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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo. *** Capitolo 2: *** Forget the Herse *** Capitolo 3: *** Strong Enough to Leave Your Doubts *** Capitolo 4: *** Nymphetamine *** Capitolo 5: *** Scars and Stitches always Fade *** Capitolo 6: *** But the Tigers come at Night. *** Capitolo 7: *** ..With their voices soft as Thunder. *** Capitolo 8: *** In Restless Dream I Walked Alone. *** Capitolo 9: *** How they Pound, Raising the Sound. *** Capitolo 10: *** The Road that Leads to Nowhere *** Capitolo 11: *** Forgotten Light at the End of the World. *** Capitolo 12: *** Love is Like a Shadow *** Capitolo 13: *** The Dust Has Only Just Began to Fall. *** Capitolo 14: *** Born from Silence *** Capitolo 15: *** No One's Gonna Fix Me when I'm Broke. *** Capitolo 16: *** For All the Lies You Told Us - The Hurt, the Blame! *** Capitolo 17: *** It's Time to Roll *** Capitolo 18: *** Pierce Right Through Me *** Capitolo 19: *** Hiding the Truth and Crashing Down *** Capitolo 20: *** Blaze of Glory *** Capitolo 21: *** There's an Endless Story *** Capitolo 22: *** Epilogo ***
Sometimes you have to go
halfway around the world to come full circle.
[Svartalfheim,
Rocca Reale, Quarto mese, Diciassettesimo giorno dell'anno 3028 della II Era.
Corrispondente alla data terrestre del 13
Settembre 2012]
Una volta
entrato negli appartamenti reali, il Capitano delle Guardie si prostra a terra
tremando: è considerato oltraggioso irrompere nelle stanze private del Re,
soprattutto se egli vi si è ritirato ed è in compagnia, ma la notizia che
doveva recare non poteva tardare oltre.
Allacciandosi la
casacca furiosamente, Re Malekith scosta le cortine dell’alcova con un gesto
rabbioso, una smorfia feroce a sfigurargli ulteriormente il volto: "Se non
reputerò la questione sufficientemente urgente, la tua testa rotolerà fuori da
questa stanza." Si piega sulla guardia e lo forza ad alzargli la testa
afferrandogliela con la mano bianca.
"Maestà...
vi è un intruso..."
Il viso del
Capitano sbatte violentemente contro il tavolo di marmo a fianco, le ciocche
dei capelli tra le dita del Re e la lama della sua spada a pochi centimetri
dalla gola "...è di Asgard!" mugola velocemente sputando un fiotto di
sangue.
A sentire la
notizia Malekith si blocca: lascia andare la testa della guardia, che geme
rialzandosi per arretrare, e stringe il pugno bianco. "Un Asgardiano
profana nuovamente la mia terra?"ringhia sputando per terra. "Lo
voglio in ceppi. Vivo, ma in ceppi."
"Maestà, vi
prego..."
Nell'alcova, una
donna scivola tra i veli del letto, lunghi capelli dorati a coprire la pelle di
luna si avvicina alle spalle del Sovrano sfiorandole con le mani candide e
mormora: "Permettetemi di controllare l'identità dello sconosciuto."
Al cenno del Signore di Svartalfheim, raggiunge l'immenso specchio della
camera. Un tocco circolare sulla superficie, poche parole sussurrate e
l'immagine muta: al posto del riflesso femminile ora vi è l'entrata di una
grotta. Un altro sussurro, e lo specchio mostra il volto concentrato di un giovane
uomo dai lineamenti affilati.
La donna
sorride. "Io so chi è..." Si volta verso il Re, gli occhi azzurri che
brillano: "Il suo nome è Loki, il Principe cadetto di Asgard."
"Il
principe caduto, vorrai dire." Sul volto di Malekith si fa largo un
ghigno: "Come merce di scambio, non potevo chiedere di meglio.
GUARDIE!"
"Aspettate!"
La donna continua a guardare lo specchio, studia le mosse di Loki, il modo in
cui si china, la delicatezza con cui sradica il fiore luminescente e come
plasma la sabbia tra le dita a formare un'ampolla. "La sua magia, la sua
conoscenza sono cresciute molto." Sospira. “È qui solo, senza soldati né
compagni. Non è giunto qui da parte di Asgard."
“Non ha
importanza, è un invasore e come tale va distrutto. O hai un diverso suggerimento?"
Lei riflette
accarezzando lo specchio, seguendo i lineamenti marcati del volto del principe,
la piega della sua espressione concentrata, le dita lunghe che infilano il
fiore nella fiala: "Credo occorra capire le sue intenzioni. Lasciatelo
andare, mio Signore. Sarà mia premura seguire i suoi spostamenti, spiare le sue
mosse ed indagare sui suoi scopi."
"Che
sciocchezza...!"
"Mio
Signore, pensate: Egli è stato bandito da Asgard, immaginate quale rancore
coverà verso Odino... Ed essendone stato il Principe, chissà quali segreti
conosce del vostro antico nemico! Potrebbe esservi utile, potrebbe rendervi ciò
che è vostro e potrete avere la vendetta che Svartalfheim merita!"
Le dita di
Malekith percorrono la schiena della donna. "E tu sei certa di poter vantare
ancora qualche ascendente su di lui, Amora?"
"Certo, mio
Signore: è stato pur sempre il mio allievo prediletto."
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A
volte mi domando come sarebbe stato se.
Se
non avessi dato ascolto
al mio istinto, a quell'increspatura nell'aria che mi suggeriva che, no, i due
buchi nel collo della mia amica non erano dati da un aggressore armato di
punteruolo.
Se
avessi controllato i miei poteri, davanti agli insegnanti, ed i libri non
avessero preso fuoco facendomi spedire dritta nell'aula di detenzione senza un
vero motivo.
Se
non avessi chiamato Fury, la sera del mio Prom, e fossi scappata saltando da
una delle finestre della scuola come facevo quando c'era una lezione che non mi
andava proprio di seguire, per andarmene semplicemente dalla festa.
O
se avessi premuto il pulsante della mia ricetrasmittente, quella sera in New
Mexico, per informare Coulson nel perimetro era entrato qualcun'altro. Qualcuno
che nessuno sembrava vedere.
Che
l'increspatura nell'aria l'avvertivo da quando ero scesa dall'elicottero ed
avevo posato piede nella base mobile dove Coulson mi aveva salutato sorpreso:
"Non eri in Romania?"
"Riassegnata
praticamente in volo. È una dannata scocciatura, non trovi?"
"Oh,
io invece ne sono quasi sollevato: il lavoro di Baby Sitter non mi si
addice." Aveva sorriso versandomi una tazza di caffè. "Men che meno
trattandosi di Tony Stark."
Barton
era entrato nella stanza lanciando la sacca con la sua attrezzatura sul tavolo
e rifilandoci uno sguardo torvo: Decisamente, non era in vena di simpatici
convenevoli.
"E
così hai dovuto lasciare Natasha tutta sola con lo Scapolo d'Oro di New
York?" domando a voce volutamente alta e falsamente casuale. A Clint
scappa una mezza smorfia, a noi un mezzo sorrisetto, che stuzzicare Barton
usando Nat come esca è come sparare sulla Croce Rossa.
"Oh
sì, e mi ha chiesto di ringraziarti per l'abito animalier che le hai
comprato: le stava a pennello, ha fatto un successone alla festa di Stark."
Clint si mette ad armeggiare rumorosamente con l'attrezzatura, sbattendo sul
tavolo di metallo i vari componenti delle sue armi. "Anche se la vera
attrazione di quella festa è stato proprio il padrone di casa...."
"Ho
sentito. Praticamente la versione Luxury di una feste del college."
"Ma
tu eri già sotto addestramento ai tempi del college, non hai frequentato le
lezioni."
"Infatti.
Sono solo andata alle feste" rispondo sorseggiando il mio caffè.
"E
come hai fatto a farti invitare alle feste se non frequentavi? Immagino che sia
un po' difficile conoscere gente se non si è al campus..."
"Oh,
beh: in effetti alla festa di una sorority la smorfiosetta capo ha avuto
da ridire sulla mia partecipazione. Così sono uscita, ho chiamato Natasha e poi
siamo rientrate con una banda di Hell's Angels. Nessuno ha più osato
contraddirmi quando mi imbucavo." Coulson annuisce, è un aneddoto molto
plausibile.
“Venite,
vi faccio vedere il perché siamo qui.”
"Eccolo
qui. Questo è il nostro Oggetto Non Identificato catalogato come NMUSA768/A"
Quasi
mi è sembrato di avvertire una leggera scossa quando tocco il nastro di cuoio
con cui è rivestito. “È un martello"
"Ufficialmente
è l'Oggetto Non Identificato NMUSA768/A"
"Che
ha la forma di un martello finemente intarsiato."
"Ma
è ufficialmente l'Oggetto Non Identificato NMUSA768/A, e sei pregata di
chiamarlo con il suo nome per evitare fraintendimenti o conclusioni affrettate.
Sto aspettando i primi esiti dalla Linguistica."
"Aspetta
e spera." mugolo, che i topi da biblioteca della divisione linguistica mi
sono sempre stati antipatici. Con la punta delle dita seguo il contorno della
Triscele incisa.
Coulson
si avvicina mentre Barton rimane al suo posto, che certe cose lui le vede
meglio da una certa distanza."Sbaglio o hai una vaga idea di cosa
sia?"
"Sì,
e dovresti avercela anche tu, visto che sei scozzese. Questo, Coulson, è un
simbolo dei nostri avi."
"William
Wallace?"
“Hey,
ma hai fatto da Baby Sitter a Stark o alla sua collezione di liquori?” Alzo gli
occhi al cielo "Celti. Ed altri popoli norreni, per esempio i
Vichinghi."
"Credi
che lo usassero come arma? Voglio dire, se penso ai Vichinghi, mi vengono in
mente omoni alti e grossi con lunghe barbe e trecce che si rincorrono brandendo
asce, scudi e spade. Ma martelli..."
"Prova
a tirare uno di questi in testa ad un nemico. L'effetto deve essere alquanto
soddisfacente." Indico l'impugnatura: "Guarda: il cuoio nel manico è
liso, come se fosse stato tenuto in mano, usato. Invece il corpo del martello
sembra nuovo, non è scalfito, non è rovinato. Non è strano?"
"E
la cinghia attaccata al manico a cosa servirebbe?"
"Portachiavi,
Barton."
Con
l'intruso catturato, i miei sensi avrebbero dovuto acquietarsi, anche perché
Coulson mi ha ordinato di presenziare all'interrogatorio per stilare un profilo
psicologico dell'uomo.
Ed
invece l'aria è ancora elettrica, un flusso continuo di energia che parte da
quel dannatissimo martello. Non che quell'uomo biondo e sporco di fango che ha
appena sbaragliato una decina dei nostri mentre Barton lo teneva sotto tiro con
le frecce ed io ero pronta a grigliarlo a dovere con il Fuoco Fatuo mi causasse
meno fastidi. Tra martello - pardon, Oggetto Non Identificato catalogato
NMUSA768/A – ed intruso doveva assolutamente esserci una connessione.
Passando
sulla passerella al piano superiore - che sotto il biondone aveva
combinato un casino e non avevo intenzione di insozzarmi gli stivali né di
rovinarmi la messa in piega - l'increspatura nell'aria risulta ulteriormente
più eclatante. Una sensazione di fastidio talmente potente da farmi quasi
fischiare le orecchie ed aumentare i battiti cardiaci: E proviene da sotto, nel
piano zero, dove il martello era sorvegliato a vista. Decidendo di controllare,
mi affaccio dalla balaustra: In mezzo a guardie e tecnici che non sembrano
notarlo – uno con il metal detector è appena passato talmente vicino da quasi
sfiorarlo - c'è un uomo. Dandomi le spalle riesco solo a vedere i suoi capelli
neri pettinati all'indietro ed il cappotto verde scuro, dal taglio elegante.
Posso indovinarne l'altezza – tra il metro e novantacinque ed i due metri, ad
occhio e croce – e quando si volta appena per stringere il manico del
martello posso notare le dita lunghe e pallide. L'indice mi si sposta dalla
tasca al tasto della ricetrasmittente alla cintura, pronto a premerlo e a
lanciare l'allarme. Verso cosa poi, che nessuno a parte me sembrava vederlo?
Decido di restare in attesa di una sua mossa, a capire se sarebbe riuscito
a spostare l’oggetto o meno. Potrei anche domandargli con quale presunzione
pensi di riuscire nell'impresa.
Ha
provato a tirare una volta. Due. Quando afferra il manico anche con l'altra
mano, dalla mia posizione catturo una porzione di viso, la bocca piegata in una
smorfia di sforzo, prima di smettere e ritornare a darmi le spalle,
riassettarsi i vestiti ed alzare il volto al cielo con un mezzo sospiro
frustrato.
Un
ultimo sguardo al martello prima di incamminarsi verso l'uscita.
China
sulle ginocchia lo seguo con lo sguardo attraverso il ferro della ringhiera:
cammina lentamente, senza fretta, verso lo squarcio nel cellophan che il
biondone aveva procurato, lasciandosi inghiottire - dissolvendosi - nel
buio.
Non
ho fatto nulla per attirare la sua attenzione, né lui ha notato la mia
presenza: celato alla vista umana - cos'era, un mago? un demone? entrambi? -
ma non a quella di chi umano lo è solo in parte. E non si dato neppure pena di
controllare che non ci fosse, nei paraggi, qualche elemento di natura
superiore.
Piuttosto
presuntuoso.
La
mano mi scivola via dalla ricetrasmittente.
E
se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono
arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki
– sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza
a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e
e nell'umiliazione della sua impotenza.
Avrebbe
comunque mandato il Distruttore a spazzare via tutto e causato l'ira di Thor.
Sarebbe stato sconfitto, lasciandosi scivolare dal Bifrost per cercare una
Morte che l'avrebbe invece consegnato al più fedele dei suoi servitori.
Avrebbe
comunque tentato di invadere la Terra, scatenato una guerra intergalattica e
seminato paura e morte. L'avrei sbeffeggiato in una prigione di vetro
infrangibile palesandogli i miei poteri.
Avrebbe
comunque perso, sarebbe stato comunque imprigionato di nuovo e sottoposto al
giudizio di Odino. E sarebbe ricapitato, di nuovo, sul mio cammino.
Forse
le modalità sarebbero state diverse. Forse ci avremmo messo più tempo.
Forse
non mi avrebbe salvato da un veleno corrosivo e forse non avremmo stretto
un’ultima, disperata alleanza davanti all'avanzata del più devastante dei
nemici.
Forse
non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci
saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma
sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o
nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.
---
Šumšu, Isole Curili (Russia) 11 Novembre
2012
“Qui
Romanoff, squadra Delta. Edificio sgomberato.”
Natasha
abbassa la punta del fucile e fa segno agli altri membri della squadra di
proseguire e di perlustrare il perimetro.
Gli
uomini si allontanano cauti, avviandosi nelle postazioni indicate. Tutti,
tranne uno.
Ha
ancora la freccia incoccata, ma tiene l’arco con una mano sola e puntato verso
terra, mentre si passa il dorso della mano sul viso sudato. Si guarda intorno e
quando è sicuro che gli altri membri del team siano abbastanza lontani le si
avvicina appoggiandole una mano sulla schiena. “Bel lavoro, Nat. Fury ne sarà
pressoché commosso.”
Lei
abbozza un mezzo sorriso scostandosi un ricciolo dalla faccia e concedendo un “Ho
avuto degli ottimi partners.” come gratifica.
“Ti
spettano quattro giorni di riposo, Agente Romanoff, come intendi passarli?”
“Raggiungendo
a Istanbul. La pista ci porta direttamente là, troverò sicuramente informazioni
utili per…”
“Troveremo”
La corregge Clint.
“Non
mi pare che Fury ti abbia incluso nella missione.”
“Lo
do per scontato, dato che il Direttore mi ha assegnato come partner l’Agente
Romanoff.” Gli altri agenti rapportano via radio sui vari ritrovamenti
dell’edificio, e Clint decide che la freccia può tornarsene nella faretra. “I
quattro giorni di licenza escludono il viaggio ad Istanbul. Possiamo riposarci,
ce lo meritiamo. È da tre settimane che stiamo alle calcagna di questi qui.” Lo
sguardo di OcchioDiFalco percorre il lungo capannone in cui hanno ritrovato la
zecca clandestina di un sofisticato traffico di banconote che finanziava buona
parte del terrorismo internazionale.
“Clint,
non mi serve.”
“Serve
a me. Mi serve saperti riposata, mi serve sapere che non stai
esagerando. Puoi, per favore?”
Gli
occhi verdi e severi di Natasha sono piantati nei suoi, nel suo sguardo nessuna
intenzione di cedere. Ne ha bisogno, di mantenersi occupata, di non tenere la
testa alla mercé di pensieri troppo densi da poter assorbire.
Eppure
Clint ha ragione: gli strascichi delle operazioni al polmone sono stati più
pesanti di quanto lei si aspettasse. A cui si sono aggiunte crisi da astinenza
da morfina ed un equilibrio mentale precario.
Si
è chiusa a riccio, negli ultimi due mesi: ha cercato di recuperare la sua
proverbiale freddezza, il suo famoso distacco. C’è riuscita solo in parte: chi
ha condiviso con lei l’avventura più drammatica della sua esistenza non l’ha
lasciata andare. C’è Clint, che più che partner di lavoro e di vita può
considerarlo la sua ombra. C’è Steve che la cerca spesso. Ci sono Pepper e
Tony, che insistono ad organizzare meeting in un’Avengers Lounge appena
ricostruita e con una sedia di troppo nel tavolo. C’è Banner che ogni volta che
la vede le chiede come stia, occhi a malapena alzati da terra ed atteggiamento
sulla difensiva, desideroso di porgerle il suo aiuto ma timoroso di un rifiuto
che potrebbe fare infuriare l’Altro.
Incrocia
la Hill nei corridoi e quasi non si parlano: La loro folle notte a Las Vegas
sembra di un’altra epoca, la foto che ha intravisto appesa nell’armadietto
della vice di Fury sembra appartenere ad un altro gruppo di ragazze. Eppure i
loro visi sono ben riconoscibili: Lei con un cappello da cowboy glitterato e
rosa Pepper avvolta in una bandiera francese, Jane vestita da sexy Elvis, Maria
con la fede al dito, ed Addison infilata nel tubino Union Jack che aveva reso
celebre Geri Halliwell.
Addison
non c’è più. GreyRaven è morta, caduta sul campo.
Basta
quella mancanza ad incrinare tutto il mondo.
Quando
era in convalescenza si era messa a riordinare, catalogare, raggruppare gli
effetti personali di Adie, decisa a sgomberare la sua stanza, a non avere tutti
quei ricordi più sott’occhio per tutto il tempo. Aveva lanciato gli scatoloni
fuori dalla camera chiedendo a Clint di farglieli sparire dalla vista. Senza
dire una parola l’aveva accontentata e lei non aveva voluto sapere che fine
avessero fatto. E non aveva più riaperto quella porta.
Odia
ammetterlo, ma se non ci fosse stato lui quei mesi sarebbero stati ancora
peggiori. Detesta dover aver bisogno di lui, ma nonostante tutti i suoi sforzi
non riesce a farne a meno, è così e basta e solo con il tempo e con la mente
sempre impegnata, potrà tornare forte come prima.
Ed
indipendente. Emotivamente indipendente da chiunque.
Gliel’avevano
detto, che i sentimenti erano una debolezza che una come lei non poteva
permettersi.
Ma
ora non può fare a meno di Clint e – povero – lui che è sempre così
solerte, così efficiente sul lavoro e presente nella sua vita, lui che in quei
due mesi ha accettato il ruolo di stampella, di infermiere, di punching ball a
volte, si merita un piccolo premio per la sua costanza, la sua pazienza.
Il
suo amore.
“Tre
giorni, non di più.”
“Grazie.”
Lei alza un sopracciglio e gli volta le spalle. Odia anche sentirsi così: grata
ed in debito di nuovo con OcchioDiFalco, e odia sentirsi meglio
nell’avere accontentato una sua richiesta. Cerca di dissimulare il suo stato
d'animo, si volta con il fucile in mano fingendo di perlustrare la zona.
Un
buco nel pavimento, perfettamente circolare.
Quasi
ci finisce dentro. Non c'era prima, Natasha ne è sicura.
Chiama
Barton e glielo indica con un cenno del capo. Lui si infila l'arco a tracollo,
estrae la pistola dalla fondina e una torcia dal taschino del giubbotto.
"È
assurdo." mormora, puntando il fascio di luce nel buco. "Non illumina
l'interno."
"Che
cos'è questo odore?" Natasha annusa l'aria. "Sembra..."
"...zolfo."
Rumore
di passi dentro del buco.
Toc.
Toc. Toc, Come se
qualcuno stesse risalendo i pioli di una scala di metallo. Una scaletta
lunghissima.
Natasha
toglie la sicura al fucile e lo imbraccia meglio, Clint punta la pistola.
I
passi si fermano, sembrano proprio all’entrata del buco, eppure la torcia di
Clint illumina il nulla più assoluto.
Una
mano.
Compare
dal bordo e si appoggia sul cemento del pavimento, seguita dall’altra.
Dita
candide, femminili, dalle unghie curate e laccate di nero.
Clint
intima di fermarsi.
Le
mani sembrano indugiare, poi compare una testa castana. "Ho detto FERMO
o sparo!"
"...Clint..."
La mano di Natasha è sulla canna della pistola. Sposta lo sguardo verso di lei:
è impallidita, il labbro inferiore le trema. Fissa la testa - i capelli
ondulati che coprono il viso - e deglutisce con fatica.
Le
braccia, le spalle. Il busto avvolto da un tessuto argentato e setoso che
scivola lungo i fianchi e le gambe sino a terra.
Quando
è completamente in piedi davanti a loro, Natasha ha già abbassato il fucile, un
fremito nelle mani. Un movimento fluido della testa e la chioma castana si apre
su due occhi dorati.
Lo
strillo acuto che rimbomba tra i muri di cemento armato è di Clint.
Una
piccola ombra vola attraverso il buco, disegna una parabola per aria e le si
posa sulla spalla gracchiando.
Addison
Borgo incrocia le braccia , la testa piegata di lato e le labbra vermiglie
stese in un sorrisetto sardonico.
Pare che ce la stia facendo, a scrivere questo
benedettissimo sequel!!
Voi l’avete voluto, e mo ve lo pigliate.
Scherzi a parte, gongolo ancora adesso nel notare l’affetto
e il riscontro positivo di The Seventh, oltre al fatto che ho ancora tanta
voglia di scrivere di Adie.
E di Loki.
E di Nat e Clint. E di Steve, Bruce, Tony, Maria, Thor….
Insomma, mo ve lo beccate.
Cercherò di aggiornare settimanalmente, ormai dovrei essere
a buon punto con la stesura della storia e non dovrei subire ritardi… ma ormai
sapete meglio di me quanto possa essere pignola e pedante a scrivere,
rasentando la patologia.
Vi chiedo solo una cortesia: fatemi sapere cosa ne pensate.
Commenti positivi o negativi che siano, ma fatemi sapere.
Perché ci tengo a fare un buon lavoro, perché ci tengo a
questa fic, perché ci sto mettendo tutto il mio impegno… ed anche un
minicommento mi rende la persona più felice dell’universo EFP.
Grazie, grazie, grazie.
Alla prossima.
EC
PS: La citazione iniziale è una delle Tagline del film
"Lost in Translation".
PPS: l'anno nella data iniziale è una citazione di Titan AE,
film del 2000 in cui Joss Whedon era uno degli sceneggiatori.
the Crow can bring that Soul back to put the wrong
things right.
Nella
base NYC dello S.H.I.E.L.D. l’odore di vernice è
ancora forte: la riparazione - o meglio, la ricostruzione,
deve essere stata ultimata da poco.
Ricordo
che quando l’ho lasciata era già conciata male, con le vetrate infrante, i
detriti all’ingresso ed i corpi dei primi caduti. Ho il sospetto che, a
battaglia finita, questo posto sia stato ridotto ad un colabrodo tanto da
ricostruirlo quasi daccapo: non ho trovato nulla di famigliare in quel poco che
ho visto.
La
stessa stanza dove mi trovo ora dovrebbe essere la solita utilizzata per gli
interrogatori, eppure il tavolo e le sedie, le pareti e anche la disposizione
dello specchio - sì, lo so che li dietro ci sono già quattro o cinque persone
che mi stanno osservando -sono
completamente diversi.
Una
cosa non è cambiata nella base dello S.H.I.E.L.D.: la
brutta abitudine di tenere il riscaldamento basso. Abituata a temperature calde
come quelle degli Inferi, trovarmi improvvisamente nel tanto decantato tardo
autunno del newyorkese è uno sbalzo notevole.
Soprattutto
considerato che, per la mia entrata in scena trionfale, ho scelto uno dei miei capi preferiti del mio guardaroba
del Limbo.
Uno di quelli realizzati con poca
stoffa.
Mi
rannicchio nella giacca di Clint di cui sono appropriata dopo il nostro
incontro ed incrocio le gambe sulla sedia per non tenere i piedi a contatto con
il pavimento freddo, mentre Morrigan saltella
nervosamente sul tavolo e poi viene ad appoggiarsi sul mio ginocchio
Passi
nel corridoio ed io tendo le orecchie a cercare di riconoscerne il
proprietario: sapevo indovinarli tutti, possiedo ancora questa caratteristica?
Questa è la Hill, ne sono sicura. I
passi rallentano in prossimità dell’entrata alla mia stanza, come se fosse
tentata ad entrare, ma poi proseguono. Sento una porta aprirsi al di là della
parete ed intuisco che assisterà al mio interrogatorio dietro allo specchio.
Resto
al mio posto finché non sento altri passi avvicinarsi. Lenti e pesanti: Fury.
Quando
apre la porta, il Direttore non riesce a trattenere uno sguardo sgomento e un
fremito nella mascella.
Decido
di sorridere, così, per rompere il ghiaccio. "Questa scena mi ricorda
qualcosa." suggerisco, alludendo al nostro primo incontro nell'aula di
detenzione del mio liceo.
Fury mi fissa a lungo senza ribattere, poi chiude la porta alle sue spalle ed entra
studiandomi attentamente con sguardo severo: "Spero tu comprenda il perché
abbiamo preferito trattenerti."
"Beh,
sì, certo." Anche lei mi è mancato,
direttore. Mi ricompongo sulla sedia, mentre prende posto in quella di
fronte alla mia. "Il mio ritorno suona un tantino sospetto, è naturale. È
giusto che vi spieghi tutto."
Non
perde tempo: "Come hai potuto risvegliarti?"
Sì, tutto bene, grazie. Un po’ di stanchina, ma dev’essere il jet-leg. “Tecnicamente si chiama resurrezione.” Spiego brevemente a Fury come sia potuta tornare indietro, di come Amon abbia stretto un’alleanza con un Corvo per riportare
indietro Morrigan e quindi me. “È meno complicato - e
meno lecito - di quanto sembri" concludo. Rimane per un attimo immobile,
braccia conserte e appoggiate al tavolo. Dal lieve cenno del capo intuisco
abbia afferrato il concetto che esistano cose di difficile comprensione anche
per lui, e che si stia domandando se questo non possa rappresentare una
minaccia globale.
"Ci
potrebbero essere delle conseguenze, ma sarebbero solo ed esclusivamente a
carico mio. O di Amon, al massimo. Nulla che possa
essere di pericolo a questa dimensione."
Non
sembra sollevato, ma il movimento della testa si fa impercettibilmente più
evidente e lo interpreto come un segnale di auto-convincimento. "E sei
tornata sola?"
Ah,
eccola, la domanda da un milione di dollari. "Beh, sì. Romanoff
può testimoniarlo. Anche Barton, ammesso che perdere
i sensi non gli abbia causato un’amnesia."
"In
vita, intendo."
"Non
ho potuto portare con me Coulson, se è questo che mi
sta chiedendo. È passato troppo tempo, è andato troppo... oltre."
Fury tamburella le dita sul tavolo,
assimilando l'informazione. "Quindi tu sei tornata in vita da sola?"
incalza.
Beh,
prima o poi l'avrebbero saputo, tanto vale che glielo dica io e che cerchi di
spiegare bene le cose.
Mi
sono preparata a questo momento, credo, dall'attimo in cui ho capito che potevo
tornare in questa dimensione. Perciò deglutisco, prendo un bel respiro e
pronuncio un no.
"Loki?"
Annuisco.
"Non è stata una mia scelta, come quella della sepoltura d'altronde: ho
sempre detto di voler essere cremata e lanciata dall'Everest; fortuna che la
mia migliore amica si sia scordata di queste mie volontà, altrimenti la mia
anima non avrebbe trovato un corpo in cui tornare. Ma seguitando il nostro
discorso, anche Loki è tornato indietro, sì."
La
mascella di Fury si serra di scatto: "Credo che
tu debba spiegarci bene un paio di cose, Borgo."
"Mi
ha salvato la vita dal veleno che mi stava uccidendo; Amon
gliene era grato. Ed ha voluto anche premiarlo per aver salvato il mondo: non
che intendesse davvero farlo e mi pesa doverlo notare, ma se siamo tutti qui e Thanosno è anche
grazie a lui. E a me, ovviamente."
"Dobbiamo
anche ringraziarlo che Thanos sia arrivato qui."
"Diciamo
che ha velocizzato un tentativo di colonizzazione che ci sarebbe stato
comunque, da qui ad un paio di secoli. Se proviamo a guardare questo da
un’ottica diversa, potremmo dire che è stato meglio così: eravamo preparati a
riceverlo."
"Che
rapporti hai con lui?"
Di natura squisitamente sessuale
sarei tentata di rispondere, ma mantengo il profilo serio e un po' imbarazzato
di chi deve giustificare una cosa illecita e proibita, di aver percorso l’unica
strada possibile: "È capitato per caso: Loki mi
si è presentato davanti nel momento in cui ero certa di non avere più
possibilità di salvezza. Ho deciso di tentare il tutto per tutto: possiede una
conoscenza pressoché illimitata, e nell'universo un antidoto al veleno doveva
pur esserci. Ho giocato le mie carte, e lui ha trovato un siero per me."
"Che
genere di carte?"
Lascio
che l’angolo della bocca mi si pieghi in un sorrisetto sornione: "Quelle che
mi sono più consone e che non mi sono mai fatta scrupoli nell'utilizzare nel
mio lavoro. Sono brava a convincere le persone, lo sa bene Direttore."
"Quindi
tu avresti convinto Loki a salvarti la vita, in
cambio di cosa?"
"In
cambio di me:Mezzodemone,
potenti legami negli Inferi, possibilità di avere un esercito personale. Sulla
carta una valida alleata, e sicuramente una persona non ingrata. Era sicuro
inoltre di avermi legato a lui sentimentalmente perciò, beh, salvandomi la vita
si intascava una possibilità di rivincita. Non pensavo si facesse ammazzare
dopo di me... forse sono stata un po' troppo convincente."
"Ed
essertelo ritrovata nella tomba che effetto ti ha fatto?"
"Beh,
mi sono resa conto di essere un'attrice perfetta, se anche voi ci siete
cascati."
Sbuffa.
"Thor l'ha chiesto con tanta insistenza... e Natasha
non era nelle condizioni di decidere."
"Perciò
l'ha fatto lei?"
"L'aiuto
di Thor è stato provvidenziale in questa battaglia. Un simile favore potevo
concederglielo. Barton non mi ha parlato per quasi un
mese." Sorrido immaginando quanto Clint si sia potuto infuriare per una
scelta simile. "E quindi, sei resuscitata oggi?"
"Oh
no, il mio corpo sarebbe stato troppo corrotto. Sono resuscitata al quarto
giorno. Una resurrezione al terzo è considerata troppo mainstream.”
Finalmente
riesco a strappargli un mezzo sorriso. "Capirai che non posso reintegrarti
subito."
"E
neppure lo voglio."
"Desideri
lasciare lo S.H.I.E.L.D.?"
"No.
Non credo, almeno." Mi stringo nella giacca di Clint: "Ma sono
tornata indietro dal’Aldilà, e non è esattamente un evento privo di traumi.
Cercando di valutarmi dal profilo psicologico ho riscontrato in pieno la triade
sintomatologica di Disturbo Post
Traumatico da Stress. Essendo il mio disturbo di genere primario, è
difficilmente gestibile se non seguito a dovere. Non credo di poter essere in
grado di saltarci fuori da sola, e di sicuro in queste condizioni non posso
offrirmi per un reintegro nei miei precedenti ruoli. Forse potrei iniziare con
un reinserimento parziale e graduale, ma non prima un’attenta analisi da parte
di qualcuno estraneo alla vicenda. L’autodiagnosi non è sufficiente a dar un
giudizio adeguato.”
"Sono
d’accordo, Borgo." Si preme la mano sull'auricolare e accorda qualcosa.
"Un'ultima cosa" dice alzandosi. "In questo momento, dov'è Loki?"
"Quando
abbiamo convenuto fosse il momento di lasciare gli Inferi e tornare in questa
dimensione, Loki non ha voluto rivelarmi quale fosse
la sua destinazione. Sono stata costretta quindi a mettere mano al suo portale
e a modificarne l'apertura in modo che lo conducesse in un determinato
luogo."
Fury reclina la testa di lato e aggrotta
la fronte, incuriosito: "Quale?"
Sorrido.
È
buio, e gli occhi di Loki ci impiegano qualche
secondo per abituarsi all'oscurità. Alza lo sguardo verso l'alto dove un
milione di stelle salutano il suo ritorno nella dimensione dei Vivi.
Respira
profondamente e l’odore di salsedine gli riempie i polmoni: il mare è vicino,
può sentire anche il rombo delle onde che si infrangono contro le rocce.
Per
quanto quella non sia la sua terra, trova quel un suono famigliare,
rasserenante.
Poi
alle sue orecchie giunge il fruscio delle foglie mosse dal vento e questo lo
insospettisce: la sua destinazione era una terra brulla ed inospitale, Niflheim, l’aveva già visitata e sapeva per certo che non presentava alberi dal fogliame così folto
da creare quel rumore. Si accorge che l'erba gli arriva quasi alle ginocchia: è
in mezzo ad un bosco.
Gli
bastano pochi passi per uscire dalla macchia e rendersi conto di trovarsi un
un’altura a picco sul mare. Dall’altro capo dell’insenatura, le luci della
città sono talmente brillanti ed improvvise che quasi gli feriscono gli occhi. Può
vederla tutta, per intero: i nastri dorati delle strade illuminate, i palazzi
decorati, le statue monumentali e le torri crescenti che formano il palazzo
reale.
Asgard.
Inizialmente
Loki si infuria.
Addison, questo è
sicuramente suo dannatissimo scherzo.
Poi
il profumo della città gli entra dentro e lo acquieta: a che pro arrabbiarsi?
Lei non potrebbe neppure sentirlo.
Tanto
più, forse l'ha indirizzato lì per uno scopo.
Per conquistare Asgard
Perché in questo momento lui torna
in vita come eroe, verrà riaccolto nel palazzo di Odino e potrà avere accesso
ai suoi tesori – Nei sotterranei del Palazzo ci
sono reliquie potenti ed utili per i suoi scopi.
Per non essere solo disperso nella
galassia. – Sì, Addison avrà
pensato più a questo che al resto.
A
Loki scappa un sorriso mentre si siede sull'erba, le
gambe a penzoloni nel vuoto: di sicuro Heimdall l'ha
già scorto e dato l'allarme. Tra pochi secondi avrebbe visto il portone del
Palazzo aprirsi e qualcuno uscire in sua ricerca - I tre Guerrieri? Thor ? O addirittura Odino in persona?
Doveva
solo aspettare - come sempre.
Volente
o Nolente, tanto, era a casa.
Esce
Fury ed entra Natasha. Ha
ripreso colore da quando mi sono palesata e nei suoi occhi non leggo più lo
smarrimento di prima: è tornata ad essere l'algida, imperturbabile agente Romanoff.
Quella a cui vorrei raccontare tutta
la verità.
Se
solo non mi guardasse così aspramente. Mi sorge sin il dubbio che sia furibonda,
che nulla potrà tornare come prima, neppure con tutti i miei sforzi e che lei
mi abbia già cancellato dalla sua vita. È un dubbio che fa male: Ero pronta ad
affrontare Fury, Clint, i Vendicatori tutti. Mi ero
preparata a fronteggiare accuse ed interrogatori.
Ma non il suo sguardo di ghiaccio.
Resta
in piedi, al di là del tavolo. "Io devo essere sicura” sibila.
"Di
cosa?"
"Di
chi mi trovo davanti." Il suo tono freddo mi ferisce più di un diretto al
naso: "Parla."
"Cosa
dovrei dirti?"
"Convincimi
che sei Addison."
D'accordo.
Devo dirle qualcosa che solo noi due sappiamo. Improvvisamente mi accorgo di
quanto sia difficile. Quasi tutto può essere stato condiviso, magari con Clint:
la sua storia, quello che ha subito, i suoi pensieri... Cosa posso dire per
convincerla?
Sbatte
i pugni con violenza sul tavolo ed io trasalgo: "PARLA!"
"Quando
ho visto per la prima volta l'armatura di IronMan..."
Mi è talmente vicina che sento il suo auricolare mettersi in funzione: qualcuno
le suggerisce di non esagerare, credo sia la Hill. "Mi sono chiesta come
avrebbe potuto infilarsi le dita nel naso."
Natasha sbatte le palpebre un paio di
volte. Poi colpisce il tavolo con violenza e lo lancia contro lo specchio mandandolo
in frantumi. Mi rifila un manrovescio che mi fa cascare dalla sedia e si
avventa su di me con uno slancio tale da farmi sbattere la schiena contro il
muro. Solo dopo qualche secondo mi rendo conto che la sua stretta non vuole
essere mortale: sulla mia guancia sta lasciando una traccia calda e umida:
Scende lungo il mio zigomo e trova le
labbra.
È
salata: "...Natasha..."
È
Nat, lamia Nat,
quella che mi sta abbracciando così forte da togliermi il fiato. Ricambio la
stretta, sento un groppo salirmi in gola e gli occhi mi pizzicano.
Qualcuno
apre la porta ed entra, sento altre braccia attorno a me, qualcun altro mi sta
parlando ma non lo ascolto. Non è
importante.
Sono
tornata, sono con Natasha, e tutto il resto non ha
nessuna importanza.
“Cornacchietta… tu
come…!”
“Le
giuste conoscenze, Stark. Parano sempre le chiappe.”
“…e che diavolo ci fai qui ora? La Guest Star diWalking Dead?”
“No,
ResidentEvil. Sono la
cattivona dell’ultimo livello. Sconfiggi me, e avrai
salvato Racoon City”
Tony
Stark si passa una mano sulla faccia e si sfrega gli
occhi, un secondo prima spalancati nella più grande delle sorprese.
Ho fatto restare senza parole Tony Stark per circa mezzo minuto. Qualcuno chiami un notaio e
mi faccia entrare nel Guinness dei Primati.
Poi
si mette a ridere. Isterico. “Sai cosa non voglio perdermi, ora? Quando lo
dirai a Banner.”
Oh.
"Bruce?
Bruce! Bruce... vecchio mio, eccoti qui!"
"Oh,
ciao Tony. Hai bisogno? Perché qui ho finito e sto uscendo, avrei un imp..."
"Ti
rubo solo quale minuto.... permetti?"
"...
se proprio devi."
"Ho
bisogno di parlarti e vorrei farlo in privato." Apre la porta della Sala
Ristoro e lo spinge dentro chiudendosi velocemente la porta alle spalle.
"Siediti, caro."
Lo
sguardo di Banner è perplesso, ma esegue comunque sospirando: ormai ha imparato
che prima si asseconda Stark, prima ci si libera da
lui.
Ok,
forse non sempre, Pepper ne è la prova, ma questa è
comunque l’unica tattica applicabile ad arginare l’irruenza di un genio miliardario logorroico filantropo,
talvolta nostalgico ex-playboy.
"Ti
ricordi di quando ti ho involontariamentespoilerato l'ottava stagione di The Big Bang Theory e tu non ti
sei arrabbiato? "
"Reputo
abbastanza immaturo infuriarsi per lo spoiler su un telefilm comico, per quanto
non sia completamente convinto dell'involontarietà della tua azione."
"Ma
comunque il fatto che tu non ti sia arrabbiato è molto positivo, giusto? Un
passo in avanti per il tuo completo controllo sull'Altro Tizio, sei
d'accordo?"
Bruce
si toglie gli occhiali per sfregarsi le palpebre pesanti. "Tony, ti prego,
dimmi dove vuoi arrivare che sono già in ritardo..."
"Per
gradi, Dottor Banner, procediamo per
gradi."
"Stark, se le tue intenzioni sono quelle di rifilarmi
qualsiasi tipo di anticipazione dell'articolo di Selvig
nell'ultimo numero di AIP Journal che
non ho ancora letto, sappi che ne sarò solo infastidito, non incazzato.
Probabilmente eviterò di parlarti per un giorno interno - cosa che gioverebbe
anche alla mia sanità mentale -ma non
farò uno sfacelo di questo posto. Quindi, è inutile che ci provi solo perché
non ti piace il colore del comparto tecnico-scientifico e Fury
non vuole farlo cambiare..."
"Credimi,
ti sbagli di grosso... io..."
La
porta si apre di botto: "Hey, c'è ancora il mio
the preferito nel distributore?"
Banner
sgrana gli occhi.
Le
dita tremano.
Gli
occhiali cadono a terra.
Le
pulsazioni cardiache aumentano talmente che possono sentirsi nella stanza.
"Ohcazzo...!" Addison non è
mai sparita così rapidamente. Né l’armatura di IronMan
arrivata così velocemente al proprietario.
La
mia stanza è completamente vuota, e Natasha sta
balbettando qualcosa su un suo momento di furia in cui ha inscatolato tutto. Reazione
comprensibile, eppure non posso negare la fitta di rammarico: ha fatto così
presto a togliere tutti i miei ricordi, mi infastidisce pensare che stesse
cercando di estirparmi dalla sua vita per ricominciare d’accapo così presto. “Ti
ricomprerò tutto io, dove è possibile” si affretta a proporre.
“Non
ho gettato via nulla.” Clint è appoggiato allo stipite della porta, braccia
conserte e piccolo sorriso a stendergli le labbra secche dal freddo: “Ho
portato tutto a casa mia. Sapevo che un giorno ti sarebbe passata questa furia,
Nat, e che avresti voluto tenere qualcosa.” Sorrido.
C’è un dito di polvere sul pavimento, ci scrivo il mio nome con la punta
dell’indice e faccio un disegno stilizzato di Nat e
Clint che si sbaciucchiano: “E cosa ci avreste messo qui dentro, la nursery?” Natasha mi fissa scandalizzata. “Sai, esistono tantissimi
modi per combattere il dolore di una perdita. Alcune persone incanalano la loro
energia in attività umanitarie o sportive di gruppo. Altri ancora si gettano
anima e corpo sul lavoro. C’è chi invece mette su famiglia per cercare di
sostituire l’affetto perso con uno più grande e coinvolgente come quello di un
figlio. Non guardatemi così, non sono io ad averla inventata la psicologia.
Dico solo che mi tra tutte le possibilità che ho contemplato prima di risalire
in superficie, beh, c’era anche questa.”
“Stasera
la cena la paghi tu.” sibila.
Le
mostro un palmo di lingua: "Davvero, che mi sono persa a starmene negli
Inferi?"
Natasha fa spallucce. "Il passaggio
dell'Uragano Sandy per Halloween. Ha mandato sott'acqua mezzo New Jersey e
fatto un casino qui in città. Hanno addirittura annullato la Maratona."
Resto
basita, la maratona non l'aveva cancellata neppure dopo l'attentato alle Torri
Gemelle. "Sicuri non c'entrasse Thor?"
"Jane
ce lo ha assicurato. Oh, e poi ti sei persa la ri-elezione di Obama."
"Ottima
cosa, seppure prevedibile dal mio punto di vista."
"L'uscita
di The Dark KnightRises." suggerisce Clint.
"Merda!"
“Ok,
credo tu debba raccontarmi un paio di cose.”
Clint
è andato a prendere la cena, Natasha si siede accanto
a me sul materasso appena tolto dal cellophan.
“Sono
più di un paio.” Ammetto. “Ma non so dove incominciare.”
“Dal
tuo inquilino tombale, per esempio?" Dritta al punto, come sempre.
"Non credo ad una parola di quello che hai detto a Fury:
Sputa il rospo.”
Mi
mordicchio le labbra e prendo un bel respiro. Sarebbe molto più facile
mentirle, ma non è quello che posso e voglio fare. A Natasha
devo dire come stanno realmente le cose ed accettare tutte le conseguenze che
verranno: ho bisogno che almeno una persona sappia tutta la verità.
“Voglio
subito dirti che non dimentico ciò che ha fatto, d’accordo?” Annuisce, alza un
sopracciglio e mi fa cenno di andare avanti. Le racconto come è iniziata, della
notte nella sua cella mentre Asgard era in festa per
la sconfitta di Thanos, dell’antidoto che ha trovato,
di come mi abbia salvata e di come insieme abbiamo progettato il piano per
sconfiggere il Titano- piano finito relativamente male - e
della promessa fatta: “Quando siamo stati teletrasportati negli Inferi abbiamo
dovuto passare le prime due settimane a riprenderci: non solo eravamo
debolissimi e con i nostri poteri pressoché annullati, ma io avevo anche uno
squarcio nel petto e nella schiena che rischiava di farmi cadere alcuni organi
fuori se solo avessi tentato di mettermi in piedi. Era orribile, credimi, ci si
vedeva dentro: quando l'ha visto Loki ha
vomitato."
"Non
lo facevo così sensibile." commenta ironica.
"Hai
visto in che condizioni ero messa?"
Ammette
che gliel'hanno impedito, così abbasso la scollatura della maglietta per
mostrare la cicatrice: è spessa, lunga una decina di centimetri, e solca i miei
seni. "E la schiena è messa uguale." La copro subito, mi fa ribrezzo
e la odio. "Le voglio togliere entrambe."
Ha
lo sguardo avvilito, mentre mi stringe una mano sussurrando che le dispiace.
"Ci
abbiamo messo un po' a riprenderci e a riavere il controllo sui nostri
poteri." Sorvolo sull'aspetto più interessante della nostra vita di
coppia: non necessario che sappia davvero tutto,
e so per certo che troppi dettagli, questa volta, la infastidirebbero:"Non starò qui a pontificare su come lui
sia diverso nei miei confronti, ti dico solo che…
beh, c’è di più in lui che il bastardo esagitato che ha fatto saltare per aria
mezza Manhattan e ucciso ottanta persone in due giorni. È complicato spiegarti,
non saprei neppure da che parte iniziare.”
“Lo
ami?”
"L'amore
è per bambini."
Sopracciglio
alzato, figurarsi se Nat si lascia fregare così:
"Quella battuta è mia. Rispondimi: lo ami?"
Oh,
ecco. Il Domandone del secolo che mi sono
posta più volte. La risposta è sempre stata la stessa: “Non lo so." È
così. "So solo che se tornasse ad essere una minaccia non esiterei a
combatterlo.”
“E
lui?”
Ah-ha! Altro bel
domandone. “Credo sia lo stesso.” Sì, più
o meno...
“Nonostante
i due mesi passati a fare i piccioncini negli Inferi?”
“Non
ti nascondo siano stati due mesi estremamente
piacevoli.”
“Risparmia
i dettagli, per questa volta.”
“Stavamo
bene, insieme. Ma entrambi sapevamo che… non sarebbe
durata. Così abbiamo deciso di comune accordo di riprendere le rispettive
strade. Che non significa necessariamente che ci siamo lasciati - anche perché
non sono sicura che stiamo insieme - ma solo che perseguiamo i nostri
diversi... interessi. Ci
rincontreremo, presto spero.”
“Quindi
come lo consideri? Il tuo ragazzo, il tuo amante, il tuo…cosa?”
Mi
concedo il lusso di pensarci su, grattandomi il mento: Ma perché poi bisogna
dare sempre un nome a tutto? “Credo di poter coniare il termine trombanemico.”
Natasha inarca le sopracciglia, poi si
tuffa il viso tra le mani.
Clint
richiamato al comando per far rapporto su che punto fosse la missione prima
della - ahem - interruzione imprevista e noi
decidiamo di concederci il nostro momento di relax preferito:
2Girls,1Tub,
lo chiamiamo.
Niente
che possa finire su siti come YouPornetsimilia,
semplicemente riempiamo la nostra vasca da bagno di acqua calda e tante bolle,
accendiamo un quantitativo spropositato di candele che neppure in un film di
Dario Argento se ne sono viste così tante, stappiamo una bottiglia di vino e ci
immergiamo con la faccia impiastricciata da maschere depurative e l'impacco
nutritivo sui capelli avvolti dal domopack.
Con
tutte le buone intenzioni del mondo, nessun uomo potrebbe mai trovarci sexy
durante una sessione di 2Girls,1Tub.
Riempio il mio calice di vino e degusto un
altro sorso del mio Amarone di
Valpolicella comprato dal mio spacciatore di vini a Little Italy.
"Quanto mi è mancato questo momento..."
"Anche
a me..." sussurra Natasha, abbandonando la testa
all'indietro, sul bordo della vasca; Tarata a Vodka e superalcolici com'è,
mezzo calice di Amarone basta a rilassarla.
"E
con Clint come va?"
Fa
una smorfia con la bocca e alza una spalla. "Non sono stata molto
sopportabile ultimamente. Ammetto di aver avuto qualcosa di simile ad una mezza
depressione. Ma non posso esserne certa, la mia psicologa era in ferie e non mi
ha potuto visitare."
"Deve
essere una gran scansafatiche."
"Già,
credo che la cambierò." Si vuota altro vino nel bicchiere e per poco non
trascina tre candeline nella vasca: Ridacchia. "Comunque non sono stata
l'esatto prototipo della fidanzata
perfetta, ecco. Credo che la cosa l'abbia infastidito. Hic!"
Cavoli,
siamo già alla fase singhiozzo? Nat, sei proprio
fuori allenamento... "Sai, dovresti farti perdonare."
Annuisce
con un sorriso mezzo imbambolato. "Ho hic un completino viola
che..."
"Naaah, Naaah. Tutta roba già
vista. Quello che dovresti fare, secondo il mio modesto parere, è fargli capire
che sei tornata te stessa, pronta a farlo impazzire, a stuzzicarlo. Per
esempio, una foto..."
Natasha si rizza a sedere. "Qui in
vasca"
"Con
il calice in mano”
"Con
entrambi i calici in mano."
"Ed
un messaggio provocante."
Appoggia
il bicchiere ed inizia a frizionarsi la faccia con l'acqua per togliere la
maschera. Si strappa via il domopack dai capelli e
tuffa la testa sott'acqua. "Presentabile?"
Annuisco.
Mi passa il cellulare. "Uh! è il nuovo modello di StarkPhone?"
"Sì,
mi è arrivato la settimana scorsa, è S.H.I.E.L.D.LimitedEdition, credo che Stark te ne farà avere uno anche a te."
"Voglio
ben sperare! Ora dai, mettiti in posa."
"Usa
il comando vocale, non sono certa sia impermeabile."
Ordino
al cellulare di scattare la foto. "Bellissima!" strillo "Clint
si teletrasporterà a casa, vedrai." poi detto il messaggio: "Ho riempito anche il tuo bicchiere. Non
lasciare che si ossigeni troppo"
Obbediente
ed efficiente, l'assistente virtuale dello StarkPhone
ripete il messaggio tra le nostre risatine cretine.
"Invia
a CLINT BARTON." Ordina la mia amica, alzando il calice vittoriosa.
"Messaggio inviato a TONY STARK."
Panico.
Io
Sono
Assolutamente
Sbalordita.
Sapevo
che The Seventh era piaciuta e che il sequel sarebbe
stato gradito, ma non pensavo così tanto!!! Il riscontro positivo che ha avuto
il solo prologo è stato elettrizzante. Ho le vertigini, giuro!
E
anche un po’ di ansia da prestazione.
Speriamo
bene.
Nel
frattempo vi ringrazio e straringrazio per averla
recensita o inserita nelle preferite /seguite/ ricordate.
Spero
solo di essere sempre all’altezza delle vostre aspettative.
Ricordatevi
sempre che sono aperta anche alle critiche, purché sensate e costruttive.
Grazie,
Grazie, Grazie!!!!!
EC
PS:Il titolo è tratto da Back in Black degli AC/DC e la citazione è da Il Corvo –
assolutamente un Cult.
PPS:
2 Girl 1 Tub è una ‘scena tagliata’ da The Seventh originale.
Capitolo 3 *** Strong Enough to Leave Your Doubts ***
The
Seventh:Winter
•PART
4: Backin'
•-Chapt. 2:
Strong Enough to Leave Your Doubts
It happens
sometimes. Friends come in and out of our lives, like busboys in a restaurant.
Sono
tornata a New York nel mio periodo preferito: quello che precede il Natale.
L'aria è frizzante e tutta la città si veste a festa per scordare il periodo
buio che ha appena passato, come se agghindandosi di luci e ninnoli coprisse le
ferite lasciate da due attacchi alieni ed un uragano.
New
York mi piace anche per questo: guarda sempre avanti e si risolleva dalle sue
ceneri, conscia del suo ruolo in primo piano sul mondo e del buon esempio che
deve dare.
La
vita continua, il traffico riprende, riaprono edifici e negozi. Mi sforzo di
passare per la 59esima, voglio ricominciare la mia nuova vita dal punto esatto
in cui ho perso quella vecchia.
L'edificio
è coperto dal telo dei lavori: un cartello recita che nel 2013 è prevista
l'apertura di un grande magazzino. Mi sento sollevata a non dover vedere il
foro della lama sulla pietra.
Il
vento freddo si infila nel mio cappotto e mi do un altro giro di sciarpa
attorno al collo per coprirmi meglio. Il tempo qui è esattamente come me lo
ricordavo, e questa famigliarità mi rassicura.
Tuttavia,
continuo a sentirmi disorientata e stordita.
Incredibile
come, in così poco tempo, mi sia disabituata a trovarmi in mezzo alla folla
anonima della Grande Mela. Lo stare tra tutta questa gente mi innervosisce, mi
infastidiscono i continui rumori tanto da passare il tempo all'aperto con l'mp3
nelle orecchie.
Ma
mi sforzo di ritornare al mondo.
Spero
si tratti solo di una fase momentanea, la mia: nessuno ha mai studiato gli
effetti psicologici di un ritorno dall'Oltretomba quindi devo fare un po’ da
sola, affiancando alle mie conoscenze in materia e una buona dose di raziocinio
e buonsenso.
Non
che, di quest'ultimo elemento, ne sia dotata ora di quantità esagerate.
Sarebbe
stato peggio, continuo a ripetermi, tornare sulla Terra dopo decine di anni.
Come Steve, ecco; una cosa del genere per me sarebbe stata la quintessenza
dell'instabilità emotiva.
Borderline - garanzia di affinità
con Loki parial 100%
Ok,
non divaghiamo. Manteniamo la mente su pensierirazionali, concreti e positivi.
Che quello stronzo non si è fatto
ancora vivo.
Deve
essersela presa per il mio scherzetto sullo scambio di uscita del portale.
Probabilmente si starà aspettando le mie scuse.
Se pensa sul serio che mi farò viva
io per prima, si sbaglia di grosso.
O
forse ad Asgard è stato rimesso ai ceppi, per quanto
ne so resuscitare potrebbe essere considerato addirittura illegale, ed in ogni
caso la sua fedina penale asgardiana dovrebbe forse
essere di poco più corta di quella accumulata sulla Terra.
O magari ne ha già combinato una
delle sue.
Prima
di dividerci ha provato a convincermi a non preoccuparmi per la sua sorte, ma è
il Dio dell'Inganno, non è esattamente la persona più affidabile che abbia mai
conosciuto.
Devo
smetterla di angustiarmi per lui. Se la caverà benissimo, è adulto e vaccinato.
Con una personalità
spregiudicatamente Borderline.
Basta.
Basta. Mi rifiuto di pensare di nuovo a lui. Meglio guardare le vetrine. Ecco,
giusto questa, meglio studiare la collezione autunno-inverno di Hermes: con
quella borsa shopping in tessuto spigato arancione, quello scialle in cachemire
dai colori così vivi e quella sciarpa da uomo di seta verde e oro.
'Fanculo.
Un
banchetto in onore al Principe Perduto, per festeggiare il suo ritorno e la sua
sicura redenzione era quanto di più ipocrita Asgard
potesse imbastire.
Incurante
degli strimpellamenti dei cantori e dei sorrisi forzati di buona parte della nobiltà
presente, Loki sbocconcellava il suo arrosto fumante
cercando di ignorare l'imbarazzo degli astanti più vicini al suo posto e
concedendosi, come unico svago dai suoi pensieri, l'indirizzare occhiate severe
ad una servitù più reverenziale del solito.
La
sua presenza inquieta ed incute un certo timore. Una cosa che, in fondo, non
gli dispiace.
Meglio
di quando creava solo un certo fastidio.
Un
tocco morbido e femminile sulla mano destra lo fa voltare verso Frigga, sorridente
e raggiante nel suo abito color bronzo: “È di tuo gradimento la serata,
caro?"
"Degna
della mia ricomparsa. Dopo tutti questi infausti accadimenti avevo quasi
dimenticato l'ospitalità di Asgard." Intercetta
lo sguardo di Sif: sta parlando con i Tre Guerrieri,
in un angolo della stanza. Le labbra sfiorano il calice, il sorriso di Frigga
si incrina, legge perplessità nel suo sguardo. "Ma il vostro splendore,
Madre, quello è sempre rimasto impresso nelle mia memoria." Le labbra
della Regina si piegano compiaciute mentre gli accarezza il viso. È il tocco
dolce che non gli ha mai negato, neppure quando era esplicitamente un nemico
del regno segregato nella più oscura delle celle. Ma resta sempre un'asgardiana: per quanto possa essere profondo ed immutato il
suo affetto, non potrà mai comprendere completamente la complessità di ciò che
si muove dentro di lui. Non riesce a fargliene una colpa, non a Frigga almeno:
è la sua natura, come d’altronde l’Inganno è la propria.
Il
chiacchiericcio si affievolisce quando il flautista intona una melodia
struggente ed il cantore strimpella il suo strumento narrando le fatali
peripezie del Principe su Midgard, della sua morte
coraggiosa, del suo sempiterno e nobile sentimento che lo legava
indissolubilmente alla bellissima guerriera dalle lame infuocate e gli occhi
dell'oro più puro.
Tossicchia
per nascondere una risata: riesce ad immaginarsi la faccia di Addison nel sentire le parole di quella canzone, mentre
sprofonda sotto il tavolo dalla vergogna. Thor invece sorride apertamente, gli rivolge uno sguardo divertito e Loki indovina
che stanno pensando la stessa identica cosa. È così assurdo da essere divertente
ed imbarazzante allo stesso tempo.
Poi
il continuo richiamo alla sua presunta nobiltà d'animo diventa fastidioso.
Lui
è Loki, il mezzo gigante di ghiaccio, il nemico da
cui guardarsi sempre alle spalle, il mostro da cui i genitori mettono in
guardia i figli la notte.
La
lingua d'argento, l'usurpatore di troni, il Dio dell'Inganno, il Signore delle
Menzogne.
Ed
ora, per aver deciso di non morire tra le torture del nemico, veniva
forzatamente dipinto con la figura dell'eroe che Thor era sempre stato, quasi a
cancellare tutte le sue azioni precedenti.
Puro e Nuovo, ecco come lo voleva Asgard: per non vivere nell'inquietudine di doversi sempre
guardare le spalle.
Improvvisamente
si sente pervaso dal disgusto più totale davanti all'ennesima dimostrazione di
ipocrisia: Con ogni probabilità quello era il musico che sino a qualche mese
prima decantava le gesta del prode Thor contro l'infame Loki
tra le risate generali, ed eccolo ora descrivere il suo eroismo tra la finta
commozione della nobiltà Asgardiana.
"Perdonami
madre, ho necessità di una boccata d'aria." Frigga lo guarda impensierita,
probabilmente crede sia penoso per lui ricordare la sua morte. Fa per seguirlo
ma il braccio di Odino la trattiene e Loki si dirige
verso la balconata con lo stomaco chiuso in una morsa e la gola riarsa. Passa a
fianco di Heimdall senza degnarlo di uno sguardo, ed
ha appena posato un piede sul marmo della terrazza quando un'onda di energia fa
vibrare i muri.
Qualcuno
urla. C'è chi si accuccia a terra. Altri brandiscono quello che gli capita a
tiro per usarlo come arma: nel caso di Volstagg è una
coscia di cinghiale, per Fandral invece lo spillone
sfilato dai capelli della bionda pigolante che gli si è attorcigliata al
braccio.
Sei
raggi luminosi si diramano dalle viscere del palazzo e si proiettano all'orizzonte,
sparendo con una scia nel buio della notte, oltre il Bifrost
spezzato.
"Cosa...?"
Thor, così come i tre guerrieri ed alcuni altri partecipanti, è accorso sul
terrazzo. Odino richiama le guardie.
"Proviene
dalle segrete, qualcuno è penetrato nel palazzo!" esclama Sif, fissando furente Loki.
"Non
guardare me, hai ben visto dove sono."
"Ed
ho ben visto la portata dei tuoi inganni e dei tuoi poteri, Loki."
Sibila senza accennare ad abbassare lo sguardo
È
Thor a frapporsi fra i due e a prenderla per una spalla, interrompendo lo
scontro verbale: "Mio fratello è sempre stato sotto il mio sguardo, Sif, posso scagionarlo da ogni accusa." Guarda Loki, che gli risponde con la sua migliore espressione di
stupefatta gratitudine. "Questa
volta." aggiunge, prima di richiamare il Mjolnir
e seguire Odino e le guardie nei sotterranei.
Un
cenno della mano e le candele della stanza da letto si spengono. La finestra è
aperta e la vista domina Asgard. Le luci della città
si stanno affievoliscono: i festeggiamenti sono interrotti, il popolo ripiomba
nell'inquietudine, la paura serpeggia tra le vie dorate.
Le
torce delle guardie che perlustrano e controllano i giardini del palazzo
sembrano tante lucciole che si muovono nell'oscurità. Qualcuno lancia un ordine
ad alta voce a cui qualcun'altro risponde prontamente.
Heimdall, a cavallo, ritorna nella sua
posizione abituale sul Bifrost .
Loki lascia le tende aperte, fermamente
intenzionato a dimostrare che non ha nulla da nascondere. Il buio della camera
si addensa al suo comando: qual'ora il Guardiano del Bifrost
cercasse di spiarlo non avrebbe visto nient'altro che la rassicurante tenebra
che accompagna il sonno del Principe.
Un
arazzo si muove quando una figura snella scivola nell'oscurità della stanza.
"Devo
ammettere che hai avuto fegato per restare comunque qui." sogghigna Loki togliendosi l'elmo. "Ci sono decine di guardie
che ti cercano, dentro e fuori il palazzo. Praticamente, sei in trappola."
Sente
una pressione sulla spalla, dita che scivolano leggere lungo il suo braccio e
il fiato caldo nell'orecchio: "E cosa cercano?"
"Un
ladro molto capace."
"E
non una ladra."
"Non
si stupirebbero di scoprire che è stata una donna ad attentare al Tesoro
Reale." Scivola dal suo tocco per voltarsi a guardarla: "Da questo
lato gli asgardiani si sono evoluti, devo
ammetterlo."
"
È furioso tuo padre?"
"Mio padre? Oh, no. Lui è in pace, quella eterna."
"Parlo
di Odino."
"E
allora non fregiarlo di quel titolo. È indispettito, comunque."
"Immagino
la tua soddisfazione."
"E
di cosa, con le Gemme dell'InfinityGauntlet lanciate nei quattro cantoni del cosmo? sono
spiacente di constatare il tuo fallimento, mi sorge fin il dubbio che tu stia
perdendo il tuo smalto." La sente inspirare fremendo, sa di averla punta
nel vivo e se ne compiace.
“La
situazione sarebbe stata ben diversa se ti fossi premurato di indicarmi da
quali incantesimi era protetto. Potevo pensare a tutto, fuorché qualcuno fosse
stato tanto folle da impartirne uno
che facesse schizzare via quelle dannatissime Gemme.”
Loki alza le spalle: “Volevo metterti
alla prova.”
“Sciocchezze. Volevi farmi dispetto,
vendicarti per aver lasciato Asgard senza di te.” Le
mani vagano sul suo petto, avvicina il viso al suo: Occhi azzurri e maliziosi
tra una cascata di capelli d’oro e labbra schiuse in un invito che non desidera
cogliere: volge la testa di lato, facendola rimanere interdetta. “È il caso che
ti ritiri, non sarà facile uscire da qui.”
“Ti
ringrazio della preoccupazione che mostri per la mia incolumità, ma come ben
sai le tenebre favoriscono sempre la mia fuga: mi celano, si piegano al mio
volere. Dopotutto, ho insegnato a te.”
“L’allievo
supera la maestra.”
“Solo
quando l'insegnante è stata eccezionale.”
C’è
un fruscio di vesti, lo spiffero di un passaggio che si apre, e nell’oscurità Loki resta di nuovo solo.
Stark ha insistito affinché ci riunissimo
all'AvengersLounge questa
sera. Vuole che si festeggi e come sempre, non accetta no di nessun tipo.
Nonostante
si dicesse preparata al mio ritorno in grande stile, Pepper
per poco non ha un mancamento e mi tocca la mano un paio di volte prima di
convincersi quanto io sia reale e non sappia di cadavere. "Quindi non sei
uno zombie, o un vampiro o un chissàcosa?"
"Pepper, guardi troppa TV" Tony versa del gin in un
bicchiere e glielo porge. Inizialmente rifiuta, ma ad un cenno di insistenza
del suo fidanzato gli strappa il bicchiere dalle mani, se lo getta in gola e
dopo averglielo restituito dichiara di sentirsi meglio.
"Sono
sempre io. Quindi direi che chissàcosapossa
essere il termine che più descrive la mia natura."
Tony
riempie un nuovo bicchiere e guarda l'orologio: "La dottoressa Foster sarà
qui tra tre...due... uno..."
La
porta si apre: Jane è visibilmente pallida e da come respira si direbbe abbia
il cuore in gola.
La
saluto con noncuranza, come se fossi stata via semplicemente per lavoro, giusto
un paio di settimane. Lei sbatte le ciglia e si gratta nervosamente la fronte
con una mano. "Io ti ho staccata dal muro." Dice con voce tremante.
"Sì,
e ti ringrazio, davvero. Come ornamento pubblico non sarei stata un
granché."
"Dottoressa,
con questo si sentirà meglio." Jane non fa neppure finta di rifiutare il
gin. Tracanna il contenuto del bicchiere in un solo sorso e lo lascia cadere
sulla moquette grigia della Lounge. "Un
altro."
"Se
lo lasci dire, Thor esercita davvero una pessima influenza su di lei..."
Racconto
un po' degli Inferi - tralasciando ogni particolare sulla mia compagnia per non
urtarli - e quando le domande si fanno più serie e mirate devio il discorso su
come dovrò riposizionare la mia carriera nello S.H.I.E.L.D.
dopo il mio ritorno.
"Ovviamente
sei ancora una dei nostri, vero?" domanda Banner.
"Dovremmo
inventarci qualcosa per spiegarlo all'opinione pubblica." aggiunge Stark.
"In
che senso?"
"Nel
senso che, Cornacchietta, la tua... uscita di scena non è
passata inosservata. Come membro dei Vendicatori, eroina e salvatrice di
chiappe, la tua dipartita è stata resa nota praticamente subito, suscitando
molta commozione." spiega.
Oh. Sul serio? A
questo non avevo pensato. Come spia ed agente sono abituata a vivere il mio
operato nell'ombra, a dovermi confondere tra la folla. Pensavo sarebbe rimasto
lo stesso anche dopo gli attacchi a New York. Evidentemente, invece, mi sono
esposta troppo per passare inosservata.
"Il
pubblico sa che GreyRaven è deceduta da eroina
durante l'attacco di Thanos." racconta Steve.
Serra la mascella di scatto, evita il mio sguardo giocherellando con un
bicchiere di soda appoggiato al tavolo. Cerco di sembrare il più naturale
possibile con lui, ma faccio fatica vista la sua prima reazione al mio ritorno:
ha dato in escandescenze per una buona mezz’ora, alternando momenti di riso
isterico a scrosci di rabbia, sino a decretare che la mia resurrezione fosse
profondamente ingiusta, dato che conosceva soltanto uno che prima di me era
riuscito nella mirabile impresa e che ne era di gran lunga più degno. “Vedrò di
non lanciare la moda” ho sibilato come risposta, stringendo i pugni tanto da
piantarmi le unghie nei palmi per vincere la tentazione di rifilargli un
manrovescio.
Poi
aveva recuperato contegno, si era scusato per il suo comportamento, aveva
garbatamente chiesto a Tony di cancellare dallo Starkphone
il video della sua sceneggiata e cercato di riprendere le redini del suo
sistema nervoso.
Dissimula,
questo è vero, ma nel suo sguardo c’è sospetto: la fiducia si è incrinata, il
nostro rapporto si è raffreddato, e non credo proprio che chiederà indietro il
bacio in sospeso che avevamo.
Non che mi senta di darglielo.
"Non
sono state rese note le modalità della tua morte, ma ti abbiamo tributato
l'onore che meritavi."
"...
e del fatto che sia stato Loki a distruggere il Tesseract e Thanos?" Nella
stanza scende il silenzio. I miei compagni si guardano a vicenda. "Questo
non è stato reso pubblico?"
"Per
quanto ne sappiamo, il suo intervento potrebbe essere stato accidentale."
Sì, certo, è inciampato sul Tesseract. "Steve, non per far polemica
ma... trovo un po' difficile credere ad una rottura accidentale di un oggetto
come quello. Voglio dire... non stiamo parlando di un vaso Ming su una mensola
stretta..."
"Esatto,
stiamo parlando di Loki." Ok. È appurato, il mio
autocontrollo è aumentato a dismisura, se non mi sono ancora alzata a
schiaffeggiarlo violentemente.
"E
se tu ci raccontassi quello che è successo realmente? Cioè, quello che ti è
stato raccontato?"
Jane, santa donna.
"Loki ha fregato Thanos. Sono
portata a credere che questa versione sia vera, data la sua spiccata
propensione ad ingannare la gente e l'altresì accentuata propensione di Thanos a cascarci, nelle trappole. L'ha convinto ad
assorbire il potere del Tesseract - Sì, Loki è più bravo di me a convincere le persone - e una
volta avuto il Tesseract vuoto l'ha distrutto. I
contenitori di Energia - volgarmente detti Involucri
- pare siano tutti collegati tra di loro. In parole povere: distrutto uno,
distrutti tutti. Loki ha utilizzato lo scettro, per
spaccare il Cubo vuoto e Thanos è crepato. L'Energia
si è dapprima liberata, uccidendo Loki, per poi implodere,
dato che non può esistere in forma libera." Mi stanno tutti fissando
attentamente. Banner si toglie gli occhiali, ruota gli occhi al cielo, e dopo
un attimo di silenzio meditativo mormora che la cosa ha un senso. Stark gli fa eco annuendo.
"La
libertà, la più grande menzogna della vita." borbotta Clint incrociando le
braccia. "È quello che Loki ha detto la prima
sera che si è presentato nella base."
"Credo
intendesse altro." concedo "Ma, comunque, il succo è quello."
"Questo
non fa di Loki un eroe." Incalza.
"Non
ho mai detto questo, ma gli rendo atto dei suoi meriti. Una volta
tanto..."
Niente da fare, la cosa li disturba.
Però per lo meno hanno il beneficio del dubbio, ora. Piano,
piano, forse, potrei addirittura convincerli ad accettare che le azioni di Loki possano avere diverse chiavi di lettura.
Ma
d'altronde, non posso neppure metterli al corrente di tutto ciò che conosco di
lui. Non sarebbe professionale, prima di tutto. E secondo neppure giusto: ciò
che Loki mi ha detto sono state confidenze, mi ha
regalato la sua fiducia che non ho nessuna intenzione di tradire.
E
terzo, per la maggior parte di loro sarebbe troppo difficile accettare la
complessità della psicologia di Loki. Ha colpito
troppo duro, troppo in fondo, per poter suscitare empatia da un momento
all'altro.
Sarà
una cosa lunga. Escludendo che faccia
qualche cazzata che vanifichi i miei sforzi.
Pepper decide di prendere le redini della
situazione in mano: il suo alzarsi in piedi ci coglie tutti di sorpresa e ci fa
trasalire: "Ma parliamo di cose più piacevoli e divertenti!"
Cinguetta. È un ordine.
"Allora,
Addison, credo che tu debba modificare il tuo
look."
"Stark, non mi farò bionda, sappilo."
"Ma
no, voglio dire... le tue foto - tutina grigia e nera attillata, sguardo d'oro
e capelli voluminosi al vento - è ormai noto. Non credo che l'opinione pubblica
potrà accettare l'idea di una resurrezione."
"Perché
no? Con Buffy l'hanno presa tutti bene!"
"Ma
Buffy era bionda, e tu mi hai appena detto che bionda
non la vuoi diventare."
Chiedo
l'intervento di Clint. Per tutta risposta si lancia un paio di noccioline in
bocca e mi risponde masticando: "... potresti metterti una mascherina.
Zorro non lo riconosce nessuno con un pezzo di stoffa in faccia!"
Pepper rotea gli occhi: "Non esiste donna
al mondo che non riconoscerebbe Banderas..." Bene, i discorsi stanno
vertendo su argomenti più rilassanti e piacevoli. Ed io ho tanta, troppa,
voglia di ridere.
Fuori
piove.
Forte.
Lampi,
fulmini e saette.
Indico
la finestra con un cenno del capo: "Hey Jane,
Thor mi pare frustrato ultimamente." commento, sgranocchiando una patatina
e pulendomi le mani sul retro dei jeans di Maria, che non si scompone.
"Problemi?"
Non
fa in tempo a rispondermi per le rime, tra le risate generali, che la porta si
apre.
Anzi,
si spalanca di colpo.
"LADY
GREYRAVEN!"
Oh cavolo, allora è vero che se li
nomini invano...
Thor
mi prende per le spalle e per un istante, uno solo, ho la sensazione che mi
voglia piegare in due come un pezzo di cartone.
"Dunque
Loki non mentiva!"
"...
strano, eh?"
Thor
è agitato, e non è solo il suo camminare per la Lounge
avanti e indietro a farcelo capire: il temporale, là fuori, imperversa da ormai
un paio d’ore. Steve lo invita alla calma: “Se non per te stesso, almeno fallo
per questa città: ha già subito troppe intemperie in quest’ultimo mese.” Poi si
rivolge a me con un sorriso imbarazzato: “Qualche settimana fa un uragano …”
“Lo
so già, grazie.”
Stark appoggia il bicchiere di Talisker sul tavolo e tamburella con la punta delle dita:
“Sei Gemme, dici.” Thor annuisce. “È un po’ difficile recuperare qualcosa di
così piccolo e difficilmente rintracciabile senza ulteriori indicazioni, non
trovi?”
“Non
hai almeno un disegno, un’immagine?” chiede Steve; Stark
alza gli occhi al cielo mentre Banner è come sempre più propositivo: "Ci
basterebbe un componente integrativo alle Gemme. Hai detto che erano
incastonate in un guanto, giusto?
Sarebbe utile poterlo analizzare: Se lasciano traccia, è quasi certo che
l'elemento a cui sono state a stretto contatto per così tanto tempo possa
fornircela, ed in base a questo potremmo comporre l'algoritmo per una
calibrazione di ricerca strumentale"
Stark schiocca le dita fissando Banner
con gli occhi che brillano e l'aria di un bambino che ha trovato il suo
compagno di giochi ideale: "Ma se il guanto le ha trattenute annullandone
i poteri dovrebbe possedere una polarità inversa dalle Gemme. Potrebbe essere
più complicato."
