Le relazioni pericolose

di Nyssa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Ok, niente panico ***
Capitolo 3: *** Between you & me ***
Capitolo 4: *** Hot Chocolate ***
Capitolo 5: *** Ragnarok ***
Capitolo 6: *** ...e il naufragar m'è dolce in questo mare ***
Capitolo 7: *** La rivincita di Biancaneve ***
Capitolo 8: *** Souls & Eyes ***
Capitolo 9: *** Silent Night ***
Capitolo 10: *** Strange Sisters ***
Capitolo 11: *** Minuetto ***
Capitolo 12: *** Notturno ***
Capitolo 13: *** Aurora ***
Capitolo 14: *** Lucius, il diavolo ***
Capitolo 15: *** Zabini's World ***
Capitolo 16: *** Sezione 7.2 ***
Capitolo 17: *** Christmas Carol ***
Capitolo 18: *** Evangeline A.K. McDowell ***
Capitolo 19: *** Sparkling Lights ***
Capitolo 20: *** She's always a woman to me ***
Capitolo 21: *** Feelings ***
Capitolo 22: *** Yarn ***
Capitolo 23: *** 31 dicembre 1927 ***
Capitolo 24: *** Speculum Duarum Veritatum ***
Capitolo 25: *** Once upon a time ***
Capitolo 26: *** Lesson #1 ***
Capitolo 27: *** Tell me... ***
Capitolo 28: *** Ti vada o no ***
Capitolo 29: *** Sipario! ***
Capitolo 30: *** Flying without wings ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


1

 

Premesse: questa è in assoluto la prima fanfic che scrivo e quindi considerate che non sono molto esperta in materia, ma mi sarebbe piaciuto, per una volta, pubblicare qualcosa di mio. La coppia protagonista è la Draco/Hermione, quindi, se non vi piacciono assieme potete anche evitare di leggere. Terza cosuccia, io cercherò di aggiornare più o meno una volta alla settimana, una ogni 15 gg, spero che quando ricomincerò la scuola i tempi non si debbano dilatare. A questo punto spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un commentino… Grazie e buona lettura!

Nyssa

 

 

Le Relazioni Pericolose

 

Per Draco Malfoy quell’anno si prospettava decisamente orribile e tutto perché era cominciato in maniera ancora peggiore, ovvero: Pansy Parkinson si era innamorata.

La cosa aveva dell’incredibile, visto e considerato che difficilmente le Serpi s’innamorano e lei che era la più… diciamo, convinta sostenitrice dello scambio di compagnie, era proprio l’ultima persona che credeva potesse fare una cosa del genere. Ovviamente all’inizio nessuno aveva preso la cosa sul serio, ma quando lei aveva cominciato a disdegnare le “buone abitudini”, beh, la situazione era diventata preoccupante.

Anno di schifo, dunque, perché l’abilità di Pansy sotto certi aspetti, soprattutto le lenzuola, era innegabile e lui adesso si ritrovava senza la sua compagna di letto preferita. Non che la cosa si notasse in giro, un Malfoy non deve mai comportarsi come se gli avessero tolto qualcosa che gli spettava per diritto, ma doveva semplicemente lasciar cadere la cosa come se gli avessero fatto il più grande favore del mondo a liberargliene. E non si poteva certo dire che, sotto un piccolo punto di vista, la cosa non fosse anche vera… negli ultimi anni Pansy era diventata veramente ossessiva nei suoi confronti, soprattutto per quanto riguardava l’inesistente rapporto che li legava, ma che lei considerava lampante, gli stava attaccata come una scimmia ammaestrata e allontanava tutte le altre come ipotetiche rivali. A Draco questo, ovviamente, non piaceva, ma adesso, con tutto il bel lavoro di Pansy, si ritrovava con la guarnigione sguarnita.

Trovarsi una nuova e assidua compagna di letto era, per quell’anno, la priorità assoluta perché se fosse rimasto senza una donna compiacente troppo a lungo, le cose sarebbero peggiorate notevolmente, soprattutto a cominciare da quel suo carattere che si portava dietro.

Blaise era l’unico che gli leggeva la frustrazione nello sguardo e quel mattino, quando l’altero Principe di Serpeverde scese nella sala comune, si guardò attorno con occhio clinico alla ricerca della sua futura prescelta.

Decisamente no, pensò la mente del biondo erede Malfoy osservando la fauna femminile che si aggirava tra i divanetti di velluto e i tavolini di mogano, le nuove Serpi non si potevano definire all’altezza, anche se, bene o male, tutte avevano passato almeno una notte con lui. L’unica che si salava era Daphne Greengrass, ma la splendida bionda aveva una pessima filosofia di vita ed era più che mai convinta di voler arrivare vergine al matrimonio; la cosa, come tutte le serpi pensavano, era strana, ma trattando se stessa al pari di una merce di scambio, esattamente come facevano i suoi genitori con lei, pensava di poter valere qualcosa di più con la sua virtù intatta; dopotutto, la famiglia di purosangue che senz’altro l’avrebbe accolta, sarebbe rimasta colpita dal fatto di avere una ragazza Slytherin, carina e per di più vergine come sposa per il loro rampollo, quelle tre caratteristiche infatti, erano le più rare da trovare tutte assieme in un Serpeverde.

Comunque Daphne se ne stava tranquilla a leggere una rivista su un divanetto senza considerare minimamente il problema che la sua idea folle stava creando a Malfoy. Le matricole non andavano assolutamente bene, oltre ad essere bruttine ed inesperte, dopo un po’ diventavano delle vere rompiballe e Draco Malfoy non poteva certo perdere la sua sanità mentale dietro ad una ragazzetta immatura che credeva che stare nel suo letto equivalesse ad essere la sua ragazza… decisamente NO.

Si massaggiò con forza le tempie, era dalle nove di quella domenica mattina che cercava un modo per risolvere quel problema e la sua Sala Comune sembrava in preda alla follia collettiva mentre la maggior parte delle ragazze presenti cercava di estorcere a Pansy il nome del ragazzo di cui si era innamorata. A vederla come la vedeva Draco, branchi di oche giulive starnazzavano come se dovessero essere spennate da un momento all’altro, una metafora decisamente di basso livello, si segnò mentalmente il biondo Slytherin.

Balise lo guardò altrettanto preoccupato mentre scendeva i gradini ed entrava nella stanza più incasinata di Hogwarts.

-          Dove cazzo sono Tiger e Goyle? – domandò quasi gridando il Caposcuola delle serpi, aveva proprio voglia di sfogarsi e magari avrebbero potuto fare una retata ai Grifondoro

Tiger sbucò da una porta con in mano panini e dolcetti, masticando a bocca aperta e accorrendo al richiamo del suo “signore”.

Un sopracciglio biondo si alzò interrogativamente mentre solo una delle due grasse figure entrava nel suo campo visivo

-          E l’altro? – chiese la sua voce altera

Tiger mugugnò qualcosa a bocca piena mentre tutta la Casa verde-argento si schifava di vedere il cibo che roteava nella sua bocca mentre parlava

-          Con calma, Tiger, una cosa per volta – lo canzonò il Caposcuola – prima mangia e poi parla

Il Serpeverde masticò più in fretta che poté e quasi si strozzo con il pane che stava mangiando, quel tono, lui lo sapeva, non prometteva niente di buono e Draco stava davvero per perdere la poca pazienza di cui disponeva ad aspettare che quell’imbecille finisse il suo spuntino.

-          Goyle è stato pescato dalla McGranitt mentre metteva dei petardi incendiari nella borsa di un Corvonero – si giustificò come un bambino il grasso Tiger badando bene a tenere lo sguardo basso; sì certo, a quel punto la pazienza di Draco Malfoy era andava a farsi benedire come quella giornata di merda.

-          E si può sapere cosa ci faceva Goyle a mettere petardi tra i corvi? – domandò Malfoy cercando di apparire il più tranquillo possibile, cosa che non gli riuscì

Tiger non rispose e il biondo stava per inveire per l’ennesima volta contro la stupidità dei suoi compagni di casa quando Goyle fece il suo ingresso nella sala comune, le labbra si Malfoy si distesero fino ad assumere un sorrisetto sadico e Blaise, che gli era affianco, dovette voltarsi dall’altra parte a sghignazzare, non vedeva Draco così inferocito dai tempi della punizione del primo anno assieme al trio di Grifondoro.

-          Ma bene, Goyle – iniziò il Principe Slytherin – ho saputo che sei andato a fare una visitina alla McGranittGoyle abbassò rispettoso lo sguardo e si tormentò le mani, ben sapendo che Draco non era di buon umore e che, probabilmente, per quel giorno si sarebbe sfogato su di lui per qualcosa che nessuno sapeva

-          Ho pensato che sarebbe potuta essere una cosa divertente – si giustificò l’altro cercando con lo sguardo Tiger che si affretto a lasciare la stanza

-          E da quando in qua i mammut come te “pensano”? – dichiarò alzando il tono il biondo; doveva essere una cosa veramente grossa quella che lo rodeva, rifletté lo studente incriminato, era assai raro vedere Malfoy così agitato e in genere era a causa di Potter e compagnia, solo che questa volta non aveva avuto notizie di pestaggi e retate varie da parte dei grifoni – no! – lo prevenne ancora la serpe – non dire una parola e, soprattutto, NON PENSARE MAI PIU! – gli gridò in faccia facendo sobbalzare perfino la Greengrass che, in genere, correva sopra quel genere di schermaglie.

Goyle annuì sottomesso mentre una vena pulsava sulla tempia del Caposcuola e Blaise cercava di calmarlo senza evidenti risultati, poi il grasso Serpeverde si ricordò improvvisamente e tornò di fronte a Malfoy che lo guardò, più che mai certo che lo avrebbe ammazzato a suon si schiantesimi

-          La McGranitt ha detto che voleva parlarti – sussurrò appena cercando di scappare il più veloce possibile, non era certo il genere di notizia che Malfoy avrebbe approvato per farsi perdonare di essere stato beccato.

Draco strinse i pugni mentre Blaise si allontanava di qualche passo da lui, chiuse gli occhi e in quel momento tutti gli oggetti di vetro della stanza andarono in frantumi, compresi i tre calici di vino rosso posati sul tavolino vicino al divano, quando la rabbia sbollì un poco, la stanza era silenziosa e neppure le mosche volavano, troppo impaurite, mentre tutti gli studenti se ne stavano immobili ad osservarlo, più che mai convinti che, al minimo movimento, il loro Caposcuola li avrebbe schiantati con una maledizione senza perdono.

Malfoy si diresse in tre falcate all’uscita seguito dal fedele Blaise e sbattè la porta dietro di sé, beccandosi poi gli insulti di metà dei dipinti alle pareti che stavano chiacchierando in santa pace.

Decisamente quella non era la sua giornata, riflettè, prima Pansy e le sue cretinate da ragazza innamorata, poi Tiger e Goyle che si mettevano perfino a “pensare” e, come se non bastasse, anche una convocazione della McGranitt che di sicuro gli avrebbe fatto una di quelle paternali da spedirlo in infermeria con un mal di testa allucinante. Goyle difficilmente sarebbe arrivato integro al termine della giornata.

Con un incedere tutt’altro che aggraziato, il Principe delle Serpi percorse i corridoi fino allo studio della prof, gli altri studenti che si trovavano sulla sua strada al momento si scansarono velocemente, schiacciandosi verso le pareti, vedendo la pessima aria che tirava, esplicitata da una nuvoletta nera con fulmini che accompagnava l’erede dei Malfoy.

Quando arrivò alla porta prese un grosso respiro, più che altro per non insultare la McGranitt al primo mese di scuola, Blaise gli prese compassionevole la mano e ci fece pat-pat sopra come ad un cucciolo, gesto che gli procurò un’occhiataccia dal suo migliore amico, dopodiché si allontanò di un paio di passi e lasciò che entrasse nello studio.

Stava giusto per girare il pomello della porta quando questa si aprì all’improvviso, andando a sbattergli direttamente sul naso e facendolo barcollare all’indietro, la testa bruna e accigliata della Granger spuntò dall’interno e osservò Malfoy tenersi il volto dolorante dopo la botta presa, consolata del fatto che non era nessuno di cui preoccuparsi, la ragazza uscì e si richiuse la porta alle spalle, la prof non avrebbe certo approvato il “fine linguaggio” con cui certo lui l’avrebbe esortata a fare più attenzione e infatti la melodica voce del biondo riempì le sue orecchie e fece ballare le suppellettili del corridoio per circa cento metri

-          Che cazzo credevi di fare, idiota? – la investì lui, lei se ne rimase calma

-          Aprire la porta, magari… - lo aiutò lei con aria innocente

-          E dovevi proprio spaccarmi il naso? – domandò ancora lui, ovviamente non era una domanda

-          Speravo di spaccarti la testa, ma evidentemente non ci sono riuscita – ribattè angelicamente lei

Malfoy la guardò truce

-          Beh, che fai, scusati! – le disse poco cavallerescamente il biondo mentre lei se ne stava lì accanto alla porta ad aspettare

-          Non sono io che mi devo scusare – chiarì la mora alterandosi un poco – sei tu che non devi stare dietro una porta quando c’è qualcuno dentro!

-          E come cazzo faccio a sapere che c’è qualcuno dentro? – disse Malfoy che in quel momento l’avrebbe ammazzata

-          Problemi tuoi Malferret – se ne disinteressò lei

-          Scusati! – la investì lui, una giornata decisamente pessima continuava a dire il suo cervello

-          NO!

-          Una mezzosangue come te deve sempre scusarsi! – continuò lui – anche solo per stare al mondo!

Hermione non si fece colpire troppo da quell’insulto, dopo sei anni che li sentiva ormai ci era abituata…

-          Sai maledetto furetto, anche un purosangue come te dovrebbe scusarsi con il mondo per il semplice fatto che la tua presenza crea più danni di un’invasione di cavallette!

E così dicendo la Caposcuola Grifondoro gli voltò le spalle e, sbattendo furiosamente le scarpe sul pavimento di pietra, si allontanò lungo il corridoio lasciandolo nero di rabbia, con il naso dolorante, un mal di testa da paura, la voglia irresistibile di uccidere qualcuno e un imminente colloquio con la prof più rompiballe della scuola.

Blaise se la rideva sotto i baffi poco distante, ma grazie al cielo Draco non lo notò mentre stoicamente apriva la porta.

-          Prego signor Malfoy, si accomodi – esordì la responsabile dei grifoni indicandogli una sedia dall’aria molto scomoda quale effettivamente era.

Draco si sedette e attese che il sedile duro gli provocasse i consueti dolori alla schiena, detestava proprio quel genere d’incontri.

-          Dunque, l’ho chiamata qui oggi per discutere del suo andamento scolastico

Perfetto, si disse il biondo che in quel momento voleva solo andare a fumarsi qualcosa di forte e poi uccidere Tiger, Goyle, Nott, quella svitata della Parkinson e tutti i suoi compagni bastardi, tutti tranne Blaise, di lui aveva bisogno, soprattutto per avere qualcosa che lo tirasse un po’ su dopo una giornata come quella.

-          Stando a quello che mi riferiscono gli altri professori, il suo andamento è sempre stato molto buono – decretò la vicepreside cercando di non mettere troppo acido nella voce – tuttavia, ultimamente in diverse materie è stato riscontrato un calo improvviso, Trasfigurazione compresa.

Mordersi la lingua non era sufficiente per impedirgli di pronunciare una parolaccia a fior di labbra mentre quella continuava a dirgli di quanto era importante quell’ultimo anno a Hogwarts, di quanto Trasfigurazione e Incantesimi fossero materie essenziali e di quanto suo padre ci tenesse che lui uscisse con un buon voto.

Ecco, quella era la goccia che faceva traboccare il vaso e anche l’unico motivo per cui non aveva voglia di impegnarsi nello studio, suo padre era fissato con questa storia, ma a lui non gliene fregava niente, né di uscire con un voto accettabile, né di abbracciare la sua stupidissima causa del male supremo e tutte le altre idiozie, soprattutto adesso che il suo amato Voldemort aveva malamente tirato le cuoia, ma quelli non si arrendevano, oh no! E certo il caro Lucius non gli avrebbe reso la vita facile se a Natale, quando sarebbe tornato a casa, la sua media non fosse di un Oltre Ogni Previsione in tutte le materie.

La McGranitt continuava a parlare come se si fosse incantata e Draco trovò che gli conciliasse il sonno, esattamente come durante le sue ore di lezioni

-          … per questo, - terminò alla professoressa – il collego docenti ha pensato di affiancarle la signorina Granger quale compagna di lavoro, in modo che possa aiutarla nelle materie dove ha più difficoltà, come Babbanologia, Trasfigurazione e Incantesimi.

All’udire quelle parole, tutto il sonno che aveva perso quella notte a riflettere sulla stupidità di Pansy e sulla possibile prescelta quale sua sostituta si dissipò, no, doveva essere un incubo, un incubo terribile, quella giornata doveva essere stata maledetta, qualcuno gli aveva fatto il malocchio! Non bastavano tutto il nervoso e il sangue marcio che si era fatto quella mattina e che sarebbe efficacemente bastato per tutto il resto dell’anno, ci mancava anche gli mettessero la mezzosangue alle calcagna a fargli da balia! Questo era troppo!

-          Mi rifiuto! – disse improvvisamente il biondo cercando di frenare l’emergente tsunami di panico che l’aveva travolto. – la prof tossicchiò teatralmente

-          Forse lei non ha capito la situazione – ripeté fermamente la McGranitt sfoderando tutto il suo cipiglio incazzoso, - questa non è una proposta né un’iniziativa, è un ordine che il collegio le dà, signor Malfoy e pretendiamo che venga eseguito, la possibilità di rifiuto non spetta a lei, né alla signorina Granger.

Decisamente una giornata di merda. Gli negavano perfino il diritto di fare quello che voleva del suo futuro, cioè, se uno decideva di mandare a puttane la scuola non poteva neppure! Ma era assurdo! Peggio di così cosa poteva succede?

-          Adesso devo pregarla di andare a chiamare la Caposcuola dei Grifondoro, in modo che venga a sua volta informata della cosa. – ecco, appunto: il peggio che non aveva preso in considerazione.

Quando si alzò dalla poltroncina rigida, Draco sentì le gambe tremargli, non aveva il coraggio di pensare ancora cosa potesse essere peggiore, non riusciva ad immaginare niente che potesse superare quella schifosissima giornata e non se lo domandò per scaramanzia.

Oltre la porta Blaise era sparito, probabilmente a farsi una canna, e non un cane girava per il corridoio di fronte a quello studio. Dietro l’angolo più vicino stavano due Corvonero che discutevano di stupidaggini da femmine, come le definiva lui, e che si presero un grosso spavento vedendolo girare l’angolo con quella faccia scura.

Gli ci volle quasi un quarto d’ora prima di arrivare al dormitorio dei grifoni e ci si doveva arrampicare su per un milione di scale che giravano continuamente e lo depistavano. Quando finalmente giunse di fronte al ritratto della Signora Grassa, la donna gli domandò la parola d’ordine che lui ovviamente non sapeva e così si mise a bussare rudemente alla porta.

Un accigliato Potter con alle spalle Weasel appena sceso dal letto, fece la comparsa nel vano della porta

-          Che cazzo hai da fare casino, Malfoy? – domandò la finezza in persona

-          La vecchia bisbetica vuole la vostra Granger – rispose l’altro più che mai deciso a non fermarsi un istante di più in quel luogo

Ginny, ancora un po’ spettinata, si avvicinò per sbirciare e Harry la mandò a chiamare Hermione che scese con mille punti interrogativi che le ronzavano nella testa

-          Malfoy… - disse con un sorrisetto, come se vederlo lì fosse una grande conquista

-          Levati quel sorriso dalla faccia Granger, la McGranitt ti vuole nel suo ufficio e ti assicuro che dopo riderai ancora meno.

Se non altro aveva la possibilità di tenerla sulle spine

-          Perché Hermione deve andare dalla prof? – domandò Harry che gli pareva già di sentire puzza di scherzo

-          Non sono cazzi tuoi, Potty – lo zittì il biondo – e adesso vediamo di muoverci, non vedo l’ora che questa giornata di merda sia finita.

Alzando le spalle, la Caposcuola sorpassò i suoi compagni con noncuranza, seguendo l’altezzoso Malfoy giù dalla prima rampa di scale, il sorriso si era un po’ diluito, ma a vederlo spaesato in mezzo a tutto quelle scale che si facevano i fatti loro quasi si sentì di sganasciarsi dal ridere, era davvero buffo… ovviamente la faccia arrabbiata della serpe la dissuase subito da quell’intento, così lo sorpassò mentre quello si teneva al corrimano e la quarta scala si faceva un altro giretto

-          Seguimi, per di qua si fa prima – indicò la grifoncina imboccando una porta nella parete e poi un corridoio

-          Mezzosangue, dove stiamo passando? Questo posto è disgustoso

In realtà, pensò Hermione, era solo un corridoio un po’ umido, ma a giudicare dalla faccia circospetta con cui lui si guardava attorno non doveva pensarla come lei

-          Stiamo passando sotto la Torre di Corvonero – specificò lei – e adesso cammina, non ho voglia di farti da guida turistica

Malfoy trattenne a stento un insulto e la seguì, al termine del corridoio si sbucava direttamente di fronte all’ufficio della McGranitt, Hermione guardò preoccupata la porta, aspettandosi qualche lamentela, il rimprovero per un festino organizzato il sabato prima dai suoi compagni, il casino che era stato fatto nel corridoio del secondo piano quando Finnigan e Nott erano arrivati alle mani e un’imminente comunicazione da portare al consiglio studentesco. E allora, cosa ci faceva Malfoy con lei? Si voltò a scrutarlo in viso e nei cinque minuti che avevano camminato sotto Corvonero lo Slytherin parve aver riacquistato tutta la sua compostezza, mentre la guardava con aria di sfida, aspettando che entrasse.

Oh cielo, cosa non aveva preso in considerazione nella sua lista delle possibilità? Perché doveva essere sicuramente qualcos’altro, sennò Malfoy non avrebbe mai ghignato come stava facendo.

A dire la verità, Draco si stava riprendendo dallo shock personale che aveva ricevuto e, mentre camminava con lei, aveva pensato ai mille modi con cui avrebbe potuto farla uscire di testa in tutte le occasioni che avrebbero dovuto studiare: se la sua mentore stava impazzendo i prof certo non potevano aspettarsi che gli desse ripetizioni, eppoi provava un gusto perverso a farla incavolare e ad azzuffarsi con lei, non arrivare alle mani come faceva con Potter e la Donnola, semplicemente una bella litigata verbale. E adesso, mentre aspettava di fronte all’ufficio della McGranitt, era decisamente meno sicura ed orgogliosa, probabilmente, pensò lui, si stava domandando cosa ci fosse di così urgente o preoccupante da farle chiamare, visto e considerato che aveva lasciato l’ufficio della sua prof di Trasfigurazione da non più di mezz’ora.

-          Che fai Granger, ti muovi o facciamo notte? – domandò il biondo provocandola

Hermione prese un respiro ed entrò. Minerva McGranitt l’accolse con un sorriso a metà tra il rassegnato e l’orgoglioso del tutto diverso da quello che invece aveva rivolto a Malfoy quando aveva varcato quella soglia, la pregò di accomodarsi e Draco studiò come la mezzosangue si fosse seduta sul bordo della seggiola, pronta a scattare a molla al primo segnale di pericolo.

-          Signorina Granger – esordì l’insegnante – mi rendo conto di averla lasciata andare da non molto tempo, ma la questione necessitava di essere discussa prima con il signor Malfoy.

Draco la guardò, se di discutere si poteva parlare, rifletté, quelle poche cose che aveva cercato di dire erano al limite della dittatura, tra un po’ Silente sarebbe diventato peggio di Voldemort.

-          La questione – continuò l’insegnante – riguarda l’andamento scolastico del Caposcuola di Serpeverde.

Hermione sollevò le sopracciglia brune e scrutò il compagno seduto poco compostamente sulla sedia, per una volta Draco Malfoy non stava ghignando.

-          Visto il recente calo scolastico, il consiglio ha deciso di affiancare un tutor al signor Malfoy e lei è stata scelta per questo ruolo visto il suo brillante risultato scolastico.

La giovane Grifondoro sgranò gli occhi

-          Ma, professoressa – cercò di intervenire – non sono sicura di essere la persona adatta… - si giustificò – come lei sa, io seguo due corsi in più rispetto agli altri studenti – era così, al quarto anno, anche senza utilizzare la Giratempo che le era stata data, aveva seguito due corsi in più, lasciando le lezioni della Cooman, ma ritrovandosi comunque con più lavoro del normale.

-          Siamo coscienti di questo – scandì la professoressa – per questo abbiamo deciso che, quale ricompensa per il lavoro che svolgerà, lei verrà esentata dal consegnare i compiti delle materie per le quali darà ripetizioni al signor Malfoy

A questo punto anche il ragazzo allibì, quella era una vera ingiustizia!

-          Questo perché – continuò ancora la vecchia strega – aiutando il signor Malfoy lei svolgerà comunque i compiti assegnati

-          Ma… io… - Hermione Granger, per una volta, non sapeva che cosa dire e quella era una vera rarità

-          Falla breve Granger – l’apostrofò Draco – vorrei tornarmene al dormitorio e terminare questa mattinata

-          Ma non si potrebbe… - cercò ancora lei che di dare ripetizioni a quel bastardo non ne aveva proprio voglia

-          No, non si può – scattò lui – credi forse che me ne starei qua a sentire tutte queste stupidate se potessi scegliere?

Hermione lo guardò, Draco Malfoy doveva avere tanta voglia quanta lei di passare il suo tempo a studiare materie a suo dire inutili come Babbanologia e Trasfigurazione, per non parlare di Rune Antiche!

La gifoncina chinò il capo e annuì alla professoressa e le rivolse un sorriso conciliante

-          Le materie di cui dovrà occuparsi sono Babbanologia, Rune Antiche, Trasfigurazione e Incantesimi, anche se tra queste è sicuramente quella in cui il signor Malfoy ha i risultati migliori. Dato che questo scombinerebbe i gruppi di lavoro, abbiamo deciso che voi due farete coppia anche per le altre materie, in modo da non creare confusione né a voi né agli altri professori.

E detto questo consegnò il foglio con materie e programmi alla Caposcuola che lo scorse brevemente con l’occhio, non c’era traccia di Pozioni, il biondastro era sempre andato bene in quella materia, anche se non sapeva dire se era perché Piton gli regalava i voti o perché era davvero bravo.

Sospirò tristemente, era davvero una favola trascorrere il tempo libero dell’ultimo anno ad Hogwarts a dare ripetizioni a Malfoy anziché ripassare e studiare per i M.A.G.O. di fine anno.

Mentre pensava questo si diresse verso la porta e uscì con il Serpeverde sempre alle costole, usciti, però, si fermò a chiarire qualche punto.

-          Sappi che la cosa non mi piace per niente, Malfoy – disse candidamente lei, lui alzò le spalle e si accese una sigaretta, incurante del fatto che non si potesse fumare, lei tossicchiò e si sventolò una mano davanti alla faccia per allontanare il fumo pestilenziale

-          Non dirlo a me, mezzosangue, non aspettavo altro…

Ovviamente la situazione era una palla al piede per entrambi.

-          Molto bene, nonostante questo gradirei avere la tua collaborazione in questo, sì, chiamiamolo “progetto”

Malfoy ghignò

-          Puoi scordartela, non ho voglia di studiare e non intendo cominciare solo perché ai prof non va bene come rendo

-          Ma così se la prenderanno con me! – s’infuriò lei

-          Problemi tuoi – si disinteressò lui soffiandole altro fumo in faccia e facendole quasi venire un eccesso di tosse

-          Saranno problemi anche tuoi! – continuò lei per niente amichevole – vedi di non farmi abbassare la media o giuro che diventerò il tuo peggiore incubo – e si mise le mani sui fianchi sporgendosi in avanti con le sopracciglia corrugate e gli occhi cupi

-          Senti, ne riparliamo un’altra volta – non che lei lo spaventasse, sia chiaro, ma mentre si sporgeva con le mani sui fianchi aveva intravisto sotto la camicia il pizzo del reggiseno e… la mezzosangue avrebbe anche potuto…

Assolutamente no! Si ribellò la sua testa a quel pensiero, le chiacchiere della McGranitt dovevano averlo stordito più del previsto per andare a formulare certi pensieri proprio sulla verginella Granger. Però, magari…

 

Ovviamente Hermione non aveva smesso un attimo di dire che la cosa era meglio risolverla tutta adesso e che…

Ma sì, si disse Malfoy, che gli desse pure quelle stupide ripetizioni, se poi era desiderabile o meno, quello l’avrebbe scoperto quando fossero rimasti soli a studiare… tantopiù che, se si fosse sbattuto la Granger, avrebbe avuto un’altra arma per ridicolizzarla e far infuriare Potter e Lenticchia.

-          Voglio il tuo orario delle lezioni – specificò lei mentre lui stava ancora riflettendo per i fatti suoi

Prontamente la ragazza tirò fuori un quadratino di carta con sopra segnato l’orario delle lezioni che seguiva, Malfoy la guardò come se fosse scesa da Marte.

-          Non ti aspetterai che io giri con l’orario! – sbraitò lui che, dopo aver visto quell’ultima cosa si diede dieci volte dello stupido

Tra un battibecco e l’altro si decise di incontrarsi tre pomeriggi a settimana terminate Astronomia per lei e due ore della Cooman per lui, in modo che fossero entrambi rilassati e riposati (Draco si domandò come lei potesse essere rilassata dopo due ore di Astronomia, ma si guardò bene dal fare commenti), avrebbero fatto i compiti per altre due ore e poi lui sarebbe andato agli allenamenti di quidditch.

Soddisfatta di se stessa per aver pianificato alla perfezione la cosa, Hermione Jane Granger salutò il suo nuovo allievo e se ne tornò al dormitorio.

Draco Lucius Malfoy le rivolse uno svogliato, dopotutto lei gli avrebbe salvato il culo con quella storia perché a quel punto non avrebbe mai permesso di fargli prendere un’insufficienza, ne sarebbe andato del suo orgoglio Gryffindor.

Sì, la giornata prendeva leggermente una piega migliore.

 

 

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Capitolo 2
*** Ok, niente panico ***


Ok, non era decisamente giornata, su questo lei e Malfoy erano d’accordo

Premessa: questo è il secondo cap e mi sono un po’ lasciata prendere la mano, ho cercato di essere puntuale con la consegna (almeno per adesso, tra una settimana inizio la scuola e allora saranno dolori… soprattutto per me).

Spero che vi piaccia e che anche questa volta mi lascerete un commentino… Ciao!

 

Ok, non era decisamente giornata, su questo lei e Malfoy erano d’accordo.

Non poteva essere successo a lei, proprio a lei! Era una stupida, una stupida e nient’altro; se lo ripeté cento volte mentre tornava al suo dormitorio, avrebbe dovuto dire chiaramente alla McGranitt cosa pensava della questione e, soprattutto, del biondastro che le avevano appiccicato per il resto dell’anno. Ma si rendevano conto di quello che le avevano fatto? Draco Malfoy la detestava e lei… lei doveva fargli ripetizioni! Dovevano essere tutti impazziti, Piton per primo che avrebbe dovuto appoggiare un po’ di più la causa del suo pupillo, insomma, dopo sette anni ad aiutarlo aveva permesso che una So-Tutto-Io-Granger fosse autorizzata ad insegnare qualcosa a Malfoy… avrebbe dovuto impedire che si partorisse quella colossale stupidaggine.

Quando non si ha scelta almeno si abbia coraggio ripeté la sua mente richiamando la frase di una delle sue autrici preferite… parlava bene quella, ma la protagonista del libro non si era mai trovata a dover fare ripetizioni al biondastro… aveva solo un problemino con il complesso jazz e maschilista della scuola.

Ok, niente panico. Che doveva dire ai suoi amici? Harry e Ron avrebbero fatto a gara per venire con lei per poi prendersi a pugni con Malfoy, doveva far sembrare la cosa assolutamente normale, ma il problema era che normale non lo era affatto!

Sospirò, le bugie non erano mai state il suo forte, ma almeno per preservare il suo ruolo di Caposcuola doveva fare in modo che ci fossero meno risse possibili e questo implicava soprattutto Harry, Ron, Draco e il suo seguito perché alla fine il branco di teste calde di Hogwarts si esauriva a quelli. Beh, c’erano anche Finnigan e Thomas se ci si mettevano, Ginny se fatta ubriacare, Pansy Parkinson se pensava che qualcuno potesse provarci con Malfoy sotto il suo naso e pure Lavanda e Calì diventavano violente se qualcuno cominciava a fare commenti su di loro, ma questi ultimi erano tutti casi particolari e poi ormai lo sapevano tutti che Pansy era innamorata e, stranamente, non di Malfoy! Hermione si chiese chi potesse essere lo sfortunato essere su cui la Slytherin aveva messo gli occhi .

-         Allora Herm, che voleva la McGranitt? – chiese Harry, evidentemente in ansia – se è per il festino di sabato puoi pure dare tutta la colpa a me…

-         Non era per il festino – chiarì la Caposcuola

-         Se si tratta di quella provetta di Piton è colpa mia – intervenne Ron – lo so che avrei dovuto dirlo, ma Piton è terribile quando c’è da assegnare qualche punizione e io ne ho già collezionate tre in quindici giorni, vorrei evitare che ne arrivino altre o mia mamma non esiterà a spedirmi un’altra strillettera

Hermione lo guardò torvo, così era stato lui a far incavolare Piton come un aspide quel giorno… beata pazienza, ma che doveva fare con quei due?

-         Se invece è per le risse con Malfoy allora noi non c’entriamo – chiarirono i due Grifondoro in coro – è colpa sua! E anche per quella storia di Neville

-         Quale storia di Neville? – domandò circospetta lei

Il rosso si mise una mano sulla bocca quando capì di aver parlato troppo e Harry lo guardò veramente male

-         Ehm… - e adesso come le spiegava la storia di Neville?

-         Parla Ronald – intimò lei, quando lo chiamava Ronald erano sempre brutti momenti

-         Dunque… - era difficile dire una cosa simile a Hermione, soprattutto sapendo che lei non avrebbe approvato, però se lo guardava così tra un po’ se la faceva sotto, si vedeva lontano un chilometro che era nera di rabbia e il peggio era che non sapevano perché!

-         Nott ha appeso Neville al tetto della Torre di Astronomia – spiegò infine Potter decidendo di darsi spacciato, prima o poi tanto lo avrebbe scoperto – così noi abbiamo preso il fratello di Nott e abbiamo fatto altrettanto

Le sopracciglia di Hermione si alzarono mentre le pupille si dilatavano

-         VOI COSA AVETE FATTO? – disse urlando e richiamando l’attenzione degli altri grifoni che se ne stavano beati per i fatti loro

-         Ci sembrava una buona vendetta – chiarì Ronald che non si era ancora pentito per quel gesto

-         Ma voi due siete matti come dei cavalli! Dico, appendere BabyNott fuori dalla Torre di Astronomia?! – e si mise le mani nei capelli disperata, poi ci si domandava perché Grifondoro e Serpeverde continuassero a litigare…

La Grifondoro attaccò una bella paternale su diritti, doveri, divertimento, libertà fino a divagare alla guerra nucleare.

Ronald Weasley arrossì colpevole, a lui non era sembrata un’idea così pessima… ma adesso che la sentiva sbraitare isterica a quel modo si pentì in fretta di ogni peccato commesso, un vero peccato che non ci fosse un cappellano nei dintorni prima che Hermione lanciasse un’Avada Kedavra su di lui e il bambino sopravvissuto che ormai poteva anche essere chiamato “bambino spacciato”.

Ok, niente panico, niente panico!

Si ripetè Hermione dieci volte salendo qualche gradino verso il dormitorio femminile.

Ma diavolo era dannatamente difficile mantenere la calma se quei due le venivano a dire certe cose!

Se non fosse che erano i suoi migliori amici li avrebbe schiantati. Sì, decise, prima li avrebbe schiantati e poi trascinati entrambi per le orecchie davanti a Piton perché mettesse in pratica la sua vendetta, che di sicuro avrebbe considerato pulire cantine e provette vita natural durante.

-         Ma che ti ha detto la McGranitt? – domandò Ron, mossa sbagliata, decise quando vide fuoco e fiamme uscirle dagli occhi, evidentemente non doveva essere una bella cosa, che la prof avesse scoperto di BabyNott? Naaaaa

-         Vuole che dia ripetizioni a Malfoy – sputò infine la grifoncina mentre Ginny, che passava di lì con alcuni libri, tirò un urlo e lasciò cadere sul pavimento i tomi per la sorpresa.

-         Cos’è che dovresti fare? – domandò Harry credendo di aver capito male… dopotutto c’era un margine di possibilità che Hermione li stesse prendendo in giro per la storia della Torre di Astronomia, forse avevano un po’ esagerato.

-         Devo fare ripetizioni a Malfoy di qualche materia, sei sordo o cosa?

-         Ma quella è tutta suonata! – disse poco galantemente Ron – e tu che hai fatto, hai rifiutato?

-         Non posso rifiutare – chiarì la Grifondoro mentre i suoi capelli si conformavano al suo umore – lo ha deciso il consiglio

-         Ma… ma… - Harry, che in genere parlava sempre, e novantanove su cento diceva anche la cosa sbagliata, rimase a fissarla balbettando quelle due sillabe, se fosse ammutolito forse le sarebbe passato il mal di testa per quel giorno, decise lei

-         Herm, ma non puoi dire sul serio! – questa invece era Ginny

-         Sono serissima e anche molto arrabbiata, quindi, dopo quello che mi avete detto, lasciatemi in pace con il mio mal di testa e i compiti di Rune!

