Conquistare Lily Evans: 10 tentativi fallaci

di Nitor_Thryside
(/viewuser.php?uid=303574)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mazzo di fiori ***
Capitolo 2: *** Torta al cioccolato ***
Capitolo 3: *** Biblioteca ***
Capitolo 4: *** Felix Felicis ***
Capitolo 5: *** Partita di Quidditch ***



Capitolo 1
*** Mazzo di fiori ***


James Potter risalì a velocità sovrumana (e cadendo e rotolando giù almeno un paio di volte, osservarono i restanti Malandrini), le scale del dormitorio maschile.
«Ragazzi!!» urlò. «Ho finalmente avuto un’illuminazione divina! Godric si è ricordato di questo suo figlio!»
L’attenzione che il Cercatore ricevette ebbe la pari durata di quella che il presente Frank Paciock rivolgeva a qualunque ragazza che non fosse Alice Longbottom: tecnicamente, non ricevette attenzione.
Nessuno l’aveva degnato di uno sguardo e tutti avevano beatamente continuato a farsi i fatti propri: il sopracitato Frank continuò a spremersi le meningi per completare il tema di tre pergamene per la professoressa McGranitt, Remus a leggere uno dei suoi amati mattoni presi dalla biblioteca e Peter a rivolgere la sua suprema attenzione e a sbavare appresso a Sirius che si pavoneggiava e vantava peggio di una prima-donna.
Ma James se ne strafregò e continuò imperterrito: «Mi sono innamorato!»
Ebbene, ora i miei lettori potrebbero pensare che ad una rivelazione così profonda e sincera tutti avrebbero smesso di fare qualsiasi cosa stessero facendo e si sarebbero complimentati con lui.
Di fatto, nessuno batté palpebra: James si innamorava in media sei volte a settimana.
«Chi è la poveretta, questa volta?» chiese annoiato Remus, più per evitare una crisi di astinenza da egocentrismo da parte dell’amico che per reale interesse. «La tua nuova Firebolt, per caso?»
«Il Boccino d’Oro? » gli fece eco Frank.
«Una delle ragazze mezza-nude delle mie foto Babbane?»
Sirius ricevette un cuscino in faccia da parte di un indignato Licantropo e uno sguardo ammiccante da parte del Bambie del gruppo.
«No, ma potrei farci un pensierino.»
«Il cibo?»
Tutti si voltarono stralunati verso Peter, che, intimorito, cercò di sparire tra le coperte del suo baldacchino.
«No, no, no.»
«Ramoso, perché non la pianti di rompere le pluffe e non ci dici e basta chi è la tua nuova fiamma, così posso tornare a elogiare le mie numerose qualità mentre Codaliscia mi venera come un dio?»
«Che noia che sei, Felpato. È che mi piace tenervi sulle spine.»
«Non ci stai tenendo sulle spine, Jam.» intervenne Frank. «Effettivamente non ci interessa un fico secco quello che stai dicendo.»
Ma quel giorno il Cervinomane non sembrava minimamente intenzionato a scoraggiarsi sotto i tentativi dei compagni di dormitorio di levarselo dalle scatole. «Mi sono innamorato della Evans!»
Sbuffo annoiato e lamento addolorato di qualche gatto persiano in calore.
Diciamo solo che James Potter si scopriva innamorato della Prefettina dai capelli rossi in media tre volte al giorno.
«Ragazzi, ma andiamo!» Ramoso stava perdendo l’illuminazione divina. «Che razza di amici siete!? Io vi dico che un giorno sposerò la Evans e voi reagite così!?»
Eco di grilli.
«Non mi volete dare una mano a conquistarla?»
«Jamie, con tutto il rispetto, sono sette anni che la torturi, non credi che adesso sia arrivato il momento di quantomeno lasciarla respirare?» tentò di dissuaderlo Remus. Ancora.
«Ma Lunastorta, vedi: io DEVO conquistarla. È una questione di vita o di morte.»
Remus fallì. Ancora.
Era incredibile quanto il cervelletto del Cercatore, sempre ammesso che esistesse, avesse smesso di crescere all’età di dieci anni, lasciandolo arrivare al settimo anno come un totale imbecille.
«Potresti provare con un mazzo di fiori.»
I Malandrini al completo si girarono di scatto verso Frank, chi con occhi lucidi di commozione (ogni riferimento ad un certo Ramoso è puramente azzeccato), chi con sguardi omicidi.
«Io così ho conquistato Alice.» scrollò le spalle Paciock.
«Potrebbe funzionare!» Di nuovo l’illuminazione divina tornò ad illuminare il Boccinofilo.
Per le mutande a pois di Merlino, che ho fatto di male? Lunastorta si portò teatralmente una mano alla fronte.
«Molto bene.» disse. «Ma almeno sceglili con cura: ricordati che i fiori hanno un linguaggio tutto particolare a cui... le ragazze... tengono... molto...»
«Mi spiace, lupastro. È già partito.»
«Me ne sono accorto, Sir.»
Spero che non torni privo di qualche arto, aggiunse mentalmente.

«Ehi Lily!»
La chiamata in causa non lo degnò di uno sguardo e continuò a camminare per il parco di Hogwarts altezzosa e bellissima come al solito.
«Lily? Lily! Guardami sono qui! Lils? Ehilà! Eccomi! Mi vedi?»
Preferisco evitarvi la mezzora di snervanti richiami che la rossa cercò di ignorare e passare direttamente al momento in cui i suoi nervi saltarono uno ad uno.
«Per tutti i Berretti Rossi, che accidentaccio vuoi!?» sibilò.
«Ahhhh: allora ti eri accorta di me!»
Sta calma, ricordati che l’omicidio è illegale e che tu non vuoi passare il resto della tua vita ad Azkaban, si disse mentalmente per trattenersi dall’avada kedaverizzare il Cercatore dopo averlo cruciato per due ore abbondanti.
«Noooooo, sai Potter: non me n’ero accorta.»
«Ah no?» Bambie sembrava piuttosto deluso. «Vabbè, non importa.»
«Cosa volevi?»
«Scusa?»
Morgana, ma questo qui è più tonto di uno Snaso! «Mi hai fatto venire una crisi isterica, spero che tu abbia almeno un motivo!»
«Che dirti, Evans: vederti arrabbiata è un motivo più che sufficiente, a mio parere. E poi, scusa, perché non dovrei venire qui al parco a salutare tutte le mie meravigliose fan?»
James salutò con aria da gran don Giovanni un gruppo di smorfiosette del quinto anno truccate dalla testa ai piedi e fece l’occhiolino ad una ragazzina del quarto.
La poverina andò in iper-ventilazione e l’amica, che invece si guardava attorno alla ricerca di Sirius, fu costretta a portarla in infermeria.
Lily strinse i pugni: piuttosto che con le Maledizioni Senza Perdono, forse era decisamente meglio risolvere la faccenda alla vecchia maniera, così avrebbe potuto lei stessa danneggiare quell’idiota di Potter.
Il Boccinofilo notò il gesto. «Ehi! Piano Evans: ho ancora il naso che scricchiola per quando, al primo anno, me lo rompesti con un pugno.»
La ragazza aggrottò le sopracciglia al richiamo di quell’episodio dell’altro. «Era il minimo, Potter!»
«Spedirmi in infermeria con il naso alla Voldemort-maniera era il minimo!?»
«Mi avevi chiesto di sposarti! E davanti a tutta la scuola, per giunta! Persino Silente rideva di me.»
«Pensavo che ti avrebbe fatto piacere!»
«Farmi piacere!? Per tutti i Marciotti, Potter: ho passato i due mesi successivi cercando di evitare che le tue ammiratrici deluse mi uccidessero!»
«Va bene, però...»
«PERÒ CHE!?»
Finalmente l’illuminazione divina tornò a vegliare su Ramoso, che chiuse il becco. O meglio, il muso.
Se c’era qualcuno che sapeva zittire l’inzittibile Cercatore, beh, quel qualcuno era Lily Evans. Nessun’altro ci riusciva. Forse solo il suo inseparabile fratello Felpato, sempre che chiudergli la bocca con un brioche di zucca ficcata in gola possa essere considerato legale. Dettagli, aveva detto Sirius, quando Remus glielo aveva fatto notare.
«Ora, se non hai altro da dirmi, io me ne andrei.»
La Caposcuola girò sui tacchi e fece per allontanarsi.
Solo allora James realizzò che se voleva davvero conquistarla risvegliare i suoi istinti omicidi non era uno dei piani migliori.
«Aspetta Evans!»
«Sì?» sibilò la ragazza.
«Ti...» Forza Ramoso, dì qualcosa di intelligente! «Ti andrebbe di uscire con me?» Idiota! Idiota! Idiota!
Gli stupendi occhi verdi di Lily scintillarono.
Brutto segno.
La sua bacchetta brillò di rosso.
Atro brutto segno.
«Ti conviene filartela, Potter, o ti schianto talmente forte da spedirti dritto, dritto sul Platano Picchiatore.»
Oh oh... James strinse fino a stritolarli i fiori rossi che aveva tenuto nascosto dietro la schiena fino a quel momento.
Li aveva trovati sulla riva del Lago Nero nella Foresta Proibita e li aveva subito trovati perfetti per la sua Evans, con i loro mille petali scarlatti aperti a raggiera e quella loro aria pericolosa.
«Cos’hai dietro la schiena?»
È la tua occasione: conquistala con il tuo splendido regalo! «Nulla più di un piccolo omaggio alla tua bellezza, Lily.»
Deglutì: chiamarla per nome per la prima volta dopo sette anni magari era stato un po’ avventato.
Tirò fuori il mazzo di fiori e lo porse alla ragazza inginocchiandosi galantemente. In molti si girarono verso di loro e molte studentesse guardarono la Grifondoro come se fosse una Chimera.
Lei arrossì fino alla punta dei capelli e James pensò di aver fatto finalmente breccia nel cuore della sua amata. Molto male, James: mai giungere a conclusioni affrettate. È quello che ti dice sempre Lumacorno, ricordi?
Infatti la rossa, dopo averlo guardato come in trance per dieci minuti buoni, avvampò nuovamente, ma questa volta di rabbia, e gli ficcò in bocca il suo amato dono.
L’ultima cosa che Ramoso riuscì a sentire prima di che la bocca gli andasse a fuoco e che tutto divenisse buio fu: «Evans, per te, Potter.»