"Non
possiamo fare a meno di sottoporre ad una scannerizzazione approfondita il
guanto: anche solo la sua composizione fisica potrebbe fornirci una
soluzione."
"Hai
detto che tra queste Gemme ve ne è una in grado di creare varchi
spazio-temporali, giusto? Credo dovremmo concentraci prima su questa: una volta
trovata e recuperata la dottoressa Foster potrà fissare finalmente gli elementi per i wormholes."
"E
questo ci permetterà di muoverci più agevolmente per rintracciare le altre
Gemme."
"Assolutamente."
Thor
ci fissa uno ad uno con sguardo interrogativo: “Comunque posso
disegnarvele."
Stark e Banner si scambiano velocemente
un'occhiata prima alzano entrambi gli occhi al cielo.
Clint
alza la mano chiedendo di poter fare una domanda stupida. "Ma tenete nel
vostro palazzo un oggetto di tale importanza e potere senza conoscere
esattamente il suo impiego?"
"Conosciamo
il suo valore, arciere." risponde piccato Thor "Ma ci è difficile la
sua individuazione, se perduto. E data la sua importanza, ho reputato fosse
meglio mettervi al corrente. D'altronde, non è l'unica reliquia pericolosa
presente nei sotterranei di Odino."
"Confortante."
sospira Clint.
Pensa che esistono anche reliquie
che camminano per i corridoi dei palazzi ed hanno come hobby i golpe di stato.
"Thor,
quello che ci lascia basiti" Natasha ha un tono
pacato e conciliante, nonostante il pizzicotto che sta rifilando sotto il
tavolo alla gamba di Clint e che lo fa soffrire in silenzio: "È che
nessuno abbia mai appurato come queste Gemme possano essere cercate,
all'occorrenza."
"Il
padre di mio padre li riportò come tesoro dopo un'aspra battaglia."
"Contro
chi?" mi intrometto. Improvvisamente ho gli occhi di tutti puntati
addosso, e non è piacevole.
"Contro
gli elfi oscuri dello Svartalfheim."
Dove ho già sentito questo nome?
"Immagino siano piuttosto incazzati con voi per questo, no?"
"Non
sono mai stati alleati del mio popolo." Come gli Jotunsembra suggerirmi il suo
sguardo. E ricordo improvvisamente dove ho sentito quel nome: il Siero di Loki.
Quello che mi ha salvato dal veleno del Chitauri era
un estratto di un fiore che cresce solo nelle oscurità delle grotte dello Svartalfheim.
Oh,
perfetto, mi manca solo il sospetto che il giro se lo sia fatto per assicurarsi
un'alleanza, più che per trovare un antidoto. Sarebbe nel suo stile, non posso
negarlo, ma è una considerazione che preferisco tenere per me.
D'altronde,
nessuno pare saper niente della sua puntatina su Svartalfheim,
e di certo non sarò io a parlarne. Finché non avrò un motivo per farlo,
ovviamente. A tal proposito, potrebbe risultare appropriata una chiacchieratina con Loki; così, tanto
per avere un'idea delle sue intenzioni sull'intera faccenda.
Non su quella pseudo- relazione che
stiamo ipoteticamente ancora condividendo.
Beh,
piuttosto che chiedere esplicitamente udienza mi cavo gli occhi con la penna
stilografica di Pepper. Meglio aggirare il discorso:
"Quindi gli unici che possono ritrovare le Gemme, a parte i nostri qui
presenti cervelloni se debitamente attrezzati, sarebbero questi 'Elfi Oscuri'?"
"Non
esattamente. Occorre un'estrema sensibilità alle arti magiche, ed una conoscenza
approfondita di questi manufatti."
Lo
fisso alzando un sopracciglio. Gli altri fanno lo stesso. Thor spalanca gli
occhi celesti e sussulta come se gli fosse venuta la più brillante delle idee:
"Pensi di poter chiedere a Loki di trovarle?"
Sarebbe un'ottima idea, se volessi
essere rincorsa da una schiera di elfi emo. "No"
cretino "Ma spero che nel vostro
regno esita un'altra persona in grado di farlo. O, per lo meno, una fonte su
cui poter studiare queste Gemme."
Sembra
piuttosto imbarazzato mentre mi risponde: “Vi era, ma da lungo tempo ha scelto
volontariamente l’esilio dal nostro regno, e nessuno ne ha più traccia.”
"Quindi
l’unico resta davvero tuo fratello? E
hai provato a chiederglielo? ”
Arrossisce. Tuffo la faccia tra le mani mentre
Stark spinge via il bicchiere sostenendo gli sia
passata la sete.
"Non
si è dimostrato interessato in una collaborazione."
"E
suppongo che costringerlo sia fuori discussione." interviene Nat. Clint le scocca un'occhiata infastidita e perplessa.
"Non crederai mica che lui possa...?"
"Con
i giusti solleciti..."
"Perché
mai dovrebbe farlo? E soprattutto, perché mai dovremmo fidarci? Abbiamo degli
scienziati, basterà scannerizzare il guanto e troveranno la soluzione."
Banner
si sente chiamato in causa ed osa timidamente intervenire: "Veramente,
Clint, la scienza si basa sulle ipotesi, che possono anche risultare
sbagliate..."
"Giusto,
meglio affidarci al Dio della Menzogna
e che la logica si fotta!"
"Infastidisce
anche a me questa idea ma potremmo prendere in considerazione questo intervento
come un 'controllo incrociato' sui
risultati delle analisi."
"E
quindi cosa dovremmo fare? Mandare Addison in
lingerie su Asgard per estrapolargli
informazioni?"
"Oh,
ma allora è già pronta!" A Stark è tornata la
sete, ed io sistemo stizzita l'orlo della maximaglia stretch di angora: in
effetti me la ricordavo più maxi e meno stretch, ma ho indossato di peggio.
Hill
si massaggia la tempia sinistra e decide di prendere le redini della situazione
in mano. Per farlo deve piantare un pugno sul tavolo un paio di volte, dato che
Stark ha deciso che era l'ora di infastidire Steve,
Banner si è già perso nei suoi calcoli scarabocchiando un tovagliolo, e Clint e
Natasha si stanno sibilando addosso con aria furente.
"Signori, siamo in una nazione democratica: propongo di mettere la cosa ai
voti."
Vesto
la mia migliore faccia allarmata: "No. No. No nononononono..."
Come
previsto le mie rimostranze, i miei 'non
se ne parla nemmeno' ed il mio accorato appello alla sanità mentale del
gruppo sono caduti nel vuoto.
La
Hill, ufficialmente la persona con più potere nella stanza mi ha ricordato che
in qualità di agente non devo discutere gli ordini, ma solo eseguirli.
Solo
Clint e Steve avevano votato contro il mio intervento ad Asgard:
prevedibile. Thor, dopo aver capito
il meccanismo dei voti, aveva alzato la mano con l'entusiasmo di un liceale
davanti alla prospettiva di una giornata senza lezioni.
E
non mi aveva neppure dato il tempo di organizzarmi: mentre cercavo di sgusciare
via con la scusa (plausibilissima) di dover indossare qualcosa di meno caldo
che un maglione d'angora e dei leggins mi aveva
caricato in spalla invitandomi ad utilizzare il mio teletrasporto.
Morrigan recita quella che sta dalla mia
parte, guardando il resto del gruppo accigliata e me che le faccio segno di no
con la testa. Ma alla fine finge di cedere alle lusinghe di Stark
e alla promessa di un appuntamento con un certo pappagallo bianco di origine
russa e mi pianta il becco nella mano.
Brava il mio Corvo.
GRAZIE!! Di nuovo!!
Sono assolutamente felicissima, estasiata da questo seguito!!!
Allora, solo una spiegazione: non siamo ancora arrivati all’azione,
è che desidero creare il clima giusto per questa nuova storia…
Con il primo capitolo della saga è stato abbastanza semplice: avevamo dei conti
in sospeso con Thanos e il Tesseract
ancora tra le scatole, qui c’è da creare un disastro dalle fondamenta.
Non dico che ci metterò un po’, però insomma, non posso far
capitare le cose dall’oggi al domani. Prometto che l’azione arriverà, e neanche
troppo tardi, e che prometto che mi tirerete le pietre e mi odierete a morte,
con ogni buona probabilità.
Quindi, non incazzatevi se anche in questo capitolo non
succede fondamentalmente ‘na mazza. Devo costruire il
puzzle. A dire il vero, lo sto ancora costruendo.
E sto cercando di fare in modo che sia il più nitido
possibile.
Come sempre, consigli, critiche e commenti sono sempre ben
accetti ed apprezzati!
Ci ringrazio ancora per la lettura!
PS: Titolo tratto dalla canzone ‘Walking
on Air’ di Kerli. Citazione cinematografica da ‘Stand
By Me – Ricordo di un’Estate. Film STU-PEN-DO tratto
dal libro di Stephen King.)
We are meant for each other and not meant for each
other. It's a contradiction.
(Vicky Christina Barcelona)
Quando sento la porta della stanza chiudersi trattenere una
risata si fa decisamente più difficile: tappandomi la bocca con una mano mi
siedo sulla balaustra in marmo della terrazza, cercando di assumere una
posizione di invitante innocenza, ravvivandomi i capelli.
Sento i suoi passi all'interno della camera e qualcosa che
sembra uno sbuffo: immagino stia reprimendo un moto di stizza: dopotutto suo
fratello è già tornato da Midgard ed è già in
presenza di Odino, il quale non mancherà di tessere le lodi al brillante
intuito di Thor che l'ha portato ad avvertire i suoi valorosi compagni d'arme e
a chiedere loro aiuto.
Probabilmente al momento è indeciso se scagliare qualche
incantesimo giù dalla finestra e chi prende prende o
se sfogarsi con un qualche suppellettile a caso nella stanza: conoscendolo,
opterebbe volentieri per il primo caso.
Ma non fa nulla, e mentre mi liscio la stoffa a cui sono
avvolta immagino abbia già notato che la tenda mancante alla finestra: il caldo su Asgard è insopportabile, soprattutto con un maglione di
angora, così ho reputato un'idea migliore - e di sicuro effetto - quella di
drappeggiarmi una tenda addosso e sorprenderlo sulla terrazza, a gambe
accavallate, seduta sulla balaustra.
Accetto il rischio di ritrovarmi tra i cespugli di
biancospino dieci metri più sotto.
Sento dei passi, probabilmente avrà notato i miei vestiti
lasciati sul letto: mi sale un pizzico di tensione quando mi si insinua il
dubbio che possa, per chissà quale motivo, chiamare il nome di un'altra donna.
Così fosse quel baldacchino enorme
diventerebbe la sua pira funebre.
Ed invece eccolo uscire sul terrazzo, in mano il mio
maglione d'angora – con quello che l'ho pagato spero non me lo sgualcisca – e
l'espressione attonita, con le labbra schiuse.
"Ciao, Loki." sorrido
ammiccante. “Tua madre sa che indosso le tue tende?”
Resta per un istante immobile con gli occhi sbarrati e ho il
vago sentore che stia indeciso se abbracciarmi di slancio o spingermi di sotto.
Poi incrocia le braccia al petto.
Oh, terza opzione, tenermi
il broncio.
"Su Midgard non si usa
chiedere il permesso prima di entrare nelle stanze private di qualcuno?"
"Tecnicamente il permesso l'ho chiesto. A Thor. Non ti ho fatto anticipare niente
perché ci tenevo a farti una sorpresa. Riuscita,
a quanto pare."La sua espressione offesa peggiora.
Meglio scendere dalla balaustra...
"È una tua prerogativa, sorprendermi contro il mio
volere."
Alzo le spalle con finta innocenza, pigolando un "Non
capisco a cosa ti riferisci" a cui non può rispondere altro che con uno
sbuffo esasperato.
"Diciamo che avrei preferito avessi dimostrato un
briciolo di rispetto nella mia decisione."
"Oh, andiamo, Loki... non
dirmi che non te l'aspettavi. Da me."
"No, non mi aspettavo che non rispettassi il nostro
accordo di non intralciarci a vicenda così presto. Ti davo... almeno mezza dozzina
di giorni, ecco."
Non ha tutti i torti, gli ho giocato un tiro mancino dopo
quindici secondi dalla nostra stretta di mano –no, non
era solo una stretta di mano – a sancire il patto di non intralcio. "Ero preoccupata, davvero. Che tu finissi in
un qualche remoto angolo dell'universo a meditare vendetta borbottando e
parlottando da solo."
"Non ho bisogno di una balia"
"Se le balie fossero come me lo svezzamento sarebbe di
stampo decisamente diverso" non
posso fare a meno di ridacchiare maliziosa: "E poi non ti ho mica
incatenato ad Asgard. Potevi benissimo andartene
subito: non sei tu quello che conosce tutti i sentieri più oscuri che uniscono
i regni? Se sei rimasto, deduco che
in fondo la mia...ahem, intrusione nei tuoi piani non sia stata un'idea così cattiva."
Loki alza gli occhi al cielo e allarga
le braccia. "Che ci fai qui?"
Raggiungo il suo fianco e cerco di far scivolare il mio
braccio attorno al suo, ma lo scansa e non posso fare a meno di sorridere a
quel suo tentativo goffo di fare l'offeso. "Vuoi la versione del perché sono voluta venire qui o quella che mi
haportato a convincerli a mandarmi qui?"
Gli è difficile non sorridere, quando si ricorda quanto
siamo affini. Io sono qui per lui, questo è vero, ma non sono qui con un solo
motivo: non posso giocare a carte scoperte, con i miei compagni, tantomeno dopo
che ho minimizzato il nostro rapporto.
Non per questo, però, ho intenzione di porci fine. Non ora,
almeno.
"Come hanno preso il tuo ritorno?"
"Stupiti"
"Indubbiamente."
"Ed il tuo?"
"Esterrefatti.
Si erano illusi di essersi liberati di me..."
Lo colpisco con le nocche sul braccio invitandolo a
smettere: "Thor mi è sembrato piuttosto contento."
"La profondità dei sentimenti di Thor è piuttosto
relativa."
"Ma può bastare."
"Cosa vorresti dire?"
"Che se sei rimasto qui su Asgard
un motivo c'è. E sono certa non sia per l'ottima compagnia con cui passi le
giornate. Thor è contento di non aver perso un fratello..." sbuffa
"...ed i tuoi genitori felici di riavere con loro il figlio perduto."
"Ed il resto di Asgard di avere
un'altra possibilità di farmi la pelle personalmente." Sospirando, Loki si è spostato di un passo: al suo posto è rimasta una
sua copia mentre lui rientra nella stanza.
Gli chiedo cosa stia facendo. "Seguitando il discorso
sulla reazione degli Asgardiani, Heimdall
tiene costantemente gli occhi su di me."
Fosse per me potrebbe continuare il suo ruolo di voyeur statale, ma comprendo che Loki preferisca mantenere la privacy "...e poi accusi
me di farti da balia?" Lascio che il potere fluisca dalle mie membra e lo
seguo: dietro di me la mia proiezione astrale resta per un attimo immobile, poi
sbatte le ciglia e si rivolge a quella di Loki con un
sorriso ebete. Un invito con la mia mano e le due repliche si appoggiano alla
balaustra fingendo di conversare amabilmente. Quando quella di Loki prende le mani della mia commento con un ironico:
"Che carini!"
Sento le sue dita tra i capelli, li scosta da una spalla
sostituendoli con le labbra e non riesco a nascondere un brivido: sorride
contro la mia pelle mentre mi circonda la vita.
Mi volto nel suo abbraccio e lo attiro a me.
Sfido chiunque a negare che Loki
sia bello come il peccato.
Riesce a provocarmi solo con uno sguardo in lontananza, e
spesso mi domando se riuscirei davvero a resistergli: Il frutto proibito è il
più succoso da mordere, i fiori più belli sbocciano sulle piante più velenose,
il sentiero più impervio quello regala il panorama mozzafiato.
Inizialmente risponde ai miei baci morbidamente, come se
assaporasse lentamente tutto il mio desiderio, con le dita lunghe che non
lesinano carezze lungo la mia schiena, che cercano la piega del collo e si
tuffano nei miei capelli. Approfondisce il bacio, le sue labbra sottili schiuse
sulle mie e le mie mani sul suo viso ad accarezzare la pelle di un pallore
perfetto, liscia e impensabilmente morbida, senza nessuna imperfezione, senza
nessun difetto.
Ha gli occhi che brillano, il mio Loki, e non li chiude mai: studia e
si gusta ogni mia reazione, ogni mia espressione.
Farò in modo di essere un amante
meritevole, mi aveva
promesso. In realtà è il migliore che abbia mai avuto. E l'unico che mi rendo
conto di volere davvero.
Continuamente.
Mi alza come fossi una piuma guidando le mie gambe a
circondargli la vita e si siede sul letto, lo sguardo sempre allacciato al mio
e la bocca schiusa in un sorrisetto febbrile.
"Sempre indumenti poco adatti alla passione." Sussurro
armeggiando con la cinta di cuoio della casacca baciandogli il collo.
Deglutisce rumorosamente, gli strappo addirittura un gemito: dal il mio primo trattamento è rimasta una parte
sensibilissima; sfiorarlo, baciarlo, stuzzicarlo lo fa impazzire.
Le sue mani fresche risalgono le gambe ad insinuarsi tra le
pieghe della stoffa, ad appesantire il mio respiro: "Meno male che tu hai
gusti diversi" bisbiglia sornione. Poi l'allacciatura della casacca cede
lasciandolo a mia completa disposizione.
Sul balcone le nostre proiezioni astrali tubano. Nel talamo,
i nostri respiri si intensificano.
"...e qual è il motivo ufficiale per la tua visita su Asgard?"
Mi sposto un cuscino sopra la testa bofonchiando qualcosa
sul lasciarmi stare e di ‘riparlarne dopo’ che non ho la benché minima voglia di interrompere
questo momento di beatitudine.
"Oh no, insisto." Loki
mi scopre la faccia incurante delle mie proteste "Prima che ti
addormenti."
"Non ho sonno."
"Bugiarda.
Tu, dopo, hai sempre sonno." Mi pizzica le guance dispettoso, facendomi
protestare di nuovo. "Avanti, sono curioso di sapere come l'hai data a
bere a quegli sciocchi." sogghigna, circondandomi la vita con un braccio.
"Piano con le parole: Quegli sciocchi ti han fatto la festa un paio di mesi fa." modero la
mia annotazione con un bacio.
"Indisponente" finge di ringhiare appoggiandomi i
denti sulla spalla nell'imitazione di un morso "Esigo una risposta."
Se fa così, l'unica cosa che mi viene in mente di fare è
parlare di lavoro, ma insiste per una
risposta: “Per le Gemme" Sbuffo, mettendomi a sedere e sfregandomi gli
occhi a sottolineare la mia esagerata riluttanza: Giochi finiti, si torna nei
propri ruoli. Inizio a spiegare brevemente la necessità di avere una traccia su
cui basare l'individuazione, di come Stark e Banner
lavoreranno sul Gauntlet, e su come comunque sia
auspicabile una riprova effettiva. "Abbiamo supposto che tra quella
montagna conoscenza che risiede nella tua testolina incasinata ci possa essere
quello di cui abbiamo bisogno."
"E li hai convinti che chi meglio di te potesse
estrapolarmi tali informazioni? D'altronde, con la tua abilità..."
"...avevo intenzione di chiedertelo con gentilezza."
Sorride sarcastico: "Gentilezza?"
"Sì, lo stavo per fare giusto un’oretta fa, ma sono
stata sopraffatta dagli eventi."
Gli schiocco un bacio a fior di labbra, a metà tra il serio ed il provocatorio.
Resta a fissarmi per qualche istante, indeciso se la mia spiegazione possa
essere convincente o meno. Poi si alza avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi - mi
fa sempre sorridere constatare quanto a volte possa dimostrarsi improvvisamente
pudico - e si avvicina allo scrittoio di legno massiccio. Sposta qualche tomo
vetusto ed impolverato finché non trova quello di suo interesse, poi si siede
su di uno scranno facendo cenno di avvicinarmi e mi guida a sedermi sul suo
grembo, prima di far scorrere le pagine del libro tra le dita sottili e trovare
quella di suo interesse.
Il Gauntlet è riprodotto con una
fedeltà disarmante: ogni dettaglio, fregio, piega delle dita è disegnato alla
perfezione; così come il colore delle pietre ed il loro bagliore sinistro. Ne
sono impressionata e non riesco ad impedirmi di accarezzare delicatamente la
pagina di pergamena. "Questo manoscritto è antichissimo" spiega con
il tono compiaciuto di quando trova qualcuno con cui condividere il suo
interesse, a cui mostrare le sue conoscenze: "È stato redatto da chi ha
proprio costruito il Gauntlet, maghi potentissimi che
servivano Asgard ai tempi del padre di mio pad…di Odino.
Queste nozioni preziose sono alla base dell'utilizzo delle Gemme, informazioni
che solo in pochissimi hanno il privilegio di conoscere. E sono a tua completa
disposizione."
Rivolgo un'occhiata in tralice alla sua espressione di finta
innocenza: "Sono estremamente colpita
dall'alta considerazione che hai delle mie capacità conoscitive e delle mie
abilità nelle lingue straniere. Permettimi tuttavia di dimostrarti un piccolo
disappunto per questa simpatica presa in giro."
"...?"
"Non so leggere le rune."
Scoppia a ridere e gli rifilo una debole gomitata nel petto.
“Vorrei proprio vederti alle prese con una nostra forma di scrittura antica!”
"Dubito che non la possa comprendere: gli alfabeti di Midgard sono così basilari da risultare banali."
Appoggia la mano sulla mia, ad accarezzare ancora l'immagine del guanto, e la
sposta verso la pagina piena di rune. "E comunque questa è la versione più
ancestrale della nostra lingua. Dubito fortemente che, a parte forse Heimdall, ci sia qualcuno in questo regno capace di
conoscerla ancora."
"E come l'hai imparata?" Ha un istante di
esitazione, prima di rispondere senza guardarmi: "Me l'ha insegnata colei
che mi ha donato la conoscenza delle arti magiche."
"Davvero? Un’insegnante?"
"Certamente. La propensione per la magia è un dono
innato, ma senza i giusti insegnamenti resta solo allo stato grezzo, non
fiorisce, non si potenzia." Questa credo sia una frecciatina ad uso e
consumo della sottoscritta, che dei pochi poteri che ho sono sempre stata
praticamente un’autodidatta.
"E lei dov'è ora?"
"Se ne è andata." La sua risposta mi sembra un po’
troppo secca, ed anche lui si accorge della perplessità dipinta sul mio volto:
"Beh, il suo lavoro l'aveva fatto. Egregiamente." Aggiunge
conciliante per poi tornare a concentrarsi sulle mani posate sul libro "In
ogni caso, Addison, come puoi vedere questa pagina
può essere di tua piena comprensione." Le nostre dita scorrono sulla
pergamena, le rune si trasformano sotto i miei polpastrelli diventando lettere.
Mi lascio scappare un "Oh!" piacevolmente sorpreso
che gli strappa un altro sorriso: non c’è che dire, a compiacere Loki sto diventando davvero brava. "È più di quanto
potessi sperare!" Esclamo mettendomi a leggere.
"Il potere di chiedere le cose con gentilezza" Sogghigna tornando a baciarmi la pelle nuda
della schiena. Ignoro il brivido di quel contatto, resto a fissare la pagina
pensierosa, indicando con la punta dell’indice una parola. "Se vi è
qualcosa non di tua comprensione..."
"Svartalfheim. Mi è appena venuto in mente quando ho
sentito questo regno." Mi volto a fissarlo negli occhi: "Il
siero." Eccoci al punto.
Loki annuisce: da una parte sembra
sorpreso che me lo ricordi, dall'altra indovino che lo infastidisca questo mio
appunto, come se ci fosse una connessionetra lui e la sparizione delle Gemme – di cui non ho prove certe della
sua esistenza, a parte un mio piccolo, ombroso sospetto dettato forse da un
esagerato pregiudizio –ma alla fine non
si pone sulla difensiva.
I casi sono due: o non ha afferrato
il concetto, cosa impossibile visto il suo acume, oppure non vuole indurmi a
credere che abbia qualcosa da nascondere.
Dissimula quindi il suo fastidio sfogliando il libro per
mostrarmi le nozioni sul fiore della grotta.
Lo fermo.
"E se ti avesse visto qualcuno, quando sei andato
laggiù? Se ti avessero seguito per i tuoi sentieri, trovando il modo di entrare
ad Asgard?"
"Al massimo sarebbero potuti venire su Midgard, dato che mi sono diretto subito lì." risponde
piccato. "E poi vorrei rammentarti la mia capacità nel confondermi con le
ombre. Capacità che, fossi in te, non mettere in dubbio."
Certo, infatti nessuno ha notato la
tua capatina in New Mexico
"Non era mia intenzione, affatto.”
Ritorno su Midgard nei miei panni,
con collo della maglia srotolato sin sotto il mento – Prima o poi dovrò fargli
passare il vizio dei succhiotti – il libro sottobraccio e Thor che gongola con
un sorriso stupido.
Fortunatamente sono riuscita ad evitare di incontrare i
monarchi: neppure la migliore ruzzatina del mondo può
valere l’estremo imbarazzo di un incontro con i genitori adottivi del tuo trombanemicopseudoragazzo amante immortale Borderline.
Parlando di momenti imbarazzanti, lo sguardo con cui vengo
accolta nell'AvengersLounge
è estremamente eloquente: alzo il libro: "Spero ne siate
soddisfatti."
"Perché tu no?"
Sei sulla lista nera, Stark. Ho abbastanza conoscenze per spedirti nel Girone
degli Stronzi quando arriverà la tua ora.
Clint taglia corto, che questa discussione evidentemente lo
disturba e con fare sbrigativo mi dice di avvicinarmi, aggiungendo sarcastico:
"Chissà quali magici segreti ci rivelerà questo libro"
Apro la pagina interessata, ricevendo borbottii perplessi
alla vista delle rune.
Alzo il dito indice. Mormorii curiosi. Lo appoggio sulla
prima runa ad inizio pagina.
Mugugni d'attesa.
Faccio scorrere il dito.
E non succede niente.
Riprovo.
La runa non muta. Dietro le mie spalle sento Stark commentare qualcosa sul 'fare cilecca'.
Riprovo.
Niente.
Tento con il dito medio.
Loki
io ti strozzo.
Banner mi batte sulla spalla: "Beh, dai. Ci ha
provato."
"Ti ha fregato." rincara Clint.
"Prevedibile." Steve ammette che sia preoccupato dalla mia improvvisa
ingenuità.
"Non sempre il sesso è la soluzione ad un
problema." sentenzia Stark e per un istante
tutti lo guardiamo come se lo pseudo-zombie fosse lui
e non la sottoscritta.
Ma è solo per un microsecondo, perché poi tutti gli occhi
tornano ad essere fissi su di me. Chi con sguardo di compatimento, chi
innervosito, chi preoccupato, chi con un mezzo sorrisetto.
Trovo solo una cosa sensata da fare: simulare un attacco
isterico ed uscire dalla stanza.
Senza accendere la luce mi sono rifugiata nell'angolo di una
stanza non ancora terminata, con il pavimento grezzo e le pareti rivestite solo
per metà. Mi accuccio per terra di fronte alla vetrata appoggiando la schiena
contro una pila di piastrelle ancora da posare.
Sono furiosa, e non solo con Loki.
E se pensa di costringermi a tornare da lui a pigolare di
tradurre quel libro si sbaglia di grosso. Può starsene a marcire su Asgard, per quanto mi riguarda.
A ferirmi è soprattutto la reazione dei miei compagni,
l'avere la matematica certezza che d'ora in avanti nulla sarà più come prima, che
il sospetto serpeggerà tra di loro: potrei
fare il doppio gioco, potrei intralciare.
Dopotutto, cosa dovevo aspettarmi con il mio ritorno? Baci
abbracci e riprendiamo da dove avevamo interrotto?
Chi sono io per avere avuto la possibilità di essere tornata
indietro? Io valgo davvero questo privilegio?
Centinaia di persone che non meritano la morte si ritrovano
negli Inferi ogni giorno. Io non sono né un messia né una santa, eppure sono
tornata in vita.
Tutte le vittime degli attacchi di New York no, eppure le
loro colpe non erano tali da meritare di morire, o da non meritare di
riprendere a vivere.
Coulson è andato troppo oltre, ed era cento
volte meglio di me.
È morto illuminato dalla candida
luce dell’eroismo. Nessuna ombra di sospetto sulla sua lealtà.
Rumore di passi nel corridoio alle mie spalle e mi
appiattisco contro le mattonelle. Qualcuno entra e sembra attendere, come se si
stesse guardando attorno, per poi uscire. I passi entrano nella stanza di
fianco. Vicina alla vetrata come sono, posso guardare attraverso la finestra
nella stanza accanto.
C'è Natasha che guarda fuori: vedo
le labbra muoversi velocemente, troppo perché riesca a leggerle. Quel qualcuno
con cui sta parlando si avvicina alla vetrata: Clint. Sembra stiano litigando,
o comunque discutendo animatamente. Afferro brandelli di parole dal movimento
delle labbra che confermano il sospetto di essere il soggetto della
discussione.
Stanno litigando ed è a causa mia.
Natasha mi sta difendendo a spada tratta
davanti al suo uomo. Natasha mi preferisce all'uomo che ama. La cosa dovrebbe angosciarmi e farmi
sentire in colpa, ed invece provo una leggera fitta di colpevole piacere.
Decisamente, frequentare Loki non mi fa bene.
Nell'Acura TL il silenzio è
pesante come un macigno. Clint guida senza fiatare, Natasha
è voltata ostinatamente verso il finestrino ed io, nel sedile posteriore,
inganno la tensione smanettando con lo Starkphone
nuovo.
Non ho nessuno con cui messaggiare,
nessun profilo di nessun social network da aggiornare e non ho ancora
scaricato, su questo nuovo modello, nessun gioco con cui intrattenermi.
Lancio lo Starkphone nella
borsetta chiedendo a Clint se può mettere su un po' di musica. Lo vedo utilizzare
i comandi al volante ed il led dell’autoradio si accende sul CD. "Lady Gaga? Chi cavolo
nello S.H.I.E.L.D ascolta Lady Gaga?"
"La Hill" Nel rispondere Nat
non si è neppure voltata.
Oh sì. L'anno scorso, dopo una serata
trascorsa in un infamissimo bar disperso nel deserto
dello Utah, avevamo appiccicato il contenuto di un intero pacchetto di Lucky Strike sui suoi Oakley da
sole e ci eravamo esibite in una cover di Telephone ad uso e consumo di un
paio di coyote dall'aria perplessa.
La Hill è uno splendido esempio di cazzuterrima
stronza sul lavoro che si trasforma in una esagitata festaiola appena tolta la
divisa: Come a Las Vegas, per esempio.
Fortuna vuole che questo accada di rado, altrimenti chissà
quanti matrimoni falliti avrebbe alle spalle.
Oh, oh, oh,
oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as Oh, sì. Avevamo cantato pure questa nel
deserto.
When he
comes to me, I am ready
I wash his feet with my hair if he needs
Forgive him when his tongue lies through his brain
Even after three times he betrays me
"Clint, accosta."
"Non ti senti bene?"
Ahh ah ahahahAhh
ah ahah
I'll bring him down, bring him down, down "Accosta e fermaquestacazzodi auto."
Ahh ah ahahahAhh
ah ahah
A king with no crown, king with no crown
Natasha si lascia scappare un'imprecazione
quando l'auto inchioda a lato del marciapiede. "Si puòsaperechetiprende?"
I'm just a
Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby!
I'm just a Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby! "Dammi quel CD."
"...vuoi mandarmi nei casini con la Hill?"
Oh, oh, oh,
oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as
"DAMMI QUELLA MERDA DICD!!"
Natasha lo estrae in fretta e furia dallo
stereo, glielo strappo di mano e scendo dall'auto.
Getto il CD a terra e ci salto
sopra una, due, tre, quattro volte. Lo prendo in mano e lo spezzo in più parti.
Poi butto tutto, civilmente, nel cestino dell'immondizia che
trovo lì a fianco e prendo un bel respiro. Nell’aria fredda di New York l’odore
degli scarichi delle auto si mescola a quello dei ristoranti asiatici e delle
fogne. Non è piacevole e non è fresco, ma a me sta bene così. Alzo gli occhi al
cielo e lo vedo distante, scurissimo sopra ai grattacieli illuminati. Nessuna
stella, nessuna luna e neppure nessun stramaledettissimo reame alieno.
E va benissimo così.
"C'è un Sushi Bar, a due isolati da qui. Io ho fame e
non mangio sushi da una vita, letteralmente. Che ne dite se...?"
Clint e Natasha annuiscono
velocemente, gli occhi ancora completamente sgranati.
"Lady GreyRaven non ha
apprezzato. Sostiene sia stato un colpo basso, seppure abbia utilizzato parole
diverse per descriverlo. Molto diverse."
"Neppure io ho apprezzato il suo tiro mancino,
quindi?"
La scena è così famigliare da essere confortante. Loki è seduto alla sua solita scrivania di legno massiccio
sommersa da libri di ogni genere, le gambe stese su un angolo, un tomo aperto sulle
ginocchia e le mani sporche di inchiostro.
A Thor sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando
entrava negli appartamenti del fratello per trascinarlo a destra e a manca e lo
trovava immerso nei suoi libri o nei suoi esercizi di magia. Non riesce ad
impedirsi di sorridere, a sperare che il suo desiderio più grande– che tutto torni come prima, come se tutta
quella follia non fosse mai esistita – sia stato esaudito.
È qualcosa di impossibile, riesce a comprenderlo persino
lui; ma Loki è lì, con il naso infilato tra le
pergamene ingiallite e l'aria di chi ha deciso che il mondo attorno va
ignorato, che nulla di quello che accade lo tange. Gli appoggia il libro nell’angolo
del tavolo di fianco ai suoi piedi e lui alza per un istante lo sguardo: "È
più sgualcito di quanto lo ricordi."
"Come dicevo, Lady GreyRaven
non ha apprezzato."
Loki fa spallucce e ritorna sulla sua
pergamena. Non è che la stia davvero studiando, sta solo cercando di ignorarlo
per fare in modo se ne vada il più presto possibile; ma Thor non ha intenzione
di cedere, che la sua ignoranza sul fratello è stata la causa scatenante di tutto, e non vuole che ciò si replichi:
"I midgardiani non possono trarre nessuna
informazione dalle rune."
"Neppure tu, eppure non sei di Midgard,
anche se fingi di esserlo."
"Giusto per questo necessito del tuo aiuto,
fratello."
Gli occhi gelidi di Loki saettano
dalla pergamena dritti sui suoi: "Il mio aiuto? Disinteressato? Thor, sono
passati i tempi in cui scattavo ad ogni tuo vago cenno di interesse nei miei
confronti lieto di ricevere solo briciole di riconoscenza." Si alza dallo
scranno gettando pergamena e penna sul tavolo incurante dell’inchiostro che
schizza sui libri. "Ammesso che me ne fossi, riconoscente."
"Fratello..."
"Smettila di chiamarmi così. Non ti aiuterò a
recuperare le Gemme, non mi interessa farlo."
"Se le Gemme cadessero nelle mani sbagliate..."
"...Tu non sapresti neppure cosa potrebbe accadere. A
malapena conoscevi il potere del Tesseract, non hai
mai indagato sul suo utilizzo, sulle sue proprietà. Hai dormito l'InfinityGauntlet sotto il naso e
sino a ieri pensavi fosse un oggetto ornamentale. Perché mai, Figlio di Odino,
dovrei impegnarmi ad aprire la tua mente ottusa, a condividere con te la mia
conoscenza ed il frutto dei miei lunghi studi? Perché tu possa ornarti
nuovamente di gloria dorata?"
"No, Loki. Sono passati i
tempi per cui combattevo solo per vanità personale. Ti chiedo di aiutarmi per
scongiurare un pericolo per questo regno."
"Oh. Per salvare Asgard,
allora? E, di grazia, spiegami come mai? Per un inesistente senso di
appartenenza? Io non sono un Asgardiano, questo non è
il mio regno – lo è stato, legittimamente, ma ora non più – non devo nulla a
nessuno di voi."
"Come puoi essere così cieco di fronte alla tua
famiglia?"
Loki sbatte il pugno sul tavolo, ciocche
di capelli che scendono davanti agli occhi furenti: "La mia famiglia?
Quale, quella che mi ha trascinato in ceppi davanti a tutta Asgard
e per cui sarei dovuto restare inchiodato per l'eternità a farmi corrodere dal
veleno di un serpente?"
"Hai scatenato una guerra su di un regno che
proteggevamo, hai distrutto, ucciso persone inermi con ferocia e crudeltà
inaudita..."
"Oh, cose assolutamente sconosciute agli occhi del Re
di Asgard, vero?"
Thor si ammutolisce per un istante. "Gli Jotun avevano invaso Midgard, una
guerra contro di loro..."
"Non sto parlando degli Jotun.
Non mi sentiresti mai nominare quelle bestie, figurati tentare un'arringa
difensiva nei loro confronti." Loki cammina in
circolo, attorno ad un Thor confuso che cerca di decifrare la sua espressione,
ad indovinare i pensieri e dove le sue parole colpiranno: "Da dove
provengono le Gemme?"
"Svartalfheim."
"Oh, bravo Thor. Ed ora parlami della Guerra che il tuo
prode antenato ha condotto contro gli Elfi Oscuri..."
"Sono considerati nemici di Asgard."
"...e?"
"Borr, il padre di nostro
padre, ha mosso una guerra per proteggere il nostro regno."
"Su quali basi?"
"Erano nostri nemici. Avevano un esercito grande e
potente. Se Asgard non avesse attaccato per
prima..."
"Si stava preparando, il loro esercito?" La
domanda lo sorprende: Thor abbassa gli occhi e scuote la testa. "I musici
cantano ancora di come il possente esercito asgardiano
abbia sorpreso il nemico nella sua stessa terra."
"Ma su Svartalfheim sono
state ritrovate le Gemme, gli Elfi Oscuri avrebbero potuto..."
"Avrebbero potuto. Ma non l'avevano fatto. Né erano pronti
per farlo. La gloriosa guerra di Asgard contro lo Svartalfheim è stata un pretesto per impossessarsene."
"Un Re non avrebbe mai potuto compiere un'azione così
egoista."
"I Re fanno di peggio. Io sono stato Re, per esempio, e
come hai detto poc'anzi le mie azioni sono considerate talmente crudeli e
feroci che hanno portato morte e distruzione non in uno ma in ben due regni. Laufey era un Re, eppure non ha esitato ad abbandonare alle
intemperie l'anello debole della sua famiglia. Odino è un Re, eppure non ha
esitato a disconoscermi davanti a tutti il regno e a condannarmi alla Supplizio
del Serpente"
"Supplizio a cui sei stato risparmiato, per merito di
Odino."
"No, per intercessione di Addison.
E, credimi, le sono piuttosto grato per questo."
"E ciononostante di sei rifiutato di aiutarla! Hai
ingannato persino la donna che ami!"
"Siamo in vena di parole importanti, questa sera? L'ho
semplicemente ripagata con la stessa moneta."
"Sbagli a comportarti così nei suoi confronti..."
"Non ti immischiare in cose che non ti
riguardano!"
"Mi riguardano, invece. Tengo ad entrambi, mi accora
sapervi separati e distanti."
"Certo, sarebbe meglio trascinarla su un regno a lei
sconosciuto strappandola dai propri affetti e da ciò che le è più caro, allora."
Thor sussulta, punto sul vivo, e Loki non riesce a
trattenere un sorrisetto compiaciuto: "Non ci avevi mai pensato, al
sacrificio che le stai chiedendo? Vuoi che una donna intelligente come la tua abbandoni
tutto ciò che è riuscita a costruire nel corso della sua esistenza per passare
un pugno di anni al tuo fianco, nel regno di un popolo guerriero pressoché
analfabeta? Pensi che il solo tuo amore potrà bastare a renderla felice,
Thor?" Le parole di Loki hanno colpito il nervo
scoperto riaprendo le ferite del dubbio, dritte e sicure nel punto debole
dell'avversario. Ha sempre fatto così, da che rimembra, ma tutte le volte non
può fare a meno di restare scoperto davanti a lui. Conosce le insicurezze e le
paure più di chiunque altro, e più di chiunque altro sa come farle crescere
sino a renderle pericolose. Thor fissa attentamente quella figura pallida e
magra dagli occhi verdi che brillano di sadica soddisfazione. "Non ti
riguarda."
Loki alza un sopracciglio e si appoggia
la mano sul petto in un’espressione di finta angoscia: "Oh sì, invece: mi
state a cuore tutti e due..." poi scoppia a ridere. Thor stringe i pugni
talmente forte da far sbiancare le nocche; poi gli da le spalle con un ringhio
esasperato incamminandosi verso l'uscita e fermandosi solo sulla soglia:
"Se il destino di Asgard non ti interessa,
perché ti trovi qui, allora?"
"Te l'ho detto, un tiro mancino da parte di Addison."
"Ed allora perché rimani qui?"
La risata di Loki si spegne
lentamente, il sorriso di scherno si smorza per un istante prima di ritornare,
forzato, a tendergli le labbra sottili. "Perché faccio quello che
voglio."
"E di Midgard, immagino ti
interessi ancora meno."
"Giusto."
"E quindi ti è indifferente sapere che il mondo di Addison possa essere in pericolo?"
"No, poiché quello non è il suo mondo - non
completamente, almeno. Se Midgard fosse distrutta, Addison avrebbe un altro regno a cui ritornare: un posto
dove le è riconosciuto il lignaggio ed il rispetto dovuto."
"E così lei sarebbe felice?"
"Può darsi. Perché no, dopotutto? Lo era, sino a
qualche giorno fa. E poi, perché temere la distruzione di Midgard,
quando ci sono fior fior di potenti, carismatici ed
integerrimi eroi pronti a salvarla?"
È una provocazione. L’ennesima, e Thor avrebbe solo voglia
di prenderlo per il collo e sbattergli la testa contro il muro finché non
recupera la ragione.
Ma ha imparato a controllare la sua irruenza, la sua rabbia
e la propria frustrazione. Chiude gli occhi e respira profondamente, che ad
ignorare i pungoli di Loki è più semplice che
ignorare quelli della propria coscienza che sino a pochi giorni prima gli
serravano lo stomaco ogni volta che un suo pensiero si posava casualmente sul
ricordo del fratello.
Non hai fatto abbastanza per
riportarlo indietro salvo.
Non hai fatto abbastanza per
impedire questo.
Non gli hai dimostrato abbastanza
quanto lo amavi. Ma lo amavi davvero, poi? O ti piaceva avercelo attorno solo
perché adoravi la scintilla di ammirazione nei suoi occhi, il suo cercare di
eguagliarti senza riuscirci?
Deglutisce, gli getta di nuovo uno sguardo di rimprovero. Loki tace, braccia incrociate al petto e sorriso di scherno
ostentato, in attesa di una qualsiasi sua mossa: potrebbe persino sperare di
venire attaccato, di farlo esplodere di rabbia e poi implodere di vergogna e
senso di colpa.
Ma Thor è cresciuto. Le provocazioni di Loki
non sono nulla a confronto di quello che si è auto inflitto durante gli ultimi
mesi. Volta le spalle ed esce dalla stanza.
Se Loki vuole giocare, dovrà farlo
da solo.
Come è sempre stato.
Le ombre nella stanza di addensano, corrono sui muri,
riempiono le fenditure ed inghiottono i suppellettili. Avvolgono il legno
dorato del baldacchino, scivolano lungo le lenzuola ed i guanciali.
Supino sul letto, Loki sospira.
Non riusciva mai a smettere di rimuginare, di pensare,
calcolare o tramare. La sua mente era sempre impegnata, correva sempre al passo
successivo, vagliava le diverse vie da percorrere, ipotizzava le possibili
avversità in cui poteva imbattersi. Non trovava mai requie, non riusciva mai a
trovare un sollievo che non fosse solo un palliativo momentaneo.
Ma era più semplice addormentarsi con il suo respiro
regolare e calmo di fianco. Con la pelle calda di Addison
che sfiorava la sua – pelle d’oca che compariva al suo tocco tra sospiri di
piacere – i suoi propositi potevano essere posticipati. C’era tempo, aveva un
sacco di tempo a sua disposizione e poteva agire con calma.
C’era Addison, e quelle labbra
sulle sue valevano bene una tregua dalle sue elucubrazioni. C’erano i suoi
occhi e la sua voce, ed il tono calmo e conciliante con cui lo invitava a
parlare. C’era la sua espressione concentrata mentre lo ascoltava, la sua mano
sulla guancia come consolazione, a ribadire quanto lei fosse vicina e lo
comprendesse.
O, per lo meno, si sforzasse a farlo.
E c’era la sua risata intrigante, la sua espressione
complice e la sfrontatezza da cui la metteva sempre in guardia, dito sulle
labbra e sguardo falsamente serio: “Troppa insolenza potrebbe nuocerti.”
Ed allora Addison si portava i
palmi alle guance, apriva la bocca con finto timore e poi lo contagiava con il
suo sorriso.
Giorni sereni.
Non eterni.
Perché nell’angolo degli occhi dorati poteva scorgere una
velata malinconia, che cercava di spazzare via con un gesto della mano, un
bacio improvviso o una risata. La mente di Addison
era altrove, proprio come la sua.
Ma a differenza di Loki, la sua
guardava un punto ben definito dell’orizzonte pensando con rammarico a quello
che lei chiamava casa.
La nostalgia l’aveva resa ingenua. Perché non poteva
definire diversamente il suo essere certa che le cose su Midgard,
solo perché lei rispuntava dal nulla, sarebbero state come prima.
Ma tant’è, Loki aveva un progetto
– un’idea folle ed ambiziosa come solo lui poteva partorire – che non
comportava restare negli Inferi ancora a lungo.
Separarsi era stata una tortura. Ma come ad ogni tortura che
aveva subito – fisica o psicologica che fosse – aveva scoperto di poter
sopravvivere. Convivere, addirittura: prendere il meglio che la situazione
poteva offrirgli e volgerla a suo favore.
Certo, restava il fatto che addormentarsi con il lieve
rumore del suo respiro fosse molto più confortante.
Non aveva mai temuto le tenebre. Le trovava sicure.
Perfetto nascondiglio quando da bambino combinava qualche
disastro o qualche scherzo di pessimo gusto più pesante del solito.
Rifugio meditativo, da adolescente, quando la luce della
gloria di Thor gli feriva gli occhi e l'orgoglio.
Per un breve momento erano state una promessa di pace,
quando si era lasciato cadere dal Bifrost verso il
vuoto e la morte. E poi prigionia,dopo la sua caduta su Midgard
e rinascita, dentro al sarcofago di marmo dopo la distruzione del Tesseract.
Nel buio aveva coltivato la sua rabbia e il suo dolore, ma
nell'oscurità aveva anche stretto la mano di Addison.
No, le tenebre andavano rispettate, che la certezza di cosa
potessero nascondere non poteva averla, ma mai temute.
Tanto più se aveva contribuito ad evocarle lui stesso.
"Mi hai chiamata?"Ha la voce morbida come sempre, con una nota di trepidazione e
compiacimento.
"Sì."
La vede formarsi, uscire dall'oscurità, i capelli di platino
lungo le spalle minute e la pelle candida. "Ti ascolto."
"Credo sia giunta l'ora di conoscere il tuo nuovo
Signore, Amora."
Lei sorride, piegando con grazia il capo di lato. "Sarà
lieto di conoscerti."
"Loki, Laufeyson." le labbra
sottili di Malekith sono piegate in un ghigno
beffardo nella parte nera del volto e nella voce lascia trapelare una punta di
disprezzo.
Lo sguardo di Loki si mantiene
comunque alto e fiero, dritto in quello del Re degli Elfi Oscuri: "Malekith, il
Maledetto."
Amora scivola via dal suo fianco e va a
raggiungerlo, sedendosi languidamente sul bracciolo del trono. "L'Incantratrice ha speso molte parole sul tuo conto, ti
considera ancora il suo allievo prediletto ed è sicura che una nostra alleanza
possa regalarci insperati frutti. Tuttavia devo ricredermi, alla luce della
separazione delle Gemme."
Loki sbuffa divertito: "Pensavi
davvero che ti consegnassi l’InfinityGauntlet su un piatto d'argento? Suvvia, Malekith: Asgard ne ha avuto
abbastanza dei miei palesi tradimenti, e non ho molta voglia di finire
nuovamente nell'Oltretomba. Non ho intenzione di muovere un dito, per
recuperare le Gemme, se è questo che vuoi domandarmi."
Un lampo furente negli occhi neri e la mascella del Re si
serra di scatto: "Quindi?"
Loki si mette a camminare per la stanza,
le mani dietro alla schiena con aria indifferente, quasi come se lo annoiasse
spiegare una cosa tanto ovvia: "Cosa ne sai dei Vendicatori?"
"Gli Eroi di Midgard? Amora mi ha raccontato della battaglia contro Thanos. Valorosi, potenti. Tuo fratello ne fa parte, così
come la donna che è tornata con te dall'Oltretomba."
"E ti ha anche riferito che mio fratello li ha
allarmati della pericolosità delle Gemme e che loro stanno cercando un modo per
rintracciarle?"
Lo sguardo di Malekith ora è
incuriosito: sta valutando il peso dell'informazione e come possa giocare a suo
favore. Loki sorride e coglie la palla al volo,
incalzando: "È mia intenzione far sì che siano loro stessi a recuperarle.
Perché spendere tempo ed energie per un lavoro che può fare tranquillamente
qualcun'altro? Dopodiché, Malekith, per
l'Incantatrice sarà un gioco da ragazzi sottrargliele da sotto il naso. Svartalfheim riavrà le sue Gemme e la sua possibilità di
vendetta."
"E tu che farai?" Interviene Amora
accavallando le gambe ed arcuando le sopracciglia sottili.
"Io? Nulla, a parte muovere le mie pedine."
"In cambio di...?"
Loki apre le braccia, ad indicare di
come la cosa sia palese: "Andrete in battaglia contro Odino e Thor. Li
umilierete, li ucciderete. Sbaraglierete l'esercito Asgardiano,
ed io tenterò una mediazione. Un ultimo, disperato tentativo di trovare un
accordo per evitare la completa distruzione di Asgard.
Che senza Odino e Thor, non potrà accettare altro Re all'infuori di me."
"Miri sempre al trono, dunque?"
"Mi definisco un uomo coerente."
"Anche se questo significasse lo sterminio della tua famiglia?"
"Come hai puntualizzato all'inizio del nostro incontro,
non sono figlio di Odino."
"E dei Vendicatori tutti?" Il sorriso sardonico di
Loki si congela sul volto. "Sono di impiccio,
comprendi? Li valuto addirittura abbastanza pericolosi. Mi metterebbero i
bastoni tra le ruote, non posso lasciarli liberi di agire."
"Ciò che dici è vero. Tuttavia ho interesse che uno di
loro resti in vita. Mi è necessario."
"La tua donna?" Le labbra dell’Incantatrice si
increspano con disprezzo
"È di famiglia reale, suo cugino è il sovrano
dell'Anticamera degli Inferi, non è cosa da poco. Garantisco che non ci sarà di
intralcio, se voi garantirete per la sua vita."
"Hai la parola del Re di Svartalfheim,
LokiLaufeyson."
L'oscurità si dissipa, è l'alba di un nuovo giorno. La luce
irrora i tetti di Asgard e la città rifulge dell'oro
di cui è forgiata.
Loki si alza e raggiunge la finestra. La
balconata è inondata dal sole, fa già caldo. Resta sulla soglia, all'ombra
delle tende, lo sguardo all'orizzonte oltre il Bifrost
spezzato.
Le tenebre nascondono, proteggono, riappacificano,
incoraggiano i sogni. La luce palesa le forme ed i colori per quelli che sono.
E per lui, non vi è nulla di più spaventoso della realtà.
E
rieccomi!
Che
altro dire, i contorni iniziano a delinearsi (forse).
Spero
vi sia piaciuto il capitolo, non mancate di farmelo sapere, oppure di
criticarlo, come preferite e reputate più giusto!
Non
posso fare a meno di ringraziarvi, comunque, per il seguito che state dando a
questa storia!
Davvero,
grazie mille!!!
Per
farvi notare la follia della sottoscritta, eccovi un simpatico esempio di cosa
un’apatia pazzesca può creare in momenti di vuoto cosmico cerebrale:
What a collection of scars you have. Never forget
who gave you the best of them, and be grateful; our scars have the power to
remind us that the past was real.
[Red Dragon]
"Caschi proprio a fagiolo: abbiamo appena
deciso di farci una cioccolata calda."
"Grazie ma sono un po' di
fretta." Maria Hill si pulisce i piedi sull' Oh no, not you again! dello
zerbino e poi varca la soglia dell'appartamento con una valigetta in mano. Dal
suo trespolo, Morrigan gracchia un saluto sbattendo le ali e lei ricambia
accarezzandole la testina nera.
"...con una valanga marshmellows."
Allarga le braccia: "Se la metti
così..."
Natasha emerge dal bagno nel suo accappatoio
candido, i capelli avvolti in un asciugamano e la maschera idratante sul viso.
"Giornata di manutenzione?"
"Sono tornata stamattina da Mosca. La
pelle di questo bel visino non è più abituata a tanto freddo, nè il clima
invogliava a farsi una ceretta."
"E hai dovuto prendere un'intera giornata?
Dunque è questo il segreto della tua resistenza al freddo? Pensavo fosse merito
del tuo addestramento..."
Prendo il brick del latte dal frigo e la
bustina della cioccolata in polvere e mi prodigo nella preparazione, non prima
di aver allungato un bocconcino al mio corvo per farla smettere di fissarmi con
l'occhio critico della nutrizionista che disapprova le schifezze a
merenda."Natasha teme che il Falchetto possa perdersi in una foresta
troppo fitta."
"Pensavo possedesse una buona vista..."
"Da una certa distanza."
"Ma ad una certa distanza lo considero
sesso telefonico."
Eccoci qui, le tre di Sex and the S.H.I.E.L.D.
di nuovo insieme.
Maria si toglie cappotto e sciarpa sorridendo e
si accomoda sul divano appoggiando la valigetta vicina al tavolino stracolmo di
libri e appunti sormontati dal mio nuovo StarkPad: "Ti stai rimettendo al
lavoro?"
"Cerco di rimettermi in carreggiata. Stavo
anche provando a buttare giù qualche idea per la mia nuova divisa, dimmi che te
ne pare." La vedo prendere in mano il mio block notes, alzare un
sopracciglio con aria perplessa e voltarlo in orizzontale, prima di girare
anche la testa di lato. "Ti sei disegnata le tette troppo grosse."
"Oh, e quello è niente, guarda il bozzetto
due e dimmi se non ti sembra un quadro di Picasso." Interviene Natasha
dedicandosi alla rimozione dello smalto rovinato dalle unghie.
"Senti, Peggy Guggenheim delle mie ovaie,
prendi le tazze che la cioccolata è pronta."
Grumosa e poco densa: ma come cavolo fanno
quelli della pubblicità? "Maria,
quanti Marshmellows vuoi?"
"Quanti ne hai?"
"Dimmi che in quella valigetta c'è un
milione di dollari: ho una discreta voglia di fare shopping." La Vice
Direttrice si pulisce la bocca dai residui della cioccolata con il tovagliolo e
scuote la testa: "Fury è contento che tu sia tornata, ma non così tanto."
"Spilorcio." Libero il tavolino e lei
ci appoggia la valigetta, impostando la combinazione e facendo scattare le
serrature. "Pronta?" Al mio cenno affermativo apre.
I miei coltelli.
È come se mi avessero tirato un pugno nello
stomaco. Le lame e gli intarsi dell'elsa sono rovinati, ed uno è spuntato.
Dev'essere quello che...
Involontariamente mi ritrovo a massaggiarmi lo
sterno. "Pensavo fossero andati distrutti."
"Sono stati recuperati molto dopo, durante
i lavori sulla 59esima. Fury è riuscito ad entrarne in possesso ed ora ha
deciso di restituirteli. Beh, li ha lavati, prima."
"Vuoi dire che Fury ha lasciato la lama
sporca del mio sangue? Piuttosto macabro come collezionista.Nel freezer che ha,
frattaglie dei avversari?"
Maria fa spallucce e si sforza di mantenere un
tono calmo e leggero, che l'espressione che mi deve essere comparsa in viso
deve essere davvero tremenda: "Non so, non mi ha mai invitato a
cena."
Allungo la mano per toccare una delle lame, ma
mi blocco. È assurdo: sono le mie armi, le ho considerate
prolungamenti del mio braccio e parte integrante del mio potere, ma ora non
riesco a prenderle in mano, quasi come se temessi che, da un momento all'altro
la lama spuntata possa rivoltarsi contro me e trapassarmi lo sterno.
Di nuovo.
"Forse è ancora troppo presto."
suggerisce Natasha, e mi accorgo solo in questo momento di avere la fronte
imperlata di sudore. Mi passo il dorso della mano e annuisco piano. A
completare il penoso quadro, entrambi le cicatrici si sono messe a pizzicare.
"Credo che dopo l'intervento di chirurgia plastica starò meglio."
"Hai intenzione di toglierti solo le
cicatrici?"
"...sì, perché?"
La Hill riprende in mano il mio bloc-notes:
"Bah, non so... il disegno della tua nuova divisa suggeriva anche altri
cambiamenti...!"
"Cretina!" strillo colpendola con un
cuscino, grata di questa battuta.
"Ah, ragazze quando siete andate da Stark,
la scorsa settimana, avevate preso l'Acura TL? quella targata EPG712?"
Natasha accende il phon preferendo spararsi
l'aria direttamente nel padiglione auricolare per isolarsi dalla conversazione.
Morrigan picchietta il becco contro la finestra ad indicarmi che lei, ad un mezzodemonicidio,
non vuole proprio assistere. Io fingo noncuranza ed annuisco: "L'aveva
ritirata Clint" pigolo a suggerire che qualsiasi cosa manchi, la
colpa non è la mia.
"E che CD c'era?"
Ahia..."Uhm... non lo so, abbiamo solo ascoltato la radio, se non ricordo male.
Perché? "
"Ehm… è che non riesco più a trovare
quello di Lady Gaga e...beh, me l'ha regalato Hogan quando abbiamo firmato le
carte del divorzio... ci tenevo a tenerlo come ricordo."
"Oh, Hill, non dovresti attaccarti a
ricordi materiali. Si possono perdere, rompere... Il vero valore, il vero
ricordo è ciò che custodiamo nel nostro...uhm, cuore."
"Cuore? Tu dici?"
Natasha è appena stata richiamata alla base ed
è uscita da pochi minuti. Finisco da sola la mia porzione di ravioli al vapore
del Take Away cinese qui sotto e poi mi lascio cadere sul divano decisa ad
eliminare ogni traccia di cubismo dal BozzettoDue della mia nuova
uniforme.
Con la mia solita grazia da elefante in una
cristalleria prendo contro al tavolino e per poco non faccio cadere lo
StarkPad; nell’afferrarlo al volo appoggio un dito sull'icona di YouTube,
avviando l'applicazione.
Mi torna in mente un brandello di conversazione
avuto con Tony e gli altri, a proposito della reazione popolare al mio ritorno,
ed improvvisamente i miei bozzetti non mi interessano più. Avvio la ricerca: "Vendicatori.
GreyRaven."
Il primo video proposto è tratto dalla CNN.
Si vede solo l'entrata principale della Stark
Tower, vetri scheggiati o infranti, uno scorcio della Hall piena di detriti
alle spalle di IronMan e Captain America.
I giornalisti sono a pochi metri da loro con
microfoni protesi in avanti al di là delle braccia dei quattro agenti che li
trattengono a stento, le telecamere alzate ed i flash incessanti delle macchine
fotografiche.
Cap ha ancora addosso la maschera, la porzione
di viso scoperta è impiastricciata di polvere e sudore, l'angolo esterno dei
suoi occhi celesti lucido. Ha un taglio sul labbro ed un braccio a tracollo, la
divisa è lacerata e sporca ovunque e un tremore quasi impercettibile nella
voce, mentre racconta ad una giornalista circa le dinamiche dell'accaduto. Tony
ha lo sguardo assente, quando interviene solo ad aggiungere un tecnicismo circa
la distruzione del Tesseract e risponde vagamente sulla sua natura: anche lui
indossa ancora l'armatura ammaccata, ma si è ripulito il volto e si è tolto
l'elmo.
"Si ha un numero approssimativo delle
vittime?"
Entrambi scuotono la testa, ma è solo Cap a
proseguire: "Indubbiamente l'evacuazione preventiva che è stata operata,
seppure con un anticipo così breve, ha impedito che potessero esserci maggiori
vittime. Eravamo preparati, e di questo possiamo solo ringraziare la tecnologia
Stark." Gli occhi del Capitano brillano, fatica a mantenere la voce salda:
"Di vittime nella 59esima, che al momento abbiamo potuto appurare, sono due:
una di loro si chiamava GreyRaven, era un membro della nostra squadra. Ha
sacrificato la sua vita, per porre fine a quella del nemico."
C'è un mormorio tra i giornalisti, uno di loro
domanda ad alta voce se GreyRaven era 'La Rossa'.
"'Sto coglione" commento ad
alta voce. Meno male che Cap è più pacato: scuote solo la testa, e nel farlo
una lacrima si stacca dalle ciglia, rotoland lungo la guancia lasciando un
solco tra lo sporco. Tony, nel frattempo, inforcato un paio di occhiali scuri
ha voltato la schiena ai microfoni ed è rientrato nella Hall uscendo di scena
nel più assordante ed invalicabile dei silenzi.
Chiudo il programma, abbandono lo StarkPad tra
i cuscini del divano ed incrocio le gambe sul tavolino.
Improvvisamente sento il bisogno impellente di
tornare all'azione, di essere stufa di essere stata con le mani in mano in ben
due dimensioni diverse. Lo sguardo vaga tra la valigetta - le mie armi, il
mio passato - ed il bloc notes - quello
che vorrei ritornare.
Le due cose devono combaciare, ma il solo pensiero
di riprendere in mano i miei coltelli mi fa chiudere lo stomaco
La porta che si apre e l'interruttore della
luce che scatta mi fanno riemergere dai miei pensieri. Clint mi fissa con un
sopracciglio alzato: "Che ci fai qui al buio?"
"Pensavo al mio piano per la conquista del
mondo con un esercito di non-morti al seguito."
"Forte. Quest'anno chiedere eserciti in
prestito va di moda, e anche gli zombie."
"Oh, hai ragione, troppo mainstream.
Dinosauri?"
"Lasciamo indovinare: hai preso la cena
dal cinese in fondo alla strada?" Annuisco: "La nuova gestione lascia
molto a desiderare come qualità del cibo." Gli lancio un cuscino che
respinge con una manata, facendolo volare contro Morrigan che gracchia il suo
disappunto e si sposta dal trespolo al mio grembo. "Non dovrai sopportarmi
ancora per molto. Io e Nat partiamo stasera, andiamo a finire un lavoro in
Turchia che qualcuno ci aveva fatto interrompere."Sparisce nella
camera e lo sento aprire armadi e cassetti, preparando la borsa per il viaggio
fischiettando.
Saperli fuori entrambi ed io bloccata a far
niente mi fa scendere l'umore sotto le scarpe. "Ricordati un souvenir per
me" brontolo.
"Sarà fatto. Cercheremo di tornare alla
svelta. Tutti interi, si intende, ma temo che non sarà prima di un paio di
giorni. Mi dispiace, ma non ceneremo insieme per il Ringraziamento."
"Non abbiamo mai passato insieme il
Ringraziamento. Anzi, non lo abbiamo mai festeggiato."
"Questo è vero. Ma magari quest'anno
potevamo fare un'eccezione."
Alzo le spalle. "Non importa, Natasha odia
il tacchino."
La nuova divisa mi sta di incanto: ho
sostituito il nero con l'antracite e modificato la disposizione degli inserti
di grigio più chiaro. Ho alzato la scollatura di un paio di centimetri per
nascondere la cicatrice e mantenuto il nastro nero attorno al collo - uno dei
miei 'marchi di fabbrica' - che nasconde il segno di quel morso che mi ha dato
i poteri. La vita è stretta in un corpetto antiproiettile: le ali che si
estraggono dalla schiena per planare sono più robuste delle precedenti.
Gli stivali, appena sotto al ginocchio,
riportano il disegno stilizzato del corvo ai lati e nella versione deluxe sono
anche impreziositi da una manciata di borchie.
Un po' Selene di Underworld un
po' Black Mamba di Megamind. Ringrazio le ragazze dell'Ufficio
del Personale che come sempre hanno dimostrato una perizia ineguagliabile.
"È fantastico,
davvero." Mi volto allo specchio: "Il retro è da urlo, avete superato
voi stesse."
"La maschera poi la vuoi?"
Faccio spallucce, quella non l'ho proprio
decisa. "Forse pensavo di cambiare un po' pettinatura... dite che potrebbe
bastare per confondermi?"
"Uhm... "
"Beh, allora dirò che sono la gemella
segreta della GreyRaven precedente."
Le due ragazze sorridono un po' nervose: sono
evidentemente a disagio di fronte alla sottoscritta, e sembra che i miei
tentativi di stemperare la tensione con qualche battuta o mostrandomi naturale
ed allegra come al solito cadano nel vuoto, o vengono accolti tiepidamente.
Comprensibile. Porta pazienza, Addison.
Ci vorrà po' prima che le persone accettino che
sei potuta tornare indietro - ed altri no - è una cosa naturale, la diffidenza
verso qualcosa di sconosciuto.
Ricordi i tuoi professori quando hai dato fuoco
ai libri a scuola?
Beh, questa è la stessa cosa. Però versione DVD
blu ray deluxe con contenuti speciali.
Bisogna aver pazienza.
Razionalmente, è così.
Però è una scocciatura che stiano tutti sul chi
vive quando entro in una dannatissima stanza.
Ad ogni modo, dissimulo il mio nervosismo
ringraziando ed infilando nella borsa le divise nuove - versione standard e
versione deluxe - e mi avvio verso l'uscita.
Fury ha voluto accontentare la mia richiesta di
reintegro parziale spedendomi a recuperare l'Articolo 47, un'arma chitaura
recuperata dopo gli scontri, che Stark aveva deciso arbitrariamente e senza
autorizzazione di tenere come complemento d'arredo. Una volta entrata con un
pass falso nella Stark Tower posso agire indisturbata - Capi fuori sede nel
pomeriggio del Ringraziamento e si batte la fiacca: tutto il mondo è Paese,
sull'Helicarrier si organizzano tornei di COD appena Fury gira l'occhio - e
dopo aver recuperato l'articolo l’ho affidato ad uno degli agenti che mi
attendevano all'uscita spedendolo da Fury da solo, che mentre mi aggiravo nella
Torre avevo visto intravisto qualcuno di mia conoscenze.
Sono seriamente tentata di entrare nel
laboratorio di botto, ma certi scherzi è meglio non farli a qualcuno con la
possibilità di andare in berserk e trasformarsi in un gigante verde.
Mi dispiacerebbe soprattutto per gli arredatori
della Stark Tower, che hanno quasi finito il loro lavoro: dev'essere stato
frustrante ricominciare da zero per tre volte di fila nell'arco di cinque mesi.
Così mi limito picchietto le unghie laccate sul
vetro della porta d'ingresso.
Bruce Banner alza gli occhi dallo schermo del
Pc, mi saluta con la mano e mi fa cenno d'entrare. "Buonasera dottore!
Lavorare tardi per il giorno del Ringraziamento nuoce gravemente alla salute,
lo sai?"
Accenna un sorriso, togliendosi gli occhiali.
"Non riuscire a rintracciare un pugno di Gemme potenzialmente pericolose
la danneggerebbe molto di più."
"Già. Ma è la sera del Ringraziamento, è
il caso di staccare e prepararsi per la cena."
Si stringe le spalle: "Non vado a nessuna
cena."
"Stark?"
"A Parigi con Pepper, tornano lunedì. La
loro prima mini-vacanza dopo tutto il doppio casino. Ma tu ci fai
qui?"
Allargo le braccia. "Baratto di
armamenti." rispondo evasiva, ed in fondo non è completamente una bugia:
il fucile ad acqua con cui ho scambiato quello dei Chitauri fa la sua discreta
figura, posto sul piedistallo. "Ed ovviamente, anche per invitarti ad
uscire con me per la sera del Ringraziamento. Potremmo raccattare da qualche
parte del tacchino surgelato, scaldarlo al microonde e spaparanzarci sul divano
davanti alla TV: ho appena scaricato Sherlock Holmes. Che ne dici?"
Banner mi studia, piegando la testa di lato. Il
suo accenno di sorriso non diminuisce mentre si toglie gli occhiali. "Il
primo o il secondo?"
"Entrambi. Amo Jude Law."
Sembra valutare la proposta e per un istante ho
il sospetto che non accetti, ma poi si infila nuovamente gli occhiali e spegne
il computer:"Nel Bar qui sotto
hanno preparato monoporzioni di tacchino take away. Potremmo prenderli lì, se
per te va bene."
Il Roxie Cafè era un elegante bar-ristorante ai
piedi della Stark Tower, che ricavava ottimi profitti dall'avere i tavolini
esterni con una perfetta vista della terrazza di lancio da dove Stark si
esibisce quotidianamente.
Dopo due attacchi a Manhattan e due distruzioni
complete del locale, il proprietario aveva incassato una cospicua cifra
dall'assicurazione, rifatto completamente gli interni e scelto un nome più
ottimistico come 'Phoenix Café'.
Quattro o cinque cameriere carine e sorridenti,
un barman italiano esperto dell'intimo significato della parola 'Aperitivo' e
con un culo da cardiopalma, il proprietario alla cassa ed un pasticcere che a
dire di tutti faceva la migliore cheesecake del mondo.
Le cameriere non erano cambiate ed il
proprietario neppure.
E neppure gran parte degli avventori. Uno, in
particolare.
Banner ha recuperato una pervenza di buonumore,
tanto da mettersi addirittura a scherzare e aprirmi la porta del bar con modi
da cavaliere. "Hey Steve! Che ci fai qui?"
L'espressione del Capitano è la stessa di un
bambino sorpreso con le mani nella marmellata: Sgrana gli occhi e poi
deglutisce il penultimo pezzo dell'enorme fetta di Cheesecake coprendosi le
labbra con il tovagliolo, cercando di darsi un contegno e di fornirci una
spiegazione plausibile che la marmellata in bocca impedisce.
Nel tavolo vicino una cameriera bionda e
bocculta sta sparecchiando. Alza lo sguardo verso di noi, saluta con un timido
sorriso di benvenuto, e quando mi vede gettare le braccia alle spalle di Steve
e schioccargli un bacio sulla guancia scivola via in tutta fretta con le gote
in fiamme.
"Sono appena tornato dal Nevada."
"La base d'addestramento? E di grazia, a
cosa si dovrebbe esercitare il SuperSoldato?"
"Beh, veramente... ero io
l'addestratore..."
"Oh! Complimenti, Capitano. Benvenuto nel
meraviglioso mondo dei dipendenti S.H.I.E.L.D. con doppio ruolo e stipendio
singolo."
Steve sorride e ci invita ad accomodarci al suo
tavolo gettando uno sguardo oltre la porta della cucina in cui è sparita la
cameriera bionda.
"Veramente noi siamo solo di passaggio.
Banner mi ha detto delle porzioni di tacchino da asporto e pensavamo di
approfittarne: abbiamo organizzato una mini cena del Ringraziamento al
volo."
"Se non hai programmi potresti unirti a
noi." aggiunge Bruce. "Intanto che ci pensi io prendo una fetta di
Cheesecake, ha un aspetto favoloso."
Tre fette di Cheesecake, due deliziosi negroni
italiani ed un numero di telefono del barman dopo usciamo nell'aria fredda di
New York con le nostre confezioni di tacchino ripieno e varie salse
d'accompagnamento, il tutto impacchettato in una confezioncina di cartone simil
-pasticceria molto carina.
"Toglimi una curiosità" domando a
Steve "La cameriera..." Arrossisce così violentemente da strappare
una risata anche a Bruce. "Ho già avuto la risposta che volevo!" rido
"Gliel'hai chiesto il numero, no?" Steve alza gli occhi al cielo.
"Mi sembri Stark" borbotta
"Naaah. Stark ti appiopperebbe una
spogliarellista."
"E farebbe più pressione." aggiunge
Bruce
"Esatto. Io mi limito a domandarmi come
mai tu non colga l'occasione al volo! Andiamo, ti mangiava con gli occhi!"
"Dici?"
"Sì. L'ha notato anche lui." Bruce
asserisce, aggiungendo che solo un cieco non se ne sarebbe accorto. Steve si
ferma pensieroso e si getta uno sguardo al bar alle spalle "Quindi che
dovrei fare, tornare indietro e chiedergli il numero di telefono... così?"
"E che numero vorresti chiederle, quello
delle scarpe?"
Alza le spalle. "Magari la prossima volta..."Banner gli strappa la confezione di tacchino
dalle mani, io lo volto verso il bar e lo spingo. "Fila, soldato."
Cerca di opporre una breve resistenza. Poi fa
un paio di passi e tentenna finché Banner fa notare che l'attesa lo
innervosisce, quindi prende un bel sospiro e si incammina verso il bar.
Riemerge dalla porta mezzo minuto dopo che sto
saltellando per l'impazienza. "Allora?"
"Ha finito il turno dieci minuti fa."
"Oh." Banner gli restituisce il
tacchino come se potesse consolarlo.
"Forse non è destino..."
"Glielo chiederai la prossima volta. Tanto
sei sempre qui..."
L'aria di New York è frizzante e mi stringo il
cappotto alla gola. La gente nelle strade si affretta a tornare a casa, a
cenare con le proprie famiglie ed i propri amici.
Anche noi.
Avremmo potuto passare questa serata separati,
ognuno in compagnia della propria solitudine. Ed invece eccoci qui, tre persone
apparentemente diversissime tra di loro. Tre persone con caratteristiche
uniche. Tre membri di una squadra.
Una mezzodemone piuttosto focosa che non vede
l'ora di mangiare la salsa ai mirtilli.
Uno scienziato con seri problemi a gestire la
sua rabbia e con lo stomaco che rumoreggia dalla fame.
Un SuperSoldato che non riesce a cogliere la
palla al balzo e a chiedere il numero alla ragazza a cui è interessato.
Io sono fortunata. Sono tornata ed ho ritrovato
i miei compagni, i miei amici.
Passerò la serata con due di loro e sarà una
compagnia piacevole.
In un angolino della mia mente c'è il nome di
Loki, e la sensazione spiacevole che manchi solo lui per poter definire
perfetta questa serata.
“Maestà, ho un dono
per voi”
La voce di Amora è
un sussurro tra passi di velluto ed il fruscio della seta delle vesti. Ai piedi
del trono di Malekith mantiene gli occhi chiari fissi sui suoi, in attesa di un
cenno reggendo tra le mani candide un piccolo cofanetto d'oro. Quando la mano dell'Elfo
Oscuro si stende verso di lei, l’Incantatrice sale i gradini di marmo e si
inginocchia al cospetto del Re di Svartalfheim.
“Che tipo di dono?”
“Un tipo di dono
insperato, Sire. Una sorpresa che illuminerà i vostri occhi.” Le dita sottili
aprono il cofanetto e l’ovale di una pietra dorata brilla nella penombra gelida
della sala, levitando dal cuscinetto di raso: “La Gemma della Realtà. Cercata e
trovata per voi.”
Il volto sfigurato
dall’ombra di Malekith è una maschera di meraviglia: “E da chi?”
“Da me, ovviamente.
Invero, un recupero fortuito, ma quanto mai fausto.”
