If you want, you wanna love me?

di Ehylastylinsooon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Colazione con brioche allo yogurt acido. ***
Capitolo 3: *** 2.Sempre e per sempre, piccola mia. ***
Capitolo 4: *** 3.E' parecchio esigente. ***
Capitolo 5: *** 4. Non ne ho il tempo. ***
Capitolo 6: *** 5. Pettinati, sembri un Baobab. ***
Capitolo 7: *** 6. Hai la pelle d'oca. ***
Capitolo 8: *** 7. A me vai bene cosi. ***
Capitolo 9: *** 8. Allora torniamo a dormire? ***
Capitolo 10: *** 9. Non succederà con te, Carly. ***



Capitolo 1
*** 0.Prologo ***


Driiiiiin.
Driiiiiiiin.
Driiiiiiiiiiiiiiiiin.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
Ma che... 
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
Questa sarà la mia prima giornata da assassina. 
<< Carly apri subito questa porta, ti prego! >> Jess?! Mi giro verso la sveglia, cosa ci fa jess a casa mia alle 5:47 del mattino? Aspetta, le cosa del mattino?! Cerco di alzarmi dal letto ma il troppo agitare dei piedi per togliermi le coperte di dosso mi fa rozzolare per terra. Iniziamo bene direi... Dopo una direi gran fatica, riesco a rimettermi in piedi e per prima cosa accendo le luci e mettendo un piede prima dell'altro facendo attenzione a non ricapitolare per terra nuovamente, mi dirigo verso la porta, aprendola controvoglia sapendo già che non appena lo farò Jess si metterà a urlare qualcosa. << Finalmente! Ci potevo morire la fuori lo sai!? Tu sai che genere di squilibrati esistono a quest'ora della notte?? >> come non detto.. << Appunto J, a quest'ora della notte.. si può sapere cosa diamine ci fai qua? Ma io dico .. ti sembra il caso? Ah, ti odio.>> Sento le palpebre cadere mentre la guardo, vorrei dire dall'alto, ma purtroppo sono ben 15 centimetri in meno di lei.. << Tu non sai cosa mi è successo! Voglio dire, è stata la notte più bella di sempre. Ti giuro, Carly, è stato .....>> mi siedo sul divano, ormai consumato ,cercando di ascoltare il suo resoconto non riuscendoci molto bene, mentre lei cammina avanti e indietro per il salotto sbracciando come se ci fossero settecento mosche.  << Ok Jess>> La interrompo bruscamente << ma dico, cosi tanto per dire... Non potevi aspettare tre ore? Diamine! Per una volta che riuscivo a dormire decentemente...>> Le lancio un'occhiata di sbieco,  vedendo che chiaramente c'è rimasta male per il mio sfogo delle 6:03 del mattino. Tiene bassa la faccia e prende a parlare << Scusa Car, è solo che è da parecchio che non stavo cosi bene .. volevo solo raccontarlo alla mia migliore amica.. scusa.. >> Ah, al diavolo..<< Scusami te, ho esagerato. Ti va un caffè? Ormai che ci siamo, cosi mi racconti per bene.. >> LA guardo aprirsi in un sorriso a 32 denti con gli occhi che, potrei giurarci, luccicano. << Certo! Allora iniziamo da quando Alessio è arrivato sotto casa mia con 15 rose bianche e .. >>
 
Uscendo dalla docciaa rilassata e sveglia inizio a vestirmi. Penso due minuti se mettere o non mettere i collant sotto i jeans, voglio dire, ci saranno gli orsi polari la fuori. Alla fine decido di metterli, con sopra un jeans stretto e una maglia rossa brillantinata, a maniche larghe sotto le ascelle, sopra. Urlo a Jess se può portarmi gli stivali e intanto inizio ad asciugarmi i capelli. Se fossi restata a casa dei miei genitori, invece di andarmene un mese prima dei miei diciotto anni, magari a quest'ora starei ancora dormendo e non preparandomi per andare a lavorare. Ma è decisamente meglio lavorare 27 ore di fila, che stare in quella casa. Finisco di asciugarmi i capelli e li lascio ondulati passando la piastra solo sul ciuffo, che metto delicatamente dietro l'orecchio. << Ehi tesoro, ecco. >> Mi lancia praticamente in faccia gli stivali, e giusto prima che inizio a maledirla, esce dal bagno. Ah le amiche .. Jess è una ragazza stupenda, ma a volte troppo petulante e sognatrice. Insomma, chi è che a 19 anni si esulta mettendosi a saltare perchè un ragazzo gli vince un orsacchiotto - grande circa tre dita in orizzontale- alle macchinette? Perdincimbacco! Ma è fatta cosi, è be.. è stupenda. Se non ci fosse stata lei ad aiutarmi con il cercare casa, il trasloco e un lavoro probabilmente non ce l'avrei fatta.
<< Sono pronta! Che ora è? >> Le chiedo mettendomi sciarpa e giubbotto. 
<< Le 07:43 lupacchiotta! Andiamo? Saremo sicuramente in ritardo. >> Mi guarda ammonitrice. Sarebbe pure colpa mia quindi? E' stata Dalle sei alle sette e un quarto a parlarmi di Alessio! Le sorrido incenerendola con gli occhi e prendendo chiavi e borsa usciamo di casa. << Che ne dici se prendiamo un taxi? Ok no.. >> Probabilmente il mio sguardo le ha fatto capire la risposta. Ci avviamo verso la fermata del pullman e vedo un ragazzo camminare, ma che dico, volare praticamente da quanto veloce sta andando, venire verso la nostra direzione. Non faccio in tempo a spostarmi che questo mi urta facendomi cadere come una pera cotta. Due in un due ore, oggi potrebbe essere il mio record. Metto una mano sulla caviglia e la sento dolorante, Jess si abbassa e - dopo aver riso trattenendosi addirittura la pancia, no ma dico, fai pure! - mi aiuta ad alzarmi, ancora scossa dalle risate.
<< Grazie, no davvero, bell'amica! Potevi farmi pure una foto, o meglio un video, lo potevi mandare a uno di quei siti, come si chiamano? >> 
<< Paperissima? Oh, tranquilla, foto fatta. >> Mi mostra il cellulare e mi fa l'occhiolino. La guardo scandalizzata, sono stata neanche trenta secondi per terra, e lei mi ha fatto una - no ma che dico, ce ne saranno minimo sei - foto? Maledico mentalmente quel pazzo e prendo Jess dal gomito arrivando alla fermata del tempo e saliamo sul pullman, in direzione del bar, dove lavoriamo in centro. 

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Capitolo 2
*** 1.Colazione con brioche allo yogurt acido. ***


<< Se volevate potevate arrivare anche a mezzo giorno, tanto! Ma insomma, quando vi

darete una raddrizzata ? Potrei licenziarvi tutti i giorni per i vostri ritardi, ma non lo faccio

per darvi una possibilità. Ringraziate il cielo e andate a mettervi i grembiuli, su! >>

Guardiamo Maria scandalizzate, una specie di puffo di un metro e 45 con i capelli neri

corvini corti sparati sotto il collo e il ciuffo viola, con uno strambo paio di occhiali sul quel

naso che a momenti neanche si vede per quanto piccolo. Per tre minuti di ritardo ci ha

urlato contro circa sette minuti. Più il tempo che ci fa perdere lei che quello ch perdiamo

noi.

<< Ci conviene muoverci. Ci pensi tu a sparecchiare? Io lavo il bancone >> Dico a una ancora

sconvolta Jess che annuisce incerta. La guardo saltellare verso i tavoli. Le ho sempre detto

che invece di fare la cameriera potrebbe fare la modella. Insomma, è stupenda. Alta un

metro e settanta buoni, capelli lunghi ricci rossi naturali, occhi verdi con macchie marroni,

labbra gonfie al punto giusto su un viso allungato stupendo. A volte mi sento una schifezza

di fianco a lei, ma poi penso che anche io nel mio non sono male. Insomma, non sarò come

lei, alta un metro e cinquantacinque scarso, capelli lunghi fino ai gomiti neri ondulati e occhi

grigi. E per questo che Jess mi chiama lupacchiotta, per via dei miei occhi. Le ricordano i lupi.

Continuando a fare discorsi di bellezza non mi accorgo di una voce che mi parla.

<< Scusa.. mi sente? E' per caso sorda? Ma Dio mio, che cameriere sconsiderate che

mettono al giorno d'oggi!>> Alzo la testa cosi tanto in fretta che penso mi schizzi via dal

collo e infatti sento un leggero strappetto sotto il collo. Starò per morire?

<< Scusi, non era mia intenzione! Vuole prendere qualcosa? >> Mi do dieci secondo per

osservarlo. Capelli sparati all'insù biondi scuri sul castano, occhi di un colore che sembra

caramello sciolto, labbra sottili ma gonfie al punto giusto e un naso perfetto. Avrà circa

trent'anni, non di più.

<
faccio in ogni bar. Entro, guardo chi non è attenta e vado la, giusto fare il guastafeste e

interromperla! Ma certo che voglio qualcosa, è un bar no?! >> Lo guardo decisamente

intimorita. Secondo me ha già fatto colazione. Certo, latte scaduto con una brioche allo

yogurt acido.

<> Lo dico con un certo tono di scherno

sopratutto dicendo signore. Mi guarda di traverso scocchiando le labbra. Aw.. Ehi Carly! Già

ti ha fatto la ramanzina, smettila.

<
Sempre se ce la fa. E in fretta grazie, ho una riunione perchè sa, io lavoro.>> Abbiamo

guardato Aldo Giovanni e Giacomo ultimamente eh?

Il caffe in faccia glielo servo. Gli faccio un sorriso falsissimo e mi appresto a fare il caffè.

Vuole fare lo stronzo? Che lo faccia da un altra parte.

Gli servo il caffe e mi appoggio al muro guardandolo mentre si appresta a bere il caffe e

appena fa un sorso, urla.

<< MA CHE DIAMINE! LEI E' UN INCAPACE! MI HA USTIONATO LA LINGUA! Dov'è il suo

capo? Io la faccio licenziare, stupida smorfiosetta che non sei altro!>> Lo guardo per circa

tre secondi seria, poi non trattenendomi più gli scoppio a ridere in faccia mentre lui mi

guarda accigliato. Osa pure lamentarsi? Che feccia.

<< Sa, l'ho fatto per lei. Voglio dire, magari qualcosa di caldo scioglierà quell'acidità che ha

nello stomaco. >> Continuando a ridere mentre lo guardo cambiare la faccia di mille colori.

Mi punta un dito a tre centimetri dal naso e boccheggia per tre secondi << Il suo capo.

Voglio parlare con il suo capo! Subito! >> E secondo lui, chiamo davvero Maria? Certo,

certo.. Scuoto la testa << Mi spiace signore, in questo momento non è al bar. Se vuole

lasciare un messaggio tenga, scriva. Prometto che glielo consegnerò >> Prendo carta e

penna e glielo porgo con aria di sfida. Lo vedo girarsi e cercare qualcuno. Cosa vuol fare? Lo

guardo aggrottando le sopracciglia. Allunga il braccio e tira per il gomito Jessica, che appena

si gira per dirgliene quattro rimane a bocca aperta e sbattendo le ciglia in modo civettuolo

inizia  a parlare << Mi dica signore! >> Lui mi guarda, sorride e si gira verso Jess << Scusi

signorina, sarebbe cosi gentile da chiamarmi il capo? Vorrei dirle una cosa, se non le faccio

perdere tempo ovviamente. >> Spalanco la bocca non credendo alla scena. Non doveva

andare a una riunione questo? Cerco di attirare l'attenzione di Jessica, per dirgli di non farlo,  

che cammina all'indietro balbettando alcuni certo , sicuramente. Sono spacciata, appena

vedo Maria arrivare sento un improvviso freddo e un tremore alle gambe. L'ho già detto che

sono spacciata? Bene, lo ridico. Maria si avvicina sorridendo cordialmente a quello che ho

soprannominato mister A che sta per acidità e chiede cosa c'è che non va. << Le volevo solo

dire, che questa cameriera - indica me con un braccio schioccando le labbra - mi ha fatto

ustionare perchè - mima delle virgolette con le mani - cosi mi si scioglierebbe l'acidità che

ho nello stomaco. Potrei denunciarvi per negligenza sa? Ma non lo farò. Cerchi solo di avere

cameriere più... gentili. >> WOW! Parla lui di gentilezza? Guardo Maria con uno sguardo

impaurito << M-maria, non è come sembra, io.. cioè, è che lui detto.. e poi lui ha ..>> Mi

mette una mano come a dire stop a due centimetri dalla bocca e tiene gli occhi chiusi <<

Carlotta, sono stata brava con te per più di nove mesi. Prendi la tua roba... e fuori di qua! Ho

sopportato abbastanza, non ti voglio più vedere qui, dico mai più! Neanche a prendere da

mangiare. Dammi il gembruile e FUORI! >> Faccio un salto indietro e abbasso la testa. Non ci

posso credere. Apro e chiudo la bocca per due o tre volte, mi sfilo il grembiule guardo Jess e

prendo la mia borsa e le mie cose per poi trascinarmi fuori dal locale. E adesso? Sono

fregata. Sento gli occhi pizzicare e mettendo una mano sotto l'occhio lo sento bagnato.

Perfetto. Vedo mr. A uscire dal bar e aggiustarsi la cravatta e mi devo tappare la bocca per

non dirgli di non impiccarcisi. Mi guarda e sorride avvicinandosi. << Sa, dovrebbe imparare a

non fare la furba con gente che non conosce. Con suo permesso. >> Fa per allontanarsi e

parlo tenendo bassa la voce << Sei uno stronzo. In dieci minuti della tua vita stai rovinando

la mia. E' tanto divertente?>> Mi guarda accigliato e per un attimo - ma proprio un attimo -

sembra non saper cosa dire. << Non mi sembra di averle detto di darmi del lei. No

comunque, non mi diverte. Ma lei dovrebbe capire che un lavoro, va sempre preso sul serio.

Qualunque cosa si faccia. Ma non mi sorprende che lei non lo sappia, cos'avrà, 16-17 anni?

Forse anche di meno.. Si vede sa, che non è ancora maturata. >> Indica con fare disinvolto il

mio petto e il mio corpo un pò piccolino, per un attimo non mi rendo condo della frecciatina

e quando lo capisco inizio a sentirmi piano piano arrossire. Mi chiudo veloce il giubbotto

accorgendomi che era aperto e gli punto un dito contro il naso che lui prontamente scaccia

con la mano << Lo ripeto : stronzo. Ora me ne andrò, al fine di non rivederti - alzando la

voce dicendo TI - spero mai più. Ah comunque, avresti dovuto capirlo che è merla. >>

 << Eh? >> Lo guardo un attimo prima di parlare.

<< SUCA COGLIONE >> Mi metto a ridere mentre lo guardo spalancare gli occhi e quando fa

per aprire la bocca mi giro e corro via. Si meritava di peggio. Pensa ad averlo come capo!