E così dicendo li piantò nel corridoio chiudendo la porta della sua camera privata (i Caposcuola avevano qualche optional utile, riflettè lei, oltre ad una marea di inconvenienti).

 

Diversi piani più in basso Malfoy se ne stava sul suo letto a fumare come un camino, la camicia spiegazzata sullo schienale della sedia di fianco al letto e una sigaretta tra le labbra.

Blaise entrò senza bussare, chiuse la porta e la sigillò con un incantesimo, Draco non alzò neppure la testa, ben sapendo che il suo migliore amico, quel giorno, era l’unico che avrebbe avuto il coraggio di stargli a meno di 100 metri di distanza.

-         Che succede? – chiese allungandosi sulla poltrona a fianco dell’armadio e cominciando a rollarsi una canna

-         Niente – ovviamente “niente” significava “tutto”, a Blaise quasi venne da ridere

-         Davvero? – chiese il moro – e allora perché te ne stai qui da solo? E perché Nott si sta curando le ferite nel salottino? Ho sentito che non sei stato troppo clemente con lui…

-         Che cosa sei? – chiese Malfoy adirato – il mio migliore amico o il grillo parlante? – Blaise sorrise serafico sbattendo le ciglia

-         Tutti e due – e si accese la canna – allora, vuoi dirmi che è successo o devo andare a chiedere in giro?

Al solo pensiero che qualcuno potesse venire a sapere di quella situazione paradossale, il biondo rabbrividì, poi tornò a rilassarsi, tanto era lei a perderci.

Lo sguardo insistente di Blaise gli fece capire che il bel moro non si sarebbe schiodato dalla sua camera finché non gli avesse raccontato tutti i misteri di quella giornata.

-         La McGranitt mi ha fatto una paternale di un’ora sul calo che ho avuto a Trasfigurazione e in quelle altre stupide materie

-         E… - lo incalzò Zabini

-         …e mi ha appiccicato la Granger ai calcagni perché mi faccia studiare

-         E…? – a volte Zabini si stupiva di se stesso, anche il quel momento lo fece, e si domandò come la sua testa potesse sapere che Malfoy non gli aveva detto tutto, beh, in realtà gli parve quasi di leggerglielo in faccia che c’era dell’altro e anche “cosa” altro, ma farselo dire da Draco era maledettamente più divertente

-         E la Granger dovrebbe mettersi un abito da suora! – sbraitò il Principe delle Serpi mettendosi a sedere sul materasso

Le sopracciglia dell’altro ospite della stanza si arcuarono

-         Perché la Granger dovrebbe mettere un abito da monaca? – domandò Blaise fingendo di non capire

-         Perché la mezzosangue è una dannata monaca e non dovrebbe vestire come veste!

Accidenti, questa volta Draco era davvero sconvolto, che aveva fatto Hermione per farlo incavolare così?

-         Stai pensando di rimpiazzare Pansy? – domandò Zabini soffiando sinuose volute di fumo che si alzarono verso il soffitto scuro

-         Con quella? Neanche morto – altro sguardo indagatore da parte di Zabini che sapeva benissimo che stava mentendo, Draco non era bravo a mentire con gli amici, il suo unico problema era che Blaise era il suo unico amico, se si escludeva Potter, ma con Potter si trattava di un’amicizia un po’ differente…

-         D’accordo, ci ho fatto un pensierino – ammise infine il biondo dagli occhi di ghiaccio accendendosi una nuova sigaretta

-         E ti farai dare ripetizioni da lei? – chiese incuriosito l’altro Serpeverde fissandolo

-         Lei mi farà i compiti e tutto il resto, non dovrei prendere l’occasione al volo?

Per poco il moro non si mise a ridere

-         Non credo che ti lascerà fare questa vita – commentò sarcasticamente – Hermione crede molto nello studio – questa volta toccò al biondo stupirsi

-         Da quando chiami la mezzosangue per nome?

-         Dal quarto anno – specificò l’altro

Effettivamente Blaise Zabini era sempre stato un Serpeverde un po’ sopra le righe: nonostante tutte le beghe che c’erano con il sangue e tutto il resto, lui non aveva mai espresso un’opinione a proposito e tra tutti era uno dei pochi Slytherin i cui genitori non fossero dei mangiamorte incalliti. Come pecora nera delle serpi, il bruno si era permesso qualche comportamento stravagante, aveva così fatto amicizia con la Granger, con cui si fermava anche a chiacchierare, soprattutto di Erbologia, e non si faceva coinvolgere in quel genere di divertimenti che le due case riassumevano in insulti, retate, spedizioni punitive ecc.

A questo punto Malfoy si domandò come potesse essere amico di un tipo simile che, al momento, fraternizzava anche con il suo “problema con le gambe”, tuttavia era l’unica persona al mondo per cui lui contasse qualcosa.

Zabini osservò il suo migliore amico mentre incupiva lo sguardo, ci avrebbe scommesso tre giornate senza fumare che stava pensando alla mezzosangue in maniera differente dal solito, lei l’aveva scioccato con qualcosa che non riusciva ancora a capire

-         Non ti riuscirà di istupidire Hermione fino al quel punto – sputò l’altro mentre gli fregava una sigaretta – è una brava ragazza

-         Sarà anche brava, ma è anche una ragazza – celiò il biondo – e comunque a me interessa solo che mi faccia i compiti

Blaise rise. Era come credere alla fata Turchina

-         D’accordo, se la metti così faccio finta di crederti, anche se mi riesce davvero molto difficile – e si alzò in piedi affiancando il letto e chinandosi un poco

-         Lo sai Draco – disse cercando di trattenere un sorriso – dovresti fumare di meno o presto libererai la Granger del suo problema più grande

Malfoy sbuffò mentre l’altro usciva tranquillamente dalla camera richiudendo la porta, come se Zabini non facesse altrettanto…

 

Hermione Granger era ossessionata dai suoi due migliori amici e da Ginny. I tre malati di mente stavano organizzando piani e complotti per fare in modo che lei non dovesse adempiere all’obbligo impostole, la mezzosangue pensò che fossero davvero da ricovero urgente, soprattutto dopo che avevano proposto di travestire Ron da donna e spacciarlo per una Serpeverde in modo che gettasse il biondo giù da una finestra. Ron non aveva approvato, lei neppure, anche se l’immagine del rosso vestito con la casacca verde-argento, la gonna corta, la ceretta fatta e il trucco in faccia fece sogghignare il gruppetto, ovviamente Weasley aveva piantato un mezzo casino contro i suoi compagni beccandosi pure un insulto dalla bibliotecaria dato che non avevano trovato posto migliore per andare a macchinare qualcosa.

Alla fine, esasperata, aveva lasciato la stanza, riportato i libri in camera e si era messa a camminare per i corridoi senza una meta precisa, aveva deciso che, se qualcuno l’avesse fermata per chiederle cosa stava facendo, avrebbe risposto che stava controllando i corridoi per la ronda notturna.

-         Se bevessi vorrei ubriacarmi – disse a Grattastinchi che l’aveva, gli grattò l’orecchio sinistro fermandosi in mezzo al passaggio vuoto, poi proseguì mentre le fiaccole si accendevano automaticamente alle pareti rivestite di quadri e arazzi, ormai era quasi il tramonto.

-         Penso che comincerò a fumare – dichiarò

-         Pessima idea, mezzosangue – disse una voce proveniente dalle sue spalle e qualche attimo dopo si ritrovò sorpassata da Draco Malfoy che si dirigeva agli allenamenti di quidditch – staresti solo male – e il biondo proseguì per il corridoio senza degnarla di altri sguardi, ma facendole comunque un segno di saluto con la mano

-         Nessuno te l’ha chiesto! – gridò all’indirizzo dello Slytherin che stava per girare l’angolo e, poco prima che scomparisse oltre il muro, lo vide ghignare.

-         Che cosa devo fare, Grattastinchi, amico mio… - mormorò prendendo il gattone tra le braccia e portandolo nel bagno di Mirtilla Malcontenta, lì almeno sarebbe stata al sicuro, Ron e Ginny non ci avrebbero mai più messo i piedi in vita loro dopo l’esperienza della Camera e Harry non passava mai lì davanti altrimenti Mirtilla non l’avrebbe mai più lasciato andare, quello era il suo rifugio segreto

Come la vide arrivare mogia mogia, Mirtilla si stampò un bel sorriso sulla bocca, stare a sentire le infinite piste mentali che Hermione si faceva in quel bagno era decisamente divertente

-         Che succede? – domandò il fantasma andando a sedersi su un lavandino di fronte a lei e guardando storto il gatto che cominciò a soffiare, la Caposcuola dei grifoni lo rabbonì con qualche grattino

-         Mi hanno messa a fare ripetizioni a Malfoy – spiegò sospirando mesta

-         Malfoy quello per cui tutte le ragazze vengono qui a piangere? Quello a cui nessuna può resistere e che si è sbattuta mezza Hogwarts?

Hermione constatò che, dopo il breve periodo al secondo anno in cui Harry aveva conosciuto Mirtilla, il linguaggio della ragazza era notevolmente peggiorato, si accigliò seccata,

-         Esattamente quello – disse seccata dei tanti appellativi da uomo del destino che gli venivano affibbiati dalle studentesse, mettendola a quel modo sembrava quasi che fosse un onore fare un po’ di sano ripasso al Principe delle Serpi

-         E tu sei segretamente innamorata di lui, per questo sei triste, hai paura che lui se ne accorga e ti molli come ha fatto con le altre! – scandì esultante l’occhialuto fantasma credendo di essere arrivato alla soluzione dei problemi del mondo

-         Assolutamente no! – chiarì la ragazza dagli occhi ambrati

-         Oh – Mirtilla parve delusa – e come mai sei qui, allora?

-         Beh, sai, non aspiro certo a passare il mio tempo assieme ad uno che mi insulta ogni cinque minuti, mi chiama “mezzosangue” e mi tratta alla stregua di un elfo domestico

-         Anche un mio compagno mi chiamava “mezzosangue” – riflettè Mirtilla

-         Davvero? – domandò Hermione stupendosi, era raro che lo spettro rinvangasse ricordi della sua esistenza umana

-         Sì – continuò – era un vero villano, però tremendamente affascinante… - ricordò quasi con occhi sognanti – scommetto che anche Malfoy è terribilmente affascinante, sennò non avrebbe mai potuto fare questo scempio di cuori infranti

La Grifondoro annuì, obiettivamente il biondastro era carino, ma niente di più!

-         Ecco come si chiamava! – ricordò improvvisamente – Tom, si chiamava Tom! Tom Riddle!

Hermione sgranò gli occhi e per poco non si strozzò, cioè, Mirtilla aveva avuto una cotta per Tom Riddle, Voldemort?!

… questa avrebbe dovuto scriverla a Rita Skeeter, chissà che ne avrebbe tirato fuori quella svitata di una giornalista, già s’immaginava il titolone di prima pagina “L’amore da adolescente di Tu-Sai-Chi, Mirtilla si confessa: era affascinante e mi chiamava Principessa”, sì, avrebbe scritto proprio così…

-         Non dovresti prendertela tanto – proseguì il fantasma – dopotutto devi solo dargli qualche ripetizione, mica andarci a letto…

Decisamente avrebbe dovuto fare qualcosa per quel suo modo di parlare, era imbarazzante e, soprattutto, Harry ne avrebbe pagato le conseguenze. Quella sera. Era tutta colpa sua!

-         Vedrò di non pensarci troppo – promise la riccia alzandosi e tirando su Grattastinchi per la collottola, ovviamente qualunque persona che la conoscesse sapeva che non avrebbe fatto altro che torturarsi finché non fosse arrivato il momento fatidico, in quell’istante il suo status sarebbe passato in “Berserk Mode” e avrebbe gestito la situazione come il capo di un’accademia militare pronto alla battaglia.

 

Il giorno seguente era lunedì: quel pomeriggio avrebbe cominciato a dare ripetizioni alla serpe malefica.

Quando Hermione e Draco si ritrovarono nella serra 5 della Sprite per la lezione mattutina di Erbologia, seppero che il mondo sarebbe presto terminato.

La professoressa si affrettò a scombinare tutti i gruppi di lavoro spedendo Blaise a lavorare assieme a Harry e la Parkinson con Ron che non faceva altro che lamentarsi.

-         Come mai tutti questi cambiamenti? – cinguettò la mora tutta giuliva e Draco la trovò più simile ad una Hufflepuff che alla consueta Serpe che conosceva

La risposta fu un coro di “Taci”, “Stai zitta” e “Fatti i cazzi tuoi”, ma quella non si scompose troppo e cominciò a chiacchierare con Lavanda.

A quel punto i quattro si guardarono preoccupati attorno: Lavanda e la Parkinson si erano sempre cordialmente detestate dal primo anno e non facevano altro che graffiarsi la faccia e incendiarsi i capelli ogni volta che s’incontravano; che Pansy fosse diventata lesbica? Pensò Draco osservandola un poco mentre si uniformava allo stile Brown-Patil che sembravano averla stranamente e pacificamente accolta nel loro club del pettegolezzo.

Doveva esserci qualcosa che non andava, si dissero anche Ron e Harry mentre assistevano a quella scena inaudita, probabilmente si stava avvicinando la fine del mondo. Malfoy guardò preoccupato Zabini che si limitò ad alzare le spalle mentre, con facilità, trapiantava una orrida piantina canterina di un orribile color melanzana, come però il vegetale si fu ambientato nel terriccio, cominciò a cantare a squarciagola, spaccando i timpani a metà degli abitanti della serra.

-         Mezzosangue, che dobbiamo farci con questa cosa? – domandò Malfoy, sempre gentile

-         Metterla in un vaso – specificò lei

-         E non può andarci da sola? – grugnì il biondo guardando storto la pianta che gli fece una linguaccia; d’accordo, quella pianta avrebbe presto imparato a volare fuori dalla finestra

-         Certo che non può andarci da sola – disse la Grifondoro strappandogli la pianta dalle mani e cominciando a sotterrarla, sotto un po’ di terra l’arbusto assunse un aria più rilassata

-         Perché diavolo dobbiamo fare da servi a questa specie di carota? – chiese ancora il Principe delle Serpi che per quella lezione non si era neppure degnato di mettere i guanti da lavoro

-         Perché bisogna raccogliere le bacche per la pozione di Piton – sibilò lei innaffiando il vaso

-         E perché cazzo Piton ha bisogno di una pianta simile per le sue pozioni

La mezzosangue prese un grosso respiro, poi si voltò verso di lui con aria bellicosa

-         Credevo che almeno di Pozioni fossi una cima – commentò acida – ma evidentemente vai bene solo perché il tuo caro professore ti alza il voto.

Draco s’incupì, nessuno aveva mai messo in discussione la sua abilità in Pozioni, anche perché era l’unica cosa che gli riuscisse davvero bene, oltre a far uscire di testa le persone, era chiaro.

-         Su, prova a riflettere – lo incitò lei sarcastica – a cosa potrebbe servire una pianta come questa se dobbiamo preparare la pozione CambiaUmore?

Il biondo s’indispettì, che aveva da scaldarsi tanto, si era solo dimenticato cosa stavano facendo di Pozioni, e allora?

-         Draco, devi essere più gentile con le piante – disse Blaise accarezzando la sua – fai finta che sia una donna da coccolare…

Malfoy guardò alternativamente male Zabini e la pianta

-         Punto uno, Blaise: io non coccolo le donne, sono loro che coccolano me. – e Harry alzò gli occhi al cielo, la modestia di Malfoy sotto certi punti di vista era indiscussa – e punto numero due: ma l’hai vista? È bruttissima, pensi che potrei mai andare a letto con una donna così brutta? – Hermione lo guardò malissimo mentre la serpe dagli occhi blu scoppiava in una fragorosa risata e perfino lo Sfregiato tratteneva un sorrisetto; Draco guardò interrogativamente la pianta senza capire il motivo di tanta ilarità e si beccò un’altra occhiataccia dalla Granger

-         Consolati Granger – la blandì lui – perfino tu sei meglio di questa scorfana

Probabilmente Hermione in quel momento stava pensando al modo migliore di spaccargli il vaso di cui si stava occupando sulla testa, con vegetale e tutto

-         Se la piantassi nella tua testa sicuramente crescerebbe meglio – rispose acida continuando a rimestare il terriccio – avrebbe tutto il posto per allargarsi perché nel tuo cranio non c’è assolutamente niente! – e conficcò un paio di cesoie a pochi centimetri dalle dita affusolate della serpe

-         Che cazzo volevi fare, tagliarmi un dito? – domandò il Principe delle Serpi aggrottando le sopracciglia bionde e affrettandosi a spostare il suo prezioso arto nel caso lei avesse un altro schizzo simile – guarda che quella mano mi serve! – Harry tra un po’ si sbellicava dalle risate

-         Oh, scusa, ho mancato il bersaglio… - gli sorrise lei con tono mieloso – non preoccuparti caro, la prossima volta farò più attenzione e ti colpirò per bene… - e sbatté le ciglia scure con aria civettuola.

-         Ho idea che come coppia non farete molta strada – commentò Zabini ridendo e continuando a curare il suo arbusto canterino, e si ritrovò con le facce scure sia di Draco che di Hermione piantate addosso, la sua osservazione non era stata gradita.

-         Pensa per te – grugnì Malfoy – con Potter ti si abbasserà perfino Pozioni

-         Beh, almeno a me non hanno attaccato la Parkinson alle calcagna perché studi – si vendicò il bambino sopravvissuto

-         Solo perché avevi la Granger che ti passava i compiti – rispose Draco

I due rivali di sempre si guardarono storto dai due lati del tavolo e stavano giusto per cominciare a lanciarsi qualcosa di acuminato quando la pianta che Hermione aveva sotterrato iniziò a strillare stonata

-         Che ha adesso da fare tutto ‘sto casino? – chiese ancora il Caposcuola verde-argento tappandosi le orecchie per il baccano

-         Va bene così, significa che ha messo le radici – spiegò la Granger

-         E deve proprio stordirci tutti?

-         Beh, più ti stordisce e più sale il voto di Erbologia

Draco s’infuriò, stava dicendo che non sapeva fare niente di Erbologia? No perché quella era una cosa che non tollerava, anche se era la pura e semplice verità.

-         Hermione ha ragione – disse Blaise cercando di calmare la sua furia perfettamente riconoscibile – se grida e urla significa che è stato fatto un buon lavoro, quindi prenderete un bel voto…

Il suo sorriso era un po’ tirato, soprattutto perché la Caposcuola non sembrava approvare quell’ipotetica collaborazione tra lei e il biondo che avrebbe dovuto portare al benessere della piantina e ad un bel voto per entrambi, in realtà aveva fatto tutto da sola…

Malfoy parve comunque calmarsi un po’.

-         Spero che alla prossima lezione tu mi dia anche una mano – berciò la Grifondoro guardandolo storto – non intendo farti tutto il lavoro solo perché tu te ne stia comodo a limarti le unghie – l’altro la guardò di nuovo male, il loro rapporto di cooperazione non era iniziato precisamente nel migliore dei modi.

Qualche minuto dopo la Sprite passò tra i banchi a controllare il lavoro e si ritrasse spaventata dalla tensione che c’era nell’aria mentre sguardi omicidi venivano scambiati tra Draco ed Hermione, tra Harry e Draco e tra Draco e Blaise. Casualmente Malfoy deteneva il primato.

 

Ron non era più di questo pianeta, dopo dieci minuti di chiacchiere tra la NeoParkinson e le sue compagne di Casa sulla tonalità di biondo più in voga quell’inverno e sulla migliore lana di tweed per cappotti, oltre ad una abbondante digressione su una certa Emily Moffatt che aveva avuto una storia straziante con un certo Samuel Covent finita malamente in una scenata “memorabile” – come l’aveva definita la stessa Calì - era stramazzato al suolo sventolando bandiera bianca.

-         Secondo me la Sprite avrebbe bisogno di un restauro – commentò Sfregiato mentre la prof si allontanava e non poteva più sentirli tra il baccano di piante da cabaret, Blaise rise

-         Dovrebbe sicuramente ridimensionare il suo vestiario – scandì Lavanda agitando una mano mentre parlava – lo sanno tutti che il color amaranto non è più di moda da almeno cinque anni – commentò ancora additando la prof con uno scialle a maglia larga che si drappeggiava sulle spalle tonde

-         Per non parlare di quel cappello! – disse Calì scandalizzata – è decisamente un pezzo da museo – e scosse la testa rassegnata

-         E della ricrescita, accidenti, ha i capelli di sette tonalità di grigio – terminò in ultimo NeoParkinson dando il colpo finale a Ron che si era appena ripreso e in quel modo tornò direttamente sotto il tavolo

-         Ma perché non la lasciate vestire come le pare – disse Hermione senza distrarsi dal suo lavoro – se vuole andare in giro vestita di viola e amaranto che faccia pure…

-         Ma cara, tu non capisci… - spiegò Calì

-         Cosa, che uno vuole essere se stesso senza doversi agghindare come un albero di Natale?

-         Tu dici così – intervenne Lavanda – ma se per una volta provassi a metterti davvero in tiro scopriresti che è tutto migliore – la Granger alzò un sopracciglio poco convinta mentre Malfoy si faceva una risatina sotto i baffi

-         Guardati per esempio – continuò ancora una delle tre – guarda la tua gonna – tutto il banco: Harry, Ron, Blaise e perfino Draco si sporsero a guardare la gonna a pieghe della Caposcuola – ecco, se la portassi tre centimetri più corta faresti subito tutta un’altra figura… - la blandirono

-         Ma mi spiegate cosa mi cambia la gonna tre centimetri più lunga o più corta?

-         La lunghezza della gonna è uno status – spiegò la Parkinson – tu portandola così non appartieni a nessuno…

-         … tranne al mio – continuò la mezzosangue – io sono io e non appartengo ad uno status, ognuno è sé stesso, perché deve uniformarsi agli altri?

Malfoy pensò che quella era esattamente la filosofia che lui metteva in pratica: era lui a fare la moda, era lui a decidere e certo un Malfoy non si sarebbe mai uniformato alla massa; evidentemente lui e la mezzosangue avevano qualcosa in comune perché era innegabile che lei avesse uno stile tutto suo.

-         Non si tratta di fare quello che fanno tutti – continuò il Trio Fashion

-         Ah no? – domandò sarcastica Hermione, che invece la pensava credeva proprio quello, la gente era codarda e pur di non farsi notare ed essere presa di mira si uniformava agli altri, vestiva come loro e si comportava come tutti, rendendosi così invisibile, creando così una massa di gente che si imitava cercando un modello da seguire, abilmente gestito da quelli che facevano la moda e vendevano abiti ed accessori. Lei non era vigliacca fino a quel punto, aveva il coraggio di dire e fare ciò in cui credeva, al di là che lo facessero tutti gli altri oppure nessuno, lei era solo se stessa, mezzosangue, con i capelli non sufficientemente lisci e la gonna non sufficientemente corta.

Draco Malfoy decise che quella conversazione era andata avanti a sufficienza, un po’ perché al tavolo sembravano tutti storditi dalle chiacchiere del neonato Trio Frashion, e un po’ perché, a furia di parlare della lunghezza delle gonne, lui aveva già occhieggiato a sufficienza quella della Granger con la trama rossa e oro e le calze bianche che ci portava sotto, aveva avuto anche tutto il tempo di studiare che erano calze pesanti, non i classici collant di nylon che indossavano quasi tutte le altre ragazze, ma candide calze di cotone, decisamente un segno distintivo; forse la Granger non era una bellezza, ma sicuramente aveva stile, dovette riconoscerglielo, e il suo era decisamente personale ed esulava dalla maggior parte dei canoni di bellezza femminile vigenti in quella scuola, era anche per quello che era speciale, diversa da tutte, l’unica in grado di tenergli testa. Provò ad immaginarsela vestita come voleva la moda, con i collant, la gonna corta, il reggiseno nero sotto la camicia bianca e senza personalità. La visione che si creò, decise, era decisamente passabile. Ma non era lei. Eppoi la Granger aveva il reggiseno bianco, lui l’aveva visto.

D’accordo, la conversazione doveva terminare per la sua pace psicologica e la sanità mentale degli altri membri del bancone che davano già qualche segno di squilibrio, Harry per esempio si stava guardando preoccupato la cravatta un po’ allentata chiamandola Mindy.

-         Per me, se la Sprite la smettesse di scassare con questa roba spaccatimpani sarebbe già qualcosa, poi come vuole vestirsi sono un po’ cazzi suoi.

Il Principe delle Serpi aveva parlato. La discussione era chiusa.

Le tre si premurarono di cambiare argomento e continuare a ciarlare tra loro.

Hermione guardò il biondo, avrebbe voluto sorridergli perché alla fine aveva detto quasi esattamente quello che pensava lei. Quasi. Beh, aveva usato altre parole e un tono decisamente più autoritario. Ma da quando lei e Malfoy formulavano gi stessi pensieri sulle persone? Era preoccupante, vero (sarebbe finita anche lei con quelle sue stupide credenze su purosangue e mezzosangue?), ma pur sempre una conquista visto quello che dovevano affrontare insieme.

 

Decidendo che la pianta poteva anche sopravvivere alle parolacce di Malfoy, che nel frattempo aveva ripreso il suo consueto lamento, si allontanò dal tavolo per raggiungere un banchetto pulito dove poter prendere i suoi appunti, si sedette ed estrasse dalla sua pila di libri un quaderno, iniziando ad annotare informazioni e dettagli.

Qualche minuto dopo Malfoy si voltò verso di lei, la loro pianta aveva iniziato a canticchiare in falsetto qualcosa tipo “Romagna Mia” e la cosa sembrava davvero preoccupante, magari aveva tendenze gay… ma lo spettacolo che gli si presentò lo lasciò decisamente sbalordito e, solo con un grande sforzo, riuscì a non lasciar partire la mascella alla volta del pavimento: sotto la gonna su cui era malamente seduta sopra, si intravedeva il punto dove terminavano le parigine bianche e cominciava la pelle della gambe.

Stop! Da quando la mezzosangue indossava le parigine? Ora qualcuno doveva spiegargli perché dovesse indossare quell’indumento e, soprattutto, perché le trovava maledettamente sexy!

Cazzo cazzo cazzo, Blaise Blaise Blaise, perché non capisci mai niente quando serve? Perché al posto di startene lì a gongolare e guardarmi non fai qualcosa, io ci sto rimettendo quei pochi neuroni rimasti! Presto diventerò peggio di Paciock se continuo a farmi di questi pensieri!

No, doveva essere un’allucinazione, si disse cercando di convincersi, qualcuno doveva avergli messo dei funghi allucinogeni nel succo di zucca quella mattina, sbatté gli occhi qualche volta: il mondo non gli stava roteando davanti agli occhi, la divisa dei Grifondoro non era ancora diventata verde, la McGranitt non si era presentata a far lezione vestita di pelle nera e i suoi compagni sembravano tutti gli stessi, escludendo la Parkinson che ormai era partita per la tangente. Evidentemente il problema non era nella sua vista distorta. La guardò di nuovo.

Hermione si voltò verso di lui sentendosi osservata, si stupì dell’espressione sorpresa (o forse sarebbe meglio dire esterrefatta) che gli lesse sul volto e seguì la direzione dei suoi occhi

-         Non guardare, PORCO!

Gli gridò coprendosi con la gonna, grazie al cielo i suoni erano appena udibili nel frastuono e anche se a lei sembrava un’umiliazione totale.

 

La serpe le rise in faccia, quella era davvero una cosa inaspettata! Era abituato a ragazze che non vedevano l’ora di alzarsi le gonne, la Granger invece… doveva avere qualche tara per essere sempre così strana…

Hermione si sedette composta sulla seggiola controllando che nessun pezzo della sua biancheria fosse esposto a sguardi indiscreti, e scrutò ai suoi lati per accertare che nessun’altro a parte Malfoy avesse catturato quell’immagine, poi si tirò malamente il gilet fino a metà della coscia e riprese arrabbiata a prendere appunti.

 

Doveva essere caduto davvero in basso… rifletté il cercatore verde-argento tornando al lavoro mentre il suo migliore amico, che non si era accorto di niente, gli lanciava occhiate incuriosite, dopo due giorni che andava in bianco era addirittura arrivato a sbirciare sotto la gonna dell’unica ragazza che non aveva mai, neppure lontanamente, manifestato il desiderio di venire a letto con lui, in verità la Grifondoro evitava perfino di stargli accanto, come se avesse avuto la peste, ma quella era una situazione a cui avrebbe posto presto rimedio. O almeno sperava…

 

 

Spazio Autrice:

Lo confesso, lo spazio autrice è una di quelle cose che alla fine mi hanno convinta a pubblicare la mia prima fic… mi piace un sacco ringraziare e parlare della mia storia, quindi provvedo.

 

Selene87: Ciao! Non preoccuparti per le recensioni chilometriche, mi fa molto piacere che tu abbia così tanto da dire in proposito, quindi continua pure a riempire lo spazio e a intasare il server! PS: Ilaria è un bellissimo nome, anche la mia migliore amica si chiama così^^

 

8marta8: Ciao! Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, incominciare una storia per me è sempre la parte più difficile, soprattutto perché l’idea centrale la si scoprirà un po’ più avanti… ihihih, ovviamente sono anche contenta che Draco ti sia sembrato ben fatto, ho cercato di non farlo troppo sdolcinato perché per il momento deve mantenere il suo bel carattere di m****, spero che continuerai a leggere e che ti piacciano anche i cap seguenti!

 

Shavanna: già… e fossero solo sfighe… già, credo proprio che gliene capiteranno parecchie al povero Draco (se di povero si può parlare ^^), spero che non se la prenda troppo e non decida di farmela pagare…

 

Potterina_88: se lo dici tu che non si vede che è la prima fic… ovviamente la cosa non può che farmi piacere! Sì , il finale ci sarà e sarà… naaa, troppo presto per le anticipazioni, ma ho paura che dovrete soffrire un po’ prima di vederlo…

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Capitolo 3
*** Between you & me ***


Hermione si guardò attorno preoccupata consultando l’orologio che portava al polso

Premessa: rileggendo quello che ho scritto, trovo giusto fare qualche precisazione, sennò sono la prima a non capirci più niente. La storia è ambientata al settimo anno di Hogwarts, bene, fate come se il sesto libro non fosse mai esistito oppure pensatela come un AU, boh. Voldemort è morto, come specifica Draco nei precedenti capitoli, ha malamente tirato le cuoia in circostanze assai misteriose e tuttavia i mangiamorte sono ancora a spasso per il regno magico. Ecco, a questo punto credo che la cosa risulti più comprensibile, scusatemi tanto per essermi dimenticata prima questi dettagli abbastanza importanti. Chiedo umilmente venia.

Chiedo scusa anche per il fatto che gli scritti sono pieni zeppi di errori ortografici e di ripetizioni, scusate…

Ciao!

Nyssa

 

Hermione si guardò attorno preoccupata consultando l’orologio che portava al polso. Mancavano dieci minuti all’appuntamento con Malfoy in biblioteca e lei non voleva assolutamente arrivare in ritardo, era una persona puntuale di natura, eppoi la McGranitt sapeva della loro prima lezione e sarebbe di sicuro venuta a controllare, quindi doveva fare bella figura.

Con i libri di Erbologia, Trasfigurazione e Incantesimi sotto il braccio, la ragazza si diresse verso la biblioteca dove stavano alcune matricole alle prese con i problemi di Aritmanzia e un Tasso occhialuto del secondo anno che si stava facendo venire un’intossicazione da caffè a furia di berne per poter leggerne i fondi e superare il compito di Divinazione di quel mercoledì; quell’ultimo anno, infatti, la Cooman si era messa a fare verifiche scritte su quanto vedevano nelle tazze, Harry e Ron non l’avevano presa bene, in ogni caso il voto saliva con l’indice di catastrofi che si riuscivano a prevedere: maggiore era il numero di persone in pericolo di vita, epidemie di aviaria e incidenti, più il voto si avvicinava al fatidico 9, eh sì, 9 perché lei più di 9 non dava, 9 era il suo numero preferito e, guarda caso, indicava proprio la morte.

Il suo tavolo sotto la finestra era vuoto. In realtà quel tavolo era sempre vuoto, tutti sapevano che era “riservato”, proprietà privata di Hermione Granger fin dal primo anno. Appoggiò il carico di tomi sulla ruvida superficie di legno e si rilassò su una delle sedie a disposizione. Controllò le incisioni fatte con strumenti di fortuna come temperini e oggetti appuntiti, qualcuno aveva scavato un fiore proprio accanto al suo posto e sapeva anche chi, era stato Victor Krum al quarto anno, dato che lei gli aveva fatto un regalino per la partenza, lui si era sentito in dovere di fare qualcosa in cambio e così aveva preso qualcosa dalla tasca e, coperto da una pila di libri, le aveva inciso quel fiore iscritto in un cuore; quando lei era distratta e pensava a qualcosa guardando la finestra, aveva il tic di toccare quel piccolo ricordo della persona che le aveva detto che era bella e che avrebbe voluto uscire con lei.

Era stata una stupida a rifiutarlo in nome di chissà cosa… di Ron? Probabile, ma il rosso era già qualcosa se la considerava una ragazza e non un automa… le era dispiaciuto rifiutare Victor perché, nonostante fosse grande e grosso e rozzo e violento, con lei era sempre stato gentile e premuroso, dolce e timido.

Già, era stata una stupida, esattamente come era una stupida adesso a farsi venire le palpitazioni per la prima lezione con la serpe, perché adesso il battito le stava aumentando? E perché non riusciva a stare ferma sulla sedia? I compiti che aveva in mente di fare prima di incontrare Malfoy dovevano essere rimandati, se continuava a quel modo avrebbe fatto un pasticcio con la relazione per Piton, avrebbe sbavato tutto l’inchiostro, le sarebbe toccato riscriverla da capo (ed era già alla settima pagina!) e non avrebbe dormito la notte per terminarla, per arrivare al giorno dopo con due occhi da rospo e la faccia di uno zombie.

La bibliotecaria le si avvicinò sorridente, era una donna alta e allampanata, che aveva preso in simpatia Hermione quando aveva cominciato a notare il quantitativo di volumi che leggeva o prendeva in prestito. La salutò con la mano rivolgendole un sorriso, poi si diresse verso due studenti di Corvonero che stavano sghignazzando dietro un tomo voluminoso che probabilmente non era quello che appariva.

Ok, ancora 5 minuti e poi tutta quell’agitazione sarebbe terminata.

Eppoi un pensiero la colse.

Perché doveva essere lei ad aspettare lui?

Perché doveva farsi venire quell’agitazione incredibile? Che se la facesse venire lui!

Risoluta per qualcosa che nella sua testa non era ancora ben definito, riprese la sua roba e si diresse verso il banco della bibliotecaria

-          Potrebbe tenermi qualche minuto i libri, non mi fido a lasciare tutto sul tavolo e ho scordato delle cose in camera

La donna annuì e prese in consegna la borsa, dopodiché la Caposcuola del Grifondoro scomparve oltre il portone.

Quando ebbe oltrepassato la soglia prese un respiro e si incamminò per il corridoio nella direzione opposta a quella da dove lui sarebbe arrivato.

Si diresse in Sala Grande, dove sicuramente c’erano ancora quei deliziosi biscottini della mattina se qualcuno dei suoi compagni ingordi non li aveva già finiti prima…

Tiger e Goyle stavano casualmente abbuffandosi di muffin al tavolo delle serpi, Hermione rise e si sedette alla sua tavolata dando loro le spalle, ripensò a quando aveva preparato la pozione Polisucco al secondo anno, quel maledetto intruglio era stato maledettamente complicato da dosare a dovere, incastrare i due tirapiedi di Malfoy, invece, era stato uno scherzo: due pasticcini volanti. Andiamo, ma chi sarebbe stato così stupido da raccogliere due dolcetti che se la volavano in mezzo al corridoio? Solo quei due gorilla ne erano capaci e per il loro trio era stato un bene, ma più pensava al secondo anno e più trovava indizi della stupidità dei compagni del biondastro.

Salutò Colin Canon che stava trafficando con la sua fedele macchina fotografica e che ricambiò il saluto con il consueto entusiasmo

-          Che fai Colin? – domandò al biondo senza fretta vedendo che avvitava qualche bullone con un cacciavite

-          La mia macchina ha qualche problema – sentenziò aggrottando la fronte – ho pescato Cho Chang assieme ad un nuovo ragazzo e volevo scattare qualche foto per metterla sulla Gazzetta di Hogwarts, solo che lei mi ha visto e ha buttato a terra la mia preziosa macchina – la grifoncina avrebbe giurato che Canon aveva pianto per la sua macchina, le voleva bene più che ad una persona in carne ed ossa, sicuramente più che al fratellino – così adesso fa degli orribili baffi di luce sulle fotografie – continuò il ragazzino soffiando sugli ingranaggi – e ho dovuto rimetterla a posto…

Terminando di parlare sorrise alla compagna e scattò una foto di prova alla tavola dove c’erano altri grifoni intenti a ripassare e studiare

-          Perfetto, adesso funziona! – dichiarò esultante – adesso posso andare a sviluppare le foto della Corvonero, spero che il suo ragazzo la molli… - Hermione si domandò come mai Colin avesse così in antipatia la ex di Harry, poveretta, dopotutto l’anno prima era stata anche bocciata perché aveva frequentato troppe poche ore…

-          Mi dispiace un po’ per Fletcher – disse la ragazza sgranocchiando un biscotto

-          Fletcher? – chiese stupito Canon osservandola

-          Sì, Fletcher, il suo ragazzo…

-          Ma non lo sai che si sono mollati tre giorni fa? – chiese ancora più scandalizzato il biondo – adesso sta con Everett, quello di Serpeverde

Per poco Hermione non si lasciò cadere la mascella, non riusciva proprio a stare dietro a tutte le storie di quella ragazza, già ai tempi del quarto anno se li girava un po’ tutti, stava con Diggory, che era pure un bel figliolo, e se la faceva anche con Harry, che a quel tempo era ancora alto un metro e sessanta e le arrivava più o meno alle spalle, eppoi avevano saputo durante l’estate che aveva smesso il lutto per la morte di Cedric e si era dedicata ad un altro tipo, da allora la sfilza di ragazzi che si passava non aveva avuto termine e Colin sembrava provare un piacere perverso a mandare sulla prima pagina tutte le foto che la riguardavano, Harry commentava disgustato, non avrebbe mai creduto che Cho fosse una ragazza così facile, ma col senno di poi…

Controllò l’orologio, un minuto e sarebbe stata l’ora fatidica di incontrarsi con Malfoy.

