Lo spirito del Gelo

di Night Fury96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una strana presenza ***
Capitolo 2: *** Lo Spirito Del Gelo ***
Capitolo 3: *** Jack Frost ***
Capitolo 4: *** Un Nuovo Amico ***
Capitolo 5: *** La festa ***
Capitolo 6: *** Tu Hai Tutto Il Mondo Nei Tuoi Occhi ***
Capitolo 7: *** Victims of Love ( parte 1) ***
Capitolo 8: *** Victims of Love (parte 2) ***
Capitolo 9: *** Freddo e Caldo ***
Capitolo 10: *** I Will Back ***
Capitolo 11: *** Alone ***
Capitolo 12: *** Ritorno ***
Capitolo 13: *** Forgive me or Forget me ***
Capitolo 14: *** Forever and Ever ***



Capitolo 1
*** Una strana presenza ***


CAPITOLO 1: Una strana presenza


“Non posso più continuare a stare con te....” quelle parole, quelle poche parole continuavano a riecheggiargli nella mente e come coltelli s’inficcavano nel suo giovane cuore.
“ Ho capito che non sei il ragazzo giusto per me” continuava a ricordargli il cervello sofferente a causa della tremenda delusione ricevuta...
Camminava tra le strade innevate del villaggio, il giovane Hiccup, a testa bassa e con gli occhi stanchi per il troppo piangere.
Erano tre anni che stava con Astrid e mai avrebbe pensato che la giovane vichinga lo lasciasse per un altro ragazzo.
Ad accompagnare il giovane nella sua triste passeggiata vi era il fidato drago nominato da Hiccup stesso “Sdentato” in onore dei suoi denti retrattili. Era un meraviglioso esemplare di Furia Buia, più unico che raro, le squame erano di un bellissimo nero obsidiana e gli occhi erano di un ipnotico giallo-verde, molto similari a quelli di un gatto. Le ali da pipistrello e le orecchie lunghe simili a quelle di un coniglio.
I due amici camminavano verso la foresta di Berk ed ogni qualvolta incrociassero un compaesano venivano gentilmente salutati con rispetto.
Buffo, pensava Hiccup. Solo qualche anno fa, ogni volta incrociasse dei Vichinghi questi lo ignoravano senza degnarlo di uno sguardo, almeno che non fossero sotto attacco, allora lo avrebbero rimproverato per non essere a casa o in bottega.  Grazie alla sua importantissima scoperta, riguardo alla docilità dei draghi, la guerra era finita e i Vichinghi avevano trovato degli utilissimi alleati, oltre che dei fedeli amici.
La diversità del giovane ragazzo aveva portato un po’ di luce nel mondo oscuro e cruento dei vichinghi e pensava di aver fatto lo stesso con Astrid... invece con lei la sua diversità semplicemente non la soddisfava. Aveva bisogno di un vichingo più forte, con il quale lei si potesse sentire a suo agio e non temesse di fargli del male con una stretta troppo poderosa o con una pacca sulla spalla troppo potente.
Il fisico gracile di Hiccup, la sua statura, la sua sensibilità e la sua curiosità lo rendeva debole in quella relazione ed Astrid aveva bisgno di un compagno forte... quelle erano state le motivazioni che avevano spinto Astrid a cercarsi un altro Vichingo e lasciare Hiccup con il cuore spezzato.
Da quel giorno il giovane vichingo non aveva più il coraggio di guardare in faccia nessuno e si rifugiava tristemente nella foresta bianca di neve isolandosi dal mondo... se non fosse per Sdentato che lo seguiva come un’ombra, preoccupato per lo stato d’animo dell’amico umano, che improvvisamente da qualche giorno aveva perso la voglia di giocare con la neve con lui e se ne stava mogio, mogio a testa bassa, seduto su di un masso disegnando forme inesistenti con un bastoncino sulla neve.
Hiccup e Sdentato arrivarono nella loro solita raduna, nel bel mezzo della fitta foresta di Berk... Il laghetto ora era ghiacciato e l’erba tutta intorno era coperta da un fitto velo di neve.
Quell’Inverno Berk era divenuta molto più fredda del solito, ma Hiccup non ci faceva caso. Semplicemente si infilava un cappotto di pelliccia più pesante ed avvolgeva il potente collo del suo drago con una morbida sciarpa rossa tessuta da lui stesso.
Come tutte le mattine da ormai quattro giorni, Hic si sedette sul solito masso mentre guardava la neve che delicata scendeva poggiandosi sul solido ghiaccio del lago.
I capelli castano-ramati gli ricadevano sulla fronte, sino a sfiorargli i grandi occhi verdi-foresta. Le guance lentigginose erano più rosse del solito a causa del freddo e lo stesso valeva per la punta del naso a patata, mentre il resto della pelle quasi si mimetizzava con la neve da quanto era pallida.
Sempre vestito con la tunica verde pistacchio e i pantaloni verde bosco, uno stivale marrone pelliccioso ed un cappotto a maniche lunghe coperto di pelliccia d’orso, mentre nelle stagioni più “calde” ne teneva uno molto simile, ma senza maniche. Alle mani portava dei guanti dello stesso colore dei pantaloni.
Era un ragazzo abbastanza carino, non un adone tutto muscoli, ma comunque un bel ragazzino di sedici anni... l’unica cosa che stonava in lui era la gamba sinistra che gli era stata amputata fin sotto al ginocchio... una menomazione piuttosto vistosa con la quale convivere, ma grazie alla protesi di Skaracchio riusciva a camminare, correre e saltare quasi come quando aveva entrambe le gambe. Era l’ennesima cosa che lo accomunava all’amico drago, privo dell’aletta sinistra della coda.
Come era solito fare da quattro giorni, Hiccup rimase in silenzio, su quel masso... e com’era solito fare da quattro giorni, Sdentato se ne stette sdraiato a pochi metri dal padroncino, con gli occhi socchiusi, le orecchie basse, le ali leggermente spiegate e lo sguardo che sembrava dicesse “ma chi me l’ha fatto fare di continuare a stare con un umano depresso?”
Rimasero così, in silenzio e immobili per qualche ora, fino a quando Sdentato non si annoiò ed iniziò a “volare” da una parte all’altra della radura. Naturalmente, senza l’aletta della coda, più in alto di un tot di metri non riusciva ad andare, così più che un volo sembrava un saltellare ed ogni volta che riatterrava, alzava una nube di neve, dove poi passava in mezzo per giocare e lasciare, come una scia bianca, una volta nuovamente in aria.
Ma farlo da solo era terribilmente noioso, così cercò di richiamare Hiccup con ruggiti e mugolii di supplica... ma il ragazzo rispondeva sempre nello stesso modo.
-         Ora non ne ho voglia...-  e con uno sbuffo il drago tornava a saltellare.
Dopo un po’ che continuava così, Sdentato iniziò a sentirsi leggermente stupido a saltellare ed alzare neve senza che ci fosse qualcuno da sommergere o da spingere per terra. Così se ne tornò seduto guardando Hiccup con odio.
Lui voleva molto bene al suo amico umano, ma quando faceva così proprio non lo sopportava.
In quel momento però, l’attenzione del povero drago annoiato, venne catturata da qualcosa di tondo e bianco che si muoveva ad una folle velocità verso Hiccup fino a colpirlo proprio sul collo.
Il ragazzo sobbalzò e si voltò verso Sdentato.
-         Ehi! Sdentato, ti avevo detto che non sono in vena!- sbraitò, ma venne zittito da un’altra palla che lo colpì in pieno volto.
All’inizio il giovane rimase immobile e con lo sguardo furioso e per un momento il drago ebbe paura per la propria incolumità... ma come per magia le labbra di Hiccup si piegarono improvvisamente in un sorriso e scoppiò a ridere.
-         Ah! È così che la metti?- esclamò il giovane prendendo un po’ di neve ed appallottolandola per poi lanciarla contro il drago che felice, ma confuso, si alzò ed iniziò a giocare con il proprio padrone.
I due si rincorsero per la radura, si lanciarono la neve, Sdentato sommerse Hiccup più e più volte, ma il giovane si vendicava con un numero equivalente di palle.
Hiccup rideva e il drago ringhiava gioioso e continuarono così fino a quando il ragazzo non si coricò a terra, sfinito e tenendosi la pancia per il troppo ridere.
-         Ok.. ok Sdentato... hai vinto te! Wow!- disse il giovane sempre sorridente e con lo sguardo perso nel cielo. Nonostante la sua frase, il drago non aveva smesso di saltellare e di ringhiare, ma il problema era che, non lo stava facendo con lui...
Hiccup alzò il capo per vedere che cosa stesse facendo il drago e rimase decisamente perplesso quando lo vide alzare neve e rincorrere qualcosa che... in verità non c’era...
-         Sdentato! Che stai facendo?- chiese preoccupato il giovane, ma il drago lo ignorava e continuava a rincorrere quel qualcosa, come un animale impazzito.
Hic iniziò a preoccuparsi d’avvero per l’amico, così si alzò ed andò da Sdentato per fermarlo.
Si posizionò davanti al drago, con le mani alzate cercando di calmarlo.
-         Sdentato! Ehi! Calmati adesso, ok? Non c’è nessuno qui.- disse il giovane.
Sdentato allora si calmò e guardò con fare innocente il ragazzo, come se gli stesse chiedendo che cosa avesse fatto di male.
Hiccup iniziò ad accarezzare il muso dell’animale come per rassicurarlo, ed anche rassicurare se stesso.
-         Scusami amico, è che mi hai spaventato, sembrava stessi delirando... forse il freddo non ci fa così bene...- disse Hic per poi guardare il cielo e constatare che si era anche fatto tardi
-         Tra poco il sole tramonterà.. vieni, andiamo a casa.- disse e con un buffetto al collo del drago, lo fece incamminare al suo fianco.
Non si accorse però del volto del drago che voltatosi a guardare qualcosa alle loro spalle, regalò un sorriso senza denti ad un essere invisibile...
 
Ben presto la foresta si diradò, e i due amici arrivarono al villaggio.
Il sole ormai era per metà nascosto dall' orizzonte. D’inverno le giornate tendevano sempre ad essere più corte e quindi il buio arrivava presto.
Hiccup aprì la porta di casa con la stessa energia di uno zombie, in contrapposizione con Sdentato che invece entrò saltellando come un matto.
-         ok Sdentato, ho capito che sei contento...- disse Hic richiudendosi la porta alle spalle.
Al centro della sala, il padre di Hiccup, Stoick l’Immenso, l’onorevole capo villaggio e rispettabilissimo eroe di guerra, stava cuocendo della carne sul fuoco.
-         Ehi Hiccup! Sei tornato presto.- disse l’Immenso con il vocione profondo.
Hiccup si sfilò il pellicciotto e l’ appese sull' appendiabiti nell' ingresso della casa.
-         già, ma è un po’ di giorni che arrivo abbastanza presto...- precisò Hiccup con disinteresse.
Stoick prese l’enorme pentola dove stava cucinando e la posò con un tonfo assordante sull' imponente tavola a pochi passi più distante dalla sezione dedicata alla preparazione del cibo.
-         eh sì... ho notato!- disse spolverandosi la barba rossiccia. Finalmente il padre si voltò verso Hiccup.
-         sempre giù di morale per Astrid?- domandò.
Hic alzò lievemente il capo ed annuì.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
Sebbene le cose tra loro fossero migliorate dopo l‘impresa eroica di Hiccup, c’erano sempre delle difficoltà nel esporre i propri sentimenti e le proprie idee all' altro. Proprio per questo motivo l’Immenso batté le mani energicamente per poi esclamare -beh! Consolati Hiccup! Questa sera ho preparato il mio famoso Gulash! Quello che ti piace tanto!- e si lasciò cadere pesantemente a capo tavola versandosi buona parte delle vivande che erano presenti, sul piatto.
Hic sbuffò e si sedette dall' altro capo del tavolo, servendosi con riluttanza il gulash del padre sul piatto.
In verità Hiccup aveva sempre detestato quel misto di frattaglie che gli serviva il padre, ma non avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo.
Al contrario, Sdentato sembrava apprezzare la sua cena a base di Salmone, Merluzzo Islandese e Stoccafisso Scandinavo.
I due Haddock iniziarono a mangiare, sebbene la roba nel piatto di Hiccup non fosse neanche un quarto in confronto a quella nel piatto di Stoick, ma Hic non aveva mai avuto una passione per il cibo come quella del padre.
-         Allora... oggi com’è andata?- tentò di instaurare una conversazione Hiccup.
-         uhm... normale. Stiamo pianificando gli sbarchi per i prossimi scambi commerciali, l’Islanda non è male...- iniziò a spiegare l’Immenso sebbene il figlio non fosse realmente interessato all’economia del villaggio, ma lo chiese solamente perché il silenzio lo deprimeva ulteriormente.
Intanto il giovane drago era sdraiato a pochi passi dalla tavola, accanto al fuoco, intento a sbranarsi i pesci che Stoick aveva lasciato per lui nell' apposita cesta, quando qualcosa catturò la sua attenzione...
Sdentato alzò lo sguardo dalla sua delizia pesciosa, e lo fissò su un punto indefinito della stanza. A prima vista sembrava guardasse la scala, ma se guardavi bene era come se guardasse qualcosa POGGIATO alla scala.
Sdentato si alzò a quattro zampe continuando a guardare quel punto, muovendo la coda in un modo molto simile allo scondinzolare dei cani.
Hic non si fece sfuggire quella strana reazione e si sporse dal tavolo guardando stranito l’animale, mentre Stoick continuava il suo racconto rimpinzandosi contemporaneamente come se non mangiasse da giorni.
Il drago si avvicinò al punto dove stava guardando ed iniziò ad annusare l’aria in un modo molto curioso, come se realmente ci fosse qualcosa davanti a lui.
Hiccup inarcò un sopracciglio mentre cercava di capire che cosa avesse quel giorno il suo amico drago.
In quel momento Sdentato inclinò lievemente il capo come se stesse prendendo delle carezze da qualcosa. Dopo poco tempo iniziò a muovere il corpo come deliziato da dei grattini e si sdraiò supino muovendo le zampe in modo convulso.
In quel momento la preoccupazione di Hiccup venne a galla e il ragazzo si alzò interrompendo bruscamente il racconto di Stoick.
-         Sdentato!- lo richiamò il giovane vichingo.
Il drago alzò il capo verso di lui, mentre Hic si avvicinava confuso.
-         si può sapere che stai facendo?- chiese Hiccup.
Sdentato si alzò sulle quattro zampe ed indicò con la testa un punto di fronte a loro. Hic iniziò ad accarezzare il collo dell’amico con fare preoccupato.
-         Sdentato non c’è nessuno lì.- disse. Sdentato allora iniziò a ruggire ed a muguluare come se gli dicesse che invece si sbagliava, che c’era veramente qualcuno.
-         Ehm.. Hic, va tutto bene?- chiese Stoick che aveva osservato la scena confuso. Hic sbuffò.
-         Oh, è tutto il giorno che si comporta come se ci fosse qualcuno che ci segue, ma non c’è nessuno! Ammetto che un po’ mi sta preoccupando..- disse il ragazzo guardando l’amico drago con preoccupazione, mentre questo continuava a spostare lo sguardo da Hic alla creatura invisibile davanti a loro.
-         Chi lo sa, magari è Jack Frost!- disse per scherzare l’Immenso tornando ad abbuffarsi.
-         Chi?- chiese Hiccup.
-         Come, non lo sai?- domandò Stoick con la bocca piena. Ingoiò il boccone e continuò il discorso – è l’ultima uscita di Skaracchio! Ne parla da quando è tornato dalla Norvegia. Dice che è lo spirito del gelo e che è lui a portare le tormente di neve e le bufere...- spiegò il padre alzando gli occhi al cielo –Bah... per me i fumi del suo Ruba Ossa gli hanno confuso un po’ le idee...- disse l’Immenso ridendo.
-         Sarà...però dicevi lo stesso riguardo alla leggenda del drago Ruba Ossa, ed ora guarda chi è il suo drago da compagnia?- disse Hiccup non escludendo del tutto quella stramba ipotesi.
-         Hai ragione... però andiamo Hic! Lo spirito del gelo? Come se fosse possibile che esista  un omino invisibile, con un bastone che governa i venti e il ghiaccio! Finché si tratta di Draghi ok, ma di spiriti del gelo... – disse Stoick scettico bevendo un sorso di birra dall’enorme boccale.
Hiccup si voltò nuovamente verso il drago per poi guardare il punto dove esso stava guardando... Rimase un momento a fissare il vuoto... Lo spirito del gelo che perseguitava il suo drago?
Alla fine scosse il capo e disse – sì... hai ragione papà...- e tornò a mangiare, mentre Sdentato alzò gli occhi la cielo e tornò sdraiato a mangiare i suoi deliziosi pesci...

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Capitolo 2
*** Lo Spirito Del Gelo ***


CAPITOLO 2: Lo spirito del Gelo

Era notte fonda, la luna era alta nel cielo e tutti i Vichinghi del villaggio di Berk erano immersi in un sonno profondo, compreso Hiccup che dormiva beato nel suo letto... ma qualcosa non andava...
Quella sera il letto era stranamente freddo e la cosa sembrava disturbare il sonno di Hiccup che iniziò a tremare convulsamente nel sonno.
-         S-sdentato...- balbettò ancora tra le braccia di Morfeo.
In quel momento un enorme botto lo ridestò ed Hiccup si alzò immediatamente urlando –SDENTATO!-
Il drago non era in camera sua... ecco perché aveva così freddo. Solitamente l’animale dormiva nel letto con lui a tenergli compagnia e caldo in serate così fredde... ma in quel momento non c’era... però Hic ebbe un’idea su dove potesse essere. Difatti dal tetto continuavano ad arrivare botti e colpi, sicuramente dovuti dal camminare del drago.
Cosa ci faceva sul tetto a quell’ora così tarda?
Hic s’infilò sedutastante lo stivale nel piede destro e corse giù per le scale ringraziando che il padre avesse il sonno pesante.
Arraffò il pellicciotto e se lo infilò mentre ancora correva fuori dalla casa.
Uscì dall’abitazione e corse verso il lato della casa dove meglio si vedeva il tetto e lo vide... lassù, intento a saltare ed a ruggire felice rivolto nuovamente a qualcosa che Hic non riusciva a vedere.
-         Sdentato!- lo rimproverò il ragazzo. Il drago si voltò verso il giovane e gli regalò un ruggito gioioso ed innocente, ma lo sguardo preoccupato di Hiccup smorzò quasi subito il buon umore dell’animale.
-         Che cosa stai facendo?! Scendi subito è tardissimo! Vuoi svegliare tutto il vicinato?-  disse Hiccup severo.
Sdentato lo guardò confuso, ma scese obbediente.
Arrivò di fronte all’amico umano con lo sguardo basso che sembrava gli chiedesse che cosa avesse fatto di male.
Quell’espressione da cane bastonato fece sciogliere il cuore di Hiccup che iniziò ad accarezzare la testa del drago.
-         Sdentato... ma che cosa ti prende? Con chi è che giochi tutto il giorno? Sul serio, mi stai preoccupando...-  disse.
Il drago alzò gli occhioni verdi verso Hic per poi spostarli verso il tetto. Hic seguì il suo sguardo, ma come tutte le altre volte non vide nulla...
-         Sdentato, io... non vedo nessuno...- disse Hic.
Il drago gli reagalò un mugolio di supplica come se gli stesse dicendo che non era pazzo, che lo vedeva d’avvero.
Hic scosse il capo e spostò la mano ad accarezzargli il muso.
-         Domani parliamo con Skaracchio, ok?- disse Hic.
Il drago lanciò un’altra breve occhiata al tetto e poi annuì. Hic sorrise lievemente ed insieme si diressero verso la porta di casa.
 
Il giorno seguente Hiccup si svegliò con Sdentato insieme a lui sul letto.
Diede il buongiorno all’amico animale che felice di vederlo gli leccò il volto, sebbene contrariato da Hiccup che non apprezzava il bagno di bava... non del tutto almeno.
I due scesero e fecero colazione per poi uscire e dirigersi subito verso la bottega di Skaracchio.
L’anziano tutore di Hiccup era come sempre sommerso dalle faccende da fabbro. I Vichinghi erano tipi abbastanza violenti e la richiesta di nuove armi era all’ordine del giorno, così quando Hic arrivò dalla finestrella dove Skaracchio era solito servire i clienti, lo trovò nell’angolo più remoto della bottega intento a cercare qualcosa, mentre le cose che non gli interessavano le lanciava senza esitazione, imprecando in tutti i modi per il fatto di non riuscire a trovare quel qualcosa.
Hiccup si schiarì la voce attirando l’attenzione di Skaracchio che si sporse lievemente per poi salutare Hic con un sonoro – Ehi Hiccup! Da quanto tempo! In cosa ti posso aiutare?- e poi tornare alla ricerca.
Hiccup s’issò fino a scavalcare la finestrella ed entrare nella bottega. Un tempo anche lui ci aveva lavorato come assistente di Skaracchio.
-         Volevo chiederti di... Jack Frost...- disse Hiccup con imbarazzo.
-         Ah! Lo spirito del gelo! Fammi indovinare, Stoick ti ha parlato di lui come il mio ultimo delirio, vero?- disse l’anziano Vichingo con sarcasmo, spostandosi da un’altro lato della bottega e continuando con la stessa attività.
-         No... – disse Hic, ma lo sguardo severo di Skaracchio lo fece confessare – Sì... d’accordo, lo ha fatto...-
Sharacchio sorrise e tornò a cercare – Non avevo dubbi al riguardo! Buon vecchio Stoick, sempre troppo razionale per i miei gusti... Comunque! Che vuoi sapere di Jack?-
-         Beh.. un po’ di tutto!- disse Hic appoggiandosi al muro e stando in ascolto.
-         Uhm... beh! Ho sentito parlare di lui mentre ero giù in Norvegia quest’estate. Dicevano di aver trovato il suo nome scritto nelle nuvole del cielo durante una tormenta e allora si è sparsa la voce riguardo allo spirito del gelo “Jack Frost”! Personalmente è piuttosto interessante come leggenda. Ho sempre pensato che i fenomeni naturali come le tormente e le bufere fossero dovute a qualcosa, ma non parlo di Dei, ma proprio dello spirito!- disse Skaracchio come catturato dal suo stesso racconto. Hiccup ascoltava interessato.
-         E... tu lo hai... visto?-  domandò Hiccup. In quel momento Skaracchio si alzò e si voltò verso Hic.
-         Sì! Insomma.. l’ho intravisto!- disse avvicinandosi a lui – e devo dire che sono rimasto abbastanza deluso dal suo aspetto. Io mi aspettavo un uomo enorme e potente, con la barba bianca, vestito di ghiaccio  e pieno di armi strane e potenti... Invece...e molto... così-  disse indicando Hic per poi appoggiarsi su un tavolo davanti al giovane con uno sguardo deluso.
-         Ma scusa... hai appena indicato tutto me!- disse Hiccup indignato.
-         Appunto...- disse Skaracchio tornando poi alla sua precedente attività.
-         Stai dicendo che mi somiglia?-
-         Sì... sembra un ragazzino, basso, magretto, gracile... Una delusione...come te!-
-         Oh! Grazie di questa sintesi illuminante...-
-         Beh, sei tu che me lo hai chiesto!-
-         Sì, hai ragione...-
-         Ed ora che mi ci fai pensare... perché me lo hai chiesto?-
La domanda di Skaracchio fece ricordare ad Hiccup il vero motivo della sua visita... ovvero lo strano comportamento di Sdentato.
-         Si tratta di Sdentato... vedi è da ieri pomeriggio che si comporta come se ci fosse qualcuno con lui e “ci gioca” e “si fa accarezzare”, ma non c’è nessuno!- Spiegò il giovane.
-         E credi che si tratti di Jack Frost?- chiese Skaracchio mentre lanciava per aria tutto il ciarpame.
-         Non lo so... probabile...-
-         Beh... bisogna anche prendere in considerazione il fatto che parliamo di un drago, che comunque è un animale molto territoriale. Magari a casa vostra c’è un topo o qualcos’altro la quale presenza lo disturba e fa così per cercare di scacciarlo o intimorirlo.-  disse l’anziano guardando momentaneamente Hiccup prima di tornare al suo lavoro.
-         Non saprei... non sembra affatto volerlo intimorire, anzi...-
-         Non so cosa dirti Hic. Prova a farmelo vedere e se percaso al suo fianco vedo Jack Frost allora vuol dire che i tuoi sospetti erano corretti.- disse il vichingo alzandosi e voltandosi verso Hiccup.
Il ragazzo si staccò dal muro e si avviò verso la porta
-         A dire il vero te l’ho già portato... – disse per poi aprire la porta ed uscire. Skaracchio lo seguì sospendendo la sua attività.
Una volta fuori Sdentato era comodamente sdraiato per terra mentre osservava gli altri draghi volare.
-         Però adesso non mi sembra che abbia problemi...- aggiunse Hic incrociando le braccia al petto e guardando Skaracchio come un parente di un malato guarda il dottore che lo ha in cura.
-         Infatti io non vedo nulla di strano nelle sue vicinanze... – disse Skaraccio.
Rimasero a guardare Sdentato per qualche secondo, dopodiché l’anziano Vichingo tirò una pacca sulla schiena ad Hic talmente forte da fargli uscire tutto l’ossigeno che aveva nei polmoni.
-         Va beh campione! Ora devo andare, ho un mucchio di roba da fare...- e s’incamminò verso l’entrata della bottega – Se per caso si comporta nuovamente in modo strano portalo pure da me!- aggiunse prima di sparire dentro alla bottega.
Hiccup cercò di riprendere il respiro e si massaggiò la schiena.
-         G-grazie Skaracchio...- disse per poi avvicinarsi al suo amico drago che aveva assistito al loro ultimo scambio di battute.
L’animale guardò Hiccup come se gli chiedesse la prognosi, così Hiccup gli sorrise e dandogli un beffetto sul collo gli disse
-         Non ti preoccupare, non hai nulla che non va...-
Sdentato fece come un sospiro di sollievo e tornò ad osservare i draghi che volavano felici sopra le loro teste.
Hiccup capì subito l’antifona, così lanciò un sorrisetto furbo all’amico drago e disse – che ne dici di un bel volo?-
Sdentato drizzò le orecchie e si alzò immediatamente a quattro zampe, chinandosi lievemente in avanti come per invitare Hiccup a salire, che ridendo obbedì subito.
-         Lo prendo come un sì...- disse una volta salito e facendo combaciare la sua protesi all’apposita staffa.
Mosse lievemente la gamba, guardando l’aletta finta di Sdentato che si mosse esattamente come Hic aveva comandato.
Il ragazzo sorrise e prese le “redini”.
-         Pronto amico?- domandò. Il drago annuì e così i due si librarono in aria.
Iniziarono a fare il giro del villaggio passando tra i sostegni dei ponti  e sopra ai tetti per poi dirigersi verso la scogliera dalle rocce contorte, un luogo perfetto per gli slalom e i giri della morte.
Entrambi erano due spiriti spericolati.
Ogni tanto Hiccup saltava via da Sdentato, volendo provare l’ebrezza della caduta libera, e proprio quando stava per toccare terra, veniva raggiunto dall’amico drago, e ricollegando la protesi alla staffa volavano verso altri pericoli.
Giri della morte, giravolte, scese in picchiata, cadute libere... questo era il loro solito modo di divertirsi.
Robetta da niente proprio...
Ridendo ed urlando, Hiccup si godette l’ebrezza del vento tra i capelli e dell’adrenalina. Da quando Astrid lo aveva mollato lui aveva rinunciato ad ogni tipo di divertimento e solo in quel momento si rese conto di aver privato persino Sdentato di quella meravigliosa sensazione di libertà... che idiota... forse quel suo recente comportamento era dovuto alla noia con la quale era stato costretto a convivere a causa della depressione di Hiccup...
Hiccup si maledì per essere stato così egoista e così decise di far divertire un bel po’ Sdentato, per farsi perdonare!
Proprio quel momento una brezza fredda ma potente li investi... Hiccup ebbe un’idea.
-         Ehi Sdentato! Che ne dici, sfruttiamo la corrente e ci divertiamo un po’?- suggerì il ragazzo al drago che ruggì di gioia.
Hiccup rise e così guidò Sdentato verso il punto dove la corrente era più potente e ben presto i due presero velocità.
Sdentato sbatteva le ali sfruttando la forza del vento fino a prendere la velocità di un nostro attuale missile, quella stessa velocità che utilizzava per gli attacchi e che gli conferiva quel rumore acuto che tanto spaventava i Vichinghi quando erano nemici.
Hiccup d’istinto urlò divertito e lo stesso valse per Sdentato che ruggì felice.
Continuarono a sfruttare la corrente con giravolte ed altre acrobazie da capogiri, quando ad un tratto Hiccup si accorse che Sdentato iniziò a seguire un percorso tutto suo e il vento divenne molto più freddo, quasi gelato, per non parlare del fatto che si stavano allontanando pericolosamente dalla cara isola di Berk, perciò cercò di fermare l’amico che però non gli ubbidì, troppo preso da un qualcosa che sembrava li stesse accompagnando.
-         Sdentato!- lo chiamò Hiccup
-         Sdentato!- ripeté più forte. L’animale finalmente lo ascoltò e rallentò.
La corrente continuava ad essere forte e fredda, inoltre dal cielo iniziarono a scendere fiocchi di neve.
Hic fissò perplesso l’animale.
-         È successo di nuovo...- disse Hic. Sdentato lo guardò tristemente, lui d’avvero non se ne acorgeva.
-         È il caso di tornare indietro, ci siamo allontanati troppo ed è sceso un freddo glaciale. Dai andiamo.- Disse Hic gentile. Sdentato obbedì e insieme tornarono vero l’isola di Berk.
 
Con il vento a loro sfavore, tornare indietro richiese un po’ più di tempo. Sembrava quasi che questo non volesse lasciarli andare, anzi che li invitasse a continuare a divertirsi ed anche Sdentato sembrava d’accordo con questo strano invito, ma il sole stava ormai per tramontare ed Hiccup sapeva che era meglio stare nei confini dell’isola quando faceva buio, non si sapeva mai che cosa si poteva incontrare...
Dopo un po’ tornarono al villaggio e finalmente Sdentato poggiò nuovamente le zampre a terra.
Hiccup scese dal drago per poi avvicinarsi al muso e dire.
-         Però! Che folata! Non si vedeva una bufera simile da non so quanto!- disse Hic contento comunque di essere ritornato a casa.
-         Ti sei divertito comunque?- chiese all amico che annuì tutto contento.
Hiccup rise e gli fece segno di seguirlo quando una risata conosciuta lo bloccò.
Poco più distante da loro vi era una ragazza, dai capelli dorati, raccolti in una treccia, un ciuffo che le copriva in parte l’occhio sinistro, mentre l’occhio destro, del color del cielo era perfettamente visibile.
Hiccup si bloccò con il cuore in gola... Astrid... ma la cosa che più gli fece male... fu vederla in compagnia di... quello!
Alto, forte e robusto, capelli biondi e lunghi, occhi castani, fisico scolpito.... Hic digrignò i denti e strinse i pugni.
“NO!” pensò “Mi rifiuto categoricamente di pensare che si sia messa con quello!!!” per un attimo gli venne l’impulso di mettersi tra i due e tirare giù il finimondo... ma lui cosa ne poteva contro un bell’imbusto come lui?
Hiccup ricacciò indietro la rabbia e s’incamminò a passo svelto a casa.
-         Andiamocene bello.- disse all’amico drago che lanciò una breve occhiata alla vichinga che notando i due allontanarsi mutò il suo sguardo, da felice a dispiaciuto.
Non avrebbe mai voluto far soffrire Hiccup, lei gli voleva molto bene... ma al cuor non si comanda ed Hic doveva farci l’abitudine.

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Capitolo 3
*** Jack Frost ***


CAPITOLO 3: Jack Frost


-         Ruttolomeo?!- sbottò Hiccup camminando avanti e indietro per la sua stanza.
-         Potevo capire Moccicoso, potevo capire Testa di Tufo, ma Ruttolomeo è pazzesco! Insomma, proprio con quello col nome più brutto si doveva mettere?! Cos’è, ha paura che i troll le rubino il calzino sinistro?- sbottava Hiccup in preda alla collera.
Sdentato lo osservava, seduto in un angolino della stanza e con gli occhioni spalancati, confuso sul da farsi, se fermarlo oppure continuare a godersi segretamente quel divertentissimo monologo.
-         Non ha senso! Insomma, so di avere anche io un nome brutto, ma penso sia un tantino migliore di Ruttolomeo, ma qui viviamo nel mondo del contrario! Brutto è bello e bello è brutto! Allora tanto vale chiamarsi Scoreggiolomeo! Se serve questo per tenersi una ragazza! Uffa!- sbottò Hic per poi buttarsi sul letto esausto per tutto quel parlare e gesticolare.
Rimase così per un po’, gli occhi chiusi e lo sguardo perso... che cosa poteva fare? Perché la vita era così ingiusta con lui?
-         Dice tanto a te e poi anche lui parla da solo...- disse una voce da qualche parte nella stanza.
Hiccup si alzò di botto preoccupato.
-         Chi c’è?!- domandò spaventato. Nessuna risposta, ne nessuna presenza, solo il povero Sdentato che guardava Hiccup come se fosse impazzito.
Hic si guardò in torno, ma non vide nulla di strano, così si risdraiò
-         Uff... adesso mi sembra anche di sentire le voci... ho proprio toccato il fondo.- borbottò
-         Secondo te mi aveva sentito?- disse ancora quella voce.
Hiccup si rialzò agile come una lepre.
-         Ok! Chiunque tu sia vieni fuori, perché non è divertente!- sbottò Hic mettendosi in guardia con le mani.
-         Cavolo! Ma sta proprio parlando con me!-  ripeté questa, più stupita.
-         Sì! Sì, parlo proprio con te! Ora fatti vedere!- disse Hic minaccioso sebbene gli tremassero le gambe.
-         Ma... ma tu puoi sentirmi...- disse questa.
Ad un tratto Hic iniziò come a distinguere una sagoma sfocata vicino a Sdentato, all’inizio non riuscì a capire, ma dopo un po’ questa divenne sempre più definita, fino a quando non prese le forme di un vero e proprio ragazzo.
Hiccup abbassò le mani, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Quello che aveva davanti era un ragazzino, poco più grande di lui. I capelli corti e talmente chiari da sembrare bianchi... anzi.. erano proprio bianchi! Gli occhi azzurri dello stesso color del ghiaccio. Pelle pallida e delicata. Indossava una camicia bianca, con sopra un gilet senza maniche, marrone e sopra ancora una specie di mantella del medesimo colore del gilet. Pantaloni marroni, a pinocchietto, leggermente strappati sul fondo e con dei lacci che li abbellivano. Piedi nudi e in mano un bastone congelato, lungo più di lui.
Per un momento Hic non si prese un colpo.
Rimase a fissare quel ragazzo sconosciuto che era apparso in camera sua e per un momento il cervello gli si scollegò.
Non capiva più niente.
C-chi era quel ragazzo?!
-         U-un momento... tu... tu riesci a... vedermi!- disse questo che sembrava ancora più stupito di Hiccup.
Hic non riuscì a rispondere, ma annuì lentamente, ancora sconvolto.
Il ragazzo dai capelli bianchi urlò entusiasta e fece un balzo per poi fare una capriola per aria.
Sembrava quasi che per un istante avesse volato.
-         Non ci posso credere! Finalmente qualcuno riesce a vedermi!- disse il giovane riatterrando e ridendo come un matto.
-         M...m...ma... c...chi sei tu?...- chiese Hic con un filo di voce.
-         Io sono Jack Frost!- rispose il ragazzo dai capelli bianchi.
-         J-Jack Frost?!- ripeté Hiccup.
-         Sì! Sì esatto! Sono io!- disse l’albino ancora euforico.
-         M-ma... quindi tu esisti!- disse Hic stupito.
-         Sì! Certo che esisto! Con chi credi che abbia giocato Sdentato in questi due giorni eh? E poi chi credi che porti la neve e il freddo?- disse Jack sorridente.
-         Sei tu?!- terminò Hiccup iniziando a sorridere entusiasta di vedere il leggendario Jack Frost.
-         Sì! Sono io!- disse il ragazzo con un balzo allegro.
-         Wow! Per gli Dei! Io... io non pensavo che fossi vero! Io...insomma, avevo iniziato a sospettarlo con la questione di Sdentato, ma.. d’avvero non pensavo di trovarti qui nella mia stanza!- disse Hic ancora scombussolato, ma sorridente.
In quel momento si accorse che... Skaracchio aveva ragione! Jack era un tipo molto smilzo e basso in confronto ai Vichinghi, naturalmente Hic era più basso ancora, ma comunque Jack non era un gigante.... ed era anche molto carino...
Hiccup scacciò via quel pensiero a tempo di record.
Jack ridacchiò.
-         Sì, scusa se ho iniziato a “perseguitare” il tuo Sdentato, ma... sai era l’unico drago che non mi voleva sbranare!- disse Jack grattandosi il capo, imbarazzato.
Hic inarcò un sopracciglio.
-         In che senso? Vuoi dire che anche gli altri draghi ti vedono?- domandò stranito.
-         Sembra strano, ma è così! Solo che gli altri non sembrano provare molta simpatia per me... Sdentato invece sembra che gli piacciano le mie palle di neve!- disse l’albino dando un buffetto a Sdentato che ringhiò contento.
-         Palle di neve... ho capito! Ieri sei stato tu a lanciarmela!- disse Hic.
Jack rise – Ammetto le mie colpe! Ma mi sembravi così mogio mogio e poi Sdentato si stava annoiando! Ho pensato che forse era il caso di movimentare un po’ la giornata!-
-         Ed oggi, mentre volavamo... eri sempre tu!- aggiunse il vichingo.
-         Eh già! Ammetto che era stato molto divertente volare con voi! Non è una cosa che si fa tutti i giorni!-
Hic era perplesso, ma comunque emozionato. Aveva davanti a se una leggenda! Una leggenda che per di più li aveva seguiti per due giorni interi, se non di più!
Aspettate... due giorni interi? Quindi significava che...
-         Aspetta, ma... prima tu eri... qui?- chiese Hic imbarazzato.
-         Prima quando? È da oggi pomeriggio che vi seguo. Sì, insomma... in realtà è da ieri, però stamattina ero andato a farmi qualche giro dell’isola.- disse Jack spensierato.
Hic sbiancò.
-         Ah... quindi tu prima hai sentito...-
-         Cosa?-
-         Beh ecco il mio.. ehm... monologo...-
-         Ah! Scoreggiolomeo? Sì l’ho sentito! È stato divertente.- rispose l’albino per poi scoppiare a ridere.
Hiccup arrossì.
-         Ecco.. era quello che volevo evitare...- disse per poi sedersi sul letto, imbarazzato.
Jack rise.
-         E perché mai? Hai ragione! Ruttolomeo è un nome orribile, è meglio il tuo.-
Hic lo guardò con un leggero sorriso.
-         Tu non cogli il lato imbarazzante della cosa vero?- domandò il vichingo sebbene più divertito.
-         Non c’è alcun lato imbarazzante! Ti sei solo sfogato! E comunque, da quel che ho capito di questa storia, la tua ragazza ha sbagliato a lasciarti così... ma non devi buttarti giù! Si vede che non era la ragazza giusta... sai quello che si dice, quando si chiude una porta si apre un portone!- disse Jack con fare da furbino.
Hic abbassò lo sguardo.
-         Già Astrid era un “portone”-  disse più tristemente
In quel momento una mano gli alzò lo sguardo ed Hic si ritrovò davanti a se le iridi azzurre di Jack, che aveva iniziato a volare ed ora era a testa in giù con il volto proprio davanti a quello del giovane vichingo.
Hic sobbalzò lievemente per la sorpresa. Non si vedeva mica tutti i giorni un ragazzo volante.
-         Allora la prossima volta si aprirà un ponte levatoio.- disse Jack scoppiando a ridere e tornando con i piedi per terra. Anche Hic si fece sfuggire una risatina sommessa.
Ad un tratto la porta della stanza di Hic si aprì ed entrò Stoick. Hiccup impallidì guardando Jack sconcertato.
Che avrebbe fatto il padre nel vedere che in camera sua c’era un ragazzo per di più così strano e mai visto?
-         Hic, con chi stai parlando?- chiese il padre preoccupato. Hiccup lo guardò stranito e lanciò una breve occhiata a Jack che invece non si era scomposto.
-         Ehm...- disse Hic non riuscendo a capire. Il padre non lo vedeva?
Jack capii il motivo dell’incertezza nella voce di Hic e così sporse il bastone verso Stoick, che gli passò attraverso.
Hiccup spalancò la bocca, ma la richiuse subito.
-         Oh ehm... con Sdentato! Sì, scusa, avevo bisogno di sfogarmi un po’.- disse Hic arrossendo. Non era capace a dire bugie.
Stoick inarcò un sopraciglio e guardò verso il drago che restituì lo sguardo al Vichingo per poi passarsi la lingua sul musetto con fare innocente.
Stoick alzò gli occhi al cielo e se ne uscii dicendo – Non voglio sapere... Vai a dormire e smettila di parlare con i draghi che poi t’immedesimi in una lucertola.-  e chiuse la porta.
Hiccup tirò un sospiro di sollievo.
-         Ma... non ti può vedere?- sussurrò Hic per non farsi sentire. Jack scosse il capo.
-         No, nessuno può, a quanto pare solo tu.- rispose Jack con il tono normale visto che comunque non poteva nemmeno essere sentito.
-         Ma perché?-
-         Credimi, vorrei saperlo anche io...- rispose l’albino per poi alzarsi in volo e poggiarsi sulla punta incurvata del bastone, in perfetto equilibrio.
Hic lo guardò meravigliato.
-         Ma... tu... insomma... da dove vieni?- chiese il vichingo incuriosito.
-         Da un laghetto ghiacciato.- rispose Jack sorridente.
-         Un laghetto ghiacciato?- ripeté il vichingo, ma in quel momento un vocione profondo tuonò dal piano di sotto.
-         Hic!- urlò questo.
-         Ok papà! Vado!- urlò Hiccup per poi voltarsi nuovamente verso Jack –Mi spiace... devo andare a dormire.- disse il vichingo tristemente.
-         Vai, vai, che fra poco passa Sandy.- disse Jack “scendendo” dal bastone e tenendolo nuovamente in mano.
-         Sandy? Vuoi dire Sandman? L’omino del sonno che lancia la sabbia negli occhi alla gente per addormentarli? Ma... quindi esiste anche lui!- domandò Hic conoscendo la leggenda di Sandman.
Jack rise – Lui lo conosci bene, eh?-
-         Certo! Chi non lo conosce?- disse Hic ancora emozionato per essere appena venuto a conoscenza dell’esistenza di Sandman.
-         Già... chi non conosce Sandy?...- ripeté Jack con amarezza. Hiccup non capì, ma non chiese nulla perché il giovane spirito del Gelo tornò subito allegro –allora a domani Hiccup!- disse salutandolo con la mano.
-         A domani... Jack Frost!- disse Hic ancora un po’ scombussolato.
L’albino rise – ti prego, chiamami Jack.-  e detto questo aprì la finestra ed una folata di vento entrò. Subito il vichingo si coprì il volto dall’aria fredda e pungente che gli colpì gli occhi. Sentì soltanto una risata riecheggiare per la stanza e poi il rumore della finestra che si chiudeva.
Hic tolse le braccia dal volto e guardò dove prima vi era Jack... ora non c’era più traccia dello spirito... se non un po’ di neve per terra vicino alla finestra.
Hiccup sorrise e lanciò uno sguardo a Sdentato
– questa non è roba che si vede tutti i giorni vecchio mio.- disse sorridente. Il drago scosse il capo con uno sbuffo divertito.
Improvvisamente il ragazzo iniziò a sentire la stanchezza impossessarsi di lui e si sdraiò immediatamente sul letto, coprendosi con le coperte fin sopra le spalle. Sbadigliò e chiuse gli occhi.
-Beh... buonanotte.- disse e si addormentò.
Ora sicuramente vi chiederete “ma come fa una persona ad addormentarsi così in fretta dopo una scoperta del genere?” Insomma, trovare una leggenda in piedi in camera vostra non è una cosa che si vede tutti i giorni ed è piuttosto sconvolgente!... beh vi dirò una cosa... la sabbia di Sandman stende chiunque.

