nelle schiere nemiche.

Non un proposito - che la Vendetta era una necessità, come respirare o nutrirsi.

Non una dignità - Era un mostro, il prodotto del fato bastardo e di un incrocio infame.

Così aveva lasciato che la sua pelle diventasse come quella delle bestie, e che il verde dei suoi occhi fosse sostituito dal colore del sangue: Di necessità virtù, si era detto in un attimo di cinica ironia. Poi aveva stretto i pugni e si era operato in una delle sue illusioni: quella di sembrare più grande.

Come uno Jotun purosangue.

Per mischiarsi a loro. E tradirli.

Di nuovo.

 

Le labbra si erano stese in un sorriso gelido, quando il fato aveva fatto precipitare il veivolo dei Vendicatori a pochi passi dal portale che vomitava le bestie.

Avevano attaccato quasi subito, e nel caos generale della battaglia Loki era scivolato tra i ghiacci e l'aveva trovato: Angrboda,  l'erede legittimo di Laufey, reggeva tra le mani una lunga e frastagliata cuspide di ghiaccio.

Peccato, Loki aveva sperato di coglierlo con lo Scrigno in mano, come il suo predecessore. Evidentemente Malekith nutriva la sua stessa considerazione riguardo gli Jotun.

Pedine del gioco.

Come lui.

Loki digrigna i denti e stringe i pugni.

Nella tormenta, Angrboda alza il pugno e latra un ordine ai suoi che si lanciano in gran numero contro i Vendicatori. Sul dorso della mano della bestia brilla Gemma azzurra: Mente.

Non riesce a trattenersi dallo scoppiare a ridere: Il potere di governare, alterare e manipolare la Mente, a quei mostri ignoranti? Ironia della sorte o spiccato senso dell'umorismo del Maledetto?

Poco importa, il mostro ha una Gemma e lui deve avere anche questa.

Angrboda  possiede l'altezza, la forza bruta e il pugno distruttivo degli Jotun.

Loki è armato della ferocia della sua disperazione. Basterà.

 

"Signore, rilevo delle Gemme nelle vicinanze."

L'ologramma segue la voce di J.A.R.V.I.S. e disegna davanti agli occhi di Tony la mappa del luogo e due punti, uno azzurro ed uno viola.

I raggi laser tagliano a metà lo Jotun che aveva atterrato Cap e la freccia incendiaria di OcchioDiFalco trasforma in una torcia urlante quello che si stava lanciando contro IronMan da un picco di roccia ghiacciata. L'Hulk si è improvvisato percussionista afferrando due Jotun per i piedi e sbattendoli ritmicamente a terra creando tanti piccoli crateri sulla superficie ghiacciata. "Hey, Nick Menza, bell'assolo!" si congratula IronMan e l'Hulk grugnisce una risata, riprendendo la sua rullata che coinvolge altri quattro Jotun. "Ragazzi, abbiamo localizzato non una ma ben due Gemme. Nord Ovest, novecentosettasei metri da qui in linea d’aria."

Dopo aver esaurito anche l'ultimo colpo del Fucile del Distruttore contro lo stomaco di un gigante, Natasha attiva il rilevatore sull'avambraccio: "Sono molto vicine: Stark, coprimi le spalle ed aprimi un varco tra 'sti Puffi sotto anfetamine: Vado a recuperarla."

"Go, Joe Flacco!" la incoraggia IronMan aprendo il palmo in direzione di un gigante per farlo saltare per aria e Cap si affianca alla Vedova correndo, a tenerla libera di scattare in avanti.

 

"FREEEEEEENAAAAAAAAA!!!!!!!!"

Troppo tardi: Thor, nella sua solita fulgida, possente e gloriosa grazia, si schianta esattamente sulla testa dell'Hulk.

Io, aggrappata alle sue spalle come un koala terrorizzato, non lo mollo in tempo per evitare di essere coinvolta nella rovinosa caduta. Bianco, neve, ghiaccio, verde, rosso si alternano in un vortice vertiginoso.

Quando smetto di rotolare su me stessa come una trottola imbizzarrita sono schiacciata da qualcosa di gigantesco, pesante, abbastanza puzzolente e decisamente verde.

Come Stark, credevo che avrei passato un Natale diverso.

Non con il culo dell'Hulk sulla mia spina dorsale.

Poi il peso si sposta e riesco ad alzare la faccia dalla neve per lasciarmi andare ad un lungo gemito: Alla mia sinistra l'Hulk alza le spalle come se la stessi facendo lunga.

"Lady GreyRaven, permettimi di aiutarti."

"Hai già fatto abbastanza, credimi."

La mano di Thor resta testa davanti a me: "Insisto."

Chi sono io per negare l'aiuto di un dio?

Quando Clint urla "ICEBERG, A DESTRA!" Thor si volta a sinistra, venendo colpito alle spalle e affondato nella neve da un gigantesco pezzo di ghiaccio.

...Un dio Pirla.

Ci pensa l'Hulk a vendicare la sua dignità, mentre io cerco di rimettermi in posizione eretta, cosa resa ancora più difficile dal vento contrario.

Un paio di braccia arrivano a sorreggermi e la voce gentile di Steve mi domanda se sia tutto a posto; annuisco vigorosamente abbozzando un mezzo sorriso e poi mi guardo attorno: "Ragazzi, li avete stesi tutti... c'è stata una battaglia o un gara di bevute?"

"Beh, sicuramente sarebbe stata più semplice." Sbuffa, tergendosi un rivolo di sangue dalla tempia con il dorso della mano. "Voi...?"

"Sì, abbiamo discusso anche noi."

"Gemma?"

"Presa." Un altro latrato dal portale: "Quanto odio gli imbucati..."

 

Il cranio di Angrboda è una massa informe di schegge d'osso e sangue nero vischioso come pece;

le mani di Loki ne sono piene: si guarda le dita collose e poi di nuovo il cadavere riverso a terra e lo calcia ad un fianco con un moto di disgusto.

Fratello. Il suo vero fratello. Ucciso dalle sue stesse mani come il suo vero padre.

"Cosa si prova ad essere ammazzato dal bastardo?" Domanda al corpo, il volto deformato in un ghigno di gioia feroce. "Dal debole, dal ripudiato, dall’abbandonato? Umiliante, non è vero?" Aveva lasciato che la pelle rivelasse la sua identità appena prima del colpo letale, che Angrboda comprendesse chi fosse il suo carnefice e aveva goduto del suo stupore fatale prima di fracassargli la testa.

Basta, non c'è più tempo: Loki si china sul corpo del gigante, afferra la mano in cui è incastonata la gemma e la torce su se stessa sino a staccarla ad ulteriore scempio.

Poi artiglia la Gemma e la toglie dalla carne. La fa rotolare nella neve a ripulirla dal sangue nero dello Jotun e la stringe nel pugno, prima di infilare la mano nella casacca e lasciarla scivolare nella tasca interna, quella più nascosta in cui custodisce gli oggetti più preziosi.

"Ti prego, no. Mi serve ancora." Nonostante il fiato corto, dalla voce alle sue spalle trapela un’inflessione ironica. A Loki non serve neppure voltarsi; si lascia scappare solo una piccola e bassa risata, che il modo in cui il destino ha deciso di svelare il suo senso dell'umorismo quel giorno è davvero intrigante: "Agente Romanoff, un vero piacere incontrati di nuovo."

"Mi piacerebbe poter dire lo stesso." Natasha non accenna ad abbassare le armi. Senza smettere di ridere sommessamente ed alzando le mani in un sarcastico gesto di resa Loki si volta, ad incorciare gli occhi chiari della donna che lo studiano con attenzione: "Sei ferito?"

"Sei dolce a preoccuparti delle mie condizioni."

"Credimi, preferirei vederti conciato come quel tizio lì a terra."

"Spiacente di deluderti."

"Ma Addison e Thor vorrebbero avere qualche tua notizia."

"Porgigli i miei omaggi."

"Solo dopo che mi avrai dato la Gemma."

Scoppia a ridere di nuovo. "Spiacente, io l'ho trovata ed io la tengo."

"Allora vorrà dire che ti porterò con me."

"Devi prima sconfiggermi."

Natasha alza un sopracciglio: "Non credo che...."

Si ritrova a terra, a scivolare sul ghiaccio sino a sbattere contro un cumulo di neve. Colpo di reni per alzarsi, in tempo per ricevere un pugno alla bocca dello stomaco che le mozza il respiro. Para un gancio al viso ma non riesce a schivare la gomitata sulla tempia sinistra: Loki è troppo veloce, persino per lei. Rotola a terra lasciando una debole traccia scarlatta e prova a rimettersi in piedi soffocando un gemito. Un colpo alla nuca: Loki la guarda arrancare e perdere i sensi. La blocca a terra con un breve cenno delle dita braccia e gambe della Vedova Nera sono imprigionate dai ghiacci.

Basterebbe una piccola pressione per spezzare l’osso del collo: I suoi occhi azzurri non si riaprirebbero mai più, il rosso lascerebbe le guance e fluirebbe nella neve dal taglio sulla tempia, e lei resterebbe fredda ed immobile nel ghiaccio.

Cosa si prova, a sfidare un Dio e restare sopraffatta dalla sua grandezza?

Addison ti odierà per questo.

Non saprà mai chi è stato a toglierle la vita.

Lo scoprirà, in un modo o nell'altro.

E quindi, che importa? Non c'è spazio per lei nella sua vita, darle un dispiacere o meno non può cambiare le cose. L'idea di uccidere la Vedova Nera, invece, è piacevole vertigine.

Ti odierà.

Non importa.

Sarai solo.

Lo è già..

Pensa al dolore per la morte di tua madre. È questo che desideri farle provare?

Non importa.

Sì, invece.

Le dita non rispondono alla sua volontà e si aprono appena.

“Buona idea, Comet.”

L’uomo di metallo, sospeso a mezz’aria alle sue spalle, schiva di un soffio la sfera di energia azzurra e risponde con quattro colpi che formano altrettanti buchi nel ghiaccio. “Mettiamo le cose in chiaro: mi devi una defenestrazione e questa è una splendida occasione per riscuotere il mio debito.”

 

Il mostro ringhia e soffia, scuotendo il collo per liberarsi dalla freccia di OcchioDiFalco. Alza le squame come se fossero aculei velenosi e batte le sei zampe a terra dimenando la lunga coda, prima di lanciarsi in avanti. Richiamando il Mjolnir dallo sterno di un gigante, Thor urla a Cap di togliersi dalla traiettoria dell’animale.

Steve riesce ad atterrare uno dei due giganti contro cui sta combattendo e a far arretrare l’altro lanciandogli il taglio dello scudo in pieno viso. Lo recupera e lo alza, pronto a fronteggiare il mostro squamato che sta per caricarlo.

Ma a pochi metri la bestia alza le zampe anteriori, colpisce il ghiaccio sotto di sé sino a bucarlo e sparisce sott’acqua.”

“Dove diavolo…

“Il bastardo vuole prenderci da sotto il culo!” Una granata in bocca ad un orso alieno e Barton ha  un po’ di campo libero per recuperare qualche freccia. Bestemmia quando vede quanto poche e poco utili siano.

Addison si sfila la pistola di riserva dalla fondina sulla coscia e gliela lancia. Poi tiene a distanza con due fiammate un gigante e si infila nel Quinjet a cercare munizioni.

 “Il bestione sembra si sta allontanando!” Barton segue la direzione indicata da Cap, dove il ghiaccio si increspa perdendosi nella tormenta, a Nord-Ovest.

 

“Ti pieghi ma non ti spezzi, se tu non facessi tanto l’antipatico potrei addirittura ammirarti.”

IronMan è quasi impressionato dalla furia di Loki: spezza a fatica con i laser i pinnacoli di ghiaccio che ha creato con un solo gesto della mano e ricambia il favore di un colpo energetico al torace con un raggio dalla mano destra. Si ferma dallo scaricargli addosso una pioggia di missili solo per non rischiare di colpire Natasha.

Natasha che, lui può ben vederlo, sta riprendendo  i sensi. E punta gli occhi sulla schiena di Loki.

Sotto alla maschera di ferro dorato Tony si lascia scappare un sorriso: “La resistenza è sempre una qualità apprezzata dalle ragazze… immagino che Addis…

SBAM!

Colpito in pieno petto, IronMan disegna una capriola per aria e si schianta a terra con il viso nella neve. Qualcosa sta scivolando sotto il ghiaccio, Tony lo intravede mentre rialza la faccia, ma non può permettersi di prestargli molta attenzione, con Loki infuriato davanti a sé: “Suscettibile al nome della trombanemica, e chi l'avrebbe mai detto?”

Urlando, Loki apre le braccia a raccogliere energiae l’abbraccio feroce della VedovaNera lo sorprende: Coltello d’assalto puntato alla gola e mano che scivola veloce sotto la casacca a strappare la tasca e recuperare la Gemma.

Per terra, nella neve gelata, il gioiello di Frigga è ciò su cui Loki si getta d'istinto, un istante prima che il ghiaccio esploda sotto ai loro piedi, scagliandoli in aria tra il ruggito di una bestia squamata.

IronMan ha solo un istante di smarrimento, poi inizia a tempestare il mostro di colpi, sino a farlo sprofondare nuovamente nell'acqua gelida. Smette solo quando tutto attorno acqua, neve e ghiaccio hanno assunto il colore nero della pece, e si accorge di essere solo.

"Romanoff?"  Dall'auricolare nessuna risposta.

"Signore, rilevo una fonte di calore sotto la lastra di ghiaccio. È in diminuzione: al momento la sua profondità è stimata attorno agli otto metri, ma è in rapida discesa." Imprecando, IronMan si tuffa nel punto indicato dal visore.

 

"Capitano, come siete messi dalle vostre parti?"

"Malissimo, Stark. Il portale è ancora aperto, stiamo cercando di fare contenimento, ma scarseggiano le munizioni e la tormenta sembra peggiorare."

"Romanoff ha recuperato una Gemma. Io ho recuperato Romanoff. Ha un principio di congelamento, la riporto indietro sul..."

Le labbra blu di Natasha sono tese nello sforzo impossibile di smettere di tremare: "Stark non dire stronzate... c’è ancora una Gemma ..." Fiato sprecato: IronMan la carica poco cavallerescamente su una spalla, approfittandone per assestarle un paio di pacche rassicuranti sul sedere ed accende i propulsori al massimo.

 

La granata di OcchioDiFalco spazza via le gambe anteriori di uno dei quadrupedi, il pugno dell’Hulk gli fracassa il cranio. IronMan atterra di fianco alla carcassa facendo scivolare la VedovaNera a terra. L’abbraccio di una giacca termica sulle spalle – quella che Clint si è praticamente strappato di dosso vedendoli arrivare -  le fa spalancare gli occhi. Si rimette in piedi rifiutando qualsiasi tipo di aiuto, sforzandosi di vestire un sorriso sghembo e tremante: “Pensate che i miei primi addestramenti siano stati fatti in climi tropicali?” Clint annuisce e le resta a fianco senza toglierle lo sguardo di dosso, ma senza insistere con ulteriori gesti: “Sono riuscita a recuperarne solo una. Il rilevatore indicava Loki come possessore dell’altra.”

Loki?”

“Sì, Jareth ha fatto un macello laggiù, e quel simpatico mostro anfibio che vi siete lasciati scappare per poco non ci fa la pelle con la sua entrata da diva vissuta.”

“Ed ora dov’è?”

“Scomparso in fretta e furia, prima di venir scoperto da qualcun’altra a far stronzate. Neppure agli Dei piace andare in bianco, tutto l’Universo è Paese.” IronMan riabbassa la visiera dell’elmo e svetta per aria, a controllare la situazione dall’alto sottolineandolo con un sarcastico sbuffo quel che vede: “Dobbiamo chiudere il portale. Qualcuno ha una testata nucleare? Perché non c’è mai un missile nucleare quando serve?”

“Siamo nel bel mezzo del nulla, per il Consiglio non c’è nulla di interessante da radere al suolo, sarebbe uno spreco inutile di risorse militari.” Risponde la voce affaticata di Addison all'auricolare. Nat, tutto a posto?”

“Sì, mi sono solo data una rinfrescata.”

“Che Gemma hai recuperato?

“Quella azzurra. La Mente.”

“Ottimo.” Trancia di netto le mani di uno Jotun che Steve finisce spezzandogli l’osso del collo con un calcio. “Cap, passami una barretta energetica, per favore.”

“Ti sembra il momento di uno spuntino?”

“Devo recuperare energie, e alla svelta. Nat, riesci a portarmi la Gemma?” Natasha si alza in tempo per evitare la cuspide di ghiaccio di un gigante e gli pianta i Morsi sotto le ascelle. Lo Jotun si scansa con un ringhio e Clint lo acceca con due proiettili, lasciando la strada libera alla VedovaNera per attraversare il campo di battaglia verso Addison.

"Non è esattamente la Gemma più utile in questo momento."

"Perché no? È piuttosto versatile, se si ha buona fantasia e una discreta dose di inventiva."

“E smettila di combattere e parlare con la bocca piena, è maleducazione sai?”

"Ma sai usarla?" si intromette Cap, scudo in volo ad abbattere uno Jotun. Poi recupera la sua cuspide di ghiaccio e trafigge quello che lo segue lanciandola con la precisione e la grazia di un giavellottista olimpico.

"Sono un'inguaribile ottimista."

"Ce lo faremo bastare.”

 

Una Gemma in meno tra le dita e l’umiliazione della disfatta che gli monta una rabbia sorda in petto. Resosi invisibile tra la tormenta Loki si rammarica di aver esitato ad uccidere il nemico:

Non ripeterà lo stesso errore per una seconda volta. Scinde il suo corpo in particelle ghiacciate e si accomoda nel vento gelido che sferza il campo di battaglia.

La VedovaNera raggiunge Addison, la Gemma della Mente passata come il testimone di una staffetta.

Indovina il sorriso di sfida di GreyRaven e il brillio azzurro tra le dita rosse di freddo.

Che vuole tentare?

Non ha la conoscenza né il potere per usare la Gemma. Il suo tentativo non solo risulterebbe sicuramente vano, ma poteva addirittura ritorcersi contro.

Folle.

Lasciala fare. Lascia che cada a terra senza energie, lascia che faccia la sua mossa e poi prendi la Gemma. Lascia che abbia la punizione che merita per la sua avventatezza.

 

La barretta energetica inizia vagamente a fare effetto, mi sento meno a terra di prima.

Il bagliore azzurro della Gemma, poi, è una sfida invitante che stimola l’adrenalina. Cerco di ricordarmi ciò che ho appreso dal libro di Loki e concentro il mio potere nella mano destra in cui la stringo.

Sulla carta governare questo potere è molto semplice quando si ha fantasia ed inventiva. Una certa propensione a manipolare le persone non guasta, anzi. "Che intenzioni hai?" chiede Nat con il fiato corto e pallida come un cencio. Noto che l'orlo della tuta termica sotto la giacca viola di Clint è strappato sul collo e sono comparsi lividi sulla pelle: Deve aver combattuto molto da avuto un corpo a corpo da cui ne è  uscita vincitrice: la stima verso la mia amica aumenta vertiginosamente.

"Non ho idea di chi stia aprendo il portale, ma sicuramente lo fa attraverso lo Scrigno. Dovrò entrare in connessione con l'energia emanata dal portale, risalire alla fonte e colpire il mittente. Per farlo creerò un'illusione mentale utilizzando il potere della Gemma, così da distrarre chi tiene il portale aperto e fargli interrompere il flusso di energia."

"Quindi vuoi fregare chi sta tenendo lo Scrigno?"

"Detta così la fai sembrare una cosa brutta."

"Lungi da me! Ti copriamo le spalle: Vendicatori, facciamo cerchio!”

Clint recupera altre munizioni e lancia due pistole a Natasha, l’Hulk urla facendo arretrare un paio di giganti, Thor riscende a terra, Stark ricalibra i propulsori e Steve imbraccia nuovamente lo scudo impartendo istruzioni sulle disposizioni.

 

Quello che mi mancava di più dei Vendicatori - della mia squadra, dei miei amici - era proprio questo: il lavoro di gruppo.

Perché quando ci mettiamo di impegno - ed abbiamo imparato a farlo - non abbiamo eguali: siamo una macchina collaudata ed invincibile, sette ingranaggi i cui denti si incastrano alla perfezione.

Thor ed IronMan affrontano direttamente gli Jotun che si lanciano dal portale sopra le nostre teste, OcchioDiFalco tiene a distanza i cavalieri già a terra, l'Hulk si esibisce in una partita di bowling usando pezzi di ghiaccio come palle e gli Jotun ancora in piedi come birilli. Steve mena fendenti e raccoglie consensi come giavellottista, lo scudo sempre alzato, pronto a proteggere il mio fianco sinistro. Natasha, la più vicina a me, si opera alla mia difesa in maniera egregia, incurante dei capelli incrostati di ghiaccio, di un taglio sulla testa e del colorito cianotico del suo viso.

Con il ginocchio sinistro appoggiato sulla neve e Morrigan su quello destro, stringo la Gemma talmente forte da farmi sbiancare le nocche delle mani graffiate dal freddo.

Il potere pulsa nei miei palmi e penetra la pelle, solleticandomi la carne delle mani, poi delle braccia risalendo vene, arterie, capillari e nervi sino alla nuca.

Ce la posso fare? Non lo so, sinceramente. Sono migliorata nel maneggiare i miei poteri ma non ho mai dovuto usare qualcosa di simile come catalizzatore.

Ho altre alternative? No, come sempre. E questa cosa inizia ad essere seccante.

Gli occhi aperti di Morrigan guidano i miei, chiusi e concentrati, verso il cielo. Attraversano il portale, superano il buio e la tormenta perenne di Jotunheim e quasi si accecano ad una luce di un blu elettrico improvviso e doloroso.

Mani candide stringono i lati dello scrigno. Unghie curate, piccole vene azzurre gonfie dallo sforzo.

Ti ho trovato: sei l'Incantatrice, vero? Vediamo chi sa incantare meglio, puttanella.

Il potere della Gemma Azzurra è a mia più completa disposizione. Si concentra nel mio petto e quando apro gli occhi rivolgendoli al cielo si concretizza in una lingua azzurra che avvolge il mio corpo e sale a spirale verso il cielo.

Sono un Corvo. Un Corvo gigante che supera ogni barriera, travolge ogni gigante e risale il portale in una picchiata feroce.

I miei poteri iniziano a vacillare, e concentrarmi diventa un'impresa ardua, mentre il potere della Gemma diventa bollente.

Stringi i denti, GreyRaven, stringi i denti!

Mi cedono le gambe e mi rendo a malapena conto di essere caduta in ginocchio: Le vene bruciano, gli occhi pulsano, la vista si offusca.

E poi, improvvisamente, un’ondata di energia mi attraversa la schiena e le braccia, come se l’aria gelida che mi ha sverzato sino a quel momento si fosse condensata attorno a me a darmi sollievo dal calore sprigionato dalla Gemma e a darmi forza.

Il potere attraverso a me – non sembra neppure mio da tanto che è intenso – aumenta a dismisura, ritrova la strada attraverso i miei occhi e la mia mente, e li spinge a superare l’orlo nebuloso del portale.

Il Corvo si fa Fiamma. Fuoco Fatuo implacabile, una colonna grigiazzurra che incenerisce al passaggio.

Vedo le mani bianche contorcersi sullo scrigno, come se la schifosa stesse cercando di resistere convincendosi che quello che stava capitando fosse irreale.

Oh, sì, lo è. Ma la mia Illusione è un’ondata che la travolge e  vince la sua convinzione.

Ed è per questo, ciliegina sulla torta, che la forma della mia proiezione muta di nuovo.

Le mani si ritraggono dallo Scrigno nell'istante esatto in cui il Corvo fiammeggiante assume le fattezze della Regina Frigga.

L'Illusione esplode nella mia testa in minuscole schegge di dolore. Il portale si stringe velocemente ed i lembi impattano violentemente tra di loro, sigillandosi.

Quell’aria gelida che mi ha abbracciata, sostenuta e rafforzata si addensa ulteriormente attorno a me in una stretta protettivo. Dura solo pochi secondi, poi scompare lasciandomi, priva di sostegno, a cadere all'indietro, nel gelo e nella neve. Mi fanno male le orecchie, qualcosa cola dal naso e non sono certa sia moccio.

Attorno a me i miei amici, la mia squadra, la mia famiglia, finisce gli Jotun superstiti ed i rumori della battaglia giungono ovattati alle mie orecchie. Sento le piume di Morrigan tra le mie mani ed il suo piccolo cuore battere all'impazzata. "Ce l'abbiamo fatta, vecchia mia. Anche questa volta."

Buio.

 

"Adie, Adie, svegliati!"

Natasha cerca la carotide e si lascia sfuggire un sospiro di sollievo quando la trova: "Batte, è viva. Respira regolarmente." Le terge il sangue da sotto il naso, ma un altro rivolo prende il posto del primo. Poi esamina Morrigan, prendendola  in mano e riparandola tra le maniche della tuta termica: "Anche lei è viva."

Steve si china su di lei e le scosta una ciocca castana dal viso: “Era…

Thor, sceso a terra, continua a guardarsi febbrilmente attorno, il pugno ancora chiuso sul manico del Mjolnir. “È corso in suo soccorso quando ha compreso che sola non avrebbe potuto farcela. Se solo fossi riuscito…

Tra le dita ormai insensibili di GreyRaven brilla ancora la Gemma. Il principe di Asgard sospira, ricaccia indietro il groppo che sembra ostruirgli la gola mentre Steve gli batte una spalla, poi si toglie il mantello e lo passa a Natasha che lo avvolge all’amica svenuta, lasciando sia Clint a sollevarla e ad appoggiarsela sulla spalla "Sacco di patate, che ti sei mangiata per Natale?" commenta battendole un paio di pacche amichevoli sul sedere. "Stark, com'è la situazione nel Quinjet?"

"I motori hanno retto alla temperatura. I rotori non sono messi benissimo, ma posso fare in modo che campino almeno sino alla base. Con il vento che si è calmato e le temperature non più così basse, abbiamo l'89% di possibilità di arrivare a destinazione, se non superiamo la velocità di settantatre miglia orarie e non saliamo in quota per più di settecento piedi."

"Ci metteremo un'eternità, ma tant'è."

"Riportate la Cornacchietta dentro, si merita una bella cioccolata calda."

Steve si volta sentendosi battere ad una spalla. Torso nudo e piegato su se stesso, affondato nella neve sino alle ginocchia, Bruce ha ripreso la sua forma umana e trema come una foglia. "Vi avanzerebbe un mantellino anche per me?"

 

…e l’abbiamo scampata bella anche questa volta! Una volta tanto avere Loki in giro può addirittura essere utile.

Ad ogni modo, un paio di piccole note:

Angrboda: Secondo la mitologia norrena, non è fratello di Loki né erede di Laufey. Ho preso solo ‘in prestito’ questo nome. Nel mio headcanon, è il gigante che dice ‘Torna a casa, principessa’ a Thor nel film. Un giorno l’utilizzo di questo nome avrà un significato, forse.

Comet: è una delle renna di Santa Claus; precisamente è la più veloce e quella che non sta mai ferma e non sente mai il bisogno di dormire.

Jareth: Il Re dei Goblin, interpretato da David Bowie, del mitico Labyrinth.

Vi ringrazio, come sempre, per il sostegno e l’interesse che dimostrate verso questa storia. Non sono una vera scrittrice, non mi reputo la migliore della categoria (Ma neppure la peggiore), né quella con le idee più originali o quella con l’OC migliore creato. Per me, quindi, il piccolo gruppetto di lettrici affezionate che spendono qualche minuto del loro tempo a leggere e commentare le mie storie mi rende davvero felice. Vi ringrazio, davvero: siete preziose.

Per quanto riguarda il ‘famoso’ capitolo sugli inside jokes, tenete d’occhio la mia pagina tumblr: http://evilcassy.tumblr.com/ dove in questi giorni posterò la soluzione (non realmente richiesta, per altro, ma odio fare le cose a metà XD). Per qualsiasi dubbio, domanda, richiesta, c’è sempre il mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Non mi resta che salutarvi!

Alla prossima,

EC

 

PS: Titolo tratto da ‘Islander’ dei NightWish e citazione da ‘L’Avvocato del Diavolo’.

Questa volta è stato anche relativamente semplice trovare entrambi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Love is Like a Shadow ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

Chapt. 11: Love is Like a Shadow.

You can`t change what people are, without destroying who they were.

 

"Direi che sia il caso di fare il punto della situazione."

"...mmmmm" Vedo sfocato, molto sfocato, e non respiro neppure bene.

"Adie, non muoverti. L'epistassi si sta arrestando, ma preferisco stia coricata: Hai perso abbastanza sangue dal naso e sei molto debole, probabilmente ti gira la testa e..."

"...Mi gira la testa...." confermo. E mi fa male qualsiasi parte del corpo.

"Ecco, appunto, è proprio meglio se..." il getto di vomito schiva Bruce di pochi centimetri e finisce nel secchio che prontamente il dottore mi mette sotto il naso. "Natasha, ti devo dieci dollari e un giro in lavanderia in meno."

"Lo sapevo, vomita sempre."

"... dove sono...?"

Il tono di Banner torna ad essere conciliante, mentre prende il fazzoletto che gli porge Steve e mi pulisce il viso. Poi lo restituisce al proprietario che lo fissa con aria disgustata tenendolo con la punta delle dita e tentando senza successo di rifilarlo a Clint. "Sul Quinjet. Ti ricordi cosa è successo?"

"Uhm...." Sbatto le palpebre un paio di volte, per cercare di recuperare più lucidità possibile, mi è difficile concentrarmi quando vedo offuscato e nella testa tutto rimbomba: "Sono andata a SoHo con le ragazze, abbiamo bevuto come delle spugne, ho sfasciato l'Acura contro una cabina telefonica e tentato di corrompere un poliziotto proponendogli favori sessuali."

"Ehm...no. Non questa volta, almeno."

"Oh. Allora ho richiuso un portale interspaziale con l'ausilio di una Gemma che controlla il potere della Mente?" Banner annuisce. "Mi pareva più plausibile la prima ipotesi."

Thor si china sulla brandina, a pochi centimetri dal mio viso: "La tua abilità è divenuta sorprendente. Ci tengo a congratularmi con te per la riuscita di questa impresa."

"Beh, uhm. Grazie."

"Se avessi capito prima il valore della magia, se ne avessi avuto rispetto, considerazione e..."

Thor non è così veloce a schivare il vomito.

 

A causa del vento e delle condizioni più proibitive del solito, alla base funziona un solo generatore e non c'è sicuramente abbastanza acqua calda per farci la doccia tutti. Come salvatrice del giorno mi fregio del diritto del primo turno. Banner si prenota per secondo, indicando il suo naso rosso e colante e la sua leggera tosse come conseguenze della lotta tra i ghiacci del pomeriggio. Stark si maledice per avergli dato la scusa di una salute cagionevole mentre Steve, come sempre, si offre volontario per il sacrificio dell'ultimo turno: "E se voi due fate la doccia insieme magari risparmierete un po' di tepore anche per il povero Cap!" Clint alza gli occhi dalle punte delle frecce che sta controllando, inarca un sopracciglio e piega l'angolo delle labbra in una smorfia ridicolmente seducente. "Sentito Nat? Potrebbe essere una buona idea."

"Sperando che l'acqua non sia già troppo fredda da farti figurare male."

Scoppiamo a ridere tutti, a parte Clint: "Spiritosi, fate pure. Siete solo invidiosi che non farò la doccia da solo, questa sera."

"Puoi ben dirlo, arciere. Niente è più accogliente che le braccia della propria donna dopo una battaglia."

"O del proprio uomo." intervengo io, puntigliosa per quanto riguarda le pari opportunità. Natasha alza gli occhi dall'avambraccio di Stark a cui sta applicando un cerotto ad un taglio. "È meglio che tu vada a farti la doccia. Ora."

Alzo le mani: "Non ho intenzione di saltare addosso a nessuno dei presenti."

"Certo, come no. Fila a farti la doccia, io e te dobbiamo parlare."

"Mamma Nat, mi hai già parlato di contraccezione e...."

"HO DETTO FILA A LAVARTI!"

"Ok."

 

"Thor, anche tu hai ustioni da freddo? Fammi controllare."

"Bruce, amico mio, ti ringrazio per la premura, ma svanirà nel giro di poco. E le medicine di Midgard non possono nulla."

"Solo un'occhiata."

"Non è necessario."

"Non controllare mi innervosisce, sai?"

"... ne ho una anche sulla schiena."

 

"C’era Loki.”

Alle mie spalle, Natasha è una sagoma indefinita nera e rossa. Smetto per un istante di tamponarmi i capelli con l'asciugamano e la fisso attraverso lo specchio offuscato dal vapore: "E dove, ai giardinetti?"

"Dove il rilevatore mi indicava due Gemme." Mi volto a fissarla, indecisa se sospettare o meno che questa sia una trappola. "Uno dei giganti - da come sbraitava e si agitava credo fosse un comandante o qualcosa di simile - aveva la gemma incastonata in una mano: Loki l'ha ucciso, hai idea di chi fosse?"

"È stato feroce?"

"Abbastanza."

"Allora, a rigor di logica, era un suo parente. Stretto."

"Sì, anch'io ho avuto questa impressione. Ad ogni modo, sarò franca con te: ha tentato di uccidermi." I lividi sul collo: lascio andare l'asciugamano che scivola dalla mia testa e cade a terra. "Si è fermato un istante prima di frantumarmi le vertebre. E non sono sicura che l’abbia fatto perché Stark è intervenuto in mio soccorso.”

"Apprezzabile."

"Alquanto." Nat si china e raccoglie il telo, poi me lo riavvolge in testa come un turbante con un gesto premuroso. "La Gemma della mente l'ho presa a lui. Come sempre il tuo trombanemico è troppo impegnato ad essere sicuro della sua superiorità nei nostri confronti per tenere la guardia completamente alzata."

"Sì, da sui nervi anche a me."

“Ma non è tutto: quando stavi chiudendo il portale… beh, è comparso dal nulla, come se un istante prima fosse neve e ghiaccio, e ti ha... non lo so, sembrava ti sostenesse: Credo questo ti abbia aiutato nell’intento.” Deglutisco, ricordando la sensazione di quella fredda energia che circondava il mio corpo e l’ondata di potere che mi attraversava improvvisamente. “È scomparso subito dopo in una luce viola.”

"Gemma dello Spazio. Ecco come può muoversi così velocemente per distanze così grandi."

"Già. Quella proprio non sono riuscita a prenderla.”

"Comunque almeno sappiamo chi ce l’ha. Con quella del Tempo che ho recuperato su Jotunheim e questa della Mente, direi che siamo a buon punto, no?"

Nat alza le spalla: "E magari i nostri avversari hanno le altre tre: Non siamo neppure a metà dell'opera, senza contare che non possiamo davvero sapere da che parte stia Loki.”

Loki sta dalla sua parte.”

“E tu?”

Sospiro: “Non sono dalla sua parte. Anche se non voglio lasciarlo andare alla deriva. È solo, colmo di rabbia e dolore. Pericoloso, per sé stesso e per gli altri.”

“Cosa hai intenzione di fare?”

Mi stringo le spalle. “Far finire questa storia il prima possibile. Cercare di recuperare una parvenza di dialogo con lui, aiutarlo forse, per quanto titanica possa sembrare questa impresa. Non fare quella faccia, so che detesti il solo pensiero di una simile eventualità, però…” sospiro “Non posso evitarlo.”

Natasha annuisce. Apre la bocca per dire qualcosa ma qualcuno bussa alla porta del bagno: "Ragadde *sniff* il bio raffreddore sda peggiorando, *sniff* non è che poddo entrare a scaldarmi? *sniff* Ho freddo!"

"Lasciamo entrare Banner, vah. Sai che casino somministrare del paracetamolo all'Hulk?"

"E spera che funzioni per via orale..." sospira laconica Nat.

 

"Ho dato un'occhiata veloce al Quinjet nell'hangar: i rotori sono conciati male, ma ci sono abbastanza pezzi di ricambio per fare un lavoro decente: domattina mi ci metto d'impegno, ora però sono un po' a pezzi. Cubani?" sedendosi di fianco a Clint e Steve Tony porge il portasigari. Entrambi accettano, con Clint offre un sorso di vodka in cambio. "Vacci piano, è artigianale."

Tony alza le spalle con aria di sufficienza ma si ricrede dopo il primo sorso, mentre tossisce e sputacchia sotto lo sguardo divertito degli altri due. "Ma che cazzo..."

"Nat la prende dal suo 'spacciatore' di fiducia a Little Odessa. È anche un ottimo disinfettante, se sei a corto di acqua ossigenata. E un paio di volte l'ha usata su di me come antibiotico."

"Ci lava anche i piatti, per caso?"

OcchioDiFalco ride, espirando una boccata di fumo: "No, i piatti a casa toccano sempre a me."

"Parli proprio come se foste una coppia sposata." commenta Steve.

"Beh, non fa poi tanta differenza. Coinquilina come terzo incomodo a parte."

Il Capitano alza le spalle. "Il matrimonio è impegno, è sicurezza..."

"È un contratto."

"Andiamo, Tony, non fare il cinico proprio tu."

