Il ragazzo dagli occhi neri.

di Nemesi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ragazzo dello scontro. ***
Capitolo 2: *** Senza nome. ***
Capitolo 3: *** La promessa più dolce. ***
Capitolo 4: *** Cos'è l'amore. ***



Capitolo 1
*** Il ragazzo dello scontro. ***


Un ragazzo e una ragazza possono essere amici, ma a un certo punto uno o l’altro, si innamorerà.
Forse temporaneamente, forse nel momento sbagliato, forse troppo tardi, o forse per sempre. 



« Prossima fermata Capolinea»
Il treno aveva appena passato il ponte e, puntuale come sempre, arrivò anche la voce femminile registrata che annunciava l’ultima fermata della corsa.
Chiusi il libro che stavo leggendo e lo riposi nella borsa alzandomi in piedi.
Anche gli altri passeggeri seguirono il mio esempio, alcuni stavano attaccati al palo mentre cercavano nelle grandi tasche dei loro cappotti le chiavi di casa, altri riponevano in borsa il giornale che avevano letto fino ad allora e altri ancora si sistemavano le cuffiette nelle orecchie.

Mi passai una mano tra i capelli e sorrisi non appena il mio treno si fermò.
Il viaggio di ritorno dall’Università era sempre piacevole, perché dopo una giornata di studio intenso tornare a casa era sempre bello.
Il tragitto che faceva il mio treno durava circa un’ora, abbastanza per permettermi di leggere qualche capitolo del libro che tenevo sempre in borsa: Orgoglio e Pregiudizio.
Ce l’avevo sempre con me e non perdevo occasione per rileggerlo sebbene ormai lo conoscessi pressoché a memoria. Mi piaceva perdermi nel mondo creato da Jane Austen, in mezzo a balli, feste, cavalieri che ti porgono la mano, e poi c’era lui, il signor Darcy, il mio prototipo di uomo ideale.
Misterioso, affascinante e tremendamente dolce. Chissà quanto avrei dovuto aspettare ancora per vivere anche io una storia d’amore degna di essere chiamata in quel modo.
Sospirai silenziosamente mentre le porte del treno si aprivano e mi apprestai a scendere.
Appena il mio piede si posò sulla banchina gettai un’occhiata al grande orologio che era appeso al muro e il mio cuore ebbe un tonfo.
Il mio autobus sarebbe passato tra due minuti e se non mi fossi sbrigata l’avrei perso sicuramente, così iniziai a correre a perdifiato, cercando di farmi largo tra la folla di gente che era scesa dai vari treni.
Urtai una signora che mi sussurrò qualcosa molto simile ad un’imprecazione, diedi una gomitata ad un vecchio che borbottò qualcosa tra sé e sé e pestai più di qualche piede.
Cercavo di farmi spazio nella porta, ma c’era un ragazzo che mi sbarrava la strada e io non riuscii a fermarmi in tempo, così gli andai addosso e per poco non caddi per terra.
Per lo spavento avevo chiuso gli occhi e quando li riaprii fui sorpresa di trovarmi davanti un ragazzo così carino.
Aveva i capelli abbastanza corti, ma si intravedevano alcuni boccoli che iniziavano a prendere forma; i suoi occhi erano scuri, quasi neri, in netto contrasto con il suo sorriso che brillava.

« Perdonami, io perdo l’autobus. »

Farfugliai non riuscendo a sorridere. Nell’impatto la mia borsa era caduta sul pavimento freddo, così mi fermai a raccoglierla prima di rimettermi a correre in direzione della fermata del mio autobus, che stava arrivando in quel momento.
Sospirai di sollievo e salii, prendendo posto nel primo sedile libero.
Chiusi gli occhi per riprendere fiato, sentivo il mio cuore battere troppo forte, non poteva essere solo lo sforzo della corsa, qualcos’altro era successo.
Nella mia mente continuava a tornarmi l’immagine di quegli occhi che mi guardavano e di quel sorriso così spontaneo che avevo trovato nel ragazzo dello scontro.