Sirius e Remus correvano allarmati per il corridoio che portava all’infermeria, mentre Peter era in giro da qualche parte alla ricerca disperata di Frank.
«Pensi che sia grave?» chiese Felpato.
«Visto che si tratta si Lily, dovremmo ringraziare Merlino se è ancora vivo.» rispose Lunastorta.
«Spero vivamente che dopo questa ennesima brutta esperienza con la Prefetto, rinunci a sbavarle appresso.»
«Ne dubito grandemente, Sir. Sono sicuro che non appena uscirà di qui verrà subito a chiederci un altro consiglio.»
«Come se ne avesse bisogno!» borbottò Sirius, ormai quasi del tutto sfiatato dalla corsa.
«Beh, ricordati che stiamo parlando di Lily.»
«Già, non hai tutti i torti.»
«Mi domando quante altre volte vorrà riprovarci.»
«Già... In sintesi il primo tentativo è fallito.»
«Direi proprio di sì.»




***






Ciaoooooo efp!!!! :D Come sono contenta, era una vita che volevo pubblicare questa fanfic, non è stato affatto facile *si asciuga il sudore con un fazzolettino*, comunque ce l'ho fatta, quindi elogiatemi u.u *un pomodoro rosso come i capelli di Lily la colpisce il piena faccia*
Aiho!
Comunque, ammetto che James è uno dei personaggi che mi piacciono di più e renderlo così idiota non mi piace per niente....
....
....
Okay, un pochino sì.
In sintesi, spero di avervi fatto ridere, perché ci tengo tanto, amo far ridere la gente.
Ringrazio in anticipo quelli *erige loro una statua* che recensiranno :)
In conclusione vorrei dire che ci sono molte ff sui Malandrini, quindi spero di non aver copiato nessuno, vi assicuro che tutto quanto verrà qui scritto viene interamente dalla mia mente perversa.
Al prossimo cap,
Thryside :*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Torta al cioccolato ***


«Come sarebbe a dire che le hai regalato dei Crisantemi di Fuoco!?»
«Sono nei guai, non è vero, Lunastorta?»
«Puoi dirlo forte, Ramoso!»
«Non è possibile! Non puoi essere così cretino! La Evans non può farti questo effetto!»
«Felpato, se non la smetti di latrare a quel modo ti scuoio vivo!»
«Oh ma davvero!?»
«Sì, lo giuro sul Boccino d’Oro.»
«Allora devo preoccuparmi!»
«Io non me la riderei così tanto, brutto cagnaccio che non sei altro!»
«Cagnaccio a me!? L’unico, meraviglioso ed inimitabile Sirius Black!? Ti faccio vedere io, Bambie!»
«Ragazzi, piantatela!»
Questa, più o meno, era la situazione nel dormitorio di Grifondoro, dove due Malandrini stavano facendo imbestialire un pericoloso Licantropo prossimo alla trasformazione e disperare un grassottello Animagus che cercava di completare la difficile relazione sulle molteplici funzioni di un Bezoar.
Sirius e James guardarono Remus come se lo vedessero per la prima volta, poi lo reputarono non importante e tornarono ad azzuffarsi.
Quando Peter strillò come una femminuccia per via di un libro che gli aveva quasi fracassato il cranio, il Lupo Mannaro pensò di dover intervenire prima che quei due finissero davanti al tribunale del Ministero per sbaglio. Un levicorpus sibilato tra i denti e i due poveri sventurati si ritrovarono a fare a botte a testa in giù.
Remus roteò gli occhi e agitò la bacchetta davanti ai loro nasi con aria minacciosa. «Se non la smettete subito vi rovino le vostre belle facce.»
La minaccia sortì il suo effetto e gli Aminagi ammutolirono all’istante, cosicché ottennero di essere malamente rimessi a terra. Gli occhiali di James si spezzarono e il ragazzo fu costretto ad aggiustarli con la magia, Sirius imprecò poco finemente e giurò vendetta per la prossima luna piena.
«Ma seriamente, Rem, perché i crisantemi non andavano bene per la Evans?» chiese Ramoso.
Il chiamato in causa era sull’orlo della crisi isterica. «Primo: provocano orticaria. Secondo: simboleggiano il dolore. Terzo: erano Crisantemi di Fuoco, e quando i loro petali entrano in contatto con la pelle umana si accendono e ti bruciano vivo. Necessiti altre spiegazioni?»
«E allora? A me sembravano perfetti per lei: sono belli, rossi e potenzialmente mortali.» rispose il Boccinofilo annuendo con l’aria di chi la sa lunga.
«Non ha tutti i torti.» disse Felpato indicando l’amico. Remus non poté che dargli ragione, in effetti non erano state poche le volte in cui il Malandrino era ritornato in dormitorio con una serie di fratture multiple manco fosse stato preso di mira da dieci Bolidi in una volta sola.
«In ogni caso ho bisogno di un altro consiglio, insomma, Evans deve diventare mia moglie! Qualche suggerimento?»
«Prova a regalarle un dolce.» mormorò timidamente Peter.
«Sai, Codaliscia: a volte penso che il tuo amore morboso per il cibo sia secondo solo a quello di mia cugina Bellatrix per lo sciampo Garnier Ricci Perfetti.»
I Malandrini si voltarono tutti scandalizzati verso Sirius, che ora aveva una mano davanti alla bocca, nessuno sapeva se per tapparla o per nasconderne il ghigno. «Questo non dovevo dirlo...» bofonchiò con aria da enorme cane nero bastonato.
«Whoa!» esclamò James. «Anche tua cugina utilizza il Garnier!? Io l’avevo detto che sotto la sua scorza da acida, asociale e sadica di Serpeverde si nascondeva una ragazza intelligente.»
«Come sarebbe a dire ‘anche’?» rimbrottò Lunastorta, sgranando ancora di più gli occhioni azzurri.
«Io uso il Garnier Capelli Ultra Sparati A Caso Con Aria Terribilmente Sexy.» rispose il Cercatore, scompigliandosi ancora di più la chioma corvina.
«No! Devi prestarmelo a tutti i costi, Ramoso!»
«Ma certo, Felpato, vecchio mio.»
I due fratelli acquisiti si abbracciarono simulando lacrimucce di commozione, poi l’attenzione dell’occhialuto tornò tutta su Peter, che nel frattempo era rimasto fermo con una mano in una scatola di Gelatine tutti i gusti + 1 – la mia scatola di Gelatine tutti i gusti + 1, puntualizzò Sirius – e l’altra a stringere un flacone con la scritta ‘Garnier Ultra Dolce Per Un Biondo Cenere Come Non L’Hai Mai Visto’.
«Dicevi del dolce?» gli chiese Ramoso.
Codaliscia scrollò le spalle. «Preparale una torta al cioccolato, sono sicura che sarà contenta.»
«Geniale!» fece James, battendosi il pugno sul palmo.
Neanche due minuti dopo – alle due di notte, c’è da dire –, i Malandrini al completo erano sotto il Mantello dell’Invisibilità, diretti a rompere le pluffe ai poveri elfi domestici della cucina.
Permettetemi di risparmiarvi le duecentottantasei padelle che volarono quella sera in faccia ai poveri ragazzi, la scena sarebbe troppo umiliante, e di saltare direttamente al momento in cui il nostro Ramoso si ritrovò davanti scodelle, ingredienti e ricettario cercando di capire se prima doveva infornare un contenitore vuoto, o cominciare rompendo le uova in testa ad uno sghignazzante Felpato. Il Cervinomane imprecò in aramaico antico contro quel grandissimo genio (e non si tratta di Remus... forse) che gli aveva detto che il cibo preparato con la magia faceva schifo e che, in quel modo, la Evans l’avrebbe solamente mandato al Ministero della Magia.