Sarebbe un suicidio direi. Mi torna subito in mente che tutto quello che è appena successo è

un enorme disastro. Ho perso il lavoro. Come devo fare adesso.. Mi dirigo con una lentezza

esasperante come se fossi uno zombie verso la fermata del bus. Certo che fa proprio freddo.

Vedendo una stamperia mi ci dirigo decidendo di andare a casa in un secondo momento,

cosi posso fare delle copie del mio curriculum e portarle da qualche parte. Sperando che

qualcuno accetti una diciottenne incapace e con la bocca sempre aperta.

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Capitolo 3
*** 2.Sempre e per sempre, piccola mia. ***


<< .......Pronto? >> Sentendo la mia voce sembro una malata terminale.
<< Ti avrò chiamata 57 volte come minimo, dove avevi il telefono, nel frigo? Santa Lucia. Carlotta, è una settimana che sei chiusa in casa, tranne quando non vai a cercare un lavoro.. Che ne dici di uscire stasera? Basta fare la morta vivente, sicuramente troverai qualcosa stai tranquilla.
<< No J, non capisci. Se non pago l'affitto questo mese mi sfrattano. Mi avevano avvertito che appena avrei ritardato ciao ciao. Finirò sotto i ponti, a dividere una coperta di carta bucata con un altro barbone e a mangiare sardine in scatola. Ma io sono allergica al pesce, quindi andrò in shock anafilattico e morirò! Sola come un.. come .. non so nemmeno come cosa! Come farò J ,come faròòòò!?!? >> Mi metto a piagnucolare facendo sbucare la mia testa da sotto il piumone e mettendomi seduta e tenendo il telefono tra l'orecchio e la spalla mi faccio una coda.
<< Semplice Carly. Lo sai cosa puoi fare. Monica e Luigi. >> Spalanco gli occhi e inizio a fare destra sinistra con la testa finche non me la sento staccare dal collo. Auch.
<< NO! Mai e poi mai. Lo sai benissimo. Non chiederò mai più nulla a loro. Perchè dovrei? Mi hanno disconosciuta e a me va benissimo cosi.>> Parlo mantenendo la calma anche se la conversazione mi sta facendo innervosire.
<< Invece devi provarci. E' la tua ultima spiaggia. Chiamali e vai a cena da loro stasera e parlagliene. Fallo Carly, se no ti prenoto il bidone sotto casa mia, è piuttosto accogliente. Buona serata! >> Non mi da il tempo di replicare che attacca. Mi guardo allo specchio e vedo una persona che non sono io. Insomma, sembra che ho 60 anni. Mi dirigo in bagno e apro l'acqua chiudendo il tappo della vasca e mettendoci del bagnoschiuma alla pesca. Prendo il telefono e compongo un numero. Il loro numero.
<< Pronto casa Strimonti >> Prendo un lungo, lunghissimo respiro.
<< Buonasera, potrei parlare con la signora Monica? Sono Carly.>> Mi chiedo se Giulia si ricorda ancora chi sono.
<< Certo signorina Carlotta, gliela passo subito. >> Lo prendo per un si.
<< Chi non muore si risente! A cosa devo l'onore, Carlotta? >> Sento che mi sta salendo il crimine. Calmati Carlotta, calmati.
<< Ciao. Mi stavo chiedendo se stasera avevate da fare. Mi piacerebbe rivedervi. >> Se mi dice di no vado la e li rapino.
<< Certo, la porta è sempre aperta lo sai. >> Si, come no. Le menzogne che questa donna sa dire sono più grandi dell'universo.
<< Allora vengo per cena. A dopo >> Attacco il telefono prima che possa dire qualcosa. Ok, adesso devo solo andare la, mangiare, chiedere un prestito e uscire. Magari ci chiacchiero anche un pò. Ma proprio un pò.
Mi tolgo i vestiti e li metto nel cesto della biancheria sporca e mi immergo nella vasca calda. Sento i muscoli rilassarsi all'istante.Mi viene in mente mr. acidità/stronzo. Se sono in questa situazione è solo colpa sua. Te lo dico io, a 80 sarà uno zitello ancora acido con 45 gatti. Chi se lo prende uno stronzo cosi? Rabbrividisco al solo pensiero di averci a che fare tutti i giorni. Mi insapono i capelli e penso al mio discorso di stasera. Ce la farò.

Dlin - Dlon
Già dal suono si capisce l'essere prepotente di questa famiglia. Bleah. Guardo l'enorme casa di fronte ai miei occhi. Quanto vorrei non essere qua. Faccio per girare i piedi e scappare via ma la porta si spalanca lentamente mettendomi davanti a una bassa ragazza microscopica, con una coda di cavallo bionda e dei piccoli occhietti blu. Tempismo perfetto, brava!
<< Ciao Carlotta! >> Mi si butta tra le braccia e rimango un attimo stupità di tanta calorosità e mi costringo a ricambiare l'abbraccio.
<< Ciao Giulia, da quanto tempo.. Hai cambiato colore di capelli vedo , stai ..bene .. >> Cerco di fare un sorriso ma penso mi esca solo una smorfia. E' davvero orribile con quei capelli. Sembra un leprecauno biondo.
<< Si hai visto?? Volevo un pò cambiare! Vieni, entra pure, la cena è quasi pronta! >> Mi fa entrare continuando a sorridere come se fossi Orlando Bloom in persona. Voglio dire.. basta! Mi fa sentire strana..  Mi prende il giubbotto e la sciarpa e li porta via. Quando li vedo mi blocco un attimo. Sono tre mesi che non ci vediamo ormai.
<< Carlotta, cara.. Quanto tempo! Vieni, dammi un bacio! >> Mi avvicino e stampo un bacio sulla guancia a quello che sembrerebbe essere mio padre con minimo 5 kg in meno.
<< Sei dimagrito? Diventerai pelle e ossa papà! >> mi sorride e mi abbraccia teneramente. Per lui sono ancora la sua bambina, anche se non vivo più qua perchè non sopportavo più l'idea di vivere con loro.
<< Mi sei mancata bocciolo di rosa.. >> Gli sorrido sincera e mi giro verso la donna che mi guarda senza dire una parola. " La porta è sempre aperta per te " Si vede direi.
<< Ciao mamma.. Come stai? >>
Mi guarda altezzosa e mi fa il gesto di andare in cucina.
Mi siedo sulla sedia su cui ero abituata sedermi.
<< Va tutto bene qua. Gli affari di tuo padre fortunatamente vanno alla grande, insieme agli investimenti. Sai, dovresti  provarci. A investire qualcosa. Voglio dire.. avrai messo da parte qualcosina no? >> Mi guarda e capisco dove vuole andare a parare. Non voglio dargli la soddisfazione.
<< Ci proverò. Devo prima capire bene come fare però, non vorrei perdere tutto, giusto? >> Giulia posa i primi piatti davanti a noi. Risotto di asparagi con formaggio. Peccato che ho già perso la fame.
<< Puoi chiamare tuo padre quando vuoi e chiedergli informazioni. >>
<< Certo, mamma. >> La cena va avanti cosi, con lei che mi parla di soldi cercando di farmi ammettere che sono qui per questo e informazioni sulle figlie di alcune sue amiche che sono entrate in società e sono già in procinto di sposarsi e mettere su famiglia. Bene, io tra poco non ho neanche un bidone dell'immondizia in cui dormire. Grazie mamma. Parlo poco e niente, il più delle volte annuisco solamente.
<< Non dovresti giocare con il cibo. Lo sai, è da maleducati. >> Guardo il mio piatto e capisco cosa vuole dire. Non ho mangiato praticamente niente e senza rendermene conto ho disegnato una volto triste con il riso usando la forchetta.
<< Scusa, non era mia intenzione non me ne sono accorta. >> Mi affretto a dire, non ho voglia di sentire lamentele.
<< Ok, allora perchè non facciamo una cosa? Andiamo in salone. >> La guardo non capendo e mi alzo dalla sedia e posando il tovagliolo sul tavolo la seguo. Ci sediamo sui pregiati divani di pelle e la guardo trafficare con qualcosa e una penna mentre si attinge a parlare.
<< Quanto ti serve? Sappiamo benissimo perchè sei venuta qua, Carlotta. Non prendiamoci in giro. Dicci quanto ti serve cosi puoi tornare da dove sei venuta. >> La fisso per 10 secondo non trovando le parole. Come può essere cosi cattiva con la sua unica figlia? Abbasso la testa pensando e la rialzo subito. Faccio scattare in avanti le gambe e mi alzo totalmente in piedi. La guardo con disgusto e parlo.
<< Non capisco sai? Non capisco come sia possibile che non hai fatto neanche una chiamata, inviato neanche una e-mail o un messaggio  o non essere venuta neanche una volta a suonare il campanello di casa mia. Ma si, lo posso immaginare. Andare in un quartiere basso come il mio? Per la tua unica figlia? Non sia mai. Ti potresti rovinare le unghie da 200 euro. Perchè non fai una cosa? Vattene all'inferno. >> Guardo Giulia e lei sembra capire perchè mi va a prendere le mie cose mentre mi abbasso abbracciando mio padre.
<< Ti voglio bene, sempre. >> Gli dico sussurrando.
<< Sempre e per sempre, piccola mia. >> Mi lascia un bacio sulla guancia mentre mi rialzo e prendo le cose dalle mani di Giulia e lascio la casa in fretta senza degnare di neanche un'occhiata mia madre. Con i pochi soldi che mi rimangono chiamo un taxi per tornare a casa, sono distrutta.

Metto le chiavi nella toppa e faccio girare la serratura aprendo la porta con un pugno secco. Ogni tanto si inceppa. Butto borsa e cappotto per terra mentre mi tolgo le scarpe e mi butto sul divano tutto rotto. Come ho potuto anche solo pensare che fosse una buona idea? Maledetta J. Sento gli occhi iniziare a bagnarsi e capisco che da li a poco sarei scoppiata a piangere. Accendo la tv per distrarmi quando sento un improvviso TIC venire dal quadro della luce. Mi alzo dal divano prendendo varie candele e un accendino e le accendo per farmi luce e mi dirigo in camera a prende i tabulati delle bollette. Mi tiro uno schiaffo sulla fronte per quanto sono stupida. Mi sono completamente dimenticata di pagare la bolletta della luce. E adesso? E' sempre più un casino e torno a piangere in men che non si dica. Sento il mio cellulare fare il suono di un e-mail in arrivo e torno nell'entrata dove ho lasciato la borsa facendo attenzione a dove metto i piedi. Trovo la borsa ma nel modo sbagliato. Insomma, ci metto un piede sopra e scivolo all'indietro atterrando proprio sul sedere. Ma che vita è mai questa? Prendo la candela prima che si appicchi anche il fuoco, ci mancherebbe solo quello! Finalmente trovo il telefono e leggo l'e-mail:

Da : Monica Gambeluti
A : Carlotta Strimonti
Data : 19/01/2013 22.19
Oggetto : Colloquio.
Ti ho fissato un appuntamento per domani alle 10:30 del mattino con un'azienda farmaceutica di un mio caro amico. Non farmi fare brutta figura.
Ti chiedo scusa per prima,
Mamma.

p.s. In allegato ti metto l'indirizzo con la mappa dell'edificio. A presto.

Mi ha fissato un colloquio? Ho la bocca spalancata e non capisco. Perchè mai vorrebbe fissarmi un colloquio di lavoro?

Da : Carlotta Strimonti
A : Monica Gambeluti
Data : 19/01/2013 22.24
Oggetto : Colloquio.

Non capisco il perchè tu lo faccia, ma grazie. Ti farò sapere. Un bacio,
Carlotta.

Premo invio e scarico l'allegato sul mio blackberry e guardo la mappa. Per arrivare fin li devo partire almeno un'ora prima. Un'azienda farmaceutica eh? Vediamo...

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Capitolo 4
*** 3.E' parecchio esigente. ***


capitolo 3

Sono le 7:30 e ho ben due ore per prepararmi con molta calma. Potevo dormire ancora un pò però .. Siccome ieri mi hanno staccato la luce, sono venuta a dormire a casa di Jess, cosi posso prepararmi. Mi metto subito sotto la doccia standoci una mezz'oretta buona e quando esco preparo il ferro per fare dei dolci boccoli ai capelli. Mi vesto con calma prendendo un paio di jeans a sigaretta, una maglia blu smanicata  e un cardigan nero che abbino ai tacchi dalla borsa. Torno in bagno e asciugo i capelli facendoli diventare lisci e dopo di che inizio a prendere una ciocca di capelli per volta facendoli passare la lisci a morbidi boccoli. Finita l'opera, prendo una pinzetta con un fiore sopra e prendo il ciuffo portandolo tutto all'insù e fancendolo finire dietro la testa lo pinzo. Mi metto un goccio di fondotinta solo per dare un pò di colore al viso smorto e applico del mascara sulle ciglia. Guardo l'ora e mi accordo che sono le none e quindici minuti. Prendo tutto quello che mi serve metto il cappotto e esco di casa lasciando un biglietto a Jessica che oggi non lavora.

Guardo bene la mappa che sto ormai controllando da dieci minuti buoni. Penso di essermi persa. Io non mi sono mai e dico mai persa. Perchè deve essere proprio oggi? Cammino con la testa china sul cellulare finche non vado a sbattere addosso a qualcuno. Fortunatamente, non spiegandomi il motivo, rimango in piedi. Con solo la borsa a terra che mi affretto a raccogliere. Ma l'altra persona, al contrario di me, è finita in terra.
<< Ma lei guarda dove cammina? >> Oh no. Oh no no no. Questa voce l'ho già sentita. Alzo lo sguardo lentamente e mi maledico da sola. Devo imparare a guardare davanti a me.
<< Non ci credo. Di nuovo lei? E pensare che questa è una grande città! Mi ha sporcato la giacca, se ne rende conto? Ah aspetti, non devo darle del lei giusto? Non do del lei a chi mi chiama " minchione ".  >> Continuo a tenere basso lo sguardo, paurosa di alzarlo, lo vedo con la coda dell'occhio alzarsi da terra. Vorrei soltanto andare in questa maledetta azienda e finirla qua.
<< Oggi non parli? Non sfotti? >> Decido di non parlare per niente.
<< Tz. Non chiedi neanche scusa. Sei proprio una ragazzine maleducata e stupida. >>
Alzo lo sguardo e i nostri occhi si incrociano. E' più bello di come lo ricordavo.
<< Sa .. lei sa.. sa dov'è l'azienda farmaceutica Caldem? Mi sono persa e.. >>
<< Cosa devi fare in quell'azienda? >> Non mi ha dato neanche il tempo di parlare, ci rinuncio con quest'uomo.
<< Io.. be.. devo fare una cosa. >> Non gli voglio dire i fatti miei.
<< Vabe,se non lo sa chiederò a qualcun'altro, grazie lo stesso eh >> Faccio per andarmene ma lo sento parlare.
<< In fondo a questa via c'è una banca, giri a destra e prosegui dritto finchè non vedi un benzinaio. Dopodichè giri a destra di nuovo vai avanti per una cinquantina di metri e sei arrivata. Se cerchi un lavoro ti conviene sbrigarti e non arrivare in ritardo, sono piuttosto fissati con la puntualità. >> Lo guardo e faccio un sorriso che si spegne dopo aver capito di essere già in ritardo. Balbettando un grazie veloce mi metto praticamente a correre cercando di fare il più presto possibile.