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Capitolo 4
*** Un Nuovo Amico ***


CAPITOLO 4: Un nuovo amico


Hiccup si ridestò dal sonno quando il sole era già sorto. Il profumo dei pasticci della signora Puzzola si era già bello diffuso nella sua casa. Suo padre era solito comprare i pasticci di quell’anziana signora ed ogni mattina i due Haddock si cibavano con questi.
Il giovane vichingo si stiracchiò per poi voltarsi verso Sdentato appena in tempo per vederlo sbadigliare. Probabilmente anche lui si era appena svegliato.
Hic sorrise – Buon giorno bello- disse il giovane scendendo dal letto per poi prendere la protesi ed indossarla.
Non appena si alzò in piedi gli venne come un flash e quel flash aveva le sembianze di un ragazzo dai capelli bianchi ed il sorriso angelico.
-         Per gli Dei! Devo cercare Jack!- esclamò Hic uscendo dalla stanza e correndo giù per le scale seguito da Sdentato.
Corse verso la porta, s’infilò lo stivale, afferrò la giacca, fece per uscire quando...
-         Hic! Dove vai così di fretta? Devi ancora fare colazione!- sbottò un vocione alle sue spalle.
Hiccup si bloccò seduta stante voltandosi lentamente verso il padre che era già bello seduto a tavola che attendeva il figlio.
Si era dimenticato della colazione! Era così preso dall’idea di rivedere lo Spirito del Gelo che era riuscito a dimenticarsi del soave odore dei pasticci della signora Puzzola.
Hic appese nuovamente il giubotto per poi fiondarsi in tavola, senza neanche sedersi.
-         Sì, hai ragione papà, scusa.- disse prendendo la tazzona di latte e berla tutta di un fiato senza neanche metterci il miele per addolcirlo.
Arraffò due pasticci e li mangiò nel giro di pochi secondi. Poi prese il pesce lasciato appositamente per Sdentato e glielo passò, il drago lo prese al volo. Il tutto sotto lo sguardo sconcertato del grande capo villaggio.
Hic era troppo emozionato per quella giornata, voleva assolutamente parlare con Jack e fargli un mucchio di domande sul suo essere, i suoi poteri, su cosa intendesse per “vengo da un laghetto ghiacciato”... dopotutto quando mai ti ricapita nella vita di avere a disposizione una leggenda?
Non appena Hic finì di mangiare (o d’ingiozzarsi, dipende dai punti di vista) corse nuovamente verso la porta, dando una pacca veloce al padre che teneva la fronte aggrottata, per poi infilarsi nuovamente la giacca ed aprire finalmente la porta.
-         Buonissima la colazione pa! Ci vediamo più tardi!- disse il giovane prima di richiudersi la porta alle spalle.
Stoick rimase perplesso, continuava a fissare la porta da dove Hic era appena uscito –Buongiorno anche a te figliuolo...- borbottò prima di ritornare al suo pasto.
Hic uscì e si ritrovò nel bel mezzo di una bella nevicata. I Vichinghi erano felici e spensierati, i bambini giocavano e con loro anche i draghi. Solo in quel momento Hiccup si accorse di tutta l’allegria che c’era lì attorno, cosa che prima non aveva notato a causa della depressione post separazione con Astrid, ma quel giorno la rottura con la sua ragazza non lo aveva minimamente toccato, era troppo emozionato e concentrato sulla scoperta dell’esistenza di Jack Frost, per pensare a lei e fu grazie a questa sua distrazione dalla sua situazione che finalmente Hiccup si accorse di quanto magica fosse Berk sotto quella lieve nevicata e sommersa da quel candido manto bianco.
Aveva inoltre notato che i Vichinghi avevano iniziato ad appendere i festoni per lo Snoggletog! Si era dimenticato di quella festa! Eppure lui l’adorava!
In quel momento gli sembrò come di essersi risvegliato da uno stato di trans... era possibile che a causa di quei suoi giorni di depressione si fosse chiuso in se stesso fino al punto di vivere in un mondo tutto suo?!
Hic cercò di non pensarci e camminò per il villaggio guardandosi attorno, sia per vedere la magia della festa che pian piano prendeva vita grazie ai lumi ed agli addobbi, sia per identificare Jack Frost.
Da quel che aveva capito, nessuno poteva vederlo se non lui e i draghi, così aguzzò per bene lo sguardo, dopotutto non doveva essere difficile trovarlo... era l’unico ragazzo dai capelli bianchi come la neve, coi piedi scalzi anche a -10 gradi e con un enorme bastone sempre a portata di mano.
-         Cercalo anche tu,  Sdentato.- disse Hic all’amico drago.
In quel momento però una voce catturò la sua attenzione.
-         Hiccup levati!!!-
Hic si voltò appena in tempo per vedere Jack Frost volare a folle velocità verso di lui e fortunatamente si spostò appena in tempo per schivare l’ormai imminente colpo.
Si cacciò sulla neve accorgendosi che Jack era seguito da uno slittino con a bordo quattro bambini intenti a scivolare divertiti sulla neve.
Con l’aiuto di Sdentato, il giovane vichingo si rialzò ed osservò la scena.
Jack volava a pochi metri da terra, con il bastone abbassato che creava una leggerissima lastra di ghiaccio che formava come una pista scivolosa e i bambini sullo slittino seguivano il percorso come se fossero sui nostri attuali binari del treno!
In quel momento Hic capì. Jack stava facendo divertire i bambini e creava un percorso sicuro e spassoso per quelle piccole creaturine.
Gli si sciolse il cuore e fece segno a Sdentato di seguirlo visto che ben presto i ragazzini e Jack sparirono dalla loro vista, veloci come il vento.
Hic e Sdentato corsero fino a quando non li ritrovarono e così per tenere il passo, il Vichingo montò sopra Sdentato che iniziò a volare rasoterra.
Ben presto Hiccup notò che Jack faceva di tutto per rendere il percorso spericolato e sempre più divertente.
Sfiorava i carri, le presone, passava sotto ai draghi, creava rampe per fare fare allo slittino dei piccoli, ma divertenti salti e i bambini ridevano.
Dopo poco tempo Jack raggiunse un dosso di morbida neve e fece terminare lì la pista così che i bambini ci finissero addosso frenando la corsa e riempiandosi di morbida neve.
I bambini risero e scesero per poi iniziarsi a prendere a palle di neve.
Hiccup raggiunse Jack che era rimasto ad osservare i bambini, poggiato al suo bastone e con sguardo fiero.
Il giovane vichingo scese da Sdentato avvicinandosi allo spirito che gli lanciò un’occhiata divertita... per la prima volta Hic si ritrovò senza parole non appena quegli occhi color del ghiaccio incrociarono i suoi.
-         Piaciuto lo spettacolo?- chiese Jack sorridente. Hic cercò di ridestarsi.
-         Ehm.. sì, sembrava divertente!- disse il vichingo sorridendo.
Jack rise, prese il bastone, si avvicinò a Sdentato per dargli un leggero buffetto ed iniziò a camminare senza una meta precisa ed Hic lo seguì assieme all’inseparabile drago.
-         E lo era. Io adoro giocare con i bambini! Sentire le loro risate è una soddisfazione per me! Quando li faccio divertire mi sento... completo!- raccontò Jack. Hiccup annuì.
-         Interessante... non ti facevo un tipo giocherellone!-
Jack rise iniziando a volare  assumendo una posizione come se stesse nuotando a dorso, ma guardando sempre Hic – credimi! Io sono solo giocherellone! Raramente mi vedi serio! Amo giocare! Sono un bambino, lo so!- 
-         A me sembri quasi un diciottenne.-
Jack tornò coi piedi per terra – Diciottenne dici? Fico! Non ci avevo mai pensato!-
-         Perché? Quanti anni pensavi di avere?-
-         Beh, secondo i miei calcoli.. circa cinque o sei...-  disse con non chalance.
Hic aggrottò la fronte –Come? Ti ritieni così piccolo?-
-         Beh, mi baso sul primo ricordo che ho.-
-         Parli del laghetto ghiacciato?-
-         Esattamente. Ottima memoria!- e detto questo Jack rincominciò a volare. A quanto pare era difficile per lui mantenere i piedi per terra per un po’ di tempo. Era decisamente iperattivo.
-         Ma non farti strane idee, bellezza. Anche se ho molti meno anni di te, io so un sacco di cose che tu non sai.- disse Jack con fare saccente.
Hic inarcò un sopracciglio, cogliendo una sorta di sfida nella sua frase.
-         Oh, ma d’avvero? – chiese con fare furbetto. Jack capì subito l’antifona ed avvicinò il volto quello di Hiccup.
-         Oh sì! Prova a vivere sei anni in un mondo che non ti può vedere, non credi che questa mancanza di socialità possa spingerti ad esplorare il mondo?- chiese Jack con un’espressione sornione.
Per un momento la vicinanza del volto di Jack con il proprio trasmise ad Hic un po’ di soggezione, che però riuscì a scacciare via immediatamente, sfoggiando una fantastica faccia da poker.
-         Mettimi alla prova. Cosa sai che io non so?-
Jack sorrise allontanandosi lievemente.
-         Vuoi prima la notizia più shockante o quella più leggera?-
Hic ci pensò un po’ su.
-         Sorprendimi.- decise in fine. Jack rise pregustandosi già la sua vittoria.
-         La terra è rotonda!- annunciò lo spirito.
Hiccup spalancò la bocca e per poco non gli si staccò la mascella.
-         Che?! No, no, no! Mi prendi in giro!-
Jack scoppiò a ridere.
-         Te lo giuro! È vero!-
-         Come fa ad essere rotonda?! Guarda per terra! Ti sembra rotondo? A me non sembra! -  disse Hic sconcertato. Jack non smise di ridacchiare.
-         È un illusione, perché noi siamo troppo piccoli in confronto al nostro pianeta. Possibile che mentre voli con Sdentato non ti accorgi di niente? Se vai tanto in alto lo vedi anche che l’orizzonte ha una forma tondeggiante. Inoltre ho fatto il giro del mondo e non ho visto nessuna fine, perciò è tonda!- spiegò Jack.
Hic sbiancò
-         Ok... questo non lo sapevo...- disse infine. Si grattò il capo –credo che mi ci vorrà un po’ per farci l’abitudine...-
Jack ridacchiò –immagino.-
-         E... invece la notizia più leggera?- 
Lo spirito del gelo fece un sorriso sghembo.
-         La notizia più leggera è che esiste un altro continente.-
Hic sgranò gli occhi – D’avvero?!-
-         Eh già!- e l’albino si spostò verso una piattaforma che dava sul porto, indicando ad Hic l’orizzonde – La in fondo, verso ovest... avanti e avanti per chilometri e chilometri... vi è una terra maestosa ed inesplorata... Con alberi altissimi che sembrano toccare il cielo! Piante e vegetali mai visti! Climi sempre diversi! È un mondo tutto da scoprire! Ci sono stato due volte ed ancora non l’ho visto tutto...- 
Il giovane vichingo rimase imbambolato intento a seguire dove l’albino stava guardando, con lo sguardo sognante... chissà che gran posto doveva essere...
-         Mi piacerebbe andarci un giorno.- sussurrò meravigliato.
Jack voltò il capo verso di lui e sorrise dolcemente.
-         Chi lo sa! Magari un giorno potrei portartici.- disse per poi rincominciare a camminare. Hiccup si ridestò rincominciando a seguirlo.
-         D’avvero lo faresti?! Mi ci porteresti?!- domandò Hic euforico.
-         Perché no! Saresti il primo Europeo a metterci piede... uhm... forse è un’onoreficenza troppo grande... prima vediamo se te la meriti.- disse ridacchiando.
-         Ehi! Non vale!- sbottò Hic con finto fare offeso. Jack rise.
-         Certo che vale! Sarebbe poco divertente accompagnarti lì senza prima fartelo sudare.-
Hiccup fece un sorrisetto sghembo.
-         Tu pensi solo al divertimento, eh?-
-         Uhm... forse...- rispose l’albino facendo un occhiolino al Vichingo.
-         D’accordo! Allora che cosa devo fare per guadagnarmi il viaggio?-
Jack si fermò iniziando a rifletterci su. Si portò il dito indice al mento ed iniziò a picchiettarlo ritmicamente, prima di voltarsi verso Hiccup con la risposta pronta.
-         Sii mio amico!- disse questo.
Hiccup lo guardò stranito.
-         Devo essere tuo amico?-
-         Esatto! Io non ho mai avuto amici e vorrei provare ad averne uno! Che dici? Ci stai?-  chiese Jack porgendo la mano ad Hic che rimase un po’ a fissarla prima di sorridere e stringerliela.
-         Sì! Perché no? Di certo non è da tutti avere come amico una leggenda!- disse il Vichingo. Jack rise sciogliendo la stretta di mano.
-         Una leggenda? Addirittura? Comunque non cantare ancora vittoria! Devo essere sicuro al cento per cento che siamo amici per la pelle, prima di accompagnarti nel “Nuovo Mondo”.-
-         Mi suona un po’ come un ricatto.-
-         Non è un ricatto! È un accordo!-  disse allegro Jack. Hiccup rise e si portò le mani nelle tasche del giubbotto osservando il suo nuovo amico.
Era decisamente diverso da tutti i ragazzi dell’isola. Simpatico, allegro, solare! Tutt’altro che violento. Sembrava un bambino nel corpo di un adolescente... un bel adolescente per di più!
Hiccup scosse la testa quando gli venne da pensare a questo, ma non ci badò.
Comunque Jack gli piaceva! Sentiva che erano molto simili e che non sarebbe stato difficile essergli amico.
-         Va bene... allora...Jack! Che facciamo?- chiese il vichingo.
-         Ah! Non lo so! Di solito che fai con i tuoi amici?-
Hic ci pensò un po’...
-         Non saprei... voliamo!- disse Hic sorridendo.
-         Ottima idea!- e detto questo Jack si alzò in volo a parecchi metri di altezza esibendosi in giri della morte ed altre acrobazie. Hiccup rimase ammaliato nel vederlo volare in quel modo... Non era la prima volta in quella giornata che glielo vedeva fare, ma comunque gli dava una strana sensazione vedere un essere umano volare così, senza draghi o altri mezzi.
-         Allora? Ti sei congelato?- chiese ridacchiando Jack. Hiccup si ridestò e si voltò verso Sdentato che lo guardò come per dirgli “facciamogli vedere che cosa siamo capaci di fare!”.
Hic sorrise e montò sopra Sdentato, infilando la protesi nell’apposita staffa per poi alzarsi in volo.
Raggiunsero in poco tempo Jack che li aspettava con fare esperto, tenendosi stretto tra le braccia il bastone.
-         Dunque? Che hai intenzione di fare ora, Spirito del Gelo?- chiese Hic con fare beffardo. Jack sorrise e si portò due dita alla bocca per poi fischiare forte.
Un istante dopo ecco che la stessa brezza del giorno prima li investì.
Jack lanciò un breve sguardo ad Hiccup.
-         Riprendiamo da dove abbiamo interrotto ieri?-
Hic annuì. – Andata!-
E detto questo i due si buttarono in picchiata facendosi trasportare dal vento. Passarono per la foresta di Berk, sfiorando gli alberi colmi di neve, o meglio, Hiccup e Sdentato li sfioravano, mentre Jack si lanciava addosso ad essi, poggiando i piedi sui tronchi, per darsi slancio ed aumentare la velocità. Ogni volta che i suoi piedi toccavano la superficie legnosa dei tronchi, questi si congelavano con dei eleganti ghirigori.
Hic lo osservò divertito, mentre Jack urlava estasiato.
Una volta presa abbastanza velocità, Jack scattò in avanti superando Hiccup e Sdentato.
-         Provate a prendermi!- esclamò. Hic e Sdentato capirono subito l’antifona e il ragazzo cambiò la posizione della staffa, cambiando così anche quella dell’aletta di Sdentato.
Ben presto i due presero velocità e raggiunsero Jack in men che non si dica.
Lo spirito del gelo accolse di buon grado la nuova situazione ed iniziò a volare attorno al drago, ridendo.
Anche Hic rise, fino a quando non sentì due braccia circondargli il busto e qualcosa aderire alla sua schiena.
Jack era salito su Sdentato e si teneva dietro ad Hic.
-         Yuhu! Che forza! Non ero mai salito su un drago! Non ti peso, vero amico?- chiese Jack a Sdentato che scosse il capo divertito, per poi regalargli un sorriso senza denti come per dirgli “benvenuto a bordo!”
Hiccup invece rimase perplesso e “leggermente” stranito. Nessuna persona era salita con lui su Sdentato, se non Astrid, ed assolutamente nessun ragazzo si era mai permesso di toccarlo ed abbracciarlo come invece stava facendo Jack, non che la cosa gli desse fastidio, ma non era affatto abituato, sopratutto perché i Vichinghi erano tipi rudi, i quali la dolcezza e tutte le altre smancerie li disgustavano, sopratutto tra uomini. Per i Vichinghi il gesto d’affetto più significativo è una sanissima e dolcissima scazzottata!
Sicuramente Hiccup non era di quel parere visto che non aveva mai preso a pugni nessuno, ma di certo non era mai andato oltre ad una semplice pacca sulla spalla.
Jack, dal canto suo, non sembrava preoccuparsi di quel contatto, osservava i movimenti delle ali del drago, la struttura del suo corpo, ogni minima cosa. Era affascinato da quella creatura e lo si vedeva, forse era per questo che non si curava del suo gesto nei confronti di Hic o forse semplicemente non se ne rendeva conto visto che non era abituato a stare a contatto con le persone... anche da questo punto di vista era molto tenero e questo pensiero fece sorridere lievemente Hiccup, che ben presto si rilassò e si abituò all’idea di essere abbracciato da un ragazzo.
Jack fece aumentare la potenza del vento così che Sdentato accelerasse e l’adrenalina aumentò. I ragazzi urlarono divertiti e con loro anche Sdentato ruggì.
Tutti e tre erano nel loro universo.
Velocità, brividi, adrenalina, il vento tra i capelli, il freddo che gli pungeva le guance... Erano tre spiriti liberi e in quel momento loro erano infiniti.
Dopo un po’ di tempo però, le forze del drago iniziarono a diminuire, sebbene sarebbe piaciuto a tutti continuare, ma apparte Jack, loro erano creature mortali, bisognose di cibo, acqua e riposo e così i tre tornarono al villaggio.
Per facilitare il viaggio all’animale, Jack scese da Sdentato ed aumentò ancora la potenza del vento così che a Sdentato bastasse solo  lasciarsi trasportare e in men che non si dica i tre rimisero i piedi per terra, proprio dalla grande piazza del villaggio.
-         Wow! Che divertimento!- disse Hiccup ancora estasiato.
-         Puoi dirlo forte! È uno spasso volare sopra ad un drago! Credo che lo farò più spesso!- disse Jack accarezzando il muso dell’animale – sempre che a te vada bene.- il drago annuì sorridendo, Hiccup invece si strinse nelle spalle. L’idea di riavere Jack aggrappato a lui con un abbraccio, lo disturbava, ma nello stesso tempo lo rendeva felice, il che lo disturbava ulteriormente. Solitamente un ragazzo non dovrebbe essere così propenso a lasciare che un altro personaggio del suo stesso sesso lo tocchi in quel modo e invece ad Hic sembrava non dispiacere più di tanto... ma che gli prendeva?
Jack notò lo sguardo sconcertato di Hic e sfortunatamente capì subito.
-         Non ti va a genio che ti stia così appiccicato, vero?-
Hiccup sbiancò.
-         No, no, no! Non è per quello!- disse tentando di mentire, ma la cosa non sembrò funzionare, perché Jack inarcò un sopracciglio incrociando le braccia al petto. Hiccup cercò di inventarsi una scusa al più presto e non di quelle scadenti che racconta sempre...
-         È che non capisco come mai una persona che è in grado di volare senza l’aiuto di niente, voglia utlizzare un drago... non ti senti più libero a volare da solo?- chiese Hic.
Fortunatamente la sua scusa funzionò e Jack sorrise.
-         Ovviamente mi sento più libero a volare da solo... ma sono anni che lo faccio e l’idea di volare su un drago è molto emozionante.- spiegò.
Hiccup capì ed annuì, quando proprio in quel momento un urletto acuto richiamò la sua attenzione.
-         Hiccuuuuuuuuup!-  
Hic si voltò verso colui che lo aveva richiamato. Era Gambedipesce.
-   Ehi Gambe! - lo salutò una volta che questo arrivò d’innanzi a loro dopo una bella corsa, mentre Jack li osservava con un leggero sorrisetto.
-         È tutto il giorno che ti cerco!- disse questo con il fiatone per il troppo correre.
-         Beh, sono qui! Dimmi tutto!- disse Hic allegro.
-         Stasera faccio la mia festa di compleanno alla Sala Incontri* , mi chiedevo se ti andasse di venire.-
Hiccup ritornò serio.
-         Oh giusto! Ehm... mi piacerebbe molto Gambe, ma...- si voltò momentaneamente verso Jack, che stava ascoltando senza dire niente, come un normale spettatore. Hic si voltò nuovamente verso Gambedipesce.
-         ... ci sarà anche ... lei.... vero?- chiese tristemente.
Gambedipesce sospirò.
-         Sì, ho invitato anche Astrid... scusa Hic, ma è una mia amica e la volevo per il mio diciasettesimo compleanno.- disse Gambe dispiaciuto.
Hic gli diede una piccola pacca sulla spalla.
-         Non fa niente, però se c’è anche... l’altro... io non so se...-
-         No! Tranquillo! Rut non c’è.-
-         Rut?-
-         Sì, insomma... Ruttolomeo.-
-         Meglio.-  
-         Allora verrai? Per favore! Ci tengo tanto!- disse il ragazzone biondo con sguardo supplicante. Hiccup sorrise.
-         E va bene, ci sarò.-
-         GRANDE!-
-         Posso venire anche io?- intervenne improvvisamente Jack. Hiccup sorrise.
-         Certo! Ehi Gambe, può venire anche Jack?-
-         Chi?- chiese di rimando l’amico. Solo in quel momento Hic si accorse dello strafalcione che aveva detto e Jack scoppiò a ridere.
-         Ehm... no! Intendevo dire Sdentato!- disse Hic con un sorriso imbarazzato.
-         Da Sdentato a Jack ce ne vuole.- fece notare Gambedipesce.
-         Dai su! Mi sono confuso! Sono stanco! Capita a tutti no?- tentò Hic cercando di arrampicarsi sugli specchi, mentre Jack se la rideva.
-         Sì ok... comunque Sdentato può venire.- disse l’amico sorridendo. Hic tirò un sospiro di sollievo.
-         D’accordo! Allora a stasera!- disse Hiccup.
-         A stasera!- e Gambedipesce se ne andò.
In quel momento Hic si voltò verso Jack che ancora rideva. Il vichingo gli lanciò uno sguardo severo.
-         L’hai fatto apposta vero?- chiese Hic.
-         Sì!- disse Jack tornando poi a ridere – dovevi vedere la tua faccia! Sei diventato bianco come un lenzuolo! Ahahah! E poi “da Sdentato a Jack ce ne vuole”! Ahahaha! Che ridere!-
La risata di Jack fu contaggiosa ed anche Hiccup si fece sfuggire una risatina.
-         Tu e la tua smania di divertimento...- disse Hic più sereno per poi dirigersi verso casa. Jack e Sdentato lo seguirono.
-         Ammetterai che è stato divertente!- disse Jack
-         Beh! Visto dal tuo punto di vista forse sì.- rispose subito Hic.
-         Ora dove vai?-
-         Vado a casa che mi preparo per stasera... sarà una luunuuuuunga serata.-
-         Non ti offendi se vengo anche io veramente, vero?-
Hiccup si fermò e gli lanciò una lieve occhiata – perché mai? Anzi mi saresti d’aiuto! Tanto gli altri non ti possono vedere!- 
A quelle parole Jack si rattristì momentaneamente, ma tornò subito allegro.
-         Sì è vero! Allora ti lascio prepararti! Passo a prenderti per le sette?-
-         Guarda che non sono una principessina da portare al ballo...- disse Hic sarcastico. Jack scoppiò a ridere.
-         T’immagini con il vestito da principessa? Ahahah!-
Hiccup rabbrividì.
-         Ti prego! Che orrore!-
Jack si calmò per poi sorridergli lievemente – comunque ci vediamo più tardi!- disse per poi fargli un occhiolino.
-         A dopo!- aggiunse alzandosi nuovamente in volo per andare chissà dove. Hic lo seguì con lo sguardo, sorridendo ammaliato.
-         A dopo...Jack Frost.- sussurrò dolcemente.
 
 
*Sala incontri: è quell’enorme sala dove vi avviene la scena del “Libro dei Draghi” nel film e dove si svolge l’omonimo cortometraggio.

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Capitolo 5
*** La festa ***


Capitolo 5: La festa




-         Che ne dici di questo?- chiese Hiccup voltandosi verso Sdentato con addosso il solito giubbotto peloso, senza maniche. Il drago inclinò lievemente il capo.
-         No, hai ragione! Lo indosso sempre!- disse levandoselo e buttandolo sul letto. Prese il giubotto invernale.
-         E questo?-  chiese. Sdentato inclinò il capo dall’altro lato.
-         Ma no! Lo metto sempre d’inverno! Magari quello estivo... sì certo! A -10 gradi con il giubotto estivo! Mi voglio proprio far venire un coccolone! Proviamo con il nuovo completo!- proprio in quel momento Hic si slacciò la cintura e si levò la tunica, quando sentì...
-         Io proverei con il vestito da principessa.-
-         JACK!- urlò Hic cercando di coprirsi con la tunica che teneva in mano.
-         Che fai qui?! Mi sto vestendo!- lo rimproverò. Jack Frost, che era seduto sulla finestra, con una gamba a penzoloni e l’altra piegata con il piede poggiato al davanzale, fece spallucce.
-         Mi annoiavo.- disse semplicemente.
-         Ho capito, ma sono praticamente nudo!- disse indispettito Hiccup.
-         Capirai... sei a torso nudo. Non farti così tanti problemi, fino a prova contraria sono maschio anche io.- disse Jack.
Hic fece un forte sospiro, cercando di calmarsi, però l’idea che un ragazzo.. o meglio... che Jack lo vedesse anche solo a torso nudo, non lo entusiasmava. Lo faceva sentire in imbarazzo e non sapeva perché.
-         Che completo volevi metterti?- chiese Jack con un mezzo sorriso.
Hic si levò da davanti la tunica, con malavoglia, e la fece ricadere sul letto. Non aveva un fisico scolpito come gli altri vichinghi... anzi.. era decisamente magro, anche se si potevano intravedere un principio di addominali.
Hic si voltò verso l’armadio per prendere quel famoso completo e farlo vedere a Jack. Era messo in un cassetto in basso e così si dovette chinare per prenderlo, questo fece nascere in Jack uno strano sorriso sghembo, che però sparì non appena Hic si rialzò con in mano la nuova tunica. Era di un verde più scuro dell’altra ed aveva una cinta incorporata dello stesso verde dei pantaloni che già Hic indossava, i bordi erano di pelliccia marrone. Assieme alla tunica vi erano abbinati dei scalda polsi marroni dai bordi pellicciosi uguali a quello della tunica, ed un copri spalle dello stesso clore degli scalda polsi e sempre con i bordi pellicciosi.
La indossò sotto lo sguardo glaciale di Jack, per poi guardare l’albino con fare imbarazzato.
-         Ehm... che dici di questo?- chiese il vichingo. Jack scese dalla finestra e si avvicinò a lui con una mano al mento osservandolo in modo critico.
Quando gli fu a pochi centimetri di distanza, Hic si strinse nelle spalle iniziando a sudare freddo. Jack sembrava lo stesse mangiando con gli occhi e non era abituato ad essere vittima di un tale sguardo, sopratutto da parte di un ragazzo così... così... Jack!
Lo spirito del gelo poggiò delicatamente le mani sulle sue spalle per poi raddrizzare leggermente la stoffa che le copriva. Una volta fatto, levò le mani e regalò ad Hic un sorriso dolce che quasi fece sciogliere il vichingo.
-         Sei perfetto.- disse infine allontanandosi. Hic deglutì cercando di calmarsi.
-         Ehm... g..grazie.- disse infine grattandosi il capo e guardando verso Sdentato che in quel momento aveva inarcato un “sopracciglio” fissando Hic con fare stranito.
-         Però per me saresti stato meglio con un vestito da principessa.- disse Jack ridacchiando, facendo così tornare in se Hic.
-         Oh! Ma fa la finita!- disse il vichingo ridendo. Jack scoppiò a ridere per poi sorridergli nuovamente.
-         Beh! Che stiamo aspettando? Andiamo?- domandò l’albino.
-         Sì, sì! Andiamo.- disse Hic per poi prendere un pacchetto che aveva lasciato sul letto ed uscire dalla stanza seguito da Jack e Sdentato.
I tre scesero le scale. Hic salutò suo padre ed uscì di casa accompagnato dal suo drago e dal suo nuovo amico.
Attraversarono il villaggio innevato.
Ormai si era fatto buio e i lumi per lo Snoggletog* erano accesi conferendo al villaggio un’atmosfera magica.
Hic si guardò attorno con un sorriso sulle labbra e con lui anche Jack guardava il paesaggio meravigliato.
-         È fantastico...- disse Jack. Hic chiuse momentaneamente gli occhi ed inspirò l’aria fredda e alpina mista al profumo di dolci dedicati alla festa.
-         Casa...- disse solenne, riaprendo gli occhi. Jack gli sorrise gentile.
Ben presto i tre arrivarono d’innanzi al portone della Sala Incontri, che come sempre era socchiuso.
Non appena Hic lo aprì, furono subito investiti dall’aria calda provocata dal grande focolare posto al centro del salone di ritrovo.
-         Hiccup!- urlò subito Gambedipesce correndogli incontro –Benvenuto!- disse il grande vichingo con il sorriso sulle labbra.
Hic gli sorrise. – grazie Gambe! Buon colpeanno!- disse passandogli un pacchetto.
 
Gambedipesce lo prese con gli occhi lucidi per l’emozione.
-         Ohh!! Grazie Hic! Chissà cos’è?- chiese il biondo strappando via la carta. Hic incrociò le braccia al petto e fece un sorriso sghembo aspettando la reazione dell’amico.
Gambe finì di scartare il regalo e sobbalzò nel vedere cosa contenesse... un mini manuale su tutti i draghi del mondo, con tutte le informazioni e i segreti sulle varie specie.
-         Hiccup!!! È fantastico! Grazie! Era proprio quello che volevo!- disse Gambedipesce tirandogli una pacca sulla spalla (per l’appunto, contatto fisico vichingo). Hic sorrise.
-         Figurati Gambe!- disse gentile. In quel momento vennero subito raggiunti dagli altri.
-         Ehi Hic! Ciao!- lo salutarono Moccicoso e i fratelli Tasta di Tufo e Testa Bruta.
-         Ehi ragazzi! Moccio, Tufo, Bruta! Come state?- chiese Hic battendo il pugno o stringendo la mano ai ragazzi.
-         Tutto bene, te?- chise Moccio
-         Uhm, non c’è male dai!- disse Hic con un leggero sorriso.
-         Uh! Hic, questo completo nuovo ti sta benissimo!- disse Testa Bruta con il suo solito tono sognante che usava spesso con Hic.
Jack, che era rimasto ad osservare la scena, si avvicinò ad Hic per tirargli una lieve gomitata scherzosa alla frase di Bruta. Hiccup arrossì lievemente lanciando un’occhiata fulminea all’albino prima di tornare con l’attenzione verso i suoi amici.
-         Beh, grazie Bruta...- disse Hic un po’ imbarazzato.
-         Oh... figurati..- rispose lei con lo stesso tono “suadente” di prima.
-         Bruta, piantala un po’...- si lamentò il fratello gemello.
-         Tu piantala!- sbottò la ragazza.
-         No! Tu!-
-         No! Tu!- e detto questo i due iniziarono a prendersi a scazzottate.
Hic, Gambe e Moccio si allontanarono dalle due furie per avvicinarsi al tavolo dedicato alla “festa”. Jack e Sdentato li seguirono, mentre l’albino non levava lo sguardo dalle due “Teste” che si stavano prendendo a pugni.
-         Ma... è normale che facciano così?- chiese Jack ad Hiccup. Hic annuì
-         Normalissimo.- sussurrò per non farsi sentire dagli altri.
Jack annuì, continuando a guardarli stranito.
Arrivarono al tavolo e in quel momento Hic vide Astrid, seduta, intenta a bere un drink.
I due si lanciarono una lieve occhiata, mentre Hiccup cercava in tutti i modi di trattenere le palpitazioni nel riincrociare quegli occhi color de mare.
-         Ciao.- sussurrò lievemente Hic con un sorriso incerto.
-         Ciao.- rispose anche lei con un sorriso più sicuro.
Hic si grattò il capo, arrossendo. Era la prima “discussione” che avevano da quando lei lo aveva lasciato.
In quel momento, però, il sorrisetto che aveva stampato in volto scomparve quando vide il ragazzo che si sedette vicino a lei cingendole le spalle.
Hic si voltò appena in tempo per nascondere lo sguardo a dir poco adirato.
-         Hic, che succede?- chiese Jack.
-         Gambe!- esclamò Hiccup. Gambedipesce si avvicinò al vichingo dai capelli ramati, con fare titubante.
-         Sì Hic?- chiese con voce tremante-
-         Non avevi detto che Ruttolomeo non c’era?!- sussurrò severo, sempre dando le spalle ad Astrid e l’ospite indesiderato.
-         Oh! Scusami Hiccup, ma  Astrid aveva insistito tanto per portare anche lui e se ti dicevo che lui c’era, tu non saresti venuto!-  si giustificò Gambedipesce.
Hiccup dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non iniziare a sbraitare come un pazzo.
Dopo un bel respiro profondo disse
-         Daccordo... ma se mi rivolge la parola non sono sicuro di riuscire ad essere gentile.- disse a denti stretti. Gambe sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
-         Tranquillo Hic, gli ho fatto promettere che non ti avrebbe dato fastidio.-
-         Grazie.-
Tra Hiccup e Ruttolomeo non c’era mai stato un buon feeling. Ruttolomeo era di una classe avanzata nell’addestramento draghi essendo più grande di loro di un anno ed era sempre solito prendere in giro Hic per ogni suo disastro, ma quando il giovane vichingo diede mostra delle sue abilità diventando l’eroe di Berk, il ragazzone si calmò e lo lasciò in pace... ma ora che Astrid lo aveva mollato per mettersi con lui, Hic temeva che Ruttolomeo avesse approfittato della cosa.
Dopo poco tempo arrivò la madre di Gambedipesce con le prime portate e i giovani vichinghi si sedettero su di un tavolo per iniziare a mangiare.
Come primo piatto vi era un pollo arrosto enorme! Sembrava gonfiato d’aria come un palloncino!
La coscia che venne data ad Hic era persino più spessa della sua... sebbene non ci volesse molto.
Jack e Sdentato se ne stavano tranquilli dietro di lui, osservando la scena come dei normalissimi spettatori. Si vedeva che Jack era abituato ad osservare le persone senza interagire.
I ragazzi iniziarono a chiacchierare, o meglio, Hic stava a sentire le chiacchiere dei ragazzi, lanciando delle occhiate di sottecchi ai due fidanzatini che per un malefico scherzo del destino, sedevano proprio di fronte a lui.
Ben presto Ruttolomeo prese in mano la conversazione, iniziando a raccontare degli aneddoti sulle sue “avventure” per farsi figo agli occhi di quelle due ragazze che vi erano lì, ovvero Astrid e Testa Bruta, che entrambe lo guardavano con occhi sognanti.
Hiccup alzava le spalle, disinteressato. Che cosa aveva di così speciale quello? Il fisico scolpito? I capelli lisci e fluenti dell’intenso color dell’oro? Gli occhi castani, enigmatici e profondi? Sì, ok... potevano andare... ma in testa aveva soltanto segatura...
-         Mi inseguivano in centinaia!- raccontava lui – Piccoli, appiccicosi e puzzolenti ed io li affrontai! Uno ad uno! Con la spada sguainata, i nervi d’acciaio e il vento tra i capelli! Ero proprio sullo strapiombo quando arrivò il capo e mi attaccò! Avevo le spalle al muro, o meglio, al vuoto, ero senza speranza, quando alla fine raccolsi tutto il mio coraggio e mi fiondai contro di lui!- disse con il tono di voce che sembrava volesse creare più enfasi. Tutti quanti seguivano il racconto stupefatti, mentre Hiccup alzava gli occhi al cielo e Jack e Sdentato guardavano il biondo perplessi, Jack con le braccia incrociate al petto e Sdentato con un orecchio su e l’altro giù.
-         Alla fine ne uscii vincitore... sebbene con un brutto fardello...- e detto questo s’indicò una cicatrice che partiva dalla spalla sino al gomito.
-         Ahia! Deve fare molto male...- commentò Gambedipesce.
-         Che forza amico! Anche io vorrei una cicatrice del genere!- commentò Testa di Tufo.
-         Oh, ma non ti basta il tatuaggio a forma di drago che ti indica il tuo destino da massacra draghi?- disse sarcastica Bruta.
-         Te l’ho già detto, non è un tatuaggio è una voglia!- e i due rincominciarono a litigare.
Hiccup invece sbuffò contrariato.
“Wow... una cicatrice sul braccio... ed io invece che ci ho rimesso un piede per terminare una dannata battaglia che andava avanti da secoli?” pensò sarcastio Hic torturando un pezzo di carne che aveva nel piatto.
In quel momento, per la prima volta da quando i vichinghi si erano seduti a tavola, Jack Frost aprì bocca.
-         Wow... certo che quello si da più arie di un pallone aereostatico...-
Nel sentir questo Hic si fece scappare una risata che, sfortunatamente, catturò l’attenzione degli altri ragazzi.
-         Il mio racconto ti fa ridere Haddock?- domandò Ruttolomeo con fare superiore. Hic gli lanciò una breve occhiata e si schiarì la gola.
-         Oh no! Al contrario! Lo trovo emozionante! Insomma... scalare il monte Oscuro ed affrontare centinaia di Trol per riprendersi il calzino sinistro... un’impresa da eroe, non c’è che dire!- disse Hic sarcastico scatenando la risatina divertita di Jack che fece automaticamente sorridere anche il vichingo.
-         Mi stai prendendo in giro?- chiese Ruttolomeo. Hic sgranò gli occhi.
-         Cosa?! Io?! Ma sherzi?! Perché mai dovrei prenderti in giro! Insomma, un’ impresa così epica! Ma poi... ti sei anche fatto una cicatrice! Per Odino! La vorrei io una cicatrice così! Una cicatrice sul braccio! Non se ne trovano di così in giro!- disse Hiccup con il sarcasmo ancora più marcato.
Jack scoppiò nuovamente a ridere e con lui ridacchiarono anche gli altri vichinghi, mentre invece Astrid fulminò Hic con lo sguardo.
Hiccup capì subito l’antifona e tornò nuovamente con l’attenzione sul piatto... lo stesso non si poté dire di Ruttolomeo, che fissò Hiccup con un sopraciglio inarcato e la testa alta, con fare superiore.
-         Ti senti tanto più superiore, Haddock? Soltanto perché hai fatto amicizia con le lucertole, ti credi migliore?- domandò Ruttolomeo.
Hiccup sghignazzò.
-         Beh, diciamo che come impresa mi pare ad un livello leggermente superiore rispetto alla tua.-  disse Hic senza togliere gli occhi dal piatto, ma comunque con il suo solito tono sarcastico.
-         Ah, allora si tratta di una competizione!-
-         Credimi, io sono tutto fuorché competitivo.-
-         Beh, certo... anche perché a quanto pare non serve aver compiuto un impresa eroica per avere qualcuno accanto che non abbia le squame.- disse Ruttolomeo abbracciando Astrid, che però gli diede una gomitata sull’esofago.
-         Dacci un taglio Rut!- lo amonì.
Hiccup a quella botta si sarebbe come minimo piegato in due, invece Ruttolomeo rimase invariato, anzi, la strinse ancora di più a se ridacchiando ed Astrid arrossì. Hic digrignò i denti, ma cercò di vincere la sfida. Avrebbe rimesso a posto quel verme.
-         Io almeno ce l’ho un drago.- disse con fare di sfida Hiccup
-         Un drago? Parli di quel gatto sovrappeso volante? Ma per favore!-
Detto questo Sdentato alzò il capo ringhiando forte e Ruttolomeo per un momento sbiancò. Hiccup ridacchiò.
-         Un gatto sovrappeso volante che può ridurti ad un arrosto.- lo corresse Hiccup sorridendo. Sdentato si rilassò lanciando un’ultima occhiataccia a Ruttolomeo, mentre invece Jack ridacchiò.
Il vichingo biondo cercò di ricomporsi e lanciò un’altro sguardo strafottente ad Hiccup.
-         Oh beh, se tu preferisci passare le notti con un drago, piuttosto che con una ragazza è un tuo problema Haddock.- disse maligno.
Astrid arrossì sedutastante, tirando un’altra gomitata a Ruttolomeo.
Hic strinse i denti.
-         Esistono altre cose oltre alle ragazze.- disse Hiccup.
-         Certamente, come per esempio rimanere storpio a vita per aiutare delle lucertole.-
Con quest’ultima battuta, calò il silenzio. Hiccup lo guardò negli occhi, furente.
-         Sì, questo è un esempio. Meglio rimanere storpio per una giusta causa, piuttosto che vantarsi di un taglietto sul braccio per aver ripreso un calzino.- disse Hiccup velenoso.
-         Sì, ma a quanto pare non sono le azioni che contano, a quanto pare l’unica cosa che conta è avere i pezzi giusti nei posti giusti, Haddock.- disse Ruttolomeo con perfidia per poi voltarsi verso Astrid e baciarla davanti a tutti. Naturalmente la ragazza non gradì, ma poco importava.
Hiccup strinse i denti ed abbassò lo sguardo, sconfitto.
A quell’azione Ruttolomeo ghignò.
Jack non ce la fece più. Si avvicinò ad Hic e gli poggiò una mano sulla spalla.
-         Andiamocene Hic.- gli sussurrò dolcemente.
Al sentire il suono melodioso di quell voce Hic si ridestò ed annuì alzandosi da posto e facendo segno a Sdentato di seguirlo, per poi dirigersi verso l’uscita seguito dai lamenti degli amici.
-         Hic! Eddai Hiccup, guarda che Rut stava scherzando! Non andartene dai!-
Ruttolomeo ridacchiò.
-         Dai Hic, torna qui, come sei permaloso.- disse con fare calzonatorio prendendo un bicchiere d’acqua e portandoselo alle labbra.
Jack si voltò con fare scocciato verso Ruttolomeo e puntò il bastone contro di lui, facendo ghiacciare l’acqua nel bicchiere proprio mentre lui stava bevendo, facendogli rimanere appiccicata la lingua.
Rut sgranò gli occhi ed iniziò a fare strani versi.
Astrid si voltò verso di lui.
-         Che hai Rut?-
-         Ho la linga attattata – tentò di dire lui.
-         Che?!-
-         Ho la linga attattata!!!- ripeté.
-         Puoi parlare meglio? Sembra che tu abbia la lingua attaccata al bicchiere.- disse Gambedipesce.
-         Ma lui HA la lingua attaccata al bicchiere!- disse Astrid per poi cercare di aiutarlo.
Hiccup si girò leggermente vedendo Jack che se la rideva. Anche il vichingo osservò la scena ed incominciò a sghignazzare automaticamente.
Astrid in piedi sulla sedia intenta a tirare con tutta se stessa il bicchiere, mentre gli altri ragazzi ridevano divertiti.
Ben presto la risatina di Hic si unì alla risata goduta e quasi isterica di Jack.
Finalmente, dopo vari sforzi, Astrid riuscì a staccare il bicchiere dalla lingua di Ruttolomeo, che ululò di dolore mentre la sua lingua continuava a stare a penzoloni dalla bocca, come quella di un cane.
Hic rimase ancora un po’ a ridacchiare, prima di decidere di levare definitivamente i tacchi, seguito da Sdentato e dall’ancora ridente Jack.
Uscirono dalla sala ed una brezza fresca, ma piacevole li accolse.
Hic sospirò formando una nuvoletta di condensa.
-         Grazie Jack, non ce l’avrei più fatta a resistere lì dentro...- disse. Jack sorrise.
-         Figurati, non lo sopportavo più, meritava una bella lezioncina.- disse lo spirito facendo un occhiolino ad Hic.
Hiccup sorrise e scosse leggermente il capo.
Si voltò verso Jack e lo guardò momentaneamente. Lo spirito del gelo lo guardò di rimando e gli sorrise.
Rimasero a fissarsi per un po’ di tempo, fino a quando Hic non gli disse... –vieni.- ed iniziò a camminare.
Sdentato e Jack si lanciarono dei brevi sguardi, ma iniziarono a seguire il vichingo che si addentrò nella foresta di Berk.
Era buio ed innevato, era decisamente difficile riuscire a capire dove stessero andando, persino per Jack, ma Hiccup sembrava conoscere quella strada come le sue tasche e ben presto anche Sdentato la riconobbe.
Dopo vari minuti di camminata alla fine si ritrovarono nella radura di Hic e Sdentato. Quella dove Hiccup era solito nascondere l’amico drago quando vi era ancora la guerra.
Hiccup tirò un respiro profondo per poi lasciarsi cadere all’indietro per immergersi nella fresca neve.
-         Ah! Questa sì che è vita!- disse iniziando a fare un angelo di neve.
Jack si avvicinò a lui guardandolo dall’alto in basso.
-         Che combini Hic?- chiese Jack tenendo stretto il bastone e sorridendo divertito al vichingo che lo guardò per un po’, senza rispondere.
Questo improvvisamente passò la mano bruscamente sui piedi nudi di Jack, facendogli perdere l’equilibrio per farlo sdraiare vicino a lui.
Jack rimase frastornato, ma quando si ritrovò a guardare il cielo, capì...
A colorare quel cielo stellato, vi era una bellissima Aurora Boreale... dai colori stupendi, che variavano dal verde acqua fino al rosa fucsia....
Jack ci si perse, meravigliato... gli occhi lucidi e stupiti da tanta bellezza.
Anche Sdentato si sdraiò, iniziando a guardare il cielo incuriosito, senza però coglierci niente di che... lui era abituato.
Hiccup si voltò verso Jack e gli sorrise.
-         L’hai portata tu questa, lo sai?- disse Hiccup.
Jack si voltò verso Hic, stranito.
-         D’avvero?- chiese.
Hic annuì.
-         Viene ogni sera, perché qui fa freddo... e tu sei lo spirito del gelo... credo che ti rappresenti, sai?- disse il vichingo.
Jack si voltò nuovamente a fissare il cielo, con fare critico.
-         Uhm... non lo so... forse c’è qualcos’altro sotto... forse non centra il freddo** ...-
Hiccup sorrise .
-         Oh! Io dico di sì!- disse. Jack fece spallucce.
-         Uhm, se lo dici tu...- disse il guardiano osservando ancora quella meraviglia celeste... – in cosa credi che mi rappresenti?-  domandò voltandosi nuovamente verso Hiccup che osservò per bene l’Aurora per poter spiegare bene a Jack.
-         Beh, il fatto che venga quando c’è freddo e tu rappresenti il freddo... poi i colori, tutti quei colori mettono allegria ed è quello che fai anche tu... da un senso di pace, di tranquillità, proprio come te...- “ed è bellissima come te...” pensò, ma scacciò subito quel pensiero.
Jack rimase a guardare l’aurora con fare sorpreso.
-         Wow! Beh, grazie! Non pensavo di essere così.- disse lo spirito con un sorriso per poi tornare a fissare la volta celeste – sai... non sono mai stato visto da nessuno, non avrei mai pensato di... essere così importante... portare gioia, pace e tranquillità... io... io pensavo di essere superfluo al mondo.- spiegò Jack. Hic scosse il capo.
-         Invece sei molto importante. L’inverno non ha senso senza di te. Sei tu che fai divertire i bambini, tu che rendi tutto così allegro e magico... se vogliamo parlare di qualcuno di superfluo, allora eccomi qui.- disse Hic. Jack corrugò la fronte fulminando il vichingo con lo sguardo.
-         Che barbaggini vai mai dicendo?- sbottò l’albino.
-         È la verità! Non sono un vichingo forte, non ho un nome che incute timore ai Troll e di certo non sono bello.... io non sono come gli altri, sono diverso, sono strano... In tutta la mia vita avrò compiuto solo un’unica grande impresa e guarda un po’? Ne è bastata solo una per perdere un piede! Mio padre invece... ha affrontato non so quanti pericoli ed imprese e ne è sempre uscito inleso... non sarò mai come lui, ne come nessun’altro vichigno di Berk.. uff... ho sempre saputo di essere diverso, ma per un po’ mi sono auto convinto di esserlo in senso buono... invece...aveva ragione Rut... sono solo uno sfigato.- disse Hiccup abbassando lo sguardo. Jack si girò di fianco, piegando il gomito e tenendosi la testa sulla mano.
-         Hic, se tutte le persone come te fossero sfigati... non esisterebbero eroi...-  disse.
Hiccup lo guardò confuso.
-         E-eroe?-
-         Certo! Quante persone possono dire di aver addestrato un drago? Eh?! E poi che tu ne sia uscito con un piede monco, non significa. Le disgrazie capitano a tutti. E poi soltanto perché tu sei diverso, pensi di essere sfigato? Hiccup, tu non sai quanto quegli altri siano inferiori a te e non lo dico perché sei l’unica persona che mi riesca a vedere... sai perché io amo i bambini? Perché quando sono piccoli ognuno di loro è speciale per i propri motivi. Quando sono piccoli loro sono ognuno dei piccoli tesori, unici e diversi l’un l’altro ed è questo che li rende così speciali.... poi con il passare del tempo ho notato che... le persone iniziano a perdere la loro unicità... cercando di unificarsi tra di loro perché vedono un ragazzo che magari ha una massa muscolare maggiore della loro e allora decidono di imitarlo. Tu invece... sei sempre te stesso, anche a sedici anni non hai perso quella unicità che ti rende... Hiccup! E questo è da ammirare. Sono tutti bravi ad essere altre persone, la cosa difficile è continuare ad essere quel bambino che eri... continuare ad essere te stesso sempre, è la sfida più difficile che possa esserci... e tu la stai vincendo Hic...- spiegò Jack gentile e con il sorriso sulle labbra.
Hiccup rimase a bocca aperta... nessuno aveva mai detto delle cose così carine su di lui e sentirli detti dalla voce dolce e soave di Jack gli creò come dei brividi lungo la schiena per tutta la durata del discorso... sebbene non ne capisse il motivo.
Dopo alcuni secondi passati con la mascella spalancata, alla fine Hic si ridestò e disse.
-         Ah.. io... ehm... n-nessuno mi aveva mai detto una cosa così... g-grazie..- disse Hic ancora shockato. Jack sorrise.
-         Figurati, io dico sempre quello che penso.- gli disse facendogli un occhiolino.
In quel momento il cuore di Hic si riempì di felicità e commozione... Jack pensava davvero quelle cose meravigliose su di lui... e la cosa lo tirò decisamente su di morale, così tanto che gli occhi gli divennero lucidi e si gettò su Jack abbracciandolo in una stretta dolce, ma salda come l’acciaio.
Jack rimase leggermente sbigottito, ma ben presto sorrise per  poi ricambiare l’abbraccio.
Hiccup sorrise per il fatto che Jack non lo avesse respinto... era così bello sentirlo tra le sue braccia...la pelle fredda, ma piacevole... morbida e deliata.... il profumo dolce e soave... il respiro regolare che gli sfiora la nuca come le sue labbra... chi sa quanto morbide dovevano essere le sue labbra...
A quel pensiero Hic si riscosse, sgranando gli occhi e separandosi immediatamente da lui, alzandosi.
-         Ehm...sì! Grazie Jack!- disse Hiccup imbarazzato e rosso in viso. Jack sghignazzò continuando a guardarlo da seduto.
-         Ehm.. forse è meglio se Sdentato ed io andassimo a casa...- disse Hic voltandosi verso l’amico drago che si alzò in un balzo. Jack sorrise e si alzò anche lui.
-         Va bene! Ti accompagno.- disse Jack iniziando ad incamminarsi. Hic lo seguì con lo sguardo basso.
-         Grazie...- disse il vichingo.
Ma che razza di pensiero gli era balenato in testa?! Baciare un ragazzo?! Come cavolo gli era potuto venire in mente?!
L’ora tarda faceva brutti scherzi.... sebbene fossero appena le nove....
 