Due ore dopo...
«Codaliscia, con tutto il rispetto, ma è la quindicesima volta che stampi la tua impronta facciale sulla torta. È bella quanto vuoi, anche se mai come la mia, ma non posso passare il resto della vita a fare torte perché tu sei tanto imbranato da spiaccicartici sopra tutte le volte che riesco ad ottenere qualche risultato decente.»
Peter si fece, letteralmente, piccolo piccolo e sparì sotto forma di topo sotto qualche scaffale. Un elfo domestico che si stava assicurando che non facessero esplodere niente lo guardò sconvolto, però non proferì parola per evitare di doversi punire buttandosi giù dalla Torre di Astronomia.
Sirius non si accorse di nulla e continuò beatamente a russare della grossa, mentre Remus decise che nulla era più importante del barattolo di cioccolato che stava svuotando.
«Porco Marciotto!» imprecò James. «Ora devo ricominciare daccapo!»
L’elfo schioccò le dita e pulì per l’ennesima volta il disastro combinato dai due inetti con un sonoro sbuffo.
Bambie si rimboccò le maniche e riprese a rompere il trentaseiesimo uovo nella scodella, a rovesciare il terzo sacco di zucchero e il quinto scatolo di cacao in polvere e a mescolare il tutto con l’ultimo – su ventotto – sbattitore.
Questa volta, senza Peter ad inciampare per sbaglio nell’intruglio, la futura torta riuscì ad essere infornata in un contenitore a forma di cuore. Devo dirlo che il Boccinfilo aveva confuso le scorze di limone con il pepe?
Vabbé, resta il fatto che, dopo il serio rischio di far bruciare il primo di sedici tentativi riuscito decentemente, venne la volta di affogare il dolce nel cioccolato, nella panna e nelle fragole. Assurdo da dire, il risultato alla fine aveva anche un aspetto decente.
Alle sei del mattino, poco prima del suono della sveglia Babbana di Remus, tutti e quattro i Malandrini erano di nuovo sdraiati nei loro baldacchini cercando di riprendere sonno.
Inutile dire che si ritrovarono scaraventati giù dal letto dall’affare infernale sopracitato senza che avessero anche solo il tempo di ringraziare Merlino per non essere stati scoperti da Gazza con una scatola in mano contenente una torta a forma di cuore con la scritta ‘alla mia meravigliosa Evans’ al centro.
Quando Frank si alzò sbadigliando e li vide con le occhiaie grandi come le buste della spesa di casa Black (sì, la famiglia di Sirius si dava alla pazza gioia quando i figli non erano in casa), assunse un’espressione corrucciata che avrebbe fatto invidia ad Aristotele quando stava per sparare a caso quella che poi sarebbe divenuta una citazione talmente famosa da essere ripetuta ancora a distanza di millenni dalla sua morte. Okay, decisamente la presenza di un Lupo Mannaro sgobbone al loro fianco era pericolosa per la loro salute, pensò James quando scoprì di stare formulando considerazioni del genere sulla faccia dell’amico. Sarà il sonno, si disse per rassicurarsi.
Mise la scatola della torta nel suo baule, sperando che a Felpato non fosse venuta in mente l’idea di sedercisi sopra – o, per intenderci, l’avrebbe cruciato fino alla fine dei suoi giorni – e andò a farsi bello per Lily.
Era certo che stavolta l’avrebbe conquistata.

Nella Sala Grande, Lily Evans si inanellava una ciocca di capelli rossissimi attorno all’indice, cercando di decidere cosa prendere per colazione. Alla fine optò per la solita tazza di latte accompagnata dal pane, burro d’arachidi e marmellata; mentre finiva il suo succo d’arancia e mordicchiava la cannuccia, si sporse verso Alice, tutta intenta a divorare, nel vero senso della parola, il libro di Trasfigurazione.
«Ehm... Al? Mi spiegheresti perché stai mordendo con così tanta foga il capitolo sugli Animagi?»
L’agguerrita Cacciatrice la guardò con aria truce. «Per colpa di questo capitolo ho preso una A allo scorso tema, è una cosa che non posso accettare!» E riprese ad infierire con i denti sulle povere pagine.
Lily valutò se darsela a gambe e trovarsi un’amica più normale, sfogare la sua paura prendendo a pugni Potter o tentare di parlarle civilmente. Decise di scegliere la terza opzione, anche se la seconda la tentò molto. «Accettabile non mi sembra un voto così scarso.» disse.
«In Trasfigurazione non ho mai preso meno di O! E comunque devo tenere dei voti altissimi, se voglio diventare Auror.»
Solamente l’arrivo del bonaccione e amabile fidanzato Frank Paciock la calmò, ma sfortunatamente per Lily, la sua presenza lì annunciava anche quella dei Malandrini.
James e Sirius sfilarono in mezzo ai tavoli con aria di divinità scese in terra, il primo con in mano una scatola bianca, il secondo con un flacone di Garnier Capelli Da Far Svenire Ogni Ragazza Umana E Non Sulla Faccia Della Terra.
Ma che diavolo...!? pensò la rossa con un sopracciglio inarcato.
Le altre studentesse non dovevano condividere la sua opinione, perché ridacchiarono civettuole e cominciarono a cantare lodi per i due.
Fortuna volle che la Grifondoro incontrasse lo sguardo pacato di Remus prima che i suoi istinti omicidi avessero la meglio.
Salutò l’amico e lo vide defilarsi assieme a Sirius e a Peter fino a raggiungere il capo opposto del tavolo.
Molto strano...
Una zazzera corvina e un paio di spropositati occhiali tondi le si pararono davanti prima che potesse pensare altro.
«Potter.» sibilò.
«Ehilà Evans!» rispose lui gioviale. «Ti va di fare due chiacchiere prima che io vada a provocare infarti vari alle ragazze con gli allenamenti di Quiddich?»
«Preferirei farmi baciare da un Dissennatore .» rispose lei, acida manco avesse inghiottito un limone.
Il Boccinofilo parve piuttosto deluso. «Non lo trovi un po’ eccessivo?» fece, sporgendo il labbro. «Io volevo solo farti un regalo.»
«Come quello di due giorni fa?»
«Ma dai Evans, pensavo ti sarebbero piaciuti!»
«I fiori dei cimiteri mi sarebbero piaciuti!?»
James si spaventò al tono alterato della sua voce, ma Morgana, a quanto pareva, non l’aveva dotato dell’intelligenza necessaria che l’avrebbe portato a scappare a gambe levate dallo Schiantesimo che stava per colpirlo.
«Ma erano così belli...»
Lily lo mandò poco carinamente al Ministero della Magia e tornò ad imburrare la sua fetta di pane, sperando di poter continuare in santa pace la sua colazione e di non essere costretta ad andare a lezione con i capelli in piedi per via del nervoso.
«Ma non lo vuoi proprio il mio regalo?» La rossa inarcò le sopracciglia. «Fammi indovinare: un altro kit da ragazza pon-pon Babbana trovato su qualche rivista di Black?»
Lui si portò una mano alla nuca e, evento più unico che raro, si scompigliò i capelli. «È successo al secondo anno...» tentò di giustificarsi.
Lei sbuffò.
«Posso dartelo?»
«Potter, mi giuri che se me lo prendo te ne vai in Alaska sulla tua amata Firebolt?»
L’idiota annuì come un cagnolino, così la ragazza si convinse che accettare la scatola bianca era l’unico modo per levarselo dai piedi.
Quando l’aprì e lesse la scritta che vigeva al centro di un cuore bianco, nero e rosso, avvampò al punto che, se non fosse stato per gli occhi verdi, il suo viso si sarebbe confuso con i capelli. Poi, quando connesse che sulla torta c’erano delle fragole, prese Potter per i capelli e gli sbatté la faccia al centro del cuore con un sonoro splat.
«Sono allergica alle fragole, Potter.»

Sirius vide la scena mentre si spazzolava via l’ennesima porzione di uova e pancetta, e per poco non si strozzò per le risate.
«Secondo tentativo fallito, Rem?» chiese all’amico.
«Secondo tentativo fallito, Sir.»




***






NdA
Eccomi qui con il mio secondo capitolo :D
Mi sento realizzata, questo è il primo secondo capitolo che scrivo, visto che fin'ora ho scritto solo one-shot, e l'idea quasi mi commuove :')
Ma vi ho mai detto che adoro i Malandrini? Insomma, nessuno si fa prendere per il didietro meglio di loro!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Poscio chiedervi di lasciare una recenscione picciola picciola? *sguardo da lunastorta troppo cuccioloso*
Comunque ringrazio darkmagic31, Deborah_poesie_ e Liz_Potter96 per aver messo la storia tra le seguite e francistellina per averla messa tra le ricordate, vi lovvo(?) troppo ^_^
Spero di avervi fatti divertire, grazie a quelli che leggeranno, spero che abbiate la santa pazienza di raggiungere anche il prossimo capitolo,
bacioni :*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Biblioteca ***