Il palazzo è enorme e ,sottolineando la mia stupidità, la fermata del pullman era proprio davanti. Ma a cosa stavo pensando.. Mi accingo ad entrare con un'ansia incredibile e il respiro pesante. Al bancone c'è un ragazzo, Marco deduco dalla targhettina sulla giacca, che mi guarda e mi chiede se ho bisogno di qualcosa.
<< S-salve. Avrei un appuntamento per un colloquio di lavoro. Sono Carlotta Strimonti.>>
Dico tutto d'un fiato sperando di aver detto tutto giusto. Marco mi guarda e sorride
<< Prenda l'ascensore e vada al 4° piano e si troverà davati un corridoio lungo. Prenda la seconda porta sulla sinistra. E' la camera dei colloqui. Buona fortuna, spero di rivederti! >> Mi saluta con una mano e lo ringrazio sorridendo. Mi dirigo verso l'ascensore e mi do una sistemata e controllo l'ora. Le 10:43. Pensavo peggio. Trovata la porta busso e entro. Ci sono una decina di ragazzi e ragazze che mi fissano. Ora ho capito. E' una specie di sfida. Solo uno di noi avrà il lavoro e questo mia madre lo sapeva sicuramente. Penserà che non riuscirò ad averlo cosi tornerò da lei e le chiederò dei soldi. Devo assolutamente avere questo lavoro. A costo di uccidere tutti i presenti in questa sala. Dovrei portarmi un coltello in borsa come fanno ormai tutti. Mi siedo sull'unica sedia libera, tra una specie di metallaro che peserà meno di un peluche e sembra un topo bagnato e una ragazza dall'aspetto impeccabile. Sono tutti silenziosi, alcuni guardano il proprio curriculum, altri sfogliano il giornale e altri ancora smanettano con l'i-Phone. Tutti figli di papà presumo, tranne il topo bagnato al mio fianco. Lo guardo e mi guarda sorridendomi ,mostrandomi due denti davanti fuoriuscire dalla bocca esattamente come un topo. Mi giro subito e fisso lo sguardo alla parete a pochi metri da me. Improvvisamente si spalanca una porta. Ne esce un signore vestito in giacca e cravatta che mi ricorda vagamente qualcuno.. ma chi?
<< Salve a tutti, sono Joseph Caldem. Il proprietario di questa azienda. Quest'oggi sono qui per fare del colloqui per il posto di segretario o segretaria all'interno di questa azienda. Non abbiate paura, non mordo! Ok, iniziamo in ordine alfabetico. Alberici Claudia, venga.>> La ragazza vicino alla porta si alza prontamente prendendo la sua valigetta ed entra. Avranno tutti più o meno la mia età, ma da come si pongono e sono vestiti ne dimostrano il doppio. Mi sa che sarò l'ultima a essere chiamata. Potevo pure non correre per venire qui a questo punto. La porta si apre altre sette volte e all'improvviso si apre anche quella da cui sono entrata ed entra un uomo. No ma che dico..Quell uomo! Cosa ci fa qua? Oddio, deve fare il colloquio anche lui? Ti prego no .. ti prego! fa scorrere lo sguardo su tutti noi e come se stesse cercando qualcuno, appena mi vede si mette a scrutarmi. Lo guardo di sottecchi chiedendomi cosa ci faccia veramente qua. All'improvviso, alza la mano e la muove da destra verso sinistra ripetendo il tutto tre volte. Lo guardo sconvolta. Mi sta.. mi sta salutando? Che diamine gli prende? Spalanco la bocca non sapendo cosa dire o fare. Insomma, perchè mi saluta se mi odia? E poi, ripeto, cosa ci fa qui?! Mi accorgo di aver detto l'ultima parte veramente quando lo vedo avvicinarmisi.
<< Come mai cosi sconvolta? Buon colloquio, bella addormentata. >> se ne va girandosi e bussando alla porta del direttore che urla un avanti. Sta dentro per 5 minuti buoni e quando esce mi cerca con gli occhi e quando vede che lo sto osservando, ne strizza uno e se ne va. Il signor Caldem esce dalla porta e chiama il mio nome. Mi alzo scattando come un militare e vado verso la stanza.
<< Si sieda mrs. Strimonti! Allora... mi ha chiamata tua madre ieri sera. Mi ha detto che non hai un lavoro ma lo stai cercando, giusto? >> Annuisco lentamente con la testa. L'unico vero colloquio che ho mai fatto è stato con Maria, e l'unica a parlare era Jess. Sbaglio o mi sta squadrando?
<< Mi chiami pure Carly. Comunque Si, mi servirebbe ... >> Poche parole, ma molto intense. Certo Carly. Si rigira tra le mani il curriculum di appena una pagina che gli ho passato.
<< Bhe, non hai fatto molto.. anzi, direi poco o niente.. >> Mi guarda dispiaciuto. Bhe si è vero, non ho fatto molti lavori. Ho lasciato la scuola appena un anno fa, non ho avuto tempo. E poi accidenti, se non mi prende come faccio a fare esperienza?
<< Comunque, qualcuno mi ha parlato bene di lei. E siccome tutti quelli che ho visto fino adesso non mi sembrano abbastanza efficienti nel settore, ho deciso di darle una possibilità. Va bene? Potrebbe iniziare sin da subito. Farà 8 ore al giorno. Inizierà alle otto e mezza avendo una pausa di dieci minuti ogni due ore e una pausa pranzo alle 12.00 di un ora. Del salario parleremo poi.>> Mi sorride e compone un numero con il telefono che ha sulla scrivania. Mi ha assunto? Ma come è possibile.. mia madre deve averlo pagato o qualcosa di simile per farmi licenziare dopo due giorni, sono sicura. Questa, tutti i ragazzi fuori, il ragazzo al bancone. Era tutta una sceneggiata. Son sicura.
<< Carlotta, lei è Linda. Linda, questa è Carlotta, la nuova segretaria. >> Mi accorgo solo adesso di questa ragazza. E' un pò più alta di me, occhi verdi e i capelli castani scuri tirati in una perfetta coda di cavallo. E' in un perfetto completo beije stirato alla perfezione. E' davvero bella. Le stringo la mano
<< Ciao, piacere di conoscerti. Se mi segui ti faccio vedere la tua scrivania e quello che devi fare. Non preoccuparti, è un lavoro abbastanza semplice. >> Nel mentre che parla stringo la mano al signor Caldem ringraziandolo e usciamo dall'uffico dirigendoci verso l'ascensore.
<< Sarai la segretaria del vice-direttore. Dovrai semplicemente prendere i suoi appuntamenti e gestire le cose che lo riguardano. Dovrai occuparti solo ed esclusivamente di lui mi raccomando. E' un tipo parecchio.. esigente. Ma non aver paura, non è cattivo come sembra. >> Arriviamo al sesto piano e mi fa segno di seguirla verso una serie di scrivanie.
<< Ecco, questa è la tua. Puoi personalizzarla come vuoi, sai, come fanno nei film! >> Fa una risatina che non può che farmi sorridere. E' tenerissima, davvero!
<< Grazie mille.. sei stata davvero gentile! >> Le dico sinceramente.
<< Ma và, stai tranquilla! Io sto laggiù >> Mi indica due scrivanie più in la della mia
<< Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, non esitare a chiamarmi! Ora devo andare, buona fortuna! >> Mi saluta e io ricambio muovendo la mano e sorridendo come se non riuscissi più a far tornare la bocca normale. Quando ci riesco, tiro la sedia e mi ci siedo sopra. Wow. Ho un lavoro. Non finirò sotto i ponti!
Mando veloce un sms a Jess dove le dico che può lasciare il bidone sotto casa sua a qualcun'altro, perchè mi hanno presa.
<< Oh oh oh! Guarda chi hanno preso. >> Alzo gli occhi capendo già di chi si tratta. Azzardo un sorriso che di vero non ha niente. Quindi lavora qui. Che noia! Ma come si fa, in una città grande come Torino, a finire così?!
<< A quanto pare si! Sai, penso di avere del potenziale. Se mi hanno preso senza che io avessi molta esperienza sai, significa che tanto fannullona non sembro. >> Finisco strizzando gli occhi, come ha fatto lui prima con me. Mi guardo intorno e noto che mi guardano tutti impauriti, e vedo Linda che mi fa segno di no con la testa. Ma cosa vorrà dire? Non capisco proprio.
<< O magari, qualcuno ha messo una buona parola per te. Renditi utile, vammi a prendere un cappuccino tiepido con poca schiuma e due bustine di zucchero. >> Lo guardo e mi trattengo dal saltargli addosso. Ma chi si crede di essere? E' sempre peggio!
<< AH AH AH AH! Se vuoi lo vado a prendere, ma te lo verso in testa, ti avverto. Sei uno squilibrato, ce l'hai un cervello o no? Dare ordini cosi alla gente. Mica lavoro per te sai? Pensa te. >> Mi guarda con aria di sfida e non stacca gli occhi da me mentre fa un sorriso enigmatico. Perchè fa cosi? Non so perchè, ma ho una strana sensazione.
<< Carlotta, cosa stai facendo? >> Linda si materializza affianco a me e mi bisbiglia all'orecchio. << Vai sbrigati, ti sei dimenticata cosa ti ho detto? Il vice-direttore è parecchio esigente. Non si tratterrà dal licenziarti. Fai come ti dice. >> Si gira e se ne va. Ah, è il vice-direttore quindi. Aspetta, cosa? << COSA? IL COSA? Tu, tu cosa? Oddio no, tu non sei il vice direttore. No. >> Lo guardo terrorizzata.
<< Piacere, Andrew.>> Sorride sempre di più.
<< Andrew Caldem. >> Vorrei morire.


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Ciao a tutti :) Siamo al terzo capitolo.. wooooooooow.
Spero che la storia piaccia, davvero..
Un grazie a Sere14 che fin'ora ha recensito ogni capitolo, GRAZIE <3
Un grazie anche a chi legge senza recensire, ovviamente, anche se mi farebbe piacere sapere se questa storia, piaccia o meno. Vabè, detto questo, un bacio a chi legge questo!
Manuela.

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Capitolo 5
*** 4. Non ne ho il tempo. ***


capitolo 4

<< Caldem.. Caldem.. Come il signor Joseph.. quindi, tu ... no. >>  Sono ormai tre minuti che scuoto la testa. Vorrei licenziarmi. Ma ovviamente, non posso.. è l'unico posto che mi abbia accettata..Dio mio, aiutami.
<< Uhm.. Si, Joseph è mio padre. Sarà bello averti qui Carlotta. Molto bello... Allora, quel cappuccino? >> Sorride enigmatico. Mi rendo conto che sto ringhiando. Voglio dire, seriamente ringhiando. Al che, mi guarda leggermente terrorizzato. Socchiudo gli occhi e lo guardo di traverso per poi girarmi e andare a prendere questo dannato cappuccino. Quindi, in poche parole, sono la sua schiava. Perfetto. Non posso farmi licenziare, si divertirebbe troppo. Ok, sarò la segretaria che tutti vorranno. Non sarà poi cosi difficile.

<< Tieni. >> Gli poggio il cappuccino con forse un pò troppa forza sulla scrivania. Calmati Carly, dai. Allunga il braccio e prende il cappuccino.
<< Avevo detto poca schiuma. >> Gli strappo il cappuccino dalle mani senza dire niente e lo butto nel cestino e torno al bar.

<< Attento a non strozzarti .>> Questa volta lo poso delicatamente sul tavolo e lui lo prende.
<< Avevo detto due bustine, grazie. >> Un altro ringhio.

<< Stai attento però, potresti diventare troppo dolce. >> Gli lancio la bustina e lui la prende al volo.
<< Nel lunghissimo tempo in cui sei andata via il cappuccino si è raffreddato e la schiuma se n'è andata. >> Mi poggia il cappuccino sulla mano. Ahh, quanto vorrei rovesciarglielo sui quei bei capelli che ha.

<< E' l'ultima volta, fattelo piacere, altrimenti te lo ficco giù per la gola con tanto di bicchiere. >> Questa è una minaccia bella e buona. Gli faccio un sorriso enorme.
<< Ti serve altro? >> Magari il sorriso da angelo lo fa addolcire.
<< Si grazie di avermelo chiesto, se no ti avrei lasciata andare! >> Le parole giuste al momento giusto direi..
<< Potresti catalogarmi questi fascicoli in ordine crescente di data e alfabetico? Grazie. Poi tieni questi numeri e questo foglio e chiama per dare loro gli appuntamenti. Ah, ho ordinato il pranzo stamattina, dovrebbe essere pronto tra 15 minuti, potresti..? Grazie mille, molto gentile. >> Dalla sua espressione sembra che voglia scoppiare a ridere da un momento all'altro. Non ti darò soddisfazioni bell'imbusto.
<< Certo, tu chiedi, io faccio. >> Gli sorrido e esco, notando la sua espressione innervosirsi del fatto che non mi lamenti. Ma come giusto che sia per me, torno subito indietro.
<< Ho dimenticato questi, scusa >> Prendo tutti i fascicoli e i fogli con i numeri di telefono ed esco.
<< Tranquilla... >>

Sento lo stomaco farmi male da quanta fame ho. Sono le 16.30 e non ho ancora mangiato. Sono ancora con questi dannati fascicoli e con tutti gli ordini che mi ha dato mr. " sono figo e ho un azienda " Non ho avuto ne il tempo di mangiare ne di fare pause. " Avrai pause di 10 minuti ogni due ore e un ora libera per pranzo " Certo Joseph, magari per chi non è odiato dal vice direttore. Mi tengo una mano dallo stomaco guardando ogni 15 secondi le macchinette. Se lui andasse in bagno, calcolando che ci starebbe 2 minuti buoni potrei andare a prendere qualcosa. Ma se lui, uscisse prima? Mi romperebbe le scatole sicuramente. Chiedergli se posso andare? Mi sentirei a scuola. Compongo un altro numero di telefono per disdire un appuntamento che era stato fissato per domani. Non ce la faccio più, ed è solo il mio primo giorno. Magari quando gli starò simpatica, perchè è ovvio che prima o poi gli starò simpatica - Voglio dire, lo sono a tutti! - mi farà sgobbare di meno. Sento ancora la pancia farmi male. Che fastidio. Ancora un ora.. aaah...
<< Tieni. Non voglio vederti svenire >> Mi viene lanciato qualcosa sulla scrivania. Un panino al prosciutto. Alzo gli occhi e vedo Andrew a tre metri da me.
<< Grazie, ma sto bene cosi. >> Se crede che accetterò il panino sbaglia alla grande.
<< Non credo proprio Carlotta. Se fossi un pò più attenta, avresti già capito che qua dentro tutti quanti stiamo sentendo il tuo stomaco. Veramente, è imbarazzante. Prendi il panino e mangialo. E se non vuoi sentirti in debito, puoi restituirmi i soldi. >> Io non arrossisco mai. Veramente. Mia mamma aveva pure chiesto al dottore se fosse normale. E adesso? Mi sento come se fossi sulla punta di un vulcano da quanto ho caldo e mi guardo intorno. Non ci credo, che figura! Tutti quanti mi fanno un leggero sorriso e Linda mi fa l'ok con la mano dicendomi : E' tutto apposto. Certo, per te forse. Per me no di sicuro.
Il mio stomaco torna a brontolare. Mi metterei a piangere. Prendo il panino e lo scarto.
<< E da domani, cerca di fare le pause. Non voglio vederti collassare, non ne ho il tempo. >> Detto questo prende la giacca e se ne va. Non ne ho il tempo? Ma che stronzo. Divoro il panino in meno di un minuto da quanto ho fame. Il resto del tempo passa veloce e finalmente torno a casa.