"Guarda che è così." Stark prende un altro sorso e tossisce di nuovo, questa volta con meno violenza, passandogli poi la bottiglia. "Non sposo Pepper per una qualche idea strana di giuramento di amore sempiterno: lo faccio perché abbia una copertura legale. È già la principale beneficiaria del mio testamento e la CEO delle Stark Industries. Ma non voglio correre rischi che perda anche solo l'1% del mio patrimonio per un qualche strano cavillo, e la via più semplice e sicura è quella. Considero Pepper mia moglie da prima che ci mettessimo effettivamente insieme, e lei lo sa perfettamente. Per questo inizialmente non ha accettato la proposta. Ma poi le ho parlato, e ha capito: Questa è l'unica sicurezza che posso darle. A parte il progetto Rescue, ma quella è un'altra storia ancora in fase preliminare."

"Ed il mega-anello allora?"

"Beh, una donna ha comunque le sue vanità. Ed anche un genio fuori dagli schemi come me ogni tanto è costretto a piegarsi alle convenzioni più comuni."

La bottiglia passa da Steve a Clint, che dopo il suo sorso ed una boccata di sigaro appoggia la testa contro il muro con aria stanca e lascia scivolare lo sguardo attraverso il corridoio. La porta della stanza di fronte è semi aperta: Natasha si è sollevata il pantalone sinistro e si sta applicando il nastro dei cerotti elasticizzanti lungo l'interno dello stinco. Sembra canticchiare qualcosa, Clint sorride: "Per noi questo discorso non varrebbe proprio."

"Io continuo a puntare sull'idea dell'impegno." Si ostina Steve.

"Ed infatti sei single, Capsicle." scherza Stark.

Ma dal sorrisetto che piega la bocca del Capitano, a Clint sorge il dubbio che non sia del tutto vero.

 

"Nat, posso darti una mano?"

"Ho quasi finito." Risponde semplicemente: i cerotti sono applicati sino a metà polpaccio, tagliati in piccole strisce che si diramano dalla caviglia. Incurante, Clint si avvicina comunque, sedendosi sulla panca a cui è appoggiata e prendendole la caviglia tra le dita, a sostituire il suo tocco nell'applicazione; lei lo lascia fare: " È solo un affaticamento muscolare" lo rassicura.

"Ed un principio di congelamento.”

"Passato. Una doccia, seppur tiepida, ti rimette al mondo. Ai tempi dell’addestramento base, non potevo contare neppure su quella. E ho anche meno ustioni da freddo di voi: buon sangue russo non mente.”

"Ottimo!" La sente fremere e si compiace nel sentire la pelle d'oca affiorare mentre le dita superano l'incavo del ginocchio e lambiscono l'interno coscia. "Secondo me hai anche una piccola storta all’articolazione."

Natasha alza un sopracciglio e lascia sfuggire uno sbuffo divertito: "Pensavo di averti licenziato come infermiere personale." Le mani di Clint scivolano anche sull'altra gamba, a premere dietro al ginocchio guidandolo a cedere per farla sedere in grembo."Mi rivolgerò ai sindacati." Cerca la pelle sotto la felpa, le labbra sulle sue. Natasha si stringe a lui, il respiro più intenso e le mani tra i capelli a spazzola, e poi sul petto a liberarlo dalla zip della maglia e...

"Scusade." In un angolo della stanza Banner ha le sembianze di una larva nel bozzolo, avvolto com'è dentro un sacco a pelo di una taglia degna dell'Hulk e con gli occhi gonfi dal raffreddore: "Dod vodevo inderrompervi, podede condinuare, dando qua dentro non sendo niente. Dolo vi ghiedo di spegnere la luce, pev favode, ho mal di desda."

 

"Vogliamo testare il mio Unguento sulle ustioni degli Jotun? Bruce ha detto che non ha trovato nulla che ti aiutasse, su me e Steve ha funzionato."

Thor è gigantesco rispetto alla brandina che gli è stata assegnata. Deborda da tutte le parti e deve tenere le gambe piegate in un modo ridicolo. "Siete tutti preoccupati per queste ferite, eppure voi non siete messi meglio."

"Oh, vogliamo solo coccolarti." Scherzo, aprendo il vasetto tra le mani. Ubbidiente - che lo sguardo di Banner prima l'ha inquietato non poco - Thor si toglie la maglietta.

Oh. Porca. Miseria.

"Ti fanno così impressione le ustioni?"

RiprenditiRiprenditiRiprenditiRiprenditiRiprenditi.

Niente da fare, il cervello mi è andato in Stand-by. Solo dopo qualche minuto di boccheggio selvaggio riesco a biascicare un 'sì' seguito da un'improbabile e balbettante scusa su come le ferite inferte dagli Jotun mi facciano impressione, considerato che anche Loki è uno di loro.

A proposito, Loki, scusa. Anche se spalmare unguenti sui muscoli guizzanti, sodi ed incredibilmente perfetti di tuo fratello non credo sia da considerarsi tradimento.

Che poi, quando mai ci siamo accordati sulla monogamia?

"Beh, Loki non è uno Jotun vero e proprio..." mormora Thor. "Ehm...guarda che lì non sono ustionato."

"Oh, scusa." Ritraggo la mano birichina: "In effetti, Loki è Jotun solo per metà. Per questo è più piccolo e non sempre blu."

"E l'altra metà? Voglio dire, sappiamo che Laufey era suo padre. Ma sua madre? Te ne ha mai parlato?"

Alzo le spalle. "Non lo sa, e neppure vuole saperlo."

"Perché?"

"Perché è nato durante una guerra in cui gli Jotun hanno invaso più regni." sospiro. "Dovrei spiegarti cosa accade in genere alle donne di regni invasi?"

"Non è necessario." Thor abbassa lo sguardo a terra. "Per lui sarebbe motivo di ulteriore afflizione."

"Sta imparando ora a sopportare l'idea di essere nato per errore, di essere stato scartato dalla nascita e di far parte di una stirpe che lui stesso odia a morte. Avere la certezza di essere il frutto di una violenza... beh, chi potrebbe sopportarlo?"

Thor annuisce, gli occhi lucidi piantati ostinatamente sul pavimento. "Se solo avessi compreso prima la fragilità e la sua debolezza..."

"Loki non è debole. È complicato, emotivamente instabile, affetto da mezza dozzina di psicosi ed un po' incompreso, ma debole non direi proprio, o non avrebbe avuto la forza di tentare la conquista della Terra, di affrontare Thanos e adesso di intraprendere la sua vendetta." Ed ora per favore non ti mettere a piangere che a vedere un biondone di due metri seminudo e lacrimante mi fa venir voglia di ritirarmi in convento. "C'è una cosa che vorrei chiederti."

"Ti ascolto.”

"Amora, l'Incantatrice" Thor si irrigidisce a sentire il nome dell'assassina di sua madre. "In che rapporti era con Loki?"

Cerca di nascondere il rossore infilandosi la maglietta. Deglutisce, prende tempo grattandosi una tempia, guardandosi le unghie scheggiate e da come mi rivolge infine lo sguardo ne indovino la risposta:

Di natura squisitamente sessuale.

 

"L'Incantatrice è la maestra di magia più potente che si conosca. Quando eravamo piccoli, e Loki iniziò a dimostrare predisposizione verso la magia, Madre la fece cercare ed invitare a corte per dare a mio fratello la migliore educazione possibile. Inizialmente mio padre ne fu contrariato, poiché significava incoraggiarlo in un'arte che non fosse quella della guerra, ma si fece promettere da Loki che avrebbe continuato comunque il suo addestramento."

Farsi promettere qualcosa da Loki. Bel colpo Odino!

"Le capacità di Loki prosperavano sotto gli insegnamenti di Amora. E lui dimostrava impegno e devozione nei suoi confronti. Un po' troppa devozione, a dire il vero."

Oh, cielo. L'insegnante Cougar. Un cliché superato dai tempi di Dawson Creek.

"Il suo carattere aveva iniziato a mutare. Da fanciullo Loki dimostrava un'indole piuttosto remissiva e mite, per quanto spesso si dilettasse in dispetti e piccole bugie. Ma erano giochi infantili, nessuno se ne preoccupava più di tanto."

Pedagogia spicciola made in Asgard, dovrebbero tenere convegni in merito.

"Ma da quando frequentava Amora era diventato indisponente, saccente, nervoso ed offensivo. Madre se ne preoccupò, ma Loki non sembrava predisposto ad un dialogo chiarificatore: non dava retta a nessuno se non all'Incantatrice. Così Madre domandò ad Heimdall di tenerli sott'occhio, poiché aveva intuito che ella stava tramando qualcosa e stava fomentando Loki contro la sua famiglia. Non si immaginava che invece l'avesse avvinto con un altro legame."

Allora Heimdall è davvero un voyeur! Ok, ho un quadro sempre più completo delle psicosi di Loki.

"Madre andò su tutte le furie, ma non intentò nessuna accusa formale ad Amora per non far nascere uno scandalo che danneggiasse mio fratello. Tuttavia le tolse la potestà degli studi di Loki e lei, sdegnata, lasciò il regno. Improvvisamente, eludendo anche lo sguardo di Heimdall."

Sarò forse prevenuta, ma alla luce degli ultimi avvenimenti, lo sguardo di Heimdall mi pare possa essere eluso con troppa facilità.

"Loki come la prese?"

"Male, molto male. Si chiuse nelle sue stanze e non uscì per giorni, nonostante cercassimo di parlargli e di farlo ragionare: Madre diceva che aveva il cuore spezzato, Padre era furioso per 'tutta questa storia delle lezioni di magia' ed io sinceramente ero un po' invidioso che mio fratello avesse avuto una donna prima di me. Ad ogni modo, Loki non volle più avere nessun'altro insegnante, si dedicò agli studi da solo. Questa è la storia, mi dispiace avertela dovuta raccontare."

Riassumendo: un Loki adolescente è stato preso con le mani nel sacco (vabbè, non erano solo le mani e non era proprio un sacco) dal Guardiano, che ha spifferato tutto a mamma e papà che hanno interrotto l'idilliaca relazione. La cougar ha lasciato il regno di punto in bianco, probabilmente senza neppure salutarlo. Alla faccia del trauma.

 

La pelle di Amora è livida di inedia, l'unica nota di colore è la scia di sangue coagulato che scende dalle narici, lambisce il labbro superiore ed attraversa la guancia.

È talmente fredda che quando le guardie della scorta la appoggiano sul tavolo della stanza della guarigione Malekith inizialmente teme non ci sia più nulla da fare. Sprona i cerusici con minacce di morte e loro si affrettano attorno al corpo dell'Incantatrice, liberandola dai lacci del corsetto e dal mantello, cercando le pulsazioni ed il respiro e pulendole il viso dal sangue. Mentre uno di loro le friziona il petto per ristabilire la circolazione sanguigna che la prolungata esposizione al freddo di Jotunheim ha compromesso, un altro invece le versa il contenuto iridescente di una fiala tra le labbra.

Amora spalanca gli occhi azzurri e prende fiato violentemente, poi inizia a tossire ed un cerusico fa appena in tempo a voltarla su di un fianco che viene spinto via da Re Malekith. Passa il braccio dietro alla schiena dell'Incantatrice e ne solleva il busto, lieto di vederla riprendere colore mentre la tosse smette di scuoterla.

"Maestà, vi domando perdono: non credevo che..."

"Sssht. Riposa, Amora, hai fatto un lavoro eccellente. L'invasione degli Jotun è fallita come prospettavamo."

"I mortali hanno almeno due Gemme. Quella piccola vipera ha osato..."

"Non preoccupartene ora. Avrai tempo e modo per lavare quest'onta, mia cara. Sono in procinto per partire per Jotunheim, a parlare a quei barbari decerebrati. Senza un capo, senza un Re non sono altro che cani sciolti: Li prenderò sotto il mio dominio e mi servirò anche della loro armata. Saranno il mio cuneo di sfondamento per invadere Asgard. I primi a cadere, mentre Svartalfheim, servendosi delle Gemme, farà breccia nell'esercito Asgardiano. Avrò la testa di Odino su un vassoio d'oro prima che egli si renda davvero conto di chi sta combattendo."

"Mio Signore, permettetemi di venire con voi."

Malekith le accarezza i capelli con la mano bianca mentre scuote la testa: "Devi riprendere le forze, Incantatrice. Ti farò scortare nelle mie stanze e avrai a tua disposizione tutta la servitù della Rocca per sopperire a qualsiasi capriccio in mia assenza. Hai fatto un lavoro egregio, mia cara, ed io sono un Re molto riconoscente verso chi mi serve con fedeltà."

"Attenderò con ansia il vostro ritorno"

 

 

 

Ed eccomi di nuovo!

Grazie innanzitutto, come sempre, per aver letto e commentato questa storia: a dire il vero sto notando un calo drastico delle recensioni, spero che non sia perché la storia stia annoiando o comunque non piacendo… in tal caso, vi prego, fatemelo sapere (anche via mp), in modo che possa aggiustare il tiro.

Per qualsiasi cosa, vi lascio il mio ask, come sempre: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.

Intanto, sul mio tumblr (http://evilcassy.tumblr.com/) ho il piacere di pubblicare le vignette di Vampire_heart: Vi anticipo che sono sulla capigliatura che Loki sfoggia nel trailer di Thor: The Dark World, e che sono spassosissime!!!

Grazie, Grazie, Grazie ancora!

Alla prossima, vostra

 

EC

PS: Titolo tratto da ‘Total Eclipse of the Heart’ e citazione inizale di ‘The Butterfly Effect.’

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** The Dust Has Only Just Began to Fall. ***


The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

 

         PART 5: Keepin'

         Chapt. 12: The Dust Has Only Just Began to Fall.

 

People who have no hopes are easy to control. And whoever has control has the Power .

 

“I primi test sono andati a buon fine, almeno siamo riusciti a calibrare le strumentazioni.”

“Peccato per gli ultimi due.”

“Non ti abbattere Jane: almeno abbiamo capito i nostri errori e cosa togliere dai nostri calcoli.”

“Beh, se non ci fosse almeno una combinazione spaventosa di equazioni da variare saremmo a cavallo.”

Selvig cancella parte del calcolo sulla lavagna bianca, si gratta la testa con il pennarello borbottando un paio di numeri e poi lo ricompone: “Siamo ad un passo dalla riuscita.”

“Sì, ma non riusciamo a formulare questo passggio. È frustrante, non trovi?”

“Abbastanza, ma ho vissuto di peggio.”

Dietro al vetro d’entrata all’UnderLab Darcy passa il badge nel lettore ed entra dalla porta scorrevole carica di caffè e ciambelle. “Jane, ti cercano al piano di sopra, nell’ufficio di Pepper.” Annuncia appoggiando le cibarie sul tavolo di fianco alla lavagna ed offrendole al professore, che rifiuta con un cenno senza quasi guardarle.

“Non ho tempo ora.”

“È urgente.”

“E chi lo dice?”

“Qualcuno del tipo Xena, D’Artagnan, Forrest Law e Glòin figlio di Gròin.”

“Oh cazzo, ci mancavano pure loro.”

 

“Lady Jane, sono spiacente di dover interrompere il tuo lavoro.” Sif ed i tre guerrieri si esibiscono in un piccolo inchino. “Ma abbiamo urgente necessità di interloquire con Thor.”

Dietro di loro, Pepper alza le spalle. “Non mi credono quando dico che le comunicazioni con i Vendicatori sono ancora difficili.”

“Temo non possano effettivamente capire. Senza offesa, eh!" Si affretta ad aggiungere davanti agli occhi castani di Sif, stretti in due fessure stizzite. "Però, sì, come vi ha appena detto Miss Potts...”

“La dolce Lady Potts” corregge Fandral gettando uno sguardo ammiccante verso Pepper che alza un sopracciglio e gli restituisce uno sguardo di puro compatimento.

“Sì, uhm, come vi ha già detto la dolce Lady Potts-a-breve-Lady Stark, Thor non è qui al momento. È stato prima su Jotunheim a recuperare una delle Gemme, ma l’ultimo segnale che abbiamo ricevuto proveniva da nord, insieme agli altri, quindi è tornato sulla Terra e...”

“Vi è stata una battaglia?” Volstagg sposta la sua attenzione dalla confezione di cioccolatini sulla scrivania a Jane: L’attimo di distrazione che permette a Pepper di spostare il cestino e salvare i pochi dolcetti superstiti.

“Probabile, non sappiamo ancora nulla. Come vi dicevo le comunicazioni sono difficili e…”

“…non sapete neppure contro chi si sono battuti? Sarà stata una battaglia epica, non ho dubbi che Thor…”

“Jane, vuoi che ti cerchi con Google translator la traduzione di ‘Comunicazioni difficili’ in Norse Antico?"

“Grazie, Pepper.”

“Non importa, il tempo stringe e non possiamo far altro che affidere a te questo messaggio importante.” Sif fa un passo avanti rispetto agli altri, un piccolo cofanetto di cristallo chiaro e liscio sulla mano destra. “La Gemma dell’Anima.”

“L’avete trovata!”

“Non noi. Gli Elfi di Alfheim. Una loro delegazione si è mossa verso Asgard, portando questa Gemma come dono a rinnovare l’antica alleanza tra i nostri popoli e le nostre armate. Abbiamo un nemico in comune, che sta riprendendo forza ed adunando eserciti, e questo è fonte di preoccupazione per entrambi i Regni: Asgard è pronta a schierare il suo esercito, Alfheim sarà con noi.”

“E questo antico nemico sarebbe?”

“Svartalfheim.”

“Thor non me ne ha mai parlato.”

“Oh, temo che non avresti potuto capire. Senza offesa, eh.” Sif si concede un piccolo sorrisetto di rivincita e lo sguardo di compatimento di Pepper contagia anche Jane: “I guardiani degli Elfi bianchi hanno potuto vedere attraverso le tenebre di cui si è circondato il regno degli Elfi Oscuri. Muovono le loro pedine, adunano soldati, ed Amora l’Incantatrice è alla destra del loro Re.”

“Quindi ora sappiamo chi c’era realmente dietro.”

“Gli Elfi di Svartalfheim non sono nemici di poco conto, Milady” aggiunge Hogun. “Asgard si sta preparando ad una nuova guerra, e il padre degli Dei vuole che Thor rientri nelle schiere dell’esercito.”

Jane e Pepper si scambiano uno sguardo. “E chi lo dice a Fury?”

 

“Ricapitolando, ora abbiamo tre Gemme.” La voce di Bruce da dietro lo schermo del laptop spezza il silenzio del volo di ritorno. Dopo la conf call avuta con Fury, Pepper e Jane riguardo gli ultimi sviluppi e le novità portate dagli Asgardiani a tutti è passata la voglia di parlare e rilassarsi per qualche momento.

Durante l’attesa febbrile della riparazione del Quinjet – sento Stark imprecare dall’hangar a ritmo di colpi metallici – ognuno è rimasto chiuso nel proprio silenzio, in balia delle proprie ipotesi e alla ricerca di un piano. Thor si sente in dovere di obbedire ad Odino e tornare su Asgard a combattere, ma noi resteremmo uno in meno. “E sapete cos’è successo l’ultima volta che eravamo con un componente in meno nella squadra?” 

“Grazie, Steve, preferivo non ricordarlo.” Sospiro: “Ma di certo non possiamo impedirglielo.”

No, affatto: dovremmo anzi far cerchio attorno a lui e accompagnarlo in quest’impresa, ma non possiamo lasciare sguarnita la Terra.

“Loki ne ha un’altra. Ed un’altra ancora sappiamo che è nelle mani di Amora. Manca la Gemma del Potere.” Conclude Natasha. “Ho idea che sia qualcosa di simile ad un asso vincente.”

Estraggo il tablet dallo zaino e mi metto a scorrere le pagine della scannerizzazione del libro di Loki. “Un tale potere non è facile da gestire, dobbiamo trovare qualcosa a cui appigliarci. Un baco del sistema, per dirlo in parole povere, come per il Tesseract.” Rigetto lo StarkPad nello zaino sbuffando. “Ma da questo libro non riesco a dedurre nulla.”

Natasha domanda a Bruce come stia procedendo nell'UnderLab.

“Lo spettro di ricerca ha subito qualche interferenza a causa della tempesta, perciò ha rallentato la sua portata.” Digita qualcosa sulla tastiera. “Lo sto ricalibrando a distanza, dovrebbe riprendere le piene funzioni in meno di quaranta minuti.”

“Mi domando perché non l’abbia fatto direttamente Selvig.” Domanda ad alta voce Cap, e Bruce alza le spalle: “Devono essere molto impegnati con i Test. Ho visto che i primi due hanno dato un esito positivo, ma dopo il potenziamento delle strumentazioni hanno iniziato a dare dei problemi.”

“Sempre a causa del meteo?”

“Può darsi. Dai dati che ho ricevuto pare ci sia stato anche un calo di tensione ad intralciare…”

“Impossibile.” Giudica Stark rientrando dall’hangar, maniche arrotolate sugli avambracci e morchia ovunque. “Prima di partire ho convogliato nell’UnderLab tutta l’energia dei reattori Arc che alimentano la Torre. Semmai ci dovrebbe essere stato un calo di energia elettrica negli uffici e negli altri laboratori. Interruzioni, addirittura, ma l’UnderLab è impossibile che abbia subito problemi.” Bruce insiste che i dati parlano chiaro. “Allora qualcuno ha preso contro alla spina della corrente, dottore.”

“Cosa stai insinuando?”

Sotto lo sguardo sbalordito di tutti noi, Tony si prende una lattina di birra dal frigo, la apre con calma e ne beve un lungo sorso. “Erano ad un passo dalla realizzazione di un Wormhole: Dovevano solo ricalibrare la strumentazione, i calcoli sono esponenziali, niente di estremamente difficile per cervelli come quelli di Selvig e Foster. Ed invece i successivi test hanno dato esito negativo. Qualcuno sta sabotando ed è qualcuno che sa fottutamente cosa fare.”

La voce di Clint è solo un sussurro, ma ha il potere di farci seccare la bocca a tutti: “Selvig.”

Tony annuisce: “Temo che il professore sia ancora sotto l’influsso di qualcuno di nostra conoscenza.”

Mi ritrovo addosso lo sguardo di tutti.

Davvero pensavi che la sua capatina nebbiosa a New York fosse solo per salutarti con un bacetto?

Mi ha fregato. In pieno. “Figlio di Puttana...!”

 

Siamo sopra il Canada quando riesco a riallacciare finalmente una conversazione con la Stark Tower: l’influsso del portale aperto sul Jotunheim ha scatenato una tempesta che perdura, gli effetti potrebbero protrarsi a lungo e le comunicazioni continuano ad essere difficili. A rispondermi, dal laboratorio, è Darcy. “Passami Jane.”

“Ciao anche a te, tutto bene. Sì, un po’ freddo ma niente di che, tengo la pelle idratata.”

“Darcy, non ho tempo per una conversazione amichevole. Passami Jane, è urgente.”

“D’accordo, d’accordo… tutte urgenze per la dottoressa Foster… qui stiamo diventando importanti, eh! JANE, JANE! È per te, c’è GreyRaven sulla linea Sei ed è in fase premestruale. Passo!”

“Se c’entrano degli Asgardiani, sappi che butterò giù il telefono imprecando come uno scaricatore di porto."

“Indirettamente, forse. Che mi dici di Selvig? Come si sta comportando?”

“Oh, beh. Qui dentro è il più ottimista. Non fa neppure delle pause, borbotta calcoli da solo ma finalmente ha smesso con l’ondata di malinconia verso la Grecia, con buona pace di noi tutti. Vuoi che te lo passi?”

“No, grazie, arrivo al punto: Abbiamo il sospetto che sia compromesso. Di nuovo. E che stia sabotando la vostra ricerca ed i vostri test. E non sono certa che i calcoli li stia borbottando proprio da solo.”

“Mi stai dicendo che...oh, merda…”

Natasha spiega velocemente: “Ascolta le mie istruzioni: Ora fingi che stiamo avendo una conversazione normale, probabilmente ti ho appena avvisato che Thor intende tornare subito su Asgard. Poi dissimula, stai all’erta, cerca di tenerlo il più possibile tranquillo e lontano da cosa potenzialmente pericolose.”

Ma... io non...!"”

Steve rincara la dose: "Dottressa Foster, non possiamo fare altrimenti: noi potremo essere lì tra circa tre ore e mezza: Fury ha inviato la Hill, ma anche lei non arriverà in un battibaleno. È tutto in mano tua."

"Jane, puoi farcela, io ripongo in te la mia piena fiducia." aggiunge Thor. "Devi solo prestare attenzione."

“State scherzando, vero? Non va più di moda il teletrasporto, Addison?”

Mi stringo le spalle: “Ho abusato un po’ dei miei poteri, non li ho ancora recuperati del tutto e non vorrei ritrovarmi a teletrasportarmi solo a metà. Sai che schifo dover ripulire tutto dalle mie interiora?”

"Sì, Pepper ti ucciderebbe." Concorda Tony.

Se la mettete così non ho esattamente molte alternative. Devo però farmi aiutare da Pepper e Darcy, io da sola..."

"Fifona. Tieniti a portata di mano un oggetto contundente, nel caso occorra una ricalibrazione cognitiva in tempi brevi."

Tony suggerisce la mazza da baseball nella camera di Steve, che ha una reazione di protesta quasi isterica: " È autografata da Joe DiMaggio! Ci ho messo mesi per trovarla!"

 

"C'è freddo qui giù, professore..." si lamenta Darcy, soffiandosi sulle mani prima di allungarle verso il fancoil dell'aria calda.

"Come?"

"Lei non lo sente? È in maniche di camicia....!"

Selvig si fissa stralunato le braccia, poi fa spallucce e ritorna a fissare la lavagna piena di calcoli ed equazioni parlottando: piuttosto bizzarro, per uno che sino a poche ore prima decantava una smisurata nostalgia per il clima mite della Grecia.

Darcy alza lo sguardo dal fancoil appena sente picchiettare contro il vetro dell'entrata. Jane le fa cenno di andare fuori: "Che c'è?"

"SSSSSHHT! Vieni!" bisbiglia. Un ultimo sguardo a Selvig, impegnato ed assente nei suoi calcoli, e la segue.

 

"Sei un uomo di scienza, Selvig, è tutta la vita che studi e la soluzione la puoi appena sfiorare tra le dita. Non è frustrante? In giornate come questa i tempi in cui avevi a tua disposizione la conoscenza del Tesseract sembrano ancora più lontani, nevvero?Ammettilo."

"Sì."

"Ti ricordi la vertigine di tutta quella conoscenza, della verità che il Tesseract donava? Non era inebriante? Non era soddisfacente?"

"Oh, lo era, ma..."

"E allora, perché non ricercarla di nuovo?"

"...io..."

"Già una volta scrutai nel tuo cuore e li aprii al mio volere. Non ho bisogno di rifarlo, poiché troverei i medesimi desideri. Non sogni la fama o la gloria, ed hai la mia stima per questo: tu vuoi capire, tu vuoi CONOSCERE. In questo siamo simili. Ed è per questo, ora che affido proprio a te questo compito."

"Ma..."

"Niente Ma, Selvig. I vostri calcoli non porteranno che ad una comprensione parziale della vostra scienza, e non hai neppure una certezza di riuscita. Che accadrà se essi si riveleranno inesatti? Come reagirai? Un fallimento ti abbatterebbe. Non è quello che merita un professore del tuo calibro. Ho tra le mani la Gemma dello Spazio. E te ne farò dono, in modo che tu possa studiarla appieno e carpirne i segreti, una volta conclusa questa... faccenda."

"Io non posso..."

"Certo che puoi. Fallisci ora, di tua spontanea volontà, per vincere in futuro. Professor Selvig, hai davanti a te l'opportunità di una vita... e non vuoi coglierla?"

Loki non aveva bisogno di uno scettro per asservire qualcuno al suo potere o per plagiare una mente.

A lui bastano le giuste parole bisbigliate nel giusto orecchio.

Quel povero allocco di Selvig era solo un diversivo per impedire che riuscissero davvero ad aprire un portale senza l'ausilio della Gemma: una precauzione in più, poteva definirla così. Se fermare i Vendicatori era quasi impossibile, vista la loro determinazione, almeno doveva frenare in tutti i modi la loro ricerca: solo così poteva avere più possibilità di trovare le Gemme per primo senza ritrovarsi troppo intoppi tra i piedi.

 

Darcy è nervosa mentre aiuta Jane a regolare un'apparecchiatura. Parlano in bisbigli e sussurri, e Jane è ben consapevole che questo getterà di sicuro qualche sospetto su di loro, ma non ha idea di come poter fare altrimenti.

Lo sguardo corre di continuo sull'orologio da polso e alla schiena di Selvig, che si volta all'improvviso facendole sussultare.

Ma quanto ci mettono ad arrivare?

"Dunque, ragazze, cosa state facendo?"

"Niente, pensavamo di sistemare questa apparecchiatura da un'altra parte. Qui fa disordine e, prof, sai come Jane diventi intrattabile nel disordine."

"Sì è così... sono una maniaca, che ci posso fare!" Penose, davvero penose. Un paio di lezioni di recitazione potremmo anche sprecarci a prenderle. "Quindi, ehm, Darcy, come ti dicevo possiamo metterlo su quel tavolo e..."

"E per spostare l'attrezzatura prima la ricalibrate secondo frequenze esponenziali?"

Oh, merda.

"Ma toh, che caso..." biascica Darcy.

Selvig freme come se stesse trattenendosi dall'attaccare e Jane riconosce nel suo sguardo, solo per un istante, lo stesso sguardo che aveva Loki nel tunnel della Metropolitana, quando la vittoria di Thanos sembrava imminente e GreyRaven era un corpo a terra in un lago di sangue.

Un colpo secco, e il professore crolla a terra privo di sensi. Dietro lui, resta in piedi Pepper in tailleur e tacchi a spillo: si appoggia la mazza da baseball alla spalla  e sussurra un soddisfatto: "Fuoricampo di Joltin' Pepper."

 

“Quindi Pepper l’ha davvero mandato KO colpendolo con la mia mazza da baseball da collezione?” Un incredulo Steve sta esaminando accuratamente la mazza da mezz'ora e alla fine tira un sospiro di sollievo nel constatare che non è stata minimamente danneggiata.

“Eccoti il the, tesoro: Assam, senza zucchero ma con l’aggiunta di un goccio di latte a temperatura ambiente come piace a te. Ho aggiunto anche un paio di biscottini allo zenzero, so che ti piacciono.” Pepper rivolge a Tony uno sguardo a metà tra lo sbigottito e l’incuriosito poi, davanti al suo sorrisetto compiacente e sornione, decide di approfittare del fidanzato così servizievole e lo manda a cambiare i biscotti allo zenzero con quelli al cacao: Stark scatta come un soldato davanti al Caporale Maggiore. “Dovresti prendere a sprangate le persone più spesso, Pepper.” Commenta Clint. “Ovviamente con la mazza da baseball di qualcun altro.” Aggiunge velocemente davanti all’occhiataccia del Capitano.

“Credimi, una volta può bastare.”

Bruce e Jane entrano nella stanza annunciando che Selvig si è svegliato e sembra aver ripreso possesso delle sue facoltà mentali. “Abbiamo lasciato Addison con lui, voleva assicurarsi che le sue condizioni psichiche siano stabili.”

“Con la rabbia che aveva addosso oggi, probabilmente lo userà come punching ball.” Clint incrocia le gambe sul puff vicino al caminetto e muove il collo indolenzito dal poco riposo e dal lungo pilotaggio. “Così impara a scegliersi un tale stronzo come trombanemico.”

Natasha alza la testa dallo schermo che stava visionando e gli scocca un’occhiata gelida:“Uno stronzo il cui intervento è stato essenziale per chiudere il portale.”

“Uno stronzo che per poco non ti ha spezzato l’osso del collo.”

“Ma non l’ha fatto.”

“Ringrazia Stark.”

“Chi, io? Son qui solo a portare i biscotti al cacao, non tiratemi in ballo.”

Natasha stringe il pugno, mordendosi il labbro inferiore e sibila che andrà a mettere le pietre nel Gauntlet uscendo a passo svelto dalla stanza strappando la Gemma dell'Anima dalle mani di Jane che protesta debolmente.

"La lasci stare, dottoressa Foster. Quando si osa criticare Addison, Natasha fatica a ragionare.” Borbotta Clint, prima di stiracchiarsi e dichiarare di avere i muscoli tutti indolenziti.

"Potresti farti un idromassaggio. Da quando la tempesta ha diminuito d'intensità e non abbiamo più interferenza nei reattori Arc, l'Avengers Spa ha ripreso a funzionare."

"Ottima idea, Pepper. Grazie."

"Figurati. Darcy è già dentro da un po'."

Idromassaggio con studentessa ventiquattrenne tettuta: Non una bella mossa con la propria donna incazzata in giro per lo stesso edificio; Clint alza un sopracciglio e si rivolge agli altri: "Qualcuno vuol farmi compagnia?"

 

"Beva a piccoli sorsi, professore." Mi raccomando reggendogli il bicchiere di the freddo. Ancora legato al lettino dell'infermeria, Selvig ha l'aria abbattuta e stordita mentre sorseggia, e poi scuote la testa deglutendo con difficoltà. Si lascia cadere sul cuscino con un gemito - Il ghiaccio che ci siamo premurati di mettergli sulla parte colpita non fa molto effetto, Pepper è una battitrice mancata - e fissa il soffitto con occhi lucidi. "Non si colpevolizzi, Professore. Conosciamo tutti quanti la portata degli incanti di Loki."

"Anche lei, agente Borgo?”

La sua voce roca e gli occhi spenti mi prendono in contropiede. Distolgo lo sguardo dal suo con la scusa di appoggiare il bicchiere ad una mensola di fianco. “Ho visto gli effetti su terzi.”

“Ma la sua, di mente, non l’ha mai toccata, vero?”

Penso al suo bacio di brina davanti alla Tower, al suo abbraccio inconsistente che mi sorreggeva donandomi energia per chiudere il portale e alla sua presenza persistente nei miei pensieri. È un incantesimo anche quello?

“Non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia cercare, vedere, toccare me di tua spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che lo facessi perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”

La dichiarazione di Loki, e mi era parsa sincera. Lo era davvero? Quanto può essere attendibile la mia analisi dato quello che provo per lui?

E fondamentalmente, che cosa provo? “Suppongo che su me abbia operato in una maniera differente.”

Inaspettatamente Selvig scoppia a ridere. È una risata bassa e affaticata, rauca e triste:“Posso assicurarle che non abbiamo avuto lo stesso trattamento, io e lei.”

Colgo la palla al balzo per alleggerire l'atmosfera: “Lo spero bene, Professore. Sono una donna molto gelosa.” Gli apro le manette e per prima cosa si massaggia i polsi segnati, seguitando a restare coricato con gli occhi fissi verso il soffitto.

Mi risiedo e gli pongo qualche domanda per capire quale possa essere il suo stadio di confusione - che giorno è, quando è stato il suo ultimo pasto, i suoi spostamenti – e giudicandolo abbastanza lucido dirigo il discorso sulle sue sensazioni.

“Mi sento prosciugato” Rivela con un sospiro. “A che serve un quoziente intellettivo superiore a 150, se poi si cade in tranelli simili?”

“Lei è umano, professore. E come ogni essere umano ha le sue debolezze. Se c’è una cosa in cui Loki è dannatamente bravo, è scoprire e sfruttare le debolezze altrui a suo favore.”

“Avrei potuto fare del male a Jane e Darcy.”

“Non pensi a ciò che poteva succedere, ma a quello che è successo. Nessuno si è fatto male, escludendo quel bernoccolo abnorme che continua a crescerle sulla testa. Non sarà il caso di portarla a fare una TAC?”

“No, il bernoccolo è il male minore. La mia autostima è conciata peggio. Non sento di poter più fare affidamento su me stesso e sulle mie capacità.”

“Abbiamo tempo, professore, ed io sono a sua completa disposizione. Se me lo permetterà, l’aiuterò volentieri.”

 

Jane ha accompagnato Banner e Stark nell’UnderLab, a fare il punto della situazione e a riprendere il lavoro da dove l’incidente di Selvig l’aveva interrotto, mentre Thor si è piantato davanti al caminetto e fissa pensieroso le fiamme guizzanti con Pepper che decide non sia il caso di lasciarlo solo e si siede di fianco con la scusa di arrostire i Marshmallows.

Steve è stato l’unico ad accettare l’invito all’idromassaggio; si dirigono verso la zona relax sforzandosi di parlare del più e del meno. Nell’ascensore Clint giocherella con il touch screen, evidenziando le telecamere di sicurezza – alla palese ricerca di Natasha, ma Steve è abbastanza delicato da non rigirare il coltello nella piaga – catturando Darcy che esce dalla Spa. “Meglio dai, condivideremo un momento tra uomini.” Clint alza un sopracciglio, gli rivolge uno sguardo perplesso e poi si gratta la nuca borbottando qualcosa sul ‘non essere il suo tipo”.

Steve non afferra.

 

Il rumore della porta a vetri che si apre fa voltare Natasha di scatto: “Ah, sei tu.” Sbuffa solamente, una leggera e quasi impercettibile nota di delusione nella voce. Darcy ruota gli occhi tondi e piega la testa di lato: “Scusa se esisto, eh!” brontola entrando e lasciando che la porta si chiuda dietro di sé. “Beh, volevo anche vederlo, questo famoso Gauntlet. Non so se lo sai, ma pare che qui dentro l’unica ad essere stata esclusa dalle vostre operazioni è stata la sottoscritta.”