“Sia lodato il
giorno che ti ho accolto in questa corte, Incantatrice. Sei la mia risorsa più
preziosa, la mia serva più virtuosa.” Le dita ruvide accarezzano la guancia di
Amora facendola sorridere gratificata. Poi il re contempla a lungo la Gemma che
fluttua davanti ai suoi occhi, sfiorandola con le spesse unghie grigie. “Le mie
intenzioni sono mutate.” Dice infine “Ormai mi conosci, ben sai quanto possa
essere impaziente; Voglio le altre Gemme al più presto. Loki ed i suoi piani
necessitano di una flemma insensata: I Vendicatori non percepiscono un pericolo
imminente e tardano a mettersi alla ricerca delle Gemme. Occorre qualcosa che
li sproni a recuperarle con dovuta premura, non credi?”
Amora annuisce,
pronta agli ordini. “Ne deduco, Sire, che abbiate già in mente qualcosa”
“La cupidigia di
Asgard ha riempito le sue cripte dorate di preziosi tesori. Me ne occorre uno
di enorme potenza, capace di scatenare caos e distruzione. La miccia che
solleciterà i midgardiani a trovare le Gemme. E che ci permetterà di riaverle
in mano quanto prima.”
“Desiderate dunque
porre fine all’alleanza con Loki, mio Signore?”
“Diciamo che
preferisco accantonarla momentaneamente.” Malekith le accarezza il fianco, a
sottolineare la sua bramosia. “Intendi ciò che ti sto chiedendo di fare?”
La piega delle
labbra di Amora si fa più evidente, gli occhi le si illuminano. “Certo, mio Re.
Ma necessiterò di grande magia, per portare a termine questo compito.
Permettetemi di attendere la notte più propizia per la mia intrusione, e di
utilizzare questa Gemma. Smanio dalla voglia di servirmi di tale potere.”
“Hey, I just met
you, and this is craaazy, So here’s my number, Join S.H.I.E.L.D. maybe!”
“Borgo, il tuo
ritorno come operativa non passa mai inosservato, non c’è che dire.”
“Rilassati, Hill.
Sono solo estremamente contenta che la mia prima, vera missione dal mio
ritorno in grande stile sia andata così bene. Secondo me prendo l’aumento,
questa volta.” Canticchio tamponando i capelli con l’asciugamano. “Me lo
merito, no?” Mimo un balletto uscendo dalla zona docce avvolta
nell’accappatoio, mentre la Hill traffica con il suo armadietto e ne estrae lo
zaino d’ordinanza. “Ed ora che fai, parti tu?”
“Già, controllo di
routine alla base in Alaska. Ogni tanto dobbiamo farci vedere o quelli lassù
giocano a carte tutto il giorno.”
“Strip poker per la
precisione, l’ultima volta li ho umiliati.”
“Barando.”
“Dettagli.”
Riaccendo il cellulare personale: quando siamo in missione siamo obbligati a
lasciarlo alla base, spento, e ad utilizzare solamente quello che ci viene
assegnato.
Nessuna chiamata,
solo un messaggio da Nat che mi avvisa di una bolletta da pagare. Affettuosa.
“Romanoff ancora in
missione?”
“Rientro previsto
tra quarantotto ore.”
“Barton?”
“Appena ripartito.”
“… Non la prenderà
bene.” Una pila di roba cade dall’armadietto della Hill, praticamente
sotterrandola tra le imprecazioni. E poi la disordinata sarei io penso
aiutandola a raccattare le cose qua e là. Un I-pod, una ricetrasmittente,
quattro caricatori, la scatola di petardi sequestrata a Clint la scorsa
settimana, svariati pacchetti di Chewing-gum e un libro.
Oh, toh, avrei
bisogno di qualcosa da leggere per svago. Di che si tratta?
Volto la copertina
per leggere il titolo e scoppio a ridere, mentre Hill alza un sopracciglio
seccata e me lo strappa di mano.
“Cinquanta
Sfumature di Grigio? Chi poteva sospettare che la coriacea Vice di Fury
fosse un’avida lettrice di romanzetti romantici?”
“Cretina” sibila
colpendomi in testa: “L’ho letto solo per il porno.”
Me lo riprendo. “Ma
davvero? Ho letto le recensioni: pare sia scadente, banale e ripetitivo. Oltre
che orribilmente antifemminista.”
“Non ho detto che è
stato di mio gradimento.”
Faccio spallucce ed
infilo il libro nella tracolla: “Tant’è, non ho di meglio da fare da qui al
ritorno della Romanoff, e di sicuro sarà una iena, dato che non avrà
Clint in giro. Leggerò un po’ di porno scadente per rilassarmi.”
In realtà non ho
eccessivamente voglia di mettermi a leggere in un angolo da sola. L’adrenalina
mi scorre ancora nelle vene e sento il bisogno di scaricarmi: Inforco così la
Monster e mi dirigo alla Stark Tower, dove ho libero accesso a quella che
Pepper ha chiamato ‘Avengers Gym’, l’attrezzatissima palestra a nostro
esclusivo uso e consumo e con la vetrata aperta nella più spettacolare delle
viste su Manhattan. A quest’ora, in genere, è proprio Pepper a prendersi una
pausa dal lavoro e dal sopportare Stark e ad utilizzarla: un paio di chiacchiere
del più e del meno e un tapis roulant sono proprio quello che ci vuole. Anche
perché vorrei indagare su quello che è successo a Parigi il mese scorso: da
quando sono rientrati, lei e Tony battibeccano più del solito.
Oppure, se sarò
fortunata, incontrerò Steve a cui potrei proporre di condividere l'utilizzo
dell’Avengers Spa che si trova sullo stesso piano.
È vero che ormai si
è disinteressato a me, ma gli occhi della sottoscritta son fatti per guardare e
Steve in costume da bagno è uno spettacolo che fa aumentare le diottrie.
Trotterello per i
corridoi della divisione scientifica della Tower con l'intenzione di andare a
salutare Banner, ma trovo il suo laboratorio vuoto e sospetto che lui e Stark
siano a fare i ScienceBros da qualche parte.
Al di là della
saletta ricreativa dei Nerd però c’è il laboratorio di Jane e Selvig, dove
stanno lavorando sulle equazioni per i wormholes e a detta di Stark, ci stanno
quasi riuscendo.
Oh, toh, e
c’è Jane dentro: dato che con lei non ci sussistono problemi di mutazioni
improvvise e pericolose, piombo dentro senza preavviso.
Delusione: non ha neppure un mezzo sussulto, essere la
fidanzata di Thor ormai deve averle temprato il sistema nervoso. "Sai che
stavo cercando proprio te?" cinguetta“Ho quasi finito, stavo
rimettendo in ordine.” Jane è una maniaca della precisione: ogni sera prima di
andarsene fa un check up completo delle attrezzature, un backup di tutti i
backup dei suoi propri file e sistema i suoi strumenti in ordine di grandezza o
di capacità. Quando, il mattino dopo, li ritrova in parte spostati la colpa in
genere è colpa mia e di un improvviso attacco di noia ed impazzisce. Non mi ha
ancora scoperto, crede sia Stark.
“Ti va un caffè?”
Accetto volentieri.
“Il Dottor Selvig è già andato?”
“Sì, è uscito in
anticipo con il dottor Banner e Stark. Darcy si è presa un giorno libero. Sono
tutta sola in mezzo alle mie scartoffie.”
“Un paradiso, eh?”
“Diciamo che in
certi generi di progetti la calma e il silenzio sono molto apprezzati dalla mia
concentrazione.”
Piccola frecciatina:
la settimana scorsa ho crackato lo starkphone di Darcy e le ho impostato come
suoneria la Llama song che partiva ad ogni chiamata, messaggio o avviso
anche a suoneria spenta. Per farlo smettere è stato scomodato Tony Stark in persona,
che in trenta secondi ha resettato il sistema operativo e ha scoperto
l'identità dell’hacker.
Parliamo del più e
del meno finché altri due colleghi del laboratorio a fianco entrano per
chiedere una strumentazione. Jane non ne è felicissima: odia prestare in giro
le sue attrezzature, soprattutto quelle che ha costruito lei stessa, ma si
sente in dovere di farlo, per scientifico spirito collaborativo, e accetta con
una piccola smorfia.
Mentre i due si
prodigano per prendere l’attrezzatura e lei è distratta estraggo dallo zaino il
libro della Hill e lo appoggio in cima ad una pila di riviste scientifiche sul
tavolo vicino al passaggio dei due: come da copione, camminandoci vicino urtano
la pila facendo cadere tutto e causando lo sbuffo innervosito di Jane. “Non
preoccuparti, raccolgo io” mi propongo chinandomi a terra. Fingo sorpresa a
trovare il libro e lo alzo: “Ohhh… Dottoressa Foster, non avrai mica bisogno di
ispirazione …!”
Fare scherzi a Jane
mi da più soddisfazione di altri.
Perché riesco a farla
AVVAMPARE in un modo quasi immorale. E gli altri due topi da laboratorio se ne
escono ghignando.
“Questa me la
paghi.”
“Andiamo, era uno
scherzo!”
“Ho una reputazione
da mantenere, qui dentro. E non sono neppure così stupida da lasciare libri
simili in giro per il laboratorio.”
“Hai ragione, tu hai
il Kindle. Potevi dare la colpa a Darcy.”
“Darcy non
leggerebbe mai quelle stupidaggini.”
“Allora dai la colpa
a Selvig.”
“Neppure Selvig.”
“…sicura?”
“...beh...”
Riprendo il libro e
lo infilo di nuovo nella tracolla, spiegando da dove l'ho preso. “Ciò non
toglie che me la pagherai.”
“Tremo di paura.”
“Questo venerdì.”
Alzo un
sopracciglio. “Scordatelo. Sarà il 21 dicembre, ricordi?”
Lei alza le spalle:
“Hai un appuntamento con i Maya, per caso?”
“Più o meno. Una
festa a tema in un locale a Soho, e mi sono già preparata il costume.”
“Qualcosa di simile
a quello famoso del Giubileo di tuo cugino?”
“Ho aggiunto delle
piume e una testa mozzata da tenere in mano.”
“Finta, spero.”
“Dipende da quante
astrofisiche cercheranno di impedirmi di partecipare alla festa.”
Lei sbuffa e mi
invita a sedermi. “Questo venerdì ricorrerà la festività dello Yule, sai cos’è
vero?”
“Il ballo in Harry
Potter e il Calice di Fuoco?”
“Ah ecco dove
l’avevo già sentito…” borbotta: “No, è una festività molto ma molto importante,
legata al solstizio d’inverno e…”
“C’entrano i Maya?”
“No.”
“E allora non me ne
frega niente.”
“Stiamo parlando del
calendario asgardiano.”
“C’entra
un’ipotetica fine del mondo?”
"No. O almeno
non credo."
“E allora non è il
mio campo.” Faccio per alzarmi ed uscire ma lei blocca la mia fuga
respingendomi: mi ritrovo seduta su una sedia senza che riescire ad opporre
resistenza. Che abbia preso lezioni da Natasha in mia assenza?
Recupera contegno e
una parvenza di serietà, quando con voce solenne annuncia: “Sei formalmente
invitata al banchetto di Yule. Ad Asgard.”
Sbatto le ciglia.
Due volte. “Scordatelo.”
Non si arrende,
incrocia le braccia e mi rivolge uno sguardo minaccioso: “Facendo così mi
costringi ad informarti che l’invito è stato espresso dai Reali in persona, non
puoi sottrarti.”
“Oh sì che posso.”
“No. Anche perché
Thor provvederebbe a portarti anche contro la tua volontà.”
“Sempre più
democratici lassù, eh?”
“Senza contare che
la tua presenza sarebbe molto gradita a Loki.”
“Ah. E te l’ha detto
lui?” Jane annuisce. Troppo velocemente. “Fai schifo a mentire, lo sai?”
“Ascolta, parliamoci
chiaro: mi hanno incaricato di convincerti a venire. Io devo partecipare, in
quanto fidanzata ufficiale di Thor – e perché una certa guerriera a caso
approfitta di qualsiasi occasione per cercare di rubarmi il ragazzo da sotto il
naso– e tu parteciperesti come…”
“Come cosa? Io e
Loki non siamo fidanzati.”
“Siete stati sepolti
insieme. In genere basta meno per dichiarare una coppia.”
Scuoto la testa:
“Sono un pochino in rotta con lui. Hai sentito dello scherzo che mi ha
fatto, e poi non si è più rifatto vivo e …”
“Dev’essere un vizio
di famiglia. Quante volte non ho notizie di Thor per intere settimane e…”
“Non sono
fratelli.”
“Oh, non ti ci
mettere anche tu!” Jane batte un piede a terra, inizia a stizzirsi. “Ascolta:
Prima di tutto mi devi un favore, per quello che è successo prima. Secondo:
magari non hai pensato che tutto questo possa essere un problema di
incomprensione fra di voi e…”
“Jane, smettila. La
strizzacervelli sono io, se permetti. E non c’è nessun problema di
incomprensione: Loki è stronzo, lo so perfettamente. Spiegami piuttosto
perché stai patteggiando così disperatamente per noi due: desideri così tanto
la sottoscritta come pseudo cognata?” Alza le spalle. “Lo fai per Thor?”
“Io…beh sì. Ma non ti spingerei se non pensassi
che la cosa potrebbe nuocerti. Non sei una ragazza comune, non ci caschi nella
trappola. Tu crei le trappole. E magari… magari a frequentarti Loki
potrebbe… non lo so, come si dice, rinsavire? Guarire? Tornare normale?”
“Hey, d'accordo con
la resurrezione, ma la licenza per i miracoli non l'ho ancora presa.”
“Quello che voglio
dire è che sono sicura che tu cerchi di aiutare Loki. E magari ci stai
riuscendo davvero. Ed un Loki che non fa danni è un Loki che non rende Thor
tormentato, triste od occupato a massacrare eserciti alieni mercenari. Cosa che
si ripercuote sulla mia sanità mentale.”
Improvvisamente mi è
venuto mal di testa: mi massaggio le tempie e sospiro. Mi si siede accanto,
decisa a battere il ferro finché è caldo: “Io c’ero, quando Loki ti ha vista; è
qualcosa che non mi scorderò mai in tutta la mia vita. Ti fissava e ti sfiorava,
ma senza piangere o urlare: Era come se si stesse sgretolando, pezzo dopo
pezzo. In un qualche suo modo strano e forse quasi perverso, deve
tenerci davvero a te; non so poi cosa sia successo realmente tra di voi ma… quella
volta…. so che cosa ho visto. E se non mi credi, prova a chiedere a Pepper: era
d’accordo con me, siamo state noi due a spingere Fury per concedere il permesso
a Thor di seppellirti su Asgard.”
Istintivamente mi
porto la mano al petto, la punta delle dita a cercare la cicatrice: “Tu e
Pepper mi avete...”
“Te lo ricordi?”
“No. Credo che per
me fosse già finita. O quasi. Non ricordo nulla al di fuori di…” Le cicatrici
pizzicano e lascio le tempie per massaggiarmi lo sterno. “Facciamo così: io ti
accompagno, ma solo perché ti devo un favore e per ripagarti dal dispetto di
prima.”
“Grazie.”
“Ma a tre
condizioni: una, che posso vestirmi come mi pare e piace.” Jane accetta, purché
faccia vomitare di bile Sif. “Non mancherò: ho giusto un vestito nuovo da
mettermi. Hai presente La Mummia - il Ritorno? Sì?Ecco, ho preso spunto da Anck-su-Namun."
"Oh, per la
miseria...! Senti, Odino credo abbia una certa età e..."
"Lasciami
finire. Due: nessuna ‘presentazione ufficiale’ di me e Loki insieme.”
“Frigga non la
prenderà bene…”
“Tua la suocera, tuoi
i problemi. E terzo: non una parola con gli altri. A Clint verrebbe una crisi
isterica e non potrei sopportare le battute di Stark.”
Pondera le mie
proposte tamburellando le dita sui jeans, poi allarga le mani in segno di resa.
A queste condizioni, una serata del genere
potrebbe essere quasi accettabile.
Quasi.
Ad ogni modo, ho un conto in sospeso con Loki
ed uno dei due deve affrontare la situazione.
Ed io ho tutta l'intenzione di fargli esplodere
i timpani.
Con questo aggiornamento sono decisamente in
ritardo, chiedo venia ma vengo da una settimana allucinante dal punto di vista
lavorativo. Vedrò di non tardare ulteriormente.
Grazie, Grazie ancora tantissimo per tutte le
recensioni, i 'mi piace' ed i preferiti che state facendo piovere sulla mia
testa.
Continuate, vi prego, il mio ego è molto
ballerino... :D
Scherzi a parte, come sempre ricordo che
critiche costruttive sono sempre accette!
Grazie ancora, alla prossima,
EC
PS: Citazione iniziale da Red Dragon (Si, la
frase la dice proprio il Dr Lecter ovvero Anthony Hopkins ovvero ODINO). Il
titolo è tratto dalla canzone Scars and Stitches dei Coldplay.
Frigga
congeda le ancelle con un cenno della mano. Le sei fanciulle accennano ad un
inchino alla Regina e poi al principe appena entrato, prima di sparire dalla porta
in completo silenzio.
“Desideravi
parlarmi?” Loki studia il volto della regina nel
riflesso dello specchio.“Sei splendida, questa sera.”
“E le
altre volte no, caro?”
Ricambia
il sorriso e si avvicina, mentre Frigga finisce di sistemarsi il pendente all’orecchio
prima di voltarsi e rivolgergli lo sguardo raggiante. “Questa sarà una grande
serata, figlio mio.” Mormora affettuosamente, carezzandogli la mano che Loki le ha posato sulla spalla. “Immagino che le nostre
ospiti siano giunte, vero?”
Loki annuisce. “Heimdall ha appena avvisato
Thor del loro arrivo.”
“E per
quale motivo non sei ad accoglierle?” la carezza si trasforma in un buffetto
sull’avambraccio. Loki reclina la testa e si stringe
le spalle. “Madre, temo ti stia creando troppe illusioni, io ed Addisonnon…”
“Lo so, lo
so… questa non sarà una presentazione formale. Ma
stasera è qui a festeggiare con noi, e sarà al tuo fianco, ed i tuoi propositi
di osteggiare la mia felicità nel saperti accanto alla persona che ami non mi
toccheranno minimamente. Perciò ti chiedo sin da ora di non sminuire questo
evento.”
“Come
desideri.”
Una ciocca
di capelli corvini scivola tra le dita della regina e riprende il suo posto
dietro all’orecchio: “Sei nervoso?”
“Imbarazzato
sarebbe il termine più adatto.”
“Oh, sempre
così introverso …!” Abbassando lo sguardo Loki si
allontana volgendole le spalle, le mani intrecciate nervosamente tra di loro e
Frigga teme di essere sembrata insistente e di averlo importunato, lui che è
sempre stato molto schivo ed introverso nel mostrare i propri sentimenti. Rammaricandosi di questo improvviso silenzio e del suo gesto nervoso decide
di cambiare discorso: “Devo solo decidere
quale collana mettermi al collo, ti spiacerebbe aiutarmi a sceglierla? Come
facevi da bambino, rammenti? Avevi tanto buon gusto!” Si rasserena, quando
cattura l’ombra di un sorriso sulle labbra di suo figlio, prima che muova
qualche passo verso lo scrigno aperto dei suoi gioielli.
È un
ricordo dolce, quando scivolava negli appartamenti di sua madre prima di un
evento importante e l’ammirava vestirsi ed imbellettarsi. Quando le ancelle di
Frigga si ritiravano e restavano soli, lui sceglieva i gioielli che le ornavano
il collo ed i polsi. Era il momento in sua madre era solo sua, senza la
presenza di Thor a reclamare avide ed irruente attenzioni. C’era il riflesso di
Frigga, il suo sorriso e la sua voce calda e rassicurante, ed il suo compiacimento
nell’indossare le perle ed i diamanti che aveva scelto per lei.
“Oh, Loki… questa collana è sempre stata la tua preferita!” Le
dita di Frigga accarezzano le sue, il filo d’oro sottile attorno al collo. La
Regina ha gli occhi lucidi ed il sorriso commosso che trema. È serena, è felice
e a Loki, per un istante, pare di essere tornato
indietro nel tempo, di essere di nuovo il bambino che assaporava un momento
privato con sua madre.
“Tuttavia,
questo gioiello valorizza il collo di una giovane, non più il mio.”
“Il vostro
collo non ha nulla da invidiare a quello una fanciulla, madre.”
“Oh,
adulatore!” Lo sguardo di Frigga si fa più serio mentre
lascia scivolare il gioiello di dosso, raccogliendolo nel palmo della mano per
poi cercare quello di Loki e appoggiarcelo sotto lo sguardo
spiazzato del figlio. “Desidero che tu lo prenda.”
“Madre…!”
“Insisto.
Ma promettimi solo che lo donerai a qualcuno di speciale, quando sarai sicuro
di ciò che provi nei suoi confronti. Quando lo vedrò al collo della fanciulla
che sarà al tuo fianco, capirò che la tua scelta è stata fatta, e ne sarò
immensamente felice. Promettimelo.”
Loki abbassa la testa sul gioiello nel palmo e le mani tra le
sue, il cuore stretto in una morsa. “Che valore può avere la promessa del
Signore della Menzogna?”
“Il valore
della promessa di un figlio non è quantificabile.”
“Io non…” Frigga gli posa un dito sulle labbra a zittirlo,
prima di stringerlo tra quelle braccia che non l’avevano mai ripudiato. “Sei
sempre stato mio, dal momento in cui Odino
è entrato nelle mie stanze ordinandomi di sfamarti.
Ed io l’ho fatto, e non solo per obbedire al mio Re. Ti ho nutrito con il mio
seno come ho fatto con Thor. Hai dormito nella culla che aveva accolto lui, e
di notte reclamavi il mio calore tanto quanto aveva fatto lui. E anche se non
avrei voluto nasconderti le tue origini, mai ho pensato di negarti anche solo
un grammo dell’amore che provavo nei tuoi confronti. Eri mio, mio. Il primo amore che hai ricevuto è
stato il mio, tua madre, esattamente come l’ha ricevuto Thor.”
Loki ricambia l’abbraccio, il groppo in gola è difficile da
mandare via. Del perché non riesca a smetterla di chiamarla madre, di cercare
il suo affetto e di essere rasserenato dalla sua presenza non se lo riesce a
spiegare: ci ha provato, più e più volte, a considerarla al pari degli altri asgardiani, della gente che lo circonda e lo indispettisce
solo con la loro presenza ipocrita.
Ma Frigga
è diversa: lei non gli ha mai negato nulla, un abbraccio o un sorriso. Lei era
nella cella spoglia con lui, a parlargli alla luce tremula dell’unica candela
cercando di vincere il muro del suo silenzio ostinato. Fuori dalla prigione, a
combattere per difenderlo, e a piangerlo quando era stato deposto in un
sarcofago.
Le labbra
della Regina schioccano un bacio sulla sua fronte. “È ora di andare, figlio
mio. Non vorremo far tardi, vero?”
Loki annuisce, si ricompone e si alza, porgendole la mano:
“Permettimi di accompagnarti.”
“Per
quando apprezzerei tu accompagnassi qualcun’altra, accetterò volentieri la tua
mano.”
In questo
momento odio Jane alla follia. Ed il fatto che abbia schivato, con la grazia di
una ballerina, il contenuto del calice che ho non troppo accidentalmente fatto cadere in direzione della sua
veste celeste è motivo di ulteriore irritazione.
Ho fatto
male a lasciarmi convincere. Prima di tutto perché pare sia inconcepibile, qui
su Asgard, entrare ad una festa senza il braccio di
un cavaliere. E dato che il mio cavaliere trombanemicoha dato forfait al mio arrivo, Thor ha ripiegato sul primo che gli
capitava a tiro: Fandral.
La fortuna, io, devo averla lasciata nell’Oltretomba.
E l’abito
che indosso non aiuta a scrollarmi di dosso questo damerino.
Le sarte
del Limbo hanno operato su di me in una maniera egregia: La stoffa aderisce
perfettamente al mio corpo come se fosse tutto frutto di un minuzioso body painting
che maschera addirittura le cicatrici. La sottile cintura dorata che mi cinge i
fianchi sostiene l’impalpabile gonna –unica licenza che mi sono persa dal
modello originale e solo per un improvviso ed inspiegabile attacco di
pudicizia – che continua il disegno del pezzo sopra e termina con un
leggero strascico.
Piastrati i capelli e sottolineato lo sguardo
con kajal nero, il mio aspetto da sfinge è talmente
ben fatto che Natasha – l’unica a sapere a
quale supplizio sono sottoposta questa sera – è rimasta senza parole: “quando
si dice ‘La Morte ti fa Bella’…” ha
commentato aprendosi una bottiglia di vino e versandosene metà in Big Joe, il grande calice delle grandi
consolazioni, avvolta in CuddleBitch, il pigiamone informe e rosa dei grandi
bisogni di conforto, pronta per una serata in solitaria davanti all’ennesima
visione di Thelma e Louise. Senza la sua Louise, però.
Piccola
soddisfazione: Loki è già presente nella sala dei
banchetti – al braccio di mammina – e nel vedermi accompagnata da Fandral fatica a dissimulare il suo sdegno.
Il suo enorme sdegno. Tanto che ad un tratto Fandral lascia il mio braccio trasalendo e sostenendo di
aver avvertito aghi gelidi perforargli il braccio. “Domando scusa, milady”
“Meglio
così, se seguitavi a stringermi in quel modo sarei stata costretta ad ustionarti
gravemente.”Cinguetto staccandomi da
lui per rivolgermi ai sovrani con il meno impacciato degli inchini del mio
repertorio prima di rifilare a Loki il più glaciale
degli sguardi: Con te farò i conti dopo.
“Mio caro
sovrano, permettimi di rammentarti quanto sia preziosa la tua vista e quanto sia
indispensabile preservarla.”
“A cosa
dovrei questa tua improvvisa preoccupazione per il mio occhio, Frigga?”
“Al fatto
che se non smette di fissare Lady GreyRaven come
fosse un succulento boccone, probabilmente qualcuno potrebbe farlo sparire.
Così. Quasi per magia. Oh, i musici, sono cambiati dall’ultimo banchetto, molto
bene.”
“È di tuo
gradimento la cena?”
Almeno
prova adintavolare una conversazione,
rendiamogliene atto. Anzi, no. “Come
le tue sorprese.”
Loki si morde il labbro inferiore, torna a concentrarsi sulla carne
che ha nel piatto per un istante: “Avresti dovuto aspettartelo.” Borbotta
affettando un piccolo boccone. “Non mi pare il caso, tuttavia, di battibeccare
proprio stasera.”
“Le coppie
dispettose battibeccano. Io invece vorrei spaccarti la testa.” Sibilo. Poi
dissimulo bevendo un sorso di vino, ostento ilarità verso il numero di un
penosissimo mimo e fingo di interessarmi all’ennesima ballata su di un’epica
battaglia che cantano i musici. “Non hai idea di quanto sia stato umiliante davanti agli altri…”
“Come se
mi interessasse quello che pensano di te quel branco di idioti.” Ora Loki ha poggiato le posate sul tavolo e non nasconde lo sguardo
gelido.
“Ah, è
questo il tuo gioco, ora? Farmi passare per una stupida, per una incompetente
davanti al resto della squadra? Cosa speri, che così facendo io decida di
lasciar perdere il mio ruolo sulla Terra?”
“Basta
così poco a far crollare la loro fiducia nei tuoi confronti, Addison?”
Ora basta. Mi alzo dal tavolo e lascio la sala
sibilando a Jane che vado ad incipriarmi il naso.
Dall’altro
lato del tavolo, a Sif scappa un risolino.
Non è così
veloce come Jane a schivare il vino.
Ho
sbagliato a venire qui. Ho decisamente sbagliato a venire qui.
Ma cosa mi aspettavo?
E perché
non ho le mie sigarette? Perché mai,
quando vengo su questo dannatissimo regno, non ho mai le sigarette?
Passi
lungo il corridoio e sbuffo: Giuro che se è Fandral
questa volta gli faccio sputare i testicoli a calci.
Ed invece
sono gli occhi verdi di Loki a venirmi incontro:
“Desidererei che rientrassi.” Per tutta risposta gli rivolgo la schiena. “Te lo
chiedo per cortesia.”
“Anche io
ti avevo chiesto per cortesia una cosa, tesoro.”
“Ed io
ancor prima ti avevo chiesto di non preoccuparti per la mia sorte, e di
lasciarmi andare per la mia strada. Siamo pari, non trovi?” Il suo tono forzatamente
conciliante non funziona. Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinare un braccio
e mi scanso mettendomi a camminare lungo l’immenso colonnato del corridoio. Loki resta immobile per un istante, sorpreso. Cela
malamente il suo disappunto mettendosi a camminare al mio fianco, le colonne a
separare il nostro percorso ogni quattro passi. “Non nego che continuo a
considerare i Vendicatori miei nemici.”
“Oh, su
questo vi ho tutti d’accordo.”
“E che
preferirei saperti fuori dalle loro schiere.”
“Quello è
il mio posto.”
“Lo so, lo
so perfettamente.” Mi fermo e Loki fa lo stesso. “E
non ti chiedo di lasciarlo per me.
Non è mia intenzione costringerti. Certo, se tu lo facessi ne sarei lieto, e mi
prodigherei in modo da non farti pentire della tua scelta. Ma solo se questo
fosse un tuo desiderio. Pensaci:
potrei forzarti, deviarti, addirittura importi il mio influsso e plagiare la
tua mente, ma non è ciò che intendo compiere. E sai perché?” Si avvicina di un
passo “Perché non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia
cercare, vedere, toccare me di tua
spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che tu lo facessi
perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”
Resto di
stucco. Pronunciate dalle labbra di Loki, queste
parole assumono l’aspetto di una dichiarazione.
Sbatto le
ciglia una, due, tre volte, prima di ricordarmi di chiudere la bocca e di
pensare. Loki resta in attesa, di fronte a me, gli occhi
verdi e luminosi a studiare la mia reazione.
“Davvero?”
è tutto quello che riesco a dire, mentre nella mia testa c’è una gran
confusione: cerco di decifrare qualsiasi cosa –dal tono della voce alla sua
mimica facciale – che possa farmi capire se questa sia una bugia o meno.
E, no, a
quanto pare non sono abbastanza lucida per fare due più due.
Sento fin
un’increspatura nell’aria.
Infine,
decido di muovere un passo nella sua direzione. Lui fa lo stesso, l’ombra di un
sorriso a stendergli le labbra. Decido di concedermi il privilegio del dubbio
che sia vero quello che mi ha appena detto. Così mi protendo in avanti e le sue
mani fresche accolgono il mio viso prima delle sue labbra. “Ho cambiato idea,
non ho più intenzione di tornare nella Sala.” Sogghigna. Si stacca appena,
tenendomi per mano, condividendo il mio sorriso complice: “Vieni, ho una cosa
per te e voglio donartela lontano da occhi indiscreti.”
“Ho come l’impressione
che dovremo cambiare regno…”
“Non è
necessario: la torre più alta offre uno spettacolo che ti riempirà gli occhi.”
Ahia!
La mano
che mi stringe è punta da qualcosa e la ritiro di istinto. La fisso, senza
trovare nessun segno. Quando i miei occhi tornano a cercare Loki,
mi ritrovano invece davanti un muro.
“Addison?” Loki picchietta la
punta delle dita sulla superficie di mattoni. Un secondo prima non c’era. Un
secondo prima stava stringendo la sua mano, e lei l’aveva ritirata
improvvisamente con un piccolo gemito. Forse nell’euforia che l’aveva pervaso
lo aveva fatto stringere troppo. È confuso. “Se questa è opera tua, sappi che
ti è riuscita piuttosto bene, mi complimento. Per quanto trovi fuori luogo una
simile dimostrazione in un momento simile.” Nessuna risposta. Si guarda
intorno. Muri. Altri muri. E si accorge di non udire più neppure i rumori del
banchetto nella sala alle sue spalle.
Un altro
muro.
E la
gelida consapevolezza che non sia opera di Addison.
Jane
decide che sia ora di andare cercare Addison dopo
qualche minuto dalla scomparsa di Loki. “Temi stiano
litigando?” domanda Thor alzandosi. “Ti accompagno.”
“È che ho
una strana sensazione e non riesco a togliermela di dosso.”
“Pensi che
possa farle del male?”
“Fossi in
te mi preoccuperai per l’incolumità di tuo fratello, piuttosto!” Jane
ridacchia, cedendo il passo all’oltraggiato viso di Sif
che esce dalla stanza sfregandosi il vestito macchiato di vino ed imbocca
l’arcata che da sul corridoio.
Thor è
alle sue spalle, quando viene viene inghiottita dal
buio.
Lo sguardo
aureo di Heimdall scatta verso l’ingresso della sala.
La mascella si irrigidisce mentre alza il copro possente dallo scranno e si
avvicina.
Non vi è
una luce, al di là dell’arco intarsiato. E la sua vista non fende il buio. Ogni
suo passo è sottolineato dal silenzio che scende tra i presenti.
Alza la
mano e l’appoggia all’oscurità, come se un muro invisibile sigillasse
l’arcata.
La prima a
scattare in piedi è la Regina, guardandosi febbrilmente intorno : tenebre alla
balaustra, tenebre alle finestre, come se l’oscurità avesse avvolto il Salone,
isolandolo dal resto del mondo.
Il primo a
spezzare il silenzio teso è il Re in persona, a richiamare le guardie.
TOC TOC
Eh sì,
questa parete è di pietra, e molto reale.
E comparsa
all’improvviso.
Così come
quelle a destra e a sinistra. L’unica via percorribile sarebbe alle mie spalle,
nel buio del corridoio che prosegue.
“Loki?" nessuna risposta. “Andiamo, smettila di scherzare.
Se fai così mi costringi a tenerti di nuovo il broncio.” Silenzio. “Dai, togli
questi muri.”Sbuffo. “Non è
divertente.” Il silenzio inizia ad essere inquietante. “Smettila di fare lo stronzo!”
Oh. Eccola.
Di nuovo.
L’increspatura dell’aria.
Sta per
capitare qualcosa. No, decisamente questi muri non sono opera di Loki.
Non mi
resta che percorrere il corridoio nell’unica via libera.
Se non
fossi dotata della mia vista eccezionale, a quest’ora sarei già stesa per
terra: Il corridoio va rimpicciolendosi, ormai è quasi un cunicolo buio con pavimento
di disseminato di spigoli, buche, gradini sbeccati: decisamente ben lontano dalla
pavimentazione dorata di cui è lastricato il Palazzo.
Cerco di
mantenere i miei sensi vigili e attenti, a percepire il minimo rumore, la minima
variazione della temperatura o la minima corrente d’aria. Le dita della mani
sono già contratte, pronte a scatenare il Fuoco Fatuo all’occorrenza.
Ho tentato
anche di chiamare Morrigan, che quando sono arrivata
ho lasciato libera in giardino a tormentare le tortore, ma il mio appello è
caduto nel vuoto.
Il
corridoio svolta a destra. Di nuovo? Inizio a temere di essere in una sorta di
labirinto, così raccolgo da terra una pietra sbeccata e traccio un segno
orizzontale sul muro.
Decido di
aggiungere anche una scritta, in modo che qualcun altro, magari, possa
leggerla:
GreyRaven è passata di qua. Ecco. Forse sarà più facile
trovarmi.
Beh,
magari questo messaggio potrebbe risultare angosciante. Dovrei alleggerirlo un
po’, far capire che non sono in imminente pericolo, per quanto io stessanon sia completamente certa di questo. La
punta della pietra torna sulla parete: GreyRaven è passata di
qua. XOXO.
Sì,
decisamente meno allarmante.
Riprendo a
camminare. Svolta a destra. Svolta a sinistra. Nuova svolta a sinistra: ed ecco
la mia scritta ricomparire sulla parete opposta a quella su cui l'avevo incisa.
Ok. Questa
è decisamente un’illusione, una magia.
E cosa
faccio quando la magia viene usata in maniera molesta contro la mia persona?
Ripago con la stessa moneta.
C’è un
respiro nel buio, Sif lo avverte con sicurezza:
rinsalda la stretta al pugnale e piega il braccio, pronta all’assalto.
Accanto a
lei, Jane è talmente tesa da trattenere involontariamente il respiro.
Una
scintilla nel buio e la lama di Sif attacca.
“Loki!” La punta del pugnale si ferma a pochi centimetri dal
collo del Principe, il palmo della mano destra illuminato dalla luce di una
fiamma che sembra nascere dalla sua pelle. Guarda la lama alzando un
sopracciglio ed arricciando le labbra disgustato.“È questo che tieni sotto le sottane? Capisco
la cagione della tua illibatezza, milady.”
“Che io
sia maledetta se accettassi di sedere al tuo stesso tavolo disarmata: Lady Sif non abbassa mai la guardia.”
Se non
fosse che Jane si è un po’ abituata a dar sfoggio del suo innato spirito
pacificatore i due si accapiglierebbero come gatti in calore.
Invece si
ritrovano con una papabile Principessa di Asgard in
mezzo, bracca tese a separarli e voce conciliante a placare gli animi. Sif può essere arrogante ed impulsiva ma non così sciocca
da rischiare di creare anche una lieve ferita alla mortale tanto amata da Thor
e Loki non pare avere intenzione di lordarsi le mani
con nessuno dei due plasmi, per lo meno in quel momento.
“Dal primo
istante che hai posato piede di nuovo su questo regno sapevo che avremmo dovuto
aspettarci uno dei tuoi trucchi. Questo a cosa lo dobbiamo, Signore degli Inganni? Un nuovo
tentativo di conquista del trono? La stilettata nella schiena di chi ti ha
riaccolto a braccia aperte nonostante tutto?”
“SIF, ti
prego!” insiste Jane.
Loki ruota gli occhi
e poi getta attorno un’occhiata infastidita: “Mi dispiace deluderti, ma questa
non è opera mia.”
“Come se
fossi credibile la tua parola!” La guerriera non abbassa la guardia e Jane
trova drammaticamente difficile resistere all’impulso di rifilarle una
manrovescio. Si rivolge a Loki, cercando qualcosa
alle sue spalle: “Dov’è Addison? Non era con te?”
“Esatto, era con me, prima che tutto questo
iniziasse.”
"Come
Thor: era dietro di me quando siamo usciti dalla sala, ed in un attimo …”
“Cerchi di
scaricare la colpa su di lei, Loki?”
“SIF, per
favore SMETTILA.” Jane cerca di sembrare più incisiva. Inutile. La distanza si è accorciata e se continua così lei resterà
spiaccicata tra i due contendenti.
“I tuoi
goffi tentativi di inquisizione palesano la tua indiscussa ignoranza.”
La lama di
Sif è appoggiata alla guancia di Loki
come se volesse segnare un solco, ma lui non da segno di scostarsi né di
esserne inquietato, anzi, ostenta il suo sguardo di altezzosa sfida.
“O forse
stai solo usando Lady GreyRaven per i tuoi scopi? E
magari ti ha scoperto e tu l’hai…”
“Non osare
insinuare una simile accusa, Sif.”
“E perché
mai non dovrei avere un simile sospetto, Laufeyson?”
Negli
occhi di Loki si accende una scintilla di furia che
costringe Jane a rimettersi in mezzo e ad urlare per attirare l’attenzione.
La fissano
sgomenti.
“Io vi
ORDINO di SMETTERLA!” Sif ha scostato la punta del
pugnale e gli occhi di Loki hanno perso in parte la
loro ferocia, lasciando posto ad un barlume di curiosa sorpresa. Jane ne
approfitta per rincarare la dose. “Se NON farete come IO vi ordino, vi posso
assicurare che userò tutta la mia INFLUENZA su Thor e su Odino e vi farò
condannare a…” balbetta: che cavolo di punizione ci
può essere ad Asgard per aver causato la rabbia della
non – ancora –ufficiale futura principessa
consorte?“…aqualcosa!”
Loki alza un sopracciglio. Sif corruga
la fronte.
E tornano
a litigare tra di loro.
Inspiro a
fondo, mi concentro.
Il potere
fluisce dalle mie membra, risale vene e arterie per annidarsi in mezzo al
petto. Riempie i polmoni, i bronchi, risale sulla trachea.
Espiro.
Il mio
corpo si fa leggero, dalla punta delle dita ogni cellula del mio corpo si
sfalda, sfuma:Ed io divento nebbia.
La mia
essenza, in foschia, è un vapore leggero, grigio, caldo ed umido.
In netto
contrasto con la gelida galaverna dai riflessi di smeraldo in cui si tramuta Loki. Padroneggia questa forma alla perfezione, senza
apparente sforzo, mentre io fatico ancora molto per mantenere la mutazione e
riuscire a direzionare il flusso del mio corpo espanso. Sotto forma di bruma
assalgo morbida le pareti del cunicolo cercando una crepa, un minuscolo
passaggio, la fessura tra due pietre. E quando la trovo mi infilo lentamente,
molecola dopo molecola.
A metà
passaggio inizio a fare fatica.
Concentrazione, Addison,
Concentrazione!
È così
difficile far passare la parte terminale del mio corpo nebbioso che anche
ricondensarmi e tornare di carne non mi da inizialmente sollievo. Carponi sul
pavimento di pietra nera, mi rialzo lentamente cercando di vincere il capogiro
ed il senso di nausea.
Sbatto le
palpebre una, due, tre volte. Le tenebre non si svelano. La mia vista non
funziona.
Ecco, questo è un problema. Che se il
buio non può essere scalfito dai miei occhi, significa che non è reale. È qualcosa
di artefatto e di magico.
Un’altra
illusione. Iniziano ad essere seccanti.
Contraggo
le dita nuovamente, pronta a difendermi. Nel buio può nascondersi qualsiasi
cosa.
Un rumore
alla mia destra.
Volto da
testa di scatto, braccio alzato a difesa.
Ed
un’ombra mi colpisce con violenza alla bocca dello stomaco.
Il colpo è
talmente forte ed inaspettato da farmi sbattere contro la parete alle mie spalle
e cadere a terra in ginocchio. Tossisco cercando di recuperare fiato. L’ombra è
su di me, la percepisco.
Alzo un
braccio in tempo per parare un altro attacco.
Fuoco
fatuo tra le dita e una fiammata grigiazzurra come risposta. L’ombra si scosta,
è così veloce che riesco a malapena ad individuarla.
Altro
guizzo, altra fiamma. Altra schivata, altro attacco. Altra parata.
Tento un
calcio, le passo attraverso come se fosse burro. L’ombra si assottiglia e si
allunga, si avviluppa alla mia gamba e poi al mio busto, mi sguscia tra le dita
mentre cerco di fermarla e combatterla. Cado all’indietro, schiena a terra.
L’ombra mi
è talmente vicina che posso sentire il suo fiato caldo sul mio viso. Due
zaffiri brillano come occhi, comparsi dal nulla in mezzo all’oscurità.
“E così tu ami il freddo.”
Trasalgo:
la voce non era reale, era dentro la mia testa, come se quei zaffiri l’avessero
lasciata scivolare attraverso le mie iridi, a contaminare la mia mente.
Sono
bloccata, avvolta tra le spire dell’ombra e quasi non riesco a respirare. Posso
solo tentare una cosa: “’fanculo.”
L’ombra
stringe la presa e mi sento soffocare.
Un lampo
bianco, accecante e doloroso.
E
sparisce.
“Una
coltre di tenebra ferisce il mio sguardo. La mia vista è impotente di fronte a
questa magia oscura.”
Heimdall abbassa il braccio possente,
lasciando scivolare la mano lungo la superficie liscia ed invisibile che blocca
la sala del banchetto.
Alle
spalle del Re, ancora presso il suo scranno, la Regina lascia vagare lo sguardo
tra i presenti: chi aveva con se un’arma l’ha già impugnata, altri hanno
tentato invano di forzare le barriere con la forza bruta.
Tra gli
astanti vi è tensione e rabbia, tra i bisbigli preoccupati Frigga serpeggia più
volte il nome di Loki.
Non è possibile. Le suggerisce il suo cuore di
madre. Eppure…
Eppure
potrebbe esserne capace, non può negarlo.
Se stesse
cercando nuovamente di conquistare Asgard, per
sconfiggere le guardie ed Odino avrebbe bisogno non solo di armi e milizie, ma
anche di Potere, di Energia. Di qualcosa
di così potente che espanda la sua magia.
Qualcosa
che si trova proprio nel palazzo.
Frigga
deglutisce e come non mai spera di sbagliarsi. Ma non può escludere nulla.
Lancia uno
sguardo all’arazzo più vicino allo scranno dei sovrani ed approfittando della
distrazione generale indietreggia e lo raggiunge. Una mano sotto il pesante
tessuto e le dita che sfiorano un piccolo segno inciso nel muro. Con una
leggera pressione l’incisione si apre in piccole crepe che si allargano a
formare una sottile apertura.
Un
corridoio segreto che attraversa il palazzo, dagli appartamenti reali al
Reliquiario di Odino.
Un passaggio aperto ed accessibile.
Frigga
scivola sotto l’arazzo silenziosamente.
Lei non è
come Odino, pronta a trascinare nel fango suo figlio davanti a tutta Asgard. Se è stato davvero Loki,
allora gli parlerà in privato. Lo farà ragionare, lei può riuscirci, ne è
sicura. Troveranno una soluzione insieme, in segreto. Frigga non lascerà la
mano di suo figlio di nuovo.
“Bene, se
voi due signorine avete finito, la sottoscritta vorrebbe trovare una soluzione
a questo problema. Qualche idea?”
Sif non accenna a smettere di fissare in cagnesco Loki, che appare turbato e concentrato allo stesso tempo.
“La magia che evoca questo incantesimo è estremamente potente.”
E fin qui ci siamo arrivati tutti pensa Jane
scrollando le spalle.
Loki incrocia le braccia al petto e stringe i pugni: un disco di
energia chiara compare tra le sue mani e si stacca da lui quando le stende;
sferza l’oscurità e si infrange contro una barriera invisibile in fondo al
corridoio, con lo stesso rumore e le stesse schegge di un piatto di ceramica
scagliato contro il muro durante un litigio di coppia.
O di una tazza da caffè sbattuta per terra per chiederne
ancora. “… quindi?”
Le rivolge
uno sguardo furente: “Vuoi smetterla di starnazzare come una gallina?”
Sif alza nuovamente il pugnale, intimandogli di non provarci
più a rivolgersi a Jane con quel tono. “Certo, come se tu fossi stata più rispettosa”
sibila in risposta prima di tornare a concentrarsi su ciò che li circonda. “Non
è una semplice illusione, persiste nonostante gli attacchi: questa è realtà. Una realtà alterata, però.” Percorre ancora qualche passo, la mano con la
fiammella stesa davanti a sé a far luce.
“E conosci
qualcuno capace di alterare la realtà in questo modo?” domanda Jane.
“Nessuno
può alterare la realtà, neppure il più potente Maestro di Magia. Non con il suo
solo, nudo potere. Occorre qualcosa in grado di alterare la materia, e di
ampliare e canalizzare la volontà di chi lo guida.”
Osserva un fenomeno, formula una teoria, raccoglie i dati e
li confronta con quelli a sua disposizione per trarne una conclusione. Loki, quando ragiona, usa un metodo scientifico: su Asgard magia e scienza sono la stessa cosa.
E gli
scienziati si confrontano, ampliano la propria conoscenza in base agli studi e
alle intuizioni degli altri: non vi è solo un maestro ed un allievo, ma
soprattutto un gruppo che sviluppa teorie e ricerche partendo anche da basi di
altri. I suoi stessi studi e le sue stesse scoperte sono partite da risultati
di ricerche altrui. Il dibattito è il motore della scienza.
Jane
guarda di sottecchi Sif, che non stacca gli occhi di
dosso da Loki e non smette di stringere convulsamente
il pugnale.
In una
famiglia ed in una corte di guerrieri, con chi mai Loki
avrà potuto scambiare i propri pareri?
Thor
stesso ha ammesso di aver sempre considerato la Magia sciocca ed inutile. Per
quel poco che lo conosce, a Odino non sembra da meno. E Frigga avrò potuto
essere una madre amorevole e protettiva, ma quanto partecipe negli interessi
del figlio, se lei stessa non li comprendeva per prima?
E poi si sono tutti stupiti quando…Jane
ruota gli occhi. In una situazione del genere è decisamente seccante iniziare a provare empatia positiva
verso il fratello del suo fidanzato con attitudini maniacali fortemente
orientate al genocidio, ma almeno si sente sollevata che sia competente in
materia di magia.
Competente ma pur sempre con attitudini maniacali fortemente
orientate al genocidio. Oh beh, in caso di pericoli, c’è pur sempre Sif a difenderla. Forse. “Hai già un’idea di cosa possa
essere?”
Loki si sta mordendo il labbro inferiore, sembra parecchio
turbato: “Non vi sono molti oggetti con simili capacità. Uno di questi l’ho
distrutto io stesso di recente.” Mormora. “Tuttavia, alla luce di ciò che è
stato sottratto ultimamente dal tesoro del Re, non posso che pensare sia…”
Jane
trasale: “Le Gemme?”
“Hanno
tutte caratteristiche diverse. Ma una di queste modella la realtà in base alla
volontà di chi la impugna. Se chi la impugna è abbastanza potente e capace di
farlo.”
A Sif scappa uno sbuffo spazientito, Jane la invita a
calmarsi, che ringhiare è totalmente inutile, mentre lui sospira che è lieto di
udire qualcosa di sensato.
“E allora
mi auguro che qualcuno di voi abbia idea su come combatterlo, questo nemico.”
Loki guarda il corridoio che continua nell’oscurità. “La realtà
non può restare a lungo modificata. Io dico di proseguire, a vedere dove ci
conduce il corridoio.”
“E poi
cosa, attendere che passi tutto senza intervenire?”
“Oh, Lady Sif, non ti costringerò di certo a seguirmi. Se più ti
aggrada potrai restare qui ed intervenire contro…
bah, contro la muffa nell’angolo di quel muro, per esempio. Sono certa che sarà
una battaglia epica.”
La voce
della guerriera si fa fin stridula mentre vomita una valanga di insulti a Loki. Jane inizia ad avere mal di testa.
Finalmente l’Azione è arrivata!!! Ammettetelo,
non ne potevate più di sopportare tutto questo cincischiare!
Ringrazio come sempre chi ha
commentato, inserito tra i preferiti eccetera questa storia. Mi spronate
tantissimo, non vedo l’ora di sapere un vostro parere riguardo a questo
capitolo.
Sono indietrissimo
con i ringraziamenti ad personam, chiedo venia e provvederò
a farli al più presto.
Era da un sacco che volevo scrivere
qualcosa su Loki e Frigga: volevo ampliare il loro
rapporto sin dai primi capitoli di TS.
Da qui in poi, ragazzi, c’è il
baratro. Non si torna più indietro, e saranno come si suol
dire uccelli per diabetici. Per qualsiasi altra domanda, vi rimando il mio ask:http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
AH, Big Joe, il grande calice delle
grandi consolazioni, è tratto dal telefilm Cougar
Town.
Alla prossima
EC
PS: Citazione del titolo tratta da I Dreamt a Dream (LesMiserablés) e citazione del film è tratta da Matrix.
Capitolo 7 *** ..With their voices soft as Thunder. ***
The
Seventh:Winter
·PART 5: Keepin’
·Chapt. 6: ...With
their voices soft as Thunder.
Can the maker repairwhathemakes?
Un sospiro
freddo su di me.
Mi solletica l’orecchio per scendere
sulla gola e il petto, attraversarlo e scendere sul ventre.
“Loki?”
Apro gli occhi.
Sono distesa in mezzo ad una coltre
di neve leggera, piccoli fiocchi di cristallo scendono dal cielo candido e si
posano lievi tra i miei capelli e sul mio viso. Un fiocco di neve si posa sulle
mie labbra ed io lo raccolgo con la punta della lingua. È insapore.
Mi alzo lentamente in piedi
strofinandomi le braccia nude. Guglie di ghiaccio si alzano da terra e svettano
verso l’alto a perdita d’occhio. Nessuna ombra, solo il bianco più accecante ed
infinito e silenzio.
Anche questa
è sicuramente un'illusione. Ben fatta, indubbiamente.
Eppure le illusioni non hanno
temperatura, e qui il freddo è reale, penetra tra i miei vestiti leggeri facendomi
rabbrividire; le braccia sono ruvide dalla pelle d’oca.
Ok. Mi sono stancata: il gioco è
bello quando dura poco.
Fiamme grigiazzurre tra le mie dita.
Divampano e si ingrossano sui palmi delle mani.
Non ne ho idea se questo ghiaccio
comparso magicamente reagirà a contatto con la mia concretissima fiammata di
Fuoco Fatuo.
Vogliamo
scoprirlo?
Ruoto su me stessa a formare un
anello di fuoco grigiazzurro attorno alla vita. Lo allargo con ampi movimenti
delle braccia, lo potenzio, e poi lo faccio divampare a dismisura.
Aggredito dalle fiamme, il ghiaccio
si scioglie velocemente formando cascate che si raccolgono ai miei piedi. E mi
accorgo troppo tardi che sono immersa sino alla vita.
Oh Oh. Ho esagerato.
Il buio e le pareti grigie tornano a
prendere il posto del bianco attorno a me e l’acqua sale velocemente sino alle
spalle.
Merda.
Ben presto l’acqua mi solleva e il
soffitto di pietra si avvicina.
Alzo le mani in alto a spingere.
Fuoco Fatuo. Una, due, tre volte.
Niente, neppure un
graffio.
Pochi centimetri tra il mio viso ed
il soffitto e l’acqua non smette di salire. Con la testa ormai sott'acqua e
panico ed acqua che salgolo alla stessa velocità non
trovo niente di meglio da fare che prendere inutilmente a pugni la parete verso
cui sono intrappolata.
E mentre l’acqua non mi lascia più
scampo qualcosa apre un varco e una mano si stringe attorno al mio polso
portandomi in salvo.
Pacche vigorose sulla schiena. Se
non tossissi così tanto chiederei al mio salvatore che può bastare, che se
continua in questo modo più che riprendere a respirare sputo una vertebra.
“Lady GreyRaven…
state bene?” altre pacche. “Ti prego…rispondimi…” altre pacche: “Così mi fai preoccupare.”
Riesco a fermare l’ultima sessione di pacche, ma la tosse continua e non posso
far altro che alzare il pollice come OK per farlo tranquillizzare.
Riesco infine ad aprire gli occhi
per trovarmi davanti quelli celesti di Thor.
Lo abbraccio di slancio, e se non
fossimo entrambi più o meno impegnati, lo bacerei pure.
“Ho sentito sbattere contro il muro
qui a lato, vedevo l’acqua trapassare la parete. Ma quando sono riuscito ad
aprire una breccia e a tirarti fuori, non ve ne era traccia! A parte su di te,
ovviamente. A proposito, devi aver freddo, stai tremando.” Thor mi avvolge nel
suo mantello per poi aiutarmi ad alzare ed io mi guardo intorno. Appoggio la
mano nel muro -Quello che per me era il
soffitto di una stanza allagata - e guardo nel buco che il pugno di Thor ha
creato.
Ok, è
ufficiale: sono confusa e completamente spiazzata.
Gli chiedo se abbia idea di dove ci
troviamo ma lui alza le spalle. “Sono uscito dalla Sala con Jane, volevamo
cercarvi. Ma lei… si è come volatilizzata, davanti ai
miei occhi. E poi… questo androne…
ho iniziato a percorrerlo ma l’ho trovato infinito. Non sbuca da nessuna parte,
non vi si affaccia nessuna stanza.” Mi guardo attorno, il corridoio dorato è
illuminato dalla luce delle torce: sembra in tutto per tutto quello del
palazzo, se non fosse per il silenzio irreale e la mancanza di qualsiasi altra
persona, anche di una singola guardia.
“È un’illusione, Thor. Tutto questo è
ad opera di qualcuno.”
“Loki?”
Domanda preoccupato, ma scuoto la testa: “Chiunque sia, ha cercato di
uccidermi. Ora, comprensibile che cerchi di fregare te e chiunque sotto questo
tetto ma sono pressoché certa che tuo fratello non brami ad uccidermi.”
“Hai ragione.” Sembra sollevato
mentre mi passa un braccio attorno alle spalle e mi massaggia le braccia per asciugarmi:
“Qualsiasi cosa abbia creato tutto ciò, temo sia ostile.”
“Abbastanza.” Mi avvolgo parte del
mantello ai capelli e li strofino. Bye-bye
capelli lisci di piastra.
“Avete un deposito d’armi nel
palazzo? Perché per mio conto sarebbe saggio tentare di raggiungerlo, in un
modo o nell’altro, non vorrei che la forza ostile possa utilizzare contro di noi…”
Oh cavolo.
No, ma che dico? Quali armi? Qui di pericoloso c’è ben altro.
Thor sembra leggermi nel pensiero.
Alza il braccio a richiamare il Mjolnir.
Silenzio.
“Sei sicuro che funzioni?”
Rumore di colpi al di là delle
pareti: le labbra di Thor si piegano in un sorriso soddisfatto. “Deve ancora
essere inventato l’incanto che mi impedisce di separarmi dalla mia arma.”
Aspetta, e
quella volta sulla Terra che…? Vabbé,
dettagli, non formalizziamoci.
“Cos’è stato?”
Jane si rialza da terra guardandosi
attorno allarmata.
Qualcosa ha bucato la parete alla
sua destra, ha schivato per un soffio il naso di Loki
– che pare piuttosto innervosito dall’accaduto – ed è scomparso attraverso il
muro opposto creando un altro foro.
Ad urlare di gioia è Sif: “Il Mjolnir!! Tuffa la testa
nella breccia e per poco non ci rimane incastrata quando questa si stringe a
richiudersi. “Thor è vicino, può combattere questa assurdità!” Si rivolge a Loki, che continua a deglutire cercando di riprendere
lucidità. “Ammira, Laufeyson, come incanti e magie
saranno frantumati dal maglio del possente Signore del Tuono!”
Loki gira
lentamente la testa nella sua direzione, in silenzio.
I due si guardano, in attesa.
Jane si toglie di dosso la polvere.
Aspetta, in silenzio. Oh, toh, un’unghia spezzata.
Sif
picchietta il tacchetto dei calzari a terra, impaziente: Loki
non si muove, né accenna a spostare lo sguardo da lei. Dal soffitto cade una
goccia d’acqua, ed è l’unica cosa che spezza il silenzio nervoso.
“Il maglio del Signore del Tuono se
la sta prendendo comoda, nevvero?”
“Aspetta aspetta aspetta!!!!”
Thor ha già il braccio alzato a richiamare il suo potere, quando lo blocco. “Ci
sono persone, qui dentro, che non credo potrebbero sopportare la potenza dei
tuoi colpi.”
“Sbagli, GreyRaven,
per gli asgardiani…”
“Da quando in qua Jane è asgardiana e a prova di fulmine?” Thor abbassa il martello.
“Data la rapidità e la facilità con cui è arrivato qui…
beh, direi che puoi abbattere i muri anche usando meno potenza, che dici?”
Annuisce. Mira al muro più vicino e
lo colpisce senza esagerata forza. Il martello rimbalza, scivola dalla sua
presa, schiva per un soffio la mia fronte grazie ai riflessi che mi fanno
abbassare di scatto e sparisce di nuovo dal buco del muro che aveva creato
all’arrivo.
Loki si ritrova
scaraventato contro il muro, il Mjolnir sul petto a
bloccarlo e Sif che troneggiare trionfante: “Dicevi?”
Il mal di testa di Jane peggiora.
Che sia
capace di scatenare distruzione e morte.
Questa era stata l’unica indicazione
di Malekith. Per tutto il resto – scelta del
manufatto come delle modalità di attacco e sottrazione – si era affidato
completamente a lei, sicuro di aver riposto la fiducia in mani giuste.
Percorsa la navata del sotterraneo
abbassa il cappuccio del mantello scuro e sistema la Gemma d’oro dentro un
sacchetto di velluto che si assicura al collo.
Le occorre
un manufatto dalla potenza feroce ed inaudita.
Ah, se solo il Tesseract
non fosse stato distrutto!
Lo sguardo di ghiaccio
dell’Incantatrice vaglia le reliquie una ad una, finché nei suoi occhi non si
riflette il bagliore blu dello Scrigno degli Antichi Inverni.
Sorride.
Seppellire i Regni sotto il ghiaccio
e le tenebre, avere i Jotun come alleati preziosi e
feroci.
Sterminare i Vendicatori – tutti – macchiando la neve del loro
sangue.
Loki
sopravvivrebbe, data la sua natura da mezzo Jotun, e
magari avrebbe potuto battersi contro Malekith, per
avere il controllo completo delle Gemme o per qualche proposito di bieca e
assurda vendetta.
Poteva sconfiggerlo così come
potevano annientarsi a vicenda: A lei è indifferente l'esito dello scontro.
Avrebbe agito in modo da assicurarsi di essere al fianco di entrambi, e libero
accesso al potere del vincitore.
Appoggia le mani ai lati dello
scrigno e stringe le impugnature.
C’è il rumore di una spada estratta
dall’elsa alle sue spalle, ed una voce di donna,dura e decisa che le intima di
fermarsi.
Amora si
blocca, il mezzo sorriso che si allarga mentre si volta verso la voce: “Vostra
Maestà, è un onore essere ammessa alla vostra divina presenza dopo tutto questo
tempo!”
Frigga alza la spada minacciosa:
“Tu!” esclama “Mi sorprendi, Incantatrice, per quanto sapessi che dietro ad un
sortilegio di siffatta complessità vi fosse un mago potente.” Muove qualche
passo nella sua direzione: “Dopo secoli… hai deciso
di tentare la via della vendetta?”
“Oh no, vi sbagliate! La vendetta,
Maestà, è la pietanza sapida delle bocche guaste. Mi sono proposta di non
lasciarmi tentare da una simile bassezza. Tuttavia” anche l’Incantatrice si
avvicina, con il passo lento e felpato di una fiera che studia la preda preparandosi
a saltarle alla giugulare “Devo ammettere che incontrarvi di nuovo dopo il mio
ingiusto esilio da Asgard risveglia in me sopiti
rancori.”
“Ingiusto? Il plagio di un fanciullo…”
“Una cotta adolescenziale! Il primo
amore di un giovinetto, verso colei che sola mostrava la giusta comprensione e
l’incoraggiamento che meritava verso la sublima arte che padroneggiava!” Amora sibila, ma il barlume di rabbia muta subito in sorriso
canzonatorio, rivolto allo sguardo furente della Regina. “Avreste dovuto
appoggiarlo, come facevate con il vostro primogenito – o meglio dire unigenito
– anziché tentare di dissuaderlo con la scusa di proteggerlo da me, sua
mentore.”Una mossa morbida delle dita
ed il ferro tra le dita della regina è viscido e squamoso. Frigga getta a terra
il serpente prima che riesca a morderle la mano, è l’Incantatrice lo richiama sé,
facendolo strisciare velocemente lungo il pavimento dorato e poi su una sua
gamba in una lenta e sinuosa spirale. Le circonda la vita, poi le spalle ed il
braccio destro, a scendere verso la mano per tornare di nuovo nella sua forma
originale. “Proteggerlo, poi …! Dati gli ultimi accadimenti, oserei dire che
avete fallito nell’impresa!”
Amora scatta in
avanti. Frigga schiva l’attacco e blocca il braccio e la lama a mani nude. L’espressione
furente e decisa diviene una smorfia di dolore: la Regina abbassa lo sguardo
sul proprio ventre.
La sommità della lama spunta dalla
veste broccata, il cremisi del sangue si allarga attorno allo strappo; alza gli
occhi verso la donna di fronte a sé, che svanisce con un ultimo sorriso di
scherno.
Alle sue spalle, Amora
ritira la lama dalla schiena della Regina e la lascia cadere a terra.
Frigga cade bocconi, gli spasmi del
dolore a farla tossire ed il sangue che imbratta il pavimento d’oro.
L’Incantatrice cela di nuovo i boccoli dorati nel cappuccio
scuro, senza curarsi di ripulirsi le dita dal sangue. “Maestà, resterei a
vedervi agonizzare per ore, ma il mio senso del dovere mi impedisce di fare
attendere ulteriormente il mio Signore.” Si avvicina al piedistallo dello
Scrigno, lo solleva, e poi lo fa sparire sotto il mantello. Schivando il rivolo
di sangue a terra, oltrepassa la regina agonizzante e risale le scale della
cripta con crudele calma, rivolgendole un ultimo saluto: “Non avrete più da
temere per il futuro di Asgard: I ghiacci
preserveranno questo regno immutato per tutti i secoli a venire.”
Thor abbatte la quinta parete
nell’esatto istante in cui essa scompare, facendolo quasi sbilanciare e cadere
bocconi. Finalmente liberi dalla prigionia dell’illusione, riusciamo a capire
la nostra posizione, troviamo le scale e ci precipitiamo in direzione della
Cripta. Salto i gradini a due a due, correndo più veloce che posso con le vesti
ancora intrise d’acqua. Al nostro passaggio, guardie alle pareti sembrano
riprendere la capacità di movimento, roccia e sale che si sciolgono dalle loro
membra come se fossero stati tramutati in statue sino a pochi secondi prima.
Più veloce di me, Thor scompare
dalla mia vista nel tortuoso dedalo dei sotterranei. Quando lo sento urlare e
chiamare i soccorsi mi si gela il sangue nelle vene.
Cerco di aumentare la corsa, ormai
ho dietro le guardie e sento altre voci provenire dalle scale alle mie spalle.
Arrivo trafelata alla soglia della
Cripta, la varco e resto impietrita: ai piedi delle scale, in un lago di
sangue, Thor regge tra le braccia il corpo inerme di sua madre e la chiama disperatamente.
Mi accorgo di non avere la forza di
reggermi in piedi e scivolo sui gradini. Voci e passi veloci mi passano accanto
e mi sorpassano. Lady Sif si precipita dalle scale e
raggiunge Thor. A farmi rialzare di scatto e a farmi mancare il cuore di un
battito è un urlo famigliare.
Mi volto verso di Loki: è appoggiato allo stipite della porta e scivola a
terra, lo sguardo su Frigga ed un tremore crescente a scuoterlo, così spezzato
e distrutto da non riuscire neppure a liberare le lacrime imprigionate negli occhi
lucidi, mentre Odino entra e scende le scale con l’occhio fisso verso il fondo.
Non resto oltre: mi precipito fuori
dalla stanza, passando attraverso la folla disperata ed urlante che si è
accalcata sulla soglia della Cripta, chiamando a gran voce Morrigan.
Risalgo le scale inciampando sull’orlo del vestito e riesco a trovare una
balaustra che da sul giardino: “MORRIGAN!”
Mi risponde gracchiando dal buio
della notte, e dopo pochi secondi plana sul mio braccio già steso verso di lei:
"Nel Limbo, ORA!"
Bon, uccidetemi pure.
Ovviamente i Rumors su Thor: the
Dark World mi hanno ispirata, se poi Frigga sopravvive al film mi farà causa,
la perderò e finirò su una roccia a farmi colare veleno di serpente in faccia.
Ve lo dicevo alla fine del precedente capitolo: da qui in
poi c’è il baratro, vedete voi se volete prendere la pillola azzurra, fine
della storia e risveglio nella vostra camera, o scegliere la pillola rossa e
restare nel paese delle meraviglie a guardare quant’è profonda la tana del
coniglio.
Ringrazio come sempre (e non mi stancherò mai di farlo, e
soprattutto non sarà mai abbastanza) per tutto il seguito che state dimostrando
a questa storia!
Sono pronta a ricevere le vostre critiche e, soprattutto, i
vostri pareri riguardo alla piega tragica che sta prendendo!
Grazie, Grazie!
Alla prossima
EC.
PS: Citazione
cinematografica da BLADE RUNNER e titolo… si, sempre
I dreamt a dream, il
continuo del titolo precedente.
Capitolo 8 *** In Restless Dream I Walked Alone. ***
The
Seventh:Winter
·PART 5: Keepin’
·Chapt. 7: In
restless dreams I walked alone
Wait to die, wait to live, wait for
an absolution that would never come.
La Selva è
una macchia scoscesa di alberi erti e rovi, così fitti da non lasciar filtrare
la luce. Mi tolgo i sandali, gettandoli via senza curarmene e corro scalza giù
per il pendio, la vista dorata a guidarmi attraverso le tenebre ed il freddo
della morte che penetra attraverso la pellemano a mano che proseguo.
Lancio il
fuoco fatuo attraverso i tralci annodati per aprirmi un passaggio: Una volta
alle mie spalle, ricrescono e si riannodano subito rinforzandosi più di prima.
Le piante si diradano quando la discesa diventa più scoscesa: fatico a correre
e scivolo più volte, sino ad arrivare a trovarmi sul bordo di un precipizio.
La Gola è
la via senza ritorno che attraversa la Selva, dove le anime si radunano per
varcare la dimensione dei vivi ed entrare nei cancelli degli Inferi: Sono una
folla silenziosa ed opalescente, un flusso continuo nella stessa direzione.
La terra è
brulla e nera sotto i miei piedi nudi: camminarci sopra è una tortura ma mi
impongo di non fermarmi. Scendo per la china ripida, scivolo e rotolo
fermandomi su una striscia di terreno, uno dei sentieri di guardia appena sopra
le teste impalpabili delle anime.
Mi rialzo
dolorante; gomiti, piedi e ginocchia sanguinano, tagliati dalle rocce.
Rassicuro Morrigan, che mi è planata addosso
gracchiando agitata e mi strappando l'orlo della gonna rovinata per arrotolarmi
strisce di tessuto sui gomiti e ai piedi. "Aiutami a trovarla, abbiamo
poco tempo." Morrigan vola rasente sulle teste,
controlla volto per volto, mentre io cammino avanti ed indietro lungo il
sentiero, cercando nei volti lividi e nelle orbite vuote il volto della Regina.
Ad un
tratto Morrigan inizia a gracchiare forte, volando
rasente ad una delle anime: nei cinerei boccoli lievi e nell'abito di broccato
intriso di sangue opalescente riconosco Frigga.
"MAESTA'!"
Urlo, agitando le braccia: non da segno di avermi notata, continuando nel suo
incedere lento verso l'entrata degli Inferi a testa bassa.
Il Cancello è sempre più vicino: se lo varca e
si ritrova nel Limbo non potrò far nulla per riportarla indietro.
"MAESTA'!" Chiamo di nuovo, protraendomi verso di lei dal sentiero.
La terra sotto alle mie ginocchia è friabile, ma lei è a pochi metri e non ho
intenzione di cedere proprio ora.
Un rumore
di ali e l'odore di Zolfo mi sorprendono alle spalle: Amon
urla, lanciandosi su di me e bloccandomi per la vita. "Che vuoi fare,
gettarti nella Via dei Morti? Nessuna creatura vivente può percorrere questa
strada, moriresti all'istante!"
Mi allungo
dal sentiero. Frigga si sta avvinando, le mie dita possono quasi sfiorarla:
"AFFERRAMI!" le urlo, ma Amon mi tira
indietro. "Non puoi più far nulla per lei. Non puoi salvarla, non
condividete lo stesso sangue: non puoi chiedere a Morrigan
di riportarla indietro." Mi divincolo ma mio cugino è più forte, le
braccia attorno a me stringono ulteriormente e mi bloccano. La Regina non muta
il suo incedere lieve e continuo neppure quando la sua fronte mi attraversa la
mano "...Io devo..."
Ora Amon mi accarezza i capelli con dolcezza: "Non puoi
far nulla per lei, Adie. È troppo
tardi."
Scivolo
dal suo abbraccio: non potrò portarla indietro, ma almeno con qualcosa devo
tornare: "Maestà!!" chiamo senza ottenere risposta.
"FRIGGA!!!"
Raddrizza
leggermente la testa e le iridi chiare tornano a riempire le orbite buie:
È
come se le fosse tornata la consapevolezza di chi sia, per un breve istante.
Volta lentamente la testa verso di me ed io ne approfitto: "Chi è
stato?"
Il
Cancello è vicino, la spinta della folla silenziosa la guida a continuare il
suo cammino: mi guarda confusa senza parlare. "Chi ti ha uccisa?"
incalzo. Muove le labbra ed abbassa lo sguardo. La vedo sfiorarsi il ventre con
dita semitrasparenti e poi rialzare gli occhi verso di me.
"Maestà,
ti prego, è importante!"
Ormai è
quasi sulla soglia del cancello, quando la vedo muovere la bocca. Non capisco.
Lei
ripete, seguo il movimento delle labbra.
"L'Incantatrice?"
ho capito bene? "Avete detto l'Incantatrice?" annuisce debolmente,
prima di voltarsi verso l'Entrata.
"Addison ora basta, lasciala..."
"Un'ultima
cosa!" Spingo via Amon: "E Loki? Loki non c'entra nulla,
vero? Loki è innocente, vero...?"
L'ultimo
sguardo che la Regina di Asgard mi rivolge è velato
di profonda tristezza. Poi torna a fissare il Cancello davanti a sé, i suoi
occhi si spengono e varca la soglia del Regno dei Morti.
Non ha risposto.
Mi lascio
cadere sulle ginocchia sbucciate, Morrigan che
atterra e saltella tra le mie braccia, gli occhi che pizzicano e la pelle che
brucia dalle abrasioni. Amon mi passa un braccio
attorno alle spalle: "Hai fatto tutto il possibile." sussurra. Poi
richiama Brandon, il suo Corvo, e gli ordina di aiutare
Morrigan a riportarci indietro.
Thor siede
sul più basso dei gradini della Sala del Trono, gli occhi gonfi e rossi fissi a
terra e le mani tra quelle di Jane, silenziosa ed assente quanto lui. Ed i suoi
amici a circondarlo.
Alza gli
occhi appena mi sente entrare, e quando vede che sono sola il piccolo barlume
di speranza che gli illuminava gli occhi chiari svanisce. Stringe ulteriormente
le mani di Jane, che si morde il labbro inferiore, mi ringrazia con voce roca.
"Non
hai nulla di cui ringraziarmi." mormoro. "Non ho potuto fare
nulla."
"Ma
ci hai provato, e da come sei conciata non mi sembra sia stata un'impresa da
poco."
"Ho
il nome del suo assassino, però."
Thor
scatta in piedi lasciando Jane. La vedo massaggiarsi le mani cercando di
dissimulare il dolore.
"Non
sono certa di aver capito bene. Ho dovuto leggere le sue labbra e..."
"Dimmelo.
Lady GreyRaven..."
"L'Incantatrice. Ti suggerisce qualcosa
questo nome?"
I Tre
guerrieri e Sif si scambiano uno sguardo sbigottito,
Thor boccheggia e Jane mi rivolge un'occhiata disorientata.
Sif freme e mormora qualcosa che non riesco a capire, ma che fa
alzare Jane di scatto, furibonda. "Dovresti vergognarti ad aver solo pensato
ad una cosa simile!"
"E
perché dovrei? La sua maestra ha commesso questo delitto, come puoi pensare che
lui sia all'oscuro di tutto questo? Loki trama contro
la sua famiglia da parecchio tempo, se non l'avevi ancora capito."
Cosa? la sua Maestra? L'Incantatrice è... Amora? Trovo la colpevole conferma del mio pensiero nello sguardo
di Thor.
Jane
incalza: "L'hai visto tu stessa! Eri con noi!"
"Ho
visto mura ed illusioni: esattamente ciò che può evocare la magia di Loki."
"Hai
visto il suo dolore nella Cripta."
"Per
essere reputata così intelligente, ipotetica futura principessa di Asgard, sei piuttosto ingenua: Loki
mente. Mente sempre."
Lo
schiaffo sorprende la guancia di Sif con uno schiocco
sonoro. La guerriera si porta la mano alla parte colpita e spalanca occhi e
bocca in una espressione di oltraggiato stupore.
"E
tu, per essere una donna, sei piuttosto superficiale e stupida."
"Loki non può aver operato ai danni di nostra madre.
Crederei a questo se avessi colpito me alle spalle, o mio padre. Ma non nostra
madre, lei no." Il basso ringhio che è sfuggito dalle labbra di Thor fa
indietreggiare Sif con gli occhi lucidi. Jane
raccoglie la veste con le mani e si rivolge a me: "Seguimi,
Loki veglia ancora la Regina: ha bisogno di te."