«Ma dai Lunastorta! Come potevo sapere che era allergica alle fragole?!»
«Molte persone sono allergiche alle fragole, Ramoso. Potevi sceglierle un frutto meno complicato.»
«E cosa, di grazia? Un cocomero?»
Lui fece per ribattere, ma le parole gli morirono in bocca; in effetti, quella volta, la sua predica faceva acqua da tutte le parti e non aveva un vero e proprio motivo per rimproverare l’amico, ma intontire James con le sue infinite ramanzine era forse l’unica cosa che lo rilassava quando mancava poco più di una settimana alla trasformazione, anche se il povero sventurato non aveva fatto niente. Ma, in fondo, James Potter faceva sempre qualcosa, e questo contribuiva a tenergli pulita la coscienza.
Quel giorno – sì, avete capito bene: il Boccinofilo non aveva scassato loro le pluffe alle tre e mezzo del mattino –, nel dormitorio dei Malandrini c’era un’aria di depressione, portata dal fatto che Bambie aveva ricevuto l’ennesimo no e Sirius avesse finito il suo sciampo Garnier... eccetera... eccetera (non posso passare la vita a parlare di sciampo!)...
Remus prese il libro di Difesa Contro Le Arti Oscure e scese in Sala Comune, diretto al corridoio del terzo piano. Erano clamorosamente in ritardo, non avevano neanche fatto in tempo a fare colazione e un Lupo Mannaro che non fa colazione con la sua cioccolata calda quotidiana può essere molto pericoloso. Motivo in più per cui il Licantropo stava mollando da soli i tre idioti dei compagni e si stava dirigendo da solo a lezione: non voleva sentirsi in colpa per tutta la vita per qualche morso giustamente assestato.
Arrivò in classe e qualche ragazzina di Corvonero si voltò verso di lui con aria sognante, ma lui non ci fece caso più di tanto; diciamo solo che la parte femminile di Hogwarts era divisa in cinque fazioni: le fan sbavanti di James, le fan sbavanti di Sirius, le sue fan sbavanti, le fan sbavanti di tutti e tre e le fan non sbavanti (sì, ogni riferimento a Lily Evans era puramente casuale). In più c’era Alice che non guardava in faccia un ragazzo da quando era fidanzata con Frank. Ehm... Aveva mai guardato in faccia un ragazzo?
I misteri della vita.
Lunastorta appoggiò le sue cose sul banco, ringraziando Merlino, Morgana, Godric e chiunque altro volesse ascoltarlo per non aver fatto perdere altri punti a Grifondoro con il trilionesimo ritardo.
Il professore arrivò poco dopo con in braccio un sacco di boccette contenenti pozioni che di certo arrivavano dall’infermeria. Il Licantropo deglutì: di solito quando quel vecchio pazzo se ne entrava così voleva dire che si sarebbero rotti qualcosa e che aveva preso lo stretto necessario perché non gli facessero causa.
Sia ringraziato Nick-Quasi-Senza-Testa! pensò quando vide entrare James e Sirius con gli occhi neri e le labbra spaccate.
«Li accompagno in infermeria.» decretò alzandosi e avviandosi verso di loro.
Il professore lo guardò con gli occhi di fuoco. «Signor Lupin?»
Il Lupo Mannaro fu abbastanza certo di aver visto del fumo che gli usciva dalle narici e dalle orecchie. Semplice impressione? «Ma non li vede come sono ridotti?» rispose comunque. «Potrebbero essere malati terminali! Non vorrà mica che le schiattino in classe!»
Ficcò entrambi i pugni in bocca agli amici e menò un calcio ad un alquanto confuso Peter che stava subendo i post-risveglio con levicorpus.
Il professore si spaventò all’idea di finire ad Azkaban per non essersi liberato dei suoi quattro studenti più fastidiosi e li lasciò andare senza troppe storie, levandosi però lo sfizio di togliere una ventina di punti a Tassorosso (sì, era daltonico), sotto lo sguardo sconvolto di alcune studentesse dei Corvi mosse da un impeto di lealtà verso i compagni, o semplicemente perché adoravano quando i Malandrini finivano a pulire i bagni a torso nudo.
Remus trascinò via gli amici, fino a che non furono al sicuro in uno dei tanti passaggi segreti dietro ai ritratti.
«Ci puoi dire che diavolo sta succedendo, porca Salamandra!?»
«Piano con le parole, Sirius.» lo ammonì il Licantropo. «Ma da come Voldemort-parte-seconda è entrato in classe ho avuto paura che ci facesse testare l’Anatema che Uccide sugli studenti del primo anno.»
«Fico!»
«James!»
«Ops, scusa Peter.»
«In ogni caso, mi vorreste dire perché siete ridotti come se aveste sbattuto dieci volte contro il muro del Binario Nove e Tre Quarti?» riprese Remus, lieto di potersi finalmente sfogare parlando a vuoto per sei ore di fila contro i due scellerati che avrebbero di certo preso sonno della grossa.
James sbiancò. Ebbene, ora dovete sapere che ci sono solo due cose in grado di far sbiancare James Potter: la polvere di gesso che si era rovesciato addosso quando aveva preparato la torta, giacché era certo che servisse (convinto lui!), e il posto di cui aveva più paura al mondo... «Felpato voleva portarmi in quel posto con i libri!»
La biblioteca, appunto.
Unico particolare: anche Sirius aveva paura della biblioteca!
«Merlino, Sir, ma sei sicuro di non avere la febbre?» gli chiese il Lupo Mannaro.
«No, veramente io...»
«Aspetta! Forse hai davvero una malattia terminale e vuoi scontare tutte le volte che ho dovuto fare i tuoi compiti facendo la ricerca per Cura Delle Creature Magiche!?»
Il cagnaccio lo guardò manco fosse matto. «No, Rem.»
«Allora comincio davvero a temere che il cielo cadrà presto sulla terra e gli Snasi voleranno.» affermò lui.
«Scusa: ma se il cielo cade sulla terra, come fanno gli Snasi a volare?» intervenne Peter.
«Dettagli.» liquidò la questione il Licantropo. «Allora Bambie: perché vuoi andare in bibl...»
«Non dire quel nome!»
Sbuffò seccato. «D’accordo. Perché vuoi andare in quell’antro oscuro con i libri?»
«Io non ci voglio andare!» esclamò indignato il Cervinomane, spalancando gli occhi.
«Rettifico: perché il brutto e cattivo Sirius...»
«Ehi! Brutto a chi?!»
Remus roteò gli occhi. «Perché il bello e cattivo Sirius vuole portarti nell’antro oscuro con i libri?»
«La so!» fece felice il Cercatore mettendosi a saltellare come un ossesso. «Perché... Ehm... Perché, Sir?»
Felpato si batté il cinque in fronte con aria melodrammatica. «Povero me...» biascicò.
«Neanche io l’ho capito.» intervenne timidamente Peter. Certo era che il topolino aveva un talento straordinario nel ficcarsi in mezzo alle conversazioni proprio al momento sbagliato. Se ne accorse quando il cagnaccio gli ringhiò contro.
Squittì in preda al panico e si nascose dietro la divisa di Remus.
«Allora?» fece quello, inarcando un sopracciglio.
«Allora!? Ma andiamo! Siete tutti dei Troll qua dentro!? La Evans passa i tre quarti della sua vita, in biblioteca. Se Ramoso vuole conquistarla – Merlino lo aiuti! –, quello è il posto migliore da dove cominciare.»
Il cielo – o meglio, il soffitto – si aprì e un coro d’angeli e Sirene riempì l’aria. Sirius Orion Black aveva detto qualcosa d’intelligente: presto gli Snasi avrebbero volato davvero!
James, da bianco qual’era, si colorò per la commozione, si buttò a terra e baciò i piedi dell’amico, elogiandolo con lodi come se fosse un cantautore greco che dilata all’infinito la capacità di un tizio preso a caso per la strada di inciampare nelle molecole d’ossigeno, facendola apparire una cosa stupenda e degna d’invidia.
«Questa è l’idea migliore che io abbia mai sentito!» disse Bambie.
Felpato gonfiò il petto peggio di un Ippogrifo a cui è stato detto di essere più bello di una Veela. «Io ho sempre le idee migliori che tu abbia mai sentito.»
Remus cominciò a sudare freddo al pensiero della fine che avrebbe fatto il suo santuario di conoscenza se ci avesse messo piedi un Cercatore con una travagliata storia d’amore col Boccino d’Oro. «Ma tu non hai paura della biblioteca?» tentò.
«Per la mia Lily farei questo ed altro.» rispose James, sistemandosi gli occhiali sul naso e scompigliandosi i capelli.
Ti prego Merlino, fa che non metta piede nel reparto ‘Conquistare una rossa che ti odia al punto di avada kedaverizzarti: il metodo infallibile’! pensò Remus, prevedendo guai.

James, dopo aver mollato di sana pianta gli altri tre Malandrini, era di fronte all’entrata della biblioteca, combattuto tra l’dea di entrare in quel covo di Mangiamorte o di darsela a gambe, mollare la Evans e rifugiarsi a Narnia. Niente male questa opzione!
Ma se c’è una cosa che James Potter sa fare bene, quella è tentare il suicidio sempre e comunque.
Quindi mise un piede davanti all’altro ed entrò.
Inutile dire dell’attacco di cuore che colpì la povera Madama Pince quando vide il Cercatore: troppo scontato e troppo compromettente.
Ramoso si guardò intorno con attenzione finché non individuò il reparto ‘Rossa meravigliosa che studia’ e ci si fiondò dentro. In teoria, la scritta del cartellino recitava ‘Storia della Magia’, ma, in pratica, c’era un motivo per cui Bambie portava occhiali tondi da sfigato sexy con lenti doppie come tappi di bottiglia.
Lily era seduta e faceva scorrere le dita su quello che, più che un libro, sembrava... ecco... un libro! I capelli rossi le investivano il viso e, con quell’aria da angelo divino, sembrava quasi innocua. Quasi...
«Potter! Ora sei venuto ad invadere anche l’ultimo posto dove possa stare un po’ tranquilla!?» gli sussurrò contro con gli occhi smeraldini che scintillavano. Se possibile, quando lo ricopriva d’insulti e minacce di morte a bassa voce faceva ancora più paura.
James si passò una mano dietro la nuca, immaginandosi il giorno in cui la sua spericolatezza l’avrebbe portato a farsi ammazzare da Lord Voldemort per proteggere suo figlio in una casa a Godric's Hollow. Certe scene contorte sapeva immaginarsi la sua mente...!
Sperò che almeno il figlio fosse stato di Lily.
«Allora?»
Porca Morgana! E ora che le dico!? Felpato, brutto cagnaccio con problemi di alito, perché non mi hai dato una scusa per essere qui? «Vorrei ripetizioni di ehm... – buttò uno sguardo al nome del reparto, che questa volta riuscì a leggere, e continuò col suo orgoglio Grifondoro che lo mandava poco carinamente a quel paese – Storia della Magia.»
Lily aggrottò la fronte e assunse un cipiglio severo. «Ci credo che hai bisogno di ripetizioni: a lezione ne approfitti per recuperare le ore di sonno perse in diciassette anni!»
«Non è colpa mia se Ruff aiuta a dormire meglio di una botta in testa!» rispose lui.
La rossa sbuffò e tornò al suo mattone. «Siediti, apri un libro e dimmi quello che non capisci.» gli disse dopo un po’. «Che poi,» aggiunse tra sé e sé. «come diavolo si fa a non capire una materia che è tutta da imparare a memoria!?»
James trillò un ‘grazie’, che gli costò una fattura da Madama Pince per gli ultrasuoni che aveva raggiunto, e prese il primo libro che trovò sotto tiro.
«Ecco Evans, non capisco questo argomento.»
La Caposcuola lo guardò come si guarda un idiota. «La Guerra dei Centauri è programma di secondo anno, Potter.»
«Oh...»
«Senti,» si spazientì la ragazza. «perché non mi dici il motivo per cui sei qui e non te ne vai al Ministero della Magia?»
«Anch’io ti amo tanto, Evans.»
In cambio ricevette una sberla in pieno viso, che gli lasciò un cinque rossastro che troneggiava sulle guance e sugli occhiali spezzati in due.
«Okay, scusa: volevo solo studiare un po’ con te.»
La rossa lo guardò per qualche istante, come indecisa se ucciderlo subito o il più lentamente e dolorosamente possibile, poi scosse la testa e tornò al suo libro.
«Chiudi il becco e mettiti a leggere.» gli disse.
James cominciò a ringraziare in mandarino tutte quante le divinità che gli passavano per la testa e arrivò addirittura a benedire il Barone Sanguinario, quindi immaginate un po’ voi il suo stato: più vanesio e anormale del solito.
Aprì il libro del loro anno e si mise a leggere le prime righe.
Assurdo da dire, neanche due minuti stava con la testa ciondolante, la bava alla bocca egli occhi chiusi che russava della grossa.
«Se continui così, Potter, finirai per inghiottire uno Schiopodo Sparacoda.» lo svegliò Lily, regina di dolcezza e di belle parole come al solito.
Il Boccinofilo sobbalzò e cadde dalla sedia. «Ti giuro, Sirius: non è mio il cd delle Sorelle Stravagarie!» urlò preso dal panico.
Eviterei di esplicitare il gestaccio che ricevette dalla custode della biblioteca e le sue bestemmie in giamaicano.
Lily fece una smorfia. «Mi vuoi dire perché sei qui, Merlino!? Ti diverti tanto a rompermi le pluffe!?»
«Devo dire che i tuoi tentativi di uccidermi hanno un loro fascino.» rispose Ramoso, ammiccante.
Pugno in faccia da parte dell’altra.
«Oh... povero me... Credo di avere la mascella rotta!»
«Che Godric lo voglia! Taceresti almeno per dieci secondi!»
«E dai! Mi dispiace, volevo solo passare un po’ di tempo con te per parlare civilmente.»
«E perché proprio mentre cerco di studiare per un compito?»
James sorrise, speranzoso. «Perché in biblioteca non puoi affatturarmi.»
La rossa sbuffò, seccata dal fatto che avesse ragione. «E allora che vuoi?»
«Ti va di uscire con me?»
Ahimè, credo che vi interessi troppo sapere la fine del povero Cercatore, quindi temo di non poterla saltare...