Che aspetti pure, si disse continuando a mangiare, per una volta sarà lui a dover cedere!

Lavanda, dall’altra parte del tavolo la guardò storto

-          Non mangiare così tanto – la ammonì la moretta rifacendosi il trucco con attenzione – non sei proprio in linea e se continui a fare pasticci fuori pasto poi…

L’altra si alzò sbuffando, avrebbe preferito fare lezione con Piton che ascoltare le prediche di Lavanda che le diceva di dover perdere 5 chili. Ma erano proprio fissate…! Si guardò sconsolata la pancia, non era propriamente in forma, ma non era neppure ai livelli della Bones, non si vergognava così tanto di se stessa, anche se, potendo, si sarebbe fatta più alta di una decina di centimetri e un po’ più magra, avrebbe cambiato i capelli e anche la misura di reggiseno. Sospirò tornando nei corridoi, girovagando ancora tra le pareti di pietra.

All’improvviso svoltò l’angolo e si ritrovò faccia a faccia con Malfoy che per poco non le corse sopra, la faccia del biondo, deformata in un moto di rabbia, la diceva lunga sulle conseguenze che avrebbe potuto subire a causa della sua scappatella. Decisamente stare assieme a Ron e Harry non faceva bene al suo senso del dovere.

-          Mezzosangue dove cazzo eri finita? – esordì con la solita finezza la serpe, mentre il volume della sua voce superava di un bel po’ la soglia del dolore

-          Avevo da prendere delle cose – rispose lei restando sul vago, Draco sembrava davvero infuriato nero, e solo perché l’aveva fatto aspettare un paio di minuti…

-          Cosa?

-          Il manuale sui 100 modi per ammazzare Draco Malfoy

-          Spiritosa – sibilò cattivo stringendo gli occhi fino a farli diventare due fessure

-          E comunque non sono affari tuoi! – ribatté piccata lei cercando di liberare il polso dove lui la stava tenendo facendole quasi male

-          Sono sì affari miei se quando dobbiamo vederci tu te ne stai a passeggiare per questo ammasso di pietre cadenti

Hermione si tappò un orecchio con la mano libera mentre lui continuava a gridare come un forsennato sulla cosa di non dover fare aspettare Draco Malfoy eccetera eccetera, sul fatto che doveva arrivare puntuale e…

Continuando a parlare cominciò a trascinarla per i corridoi mentre lei tentava di tenere il passo della camminata di lui, più spedita del solito a causa della rabbia, sogghignò maligna, il suo piano era stato perfetto, l’aveva davvero mandato in bestia, anche se, nell’idea originale aveva progettato di lasciarlo lì ad aspettare per circa mezz’ora, non si era certo immaginata che lui partisse e la andasse a cercare, reclamandola come oggetto di proprietà

-          Smettila di sghignazzare e cammina

Quando oltrepassarono il portone di accesso alla biblioteca gli altri studenti si fermarono di colpo e li guardarono sbalorditi, alcuni sbarrarono gli occhi mentre altri bisbigliavano alle orecchie dei compagni, la signora Pince rivolse ad Hermione un sorriso compassionevole mentre lui la trascinava tra i tavoloni e si avvicinava a quello sulla libreria

-          Non qui – scandì lei tirando dall’altra parte e beccandosi un’altra occhiata incollerita, poi gli occhi argentati di Malfoy si alzarono al cielo e lei ne approfittò per avvicinarsi al suo tavolo e sistemarsi di fianco al fiorellino inciso, gli altri li stavano ancora osservando inebetiti

-          Fatevi i cazzi vostri! – gridò il caposcuola di Serpeverde all’indirizzo degli altri occupanti della stanza, ritrovandosi lo sguardo severo della bibliotecaria piantato in fronte, gli altri si affrettarono a fare qualcosa e parvero stranamente occupati ad appuntire le penne e a grattare la carta, la sua tutor sospirò sconsolata, poi andò a ritirare il suo materiale al banco del supervisore

-          Hai cercato di darti alla fuga? – le sussurrò all’orecchio la vecchia addetta ai libri calando un poco gli occhiali che portava sul naso e sorridendole

La ragazza ricambiò il sorrisetto e fece un gesto che poteva significare sia sì che no. Dopodiché si risedette e aprì il tomo di Trasfigurazione.

-          La prof mi ha detto che le peggiori lacune sono sul trasformare un essere vivente in un altro essere vivente – scandì – apri il libro a pagina 473

-          Non trattarmi come uno scolaretto – grugnì lui aprendo il tomo a caso

-          In questo caso è quello che sei – gli sorrise lei

-          È roba che non servirà mai!

-          Beh, puoi sempre trasformare Nott, Tiger e Goyle in qualcosa di più utile di quello che sono adesso – celiò lei, lui ghignò – oppure i tuoi due Weasley in affascinanti donnole, - lei sbuffò facendo volare un ricciolo che le sfuggiva al fermaglio e alle forcine che si era piantata in testa dopo pranzo, nella speranza di avere un aspetto presentabile

-          Non siamo qui per discutere sul cosa farne, vedi di applicarti e studia, qualcosa dovremo pur fare!

-          Io qualche idea in proposito ce l’avrei – rise maliziosamente lui passandosi la punta arrotondata della penna stilografica sulle labbra

Hermione s’impose di non arrossire, perché quella di Malfoy era una vera e propria provocazione

-          Credevo che una mezzosangue come me ti facesse schifo – rispose cauta fingendo di interessarsi ad una figura animata del libro, per quel che ne sapeva potevano anche esserci i puffi che ballavano, lei stava aspettando la risposta

-          Non capisci mai niente – fu quel che giunse alle sue orecchie

-          Allora vedi di provare a trasformare il tuo anello in qualcosa così fai un po’ di pratica – disse cercando di non sembrare troppo arrabbiata per la risposta inconcludente

Malfoy ghignò ancora, malignamente, poi posò il cerchietto d’argento, lucido e perfettamente levigato sulle pagine ingiallite dei libri, estrasse la bacchetta, la puntò sull’oggetto e sibilò qualcosa, in un istante l’anello si trasformò in un serpentello bruno a strisce gialle che si muoveva rapido e ondeggiante verso l’altro capo del tavolo dove era seduta la grifondoro.

Hermione balzò in piedi gridando a squarciagola, poi si appiattì contro la parete che le impediva la fuga mentre l’animale si avvicinava sempre più

-          Petrificus! – scandì una voce arrabbiata e il rettile si bloccò con la lingua fuori, Hermione dilatò le pupille per la paura senza il coraggio di voltarsi a vedere chi aveva fermato il suo incubo.

La professoressa McGranitt si girò verso il biondo studente della casa di Salazar e lo guardò nel modo peggiore che riuscisse

-          Signor Malfoy! – strillò – non lo sa che è pericoloso evocare certi animali?

-          Ma è stata la Granger a dirmi di trasformare l’anello – si difese il biondo che già sentiva pulsare le tempie per la ramanzina in arrivo

-          Di sicuro, vista la sua reazione, la signorina Granger non le avrà espressamente chiesto di trasformare l’anello in un serpente – sottolineò ancora l’insegnante

-          Sull’anello c’è una serpe – giustificò l’erede del casato Malfoy – ed è stata la prima cosa che mi è venuta in mente…

-          E doveva proprio essere velenoso questo serpente? – sospirò ancora Minerva McGranitt puntandosi le mani sui fianchi, il biondo si limitò ad alzare le spalle con noncuranza mentre Hermione, ancora sotto shock, si accasciava sulle ginocchia dopo aver visto il serpente tornare alla forma dell’anello al comando della prof

-          Si sente bene, signorina? – chiese la McGranitt mentre anche la bibliotecaria, prima distratta a riprendere qualche studente, accorreva agitata, la grifondoro annuì automaticamente con la testa mantenendo lo sguardo fisso e perso

-          Signor Malfoy, la aiuti almeno a sedersi su una seggiola! La sua mancanza di buone maniere è grave…

Malfoy sbuffò e si avvicinò alla mezzosangue prendendola sotto le braccia e cercando di tirarla su come un sacco di patate, ovviamente tirare su un peso morto era piuttosto problematico, soprattutto visto che Hermione sembrava inebetita e non collaborava e la prof era occupata a ragguagliare Madama Pince sull’accaduto.

Sospirando tristemente Malfoy si posizionò meglio e strinse Hermione sull’addome in modo da tirarla su con un po’ più di facilità.

Ovviamente, mentre faceva questo, cercò anche di convincere se stesso che l’occhiata alla biancheria di pizzo che s’intravedeva sotto lo scollo a V della camicetta era stata puramente casuale, alzò lo sguardo al cielo dopo aver adocchiato la trama del reggiseno e decise che doveva concentrarsi per riportare la Granger al tavolo; impresa difficile, i suoi sforzi sembravano vani ed Hermione scelse proprio quel momento per ridestarsi dalla sua trance e gridare un “Ahia!!” quando il biondastro le premette il polso sullo sterno, azione che la fece finire nuovamente distesa per terra colpendo il ginocchio sul freddo pavimento

-          Signor Malfoy… - lo riprese la McGranitt battendo il tacco della scarpa sul pavimento, - con delicatezza!

Parla bene questa! Si disse tra sé il cercatore verde-argento, tanto la devo sollevare io!

-          Pesa! – disse con poca galanteria Malfoy facendo arrossire Hermione

La prof congiunse le mani con aria teatrale facendole schioccare e osservando intensamente il soffitto

-          Veda di sbrigarsi – lo ammonì ancora

Alla fine, in preda alla disperazione, strinse Hermione con entrambe le braccia sulla vita e la rimise in piedi cercando a quel punto di non cadere a sua volta, dubitava fortemente che la Granger sarebbe riuscita a sollevarlo visto lo sforzo che aveva fatto lui per tirare su lei. Sbuffò cercando di non pensare che per rimetterla in piedi l’aveva praticamente abbracciata e questo avrebbe inevitabilmente condotto ad altre riflessioni decisamente più “intime”: aveva urgente bisogno di Blaise!

Hermione sembrava imbarazzata quanto lui e si stava sistemando la camicia e la cravatta, aggiustava la gonna e sistemava i capelli

-          Sono tremendamente spiacente – si scusò con la prof facendo anche un inchino

-          Non si preoccupi – chiarì la vice preside – farò in modo che incidenti del genere non si verifichino più. Signor Malfoy, la bacchetta – disse perentoria e Draco estrasse il legno sottile e lo porse alla sua prof, sapendo perfettamente cosa ne avrebbe fatto.

E così la McGranitt lanciò un incantesimo all’oggetto in modo che non potesse più richiamare serpenti ed altra roba pericolosa, poi lasciò la stanza.

Draco si appoggiò svogliatamente la testa ad una mano stravaccandosi sul tavolo mentre lei raccattava le cose che aveva fatto cadere nel tentativo di scappare

-          E così Miss-So-Tutto-Io ha paura dei serpenti… - ironizzò tormentandosi le labbra con la piuma del suo pennino, Hermione arrossì e lo guardò male – anzi, potrei dire un autentico terrore… - e le sopracciglia si curvarono verso l’alto

-          La cosa non ti riguarda – rispose lapidaria lei e lui sogghignò

-          Chissà cosa succederebbe se una mattina ti svegliassi a letto con un serpente – ovviamente non era il caso di dire che il doppiosenso era quasi lampante, ma Hermione in quel momento non lo colse neppure tanto era distratta dall’idea della scena appena descritta.

Draco la vide irrigidirsi e notò come le pupille le si dilatassero dal terrore, evidentemente non aveva colto il sottinteso della frase, doveva avere davvero paura dei rettili

-          Sarebbe impossibile – dichiarò infine la ragazza sollevando il mento in segno di sfida – c’è l’incantesimo di protezione al Grifondoro, in modo che la gente non faccia malefici agli studenti che dormono

No, decisamente non aveva capito, Draco sopirò tristemente, sarebbe stato più difficile del previsto

-          Dovresti dimagrire, sai, mezzosangue? – disse lui cambiando completamente discorso

-          E a te cosa importa? – chiese a sua volta

-          Pesi una tonnellata, ci ho messo mezz’ora a tirarti su!

-          E suppongo che i palpeggiamenti non fossero compresi nel prezzo – brecciò lei, lui finse di non interessarsi alla cosa visto e considerato che stava cercando di convincersi che non l’aveva volutamente sfiorata, ma solo toccata per sbaglio mentre le faceva il favore di rimetterla in piedi. Avrebbe passato un’altra notte in bianco, se lo sentiva.

-          Non sarà che non riuscivi a sollevarmi perché sei fuori allenamento? – chiese lei cattiva

-          Cosa staresti insinuando? – questo era lui, che il doppiosenso l’aveva capito benissimo

-          Che come giocatore di quidditch non vali niente, non riesci neppure a sollevare ME!

Il nervoso di Malfoy, sommato al mal di testa, gli stavano lanciando dei messaggi e lui sapeva che, se non avesse assimilato al più presto della nicotina, avrebbe avuto una crisi isterica.

La Granger era TROPPO innocente, non si era neppure accorta di quello che si poteva pensare della frase che aveva pronunciato…

-          … eppoi sei fuori allenamento anche in “altre materie” – si beffò lei – soprattutto da quando la Parkinson ti manda in bianco

Ecco, appunto, colpito e affondato. Lei sapeva quel che aveva detto. Alt! Ma lei come l’aveva scoperto di Pansy?

-          Cosa vorresti dire? – domandò sporgendosi sui libri aperti e assottigliando gli occhi

-          Che Pansy ti manda in bianco – rispose candidamente lei facendo gli occhi dolci

Malfoy ingoiò un insulto piuttosto pesante e tornò a sedersi

-          Chi ti ha detto che Pansy mi da picche? – chiese come se non fosse vero

-          Pansy – Merda.

-          E da quando fai amicizia con Pansy Parkinson di Serpeverde – d’accordo, stava ripiegando e non era da lui, ma su quell’argomento aveva bisogno di rifletterci ancora un po’, la mezzosangue era scorretta.

-          Da quando mi ha chiesto di prestarle le mie forcine per capelli

Dracò sgranò gli occhi e la guardò, non riusciva a immaginarsi la sua ex compagna di letto che chiedeva alla mezzosangue, per cui provava un’avversione tutta speciale, di prestarle fermagli e fiocchetti.

Chiuse gli occhi e massaggiò le tempie dolenti. Di questo passo sarebbe finito in infermeria entro dieci minuti! Urgeva una soluzione drastica.

-          Sta a sentire mezzosangue – il tono era cambiato – ti propongo un patto – Hermione lo guardò fingendo disinteresse mentre lui continuava serio – tu mi fai i compiti di Babbanologia e Trasfigurazione e io ti faccio le pozioni di Piton, così prendi Eccellente anche nella sua materia e non ci scassiamo le balle con questa storia delle ripetizioni

Lo sguardo dubbioso della Granger non lo aiutò

-          Così non impariamo niente né io né te – specificò – tu non farai Babbanologia e Trasfigurazione e io non imparerò come fare Pozioni

-          Ma avremo un bel voto tutti e due

Proposta interessante, disse il cervello di Hermione alla ricerca della riuscita totale

-          Facciamo così: io ti faccio Babbanologia e studiamo assieme le altre e in cambio mi aiuti di Pozioni, senza farmi i compiti

-          E che dovrei fare?

-          Mi aiuti con la pozione e mi spieghi come farla – dopotutto era risaputo che Malfoy aveva E in Pozioni

-          Però tu mi fai i compiti di Babbanologia e Trasfigurazione

-          Sveglia Malfoy, sarebbe ingiusto, io ti faccio due materie e tu mi aiuti solo di una

-          Ma Pozioni è più difficile

-          Ma Babbanologia e Trasfigurazione sono comunque due – Malfoy sospirò con il mal di testa allucinante in aumento

-          D’accordo, cosa vuoi in cambio

A quel punto Hermione fermò con la bocca aperta. Non aveva pensato a cosa chiedergli, aveva litigato solo per questione di principio. E adesso?

-          Ci devo pensare – rifletté – te lo dirò mercoledì quando faremo pozioni

-          Vedi di non chiedere roba assurda tipo il rispetto degli elfi domestici

-          Ho detto che ci penserò, nel frattempo per oggi terminiamo qui

-          Ecco, la prima cosa furba che dici oggi… finiamola, ho mal di testa e tra un’ora mia spettano agli spogliatoi

-          Se vuoi ti do qualcosa per farlo passare – replicò lei cominciando davvero a preoccuparsi del viso tirato dell’altro e dandosi ancora della stupida per fare la crocerossina

-          Cosa sarebbe?

-          Una medicina babbana molto efficace – spiegò tirando fuori un bottiglino di vetro dalla borsa

-          Scordatelo Granger, io non bevo roba babbana

-          Beh, allora puoi tenerti il mal di testa, nel mondo dei maghi non avete niente per farlo passare – lui parve riflettere

-          Va bene, d’accordo – decise, forse era meglio ingurgitare quella schifezza e arrivare alla sera che rintanarsi dalla Chips e rompersi le palle per il resto del pomeriggio

Hermione sorrise e fece comparire un bicchiere e dell’acqua

-          Quanto pesi? – domandò svitando il tappo

-          E a te che ti frega? – gentile come sempre, pensò

-          La medicina si calcola in base al peso, idiota – rispose seccata – non fa niente, andrò a occhio, è probabile che ti sentirai un po’ debole tra un’oretta, gli antidolorifici abbassano la pressione – lui la guardò male – ed è anche un po’ amara

Gli porse il bicchiere con acqua e una ventina di gocce.

Malfoy guardò in controluce l’oggetto e storse la bocca, poi appoggiò le labbra al bordo e bevve tutto d’un fiato pulendosi poi le labbra in un fazzoletto bianco e verde che aveva estratto dalla tasca

-          Che schifo – grugnì, lei sorrise

-          Quante storie, mercoledì mi dirai se ha funzionato – e senza dargli il tempo di replicare raccattò borsa e libri, salutò Madama Pince e si allontanò.

Draco la guardò allontanarsi sotto il peso dei tomi di Trasfigurazione: erano giunti ad un accordo civile o quasi, in questo modo lui non le doveva niente. L’aveva fatto solo per quello, perché non voleva avere debiti nei confronti di una come la Granger, anche se era sicuro che gli avrebbe fatto perdere la pazienza con quell’ultima cosa in cambio di Trasfigurazione. Scosse la testa e rimise insieme i suoi libri, prima di qualunque cosa doveva andare fuori a fumare o sarebbe impazzito.

 

Sulla porta di Hogwarts c’era Blaise che si faceva una canna in beata tranquillità.

-          Ciao Dra

-          Ciao Blaise

Si salutarono mentre il biondo accendeva una sigaretta.

-          Già finito di sedurre la mezzosangue? – chiese il moro osservando una classe di Hagrid inseguita da alcuni animaletti pelosi simili a Mokona e con una doppia fila di denti acuminati da far vergognare uno squalo

-          Cosa ti fa credere che voglia andare a letto con lei?

-          Oltre al fatto che me l’hai detto? Beh, vediamo… dovrei pensarci… - lo canzonò il ragazzo dai capelli scuri passando pensierosamente una mano sul mento

-          Blaise, ma sei sicuro che io e te siamo amici? – domandò il biondo sbuffando una nuvoletta di fumo, Zabini si stampò un sorriso sulla faccia

-          Ma certo

-          Beh, mi sembra che tu stia dalla parte sbagliata, allora – commentò ancora Malfoy e l’altro rise

-          Sono passato davanti alla biblioteca e vi ho visti a terra e la McGranitt per niente contenta

-          È stato solo un banale incidente

-          Banale incidente? – chiese Zabini – la McGranitt non sembrava d’accordo, parlava come di “cataclisma” e di “pericoloso”

-          Ma sì, uno scherzetto innocente…

-          Serpenti? – chiese l’altro

-          Già

-          Fanno sempre colpo – commentò

-          Adesso non più, mi ha fatto un incantesimo alla bacchetta

-          Cazzo, devi averla fatta grossa allora – borbottò il moro sparpagliando la ghiaia del viale

-          Però sono arrivato ad un accordo civile con la Granger

-          E sarebbe? Ti fa tutti i compiti senza fiatare perché è innamorata di te?

-          No

-          E allora?

-          Mi fa i compiti se le insegno a fare le Pozioni di Piton, è ambiziosa e vuole Eccellente a fine anno

-          E dell’altra faccenda non ne avete parlato? – chiese ancora il bel moro

-          Ci vorrà più tempo del previsto, se glielo dicessi chiaro e tondo in faccia non lo capirebbe

-          Questa volta te la sei andata a cercare – commentò Blaise rientrando un poco per non bagnarsi nel diluvio – hai scelto l’unica ragazza che non aspira a venire a letto con te

-          E’ solo una sfida, ovviamente ne avrò altre nel frattempo

-          Se se – ironizzò il suo migliore amico – ho come l’impressione che non lo farai…

-          E già che sai tutto perché non me ne dici anche il motivo? – Zabini rise

-          Guarda che ci tengo alla vita – e si allontanò

Esattamente come aveva immaginato, rifletté il Caposcuola, Blaise sapeva troppo. E il problema era che lui non sapeva!

Spense la sigaretta e rientrò.

 

Erano le tre del mattino. Lo sapeva perché la pendola nella Sala Comune aveva battuto tre rintocchi quasi un quarto d’ora prima. Hermione Granger se ne stava rannicchiata a letto accarezzando il suo gattone rosso e ascoltando il ticchettio della pioggia sui vetri della sua camera.

La porta che comunicava con il dormitorio femminile era aperta e si sentivano persone che russavano e altre che parlavano nel sonno. Qualcuno stava dicendo che aveva voglia di anguria e che se ne sarebbe mangiata un grappolo intero. Di angurie? Sollevò gli occhi al cielo. Non riusciva a prendere sonno ed era così disperata da ascoltare persino i vaneggiamenti di qualche addormentata.

Non dormiva perché pensava a Malfoy e questo non andava bene, anzi, era malissimo!

Era stato un bastardo facendola spaventare con quella storia del serpente e adesso era terrorizzata. Odiava i serpenti fin da quando era bambina e non aveva mai saputo dire perché; su una rivista scientifica aveva letto che il terrore per serpenti era una paura ancestrale risalente ancora ai tempi che gli uomini non erano altro che scimmie e si passavano le giornate a dondolarsi sugli alberi e a mangiare frutta tropicale, un po’ come facevano ancora oggi certi Serpeverde. Ovviamente questa perfettamente motivata spiegazione non era stata sufficiente a scacciare il panico che la prendeva ogni volta che vedeva un serpente, sia che fosse alla tv, su una rivista o dal vero, beh, ovviamente dal vero la reazione era amplificata e quello che era successo quel pomeriggio ne era una prova.

Eppoi c’era l’altra questione: quella dei compiti. Lei e Malfoy avevano fatto quel patto e non poteva certo dire che fosse svantaggioso, cosa le sarebbe costato scrivere qualche riga anche per lui? Certo, questo andava contro tutti i suoi principi per i quali si era sempre rifiutata di passare integralmente i compiti a Harry e Ron, tuttavia il biondo aveva fatto unos cambio equo, le avrebbe permesso di avere una scintillante E in Pozioni. Pozioni era l’unica materia in cui non riusciva a prendere il massimo dei voti e, anche se la maggior parte delle volte questo era dovuto al terribile astio che il prof provava nei confronti dei Grifondoro, sapeva perfettamente che quella materia, oltre a Volo, era il suo tallone d’achille.

Grattastinchi stiracchiò i muscoli e fece le fusa, grato alla sua padrona di quella razione extra di coccole.

Hermione prese un foglio e vis scarabocchiò sopra qualcosa per Harry, dopodiché piegò la carta a forma di aeroplanino e con un incantesimo lo spedì sul comodino del suo migliore amico, quando quella mattina Harry avrebbe preso gli occhiali, avrebbe trovato anche il suo messaggio che lo pregava di dire a Raimond che non stava bene.

Ok, era una bugia e lo sapeva, però dopo essere stata sveglia fino alle tre di mattina aveva voglia di farsi una sana dormita fino alle dieci del mattino senza rompiscatole, eppoi in Babbanologia non aveva problemi, poteva perfettamente superare i M.A.G.O. senza partecipare ad una lezione.

Sospirò tornando a coccolare il gatto.

Cosa doveva chiedere in cambio a Malfoy per i compiti di Trasfigurazione? Gli aveva detto che mercoledì gli avrebbe dato risposta, ma non aveva la più pallida idea di cosa domandargli, ovviamente erano da escludere concetti prettamente astratti come il rispetto e la giustizia ed erano da evitare cose come “basta retate” oppure “smettetela di tormentare Neville” perché senza dubbio i subdoli allievi della casa Slytherin avrebbero trovato un altro modo per tormentarli. Avrebbe potuto chiedergli di smetterla di chiamarla mezzosangue, ma ci avrebbe scommesso che Malfoy avrebbe preferito farsi da solo tutti i compiti piuttosto che cedere quel privilegio, provava un gusto perverso a ricordarle sempre e comunque le sue origini, ma dopo così tanti anni di molestie, l’aveva preso come un nomignolo dispregiativo, tipo quelli che li chiamano “pel di carota” perché hanno i capelli rossi.

Quando l’orologio del salottino battè la mezza i suoi pensieri erano ancora tutti per Draco Malfoy e questo era decisamente male. Avrebbe dovuto pensare a Ron, che le conciliava sempre il sonno, oppure mettersi a contare gli unicorni o le pecore, bersi del latte caldo e tranquillizzarsi, sì, avrebbe fatto così: si sarebbe rintanata sotto le coperte e avrebbe cercato di prendere sonno.

Così, facendo esattamente l’opposto, infilò le pantofole imbottite, prese un palid di pile dalla seggiola, se lo avvolse sulle spalle e scese nelle cucine dove, a quell’ora, non c’era mai nessuno, e si sarebbe potuta preparare una bella cioccolata o un tè per conciliare il sonno. Seguita dal gatto s’incamminò giù per la Torre di Grifondoro e scese al pianterreno, dove era il regno degli elfi domestici.

 

Draco Malfoy non riusciva a prendere sonno. Ricordava che, quando era tornato alla Sala Comune Serpeverde dopo gli allenamenti, aveva creduto che il mondo fosse sul punto di finire, quello che si era presentato ai suoi occhi era addirittura difficile da credere.

Tiger e Nott se ne stavano placidamente e pacificamente seduti davanti ad una scacchiera e giocavano agli scacchi dei maghi e qui c’era già materiale sufficiente per far credere a qualcuno di avere le allucinazioni

-          Da quando in qua sai giocare a scacchi? – chiese perplesso a Tiger che spostava il suo alfiere con aria pensierosa e subito dopo addentava una merendina

-          Nott mi stava insegnando – spiegò con la bocca piena, lui aveva alzato gli occhi al cielo

-          E dov’è Goyle? – aveva domandato ancora alla ricerca dell’idiota numero 2

-          Dovrebbe essere in camera… - disse la Greengrass perché Tiger era troppo impegnato a studiare la mossa migliore per mandare al massacro la sua regina

Quando aveva varcato la soglia aveva trovato Goyle steso sul letto che leggeva, no, dico, LEGGEVA!

-          Che stai facendo? – domandò anche a lui adocchiando il titolo del volume “Guerra e Pace”

-          Stavo leggendo questo bellissimo libro! – esclamò esultante e mostrandogli la copertina con un uomo e una donna che si abbracciavano – è una storia bellissima – continuò il ragazzo con occhi sognanti – ci sono lei che è…

-          Ma che ti sei fumato? – chiese Draco osservando il suo amico in quello stato pietoso – da quando sai leggere? Credevo che avessi smesso al secondo anno…

Tornando in sala comune, poi, aveva visto un primino mentre leggeva nientemeno che Topolino sdraiato sul tappeto e Milicent che preparava un analcolico alla frutta.

Ma in che razza di mondo era finito? Serpeverde era la Casa dei vizi, gola, lussuria, accidia… che fine avevano fatto? Rimpiazzati da analcolici alla frutta e libri per donnicciole, per non parlare di Topolino poi!

Poi si era accorto che era tutto un sogno.

Meno male, non credeva che avrebbe retto i suoi compagni trasformati in statuine del buon gusto. La Parkinson faceva brutti effetti con i suoi repentini cambiamenti, Draco pregava che la sua pessima influenza non venisse trasmessa al resto delle serpi. Un momento, non è che quello che aveva fatto era un sogno premonitore come quelli di cui fantasticava la Cooman? Di disgrazia si trattava, magari…

Si rifiutò di credere che i suoi compagni, incarnazione vivente di tutti i vizi capitali, potessero ridursi a quel modo…

Eppoi c’era la Granger. Se adesso se ne stava sul letto a fumare, anziché essere a dormire era tutta colpa sua.

Già, era lei che gli faceva perdere il sonno con quelle fugaci visioni del pizzo della biancheria e delle parigine, per non parlare dei capelli! Quelli non erano intimi, ma provocavano cose devastanti. Come far perdere il sonno al povero Draco Malfoy che, comunque, l’avrebbe recuperato la mattina seguente durante quella stupidissima lezione di Babbanologia. A quel punto, col patto che aveva fatto con la Granger, poteva anche permettersi di sonnecchiare per tutta l’ora, tanto ci avrebbe pensato lei a fargli i compiti, peccato che non potesse anche fargli le verifiche e sostenere le interrogazioni…

Basta, aveva provato di tutto per riaddormentarsi: aveva fumato come un camino, aveva contato pecore, agnelli, capre e ogni altro animale da fattoria che riuscisse a ricordare ed era ancora sveglio. Aveva provato a scacciare quella giornata e i conseguenti pensieri che ne derivavano dalla mente, ma la Granger tornava imperterrita nelle sue riflessioni, prima con quel ricciolo ribelle che le sfuggiva sempre dal fermaglio, poi con tutta la testa, seguita a ruota dalla camicetta. E qui le cose andavano sul difficile…

Deciso a prendersi una boccata d’aria fresca, scese dal letto, si legò in vita la vestaglia verde e argento di seta e uscì dal dormitorio, più che mai deciso a farsi un giretto al fresco dei corridoi, di ronda c’erano Finnigan e un tipo di Corvonero che di sicuro non si sarebbero sognati di disturbarlo nelle sue passeggiatine notturne.

Svoltò un angolo, salì una rampa di scale, camminò un po’ e notò una figura che si spostava furtivamente nell’ombra. Probabilmente qualche visitina notturna ad una ragazza. Decise di scoprire chi era il povero sfigato che si stava nascondendo dietro una delle colonne; si mosse piano e seguì la figura che procedeva veloce verso il passaggio principale e fu allora che scorse alla luce della luna la chioma a boccoli della mezzosangue che ondeggiava seguendo i suoi movimenti.

Cosa ci faceva la Granger in giro per la scuola a metà della notte? Bella domanda…

 

Spazio autrice: e così finalmente succede davvero qualcosa di un po’ più movimentato… spero che anche questo cappy vi sia piaciuto, aspetto qualche commento ^^, nel frattempo cominciamo a ringraziare…

frafavre: addirittura stupenda? Aiuto, così mi commuovo… e sono oltremodo contenta che ti sia divertita a leggerla, non sono molto brava a fare dell’umorismo, mi fa piacere sapere di esserci riuscita… ^^

Shavanna: povero Draco lo dico anche io… gliene farò passare delle belle! Mi fa molto piacere che ti sia divertita a leggere, spero solo di non cominciare a montarmi troppo la testa…!

Ciobar: (il tuo nick è fantastico) Come hai visto ho aggiornato un po’ in anticipo, soprattutto perché sono di qualche cap avanti e vorrei vedere se vi piace come prosegue la storia, sono curiosa come una scimmia *__* spero che anche questo cap ti piaccia e continui a seguirla! Ciao!

PS: viva le parigine!

8marta8: altro che ormoni che fanno la ola…! Poveretto, è sotto pressione e lo mandano pure in bianco… spero che anche il 3° cap ti piaccia, grazie per i complimenti!

 

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Capitolo 4
*** Hot Chocolate ***


Hermione Granger si guardò sospettosa attorno, aveva udito dei passi leggeri poco distanti e temeva che qualcuno la potesse vedere

Premessa: eccomi ancora qua e anche questa volta con un giorno di anticipo… non voglio rovinarvi la sorpresa di quel che accade in questo cap, ihihihih, anche perché è qualcosa che… non immaginereste mai!

Spero che questo cap vi piaccia e che continuiate a seguire la storia,

ciao!
Nyssa

 

Hermione Granger si guardò sospettosa attorno, aveva udito dei passi leggeri poco distanti e temeva che qualcuno la potesse vedere.

Finnigan era di ronda quella notte e non avrebbe fatto problemi a trovarla in giro alle tre di mattina, avrebbe potuto fargli credere qualsiasi cosa, anche che erano le tre di pomeriggio, però non riusciva a ricordare chi fosse con lui e se era qualcuno che aveva voglia di rompere le scatole l’avrebbe sicuramente fatto.

In realtà i passi li aveva appena sentiti e, per quel che ne sapeva, poteva anche trattarsi di Mrs. Purr che faceva la sua passeggiatina notturna, ma era così a disagio a infrangere le regole e uscire dal dormitorio in piena notte che vedeva pericoli da tutte le parti.

Sempre tenendo d’occhio il corridoio principale, svoltò in uno laterale e poi ancora una volta, finché non si ritrovò faccia a faccia con la porta d’ingresso delle cucine di Hogwarts.

Un ultimo sguardo dietro le spalle e poi spinse il portone.

Il cigolio che produsse avrebbe ridestato perfino i morti, ma Hogwarts era piena di rumori sinistri e gente mezza matta, non ci avrebbero dato molto peso.

Il vano d’ingresso della cucina era deserto, non un elfo che girava tra i tavoloni e i fornelli.

Più che decisa, si diresse alla credenza dove sapeva che tenevano la cioccolata in polvere e poi cercò il latte in una delle ante sopra la testa, per il pentolino poteva accontentarsi di quello che stava nel gigantesco scolapiatti ad asciugare.

Versò il latte e la polvere amara nel recipiente, prese un cucchiaio e rimescolò velocemente in modo che si amalgamassero perbene, poi decise che era pronto per essere messo sul fuoco.

-         Mezzosangue, che cazzo stai facendo qui alle quattro di mattina?

Hermione sobbalzò al sentire quella voce alle sue spalle, il liquido nel tegamino ondeggiò pericolosamente, rischiando di strabordare, si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con un accigliato Draco Malfoy versione Ken delle Barbie, con tanto di vestaglia da notte e pantofole di seta.

D’accordo, non era il momento di mettersi a contare quanti soldi potesse avere addosso e, soprattutto, non era il momento di indugiare su quella piccola porzione di pelle che spuntava dal colletto della vestaglia. Certo che come primo impatto era scioccante!

-         Mi stavo preparando una cioccolata – rispose la Grifondoro spostandosi verso uno dei fornelli e posando latte e cacao sul fuoco, le tremavano ancora le mani per lo spavento e se non avesse appoggiato subito il pentolino, probabilmente quello sarebbe finito in terra.

-         Non lo sai che agli studenti è vietato girovagare per i corridoi la notte? – lei sospirò

-         Punto numero uno, Malfoy – disse seccata – sono una Caposcuola, non una qualunque – e punto secondo – e una punta di cattiveria s’insinuò nella sua voce – sei in giro anche tu, quindi non sei nella posizione di poter fare accuse

Malfoy sogghignò appoggiandosi ad uno dei tavoli

-         Chi ti dice che non sia di ronda stanotte?

-         Dunque, vediamo… - disse la ragazza studiandolo qualche istante e continuando a rimescolare – trascurando il fatto che non hai mai fatto una ronda in vita tua e che hai sempre costretto qualcun altro dei tuoi compagni a farla al posto tuo, direi che la tua tenuta notturna non è precisamente la più adeguata per passare la notte di veglia, soprattutto visto e considerato che sembri pronto per andare a nanna… eppoi stasera tocca a Corvonero

D’accordo, non ricordava chi doveva essere di ronda, ma era sicuramente Corvonero. Sì perché i tassi potevano anche essere soprannominati “ghiri” per la ronda che facevano, e poi trovavano sempre scuse per non farle e le Serpi, capitanate dal qui presente Draco Malfoy, scassavano sempre le scatole per tutto il pomeriggio per convincerla a cambiargli gli orari, mentre quel giorno non c’era stato un solo sibilo.

Draco Malfoy sollevò le sopracciglia sorpreso.

Touché.

Alla fine, la mezzosangue le aveva tutte vinte. Se voleva avere ragione non c’era verso di uscirne, poteva dimostrare che il giorno era notte e anche che la McGranitt aveva una relazione con Gazza, se avesse voluto.

-         Come mai prepari della cioccolata a quest’ora del mattino? – chiese curioso adocchiando il liquido che si stava addensando dentro la casseruola ed aspirando l’odorino invitante

-         È un’usanza babbana – spiegò lei assaggiando la crema di cioccolato – serve a prendere sonno

-         Credevo che si usasse il latte, o così aveva detto Raimond… - lei sorrise

-         E da quando segui le lezioni di Babbanologia? – Malfoy si limitò ad un’alzata di spalle – comunque non mi piace il latte da solo – confessò infine la riccia Caposcuola rosso-oro

-         Vuoi assaggiare? – domandò infine dopo aver controllato che la cioccolata avesse la densità giusta e fosse sufficientemente zuccherata

 

Merda, fu il galante pensiero del Principe delle Serpi mentre continuava ad annusare l’aria. Accidenti a lei e a quella sua innata gentilezza. Perché diamine non può essere acida e antipatica come la McGranitt?