Loki non ha smesso di tremare neppure quando sono riuscita a
portarlo in camera. Freme di rabbia impotente, alternando singhiozzi
incontrollati a parole frammentate che non riesco a comprendere, ma non è il
tempo di incalzarlo a parlare sensatamente.
È
stravolto, non posso far altro che cercare di calmarlo abbracciandolo e lui si
aggrappa a me, indondandomi la spalla di lacrime.
"Mi
dispiace." riesco solo a sussurrare, scivolando a terra stretta a lui. Gli
accarezzo i capelli, bacio la tempia umida cercando di mandar giù il groppo che
mi opprime la gola: "Loki, ti prego."
Prendo la sua testa tra le mani per forzarlo dolcemente a guardarmi.
"Negli Inferi tua madre mi ha detto che ad ucciderla è stata
l'Incantatrice. Tu stesso mi hai detto che è la più potente maga che si conosca.
Sai dov'è ora? Come possiamo rintracciarla?"
Il suo
sguardo è smarrito dietro gli occhi lucidi e gonfi: mi ribolle
il sangue nelle vene a pensare come Sif possa credere
sia tutta una menzogna. "Come... come potrei saperlo?"
"Conosci
la Magia meglio di chiunque altro..." Gli asciugo le guance con una
carezza "Non ti sto accusando di nulla. Tu non c'entri nulla, Loki. Non è così?"
Mi
riabbraccia stretto, tuffando il viso sul mio petto, ed io non posso far altro
che stringerlo ed accogliere i suoi singhiozzi.
Si deve
essere addormentato solo per pochi minuti, esausto dal suo stesso pianto.
Fatica ad aprire gli occhi, sono troppo gonfi ed anche respirare non è
semplice.
Addison è stesa su di un fianco, il viso a
pochi millimetri dal suo ed una mano ancora sulla sua guancia umida. Nella
penombra della stanza segue i suoi lineamenti con lo sguardo, tentato a
sfiorarli per svegliarla. Si sorprende a sorridere, ricordandosi quanto sia
difficile destare Addison dal sonno, a quanto trovasse
dilettevole infastidirla tra le lenzuola di seta ed alle sue espressioni buffe
dei suoi goffi risvegli. Le sposta una ciocca dal viso e sente già la mancanza
di quello che ancora non ha perso, non del tutto almeno.
Lei lo
crede innocente, lui sa di essersi macchiato dell'ennesimo crimine, di aver
vestito l'ennesima menzogna, di aver miseramente fallito l'ennesimo proposito
con le conseguenze peggiori che potesse causare.
Disegna il
contorno delle sue labbra con l'indice, vorrebbe baciarle di nuovo ma se lo
vieta.
Ne è
indegno. Lei non è innocente, né finge di esserlo - è anche un'assassina e
un'abile manipolatrice ed è anche abbastanza fiera di essere entrambi - ma
davanti alla gravità delle sue colpe è pura come un agnello.
E di
agnello sacrificale sull'altare dei suoi crimini ce ne è già stato uno.
Scivola
fuori dal materasso lentamente senza smettere di guardarla ed il suo calore che
si allontana è una tortura.
Si infila
la casacca con il cuore che si stringe in una morsa feroce quando trova il
ciondolo di Frigga nella tasca interna. Esita per un istante, indeciso se
lasciarlo in quella stanza e sperare che sia Addison
a raccoglierlo, ma poi sente di non potersene separare.
Scosta
l'arazzo e si abbandona al buio umido del passaggio segreto.
Una volta
fuori cammina per la direzione opposta al sorgere del sole.
Mi rendo
conto della sua assenza all'improvviso. Spalanco gli occhi e scatto a sedermi
sul letto:"Loki?"
La stanza
è vuota, le tende ondeggiano nella brezza mattutina.
Esco sul
balcone pur certa che non lo troverò lì. Appoggio le mani alla balaustra, mi
guardo attorno: Asgard è irrorata dalla luce
prepotente dell'alba, le ombre sono ancora lunghe e la notte fugge poco
distante.
E Loki?
Lo cerco
inutilmente con lo sguardo nei vicoli della città, in cui la gente si riversa e
parla, strepita, si strappa i capelli e si rivolge in preda a un dolore
isterico verso il portone del palazzo dove le guardie faticano a contenere la
calca.
Dov'è Loki?
Si è
addormentato tra le mie braccia esausto, ed io ho passato ore a guardarlo e a
pensare a come aiutarlo, prima di essere vinta io stessa dal sonno. Mi aggrappo
alla speranza che sia solo uscito dalla stanza per andare a commemorare Frigga,
ma quando mi dirigo verso la porta passando vicino alla scrivania qualcosa
attira la mia attenzione.
C'è un
libro aperto, il libro che Loki mi aveva dato e con
il quale mi aveva ingannato.
Sotto le
mie dita, la pagina dell’InfinityGauntlet
è perfettamente leggibile.
Ed ecco la vostra sorpresa nell’ovetto pasquale!!!
Oltre a ringraziarvi sentitamente per come state facendo
crescere questa Storia, non posso far altro che augurarvi una Buona ABBUFFATA!
(Qui è l’1 ed io mi devo ancora sedere a tavola… si
prospetta un pranzo luuuungo!)
Critiche e commenti sono sempre ben accetti, purché
costruttivi.
PS: e vi lascio anche il mio indirizzo TUMBLR, che non uso
molto spesso, ma tra poco metterò online ‘The ART of
THE SEVENTH’, ovvero le fanart che mi sono state
regalate per questa storia!!! Grazie, Grazie, Grazie a tutte! http://www. evilcassy.tumblr.com
PS: Titolo tratto da: The Sound ofSilence (Simon & Garfunkel)e citazione
cinematografica presa da TITANIC!
Capitolo 9 *** How they Pound, Raising the Sound. ***
The
Seventh:Winter
·PART 5: Keepin’
·Chapt. 8: How
they pound, raising the sound.
Christmas isn't just a day, it's a frame of mind.
La luce
dell'alba irrora decisa i pendii dolci facendoli brillare di rugiada. L'aria è
limpida e fresca, e a parte il fruscio degli steli d'erba accarezzati dal vento
non vi è nessun rumore.
Lontano
dal tumulto della capitale in subbuglio, Loki risale
la china di un colle: ha varcato il confine tra Asgard
e Nornheim da qualche ora ormai, ed attraversa le
terre di Karnilla con il passo inconsistente di
un'ombra traslucida.
È poco più
di un fantasma e appena meno che foschia mattutina: il suo passaggio non lascia
traccia apparente tra gli steli verdi che gli sfiorano la vita.
Raggiunge
la sommità del Colle e per un attimo si volta a fissare ciò che si è lasciato
alle spalle: Baciata dai raggi del sole, i pinnacoli di Asgard
sono un mosaico di oro e fuoco, il barlume più alto sono le Torri del Palazzo.
Quel luogo che ha chiamato per tanto tempo casa
è vicino eppure drammaticamente lontano.
Si concede
un sospiro e si morde il labbro inferiore distogliendo lo sguardo per lasciarlo
vagare sul Colle.
CnocnaTeamhrach,
l'avamposto Meridionale di Nornheim: ai tempi della dipendenza
da Asgard era la roccaforte dei ribelli, il primo
impedimento alle guarnigioni di Asgard che giungevano
a reclamare il controllo del territorio. Luogo di nascita di Karnilla, la Prima
Regina che aveva piegato le lance asgardiane con
l'astuzia e l'abilità della magia, conquistando l'indipendenza del popolo e
fondato il Nornheim.
In realtà
era un territorio troppo vicino da Asgard e con
risorse troppo scarse per essere realmente autosufficiente: insegne diverse e
nuovi sovrani non regalavano autonomia e libertà, ma quella parvenza di
indipendenza teneva a bada il popolo.
La libertà, la più grande menzogna mai inventata.
Del glorioso
passato di Teamhrach restano, sotto un tappeto d’erba
verdissima, che i cumuli delle tombe degli eroi, i terrapieni circolari delle
palizzate, il menhir dove era stata incoronata Karnilla
ed i resti di un altare votivo.
Di nuovo,
a Teamhrach, c'era il palpito di una Gemma. I suoi
sensi lo guidano verso l'anello più interno, dove sorgeva la dimora reale di Karnilla quando ancora era solo un'indocile strega
ambiziosa.
Stende la
mano e la richiama: Un bagliore viola risponde e si stacca da terra per
fluttuare verso il suo palmo.
La Gemma dello Spazio.
Ottimo.
La
cameriera boccoluta compare dalla porta della cucina
avvolta in una tuta da sci decisamente troppo larga al posto della solita
divisa. “Spiacente, ma siamo chiusi. Sa, la tempesta…”
“Si dice
che il Capitano Smith non lasciò il suo posto a comando della nave durante
l’affondamento, mentre i suoi ufficiali cercavano di mettere in salvo più vite
possibili oltre che alla propria.” Sbatto i piedi sul tappetino d’ingresso per
liberarli il più possibile dalla neve ed evitare di sporcare nel locale immacolato:
“Tuttavia lui era il Comandante, era giusto fosse così. Pare invece che il
proprietario del locale abbia tagliato la corda lasciando tutti in mano al suo
timoniere. Sbaglio?” Mi avvicino al bancone e mi siedo su uno degli sgabelli,
sotto lo sguardo perplesso della ragazza, che si scosta un boccolo ribelle dal
viso: “La sua famiglia è a Denver, ha preferito raggiungerla prima che
cancellassero tutti i voli. Abitando a Brooklyn per me era più comodo venire a
dare una controllata prima dell’evacuazione.”
“Capelli
biondi, di Brooklyn, generosa e propensa al sacrificio; un pizzico incosciente,
a mettere il naso fuori casa con un allarme nazionale in corso: mi ricordi
qualcuno di mia conoscenza.”
Lei coglie
il riferimento ed arrossisce leggermente, girando lo sguardo verso la vetrina
protetta dai pannelli di compensato. “Se è venuta qui perché teme che possa…” Noto che non ha un accento di Brooklyn. “Vengo da
Jackson, abito qui con mia sorella solo da un paio d’anni.”
“Mississipi, profondo Sud! Grandi valori a volte un po’
troppo tradizionali per i miei gusti, ma tant’è. Molto legata alla famiglia,
interessante. Devo dirlo, mi hai convinto.”
“Sono
spiacente, ma non credo di afferrare…”
“Non
preoccuparti, anche lui spesso non afferra. Hai da scrivere?” Fruga sul bancone
e mi porge uno dei blocchetti per le ordinazioni ed una matita. Scrivo
velocemente, strappo il foglietto dal blocchetto e lo piego con cura prima di
porgerglielo. “Questo è il suo numero di cellulare.”
Strabuzza
gli occhi azzurri e prende il foglietto con la punta delle dita guardandomi
sbalordita: “Io credevo che voi due…”
“Beh,
credevi male. È un amico e collega. Un cuore d’oro, davvero, ma con il brutto
vizio di non riuscire a cogliere l’occasione al volo con le ragazze che gli
interessano. Beh, ha anche il vizio di interrompersi sul più bello, ma lasciamo
perdere. Ah! Se non ti risponde subito, non temere: ha un pessimo rapporto con
la tecnologia. È un po’… vecchio stile, diciamo.”
“Io… io non so come ringraziarla!”
“Dammi del
tu, ad occhio e croce sei anche più grande di me.” Non è vero: probabilmente
avrà anche lei sui venticinque anni, ma struccata ed in jeans io non ne
dimostro che venti scarsi e dato che le sto facendo un favore mi sento in
diritto di mentire sulla mia età.
“Grazie.
Davvero. Questo è decisamente un bel regalo di Natale.”
“Non c’è
di che…”
“Beth.” Conclude, stringendomi la mano.
“Addison. Ed ora è meglio che ti sbrighi a chiudere questo
posto: la metro chiude tra meno di un’ora, non vorrai rimanere bloccata a metà
strada e dover fare la figura della donzella in pericolo.”
"Pensavo
di passare un Natale decisamente diverso da così." Stark
fa tintinnare i cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere di Talisker,
prima di lasciare il mobile bar bevendone un sorso e raggiungere il fianco di Pepper a cingerle la vita con un braccio. "Davvero: e
sì che ho una grandissima fantasia. Potevo immaginarmi il classico Natale
sfarzoso ed opulento - il mio preferito - oppure uno più morigerato e
all'insegna di pessimi ricordi - questo per colpa tua, Cornacchietta - ma la versione
letalmente esasperata del Bianco Natale non me l’aspettavo affatto."
"Evidentemente
non sei pronto a tutto, Stark." borbotta Clint
finendo il terzo dessert della serata. "Devi darmi la ricetta, di questi
cosi. Se sopravvivo, ne esigo un freezer pieno."
"Con
la temperatura là fuori basterebbe metterli in terrazza."
"Ottima
idea, c'è più spazio."
Al di là
della vetrata infrangibile, fiocchi bianchi spezzano il buio della notte di
Natale, intrappolati dal turbine dei venti gelidi e vanno ad incastrarsi nelle
fessure strutturali della torre. Sotto di noi le strade sono già
abbondantemente imbiancate e non vi è un'anima viva in giro, a parte qualche
soccorritore ancora impegnato alle ultime evacuazioni.
I venti
vanno ad intensificarsi, e continuerà a lungo. Non si sa per quanto.
Negli
ultimi tre giorni i metereologi di tutto il Nord America hanno bombardato le
emittenti con previsioni catastrofiche su questo presunto ciclone artico di
massimo livello, una cosa mai vista, che sta minacciando tutto l'emisfero
boreale.
C'è chi ha
accusato i governi, rei di esperimenti climatici sfuggiti di mano. Chi se l'è
presa con un inversione del riscaldamento globale, chi con un qualche dio che
ha deciso di punire la Terra per i suoi peccati, chi con un'invasione aliena -
l'ipotesi più improbabile è quella che si avvicina maggiormente alla realtà, dev'essere anche questa un'applicazione della legge di
Murphy - e chi invece sostiene che faccia parte del ciclo terrestre, uscire e
rientrare occasionalmente in simpatiche ere glaciali.
Ad
avvalorare questa ipotesi, in Tv stanno trasmettendo L'Era Glaciale. Il sequel,
per la precisione, quasi a voler stimolare l'ottimismo.
Solo lo S.H.I.E.L.D, il Consiglio e noi Vendicatori sappiamo quello
che sta accadendo realmente.
Fondamentalmente,
si tratta di un mesh-up di tutte le ipotesi.
Una forza
ostile non ancora identificata (Vai con la teoria degli Alieni), si è
impossessata di un manufatto capace di invertire il magnetismo termico
terrestre (volgarmente indicata come Inversione del Riscaldamento Globale, ma
Banner detesta questa definizione) causando glaciazioni improvvise e su vasta
scala; Tale manufatto è già stato usato abbondantemente in passato (Parlavamo
di cicli delle Ere Terrestri, giusto?) ed è stato soffiato da sotto il naso di
chi lo custodiva (governi ed incompetenze, come stanno bene queste parole
insieme) ovvero il pantheon norreno (Governi, incompetenze e religioni: tutto
l'Universo è Paese).
In parole
povere, spicce ed accessibili a tutti: siamo
nella merda.
La buona
notizia è che Banner e Stark sono riusciti a fissare
un algoritmo di localizzazione delle Gemme dell'InfinityGauntlet, grazie anche al libro che Loki mi ha lasciato tradotto prima di andarsene
La
splendida notizia è che i calcoli di Jane e Selvig
sui Wormholes sono a buon punto, e questo potrà
permetterci di trovare un modo per viaggiare più velocemente nell'Universo che
non comprenda l'esaurimento delle Energie della sottoscritta né il
raccoglimento di energia Oscura da parte di Odino. (Che, come ha spiegato Jane,
se la raccoglie poi la deve pur rilasciare - e noi non vogliamo peggiorare la
situazione, vero?)
La notizia
meno buona è che occorreranno dei test, di cui si occuperanno principalmente Selvig e Jane con un ridotto team di fisici e l'ovvio aiuto
di Stark e Banner, in un laboratorio speciale
allestito nel piano del parcheggio sotterraneo alla StarkTower non ancora terminato.
Al momento
Jane non è ancora tornata su Midgard, preferendo
restare al fianco di Thor per le esequie della Regina.
A noi
Vendicatori, invece, spetta il compito di localizzare e recuperare le Gemme e,
soprattutto, 'Spegnere quel fottutissimo
Scrigno prima che ci trasformi tutti in ChampBlueBunny delCazzo' per dirla alla Fury.
La mia notizia meno buona è che di Loki non si ha traccia. Nessun avvistamento, niente: Loki è svanito nel nulla e questo è fonte di preoccupazione
da parte di tutti.
Di
angoscia profonda da parte mia: Non sono
riuscita ad aiutarlo, non ho potuto far nulla.
Maschero i
sensi di colpa e la mia ansia dietro la concentrazione che la missione
richiede, spolverando qua e là il mio tipico sarcasmo condito da un'allegria
sbiadita e forzata.
Gli altri
l'hanno capito: c'è chi fa finta di ignorare e chi si lancia in improbabili
tentativi di distrazione o consolazione.
Sono nella
situazione di apprezzare entrambi i casi.
Nat si siede accanto a me sul gigantesco puff
bianco vicino al caminetto acceso e si corica appoggiandomi il capo in grembo,
lasciandomi giocherellare con i suoi boccoli rossi. Clint ci raggiunge ed io
borbotto qualcosa sul fatto che sia sempre in mezzo alle scatole: "Non
vedi, io e la tua ragazza stiamo flirtando."
"Abbiamo
bisogno di privacy, non ci interrompere. Vai a farti coccolare dall'Hulk." Mi fa eco Nat.
Lui mostra
un palmo di lingua e poi si volta verso Banner sbattendo le ciglia.
"Scordatelo, Hulk non coccola." risponde il
dottore alzando le mani in segno di resa.
"Ma è
Natale!"
"Hulk ateo."
"...
nonostante abbia fatto il culo a due dei?"
"Hulk ha le sue convinzioni. Rispetta le convinzioni di Hulk, e Hulk rispetterà le tue
ossa."
Drriiiin. Driiiiin. Driiiiiiiin!
Nat aggrotta la fronte: "Di chi è questa suoneria vintage?"
Alziamo
tutti lo sguardo verso un rossissimo Steve che si fruga nervosamente dentro la
tasca dei pantaloni.
"Non
è vintage, è preistorica." precisa Stark
"Capitano, trova in fretta quel telefono o lì sotto succederà un guaio se
continuerai ad armeggiare in quella maniera."
Diventando
ancora più rosso di quanto sia umanamente possibile, Steve trova lo Starkphone, pigia lo schermo più volte in più angolature,
ci intima di smettere di fissarlo e dato che non lo facciamo si volta di
spalle, costretto ad allontanare un paio di volte Stark
respingendolo con una sedia mentre picchietta il touchscreen nervosamente.
"Capitano,
devi risponderle prima che vada in menopausa, lo sai vero?"
"Tony!" "No, così, per dire. Putacaso che non si tratti di una
sua coetanea, che in menopausa c'è già." Pepper
pizzica il braccio di Tony minacciandolo con lo sguardo. "No, tesoro,
davvero, sono preoccupato... ahia!"
"Non
c'era un'altra questione di cui metterli al corrente?"
"...c'era?
AHIA, Pepper, stai diventando già manesca."
Natasha si mette a sedere e avvicina il
viso al mio orecchio: "Venti dollari che è incinta."
"Ripulisci
tu la stanza dal mio vomito?"
Ma Pepper stende la mano sinistra, il dorso in bella mostra
davanti a tutti: "Ooooooh!"
Banner si
toglie gli occhiali, che non ce n’è bisogno per vedere quello che ha al dito e
che ci lascia tutti a bocca aperta: "Ma pensavo che la vecchia signora
l’avesse gettato nell’oceano alla fine …"
È il
diamante più grosso che abbia mai visto, e brilla da togliere il fiato:
"Deve pesare una tonnellata." Commento.
Nat domanda se sia un mini reattore Arc. "Per favore, non
dirmi che ne vuoi uno uguale..." mugola Clint massaggiandosi le palpebre e
richiedendo un paio di occhiali da sole, che tutto quello sfavillare rischia di
compromettergli la sua preziosa vista.
"Beh,
sicuramente potrei usarlo come arma: credo sia classificabile come oggetto
contundente."
Steve
sorride e stringe la mano di Pepper: "Direi che
in questi casi sia il caso di fare le congratulazioni, non trovate?"
"Uhm,
le condoglianze a Pepper
le troverei più adeguate" Stark storce la bocca e
fissa in tralice un Banner dal sorriso tirato.
Alzo la
mano: "Sto già pensando all'Addio al Nubilato."
"Io
non so cosa mettermi." mugola Nat.
"Oh, andiamo!"
incalza Steve: "È una splendida notizia, non trovate? Insomma... è molto
bello, non credete?"
Guardo la
mia amica: "Lo è?"
"Pensa
all'Addio al Nubilato" suggerisce. Batto le mani: "Oh sì, è una cosa stupenda!"
"Che
cos'è un Addio al Nubilato?"
"La
versione femminile dell'Addio al Celibato. Ma non preoccuparti, Capsicle, non sarai responsabile
dell'organizzazione - anche perché vorrei risvegliarmi dalla sbronza sul tetto
di un Hotel a Las Vegas, e non in un reparto di Geriatria – quindi: il primo
che conosce più spogliarelliste vince."
Clint alza
la mano: "IO!" Occhiata assassina di Natasha
"...conosco un tizio che conosce delle spogliarelliste. Ma magari mi
sbaglio, è da un sacco che non lo vedo. Magari è morto. Ecco sì, probabilmente
non esiste più. Ed io non ne conosco nessuna. No."
"Beh,
ragazzi, c'è tempo... e di mezzo una presunta fine del mondo, quindi state
tranquilli!" Media Pepper sorridendo.
"Abbiamo fissato la data per il 18 Maggio e dato in mano alla migliore WeddingPlanner di NewYork. C'è ancora tempo."
"E ti
ha fatto la proposta a Parigi?" domanda Steve; Pepper
piega la testa di lato: "Non proprio... a Parigi è arrivato l'anello, ecco."
Ma lui è morbosamente curioso ed incalza per ulteriori informazioni con sommo
fastidio di Stark: “È per aggiornare il tuo blog
sotto uno pseudonimo segreto femminile?"
"Me
l'ha chiesto un paio di mesi prima." risponde evasiva Pepper.
"Ma subito non ho accettato."
"E
come mai?"
"Raziocinio?"
suggerisco, mentre il sorriso di fidanzati si fa un pochino più teso. "Oh,
suvvia, non ditemi che c'entrava la mia morte!"
"Beh
ecco... Tony era un po' scosso..."
"E
alterato..."
"...e
ubriaco... così, insomma... non era lucido, ecco. Non si rendeva esattamente
conto di quello che stava dicendo e..." Sento Clint sussurrare a Banner e Nat un 'Perché, ora
sì?'
"Oh,
andiamo! Non te l'avrà mica chiesto con la sottoscritta appena cadavere...!"
"...ehm..."
"Il
rigor mortis era già in fase avanzata."
"Era
molto scosso..."
"E avevo
con me del whisky balordo."
"Oh. Ohhh!" strillo falsamente sdegnata. "Spero che la
mia putrefazione non abbia intaccato l’atmosfera romantica."
"Non
gliel'ho chiesto nell'obitorio."
"Apprezzo
la delicatezza, Stark."
"Però
nell'Obitorio mi ci sono risvegliato con i peggiori postumi che avessi mai
avuto."
"Almeno
uno dei due ha riaperto gli occhi, là dentro."
"E ho
vomitato."
"Ritiro
il commento sulla delicatezza."
"Avresti
fatto lo stesso!"
"Ma
non l'ho fatto, apprezza il mio tatto."
Pepper ha tirato fuori dal frigobar una
bottiglia di Champagne e propone un brindisi. "Hey,
Pep, qui stavamo discutendo amabilmente, Vorresti
farci smettere con del DomPerignon?
Tesoro, l'alcool non è sempre una soluzione...!" Collettiva occhiata
perplessa. "... e poi tu non puoi berlo." Generale espressione
agghiacciata.
Pepper alza un sopracciglio mentre
armeggia con il turacciolo: "Non sono incinta." Corale sospiro di
sollievo. "Per ora."
“Dopo
questa, credo che la bottiglia la scolerò a collo da solo.” Geme Stark.
"Non
sembravi particolarmente entusiasta del matrimonio del secolo." Aggiusto
la coperta sulle spalle di Bruce e mi siedo al suo fianco di fronte al
caminetto acceso.
È l'unica
fonte di luce nella stanza, e forse anche di calore: probabilmente sarà solo
suggestione, ma inizio a percepire il freddo entrare dalle vetrate ed invadere
lentamente la stanza.
Uno ad uno
i nostri compagni si sono ritirarti nelle camere che Stark
ci ha concesso. Prima Clint e Natasha, poi lui e Pepper ed infine anche Steve - cellulare in mano e sguardo
trasognato sullo schermo - ha annunciato di volersi coricare.
Siamo
restati solo io e Bruce. Due nottambuli della città che non dorme mai
insolitamente tranquilla.
"Non
fraintendermi, sono molto felice per loro, davvero." Stringe le mani sulla
tazza di tisana calda che ha appena preparato. "Sono davvero una bella
coppia, e Tony già da un po' di tempo aveva iniziato a straparlare di questioni
legali e affettive. Però, in mezzo al suo solito fiume di parole si stemperava
un po' tutto, ecco. È solo che..."
"Sai
come ci si sente."
Annuisce e
si toglie gli occhiali, appoggiandoli sul pavimento accanto al puff. "Le Festività sono un brutto periodo per i
ricordi."
"Già."
Mi stringo al suo fianco e appoggio la testa sulla sua spalla. "Vuoi
parlarne?"
Resta un
attimo in silenzio, poi sospira ed inizia a raccontare: "Io e Betty
parlavamo spesso di sposarci; mettere su famiglia, comprare una casa vera e non
un mini appartamento di un campus. Però rimandavamo sempre. Il prossimo anno,
dicevamo; e poi l'anno arrivava e passava, e noi rimanevamo eterni fidanzati e topi
di laboratorio. Avevamo tante cose in testa, tanti calcoli, tanti esperimenti,
tante esperienze da fare. E pensavamo di avere tutta l'eternità davanti a
noi." Beve un sorso di tisana."Che stupidi, eh?"
"No,
affatto. Non si riesce mai a concepire che tutto ha fine finché non si inciampa
su un limite. E anche dopo essersi rialzati dalla caduta è difficile
ricordarsene."
"Già."
Ravvivo il
fuoco con un paio di colpi di attizzatoio e mi riavvolgo nel plaid.
"Hai
più avuto notizie di..."
"Loki?" Scrollo la testa. "Nessuna notizia, nessun
avvistamento. Nessuna idea di dove possa trovarsi. So solo che era fuori di sé
dalla rabbia e dal dolore. E una personalità Borderline in preda ad un forte
disagio emotivo è un pericolo per gli altri e per sé stessa. Nel caso di Loki, poi, la pericolosità è esponenziale alle sue capacità
psicofisiche e ai suoi poteri. Ho notato che tendono ad aumentare, se
emotivamente stimolati."
Banner
piega la testa in avanti e mi fissa incuriosito oltre le lenti degli occhiali
"Cioè... tu hai esaminato Loki?"
Alzo le
spalle: "Deformazione professionale. Non avrei potuto fare altrimenti,
dato che ci ho convissuto per ben due mesi."
"Giungendo
all’ovvia conclusione che sia uno psicotico."
"Psicotico
è un termine impreciso. La disregolazione emotiva e
la sua considerazione delle altre persone come individui negativamente
giudicanti, contestualizzati in un ambiente che possiamo definire 'invalidante'
data la svalutazione dei propri stati mentali e delle proprie capacità,
rivelano un disturbo Borderline di personalità. Tuttavia, presenta alcuni
elementi di stampo paranoico ed altri compulsivi – ossessivi, mentre la bugia
patologica invece è indice di sociopatia.
Insomma,
alla fin fine la definizione sulla sua psiche come una scatola piena di gatti
sarebbe la più calzante."
"E tu
ci vai anche a letto?"
"Certo.
Ma non ti spiegherò cosa deduco dal suo comportamento tra le lenzuola."
"Non
sono cose che desidero sapere, credimi." Sorseggiando la tisana, Banner
riflette: "Perché Borderline e non Bipolare?"
"Perché
il disturbo Bipolare è ciclico ed indipendente dal contesto, mentre la disregolazione emotiva di Loki è
pervasiva."
"Ah."
"Già."
"Ti
rendi conto che hai appena detto che frequenti un dio mentalmente
disturbato?"
"Oh
sì, ma non pensare che sia l'unico. Facendoti un esempio, la cleptomania di
Ermes è ad un livello molto serio."
Banner si
rizza a sedere così velocemente che quasi rovescia la tazza di tisana. "Ci
sono anche gli Olimpi?"
"Non
lo so, ma leggo Percy Jackson. C'è ancora un goccio
di quella tisana?"
L'alba
lattiginosa dissipa di poco le ombre all'interno della Lounge.
L'Albero di Natale continua a lampeggiare, le braci nel camino si stanno
spegnendo.
Ed io sono
incredibilmente comoda. Sbadiglio rumorosamente e mi stiracchio, ritirandomi
poi velocemente il plaid addosso.
Sì, nella
stanza fa più fresco.
Per
fortuna che c'è qualcosa di caldo vicino a me. Qualcosa di caldo da abbracciare
morbidamente, che ho ancora tanta sonno e nessuna voglia di alzarmi, anche se
qualcuno ha tirato le tende e mi chiama.
Andiamo, è
Natale, lasciatemi dormire.
E come faccio a dormire se quel qualcosa di caldo da
abbracciare morbidamente russa come un camionista siberiano ubriaco bloccato
nella steppa?
Apro un
occhio. Fili argentati in una massa di scarmigliati capelli castani.
Oh oh. No, dai....
E una
camicia antracite.
Oh ohoh.
Giro lo
sguardo.
Clint ha
l'aria commossa mentre accarezza Morrigan, Steve
confusa, Natasha e Pepper
sembrano perplesse e Stark fatica a trattenersi dalle
risate.
Se per voi è lo stesso, accetterò quel drink.
Sotto al
mio braccio Banner smette di russare e sbadiglia sonoramente. Stiracchiandosi
mi pianta una gomitata in faccia. Strizza gli occhi prima di infilarsi gli
occhiali e sobbalzare vistosamente, coprendosi il petto con il plaid.
Faccio
notare che indossiamo entrambi i rispettivi vestiti "Quindi smettetela di
fissarci che non è successo niente."
Banner
arrossisce e annuisce rapidamente. La cosa sortisce un effetto
involontariamente comico sui presenti.
Passi pesanti
in corridoio ed il “Siam giunti, amici” di Thor.
Dalla padella alla brace.
Scatto in
piedi come una molla: “Oh, eccovi, vi stavamo aspettando!” cinguetto.
“Palle!”
esclama Clint, prima di raccontare il ritrovamento della mattina. Già la faccia
di Thor è comprensibilmente tetra, ora ha l'aria di chi è stato preso a
badilate in faccia.
Cosa che
mi riprometto di fare con Clint alla prima occasione. È Natasha
a riportare la situazione nei ranghi, ricordandoci che dobbiamo tutti
prepararci, che Selvig e la scorta dello S.H.I.E.L.D. stanno arrivando.
Fuori
dalla StarkTower, la
piccola scorta capitanata dalla Hill è composta da due grossi mezzi anfibi e
tre Land Rover Defender.
Gli agenti scaricano in silenzio le attrezzature di cui avremo bisogno, insieme
ad alcuni componenti che occorreranno per i test. Faccio strada a Selvig e ai due agenti incaricati verso l'UnderLab, con
il professore che si domanda ad alta voce perché non sia rimasto sotto il sole della Grecia da quella sua
vecchia amica. "Ero in vacanza al caldo. Buona compagnia, bel mare,
ottimo cibo, relax: Me lo meritavo, no?" Annuisco accondiscendente,
aiutandolo a trasportare un paio di schermi touchscreen. "Mi stavo ponendo la stessa domanda. Anche io
ero al caldo ed in vacanza. Mare e cibo però non erano così superlativi."
"E la
compagnia?"
Sogghigno:
"Professore, lei non lo vuole realmente sapere."
"Ah,
già." Scrolla le spalle: "In effetti no."
"E
comunque anche in Grecia ora dovrebbe iniziare a far freschino."
aggiunge Clint porgendogli una valigetta di metallo in mano che Selvig indica come di vitale importanza. "Questa la
devo tenere sempre d'occhio."
Clint
sogghigna: "Mi permetta un deja-vu,
professore..."Selvig
borbotta un in effetti e decide che anche se verrà appoggiata su di una mensola,
la valigetta non correrà pericolo; poi domanda dove sia Jane.
"Lei
e Thor limonano duro nella Lounge." spiega
Clint. "Gli conceda un attimo."
Torno in
strada per sincerarmi che siano state compiute tutte le operazioni e trovo Nat che firma il tablet della
Hill per la ricezione del materiale appoggiata ad un Tumbler
nero opaco."Embé,
ci hanno consegnato pure Batman?"
"Sì
ma l'ho respinto: Di miliardari teatrali e casinisti ne abbiamo già abbastanza
di uno."
Immagino
ci servirà per raggiungere il Quinjet a Battery Park, dato che a causa del forte vento non è
consigliabile lasciarlo parcheggiato sulla terrazza della Tower
legalmente omologata, come ci ha ricordato Pepper,
solo per Elicotteri ad uso civile, IronMan e Dei Norreni del Tuono.
"L'autorizzazione per l'atterraggio ed il decollo di un Quinjet è ancora sulla scrivania del Senatore Stern in
attesa di una sua firma." aveva spiegato mentre fissavamo i punti per
allestire la nostra base d'emergenza.
"Probabilmente
nel punto esatto in cui la sua stagista appoggia le chiappe quando..."
"TONY!"
Clint
aveva concluso con una perla: "Le stagiste stanno sotto le scrivanie, non
sopra."
La Hill
riceve istruzioni all'auricolare ed invita gli agenti a sbrigarsi. "Le
condizioni sull'Atlantico stanno peggiorando, nelle regioni artiche si sta
formando un vortice di aria gelida che assomiglia ad un urgano" spiega.
Ipotizzo che possa trattarsi dello Scrigno.: "Più che un uragano potrebbe
essere l'apertura di un portale."
Natasha annuisce ed indica con un cenno
della testa i piani alti della torre, riferendosi a Jane: "Abbiamo a
nostra disposizione personale qualificato riguardo ai portali."
"Se
solo Thor le si staccasse dalla faccia."
"Non
essere così acida, Hill: faresti di peggio al posto suo." Poi ci stringiamo
gli avambracci imbottiti dalle rispettive giacche a vento, prima che salga sul Defender a capo della spedizione. "Ci aggiorniamo più
tardi."
Il
convoglio sparisce dalla nostra vista in fretta, avvolto dalla foschia gelida
della nevicata. Natasha decide sia meglio
parcheggiare al coperto il Tumbler: "Vieni?"
"Lasci
guidare me?"
"Scherzi,
vero? Questo coso deve restare intero."
"Allora
resto qui a fumare."
"Permalosa.”
Mi tolgo
un guanto, prendo il pacchetto dalla tasca e mi accendo la sigaretta in mezzo
alla strada deserta e completamente bianca, lasciando che i fiocchi gelidi mi
inondino. Quando non avverto più il gelo sferzarmi le guance, espiro una
boccata di fumo e abbasso la sigaretta.
La foschia
è aumentata attorno a me, e nella luce opaca ha assunto una lieve sfumatura
color smeraldo. La sigaretta si spegne e cade dalle mie dita. Il cappuccio
della giacca a vento scivola dalla mia testa liberando i capelli in ciocche
disordinate che la brina accarezza.
Chiudo gli
occhi e sento la pressione sulle mie labbra, tenue e fremente insieme: il quel
bacio alla galaverna c’è Loki. Quando sfugge dalla
mia bocca e dal mio viso apro gli occhi, a ritrovarmi i bagliori nebbiosi di
due iridi verdi. "Resta" sussurro.
Ma la
nebbia si dirada, il riflesso ritorna ad essere lattiginoso e gli occhi verdi
si dissolvono.
"Che
hai fatto agli occhi?" chiede Nat al mio
rientro, seduta a gambe incrociate davanti al camino, a cuocersi Marshmallows allo spiedo insieme a Steve, Thor e Clint con Morrigan sulla spalla
"Ho
fumato una sigaretta fuori, con 'sto vento è già tanto se non mi è venuta una
congiuntivite."
"Povera!
Vieni qui vicino a me, ho marshmellows e vodka."
"E
che faccio, li uso come collirio?"
"Non
credo possano andar bene. Testiamo su Stark?"
propone allungando un Marshmallows a Morrigan che lo inghiotte in un boccone.
Steve si
offre per tenerlo fermo; dietro al suo bicchiere di Scotch, Tony alza
sopracciglio e dito medio contemporaneamente. "Vado in laboratorio ad
aiutare Banner con il localizzatore" annuncia distraendo Pepper al suo fianco con un bacio, per poi rubarle la
forchettata di torta che era in procinto di gustarsi.
"Meglio
se ci diamo da fare anche noi" Steve prende le redini della situazione in
mano, finendo il suo marshnmallow arrostito,
alzandosi a raggiungere il tavolo touchscreen delle riunioni. Un ultimo sorso di vodka condiviso
da Nat e Clint, io che mi tolgo giacca e sciarpa
e....
SSSWWWWAAAAAMMMM!!!!
Fuoco Fatuo: Una fiammata che si propaga dal
pavimento incenerendo il tappeto e raggiunge il soffitto facendo partire
l'allarme incendio.
"Ma
che Diavolo?" esclama Steve rialzandosi da dietro al tavolo dove è caduto
dalla sorpresa, mentre Thor recupera il Mjolnir e
Clint si becca in pieno volto il getto dello sprinkler. Pepper
resta rintanata dietro al mobile bar, piatto della torta in mano, aria
terrorizzata e rimmel che cola sotto i rivoli d’acqua.
Eh, appunto, che Diavolo. Intravedo la sua forma tra il fumo
che si dirada. "Amon, ma che cazzo..."
tossisco, l'odore di zolfo che attacca in gola.
"Felice
Venticinque Dicembre, mortali e non!"
Saluta con il suo miglior sorriso strafottente, accogliendo una Morrigan gracchiante di gioia sul suo polso: "Natasha, splendore, posa le pistole, non ce ne è
bisogno."
"Mi
scusi, ma le sembra il modo di apparire?" protesta Pepper.
Alla vista del tappeto bruciacchiato storce la bocca e si lascia scappare un
gemito. "Lo sapevo che dovevo richiedere arredamento ignifugo..."
Amon fa spallucce gettandosi la punta del suo cappello da Babbo
Natale dietro ad una spalla. "Nel Limbo badiamo molto alla teatralità: Le
presentazioni sono essenziali, sono un biglietto da visita delle intenzioni e
del calibro della persona che si propone."
"Spero
non abbia fatto questo discorso a Tu-Sai-Chi."
mi sibila Natasha. Alzo un sopracciglio: "Mi hai
appena ricordato perché ho preferito tornare in questa dimensione."
Thor
abbassa il Mjolnir e piega appena la testa come
saluto: "Quindi voi sareste Re Amon, dal
Limbo."
"In
questo preciso istante, preferisco palesarmi come Santa Claus Satanico. Mia moglie lo trova adorabile come titolo, vi
consiglio di essere dello stesso avviso."
Attraverso
l'interfono Stark chiede delucidazioni
sull'accensione del sistema antincendio. "Non
starete ancora fumando marijuana in mia assenza, vero?"
Amon mi porge un cofanetto di legno intarsiato, lungo e piatto.
"Seguitando quel discorso che non avevo cominciato, sono qui per onorare la
mia adorata cugina con un presente."
"E noi no?" protesta Clint. Amon risponde che sono stati troppo buoni. "Sono certo
che apprezzerai, Adie."
Appoggio
il cofanetto al tavolo e lo apro piano.
All'interno,
adagiate su un cuscino di velluto nero, ci sono due piccole asce bilame d'argento. Resto a bocca aperta, prendendone una in
mano: È leggerissima.
"Stesso
peso, stesso materiale, stessa lunghezza e stessa impugnatura dei tuoi
precedenti lunghi pugnali." spiega "Lo stesso principio di utilizzo:
affilate su entrambi i lati e punta acuminata da cui indirizzare il Fuoco
Fatuo. Ci prenderai la mano molto facilmente, e non ricordandoti i pugnali non
avrai remore ad utilizzarle. Siamo stati bravi?"
"I
migliori!" asserisco commossa, gettandogli le braccia al collo e
stringendolo. "Non potevo chiedere di meglio, in questo momento. È il
miglior regalo di Natale che abbia mai ricevuto!"
"Diceva
così anche delle JimmiChoo,
non le credere." borbotta Natasha, studiando le
mie nuove armi. Le soppesa e ne fa roteare una. "Sembrano davvero
maneggevoli. Vendete solo ai famigliari o anche ai privati? Perché in tal caso,
potrei chiederne un paio anche io. Su per giù quanto costerebbero?"
"Posso
farti un prezzo di favore. Ti lascio la tua anima, ma almeno settemila anni di
lavori forzati nel Limbo te li devo far fare."
Natasha mi restituisce le asce.
"Fondamentalmente le mie pistole sono ottime"
Clint
sostiene di essere a posto così con le frecce e Thor indica con gli occhi il Mjolnir e alza le spalle.
"Ragazzi!"Questa volta all'interfono c'è Banner. "Venite qui sotto, per favore... c'è
una traccia."
"Andremo
io e Thor, Morrigan ci teletrasporterà." Mi
allaccio la tuta isolante e Natasha mi aiuta ad
infilarmi nella giacca a vento. Scaldacollo, guanti
in mano e scarponi termici: Sono pronta, Thor raggiunte il mio fianco e Morrigan la mia spalla. "Ci sei già stato,
laggiù?"
Annuisce,
teso. "Preferirei non tornarci."
"Non
abbiamo molta alternativa, purtroppo. Devi mostrarmi la strada: Essendoci già
stato, hai memorizzato la localizzazione anche senza essertene reso conto.
Dovrai passarmi questa informazione."
"E
come?" Basterebbe una stretta di mano. Ma è Natale ed io non ho avuto
sufficienti regali, distrazioni e festeggiamenti. Sto per finire chissà dove a
prendermi una marea di freddo e sicuramente anche un paio di cazzotti. Così
sorrido, pigolo le mie scuse a Jane, afferro il
bavero
delle vesti di Thor e stampo le mie labbra sulle sue mentre Morrigan
mi becca il dorso della mano.
Nell’ultima
occhiata che rivolgo a Jane catturo il suo labiale inferocito: inizia con put.
Salve a tutti!
Questo capitolo è, fondamentalmente, pieno di Inside Jokes e citazioni nascoste.
Sono SETTE, in totale: 4 film, un telefilm, una citazione da
una canzone, e una di stampo scandalistico.
VI SFIDO A TROVARLE TUTTE! Vi avverto: due sono bastarde.
La prossima settimana, comunque vi darò la soluzione. Eh eheheh!
ATTENZIONE: Le citazioni ‘nascoste’, non comprendono quindi
film con personaggio principale citato apertamente o film marvel.
Per quanto riguarda CnocnaTeamhrach, è il nome
celtico del questo posto: http://it.wikipedia.org/wiki/Collina_di_Tara. Nornheim è considerata comunque
una regione di Asgard, anche se indipendente.
Nell’universo Marvel, è appunto governata dalla Regina Karnilla.
(Pure questa cougaralleata sovente con Loki)
Ad ogni caso, come sempre, ringrazio chi ha commentato e
letto questa storia! Grazie ancora,
e per critiche o pareri, non esitate a contattarmi.
Anche per qualsiasi tipo di domanda, il mio ask è aperto: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Alla prossima!
EC
PS: Citazione iniziale (almeno quella ve la dico) tratta da
Miracolo nella 34esima Strada: classico filmone
natalizio incancellabile da qualsiasi palinsesto.
Titolo tratto dalla canzone natalizia ‘Carol of the Bells’, colonna sonora di
Mamma ho perso l’Aereo (quando si tratta di Natale, so essere estremamente
Vintage)
Capitolo 10 *** The Road that Leads to Nowhere ***
The
Seventh:Winter
·PART 5: Keepin’
·Chapt. 9: The
road that leads to nowhere.
Becausethere's a conflict
in everyhumanheart, between the rational and the irrational, betweengood and evil. And gooddoesnotalwaystriumph. Sometimes the dark
side overcomeswhat Lincoln
called the betterangelsofour
nature. Every man hasgot a breakingpoint.
Se non ci
fosse stato Thor a sorreggermi sarei caduta dal bordo del precipizio in cui
sono comparsa. Mi trattiene per un braccio e mi attira verso di sé
raccomandandosi di stargli vicina.
Mai avuto l'intenzione di lasciare un'ancora di salvezza
muscolosa come lui.
Soprattutto
se l'ancora di salvezza muscolosa mi ha appena salvato da una voragine di cui
non vedo la fine, persa tra la polvere ghiacciata sollevata dal vento che ulula
attraverso pinnacoli di rocce nere
"Piuttosto
inospitale come luogo." Commento con la voce che trema appena. Roccia e
ghiaccio, vento e neve, penombra costante e silenzio inquietante: Jotunheim.
"Essere
nuovamente qui risveglia in me dolorosi ricordi." ammette Thor con lo
sguardo a terra. "Dobbiamo muoverci. Se gli Jotun
si accorgono della nostra presenza, sconfiggerli non sarà semplice." Infreddolita,
Morrigan si infila nel cappuccio della giacca a vento
riparandosi dietro al mio collo e litigando con la mia treccia, tirandomi i
capelli meritandosi dei piccoli colpi di rimprovero. "La scorsa volta che
sono stato qui, l'intervento di mio padre fu provvidenziale. Ma con il Bifrost spezzato ed il Re sprofondato nella più tristezza
più profonda non potremo contare su nessun aiuto da Asgard.
L'antica forza di Odino sembra svanita dalle sue membra, sprofondata nella
tomba con la sua Regina."
"La
ferita è ancora troppo fresca." lo conforto, passandogli un braccio
attorno alla vita. "Il dolore è ancora troppo vivo per tutti."
"Ma
io ho con chi condividerlo: Il sostegno dei miei amici, di Jane. Lui ha il peso
degli anni e del trono. E Loki... Loki
ha solo la rabbia sorda del suo dolore."
"Lui
non..."
"Lady
GreyRaven, so che hai cercato di aiutarlo e che lui
non te lo ha permesso: Non dovresti sentirti in colpa. Speravo tuttavia che
almeno tu, che avevi fatto breccia nel suo cuore, avresti potuto laddove tutti
noi avevamo fallito."
Caro Thor,
la situazione è un pelino più complicata di come la immagini. Far breccia nel
cuore di Loki è sin troppo semplice, nel bene o nel
male. È conquistare la sua fiducia, trasmettere un sentimento positivo il
problema: Prenderlo per mano per accompagnarlo e dargli sostegno, senza
pretendere di imporgli un pensiero, un insegnamento o un punto di vista.
Un bel casino, no?
E sì, lui
non mi ha permesso di farlo. Ed è per paura.
Se non gli
importasse di me o se fossi solo una pedina del suo gioco Loki
non sarebbe stato con me fuori dalla StarkTower, prima.
Non mi
avrebbe baciato nella sua forma di nebbia - sia
per celare la sua presenza che per non ostacolare me - non se ne sarebbe
andato all'alba dell'omicidio di sua madre senza far rumore e senza svegliarmi,
e non mi avrebbe lasciato il libro.
Loki non mi impedisce di essere coinvolta nella ricerca delle
gemme, sa che sarebbe uno sforzo vano e futile, ma sta facendo un viaggio
parallelo per avere la sua vendetta.
Ecco, un altro bel casino.
Perché ho
quasi la matematica certezza che Loki sappia
perfettamente chi ci sia dietro ad Amora - noi
abbiamo solo un pugno di sospetti senza nessuna prova effettiva - e che stia
operando nell'ombra con un piano ben preciso. E come faccia ad avere queste
certezze spalanca la porta ad un mondo di domande e dubbi che al momento non posso affrontare.
Non mentre
affondo in un metro di neve sferzata dal vento più gelido in cui mia sia mai
imbattuta. Roba da far sbiancare persino la Vedova Nera, addestrata e cresciuta
in Siberia.
Anche
questa volta devo ringraziare la mia parte demoniaca che mi regala questa
resistenza eccezionale a queste temperature e all'aria rarefatta: il principale
motivo per cui a questa spedizione possiamo partecipare solo io e Thor.
Attivo il rilevatore
– uno di quelli che erano contenuti nella valigetta che Selvig
aveva indicato come Di Vitale Importanza
- sul mio avambraccio, l'ologramma mi saluta con il logo della Stark Ind. e l'intro di Welcome to the
Jungle, che Tony non lascia mai nulla al caso. Poi mi propone una mappa 3D
del luogo, in miniatura, ed un puntino giallo in corrispondenza della traccia
della Gemma. "Direzione Nord-Est, sei miglia da qui."
"Sarebbe
meglio camminare, volando potremmo attirare la loro attenzione."
"Con
quel mantello rosso? Ce li ritroveremmo addosso a meno di un miglio, queste
montagne sono spoglie, non offrono molti ripari da sguardi indiscreti e non
posso fare troppo affidamento sulla magia, devo salvare le energie per il
viaggio di ritorno. Meglio essere il più veloci possibili."
Scambia
uno sguardo sorpreso con Natasha: "Cavolo, è decisamente
a Nord."
"Paura
di buscarti un raffreddore, agente Barton?" Le
sue labbra si incurvano leggermente in un sorrisetto malizioso. "Se
preferisci ti autorizzo a tornartene al calduccio del tuo letto alla Tower." "Potrei accettare solo se al calduccio
del letto fossi in buona compagnia. Possibilmente quella in cui mi sono
svegliato stamattina."
Lei
increspa le labbra e appoggia l'indice a fargli segno di tacere, poi gli
strizza l'occhio con fare complice.
I motori
del Quinjet sono avviati al minimo per lo
scongelamento della neve e del ghiaccio su ali e rotori. Natasha
controlla i livelli della strumentazione. "La nostra destinazione è la
base area Thule,
in Groenlandia." Legge ad alta voce per informare gli altri.
Dietro di
loro Banner è già allacciato ad un sedile e sta connettendo il portatile per
avere sempre sott'occhio la situazione all'UnderLab e il debole segnale di ritorno di Thor ed Addison. "Sarà saggio lasciare il Tumbler
qui?" Steve getta un'occhiata preoccupata al di là del portellone che si
sta richiudendo. "Perché, è in divieto di sosta? Tranquillo, Cittadino
Modello, i vigili oggi non passeranno."
Stavo
pensando ad un innalzamento della marea, piuttosto. Quest'area non è ancora
stata stabilizzata da dopo New York War II, anche se non comprendo appieno
perché."
"Perché
i turisti di tutto il mondo sono attratti dai luoghi delle battaglie, e questa
città ha bisogno di fondi per la ricostruzione. Anzi, sai che se fossi in te mi
proporrei come residuo bellico parlante? Una sorta di guida turistica: passeresti
le domeniche seduto sulle panchine e a richiesta inizieresti a parlare della
guerra. Perché no? Tutti i tuoi coetanei lo fanno!"
"Aumento
potenza motori." avvisa Clint: anziché prendere posto Tony continua a
blaterare, percorrendo in lungo ed in largo il corpo del Quinjet.
"Impostazione di decollo" insiste.
Seguitando
la sua pantomima della perfetta domenica di Steve, Stark
addirittura saltella, davanti allo sguardo di compatimento di Captain America e Banner. Mano sulla leva, propulsori
attivati di colpo ed IronMan
si ritrova gambe all'aria. "HeyRobin Hood, fallo di nuovo e rado al
suolo Sherwood. E voi allegri compari, smettetela di ridere."
La leggera
vibrazione che da qualche minuto fa tremare il Quinjet
è diventata un tremolio inquietante.
"C'è
una instabilità nei rotori che fa imbardare il Quinjet"
spiega Natasha tenendo sotto controllo la
strumentazione. "Al momento non abbiamo problemi a mantenerci in quota, ma
se iniziano a destabilizzarsi con più frequenza potremmo essere costretti ad un
atterraggio tecnico."
"Lo
troverei fuori luogo, agente Romanoff." La testa
di Stark è spuntata tra quella di Nat
e Clint, a fissare la plancia di comando con occhio clinico. "La
temperatura esterna è di -65°. Guarda i valori del vento: avremmo una
percezione esterna maggiore, minimizzare la potenza dei motori potrebbe essere
letale."
"Dunque
suggerisci?"
"Le
raffiche di vento tirano da est, giusto? Bilancia il rotore di sinistra
inclinandolo di 32°, spezzerà la forza del vento e subirà meno danni dal
freddo. Lancia al massimo i motori, questi problemi sono causati dal ghiaccio,
se diminuiamo la potenza diminuirà le temperatura dei motori. E non so voi, ma
non trovo allettante l'idea di finire schiantati a terra e sepolti sotto decine
di metri cubi di ghiaccio. Tu che dici Cap?"
"C'è
di peggio, Stark. Tipo passare il tempo libero in tua
presenza."
"Oh,
ma oggi siamo proprio brillanti!"
Un'imprecazione
sfugge dalle labbra di Clint, che si mette a picchiettare inutilmente gli
indicatori davanti alla cloche di comando: "Le strumentazioni fanno le
bizze, Tony. Idee?"
Stark sospira, si gratta la testa e poi si avvicina ad un
pannello di controllo della cabina, lo apre e ci guarda dentro. "Made in H.A.M.M.E.R. come sospettavo. Ricordatemi di
scambiare due chiacchiere con il vostro ufficio ricambi. Banner, mi serve la
scheda di memoria dello Starkphone. Permetti?"
"Beh, in fondo è tuo..." risponde lanciandoglielo. "Piccioncini, dovreste attivare la
modalità di controllo manuale. Possibilmente con esiti positivi quali il
mantenimento ad una quota degna di questo nome e della rotta. E' possibile?"
"Niente
di più facile." Dalla voce di Clint trapela una leggera nota ironica,
tuttavia reimposta i comandi e, ad un cenno affermativo di Natasha,
converte i controlli; l'intensificarsi del rollio sottolinea il passaggio. La
fronte di Clint si imperla di sudore e le labbra di Natasha
si increspano in un broncio concentrato: "Fai alla svelta, volare a vista
in queste condizioni è praticamente da kamikaze. Rischiamo lo stallo."
Steve si
affaccia all'entrata della cabina sorreggendosi con entrambe le mani allo
stipite della porta: "Dobbiamo aspettarci una intensificazione dei venti; Stark sei sicuro che il Quinjet
regga?"
"No."
"Bene,
volevo solo esserne certo."
"Quello
che sto cercando di fare è di portarlo più in là possibile. Troverei
sconveniente far atterrare Captain America in Canada."
"Possiamo
fare qualcosa?"
Stark non lo guarda nemmeno, impegnato com'è a resettare il
sistema, distruggere lo Starkphone ed utilizzarne
alcuni componenti e collegare qua e là fili che a Steve sembrano tutti uguali:
"A parte scaldarti la borsa dell'acqua calda per non peggiorare i
reumatismi? Reggersi forte e tenere il paracadute a portata di mano. Ah, e
mettere la giacca a vento a Banner, che è soggetto a riniti."
"Spiritoso..."
"Non
tanto, hai mai avuto a che fare con il moccio dell'Hulk?"
Cap rivolge uno sguardo in direzione di Banner in cerca di una
conferma: Per tutta risposta il dottore si infila con aria placida la giacca a
vento prima di alzare le spalle e allargare le braccia ad indicare che, anche
questo, è fuori da ogni sua capacità di controllo.
Nuova
applicazione della legge di Murphy: se una parete di roccia gelida liscia,
ripida ed infinita presenta una fessura, stai pur certo che ciò che cerchi si è
infilato in quella sottile spaccatura.
Se la
sottile spaccatura in cui ti sei infilata ed incastrata circa una trentina di
volte cimentandoti in una compilation di fantasiose bestemmie che hanno
costretto il tuo accompagnatore a ricordarti che anche lui è un dio e - per cortesia - di smetterla che sta
iniziando a sentirsi offeso, si apre in una piccola grotta all'apparenza
liscia, ma che un esame più approfondito rivela una piccola, minuscola, insignificante
crepa in un angolo; è risaputo che l'oggetto che tu necessiti ormai
disperatamente è proprio dentro alla minuscola fenditura. E che puoi sfiorarlo
solo con le dita.
Ok, mi
rifiuto di accettare di essere così sfigata. Preferisco credere che la Gemma si
trovi in quella dannatissima crepa perché un bastardissimo scoiattolo
preistorico ce l'ha istintivamente infilata scambiandola per una fottutissima
ghianda.
"Tappati
le orecchie!" urlo a Thor attraverso lo stretto condotto dentro cui mi
sono infilata. L'eco smembra la mia voce e solo dopo qualche secondo mi ritorna
indietro il 'Perché?' del Dio del
Tuono.
Perché non sto per dire cose carine su tutta la tua stirpe,
perché invocherò una qualche divinità oscura e accuserò di meretricio ogni
figura femminile e non di ogni pantheon religioso di mia conoscenza. Non
infierirò su tuo fratello solo perché sono una signora.
Cerco di
allargare la fessura infilandoci la lama più sottile di una delle asce,
muovendola. L'esito è positivo, ora posso infilarci dentro la mano
completamente.
Peccato
che la Gemma sia scivolata più giù.
Oh Anubi, figlio di un'Ecate nuda e di un Bacco onanista danzante nel pallido
plenilunio!
Ok. Calma
e sangue freddo. Qui rischiamo di peggiorare la situazione. Non posso cercare
di infilare la mano e andar per tentativi, che il tempo stringe e la posta in
gioco è piuttosto alta. Affidarmi ai miei poteri potrebbe dare un esito
positivo al recupero (e anche al non inimicarmi un eccessivo numero di
divinità.) ma mi toglierebbe troppa energia, e non riusciremmo a tornare indietro.
Oh beh, ho
due barrette energetiche come dotazione, potrebbero aiutare; potrei restare
nascosta in questa grotta a riposarmi e poi una volta ripresa riportare Morrigan e Thor sulla Terra.
Alternative?
No. Ok, d'accordo: Che dissolvenza parziale sia. Abbasso il
cappuccio e Morrigan saltella al mio fianco, gli
occhietti neri lucidi di impazienza quando gli spiego il mio piano. Mi sfilo la
giacca e alzo la manica della tuta, poi mi corico bocconi davanti alla crepa e
mi concentro, Morrigan posizionata vicino alla
frattura a guardar dentro e a gracchiare piano pronta a darmi indicazioni.
Chiudo gli
occhi e muovo appena le dita della mano: Il potere fluisce dal centro del mio
petto, passa dai muscoli alle vene e si espande nel braccio. Dalla pelle alla
carne viva sino alle ossa, il mio braccio lentamente di disgrega, si
alleggerisce, diventando vapore. Entra nella crepa, e quando Morrigan gracchia avvolge la Gemma. È il momento più
difficile: devo ricompattare il mio braccio, farlo tornare di carne mentre lo
faccio uscire, per non rischiare di incastrarlo nella roccia. Piano piano, sento finalmente la sensibilità tornare nelle dita:
sento ora la gemma tra il pollice e l'indice. Sfilo lentamente e nello stesso
tempo continuo a riconvertire il vapore in carne. Ora sento la consistenza
della roccia sulla carne viva e stringo i denti per il dolore quando un
minuscolo angolo di pietra mi incide. Calma, Addison,
Calma.
Un bel
respiro, e continuiamo.
La pelle
del braccio ritorna al suo posto quando anche le unghie hanno superato il bordo
frastagliato della crepa. Tra le mie dita, grande come una grossa noce, il
bagliore ambrato della Gemma del Tempo.
La stringo
nel palmo e mi rannicchio su me stessa. La testa gira e sento le gocce di
sudore attraversarmi la schiena.
Dovrei
cercare le barrette energetiche sotto la giacca, o forse solo chiudere gli
occhi per un secondo.
Non faccio
in tempo a decidere, le mie palpebre sono troppo pesanti.
Se le ali
di Morrigan fossero due mani, a quest'ora mi avrebbe
già gonfiato la faccia a sberle.
Gracchia e
sbatte le piume sul mio viso, si aggrappa alla giacca con le zampette e mi
pizzica le orecchie con il becco. Apro appena gli occhi e cerco di rizzarmi a
sedere. Il braccio nudo è livido dal freddo e solcato da quattro graffi
sanguinanti. Tra le dita stringo ancora la Gemma. La guardo brillare di luce
propria nella semioscurità della grotta: il suo potere è tangibile, come se al
suo interno ci fosse un minuscolo cuore palpitante, un respiro che vorrebbe
fondersi con il mio.
Ho già
sentito un potere del genere a contatto con la mia mano, scivolare tra le mie
dita ed annidarsi nel mio cuore inebriando la mia mente.
Ma il Tesseract inibiva i miei freni e pulsava energia nelle mie
vene. La Gemma invece possiede lo splendore affascinante di una serpe velenosa.
È il canto di una sirena, e se mi lascio vincere dalle sue promesse perirò con
essa.
Un tuono.
All'esterno
della grotta. L'urlo di Thor e rumore di colpi.
Merda.
Infilo
velocemente la pietra in una tasca interna della mia tuta e mi infilo la
giacca. Morrigan mi precede volando nel cunicolo ed
io, asce in pugno, mi ci infilo velocemente.
Amon si sbagliava riguardo le asce.
Non sono
come le mie precedenti lame.
Queste sono molto più letali.
O forse
sono io ad essere un po' più feroce, nel combattimento.
Ah, allora è così che sono gli Jotun
purosangue: Puffi alti tre metri con gli occhi di sangue che latrano
come mannari in calore.
La testa
del primo che mi ritrovo davanti dopo essere uscita dalla fenditura si apre a
metà come un melone, attraversata da una delle mie asce. Non male, decisamente!
Richiamo
l'arma e mi do da fare ad aiutare Thor a sbarazzarsi dei suoi quattro
assalitori.
Ne abbatto
uno con quattro colpi di lama nelle gambe e lo finisco recidendogli la
carotide. Un altro che si è lanciato in soccorso del compagno viene avvolto da
una vampata di Fuoco Fatuo.
Urlo a
Thor che è meglio scappare, che non sono in condizionai di affrontare una
carneficina e che altri Jotun stanno scalando
velocemente la parete ghiacciata sotto di noi. Mi cinge la vita con il braccio
e fa mulinare il Mjolnir; quando ci stacchiamo dal
suolo Morrigan si aggrappa piantandomi le unghie
nella carne del collo.
"Apertura
dei carrelli mancata, sono in avaria!" Natasha
impreca in russo e mantiene salda la presa ai comandi dei freni"Voi tre, là dietro, mani ai pannelli e
procedete con l'apertura manuale!"
"Troppo
tardi, Nat. Deflettori aperti al massimo, abbassa i
flap: reggersi forte e che Odino che la mandi buona almeno per questa
volta."
La pancia
del veivolo impatta al suolo e scivola sulla
superficie di ghiaccio senza controllo. Il vento fa ruotare il Quinjet, e solo i riflessi di Natasha
le fanno notare la parete di ghiaccio a cui stanno andando incontro. Afferra
velocemente il comando dei missili aria-aria direzionando il joystick verso la
parete: Preciso ed efficace, il Sidewinder lascia l'ala e schizza verso l'ostacolo facendolo
saltare per aria: il Quinjet passa attraverso la
fiammata dell'esplosione fermandosi indenne metri dopo la parete sgretolata.
"Bel
colpo, Nat." Clint getta la testa all'indietro,
gli occhi chiusi e tira un sospiro di sollievo. "Se non fosse stato per te
a quest'ora saremmo nella merda più totale."
"Perché,
ora no?"
"Poteva
andarci peggio."
"E se
non lasci i motori al minimo di sicuro succederà." interviene Stark alzandosi dal sedile su cui era sprofondato. Da una
pacca sulla spalla di Banner, bianco come un cencio, e fa cenno a Cap di seguirlo fuori. "Andiamo a fare la conta dei
danni."
Natasha li ferma, alzandosi in piedi e
avvicinandosi al parabrezza sopra la plancia. "C'è qualcosa, là in
fondo." Strizza gli occhi per guardare meglio, attraverso la cortina di
neve che si sta depositando sul vetro. Clint fa partire i tergicristalli e la
imita. "Sembrano persone. Che abbiano già mandato una squadra di
soccorso?"
"A
120 miglia dalla base e con queste condizioni meteo? Non credo."
"Sbaglio
o sono piuttosto alte, per essere persone normali?"
"Hai
ragione, Cap... quelli sembrano..."
"Giganti?"
"Yeti?"
"Na'vi?"
Ma Banner
ha incollato la faccia ad uno degli oblò sui lati e guarda in alto con aria
preoccupata. "Ragazzi... non per dire... ma... il cielo, non vi sembra di
averlo già visto da qualche parte?" È Stark a
parlare per primo, come sempre, esprimendo il pensiero corale: "Oh, Merda."
"Riesci
a teletrasportarci?" Il braccio di Thor mi cinge le spalle, guidandomi ad
appoggiarmi alla sua spalla con la fronte.
Siamo
atterrati su un picco che sovrasta una profonda gola, distante da quella in cui
abbiamo ritrovato la Gemma. Al riparo tra due massi ci concediamo un minuto per
riprendere fiato.
Chiedo un
attimo e lui annuisce, gettando uno sguardo preoccupato intorno. Sul braccio
sinistro l'armatura lacera e distrutta rivela una porzione di pelle annerita
dall'ustione. Lo tocco delicatamente per controllargli la ferita e lui si
ritrae di scatto:"Dunque, abbiamo
conosciuto gli Jotun. Me li immaginavo meno
fetenti." dico strappandogli un sorrisetto. "Oh, e questo non è
niente!" Commenta. "Sanno essere molto più pericolosi, con lo Scrigno
alla loro portata."
"Credi
che possano averlo?"
Thor alza
le spalle: "Mio padre li ha sconfitti una volta ed io farò lo stesso, se
attaccheranno un regno posto sotto la mia protezione." Poi torna a
studiare le mie condizioni: "Ti senti meglio?"
"Sì.
La disgregazione parziale richiede una concentrazione maggiore di quella
totale, si spendono più energie ed un'atmosfera con l'ossigeno rarefatto come
questa non aiuta."
" È
stato Loki ad insegnarti questo trucco?"
Roteo gli
occhi: "Non è un trucco, è magia."
"Giusto"
Thor sorride tristemente. "E chi l'avrebbe detto? È sempre stato geloso delle sue
conoscenze!"
"Forse
perché nessuno ha mostrato interesse verso le sue capacità." Mi pento
subito di essermi lasciata sfuggire questa considerazione: il velo di tristezza
negli occhi celesti di Thor si intensifica e china lo sguardo ad evitare il mio.
"Non volevo accusarti, scusa."
"Ma
dici il vero" sospira. "Cosa ti ha detto? Cosa ti ha raccontato di
noi?"
"Tante
cose." Rispondo vaga. "E non so mai se credere a tutte. Un giorno
forse ci metteremo a tavolino io e te davanti ad una porzione di Pop Tarts e ci
confronteremo direttamente su ciò che Loki mi ha
raccontato. Che ne dici?"
Annuisce,
la stretta sulla spalla si intensifica mentre mi stringe a sé.
Ecco, su
una cosa Loki è stato sincero: Thor stritola.
Poi,
improvvisamente, mi lascia andare e si guardai di nuovo attorno con aria
preoccupata. "Hai sentito?"
Ansimo
dall'abbraccio appena interrotto. "Cosa?" domando, un istante prima
di sentire anche io un rumore.
Passi.
Migliaia
di passi.
Un
esercito in marcia nella vallata.
Usciamo
dal nostro rifugio, gettandoci bocconi sullo sperone di roccia e guardando giù
dalla rupe, tra la tormenta di neve. La gola sottostante è percorsa da un lungo
serpentone di Giganti di Ghiaccio. "L'armata di Jotunheim."
mormora Thor. "Si preparano ad attaccare."
"'Sta
moda degli eserciti spero finisca presto." borbotto. "E dove staranno
andando?"
Thor segue
con gli occhi la direzione dei soldati. Poi alza gli occhi al cielo. "Lady
GreyRaven...!" Seguo il suo sguardo. Le nubi
scure del cielo si sono aperte in un cerchio, un vortice dalla luce bluastra
che scende sulla terra inospitale: Un portale.
"Mi
pare una risposta esaustiva alla nostra precedente domanda su chi abbia lo
Scrigno."
"Temo
anch'io."
"Guardiamo
il lato positivo" Sulle teste dei giganti grandinano i missili di Iron Man: le esplosioni creano scompiglio e smembrano la
fila degli Jotun. Uno di loro, a cavallo di quello
che sembra un gigantesco orso zannuto ed irto di spine, si lascia andare ad un
latrato feroce incitando i compagni a contrattaccare. Stark
svetta in alto e scarta un grappolo di guglie di ghiaccio.
Raggiungendo
una posizione favorevole tra l'ala del Quinjet e una
porzione della parete ghiacciata che Natasha ha
abbattuto, Occhio di Falco incocca una freccia esplosiva e prende la mira.
"Sarebbe?" L'occhio del bestione zannuto viene colpito: Il tempo di
un latrato di dolore ed esplode; il cavaliere diventa una torcia impazzita
scagliata sul ghiaccio.
"Che
non sono Chitauri. Ormai avevano stufato, no?"
"A me
davano un senso di sicurezza." commenta Natasha
attivando l'Arma del Distruttore, che è diventato il suo giocattolino
preferito dopo i Morsi di Vipera. Mentre si carica di energia gli schiocca
addirittura un bacio sulla canna. "Almeno eravamo sicuri di poterli
sopraffare. Invece questi Na'vi sembrano piuttosto
coriacei."
"Beh,
se vedi uno che si avvicina con la treccia in mano, sappi che vuole offriti una
cena." ironizza Stark.
"Romantico!"
"Nat, la cena non è compresa."
"Suvvia,
Barton, non essere geloso!"
Mezza
dozzina di giganti si è ripresa dallo sgomento iniziale ed ha lanciato la
carica al Quinjet.
I primi
tre vengono atterrati dallo scudo di Captain America.
Un quarto gli si lancia addosso. Rotolano sulla neve e solo dopo una breve
lotta Cap riesce faticosamente ad avere la meglio, la
pelle esposta dalla divisa lacerata, nel fianco sinistro, brucia terribilmente
per il contatto con il gigante: "Non per fare la solita voce fuori dal
coro, ma temo li stiamo prendendo sottogamba."
"Ed
io non vorrei fare la menagramo, ma ne stanno arrivando altri, come da copione
per i portali aperti." Natasha ne abbatte uno
con due fucilate. "Dottore, che ne dici di far sgranchire un po'
l'Altro?"
La testa
di Banner fa capolino dall'apertura del Quinjet.
"Dici sia il caso?"
Quattro
cuspidi di ghiaccio si conficcano dove un istante prima si trovava Natasha. Rotolando su di un fianco e scivolando tra il
ghiaccio, la Vedova Nera si rialza a pochi centimetri dal portellone aperto del
Quinjet. Si sistema una ciocca di capelli dietro
l'orecchio, ricarica il fucile ed annuisce: "Decisamente."
Banner si
sfila giacca a vento e maglione sistemandoli ordinatamente sul sedile del Quinjet a fianco degli occhiali. Poi prende un bel respiro
ed esce con un laconico "D'accordo."
E l'urlo
dell'Hulk fende l'aria.
Alziamo
gli occhi al portale nello stesso momento. L'attimo di distrazione che permette
ad uno dei cavalieri Jotun di atterrare Thor e ad un
altro di bloccarmi. La tuta cede a contatto con il suo corpo e la pelle
sfrigola. Il mio urlo di dolore si fonde con il suo di quando rilascio il Fuoco
Fatuo.
Thor
fulmina il cavaliere ed i due più vicini e si rialza con un colpo di reni.
"Hai sentito?"
"Banner
è nervosetto anche oggi!" esclamo abbattendo il gigante più vicino con
quattro colpi di asce sugli stinchi. "Il portale è aperto sulla Terra,
possiamo sfruttarlo!"
Il Mjolnir mi salva dalla stalattite diretta alla mia schiena.
Lo Jotun che l’ha scagliata viene carbonizzato dal
mio fuoco. "Dovremmo trovare anche un modo per richiuderlo!"
Embé, certo, perché sembrava troppo facile così.
Arieccomi!
Inizio subito con il ringraziare,
come sempre, chi entra in queste pagine. Soprattutto chi entra e lascia un
commento.
Grazie, voi non avete idea di come
mi state aiutando e motivando.
Tantopiù che, anche se non ho scritto
completamente i capitoli mancanti (sono arrivata al 15° e credo me ne manchino
ancora più o meno 5) ho già in mano le linee guida da seguire per arrivare alla
fine.
Grazie, Grazie edancora Grazie.
Vi faccio una debole tirata d’orecchie
per non aver tentato la sorte con gli ‘Inside Jokes’
del capitolo precedente, ma fa nulla. Darò comunque le soluzioni…
… solo non ora.
Tiè.
Per ogni domanda, dubbio, o solo
per fare conversazione e sparare qualche sciocchezza in allegria, vi rimando al
mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.
Per tutto il resto c’è MasterStark!
Alla prossima,
EC.
PS: Titolo tratto da ‘Pilgrim’ di Enya (Artista irlandese… ma va? Sono appena appena
fissata con l’Irlanda….) e citazione cinematografica
tratta da ApocalypseNow.
Capitolo 11 *** Forgotten Light at the End of the World. ***
The
Seventh:Winter
·PART 5: Keepin’
·Chapt. 10: Forgotten
Light at the End of the World.
Guilt is like a bag of fuckin' bricks. All you gotta do
is set it down.
Più li
fissava e più ne provava ribrezzo.
Così Loki aveva deciso di smettere di tenere gli occhi su quelle
bestie e di farli scendere a terra, tra il biancore inerme della neve.
Anche
così, comunque, i suoi occhi erano feriti dal più doloroso dei colori che
possedevano gli Jotun: il blu striato delle sue stesse
mani.
Vederlo la
prima volta gli aveva spalancato le porte sul baratro della Follia. Ed invece
di allontanarsi da quel bordo friabile si era messo a danzare sul limite,
beandosi della vertigine del precipizio in cui pensava di aver intravisto sul
fondo la gloria ambiziosa dei suoi sogni più reconditi, finché il terreno non
era franato sotto ai suoi piedi ed il Nulla l'aveva inghiottito. Nel fondo
dell'Abisso non vi era né Gloria né successo, ma le catene di una speranza
illusoria e fatale.
Illusioni
e Speranze si erano susseguite velocemente, e quando anche l’ultima di queste
era caduta, tra le pieghe insanguinate di un broccato dorato, Loki si era accorto di non avere più nulla.
Non una
casa - l'aveva incendiata lui stesso con
i suoi inganni e distrutto le fondamenta con i suoi complotti.
Non una
famiglia - colei che mai gli aveva
voltato le spalle aveva preso il suo posto nel freddo marmo della tomba.
Non una
compagna - troppo il rischio di vederla
tornare nel Regno dei Morti o di subire un tradimento da parte sua, che
manteneva il cuore nelle schiere nemiche.
Non un
proposito - che la Vendetta era una
necessità, come respirare o nutrirsi.
Non una
dignità - Era un mostro, il prodotto del
fato bastardo e di un incrocio infame.
Così aveva
lasciato che la sua pelle diventasse come quella delle bestie, e che il verde dei suoi occhi fosse sostituito dal colore
del sangue: Di necessità virtù, si
era detto in un attimo di cinica ironia. Poi aveva stretto i pugni e si era
operato in una delle sue illusioni: quella di sembrare più grande.
Come uno Jotun purosangue.
Per
mischiarsi a loro. E tradirli.