“La prossima volta falsifica meglio il tuo curriculum.” La apostrofa Natasha, prima di indicarle con un cenno svogliato il Gauntlet sul tavolo vicino. Poi incrocia le braccia e si appoggia al muro, lo sguardo di ghiaccio ostinatamente rivolto verso il biancore della neve fuori dalla finestra.

Darcy si avvicina e si china a fissare il Gauntlet con le mani sulle ginocchia e l’espressione da bambina curiosa: “Beh, per essere grosso è grosso.”

“Non toccarlo.”

“Perché? Tu l’hai appena fatto!”

“Non si conoscono completamente le reazioni del Gauntlet; quindi, onde evitare improvvisi ed inspiegabili disastri, tieni le mani a posto.”

“Pessima giornata, eh agente?” Darcy si getta indietro una ciocca di capelli poi raddrizza la schiena e appoggia le dita, quasi con un gesto di sfida, sul bordo del tavolo: “Non vedo di che preoccuparsi. Sono solo una studentessa senza infamia e senza lode, per Selvig e Jane una semplice spalla a cui rifilare semplici compiti amanuensi e che tutti voi notate a malapena. Quale pericolo potrò mai rappresentare?”

La canna della pistola di Natasha è a pochi centimetri dalla sua fronte ed il suo volto ha perso completamente l'espressione insofferente di pochi secondi prima: "Ho detto: ferma."

Le labbra di Darcy si piegano in un mezzo sorriso e negli occhi azzurri brilla una luce sinistra, quando i capelli castani si sciolgono in oro.

 

La prima cosa che Steve nota all’entrata nella Spa è uno accappatoio appeso al piolo vicino alla Jacuzzi. La seconda è la pozza scura di capelli nella vasca.

È Clint per primo a lanciarsi sul corpo che galleggia con il viso rivolto verso il basso: Darcy ha gli occhi semichiusi, le labbra bianche ed un battito appena percettibile. La stendono a terra mentre Clint inizia a praticare velocemente un massaggio cardiaco urlando di chiamare i soccorsi.

 

“Lasciami indovinare: Amora, giusto?” Ora entrambe le pistole sono spianate.

“La mia fama mi precede.” Natasha si volta di scatto e colpisce al volto la donna ricomparsa alle sue spalle, facendola cadere all'indietro: "Trucco vecchio e superato." La proiezione svanisce, l'Incantatrice si passa una mano sul labbro colpito e poi rivolge la sua espressione di sbalordito oltraggio verso Natasha, già pronta a colpire di nuovo: “Se la metti così…”

Amora non ha fatto che un debole cenno della mano e lei si è ritrovata con la schiena sul pavimento, le pistole che schizzano agli angoli opposti della stanza.

Un colpo di reni ed è pronta di nuovo a fronteggiarla. Braccio piegato all’indietro, gamba destra attorno al collo ed è Amora a colpire di nuovo il pavimento.

Poi le gambe di Natasha cedono sotto la stretta di sottili fili invisibili che stringono sino a lacerare la tuta e la pelle.

 

Lo sterno di Darcy ha fatto un rumore secco al decimo minuto consecutivo di massaggio cardiaco.

Clint non si ferma, alterna la respirazione bocca a bocca al massaggio mentre Pepper è al telefono con il 911e cerca di farsi mandare dei soccorsi e finalmente Stark è arrivato con la bombola dell’ossigeno dall’infermeria.

Il corpo della ragazza è scosso da due spasimi ravvicinati e Clint fa appena in tempo a voltarlo su di un lato che un getto d’acqua viene vomitato. Dalle labbra bianche di Darcy proviene un gemito strozzato e colpi di tosse pesanti e faticosi, Stark porge la maschera dell’ossigeno a Clint che gliela assicura al volto istruendola sul fare respiri calmi e profondi.

“È impossibile” ripete per l’ennesima volta Steve. “L’abbiamo vista uscire dalle telecamera di sicurezza!”.

“Beh, evidentemente si trattava di qualcun altro.” Scambia uno sguardo con Clint e poi con Stark: “Figlio di Puttana!”

“Le Gemme!”

 

L’Incantatrice è agile ed i suoi poteri le conferiscono le parvenze di un'ombra: tenerle testa è per Natasha una fatica enorme.

I fili invisibili tornano a tagliarle la pelle delle gambe e delle braccia e la sua forza non riesce a vincerli, quando si avviluppano attorno al collo. Cade a terra con un ringhio frustrato mentre l’altra si avvicina al Gauntlet e lo prende in mano.

Le dita affusolate sfiorano la Gemma Dorata: i fili lasciano il corpo di Natasha ma lei non può comunque muoversi di un millimetro. “Questa Gemma può bloccare il Tempo, sai? Se sai come usarla, può focalizzare il suo potere solo su un elemento soltanto.” Spiega la strega con studiata calma, avvicinandosi.

Natasha non può muovere che le pupille, ad incontrare le sue nell’angolo dell’occhio con odio: “Voi non avete idea delle immense possibilità che queste Gemme possono offrire. Anche la tua amichetta aveva solo una vaga idea e l’ha sfruttata in modo così imperfetto da risultare quasi blasfemo. Dovrei ucciderti, ma lei non imparerebbe niente; E la mia indole da maestra non me lo permette: Sono costretta a darle una lezione, e tu sarai un mio strumento.” Accarezza il Gauntlet con lo sguardo, poi ne stacca la Gemma della Mente e la rigira tra le dita. “Anche se ti facessi a pezzi lentamente non ti distruggerei davvero: Ciò che può spezzarti e farti crollare è solo dentro di te. Sì, direi che questo fa al caso nostro, non trovi?"

Natasha si prepara al dolore che, ne è certa, sarà violento ed improvviso.

Ma quando l'Incantatrice appoggia la Gemma alla fronte, viene avvolta da una tenebra vischiosa.

 

==============================================================================

Ritardo cronico: su TUTTA la tabella di marcia. Sono in ritardo con i ringraziamenti, con le recensioni e pure con le pubblicazioni. Sono un diastro, e non so come scusarmi.

Vi ringrazio per continuare a seguirmi e chiedo scusa (Anche) per aver 'pressato' per le recensioni nel capitolo prima: non è da me, ma purtroppo sono una avezza alle seghe mentali, e notando quel calo di recensioni ho temuto, davvero, di star scrivendo un'enorme ed inconfutabile cazzata, pesante come il piombo. Ci tengo a questa storia davvero tanto: voglio farla funzionare e voglio che non deluda nessuno (me in primis), perciò è per questo che sono tanto 'affamata' di feedback. Grazie, a chi ha lasciato una recensione, un commento qui o su FB, chi l'ha messa nei preferiti, nelle seguite e nelle ricordate.

Spero di non aver incasinato ulteriormente le cose in questo capitolo. Anyway: abbiamo Loki che ha mandato in pappa il cervello di Selvig - again - e Darcy che rischia di annegare perché Amora ha deciso di prendere le sue sembianze per fregare tutti e prendersi il Gauntlet. Cosa capiterà a Natasha lo si scoprirà nel prossimo capitolo: vi avverto che sarà pregno di ANGST, dedicato solo a lei e che per me è stato molto, ma molto, ma molto difficile da mettere giù. (anche se qualcuno si domanderà che cacchio ci sarà stato di tanto difficile da scrivere.)

Grazie ancora: per ogni domanda vi rammento il mio ask - http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos e per dare un'occhiata alle fanart di cui alcune gentilissime lettrici (che non ringrazierò mai abbastanza) mi hanno fatto dono c'è tumblr: http://evilcassy.tumblr.com/

Alla prossima,

EC.

 

PS: Titolo tratto dalla canzone 'Hide and Seek' di Imogen Heap e citazione proviene da 'La Storia Infinita'.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Born from Silence ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin

 

·       Chapt 13: Born from Silence.

 

I know how to search your mind and find your secrets.

 

Natasha cerca di muoversi ma ha braccia e gambe immobilizzate. Apre gli occhi per ritrovarseli feriti da un'intensa luce bianca.

"Non ti agitare." le suggerisce bruscamente in russo una voce profonda e Natasha ruota gli occhi per evitare il fascio diretto che proviene dalla grossa lampada sopra al tavolo a cui è immobilizzata. Ci sono delle figure, attorno a lei, le vede sfocate ma indovina camici bianchi e mascherine.

Una di loro si avvicina al suo braccio con qualcosa in mano che Natasha non riesce a mettere bene a fuoco. Quel qualcosa punge la pelle ed irrora liquido caldo nelle sue vene.

Brucia, Natasha trattiene un gemito. "Non ti agitare." ripete di nuovo la voce di prima con un tono più duro.

Sente un rumore ronzante e continuo dietro la sua testa, ed una ciocca di capelli rossi che le passa davanti al viso le suggerisce che la stanno rasando a zero.

Improvvisamente la luce non le da più fastidio, come se una patina appena più scura le fosse calata sugli occhi. Una delle figure si china su di lei e allarga le palpebre con le dita affermando che il riflesso pupillare si è bloccato:"Ottimo." A parlare è la stessa voce di prima. Il rumore ronzante cessa, qualcuno si alza dietro di lei, ed intuisce che sia il possessore della voce profonda. "La numero 64 ci riserva sempre piacevoli sorprese."

"Il suo cristallino ora è modificato: la sua velocità e capacità di adattamento alla luce è aumentata del 175%." Spiega la figura che le ha analizzato l'occhio. Segue un breve applauso dei presenti: "Se anche l'impianto craniale andrà a buon fine, direi che potremmo addirittura darle un nome."

Ci sono mormorii di approvazione; qualcuno nota che non è mai accaduto prima. L'uomo dalla voce profonda ritorna a sedersi dietro alla sua testa e da ordini all'anestesista e al chirurgo di procedere."Evitiamo di cantar vittoria troppo presto."

Il buio è soffocante.

 

I polmoni reclamano ossigeno disperatamente quando si alza a sedere si scatto, uscendo dall'acqua. L'aria gelida le entra dolorosamente nella bocca spalancata e graffiandole la trachea con minuscoli aghi.

Natasha si stringe nella sua canotta bagnata, piccoli cristalli ghiacciati scivolano lungo le spalle a solcarle le braccia nude e livide, i capelli corti ispidi e pungono la nuca.

Trema visibilmente sotto un cielo di stelle gelide e lontane, immersa nella tinozza di metallo al centro un cortile innevato, screziato da segni di pneumatici pesanti e macchie di morchia.

Tutto attorno, il cemento armato ed anonimo di costruzioni basse e regolari. Natasha fa per alzarsi ed uscire dalla tinozza ma una delle finestre si illumina ed una voce pesante le intima di non muoversi:"Sono le ore 03 e 57, Elemento 64, il test finisce alle ore 5:00. Ritorna nella tua posizione" potrebbe essere morta per quell'ora, ma per lei l'obbedienza cieca è l'unica strada percorribile, così si piega sulle ginocchia e torna a sedersi.

Segue con lo sguardo la ronda del soldato sul tetto e pregusta il momento in cui avrà il permesso di correre e riscaldarsi.

Il buio punge.

 

L'Uomo dalla Voce Profonda è in piedi contro la finestra e le rivolge le spalle. Ha corti capelli talmente biondi da sembrare bianchi e lei sa, anche se continua a darle la schiena, che ha una stempiatura fortemente marcata e le sopracciglia talmente rade che rendono il suo sguardo algido quasi folle.

L'ha chiamata con il nome che le è stato concesso e questo per lei è fonte di soddisfazione: nessuna prima di lei era arrivata ad essere qualcosa di diverso da un numero, e dubita che qualcuna dopo di lei possa superare le stesse prove che le sono state imposte.

Per lo meno, non alla sua età. A proposito, qual è? Dieci, undici anni?

L'uomo si complimenta brevemente per la missione appena svolta e le domanda che effetto le abbia fatto uccidere.

"Nessuno." Risponde, sorprendendosi di quanto la sua voce possa suonare ovvia e dura allo stesso momento. "Erano miei obbiettivi, andavano eliminati." L'uomo si volta e lo sguardo la studia da capo a piedi. "Nella prossima missione non sparerai da lontano. Probabilmente dovrai uccidere con le tue stesse mani, ma questo dipende da te." Annuisce, la testa vaglia velocemente tutte le tecniche che ha imparato, abbinandole alle eventualità di applicazione. Ad un cenno dell'uomo prende il dossier appoggiato all'angolo della scrivania che li separa e lo apre a studiare le note del suo prossimo obbiettivo.

"Ogni mese quest'uomo si ritira per tre giorni nella sua tenuta sulle rive del lago Shartash, presso Ekaterinburg, con la sua scorta armata di quindici uomini. Al suo arrivo, una persona fidata gli fa trovare una ragazzina - ogni volta una diversa - con cui lui passa il suo ritiro. Ma non è per i suoi gusti e le sue abitudini per cui abbiamo necessità di eliminarlo. Abbiamo convinto il suo fornitore a non essere più così fidato."

"Sarò io ad incontrarlo?"

"Affermativo. Con la difesa posta alla tenuta, cercare di entrare dall'esterno impiegherebbe troppe risorse. Una volta all'interno, però, potrai agire indisturbata: Fai in modo che sembri un incidente e non lasciare che nessuno ne esca vivo. Una volta terminato il tuo compito appicca fuoco alla casa ed allontanati nella foresta; Provvederemo a nascondere un GPS nelle vicinanze con cui localizzarti per il recupero."

Si è avvicinato senza quasi che lei se ne sia accorta e quando sente la mano che passa tra i boccoli appena ricresciuti la trova viscida e priva di calore. "L'ufficio del personale ti istruirà su come prepararti. Dovrai tingerti i capelli, a lui piacciono bionde."

"Sì, signore."

La mano scivola dalla nuca lungo la spina dorsale: "Mi accollerò l'onere di una parte ancora mancante nel tuo addestramento."

Il buio viene dall'interno e inghiotte tutto troppo tardi.

 

La firma di Alexei Shostakov è chiara e nitida, precisamente inserita nella linea dritta dell'atto di matrimonio. E' indice di indiscutibile ordine mentale, nessun dubbio o indecisione, ligio al dovere e preposto ad obbedire agli ordini.

Non che questo gli sia particolarmente ingrato.

Lei ha diciassette anni ed il bisogno di una copertura per la sua nuova missione. Lui trentasei con una promettente carriera militare e una promozione già in tasca, e nessun problema a fornirgliela.

Shostakov le porge la penna stilografica e lei appone la propria firma sotto alla sua.

L'impiegato borbotta qualcosa di simile ad un complimento ed il modo in cui l'Uomo dalla Voce Profonda piega la copia del documento e la infila nella valigetta assume i contorni di una benedizione. "Domattina dovrai presentarti al Comando, ti verranno impartite le istruzioni sulla tua copertura." dice solamente.

"Sì Signore."

 

Alexei la lascia indifferente; a lui, invece, piace anche troppo. A letto è ingordo ed egoista come tutti gli uomini, e come a tutti gli uomini non aveva regalato altro che illusioni di brividi e gemiti simulati. Ma almeno aveva il buonsenso di non lamentarsi del senso di dovere della moglie verso la RedRoom e dell'utilizzo strumentale che faceva del suo corpo.

Pensava che li avrebbero fatti divorziare dopo l'esito della missione, ed invece il comando ha intenzione di mantenere quel matrimonio di comodo per future eventualità.

C'è una missione nata male e finita peggio, con Natasha finita in mani nemiche che non le risparmiano nulla pur di strapparle informazioni segrete. Ma l'Elemento 64 è forgiata nel gelo e nel dolore, spezzarla è impossibile. Una volta liberatasi, però, il Comando la richiama alla base della Red Room, dove tutto era iniziato anni prima, e lei si ritrova sul tavolo della sala operatoria con il ronzio del tosatore nelle orecchie.

Al suo risveglio Alexei le spiega che il grosso taglio che ha nella nuca pelata è stato causato dall'operazione urgente a cui è stata sottoposta per elimanere l'ematoma del trauma cranico. Alla sua domanda su come sia successo, lui risponde sicuro che era caduta dal palco durante le prove di Giselle e ha sbattuto violentemente la testa. "Hai rischiato davvero grosso, tesoro" aggiunge fingendo spudoratamente preoccupazione e rammarico, prima di lasciarla sola in quella stanza d'ospedale piena di mazzi di fiori indirizzati a 'Natalia Romanova, étoile del Bolshoi' e ricordi di passi sulle punte e volteggi aggraziati, appalusi del pubblico e rose sul legno del palcoscenico, a domandarsi perché il suo corpo sia cosparso di lividi e ustioni e la mano destra fratturata in più punti.

La rendono nuovamente operativa in una notte di Novembre, quando le ossa si sono rinsaldate e lei scalpita per tornare a ricoprire il suo ruolo di ballerina.

Forse hanno pasticciato un po' troppo con il suo impianto craniale, perché ai ricordi del Bolshoi si accavallano quelli dell'addestramento e delle missioni e quando lei ci pensa non riesce mai a scindere le due versioni.

 

Alza un piede appoggiandolo al piolo più alto della spalliera della palestra e piega il busto sino a farlo aderire alla gamba. Addison, diciannove anni e soli tredici mesi d'addestramento in attivo, si lascia sfuggire un 'Wow' ammirato. "Hai studiato danza?"

Natasha risponde affermativamente: "Sono stata prima ballerina al Bolshoi."

"Davvero? E sei riuscita a studiare danza e a diventare un agente del tuo livello contemporaneamente? Accidenti, come hai fatto?" Addison è genuinamente curiosa e pone un quesito lecito che Natasha non sa realmente spiegare "Impegno." risponde solamente, dissimulando l'imbarazzo dell'incertezza.

 

Si accorgere di essere incinta una mattina di Gennaio. Che fosse di Alexei non c'erano dubbi, quale sarebbe stato il suo destino invece un'incognita che suo marito non azzarda: Si limita a stringersi le spalle e ad accompagnarla al comando: "Pensavo fossi sterile" è il suo solo commento: "Anche io" asserisce lei.

Gli scienziati della base hanno decretato che il suo è un interessante fenomeno: i trattamenti migliorativi a cui era stata sottoposta avrebbero dovuto renderla sterile, o quantomeno impedire il proseguire di una gravidanza. Dopo un'accesa discussione a cui non aveva partecipato, le comunicano la decisione di lasciare che la natura faccia il suo corso: dato che quello è il primo caso conosciuto, studiarne gli effetti è considerato utile.

Come ogni missione, Natasha accetta con un cenno del capo.

 

"Il programma di assicurazione sanitaria S.H.I.E.L.D. comprende anche la contraccezione. Se lei lo desidera, posso impiantare il chip sottocutaneo a rilascio graduale. Ha una durata di tre anni, è molto affidabile." La dottoressa compila le ultime formalità circa la sua salute fisica inserendo i dati sul sistema interno dell'Organizzazione. Lei è ancora piuttosto sorpresa da tutto questo interesse che lo S.H.I.E.L.D. sembra mostrare verso la salute dei propri agenti - è abituata ad essere responsabile del proprio corpo, finché non ci sono evidenti ferite profonde da richiedere l'intervento di un medico - "Ovviamente questo è facoltativo" aggiunge la dottoressa. "Ma è prassi che io informi tutti gli agenti delle possibilità sanitarie che l'organizzazione offre." Natasha apre la bocca per riferire che non ne ha bisogno. Tuttavia, avverte una sensazione scomoda dentro di sé che la convince ad accettare.

 

Un feto di venti settimane è così piccolo che può essere contenuto nella scatola di latta dei biscotti di cui Alexei ne è ghiotto. In una mattina di primavera è svegliata tra atroci dolori e si è trascinata in bagno. Ha partorito da sola ed è rimasta sul pavimento insanguinato per ore: non sa bene cosa stia provando: è un misto di rabbia e paura, gli occhi le pungono e lei non sa bene perché.

E' una bambina ed è leggera come un foglio di carta appallottolato. Ha la pelle rossa e fragile ed i capillari esposti, una leggera peluria e mani e piedi che sembrano miniature.

Ha gli occhi chiusi - sarebbero stati azzurri? - e le sue labbra: Natasha neppure si accorge che ne sta seguendo il contorno con la punta del mignolo. Avrebbe almeno voluto sentirne il vagito, percepirne la vita prima che questa le scivolasse via di dosso.

Invece erano giorni che non la sentiva muoversi ed aveva evitato di avvisare il comando che ormai la natura chimica del suo fisico aveva posto fine al problema. Per una volta, aveva sentito il bisogno che il suo corpo servisse solo sé stesso: il perché di questa decisione non sapeva spiegarselo.

Quando l'emorragia si arresta e recupera le forze ripulisce tutto, si riveste e avvolge il corpicino in un foulard bianco. Poi vuota la scatola di biscotti dal suo contenuto e vi adagia delicatamente quel fagottino fragile, chiudendo delicatamente il tappo ermetico.

Infine, guardando la bara improvvisata di sua figlia, decide che deve almeno regalarle un nome, visto che non era stata neppure in grado di poterle offrire un alito di vita. Si mette a cercarlo tra brandelli di ricordi e le poche riviste che ha in casa, senza risultato, così accende una vecchia radio transistor Vilnis, uno dei suoi pochi contatti con il mondo esterno: le stazioni russe non forniscono nessun suggerimento e solo dopo che aggancia un'emittente di Mosca che passa anche musica straniera trova il nome giusto per la sua bambina.

 

Sussulta impercettibilmente nel sedile del passeggero, ma che non passa inosservato a Coulson, alla guida, che le rivolge un breve sguardo: "Tutto bene, Romanoff?"

 "Sì, sì, certo. E' solo che ho già sentito questa canzone, ma non ricordo dove. Che cos'è?"

"E' Bette Midler!" Risponde lui con voce ovvia. "Questa è The Rose, è tratta da un film ispirato alla vita di Janis Joplin. La conosci, vero?"

Ha un significato, ma Natasha non riesce ad afferrarlo. Così scuote la testa ed alza le spalle, dedicandosi al NotePad che contiene tutte le informazioni sulla nuova missione.

 

Aveva scavato la tomba di Rose vicino ad un ruscello, tra le radici di un abete dalla resina profumata. Aveva camminato per quasi un'ora con la scatola di latta tra le mani e la melodia in testa, prima di arrivare al bosco fuori dal sobborgo ucraino in cui è alloggiata e trovare un luogo che adatto a custodire quel segreto. E' tutto ciò che può darle.

Al ritorno a casa, aveva infine chiamato il comando e aveva mentito dicendo che il feto era uscito completamente smembrato e lei se ne era disfatta. L'Uomo dalla Voce Profonda la preleva poche ore dopo per condurla alla più vicina pista di decollo e riportarla nella base della Red Room. Si stende sul tavolo operatorio e la macchinetta torna a ronzare dietro la sua testa.

Nel buio, questa  volta, trova quasi un senso di sollievo.

 

L'Uomo dalla Voce Profonda ha un nome che finalmente le è nemico, ora che la Red Room si è sciolta ed è stata smantellata. Alexei è rimasto fedele al suo comandante e lei si è presa la briga di vincere l'indifferenza nei suoi confronti e fargli saltare la testa con un paio di proiettili. Ma l'Uomo dalla Voce Profonda si è nascosto bene, mandando al macello i suoi sottoposti. Natasha neppure sa perché lo odia così tanto da volerlo distruggere né da dove sia nato quel sentimento che sente suo in ogni fibra.

Ora lavora per chi offre la cifra più alta e non copre più le spalle di chi cerca di indottrinarle qualche ideale. Con la morte di Alexei ha cessato di essere l'Agente Shostakova o l'Elemento 64, ora è la Vedova Nera e questo soprannome che si è guadagnata le piace molto. Spezza colli per soldi e caccia Dreykov, l'Uomo dalla Voce Profonda, per diletto, godendo nel saperlo fremente di paura per l'avvicinarsi della sua vendetta.

 

Ha fiutato la pista sino a trovare qualcosa di interessante. Per uccidere un albero occorre staccargli le radici, ma per avvizzirlo ed annientarlo con sofferenza è meglio tagliargli i rami verdi, quelli rigogliosi e giovani su cui fa affidamento per trarre nutrimento e crescere.

La pozza di sangue sotto la bambina si allarga sul marmo del pavimento bianco: Il proiettile le ha perforato la schiena e le ha spaccato il cuore, probabilmente non si neppure resa conto di essere stata colpita.

Natasha abbassa la pistola con il silenziatore e si avvicina di qualche passo. Quanti anni deve aver avuto? Dieci, undici?

Natasha si piega su di lei, bocconi con il viso semicoperto dai lisci capelli scuri e gli occhi azzurrissimi spalancati. Ne scosta una ciocca, l'attaccatura più chiara rivela una tinta.

La bambina era bionda, come suo padre.

Non le dispiace averla uccisa così come non se ne compiace. Non prova nulla, neppure un briciolo di euforia o di soddisfazione.

Un rivolo di sangue segue il bordo del gradino sino all'orlo del ballatoio ed inizia a gocciolare dalla tromba delle scale.

Meglio. Che Dreykov entri subito nell'incubo appena varcata la porta di casa.

Quando si rialza e volta le spalle per andarsene, però, sente gli occhi della bambina fissi su di lei.

L'incubo è il suo, e non potrà mai uscirne.

Il buio è soffocante.

"Natasha, tutto ok?"

"Sì. Avevo voglia di sgranchirmi le gambe."

"Sventrando un sacco da boxe alle tre del mattino?"

"Ti ho svegliata?"

"Vedi tu, pensavo di avere Rocky Balboa come vicino di casa..."

"Domando scusa. Non sono abituata ad avere coinquiline."

"Sei sicura di star bene? Hai una faccia..."

Ferma il sacco che dondola appeso al gancio sul soffitto e si terge il sudore dalla fronte con il dorso della mano. "Sì, tutto ok. Solo non riuscivo a dormire."

Incubi di urla e sangue. E una scatola di latta chiusa che non sapeva cosa contenesse.

 

L'odore di carne bruciata le è rimasto appiccicato alle fibre della tuta. Natasha se la sfila e la getta a terra, poi la cosparge di benzina e ci da fuoco.

Doveva uccidere tre obbiettivi che erano sfuggiti miracolosamente ad un precedente attentato del suo committente. Il caso ha voluto fossero ricoverati nell'ospedale in cui lavoravano tre neurochirurghi con nomi famigliari che associava al ronzio di una macchinetta tosatrice.

Ha manomesso l'impianto di ossigeno del comparto operatorio e scatenato l'esplosione.

Doveva uccidere tre persone per compenso e tre per suo desiderio: alla fine ne ha spedite all'altro mondo trentasei in un colpo solo, senza distinzione di sesso o età.

 

Sono torce umane quelle che la inseguono. La circondano e la bloccano tra le fiamme, la spingono a terra e la soffocano con l'odore acre e il fumo. La pelle di Natasha si scioglie come cera e ricopre la scatola di latta su cui cade.

Il buio brucia.

 

San Paolo è stata una trappola da cui la Vedova Nera è sfuggita per un soffio. Riesce a confondersi tra la folla che assiste alla partita della nazionale brasiliana da un maxischermo in Praça de Luz. La mitragliatrice nemica la reputa troppo importante per lasciarsela scappare e falcia una fila di spettatori pur di colpirla: è il caos.

Natasha individua i suoi inseguitori e preme il grilletto. Uno di loro cade a terra, l'altro spara ma la schiva, colpendo però un uomo che aveva la sventura di esserle passato vicino in un tentativo di fuga.

E' braccata e fuggire sembra ormai impossibile. Decide che aumentare il caos e il panico tra la folla per confondere meglio gli inseguitori.

Sfila due granate dalla cintura, ne toglie la sicura con i denti e le lancia alle spalle.

 

Aveva sentito menzionare il sole del Brasile, ma lei aveva vissuto San Paolo solo di notte, ed ora il cielo è coperto da una cortina grigia che proviene dal fumo che esce dalle vetrine sventrate.

Rivoli di sangue screziano la piazza. Tra resti umani e corpi senza vita, Natasha trova una scatola di latta.

 

Il buio è lacerante.

 

"Conosci questo posto?" Le ha domandato Clint vedendola guardarsi attorno con aria pensierosa. Sono nella periferia di Charkiv, ad ispezionare sotto copertura l'interporto degli armamenti di cui la città è la prima produttrice dell'Est Europeo. Natasha fissa la strada, dritta tra le recenti costruzioni di cemento armato, scuotendo piano la testa: "Questa zona è stata costruita solo quattro anni fa, è impossibile che l'abbia visitata prima." "Ha ragione" gli fa eco il collaborazionista ucraino che ha fornito la copertura. "E prima c'era un bosco, nulla di interessante. Fino all'anno scorso era rimasto aperto il ruscello là a destra, ma poi l'hanno incanalato in una copertura di cemento. E' un'ottima via di fuga se..." Il collaborazionista seguita a parlare, e Natasha si libera dalla sensazione di angosciante familiarità che le suggerisce quel posto per concentrarsi sulla missione.

 

È nell'appartamento ucraino, spoglio da qualsiasi mobilio, con i vetri delle finestre talmente sporchi da far penetrare solo una tenue luce grigia che disegna ombre sui muri macchiati e incrostati di sudiciume.

Non c'è nessuna traccia del passaggio di qualcuno nella polvere che ricopre uniformemente il pavimento, ma piccole gocce di sangue fresco attraversano in linea retta il corridoio sino alla stanza dalla parte opposta.

Il bagno.

Natasha percorre il corridoio lentamente, il legno che scricchiola sotto i passi incerti.

Si ferma sulla soglia della stanza: a pochi passi, appoggiata sul pavimento, c'è la vecchia Vilnis nera e argento. Quando Natasha la riconosce questa cade all'indietro sul dorso e si accende nel basso ronzio della ricerca di segnale.

Natasha alza lo sguardo e il cuore le manca di un battito, mentre la radio trova un'emittente su cui sintonizzarsi e la musica riempie la stanza attraverso il segnale disturbato.

It's the one who won't be taken
Who cannot seem to give
And the soul afraid of dyin'
That never learns to live

Nell'angolo più lontano, rannicchiata tra le piastrelle annerite dall'incuria, c'è una bambina nuda. La pelle bianca è sporca di sangue rappreso, nerofumo e sudiciume, mentre la testa, china tra le ginocchia che si stringe al petto, mostra solo una rossa peluria di rasatura e la cucitura gonfia di un taglio sulla nuca.

Quando sente Natasha entrare alza gli occhi gelidi cerchiati da occhiaie nere e dopo un lungo sguardo assente si alza in piedi. C'è del sangue che scivola tra le gambe livide, ed è quello che macchia il pavimento di piccole gocce scarlatte e fa stringere lo stomaco di Natasha in una morsa atroce.

Tra le mani sudice di terra tiene la scatola di latta. E' arrugginita e ammaccata, i caratteri in cirillico della marca quasi cancellati.

When the night has been too lonely
And the road has been too long
And you think that love is only
For the lucky and the strong

 

Era tutto, ed era nascosto dentro di lei. Anni di manipolazioni cerebrali avevano confuso ricordi veri ed imposti. Avevano creato un mostro e l'avevano addestrato a mordere e sbranare a comando; lei lo aveva liberato e quando aveva esaurito la sete di sangue ne aveva addomesticato la ferocia per servire uno scopo dettato dalla sua volontà.

Eppure tutto quello che aveva vissuto era rimasto occultato nella sua mente. Ora che la porta era stata spalancata si trovava davanti ad un bivio: lasciarsi distruggere dalla consapevolezza di ciò che le era stato tolto e le era stato fatto, o accettare tutto il fardello e perseverare nell'intento di costruirsi una vita secondo le proprie regole.

 

Dopo un istante di esitazione, con gli occhi che pizzicano e le gambe che tremano, Natasha avanza verso la bambina che la guarda con occhi meno gelidi e più limpidi.

C'è un barlume di speranza sul suo volto sporco, quando Natasha tende le mani verso di lei: "Accetto. Tutto."

Just remember, in the winter
Far beneath the bitter snows
Lies the seed, that with the sun's love
In the spring, becomes the Rose

Le labbra secche e spaccate della bambina si stendono in un debole sorriso. Porge la scatola di latta e l'appoggia sui suoi palmi apparentemente puliti.

Natasha guarda la bambina un'ultima volta e le sorride. Poi apre il coperchio della scatola e tutto viene avvolto da una luce bianca.

 

 

 

 

Ed eccoci arrivati al ‘Capitolo che non C’entra una Mazza’ con la storyline. Perché l’ho scritto? Perché era da un po’ che avevo in mente un breve scorcio sulla vita di Natasha. Non dev’essere stata piacevole e non dev’essere stata rose e fiori, anzi.

Per scrivere questo capitolo ho studiato anche la miniserie fumetto Vedova Nera. Consiglio, assolutamente. Rose viene da lì, anche se ho adattato la storia secondo le mie condizioni.

Shostakov è, secondo il canon dei fumetti, il suo primo marito (Ovvero il Guardiano Rosso), mentre le altre tre vicende (figlia di Dreykov, Incendio all’Ospedale e San Paolo) sono quelle che Loki le ricorda simpaticamente durante la sua prigionia nell’Helicarrier.

Insomma, so che questo capitolo è una piaga, ma a Nat lo dovevo (Scusa, Nat) e ci tenevo tanto a scriverlo, per quanto difficile sia stato farlo.

Come sempre, vi invito a farmi sapere i vostri pareri, i vostri commenti o le vostre critiche. Per eventuali domande: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos e vi lascio anche il mio tumblr: (http://evilcassy.tumblr.com/)

Grazie, Grazie, come sempre per esservi fermate un attimo a leggere anche questo capitolo!

Alla prossima, vostra

EC

PS: citazione iniziale da Inception e titolo tratto da ‘Death Boy Poem’ dei Nightwish  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** No One's Gonna Fix Me when I'm Broke. ***


The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

        PART 5: Keepin'

 

 

        Chapt 14: No One's Gonna Fix Me when I'm Broke

There is a pleasure in the pathless woods.

 

 

"Sei rimasta in stato catatonico per sette ore." Con la mano stretta nella sua Clint ha spiegato tutto: come è stata ritrovata e da chi, cosa è successo a Darcy - sta meglio ed in ospedale per accertamenti piantonata dalla Hill e ci rimarrà per i prossimi giorni - e come sono sparite le Gemme, di Thor che dopo quest'ultimo fatto ha deciso di tornare ad Asgard dove la guerra sta incombendo.

Natasha ascolta in silenzio ed interviene solo quando, alla fine del suo racconto, sbotta qualcosa riguardo a come Loki abbia creato tutto questo. "Non è stato lui."

"Cosa?"

"Ho detto che non è stato lui. Era Amora, l'Incantatrice, che mi ha attaccato e rubato le Gemme."

Clint sbianca, appoggia il gomito sul bordo del comodino ed il palmo al viso con aria colpevole: "Anche Addison era sicura che non fosse opera di Loki, però noi... beh non le abbiamo creduto." Natasha sospira. "Abbiamo iniziato a litigare. Molto forte, ammetto di esserci andato giù pesante. Ma devi capire...! Temevo di averti persa ero... ero fuori di me."

"Dov'è ora?"

"Ha voluto accompagnare Thor su Asgard, ma non è ancora tornata."

"Questo è il motivo per cui Fury si prodiga per promuovere le quote rosa all'interno dello S.H.I.E.L.D.: Troppo testosterone nella stessa stanza inibisce il corretto lavoro dei neuroni."

"Nat, mi sento abbastanza una merda di mio, non c'è bisogno che tu..."

"Bene! Dovresti sentirti peggio!" Inizia a trafficare con l'ago della flebo di glucosio, sfilandoselo dal braccio senza badare alle proteste dell'uomo: "Non mi serve più questa roba. Sono sveglia, attiva e anche abbastanza incazzata. Passami la mia tuta senza far storie, che hai già combinato abbastanza casini in mia assenza."

"Oh, per favore! Vuoi farmi credere che al mio posto tu avresti agito diversamente?"

"Avrei ra-gio-na-to, Barton, prima di assalire una mia compagna senza un briciolo di prove..."

"No, no, tu le avresti creduto senza neppure porti un minimo di dubbio!" Clint prende la tuta di Natasha dalla sedia e gliela getta addosso furibondo: "Perché è così: ad Addison si crede, Addison non sbaglia mai ed Addison è degna di ogni cazzo di fiducia, nonostante si scopi una pseudodivinità psicotica che ha cercato di farci la pelle a tutti quanti, abbia distrutto mezza New York e, soprattutto, ammazzato Phil. A me, invece, povero idiota che non ha fatto altro che essere il tuo zerbino per mesi, non si può usare neppure un briciolo di comprensione quando perde le staffe davanti alla propria donna ridotta ad una larva senza che sappia neppure come e perché!"

"Oh, smettila di fare il bambino!"

"Il bambino? Essere disperato per le condizioni della persona che si ama è da bambini? Perché è questo che ero, Natasha: disperato. Tu al mio posto non lo saresti stata?" Natasha lo studia per un secondo: schiude le labbra per dire qualcosa, ma all'ultimo minuto si rende conto di non riuscire ad usare bene le parole senza risultare patetica o forzata. Lui alza le mani in segno di resa: "Sei stata abbastanza eloquente così. Ti ringrazio per la sincerità."

"Clint, non..."

"Ti prego, non aggiungere altro: finiamo tutta questa follia, dopodiché farò sparire la mia roba da casa tua  - anzi, da casa vostra - e torneremo semplicemente ad essere colleghi, con somma gioia di Fury." Il groppo in gola gli rende difficile mantenere la voce ferma, ma prima che Natasha possa cercare di spiegarsi ha già lasciato la stanza.