Snoggletog* : è il vero nome della “festa dei Pomicioni”, avendo finalmente il dvd de “il dono del drago” ho la conferma del nome, ho già corretto il capitolo precedente.
-   Uhm... non lo so... forse c’è qualcos’altro sotto... forse non centra il freddo** : nel film de “Le 5 leggende” l’aurora boreale viene utilizzata come “SOS” dai guardiani.

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Capitolo 6
*** Tu Hai Tutto Il Mondo Nei Tuoi Occhi ***


Capitolo 6: Tu hai tutto il mondo nei tuoi occhi.


I giorni passarono, la neve continuava a scendere lieve sull’isola di Berk, rendendola un posto incantevole.
Ogni cosa era ricoperta di un soffice manto bianco, brillante e candido. Il sole splendeva alto nel cielo e molto spesso vi era il sereno, ma ciò nonostante la neve non si scioglieva, come se ci fosse stato qualcosa che vegliasse su di essa per evitare che si squagliasse ai primi accenni di raggi solari... e quel qualcosa c’era realmente...
Jack Frost, lo spirito del gelo, il custode del ghiaccio, da giorni ormai svolazzava per quelle vie, portando gioia, divertimento, neve ed indimenticabili battaglie a palle di neve. Ricoprendo le finestre di incredibili disegni di brina. Facendo colare dai tetti perfette stalattiti di ghiaccio che riflettevano i raggi solari come dei lunghi diamanti.
Invisibile come il vento, passava lasciando la sua solita traccia, ma senza prendersene il merito come invece doveva essere.
La solita routine... se non fosse per una persona... Hiccup Horrendus Haddock III. L’unica persona che riuscisse a vederlo. L’unica persona che credesse veramente in lui e l’unico vero motivo per il quale Jack non lasciasse l’isola.
Quella mattina il giovane Vichingo si era alzato dal letto, svegliato come sempre dal frastuono di Sdentato che saliva sul tetto iniziando a saltare come un pazzo per la voglia di volare.
-         Ho capito Sdentato! Sto arrivando!- disse sbadigliando e mettendosi lo stivale nel piede destro e la protesi nella gamba sinistra.
N0n appena Hiccup si raddrizzò, incrociò la finestra chiusa sulla quale spiccava una strana scritta lasciata sulla brina che lo fece sobbalzare.
“ Felice Snoggeltog principessa.”
-         Santo Odino! È oggi?!-
-         Eh già.- gli rispose una voce alle sue spalle, facendolo sobbalzare ed urlare per lo spavento, scatenando le risa di questa.
-         Jack Frost! Devi smetterla di apparirmi all’improvviso alle spalle!-  lo rimproverò Hiccup portandosi una mano al cuore. Jack smise di ridere.
-         Cosa c’è di divertente nello spuntarti all’improvviso da davanti?- lo stuzzico il ragazzo, poggiandosi al solito bastone di legno. Hiccup sbuffò e fece cenno a Jack di seguirlo mentre si dirigeva verso l’uscita della casa per far volare Sdentato.
-         Com’è che te lo ricordi te, che non sei di qui, che oggi c’è lo Snoggeltog, mentre io me ne sono dimenticato?- gli chiese Hiccup.
-         Perché io sento quello che dice la gente e non si parla d’altro.-  rispose l’albino.
I due uscirono di casa trovando Sdentato sul tetto che aspettava Hiccup, impaziente di fare la solita volata mattutina.
Hiccup gli disse di scendere ed il drago obbedì, piazzandosi davanti al ragazzo, con lo sguardo voglioso e gli occhioni felici.
-         Comunque... come funziona questo Snoggeltog? Insomma, mi sembra di aver capito che si fa una festa.- disse l’albino. Hiccup annuì mentre preparava la sella di Sdentato per farlo volare.
-         Esattamente. Facciamo una festa alla Sala Incontri, dove si beve, si ride, si scherza e si festeggia e poi alla sera, quando torniamo a casa, mettiamo gli elmetti vicino alla finestra, così Odino ci mette dei doni dentro.-
-         Vuoi dire Nord.-
Hiccup si voltò verso Jack con fare confuso.
-         No, volevo dire proprio Odino.-
-         Però è Nord quello che vi porta i regali.-
-         E chi sarebbe questo Nord?-
-         Nicholas Nord, detto anche Babbo Natale o... magari qui dovreste chiamarlo Babbo Snoggeltog.- e detto questo Jack iniziò a ridacchiare.
Hiccup inarcò un sopracciglio.
-         Mai sentito nominare.- disse salendo su Sdentato.
-         Strano, perché sarebbe lui che vi porta i regali tutti gli anni, lo so bene perché al Polo Nord ha la sua fabbrica di giocattoli e sono anni che cerco di intrufolarmi lì dentro... ma gli Yeti mi bloccano sempre...- disse imbronciandosi ed incrociando le braccia al petto. Hiccup rise, per poi realizzare cosa avesse effettivamente detto Jack.
-         Aspetta... hai detto Yeti? Vuoi dire che esistono davvero?!- domandò con gli occhi che scintilavano di meraviglia.
-         Certamente! Come esistono i draghi, esistono anche gli Yeti.-
Hiccup rimase di sasso, mentre Jack scosse la testa divertito per la faccia imbambolata del vichingo.
-         Dai spostati, fammi un po’ di spazio.- disse poi l’albino salendo sul drago, sedendosi dietro ad Hic come ormai era solito fare alla mattina.
Hiccup lo lasciò fare, abituato alla piacevole presenza del corpo di Jack dietro di lui.
I tre si alzarono in volo e come ogni mattina si esibirono in un volo acrobatico, lasciandosi trasportare dal vento che Jack, volutamente, richiamava.
Ogni tanto lo spirito del gelo scendeva dal drago per fare qualche garetta di velocità o di slalom tra gli alberi innevati, ed Hiccup, ogni volta che lo vedeva volare, si chiedeva quanto dovesse essere bello fluttuare nell’aria senza draghi o cos’altro.
Dopo un po’ di tempo, i tre scesero nuovamente con i piedi per terra e Jack raccontò ad Hiccup tutto quello che sapeva su Nicholas Nord.
Gli disse che faceva parte dei Guardiani che erano i “pezzi grossi delle leggende”, che erano precisamente, Sandman, Dentolina, Calmoniglio e appunto, Nord.
Ovviamente Hiccup ce li aveva presenti, anche se con nomi diversi, come appunto Babbo Natale lo conosceva come Odino, mentre Il Coniglio di Pasqua lo conosceva come “il coniglio dell’uovo”. Ma forse questo era perché era di una religione diversa.
Questa cosa sembrò lasciare l’amaro in bocca a Jack ed Hiccup non faticò a notarlo.
-         C’è qualcosa che non va?- gli chiese preoccupato.
Jack, che era seduto vicino ad Hic su una di quelle piattaforme che davano sulla costa, rimase in silenzio, fissando per pochi secondi Hiccup, con un espressione addolorata e triste... un espressionde che Hic non gli aveva mai visto fare e che per un momento gli bloccò il cuore.
-         Vedi Hiccup... tu loro li conosci e se volessi tu a loro li puoi vedere, mentre io... fino a pochi giorni fa non sapevi neanche chi fossi. Io... io non so a che servo... sono sei anni che vago per il mondo senza una meta, senza sapere che senso ho di esistere. Non so neanche chi sono. Non sono umano, non sono un Guardiano... Porto il freddo e l’inverno, ok... ma vuoi dirmi che prima di sei anni fa non esistesse già? Io... io ci provo in tutti i modi! Ho anche cercato di scrivere il mio nome con le nuvole, sfruttando il vento, ma quei pochi che lo hanno notato non ci hanno dato la giusta importanza, mentre altri lo hanno anche letto male! Ora in Lapponia mi chiamano Jacul Frosti! Sembra il nome di un aperitivo! – disse sbuffando e sbattendo violentemente il bastone per terra, creando una lastra di ghiaccio e un vento forte, che però si calmò subito.
Per un momento Hiccup si spaventò per quella reazione e Jack lo notò, incupendosi ancora di più.
-         Ecco... e parliamone anche di questo...- disse imbronciato e poggiando il bastone per terra, per potersi stringere le ginocchia al petto.
-         Q-questo cosa?- chiese Hiccup preoccupato.
-         Delle bufere Hiccup... delle bufere e delle tempeste di neve. Guarda il cielo...-
Hiccup obbedì e capì immediatamente... il cielo si era fatto più nuvolo e tenebroso... esattamente come era Jack.
-         Il meteo reagisce al mio stato d’animo e quindi non posso permettermi di essere triste perché posso fare del male alle persone. Hai idea di quante mie tormente abbiano tolto la vita a persone innocenti? E più ci penso, più mi sento male... sono solo bravo a fare disastri. Non so chi sono, so solo che sono nato in un lago ghiacciato. La luna non mi degna di risposta. Se mi arrabbio o sono triste, faccio del male alle persone, che comunque non mi possono vedere perché nessuno crede in me. Inoltre ho scoperto che sono anche immortale. E se dovessi vivere l’eternità così? Come faccio a vivere per sempre in un mondo che non mi vede? In un mondo che non mi appartiene? Io... io non so più cosa pensare Hiccup...- disse tristemente per poi nascondere la testa fra le ginocchia.
Hiccup non sapeva che cosa dire... era la prima volta che lo sentiva parlare così ed era la prima volta che si rendeva conto di quanto male in realtà stesse.
Jack alla fine non era soltanto Palle di Neve e Piaceri... Jack dentro di se portava un fardello enorme.
Nessuno che lo potesse vedere, nessuno che lo apprezzasse, combinava disastri e non riusciva a trovare un posto a questo mondo...
Per un momento gli sembrò di rivivere un Dejavù...
“Se vuoi andare lì fuori a combattere i draghi, devi smetterla con tutto questo!”
“ Smettila di essere te!”

“Ogni volta che metti un piede fuori, combini un disastro dopo l’altro!”
“La guerra dei nostri genitori sta per diventare la nostra! Vedi di capire da quale parte stai!”
Hiccup lo capiva... lo capiva benissimo. A modo suo anche Hic era sempre stato invisibile nel suo villaggio, nessuno lo apprezzasse veramente ed era la pecora nera di Berk. Pur di farsi accettare combinava disastri ed alcune volte capitava anche che mandasse qualcuno in barella...
Per una volta, Hic si sentì concretamente compreso da qualcuno, qualcuno che a dire la verità era anche messo peggio di lui... certo, ora Hiccup stava bene, però nessuno era mai riuscito a capirlo ed ora invece eccolo lì, seduto a pochi centimetri da lui, l’unica persona che sapesse quello che Hiccup aveva dovuto provare per anni...
Il Vichingo non riuscì a dire niente, non perché non sapesse cosa dire, ma perché aveva fin troppe cose da dire, che non riusciva a dire. Non sapeva da dove iniziare, come iniziare, come dirgliele...
Quando finalmente riuscì a mettere in ordine le idee, fece per parlare quando..
-         Hiccup! Eccoti finalmente! Che fai qui? È tutto il giorno che ti cerco!-  disse Stoick l’ Immenso che si avvicinò con passo deciso.
-         Coraggio figlio! Fra poco inizia la festa e devi assolutamente partecipare!-  Hiccup sbuffò.
-         Sì, lo so... sono il figlio del capo e devo imparare a fare i discorsi di inizio cerimonia...- disse annoiato ed alzandosi da terra assieme a Sdentato che era sempre stato appollaiato lì vicino a loro.
-         Esatto! Coraggio muoviti.-  disse l’Immenso voltando i tacchi.
Hiccup si voltò verso Jack, con fare dispiaciuto, ma ad accoglierlo trovò il suo solito sorriso smagliante.
-         Non preoccuparti Hic. Tu vai. Ci vediamo alla festa.- gli disse gentile, ma nonostante il sorriso, Hic poté vedere l’angoscia che questo nascondeva...
Una volta assicuratosi che il padre non lo vedesse, Hiccup si riavvicinò a Jack e delicatamente lo abbracciò.
Non gli importò del fatto che i Vichinghi non si abbracciassero, che il contatto fisico più apprezzato erano le pacche sulle spalle...in quel momento sentì soltanto che doveva farlo, che Jack ne aveva bisogno e che in un modo o nell’altro, anche lui ne aveva bisogno.
Hiccup sciolse l’abbraccio, per poi guardare l’amico negli occhi e sorridergli.
Jack, dal canto suo era rimasto lievemente perplesso, ma alla fine riuscì a restituirgli il sorriso.
Il vichingo si alzò e seguì il padre...
In quel momento, gli sembrò che le nuvole si stessero diradando...
 
 
-         FELICE SNOGGELTOG A TUTTI!!!!- urlò Skaracchio nella Sala Incontri.
I musicisti iniziarono a suonare e i paesani cominciarono le danze, tutti contenti, brindando felici e festeggiando.
Hiccup passeggiava per la grande sala, con il sorriso sulle labbra, osservando tutta quella felicità.
I Draghi che, felici, festeggiavano con i propri padroni e i bambini che giocavano con i Terribili Terrori... non si sarebbe mai stancato di quella visione.
-         Wow! Che forza!- sentì improvvisamente da una voce familiare. Hiccup si voltò verso Jack che aveva lo stesso sorriso del Vichingo, estasiato di tutta quella felicità.
-         Sei venuto!- disse Hiccup contento di vederlo.
-         Ovviamente! Avevi dei dubbi?- gli chiese Jack con fare furbo.
-         No, certo che no!- disse Hiccup che si voltò verso il tavolo più vicino, prendendo due boccali di birra. Ne passò uno a Jack, che lo prese ridacchiando.
-         Buono Snoggeltog, Jack!- disse Hic portandosì il boccale alle labbra.
-         Anche a te, Hiccup!- disse Jack facendo altrettanto.
Una volta finito di bere, Hiccup fece delle smorfie, non apprezzando il gusto amaro della birra e scatenando le risate di Jack.
-         Non ti piacciono i gusti amari?- chiese l’albino conoscendo già la risposta.
-         Già... però mio padre dice che un vero vichingo deve saper apprezzare l’alcool, perciò... facciamocelo piacere...- i due scoppiarono a ridere, peccato che in quel momento arrivarono Ruttolomeo e la sua banda...
-         Ehi Haddock! Che fai? Brindi da solo? Oh no scusa, stavi brindando con il tuo drago.- disse questo e il gruppetto iniziò a ridere.
Hiccup sbuffò, ritornando con la memoria a quell’epoca dove tutti lo prendevano in giro... a quanto pare c’era ritornato.
-         Ma che problemi ha questo? Cos’altro gli devo congelare?- domandò Jack stringendo il bastone. Hiccup gli lanciò un breve sguardo, come per dirgli “calmo, ci penso io”.
-         Ehi, ciao Rut! Che ci fai così lontano da Astrid? Perso il guinzaglio forse?- gli chiese con fare sarcastico, scatenando le risa di Jack.
-         Niente guinzaglio, sono un uomo libero io e intanto io ho qualcuno con il quale brindare che non abbia le squame.- disse il biondo con fare strafottente.
-         Anche io ce l’ho, infatti non stavo brindando, stavo soltanto apprezzando il gusto dell’alcool. Adesso bisogna per forza brindare per bere un sorso di birra?- chiese iniziando a bere cercando di non pensare al gusto amaro, buttando tutto giù di colpo e finendo così il boccale. Cercò di repelle l’istinto di fare una smorfia, ottenendo i risultati desiderati.
Ruttolomeo rimase momentaneamente di sasso, per poi riscuotersi e dire
-         Wow, non ti facevo un bevitore Haddock.-
-         Beh, sì, ogni tanto capita... sai come si dice, un vero vichingo deve saper apprezzare l’alcool.-  disse Hiccup con falsa modestia. Jack ridacchiò, ma Hic lo ignorò.
In quel momento Ruttolomeo si avvicinò ad Hic, pericolosamente.
-         Provamelo.- gli disse passandogli un altro boccale di birra.
Hic lo prese e lo guardò con fare dubbioso.
-         Ehm... Hic, non mi pare una buona idea...- osservò Jack.
Hiccup non disse niente. Continuò a fissare il liquido dorato dalla schiuma bianca, con fare riluttante.
-         Cosa c’è Haddock? Paura?- lo stuzzicò Ruttolomeo. In quel momento, Hic alzò lo sguardo verso il suo rivale e fece un sorrisetto di sfida.
Si portò il boccale alla bocca ed incominciò a bere... piano, piano finì anche quel bicchierone, senza mai staccare le labbra.
-         Finito!- disse Hiccup battendo il bicchiere sul tavolo.
Ruttolomeo lo guardò con fare divertito, per poi sedersi dall’altro capo del tavolo.
Anche Hic si sedette e i due restarono a guardarsi per un po’, fino a quando il biondo non schioccò le dita ed uno dei suoi “scagnozzi” portò altri due boccali, uno per Rut e l’altro per Hic.
-         Ti sfido.- disse il biondo.
-         Ah! Pessima idea...- disse Jack
Hiccup fece una leggera smorfia, dando ragione a Jack. Fece per rinunciare quando una ragazza dai capelli biondi raccolti da una treccia, non arrivò, piazzandosi vicino a Ruttolomeo.
-         Ehi Rut! Che stai facendo con Hiccup?- gli chiese Astrid in modo severo.
-         Mi ha proposto una sfida.- rispose prontalmente Hiccup – ed io l’ho accettata.-
Ci fu lo sgomento generale, mentre sul volto di Ruttolomeo si formò un sorriso soddisfatto.
Jack si schiaffò una mano sulla fronte, per poi avvicinarsi ad Hic e dirgli.
-         Hiccup, senti, io ho visto più volte scene del genere e non sono finite molto bene.-
Hiccup abbassò lo sguardo verso il boccale e senza farsi ne vedere, ne sentire dagli altri, gli rispose.
-         Lo so, ma non posso rinunciare a questa opportunità! Astrid mi sta guardando, posso finalmente dimostrarle che so essere un bravo Vichingo!-
Jack alzò gli occhi al cielo, allontanandosi nuovamente, per mettersi vicino a Sdentato, che anche lui osserva la scena con preoccupazione.
-         Si sta lasciando trasportare dal gregge...- osservò contrariato, Jack.
Pure Sdentato fece un verso non proprio convinto.
Ruttolomeo ed Hiccup si guardarono fissi negli occhi, con fare di sfida.
Intanto i bicchieri sul tavolo erano aumentati, grazie ai tirapiedi di Ruttolomeo... ora tutto era pronto per una gara di bevute...
Pian piano la gente iniziò ad avvicinarsi ed intorno a loro si formò una folla interessata.
-         Ai vostri posti!- disse uno dei scagnozzi di Ruttolomeo. Hic e Rut afferrarono i manici dei rispettivi boccali.
-         Pronti! Via!- ecco che Ruttolomeo ed Hiccup si portarono il boccale alla bocca ed iniziarono a bere con foga.
Una volta finito uno, iniziarono subito con l’altro.
Ruttolomeo era decisamente più veloce di Hiccup, che faceva fatica a bere anche a causa del gustaccio, ma dopo un po’ di tempo non ci fece quasi più caso... semplicemente non fece quasi più caso a nulla dato che iniziò a sentirsi benissimo.
Aveva l’adrenalina a mille e si sentiva un leone.
La folla urlava estasiata, ripetendo ritmicamente – bevi, bevi, bevi, bevi!-
Dopo un po’ Hiccup iniziò a prenderci la mano, fino a raggiungere lo stesso numero di birre di Ruttolomeo.
-         Sì!! Grande! Vai Hiccup!- urlarono i suoi amici che si erano uniti alla folla per fare il tifo per lui.
Mancava solo una birra ad entrambi.
I due iniziarono a scolarsela. Mancava un goccio. Pochissimo e si avrebbe avuto un vincitore... alla fine un bicchiere venne vuotato e battuto sul tavolo... e quel bicchiere fu... quello di Hiccup!
-         Shì! Yuhu!!! Alla fassciasscia tua Ruttolomeo! Ah! Ho vinto, shì!- iniziò ad urlare alzandosi in piedi sulla sedia.
-         Ruagazzi! Ho vinto io! Shi!!!! Ahahahaha!!! Acclamatemi popolo!!!!- iniziò ad urlare alla folla che lo iniziò ad applaudire tutta contenta.
-         Eeeee... lo abbiamo perso.- disse Jack. Sdentato annuì, guardando il suo amico con fare molto stranito.
Hiccup scese dalla sedia, cadendo però per terra, scatenando le risate di alcuni suoi compagni, che però non smisero di applaudirlo. Hic si rialzò, camminando in modo traballante verso Astrid e Ruttolomeo.
-         Bang! Beccati questa Rut! E in quanto a te...- in quel momento Hiccup prese sotto braccio Astrid, che s’irrigidì guardandolo male – Hai vishto Astriduccia? Hai vishto che grande Vichingo che shono?-  chiese con la voce impastata dall’alcool. Astrid si staccò da lui.
-         Ho notato Hic... per favore però, vai a casa, non ti fa bene stare qui.- disse preoccupata.
-         Oh! Andiamo Astrid, a me pare che si stia divertendo.- disse invece Ruttolomeo che era ancora sobrio.
Il ragazzone dai capelli biondi prese sotto braccio Hiccup.
-         Che dici Haddock? Ti va di fare un giro con noi?- disse con fare furbo. Ecco quale era il suo piano. Fare ubriacare Hiccup per poterci fare chissà che cosa. Molto probabilmente umiliarlo di fronte a tutti. Ruttolomeo reggeva benissimo l’alcool, mentre sospettava che Hiccup, non essendo abituato, non lo sapesse reggere... difatti eccone la prova.
Jack intuì subito le intenzioni di Ruttolomeo ed afferrò Hiccup prima che potesse acconsentire.
-         No, no, no, no! Tu ora vieni con me!- disse Jack, mentre Hiccup barcollò.
-         Oh e dai! Luashiami divertire!- si lamentò Hic.
-         Ehm... con chi parli?- chiese Ruttolomeo.
-         Con Jack Fro...- non finì la frase che Jack gli tappò la bocca.
-         Non ti lascerò umiliarti ulteriormente...- disse lo spirito del gelo, serio, portandolo via, nonostante le lamentele dei presenti.
Sdentato li seguì a ruota e in poco tempo i due uscirono dalla sala.
Hiccup venne investito da un freddo pungente e la cosa sembrò ridestarlo un po’ dalla sbornia... ma poco.
-         Jack, perché mi hai portato via? Sci stavamo divertendo!- si lamentò il vichingo.
-         No Hic... loro si stavano divertendo.- disse aiutando Hiccup a scendere le scale senza che cadesse.
In poco tempo i due arrivarono alla piazza del villaggio. Come quella mattina, era coperta di neve.
Jack fece sedere Hiccup su di una panchina e gli si sedette vicino sospirando, sollevato di averlo portato via.
Dalla bocca di Hiccup fuoriuscivano delle nuvolette di condensa, mentre da quella di Jack nulla... solo puro freddo.
Sdentato poggiò la testa sulle gambe di Hiccup, guardandolo preoccupato. Il vichingo strizzò gli occhi per due volte, per mettere a fuoco l’amico, avendo anche la vista appannata dall’alcool.
-         Ehi bello! Non guardarmi coshì! Mica sto male! Ahaha! Questo piccoletto shi preoccupa shempre per mue!- disse Hic iniziandolo ad accarezzare. Jack ridacchiò.
-         Non solo lui, sai?- disse con una nota scherzosa. Hiccup si voltò verso Jack con fare confuso.
-         Puerché prima mi hai impedito di dire il tuo nome?-  chiese perplesso.
-         Perché non volevo ti prendessero per pazzo.-
-         Ma... cruedevo che tu volesshi che la gente sapesshe di te.-
-         Sì, ma non così Hic. -  disse Jack facendosi più scuro in volto.
Hiccup annuì ed abbassò nuovamente il capo verso l’amico drago, continuandolo ad accarezzare.
-         Io vuoglio che la gente creda in te.- disse il vichingo voltandosi nuovamente verso Jack, che si lasciò sfuggire una risata amara.
-         A chi lo dici...-
-         Tu shei, shei troppo importante per puassare inosshervato. Vedrai che le pershone shi accorgeranno di te.-
Jack si lasciò sfuggire un risolino sarcastico.
-         Che c’è di importante in me? Io porto solo il freddo e le giornate di neve.-
-         No, non è vero! Tu shei molto di più Jack Frost!- urlò Hic. Jack si voltò verso di lui, con fare stranito.
-         Tu puorti la felishità e il divertimento. Tu, tu, tu shei spesciale. Non devi penshare che gli altri siano migliori di te, tu non combini disashtri, tu shei migliore! Devi sholtanto dimostrarlo, perché ognuno è diverso l’uno dall’altro, ma non è una cosha negativa! She il mondo fosshe stato fatto con lo stampino, non shi sarebbe il progressho, perché ognuno sherve a qualcosa ed io lo sho! Ognuno è stato messho al mondo con un deshtino e bisogna sholtanto scoprire il proprio! Io sho che crederanno in te! L’unica cosa è... sphero non tutti.- 
Jack rimase per un momento in silenzio. Il cuore gli batteva a mille nel sentire quello che Hiccup aveva detto e non gli importava che lo avesse detto con la voce impastata dall’alcool, sentiva che lo pensava veramente...
L’ultima frase, però, lo lasciò confuso e così, scuotendo il capo, ritrovò la forza per chiedere
-         C-cosa vuoi dire?-
-         Voglio dire che tu shei troppo speciale e penso che non tutti meritino di vederti!-
-         Meritino?-
-         Certo! Vederti è un merito! Conoscerti è un onore! Le persone dovrebbero scalare le montagne, abbattere foreste e domare oceani per riuscire a vederti! Perché tu sei troppo speciale! Penso che tu non dovresti cercare di farti vedere dalle persone, penso che le persone dovrebbero cercare di vederti! Perché una creatura divina come te non merita di essere vista da certa feccia.-
Jack sgranò gli occhi.
-         Lo... lo pensi davvero?-
-         CERTO! Guardati! Sei Jack Frost! Lo spirito del gelo! Se solo anche uno di questi beduini che abitano a Berk, vedessero quello che vedo io, penso che rimarrebbero folgorati da te! Dalla tua saggezza! Dal tuo modo di fare! Dalla tua bellezza! Jack, tu sei un angelo! Non lo sai? La tua risata riscalda il cuore più freddo e ghiacciato! Il tuo sorriso illumina le giornate più buie e tristi! E i tuoi occhi.... I tuoi occhi sono in grado di mostrare il Valhalla... Jack, i tuoi occhi sono la cosa più bella che si possa vedere in questo universo. Hanno dentro di loro meraviglie, luoghi e terre mai viste, saggezza... tu hai tutto il mondo nei tuoi occhi.- disse Hic avvicinandosi a Jack, continuandolo a fissare negli occhi con meraviglia, come se effettivamente avesse davanti a se il tesoro più bello e splendente della terra.
Jack dal canto suo, era rimasto shockato. Il cuore ormai era partito a mille e gli batteva come mai era successo da quando si era svegliato da quel lago. Era una sensazione totalmente nuova quella che stava provando. Non era paura, non era divertimento, era... qualcosa di molto più profondo e potente... qualcosa di estremamente piacevole, qualcosa che gli faceva sentire un calore che mai aveva provato.
I due erano vicinissimi, l’uno dall’altro, ma nessuno era in grado di fare niente.
Erano rimasti così, a fissarsi. Gli occhi di uno persi in quelli dell’altro... e proprio in  quel momento, da un occhio di Jack, scivolò delicata una lacrima leggiadra, che gli rigò la guancia, prima di essere fermata dalla stessa mano di Jack, che la osservò stranito.
-         E... questa cos’è?- chiese l’albino confuso.
-         È una lacrima.- gli disse Hic.
-         Lo so, ma... perché? Non sono triste, anzi... –
-         N0n sempre si piange perché si è tristi.- spiegò Hiccup.
Jack annuì confuso, ma si asciugò comunque le lacrime. Non gli piaceva piangere, era sempre abituato a qualcosa di terribile quando piangeva, come una tempesta di neve, ma in quel momento, non vi era alcuna tempesta all’orizzonte... solo alcuni fiocchi di neve, che cadevano leggiadri, per unirsi poi alla neve che risiedeva sul terreno.
-         Sono stanco...- annunciò Hic.
-         Vieni, ti accompagno a casa.- disse subito Jack aiutandolo ad alzarsi per accompagnarlo, aiutato da Sdentato che si mise un braccio di Hic attorno al collo, proprio come Jack.
Nessuno dei tre, però, si era accorto di una presenza non proprio piacevole, ben nascosta dietro ai cespugli ad osservare tutta la scena...
Ben presto i tre arrivarono a casa di Hiccup.
Lo aiutarono a salire le scale, per poi aiutarlo a togliersi il giubotto pelliccioso e lo stivale destro.
Delicatamente, Jack lo fece sdraiare sul letto e lo coprì con le coperte.
-         Mi gira la testa...- si lamentò Hic.
-         Colpa tua che hai accettato la sfida di Ruttolomeo.- disse Jack ridacchiando, poggiandosi al bastone. Hic sbuffò.
-         Già...- disse voltandosi dall’altra parte.
-         Grazie comunque Jack.- sussurrò prima di addormentarsi di colpo a causa dell’alcool.
-         Figurati Hic... sogni d’oro.-  rispose l’albino per poi sedersi sul poggiolo della finestra ed osservare il cielo stellato.
Regnò il silenzio in quella stanza.
Jack guardò fisso la luna, che come un disco puro e bianco, osservava la città, come custodendola grazie alla sua bianca luce di speranza.
-         Perché tutto questo?- chiese Jack alla luna.
-         Che cos’è questa sensazione che provo? Loro non la provano quando vengono visti... perché io sì?-
Come sempre, Jack, non ebbe risposta.
-         Io ho... ho timore... ho timore che mi stia succedendo qualcosa... qualcosa che non dovrebbe succedere... forse non sono pronto... ho sempre voluto che qualcuno credesse in me... adesso, mi sento come se non fossi ancora pronto per questo.- 
Un altro silenzio.
Sdentato si avvicinò a Jack, poggiando il muso sul poggiolo, osservando anche lui le stelle, come per cercare di capire con chi stesse parlando lo spirito del gelo, che vedendo lo sguardo confuso del drago, ridacchiò, distraendosi dai suoi dubbi.
-         Perdona il tuo amico sciroccato che parla alla luna. Anni e anni di solitudine rimbecilliscono un po’ tutti.- disse l’albino, scherzoso, accarezzando il testone del drago, che iniziò ad emettere dei bassi suoni vibranti, come delle fusa di un gatto.
In quel momento, dal cielo splendente, delle lunghe spire di sabbia dorate iniziarono a scendere, intrufolandosi nelle finestre delle case, per portare sogni agli abitanti di Berk.
Una spira di sabbia, lucente e gentile, entrò anche dalla finestra dove stava Jack, sfiorando il volto della leggenda, che sorrise.
-         Puntualissimo Sandman.-
Il drago alzò lo sguardo verso Jack, confuso. Jack ridacchiò.
-         Tu non puoi vedere quello che vedo io pur troppo... ti piacerebbe.- detto questo, Jack scese dal poggiolo, per avvicinarsi al letto di Hiccup, curioso di vedere cosa stesse per sognare l’amico.
La spira di sabbia si ammucchiò tutta sopra la testa del vichingo, per poi mutare e prendere la forma di una furia buia, e di un ragazzino che felice cavalcava il drago.
-         Ehi bello! Lo sai che ti sta sognando?- disse Jack sorridendo, mentre Sdentato sgranò gli occhi, sorpreso.
Lo spirito del gelo ridacchiò e tornò ad osservare il sogno, che pian piano mutò ed oltre ai due personaggi, se ne aggiunse un altro.
Un ragazzino, con i piedi nudi, una mantella lunga fino al bacino ed un bastone ricurvo.
Jack per un momento si sentì mancare il fiato, sopratutto quando il ragazzo sopra il drago, scese ed iniziò a giocare a palle di neve con il nuovo personaggio, fino a quando questi non inciamparono, finendo uno sopra l’altro e dopo interminabili secondi di tranquillità... si baciarono.