Apro la porta e accendo la luce, contenta di vedere che Jess si è ricordata che gli avevo chiesto se poteva andare a pagare la bolletta per me. Quello è un debito, non di sicuro 1 euro e 20 centesimi di panino. Mi spoglio e mi ficco subito nella vasca da bagno. Finalmente un pò di relax. Chiudo gli occhi e penso a cosa starà facendo Andrew in questo momento. Chissà.. NO. Cosa sto facendo?! Sto davvero pensando a cosa sta facendo quello stronzo in questo momento? Sono più stanca di quanto pensassi.

<< No jess, voglio dire, è che.. è cosi antipatico a volte che davvero non so.. >> La guardo negli occhi sperando mi capisca.
<< Carly ti senti? Non si capisce niente di quello che dici. Cacchio lavori con un figo da paura e ti lamenti pure? Pensa io che ogni giorni mi devo sopportare quell'elfo di Maria! Farei volentieri a scambio con te, ti pagheranno pure bene. Ci scommetto. >>
<< mmh, si non è male lo stipendio. Ma è male chi me lo da. O meglio, suo figlio. Non so se ti rendi conto della coincidenza. E' una cosa impossibile. Vuole portarmi all'esasperazione. Un minuto prima mi urla dietro, quello dopo mi indica gentilmente dov'è l'azienda. Un altro minuto mi fa fare avanti e indietro 5 volte e poi mi lancia un panino. La coerenza proprio. Ufffa! >> Piagnucolo come sempre quando sono con Jess. E' più forte di me, mi ispira lacrime.
<< Stai tranquilla tesoro. Migliorerà! E' solo questione di abitudine. >>
<< Se lo dici te guarda.. E' per colpa tua che sono in questa situazione. Perchè hai chiamato Maria quando lui te l'ha detto invece di ascoltare a me! Ti odio. >> Incrocio le braccia assumendo una posa offesa e lei mi si butta addosso e mi abbraccia. La mia, unica forse, amica.

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Capitolo 6
*** 5. Pettinati, sembri un Baobab. ***


Capitolo 5
<< Ciao Marco! Tutto apposto? >> Mi avvicino al bancone della reception e sorrido.
<< C-ciao Carly! Tutto bene grazie tu? Sei arrivata a due settimane hai visto? Non stai andando male come pensavi! >> Sembra che gli luccichino gli occhi.
<< Già.. Ma sono state molto faticose, fidati! Fortunatamente una settimana non c'è stato.. speriamo continui cosi! >> Mi lascio scappare una sonora risata finchè non sento qualcuno tossire.
<< Non credi di essere già in ritardo? Ti consiglierei di camminare veloce. >> Lo guardo dal basso. Tra tutti i giorni, in cui sono stata strapuntuale, proprio oggi doveva tornare? Ma dai! Abbasso la testa e salutando a voce molto bassa Marco mi dirigo verso l'ascensore con lui dietro di me.
<< Allora.. come è andata questa settimana?Spero bene>> Dice mentre prenota l'ascensore. Potrei prendere le scale. Ma sono 6 piani. Acciderbolina.
<< Piuttosto bene.>> Non lo guardo neanche. Non so perchè, ma oggi ho più paura del solito.
<< Sai, potresti essere un pò più gentile, nessuno ti ammazzerebbe.>> Pure?
<< Lo sono già troppo. Se non fossi il mio capo, vedresti quanto in questo momento lo sono.>> Dopo un pò che ci pensa su sembra capire. Pure scemo.
<< Quindi.. Se non fossi il tuo capo probabilmente mi avveleneresti? >> Uhm, ci sei arrivato.
<< Diciamo che .. Se ci fossero trecento api e un orso e io avessi un vasetto di miele, te lo rovescerei addosso. Chiaro il concetto no? >> Finalmente l'ascensore arriva e entro. Lui sta fermo due secondi pensando e poi muove il passo entrando e pigiando sul tasto 6.
<> COSA? Lui mi chiede scusa? Sgrano gli occhi non capendo se parla sul serio o meno. L'ascensore si apre e lui esce e urla
<< Sei già in ritardo, vuoi essere licenziata? Sbrigati. Ah, puoi tornare giù? Vorrei un thè caldo>> Si rintana nel suo ufficio. Quindi mi stava prendendo in giro? Resto un attimo imbambolata e senza dire niente rientro nell'ascensore.

<< Ehi Carlotta! >> Mi giro sussultando e sentendomi una mano sulla spalla e vedo Linda tutta sorridente.
<< Ciao Li! Tutto apposto? >> Questa ragazza mi sta davvero simpatica.
<< Si fin'ora alla grande! Senti, ti va di andarci a prendere un aperitivo dopo il lavoro? Sempre se non hai da fare! >> Ci penso un attimo su. Dovevo vedermi con Jess oggi ..
<< Veramente avrei un appuntamento con una mia amica..>> Vedo il suo sorriso scomparire.
<< .. Ma se ti va puoi venire con noi! Non credo che a Jess dispiaccia, anzi. Le staresti simpatica, ci scommetto!
<< Oh, grazie mille! Sai, mi serve un pò di tempo tra ragazze. Abito con i miei tre fratelli e mio padre e sai, dopo un pò, diventa.. snervante! >> Accenna una risata e le sorrido calorosamente.
<< Perfetto! Allora ci vediamo giù alle 17.30 va bene? >>
<< Certo! Ci vediamo dopo, ti lascio ai tuoi enormi compiti! >> Sorrido e abbasso la testa. Andrew mi ha dato un casino di scartoffie da compilare. Non credevo che fare la segretaria fosse cosi snervante. Ho le mani a pezzi..
<< Carolina! >> Deve essere una ragazza nuova..
<< Carolina!! >> ma è sorda questa? Una mano piuttosto pesante si scaglia contro la mia scrivania. Alzo gli occhi impaurita.
<< Ma che..? >>
<< Sei tornata a non sentirci? Pensavo fossi migliorata sotto questo punto di vista. Sono 10 minuti che ti chiamo! >> E' idiota. Ma tanto eh!
<< Forse, ma dico forse, se mi chiamassi con il mio vero nome ti risponderei sai? Hai la memoria di un criceto, deficiente >> Ovviamente l'ultima parola la sussuro quasi. Sarò anche impavida, ma non fino a questo punto.
<< Cosa? Oh, devo aver confuso il nome. Comunque, anche se fosse - non anche se, idiota, è cosi punto! - se mi senti urlare, potresti vedere che succede! >> Mi guarda fisso negli occhi.
<< Sei propio bello sai? >>
<<.. Scusa? >> Spalanca gli occhi. Perchè? Oddio, aspetta...
<> Mi guarda. Ancora. E ancora. Per tipo un minuto. Forse due. Non lo so, dovrei cronometrare il tempo. Ma son sicura che per quanto tempo fosse, sarei potuta andare a prendermi un caffè al bar di fronte.
<< Per caso sei caduta questa mattina? >> Mi guarda con espressione preoccupata. Mi tocca la fronte e mi sento improvvisamente accaldata. Gli scaccio la mano prima di svenire.
<< Cosa? Perchè me lo chiedi? >>
<< Perchè dici cose senza senso. Sono in perfetta forma. Sono perfetto. >>  Fa un sorriso largo.. Oh, concordo..
<< Si lo sei. >> Fa per parlare ma lo blocco.
<< Tranne forse per una cosa. Hai il cervello di un pesce rosso. >>
<< Disse la ragazza che senza neanche accorgersene mi disse che sono proprio bello e che in questo momento mi sta stringendo la mano >> Lo guardo senza capire. Quale mano scusa?
<< Davvero non te ne sei accorta, Carlotta? La tua mano. >> Abbassa lo sguardo sulla sua mano.
<< E' sopra la mia, da cinque minuti. >> Non mi riesco a muovere. Lo guardo togliere la mia mano da sopra la sua che improvvisamente, come per mancanza di calore, diventa fredda. No, rimettila la! E' quello il suo posto, fidati.
<< Comunque, tornando alle cose serie.. Devo andare a Barcellona questo fine settimana, ho dei problemi con un altra azienda farmaceutica. >> Ok.
<< E scusa.. a me, cosa interessa? >>
<< Sei un pò troppo sfacciata sai? Comunque, devi venire con me. Ti sei dimenticata forse, che sei la mia segretaria? Partiamo venerdì alle 7.30 di sera. Fatti trovare sotto casa tua a quell'ora, passeremo a prenderti. Ciao sbadata. >> Mi sorride. E' proprio bello. Cioè, non bello. BELLO BELLO! Se solo non fosse per quella cosa che lui chiama cervello...


<< Quindi, in poche parole, ti sei fatta una figura di merda >> Grazie Jess. Fortuna che sei la mia migliore amica. Pensa se fossimo nemiche, come saresti gentile.
<< Sai.. A volte, ma solo ogni tanto eh .. potresti usare che ne so.. Tatto!?!? >> Mi stravacco sulla sedia come un animale. Lo so che non dovrei. Siamo in un bar del centro piuttosto affolato. Ma sono stanca!
<< Dai Jessica, è già abbastanza già di morale.. Oddio pensa se la prossima volta gli dici che te lo vuoi portare a letto! Non me la potrei perdere! >> Ok Linda.. ok. Ti ho detto di venire per solidarietà. Questa tu come la chiami?
<< Grazie, di sicuro questa cosa non me la toglierò dalla testa adesso. Dopo domani partiamo. Dobbiamo andare a Barcellona per un non-so-che con una non-so-quale azienda. >> Respiro buttando l'aria fuori. Sono stanchissima.
<< Uhm.. davvero? Interessante.. >> Guardo Linda dal basso con la testa poggiata sul tavolino non capendo a cosa si riferisse. Aggrotto le sopraciglia facendogli segno con la mano di andare avanti.
<< Oh niente, tranquilla. Stavo solo pensando .. >> Continua a pensare per altri cinque minuti, ma sono troppo stanca per chiedergli spiegazioni al riguardo.
<< Bhe ragazze, io vado a casa! Sono stanca morta. Vi dispiace? >>
<< ma certo che no, tranquilla, va pure. Io resto ancora un pò con Linda! >> Sorrido a Jess e l'abbraccio. Avevo ragione, le sta simpatica. Abbraccio anche Linda e lascio i soldi sul tavolo e mi giro per uscire dal locale.

Seriamente parlando, ho bisogno di shopping. E' da due ore e mezza che sono davanti alla valigia non sapendo cosa metterci. So che sono solo due giorni, ma vorrei essere presentabile. Magari mi invita a cena fuori. Certo Car, certo. Stufa, prendo dei vestiti a casaccio e li butto nella valigia. Domani a quest ora saremo già sul treno. Si, treno. Il signorino ha paura di spendere troppo. Quindi dobbiamo farci circa 8-9 ore di treno. CON LUI. Ok, ne sono felice certo.. però sarà anche stressante. Chi sa chi ci sarà con noi. Speravo in Linda, ma non viene. Magari siamo solo io e lui. Magari ci daranno una camera matrimoniale. Magari staremo sempre appiccicati. Magari, Carlotta, se mangi meno zuccheri è meglio. Chiudo la valigia, vado a farmi la doccia e mi metto a guardare un pò di tv.
BIP. Guardo l'ora. Le 22.17
Sarà Andrew che mi confessa il suo amore. Sicuro.
Prendo il telefono e leggo e quasi mi strozzo con la saliva leggendo il messaggio.

Da : Nuovo numero
Ora : 22.17
Ci hanno cambiato l'orario del treno. Si parte alle 06.25 di domani mattina. Spero per te, che alle 6.00 sia già fuori dal tuo portone.
Cordialmente, Andrew

Adesso, il punto è : Faccio finta di dormire? Rispondo? Oh mamma. Oddio e se dormivo veramente? Questo non ci sta col cervello. Mandare uno stupido messaggio.

Da: Carlotta
Ora : 22.23
Sei fortunato che io sia sveglia, idiota.
Se dormivo, ti saresti dovuto prendere gli appunti da solo.
Ti prometto che alle 5.59 sarò giù dal portone.
Mostrandoti il dito più lungo, Carlotta.