Di nuovo.
Le labbra
si erano stese in un sorriso gelido, quando il fato aveva fatto precipitare il veivolo
dei Vendicatori a pochi passi dal portale che vomitava le bestie.
Avevano
attaccato quasi subito, e nel caos generale della battaglia Loki
era scivolato tra i ghiacci e l'aveva trovato: Angrboda,l'erede legittimo di Laufey, reggeva tra le mani una lunga e frastagliata
cuspide di ghiaccio.
Peccato, Loki aveva
sperato di coglierlo con lo Scrigno in mano, come il suo predecessore.
Evidentemente Malekith nutriva la sua stessa
considerazione riguardo gli Jotun.
Pedine del gioco.
Come lui.
Loki digrigna i denti e stringe i pugni.
Nella
tormenta, Angrboda alza il pugno e latra un ordine ai
suoi che si lanciano in gran numero contro i Vendicatori. Sul dorso della mano
della bestia brilla Gemma azzurra: Mente.
Non riesce
a trattenersi dallo scoppiare a ridere: Il potere di governare, alterare e
manipolare la Mente, a quei mostri
ignoranti? Ironia della sorte o spiccato senso dell'umorismo del Maledetto?
Poco
importa, il mostro ha una Gemma e lui deve avere anche questa.
Angrbodapossiede l'altezza, la forza bruta e il pugno distruttivo degli Jotun.
Loki è armato della ferocia della sua disperazione. Basterà.
"Signore, rilevo delle Gemme nelle vicinanze."
L'ologramma
segue la voce di J.A.R.V.I.S. e disegna davanti agli
occhi di Tony la mappa del luogo e due punti, uno azzurro ed uno viola.
I raggi
laser tagliano a metà lo Jotun che aveva atterrato Cap e la freccia incendiaria di OcchioDiFalco
trasforma in una torcia urlante quello che si stava lanciando contro IronMan da un picco di roccia ghiacciata. L'Hulk si è improvvisato percussionista afferrando due Jotun per i piedi e sbattendoli ritmicamente a terra
creando tanti piccoli crateri sulla superficie ghiacciata. "Hey, Nick Menza, bell'assolo!" si congratula IronMan e l'Hulk grugnisce una
risata, riprendendo la sua rullata che coinvolge altri quattro Jotun. "Ragazzi, abbiamo localizzato non una ma ben due Gemme. Nord Ovest, novecentosettasei metri da qui in linea d’aria."
Dopo aver
esaurito anche l'ultimo colpo del Fucile del Distruttore contro lo stomaco di
un gigante, Natasha attiva il rilevatore
sull'avambraccio: "Sono molto vicine: Stark,
coprimi le spalle ed aprimi un varco tra 'sti Puffi
sotto anfetamine: Vado a recuperarla."
"Go, Joe Flacco!"
la incoraggia IronMan aprendo il palmo in direzione
di un gigante per farlo saltare per aria e Cap si
affianca alla Vedova correndo, a tenerla libera di scattare in avanti.
"FREEEEEEENAAAAAAAAA!!!!!!!!"
Troppo
tardi: Thor, nella sua solita fulgida, possente e gloriosa grazia, si schianta
esattamente sulla testa dell'Hulk.
Io,
aggrappata alle sue spalle come un koala terrorizzato, non lo mollo in tempo
per evitare di essere coinvolta nella rovinosa caduta. Bianco, neve, ghiaccio,
verde, rosso si alternano in un vortice vertiginoso.
Quando smetto
di rotolare su me stessa come una trottola imbizzarrita sono schiacciata da
qualcosa di gigantesco, pesante, abbastanza puzzolente e decisamente verde.
Come Stark, credevo che avrei passato un Natale diverso.
Non con il culo dell'Hulk sulla
mia spina dorsale.
Poi il
peso si sposta e riesco ad alzare la faccia dalla neve per lasciarmi andare ad
un lungo gemito: Alla mia sinistra l'Hulk alza le
spalle come se la stessi facendo lunga.
"Lady
GreyRaven, permettimi di aiutarti."
"Hai
già fatto abbastanza, credimi."
La mano di
Thor resta testa davanti a me: "Insisto."
Chi sono io per negare l'aiuto di un dio?
Quando Clint
urla "ICEBERG, A DESTRA!" Thor si volta a sinistra, venendo colpito
alle spalle e affondato nella neve da un gigantesco pezzo di ghiaccio.
...Un dio Pirla.
Ci pensa
l'Hulk a vendicare la sua dignità, mentre io cerco di
rimettermi in posizione eretta, cosa resa ancora più difficile dal vento
contrario.
Un paio di
braccia arrivano a sorreggermi e la voce gentile di Steve mi domanda se sia
tutto a posto; annuisco vigorosamente abbozzando un mezzo sorriso e poi mi
guardo attorno: "Ragazzi, li avete stesi tutti... c'è stata una battaglia
o un gara di bevute?"
"Beh,
sicuramente sarebbe stata più semplice." Sbuffa, tergendosi un rivolo di sangue
dalla tempia con il dorso della mano. "Voi...?"
"Sì,
abbiamo discusso anche noi."
"Gemma?"
"Presa."
Un altro latrato dal portale: "Quanto odio gli imbucati..."
Il cranio
di Angrboda è una massa informe di schegge d'osso e
sangue nero vischioso come pece;
le mani di
Loki ne sono piene: si guarda le dita collose e poi
di nuovo il cadavere riverso a terra e lo calcia ad un fianco con un moto di
disgusto.
Fratello. Il suo vero fratello. Ucciso dalle sue stesse mani
come il suo vero padre.
"Cosa
si prova ad essere ammazzato dal bastardo?"
Domanda al corpo, il volto deformato in un ghigno di gioia feroce. "Dal
debole, dal ripudiato, dall’abbandonato? Umiliante,
non è vero?" Aveva lasciato che la pelle rivelasse la sua identità appena
prima del colpo letale, che Angrboda comprendesse chi
fosse il suo carnefice e aveva goduto del suo stupore fatale prima di
fracassargli la testa.
Basta, non
c'è più tempo: Loki si china sul corpo del gigante,
afferra la mano in cui è incastonata la gemma e la torce su se stessa sino a
staccarla ad ulteriore scempio.
Poi
artiglia la Gemma e la toglie dalla carne. La fa rotolare nella neve a
ripulirla dal sangue nero dello Jotun e la stringe
nel pugno, prima di infilare la mano nella casacca e lasciarla scivolare nella
tasca interna, quella più nascosta in cui custodisce gli oggetti più preziosi.
"Ti
prego, no. Mi serve ancora." Nonostante
il fiato corto, dalla voce alle sue spalle trapela un’inflessione ironica. A Loki non serve neppure voltarsi; si lascia scappare solo
una piccola e bassa risata, che il modo in cui il destino ha deciso di svelare
il suo senso dell'umorismo quel giorno è davvero intrigante: "Agente Romanoff, un vero piacere incontrati di nuovo."
"Mi
piacerebbe poter dire lo stesso." Natasha non
accenna ad abbassare le armi. Senza smettere di ridere sommessamente ed alzando
le mani in un sarcastico gesto di resa Loki si volta,
ad incorciare gli occhi chiari della donna che lo
studiano con attenzione: "Sei ferito?"
"Sei dolce a preoccuparti delle mie
condizioni."
"Credimi,
preferirei vederti conciato come quel tizio lì a terra."
"Spiacente
di deluderti."
"Ma Addison e Thor vorrebbero avere qualche tua notizia."
"Porgigli
i miei omaggi."
"Solo
dopo che mi avrai dato la Gemma."
Scoppia a
ridere di nuovo. "Spiacente, io l'ho trovata ed io la tengo."
"Allora
vorrà dire che ti porterò con me."
"Devi
prima sconfiggermi."
Natasha alza un sopracciglio: "Non
credo che...."
Si ritrova
a terra, a scivolare sul ghiaccio sino a sbattere contro un cumulo di neve.
Colpo di reni per alzarsi, in tempo per ricevere un pugno alla bocca dello
stomaco che le mozza il respiro. Para un gancio al viso ma non riesce a
schivare la gomitata sulla tempia sinistra: Loki è
troppo veloce, persino per lei. Rotola a terra lasciando una debole traccia
scarlatta e prova a rimettersi in piedi soffocando un gemito. Un colpo alla
nuca: Loki la guarda arrancare e perdere i sensi. La
blocca a terra con un breve cenno delle dita braccia e gambe della Vedova Nera
sono imprigionate dai ghiacci.
Basterebbe
una piccola pressione per spezzare l’osso del collo: I suoi occhi azzurri non
si riaprirebbero mai più, il rosso lascerebbe le guance e fluirebbe nella neve
dal taglio sulla tempia, e lei resterebbe fredda ed immobile nel ghiaccio.
Cosa si
prova, a sfidare un Dio e restare sopraffatta dalla sua grandezza?
Addison ti odierà per questo.
Non saprà
mai chi è stato a toglierle la vita.
Lo scoprirà, in un modo o nell'altro.
E quindi,
che importa? Non c'è spazio per lei nella sua vita, darle un dispiacere o meno non
può cambiare le cose. L'idea di uccidere la Vedova Nera, invece, è piacevole
vertigine.
Ti odierà.
Non
importa.
Sarai solo.
Lo è già..
Pensa al dolore per la morte di tua madre. È questo che
desideri farle provare?
Non
importa.
Sì, invece.
Le dita non
rispondono alla sua volontà e si aprono appena.
“Buona
idea, Comet.”
L’uomo di
metallo, sospeso a mezz’aria alle sue spalle, schiva di un soffio la sfera di
energia azzurra e risponde con quattro colpi che formano altrettanti buchi nel
ghiaccio. “Mettiamo le cose in chiaro: mi devi una defenestrazione e questa è
una splendida occasione per riscuotere il mio debito.”
Il mostro
ringhia e soffia, scuotendo il collo per liberarsi dalla freccia di OcchioDiFalco. Alza le squame come se fossero aculei
velenosi e batte le sei zampe a terra dimenando la lunga coda, prima di
lanciarsi in avanti. Richiamando il Mjolnir dallo
sterno di un gigante, Thor urla a Cap di togliersi
dalla traiettoria dell’animale.
Steve
riesce ad atterrare uno dei due giganti contro cui sta combattendo e a far
arretrare l’altro lanciandogli il taglio dello scudo in pieno viso. Lo recupera
e lo alza, pronto a fronteggiare il mostro squamato che sta per caricarlo.
Ma a pochi
metri la bestia alza le zampe anteriori, colpisce il ghiaccio sotto di sé sino
a bucarlo e sparisce sott’acqua.”
“Dove diavolo…”
“Il
bastardo vuole prenderci da sotto il culo!” Una granata in bocca ad un orso
alieno e Barton haun po’ di campo libero per recuperare qualche freccia. Bestemmia quando
vede quanto poche e poco utili siano.
Addison si sfila la pistola di riserva
dalla fondina sulla coscia e gliela lancia. Poi tiene a distanza con due
fiammate un gigante e si infila nel Quinjet a cercare
munizioni.
“Il bestione sembra si sta allontanando!” Barton segue la direzione indicata da Cap,
dove il ghiaccio si increspa perdendosi nella tormenta, a Nord-Ovest.
“Ti pieghi
ma non ti spezzi, se tu non facessi tanto l’antipatico potrei addirittura
ammirarti.”
IronMan è quasi impressionato dalla furia
di Loki: spezza a fatica con i laser i pinnacoli di
ghiaccio che ha creato con un solo gesto della mano e ricambia il favore di un
colpo energetico al torace con un raggio dalla mano destra. Si ferma dallo
scaricargli addosso una pioggia di missili solo per non rischiare di colpire Natasha.
Natasha che, lui può ben vederlo, sta
riprendendoi sensi. E punta gli occhi
sulla schiena di Loki.
Sotto alla
maschera di ferro dorato Tony si lascia scappare un sorriso: “La resistenza è
sempre una qualità apprezzata dalle ragazze… immagino
che Addis…”
SBAM!
Colpito in
pieno petto, IronMan disegna una capriola per aria e
si schianta a terra con il viso nella neve. Qualcosa sta scivolando sotto il
ghiaccio, Tony lo intravede mentre rialza la faccia, ma non può permettersi di
prestargli molta attenzione, con Loki infuriato
davanti a sé: “Suscettibile al nome della trombanemica, e chi l'avrebbe mai detto?”
Urlando, Loki apre le braccia a raccogliere energiae
l’abbraccio feroce della VedovaNera lo sorprende: Coltello
d’assalto puntato alla gola e mano che scivola veloce sotto la casacca a
strappare la tasca e recuperare la Gemma.
Per terra,
nella neve gelata, il gioiello di Frigga è ciò su cui Loki
si getta d'istinto, un istante prima che il ghiaccio esploda sotto ai loro
piedi, scagliandoli in aria tra il ruggito di una bestia squamata.
IronMan ha solo un istante di smarrimento,
poi inizia a tempestare il mostro di colpi, sino a farlo sprofondare nuovamente
nell'acqua gelida. Smette solo quando tutto attorno acqua, neve e ghiaccio
hanno assunto il colore nero della pece, e si accorge di essere solo.
"Romanoff?" Dall'auricolare
nessuna risposta.
"Signore,
rilevo una fonte di calore sotto la lastra di ghiaccio. È in diminuzione: al
momento la sua profondità è stimata attorno agli otto metri, ma è in rapida
discesa." Imprecando, IronMan si tuffa nel punto
indicato dal visore.
"Capitano,
come siete messi dalle vostre parti?"
"Malissimo, Stark. Il portale
è ancora aperto, stiamo cercando di fare contenimento, ma scarseggiano le
munizioni e la tormenta sembra peggiorare."
"Romanoff ha recuperato una Gemma. Io ho recuperato Romanoff. Ha un principio di congelamento, la riporto
indietro sul..."
Le labbra
blu di Natasha sono tese nello sforzo impossibile di
smettere di tremare: "Stark non dire stronzate...
c’è ancora una Gemma ..." Fiato sprecato: IronMan
la carica poco cavallerescamente su una spalla, approfittandone per assestarle
un paio di pacche rassicuranti sul sedere ed accende i propulsori al massimo.
La granata
di OcchioDiFalco spazza via le gambe anteriori di uno
dei quadrupedi, il pugno dell’Hulk gli fracassa il
cranio. IronMan atterra di fianco alla carcassa
facendo scivolare la VedovaNera a terra. L’abbraccio
di una giacca termica sulle spalle – quella che Clint si è praticamente
strappato di dosso vedendoli arrivare -le fa spalancare gli occhi. Si rimette in piedi rifiutando qualsiasi
tipo di aiuto, sforzandosi di vestire un sorriso sghembo e tremante: “Pensate
che i miei primi addestramenti siano stati fatti in climi tropicali?” Clint
annuisce e le resta a fianco senza toglierle lo sguardo di dosso, ma senza
insistere con ulteriori gesti: “Sono riuscita a recuperarne solo una. Il
rilevatore indicava Loki come possessore dell’altra.”
“Loki?”
“Sì, Jarethha fatto un macello laggiù, e quel
simpatico mostro anfibio che vi siete lasciati scappare per poco non ci fa la
pelle con la sua entrata da diva vissuta.”
“Ed ora
dov’è?”
“Scomparso
in fretta e furia, prima di venir scoperto da qualcun’altra a far stronzate. Neppure agli Dei piace andare in
bianco, tutto l’Universo è Paese.” IronMan riabbassa
la visiera dell’elmo e svetta per aria, a controllare la situazione dall’alto
sottolineandolo con un sarcastico sbuffo quel che vede: “Dobbiamo chiudere il
portale. Qualcuno ha una testata nucleare? Perché non c’è mai un missile
nucleare quando serve?”
“Siamo nel bel mezzo del nulla, per il Consiglio non c’è
nulla di interessante da radere al suolo, sarebbe uno spreco inutile di risorse
militari.” Risponde la voce affaticata di Addison
all'auricolare. “Nat,
tutto a posto?”
“Sì, mi
sono solo data una rinfrescata.”
“Che Gemma hai recuperato?
“Quella
azzurra. La Mente.”
“Ottimo.” Trancia di netto le mani di uno Jotun che Steve finisce spezzandogli l’osso del collo con
un calcio. “Cap, passami una barretta energetica, per
favore.”
“Ti sembra
il momento di uno spuntino?”
“Devo
recuperare energie, e alla svelta. Nat, riesci a
portarmi la Gemma?” Natasha si alza in tempo per
evitare la cuspide di ghiaccio di un gigante e gli pianta i Morsi sotto le
ascelle. Lo Jotun si scansa con un ringhio e Clint lo
acceca con due proiettili, lasciando la strada libera alla VedovaNera
per attraversare il campo di battaglia verso Addison.
"Non
è esattamente la Gemma più utile in questo momento."
"Perché no? È piuttosto versatile, se si ha buona
fantasia e una discreta dose di inventiva."
“E
smettila di combattere e parlare con la bocca piena, è maleducazione sai?”
"Ma sai usarla?" si intromette Cap,
scudo in volo ad abbattere uno Jotun. Poi recupera la
sua cuspide di ghiaccio e trafigge quello che lo segue lanciandola con la
precisione e la grazia di un giavellottista olimpico.
"Sono un'inguaribile ottimista."
"Ce lo faremo bastare.”
Una Gemma
in meno tra le dita e l’umiliazione della disfatta che gli monta una rabbia
sorda in petto. Resosi invisibile tra la tormenta Loki
si rammarica di aver esitato ad uccidere il nemico:
Non
ripeterà lo stesso errore per una seconda volta. Scinde il suo corpo in
particelle ghiacciate e si accomoda nel vento gelido che sferza il campo di
battaglia.
La VedovaNera raggiunge Addison, la
Gemma della Mente passata come il testimone di una staffetta.
Indovina
il sorriso di sfida di GreyRaven e il brillio azzurro
tra le dita rosse di freddo.
Che vuole tentare?
Non ha la
conoscenza né il potere per usare la Gemma. Il suo tentativo non solo
risulterebbe sicuramente vano, ma poteva addirittura ritorcersi contro.
Folle.
Lasciala fare. Lascia che cada a terra senza energie, lascia
che faccia la sua mossa e poi prendi la Gemma. Lascia che abbia la punizione
che merita per la sua avventatezza.
La
barretta energetica inizia vagamente a fare effetto, mi sento meno a terra di
prima.
Il
bagliore azzurro della Gemma, poi, è una sfida invitante che stimola
l’adrenalina. Cerco di ricordarmi ciò che ho appreso dal libro di Loki e concentro il mio potere nella mano destra in cui la
stringo.
Sulla carta
governare questo potere è molto semplice quando si ha fantasia ed inventiva.
Una certa propensione a manipolare le persone non guasta, anzi. "Che
intenzioni hai?" chiede Nat con il fiato corto e
pallida come un cencio. Noto che l'orlo della tuta termica sotto la giacca
viola di Clint è strappato sul collo e sono comparsi lividi sulla pelle: Deve aver
combattuto molto da avuto un corpo a corpo da cui ne èuscita vincitrice: la stima verso la mia
amica aumenta vertiginosamente.
"Non
ho idea di chi stia aprendo il portale, ma sicuramente lo fa attraverso lo
Scrigno. Dovrò entrare in connessione con l'energia emanata dal portale,
risalire alla fonte e colpire il mittente. Per farlo creerò un'illusione mentale
utilizzando il potere della Gemma, così da distrarre chi tiene il portale
aperto e fargli interrompere il flusso di energia."
"Quindi
vuoi fregare chi sta tenendo lo Scrigno?"
"Detta
così la fai sembrare una cosa brutta."
"Lungi
da me! Ti copriamo le spalle: Vendicatori, facciamo cerchio!”
Clint
recupera altre munizioni e lancia due pistole a Natasha,
l’Hulk urla facendo arretrare un paio di giganti,
Thor riscende a terra, Stark ricalibra i propulsori e
Steve imbraccia nuovamente lo scudo impartendo istruzioni sulle disposizioni.
Quello che
mi mancava di più dei Vendicatori - della mia squadra, dei miei amici - era proprio questo: il lavoro di
gruppo.
Perché
quando ci mettiamo di impegno - ed abbiamo imparato a farlo - non abbiamo
eguali: siamo una macchina collaudata ed invincibile, sette ingranaggi i cui
denti si incastrano alla perfezione.
Thor ed IronMan affrontano direttamente gli Jotun
che si lanciano dal portale sopra le nostre teste, OcchioDiFalco
tiene a distanza i cavalieri già a terra, l'Hulk si
esibisce in una partita di bowling usando pezzi di ghiaccio come palle e gli Jotun ancora in piedi come birilli. Steve mena fendenti e
raccoglie consensi come giavellottista, lo scudo sempre alzato, pronto a
proteggere il mio fianco sinistro. Natasha, la più
vicina a me, si opera alla mia difesa in maniera egregia, incurante dei capelli
incrostati di ghiaccio, di un taglio sulla testa e del colorito cianotico del
suo viso.
Con il
ginocchio sinistro appoggiato sulla neve e Morrigan
su quello destro, stringo la Gemma talmente forte da farmi sbiancare le nocche delle
mani graffiate dal freddo.
Il potere
pulsa nei miei palmi e penetra la pelle, solleticandomi la carne delle mani,
poi delle braccia risalendo vene, arterie, capillari e nervi sino alla nuca.
Ce la posso fare? Non lo so, sinceramente. Sono
migliorata nel maneggiare i miei poteri ma non ho mai dovuto usare qualcosa di
simile come catalizzatore.
Ho altre alternative? No, come sempre. E questa cosa
inizia ad essere seccante.
Gli occhi
aperti di Morrigan guidano i miei, chiusi e
concentrati, verso il cielo. Attraversano il portale, superano il buio e la
tormenta perenne di Jotunheim e quasi si accecano ad
una luce di un blu elettrico improvviso e doloroso.
Mani
candide stringono i lati dello scrigno. Unghie curate, piccole vene azzurre
gonfie dallo sforzo.
Ti ho trovato: sei l'Incantatrice, vero? Vediamo chi sa
incantare meglio, puttanella.
Il potere
della Gemma Azzurra è a mia più completa disposizione. Si concentra nel mio petto
e quando apro gli occhi rivolgendoli al cielo si concretizza in una lingua
azzurra che avvolge il mio corpo e sale a spirale verso il cielo.
Sono un Corvo. Un Corvo gigante che supera ogni
barriera, travolge ogni gigante e risale il portale in una picchiata feroce.
I miei
poteri iniziano a vacillare, e concentrarmi diventa un'impresa ardua, mentre il
potere della Gemma diventa bollente.
Stringi i denti, GreyRaven,
stringi i denti!
Mi cedono
le gambe e mi rendo a malapena conto di essere caduta in ginocchio: Le vene
bruciano, gli occhi pulsano, la vista si offusca.
E poi,
improvvisamente, un’ondata di energia mi attraversa la schiena e le braccia,
come se l’aria gelida che mi ha sverzato sino a quel momento si fosse condensata
attorno a me a darmi sollievo dal calore sprigionato dalla Gemma e a darmi
forza.
Il potere
attraverso a me – non sembra neppure mio da tanto che è intenso – aumenta a
dismisura, ritrova la strada attraverso i miei occhi e la mia mente, e li
spinge a superare l’orlo nebuloso del portale.
Il Corvo si fa Fiamma. Fuoco Fatuo implacabile, una
colonna grigiazzurra che incenerisce al passaggio.
Vedo le
mani bianche contorcersi sullo scrigno, come se la schifosa stesse cercando di resistere convincendosi che quello
che stava capitando fosse irreale.
Oh, sì, lo è. Ma la mia Illusione è un’ondata che
la travolge e vince la sua convinzione.
Ed è per
questo, ciliegina sulla torta, che la
forma della mia proiezione muta di nuovo.
Le mani si
ritraggono dallo Scrigno nell'istante esatto in cui il Corvo fiammeggiante
assume le fattezze della Regina Frigga.
L'Illusione
esplode nella mia testa in minuscole schegge di dolore. Il portale si stringe velocemente
ed i lembi impattano violentemente tra di loro, sigillandosi.
Quell’aria
gelida che mi ha abbracciata, sostenuta e rafforzata si addensa ulteriormente
attorno a me in una stretta protettivo. Dura solo pochi secondi, poi scompare
lasciandomi, priva di sostegno, a cadere all'indietro, nel gelo e nella neve.
Mi fanno male le orecchie, qualcosa cola dal naso e non sono certa sia moccio.
Attorno a
me i miei amici, la mia squadra, la mia famiglia, finisce gli Jotun superstiti ed i rumori della battaglia giungono
ovattati alle mie orecchie. Sento le piume di Morrigan
tra le mie mani ed il suo piccolo cuore battere all'impazzata. "Ce
l'abbiamo fatta, vecchia mia. Anche questa volta."
Buio.
"Adie, Adie, svegliati!"
Natasha cerca la carotide e si lascia
sfuggire un sospiro di sollievo quando la trova: "Batte, è viva. Respira regolarmente."
Le terge il sangue da sotto il naso, ma un altro rivolo prende il posto del
primo. Poi esamina Morrigan, prendendolain mano e riparandola tra le maniche della
tuta termica: "Anche lei è viva."
Steve si
china su di lei e le scosta una ciocca castana dal viso: “Era…”
Thor,
sceso a terra, continua a guardarsi febbrilmente attorno, il pugno ancora
chiuso sul manico del Mjolnir. “È corso in suo
soccorso quando ha compreso che sola non avrebbe potuto farcela. Se solo fossi riuscito…”
Tra le
dita ormai insensibili di GreyRaven brilla ancora la
Gemma. Il principe di Asgard sospira, ricaccia
indietro il groppo che sembra ostruirgli la gola mentre Steve gli batte una
spalla, poi si toglie il mantello e lo passa a Natasha
che lo avvolge all’amica svenuta, lasciando sia Clint a sollevarla e ad
appoggiarsela sulla spalla "Sacco di patate, che ti sei mangiata per
Natale?" commenta battendole un paio di pacche amichevoli sul sedere.
"Stark, com'è la situazione nel Quinjet?"
"I
motori hanno retto alla temperatura. I rotori non sono messi benissimo, ma
posso fare in modo che campino almeno sino alla base. Con il vento che si è
calmato e le temperature non più così basse, abbiamo l'89% di possibilità di
arrivare a destinazione, se non superiamo la velocità di settantatre miglia orarie
e non saliamo in quota per più di settecento piedi."
"Ci
metteremo un'eternità, ma tant'è."
"Riportate
la Cornacchietta
dentro, si merita una bella cioccolata calda."
Steve si volta sentendosi battere ad una spalla. Torso nudo
e piegato su se stesso, affondato nella neve sino alle ginocchia, Bruce ha
ripreso la sua forma umana e trema come una foglia. "Vi avanzerebbe un
mantellino anche per me?"
…e l’abbiamo scampata bella anche questa volta! Una volta
tanto avere Loki in giro può addirittura essere
utile.
Ad ogni modo, un paio di piccole note:
Angrboda: Secondo la mitologia norrena, non è fratello di Loki né erede di Laufey. Ho preso
solo ‘in prestito’ questo nome. Nel mio headcanon, è
il gigante che dice ‘Torna a casa, principessa’ a Thor nel film. Un giorno
l’utilizzo di questo nome avrà un significato, forse.
Comet: è una delle renna di Santa Claus; precisamente è la più
veloce e quella che non sta mai ferma e non sente mai il bisogno di dormire.
Jareth: Il Re dei Goblin, interpretato da David Bowie, del mitico Labyrinth.
Vi ringrazio, come sempre, per il sostegno e l’interesse che
dimostrate verso questa storia. Non sono una vera scrittrice, non mi reputo la
migliore della categoria (Ma neppure la peggiore), né quella con le idee più
originali o quella con l’OC migliore creato. Per me, quindi, il piccolo
gruppetto di lettrici affezionate che spendono qualche minuto del loro tempo a
leggere e commentare le mie storie mi rende davvero felice. Vi ringrazio,
davvero: siete preziose.
Per quanto riguarda il ‘famoso’ capitolo sugli inside jokes, tenete d’occhio la mia pagina tumblr:
http://evilcassy.tumblr.com/ dove in
questi giorni posterò la soluzione (non realmente richiesta, per altro, ma odio
fare le cose a metà XD). Per qualsiasi dubbio, domanda, richiesta, c’è sempre
il mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Non mi resta che salutarvi!
Alla prossima,
EC
PS: Titolo tratto da ‘Islander’
dei NightWish e citazione da ‘L’Avvocato del
Diavolo’.
Questa volta è stato anche relativamente semplice trovare
entrambi.
You can`t
change what people are, without destroying who they were.
"Direi che sia il caso di fare
il punto della situazione."
"...mmmmm"
Vedo sfocato, molto sfocato, e non respiro neppure bene.
"Adie,
non muoverti. L'epistassi si sta arrestando, ma preferisco stia coricata: Hai
perso abbastanza sangue dal naso e sei molto debole, probabilmente ti gira la
testa e..."
"...Mi gira la testa...."
confermo. E mi fa male qualsiasi parte del corpo.
"Ecco, appunto, è proprio meglio
se..." il getto di vomito schiva Bruce di pochi centimetri e finisce nel
secchio che prontamente il dottore mi mette sotto il naso. "Natasha, ti devo dieci dollari e un giro in lavanderia in
meno."
"Lo sapevo, vomita
sempre."
"... dove sono...?"
Il tono di Banner torna ad essere
conciliante, mentre prende il fazzoletto che gli porge Steve e mi pulisce il
viso. Poi lo restituisce al proprietario che lo fissa con aria disgustata
tenendolo con la punta delle dita e tentando senza successo di rifilarlo a
Clint. "Sul Quinjet. Ti ricordi cosa è
successo?"
"Uhm...." Sbatto le
palpebre un paio di volte, per cercare di recuperare più lucidità possibile, mi
è difficile concentrarmi quando vedo offuscato e nella testa tutto rimbomba:
"Sono andata a SoHo con le ragazze, abbiamo
bevuto come delle spugne, ho sfasciato l'Acura contro
una cabina telefonica e tentato di corrompere un poliziotto proponendogli
favori sessuali."
"Ehm...no. Non questa volta, almeno."
"Oh. Allora ho richiuso un
portale interspaziale con l'ausilio di una Gemma che controlla il potere della
Mente?" Banner annuisce. "Mi pareva più plausibile la prima
ipotesi."
Thor si china sulla brandina, a
pochi centimetri dal mio viso: "La tua abilità è divenuta sorprendente. Ci
tengo a congratularmi con te per la riuscita di questa impresa."
"Beh, uhm. Grazie."
"Se avessi capito prima il
valore della magia, se ne avessi avuto rispetto, considerazione e..."
Thor non è così veloce a schivare il
vomito.
A causa del vento e delle condizioni
più proibitive del solito, alla base funziona un solo generatore e non c'è
sicuramente abbastanza acqua calda per farci la doccia tutti. Come salvatrice
del giorno mi fregio del diritto del primo turno. Banner si prenota per
secondo, indicando il suo naso rosso e colante e la sua leggera tosse come
conseguenze della lotta tra i ghiacci del pomeriggio. Stark
si maledice per avergli dato la scusa di una salute cagionevole mentre Steve,
come sempre, si offre volontario per il sacrificio dell'ultimo turno: "E
se voi due fate la doccia insieme magari risparmierete un po' di tepore anche
per il povero Cap!" Clint alza gli occhi dalle
punte delle frecce che sta controllando, inarca un sopracciglio e piega
l'angolo delle labbra in una smorfia ridicolmente seducente. "Sentito Nat? Potrebbe essere una buona idea."
"Sperando che l'acqua non sia
già troppo fredda da farti figurare male."
Scoppiamo a ridere tutti, a parte
Clint: "Spiritosi, fate pure. Siete solo invidiosi che non farò la doccia
da solo, questa sera."
"Puoi ben dirlo, arciere.
Niente è più accogliente che le braccia della propria donna dopo una
battaglia."
"O del proprio uomo."
intervengo io, puntigliosa per quanto riguarda le pari opportunità. Natasha alza gli occhi dall'avambraccio di Stark a cui sta applicando un cerotto ad un taglio. "È
meglio che tu vada a farti la doccia. Ora."
Alzo le mani: "Non ho
intenzione di saltare addosso a nessuno dei presenti."
"Certo, come no. Fila a farti
la doccia, io e te dobbiamo parlare."
"Mamma Nat,
mi hai già parlato di contraccezione e...."
"HO DETTO FILA A LAVARTI!"
"Ok."
"Thor, anche tu hai ustioni da
freddo? Fammi controllare."
"Bruce, amico mio, ti ringrazio
per la premura, ma svanirà nel giro di poco. E le medicine di Midgard non possono nulla."
"Solo un'occhiata."
"Non è necessario."
"Non controllare mi
innervosisce, sai?"
"... ne ho una anche sulla
schiena."
"C’era Loki.”
Alle mie spalle, Natasha
è una sagoma indefinita nera e rossa. Smetto per un istante di tamponarmi i
capelli con l'asciugamano e la fisso attraverso lo specchio offuscato dal
vapore: "E dove, ai giardinetti?"
"Dove il rilevatore mi indicava
due Gemme." Mi volto a fissarla, indecisa se sospettare o meno che questa
sia una trappola. "Uno dei giganti - da come sbraitava e si agitava credo
fosse un comandante o qualcosa di simile - aveva la gemma incastonata in una
mano: Loki l'ha ucciso, hai idea di chi fosse?"
"È stato feroce?"
"Abbastanza."
"Allora, a rigor di logica, era
un suo parente. Stretto."
"Sì, anch'io ho avuto questa
impressione. Ad ogni modo, sarò franca con te: ha tentato di uccidermi." I
lividi sul collo: lascio andare l'asciugamano che scivola dalla mia testa e
cade a terra. "Si è fermato un istante prima di frantumarmi le vertebre. E
non sono sicura che l’abbia fatto perché Stark è
intervenuto in mio soccorso.”
"Apprezzabile."
"Alquanto." Nat si china e raccoglie il telo, poi me lo riavvolge in
testa come un turbante con un gesto premuroso. "La Gemma della mente l'ho
presa a lui. Come sempre il tuo trombanemico è troppo impegnato ad essere sicuro della sua
superiorità nei nostri confronti per tenere la guardia completamente
alzata."
"Sì, da sui nervi anche a
me."
“Ma non è tutto: quando stavi
chiudendo il portale… beh, è comparso dal nulla, come
se un istante prima fosse neve e ghiaccio, e ti ha... non lo so, sembrava ti
sostenesse: Credo questo ti abbia aiutato nell’intento.” Deglutisco, ricordando
la sensazione di quella fredda energia che circondava il mio corpo e l’ondata
di potere che mi attraversava improvvisamente. “È scomparso subito dopo in una
luce viola.”
"Gemma dello Spazio. Ecco come
può muoversi così velocemente per distanze così grandi."
"Già. Quella proprio non sono
riuscita a prenderla.”
"Comunque almeno sappiamo chi
ce l’ha. Con quella del Tempo che ho recuperato su Jotunheim
e questa della Mente, direi che siamo a buon punto, no?"
Nat alza le
spalla: "E magari i nostri avversari hanno le altre tre: Non siamo neppure
a metà dell'opera, senza contare che non possiamo davvero sapere da che parte
stia Loki.”
“Loki sta
dalla sua parte.”
“E tu?”
Sospiro: “Non sono dalla sua parte.
Anche se non voglio lasciarlo andare alla deriva. È solo, colmo di rabbia e
dolore. Pericoloso, per sé stesso e per gli altri.”
“Cosa hai intenzione di fare?”
Mi stringo le spalle. “Far finire
questa storia il prima possibile. Cercare di recuperare una parvenza di dialogo
con lui, aiutarlo forse, per quanto
titanica possa sembrare questa impresa. Non fare quella faccia, so che detesti
il solo pensiero di una simile eventualità, però…”
sospiro “Non posso evitarlo.”
Natasha annuisce.
Apre la bocca per dire qualcosa ma qualcuno bussa alla porta del bagno: "Ragadde *sniff* il bio raffreddore sda peggiorando, *sniff*
non è che poddo
entrare a scaldarmi? *sniff* Ho
freddo!"
"Lasciamo entrare Banner, vah. Sai che casino somministrare del paracetamolo all'Hulk?"
"E spera che funzioni per via
orale..." sospira laconica Nat.
"Ho dato un'occhiata veloce al Quinjet nell'hangar: i rotori sono conciati male, ma ci sono
abbastanza pezzi di ricambio per fare un lavoro decente: domattina mi ci metto
d'impegno, ora però sono un po' a pezzi. Cubani?" sedendosi di fianco a
Clint e Steve Tony porge il portasigari. Entrambi accettano, con Clint offre un
sorso di vodka in cambio. "Vacci piano, è artigianale."
Tony alza le spalle con aria di
sufficienza ma si ricrede dopo il primo sorso, mentre tossisce e sputacchia
sotto lo sguardo divertito degli altri due. "Ma che cazzo..."
"Nat
la prende dal suo 'spacciatore' di
fiducia a Little Odessa. È anche un ottimo disinfettante, se sei a corto di
acqua ossigenata. E un paio di volte l'ha usata su di me come
antibiotico."
"Ci lava anche i piatti, per
caso?"
OcchioDiFalco ride,
espirando una boccata di fumo: "No, i piatti a casa toccano sempre a
me."
"Parli proprio come se foste
una coppia sposata." commenta Steve.
"Beh, non fa poi tanta
differenza. Coinquilina come terzo incomodo a parte."
Il Capitano alza le spalle. "Il
matrimonio è impegno, è sicurezza..."
"È un contratto."
"Andiamo, Tony, non fare il
cinico proprio tu."
"Guarda che è così." Stark prende un altro sorso e tossisce di nuovo, questa
volta con meno violenza, passandogli poi la bottiglia. "Non sposo Pepper per una qualche idea strana di giuramento di amore
sempiterno: lo faccio perché abbia una copertura legale. È già la principale
beneficiaria del mio testamento e la CEO delle StarkIndustries. Ma non voglio correre rischi che perda anche
solo l'1% del mio patrimonio per un qualche strano cavillo, e la via più
semplice e sicura è quella. Considero Pepper mia
moglie da prima che ci mettessimo effettivamente insieme, e lei lo sa perfettamente. Per questo inizialmente
non ha accettato la proposta. Ma poi le ho parlato, e ha capito: Questa è
l'unica sicurezza che posso darle. A parte il progetto Rescue, ma quella è un'altra storia ancora in fase
preliminare."
"Ed il mega-anello
allora?"
"Beh, una donna ha comunque le
sue vanità. Ed anche un genio fuori dagli schemi come me ogni tanto è costretto
a piegarsi alle convenzioni più comuni."
La bottiglia passa da Steve a Clint,
che dopo il suo sorso ed una boccata di sigaro appoggia la testa contro il muro
con aria stanca e lascia scivolare lo sguardo attraverso il corridoio. La porta
della stanza di fronte è semi aperta: Natasha si è
sollevata il pantalone sinistro e si sta applicando il nastro dei cerotti
elasticizzanti lungo l'interno dello stinco. Sembra canticchiare qualcosa,
Clint sorride: "Per noi questo discorso non varrebbe proprio."
"Io continuo a puntare
sull'idea dell'impegno." Si ostina Steve.
"Ed infatti sei single, Capsicle." scherza Stark.
Ma dal sorrisetto che piega la bocca
del Capitano, a Clint sorge il dubbio che non sia del tutto vero.
"Nat,
posso darti una mano?"
"Ho quasi finito."
Risponde semplicemente: i cerotti sono applicati sino a metà polpaccio,
tagliati in piccole strisce che si diramano dalla caviglia. Incurante, Clint si
avvicina comunque, sedendosi sulla panca a cui è appoggiata e prendendole la
caviglia tra le dita, a sostituire il suo tocco nell'applicazione; lei lo
lascia fare: " È solo un affaticamento muscolare" lo rassicura.
"Ed un principio di
congelamento.”
"Passato. Una doccia, seppur
tiepida, ti rimette al mondo. Ai tempi dell’addestramento base, non potevo
contare neppure su quella. E ho anche meno ustioni da freddo di voi: buon
sangue russo non mente.”
"Ottimo!" La sente fremere
e si compiace nel sentire la pelle d'oca affiorare mentre le dita superano
l'incavo del ginocchio e lambiscono l'interno coscia. "Secondo me hai
anche una piccola storta all’articolazione."
Natasha alza un
sopracciglio e lascia sfuggire uno sbuffo divertito: "Pensavo di averti
licenziato come infermiere personale." Le mani di Clint scivolano anche
sull'altra gamba, a premere dietro al ginocchio guidandolo a cedere per farla sedere
in grembo."Mi rivolgerò ai sindacati." Cerca la pelle sotto la felpa,
le labbra sulle sue. Natasha si stringe a lui, il
respiro più intenso e le mani tra i capelli a spazzola, e poi sul petto a
liberarlo dalla zip della maglia e...
"Scusade."
In un angolo della stanza Banner ha le sembianze di una larva nel bozzolo,
avvolto com'è dentro un sacco a pelo di una taglia degna dell'Hulk e con gli occhi gonfi dal raffreddore: "Dodvodevoinderrompervi,podedecondinuare,
dando qua dentro non sendo
niente. Dolo vi ghiedodi spegnere la luce, pevfavode, ho
mal di desda."
"Vogliamo testare il mio
Unguento sulle ustioni degli Jotun? Bruce ha detto
che non ha trovato nulla che ti aiutasse, su me e Steve ha funzionato."
Thor è gigantesco rispetto alla
brandina che gli è stata assegnata. Deborda da tutte le parti e deve tenere le
gambe piegate in un modo ridicolo. "Siete tutti preoccupati per queste
ferite, eppure voi non siete messi meglio."
"Oh, vogliamo solo
coccolarti." Scherzo, aprendo il vasetto tra le mani. Ubbidiente - che lo
sguardo di Banner prima l'ha inquietato non poco - Thor si toglie la maglietta.
Niente da fare, il cervello mi è
andato in Stand-by. Solo dopo qualche minuto di boccheggio selvaggio riesco a
biascicare un 'sì' seguito da
un'improbabile e balbettante scusa su come le ferite inferte dagli Jotun mi facciano impressione, considerato che anche Loki è uno di loro.
A
proposito, Loki, scusa. Anche se spalmare unguenti
sui muscoli guizzanti, sodi ed incredibilmente perfetti di tuo fratello non
credo sia da considerarsi tradimento.
Che poi,
quando mai ci siamo accordati sulla monogamia?
"Beh, Loki
non è uno Jotun vero e proprio..." mormora Thor.
"Ehm...guarda che lì non sono ustionato."
"Oh, scusa." Ritraggo la
mano birichina: "In effetti, Loki è Jotun solo per metà. Per questo è più piccolo e non sempre blu."
"E l'altra metà? Voglio dire,
sappiamo che Laufey era suo padre. Ma sua madre? Te
ne ha mai parlato?"
Alzo le spalle. "Non lo sa, e
neppure vuole saperlo."
"Perché?"
"Perché è nato durante una
guerra in cui gli Jotun hanno invaso più regni."
sospiro. "Dovrei spiegarti cosa accade in genere alle donne di regni
invasi?"
"Non è necessario." Thor
abbassa lo sguardo a terra. "Per lui sarebbe motivo di ulteriore
afflizione."
"Sta imparando ora a sopportare
l'idea di essere nato per errore, di essere stato scartato dalla nascita e di
far parte di una stirpe che lui stesso odia a morte. Avere la certezza di
essere il frutto di una violenza... beh, chi potrebbe sopportarlo?"
Thor annuisce, gli occhi lucidi
piantati ostinatamente sul pavimento. "Se solo avessi compreso prima la
fragilità e la sua debolezza..."
"Loki
non è debole. È complicato,
emotivamente instabile, affetto da mezza dozzina di psicosi ed un po' incompreso, ma debole non direi
proprio, o non avrebbe avuto la forza di tentare la conquista della Terra, di
affrontare Thanos e adesso di intraprendere la sua
vendetta." Ed ora per favore non ti
mettere a piangere che a vedere un biondone di due
metri seminudo e lacrimante mi fa venir voglia di ritirarmi in convento. "C'è
una cosa che vorrei chiederti."
"Ti ascolto.”
"Amora,
l'Incantatrice" Thor si irrigidisce a sentire il nome dell'assassina di
sua madre. "In che rapporti era con Loki?"
Cerca di nascondere il rossore
infilandosi la maglietta. Deglutisce, prende tempo grattandosi una tempia,
guardandosi le unghie scheggiate e da come mi rivolge infine lo sguardo ne
indovino la risposta:
Di natura
squisitamente sessuale.
"L'Incantatrice è la maestra di
magia più potente che si conosca. Quando eravamo piccoli, e Loki
iniziò a dimostrare predisposizione verso la magia, Madre la fece cercare ed
invitare a corte per dare a mio fratello la migliore educazione possibile.
Inizialmente mio padre ne fu contrariato, poiché significava incoraggiarlo in
un'arte che non fosse quella della guerra, ma si fece promettere da Loki che avrebbe continuato comunque il suo
addestramento."
Farsi
promettere qualcosa da Loki. Bel colpo Odino!
"Le capacità di Loki prosperavano sotto gli insegnamenti di Amora. E lui dimostrava impegno e devozione nei suoi
confronti. Un po' troppa devozione, a
dire il vero."
Oh, cielo.
L'insegnante Cougar. Un cliché superato dai tempi di
Dawson Creek.
"Il suo carattere aveva
iniziato a mutare. Da fanciullo Loki dimostrava
un'indole piuttosto remissiva e mite, per quanto spesso si dilettasse in
dispetti e piccole bugie. Ma erano giochi infantili, nessuno se ne preoccupava
più di tanto."
Pedagogia
spicciola made in Asgard,
dovrebbero tenere convegni in merito.
"Ma da quando frequentava Amora era diventato indisponente, saccente, nervoso ed
offensivo. Madre se ne preoccupò, ma Loki non
sembrava predisposto ad un dialogo chiarificatore: non dava retta a nessuno se
non all'Incantatrice. Così Madre domandò ad Heimdall
di tenerli sott'occhio, poiché aveva intuito che ella stava tramando qualcosa e
stava fomentando Loki contro la sua famiglia. Non si
immaginava che invece l'avesse avvinto con un altro legame."
Allora Heimdall è davvero un voyeur! Ok, ho un quadro sempre più
completo delle psicosi di Loki.
"Madre andò su tutte le furie,
ma non intentò nessuna accusa formale ad Amora per
non far nascere uno scandalo che danneggiasse mio fratello. Tuttavia le tolse
la potestà degli studi di Loki e lei, sdegnata,
lasciò il regno. Improvvisamente, eludendo anche lo sguardo di Heimdall."
Sarò forse
prevenuta, ma alla luce degli ultimi avvenimenti, lo sguardo di Heimdall mi pare possa essere eluso con troppa facilità.
"Loki
come la prese?"
"Male, molto male. Si chiuse
nelle sue stanze e non uscì per giorni, nonostante cercassimo di parlargli e di
farlo ragionare: Madre diceva che aveva il cuore spezzato, Padre era furioso
per 'tutta questa storia delle lezioni di
magia' ed io sinceramente ero un po' invidioso che mio fratello avesse
avuto una donna prima di me. Ad ogni modo, Loki non
volle più avere nessun'altro insegnante, si dedicò agli studi da solo. Questa è
la storia, mi dispiace avertela dovuta raccontare."
Riassumendo:
un Loki adolescente è stato preso con le mani nel
sacco (vabbè, non erano solo le mani e non era
proprio un sacco) dal Guardiano, che ha spifferato tutto a mamma e papà che
hanno interrotto l'idilliaca relazione. La cougar ha
lasciato il regno di punto in bianco, probabilmente senza neppure salutarlo.
Alla faccia del trauma.
La pelle di Amora
è livida di inedia, l'unica nota di colore è la scia di sangue coagulato che
scende dalle narici, lambisce il labbro superiore ed attraversa la guancia.
È talmente fredda che quando le
guardie della scorta la appoggiano sul tavolo della stanza della guarigione Malekith inizialmente teme non ci sia più nulla da fare.
Sprona i cerusici con minacce di morte e loro si affrettano attorno al corpo dell'Incantatrice,
liberandola dai lacci del corsetto e dal mantello, cercando le pulsazioni ed il
respiro e pulendole il viso dal sangue. Mentre uno di loro le friziona il petto
per ristabilire la circolazione sanguigna che la prolungata esposizione al freddo
di Jotunheim ha compromesso, un altro invece le versa
il contenuto iridescente di una fiala tra le labbra.
Amora spalanca
gli occhi azzurri e prende fiato violentemente, poi inizia a tossire ed un
cerusico fa appena in tempo a voltarla su di un fianco che viene spinto via da
Re Malekith. Passa il braccio dietro alla schiena
dell'Incantatrice e ne solleva il busto, lieto di vederla riprendere colore
mentre la tosse smette di scuoterla.
"Maestà, vi domando perdono:
non credevo che..."
"Sssht. Riposa, Amora, hai fatto un lavoro
eccellente. L'invasione degli Jotun è fallita come
prospettavamo."
"I mortali hanno almeno due
Gemme. Quella piccola vipera ha osato..."
"Non preoccupartene ora. Avrai tempo e modo per lavare
quest'onta, mia cara. Sono in procinto per partire per Jotunheim,
a parlare a quei barbari decerebrati. Senza un capo, senza un Re non sono altro
che cani sciolti: Li prenderò sotto il mio dominio e mi servirò anche della
loro armata. Saranno il mio cuneo di sfondamento per invadere Asgard. I primi a cadere, mentre Svartalfheim,
servendosi delle Gemme, farà breccia nell'esercito Asgardiano.
Avrò la testa di Odino su un vassoio d'oro prima che egli si renda davvero
conto di chi sta combattendo."
"Mio Signore, permettetemi di
venire con voi."
Malekith le
accarezza i capelli con la mano bianca mentre scuote la testa: "Devi
riprendere le forze, Incantatrice. Ti farò scortare nelle mie stanze e avrai a
tua disposizione tutta la servitù della Rocca per sopperire a qualsiasi
capriccio in mia assenza. Hai fatto un lavoro egregio, mia cara, ed io sono un
Re molto riconoscente verso chi mi serve con fedeltà."
"Attenderò con ansia il vostro
ritorno"
Ed eccomi di nuovo!
Grazie innanzitutto, come sempre, per
aver letto e commentato questa storia: a dire il vero sto notando un calo
drastico delle recensioni, spero che non sia perché la storia stia annoiando o
comunque non piacendo… in tal caso, vi prego,
fatemelo sapere (anche via mp), in modo che possa aggiustare
il tiro.
Intanto, sul mio tumblr
(http://evilcassy.tumblr.com/)
ho
il piacere di pubblicare le vignette di Vampire_heart:
Vi anticipo che sono sulla capigliatura che Loki
sfoggia nel trailer di Thor: The Dark World, e che sono spassosissime!!!
Grazie, Grazie, Grazie ancora!
Alla prossima, vostra
EC
PS: Titolo tratto da ‘Total Eclipseof the Heart’ e citazione inizale di ‘The
ButterflyEffect.’
Capitolo 13 *** The Dust Has Only Just Began to Fall. ***
The Seventh:Winter
The Seventh:Winter
•PART 5: Keepin'
•Chapt. 12: The Dust Has Only Just Began to Fall.
People who have no hopes
are easy to control. And whoever has control has the Power .
“I
primi test sono andati a buon fine, almeno siamo riusciti a calibrare le
strumentazioni.”
“Peccato
per gli ultimi due.”
“Non
ti abbattere Jane: almeno abbiamo capito i nostri errori e cosa togliere dai
nostri calcoli.”
“Beh,
se non ci fosse almeno una combinazione spaventosa di equazioni da variare
saremmo a cavallo.”
Selvig
cancella parte del calcolo sulla lavagna bianca, si gratta la testa con il
pennarello borbottando un paio di numeri e poi lo ricompone: “Siamo ad un passo
dalla riuscita.”
“Sì,
ma non riusciamo a formulare questo passggio. È frustrante, non trovi?”
“Abbastanza,
ma ho vissuto di peggio.”
Dietro
al vetro d’entrata all’UnderLab Darcy
passa il badge nel lettore ed entra dalla porta scorrevole carica di caffè e
ciambelle. “Jane, ti cercano al piano di sopra, nell’ufficio di Pepper.”
Annuncia appoggiando le cibarie sul tavolo di fianco alla lavagna ed offrendole
al professore, che rifiuta con un cenno senza quasi guardarle.
“Non
ho tempo ora.”
“È
urgente.”
“E
chi lo dice?”
“Qualcuno
del tipo Xena, D’Artagnan, Forrest Law e Glòin figlio di Gròin.”
“Oh cazzo, ci mancavano pure loro.”
“Lady
Jane, sono spiacente di dover interrompere il tuo lavoro.” Sif ed i tre
guerrieri si esibiscono in un piccolo inchino. “Ma abbiamo urgente necessità di
interloquire con Thor.”
Dietro
di loro, Pepper alza le spalle. “Non mi credono quando dico che le
comunicazioni con i Vendicatori sono ancora difficili.”
“Temo
non possano effettivamente capire. Senza offesa, eh!" Si affretta ad
aggiungere davanti agli occhi castani di Sif, stretti in due fessure stizzite.
"Però, sì, come vi ha appena detto Miss Potts...”
“La
dolce Lady Potts” corregge Fandral gettando uno sguardo ammiccante verso Pepper
che alza un sopracciglio e gli restituisce uno sguardo di puro compatimento.
“Sì,
uhm, come vi ha già detto la dolce Lady
Potts-a-breve-Lady Stark, Thor non è qui al momento. È stato prima su
Jotunheim a recuperare una delle Gemme, ma l’ultimo segnale che abbiamo ricevuto
proveniva da nord, insieme agli altri, quindi è tornato sulla Terra e...”
“Vi è
stata una battaglia?” Volstagg sposta la sua attenzione dalla confezione di
cioccolatini sulla scrivania a Jane: L’attimo di distrazione che permette a
Pepper di spostare il cestino e salvare i pochi dolcetti superstiti.
“Probabile,
non sappiamo ancora nulla. Come vi dicevo le comunicazioni sono difficili e…”
“…non
sapete neppure contro chi si sono battuti? Sarà stata una battaglia epica, non
ho dubbi che Thor…”
“Jane,
vuoi che ti cerchi con Google translator
la traduzione di ‘Comunicazioni
difficili’ in Norse Antico?"
“Grazie,
Pepper.”
“Non
importa, il tempo stringe e non possiamo far altro che affidere a te questo
messaggio importante.” Sif fa un passo avanti rispetto agli altri, un piccolo
cofanetto di cristallo chiaro e liscio sulla mano destra. “La Gemma
dell’Anima.”
“L’avete
trovata!”
“Non
noi. Gli Elfi di Alfheim. Una loro delegazione si è mossa verso Asgard,
portando questa Gemma come dono a rinnovare l’antica alleanza tra i nostri
popoli e le nostre armate. Abbiamo un nemico in comune, che sta riprendendo
forza ed adunando eserciti, e questo è fonte di preoccupazione per entrambi i
Regni: Asgard è pronta a schierare il suo esercito, Alfheim sarà con noi.”
“E
questo antico nemico sarebbe?”
“Svartalfheim.”
“Thor
non me ne ha mai parlato.”
“Oh,
temo che non avresti potuto capire. Senza offesa, eh.” Sif si concede un
piccolo sorrisetto di rivincita e lo sguardo di compatimento di Pepper contagia
anche Jane: “I guardiani degli Elfi bianchi hanno potuto vedere attraverso le
tenebre di cui si è circondato il regno degli Elfi Oscuri. Muovono le loro
pedine, adunano soldati, ed Amora l’Incantatrice è alla destra del loro Re.”
“Quindi
ora sappiamo chi c’era realmente dietro.”
“Gli
Elfi di Svartalfheim non sono nemici di poco conto, Milady” aggiunge Hogun.
“Asgard si sta preparando ad una nuova guerra, e il padre degli Dei vuole che
Thor rientri nelle schiere dell’esercito.”
Jane
e Pepper si scambiano uno sguardo. “E chi lo dice a Fury?”
“Ricapitolando,
ora abbiamo tre Gemme.” La voce di Bruce da dietro lo schermo del laptop spezza
il silenzio del volo di ritorno. Dopo la conf
call avuta con Fury, Pepper e Jane riguardo gli ultimi sviluppi e le novità
portate dagli Asgardiani a tutti è passata la voglia di parlare e rilassarsi
per qualche momento.
Durante
l’attesa febbrile della riparazione del Quinjet – sento Stark imprecare
dall’hangar a ritmo di colpi metallici – ognuno è rimasto chiuso nel proprio
silenzio, in balia delle proprie ipotesi e alla ricerca di un piano. Thor si
sente in dovere di obbedire ad Odino e tornare su Asgard a combattere, ma noi
resteremmo uno in meno. “E sapete cos’è successo l’ultima volta che eravamo con
un componente in meno nella squadra?”
“Grazie,
Steve, preferivo non ricordarlo.” Sospiro: “Ma di certo non possiamo
impedirglielo.”
No,
affatto: dovremmo anzi far cerchio attorno a lui e accompagnarlo in
quest’impresa, ma non possiamo lasciare sguarnita la Terra.
“Loki
ne ha un’altra. Ed un’altra ancora sappiamo che è nelle mani di Amora. Manca la
Gemma del Potere.” Conclude Natasha. “Ho idea che sia qualcosa di simile ad un
asso vincente.”
Estraggo
il tablet dallo zaino e mi metto a scorrere le pagine della scannerizzazione
del libro di Loki. “Un tale potere non è facile da gestire, dobbiamo trovare
qualcosa a cui appigliarci. Un baco del sistema, per dirlo in parole povere,
come per il Tesseract.” Rigetto lo StarkPad nello zaino sbuffando. “Ma da
questo libro non riesco a dedurre nulla.”
Natasha
domanda a Bruce come stia procedendo nell'UnderLab.
“Lo
spettro di ricerca ha subito qualche interferenza a causa della tempesta,
perciò ha rallentato la sua portata.” Digita qualcosa sulla tastiera. “Lo sto
ricalibrando a distanza, dovrebbe riprendere le piene funzioni in meno di
quaranta minuti.”
“Mi
domando perché non l’abbia fatto direttamente Selvig.” Domanda ad alta voce
Cap, e Bruce alza le spalle: “Devono essere molto impegnati con i Test. Ho
visto che i primi due hanno dato un esito positivo, ma dopo il potenziamento
delle strumentazioni hanno iniziato a dare dei problemi.”
“Sempre
a causa del meteo?”
“Può
darsi. Dai dati che ho ricevuto pare ci sia stato anche un calo di tensione ad
intralciare…”
“Impossibile.”
Giudica Stark rientrando dall’hangar, maniche arrotolate sugli avambracci e
morchia ovunque. “Prima di partire ho convogliato nell’UnderLab tutta l’energia dei reattori Arc che alimentano la Torre.
Semmai ci dovrebbe essere stato un calo di energia elettrica negli uffici e
negli altri laboratori. Interruzioni, addirittura, ma l’UnderLab è impossibile che abbia subito problemi.” Bruce insiste
che i dati parlano chiaro. “Allora qualcuno ha preso contro alla spina della
corrente, dottore.”
“Cosa
stai insinuando?”
Sotto
lo sguardo sbalordito di tutti noi, Tony si prende una lattina di birra dal
frigo, la apre con calma e ne beve un lungo sorso. “Erano ad un passo dalla
realizzazione di un Wormhole: Dovevano solo ricalibrare la strumentazione, i
calcoli sono esponenziali, niente di estremamente difficile per cervelli come
quelli di Selvig e Foster. Ed invece i successivi test hanno dato esito
negativo. Qualcuno sta sabotando ed è qualcuno che sa fottutamente cosa fare.”
La
voce di Clint è solo un sussurro, ma ha il potere di farci seccare la bocca a
tutti: “Selvig.”
Tony
annuisce: “Temo che il professore sia ancora sotto l’influsso di qualcuno di
nostra conoscenza.”
Mi
ritrovo addosso lo sguardo di tutti.
Davvero pensavi che la sua capatina nebbiosa a New York
fosse solo per salutarti con un bacetto?
Mi ha fregato. In pieno. “Figlio
di Puttana...!”
Siamo
sopra il Canada quando riesco a riallacciare finalmente una conversazione con
la Stark Tower: l’influsso del portale aperto sul Jotunheim ha scatenato una
tempesta che perdura, gli effetti potrebbero protrarsi a lungo e le
comunicazioni continuano ad essere difficili. A rispondermi, dal laboratorio, è
Darcy. “Passami Jane.”
“Ciao anche a te, tutto bene. Sì, un po’ freddo ma niente di
che, tengo la pelle idratata.”
“Darcy,
non ho tempo per una conversazione amichevole. Passami Jane, è urgente.”
“D’accordo, d’accordo… tutte urgenze per la dottoressa
Foster… qui stiamo diventando importanti, eh! JANE, JANE! È
per te, c’è GreyRaven sulla linea Sei ed è in fase premestruale. Passo!”
“Se c’entrano degli Asgardiani, sappi che
butterò giù il telefono imprecando come uno scaricatore di porto."
“Indirettamente,
forse. Che mi dici di Selvig? Come si sta comportando?”
“Oh, beh. Qui dentro è il più ottimista.
Non fa neppure delle pause, borbotta calcoli da solo ma finalmente ha smesso
con l’ondata di malinconia verso la Grecia, con buona pace di noi tutti. Vuoi
che te lo passi?”
“No,
grazie, arrivo al punto: Abbiamo il sospetto che sia compromesso. Di nuovo. E
che stia sabotando la vostra ricerca ed i vostri test. E non sono certa che i
calcoli li stia borbottando proprio da solo.”
“Mi stai dicendo che...oh, merda…”
Natasha
spiega velocemente: “Ascolta le mie istruzioni: Ora fingi che stiamo avendo una
conversazione normale, probabilmente ti ho appena avvisato che Thor intende
tornare subito su Asgard. Poi dissimula, stai all’erta, cerca di tenerlo il più
possibile tranquillo e lontano da cosa potenzialmente pericolose.”
“Ma... io non...!"”
Steve
rincara la dose: "Dottressa Foster, non possiamo fare altrimenti: noi
potremo essere lì tra circa tre ore e mezza: Fury ha inviato la Hill, ma anche
lei non arriverà in un battibaleno. È tutto in mano tua."
"Jane,
puoi farcela, io ripongo in te la mia piena fiducia." aggiunge Thor.
"Devi solo prestare attenzione."
“State scherzando, vero? Non va più di
moda il teletrasporto, Addison?”
Mi
stringo le spalle: “Ho abusato un po’ dei miei poteri, non li ho ancora
recuperati del tutto e non vorrei ritrovarmi a teletrasportarmi solo a metà.
Sai che schifo dover ripulire tutto dalle mie interiora?”
"Sì,
Pepper ti ucciderebbe." Concorda Tony.
“Se la mettete così non ho esattamente molte
alternative. Devo però farmi aiutare da Pepper e Darcy, io da sola..."
"Fifona.
Tieniti a portata di mano un oggetto contundente, nel caso occorra una ricalibrazione cognitiva in tempi
brevi."
Tony
suggerisce la mazza da baseball nella camera di Steve, che ha una reazione di
protesta quasi isterica: " È autografata da Joe DiMaggio! Ci ho messo
mesi per trovarla!"
"C'è
freddo qui giù, professore..." si lamenta Darcy, soffiandosi sulle mani
prima di allungarle verso il fancoil dell'aria calda.
"Come?"
"Lei
non lo sente? È in maniche di camicia....!"
Selvig
si fissa stralunato le braccia, poi fa spallucce e ritorna a fissare la lavagna
piena di calcoli ed equazioni parlottando: piuttosto bizzarro, per uno che sino
a poche ore prima decantava una smisurata nostalgia per il clima mite della
Grecia.
Darcy
alza lo sguardo dal fancoil appena sente picchiettare contro il vetro
dell'entrata. Jane le fa cenno di andare fuori: "Che c'è?"
"SSSSSHHT! Vieni!" bisbiglia. Un
ultimo sguardo a Selvig, impegnato ed assente nei suoi calcoli, e la segue.
"Sei un uomo di scienza, Selvig, è tutta la vita che
studi e la soluzione la puoi appena sfiorare tra le dita. Non è frustrante? In
giornate come questa i tempi in cui avevi a tua disposizione la conoscenza del
Tesseract sembrano ancora più lontani, nevvero?Ammettilo."
"Sì."
"Ti ricordi la vertigine di tutta quella conoscenza,
della verità che il Tesseract donava? Non era inebriante? Non era
soddisfacente?"
"Oh,
lo era, ma..."
"E allora, perché non ricercarla di nuovo?"
"...io..."
"Già una volta scrutai nel tuo cuore e li aprii al mio
volere. Non ho bisogno di rifarlo, poiché troverei i medesimi desideri. Non
sogni la fama o la gloria, ed hai la mia stima per questo: tu vuoi capire, tu
vuoi CONOSCERE. In questo siamo simili. Ed è per questo, ora che affido proprio
a te questo compito."
"Ma..."
"Niente Ma, Selvig. I vostri calcoli non porteranno che
ad una comprensione parziale della vostra scienza, e non hai neppure una
certezza di riuscita. Che accadrà se essi si riveleranno inesatti? Come
reagirai? Un fallimento ti abbatterebbe. Non è quello che merita un professore
del tuo calibro. Ho tra le mani la Gemma dello Spazio. E te ne farò dono, in
modo che tu possa studiarla appieno e carpirne i segreti, una volta conclusa
questa... faccenda."
"Io
non posso..."
"Certo che puoi. Fallisci ora, di tua spontanea
volontà, per vincere in futuro. Professor Selvig, hai davanti a te
l'opportunità di una vita... e non vuoi coglierla?"
Loki
non aveva bisogno di uno scettro per asservire qualcuno al suo potere o per
plagiare una mente.
A lui
bastano le giuste parole bisbigliate nel giusto orecchio.
Quel
povero allocco di Selvig era solo un diversivo per impedire che riuscissero
davvero ad aprire un portale senza l'ausilio della Gemma: una precauzione in
più, poteva definirla così. Se fermare i Vendicatori era quasi impossibile,
vista la loro determinazione, almeno doveva frenare in tutti i modi la loro
ricerca: solo così poteva avere più possibilità di trovare le Gemme per primo
senza ritrovarsi troppo intoppi tra i piedi.
Darcy
è nervosa mentre aiuta Jane a regolare un'apparecchiatura. Parlano in bisbigli
e sussurri, e Jane è ben consapevole che questo getterà di sicuro qualche
sospetto su di loro, ma non ha idea di come poter fare altrimenti.
Lo
sguardo corre di continuo sull'orologio da polso e alla schiena di Selvig, che
si volta all'improvviso facendole sussultare.
Ma quanto ci mettono ad arrivare?
"Dunque,
ragazze, cosa state facendo?"
"Niente,
pensavamo di sistemare questa apparecchiatura da un'altra parte. Qui fa
disordine e, prof, sai come Jane diventi intrattabile nel disordine."
"Sì
è così... sono una maniaca, che ci posso fare!" Penose, davvero penose. Un paio di lezioni di recitazione potremmo
anche sprecarci a prenderle. "Quindi, ehm, Darcy, come ti dicevo
possiamo metterlo su quel tavolo e..."
"E
per spostare l'attrezzatura prima la ricalibrate secondo frequenze
esponenziali?"
Oh, merda.
"Ma
toh, che caso..." biascica Darcy.
Selvig
freme come se stesse trattenendosi dall'attaccare e Jane riconosce nel suo
sguardo, solo per un istante, lo stesso sguardo che aveva Loki nel tunnel della
Metropolitana, quando la vittoria di Thanos sembrava imminente e GreyRaven era
un corpo a terra in un lago di sangue.
Un
colpo secco, e il professore crolla a terra privo di sensi. Dietro lui, resta
in piedi Pepper in tailleur e tacchi a spillo: si appoggia la mazza da baseball
alla spallae sussurra un soddisfatto:
"Fuoricampo di Joltin'
Pepper."
“Quindi
Pepper l’ha davvero mandato KO
colpendolo con la mia mazza da
baseball da collezione?” Un incredulo Steve sta esaminando accuratamente la
mazza da mezz'ora e alla fine tira un sospiro di sollievo nel constatare che
non è stata minimamente danneggiata.
“Eccoti
il the, tesoro: Assam, senza zucchero ma con l’aggiunta di un goccio di latte a
temperatura ambiente come piace a te. Ho aggiunto anche un paio di biscottini
allo zenzero, so che ti piacciono.” Pepper rivolge a Tony uno sguardo a metà
tra lo sbigottito e l’incuriosito poi, davanti al suo sorrisetto compiacente e
sornione, decide di approfittare del fidanzato così servizievole e lo manda a
cambiare i biscotti allo zenzero con quelli al cacao: Stark scatta come un
soldato davanti al Caporale Maggiore. “Dovresti prendere a sprangate le persone
più spesso, Pepper.” Commenta Clint. “Ovviamente con la mazza da baseball di
qualcun altro.” Aggiunge velocemente davanti all’occhiataccia del Capitano.
“Credimi,
una volta può bastare.”
Bruce
e Jane entrano nella stanza annunciando che Selvig si è svegliato e sembra aver
ripreso possesso delle sue facoltà mentali. “Abbiamo lasciato Addison con lui,
voleva assicurarsi che le sue condizioni psichiche siano stabili.”
“Con
la rabbia che aveva addosso oggi, probabilmente lo userà come punching ball.”
Clint incrocia le gambe sul puff vicino al caminetto e muove il collo
indolenzito dal poco riposo e dal lungo pilotaggio. “Così impara a scegliersi
un tale stronzo come trombanemico.”
Natasha
alza la testa dallo schermo che stava visionando e gli scocca un’occhiata
gelida:“Uno stronzo il cui intervento è stato essenziale per chiudere il portale.”
“Uno
stronzo che per poco non ti ha spezzato l’osso del collo.”
“Ma
non l’ha fatto.”
“Ringrazia
Stark.”
“Chi,
io? Son qui solo a portare i biscotti al cacao, non tiratemi in ballo.”
Natasha
stringe il pugno, mordendosi il labbro inferiore e sibila che andrà a mettere
le pietre nel Gauntlet uscendo a passo svelto dalla stanza strappando la Gemma
dell'Anima dalle mani di Jane che protesta debolmente.
"La
lasci stare, dottoressa Foster. Quando si osa criticare Addison, Natasha fatica
a ragionare.” Borbotta Clint, prima di stiracchiarsi e dichiarare di avere i
muscoli tutti indolenziti.
"Potresti
farti un idromassaggio. Da quando la tempesta ha diminuito d'intensità e non
abbiamo più interferenza nei reattori Arc, l'Avengers Spa ha ripreso a funzionare."
"Ottima
idea, Pepper. Grazie."
"Figurati.
Darcy è già dentro da un po'."
Idromassaggio
con studentessa ventiquattrenne tettuta: Non una bella mossa con la propria
donna incazzata in giro per lo stesso edificio; Clint alza un sopracciglio e si
rivolge agli altri: "Qualcuno vuol farmi compagnia?"
"Beva
a piccoli sorsi, professore." Mi raccomando reggendogli il bicchiere di
the freddo. Ancora legato al lettino dell'infermeria, Selvig ha l'aria
abbattuta e stordita mentre sorseggia, e poi scuote la testa deglutendo con
difficoltà. Si lascia cadere sul cuscino con un gemito - Il ghiaccio che ci
siamo premurati di mettergli sulla parte colpita non fa molto effetto, Pepper è
una battitrice mancata - e fissa il soffitto con occhi lucidi. "Non si
colpevolizzi, Professore. Conosciamo tutti quanti la portata degli incanti di
Loki."
"Anche
lei, agente Borgo?”
La
sua voce roca e gli occhi spenti mi prendono in contropiede. Distolgo lo
sguardo dal suo con la scusa di appoggiare il bicchiere ad una mensola di
fianco. “Ho visto gli effetti su terzi.”
“Ma
la sua, di mente, non l’ha mai toccata, vero?”
Penso
al suo bacio di brina davanti alla Tower, al suo abbraccio inconsistente che mi
sorreggeva donandomi energia per chiudere il portale e alla sua presenza
persistente nei miei pensieri. È un incantesimo anche quello?
“Non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu
voglia cercare, vedere, toccare me di tua spontanea e libera volontà. Sarebbe
insopportabile per me che lo facessi perché indotta da un qualche tipo di
influsso o incantesimo.”
La
dichiarazione di Loki, e mi era parsa sincera. Lo era davvero? Quanto può
essere attendibile la mia analisi dato quello che provo per lui?
E fondamentalmente, che cosa provo? “Suppongo che su me abbia operato in una maniera
differente.”
Inaspettatamente
Selvig scoppia a ridere. È una risata bassa e affaticata, rauca e triste:“Posso
assicurarle che non abbiamo avuto lo stesso trattamento, io e lei.”
Colgo
la palla al balzo per alleggerire l'atmosfera: “Lo spero bene, Professore. Sono
una donna molto gelosa.” Gli apro le manette e per prima cosa si massaggia i
polsi segnati, seguitando a restare coricato con gli occhi fissi verso il
soffitto.
Mi
risiedo e gli pongo qualche domanda per capire quale possa essere il suo stadio
di confusione - che giorno è, quando è stato il suo ultimo pasto, i suoi
spostamenti – e giudicandolo abbastanza lucido dirigo il discorso sulle sue
sensazioni.
“Mi
sento prosciugato” Rivela con un sospiro. “A che serve un quoziente
intellettivo superiore a 150, se poi si cade in tranelli simili?”
“Lei
è umano, professore. E come ogni essere umano ha le sue debolezze. Se c’è una
cosa in cui Loki è dannatamente bravo, è scoprire e sfruttare le debolezze
altrui a suo favore.”
“Avrei
potuto fare del male a Jane e Darcy.”
“Non
pensi a ciò che poteva succedere, ma a quello che è successo. Nessuno si è
fatto male, escludendo quel bernoccolo abnorme che continua a crescerle sulla
testa. Non sarà il caso di portarla a fare una TAC?”
“No,
il bernoccolo è il male minore. La mia autostima è conciata peggio. Non sento
di poter più fare affidamento su me stesso e sulle mie capacità.”
“Abbiamo
tempo, professore, ed io sono a sua completa disposizione. Se me lo permetterà,
l’aiuterò volentieri.”
Jane
ha accompagnato Banner e Stark nell’UnderLab,
a fare il punto della situazione e a riprendere il lavoro da dove
l’incidente di Selvig l’aveva interrotto, mentre Thor si è piantato davanti al
caminetto e fissa pensieroso le fiamme guizzanti con Pepper che decide non sia
il caso di lasciarlo solo e si siede di fianco con la scusa di arrostire i
Marshmallows.
Steve
è stato l’unico ad accettare l’invito all’idromassaggio; si dirigono verso la
zona relax sforzandosi di parlare del più e del meno. Nell’ascensore Clint
giocherella con il touch screen, evidenziando le telecamere di sicurezza – alla
palese ricerca di Natasha, ma Steve è abbastanza delicato da non rigirare il
coltello nella piaga – catturando Darcy che esce dalla Spa. “Meglio dai, condivideremo un momento tra uomini.” Clint alza
un sopracciglio, gli rivolge uno sguardo perplesso e poi si gratta la nuca
borbottando qualcosa sul ‘non essere il
suo tipo”.
Steve
non afferra.
Il
rumore della porta a vetri che si apre fa voltare Natasha di scatto: “Ah, sei
tu.” Sbuffa solamente, una leggera e quasi impercettibile nota di delusione
nella voce. Darcy ruota gli occhi tondi e piega la testa di lato: “Scusa se
esisto, eh!” brontola entrando e lasciando che la porta si chiuda dietro di sé.
“Beh, volevo anche vederlo, questo famoso Gauntlet. Non so se lo sai, ma pare
che qui dentro l’unica ad essere stata esclusa dalle vostre operazioni è stata
la sottoscritta.”