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Capitolo 7
*** Victims of Love ( parte 1) ***


Capitolo 7 : Victims of love (parte 1 )


Il sole splendeva sulla grande isola di Berk e con lui, anche la neve risplendeva come non mai.
Hiccup si alzò dal letto, con un’aria a dir poco stranita ed anche dolorante a causa del post sbornia... ma anche per qualcos’altro...
- Per lo spirito del grande Thor! Ma che razza di sogno ho fatto?- si chiese grattandosi la nuca.
Sdentato, che stranamente non era ancora salito sul tetto, alzò lo sguardo dalla sua piattaforma di pietra, ad Hiccup e lo inclinò con fare curioso.
Hiccup, dal canto suo, non ci fece caso, era ancora troppo frastornato.
Era la prima volta che sognava una cosa del genere, soprattutto con un ragazzo... ma la cosa che più lo scombussolava... era che gli era piaciuto e neanche poco!
Sentire le sue fredde e morbide labbra sulle sue era stato come toccare il cielo con un dito, sebbene fosse stato solo un sogno, ma era talmente dettagliato che gli sembrò di averlo fatto davvero.
Timidamente si portò una mano a sfiorarsi le labbra, come se vi cercasse un qualcosa che gli avesse lasciato il bacio, ma non vi era nulla di strano, anche perché non era mai successo.
- Oh Dei! Ma che mi sta succedendo?- si domandò.
- Come... come può avermi fatto questo effetto? Non... insomma... è un maschio!- si disse scuotendo la testa velocemente, come per cercare di togliersi dalla mente quel desiderio che improvvisamente gli era venuto per Jack. Scelta pessima, poiché gli venne subito una grandissima emicrania a causa del dopo spornia.
Hic si portò le mani alla testa e si coricò nuovamente sul letto, gemendo di dolore.
Sdentato, preoccupato , si avvicinò ad Hiccup cercando di capire che cosa avesse, portando il muso vicino al suo volto ed annusandolo.
- Ah.. tranquillo bello è solo un po’ di mal di testa- disse Hic accarezzandogli il muso. Sentato lo leccò e si diresse verso alla finestra, facendo poi segno ad Hic di uscire anche lui. 
Hic si alzò a sedere e lo guardò con un leggero sorriso – ok Sdentato, andiamo a volare.- disse poi alzandosi e scendendo le scale, mentre il drago uscì dalla finestra.
Sicuramente quella sensazione era a causa del dopo sbornia. Ad Hiccup non piacevano i ragazzi, non gli erano mai piaciuti, perché improvvisamente doveva essere diverso?
Quella mattina Hiccup cavalcò Sdentato come sempre, ma qualcosa mancava... Jack Frost non si era ancora fatto vedere e la cosa lo preoccupava tantissimo.
Per un momento gli balenò in testa che il motivo fosse stato proprio il sogno, ma Hic scacciò via immediatamente quel pensiero. Era assolutamente impossibile che una persona potesse vedere nei sogni della gente... anche se quella persona era uno spirito sovrannaturale, invisibile, che controllava il freddo e il ghiaccio.
Per tutta la durata del volo mattutino, lo spirito del gelo non si fece vedere ed Hiccup non fece altro che ripensare a quel sogno... loro due, uno sopra l’altro, che si fissavano. Neanche una goggia d’imbarazzo perché attorno a loro il mondo sembrava come se si fosse fermato e forse era stato proprio così. 
Hiccup ricordava i suoi occhi, che anche se non erano minimamente paragonabili alla bellezza di quelli veri, erano comunque stupendi. Azzurri come il cielo più limpido, caratterizzati da quel fiocco di neve che li rendeva tanto unici e solamente suoi. Il respiro freddo, ma dolce e profumato che gli sfiorava le labbra e poi quel bacio, che nonostante fosse stato freddo, gli sembrò caldo ed oltremodo piacevole. 
Per un momento Hiccup chiuse gli occhi a quel ricordo, come per cercare di coglierne nuovamente ogni dettaglio, ma fu un grande sbaglio, dato che proprio lì davanti si situava un grande pino che si avvicinava pericolosamente a loro.
Sdentato, automaticamente, ruggì e tirò uno schiaffo ad Hiccup con il suo orecchio. 
Hic si risvegliò e fece svoltare Sdentato appena in tempo per evitarlo.
- Scusa amico! Non so che mi sia preso! Fermiamoci un momento ok?- disse Hiccup. Sdentato annuì e i due atterrarono nella foresta.
Hic scese dal drago e cercò di riprendere il lume della ragione. La testa ancora gli girava a causa della grande bevuta della sera precedente e perciò pensò di attribuire tutto quel turbinio di emozioni a quella ragione... ma una parte di lui sospettava che non centrasse nulla il dopo sbornia.
Non era stato il risveglio dall’ubriacatura a causargli quel calore che sentiva ogni volta che ripensava al sogno, agli occhi di Jack e alle sue labbra e di certo non era quello a procurargli quel formicolio sotto alla cintura...
- Ora basta! Basta Hiccup! Ascoltami... tu non sei effemminato. D’accordo? A te non piacciono i ragazzi.- si disse per cercare di autoconvincersi. Intanto Sdentato lo osservava parlare da solo e camminare avanti e indietro, con fare stranito, ma curioso allo stesso tempo. Forse era un nuovo gioco.
In poco tempo, Hiccup si accorse dello sguardo stranito del suo amico drago e cercò di darsi una calmata, portandosi le mani tra i capelli e respirando lentamente.
- Ok... sì, sto bene...- disse più a se stesso che al drago. 
Sdentato inclinò il capo, allargando le pupille, in una muta richiesta di riprendere il volo.
Hic sospirò. Avrebbe veramente voluto accontentare il suo amico, ma era decisamente troppo distratto quel giorno per il volo e non voleva rischiare di fare del male al suo Sdentato.
- Scusami bello, ma oggi sono con la testa per aria... meglio se riprendiamo più tardi... andiamo alla cava, ti va?- gli chiese cercando di non offenderlo.
Sdentato sembrò leggermente scocciato da quella proposta, ma si mise subito in cammino verso la loro cava... tanto non era troppo distante.
La foresta era innevata, ma nonostante ciò, si potevano udire ancora i cinguettii degli uccellini e il sole che filtrava tra le fronde degli alberi, illuminava la bianca neve con dei giochi di luce mozzafiato.
Hic iniziò a preoccuparsi seriamente per la mancanza di Jack... per tutto quel tempo non si era ancora fatto vedere.... ma il fatto che la neve ci fosse ancora, bella fresca e morbida, voleva dire che lui era ancora lì... ma perché non si mostrava?
Fu in quel momento, tra i mille pensieri di Hic, che i due amici arrivarono alla cava e lo videro.
Jack Frost... 
Era sempre stato lì, per tutto il tempo.
Hic fu felice di vedere che il suo amico non se ne fosse andato, ma non ebbe il coraggio di richiamare la sua attenzione. Rimase a fissarlo, mentre pattinava sul ghiaccio... cioè... pattinava sull’acqua, lasciando al suo passaggio una patina di ghiaccio e pian piano stava congelando tutto il laghetto.
Hiccup non riuscì a non notare che Jack aveva un’aria particolarmente assorta e pensierosa, completamente scollegata dal mondo... un po’ come lui quando stava cavalcando Sdentato.
Quest’ultimo, dal canto suo, era leggermente scocciato di stare li a fissare l’albino creare del ghiaccio, così fece un “leggero” sbuffo, che fece sobbalzare Hiccup ed alzare immediatamente il capo a Jack.
- Hiccup! Ehi Sdentato! Che fate lì? Perché non scendete?- chiese l’albino, gentile e sorridente come sempre. 
Hiccup nel rivedere quel sorriso, si sentì sciogliere... e dire che era stato lo spirito del gelo ad avergli sorriso.
- N-noi.. ehm... non volevamo disturbarti.- disse Hiccup, un po’ titubante, indicando il lago.
Jack abbassò lo sguardo verso il suo operato e ridacchiò.
- Ah! Questo? Ma figurati! Lo finisco in un secondo.- e detto questo, poggiò il bastone sulla superficie dell’acqua rimasta e la congelò del tutto.
- Ecco fatto!- disse per poi alzarsi in volo e tornare con i piedi per terra.
Hiccup sorrise lievemente e si avvicinò a lui, seguito da Sdentato.
Era ancora scosso dal sogno di quella sera, non sapeva bene come comportarsi, sopratutto quando si accorse che, una volta arrivato da lui, il suo cuore aveva iniziato a battere all’impazzata e le sue guance si erano colorate di rosso.
Entrambi rimasero in silenzio, nessuno dei due ebbe il coraggio di guardare l’altro negli occhi... guardavano ovunque eccetto che il volto dell’altro.
Sdentato li fissò stranito e dopo qualche secondo alzò gli occhi al cielo, per poi andare a giocare con la neve.
- Allora... come va la testa?- chiese improvvisamente Jack ad Hiccup.
- Come?- domandò Hic come se si fosse appena risvegliato.
- La testa... sai, dopo la bevuta di ieri...- disse Jack picchiettandosi la tempia, con un sorriso sghembo. Hiccup capì.
- Ah! Sì! La testa... ehm.. sì, stamattina faceva un male cane, ma sta passando.-
- Immagino...- 
Un altro silenzio.
I due continuarono a non guardarsi in faccia.
Jack si portava ogni tanto una mano tra i capelli, con fare imbarazzato, mentre Hic era rosso come un pomodoro, mentre si teneva le braccia ben strette al petto, picchiettando un dito sul braccio, con fare nervoso.
Hiccup sentiva che c’era qualcosa da parte sua verso l’albino, ma non riusciva ad accettarlo... e sopratutto non riusciva a capire il perché quello strano comportamento da parte di Jack... che lui spasse?
- S-stamattina non ti ho visto...- disse questa volta Hiccup, interrompendo il silenzio. 
Ora era Jack ad essersi risvegliato.
- Cosa?- 
- Stamattina non c’eri.- 
- Ah... sì... io... ho fatto un giro e sono stato un po’ qui.- rispose Jack iniziando poi a guardare il luogo.
- Sei stato tutto il tempo qui?-
- Sì... è un bel posto.- 
- Vero.- disse Hiccup iniziando anche lui a guardarsi attorno, con un sorriso sulle labbra.
- È dove ci siamo conosciuti.- aggiunse Jack. 
- È vero... ed è anche dove io e Sdentato abbiamo fatto amicizia.- disse guardando l’amico drago che saltellava.
- Allora questo posto è davvero speciale...-
- Già.- 
Detto questo, finalmente, i due si voltarono a guardarsi.
Per un momento attorno a loro sembrò come se si fosse formata una scarica di elettricità. I loro sguardi si persero in quelli dell’altro. Uno azzurro come il cielo sconfinato, l’altro verde come le terre rigogliose.
Tutto attorno a loro sembrò scomparire e inavvertitamente i due iniziarono ad avvicinarsi, senza staccarsi gli occhi di dosso.
Fu in quel momento, che Sdentato alzò lo sguardo verso di loro e nel vederli imbambolati, decise di fargli un picolo scherzetto e con la coda alzò una valanga di neve che li colpì in pieno, seppellendoli in parte e soprattutto risvegliandoli.
- Sdentato!- lo richiamarono in coro. Il drago nero si mise a ridere, nella sua risata da drago, strafottente e provocatoria.
Jack non se lo fece ripetere due volte.
- Hiccup... temo che il tuo drago voglia proporci una sfida.- disse Jack con un sorriso sghembo.
- Non sa contro chi si sia messo!- aggiunse Hiccup, alzandosi e raccogliendo delle neve per poi lanciarla addosso a Sdentato che iniziò a saltellare felice, correndo di qua e di la, per evitare le palle di neve.
Jack si alzò in volo, munito anche lui di palle di neve e seguì Sdentato dall’alto, lanciando in modo preciso ed impeccabile le sue sfere bianche.
Sdentato, con un rapido movimento di coda, alzò dell’altra neve, sommergendo nuovamente Hiccup, mentre per Jack riuscì a fare un salto abbastanza alto per raggiungerlo e trascinarlo con se a terra, per poi sommegere anche lui di neve e scappare tutto contento.
Jack rideva a crepapelle, liberandosi molto più in fretta di Hiccup dalla neve, che al contrario del vichingo, non pativa se questa s’ infiltrava sotto i suoi vestiti. 
- È una furia il tuo drago!- disse Jack per scherzare.
- No! È una Furia Buia!- lo corresse Hiccup, che una volta liberatosi, lanciò una palla di neve a tradimento, sul collo dell’albino, che s’irrigidì, non per la temperatura della neve (che comunque non era neanche troppo diversa dalla sua), ma per la sorpresa.
Si voltò con gli occhi sgranati.
- Oh no... non dirmi che lo hai fatto...- disse con un finto tono minaccioso, sfoggiando uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
Hiccup giocherellò con un’altra palla di neve, passandosela di mano in mano.
- E invece sì.- lo prese in giro Hic.
Jack sghignazzò e passò il bastone sulla superficie della neve, creando per magia una serie di palle di neve.
Hiccup impallidì
- Oh... ehm... ripensandoci... no! Non sono stato io! Era stato Sdentato!- 
Quest’ultimo si sentì chiamato in causa ed alzò lo sguardo con fare offeso. 
Jack rise e fece segno di no con la testa, per poi battere il bastone due volte sulla neve e le palline si alzarono in aria pronte all’attacco.
- Un ultimo desiderio?- domandò Jack con fare sadico.
Hiccup si fece scivolare dalle mani la pallina, che si smontò e si unificò con la neve del terreno.
- Dì a Sdentato che gli ho voluto bene.- disse Hiccup.
Jack ridacchiò e lanciò le palle addosso ad Hic.
Il Vichingo, sebbene cercasse di difendersi con le braccia, non poté fare molto e in poco tempo, si ritrovò steso a terra, a causa dell’ultima pallina che precisamente, lo aveva colpito in fronte.
Jack e Sdentato risero a crepapelle, quest’ultimo si coricò per terra, contorcendosi per il troppo ridere.
L’albino cercò di calmarsi e si avvicinò ad Hiccup che da lì ancora non si era mosso e teneva gli occhi chiusi.
- Hic?- gli chiese leggermente preoccupato, ma ancora sorridente.
- Non posso parlare, mi hai ucciso.- rispose Hic. Jack rise e si avvicinò ulteriormente.
- E da quando i morti rispondono?- chiese con fare sbruffone, portandosi il bastone sulla spalla.
Hic all’inizio non rispose, ma dopo poco riaprì gli occhi ed afferrò velocissimo la caviglia di Jack, facendolo cadere sulla neve.
- Da oggi!- disse mettendosi sopra di lui ed iniziando a coprirlo di neve.
Jack scoppiò a ridere, ma non si fece sottomettere.
Lo afferrò per le braccia e con un colpo di reni invertì le posizioni, iniziando a fare lo stesso.
- Ah! No! Non vale!- si lamentò Hiccup invertendole nuovamente, sfortunatamente i due arrivarono in un punto in pendenza ed iniziarono a rotolare, uno sull’altro, tra la neve fresca e ricoprendosi a vicenda.
Sdentato ormai, stava morendo dalle risate... di lì a poco lo avrebbero perso.
Quando la loro corsa si fermò, ormai i due erano sfiniti per il troppo ridere e rimasero così, Hic sdraiato sopra Jack, ricorperto di neve, e l’albino sotto di lui, anch’ esso non messo meglio.
Dopo poco, i due alzarono gli sguardi e per la seconda volta in quella giornata, si persero l’uno in quello dell’altro.
Tutto attorno a loro, sembrò annullarsi. Le risa di Sdentato si fecero ovattate e niente vi fu se non gli occhi dell’altro.
Gli occhi di Jack, gli occhi di Hiccup.
Cielo e terra.
Mare e alberi
Freddo e caldo. 
Hiccup non riuscì a non pensare che quella situazione era maledettamente uguale a quella del sogno... gli occhi di lui, belli come non mai, azzurri e profondi come il cielo più splendente, caratterizzati da quel fiocco di neve che li rendeva unicamente suoi... 
Il suo volto, così vicino a quello di Jack da riuscire a sentire il respiro freddo e profumato dell’albino, solleticargli le labbra.
Per un momento ad Hic sembrò di sognare nuovamente, sebbene quello fosse un sogno molto più dettagliato  e realistico.
Jack era immobile, lo fissava negli occhi verdi come le foreste incantate del nord, quegli occhi che aveva imparato ad amare.
“Fallo” pensò l’albino.
Hiccup non sentì il pensiero di Jack, ma sembrò reagire di conseguenza, dato che finalmente annullò le distanze tra i due e lo baciò.
Come primo impatto al tocco con le sue labbra, Hic percepì come una scarica elettrica che partì dalle labbra e gli attraversò il corpo.
Erano fredde, leggermente umide, ma morbide e in un qualche modo accoglienti.
Non riuscì a sentire altro che le labbra di Jack e timidamente iniziò a passare la lingua su di esse, come a chiedere il permesso di entrare.
Jack, che mai in tutta la sua vita aveva ricevuto un bacio, era rimasto paralizzato sotto di lui, ma la cosa gli piaceva molto.
Sentire le calde e morbide labbra di Hiccup sulle sue era una sensazione meravigliosa e quando percepì la lingua di questo, gli venne automatico schiudere le labbra ed accoglierla dentro di se, per poi farla incontrare con la propria. 
I due rimasero a baciarsi, incantati da quel momento, intrecciando le loro lingue in quel gioco dolce, ma passionale allo stesso tempo.
Sdentato nel vedere i due coricati e baciarsi, smise immediatamente di ridere ed alzò lo sguardo sull’attenti.
Li guardò perplesso, con un orecchio alzato ed uno no, non tanto perché si stavano baciando, ma perché avevano interrotto il gioco per unire le loro labbra!
Sdentato abbassò le orecchie con fare scocciato e si alzò sulle zampe, allontanandosi di qualche passo, con lo sguardo che sembrava dicesse “gli umani... e chi li capisce”.
Hic si sentì in paradiso. Il cuore gli batteva come un pazzo ed iniziò a percepire un calore mai provato prima, mentre tutto il suo corpo veniva percosso da brividi di piacere.
Mai aveva provato una sensazione simile, nemmeno con Astrid... forse perché Astrid era una ragazza....
Un momento... STAVA BACIANDO UNMASCHIO!!!
Hic spalancò gli occhi e si staccò immediatamente da Jack, che ne rimase deluso, ma anche frastornato, dato che per un momento gli era sembrato di vivere in un’altra dimensione e un ritorno così brusco alla realtà lo aveva scombussolato.
- Ma che sto facendo?!- si disse Hiccup portandosi le mani alle labbra.
Jack si alzò a sedere.
- Cosa?- chiese confuso. 
- J-Jack io...- iniziò Hiccup. Non sapeva che cosa gli fosse preso, era confuso e spaventato. Come aveva potuto baciare una persona del suo stesso sesso? Lui non poteva! Era sbagliato! Era contro natura!
- N-non so cosa mi sia preso... io... per favore, scusami!- continuò Hic, ma dato che ancora non sapeva come spiegarselo, preso dal timore si alzò e corse verso Sdentato.
- Hic! – lo richiamò Jack alzandosi e correndogli dietro. 
Raccolse il bastone che gli era caduto e si librò in volo bloccando la strada appena in tempo ad Hic.
- Tu non vai da nessuna parte.- gli disse Jack deciso.
- Lasciami andare!-
- No! Adesso noi due parliamo normalmente e pacificamente, ok? Non è successo niente.- gli disse Jack con calma, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Niente?! Tu quello lo chiami niente?! Jack! Tu ed io ci stavamo...-
- Lo so e non succederà più se ti ha dato fastidio.- 
- Non è tanto il fatto che mi abbia dato fastiodio... il vero problema è che NON mi abbia dato fastidio.- ammise Hiccup per poi dargli le spalle, imbarazzato e confuso, ma sopratutto spaventato.
Jack rimase immobile a fissarlo... neanche a lui aveva dato fastidio, ma la cosa non lo spaventava, anzi, ne era attratto. Non gli interessava il fatto che Hiccup fosse un maschio... a lui Hic piaceva per com’era dentro e quel bacio era stata la prova... quindi fosse stato per Jack, lo avrebbe rifatto ancora, ancora e ancora... ma Jack non era Hiccup e quel pensiero era solo egoista, così si fece coraggio e disse.
- Possiamo fare finta che non sia mai accaduto.- 
- Però è accaduto e fare finta non serve a niente.- intervenne subito Hiccup, senza voltarsi.
- Invece sì, continueremo la nostra amicizia come se niente fosse e piano piano ci dimenticheremo di questo fatto...-
Calò il silenzio tra i due e Jack lo interpretò decisamente male.
- Sempre se... tu voglia ancora la nostra amicizia...- 
Altro silenzio. Hiccup non riuscì a trovare il coraggio di girarsi. Continuava a tenere le braccia incrociate sul davanti, stringendole forte e lottando per non piangere.
Non voleva perdere Jack, lo voleva tenere sempre con se, ma questa cosa lo spaventava.
A quell’epoca, l’amore tra due dello stesso sesso era interpretato come un abominio, uno scherzo del diavolo, una malattia ed Hiccup non voleva assolutamente esserne malato. 
Jack attese con pazienza la sua risposta, non volendo saltare a conclusioni troppo affrettate che lo avrebbero fatto stare solo male, ma non riuscì a ad impedire l’arrivo qualche nuvola grigia ed una nevicata più fitta del solito. 
Hiccup non faticò a notarla e capì che l’idea di separarsi da lui faceva stare male anche l’albino e così prese il coraggio per girarsi e rispondere.
- Sì! Certo che la voglio ancora.-  
Jack, nel sentire questo, fece un sospiro di sollievo e la nevicata si fece più leggera e felice.
- Seguirò il tuo consiglio... faremo finta di niente e continueremo ad essere amici.-  disse Hiccup sfoggiando un sorriso, anche se forzato.
Jack restituì il sorriso.
- Va bene.- 
I due rimasero ancora un po’ in silenzio, non riuscendo a trovare il coraggio di guardarsi negli occhi.
Dopo poco, Hic ruppe nuovamente il silenzio.
- Forse... è il caso che io torni a casa.-
- D’accordo... vuoi che ti accompagni?- 
Hiccup salì su Sdentato, che era rimasto in disparte a guardare la scena preoccupato.
Hic ci pensò un po’, ma alla fine annuì.
- Ok.- 
Jack annuì e i tre si avviarono verso l’uscita della cava, per tornare al villaggio, con mille domande in testa e nessuna risposta.
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Grazie per essere ancora qui!! Lo so che vi avevo promesso questo capitolo qualche mese fa... ma... lo so, sono troppo lenta!!!! SONO TERRIBILE!!! NON HO SCUSANTI!
Per questo ho voluto scrivere le mie scuse direttamente qui!
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi nonostante questa mia lentezza e spero vivamente di finire questa storia, anche perché finalmente ho tutto chiaro in testa :3
Che dire di questo capitolo? A dire la verità lo avevo in testa da un bel po’ e non vorrei averlo fatto troppo corto, perché in realtà sarebbe MOOOLTO più lungo, ma farlo tutto in un capitolo solo... eh! Ci sarebbe da spararsi XD perciò ho deciso di dividerlo in due, ma state tranquilli che mi sono già messa al lavoro per scrivere la continuazione, mentre voi state leggendo questo capitolo, io già sto scrivendo la seconda parte, quindi... DON’T WORRY, CHE QUESTO PROSSIMO CHAP ARRIVERà IN FRETTA :D
Spero che non vi abbia delusi il capitolo e spero di non essere stata troppo noiosa con le descrizioni delle pare mentali di Hiccup... a volte temo di esagerare.
Inoltre... beh detto questo direi che ho finito 
Grazie ancora per non avermi abbandonata!
Un bacione,
Night Fury

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Capitolo 8
*** Victims of Love (parte 2) ***


Capitolo 8: Victims of Love (seconda parte)
 
In poco tempo, i tre arrivarono al villaggio.
Per tutta la durata del viaggio, non avevano aperto bocca. Quella situazione era stata shockante, in negativo per uno e in positivo per l’altro. La tensione era palpabile.
Non appena rimisero piede nel villaggio, Hic iniziò a sentirsi più tranquillo. L’aria di casa lo rilassava e scese da Sdentato, dandogli un piccolo buffetto sulla testa.
-         Visto bello? Alla fine hai volato!-
Sdentato annuì sorridente e gli diede una leccata sulla guancia.
Hiccup ridacchiò e insieme si avviarono senza una meta precisa.
Jack li seguì, ma stette  comunque zitto... i due non si rivolgevano la parola, sebbene la cosa li facesse star male entrambi, sopratutto Jack che quasi si sentì invisibile agli occhi di Hiccup... e solo la sensazione di perdere l’unica persona che avesse mai creduto in lui... lo uccideva dentro.
La giornata trascorse così: con Hiccup che faceva le sue commissioni e Jack che lo seguiva come faceva un tempo, senza interagire con lui.
L’accademia dei Draghi era chiusa per le vacanze, sarebbe rincominciata da lì a poche settimane, perciò Hiccup non aveva neanche troppe cose da fare.
Passò un po’ di tempo con i suoi amici di Berk, stando ben attento ad evitare Astrid, anche se in quel momento non gli importò poi molto di lei.
Jack lo seguiva, osservava i suoi movimenti ed ogni tanto faceva qualche battuta sui suoi amici, scatenando un leggero sorriso al vichingo, ma per il resto stava zitto.
La situazione a Jack non piaceva... iniziò a prendere in considerazione il fatto di partire e lasciare che Hiccup vivesse la sua vita senza complicargliela ulteriormente, anche se la cosa gli faceva decisamente male.
Alla fine, Hiccup, quando finalmente i due si ritrovarono soli (eccetto per la presenza di Sdentato, ma oramai il drago era divenuto un tuttuno con il suo amico), riuscì a trovare il coraggio di pargli, dato che comunque gli faceva male vederlo così triste e mogio.. non era da lui.
-         Allora! Cosa ti andrebbe di fare?- gli chiese.
Nel sentire la domanda, Jack s’illuminò.
-         Non saprei... se ti va di volare un po’, oppure un po’ di snowboard sulle montagne! Sarebbe bello, ti pare? Oppure una bella pattinata sul ghiaccio! O una battaglia a palle di neve! Quello che vuoi!- disse Jack super emozionato, tornando il solito spirito allegro di sempre.
Nel vederlo così, Hiccup si fece sfuggire una risata ed annuì.
-         Sono tutte proposte molto allentanti... uhm... vada per lo snowboard!-  disse felice.
Jack si alzò in volo per una capriola, entusiasta!
-         Sì! A chi arriva primo!- disse prima di venir interrotto da una voce roca e tuonante.
-         Hic!!!-
Hiccup alzò gli occhi al cielo.
-         Aspetta un momento Jack...- disse il vichingo voltandosi verso la fonte di quel suono. Jack sbuffò e tornò con i piedi per terra, seguendolo nuovamente.
I due si avvicinarono ad una bottega dalla quale venivano dei suoni metallici. Un Gronkio stava attendendo davanti all’ingresso e si dimenava per il dolore.
-         Hic! Hai un po’ di erba draga?!- domandò Skaracchio da dentro la bottega – Io non trovo la mia! Dannazione!-
Hiccup ridacchiò.
-         Tranquillo! Faccio io!- Hic si avvicinò al Gronkio, iniziò a grattargli la testa, poi la mascella e infine sotto al mento e il drago cadde in un sonno profondo.
-         Skaracchio, è tutto tuo!- disse Hic.
Il vecchio Vichingo uscì dalla bottega e sgranò gli occhi
-         Wow! Non ci avevo pensato!- disse questo grattandosi la testa con l’uncino che aveva al posto della mano.
-         È una tecnica molto efficace, se vuoi strappare un dente ad un drago.- gli fece notare Hic.
-         Eh sì! Hai proprio ragione!- acconsentì Skaracchio aprendo la bocca del Gronkio e infilandocisi dentro fino alla vita.
Hiccup fece delle leggere smorfie per il disgusto, mentre Jack si avvicinò per capire cosa stesse facendo il vichingo dalla mano interscambiabile.
-         Sì.. ah  ah.. eccolo qui! Ah!- detto questo, Skaracchio sbucò nuovamente fuori dalla bocca, tenendo in mano un dente marcio del drago, con fare eroico.
-         Eccolo! Eh! Era guasto! – disse tutto orgoglioso per poi voltarsi verso Hic.
-         È così che bisogna fare quandoooooooooooooooooooo.........- iniziò a dire per poi bloccarsi sulla “o” di “quando” fissando un punto vicino ad Hic... fissando Jack.
L’albino, come primo impatto, si guardò alle spalle per capire cosa stesse guardando il vichingo e non vedendo niente rimase perplesso.
-         Ehm... ce l’ha con me?-  chiese sorpeso.
Hiccup lo guardò un momento, per poi ricordarsi e portarsi le mani tra i capelli.
-         Cavolo! Sì! Lui può vederti!- esclamò.
-         Cosa?!-  chiese Jack shockato.
-         Jakul Frosty?!- esclamò Skaracchio. Jack sgranò gli occhi, felicissimo.
-         Sì! Esatto! Ja... aspetta!- s’interruppe subito sentendo il suo nome detto male.
-         No Skaracchio! Jack Frost!- lo corresse Hiccup.
-         Ah! Sì! Giusto.. mi confondo sempre! Ma... quindi tu... tu esisti davvero! Allora non sono pazzo! Ah! Alla facciaccia di quel vecchio burbero di Stoick!- iniziò a festeggiare. Jack rimase decisamente sorpreso.
-         Davvero riesce a vedermi?- chiese incredulo.
-         Sì! È stato grazie a lui che ho conosciuto la tua leggenda.- rispose Hiccup.
-         Sul serio?! – detto questo, Jack si avvicinò a Skaracchio e fece un inchino di rispetto – Signore... le sono debitore!-
A quell’azione Hiccup arrossì, capendo che Jack lo aveva fatto proprio perché  grazie a Skaracchio, loro due si erano potuti incontrare.
-         Ah! Figurati! ... aspetta... per cosa ti sto dicendo “figurati”?-  chiese il vichingo dai baffi intrecciati.
-         Per aver raccontato ad Hiccup di me.- e detto questo l’albino si avvicinò ad Hic e lo prese sotto braccio, in un gesto che gli venne automatico.
Hiccup arrossì, ma cercò di non darlo a vedere a Skaracchio... nessuno doveva sapere di quello che provava per Jack.
Notando quel comportamento, Jack ritrasse subido il braccio e portò la mano alla sua tasca dei pantaloni.
Skaracchio lanciò un’occhiata indagatrice ai due, ma ben presto fece finta di niente.
-         Oh! Beh allora figurati, di nuovo! Eh eh eh!- disse Skaracchio tutto tranquillo, sistemandosi le braghe, che con il troppo esultare si erano molleggiate.
-         Quindi, alla fine era lui che perseguitava Sdentato!- intuì il vecchio facendo un occhiolino ad Hiccup.
-         Sì! Alla fine era sempre stato lui!- confermò il vichingo accarezzando l’amico drago.
-         Chiedo ancora scusa ad Hiccup per avergli fatto mettere in dubbio la sanità mentale di Sdentato, ma è stato più forte di me, era l’unico drago che non mi voleva mangiare.- disse Jack ridacchiando.
-         Tranquillo Jack.- gli rispose subito Hic.
-         Quindi Sdentato non è l’unico drago che può vederti!- constatò Skaracchio.
-         No! Mi possono vedere tutti, solo che gli altri draghi sono un po’ più aggressivi...-
-         È perché sei un estraneo, non sei del loro territorio e non riconoscendo il tuo odore automaticamente vieni calssificato come una minaccia.- spiegò Hiccup.
-         Ma perché Sdentato non lo ha fatto?-
-         Sdentato è una Furia Buia... i Furia Buia sono molto intelligenti.-
Sentendo quella frase, Sdentato si gonfiò con fare vanitoso. Hiccup e Jack scoppiarono a ridere.
-         Ma una cosa ancora non mi è chiara...- intervenne Skaracchio attirando nuovamente l’attenzione.
-         Come fanno i draghi a vederti?!-
-         Non saprei.. credo dipenda dal fatto che sono creature leggendarie. Come mi vedono gli Yeti, possono vedermi anche i Draghi.-
-         YETI?!- esclamò Skaracchio facendo sobbalzare Hic, Jack e Sdentato.
-         Parli degli abominevoli uomini delle nevi?!- continuò ancora il vichingo.
-         Ehm... sì?- disse Jack un po’ intimorito.
Nel sentire questo, Skaracchio scoppiò in una fragorosa risata per poi prendere sotto braccio Jack e stritorarlo in un potente abbraccio.
Jack rimase senza fiato, oltre al fatto che si sentirono anche le sue ossa scricchiolare.
-         Skaracchio! Gli fai male!- gli disse Hiccup preoccupato, ma Skaracchio lo ignorò
-         Ahaha! Tu ed io amico mio, abbiamo molto di cui parlare! Stasera siete entrambi invitati da me a cena! Forza, venite!- urlò l’anziano vichingo lasciando poi andare la presa su Jack, che barcollò verso Hiccup, massaggiandosi un braccio, indolenzito.
-         Pacche sulla spalla, eh?- fece notare Jack riguardo al “contatto fisico Vichingo”, visto l’abbraccio di Skaracchio.
-         Non so te, ma a me più che un abbraccio mi è sembrato un placcaggio. – sottolineò Hiccup.
-         .... sì, in effetti è vero.-
-         Allora?! Coraggio lumache! Da questa parte!- tuonò Skaracchio che iniziò ad incamminarsi verso una piattaforma in legno che dava sul mare, a pochi metri di distanza dalla sua bottega*.
Hiccup e Jack si lanciarono uno sguardo stanco, ma lo seguirono assieme a Sdentato.
Ben  presto calò il buio e Jack, Hiccup e Skaracchio iniziarono a cuocere la carne sul fuoco, che si situava nel mezzo della piattaforma in legno.
Sdentato se ne stava seduto al fianco di Hiccup, mangiando i suoi adorati pesci, come anche Hiccup che ne stava arrostendo uno sul fuoco.
Jack cercava di cuocere un’aletta di pollo, aveva poggiato il suo bastone su di una trave alle sue spalle, che reggeva la costruzione.
L’albino guardava Skaracchio con fare stranito, dato che sul suo braccio mancante aveva messo al posto dell’uncino, un enorme spiedo di metallo e vi aveva infilzato un pollo gigante, ancora più grosso del suo stesso cranio e lo stava sbranando con brutalità e ferocia.
Jack si avvicinò lentamente ad Hiccup e senza farsi sentire dall’omone, gli disse.
-         Ammetto che m’inquieta e non poco...-
Hiccup mangiò un po’ di pesce e gli rispose.
-         Ci si abitua.-
-         Allora Jack!- intervenne a gran voce Skaracchio, facendo sobbalzare l’albino.
-         Parlami degli Yeti!-
Jack venne preso in contropiede – ehm... non so... cosa vuole sapere?-
-         Dammi pure del tu e dimmi tutto quello che sai!-
-         Ehm... ok...- iniziò Jack.
-         Sono.. ehm.. grossi, pelosi, fanno stranissimi versi... poi... ehm...sono appiccicosi, antipatici, scorbutici, ridicoli e... puzzolenti!- terminò Jack.
Calò momentaneamente il silenzio dove Skaracchio cercò di capire se lo spirito si stesse prendendo gioco di lui o meno.
-         Un po’ più nel dettaglio, ragazzo?- lo invitò nuovamente l’anziano.
Jack fece uno sbuffo rassegnato ed iniziò a raccontare degli Yeti e quindi del Polo Nord e perciò anche di Nord stesso ed ovviamente anche dei Guardiani e di Manny e di tutte le altre leggende, per poi dover parlare della sua esistenza stessa.
Gli raccontò del suo risveglio nel lago ghiacciato, del fatto che le persone non potessero vederlo, del suo stato di confusione, ma anche dei lati positivi. Gli raccontò dei suoi viaggi, del nuovo mondo, gli descrisse dettagliatissimamente quest’ultimo e gli parlò della sfericità della terra.
Gli parlò di tutti i posti che aveva visitato, delle creature magiche che aveva incontrato e Skaracchio sembrava illuminarsi sempre di più ad ogni sua parola.
Skaracchio Ruttans era sempre stato un sognatore, fin da quando era un ragazzino. Si cimentava in leggende e gli piaceva l’idea di andare a cercare tutte le creature magiche esistenti al mondo. Era solito recarsi dall’anziana Gothi, per chiederle informazioni dettagliate sulle leggende e sui miti, per questo divenne l’unico capace a saper interpretare i suoi strani disegni.
Purtoppo, nel villaggio, erano ben pochi a saper apprezzare le sue storie strampalate sugli spiriti, Yeti, Fuochi Fatui e chi più ne ha, più ne metta e ben presto, nonostante l’amicizia con Stoick L’Immenso, il povero Skaracchio venne classificato come lo scemo del villaggio, che credeva che ad aver appiccato un incendio alla sua casa fosse stato un Ruba Ossa, invece che le sue stesse mutande vicino alla stufa.
Fortunatamente, il più delle volte, Skaracchio era riuscito a far ricredere gli scettici, ma c’erano ancora parecchie persone che dubitavano di lui e con il passare del tempo aveva iniziato anche lui stesso a dubitare delle sue conoscenze, ma ora che dinnanzi a lui vi era niente poco di meno che lo spirito del gelo, che non stava facendo altro che confermare tutte le sue storie, tutto ciò in cui lui credeva, finalmente si sentì felice e soddisfatto.
A fine racconto, Skaracchio aveva un sorriso che arrivava fin alle orecchie e quasi gli venne da piangere.
-         Jack.. tu non lo sai che mi hai appena reso cinquant’anni di vita qualcosa di SIGNIFICANTE!- eslamò Skaracchio esultando e facendo così partire dallo spiedo il rimanente del pollo che si era mangiato, che per poco non finì addosso a Jack, ma fortunatamente lo schivò prontamente.
-         Figurati!- disse Jack gentile, ormai abituato alle sue azioni improvvise.
-         Almeno uno di noi ha trovato un significato alla sua esistenza...- aggiunse con un po’ di malinconia Jack, scatenando uno sguardo dispiaciuto da parte di Hiccup, che per tutta la durata del discorso di Jack era stato zitto ad ascoltare.
Skaracchio spense l’entusiasmo e si avvicinò a Jack con fare paterno, poggiandogli la mano buona sulla spalla.
-         Non ti preoccupare Jack... sei un ragazzo in gamba, un giorno troverai la tua via, ne sono sicuro. – gli disse gentile.
Jack fece un sorriso di gratitudine ed annuì.
-         Grazie Skaracchio.-
-         Figurati! Grazie a te per le tue perle di saggezza! Ah! Non sai che soddisfazione sapere che dopo tutti questi anni, io avevo ragione e gli altri avevano torto! È qualcosa che ti sfama più del pollo ed è ancora più buono!-  disse l’uomo levando la mano.
Jack ed Hiccup ridacchiarono.
-         Ora andrai in giro a raccontarlo a tutti, immagino.- disse Hiccup.
-         Cosa?! Scherzi?! Perché andare a condividere le mie perle con quei bifolchi che non saprebbero apprezzarle?! No, no, no! Io le terrò per me fino a quando non troverò qualcuno di degno al quale raccontarle e fargliele diffondere!- disse con fare solenne.
Tacque per pochi secondi, il tempo di realizzare con chi fosse in compagnia.
-         Hiccup! Do a te il compito di diffondere le mie perle!-
-         Così daranno a me del pazzo?-
-         Esatto!-
Hiccup lo fulminò con lo sguardo, mentre Jack si scompisciò dalle risate.
-         Sei fantastico Skaracchio!- disse tra le risa.
-         Lo so, grazie Jack!-
I quattro rimasero lì a parlare ancora per qualche ora, fino a quando Jack non vide in lontananza le spire di sabbia di Sandman.
Era l’ora che lasciasse svolgere il compito dell’omino dei sogni.
Lo spirito del gelo si alzò e con educazione disse.
-         Scusatemi se vi abbandono così, ma per me è arrivato il tempo di congedarmi. Ho passato una bellissima serata, grazie per avermi invitato Skaracchio.- disse gentile allungando una mano verso di lui.
-         Figurati Jack! Grazie a te per aver avuto la pazienza di raccontarmi tutto!- disse il vecchio stringendogli la mano... o meglio.. stritolandogli la mano. Jack trattenne i gemiti di dolore.
-         Di... niente...- disse a denti stretti.
Il vichingo dai baffi intrecciati, lasciò la presa e Jack ritirò immediatamente la mano che iniziò a pulsare.
Cercando di ignorare il dolore, prese il bastone e si avvicinò a Sdentato, dandogli una serie di carezze sul capo e salutandolo.
Il drago rispose al saluto con una leccata sulla guancia e Jack rise, intenerito.
Venne il turno di Hiccup.
I due si guardarono negli occhi, non sapendo che cosa dirsi.
Ci fu un breve momento di silenzio, che venne interrotto da Jack.
-         Allora... ci vediamo domani.- disse dolcemente il ragazzo dai capelli bianchi come la neve.
-         Certo.- rispose Hiccup.
Jack gli sorrise e prima di andare gli accarezzò una guancia, provocando in Hiccup una serie di brividi lungo la schiena.
Fu automatico per il vichingo, stringere la mano dell’albino, come a volergli chiedere di restare. Questo scatenò in Jack un sorriso dolce e mozzafiato che fece girare la testa al giovane Hic.
Nonostante Jack avesse voluto mantenere quel contatto per tutta la notte, dovette desistere e separò la sua mano dalla guancia e dalla presa di Hic, alzandosi in volo verso la foresta di Berk.
Hiccup rimase a guardarlo con gli occhi sognanti, incantato da tutta quella meraviglia che effettivamente era... Jack Frost.
Non si accorse, però, dello sguardo furbetto di Skaracchio.
-         Carino, vero?- disse improvvisamente il vichingo.
-         Bellissimo...- rispose Hiccup con fare sognante.
Skaracchio inarcò un sopracciglio e proprio in quel momento Hic si accorse di quello che aveva detto e sobbalzò.
-         Sì! Insomma.. ehm.. per essere un ragazzo, s’intende...- disse facendo il sostenuto, ma non riuscendogli molto bene dato che divenne rosso come un peperone.
-         Sì... certo...- disse Skaracchio con fare divertito.
-         Non capisco proprio a cosa tu stia alludendo Skaracchio!- disse un po’ più indispettito.
-         Invece lo sai benissimo Hiccup.- disse l’uomo un po’ più serio.
Il colorito di Hiccup cambiò nuovamente, da rosso pomodoro a bianco come un lenzuolo.
-         C- che cosa vuoi dire con questo?- domandò intimorito.
-         Che a te Jack piace.- disse infine Skaracchio con fare spaventosamente normale.
Hiccup sgranò gli occhi con fare shockato.
-         Cosa?! Jack! Ma... ma figurati! Lui! Lui è un maschio!-
-         E allora?-
La risposta di Skaracchio lasciò Hiccup senza parole per qualche secondo.
-         Ehm.. a-allora? L-lui è un maschio! Anche io sono un maschio!-
-         Lo so. Cosa c’è di male?-
-         Cosa c’è di male?! Skaracchio! Mi prendi in giro?!-
-         No Hiccup, io non ti prendo in giro, sei tu che prendi in giro te stesso.-
Calò il silenzio. Hic rimase con gli occhi sgranati e il respiro bloccato in gola.
Cosa voleva dire Skaracchio con quella frase?! Cosa sapeva Skaracchio che Hiccup non sapeva?!
-         Hiccup, te lo dico non perché voglio scandalizzarti, te lo dico perché ti conosco meglio di chiunque altro, mi dispiace dirlo, ma anche meglio di tuo padre, tu per me sei sempre stato come un figlio ed ho notato da subito in te delle... differenze.- disse con fare dolce e comprensivo.
-         D-differenze?- riuscì a dire Hiccup.
-         Sì! Insomma... penso che le abbia notate anche tu. In tutto il villaggio sei quello che non è mai stato portato per la battaglia e la violenza. Sei sensibile, intelligente, caparbio, delicato, talentuoso! Insomma! Sei così!- disse indicandolo.
-         Hai appena indicato tutto me...-
-         Esattamente! Sei tutto te e solo te sei così.-
-         Non so se reputarla una cosa positiva...-
-         È positivissima Hiccup! Guarda chi è seduto lì vicino a te! È una Furia Buia! E guarda un po’ chi ti stava mangiando con gli occhi prima? Uno spirito del Grande Odino!-
-         Ho capito, ma è uno spirito del Grande Odino del mio stesso sesso!-
-         E con questo?-
-         A me non piacciono i maschi! Non.. non mi sono mai piaciuti!-
-         E grazie agli Dei! Avrei preferito vederti insieme a Sdentato, piuttosto che con un Bifolco come quelli!-
-         Sono serio Skaracchio!-
-         Ed io più di te.-
-         E che mi dici di Astrid?! Eh? Sono stato con lei e lei è una femmina!-
-         Per favore! Ho più femminilità io nel mio dito alluce!-
A quella frase, Hiccup non seppe come ribattere.
Skaracchio aveva maledettamente ragione... ad Hiccup piacevano i maschi, anzi... ad Hiccup piaceva Jack... era cotto perso di lui e finalmente lo aveva ammesso a se stesso...
-         Sarò... sarò la rovina per Berk...- disse iniziando a singhiozzare.
-         No, non è vero! Non sarà assolutamente così, anzi! Tu sei proprio quello di cui Berk ha più bisogno!- disse Skaracchio con orgoglio.
-         Che cosa vuoi dire?- domandò Hic con una guancia rigata da una lacrima
-         Voglio dire che in tutti questi anni Berk ha avuto dei capi che non sapevano fare altro che depredare, saccheggiare, raziare... e mi dispiace dirlo, ma anche Stoick non è tanto diverso.. ma tu Hic! Con le tue idee geniali, con il tuo talento, porterai Berk ad una nuova era! Solo tu puoi farlo! Perché solo tu sei così...-
-         Femminile?- tentò di finire Hic, con disprezzo.
-         No.. tutto te.- terminò Skaracchio con dolcezza.
Hiccup alzò lo sguardo, con una nuova luce negli occhi e con il cuore che batteva all’impazzata.
Quindi il fatto che fosse diverso non era un lato negativo, era qualcosa di positivo che avrebbe portato solo beneficio alla sua isola...
Hiccup si fidava di Skaracchio con tutto il cuore, è stato il suo mentore fin da quando era un bambino ed anche per lui è stato come un padre. Il fatto che Skaracchio lo avesse accettato per com’era e che avesse fatto accettare lo stesso Hiccup, gli riempì il cuore di felicità e il vichingo si alzò dal posto correndo incontro al suo tutore, per abbracciarlo.
-         Grazie, grazie davvero Skaracchio!- disse Hiccup commosso.
L’anziano sorrise e restituì l’abbraccio ad Hic.
-         Di niente piccolo.- gli disse dolcemente.
I due sciolsero l’abbraccio e si guardarono un momento.
-         Un’altra cosa hai di positivo rispetto agli altri del villaggio... profumi!-
Detto questo Hiccup scoppiò a ridere trascinandosi dietro anche Skaracchio.
Dopo un po’ di risa, l’uomo tornò “serio” e gli disse.
-         Lo sai che tu gli piaci?-
Hiccup cadde dalle nuovole, per quell’improvviso cambiamento di argomento.
-         A chi?-
-         A Jack! A chi altro?-
Nel sentire questo, il cuore di Hiccup iniziò a battere all’impazzata e le sue guance si colorarono di rosso.
-         Dici davvero?-
-         Certo! Ma lo hai visto prima come ti guardava? Hiccup, è cotto!-
-         D-di me?-
-         No! Di Mildew! –
-         CHE SCHIFO!-
-         E meno male!-
-         Ma.. scherzi a parte... come fa un ragazzo così... perfetto come lui ad innamorarsi di uno come me?-
-         Hiccup... tu hai davvero poca fiducia sulle tue potenzialità...-
-         Che vuoi dire con questo?-
-         Voglio dire che se non lo raggiungi entro dieci secondi, ti riempio di sessioni di allenamento che ti farò pentire di essere nato!- tuonò Skaracchio, ma senza abbandonare il suo sguardo comprensivo.
-         E cosa gli dico?!-
-         Cosa mai gli dovrai dire? Che la neve è bianca? Perché scommetto che se glielo dici, ti risponde che sei un cretino! -  
-         Grazie di questa sintesi illuminante...-
-         Digli i tuoi sentimenti! A te piace lui, no?-
Hiccup rimase momentaneamente in silenzio, ma alla fine rispose
-         Sì...-
-         Bene! Allora diglielo!-
-         Come faccio a sapere che non mi rifiuterà?-
-         Non puoi saperlo, ma... a me pare che tu sei uno che ama rischiare o sbaglio?- disse lanciando uno sguardo a Sdentato.
Hiccup capì subito l’antifona e allora si fece coraggio.
-         Grazie Skaracchio!- disse facendo segno a Sdentato di alzarsi, per poi salirgli sopra.
-         Di niente Hiccup! Tutto per te! E fammi sapere come va a finire!-
Hic annuì e insieme al suo amico partirono alla ricerca di Jack.
 