Devo impostare la sveglia. Assolutamente. La imposto alle 5.05 e mi metto nel letto.
Senza neanche rendermene conto, mi addormento.
Sapete quando fate quei sogni in cui c'è un citofono che suona? Bene, io ne sto facendo uno proprio adesso. E' uno dei sogni più fastidiosi. Uh, ha smesso. Aspetta, ha ricominciato. Però ora è come se bussassero alla porta. E qualcuno urla il mio nome. Più volte. Più volte. Ancora altre volte.
UN ATTIMO. Scatto in piedi e mi giro verso l'orologio. Oh porco struzzo! Sono le 6.09 e io sono ancora nel letto. Mi metto a correre verso la porta e la spalanco trovandomi praticamente addosso un Andrew che si era appiccicato alla porta per sentire probabilmente, se fossi sveglia. Ha il naso a due dita dal mio. Gli occhi nei miei. Le labbra a un soffio dalle mie. Le mani poggiate su uno dei miei seni. Le ga.. Aspetta. Gli levo quasi con i denti la mano dal mio seno e lo faccio scivolare giù dal mio corpo. Lui mi guarda. In assoluto silenzio.
Guardo il telefono. Non ha suonato. Perchè non ha suonato? Con rammarico noto che prima di andare a dormire, sopra pensiero probabilmente, avevo messo il silenzioso. Genio.
<< Scusa io.. scusa davvero. Avevo messo la sveglia ma..>> Mi guarda e si decide ad aprire bocca.
<< Ti vuoi vestire o vuoi partire con il pigiama con le rane disegnate sopra? E pettinati, sembri un Baobab. >> Mi guarda dall'alto e mi giro verso lo smecchio notando i miei capelli gonfissimi. Questo perchè ieri sono andata a letto con i capelli bagnati. Mi sfugge uno starnuto.
<< La gentilezza è un optional ok, ma potresti provarci. >> Abbasso gli occhi.
<< Su Carlotta, vatti a preparare. Hai quindici minuti, ti aspetto qua. >> Come non detto. Lo guardo. Mi sorride. Un bel sorriso. Mi giro e vado in bagno facendomi la doccia in 27 secondi. Mi preparo in frettissima. Lavo i denti, pettino i capelli e li lego a una coda alta. Mi vesto con le cose che avevo lasciato per il viaggio. Prendo lo spazzolino e le ultime cose in bagno da portare e esco mettendole in valigia. Prendo il giubbottino e gli faccio segno di uscire. Per ultima prendo la valigia e con le chiavi in mano esco anche io chiudendo a doppia mandata la porta. Tiro la valigia contro di me e lo guardo fisso negli occhi.
<< Che c'è? >>
<< Dovresti dirmi : Dai Carlotta, dai a me. La porto io! >> Mi guarda alzando un sopraciglio.
<< Ehm.. No. Andiamo dai. >> Sbuffo e lo supero scendendo per le scale e andando a cercare qualcun altro che parta con noi.
<< E gli altri? >> Gli chiedo non appena mi si avvicina.
<< Quali altri? >>
<< Gli altri. >> Lo guardo con fare ovvio.
<< Carlotta, non ho mai detto che ci fosse qualcun altro. Su, è quella la macchina. Monta su. E dammi la valigia. Se la metti dentro mi sporchi la macchina >> Finezza...
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Ciao a tutti! :)
Per chiunque legge questa storia : So che faccio dei capitoli corti, mi dispiace! E' solo che ho paura di allungarmi troppo...... Vedrò di rimediare, promesso!
Mi farebbe piacere se recensite, anche in negativo. Almeno so cosa pensa la gente di questa storia...
Vabè, vi lascio. Un bacio a tutti :)

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Capitolo 7
*** 6. Hai la pelle d'oca. ***


capitolo 6


<< DUE ORE E TRE QUARTI! >> Sto urlando, me ne rendo conto. Ma ne ho tutte le motivazioni.
<< Dieci minuti? Va bene. Mezz'ora? Anche. Persino tre quarti 'ora. Ma.. quasi tre ore ? Stai scherzando? >> Lui si guarda intorno e mi abbassa le mani che svolazzano davanti alla sua faccia, un pò per non farmi vedere da tutti, e un pò per paura che potessi prenderlo a mani.
<< E' che voi ragazze siete così lente! Cosa ne sapevo che saresti riuscita a prepararti in 15 minuti? >> Vuole avere pure ragione?
<< Non so se te ne rendi contro, Andrew. Mi hai fatto alzare alle sei, fatto preparare in 15 minuti, che per altro, sicuramente ho dimenticato qualcosa. Insultato per il pigiama e i capelli. E adesso? Mi dici che il treno è tra più di due ore e mezza? Vedi allora, che quando ti chiamo idiota non sbaglio? >> Acciù. Un altro starnuto. Sono davvero, davvero ma davvero furiosa. Lui per tutta risposta alza le spalle. Sei grande. Dico davvero. Da un momento all altro mi prende per il polso e mi trascina.
<< Razza di stupido, idiota, figlio di papà, precisino e snob! Cosa stai facendo? >> Lo sento ridere.
<< Se non sbaglio, eri figlia di papà anche tu. >> Auch. Colpo basso.
<< Ti porto a fare colazione, stupida ingrata. >> Apro bocca ma l'unica cosa che ne esce è uno starnuto.

<< Perchè siamo solo noi due? >> Siamo sul treno da ormai 40 minuti. Ha affittato un intero blocco di sei posti per noi. Faceva prima a spendere quei soldi per prendere due biglietti aerei.
<> Lo guardo insistente.
<< E perchè ti sei messo a un metro di distanza da me? Hai paura che ti mangio? >>
<< Siamo solo noi due perchè si. Ho preso il treno perchè mi andava. Sono distante da te perchè quando parli sembra che hai un megafono al posto della bocca. Abbassa la voce, Carlotta. >> Mi lancia uno sguarda che sembra : Non parlare più o ti chiudo nella valigia.
<< Va bene. Allora da adesso in poi mi starò zitta. Per otto lunghe ore, non parlerò più. Per niente, veramente! Addio. >> Mi volto verso il finestrino e prendo le cuffie dalla borsa cercando il telefono per attaccarle e sentire la musica. Ho una brutta sensazione.
<< Cosa cerchi, Carlotta? >>Zitta.
<< Rispondimi >> Zitta.
<< Non fare la bambina. >> Zitta.
<< Se cerchi il telefono l'ho visto l'ultima volta sul mobile dell'entrata. >> Zit.. aspetta che? NO!
<< SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO! E poi ti lamenti se urlo? Ma sul serio? Perchè non me l'hai detto brutto stupido? Oddio e adesso? Sono senza telefono, fuori dal mondo. Oh cacchiolina! E' tutta colpa tua! >> Sto per mettermi a piangere. Non per il telefono in sè, ma cavolo! Cosa gli costava dirmelo?
<< Non sei fuori dal mondo finchè sei con me, Carlotta. >> Tiro su con il naso e allo stesso tempo starnutisco. Mi mette qualcosa nelle mani. Abbasso lo sguardo lentamente. E' un iPod.
<< Se non ti piacciono le canzoni vai sul catalogo e scaricatene qualcuna. >> Metto le cuffie all'orecchio e senza dire niente, giro la faccia verso il finestrino e guardo fuori. Bella musica, devo dire.
<< ... >> Apro la bocca ma non ne esce niente.
<< ... >> Di nuovo.
<< Parla Carlotta, " hai paura che ti mangio" ? >> Faccio una leggera smorfia e tolgo una cuffia dall orecchio tenendo però l'altra.
<< Quanti anni hai? >> Occhi negli occhi. Fa caldo qua dentro o sbaglio?
<< Perchè ti interessa? >> Ah, che problematico!
<< Si chiama conversazione civile. E poi sono io la bambina. Ma certo. >>
Apre la bocca quando sono convinta che sta per insultarmi e poi la richiude.
<< 29 >> Loquace.
<< Sei fidanzato? >> La domanda mi esce fuori prima che me ne rendo conto. Ma forse è solo un bene. Insomma, lo voglio sapere.
<< Non credo siano affari tuoi. Ma.. Si, sono fidanzato Carlotta. >> Lo guardo e lui sposta lo sguardo fuori dal finestrino.
<< Come si chiama? >> Voglio sapere più cose possibili.
<< Elizabeth >>
<< Non mi piace. Mi sa di vecchia. >>
<< Non deve piacere a te Carlotta. >>
<< Quanti anni ha ? >>
<< 25. Adesso basta >> Si alza e tira giù la tendina del finestrino e quelle della porta che da sul corridoio. Il vagone è completamente buio. Mi alzo di scatto e mi butto vicino a lui e , senza neanche rendermene conto, gli stringo il braccio.
<< Che stai facendo? >> Alzo la faccia per guardarlo accorgendomi che ovviamente non posso.
<< Non mi piace il buio >>
<< Alzati Carlotta >> Sento la sua mano muoversi e tirando un pò su la tendina entra uno spiraglio di luce. Mi alzo troppo in fretta, probabilmente, perchè la testa mi gira forte e perso l'equilibrio sentendomi afferrare per un braccio. Andrew mi posa delicatamente al suo fianco.
<< Stai bene? >> Mi guarda e giurerei che sembra preoccupato.
<< Si si.. è solo un giramento di testa. >> Acciù. Accù. Continuo almeno 5 volte.
La sua grande mano si posa sulla mia fronte.
<< Ma tu stai male! >> Mi allontano da lui e mi risiedo al mio posto.
<< Non sto male. Sto benissimo. >>
<< Ma Carl.. >> Lo stoppo subito.
<< Non fare il premuroso! Ho detto che sto bene, punto. >> Cerco una posizione comoda per dormire e non riuscendoci stendo le gambe per lungo sui sedili affianco ai miei e mi sdraio, appoggiando la testa sulle braccia. Scomodissima. Mi muovo per altri cinque minuti finche non sento la testa sollevarsi e riposarsi su qualcosa. Qualcuno. Giro la faccia verso l'alto e trovo Andrew che mi fissa.
<< Cosi la smetti di muoverti. >> Sto un pò rigida, ma quando lo vedo chiudere gli occhi e iniziare a farmi dolci carezze sul braccio mi rilasso.
<< Ho freddo. >> Dire che sto congelando sarebbe meglio.
<< Mi dispiace, questo è il mio massimo >> Gli tiro un pugno sul ginocchio che lui alza di scatto facendomi sbattere la testa contro il suo petto.
<< Aia >>
<< Sei tu che fai la stupida. Tieni >> Mi copre quasi fino a metà coscia con la sua giacca.
<< Aveva ragione quando ha detto che non sei cattivo come sembri. >> Alza le sopraciglia continuando ad accarezzare il mio braccio.
<< Chi ? >> Oh, ho parlato ad alta voce?
<< Niente lascia stare.. >>Mi squadra un attimo..  Poi sembra lasciar stare.
<>
<< Si un pò, ma ora mi riscaldo. >> Non sa che quelli non sono brividi di freddo. Ma di qualcos'altro.


<< Sai una cosa? Sei la persona più scomoda sulla quale abbia mai dormito. >> Lo guardo dal basso delle sue ginocchia e lui mi guarda perplesso.
<< Fammi capire Carlotta.. Su quante persone dormi di solito? E hai una lista? Se si, posso vederla? >> Mi stai sfottendo Andrew? Perchè sei cosi carino quando lo fai che nemmeno lo sembra.
<< Smettila. Di. Muoverti. >> Ringhio.
<< Senti, sono due ore che ti tengo sulle mie gambe, possono essere indolenzite? Poi sei tu che non fai altro che tirare pugni e fare scatti. Non immagino come sia dormire con te. >>
<< Vuoi provare? >> Vale la pena provarci.
<< Ah.. sei impossibile. >> Usa il suo sguardo ammonitore pensando di farmi stare zitta. Ma non ha capito. Ormai non mi fa più paura. Se avesse voluto licenziarmi avrebbe l'avrebbe già fatto. Gli faccio un occhiolino e lui non sa se ridere o mandarmi a quel paese.
<< E tu sei antiquato Andrew. Se è perchè sei fidanzato stai tranquillo. Non sono gelosa e non glielo dico. Ho già fatto l'amante. Tranquillo! >> Queste cose le dico perchè sto male.
<< Stai delirando. >> Appunto ..
La porta si apre improvvisamente e ne spunta una signora sulla cinquantina, bassina e molto in carne.
La guardiamo un attimo finche non parla.
<< Salve, volete comprare qualcosa da mangiare? >> Solo in quel momento vedo il carrellino e mi accorgo di quanta fame ho. Cosi balzo in piedi e mi avvicino.
<< Uh, si! Allora, mi può dare due panini, quei biscotti la a forma di cuore poi quelli la a che gusto sono? E questi altri? >> Mi sorride, finalmente ha trovato qualcuno che compra qualcosa.
<>
<< Ok, prendo tutto. >> Mi imbusta il tutto e mi guarda aspettandosi i soldi. Prendo la busta e mi giro verso Andrew.
<< Oh, paga lui. Grazie signora! >> Lui mi guarda non male, peggio. Ma si alza, cerca il portafoglio e paga. Dopodichè si siede e sta zitto. Io intanto mangio il panino e dopo circa cinque minuti inizia a parlare.
<< Sei assurda sai. Potevi semplicemente chiedere. >> Smetto un attimo di mangiare e scoppio a ridere. Dovrebbe vedere la sua faccia.
<< Ma poi mangi tutta quella roba? >> Prendo i biscotti e gli lancio quelli all'arancia.
<< Quelli no. Sono allergica all'arancia. >> Apre la bocca fino a formare una "O".
<< E allora.. perchè diamine li hai presi? >>
<< Sono a forma di orsetti. Sono carini. >> Sorride dall'esasperazione e si sdraia di fianco mettendosi a dormire.

<< Svegliati >> Con molta fatica, per via dei sedili scomodi, mi giro dall'altra parte.
<< Va bene. Se vuoi restare sul treno ok! Ciao Carlotta. >> Grunisco qualcosa e mi alzo.
<< Sei antipatico. Le ragazze si svegliano con delle carezze sulle guancie, non con le minaccie. >> Fa la faccia sbalordita, come se gli avessi appena detto che gli unicorni esistono.
<< Vorresti dire che tu, proprio tu, sei una ragazza? Non l'avrei mai detto. >> Non ti rispondo neanche.
<< Scendiamo o no? >> Ride. Perchè ridi stupido idiota.
<< Manca mezz'ora. >> Penso che la mia faccia sia viola.
<< Tu non cambierai mai vero? >>  Sorride in una maniera indescrivibile. Vorrei che fossi brutto.
<< Dai, guarda invece di parlare. >> Con il dito mi indica fuori dal finestrino.
<< Il mare! Oh che meraviglia! >> Ho gli occhi che brillano, ne sono sicura. Non sono tanto abituata a vedere il mare. L'avrò visto si è no due volte in tutta la mia vita. E' una meraviglia. Quasi quanto lui.Mi balena in mente l'immagine di me e lui in riva al mare di notte con la sola luce fioca della luna che illumina i nostri visi.
<< Quindi è cosi. >> Spiegati Sherlock, non siamo tutti brillanti come te.
<< Cosa scusa? >> Mi guarda come se fosse ovvio. Niente è ovvio qua, idiota.
<< Sei una di quelle ragazzine che appena vedono qualcosa di bello esultano immaginandosi una serata romantica con qualcuno. Nel tuo caso, con me. >> Ripenso alla frase. Due o tre volte. Son più che sicura di non aver detto niente a voce alta. Sicura.
<< No, non hai detto niente. Ma ti si vede dagli occhi. Brillano! Su, prepariamoci 10 minuti e siamo arrivati, e stavolta sul serio. >> Resto ancora imbambolata qualche secondo. Poi scatto in piedi. Mi sono del tutto ripresa. Mi prendo un minuto per guardarlo mentre prende le valigie e tutto il resto. E sento il cuore. Il mio cuore. Batte come quello di un colibrì. E' una cosa nuova. Strana, ma bella. Vorrei provarla sempre. Per questo Andrew, devi restare sempre con me. Vorresti lasciarmi senza battiti del cuore? Non puoi, mi dispiace.