«Signor Potter, come ha fatto ha fratturarsi le ossa del cranio in biblioteca?»
«Sapesse, Madama Chips, sapesse...»
Nascosti dietro una tendina e per niente preoccupati per la salute dell’amico, Remus e Sirius decretavano fallito il terzo tentativo.




***






NdA
Ciaoooooooooo :D Non ci credo, sono al terzo capitolo! Elogiatemi gente! *eco di grilli*
Gentilissimi.
Comunque, questo capitolo..... bhe.... ok, non ho niente da dire su questo capitolo, solo che...... non ne ho idea :D
Allora passiamo subito ai ringraziamenti: ringrazio Em Potter e leti_luke per le loro recensioni (perdonatemi le rispose obbrobriose!), Harry_Ginny, MrsLyla_90 e di nuovo leti_luke per aver messo la storia tra le seguite. Ma io vi amo troppo :3
Come al solito voglio rompervi le scatole, quindi se non siete troppo impegnati a fuggire dal prof di Difesa Contro Le Arti Oscure (o da un qualsiasi altro prof), potete lasciare una recensione?
Infine credo di aver rotto abbastanza, quindi posso dileguarmi *si smaterializza anche se è ancora minorenne e non può farlo*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Felix Felicis ***


«Davvero speravi che in biblioteca la Evans ti avrebbe risparmiato!?»
Sirius batteva ripetutamente le fronte sul banco (andate a capirlo, il suo autolesionismo!) e si stringeva la pancia per le troppe risate, Peter cercava di essere meno sguaiato e si nascondeva dietro un abbattuto e desolato James, mentre Remus ridacchiava di tanto in tanto, cercando tuttavia di seguire la lezione.
Erano a Trasfigurazione, e la professoressa McGrannit stava spiegando il modo di diventare Animagi. Come se avessero bisogno di ascoltare! Lo stesso Licantropo sapeva alla perfezione il procedimento, e lui si era accorto delle intenzioni suicide degli amici a pazzia fatta e finita.
In ogni caso, è sempre meglio stare attenti e mirare ad una E, non si sa mai cosa quei gufacci degli esaminatori possono metterti davanti ai M.A.G.O., Sirius una volta aveva raccontato loro di una sua cugina che si era ritrovata sotto il naso la richiesta di scrivere con quale tipo di Arti Oscure i Babbani fanno partire le automobili. La poveretta se n’era andata di testa a pensarci e l’avevano dovuta chiudere al San Mungo, mentre l’allora Ministro della Magia aveva dovuto spiegare ai genitori che la domanda era un tranello perché le macchine sono tutto, meno che magiche. Inutile dire che l'infelice si era ritrovato contro un’orda di fanosi Black imbizzarriti che l’avevano costretto alle dimissioni.
«Ragazzi?» esordì il Lupo Mannaro. «Morireste se aspettaste fino al termine della lezione per prendervi ad insulti?»
«Sì.» risposero all’unisono gli altri due Malandrini.
Ma perché ci provo!? si chiese Remus con disperazione.
Ricordava ancora la prima volta che aveva cercato di zittire gli scellerati amici per sentire il professore senza che gli rompessero le pluffe: avevano riso e si era ritrovato una bacchetta accesa – stavano studiando il Lumos – in bocca. Fortunatamente, la sua educazione e la sua tendenza a sentirsi in colpa persino quando respirava* l’avevano aiutato a non staccare loro la testa a morsi e gettare i corpi nel Lago Nero per non farsi scoprire.
Bella cosa il rimorso...
Comunque dicevamo...
«Signor Potter, Black: venti punti in meno a Grifondoro.»
Puntualissima, professoressa McGrannit.
Remus li maledì in dialetto giamaicano, e lo stesso fecero i loro compagni di Casa, che li fulminarono con occhiatacce avada kedaverizzanti a cui i due non badarono minimamente. Per quel che riguarda la fazione femminile, le ragazzine emisero urletti striduli e sfiorarono i limiti dell’isterismo. Niente di cui preoccuparsi: si riducevano così ogni volta che qualche povero idiota nominava i Malandrini.
Lily si girò, guardò James e mimò con le labbra qualcosa di poco carino, a cui il Boccinofilo rispose con il solito sorriso ebete che gli si stampava in faccia tutte le volte che la rossa gli rivolgeva la parola, anche se per mandarlo al Ministero della Magia con affettuosi calci nel didietro come in quel caso.
Era seduta poco più avanti, o meglio, erano loro che erano seduti poco più dietro di lei, così che James potesse osservarne la facciata posteriore e non finire al cimitero senza passare per il San Mungo. «Spero che tu, per facciata posteriore, intenda la schiena e i capelli.» gli aveva detto Remus, la prima volta che aveva espresso questa intenzione.
«Ceeeeerto.» era stata la risposta del Cervinomane.
Quel giorno il Licantropo aveva scoperto la sua parte pedofila, di cui sospettava già l’esistenza, e aveva giurato solennemente a sé stesso di non presentargli mai la sua fidanzata immaginaria imbranata e con i capelli rosa.
Ora, a distanza di quattro anni, si ripeteva quel giuramento ogni notte nella paura che Bambie ci provasse anche con lei. Che poi, il fatto che non esisteva era un dettaglio futile e irrilevante.
La voce della McGrannit lo riportò alla realtà da quei pensieri. «Per la prossima lezione voglio una relazione di tre pergamene sulle differenze tra Animagi e Lupi Mannari.»
Il che equivaleva all’ennesimo compito facile e banale che però avrebbe dovuto fare lui per evitare la bocciatura ai restanti tre Malandrini.
Così è la vita, si disse il ragazzo, volevi degli amici che ti accettassero per quello che sei? Dovevi trovarteli Troll!
La lezione di Trasfigurazione volse finalmente a termine e la classe di Grifoni e Tassi andò disperdendosi. James come al solito cercò di fermare Lily per attaccare bottone e, come al solito, se ne tornò indietro con gli occhiali in frantumi.
Sirius vide quella scena e scoppiò in latrati, facendo svenire qualche poveretta che si trovava lì per caso, fin quando il pugno di Ramoso non lo zittì. Il suo silenzio attonito e sconvolto, tuttavia, durò ben poco, giusto il tempo necessario a permettere al suo cervello di dimensioni estremamente ridotte rispetto alla media di connettere quanto appena accaduto.
Il risultato?
Altri trenta punti in meno a Grifondoro.
Remus roteò gli occhi, li afferrò entrambi per le orecchie e li trascinò in Sala Comune tra i lamenti generali delle sue povere vittime e delle loro fan che si struggevano alla vista dei loro poveri e meravigliosi padiglioni auricolari così maltrattati.
Peter li seguì in silenzio, guardandosi intorno con aria circospetta per evitare che qualche sbavante particolarmente accanita potesse saltare al collo di Remus.
Il rischio c’era in effetti: al secondo anno, il Licantropo era stato in infermeria con il naso rotto perché un’isterica Corvonero aveva voluto vendicare Sirius, che si era lamentato di lui e della serietà con cui prendeva gli studi.
Arrivati al Settimo Piano li trascinò malamente oltre il passaggio della Signora Grassa (preferirei non ripetere le parole poco educate rivoltale per il modo in cui stava cantando) e li buttò su una delle poltrone.
«Quanti altri punti avete intenzione di farci perdere!?»
«E dai, Lunastorta! Stavamo solo litigando di brutto durante l’ora di Trasfigurazione, cosa c’è di male?»
«Ripetimi la domanda.»
«Che cosa c’è di male?»
L’espressione da ‘sto per cruciarti per tre mesi abbondanti, quindi ti conviene filartela’ del Licantropo convinse Felpato a lasciar cadere la questione: il suo bel viso non poteva correre il rischio di essere rovinato da un Lupo Mannaro in preda alla rabbia.
Troppa bellezza in gioco.
Frank arrivò in Sala Comune poco dopo e si buttò stravaccato davanti al camino acceso. «Salve, ragazzi.» li salutò.
«Ehilà, Paciock!» ricambiò James.
Lo scambio di battute tra i due terminò lì, visto e considerato che il primo aveva preso sonno della grossa e russava come un Drago.
«Faccio sempre questo effetto alle persone?» domandò Bambie, osservando con preoccupazione lo stato comatoso in cui era caduto l’amico al sentirlo parlare. «Naaaa.» negò Sirius. «Insomma... non a questi livelli.»
Il Boccinofilo lo fulminò con lo sguardo, poi sembrò che l’illuminazione divina (sì, avete capito bene: l’antica illuminazione che gli aveva fatto regalare a Lily un mazzo di Crisantemi di Fuoco) togliesse la nebbia dalla sua mente e lo lasciasse aperto ad una nuova consapevolezza.
Che avesse deciso di mettersi a studiare? No: era sperare troppo.
«Ma io devo ancora conquistare la Evans!»
Appunto.
Remus, al sentire per la milionesima volta quelle parole, pensò che avrebbe voluto volentieri avere con sé una spranga.
«Ma si può sapere perché continui a torturarla con tanta ostinazione?»
«Te l’ho detto, Lunastorta: io devo sposarla!»
«Ammesso e non concesso che vi sposiate, ma almeno ti piace?» Okay, il Licantropo era sull’orlo dello sclero.
«Pensi davvero che mi farei prendere a mazzate in questo modo, se non mi piacesse?»
In quel momento il tempo sembrò cristallizzarsi, e, nella desolata Sala Comune pervasa dal russare di Frank, persino le molecole di ossigeno si voltarono verso il Cercatore. Qualcuno giurò di aver sentito addirittura un Folletto della Cornovaglia fischiare l’inno nazionale dell’Irlanda, tanto il silenzio era tombale.
Evento più unico che raro, persino Felpato chiuse il becco.
«Chi è morto?» chiese all’improvviso Peter, spuntando dal nulla dal buco del ritratto della Signora Grassa. Domanda: quando e dove l’avevano dimenticato?
«Mi avete scaricato quando le scale si sono mosse senza di me sopra.» rispose il topolino alle loro mascelle che sfioravano i tappeti rossi e oro sul pavimento.
Ops.
Nessuno staccò gli occhi da lui fino a quando James, megalomane nato, non tornò a ripresentarsi con la sua smania di protagonismo. «Potreste degnarmi di attenzione?»
Ebbene, dovete sapere che, durante l’arco di tempo che congiungeva l’assurda dichiarazione del Malandrino e la sua idiota interruzione, Remus John Lupin aveva formulato nella sua mente il quarto e, possibilmente, ultimo tentativo di conquista della Evans.
Ora stava solo lottando contro sé stesso nel tentativo di decidere se esporre la sua amica al rischio di un’altra crisi isterica e appoggiare per una volta il suo amico Cervinomane, o fregarsene di lui come al solito. Perché, in effetti, se James Potter non fosse stato davvero innamorato di Lily, di certo non le avrebbe permesso di rovinargli la faccia tredici volte al giorno, no?
Ma la sua era una decisione piuttosto ardua da prendere: se la Prefettina dai capelli rossi fosse venuta a scoprire l’origine dell’ennesimo tentativo del più grande scocciatore sulla faccia della terra di uscire con lei, quante possibilità avrebbe avuto di uscirne vivo?
Alla fine prevalse il suo lato Grifondoro: un solitario Lupo Mannaro non più solitario da sette anni non poteva lasciare in difficoltà un suo amico.
Grande cosa i sensi di colpa...
«Perché non provi con la Felix Felicis?»