Lo spirito del gelo non si era allontanato poi molto... era nuovamente lì, in quella cava a camminare sul ghiaccio, con il bastone sulle spalle, la luce della luna che lo investiva e lo sguardo basso.
Stava ripensando a quella mattina... alle labbra di Hiccup, a quanto fosse stato bene sotto il suo tocco caldo e delicato...
Jack non ne era rimasto scandalizzato, neanche quando aveva visto il sogno di Hic, per lui è stato sempre tutto bellissimo.
In tutta la sua vita non aveva provato niente del genere e prima ne era leggermente spaventato, ma dopo il sogno e dopo il bacio, iniziò ad esserne più attratto.
Era attratto dalla sensazione che provava verso Hiccup ed era attratto da Hiccup stesso.
Che fosse stato proprio quello il famoso amore di cui parlavano sempre gli esseri umani?
Improvvisamente un urlo familiare catturò la sua attenzione.
-         Jack!-
Conosceva bene quell’urlo e nel sentirlo si preoccupò immediatamente.
-         Hiccup! Sono qui!-
Nel sentire la risposta, Hic atterrò insieme a Sdentato nella cava.
Jack corse immediatamente verso di loro.
-         Che succede? Sei ferito? Tutto bene?- domandò preoccupato.
-         Sì, sì! Tranquillo! Sto benissimo!- disse Hic scendendo da Sdentato – volevo parlarti.- disse con il fiatone e con le farfalle nello stomaco.
Jack lo guardò stranito, ma almeno fu contento che non gli fosse capitato niente.
-         Ah... ok! Dimmi!- disse Jack con curiosità.
Hiccup fece per parlare, ma non riuscì a trovare le parole e per qualche secondo non fece altro che dire una serie di “ehm... i-io... ehm.. sì, insomma... puff.. ehm....”
Jack portò pazienza per i primi venti secondi, ma quando questi iniziarono a dilungarsi, ridacchiò.
-         Vuoi provare a scrivermelo?-
Hiccup alzò lo sguardo ed arrossì.
-         No, no! Insomma.. io...- Hic fece un respiro profondo e alla fine prese coraggio ed iniziò.
-         Ascolta... tu... tu hai presente la parola amore, no?-
Jack fece finta di pensarci un po’ e alla fine annuì, con un sorriso sghembo.
-         Ok.. ehm... e che definizione daresti a questa parola?- continuò Hic.
Questa volta Jack ci pensò veramente ed iniziò a guardare in alto, come se cercasse una risposta dal cielo, mentre picchiettava ritmicamente le dita sul suo bastone.
-         Uhm... direi... un casino.- concluse infine
-         Sì! Esatto! È proprio la definizione giusta! È un grandissimo, enorme, colossale casino!- disse Hiccup iniziando a gesticolare con le braccia. Jack ridacchiò nel vederlo così preso da quel suo strano discorso.
-         Quindi... devo immaginare che tu non voglia averci niente a che fare, no?- concluse Hiccup con fare normale.
Jack ci pensò ancora sopra.
-         Uhm... non vedo il perché.-
-         Beh... perché... perché è un casino, come hai detto te.-
-         Fanno bene un po’ di casini ogni tanto. Sconvolgono la routine ed io ho un enorme bisogno di venire sconvolto.- disse facendogli un occhiolino.
Per un momento Hiccup perse un battito. Skaracchio quindi aveva ragione... Jack era veramente innamorato di lui!
-         E... e tu... avresti un’idea con chi... con chi condividere questo... casino?- domandò Hiccup il quale respiro iniziò a farsi sempre più corto dall’emozione.
-         Penso proprio di sì.- rispose Jack sorridendogli.
Hiccup arrossì e tentò di mantenere la calma, era fin troppo felice, aveva voglia di saltargli addosso e baciarlo fino al mattino, consumare il loro amore lì, in quella bellissima cava, sotto la luna e le stelle, immersi nella neve, ma aveva ancora dei dubbi da mettere a tacere.
-         C-come fai?- chiese.
-         A fare cosa?-
-         A... a non provare ribrezzo per me! Come fai a non schifarmi! A non mandarmi via! Io... io sono un ragazzo! Sono un ragazzo e mi sono innamorato di te! Come fai a non provare disgusto verso di me? Come fai a non respingermi?- domandò confuso.
-         Tu provi ribrezzo verso di me?- domandò con calma Jack.
-         Ma certo che no!-
-         E come mai?-
-         Beh, perché io ti....- non terminò la frase... lo sguardo di Jack era già la risposta.
La verità era che lo spirito del gelo non lo disprezzava, perché era come Hiccup e glielo aveva fatto capire senza rispondergli, perché la risposta l’aveva già Hic, dentro di se.
-         Oh...- disse infine Hiccup capendo.
-         Già.- annuì Jack.
-         Quindi anche tu mi...-
-         Sì.-
Calò il silenzio. I due si guardavano negli occhi. Hiccup rosso come un pomodoro, Jack tranquillissimo, con il bastone poggiato sulle spalle e le braccia poggiate ad esso per sorreggerlo.
-         Oh! Capito! Forte! N-non me lo aspettavo!- continuò Hic imbarazzato.
-         Vero.-
-         Sì, insomma! Poi mi hai veramente fregato con quella risposta, a volte mi dimentico di stare parlando con qualcuno con il mio stesso Quoziente Intellettivo.-
-         No Hic, il mio Quoziente è nella media.-
-         Anche il mio.-
-         No.-
I due si guardarono nuovamente e calò di nuovo il silenzio.
Ancora una volta Jack lo aveva zittito.
Hiccup sbuffò e fece per parlare nuovamente, ma qualcosa lo interruppe.
Jack aveva levato il bastone dalle sue palle e con la parte ricurva aveva “agganciato” Hic per la vita e lo aveva tirato a se per baciarlo nuovamente.
Hiccup sgranò gli occhi nel risentire quelle morbide e fredde labbra sulle sue.
Ancora una volta il mondo attorno a se sembrò fermarsi e sentì soltanto Jack...
In poco tempo, Hiccup chiuse gli occhi e portò le braccia attorno al suo collo, stringendosi a lui ed approfondendo il bacio, facendo intrufolare la lingua tra le labbra di Jack, che l’accolse di buon grado, stringendo anche lui a se Hiccup.
I due rimasero così, a baciarsi sotto le stelle, i cuori che battevano frenetici contro i loro petti, uno caldo e l’altro freddo, eppure insieme erano perfetti...
Sdentato, che era a pochi metri di distanza da loro, li guardò con fare annoiato e sbuffò coricandosi sulla neve, aspettando che si fossero staccati.
Chissà cosa ci trovavano gli umani a toccarsi con le labbra! Tsk! Chi li capiva era bravo!



*una piattaforma in legno che dava sul mare, a pochi metri di distanza dalla sua bottega: Quella stessa piattaforma nel film dove Hic ha l’illuminazione dell’aletta di Sdentato.

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Capitolo 9
*** Freddo e Caldo ***


CAPITOLO 9: Freddo E Caldo


Era una giornata come le altre a Berk. Una bella giornata di Maggio!
Il sole, come ormai era solito fare da mesi, splendeva, appena sorto. Le poche nuvole che c’erano, erano bianche e cariche di neve, pronte a trasmettere il sorriso ai bambini di Berk con una bella e gioiosa nevicata.
Ancora nessuno era uscito dalla propria casa, essendo primo mattino. Molti vichinghi dormivano ancora, sopratutto un ragazzino dai capelli castano ramati, che era ben assorto nel sonno, al caldo della sua camera, fino a quando la finestra non si spalancò facendo entrare un vento gelido ed un curioso ragazzo dai capelli bianchi come la neve.
-         Buongiorno bell addormentato!- esclamò questo, balzando sul letto di Hic, che si svegliò di botto, ma si calmò subito dopo.
-         Ciao Jack...- sussurrò con malavoglia per poi tirarsi su le coperte sino alla testa.
Jack Frost ridacchiò
-         Ehi vichingo mio, è l’ora di svegliarsi.- gli ripeté, continuando a stare accucciato sul letto, il bastone in mano e il volto sospeso sopra quello del vichingo, difeso dalla coperta.
-         E chi lo ha deciso?-  si lamentò Hiccup
-         Io e Sdentato!-
Hiccup sbuffò, togliendosi la coperta dalla testa.
-         Dovete smetterla di complottare contro di me. –
Jack scoppiò a ridere, scatenando un piccolo sorriso da parte di Hic.
-         È divertente farti gli scherzetti.-
-         Lo so... ma almeno lasciatemi dormire! – si lamentò tirandosi nuovamente la coperta fin sopra alla testa.
Jack rise e gliela tolse, scoprendogi nuovamente il viso e lo baciò.
Hic si lasciò baciare, incantato da quelle labbra.
Forse come risveglio non era del tutto negativo.
Il giovane vichingo, portò automaticamente le mani al volto di Jack ed iniziò ad accarezzarlo come per carpire tutti i dettagli di quel viso perfetto.
Jack fece entrare la lingua tra le labbra di Hic, che l’accolse di buon grado, stringendosi a lui.
Fu lì che Jack abbandonò la posizione accucciata, per sdraiarsi sul vichingo e far aderire il suo corpo a quello di Hiccup, che si strinse ancora di più a lui. Non gli interessava se il corpo di Jack fosse freddo quanto la neve... ogni volta che sentiva quel contatto, non poteva che sentire caldo.
Hic portò le mani ad accarezzargli il collo, per poi scendere sulla schiena, mentre Jack separò le labbra da quelle di Hiccup per portarle sulla punta del naso e... morderlo.
-         Ahi!- si lamentò Hiccup staccandosi da Jack e portandosi le mani al naso.
Jack rise e si alzò dal letto.
-         M-mi hai morso il naso! Perchè lo hai fatto?- si lamentò Hic massaggiandoselo.
-         Non eri coperto abbastanza, Jack Frost allora ti ha morso il naso.- gli disse facendogli una linguaccia.
-         E questa da dove spunta fuori?-
-         Detti popolari! Coraggio vichingo! Alzati! Ohp ohp ohp!- disse Jack battendo le mani ed uscendo nuovamente dalla finestra.
Hicup sbuffò, sorridendo lievemente e sgusciò via dal letto per vestirsi.
Poi prese la sella e tutto l’occorrente per montare Sdentato e scese le scale, trovando nel salotto Stoick l’Immenso, già alzato anche lui, seduto su di una poltrona, intento ad intagliare un pezzo di legno. Un metodo di rilassamento suggeritogli da Skaracchio... stranamente funzionava!
-         Buongiorno papà!- lo salutò Hiccup andando verso la porta d’ingresso.
-         Buongiorno figlio, esci già?- domandò l’omone, con la voce più rilassata a causa dell’intaglio. Stava facendo una paperella.
-         Sì, Sdentato vuole volare a tutti i costi.-
-         Ho capito. Divertiti!-
-         Grazie!- e si salutarono.
Hiccup uscì dalla casa e si ritrovò immediatamente Jack e Sdentato, che lo guardavano con fare furbo.
-         Voi due me la pagherete un giorno.- disse Hiccup minaccioso, avvicinandosi a Sdentato ed iniziando a montargli la sella. Jack ridacchiò.
-         Dai! Hai tutto il tempo per dormire alla sera!- lo stuzzicò Jack.
-         No, se tu mi rompi le scatole come tuo solito.-
-         Come se a te dispiacesse...- ribatté subito l’albino scatenando un rossore improvviso da parte di Hiccup, che evitò di guardarlo in faccia per nasconderlo, ma Jack lo vide e ridacchiando si avvicinò ad Hic.
-         Lo sai che adoro quando arrossisci?- gli sussurrò sensualmente stringendolo a se per la vita ed impedendogli quindi di andare avanti con il suo lavoro.
-         Lo so, me lo dici ogni volta.- rispose Hic infastidito, cercando ancora di non guardare Jack.
Lo spirito del gelo rise e portò le labbra al collo di Hic iniziando a mordicchiarlo e succhiarlo.
Hiccup sgranò gli occhi a quel contatto e non poté fare altro che arrossire di più ed inclinare la testa all’indietro, beandosi di quel piacere al collo, che grazie a Jack aveva scoperto essere un punto delicato.
Astrid non gli regalava mai certe attenzioni al contrario di Jack, che era pure dannatamente bravo! Tanto da fargli sfuggire persino un leggero gemito, scatenando ancora più rossore ed imbarazzo da parte di Hiccup.
-         D-dai Jack.. basta.- si lamentò lui.
Jack rise, ma non pareva voler demordere, fortuna che Sdentato si spazientì e sbuffò forte.
Voleva volare e quei due stavano perdendo tempo. Fu allora che Jack lasciò la presa ed Hiccup poté nuovamente tornare al lavoro, anche se ammise che gli piaceva da morire quel ennesimo gioco sensuale di Jack.
Erano ormai cinque mesi che stavano insieme ed erano stati i mesi più belli della vita di Hiccup.
Ogni volta, ad accoglierlo al mattino, vi era il sorriso dolce e smagliante di Jack e ad accompagnarlo nella sera, i suoi dolci baci e i suoi abbracci.
Mai in tutta la sua vita si era sognato di innamorarsi di un ragazzo, ma ora aveva finalmente capito quello che era e non poteva esserne più felice.
Stare con Jack lo completava. Per una volta si sentì finalmente amato e desiderato, in tutti i sensi!
Non era una continua lotta, come con Astrid, con continui pugni e giusto qualche bacetto ogni millennio... con Jack era tutto assolutamente perfetto!
Hic finì di montare la sella e finalmente salì sulla groppa del suo migliore amico.
-         Allora, vieni anche tu?- domando Hic a Jack, che sorrise e balzò sopra all’animale.
-         C’è bisogno di chiederlo?-  domandò Jack divertito e i tre si alzarono in volo.
 
La volata mattutina durò un’ oretta, come sempre d’altronde. Quando i tre tornarono, a Berk c’era già più movimento.
Molta gente si era svegliata per andare al mercato di Berk e comprare gli alimenti per la colazione, altri invece erano già al lavoro, come Skaracchio, che al passaggio di Jack, Hic e Sdentato, li salutò contento.  Altri ancora, erano ad una grande arena, incavata nella roccia, intenti ad aspettare proprio Hiccup... i cavalieri di Berk!
Naturalmente, con la fine dello Snoggeltog, le “lezioni” all’accademia avevano ripreso il loro corso e Jack ormai era solito parteciparvi, anche solo da spettatore, sebbene trovasse molto interessanti le cose che Hiccup insegnava.
-         Ciao ragazzi!- li salutò Hic atterrando.
Gambedipesce, Moccicoso, i Gemelli Testa di  Tufo e Testa Bruta ed Astrid, lo salutarono di rimando.
Con quest’ultima il rapporto era migliorato! Stava sempre con Ruttolomeo, ma da quando Hic si era messo con Jack, non gli importò più, anche perché erano mesi che non incrociava per strada il simpaticone palestrato. Quindi tutto andava per il meglio in tutto e per tutto!
-         Come va? – domandò scendendo da Sdentato, mentre Jack decise di svolazzare ancora un po’ in giro per l’arena.
-         Tutto ok... se non fosse che qualcuno, abbia avuto la geniale idea di incenerire tutti i bersagli!-  disse Astrid indicando i gemelli che erano stravaccati sui colli del loro Bizzippo.
-         Se i bersagli non sono fatti per essere inceneriti, allora cosa li mettete a fare?- domandò Tufo con la sua solita voce impastata e con fare innocente. Astrid ringhiò, ma cercò di calmarsi.
-         Non preoccuparti, ne farò di nuovi.- disse Hic sorridente.
-         D’accordo ragazzi, oggi dobbiamo dare una mano con il raccolto! Ben presto il mercante Yoahn arriverà e dobbiamo trovarci pronti per ogni tipo di baratto!- aggiunse con fare allegro.
-         Ehm.. sì, ottima idea, se avessimo qualcosa da raccogliere.- disse Moccicoso.
Hic inarcò un sopracciglio.
-         Cosa vuoi dire?- domandò Hiccup. Nel sentire quella frase, anche Jack smise di svolazzare e si avvicininò.
-         Che non c’è nulla da raccogliere Hiccup!- disse Moccio.
-         Beh.. allora aiuteremo nel arare e seminare.- disse Hic.
-         Il problema, Hiccup, è che continua a nevicare. Certo, i draghi possono sciogliere la neve, ma non possono farlo ventiquattro ore su ventiquattro e nel caso i germogli iniziassero a crescere, potebbero rischiare di incenerirli.- spiegò Gambedipesce con più tranquillità rispetto al tono di Moccicoso.
Venne automatico per Hic guardare Jack, che però non sembrava troppo offeso da quella conversazione, anzi, ne sembrava abbastanza disinteressato.
-         Non capisco... ragazzi, questa è Berk! Nevica per nove mesi all’anno e negli altri tre grandina! Lo sapete tutti!-  tentò di convincerli Hiccup.
-         Ma siamo a Maggio... stiamo arrivando a quei tre mesi dove dovrebbe smettere di nevicare, Hic.. dovrebbe scaldarsi un po’, non credi? - spiegò sempre Gambe.
Hic non seppe come rispondere, tentennò un momento portandosi una mano alla nuca.
-         Ehm... sì, beh... vedrete che risolveremo la cosa. Intanto aiuteremo comunque con le piantagioni. Tentar non nuoce, no?- disse infine, con positività.
I ragazzi annuirono, svogliati, quando...
-         Hic, che hai sul collo?- chiese improvvisamente Astrid.
Hiccup si sentì mancare il respiro quando sentì la risatina stronza di Jack succedere a quella domanda...
Si portò una mano al collo, proprio dove un’ oretta prima Jack aveva poggiato le sue labbra.
-         N-niente!- disse Hiccup iniziando ad arrossire.
-         Non mi pare niente da come ti stai comportando.- disse Astrid divertita, mentre Jack stava piangendo dal ridere.
Hic si voltò automaticamente verso Jack per fulminarlo con lo sguardo.
-         Davvero! Non so di che stai parlando!- continuò Hic. Jack si cacciò a terra ridendo come un pazzo, tenendosi la pancia.
-         Ah no?- chiese Astrid avvicinandosi e togliendogli la mano dal collo – e questo?-
I ragazzi, nel vedere il segno rosso di Hic sul collo, sgranarono gli occhi ed emisero dei versi di approvazione.
-         Lei chi è?- domandò Astrid con fare furbo.
-         Chi?- chiese Hiccup ormai rosso come un peperone.
-         Quella che ti ha fatto questo! - lo stuzzicò.
-         E bravo Hiccup! Ti vedi con una vichinghetta e non ci dici niente?- disse Moccio sghignazzando.
-         Dicci chi è dai!- intervenne Testa di Tufo.
-         Ma... ma voi... ma fatevi gli affari vostri!- disse infine Hic, scocciato, liberandosi dalla presa di Astrid e correndo verso Sdentato, passando però vicino a Jack per sussurrargli
-         Sei un idiota.-
Jack non smise di ridere, anzi, tra le risa gli rispose – Lo so!-
Hic salì su Sdentato.
-         Allora? Andiamo?- disse infine.
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo, ma ognuno di loro salì sul proprio drago.
-         Sappi che non finisce qui!- lo minacciò Astrid.
Hic alzò gli occhi al cielo. D’accordo, quel lato di Astrid gli dava parecchio sui nervi.
I ragazzi partirono con i propri draghi, verso i campi di Berk, seguiti da uno spirito del gelo ancora ridarello.
 
I cavalieri di Berk arrivarono dai campi di Backet e Bunch.
Gli Uncinati di Astrid, sciolsero la neve ed ararono il campo con la coda spinata, Hic e gli altri passarono con i sacchi di semi e seminarono.
Poi arrivarono i Gronki, alle tre in punto, con la concimazione.
Andarono anche dagli altri campi di Berk e alla fine della giornata finalmente ogni campo era stato arato ed inseminato, pronto a germogliare!
I ragazzi atterrarono nel piazzale innevato, gioendo.
-         Sì! Siamo grandi!- esclamarono.
-         Vedrete ragazzi che in poco tempo avremo degli orti rigogliosi!- disse Hiccup con positività.
Anche Jack atterrò, poggiando il bastone per terra, per poi poggiarglisi a sua volta sopra, appollaiandosi sulla parte ricurva.
I ragazzi si sedettero sulla neve, mangiando il loro pranzo al sacco, soddisfatti del lavoro appena svolto.
-         Forse il tuo folle piano potrebbe funzionare.- disse Moccicoso con la bocca piena.
-         Visto?- disse Hic tutto contento.
-         Ma sta di fatto che secondo me non è normale che nevichi ancora così tanto.- disse Gambedipesce. Hiccup si spazientì. Quel discorso iniziò a dargli fastidio. Niente neve significava niente Jack ed Hic non voleva assolutamente che il suo spirito del gelo se ne andasse.
-         Vuoi piantarla Gambe? Non è male la neve e ai ragazzini piace.- lo fulminò Hic. I ragazzi si guardarono straniti.
-         Hiccup, cos’è questo tuo attaccamento improvviso alla neve? Non ti era mai piaciuto il clima rigido di Berk.- osservò il grosso vichingo biondo.
-         Ah no?- domandò Jack divertito, per metterlo in difficoltà come al solito, difatti Hic arrossì.
-         No, cioè sì! Insomma! Ora è diverso.- disse Hic incrociando le braccia al petto.
-         Cosa è diverso?- intervenne Tufo.
-         Alla tua nuova ragazza piace la neve?- lo stuzzicò Astrid.
-         Non ho una ragazza e comunque i gusti possono cambiare con il tempo. Magari adesso mi piace la neve.-
-         Ah, io non ci credo!- disse ancora Astrid.
-         Cosa? Che i gusti cambiano?- chiese Hic
-         No, che tu non abbia una ragazza! Quello allora cosa sarebbe?- continuò la bionda indicando nuovamente il segno rosso.
Hiccup alzò gli occhi a cielo.
-         È un’ abrasione, mi sono fregato la pelle con la bretella della borsa, capita.- mentì Hic.
-         Sì... una bretella.. lì sul collo? Fosse stato sulla spalla potevi fregarci, ma il collo è decisamente ambiguo.- continuò la bionda.
-         Dai, dicci chi è Hic!- insistette Gambedipesce. Hiccup sbuffò.
-         Ragazzi, ma cos’è questo terzo grado? Non vi facevo così impiccioni!- li zittì finalmente il vichingo e i ragazzi stettero zitti, mentre Jack ancora ridacchiò.
-         Beh comunque a me non dispiace la neve, io non soffro il freddo, per me potrebbe essere già estate.- disse Moccicoso sdraiandosi sulla neve e portandosi le braccia, nude, dietro al capo.
Hiccup ridacchiò.
-         Attento a non coprirti bene, altrimenti Jack Frost ti morderà il naso.- disse lanciando un piccolo sguardo a Jack che inorridì.
-         Ma piuttosto che mordere quel tizio mi stacco tutti i denti!- esclamò Jack scatenando una risata da parte di Hic, che però non venne presa in considerazione dai ragazzi.
-         Jack Frost? E chi è Jack Frost?! Se prova a mordermi gli mozzerò la testa con la faccia!- esclamò Moccio mettendosi seduto ed alzando il pugno con fare minaccioso.
Jack rimase perplesso – ok... ora questa me la spiega... come farebbe a mozzarmi la testa con la faccia?!-
Hic ridacchiò, ma comunque cercò di spiegarsi a Moccicoso.
-         Jack Frost è lo spirito del gelo. È lui che porta il freddo e la neve ed è lui che sta facendo nevicare.- disse gentile.
Jack si voltò immediatamente verso di lui, con lo sguardo colmo di gioia. Aveva capito quello che il vichingo stava facendo.. stava cercando di rendere la sua “leggenda” famosa, per far si che così le persone credessero in lui.
-         Grazie...- gli disse Jack dall’alto del suo bastone. Hic gli rispose con un sorriso gentile.
-         Ehi! La conosco questa storia! Avevo sentito Skaracchio parlarne!- disse Gambe tutto emozionato. Jack sgranò gli occhi... era sulla buona strada per essere visto anche da altre persone e tutto per merito del suo amato Hic!
-         Ah! Io non credo a queste scemenze!- disse Moccicoso.
-         Scemenze?!- esclamò indignato Jack, creando una palla di neve e lanciandola sulla faccia di Mocciocoso con così tanta forza che questo si ribaltò all’indietro, finendo nuovamente sulla neve.
-         Chi è stato?!- domandò Bruta
-         Chiunque sia, ha la mia completa stima!- disse il fratello e i due gemelli si tirarono una “testata” di approvazione.
-         Hic, sei stato tu?-  chiese Astrid sorpresa.
-         No! È stato Jack Frost!- rispose Hic.
-         Davvero?! Oh!!! E dov’è? Lo voglio vedere!- disse Gambedipesce. Jack sorrise. Era probabile che entro fine giornata, il grande Vichingo dai capelli biondi sarebbe riuscito a vederlo.
-         Sì, sì, sì... Jack Frost... vediamo se con questo fai ancora lo spiritoso Hic!- disse Moccicoso lanciando un enorme palla di neve che fece volare a terra Hiccup, sommergendolo anche.
-         Ah! Questo non dovevi farlo!- disse Jack scendendo dal bastone e lanciando un’altra sfera di neve a Moccio.
-         Ehi! Gambedipesce!- si lamentò questo.
-         Non sono stato io!-
-         Sì certo! Dillo a qualcun altro!- disse il vichingo dai capelli neri lanciandogli una sfera di neve, ma mancandolo e colpendo Astrid che era al suo fianco.
-         Ehi! Moccicoso!-  urlò questa.
-         Oh! Senti! Avevo il sole negli occhi Astrid! – naturalmente la vichinga rispose con un’altra palla di neve, facendo così volare all’indietro Moccio, che finì tra i gemelli che iniziarono a sommergerlo.
Fu così che iniziò una grande battaglia a palle di neve tra i cavalieri di Berk alla quale però si unì anche un misterioso ragazzo dai capelli bianchi.
I ragazzi scappavano, correvano e si lanciavano neve. Per un momento sembrò a tutti di essere tornati bambini.
Jack rideva come un matto. Adorava giocare a palle di neve e quasi gli sembrò che lo potessero vedere, dato che Hic gli lanciava a sua volta delle sfere candide.
Jack rispondeva con agguati improvvisi, cacciandolo a terra e dandogli veloci baci, così che gli altri ragazzi non notassero nulla di troppo strano. Per Hic scivolare sulla neve era abbastanza facile vista la gamba di ferro... se solo avessero saputo a cosa erano dovute realmente quelle scivolate...
I ragazzi continuarono così per un po’, lanciandosi morbida neve, fino a quando Gambedipesce non passò improvvisamente attraverso a Jack, facendolo ritornare bruscamente alla realtà.
Jack si fermò di colpo ricordandosi che lì soltanto Hiccup poteva vederelo...
Detestava quando le persone gli passavano attraverso, lo faceva sentire una nullità, un essere invisibile, inumano...
Hiccup notò l’improvviso cambiamento d’umore del suo amato e così si avvicinò a lui.
-         Jack.. tutto bene?- gli chiese preoccupato.
-         Hiccup, con chi stai parlando?- chiese Moccicoso.
-         Tranquillo Hic, va tutto bene... è solo che...- rispose Jack voltandosi verso i ragazzi – mi fa sempre molto male...- continuò.
Hic si voltò anche lui verso i cavalieri di Berk, che anche loro si erano fermati, fissandolo in modo strano.
-         Ehm, io...- disse Hiccup per poi voltarsi verso Jack. L’albino gli fece un leggero sorriso di incoraggiamento, era il momento della solita finta.
“Con chi parli Hiccup?” “Con nessuno.”
-         Con Jack Frost.- rispose lui. Jack sgranò gli occhi, mentre i ragazzi lo guardavano straniti.
-         Eh?-
-         Sì! Stavo parlando con Jack Frost. Lui è qui! Davanti a voi. È lui che ha fatto partire la battaglia a palle di neve, è con lui che mi vedete parlare ogni tanto ed è lui che mi ha fatto questo.-  disse infine indicandosi il segno rosso sul collo.
-         Hic, ma che stai...?- chiese Jack
-         Lasciami fare.-
I ragazzi impallidirono, lanciandosi dei brevi sguardi.
-         Hic... stai bene?- chiese Astrid preoccupata.
-         Benissimo! Mai stato meglio!- disse il vichingo cingendo Jack per la vita, che per loro equivalse al vuoto.
Jack lo guardò stranito e preoccupato. Era saggio comportarsi così? Avrebbero capito o lo avrebbero reputato un pazzo?
-         Hiccup... forse dovresti andare a casa, temo che ti sia preso un malanno.- gli disse Astrid.
-         No Astrid, sto bene e sto dicendo la verità.-
-         Sì, certo! Però forse e dico forse, dovresti riposarti un po’... è stata una giornata pesante ed inoltre fa molto freddo.-
-         Non fa più freddo di come faceva ieri o l’altro ieri o un mese fa.-
-         D’accordo, ma... cerca di capirci Hic, stai dicendo che stai parlando con uno spirito invisibile, maschio... e ci stai anche dicendo che sarebbe stato lui ad averti fatto.. quello...- disse indicando il segno rosso sul collo.
-         Hiccup... non sarai mica effemminato?- chiese Moccicoso indietreggiando ed anche Tufo fece lo stesso.
-         Moccio!- lo rimproverò Astrid tirandogli un pugno.
Hiccup sgranò gli occhi, shockato ed offeso.
-         Mi state dicendo che è questo che vi preoccupa? Non il fatto che io possa “parlare da solo”, ma che io sostenga di avere una relazione con un ragazzo?-
I cavalieri di Berk si lanciarono degli sguardi preoccupati.
Jack nel vedere la piega che stava prendendo quella discussione picchiettò con un dito sul braccio di Hic, per catturare la sua attenzione.
-         Hiccup, basta... andiamocene.- gli disse.
Hic lo guardò preoccupato, per poi voltarsi lievemente verso i ragazzi ed annuire tristemente.
-         D’accordo...- sussurrò con delusione, voltandosi verso Sdentato e salendogli sul dorso.
-         Hiccup!- lo richiamò Astrid, ma il ragazzo si alzò in volo.
I cavalieri di Berk rimasero a guardarlo attoniti.
-         Secondo voi diceva sul serio?- domandò Tufo.
-         No, è ovvio che scherzava! Hiccup è strano, è vero.. ma così strano no... spero.- disse Moccicoso.
-         Coraggio ragazzi.. andiamocene.- disse Astrid continuando a fissare la sagoma di Hic che si faceva lontana, per poi voltarsi verso Tempestosa e salirle in groppa per tornare a casa. Lo stesso fecero gli altri, eccetto Gambedipesce, che era rimasto a fissare Hiccup, dato che per un momento gli era parso di aver visto un ragazzo vestito di marrone, con i capelli bianchi ed un bastone dalla punta ad uncino, volare a fianco di Hiccup.
 
I due ragazzi atterrarono sulla cima della montagna di Berk. Lì il freddo e la neve la facevano da padroni, ma era l’unico posto dove sapevano che nessuno li avrebbe seguiti, inoltre era un posto molto incantevole, che aveva scoperto Jack. La vista era mozzafiato e tra la neve si potevano vedere spuntare delle stelle alpine.
Hic scese da Sdentato ed iniziò a camminare avanti ed indietro, furioso.
-         Ma li hai sentiti?! Dico, ma saranno idioti?! La cosa che li spaventa non è che io possa essere impazzito, ma che mi possano piacere i maschi?! – sbraitò.
-         Che cosa ti aspettavi, che ti sarebbero saltati addosso tutti felici e contenti dicendoti “siamo così contenti che tu sia diverso” ?- domandò Jack.
-         Avrei sperato che capissero e che magari ti vedessero! Così magari avrebbero smesso di cercare di mandarti via!-  rispose subito Hiccup.
Jack tacque per un momento, per poi avvicinarsi al compagno ed abbracciarlo da dietro.
-         Grazie...- gli sussurrò soltanto. Bastò questo per far calmare Hiccup, che strinse le braccia di Jack con le mani e ruotò il capo verso quello dell’albino per unire nuovamente le loro labbra.
I due iniziarono a baciarsi dolcemente, sotto la neve, in quella piccola valle sulla cima della montagna, completamente soli dato che Sdentato nel vedere i due baciarsi nuovamente, aveva deciso di farsi una passeggiata.
Hic ruotò tutto il corpo verso Jack e gli circondò il collo con le braccia, stringendosi a lui ed approfondendo il bacio.
Anche Jack strinse di più le presa e pian piano i due si sedettero sulla neve, senza staccare le labbra da quelle dell’altro.
Hiccup affondò le dita tra i capelli bianchi e candidi di Jack, mentre lui sfilò delicatamente il pellicciotto di Hiccup, per poi farlo sdraiare sulla neve, sotto di lui.
Hiccup venne presto colto da brividi, ma non solo di piacere, questa volta anche di freddo, visto che la neve aveva iniziato a bagnargli la tunica verde pistacchio e quindi anche la schiena.
-         J-Jack...- disse questo contro le labbra dell’altro, che interpretò il richiamo come una richiesta di continuare e Jack fece intrufolare le dita sotto la maglietta di Hic, che rabbrividì ancora di più a causa della neve che ora era in contatto diretto con la sua pelle.
-         Ah! J-Jack n-non qui!- disse Hiccup alzandosi improvvisamente da terra ed interrompendo quindi quel contatto sensuale. Jack rimase confuso.
-         Come?- chiese con la mente ancora immersa in quel magico mondo che erano le labbra di Hiccup.
-         F-fa freddo..-  disse il giovane vichingo, stringendosi nelle braccia e tremando.
Jack allora si guardò attorno e finalmente capì. Che egoista era stato! Jack non provava freddo, ma Hiccup sì e in quel momento stava rischiando di prendersi addirittura un malanno!
Jack cercò immediatamente il pellicciotto che gli aveva tolto ed una volta trovato si avvicinò da Hiccup e glielo poggiò sulle spalle.
-         Scusa...- gli disse imbarazzato. Hic gli sorrise lievemente.
-         Tranquillo... m-mi stava piacendo...- disse arrossendo.
-         Anche a me.- gli rispose Jack ridacchiando.
I due si guardarono per un momento ed Hic lo abbracciò
-         Ti amo...- gli sussurrò.
Jack nel sentire quella frase s’impietrì. In tutti quei mesi che erano stati insieme, mai gli aveva detto una cosa del genere... era... era bellissima...
Era la cosa più bella che gli avessero mai detto. Per la prima volta Jack si sentì veramente amato ed apprezzato da qualcuno, nonostante non fosse umano, nonostante molte volte rischiasse di fare del male ad Hic per il freddo... aveva capito che Hiccup lo amava davvero, in tutto  e per tutto... amava il fatto che lui fosse Jack Frost e quindi tutto quello che ciò comportava.
Jack sorrise e si abbassò a sussurrargli all’orecchio
-         Anche io...-
I due rimasero lì, abbracciati , tra la neve  e le stelle alpine, mentre il sole tramontava dietro l’orizzonte, colorando la neve e le pareti rocciose di colori caldi e intensi, in perfetto contrasto con l’ambiente freddo di quel monte... ma dopotuto era questo il bello... due cose così diverse come il freddo e il caldo... uniti insieme formavano... la perfezione. 

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Capitolo 10
*** I Will Back ***


CAPITOLO 10: I will Back.