<< Guarda guarda,quella la! E' la saggrada famiglia! >> Lo tiro per un braccio e lui mi spinge con gentilezza - certo- .
<< Sagrada Familia! Sei ignorante. >> Non lo ascolto neanche. Questa città è troppo bella. Non avevo mai pensato di venire qua. Ad essere sincera, neanche ad uscire dall'Italia. Peccato starci solo due giorni.
L'autista del taxi si ferma e scendo subito correndo. L'hotel è magnifico. E scommetto che si vede il mare dal balcone. Non sembra neanche che sono qui per lavorare. Andrew paga il taxista e prende le nostre valigie. Sembra il mio fidanzato. Entriamo nella hall e ci dirigiamo verso il bancone.
<< Hola chicos! Bienvenido en Barcelona! Una estancia matrimonial? >>
<< Hola amigo! Certos, matriniales! Gracias! >> Il ragazzo mi guarda male. Mica siamo tutti pratici sai?
<< Carlotta. >> Gli sorrido
<< E dai! Mica ti salto addosso! Ah, magari hai paura... >> Ti sfido a dormire con me senza toccarmi. Senza rispondermi si gira verso il ragazzo. Sei una noia.
<< mi nombre es Caldem. Y reservar una habitación para 2 días. >> Ha detto una. Una? Ho sentito bene. Mi giro a guardarlo chiedendogli mentalmente cosa significa.
<< Su habitación es el número 24, tercer piso >> Andrew ringrazia in spagnolo mentre io muovo le labbra a formare un sorriso.
<< Ces vediamos! >> Inutile dire che Andrew mi tira per un gomito portandomi via.
Ci dirigiamo verso l'ascensore e stando zitti arriviamo al terzo piano, camera 24.
<< Perchè... hai preso solo una stanza? >> Dimmelo Andrew. Dimmi che ormai sei cotto. Dai.
<< Entra e vedi. >> Sempre gentile.
Apro la porta e entro. E' una stanza enorme. Ha dei mobili antichi color oro e dei lampadari che non so se siano veri cristalli, ma ci assomigliano molto, al soffitto. Sia a destra del corridoio, che a sinistra c'è una stanza. Le apro tutte e due rimanendoci decisamente male. Sono due stanze. Non è una matrimoniale. Ma dai! In ogni stanza c'è il bagno. Devo dire uno splendido bagno. Sembra di essere tornati indietro di 100 anni in questa stanza. E' tutto magnifico.
<< Tra un'ora servono la cena. Se devi farti una doccia e sistemare le tue cose fallo, ti aspetto di la. >> Si gira e se ne va. Sembra che gli abbia rapito il pappagallo.

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Capitolo 8
*** 7. A me vai bene cosi. ***




capitolo 7

Questa doccia è fantastica, dico sul serio. Vorrei staccarla dal pavimento e metterla in valigia. Ma penso che se ne accorgerebbero. Uhm.... Mi dirigo verso la valigia e la apro cercando qualcosa di passabile. Mi vesto come al solito, un jeans stretto e una maglia smanicata sopra. In questo hotel fa piuttosto caldo. Metto un paio di ballerine e mi tolgo l'asciugamano dai capelli. Accendo il phon e mentre penso inizio ad asciugare i capelli.
Quindi.. è fidanzato. Chissà com'è lei. Sicuramente bellissima. Quanto lui? O di meno? Qualunque sia la risposta, sempre più bella di me sarà. Ok, non mi voglio buttare giù solo che .. bo. Sarà meglio lasciare perdere. Poi stare con lui sarebbe atroce. Insomma come sarebbe la nostra storia?
" Buongiorno amore. Dormito bene? "
" Si tesoro. Adesso per cortesia, preparami la colazione. Subito."
Una bellissima storia insomma.
Passo la piastra sui capelli per renderli lisci e prendo un pò di fondotinta. Sono bianca.
Allungo le ciglia con un pò di mascara e sono pronta. Mi metto un cardigan leggero sopra le spalle ed esco dalla porta trovando Andrew seduto sul divano con la testa tra le mani e i mignoli sugli occhi per chiuderli.
<< Stai bene? >> Tira su la testa di scatto e mi guarda dal basso verso l'alto per una manciata di secondi.
<< Certo. Sei pronta? Andiamo, ho fame. >> Si alza e si avvia verso la porta. L'unica cosa che posso fare è seguirlo. Va a passo svelto verso l'ascensore e preme il pulsante.
<< Sei sicuro? Sembri.. agitato. >> Insisto.
<< Ho detto che sto bene Carlotta. Smettila. >> Non mi guarda neanche.
<< Sai cosa? Mi hai stufato. Dovrei essere io quella più immatura tra di noi, considerando che hai 10 anni più di me. Ma qua, l'unico immaturo, sei tu! Vado a piedi. >> Senza farlo rispondere vado verso le scale e scendo.

Ok, mi sono persa. Questo hotel è gigante che ci posso fare? Non posso neanche chiedere a qualcuno. Tutta colpa dell'idiota.
Vedo una sala con tantissimi tavoli. Bene, ce l'ho fatta. Entro a passo spedito e lo vedo. E' da solo.  Tiene lo sguardo basso mentre tiene tra le mani il tovagliolo ripiegandoselo tra le mani. Mi fa tenerezza. Se solo sapessi come comportarmi con lui. Essere me stessa non è una gran cosa. Gli sarei saltata direttamente addosso. Seriamente.  Muovendomi lentamente mi dirigo verso il tavolo in questione. Sembra non accorgersi di me finchè non faccio strisciare la sedia facendo rumore. Facendo rumore apposta, ovviamente. Ma niente, non alza il viso. Lascia il fazzoletto e capisco che si è accorto della mia presenza.
Prendo il menù e lo apro cercando di pensare al cibo e non a lui seduto di fronte a me nel suo bellissimo abito nero. Sfoglio le pagine cercando qualcosa che catturi la mia attenzione. Ma niente.
<< Ho già ordinato anche per te. >> Alzo la faccia e lo guardo notando che lui ancora non mi guarda.
<< Non ho 8 anni, so scegliere da sola quello che voglio mangiare. >> Rispondo stizzita.
<< Non fare finta di capire cosa ci sia scritto in quel menù, Carlotta. >>
Mi fa male. Non perchè non sia vero, perchè lo è.
<< Potresti smetterla. >> Per la prima volta da quando mi son seduta alza gli occhi per guardarmi. Sembrano.. vuoti.
<< Di fare, scusa? >> Non capisce. Ovvio, è un idiota.
<< Di buttarmi giù con ogni singola frase che usi. Non la smetti mai. O per darmi della bambina o per sottolineare la mia stupidità. Lo so bene che non sono nè intelligente nè matura, a quanto pare, ma smettila. >> Abbasso gli occhi  non per paura, ma perchè se no vedrebbe il velo opaco che ci si è creato sopra. Non risponde più. Attente solamente che arrivi la cena e quando arriva proseguiamo a mangiare in silenzio.

Finisco di mangiare gli spaghetti alla bolognese e la fettina di carne con le patatine fritte e mi alzo in piedi.
<< Sono parecchio stanca. Scusami. >> Mi giro e mi dirigo all'ascensore.
<< Aspetta Carlotta, vengo con te. >> Non mi fermo, so già che è dietro di me.
<< Ascolta io.. mi dispiace ok? E' solo che ho i miei problemi. Con l'azienda, mio padre e la mia fidanzata. Non me la voglio prendere con te, solo che non riesco a sfogarmi in altri modi. Ti chiedo scusa. Davvero. >> Sento la rabbia montarmi dentro.
<< Tutti abbiamo problemi Andrew. Io ho problemi. Quel ragazzo al bancone ha problemi. Anche il cameriere. Ma questo non significa prendersela con altra gente! Senti, lasciamo stare. Voglio solo stare tranquilla. >> Mi guarda in silenzio e annuisce. Entriamo nell'ascensore e schiacciamo il tasto tre.

Apre la porta e mi fa passare per prima.
<< Sembri quasi un gentiluomo. >> Accendo la luce, odio il buio.
<< E a volte, lo sono anche. >> Si toglie la giacca e la appende allo schienale di una sedia. Mi tolgo le ballerine e sento subito il freddo del pavimento freddarmi i piedi. E' una sensazione magnifica.
<< Allora potresti provarci pure con me! >> Gli sorrido. Non ho voglia di litigare, non stasera. Magari domani.
<< Ok allora.. puoi scegliere il film per stasera! >> Wow Andrew, wow.
<< Questa la chiami gentilezza? E' un obbligo per te, farmi scegliere il film! >> Sorride. Quel sorriso così bello. Quello che mostra ogni singolo dente in fila. Quello che gli fa creare delle piccolissime rughe intorno agli occhi. Quel sorriso che gli occhi, glieli fa splendere.
<< Domani penserò a qualcos'altro. Per ora scegli il film, dai. >> Alzo gli occhi al cielo e vado verso la tv ultramoderna e apro il mobiletto sotto notando un milione di film. Son collezionisti questi.
Ci metto circa dieci minuti ma alla fine trovo quello perfetto. Il mio film. Il migliore di sempre, per me.
<< ECCOLO! Questo! >> Mi si avvicina e allunga una mano per prendere il dvd.
<< Seriamente? Vuoi farmi vedere " I passi dell'amore" ? Tu vuoi uccidermi. >> Gli do una leggera spinta e lo faccio cadere sul divano.
<< Non rompere e spegni la luce. Ma lascia l'abat-jour accesa, grazie. >> Mi posiziono davanti al dvd mentre lui fa quello che gli ho chiesto. Inserisco il film e sedendomi, attendo che inizia.

<< Mamma mia, quant'è bello! Dai cioè, guardalo! E' perfetto 'sto ragazzo. >>
<< Non ti sembra di esagerare? E' un ragazzo normalissimo. Son molto più bello io. >>
<< Questo è ovvio >> Ma perchè? Non può dire cose simili mentre sono totalmente concentrata sul punto in cui lui gli chiede ripetizioni e lei gli dice "Ok, ma solo a una condizione : Non innamorarti di me" E lui le scoppia a ridere in faccia. Era già amore.
<< Grazie. Me lo ricorderò in futuro. Insomma, hai appena detto che lui è la perfezione ma che io son più bello. Quindi cosa sarei per te? Un Dio greco? No no, di più. Sicuramente. >>
Stai delirando.
<< Quanto sei esagerato. Oh guarda 'sto pezzo! Dio mio, è la fine del mondo sto film! >>
<< Sembri una bambina di 7 anni che va a vedersi toy story al cinema lo sai? >>
Di nuovo!?Lo guardo e lui smette di ridere.
<< Non è una cosa brutta. Intendevo... io intendevo ... Bhe sai, la tenerezza. Sei tenera. >>
<<Stai cercando di aggiustare il tuo errore Andrew, lo so. Ma va bene dai. >>
<<Dico sul serio... Non penso che tu sia stupida o immatura.. certo, a volte ti comporti da tale ma .. A me vai bene cosi.. >> Cosa?!
<< Cioè voglio dire.. Sei simpatica, fai ridere. Si, sei simpatica. >>
<< Dovevi fermarti al " A me vai bene cosi". Hai rovinato tutto, idiota. >>
Lo sento muoversi. Distende le gambe su tutta la lunghezza del divano e quindi sono spinta in avanti e sento la sue ginocchia puntarmi la schiena.
<< Sei comodo? >> Sposta quelle gambe idiota!
<< Non del tutto, aspetta.. >> Non capisco cosa voglia fare finche non mi prende per il polso e mi fa stendere accanto a lui, facendo aderire la mia schiena contro il suo petto e mettendo la sua gamba intorno alle mie, per tenerle unite. Mette un braccio sulla mia pancia e con l'altro si tiene la testa. Ho gli occhi spalancati. Non so cosa fare, se muovermi se gridare o se tirargli una gomitata nello stomaco. Ma sto cosi bene qua, tra le sue braccia.
<< ....Perchè? >> Mi azzardo a chiedergli dopo 5 minuti.
<< Perchè non facevi altro che muoverti. Almeno cosi stai ferma. >> Certamente. Si toglie l'altra mano da sotto il mento e mi fa alzare la testa facendola passare attorno al collo per finire a posarsi sopra la mia clavicola mentre posa il mento sulla mia testa. Sto per impazzire, me lo sento.
Passiamo in questa posizione tutto il tempo restante del film, ho paura di muovermi. Perchè se lo faccio potrebbe staccarsi. Ormai siamo verso la fine del film e quando Jamie dice a Landon della sua malattia sento Andrew stringermi a lui, ancora più di prima. Come se avesse paura che scappo da qualche parte. Ma ormai non sa che io, da lui, non me ne andrei mai. E senza neanche accorgermene, cado in un sonno profondo.

<< Ehi.. svegliati.. >>
<< Assmi tae.. >> Una risata.
<< Cosa? >>
<< Ho etto .. assami tare.. >> Ancora una risata. Nella mia mente, questa frase, aveva un senso compiuto.
<< Apri gli occhi Carlotta >> Non ne ho voglia ma mi costringo a farlo. E rimango immobile. Cosa sta succedendo?
Sono girata verso Andrew, con le braccia allacciate al suo collo e una gamba incastrata tra le sue. Oddio. Mi allontano di scatto cadendo per terra.
<< Cosa.. cosa.. >> Che frase intelligente.
<< Il film è finito da più di un'ora. Sei stata incollata a me per tutto questo tempo. Ti faccio cosi tanto effetto? >> E ride. Certo, mica è lui ad essere rosso dalla vergogna.
<< Vai a quel paese. >> Mi alzo con un pò di fatica da terra e mi dirigo verso la mia stanza.
Deve sempre fare così? Ok, mi sono spappolata su di lui ma diamine, stavo dormendo. E' lui che mi ha abbracciata. Cerco il pigiama e mi infilo in bagno. Quando esco mi distendo sul letto cercando di dormire. Ma non riesco. Cerco il telefono. Quello che l'idiota che è nell'altra stanza mi aveva nascosto. Si gente, l'aveva nascosto. Quando siamo scesi dal treno si è girato e mi ha detto " Tieni, penso tu voglia chiamare la tua amica per avvisarla che sei arrivata " Dopo qualche secondo di smarrimento gli ho guardato la mano. Il mio blackberry era li. Sul suo palmo. Non mi sono neanche messa a urlare. Gli ho semplicemente detto di andare a New York, salire sull'empire state bulding e buttarsi giù.
E lui? Lui ha semplicemente risposto " Non avevo niente da fare mentre tu ti preparavi e l'ho preso" Quindi se in un momento in cui non ho niente da fare e tu mi sei davanti posso anche trafiggerti con un coltello no? Sai, non avendo niente da fare ..
Schiaccio sulla rubrica, cerco il suo nome e schiaccio su sms.

Che stai facendo?

Sento il suono del messaggio da qua.

Niente Carlotta, cerco di dormire. Dovresti farlo pure tu.

Un bagliore illumina la stanza. E dopo due secondi è tutto buio. Mi trattengo dall'urlare e schiaccio ripetutamente l'interruttore della luce. 25 volte dopo torna tutto a illuminarsi. Mi avvicino alla finestra e noto che piove. Insomma, un diluvio universale sarebbe più adeguato.

Non ci riesco, ho dormito prima. Avresti dovuto svegliarmi. E poi c'è il diluvio con i lampi..

Prova pena per me Andrew. Suvvia. Questo è quello che si dice quando il cervello non va al passo con il cuore. Due minuti prima lo odio e due minuti dopo imploro che mi dica di andare a dormire da lui.

Stai scherzando? Sono stato mezz'ora a chiamarti. Ma ho ricevuto solo calci e schiaffi. Ora, da brava bambina, chiudi gli occhi e fai finta di essere a casa tua. E inizia a contare le pecorelle. 1, 2, 3 ....

Seriamente? Vuoi che ti prendo a schiaffi?

Ti diverti a sfottere Caldem? Non sei affatto simpatico. Canta qualcosa. Tanto ti sento.