Dopo tre ore e mezza di patetici ringraziamenti, che ho deciso di non riportare per evitare che James perda tutta la vostra stima, i Malandrini erano diretti all’avventura con le bacchette accese, la loro fida Mappa in una mano e il Mantello dell’Invisibilità nell’altra – perché non l’avessero addosso, non chiedetemelo –.
L’ingresso dei Sotterranei si presentò buio e pullulante di Serpeverde che se ne tornavano in Sala Comune per non violare il coprifuoco. Tra loro c’era addirittura Regulus, ma il ragazzino preferì tenersi ben lontano dal fratello: non voleva rischiare di ritrovarsi schiantato nuovamente in una gabbia della Guferia. «Meno male che non gli hanno creduto.» aveva constatato James, in quell’occasione. «Altrimenti avremmo dovuto piangerci il cagnaccio ad Azkaban, circondato da Dissennatori in preda agli ormoni in attesa di ricoprirlo di Baci.»
Quando arrivarono nell’aula di pozioni, tutti si diedero un gran daffare: il che, tradotto in termini umani, significa che Bambie si mise a preparare il Distillato di Fortuna Liquida, Felpato a ritagliare le ragazze più sexy dal suo giornale Babbano tirato fuori dal nulla, Peter ad elogiarlo ogni volta che sbatteva le palpebre e Remus a pregare Merlino perché Lily lo risparmiasse nel caso il regalo dell’amico fosse poco gradito.
Costò sudore e sangue, fatica, pentoloni bruciati, occhiali rotti e diverse esplosioni, addirittura dovettero confondere più di una volta Lumacorno, ma all’alba del giorno seguente, dopo dieci ore e cinquanta minuti, la pozione era pronta.
«Piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità.» disse Lunastorta, annuendo e sbadigliando.
«Che cosa c’entra adesso scusa?»
«Non lo so, Sir: avevo solo bisogno di sparare a caso una grande citazione.»
Il ritorno in Dormitorio non fu privo di intoppi, vi basti sapere che Gazza si rifugiò nell’ufficio del Preside con spropositate orecchie da elfo e occhi acquosi e giganteschi, ma quando riuscirono a buttarsi nei loro baldacchini, Morgana ricevette da loro più benedizioni in tre minuti che in diciassette anni.
Pensate che sia troppo invadente sbirciare i loro sogni?
Naaaaaa.
Cominciamo da James: una certa rossa gli stava sorridendo e gli diceva di amarlo mentre volava sulla sua Firebolt e... si schiantava contro un albero? Ramoso, ma che razza di sogni fai!?
Remus, non avrei mai creduto di poterlo dire, stava sognando cioccolata, mentre Peter formaggio. Originali, non c’è che dire.
Sirius... beh, preferirei evitare.
Quando la sveglia Babbana fracassò loro i timpani, i quattro Malandrini più Frank – come avesse fatto a traslocare dalla Sala Comune a lì rimane tutt’ora un mistero – si alzarono brontolando. Alla prima ora avrebbero avuto Incantesimi, dunque meglio rifocillarsi bene a colazione per potersi proteggere da qualche rictumsempra fuori programma.
Il primo incontro degli studenti in Sala Grande non fu il momento migliore per James di provare la Felix Felicis: l’imbranato aveva dimenticato di berla! Così la lezione del professor Vitiuos trascorse tra gli sbuffi sconsolati del Cercatore e i crack delle sue costole sotto le gomitate di Sirius; quando finalmente poterono tornare in Dormitorio, afferrata la Fortuna Liquida, i Malandrini si avviarono alla volta di Lily Evans.
Più di una volta Remus aveva fatto notare che cercare la rossa alla cieca per Hogwarts non avrebbe ristretto i tempi, ma era sempre stato ignorato. Fatto sta che James, o per caso o per intuito – qual dir si voglia –, la trovò fuori dalla Guferia con una lettera in mano.
James batté le mani come un idiota e ordinò agli amici di aspettarlo lì e godersi la scena. «Vado a dare alla Evans il mio splendido omaggio.»
E li scaricò basiti mentre cercavano di connettere e comprendere il senso delle sue parole.
«Sirius?» fece Lunastorta. «Secondo te ha capito che la Felix Felicis deve berla lui e non regalarla a Lily?»

«EEEEVAAANS!»
«Potter, ti avverto che se divento sorda per colpa tua, farò in modo di farti soffrire talmente tanto che arriverai a preferire un Ippogrifo offeso a me.»
«Ma no, Evans: non potrei mai preferire un Ippogrifo arrabbiato a te.»
«Il mio era un tentativo di farti capire che se non ti levi subito dai piedi potresti farti male.»
«Ohhhhh... Non ho capito.»
Lily si batté una mano sulla fronte e chiese a Godric perché avesse donato a tutti un cervello tranne a chi ne aveva più bisogno. Guardò la lettera che aveva in mano, indirizzata a Petunia, e cercò di superare il Cercatore per poterla spedire, nella speranza che non ricevesse in cambio i soliti insulti in tedesco.
Ovviamente, James le si parò davanti. «Cos’hai in mano? Una dichiarazione per me?»
Come risposta bastarono le corde che gli legarono mani e caviglie.
«Liberami, dai! Ho un regalo per te!»
La rossa all’iniziò ignorò altamente le sue suppliche, ma quando queste si trasformarono in un pianto isterico e irritante più di un Granchio di Fuoco durante Cura delle Creature Magiche, dovette cedere suo malgrado.
Ramoso si alzò con le lacrime agli occhi per l’atto di clemenza della sua futura moglie e cercò nella borsa la boccettina con la pozione. La trovò e la diede alla Prefetto come se fosse un anello di fidanzamento.
Quella alzò un sopracciglio. «Felix Felicis?»
«Buon... qualunque festa sia, Evans.»
Contrariamente a tutte le aspettative di Bambie, la rossa non tentò di ucciderlo, si limitò a sbuffare seccata, a lanciargli un sorriso simile a una smorfia e ad accettare il regalo.
James, come c’era da aspettarsi, pensò di averla finalmente conquistata e di poter avanzare la richiesta di uscire con lei, che intanto aveva bevuto la pozione ed era salita verso la Guferia, ma dovette ricredersi quando un pianoforte, comparso da chissà dove, gli cadde in testa.