Era un normale pomeriggio a Berk.
Come sempre, la neve candida ricopriva il villaggio e i bambini giocavano divertiti con essa.
Erano passate due settimane dalla discussione tra Hiccup e i cavalieri di Berk, ma fortunatamente si era tutto sistemato. Hic aveva finto un malanno e quando finalmente era tornato all’accademia aveva finto di essersi dimenticato tutto quello che aveva detto su Jack Frost e così i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, eccetto Gambedipesce che era rimasto un po’ scombussolato da quella breve visione dello spirito del gelo.
Sebbene Hiccup fosse stato contrario, era stato Jack stesso ad aver insistito di negare tutto. Non voleva che la sua presenza potesse portare scompiglio nella vita del suo piccolo Vichingo e dopo un po’ di lotte, lo aveva convinto a stare a casa per una settimana, così che una volta tornato all’accademia potesse rincominciare da capo fingendo che non fosse successo nulla, dando la colpa ad un’influenza rarissima di cui era stato improvvisamente vittima.
Naturalmente le giornate da solo in camera non erano state terribili.
Jack era sempre pronto a tenergli compagnia, con fantastiche magie di ghiaccio o semplici coccole.
Naturalmente anche Sdentato era pronto a fare compagnia al suo migliore amico.
Diciamo pure che era stata la settimana di malattia più bella che Hic avesse mai dovuto subire.
Una volta tornato all’accademia e dopo aver fatto la scenetta, tutto tornò come prima e non dovettero più riaffrontare l’argomento.
Quel giorno, Hiccup era particolarmente sereno.
Aveva appena finito una sessione di addestramento all’accademia e finalmente poteva godersi la giornata assieme al suo Jack.
Lo spirito del gelo aveva creato una magnifica pista da Snowboard e i due si erano immediatamente fiondati lì.
Sulla cima del pendio, Hic e Jack guardavano la discesa con l’adrenalina a mille, mentre Sdentato se ne stava spaparanzato sulla neve ad attendere che i due scendessero.
Hic teneva stretta in mano la sua tavola di legno, fabbricata da lui stesso.
Da quando aveva scoperto lo snowboard grazie a quell’inseguimento dei draghi, si era appassionato di quel suo sport ed aveva perfezionato la tecnica e quindi la tavola, attaccando dei calzari per evitare di perderla.
-         Allora... ci siamo.- disse Hiccup.
-         Gia!-  disse Jack.
-         La tua tavola?- chiese il vichingo.
Jack fece cadere il bastone sulla neve e vi salì sopra. Hic inarcò un sopracciglio.
-         Sicuro?-  chiese. Jack gli fece un sorriso divertito ed annuì.
Hiccup fece spallucce. Si fidava di Jack e dei suoi poteri, anche quando gli sembrava che osasse troppo, sapeva che sarebbe finita sempre bene.
-         D’accordo... allora al mio tre... uno...-
-         Tre!- disse Jack buttandosi improvvisamente giù in picchiata. Hiccup sgranò gli occhi e lo seguì a ruota.
-         Ehi! Avevo detto al MIO tre!- protestò mentre iniziava a prendere velocità.
-         Lo so, ma preferivo dirlo io.- disse Jack con il solito fare strafottente.
Hiccup digrignò i denti e curvò un po’ di volte sulla neve, per evitare di scendere giù troppo veloce e perdere magari l’equilibrio facendosi molto male.
Trovò un tronco d’albero abbattuto e ci saltò sopra con la tavola, sciandoci fino a quando esso non terminò, per poi saltare nuovamente sulla neve e continuare la sua corsa.
-         Ah! Ma allora è una gara di acrobazie! Potevi dirlo subito!- disse Jack andando verso un cumulo di neve e saltare facendo una serie di giravolte e capriole in aria assolutamente impossibili da eseguire per un essere umano incapace di volare.
Tornò nuovamente con il bastone sulla neve, guardando Hiccup con fare divertito.
-         Ma tu bari! Non vale volare!- lo rimproverò Hiccup.
-         Non conosco nessuna regola che lo vieti.- lo rimbeccò Jack.
-         Come scopritore ufficiale di qusto sport, decreto che da questo momento in poi non valga volare nello snowboard.-
Jack sbuffò – guasta feste...-
Hiccup gli fece una linguaccia, per poi svoltare verso una superficie ghiacciata dalla forma ad onda, che si sviluppava verso l’alto e ci sciò sopra fino a riaggiungere l’apice per poi ruotare su se stesso una volta in aria e ricadere sulla superficie, scivolando nuovamente sulla neve.
-         Prova a battermi se ci riesci.- lo stuzzicò il vichingo.
Jack gli lanciò un breve sguardo, per poi guardare verso il basso e toccare con la punta del piede la parte ricurva del bastone. Una volta fatto ciò, da essa partì un raggio bianco/azzurro che proseguì per buona parte della pista, fino a quando non scomparve, prendendo la forma di una rampa.
Jack fece un occhiolino al vichingo per poi andare verso la rampa e sciarci sopra, facendo poi un salto e girando su se stesso in un salto acrobatico, questa volta senza trucchi.
Atterrò nuovamente sulla neve e lanciò un breve sguardo ad Hic che alzò gli occhi al cielo.
-         La fortuna del principiante...-
Jack scoppiò a ridere ed in breve tempo i due raggiunsero la vallata dove li stava aspettando Sdentato.
Non appena i due frenarono, il povero rettile si ritrovò sommerso dalla neve. Solo il muso spuntava dal cumulo ed aveva un’espressione tutt altro che amichevole.
-         Ops... scusa Sdentato.- si scusò Hic, mentre l’amico drago sbuffò, scrollandosi di dosso la neve.
-         Ottimo lavoro vichingo! Mi hai dato del filo da torcere.- disse Jack dando un piccolo calcetto al bastone per tirarlo su e prenderlo con la mano.
Hiccup fece un piccolo sbuffo
-         Puff! Era ovvio! Come potresti battere il creatore dello Snowboard?- disse passandosi le unghie della mano destra sulla tunica con fare vanitoso. Jack ridacchiò.
-         Non saprei.. sai, stavi competendo contro lo spirito del gelo... colui senza il quale questo sport non esisterebbe.- lo rimbeccò Jack avvicinandosi ad Hic, portandosi il bastone sulle spalle.
-         Tsk! Futili dettagli...- disse Hiccup.
Jack ridacchiò e si levò il bastone dalle spalle, per cingere il bacino ad Hic con la parte ad uncino e tirarlo a se per dargli un dolce bacio sulle labbra.
Hiccup chiuse gli occhi, restituendogli il bacio e stringendosi a lui, mentre Sdentato alzava gli occhi al cielo, stufo di tutte quelle manifestazioni d’affetto.
I due si separarono ed Hiccup ridacchiò
-         Sta di fatto che ho comunque vinto io.- sussurrò il vichingo sciogliendo l’abbraccio e ridendo divertito.
-         Certo! Perché ho voluto essere clemente e non umiliarti.- lo prese in giro Jack, ridendo anche lui.
-         Ceeerto... dicono tutti così.- Lo stuzzicò Hiccup per poi salire sulla schiena di Sdentato.
Jack rise e i tre si alzarono in volo.
In breve tempo arrivarono al villaggio di Berk e fu lì che, in lontananza, al porto, videro un mucchio di gente attorno ad una nave.
-         Il mercante Yohan! È arrivato!- esclamò Hic.
Jack sgranò gli occhi.
-         Bene! Andiamo! Lo voglio conoscere!- disse Jack e i tre andarono verso il porto.
In breve tempo i giovani atterrarono, ma quello che trovarono li lasciò lievemente perplessi.
La gente che pochi secondi prima era ammassata sulla nave appena approdata, se ne stava andando, delusa.
Hiccup si voltò verso Jack, lanciando uno sguardo interrogativo. Lo spirito del gelo fece spallucce, non sapendo cosa dirgli.
I due, quindi, decisero di salire sulla nave.
Lì vi trovarono il mercante Yohan, che stava parlando con un gruppo di cittadini.
Era un uomo adulto, circa di una quarantina d’anni. Basso e gracile, dai vestiti sontuosi, sembravano arabi. Un turbante sulla testa e la folta barba nera, con dei baffi all’insù
-         Non so cosa dirvi ragazzi... ma questa è roba di qualità, non posso accettare questo scambio...- disse il mercante.
-         Ma non abbiamo nient’altro da poter scambiare!- si lamentò una donna.
-         Che fine hanno fatto quei buonissimi cavoli che coltivi sempre?- chiese Yohan.
-         Non sono cresciuti, sono morti congelati dopo tre giorni, non c’è più la temperatura adatta per farli crescere!-
-         Lo stesso vale per i salmoni! Non risalgono più il fiume perché è ancora congelato, quindi non riusciamo a pescarli.- disse un signore.
Yohan fece spallucce.
-         Mi dispiace... ma cercate di capirmi, mi state chiedendo della merce di valore e vorreste scambiarla con ciarpame... non è così che funziona.- disse il mercante.
-         Yoahn!- tuonò improvvisamente una voce.
Hiccup e Jack si voltarono e vi trovarono il grande Stoick l’Immenso, che si fece spazio tra quel piccolo gruppo per arrivare al mercante.
-         Salve Stoick!- lo salutò gentile l’esile mercante.
-         Davvero non c’è nulla che possiamo scambiare? Abbiamo una vasta gamma di armi.- disse il grande vichingo.
-         Sì, lo so, Skaracchio me le ha fatte vedere, ma il fatto è che di armi ne ho già molte, parliamo di spade ottomane e lance romane... se volete darmi qualche elmetto si potrebbe fare, però sapete, ho un armamentario piuttosto fornito, non credo di aver bisogno di altre armi... più che altro non so a chi altro potrebbero interessare.- 
Stoick annuì.
-         Capisco...- disse tristemente.
-         Mi dispiace amico... lo sai, gli affari sono affari... posso provare a tornare fra qualche settimana, prima o poi dovrà pur smettere di nevicare, magari si risolverà qualcosa. –
-         Grazie Yohan.-
-         Figurati... vedrai, si sistemerà tutto.- e detto questo, i vichinghi che erano a bordo scesero e il mercante Yohan partì nuovamente.
Un volta che la sua nave fu lontana, nel porto si scatenò il finimondo.
-         Che cosa facciamo adesso?-
-         Abbiamo bisogno di cibo!-
-         Non cresce più niente!-
-         Dovremo andarcene!-
-         Siamo rovinati!-
Urlavano.
Jack ed Hiccup si guardarono attorno, preoccupati, Hiccup più di tutti, sapendo che piega stava per prendere quel discorso... i vichinghi di Berk volevano che la neve se ne andasse... e che quindi... Jack se ne andasse.
Jack, dal canto suo, aveva l’aspetto di un galeotto pentito.
Si sentiva colpevole di quello che stava succedendo a quella povera gente e difatti era proprio così... se gli ortaggi non crescevano era colpa sua, se i pesci non risalivano i fiumi era sempre colpa sua...
Senza volerlo, stava uccidendo Berk...
-         Calmatevi tutti! Il mercante Yohan ha detto che tornerà fra qualche settimana, abbiamo ancora il tempo di coltivare qualcosa.-  disse Stoick.
-         Ma come facciamo?!-
-         La neve non si scioglie!-
-         Fa ancora troppo freddo e le scorte stanno finendo!-  si lamentarono.
-         Lo so! Lo so! Ma non dobbiamo smettere di provare! Se Odino sarà clemente, farà sciogliere questa neve e arrivare la primavera! Vedrete! Si sistemerà tutto!- disse l’Immenso.
I Vichinghi si lanciarono dei brevi sguardi per poi annuire e tornare ognuno alle proprie attività.
Jack ed Hiccup rimasero lì.
Hic si voltò verso Jack, che aveva lo sguardo basso, affranto e la mano stretta al bastone.
Lo spirito del gelo sentì lo sguardo di Hic su di se e così si voltò a guardarlo, regalandogli uno dei suoi sorrisi rassicuranti, sebbene forzati.
Non dissero nulla... entrambi sapevano che cosa doveva succedere, ma nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare il discorso, perché nessuno dei due era pronto ad affrontare la realtà stessa.
Il tempo passò e pian piano il sole lasciò il posto alle sue sorelle stelle.
Hiccup tornò a casa, seguito da Jack e Sdentato.
L’amico drago si posizionò accanto al fuoco, come sempre, mentre mangiava la sua buonissima cesta di pesci.
Hiccup si sedette a tavola, mentre Jack si sdraiò su di una trave del soffitto, con il bastone poggiato sulla pancia, una gamba a penzoloni e l’altra poggiata sulla trave, lo sguardo perso tra i disegni del legno sel soffitto.
-         È un disastro!- si lamentò Stoick, mentre Hiccup cercava di non ascoltarlo. La forchetta sospesa tra il piatto e la sua bocca, ma nessuna voglia di vuotarla.
-         Non era mai successo che nevicasse per così tanto tempo! A quest’ora avrebbe già dovuto smettere, non va bene! Non va bene per niente!-
-         Magari Odino vorrebbe che noi ci adattassimo...- provò Hiccup.
Jack ruotò lievemente lo sguardo verso i due.
-         Non dire sciocchezze Hiccup! Se fosse un segno di Odino allora vorrebbe dire che è in collera con noi e che ci vorrebbe morti!-  lo ammonì l’Immenso.
-         Ora abbiamo i draghi, papà! Possiamo sciogliere la neve!-
-         Lo so figlio, ci abbiamo già provato, ma non ha funzionato!-
-         Possiamo riprovarci!-
-         Possiamo riprovarci all’infinito, ma se non funziona non avrebbe senso! Abbiamo bisogno di cibo, abbiamo bisogno della merce di Yohan e abbiamo bisogno dell’estate! Le scorte stanno finendo! Se continua così, saremo costretti ad abbandonare Berk!-
Hiccup allora non fiatò più... sapeva che comunque abbandonare Berk non avrebbe avuto senso se Jack avesse continuato a seguirli... quindi l’unica cosa da fare era mandare via Jack...
In qualunque modo, non sarebbe finita bene.
L’Immenso ed Hiccup finirono di mangiare e quando il giovane vichingo alzò gli occhi per guardare Jack, si accorse con sgomento che lui non era più sulla trave.
Preso dal panico, si precipitò immediatamente in camera sua e fortunatamente, lo ritrovò lì, in piedi, dinnanzi alla finestra.
Hic tirò un sospiro di sollievo e si portò una mano al petto.
-         Temevo che te ne fossi andato...- disse.
Jack sospirò, ma non rispose. Era con lo sguardo perso fuori dalla finestra, come alla ricerca di qualcosa...
Fissava la luna, con lo sguardo severo e torvo.
Hiccup si avvicinò di qualche passo, intuendo a cosa stesse pensando il suo amato.
-         N0n... non vorrai davvero andartene...- disse con la voce spezzata, cercando di trattenere le lacrime.
In quel momento, Jack interruppe il contatto visivo con la luna e si voltò verso Hiccup.
-         Certo che non voglio.- disse. Hic trasse un sospiro di sollievo, ma vedendo l’espressione di Jack, capì che non era finita.
-         Ma c’è una leggera differenza tra il volere... e il dovere.- continuò infatti lo spirito.
-         No! Tu non devi!- esclamò Hiccup severo.
-         Invece sì e lo sai bene anche te!-
-         Come faccio io senza di te?!-
-         Non sarà un addio! Tornerò, lo sai!-  disse Jack cercando di calmarlo
-         Sì, ma fra quanto tempo?!-
-         Non per molto.-
-         Non è una risposta! Tornerai al prossimo inverno?-
-         I-io...-
-         Tornerai al prossimo inverno?!-  urlò Hiccup.
Jack si morse le labbra, ma non rispose. Hiccup però non demordeva. Guardava Jack severo, attendendo una riposta.
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Jack rispose.
-         No.-
Hic chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo, per cercare di non scoppiare a piangere.
-         E... e allora quando tornerai?-
-         Non lo so.-
-         Beh, devi saperlo! Io voglio una data! Voglio sapere che torni!-
-         Tornerò! Te lo prometto!-
-         Non mi serve una promessa, mi serve una certezza!-
-         Quando Berk sarà pronta per il mio ritorno.-
-         Non è una data!- insistette Hiccup iniziando a trovare parecchie difficoltà a trattenere le lacrime.
-         Ora come ora Berk ha bisogno di stagioni calde! Mi sono trattenuto troppo a lungo, la terra sta morendo, il cibo scarseggia, sto interfendo con l’ordine della natura ed è esattamente quello che cerco di evitare da quando sono nato! Hiccup, dobbiamo mettere da parte quello che proviamo l’uno per l’altra e mettere la sicurezza di questo villaggio al primo posto.- gli spiegò Jack.
-         Perché? Cosa sono loro per me? Non mi hanno mai accettato! Per tutta la mia vita non hanno fatto altro che trattarmi come una nullità, come se fossi bravo solo a non far niente! Per colpa della loro stupidità, io ho perso una gamba ed ora non voglio perdere anche te!-
-         Loro sono la tua casa.- disse Jack zittendo Hiccup.
-         Sono il tuo popolo, il tuo villaggio. Un giorno tu sarai il loro leader, il loro punto di riferimento... tu glielo devi Hiccup.-
Hic allora non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere.
-         Non è giusto...- disse tra le lacrime.
A Jack gli si spezzò il cuore nel vederlo così e allora si avvicinò a lui per abbracciarlo e stringerlo a se un’ ultima volta.
-         Lo so... – gli sussurrò, mentre Hic ricambiò l’abbraccio, per cercare di carpire qualsiasi piccolo dettaglio di lui, per ricordarlo al meglio quando lui se ne sarebbe andato.
-         Hiccup, non è un addio, io tornerò, tornerò per te, perché ti amo. Non ho mai amato una persona come ho amato te. Tu sei tutto quello che ho sempre desiderato. Qualcuno in cui credere... qualcuno che credesse in me... non pensavo che mi sarebbe mai capitato, ma tu Hiccup... tu sei esattamente quello di cui ho sempre avuto bisogno e non ti lascerò mai. Ci rivedremo, te lo giuro.-  gli sussurrò Jack baciandogli le guance ed asciugandogli le lacrime con le labbra.
Hiccup, nel sentire quella frase, ruotò immediatamente il capo per baciarlo.
Jack ricabiò il bacio e i due rimasero stretti l’uno con l’altro.
Hic affondò le dita tra i capelli albini di Jack, tirandolo a se, senza staccare le labbra dalle sue, mentre si avvicinò al letto e ci si sedette sopra, trascinando con se anche il giovane spirito.
-         R-resta con me... stanotte... ti prego...- sussurrò Hic contro le sue labbra, con la voce ancora rotta dal pianto.
Jack lo baciò nuovamente, per poi annuire e lasciare cadere il bastone a terra mentre abbracciò Hiccup e lo fece sdraiare sul letto, per poi sdraiarcisi a sua volta sopra e passare le dita sotto alla tunica verde pistacchio del giovane vichingo.
Quella sera i due si amarono per ore, cercando di dimenticarsi di quello che stava per succedere. Si godettero ogni momento, ogni secondo, carpendo qualsiasi dettaglio del corpo dell’altro, per portarselo dietro nella memoria, per tutto quel tempo che li avrebbe separati.
Si concentrarono nel godersi ogni sensazione che provavano, qualsiasi brivido, qualsiasi cosa che gli ricordasse dell’amore che provavano l’uno per l’altro.
Il piacere di quella notte e il dolore dell’abbandono.
Neanche la sabbia di Sandman era riuscita a separarli, soltando quando arrivarono al limite di Hiccup, i due decisero di fermarsi e si sdraiarono l’uno accanto all altro, sotto le coperte, stretti l’un l’altro.
 
Quando il sole sorse, però, Hic venne svegliato dal vocione di suo padre.
-         Hiccup! Svegliati! È un miracolo!- urlò.
Hic si stropicciò gli occhi, per poi rigirarsi sul letto, convinto di ritrovarsi il corpo dormiente di Jack... ma non vi trovò nulla.
Il giovane Vichingo sgranò immediatamente gli occhi, notando che la sua camera era desolatamente vuota.
Venne improvvisamente pervaso da una terribile consapevolezza.
Si alzò dal letto, usando le coperte come una specie di grande pareo che si legò al bacino, per coprirsi, per poi avvicinarsi alla finestra.
Quello che vide, semplicemente gli spezzò il cuore.
La neve si era completamente sciolta e aveva lasciato il posto ad una rigogliosissima erba verde.
Hiccup abbassò lo sguardo, cercando di non piangere, mentre Stoick salì le scale per entrare nella sua stanza tutto gioioso.
-         La neve si è sciolta! È un miracolo! Finalmente è arrivata la primavera!- urlò per poi trattenere l’entusiasmo nel vedere le condizioni del figlio.
-         Hiccup... va tutto bene? Perché sei senza vestiti?- domandò confuso.
-         Tranquillo papà... è tutto a posto...- sussurrò semplicemente lui, affranto.
Stoick rimase per un po’ sulla soglia, dubbioso, per poi decidere di lasciare il figlio da solo, che finalmente fu libero di esternare tutta la sua sofferenza.

 

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Capitolo 11
*** Alone ***


CAPITOLO 11: Alone
Neve, vento, ghiaccio, freddo...
Era questo che regnava in quella landa desolata... un’enorme tempesta di neve...
Il cielo e la terra si mischiavano nell’orizzonte, creando come un imponente muro bianco.
Un anziano vichingo dai baffi biondi ed intrecciati, stava seduto sulla neve, attendendo, vicino ad un enorme drago rivestito d’ossa, riscaldandosi grazie ad un fuoco acceso da quest’ultimo.
Dopo poco tempo, l’anziano venne raggiunto da un altro ragazzo, sulla groppa di un drago nero, decisamente meno coperto rispetto all’anziano, dato che era vestito con una leggera tunica color pistacchio, una pelliccia senza maniche, una cinta color marrone e dei pantaloni verdi. Una scelta decisamente poco saggia, dato che già dava dei segni di influenza.
  • Qualche segno di lui?- chiese con la voce nasale.
Skaracchio, con una pelliccia d’orso ben stretta sulle spalle, sbuffò contriato.
  • No Hiccup... non c’è da nessuna parte.- disse questo.
Hiccup scese da Sdentato, guardandosi attorno.
  • Eppure dovrebbe essere qui da qualche parte! – urlò iniziando a correre in cerchio.
  • Sta nevicando! Deve pur esserci!- insistette
  • Hiccup! Siamo al polo Nord! Qui nevica sempre! Smettila e torniamo a casa, ti stai ammalando!- lo sgridò Skaracchio.
  • Non posso smetterla! Lui deve esserci!- continuò il giovane.
  • Hiccup, ti ha promesso che sarebbe tornato, perciò mettiti il cuore in pace e aspettalo!-
  • È passato più di un anno, Skaracchio! Non posso più aspettarlo!- insistette il giovane.
  • Almeno copriti! Rischi di rimanerci secco!-
  • No! Lo attirerà! –
  • Cosa ti aspetti?! Che Jack Frost vedendoti morire di freddo venga per morderti il naso?! Hiccup! Apri gli occhi! Lui non è qui!- insistette Skaracchio.
In quel momento Hic si fermò, guardando fisso quel muro bianco davanti a se.
Sdentato lo guardava con lo sguardo preoccupato. Era dispiaciuto per Hiccup, non lo aveva mai visto così giù, neanche quando Astrid lo aveva lasciato.
Il vichingo si lasciò cadere sulla neve, con il cuore infranto e le lacrime agli occhi, ma era troppo stanco persino per piangere.
Skaracchio sospirò, avvicinandosi ad Hic, per poi togliersi la pelliccia d’orso dalle spalle e metterla su quelle di Hiccup.
  • Dai su... andiamo a casa Hic...- gli disse aiutandolo ad alzarsi.
Hiccup era troppo debole per guidare Sdentato, perciò Skaracchio fece accomodare il drago sulla schiena del suo Ruba Ossa, essendo un drago decisamente grande.
Hic si sedette in braccio a Skaracchio e dopo un po’ si addormentò.
 
Quando Hic si risvegliò, ormai erano arrivati al villaggio di Berk.
Era ormai quasi il crepuscolo e faceva decisamente più caldo che al Polo Nord... la cosa fece deprimere Hiccup ancora di più.
Non appena atterrarono, ad accoglierli vi fu un omone dalla barba ispida color rosso ramato e lo sguardo decisamente severo.
  • Dov’eravate? – tuonò questo.
Sdentato scese con un balzo dal Ruba Ossa, seguito da Skaracchio e da Hiccup.
  • Abbiamo fatto una spedizione. – disse Skaracchio, mentre Hiccup si teneva ancora la pelliccia di Skaracchio, con gli occhi lucidi, la pelle pallida e il naso arrossato. Era decisamente raffreddato.
  • E perché io non ne sapevo niente? È tutto il giorno che vi cerco!- disse ancora Stoick.
  • Scusaci, ci siamo dimenticati di avvertirti.- disse Skaracchio.
  • È la quinta o sesta volta che partite e non mi dite niente, si può sapere che cosa combinate?- domandò questo sospettoso.
  • Te l’ho detto, facciamo delle spedizioni!-
  • Che tipo di spedizioni?-
  • Sai, no... solite cose... una gita nelle terre selvagge, qualcosa di forte, da veri vichinghi, per farci le ossa! A proposito, devo portare Hiccup da Gothi, nel tornare qui abbiamo beccato una corrente d’aria fredda e temo si sia raffreddato.- disse Skaracchio, per poi prendere Hiccup per un braccio e trascinarlo via.
Il giovane vichingo stette zitto tutto il tempo e si laciò trascinare da Skaracchio come un burattino senz’anima.
Stoick guardò i due allontanarsi, seguiti a ruota da Sdentato che non abbandonava mai il suo amico.
L’Immenso ormai aveva capito che qualcosa, da un po’, non andava in Hiccup... era ormai un anno che sembrava un involucro senz’ anima. Ora voleva capire cos’avesse suo figlio e perché si confidava con Skaracchio e non con lui.
Intanto i tre erano ormai giunti alla casa dell’anziana sciamana Gothi.
La gracile e bassa signora aveva dato ad Hiccup una strana radice e gliel’aveva messa in bocca.
Questo la tenne tra le labbra per qualche minuto, fino a quando l’anziana non gliela tolse per poi mostrare a Skaracchio che essa aveva cambiato colore, proprio dove Hic l’aveva messa in bocca.
  • Ah... accidenti Hic! Hai la temperatura molto alta! Ti sei preso un bel malanno.- disse Skaracchio.
Hiccup di risposta, alzò gli occhi al cielo e sbuffò, come se non gli importasse nulla della sua salute e forse era realmente così.
  • Ora Gothi ti preparerà un infuso che ti farà stare meglio.- disse Skaracchio mentre l’anziana disegnava qualcosa per terra con il suo bastone.
  • E dice che dovrai berla una volta al giorno, quindi, per una settimana e mezzo, dovrai recarti qui tutti i giorni a mezzo giorno, così che lei possa darti l’infuso.-
  • Che felicità...- disse Hiccup sarcastico.
  • Ehi! Ringrazia che sei ancora vivo. Potevi rimanerci secco in mezzo a quella tempesta.- lo ammonì Skaracchio.
  • Tanto a chi vuoi che importi...-  rispose Hic.
Skaracchio sbuffò e si sedette vicino ad Hic, mentre l’anziana si diresse verso la sua dispensa ed iniziò a lavorare con varie ampolle e fialette.
  • D’accordo... dobbiamo parlare.- disse l’anziano vichingo.
  • E di cosa vorresti parlare?- chiese Hic con malavoglia.
  • Di quello che ti sta succedendo... non ti riconosco più. Non è da te lasciarti abbattere così! La gente nel villaggio sta iniziando a preoccuparsi, sopratutto tuo padre! Sai che non potrai tenerglielo nascosto a lungo se continuerai a fare il depresso ambulante in questo modo.- gli spiegò Skaracchio. Hic alzò gli occhi al cielo.
  • Oh! Quindi alla gente importa del mio stato d’animo...- disse ancora sarcastico.
  • Certo che gli importa! Hiccup, tu sei molto importante per questo villaggio!-
  • Sì, come no...-
  • È vero! Ascoltami Hiccup, lo so che ora sei triste ed hai tutto il diritto di esserlo, ma devi lottare! Tu non sei mai stato il tipo che si lasciava schiacciare dalla vita! Ti sei sempre ribellato! Non ti sei arreso quando nessuno credeva nelle tue capacità, non ti sei arreso quando hanno cercato di separarti da Sdentato e non ti sei arreso quando hai perso la gamba... perché questa volta dovrebbe essere diverso?-
Calò momentaneamente il silenzio.
A regnare erano solo i rumori delle fialette di Gothi e degli ingredienti che venivano versati nell’acqua calda sul fuoco.
Hiccup ci pensò su, per poi rispondere a Skaracchio.
  • Non avevo mai perso qualcuno d’importante come Jack...-  inziò – è come se.. qualcuno mi avesse strappato via il cuore dal petto e lo avesse tagliato in mille pezzi...- spiegò il vichingo.
Sdentato, che era sdraiato vicino a lui, poggiò immediatamente il musetto sulle gambe di Hic, guardandolo con gli occhioni lucidi e preoccupati, strappando un sorrisetto ad Hic che iniziò ad accarezzargli la testa.
  • Lo so... ma vedi, Jack vorrebbe che tu sia forte. Non vorrebbe vederti in questo stato.- disse Skaracchio.
  • Se non avesse voluto vedermi in questo stato allora sarebbe già tornato, no?- chiese Hiccup.
Skaracchio tacque. Ci fu un altro momento di silenzio, sempre rotto dai rumori delle fialette di Gothi.
  • Non lo so perché non torni... ma comunque io proverei a cercare di andare avanti... il mondo è pieno di brutte situazioni, l’unica cosa che possiamo fare è cercare di sorridere alle difficoltà e di andare avanti. Siamo vichinghi dopotutto! Anime d’acciaio! E poi l’affetto non ti manca! Hai Sdentato, hai me, hai tuo padre, che anche se è burbero ci tiene molto a te... e ... hai comunque quel gruppetto scalmanato dei cavalieri di Berk!- disse Skaracchio.
Hic sorrise.
  • Sì... non so quanto gli ultimi siano sinceri... ma grazie comunque Skaracchio... sei fantastico.-  disse per poi abbracciarlo.
L’anziano sorrise.
  • Figurati Hic.-
In quel momento l’anziana arrivò, catturando la loro attenzione schiarendosi la voce.
I due sciolsero l’abbraccio, guardando la vecchia e la ciotola con uno strano liquido verdognolo al suo interno.
  • Oh! È già pronta?- chiese Skaracchio.
L’anziana scosse il capo e fece un cenno a Sdentato, per poi indicargli la ciotola.
Stranamente Sdentato capì e si avvicinò alla ciotola per poi sputarci dentro.
Hiccup inorridì, mentre l’anziana gli porse la ciotola.
  • Ah... sì, giusto... la saliva di Furia Buia ha grandi proprietà curative... Sapete che c’è? Mi sento molto meglio!- disse facendo per alzarsi, ma Skaracchio lo trascinò nuovamente sul letto.
  • Oh no figliolo! Avanti! Bevila tutta in un sorso!-  disse il vichingo.
Hiccup sbuffò, prendendo la ciotola e guardandola con orrore.
  • Beh... alla salute Jack...- disse con amarezza per poi bere l’intruglio.
 
Dopo quella bella bevuta e dopo il quasi rigurgito di questa, Hiccup tornò a casa seguito da Sdentato.
Ad attenderlo vi era Stoick l’Immenso, seduto su di una poltrona, davanti al fuoco.
Hic si richiuse la porta dietro, sbuffando, intuendo già quello che stava per succedere.
  • Sera pa...-  disse dirigendosi verso le scale che portavano alla sua camera.
  • Si può sapere dove siete stati?- chiese lui.
  • Te lo ha già spiegato Skaracchio.-
  • Ma so che mi ha detto una fandonia.-
Hiccup si bloccò, guardandolo con fare scocciato.
  • Sai, non tutto quello che dice Skaracchio sono fandonie, papà!-
  • Cosa vuoi dire con questo?-
  • Voglio dire che tu e tutti quelli del villaggio dovreste smetterla di trattarlo come un povero sciocco che non sa niente!-  disse Hiccup con nervosismo.
  • Ma di cosa parli? Lo sai che voglio bene a Skaracchio come ad un fratello! Affiderei a lui la mia stessa vita!-
  • Allora dimostralo e fidati per una buona volta!-
  • Voglio solo sapere che cosa combina mio figlio! Non è la prima volta che torni a casa con l’influenza e adesso voglio capire il perché!- tuonò l’immenso.
  • Finché torno a casa vivo, accontentati.- concluse Hiccup per poi dirigersi in camera sua assieme a Sdentato e chiudercisi dentro.
  • Hiccup! Hiccup torna qui! Non ho ancora finito! Figlio! Torna immediatamente giù!- sbraitò Stoick, ma Hiccup lo ignorò.
 
La mattina seguente i due non si rivolsero la parola.
Hiccup attese con pazienza che suo padre uscisse di casa, per poi prendere un po’ di sacche ed iniziare a riempirle con cibo ed acqua.
Una volta fatto ciò, uscì con Sdentato per montare i viveri sulla sella.
  • D’accodo bello... da quel che ho capito dal discorso di ieri di Skaracchio, lui non ci accompagnerà più, perciò oggi andremo solo io e te, contento?- chiese Hic.
Sdentato si voltò immediatamente verso Hiccup, fulminandolo con lo sguardo.
  • Oh! Sdentato non ti ci mettere anche te!- disse Hiccup. Il drago non la smise, anzi, assottigliò ancora di più lo sguardo.
  • Sai che ne ho bisogno! Non riesco più a stare senza di lui! Lo devo trovare!-
  • Che cosa devi trovare?- chiese improvvisamente una voce maschile alle spalle di Hiccup.
Hic iniziò a maledire mentalmente tutti gli Dei, mentre si voltò verso la fonte di quel suono fastidioso ed indesiderato.
  • Ruttolomeo! Cavolo! Erano mesi che non ti sentivo! Si stava così bene infatti! Che cosa ti ha portato qui a rompermi i cosidetti?- chiese Hiccup con un finto tono gentile e con un sorriso palesemente falso.
  • Come siamo simpatici oggi Haddock, io volevo solo salutare! Parti anche oggi verso le terre selvagge?- chiese il biondo mentre rosicchiava una mela. I suoi scagnozzi stavano alle sue spalle, con gli sguardi divertiti.
  • Però, certo che le voci corrono... proprio così!- disse Hiccup per poi voltarsi nuovamente verso Sdentato per finire di montare i viveri.
  • Però non mi pare che tu abbia una bella cera, sicuro che vai li? Da come torni dai tuoi viaggi, sembra quasi che tu vada verso i grandi ghiacciai. -  osservò lui.
Hiccup alzò gli occhi al cielo
  • Però, che occhio...- disse sarcastico.
  • Allora dove stai andando?- insistette il biondo.
  • In un posto che si chiama “affari miei”. Dovresti provare ad andarci, dicono che campi cent’anni se ci vai.- disse Hic iniziando a trascinare via Sdentato, per allontanarsi da quel gruppo indesiderato.
  • Come siamo sulle difensive Haddock, che cos’hai da nascondere?-
Hiccup in quel momento non lo resse più. Si voltò verso di lui con fare scocciato e alla fine gli disse.
  • Rutto, fanculo!- e detto questo volse i tacchi per continuare per la sua strada.
I scagnozzi di Ruttolomeo sgranarono gli occhi, shockati. All’inizio anche lui ne parve sorpreso, ma dopo pochi secondi scoppiò a ridere.
  • Da quale pulpito, finocchio!-
Nel sentire quella frase, Hiccup si bloccò.
Gli occhi sgranati ed il cuore che pomava il sangue ad una velocità quasi inumana.
  • C-come mi hai chiamato?- sussurrò a denti stretti.
Ruttolomeo scoppiò a ridere.
  • Ohhh!! Lo abbiamo beccato! Che ti prende? Schockato del fatto che ti ho scoperto, finocchietto? – ripeté Ruttolomeo, per poi portarsi le mani al petto e piegare una gamba con fare femminile.
  • Oh Jack... tu hai tutto il mondo nei tuoi occhi Jack...- disse con voce femminile per poi mandare bacini al vuoto.
I suoi scagnozzi iniziarono a ridere a crepapelle, mentre Hiccup si voltò verso di loro, a denti stretti e con i pugni serrati.
  • Tu prova a ripeterlo un’altra volta...- lo minacciò Hiccup.
Ruttolomeo fece un sorrisetto strafottente per poi avvicinarsi ad Hic e quando finalmente fu a pochi centimetri dal suo volto, gli sussurrò
  • Finocchio.-
Quello che accadde dopo, lasciò tutti di stucco, Hiccup compreso.
Per un momento fu come se il mondo si fosse scollegato, come se ci fosse stato una sottospecie di Blackout nella mente di Hiccup.
Tutto quello che Hic ricordò, era il volto di Ruttolomeo a pochi centimetri dal suo e quello che vide dopo fu il vichingo biondo, sdraiato a terra, le mani strette al naso, che perdeva sangue a fiotti. Il pugno sinistro di Hic, stretto e le nocche doloranti... Hiccup lo aveva colpito.
Il vichingo dai capelli castano/ramati si guardò automaticamente attorno, notanto gli sguardi scandalizzati e shockati degli scagnozzi di Ruttolomeo, oltre a quelli dei presenti che avevano assistito alla scena... tra essi vi ritrovò anche i suoi amici, che lo guardavano con gli occhi fuori dalle orbite, sopratutto Astrid.
Per qualche minuto regnò il silenzio, fino a quando Ruttolomeo non si alzò, asiugandosi il sangue che ancora usciva, per poi esclamare
  • Sei morto!- e si fiondò addosso ad Hiccup, tirandogli un pugno in pieno viso.
Hic tentò di difendersi, ma Ruttolomeo era decisamente più forte di lui, ma fortuna che non era solo. Difatti Sdentato si fiondò immediatamente contro il vichingo biondo, sbattendolo a terra e ringhiandogli in faccia, dando così la possibilità ad Hic di rialzarsi e di asciugarsi la ferita che Rut gli aveva fatto al labbro.
In quel momento arrivò Stoick.
  • Ma che diamine sta succedendo qui?!- tuonò.
Sdentato arretrò, mentre gli amici di Ruttolomeo aiutarono il biondo a rialzarsi.
  • Suo figlio è un finocchio, ecco cos’è!- esclamò Ruttolomeo.Ci fu lo sgomento generale e tutti i presenti sgranarono gli occhi guardando Hiccup con fare shockato, mentre il povero vichingo si teneva stretto a Sdentato, con ancora il fiatone per la lotta.
  • Come osi?!- sbraitò Stoick.
  • È la verità! L’ho sentito parlare di un ragazzo! Hiccup Haddock si è innamorato di un maschio di nome Jack Frost! Ogni volta che parte da Berk, è per andare a trovarlo!- disse ancora.
  • È vero! Già una volta aveva menzionato di avere una relazione con un ragazzo!- urlò Moccicoso.
  • Moccio!- lo sgridò Astrid.
  • Che c’è? Mi faccio tarscinare dalla folla, tu non lo fai?-
Astrid si schiaffò una mano in volto, per poi voltarsi verso Ruttolomeo.
  • Perché fai questo Rut?! Che cosa vorresti guadagnarci?! Ti stai comportando male, non va bene quello che fai!-
  • Semplicemente non voglio avere come capo un abominio come lui!- rispose questo e nel sentire quella frase molti vichinghi del villaggio si trovarono d’accordo.
  • Aspettate, aspettate, aspettate... guardate che state tutti sbagliando! Hiccup non è innamorato di nessun ragazzo, Jack Frost è una leggenda dei paesi del nord, che ho sentito raccontare nel mio viaggio in Norvegia, state tutti sbagliando! Inoltre non viaggia mai da solo, ci sono sempre io ad accompagnarlo e vi posso giurare che non andiamo a trovare nessun ragazzo.- disse Skaracchio che si era fatto spazio tra la folla ed aveva raggiunto il centro dell’attenzione di tutti.
  • Certo, peccato che questa volta Hiccup stesse per partire da solo!- disse Ruttolomeo indicando Sdentato con la sella colma di viveri.
Hiccup si guardò nuovamente attorno. Tutti i suoi amici e conoscenti erano lì e lo guardavano con sgomento e con orrore, soltanto perché era diverso.
Suo padre aveva lo sguardo incredulo e disperato... sembrava quasi che davanti avesse il cadavere di quello che era suo figlio.
Per un momento, ad Hic, gli parve di riconoscere in quello sguardo, la stessa delusione che aveva quella volta mentre gli diceva “tu non sei mio figlio”.
Non ce la fece più a reggere tutte quelle facce deluse e storte e così montò sopra a Sdentato e volò via, verso il monte di Berk, lontano da quegli occhi perfidi che gli perforavano il cuore.
Si rifugiò in quella valle sulla cima del monte, la stessa valle dove era solito andare con Jack, e pianse, perché aveva perso il ragazzo che amava e tutto il suo villaggio.
Gli rimaneva solo Sdentato, che ovviamente si avvicinò ad Hiccup per stringerlo a se con le ali in quello che doveva essere un abbraccio confortante.
I veri problemi, stavano iniziando adesso.