Si allaccia la zip della tuta con lo stomaco serrato in un groviglio soffocante e gli occhi che pizzicano: apre la porta per raggiungerlo, fermarlo, cercare di parlare e risolvere.

Il corridoio è vuoto.

Natasha lascia che due grosse lacrime rotolino lungo le guance. Poi le asciuga in fretta con il dorso della mano ed inspira a fondo.

Ci sono alte priorità, ora, che cercare di far ragionare un mulo, per quanto importante sia.

 

Passiamo attraverso due ali di soldati rigidamente schierati nella piazza d'armi, venendo accolti da Hogun che spiega brevemente la suddivisione delle unità ed i luoghi in cui si sono piazzati. "Odino ha riunito un consiglio militare, stavamo aspettando te per iniziare a dibattere." aggiunge. "Heimdall vede le truppe di Malekith schierarsi. Gli altri membri del consiglio sono dell'idea di batterli sul tempo e attaccarli: abbiamo abbastanza Gemme per..."

"Non abbiamo abbastanza Gemme." rivela con voce grave Thor. "Sono state sottratte."

"...cosa?"

Li lascio proseguire verso l'entrata del palazzo: ho sentito un richiamo dal mio bracciale rilevatore: Attivando l'ologramma, mi mostra il punto rosso della Gemma del Potere ed una sfilza di coordinate ed i dati di rilevazione ed una mappatura basilare.

Oh, cavolo.

Richiamo Thor, lo rincorro e mi piazzo davanti a a bloccarlo: poi ingrandisco l'ologramma e glielo mostro: "È un'altra dimensione, un altro mondo, giusto? So che le coordinate non possono aiutarti, ma riesci a stabilire dove si trova?"

Lo vedo strizzare gli occhi e scuotere piano la testa. "Andiamo, ha una temperatura relativamente bassa, alta umidità e sembra piuttosto impervio come terreno. Non può essere Jotunheim ma..."

La voce profonda di Heimdal mi fa trasalire: "Niflheim."  Mi volto verso il guardiano comparso alle mie spalle. "Ottimo. Insegnami la strada, devo..."

"Non da sola!"

"Non sai di cosa si tratta, Lady GreyRaven. Niflheim è il regno del timore, popolato da creature spaventose e avvolto in una perenne cortina di nebbia e gelo." Spiega il Guardiano "Valicarne i cancelli significa andar contro ad una terribile sorte."

Con cipiglio seccato, Morrigan si posiziona già sulla mia mano: "Con tutto il rispetto, Heimdall, dopo aver combattuto qualche volta Chitauri e Jotun, essere passata attraverso la distruzione della mia città un paio di volte, ritornata dall'Oltretomba, fatto una gita su Jotunheim ed essere coinquilina della VedovaNera da ormai sette anni, direi che posso fregiarmi del titolo di Veterana del Terrore. Non abbiamo alternative: Il tempo stringe e dobbiamo recuperare la Gemma prima che lo faccia Malekith. Indicami la strada."

"Ti accompegnerò..."

"No, Thor, il tuo posto è qui ora."

"Allora sarò io ad accompagnarti."

"Heimdall, non è necessario..."

"Se sarai così veloce come dici, allora la mia assenza su questo regno si ridurrà a poche ore."

"Che potrebbero essere cruciali. Andrò da sola, farò presto.”

“Te lo vieto, e questo è un ordine." conclude Thor, e davanti al suo sguardo fermo e deciso mi arrendo. Quando porgo la mano ad Heimdall il principe di Asgard china la testa di lato, incuriosito: "Ma non..." Allunga le labbra ad imitare impacciato un bacio.

"Ah, quello! No, l'altra volta ti ho preso in giro." Il Guardiano stringe la mia mano e quando gli chiedo di concentrarsi sul luogo di destinazione sento passare la direzione attraverso il palmo.

Ritiro la mano un secondo dopo che il becco di Morrigan mi colpisce.

 

Hogun alza le spalle e sospira: "Beh. Dall'amante di Loki dovevamo aspettarcelo un colpo basso."

Le dita di Thor stringono il manico del Mjolnir con più forza, la fronte corrugata a sottolineare il suo sdegno. “Heimdall, vieni con me.” Ringhia dirigendosi a passo svelto verso il Palazzo. “Hogun, chiama Sif e gli altri e digli di armarsi: vi voglio alla presenza di Odino, ora. Energia Oscura o meno, mio padre ci dovrà portare su Niflheim ora. Non possiamo gettare al vento la possibilità di recuperare una Gemma per colpa della testardaggine di una donna infuriata.

 

Le leggende su Niflheim avevano sempre esercitato su di lui il fascino perverso che solo le storie dell’orrore potevano donare ai bambini: racconti di mostri e misteri, foreste sinistre e spoglie avvolte dalla fitta nebbia.

Un regno lontano e pressoché sconosciuto: Gli Asgardiani che l’avevano visitato e che erano tornati indietro in grado di poter  raccontare ciò che avevano visto si contavano sulle dita di una mano.

La nebbia perenne, poi, metteva in seria difficoltà lo sguardo del Guardiano che raramente riusciva a controllare quelle lande desolate. Non che gli interessasse granché: era pur sempre un posto remoto, dove a fitte foreste si alternavano brulle vallate abitate da esseri a malapena senzienti e per lo più deformi, niente che suscitasse interesse o fosse realmente utile o pericoloso alla gloriosa roccaforte di Odino.

Camminando nella nebbia, con l’umidità ad arricciargli i capelli ed il muschio sotto agli stivali ad attutire i suoi passi come un cuscino, Loki scopre che quel posto desolato gli dona invece un'insperata pace, trovandolo a sé affine: solitario ed ombroso, silenzioso e malinconico, di una bellezza non comune e sottovalutata.

Cattura lo sguardo cremisi di una lupa grigia tra i cespugli irti e si lascia avvicinare ed annusare: “Non c’è carne buona per te, in questo corpo” Commenta laconico. La lupa lo studia, girandogli intorno, e poi si siede e lo fissa con curiosità: Loki allunga lentamente la mano a sfiorarne il pelo folto del dorso. “Saggia creatura, cerchi di comprendere ciò che a te è sconosciuto senza temerlo o attaccarlo per prima. Bestie che si definiscono uomini dovrebbero imparare dal tuo comportamento. Si allontana appena dall’animale e si guarda attorno: Quella radura è troppo piccola per il suo scopo. “Cerco un posto più ampio di questo, sapresti aiutarmi?”

La lupa si alza, abbia un richiamo e si incammina lentamente lungo il pendio della montagna.

Loki la segue.

 

Amora è un serpente che ama ornare le spalle di un padrone, prima di stringerlo nella morsa delle sue spire e soffocarlo. Muove i fili di marionette coronate insinuandosi nelle loro vite e nella loro mente con simulato servilismo sino a diventarne l’occulta padrona. Malekith è solo un fantoccio aizzato dalla rabbia per un torto ancestrale, lo strumento attraverso cui l'Incantatrice può arrivare al potere.

Lui era stato un ragazzino inquieto e meditabondo che soffriva nell'ombra dello splendore eccelso del fratello.

Era stata la sua Maestra e lui era stato un Allievo eccezionale.

Aveva appreso magie ed incantesimi tanto quanto i comportamenti senza che lei realmente lo desiderasse – doveva essere il suo fantoccio, non il suo pari - e aveva fatto proprie le arti che tanto lo ammaliavano.

L’arte di plagiare le menti facendo leva sulle debolezze. L’arte di ingannare. L’arte di mentire e recitare. L’arte di agire nell’ombra. L’arte di tendere trappole.

Trappole, appunto.

La radura a cui la lupa l’ha condotto si apre tra picchi di rocce che spuntano nere tra la rada erba grigia. Avvolta dalla nebbia, il posto è l’arena perfetta su cui si consumerà il loro scontro.

Conoscendola, Amora avrà insistito per essere lei stessa responsabile della raccolta delle Gemme: vuole averle sotto mano, sotto suo diretto controllo per poterle maneggiare a suo piacimento, anche solo per celarle allo sguardo, ai sensi o alle tecnologie degli avversari.

Cosa che le riesce piuttosto bene, dato che neppure Loki è riuscito a captarne il potere ed a localizzarla.

Ma, a quanto pare, neppure lui è stato da meno: due Gemme in mano e nessuno che gli sia piombato addosso; la mossa di offuscare la mente di Selvig – di nuovo – per fargli sabotare le sue stesse tecnologie aveva dato i suoi frutti, i Vendicatori non erano neppure riusciti a localizzare la Gemma che si trovava nel loro stesso pianeta.

Trovata tra le dune di un deserto sabbioso di Midgard, la Gemma del Potere sembra trepidare d’attesa, gettando uno screzio rubino tra le dita pallide.

Gemma dello Spazio e Gemma del Potere: possono bastare per una bella vendetta.

Loki chiude gli occhi e scioglie la barriera attorno alle Gemme: ora non sono più celate allo sguardo e all’individuazione di nessuno.

Si siede su una delle rocce umide, la lupa al suo fianco.

La trappola è pronta: ora non resta solo che attendere.

 

Alberi altissimi e spogli, vegetazione del sottobosco rinsecchita e spinosa. Nebbia bassa, umida e gelida nel buio della foresta. Rumori sinistri, ululati e latrati in lontananza.

Per quanto ho potuto vedere negli ultimi dieci minuti, Niflheim non è molto diversa dalla Selva che circonda il Limbo.

Un po’ più cupa e fredda, forse.

E popolata da esseri più disgustosi, a giudicare dal millepiedi grosso come un castoro che passa a pochi centimetri da me alzando minaccioso gli aculei neri.

Non c’è tempo da perdere: riattivo il rilevatore e recupero il segnale della Gemma. L’ologramma segnala il puntino rosso…

… a trenta miglia da me.

La mia solita fortuna.

“Morrigan, e se tu…” Il mio Corvo inclina la testina di lato e mi regala il suo classico sguardo da ‘Stai scherzando, vero?’ In effetti ho notato che le Gemme sarebbero troppo grosse per essere trasportate dalle sue zampette, senza contare che in un posto come questo – gli ululati sono sempre più vicini, forse è meglio incamminarsi – non è conveniente separarmi dal mio catalizzatore di poteri. Che poi mi fa anche compagnia e in certi luoghi così tetri è meglio non essere proprio proprio soli.

 

La nebbia è aumentata e la luce diminuita, Loki domanda alla lupa se si stia avvicinando la notte e questa muove la capo quasi fosse un cenno affermativo: “Dovresti tornare nella tua tana, non hai dei cuccioli da sfamare, o un compagno da riscaldare? O sei troppo curiosa di sapere come scatterà la mia trappola per andartene proprio sul più bello?” L'animale appoggia il muso sulla sua coscia e Loki continua a passare le dita tra la pelliccia folta e morbida del collo: "Allora forse abbiamo più cose in comune di quanto sembri."

Improvvisamente la lupa scatta sulle zampe rizzando le orecchie e fissando un punto nel bosco a monte scopre le zanne aguzze.

Anche Loki si alza, non prima di averle accarezzato nuovamente il dorso: “Ti ringrazio: sia per avermi indicato questo posto, sia per avvertirmi dell’arrivo della mia preda. Ora, amica mia, accetta il mio consiglio e trova un rifugio: non posso garantire la tua incolumità.

Ora il rumore lo sente distintamente: passi pesanti di un grosso animale attraverso il bosco: gli alberi si muovono e si spezzano in schiocchi secchi.

La lupa indietreggia e ringhia forte, Loki ha una mano sui pugnali da lancio e l’altra sulla Gemma del Potere: quando vede un gigantesco pachiderma zannuto galoppare fuori dal bosco barrendo ha un attimo di smarrimento, poi recupera la sua posizione d’attacco, intravedendo un cavaliere incappucciato spuntare dalla sommità dell’animale.

Ha già una lama in mano quando il gracchiare di un corvo attira la sua attenzione: Loki alza lo sguardo verso l’uccello, in planata su un picchio coperto di muschio e ne resta completamente sbalordito:

“Morrigan?”

 

Oh-ooh. Feeermo! Buono. Cooosì.” Il pachiderma diminuisce la velocità sino a piantare le cinque zampe villose a pochi metri da lui. Sopra la schiena, il suo cavaliere si volta abbassandosi il cappuccio.

Si fissano per un istante che sembra infinito, poi Loki incrocia le braccia e scuote la testa: “Terrore puro per un semplice palafreno e ti ritrovo a cavalcare un pentapalmo. Sai sempre come sorpendermi, Addison."

 

================================================================

Ed eccomi di nuovo!

Per due piccioncini che si lasciano (Ma si lasceranno davvero?) Due si ritrovano! (Ma si ritroveranno davvero?)

Stiamo per entrare nell'ultima parte, fate uno sforzo e resistete!

Se per Nornheim ho 'preso spunto' dal Colle di Tara in Irlanda, per Niffleheim invece mi sono ispirata alle Highlands scozzesi. Per la precisione, l'Isola di Skye, detta anche Isola della Nebbia. Googlatela, fateci un salto, amatela profondamente.

Resta sempre a vostra disposizione il mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

.

Grazie mille per continuare a seguire, sostenere, e farmi pervenire i vostri commenti su questa storia!

Grazie e alla prossima!!

EC

PS: Titolo tratto da 'All Alone' dei Fun e citazione iniziale da 'Into The Wild' - che a sua volta cita Lord Byron.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** For All the Lies You Told Us - The Hurt, the Blame! ***


The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

PART 6: Chasing.

 

Chapt 15:  For all the lies you told us - The hurt, the blame!

 

 

And what if you could go back in time and take all those hours of pain and darkness and replace them with something better?

 

"Se gratti dietro alle orecchie fa le fusa." Mormoro come giustificazione. Il pachiderma barrisce una lingua di fuoco che incenerisce un cespuglio e fa scappare la lupa che accompagna Loki con la coda fra le gambe, ed mi affretto a grattargli energicamente la peluria stopposa del sottorecchia: Grugnisce e si mette a vibrare di piacere. "Vedi, in fondo è un gattino di una trentina di tonnellate, e con una proboscide sputafuoco."

Loki allarga le braccia e borbotta qualcosa sul come io riesca sempre a stupirlo, mentre mi lascio scivolare lungo il fianco peloso del pentapalmo, appoggio i piedi a terra e mi avvicino.

Il viso livido e testo è incorniciato da ciocche scomposte di capelli stopposi dall'umidità, mentre profonde occhiaie gli infossano gli occhi dandogli uno sguardo folle e disperato, ed i suoi abiti insolitamente strappati e infangati: non ho davanti a me il Dio dell'Inganno o il mio amante, ma un uomo distrutto e bruciato dal dolore.

Non può essere stato lui ad attaccare Natasha.

Quando Loki provoca dolore, vuole vederne il risultato con i suoi occhi, avere il controllo, sentirsi potente in grado di seminare morte o disperazione.

Non avrebbe mai lasciato Natasha immobile con gli occhi sbarrati, in preda a chissà quale incantesimo. Se l'avesse attaccata per rubarle le Gemme, sarebbe rimasto lì, a costo di rischiare di essere catturato, per sentirla urlare ed inebriarsi di sadico potere.

Causare dolore per lenire il dolore subito.

Se solo Clint e gli altri si fossero sforzati di ragionare, invece che saltare subito alle conclusioni sbagliate e mettersi a litigare con la sottoscritta...

A rinforzare la mia tesi, il rilevatore segnala solo una Gemma.

Anzi no, due: Potere e Spazio.

Solo con queste due Gemme avrebbe potuto non dico vincere la guerra, ma comunque essere un elemento di disturbo notevole.

Ed invece perché è qui, seduto su una roccia a coccolare una lupa con l'aria di chi attende la Season Premiere del suo show preferito?

"Posso indubbiamente affermare che possiedi una capacità di presentarti decisamente fuori dal comune" rompe il ghiaccio fingendo di studiare il profilo imbronciato del pentapamo bruno con aria indifferente.

"L'entrata in scena è essenziale" Tergiverso colpendo con una pacca il dorso della mia montatura, incalzandolo a trotterellare lungo il pendio della radura. "Tu, piuttosto..."

Loki abbassa lo sguardo sulla casacca lisa ed impolverata e gli stivali sporchi, poi piega la testa di lato fingendo rammarico: "Se avessi immaginato di poterti incontrare, avrei dedicato parte del mio tempo ad una toeletta."

"Già, ma dato che per intrufolarsi di nascosto non è necessario essere presentabili..."

Lo sguardo di Loki si intensifica e alza la testa, un sopracciglio arcuato a sottolineare l'aria di sfida: "È stato più semplice di quanto potessi sperare: una volta conosciute le debolezze di una mente ampia ed ambiziosa come quella di Selvig penetrarvi e manipolarla nuovamente è fin troppo facile e perfettamente alla mia portata."

"Non parlo di Selvig." mento, osservandolo mentre simula orgoglio e soddisfazione per il suo operato con un sorrisetto. " Ma di Natasha. Ho sin pensato che il suo attacco fosse un messaggio per me."

"Mi pare che tu sia ancora in piedi, perciò..."

"Cercare di uccidere la mia migliore amica e farmela ritrovare esanime in un lago di sangue? Mi sembrava un messaggio piuttosto chiaro." Loki è un attore perfetto: non fa una piega, mantiene il suo ghigno sornione e malizioso e resta sul vago, facendo in modo che sia io a fornirgli dettagli su cui armare la sua menzogna: "Il prezzo da pagare per essermi d'intralcio, GreyRaven. Sono abbastanza certo di conoscerti da poter azzardare non sia in smania di subire lo stesso trattamento."

"Quindi cercheresti di uccidere anche me?"

Il suo sorriso folle stende ulteriormente le labbra sottili in una risposta eloquente.

Mani sui fianchi e sibilo un cretino che gli strappa il sorrisetto dalla faccia e gli stampa un'espressione di sdegnato sgomento: "Non c'era nessun lago di sangue. E lo sapevo benissimo che non eri stato tu - non è il tuo modus operandi - ma ora ne ho la conferma. Anche perché non hai con te le altre Gemme, quindi..."

"Le altre Gemme?"

"Chi ha lasciato in uno stato catatonico Natasha ha anche quasi affogato Darcy - l'assistente di Jane, ma sì che la conosci, non fare quella faccia - se ne è andato con Gauntlet e Gemme."

"Quante?"

"Tante."

"Tutte?"

È il mio turno di mentire: "Quanto basta."

 

Per il successivo quarto d'ora Loki è un fiume in piena di sibili e strilli acuti in cui riconosco parole quali incompetenti, massa di idioti e buoni a nulla. Fermo il suo sfogo al punto in cui ci accusa di essere più inetti della peggior guardia ebbra di Asgard, che mi pare un tantino eccessivo come offesa. "Tornando al discorso principale, converrai con me che è stata Amora a mettere su questo simpatico teatrino, non è vero?" Mi da le spalle sibilando qualcosa che assomiglia tanto ad un indegna cagna e voglio credere non sia rivolto alla sottoscritta. "Loki" lo chiamo, avvicinandomi per appoggiare una mano sulla sua spalla: sotto il cuoio della casacca avverto lo spigolo dell'osso. "In questo momento tu sei l'ago della bilancia: Qualsiasi sarà la tua decisione segnerà la sorte di questa guerra. Io non posso far altro che chiederti, per favore, di prendere la mia mano e seguirmi. Conosci i segreti di queste pietre, il loro utilizzo e come sfruttarle al massimo. Credi che non abbia avvertito la tua presenza, a chiudere il portale? Senza di te non ce l'avrei mai fatta..."

"Puoi ben dirlo, sciocca presuntuosa che non sei altro." Loki sospira e piega la testa di lato, così lascio scivolare la mano dalla spalla lungo il braccio, fermandomi al gomito: un passo per volta. "Tu vuoi solo le Gemme."

"No, io voglio TE e le Gemme. Piccola ma sostanziale differenza."

 "Perché Gemme sono solo dei sassi se non c'è qualcuno che possa direzionare bene la loro energia."

"No." Scivolo davanti al suo viso, le mani lungo gli avambracci a sfiorare polsi e palmi e gli occhi a cercare i suoi: "Ciò che desidero, dopo questa battaglia, è poter avere la possibilità di aiutarti" ridacchia piano ma non demordo: "Però non potrò farlo se non me lo permetti."

"Aiutarmi? Tu? A diventare cosa, un eroe?"

"Non..."

"Ad avere la mia vendetta? A tornare su Asgard per provare ad essere ancora ciò che non sono?" I suoi occhi ora brillano di una luce sinistra. Scosta le mani dalle mie e le alza con noncuranza. "Pensi davvero che potrei nuovamente confondermi tra le schiere di Odino? Combattere dalla tua stessa parte? Ti credevo più realista, Addison."

Ora mi arrabbio: "Smettila di compiangerti e accetta il fatto di non essere da solo!"

"Addison, io sono Loki, non esiste nessuno come me. Non c'è nessuno, in questo universo, che possa anche solo avvicinarsi alla mia essenza. Io ho solo la mia parte. E per quanto tu possa tentare di circuirmi, di aggirare le mie volontà, di ingannarmi, ciò non potrà mai cambiare. Desideri portarmi su Asgard? Non mi dai l'occasione per vendicarmi, mi dai quella per tradire. Ancora." La sua voce è poco più di un sussurro mellifluo, e nel suo sorriso beffardo leggo la conferma a tutti i sospetti che ho cercato di ignorare: è come un pugno violento alla bocca dello stomaco.

Loki c'entra, c'entra eccome con il tentativo di furto delle Gemme da parte di Amora. Che sia stato solo la scintilla o anche il combustibile, ha fomentato l'incendio che sta divorando tutto.

Con il respiro che trema e l'aria che mi brucia i polmoni, mi scopro ad odiarlo. Lo odio per quello che è e non riesce a smettere di essere, lo odio per avermi regalato un lato di sé che mi ha reso stupida ed ingenua nei suoi confronti.

E mi odio, soprattutto, perché io - razionale al limite del cinismo quando si tratta di sentimentalismi di coppia - ci sono infine cascata, immerdandomi con entrembi i piedi sino alle ginocchia. "Di nuovo" bisbiglio senza riuscire ad impedire al mio sguardo di evitare il suo.

"Di nuovo" Conferma, accennando una carezza al viso che allontano colpendogli il polso con la mano. Deglutisce e per un istante la sua espressione quasi si addolcisce quasi in un accenno di rimpianto: "Il tuo coinvolgimento non era previsto in nessuno dei miei piani. Non così, almeno."

"E quello di tua madre?" Le dita di Loki si stringono in un pugno che gli sbianca le nocche "Neppure, giusto?" Fremo dalla rabbia, gli occhi che pizzicano ed il cuore che si sbriciola in tanti piccoli pezzi. "Eppure guarda come è finita. E chissà, magari prima che finisca questa storia, anche io sarò cibo per vermi. Di nuovo."

"Ti posso assicurare che non verrai neppure sfiorata."

"Oh beh, allora posso dormire sonni tranquilli, con il Signore della Menzogna a pararmi il culo! Bene, ora che abbiamo la situazione ben chiara" Estraggo le asce dai foderi sulla schiena: "Direi che possiamo mettere da parte i convenevoli e sistemare questa faccenda una volta per tutte. Da copione dovrei domandarti un'ultima volta, con fare minaccioso, di consegnarmi le Gemme."

"Non sapresti usarle. Ne saresti sopraffatta, così come sarebbe stato nel tentativo di chiudere il portale con la Gemma della Mente."

"... da copione tu avresti dovuto semplicemente rispondere no. No giammai, ecco, se proprio vuoi strafare come tuo solito. Quindi, per cortesia, attieniti alla proforma ed evita di pigolare un falso interesse per la mia salute."

"Addison..."

Gli punto addosso il pungolo dell'ascia avvolto dalle fiamme: Faccio appello a tutto il mio autocontrollo per mantenerla e scacciare le lacrime dagli occhi; non sembra funzionare granché però. "Ti ho detto di evitare."

Scuote la testa: "Vorresti batterti contro di me? Sarebbe stupido, Addison: ho due Gemme."

"Ed io due asce ed una solenne incazzatura. Puoi contarci che saprò giocarmela."

 

“Maestà, le schiere di Alfheim si sono unite ad Asgard.”

Le labbra secche e annerite di Malekith si piegano contrariate. Da il permesso al Generale di ritirarsi con un gesto brusco della mano e si mette a passeggiare nervosamente per l’androne buio del palazzo.

“Non angustiarti, mio Signore.” La voce di Amora è un dolce fiele tra i passi felpati ed il fruscio del mantello nero ad accompagnarla. “Pensate che potrete vincere tutti i vostri nemici in una sola battaglia.”

“L’Esercito Asgardiano è una potenza che sola basterebbe a togliere il sonno ad ogni guerriero. Se affiancata dagli Elfi bianchi…”

“Mio Re e Signore, abbiamo lo Scrigno degli Antichi Inverni con noi, e le Gemme del Gauntlet sono quasi completate. Manca poco e…”

“Il Gauntlet. Appunto.” Gli occhi di Malekith sono due profonde voragini d’ombra. “È ora che tu renda ciò che è mio.”

“Ma, Maestà, mancano ancora due Gemme. La Gemma dello Spazio, che ci servirà per aprire il portale per Asgard, e quella del Potere, che suggellerà…”

“Per invadere Asgard basterà aprire un portale con lo Scrigno. Se l’hai fatto per Midgard, potrai esserne capace anche per il Regno di Odino.”

“Ma…”

“La Gemma del Potere non serve: Le guerre non si vincono solo con la potenza, ma con la tattica, con l’astuzia. Odino non è uno stratega: è un guerriero feroce ed ingordo, e tale è suo figlio. Combatteranno con furia cieca, spinti dal desiderio di vendetta ed imbestialiti dal loro dolore. Tu li hai piegati, Incantatrice, ma sarò io a spezzarli. Ora dammi il Gauntlet, o dovrò iniziare a dubitare che abbia raccolto tutte quelle Gemme per tuo uso. Scommetto che la tentazione è forte in te: Non ti bastano i diamanti che ti dono, vorresti anche con Gemme sì potenti. E come darti torto?” La mano pallida le accarezza la guancia ed Amora si sforza di sorridere. “A battaglia vinta farò di te la mia sposa. Ornerò il tuo capo del diadema più sfavillante di tutti i Nove Regni, ed impreziosirò il tuo collo da cigno con le più candide delle perle. Prometto che diverrai una Regina magnifica. Sarà abbastanza, per te?”

Amora si posa una mano sul petto e lascia che gli occhi le brillino di gioia. "Mi onorate, mio Signore, con una simile proposta!"

 "E l'accetti?"

“Con estremo piacere.”

“Allora dammi il Gauntlet.”

Un solo movimento circolare delle mani, e il Gauntlet e le quattro Gemme incastonate compaiono tra le dita dell’Incantatrice. Le porge al Re di Svartalfheim con un sorriso forzato:  “E Loki, mio Signore? Non resterà in disparte. Con Odino o contro di esso, ce lo ritroveremo sulla nostra strada.”

“A te il compito di spezzarlo.”

“Uccidere la sua donna lo renderà solo più folle e pericoloso: sai cosa è successo su Midgard. Ha avuto la forza e la capacità di distruggere il Tesseract e Thanos, un Eterno!”

“E allora tu spezza la sua stessa vita.” Le dita di Malekith scivolano via dalla pelle candida del collo ed il Signore di Svartalfheim lascia la la stanza.

Amora si avvicina alla finestra, a guardare il cortile della Rocca illuminato dalle luci delle fiaccole e gremito di soldati. Quando Malekith si palesa sulla gradinata dell’ingresso  viene accolto dal rullo dei tamburi di guerra e lame alzate in suo onore. Alza il Gauntlet tra grida di giubilo e sprona i soldati alla battaglia, indirizzandoli alle navi.

L’Incantatrice storce la bocca: “Perderai, idiota. Ma che io sia maledetta se affonderò nel fango con te.”

 

Urlo quando una lama da lancio lacera la carne mio fianco. Carponi nel muschio annerito dal Fuoco Fatuo la estraggo soffocando un gemito che è più di frustrazione che di dolore: è una lama molto piccola, quasi un temperino, non ha leso nessun organo vitale ed ho avuto ferite peggiori.

"Arrenditi ora, Addison. Non puoi battermi, né io intendo darti le Gemme."

Richiamo le asce, ma solo una me ne ritorna in mano: l'altra è bloccata a terra dal piede di Loki e non sembra intenzionato a lasciarla andare. "Dovrai uccidermi per impedirmelo."

Con gli occhi piantati a terra allarga le braccia come se non gli lasciassi altra scelta: "Puoi credermi, me ne rammarico."

Sento la rabbia salirmi in petto e la concretizzo in una fiammata che sfiora di pochi millimetri il suo volto impassibile. Un'altra fiammata, si scosta appena di lato e si avvicina di un passo.

Un'altra ancora: la ferma con il palmo destro e non fa cenno di arrestarsi "Anche a te spiace uccidermi." È una constatazione amara, quasi malinconica, che non fa che aumentare la mia ira.

"Scommettiamo?" Questa palla di fuoco è più forte e grande delle altre: la respinge con fatica, gettandola a lato e si guarda le mani arrossate trattenendo una leggera smorfia di dolore senza smettere di muoversi nella mia direzione.

Fiamma, Fiamma, Fiamma: il viso di Loki è a pochi centimetri dal mio, quando ne intuisco il movimento alla cinta della casacca ed afferro il suo polso: la punta di uno dei pugnali sfiora il corpetto della mia tuta. È una lotta di resistenza, la nostra: se con una mano cerca di trafiggermi, con l'altra è impegnato di impedire alla mia ascia di colpirgli il collo. Mantengo lo sguardo fisso sul suo: c'è una lacrima, una sola, ed è imprigionata nell'angolo delle ciglia, nello stesso punto in cui sento pizzicare il mio occhio sinistro.

Nessuno dei due cede, nessuno abbassa lo sguardo: neppure quando sento dei cavalli avvicinarsi al galoppo e la voce di Thor urlare il mio nome prima ancora che compaia, Mjolnir in mano, dal limitare del bosco.

Quando lascio cadere l'ascia a terra le labbra di Loki fanno appena a schiudersi di sorpresa che apro le dita serrate sul suo polso, lasciando la lama del  pugnale libera di trafiggermi.

 

 

"NO!" Thor si getta da cavallo: scosta Loki afferrandolo per la schiena e mi soccorre, piegata in due dal dolore. "Non è molto profonda." gemo, ma mi accordo di sentire in bocca il sapore metallico del sangue, e questo in genere non è un buon segno. Thor afferra l'elsa ed estrae la lama, poi si prodiga a tamponare il taglio con un brandello del mantello.

Loki ci fissa boccheggiando, gli occhi spalancati dallo stupore ed il filo della spada di Sif vicino al collo. "L'hai fatto di proposito..." sibila.

"Certo: si è fatta infilzare apposta!" La punta della spada di Fandral gli tocca il petto: se gli sguardi potessero incenerire, Loki l'avrebbe già ridotto ad un mucchio di polvere. "Dimmi: ormai credi tu stesso alle tue stesse menzogne?"

"Dobbiamo portarti subito nella camera della guarigione, Addison." Thor mi solleva e si riavvicina al cavallo. Quando mi alza per issarmi in sella per poco non svengo dalla fitta di dolore. "Riesci a teletrasportarci?"

Scuoto la testa, forse questa volta ho esagerato, la vista mi si offusca e sento mancarmi le forze velocemente: "Loki ha due Gemme. Una è quella dello Spazio" mormoro tenendo premuta sulla ferita: il sangue ha trapassato il tessuto del mantello e mi riga il braccio, colando su Thor e poi a terra. Cerco e trova lo sguardo di ghiaccio di Loki, mentre viene alzato da Hogun e Volstagg e le sue braccia piegate dietro la schiena per essere legate.

"Avanti, Loki, usala!" incalza Thor. Lui si morde il labbro, prima di rivolgergli uno sguardo canzonatorio: "...per?"

"Per portarci su Asgard e salvarla!" ruggisce il fratello, mentre Sif fruga sotto la casacca rovinata e trova la tasca interna.

"Risposta sbagliata: era 'per favore'."

"Eccole." Sul palmo della guerriera le Gemme del potere e dello Spazio sono aggrovigliate ad una catenella d’oro, annodata attorno ad un piccolo ciondolo brillante. Vedo Thor strizzare gli occhi dalla sorpresa, guardare prima il ciondolo e poi suo fratello, e solo un colpo di tosse che non riesco a trattenere lo riporta alla realtà.

"Posso farlo, con la Gemma." geme allungando la mano: "Possiamo tornare ad Asgard." Morrigan scende dal picco sul quale era posata e si sistema sulla spalla di Thor, incoraggiandolo a seguire le mie indicazioni con piccoli colpi di becco.

Hogun domanda cosa farne di Loki e Thor cerca una risposta negli occhi del fratello, fissi sul palmo di Sif tra le Gemme ed il ciondolo. "Non possiamo lasciarti andare: Asgard è già abbastanza in pericolo."

"Indubbiamente con me tra le sue mura, invece, sarà al sicuro."

"Sarai al sicuro tu, per lo meno."

 

 

"Quel ciondolo..."

"Rendimelo." Loki ha ripreso il suo posto nella cella che l'aveva già ospitato, i polsi stretti nelle catene ancorate al soffitto a limitargli i movimenti e ad inibirgli i poteri. Nella penombra della cella, i suoi occhi verdi brillano di collera feroce.

"Era di Madre, vero? Lo rammento." La testa di Loki si piega leggermente di lato: "Lady GreyRaven è nella camera di guarigione, si sta riprendendo." Prosegue Thor, avvicinandosi nonostante il cenno infastidito del prigioniero. "La guerra è imminente, fratello."

"Oh, ne sarai inebriato, allora. Al comando del tuo esercito, in sella al tuo palafreno ed alla destra del tuo onnipotente padre, avrai ancora l'occasione di dimostrare il tuo valore e la tua forza, possente Thor. Sono certo che da qui sentirò sia il clangore della battaglia che i canti di giubilo che accompagneranno il tuo trionfo."

"Avresti potuto condividerli con me."

Loki scoppia a ridere: "Oh no, Thor. Io con te non ho mai potuto condividere nulla di simile, per quanto ardentemente lo potessi desiderare."

"Questo è ora il mio desiderio."

"Ed io non sono disposto ad esaudirlo."

"Lasceresti quindi che Asgard venga distrutta?"

"Oh, assolutamente, io la lascio in mano ai migliori guerrieri che possono difenderla!" ribatte sarcastico: "Non nutro alcun timore o dubbio sulla vostra vittoria."

"Smettila!"

"Sei tu che dovresti smetterla. Arrenderti alla mia natura che tu non potrai mai cambiare neppure con tutti i tuoi sforzi e preghiere."

"Ti sto offrendo di tornare tra di noi..."

"NON E' QUELLO IL MIO POSTO!" Loki è scattato in avanti, le braccia piegate in modo quasi innaturale dietro la schiena dalle catene tese e gli occhi spalancati e furibondi: "Non lo è e non voglio lo sia! Non volevo tornare ad Asgard, non volevo tornare a fingere di essere un figlio di Odino! Se tu ora mi trascini a tuo fianco nella battaglia, tutto quello che ne otterrai sarà una lancia piantata nella schiena dal sottoscritto!" L'eco delle sue urla riecheggia nei corridoi delle prigioni, mentre Thor sospira e scuote la testa, prima di voltare le spalle per lasciare la cella.

"Il ciondolo. Rendimelo." La voce di Loki ora è solo un sussurro privo d'ira e forza: a Thor ricorda improvvisamente l'infanzia, quando per dispetto sottraeva qualcosa a suo fratello e lo poneva fuori dalla sua portata: un libro, un gioco, un piccolo trofeo di caccia; lo teneva alzato sopra la testa con una mano e con l'altra respingeva gli attacchi di uno stizzito Loki, finché questi non aveva imparato a colpirlo alle parti basse.

"Non vale, non è onorevole!"

"Immagino che in battaglia troveri avversari più leali."

È un ricordo che gli strappa un piccolo sorriso triste. "Vorrei, ma temo che possa diventare un'arma nelle tue mani."

"È solo il gioiello che Madre mi ha lasciato."

"Devo crederti?"

Le catene di Loki tintinnano, Thor torna a guardarlo: ora è Loki ad essere di spalle, dritto ed immobile con il volto ostinatamente rivolto verso la parete scura.

"L'ho posato sulla sua tomba" sussurra il Principe di Asgard uscendo dalla cella. "Credo che quello sia il luogo più adatto per custodirlo.

 

 

"Questa camera delle guarigioni è davvero portentosa: Ora scoppio di salute." Addison riallaccia gli stivali e si assicura nuovamente sulle spalle le asce.

"Ti sei fatta ferire apposta, su Niflheim?" La domanda di Thor è talmente diretta da spiazzarla. Resta per un secondo ammutolita, le labbra appena piegate in una smorfia indecisa, poi alza le spalle sostenendo che il fine giustificava i mezzi e che in quel momento fosse a corto di idee. "Voi due siete più simili di quanto sia lecito ammettere." sospira Thor.

"Sì, non sono stata molto corretta nei suoi confronti. Ma è una storia molto complicata."

"Tuttavia non avrei mai pensato che sareste arrivati a cercare di uccidervi a vicenda. Non voi due, almeno."