“La
prossima volta falsifica meglio il tuo curriculum.” La apostrofa Natasha, prima
di indicarle con un cenno svogliato il Gauntlet sul tavolo vicino. Poi incrocia
le braccia e si appoggia al muro, lo sguardo di ghiaccio ostinatamente rivolto
verso il biancore della neve fuori dalla finestra.
Darcy
si avvicina e si china a fissare il Gauntlet con le mani sulle ginocchia e
l’espressione da bambina curiosa: “Beh, per essere grosso è grosso.”
“Non
toccarlo.”
“Perché?
Tu l’hai appena fatto!”
“Non
si conoscono completamente le reazioni del Gauntlet; quindi, onde evitare
improvvisi ed inspiegabili disastri, tieni le mani a posto.”
“Pessima
giornata, eh agente?” Darcy si getta indietro una ciocca di capelli poi
raddrizza la schiena e appoggia le dita, quasi con un gesto di sfida, sul bordo
del tavolo: “Non vedo di che preoccuparsi. Sono solo una studentessa senza
infamia e senza lode, per Selvig e Jane una semplice spalla a cui rifilare
semplici compiti amanuensi e che tutti voi notate a malapena. Quale pericolo
potrò mai rappresentare?”
La
canna della pistola di Natasha è a pochi centimetri dalla sua fronte ed il suo
volto ha perso completamente l'espressione insofferente di pochi secondi prima:
"Ho detto: ferma."
Le
labbra di Darcy si piegano in un mezzo sorriso e negli occhi azzurri brilla una
luce sinistra, quando i capelli castani si sciolgono in oro.
La
prima cosa che Steve nota all’entrata nella Spa
è uno accappatoio appeso al piolo vicino alla Jacuzzi. La seconda è la pozza
scura di capelli nella vasca.
È
Clint per primo a lanciarsi sul corpo che galleggia con il viso rivolto verso
il basso: Darcy ha gli occhi semichiusi, le labbra bianche ed un battito appena
percettibile. La stendono a terra mentre Clint inizia a praticare velocemente
un massaggio cardiaco urlando di chiamare i soccorsi.
“Lasciami
indovinare: Amora, giusto?” Ora
entrambe le pistole sono spianate.
“La
mia fama mi precede.” Natasha si volta di scatto e colpisce al volto la donna
ricomparsa alle sue spalle, facendola cadere all'indietro: "Trucco vecchio
e superato." La proiezione svanisce, l'Incantatrice si passa una mano sul
labbro colpito e poi rivolge la sua espressione di sbalordito oltraggio verso
Natasha, già pronta a colpire di nuovo: “Se la metti così…”
Amora
non ha fatto che un debole cenno della mano e lei si è ritrovata con la schiena
sul pavimento, le pistole che schizzano agli angoli opposti della stanza.
Un
colpo di reni ed è pronta di nuovo a fronteggiarla. Braccio piegato
all’indietro, gamba destra attorno al collo ed è Amora a colpire di nuovo il
pavimento.
Poi
le gambe di Natasha cedono sotto la stretta di sottili fili invisibili che
stringono sino a lacerare la tuta e la pelle.
Lo
sterno di Darcy ha fatto un rumore secco al decimo minuto consecutivo di
massaggio cardiaco.
Clint
non si ferma, alterna la respirazione bocca a bocca al massaggio mentre Pepper
è al telefono con il 911e cerca di farsi mandare dei soccorsi e finalmente
Stark è arrivato con la bombola dell’ossigeno dall’infermeria.
Il
corpo della ragazza è scosso da due spasimi ravvicinati e Clint fa appena in
tempo a voltarlo su di un lato che un getto d’acqua viene vomitato. Dalle
labbra bianche di Darcy proviene un gemito strozzato e colpi di tosse pesanti e
faticosi, Stark porge la maschera dell’ossigeno a Clint che gliela assicura al
volto istruendola sul fare respiri calmi e profondi.
“È impossibile” ripete per l’ennesima volta
Steve. “L’abbiamo vista uscire dalle telecamera di sicurezza!”.
“Beh,
evidentemente si trattava di qualcun altro.” Scambia uno sguardo con Clint e
poi con Stark: “Figlio di Puttana!”
“Le
Gemme!”
L’Incantatrice
è agile ed i suoi poteri le conferiscono le parvenze di un'ombra: tenerle testa
è per Natasha una fatica enorme.
I
fili invisibili tornano a tagliarle la pelle delle gambe e delle braccia e la
sua forza non riesce a vincerli, quando si avviluppano attorno al collo. Cade a
terra con un ringhio frustrato mentre l’altra si avvicina al Gauntlet e lo
prende in mano.
Le
dita affusolate sfiorano la Gemma Dorata: i fili lasciano il corpo di Natasha
ma lei non può comunque muoversi di un millimetro. “Questa Gemma può bloccare
il Tempo, sai? Se sai come usarla, può focalizzare il suo potere solo su un
elemento soltanto.” Spiega la strega con studiata calma, avvicinandosi.
Natasha
non può muovere che le pupille, ad incontrare le sue nell’angolo dell’occhio
con odio: “Voi non avete idea delle immense possibilità che queste Gemme
possono offrire. Anche la tua amichetta aveva solo una vaga idea e l’ha
sfruttata in modo così imperfetto da risultare quasi blasfemo. Dovrei
ucciderti, ma lei non imparerebbe niente; E la mia indole da maestra non me lo
permette: Sono costretta a darle una lezione, e tu sarai un mio strumento.”
Accarezza il Gauntlet con lo sguardo, poi ne stacca la Gemma della Mente e la
rigira tra le dita. “Anche se ti facessi a pezzi lentamente non ti distruggerei
davvero: Ciò che può spezzarti e farti crollare è solo dentro di te. Sì, direi
che questo fa al caso nostro, non trovi?"
Natasha
si prepara al dolore che, ne è certa, sarà violento ed improvviso.
Ma
quando l'Incantatrice appoggia la Gemma alla fronte, viene avvolta da una
tenebra vischiosa.
Ritardo cronico: su TUTTA la tabella di
marcia. Sono in ritardo con i ringraziamenti, con le recensioni e pure con le
pubblicazioni. Sono un diastro, e non so come scusarmi.
Vi ringrazio per continuare a seguirmi e
chiedo scusa (Anche) per aver 'pressato' per le recensioni nel capitolo prima:
non è da me, ma purtroppo sono una avezza alle seghe mentali, e notando quel
calo di recensioni ho temuto, davvero, di star scrivendo un'enorme ed
inconfutabile cazzata, pesante come il piombo. Ci tengo a questa storia davvero
tanto: voglio farla funzionare e voglio che non deluda nessuno (me in primis),
perciò è per questo che sono tanto 'affamata' di feedback. Grazie, a chi ha
lasciato una recensione, un commento qui o su FB, chi l'ha messa nei preferiti,
nelle seguite e nelle ricordate.
Spero di non aver incasinato ulteriormente
le cose in questo capitolo. Anyway: abbiamo Loki che ha mandato in pappa il
cervello di Selvig - again - e Darcy che rischia di annegare perché Amora ha
deciso di prendere le sue sembianze per fregare tutti e prendersi il Gauntlet.
Cosa capiterà a Natasha lo si scoprirà nel prossimo capitolo: vi avverto che sarà
pregno di ANGST, dedicato solo a lei e che per me è stato molto, ma molto, ma
molto difficile da mettere giù. (anche se qualcuno si domanderà che cacchio ci
sarà stato di tanto difficile da scrivere.)
Grazie ancora: per ogni domanda vi rammento
il mio ask - http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos e per dare un'occhiata
alle fanart di cui alcune gentilissime lettrici (che non ringrazierò mai
abbastanza) mi hanno fatto dono c'è tumblr: http://evilcassy.tumblr.com/
Alla prossima,
EC.
PS: Titolo tratto dalla canzone 'Hide and
Seek' di Imogen Heap e citazione proviene da 'La Storia Infinita'.
I know how to search your mind and
find your secrets.
Natasha cerca di
muoversi ma ha braccia e gambe immobilizzate. Apre gli occhi per ritrovarseli
feriti da un'intensa luce bianca.
"Non
ti agitare." le suggerisce bruscamente in russo una voce profonda e Natasha ruota gli occhi per evitare il fascio diretto che
proviene dalla grossa lampada sopra al tavolo a cui è immobilizzata. Ci sono delle
figure, attorno a lei, le vede sfocate ma indovina camici bianchi e mascherine.
Una di loro si avvicina al suo
braccio con qualcosa in mano che Natasha non riesce a
mettere bene a fuoco. Quel qualcosa punge la pelle ed irrora liquido caldo
nelle sue vene.
Brucia, Natasha
trattiene un gemito. "Non ti
agitare." ripete di nuovo la voce di prima con un tono più duro.
Sente un rumore ronzante e continuo
dietro la sua testa, ed una ciocca di capelli rossi che le passa davanti al
viso le suggerisce che la stanno rasando a zero.
Improvvisamente la luce non le da
più fastidio, come se una patina appena più scura le fosse calata sugli occhi.
Una delle figure si china su di lei e allarga le palpebre con le dita
affermando che il riflesso pupillare si è bloccato:"Ottimo." A parlare è la stessa voce di prima. Il rumore
ronzante cessa, qualcuno si alza dietro di lei, ed intuisce che sia il
possessore della voce profonda. "La
numero 64 ci riserva sempre piacevoli sorprese."
"Il
suo cristallino ora è modificato: la sua velocità e capacità di adattamento
alla luce è aumentata del 175%." Spiega la figura che le ha
analizzato l'occhio. Segue un breve applauso dei presenti: "Se anche l'impianto craniale andrà a buon fine, direi che
potremmo addirittura darle un nome."
Ci sono mormorii di approvazione;
qualcuno nota che non è mai accaduto prima. L'uomo dalla voce profonda ritorna
a sedersi dietro alla sua testa e da ordini all'anestesista e al chirurgo di
procedere."Evitiamo di cantar
vittoria troppo presto."
Il buio è soffocante.
I polmoni reclamano ossigeno
disperatamente quando si alza a sedere si scatto, uscendo dall'acqua. L'aria
gelida le entra dolorosamente nella bocca spalancata e graffiandole la trachea
con minuscoli aghi.
Natasha si
stringe nella sua canotta bagnata, piccoli cristalli ghiacciati scivolano lungo
le spalle a solcarle le braccia nude e livide, i capelli corti ispidi e pungono
la nuca.
Trema visibilmente sotto un cielo di
stelle gelide e lontane, immersa nella tinozza di metallo al centro un cortile
innevato, screziato da segni di pneumatici pesanti e macchie di morchia.
Tutto attorno, il cemento armato ed
anonimo di costruzioni basse e regolari. Natasha fa
per alzarsi ed uscire dalla tinozza ma una delle finestre si illumina ed una
voce pesante le intima di non muoversi:"Sono
le ore 03 e 57, Elemento 64, il test finisce alle ore 5:00. Ritorna nella tua
posizione" potrebbe essere morta per quell'ora, ma per lei
l'obbedienza cieca è l'unica strada percorribile, così si piega sulle ginocchia
e torna a sedersi.
Segue con lo sguardo la ronda del
soldato sul tetto e pregusta il momento in cui avrà il permesso di correre e
riscaldarsi.
Il buio punge.
L'Uomo dalla Voce Profonda è in
piedi contro la finestra e le rivolge le spalle. Ha corti capelli talmente biondi
da sembrare bianchi e lei sa, anche se continua a darle la schiena, che ha una
stempiatura fortemente marcata e le sopracciglia talmente rade che rendono il
suo sguardo algido quasi folle.
L'ha chiamata con il nome che le è
stato concesso e questo per lei è fonte di soddisfazione: nessuna prima di lei
era arrivata ad essere qualcosa di diverso da un numero, e dubita che qualcuna
dopo di lei possa superare le stesse prove che le sono state imposte.
Per lo meno, non alla sua età. A proposito, qual è? Dieci, undici anni?
L'uomo si complimenta brevemente per
la missione appena svolta e le domanda che effetto le abbia fatto uccidere.
"Nessuno." Risponde,
sorprendendosi di quanto la sua voce possa suonare ovvia e dura allo stesso
momento. "Erano miei obbiettivi, andavano eliminati." L'uomo si volta
e lo sguardo la studia da capo a piedi. "Nella prossima missione non
sparerai da lontano. Probabilmente dovrai uccidere con le tue stesse mani, ma
questo dipende da te." Annuisce, la testa vaglia velocemente tutte le
tecniche che ha imparato, abbinandole alle eventualità di applicazione. Ad un
cenno dell'uomo prende il dossier appoggiato all'angolo della scrivania che li
separa e lo apre a studiare le note del suo prossimo obbiettivo.
"Ogni mese quest'uomo si ritira
per tre giorni nella sua tenuta sulle rive del lago Shartash,
presso Ekaterinburg, con la sua scorta armata di
quindici uomini. Al suo arrivo, una persona fidata gli fa trovare una ragazzina
- ogni volta una diversa - con cui lui passa il suo ritiro. Ma non è per i suoi
gusti e le sue abitudini per cui abbiamo necessità di eliminarlo. Abbiamo convinto il suo fornitore a non essere
più così fidato."
"Sarò io ad incontrarlo?"
"Affermativo. Con la difesa
posta alla tenuta, cercare di entrare dall'esterno impiegherebbe troppe
risorse. Una volta all'interno, però, potrai agire indisturbata: Fai in modo
che sembri un incidente e non lasciare che nessuno ne esca vivo. Una volta
terminato il tuo compito appicca fuoco alla casa ed allontanati nella foresta;
Provvederemo a nascondere un GPS nelle vicinanze con cui localizzarti per il
recupero."
Si è avvicinato senza quasi che lei
se ne sia accorta e quando sente la mano che passa tra i boccoli appena
ricresciuti la trova viscida e priva di calore. "L'ufficio del personale
ti istruirà su come prepararti. Dovrai tingerti i capelli, a lui piacciono
bionde."
"Sì, signore."
La mano scivola dalla nuca lungo la
spina dorsale: "Mi accollerò l'onere di una parte ancora mancante nel tuo
addestramento."
Il buio viene dall'interno e inghiotte
tutto troppo tardi.
La firma di AlexeiShostakov è chiara e nitida, precisamente inserita
nella linea dritta dell'atto di matrimonio. E' indice di indiscutibile ordine
mentale, nessun dubbio o indecisione, ligio al dovere e preposto ad obbedire
agli ordini.
Non che questo gli sia
particolarmente ingrato.
Lei ha diciassette anni ed il
bisogno di una copertura per la sua nuova missione. Lui trentasei con una
promettente carriera militare e una promozione già in tasca, e nessun problema
a fornirgliela.
Shostakov le porge
la penna stilografica e lei appone la propria firma sotto alla sua.
L'impiegato borbotta qualcosa di
simile ad un complimento ed il modo in cui l'Uomo dalla Voce Profonda piega la
copia del documento e la infila nella valigetta assume i contorni di una
benedizione. "Domattina dovrai presentarti al Comando, ti verranno
impartite le istruzioni sulla tua copertura." dice solamente.
"Sì Signore."
Alexei la lascia
indifferente; a lui, invece, piace anche troppo. A letto è ingordo ed egoista
come tutti gli uomini, e come a tutti gli uomini non aveva regalato altro che
illusioni di brividi e gemiti simulati. Ma almeno aveva il buonsenso di non
lamentarsi del senso di dovere della moglie verso la RedRoom
e dell'utilizzo strumentale che faceva del suo corpo.
Pensava che li avrebbero fatti
divorziare dopo l'esito della missione, ed invece il comando ha intenzione di
mantenere quel matrimonio di comodo per future eventualità.
C'è una missione nata male e finita
peggio, con Natasha finita in mani nemiche che non le
risparmiano nulla pur di strapparle informazioni segrete. Ma l'Elemento 64 è forgiata nel gelo e nel
dolore, spezzarla è impossibile. Una volta liberatasi, però, il Comando la
richiama alla base della Red Room, dove tutto era
iniziato anni prima, e lei si ritrova sul tavolo della sala operatoria con il
ronzio del tosatore nelle orecchie.
Al suo risveglio Alexei
le spiega che il grosso taglio che ha nella nuca pelata è stato causato
dall'operazione urgente a cui è stata sottoposta per elimanere
l'ematoma del trauma cranico. Alla sua domanda su come sia successo, lui
risponde sicuro che era caduta dal palco durante le prove di Giselle e ha sbattuto violentemente la
testa. "Hai rischiato davvero grosso, tesoro"
aggiunge fingendo spudoratamente preoccupazione e rammarico, prima di lasciarla
sola in quella stanza d'ospedale piena di mazzi di fiori indirizzati a 'Natalia Romanova,
étoile del Bolshoi' e ricordi di passi sulle
punte e volteggi aggraziati, appalusi del pubblico e
rose sul legno del palcoscenico, a domandarsi perché il suo corpo sia cosparso
di lividi e ustioni e la mano destra fratturata in più punti.
La rendono nuovamente operativa in
una notte di Novembre, quando le ossa si sono rinsaldate e lei scalpita per
tornare a ricoprire il suo ruolo di ballerina.
Forse hanno pasticciato un po'
troppo con il suo impianto craniale, perché ai ricordi del Bolshoi
si accavallano quelli dell'addestramento e delle missioni e quando lei ci pensa
non riesce mai a scindere le due versioni.
Alza un piede appoggiandolo al piolo più alto della
spalliera della palestra e piega il busto sino a farlo aderire alla gamba. Addison, diciannove anni e soli tredici mesi
d'addestramento in attivo, si lascia sfuggire un 'Wow' ammirato. "Hai
studiato danza?"
Natasha risponde affermativamente: "Sono stata prima ballerina
al Bolshoi."
"Davvero? E sei riuscita a studiare danza e a diventare
un agente del tuo livello contemporaneamente? Accidenti, come hai fatto?" Addison è genuinamente curiosa e pone un quesito lecito che
Natasha non sa realmente spiegare
"Impegno." risponde solamente, dissimulando l'imbarazzo
dell'incertezza.
Si accorgere di essere incinta una
mattina di Gennaio. Che fosse di Alexei non c'erano
dubbi, quale sarebbe stato il suo destino invece un'incognita che suo marito
non azzarda: Si limita a stringersi le spalle e ad accompagnarla al comando:
"Pensavo fossi sterile" è il suo solo commento: "Anche io"
asserisce lei.
Gli scienziati della base hanno
decretato che il suo è un interessante fenomeno: i trattamenti migliorativi a
cui era stata sottoposta avrebbero dovuto renderla sterile, o quantomeno
impedire il proseguire di una gravidanza. Dopo un'accesa discussione a cui non
aveva partecipato, le comunicano la decisione di lasciare che la natura faccia
il suo corso: dato che quello è il primo caso conosciuto, studiarne gli effetti
è considerato utile.
Come ogni missione, Natasha accetta con un cenno del capo.
"Il programma di assicurazione sanitaria S.H.I.E.L.D. comprende anche la contraccezione. Se lei lo
desidera, posso impiantare il chip sottocutaneo a rilascio graduale. Ha una
durata di tre anni, è molto affidabile." La dottoressa compila le ultime
formalità circa la sua salute fisica inserendo i dati sul sistema interno
dell'Organizzazione. Lei è ancora piuttosto sorpresa da tutto questo interesse
che lo S.H.I.E.L.D. sembra mostrare verso la salute
dei propri agenti - è abituata ad essere responsabile del proprio corpo, finché
non ci sono evidenti ferite profonde da richiedere l'intervento di un medico -
"Ovviamente questo è facoltativo" aggiunge la dottoressa. "Ma è
prassi che io informi tutti gli agenti delle possibilità sanitarie che
l'organizzazione offre." Natasha apre la bocca
per riferire che non ne ha bisogno. Tuttavia, avverte una sensazione scomoda
dentro di sé che la convince ad accettare.
Un feto di venti settimane è così
piccolo che può essere contenuto nella scatola di latta dei biscotti di cui Alexei ne è ghiotto. In una mattina di primavera è
svegliata tra atroci dolori e si è trascinata in bagno. Ha partorito da sola ed
è rimasta sul pavimento insanguinato per ore: non sa bene cosa stia provando: è
un misto di rabbia e paura, gli occhi le pungono e lei non sa bene perché.
E' una bambina ed è leggera come un
foglio di carta appallottolato. Ha la pelle rossa e fragile ed i capillari
esposti, una leggera peluria e mani e piedi che sembrano miniature.
Ha gli occhi chiusi - sarebbero
stati azzurri? - e le sue labbra: Natasha neppure si
accorge che ne sta seguendo il contorno con la punta del mignolo. Avrebbe
almeno voluto sentirne il vagito, percepirne la vita prima che questa le
scivolasse via di dosso.
Invece erano giorni che non la
sentiva muoversi ed aveva evitato di avvisare il comando che ormai la natura
chimica del suo fisico aveva posto fine al problema.
Per una volta, aveva sentito il bisogno che il suo corpo servisse solo sé
stesso: il perché di questa decisione non sapeva spiegarselo.
Quando l'emorragia si arresta e
recupera le forze ripulisce tutto, si riveste e avvolge il corpicino in un
foulard bianco. Poi vuota la scatola di biscotti dal suo contenuto e vi adagia
delicatamente quel fagottino fragile, chiudendo delicatamente il tappo
ermetico.
Infine, guardando la bara
improvvisata di sua figlia, decide che deve almeno regalarle un nome, visto che
non era stata neppure in grado di poterle offrire un alito di vita. Si mette a
cercarlo tra brandelli di ricordi e le poche riviste che ha in casa, senza
risultato, così accende una vecchia radio transistor Vilnis,
uno dei suoi pochi contatti con il mondo esterno: le stazioni russe non
forniscono nessun suggerimento e solo dopo che aggancia un'emittente di Mosca
che passa anche musica straniera trova il nome giusto per la sua bambina.
Sussulta impercettibilmente nel sedile del passeggero, ma
che non passa inosservato a Coulson, alla guida, che
le rivolge un breve sguardo: "Tutto bene, Romanoff?"
"Sì, sì, certo.
E' solo che ho già sentito questa canzone, ma non ricordo dove. Che
cos'è?"
"E' Bette Midler!"
Risponde lui con voce ovvia. "Questa è The Rose, è tratta da un film
ispirato alla vita di Janis Joplin. La conosci,
vero?"
Ha un significato, ma Natasha non
riesce ad afferrarlo. Così scuote la testa ed alza le spalle, dedicandosi al NotePad che contiene tutte le informazioni sulla nuova
missione.
Aveva scavato la tomba di Rose
vicino ad un ruscello, tra le radici di un abete dalla resina profumata. Aveva
camminato per quasi un'ora con la scatola di latta tra le mani e la melodia in
testa, prima di arrivare al bosco fuori dal sobborgo ucraino in cui è
alloggiata e trovare un luogo che adatto a custodire quel segreto. E' tutto ciò
che può darle.
Al ritorno a casa, aveva infine
chiamato il comando e aveva mentito dicendo che il feto era uscito
completamente smembrato e lei se ne era disfatta. L'Uomo dalla Voce Profonda la
preleva poche ore dopo per condurla alla più vicina pista di decollo e
riportarla nella base della Red Room. Si stende sul
tavolo operatorio e la macchinetta torna a ronzare dietro la sua testa.
Nel buio, questavolta, trova quasi un senso di sollievo.
L'Uomo dalla Voce Profonda ha un
nome che finalmente le è nemico, ora che la Red Room
si è sciolta ed è stata smantellata. Alexei è rimasto
fedele al suo comandante e lei si è presa la briga di vincere l'indifferenza
nei suoi confronti e fargli saltare la testa con un paio di proiettili. Ma
l'Uomo dalla Voce Profonda si è nascosto bene, mandando al macello i suoi
sottoposti. Natasha neppure sa perché lo odia così
tanto da volerlo distruggere né da dove sia nato quel sentimento che sente suo
in ogni fibra.
Ora lavora per chi offre la cifra
più alta e non copre più le spalle di chi cerca di indottrinarle qualche
ideale. Con la morte di Alexei ha cessato di essere
l'Agente Shostakova o l'Elemento 64, ora è la Vedova
Nera e questo soprannome che si è guadagnata le piace molto. Spezza colli
per soldi e caccia Dreykov, l'Uomo dalla Voce
Profonda, per diletto, godendo nel saperlo fremente di paura per l'avvicinarsi
della sua vendetta.
Ha fiutato la pista sino a trovare
qualcosa di interessante. Per uccidere un albero occorre staccargli le radici,
ma per avvizzirlo ed annientarlo con sofferenza è meglio tagliargli i rami
verdi, quelli rigogliosi e giovani su cui fa affidamento per trarre nutrimento
e crescere.
La pozza di sangue sotto la bambina
si allarga sul marmo del pavimento bianco: Il proiettile le ha perforato la
schiena e le ha spaccato il cuore, probabilmente non si neppure resa conto di
essere stata colpita.
Natasha abbassa
la pistola con il silenziatore e si avvicina di qualche passo. Quanti anni deve
aver avuto? Dieci, undici?
Natasha si piega
su di lei, bocconi con il viso semicoperto dai lisci capelli scuri e gli occhi
azzurrissimi spalancati. Ne scosta una ciocca, l'attaccatura più chiara rivela
una tinta.
La bambina
era bionda, come suo padre.
Non le dispiace averla uccisa così
come non se ne compiace. Non prova nulla, neppure un briciolo di euforia o di
soddisfazione.
Un rivolo di sangue segue il bordo
del gradino sino all'orlo del ballatoio ed inizia a gocciolare dalla tromba
delle scale.
Meglio. Che Dreykov entri subito nell'incubo appena varcata la porta di
casa.
Quando si rialza e volta le spalle
per andarsene, però, sente gli occhi della bambina fissi su di lei.
L'incubo è
il suo, e non potrà mai uscirne.
Il buio è soffocante.
"Natasha, tutto ok?"
"Sì. Avevo voglia di sgranchirmi le gambe."
"Sventrando un sacco da boxe alle tre del
mattino?"
"Ti ho svegliata?"
"Vedi tu, pensavo di avere Rocky Balboa come vicino di
casa..."
"Domando scusa. Non sono abituata ad avere
coinquiline."
"Sei sicura di star bene? Hai una faccia..."
Ferma il sacco che dondola appeso al gancio sul soffitto e
si terge il sudore dalla fronte con il dorso della mano. "Sì, tutto ok.
Solo non riuscivo a dormire."
Incubi di urla e sangue. E una scatola di latta chiusa che
non sapeva cosa contenesse.
L'odore di carne bruciata le è
rimasto appiccicato alle fibre della tuta. Natasha se
la sfila e la getta a terra, poi la cosparge di benzina e ci da fuoco.
Doveva uccidere tre obbiettivi che
erano sfuggiti miracolosamente ad un precedente attentato del suo committente.
Il caso ha voluto fossero ricoverati nell'ospedale in cui lavoravano tre
neurochirurghi con nomi famigliari che associava al ronzio di una macchinetta
tosatrice.
Ha manomesso l'impianto di ossigeno
del comparto operatorio e scatenato l'esplosione.
Doveva uccidere tre persone per
compenso e tre per suo desiderio: alla fine ne ha spedite all'altro mondo
trentasei in un colpo solo, senza distinzione di sesso o età.
Sono torce umane quelle che la inseguono. La circondano e la
bloccano tra le fiamme, la spingono a terra e la soffocano con l'odore acre e
il fumo. La pelle di Natasha si scioglie come cera e
ricopre la scatola di latta su cui cade.
Il buio brucia.
San Paolo è stata una trappola da
cui la Vedova Nera è sfuggita per un soffio. Riesce a confondersi tra la folla
che assiste alla partita della nazionale brasiliana da un maxischermo in Praça
de Luz. La mitragliatrice nemica la reputa troppo
importante per lasciarsela scappare e falcia una fila di spettatori pur di
colpirla: è il caos.
Natasha individua
i suoi inseguitori e preme il grilletto. Uno di loro cade a terra, l'altro
spara ma la schiva, colpendo però un uomo che aveva la sventura di esserle
passato vicino in un tentativo di fuga.
E' braccata e fuggire sembra ormai
impossibile. Decide che aumentare il caos e il panico tra la folla per
confondere meglio gli inseguitori.
Sfila due granate dalla cintura, ne
toglie la sicura con i denti e le lancia alle spalle.
Aveva sentito menzionare il sole del Brasile, ma lei aveva
vissuto San Paolo solo di notte, ed ora il cielo è coperto da una cortina
grigia che proviene dal fumo che esce dalle vetrine sventrate.
Rivoli di sangue screziano la piazza. Tra resti umani e
corpi senza vita, Natasha trova una scatola di latta.
Il buio è lacerante.
"Conosci questo posto?" Le
ha domandato Clint vedendola guardarsi attorno con aria pensierosa. Sono nella
periferia di Charkiv, ad ispezionare sotto copertura
l'interporto degli armamenti di cui la città è la prima produttrice dell'Est
Europeo. Natasha fissa la strada, dritta tra le
recenti costruzioni di cemento armato, scuotendo piano la testa: "Questa
zona è stata costruita solo quattro anni fa, è impossibile che l'abbia visitata
prima." "Ha ragione" gli fa eco il collaborazionista ucraino che
ha fornito la copertura. "E prima c'era un bosco, nulla di interessante.
Fino all'anno scorso era rimasto aperto il ruscello là a destra, ma poi l'hanno
incanalato in una copertura di cemento. E' un'ottima via di fuga se..." Il
collaborazionista seguita a parlare, e Natasha si
libera dalla sensazione di angosciante familiarità che le suggerisce quel posto
per concentrarsi sulla missione.
È nell'appartamento ucraino, spoglio
da qualsiasi mobilio, con i vetri delle finestre talmente sporchi da far
penetrare solo una tenue luce grigia che disegna ombre sui muri macchiati e
incrostati di sudiciume.
Non c'è nessuna traccia del
passaggio di qualcuno nella polvere che ricopre uniformemente il pavimento, ma
piccole gocce di sangue fresco attraversano in linea retta il corridoio sino
alla stanza dalla parte opposta.
Il bagno.
Natasha percorre
il corridoio lentamente, il legno che scricchiola sotto i passi incerti.
Si ferma sulla soglia della stanza:
a pochi passi, appoggiata sul pavimento, c'è la vecchia Vilnis
nera e argento. Quando Natasha la riconosce questa
cade all'indietro sul dorso e si accende nel basso ronzio della ricerca di
segnale.
Natasha alza lo
sguardo e il cuore le manca di un battito, mentre la radio trova un'emittente
su cui sintonizzarsi e la musica riempie la stanza attraverso il segnale
disturbato.
It's the one who won't be taken
Who cannot seem to give
And the soul afraid of dyin'
That never learns to live
Nell'angolo più lontano,
rannicchiata tra le piastrelle annerite dall'incuria, c'è una bambina nuda. La
pelle bianca è sporca di sangue rappreso, nerofumo e sudiciume, mentre la
testa, china tra le ginocchia che si stringe al petto, mostra solo una rossa
peluria di rasatura e la cucitura gonfia di un taglio sulla nuca.
Quando sente Natasha
entrare alza gli occhi gelidi cerchiati da occhiaie nere e dopo un lungo
sguardo assente si alza in piedi. C'è del sangue che scivola tra le gambe
livide, ed è quello che macchia il pavimento di piccole gocce scarlatte e fa
stringere lo stomaco di Natasha in una morsa atroce.
Tra le mani sudice di terra tiene la
scatola di latta. E' arrugginita e ammaccata, i caratteri in cirillico della marca
quasi cancellati.
When the night has been too lonely
And the road has been too long
And you think that love is only
For the lucky and the strong
Era tutto,
ed era nascosto dentro di lei. Anni di manipolazioni cerebrali avevano confuso
ricordi veri ed imposti. Avevano creato un mostro e l'avevano addestrato a
mordere e sbranare a comando; lei lo aveva liberato e quando aveva esaurito la
sete di sangue ne aveva addomesticato la ferocia per servire uno scopo dettato
dalla sua volontà.
Eppure
tutto quello che aveva vissuto era rimasto occultato nella sua mente. Ora che
la porta era stata spalancata si trovava davanti ad un bivio: lasciarsi
distruggere dalla consapevolezza di ciò che le era stato tolto e le era stato
fatto, o accettare tutto il fardello e perseverare nell'intento di costruirsi
una vita secondo le proprie regole.
Dopo un istante di esitazione, con
gli occhi che pizzicano e le gambe che tremano, Natasha
avanza verso la bambina che la guarda con occhi meno gelidi e più limpidi.
C'è un barlume di speranza sul suo
volto sporco, quando Natasha tende le mani verso di
lei: "Accetto. Tutto."
Just remember, in the winter
Far beneath the bitter snows
Lies the seed, that with the sun's love
In the spring, becomes the Rose
Le labbra secche e spaccate della
bambina si stendono in un debole sorriso. Porge la scatola di latta e
l'appoggia sui suoi palmi apparentemente puliti.
Natasha guarda la
bambina un'ultima volta e le sorride. Poi apre il coperchio della scatola e
tutto viene avvolto da una luce bianca.
Ed eccoci arrivati al ‘Capitolo che
non C’entra una Mazza’ con la storyline. Perché l’ho
scritto? Perché era da un po’ che avevo in mente un breve scorcio sulla vita di
Natasha. Non dev’essere
stata piacevole e non dev’essere stata rose e fiori,
anzi.
Per scrivere questo capitolo ho
studiato anche la miniserie fumetto Vedova Nera. Consiglio, assolutamente. Rose
viene da lì, anche se ho adattato la storia secondo le mie condizioni.
Shostakov
è, secondo il canon dei fumetti, il suo primo marito
(Ovvero il Guardiano Rosso), mentre le altre tre vicende (figlia di Dreykov, Incendio all’Ospedale e San Paolo) sono quelle che
Loki le ricorda simpaticamente durante la sua
prigionia nell’Helicarrier.
Insomma, so che questo capitolo è
una piaga, ma a Nat lo dovevo (Scusa, Nat) e ci tenevo tanto a scriverlo, per quanto difficile
sia stato farlo.
Capitolo 15 *** No One's Gonna Fix Me when I'm Broke. ***
The Seventh:Winter
The Seventh:Winter
•PART 5: Keepin'
•Chapt 14: No One's Gonna Fix Me when I'm Broke
There is a pleasure in
the pathless woods.
"Sei
rimasta in stato catatonico per sette ore." Con la
mano stretta nella sua Clint ha spiegato tutto: come è
stata ritrovata e da chi, cosa è successo a Darcy - sta meglio ed in ospedale
per accertamenti piantonata dalla Hill e ci rimarrà per i prossimi giorni - e
come sono sparite le Gemme, di Thor che dopo quest'ultimo fatto ha deciso di
tornare ad Asgard dove la guerra sta incombendo.
Natasha
ascolta in silenzio ed interviene solo quando, alla
fine del suo racconto, sbotta qualcosa riguardo a come Loki abbia creato tutto
questo. "Non è stato lui."
"Cosa?"
"Ho
detto che non è stato lui. Era Amora, l'Incantatrice,
che mi ha attaccato e rubato le Gemme."
Clint
sbianca, appoggia il gomito sul bordo del comodino ed il palmo al viso con aria
colpevole: "Anche Addison era sicura che non fosse opera di Loki, però
noi... beh non le abbiamo creduto." Natasha
sospira. "Abbiamo iniziato a litigare. Molto forte, ammetto di esserci
andato giù pesante. Ma devi capire...! Temevo di
averti persa ero... ero fuori di me."
"Dov'è ora?"
"Ha
voluto accompagnare Thor su Asgard, ma non è ancora tornata."
"Questo
è il motivo per cui Fury si prodiga per promuovere le
quote rosa all'interno dello S.H.I.E.L.D.: Troppo testosterone nella stessa
stanza inibisce il corretto lavoro dei neuroni."
"Nat,
mi sento abbastanza una merda di mio, non c'è bisogno che tu..."
"Bene!
Dovresti sentirti peggio!" Inizia a trafficare con l'ago della flebo di glucosio, sfilandoselo dal braccio senza
badare alle proteste dell'uomo: "Non mi serve più questa roba. Sono
sveglia, attiva e anche abbastanza incazzata. Passami la mia tuta senza far
storie, che hai già combinato abbastanza casini in mia assenza."
"Oh,
per favore! Vuoi farmi credere che al mio posto tu avresti
agito diversamente?"
"Avrei
ra-gio-na-to, Barton, prima di
assalire una mia compagna senza un briciolo di prove..."
"No,
no, tu le avresti creduto senza neppure porti un
minimo di dubbio!" Clint prende la tuta di Natasha dalla sedia e gliela
getta addosso furibondo: "Perché è così: ad Addison si crede, Addison non
sbaglia mai ed Addison è degna di ogni cazzo di fiducia, nonostante si scopi
una pseudodivinità psicotica che ha cercato di farci la pelle a tutti quanti,
abbia distrutto mezza New York e, soprattutto, ammazzato Phil. A me, invece, povero
idiota che non ha fatto altro che essere il tuo zerbino per mesi, non si può usare neppure un
briciolo di comprensione quando perde le staffe
davanti alla propria donna ridotta ad una larva
senza che sappia neppure come e perché!"
"Oh,
smettila di fare il bambino!"
"Il
bambino? Essere disperato per le condizioni della persona che si ama è da bambini? Perché è questo che ero, Natasha: disperato.
Tu al mio posto non lo saresti stata?" Natasha lo studia
per un secondo: schiude le labbra per dire qualcosa, ma all'ultimo minuto si
rende conto di non riuscire ad usare bene le parole senza risultare patetica o
forzata. Lui alza le mani in segno di resa: "Sei stata abbastanza
eloquente così. Ti ringrazio per la sincerità."
"Clint,
non..."
"Ti
prego, non aggiungere altro: finiamo tutta questa follia, dopodiché farò sparire la mia roba da casa tua- anzi, da casa vostra - e torneremo semplicemente ad essere colleghi, con somma
gioia di Fury." Il groppo in gola gli rende difficile mantenere la voce
ferma, ma prima che Natasha possa cercare di spiegarsi ha già lasciato la
stanza.
Si
allaccia la zip della tuta con lo stomaco serrato in
un groviglio soffocante e gli occhi che pizzicano: apre la porta per
raggiungerlo, fermarlo, cercare di parlare e risolvere.
Il
corridoio è vuoto.
Natasha
lascia che due grosse lacrime rotolino lungo le guance. Poi le asciuga in
fretta con il dorso della mano ed inspira a fondo.
Ci sono alte priorità, ora, che cercare di far ragionare un
mulo, per quanto importante sia.
Passiamo
attraverso due ali di soldati rigidamente schierati nella piazza d'armi, venendo accolti da Hogun che spiega brevemente la
suddivisione delle unità ed i luoghi in cui si sono piazzati. "Odino ha
riunito un consiglio militare, stavamo aspettando te per iniziare a dibattere." aggiunge. "Heimdall vede le truppe di Malekith
schierarsi. Gli altri membri del consiglio sono dell'idea di batterli sul tempo
e attaccarli: abbiamo abbastanza Gemme per..."
"Non
abbiamo abbastanza Gemme." rivela con voce grave
Thor. "Sono state sottratte."
"...cosa?"
Li lascio proseguire verso l'entrata del palazzo: ho sentito
un richiamo dal mio bracciale rilevatore: Attivando l'ologramma, mi mostra il
punto rosso della Gemma del Potere ed una sfilza di coordinate ed i dati di
rilevazione ed una mappatura basilare.
Oh, cavolo.
Richiamo
Thor, lo rincorro e mi piazzo davanti a a bloccarlo:
poi ingrandisco l'ologramma e glielo mostro: "È un'altra dimensione, un
altro mondo, giusto? So che le coordinate non possono aiutarti, ma riesci a
stabilire dove si trova?"
Lo
vedo strizzare gli occhi e scuotere piano la testa. "Andiamo, ha una
temperatura relativamente bassa, alta umidità e sembra piuttosto impervio come
terreno. Non può essere Jotunheim ma..."
La
voce profonda di Heimdal mi fa trasalire: "Niflheim."Mi volto verso il guardiano comparso alle mie
spalle. "Ottimo. Insegnami la strada, devo..."
"Non
da sola!"
"Non
sai di cosa si tratta, Lady GreyRaven. Niflheim è il
regno del timore, popolato da creature spaventose e avvolto in una perenne cortina
di nebbia e gelo." Spiega il Guardiano
"Valicarne i cancelli significa andar contro ad una terribile sorte."
Con
cipiglio seccato, Morrigan si posiziona già sulla mia
mano: "Con tutto il rispetto, Heimdall, dopo aver combattuto qualche volta Chitauri e Jotun, essere
passata attraverso la distruzione della mia città un paio di volte, ritornata dall'Oltretomba, fatto una gita su
Jotunheim ed essere coinquilina della VedovaNera da ormai sette anni, direi che
posso fregiarmi del titolo di Veterana
del Terrore. Non abbiamo alternative: Il tempo stringe e dobbiamo
recuperare la Gemma prima che lo faccia Malekith. Indicami la strada."
"Ti
accompegnerò..."
"No,
Thor, il tuo posto è qui ora."
"Allora
sarò io ad accompagnarti."
"Heimdall,
non è necessario..."
"Se
sarai così veloce come dici, allora la mia assenza su questo regno si ridurrà a
poche ore."
"Che potrebbero essere cruciali. Andrò da
sola, farò presto.”
“Te
lo vieto, e questo è un ordine." conclude Thor, e
davanti al suo sguardo fermo e deciso mi arrendo. Quando porgo la mano ad Heimdall il principe di Asgard china la testa di lato,
incuriosito: "Ma non..." Allunga le labbra ad imitare impacciato un
bacio.
"Ah,
quello! No, l'altra volta ti ho preso in giro."
Il Guardiano stringe la mia mano e quando gli chiedo di concentrarsi sul luogo
di destinazione sento passare la direzione
attraverso il palmo.
Ritiro
la mano un secondo dopo che il becco di Morrigan mi colpisce.
Hogun
alza le spalle e sospira: "Beh. Dall'amante di Loki dovevamo aspettarcelo
un colpo basso."
Le
dita di Thor stringono il manico del Mjolnir con più forza, la fronte corrugata
a sottolineare il suo sdegno. “Heimdall, vieni con
me.” Ringhia dirigendosi a passo svelto verso il Palazzo. “Hogun, chiama Sif e
gli altri e digli di armarsi: vi voglio alla presenza di Odino,
ora. Energia Oscura o meno, mio padre ci dovrà portare su Niflheim ora. Non possiamo gettare al vento la
possibilità di recuperare una Gemma per colpa della testardaggine di una donna
infuriata.”
Le
leggende su Niflheim avevano sempre esercitato su di lui il fascino perverso
che solo le storie dell’orrore potevano donare ai bambini: racconti di mostri e
misteri, foreste sinistre e spoglie avvolte dalla fitta nebbia.
Un
regno lontano e pressoché sconosciuto: Gli Asgardiani che l’avevano visitato e
che erano tornati indietro in grado di poterraccontare ciò che avevano visto si
contavano sulle dita di una mano.
La
nebbia perenne, poi, metteva in seria difficoltà lo sguardo del Guardiano che
raramente riusciva a controllare quelle lande desolate. Non che gli
interessasse granché: era pur sempre un posto remoto, dove a fitte foreste si
alternavano brulle vallate abitate da esseri a malapena senzienti e per lo più
deformi, niente che suscitasse interesse o fosse realmente utile o pericoloso
alla gloriosa roccaforte di Odino.
Camminando
nella nebbia, con l’umidità ad arricciargli i capelli ed il muschio sotto agli stivali ad attutire i suoi passi come un cuscino, Loki
scopre che quel posto desolato gli dona invece un'insperata pace, trovandolo a
sé affine: solitario ed ombroso, silenzioso e malinconico, di una bellezza non
comune e sottovalutata.
Cattura
lo sguardo cremisi di una lupa grigia tra i cespugli irti e si lascia
avvicinare ed annusare: “Non c’è carne buona per te, in questo corpo” Commenta
laconico. La lupa lo studia, girandogli intorno, e poi si siede e lo fissa con
curiosità: Loki allunga lentamente la mano a sfiorarne il pelo folto del dorso.
“Saggia creatura, cerchi di comprendere ciò che a te è sconosciuto senza
temerlo o attaccarlo per prima. Bestie che si definiscono uomini dovrebbero
imparare dal tuo comportamento.” Si allontana appena
dall’animale e si guarda attorno: Quella radura è troppo piccola per il suo
scopo. “Cerco un posto più ampio di questo, sapresti
aiutarmi?”
La
lupa si alza, abbia un richiamo e si incammina
lentamente lungo il pendio della montagna.
Loki
la segue.
Amora
è un serpente che ama ornare le spalle di un padrone, prima di stringerlo nella
morsa delle sue spire e soffocarlo. Muove i fili di marionette coronate
insinuandosi nelle loro vite e nella loro mente con simulato servilismo sino a
diventarne l’occulta padrona. Malekith è solo un fantoccio aizzato dalla rabbia
per un torto ancestrale, lo strumento attraverso cui
l'Incantatrice può arrivare al potere.
Lui
era stato un ragazzino inquieto e meditabondo che soffriva nell'ombra dello
splendore eccelso del fratello.
Era stata la sua Maestra e lui era stato un Allievo
eccezionale.
Aveva
appreso magie ed incantesimi tanto quanto i comportamenti senza che lei
realmente lo desiderasse – doveva essere il suo
fantoccio, non il suo pari - e aveva fatto proprie le arti che tanto lo
ammaliavano.
L’arte
di plagiare le menti facendo leva sulle debolezze. L’arte di ingannare. L’arte
di mentire e recitare. L’arte di agire nell’ombra. L’arte di tendere trappole.
Trappole, appunto.
La
radura a cui la lupa l’ha condotto si apre tra picchi di rocce che spuntano
nere tra la rada erba grigia. Avvolta dalla nebbia, il posto è l’arena perfetta
su cui si consumerà il loro scontro.
Conoscendola,
Amora avrà insistito per essere lei stessa responsabile della raccolta delle
Gemme: vuole averle sotto mano, sotto suo diretto controllo per poterle
maneggiare a suo piacimento, anche solo per celarle allo sguardo, ai sensi o
alle tecnologie degli avversari.
Cosa che le riesce piuttosto
bene, dato che neppure Loki è riuscito a captarne il potere ed a localizzarla.
Ma, a
quanto pare, neppure lui è stato da meno: due Gemme in mano e nessuno che gli sia piombato addosso; la mossa di offuscare la mente
di Selvig – di nuovo – per fargli sabotare le sue stesse tecnologie aveva dato
i suoi frutti, i Vendicatori non erano neppure riusciti a localizzare la Gemma
che si trovava nel loro stesso pianeta.
Trovata
tra le dune di un deserto sabbioso di Midgard, la Gemma del Potere sembra
trepidare d’attesa, gettando uno screzio rubino tra le
dita pallide.
Gemma
dello Spazio e Gemma del Potere: possono bastare per una bella vendetta.
Loki
chiude gli occhi e scioglie la barriera attorno alle Gemme: ora non sono più
celate allo sguardo e all’individuazione di nessuno.
Si
siede su una delle rocce umide, la lupa al suo fianco.
La
trappola è pronta: ora non resta solo che attendere.
Alberi
altissimi e spogli, vegetazione del sottobosco
rinsecchita e spinosa. Nebbia bassa, umida e gelida nel buio della foresta. Rumori sinistri, ululati e latrati in lontananza.
Per
quanto ho potuto vedere negli ultimi dieci minuti, Niflheim non è molto diversa
dalla Selva che circonda il Limbo.
Un po’ più cupa e fredda, forse.
E popolata da esseri più
disgustosi, a giudicare dal millepiedi grosso come un castoro che passa a pochi
centimetri da me alzando minaccioso gli aculei neri.
Non
c’è tempo da perdere: riattivo il rilevatore e recupero il segnale della Gemma.
L’ologramma segnala il puntino rosso…
… a
trenta miglia da me.
La mia solita fortuna.
“Morrigan,
e se tu…” Il mio Corvo inclina la testina di lato e mi regala il suo classico
sguardo da ‘Stai scherzando, vero?’In effetti ho notato che le Gemme sarebbero troppo grosse
per essere trasportate dalle sue zampette, senza contare che in un posto come
questo – gli ululati sono sempre più vicini, forse è meglio incamminarsi – non
è conveniente separarmi dal mio catalizzatore di poteri. Che poi mi fa anche
compagnia e in certi luoghi così tetri è meglio non essere proprio
proprio soli.
La
nebbia è aumentata e la luce diminuita, Loki domanda alla lupa se si stia avvicinando la notte e questa muove la capo quasi fosse
un cenno affermativo: “Dovresti tornare nella tua tana, non hai dei cuccioli da
sfamare, o un compagno da riscaldare? O sei troppo curiosa di sapere come
scatterà la mia trappola per andartene proprio sul più bello?” L'animale
appoggia il muso sulla sua coscia e Loki continua a passare le dita tra la
pelliccia folta e morbida del collo: "Allora forse abbiamo più cose in
comune di quanto sembri."
Improvvisamente
la lupa scatta sulle zampe rizzando le orecchie e fissando un punto nel bosco a monte scopre le zanne aguzze.
Anche
Loki si alza, non prima di averle accarezzato
nuovamente il dorso: “Ti ringrazio: sia per avermi indicato questo posto, sia
per avvertirmi dell’arrivo della mia preda. Ora, amica mia, accetta il mio
consiglio e trova un rifugio: non posso garantire la tua incolumità.”
Ora il rumore lo sente distintamente: passi pesanti di un
grosso animale attraverso il bosco: gli alberi si muovono e si spezzano in schiocchi
secchi.
La
lupa indietreggia e ringhia forte, Loki ha una mano sui pugnali da lancio e
l’altra sulla Gemma del Potere: quando vede un gigantesco pachiderma zannuto
galoppare fuori dal bosco barrendo ha un attimo di
smarrimento, poi recupera la sua posizione d’attacco, intravedendo un cavaliere
incappucciato spuntare dalla sommità dell’animale.
Ha
già una lama in mano quando il gracchiare di un corvo
attira la sua attenzione: Loki alza lo sguardo verso l’uccello, in planata su
un picchio coperto di muschio e ne resta completamente sbalordito:
“Morrigan?”
“Oh-ooh. Feeermo! Buono. Cooosì.” Il
pachiderma diminuisce la velocità sino a piantare le cinque zampe villose a
pochi metri da lui. Sopra la schiena, il suo cavaliere si volta abbassandosi il
cappuccio.
Si
fissano per un istante che sembra infinito, poi Loki incrocia le braccia e
scuote la testa: “Terrore puro per un semplice palafreno e ti ritrovo a cavalcare un pentapalmo. Sai sempre come
sorpendermi, Addison."
Per due piccioncini che si lasciano (Ma si lasceranno davvero?) Due si ritrovano! (Ma si ritroveranno davvero?)
Stiamo per entrare nell'ultima parte, fate
uno sforzo e resistete!
Se per Nornheim ho 'preso
spunto' dal Colle di Tara in Irlanda, per Niffleheim invece mi sono ispirata
alle Highlands scozzesi. Per la precisione, l'Isola di Skye,
detta anche Isola della Nebbia. Googlatela, fateci
un salto, amatela profondamente.
Resta
sempre a vostra disposizione il mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Capitolo 16 *** For All the Lies You Told Us - The Hurt, the Blame! ***
The Seventh:Winter
The Seventh:Winter
PART 6: Chasing.
Chapt 15:For all the lies you told us - The hurt, the blame!
And what if you could go back in time and take all those
hours of pain and darkness and replace them with something better?
"Se
gratti dietro alle orecchie fa le fusa." Mormoro come giustificazione. Il
pachiderma barrisce una lingua di fuoco che incenerisce un cespuglio e fa
scappare la lupa che accompagna Loki con la coda fra le gambe, ed mi affretto a
grattargli energicamente la peluria stopposa del sottorecchia: Grugnisce e si
mette a vibrare di piacere. "Vedi, in fondo è un gattino di una trentina
di tonnellate, e con una proboscide sputafuoco."
Loki
allarga le braccia e borbotta qualcosa sul come io riesca sempre a stupirlo,
mentre mi lascio scivolare lungo il fianco peloso del pentapalmo, appoggio i
piedi a terra e mi avvicino.
Il
viso livido e testo è incorniciato da ciocche scomposte di capelli stopposi
dall'umidità, mentre profonde occhiaie gli infossano gli occhi dandogli uno
sguardo folle e disperato, ed i suoi abiti insolitamente strappati e infangati:
non ho davanti a me il Dio dell'Inganno o il mio amante, ma un uomo distrutto e
bruciato dal dolore.
Non può essere stato lui ad attaccare Natasha.
Quando
Loki provoca dolore, vuole vederne il
risultato con i suoi occhi, avere il controllo, sentirsi potente in grado di
seminare morte o disperazione.
Non
avrebbe mai lasciato Natasha immobile con gli occhi sbarrati, in preda a chissà
quale incantesimo. Se l'avesse attaccata per rubarle le Gemme, sarebbe rimasto
lì, a costo di rischiare di essere catturato, per sentirla urlare ed inebriarsi
di sadico potere.
Causare dolore per lenire il dolore subito.
Se
solo Clint e gli altri si fossero sforzati di ragionare, invece che saltare
subito alle conclusioni sbagliate e mettersi a litigare con la sottoscritta...
A
rinforzare la mia tesi, il rilevatore segnala solo una Gemma.
Anzi
no, due: Potere e Spazio.
Solo
con queste due Gemme avrebbe potuto non dico vincere la guerra, ma comunque
essere un elemento di disturbo notevole.
Ed invece perché è qui, seduto su una roccia a coccolare una
lupa con l'aria di chi attende la Season Premiere del suo show preferito?
"Posso
indubbiamente affermare che possiedi una capacità di presentarti decisamente
fuori dal comune" rompe il ghiaccio fingendo di studiare il profilo
imbronciato del pentapamo bruno con aria indifferente.
"L'entrata
in scena è essenziale" Tergiverso colpendo con una pacca il dorso della
mia montatura, incalzandolo a trotterellare lungo il pendio della radura.
"Tu, piuttosto..."
Loki
abbassa lo sguardo sulla casacca lisa ed impolverata e gli stivali sporchi, poi
piega la testa di lato fingendo rammarico: "Se avessi immaginato di
poterti incontrare, avrei dedicato parte del mio tempo ad una toeletta."
"Già,
ma dato che per intrufolarsi di nascosto non è necessario essere
presentabili..."
Lo sguardo di Loki si intensifica e alza la
testa, un sopracciglio arcuato a sottolineare l'aria di sfida: "È stato
più semplice di quanto potessi sperare: una volta conosciute le debolezze di
una mente ampia ed ambiziosa come quella di Selvig penetrarvi e manipolarla
nuovamente è fin troppo facile e perfettamente alla mia portata."
"Non
parlo di Selvig." mento, osservandolo mentre simula orgoglio e
soddisfazione per il suo operato con un sorrisetto. " Ma di Natasha. Ho
sin pensato che il suo attacco fosse un messaggio per me."
"Mi
pare che tu sia ancora in piedi, perciò..."
"Cercare
di uccidere la mia migliore amica e farmela ritrovare esanime in un lago di
sangue? Mi sembrava un messaggio piuttosto chiaro." Loki è un attore perfetto: non fa una piega, mantiene il
suo ghigno sornione e malizioso e resta sul vago, facendo in modo che sia io a fornirgli dettagli su cui armare la
sua menzogna: "Il prezzo da pagare per essermi d'intralcio, GreyRaven.
Sono abbastanza certo di conoscerti da poter azzardare non sia in smania di
subire lo stesso trattamento."
"Quindi
cercheresti di uccidere anche me?"
Il
suo sorriso folle stende ulteriormente le labbra sottili in una risposta
eloquente.
Mani
sui fianchi e sibilo un cretino che
gli strappa il sorrisetto dalla faccia e gli stampa un'espressione di sdegnato
sgomento: "Non c'era nessun lago di sangue. E lo sapevo benissimo che non
eri stato tu - non è il tuo modus
operandi - ma ora ne ho la conferma. Anche perché non hai con te le altre
Gemme, quindi..."
"Le
altre Gemme?"
"Chi
ha lasciato in uno stato catatonico Natasha ha anche quasi affogato Darcy -
l'assistente di Jane, ma sì che la conosci, non fare quella faccia - se ne è
andato con Gauntlet e Gemme."
"Quante?"
"Tante."
"Tutte?"
È il
mio turno di mentire: "Quanto basta."
Per il
successivo quarto d'ora Loki è un fiume in piena di sibili e strilli acuti in
cui riconosco parole quali incompetenti,
massa di idioti e buoni a nulla. Fermo il suo sfogo al
punto in cui ci accusa di essere più
inetti della peggior guardia ebbra di Asgard, che mi pare un tantino
eccessivo come offesa. "Tornando al discorso principale, converrai con me
che è stata Amora a mettere su questo simpatico teatrino, non è vero?" Mi
da le spalle sibilando qualcosa che assomiglia tanto ad un indegna cagna e voglio credere non sia rivolto alla sottoscritta.
"Loki" lo chiamo, avvicinandomi per appoggiare una mano sulla sua
spalla: sotto il cuoio della casacca avverto lo spigolo dell'osso. "In
questo momento tu sei l'ago della bilancia: Qualsiasi sarà la tua decisione segnerà
la sorte di questa guerra. Io non posso far altro che chiederti, per favore, di prendere la mia mano e
seguirmi. Conosci i segreti di queste pietre, il loro utilizzo e come
sfruttarle al massimo. Credi che non abbia avvertito la tua presenza, a chiudere
il portale? Senza di te non ce l'avrei mai fatta..."
"Puoi
ben dirlo, sciocca presuntuosa che non sei altro." Loki sospira e piega la
testa di lato, così lascio scivolare la mano dalla spalla lungo il braccio,
fermandomi al gomito: un passo per volta.
"Tu vuoi solo le Gemme."
"No,
io voglio TE e le Gemme. Piccola ma
sostanziale differenza."
"Perché Gemme sono solo dei sassi se non
c'è qualcuno che possa direzionare bene la loro energia."
"No."
Scivolo davanti al suo viso, le mani lungo gli avambracci a sfiorare polsi e
palmi e gli occhi a cercare i suoi: "Ciò che desidero, dopo questa
battaglia, è poter avere la possibilità di aiutarti" ridacchia piano ma
non demordo: "Però non potrò farlo se non me lo permetti."
"Aiutarmi?
Tu? A diventare cosa, un eroe?"
"Non..."
"Ad
avere la mia vendetta? A tornare su Asgard per provare ad essere ancora ciò che
non sono?" I suoi occhi ora brillano di una luce sinistra. Scosta le mani
dalle mie e le alza con noncuranza. "Pensi davvero che potrei nuovamente
confondermi tra le schiere di Odino? Combattere dalla tua stessa parte? Ti
credevo più realista, Addison."
Ora
mi arrabbio: "Smettila di compiangerti e accetta il fatto di non essere da
solo!"
"Addison,
io sono Loki, non esiste nessuno come
me. Non c'è nessuno, in questo universo, che possa anche solo avvicinarsi alla
mia essenza. Io ho solo la mia parte. E per quanto tu possa tentare
di circuirmi, di aggirare le mie volontà, di ingannarmi, ciò non potrà mai
cambiare. Desideri portarmi su Asgard? Non mi dai l'occasione per vendicarmi,
mi dai quella per tradire. Ancora."
La sua voce è poco più di un sussurro mellifluo, e nel suo sorriso beffardo
leggo la conferma a tutti i sospetti che ho cercato di ignorare: è come un
pugno violento alla bocca dello stomaco.
Loki c'entra, c'entra eccome con il tentativo di furto delle
Gemme da parte di Amora. Che sia stato solo la scintilla o anche il
combustibile, ha fomentato l'incendio che sta divorando tutto.
Con
il respiro che trema e l'aria che mi brucia i polmoni, mi scopro ad odiarlo. Lo
odio per quello che è e non riesce a
smettere di essere, lo odio per
avermi regalato un lato di sé che mi ha reso stupida ed ingenua nei suoi
confronti.
E mi
odio, soprattutto, perché io - razionale al limite del cinismo quando si tratta
di sentimentalismi di coppia - ci sono infine cascata, immerdandomi con entrembi i piedi sino alle ginocchia.
"Di nuovo" bisbiglio senza riuscire ad impedire al mio sguardo di
evitare il suo.
"Di
nuovo" Conferma, accennando una carezza al viso che allontano colpendogli
il polso con la mano. Deglutisce e per un istante la sua espressione quasi si
addolcisce quasi in un accenno di rimpianto: "Il tuo coinvolgimento non
era previsto in nessuno dei miei piani. Non così, almeno."
"E
quello di tua madre?" Le dita di Loki si stringono in un pugno che gli
sbianca le nocche "Neppure, giusto?" Fremo dalla rabbia, gli occhi
che pizzicano ed il cuore che si sbriciola in tanti piccoli pezzi. "Eppure
guarda come è finita. E chissà, magari prima che finisca questa storia, anche
io sarò cibo per vermi. Di nuovo."
"Ti
posso assicurare che non verrai neppure sfiorata."
"Oh
beh, allora posso dormire sonni tranquilli, con il Signore della Menzogna a
pararmi il culo! Bene, ora che abbiamo la situazione ben chiara" Estraggo
le asce dai foderi sulla schiena: "Direi che possiamo mettere da parte i
convenevoli e sistemare questa faccenda una volta per tutte. Da copione dovrei
domandarti un'ultima volta, con fare minaccioso, di consegnarmi le Gemme."
"Non
sapresti usarle. Ne saresti sopraffatta, così come sarebbe stato nel tentativo
di chiudere il portale con la Gemma della Mente."
"...
da copione tu avresti dovuto semplicemente rispondere no.No giammai, ecco, se
proprio vuoi strafare come tuo solito. Quindi, per cortesia, attieniti alla
proforma ed evita di pigolare un falso interesse per la mia salute."
"Addison..."
Gli
punto addosso il pungolo dell'ascia avvolto dalle fiamme: Faccio appello a
tutto il mio autocontrollo per mantenerla e scacciare le lacrime dagli occhi;
non sembra funzionare granché però. "Ti ho detto di evitare."
Scuote
la testa: "Vorresti batterti contro di me? Sarebbe stupido, Addison: ho
due Gemme."
"Ed
io due asce ed una solenne incazzatura. Puoi contarci che saprò
giocarmela."
“Maestà,
le schiere di Alfheim si sono unite ad Asgard.”
Le
labbra secche e annerite di Malekith si piegano contrariate. Da il permesso al
Generale di ritirarsi con un gesto brusco della mano e si mette a passeggiare
nervosamente per l’androne buio del palazzo.
“Non
angustiarti, mio Signore.” La voce di Amora è un dolce fiele tra i passi
felpati ed il fruscio del mantello nero ad accompagnarla. “Pensate che potrete
vincere tutti i vostri nemici in una sola battaglia.”
“L’Esercito
Asgardiano è una potenza che sola basterebbe a togliere il sonno ad ogni
guerriero. Se affiancata dagli Elfi bianchi…”
“Mio
Re e Signore, abbiamo lo Scrigno degli Antichi Inverni con noi, e le Gemme del
Gauntlet sono quasi completate. Manca poco e…”
“Il
Gauntlet. Appunto.” Gli occhi di Malekith sono due profonde voragini d’ombra.
“È ora che tu renda ciò che è mio.”
“Ma,
Maestà, mancano ancora due Gemme. La Gemma dello Spazio, che ci servirà per
aprire il portale per Asgard, e quella del Potere, che suggellerà…”
“Per
invadere Asgard basterà aprire un portale con lo Scrigno. Se l’hai fatto per
Midgard, potrai esserne capace anche per il Regno di Odino.”
“Ma…”
“La
Gemma del Potere non serve: Le guerre non si vincono solo con la potenza, ma
con la tattica, con l’astuzia. Odino non è uno stratega: è un guerriero feroce
ed ingordo, e tale è suo figlio. Combatteranno con furia cieca, spinti dal
desiderio di vendetta ed imbestialiti dal loro dolore. Tu li hai piegati,
Incantatrice, ma sarò io a spezzarli. Ora dammi il Gauntlet, o dovrò iniziare a
dubitare che abbia raccolto tutte quelle Gemme per tuo uso. Scommetto che la
tentazione è forte in te: Non ti bastano i diamanti che ti dono, vorresti anche
con Gemme sì potenti. E come darti torto?” La mano pallida le accarezza la
guancia ed Amora si sforza di sorridere. “A battaglia vinta farò di te la mia
sposa. Ornerò il tuo capo del diadema più sfavillante di tutti i Nove Regni, ed
impreziosirò il tuo collo da cigno con le più candide delle perle. Prometto che
diverrai una Regina magnifica. Sarà abbastanza, per te?”
Amora
si posa una mano sul petto e lascia che gli occhi le brillino di gioia.
"Mi onorate, mio Signore, con una simile proposta!"
"E l'accetti?"
“Con
estremo piacere.”
“Allora
dammi il Gauntlet.”
Un solo movimento circolare delle mani, e il
Gauntlet e le quattro Gemme incastonate compaiono tra le dita
dell’Incantatrice. Le porge al Re di Svartalfheim con un sorriso forzato:“E Loki, mio Signore? Non resterà in
disparte. Con Odino o contro di esso, ce lo ritroveremo sulla nostra strada.”
“A te
il compito di spezzarlo.”
“Uccidere
la sua donna lo renderà solo più folle e pericoloso: sai cosa è successo su
Midgard. Ha avuto la forza e la capacità di distruggere il Tesseract e Thanos,
un Eterno!”
“E
allora tu spezza la sua stessa vita.” Le dita di Malekith scivolano via dalla
pelle candida del collo ed il Signore di Svartalfheim lascia la la stanza.
Amora
si avvicina alla finestra, a guardare il cortile della Rocca illuminato dalle
luci delle fiaccole e gremito di soldati. Quando Malekith si palesa sulla
gradinata dell’ingressoviene accolto
dal rullo dei tamburi di guerra e lame alzate in suo onore. Alza il Gauntlet
tra grida di giubilo e sprona i soldati alla battaglia, indirizzandoli alle
navi.
L’Incantatrice
storce la bocca: “Perderai, idiota.
Ma che io sia maledetta se affonderò nel fango con te.”
Urlo
quando una lama da lancio lacera la carne mio fianco. Carponi nel muschio
annerito dal Fuoco Fatuo la estraggo soffocando un gemito che è più di
frustrazione che di dolore: è una lama molto piccola, quasi un temperino, non
ha leso nessun organo vitale ed ho avuto ferite peggiori.
"Arrenditi
ora, Addison. Non puoi battermi, né io intendo darti le Gemme."
Richiamo
le asce, ma solo una me ne ritorna in mano: l'altra è bloccata a terra dal
piede di Loki e non sembra intenzionato a lasciarla andare. "Dovrai
uccidermi per impedirmelo."
Con
gli occhi piantati a terra allarga le braccia come se non gli lasciassi altra
scelta: "Puoi credermi, me ne rammarico."
Sento
la rabbia salirmi in petto e la concretizzo in una fiammata che sfiora di pochi
millimetri il suo volto impassibile. Un'altra fiammata, si scosta appena di
lato e si avvicina di un passo.
Un'altra ancora: la ferma con il palmo destro e
non fa cenno di arrestarsi "Anche a te spiace uccidermi." È una
constatazione amara, quasi malinconica, che non fa che aumentare la mia ira.
"Scommettiamo?"
Questa palla di fuoco è più forte e grande delle altre: la respinge con fatica,
gettandola a lato e si guarda le mani arrossate trattenendo una leggera smorfia
di dolore senza smettere di muoversi nella mia direzione.
Fiamma, Fiamma, Fiamma: il
viso di Loki è a pochi centimetri dal mio, quando ne intuisco il movimento alla
cinta della casacca ed afferro il suo polso: la punta di uno dei pugnali sfiora
il corpetto della mia tuta. È una lotta di resistenza, la nostra: se con una
mano cerca di trafiggermi, con l'altra è impegnato di impedire alla mia ascia
di colpirgli il collo. Mantengo lo sguardo fisso sul suo: c'è una lacrima, una
sola, ed è imprigionata nell'angolo delle ciglia, nello stesso punto in cui
sento pizzicare il mio occhio sinistro.
Nessuno
dei due cede, nessuno abbassa lo sguardo: neppure quando sento dei cavalli
avvicinarsi al galoppo e la voce di Thor urlare il mio nome prima ancora che
compaia, Mjolnir in mano, dal limitare del bosco.
Quando
lascio cadere l'ascia a terra le labbra di Loki fanno appena a schiudersi di
sorpresa che apro le dita serrate sul suo polso, lasciando la lama delpugnale libera di trafiggermi.
"NO!"
Thor si getta da cavallo: scosta Loki afferrandolo per la schiena e mi
soccorre, piegata in due dal dolore. "Non è molto profonda." gemo, ma
mi accordo di sentire in bocca il sapore metallico del sangue, e questo in
genere non è un buon segno. Thor afferra l'elsa ed estrae la lama, poi si
prodiga a tamponare il taglio con un brandello del mantello.
Loki
ci fissa boccheggiando, gli occhi spalancati dallo stupore ed il filo della
spada di Sif vicino al collo. "L'hai fatto di proposito..." sibila.
"Certo:
si è fatta infilzare apposta!" La punta della spada di Fandral gli tocca
il petto: se gli sguardi potessero incenerire, Loki l'avrebbe già ridotto ad un
mucchio di polvere. "Dimmi: ormai credi tu stesso alle tue stesse
menzogne?"
"Dobbiamo
portarti subito nella camera della guarigione, Addison." Thor mi solleva e
si riavvicina al cavallo. Quando mi alza per issarmi in sella per poco non svengo
dalla fitta di dolore. "Riesci a teletrasportarci?"
Scuoto
la testa, forse questa volta ho esagerato, la vista mi si offusca e sento
mancarmi le forze velocemente: "Loki ha due Gemme. Una è quella dello
Spazio" mormoro tenendo premuta sulla ferita: il sangue ha trapassato il
tessuto del mantello e mi riga il braccio, colando su Thor e poi a terra. Cerco
e trova lo sguardo di ghiaccio di Loki, mentre viene alzato da Hogun e Volstagg
e le sue braccia piegate dietro la schiena per essere legate.
"Avanti,
Loki, usala!" incalza Thor. Lui si morde il labbro, prima di rivolgergli
uno sguardo canzonatorio: "...per?"
"Per
portarci su Asgard e salvarla!" ruggisce il fratello, mentre Sif fruga
sotto la casacca rovinata e trova la tasca interna.
"Risposta
sbagliata: era 'per favore'."
"Eccole."
Sul palmo della guerriera le Gemme del potere e dello Spazio sono aggrovigliate
ad una catenella d’oro, annodata attorno ad un piccolo ciondolo brillante. Vedo
Thor strizzare gli occhi dalla sorpresa, guardare prima il ciondolo e poi suo
fratello, e solo un colpo di tosse che non riesco a trattenere lo riporta alla
realtà.
"Posso
farlo, con la Gemma." geme allungando la mano: "Possiamo tornare ad
Asgard." Morrigan scende dal picco sul quale era posata e si sistema sulla
spalla di Thor, incoraggiandolo a seguire le mie indicazioni con piccoli colpi
di becco.
Hogun
domanda cosa farne di Loki e Thor cerca una risposta negli occhi del fratello,
fissi sul palmo di Sif tra le Gemme ed il ciondolo. "Non possiamo
lasciarti andare: Asgard è già abbastanza in pericolo."
"Indubbiamente
con me tra le sue mura, invece, sarà al sicuro."
"Sarai
al sicuro tu, per lo meno."
"Quel
ciondolo..."
"Rendimelo."
Loki ha ripreso il suo posto nella cella che l'aveva già ospitato, i polsi
stretti nelle catene ancorate al soffitto a limitargli i movimenti e ad
inibirgli i poteri. Nella penombra della cella, i suoi occhi verdi brillano di
collera feroce.
"Era
di Madre, vero? Lo rammento." La testa di Loki si piega leggermente di
lato: "Lady GreyRaven è nella camera di guarigione, si sta
riprendendo." Prosegue Thor, avvicinandosi nonostante il cenno infastidito
del prigioniero. "La guerra è imminente, fratello."
"Oh,
ne sarai inebriato, allora. Al comando del tuo esercito, in sella al tuo palafreno
ed alla destra del tuo onnipotente padre, avrai ancora l'occasione di
dimostrare il tuo valore e la tua forza, possente Thor. Sono certo che da qui
sentirò sia il clangore della battaglia che i canti di giubilo che
accompagneranno il tuo trionfo."
"Avresti
potuto condividerli con me."
Loki
scoppia a ridere: "Oh no, Thor. Io con te non ho mai potuto condividere
nulla di simile, per quanto ardentemente lo potessi desiderare."
"Questo
è ora il mio desiderio."
"Ed
io non sono disposto ad esaudirlo."
"Lasceresti
quindi che Asgard venga distrutta?"
"Oh,
assolutamente, io la lascio in mano ai migliori guerrieri che possono
difenderla!" ribatte sarcastico: "Non nutro alcun timore o dubbio
sulla vostra vittoria."
"Smettila!"
"Sei
tu che dovresti smetterla. Arrenderti alla mia natura che tu non potrai mai
cambiare neppure con tutti i tuoi sforzi e preghiere."
"Ti
sto offrendo di tornare tra di noi..."
"NON
E' QUELLO IL MIO POSTO!" Loki è scattato in avanti, le braccia piegate in
modo quasi innaturale dietro la schiena dalle catene tese e gli occhi
spalancati e furibondi: "Non lo è e non voglio lo sia! Non volevo tornare
ad Asgard, non volevo tornare a fingere di essere un figlio di Odino! Se tu ora
mi trascini a tuo fianco nella battaglia, tutto quello che ne otterrai sarà una
lancia piantata nella schiena dal sottoscritto!" L'eco delle sue urla
riecheggia nei corridoi delle prigioni, mentre Thor sospira e scuote la testa,
prima di voltare le spalle per lasciare la cella.
"Il
ciondolo. Rendimelo." La voce di Loki ora è solo un sussurro privo d'ira e
forza: a Thor ricorda improvvisamente l'infanzia, quando per dispetto sottraeva
qualcosa a suo fratello e lo poneva fuori dalla sua portata: un libro, un
gioco, un piccolo trofeo di caccia; lo teneva alzato sopra la testa con una
mano e con l'altra respingeva gli attacchi di uno stizzito Loki, finché questi
non aveva imparato a colpirlo alle parti basse.
"Non vale, non è onorevole!"
"Immagino che in battaglia troveri avversari più
leali."
È un
ricordo che gli strappa un piccolo sorriso triste. "Vorrei, ma temo che
possa diventare un'arma nelle tue mani."
"È
solo il gioiello che Madre mi ha lasciato."
"Devo
crederti?"
Le
catene di Loki tintinnano, Thor torna a guardarlo: ora è Loki ad essere di
spalle, dritto ed immobile con il volto ostinatamente rivolto verso la parete
scura.
"L'ho
posato sulla sua tomba" sussurra il Principe di Asgard uscendo dalla
cella. "Credo che quello sia il luogo più adatto per custodirlo.
"Questa
camera delle guarigioni è davvero portentosa: Ora scoppio di salute."
Addison riallaccia gli stivali e si assicura nuovamente sulle spalle le asce.
"Ti
sei fatta ferire apposta, su Niflheim?" La domanda di Thor è talmente
diretta da spiazzarla. Resta per un secondo ammutolita, le labbra appena piegate
in una smorfia indecisa, poi alza le spalle sostenendo che il fine giustificava
i mezzi e che in quel momento fosse a corto di idee. "Voi due siete più
simili di quanto sia lecito ammettere." sospira Thor.
"Sì,
non sono stata molto corretta nei suoi confronti. Ma è una storia molto
complicata."
"Tuttavia
non avrei mai pensato che sareste arrivati a cercare di uccidervi a vicenda.
Non voi due, almeno."
"Mai
notato quanto è irritante tuo fratello, spesso?" Ribatte con un mezzo
sorriso, prima di tornare nuovamente seria, mentre si raccoglie i capelli nella
sua solita treccia alta. "E quel gioiello?"
