Piccoli cambiamenti

di Sassi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Equilibrio ***
Capitolo 2: *** Gioco di squadra ***



Capitolo 1
*** Equilibrio ***


E' la prima volta che tento di cimentarmi in una raccolta, però mi è venuta quest'idea e ho pensato di provare. Non so, credo che Kasamatsu e Kise siano stati davvero importanti l'uno per l'altro, e che questo li ha cambiati per molti versi, soprattutto Kise. In realtà questo primo capitolo è un po' una scemenza, però mi sono accorta che mi piace davvero scrivere di Kasamatsu e Kise, quindi eccolo qui XD Ah, e tecnicamente doveva essere una drabble, ma io sono del tutto incapace di sintetizzare!




 

Equilibrio







L'equilibrio di Kasamatsu era qualcosa di proverbiale nella Kaijo High: nessuno l'aveva mai visto imbarazzarsi o vacillare in qualche modo, ma era sempre concreto mentre proseguiva per la strada che si era tracciato. Non era mai arrossito, così come non aveva mai abbassato lo sguardo, neanche quando una qualche ragazza gli si era dichiarata e lui, cortese come sempre, aveva dovuto rifiutarla, gentile ma diretto.
Che il suo equilibrio lo avesse perso ormai da un pezzo, nessuno poteva anche solo lontanamente immaginarlo. Chissà che vergogna, se qualcuno avesse scoperto che bastava che quel kohai – quello fin troppo carino, il modello! – respirasse troppo vicino al suo orecchio, gli sfiorasse una mano o gli sussurrasse una qualche idiozia perché lui perdesse la sua compostezza!


“Sei bello, senpai”.
Il suono di un colpo, seguito immediatamente da un lamento fin troppo accentuato. Che tentativo mal riuscito di nascondere l'imbarazzo, Ryouta ha notato fin troppo bene il rossore nelle guance del compagno, ed è dolorante ma contento.
“Stai zitto, idiota”.

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Capitolo 2
*** Gioco di squadra ***




Gioco di squadra


 

In un certo senso, era possibile dire che Kise fosse egoista. Non lo faceva con cattiveria, ma non poteva essere altrimenti se avevi giocato in una squadra di fenomeni dove tutti facevano affidamento solo su di sé, dove anche i compagni non erano qualcuno su cui appoggiarsi ma altri avversari da dover superare. Kasamatsu di questo si rese conto dal primo allenamento con i nuovi membri del club di basket: per quel ragazzo il gioco di squadra sembrava consistere solo nel farsi passare la palla dai compagni, per poi lasciarla solo per accompagnare la sua entrata nel canestro. Per molto tempo il basket di Kise era stato un gioco esclusivamente individuale; e un gioco individuale lo sembrava anche in quel momento, mentre, nel pieno di una partita di allenamento, tentava un dribbling disperato contro non solo Moriyama che aveva l'ingrato compito di marcarlo, ma anche Hayakawa e Kobori, appena arrivati in aiuto. E a quel punto potevi anche appartenere alla famosa generazione dei miracoli, ma la palla te la facevi rubare lo stesso.

«Idiota, che stai facendo?», tuonò immediatamente il capitano, interrompendo la partita. «C'era Nakamura libero! Cosa c'è di incomprensibile per te nelle parole “ passa la palla”?»

Forse potrebbe sembrare un comportamento strano, ma a quei rimproveri Kise sorrise, anche se, in effetti, il calcio che aveva appena ricevuto sul fondoschiena gli aveva fatto decisamente male. Ma dietro il suo sorriso non era nascosta una mancanza di rispetto per il suo senpai, una presa in giro o una qualche dichiarazione di strafottente superiorità; era qualcosa di più innocente, di molto più piacevole, qualcosa che gli riempiva il cuore in un modo che non riteneva possibile. Era solo che vedere Yukio scaldarsi tanto, con le sopracciglia aggrottate, il volto rosso per il nervoso, l'espressione accaldata, lo aveva sempre fatto divertire – lo trovava insospettabilmente carino –, soprattutto quando, come in quel caso, i rimproveri che gli venivano rivolti non erano assolutamente sinceri. Il suo sorriso era talmente sentito e disarmante che fece saltare il cuore in gola all'altro, facendogli meritare un altro colpo per aver osato metterlo in imbarazzo davanti a tutti.

Il suo capitano era riuscito davvero a cambiarlo, alla fine, a cambiarlo e poi a comprenderlo.

Kasamatsu sapeva perfettamente che in una partita ufficiale Kise non avrebbe mai giocato in quel modo – non più, almeno. Avrebbe passato la palla, semplicemente, per poi gioire per il canestro del compagno, senza alcuna invidia. Lo conosceva troppo bene, però, per non sapere che la sua dose di stravaganza l'avrebbe sempre avuta, che quel chiodo fisso che lo animava e che Yukio non riusciva davvero a comprendere a pieno – superare Aomine, diventare il più forte, non deludere più nessuno – lo avrebbe sempre portato ad azioni così egoistiche. Solo in allenamento, però. Solo quando in gioco c'era esclusivamente la possibilità di mettersi alla prova e superare i proprio limiti, non la vittoria di tutti loro.

Kise adesso sapeva cosa voleva dire contare sulla propria squadra, combattere per loro e non solo per sè, vincere e perdere insieme; gli era stato insegnato qualcosa di essenziale come la solidarietà tra compagni. Col tempo aveva anche capito come mai si sentisse in qualche modo rassicurato da questo pensiero: quel calore che sentiva nel petto altro non era che la consapevolezza che non si sarebbe mai più sentito solo, inadatto e abbandonato a se stesso. E tutto questo lo doveva soprattutto a Kasamatsu.

 

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