Hermione Granger era infatti sempre gentile e litigava solo di rado. Ovviamente con lui era un’eccezione. Tutti i Grifoni litigano con Draco Malfoy, peccato che pochi ne escano vivi…

 

Il grugnito che emise come risposta era di dubbia interpretazione, lei rise sotto la cascata di capelli che le copriva parte del viso e cercò nella credenza due tazze

-         Le razioni saranno un po’ scarse – di scusò travasando parte del liquido scuro nella prima tazza – ma sai, non avevo previsto di avere ospiti… - stoccata

Mentre riempiva la seconda tazza le parve di udire qualcosa come “ragazza poco previdente”.

Sollevò gli occhi al cielo.

Se c’era una persona che cercava di mettere in conto anche l’imprevedibile, quella era lei, e questo era anche uno dei motivi per cui aveva sempre due penne, due matite, doppi rotoli di pergamena, doppia scorta d’inchiostro e doppioni di ogni cosa utilizzata quotidianamente, viveva nell’eventualità che la sua penna si rompesse qualche attimo prima dell’inizio del compito di Trasfigurazione, che qualcuno rovesciasse accidentalmente l’inchiostro e che, quindi, lei rimanesse senza, che Harry o Ron, a furia di fari prestare matite, si dimenticassero di restituirgliele ecc. Meglio prevenire che curare, diceva sua madre, peccato che lo ripetesse per quanto riguardava la salute.

Ovviamente, nella marea di ipotesi che aveva fatto quel giorno non aveva messo in conto lo spuntino delle tre assieme a Draco Malfoy.

Giusto, cosa ci faceva Malferret in cucina a quell’ora? E come mai adesso c’era tutta quest’atmosfera tranquilla e pacifica al posto della solita baraonda di insulti e provocazioni?

Osservando il biondo da oltre il bordo della tazza, lo vide che annusava scettico il contenuto e poi ne beveva una goccia, la sua faccia divenne pensierosa mentre cercava di decifrare che gusto avesse quella cioccolata, diversa da come l’aveva sempre mangiata.

Il primo impatto per chi non era abituato doveva essere devastante, decise Hermione sorseggiando ancora un po’ della sua; la cioccolata in polvere che avevano a scuola non era precisamente della marca migliore, soprattutto perché la tenevano lì solo per lei, che aveva pregato e supplicato Dobby per averne una confezione per le sue esigenze notturne.

Ovviamente il buffo elfo domestico era stato gentile e le aveva permesso di lasciarla nella credenza.

Vide Malfoy fare una faccia strana e far spuntare la lingua, sporca di cacao, dalle labbra sottili, sorrise

-         Brucia? – chiese osservandolo mentre le lanciava un’occhiataccia, lei gli sorrise e bevve ancora un po’ della sua

-         Cosa te ne pare delle abitudini babbane? – domandò infine mentre lui sembrava rilassarsi un poco

-         Sono strane…

Gli occhi le volarono al soffitto, strano era il migliore complimento che Draco Malfoy riuscisse a formulare riguardo la cultura e le abitudini babbane e, bisognava ammetterlo, glielo sentivano dire di rado. Se aveva usato quell’aggettivo per la cioccolata, doveva davvero piacergli…

 

Malfoy la osservò a sua volta oltre il bordo della tazza. Se il suo abbigliamento diurno lo metteva in difficoltà, grazie al cielo quello notturno non lo induceva eccessivamente in pensieri poco adatti alla persona che aveva di fronte.

Il pigiama color cartazucchero a pecorelle era decisamente discutibile e anche il plaid che lei aveva accuratamente drappeggiato sullo schienale della seggiola, gli sembrava che ci fosse sopra un koala o qualcosa del genere. Sicuramente una di quelle cose babbane di pessimo gusto.

Aveva i calzini ai piedi, segno che, evidentemente soffriva di piedi freddi. Gli venne da sorridere, conosceva tanti bei modi per riscaldarle i piedi e… no! Catalogò quel pensiero come “Decisamente inadatto alle circostanze”, per non dire “Non pensare a lei a quel modo, sennò sei fritto” e passò oltre. Le babbucce di peluche erano anche peggio del pigiama a pecore.

Conciata così sembrava una dodicenne. Anche se forse il terzo bottone del pigiama tirava un po’ troppo per essere una dodicenne.

E se ne stava lì dondolando le gambe dalla sedia e sorseggiando quella strana bevanda che preparavano nel mondo babbano e che non faceva neppure così schifo… anzi, era buona e rilassante e… la Granger aveva i capelli dello stesso colore. No, constatazione sbagliata, stava pensando alla cioccolata!

-         E tu cosa ci fai in giro a quest’ora del mattino? – s’informò lei accantonando la tazza vuota e guardandolo direttamente in faccia. Se non fosse stato Draco Malfoy sarebbe arrossito.

-         La maratona – frecciò lui terminando la bevanda e osservandola, aveva le labbra sporche di cioccolato scuro che la facevano sembrare buffa e quando sorrideva lo era ancora di più. Se non fosse stato Draco Malfoy, si disse ancora una volta, avrebbe riso. In quel preciso momento non voleva essere Draco Malfoy. D’accordo, era in un momento di crisi di personalità…

-         Spiritoso – disse lei senza arrabbiarsi e appoggiando la mano alla testa nella massa di boccoli scuri

E adesso perché aveva una gran voglia di alzarsi e andare a leccarle via quel cacao che aveva sopra le labbra? Perché voleva baciarla? Perché? Perché proprio lei, maledetta mezzosangue! Perché era così dannatamente seducente anche con quell’orrendo pigiama a pecore e i calzini ai piedi? Perché accidenti non poteva trovarsi una nuova amante e finirla con questa storia della Granger? E perché adesso lei lo stava guardando con quell’aria interrogativa? Se non la smetteva subito, nei casini ci sarebbe finita lei, per quanto lo riguardava… merda, con tutte le regole di questa scuola, perché non vietano alle studentesse di essere seducenti senza la consapevolezza di esserlo? Era una cosa grave e poteva causare guai seri, soprattutto in quel momento…

Hermione si alzò in piedi e il turbine di pensieri di Malfoy s’interruppe mentre seguiva i suoi movimenti che le facevano impilare le due tazze e poi sciacquarle sotto il getto dell’acqua

-         E adesso cosa staresti facendo? – domandò esasperato lui che forse non voleva proprio essere salvato dal turbinio della sua mente

-         Lavo le tazze – spiegò pratica lei passando la mano sui residui di cioccolata dei fondi e aspettando qualche secondo quando si ritrovò fra le mani la tazza dove il biondo aveva bevuto

-         E non possono farlo gli elfi? – sbuffò lui che proprio non capiva questa sua mania del C.R.E.P.A.

-         Meno persone sanno che siamo stati qui e meglio è… - disse con un sorriso lei voltandosi a fissarlo e trovandolo decisamente troppo simile a Ken. A quel punto gli mancavano la casa delle Barbie con i balconcini fioriti e la cucina superacessoriata e una affascinante Barbie al fianco. Daphne Greengrass poteva decisamente impersonare la Barbie, ma tutti sapevano che non avrebbe mai fatto niente per compromettere la sua futura situazione familiare e matrimoniale. Voleva un buon matrimonio con un purosangue di stirpe. E correva voce che i suoi la volessero fidanzare con Flitt. Pazzi, una ragazza simile poteva avere chi voleva, dal Ministro della Magia a Piton, beh, si sperava sempre che aspirassero a qualcosa di meglio di Piton

-         Soprattutto se qualcuno dovesse scoprire che eravamo io e te… - continuò lei deviando improvvisamente la direzione dei suoi pensieri, non era saggio lasciarsi trasportare troppo dalle sue divagazioni

-         Cos’è, Sfregiato e Lenticchia potrebbero pensare che ti ho violentata sui tavoli della cucina? – chiese sarcasticamente lui

-         Oppure te potresti rovinarti la reputazione, se si sapesse che hai passato la notte con una ragazza, me, una schifosa grifonforo mezzosangue, a chiacchierare e a bere cioccolata calda babbana

Il silenziò calò nella stanza mentre entrambi si fissavano

-         Pulisciti la bocca – prima che lo faccia io nel mio delirio di personalità, avrebbe voluto aggiungere, ma per fortuna il suo cervello funzionava ancora (in parte).

-         Meglio? – domandò lei piazzandosi praticamente di fronte, lui deglutì.

Trattieniti Draco.

Trattieniti.

È solo una sporca mezzosangue, disse la sua mente.

Ma se fa così me ne infischio che sia mezzosangue, ribatté la parte meno frenata.

Conta fino a duemila e torna indietro.

Merda, non ce la faccio, che numero c’è dopo il 4?

-         Malfoy, sei strano stasera – disse candidamente lei, trattenendosi a stento dal posargli una mano sulla fronte per sentirgli la temperatura.

E che cazzo, ma se si avvicina ancora un po’…

Respira, Draco, respira. Si disse.

Su, è facile, inspira, espira…

Merda, però…

Si sporse di un centimetro, forse due, la guardò fissa negli occhi e, per una volta, quelli di lui non trasmettevano scherno e derisione e… le baciò la punta del naso.

Hermione si ritrasse qualche metro portandosi le mani a coppa intorno al viso e osservandolo con occhi sgranati.

Per un istante Draco riuscì a scorgere delle minuscole pagliuzze dorate brillare nei suoi occhi ambrati.

-         Consideralo un ringraziamento per la cioccolata – disse alzandosi in piedi – era davvero buona – e si allontanò.

Se non fosse stato Draco Malfoy sarebbe corso via.

E perché era arrossito?

Draco Malfoy non arrossisce.

Nessun Malfoy arrossisce.

Non era da lui.

Lui non baciava le mezzosangue.

Lui non baciava le ragazze sul naso.

Lui le baciava e basta, senza tante fisime mentali come si era fatto quella sera.

Aveva baciato sul naso una mezzosangue che indossava un pigiama a pecore!

Quale strana creatura si era impossessata del suo corpo quella sera, facendogli compiere quelle azioni assurde, facendolo sentire così strano. Facendogli fare certi pensieri.

Grazie al cielo la parte pensante del suo cervello aveva ripreso a funzionare appena in tempo per formulare una motivazione plausibile, anche se decisamente fuori dalle sue normali spiegazioni.

No, decisamente quella sera non era in lui. Draco Malfoy non deve spiegazioni a nessuno.

Draco Malfoy non si giustifica con nessuno.

Non si giustificava davanti ai suoi genitori, perché avrebbe dovuto farlo davanti ad una babbanofila del cazzo come la Granger?

Blaise.

Dov’era Blaise?

Doveva IMMEDIATAMENTE parlare con lui.

E non importa se sono le quattro del mattino. Gli amici si vedono nel momento del bisogno. Uno con una crisi d’identità ha proprio bisogno del suo migliore amico, in modo da tornare in sé al più presto e riprendere l’uso delle facoltà mentali in maniera corretta.

 

Hermione lo guardò allontanarsi a passo spedito e oltrepassare l’arco della porta.

Sembrava confuso. Si disse.

Sembrava strano.

L’aveva baciata.

No, errato.

Le aveva baciato il naso.

Perché?

Per ringraziarti della cioccolata. Disse una parte di lei.

Draco Malfoy non ringrazia. Rispose l’altra.

Magari gli era piaciuta molto.

Non è da lui. Continuò una delle due.

Era strano quella notte.

Sembrava un altro.

Draco Malfoy è Draco Malfoy. Puntualizzò la sua mente analitica.

Draco Malfoy è tante persone. Ribatté.

Draco Malfoy, non bacia le mezzosangue. Constatazione inoppugnabile.

Però non l’aveva baciata, le aveva appena sfiorato il naso con le labbra.

Profumava di tempesta.

Che odore ha la tempesta?

Di Natura, di elettricità, di pioggia, di violenza.

Ha gli occhi color della tempesta.

Odora di tempesta.

Draco Malfoy le ha baciato il naso per ringraziarla e poi è andato via.

Si sarà vergognato.

Un Malfoy non si vergogna di niente. Continuarono a battibeccare le due parti del suo cervello.

Forse non voleva farlo.

Però l’ha fatto.

È stato tenero.

È stato dolce.

È stato strano.

Perché mi ha parlato?

Per ringraziarti.

Lui non mi deve spiegazioni. Lui non ne deve a nessuno.

Però te le ha date.

È stato un bel gesto.

Draco Malfoy è tante persone.

Non m’importa quale di queste era stasera, Draco Malfoy è anche una persona capace di gesti molto semplici e molto dolci.

 

Riavendosi dai suoi pensieri, che le ricordavano anche troppo l’ultima puntata di Evangelion, Hermione raccattò il pile dalla seggiola, vi si avvolse e tornò in fretta in camera. Aveva sonno. E sperava che i suoi sogni fossero tranquilli, l’indomani, tanto, poteva dormire fino a tardi.

 

-         Malfoy, cosa ci fai in giro per i corridoi?!

Non era la voce della mezzosangue, decise il biondo voltandosi.

Era quell’idiota di Finnigan che lo stava raggiungendo quasi correndo.

Fai un bel respiro, Draco, e torna te stesso.

-         Finnigan, alla buon’ora… - lo canzonò sprezzante la serpe – se fosse per te potrebbe andare a fuoco la scuola

Il grifondoro lo guardò perplesso

-         No, dico, cosa stavi facendo, dormivi? – lo incalzò – non hai sentito tutti quei rumori provenire dal pianterreno? Sei un emerito imbecille!

-         Rumori? – chiese Seamus osservandolo perplesso

-         Già, rumori, e adesso sturati le orecchie e torna di ronda, mi sono dovuto alzare perfino io! – il che, ipoteticamente, implicava che si erano alzati tutti, anche se non c’era traccia di altre persone in giro, a parte la mezzosangue che, di sicuro, era tornata in camera controllando tutti gli angoli nel giro di un chilometro.

-         Ah – disse il compagno di Harry – beh, vado a controllare. – e si allontanò, mentre l’altro ospite del corridoio lo guardava sparire nei meandri della scuola.

Sei di nuovo in te? Chiese a se stesso il biondo, ma non seppe darsi una risposta e tornò in camera alla ricerca di Blaise.

 

*          *          *

 

-         Cazzo, svegliati! – gridò il Principe delle serpi all’indirizzo del Prefetto, altrimenti detto suo migliore amico

Zabini aprì lentamente prima un occhio e poi l’altro, trovandosi un agitato Draco Malfoy piazzato nella sua stanza che stava facendo casino quanto i diavoli dell’inferno.

L’orologio d’argento della sua famiglia stava posato sul comodino e segnava le quatto e dieci del mattino.

Che ci faceva Malfoy in piedi alle quattro del mattino?

-         Dobbiamo parlare – scandì il Caposcuola all’indirizzo dell’altro che si alzò a sedere e scostò le lenzuola

-         Proprio adesso? – chiese, speranzoso di tornarsene sotto le coperte

-         Immediatamente – Blaise sospirò e si strofinò gli occhi cercando di racimolare un minimo di cervello che non fosse addormentato. Invidiò Aurora della Bella Addormentata che aveva potuto dormire tranquilla e indisturbata per cento anni finché il principe non l’aveva svegliata.

-         Che cosa succede Dra? – domandò calandosi nella parte dello psicologo, se l’aveva svegliato a quell’ora doveva essere qualcosa di grave.

-         Ho una crisi di personalità

Zabini lo guardò perplesso, inarcando le sopracciglia e sbattendo più volte gli occhi.

-         Che cosa significa? – chiese, non capendo cosa intendesse

-         Non mi comporto da Draco Malfoy – tombola, aveva fatto qualche follia, si disse il moro

-         Non ricordavo che ci fosse un codice di comportamento per Draco Malfoy

-         Non scherzare, è una cosa seria – disse lapidario l’altro e il moro accese tutte le abat-jour della stanza

-         Va bene. Hai fatto una follia. Che è successo? – Malfoy rimase spiazzato. Merda. Dirglielo era peggio di quanto credesse.

-         Giurami che quel che ti dico rimarrà tra te e me.

-         Non giuro Dra, lo sai che non lo faccio.

-         Allora promettilo, è maledettamente importante. – Zabini annuì

-         Prometto – disse solenne facendo un segno con la mano

-         Ho baciato la mezzosangue. – ecco. Aveva sputato il rospo. Non era stato TANTO difficile…

-         Tu cosa? Perché non me l’hai detto questo pomeriggio?

-         Perché non è successo questo pomeriggio. È successo poco fa

-         Non ci sarai andato a letto, spero… - nell’indice di problematica che poteva rappresentare, un bacio, per Draco Malfoy, era molto peggio di andare a letto con una ragazza. Sbattute se le era sbattute quasi tutte… baciate ben poche, lo considerava un gesto troppo intimo da dividere con gente di cui non gliene fregava davvero un cazzo. Probabilmente se gli avessero imposto di sposare una che non gli andava avrebbe passato la vita senza baciarla. E non se ne sarebbe fatto problema. Doveva essere davvero molto COINVOLTO con la mezzosangue se l’aveva baciata. E lei che aveva fatto?

-         No! Solo un bacio… - Blaise sospirò, quasi certamente Hermione Granger non aveva tutte quelle ossessioni di Draco sui baci e sull’andare a letto con le persone. Nella sua mente probabilmente la scaletta era nell’ordine corretto.

-         Che ci facevi poco fa in giro? – domandò perplesso il Prefetto controllando ancora l’orologio e scuotendo la testa, soffocando uno sbadiglio

-         Non riuscivo a dormire e così sono andato a farmi un giro per i corridoi…

-         Certo, lo fanno tutti… - il tono era leggermente ironico

-         E lei stava andando in cucina e quando l’ho vista aggirarsi furtiva per la scuola l’ho seguita.

-         Considerati fortunato che non ti abbia lanciato uno schiantesimo prendendoti per un maniaco o qualcosa del genere

-         Ma va! Non si è accorta di me finché non è entrata e non ha cominciato a trafficare.

-         Hermione spaccia droga? – chiese esterrefatto Zabini sgranando gli occhi e scrutando il suo migliore amico

-         Ma che hai capito, trafficare con quella roba che c’è in cucina…

-         Ah… - da una parte era sollevato, non ce la vedeva la Granger a fare la pusher, dall’altra però era intrigante l’idea di mettere su un commercio assieme alla miglior studentessa della scuola.

-         Mi ha offerto la cioccolata calda… - continuò Draco con il tono da Piccole Donne alla festa di Natale

-         Quella roba babbana buonissima? – progressista come sempre…

-         Già…

-         Ma lei che ci faceva in giro per i corridoi?

-         Non dormiva ed è andata a farsi una cioccolata, dice che lo fa al posto del latte…

-         Ma se la cioccolata è un eccitante… - rifletté perplesso il moro dagli occhi blu

-         Tu non sai quanto – sospirò Draco

-         E poi che è successo? Quando vi siete baciati? – Malfoy lo guardò male

-         Le ho detto che aveva i baffi e lei si è pulita, poi però si è piazzata davanti a me e mentre mi guardava negli occhi mi ha chiesto se era ancora sporca… … e le ho dato un bacio sul naso

-         Tu COSA?!?! No, aspetta, probabilmente dormivo quando hanno suonato le trombe del Giudizio

-         È quello che penso anche io… - a sentire Malfoy così fuori di sé per una sciocchezzuola del genere c’era davvero da preoccuparsi…

-         E poi l’hai baciata?

-         Ti ho detto che l’ho baciata sul naso! – ok, eravamo sull’orlo del precipizio e abbiamo fatto un passo avanti.

-         E poi che hai fatto?

-         Ho detto qualcosa e me ne sono andato

-         Se non altro hai salvato le apparenze…

-         Blaise, perché l’ho fatto? – Zabini lo fissò

-         Scusa, ma io che ne so?

-         Giusto… però potresti aiutarmi…

-         Senti Dra, datti una calmata, non è successo niente…

-         E tu me lo chiami niente? – sbraitò il biondo – lascia che ti faccia presente tre semplici cose: io non bacio le mezzosangue.  Io non bacio Hermione Granger e, soprattutto, io non bacio la gente sul naso! – ecco, quello era il carattere originale di Draco Malfoy.

-         Adesso ti riconosco… - disse sereno Zabini – beh, Hermione tira fuori il lato migliore della gente…

L’altro lo guardò malissimo

-         Io non ho un “lato migliore” del carattere

-         Però riesce comunque a mandarti il cervello a fare una passeggiata…

-         Questa cosa non mi piace…

-         Non piace a nessuno però… - l’altro lo guardò malissimo. D’accordo, ancora una parola e sarebbe finito a far compagnia al Barone Sanguinario e a Nick-quasi-senza-tesa, oppure a quel fantasma del bagno delle ragazze di cui si palava tanto… se almeno fosse stata carina… - senti Dra, non darci peso, non hai fatto qualcosa di così terribile, cosa penserebbe lei se l’avessi baciata davvero? – il biondo sbiancò

-         E adesso cosa penserà? – reazione strana da parte di Draco Malfoy. Un Malfoy non si preoccupava mai di quello che potevano pensare gli altri di lui.

-         Boh, le donne sono strane, forse penserà che eri strano, ma che l’hai fatto davvero per ringraziarla… non così è stupida da partire per Saturno per una cosa del genere

Malfoy annuì, accettando finalmente le spiegazioni dell’amico e decidendo che era giunta l’ora di tornarsene a dormire.

-         Senti Dra – lo fermò l’altro mentre stava per aprire la porta – ma io non ho capito se ci vuoi andare a letto o no con Hermione… - e si mise a ridere, ecco il modo per far far arrabbiare il Principe delle Serpi. Il biondo, scazzato, gli lanciò un cuscino che stava sulla poltrona.

Prima di girare la maniglia ghignò all’indirizzo del moro che stava ancora combattendo contro l’ilarità.

-         Io sono Draco Malfoy – disse semplicemente e uscì.

-         Peccato che adesso io abbia perso tutto il sonno – disse Zabini a se stesso quando la porta fu richiusa.

-          

*          *          *

 

Inutile dire che la mattina seguente alla lezione di Raimond c’erano metà degli studenti.

 

Spazio Autrice: e beh, spero che, giunti a questo punto, non vogliate ammazzarmi… io avevo avvertito che sarebbe successo qualcosa che non avreste immaginato… Va bene, va bene, forse mi sto lasciando un po’ trasportare, ma non vedo l’ora che la storia entri sul serio nel vivo!

Scusatemi, mi rendo conto che Draco mi sta finendo un po’ OC, spero che vi piaccia comunque…

Ringrazio tutti quelli che mi hanno aggiunta alla loro lista dei preferiti, grazie mille, è una cosa a cui tengo molto, se non avessero inventato la lista dei preferiti, dovrebbero farlo e già così ogni tanto mi perdo qualcosa… :-P

Adesso passiamo anche a ringraziare quelli che mi hanno lasciato una recensione

 

Shavanna: già, è vero, o si tratta di portarsele a letto, o Malfoy è un orso bruno, ma metti che volesse anche un po’ vendicarsi della mezzosangue dicendole quelle cose… eppoi rispetto a quel che le grida di solito, sono quasi delle finezze! Ovviamente però in questo capitolo si può dire che abbia rimediato… ciao!

 

Giorgia_Malfoy: sono contenta che ti sia piaciuta, ecco qui il nuovo capitolo, mi auguro che ti piaccia anche questo, ciao!

 

8marta8: confesso che la paura di Herm è anche la mia e i miei amici sono terribili, fosse per loro dovrei vivere in mezzo ai serpenti solo per farmela passare (se se, aspettate e continuate a sperare), ma ammetto che anche i ragni non mi fanno un bell’effetto… ^^ Lo sgattaiolamento notturno, come vedi, ha prodotto i suoi frutti, ihihih, spero che ti sia piaciuto anche questo cap, ciao!

 

ImAya: sono molto felice che la storia ti piaccia e mi auguro che anche questo cappy sia di tuo gradimento… grazie mille per i compliment ^//^

 

 

 

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Capitolo 5
*** Ragnarok ***


Premessa: allora… finalmente la storia comincia a smuoversi un po’

Premessa: allora… finalmente la storia comincia a smuoversi un po’. Nel cap precedente ho fatto succedere qualcosa, anche se so che la metà della gente che ha letto mi vuole trucidare perché avrei dovuto far accadere qualcosa di un po’ più significativo, ma il mio povero Draco era già finito sufficientemente OC e non volevo aggravare la situazione sennò poi non avrei saputo come ripescarlo dal vortice della disperazione dove si sarebbe cacciato… 

Questo capitolo è un po’ un cap di passaggio, non voglio svelarvi niente, spero che vi piaccia come i precedenti.

Ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

-          Mezzosangue, che cazzo stai facendo con quella maledetta foglia di plutonia?

Hermione si destò dal suo lavoro

-          Perché? La stavo aggiungendo alla pozione… - si giustificò lei osservando prima il biondo che fumava come un camino nel bagno di Mirtilla e poi la foglia che teneva in mano

-          Se continui ad essere così imprecisa nelle dosi, Piton non ti darà mai E! – lei sbuffò

-          Credevo che ce ne andassero messi 5 mg

-          Infatti, 5, non 5.10

-          La mia bilancia segnava 5 preciso

-          Bene, quelli lo vedo a occhio che sono 5.10

-          E tu aggiungi sempre gli ingredienti a occhio? – domandò sarcastica lei

-          Evidentemente vale più della tua cazzo di bilancia… - ghignò lui portandosi la sigaretta alle labbra e inspirando tranquillo

Hermione allontanò il foglietto dove aveva macinato i 5 (o 5.10) grammi di plutonia, una foglia che serviva per preparare una pozione che Piton aveva assegnato come compito per quel venerdì e veniva utilizzata nelle pozioni acide.

-          Forza, prof, fammi vedere quanto sono 5 milligrammi precisi di plutonia

Draco la guardò male, soprattutto perché quella richiesta implicava che si spostasse di qualche metro dalla sua attuale sistemazione, comodamente appoggiato al muro e alle borse.

 

Erano nel bagno di Mirtilla e la proprietaria se ne stava beata seduta sopra un lavandino ad osservare i due occupanti, sorridendo.

Tutto da quando Malfoy e la Granger avevano cominciato a frequentare quel luogo per preparare le loro pozioni perché avevano bisogno di un posto dove dare libero sfogo alla loro frustrazione, ovvero, tradotto in linguaggio comune, di insultarsi a piacimento senza doversi curare di gente che stava lavorando, orecchie troppo sensibili e sguardi seccati.

Per non parlare del loro accordo, che prevedeva che lui l’aiutasse con le pozioni e lei con Trasfigurazione. Anche se Hermione trovava di essere decisamente meno rompiscatole di quanto era Malfoy con le sue piccolezze di Pozioni, come, ad esempio, quei 5 (o 5.10) mg.

Il patto che avevano stipulato procedeva bene.

Il lunedì e il mercoledì si vedevano per studiare Trasfigurazione e Babbanologia, mentre il venerdì avevano Pozioni.

Grazie al cielo Piton, nella sua infinita magnanimità, assegnava tonnellate di compiti da consegnare da una lezione all’altra, ma le pozioni erano rigorosamente da preparare nel week-end.

Qualcuno sospettava che lo facesse appositamente per costringere i suoi studenti a lavorare anche quando avrebbero voluto riposare perché la domenica mattina alle otto c’erano occasioni in cui si vedevano studenti di grifonoro (e, anche se più raramente) di serpeverde, che si aggiravano per i sotterranei o nelle sale comuni alla ricerca di un posto dove riuscire a preparare la loro detestata pozione.

Mirtilla era molto contenta che i due studenti venissero nel suo rifugio privato, più che altro perché, con Malfoy tra i piedi poteva ampliare costantemente il suo repertorio di pettegolezzi e, cosa ancora più grave, peggiorare il suo linguaggio, per il quale Harry aveva già dato il suo valido contributo.

Ogni volta che Hermione la incontrava pensava che fosse il caso che si facesse dare qualche lezione da un buon insegnante di dizione, c’erano parole che non sarebbero dovute appartenere al linguaggio di una signorina, soprattutto se la signorina veniva dagli anni ’40.

-          Mezzosangue, stammi a sentire! – sbraitò Malfoy prendendole di mano il foglietto e poi anche un pennellino, spolverò parte della plutonia nella pozione, lasciandone indietro un piccolo quantitativo – questi sono 5 mg precisi – spiegò perentorio – tutto il resto è merda

Hermione sollevò gli occhi al cielo, non ce la faceva proprio a formulare una frase senza infilarci dentro almeno una o due parolacce. Grazie al cielo non bestemmiava…

-          Va bene Malfoy, farò finta che fossero 5 mg

-          Fai finta un cazzo – disse lui agitando le braccia – vedi un po’ di fare quello che ti dico così non ci scassiamo le balle né io né tu.

-          Ma tesoro, cosa dici… - disse cattiva – io mi diverto un mondo a passare i miei pomeriggi assieme a te al posto che ripassare Rune Antiche per i M.A.G.O.

-          Spiritosa, non è il caso che tu me la faccia cadere da così in alto – s’indispettì lui – guarda che ottieni qualcosa anche tu!

-          Sì, i tuoi insulti e un bel mal di testa – berciò lei rischiando di mandare a gambe all’aria il piccolo paiolo dove stavano facendo bollire il loro compito

-          E vedi anche di fare attenzione con quella pozione, non ho voglia di passare un altro pomeriggio assieme a te in questo scantinato

-          Saranno belli quelli di serpeverde di scantinati

-          Ehi, sotterranei – disse lui arrabbiato – sotterranei, non scantinati

-          Oh scusa… - fece tutta gentile lei provando la forte tentazione di fracassagli la testa con la sua amata pozione. E pensare che doveva anche sopportarlo perché era l’unica strada che aveva per prendere E di Pozioni… se almeno Harry, al posto di essere bravo a quidditch lo fosse stato in Pozioni non sarebbe stata una cattiva idea. Ron invece non aveva assolutamente nessuna abilità, né a quidditch (sempre sarà ricordata la storia di quando è entrato in squadra e la gente gridava che era il loro re) né in Pozioni, e per di più sembrava negato per ogni materia scolastica che era studiata a Hogwarts, da Storia della Magia a Cura delle creature magiche (e dire che Hagrid lo aiutava pure), per non parlare di Incantesimi, dove faceva un disastro dietro l’altro e ovviamente anche Trasfigurazione era nella lista, anche bella in alto, la McGranitt era disperata. Grazie al cielo, con tutti i casini che Harry e Ron facevano e poi risolvevano facendoli passare per grandi salvataggi, i prof erano costretti ad assegnare loro qualche punto extra. Insomma: erano delle amebe inutili. Senza contare il brillante Neville, l’eccelso Finnigan e l’immenso Thomas, una sfilza di Desolante e Troll dietro l’altra.

 

Mirtilla, dall’alto della sua postazione, se la rideva della scena, aveva una vera venerazione per Malfoy, ma parteggiava inevitabilmente per Hermione

-          Tu stai zitta, befana! – l’aggredì Malfoy che si accese un’altra sigaretta in attesa che fosse il momento di aggiungere un altro ingrediente.

All’inizio se la prendeva per quegli insulti, ma dopo aver scoperto che quello era il modo comune con cui Malfoy si rivolgeva al resto del Creato, per quanto avesse voglia di andarsene, rimaneva, il dopo era sempre divertente, anche perché la serpe bionda e l’orgogliosa grifondoro non facevano altro che litigare.

E ovviamente tutti e due non avevano più fatto accenni a quanto accaduto quella notte nelle cucine.

Draco Malfoy, per esempio, non aveva alcuna intenzione di rinvangare per primo quella storia e stava cercando di seppellirla sotto montagne di formule magiche e altre cose un po’ meno importanti, anche se il costante sorrisetto di Blaise quando lo vedeva insultarsi con la Granger gli ricordava sempre che cosa era successo e quel ricordo quasi umiliante, per uno come lui, tornava prepotente alla superficie come una talpa.

Hermione, dal canto suo, non sapeva assolutamente che pensare della cosa, che Malfoy fosse strano, quella non era una novità, ma strano fino a quel punto era davvero STRANO. Nonostante questo, aveva un bel ricordo di quello che era successo, di una nottata trascorsa in tranquillità al biondo Principe Slytherin senza tirare fuori i peggiori insulti che conoscessero e le cattiverie peggiori da dirsi, tranquilli e rilassati a bere cioccolata calda e a far finta di chiacchierare. E non voleva rovinarlo parlandone perché, ne era sicura, Malfoy avrebbe sicuramente detto qualcosa che avrebbe distrutto quel piccolo attimo di pace tra loro, ad esempio avrebbe detto che aveva finto, che era stata tutta una stupidaggine, per passare poi a cose peggiori, così, finché lui non ne avesse parlato, lei non vi avrebbe fatto cenno.

E così avevano ripreso la solita routine, tra compiti e lezioni, mezzi insulti e mezzi sguardi.

 

*          *          *

 

Erano le tre e mezza del pomeriggio.

Il tempo era stato assai strano, fino a mezz’ora prima splendeva un bel sole, mentre ora il cielo era grigio e coperto di nuvoloni che scaricavano altra pioggia sulla scuola di magia di Hogwarts.

Il campionato era stato rimandato svariate volte, un po’ perché c’erano giorni in cui il vento soffiava a 100 km/h e la cosa non aiutava certo a volare, un po’ perché per due domeniche aveva diluviato, un po’ che per una domenica Grifondoro e Serpeverde erano stati costretti ad una punizione di classe dopo che Madama Bumb aveva trovato le palle truccate.

Insomma, mancava poco a novembre e le uniche partite giocate erano state una Corvonero-Tassorosso amichevole terminata con un 200 a 0 per i Corvi.

 

Draco Malfoy se ne stava seduto nel bagno di Mirtilla mentre l’occhialuto fantasma lo fissava curiosa mentre fumava.

Hermione era in ritardo.

Era strano.

La Granger non era mai in ritardo.

Nessuno dei due occupanti della stanza, comunque, sembrava eccessivamente preoccupato della cosa.

Ora che ci pensava, si disse il biondo allungando le gambe di fronte a sé, non aveva mai visto la mezzosangue su una scopa. Vagò nella sua mente alla ricerca di qualche episodio, ma non ne trovò.

 

Hermione entrò trafelata dalla porta e si diresse rapidamente verso uno dei bagni con separé di fronte al lavandino dove stava Mirtilla senza guardarsi attorno.

-          Granger – desse con tono un po’ arrabbiato Malfoy alzandosi in piedi – ti sembra questa l’ora di arrivare? – da quando Hermione gli aveva fatto quello scherzetto alla prima lezione era diventato molto fiscale sugli orari.

Hermione non lo degnò di uno sguardo e fece per chiudere la porta alle sue spalle, a Malfoy parve che tremasse.

Però essere ignorato a quel modo era frustrante, così fermò la porta appena in tempo prima che lei la sigillasse con un incantesimo.

La Granger dava la schiena alla porta e aveva le spalle leggermente scosse da un tremito.

Che le era successo? Hermione Granger non piange mai!  E lei stava sicuramente piangendo, non si era sbagliato…

Era riuscito a farla piangere solo al secondo anno, quando l’aveva chiamata “mezzosangue” per la prima volta.

E la seconda che aveva provato a dirle qualcosa di altrettanto cattivo si era beccato un pugno sul naso.

Non aveva più mostrato segni di debolezza, quantomeno, non davanti a lui e sicuramente neppure di fronte alla Donnola e a Potter, altrimenti quei due sarebbero corsi a chiedere vendetta lancia in resta.

-          Che cazzo succede? – disse poco gentilmente aspettando che lei si girasse e lo insultasse come faceva di solito, oppure cominciasse a giustificarsi.

Lei rimase voltata singhiozzando.

Afferrandola di malagrazia per un polso la voltò a forza verso di sé.

L’immagine che si presentò ai suoi occhi lo atterrì.

Non aveva mai visto piangere una ragazza a quel modo, così triste e sola…

… e veder piangere proprio LEI a quel modo era una cosa che lasciava senza parole.

Che le era successo per conciarla in quello stato?

I capelli erano tutti arruffati e aggrovigliati, gli occhi rossi, le guance accaldate e rigate di lacrime che correvano veloci andando ad infrangersi sul nero della divisa e chiazzandola di piccole macchie più scure.

Lei singhiozzò, e, sebbene non fosse da Malfoy, Draco si sentì stringere il cuore per lei, domandandosi se fosse il caso di dire qualcosa.

Ma dalla sua bocca non uscì parola, mentre la sua mente continuava a pensare chi poteva essere quello stronzo che aveva osato farla piangere a quel modo.

Un barlume di quello che aveva sentito una sera lontana di quasi un mese prima e che aveva continuato a voler cancellare, tornò a farsi vivo nella sua mente mentre si voltava sconcertato.

Si era sempre vantato del suo coraggio, ma in una situazione come quella non riusciva neppure a trovare quello necessario a guardarla in faccia; una faccia così diversa da quella con cui di solito gli si presentava, con cui litigava e con cui si accapigliava.

Che fosse maledetto chiunque gli aveva provocato quello.

A lei.

E a lui. Che non riusciva neppure ad avvicinare tanto la mano da stringerle le spalle, che non riusciva a proferir verbo per placare quella tristezza che dal cuore arrivava agli occhi, occhi lucidi e lontani, diversi da quelli vivi e fiammeggianti che lo fronteggiavano senza codardia nei loro innumerevoli diverbi.

Maledetto.

 

Hermione si premette le mani sugli occhi, senza riuscire ad arrestare il fiume di lacrime che minacciava di sgorgare, si bagnò i polsi e la camicia bianca, mentre il pianto andava a frantumarsi persino sul suo prezioso volume di Incantesimi.