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Capitolo 12
*** Ritorno ***


CAPITOLO 12: Ritorno
 
Tra il mare blu e sconfinato del Nord, un’improvvisa brezza percosse le onde di esso.
Un misterioso ragazzo dai capelli color della neve ed un bastone ricurvo in mano, stava volando a velocità razzo, trasportato dal suo fidato amico vento che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che accompagnarlo in giro per il mondo.
Jack Frost rideva come un pazzo, godendosi quel momento di libertà, con l’adrenalina a mille e il cuore che batteva all’impazzata, incredibilmente contento di tornare nel luogo che lo aveva reso la persona più felice della terra.
- Berk, arrivo!!!- urlò mentre si lasciava trasportare verso l’isola dai monti aguzzi.Per tutto quel tempo, Jack aveva fatto il giro del mondo, portando la sua neve in ogni dove, provando ad utilizzare la sua esperienza a Berk per cercare di farsi vedere da qualcun’altro, ma nessuno era come Hiccup, nessuno riusciva a vedere oltre le apparenze ed ogni giorno che passava, sentiva di più la mancanza del suo piccolo e dolce vichingo... era passato molto tempo... chissà se era cambiato, chissà se si ricordava ancora di lui... ma questa volta non lo avrebbe abbandonato. Berk aveva avuto il suo attimo di tregua dal freddo pungente di Jack Frost ed era arrivato il momento di tornare per rivedere il suo amato.
In breve tempo, l’albino arrivò alle bianche scogliere di Berk, portando con se una dolce e delicata nevicata.
Era tornato l’inverno a Berk... era tornato Jack.
- Chiuso per neve, ragazzi! Preparate gli elmetti, è il momento di Snoggeltog!- urlò Jack passando tra la gente e i bambini che uscivano di casa tutti contenti, urlando.
- Nevica!!! Sì!!!-
- Non c’è di che!- disse Jack tutto contento.Lo spirito del gelo si guardò attorno, cercando un qualche segno del suo amato.
Molti ragazzini si erano fatti più grandi.
Ricordò il piccolo Amos, all’epoca uno scricciolo, in quel momento era già divenuto un ragazzino.
Jack sgranò gli occhi. Era veramente passato così tanto tempo?
L’albino camminò per le strade del villaggio, che pian piano si stavano ripempiendo di neve e di bambini felici che inizavano a giocare con essa, facendo bellissimi pupazzi di neve o costruendo fortezze per delle epiche battaglie a palle di neve.
Fu in quel momento che lo vide...
Un drago nero, grande e muscoloso, atterrò con eleganza a terra, con sopra un ragazzo con un’armatura ed un elmo che gli copriva il volto.
Jack non faticò a riconoscere il drago, che non appena incrociò i suoi enormi occhioni verdi con quelli azzurri di Jack, drizzò immediatamente le orecchie correndogli incontro felice, facendo però cadere il ragazzo che aveva sulla schiena, non aspettandosi quello scatto improvviso.
- Sdentato!!!- urlò Jack allargando le braccia.Il drago gli saltò addosso iniziando a leccargli il volto tutto felice.
Jack rise a crepapelle.
- Oh Sdentato! Mi sei mancato tanto anche tu!- disse Jack accarezzandogli il capo con le mani.
- Sdentato, ma che fai?- chiese il ragazzo che aveva fatto cadere, andando incontro al drago e tirandolo via da Jack.Jack ridacchiò ancora, asciugandosi con una manica. la bava di Sdentato.
Cercò di alzarsi in piedi, mentre Sdentato venica placato dal ragazzo.
Fu automatico per Jack chiedersi il perché Sdentato permettesse ad un altro ragazzo, oltre ad Hiccup, di cavalcarlo e di trattarlo in quel modo...
I suoi dubbi, però, vennero ben presto placati.
Il giovane si tolse l’elmo, rivelando una folta chioma castano scusa, dai riflessi rossicci.
Una volta che se la scompigliò ed alzò finalmente lo sguardo, Jack perse un battito.
Occhi verde foresta, pelle pallida, guance rosee e sprizzate di lentiggini. Labbra sottili, naso a patata ed una piccola cicatrice sul mento.
Era lui... era Hiccup!
- Hiccup...- sussurrò Jack.Era cambiato tantissimo... si era fatto più alto, forse ancora più alto di Jack stesso!
La corporatura esile e fragile era divenuta decisamente più robusta.
Alto e snello...
Era quasi irriconoscibile...
Il vichingo accarezzò il suo drago che continuava a guardare verso Jack, felice di rivederlo.
Lo spirito del gelo era nervoso... aveva Hiccup li davanti, cresciuto,  e non sapeva proprio che cosa dirgli.
Dopo poco, si schiarì la voce ed iniziò.
- Ehm.. Hic... ciao...- disse lievemente, ma il vichingo stranamente lo ignorò.Jack rimase decisamente stranito da quella sua azione.
- Ehm... Hiccup... sono io! Jack Frost! Ti ricordi di me?-
- Coraggio bello, andiamo!- disse semplicemente Hic dando un buffetto a Sdentato, per poi camminare verso Jack e... passargli attraverso.Jack si sentì spezzare il cuore non appena Hic gli passò oltre... come se al suo passaggio gli avesse portato via metà di esso dal petto.
Automaticamente si portò le mani al torace, come per cercare di sentire la consistenza del suo corpo, in un gesto che ormai gli era divenuto automatico.
Il fiato gli si fece corto e si voltò immediatamente verso Hic, con gli occhi fuori dalle orbite.
- N-non riesce a vedermi...- sussurrò.Sdentato si voltò rapidamente verso di lui, lanciandogli uno sguardo dispiaciuto, mentre Hiccup lo portava via con se
- L-lui... non mi vede più...- continuò per poi rannicchiarsi su se stesso mentre la neve iniziò a cadere con più inistenza e ferocia.Ben presto, la felice nevicata che vi fu un momento prima, si trasformò in una potente e disperata bufera di neve e i vichinghi di Berk dovettero rintanarsi nelle loro case.
 
La bufera durò per un po’, il sole ben presto lasciò posto alla notte e a casa Haddock, Stoick iniziò a preparare da mangiare.
Hiccup stava in camera sua, ad aggiornare il libro dei draghi com’era solito fare. Non appena in camera sua iniziò a sentire freddo, scese le scale per scaldarsi una tazza di latte, approfittando del fuoco già acceso da Stoick.
Non appena arrivò al piano di sotto, passò dalla cucina, per prendere la caraffa con il latte di Yack e versarne un po’ in un pentolino per poi metterlo sul fuoco, vicino al pentolone che già stava bollendo.
- Non ti fa bene paciugare prima di mangiare.- disse Stoick.
- Non importa, tanto stasera non ceno.- disse Hic con malavoglia, allontanandosi e poggiandosi al muro mentre attendeva che il suo latte si riscaldasse.
- E perché?- chiese Stoick.
- Ho da aggiornare parecchie cose, penso inoltre che studierò per un po’ stasera...- rispose il figlio. Da quando aveva raggiunto la maggior’età, Hiccup era stato costretto a studiare la storia di Berk e tutto quello che riguardava le attualità e la politica del mondo, per studiare bene come comportarsi e le strategie in battaglia.
- Ah... beh potevi dirmelo prima, così non cucinavo per due.- disse Stoick con la voce più severa.
- Tanto non te ne fai di problemi a mangiare per due, no?-  disse Hiccup mentre andò a prepararsi una tazza e il miele da mettere poi nel latte per addolcirlo. Stoick sbuffò
- D’accordo... ma che non riaccada più- disse.
- Come vuoi...- disse solo Hic, avvicinandosi al pentolino e quindi anche al padre. Stoick gli lanciò un breve sguardo, che Hic ricambiò con la pura indifferenza.Se qualche anno prima i rapporti con i due andavano bene... adesso erano completamente persi, o almeno da parte di Hiccup.
Dopo qualche anno da quell “accaduto”, Stoick aveva iniziato a sentirsi in colpa e a cercare di riappacificarsi con il figlio, ma quella volta l’aveva combinata grossa ed ogni volta che vedeva negli occhi di Hic quello sguardo di pura indifferenza, sentiva di averlo perso per sempre, nonostante i suoi sforzi.
Hic prese il pentolino e si avvicinò al tavolo dove vi aveva poggiato la tazza e il miele. Versò il latte nella tazza, per poi versarci dentro il miele e girare il tutto con il cucchiaino, per poi dirigersi silenziosamente, verso le scale.
- Fa freddo in camera tua?- chiese Stoick cercando nuovamente di aprire una conversazione.
- Un po’.- rispose Hic continuando per la sua strada.
- Uhm... in effetti stasera c’è una bella tormenta. Gli Dei saranno nervosi. Fino a ieri c’era il sereno ed oggi una tempesta di neve... Bucket non l’ha nemmeno prevista*.. uhm... stai attento Hic, copriti bene.- si raccomandò Stoick.
- Sì... certo...-  disse Hiccup da sopra le scale per poi chiudersi la porta dietro e lasciare nuovamente solo il padre che sospirò affranto tornando alla sua cucina.Hiccup tornò a sedersi sulla sua scrivania, mentre Sdentato guardava dritto fuori dalla finestra.
Hic ridacchiò
- Hai voglia di uscire? Forse non è proprio il caso con questa tempesta... magari aspettiamo che si calmi, d’accordo?- chiese Hic per poi tornare sui suoi libri, bevendo un sorso di latte ogni tanto.Sdentato si voltò momentaneamente verso di lui, per poi tornare a guardare il paesaggio innevato.
Quello che Hic non sapeva era che Sdentato, in realtà, stava guardando un punto preciso.
 
Nel bel mezzo del villaggio di Berk, un ragazzino dai capelli bianchi come la neve, giaceva sdraiato, inerme, tra la neve.
Qualsiasi essere umano sarebbe ormai morto congelato sdraiato sulla neve con quella tempesta, ma Jack Frost non era un essere umano e in quel momento, lo Spirito del Gelo, pareva tutto fuorché vivo, sebbene i suoi occhi fossero aperti e il respiro fosse regolare.
Era rimasto tutta la giornata così, ancora incapace di credere a quello che aveva appena vissuto. Il suo Hiccup, il suo angelo, gli era passato attraverso, come quando non lo conosceva. Jack era tornato invisibile per lui, Hiccup si era totalmente dimenticato di lui... lo aveva del tutto rimosso... ma come aveva potuto farlo?
Tutte quelle parole, quelle frasi dolci che gli diceva... possibile che fossero soltanto questo? Parole vuote? Senza significato?
Improvvisamente, però, una voce, tra l’assordante rumore del vento, irruppe, tuonando
- Jack!-
Lo spirito sembrò ridestarsi ed alzò lo sguardo, facendo cadere della neve che gli si era depositata sulla guancia.
- Jack Frost!- lo chiamò ancora questa.Lo spirito del gelo allora si riscosse, alzandosi dalla neve per cercare il punto dal quale proveniva quella voce.
Si guardò attorno, quando finalmente, tra la foschia, non vide una luce fioca.
Jack allora volò in quella direzione, per poi atterrare davanti al vichingo.
Era un vichingo molto grosso e abbastanza anziano.
Al posto della mano destra aveva un uncino e al posto del piede sinistro una gamba di legno. I baffi erano biondi, lunghi ed intrecciati.
Dalla bocca spuntava un enorme dente di pietra e con la mano sinistra teneva una lanternina.
- Skaracchio!- esclamò Jack contento di vederlo
- Ciao Jack.. sapevo che eri tu, seguimi.-  disse il vecchio, voltando i tacchi e facendogli strada.Jack inclinò il capo, ma lo seguì.
In poco tempo, i due si trovarono alla casa del vichingo, vicino alla sua officina.
Skaracchio si tolse l’enorme pelliccia sporca di neve e la scrollò un po’ , prima di buttarla rovinosamente per terra.
- Vieni, siediti qui vicino al fuoco, ti scalderai.- lo invitò Skaracchio prendendo due sgabelli e piazzandoli vicino al caminetto.
Jack si guardò attorno, per poi rispondere
- Tranquillo, non soffro il freddo.- disse osservando la casa.Era più piccola rispetto a quella di Hiccup e Stoick. Aveva un piano solo, ma era accogliente, sebbene piena di armi e cianfrusaglie da bottega.
Sui muri erano appese delle teste di cinghiale imbalasmate.
Nella parete destra della casa vi era un caminetto, dove vi erano poggiate un paio di mutandoni... decisamente una visione che si sarebbe voluto risparmiare.
Nella parete a Nord c’era un letto, mentre a sinistra si trovava un tavolo da pranzo e la cucina.
- Ah, sì, giusto! A volte me lo dimentico, comunque siedi qui, tienimi compagnia.-  disse l’anziano.Jack lo fissò per un momento, per poi annuire ed avvicinarsi a lui, per poi sedersi sullo sgabello al suo fianco.
- Come sapevi che ero io?- chiese Jack.
- Ci sono arrivato. Una tempesta del genere dal nulla non è normale, inoltre il secchio di Bucket non gli stringeva, perciò ho fatto due più due ed ho capito che eri tornato.-  spiegò.Jack fece un lieve sorriso.
- Capito...- disse però con la voce tutt’altro che allegra.Skaracchio sospirò, mentre l’ osservò da capo a piedi.
- Non sei cambiato di una virgola... sei l’unico che non mi fa sentire vecchio.- osservò per cercare di rallegrare la situazione, difatti funzionò un poco, dato che strappò un breve risolino da parte di Jack.
- Sì, beh... non so se sia propriamente una cosa positiva il fatto che non invecchi...- disse per poi tornare mogio.Skaracchio allora annuì.
- Hai incontrato Hiccup vero?- disse questo. Jack annuì.
- Sono tornato qui per lui... non credevo che sarebbe cambiato così tanto e sopratutto non credevo che...-  s’interruppe, non trovando quasi le forze di andare avanti.
- Che... cosa?- lo invitò a continuare Skaracchio.
- Che non mi vedesse più...- riuscì finalmente a finire Jack, abbassando lo sguardo.Skaracchio sgranò gli occhi per poi guardare verso il caminetto, con aria stupita.
- Ah... quindi non ti vede proprio?- chiese.Jack scosse il capo, in silenzio.
Skaracchio allora fece un respiro profondo e gli poggiò una mano sulla spalla.
- D’accordo Jack! Ora voglio raccontarti una storia... bada, non lo faccio per farti sentire meglio, voglio solo farti capire.- gli disse.Jack alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò con tristezza, ma anche curiosità.
Alla fine annuì per invitarlo ad andare avanti.
Skaracchio sospirò ancora, per poi voltarsi verso il fuoco.
- Quando te ne sei andato, Hic... diciamo che se l’è passata abbastanza male... ti aspettava, ti attendeva. Ogni giorno desiderava che arrivasse l’inverno. All’inizio non sembrava troppo affranto, era speranzoso, attendeva in silenzio, continuando la sua vita come sempre. Ma quando il primo inverno arrivò e tu non ci fosti, Hiccup iniziò ad abbattersi.Attese ancora... passò un anno e allora non ce la fece più.
Iniziò a fare delle spedizioni assieme a me, verso le terre più fredde e gelate del nord... arrvammo sino al polo una volta. Iniziò a cercarti, coprendosi anche poco, perché diceva che ti avrebbe attirato...-
Nel sentire quella frase, Jack sospirò portandosi le mani in volto.
- Copriti o Jack Frost ti morderà il naso...- recitò amaramente.
- Esattamente... e così molte volte tornò a casa con la frebbre e naturalmente, dopo un po’ il nostro alibi non  resse. Stoick iniziò a non crederci più e... anche gli altri ragazzi...Una cosa che ho sempre criticato qui a Berk è la stupidità degli adolescenti... ma forse anche dei vichinghi stessi. Cocciuti ed ottusi... diciamo che non appena fu chiaro che Hiccup se la passava male, Ruttolomeo non esitò a rincarnare la dose.-
Nel sentire quel nome, Jack alzò immediatamente il capo, con lo sguardo furibondo.
- Cosa gli ha fatto?-  sibilò.
- Lo ha provocato... ha detto che una sera aveva assistito ad una vostra conversazione, anche se per lui fu più che altro un monologo da parte di Hiccup... sta di fatto che aveva capito che Hiccup aveva dei gusti diversi dagli altri...-
- E perciò?-
- Perciò lo ha preso in giro ed Hic ha risposto... ma non appena si creò una folla di curiosi, Ruttolomeo ebbe la magnifica idea di dire a tutti ciò che aveva scoperto su Hiccup... e tra quelli ci fu anche Stoick...-Jack nel sentire quella frase, sgranò gli occhi per poi abbassare lo sguardo e portarsi le mani in volto.
- Oh... no, no,no... – sussurrò.
- Già... beh, oltre al fatto che ci fu lo sgomento generale e molte persone si rifiutarono di accettare Hiccup come il loro futuro capo, sapendo che era effeminato, Stoick venne costretto a cercare di convicere Hiccup a rinnegare se stesso, anche perché Stoick stesso non lo accettava.In poco tempo, tutti gli amici di Hic gli voltarono le spalle, eccetto stranamente Astrid, che dopo quella volta lasciò Ruttolomeo e cercò di stare vicino ad Hiccup, anche se i genitori di lei glielo impedirono a causa dei “gusti” di lui. Per quanto riguarda Stoick, provò in tutti i modi a “guarirlo”. Lo portò da Gothi, gli fece bere tutti gli intrugli più strani. Per un po’ gli portò via anche Sdentato, credendo che fosse la sua presenza ad influenzarlo negativamente. Ma vedendo che nessuno dei suoi metodi funzionava... ricorse.. alle maniere forti...-
Jack alzò lo sguardo, preoccupato.
- Che cosa fece?- chiese con un filo di voce.Skaracchio non rispose subito. Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e poggiare la mano sana sulla spalla di Jack.
- Hiccup... ora è promesso sposo.- disse infine.Jack sgranò gli occhi.
- Cosa?- sussurrò con sgomento.
- Ad una ragazza del Nord Europa, figlia del capo villaggio. Il fratello maggiore è morto qualche anno fa in un incidente e così, non avendo un erede maschio, il villaggio è senza capi... perciò Stoick ne ha approfittato, così Berk avrà anche un’altra regione a nord della Norvegia... – spiegò.
- È... è terribile...- sussurrò disgustato, Jack.
- Lo so... il fatto è che ad Hic glie ne sono capitate di tutti i colori... dopo quello che è successo, alla fine ha deciso di accontentare il padre, rinnegando se stesso... rinnegando la... tua esistenza...- disse infine.Jack sospirò ancora, portandosi nuovamente le mani al volto, questa volta per cercare di non piangere.
- Oh mio Dio... è tutta colpa mia...-  sussurrò.
- Io ho voluto raccontarti quello che è successo, non ho detto che è stata colpa tua.- disse subito Skaracchio.
- Ma lo è, se io non fossi rimasto via tutto questo tempo, a quest’ora lo avrei impedito!- disse Jack.
- Ah sì? Lo pensi sul serio? Perché lasciare che un popolo morisse di fame perché le piante non crescevano più a causa del gelo, era una cosa molto più positiva?-
- Sarei comunque dovuto tornare prima!-
- Non potevi farci niente! Tornavi prima o tornavi dopo, sarebbe comunque successo! –
- E come?!-
- Ruttolomeo vi ha sentiti ed avrebbe vuotato il sacco sempre e comunque!-
- Lo avrei potuto fermare.-
- E come? Tirandogli palle di neve ogni volta che avrebbe provato ad aprir bocca? Jack, prima o poi avresti comunque lasciato Hic solo e Ruttolomeo ne avrebbe aprofittato!-
- Comunque è colpa mia, se non fossi entrato nella vita di Hic, lui non..-
- Avrebbe vissuto il momento più importante e bello della sua vita?- terminò Skaracchio zittendo Jack una volte per tutte.
- Tutti sbagliano, d’accordo? Errare è umano.-
- Ma io non sono umano... non lo sono mai stato...- disse infine Jack abbassando lo sguardo.
- Io invece credo che tu sia molto più umano di tutti questi stolti che vivono in questo villaggio... – disse Skaracchio facendo alzare nuovamente lo sguardo a Jack, con una lieve scintilla di speranza negli occhi.
- È inutile piangersi sul latte versato, Jack. Quando si sbaglia, bisogna sempre rialzarsi e rimediare, oppure imparare dai propri errori... ma comunque non è mai troppo tardi... puoi tornare da lui se vuoi.-
- E come faccio? Lui ormai non mi vede più...-
- Sono certo che lui non ti ha dimenticato... ha riservato un posto speciale per te, nel suo cuore... devi solo aprire il cassetto, Jack... vedrai.- disse per poi alzarsi dallo sgabello e sgranchirsi le gambe.
- Potresti stupirti!- gli disse per poi andare verso il letto per riposarsi.Jack si voltò a guardare il fuoco, dubbioso.
Davvero non era ancora tutto perso? C’era veramente una speranza? Poteva veramente farsi rivedere da Hiccup?
Il giovane spirito del gelo, rimase seduto a fissare le fiamme del fuoco con intensità, ripetendo nella sua mente ogni singola parola detta da Skaracchio, che ben presto si addormentò russando rumorosamente.
Pian piano, la tempesta si calmò... il tempo stava passando, ma alla fine Jack si fece coraggio e si alzò per poi aprire la porta ed uscire.
Skaracchio, con ancora gli occhi chiusi, sorrise.
- Buona fortuna...- sussurrò prima di tornare a russare. 
 


Bucket non l’ha nemmeno prevista* : Nella serie tv, il vichingo Bucket, quello con il secchio in testa, è in grado di prevedere una tempesta di neve. Quando il secchio gli stringe troppo il cranio, vuol dire che sta arrivando una bufera.

 
 
 

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Capitolo 13
*** Forgive me or Forget me ***


CAPITOLO 13: Forgive me or Forget me

In una casetta, nel punto più alto del villaggio, regnava il silenzio.

L’ora era ormai tarda, quindi è naturale pensare che la causa di quel silenzio fosse per quel motivo, ma una luce fioca filtrava da una finestra.

In una stanza, al piano di sopra della casa, un ragazzo stava chino sui libri, con una candela ad illuminare i testi antichi ed una tazza ormai vuota posta alla sua sinistra.

Dietro di lui, un grande drago nero, stava ormai dormendo, sotto alla finestra che ora era aperta.

Il mal tempo se n’era andato e le nuvole avevano lasciato lo spazio alla volta celeste ed alla luce speranzosa della luna, che illuminava la zona della stanza dove la flebile luce della candela non riusciva ad arrivare.

Hiccup stava in silenzio e leggeva, completamente assorto nella sua lettura, anche se da come muoveva velocemente la matita che aveva in mano, si poteva denotare che non ne avesse affatto voglia.

All’improvviso, un leggero vento arrivò dalla finestra, aprendola ancora di più, con un cigolio inquietante.

Hiccup si voltò a guardare, ma non vide nulla, perciò tornò ai suoi libri.

Nulla… esattamente nulla… non vide il ragazzo che in quel momento stava in piedi, di fronte alla finestra. I capelli bianchi come la neve splendente al sole, gli occhi dell’intenso colore del ghiaccio e la pelle chiara e vellutata.

Jack Frost osservò per quello che gli sembrò il secondo più lungo della sua vita, gli occhi verde foresta di Hiccup, che solo per un istante sembravano essersi posati su di lui... ma in realtà erano persi nel vuoto... a cercare qualcosa che non poteva più vedere.

Ancora una volta a Jack sembrò di morire, ma questa volta cercò di reprimere quella tristezza che lo aveva avvolto e fece un respiro profondo.

Guardò il ragazzo chino sui libri.

Si era tolto l'armatura che aveva quel giorno, ora aveva una maglietta verde, col colletto a V, tenuto chiuso con dei lacci, molto simile alla tunica che indossava qualche anno prima, ma decisamente più grande, per adattarsi a quello che era il suo nuovo corpo. Sotto portava dei pantaloni marroncini e alla gamba sinistra aveva l'immancabile protesi, che però sembrava molto più accurata e migliorata.

Dalla maglietta Jack poteva notare quando Hic fosse effettivamente cambiato. Le spalle si erano fatte più larghe e le braccia erano più muscolose.

Non poteva quasi credere che quello era lo stesso ragazzino impacciato che aveva conosciuto... l'influenza di suo padre lo aveva cambiato così tanto? O era semplicemente cresciuto?

Jack fece un altro respiro e senza smettere di guardarlo, cercò di pensare ad un modo per farsi vedere di nuovo.

Cautamente si avvicinò a lui, osservandolo come uno spettatore silenzioso, mentre leggeva e studiava. Gli venne automatico provare a toccarlo, nella speranza che percepisse qualcosa, che potesse sentire un qualche contatto, ma la mano oltrepassò di poco la guancia e l'unica cosa che ottenne fu un lieve brivido di freddo da parte di Hiccup che si alzò dalla sedia ed andò a chiudere la finestra, attribuendo il brivido a quello.

Il vichingo scosse il capo e tornò ai suoi libri.

Jack venne preso nuovamente dallo sconforto e lo si poté denotare dal fatto che fuori rincominciò a nevicare bruscamente. Ma il ragazzo provò nuovamente a calmarsi e a pensare lucidamente...

La prima volta come aveva fatto a farsi vedere?

Semplice... non aveva fatto niente... Hiccup aveva fatto tutto da solo...

Era troppo in gamba come persona... era curioso, inaspettato, intelligente, attratto dal mistero e dal nuovo. Era questo che lo rendeva così unico, la sua diversità, una diversità che gli era stata tolta. Come se gli avessero tolto la sua identità... tutto ciò che Jack aveva imparato ad amare... no! Non poteva accettarlo!

Cercò di non perdersi d'animo e ripensò alle parole di Skaracchio.

“Sono certo che lui non ti ha dimenticato... ha riservato un posto speciale per te, nel suo cuore... devi solo aprire il cassetto, Jack... vedrai”

 

Lo spirito del gelo continuò a pensare. Ripensò ai momenti passati insieme, ripensò agli episodi più importanti e rappresentativi, ripensò alla prima volta che lo aveva visto.

Ricordò la serata... era insieme a Sdentato e Hiccup stava sbraitando in quel suo modo che tanto adorava, per qualcosa che in realtà non ricordava. Ricorda solo quanto era buffo mentre camminava avanti e indietro dicendo cose a vanvera e gesticolando come un pazzo. Ricordò di aver riso e di averlo preso in giro... e fu da quella sua battuta che Hiccup iniziò a sentirlo... ma come poteva essere possibile? Come poteva così dal nulla?

Poi ricordò... Hic aveva iniziato a credere a lui solo grazie a Sdentato.

Era il suo Drago la chiave di tutto. Era stato il drago il primo ad averlo visto e quello che aveva catturato la sua attenzione verso l'invisibile e l'impossibile. Quello stesso drago che in quel momento stava dormendo sogni tranquilli e che mai aveva abbandonato Hiccup... come invece aveva fatto Jack.

Ancora una volta, l'albino si sentì in colpa, ma non si perse d'animo. Sentiva che era vicino alla risposta.

Pensò ancora. I ricordi scorrevano e gli venne in mente la sera di Snoggeltog, quando vide i sogni di Hiccup...

Ricordò la sagoma della furia buia, formata dalla sabbia dorata di Sandman, che poi mutò nei loro corpi stesi in terra che si baciavano.

In quel momento a Jack venne un'idea.

Fece un respiro profondo e guardò ancora una volta Hiccup, prima di voltarsi verso la finestra e toccare il vetro con un dito.

Subito, questo si riempì di brina, creando dei leggeri scricchiolii che catturarono l'attenzione di Hiccup che si voltò appena in tempo per vedere la finestra riempirsi di quei fiori ghiacciati.

Il vichingo guardò la scena stranito. Certamente era qualcosa di innaturale e ciò lo costrinse a restare a guardare, catturato dalla sua curiosità, che molto probabilmente era stata repressa da tempo, ma in quel momento era nuovamente saltata fuori... ottimo segno.

Jack fu decisamente sollevato nel vedere quella scena e ciò lo spinse ad andare avanti, anche se con evidente riluttanza e indecisione.

Subito disegnò la sagoma di due ragazzi che si tenevano per mano.

Jack non era mai stato un abile disegnatore, ma quel semplice gesto bastò per far alzare di scatto Hiccup dalla sedia.

Jack guardò ancora una volta gli occhi di Hic, che in quel momento erano spalancati dalla sorpresa e... illuminati da una nuova luce, che Jack riconobbe e gli strappò un sorriso smagliante sulle labbra... stava funzionando.

Lo spirito del gelo allora continuò e disegnò una furia buia, o per lo meno, qualcosa di somigliante alla furia buia.

Guardò di nuovo Hiccup, ma il vichingo era sempre così. In piedi con gli occhi spalancati e straniti. Non bastava... doveva inventarsi qualcos'altro.

Ripensò nuovamente al sogno di Sandman... era stato quello a rendergli chiaro ciò che provava per Hiccup... e se anche lui potesse ricreare una sorta di sogno attraverso il ghiaccio?

Era una cosa che non aveva mai fatto prima, ma tentò comunque.

Jack portò le mani a conchetta verso il suo disegno della furia buia. Chiuse gli occhi e si concentrò, mentre il disegno prese vita ed uscì dalla sagoma della finestra. Lo spirito del gelo aprì gli occhi appena in tempo per vedere la sua creatura schizzare via, volando ad ali spiegate, lasciandosi dietro lievi e scintillanti fiocchi di neve.

Ci era riuscito.

Hiccup nel vedere ciò, si lasciò scappare un verso sorpreso, mentre seguiva la piccola furia buia che volava facendo acrobazie in giro per la stanza.

Seguì ogni suo movimento, seguendola da terra e cercando di capire da dove venisse quella magia. Jack lo osservò, divertito e anche speranzoso, fino a quando la furia buia non si dissolse, lasciando solo quella scintillante nevicata.

Hic portò le mani sotto di essa e raccolse i fiocchi di neve che a contatto con la sua pelle si dissolsero lasciando scintille azzurre.

Nel vedere ciò, Hiccup spalancò la bocca e i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre il suo respiro si fece più affannoso.

Jack lo osservò, ma non poté vedere la sua espressione, dato che nel seguire la furia buia, il ragazzo si era voltato e così era rimasto.

Hic alzò lo sguardo, ma ancora non si voltò. Rimase immobile e in silenzio per qualche secondo.

Poi dopo un leggero sospiro, finalmente si voltò.

Jack quasi non perse un battito... Hiccup lo stava... guardando! Ci era riuscito! Hiccup era lì e lo stava guardando! Finalmente lo vedeva!

Lo spirito del gelo sorrise, preso dall'immensa felicità e gli occhi gli divennero lucidi.

Era vero! Non lo aveva perso!

Ma la sua gioia ebbe vita breve... ora Hiccup lo poteva vedere, ma ora anche Jack poteva vedere il risultato di tutti quegli anni di assenza.

Gli si spezzò il cuore nel vedere lo sguardo che gli aveva regalato Hiccup. Delusione, pura delusione, rammarico e rabbia.

I due non ebbero il coraggio di aprir bocca e rimasero a fissarsi per minuti interi che sembravano durare ore.

Alla fine fu Hiccup a parlare.

  • Sei tornato.- disse solo, ma il suo tono bastò per dire mille parole. Non era stato detto con gioia, ma con rammarico.

  • Te lo avevo promesso...- disse solo Jack, con il tono più dispiaciuto che aveva. L'emozione nel sentirlo parlare era forte, ma mai quanto quella di saperlo deluso.

  • Perché adesso?- chiese Hiccup con un sibilo -Perché ora?! Perché proprio quando ero pronto a rincominciare? Perché proprio quando avevo risolto tutto?! Perché proprio quando era tornato tutto in ordine?- esclamò Hiccup preso da un'improvvisa furia.

Jack non lo aveva mai visto così e ciò non fece altro che farlo sentire peggio.

  • Perché non sapevo cosa ti era accaduto... - sussurrò lui cercando di trattenere quelli che sembravano essere singhiozzi, ma li controllò, anche se gli occhi rimasero lo stesso lucidi e la gola iniziò a fargli male.

  • Oh benissimo! E perché, sentiamo? Oh! Lo so io! Perché tu non c'eri! Quando avevo veramente bisogno di te, tu non c'eri! Beh! Ho una notizia per te, Jack Frost! Noi esseri umani non siamo come te! A noi il tempo cambia! A noi il tempo modifica, ferisce, consuma! Forse per te cinque anni possono sembrare un soffio davanti alla tua immortalità, ma per noi contano come mille anni! Jack! Guardami! - esclamò vedendo che l'albino aveva distolto lo sguardo non riuscendo a reggere quello di Hic. Ma dopo aver sentito l'ultima frase, riuscì a farsi coraggio e lo guardò nuovamente negli occhi.

  • Guardami e dimmi cosa vedi.- disse lui aprendo le braccia.

Jack obbedì e lo squadrò da capo a piedi, anche se non capì il perché di quella frase. Era decisamente cresciuto, ma... non vedeva niente di diverso dal Hiccup che aveva conosciuto un tempo.

  • Io vedo... solo te.- disse Jack

Hic si fece scappare un risolino acido

  • Non è quello che sono. Jack... io ora ho vent'anni. Sono un uomo. Anzi, no! Sono il futuro capo villaggio! L'erede al trono di Stoick l'Immenso! Il futuro guidatore del popolo di Berk! Questo sono! Non sono più il ragazzino che gioca a palle di neve inseguendo una persona che...- Hic si interruppe. Qualsiasi cosa volesse dire non riuscì a dirla, ma Jack comprese comunque e terminò lui la frase.

  • ...Non esiste.- disse con rammarico e gli venne quasi voglia di scoppiare in lacrime, ma non lo fece. Guardò Hiccup fisso negli occhi, mentre questo si morse le labbra, come anche lui per trattenersi dal dire o dal fare qualcosa, ma alla fine annuì soltanto.

  • Quindi tu rinneghi la mia esistenza... e rinneghi tutto quello che è successo.- disse Jack con tono piatto, ma allo stesso tempo ricco di emozioni.

    Hiccup non rispose, abbassò solamente lo sguardo.

    Jack lo guardò. I due rimasero in silenzio. Un silenzio che inondò la stanza, un silenzio palpabile e pesante, come se si potesse captare col tatto.

Alla fine a rompere il silenzio fu Jack.

  • Non ci credo.- disse solo. Hic alzò lo sguardo per guardare Jack che si era fatto improvvisamente scuro in volto - Tu non sei così. Tu non puoi aver dimenticato quello sono e quello che è successo! Sei cresciuto Hic, ma non sei un'altra persona. Io ho sbagliato... ho fatto l'errore più grande della mia vita! Io ti ho abbandonato e non lo nego! Ma non nego neppure di averti conosciuto. Non nego che siamo stati amici e che poi ci siamo amati!-

  • Basta!- lo interruppe Hiccup.

  • Cosa c'è? Ti da fastidio? Sì Hiccup, è vero. Noi ci siamo amati e io ti amo ancora Hic!- disse.

Nel sentire questo, Hic si voltò e gli diede le spalle.

Jack tacque per qualche secondo, ma poi continuò.

  • Sei l'unica persona che io abbia mai amato e che amerò per sempre. Hai ragione, cinque anni mi sembrano che siano passati come un soffio di vento, ma non c'è stato un momento dove non ho pensato a te. A tutto quello che abbiamo fatto, ai momenti passati insieme.

    Non pensavo di farti così male con la mia assenza, e più penso a ciò che è successo e più mi odio! Ho fatto la cosa più orribile che potessi fare! Ti ho fatto soffrire! Ma io sono pronto a rimediare se mi dai la possibilità. Non commetterò mai più lo stesso errore! Non ti abbandonerò mai più! Sarò pronto a metterti davanti a tutto e a tutti, sarò pronto a smuovere mari e monti per rivederti sorridere come facevi una volta. Metterò la tua felicità davanti a qualsiasi cosa, persino davanti alla mia... - poi il ragazzo fece un respiro profondo e facendosi più triste, aggiunse – Se invece quello che desideri è... semplicemente che io me ne vada... sarò pronto ad accontentarti e ti lascerò vivere come tu vuoi... Non pretendo che tu mi perdoni, se deciderai di continuare a vivere fingendo che io non esista, lascerò che sia così e lascerò che io rimanga per te solo un fantasma. - finì.

    Hiccup non si voltò.

Jack rimase a guardarlo, ma il ragazzo rimase immobile. I minuti passarono. Cinque, dieci, quindici minuti... il silenzio regnava sovrano, fino a quando Jack non capì il vero significato di ciò e con un sospiro si preparò a mantenere fede alla sua promessa.

  • Allora... se è questo che davvero vuoi... sparirò dalla tua vita.- disse con la voce rotta dal pianto che stava per irrompere, ma Jack riuscì ancora a controllare le lacrime.

Guardò per un'ultima volta la schiena del ragazzo che amava e si voltò, cercando poi di raccogliere quante più informazioni riguardante quella stanza, per poterlo conservare bene nella sua memoria. Guardò un'ultima volta Sdentato, quel draghetto che aveva imparato a volere bene e che riteneva un amico prezioso a cui andava il vero merito di quell'avventura.

Gli sarebbero mancati da morire... soprattutto Hiccup, ma se era felice, allora lo sarebbe stato anche lui... con il tempo. Certamente quello non gli mancava.

Con il cuore che gli straziava il petto, Jack si avvicinò alla finestra e la riaprì. Il tempo stava tradendo il suo stato d'animo, ma si rifiutò di versare una lacrima. Avrebbe dato libero sfogo al suo dolore in un posto più isolato...

Fece un respiro profondo e si preparò ad abbandonare l'abitazione, quando una mano lo afferrò e bruscamente lo tirò indietro per spingerlo contro al muro.

Jack rimase frastornato quando si ritrovò Hiccup che lo teneva per il colletto, schiacciandolo con violenza contro la parete.

  • Lo stavi rifacendo ancora! Sei uno stupido idiota! Tu pensi di sapere che cosa è meglio per me, per Berk, per il mondo intero! Ma sei solo un bambino che non riesce a pensare a niente se non a te stesso!- sbraitò, con le lacrime che gli rigavano le guance.

  • Allora dimmi tu che cosa vuoi Hiccup!- esclamò Jack esasperato.

  • Non lo riesci proprio a capire, vero?! Io voglio te! Non c'è altro che desideri più di te! - e detto questo il vichingo unì le proprie labbra a quelle di Jack in un bacio passionale e desiderato da anni.

Lo spirito del gelo sgranò gli occhi, ma ben presto si lasciò trascinare da quel bacio, sentendosi di nuovo cullato da quel calore che solo Hiccup riusciva a regalargli.

Jack si strinse al ragazzo e i due approfondirono il bacio, con la stessa passionalità di qualche anno prima, aggiunta alla foga e alla gioia di essersi finalmente ritrovati e di aver colmato quel vuoto che li aveva perseguitati per tutto quel tempo.

La tempesta si diradò, il cielo tornò a splendere, mentre i due tornarono ad amarsi esattamente come cinque anni prima e Jack sentì nuovamente lo stesso Hiccup, percepì il suo amore, il suo essere goffo e timido, impacciato. Era sempre lui, era rimasto sempre lo stesso, non era cambiato di una virgola e lo amava come allora ed era pronto ad amarlo per tutti gli anni avvenire.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti...

Prima di ammazzarmi volevo chiedervi immensamente scusa... è più di un anno che non aggiorno ed effettivamente sul più bello quindi posso capire il vostro odio nei miei confronti. In effetti io sapevo già come andare avanti, ma... vuoi per mancanza di tempo, vuoi per mancanza di ispirazione, alla fine sono finita per non entrare neanche più su efp... e vi chiedo immensamente scusa...

solo recentemente sono entrata ed ho letto tutte le vostre richieste di andare avanti e sono state quelle che mi hanno spinto a continuare.

Ringrazio infinitamente ognuno di voi, in particolare Dreamer_J812 per la sua e-mail che mi ha semplicemente scaldato il cuore e dato l'ultima spinta che mi serviva per continuare.

Ancora la fan fiction non è finita, ma... sto ancora lavorando al prossimo e conclusivo capitolo che direi arriverà prestoooooo!!!
Intanto mi scuso anche per la cortezza di questo capitolo, ma mi serviva che terminasse così, dato che il prossimo parlerà di altro....

Spero vivamente di non deludervi mai più come ho fatto prima.

Le mie più sincere scuse,

Night Fury

 

 

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Capitolo 14
*** Forever and Ever ***


Capitolo 14: Forever and Ever

 

Le nuvole bianche e candide ricoprivano l'isola e la neve scendeva limpida e lieve.

I bambini erano fuori a giocare e a fare pupazzi di neve a forma di draghi, felici di rivedere quella strana, ma magica nevicata che da anni non si era più fatta vedere.

A Berk regnava il divertimento, ma tra tutti quei risi e sorrisi, uno in particolare catturò l'attenzione della gente.

Un ragazzo vestito con un armatura, sgusciò fuori di casa correndo, inseguito dal suo drago nero che balzava tutto contento. Hiccup cercò di placarlo e vi montò sopra, sempre ridendo felicemente.

Quei pochi che lo videro, sorrisero nel vederlo così felice. Era da molto che non sorrideva così.

Il vichingo accarezzò il muso del suo drago per poi voltare il capo alla sua destra e dire

  • Andiamo?-

La risposta arrivò prontissima, anche se nessuno la poté sentire e le persone immaginarono che stesse parlando con il drago, ma non importava, a Hiccup non importava più niente di quello che gli altri potessero pensare e con un sorriso partì in volo.

Subito dopo ciò, Stoick uscì dall'abitazione, con gli occhi sgranati anche lui, per averlo visto nuovamente così contento.

Nel vederlo volare, l'omone sorrise e tornò dentro casa, sollevato.

Hiccup e Sdentato volavano veloci come un razzo fino a superare la coltre di nuvole che coprivano il villaggio e godersi quel sole caldo e accecante, per poi tornare ancora più bassi per volare tra le nuvole, sfiorarle ed oltrepassarle. Hic rideva felice, insieme al suo drago che era ancora più sollevato nel vedere il suo migliore amico di nuovo così contento.

  • è tutto qui quello che sai fare?- chiese il vichingo per stuzzicare l'ospite che li stava seguendo per tutto quel tempo.

Un ragazzo dai capelli bianchi come la neve, stava volando al suo fianco con il sorriso smagliante e la risata da angelo.

  • Assolutamente no femminuccia! E tu?- rispose questi scatenando le risa di Hiccup.

  • Tu non hai la minima idea di cosa io abbia imparato in tutti questi anni.- disse il vichingo con fare sicuro di se.

  • Ah sì? Mettimi alla prova!- rispose prontamente Jack Frost.

Hic lo guardò con fare di sfida mentre il drago alzò gli occhi al cielo capendo già di cosa si trattasse.

Il vichingo si avvicinò all'orecchio del suo amico per dirgli

  • Che dici bello? Gliela diamo una lezione a questo sbruffoncello?-

Il drago in tutta risposta gli diede uno schiaffo con l'orecchio, scatenando le risa di Jack

  • Pare che Sdentato non sia tanto d'accordo.- disse ormai sicuro di aver vinto la sfida di volo.

Hic sbuffò – Nah! Fa sempre così!-

e detto ciò tirò una manovella sulla sella di Sdentato, staccò i lacci che lo tenevano attaccato a lui e separò la protesi dalla staffa apposita.

Jack lo guardò stranito, ma incuriosito.

Hiccup gli lanciò un ultimo sguardo di sfida, prima di dare un buffetto sulla testa di Sdentato e lasciarsi cadere nel vuoto.

Jack sgranò gli occhi e si precipitò a raggiungere Hiccup per salvarlo da quella che sarebbe stata morte certa e non capiva il perché Sdentato l'avesse lasciato fare e si era solo limitato a raggiungerli senza fare niente, continuando a mantenere quello sguardo contrariato e scocciato.

Jack afferrò Hiccup, che però si divincolò

  • Ma che stai facendo?! Ti ammazzerai!- esclamò Jack.

Hiccup rise.

  • Pensi di essere l'unico ad aver imparato a volare?- domando Hiccup.

Jack lo guardò ancora più stranito, ma vedendo lo sguardo tranquillo di Hic, decise di lasciarlo fare e si allontanò, mentre Hic si mise dritto, portando le braccia a delle maniglie che stavano sui pantaloni, e tirandole.

Da queste uscirono fuori delle ali e Hiccup iniziò letteralmente a volare/planare.

Jack arrestò il suo volo e guardò Hic con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.

Il vichingo nel vedere quella sua reazione scoppiò a ridere.

  • Chiudi quella bocca o ti entreranno le mosche!- disse.

Jack la richiuse immediatamente, riprendendosi da quella visione che subito trovò meravigliosa e lo raggiunse.

Intanto Hiccup aveva azionato anche l'ala caudale ed ora sembrava un vero drago.

  • Hiccup! Ma tu... tu puoi volare!- esclamò Jack.

Hic rise – Hai visto?-

  • Tu... tu sei...-

  • Un genio? - finì il vichingo. Jack sorrise, ma aggiunse:

  • Incredibile.-

Hic gli restituì il sorriso e disse – Ho preso dal migliore.-

Jack rise e gli strizzò l'occhio e i tre continuarono a volare, felici verso l'orizzonte, verso il futuro... un futuro migliore, più caldo e luminoso, un futuro alla ricerca dell'avventura, della felicità e dell'amore.

 

La relazione dei due continuò per molto tempo. Jack alternava le sue visite di mese in mese, prendendosi tre mesi di fila in inverno e lasciando tre mesi di pausa per il raccolto d'estate, per evitare di glaciare un'altra volta Berk e rischiare di perdere un'altra volta Hic.

Così la loro relazione poteva continuare quasi normalmente.

A Berk ce n' erano di cose da fare. Jack aiutava Hiccup a studiare per diventare capo villaggio, il giorno si faceva sempre più vicino.