Thor
alza le spalle: "Sostiene sia solo un dono da parte di mia Madre, ma temo
di non essere in grado di credere alle sue parole."
"E
fai bene. Con lui la prudenza non è mai troppa e noi siamo stati tutti fin
troppo larghi di maniche."
"Cosa
vorresti dire?" domanda aggrottando la fronte. GreyRaven salta a terra dal
tavolo su cui era seduta, evitando di rispondere o guardarlo mentre si
allontana dalla stanza con la pietra viola in mano. "Vado a recuperare gli
altri, non ci perdonerebbero mai se iniziassimo la festa senza di loro."
La
cella non ha più luce al suo interno, poco dopo che Thor se ne è andato la
fiammella della candela consunta ha tremato e si è spenta.
C'è
solo la torcia alle sue spalle, nel corridoio della prigione, a gettare una
debole luce guizzante ed instabile
Loki
studia la sua ombra proiettata sul muro scuro, il taglio netto dei fianchi e
delle braccia alzate, le catene che gli allungano i polsi verso il soffitto
quasi fossero le zampe anteriori di un ragno velenoso o le ali di un uccello
private dalle piume. Sospira e scosta la testa di scatto per scansare una
ciocca ribelle dal viso: gli viene quasi da ridere, pensando a come le sue
condizioni debbano essere un tale disastro, lui che ha sempre cercato di
comparire impeccabile, quasi a dissimulare e a nascondere la confusione ed il
disordine che provava dentro.
Inspiegabilmente,
ora, è solo lucidamente stanco. Sente di avere solamente voglia di
coricarsi, chiudere gli occhi ed annullarsi nel buio. Dormire così
profondamente da non sentire i rombi della battaglia, per non provare l'impulso
di tendere le orecchie ad ogni grido, ad ogni urlo di dolore, cercando di
risalire a chi appartiene.
Quello
di Thor sarebbe un ruggito rabbioso, esasperato più dalla rabbia e
dall'orgoglio abbattuto che dal dolore fisico. Odino non urlerebbe mai, neppure
con il più atroce dei dolori: non l'ha fatto neppure quando gli hanno
strappato l'occhio in battaglia, o almeno così dicono.
L'urlo
di Addison lo conosce, è un grido acuto e vibrante: una volta scherzando
durante il loro soggiorno negli Inferi, sosteneva di avere un'antenata banshee, viste le sue origini irlandesi
e la voce che poteva perforare i timpani.
Loki
alterna un piccolo sorriso ad una smorfia di dolore, quando la consapevolezza
di aver ferito Addison - non solo fisicamente, ma anche dentro, dove nessuna camera di guarigione può operare - prende il
sopravvento sul ricordo di un piccolo attimo di serenità condivisa. La luce
della fiaccola trema alle sue spalle e si affievolisce. Tra poco anche quella
si spegnerà, e lui resterà al buio.
Solo.
Questa
volta non ci sarà neppure il conforto di sua madre.
Loki
si è spinto troppo oltre, ha allargato la crepa e ha fatto crollare il
castello. Tra la polvere delle macerie ritrova le lacrime e la disperazione.
Eh, ma come siamo depressucci! Su con la
vita, che tra un po' ci saranno mazzuolate a non finire!
Ok, a parte questo:
Io
Sono
Estasiata
Ancora di più.
Esaltata, come la peggiore delle
bimbeminkia davanti auna fanfiction
rossa sugli Uandairecscion.
Io sono felicissima, perché sto ricevendo
tutti questi riscontri positivi, tutti questo 'affetto', tutto questo
interesse.
E' vero, questa è 'solo' una fanfic, una
delle tante di un fandom popolare, non è neppure la migliore ed io non sono di
certo la più grande tra le fanwriter. Ma mi sento un leone, davvero.
Vedere che riesco a comunicare la mia
passione e l'amore che ci metto nello scrivere, vedere che viene recepito e
ricevuto, per me è fantastico.
Forse sono infantile, forse dovrei 'uscire
e farmi una vita' (Grazie al cactus, ce l'ho di già -mi basta e mi avanza), ma
davvero, io sono quasi commossa.
Grazie, Grazie, Grazie.
Alla Prossima,
EC
PS: Titolo tratto da 'The Gollum Song'
(LOTR: The Two Towers soundtrack) e citazione da Donnie Darko.
A
man who fears nothing is a man who loves nothing.
“Dieci
faretre, OcchioDiFalco? Hai intenzione di farli fuori tutti tu?” Barton passa
tra Fury e Stark senza rispondere o degnarli di uno sguardo. “Ad occhio e croce
– nessuna offesa, Direttore - direi che pare abbastanza incazzato.”
“Stark,
per dirla con parole tue, Barton è un assassino provetto: fossi in te non mi
meraviglierei che non passi i minuti precedenti ad una battaglia concentrandosi
senza fare battute idiote. Borgo, quel lanciagranate a colpi multipli è solo un
prototipo e non hai ancora ricevuto istruzioni a riguardo, rimettilo al suo
posto prima che qualcuno si faccia male.”
“La fine
della canna va puntata verso il nemico e il grilletto va premuto per far
partire il colpo, giusto?”
“Hey bambina, stiamo diventando un po’
troppo insolenti per i miei gusti.”
“Chiedo
scusa Direttore.”
“Oh
andiamo, Nick, sii comprensivo: ha avuto una giornata sentimentalmente pesante
e…”
SBAM!!
Ho colpito
il muro con un pugno talmente violento da forare la parete di lamiera e far
trasalire tutti i presenti nell’armeria. Un paio di guardie, evidentemente poco
avvezze a vedermi con occhi dorati, denti aguzzi e forza sovrumana, si riparano
dietro ad una cassa di munizioni da artiglieria pesante: “Un altro accenno a
Loki, e vi giuro che brevetterò questo prototipo qua dentro”.
Fury alza
il dito per ribattere – e probabilmente licenziarmi – quando la VedovaNera che
passa con un bazooka in mano lo distrae: tra il degradarmi sul campo e
recuperare la sua arma prediletta Fury sceglie la seconda.
Lanciagranate
sulla spalla destra e sacco delle munizioni sulla sinistra, getto la testa
all’indietro con fare sfrontato e faccio per uscire dall’armeria. Il sacco si
impiglia da qualche parte e si squarcia in due al secondo strattone: a terra
rotolano almeno quindici tipi di munizioni diverse facendomi lanciare
un’imprecazione talmente accorata che probabilmente avrà fatto dimettere un
quarto del Pantheon norreno con cui mi accingo a combattere. È Cap che per
primo si china al mio fianco e mi aiuta, mentre Tony cerca – abbastanza goffamente
vista l’armatura indossata – di fermare le sei latte di lacrimogeno che stanno
ruzzolando lungo il corridoio. Mi faccio porgere da una delle guardie un’altra
sacca, prima di strillargli di uscire, ed insieme a Steve ci riponiamo
nuovamente le munizioni. “Non sono stato molto carino con te, prima.” Ammette.
“Non avevi
tutti i torti.”
“Ma con me
sembri meno arrabbiata che con altri” Indica con un cenno del capo il
corridoio. In fondo, OcchioDiFalco sta bilanciando l’arco con una montagna di
faretre al suo fianco.
“Beh, tu
almeno ti sei limitato a dirmi che probabilmente mi stavo sbagliando, non mi
hai anche dato della troia, della traditrice, dell'infame e...”
"È
stato profondamente sbagliato da parte sua, non avrebbe dovuto e posso
assicurarti che sia io che Fury siamo stati i primi a dirglielo. Ma cerca di
capire: Natasha è la persona che più ama al mondo, ed in quel momento era
immobile in un letto vittima di un qualche sortilegio di cui non si conoscevano
neppure gli effetti o la durata.”
“Natasha è
anche la persona che io amo di più al
mondo, ve lo siete scordati?” Ho gli occhi che mi pizzicano: qualcosa – un nodo
di rabbia, tristezza, tensione, nervosismo – si sta sciogliendo e vuole uscire
a tutti i costi dai miei dotti lacrimali.
Cap mi
fissa per un istante, poi allunga un braccio, lo fa passare attorno alle mie
spalle e mi attira a sé. È il via libera definitivo: le cateratte si aprono e
piango come una fontana sulla spalla di Captain America. Sento dei passi alla
porta e qualcuno che si ferma sull’uscio per un istante, prima di chiuderlo e
lasciarci da soli.
I latrati
degli Jotun si sovrappongono al suono dei corni dell'Armata di Svartalfheim: La
Rocca si è staccata da terra e simile ad una cuspide rovesciata sovraste le
altre navi, Ammiraglia di una flotta nera ondeggiante nel vento gelido.
A poppa
del ponte di comando il Re congeda con un gesto soddisfatto i suoi generali,
poi fissa il Guntlet in cui ha riposto la sua mano sinistra: i due incastri
delle Gemme mancanti sembrano orbite vuote che lo fissano severi, ma si impone
di non preoccuparsene troppo. Intercettando il suo sguardo, alle sue spalle
Amora si lascia andare ad profondo sospiro contrito, aumentando la presa sullo
Scrigno nervosamente. "Mi pari inquieta, Incantatrice"
"Perdonami
mio Signore, non è mia intenzione irritarti"
"Né
la mia redarguirti. A cosa devo questa tua agitazione? Temi forse questa
guerra?"
"Non
riesco a perdonarmi di non aver recuperato anche le Gemme mancanti, Sire".
La mano
libera dal Gauntlet scivola sulla spalla della donna e ne risale il collo fino
ad accarezzarle il mento candido: "Vi è qualcosa in mio potere che possa
confortarti?"
"Permettermi
di stare al tuo fianco, mio Signore" risponde con enfasi.
"Non
posso esaudire questo tuo desiderio: non conosci l'arte delle Guerra, finiresti
sopraffatta dalla battaglia. Oh, Amora! Non sei abituata allo scontro in campo
aperto: è tuo costume colpire con sotterfugi e nell'ombra, è comprensibile il
tuo timore. Ma fintanto che terrai aperto il portale con lo Scrigno, potrai poi
introdurti ad Asgard comunque, ed eseguire gli ordini che ti ho dato. Ma
celata, nell’ombra, come solo tu sai fare. Non è nelle mie intenzioni farti
correre rischi inutili".
"Corro
pur sempre il rischio di perdere te"
si lascia sfuggire in un sussurro accorato. Poi domanda scusa e si preme le
dita sulle labbra, distogliendo lo sguardo da quello contrariato e severo di
Malekith. "Non volevo dubitare..."
Tuttavia
Malekith le porge la mano ed ammorbidisce lo sguardo: "Sono io che dovrei
chiedere perdono per non aver tenuto conto delle tue necessità: ti ho promesso
ricchezze, gloria e potere in caso di vittoria, ma un buon sovrano deve tenere
sempre in mente anche il rovescio lato oscuro della medaglia: se
perdessi..."
"Non
osare neppure paventare una simile assurdità!"
"Ascoltami:
Se perdessi e tu finissi in mani nemiche, Asgard ti condannerebbe ad una morte
lenta e dolorosa. Ma per la legge dei Novi Regni un membro di casate reali non
può essere condannato a morte, neppure dal Padre degli Dei, per quanto i suoi
crimini possano essere gravi. Diverrai mia sposa adesso, Amora: la nostra
unione sarà di buon auspicio per la battaglia, motiverà le truppe, sapere di
avere anche una Regina per cui combattere. E, chissà, magari questa sarà una
notte propizia anche per concepire un erede." Gli occhi chiari
dell'Incantatrice brillano, mentre fatica a trattenere un sorriso compiaciuto.
"I festeggiamenti per il nostro sposalizio saranno uniti a quelli per la
vittoria su Asgard. Lo sfarzo e la magnificenza saranno senza pari".
Darcy ha
ripreso colore e i medici le hanno tolto la mascherina dell'ossigeno. Tenta
goffamente di grattarsi il viso, ma si impiglia la mano nei tubicini delle
flebo. Maria Hill la fissa con un sopracciglio alzato, poi si avvicina, le
libera la mano, e vedendola incerta sulla posizione della faccia la guida sino
alla punta del naso, dove Darcy si concede una soddisfacente grattata
sottolineata da un mugolio di soddisfazione.
"Va
meglio?"
"Molto
meglio, grazie. Quella cosa di
plastica è irritante in faccia"
"Sarebbe
stato più irritante non respirare, a mio avviso”.
Darcy apre
a malapena un occhio e la fissa dubbiosa: "Lei è l'agente Hill, vero?
Posso chiederle che ci fa qui?"
"La
balia, a quanto pare" risponde storcendo la bocca. "C'era il timore
che chi ti ha attaccato potesse di nuovo servirsi del tuo corpo, così abbiamo
convenuto fosse saggio piantonarti in ospedale"
"Ah.
Curioso. Posso chiedere anche con cosa avrebbe scacciato l'assalitore? Acqua
santa e un pugno di sale?" la Hill indica con lo sguardo la fondina legata
alla coscia. "Esaustiva, direi. Fa molto Underworld, sa? Il che mi fa piacere, mi sono vestita da Celine tre
Halloween fa, se mi passa il cellulare dovrei avere ancora un paio di
foto."
"Non
mi interessano".
"Oh
ma andiamo, Agente Hill! Come reclutate i nuovi agenti, se non in base a come
vestono bene le tutine attillate?"
La Hill si
gratta la fronte con l’aria esasperata di chi sa già che le prossime ore
saranno estremamente lunghe e difficili, poi si porta la mano all’orecchio, fa
segno a Darcy, che aveva ricominciato a cianciare, di starsene zitta ed ascolta
attentamente qualcosa all’auricolare.
“Qui Hill,
permesso accordato. Barton, Borgo, Rogers e Romanoff, avete libero accesso
all’Armeria di livello1" Accorda un altro permesso e si congeda con un Buona Fortuna piuttosto atono. Darcy la
guarda con curiosità: “L’agente Borgo ha portato a termine positivamente una
missione di recupero. La squadra dei Vendicatori si sta muovendo verso Asgard,
è previsto un attacco imminente.”
La ragazza
abbandona la testa tra i cuscini del letto e lascia che lo sguardo si perda
fuori dalla finestra: “E Jane?”
“La
dottoressa Foster resterà sul suolo terrestre” risponde pronta, passeggiando
attraverso la stanza sino alla finestra: Al di là del vetro, il cielo è
uniformemente grigio. Hanno messo neve in serata, ma non molto abbondante a New
York.
“Mi dica
una cosa, agente Hill” Ora gli occhi chiari di Darcy la scrutano attentamente:
“Come fa ad essere così calma quando alcuni suoi amici stanno per andare a
combattere in un’altra dimensione e non hanno garanzie di ritorno?”
"È il
mio lavoro, signorina Lewis. Ed il loro: sono agenti ben addestrati, sanno fare
il loro mestiere e hanno già affrontato sfide simili”
“Sia
sincera:” La ragazza si siedecon fatica e si porta le ginocchia al petto
abbracciandosele: “Lei è preoccupata da morire, giusto?”
Maria Hill
scioglie le braccia incrociate e se le porta ai fianchi. Non muove nient’altro:
a Darcy continua ad offrire la schiena dritta, le spalle muscolose e lo chignon
severo. “Non sono completamente tranquilla, soddisfatta?”
“Immagino
questo sia tutto ciò che posso ottenere da lei, perciò sì”.
“Com’è che si chiamava l’Elfo che arrivava al Fosso di Helm?
Quello biondo e piastrato, che poi ci crepava pure nella battaglia?”
“Haldir”
rispondo distrattamente all’auricolare, accarezzando la testina di Morrigan a
cui ho appena raccomandato di stare, come sempre, fuori dalla battaglia. Il mio
Corvo picchietta il becco sulle mie dita e gracchia un saluto, prima di
prendere il volo passando vicino ad IronMan, che passa da una torre all’altra
per un ultimo controllo: “Non ti pare che
quello con cui sta parlando Cap, il generale di Alfheim intendo, ci somigli?”
Alzo
lo sguardo dalla calibrazione del lanciagranate – aveva ragione Fury, avrei
fatto meglio a prendere con me il libretto di istruzioni – e cerco il tizio in
questione: pelle lattea e occhi fastidiosamente gialli tra ciocche di lisci
capelli di platino. “Mi ricorda più Nuada di Hellboy II”
“Ecco, quel film mi manca, a dire il
vero. Recupereremo appena torniamo alla base: una bella serata tra Shawarma,
film di supereroi meno cazzuti di noi e naturalmente il tableau degli invitati
del matrimonio.”
“Uh,
guarda, non vedo già l’ora…” commento. Sulla sommità della torre a fianco noto
Clint andarsene appena entra Natasha senza rivolgerle uno sguardo o una parola.
Setto l’auricolare sulla frequenta privata della mia amica: “Nat, devi dirmi
qualcosa?”
“Calibra il caricatore a 527 per una
gittata medio-lunga”
“Non
stavo parlando del lanciagranate. Te e Clint...?”
“Lascia perdere"
“Credo
che dovreste…”
“In un altro momento, magari”
“Oh,
Nat, sai come la penso sul lasciare le questioni irrisolte prima di una
battaglia o di una missione: se disgraziatamente uno dei due poi… AHIA!” Deve aver preso lezioni da Clint,
prima di litigarci: la scatola delle munizioni che ha lanciato mi ha colpito la
fronte con una precisione millimetrica.
"Membri
della squadra dei Vendicatori stipendiati S.H.I.E.L.D., posso avere la vostra
attenzione?" Cap, preso accordi con il Generale di Alfheim, si volta verso
le torri del palazzo e attira l'attenzione agitando un braccio e premendo il
dito sull'auricolare.
"Qui Barton, affermativo"
"Romanoff in ascolto"
"Borgo, presente".
"Facciamo
un breve check delle dotazioni" snocciola il numero di munizioni, e le
armi che ha con sé, compreso lo scudo, ligio e preciso come solo il Capitano
può essere.
"Sono Romanoff, ho in dotazione
i miei Morsi di Vedova da polso e quaranta Morsi da lancio. Sedici lacci,
quattro coltelli da assalto, due Beretta 92FS calibro9 con sedici caricatori,
BabaYaga, ovverio il mio Fucile del Distruttore con due cartuccere di ricambio,
trenta bombe a mano, fucile di precisione con puntatore laser e relative
munizioni."
"Borgo: Due asce, un
lanciagranate ancora a livello di prototipo che non ho ancora battezzato,
un'alabarda rubata ad Elfo distratto, due casse di munizioni, set di coltelli
da lancio di dubbia origine, lame rotanti ninja regalo di un mio ex,
quattordici fuochi d'artificio a razzo avanzati dall'ultimo Capodanno, e
ovviamente Fuoco Fatuo a volontà."
"Qui Barton, ho un arco
Browning folding con undici faretre Made in Stark per un totale di
quattrocentosette colpi, di cui duecentosette ad esplosione ad impatto e
novanta ad esplosione controllata, trenta con esplosione a grappolo, cinquanta
con punta a perforazione rotante diametro dieci centimentri, ventidue con
perforazione standard, sei con perforazione ad acido e due con gancio e laccio
a scorrimento per fuga. Ah, e ho anche sedici granate a lancio manuale, otto
latte di fumogeni, due Beretta 92FS calibro9 con sei caricatori, dieci coltelli
da lancio e tre coltelli da assalto."
"OcchioDiFalco, hai il potere
di annientare l'autostima della Mark42."
"Sono solo un maledetto
perfezionista, Stark."
"Qui IronMan: ho addosso la
Mark42 e solo questo potrebbe bastare. Ah, e un HotDog."
"Non
sei uno stipendiato S.H.I.E.L.D.. E dove diamine hai trovato un Hot Dog ad
Asgard?"
"Nelle cucine del Palazzo.
Stavo impazzendo senza i miei mirtilli."
"Capitano,
tu che hai combattuto in una guerra vera e propria, dimmi la verità: Avevi mai
visto una cosa simile?"
"Intendi
per il numero di soldati schierati o per la tipologia di armi e uomini?"
"Entrambi"
"Uhm
no, Stark, no"
"Però
ammettilo, fanno la loro figura"
"Oh
sì. Se sono letali tanto quanto coreografici, abbiamo ottime speranze. I
guardoni reali dicono che l'Armata di Svartalfheim non è poi così
numerosa".
"L'Armata
di Svartalfheim ha in mano quattro Gemme e una strega incazzata. E tu sai che
cosa può fare una donna quando va su tutte le furie..." Picchietta
l’indice sull’auricolare, da dove provengono gli improperi di Addison rivolti a
Fandral ed il rumore metallico di un'armatura colpita più volte. Captain
America e IronMan si scambiano uno sguardo preoccupato: "Siamo
fottuti"
"Già".
È
una scintilla nera che scoppia all'estremità spezzata del Bifrost, al di là
dell'enorme cancello sbarrato e si allarga in un cerchio d'ombra che vomita una
carica di giganti.
È
il vento che cambia direzione, incrementa la sua forza e diminuisce la
temperatura.
È
l'oscurità che prevarica sulla luce calda che fa splendere d'oro la città.
È
il suono cupo dei corni e dei latrati degli Jotun che sovrastano i tamburi di
guerra di Alfheim ed Asgard.
È
il fragore del cancello sul Ponte che viene abbattuto dai colpi degli Jotun.
È
il grido di Thor seguito dallo rombo del suo Tuono, è Natasha che prende
posizione, è Banner che si sfila gli occhiali, è IronMan che accende i
propulsori e la prima freccia che Clint incocca, è il sibilo dello scudo di Cap
che falcia due giganti facendoli ruzzolare a terra calpestati da quelli che li
seguono.
È
il pensiero che rivolgo a Loki mentre carico il lanciagranate.
È
l'inizio della battaglia.
La carica
della fanteria Asgardiana è impressionante: senza alcuna esitazione li vedo
seguire Thor sul Bifrost, armi in pugno e urla di guerra, a scontrarsi con gli
Jotun rimasti in piedi dopo un primo strale di lance elfiche e granate di
IronMan. Mantengo la mia postazione e l'occhio nel mirino: attendo solo che
entrino nell’area di gittata e che l'indicatore olografico dell'arma mi dia il
verde di libera per sparare. "OcchioDiFalco, sono fuori anche dal tuo
tiro?"
Barton
risponde positivamente: "Finché li
tengono bloccati sul Bifrost non possiamo fare alcunché. Certo che se
continuano così non ci sarà neppure bisogno che intervenga l'Hulk. Non è
contento dottore?"
La voce di
Banner all'auricolare è sacrastica e tranquilla: probabilmente sarà ancora a
fare yoga da qualche parte del Palazzo per non perdere le staffe troppo
velocemente. "Ne sarei
estasiato".
"Temo che non ce la caveremo così facilmente: se fosse
tutto qui il loro piano di battaglia ne sarei quasi delusa" aggiunge
Natasha, stesa prona sulla sommità di una delle Torri superiori con l'occhio
già nel mirino del fucile di precisione.
Con il
cannocchiale seguo Steve muoversi tra i fanti e raggiungere una posizione di
prima linea, mitra spianato e concentrazione al massimo: Uno dei giganti riesce
a sfiorargli la testa, rompe il casco della maschera e subito dopo viene
abbattuto da un fendente di Sif alla schiena. Il Capitano si sbarazza la
maschera lacera e riceve un sorrisetto complice della guerriera.
"Hai visto quella stronza?" Sibila
Natasha "Giù le mani!"
"Vulvetta
Nefasta, cercati un altro fallo compiacente!" strillo.
"Mi piace perché tra di voi, ragazze, c'è poca
competizione e non avete atteggiamenti da primadonna." ironizza
Tony "Che poi, anche io
pref..."
Non fa in
tempo a finire la frase.
C'è stato
un altro bagliore alla nostra sinistra, a fianco di quello che Thor ci aveva
indicato come il Tempio, fluttuante al limite di uno sperone di roccia: un arco
si apre come un sorriso crudele tra la terra e il cielo mostrando un abisso di
picchi neri.
OcchioDiFalco
non perde tempo: Fa perno sulla gamba, si volta e scocca la freccia esplosiva
con cui teneva sotto tiro i giganti sul Bifrost.
"A
ore QUATTRO! ALLARME A ORE QUATTRO!" Urlo all'auricolare. "Hanno
aperto un altro portale!!! STARK! FAI MUOVERE L'ELFICO CULO AI CAVALIERI! CI
SERVONO DAL TEMPIO!"
Natasha li
ha già sotto tiro: "Il primo portale
era solo una trappola, hanno usato gli Jotun come esche! BRUCE, ci faresti il
favore di..."
"WWWWAAAAAAAAAAAAAAARRGGGGGGGHHHHHHH!"
"Adoro
il tempismo dell'Hulk".
"Certo
che questi elfi sembrano tanto innocui." Cap atterra con una pedata un
Oscuro che si era lanciato su di lui. "Ed invece menano davvero
forte."
"L'abito
non fa il monaco e la maschera non fa il teletubby." Aggiunge Stark:
Oh, i Teletubbies. Ecco dove avevo già visto le
maschere d'ottone dell'armata di Svartalfheim.
Ho finito
le munizioni del Lanciagranate, così infilo gli avambracci nelle tasche ai
fianchi della tuta, tendo le mie ali ed afferro l’alabarda rubata, prima di
lanciarmi per planare sul campo di battaglia. Nella torre a fianco, Natasha si
sbarazza della propria arma ormai inutile ed alza il pollice per chiedere
l'autostop a Stark. "Dove va di
bello signorina con una giornata così bella?"
Ora non vi resta che star tranquille e sedute e aspettare di
vedere se sia vera la diceria che 'far
sesso prima di una battaglia portauna
sfiga pazzesca' sperando sia così, che almeno ci togliamo i due neosposi
bastardi dalle scatole.
Altro non ho da dire, se non ringraziarvi sino allo
sfinimento per il vostro appoggio ed il vostro incoraggiamento. Davvero,
Grazie.
Alla Prossima,
EC
PS: Titolo tratto da 'Blow me Away' dei Breaking Benjamin
(stavo ascoltando l'intro mentre scrivevo l'inizio della battaglia) e citazione
cinematografica da 'Il Primo Cavaliere' (Sì, quello dove Richard Gere fa
Lancillotto...)
Il suono
cupo del corno questa volta è talmente potente da ferire i timpani. Fatico a
mantenere salda la presa sulle asce, che coprirmi le orecchie con le mani
durante un feroce corpo a corpo con un Teletubby assetato
di sangue potrebbe risultare fatale, e a restare concentrata sul mio
avversario.
Fiammata,
fendente, schivata, fiammata: un altro Elfo alla mia destra prende il posto di
quello che ho appena abbattuto.
Scocciatore.
Sento
imprecare sonoramente Clint all'auricolare e domando che cavolo stia accadendo. Sbarazzatami dell'ultimo seccatore sotto
tiro, mi volto e resto a bocca aperta a vedere cosa ha appena valicato il
portale: "Se Maometto non va alla montagna...!” Quello che sembra
gigantesco puntale rovesciato di roccia nera, avanza scavando un solco profondo
nel lastricato della via principale di Asgard.
"E
quella che è?" Altro scocciatore: se
Natasha non fosse intervenuta in tempo ad abbatterlo
con due proiettili a quest'ora avrei un braccio in meno. Lo finisco mentre è a
terra staccandogli la testa con un colpo d'ascia.
"Thor
ha detto che avevano delle navi da guerra: beh, credo intendesse queste."
"Il design è interessante." Ammette
Clint liberando due frecce con granate a grappolo: esplodono a contatto con la
superficie nera della nave senza scalfirla. Lui emette uno sbuffo contrariato e
richiama l'attenzione di Stark: "Qualcosa di potente?"
"Scusa, amico, non vedi che sono impegnato in una
lambada con questo bestione qui? Provo a liberarmi e arrivo, tu cerca di far
contenimento."
"È una parola...!"
"Ci
sono altre navi!" Esclamo tra gli schizzi dalla carotide di un avversario
e la lama della spada di Fandral che passa ad un millimetro
dal mio fondoschiena per trapassare un Elfo Oscuro: "Per tua fortuna
dedico sempre tanta attenzione a certi dettagli" aggiunge sornione. Gli
rifilo una manrovescio. Tenendo
premuto la guancia ferita sostiene di essere certo che un giorno ci ameremo
senza riserve.
"Clint, le navi avanzano verso il palazzo, lascia la
tua posizione!"
"Tranquillo, Capitano, ho la situazione sotto controllo".
Sul
ponte della nave sono comparsi dei soldati, e questa volta non sono immuni ai
colpi di OcchioDiFalco. Àncora
la freccia con laccio al ponte e si lascia scivolare sopra non appena è a
portata. Con la coda dell'occhio catturo una scintilla preoccupata negli occhi
di Natasha, avviluppata ad un Elfo che sfrigola tra i
Morsi.
"Barton, vedi di non far
sciocchezze." si raccomanda Cap, prima di
arrampicarsi sull'Hulk e farsi catapultare contro un
nugolo di Jotun superstiti.
"Devo cercare di deviare quest'affare dal
palazzo!" risponde la voce affaticata di OcchioDiFalco:
“È che ci sono troppi bastardi a
bordo!"
Tony riesce
a comunicare con Thor, che rotea il martello e si lancia sul ponte della stessa
nave di Clint a dargli manforte. La prua inizia lentamente a girare, per poi
rivoltarsi verso quella che segue urtandola ad un fianco: "Manovra di parcheggio alla GreyRaven,
sempre efficace!" commenta Natasha.
Alzo gli
occhi al cielo: Che palle, ancora questa storia…
La seconda
nave si piega a babordo e si abbatte sul Palazzo disintegrando le torri più
basse e sbriciolando il porticato dalle statue gigantesche da cui sono comparsa
la prima volta.
È come se
si fermasse il tempo:
Non sento
l’urlo di dolore di Clint nell’auricolare, che fa paralizzare Natasha.
Non vedo
la terza nave, la più grande, che valica il portale.
Non mi
accorgo della cavalleria lanciata al galoppo da Odino in sella al suo cavallo a
otto zampe.
La mia
attenzione è tutta sulla palla di fuoco che avvolge le torri est e che vedo
diffondersi al suo interno attraverso le finestre e le brecce aperte.
Probabilmente
il mio cuore si è anche fermato per qualche secondo, prima che mi metta a
correre verso l’entrata del palazzo.
La prima
volta è stata seguendo il mio Corvo. Con Asgard
sempre sotto attacco il palazzo era già ridotto ad un colabrodo: nelle segrete,
davanti alla cella blindata, Frigga menava fendenti a destra e a manca nella
sua furia di guerriera e madre. Fa male ricordarlo quanto rendersi conto che
questa volta non la troverò lì davanti, a pregarmi di portarlo in salvo.
Questa
volta, però, corro di mia spontanea volontà, ed è solo il mio cuore a guidarmi.
E a farmi correre ancora più veloce.
Salto una
colonna abbattuta tra le macerie sino a raggiungere la gradinata che porta alle
segrete.
Un guizzo
d'ombra e un colpo alla testa.
Ed è buio.
Loki volta lo sguardo verso le sbarre all'entrata della cella
quando sente qualcuno urlare il suo nome. Ne riconosce la voce, è una piacevole
sorpresa che gli fa mancare il cuore di un battito, sgranare gli occhi e
piegare le labbra in un mezzo sorriso. Vederla comparire, trafelata ma sana e
salva, è sollievo e gioia nonostante dentro di sé abbia cercato di maledirla ed
insultarla sino a qualche minuto prima: "Addison!"
Gli risponde solo un piccolo sorriso, poi colpisce le sommità delle sbarre sino
a divergerle dal muro, si precipita nella cella e gli getta le braccia al collo.
"Qui
fuori è l'Inferno" sussurra con voce tremante: "Non abbiamo molto
tempo, il palazzo è in fiamme".
"Addison..." C’è qualcosa di alieno in quell’abbraccio,
qualcosa che Loki non riesce bene ad afferrare: forse
è l’odore o la consistenza della sua pelle, o il suo calore. Anche
quell’abbraccio, pensandoci, gli sembra completamente estraneo da Addison.
"Ora
ti libero" Afferma lei, evitando il suo sguardo per rivolgere l'attenzione
alle catene, prima di estrarre un'ascia dalla faretra ed invitarlo a tenerle
tese. Loki si piega sulle ginocchia mordendosi le
labbra: ha il cuore in gola, batte talmente forte che può sentire la pressione
del sangue nelle orbite. Si impone di mantenere la calma ma non riesce a
trattenersi dal fremere.
Al sesto
colpo la prima catena cede. Per l'altra ne occorrono un paio in più.
Questa
volta è lui a cercare il suo abbraccio e le sue labbra, e questa volta coglie
un sapore ed una pressione famigliare, un calore che già conosce e che ora
associa ad un veleno corrosivo, vendetta e odio. Quando si stacca ha il cuore a
pezzi e una rabbia sorda che ruggisce e si fa strada nei nel suo petto
dilaniandolo.
Eppure
resta calmo, anche quando lei gli nega l'apertura dei bracciali, spiegando che
non può rischiare di restituirgli i poteri. "Dobbiamo andare, seguimi" mormora stringendole la mano.
Lei
annuisce: ha gli occhi che brillano, e non della luce che ama.
Le ha
fatto perdere l'orientamento trascinandola di corsa per i corridoi del Palazzo,
deviando più volte a causa delle fiamme o delle macerie sino a trovarsi di
nuovo nei sotterranei. Quando protesta a viva voce, che sono ancora lì dentro e
rischia di crollare tuttola rassicura
che a breve usciranno, non prima di aver
recuperato una cosa: apre la pesante porta intarsiata della Cripta di Famiglia
ed entra senza allentare la presa sulla sua mano.
Il
sarcofago di Frigga è bianco, decorato con intarsi d'oro e cristalli. Sul coperchio
è scolpita la sua figura, occhi chiusi e aria serena di chi si risveglierà
presto da un sonno ristoratore, mani raccolte sul grembo tra i panneggi della
veste magistralmente levigati.
"Loki, comprendo il tuo bisogno di renderle omaggio,
ma..." le fa cenno di tacere: tra le dita della mano di marmo bianche ed
affusolate, brilla il ciondolo come aveva detto Thor. Raccoglie delicatamente
la catenella dorata, alzandola per mostragliela. "Volevo fartene dono,
sai? A mia madre era cara la nostra relazione, anelava a vederci congiunti in
vita. Questo sarebbe stato il simbolo della nostra unione, per lei. Permettimi
di ornarti il collo, per me è importante." Ne è stupita, sorride
imbarazzata e si porta una mano al petto con falsa modestia; l'intensità
dell'odio che gli provoca quel gesto quasi lo stordisce.
Fatica a
non colpirla pur avendola così vicina e a fermare il tremore nelle dita quando
apre il gancio della collana e lei gli da spalle alzandosi i capelli con una
mano per agevolargli l'operazione. "È bellissimo" sussurra estasiata
quando il pendente le scivola sul collo. E quando le si stringe sulla carotide
l’attanaglia nel vano tentativo di allargarla per respirare.
Loki stringe, stringe così forte che la catena taglia la pelle e
si lorda di sangue: Mantiene salda la presa senza badare ai colpi disperati che
la donna cerca di rifilargli mentre soffoca, bloccandola tra sé ed il
sarcofago. "Guardala..." Le sibila all'orecchio, tra le ciocche brune
che si stingono a diventare bionde. "GUARDALA!" Urla.
Il corpo
di Amora ormai è scosso dai sussulti, rivoli di
sangue solcano la pelle candida del collo e della spalla e gocciolano sul marmo
bianco "Pensavi non me ne accorgessi? PENSAVI DI
INGANNARMI?" Le dita dell'Incantatrice gli graffiano le mani ed i polsi
con sempre meno forza "Mi hai tolto mia madre. Hai fatto distruggere il regno che doveva essere mio. Chi mi hai tolto adesso? Chi hai
ucciso? DIMMELO!” Il corpo dell'Incantatrice si accascia con un ultimo spasmo e
Loki la segue a terra senza riuscire ad allentare la
presa: anche le sue dita sono tagliate dalla catena, ma il dolore fisico è ben
lontano dall'arrivare. Un singhiozzo, solo uno: "Hai ucciso anche lei…"
Ci sono i
rumori della battaglia, là fuori, e l’odore acre del fumo che aumenta; da
qualche parte si deve essere verificato un crollo, c’è il fragore delle pietre
che cadono e scuotono i muri dalle fondamenta. Eppure tutto quello che
percepisce Loki è silenzio.
Un paio di
tasselli della volta dorata si staccano e cadono a terra. Uno si sbriciola sul
pavimento, l’altro resta impigliato tra i capelli immobili dell’Incantatrice.
“Mi hai
tolto anche Addison.” Le dita lasciano la catenella
ed il corpo cade a peso morto in avanti, colpendo il pavimento con il volto e
lasciando sul marmo del sarcofago una traccia rossa dove si è appoggiato. Loki recupera il ciondolo di Frigga e lo stringe tra i
pugni giunti sul petto,
appoggiando
la schiena contro la tomba e respirando profondamente. "Ti ho vendicata, madre."
mormora accarezzando la superficie intarsiata con la nuca "Almeno questa
volta ho vinto. Almeno questa volta ce l'ho fatta".
Resta
fermo a fissare il soffitto aprirsi in piccole crepe e attende la pioggia del
mosaico d’oro e madreperla: sarà il dolore di un attimo fragoroso ed il buio
confortante della fine. Tra poco non vi sarà più Loki
nell’Universo, niente più trame ingarbugliate, inganni e tradimenti.
È meglio così.
Se la sua
vita, in fondo, era solo la lotta persa in partenza contro sé stesso e la sua
natura, a che pro combattere per mantenerla? Tanto più che aveva perso ormai tutto. Avrebbe trovato pace lui – e
anche tutti gli altri. Con un po’ di fortuna gli Inferi saranno clementi anche
questa volta e potrà ritrovare Addison; almeno per
vederla, per sfiorarne la preziosa inconsistenza della sua pelle prima che i
loro destini siano per sempre separati da un giudizio supremo e definitivo.
La crepa
sopra la sua testa si allarga e gli intarsi del soffitto iniziano a cedere. Sarà questione di un attimo buio.
E
quell’attimo invece è illuminato da una fiammata grigiazzurra che passa sopra
di lui intercettando i calcinacci.
Quando sul
suo viso non si deposita altro che polvere e cenere ha quasi paura a voltarsi
verso l'entrata: sotto l’architrave piegato, la mano destra ancora alzata, c'è
lo sguardo dorato di Addison.
E
l’abbraccio che trova questa volta è vero, reale, è quello: la sua bocca e il suo sapore, la i riflessi dei suoi
capelli ed il suo odore. C’è Addison, tra le sue
braccia e nei suoi occhi, con un rivolo di sangue sulla tempia sinistra e la
tuta lacera sul fianco che lascia esposta la pelle arrossata dal fuoco: è
talmente bello ritrovarla da essere quasi doloroso.
“Quando la
smetterai di giocare alla donzella in pericolo?” È la sua voce, proprio quella:
una nota ironica nell’accento midgardiano.
Loki non può fare a meno di ridere: “Pare sia l’unico modo per
accordarti un appuntamento”. La sente ricambiare la stretta. Forte. “Temevo ti avesse…”
“Ciha provato, ma deve ancora nascere la cortigianaesoterica capace di farmi fuori. A proposito” si scioglie
lentamente dal suo abbraccio e si avvicina al cadavere di Amora
e lo pungola con un piede. Poi si china a recuperare le sue asce senza toglierle
gli occhi di dosso; infine, ne alza una e la cala di peso sul collo
dell'Incantatrice staccandolo di netto, “Precauzione: sai in quanti film horror
stronze come questa si alzano e ti inseguono quando meno te lo aspetti?” Spiega
alzando le spalle.
“Suppongo
sappia quello che stai facendo Ora però è meglio sbrigarsi ad uscire.”
E la fine di Amora è giunta, con
somma gioia di tutti!!!
Attenzione, non pensate che gli ultimi capitoli saranno una
passeggiata: c’è sempre una battaglia da far terminare (E speriamo di farla
finire decentemente…).
Per domande sulla fic o su
qualsiasi cosa, vi mando al mio ASK: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Per tutto il resto c’è MASTERSTARK!
Non vi ringrazierò mai abbastanza per il seguito che state
dando a questa storia.
Alla prossima –spero-
EC
PS: Titolo tratto da Enjoy the Silence dei Depeche Mode ,
citazione cinematografica da MoulinRouge! (Mannaggiaammè quando ho
scelto di fare le citazioni cinematografiche…)
Capitolo 19 *** Hiding the Truth and Crashing Down ***
The
Seventh:Winter
·PART
6: Chasin’
·Chapt 18: Hiding
the Truth and Crashing Down.
Hope
is a good thing, maybe the best of things, and no good thing ever dies
“Immagino
tu voglia gettarti di nuovo nella battaglia.”
“Non posso
lasciare i ragazzi laggiù. E neppure tu vuoi lasciare Odino e Thor, vero?”
Loki distoglie lo sguardo dal mio: Ha le mani ancora sulla grata
chiusa sopra la nostra testa, uscita di un passaggio segreto che ci conduce
fuori dal palazzo, e ai polsi i segni dei sigilli che sono riuscita a spezzare
“Non mi interessa”.
“Non è così…”
“E che
altro dovrei fare, secondo te? Andare da mio pad…da Odino e riproporgli un’alleanza? E
che garanzie potrei dargli? Dopo il mio ultimo tradimento è già tanto che non
mi abbia condannato a morte direttamente.”
“Guarda
che non lo sa” Loki mi fissa stupito. “Non ho detto
nulla né a Thor né a lui. Non sa che hai tentato un’alleanza con Malekith. O, per lo meno, non gliel’ho detto io.”
Dallo
sguardo confuso che mi rivolge capisco di averlo spiazzato: “E perché mai non
l’hai fatto? Avresti avuto il dovere di avvertire, di denunciarmi o di…”
“Sì, a
rigor di logica. Ma, Loki, non so se l’hai notato:
quando si tratta di te, il mio proverbiale raziocinio va completamente in
pappa.”
Gli
strappo un piccolo sorriso e un bacio veloce: “Tutto ciò ti si ritorcerà
contro, prima o poi” mi avverte “non è saggio prendere le mie difese”.
Uno
schianto sopra le nostre terre e le pareti del cunicolo tremano e si riempiono
di polvere. Urla e rombi al di là della grata si intensificano. Loki mi passa un braccio attorno alle spalle e per
stringermi. "Ne parleremo più tardi. Ora…”
“Odino ha
già usato le Gemme?” Scuoto la testa. “Quante ne ha in mano?”
“Beh… due.”
“Cosa?”
“Le tue
due Gemme. Amora aveva preso tutte quelle a nostra
disposizione …”
“Avevi
detto che …!”
“No. No.
Ero stata volontariamente piuttosto vaga a riguardo.”
Ruota gli
occhi e sospira. Poi si preme una mano sulla tempia sinistra come se stesse per
avere un principio di mal di testa: “D’accordo. Dobbiamo impossessarcene di
nuovo. Credo dovremmo ricorrere al trucco dei mutamenti sai, come …”
“Dimenticatelo:
sai com’è finita l’ultima volta.”
Storce la
bocca: “Già”. Un altro boato, questa volta era proprio sopra di noi. Ci
scambiamo un ultimo sguardo: "Questa volta credo che dovremmo quantomeno
improvvisare."
Improvvisare. Figurarsi! Come se non credessi davvero che quella
testina complicata sia già al lavoro per elaborare un piano.
Potremmo
restare qui a discuterne in eterno e fare la fine dei topi senza dare il nostro
contributo alla battaglia. Oppure potrei chiudere un occhio -anzi, entrambi -
tapparmi il naso e dargli la mia piena fiducia. Prendo un profondo sospiro, lo
guardo negli occhi, e appoggio le mani sulla grata insieme alle sue.
E la
apriamo.
Per tanto,
troppo tempo Odino è stato un Re e non un Guerriero. Ha ancora la potenza dalla
sua parte - la Gemma rossa è incastonata nella lama di Gungnir
e ne aumenta il potere - ma gli anni ed il dolore hanno fiaccato la tempra e ne
hanno piegato la furia.
I suoi
riflessi sono rallentati, il braccio meno veloce a falciare gli Oscuri che
l'hanno circondato: conscio della sua forza scemata ha lasciato Malekith a Thor e ha cavalcato a fianco dei suoi uomini e
combattuto con loro.
Non si è
mai sottratto dal fango del campo di battaglia - a costo di perderci un occhio
- né alle lame nemiche: la sua sola presenza riesce ad infervorare i soldati asgardiani a non arrendersi e a continuare a battersi con
un nemico le cui milizie si sono rivelate nettamente superiori alle
aspettative.
"La
Gemma della Realtà, Malekith la deve aver utilizzata
per aumentare il numero delle sue schiere!" ha ipotizzato il Principe
cadetto di Alfheim, prima di cadere al suolo cona la schiena aperta in due dalla sciabola di un Oscuro.
Odino ne
ha incenerito l'assassino, prima di voltarsi verso la Nave su cui si riversano
fulmini e saette: Thor sta scatenando la sua potenza, che sia contro il Sovrano
di Svartalfheim o meno non riesce a capirlo.
È
distratto, e basta quell'istante perché la lama di un Elfo Oscuro saetti nel
lato cieco del suo viso: una riga di sangue si apre sulla guancia del Padre degli
Dei, ma non è che un graffio.
La mano
dell'Elfo, tuttavia, rotola a terra staccata dal polso. Odino fa in tempo solo
a voltarsi per vedere il soldato nemico tramutarsi in una statua di ghiaccio e
frammentarsi in milioni di schegge rivelando Loki, le
braccia ancora tese per il colpo appena inferto. Abbassa prima gli occhi che le
mani e volta veloce le spalle. "Perdonami se mi sono intromesso tra te ed
il tuo avversario".
Ilbraccio di Odino si posa su una spalla per
trattenerlo e a farlo girare di nuovo ad incontrare il suo volto sorpreso:
"Per un Padre non vi è onore più grande riconoscere di aver
cresciuto un figlio più veloce del suo braccio".
Alza la
lancia a sinistra ed incenerisce il nemico che si stava gettando su di loro,
riserva lo stesso trattamento ad un altro, mentre un terzo viene infilzato con
vigore. "Ora posso combattere con mente serena: non vi è ragione di temere
la morte, quando un uomo combatte al fianco dei propri figli." Loki resta per un istante sbigottito: assorbe le parole di
Odino ed il suo sguardo, e per una volta
non le eviscera trovarne un'interpretazione occulta ma le lascia libere di
scorrere calde dentro di sé, a trovare l'origine del suo potere e ad
intensificarlo, tanto quanto la sua azione sembra aver rinvigorito il Re di Asgard.
Raccoglie
la falce dal corpo del Principe di Alfheim: al primo
Oscuro che si avvicina si apre la gola appena la lama sfiora la pelle.
Per uno
caduto a terra altri due compaiono, e questa volta sono schegge di ghiaccio ad
essere letali.
I lampi
sulle loro teste stanno aumentando, Odino getta un'altra occhiata alla Nave:
"Tuo fratello ha bisogno d'aiuto" grida a Loki.
"Devi recuperare le altre Gemme!" Stacca la Gemma del Potere da Gungnir e gliela porge, asserendo di non averne più
bisogno.
Loki guarda il palmo sporco del Padre degli Dei, irrorato dalla
luce del rubino. Allunga la mano quasi per afferrarlo, ma all'ultimo momento le
sue dita serrano quelle del Re sulla Gemma. "Non mi occorre anche questa
tentazione, padre" Deglutisce e
scuote la testa: "Posso recuperare le altre Gemme anche da solo. Mi
occorre solo..." scruta la Nave e poi cerca qualcosa nel cielo, e quando
la trova sfrega i palmi delle mani per formare una palla di neve.
TUNK!
"J.A.R.V.I.S.! Analisi dei danni!"
"Signore, questo colpo non ha prodotto lesioni".
"Ma
mi ha colpito precisamente dietro alla nuca. Che diavolo era?"
"Elaborando i dati dei sensori posso affermare con
certezza che il proiettile era composto da H2O cristallizzata, signore."
"E
chi può essere talmente stronzo da prendermi
a pallonate di neve mentre stermino Teletubbies?"
Cento
metri più in basso, sfoggiando anche un sorrisetto quasi divertito Comet esibisce le
sue corna, mentre alza un braccio e gli fa cenno di avvicinarsi.
"Portami
lassù!"
"Cosa?"
"POR-TA-MI
SUL-LA NA-VE!"
"VAF-FAN-CU-LO."
"Se
non mi porti su quella nave...."
Stark spegne i propulsori appoggiando i piedi a terra, alza la
visiera dell'elmo e lo fissa con aria di sfida: "Tu che fai, lo dici a
paparino?"
"UOMO
DI METALLO! Ti ordino di fare come dice mio
figlio!" Odino ha fracassato la testa di due Oscuri facendoli scontrare
tra loro. IronMan fissa lui, poi Loki,
poi di nuovo il Padre degli Dei: "Da Jerry
Springerfareste faville, sapete?" Afferra Loki per la collottola: "Avanti, Comet, questa sarà più veloce
della slitta."
La schiena
che preme contro un'altra e Clint si volta di scatto pronto a scoccare una
delle ultime frecce disponibili. Si ritrova la canna della pistola di Natasha ad un centimetro dal suo naso: "Ah, sei
tu".
Lei scosta
la pistola e fa fuoco, il proiettile passa a fianco della sua testa per forare
quella di un Elfo Oscuro che si stava avvicinando: "Come a Caracas,
ricordi?"
Il labbro
spaccato di OcchioDiFalco fa per piegarsi in un mezzo
sorriso che lui impedisce con uno sforzo: "Tranne che per il rhum e le
ballerine".
"Avevi
detto che non ti interessavano!"
"Mi
rammarico ora di non aver approfittato della situazione".
"Sei
uno stronzo" Quattro colpi alla
sinistra edun paio davanti a sé:
"Per quanto ancora mi terrai il broncio?"
Sicura
della granata tolta con i denti e lancio perfetto: una navicella che passava a
bassa quota esplode e si abbatte al suolo a pochi metri di distanza.
"Nessun broncio, come puoi ben vedere, collega".
"Non
sono una tua fottuta collega" Natasha si esibisce in un calcio rotante che spezza l'osso
del collo di un nemico, ne fulmina un altro paio e stende con un pugno in testa
quello contro cui sta lottando Clint: "Io sono la tua donna, stupido testone!"
Grida furente prima di afferrarlo per il bavero della divisa e premere con
forza le labbra sulle sue.
"Oh! Barton e Romanoff hanno fatto pace! Capitano, non è che puoi
staccarli, non mi sembra il caso continuino a pomiciare rischiando di..."
Barton alza la pistola e abbatte
l'avversario che si stava avvicinando con un colpo solo, perfettamente al
centro della fronte, senza bisogno di staccare la bocca da quella della VedovaNera.
"A me sembrano in grado di continuare, Stark. E anche se fosse, io non mi azzarderei mai ad osare
tanto".
"Ripensandoci..."
Darcy sospira lasciando cadere il tablet
sul letto: "Darei un orecchio per sapere come sta andando là".
La Vice
Direttrice ha abbandonato la sua posizione alla finestra e per sedersi solo da
pochi minuti, e continua ostinatamente a non rivolgerle la parola. Tuttavia,
dopo un lungo momento di silenzio, sguardo sempre fuori dalla finestra le
domanda: "Perché un orecchio?"
"Perché
ne ho uno leggermente a sventola di cui ne posso fare tranquillamente a
meno" la guarda emettere uno sbuffo divertito e si indica l'orecchio
destro: "Non sto scherzando, guarda".
La guarda
alzarsi dalla sedia e si avvicina al letto per scostarle i capelli dal lato
destro del viso: "Solo leggermente, avresti più disturbi a fartelo
rimuovere".
Ha dei bei
occhi la Hill, sono azzurri e determinati, ma non freddi e insensibili come
quelli dell'Agente Romanoff. C'è una piccola
cicatrice sul sopracciglio destro ed un'altra sullo zigomo ed è molto tentata
di toccarle e chiederle come se le sia procurate. Ma prima che lo faccia
davvero la porta della stanza si apre e la Hill scatta in piedi, mentre la
testa di Jane fa capolino. "Disturbo?"
Darcy non sa bene perché, ma le verrebbe da rispondere sì.
Fiammata:
Sif, privata dell'avversario verso cui stava per menare il
fendente, si sbilancia e per poco non cade in avanti. Mi rivolge uno sguardo
furioso attraverso le ciocche corvine sfuggite dalla stretta coda di cavallo.
"E
con questo fanno due volte!" La
canzono.
"Trovati
i tuoi avversari e lascia ad ognuno la propria gloria".
"Permalosa".
"Vieni
a dirmelo in faccia".
"Oh,
toh, son proprio qui..."
Un lampo e
ci pieghiamo nello stesso momento, appena in tempo per venire sfiorate da un
colpo d'energia.
Illese.
Beh, praticamente.
La coda di
Sif non c'è più. Piccole ciocche corte si appiccicano
alla fronte sudata, mentre si tocca la sommità della testa.
Sogghigno.
Un piccolo riccio castano si mette a danzarmi davanti al viso. Tocco la mia di testa.
Oh cazzo. I miei capelli!La
mia treccia è ridotta in cenere!
Ci voltiamo
entrambe verso la provenienza del colpo.
L'Elfo
Oscuro alza le braccia in segno di resa lasciando cadere il grosso fucile che
aveva in mano, prima di darsela a gambe levate tentando una goffa fuga.
Carichiamo
con un urlo feroce e non gli lasciamo scampo.
"HeyAddison, bei capelli!"
"Oh,
sta' zitto, Steve!"
"No,
no, davvero. Sembri molto un po' Ruby Keeler. È
un'attrice. Beh, forse era... sai, ai
miei tempi era molto famosa".
"Ma
davvero? Io mi sento molto Bela Lugosi, parlando dei tuoi tempi".
Dopo
l'ultimo colpo del Mjolnir schivato da Malekith, la nave si è inclinata in una virata senza
controllo, abbattendo una fitta schiera di ricchi palazzi, prima di fermarsi
contro le ultime torri superstiti del Palazzo Reale appoggiandosi su un fianco.
Thor para
il fendente del Re di Svartalfheim diretto al suo
viso e lo allontana con un un calcio allo sterno. Malekith scivola indietro lungo il ponte inclinato, si
china in avanti per riprendere equilibrio e pianta la lama della sciabola a
terra.
Quello che
vede Thor immediatamente dopo è solo un brillio colorato e una forza occulta
che lo investe e lo paralizza.
Malekith recupera la spada e si avvicina, il
pugno nel Gauntlet sempre teso verso di lui. Fa
fatica a governarne il potere, Thor lo capisce dai rivoli di sudore che gli
rigano il volto sfigurato, ma mantiene comunque la sua presa salda: "Una
delle Gemme in mio possesso potrebbe strapparti l'Anima in un solo istante.
Piuttosto umiliante, come morte, per un guerriero del tuo calibro: non
preoccuparti sarà veloce ma non troppo indolore".
Thor non
stacca gli occhi da lui neppure quando alza il guanto, e la Gemma verde
dell'Anima brilla di una luce più intensa. Poi Malekith
urla di dolore e le membra gli si sciolgono dall'Incantesimo, facendolo cadere
a terra.
Tende il
braccio a recuperare il Mjolnir e alza gli occhi
verso il nemico: ora che è voltato di spalle può vedere chiara l'impugnatura di
una lama da lancio spuntargli tra le scapole. Il Re di Svartalfheim
sta già fronteggiando chi l'ha scagliata.
Loki.
Dai, ancora un piccolo sforzo, è
quasi finita!
Lasciamo ai ‘fratellini’ di Asgard il compito di mazzolare il Villain
dell’ultimo livello, ora che anche Odino – forse grazie alla concitazione della
battaglia – pare stia perdendo il titolo di Padre dell’Anno.
Come sempre, non mi stancherò mai di
ringraziarvi per il sostegno e per l’affetto che mi state dando.
Ricordate, ogni volta che cliccate
su TS:W per leggere, un piccolo Jotun sorride! <3
Scherzi a parte, davvero grazie,
grazie e grazie.
Alla prossima,
se vorrete,
EC
PS: Titolo tratto dalla Canzone ‘Dancer in the Dark’ dei Rasmus e
Citazione iniziale cinematografica da ‘Le Ali della Libertà’.
“I have always told you some version of the truth."
"VERME
INFAME!" Malekith è riuscito a piegare il
braccio per estrarre la lama dalla schiena e la stringe nel Gauntlet
facendo sfrigolare e sciogliere il metallo, gli occhi due braci azzurre ed un
rivolo di sangue nero a colargli lungo il mento annerito e raggrinzito.
"ALLE SPALLE, COME IL CODARDO QUALE SEI!" Loki
non lo lascia continuare, muove il braccio e fende l’aria con una falce di
ghiaccio diretta al palmo del Gauntlet. "Non mi
pare di combattere contro il più onesto degli avversari" Scatta di lato,
scarta un colpo, scinde il suo corpo in molteplici copie a circondare il nemico
e ne deride il disorientamento. "E d'altronde, da me che ti potevi
aspettare?" un paio di copie si lanciano su Malekith.
Un movimento fluido della sciabola e cadono sul ponte tagliate a metà per
svanire in un'ombra di fumo, senza che le altre copie smettano di schernirlo.
Più Malekith li colpisce e più ridono, prima di
scomparire.
Poi il Re
di Svartalfheim incrocia la lama con il vero Loki, occhi negli occhi. Ed iniziano a combattere.
Thor si è
rialzato in piedi e ha ripreso a respirare senza troppa fatica. Alza la mano a
richiamare il Mjolnir senza distogliere lo sguardo
dallo scontro tra Malekith e suo fratello.
Non si
sottrae allo scontro diretto,eppure
cerca di risolverlo con pochi colpi: Schiva, muta la sua forma, si
teletrasporta, punzecchia l’avversario costringendolo ad usare il Gauntlet.
Sta
giocando d'astuzia, ma questo non rende lo scontro meno degno.
Non è il
passo suicida con cui è andato incontro a Thanos.
Quella si sta svelando alla vista di Thor è l’arte della magia piegata alla
battaglia, senza nessuna mancanza di convinzione o motivazione.
Sentendosi
orgoglioso di suo fratello come non mai, Thor stringe il Mjolnir
in mano ma non lo usa: la sua vita è stata costellata dal trionfo, ora è giusto
che Loki abbia la propria.
"TROLL, ALLA TUA DESTRA!" Steve non
fa in tempo a spostarsi che viene caricato e lanciato per aria da un gigantesco
Jotun che lo afferra per una gamba ed inizia a
rotearlo, usandolo come clava per abbattere IronMan, lanciatosi
in picchiata in suo soccorso. I due rotolano per terra fermandosi solo al
limitare della scogliera, semisvenuti e avvinghiati. A pochi metri Hogun infilza un paio di avversari e poi si concede uno
sguardo perplesso nella loro direzione.
"Saluta
la nostra reputazione, Capitano" Sospira Tony, mentre Steve si puntella
sui gomiti per alzarsi faticosamente: "Ho il vomito" annuncia ad un
palmo di naso dalla faccia dell'altro.
IronMan riabbassa in fretta la visiera
dell'elmo: "Tu sì che sai come mantenere l’atmosfera, eh?”
"Hey, voi due, devo trovarvi
un lubrificante o tornate a combattere?" chiede Barton
all'auricolare.
Steve
piega la testa di lato: non ha capito.
"NOOO!"
Thor è intervenuto nel momento in cui Loki sembrava
più in difficoltà, quando la lama di Malekith gli era
passata talmente vicina da aprirgli una riga scarlatta sul petto. Il movimento
del Re di Svartalfheim è stato talmente veloce che
non è riuscito ad anticiparlo: Si trova ancorato alla plancia del timone con la
spalla trafitta ed immobilizzata dalla sciabola, e suo fratello dalla parte
opposta, ostaggio sospeso a mezz'aria; sul dorso del Gauntlet
brilla di nuovo la Gemma del Tempo.
"IDIOTA!"
Ringhia Loki, i muscoli tesi nell'inutile sforzo di
muoversi. "Devi sempre metterti in mezzo, eh? Devi sempre avere la tua
larga fetta di gloria! Ce la stavo facendo da solo, STUPIDA TESTA VUOTA!"
Chiede
perdono, più e più volte, mentre richiama a sé il Mjolnir
caduto. Malekith gli sconsiglia di tentare
un'ulteriore mossa: "Di te mi occuperò dopo. Riprenderemo dal punto in cui
il tuo fratellino ci aveva interrotto" Torna a fissare Loki,
lo fa avvicinare con un movimento della deita e gli
stringe la gola nel Gauntlet: "Il tuo fratellino
che oggi ha mire indiscutibilmente eroiche" schiocca le labbra e le piega
in un sorriso sadico: anche la Gemma dell'Anima si è messa a brillare, il viso
di Loki si sta scolorendo ed il corpo è percorso da
un fremito: "Più o meno le stesse del giorno in cui ci siamo
conosciuti" aggiunge.
"Taci..."
il sibilo di Loki è quasi un gemito strozzato. Evita
lo sguardo di Thor, di secondo in secondo sempre più consapevole, sempre più
rabbuiato, sempre più addolorato.
"Perché
lo sai, Thor, che noi ci conoscevamo già da tempo? Oh. Non gliel'avevi detto, LokiLaufeyson, che avevamo un
accordo? Lui mi avrebbe fatto avere il Gauntlet -
completo, ma tant'è - ed io avrei attaccato Asgard,
ucciso te e tuo padre e dato a lui la possibilità di un gesto eroico per
salvare il Regno e venire acclamato Re e Salvatore e portato in tripudio dalla
folla”.
Thor
stringe le dita attorno al Mjolnir. "È così? È
la verità Loki?"
Lo vede ansimare
nella stretta dell'Elfo Oscuro, e poi abbozzare un sorriso freddo e sostenere
di non sapere: "Qualunque sia la mia risposta, Thor, temo che non potresti
crederci. Non è così? Che io tenti di discolparmi o affermi di aver
attentato nuovamente al trono, quale sarebbe la differenza?"
"Cerchi
di sviarmi con parole ambigue ma non cadrò di nuovo nei tuoi tranelli. Non
questa volta".
Lo sguardo
verde resta fisso sul suo: "Spesso ci sono riuscito" continua
"ma alla fine mi hai sempre scoperto. O io ho deciso di porre fine al
gioco e palesarmi".
"IL
TUO GIOCO SCONSIDERATO HA UCCISO NOSTRA MADRE!" Ruggisce Thor.
"Sì...
la Regina Frigga... un delizioso fuori programma della mia sposa..."
Loki inizia a ridere, tra le due righe umide che gli solcano le
guance. Ride talmente forte da sorprendere Malekith
facendogli perdere la concentrazione:
"La tua sposa?" Le Gemme smettono di brillare per la breve frazione
di un istante e la mano di Loki scatta sul suo polso.
Poi l'alone dorato e quello smeraldo riprendono a pulsare immobilizzandolo di
nuovo. Eppure non accenna a smettere di ridere: "La tua sposa, davvero?" Gli occhi verdi
ora brillano, infossati sempre di più nel pallore spettrale del volto:
"Spiacente di informarti della tua vedovanza."
"TU MENTI!"
"E
allora dov'è ora?" La stretta aumenta: "Ho vendicato mia madre
bagnandone la tomba con il sangue della tua sposa.
E la mia donna, che ha cercato di
uccidere, le ha staccato quel bel collo sottile con un solo colpo
d'ascia."
Quando il
ringhio di Malekith diventa un urlo feroce solo
l'alone verde circonda il Gauntlet. Loki boccheggia, sgrana gli occhi, contrae il torso in uno
spasmo crudele.
Thor non
riesce a sopportarlo: sfila la sciabola dalla spalla stringendo i denti in un
ringhio di dolore, richiama il Mjolnir e quando lo
stringe tra le dita si lancia su Malekith sfidando
l’energia nera che emana per padroneggiare il Gauntlet.
Malekith si volta per fronteggiarlo, ma deve
allentare la presa sul prigioniero. È quello che Loki
stava aspettando: si piega sulle ginocchia, afferra il braccio con entrambe le
mani e lo tende verso il basso trovando gli occhi di Thor in un muto,
implorante segnale.
Il Mjolnir cala con tutta forza sul braccio dell'Oscuro.
Quando Loki libera il Gauntlet dalla
mano incastrata al suo interno, Malekith sta ancora
urlando, aggrappato al moncherino sanguinante pece. Fissa Thor che tiene il Re
di Svarlafheim sotto tiro con il Mjolnir
con gli occhi scavati e le labbra ancora pallide: "Dallo Odino, dallo a
Padre" geme porgendogli il Gauntlet "Ha
anche le altre due gemme: Può spazzare via le armate nemiche con un solo gesto:
Saprà come fare. Digli che, se è suo desiderio e può permettersi di avere
ancora un briciolo di fiducia nei miei confronti, lo aiuterò ad usarlo per
ricostruire il Bifrost". Thor prende il Gauntlet, lo soppesa e lo studia con lo sguardo, poi torna
a fissare severamente Loki che deglutisce
faticosamente "Non volevo tutto questo. Volevo solo …" Si massaggia
la gola nervosamente, da come muove le labbra sembra avere la bocca secca: "Volevo
solamente vincere. Solo una volta. Provare l'effetto della gloria sulla mia
stessa pelle. L'ho sempre vista riflessa nei tuoi occhi, e ne son sempre stato
solo accecato. Volevo essere io ad abbagliare tutti quanti, per una volta: ma a
me non basta muovere il Mjolnir per vedere a terra i
miei nemici. Rammenti cosa disse Padre quando te lo donò? Che una simile arma
non era adatta a me, e tu mi deridesti facendomi notare che un tuo polso è
grande quanto un mio braccio".
"E
per la tua gloria personale avresti immolato tutta Asgard?"
"L'Avo
di Malekith non ha sconfitto il Padre di Odino quando
era giovane ed in forze e perfettamente in grado di maneggiare le Gemme. Come
avrebbe potuto questo zotico" indica il nemico contorcersi dal dolore
"riuscirci, con il Padre degli Dei e te come avversari? Ma avrei
partecipato. Mi sarei distinto in battaglia, avrei strappato il Gauntlet dalla sua mano e l'avrei usato io stesso. Avrei
vinto io, capisci? L'avrei sconfitto e avrei vinto per una volta, e avrei
goduto i frutti del mio lavoro. Non come per il mio sciocco sacrificio su Midgard."
"Fu
un sacrificio onorevole"
"Inutile:
persi. Persi allora e perdo oggi" Getta uno sguardo al di là del ponte,
tra il fumo della battaglia sottostante.
"E
allora perché ora lo dai a me?"
La sua
risposta è una piccola risata triste: "Perché a me la luce della gloria
proprio non si addice". Si guardano a lungo, prima che un gemito rabbioso
e prolungato sottolinei l'alzarsi di Malekith; Loki gli rivolge uno sguardo seccato: "E' ancora
vivo" constata con aria stanca.
Il volto
sfigurato dell'Oscuro è contratto dalla furia e dal dolore: recupera la
sciabola e dichiara di non essere ancora finito.
Senza
concedergli uno sguardo, Thor raccomanda a Loki di
prestare attenzione: "Può essere ancora pericoloso, non
sottovalutarlo".
"Come?"
"Vuoi
la gloria? A te il nemico da combattere con le tue forze" Raccoglie l'elmo
che è rotolato sino ai suoi piedi e glielo porge. Loki
lo prende tra le dita senza smettere di fissarlo sorpreso. "E' la tua
ultima possibilità. Fallisci questa volta, tradisci questa volta, ed io ti
ucciderò".
Quando Loki si infila l'elmo, il suo sguardo perde lo sgomento e
ritrova la determinazione e tra le dita si forma una cuspide di ghiaccio:
"Questa volta, non tradirò."
Thor volta
le spalle per andarsene mentre Malekith si lancia
contro suo fratello.
La Gemma
dello Spazio e la Gemma del Potere ritrovano da sole il loro spazio nel Gauntlet. Ad Odino non serve neppure impugnare Gungnir: un solo, fluido gesto della mano ed è come se i
nemici superstiti si sfaldassero, bruciandosi in una veloce agonia e riempiendo
l'aria di cenere.
Poi il
pugno di Odino si chiude, e gli orli fumosi dei portali si rimarginano
Nei film,
quando finisce una battaglia, il silenzio è riempito dalle epiche note degli
ottoni della colonna sonora e dalle grida di giubilo dei guerrieri superstiti.
Nelle
battaglie reali, invece, il secondo di silenzio viene subito rotto dai gemiti
dei feriti e chi è in piedi spesso è talmente sfinito da cadere a terra a peso
morto senza avere più la forza nemmeno di esultare.
Capita
così anche questa volta. Appena capisco che è finita, mi accascio a sedere per
terra. Accanto a me, dopo un breve urlo di giubilo con la lama alzata a
brillare nel sole che fende le tenebre, Sif fa lo
stesso. I capelli corti le sono attaccati alla fronte; beh, neppure io devo
essere messa meglio. Si terge il sudore dalla bocca con una mano lercia, sputa
per terra e poi sfila dall'armatura una fiaschetta di cuoio e la stappa con i denti.
Fa per berla, ma si ferma e con un sorriso conciliante me la offre. Domando se
sia alcolica: "La migliore acquavite dei sette regni" mi assicura.
Ringrazio,
me la vuoto direttamente in gola: "Brucia come l'Inferno" esclamo
restituendole la fiaschetta e strappandole un mezzo sorrisettomentre se la porta alle labbra.
Non ne
esce neppure una goccia.
Mi
incenerisce con lo sguardo.
Temo che
la nostra tregua sia già finita.
“Tradirai. E neppure tra troppo tempo. È
la tua natura, la perpetua cancrena della tua anima.” Malekith
sputa un fiotto di sangue, trafitto dalla sua stessa sciabola: Loki è stato abile e veloce, ha avuto una buona occasione
per disarmarlo e colpirlo e non se l’è fatta scappare. Sovrasta l’Oscuro
affondando la lama sino all’elsa, il fetore del nemico nelle narici da tanto
gli è vicino: “Il mio corpo è maledetto, me lo leggi in viso, mezzo gigante. Ma la tua anima marcisce dentro di te, e ti infetterà la vita per sempre.”
Tossisce,
tossisce di nuovo e uno schizzo di sangue ora brucia sulla guancia di Loki. Sfila la sciabola e colpisce il collo: la testa del
Sovrano Oscuro di Svartalfheim rotola sul ponte
inclinato, supera con un balzo la paratia e cade giù.
E per un attimo,
un solo attimo, Loki si sente leggero.
“Fate
largo, fate largo!”
È un
mormorio che cresce tra la folla e cattura subito la mia attenzione. Finisco di
stringere il laccio attorno alla gamba di Clint per fermare l’emorragia e mi
alzo. Tra i soldati che si aprono in due schiere vedo passare Loki con gli occhi piantati a terra e Thor che regge per la
treccia bianca la testa di Malekith: la alza in segno
di vittoria ed i guerrieri esultano, e per un attimo le loro voci coprono il
lamento dei feriti – meglio così, viste le bestemmie che lancia Clint.
Poi Thor
appoggia la mano sulla spalla di Loki e lo incoraggia
– anzi, no, lo spinge – verso Odino e quando
intercetto il suo sguardo stanco e triste e capisco con un tuffo al cuore che è
a conoscenza di tutto.
“Sei stato
tu ad uccidere il nemico, figlio mio?” Loki annuisce
senza vigore “Di ciò il popolo di Asgard te ne è
grato”.
“Padre!”
esclama Thor, e la sua voce decisa smorza gli entusiasmi dei soldati.
Vedo
Loki strizzare gli occhi e trattenere una smorfia,
mordendosi le labbra pallide. Sembra stia cercando di articolare qualche
parola, forse anticipare Thor e tentare un’arringa in sua difesa.
Istintivamente muovo un passo nella sua direzione, ma una mano mi afferra la
caviglia e mi trattiene: Abbasso lo sguardo su Natasha
che scuote piano la testa., china a terra a sostenere la testa di Clint,
“Non
posso lasciarlo solo” mormoro.
“Non
puoi neppure fare l’Avvocato del Diavolo, al momento. Aspetta”.
Loki ha lo sguardo di suo fratello sulla schiena e dall’espressione
capisco si senta morire: è talmente pallido da sembrare esangue.
“Domandava di esserti di aiuto per la
ricostruzione del Bifrost” afferma Thor.
“Puoi,
davvero?”
“Che
resti nella tua mano, Padre" si raccomanda facendosi avanti e fermando
prontamente la mano del Re che sfilava il Gauntlet.
“Perché
questa diffidenza?” L’occhio di Odino studia lo sguardo del figlio a lungo,
prima di leggere la risposta che mai avrebbe voluto comprendere. Poi fissa Loki, atterrito, e lo chiama ad avvicinarsi: “Vieni qui.
Mostrami il modo di ricostruire il Bifrost.”
“LokiLaufeyson”.
Con
voce atona rimarca il patronimico come nella prima udienza cui ho assistito. Ma
quella volta Odino era sul suo trono dorato, sulla scalinata a simboleggiare la
magnificenza e l'orgoglio arrogante di Asgard, e
guardava il prigioniero in ceppi in ginocchio.
Ora
è nel fango della battaglia appena terminata, l’occhio stanco alla stessa
altezza di quelli assenti e rassegnati di Loki:
“Figlio mio adottivo” Sorpreso da quelle parole, Loki
stringe il labbro inferiore più forte tra i denti mentre attende la sentenza:
“Traditore della tua stirpe e di quella che ti ha accolto. Hai disperso e
recuperato le Gemme del Gauntlet. Invitato il nemico
in questo Regno per poi ucciderlo. Tessitore Inganni, tranelli ed agguati per
entrambe le fazioni. Eppure eroe di Asgard e
giustiziere dell’Oscuro. Come puoi essere tutto questo in un’unica persona?”
E
per la prima volta leggo lo smarrimento più completo nei suoi lucidi occhi
verdi, e la sua risposta mi sembra la più sincera che gli sia mai sfuggita
dalle labbra: “Non lo so”.
“Non
posso non punirti per ciò che hai causato. Eppure non posso negare che questo
sarebbe comunque accaduto” Odino sospira e pianta la lancia a terra. Poi si
sfila il Gauntlet dandolo a Thor per massaggiarsi i
polsi e le braccia dolenti: “Ci hai fatto pagare per la nostra cupidigia, per
la nostra ingordigia e la nostra ipocrisia. Ma dubito che questo fosse il tuo
reale intento. Non ci volevi punire, volevi solo elevare te stesso”.
“Nessuno
può elevarsi al di sopra del Padre degli Dei!” esclama un soldato al mio
fianco. Gli rifilo una gomitata alle costole che lo fa piegare in due e cadere
a terra rantolando e gli rifilo un calcio in aggiuntiva.
“Quale
punizione potrà mai essere adatta alla tua condotta?”
“Forse
una l’ha già avuta” interviene Thor: “Madre è morta per causa sua, dubito che
questo non gli causi rimorso. Sarebbe un mostro se così non fosse"
“Lo
sono comunque”.
“Sì.
Lo sei diventato, però: Io non ho salvato che un neonato innocente"
afferma Odino "Ho cercato di essere un padre saggio, ho sbagliato e con
entrambi, eppure sono qui. Nonostante i miei errori, nonostante gli orrori che
ho creato – non mi nascondo più dietro atti di glorioso eroismo guerriero –
sono ancora sulle mie gambe. Colei che non ha errato, con voi due, non cammina
più su questa terra.”
C’è
una lacrima che sfugge alle ciglia di Loki nonostante
i suoi sforzi: riga la guancia sporca lasciando un solco: “L'esilio” sussurra.
“Cosa?”
“Esiliami,
Padre. Non dovrai più temere i miei tradimenti né i miei inganni. Non sono mai
appartenuto a questo popolo, non ha senso che continui a vivere tra le tue
prigioni. Continuerei a tramare per evadere, e ci riuscirei. Non è questa la mia
casa, forse non la è mai stata. Di sicuro non la è più".