"Mai notato quanto è irritante tuo fratello, spesso?" Ribatte con un mezzo sorriso, prima di tornare nuovamente seria, mentre si raccoglie i capelli nella sua solita treccia alta. "E quel gioiello?"

Thor alza le spalle: "Sostiene sia solo un dono da parte di mia Madre, ma temo di non essere in grado di credere alle sue parole."

"E fai bene. Con lui la prudenza non è mai troppa e noi siamo stati tutti fin troppo larghi di maniche."

"Cosa vorresti dire?" domanda aggrottando la fronte. GreyRaven salta a terra dal tavolo su cui era seduta, evitando di rispondere o guardarlo mentre si allontana dalla stanza con la pietra viola in mano. "Vado a recuperare gli altri, non ci perdonerebbero mai se iniziassimo la festa senza di loro."

 

La cella non ha più luce al suo interno, poco dopo che Thor se ne è andato la fiammella della candela consunta ha tremato e si è spenta.

C'è solo la torcia alle sue spalle, nel corridoio della prigione, a gettare una debole luce guizzante ed instabile

Loki studia la sua ombra proiettata sul muro scuro, il taglio netto dei fianchi e delle braccia alzate, le catene che gli allungano i polsi verso il soffitto quasi fossero le zampe anteriori di un ragno velenoso o le ali di un uccello private dalle piume. Sospira e scosta la testa di scatto per scansare una ciocca ribelle dal viso: gli viene quasi da ridere, pensando a come le sue condizioni debbano essere un tale disastro, lui che ha sempre cercato di comparire impeccabile, quasi a dissimulare e a nascondere la confusione ed il disordine che provava dentro.

Inspiegabilmente, ora, è solo lucidamente stanco. Sente di avere solamente voglia di coricarsi, chiudere gli occhi ed annullarsi nel buio. Dormire così profondamente da non sentire i rombi della battaglia, per non provare l'impulso di tendere le orecchie ad ogni grido, ad ogni urlo di dolore, cercando di risalire a chi appartiene.

Quello di Thor sarebbe un ruggito rabbioso, esasperato più dalla rabbia e dall'orgoglio abbattuto che dal dolore fisico. Odino non urlerebbe mai, neppure con il più atroce dei dolori: non l'ha fatto neppure quando gli hanno strappato l'occhio in battaglia, o almeno così dicono.

L'urlo di Addison lo conosce, è un grido acuto e vibrante: una volta scherzando durante il loro soggiorno negli Inferi, sosteneva di avere un'antenata banshee, viste le sue origini irlandesi e la voce che poteva perforare i timpani.

Loki alterna un piccolo sorriso ad una smorfia di dolore, quando la consapevolezza di aver ferito Addison - non solo fisicamente, ma anche dentro, dove nessuna camera di guarigione può operare - prende il sopravvento sul ricordo di un piccolo attimo di serenità condivisa. La luce della fiaccola trema alle sue spalle e si affievolisce. Tra poco anche quella si spegnerà, e lui resterà al buio.

Solo.

Questa volta non ci sarà neppure il conforto di sua madre.

Loki si è spinto troppo oltre, ha allargato la crepa e ha fatto crollare il castello. Tra la polvere delle macerie ritrova le lacrime e la disperazione.

La rabbia di aver perso.

Di nuovo.

Qualsiasi cosa valesse la pena tenersi stretto.

 

 

================================================================

Eh, ma come siamo depressucci! Su con la vita, che tra un po' ci saranno mazzuolate a non finire!

Ok, a parte questo:

Io

Sono

Estasiata

Ancora di più.

Esaltata, come la peggiore delle bimbeminkia davanti a  una fanfiction rossa sugli Uandairecscion.

Io sono felicissima, perché sto ricevendo tutti questi riscontri positivi, tutti questo 'affetto', tutto questo interesse.

E' vero, questa è 'solo' una fanfic, una delle tante di un fandom popolare, non è neppure la migliore ed io non sono di certo la più grande tra le fanwriter. Ma mi sento un leone, davvero.

Vedere che riesco a comunicare la mia passione e l'amore che ci metto nello scrivere, vedere che viene recepito e ricevuto, per me è fantastico.

Forse sono infantile, forse dovrei 'uscire e farmi una vita' (Grazie al cactus, ce l'ho di già -mi basta e mi avanza), ma davvero, io sono quasi commossa.

Grazie, Grazie, Grazie.

Alla Prossima,

EC

 

PS: Titolo tratto da 'The Gollum Song' (LOTR: The Two Towers soundtrack) e citazione da Donnie Darko.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** It's Time to Roll ***


 

The Seventh:Winter

 

 

PART 6: Chasing.

 

Chapt 16:  It's Time to Roll

A man who fears nothing is a man who loves nothing.

 

“Dieci faretre, OcchioDiFalco? Hai intenzione di farli fuori tutti tu?” Barton passa tra Fury e Stark senza rispondere o degnarli di uno sguardo. “Ad occhio e croce – nessuna offesa, Direttore - direi che pare abbastanza incazzato.”

“Stark, per dirla con parole tue, Barton è un assassino provetto: fossi in te non mi meraviglierei che non passi i minuti precedenti ad una battaglia concentrandosi senza fare battute idiote. Borgo, quel lanciagranate a colpi multipli è solo un prototipo e non hai ancora ricevuto istruzioni a riguardo, rimettilo al suo posto prima che qualcuno si faccia male.”

“La fine della canna va puntata verso il nemico e il grilletto va premuto per far partire il colpo, giusto?”

“Hey bambina, stiamo diventando un po’ troppo insolenti per i miei gusti.”

“Chiedo scusa Direttore.”

“Oh andiamo, Nick, sii comprensivo: ha avuto una giornata sentimentalmente pesante e…”

SBAM!!

Ho colpito il muro con un pugno talmente violento da forare la parete di lamiera e far trasalire tutti i presenti nell’armeria. Un paio di guardie, evidentemente poco avvezze a vedermi con occhi dorati, denti aguzzi e forza sovrumana, si riparano dietro ad una cassa di munizioni da artiglieria pesante: “Un altro accenno a Loki, e vi giuro che brevetterò questo prototipo qua dentro”.

Fury alza il dito per ribattere – e probabilmente licenziarmi – quando la VedovaNera che passa con un bazooka in mano lo distrae: tra il degradarmi sul campo e recuperare la sua arma prediletta Fury sceglie la seconda.

Lanciagranate sulla spalla destra e sacco delle munizioni sulla sinistra, getto la testa all’indietro con fare sfrontato e faccio per uscire dall’armeria. Il sacco si impiglia da qualche parte e si squarcia in due al secondo strattone: a terra rotolano almeno quindici tipi di munizioni diverse facendomi lanciare un’imprecazione talmente accorata che probabilmente avrà fatto dimettere un quarto del Pantheon norreno con cui mi accingo a combattere. È Cap che per primo si china al mio fianco e mi aiuta, mentre Tony cerca – abbastanza goffamente vista l’armatura indossata – di fermare le sei latte di lacrimogeno che stanno ruzzolando lungo il corridoio. Mi faccio porgere da una delle guardie un’altra sacca, prima di strillargli di uscire, ed insieme a Steve ci riponiamo nuovamente le munizioni. “Non sono stato molto carino con te, prima.” Ammette.

“Non avevi tutti i torti.”

“Ma con me sembri meno arrabbiata che con altri” Indica con un cenno del capo il corridoio. In fondo, OcchioDiFalco sta bilanciando l’arco con una montagna di faretre al suo fianco.

“Beh, tu almeno ti sei limitato a dirmi che probabilmente mi stavo sbagliando, non mi hai anche dato della troia, della traditrice, dell'infame e...”

"È stato profondamente sbagliato da parte sua, non avrebbe dovuto e posso assicurarti che sia io che Fury siamo stati i primi a dirglielo. Ma cerca di capire: Natasha è la persona che più ama al mondo, ed in quel momento era immobile in un letto vittima di un qualche sortilegio di cui non si conoscevano neppure gli effetti o la durata.”

“Natasha è anche la persona che io amo di più al mondo, ve lo siete scordati?” Ho gli occhi che mi pizzicano: qualcosa – un nodo di rabbia, tristezza, tensione, nervosismo – si sta sciogliendo e vuole uscire a tutti i costi dai miei dotti lacrimali.

Cap mi fissa per un istante, poi allunga un braccio, lo fa passare attorno alle mie spalle e mi attira a sé. È il via libera definitivo: le cateratte si aprono e piango come una fontana sulla spalla di Captain America. Sento dei passi alla porta e qualcuno che si ferma sull’uscio per un istante, prima di chiuderlo e lasciarci da soli.

 

 

I latrati degli Jotun si sovrappongono al suono dei corni dell'Armata di Svartalfheim: La Rocca si è staccata da terra e simile ad una cuspide rovesciata sovraste le altre navi, Ammiraglia di una flotta nera ondeggiante nel vento gelido.

A poppa del ponte di comando il Re congeda con un gesto soddisfatto i suoi generali, poi fissa il Guntlet in cui ha riposto la sua mano sinistra: i due incastri delle Gemme mancanti sembrano orbite vuote che lo fissano severi, ma si impone di non preoccuparsene troppo. Intercettando il suo sguardo, alle sue spalle Amora si lascia andare ad profondo sospiro contrito, aumentando la presa sullo Scrigno nervosamente. "Mi pari inquieta, Incantatrice"

"Perdonami mio Signore, non è mia intenzione irritarti"

"Né la mia redarguirti. A cosa devo questa tua agitazione? Temi forse questa guerra?"

"Non riesco a perdonarmi di non aver recuperato anche le Gemme mancanti, Sire".

La mano libera dal Gauntlet scivola sulla spalla della donna e ne risale il collo fino ad accarezzarle il mento candido: "Vi è qualcosa in mio potere che possa confortarti?"

"Permettermi di stare al tuo fianco, mio Signore" risponde con enfasi.

"Non posso esaudire questo tuo desiderio: non conosci l'arte delle Guerra, finiresti sopraffatta dalla battaglia. Oh, Amora! Non sei abituata allo scontro in campo aperto: è tuo costume colpire con sotterfugi e nell'ombra, è comprensibile il tuo timore. Ma fintanto che terrai aperto il portale con lo Scrigno, potrai poi introdurti ad Asgard comunque, ed eseguire gli ordini che ti ho dato. Ma celata, nell’ombra, come solo tu sai fare. Non è nelle mie intenzioni farti correre rischi inutili".

"Corro pur sempre il rischio di perdere te" si lascia sfuggire in un sussurro accorato. Poi domanda scusa e si preme le dita sulle labbra, distogliendo lo sguardo da quello contrariato e severo di Malekith. "Non volevo dubitare..."

Tuttavia Malekith le porge la mano ed ammorbidisce lo sguardo: "Sono io che dovrei chiedere perdono per non aver tenuto conto delle tue necessità: ti ho promesso ricchezze, gloria e potere in caso di vittoria, ma un buon sovrano deve tenere sempre in mente anche il rovescio lato oscuro della medaglia: se perdessi..."

"Non osare neppure paventare una simile assurdità!"

"Ascoltami: Se perdessi e tu finissi in mani nemiche, Asgard ti condannerebbe ad una morte lenta e dolorosa. Ma per la legge dei Novi Regni un membro di casate reali non può essere condannato a morte, neppure dal Padre degli Dei, per quanto i suoi crimini possano essere gravi. Diverrai mia sposa adesso, Amora: la nostra unione sarà di buon auspicio per la battaglia, motiverà le truppe, sapere di avere anche una Regina per cui combattere. E, chissà, magari questa sarà una notte propizia anche per concepire un erede." Gli occhi chiari dell'Incantatrice brillano, mentre fatica a trattenere un sorriso compiaciuto. "I festeggiamenti per il nostro sposalizio saranno uniti a quelli per la vittoria su Asgard. Lo sfarzo e la magnificenza saranno senza pari".

 

Darcy ha ripreso colore e i medici le hanno tolto la mascherina dell'ossigeno. Tenta goffamente di grattarsi il viso, ma si impiglia la mano nei tubicini delle flebo. Maria Hill la fissa con un sopracciglio alzato, poi si avvicina, le libera la mano, e vedendola incerta sulla posizione della faccia la guida sino alla punta del naso, dove Darcy si concede una soddisfacente grattata sottolineata da un mugolio di soddisfazione.

"Va meglio?"

"Molto meglio, grazie. Quella cosa di plastica è irritante in faccia"

"Sarebbe stato più irritante non respirare, a mio avviso”.

Darcy apre a malapena un occhio e la fissa dubbiosa: "Lei è l'agente Hill, vero? Posso chiederle che ci fa qui?"

"La balia, a quanto pare" risponde storcendo la bocca. "C'era il timore che chi ti ha attaccato potesse di nuovo servirsi del tuo corpo, così abbiamo convenuto fosse saggio piantonarti in ospedale"

"Ah. Curioso. Posso chiedere anche con cosa avrebbe scacciato l'assalitore? Acqua santa e un pugno di sale?" la Hill indica con lo sguardo la fondina legata alla coscia. "Esaustiva, direi. Fa molto Underworld, sa? Il che mi fa piacere, mi sono vestita da Celine tre Halloween fa, se mi passa il cellulare dovrei avere ancora un paio di foto."

"Non mi interessano".

"Oh ma andiamo, Agente Hill! Come reclutate i nuovi agenti, se non in base a come vestono bene le tutine attillate?"

La Hill si gratta la fronte con l’aria esasperata di chi sa già che le prossime ore saranno estremamente lunghe e difficili, poi si porta la mano all’orecchio, fa segno a Darcy, che aveva ricominciato a cianciare, di starsene zitta ed ascolta attentamente qualcosa all’auricolare.

“Qui Hill, permesso accordato. Barton, Borgo, Rogers e Romanoff, avete libero accesso all’Armeria di livello1" Accorda un altro permesso e si congeda con un Buona Fortuna piuttosto atono. Darcy la guarda con curiosità: “L’agente Borgo ha portato a termine positivamente una missione di recupero. La squadra dei Vendicatori si sta muovendo verso Asgard, è previsto un attacco imminente.”

La ragazza abbandona la testa tra i cuscini del letto e lascia che lo sguardo si perda fuori dalla finestra: “E Jane?”

“La dottoressa Foster resterà sul suolo terrestre” risponde pronta, passeggiando attraverso la stanza sino alla finestra: Al di là del vetro, il cielo è uniformemente grigio. Hanno messo neve in serata, ma non molto abbondante a New York.

“Mi dica una cosa, agente Hill” Ora gli occhi chiari di Darcy la scrutano attentamente: “Come fa ad essere così calma quando alcuni suoi amici stanno per andare a combattere in un’altra dimensione e non hanno garanzie di ritorno?”

"È il mio lavoro, signorina Lewis. Ed il loro: sono agenti ben addestrati, sanno fare il loro mestiere e hanno già affrontato sfide simili”

“Sia sincera:” La ragazza si siedecon fatica e si porta le ginocchia al petto abbracciandosele: “Lei è preoccupata da morire, giusto?”

Maria Hill scioglie le braccia incrociate e se le porta ai fianchi. Non muove nient’altro: a Darcy continua ad offrire la schiena dritta, le spalle muscolose e lo chignon severo. “Non sono completamente tranquilla, soddisfatta?”

“Immagino questo sia tutto ciò che posso ottenere da lei, perciò sì”.

 

 

“Com’è che si chiamava l’Elfo che arrivava al Fosso di Helm? Quello biondo e piastrato, che poi ci crepava pure nella battaglia?”

“Haldir” rispondo distrattamente all’auricolare, accarezzando la testina di Morrigan a cui ho appena raccomandato di stare, come sempre, fuori dalla battaglia. Il mio Corvo picchietta il becco sulle mie dita e gracchia un saluto, prima di prendere il volo passando vicino ad IronMan, che passa da una torre all’altra per un ultimo controllo: “Non ti pare che quello con cui sta parlando Cap, il generale di Alfheim intendo, ci somigli?”

Alzo lo sguardo dalla calibrazione del lanciagranate – aveva ragione Fury, avrei fatto meglio a prendere con me il libretto di istruzioni – e cerco il tizio in questione: pelle lattea e occhi fastidiosamente gialli tra ciocche di lisci capelli di platino. “Mi ricorda più Nuada di Hellboy II”

“Ecco, quel film mi manca, a dire il vero. Recupereremo appena torniamo alla base: una bella serata tra Shawarma, film di supereroi meno cazzuti di noi e naturalmente il tableau degli invitati del matrimonio.”

“Uh, guarda, non vedo già l’ora…” commento. Sulla sommità della torre a fianco noto Clint andarsene appena entra Natasha senza rivolgerle uno sguardo o una parola. Setto l’auricolare sulla frequenta privata della mia amica: “Nat, devi dirmi qualcosa?”

“Calibra il caricatore a 527 per una gittata medio-lunga”

“Non stavo parlando del lanciagranate. Te e Clint...?”

“Lascia perdere"

“Credo che dovreste…”

“In un altro momento, magari”

“Oh, Nat, sai come la penso sul lasciare le questioni irrisolte prima di una battaglia o di una missione: se disgraziatamente uno dei due poi… AHIA!” Deve aver preso lezioni da Clint, prima di litigarci: la scatola delle munizioni che ha lanciato mi ha colpito la fronte con una precisione millimetrica.

 

"Membri della squadra dei Vendicatori stipendiati S.H.I.E.L.D., posso avere la vostra attenzione?" Cap, preso accordi con il Generale di Alfheim, si volta verso le torri del palazzo e attira l'attenzione agitando un braccio e premendo il dito sull'auricolare.

"Qui Barton, affermativo"

"Romanoff in ascolto"

"Borgo, presente".

"Facciamo un breve check delle dotazioni" snocciola il numero di munizioni, e le armi che ha con sé, compreso lo scudo, ligio e preciso come solo il Capitano può essere.

"Sono Romanoff, ho in dotazione i miei Morsi di Vedova da polso e quaranta Morsi da lancio. Sedici lacci, quattro coltelli da assalto, due Beretta 92FS calibro9 con sedici caricatori, BabaYaga, ovverio il mio Fucile del Distruttore con due cartuccere di ricambio, trenta bombe a mano, fucile di precisione con puntatore laser e relative munizioni."

"Borgo: Due asce, un lanciagranate ancora a livello di prototipo che non ho ancora battezzato, un'alabarda rubata ad Elfo distratto, due casse di munizioni, set di coltelli da lancio di dubbia origine, lame rotanti ninja regalo di un mio ex, quattordici fuochi d'artificio a razzo avanzati dall'ultimo Capodanno, e ovviamente Fuoco Fatuo a volontà."

"Qui Barton, ho un arco Browning folding con undici faretre Made in Stark per un totale di quattrocentosette colpi, di cui duecentosette ad esplosione ad impatto e novanta ad esplosione controllata, trenta con esplosione a grappolo, cinquanta con punta a perforazione rotante diametro dieci centimentri, ventidue con perforazione standard, sei con perforazione ad acido e due con gancio e laccio a scorrimento per fuga. Ah, e ho anche sedici granate a lancio manuale, otto latte di fumogeni, due Beretta 92FS calibro9 con sei caricatori, dieci coltelli da lancio e tre coltelli da assalto."

"OcchioDiFalco, hai il potere di annientare l'autostima della Mark42."

"Sono solo un maledetto perfezionista, Stark."

"Qui IronMan: ho addosso la Mark42 e solo questo potrebbe bastare. Ah, e un HotDog."

"Non sei uno stipendiato S.H.I.E.L.D.. E dove diamine hai trovato un Hot Dog ad Asgard?"

"Nelle cucine del Palazzo. Stavo impazzendo senza i miei mirtilli."

 

"Capitano, tu che hai combattuto in una guerra vera e propria, dimmi la verità: Avevi mai visto una cosa simile?"

"Intendi per il numero di soldati schierati o per la tipologia di armi e uomini?"

"Entrambi"

"Uhm no, Stark, no"

"Però ammettilo, fanno la loro figura"

"Oh sì. Se sono letali tanto quanto coreografici, abbiamo ottime speranze. I guardoni reali dicono che l'Armata di Svartalfheim non è poi così numerosa".

"L'Armata di Svartalfheim ha in mano quattro Gemme e una strega incazzata. E tu sai che cosa può fare una donna quando va su tutte le furie..." Picchietta l’indice sull’auricolare, da dove provengono gli improperi di Addison rivolti a Fandral ed il rumore metallico di un'armatura colpita più volte. Captain America e IronMan si scambiano uno sguardo preoccupato: "Siamo fottuti"

"Già".

 

 

È una scintilla nera che scoppia all'estremità spezzata del Bifrost, al di là dell'enorme cancello sbarrato e si allarga in un cerchio d'ombra che vomita una carica di giganti.

È il vento che cambia direzione, incrementa la sua forza e diminuisce la temperatura.

È l'oscurità che prevarica sulla luce calda che fa splendere d'oro la città.

È il suono cupo dei corni e dei latrati degli Jotun che sovrastano i tamburi di guerra di Alfheim ed Asgard.

È il fragore del cancello sul Ponte che viene abbattuto dai colpi degli Jotun.

È il grido di Thor seguito dallo rombo del suo Tuono, è Natasha che prende posizione, è Banner che si sfila gli occhiali, è IronMan che accende i propulsori e la prima freccia che Clint incocca, è il sibilo dello scudo di Cap che falcia due giganti facendoli ruzzolare a terra calpestati da quelli che li seguono.

È il pensiero che rivolgo a Loki mentre carico il lanciagranate.

È l'inizio della battaglia.

 

 

La carica della fanteria Asgardiana è impressionante: senza alcuna esitazione li vedo seguire Thor sul Bifrost, armi in pugno e urla di guerra, a scontrarsi con gli Jotun rimasti in piedi dopo un primo strale di lance elfiche e granate di IronMan. Mantengo la mia postazione e l'occhio nel mirino: attendo solo che entrino nell’area di gittata e che l'indicatore olografico dell'arma mi dia il verde di libera per sparare. "OcchioDiFalco, sono fuori anche dal tuo tiro?"

Barton risponde positivamente: "Finché li tengono bloccati sul Bifrost non possiamo fare alcunché. Certo che se continuano così non ci sarà neppure bisogno che intervenga l'Hulk. Non è contento dottore?"

La voce di Banner all'auricolare è sacrastica e tranquilla: probabilmente sarà ancora a fare yoga da qualche parte del Palazzo per non perdere le staffe troppo velocemente. "Ne sarei estasiato".

"Temo che non ce la caveremo così facilmente: se fosse tutto qui il loro piano di battaglia ne sarei quasi delusa" aggiunge Natasha, stesa prona sulla sommità di una delle Torri superiori con l'occhio già nel mirino del fucile di precisione.

Con il cannocchiale seguo Steve muoversi tra i fanti e raggiungere una posizione di prima linea, mitra spianato e concentrazione al massimo: Uno dei giganti riesce a sfiorargli la testa, rompe il casco della maschera e subito dopo viene abbattuto da un fendente di Sif alla schiena. Il Capitano si sbarazza la maschera lacera e riceve un sorrisetto complice della guerriera.

"Hai visto quella stronza?" Sibila Natasha "Giù le mani!"

"Vulvetta Nefasta, cercati un altro fallo compiacente!" strillo.

"Mi piace perché tra di voi, ragazze, c'è poca competizione e non avete atteggiamenti da primadonna." ironizza Tony "Che poi, anche io pref..."

Non fa in tempo a finire la frase.

C'è stato un altro bagliore alla nostra sinistra, a fianco di quello che Thor ci aveva indicato come il Tempio, fluttuante al limite di uno sperone di roccia: un arco si apre come un sorriso crudele tra la terra e il cielo mostrando un abisso di picchi neri.

OcchioDiFalco non perde tempo: Fa perno sulla gamba, si volta e scocca la freccia esplosiva con cui teneva sotto tiro i giganti sul Bifrost.

"A ore QUATTRO! ALLARME A ORE QUATTRO!" Urlo all'auricolare. "Hanno aperto un altro portale!!! STARK! FAI MUOVERE L'ELFICO CULO AI CAVALIERI! CI SERVONO DAL TEMPIO!"

Natasha li ha già sotto tiro: "Il primo portale era solo una trappola, hanno usato gli Jotun come esche! BRUCE, ci faresti il favore di..."

"WWWWAAAAAAAAAAAAAAARRGGGGGGGHHHHHHH!"

"Adoro il tempismo dell'Hulk".

 

"Certo che questi elfi sembrano tanto innocui." Cap atterra con una pedata un Oscuro che si era lanciato su di lui. "Ed invece menano davvero forte."

"L'abito non fa il monaco e la maschera non fa il teletubby." Aggiunge Stark:

Oh, i Teletubbies. Ecco dove avevo già visto le maschere d'ottone dell'armata di Svartalfheim.

Ho finito le munizioni del Lanciagranate, così infilo gli avambracci nelle tasche ai fianchi della tuta, tendo le mie ali ed afferro l’alabarda rubata, prima di lanciarmi per planare sul campo di battaglia. Nella torre a fianco, Natasha si sbarazza della propria arma ormai inutile ed alza il pollice per chiedere l'autostop a Stark. "Dove va di bello signorina con una giornata così bella?"

"A fare un bel bagno. Di sangue."

 

================================================================

Dicevamo: Le Mazzuolate.

Le volevate? Eccole qui.

Ora non vi resta che star tranquille e sedute e aspettare di vedere se sia vera la diceria che 'far sesso prima di una battaglia porta  una sfiga pazzesca' sperando sia così, che almeno ci togliamo i due neosposi bastardi dalle scatole.

Altro non ho da dire, se non ringraziarvi sino allo sfinimento per il vostro appoggio ed il vostro incoraggiamento. Davvero, Grazie.

Alla Prossima,

EC

 

PS: Titolo tratto da 'Blow me Away' dei Breaking Benjamin (stavo ascoltando l'intro mentre scrivevo l'inizio della battaglia) e citazione cinematografica da 'Il Primo Cavaliere' (Sì, quello dove Richard Gere fa Lancillotto...)

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Pierce Right Through Me ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 6: Chasin

 

·       Chapt . 17: Pierce Right Through Me.

 

And that is worth everything!

 

Il suono cupo del corno questa volta è talmente potente da ferire i timpani. Fatico a mantenere salda la presa sulle asce, che coprirmi le orecchie con le mani durante un feroce corpo a corpo con un Teletubby assetato di sangue potrebbe risultare fatale, e a restare concentrata sul mio avversario.

Fiammata, fendente, schivata, fiammata: un altro Elfo alla mia destra prende il posto di quello che ho appena abbattuto.

Scocciatore.

Sento imprecare sonoramente Clint all'auricolare e domando che cavolo stia accadendo. Sbarazzatami dell'ultimo seccatore sotto tiro, mi volto e resto a bocca aperta a vedere cosa ha appena valicato il portale: "Se Maometto non va alla montagna...!” Quello che sembra gigantesco puntale rovesciato di roccia nera, avanza scavando un solco profondo nel lastricato della via principale di Asgard.

"E quella che è?" Altro scocciatore: se Natasha non fosse intervenuta in tempo ad abbatterlo con due proiettili a quest'ora avrei un braccio in meno. Lo finisco mentre è a terra staccandogli la testa con un colpo d'ascia.

"Thor ha detto che avevano delle navi da guerra: beh, credo intendesse queste."

"Il design è interessante." Ammette Clint liberando due frecce con granate a grappolo: esplodono a contatto con la superficie nera della nave senza scalfirla. Lui emette uno sbuffo contrariato e richiama l'attenzione di Stark: "Qualcosa di potente?"

"Scusa, amico, non vedi che sono impegnato in una lambada con questo bestione qui? Provo a liberarmi e arrivo, tu cerca di far contenimento."

"È una parola...!"

"Ci sono altre navi!" Esclamo tra gli schizzi dalla carotide di un avversario e la lama della spada di Fandral che passa ad un millimetro dal mio fondoschiena per trapassare un Elfo Oscuro: "Per tua fortuna dedico sempre tanta attenzione a certi dettagli" aggiunge sornione. Gli rifilo una manrovescio. Tenendo premuto la guancia ferita sostiene di essere certo che un giorno ci ameremo senza riserve.

"Clint, le navi avanzano verso il palazzo, lascia la tua posizione!"

"Tranquillo, Capitano, ho la situazione sotto controllo". Sul ponte della nave sono comparsi dei soldati, e questa volta non sono immuni ai colpi di OcchioDiFalco. Àncora la freccia con laccio al ponte e si lascia scivolare sopra non appena è a portata. Con la coda dell'occhio catturo una scintilla preoccupata negli occhi di Natasha, avviluppata ad un Elfo che sfrigola tra i Morsi.

"Barton, vedi di non far sciocchezze." si raccomanda Cap, prima di arrampicarsi sull'Hulk e farsi catapultare contro un nugolo di Jotun superstiti.

"Devo cercare di deviare quest'affare dal palazzo!" risponde la voce affaticata di OcchioDiFalco: “È che ci sono troppi bastardi a bordo!"

Tony riesce a comunicare con Thor, che rotea il martello e si lancia sul ponte della stessa nave di Clint a dargli manforte. La prua inizia lentamente a girare, per poi rivoltarsi verso quella che segue urtandola ad un fianco: "Manovra di parcheggio alla GreyRaven, sempre efficace!" commenta Natasha.

Alzo gli occhi al cielo: Che palle, ancora questa storia…

 

La seconda nave si piega a babordo e si abbatte sul Palazzo disintegrando le torri più basse e sbriciolando il porticato dalle statue gigantesche da cui sono comparsa la prima volta.

È come se si fermasse il tempo:

Non sento l’urlo di dolore di Clint nell’auricolare, che fa paralizzare Natasha.

Non vedo la terza nave, la più grande, che valica il portale.

Non mi accorgo della cavalleria lanciata al galoppo da Odino in sella al suo cavallo a otto zampe.

La mia attenzione è tutta sulla palla di fuoco che avvolge le torri est e che vedo diffondersi al suo interno attraverso le finestre e le brecce aperte.

Probabilmente il mio cuore si è anche fermato per qualche secondo, prima che mi metta a correre verso l’entrata del palazzo.

 

La prima volta è stata seguendo il mio Corvo. Con Asgard sempre sotto attacco il palazzo era già ridotto ad un colabrodo: nelle segrete, davanti alla cella blindata, Frigga menava fendenti a destra e a manca nella sua furia di guerriera e madre. Fa male ricordarlo quanto rendersi conto che questa volta non la troverò lì davanti, a pregarmi di portarlo in salvo.

Questa volta, però, corro di mia spontanea volontà, ed è solo il mio cuore a guidarmi.

E a farmi correre ancora più veloce.

Salto una colonna abbattuta tra le macerie sino a raggiungere la gradinata che porta alle segrete.

Un guizzo d'ombra e un colpo alla testa.

Ed è buio.

 

 

Loki volta lo sguardo verso le sbarre all'entrata della cella quando sente qualcuno urlare il suo nome. Ne riconosce la voce, è una piacevole sorpresa che gli fa mancare il cuore di un battito, sgranare gli occhi e piegare le labbra in un mezzo sorriso. Vederla comparire, trafelata ma sana e salva, è sollievo e gioia nonostante dentro di sé abbia cercato di maledirla ed insultarla sino a qualche minuto prima: "Addison!" Gli risponde solo un piccolo sorriso, poi colpisce le sommità delle sbarre sino a divergerle dal muro, si precipita nella cella e gli getta le braccia al collo.

"Qui fuori è l'Inferno" sussurra con voce tremante: "Non abbiamo molto tempo, il palazzo è in fiamme".

"Addison..." C’è qualcosa di alieno in quell’abbraccio, qualcosa che Loki non riesce bene ad afferrare: forse è l’odore o la consistenza della sua pelle, o il suo calore. Anche quell’abbraccio, pensandoci, gli sembra completamente estraneo da Addison.

"Ora ti libero" Afferma lei, evitando il suo sguardo per rivolgere l'attenzione alle catene, prima di estrarre un'ascia dalla faretra ed invitarlo a tenerle tese. Loki si piega sulle ginocchia mordendosi le labbra: ha il cuore in gola, batte talmente forte che può sentire la pressione del sangue nelle orbite. Si impone di mantenere la calma ma non riesce a trattenersi dal fremere.

Al sesto colpo la prima catena cede. Per l'altra ne occorrono un paio in più.

Questa volta è lui a cercare il suo abbraccio e le sue labbra, e questa volta coglie un sapore ed una pressione famigliare, un calore che già conosce e che ora associa ad un veleno corrosivo, vendetta e odio. Quando si stacca ha il cuore a pezzi e una rabbia sorda che ruggisce e si fa strada nei nel suo petto dilaniandolo.

Eppure resta calmo, anche quando lei gli nega l'apertura dei bracciali, spiegando che non può rischiare di restituirgli i poteri. "Dobbiamo andare, seguimi" mormora stringendole la mano.

Lei annuisce: ha gli occhi che brillano, e non della luce che ama.

 

Le ha fatto perdere l'orientamento trascinandola di corsa per i corridoi del Palazzo, deviando più volte a causa delle fiamme o delle macerie sino a trovarsi di nuovo nei sotterranei. Quando protesta a viva voce, che sono ancora lì dentro e rischia di crollare tutto  la rassicura che a breve usciranno,  non prima di aver recuperato una cosa: apre la pesante porta intarsiata della Cripta di Famiglia ed entra senza allentare la presa sulla sua mano.

Il sarcofago di Frigga è bianco, decorato con intarsi d'oro e cristalli. Sul coperchio è scolpita la sua figura, occhi chiusi e aria serena di chi si risveglierà presto da un sonno ristoratore, mani raccolte sul grembo tra i panneggi della veste magistralmente levigati.

"Loki, comprendo il tuo bisogno di renderle omaggio, ma..." le fa cenno di tacere: tra le dita della mano di marmo bianche ed affusolate, brilla il ciondolo come aveva detto Thor. Raccoglie delicatamente la catenella dorata, alzandola per mostragliela. "Volevo fartene dono, sai? A mia madre era cara la nostra relazione, anelava a vederci congiunti in vita. Questo sarebbe stato il simbolo della nostra unione, per lei. Permettimi di ornarti il collo, per me è importante." Ne è stupita, sorride imbarazzata e si porta una mano al petto con falsa modestia; l'intensità dell'odio che gli provoca quel gesto quasi lo stordisce.

Fatica a non colpirla pur avendola così vicina e a fermare il tremore nelle dita quando apre il gancio della collana e lei gli da spalle alzandosi i capelli con una mano per agevolargli l'operazione. "È bellissimo" sussurra estasiata quando il pendente le scivola sul collo. E quando le si stringe sulla carotide l’attanaglia nel vano tentativo di allargarla per respirare.

Loki stringe, stringe così forte che la catena taglia la pelle e si lorda di sangue: Mantiene salda la presa senza badare ai colpi disperati che la donna cerca di rifilargli mentre soffoca, bloccandola tra sé ed il sarcofago. "Guardala..." Le sibila all'orecchio, tra le ciocche brune che si stingono a diventare bionde. "GUARDALA!" Urla.

Il corpo di Amora ormai è scosso dai sussulti, rivoli di sangue solcano la pelle candida del collo e della spalla e gocciolano sul marmo bianco "Pensavi non me ne accorgessi? PENSAVI DI INGANNARMI?" Le dita dell'Incantatrice gli graffiano le mani ed i polsi con sempre meno forza "Mi hai tolto mia madre. Hai fatto distruggere il regno che doveva essere mio. Chi mi hai tolto adesso? Chi hai ucciso? DIMMELO!” Il corpo dell'Incantatrice si accascia con un ultimo spasmo e Loki la segue a terra senza riuscire ad allentare la presa: anche le sue dita sono tagliate dalla catena, ma il dolore fisico è ben lontano dall'arrivare. Un singhiozzo, solo uno: "Hai ucciso anche lei…"

Ci sono i rumori della battaglia, là fuori, e l’odore acre del fumo che aumenta; da qualche parte si deve essere verificato un crollo, c’è il fragore delle pietre che cadono e scuotono i muri dalle fondamenta. Eppure tutto quello che percepisce Loki è silenzio.

Un paio di tasselli della volta dorata si staccano e cadono a terra. Uno si sbriciola sul pavimento, l’altro resta impigliato tra i capelli immobili dell’Incantatrice.

“Mi hai tolto anche Addison.” Le dita lasciano la catenella ed il corpo cade a peso morto in avanti, colpendo il pavimento con il volto e lasciando sul marmo del sarcofago una traccia rossa dove si è appoggiato. Loki recupera il ciondolo di Frigga e lo stringe tra i pugni giunti sul petto,

appoggiando la schiena contro la tomba e respirando profondamente. "Ti ho vendicata, madre." mormora accarezzando la superficie intarsiata con la nuca "Almeno questa volta ho vinto. Almeno questa volta ce l'ho fatta".

Resta fermo a fissare il soffitto aprirsi in piccole crepe e attende la pioggia del mosaico d’oro e madreperla: sarà il dolore di un attimo fragoroso ed il buio confortante della fine. Tra poco non vi sarà più Loki nell’Universo, niente più trame ingarbugliate, inganni e tradimenti.

È meglio così.

Se la sua vita, in fondo, era solo la lotta persa in partenza contro sé stesso e la sua natura, a che pro combattere per mantenerla? Tanto più che aveva perso ormai tutto. Avrebbe trovato pace lui – e anche tutti gli altri. Con un po’ di fortuna gli Inferi saranno clementi anche questa volta e potrà ritrovare Addison; almeno per vederla, per sfiorarne la preziosa inconsistenza della sua pelle prima che i loro destini siano per sempre separati da un giudizio supremo e definitivo.