Che stava succedendo?

Lui non capiva. Non la capiva e non capiva se stesso.

-          Ti prego – disse lei cercando di non singhiozzare – ti prego, se arrivano Harry o Ron dì loro che non sono qui.

Sorpreso da quella richiesta, Malfoy mollò un secondo la porta, lei ne approfittò subito e la chiuse con uno scatto, pronunciando un incantesimo al di là del legno.

E mentre lui guardava interrogativamente la lastra scura ferma davanti ai suoi occhi, sentì dei passi avvicinarsi quasi correndo.

Pensa, Draco, pensa. Questi sono sicuramente Sfregiato e la Donnola.

Ormai, con l’esperienza di anni, avrebbe saputo riconoscere i loro passi per tutta la scuola.

Si sedette sul pavimento e accese un’altra sigaretta (se continuava così sarebbe morto di cancro ai polmoni prima dei trent’anni, ma la Granger sembrava talmente scioccata… che cosa poteva essere il sacrificio della sua giovane vita in confronto?).

Harry Potter in persona si affacciò alla porta osservando dentro.

Un paiolo bolliva su un bunsen mentre il Principe delle Serpi se ne stava stravaccato a terra a gambe larghe fumando beatamente.

Era difficile credere che Hermione fosse entrata proprio lì, ma, anche se portava gli occhiali, avrebbe potuto giurare che aveva voltato quell’angolo poco prima.

Ronald Weasley si affacciò a sua volta alla porta. Indossava solo i jeans e niente maglietta, i capelli spettinati e gli occhi colmi di panico.

-          Malfoy – disse Harry acquisendo istantaneamente la sua aria da scazzato con la quale in genere si rivolgeva al biondo

-          Sfregiato… - disse il Caposcuola di Serpeverde chinando leggermente il capo in segno di saluto e continuando a fumare ghignando sadicamente – Weasley – disse inarcando le sopracciglia e facendo atto di aver preso nota della sua tenuta – ma che bel completino – frecciò sarcastico

Ron arrossì tanto da confondere il colorito della faccia con quello dei capelli.

-          Cos’è, ti hanno trovato con una puttana alle tre del pomeriggio?

Harry fece segno di trattenere l’amico mentre avanzava di qualche passo e si avvicinava alla serpe bionda che sembrava completamente  rilassata.

-          Hermione è qui? – chiese il grifondoro perentorio sollevando il mento, Malfoy sorrise, dopodiché si alzò in piedi a sua volta e gli soffiò il fumo in faccia, il bambino sopravvissuto sventolò la mano davanti agli occhi e attese che il biondo rispondesse mentre il rosso lo raggiungeva.

-          No – disse con noncuranza Malfoy e si domandò perché stesse coprendo la mezzosangue. Che cazzo aveva combinato per avere alle costole Potty e Weasel in quello stato? Che cazzo stava facendo lui? Che cazzo volevano quei due?

-          Non contare balle – rispose arrabbiato Potter facendosi più vicino e fronteggiando il suo avversario di sempre – l’ho vista entrare qui dentro pochi minuti fa

-          Beh, non a caso porti gli occhiali – sibilò Draco Malfoy sempre sorridendo con il suo ghigno made-in-malfoy – anche se temo che i tuoi problemi più grandi stiano nella testa… - concluse arricciando il naso aristocratico

-          Malfoy, non so perché la copri, ma l’ho sentita singhiozzare poco fa, DEVE per forza essere qui. – questo era il rosso che si faceva largo nel bagno e guardava attorno alla ricerca di un indizio della presenza della sua compagna

-          Bella gente avete al grinfondoro, un cieco, un sordo, che menomazione può avere a questo punto la mezzosangue?

-          Non chiamarla mezzosangue! – scandì Ron digrignando i denti

-          L’abbiamo sentita singhiozzare poco fa, dicci dov’è – ribadì alterato Harry.

Hermione trattenne il respiro, se l’avessero trovata solo perché stava piangendo come una bambina non se lo sarebbe mai perdonato. MAI. Soprattutto dato che Draco Malfoy in persona la stava aiutando.

Il Principe delle Serpi rimase un instante in silenzio, poi riprese la sua consueta aria strafottente e parlò

-          E ovviamente voi due messi assieme siete troppo intelligenti per pensare che a piangere fosse Mirtilla Malcontenta

I due ragazzi si guardarono spaesati attorno, riconoscendo da muri e piastrelle il bagno di Mirtilla.

Come a dare credito alla cosa, il fantasma sbucò da uno dei lavandini, mostrando una perfetta imitazione della faccia sconsolata che aveva ai tempi che Harry, Ron ed Hermione l’avevano conosciuta.

Era un vero peccato che lo Sfregiato e Pel di Carota non l’avessero frequentata in quegli ultimi tempi, perché, da quando Hermione aveva cominciato a farle visita, e da quando aveva cominciato a portare con sé anche il biondo principe degli Slytherin, l’umore della vittima della Camera era decisamente migliorato.

-          Harry! – disse Mirtilla sembrando quasi offesa – è una vita che non vieni più a trovarmi, perché ti sei più fatto vedere?

E gli si lanciò contro passandolo da parte a parte e facendo quasi gridare il rosso per lo spavento. Ragni e fantasmi non erano mai stati il suo forte.

-          Mi… mi dispiace – balbettò il bambino sopravvissuto sistemandosi nervosamente gli occhiali – dimmi, Mirtilla, eri tu prima a piangere?

Mirtilla sorrise.

-          Ma certo! Chi vuoi che venga a trovare la povera Mirtilla Malcontenta? – domandò lei mentendo spudoratamente visto che ogni studentessa con crisi depressiva aveva fatto almeno una visitina al bagno maledetto – una volta venivi spesso… - continuò lei facendo segno di tormentargli un inesistente bottone della casacca scura – ma da quando avete aperto quella stupida Camera non viene più nessuno… ogni tanto viene questa serpe… ma nessuno è come te, Harry! – annuì con enfasi trapassandolo ancora una volta.

-          Gra… grazie – disse il moro arrossendo – vedrai che da adesso ti farò visita più spesso… - Malfoy rise del suo imbarazzo

-          Guarda che ci conto – disse lei

Ron, nel frattempo, sembrava piuttosto a disagio dal fatto di trovarsi nella stanza di accesso alla fantomatica Camera dei Segreti. A ricordare quell’esperienza non stava per niente bene, senza contare che avevano quasi ammazzato Ginny in quell’occasione.

-          Harry andiamo, tanto qui Hermione non c’è… - spiegò all’altro allontanandosi verso la porta.

Harry Potter si avvicinò ancora a Malfoy fino a mettergli una mano sulla spalla e guardandolo fisso negli occhi. Ron gli faceva segno di andare.

Il biondo osservò interrogativamente la mano posata sulla sua spalla e fece un altro tiro alla sigaretta.

-          So che Hermione è qui – sussurrò al biondo – forse sarò cieco, ma non del tutto stupido, tuttavia per il momento è meglio che io, e soprattutto Ron, non la troviamo, farò in modo di non averla vista. Ti ringrazio per quello che stai facendo per lei, anche se non ne comprendo le motivazioni – aggiunse il ragazzo dagli occhi verdi scrutando in quelli color del cielo della serpe – ma ricorda, se le farai del male ti ucciderò!

-          Che paura, Potty – lo canzonò Malfoy, Harry rise e strinse gli occhi, poi si allontanò all’inseguimento di Ron.

 

Al grifondoro erano tutti pazzi, decise guardando Mirtilla e facendole un cenno che, nel linguaggio di Malfoy poteva essere inteso come “ben fatto”.

Il fantasma volò via e ridiscese all’interno del lavandino.

E adesso veniva la terza matta di quella combriccola.

Weasley e Potter erano fuori come dei poggioli, ma anche la Granger che, in generale, sembrava abbastanza sana di mente, se si escludeva il suo incondizionato amore per lo studio, era il colmo…!

-          Alohomora! – pronunciò all’indirizzo del pomello della porta e quella si aprì all’istante. Era curioso che la mezzosangue non avesse utilizzato un incantesimo più potente.

 

Lei se ne stava lì, rannicchiata sul gabinetto, con le ginocchia strette al mento e le guance ancora bagnate di lacrime, la sua roba abbandonata per terra in un disordine che non era da lei.

Prese i suoi libri e li impilò ordinatamente, poi, prendendola di peso, la portò di fronte al paiolo dove prima stava seduto lui, la depose sul pavimento e si sedette accanto a lei. Trasportarla da sveglia era stato decisamente meno faticoso di quando la McGranitt l’aveva costretto a metterla seduta. Almeno questa volta un po’ aveva collaborato.

Accendendo quella che, decise, doveva essere l’ultima sigaretta per quella giornata, si mise a fumare senza fare domande.

Voleva una spiegazione, ma non se la sentiva di forzarla in quel momento.

Un conto era essere la causa del suo pianto e averlo cercato deliberatamente, un’altra era proteggerla e nasconderla quando l’aveva vista in quello stato. Sembrava davvero piccola e fragile, mentre sapeva bene che non lo era.

Se ne stava con le braccia appoggiate sulle ginocchia e la testa nascosta sotto di esse, coperta da una cascata di capelli bruni con riflessi ambrati.

Chi l’avrebbe mai detto, sospirò Malfoy, che dopo aver desiderato di vederla piangere così tante volte durante i loro scontri, adesso sentisse il bisogno di confortarla.

No.

Non doveva succedere di nuovo come quella notte, quando lui aveva avuto quella gigantesca crisi di personalità.

Però, allo stesso tempo, avrebbe voluto essere un altro per rincuorarla senza farsi tanti problemi.

Si domandò se anche quella volta, al secondo anno, avesse pianto come adesso e un po’ si pentì, le ragazze non si fermavano mai davanti a lui quando erano in quello stato, fuggivano via, capelli al vento e mai agli occhi, decise a non farsi vedere in quella che consideravano la loro espressione peggiore, ma soprattutto, fuggivano da lui perché era la causa del loro dolore.

Anche la mezzosangue era fuggita da qualcuno, decisa a non mostrare quanto l’aveva ferita qualcosa, fino a poco tempo prima ne avrebbe riso, adesso però la conosceva meglio e se conoscerla meglio significava stare male per lei, allora non avrebbe voluto conoscerla così tanto, eppure non poteva evitarlo. E neppure di stare male per lei e di rimanere lì a domandarsi cosa le fosse successo.

Voleva vederla di nuovo sorridere orgogliosa.

Da fiera grifondoro.

Da Hermione Granger.

Ma Hermione Granger non era solo un sorriso e un’espressione fiera e cocciuta, era molto di più.

 

Passò qualche istante mentre lui continuava a fumare e a guardare il vano della porta.

Alla loro destra si apriva una grande finestra a sesto acuto formata da tanti riquadri di vetro, la pioggia scendeva in piccoli rivoli sulla superficie trasparente producendo un insistente ticchettio. Sembrava che il cielo fosse dello stesso umore di Hermione e piangesse insieme a lei.

 

Alla fine la ragazza sollevò la testa dalla posizione in cui era rimasta da quando lui l’aveva posata a terra, tirando la manica scura del maglioncino, se lo passò sugli occhi per asciugare le lacrime, bagnandolo tutto.

Malfoy scosse la testa, un po’ seccato, e mormorò qualcosa che poteva essere uno “stupida”, poi infilò la mano nella tasca dei pantaloni e le porse un fazzoletto facendo attenzione a mantenere lo sguardo dritto davanti a se e a non incrociare quello della ragazza, se l’avesse fatto probabilmente le avrebbe letto nelle iridi dorate una domanda silenziosa che gli chiedeva il motivo di una tale gentilezza così rara da parte sua e lui non avrebbe saputo dirle il perché e non avrebbe avuto neppure il coraggio di dire qualcosa come “fatti i cazzi tuoi”.

 

Hermione si sorprese di veder comparire davanti a lei quell’oggetto e ancora di più la meravigliò il fatto che glielo stesse porgendo lui.

Non ebbe la forza per fargli un sorriso, ma sperò che lui riuscisse a percepire la sua gratitudine, così afferrò il pezzo di stoffa e ci si asciugò le ultime lacrime decidendo di non fare domande.

Rimase qualche istante a fissare il bianco della tela, tessuta finemente e bordata di verde e di argento, simboli della casa di Salazar e anche emblema dell’antica famiglia Malfoy. Su un angolo c’era un ricamo con un serpente, sempre degli stessi colori che ornavano il fazzoletto, che si arrotolava a formare una artistica D.

Strinse il fazzoletto, grata che qualcuno avesse deciso di aiutarla in quel momento. E tuttavia, il bisogno di parlarne con qualcuno era impellente e Malfoy se ne stava lì vicino a lei senza fare niente, osservando distratto nel corridoio solitario…

Sapeva che lui voleva una spiegazione e sapeva di dovergliela per quello che aveva fatto, ormai si conoscevano a sufficienza per dirlo con sicurezza, ma come spiegarli tutto?

Prese un bel respiro profondo, raccontare di sè non era facile ed era una cosa che lei faceva raramente, molto più abituata a tenersi tutto dentro e a struggersi in solitudine senza dover rovinare la vita agli altri, diceva a se stessa, oppure semplicemente per non mostrarsi vulnerabile, come invece rispondeva la sua coscienza.

Quel giorno si era mostrata vulnerabile all’unica persona a cui non avrebbe dovuto, raccontargli tutta la storia non poteva aggravare la cosa.

-          Ero andata alla Torre a prendere i libri per oggi pomeriggio – esordì senza guardarlo negli occhi, lui si voltò stupito verso di lei a udire quelle parole, chissà perché ma non si sarebbe aspettato che si esponesse così tanto… era una ragazza chiusa e riservata che difficilmente mostrava quel che provava davvero e quel giorno aveva commesso un errore tattico andando a rifugiarsi nel bagno dove c’era anche lui. Ma non se la sentiva di biasimarla, né di deriderla per quello sfogo. Avrebbe tenuto il segreto, se questo fosse stato ciò che lei desiderava.

-          Era pomeriggio e di solito non c’è nessuno nelle stanze a quell’ora… Harry era in Sala Grande con Ginny e Thomas e poi era arrivata anche Luna, Ron non c’era – tombola. Era stata colpa della donnola, non c’erano dubbi. Il suo tono non lasciava pensare a niente di diverso. Sarebbe morto per quello che le aveva fatto passare. – ho lasciato giù gli altri e sono salita in camera, ho preso i libri e sono uscita, se non che la porta della stanza di Ron era aperta…

Draco non seppe dire perché, ma mentre lei raccontava trattenne il respiro.

-          Sentii delle risate dall’interno e pensai che fosse entrato qualcuno per fargli uno scherzo, ne fanno spesso a Ron… - Malfoy ghignò nella sua mente, come si poteva non sfruttare la stupidità congenita di quell’essere?

-          Mi sono avvicinata alla porta e ho riconosciuto la voce di Ron, così ho guardato dalla porta senza farmi vedere… - il biondo smise momentaneamente di fumare, lasciando che la sigaretta si consumasse lentamente tra le sue dita

Hermione tirò su col naso e si asciugò un’altra lacrima che le stava scendendo lungo il viso, tenendo Draco decisamente sulle spine

-          Ron era seduto sul letto senza la maglietta – arrossì – e assieme a lui c’era una ragazza: Lavanda.

Draco, che nel frattempo aveva ripreso a fumare, agitato com’era, si bloccò di scatto e la guardò sorpreso

-          Ron… Ron la stava toccando e lei anche e poi… - era arrossita ancora e adesso aveva un colorito molto più che imbarazzato, torceva tra le mani la stoffa del fazzoletto e guardava da una parte all’altra a disagio.

-          Ero così in imbarazzo… - mormorò a testa china formando qualche piega alla stoffa bianca della camicetta – che sono scappata via correndo e, non so perché, mi sono messa a piangere…

Se fosse stata un’altra occasione, probabilmente Draco avrebbe riso di lei fino a sganasciarsi, ma in quel momento si sentì terribilmente protettivo, ecco perché Weasel aveva avuto quella reazione quando gli aveva chiesto se era stato a letto con una puttana, era la pura e semplice verità. E Lavanda era una puttana.

La Granger si rimise a piangere e si tamponò gli occhi con il fazzoletto che Draco le aveva prestato e lui si sentì veramente un verme per aver desiderato veramente vederla soffrire negli anni passati.

Non aveva idea di quanto fosse piccola e indifesa l’orgogliosa grifondoro quando era sola con se stessa e si lasciava veramente andare. Sembrava fragile e triste, in preda a cose più grandi di lei che non sapeva e non poteva gestire con la stessa facilità con cui gestiva la scuola, gli amici e anche lui.

No, i sentimenti sono qualcosa che va oltre il proprio volere, la propria volontà, perché è il cuore a governarli e non il cervello, perché vanno e vengono senza che tu possa fare niente.

E quelli di Hermione, come grifondoro, erano5 grandi sentimenti, intrisi di lealtà e affidabilità, improvvisamente crollati come un castello di sabbia lambito da un’onda, distrutti miseramente in pochi attimi in cui aveva visto il suo amato Ron a letto con un’altra.

Lui lo sapeva che era così e lo sapeva anche lei, ma se avesse detto anche quello, probabilmente gli orologi avrebbero cominciato a girare a rovescio…

Maledetto Ronald Weasley, maledetta Brown. Loro non avevano il diritto di far soffrire a quel modo la mezzosangue, solo lui aveva quella suprema concessione.

In realtà… ormai neppure più lui…

La vide ancora scossa dai singhiozzi mentre cercava di trattenere quello che il suo cuore cercava di buttare fuori.

Lui allungò un braccio nella sua direzione, un silenzioso comando o forse un invito, qualcosa a cui non si poteva non cedere, qualcosa che non era dettato solo dalla mente, anche se Draco Malfoy non aveva cuore.

Hermione non ci pensò più di qualche istante, la sua bocca si storse in qualcosa che poteva essere un sorriso o una smorfia, poi spostò tutto il peso da una parte e si rannicchiò accanto a Draco, che le cinse delicatamente le spalle, cercando di ignorare il leggero incresparsi della camicia, le pieghe della gonna e l’ondeggiare dei suoi capelli.

Ecco. Era arrossito. E non avrebbe voluto.

Grazie al cielo la mezzosangue non l’aveva visto e se ne stava rincantucciata vicino a lui, piangendo silenziosamente sul fazzoletto che le aveva dato.

Se avesse continuato così probabilmente quello da deridere sarebbe stato lui, non lei…

-          Probabilmente non dovrei essere io… - disse serio lui, come a giustificarsi della sua mancanza di esperienza a curare cuori infranti e pene d’amore. Lui era stato quello che non si era mai curato dei sentimenti che aveva frantumato e malamente calpestato e adesso era lì, a cercare di far smettere di piangere la mezzosangue per un bastardo con la testa piena di pinoli che si era comportato esattamente come lui.

-          Mi accontenterò – disse lei accoccolandosi sotto la sua spalla e rischiando di dare al biondo Principe delle Serpi il colpo di grazia.

-          Eri innamorata della donnola? – chiese lui dopo qualche minuto mentre lei non dava segni di vita, Hermione scosse il capo

-          Una volta credevo di esserlo, adesso non so più cosa credere…

-          E allora perché te ne sei andata fuggendo? – era lecito chiederlo, la mezzosangue non fuggiva mai, dopotutto faceva parte del Trio e nel trio l’unico che se la dava a gambe era sempre Weasel

-          Forse credevo di contare qualcosa di più per Ron – si giustificò, - oppure sono solo una ragazzina ottusa che non capisce quando una cosa è fuori dalla propria portata. – ecco cosa c’era di diverso tra lei e un’altra: chiunque avrebbe dato la colpa semplicemente all’altro, lei lo giustificava, sobbarcandosi di una negligenza non sua.

-          Ragazzina… - mormorò Draco, per niente d’accordo con quel nome con cui si era etichettata, lei aveva detto che Ron era fuori della sua portata, doveva essere del tutto suonata, lei poteva avere il mondo ai suoi piedi se avesse voluto… beh, più o meno, ma ovviamente questo evitò accuratamente di dirglielo

-          Eppoi mi ha fatto senso vedere Ron e Lavanda in atteggiamento così intimo…

Hermione lo sentì ridere sommessamente e si accigliò qualche istante, osservandolo stupita

-          Non è il caso che tu te la rida a quel modo… - berciò ritrovando un poco del suo spirito – non tutti sono come te che vai a letto con una ragazza tre volte al giorno!

Vedendola gradatamente ritornare se stessa, Draco si sentì sollevato, a consolare una ragazza col cuore spezzato era davvero scarso, doveva farsi dare qualche suggerimento da Blaise, era lui quello dolce e sensibile, magari sarebbe tornato utile, eppoi non era il caso di fare sul serio… semplicemente quella era stata la prima volta e quindi si era trovato fuori posto.

-          Così mi offendi, mezzosangue – disse guardandola dritto negli occhi – sminuisci le mie statistiche!

Se non si fosse arrabbiata probabilmente avrebbe riso, decise Hermione

-          Non indagherò oltre Malfoy – disse disinteressandosi alla cosa e tornando a guardare il pavimento, lui alzò le spalle e tornò a rilassarsi con la schiena poggiata alla parete.

Dal suo nascondiglio sotto il suo braccio, lei lo guardò, il torace, le gambe lunghe fasciate dai pantaloni scuri della divisa, le scarpe lucide, rise, Harry e Ron non si erano mai sognati di lucidarsi le scarpe in sette anni, anche se, probabilmente, non era lo stesso Malfoy a passare il lucido, ma uno dei poveri elfi domestici che lei cercava invano di proteggere.

Sospirò soddisfatta della sua sistemazione, chi avrebbe detto, fino a due mesi prima, che avrebbe visto Ron mentre si dava da fare con la Brown e poi sarebbe corsa a piangere da Malfoy, arrivando perfino a dirgli certe cose…

-          Sinceramente, mezzosangue, mi sembri decisamente un po’ troppo ingenua per impressionarti a vedere Weasel a letto con una donna…

Lei lo guardò stralunata domandandosi cosa stesse dicendo, visto che non riusciva a cogliere il senso della frase, era stata troppo distratta da un tic che il biondo aveva alla mano.

-          Non capisco – disse candidamente e lui alzò le sopracciglia mentre lei giocherellava con un filo che si stava scucendo dal maglione

-          Ok la parte emotiva, ma vedi uno in mutande e scappi – brutalmente sincero e diretto, come sempre.

-          Ma mi fa senso! – si difese lei decidendo che quella discussione non l’avrebbe fatta neanche con Harry, figuriamoci con Draco Malfoy!

-          Oddio, non credo che la donnola sia un bello spettacolo, però esageri sempre in tutto…

-          Ma mi fa senso, mi fa senso! – gridò lei strattonando il filo che sfilacciò un pezzo di manica

-          Ah sì? – domandò lui con aria beffarda, già che lei aveva ritrovato la sua pace, perché non prendersi una piccola vendetta per avergli fatto tornare quell’orribile crisi di personalità e tutti quei pensieri malsani per niente da “Draco Malfoy”, Blaise aveva ragione, quando era sano di mente doveva scrivere un libro sul modo corretto di comportamento da Draco Malfoy, così avrebbe potuto consultarlo in quei momenti di sbando.

Lentamente si alzò in piedi, ghignò e sfilò il primo bottone dall’asola, lei lo guardò in faccia e non capì, anche il secondo bottone venne slacciato e quando finalmente le dita affusolate di Malfoy giunsero al terzo, la terribile verità colpì il cervello di Hermione che, sconvolta, cacciò un grido e si piantò i palmi delle mani in faccia.

Maledetto, maledetto Malfoy!!!!

Gli aveva detto che le faceva senso, che le dava fastidio e quello cosa faceva? Si levava la camicia!

Beh, avrebbe dovuto aspettarselo…

-          Mezzosangue, che stai facendo? Guarda che è un onore!

-          Rimettiti subito la camicia! – sbraitò lei arrossendo sotto le mani e serrando gli occhi ermeticamente fino a farsi male

-          Sennò che fai?

-          Rimettitela e basta! – maledetto…

-          Guarda che non mi sono ancora levato i pantaloni – la schernì lui avvicinandosi e chinandosi di fronte a lei

-          Non ci provare, Malferret! – lui rise e le prese i polsi, tirando le mani lontane dal volto arrossato della grifondoro che, comunque, aveva gli occhi chiusi e la testa girata dall’altra parte, tanto per precauzione.

Se gliel’avessero detto, probabilmente Malfoy non avrebbe mai creduto che ci fosse qualcuno pudico fino a quel punto, sbuffò e prese a giocherellare con le dita della ragazza, se nel suo piano originale formulato con Blaise doveva portarsela a letto, adesso l’obiettivo era tirarla fuori dal monastero di clausura…

-          Sei un po’ rigida… - commentò ghignando lui e guidando la sua mano fece scorrere un dito lungo il torace bianco e levigato, lei strinse maggiormente gli occhi

-          Lasciami stare – mugugnò, no, decisamente la Granger aveva qualche rotella fuori posto

-          Apri gli occhi e ti lascerò in pace – la ricattò lui, lei sospirò mesta, am che le era successo quel pomeriggio? Era stata vittima di una delle catastrofi a lungo preannunciate dalla Cooman? Oppure non aveva letto con sufficiente attenzione l’oroscopo di quella giornata che di sicuro avrebbe detto “State lontani da volgari animali da pollaio (donnole e furetti), perché la tormentava così?

Alla fine, disperata, decise che lui non l’avrebbe mai smessa di tormentarla se non avesse mostrato quanto valeva, aprì cauta un occhio, controllando l’indice di pericolo.

Malfoy se ne stava in piedi in mezzo al bagno, le mani appoggiate dietro di lui, la carnagione pallida che faceva uno strano contrasto con il nero della divisa della scuola

-          Perché non ti sei rimesso la camicia? – chiese circospetta vedendolo appoggiata ad uno dei lavandini e arrossendo ancora

-          Non ho mai detto che l’avrei fatto

-          Ma hai detto che mi avresti lasciata in pace… - le parole le morirono sulle labbra capendo esattamente che lui non le aveva promesso di rimettersi la camicia. Male, molto male.

-          Non ti sembra di essere un tantino troppo “trattenuta”? - disse il biondo appoggiandosi alla ceramica bianca, lei si premurò di tenere gli occhi bassi e di non incrociare il suo sguardo, né di posarsi sulla sua pelle. Se non altro non le faceva così senso come quando aveva visto Ron. Doveva essere che si stava abitando a gente che girava senza maglia, ma non doveva prenderci troppo la mano

-          Per piacere – chiese quasi implorando – rimettiti la camicia

-          No – secco e deciso, si stava divertendo troppo a vederla così in difficoltà, era una cosa che accadeva di rado

-          E quando intendi finirla con questa pagliacciata? – chiese lei, seccata dal suo rifiuto

-          Guardare in faccia una persona senza camicia non mi sembra un ostacolo insormontabile – disse lui sogghignando – fa parte della buona educazione, devi guardarlo negli occhi non più in basso

-          Fa parte della buona educazione anche presentarsi decorosamente! – chiarì lei e lui rise di nuovo

D’accordo, si disse Hermione, ce la poteva fare, doveva solo alzare gli occhi, non soffermarsi su quel che separava le scarpe dai capelli e piantarglieli in faccia annullando il mondo intero, compreso quel ghignò soddisfatto che lui aveva stampato sulle labbra.

Ad essere onesti, disse a se stessa, si stava imbarazzando da morire in quella situazione e probabilmente il suo colorito sarebbe passato dal rosso pomodoro al vermiglio puro se si fosse decisa a fare quel che le aveva chiesto, ma se non l’avesse fatto lui l’avrebbe tormentata ancora e non ne aveva proprio voglia, perché non poteva restare tutto come quando stava piangendo e lui la consolava? Chi gliel’aveva fatto fare di riprendersi così rapidamente?

Girando la testa lentamente lei gli posò gli occhi ambrati in faccia, prendendo comunque nota di tutto l’insieme che non faceva per niente schifo! Beh, dopotutto era Draco Malfoy, si era sbattuto mezza Hogwarts, non ci sarebbe riuscito se Madre Natura non l’avesse aiutato un pochino…

D’accordo, ammise a se stessa continuando quell’immaginario discorso con l’altra metà che, probabilmente, non aveva per niente voglia di stare a sentire i problemi esistenziali che le causava Malfoy, era un bel ragazzo, ma doveva concentrarsi sui suoi occhi, più che su quella sottile linea di peli chiari che scendeva oltre la cintura di pelle scura e il bordo dei pantaloni.

Come era possibile che avesse guardato una cosa simile? Gli aveva tenuto gli occhi fissi in faccia! Beh, non proprio, però…

-          Levati pure quell’aria da suora di clausura che hai sulla faccia – le disse ridacchiando Malfoy accennando a prendere in mano l’indumento candido – ma ce n’è di strada da fare…

-          Cosa stai dicendo?! – chiese lei preoccupata mentre i suoi sensi captavano segnali di pericolo

-          Che ho trovato il modo per ripagarti di quei maledetti compiti di Trasfigurazione… ti leverò quell’aria da santarellina dalla faccia

-          Non stabilire tutto da solo – berciò lei – dopotutto sono io che decido!

-          Se non altro mi guarderai in faccia e non dentro i pantaloni come se fosse la prima volta in vita tua…

Lei avvampò. Maledetto, l’avrebbe ammazzato, ammazzato violentemente. Sì, l’avrebbe schiantato. E poi un bel Crucio non ci sarebbe stato niente male… bastardo…

-          Non è vero! – gridò indignata

-          Ah no? – chiese lui avvicinandosi con la camicia ancora sbottonata, e questo non la aiutava di certo

-          Avevi promesso di lasciarmi in pace! – gli sputò in faccia lei e lui rise, sapendo di aver ottenuto una vittoria, sapendo di avere ragione, anche se lei non l’avrebbe mai ammesso.

-          D’accordo – continuò il biondo cominciando ad abbottonarsi di nuovo la camicia – comincia pure con la pozione di Piton

Ingoiando un insulto lei continuò a fissarlo, poi si mise a trafficare arrabbiata con provette e calderoni, rischiando di rompere a metà quella che teneva in mano, e di combinare un pasticcio con i 13 ingredienti che avrebbe dovuto mescolare con “estrema cautela”, come riportava la sua scrittura affrettata a fondo pagina del libro di Pozioni.

 

Spazio Autrice: bene, ho fatto succedere qualcosa, magari non propriamente quello che tutti aspettano (e in genere che anche io aspetto quando leggo le fanfic), però ho dato una mossa alla storia nella speranza che vi sia piaciuta (speriamo speriamo speriamo speriamo).

Grazie mille a tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite, sono davvero lusingata che in così tanti la considerino bella, davvero!

E grazie anche a quelli che hanno recensito e mi hanno lasciato qualche commento, siete meravigliosi!

Adesso passo a ringraziarvi uno per uno, dopotutto lo meritate appieno per la grande gioia che mi avete dato!

Un bacio

Nyssa

 

Shavanna: Zabini è un personaggio che è sempre piaciuto moltissimo anche a me, quindi sono molto contenta che la versione che ne ho dato ti piaccia, ho cercato di renderlo un po’ svagato, dopotutto, con uno serio come Draco mica posso appioppargli uno psicologo stile Freud, lo ammazzerebbe! Sì sì, Draco comincia a soffrire (non voglio sapere quel che mi farebbe dopo questo cap) e Herm a perdere un po’ di lucidità (finalmente!). Spero che anche il nuovo cappy ti piaccia, ciao!

 

Giorgia_Malfoy: Sono molto contenta che la fanfic ti sia piaciuta e anche le battute che ci ho messo (rischio sempre di cadere in qualche modo di dire decisamente troppo babbano e ogni tanto mi succede anche di mettercelo…), spero che il nuovo cap ti piaccia, a presto!

 

8x4: sono andata a leggere la storia del tuo nick, davvero curiosa e molto originale ^^ Mi fa immensamente piacere che la mia fanfic ti piaccia al punto da includerla nell’elite che segui, spero che continuerai a leggerla! Ciao!

 

Luana1985: a quanto pare Draco dà il meglio di se quando litiga con se stesso (e finora non è ancora successo niente…), spero che la fanfic ti piaccia e che continuerai a seguirla! Grazie del commento!

 

8marta8: io avevo avvertito che sarebbe successo qualcosa… di inimmaginabile ! Mi fa piacere che abbia apprezzato il riferimento a Eva, effettivamente se c’è un anime che segue questa minestra di pensieri che faccio fare ai miei personaggi, quello è sicuramente Evangelion. Grazie mille dell’encomio e anche del commento! Spero che il nuovo cap ti piaccia!

 

marygenoana: ti ringrazio moltissimo del commento e del complimento! Ho visto che sei di Genova… anche io ^^ spero che anche il nuovo cap ti piaccia, ciao!

 

potterina88: figurati, anche a me capita spesso di perdere qualche aggiornamento di fanfic, però mi fa molto piacere che la storia continui a piacerti ^_^ e anche che il capitolo ti sia sembrato tenero (sigh, non sono un’esperta con le scene romantiche) Come vedi ho aggiornato in fretta! Spero che continuerai a seguirla la storia, ciao!

 

Lisanna Baston: premetto che il tuo nick mi piace moltissimo (adoro il nome Lisanna e anche il personaggio di Baston *_*) Sono estremamente lusingata di tutti i complimenti che mi hai fatto e non so da dove iniziare per ringraziarti… oddio, addirittura scrittrice? Mi mandi dritta al settimo cielo! Sono anche molto contenta che i personaggi ti siano piaciuti, non sono mai convinta del carattere che gli metto ad ogni cap…  e mi fa molto piacere che tu abbia trovato la fanfic divertente, come ho già detto, fare dell’ironia non è proprio il mio cavallo di battaglia :P Spero che continuerai a seguire e che mi lascerai qualche altro commento, ciao!

 

piccola_lenne: lo confesso, all’inizio volevo farli baciare per davvero, ma poi mi sono detta che era decisamente troppo presto per entrambi, così li farò penare per qualche altro cap ancora… spero che anche questo cappy ti piaccia, baciotti!

 

MartyViper: o Cielo, come hai fatto a leggerli tutti assieme senza addormentarti? Beh, grazie mille di tutti i complimenti, sono molto felice che la storia ti piaccia (pensa che la mia prof delle medie diceva sempre che i dialoghi non erano il mio forte… :P, sono contenta di poterla smentire!), mi auguro che anche il 5° cappy ti piaccia, ciao e a presto!

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: anche io finisco per fare tardi quando mi fermo a leggere qualche fanfic che mi interessa particolarmente, quindi sono molto lusingata del fatto che tu abbia fatto questo per la mia! Mi fa piacere che la sit ti piaccia e anche l’ambientazione, spero che continuerai a recensire, ciao!

 

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Capitolo 6
*** ...e il naufragar m'è dolce in questo mare ***


Hermione si mise a sedere sul letto agitata

Premessa: bene bene, siamo quasi alla fine della prima parte della storia, quella introduttiva, presto cominceranno le “cose serie”, ovvero, per dirla alla Potter, i “casini”.

 

Vorrei fare una dedica per questo capito, per una persona specialissima, per la mia migliore amica

 

Lilli, tesoro, questo cappy è tutto per te, ti voglio un mondo di bene, sei la mia migliore amica!

Lilly & Mony The Best!

 

*          *          *

 

Harry e Ron aprirono preoccupati la porta della Sala Comune del grifondoro guardando chi era che faceva quel casino proprio prima di mangiare.

L’alta figura di Malfoy comparve sulla soglia reggendo in braccio una Hermione Granger addormentata e felicemente accoccolata tra le sue braccia, cosa che non stava certo facendo bene ai suoi nervi né al suo autocontrollo, soprattutto dopo quel che era accaduto nel pomeriggio.

-          Ti ho ritrovato la mezzosangue, Potter, non la stavate cercando? – chiese guardando fisso in faccia Ron e facendogli venire i brividi per la paura tanto era incazzoso e minaccioso lo sguardo

-          Che le hai fatto? – dissero i due grifoni e l’altro rise

-          È solo addormentata… - spiegò cercando di passarla nelle braccia di Potty, ma senza successo, la Granger non accennava a voler levare le braccia dal suo collo

-          E come mai era con te? – chiese Weasel ritrovando un po’ di coraggio

-          L’ho trovata alla torre dei gufi – spiegò la serpe – ed è un miracolo che al posto di riportarvela non l’abbia buttata di sotto…

Ovviamente erano tutte balle.

La grifondoro si era addormentata mentre aspettava che bollisse la pozione, così lui aveva aspettato finché non era andata in ebollizione, l’aveva messa nelle fiale e poi si era preso in braccio la Granger e l’aveva riportata al suo amato dormitorio, anche se era stato molto tentato di portarla nel SUO.

Ormai ci stava facendo l’abitudine a prenderla in braccio, sembrava quasi una cosa usuale…

-          Sentite, dato che questa non si stacca e pesa, ritrovate la parola e ditemi dove la metto così me ne posso andare da questa topaia – Harry lo guardò storto

-          Seguimi – disse sbrigativamente mentre Ron li scortava su per le scale lanciando occhiate torve.

Attraversarono il corridoio e arrivarono al dormitorio della ragazze, dove c’era Ginny che terminava una relazione; come vide entrare la sua amica in braccio a Malfoy si preoccupò parecchio

-          Che le è successo? – chiese in ansia mentre il biondo la deponeva con cura sul letto e le tirava le coperte sulla testa

-          Si è solo addormentata – spiegò Harry cercando di rassicurarla, stranamente tra tutti sembrava l’unico ancora dotato di una certa calma visto che Ron fumava dalle orecchie e Ginny era pronta per la neuro.