Odino
soppesa le parole di Loki abbassando lo sguardo ed
annuisce. “E sia. Heimdall! Apri il Bifrost. Mio figlio ha deciso di percorrere il suo
sentiero.”
Mentre
Loki si volta e cammina claudicante verso il ponte
strattono la gamba dalla presa di Natasha. Mi faccio
largo tra la folla, quasi spintono via di peso Thor e raggiungo il suo fianco.
Prendo il suo braccio e me lo passo attorno alle spalle, lui mi fissa
completamente spiazzato: “Se devi iniziare un esilio, tanto vale che tu lo
faccia con la sottoscritta. Non andrai tanto lontano in queste condizioni”.
“È
una presa di posizione abbastanza netta, Addison. Non
puoi, tu hai…”
“Ciò
che ho, al momento, è un metro di capelli in meno, un trombanemico sulla spalla e
svariati traumi e contusioni”.
Camminiamo
tra due ali di soldati che ci fissano ammutoliti. Passo accanto all’Hulk che ci fissa grattandosi la testa mentre Captain America gli accarezza la schiena sussurrando parole
rassicuranti per calmarlo. Stark si è tolto l’elmo e
mi fissa con le labbra schiuse, poi si volta verso Barton
a terra e gli chiede i cinquanta dollari della scommessa, ricevendo un invito
ad andarsene a quel paese.
C'è
un messo sorriso, sul volto sporco di Natasha, mentre
mi accompagna con lo sguardo.
Anch'io
le sorrido di romando
Forse
non ci sarà bisogno di sforzarsi a spiegare, a richiedere la loro fiducia di
nuovo.
Mi conoscono, ormai.
Mentre varchiamo il portale, Loki trova la mia mano, intreccia le dita e stringe forte:
"Grazie" sussurra.
Ed è andata!
Siamo alle battute finali, halleluya! Questo è il penultimo capitolo: pubblicherò l’ultimo
a metà settimana e l’epilogo il 1° Luglio, il giorno del mio compleanno!
Finalmente Malekith
è morto, eppure Loki non può trovare pace – non potrà
mai trovarla, in fondo. Diciamo che ho cercato un finale agrodolce, spero di
esserci riuscita.
Io comunque non so davvero da che
parte ringraziarvi, e non solo per l’affetto con cui coccolate questa storia,
ma anche per ‘sopportare’ i miei scleri quotidiani su
FB. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.
Adie
vi vuole bene e vi offre i suoi marshmallows annegati
nella Vodka di Nat.
GRAZIE.
Vi lascio il mio AKS, è da un po’
che non lo sponsorizzavo: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
nel caso qualcuno abbia qualche domanda da fare.
Grazie di nuovo e alla prossima, se
vorrete.
EC
PS:Titolo tratto da ‘BlazeofGlory’ di Bon Jovi,
citazione iniziale da “Tutto può succedere –Something’s
gotta Give” ed è una battuta di Jack Nicholson.
"Siediti
qui" mormoro accompagnando Loki sul bordo della vasca da bagno.
"Siedi
tu, mi sembri messa peggio" Alzo la testa per guardarmi allo specchio: In
effetti non ho mai avuto un aspetto tanto orribile; i miei capelli sono corti e
arruffati, appiccicati dal sudore e coperti di polvere. Ho la tempia destra
gonfia e livida, il sangue dal taglio scende incrostato lungo lo zigomo, la
guancia ed il collo.
I
lividi e le abrasioni non si contano, gli strappi nella tuta nemmeno ed il
fianco sinistro ustionato brucia da morire. Per non parlare delle mani:
quarantasei dollari di ricostruzione unghie buttati al vento.
"Hai
ragione"Ammetto sedendomi sul bordo della vasca, di fianco a lui, quasi
spostandolo con un colpo d'anca e rischiando di farlo scivolare giù dal bordo.
Non riesco neppure a mettermi a ridere da quanto, improvvisamente, mi sento
stanca.Restiamo così, per qualche
minuto, entrambi in silenzio con lo sguardo perso a terra, tra le piastrelle
azzurre e gli specchietti - stickers a forma di animale con cui io e Nat
abbiamo ornato il bagno dopo una sessione di bricolage alcolico.
È
Loki a rompere per primo il silenzio: "Così questi sono i tuoi
appartamenti".
"Appartamento,
uno solo. Neppure tanto grande, ma luminoso. Mio e di Nat, con Barton come
occupante abusivo"
"E
una sola stanza da bagno?" Annuisco "Deplorevole"
"Già.
Ma gli affitti sono molto cari a Manhattan"
"Davvero?
Non l'avrei mai detto: troppo trafficata e troppo soggetta a scorribande di
personaggi poco raccomandabili, quali uomini in tute di metallo e alieni
belligeranti, per essere considerata una città appetibile."
Non
posso trattenermi dal ridere. È una battuta stupida, niente di che, ne ho
sentite di migliori da lui; ma è quello che mi serve. Inizio a ridere, e di
gusto.
Rido
a dispetto del dolore al fianco ustionato. Rido anche se non ho più capelli e
sono coperta di sangue, fango e chissà che altra merda dalla testa ai piedi. Rido nonostante Loki sia bandito da
Asgard, senza più una casa e allo sbaraglio.
E la
cosa assurda è che sta ridendo anche lui. Ride e avvicina il viso al mio.
Ridiamo perché sì, e chissenefrega.
Per
un attimo, un attimo solo voglio godermi la vittoria, e voglio farlo con lui.
Si
ritrae per un istante quando il bacio preme sul taglio nel labbro inferiore,
che riprende a sanguinare. Certo, siamo zozzi da far schifo e pure feriti,
forse è il caso di fare dell'altro che pomiciare. Recupero un kleenex dalla
postazione trucco e lo tampono delicatamente. Poi faccio scorrere l'acqua nella
vasca ed inizio a togliermi i brandelli della tuta che ho addosso. Trovo il
disinfettante, squittisco con le lacrime agli occhi mentre lo passo sulle
ferite - Loki non fa una piega quando disinfetto le sue - e scivolo nell'acqua
calda invitandolo a seguirmi.
Si
spoglia e prende posto nella vasca con me, appoggiando la schiena al mio petto
e abbandonando la testa sulla mia spalla con i muscoli che perdono a poco a
poco la tensione. Il respiro si fa più calmo, così come il battito del cuore
sotto le mie dita. Chiude gli occhi e dopo qualche minuto mi accorgo che si è
addormentato, sfinito.
Quasi
due metri di semidio infilato in una vasca da bagno di un metro e mezzo. È
quasi tenero.
Ne approfitterò per fargli uno shampoo.
Clint
si sveglia quasi di soprassalto e porta subito una mano al volto per togliersi
la maschera dell'ossigeno e gettarla di lato. Rinuncia ad alzarsi quando una la
pressione di una mano sul petto lo fa stendere di nuovo: Natasha ha i capelli
ancora umidi, legati dietro alla nuca, gli occhi stanchi e gonfi, un livido
sulla mandibola ed braccio al collo: "Non c'è fretta, stai calmo."
"Dove
siamo?"
"Base
Manhattan, reparto infermeria. Ti
hanno dovuto ricucire la gamba, avevi un bel taglio profondo, e farti una
trasfusione di sangue. Ti senti meglio?"
"Un
po' stordito."
"Probabilmente
hai un po’ di febbre" Natasha appoggia il dorso della mano libera sulla
fronte e Clint socchiude gli occhi: è fresca, sulla sua pelle i piccoli calli
nelle dita sono un tocco famigliare e rasserenante.
"E
tu?"
Alza
il braccio fasciato: "Polso slogato e due dita fratturate, una costola
incrinata ed un bernoccolo grosso come l'Himalaya. Ho avuto di peggio."
"Gli
altri?"
“Thor
è un po’ ammaccato e ha una spalla bucata, ma ha preferito le cure di Asgard ed
è rimasto su là, che con il casino che c’è è suo dovere restarci. Banner è
stremato ma tutto sommato sta bene, Cap ha uno strappo muscolare in un gluteo;
dovevi vedere la scena: paramedici ambosessi che litigavano per applicargli la
pomata al Ketoprofene, c’era più gente ad assistere alla sua risonanza
magnetica che alla finale del Superbowl. Insomma, quello messo peggio è Stark,
che ha fatto un commento sui capelli di Lady Sif dopo essersi tolto l'armatura.
Una ginocchiata nei testicoli davvero esemplare: Cap è quasi svenuto per empatia
e l'Hulk si è messo a piangere. Povera Pepper."
"Povero
Stark, piuttosto!"
"Se
l'è andata a cercare."
"Nessuno
si merita un calcio nei coglioni da Xena! È in rianimazione, adesso?"
"Tranquillo,
è già tornato alla Stark Tower con la coda e una borsa del ghiaccio tra le
gambe.”
Clint
annuisce e muove il collo per stiracchiarsi i muscoli: "Ed Addison?"
"Le
ho telefonato prima. È a casa."
"...sola?"
Il
modo lei piega la testa in avanti e distoglie lo sguardo è una risposta
abbastanza eloquente. Clint impreca forte: "E tu la lasci fare?"
"È
adulta e vaccinata"
"Ed
in compagnia di uno dei nostri peggiori nemici! Sinceramente, Natasha, non
capisco cosa ti fermi dal correre a casa e fargli saltare la testa a quel
-"
"Non
sono così ipocrita da negare di essere stata considerata diversamente: Un
mostro che uccide una bambina innocente, un'assassina implacabile, un pericolo
per la pubblica sicurezza che non si fa remore ad incendiare un ospedale e a
lanciare bombe tra i civili inermi. Non ero questo, nel radar dello S.H.I.E.L.D.?"
"Tu
sei diversa".
"Siamo
tutti diversi " mormora "Ora"
"Se
tornassi indietro non rifaresti tutto quello"
"Assolutamente.
Ma, vedendo come è andata a finire, sono abbastanza sicura che le scelte di
Loki sarebbero ben diverse".
Clint
si arrende, lascia cadere la testa sul cuscino e si massaggia il viso con una
mano: "Ed ora cosa dovremmo fare? Far finta che nulla sia accaduto, magari
dargli anche una pacca sulla spalla ed invitarlo a guardare - che ne so - Spartacus con noi?"
"Non
dire stronzate, Barton" Si è seduta sul bordo del letto e lo fissa con la
fronte corrugata: "Semplicemente, lasceremo che le cose seguano il loro
corso. E quando si molleranno - presto o tardi succederà - io e Hill porteremo
Adie ad annegare i suoi dispiaceri nell'alcool in un qualche locale di SoHo
mentre tu e gli altri organizzerete un toga party da Stark per festeggiare
l'evento".
"Tanta
birra e partita di Call of Duty live
Avengers Action?”
Natasha
alza le spalle: "Sentivo Pepper dire che vorrebbe rinnovare l’arredamento
della villa a Malibù. Quindi perché no?"
"Sai
che, messa così, non è neppure tanto brutta come prospettiva?"
Al di
là del vetro il sole lancia un ultimo raggio aranciato prima di scivolare
dietro al tetto di fronte. Le dita di Jane tamburellano sul davanzale, non ha
detto una parola da quando è arrivata la comunicazione radio ad Hill che la
battaglia di Asgard è stata vinta e le condizioni dei Vendicatori tornati. Ha
atteso notizie su Thor, e quando è stato confermato che si trovava ancora su
Asgard - sano e salvo - Jane si è chiusa in un silenzio meditativo.
L'infermiera
entra con un medico per visitare Darcy e chiede cortesemente di uscire dalla
stanza.
Nel
corridoio ci sono soltanto loro.
Maria
Hill è una persona estremamente selettiva sulla scelta a chi rivolgere una
parola confidenziale. Anche se, alla fine, la dottoressa Foster non le è
completamente estranea - gira una foto di Las Vegas in le alza la zip del
vestito di Elvis con i denti- considerarla un'amica le è piuttosto difficile e
non sa esattamente cosa dire davanti alla sua espressione delusa e pensierosa;
eppure è anche imbarazzante sedere fianco a fianco in silenzio. Dovrebbero
gioire, che sono tornati tutti e tutti più o meno interi: Sarebbe stato più
facile se Jane fosse saltata in piedi starnazzando come una cheerleader
ordinando da bere per tutti che il conto l'avrebbe saldato il suo futuro
suocero.
Fissando
una macchia d'umidità sul controsoffitto vaglia le ipotesi con cui spezzare il
silenzio: non è un asso nelle relazioni interpersonali - era un soldato, non
una spia! - e le uniche due cose che le vengono in mente sono di chiederle il
numero di Darcy e di che misura sono gli anfibi che indossa.
"Caffè?"
Oh, meno male che Jane l'ha anticipata; sembra addirittura essersi ripresa un
po'. Non può far altro che accettare.
"Dici
che Asgard sarà ridotta in macerie?" Jane fissa il fondo del suo caffè
come se potesse leggerci una previsione e lei non può che alzare le spalle:
"Il danneggiamento di un'area urbana dipende molto dalla struttura degli
edifici, dalla lottizzazione e dalla densità demografia, oltre che dalla
presenza o meno di vie di fuga per veivoli nemici abbattuti."
La
bocca di Jane si storce in una smorfia: "Uhm. Allora non credo che se la
caveranno solo con una riasfaltatina della via principale. Anche se pare ci
siano abituati, a queste cose. Eh già. Sono abituati ad essere sempre sull'orlo
della guerra, in bilico tra un attacco alieno ed un litigio familiare, ed
entrambe le eventualità creano gli stessi danni."
"Se
rifletti è praticamente quello che succede nella vita di tutti i giorni, anche
qui" Risponde gettando il bicchiere ormai vuoto senza controllare il fondo
- lei le risposte le estrapola dalle persone con le buone o con le cattive, non
dai rimasugli del caffè - per poi infilare un paio di monete nella macchinetta
delle merendine e picchiettare l'indice sul vetro indecisa su cosa prendere:
"elevato al loro livello, ovviamente."
"Che
è ben più alto del nostro."
Seleziona
un pacchetto di barrette al caramello e le raccoglie nel bocchettone:
"Beh, sì"
"Fuori
dalla nostra portata."
"Non
è detto. Credo dipenda molto dalle capacità personali e al valore che si reputa
giusto dare. Se ne vale davvero la pena..."
"Appunto.
Ne vale la pena?" Jane si sfrega gli occhi e sospira: "Questa è
decisamente una bella domanda".
"Tony?"
La
luce tremula del caminetto illumina appena il salotto. Pepper si guarda attorno
e quando sente un mugolio provenire dall'angolo più buio, quello in prossimità
della chaise longue, si avvicina alla parete per cercare l'interruttore della
luce.
"No.
Per favore." L'espressione di Pepper si fa preoccupata e Tony si affretta
a tranquillizzarla: "Sto bene, non sono sfigurato né altro. Solo che vedo
ancora a pallini e mi fa male la luce troppo intensa. Succede sempre quando
ricevo forti traumi scrotali".
"Oh"
Non sembra essersi particolarmente tranquillizzata, ma almeno ha una
spiegazione logica e lei fa molto affidamento alle spiegazioni logiche, quando
ci sono. Si avvicina e si siede per terra, le gambe lunghe incrociate sul
tappeto bianco, e cerca con la mano la guancia di Tony. La trova e l'accarezza,
sorride quando le bacia il palmo: c'è, è
lì. Sa di bagnoschiuma al muschio bianco e di dopobarba: se è stato in
grado di farsi una doccia ed aggiustarsi il pizzetto significa che è in buono
stato fisico, e questo basta. Le deve
bastare, almeno "È la mossa segreta e fatale del nemico? Calci nelle palle?"
scherza, strappandogli uno sbuffo.
"Farai
meno la spiritosa stanotte, quando per sedurmi tutta la collezione di Victoria's Secret sarà inutile."
"Di
solito quando fai il difficile mi infilo il completo da Ironette e tutto passa"
"Tesoro,
questa volta non ci riusciresti nemmeno vestita da C-3PO."
Pepper
ritira la mano: "Direi che è il caso di preoccuparsi, se inizi ad avere
gli stessi gusti della tua armatura".
Tony
si puntella sui gomiti e si mette faticosamente a sedere, borbotta qualcosa sul
fatto che il ghiaccio si sia ormai sciolto e getta via un sacchetto. Poi la
prende per mano e la guida a sedersi a fianco: "Eri preoccupata?" Lei
annuisce "Come sempre?"
"Quando
cambi dimensione lo sono un po' più"
"Ti
ci abituerai?"
Dopo
un istante di silenzio la vede sospirare e scuotere la testa: "Mi
dispiace"
"E
perché? Sono io che devo chiederti scusa. Sei una donna fantastica, la persona
più in gamba che io conosca, e per colpa mia sei costretta a fare la
principessina che attende nella torre il ritorno del prode cavaliere in
armatura. Letteralmente."
Pepper
si lascia sfuggire uno sbuffo divertito: "Sono la Principessina CEO della
Torre..."
"...hai
il 12%."
"Sino
al 18 Maggio. Poi avrò il 50%."
"Stai
già entrando nel ruolo della moglie. Uff, dovevo prevederlo. Comunque:"
L'ultima volta che Tony era serio in
quel modo lei si è ritrovata un diamante all'anulare sinistro: "Quello che
voglio dire è che è un ruolo che non ti si addice."
No. No. Non è il discorso che vuole sentire
per nessuna ragione al mondo. Deglutisce e prende un bel respiro per cercare di
mantenere la calma "Non è il mio solo ruolo qua dentro, Signor Stark. Non
sono solo la tua principessina che
scruta malinconicamente l’orizzonte. Devo ammettere che vivo con l'ansia di non
vederti tornare, ma se è questo il prezzo da pagare per stare con te lo
accetto. Comunque."
"Hai
paura di restare senza di me?"
"Certo
che ne ho! Ho paura di vivere senza di te, ma in un modo o nell'altro! Ma non è
questo che mi può fermare. Starei male, mi sentirei morire, mi mancheresti in
ogni singolo secondo di tutta la mia vita. Sarebbe una cosa che mi
distruggerebbe, ma non mi ucciderebbe.
Non mi fermerei, mai."
"È
quello che mi aspettavo dicessi, sai?" Tony ha le mani tra le sue e le
stringe forte: "Non ti avrei chiesto di diventare mia moglie se fossi un
briciolo diversa da come sei. Ed è per questo" Tony fa una pausa, prende
un bel respiro, scrolla la tesa come per togliersi un pensiero fastidioso:
"Che voglio il pacchetto completo."
"...cosa?"
"Sì,
il pacchetto completo. Io, tu e...
oddio. Io, te e hai capito cos'altro
intendo."
"Cielo,
Tony, dimmi che non stai programmando di portare tutti i ragazzi a vivere nella Tower come hai detto quella volta che ti
sei scolato un Irish Coffee con doppia aspirina..."
"Ma
certo che no!" Tony piega la testa di lato: "Beh, sì, a dire il vero.
Ma affronteremo questo argomento a tempo debito. Voglio dire-"
"Tony...
sei sicuro di non aver preso anche qualche colpo in testa? Perché sino alla
scorsa settimana-"
"Ascoltami:
odio l'idea di lasciare un orfano - seppur ricco e infinitamente intelligente -
al mondo, ma anche nel caso io non tornassi avrebbe una madre speciale, la
migliore possibile: in grado di difenderlo e di impedirgli di fare cazzate, ma
anche di ridere con lui ed insegnargli ad usare una mazza da baseball, che sia
per colpire una palla o il cranio farcito di uno scienziato posseduto. Sarebbe
comunque felice. E non perché ci sono o non ci sono io. Ma perché ci saresti tu, comunque." Ora Pepper ha un nodo in gola ed
un sorriso che non può essere trattenuto "Io darò il meglio, te lo giuro.
Farò in modo di essere un genitore esemplare,
in tutte le declinazioni che questa definizione comporta. Voglio il pacchetto completo, Pep. Tu lo vuoi
ancora?"
"Sarei
una madre molto impegnata..."
"Beh,
non c'è problema! Prenderò un calco dei tuoi seni e farò costruire due tette
artificiali, poi mi infilerò una parrucca e quando tu non potrai allattarlo lo
farò io" Pepper scoppia a ridere. Una risata forte, di gusto, che le esce
dal cuore e le illumina il viso. "Che c'è? L'ho visto fare in un film!
Però per il parto ci pensi te vero?" Tony la bacia e lei scivola lungo la
chaise longue attirandolo a sé. "Però tesoro non è che possiamo fare
un'altra sera? Perché io avrei un piccolo problema idraulico..."
Le
tende sono aperte e la luce entra fastidiosa ferendomi gli occhi. Anche
voltandomi non riesco ad evitarla.
Odio svegliarmi con il sole diretto.
Che
poi, se il sole è diretto significa che non è esattamente prima mattina.
Piuttosto primo pomeriggio.
Devo andare alla base, oggi?
No.
Per contratto sono esente dal presentarmi all'appello prima di ventiquattrore
da una battaglia intergalattica.
Sì, perché c'è stata una battaglia intergalattica. Ho
l'acido lattico sin nelle gengive.
Che
poi, quand'è che son venuta a letto? Non ricordo neppure tanto bene come si è
svolta la serata. Mi scosto una ciocca di capelli fastidiosamente incagliata
nella canotta e mi gratto la testa.
Dunque:
Io e Loki - alla faccia del sonno pesante, sta addirittura russando - abbiamo
fatto il bagno. Niente sesso, eravamo a pezzi: tanto shampoo, balsamo, olio di
argan e bagnoschiuma. Cose che rientrerebbero sotto la definizione di coccole,
se il suo prodigarsi in carezze e carinerie nei miei confronti non fosse stato
solo per distrarmi mentre stregava il rasoio elettrico di Clint. Poi abbiamo
mangiato due porzioni dei cannelloni surgelati e sono quasi certa di non essere
neppure riuscita a scaldarli tanto bene nel microonde.
Dato
che non ricordo tanto altro - mannaggia a
questi capelli, quando non li passo con la piastra svolazzano da tutte le parti
- probabilmente devo essermi addormentata con la faccia dentro il piatto.
Altra
ciocca davanti alla faccia. La getto dietro alla testa con un gesto rabbioso.
Odio quando sembra che abbiano vita propria.
No. Aspetta.
I capelli.
Allungo
il collo verso lo specchio.
"LokiLokiLokiLOKI!"
Lo scrollo e risponde con un gemito, prima di voltarsi dall'altro lato ed
affondare la faccia tra i cuscini. Continuo a scuoterlo finché non ottengo un
singhiozzo come risposta: "Guardami, guardami!"
Apre
gli occhi di un millimetro: "Fatto" brontola riaffondando la faccia
nei cuscini.
"No,
non hai capito. GUARDA ME E I MIEI CAPELLI."
Riapre
un occhio. Lo richiude. "Fatto"
Mi
afferro le ciocche e glielo agito sul viso: "Sono lunghi!"
Sbadiglia,
si puntella sui gomiti, si alza, ringhia, ricade prono, sbuffa e geme: "Ti
lamentavi in modo insopportabile ieri
sera. Il solo pensiero di svegliarmi stamattina e sopportare un tale strazio mi
faceva rivoltare lo stomaco."
Resto
a bocca aperta: "Me li hai allungati tu?"
Apre
le mani e mi lancia uno sguardo eloquente: "E chi altri?"
"Non
ci credo."
"Fai
pure."
"No
è un modo di dire" Mi alzo e mi ammiro allo specchio: Sfiorano la vita,
così folti e fluenti che quando muovo la testa si riempiono di riflessi
ondulaticome nelle pubblicità:
"Non so davvero come ringraziarti."
"Lasciandomi
dormire?"
"Toglimi
una curiosità."
"Devo?"
"Se
sai allungare i capelli... perché non l'hai fatto con Sif quando l’hai
rapata?"
Loki
si volta supino e si strofina la faccia, semiseduto tra i cuscini e la testiera
del letto: ha gli occhi ancora gonfi e chiusi, ma il suo solito sorrisetto stronzo trionfa sulle labbra sottili.
Ed
improvvisamente i muscoli non mi fanno più tanto male. Gattono sulle lenzuola,
lui che si stropiccia gli occhi con una mano e con l’altra muove l’indice a
fare ‘no no’.
Continuo
a muovermi felina sino a raggiungere il suo viso. Sotto il lenzuolo le mie dita
trovano la pelle di Loki. Senza nessun vestito, pronto all’uso.
Sorride
contro la mia bocca, ruota sul fianco e mi ritrovo bloccata tra lui ed il
materasso.
Decisamente pronto all’uso.
“Oh,
buongiorno Steve!” La voce di Beth, nonostante lo sguardo radioso, tradisce una
punta di sarcasmo: “Temevo di aver perso un ottimo cliente, è da qualche giorno
che non ti fai vivo”.
Steve
abbozza un sorriso di rimando ed uno sguardo colpevole, avvicinandosi al
bancone dove la ragazza sta passando il lavasciuga con eccessiva, nervosa
insistenza, mentre dietro a lui Bruce e Jane si dirigono direttamente verso la
vetrinetta dei dolci con un accenno di saluto: “Ti chiedo scusa, sono stato
fuori città per lavoro e…”
“...e
ti sei fatto male. Zoppichi vistosamente, strappo muscolare?” Steve annuisce e
poi fa un cenno noncurante con la mano, come se fosse una sciocchezza: “Mi
raccomando, mettici molto ghiaccio. Dovresti farlo vedere da uno specialista.”
“Oh,
è già stato visto. Da più di una persona, a dire il vero.”
“Come
hai fatto, se posso chiedere?”
Davanti
alla titubanza del Capitano interviene Banner: “Giocando a football"
suggerisce con un sorriso complice: "Una partitella tra amici. Voleva fare
il superuomo e saltare il riscaldamento ma… beh, anche lui ha una certa età,
no?” Steve gli lancia un’occhiata di ringraziamento, Beth annuisce e sorride
dolce: “Dovresti davvero prestare attenzione, è un attimo farsi male, di solito
i movimenti più banali provocano dolori fortissimi. Mio zio Bill, per esempio,
resta sempre bloccato con il collo quando si volta per controllare che le
mucche non stiano scappando dal recinto.” Banner e Jane annuiscono, le
sopracciglia alzate e l’aria fintamente interessata e un po' interdetta, poi
tornano a concentrarsi sui dolci. La cameriera fa segno a Steve di avvicinarsi:
“Ma non stava con la ragazzina castana che mi ha dato il tuo numero?”
“Ragazzina?
Intendi Addison? Oh, no. Addison ha… come dire, altri gusti.”
“Oh!”
“No,
non quei gusti. Purtroppo no, visto il soggetto a cui è interessata.”
“Oh.
Capisco.”
“E…
comunque neppure loro due stanno insieme. Sono solo…” Banner dice qualcosa
sulla torta ai mirtilli e Jane ride. “…colleghi.”
“C’è
molta intesa tra loro, per essere solo colleghi.”
Jane
sta spiegando qualcosa che contiene le parole 'particelle postulate', 'gravitoni'
e 'spettroscopio' e Banner,
dall'espressione folgorata, aggiunge all'elenco anche una 'eccitazione collisionale' che a Steve suona piuttosto ambigua: “In
effetti… Ma comunque no. Lei sta con… con un uhm, un percussionista.”
“Oh,
davvero? Di un gruppo rock?”
"Beh,
fa molto rumore...” Ora Jane espone entusiasta una teoria sul mezzo interstellare indicando la fetta
di cheesecake nella vetrina come perfetto
esempio di struttura particellare denso stratificata. Lo sguardo di Bruce
brilla.
“Puoi
scusarmi un attimo? Vado ad evitare la terza guerra cosmica..."
“Che?"
Il
cielo pomeridiano è decisamente nuvoloso. Probabilmente pioverà, anche se il
vento è meno freddo dei giorni scorsi.
New
York ha ricominciato a ripopolarsi, dalla Tv accesa del salotto il telecronista
della NBC rassicura che ci sarà la festa di Capodanno a Times Square, nello
sfondo il gran daffare organizzativo degli operai che sgomberano le strade
dalla neve, montano il palco e le attrezzature.
Nel
vedermi con la ciotola piena di pezzetti di succulenta carne cruda Morrigan
gracchia di approvazione dal suo trespolo, prima di tuffare il becco ed
ingozzarsi con gusto senza darmi il tempo di sistemare la ciotola "Accidenti,
quanto siamo affamati, eh?" le dico lisciandole le piume con le dita.
"Credo
sia ora di andare" Loki è comparso dal bagno nel completo nero elegante
che è la sua tenuta midgardiana e mi fissa indeciso dalla soglia della porta, i
graffi sul viso quasi scomparsi ed i capelli pettinati accuratamente
all'indietro "I tuoi coinquilini avranno intenzione di tornare, non
apprezzerebbero trovarmi qui."
Annuisco,
e chiedendogli di attendere un attimo vado in camera e ritorno con un
pacchettino grigio. Quando glielo porgo mi restituisce un'occhiata sorpresa,
prima di prenderlo ed aprirlo con cautela.
La
sciarpa verde e oro di Hermés è piegata con cura nella scatola di cartoncino,
Loki la solleva con delicatezza srotolandola morbidamente, gli occhi di un
verde acceso e brillante: quella che ha sulle spalle svanisce nel nero del
cappotto. "L'ho vista qualche tempo fa in una vetrina, ho pensato fosse
sufficientemente elegante per te" spiego. Abbozza un sorriso, è evidente
che gli piace da come saggia la seta passandola tra le dita prima di
infilarsela al collo. Mi avvicino e gliela aggiusto tra il risvolto della
camicia ed il bordo della giacca, annodandogliela morbidamente: "Puoi
portarla in tanti modi. Metterla doppia e fare il nodo a cappio oppure arrotolarla
o anche semplicemente sulle spalle" spiego: "L'importante è che non
la stringi troppo, va portata allentata."
Annuisce
appena e porta le mani sulle mie a fermarle sul petto. Si china per baciarmi e
sussurra un grazie: "Anche se
nel posto in cui andrò l'eleganza non sarà necessaria".
"Tu
sei elegante anche quando non vuoi esserlo" ammetto strappandogli una
risatina.
"Questa
è adulazione, GreyRaven. Deduco che tu stia cercando di motivarmi a
restare."
Scuoto
la testa: "Non ti fermerò e non ti intralcerò. L'ultima volta che l'ho
fatto ho innescato una catena di eventi decisamente negativa."
"Appunto,
sono lieto abbia imparato la lezione: farsi i fatti propri è importante".
"Ma
se tu volessi restare non ti butterei fuori casa, ecco."
"Lo
farebbe la tua amica"
"Naah.
Ti gonfierebbe di botte."
"Diciamo
che ci proverebbe" Lo abbraccio e Loki ricambia la stretta, un bacio sulla
guancia ed il respiro tiepido sulla pelle del collo a riempirmi di brividi:
"Anch'io ho un dono per te" Si scioglie dall'abbraccio e lascia
scivolare le mani lungo le mie braccia arretrando di un paio di passi. Gli è
ritornato il sorrisetto sornione: "Ma non te lo darò ora".
"Al
nostro prossimo incontro, allora?"
"Vuoi
che ti prometta il mio ritorno?"
"Ssssht"
Gli appoggio un dito sulle labbra "Non è necessario. Sono convinta che ci
rivedremo, un giorno o l'altro, per un motivo o l'altro. Spero solo che saranno
momenti piacevoli come questi che abbiamo appena trascorso."
Sorride
e mi bacia di nuovo: lo saranno. È
una muta promessa e questa la accetto e la terrò ben presente. Chiudo gli occhi
e stampare nella memoria la pressione delle sue labbra sottili, il suo tepore,
il profumo della sua pelle e la consistenza del suo abbraccio.
Li
riapro solo quando non avverto più la sua presenza nella stanza.
C’è
silenzio, neppure Morrigan gracchia più.
"...
quindi la metrica del wormhole era semplicemente..."
"...ma
l'incertezza della teoria si basa sulla possibilità che i wormhole di Lorentz
siano.."
"Ragazzi!
Allora io vado perché..."
"Esatto!
E se uno spaziotempo di Minowski ..."
"...
un supposto wormhole formato da un buco nero risulterebbe sormontabile, ma in
una sola direzione, potendo contenere un wormhole di Schwarzschild!"
"...
ho un appuntamento con Beth, finalmente, e la porterò a cena a..."
"...
i neutrini presenti nella materia esotica però..."
"...che
compenserebbero il decadimento dei muoni che..."
"ALLORA,
CIAO!"
Bruce
e Jane si voltano di scatto, occhi sgranati ed espressione ma sei ancora qui, tu?
"Buona
serata!" salutano all'unisono, prima di rituffarsi tra neutrini, protoni,
gusci di materie esotiche e nomi stranieri di buchi neri. Steve sospira, alza
le spalle e sospira un teso "non mancherò" prima di avviarsi verso
l'ascensore.
"È
davvero estremamente affascinante"
conclude Bruce appoggiandosi contro il tavolo il mobile bar della Lounge.
Jane
asserisce soddisfatta. È tutto il giorno che discutono di calcoli e teorie, che
spiega sperimentazioni e formulano ipotesi. È quasi incredibile come si possa
essere a proprio agio con una persona nonostante la si conosca da così poco. E
così in sintonia, soprattutto: erano arrivati a finire l'uno le frasi
dell'altro in un solo, brevissimo pomeriggio di discussione.
Prima
di rendersene realmente conto, Jane si scopre a domandarsi come possa essere
passare la propria vita al fianco di un uomo con cui condividere lo stesso,
smisurato interesse.
Qualcuno
con cui non essere mai a corto di argomenti, o con cui parlare liberamente di
una scoperta o di uno studio senza dover rispiegare il Big Bang ogni volta.
Qualcuno che quando si espone una teoria è capace di discuterla, approvarla o
criticarla.
Qualcuno
che capisce di non doverti importunare quando sei concentrata sul tuo lavoro e
che non chieda, per passare insieme la vita, di lasciare tutto e seguirlo in
un'altra dimensione sacrificando non solo lavoro ed affetti, ma la cosa più
preziosa ed importante: sé stessi.
Bruce
gira attorno al bancone, riempie il bollitore d'acqua ed inserisce la spina
nella presa: "Tisana?"
"Sì,
grazie." Ecco, anche il silenzio è leggero: quando Thor non parla è perché
la sua mente è pervasa dall'angoscia o dalla tristezza; Banner invece ha l'aria
incredibilmente serena, mentre recupera due tazze ed apre la confezione di
tisane. Jane si avvicina al bancone ed appoggia i gomiti, studiando le bustine
colorate: "Uhm, non saprei quale scegliere. Quale mi consigli?"
"Dipende
dai gusti e dalle proprietà. La mia preferita è con Malva e Verbena: è
estremamente rilassante. Questa al Tarassaco invece è disintossicante: in
genere la faccio bere di nascosto a Stark quando si presenta in laboratorio
dopo una sbronza. Menta e Calendula tonificano, invece."
Sceglie
una bustina a caso e se la porta davanti agli occhi: "...E al
finocchio?"
"È
drenante. Ma ad occhio e croce non ne hai molto bisogno".
"Oh!"
Jane sente le guance riscaldarsi. "Siamo passati ai complimenti, dottor
Banner?"
Anche
lui è arrossito: "Una semplice constatazione, dottoressa Foster"
"Quando
abbiamo ricominciato a darci del lei?"
"Uhm...
appena dopo la mia constatazione. Credo sia stato una reazione automatica per
mantenere una certa distanza".
"Dovremmo?"
Non si è quasi resa conto di averlo chiesto. È stata una cosa irrazionalmente
spontanea. Dovrebbe abbozzare un sorriso, sdrammatizzare con una battuta, e
scegliere la sua bustina di tisana.
Spera
almeno che sia Bruce a farlo, visto che lei sembra paralizzata. Ma lui schiude
appena le labbra per rispondere, resta un secondo indeciso, e poi semplicemente
appoggia le mani sul bancone e si piega per avvicinare il viso al suo.
Jane
si sorprende a fare lo stesso.
E poi
una cascata colorata colpisce fragorosamente il terrazzino della Lounge.
Thor
abbozza un sorriso, mentre la voce di J.A.R.V.I.S. saluta il suo ritorno e la
lastra di vetro d'entrata scorre: "Perdona il ritardo, Jane, ma la mia
presenza era indispensabile". L'abbraccia e la solleva, scambiando il suo
sgomento confuso e colpevole per inaspettata sorpresa: "Non volevo
angustiarti".
"Non...
non fa niente".
Banner
dissimula l’imbarazzo versando l'acqua calda nella tazza e mettendo in
infusione la bustina di Malva e Verbena.
"No,
non è vero che non importa. So quanto possa essere gravoso per te, e mi
dispiace di non non poter sottrarmi miei doveri quanto vorrei. Ma sono tornato.
Te l'ho promesso che sarei tornato sempre da te, no?"
Malva
e Verbena non sono mai abbastanza. Meglio aggiungere una seconda bustina.
Banner prende la tazza, saluta con un cenno e prende la via della porta. Quando
sente Thor sussurrare: "Io tornerò sempre da te, Jane" seguito dal
silenzio di un bacio, torna indietro e si prende tutto il bollitore. Avrà
bisogno di tanta Malva e Verbena.
Tre
mandate, la porta che si apre ed i tacchi di Natasha sul pavimento del salotto.
La incontro appena fuori dal corridoio: "Hey".
"Hey,
accidenti, bei capelli!" saluta.
"Coiffeur Loki, chez toi à l'apres midi. Non
preoccuparti, se n'è andato"
Alza
le maniche del piumino beige e spegne i Morsi di Vipera: "Allora di questi
non ce ne sarà bisogno."
"Clint?"
"Sta
meglio, lo dimetteranno domani. Dovrà stare con la gamba ferma per un po',
quindi per qualche giorno sarà un simpatico complemento d'arredo casalingo,
tipo il plaid sul divano." Spiega con leggerezza. Si avvicina a Morrigan e
la saluta, grattandole il dorso: "E tu?"
"Qualche
dolorino sparso qua e là, ma niente di che. Il peggio è passato"
"...e
sospetto anche quale sia stata la cura" aggiunge con un sorrisetto
sornione. "Spero che almeno ti sia grato per quello che hai fatto per lui.
Hai avuto un bel coraggio - e una certa dose di stupidità - per mostrare così
apertamente il tuo appoggio".
Alzo
le spalle, non so che dire e non ho idea se sospetto che questo sai l'inizio di
una ramanzina. Ma invece di continuare e rincarare la dose, Natasha resta in
silenzio, negli occhi la stanchezza serena di chi ha accettato e deposto le
armi: "Idee per la cena?"
"Mario's ha riaperto. Ci facciamo portare
due pizze?"
"Volentieri."
Smette di grattare Morrigan e si stiracchia le spalle: "E come vi siete
lasciati?"
"Che
ognuno prende la sua strada. Ma ad essere sincera, non ho idea se questo sia
stato un addio o meno: Cioè, le parole non sono state d'addio ma con Loki non
si può mai dire. E' tutta un'incognita, e a me va benissimo così: dico sempre
che la routine smorza la passione" Recupero il cellulare e cerco in
rubrica il numero di Mario's:
"Per me una con pepperoni, doppio formaggio e bacon. Tu?" Alzo gli
occhi solo per trovarmi i suoi ad un centimetro: "Ci soffrirai da
morire" sibila.
So a
cosa si stia riferendo, ma dissimulo con un sorriso tirato ed un: "In
genere la digerisco senza problemi".
"Ma
se c'è qualcuno qua dentro che può comprendere la possibilità di un affetto per
un essere considerato spregevole, folle ed irrecuperabile, quella sono io.
Sarebbe ipocrita da parte mia farti una ramanzina infinita o provare ad
ostacolarti: non lo farò. Solo che quando ti spezzerà il cuore, giuro su ciò
che ho più caro - cioè la tua testa e quella di Clint - che lo prenderò a calci
finché non sputerà gli asgardiani testicoli dal naso".
"Tecnicamente
Loki non è asgardiano."
"Giusto.
Lo prenderò a calci finché non sputerà i criotesticoli jotun dal naso".
"Molto
meglio. Dicevamo: la tua pizza?"
"Formaggio,
Salsiccia, peperone piccante, carciofi, cipolla e funghi."
Certo che si capisce quando Nat dorme sola la notte. Sto per comporre il numero ma lei mi ferma, lo sguardo
minacciosamente serio: "E che questa sia l'ultima volta".
L'ultima volta di cosa? Che prendo pubblicamente le difese
di Loki? Che lo porto a casa? Che non faccio trovare la cena pronta?
"Non
possiamo più permetterci un'abbuffata simile. Pepper ci ucciderà se non saremo
damigelle perfettamente in forma."
Che, pensate sia finita? C’è ancora
l’Epilogo! Un altro piccolo sforzo!
Questo capitolo era una panoramica di tutti
i personaggi nelle ore successive alla Battaglia di Asgard… ma c’è ancora un
matrimonio in ballo!
Quindi, rimando i ringraziamenti finali a
Lunedì 1° Luglio.
Sappiate solo che sono estremamente grata a
tutti. Adie può essere considerata una MarySue senza arte né parte, una piaga
nel chiulo, ma è la mia ‘bimba’ e sono contenta che, quando la lascio uscire,
incontri tanti compagni di giochi.
E come dicevo un po’ di tempo fa sul mio
profilo FB, TS non è solo la storia d’ammmmoreh tra Loki ed un OC, ma è anche
una storia di amicizia, la storia di un lavoro di squadra, e la storia di
diverse introspezioni personali e di svariate coppie.
Vedere che è stata così apprezzata mi ha
fatto un piacere immenso.
Vi lascio come sempre il mio ASK, casomai
qualcuno avesse qualche curiosità, domanda o solo per fare quattro chiacchiere:
http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Grazie, Grazie, Grazie.
Vostra,
EC
PS:Titolo tratto da ‘Underneath Your Clothes’ di Shakira e citazione
iniziale di ‘Ritorno al Futuro parte I’
Da quando
gli era stato diagnosticato un principio di Sindrome
da Burnout, pochi giorni dopo Asgard,
Clint aveva iniziato a prestare molta attenzione alla cura contro lo stress
Aveva
iniziato a far yoga con Bruce - cioè, iniziato, aveva solo preso un paio di
lezioni da lui prima di rendersi conto di quanto fosse dannatamente noioso -mangiava leggero prima di dormire per non compromettere le ore di sonno
e aveva dimezzato la caffeina.
Aveva
anche cambiato la suoneria della sveglia: non più FeuerFrei! dei Rammstein,
ma su consiglio sempre di Banner - uno che di stress ne capiva più di stimati e
plurilaureati psichiatri - aveva scelto l'Adagio dell'Estate di Vivaldi.
Alle ore
10:30 del mattino del 18 Maggio 2013, le prime note dell'Adagio avevano iniziato
a diffondersi dolcemente la camera da letto dell'HotelHilton di Malibu, California.
Clint
aveva calcolato l'orario della sveglia alla perfezione: non meno di nove ore di
sonno ed in perfetto orario per prepararsi con calma, comprendendo il tempo
necessario per un'eventuale rotolatina tra le
lenzuola di buongiorno, una doccetta rivitalizzante
per due ed una bella colazione fragrante sul terrazzino della camera.
Lo stress
l'avrebbe lasciato tutto agli sposi. Per lui e Natasha
sarebbe stata solo una piccola
vacanza, una parentesi rilassante tra le incombenze lavorative.
"Mmmm... buongiorno..." Natasha
si muove morbida tra le lenzuola e si strofina un occhio sbadigliando
apertamente. Si stiracchia e poi lascia cadere il braccio sul suo petto e ci
appoggia la testa: "Dormito bene?"
"Altroché"
"E
svegliato di buon umore?"
"Vogliamo
verificare?" Ha già una mano sotto la canotta scura ed una sua gamba già
attorno alla vita. Le labbra sono quasi sul collo quando...
PUM! PUM! PUUMMM!
"Dimmi
che è solo il servizio in camera un po' rumoroso del solito..."
PUM! PUM! PUUMMM!
"NAAAAT!!!
NAAAAAAAAATAAASSHAAAAA! LA MIA PIASTRA PER I CAPELLI!"
"Sai
cosa c'è di bello? Che in tutto il mondo ci si sente come a casa."
There were
times in my life
When I was goin' insane
Tryin' to walk through the pain
Da come è
ancora spaparanzato sul letto sfatto Thor non pare avere la minima intenzione
di alzarsi. Si aggiusta pigramente un cuscino dietro la schiena e batte il
palmo della mano sul materasso per invitarla a tornare tra le lenzuola:
"Devi ancora istruirmi sulle usanze nuziali di Midgard".
"Sono
già in ritardo per l'Usanza Numero Uno: quella in cui le damigelle -
specialmente quella d'onore - aiutano la sposa a prepararsi, a calmarsi e a
tenere sotto controllo sua madre prima delle nozze. Dovevo essere nella suite
di Pepper un'ora fa." Trova la scatola delle
scarpe e la appoggia come promemoria sul letto: "Usanza Numero Due: anche
i testimoni dello sposo dovrebbero alzarsi" Si siede dandogli le spalle ed
apre la confezione di collant, arrotolandoli per infilarli nel piede. Lo sente
muoversi sul materasso e poi le sue mani callose posarsi sulle spalle e le
labbra sfiorarle il collo e la nuca. Thor si stende di nuovo, al suo fianco,
gli occhi limpidi e azzurri ad accarezzarla: "Altre usanze più
dilettevoli?"
"Non
saprei... c'è la cerimonia..."
"...anche
su Asgard"
"E
poi il ricevimento, che è la stessa cosa del banchetto, ma senza cinghiali sul
girarrosto e scazzottate".
La risata
di Thor è fragorosa: "Solo una volta sono stato testimone - e
partecipante, a dire il vero - di una rissa ad un banchetto di nozze. Fandral fu accusato di aver attentato alla virtù della
sposa. Si scoprì essere una burla di Loki".
"Spero
non ti offenda se esprimo il mio sollievo che tuo fratello non sia
invitato."
"No,
no. Ben comprendo" sospira baciandole la gamba non ancora coperta dal velo
di nylon: "Altre nozioni?"
"Uhm,
non saprei: si balla, si fanno un sacco di foto, si taglia la torta. Poi la
sposa lancia il bouquet e..." Intercetta lo sguardo dubbioso e come
d'abitudine si ferma a spiegare: "I fiori, Thor, il mazzo di fiori che
porta la sposa. Le ragazze non ancora sposate si radunano e la sposa lo lancia
voltata di spalle: quella che lo prende, si dice, si sposerà entro
l'anno".
"Oh
davvero?" Ora i suoi occhi brillano e Jane si sente improvvisamente a
disagio, un peso ormai famigliare che torna ad opprimerle lo stomaco:
"Magari potresti prenderlo tu"
"Non
sono brava ad afferrare le cose al volo".
Thor
intreccia le dita alle sue, togliendole dall'orlo arrotolato della calza che
sta infilando e se le porta alla bocca per baciarle: "Chi può mai dirlo,
magari con un po' di fortuna..."
Il peso
sullo stomaco aumenta e Jane fa quasi fatica a deglutire davanti a quello
sguardo chiaro. È finalmente sereno,
innamorato,soddisfatto dopo una notte d'amore. La guarda come se fosse la cosa
più preziosa al mondo e non vede l'ora che sia al suo fianco - l'ha ripetuto
più e più volte negli ultimi mesi. Le ha promesso la lunga vita che la Gemma del
Tempo può darle, la corona di Regina in futuro, il suo braccio per l'eternità.
Le ha
giurato che farà di tutto per renderla felice di essere al suo fianco, in un
posto che lei non riuscirà mai a chiamare casa, ma non ne dubita che farà tutto
ciò che è in suo potere per tener fede alla promessa.
Il
problema è che non sarà mai abbastanza. Jane non potrà mai essere felice di
essere solo una sposa ed una madre: lei vuole anche altro. Ed è quel qualcos'altro che Thor - innamorato, sereno,
bellissimo, protettivo, ma così lontano dalla sua mentalità e dai suoi bisogni
- non può mai darle.
Così,
quando il discorso cade sul futuro cerca di sviarlo suggerendo di vivere il
presente, giorno per giorno, ed il resto si vedrà strada facendo.
E lui lo
accetta, le sorride, dice di comprendere. E dopo poco ricomincia a parlare di 'Quando vivremo insieme ad Asgard'. Lo da per scontato, Thor, che il suo amore le
farà dimenticare tutto ciò per cui ha vissuto sino ad ora. Che lo seguirà
ciecamente, che accetterà di vivere in mezzo ad un popolo con cui non ha nulla
da condividere.
L'entusiasmo
degli inizi dura poco nelle storie d'amore; il vivere quotidiano, quando si è
così diversi, è una lenta agonia dei sentimenti.
Thor non
lo merita. Lei non lo merita.
Però non
riesce a recidere quel filo sottile che li tiene uniti. Non riesce ad essere
schietta e sincera come suo solito. Non riesce a ferire quello sguardo adorante
che le rivolge in quel momento.
Perciò
ricaccia indietro il magone e sussurra solo un "Vedremo", prima di
sfilare la mano dalla sua e finire di infilarsi i collant: "Ora devo
andare, sono in ritardo".
When I lost
my grip
And I hit
the floor
Yeah, I
thought I could leave
But couldn't
get out the door
I was so
sick n' tired of livin' a lie
I was
wishing that I would die
È riuscita
a scappare dalle grinfie di Pierre - il miglior makeup artist
e hairstylist di tutta la
California - e a chiudersi un attimo nel bagno della suite, lasciandosi alle
spalle il chiacchiericcio vivace delle damigelle, gli attimi di panico di sua
madre e sua sorella e Pierre che dichiarava Jane sua prossima vittima:
"Damigella d'Onore, vieni un po' qui a farmi vedere cosa possiamo fare per quei
capelli. Cielo, teso-oro, hai mai
sentito parlare di olio di argan e cura delle doppie
punte? Fossi tu la sposa ti avrei preso a
morsi!"
Rovista
nella tasca interna del Beauty-Case e quando trova la confezione di cartoncino
bianca e rosa la apre e prima di leggere le istruzioni le viene da ridere:
Trentasei anni ed è al suo primo test di gravidanza, si sente quasi sciocca ad
essere impacciata con quello stick in mano.
Mannaggia
a lei quando aveva annunciato il ritardo a Tony!
Esiliato a
Villa Stark, che vedere la sposa prima delle nozze
era considerato da sua madre al pari di un reato federale, le aveva già inviato
quattro messaggi, un mazzo dei rose enorme, un peluche a forma di Koala con il
piccolo aggrappato alla schiena - il panico era serpeggiato tra le damigelle, e
solo la mano veloce di Natasha aveva evitato che sua
madre trovasse il pupazzo e andasse in escandescenze - e una scatola di
cioccolatini rigorosamente senza
liquore - e per questo snobbati da Maria, Natasha ed Addison ma sbafati da una Jane in evidente crisi emotiva.
"PEPPER!
Che fai li dentro? Non stai bene?"
"Signora
Potts, un po' di privacy!" esorta Addison. Riceve in risposta una dettagliata spiegazione sul
perché Pepper non si intrattenga mai a lungo in bagno
e sulle condizioni dell'attività della sua flora intestinale.
Se non
stesse attendendo l'esito dello stick sarebbe già
scappata dal cornicione.
Una riga, negativo.
Due righe, positivo.
Oh, ecco,
c'è già un'ombra. Pepper ha già il cellulare in mano.
"Negativo, tesoro"
"Rendimi il Koala"
"Il test di ovulazione però è positivo"
"Lo sapevo. Dovrò fare le ore piccole stanotte. Devo
sempre far tutto io, da quando la mia assistente mi ha dato il ben
servito".
"Non biasimarla: le è stata fatta un'offerta
irrinunciabile."
"Èvero anche questo. Sono comunque
sicuro che sia gratificante questa sua nuova mansione. Mi ha detto un uccellino
che tra un paio d'ore riceverà una nuova promozione. Sa se è vero?"
"Io non la chiamerei promozione. Piuttosto firmerà un
nuovo contratto."
"Giusto, Miss-Ancora-Per-Poco-Potts.
Ora mi scusi ma devo andare, ho un incontro tra un paio d'ore e questa volta mi
è stato chiesto di evitare i ritardi da diva. Spero capisca e non si
offenda."
"Affatto. Anche io ho un incontro importante da un paio
d'ore. Ma tarderò un pochino, come da tradizione."
It's amazing
With the
blink of an eye
Youfinallysee the light
"Nat, mi si vede il tatuaggio?"
"Per
come ti sei fatta aggiustare la scollatura sulla schiena, Adie,
ora ti si vedono anche le mutande."
Controllo allo
specchio torcendo il collo; da quando mi sono fatta rimuovere le cicatrici, in
effetti, sto esagerando un po’ troppo con le scollature: "Oh cavolo, è
vero. Forse è un po' troppo profonda. Vabbé, niente
mutandine" Ignoro lo strillo indignato di MrsPotts mentre mi sistemo e poi ricontrollo: "Ora si
vede la riga delle chiappe quando mi siedo, però".
Natasha mi rassicura: "Ho della pelle
finta in camera, di quella che uso durante le missioni di copertura. Vado a
prendertela e te la sistemo appena all'inizio. Non si noterà nulla."
"Avrò
un fondoschiena senza spartiacque?"
"Perché
avevi intenzione di mostrarlo a qualcuno?"
"Beh...
all'occasione..."
"Oh,
smettila! Che da quando ti vedi con tu-sai-chi non esci con nessun altro!"
"Ma
magari era l'occasione giusta per ricominciare!" sospiro abbattuta mentre Nat esce dalla porta.
Finalmente
truccata e pettinata, Jane mi affianca allo specchio per sistemarsi il vestito:
"Lo spacco della gonna me lo ricordavo meno alto" nota con una punta
di disagio.
Alzo le
spalle: "L'abbiamo fatto modificare. Per come era messo prima la fondina nella
giarrettiera non si sarebbe vista".
"...e
perché dovrebbe vedersi una pistola attaccata alla coscia?"
"Come
rassicurazione che Stark non si tiri indietro
all'altare. Se lo vediamo tentennare spostiamo leggermente lo spacco, così
" spiego piegando appena la gonna dietro alla giarrettiera: "E
facciamo vedere che non gli conviene. Oh, su, non fare quella faccia! È una
Browning Baby, ha solo quattro colpi!"
Oh...It's
amazing
When the
moment arrives
That you
know you'll be alright
Che non ci
sarebbe stato bisogno di mostrare la Browning Baby l'abbiamo capito appena Pepper è entrata: se sino ad un secondo prima Tony, in fila
con i suoi testimoni, si stava comportando come al solito - tartassare Steve
con un milione di domande su Beth rossa come un
peperone in terza fila, minacciare Rhodey di
disarmargli IronPatriot
("Avrei dovuto innescare
l'autodistruzione solo per il nome che gli avete dato! IronPatriot! Che Di che vi fate al Pentagono per tirare
fuori abomini come questo?"), proporre a Bruce un giro d'erba ed
istruire Thor a riguardo e pianificare la prossima partita a C.O.D. con Clint, il tutto come sempre contemporaneamente -
al momento in cui è partita la marca nuziale e la nipotina di Pepper ha preceduto la sposa spargendo petali di rose sul
tappeto rosso, la sua faccia è cambiata radicalmente:
Impeccabile,
felice, emozionato addirittura, ha
accolto Pepper con gli occhi che brillavano,
commentando che il 50% se lo stesse guadagnato tutto e meritandosi un buffetto
sulla guancia fatto con il bouquet di tulipani e rose.
"Guardi...
guardi Maria, Professore. Cielo, che bomba sexy che è dentro a quel vestito. E
che schiena..." Happy Hogan si morde il labbro
inferiore: Selvig solleva un sopracciglio e si
allontana leggermente di lato: "Uh sì... e come si scosta lo spacco sulla
gamba... e che gamba! Oh ohoh...
mi sta guardando, ha visto? Pare che non sempre Quello che accade a Las Vegas resti a Las Vegas..."
Qualcuno
che gli tocca la spalla e cattura con la coda dell'occhio il viso di Darcy sporgere dalla fila posteriore di sedie: "Non
per frantumare i tuoi sogni, ma dubito che si ubriachi così tanto come a Las
Vegas. E per inciso, sta guardando me."
"...Ah."
"Già."
Yeah...It'samazing
And I'm
saying a prayer
For the
desperate hearts tonight
Forse
l'essenza dell’amore è riassunta nell'incisione interna degli anelli di Tony e Pepper: Tu mi
completi.
O la Complicità dell’occhiolino di Darcy a Hill.
Ancora
potrebbe essere l'ultima tartina al basilico e aceto balsamico che Natasha conquista a modo suo al buffet, e che porta a Clint
sapendo che è la sua preferita: Premura.
Può essere
Malinconia, quella che vedo nello
sguardo di Bruce: un’occhiata bassa al calice mezzo vuoto ed una a Pepper e Tony che aprono le danze, prima che
un’ubriachissima MrsPotts
lo sequestri e se lo trascini in pista a ballare un claudicante guancia-a-guancia.
Gioia:Beth che prende la mano di Steve
invitandolo a ballare e lui che la segue come se non aspettasse altro al mondo.
Oppure è
il Riguardo con cui Thor aggiusta con
cura la stola sulle spalle di Jane, quando uno soffio di vento fresco la fa
rabbrividire mentre siamo tavola.
In questo
momento per me è la piccola rosa di ghiaccio che è comparsa accanto al mio
bicchiere. Un cristallo di rocca finemente intarsiato, una miniatura perfetta e
preziosa nel suo essere così effimera: la sfioro ed inizia a sciogliersi
velocemente.
Eppure c'è, ed era lì per me, l’alone scuro nella tovaglia
ne è la prova.
"Scusate
ragazzi" mi congedo alzandomi da tavola. Intercetto lo sguardo di Thor ed
un suo mezzo sorriso: non gli deve essere scappata quell'apparizione furtiva:
"Faccio due passi per digerire."
"Oh,
vengo anche io che magari nel parco non si sente che..."
"NO.
Tu stai qui, Clint. Qui, con me. Digerisci piano e nascondendoti nel tovagliolo
come fai quasi sempre".
"Oh Nat ma non posso..."
"No.
No. Non dicevi che volevi passare più tempo con me?"
"Eh
ma..."
"Un'altra
fetta di torta, mangiala, è deliziosa. Poi andremo a ballare e se mi pesterai
le Loboutin ti riempirò di lividi".
That one
last shot's a Permanent Vacation
And how high
can you fly with broken wings
Life's a
journey, not a destination
And I just
can't tell just what tomorrow brings...yeah
Sfilo i
sandali e li prendo in mano prima di abbandonare il sentiero di pietre lisce e
camminare a piedi nudi nell’erba umida. Loki è una
sagoma nell’angolo più buio e fresco del parco: alla mia vista dorata non
sfugge il suo completo nero e la sciarpa di Hermés
appoggiata alle spalle.
“Avrei
voluto portarti un pezzo di torta” esordisco mentre mi avvicino “Ma l’ha finita
tutta Clint”
“Insolente
ed indelicato" commenta, e non mi lascia il tempo di aggiungere altro: mi
stringe con urgenza e mi bacia con foga, cerca la mia pelle ed il mio respiro,
il mio profumo: “Ti ho riconosciuto da lontano, a prima vista” sussurra con
voce roca: “Nessuno aveva così poca stoffa addosso. Dovrei iniziare ad essere
geloso?”
Sorrido
contro le sue labbra, le mani a far saltare i bottoni della camicia bianca e a
slacciare la cintura. È qui, è questione di un attimo fuggente, l’occasione che
non va sprecata, è Passione.
Se i baci
di Loki sono falsi tanto quanto le sue parole, allora
è un attore perfetto, che non riesco
a fare a meno – neppure io, così cinica e razionale – di cogliere il sapore del
desiderio, quello più istintivo ed irrazionale da essere quasi bestiale.
È qui anche per me, ma non solo per me, e l’ho capito a mie spese.
Cosa sarà venuto a cercare, per quale motivo sarà arrivato sulla Terra?
Decido di
non farmi domande, di non farmele mai, di godermi solo le sue dita fresche
sciogliere la chiusura del vestito e l’intensificarsi del suo respiro quando
lascio scorrere mie sul suo petto e scendere sotto la sua cintura.
You have to
learn to crawl
Before you
learn to walk
But I just
couldn't listen
To all that
righteous talk...oh yeah
"Ma
che diamine...?"
"Oh,
aspetta, aspetta! È pelle finta, un attimo e la tolgo"
"CHE
COSA? Ma che schifo, Addison! Si può sapere che ci fa
quella ... quella cosa proprio
lì?"
"Troppapocastoffa..."
I was out on
the street
Just tryin' to survive
Scratchin' to stay alive
"Hai
danzato?"
"Uhmmm?" alzo la testa dal suo petto: mi stavo
appisolando e neppure me ne rendevo conto.
"Ti
ho chiesto se hai danzato. O nei banchetti midgardiani
i musici fanno solo presenza?" Mi alzo sulle ginocchia e mi riassetto la
scollatura del vestito: "Sì, si balla, ma sono una schiappa nei
lenti."
Anche Loki si mette a sedere ed inizia a riabbottonarsi la
camicia, una smorfia di disapprovazione a constatare quattro bottoni saltati:
"Questo ritmo non mi pare molto lento".
Tendo le
orecchie: Oddio, chi è stato così idiota
da mettere su Gangnam Style? "Hill compirà
una carneficina, detesta questa canzone".
"Effettivamente
è abbastanza irritante".
Il dj fa
un annuncio al microfono che non capisco, ma dal movimento e dagli schiamazzi
intuisco si tratti del lancio del bouquet; spiego brevemente di che si tratta a
Loki e mi domanda se desideri partecipare.
"Assolutamente.
Non mi metto a farmi tirare i capelli da un nugolo di galline infoiate. E se la
vista non mi inganna" Scosto il cespuglio dietro cui ci siamo infrattati e strizzo gli occhi a guardare meglio i tavoli
in lontananza "Anche Natasha se l'è data a gambe
levate. Preferisco stare un po' qui, se non ti spiace."
Loki abbozza un piccolo sorriso mentre si sistema la cravatta:
"No, non mi spiace".
It's amazing
With the
blink of an eye
Youfinallysee the light
Il bouquet
di Pepper è volato sopra la testa di mezza dozzina di
donne, ha sfiorato le mani di Beth ed è praticamente
precipitato in faccia a Jane, che non ha potuto far altro che prenderlo al volo
e massaggiarsi il naso.
Applauso e
musica sono partiti nello stesso minuto. Thor si è alzato in piedi ridendo
fragorosamente, ha tirato una gran pacca alla schiena di Selvig
causandogli un'apnea per poi svuotare il calice in un sorso e fracassarlo a
terra chiedendone un altro. Steve ha riaccolto Beth
alzando le spalle con un sorriso divertito: "Sarà per la prossima volta.
Credo che tanto non sarà fra molto tempo" e Bruce ha fermato un cameriere
chiedendo una tisana alla Malva e Verbena, mentre Clint alza la tovaglia per
informare Natasha, nascosta sotto al tavolo, del
cessato pericolo. Di Darcy e la Hill nessuna traccia,
almeno.
Rossa come
un peperone, Jane scappa dalla pista con il bouquet in mano mentre Tony
commenta l'avvenimento con il microfono e Pepper
cerca di farlo scendere dal palco.
"Aspetta,
ti prego, fermati!" Thor riesce ad afferrarle la mano. "Ti chiedo
perdono per il mio comportamento, è stata una reazione spontanea. Non pensavo
te la prendessi così. Èsolo che sono
lieto che tu abbia preso i fiori, così noi..."
Jane
guarda il bouquet, lo lascia cadere a terra con uno sbuffo esasperato e poi si
mette le mani nei capelli dandogli le spalle. Disorientato, Thor si china a
terra per raccoglierlo: "Mi spiace, davvero, avrei dovuto contenermi. Ma è
tale la mia gioia per questo segno, che non ho potuto farne a meno. Tu non lo
sei?"
"No"Jane
si è voltata, ha gli occhi umidi e le braccia non sono tese verso lui, a
riprendersi il mazzo di fiori che le porge.
"No?"
Lei scuote la testa: "Sono stato forse inopportuno? Non sono avvezzo alle
vostre usanze, su Asgard..."
"No.
Semplicemente, no. Ecco tutto".
"Comprendo,
hai bisogno di più tempo per abituarti a costumi diversi. E' normale, anch'io
mi trovo in difficoltà con le vostre. Non c'è fretta, hai ragione. Sarai mia
sposa appena sarai pronta."
"Potrei
non sentirmi mai pronta. Potrei non voler lasciare tutto ciò che ho, il mio
lavoro, le mie ricerche e seguirti. Hai idea di cosa sacrificherei? La mia
vita, Thor. È questo che vuoi?"
"E
non preferiresti viverla con me? Dicevi che Asgard ti
piaceva, che era affascinante. La ricostruzione procede veloce, una volta
ultimata sarà ancora più bella di prima. Te lo giuro, ti renderò una sposa
felice. E madre, anche: riempiremo il Palazzo con le risate dei nostri figli.
Non mi credi?"
"Credo
che farai tutto ciò che potrai per non farmi mancare nulla. Dal tuo punto di
vista" Ha alzato gli occhi da terra e gli ha rivolto uno sguardo triste:
"Ma sono certa che non mi basterà. Ci renderemo la vita impossibile, e
questo non è giusto per entrambi"
"Come
può non renderti felice questa prospettiva? Ogni donna sognerebbe..."
"Ogni
donna di Asgard,
Thor. Ma io non lo sono" A Jane pizzica la gola e si riempiono gli occhi
di lacrime. Un battito di ciglia e sono libere di correre giù le guance.
"Forse se i nostri mondi erano separati c'era un motivo".
Oh...It's
amazing
When the
moment arrives
That you
know you'll be alright
"Oh,
ma guardatelo, il possente Thor! Ridotto ad una larva lacrimante da una
mortale!"
"Non
è il momento di infierire, fratello" risponde sfregandosi velocemente il
viso con il dorso della mano senza alzarsi dalla panchina di legno sul quale si
è rifugiato "Prenditi la soddisfazione di questa penosa vista e
vattene".
"Oh,
me ne sto andando, non temere. E questa non è l'unica soddisfazione che mi sono
preso" Loki ridacchia e prosegue per il sentiero
buio del parco: "Aaahhh! Cheseratamagnifica!"
Yeah...It's
amazing
And I'm
saying a prayer
For
the desperateheartstonight
"Re Amon, Sovrano del Limbo degli Inferi"
Nel suo
mantello scuro risponde chinando il capo in segno di rispetto: "Odino,
Padre degli dei e Re di Asgard, permettimi di ringraziarviper avermi concesso quest'udienza".
"Non
vi era ragione alcuna per negarvela. Prego, sedete" con un cenno lo invita
al lato opposto del tavolo intarsiato, poi batte le mani a richiedere del vino
ad un servitore.
"Non
per me. Senza offesa Maestà, ma la mia natura demoniaca non mi permette di
degustare il vostro vino. Così come il nostro non sarebbe di vostro
gradimento".
"Nessuna
offesa" Il servo arriva svelto e riempie il calice del Padre degli Dei
"Solo mi rammarico di non potervelo offrire. La mia povera moglie ne
sarebbe desolata, l'attenzione per l'ospitalità le era molto cara."
"Mia
moglie invece mi striglierebbe per non essermi informato prima dei gusti
dell'ospite." Un piccolo sorriso mesto stende le rughe di Odino ed Amon getta uno sguardo attorno: "È impressionante la
velocità della ricostruzione della capitale. Anche questo Palazzo sta
risorgendo dalle sue ceneri meravigliosamente. Sarà più sfarzoso di prima,
indubbiamente."
"È
desiderio di mio figlio Thor che lo sia. Con una promessa sposa che viene da un
altro mondo è ansioso di non farle mancare nulla, quando arriverà qui. Ma
ditemi, Re Amon, a cosa debbo l'onore di questa
visita".
Amon si accomoda meglio sulla sedia di legno accarezzandone i
braccioli: "Alla mie preoccupazioni." sospira. "Come ben sapete,
il Limbo non è che un piccolo, sottile regno tra gli Inferi e la dimensione dei
vivi. Un cuscinetto, possiamo dire così, tra legioni di demoni ed anime in pena
e milioni di vite innocenti. È una responsabilità molto grande governarlo,
quasi quanto essere il Padre degli Dei. Ed una delle mie preoccupazioni
principali è il fragile equilibrio che regola le casate Infernali: la maggior
parte dei demoni è di indole prettamente belligerante e le alleanze sono sempre
sull'orlo di fallire, a volte basta un'occhiata intesa male e si scatena una
guerra. Per tale motivo, è a me necessario avere qualcosa di più di una
semplice armata per fronteggiare l'eventualità non troppo remota di
un'invasione o di una guerra. A noi occorre un deterrente, qualcosa da impugnare
in modo che venga riconosciuto il nostro giusto peso all'interno della nostra dimensione. Qualcosa in prestito, ovviamente, anzi: qualcosa
che noi custodiremmo al posto di Asgard e che eviterebbe a noi uno scontro, e a voi di
essere bersaglio di una futura invasione come già successo. L'avete detto detto anche voi, Maestà: Thor ha intenzione di portare la
sua bella a vivere qui su Asgard, di sposarla e con
ogni probabilità di avere un nugolo di piccoli principi. La cautela non è mai
troppa, quando si ha una famiglia da proteggere. Senza contare che certi
oggetti è saggio tenerli fuori dalla portata degli infanti."
"La
vostra offerta è solo questa? La promessa di una semplice custodia del Gauntlet?"
"Il Gauntlet? Intero? Oh no, Maestà, sarebbe inutile e
quantomeno rischioso. Se cadesse nelle mani sbagliate ed aprisse un portale, si
può ben immaginare quali atrocità potrebbero uscire dal mondo dei Morti e
riversarsi in quello dei Vivi. Tempo e Potere, poi, non hanno effetti nella mia
dimensione ed anche la Realtà è estremamente effimera e di plagiare la Mente
non mi interessa granché. Solo un cosa è importante, e la mia offerta si basa
su quella." Re Amon schiocca le dita e l'alfiere
che l'accompagna di fa avanti, in mano un cuscino di velluto celato da un
rettangolo di stoffa rosso cupo che fa scivolare via.
C'è una
perla bianca, grossa quanto una noce, che brilla di luce propria. Sotto la
superficie screziata sembra addensarsi del fumo opalescente.
"Quello
che io vi propongo, Maestà, è un equo scambio: la preziosa Gemma dell'Anima, in
cambio di un'Anima a voi molto preziosa".
The
desperate hearts
Desperate
hearts
Really wanna see what I can give what I got
Nelle
regioni artiche di Midgard la primavera tarda. Il
vento che soffia impetuoso, anche se meno gelido e meno forte di quanto lo
ricordasse, ha spostato la neve e levigato il paesaggio.
Loki riconosce a stento il luogo della battaglia, e se non fosse
per il richiamo del sangue probabilmente non avrebbe mai individuato il corpo
di Angrboda nella sua tomba di ghiaccio sotto metri
di neve.
Rivolge il
palmo della mano sinistra in alto e la solleva leggermente: il ghiaccio freme e
si crepa, qualcosa si muove sotto la superficie e lentamente il corpo del
gigante riemerge.
È un
mostro, e Loki prova lo stesso identico disgusto di
quando l'ha visto la prima volta, così come l'isterica e macabra gioia di
averlo ucciso.
Un cenno
della mano destra ed il cadavere si appoggia sulla neve. Ci si avvicina, si inghinoccia al suo fianco e lo annusa: nessun odore di
putridume. Ottimo pensa, sfoderando
un pugnale.
Gli jotun hanno un processo di decomposizione molto lento, di
alcune centinaia di anni in certi casi, dettato dalla loro natura di ghiaccio.
Ed i loro corpi, per quanto possano essere disgustosi, posseggono invero
importanti peculiarità magiche. Gli occhi e le viscere, per esempio, sono
un'ottima base per incanti divinatori. Polmoni utilissimi per incantesimi di
protezione. La pelle resistente, una volta conciata, è pratica per tanti usi.
Infine, Loki incide lo sterno e lo apre: al suo interno, nella
cavità lasciata vuota dai polmoni e resa nera dal sangue rappreso, ne estrae il
cuore.
Ecco la
vera curiosità: il cuore di uno jotun, grosso più
della sua mano: lo rigira tra le dita studiandolo e poi lo pulisce
strofinandolo sulla neve. Come motore di quel gigantesco corpo, deve essere
anche il centro delle peculiarità magiche. Eppure nessuno l'ha mai studiato:
forse perché nessuno si è mai preso la briga di domandarsi se davvero un jotun possedesse cuore.
Mentre
forma una scorza di ghiaccio attorno per proteggerlo, Loki
si scopre curioso di scoprirne tutti i segreti.
The very
end, my friends! E ci siamo
arrivati in fondo anche questa volta!
OK: un paio di spiegazioni. Ho lasciato la fine volutamente
'in sospeso' anche se non prevedo di scrivere un threequel.
Abbbbbashta!
Però, visto che non prevedevo di scrivere un sequel nemmeno
dopo TS, mai dire mai e ho infilato tre o quattro cosucce che potrebbero
venirmi buone in un eventuale (ma, davvero, non prometto nullah)
TS:III.
Al momento lasciamo Adie e Loki lì, belli sospesi tra il mazzuolarsi
e l'amarsi, Pepper e Tony impegnati nel concepimento
dell'Erede di casa Stark, Thor e Jane a tiramollarsi e Banner a MalvaVerbenizzarsi
e gli altri a tubare come piccioncini armati.
Dopo il finale 'tragico' di TS, ho optato per uno leggero,
in cui l'Happy Ending fosse reale: in fondo, un po'
di normalità se la meritano pure loro...
C'è solo una cosa che ho lasciato davvero in sospeso: Gli
Inside Jokes del Capitolo 8. A dire la verità volevo
fare un video dove li spiegavo... ma dopo 5/6 tentativi ho rinunciato per
mancanza di videogenia palese. Quindi, gli Inside Jokes sono pubblicati QUI, sul mio Tumblr:
http://www.tumblr.com/blog/evilcassy.
Ed ora arriviamo ai ringraziamenti *si
schiarisce la voce*:
Innanzitutto, ringrazio CHIUNQUE sia entrato in questa saga
e abbia letto anche solo un capitolo. Ringrazio anche chi l'ha letta nonostante
consideri Addison una MarySue
insopportabile, perchè significa che avete colto il
fatto che questa storia non sia solo
la storia di una MS, ma che ci sia anche dell'altro di contorno. Ringrazio i
lettori silenziosi che l'hanno messa nelle Ricordate, nelle Seguite o nelle
Preferite, e ringrazio i lettori che hanno espresso la loro opionione
in merito e hanno lasciato traccia tangibile del loro passaggio.
Ringrazio chi ha sopportato, supportato ed a volte
incoraggiato i miei deliri su FB e ringrazio chi ha creato fanart
e photomanip su questa saga: non avrei mai pensato
fosse possibile una cosa simile!
Tutto questo per me è stato, è e sempre sarà estremamente
importante: Io vi ringrazio, davvero, dal
profondo del mio cuore.
Amo scrivere, amo migliorarmi, amo rendere tangibili le mie
fantasie e non sapete quanto possa rendermi felice vedere che questo amore con
cui 'lavoro' è recepito.
Perciò GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.
Oggi è il giorno del mio 27° compleanno, come vi ho già
detto, ma il regalo l'ho già ricevuto da tanto tempo e da tante persone. Ed è
un regalo bellissimo.
Grazie di Cuore.
Vostra, Sempre, Finché lo Vorrete.
EC.
*Addison fa un bell'inchino mostrando il mostrabile dalla scollatura
della schiena e se ne va. Sul limitare della porta si gira e con un sorriso
malefico annuncia: "I'llbe
back. MWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!" fa per uscire trionfante ma fa a sbattere
contro lo stipite. Così se ne esce gemendo un eccheccazzo.*
PS: La canzone spezzettata che troverete nel testo è Amazing degli Aerosmith. La mia
colonna sonora di questo momento!