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Capitolo 2
*** Senza nome. ***


« Prossima fermata Capolinea»
Appena dopo il ponte mi alzai in piedi e mi apprestai a scendere dal treno.
Era incredibile, quel viaggio era stato così noioso e il tempo sembrava non passare mai.
Purtroppo non avevo fatto niente durante tutto il tragitto, perché mi ero dimenticata a casa il mio libro e anche se mi sembrava strano visto che non ricordavo proprio di averlo tolto dalla borsa.
Appena le porte si aprirono scesi e guardai il grande orologio che stava appeso al muro.
Avevo ancora 10 minuti prima che il mio autobus partisse, così questa volta feci la strada con calma, a differenza del giorno prima.
Mi guardai attorno per osservare la gente, un po’ persa tra i miei pensieri e un po’ nel mio mondo, come sempre.
Mi fermai vicino alla porta della stazione, per controllare l’orario del treno per il giorno successivo e non mi resi conto che un ragazzo mi si stava avvicinando.
Sentii la sua mano toccarmi la spalla e mi girai di scatto.
Aggrottai la fronte e sorrisi titubante.
I suoi occhi neri mi stavano di nuovo penetrando.
« Ciao» mi disse lui.
« Ciao» risposi titubante, dopo un attimo di silenzio.
Non riuscivo a smettere di guardarlo negli occhi. Erano come una calamita, come un grandissimo tunnel e mi sentivo infinitamente piccola in confronto a loro.
« Ieri hai perso questo e bhe, fortunatamente oggi ti ho rincontrata. » Sorrise. Mi stava porgendo la mia copia di Orgoglio e Pregiudizio, sapevo che non l’avevo lasciata a casa.
« Oh grazie mille. » Farfugliai, restando incantata ancora una volta di fronte ai suoi occhi, che adesso erano accompagnati anche dal suo sorriso.
« Credo che quello sia il tuo autobus!» Indicò appena fuori dalla porta e io seguii la punta del suo dito in quella direzione e constatando che aveva ragione annuii e mormorai un «Grazie» prima di andare a fermarlo per salirci.
Non appena fui a bordo presi posto accanto al finestrino e sorrisi al ragazzo che stava camminando verso la parte opposta della strada.
Era stato un gesto gentile da parte sua. Molto gentile.
Chiusi gli occhi e rividi i suoi, neri e profondi. Poi comparve anche il suo sorriso, brillante e mozzafiato.
Dannazione, non gli avevo neanche chiesto come si chiamava!

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Capitolo 3
*** La promessa più dolce. ***


« Scusa, è libero questo posto?»
Alzai gli occhi dalle pagine del mio libro e annuii, senza prestare troppo attenzione a chi avevo davanti, visto che ero troppo presa dalla storia d’amore tra Elizabeth e Darcy.
« Ah, sei Elena»
Quando sentii il mio nome prestai più attenzione a quella voce e questa volta alzando la testa mi concentrai sulla figura che si era appena seduta al mio fianco.
Non appena i miei occhi trovarono i suoi il mio cuore ebbe un tonfo.
Sorrisi e chiusi di scatto il libro, perdendo così la pagina dov’ero arrivata.
« Come sai il mio nome?»domandai incerta al ragazzo dagli occhi scuri come due buchi neri.
« E’ scritto nella prima pagina»indicò con un dito il mio grembo, dovevo avevo appoggiato il mio libro.
« Alla mia Elena, con affetto mamma.»Sorrise, spostando lo sguardo dai miei occhi ai suoi piedi.
Sorrisi anche io. Era buffo che l’avesse letto, ma almeno lui sapeva il mio nome.
« E tu come ti chiami?»Azzardai io, riportando l’attenzione dei suoi buchi neri sui miei occhi insignificanti.
« Simone, piacere.»Sorrise ed era lo spettacolo più bello a cui i miei occhi avessero mai assistito.
Si girò afferrando la chitarra che teneva sulle spalle e la appoggiò ai suoi piedi.

Il nostro viaggio passò così, parlammo abbastanza e scoprii diverse cose su di lui.
Non abitava poi così lontano dalla mia città, studiava al conservatorio di musica e aveva un sogno nel cuore, quello di diventare un cantante.
Non era poi così diverso da me, che invece sognavo di diventare una scrittrice.
Il treno quel giorno fu troppo veloce oppure fu il tempo che passò troppo rapidamente, perché mi sembrava di averlo appena incontrato quando la voce registrata annunciò il capolinea.
« Io ho l’autobus e devo scappare.»
« Ci vediamo domani.»Sorrise. Non esisteva promessa più dolce di quella che mi aveva appena fatto.