Le lezioni di Stoick erano noiose, ma con la compagnia invisibile di Jack erano molto più piacevoli.

Hic cresceva, ma il suo amore per Jack non mutava e lo stesso valeva da parte dell'albino.

Lo spirito del gelo accompagnò Hiccup in tutte le sue spedizioni in mare, fino ad arrivare alla fatidica spedizione verso il Nuovo Mondo di cui Jack gli aveva parlato anni addietro.

Gli aveva promesso che lo avrebbe portato lì, una volta assicurato che sarebbero diventati veramente amici. I due scherzarono dicendo “più amici di così” e il viaggio iniziò.

Fu dura convincere il padre, dopo tutto si credeva che oltre un certo punto il mondo finisse, ma una volta parlato di nuove tipologie di piante e di verdure, alla fine venne convinto e partì insieme al figlio e ad una flotta di marinai di Berk verso questo magnifico viaggio.

La spedizione durò qualche settimana, molto meno rispetto a come era stato pianificato sentendo i racconti di Jack, ma guarda caso, il vento era sempre a loro favore e alla fine arrivarono.

Battezzarono quel posto come Frostland, ignari del fatto che un giorno verrà ribattezzata come America, ma sarebbero comunque rimasti i veri scopritori per uno Spirito immortale al quale era, per di più, stato dedicato il nome.

Stoick subito non era a favore dato che voleva battezzarla come Nuova Berk, ma dato che per lui era stato Hiccup ad averla scoperta, decise di accontentarlo.

Jack era rimasto senza parole di fronte a quel gesto.

Al loro ritorno i festeggiamenti furono enormi. Soprattutto tra Jack ed Hiccup, ma quelli furono in privato.

Portarono piantagioni di patate, mais e molti altri ortaggi e scoprirono il cioccolato e il caffé, che però decisero di tenersi per sé. Il mercante Yohan non avrebbe usufruito di quelle ricchezze.

Frostland sarebbe stata solo loro.

 

 

Gli anni passarono e sfortunatamente, il giorno arrivò...

Quel giorno ci fu festa per tutta Berk. Il figlio del capo si sarebbe sposato.

Le barche dell'altro villaggio approdarono. La sposa era pronta, era tutto pronto eccetto lo sposo.

Hiccup e Jack erano a casa, in silenzio, illuminati dalla luce fioca del camino.

Hic era vestito con un'armatura di metallo lucente e con un mantello di pelliccia d'orso. Stava seduto con lo sguardo chino, mentre Jack gli stava a fianco con la mano poggiata sulla sua spalla.

Sapevano che sarebbe dovuto succedere, la ragazza era entrata nell'età del matrimonio e avevano perso anche abbastanza tempo, ma prima o poi sarebbe arrivato il momento.

  • Se ti può consolare... sei uno schianto.- gli disse Jack.

Hiccup fece una risata amara, ma ancora tacque.

Il silenzio li inondò nuovamente. La tensione era palpabile, così Jack decise di interromperlo per la seconda volta.

  • Beh, guarda il lato positivo. Se ti avessi sposato io, a quest'ora saresti vestito da donna.-

A quella frase, Hic rise sinceramente, alzandosi e dicendogli:

  • Sei un idiota.-

Jack sorrise vedendo che era riuscito a tirarlo un po' su di morale, ma durò ben poco, dato che Hic si avvicinò alla finestra per vedere tutti i preparativi.

Ormai era quasi pronto.

  • Lo sai che non cambierà nulla tra noi... vero?- disse Jack.

    Nel sentire ciò, Hic si voltò verso di lui e lo guardò in modo serio.

Jack non capì il motivo di quello sguardo. Forse veramente Hic dubitava di ciò?

  • Lo sai...?- ripeté Jack.

Hic fece un respiro profondo e parlò.

  • So che i miei sentimenti verso di te non cambieranno... ma tutto il resto...- disse solo.

Jack sgranò gli occhi ed iniziò a preoccuparsi.

  • Cosa vuoi dire?- chiese.

  • Jack... io ormai ho quasi trent'anni... sto per sposarmi, non ci vorrà molto che la mia futura moglie mi chiederà magari un figlio e...-

  • Aspetta tu vuoi stare veramente con quella?- chiese Jack shockato.

  • Che scelta ho? Secondo te mia moglie non andrebbe in giro a dire che preferisco fare l'amore con il vuoto piuttosto che con lei?-

  • Mi sembrava di aver capito che non ti importasse più di quello che pensa la gente.-

  • Ed è così, ma... Jack! Mettiti nei miei panni... come posso controllare due relazioni così?- disse Hic

  • Puoi stare con lei, ma puoi stare anche con me! Sono un amante invisibile, cosa c'è di più facile?!-

  • Jack...- disse Hic per poi sospirare non sapendo più come mandare avanti il discorso.

Jack subito pensò di aver vinto, ma comunque vedeva che Hic non era lo stesso convinto.

Calò nuovamente il silenzio, ma questa volta fu Hiccup ad interromperlo.

  • Tu una volta mi hai detto che saresti stato pronto anche a lasciarmi se te lo avessi chiesto...- disse in un sussurro.

Jack sgranò gli occhi. Non poteva credere a quello che stava sentendo. Il cuore gli sembrò come se si fosse fermato e gli venne il nodo alla gola, ma comunque non si fece abbattere e trattenendo le lacrime disse solo.

  • Sì, è vero.-

Hiccup fece un respiro profondo e si voltò, anche lui con gli occhi lucidi

  • Forse... è arrivato il momento.- disse solo.

Jack si morse un labbro prima di dire.

  • Non puoi pensarci un po' prima?-

Hic scosse il capo

  • Sono mesi che ci sto pensando...-

  • Allora ripensaci! Non puoi mandare all'aria tutto quello che abbiamo fatto! Tutto quello che siamo! Hiccup, io sono pronto a sopportare quella donna! Sono pronto a tutto pur di stare con te!- disse l'albino ormai sull'orlo di una crisi.

  • Sto invecchiando Jack...-

  • Sono pronto anche a quello.- disse lui.

  • Sei sicuro? Saresti pronto a continuare a stare con un vecchio raggrinzito? Saresti pronto a baciarmi lo stesso a continuare a fare l'amore con me? Saresti pronto a ciò? -

Jack tacque, mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.

Hiccup invece respirò per tentare di non piangere anche lui.

  • So che riuscirai a lasciarmi Jack... prima o poi sarebbe dovuto succedere... prima o poi io morirò.-

  • Io sono pronto ad attendere insieme a te quel momento.-

  • Ma io voglio che tu mi ricordi così. Non come un vecchio malato... quindi se devo morire per te... preferisco che sia oggi.-

Il silenzio ritornò e Jack gli diede le spalle per nascondere le lacrime che stavano ormai scendendo senza controllo.

  • Non sono ancora pronto.- disse solo.

Hic fece un respiro e chiese – Quanto ti serve?-

Jack si voltò di scatto, ora infischiandosene di farsi vedere mentre piangeva

  • Non lo so! Magari mesi! Anni! Magari non vorrò mai essere pronto a lasciarti!-

  • Tu sapevi che sarebbe successo.-

  • Ma non ora! Non oggi!-

  • Tu mi avevi promesso che avresti messo la mia felicità prima di tutte, persino prima della tua e che saresti stato pronto ad andartene.- disse Hiccup calmo.

  • Io dico molte cose.- rispose di istinto Jack

  • Allora mi stai dicendo che mi hai mentito?- chiese Hic con la stessa calma

  • No! Sì! Non lo so! - esclamò l'albino voltandosi nuovamente.

Per la terza volta in quella sala, calò il silenzio, mentre Jack cercava di calmarsi e di far smettere di scendere le sue lacrime. Il tempo fuori era già peggiorato. I vichinghi cercavano di tenere ferme le decorazione che stavano per essere strappate via dal vento, mentre gli ospiti vennero scortati a cercare dei ripari. Anche per quello Jack tentò di calmarsi, non voleva fare del male alle persone.

Dopo poco tempo, Jack fece un respiro profondo e disse.

  • Perché non me ne hai parlato prima di questa tua idea?- chiese più calmo.

  • Perché non sapevo come dirtelo e... solo oggi mi sono deciso...- disse Hic abbassando lo sguardo.

  • Dovevi rendermi partecipe da molto più tempo... ora mi stai costringendo ad andarmene così dal nulla, pretendendo che io sia pronto a ciò... come puoi pensare che io riesca ad andarmene così all'improvviso?- chiese per poi guardarlo da dietro la spalla.

Hiccup scosse il capo.

  • Non lo so... scusami...- disse solo.

    I due non si guardarono. Jack strinse gli occhi e cercò nuovamente di calmarsi anche se il cuore gli batteva all'impazzata ed ogni tonfo era sempre più doloroso.

Poi Hiccup parlò nuovamente

  • Ti chiedo scusa Jack... hai ragione. Sono solo un egoista. Puoi restare tutto il tempo che vuoi... come ho potuto pensare una cosa così?- disse Hiccup seriamente dispiaciuto e anche lui sull'orlo delle lacrime.

Jack ruotò il capo e guardo Hiccup da sopra la spalla, la testa bassa e nascosta dai ciuffi castani, le braccia conserte come in un auto-abbraccio.

Rimase in silenzio per qualche secondo, fino a quando non prese una decisione e si voltò.

  • No.- disse solo.

Hiccup alzò lo sguardo e vide Jack, dinnanzi a lui, i pugni stretti, lo sguardo deciso, le labbra serrate tra i denti nello sforzo di trattenersi dal piangere di nuovo.

Poi l'albino alzò lo sguardo e dopo un respiro profondo continuò.

  • Ti avevo promesso che... se me lo avessi chiesto io... me ne sarei andato... e così farò.- disse infine anche se la sua voce si spezzò molte volte durante la frase.

Hiccu scosse il capo, sgranando gli occhi.

  • Jack, avevi ragione! Io non posso chiederti così tanto all'improvviso!- disse Hic, forse improvvisamente preso dalla vera paura di perderlo.

Alla fine neanche lui era pronto.

  • Sì, ma Hic... io te lo avevo promesso e... se è questo che veramente vuoi io... - fece un ultimo respiro e continuò – sarò pronto ad accontentarti.-

I due si fissarono, ormai entrambi sull'orlo delle lacrime.

  • è quello che tu vuoi, Hiccup?- chiese Jack.

Hic sospirò e finalmente una lacrima gli sfuggì dal suo controllo.

  • No... no, non è quello che voglio... ma so che è la cosa giusta da fare.-

Jack chiuse gli occhi e anche a lui sfuggì nuovamente una lacrima. Poi fece un sorriso amareggiato ed annuì

  • D'accordo allora.- sussurrò riaprendo gli occhi.

Hiccup lo guardò tristemente e fece per abbracciarlo, quando dalla porta entrò Stoick.

  • Sei pronto figlio? Abbiamo dovuto spostare la cerimonia nella Grande Sala, è appena scesa una terribile bufera! Comunque siamo tutti pronti! Manchi solo te!- disse l'Immenso con un enorme sorriso.

Hic si voltò lievemente verso di lui, asciugandosi la lacrima, per poi guardare verso Jack che si maledì per non essere riuscito a controllare la bufera.

Il vichingo continuò a fissarlo. Jack sembrava un morto vivente, ma non appena vide lo sguardo preoccupato di Hiccup, riuscì a regalargli un sorriso.

  • Vai pure Hic... ho promesso anche che ci sarei stato alla cerimonia, quindi non me ne vado senza salutarti.- disse.

Hiccup cercò di non piangere, ma non ci riuscì e gli sussurrò un – Grazie.-

Poi si voltò verso il padre, prese la spada dei suoi antenati che Stoick gli stava porgendo, insieme alla lancia, simbolo di Thor e i due uscirono, lasciando Jack da solo in quella casa che finalmente diede sfogo a tutto il suo dolore.

Lo aveva promesso ad Hiccup, ma faceva comunque un male cane.

Non era pronto a lasciarlo... ma forse non lo sarebbe mai stato.

Intanto Hiccup e il padre arrivarono dentro la grande sala, dove tutta Berk stava attendendo impaziente.

Sdentato era già sull'altare, pronto a confortare e ad accompagnare l'amico, anche se ufficialmente era lì come simbolo della grandezza del cavaliere vichingo che la donna stava per andare a sposare.

Hiccup salì sul piedistallo dove si sarebbe svolta la cerimonia. Al suo fianco c'era l'immancabile Gothi e il suo traduttore di fiducia Skaracchio che lanciò a Hiccup uno sguardo preoccupato.

  • Tutto bene?- gli sussurrò

  • No.- rispose subito Hic – Ma prima o poi passerà.- finì.

Poi calò il silenzio e le cornamusa iniziarono a suonare, mentre tutti si alzarono per accogliere la sposa, che era vestita con una tunica lunga e bianca, aderente in vita e un velo che le copriva il volto e le copriva anche i capelli raccolti in un moccio, adornato con la stoffa e delle coroncine di fiori.

Ad accompagnarla vi era lo zio, dato che sia il padre che il fratello erano morti e la cerimonia prevedeva che fosse un parente maschile ad accompagnarla.

Nella prima fila vi era la madre che osservava la scena con le lacrime agli occhi, commossa.

Anche Hiccup aveva le lacrime agli occhi, ma certamente per altri motivi.

Una volta arrivati, la giovane si posizionò davanti ad Hiccup mentre Stoick e lo zio della fanciulla si scambiarono la dote del Mundur* .

La cerimonia poteva cominciare.

Iniziò l'invocazione agli Dei con la donazione di un animale simbolo di uno degli Dei della fertilità, alla futura coppia, e fu scelta una capra, simbolo di Thor.

In quel momento Hiccup iniziò a temere che Jack non ce l'avesse fatta a venire, ma proprio quando stava per perdere le speranze, questo comparve dinnanzi a lui, vicino alla sposa, con un sorriso smagliante di quelli che solo lui sapeva fare.

Hiccup lo guardò e sorrise anche lui, mimando un “grazie” con le labbra.

Jack annuì - era il minimo che io potessi fare.- disse continuando a sorridere.

Skaracchio sorrise nel vedere la scena e continuò a tradurre i disegni e i gesti di Gothi.

  • Potete scambiarvi le spade.- disse Skaracchio.

Hiccup e la ragazza si porsero reciprocamente le spade dei loro antenati, le quali una rappresentava la tradizione della famiglia e la continuazione della linea di sangue, mentre quella donata allo sposo dalla moglie rappresentava il trasferimento della potestà paterna e del compito di proteggerla, dal padre al nuovo marito.

Sull'elsa delle spade si trovavano i due anelli, che si erano scambiati attraverso lo scambio della spada e Skaracchio invitò gli sposi ad indossarli.

Hic lo fece e guardò nuovamente Jack che osservava la scena con naturalezza e felicità, anche se dentro di sé continuava a soffrire infinitamente, ma doveva essere forte, lo doveva fare per Hiccup, glielo aveva promesso e lui manteneva sempre le sue promesse. Avrebbe mosso mari e monti per saperlo felice e così avrebbe fatto. Non lo avrebbe mai più deluso... anche se ciò significava dover mettere la sua felicità al di sopra della propria.

  • Per i poteri conferitemi da Gothi, che le sono stati conferiti dagli Dei, io vi dichiaro marito e moglie. Hic puoi bacia... - Skaracchio non finì la frase che imprevedibilmente, Jack si fiondò sulle labbra di Hiccup, baciandolo con passione e carpendo così il suo ultimo bacio.

I due si separarono ed Hic guardò Jack sconvolto. Lui gli sorrise.

  • non poteva rubarmi questo bacio... mi apparteneva da molto più tempo di lei. Ora io e te siamo effettivamente sposati e noi lo sappiamo e lo saremo per sempre. Ubbidirò al tuo volere Hiccup, ma ora tu rimarrai mio marito e io il tuo. - disse Jack per poi separarsi da Hic.

Il vichingo sorrise e si fece scappare una lacrima di commozione.

  • Niente poteva rendermi più felice.- sussurrò Hiccup.

Jack sorrise, per poi voltarsi verso Skaracchio e fargli segno di andare avanti.

L'anziano, che si era anche lui commosso, ritornò alla realtà e con un colpetto di tosse riprese la frase.

  • Stavo dicendo! Hiccup, puoi baciare la sposa!-

In tutta la sala si scatenarono urla di festeggiamenti, mentre la ragazza si avvicinava timidamente, togliendosi il velo e posando le labbra su quelle di Hiccup che però ormai apparteneva ad un altra persona e così sarebbe stato per sempre.

 

 

Come aveva promesso, Jack quella sera se ne andò. Non ebbero il tempo di darsi l'addio come avevano fatto tempo addietro, ma quel bacio bastò per chiudere la relazione nel migliore dei modi.

Hiccup non vide Jack durante i festeggiamenti e non si sorprese di ciò... gli aveva già fatto il regalo più grande sposandolo, ma ancora si chiese se aveva fatto la scelta giusta... ma ormai era troppo tardi.

L'assenza di Jack si fece sentire, i primi anni furono insostenibili, ma dopo un po' il dolore fu più sopportabile.

Lo stesso non si poteva dire per Jack.

La sua concezione del tempo era molto diversa, ma da quando non aveva più la certezza di poter tornare, anche un solo anno per lui diventava un eternità.

Ogni cosa gli ricordava lui. Il mondo era diventato un posto di solitudine ed insensato.

Non poteva più mettere piede nel Nuovo Mondo, o per meglio dire Frostland, dato che era diventata la loro terra e tornarci senza di lui sarebbe solo stata la conferma che lo aveva perso per sempre.

Le persone gli passavano attraverso, ma ormai era quello che gli faceva meno male.

Non aveva più voglia di giocare con i bambini, persino volare gli stava stretto senza la compagnia di Hiccup e Sdentato.

Ormai passava buona parte del suo tempo nel polo Sud, dove poteva sfogare tutta la sua rabbia senza recare danno a nessuno.

Chiedeva consigli alla luna, chiedeva risposte, ma lei non gli rispondeva, lei lo aveva abbandonato nella sua solitudine e nella sua disperazione.

Il suo creatore gli aveva voltato le spalle, come anche l'uomo che amava.

Sarebbero rimasti sposati, ma cosa importava? Non si sarebbero mai più rivisti.

Molte volte gli veniva la tentazione di tornare, ma quando era a pochi chilometri dall'isola, si immobilizzava ricordando che glielo aveva promesso e che avrebbe lottato per la sua felicità, avrebbe lottato contro qualunque cosa, anche contro se stesso e così tornava indietro.

Gli anni passavano... ormai Jack aveva perso il conto, gli sembrava comunque un eternità e senza il vichingo ormai lui non aveva più senso d'esistere.

Vagava per il mondo come un'anima in pena, portava l'inverno, ma non provava più piacere a lanciare palle di neve, non provava più alcun tipo di emozione se non il dolore e il rimpianto.

Poi una sera, vagando per le strade di un villaggio francese, scorse da lontano una coppia... una coppia di ragazzi.

Incuriosito, Jack andò ad osservarli. I due ragazzi avranno avuto all'incirca l'età che aveva Hiccup quando si erano conosciuti. Una volta certi di non essere visti da nessuno i due si baciarono.

A Jack gli si scaldò il cuore nel vedere che almeno loro due potevano stare insieme.

  • Non importa quello che dice la gente, io voglio continuare a stare con te.- disse uno

  • Anche io... per sempre.- rispose l'altro e i due si ribaciarono.

Jack non ce la fece a continuare a vedere e volò via evitando così di interromperli con un improvvisa bufera di neve.

Una cosa era assolutamente sicura... Hiccup gli mancava da morire... e se fosse tornato solo per osservarlo? Solo per vedere come stava? Non gli avrebbe parlato e magari per lui sarebbe comunque stato come se non fosse mai tornato.

Decise di cedere alla tentazione e così tornò alla volta di Berk.

Il viaggio non durò molto, Jack era su di giri all'idea di rivederlo anche solo da lontano.

La luna era alta nel cielo e al suo arrivo una lieve nevicata iniziò a scendere sulla già innevata Berk.

Jack posò nuovamente i piedi in quel villaggio. Improvvisamente gli sembrò come se non fosse passato neanche un giorno dall'ultima volta che ci era andato. Era rimasto tutto come prima e tutta la nostalgia che provava, come per incanto svanì.

Jack camminò per il villaggio, osservando ogni cosa preso dalla felicità di rivedere quel posto.

Attraversò la grande piazza fino a quando non si trovò esattamente di fronte alla casa di Hiccup.

Il ragazzo fece un respiro profondo e la osservò. Era esattamente come se la ricordava. Piccola, di legno, ma allo stesso tempo imponente su quella alta collina. Per un momento gli sembrò di vedere dinnanzi ad essa quel tenero ragazzino intento a montare una sella sul suo drago nero. I capelli castano-ramato, lisci, ma scompigliati, gli occhi verdi come le foreste e il sorriso angelico. Il ragazzino dei suoi ricordi si voltò a guardarlo e gli sorrise dicendogli “ciao Jack!”. Poi la visione scomparve.

L'albino tornò alla realtà, sbattendo gli occhi e scuotendo il capo. Guardò nuovamente la casa e finalmente si decise e si librò in volo fino ad arrivare dalla finestra.

Al suo interno ritrovò Sdentato, coricato dinnanzi al camino, sonnecchiante. Nel rivederlo a Jack scappò un sorriso smagliante. Voleva entrare a salutarlo, ad abbracciarlo, anche lui gli era mancato da morire, ma la sua ricerca non era finita.

Cercò in giro, nelle altre stanze, ma per colpa della condensa nelle finestre, non riuscì a vedere molto e di Hic neanche una traccia, fino a quando non vide qualcosa muoversi velocemente per i corridoi ed un attimo dopo uscire dalla porta.

Jack volò a velocità razzo sul tetto, appiattendosi sulle tegole, per evitare di farsi vedere.

Era forse Hiccup? Lo aveva visto mentre cercava di spiarlo?

I suoi dubbi però vennero presto smentiti, dato che sentì le urla di due personaggi che esclamarono – NEVE!!! Sììì! Nevica!!!-

A Jack gli sembrò come se il cuore gli si fosse fermato... erano... dei bambini!

L'albino si sporse dal tetto quel poco che bastava per vedere dei ragazzini che si arrotolavano sulla neve e si lanciavano palle fatte con essa.

Avranno avuto all'incirca sei o sette anni. Erano piccoli e gracili, ma molto scattanti. Uno era un maschietto e aveva i capelli corti e spettinati, di un colore castano e gli occhi color nocciola. L'altra era una femminuccia dai capelli legati con due trecce, di un colore rosso ramato, gli occhi verde scuro e le guance sprizzate di lentiggini.

Erano... i suoi figli?

Jack restò ad osservarli, imbambolato. Era davvero passato così tanto tempo? Era vero che gli era comunque sembrato un eternità, ma come poteva essere già padre? No, non potevano essere i suoi... come poteva?

Ad un tratto, anche un altra persona uscì dalla casa e in quel momento a Jack gli si gelò il sangue, già abbastanza freddo di suo...

Sotto di lui c'era un uomo, con un mantello di pelliccia,vestito con una tunica verde e una cotta in metallo, con sotto dei pantaloni dello stesso colore, le spalle larghe sfiorate dai capelli lunghi castano/ramato e una barba incolta dello stesso colore dei capelli.

Per un momento gli sembrò di svenire... poteva riconoscerlo tra mille... quello era lui... quello era Hiccup.

  • Bambini non allontanatevi troppo e state attenti a non prendere freddo.- disse l'uomo

  • D'accordo papà!- rispose la bambina.

Papà... lo aveva chiamato papà... quindi non vi erano dubbi... quelli erano i suoi figli... lui era diventato padre... aveva continuato a vivere come se Jack non esistesse, era andato avanti senza problemi, mentre Jack soffriva come un cane.

Ma perché prendersela tanto? Dopotutto glielo aveva detto... lo aveva avvertito che lo voleva lasciare per poter fare una vita normale... e Jack aveva obbedito per la sua felicità...

Almeno ora sapeva che il suo dolore era non era stato vano. Hic era felice, aveva una famiglia, era ormai capo villaggio. Probabilmente non si ricordava di lui e anche se avesse voluto farsi vedere probabilmente sarebbe risultato ancora una volta invisibile.

Jack chiuse gli occhi e cercò di non piangere. Perché avrebbe dovuto farlo poi? Hic era felice ed era quello che importava.

  • Lo so che ci sei.- sentì poi improvvisamente.

Jack sgranò gli occhi e il cuore iniziò a battere all'impazzata. Stava forse parlando... con lui?

  • Jack Frost?- sentì e questa volta ebbe la conferma e per poco non gli venne un infarto.

Jack ruotò lievemente il capo verso Hiccup, che stava guardando il cielo alla ricerca di qualcosa... alla ricerca di lui.

Poi l'uomo si voltò e finalmente lo vide.

Incrociare nuovamente quegli occhi per Jack fu come una scossa di defibrillatore. Finalmente risentì quel calore, finalmente risentì quell'energia, quella magia, anche se Hiccup era palesemente invecchiato... sembrava avere orma più di quarantanni... eppure a lui sembrò comunque bellissimo.

L'uomo sorrise dolcemente e disse – Eccoti lì-

Jack rimase felicemente sorpreso di sapere che il suo vecchio amato lo riuscisse ancora a vedere, ma nonostante tutta la sua felicità non poteva fare a meno che sentirsi nervoso e così deglutì e timidamente uscì dal proprio nascondiglio.

  • T-tu mi stavi aspettando?- chiese Jack in un sussurro.

Hiccup inclinò il capo – no... non esattamente... ma questa neve può essere solo merito tuo.- disse lui sorridendo.

  • è solo neve... c'era anche da prima.- disse Jack incrociando le braccia al petto e scendendo dal tetto.

  • Sì, ma... la tua è sempre stata più bella.- disse il vichingo sorridendo.

Jack fece un mezzo sorriso, ma abbassò lo sguardo.

  • Ti chiedo scusa... non sono stato abbastanza forte da lasciarti andare come avevo promesso...- sussurrò Jack.

  • In realtà avevo sempre sperato che tu non ce la facessi, ma... solo non adesso.- disse facendogli un occhiolino. Jack sbuffò.

  • Sono sempre di una puntualità vergognosa... lo so...-

  • è sempre stata la tua percezione del tempo ad ingannarti...- disse Hic.

  • A me sembra passata un'eternità.- disse Jack con un po' di sconforto.

  • Anche a me... ma mi fa strano vederti così...-

  • giovane?- tentò di indovinare Jack, con una punta di ironia e di amarezza.

  • Sì... mi fa sentire come se non fosse passato così tanto tempo... invece immagino che per te sia il contrario.- disse Hic.

Jack sbuffò – Non so dirtelo.-

Hiccup lo guardò con fare preoccupato, dato che Jack aveva un 'aria tutt'altro che felice di rivederlo. Poi pensò di capire il motivo di ciò e disse.

  • Era per questo che non volevo che rimanessimo ancora insieme... sapevo che sarebbe stato difficile per te accettare la mia umanità con tutte le conseguenze che la implicavano.- disse Hic abbassando lo sguardo.

Jack alzò il suo per vedere nuovamente l'uomo che un tempo era stato il suo amato.

  • Forse hai ragione... - disse l'albino e l'uomo alzò lo sguardo - ma allo stesso tempo rimpiango di non esserci stato.- terminò lo spirito del gelo.

Hic sospirò dispiaciuto.

  • Posso immaginare.-

  • Papà?- irruppe improvvisamente una vocina. I due si girarono e trovarono i due bambini che guardavano verso la loro direzione.

  • Chi è lui?- chiese uno.

    Nel sentire questa frase, Jack sgranò gli occhi e guardò il ragazzino che lo stava indicando.

Lui poteva... poteva vederlo?

Hic si voltò verso Jack e sorrise.

  • Lui? Lui è Jack Frost!- disse.

  • Jack Frost?!- esclamarono i bambini in coro.

Jack rimase frastornato, ma con quel poco di forza che aveva riuscì ad annuire.

I due bambini si fiondarono su di lui ridendo come pazzi, per poi saltargli addosso e facendogli perdere l'equilibrio.

  • Non ci posso credere! Allora esisti davvero!- disse uno

  • papà ci ha parlato tanto di te!- disse la ragazzina.

  • È vero che sai volare? È vero che sai creare la neve e fare volare i tuoi disegni nel ghiaccio? - chiese l'altro

  • Puoi farmi volare?- chiese ancora l'altra.

Jack scoppiò a ridere come un pazzo a quella reazione, ma non riuscì a rispondere a tutte le domande. La sorpresa era troppa. I due bambini riuscivano a vederlo e tutto grazie ad Hiccup. Non si era dimenticato di lui, anzi, ancora una volta aveva provato ad aiutarlo e aveva reso la sua leggenda conosciuta ed ora altre due persone riuscivano a vederlo.

  • Ok bambini, ora fatelo respirare, ha fatto un lungo viaggio per venire qui.- disse Hic e i due bambini si allontanarono da Jack che poté rialzarsi in piedi, ancora ridente.

    I due ragazzini continuarono a guardarlo con fare speranzoso e così Jack, ridendo, disse

  • Quindi volete vedere qualche magia?- chiese gentile.

I due bambini iniziarono a saltellare come matti

  • Sì! Sì! Per favore!- esclamarono in coro, elettrizzati.

  • Allora ecco a voi!- detto ciò, Jack ruotò il bastone attorno a se, creando una serie di scintille azzurre che si sovrapponevano ad ogni giro del bastone. I ragazzini seguirono il movimento con la bocca spalancata ed anche Hiccup osservò la scena, sorridendo. In quel momento, al vecchio uomo, iniziarono a tornare in mente quelle giornate passate assieme allo spirito del gelo a giocare con la neve e a volare. Gli sembrava passato così tanto tempo, ma allo stesso tempo gli sembrò di essere tornato giovane e di osservare per la prima volta tutta quella meraviglia.

    Dopo aver fatto ciò, Jack puntò il bastone verso il cielo e queste scintille seguirono il movimento fino ad esplodere come dei magici fuochi d'artificio, facendo cadere della neve dal colore brillante e candido.

I due bambini rimasero di sasso d'innanzi a questa bellezza ed iniziarono ad inseguire le scintille ridendo come matti.

Jack ed Hiccup risero anche loro nel vederli così emozionati, fino a quando l'albino non disse al vichingo – Gli hai parlato di me.-

Hic si voltò verso il giovane, per vedere l'espressione di gratitudine stampata sul suo volto.

L'uomo sorrise.

  • Come avrei potuto non farlo? Era il minimo che potessi fare.- disse Hic. - e poi... uno di loro porta il tuo nome.- aggiunse lanciandogli uno sguardo di intesa.

Nel sentire ciò, Jack sgranò gli occhi. Aveva dato il suo nome ad uno dei suoi figli?

  • D-davvero?- bambettò Jack incredulo.

Hic annuì ed indicò il ragazzino dai capelli spettinati

  • Il piccolo demonietto che non si ferma un attimo.-

Jack lo osservò. Non poteva davvero crederci che Hic aveva fatto questo per lui. Dare il suo nome ad uno dei suoi figli... quindi era veramente così importante per il vichingo?

In quel momento la porta della casa si aprì di nuovo e rivelò una figura femminile.

Era alta e snella, i capelli lisci e castani le arrivavano fin sotto le spalle, gli occhi erano grandi e color nocciola. La donna richiamò i ragazzi dicendogli che dovevano coprirsi di più, ma subito loro si ribellarono.

  • Ma mamma! C'è Jack Frost!- esclamarono in coro.

La donna sorrise e guardò verso Hiccup che le restituì il sorriso.

  • Tranquilli ragazzi, non mi muovo da qui. Andatevi a coprire o sarò costretto a mordervi il naso a tutti e due!- disse Jack ridendo.

I due bambini allora corsero a velocità razzo dentro casa, mentre la madre li guardò sorpresa nel vederli obbedire così facilmente, difatti lanciò uno sguardo interrogativo ad Hiccup che fece spallucce.

La donna rise e si appoggiò al muro, guardando verso l'orizzonte.

  • La cosa strana è che è stata Emma a suggerirlo.- disse Hic.

Jack si voltò a guardarlo stranito.

  • voleva dargli il nome del fratello morto in un lago ghiacciato, così io ho accettato subito. Dargli quel nome mi avrebbe reso la persona più felice al mondo. Così, ufficialmente il nome è del fratello, ma per me è solo tuo. - disse il vichingo, ma Jack era tornato a fissare la donna dai capelli castani che ora stava con gli occhi chiusi sulla veranda a godersi la leggera brezza.

Improvvisamente qualcosa guizzò nella mente dell'albino...

Una bambina, i capelli castani, un lago ghiacciato, delle crepe e una voce che diceva “Jack io ho paura! Jack! Jack!”

-Jack?- lo richiamò Hic.

Jack si ridestò da quella visione, sbattendo ripetutamente gli occhi. La donna era sempre lì, ma...ora aveva qualcosa di più famigliare. Jack non ci diede troppo peso e scuotendo il capo si portò una mano a grattarsi la nuca, confuso, ma tornò a guardare Hic.

  • Scusa, io... stavo pensando a... non fa niente.- disse solo per poi abbassare la mano sorridergli, tornando definitivamente al mondo reale -Non potevi rendermi più felice, Hic.- disse l'albino.

Hiccup sorrise e disse – era quello che speravo di fare.-

Jack ricambiò il sorriso.

  • Saperti felice era già quello che mi bastava. Sono contento che sia andato tutto bene. -

Hiccup guardò verso la donna e fece un sospiro – Beh... devo dire che non è propriamente una relazione felice, ma... ho imparato a volerle bene e la convivenza non è male... sai, in un modo abbastanza contorto e curioso, lei ti somiglia. È stato anche quello che mi ha... beh, diciamo... aiutato.-

  • certo.- disse solo Jack guardandola di nuovo – sono felice che riesca a prendersi cura di te-

Hic gli portò una mano sulla spalla per catturare nuovamente la sua attenzione – Ehi. Ora tocca a te andare avanti.- gli disse gentilmente.

Jack fece un sospiro amareggiato, ma poi disse – Ci proverò.-

  • Non voglio che tu soffra per causa mia Jack, è l'ultima cosa che voglio.-

  • Lo so... per te lo farò.- disse l'albino sorridendo – Dopotutto, siamo sposati noi due.- aggiunse ridendo.

Hic rise di rimando – E sempre lo saremo.-

I due rimasero a guardarsi, fino a quando i bambini non uscirono nuovamente, allora iniziarono a giocare con loro.

Jack iniziò a mostrare loro tutte le sue magie e i bambini rimanevano a bocca aperta.

Dopo poco tempo, anche Sdentato si unì a loro e rivedendo Jack anche lui si fiondò sull'albino facendogli le feste.

I cinque rimasero a giocare fino allo sfinimento, quando poi l'ora si fece troppo tarda per i bambini e così la madre li portò a letto.

Jack ed Hiccup rimasero nuovamente soli, ma entrambi sapevano che era ormai arrivata l'ora di salutarsi... questa volta definitivamente.

  • Allora...- iniziò Hiccup – Addio, Jack Frost.- disse porgendogli la mano.

    Jack lo guardò per qualche secondo, poi sorride e glie la stinse

  • Non ti dimenticherò mai.- aggiunse il vichingo.

  • Neanche io Hiccup Horrendus Haddock III, rimarrai per sempre nella mia memoria e diverrai anche tu una leggenda, come tu hai fatto con me.- disse.

    Hic gli sorrise e aggiunse – sono solo una lisca di pesce parlante.- disse scherzando.

    Jack scosse il capo – Quante volte dovrò ripetertelo?- chiese ridendo.

  • Penso che siano bastate le volte che hai già detto.- rispose il vichingo per poi sciogliere la stretta di mano.

  • Prenditi cura di te.- aggiunse.

  • Anche tu principessa.- e detto ciò, Jack si alzò in volo e quando fu abbastanza in alto disse – Non smettere mai di credere!- urlò e sparì dalla sua vista... per sempre.

Hiccup lo guardò andare via, per poi sussurrare un – Mai.- e rientrò a casa.

 

 

 

 

 

Il sole splendeva luminoso nella cittadina di Burgess.

Un ragazzino con un berretto in testa era intento a leggere un libro all'aperto, seduto su di un tavolino da picnic, in parte innevato.

Anche se era inverno, non si stava troppo male all'esterno e la neve candida aveva ricoperto tutto il parco.

Nel mentre leggeva, il giovane stava bevendo un succo di frutta, quando, all'improvviso, qualcuno arrivò seguito da una folata di vento che girò le pagine del suo libro.

Il ragazzino si tenne il cappello fino a quando il vento non si calmò e finalmente poté vederlo... Jack Frost.

  • Jack! - esclamò lui.

  • Ehi Jaimie! Come stai?- gli chiese lo spirito del gelo sedendosi sul tavoloino e porgendo il pugno al piccolo.

Il ragazzino batté il pugno e sfogliò le pagine del libro per ritrovare il punto perso.

  • Ho affittato questo libro dalla biblioteca.- disse il ragazzo tutto contento ed elettrizzato

  • Oh! E di che parla? Di yeti?- chiese Jack ridendo.

  • Nah! Quello già ce l'ho! Questo parla di qualcosa di molto più fichissimo!- esclamò in preda alla gioia.

    Jack rise per poi chiedere - Ah sì? E cosa?-

  • Parla dei draghi!- rispose il ragazzo.

Nel sentire quella frase Jack venne percorso da una scossa elettrica, un tipo di scossa che non sentiva ormai da parecchio tempo.

  • Oh... e cosa dice sui draghi? - chiese interessato.

  • Dice che non tutti sono cattivi e che anzi, uno era pure riuscito ad addestrarli!-

nel sentire ciò il cuore di Jack cominciò a battere all'impazzata, ma cercò di non darlo a vedere.

  • D'avvero? E chi?-

  • Un guerriero vichingo! Qui dice che si chiama...Ehm...- disse mentre cercava il punto che aveva perso, poi finalmente lo trovò -Ecco! Hiccup Horrendus Haddock III! Uhm... che nome orribile! Come fai a chiamare una persona Singhiozzo?-

Nel sentire quel nome, Jack venne inondato da un calore che ormai non provava più da molto tempo, ma improvvisamente gli sembrò per un momento tornare in quel villaggio sperduto in mezzo al mare, tra quelle vie caratterizzate da case di legno, in mezzo a tutti quei meravigliosi draghi e in fondo alla strada quel fantastico ragazzino dalla tunica verde pistacchio, che gli sorrideva.

  • In... in quel libro parlano di lui?- sussurrò Jack.

  • Certo! Dicono che è il primo vichingo ad aver addestrato un drago! Era grosso come una montagna! Forte come dieci uomini e potente quanto un...-

  • Aspetta. Qui stanno parlando del drago o del addestratore?- chiese Jack non capendo più.

  • Dell'addestratore. - disse Jamie.

Nel sentire ciò, Jack scoppiò a ridere.

  • Perché ridi?- chiese il ragazzino sentendosi anche un po' offeso da quella reazione.

  • Perché.. ahahah... perché è la cosa più sbagliata che potesse dire! Ahaha!- continuò a ridere Jack.

  • E tu come lo sai?- chiese il bambino con fare innocente.

    Jack si asciugò le lacrime agli occhi e cercò di ritornare serio, se mai lo era stato.

  • Perché... perché io l'ho conosciuto.- disse Jack con un sorriso.

    Jamie sgranò gli occhi. - Tu hai conosciuto un addestratore di draghi?!-

  • Un addestratore di draghi? Jamie, lui era IL Signor Addestratore di draghi! Nessuno era in gamba come lui!-

  • Ed era grosso come una montagna e forte come...-

  • Nonononono! Niente del genere! Assolutamente! Per carità! Butta via sto coso!- disse Jack prendendo il libro e lanciandolo via – Hiccup era un ragazzino non diverso da me o da te. Ciò che lo rendeva speciale, non erano i muscoli o la forza bruta, era la sua intelligenza, la sua curiosità, il suo modo di vedere il mondo, la sua voglia di conoscere, la sua creatività, il suo immenso affetto, il suo essere pacifico... - iniziò Jack e intanto nella sua mente iniziarono a farsi spazio i ricordi del loro passato... le giornate passate insieme alla ricerca dell'avventura, le gite, i voli, le chiacchierate... le serate passate insieme e i loro momenti di assoluta perfezione insieme.

  • Sembra che tu lo abbia conosciuto molto bene.- disse Jamie con il sorriso sulle labbra e ridestando Jack da quel immersione nella memoria.

  • Sì beh... penso si possa dire così.- disse solamente Jack tornando a guardare Jamie, sorridendo.

Il ragazzino sorrise per poi chiedergli.

  • Mi racconti di lui?-

Jack si voltò verso di lui, vedendo i suoi occhi luminosi e curiosi, esattamente come erano quelli di Hic...

L'albino sorrise e gentilmente rispose

  • Sarebbe un onore per me raccontarti la sua storia.-

 

 

FINE

 

 

  • Mundur: era il prezzo vero e proprio della sposa, almeno a quanto attestano le fonti.
    Era un pagamento al padre/parente della sposa per il controllo del mundium – che in latino stava ad indicare il diritto alla protezione ed alla tutela legale che spettava al genitore sino alle nozze della figlia. In teoria doveva equivalere il valore della dote (heiman fylgia) della sposa, ed in ogni caso non poteva essere inferiore alle otto once d’argento in Islanda ed alle 12 once in Norvegia.
    Questo pagamento minimo era necessario nella società vichinga a dimostrare che l’uomo era in grado di provvedere al sostentamento della moglie e dei futuri figli in seno alla coppia – ed inoltre costituiva una sorta di ricompensa per la famiglia che si trovava a perdere parte della sua forza-lavoro. Il mundr andava pagato il giorno delle nozze, davanti a testimoni.

 


Angolo dell'Autrice:

Oh mio Dio! Scrivere la parola FINE in questo racconto è stata l'esperienza più traumatica di tutta la mia vita. Pensare che sono le 3:17 del mattino ed è tutto il giorno che scrivo, mi fa venire male... soprattutto per il fatto che domani mi devo svegliare alle sette! Sono una persona malatissima!

Almeno sapete che ho sofferto non solo mentalmente, ma anche fisicamente XD

Comunque non posso davvero credere di aver finito... era passata un'eternità, ma finalmente ce l'ho fatta... e per ciò ringrazio nuovamente Dreamer_J812 per il suo continuo sostegno. Grazie mille di tutto, sul serio.

E Grazie soprattutto ad ognuno di voi che non mi ha abbandonata nonostante sembrasse che io avessi abbandonato voi.

Grazie di tutto ragazzi, vi voglio bene.

Detto ciò credo che sia veramente l'ora di andare a dormire.

Grazie a tutti per aver seguito questa fan fiction e non vi preoccupate, ho ricorretto questo ultimo capitolo dagli errori che avevo fatto dovuti all'orario indecente XD

Un bacione a tutti voi, con affetto

Night Fury

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