Remus guardò la scena sconcertato. «Cavoli, quella cosa è potente!» esclamò, pensando all’effetto che il Distillato di Fortuna Liquida aveva avuto su Ramoso.
«Si può essere più cretini di lui?»
«Ne dubito, Sir.»
«Quindi è fallito anche il quarto tentativo?»
«Direi di sì.»




***






NdA.
Buonsalve mondo! Sono tornata a scassare le pluffe con questa obbrobriosa fanfiction :D
Mi sento like a boss, insomma, ho pubblicato il primo quarto capitolo della mia vita, potrei piangere :') Ma il punto è che quelli che dovrebbero sentirsi like a boss siete voi, perché, non so come avete fatto, siete riusciti a giungere sino alla fine del cammino impervio che è stato questo capitolo...
Non ho fatto capire una mazza?
Mitico!
Detto questo, ho una domanda: lo scorso capitolo non ha ricevuto recensioni, faceva così schifo? Spero di no, perché io ci metto tutta me stessa per scrivere, quindi non vorrei che tutti i miei sforzi risultassero vani per qualcosa scritto male o che non è divertente.
Ringrazio lils O_o per aver messo la storia tra le preferite, e Metamorfomaga e _spring_ per averla messa tra le seguite.
Ah, un'ultima cosa: la frase 'si sentiva in colpa anche quando respirava' è stata presa dalla one-shot il giorno peggiore :)
Credo di non avere altro da dire, quindi levo il disturbo.
P.s: Reeecensite? *sguardo cuccioloso*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Partita di Quidditch ***


«Non è possibile...»
«È la verità, ti dico.»
«Ma non può essere così idiota!»
«Lo pensavo anch’io, ma ti giuro: è andata così.»
«Ehm... ragazzi? Tecnicamente io sarei ancora qui.»
«Lo sappiamo, James.»
L’argomento di quell’ardita e sconvolta conversazione incrociò sbuffando le braccia al petto. Okay, va bene: aveva dato la Felix Felicis alla Evans piuttosto che berla lui. E allora?
Quello che contava era che lei non l’avesse mandato al Ministero della Magia un’altra volta, ma addirittura gli avesse sorriso, che poi gli era caduto un pianoforte addosso non era importante.
Intanto Frank e Sirius continuavano a sparlargli animatamente sotto il naso, evidenziando tutte quante le sue qualità peggiori e facendogli aumentare ancora di più l’emicrania da ‘mi è caduto uno strumento da duecento tonnellate in testa, lasciate un messaggio’.
Remus, che cercava di dormire in un letto poco distante, chiese loro con estrema gentilezza di levarsi dalle scatole o, una volta ripreso, ci sarebbe stato qualche cadavere da occultare.
Era appena passata la luna piena, e il Licantropo era disteso con dolori tali alle ossa e alle articolazioni che avrebbe potuto invidiare lo stato di salute di un novantenne.
Felpato lo guardò con sufficienza. «Stai zitto, nonnetto: ancora ti sale la pressione.»
Neanche due secondi dopo ciondolava a testa in giù sospeso per le caviglie.
«Sai una cosa, Sir? Penso che prima di urtare la sfera emotiva di Lunastorta dovresti assicurarti che non abbia la bacchetta a portata di mano.»
«Non hai tutti i torti, Frank.» rispose il cagnaccio, mentre la faccia si colorava dello stesso colore dello stemma dei Grifondoro. «Ti prego, Rem: mettimi giù. Mi sta andando tutto il sangue al cervello.»
«Perché: tu ce l’hai un cervello?» rispose il Lupo Mannaro rigirandosi sotto le coperte.
«Che c’entra questo, scusa?»
Lunastorta lo buttò a terra senza degnarlo di ulteriori attenzioni.
In quel momento, tra imprecazioni che avrebbero avuto da scandalizzare Pix, Madama Chips entrava in infermeria con una decina di pozioni in braccio dall’aria particolarmente schifosa; quando vide James con la testa fasciata preso di mira da Sirius e Frank e dalla loro conversazione più urlata che parlata aggrottò le sopracciglia prima vagamente sorpresa, poi scettica, e infine sclerotica. Poi vide Peter comodamente seduto su Remus e fu anche peggio.
«Che cosa diavolo state facendo!? Questo è un posto dove si curano i malati, se volete fare salotto avete la vostra Sala Comune!»
È incredibile, dice Beda il Bardo – o forse era Voldemort, non ne sono sicura –, quanto le persone dall’aria buona sappiano fare paura da arrabbiate. Insomma, Madama Chips era solo un’innocua strega con dieci boccette di vetro in mano con contenuti altamente pericolosi e corrosivi da poter lanciare in testa agli studenti, niente di che.
Sta di fatto che l’Infermeria si svuotò di botto; ma Sirius era corso via perché era in ritardo a lezione, sia ben chiaro, non perché era terrorizzato dall’idea di potersi ritrovare con la faccia piena di squame, gli occhi gialli e il naso alla Piton-versione, mai si dica una cosa del genere.
In ogni caso, quando il cagnaccio, altresì detto Felpato, raggiunse l’aula di Divinazione, fece tutto meno che seguire, anzi! Merlino raccontò di averlo visto recuperare le ore di sonno perdute per la luna piena con tanto di bava alla bocca. Ma a noi non è dato giudicare, ci limiteremo a dargli dell’imbecille colossale a causa dei cinquanta punti che riuscì a far perdere a Grifondoro; e c’è da aggiungere che l’ultima volta che la Cooman aveva tolto dei punti era stata quando, a quindici anni, era diventata Prefetto.
Ma lui neanche se ne accorse e continuò a ronfare beatamente, circondato da venti gatte morte – alcune umane, altre feline per davvero – che sospiravano sognanti ogni volta che la bolla che gli usciva dal naso scoppiava per ricomparire poco dopo.
Però noi preferiamo non rigettare le brioche di zucca ingerite a colazione, quindi lo molliamo in balia delle profezie funeste della professoressa e ce ne torniamo dallo sconsolato Ramoso.
«Lunastorta?»
«Jamie?»
«Riuscirò mai a conquistare la Evans?»
«Vuoi che sia sincero?»
«Sì.»
«Neanche tra due milioni di anni.»
«Sei ancora sotto l’effetto del Veritaserum che ti abbiamo messo nella cioccolata ieri sera?»
«Esatto.»
Bambie sbuffò e tentò invano di tenere sveglio l’amico per farsi dare qualche consiglio per togliere alla sua Lily la voglia di farlo calpestare da un’orda di Centauri inferociti; quando vide che tutto era inutile e che l’unico a prestargli attenzione era un barbagianni che, dall’alto di una finestra, lo guardava con compassione e con un ‘ma guarda tu che omuncolo idiota’ nello sguardo, sfiorò i limiti della depressione.
«Smettila di guardarmi così!» soffiò, imbufalito.
«A chi ti riferisci?» domandò, sempre più seccato, Remus.
«A quel barbagianni che mi fissa come a rinfacciarmi che per colpa della mia amata mi è caduto un pianoforte in testa.»
«Hai le visioni.»
James non gli rispose e tornò ad elencare tutta la serie di maledizioni da infliggere al pennuto non appena Madama Chips l’avrebbe dimesso.
Poi, però, Godric sembrò ricordarsi di lui e mise in moto i pochi e arrugginiti ingranaggi del suo cervello.
Il Boccinofilo si batté il cinque in testa – non oso immaginare la sua emicrania dopo quest’ennesimo gesto a discapito del suo unico neurone – e cominciò a pensare a qualcosa che avrebbe potuto fare breccia nel cuore della Evans.
Lui era James Potter, dannazione! Era bello, figo, stupendo, favoloso e una trentina di altri aggettivi con lo stesso significato: possibile che l’unico effetto che riuscisse a farle erano i conati di vomito?
Vi lascio immaginare la confusione nella testa dolorante del Cercatore dopo dieci secondi, un record, di pensieri sensati.
Sta di fatto che non arrivò a nessuna conclusione.
Madama Chips abbandonò le parole crociat... ehm... il calderone acceso sul tavolo di legno in fondo l’Infermeria e raggiunse il letto del Cervinomane.
«Allora, signor Potter? Come si sente?»
«Benone: mi fa solo un po’ male la testa, ma le costole sono di nuovo intatte e i polmoni e l’intestino si sono di nuovo scambiati di posto.»
«Meglio così, almeno potrà giocare la partita contro i Serpeverde.»
Ramoso annuì, senza connettere davvero.
«E lei?» continuò l’infermiera, rivolta verso il terzo e ultimo inquilino presente lì quel giorno.
Quello non rispose, ma la strega sembrò comprendere ugualmente. «Signor Potter: la informo felicemente che, nonostante lei abbia minato alla sua salute, il mio paziente si sta riprendendo e la perdona.»
James inarcò un sopracciglio. «Madama Chips...? Quello è un pianoforte.»
A volte, in fondo, anche un cervo con problemi di egocentrismo può dirsi più intelligente di qualcun altro.
A volte...
«Un attimo... La partita?
» Remus imprecò contro l’amico che l’aveva svegliato per la trentasettesima volta nel giro di dieci minuti. «Sì, Jamie, la partita. Cosa non ti è chiaro di questa parola?»
«Ma la partita di Quidditch?»
«Sì, quella.»
Bambie cominciò a sudare freddo. «E quand’è?»
«Oggi pomeriggio. Ora, di grazia, il tuo amico ha passato la notte sotto forma di Lupo gigante con artigli che si è ficcato addosso per sbaglio, potresti farlo dormire?»
«Hai ragione: scusa Lunastorta.»
Ebbene, puntualizziamo: Ramoso non chiede mai scusa, mai, ma se non lo avesse fatto non avrebbe potuto sconvolgere Madama Chips al punto da permettergli di filarsela dall’Infermeria alla velocità di un Folletto della Cornovaglia con l’opportunità di combinare guai.
Corse a gambe levate fino al terzo piano e raggiunse stremato un ritratto raffigurante un cavaliere in groppa ad un Drago.
«Buongiorno Sir... qualunque cosa sia. Mi farebbe passare?»
«...»
«Sir Qualunque cosa sia? Ma che fa, dorme? Per amor di Morgana, io sono in preda al panico, devo allenarmi per una partita importante, devo scolarmi una Burrobirra per scaramanzia, devo conquistare una ragazza che mi odia e lei dorme!? SI SVEGLI!»
Il povero cavaliere per poco non cadde di sella per l’urlo isterico dell’occhialuto, si scosse come in preda alle convulsioni e gli rivolse uno sguardo di fuoco – l’autore doveva essere arrabbiato, mentre lo dipingeva –.
«Ragazzi d’oggi...» borbottò. «Ai miei tempi se si osava svegliare un così nobile...»
«Sì, abbiamo capito, nonno. Mi fai passare?»
«Ma come ti permetti, moccioso insolente!?»
Vi risparmio la storia di bastonate e bolidate verso i giovani nei tempi preistorici del cavaliere e salto direttamente a quando James riuscì ad attraversare il passaggio segreto.
Si ritrovò poco distante dal campo di Quidditch, entrò negli spogliatoi, afferrò la sua scopa – non avrebbe avuto bisogno di altro per gli allenamenti – e raggiunse il resto della squadra.
Lily era lì, quel giorno, e osservava gli allenamenti con il naso puntato in alto e i lunghi capelli rossi in balia del vento.
James pensò che era bellissima, ma per ogni pensiero intelligente ce n’è sempre uno stupido, infatti pensò anche di andarglielo a dire.
«Ehilà Evans!»
La rossa spalancò gli occhi verdissimi. «Oh no! L’avevo detto io che quella roba non avrei dovuto berla tutta insieme.»
«Ti riferisci alla Felix Felicis?»
«Sì, purtroppo. Mi ha tenuta lontana da te solo per un giorno e mezzo... Anche se devo ammettere che è un record mai raggiunto in sette anni.»
«Anche tu mi sei mancata tanto.»
«Chiudi quella fogna, Potter, altrimenti giuro su Merlino che più tardi non riuscirai neanche a montare sulla scopa.»
Il Boccinofilo stava per ribattere, ma per sua fortuna intervenne Alice a salvargli le penne. «Lils, ti prego: non infortunarci il capitano alle semifinali.»
La ragazza sbuffò all’espressione buffa della Cacciatrice. «Basta che me lo levi dalle pluffe all’istante.»
Quella annuì, tutta contenta, e trascinò via il Cervinomane. Frank, che come al solito assisteva agli allenamenti, aguzzò la vista e corse incontro alla fidanzata, prendendola per il braccio libero per sottolineare il suo ruolo di futuro marito e quello di terzo in comodo dell’amico.
«Ma perché mi odia così tanto?» biascicò triste Ramoso.
«Forse perché a undici anni le hai tinto i capelli di verde.» azzardò Alice.
«Ma pensavo che le sarebbero piaciuti: così erano abbinati con gli occhi!»
«Allora perché a dodici l’hai appesa alla Torre di Astronomia.» continuò Frank.
«Volevo solo farle passare le vertigini!»
«Facendola schiattare d’infarto?» Alice inarcò un sopracciglio.
«Non erano quelle le mie intenzioni...» borbottò James con una mano dietro la nuca.
«Forse no...» rispose la ragazza. «Ma per colpa tua, ha passato due settimane di terapia intensiva al San Mungo.»
Bambie incassò il colpo e abbassò la testa, ricordando il vago e quasi inesistente senso di colpa che aveva provato in quei giorni. Poi però era stato sostituito dalla rabbia per essere stato mandato a badare alle Lumache Carnivore del Guardiacaccia.
Comunque...
«Secondo voi, verrà alla partita?»
«Certo, ci viene sempre: in fondo sono la sua migliore amica. Verrebbe a vedermi anche con la varicella, e anche se significasse stare a meno di venti metri da te.»
«Confortante Alice, grazie.»
«Di niente, capitano.»
James si portò una mano al mento con l’aria da grande pensatore. «Potrei pensare a qualcosa per conquistarla.»
«Ti avverto che stai dicendo una cosa del genere davanti alla sua migliore amica.» intervenne la Cacciatrice.
«Se le dici qualcosa ti butto fuori squadra.»
«Afferrato.»
«Dunque siamo di fronte al quinto tentativo...»
«Cosa dici, Frank?»
«Niente, Alice, niente.»
Ramoso montò sulla scopa e prese quota per cominciare l’allenamento; tra gli spalti, in mezzo alle ragazzine urlanti, il barbagianni che doveva ancora sopprime lo guardava come a dire: ‘povero illuso’.