Corsi verso la fermata e non appena salii sul mio autobus mi sedetti in un posto libero e chiusi gli occhi, ricordando i suoi.
Credo di essermi innamorata di lui fin dal primo momento. Non saprei spiegare il perché. Chi lo sa. A volte accade: quando gli occhi di una persona non si limitano a guardarti ma ti assorbono, ti introducono in un tunnel dove puoi solo abbracciarti alla vertigine che ti circonda.

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Capitolo 4
*** Cos'è l'amore. ***


« Ciao Simone!»dissi non appena si sedette al mio fianco.
Era passata una settimana dal nostro primo incontro e da allora l’avevo sempre visto sul mio treno e si era sempre seduto accanto a me.
Non tiravo neanche più fuori il libro per leggere, perché preferivo di gran lunga ammirare lui e i suoi occhi, ascoltare le sue parole e fantasticare sui racconti della sua giornata.

« Devo farti sentire una canzone che adoro. Si chiama Hey there Delilah, non so se la conosci.»
Scossi la testa e lo vidi mentre apriva le cerniera del suo porta chitarra.
Non vorrà mica mettersi a suonare qui, in mezzo a tutta questa gente vero?
La risposta la ebbi poco dopo, quando si mise la chitarra in grembo e cominciò a suonare.

« Hey there Delilah,
What's it like in new York city?
I'm a thousand miles away,
But girl tonight you look so pretty,
Yes you do.
Time square cant shine as bright as you.
I swear it's true.

Hey there Delilah,
Don't you worry about the distance,
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes.
Listen to my voice it's my disguise.
I'm by your side.

Oh it's what you do to me,
Oh it's what you do to me,
Oh it's what you do to me,
Oh it's what you do to me,

What you do to me.»
Ascoltai la sua voce mentre cantava quelle dolci parole e sorrisi.
Era davvero fantastico. Di tanto in tanto mi guardava, tra una nota e un’altra, e il suo sguardo faceva perdere un battito al mio cuore, che sembrava volermi uscire dal petto.
Quando finì io applaudiie come me anche altri passeggeri che si erano fermati ad ascoltarlo.
Sorrisi e lui ripose soddisfatto la chitarra nella sua custodia.

« Prossima fermata Capolinea»
Annunciò la voce registrata che fece tornare alla realtà tutti quelli che come me si erano persi in quel momento così perfetto.
Mi alzai in piedi ma una sua mano mi trattenne al mio posto.
Il suo tocco fu delicato, ma il lembo di pelle del mio polso che aveva afferrato sembrava infiammarsi.
Le sue mani si fecero largo sul mio volto e le sue labbra trovarono le mie.
Fu un bacio veloce ma molto intenso.
Sentivo il calore della sua lingua sulla mia, mentre le sue mani mi esploravano il volto.
Le porte del treno si aprirono e i primi passeggeri iniziarono a scendere.
Il mio cuore batteva all’impazzata e i suoi occhi mi osservavano curiosi.
Ci alzammo insieme e sorridendo scendemmo dal treno.
Lanciai un’occhiata all’orologio e vidi che anche lui fece lo stesso.

« Corri o lo perderai, lo so che è l’ultimo.»
Sorrisi e annuii, iniziando a correre verso la mia fermata.
La mia testa e il mio corpo cercavano di farsi largo tra la folla, per non perdere quell’autobus, mentre il mio cuore era rimasto fermo accanto a quel ragazzo.
Com’era possibile che in così poco tempo mi fossi innamorata di lui? E soprattutto perché lui?
Perché il misterioso ragazzo dagli occhi neri e non un altro?
Non esiste un motivo logico nella scelta di una persona. Semplicemente perché non siamo noi a scegliere. Scelgono lo sguardo e l’odore della pelle. E tutta quella chimica dei gesti che la accompagna. E la voce, e come l’ha usata per dirti –ciao- la prima volta.
Mi sedetti sul mio autobus, al solito posto vicino al finestrino, portandomi una mano sulle labbra cercando di togliermi quel sorrisino ebete che mi perseguitava.
Non è vero che l’amore te lo senti nel cuore. Te lo senti nelle gambe che cedono, nelle mani che hanno voglia di stringere le sue, negli occhi che cercano i suoi tra quelli di centinaia di sconosciuti. L’amore te lo senti fin nelle ossa, ti smuove dentro. Ti fa rinascere e poi morire di nuovo.

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