Malfoy si affrettò a togliere le tende senza nemmeno salutare la rossa. Ron rimase con lei, mentre il moro seguiva l’altero principe degli Slytherin fin sulla soglia.

Draco posò la mano destra sulla spalla del bambino sopravvissuto, in un gesto simile a quello che gli aveva fatto a sua volta quel pomeriggio

-          Ha gli occhi rossi, sembra che abbia pianto – disse cercando di mettere una punta di scherno nella voce, senza successo, Harry annuì serio

-          Grazie – disse semplicemente e chiuse la porta.

L’educazione di Potter lasciava molto a desiderare, decise il biondo allontanandosi alla ricerca di Blaise.

 

*          *          *

Hermione si mise a sedere sul letto agitata.

Aveva avuto un incubo terribile e si era svegliata di soprassalto.

Era in camera.

Come ci era finita era una domanda interessante, soprattutto visto che era notte fonda, che si era addormentata in bagno e che stava di nuovo piovendo, ma non aveva smesso quel pomeriggio?

Si guardò attorno alla ricerca di quello che le rendeva familiare quella stanza: la pila di libri sul comodino, la bacchetta appoggiata lì accanto, le ciabatte di pelouche ai piedi del letto, la fotografia dell’ultima estate trascorsa assieme ad Harry e Ron alla Tana con sullo sfondo la casa sbilenca e la famiglia Weasley al completo intenta a rincorrersi, gridare, fare le facce e tutto il resto. Se si notava con attenzione si poteva scorgere un George Weasley intento a infilare una Sgocciosangue nella tasca di Percy, le Sgocciosangue erano una alternativa alle merendine marinare che i fratelli Weasley avevano progettato per la loro nuova linea di scherzi ed erano fatte come dei bottoni che cominciavano a spandere sangue indelebile ovunque, Percy non ne era stato contento, se lo ricordava. Fred Weasley si stava praticamente rotolando sul prato dal ridere mentre Bill e Fleur si abbracciavano sorridenti per la foto. Molly e Arthur Weasley stavano entrambi uscendo dalla casa e in lontananza, all’orizzonte, c’era un puntino scuro che sembrava si stesse avvicinando, era Charlie Weasley che arrivava con il suo drago.

In primo piano c’erano loro tre, con Ron che sorrideva e Harry che gli faceva le corna. Ron non aveva mai apprezzato quella foto, ma a Hermione piaceva moltissimo, soprattutto perché c’era la famiglia Weasley al completo sullo sfondo.

Ron… già… con impellente velocità le memorie di quel pomeriggio tornarono a farsi prepotentemente largo tra i suoi pensieri, ma non solo quelle. Un Malfoy seccato che diceva a Harry e al rosso che lei non era con lui, uno sguardo imbarazzato come non gliene aveva mai visti mentre le porgeva il fazzoletto che, tra parentesi, doveva anche restituirgli alla prima occasione e per finire la sua aria impotente mentre lei piangeva e quella trionfante quando l’aveva costretta col ricatto a guardarlo a torso nudo.

Forse aveva esagerato un po’ le cose con Ron, si era lasciata trasportare dalle emozioni e aveva reagito in maniera eccessiva.

Ma era riuscita a mettere in difficoltà Draco Malfoy con quella sua parte nascosta che lui aveva involontariamente scoperto e non si poteva dire che la cosa non le procurasse una piccola soddisfazione… anche se le conseguenze potevano essere terribili, ma credeva, ed era la prima a darsi della stupida, che Malfoy non sarebbe andato a raccontare quella vicenda. Pazza. O forse, sognatrice.

Guardò ancora attorno a sé e notò due cose fuori posto: la divisa scolastica appesa ad un attaccapanni agganciato ad una delle ante dell’armadio, una cosa che lei non faceva mai perché si rovinava l’armadio e non lo si poteva chiudere, la camicia era un po’ stropicciata e la gonna anche, lei l’avrebbe messa a lavare, oppure avrebbe usato l’incantesimo per stirarla, non l’avrebbe mai appesa in quello stato; si guardò preoccupata sotto le coperte decidendo come aveva fatto a volare fuori dei suoi abiti e… a indossare il pigiama, uno di quelli della sua collezione, questa volta rosa con una serie di mici bianchi e grigi che giocavano con dei gomitoli di lana, terribilmente infantile.

E gli sguardi scioccati che Malfoy le aveva rivolto qualche tempo prima, una notte che si erano incontrati, non avevano fatto altro che confermarle la cosa.

La seconda cosa che non andava era Harry Potter seduto malamente su una delle poltroncine e addormentato con la testa gettata all’indietro, la bocca aperta e gli occhiali storti. Aveva tolto la divisa e si era messo uno di quei maglioni pungenti che l’affettuosa mamma di Ron affibbiava a ciascuno per Natale, con tanto di iniziale ricamata sul petto e colore terribile che variava dall’amaranto al melanzana e dal giallo canarino al rosa polvere.

Che ci faceva Harry in camera sua alle… controllò l’orologio che chi l’aveva cambiata non si era preoccupato di toglierle, erano le 2 di notte e le lancette d’argento con i pianeti scorrevano veloci nel quadrante dorato; doveva essere rimasto aspettando che si svegliasse per parlare con lei dell’accaduto e poi doveva essersi addormentato.

Harry probabilmente aveva saputo la storia da Ron, perché lei l’aveva raccontata solo a Malfoy, era scesa dalla Torre Grifondoro in lacrime proprio mentre lui stava entrando e doveva aver scorto la sua tristezza mentre gli sfrecciava accanto mesta, così doveva essersi fiondato di sopra e aver trovato Ron sconvolto per averla vista fuggire via… e poi si erano lanciati al suo inseguimento.

Il resto della storia lo sapeva: si era rifugiata in bagno e aveva trascorso il pomeriggio a farsi consolare da Malfoy in maniera più o meno imbarazzante, già, perché non credeva affatto che il biondo Principe delle Serpi facesse davvero sul serio… e alla fine doveva essersi addormentata.

Chi l’aveva riportata in camera? Probabilmente Harry e Ron l’avevano trovata addormentata, anche se loro non si sarebbero preoccupati di non svegliarla, l’avrebbero fatto eccome, però era più che certa che i suoi due compagni non avrebbero rimesso piede nella stanza di Mirtilla, che fosse stato Malfoy? Naaaa, praticamente impossibile.

Decidendo di aver dormito a sufficienza, scostò le coperte e buttò le gambe giù dalla sponda del letto, si fermò un istante e controllò che la destra posasse a terra prima dell’altra, nel mondo babbano c’era il detto che la giornata cominciava male se a scendere era prima la sinistra, tutte storie, ma sempre meglio fare attenzione, non voleva attirarsi sulla testa più sfighe di quelle che Harry e il suo collegio docenti le procuravano.

Guardò sul comodino e trovò un biglietto di Ginny, doveva essere stata lei a cambiarla quella sera

 

Ciao, Harry e Ron volevano parlarti, ma tu stavi dormendo beatamente, così gli ho proibito di svegliarti, ti ho levato la divisa e messo il primo pigiama che ho trovato. Quando ti svegli ricordati di cercarli, sembravano piuttosto preoccupati e lo sono anche io dato che ti ha riportata qui nientemeno che Malfoy! Ma che è successo? Spero niente di grave, comunque ne riparliamo domani mattina, buona dormita

Ginny

Ps: Malfoy ha detto di lasciarti questa fiala, dicendo che lavevi persa nel corridoio, io penso che sia veleno, quindi non berlo, sai comè

 

Come se lei andasse in giro a bersi normalmente quel che le dicevano di non bere… ma per chi l’avevano presa? Per uno del seguito del biondo? (vedi Tiger e Goyle).

Guardò accanto ai libri e vide un’ampolla di vetro con dentro un liquido verde, sorrise al pensiero che Ginny l’avesse scambiato per del veleno… era solo la pozione di Piton… e tuttavia, non ricordava di averla ultimata, che le avesse fatto il biondastro questa cortesia?

Quante cose strane erano successe e ancora non riusciva a capacitarsene del tutto.

C’era stata la delusione, grande, grandissima di aver visto Ron in “atteggiamenti intimi” con Lavanda, le aveva fatto male perché a lei Ron piaceva e anche molto, lo consideravano una persona fondamentalmente incapace, stupida e non si poteva negare che, certamente, un maggior quantitativo di acume e di coraggio gli avrebbe giovato, ma non si diceva forse che amare significa perdonare i difetti? Lei l’aveva fatto e forse ne era stata innamorata.

Sicuramente lo era stata e anche per diversi anni.

All’inizio Ronald era solo una persona che continuava a deriderla per quella sua cosa del sapere sempre tutto, poi, dopo quella volta che l’avevano salvata dal troll di montagna al primo anno, ci aveva dato un taglio e avevano stretto amicizia: lei, Ron e Harry.

Era cominciato tutto da lì.

Piano piano, stando sempre assieme, condividendo avventure e disavventure, aveva cominciato ad apprezzare Ron per quello che era davvero, non per quel che sarebbe potuto essere se…

Aveva creduto che fosse una persona speciale e aveva desiderato condividere assieme a lui le esperienze più belle della vita.

Poi era successo qualcosa che aveva cambiato le carte in tavola, mescolandole e costringendo il destino a bluffare; al quarto anno, per la prima volta, qualcuno aveva dichiarato ad Hermione i suoi sentimenti: Victor.

Si era sentita molto lusingata da quella rivelazione e, per un certo periodo, era stata anche tentata di accettare le sue attenzioni un po’ goffe, ma sempre gentili, sempre premurose e, tuttavia, il desiderio o l’ideale che si era fatta del rosso non aveva permesso che alla fine accettasse la cosa: aveva cercato di dirlo allo studente di Drumstrang nel modo più gentile che conoscesse, gli aveva spiegato tante cose, probabilmente aveva fatto confusione e difficilmente lui aveva capito metà di quel che lei aveva raccontato.

-          Spero che il tuo amore sia più fortunato del mio – aveva detto infine il prescelto del Calice quando si erano accomiatati

Non era andata così.

Ron aveva cominciato ad essere strano con lei fin dall’inizio di quella storia.

Aveva creduto che lei avesse accettato Vicotr, glielo rinfacciava ogni volta che poteva, quell’anno, quasi con crudeltà, come se l’avesse ferito, come se gliel’avesse davvero fatto apposta, ma non era tutto come lui credeva visto e considerato che lei aveva perfino rifiutato qualcosa di certo e sicuro, qualcuno che le volesse bene per come era davvero per rimanergli accanto, per poter almeno dire di essere stata al suo fianco.

Ron non aveva capito e da lì erano cominciate le incomprensioni.

Al ballo era stato umiliante mentre, davanti a tutti, le diceva quelle cose, parlava come se lei gli appartenesse come ragazza, ma dall’altra parte, non si era mai curato di lei né di quel che pensava e non si era neppure dato la briga di dirle quel che pensava lui che, alla fine, era l’incognita più grande.

Un anno dopo l’altro, qualcosa aveva cominciato a cambiare: Ron aveva cominciato ad interessarsi ad altre ragazze, facendo soffrire i suoi segreti sentimenti, mentre lei, lentamente e dolorosamente, aveva cominciato a far sparire quella sensazione di dipendenza che provava verso di lui, si erano un po’ allontanati, anche se erano rimasti amici.

Anche il fatto che Harry fosse sempre stato al centro dell’attenzione e lui brillasse di luce riflessa al rosso non era mai piaciuto e neppure il fatto che lei si astenesse sempre dal prendere posizioni riguardo le controversie che spesso animavano i due membri maschili del Trio.

Grazie al cielo tutti i problemi tra i due ragazzi si erano rimarginati al termine degli anni, con la nuova ascesa di Voldemort sarebbe stato meglio essere uniti  combattere insieme perché alla fine, questo lo sapeva anche Ron, formavano davvero un’ottima squadra d’azione.

… e poi si era giunti a quell’ultimo anno. Se avesse dovuto essere sincera, probabilmente avrebbe detto che di Ron non gliene importava poi più di tanto come ragazzo, anche se gli era affezionatissima come amico, tuttavia, il ricordo e le speranze di sei anni trascorsi a sognare di un ipotetico avvenire insieme erano difficili da scacciare… forse era per questo che era rimasta così tanto scossa quando l’aveva trovato con un'altra.

Un po’ si era sentita tradita dal fatto che lui, almeno, alla Brown avesse detto qualcosa sui sentimenti che provava, mentre tra loro c’era sempre stato silenzio a proposito.

Un po’ perché, nonostante fosse una persona che non si cullava nell’idea di essere migliore degli altri, vedere LavLav e Ron tanto in intimità l’aveva scioccata.

Dopotutto Ron era uno dei suoi migliori amici!

Ma era stato proprio in quel momento che, finalmente, aveva preso coscienza del fatto che tutto quel che aveva immaginato sui loro due, tutti i sogni, tutte le speranze, tutte le aspettative, erano finite.

Beh, per essere finite, lo erano già da un pezzo, ammetterlo, però era dura, anche se sarebbe stata una soluzione vantaggiosa, ma da quando Hermione Granger sceglieva la strada più semplice per uscire dai problemi? Decisamente mai… e così aveva mentito a se stessa, alle apparenze, come se nulla fosse cambiato, quando tutto era cambiato e quell’ultimo anno era diverso da tutti gli altri trascorsi.

In quell’istante, mentre le braccia di Ron circondavano la schiena minuta della sua compagna di Casa, mentre lei li spiava dalla fessura della porta, un po’ curiosa, un po’ imbarazzata, un po’ scioccata, tutto quel che aveva costruito era caduto e aveva ammesso che era finito.

Non aveva pianto quando effettivamente si era diluito il sentimento che provava per lui, aveva pianto ora, quando, finalmente, dopo un anno, ne aveva preso coscienza…

Che persona patetica era mai… mentire a se stessi era davvero deludente perfino per il proprio cervello, perfetto per una persona codarda e paurosa che teme per le conseguenze e l’incertezza.

Hermione Granger, la studentessa migliore di Hogwarts, come persona, non era poi così in gamba…

E questo la intimoriva.

Era facile capire come mai il molliccio portato dal professor Lupin si fosse trasformato in una copia speculare di lei, era lei la causa delle sue paure, venivano tutte dalla sua mente che lavorava troppo, che non si concedeva paure, macchinando, prevedendo, sognando, ipotizzando.

E se quelle ipotesi, se quelle macchinazioni, se i suoi sogni non fossero andati a buon fine, sarebbe stato terribile.

Umiliante dire di aver sbagliato.

Doloroso ammettere che il futuro poteva essere vago e insicuro, avvolto nella nebbia e nell’ombra.

Adesso lo sapeva, quell’esperienza, anche se distruttiva, l’aveva fatta crescere.

E Draco Malfoy, nella sua personalissima interpretazione della parte di cavaliere che viene in suo soccorso, l’aveva salvata, l’aveva aiutata a crescere.

Però le aveva detto che era troppo pudica e questo non è che la disponesse di buon animo verso di lui… ma come si permetteva? Proprio lui abituato a calarsi le brache senza neppure sapere il nome di chi gli stava davanti? Già, perché era decisamente difficile che qualcuno NON conoscesse il nome del biondastro.

Forse aveva esagerato dicendogli che le faceva senso vedere qualcuno senza camicia, ma ci era così poco abituata… e poi tutt’altra cosa era vedere Malfoy senza camicia!

D’accordo, aveva avuto paura che la scoprisse (e anche così lui aveva visto benissimo), però era quasi un pezzo sa esposizione!

Perfino lei, che di anatomia maschile ne sapeva tanto quanto di moda avrebbe potuto affermare con convinzione che aveva un fisico bellissimo.

Ma non si cede ai propri principi per così poco e, soprattutto, non con Malfoy che, sicuramente, gliel’avrebbe fatto pesare all’infinito…

Eppure non riusciva a levarsi quella immagine dalla testa: il fisico asciutto, il torace muscoloso, la pelle chiara e levigata, come marmo rosa, eppoi quella sottile linea che scompariva oltre la cintura, probabilmente oltre i pantaloni…

La sua testa gridò BASTA! Prima che accadesse qualcosa di irreversibile.

 

Terminando quelle riflessioni e rabbrividendo per il freddo che s’infiltrava tra le pieghe delle coperte, Hermione posò il foglietto che ancora aveva in mano e si infilò ai piedi le babbucce, controllò che Harry non si svegliasse e prese la prima coperta dallo schienale della seggiola sotto la finestra, dopodiché scostò la porta socchiusa, attraversò il dormitorio femminile e scese lungo la scala di pietra.

 

*          *          *

 

Draco Malfoy rientrò dalla finestra dell’atrio dove si era fermato a prendere una boccata d’aria fresca, era stanco morto, ma non riusciva a dormire, troppi pensieri per la testa, e i capelli biondi scompigliati ne erano la prova.

Avanzò di qualche passo lungo il corridoio e poi, sulla sinistra, notò una luce accesa, sorrise tra sé sapendo perfettamente chi era

-          Mezzosangue – disse entrando in cucina e trovandola intenta nella sua solita occupazione notturna

-          Malfoy – rispose lei senza distrarsi dal misurino col latte, riconoscendo subito chi aveva varcato la soglia alle sue spalle

Posò la brocca graduata sul banco e lo guardò nella sua consueta tenuta notturna costosissima, aveva la cintura legata stretta in vita, le mani nelle tasche della vestaglia, i capelli sparati in ogni direzione e gli occhi stanchi, gli sorrise

-          Raddoppio le dosi? – chiese

Malfoy grugnì e si sedette al tavolo che, traducendo, poteva essere preso per un assenso.

Hermione trafficò ancora un poco col latte e poi mise sul fuoco il pentolino colmo, cominciando a rimescolare con perizia

-          Fai le ore piccole? – chiese lui con una punta di malizia nella voce e scrutandola, lei fece spallucce e assaggiò la bevanda

-          Sta diventando un’abitudine – disse semplicemente la mora, lui non rispose e rimase seduto, il silenzio era alquanto imbarazzato dopo quello che era successo quel giorno e le libertà che entrambi si erano presi…

Trovando che dover rimescolare latte e cioccolato fosse una occupazione sufficiente, Hermione decise che non sarebbe spettato a lei incominciare una conversazione per cancellare la tensione che aleggiava nell’aria e che si poteva quasi tagliare a fette con un coltello, così continuò qualche istante nella sua opera, finché la mistura non divenne abbastanza densa, a quel punto la scusa veniva meno.

Prese le tazze, vi versò un po’ di cioccolata ciascuna e ne allungò una al biondo assieme ad un cucchiaino, poi si sedette di fronte a lui come aveva fatto la prima volta che si erano incontrati.

 

Una falena, attirata dalla luce della cucina, era entrata e si era posata poco lontano dalla cioccolata del Serpeverde e Draco parve particolarmente interessato ad osservarla mentre la mano sottile di lei gli passava davanti lasciando la tazza con l’orsetto e il cucchiaino che sporgeva dal bordo (patetica, si disse fingendo di non notare il gesto, doveva ricordarle di procurargliene un’altra… no! Quella non doveva diventare DAVVERO un’abitudine…!).

 

-          Ho saputo che mi hai riportato in camera – disse lei mantenendo lo sguardo basso sulla tazza

-          Stavi dormendo in bagno e Mirtilla continuava a scassare dicendo che dovevo essere cavaliere e riportarti in camera, - ovviamente non era vero, ma mica poteva dirle di essersi preso la briga di riportarla al grifondoro di sua spontanea volontà – ti avrei chiamato Potty o Lenticchia, ma non credevo che fosse saggio farti trovare lì…

-          Già… - commentò lei sorseggiando la bevanda bollente

-          I tuoi cari compagni si sono spaventati parecchio quando ti hanno vista arrivare con me e soprattutto quando non volevi lasciarmi andare… - piccola stoccata, questa era per la tazza con l’orsetto, Hermione se ne accorse, ovviamente era fuori discussione confessargli di avergliela rifilata apposta per vedere che reazione avrebbe avuto

-          Mi-mi… dispiace – balbettò lei confusa arrossendo un poco e nascondendo il naso nella tazza, lui portò la sua alle labbra e bevve, facendo fuggire la farfalla

-          Come mai non dormi? – chiese a lei cercando di tirare entrambi fuori da quel discorso

-          Mi sono appisolata presto e adesso non sono stanca – lui annuì

-          Dovresti studiare meno al posto che stare alzata fino a tardi e stancarti tanto da addormentarti così… cosa succederebbe se fosse ora di lezione? – lei alzò lo sguardo

-          Non mi succede mentre studio – chiarì

Trascorse qualche attimo ancora nel silenzio totale della notte, mentre i due continuavano a consumare la loro cioccolata fumante e a guardarsi di sottecchi.

 

Alla fine Hermione prese coraggio, posò la tazza sul tavolo, sollevò lo sguardo e fissò gli occhi dorati in quelli d’argento di lui

-          Malfoy, pensi che come donna io sia così scarsa? – domandò di punto in bianco aspettandosi una risposta immediata che, non aveva dubbi, sarebbe stata un sì.

Draco per poco non si bruciò ingurgitando d’un colpo la cioccolata calda, si batté qualche colpetto sul petto mentre gli occhi gli si velavano leggermente di lacrime, la mezzosangue lo fissava decisa, da vera Grifondoro e lui… lui che diamine doveva dire? Che le era preso adesso?

-          Che razza di domanda sarebbe? – chiese a sua volta cercando di eludere l’argomento e guardandola dalla testa ai piedi, come a volerle assegnare un punteggio, Hermione arrossì e si affrettò a cambiare posizione, un po’ a disagio

-          Mi stavo domandando se per Ron facessi davvero così schifo… - mormorò sommessamente passando il dito indice sul manico della tazza in un movimento circolare e riportando alla memoria alcuni pensieri fatti appena dopo essersi svegliata…

-          Quel pezzente di Weasel dovrebbe baciare il terreno dove cammini visto di quanto gli sei superiore, almeno nella testa… - era il commento aspro di Malfoy e sembrava anche un complimento, ma moooolto nascosto…

D’accordo, l’astio del biondo Principe delle Serpi verso Ron, aggravato dal fatto che il pezzente dai capelli rossi fosse pure un purosangue come lui, lo faceva sragionare fino a fargli dire che perfino LEI, una sudicia mezzosangue, valeva di più, decisamente Malfoy aveva bisogno di una buona dormita e di rimettere in piedi i suoi pensieri razzisti, stabilì Hermione, spiazzata da quella osservazione.

 

Draco si accorse di aver commesso un piccolo errore tattico, visto che da quelle parole si poteva dire tutto e il contrario di tutto, sperò che la mezzosangue non avesse così tanta voglia di parlare e, già che la guardava, le diede un’altra piccola occhiata.

Non la si poteva definire una bellezza come Daphne, non aveva il tipo della mangiatrice di uomini come Pansy e tantomeno quello della bambolina che la Brown di sforzava tanto di mostrare, non era una bellezza esotica quanto Cho Chang, ma era comunque carina.

Di media statura, era forse un po’ rotondetta, ma niente ogni tanto un po’ di carne stava bene, sicuramente aveva un bel seno, o, quantomeno, dei bei eggiseno, quelli li aveva già notati, la sua navigata esperienza gli disse che doveva portare almeno una terza, ma più probabilmente una quarta, anche se era difficile stabilirlo, visto che indossava sempre quei dannati maglioncini grigi della divisa, quasi si vergognasse di sé stessa, beh, dopotutto era una mezzosangue, però…

La testa era incorniciata da una cascata di capelli di un profondo castano scuro con riflessi rossi e dorati, mossi e voluminosi, un po’ troppo selvaggi forse, e per finire, due occhi che avrebbero reso speciale anche la più insignificante delle persone: due occhi color dell’oro, accesi di una luce fiera e orgogliosa che le bruciava dentro come lo spirito Gryffindor e che le permetteva di alzare lo sguardo e non distoglierlo, anche se, in quel momento, aveva un’aria dubbiosa

-          Allora? – domandò la proprietaria degli occhi che avevano momentaneamente fatto partire la mente di Draco alla volta di Urano – mi vuoi rispondere?

-          Hai detto qualcosa? – chiese la serpe tornando con i piedi per terra, Hermione credette che non l’avesse considerata di proposito, come era da lui, sbuffò e gli disse che non importava, tornando ad occuparsi del cioccolato.

Affogò i suoi pensieri e le sue domande senza risposta dentro la larga tazza bianca e quando finalmente rialzò la testa aveva tutta la bocca impiastricciata di cioccolato, Draco, momentaneamente ancora distratto nelle sue navigazioni mentali, la guardò sorpreso vedendola in quello stato e gli scappò una risatina, era davvero buffa, così conciata, come una bambina golosa… Hermione lo guardò a sua volta domandandosi il motivo di quel sorriso che era comunque scomparso subito dietro la sua aria imperturbabile, e quella sua espressione sospettosa, mista a quella bocca sporca scatenarono la risata di Draco che, posando la tazza sul tavolo, si mise a ridere liberamente, lasciandosi andare contro lo schienale della seggiola.

Rideva davvero, Draco Malfoy, di una risata sincera e anche un poco contagiosa, anche se Hermione continuava a domandarsene la ragione, sembrava completamente un’altra persona adesso che si era lasciato andare con le braccia intorno allo stomaco e gli occhi chiusi, ne aprì uno cercando di calmare il riso, ma come la rivide, con quell’espressione confusa, lo richiuse e continuò a ridere.

Quando alla fine si riprese, ritrovando una parvenza di normalità, la guardò serio, lei se ne stava lì, non capendo, a studiarlo perplessa mentre cominciava a ridere come poche volte gli era successo.

Pensò a quante volte si era sentito libero come quella notte e non riuscì a ricordarsi dell’ultima, se fosse stato davvero Draco Malfoy, in quel momento si sarebbe già messo a insultarla per quel che gli aveva fatto, ma, soprattutto, per mettere le mani avanti nel caso lei avesse deciso di dire qualcosa a proposito.

Ma come spesso gli capitava quando erano assieme, lui era un Draco Malfoy diverso e non l’altero figlio di Lucius, non l’altezzoso Principe delle Serpi, non il regale purosangue, solo uno come… già, come?

Non lo sapeva e in quel momento non gli importava, che fosse quel che fosse, per quella sera poteva essere quel che si sentiva.

-          Hai della cioccolata sul naso – disse il biondo poggiando l’indice sul suo e sfoggiando il ghigno di famiglia

Hermione allargò gli occhi, incapace di credere che lui si fosse lasciato così tanto andare solo per qualche segno scuro…

Dubbiosa, si toccò la punta e, abbassando lo sguardo, la trovò effettivamente, sporca, Draco rise della sua incredulità, poi, seguendo un pensiero improvviso, si alzò e in due passi le fu vicino, le strinse le spalle rapidamente per impedirle qualche movimento, mentre il susseguirsi repentino delle cose era ancora in fase di elaborazione nel suo cervello, dopodiché, sempre rispondendo a qualcosa che non apparteneva alla sua personalità, abbassò le labbra e gliele posò sul naso, lei s’immobilizzò all’istante in un misto di costernazione e incredulità, eppoi lui le leccò via lo sporco.

Quando allontanò il viso dal suo, lei era tutta rossa, imbarazzata da quel gesto e da quella familiarità con la persona con la quale, in genere, non faceva altro che schifarsi della sua sola presenza, lui rise di questo, anche se il suo sorriso parve più disteso del suo solito ghigno

-          Granger – mormorò guardandola negli occhi, lei cercò di fare altrettanto, ma come ci provò arrossì di nuovo, povera piccola innocente Granger, doveva averla sconvolta parecchio quel giorno…! No, non era dispiaciuto, era solo divertito dalla cosa, il che era strano, beh, neppure troppo, solo che, più che pensare a quanto era strana la cosa o a quanto fosse divertente, avrebbe dovuto pensare a quanto era assurda! A quanto era fuori del mondo! Avrebbe dovuto pensare quando avesse del tutto perso il lume della ragione, oltre alla propria, personalissima, personalità. Eppure non ci pensava. – se fossi veramente me stesso in questo momento ti starei ammazzando per quello che mi hai indotto a fare – la mezzosangue si accigliò all’udire quelle parole, come se la colpa fosse stata sua! Ah, aveva un bel dire quella serpe…! Mica era una femme fatale che induceva chiunque in tentazione… lui poi…! Non riusciva neppure a conquistare Ron, figurarsi mandare fuori di testa l’essere che più di tutti la detestava… - ma non so perché, ogni tanto quando siamo assieme faccio qualche follia…

E come a confermare quelle parole, la bocca si posò appena sulle sue labbra.

Un bacio leggero come le ali di una farfalla.

Un bacio casto senza malizia e senza il furore che contraddistingueva le loro due fiere, diverse, orgogliose personalità.

Un bacio che durò un istante e quello seguente era già svanito, lasciando due increduli ragazzi a fissarsi, domandandosi se era successo davvero o se era stato solo il prodotto della loro mente a creare quell’immagine leggera quanto un acquerello, fugace come un fulmine a ciel sereno.

 

A dispetto di quanto avrebbe fatto normalmente, Hermione non scappò, non si scostò brutalmente da lui e non pianse per aver donato il suo sognato primo bacio proprio a Draco Malfoy.

Aveva tutto il tempo per pentirsene in seguito, quando lui se ne fosse andato e lei fosse nuovamente rimasta sola con se stessa e le sua metà a discutere degli accadimenti come aveva fatto l’ultima volta che si erano trovati insieme in cucina e come era successo anche mezz’ora prima quando aveva cominciando a ripassare tutta la storia sua e di Ron.

Evidentemente, rifletté non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli di lui, Malfoy non era il solo che, quando erano insieme, compiva qualche follia.

Perché era da folli dare il proprio primo bacio a LUI e poi rimanersene lì a guardarlo, senza dire o fare niente.

 

Quando i pensieri di entrambi tornarono sulla terra, si fissarono negli occhi, leggendovi quello che avevano condiviso; non c’era rabbia, vergogna, rimorso né rammarico.

Era successo ed entrambi non riuscivano a dispiacersene.

 

Quello era stato il primo bacio della Granger, Draco non aveva dubbi.

A diciassette anni o quanti erano, aveva conservato quel piccolo tesoro che, in genere, le ragazze di Hogwarts perdono assai presto.

Eppure, dopo tanto tempo che l’aveva tenuto nascosto, l’aveva donato a lui.

E non sembrava pentita.

E questo era quello che lo turbava.

In verità, se doveva essere onesto almeno con se stesso, la cosa non lo turbava, era semplicemente incredulo che lei avesse deciso di darlo proprio a lui. E che non se ne pentisse.

E a dispetto di quel che cercava di reprimere, si sentiva anche un poco lusingato da quella conquista, da quel dono.

Era lontano anni luce da quel che di solito faceva o pensava. Lui, abituato ad avere il mondo ai suoi piedi. Draco Malfoy, il dio della lussuria, simbolo per eccellenza del peccato carnale, stava scoprendo che c’era dell’altro oltre ad avere una donna compiacente che lo soddisfacesse.

C’era dell’altro oltre a portarsela a letto e poi cacciarla via senza pensarci un mezzo secondo.

C’era dell’altro tra lui e la Granger.

C’era un abisso tra lei e le altre.

Ma non sapeva dire cosa, né perché.

 

Lo sapeva anche lei.

E forse se ne preoccupava quanto lui.

Ma, glielo leggeva in faccia, non avrebbe voluto che le cose andassero diversamente.

E neppure lui.

Il rapporto che aveva con la Granger era unico.

Con nessun altro era così aggressivo e sprezzante in pubblico, per poi ritrovarsi a voler condividere gesti piccoli e teneri, come con nessuno aveva avuto il desiderio di scambiarsi.

Era una cosa che sapevano entrambi.

E che capivano.

Si capivano.

Ma nessun altro li avrebbe compresi.

Nessun altro sapeva e nessun altro avrebbe saputo.

In tanti anni di battibecchi, litigate e insulti, si erano conosciuti in un modo in cui nessun altro li conosceva.

E poi si erano ritrovati loro due… e il resto del mondo, fuori, altrove, lontano, distante dalla realtà che era solamente loro.

Che cos’era che li univa?

Hermione Granger non lo avrebbe saputo dire, lei che in genere conosceva la risposta per ogni domanda.

Neppure Draco Malfoy avrebbe saputo spiegare perché, lui che invece, di risposte non ne aveva bisogno.

Ma non importava.

In quel momento, non importava.

La strinse a sé, abbracciandola in modo da far aderire il corpo al suo, come se temesse che potesse scappare e fuggire per sempre, rovinando quell’attimo di pace con la propria coscienza e che con il mondo.

-          Se la regina dei Gryffindor – le disse piano in un orecchio, tentato come non mai di aggiungere un MIA a quella frase, la SUA regina dei Gryffindor

-          Draco… - mormorò la ragazza, chiamandolo per la prima volta con il suo nome di battesimo

Malfoy si scostò un poco fino a guardarla nuovamente negli occhi, come uno che ascolta per la prima volta il proprio nome, sembrava diverso pronunciato da lei, spogliato del rivestimento nero che lo aveva ricoperto, un nome qualsiasi che non conteneva la tradizione della casata dei Malfoy, che non identificava l’ultimo erede di una delle più importanti famiglie di purosangue del mondo magico, che non trasmetteva il disprezzo e l’odio che per anni lui aveva riversato sugli altri, un nome per una persona, e basta.

-          Hermione… - rispose titubante, lei sorrise a sentire il proprio nome pronunciato da quella persona e il cuore di ghiaccio di Draco Malfoy si sgelò al calore di quel sorriso dolce e sincero che lei gli aveva regalato, una volta, una sola. Un sorriso speciale che si vedeva di rado, che lui era riuscito a strapparle.

-          Forse questa sera non siamo noi stessi – disse seria lei e per un momento, quando il sorriso scomparve dal suo viso, Draco temette che lei stesse rimpiangendo quel che c’era stato, era vulnerabile adesso, avrebbe potuto ridicolizzarlo, se avesse voluto, pentirsene, addossargli tutta la colpa, infuriarsi, piangere e disperarsi. E farlo stare male. Nessuno aveva l’autorità per farlo star male, ma, se avesse voluto, lei avrebbe potuto averla. Ma non lo fece. Forse, c’era ancora un po’ di speranza… anche per lui – ma non m’importa – continuò lei tornando a sorridere – ogni persona è tante persone, ma alla fine siamo sempre noi stessi.

Malfoy la guardò e, nella sua testa, annuì.

Poche parole, qualche sillaba e i suoi timori, le sue preoccupazioni, scomparse.

Era bastato poco, da parte di lei, per cancellare il suo senso di “Non sono Draco Malfoy” e “Non va bene”, puff, dissolti.

Forse sarebbero tornati, probabilmente presto.

Ma non quando erano insieme.

Non ci sarebbero più stati dubbi se quando erano solo loro, Draco ed Hermione, avessero fatto qualcosa di strano, di diverso dal loro “solito”, qualcosa che non era da “Hermione Granger” o da “Draco Malfoy”.

-          Abbiamo tutti un lato nascosto – disse lei – tu mi hai vista come non avrei dovuto, io ho visto qualcosa di te che pochi vedono – dì pure nessuno, si appuntò mentalmente il biondo – …e nessun altro lo saprà.

-          Mezzosangue, la vita tra noi due sembra regolata dagli accordi – sorrise lui allontanandosi delicatamente, lei annuì – adesso però sarà il caso che ti pulisci la bocca, prima che mi occupi seriamente di quella… potrei essere tentato di cominciare già da adesso con quel che ti ho promesso questo pomeriggio…

Hermione si affrettò a fregare la manica del pigiama sul viso, terrorizzata dal fatto che lui potesse anche solo pensare di farlo.

E lui se la rise della rapidità con cui si affrettò ad eliminare la possibilità che lo facesse.

Ecco, l’incanto era svanito, battute e modi di dire e di apostrofarsi erano tornati al loro posto, eppure, qualcosa era mutato e, ormai, non si poteva più tornare indietro.

Una Hermione Granger diversa e un Draco Malfoy con le crisi di personalità che si ritrovavano assieme per bere cioccolata alle tre di mattina, decisamente ridicolo, pensò lei, eppure, piacevole.

 

-          Malfoy! – disse la mora mentre lui si allontanava verso l’uscita della cucina – va bene la tazza con gli orsetti per la settimana prossima? – chiese rivolgendogli un sorriso strafottente

-          Non provare a rifilarmela un’altra volta – s’inviperì lui voltandosi a guardarla, ma con un accenno di sorriso sulle labbra sottili. Ma sì, che diventasse pure un’abitudine. Rischiava di nuocergli più di quanto riuscisse a immaginare, eppure, ciò che è bello in genere fa male e stare con la mezzosangue alle tre di mattina in cucina, era bello, forse faceva anche male, anzi, di sicuro, soprattutto al suo animo di serpe, ma non gli importava.

Hermione rise e lo guardò allontanarsi per il corridoio nuovamente buio del pianterreno, scomparendo oltre un alto colonnato gotico e accennando ad un saluto distratto con la mano.

Gli sorrise, dopodiché si avvolse nel plaid e, con calma, tornò in camera.

 

*          *          *

 

Harry Potter li vide nella luce fioca delle torce dell’ingresso, lui che si allontanava salutandola e lei che gli sorrideva contenta, poi si metteva la sua amata coperta di pile con il panda made by WWF sulle spalle e se ne tornava alla Torre.

Se la vista non lo ingannava, quello che aveva lasciato la cucina assieme alla sua migliore amica era proprio Draco Malfoy, no, le lenti non gli facevano difetto e, grazie al cielo, non era ancora diventato daltonico (i capelli di Malfoy erano proprio biondi e la vestaglia verde, nessun altro girava conciato così).

Sorrise tra sé, la cosa aveva dell’incredibile, anzi, dell’assurdo!

Eppure non se la sentiva di rimproverare Hermione perché l’espressione che Malferret aveva quando era uscito dalla cucina non gliel’aveva mai vista.