La crepa sopra la sua testa si allarga e gli intarsi del soffitto iniziano a cedere. Sarà questione di un attimo buio.

E quell’attimo invece è illuminato da una fiammata grigiazzurra che passa sopra di lui intercettando i calcinacci.

Quando sul suo viso non si deposita altro che polvere e cenere ha quasi paura a voltarsi verso l'entrata: sotto l’architrave piegato, la mano destra ancora alzata, c'è lo sguardo dorato di Addison.

E l’abbraccio che trova questa volta è vero, reale, è quello: la sua bocca e il suo sapore, la i riflessi dei suoi capelli ed il suo odore. C’è Addison, tra le sue braccia e nei suoi occhi, con un rivolo di sangue sulla tempia sinistra e la tuta lacera sul fianco che lascia esposta la pelle arrossata dal fuoco: è talmente bello ritrovarla da essere quasi doloroso.

“Quando la smetterai di giocare alla donzella in pericolo?” È la sua voce, proprio quella: una nota ironica nell’accento midgardiano.

Loki non può fare a meno di ridere: “Pare sia l’unico modo per accordarti un appuntamento”. La sente ricambiare la stretta. Forte. “Temevo ti avesse…

“Ci  ha provato, ma deve ancora nascere la cortigiana esoterica capace di farmi fuori. A proposito” si scioglie lentamente dal suo abbraccio e si avvicina al cadavere di Amora e lo pungola con un piede. Poi si china a recuperare le sue asce senza toglierle gli occhi di dosso; infine, ne alza una e la cala di peso sul collo dell'Incantatrice staccandolo di netto, “Precauzione: sai in quanti film horror stronze come questa si alzano e ti inseguono quando meno te lo aspetti?” Spiega alzando le spalle.

“Suppongo sappia quello che stai facendo Ora però è meglio sbrigarsi ad uscire.”

 

 

 

E la fine di Amora è giunta, con somma gioia di tutti!!!

Attenzione, non pensate che gli ultimi capitoli saranno una passeggiata: c’è sempre una battaglia da far terminare (E speriamo di farla finire decentemente…).

Per domande sulla fic o su qualsiasi cosa, vi mando al mio ASK: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Per tutto il resto c’è MASTERSTARK!

Non vi ringrazierò mai abbastanza per il seguito che state dando a questa storia.

Alla prossima –spero-

EC

 

PS: Titolo tratto da Enjoy the Silence dei Depeche Mode , citazione cinematografica da Moulin Rouge! (Mannaggiaammè quando ho scelto di fare le citazioni cinematografiche…)

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Hiding the Truth and Crashing Down ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 6: Chasin

 

·       Chapt 18: Hiding the Truth and Crashing Down.

 

Hope is a good thing, maybe the best of things, and no good thing ever dies

 

“Immagino tu voglia gettarti di nuovo nella battaglia.”

“Non posso lasciare i ragazzi laggiù. E neppure tu vuoi lasciare Odino e Thor, vero?”

Loki distoglie lo sguardo dal mio: Ha le mani ancora sulla grata chiusa sopra la nostra testa, uscita di un passaggio segreto che ci conduce fuori dal palazzo, e ai polsi i segni dei sigilli che sono riuscita a spezzare “Non mi interessa”.

“Non è così…

“E che altro dovrei fare, secondo te? Andare da mio pad… da Odino e riproporgli un’alleanza? E che garanzie potrei dargli? Dopo il mio ultimo tradimento è già tanto che non mi abbia condannato a morte direttamente.”

“Guarda che non lo sa” Loki mi fissa stupito. “Non ho detto nulla né a Thor né a lui. Non sa che hai tentato un’alleanza con Malekith. O, per lo meno, non gliel’ho detto io.”

Dallo sguardo confuso che mi rivolge capisco di averlo spiazzato: “E perché mai non l’hai fatto? Avresti avuto il dovere di avvertire, di denunciarmi o di…

“Sì, a rigor di logica. Ma, Loki, non so se l’hai notato: quando si tratta di te, il mio proverbiale raziocinio va completamente in pappa.”

Gli strappo un piccolo sorriso e un bacio veloce: “Tutto ciò ti si ritorcerà contro, prima o poi” mi avverte “non è saggio prendere le mie difese”.

Uno schianto sopra le nostre terre e le pareti del cunicolo tremano e si riempiono di polvere. Urla e rombi al di là della grata si intensificano. Loki mi passa un braccio attorno alle spalle e per stringermi. "Ne parleremo più tardi. Ora…”

“Odino ha già usato le Gemme?” Scuoto la testa. “Quante ne ha in mano?”

Beh… due.”

“Cosa?”

“Le tue due Gemme. Amora aveva preso tutte quelle a nostra disposizione …”

“Avevi detto che …!”

“No. No. Ero stata volontariamente piuttosto vaga a riguardo.”

Ruota gli occhi e sospira. Poi si preme una mano sulla tempia sinistra come se stesse per avere un principio di mal di testa: “D’accordo. Dobbiamo impossessarcene di nuovo. Credo dovremmo ricorrere al trucco dei mutamenti sai, come …”

“Dimenticatelo: sai com’è finita l’ultima volta.”

Storce la bocca: “Già”. Un altro boato, questa volta era proprio sopra di noi. Ci scambiamo un ultimo sguardo: "Questa volta credo che dovremmo quantomeno improvvisare."

Improvvisare. Figurarsi! Come se non credessi davvero che quella testina complicata sia già al lavoro per elaborare un piano.

Potremmo restare qui a discuterne in eterno e fare la fine dei topi senza dare il nostro contributo alla battaglia. Oppure potrei chiudere un occhio -anzi, entrambi - tapparmi il naso e dargli la mia piena fiducia. Prendo un profondo sospiro, lo guardo negli occhi, e appoggio le mani sulla grata insieme alle sue.

E la apriamo.

 

Per tanto, troppo tempo Odino è stato un Re e non un Guerriero. Ha ancora la potenza dalla sua parte - la Gemma rossa è incastonata nella lama di Gungnir e ne aumenta il potere - ma gli anni ed il dolore hanno fiaccato la tempra e ne hanno piegato la furia.

I suoi riflessi sono rallentati, il braccio meno veloce a falciare gli Oscuri che l'hanno circondato: conscio della sua forza scemata ha lasciato Malekith a Thor e ha cavalcato a fianco dei suoi uomini e combattuto con loro.

Non si è mai sottratto dal fango del campo di battaglia - a costo di perderci un occhio - né alle lame nemiche: la sua sola presenza riesce ad infervorare i soldati asgardiani a non arrendersi e a continuare a battersi con un nemico le cui milizie si sono rivelate nettamente superiori alle aspettative.

"La Gemma della Realtà, Malekith la deve aver utilizzata per aumentare il numero delle sue schiere!" ha ipotizzato il Principe cadetto di Alfheim, prima di cadere al suolo cona la schiena aperta in due dalla sciabola di un Oscuro.

Odino ne ha incenerito l'assassino, prima di voltarsi verso la Nave su cui si riversano fulmini e saette: Thor sta scatenando la sua potenza, che sia contro il Sovrano di Svartalfheim o meno non riesce a capirlo.

È distratto, e basta quell'istante perché la lama di un Elfo Oscuro saetti nel lato cieco del suo viso: una riga di sangue si apre sulla guancia del Padre degli Dei, ma non è che un graffio.

La mano dell'Elfo, tuttavia, rotola a terra staccata dal polso. Odino fa in tempo solo a voltarsi per vedere il soldato nemico tramutarsi in una statua di ghiaccio e frammentarsi in milioni di schegge rivelando Loki, le braccia ancora tese per il colpo appena inferto. Abbassa prima gli occhi che le mani e volta veloce le spalle. "Perdonami se mi sono intromesso tra te ed il tuo avversario".

Il  braccio di Odino si posa su una spalla per trattenerlo e a farlo girare di nuovo ad incontrare il suo volto sorpreso: "Per un Padre non vi è onore più grande riconoscere di aver cresciuto un figlio più veloce del suo braccio".

Alza la lancia a sinistra ed incenerisce il nemico che si stava gettando su di loro, riserva lo stesso trattamento ad un altro, mentre un terzo viene infilzato con vigore. "Ora posso combattere con mente serena: non vi è ragione di temere la morte, quando un uomo combatte al fianco dei propri figli." Loki resta per un istante sbigottito: assorbe le parole di Odino ed il suo sguardo, e per una volta non le eviscera trovarne un'interpretazione occulta ma le lascia libere di scorrere calde dentro di sé, a trovare l'origine del suo potere e ad intensificarlo, tanto quanto la sua azione sembra aver rinvigorito il Re di Asgard.

Raccoglie la falce dal corpo del Principe di Alfheim: al primo Oscuro che si avvicina si apre la gola appena la lama sfiora la pelle.

Per uno caduto a terra altri due compaiono, e questa volta sono schegge di ghiaccio ad essere letali.

I lampi sulle loro teste stanno aumentando, Odino getta un'altra occhiata alla Nave: "Tuo fratello ha bisogno d'aiuto" grida a Loki. "Devi recuperare le altre Gemme!" Stacca la Gemma del Potere da Gungnir e gliela porge, asserendo di non averne più bisogno.

 

Loki guarda il palmo sporco del Padre degli Dei, irrorato dalla luce del rubino. Allunga la mano quasi per afferrarlo, ma all'ultimo momento le sue dita serrano quelle del Re sulla Gemma. "Non mi occorre anche questa tentazione, padre" Deglutisce e scuote la testa: "Posso recuperare le altre Gemme anche da solo. Mi occorre solo..." scruta la Nave e poi cerca qualcosa nel cielo, e quando la trova sfrega i palmi delle mani per formare una palla di neve.

 

TUNK!

"J.A.R.V.I.S.! Analisi dei danni!"

"Signore, questo colpo non ha prodotto lesioni".

"Ma mi ha colpito precisamente dietro alla nuca. Che diavolo era?"

"Elaborando i dati dei sensori posso affermare con certezza che il proiettile era composto da H2O cristallizzata, signore."

"E chi può essere talmente stronzo da prendermi a pallonate di neve mentre stermino Teletubbies?"

Cento metri più in basso, sfoggiando anche un sorrisetto quasi divertito Comet esibisce le sue corna, mentre alza un braccio e gli fa cenno di avvicinarsi.

 

"Portami lassù!"

"Cosa?"

"POR-TA-MI SUL-LA NA-VE!"

"VAF-FAN-CU-LO."

"Se non mi porti su quella nave...."

Stark spegne i propulsori appoggiando i piedi a terra, alza la visiera dell'elmo e lo fissa con aria di sfida: "Tu che fai, lo dici a paparino?"

"UOMO DI METALLO! Ti ordino di fare come dice mio figlio!" Odino ha fracassato la testa di due Oscuri facendoli scontrare tra loro. IronMan fissa lui, poi Loki, poi di nuovo il Padre degli Dei: "Da Jerry Springer fareste faville, sapete?" Afferra Loki per la collottola: "Avanti, Comet, questa sarà più veloce della slitta."

 

La schiena che preme contro un'altra e Clint si volta di scatto pronto a scoccare una delle ultime frecce disponibili. Si ritrova la canna della pistola di Natasha ad un centimetro dal suo naso: "Ah, sei tu".

Lei scosta la pistola e fa fuoco, il proiettile passa a fianco della sua testa per forare quella di un Elfo Oscuro che si stava avvicinando: "Come a Caracas, ricordi?"

Il labbro spaccato di OcchioDiFalco fa per piegarsi in un mezzo sorriso che lui impedisce con uno sforzo: "Tranne che per il rhum e le ballerine".

"Avevi detto che non ti interessavano!"

"Mi rammarico ora di non aver approfittato della situazione".

"Sei uno stronzo" Quattro colpi alla sinistra ed  un paio davanti a sé: "Per quanto ancora mi terrai il broncio?"

Sicura della granata tolta con i denti e lancio perfetto: una navicella che passava a bassa quota esplode e si abbatte al suolo a pochi metri di distanza. "Nessun broncio, come puoi ben vedere, collega".

"Non sono una tua fottuta collega" Natasha si esibisce in un calcio rotante che spezza l'osso del collo di un nemico, ne fulmina un altro paio e stende con un pugno in testa quello contro cui sta lottando Clint: "Io sono la tua donna, stupido testone!" Grida furente prima di afferrarlo per il bavero della divisa e premere con forza le labbra sulle sue.

 

"Oh! Barton e Romanoff hanno fatto pace! Capitano, non è che puoi staccarli, non mi sembra il caso continuino a pomiciare rischiando di..."

Barton alza la pistola e abbatte l'avversario che si stava avvicinando con un colpo solo, perfettamente al centro della fronte, senza bisogno di staccare la bocca da quella della VedovaNera.

"A me sembrano in grado di continuare, Stark. E anche se fosse, io non mi azzarderei mai ad osare tanto".

"Ripensandoci..."

 

 

Darcy sospira lasciando cadere il tablet sul letto: "Darei un orecchio per sapere come sta andando là".

La Vice Direttrice ha abbandonato la sua posizione alla finestra e per sedersi solo da pochi minuti, e continua ostinatamente a non rivolgerle la parola. Tuttavia, dopo un lungo momento di silenzio, sguardo sempre fuori dalla finestra le domanda: "Perché un orecchio?"

"Perché ne ho uno leggermente a sventola di cui ne posso fare tranquillamente a meno" la guarda emettere uno sbuffo divertito e si indica l'orecchio destro: "Non sto scherzando, guarda".

La guarda alzarsi dalla sedia e si avvicina al letto per scostarle i capelli dal lato destro del viso: "Solo leggermente, avresti più disturbi a fartelo rimuovere".

Ha dei bei occhi la Hill, sono azzurri e determinati, ma non freddi e insensibili come quelli dell'Agente Romanoff. C'è una piccola cicatrice sul sopracciglio destro ed un'altra sullo zigomo ed è molto tentata di toccarle e chiederle come se le sia procurate. Ma prima che lo faccia davvero la porta della stanza si apre e la Hill scatta in piedi, mentre la testa di Jane fa capolino. "Disturbo?"

Darcy non sa bene perché, ma le verrebbe da rispondere .

 

 

Fiammata:

Sif, privata dell'avversario verso cui stava per menare il fendente, si sbilancia e per poco non cade in avanti. Mi rivolge uno sguardo furioso attraverso le ciocche corvine sfuggite dalla stretta coda di cavallo.

"E con questo fanno due volte!" La canzono.

"Trovati i tuoi avversari e lascia ad ognuno la propria gloria".

"Permalosa".

"Vieni a dirmelo in faccia".

"Oh, toh, son proprio qui..."

Un lampo e ci pieghiamo nello stesso momento, appena in tempo per venire sfiorate da un colpo d'energia.

Illese.

Beh, praticamente.

La coda di Sif non c'è più. Piccole ciocche corte si appiccicano alla fronte sudata, mentre si tocca la sommità della testa.

Sogghigno. Un piccolo riccio castano si mette a danzarmi davanti al viso. Tocco la mia di testa.

Oh cazzo. I miei capelli! La mia treccia è ridotta in cenere!

Ci voltiamo entrambe verso la provenienza del colpo.

L'Elfo Oscuro alza le braccia in segno di resa lasciando cadere il grosso fucile che aveva in mano, prima di darsela a gambe levate tentando una goffa fuga.

Carichiamo con un urlo feroce e non gli lasciamo scampo.

 

"Hey Addison, bei capelli!"

"Oh, sta' zitto, Steve!"

"No, no, davvero. Sembri molto un po' Ruby Keeler. È un'attrice. Beh, forse era... sai, ai miei tempi era molto famosa".

"Ma davvero? Io mi sento molto Bela Lugosi, parlando dei tuoi tempi".

 

Dopo l'ultimo colpo del Mjolnir schivato da Malekith, la nave si è inclinata in una virata senza controllo, abbattendo una fitta schiera di ricchi palazzi, prima di fermarsi contro le ultime torri superstiti del Palazzo Reale appoggiandosi su un fianco.

Thor para il fendente del Re di Svartalfheim diretto al suo viso e lo allontana con un un calcio allo sterno. Malekith scivola indietro lungo il ponte inclinato, si china in avanti per riprendere equilibrio e pianta la lama della sciabola a terra.

Quello che vede Thor immediatamente dopo è solo un brillio colorato e una forza occulta che lo investe e lo paralizza.

Malekith recupera la spada e si avvicina, il pugno nel Gauntlet sempre teso verso di lui. Fa fatica a governarne il potere, Thor lo capisce dai rivoli di sudore che gli rigano il volto sfigurato, ma mantiene comunque la sua presa salda: "Una delle Gemme in mio possesso potrebbe strapparti l'Anima in un solo istante. Piuttosto umiliante, come morte, per un guerriero del tuo calibro: non preoccuparti sarà veloce ma non troppo indolore".

Thor non stacca gli occhi da lui neppure quando alza il guanto, e la Gemma verde dell'Anima brilla di una luce più intensa. Poi Malekith urla di dolore e le membra gli si sciolgono dall'Incantesimo, facendolo cadere a terra.

Tende il braccio a recuperare il Mjolnir e alza gli occhi verso il nemico: ora che è voltato di spalle può vedere chiara l'impugnatura di una lama da lancio spuntargli tra le scapole. Il Re di Svartalfheim sta già fronteggiando chi l'ha scagliata.

Loki.

 

Dai, ancora un piccolo sforzo, è quasi finita!

Lasciamo ai ‘fratellini’ di Asgard il compito di mazzolare il Villain dell’ultimo livello, ora che anche Odino – forse grazie alla concitazione della battaglia – pare stia perdendo il titolo di Padre dell’Anno.

Come sempre, non mi stancherò mai di ringraziarvi per il sostegno e per l’affetto che mi state dando.

Ricordate, ogni volta che cliccate su TS:W per leggere, un piccolo Jotun sorride! <3

Scherzi a parte, davvero grazie, grazie e grazie.

Alla prossima,

se vorrete,

EC

 

PS: Titolo tratto dalla Canzone ‘Dancer in the Dark’ dei Rasmus e Citazione iniziale cinematografica da ‘Le Ali della Libertà’.

Ciao!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Blaze of Glory ***


The Seventh:Winter

 

·       PART 7: Holdin

 

·       Chapt 19: Blaze of Glory

 

“I have always told you some version of the truth."

 

"VERME INFAME!" Malekith è riuscito a piegare il braccio per estrarre la lama dalla schiena e la stringe nel Gauntlet facendo sfrigolare e sciogliere il metallo, gli occhi due braci azzurre ed un rivolo di sangue nero a colargli lungo il mento annerito e raggrinzito. "ALLE SPALLE, COME IL CODARDO QUALE SEI!" Loki non lo lascia continuare, muove il braccio e fende l’aria con una falce di ghiaccio diretta al palmo del Gauntlet. "Non mi pare di combattere contro il più onesto degli avversari" Scatta di lato, scarta un colpo, scinde il suo corpo in molteplici copie a circondare il nemico e ne deride il disorientamento. "E d'altronde, da me che ti potevi aspettare?" un paio di copie si lanciano su Malekith. Un movimento fluido della sciabola e cadono sul ponte tagliate a metà per svanire in un'ombra di fumo, senza che le altre copie smettano di schernirlo. Più Malekith li colpisce e più ridono, prima di scomparire.

Poi il Re di Svartalfheim incrocia la lama con il vero Loki, occhi negli occhi. Ed iniziano a combattere.

 

Thor si è rialzato in piedi e ha ripreso a respirare senza troppa fatica. Alza la mano a richiamare il Mjolnir senza distogliere lo sguardo dallo scontro tra Malekith e suo fratello.

Non si sottrae allo scontro diretto,  eppure cerca di risolverlo con pochi colpi: Schiva, muta la sua forma, si teletrasporta, punzecchia l’avversario costringendolo ad usare il Gauntlet.

Sta giocando d'astuzia, ma questo non rende lo scontro meno degno.

Non è il passo suicida con cui è andato incontro a Thanos. Quella si sta svelando alla vista di Thor è l’arte della magia piegata alla battaglia, senza nessuna mancanza di convinzione o motivazione.

Sentendosi orgoglioso di suo fratello come non mai, Thor stringe il Mjolnir in mano ma non lo usa: la sua vita è stata costellata dal trionfo, ora è giusto che Loki abbia la propria.

 

 

"TROLL, ALLA TUA DESTRA!" Steve non fa in tempo a spostarsi che viene caricato e lanciato per aria da un gigantesco Jotun che lo afferra per una gamba ed inizia a rotearlo, usandolo come clava per abbattere IronMan, lanciatosi in picchiata in suo soccorso. I due rotolano per terra fermandosi solo al limitare della scogliera, semisvenuti e avvinghiati. A pochi metri Hogun infilza un paio di avversari e poi si concede uno sguardo perplesso nella loro direzione.

"Saluta la nostra reputazione, Capitano" Sospira Tony, mentre Steve si puntella sui gomiti per alzarsi faticosamente: "Ho il vomito" annuncia ad un palmo di naso dalla faccia dell'altro.

IronMan riabbassa in fretta la visiera dell'elmo: "Tu sì che sai come mantenere l’atmosfera, eh?”

"Hey, voi due, devo trovarvi un lubrificante o tornate a combattere?" chiede Barton all'auricolare.

Steve piega la testa di lato: non ha capito.

 

 

"NOOO!" Thor è intervenuto nel momento in cui Loki sembrava più in difficoltà, quando la lama di Malekith gli era passata talmente vicina da aprirgli una riga scarlatta sul petto. Il movimento del Re di Svartalfheim è stato talmente veloce che non è riuscito ad anticiparlo: Si trova ancorato alla plancia del timone con la spalla trafitta ed immobilizzata dalla sciabola, e suo fratello dalla parte opposta, ostaggio sospeso a mezz'aria; sul dorso del Gauntlet brilla di nuovo la Gemma del Tempo.

"IDIOTA!" Ringhia Loki, i muscoli tesi nell'inutile sforzo di muoversi. "Devi sempre metterti in mezzo, eh? Devi sempre avere la tua larga fetta di gloria! Ce la stavo facendo da solo, STUPIDA TESTA VUOTA!"

Chiede perdono, più e più volte, mentre richiama a sé il Mjolnir caduto. Malekith gli sconsiglia di tentare un'ulteriore mossa: "Di te mi occuperò dopo. Riprenderemo dal punto in cui il tuo fratellino ci aveva interrotto" Torna a fissare Loki, lo fa avvicinare con un movimento della deita e gli stringe la gola nel Gauntlet: "Il tuo fratellino che oggi ha mire indiscutibilmente eroiche" schiocca le labbra e le piega in un sorriso sadico: anche la Gemma dell'Anima si è messa a brillare, il viso di Loki si sta scolorendo ed il corpo è percorso da un fremito: "Più o meno le stesse del giorno in cui ci siamo conosciuti" aggiunge.

"Taci..." il sibilo di Loki è quasi un gemito strozzato. Evita lo sguardo di Thor, di secondo in secondo sempre più consapevole, sempre più rabbuiato, sempre più addolorato.

"Perché lo sai, Thor, che noi ci conoscevamo già da tempo? Oh. Non gliel'avevi detto, Loki Laufeyson, che avevamo un accordo? Lui mi avrebbe fatto avere il Gauntlet - completo, ma tant'è - ed io avrei attaccato Asgard, ucciso te e tuo padre e dato a lui la possibilità di un gesto eroico per salvare il Regno e venire acclamato Re e Salvatore e portato in tripudio dalla folla”.

Thor stringe le dita attorno al Mjolnir. "È così? È la verità Loki?"

Lo vede ansimare nella stretta dell'Elfo Oscuro, e poi abbozzare un sorriso freddo e sostenere di non sapere: "Qualunque sia la mia risposta, Thor, temo che non potresti crederci. Non è così? Che io tenti di discolparmi o affermi di aver attentato nuovamente al trono, quale sarebbe la differenza?"

"Cerchi di sviarmi con parole ambigue ma non cadrò di nuovo nei tuoi tranelli. Non questa volta".

Lo sguardo verde resta fisso sul suo: "Spesso ci sono riuscito" continua "ma alla fine mi hai sempre scoperto. O io ho deciso di porre fine al gioco e palesarmi".

"IL TUO GIOCO SCONSIDERATO HA UCCISO NOSTRA MADRE!" Ruggisce Thor.

"Sì... la Regina Frigga... un delizioso fuori programma della mia sposa..."

Loki inizia a ridere, tra le due righe umide che gli solcano le guance. Ride talmente forte da sorprendere Malekith facendogli  perdere la concentrazione: "La tua sposa?" Le Gemme smettono di brillare per la breve frazione di un istante e la mano di Loki scatta sul suo polso. Poi l'alone dorato e quello smeraldo riprendono a pulsare immobilizzandolo di nuovo. Eppure non accenna a smettere di ridere: "La tua sposa, davvero?" Gli occhi verdi ora brillano, infossati sempre di più nel pallore spettrale del volto: "Spiacente di informarti della tua vedovanza."

"TU MENTI!"

"E allora dov'è ora?" La stretta aumenta: "Ho vendicato mia madre bagnandone la tomba con il sangue della tua sposa. E la mia donna, che ha cercato di uccidere, le ha staccato quel bel collo sottile con un solo colpo d'ascia."

Quando il ringhio di Malekith diventa un urlo feroce solo l'alone verde circonda il Gauntlet. Loki boccheggia, sgrana gli occhi, contrae il torso in uno spasmo crudele.

Thor non riesce a sopportarlo: sfila la sciabola dalla spalla stringendo i denti in un ringhio di dolore, richiama il Mjolnir e quando lo stringe tra le dita si lancia su Malekith sfidando l’energia nera che emana per padroneggiare il Gauntlet.

Malekith si volta per fronteggiarlo, ma deve allentare la presa sul prigioniero. È quello che Loki stava aspettando: si piega sulle ginocchia, afferra il braccio con entrambe le mani e lo tende verso il basso trovando gli occhi di Thor in un muto, implorante segnale.

Il Mjolnir cala con tutta forza sul braccio dell'Oscuro.

 

Quando Loki libera il Gauntlet dalla mano incastrata al suo interno, Malekith sta ancora urlando, aggrappato al moncherino sanguinante pece. Fissa Thor che tiene il Re di Svarlafheim sotto tiro con il Mjolnir con gli occhi scavati e le labbra ancora pallide: "Dallo Odino, dallo a Padre" geme porgendogli il Gauntlet "Ha anche le altre due gemme: Può spazzare via le armate nemiche con un solo gesto: Saprà come fare. Digli che, se è suo desiderio e può permettersi di avere ancora un briciolo di fiducia nei miei confronti, lo aiuterò ad usarlo per ricostruire il Bifrost". Thor prende il Gauntlet, lo soppesa e lo studia con lo sguardo, poi torna a fissare severamente Loki che deglutisce faticosamente "Non volevo tutto questo. Volevo solo …" Si massaggia la gola nervosamente, da come muove le labbra sembra avere la bocca secca: "Volevo solamente vincere. Solo una volta. Provare l'effetto della gloria sulla mia stessa pelle. L'ho sempre vista riflessa nei tuoi occhi, e ne son sempre stato solo accecato. Volevo essere io ad abbagliare tutti quanti, per una volta: ma a me non basta muovere il Mjolnir per vedere a terra i miei nemici. Rammenti cosa disse Padre quando te lo donò? Che una simile arma non era adatta a me, e tu mi deridesti facendomi notare che un tuo polso è grande quanto un mio braccio".

"E per la tua gloria personale avresti immolato tutta Asgard?"

"L'Avo di Malekith non ha sconfitto il Padre di Odino quando era giovane ed in forze e perfettamente in grado di maneggiare le Gemme. Come avrebbe potuto questo zotico" indica il nemico contorcersi dal dolore "riuscirci, con il Padre degli Dei e te come avversari? Ma avrei partecipato. Mi sarei distinto in battaglia, avrei strappato il Gauntlet dalla sua mano e l'avrei usato io stesso. Avrei vinto io, capisci? L'avrei sconfitto e avrei vinto per una volta, e avrei goduto i frutti del mio lavoro. Non come per il mio sciocco sacrificio su Midgard."

"Fu un sacrificio onorevole"

"Inutile: persi. Persi allora e perdo oggi" Getta uno sguardo al di là del ponte, tra il fumo della battaglia sottostante.

"E allora perché ora lo dai a me?"

La sua risposta è una piccola risata triste: "Perché a me la luce della gloria proprio non si addice". Si guardano a lungo, prima che un gemito rabbioso e prolungato sottolinei l'alzarsi di Malekith; Loki gli rivolge uno sguardo seccato: "E' ancora vivo" constata con aria stanca.

Il volto sfigurato dell'Oscuro è contratto dalla furia e dal dolore: recupera la sciabola e dichiara di non essere ancora finito.

Senza concedergli uno sguardo, Thor raccomanda a Loki di prestare attenzione: "Può essere ancora pericoloso, non sottovalutarlo".

"Come?"

"Vuoi la gloria? A te il nemico da combattere con le tue forze" Raccoglie l'elmo che è rotolato sino ai suoi piedi e glielo porge. Loki lo prende tra le dita senza smettere di fissarlo sorpreso. "E' la tua ultima possibilità. Fallisci questa volta, tradisci questa volta, ed io ti ucciderò".

Quando Loki si infila l'elmo, il suo sguardo perde lo sgomento e ritrova la determinazione e tra le dita si forma una cuspide di ghiaccio: "Questa volta, non tradirò."

Thor volta le spalle per andarsene mentre Malekith si lancia contro suo fratello.

 

La Gemma dello Spazio e la Gemma del Potere ritrovano da sole il loro spazio nel Gauntlet. Ad Odino non serve neppure impugnare Gungnir: un solo, fluido gesto della mano ed è come se i nemici superstiti si sfaldassero, bruciandosi in una veloce agonia e riempiendo l'aria di cenere.

Poi il pugno di Odino si chiude, e gli orli fumosi dei portali si rimarginano

 

Nei film, quando finisce una battaglia, il silenzio è riempito dalle epiche note degli ottoni della colonna sonora e dalle grida di giubilo dei guerrieri superstiti.

Nelle battaglie reali, invece, il secondo di silenzio viene subito rotto dai gemiti dei feriti e chi è in piedi spesso è talmente sfinito da cadere a terra a peso morto senza avere più la forza nemmeno di esultare.

Capita così anche questa volta. Appena capisco che è finita, mi accascio a sedere per terra. Accanto a me, dopo un breve urlo di giubilo con la lama alzata a brillare nel sole che fende le tenebre, Sif fa lo stesso. I capelli corti le sono attaccati alla fronte; beh, neppure io devo essere messa meglio. Si terge il sudore dalla bocca con una mano lercia, sputa per terra e poi sfila dall'armatura una fiaschetta di cuoio e la stappa con i denti. Fa per berla, ma si ferma e con un sorriso conciliante me la offre. Domando se sia alcolica: "La migliore acquavite dei sette regni" mi assicura.

Ringrazio, me la vuoto direttamente in gola: "Brucia come l'Inferno" esclamo restituendole la fiaschetta e strappandole un mezzo sorrisetto  mentre se la porta alle labbra.

Non ne esce neppure una goccia.

Mi incenerisce con lo sguardo.

Temo che la nostra tregua sia già finita.

 

Tradirai. E neppure tra troppo tempo. È la tua natura, la perpetua cancrena della tua anima.” Malekith sputa un fiotto di sangue, trafitto dalla sua stessa sciabola: Loki è stato abile e veloce, ha avuto una buona occasione per disarmarlo e colpirlo e non se l’è fatta scappare. Sovrasta l’Oscuro affondando la lama sino all’elsa, il fetore del nemico nelle narici da tanto gli è vicino: “Il mio corpo è maledetto, me lo leggi in viso, mezzo gigante. Ma la tua anima marcisce dentro di te, e ti infetterà la vita per sempre.”

Tossisce, tossisce di nuovo e uno schizzo di sangue ora brucia sulla guancia di Loki. Sfila la sciabola e colpisce il collo: la testa del Sovrano Oscuro di Svartalfheim rotola sul ponte inclinato, supera con un balzo la paratia e cade giù.

E per un attimo, un solo attimo, Loki si sente leggero.

 

“Fate largo, fate largo!”

È un mormorio che cresce tra la folla e cattura subito la mia attenzione. Finisco di stringere il laccio attorno alla gamba di Clint per fermare l’emorragia e mi alzo. Tra i soldati che si aprono in due schiere vedo passare Loki con gli occhi piantati a terra e Thor che regge per la treccia bianca la testa di Malekith: la alza in segno di vittoria ed i guerrieri esultano, e per un attimo le loro voci coprono il lamento dei feriti – meglio così, viste le bestemmie che lancia Clint.

Poi Thor appoggia la mano sulla spalla di Loki e lo incoraggia – anzi, no, lo spinge – verso Odino e  quando intercetto il suo sguardo stanco e triste e capisco con un tuffo al cuore che è a conoscenza di tutto.

“Sei stato tu ad uccidere il nemico, figlio mio?” Loki annuisce senza vigore “Di ciò il popolo di Asgard te ne è grato”.

“Padre!” esclama Thor, e la sua voce decisa smorza gli entusiasmi dei soldati.

Vedo Loki strizzare gli occhi e trattenere una smorfia, mordendosi le labbra pallide. Sembra stia cercando di articolare qualche parola, forse anticipare Thor e tentare un’arringa in sua difesa. Istintivamente muovo un passo nella sua direzione, ma una mano mi afferra la caviglia e mi trattiene: Abbasso lo sguardo su Natasha che scuote piano la testa., china a terra a sostenere la testa di Clint,

“Non posso lasciarlo solo” mormoro.

“Non puoi neppure fare l’Avvocato del Diavolo, al momento. Aspetta”.

 

Loki ha lo sguardo di suo fratello sulla schiena e dall’espressione capisco si senta morire: è talmente pallido da sembrare esangue.

 “Domandava di esserti di aiuto per la ricostruzione del Bifrost” afferma Thor.

“Puoi, davvero?”

“Che resti nella tua mano, Padre" si raccomanda facendosi avanti e fermando prontamente la mano del Re che sfilava il Gauntlet.

“Perché questa diffidenza?” L’occhio di Odino studia lo sguardo del figlio a lungo, prima di leggere la risposta che mai avrebbe voluto comprendere. Poi fissa Loki, atterrito, e lo chiama ad avvicinarsi: “Vieni qui. Mostrami il modo di ricostruire il Bifrost.”

 

Loki Laufeyson”.

Con voce atona rimarca il patronimico come nella prima udienza cui ho assistito. Ma quella volta Odino era sul suo trono dorato, sulla scalinata a simboleggiare la magnificenza e l'orgoglio arrogante di Asgard, e guardava il prigioniero in ceppi in ginocchio.

Ora è nel fango della battaglia appena terminata, l’occhio stanco alla stessa altezza di quelli assenti e rassegnati di Loki: “Figlio mio adottivo” Sorpreso da quelle parole, Loki stringe il labbro inferiore più forte tra i denti mentre attende la sentenza: “Traditore della tua stirpe e di quella che ti ha accolto. Hai disperso e recuperato le Gemme del Gauntlet. Invitato il nemico in questo Regno per poi ucciderlo. Tessitore Inganni, tranelli ed agguati per entrambe le fazioni. Eppure eroe di Asgard e giustiziere dell’Oscuro. Come puoi essere tutto questo in un’unica persona?”

E per la prima volta leggo lo smarrimento più completo nei suoi lucidi occhi verdi, e la sua risposta mi sembra la più sincera che gli sia mai sfuggita dalle labbra: “Non lo so”.

“Non posso non punirti per ciò che hai causato. Eppure non posso negare che questo sarebbe comunque accaduto” Odino sospira e pianta la lancia a terra. Poi si sfila il Gauntlet dandolo a Thor per massaggiarsi i polsi e le braccia dolenti: “Ci hai fatto pagare per la nostra cupidigia, per la nostra ingordigia e la nostra ipocrisia. Ma dubito che questo fosse il tuo reale intento. Non ci volevi punire, volevi solo elevare te stesso”.

“Nessuno può elevarsi al di sopra del Padre degli Dei!” esclama un soldato al mio fianco. Gli rifilo una gomitata alle costole che lo fa piegare in due e cadere a terra rantolando e gli rifilo un calcio in aggiuntiva.

“Quale punizione potrà mai essere adatta alla tua condotta?”

“Forse una l’ha già avuta” interviene Thor: “Madre è morta per causa sua, dubito che questo non gli causi rimorso. Sarebbe un mostro se così non fosse"

“Lo sono comunque”.

“Sì. Lo sei diventato, però: Io non ho salvato che un neonato innocente" afferma Odino "Ho cercato di essere un padre saggio, ho sbagliato e con entrambi, eppure sono qui. Nonostante i miei errori, nonostante gli orrori che ho creato – non mi nascondo più dietro atti di glorioso eroismo guerriero – sono ancora sulle mie gambe. Colei che non ha errato, con voi due, non cammina più su questa terra.”

C’è una lacrima che sfugge alle ciglia di Loki nonostante i suoi sforzi: riga la guancia sporca lasciando un solco: “L'esilio” sussurra.

“Cosa?”