Attendo una risposta che non arriva. E neanche una canzone. Ha già dato troppo oggi in gentilezza. Dopo due minuti la porta si spalanca e vedo entrare un Andrew serissimo.
<< Cos'ho fatto? >> Sono preoccupata, si.
<< Zitta. >> Viene verso di me e mi fa mettere su un lato del letto. Alza le lenzuola e ci si infila dentro. Fortuna che il letto è abbastanza grande. Un attimo.
<< COSA FAI? >> Mi giro su un fianco e lo guardo. Lui si mette entrambe le braccia dietro il collo per sostenersi la testa. E mi guarda.
<< Secondo te mi sarei sul serio messo a cantare? Ho una dignità, Carly. >> Spalanco gli occhi.
<<.. Cosa hai detto? >> Mi guarda con fare ovvio.
<< Ho detto che ho una dignità. >>
<< No non dico quello. Il nome che hai usato. >> Sembra non capire.
<< Carly? Non ti piace essere chiamata cosi? Ho sentito Linda e M-Marco e gli.. gli altri.. chiamarti cosi .. quindi io pensavo che .. >> Ha balbettato? Andrew Caldem Sta balbettando?Cascasse il mondo.
<<Ehi, calmati. Si mi piace essere chiamata cosi. Odio il nome Carlotta. >>
<< Uh.. e perchè hai fatto tutta 'sta cosa? >>
<< Perchè.. non lo so è che .. Hai abbreviato il mio nome, come se fossimo amici e .. >> E mi è piaciuto. Da morire.
<< Va bene allora.. Buonanotte, Carly. A domani mattina! >> Si gira verso di me e mi prende tra le sue braccia, facendo mettere la mia testa sul suo petto, facendo mettere il suo mento affianco alla mia testa e mettendo un braccio intorno al mio fianco. E mi abbraccia. E senza neanche pensarci, muovo il mio braccio intorno a lui fino a cercare la sua mano, e una volta trovata, la stringo. E cosi, mi addormento.

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Capitolo 9
*** 8. Allora torniamo a dormire? ***


CAPITOLO 8

<< Mi fai schifo >> Il labbro inferiore inizia a tremarmi visibilmente mentre allungo una mano per toccargli una spalla ma lei si ritira subito.
<< Non provare a toccarmi! Ti abbiamo cresciuta bene, non ti abbiamo mai fatto mancare nulla! Siamo sempre stati a tua disposizione e guarda che cosa hai combinato! >> Agita le mani davanti a lei come se l'aria che stesse colpendo fossi io. Queste parole sono una pugnalata. Dritta dietro la schiena. Che pian piano si fa spazio verso il cuore. E non lo sento più. Sembra quasi che smette di battere per quanto batte veloce.
<< Ma-mamma.. Io.. Ti prego! >> Cado sulle ginocchia ai suoi piedi e le lacrime non smettono più di scendere. Mi chiedo come faccia un corpo come il mio a contenere tutto quelle lacrime. Tutto quel dolore che lei mi sta infliggendo.
<< Monica stai esagerando.. >> Mi giro e lo vedo sulla porta di casa. Non mi guarda. Neanche lui.
<< Sto esagerando? Ma ti rendi conto? Di come.. di come .. è? Cos' ho fatto di male Luigi? COSA? Per avere una figlia cosi!? >> E inizia a piangere. Non riesco più a respirare. La gola è chiusa. Non è una sensazione, no. E' cosi. Alzo lo sguardo con fatica e vedo mia madre inginocchiata di fronte a me. Tiene le mani sul mio collo. Vedo qualcuno tirarla via di scatto e poi.. poi tutto buio.

<> Riprendo a respirare ma non c'è un'accenno di luce. Mi tocco le spalle e scendo sulla pancia. Oh..
Era un sogno. Quelle immagini non se ne andranno mai dalla mia mente. Mi giro velocemente verso il comodino e accendo la luce, che non so per quale motivo era spenta. Mi risdraio sul letto e mi poso le mani sul ventre. Sento un movimento affianco a me.
<< Spegni quella luce.. >> Mi giro di scatto. Andrew. Mi ero dimenticata che fosse qua. Prima che apra gli occhi mi asciugo frettolosamente le lacrime ancora rimaste sul mio viso. Ma non faccio in tempo perchè quando lo guardo mi sta fissando.
<< Cosa succede? >> Si alza e si mette seduto, curvo su di me e mi prende le mani e mi scuote tirandomi su a sedere come lui.
<< Carlotta parla, che succede? >> Apro la bocca due o tre volte prima di riuscire a parlare.
<< La luce.. la luce era spenta. Era tutto buio.. perchè hai spento? >> Boccheggio un paio di volte mentre parlo perchè sento ancora la gola chiusa per via del pianto.
<< Scusa io.. non pensavo reagissi cosi.. non stai piangendo per la luce vero? >> Mi guarda serio.
Se pensavo che quando mi sgridasse lo era, mi sbagliavo alla grande. La serietà che ha assunto in questo momento fa quasi spavento ma .. allo stesso tempo rassicura. Sembra dirti : Ei, sono qua! Parla, io ti ascolto!
E allora parlo. Ma non dico tutto quello che vorrei dire.
<< Mia mamma.. ho sognato mia mamma.. quando.. quando mi ha cacciata di casa.. era solo un incubo, scusa. >> Tiro su le labbra e sorrido. Anche se sono distrutta mi rendo conto di quanto quel sorriso sia vero. Non chiedetemi perchè. So solo che lo guardo e non posso farne a meno.
<< Stai tranquilla. Va tutto bene. Ne vuoi parlare? Puoi dirmi quello che vuoi. Se vuoi sfogarti puoi anche prendermi a pugni, per questa volta. >> Azzarda un sorrido non sapendo se riesce a tirarmi su di morale e quando lascio andare una flebile risata si rilassa un pò.
<< No, sto bene. Davvero! Ora sto bene. >> Penso che stia per replicare ma forse capisce. Capisce che non sono pronta. Capisce che quando riuscirò, glielo dirò. Capisce che io.. che io ho capito che lui ci sarà.
<< Allora torniamo a dormire? Te la senti? >> Mi rendo conto di quanto sia davvero bello. So che l'ho detto tante volte.. ma è più forte di me. Ogni volta che lo guardo, sembra essere più bello. E allora, senza pensarci due volte mi avvicino a lui. Fino a far combaciare le nostre fronti. E lui chiude gli occhi. Forse non sa cosa fare, o forse, lo sa bene.
Avvicina il naso al mio e lo strofina con il suo. E sorrido di quel gesto. Un gesto che mi fa sentire tremendamente bene.
Alza una mano quasi tremolante e appoggia le nocche sulla mia guancia e va verso le tempie. E poi di nuovo giù, verso il punto in cui il collo diventa spalla. E girando la mano fa di nuovo lo stesso percorso, ma con il palmo.  Appoggio una mano sul suo petto, e con l'altra cerco l'altra sua mano per prenderla, paurosa che da un momento all altro mi possa svegliare. Che magari anche questo sia un sogno. Perchè è troppo bello, per essere vero.
In una frazione di secondo annulla le distanza. E fa scontrare le sue labbra con il mio labbro inferiore, semiaperto. Si allontana subito e mi guarda. Mano nella mano, fronte contro fronte e occhi negli occhi. E come se aspettasse un mio 'si' io faccio un movimento leggerissimo con il viso e lui riporta le sue labbra sulle mie. Però ora le centra in pieno. E le accarezza con le sue, infinite volte. Finchè con la sua mano sfiora il mio lobo dell'orecchio, e per quel contatto freddo dischiudo le labbra e lui ci si tuffa. E inizia a esplorare la mia bocca con la sua lingua e io ad accarezzare la sua lingua con la mia. E ci scontriamo. Più e più volte. Passo la mano su tutto il suo petto finchè staccando l'altra mano dalla sua vado sui suoi capelli. E ci gioco. Tirandoli un pò, senza fargli veramente male. E lui sorride. Contro le mie labbra, lo posso sentire. Ed è una cosa stupenda.
<< ..Dobbiamo.. dormire.. >> Sussurra appena. Se non fossimo stati cosi attaccati non l'avrei sentito.
<< Dobbiamo per forza? >> Si stacca dalle mia labbra e poggia di nuovo la fronte contro la mia, accarezzandomi le guacie con le sue mani così calde.
E sento qualcosa nella pancia. Qualcosa che non sentivo da tempo, ormai.
<< Si, se domani vogliamo lavorare! >> E ride. Ride di una risata contagiosa. Che appena la senti devi sorridere per forza. Perchè è bella. Un suono meraviglioso, come le note di un pianoforte.
<< Va bene.. ok dormiamo. Ma solo se quando domani mi sveglio sarai ancora qua. >>
Si stacca dalla mia fronte e mi guarda. Per un momento penso che mi dica ' no! Sei solo una bambina non starò mai con te'. Mi porta una ciocca di capelli sfuggita dalla coda dietro l'orecchio e si avvicina per sussurarci dentro.
<< Resterò con te. Te lo prometto. >> E allora accetto. Ora posso dormire, sicura che non se ne andrà. Perchè me l'ha promesso. Perchè negli occhi ha quella sincerità che solo un bambino o un ubriaco possono avere. E non puoi non fidarti.
<< Grazie. >> E mi appoggio sul suo petto mentre lui riporta il suo braccio a cingermi il fianco. E mi addormento di nuovo. Senza paura.


Sento qualcosa sui miei capelli. Mi concentro e capisco che è una mano. Si muove piano, quasi intimorita. Come se avesse paura. Paura di cosa però? Non c'è niente da temere. Senza aprire gli occhi mi godo quel momento, ripensando alla nottata trascorsa. Mi ero svegliata verso le tre di notte, per via dell'incubo, e lui mi aveva tranquillizzata. E poi.. e poi. Rivedo tutti gli sfioramenti, tutte le carezze.. le paure dell'altro. E poi, il bacio. Quello sfiorarsi di labbra che mi ha dato un'emozione indescrivibile. E' stato come vedere un tramonto in riva all'oceano. O ancora meglio, come vedere un'aurora boreale. Non avevo mai pensato che un bacio potesse dare tante emozioni. Si insomma, sono stata fidanzata, anche a lungo... e preferisco non pensarci ma.. Le sensazioni provate con Andrew erano decisamente 1000000 a zero confrontate con le altre. E ora la sua mano mi accarezza. Ma una domanda mi coglie impreparata. Di cosa ha paura? Perchè la sento, la paura. E' come se fosse concreta, come se potessi toccarla. E l'unica cosa a cui riesco a pensare è che ci sono un milione di cose di cui aver paura. Facciamo un elenco?
- Ha una piccola cosa.. si, piccolissima cosa, chiamata.. fidanzata. Ok, si può rimediare.
- E' il mio capo. Oh, ci sono cose peggiori!
- Ha dieci anni in più. E be? Pensa a quella che sta con Briatore o come si chiama. E lui ha molto più di dieci anni di lei, ne son sicura.
Beh, sono solo tre. Si possono superare. E allora.. allora perchè è cosi impaurito?
Voglio una risposta, la voglio con tutto il cuore.. ma so che se glielo chiedessi, lui si ritrarrebbe di nuovo. E io non lo voglio. No, per niente.
<< Carly.. svegliati dai.. >> Appoggia l'indice al centro della mia fronte, senza premere. E scende verso il punto in cui le sopracciglia di dividono. E scende ancora, fa tutto il percordo del mio naso. E ancora proseguendo, scende, verso l'arco di cupido del mio labbro superiore. E le accarezza, dolcemente.
<< So che sei sveglia.. Ti tremano le ciglia >> Apro lentamente un'occhio e lo vedo. Lo vedo in tutto il suo splendore. Di prima mattina, appena sveglio ancora un pò stanco, se è possibile è ancora più bello. Può esistere un uomo cosi? Dio, no.
<< Ciao .. >> L'unica parola che mi esce.
<< Buongiorno, ci hai messo un pò.. come stai? >> E non smette di accarezzarmi. Dallo zigomo alla fronte. Dalla fronte al mento per poi risalire sul naso. E finire sempre sulle labbra. E' tremendamente vicino mentre ha ancora un braccio dietro la mia schiena.
<< Me lo dai 'sto bacio o devo aspettare che arriviamo agli 80 anni? >> Fa un sorriso corrugando le sopracciglia, come a pensarci e si prende il mento tra il pollice e l'indice, per fare scena.
<< Non saprei. Insomma .. >> Non finisce la frase che mi si avvicina sempre di più, per poi spostare all'ultimo minuto le sue labbra verso la mia guancia. E si alza. Cioè, sarebbe giusto dire 'salta'. Rimango interdetta.
<< Questa me la spieghi. >> Incrocio le braccia tirandomi su per poggiare la schiena contro la fredda parete, al chè il mio corpo rabbrividisce.
<< Hai freddo? Dovresti coprirti >> Mi prende la felpa appoggiata sulla sedia e me la passa. Me la infilo piano, sono stanchissima.
<< Va bene papà, ma non hai risposto alla mia domanda. >>
<< Non era una domanda, era più che altro una minaccia. Ti aspetto nell'entrata tra mezz'ora, sbrigati. >> Ed esce. Wow. Non ci penso e mi vado a fare una doccia, decisa a chiedergli dopo il perchè.
Fa molto freddo, decisamente troppo. Siamo in Spagna o in Siberia? Siamo quasi a Marzo diamine. Ci metto un pò a spogliarmi, sia per la stanchezza che per il freddo, e mi infilo sotto la doccia. Ne esco dopo dieci minuti sveglia e profumata. Mi asciugo veloce i capelli e li lego in una coda non avendo voglia di lisciarli. Prendo dei vestiti a caso ed esco.
<< Caspita, sei puntuale! >> Prende la sua giaccia e apre la porta facendomi passare per prima, come la sera precedente.
<< Io sono sempre puntuale genio. >> Tz.
<< Vogliamo parlare di ieri mattina? >> Mi sorride sornione. Non puoi fare così però!
<< Avevo messo il silenzioso senza accorgermene, avevo la testa da altre parti! >> Spalanca gli occhi e potrei giurare che si illuminarono.
<< Pensavi a me? >>
<< Egocentrico. Dove stiamo andando? Voglio fare colazione! >> Mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso l'uscita dell'hotel. Non so se è chiaro. Io DEVO mangiare.
<< Ti ci sto portando infatti. Non mi va di farla in hotel. Dai sali. >> C'era già un taxi pronto a partire. Lo guardo negli occhi due secondi, perdendomici dentro. Mi inchiodava con quello sguardo. Dico proprio che mi inchiodava. Non riesco più a muovermi. Solo quando, ridendo ovviamente, mi mette una mano sul gomito e mi spinge dentro al taxi mi riprendo.
<< Non ti sarai già innamorata di me! >> Gli tiro un pugno sul braccio con l'intenzione di fargli male. Ma il risultato e che mi faccio male io. Non perchè avesse muscoli d'acciaio o che. No. Perchè sono così stupida da andare dritto contro il suo gomito. Sento le mie nocche che piangono.
<< E' tutta colpa tua! >> Piagnucolo come se avessi tre anni. Mi prende la mano e se la porta vicino al viso. Sospira e lascia un bacio sulle nocche. Vuoi farmi morire...
<< Non è niente tranquilla >> No, la mano non mi preoccupa più. Quello che mi preoccupa è
<< Il cuore >> lo bisbiglio non facendola apposta.
<< Il cuore? Cosa c'entra il cuore? Ti fa male? Ho fatto proprio colpo allora. >>
<< Deficiente, magari è un infarto, che ne sai. >> Cerco di girare lo sguardo perchè si, è per lui che mi fa male. Ma non è un dolore. E' qualcosa di più forte. Qualcosa mai provato prima. Che non ha niente a che vedere con le farfalle nello stomaco oppure l'ansia. No, questo è trecento volte peggio.
<< Vieni qua >> Mi tira a se. E glielo lascio fare. Glielo lascerei sempre fare.