Lily Evans camminava diretta alle tribune.
Ebbene sì: avrebbe dovuto stare di nuovo a meno di venti metri di distanza da Potter. Quel giorno e mezzo lontano da lui era stato fin troppo breve, anche se c’era d’aggiungere che era stato gentile – e idiota – a regalarle il Distillato di Fortuna Liquida: era addirittura riuscita a ricevere una risposta priva di insulti da sua sorella, grazie a quella pozione.
Petunia si era limitata a scriverle ‘non vedo l’ora che ti deciderai a tagliare i ponti con me’, senza aggiungere insulti come ‘abominio parlante’, ‘mostro orribile’, o anche ‘sottospecie di schifoso insetto con le gambe’.
Quando la luce pomeridiana del campo di Quidditch la raggiunse, la ragazza fu costretta a tapparsi le orecchie per le urla assordanti delle fan di James, che, tra l’altro, non era ancora arrivato.
Individuò un annoiato Remus poco distante, accanto ad un Black in fibrillazione per la violenza a cui sperava di assistere, e ci si sedette vicino.
Non fece neanche in tempo a salutarlo, che Madama Bumb fischiò l’inizio della partita e le squadre si alzarono il volo.
Potter volava sulla sua scopa e si guardava intorno alla ricerca del Boccino, il suo grande amore che, un po’ come lei, tentava in tutti i modi di stargli alla larga. Ogni tanto lanciava uno sguardo alle tribune e salutava qualche sua fan particolarmente accanita, causando in tutto centotre svenimenti.
... il solito megalomane, pensò Lily con stizza.
Carino, però!
Sta zitta, tu!
Che fai, parli da sola?
No, magari
penso da sola.
Ti rendi conto che fai paura?
E tu ti rendi conto che se non taci farai la stessa fine di Potter se non la smette di guardarmi?
Ma se è adorabile...
Come uno Schiopodo Sparacoda.

«Ehm... Lily? Va tutto bene?»
La Prefetto guardò Remus come se lo vedesse per la prima volta. «Perché scusa?»
«Sembravi in preda ad una lotta contro te stessa.»
«Ma nooooo, Rem. Cosa te lo fa pensare?»
«Forse il fatto che stai borbottando da dieci minuti buoni e che, tra l’altro, sei a testa ingiù.»
In quel momento la rossa si rese conto di essere davvero al contrario, con i capelli che investivano un povero studente del secondo anno che cercava di seguire la partita e le gambe in bocca ad un altro.
Si raddrizzò, tornò seduta come Morgana comanda, e si appuntò mentalmente di non parlare mai più da sola.
Non pensare mai più da sola, genio.
Bell’inizio.
In ogni caso, l’incontro trascorse piuttosto tranquillo: un paio di Serpi avevano addirittura preso la pluffa in bocca dalla furibonda Alice!
I Bolidi volavano velocissimi e persino il cronista della partita era stato colpito, infatti il poveretto mugugnava parole incomprensibili per via dei denti rotti, mentre Potter lanciava di tanto in tanto occhiate all’altro Cercatore, che svolazzava da tutte le parti alla ricerca del Boccino, e, nel frattempo, si limava le unghie con sufficienza.
Poi si vide svolazzare l’incosciente sfera dorata davanti agli occhi e, soffiandosi su una mano, la afferrò con l’altra senza nemmeno alzare lo sguardo.
Le ovazioni generali accompagnarono la vittoria dei Grifoni, ma se furono dovute alla presa indifferente del loro Cercatore o alla scritta ‘Evans, vuoi uscire con me?’ che era comparsa nel cielo, non saprei dirlo.
Però, la leggenda narra che quella volta, anche se Ramoso non si era infortunato durante il match, Madama Chips dovette adoperarsi per riattaccargli la testa sul collo. Cosa fosse successo, nessuno lo sa, ma si dice che alcuni testimoni oculari raccontarono di aver visto una testa rossa camminare tutta contenta e soddisfatta per i corridoi, e che, a seguirla, ci furono le risate del rampollo dei Black che dichiarava fallito il quinto tentativo.


***






NdA.
Ed eccomi che sono tornata con il quinto cap, gente, mi sento un mito!!! *improvvisa un ballo irlandese stile gnomo*
Non sono molto soddisfatta, sinceramente, avrebbe potuto venirmi meglio, ma che dire... 'ai posteri l'ardua sentenza'. Posso chiedervi di commentare? Vorrei sapere che ne pensate e se avete qualche consiglio da darmi.
Vorrei ringraziare Malandrina_ per la sua recensione, Kiki_Chia, gossip_girl e Felpato_ft_Ramoso per averla messa tra le seguite e Red_Roses per averla messa tra le preferite.
Spero di incontrarvi al prossimo capitolo :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1604602