“Esiliami, Padre. Non dovrai più temere i miei tradimenti né i miei inganni. Non sono mai appartenuto a questo popolo, non ha senso che continui a vivere tra le tue prigioni. Continuerei a tramare per evadere, e ci riuscirei. Non è questa la mia casa, forse non la è mai stata. Di sicuro non la è più".

Odino soppesa le parole di Loki abbassando lo sguardo ed annuisce. “E sia. Heimdall! Apri il Bifrost. Mio figlio ha deciso di percorrere il suo sentiero.”

 

Mentre Loki si volta e cammina claudicante verso il ponte strattono la gamba dalla presa di Natasha. Mi faccio largo tra la folla, quasi spintono via di peso Thor e raggiungo il suo fianco. Prendo il suo braccio e me lo passo attorno alle spalle, lui mi fissa completamente spiazzato: “Se devi iniziare un esilio, tanto vale che tu lo faccia con la sottoscritta. Non andrai tanto lontano in queste condizioni”.

“È una presa di posizione abbastanza netta, Addison. Non puoi, tu hai…

“Ciò che ho, al momento, è un metro di capelli in meno, un trombanemico sulla spalla e svariati traumi e contusioni”.

Camminiamo tra due ali di soldati che ci fissano ammutoliti. Passo accanto all’Hulk che ci fissa grattandosi la testa mentre Captain America gli accarezza la schiena sussurrando parole rassicuranti per calmarlo. Stark si è tolto l’elmo e mi fissa con le labbra schiuse, poi si volta verso Barton a terra e gli chiede i cinquanta dollari della scommessa, ricevendo un invito ad andarsene a quel paese.

C'è un messo sorriso, sul volto sporco di Natasha, mentre mi accompagna con lo sguardo.

Anch'io le sorrido di romando

Forse non ci sarà bisogno di sforzarsi a spiegare, a richiedere la loro fiducia di nuovo.

Mi conoscono, ormai. 

Mentre varchiamo il portale, Loki trova la mia mano, intreccia le dita e stringe forte: "Grazie" sussurra.

 

 

Ed è andata!

Siamo alle battute finali, halleluya! Questo è il penultimo capitolo: pubblicherò l’ultimo a metà settimana e l’epilogo il 1° Luglio, il giorno del mio compleanno!

Finalmente Malekith è morto, eppure Loki non può trovare pace – non potrà mai trovarla, in fondo. Diciamo che ho cercato un finale agrodolce, spero di esserci riuscita.

Io comunque non so davvero da che parte ringraziarvi, e non solo per l’affetto con cui coccolate questa storia, ma anche per ‘sopportare’ i miei scleri quotidiani su FB. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

Adie vi vuole bene e vi offre i suoi marshmallows annegati nella Vodka di Nat.

GRAZIE.

Vi lascio il mio AKS, è da un po’ che non lo sponsorizzavo: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos nel caso qualcuno abbia qualche domanda da fare.

 

Grazie di nuovo e alla prossima, se vorrete.

EC

 

PS:  Titolo tratto da ‘Blaze of Glory’ di Bon Jovi, citazione iniziale da “Tutto può succedere –Something’s gotta Give” ed è una battuta di Jack Nicholson.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** There's an Endless Story ***


The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

PART 7: Holdin'

 

Chapt 20:  There's an Endless Story

 

"Roads? Where we're going, we don't need roads."

 

"Siediti qui" mormoro accompagnando Loki sul bordo della vasca da bagno.

"Siedi tu, mi sembri messa peggio" Alzo la testa per guardarmi allo specchio: In effetti non ho mai avuto un aspetto tanto orribile; i miei capelli sono corti e arruffati, appiccicati dal sudore e coperti di polvere. Ho la tempia destra gonfia e livida, il sangue dal taglio scende incrostato lungo lo zigomo, la guancia ed il collo.

I lividi e le abrasioni non si contano, gli strappi nella tuta nemmeno ed il fianco sinistro ustionato brucia da morire. Per non parlare delle mani: quarantasei dollari di ricostruzione unghie buttati al vento.

"Hai ragione"Ammetto sedendomi sul bordo della vasca, di fianco a lui, quasi spostandolo con un colpo d'anca e rischiando di farlo scivolare giù dal bordo. Non riesco neppure a mettermi a ridere da quanto, improvvisamente, mi sento stanca.  Restiamo così, per qualche minuto, entrambi in silenzio con lo sguardo perso a terra, tra le piastrelle azzurre e gli specchietti - stickers a forma di animale con cui io e Nat abbiamo ornato il bagno dopo una sessione di bricolage alcolico.

È Loki a rompere per primo il silenzio: "Così questi sono i tuoi appartamenti".

"Appartamento, uno solo. Neppure tanto grande, ma luminoso. Mio e di Nat, con Barton come occupante abusivo"

"E una sola stanza da bagno?" Annuisco "Deplorevole"

"Già. Ma gli affitti sono molto cari a Manhattan"

"Davvero? Non l'avrei mai detto: troppo trafficata e troppo soggetta a scorribande di personaggi poco raccomandabili, quali uomini in tute di metallo e alieni belligeranti, per essere considerata una città appetibile."

Non posso trattenermi dal ridere. È una battuta stupida, niente di che, ne ho sentite di migliori da lui; ma è quello che mi serve. Inizio a ridere, e di gusto.

Rido a dispetto del dolore al fianco ustionato. Rido anche se non ho più capelli e sono coperta di sangue, fango e chissà che altra merda dalla testa ai piedi. Rido nonostante Loki sia bandito da Asgard, senza più una casa e allo sbaraglio.

E la cosa assurda è che sta ridendo anche lui. Ride e avvicina il viso al mio.

Ridiamo perché sì, e chissenefrega.

Per un attimo, un attimo solo voglio godermi la vittoria, e voglio farlo con lui.

Si ritrae per un istante quando il bacio preme sul taglio nel labbro inferiore, che riprende a sanguinare. Certo, siamo zozzi da far schifo e pure feriti, forse è il caso di fare dell'altro che pomiciare. Recupero un kleenex dalla postazione trucco e lo tampono delicatamente. Poi faccio scorrere l'acqua nella vasca ed inizio a togliermi i brandelli della tuta che ho addosso. Trovo il disinfettante, squittisco con le lacrime agli occhi mentre lo passo sulle ferite - Loki non fa una piega quando disinfetto le sue - e scivolo nell'acqua calda invitandolo a seguirmi.

Si spoglia e prende posto nella vasca con me, appoggiando la schiena al mio petto e abbandonando la testa sulla mia spalla con i muscoli che perdono a poco a poco la tensione. Il respiro si fa più calmo, così come il battito del cuore sotto le mie dita. Chiude gli occhi e dopo qualche minuto mi accorgo che si è addormentato, sfinito.

Quasi due metri di semidio infilato in una vasca da bagno di un metro e mezzo. È quasi tenero.

Ne approfitterò per fargli uno shampoo.

 

Clint si sveglia quasi di soprassalto e porta subito una mano al volto per togliersi la maschera dell'ossigeno e gettarla di lato. Rinuncia ad alzarsi quando una la pressione di una mano sul petto lo fa stendere di nuovo: Natasha ha i capelli ancora umidi, legati dietro alla nuca, gli occhi stanchi e gonfi, un livido sulla mandibola ed braccio al collo: "Non c'è fretta, stai calmo."

"Dove siamo?"

"Base Manhattan, reparto infermeria. Ti hanno dovuto ricucire la gamba, avevi un bel taglio profondo, e farti una trasfusione di sangue. Ti senti meglio?"

"Un po' stordito."

"Probabilmente hai un po’ di febbre" Natasha appoggia il dorso della mano libera sulla fronte e Clint socchiude gli occhi: è fresca, sulla sua pelle i piccoli calli nelle dita sono un tocco famigliare e rasserenante.

"E tu?"

Alza il braccio fasciato: "Polso slogato e due dita fratturate, una costola incrinata ed un bernoccolo grosso come l'Himalaya. Ho avuto di peggio."

"Gli altri?"

“Thor è un po’ ammaccato e ha una spalla bucata, ma ha preferito le cure di Asgard ed è rimasto su là, che con il casino che c’è è suo dovere restarci. Banner è stremato ma tutto sommato sta bene, Cap ha uno strappo muscolare in un gluteo; dovevi vedere la scena: paramedici ambosessi che litigavano per applicargli la pomata al Ketoprofene, c’era più gente ad assistere alla sua risonanza magnetica che alla finale del Superbowl. Insomma, quello messo peggio è Stark, che ha fatto un commento sui capelli di Lady Sif dopo essersi tolto l'armatura. Una ginocchiata nei testicoli davvero esemplare: Cap è quasi svenuto per empatia e l'Hulk si è messo a piangere. Povera Pepper."

"Povero Stark, piuttosto!"

"Se l'è andata a cercare."

"Nessuno si merita un calcio nei coglioni da Xena! È in rianimazione, adesso?"

"Tranquillo, è già tornato alla Stark Tower con la coda e una borsa del ghiaccio tra le gambe.”

Clint annuisce e muove il collo per stiracchiarsi i muscoli: "Ed Addison?"

"Le ho telefonato prima. È a casa."

"...sola?"

Il modo lei piega la testa in avanti e distoglie lo sguardo è una risposta abbastanza eloquente. Clint impreca forte: "E tu la lasci fare?"

"È adulta e vaccinata"

"Ed in compagnia di uno dei nostri peggiori nemici! Sinceramente, Natasha, non capisco cosa ti fermi dal correre a casa e fargli saltare la testa a quel -"

"Non sono così ipocrita da negare di essere stata considerata diversamente: Un mostro che uccide una bambina innocente, un'assassina implacabile, un pericolo per la pubblica sicurezza che non si fa remore ad incendiare un ospedale e a lanciare bombe tra i civili inermi. Non ero questo, nel radar dello S.H.I.E.L.D.?"

"Tu sei diversa".

"Siamo tutti diversi " mormora "Ora"

"Se tornassi indietro non rifaresti tutto quello"

"Assolutamente. Ma, vedendo come è andata a finire, sono abbastanza sicura che le scelte di Loki sarebbero ben diverse".

Clint si arrende, lascia cadere la testa sul cuscino e si massaggia il viso con una mano: "Ed ora cosa dovremmo fare? Far finta che nulla sia accaduto, magari dargli anche una pacca sulla spalla ed invitarlo a guardare - che ne so - Spartacus con noi?"

"Non dire stronzate, Barton" Si è seduta sul bordo del letto e lo fissa con la fronte corrugata: "Semplicemente, lasceremo che le cose seguano il loro corso. E quando si molleranno - presto o tardi succederà - io e Hill porteremo Adie ad annegare i suoi dispiaceri nell'alcool in un qualche locale di SoHo mentre tu e gli altri organizzerete un toga party da Stark per festeggiare l'evento".

"Tanta birra e partita di Call of Duty live Avengers Action?

Natasha alza le spalle: "Sentivo Pepper dire che vorrebbe rinnovare l’arredamento della villa a Malibù. Quindi perché no?"

"Sai che, messa così, non è neppure tanto brutta come prospettiva?"

 

Al di là del vetro il sole lancia un ultimo raggio aranciato prima di scivolare dietro al tetto di fronte. Le dita di Jane tamburellano sul davanzale, non ha detto una parola da quando è arrivata la comunicazione radio ad Hill che la battaglia di Asgard è stata vinta e le condizioni dei Vendicatori tornati. Ha atteso notizie su Thor, e quando è stato confermato che si trovava ancora su Asgard - sano e salvo - Jane si è chiusa in un silenzio meditativo.

L'infermiera entra con un medico per visitare Darcy e chiede cortesemente di uscire dalla stanza.

Nel corridoio ci sono soltanto loro.

Maria Hill è una persona estremamente selettiva sulla scelta a chi rivolgere una parola confidenziale. Anche se, alla fine, la dottoressa Foster non le è completamente estranea - gira una foto di Las Vegas in le alza la zip del vestito di Elvis con i denti- considerarla un'amica le è piuttosto difficile e non sa esattamente cosa dire davanti alla sua espressione delusa e pensierosa; eppure è anche imbarazzante sedere fianco a fianco in silenzio. Dovrebbero gioire, che sono tornati tutti e tutti più o meno interi: Sarebbe stato più facile se Jane fosse saltata in piedi starnazzando come una cheerleader ordinando da bere per tutti che il conto l'avrebbe saldato il suo futuro suocero.

Fissando una macchia d'umidità sul controsoffitto vaglia le ipotesi con cui spezzare il silenzio: non è un asso nelle relazioni interpersonali - era un soldato, non una spia! - e le uniche due cose che le vengono in mente sono di chiederle il numero di Darcy e di che misura sono gli anfibi che indossa.

"Caffè?" Oh, meno male che Jane l'ha anticipata; sembra addirittura essersi ripresa un po'. Non può far altro che accettare.

 

"Dici che Asgard sarà ridotta in macerie?" Jane fissa il fondo del suo caffè come se potesse leggerci una previsione e lei non può che alzare le spalle: "Il danneggiamento di un'area urbana dipende molto dalla struttura degli edifici, dalla lottizzazione e dalla densità demografia, oltre che dalla presenza o meno di vie di fuga per veivoli nemici abbattuti."

La bocca di Jane si storce in una smorfia: "Uhm. Allora non credo che se la caveranno solo con una riasfaltatina della via principale. Anche se pare ci siano abituati, a queste cose. Eh già. Sono abituati ad essere sempre sull'orlo della guerra, in bilico tra un attacco alieno ed un litigio familiare, ed entrambe le eventualità creano gli stessi danni."

"Se rifletti è praticamente quello che succede nella vita di tutti i giorni, anche qui" Risponde gettando il bicchiere ormai vuoto senza controllare il fondo - lei le risposte le estrapola dalle persone con le buone o con le cattive, non dai rimasugli del caffè - per poi infilare un paio di monete nella macchinetta delle merendine e picchiettare l'indice sul vetro indecisa su cosa prendere: "elevato al loro livello, ovviamente."

"Che è ben più alto del nostro."

Seleziona un pacchetto di barrette al caramello e le raccoglie nel bocchettone: "Beh, sì"

"Fuori dalla nostra portata."

"Non è detto. Credo dipenda molto dalle capacità personali e al valore che si reputa giusto dare. Se ne vale davvero la pena..."

"Appunto. Ne vale la pena?" Jane si sfrega gli occhi e sospira: "Questa è decisamente una bella domanda".

 

 

"Tony?"

La luce tremula del caminetto illumina appena il salotto. Pepper si guarda attorno e quando sente un mugolio provenire dall'angolo più buio, quello in prossimità della chaise longue, si avvicina alla parete per cercare l'interruttore della luce.

"No. Per favore." L'espressione di Pepper si fa preoccupata e Tony si affretta a tranquillizzarla: "Sto bene, non sono sfigurato né altro. Solo che vedo ancora a pallini e mi fa male la luce troppo intensa. Succede sempre quando ricevo forti traumi scrotali".

"Oh" Non sembra essersi particolarmente tranquillizzata, ma almeno ha una spiegazione logica e lei fa molto affidamento alle spiegazioni logiche, quando ci sono. Si avvicina e si siede per terra, le gambe lunghe incrociate sul tappeto bianco, e cerca con la mano la guancia di Tony. La trova e l'accarezza, sorride quando le bacia il palmo: c'è, è lì. Sa di bagnoschiuma al muschio bianco e di dopobarba: se è stato in grado di farsi una doccia ed aggiustarsi il pizzetto significa che è in buono stato fisico, e questo basta. Le deve bastare, almeno "È la mossa segreta e fatale del nemico? Calci nelle palle?" scherza, strappandogli uno sbuffo.

"Farai meno la spiritosa stanotte, quando per sedurmi tutta la collezione di Victoria's Secret sarà inutile."

"Di solito quando fai il difficile mi infilo il completo da Ironette e tutto passa"

"Tesoro, questa volta non ci riusciresti nemmeno vestita da C-3PO."

Pepper ritira la mano: "Direi che è il caso di preoccuparsi, se inizi ad avere gli stessi gusti della tua armatura".

Tony si puntella sui gomiti e si mette faticosamente a sedere, borbotta qualcosa sul fatto che il ghiaccio si sia ormai sciolto e getta via un sacchetto. Poi la prende per mano e la guida a sedersi a fianco: "Eri preoccupata?" Lei annuisce "Come sempre?"

"Quando cambi dimensione lo sono un po' più"

"Ti ci abituerai?"

Dopo un istante di silenzio la vede sospirare e scuotere la testa: "Mi dispiace"

"E perché? Sono io che devo chiederti scusa. Sei una donna fantastica, la persona più in gamba che io conosca, e per colpa mia sei costretta a fare la principessina che attende nella torre il ritorno del prode cavaliere in armatura. Letteralmente."

Pepper si lascia sfuggire uno sbuffo divertito: "Sono la Principessina CEO della Torre..."

"...hai il 12%."

"Sino al 18 Maggio. Poi avrò il 50%."

"Stai già entrando nel ruolo della moglie. Uff, dovevo prevederlo. Comunque:" L'ultima volta che Tony era serio in quel modo lei si è ritrovata un diamante all'anulare sinistro: "Quello che voglio dire è che è un ruolo che non ti si addice."

No. No. Non è il discorso che vuole sentire per nessuna ragione al mondo. Deglutisce e prende un bel respiro per cercare di mantenere la calma "Non è il mio solo ruolo qua dentro, Signor Stark. Non sono solo la tua principessina che scruta malinconicamente l’orizzonte. Devo ammettere che vivo con l'ansia di non vederti tornare, ma se è questo il prezzo da pagare per stare con te lo accetto. Comunque."

"Hai paura di restare senza di me?"

"Certo che ne ho! Ho paura di vivere senza di te, ma in un modo o nell'altro! Ma non è questo che mi può fermare. Starei male, mi sentirei morire, mi mancheresti in ogni singolo secondo di tutta la mia vita. Sarebbe una cosa che mi distruggerebbe, ma non mi ucciderebbe. Non mi fermerei, mai."

"È quello che mi aspettavo dicessi, sai?" Tony ha le mani tra le sue e le stringe forte: "Non ti avrei chiesto di diventare mia moglie se fossi un briciolo diversa da come sei. Ed è per questo" Tony fa una pausa, prende un bel respiro, scrolla la tesa come per togliersi un pensiero fastidioso: "Che voglio il pacchetto completo."

"...cosa?"

"Sì, il pacchetto completo. Io, tu e... oddio. Io, te e hai capito cos'altro intendo."

"Cielo, Tony, dimmi che non stai programmando di portare tutti i ragazzi a vivere nella Tower come hai detto quella volta che ti sei scolato un Irish Coffee con doppia aspirina..."

"Ma certo che no!" Tony piega la testa di lato: "Beh, sì, a dire il vero. Ma affronteremo questo argomento a tempo debito. Voglio dire-"

"Tony... sei sicuro di non aver preso anche qualche colpo in testa? Perché sino alla scorsa settimana-"

"Ascoltami: odio l'idea di lasciare un orfano - seppur ricco e infinitamente intelligente - al mondo, ma anche nel caso io non tornassi avrebbe una madre speciale, la migliore possibile: in grado di difenderlo e di impedirgli di fare cazzate, ma anche di ridere con lui ed insegnargli ad usare una mazza da baseball, che sia per colpire una palla o il cranio farcito di uno scienziato posseduto. Sarebbe comunque felice. E non perché ci sono o non ci sono io. Ma perché ci saresti tu, comunque." Ora Pepper ha un nodo in gola ed un sorriso che non può essere trattenuto "Io darò il meglio, te lo giuro. Farò in modo di essere un genitore esemplare, in tutte le declinazioni che questa definizione comporta. Voglio il pacchetto completo, Pep. Tu lo vuoi ancora?"

"Sarei una madre molto impegnata..."

"Beh, non c'è problema! Prenderò un calco dei tuoi seni e farò costruire due tette artificiali, poi mi infilerò una parrucca e quando tu non potrai allattarlo lo farò io" Pepper scoppia a ridere. Una risata forte, di gusto, che le esce dal cuore e le illumina il viso. "Che c'è? L'ho visto fare in un film! Però per il parto ci pensi te vero?" Tony la bacia e lei scivola lungo la chaise longue attirandolo a sé. "Però tesoro non è che possiamo fare un'altra sera? Perché io avrei un piccolo problema idraulico..."

 

 

Le tende sono aperte e la luce entra fastidiosa ferendomi gli occhi. Anche voltandomi non riesco ad evitarla.

Odio svegliarmi con il sole diretto.

Che poi, se il sole è diretto significa che non è esattamente prima mattina. Piuttosto primo pomeriggio.

Devo andare alla base, oggi?

No. Per contratto sono esente dal presentarmi all'appello prima di ventiquattrore da una battaglia intergalattica.

Sì, perché c'è stata una battaglia intergalattica. Ho l'acido lattico sin nelle gengive.

Che poi, quand'è che son venuta a letto? Non ricordo neppure tanto bene come si è svolta la serata. Mi scosto una ciocca di capelli fastidiosamente incagliata nella canotta e mi gratto la testa.

Dunque: Io e Loki - alla faccia del sonno pesante, sta addirittura russando - abbiamo fatto il bagno. Niente sesso, eravamo a pezzi: tanto shampoo, balsamo, olio di argan e bagnoschiuma. Cose che rientrerebbero sotto la definizione di coccole, se il suo prodigarsi in carezze e carinerie nei miei confronti non fosse stato solo per distrarmi mentre stregava il rasoio elettrico di Clint. Poi abbiamo mangiato due porzioni dei cannelloni surgelati e sono quasi certa di non essere neppure riuscita a scaldarli tanto bene nel microonde.

Dato che non ricordo tanto altro - mannaggia a questi capelli, quando non li passo con la piastra svolazzano da tutte le parti - probabilmente devo essermi addormentata con la faccia dentro il piatto.

Altra ciocca davanti alla faccia. La getto dietro alla testa con un gesto rabbioso. Odio quando sembra che abbiano vita propria.

No. Aspetta.

I capelli.

Allungo il collo verso lo specchio.

 

"LokiLokiLokiLOKI!" Lo scrollo e risponde con un gemito, prima di voltarsi dall'altro lato ed affondare la faccia tra i cuscini. Continuo a scuoterlo finché non ottengo un singhiozzo come risposta: "Guardami, guardami!"

Apre gli occhi di un millimetro: "Fatto" brontola riaffondando la faccia nei cuscini.

"No, non hai capito. GUARDA ME E I MIEI CAPELLI."

Riapre un occhio. Lo richiude. "Fatto"

Mi afferro le ciocche e glielo agito sul viso: "Sono lunghi!"

Sbadiglia, si puntella sui gomiti, si alza, ringhia, ricade prono, sbuffa e geme: "Ti lamentavi in modo insopportabile ieri sera. Il solo pensiero di svegliarmi stamattina e sopportare un tale strazio mi faceva rivoltare lo stomaco."

Resto a bocca aperta: "Me li hai allungati tu?"

Apre le mani e mi lancia uno sguardo eloquente: "E chi altri?"

"Non ci credo."

"Fai pure."

"No è un modo di dire" Mi alzo e mi ammiro allo specchio: Sfiorano la vita, così folti e fluenti che quando muovo la testa si riempiono di riflessi ondulati  come nelle pubblicità: "Non so davvero come ringraziarti."

"Lasciandomi dormire?"

"Toglimi una curiosità."

"Devo?"

"Se sai allungare i capelli... perché non l'hai fatto con Sif quando l’hai rapata?"

Loki si volta supino e si strofina la faccia, semiseduto tra i cuscini e la testiera del letto: ha gli occhi ancora gonfi e chiusi, ma il suo solito sorrisetto stronzo trionfa sulle labbra sottili.

Ed improvvisamente i muscoli non mi fanno più tanto male. Gattono sulle lenzuola, lui che si stropiccia gli occhi con una mano e con l’altra muove l’indice a fare ‘no no’. 

Continuo a muovermi felina sino a raggiungere il suo viso. Sotto il lenzuolo le mie dita trovano la pelle di Loki. Senza nessun vestito, pronto all’uso.

Sorride contro la mia bocca, ruota sul fianco e mi ritrovo bloccata tra lui ed il materasso.

Decisamente pronto all’uso.

 

“Oh, buongiorno Steve!” La voce di Beth, nonostante lo sguardo radioso, tradisce una punta di sarcasmo: “Temevo di aver perso un ottimo cliente, è da qualche giorno che non ti fai vivo”.

Steve abbozza un sorriso di rimando ed uno sguardo colpevole, avvicinandosi al bancone dove la ragazza sta passando il lavasciuga con eccessiva, nervosa insistenza, mentre dietro a lui Bruce e Jane si dirigono direttamente verso la vetrinetta dei dolci con un accenno di saluto: “Ti chiedo scusa, sono stato fuori città per lavoro e…”

“...e ti sei fatto male. Zoppichi vistosamente, strappo muscolare?” Steve annuisce e poi fa un cenno noncurante con la mano, come se fosse una sciocchezza: “Mi raccomando, mettici molto ghiaccio. Dovresti farlo vedere da uno specialista.”

“Oh, è già stato visto. Da più di una persona, a dire il vero.”

“Come hai fatto, se posso chiedere?”

Davanti alla titubanza del Capitano interviene Banner: “Giocando a football" suggerisce con un sorriso complice: "Una partitella tra amici. Voleva fare il superuomo e saltare il riscaldamento ma… beh, anche lui ha una certa età, no?” Steve gli lancia un’occhiata di ringraziamento, Beth annuisce e sorride dolce: “Dovresti davvero prestare attenzione, è un attimo farsi male, di solito i movimenti più banali provocano dolori fortissimi. Mio zio Bill, per esempio, resta sempre bloccato con il collo quando si volta per controllare che le mucche non stiano scappando dal recinto.” Banner e Jane annuiscono, le sopracciglia alzate e l’aria fintamente interessata e un po' interdetta, poi tornano a concentrarsi sui dolci. La cameriera fa segno a Steve di avvicinarsi: “Ma non stava con la ragazzina castana che mi ha dato il tuo numero?”

“Ragazzina? Intendi Addison? Oh, no. Addison ha… come dire, altri gusti.”

“Oh!”

“No, non quei gusti. Purtroppo no, visto il soggetto a cui è interessata.”

“Oh. Capisco.”

“E… comunque neppure loro due stanno insieme. Sono solo…” Banner dice qualcosa sulla torta ai mirtilli e Jane ride. “…colleghi.”

“C’è molta intesa tra loro, per essere solo colleghi.”

Jane sta spiegando qualcosa che contiene le parole 'particelle postulate', 'gravitoni' e 'spettroscopio' e Banner, dall'espressione folgorata, aggiunge all'elenco anche una 'eccitazione collisionale' che a Steve suona piuttosto ambigua: “In effetti… Ma comunque no. Lei sta con… con un uhm, un percussionista.”

“Oh, davvero? Di un gruppo rock?”

"Beh, fa molto rumore...” Ora Jane espone entusiasta una teoria sul mezzo interstellare indicando la fetta di cheesecake nella vetrina come perfetto esempio di struttura particellare denso stratificata. Lo sguardo di Bruce brilla.

“Puoi scusarmi un attimo? Vado ad evitare la terza guerra cosmica..."

“Che?"

 

Il cielo pomeridiano è decisamente nuvoloso. Probabilmente pioverà, anche se il vento è meno freddo dei giorni scorsi.

New York ha ricominciato a ripopolarsi, dalla Tv accesa del salotto il telecronista della NBC rassicura che ci sarà la festa di Capodanno a Times Square, nello sfondo il gran daffare organizzativo degli operai che sgomberano le strade dalla neve, montano il palco e le attrezzature.

Nel vedermi con la ciotola piena di pezzetti di succulenta carne cruda Morrigan gracchia di approvazione dal suo trespolo, prima di tuffare il becco ed ingozzarsi con gusto senza darmi il tempo di sistemare la ciotola "Accidenti, quanto siamo affamati, eh?" le dico lisciandole le piume con le dita.

"Credo sia ora di andare" Loki è comparso dal bagno nel completo nero elegante che è la sua tenuta midgardiana e mi fissa indeciso dalla soglia della porta, i graffi sul viso quasi scomparsi ed i capelli pettinati accuratamente all'indietro "I tuoi coinquilini avranno intenzione di tornare, non apprezzerebbero trovarmi qui."

Annuisco, e chiedendogli di attendere un attimo vado in camera e ritorno con un pacchettino grigio. Quando glielo porgo mi restituisce un'occhiata sorpresa, prima di prenderlo ed aprirlo con cautela.

La sciarpa verde e oro di Hermés è piegata con cura nella scatola di cartoncino, Loki la solleva con delicatezza srotolandola morbidamente, gli occhi di un verde acceso e brillante: quella che ha sulle spalle svanisce nel nero del cappotto. "L'ho vista qualche tempo fa in una vetrina, ho pensato fosse sufficientemente elegante per te" spiego. Abbozza un sorriso, è evidente che gli piace da come saggia la seta passandola tra le dita prima di infilarsela al collo. Mi avvicino e gliela aggiusto tra il risvolto della camicia ed il bordo della giacca, annodandogliela morbidamente: "Puoi portarla in tanti modi. Metterla doppia e fare il nodo a cappio oppure arrotolarla o anche semplicemente sulle spalle" spiego: "L'importante è che non la stringi troppo, va portata allentata."

Annuisce appena e porta le mani sulle mie a fermarle sul petto. Si china per baciarmi e sussurra un grazie: "Anche se nel posto in cui andrò l'eleganza non sarà necessaria".

"Tu sei elegante anche quando non vuoi esserlo" ammetto strappandogli una risatina.

"Questa è adulazione, GreyRaven. Deduco che tu stia cercando di motivarmi a restare."

Scuoto la testa: "Non ti fermerò e non ti intralcerò. L'ultima volta che l'ho fatto ho innescato una catena di eventi decisamente negativa."

"Appunto, sono lieto abbia imparato la lezione: farsi i fatti propri è importante".

"Ma se tu volessi restare non ti butterei fuori casa, ecco."

"Lo farebbe la tua amica"

"Naah. Ti gonfierebbe di botte."

"Diciamo che ci proverebbe" Lo abbraccio e Loki ricambia la stretta, un bacio sulla guancia ed il respiro tiepido sulla pelle del collo a riempirmi di brividi: "Anch'io ho un dono per te" Si scioglie dall'abbraccio e lascia scivolare le mani lungo le mie braccia arretrando di un paio di passi. Gli è ritornato il sorrisetto sornione: "Ma non te lo darò ora".

"Al nostro prossimo incontro, allora?"

"Vuoi che ti prometta il mio ritorno?"

"Ssssht" Gli appoggio un dito sulle labbra "Non è necessario. Sono convinta che ci rivedremo, un giorno o l'altro, per un motivo o l'altro. Spero solo che saranno momenti piacevoli come questi che abbiamo appena trascorso."

Sorride e mi bacia di nuovo: lo saranno. È una muta promessa e questa la accetto e la terrò ben presente. Chiudo gli occhi e stampare nella memoria la pressione delle sue labbra sottili, il suo tepore, il profumo della sua pelle e la consistenza del suo abbraccio.

Li riapro solo quando non avverto più la sua presenza nella stanza.

C’è silenzio, neppure Morrigan gracchia più.

 

 

"... quindi la metrica del wormhole era semplicemente..."

"...ma l'incertezza della teoria si basa sulla possibilità che i wormhole di Lorentz siano.."

"Ragazzi! Allora io vado perché..."

"Esatto! E se uno spaziotempo di Minowski ..."

"... un supposto wormhole formato da un buco nero risulterebbe sormontabile, ma in una sola direzione, potendo contenere un wormhole di Schwarzschild!"

"... ho un appuntamento con Beth, finalmente, e la porterò a cena a..."

"... i neutrini presenti nella materia esotica però..."

"...che compenserebbero il decadimento dei muoni che..."

"ALLORA, CIAO!"

Bruce e Jane si voltano di scatto, occhi sgranati ed espressione ma sei ancora qui, tu?

"Buona serata!" salutano all'unisono, prima di rituffarsi tra neutrini, protoni, gusci di materie esotiche e nomi stranieri di buchi neri. Steve sospira, alza le spalle e sospira un teso "non mancherò" prima di avviarsi verso l'ascensore.

 

 

"È davvero estremamente affascinante" conclude Bruce appoggiandosi contro il tavolo il mobile bar della Lounge.

Jane asserisce soddisfatta. È tutto il giorno che discutono di calcoli e teorie, che spiega sperimentazioni e formulano ipotesi. È quasi incredibile come si possa essere a proprio agio con una persona nonostante la si conosca da così poco. E così in sintonia, soprattutto: erano arrivati a finire l'uno le frasi dell'altro in un solo, brevissimo pomeriggio di discussione.

Prima di rendersene realmente conto, Jane si scopre a domandarsi come possa essere passare la propria vita al fianco di un uomo con cui condividere lo stesso, smisurato interesse.

Qualcuno con cui non essere mai a corto di argomenti, o con cui parlare liberamente di una scoperta o di uno studio senza dover rispiegare il Big Bang ogni volta. Qualcuno che quando si espone una teoria è capace di discuterla, approvarla o criticarla.

Qualcuno che capisce di non doverti importunare quando sei concentrata sul tuo lavoro e che non chieda, per passare insieme la vita, di lasciare tutto e seguirlo in un'altra dimensione sacrificando non solo lavoro ed affetti, ma la cosa più preziosa ed importante: sé stessi.

Bruce gira attorno al bancone, riempie il bollitore d'acqua ed inserisce la spina nella presa: "Tisana?"

"Sì, grazie." Ecco, anche il silenzio è leggero: quando Thor non parla è perché la sua mente è pervasa dall'angoscia o dalla tristezza; Banner invece ha l'aria incredibilmente serena, mentre recupera due tazze ed apre la confezione di tisane. Jane si avvicina al bancone ed appoggia i gomiti, studiando le bustine colorate: "Uhm, non saprei quale scegliere. Quale mi consigli?"

"Dipende dai gusti e dalle proprietà. La mia preferita è con Malva e Verbena: è estremamente rilassante. Questa al Tarassaco invece è disintossicante: in genere la faccio bere di nascosto a Stark quando si presenta in laboratorio dopo una sbronza. Menta e Calendula tonificano, invece."

Sceglie una bustina a caso e se la porta davanti agli occhi: "...E al finocchio?"

"È drenante. Ma ad occhio e croce non ne hai molto bisogno".

"Oh!" Jane sente le guance riscaldarsi. "Siamo passati ai complimenti, dottor Banner?"

Anche lui è arrossito: "Una semplice constatazione, dottoressa Foster"

"Quando abbiamo ricominciato a darci del lei?"

"Uhm... appena dopo la mia constatazione. Credo sia stato una reazione automatica per mantenere una certa distanza".

"Dovremmo?" Non si è quasi resa conto di averlo chiesto. È stata una cosa irrazionalmente spontanea. Dovrebbe abbozzare un sorriso, sdrammatizzare con una battuta, e scegliere la sua bustina di tisana.

Spera almeno che sia Bruce a farlo, visto che lei sembra paralizzata. Ma lui schiude appena le labbra per rispondere, resta un secondo indeciso, e poi semplicemente appoggia le mani sul bancone e si piega per avvicinare il viso al suo.

Jane si sorprende a fare lo stesso.

E poi una cascata colorata colpisce fragorosamente il terrazzino della Lounge.

 

Thor abbozza un sorriso, mentre la voce di J.A.R.V.I.S. saluta il suo ritorno e la lastra di vetro d'entrata scorre: "Perdona il ritardo, Jane, ma la mia presenza era indispensabile". L'abbraccia e la solleva, scambiando il suo sgomento confuso e colpevole per inaspettata sorpresa: "Non volevo angustiarti".

"Non... non fa niente".

Banner dissimula l’imbarazzo versando l'acqua calda nella tazza e mettendo in infusione la bustina di Malva e Verbena.

"No, non è vero che non importa. So quanto possa essere gravoso per te, e mi dispiace di non non poter sottrarmi miei doveri quanto vorrei. Ma sono tornato. Te l'ho promesso che sarei tornato sempre da te, no?"

Malva e Verbena non sono mai abbastanza. Meglio aggiungere una seconda bustina. Banner prende la tazza, saluta con un cenno e prende la via della porta. Quando sente Thor sussurrare: "Io tornerò sempre da te, Jane" seguito dal silenzio di un bacio, torna indietro e si prende tutto il bollitore. Avrà bisogno di tanta Malva e Verbena.

 

Tre mandate, la porta che si apre ed i tacchi di Natasha sul pavimento del salotto. La incontro appena fuori dal corridoio: "Hey".

"Hey, accidenti, bei capelli!" saluta.

"Coiffeur Loki, chez toi à l'apres midi. Non preoccuparti, se n'è andato"

Alza le maniche del piumino beige e spegne i Morsi di Vipera: "Allora di questi non ce ne sarà bisogno."

"Clint?"

"Sta meglio, lo dimetteranno domani. Dovrà stare con la gamba ferma per un po', quindi per qualche giorno sarà un simpatico complemento d'arredo casalingo, tipo il plaid sul divano." Spiega con leggerezza. Si avvicina a Morrigan e la saluta, grattandole il dorso: "E tu?"

"Qualche dolorino sparso qua e là, ma niente di che. Il peggio è passato"

"...e sospetto anche quale sia stata la cura" aggiunge con un sorrisetto sornione. "Spero che almeno ti sia grato per quello che hai fatto per lui. Hai avuto un bel coraggio - e una certa dose di stupidità - per mostrare così apertamente il tuo appoggio".