Stentava a credere che la riflessiva Hermione Granger si fosse volutamente buttata tra le spire della serpe nella speranza di dimenticare Ron. C’era dell’altro.

Come quel pomeriggio: Malfoy l’aveva aiutata, lui lo sapeva, non era stupido, Ron era stato un idiota a non accorgersi per sette anni di quello che la grifondoro provava per lui, l’aveva ferita profondamente e nel peggiore dei modi, lui stesso non avrebbe saputo cosa fare per lei, eppure, evidentemente, Malfoy ci era riuscito, almeno un’abilità doveva riconoscergliela.

Non sapeva da dove fosse nata tutta questa storia, non sapeva perché, ma finché Hermione fosse stata contenta non c’erano problemi, che così fosse e si vivesse sereni, di sfiga lui ne aveva già a sufficienza per tutto il trio senza andare a cercarsela di proposito.

Beh, ammetteva che, magari, la sua migliore amica avrebbe potuto fare una scelta differente, un po’ meno rischiosa e azzardata, ma se aveva scelto Malfoy a lui stava bene, purché non le facesse del male.

Dopotutto, il biondo si prendeva sempre a cuore (gli sarebbe caduta la lingua per quel che stava farfugliando!) le cose che gli interessavano… bisognava solo capire se Hermione gli interessava…

 

… il mondo doveva proprio essersi messo a girare a rovescio, ma, se anche così fosse stato, il sole avrebbe continuato a sorgere e a tramontare, semplicemente da un’altra parte.

 

Affrettandosi lungo i passaggi segreti e le scale girevoli, Harry tornò al dormitorio e si infilò nel suo letto.

Adesso sapeva che lei era serena, perché quando l’aveva scorta quel pomeriggio era il ritratto del dolore.

Malfoy era finalmente riuscito a fare qualcosa di utile, perciò non avrebbe detto niente di quel che aveva visto quella notte.

 

*          *          *

Spazio Autrice: ebbene sì, è successo di nuovo… in tutti i sensi che potete pensare… ^^ Draco si è lasciato di nuovo trasportare e questa volta non c’erano troppi freni inibitori a sdrammatizzare la cosa… spero che la scena sia risultata romantica al punto giusto e non troppo seria…

 

In realtà, mi sento di dover fare una piccola precisazione rispetto al cappy precedente: qualcuno mi ha detto che, effettivamente, Ron non ci fa una bella figura… lo ammetto, nell’idea originale Ron aveva tutt’altro ruolo.

Va bene, lo confesso, qui lo dico e qui lo nego, ma quando ho cominciato a leggere fanfic ero una accanitissima Ron/Hermione, salvo che, dopo aver letto il terzo libro, il rosso ha cominciato a starmi un po’ sullo stomaco per quel che faceva passare alla povera Herm e piano piano sono diventata una Draco/Herm additive, totalmente dipendente, fino al punto che la mia passione mi ha portata perfino a scrivere questa storia (praticamente incredibile).

Per tutti quelli che sono preoccupati di Ron, posso dire che, state tranquilli, il rossino deve solo trovare la sua strada e cominciare a farsi un po’ le ossa, ma rilassatevi che non gli farò particolarmente male… lui è l’unico, al momento, che avrà il suo happy ending ehehehe, mentre per Harry ho in mente uno special project, cmq il trio deve fare la sua strada, eppoi non potete mica aspettarvi che Malfoy in persona cominci a pensare bene di loro… (quasi che potrei aggiungere questa alle assurdità che scrivo :P).

Beh, mi sono lasciata trasportare e ho messo qualche spoiler, adesso passò a ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, siete fantastici, sono così contenta che non potete immaginarlo, GRAZIE MILLE, anzi, GRAZIE MILLE MILLE VOLTE per tutte le recensioni e i commenti, per aver letto la mia fanfic e per averla aggiunta ai preferiti.

Thx

Nyssa

 

Lisanna Baston: mi sembra di aver dato tutte le spiegazioni necessarie sua su Ron che su Harry nella postfazione, stai pure tranquilla, fiera Weasley, Ron se la caverà, però dovevo un po’ fargliela pagare per quel che ha fatto a Herm al ballo del ceppo, ci sono rimasta davvero male…

Per quanto riguarda LavLav, la detesto pure io (non l’aveva notato nessuno ndTutti >_>’), invece su Draco sono felice che ti piaccia, meno male, è un personaggio che mi finisce inavvertitamente OC e devo starci attenta, meno male che la cosa non dà così tanto fastidio… fiuuu… questo è il seguito, spero che ti piaccia come i precedenti! Un bacio, Nyssa

 

sweet_puffola_pigmea: più in fretta di così… ecco qui il cap n°6, nella speranza che ti piaccia ^^. Grazie mille per aver aggiunto la ff ai preferito e ti ringrazio anche per i tanti complimenti che mi hai fatto, sono davvero molto contenta, spero che anche il 6 e i seguenti cappy ti piaceranno, ciao! Nyssa

 

laretta: sono contenta che il 5 sia stato divertente, in realtà non so mai che impostazione dare ai vari cappy perché è rischiano di finirmi un po’ da una parte o un po’ dall’altra… meno male che vi è piaciuto ^^ spero che sia lo stesso anche per questo, ciao! Nyssa

 

potterina88: mi fa piacere che Draco ti piaccia, bastardo, lo sappiamo tutti, lo è, però mi sembrava che l’essere troppo da una parte o dall’altra nasconda qualcosa e infatti… il mio Draco, da bravo nato nel segno dei Gemelli (come me) ha molte personalità… mi auguro che questo cappy ti piaccia, anche se assomiglia molto al 4, ma ho pensato che fosse carino riportare un po’ dell’atmosfera… dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa

 

Guenny: ciao! Sono contenta che la mia fanfic ti piaccia, davvero! E ovviamente anche il mio Draco… anche io stavo partendo per la tangente quando scrivevo di lui che si levava la camicia e mi venivano quasi gli occhi languidi… Per quanto riguarda Blaise, per il momento fa qualche porticina qua e là a far uscire di testa il biondastro, poi… poi si vedrà, anche per lui ho un’ideuzza in mente… se però dovessi portarle avanti tutte verrebbe una fic da 100 cap e, onestamente, forse dopo un po’ vi stufereste anche di stare a leggere questa cosa… spero che anche il cap 6 ti piaccia, anche se ricorda il 4, ciao! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: come puoi leggere dalle ultime righe a piè della storia, neppure io provo questo viscerale amore per LavLav, non si notava già dal cap2? Ovviamente ci saranno personaggi che cambieranno, in bene e in male, vedrò che farne anche della Brown, anche se ogni tanto riesce a tornare utile pure lei… dimmi cosa ne pensi di questo cappy, ciao! Nyssa

 

luana1985: Dra senza camicia crea una tempesta ormonale perfino a me che me ne sto placida a scrivere i capitoli della ff al posto di studiare mate ecc, quindi… per quanto riguarda sboccato (perdona l’ignoranza, non so cosa vuol dire ^^’’’) se intendi che parla come uno scaricatore di porto, ti devo dare ragione, nell’ultimo cap, effettivamente, si è lasciato un po’ andare (dovrò fare attenzione), ma dopotutto, anche lui era sconvolto, controllerò che le prossime volte che lo farò finire nei guai ci sia qualcuno a lavargli la bocca col sapone *_* Spero che anche il cap 6 ti piaccia, ciao! Nyssa

 

Giorgia_Malfoy: beh, a quanto pare l’effetto confusione ha funzionato, volevo davvero far cominciare la storia con un bel caos generale e poi mettere i tasselli a posto, spero solo di non essermene dimenticata qualcuno per la strada e aver lasciato pensieri e vicende a metà. Spero che anche questo cappy ti picaccia, grazie mille del commento! Nyssa

 

JosephineAntoinette: Malfoy mezzo nudo in un bagno deserto non dovrebbe starci per principio, durerebbe poco perché non sei la sola che comincerebbe a pensare (e qui non dico altro, sennò mi dovrei autocensurare che non è bello), per quanto riguarda approfondire i pensieri, ho cercato di farlo con questo capitolo, che, in origine, doveva stare un po’ più avanti… il problema è che se comincio poi non mi fermo più e i miei poveri lettori comincerebbero a sonnecchiare davanti al monitor, se aprissi mai la testa di Malfoy, cosa ci troverei dentro (io comincerei ad aver paura :P), vabbè, spero che, nonostante questa mia pecca, anche questo cappy ti piaccia e che continuerai a seguire la mia storia, ciao! Nyssa

 

8marta8: effettivamente forse non doveva essere uno spettacolo così bello, ma se non ci fosse stato Draco non avrebbe mai potuto consolare Herm e allora ci sarebbero voluti anni ad avvicinarli, quando vogliono quei due sanno essere due pezzi di ghiaccio! Vabbè, così non è andata… sono contenta che anche la scena del bagno ti sia piaciuta, spero che sia lo stesso anche con questo capitolo e anche che mi lascerai un commentino ^^ ciao! Nyssa

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Capitolo 7
*** La rivincita di Biancaneve ***


Il luogo dove si trovava assomigliava molto al mondo dei My little Pony che trasmettevano in tv qualche estate fa

Premessa: questo capitolo è un cappy un po’ strano che ho scritto durante un momento di pura follia, quindi vi prego di prenderlo con le dovute pinze, non è essenziale ai fini della storia, anche se c’è un avvenimento che dà il via a qualcosa di molto particolare che si protrarrà poi per i prossimi cap.

Spero che nonostante la pazzia intrinseca, vi piaccia e mi auguro che mi lascerete un commentino… ^^

Aspetto fiduciosa

Nyssa

 

Il luogo dove si trovava assomigliava molto al mondo dei My little Pony che trasmettevano in tv qualche estate fa.

C’era un grande prato verde, costellato di fiorellini multicolori che brillavano di rugiada, lei stava distesa sotto un’imponente albero con delicati boccioli bianchi e rosa pastello osservando l’orizzonte, limpido e azzurro come nel cartone di Lady Oscar. Alle sue spalle svettava un gigantesco castello bianco che risplendeva della luce del sole, con il tetto azzurro e alte torri che si slanciavano longilinee come a voler toccare il cielo: insomma, il Castello della Bella Addormentata della Disney, spiccicato.

Animali dall’aria serena passeggiavano lì attorno, unicorni e cavalli alati, creature su cui aveva fantasticato fin dall’infanzia, saltellavano sul prato e volavano sull’arcobaleno che faceva da cornice al castello.

Una leggera brezza faceva sventolare stendardi e gonfaloni fissati alle estremità delle torri, tutti con colori caldi e intensi.

Stava coccolando un draghetto viola che poco aveva di simile al gigantesco ungaro spinato che Harry aveva dovuto combattere al quarto anno, decisamente un sogno poco realistico.

In lontananza, come a comparire direttamente dall’orizzonte, un cavaliere in armatura dorata si sta avvicinando su un baldo destriero candido e possente, dritto verso di lei, mentre la corazza baluginava sotto il sole.

Sorrise, contenta che, finalmente, anche per lei, il cavaliere dall’armatura scintillante fosse giunto. Un cavaliere tutto per lei, che la volesse per quella che era davvero e non per quello che appariva.

Un bussare violento ad una porta la distrasse momentaneamente dalla contemplazione del fusto a cavallo, il suono, inconsueto per un sogno all’aria aperta, fu seguito da una frase gridata

-          Herm! Che cazzo stai facendo ancora! Alzati immediatamente c’è un casino allucinante!!!

Innegabile. Quella era la voce da “Siamo nei casini più neri e non sappiamo cosa fare” di Harry Potter.

Il Bambino Sopravvissuto stava infatti dall’altro capo della porta di quercia della sua stanza a bussare con insistenza perché scendesse, altro che “casini neri”…

Il sognò svanì velocemente, addio cavaliere dall’armatura scintillate e addio mondo e futuro roseo, Hermione si domandò cosa avesse da rompere Harry la mattina della domenica alle… 8.30! No, ma dico, erano tutti pazzi in quella scuola! Svegliare una persona addormentata alle otto e mezza della domenica mattina era un reato che sarebbe dovuto essere punito con l’ergastolo ad Azkaban!

Come si permetteva Harry si farle questo, oltre, vabbè, a far fuggire il bellissimo a cavallo e rovinando il suo sogno d’amore.

Buttando le gambe giù dal letto, calzò le pantofole di peluche, notando solo in quel momento che il primo piede che aveva toccato terra era stato il sinistro.

Malissimo. Si preannunciava una domenica con i controfiocchi.

-          Arrivo! Arrivo! – gridò all’indirizzo della porta dove Harry stava continuando a battere il pugno.

Prima di girare la chiave nella serratura, prese un bel respiro.

Poi, lentamente, fece scattare gli ingranaggi e aprì l’uscio.

Cappuccetto Rosso le attraversò la strada con tanto di mantellina scarlatta, cestino di vimini al braccio e grembiulino a quadretti bianchi, i boccoli biondi che ondeggiavano e i fiorellini che crescevano sulla fredda pietra della loro Torre dormitorio al suo passaggio.

Un momento, ma il suo sogno non era già terminato?

Sollevò gli occhi assai preoccupata, trovando Harry dall’altra parte del corridoio che guardava la bambina con altrettanto sconcerto.

-          Harry? – chiese cauta, temendo che, a quel punto, il suo migliore amico le rispondesse con la voce di Titti.

-          Herm, siamo nella merda – allelujah, strano ma vero!

-          Harry, dimmi che sto sognando – implorò cauta la riccia

-          Vorrei dirlo anche io… - rispose mesto il moro – adesso vieni, abbiamo grossissimi problemi e non solo noi…

Conducendola come una malata di mente fino all’imboccatura delle scale, lasciò che la ragazza scendesse da sola fino alla Sala Comune.

A metà della rampa Hermione si fermò ancora più sconvolta

-          Harry! – disse costernata voltandosi verso di lui – che cosa ci fa Bambi che pascola nella nostra Sala Comune?

Harry Potter scosse la testa, ignaro della risposta e raggiungendola, mentre la Caposcuola avanzava di qualche gradino con estrema cautela, cosa mai era successo alla rinomata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?

Con circospezione fece girare lo sguardo: il camino scoppiettava come ogni domenica, riscaldando la stanza in pietra, peccato che sul resto del pavimento fosse spuntato caprifoglio ed erbetta fresca che Bambi, che sembrava uscito da un film, brucava amabilmente, attirando gli sguardi costernati, ma carichi di “very cute” di Calì.

L’appendiabiti dalla porta era diventato un albero e Tamburello con Fiore facevano la loro parte nella stanza, rincorrendosi sotto i divani.

Proprio su uno dei due divani posti davanti al fuoco, stava seduto il Principe delle Serpi in persona.

Al ricordo di quel che la sera precedente era successo, Hermione arrossì, affrettandosi subito a mascherare la cosa con uno starnuto, allorché Harry prese a guardarla strano.

Decisa a rispettare il patto che si erano fatti, la ragazza si voltò svelta verso il suo migliore amico

-          Harry – chiese dubbiosa – che ci fa Malfoy nella nostra Sala Comune alle otto del mattino? Fa anche lui parte della follia generale? – Harry sospirò

-          Più o meno – rispose evasivamente

Hermione scese gli ultimi scalini e si ritrovò in quella che, fino a poche ore prima, era stata il luogo di ritrovo dei Grifoni.

-          Granger – disse il biondo accennando un saluto col capo e rivolgendole un sorriso divertito

Però, che cambiamento! Rifletté la mora guardandolo, cambiava da così a così da quando era solo con lei nelle cucine a quando si trovava fuori da esse.

-          Qualcuno mi spiega che sta succedendo? – chiese infine la ragazza osservando le facce dei compagni di Casa, forse più a disagio di avere Malfoy nel loro dormitori che Bambi che pascolava quieto accanto al camino. – e lui cosa ci fa qui? – disse additando l’altezzoso Slytherin con le lunghe gambe allungate sul tavolino

-          Sempre di buonumore al risveglio – celiò il diretto interessato portandosi le mani dietro la testa

-          Non cominciare, Malfoy – chiarì lei, per niente in vena di fare del sarcasmo

-          Era una semplice constatazione – disse la serpe con finta noncuranza – come quella sul tuo bel pigiamino

Impossibile! Inconcepibile! Ma come faceva Malfoy a farla uscire così tanto di testa? Eppure la sera prima era sì fuori di testa, ma non come adesso, non allo stesso modo…

Quando si comportava “da Draco Malfoy” era decisamente odioso…

Arricciando la bocca su un lato e incrociando le braccia al petto, si preparò per il primo scontro verbale della domenica mattina.

-          Primo, Malferret, io non ti ho chiesto qualcosa sul mio pigiama e, secondo, cosa importante, non mi interessa cosa pensi a riguardo!

La sua faccia divertita la mandò ancora più in bestia

-          Adesso basta, Herm – disse Harry facendola sedere – stavamo discutendo del casino di questa roba che gironzola per la scuola, a quanto pare tutte le Case ne sono state contagiate…

Hermione sollevò le sopracciglia stupita, facendo scemare parte della collera

-          Anche da voi? – chiese all’indirizzo della Serpe, Malfoy annuì

-          Abbiamo avuto qualche problema con una certa strega cattiva di Biancaneve che si è piazzata davanti allo specchio di Pansy cominciando a chiedergli chi fosse la più bella… anche se, in tutta sincerità, quella non mi sembrava molto una strega… - lo scetticismo di Malfoy era più che comprensibile, quelle erano favole babbane, che ci facevano i personaggi delle favole babbane a Hogwarts?

-          Dove sono i Caposcuola di Corvonero e Tassorosso? – domandò guardando intorno alla ricerca degli altri due

-          A Corvonero hanno avuto qualche problema perché si sono ritrovati la sirenetta che sguazzava nella vasca da bagno del dormitorio maschile e poi c’era una pazza che rincorreva Oscar, il ranocchio di Neville, farfugliando che doveva trasformarsi in principe… quindi hanno problemi ancor più gravi dei nostri

-          La favola del principe ranocchio, - disse quasi soprappensiero – e i Tassi?

-          A loro è toccata Cenerentola – spiegò ancora il moro – e adesso sta rassettando tutta la loro Sala Comune

-          Sempre la solita fortuna – sentì borbottare Malfoy

-          E io che dovrei farci, scusa? – domandò infine lei, rivolgendosi al suo compagno di Casa

-          Non conosci qualche controincantesimo per mandarli via? – rispose Harry, lei scosse la testa

-          Come faccio, non so neppure da dove vengono!

Harry si lasciò andare sul divano e guardò pensieroso il soffitto

-          Senti – disse infine la grifoncina – dammi il tempo di vestirmi e vado dalla McGranitt, vediamo che si può fare… - Harry annuì, consapevole che quella era l’unica strada – Malfoy! – disse imperiosa all’indirizzo del biondastro – tu verrai con me – scandì

-          Ehi! – gridò l’altro – non pensare neppure di darmi ordini in questo modo!

-          Senti Malferret – disse perentoria lei avvicinandosi pericolosamente – TU VERRAI CON ME

-          Non pensare di trattarmi in questo modo! – protestò il Caposcuola verde-argento

Vedendoli litigare così furiosamente al centro della saletta, Harry si domandò se quella che aveva avuto quella notte non era stata una visione.

Sembravano due persone diverse, non quiete, calme e rilassate, due galletti bizzosi che si beccavano malamente, mentre il loro spirito li bruciava impedendo loro di cedere terreno.

Sospirò sconsolato.

-          Ve bene, - disse chiudendo la discussione – finirete di ammazzarvi più tardi, per il momento Herm, vai a cambiarti, Malfoy, ti do da bere qualcosa

La Caposcuola dei grifoni si allontanò di corsa su per le scale con il dente avvelenato verso la serpe malefica, ma, soprattutto, verso il suo migliore amico.

Giusto, e l’altro migliore amico che fine aveva fatto?

Sbirciò nella sua stanza mentre saliva alla camera del Caposcuola, Ron non si stava nuovamente dando da fare con la Brown, peccato, dopo tutto quel che era successo il giorno prima, probabilmente se l’avesse trovato di nuovo in analoga situazione avrebbe spalancato la porta cominciando ad elencare le norme che avevano contravvenuto.

Un vero peccato…

 

*          *          *

 

Un quarto d’ora dopo, lei e Malfoy stavano nuovamente percorrendo le scale per raggiungere il primo piano dove erano gli uffici dei prof.

Avevano deciso di non passare per la scorciatoia per vedere un po’ in che stato era la scuola e, dopo averla vista, decisero che era molto peggio di quel che immaginava. O meglio, LEI decise che era molto peggio di quel che si era figurata perché lui aveva già visto quello spettacolo e in quell’ammasso di persone provenienti dalle favole babbane e non ci stava capendo niente di niente.

-          Granger – disse rivolgendole la parola e guardando di sotto da una balaustra, il suo tono, decise la mora, era lo stesso di tutti i giorni, lo sguardo con cui la studiò no: erano dei grandi attori. No, correzione, lui era un grande attore perché quando l’aveva provocata al Grifondoro, lei aveva davvero creduto che fosse tornato il Draco Malfoy di tutti i giorni e avesse cancellato quanto accaduto. Beh, dopotutto gliel’aveva detto, lui erano strano solo quando erano solo loro due e neppure sempre, su questo doveva convenirne

-          Chi è quel tipo in mezzo al corridoio – domandò la serpe indicando un vecchietto con la barba lunga, gli occhiali a mezzaluna e una lunga tunica blu a stelle gialle fluorescenti;

Hermione guardò oltre il corrimano e scorse la figura

-          Quello è Mago Merlino – spiegò senza degnarlo di troppa attenzione, sembrava uscito dalla Spada nella Roccia

Per un attimo vide affiorare un sorriso divertito alle labbra, ovviamente l’idea di magia dei babbani era molto diversa da quella dei veri maghi…

-          Granger – disse trattenendo a stento il sorriso – se quello è Merlino io sono la Fata Turchina

Hermione lo guardò sorpresa, per la prima volta in vita sua lo sentiva fare del sarcasmo su se stesso

-          Mi spiace dirtelo, ma quello è proprio Merlino… - chiarì immaginandolo vestito con la tunica turchese e la bacchetta magica a forma di stella in mano, sicuramente avrebbe avuto un’espressione molto meno amabile dell’originale – ovviamente è un Mago Merlino immaginato dai babbani… quindi forse farai meglio a prepararti il vestitino azzurro… - disse con una punta di cattiveria

L’espressione che Malfoy le rivolse avrebbe sintetizzato quella che avrebbe mostrato al mondo se davvero si fosse dovuto vestire da Fata Turchina. Blaise sicuramente non avrebbe perso tempo a vendersi lo scoop.

Stava ancora scendendo, ridacchiando della cosa, con l’espressione per niente conciliante di Malfoy che l’accompagnava, quando venne praticamente investita da Ginny che correva come una forsennata su per le scale

-          Oddio Herm, è terribile – disse quasi travolgendola, sia correndo che con le parole – c’è una mezza matta vestita da odalisca che ha improvvisato una lap-dance nella Sala Grande e alcuni studenti che le lanciano soldi! L’hanno presa per una pornodiva!

Le sopracciglia di Malfoy volarono in alto con aria felicemente sorpresa

-          Questa non me la voglio perdere – disse all’indirizzo delle due grifondoro

Il pizzicotto che la Granger gli diete sul braccio esprimeva perfettamente i suoi pensieri in proposito

-          Ginny – disse la mora passando in Berserk Mode – voglio Luna e la Bones sobrie, dille di intervenire e di sospendere immediatamente questo schifo mentre tu…

-          Draco! – ecco, questo era Blaise, anche lui di corsa su per le scale di Grifondoro alla ricerca del suo migliore amico, tra un po’ avrebbero potuto allestire un’assemblea

-          È terribile – disse il moro dagli occhi blu coinvolgendo anche Hermione nella cosa – la Strega di Biancaneve è venuta alle mani con Pansy e c’è Daphne che sta per avere una crisi isterica! Eppoi abbiamo sette nani bruttissimi che se la girano per la Sala Comune facendo strage del tuo firewiskey – la Granger rivolse ad entrambi un’occhiata accigliata e sufficientemente eloquente

-          Ginny, puoi occupartene tu? – chiese la more alla rossa

-          Scherzi? – disse l’altra – io a Serpeverde non ci metto i piedi! – si schifò la sorellina di Ron, Hermione sospirò

-          D’accordo, prendi Luna e dille di mettere a posto questo casino e tu vai a fermare la spogliarellista della Sala Grande – Blaise drizzò istantaneamente le orecchie a sentire la parola “spogliarellista”.

Ginny annuì e corse via da dove era venuta in un modo che a Hermione ricordava parecchio “Mamma ho perso l’aereo”.

-          Blaise – disse rivolgendosi all’altro Serpeverde – per favore, cerca Harry e digli di venire davanti all’ufficio della McGrannit, gli parlerò quando avrò finito con la prof

-          Detta così sembra una minaccia – constatò la serpe

-          Harry dovrebbe essere al gazebo o da qualche parte al pianterreno – specificò ancora senza degnare di attenzione le parole prima pronunciate da Zabini

-          E tu e Draco? – chiese rivolgendo un’occhiata interrogativa al suo compagno

-          Parliamo con la McGrannit – rispose per entrambi lei

Blaise non si preoccupò di mascherare la sua scrosciante risata quando sentì quelle parole

-          Ci vediamo dopo – articolò allontanandosi senza riuscire a smettere di ridere, i due rimasti si guardarono perplessi

 

Davanti all’ufficio della prof stavano due studenti di Tassorosso, McMillan e la Habbott, lui sembrava piuttosto malconcio.

-          Che succede – chiese Hermione ai due Prefetti dei Tassi con il tono della crocerossina

-          Degli esserini piccolissimi ci hanno teso un’imboscata – si giustificò Ernie

-          Dicono di appartenere all’Esercito di Liberazione di Lilliput

Hermione sospirò ancora più sconsolata, perfino i lillipuziani…

-          Porta Ernie dalla Chips – si affrettò a dire – parlo io con la McGrannit, anche se, ormai, aveva perso il conto di quante favole si era vista passare davanti agli occhi in versione Disney

-          Ah, Finnigan mi aveva detto di riferirle anche che c’era una ragazza piccolissima che aveva allestito un discorso nell’aula conferenze sulle differenze razziali tra chi ha le ali e chi no… solo che poi è caduta dentro un calamaio d’inchiostro e credo si sia intossicata…

Ci mancava solo Pollicina, rifletté la riccia annuendo alla Habbott

-          Dirò anche questo – confermò, poi i due Tassi se ne andarono

-          Dì un po’, mezzosangue – chiese Malfoy – ma tu conosci davvero tutti questi cerebrolesi che girano per la scuola?

Hermione annuì tristemente, quello non era certo uno spettacolo in grado di assegnare qualche punto al mondo babbano

-          Sono favole del mio mondo – spiegò con calma – tra i babbani le conoscono quasi tutti, solo che normalmente non sono vive…

Senza dargli il tempo di replicare, e quindi insultare il mondo dal quale lei proveniva, girò la maniglia della porta ed entrò nell’ufficio della sua Responsabile.

-          Signorina Granger, signor Malfoy, prego, sedete – disse la prof indicando le due poltroncine che avevano segnato l’inizio dell’incubo delle ripetizioni

-          Professoressa… - iniziò la Caposcuola

-          Lo so – annuì la donna – la scuola è invasa da favole distorte – Hermione annuì

-          Strada facendo ho sentito di tutto – chiarì – Cenerentola, Biancaneve, streghe cattive, i nani e i lillipuziani, perfino Pollicina! – s’infervorò

-          Per non parlare di Merlino – aggiunse Malfoy che aveva indelebilmente impressa la scena del vecchio mago allucinato che scambiava un primino per un certo “Semola”.

-          Lo so, lo so – fu la risposta della prof – è successo un disastro e a qualche modo dobbiamo rimetterlo a posto.

Disastro, decisero i due studenti, era un volgare eufemismo per definire la CATASTROFE che si era abbattuta su di loro.

-          Inoltre – continuò la Granger – gli studenti sono nel panico e non sanno come gestire la situazione – la vicepreside annuì

-          È nato tutto questa notte – disse – qualcuno ha versato inavvertitamente una pozione PrendiVita su un libro delle favole che stava nell’aula di Raimond e adesso ci sono tutti questi personaggi che girano a piede libero – la grifoncina annuì

-          Si sa chi è stato? – domandò Malfoy, la prof scosse la testa e lui imprecò silenziosamente, quando gli avesse mezzo le mani addosso, questo personaggio avrebbe fatto una brutta fine

-          Si sa almeno cosa ci faceva nell’aula di Raimond? – chiese a sua volta la mora, ma la risposta fu la stessa

-          Ho chiesto al professor Piton di preparare una pozione per distruggere i famigli – spiegò la Responsabile dei Grifoni – ve ne fornirò un po’, il vostro compito sarà quello di recuperare tutti i personaggi e toccarli con questa, in modo che scompaiano

Le due facce allibite degli studenti erano lo specchio dei loro pensieri: i professori si erano ammattiti tutti in una notte, probabilmente per colpa di qualche favola, magari era stato il perfido mago Rotbart del Lago dei Cigni…

Come era già successo la volta precedente, alla punizione non c’era scampo, non ci si poteva rifiutare. E la prof, forte di questa convinzione, si affrettò a far uscire i due ragazzi dall’ufficio.

 

Come richiesto, davanti alla porta stavano, seduti sul divanetto e infischiandosene del cartello “Vietato Fumare” stavano Harry e Blaise, con al seguito Colin Canon e fratellino.

Studiò le quattro persone che sembravano uscite da una maratona, stanche e stremate

-          Che vi è successo? – chiese a Harry

-          Ho visto una marionetta che camminava senza fili – specificò il bambino sopravvissuto – e mi sembrava di essere in uno di quei film dell’orrore, così mi sono lasciato prendere dal panico e sono corso via, Blaise e gli altri mi hanno seguito… - chiarì

-          Ma Harry, era solo Pinocchio – sottolineò la sua migliore amica facendo 2+2, Draco ghignò sadicamente all’indirizzo suo e del suo migliore amico

-          Beh, ho avuto meno paura quando mi sono trovato faccia a faccia con Voldemort! – scandì il ragazzo con gli occhiali

-          Tu e Ron la dovete smettere di guardare tutti quegli horror d’estate – lo ammonì – basta The Ring e basta Esorcista, solo commedie brillanti!

Harry fece finta di annuire, per niente allettato dall’idea di vedere quei film smielati.

-          Colin – disse poi al biondino con fedele macchina fotografica e fratello cozza al seguito – ho un lavoretto per te

Fiutando odore di scoop, il responsabile della Gazzetta di Hogwarts si affrettò a ritrovare la sua serenità e si avvicinò alla mezzosangue che lo prese leggermente in disparte

-          Ascolta – disse al compagno di Casa – ti propongo un patto, - l’altro la guardò interessato – lascia perdere questa storia delle favole che camminano e vai nell’aula 2 di Raimond, a quanto pare è nato tutto da lì, hanno messo una pozione PrendiVita su un libro babbano – l’espressione del ragazzino sembrava sempre più interessata – come Caposcuola ti lascerò pubblicare tutto quel che vorrai sulla storia se tu mi troverai chi è stato

Gli occhi di Colin brillarono sadicamente

-          Consideralo fatto, Herm – disse allungando la mano – ti porterò quell’imbecille su un piatto d’argento se mi lascerai dire chi è stato – Hermione gli strinse la mano convinta con una luce strana negli occhi

-          Siate discreti, non voglio voci di corridoio né prof che si lamentano

-          Lascia fare a noi – annuì il biondino – mio fratello è appassionato di gialli magici, sappiamo come procedere

-          Mi raccomando, voglio il colpevole sulla prima pagina della Gazzetta di domani

-          Contaci – rispose l’altro facendo il gesto della vittoria, raccattando il fratellino e scomparendo al di là del colonnato.

Harry, Draco e Blaise la guardarono perplessi.

-          Su, mettiamoci al lavoro – decretò la ragazza con rinnovata energia – dobbiamo catturare tutte le favole sparpagliate per la scuola

-          Ehi, mezzosangue, frena – disse Draco – puoi pure scordartelo che io muova un dito per darti una mano.

Hermione si avvicinò al suo interlocutore fino a piantargli un dito esattamente a metà del petto e premendo un poco

-          Ascoltami bene, dannato furetto – scandì con voce pericolosa – tu mi darai una mano con questa faccenda o, come è vero che mi chiamo Hermione Granger, quel che resta del tuo anno scolastico sarà un tale inferno che rimpiangerai di non trovarti ad Azkaban! – Malfoy strinse gli occhi fino a due fessure, per niente intimorito dall’aria minacciosa e dallo sguardo e la fissò con altrettanta sfrontatezza

-          È una minaccia, Granger? – chiese

-          Precisamente – sibilò lei mordendosi il labbro inferiore, vide i suoi occhi d’argento brillare

-          D’accordo – annuì la serpe

Hermione alzò fieramente il mento come segno di vittoria e lo squadrò.

Blaise cominciò a ridere di nuovo, beccandosi, questa volta, l’occhiataccia di Draco.

Che fosse.

FIAT!

 

-          Harry – e si rivolse all’amico – ho Ginny, Luna e la Bones impegnate, portami giù Neville, Padma, Thomas e Calì, mi servono rinforzi… anche Ron se lo trovi, stamattina non l’ho visto in giro, ti aspetto qui tra cinque minuti

Harry annuì, perfettamente conscio che se la situazione la gestiva Hermione, allora si sarebbe sistemato tutto.

-          BlaiseZabini scattò sull’attenti – portami Daphne, credo che sia la più sana della vostra casa e potrà dare una mano… niente Parkinson e niente di niente – Zabini annuì – ci ritroviamo qui tra cinque minuti

-          Malfoy – disse poi all’indirizzo del biondo – tu andrai da Piton a farti dare la pozione

-          Perché, tu che devi fare?

-          Cominciare a mettere a posto qualche casino, voglio le porte della scuola sigillate e soprattutto, - disse assottigliando gli occhi, vado a salvare Tiger e Goyle dalla casa di marzapane della strega di Hansel e Gretel

Senza dire nulla lui annuì e percorse il corridoio avviandosi verso l’ufficio di Piton, scorrendo prima quelli degli altri prof, segnati con la targhetta della materia che insegnavano e il loro nome.

 

*          *          *

 

Cinque minuti dopo una discreta folla chiacchierava davanti all’ufficio della vicepreside aspettando che Hermione Granger decidesse il da farsi.

Quando la riccia Caposcuola tornò, si compiacque del lavoro che Blaise e Harry avevano fatto.

-          Benissimo – disse all’indirizzo dei presenti – non sto a spiegarvi la nemesi di questa giornata che stiamo vivendo, i professori vogliono che recuperiamo tutte le favole che vede camminare; vi dico che rientrerà nella valutazione di Difesa contro le Arti Oscure e Incantesimi, il vostro obiettivo sarà fondamentalmente quello di portare tutti i famigli in Sala Grande, a mezzogiorno arriveremo con la pozione e li faremo scomparire. Sia chiaro – aggiunse – non voglio disastri

Assoggettati alla dittatura Granger, il gruppo annuì compatto come uno squadrone dell’esercito: pronti per la missione.

-          Mi raccomando – aggiunse la mora – setacciate la scuola, frugate ogni angolo, ogni Casa, ogni ripostiglio, ogni aula: li voglio tutti in Sala Grande.

Ripetendo il gesto, tutti la guardarono.

-          Harry, Zabini e Malfoy con me – decretò all’ultimo – gli altri si dividano in gruppetti e comincino la ricerca.

Sparpagliandosi, gli studenti si affrettarono a cercare qualche compagno e, con la grinta di chi si sente il salvatore del mondo, si diressero verso gli altri piani, decisi alla vittoria.

I rimanenti guardarono Hermione, un po’ sconvolti da quella presa di posizione

-          Noi ci occupiamo della Torre di Astronomia – disse lei

-          Perché, che succede alla Torre? – chiese Blaise mentre s’incamminavano

-          C’è Raperonzolo che vuole impiccare Nott

-          E perché non possiamo lasciarglielo fare? – domandò Harry, beccandosi un’occhiata truce da Malfoy e una accigliata dalla sua migliore amica.

 

*          *          *

 

Era mezzogiorno suonato e la Sala Grande sembrava una scolaresca alla mensa.

 

Definire rumore il livello di suono che si percepiva era scorretto, ma al momento Hermione non riusciva a ricordare un termine che potesse definirlo con maggiore precisione.

Dopo aver salvato Nott dall’impiccagione, il lupo di cenerentola dalla brama della Brown che voleva farne una pelliccia e Geppetto che tentava di affondare nel lago della scuola su una zattera, avevano deciso di cominciare a far scomparire le favole fino ad allora raccolte e la cosa non era stata propriamente facile.

In fila indiana davanti a lei, trattenuti da vari studenti, i famigli aspettavano la loro condanna a tornare alla carta stampata della Bloomsbury.

La Bella Addormentata era stata portata in Sala Grande servendosi di un tavolo come di una barella, dato che quella, anche con la sveglia di Neville, non si era ridestata dal suo sonno secolare; qualche problema era nato quando la Bestia aveva dato spettacolo ballando il tip-tap in mezzo alla cucina, grazie al cielo Vitius e la Sprite erano riusciti a sedarla e a portarla agli studenti per farla sparire, Belle, che lo accompagnava, non ne era stata contenta e aveva piantato una crisi isterica davanti al bagno di Mirtilla che, improvvisamente, aveva ritrovato il buonumore e si era messa a psicanalizzare la tormentata anima della ragazza.

Era nato qualche problema anche con Hansel e Gretel, che si erano persi al terzo piano ed erano incorsi nell’ira di Gazza, ovviamente dopo aver disseminato i corridoi con briciole di pane.