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Ciao a tutti! Di solito non lascio mai i messaggi come potete vedere.. Ma bo, mi andava O.O
So che la storia dell'incubo e sentita e risentita ma bo, mi andava (?).

Vabè tralasciando ahah volevo ringraziare chi legge la storia, anche se in silenzio.
Volevi ringraziare la mia recensitrice (?) Sere14 :)
E anche chi ha messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Anche se mi piacerebbe sapere un vostro pensiero sulla storia, non obbligo nessuno tranquille :)
Se nel testo ci sono errori o cose così scusatemi, ma scrivo sempre di notte e ricontrollo sempre di notte ahah
Quindi bo, devo ancora scrivere il nono capitolo, probabilmente domani notte lo farò.
Speriamo.
Love you guys, UN BACIONE A TUTTI, MANUELA :*

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Capitolo 10
*** 9. Non succederà con te, Carly. ***



capitolo 9
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Siamo in in una sala gigante. Gigante per davvero. E' praticamente un'intera ala di un hotel. Gigante pure quello. Ovviamente siamo qua per la riunione e ,sempre ovviamente, non ci capisco niente di niente. Beato chi dice che lo spagnolo è simile all'italiano. Perchè per me non lo è. Non ci capisco niente di niente. Sto muovendo così tanto la testa da destra verso sinistra che sembro avere una crisi convulsiva. Come fanno a parlare cosi veloce? Ok, posso capire gli spagnoli in sè. Ma Andrew? Non capisco. Sono in una sedia in disparte, Andrew mi ha fatta mettere qua perchè al tavolo non sono necessaria. Grazie, mr simpatia. Di fronte ha una ragazza bionda. Decisamente carina. Sarebbe pure simpatica, se non fosse che lo fissa come io fisso un'estathè al limone in piena estate. Cioè, ci sono altre 4 ragazze che l'hanno guardato  -tipo  2, 3 o forse 30 volte in due minuti- ma lei lo fissa proprio. E sembra pure arrabbiata.  Come se siccome lui non la guarda lei si arrabbia. Ma cosa vuoi stronz...
<< AIA CAZZO >> Cosa.è.successo.
Una sedia viene trascinata con un rumore fortissimo, per la velocità e dei passi si muovono veloci fino a che una mano viene messa dietro la mia testa.
<< Ma sei stupida? >> Apro gli occhi che ho strinto per il dolore alla schiena e alla testa e guardo verso l'alto. Ovviamente è Andrew.
<< Io.. che..>> Sto cercando di fare una ricognizione veloce.
<< Ti sembra il caso di dondolarti con la sedia? Hai 19 anni Carlotta! >> Mi guarda severo ma allo stesso tempo divertito. Come se il fatto che fossi caduta fosse divertente. Non mi ero neanche accorta di starmi dondolando. Sento delle risate femminili provenire dal tavolo. Alzo un pò la testo e vedo le ragazze che si guardano, mi indicano e ridono.
<< Che vadano al diavolo. Aia.. >> Cerco di rialzarmi. O meglio lo fa Andrew. Perchè io non ci riesco. Sono impedita, lo so.
<< Penso sia meglio che tu esca. Stai tranquilla, ci metterò un'ora al massimo. >> Lo guardo e annuisco tenedo gli occhi verso il basso. Faccio per uscire ma mi trattiene la mano e mi fa girare prendendomi la testa e lasciandomi un bacio delicato sulla fronte. Con la coda dell'occhio vedo le ragazze chiedersi cosa sta facendo. Senza farmi sentire dagli altri mi avvicino all'orecchio di Andrew.
<< Conosci la ragazza bionda? >> Lui si gira verso il tavolo e dopodichè riporta i suoi occhi su di me.
<< Si, l'ho conosciuta tempo fa. Dai vai. >> Faccio per aprire la porta ma mi richiama.
<< Portami un cappuccino. Quello di sempre, grazie. >> Ok, va bene che è il mio capo nonostante tutto... però cacchio, la gentilezza è morta? Diamine.
<< OK. >> Ed esco senza guardarlo.
Mi prendo dieci minuti prima di portargli il cappuccino. Pretende pure che glielo porto subito? Tz.
Faccio un giro nell'hotel. E' davvero enorme. Ha di tutto e di più. Piscina, sauna, palestra, mini cinema... alè.
Ovviamente trovo di tutto e di più tranne che il bar. E come sempre non so chiedere indicazioni. Che nervoso.
Nel frattempo che cerco il bar chiamo Jess. Che come sempre ci mette mezz'ora prima di rispondere.
<< Finalmente. >>
<< Siamo scorbutiche stamattina! >> Sento la sua risata trattenuta.
<< Non sei simpatica. Odio la spagna. Non si trova mai niente qui. >> Batto un piede per terra e un signore che passa mi guarda male. Lo vuoi in faccia il piede?
<< Cosa cerchi? >>
<< Uno stupido bar in uno stupido hotel di una stupida città. >>
<< Sei proprio stupida. Scusa, era più forte di me. Guardati intorno, scommetto che lo trovi. >> Ecco dora l'esploratrice. Crede di essere una veggen..
Cacchio.
<< L'hai trovato vero? >> Non rispondo. Era dietro di me, ma dai! E' impossibile. Sicuramente mi sarò messa a camminare senza accorgermene.
<< Hai la testa da altre parti, Carly? >> Come cavolo fa..
<< Forse. >>
<< Spara! >> Veramente?
<< Evita Jess. Comunque... Ho dormito con Andrew... >>
Silenzio. Penso sia caduta la linea. Allontano il telefono dall'orecchio per vedere se si è spento o cosa, ma è ancora in linea.
<< Jess? >>
<< NON CI CREDO! LO SAPEVO! AVETE FATTO SESSO?COM'E' STATO?RACCONTA! >> Ho dovuto allontanare di 30 cm il telefono. Cavolo, jess.
<< Calmati. da quando la parola dormire indica il sesso? Non abbiamo fatto sesso ne niente. Solo un innocuo..bacio. >> Innocuo, certo.
<< Oh mio Dio, wow! Perchè non mi hai chiamata subito? E com'è stato? >> Penso che la sua frase preferita sia 'e com'è stato?'
<< E' stato.. è stato... fantastico. Insomma, meglio di fantastico. Dovrebbero inventare un aggettivo apposito per questo. >> Senza accorgermene sto sorridendo con un'idiota.
<< Oh cazzo, pensa come sarà il sesso allora! >> Sono scioccata.
<< Ma la smetti? Sei una ninfomane. Cavolo si è fatto tardi Jess, 10 minuti fa dovevo portargli un cappuccino, a dopo! >> Attacco senza sentire la risposta. Cavolo cavolo cavolo. Mi faccio subito fare il cappuccino come piace a lui, prendo due bustine e scappo.
Busso piano. Ma nessuno mi ascolta. Allora busso più forte.
<< Adelante >> Penso significi avanti no?
Entro e faccio un cenno di saluto con la testa. Non so come si dice salve, scusate.
Vado dritto da Andrew tenendo lo sguardo sul cappuccino. Appena arrivo al suo posto lo prendo e lo sbatto sul tavolo. Non con troppa forza però, con la mia fortuna si sarebbe rovesciato e avrei perso la mano per un ustione di 3° grando.
Lui mi guarda aggrottando le sopraciglia. Mi giro ma non faccio in tempo a fare un passo che mi prende per il polso.
<< perdón, cinco minutos. >> Si alza e mi trascina con se fuori dalla porta. Tranquilla Carly, non vuole ucciderti.
<< Cosa.. >> Non faccio in tempo a finire la frase che mi trovo la sua bocca sulla mia. Mi prende in contropiede e rimango ferma immobile. Si stacca e mi guarda.
<< Perchè hai sbattuto il cappuccino così? >>
Non riesco ad alzare lo sguardo da terra. Troppo imbarazzata.
<< Non lo so .. >> Lo sento sospirare e di sicuro avrà alzato gli occhi al cielo.
<< Dimmelo Carly. >> Ha un tono autoritario. Come se non volesse sentire obbiezioni.
<< E' che .. So che sei il mio capo e tutto.. però, potresti essere più gentile.. tutto qua. >>
Mi guarda interrogativo.
<< Di cosa stai parlando? >> Sei uno stupido.
<<'Portami un cappuccino. Quello di sempre, grazie'. Ti dice qualcosa? >>
Alzo la faccia e lo guardo. Si mette una mano nei capelli e li spettina. Come per schiarirsi le idee.
<< Non pensavo di sembrare autoritario. Ti ho pure detto grazie.. >> Allora sei perdonato.
<< Va bene, ascolta.. non importa. Non dovevo sbatterlo, mi spiace. Torna dentro, ti staranno aspettando. >> Calco sull'ultima frase. Non volevo neanche farla apposta. Ma sicuramente la bionda sta fissando la porta in attesa che Andrew rientri.
<< Si chiama Sophie. Lavorava alcuni anni fa con me a Londra. Anche lei è stata una mia.. segretaria, diciamo. >> Mi dispiace Caldem, ora racconti tutto. Incrocio le braccia al petto facendogli capire che voglio che vada avanti.
<<... Faceva ogni singola cosa che le chiedevo in meno di tre minuti, non come qualcun altro qua presente. Dopo un pò giravano voci.. che io e lei ..stessimo insieme. Allora ho preso la prima persona a caso e ho chiesto spiegazioni. Ha detto che in giro si diceva cosi, che mi ero innamorato di lei da quando aveva iniziato a lavorare per me. Sono andato dritto da lei, l'ho presa e portata nel mio uffico. Ho chiesto spiegazioni pure a lei. E lei mi ha detto che c'erano queste voci e lei non aveva semplicemente detto niente per fermarle. Perchè in fondo 'poteva essere vero'. In quel momento l'ho guardata per la prima volta per bene. Era piuttosto carina. Meno di adesso, però. Allora le ho chiesto di uscire. Ovviamente ha accettato subito e verso mezzanotte eravamo a casa mia. Siamo andati a letto insieme e il giorno dopo l'ho licenziata. Penso mi odi per questo. >> Penso che la mia bocca sia a forma di 'O'.
L'ha veramente licenziata dopo essersela portata a letto?
<< Perchè.. >> Non risulta nemmeno una domanda.
<< Cosa? >> Come cosa? Sul serio?
<< L'hai licenziata.. perchè? >> Ecco, ora suona come una domanda. Brava Carly.
<< Ah.. perchè.. non so. Penso perchè aveva praticamente confermato che avevamo una storia. >>
Aspetta un attimo.. Se è cosi.. quando torneremo mi licenzierà? Spalanco agli occhi. Non all'idea di non lavorare, ma di non vederlo più. Come farò?
<< A cosa stai pensando? >> Le mie guancie prendono colore e abbasso subito il volto.
<< Ho capito... Non succederà con te Carly. Con lei non l'ho fatto semplicemente perchè siamo andati a letto insieme. Ma perchè prima che succedesse, quando la gente gli chiedeva di me lei praticamente confermava che ero innamorato di lei. Cosa non vera. E non potevo tenere come segretaria una persona che diceva menzogne su di me. Non ti licenzierò mai per motivi personali Carly. Al massimo lo farò perchè sei sempre in ritardo con tutto. E sei sempre sbadata. E mi rispondi sempre male. E poi lasci a metà le cose che fai e molte volte le finisco io personalmente. E.. >> Lo stoppo.
<< Smettila! Sono una bravissima segretaria. Te lo dimostrerò. >> Mi alzo sulle punto e allaccio le mia braccia al suo collo. Lui istintivamente stringe i miei fianchi in un abbraccio. E gli lascio un bacio sul mento. Dopodichè, uno sull'angolo della bocca. Lo guardo negli occhi. In quei occhi dove potrei sprofondare. Li potrei guardare ore ed ore. Non mi stancherei mai. Come potrei? Si dice che gli occhi sono lo speccio dell'anima, ed è vero. In quei occhi vedo tutto.
E lo bacio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. La cosa più bella. Quella più dolce. Più istintiva. Più giusta.
Stacca un braccio dalla mia schiena mentre lascia l'altro a cingermi completamente e posa la mano dietro la mia testa, per tenermi attaccata a lui. Per stringermi a lui il più possibile. Come a dire: Da qua non scappi.
Mi allotano dalle sua labbra di due centimetri ma non mi tolgo dall'abbraccio.
<< Dovresti entrare. >> Sembra un sedicienne che deve andare a scuola e non ne ha voglia. E un immagine di lui sedicienne con uno zaino sulle spalle mi fa sorridere. Chissà com'era da piccolo.
<< Lo so... Vieni, andiamo. >> Mi lascia un ultimo bacio sulle labbra prima aprire la porta. Ma lo blocco subito.
<< Aspetta un attimo. >>
<< Che succede? >> Prima ha detto che..
<< Tu pensi che lei sia carina! Tu hai detto che era davvero carina, ma meno di adesso. Quindi adesso, per te, è più carina di prima? TU PENSI CHE LEI E' CARINA! >>
Mi guarda preoccupato per un pò e poi scoppia a ridere. Cosa ridi? Io ti castro.
<< Sei..sei.. oh Dio.. sei gelosa? >> Ha ripetuto 'sei' un casino di volte. Non ce la faceva a non ridere.
<< Cos'è che ti fa ridere? Non sono gelosa. Io non sono MAI gelosa. >> Mi guarda alzando un sopraciglio e un angolo della bocca.
<< E allora cosa sei? >>
<< Infastidita, tutto qua. >> Sicuramente. Gli ho urlato dietro in questo modo, solo perchè sono infastidita.
<< Non esserne gelosa. Non ne hai motivo. Lei sarà pure carina, o bella o altro ma.. tu sei stupenda. >> Cacchio, non me l'aspettavo. Mi sorride e senza aspettare una risposta, che tanto non gli arriverebbe e fa per aprire la porta, ma si ferma e si gira di nuovo verso me.
Lo guardo interrogativa.
<< Scusa per prima, davvero. Non me ne sono reso conto. Non lo farò più, promesso. >> E entriamo. Mi tiene sempre per mano e si avvicina alla sedia dov'ero io prima e penso che mi ci faccia sedere. Invece la alza e va verso il tavolo e la mette affianco alla sua. Mi giro verso di lui sorridente.
<< Grazie. >>

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I'll se  you in the next chapter !

Amo tutti quelli che leggono questa storia, dal primo all'ultimo. 

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