Alzo le spalle, non so che dire e non ho idea se sospetto che questo sai l'inizio di una ramanzina. Ma invece di continuare e rincarare la dose, Natasha resta in silenzio, negli occhi la stanchezza serena di chi ha accettato e deposto le armi: "Idee per la cena?"

"Mario's ha riaperto. Ci facciamo portare due pizze?"

"Volentieri." Smette di grattare Morrigan e si stiracchia le spalle: "E come vi siete lasciati?"

"Che ognuno prende la sua strada. Ma ad essere sincera, non ho idea se questo sia stato un addio o meno: Cioè, le parole non sono state d'addio ma con Loki non si può mai dire. E' tutta un'incognita, e a me va benissimo così: dico sempre che la routine smorza la passione" Recupero il cellulare e cerco in rubrica il numero di Mario's: "Per me una con pepperoni, doppio formaggio e bacon. Tu?" Alzo gli occhi solo per trovarmi i suoi ad un centimetro: "Ci soffrirai da morire" sibila.

So a cosa si stia riferendo, ma dissimulo con un sorriso tirato ed un: "In genere la digerisco senza problemi".

"Ma se c'è qualcuno qua dentro che può comprendere la possibilità di un affetto per un essere considerato spregevole, folle ed irrecuperabile, quella sono io. Sarebbe ipocrita da parte mia farti una ramanzina infinita o provare ad ostacolarti: non lo farò. Solo che quando ti spezzerà il cuore, giuro su ciò che ho più caro - cioè la tua testa e quella di Clint - che lo prenderò a calci finché non sputerà gli asgardiani testicoli dal naso".

"Tecnicamente Loki non è asgardiano."

"Giusto. Lo prenderò a calci finché non sputerà i criotesticoli jotun dal naso".

"Molto meglio. Dicevamo: la tua pizza?"

"Formaggio, Salsiccia, peperone piccante, carciofi, cipolla e funghi."

Certo che si capisce quando Nat dorme sola la notte. Sto per comporre il numero ma lei mi ferma, lo sguardo minacciosamente serio: "E che questa sia l'ultima volta".

L'ultima volta di cosa? Che prendo pubblicamente le difese di Loki? Che lo porto a casa? Che non faccio trovare la cena pronta?

"Non possiamo più permetterci un'abbuffata simile. Pepper ci ucciderà se non saremo damigelle perfettamente in forma."

 

===============================================================

 

E siamo all’ultimo capitolo!

Che, pensate sia finita? C’è ancora l’Epilogo! Un altro piccolo sforzo!

Questo capitolo era una panoramica di tutti i personaggi nelle ore successive alla Battaglia di Asgard… ma c’è ancora un matrimonio in ballo!

Quindi, rimando i ringraziamenti finali a Lunedì 1° Luglio.

Sappiate solo che sono estremamente grata a tutti. Adie può essere considerata una MarySue senza arte né parte, una piaga nel chiulo, ma è la mia ‘bimba’ e sono contenta che, quando la lascio uscire, incontri tanti compagni di giochi.

E come dicevo un po’ di tempo fa sul mio profilo FB, TS non è solo la storia d’ammmmoreh tra Loki ed un OC, ma è anche una storia di amicizia, la storia di un lavoro di squadra, e la storia di diverse introspezioni personali e di svariate coppie.

Vedere che è stata così apprezzata mi ha fatto un piacere immenso.

Vi lascio come sempre il mio ASK, casomai qualcuno avesse qualche curiosità, domanda o solo per fare quattro chiacchiere: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Grazie, Grazie, Grazie.

Vostra,

EC

 

PS:  Titolo tratto da ‘Underneath Your Clothes’ di Shakira e citazione iniziale di ‘Ritorno al Futuro parte I’

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Epilogo ***


 

The Seventh:Winter

 

 

EPILOGO

 

I kept the right ones out

And let the wrong ones in

Had an angel of mercy

To see me through all my sins

 

 

Da quando gli era stato diagnosticato un principio di Sindrome da Burnout, pochi giorni dopo Asgard, Clint aveva iniziato a prestare molta attenzione alla cura contro lo stress

Aveva iniziato a far yoga con Bruce - cioè, iniziato, aveva solo preso un paio di lezioni da lui prima di rendersi conto di quanto fosse dannatamente noioso -  mangiava leggero prima di dormire per non compromettere le ore di sonno e aveva dimezzato la caffeina.

Aveva anche cambiato la suoneria della sveglia: non più Feuer Frei! dei Rammstein, ma su consiglio sempre di Banner - uno che di stress ne capiva più di stimati e plurilaureati psichiatri - aveva scelto l'Adagio dell'Estate di Vivaldi.

Alle ore 10:30 del mattino del 18 Maggio 2013, le prime note dell'Adagio avevano iniziato a diffondersi dolcemente la camera da letto dell'Hotel Hilton di Malibu, California.

Clint aveva calcolato l'orario della sveglia alla perfezione: non meno di nove ore di sonno ed in perfetto orario per prepararsi con calma, comprendendo il tempo necessario per un'eventuale rotolatina tra le lenzuola di buongiorno, una doccetta rivitalizzante per due ed una bella colazione fragrante sul terrazzino della camera.

Lo stress l'avrebbe lasciato tutto agli sposi. Per lui e Natasha sarebbe stata solo una piccola vacanza, una parentesi rilassante tra le incombenze lavorative.

"Mmmm... buongiorno..." Natasha si muove morbida tra le lenzuola e si strofina un occhio sbadigliando apertamente. Si stiracchia e poi lascia cadere il braccio sul suo petto e ci appoggia la testa: "Dormito bene?"

"Altroché"

"E svegliato di buon umore?"

"Vogliamo verificare?" Ha già una mano sotto la canotta scura ed una sua gamba già attorno alla vita. Le labbra sono quasi sul collo quando...

PUM! PUM! PUUMMM!

"Dimmi che è solo il servizio in camera un po' rumoroso del solito..."

PUM! PUM! PUUMMM!

"NAAAAT!!! NAAAAAAAAATAAASSHAAAAA! LA MIA PIASTRA PER I CAPELLI!"

"Sai cosa c'è di bello? Che in tutto il mondo ci si sente come a casa."

There were times in my life

When I was goin' insane

Tryin' to walk through the pain

 

 

Da come è ancora spaparanzato sul letto sfatto Thor non pare avere la minima intenzione di alzarsi. Si aggiusta pigramente un cuscino dietro la schiena e batte il palmo della mano sul materasso per invitarla a tornare tra le lenzuola: "Devi ancora istruirmi sulle usanze nuziali di Midgard".

"Sono già in ritardo per l'Usanza Numero Uno: quella in cui le damigelle - specialmente quella d'onore - aiutano la sposa a prepararsi, a calmarsi e a tenere sotto controllo sua madre prima delle nozze. Dovevo essere nella suite di Pepper un'ora fa." Trova la scatola delle scarpe e la appoggia come promemoria sul letto: "Usanza Numero Due: anche i testimoni dello sposo dovrebbero alzarsi" Si siede dandogli le spalle ed apre la confezione di collant, arrotolandoli per infilarli nel piede. Lo sente muoversi sul materasso e poi le sue mani callose posarsi sulle spalle e le labbra sfiorarle il collo e la nuca. Thor si stende di nuovo, al suo fianco, gli occhi limpidi e azzurri ad accarezzarla: "Altre usanze più dilettevoli?"

"Non saprei... c'è la cerimonia..."

"...anche su Asgard"

"E poi il ricevimento, che è la stessa cosa del banchetto, ma senza cinghiali sul girarrosto e scazzottate".

La risata di Thor è fragorosa: "Solo una volta sono stato testimone - e partecipante, a dire il vero - di una rissa ad un banchetto di nozze. Fandral fu accusato di aver attentato alla virtù della sposa. Si scoprì essere una burla di Loki".

"Spero non ti offenda se esprimo il mio sollievo che tuo fratello non sia invitato."

"No, no. Ben comprendo" sospira baciandole la gamba non ancora coperta dal velo di nylon: "Altre nozioni?"

"Uhm, non saprei: si balla, si fanno un sacco di foto, si taglia la torta. Poi la sposa lancia il bouquet e..." Intercetta lo sguardo dubbioso e come d'abitudine si ferma a spiegare: "I fiori, Thor, il mazzo di fiori che porta la sposa. Le ragazze non ancora sposate si radunano e la sposa lo lancia voltata di spalle: quella che lo prende, si dice, si sposerà entro l'anno".

"Oh davvero?" Ora i suoi occhi brillano e Jane si sente improvvisamente a disagio, un peso ormai famigliare che torna ad opprimerle lo stomaco: "Magari potresti prenderlo tu"

"Non sono brava ad afferrare le cose al volo".

Thor intreccia le dita alle sue, togliendole dall'orlo arrotolato della calza che sta infilando e se le porta alla bocca per baciarle: "Chi può mai dirlo, magari con un po' di fortuna..."

Il peso sullo stomaco aumenta e Jane fa quasi fatica a deglutire davanti a quello sguardo chiaro. È finalmente sereno, innamorato,soddisfatto dopo una notte d'amore. La guarda come se fosse la cosa più preziosa al mondo e non vede l'ora che sia al suo fianco - l'ha ripetuto più e più volte negli ultimi mesi. Le ha promesso la lunga vita che la Gemma del Tempo può darle, la corona di Regina in futuro, il suo braccio per l'eternità.

Le ha giurato che farà di tutto per renderla felice di essere al suo fianco, in un posto che lei non riuscirà mai a chiamare casa, ma non ne dubita che farà tutto ciò che è in suo potere per tener fede alla promessa.

Il problema è che non sarà mai abbastanza. Jane non potrà mai essere felice di essere solo una sposa ed una madre: lei vuole anche altro. Ed è quel qualcos'altro che Thor - innamorato, sereno, bellissimo, protettivo, ma così lontano dalla sua mentalità e dai suoi bisogni - non può mai darle.

Così, quando il discorso cade sul futuro cerca di sviarlo suggerendo di vivere il presente, giorno per giorno, ed il resto si vedrà strada facendo.

E lui lo accetta, le sorride, dice di comprendere. E dopo poco ricomincia a parlare di 'Quando vivremo insieme ad Asgard'. Lo da per scontato, Thor, che il suo amore le farà dimenticare tutto ciò per cui ha vissuto sino ad ora. Che lo seguirà ciecamente, che accetterà di vivere in mezzo ad un popolo con cui non ha nulla da condividere.

L'entusiasmo degli inizi dura poco nelle storie d'amore; il vivere quotidiano, quando si è così diversi, è una lenta agonia dei sentimenti.

Thor non lo merita. Lei non lo merita.

Però non riesce a recidere quel filo sottile che li tiene uniti. Non riesce ad essere schietta e sincera come suo solito. Non riesce a ferire quello sguardo adorante che le rivolge in quel momento.

Perciò ricaccia indietro il magone e sussurra solo un "Vedremo", prima di sfilare la mano dalla sua e finire di infilarsi i collant: "Ora devo andare, sono in ritardo".

 

When I lost my grip

And I hit the floor

Yeah, I thought I could leave

But couldn't get out the door

I was so sick n' tired of livin' a lie

I was wishing that I would die

 

 

È riuscita a scappare dalle grinfie di Pierre - il miglior makeup artist e hair stylist di tutta la California - e a chiudersi un attimo nel bagno della suite, lasciandosi alle spalle il chiacchiericcio vivace delle damigelle, gli attimi di panico di sua madre e sua sorella e Pierre che dichiarava Jane sua prossima vittima: "Damigella d'Onore, vieni un po' qui a farmi vedere cosa possiamo fare per quei capelli. Cielo, teso-oro, hai mai sentito parlare di olio di argan e cura delle doppie punte? Fossi tu la sposa ti avrei preso a morsi!"

Rovista nella tasca interna del Beauty-Case e quando trova la confezione di cartoncino bianca e rosa la apre e prima di leggere le istruzioni le viene da ridere: Trentasei anni ed è al suo primo test di gravidanza, si sente quasi sciocca ad essere impacciata con quello stick in mano.

Mannaggia a lei quando aveva annunciato il ritardo a Tony!

Esiliato a Villa Stark, che vedere la sposa prima delle nozze era considerato da sua madre al pari di un reato federale, le aveva già inviato quattro messaggi, un mazzo dei rose enorme, un peluche a forma di Koala con il piccolo aggrappato alla schiena - il panico era serpeggiato tra le damigelle, e solo la mano veloce di Natasha aveva evitato che sua madre trovasse il pupazzo e andasse in escandescenze - e una scatola di cioccolatini rigorosamente senza liquore - e per questo snobbati da Maria, Natasha ed Addison ma sbafati da una Jane in evidente crisi emotiva.

"PEPPER! Che fai li dentro? Non stai bene?"

"Signora Potts, un po' di privacy!" esorta Addison. Riceve in risposta una dettagliata spiegazione sul perché Pepper non si intrattenga mai a lungo in bagno e sulle condizioni dell'attività della sua flora intestinale.

Se non stesse attendendo l'esito dello stick sarebbe già scappata dal cornicione.

Una riga, negativo.

Due righe, positivo.

Oh, ecco, c'è già un'ombra. Pepper ha già il cellulare in mano.

 

"Negativo, tesoro"

"Rendimi il Koala"

"Il test di ovulazione però è positivo"

"Lo sapevo. Dovrò fare le ore piccole stanotte. Devo sempre far tutto io, da quando la mia assistente mi ha dato il ben servito".

"Non biasimarla: le è stata fatta un'offerta irrinunciabile."

"È vero anche questo. Sono comunque sicuro che sia gratificante questa sua nuova mansione. Mi ha detto un uccellino che tra un paio d'ore riceverà una nuova promozione. Sa se è vero?"

"Io non la chiamerei promozione. Piuttosto firmerà un nuovo contratto."

"Giusto, Miss-Ancora-Per-Poco-Potts. Ora mi scusi ma devo andare, ho un incontro tra un paio d'ore e questa volta mi è stato chiesto di evitare i ritardi da diva. Spero capisca e non si offenda."

"Affatto. Anche io ho un incontro importante da un paio d'ore. Ma tarderò un pochino, come da tradizione."

 

It's amazing

With the blink of an eye

You finally see the light

 

 

"Nat, mi si vede il tatuaggio?"

"Per come ti sei fatta aggiustare la scollatura sulla schiena, Adie, ora ti si vedono anche le mutande."

Controllo allo specchio torcendo il collo; da quando mi sono fatta rimuovere le cicatrici, in effetti, sto esagerando un po’ troppo con le scollature: "Oh cavolo, è vero. Forse è un po' troppo profonda. Vabbé, niente mutandine" Ignoro lo strillo indignato di Mrs Potts mentre mi sistemo e poi ricontrollo: "Ora si vede la riga delle chiappe quando mi siedo, però".

Natasha mi rassicura: "Ho della pelle finta in camera, di quella che uso durante le missioni di copertura. Vado a prendertela e te la sistemo appena all'inizio. Non si noterà nulla."

"Avrò un fondoschiena senza spartiacque?"

"Perché avevi intenzione di mostrarlo a qualcuno?"

"Beh... all'occasione..."

"Oh, smettila! Che da quando ti vedi con tu-sai-chi non esci con nessun altro!"

"Ma magari era l'occasione giusta per ricominciare!" sospiro abbattuta mentre Nat esce dalla porta.

Finalmente truccata e pettinata, Jane mi affianca allo specchio per sistemarsi il vestito: "Lo spacco della gonna me lo ricordavo meno alto" nota con una punta di disagio.

Alzo le spalle: "L'abbiamo fatto modificare. Per come era messo prima la fondina nella giarrettiera non si sarebbe vista".

"...e perché dovrebbe vedersi una pistola attaccata alla coscia?"

"Come rassicurazione che Stark non si tiri indietro all'altare. Se lo vediamo tentennare spostiamo leggermente lo spacco, così " spiego piegando appena la gonna dietro alla giarrettiera: "E facciamo vedere che non gli conviene. Oh, su, non fare quella faccia! È una Browning Baby, ha solo quattro colpi!"

 

Oh...It's amazing

When the moment arrives

That you know you'll be alright

 

Che non ci sarebbe stato bisogno di mostrare la Browning Baby l'abbiamo capito appena Pepper è entrata: se sino ad un secondo prima Tony, in fila con i suoi testimoni, si stava comportando come al solito - tartassare Steve con un milione di domande su Beth rossa come un peperone in terza fila, minacciare Rhodey di disarmargli Iron Patriot ("Avrei dovuto innescare l'autodistruzione solo per il nome che gli avete dato! Iron Patriot! Che Di che vi fate al Pentagono per tirare fuori abomini come questo?"), proporre a Bruce un giro d'erba ed istruire Thor a riguardo e pianificare la prossima partita a C.O.D. con Clint, il tutto come sempre contemporaneamente - al momento in cui è partita la marca nuziale e la nipotina di Pepper ha preceduto la sposa spargendo petali di rose sul tappeto rosso, la sua faccia è cambiata radicalmente:

Impeccabile, felice, emozionato addirittura, ha accolto Pepper con gli occhi che brillavano, commentando che il 50% se lo stesse guadagnato tutto e meritandosi un buffetto sulla guancia fatto con il bouquet di tulipani e rose.

 

"Guardi... guardi Maria, Professore. Cielo, che bomba sexy che è dentro a quel vestito. E che schiena..." Happy Hogan si morde il labbro inferiore: Selvig solleva un sopracciglio e si allontana leggermente di lato: "Uh sì... e come si scosta lo spacco sulla gamba... e che gamba! Oh oh oh... mi sta guardando, ha visto? Pare che non sempre Quello che accade a Las Vegas resti a Las Vegas..."

Qualcuno che gli tocca la spalla e cattura con la coda dell'occhio il viso di Darcy sporgere dalla fila posteriore di sedie: "Non per frantumare i tuoi sogni, ma dubito che si ubriachi così tanto come a Las Vegas. E per inciso, sta guardando me."

"...Ah."

"Già."

 

Yeah...It's amazing

And I'm saying a prayer

For the desperate hearts tonight

 

 

Forse l'essenza dell’amore è riassunta nell'incisione interna degli anelli di Tony e Pepper: Tu mi completi.

O la Complicità dell’occhiolino di Darcy a Hill.

Ancora potrebbe essere l'ultima tartina al basilico e aceto balsamico che Natasha conquista a modo suo al buffet, e che porta a Clint sapendo che è la sua preferita: Premura.

Può essere Malinconia, quella che vedo nello sguardo di Bruce: un’occhiata bassa al calice mezzo vuoto ed una a Pepper e Tony che aprono le danze, prima che un’ubriachissima Mrs Potts lo sequestri e se lo trascini in pista a ballare un claudicante guancia-a-guancia.

Gioia: Beth che prende la mano di Steve invitandolo a ballare e lui che la segue come se non aspettasse altro al mondo.

Oppure è il Riguardo con cui Thor aggiusta con cura la stola sulle spalle di Jane, quando uno soffio di vento fresco la fa rabbrividire mentre siamo tavola.

In questo momento per me è la piccola rosa di ghiaccio che è comparsa accanto al mio bicchiere. Un cristallo di rocca finemente intarsiato, una miniatura perfetta e preziosa nel suo essere così effimera: la sfioro ed inizia a sciogliersi velocemente.

Eppure c'è, ed era lì per me, l’alone scuro nella tovaglia ne è la prova.

"Scusate ragazzi" mi congedo alzandomi da tavola. Intercetto lo sguardo di Thor ed un suo mezzo sorriso: non gli deve essere scappata quell'apparizione furtiva: "Faccio due passi per digerire."

"Oh, vengo anche io che magari nel parco non si sente che..."

"NO. Tu stai qui, Clint. Qui, con me. Digerisci piano e nascondendoti nel tovagliolo come fai quasi sempre".

"Oh Nat ma non posso..."

"No. No. Non dicevi che volevi passare più tempo con me?"

"Eh ma..."

"Un'altra fetta di torta, mangiala, è deliziosa. Poi andremo a ballare e se mi pesterai le Loboutin ti riempirò di lividi".

 

That one last shot's a Permanent Vacation

And how high can you fly with broken wings

Life's a journey, not a destination

And I just can't tell just what tomorrow brings...yeah

 

Sfilo i sandali e li prendo in mano prima di abbandonare il sentiero di pietre lisce e camminare a piedi nudi nell’erba umida. Loki è una sagoma nell’angolo più buio e fresco del parco: alla mia vista dorata non sfugge il suo completo nero e la sciarpa di Hermés appoggiata alle spalle.

“Avrei voluto portarti un pezzo di torta” esordisco mentre mi avvicino “Ma l’ha finita tutta Clint”

“Insolente ed indelicato" commenta, e non mi lascia il tempo di aggiungere altro: mi stringe con urgenza e mi bacia con foga, cerca la mia pelle ed il mio respiro, il mio profumo: “Ti ho riconosciuto da lontano, a prima vista” sussurra con voce roca: “Nessuno aveva così poca stoffa addosso. Dovrei iniziare ad essere geloso?”

Sorrido contro le sue labbra, le mani a far saltare i bottoni della camicia bianca e a slacciare la cintura. È qui, è questione di un attimo fuggente, l’occasione che non va sprecata, è Passione.

Se i baci di Loki sono falsi tanto quanto le sue parole, allora è un attore perfetto, che non riesco a fare a meno – neppure io, così cinica e razionale – di cogliere il sapore del desiderio, quello più istintivo ed irrazionale da essere quasi bestiale.

È qui anche per me, ma non solo per me, e l’ho capito a mie spese. Cosa sarà venuto a cercare, per quale motivo sarà arrivato sulla Terra?

Decido di non farmi domande, di non farmele mai, di godermi solo le sue dita fresche sciogliere la chiusura del vestito e l’intensificarsi del suo respiro quando lascio scorrere mie sul suo petto e scendere sotto la sua cintura.

You have to learn to crawl

Before you learn to walk

But I just couldn't listen

To all that righteous talk...oh yeah

 

 

"Ma che diamine...?"

"Oh, aspetta, aspetta! È pelle finta, un attimo e la tolgo"

"CHE COSA? Ma che schifo, Addison! Si può sapere che ci fa quella ... quella cosa proprio lì?"

"Troppa poca stoffa..."

I was out on the street

Just tryin' to survive

Scratchin' to stay alive

 

 

"Hai danzato?"

"Uhmmm?" alzo la testa dal suo petto: mi stavo appisolando e neppure me ne rendevo conto.

"Ti ho chiesto se hai danzato. O nei banchetti midgardiani i musici fanno solo presenza?" Mi alzo sulle ginocchia e mi riassetto la scollatura del vestito: "Sì, si balla, ma sono una schiappa nei lenti."

Anche Loki si mette a sedere ed inizia a riabbottonarsi la camicia, una smorfia di disapprovazione a constatare quattro bottoni saltati: "Questo ritmo non mi pare molto lento".

Tendo le orecchie: Oddio, chi è stato così idiota da mettere su Gangnam Style? "Hill compirà una carneficina, detesta questa canzone".

"Effettivamente è abbastanza irritante".

Il dj fa un annuncio al microfono che non capisco, ma dal movimento e dagli schiamazzi intuisco si tratti del lancio del bouquet; spiego brevemente di che si tratta a Loki e mi domanda se desideri partecipare.

"Assolutamente. Non mi metto a farmi tirare i capelli da un nugolo di galline infoiate. E se la vista non mi inganna" Scosto il cespuglio dietro cui ci siamo infrattati e strizzo gli occhi a guardare meglio i tavoli in lontananza "Anche Natasha se l'è data a gambe levate. Preferisco stare un po' qui, se non ti spiace."

Loki abbozza un piccolo sorriso mentre si sistema la cravatta: "No, non mi spiace".

It's amazing

With the blink of an eye

You finally see the light

 

Il bouquet di Pepper è volato sopra la testa di mezza dozzina di donne, ha sfiorato le mani di Beth ed è praticamente precipitato in faccia a Jane, che non ha potuto far altro che prenderlo al volo e massaggiarsi il naso.

Applauso e musica sono partiti nello stesso minuto. Thor si è alzato in piedi ridendo fragorosamente, ha tirato una gran pacca alla schiena di Selvig causandogli un'apnea per poi svuotare il calice in un sorso e fracassarlo a terra chiedendone un altro. Steve ha riaccolto Beth alzando le spalle con un sorriso divertito: "Sarà per la prossima volta. Credo che tanto non sarà fra molto tempo" e Bruce ha fermato un cameriere chiedendo una tisana alla Malva e Verbena, mentre Clint alza la tovaglia per informare Natasha, nascosta sotto al tavolo, del cessato pericolo. Di Darcy e la Hill nessuna traccia, almeno.

Rossa come un peperone, Jane scappa dalla pista con il bouquet in mano mentre Tony commenta l'avvenimento con il microfono e Pepper cerca di farlo scendere dal palco.

 

"Aspetta, ti prego, fermati!" Thor riesce ad afferrarle la mano. "Ti chiedo perdono per il mio comportamento, è stata una reazione spontanea. Non pensavo te la prendessi così. È  solo che sono lieto che tu abbia preso i fiori, così noi..."

Jane guarda il bouquet, lo lascia cadere a terra con uno sbuffo esasperato e poi si mette le mani nei capelli dandogli le spalle. Disorientato, Thor si china a terra per raccoglierlo: "Mi spiace, davvero, avrei dovuto contenermi. Ma è tale la mia gioia per questo segno, che non ho potuto farne a meno. Tu non lo sei?"

"No"Jane si è voltata, ha gli occhi umidi e le braccia non sono tese verso lui, a riprendersi il mazzo di fiori che le porge.

"No?" Lei scuote la testa: "Sono stato forse inopportuno? Non sono avvezzo alle vostre usanze, su Asgard..."

"No. Semplicemente, no. Ecco tutto".

"Comprendo, hai bisogno di più tempo per abituarti a costumi diversi. E' normale, anch'io mi trovo in difficoltà con le vostre. Non c'è fretta, hai ragione. Sarai mia sposa appena sarai pronta."

"Potrei non sentirmi mai pronta. Potrei non voler lasciare tutto ciò che ho, il mio lavoro, le mie ricerche e seguirti. Hai idea di cosa sacrificherei? La mia vita, Thor. È questo che vuoi?"

"E non preferiresti viverla con me? Dicevi che Asgard ti piaceva, che era affascinante. La ricostruzione procede veloce, una volta ultimata sarà ancora più bella di prima. Te lo giuro, ti renderò una sposa felice. E madre, anche: riempiremo il Palazzo con le risate dei nostri figli. Non mi credi?"

"Credo che farai tutto ciò che potrai per non farmi mancare nulla. Dal tuo punto di vista" Ha alzato gli occhi da terra e gli ha rivolto uno sguardo triste: "Ma sono certa che non mi basterà. Ci renderemo la vita impossibile, e questo non è giusto per entrambi"

"Come può non renderti felice questa prospettiva? Ogni donna sognerebbe..."

"Ogni donna di Asgard, Thor. Ma io non lo sono" A Jane pizzica la gola e si riempiono gli occhi di lacrime. Un battito di ciglia e sono libere di correre giù le guance. "Forse se i nostri mondi erano separati c'era un motivo".

 

Oh...It's amazing

When the moment arrives

That you know you'll be alright

 

 

"Oh, ma guardatelo, il possente Thor! Ridotto ad una larva lacrimante da una mortale!"

"Non è il momento di infierire, fratello" risponde sfregandosi velocemente il viso con il dorso della mano senza alzarsi dalla panchina di legno sul quale si è rifugiato "Prenditi la soddisfazione di questa penosa vista e vattene".

"Oh, me ne sto andando, non temere. E questa non è l'unica soddisfazione che mi sono preso" Loki ridacchia e prosegue per il sentiero buio del parco: "Aaahhh! Che serata magnifica!"

 

Yeah...It's amazing

And I'm saying a prayer

For the desperate hearts tonight

 

"Re Amon, Sovrano del Limbo degli Inferi"

Nel suo mantello scuro risponde chinando il capo in segno di rispetto: "Odino, Padre degli dei e Re di Asgard, permettimi di ringraziarviper avermi concesso quest'udienza".

"Non vi era ragione alcuna per negarvela. Prego, sedete" con un cenno lo invita al lato opposto del tavolo intarsiato, poi batte le mani a richiedere del vino ad un servitore.

"Non per me. Senza offesa Maestà, ma la mia natura demoniaca non mi permette di degustare il vostro vino. Così come il nostro non sarebbe di vostro gradimento".

"Nessuna offesa" Il servo arriva svelto e riempie il calice del Padre degli Dei "Solo mi rammarico di non potervelo offrire. La mia povera moglie ne sarebbe desolata, l'attenzione per l'ospitalità le era molto cara."

"Mia moglie invece mi striglierebbe per non essermi informato prima dei gusti dell'ospite." Un piccolo sorriso mesto stende le rughe di Odino ed Amon getta uno sguardo attorno: "È impressionante la velocità della ricostruzione della capitale. Anche questo Palazzo sta risorgendo dalle sue ceneri meravigliosamente. Sarà più sfarzoso di prima, indubbiamente."

"È desiderio di mio figlio Thor che lo sia. Con una promessa sposa che viene da un altro mondo è ansioso di non farle mancare nulla, quando arriverà qui. Ma ditemi, Re Amon, a cosa debbo l'onore di questa visita".

Amon si accomoda meglio sulla sedia di legno accarezzandone i braccioli: "Alla mie preoccupazioni." sospira. "Come ben sapete, il Limbo non è che un piccolo, sottile regno tra gli Inferi e la dimensione dei vivi. Un cuscinetto, possiamo dire così, tra legioni di demoni ed anime in pena e milioni di vite innocenti. È una responsabilità molto grande governarlo, quasi quanto essere il Padre degli Dei. Ed una delle mie preoccupazioni principali è il fragile equilibrio che regola le casate Infernali: la maggior parte dei demoni è di indole prettamente belligerante e le alleanze sono sempre sull'orlo di fallire, a volte basta un'occhiata intesa male e si scatena una guerra. Per tale motivo, è a me necessario avere qualcosa di più di una semplice armata per fronteggiare l'eventualità non troppo remota di un'invasione o di una guerra. A noi occorre un deterrente, qualcosa da impugnare in modo che venga riconosciuto il nostro giusto peso all'interno della nostra dimensione. Qualcosa in prestito, ovviamente, anzi: qualcosa che noi custodiremmo al posto di Asgard e che eviterebbe a noi uno scontro, e a voi di essere bersaglio di una futura invasione come già successo. L'avete detto detto anche voi, Maestà: Thor ha intenzione di portare la sua bella a vivere qui su Asgard, di sposarla e con ogni probabilità di avere un nugolo di piccoli principi. La cautela non è mai troppa, quando si ha una famiglia da proteggere. Senza contare che certi oggetti è saggio tenerli fuori dalla portata degli infanti."

"La vostra offerta è solo questa? La promessa di una semplice custodia del Gauntlet?"

"Il Gauntlet? Intero? Oh no, Maestà, sarebbe inutile e quantomeno rischioso. Se cadesse nelle mani sbagliate ed aprisse un portale, si può ben immaginare quali atrocità potrebbero uscire dal mondo dei Morti e riversarsi in quello dei Vivi. Tempo e Potere, poi, non hanno effetti nella mia dimensione ed anche la Realtà è estremamente effimera e di plagiare la Mente non mi interessa granché. Solo un cosa è importante, e la mia offerta si basa su quella." Re Amon schiocca le dita e l'alfiere che l'accompagna di fa avanti, in mano un cuscino di velluto celato da un rettangolo di stoffa rosso cupo che fa scivolare via.

C'è una perla bianca, grossa quanto una noce, che brilla di luce propria. Sotto la superficie screziata sembra addensarsi del fumo opalescente.

"Quello che io vi propongo, Maestà, è un equo scambio: la preziosa Gemma dell'Anima, in cambio di un'Anima a voi molto preziosa".

 

The desperate hearts

Desperate hearts

Really wanna see what I can give what I got

 

 

Nelle regioni artiche di Midgard la primavera tarda. Il vento che soffia impetuoso, anche se meno gelido e meno forte di quanto lo ricordasse, ha spostato la neve e levigato il paesaggio.

Loki riconosce a stento il luogo della battaglia, e se non fosse per il richiamo del sangue probabilmente non avrebbe mai individuato il corpo di Angrboda nella sua tomba di ghiaccio sotto metri di neve.

Rivolge il palmo della mano sinistra in alto e la solleva leggermente: il ghiaccio freme e si crepa, qualcosa si muove sotto la superficie e lentamente il corpo del gigante riemerge.

È un mostro, e Loki prova lo stesso identico disgusto di quando l'ha visto la prima volta, così come l'isterica e macabra gioia di averlo ucciso.

Un cenno della mano destra ed il cadavere si appoggia sulla neve. Ci si avvicina, si inghinoccia al suo fianco e lo annusa: nessun odore di putridume. Ottimo pensa, sfoderando un pugnale.    

Gli jotun hanno un processo di decomposizione molto lento, di alcune centinaia di anni in certi casi, dettato dalla loro natura di ghiaccio. Ed i loro corpi, per quanto possano essere disgustosi, posseggono invero importanti peculiarità magiche. Gli occhi e le viscere, per esempio, sono un'ottima base per incanti divinatori. Polmoni utilissimi per incantesimi di protezione. La pelle resistente, una volta conciata, è pratica per tanti usi.

Infine, Loki incide lo sterno e lo apre: al suo interno, nella cavità lasciata vuota dai polmoni e resa nera dal sangue rappreso, ne estrae il cuore.

Ecco la vera curiosità: il cuore di uno jotun, grosso più della sua mano: lo rigira tra le dita studiandolo e poi lo pulisce strofinandolo sulla neve. Come motore di quel gigantesco corpo, deve essere anche il centro delle peculiarità magiche. Eppure nessuno l'ha mai studiato: forse perché nessuno si è mai preso la briga di domandarsi se davvero un jotun possedesse cuore.

Mentre forma una scorza di ghiaccio attorno per proteggerlo, Loki si scopre curioso di scoprirne tutti i segreti.

Desperate hearts

Really wanna see what I can give what I got

 

==========================================================

The very end, my friends! E ci siamo arrivati in fondo anche questa volta!

OK: un paio di spiegazioni. Ho lasciato la fine volutamente 'in sospeso' anche se non prevedo di scrivere un threequel. Abbbbbashta!

Però, visto che non prevedevo di scrivere un sequel nemmeno dopo TS, mai dire mai e ho infilato tre o quattro cosucce che potrebbero venirmi buone in un eventuale (ma, davvero, non prometto nullah) TS:III.

Al momento lasciamo Adie e Loki lì, belli sospesi tra il mazzuolarsi e l'amarsi, Pepper e Tony impegnati nel concepimento dell'Erede di casa Stark, Thor e Jane a tiramollarsi e Banner a MalvaVerbenizzarsi e gli altri a tubare come piccioncini armati.

Dopo il finale 'tragico' di TS, ho optato per uno leggero, in cui l'Happy Ending fosse reale: in fondo, un po' di normalità se la meritano pure loro...

C'è solo una cosa che ho lasciato davvero in sospeso: Gli Inside Jokes del Capitolo 8. A dire la verità volevo fare un video dove li spiegavo... ma dopo 5/6 tentativi ho rinunciato per mancanza di videogenia palese. Quindi, gli Inside Jokes sono pubblicati QUI, sul mio Tumblr: http://www.tumblr.com/blog/evilcassy.

Come sempre, se avete qualche domanda e del tempo da perdere, il mio ask invece è: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.

 

Ed ora arriviamo ai ringraziamenti *si schiarisce la voce*:

Innanzitutto, ringrazio CHIUNQUE sia entrato in questa saga e abbia letto anche solo un capitolo. Ringrazio anche chi l'ha letta nonostante consideri Addison una MarySue insopportabile, perchè significa che avete colto il fatto che questa storia non sia solo la storia di una MS, ma che ci sia anche dell'altro di contorno. Ringrazio i lettori silenziosi che l'hanno messa nelle Ricordate, nelle Seguite o nelle Preferite, e ringrazio i lettori che hanno espresso la loro opionione in merito e hanno lasciato traccia tangibile del loro passaggio.

Ringrazio chi ha sopportato, supportato ed a volte incoraggiato i miei deliri su FB e ringrazio chi ha creato fanart e photomanip su questa saga: non avrei mai pensato fosse possibile una cosa simile!

Tutto questo per me è stato, è e sempre sarà estremamente importante: Io vi ringrazio, davvero, dal profondo del mio cuore.

Amo scrivere, amo migliorarmi, amo rendere tangibili le mie fantasie e non sapete quanto possa rendermi felice vedere che questo amore con cui 'lavoro' è recepito.

Perciò GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

Oggi è il giorno del mio 27° compleanno, come vi ho già detto, ma il regalo l'ho già ricevuto da tanto tempo e da tante persone. Ed è un regalo bellissimo.

Grazie di Cuore.

 

Vostra, Sempre, Finché lo Vorrete.

EC.

 

*Addison fa un bell'inchino mostrando il mostrabile dalla scollatura della schiena e se ne va. Sul limitare della porta si gira e con un sorriso malefico annuncia: "I'll be back. MWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!" fa per uscire trionfante ma fa a sbattere contro lo stipite. Così se ne esce gemendo un eccheccazzo.*

 

 

PS: La canzone spezzettata che troverete nel testo è Amazing degli Aerosmith. La mia colonna sonora di questo momento!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1603662