Dal Libro della Giungla avevano fatto la loro comparsa Mowgli, che si stava ancora dondolando sul lampadario dell’ingresso, Baghera e Biss che, grazie all’aiuto di Harry, era stato fatto scomparire con una certa facilità.

Al momento si contavano i danni tra le fila dei lillipuziani, il loro Esercito di liberazione aveva invaso il quartier generale del Comitato Studentesco, provocando il panico tra la presidentessa e le altre sue associate, che si erano affrettate, con modi poco adatti a delle signorine, a mettere k.o. gli aggressori.

Ariel era stata portata in Sala Grande a bordo di una vasca da bagno volante, peccato solo che la povera sirena soffrisse di vertigini e quindi aveva avuto il mal d’aria nel tragitto da Corvonero ai piani inferiori, anche se i problemi più grandi li avevano riscontrati con i membri maschili della Casa, che la contemplavano incantati mentre cantava e sguazzava nel loro bagno, coperta dolo dai lunghi capelli rossi.

La piccola fiammiferaia aveva dato fuoco alla Sala Comune di Serpeverde, finalmente felice di poter avere un po’ di calduccio e lanciando accidenti assai imbarazzanti al suo creatore Andersen.

Blaise, seduto ad uno dei tavoli, teneva il conto dei personaggi che avevano fatto sparire e la lista era piuttosto lunga: la prof aveva fornito loro una copia del libro incriminato, in modo che potessero controllare a che punto del lavoro fossero, peccato che la grande stanza fosse ancora piena di personaggi in tenuta medievale e altri squinternati.

Scassinare la bara d’oro e cristallo che i nani avevano costruito per Biancaneve (la ragazza era arrivata con il necessaire) era stato tutt’altro che facile e diversi studenti avevano dovuto collaborare con piedi di porco e altri strumenti poco adatti ad una futura professione regolarmente retribuita.

Silente in persona era sceso a parlare con Mago Merlino e i due erano ancora chiusi nell’ufficio del preside a discutere di magia.

Insomma, era un delirio, sia tra i famigli che tra gli studenti.

 

Malfoy se ne stava svaccato su una seggiola accanto all’amico, mentre Potty e la mezzosangue lavoravano a far scomparire i tormentatori della quiete pubblica.

Le due gemelle Patil avevano fatto un ottimo lavoro psicologico con il Principe e il Povero che giocavano a nascondino nell’aula di Aritmanzia, minando nel profondo le loro radicate credenze sociali.

A quel punto la lista si allungava e piano piano i personaggi scomparivano.

Pollicina era tornata al suo mondo dopo che la Chips l’aveva disintossicata dall’inchiostro, Piton aveva stretto amicizia con Rotbart e la Sprite con Maga Magò che, pressappoco, seguiva i suoi stessi criteri di moda.

Alle cinque del pomeriggio e senza pranzo, mancavano gli ultimi famigli: Rosarossa voleva ricongiungersi al suo amato nanetto ricco, quindi non faceva storie, Barbablù, dopo aver decretato che le ragazze della scuola erano tutte racchie e non facevano per lui, si era dato una calmata, contento di poter tornare dalle sue mogli più o meno cadaveriche, la Fata Smemorina, invece, continuava a saltellare per la stanza trasformando in zucca ogni oggetto che trovava e facendo diventare Grattastinchi, giunto alla ricerca della padrona, un servile cameriere.

Quando anche l’ultimo nome fu scritto sulla pergamena, trecento figure di carta erano tornate al loro mondo.

Le facce sconvolte dei presenti, comunque lieti di essersene liberati, indicavano lo stato di precario equilibrio mentale degli stessi.

Controllando l’orologio da polso, Hermione dichiarò chiusa quella giornata e decretò la fine dell’operazione.

Fu a quel punto che, oltrepassando velocemente la porta, Colin Canon, per una volta senza fratello, andò a comunicare l’esito delle indagini alla sua Caposcuola.

-          Herm – disse all’orecchio della ragazza con tono assai serio – ci sarebbero un paio di cose da discutere perché Dennis ed io abbiamo scoperto qualcosa circa il colpevole…

Sembrava molto preoccupato, rifletté la Caposcuola, ma al momento voleva solo sedersi su una poltrona e rimanere tranquilla fino all’ora di cena.

-          Non potete aspettare fino a dopo la cena? – chiese speranzosa al ragazzino che, a malincuore, annuì

-          Ti aspettiamo su all’aula di Raimond appena terminato, io e mio fratelli non lasceremo la classe

Annuendo, la mora si domandò il motivo di tanta preoccupazione, ma conoscendo le strane fissazioni dei fratelli Canon, decise di soprassedere momentaneamente sulla cosa.

 

-          Harry, qui abbiamo finito – disse al suo migliore amico che aveva un’aria terribilmente sbattuta, - se ne hai voglia possiamo tornare al Grifondoro e riposarci fino alla cena, poi dobbiamo terminare ancora una cosa…

-          Sono così contento che tutto sia finito che credo offrirò da bere a Blaise e, ma sì, perché no, mi sento buono, Malfoy, vuoi unirti?

Il biondo fu enormemente tentato di rifiutare la cortesia di Potter, ma analizzando lo sguardo serio che la mezzosangue gli lanciava, traducibile come “per una volta vedi di non fare il solito cafone” era sufficientemente convincente.

 

La Sala Comune di Grifondoro era stranamente tranquilla rispetto al solito fermento che regnava tra i discendenti della casa rosso-oro; molti studenti che quel pomeriggio avevano partecipato alle ricerche erano ora appisolati nelle loro stanze, sfiniti da tanto lavoro extra, come avevano messo piede dietro al ritratto, Neville si era volatilizzato su per le scale, mentre Draco e Blaise avevano preso placidamente posto sul divanetto di velluto scarlatto, in attesa del tanto sospirato whiskey incendiario che Harry aveva promesso loro.

Aspettando che Hermione fosse distratta, il ragazzo dagli occhi verdi ne approfittò per battere tre volte con la bacchetta su alcune pietre del muro, accanto al camino, aprendo quindi uno scomparto segreto della parete che si rivelò vuoto.

Il bambino sopravvissuto studiò perplesso lo spazio dove normalmente nascondeva il suo prezioso corroborante.

-          Andiamo, Harry – disse Hermione trafficando con alcune cose su un tavolino e senza neppure guardarlo in faccia – non ti sarai davvero creduto che ti lasciassi tenere del firewhiskey nella nostra sala comune?

Harry la guardò senza capire, ancora preoccupato per le sorti della bevanda, Malfoy e Zabini, dall’altra parte, stavano invece ghignando malignamente.

Ora che ci pensava, rifletté il moro grifonodoro, aveva ancora qualche bottiglia di riserva in camera e una nascosta nell’armadio.

-          E a proposito – continuò la ragazza – non pensare neppure di fare uso di quelle che mi hai così meschinamente nascosto nella tua stanza – precisò – sono scomparse anche quelle

La tentazione di ammazzarla era forte, decisamente.

E se in quel momento non fosse entrata Daphne Greengrass in persona dalla porta, probabilmente avrebbe ceduto alla malsana tentazione di uccidere la sua migliore amica e far passare la cosa per un incidente.

 

La bionda Serpeverde fece il suo ingresso in un turbinio di boccoli color miele trattenuti da un cerchietto di velluto marrone, indossava un maglioncino di lana bianca a collo alto che la fasciava perfettamente e una gonna a scacchi marrone con calze coordinate e scarpe basse e sembrava appena uscita da una di quelle riviste per ragazze perbene tipo Seventeen.

Sbattè qualche volta le lunghe ciglia scure per scrutare la stanza, metà dei presenti la guardarono allarmati, c’erano decisamente troppe serpi al grifondoro, l’altra stava già perdendo bava dalla bocca

-          Daphne – chiese Malfoy, ormai rassegnato a bere una volgare burrobirra – che ci fai in questa topaia? – l’occhiataccia di Potty non riuscì a cancellare il perenne ghigno brevettato

-          Stavo cercando il mio fidanzato – cinguettò la ragazza mandando in visibilio alcuni del secondo anno

-          Il tuo ragazzo? – domandò circospetto Zabini che già sentiva odore di notiziona

-          Sì – disse candidamente lei

-          E chi sarebbe? – chiese a sua volta Harry, domandandosi quale altra serpe si fosse intrufolata nel loro dormitorio

-          Neville Paciock – fu la serena risposta della bionda che si premurò di aggiungere una buona dose si miele al nome

Quel che si udì dopo fu un coro poco intonato di “Paciock?” e “Neville?” da parte dei presenti che assalirono le povere e delicate orecchie della giovane serpeverde

-          Sì – disse offesa da tanta mancanza di buone maniere – l’avete visto?

Hermione, che romantica lo era di natura, decise che la ragazza non sembrava avere cattive intenzioni

-          Perdona questo branco di barbari – disse all’indirizzo di Harry, Blaise e Malfoy – ma noi non sapevamo niente – si giustificò sorridendole

-          Già – confermò l’altra sorridendo a sua volta – infatti siamo fidanzati solo da questa mattina

-          Congratulazioni! – fu l’esultante, anche se un po’ scettica, risposta della Granger che si affrettò a baciarla sulle guance in segno di felicitazione

-          Sono molto felice – disse la nuova fidanzata di Neville ricambiando – pensi che il mio completo potrebbe piacergli?

Hermione annuì sfoderando il più convincente dei sorrisi da repertorio, anche se la sua testa stava riflettendo che Daphne Greengrass sarebbe sembrata una principessa anche vestita con un sacco da patate.

-          Ci tenevo molto a fare bella figura – specificò ancora la principessa in questione – so che è stato tutto così improvviso, ma spero che Neville mi accetterà con gioia…

A parte il fatto che qualunque ragazzo sano di mente non avrebbe desiderato altro che di avere Daphne Greengrass come ragazza, la mora si domandò se Neville non fosse, invece, oltre che bacato nella mente, anche un tantino a disagio dalla cosa.

Nonostante gli fosse capitata la più grande fortuna sul piano amoroso, si sentiva di compatirlo un poco, ma la bionda non le diede tregua

-          Spero che diventeremo amiche! – esclamò con enfasi stringendole la mano – tu sei l’unica che capisce… che ha accettato volentieri la cosa… - fece una pausa triste – gli altri invece mi additano e mi guardano male, come se ci fosse qualcosa di strano in me… - e fece un gesto in direzione del gruppetto del divano

Probabilmente stava fingendo, analizzò la grifondoro, ma sembrava davvero dispiaciuta per quel comportamento che le riservavano e lei non riusciva mai ad abbandonare qualcuno in difficoltà… la sua anima da crocerossina, come la definiva Harry, prendeva sempre il sopravvento, anche se si trattava di una viscida e subdola serpe salita dagli inferi (o meglio, dai sotterranei) alla ricerca della sua nuova preda.

Scacciando quei pensieri, si impose di tentare di stringere amicizia con la bellissima ragazza che stava mandando a farsi una passeggiata il cervello di metà degli abitanti della saletta

-          Sarà un onore essere tua amica – disse stringendo la mano che l’altra ancora le teneva, la bionda sorrise, forse sinceramente – e se cerchi Neville, credo che sia in camera sua…

Regalandole un sorriso riconoscente, la ragazza volò su per le scale con le sue scarpe di camoscio, interrompendo la pace dei sensi dei presenti.

-          Herm, ma che ti è saltato in mente?! – fu l’elegante commento di Harry

-          Hermione Granger che stringe amicizia con Daphne Greengrass – sibilò sarcastico Malfoy sorseggiando quella disgustosa burrobirra… il suo fisico ormai rifiutava le bevande analcoliche

-          Potreste fare un calendario insieme! – celiò invece Zabiniimmagina quante copie potrei vendere come vostro manager!

Harry, Malfoy e la Granger lo guardarono storto

-          Non fate quella faccia – disse alzando le spalle il moro – scommetto che almeno metà scuola sogna di vedere Hermione in costume sadomaso!

La Caposcuola ebbe il buongusto di arrossire mentre Malfoy, tremendamente tentato di lanciare il suo migliore amico dalla finestra, si limitò a fulminarlo con lo sguardo, senza tuttavia sortire alcun effetto.

-          Credo che per l’occasione ti lascerò bere un firewhiskey – intervenne la riccia cercando di cambiare argomento e correndo a prendere quelli che aveva trovato da Harry e nascosto nel baule di Ginny.

Più che desideroso di sciacquarsi la bocca, il biondo fu il primo ad avventarsi sulla bottiglia con il bicchiere in mano, inveendo contro il dilagante perbenismo dei grifoni.

A quel punto, mentre la parte maschile del gruppo si fingeva oltremodo felice della notizia appena ricevuta, sentirono passi e una specie di grido sulle scale.

Hermionesi alzò in piedi preoccupata mentre le due serpi si fermavano con il bicchiere a mezz’aria e…

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: Eh già, eccomi nuovamente qui a scrivere.

Come vi sarete accorti (e io vi avevo avvisati) il capitolo potrebbe essere sintetizzato come pura follia, spero comunque che l’abbiate apprezzato e che continuerete a seguire la storia adesso che si sta avviando ad entrare nel vivo della vicenda.

Novità a go go, quindi, una Daphne Greengrass fidanzata con Paciock e qualche bel pasticcio in arrivo, come ha sottolineato Canon, come avevo preannunciato, tra poco cominciano i casini seri, ihihihi; vabbè, per questo aggiornamento è tutto (sigh, sembro una presentatrice del tg), spero che ci rivedremo al prossimo post!
Ciao!

 

Summers84: ciao! Grazie mille del complimento, sono contenta che la fanfic ti piaccia… eh già, Harry forse è meno tardo di quel che si crede… che l’abbia fatto troppo saggio? Io comunque sostengo che non l’abbia fatto solo per Herm, ma anche per nona vere alle calcagna altre rogne oltre a quelle che già lo rincorrono ^_^. Grazie mille del commento, un bacio! Nyssa

 

MartyViper: aspettati tranquillamente di tutto, ho un paio di programmini per il prossimo futuro che metteranno ben bene in subbuglio gli abitanti della fic. Beh, io l’aggiornamento l’ho fatto, me la merito la statua? Scherzo, non ho la supervelocità, anche se mi tornerebbe utile, è solo che quando le fanfic sono sempre in attesa di quel che succederà e gli autori non aggiornano mai *ç* così cerco di non fare lo stesso… spero che mi lascerai un commento anche al cap 7, soprannominato FOLLIA PURA, ciao! Un kiss, Nyssa

 

Selene87: premetto che recensire la tua Fatal Sin è stato un mio dovere morale come grande fan delle Draco/Herm e TUA grande fan (scrivi meravigliosamente *_*). Sono felice che ti piaccia come prosegue la storia e anche che la scena del bacio sia sembrata romantica, mi auguro che ti piaccia lo stesso anche per questo cappy un po’ fuori di testa… aspetto un tuo commento!

PS: no, non ho ricevuto una tua mail, ma ti mando un mess privato con la mia, così ci possiamo sentire un po’ più semplicemente… ciao! Nyssa

 

Shavanna:e poi una specie di spogliarello da parte di Malfoy chi nn lo vorrebbe” appunto, sono perfettamente d’accordo! Sono felice che i problemi di personalità di Draco ti piacciano, anche io mi diverto a scriverli perché lui è proprio fissato su certe cose (se mi trovasse sono sicura che mi ucciderebbe ghghghg). Spero che anche il 7 cap ti piaccia, kiss Nyssa

 

Lisanna Baston: addirittura spettacolare? Io mi commuovo davvero con tutti i tuoi complimenti, sul serio, finirà che mi monterò la testa! Sono contenta che il trio sia stato rivalutato, Harry sta facendo la sua parte, Ron la farà, tutto da vero Weasley, tranqui! Beh, spero che mi lascerai un commentino anche al mio folle cappy 7, un bacio! Nyssa

 

potterina88: effettivamente nel progetto originale della storia, questo cappy doveva stare un pochino più avanti, magari verso le vacanze di Natale, ma poi ho avuto qualche altra idea e allora ho dovuto modificare un po’ la cronologia, dopotutto i tempi erano maturi… Sono molto felice che il mio Harry abbia riscosso tutto questo successo, ma per me l’amicizia tra Harry ed Herm è impareggiabile e quindi cerco sempre di esaltarla in tutti i modi.

Per quanto riguarda gli spoiler, invece, non posso ancora farne, ho tutto in testa e sto scrivendo come una matta mentre i compiti di mate mi chiamano e io continuo a ignorarli. Spero che anche questo cap ti piaccia, ci sentiamo, ciao! Nyssa

 

laretta: mi fa piacere che la fanfic migliori, effettivamente all’inizio ero così paurosa… adesso mi sono lasciata più andare e sono contenta di essere migliorata perché scrivere di più e ancora peggio sarebbe stato veramente un supplizio… grazie del complimenti, spero che mi commenterai anche questo cap di passaggio! Kiss Nyssa

 

Guenny: eh, queste fanfic piene di uomini… per quanto riguarda i pigiami di Herm, mi ci sono messa d’impegno, volevo proprio vederlo contrariato Draco quando cominciano a comparire mici, scoiattoli e roba varia, eppoi sono cose che mi serviranno più avanti nella storia (Se non deciderò di cambiare per l’ennesima volta il prosieguo). Sono contenta che, anche se scrivessi 100 cap, tu continueresti a seguire la mia storia, mi sento molto orgogliosa… grazie! Spero che anche questo capitolo un po’ anomalo ti piaccia e che mi lascerai un commentino… ciao!

 

Luana1985: ho avuto un consulto con due miei amici per decidere cosa significava quella parola (alla fine avevo ragione io) e non ce n’era uno che dicesse qualcosa di normale, sigh, beata pazienza… comunque cercherò di fare più attenzione, effettivamente mi sono lasciata molto trasportare l’ultima volta… vabbè, sono sicura che Draco apprezzerà senz’altro la cioccolata, se lo incontri però fammi vedere una bella fotina, così tutti sapremo che bel figliolo è davvero Draco! Ciao! Nyssa

 

mars: dato che hai cominciato da poco ti accolgo con gioia! E grazie per tutti i complimenti, voi mi viziate troppo… spero che anche questo cappy 7 ti piaccia anche se è un po’ un’anomalia rispetto agli altri… lasciami un commento, un bacio! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che Malfoy non sembri troppo OC, un po’ ok, ma se poi esagero non sembra neppure più il maledetto bastardo che è davvero… per quanto riguarda LavLav, non ho ancora deciso la sua sorte, vedrò come si evolve la storia, magari ce la infilo di nuovo, però premetto che nei prossimi capitoli comparirà, anche se solo come comparsa, per Ron, invece, ho l’happy ending assicurato perché in realtà questa fic nasce al contrario, io l’epilogo lo conosco quasi, è il resto che sto ancora scrivendo, ihihihi. Spero che ti piaccia anche questo cappy e che me lo commenterai, ciao! Nyssa

 

Giorgia_Malfoy: già, finalmente è successo, pensa che sono contenta pure io (mi sono levata un bel peso…), mi fa piacere che anche l’atmosfera ti sia piaciuta e mi auguro che ti piaccia anche questo, anche se è completamente diverso. Un bacio! Nyssa

 

8x4: beh, ecco qui anche il 7° cap, mi fa piacere che tu continui a seguire la mia storia, spero che continuerai anche dopo aver letto questo… e anche che mi lascerai un commentino… ciao! Nyssa

 

 

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Capitolo 8
*** Souls & Eyes ***


Innanzi tutto vorrei ringraziare tutti quelli che leggono questa fanfic, ormai siamo a quota più di 50 recensioni, più di 60

Innanzi tutto vorrei ringraziare tutti quelli che leggono questa fanfic, ormai siamo a quota più di 50 recensioni, più di 60!!!!!!!!!

Praticamente mi state mandando in paradiso!

Sono davvero troppo contenta di questo e non so davvero in che modo ringraziarvi tutti e sdebitarmi, quasi mi venivano le lacrimucce agli occhi quando ho letto l’ammontare delle recensioni!!!!!!

Vi ringrazio davvero tantissimo.

Tutti, nessuno escluso.

Grazie

Nyssa

 

*          *          *

 

Era successo tutto in un battibaleno.

Un grido, un oggetto infranto… l’apoteosi della disperazione di qualcuno.

 

Neville comparve in cima alle scale del dormitorio con la faccia rossa, i capelli in ogni direzione, le mani che sanguinavano.

Daphne Greengrass lo raggiunse qualche attimo dopo, l’aria non più allegra e serena di quando aveva lasciato la Sala Comune: occhi arrossati, capelli in disordine, pugni serrati e l’espressione di chi cerca di non piangere.

-          Come puoi presentarti così, come se niente fosse, dicendomi questo? Ma di cosa sei fatta? Ghiaccio o veleno? - la serpe sussultò a quelle parole crude, Neville, che sembrava un pupazzetto, che era sempre sbadato e indifeso, sapeva essere tagliente, le sue parole sapevano far male, il suo sguardo ferire, o forse, era il suo sguardo ferito a parlare per lui, a ferire, a far male…

-          Credevo che almeno tu avresti capito! – gridò la ragazza facendo ondeggiare i boccoli color del miele, mentre gli occhi scintillavano pericolosamente – credevo che avremmo potuto fare qualcosa!

-          Hanno deciso tutto i nostri parenti! – urlò il grifondoro mentre il sangue gli colava dalla mano destra

-          Appunto, noi cosa ne possiamo?!

-          Ti sta bene una cosa simile?

Silenzio.

Nessuno fiatava, neppure Malfoy che, in genere, aveva una parola acida per ciascuno, in quel momento se la sentiva di pronunciare anche un solo monosillabo.

-          Voglio vivere la mia vita! – gridò ancora Paciock – voglio scegliere da solo del mio futuro! Come puoi accettare che i tuoi genitori scelgano per te un marito, un avvenire?! Perché proprio io…! – eccolo, era quello il motivo ultimo, il più fastidioso, perché proprio lui, un grifondoro che tutti definivano codardo, insignificante, completamente stupido. Che cosa aveva più di tutti gli altri candidati alla mano della bella Daphne, perché tra tutti, i genitori della Greengrass avevano scelto proprio Neville Paciock? E sua nonna come aveva potuto accettare?

-          È stato mio nonno a volere questo! – disse ancora strillando la ragazza – è stato mio nonno che era amico di tuo nonno! Non vuoi rispettare il desiderio di due persone care e defunte?

-          È una cosa che non va giù a nessuno – protestò l’altro – né a te, né ai tuoi genitori… perché devi accettarla, perché devo farlo io? Perché me lo hai detto così?!

Solo in quel momento i presenti si accorsero che Neville doveva aver saputo la cosa direttamente da Daphne qualche minuto prima.

E tutti, purosangue presenti compresi, che di quelle cose ne sapevano assai più degli altri, si dissero che era stata una vera cattiveria.

Nessuno si era preoccupato di avvisarlo, nessuno si era mosso per curarsi di quel che pensava lui, di quel che pensavano LORO: i diretti interessati.

Ovviamente NESSUNO aveva avuto motivo di dubitare dell’assenso, nessuno si sarebbe aspettato dal mite Paciock una resistenza così accanita contro quella cosa…

Ma dopotutto, per quanto fosse sfortunato, un po’ sulle nuvole e completamente sbadato, era il discendente di grandi famiglie purosangue, doveva adempiere ai propri obblighi.

La famiglia Paciock, tuttavia, non era mai stata così rigida su queste cose, anche se nel suo albero genealogico si contavano molti nomi altisonanti. Tutti Grifondoro speciali, Auror valorosi, persone stupende.

Come era mai possibile, allora, che una famiglia di Grifondoro da generazioni acconsentisse ad un matrimonio con un’infida serpe.

E non per un membro qualsiasi della loro famiglia, ma l’ultimo rimasto.

Già, perché, se i Weasley erano famosi per i loto numerosi figli, i Paciock non lo erano altrettanto. Raramente si trovavano due fratelli, ancor più radi erano le proli numerose.

Neville era l’ultimo ed era Grifondoro, convinto. E lo avevano fidanzato con una serpe. Una viscida e strisciante Serpeverde.

Poco contava che fosse ricca e purosangue, poco importava che fosse bella, gentile e vergine.

Cosa gliene fregava a lui, Neville Paciock di tutto quello?

 

Hermione era atterrita sul divanetto, con la tazza di tè in mano che traballava, rischiando di rovesciare il liquido caldo sui vestiti, macchiando il divano e il tappeto.

Aveva creduto, vedendo Daphne tanto allegra, lei che di solito era sempre apatica, che la bionda e Neville si fossero fidanzati normalmente, come accade per tutte le persone, per amore, perché si piacevano… improbabile, molto, ma pur sempre possibile…

Perché, in un indefinito sogno, Neville non poteva trovare il coraggio necessario per confessare alla bella Daphne, la più corteggiata ragazza della scuola, i suoi sentimenti nascosti? E perché Daphne, che era Serpeverde, ma comunque una brava persona (decisamente da sfatare il mito dei Serpeverde tutti bastardi, anche se Malfoy da solo contribuiva ad alzare notevolmente la media) non poteva aver accettato quella cosa? Perché?

Perché era tutto dannatamente complicato?

Perché c’era qualcuno che decideva “il meglio” per gli altri?

Perché la gente non poteva semplicemente seguire i propri sentimenti e c’erano sempre gabbie, costrizioni, regole, tradizioni da rispettare e a cui attenersi, da non infrangere e a cui non ci si poteva rifiutare di obbedire?

Strano che proprio lei, ligia al dovere, perfetta Caposcuola, irreprensibile studentessa (se si escludevano le scappatelle in cucina) pensasse proprio questo… che Malferret le avesse attaccato la sua crisi di personalità?

 

-          Tornatene a Serpeverde, Daphne – disse cupamente Neville mentre il polsino della camicia bianca, abbottonato storto, si macchiava di rosso

-          No! – una risposta secca, decisa, lo sguardo non più deluso, frustrato, ma severo e altezzoso, da vera serpe, il suo orgoglio bruciava e il suo cuore batteva, senza tempo, senza ordine, come i suoi pensieri

-          Mi hai detto che devo decidere da sola, bene, lo faccio! – disse la ragazza alzando il mento, non si sarebbe arresa, c’era dell’altro in quella lettera, c’era dell’altro dentro di lei. – Non me ne andrò, voglio parlare con te.

Neville la guardò un po’ stralunato, mantenendo la sua espressione drammatica

-          Lo esigo, lo pretendo – continuò l’altra – è mio diritto e tuo dovere.

-          Di cosa vorresti parlare? – chiese il moro – del nostro fidanzamento? Ancora? Non abbiamo già detto abbastanza? Non ci siamo già fatti sufficientemente del male? – sembrava davvero un’altra persona, non il Neville a volte balbettante, non Neville, terrorizzato da Piton

-          Innanzi tutto, non qui sulle scale e davanti a questo pubblico – replicò la fidanzata lanciando un breve sguardo alla saletta ammutolita dove si avvertiva solo il crepitare del fuoco

-          E sia! – decise infine Paciock

-          Prima però, lascia che ti medichi quella ferita – affermò la ragazza e solo allora parve che il grifone si rendesse conto del sangue che colava dalla mano

-          Non occorre – protestò lui ritraendosi di qualche passo

-          Sì – irremovibile. Cosa aveva fatto di Daphne Greengrass, la dolce principessa che ogni ragazzo a Hogwarts bramava, quell’essere determinato e cocciuto che stava dando battaglia ad un altrettanto strano Paciock più che mai deciso a respingerla come ragazza?

-          Volevi parlare – chiarì l’altro – andiamo a parlare e dimenticati del sangue – Harry sgranò gli occhi, quello NON POTEVA essere Neville Paciock, il suo compagno di stanza! Neville era terrorizzato dal sangue, sveniva solo a sentirne parlare…!

-          Te la medicherò fuori – fu l’imperterrita risposta di lei – vorrei che non svenissi mentre parliamo – chiarì

-          Andiamo.

Prima di uscire la bionda si voltò a guardare i presenti e fermò qualche istante lo sguardo su Hermione.

La mezzosangue, in preda ad una catalessi totale, si ridestò scavalcando il tavolino e arrivandole appena affianco, fingendo di controllare le tasche di una giacca appesa all’appendiabiti

-          Volevi che ti fossi amica e come tale mi comporterò – bisbigliò alla serpe mentre Paciock, tornato momentaneamente quello di sempre, aveva qualche problema con i lacci delle scarpe.

Lo sguardo di Daphne era un miscuglio di terrore, ansia, preoccupazione, voglia di piangere e… determinazione e fu quello che spinse la Caposcuola ad aggiungere qualcosa alla frase appena pronunciata

-          Non so perché tu lo faccia, forse un giorno me lo dirai – specificò – ma se i tuoi motivi sono seri, se credi davvero in quello che fai, se per te c’è qualcosa che conta… allora combatti per quel qualcosa…

La bionda Slytherin le rivolse un timido sorriso, poi seguì il ragazzo fuori dalla Sala e chiuse la porta alle sue spalle.

 

Un istante di silenzio totale e poi un brusio dapprima sottovoce e poi sempre più forte, si sparse per la stanza mentre i presenti commentavano l’accaduto.

Harry era allibito, Blaise sconcertato, Draco presentava un’espressione vagamente stupita.

Il resto era il delirio.

Un club di pettegolezzi.

E ancora grazie che la Brown, Calì e NeoParkinson non erano presenti!

Ma cosa mai era successo quel giorno alla scuola?

… e mancavano ancora le sensazionali rivelazioni di Colin! Perfetto… appunto mentale per Hermione: la prossima volta che scendi col piede sinistro ricordati di suicidarti prima di mezzogiorno.

Tornò al divano ancora scioccata, dalla scena e da se stessa che si era schierata con la Greengrass… non doveva essere normale, stava dando troppa confidenza alle serpi, prima il bacio con Malfoy, che il biondo sembrava essersi completamente dimenticato, poi l’amicizia con la ragazza più carina di Hogwarts che, guarda caso, apparteneva a Serpeverde (chissà perché tutti i belli sono serpi) e adesso, a dispetto della casa e di Neville, del quale era amica fin dal primo anno, si era schierata dall’altra parte, beh, più o meno, senza sapere né perché né percome la bionda facesse tutte quelle storie.

-          Non può essere successo davvero! – fu quel che disse Blaise per rompere il silenzio tra il gruppo

-          Quello non è Neville, è solo un pazzo che deve essere rinchiuso! – Harry non capiva – insomma, capisco che quando i tuoi ti organizzano la vita non deve essere una bella esperienza, però arrivare addirittura a fare una scenata simile alla Greengrass… proprio non me ne capacito, nessuno sano di mente può rifiutare Daphne Greengrass con tanta facilità…

-          Tu non sai proprio niente – fu il regale commento del Caposcuola di Serpeverde – non ti credere mica che sia così facile accettare una moglie come si accetta una qualsiasi altra cosa imposta, tipo un compito a sorpresa… quando appartieni ad una famiglia con dei doveri non ti è concesso sbagliare e i genitori credono che, decidendo per te, si porterà lustro e onore al nome, non conta chi sei, come ti chiami e cosa fai, conta solo il tuo cognome, la tua casata, le tue tradizioni. – terminò sorseggiando il firewhiskey come se fosse acqua e aspettando che il liquido alcolico gli bruciasse la gola… si era lasciato andare, aveva parlato, troppo, c’era del personale in quel che aveva detto, anche se Potter forse non se ne sarebbe accorto… ma quando aveva detto con tanta noncuranza come era possibile rifiutare la Greengrass, beh, non era riuscito a trattenersi, come non riusciva a trattenersi dall’insultarlo quando erano in corridoio e si fermavano entrambi per decidere chi dovesse passare per primo…

Guardò Blaise, Blaise sapeva, Blaise capiva, toccava con mano cosa accadeva all’interno di certe famiglie, conosceva il dolore e la disperazione di qualcuno costretto ad accantonare sogni e illusioni, le persone che amava, gli amici, le speranze, per dovere verso il nome che portava, verso il nome che non aveva scelto di avere.

Hermione sembrava piuttosto pensierosa, chissà se anche nel mondo dei babbani accadeva qualcosa di analogo…

Harry guardava pensoso il soffitto con il bicchiere in mano

-          Se tra voi purosangue la vita fa così schifo – disse infine – sono contento di non appartenere al vostro mondo

Un suono sprezzante uscì dalle labbra del biondo mentre beveva l’ultimo sorso dal bicchiere e lo posava sul tavolino lì affianco.

Se qualcuno lo conosceva bene poteva leggere in quel gesto un assenso.

 

Forse Harry Potter aveva ragione.

Anche lui, ultimamente, aveva desiderato di non portarsi la storia millenaria, antichissima, pesante, della famiglia Malfoy sulle spalle…

Forse Harry Potter era stato davvero fortunato a nascere con una madre mezzosangue.

Beh, ovviamente sempre meglio se non fosse nato per niente…

 

L’orologio della sala batté le sette, ora in cui veniva servita la cena.

Il gruppo di grifoni e anche i due serpeverde si diressero alla porta per andare alla tanto agognata abbuffata serale.

 

Stavano giusto tutti seduti in attesa che il banchetto comparisse sulle quattro lunghe tavole, quando la McGranitt, battendo delicatamente una posata sul calice di cristallo, richiamò l’attenzione generale degli studenti al tavolo prof, pretendendo il silenzio.

Silente si alzò in piedi e scrutò i suoi amati allievi che trepidavano in attesa del pasto serale

-          Cari studenti – esordì mentre più di un paio d’occhi si alzava al cielo (o al soffitto, tanto è uguale) – so che oggi siete stati vittime di una giornata movimentata a causa del discreto numero di favole e famigli che sono stati inavvertitamente liberati: alcuni di voi sono rimasti confinati nei loro dormitori tutta la giornata di domenica – continuò e qualcuno annuì convinto, per niente felice di aver trascorso mattina e pomeriggio rintanato nella Sala Comune a fare grandi partite di ramino e di bridge – altri invece – proseguì il vecchio preside – hanno collaborato alla cattura delle suddette figure, dispongo pertanto che vengano attribuiti cinque punti alla Casa di appartenenza per ogni studente che si è prodigato per la quiete e la sicurezza della scuola. – il tabellone appeso al muro d’ingresso si aggiornò automaticamente aumentando i punti delle varie Case. Inoltre, visto il disagio di oggi, dispongo che tutte le lezioni di domani siano annullate e – concluse – al termine della serata avrei un altro annuncio da fare, vi prego pertanto di non uscire dalla stanza e di aspettare che venga comunicata la notizia. Buon appetito.

E, aprendo le braccia, i tavoli furono coperti di delizie e piatti ipercalorici.

Gli studenti si pronunciarono con un boato di gioia sia per l’arrivo delle vivande, sia per la sospensione delle lezioni.

 

-          Ehi, avete sentito? – chiese Calì ai compagni sporgendosi sopra il piatto con una generosa dose di arrosto di manzo.

-          Che cosa? – chiese Thomas trangugiando un cosciotto

-          Pare che il giorno di Capodanno ci sarà un’eclissi di luna! – disse la ragazza squittendo felice

-          E’ una cosa molto romantica… - le fece eco Lavanda contemplando una foglia di lattuga

-          Pensate, baciare la persona di cui si è innamorati durante un’eclissi… potrebbe essere un elemento fortunato… - dissero in coro sognanti due dei tre membri del Trio Frashion

Tutti gli studenti immaginarono la scena di sé stessi abbracciati alla ragazza dei loro sogni, possibilmente molto simile all’ultima modella di Playwizard, intenti a iniziare un lungo e accalorato bacio romantico senza il chiaro di luna… ovviamente a seguire ci sarebbe stata una nottata altrettanto passionale…

-          E non avete ancora sentito il bello! – esclamò Lavanda infervorandosi – una delle ragazze del Comitato Studentesco mi ha detto che Silente organizzerà un ballo proprio per il giorno di Capodanno! Non è magnifico?! – disse tutta eccitata

-          Perché mai dovrebbe organizzare una festa per il giorno di Capodanno? – chiese Harry addentando una fetta di prosciutto affumicato

-          Harry, perché non studi mai Storia della Magia? – chiese Hermione sospirando – qui a Hogwarts è tradizione organizzare un ballo ogni volta che si ha un’eclisse lunare…

-          Davvero? – domandò stupito il bambino sopravvissuto – wow, questa sì che è una notizia!

-          Infatti! – incalzò ancora la Brown – e sabato prossimo hanno programmato una visita a Hogsmead in modo che si possa cominciare ad andare dalle sarte per gli abiti e gli accessori – cinguettò giuliva mentre un carosello di boa di struzzo, vestiti di pailette, nastri, ricami, pelliccia e quant’altro la circondava

-          Io avevo intenzione di farmi cucire un abito rosa – annunciò al mondo la Patil – ho già scelto il modello, un abito lungo e con la gonna ampia come ho visto su una rivista

Hermione, che stava mangiando, si domandò se il senso estetico della maggiore delle sorelle Patil fosse stato rinchiuso nel libro di favole assieme ai famigli… no, dai, Calì aveva sempre dimostrato un discreto gusto in fatto di abiti, anche se era decisamente troppo fissata con la moda e, in generale, “quello che fa tendenza”, sì, insomma, il rosa non è propriamente il colore più adatto da abbinare su una persona di carnagione piuttosto scura o olivastra…

-          Io invece voglio un abito bianco con fiori rossi sulla gonna e sulla scollatura – commentò la Brown

Una torta nuziale! Identico, come mai poteva venire un abito bianco con fiori rossi? Una perfetta torta per un matrimonio…

-          E tu Herm? – chiese Ginny con occhi scintillanti – come hai intenzione di agghindarti?

-          Non lo so… - rifletté la mora attaccando un arancio

-          Devi assolutamente fare bella figura – scandì Lavanda – sono sicura che con l’abito adatto faresti un figurone e lasceresti tutti a bocca aperta

-          Beh, non vorrei qualcosa di troppo elaborato – pensò a voce alta la Caposcuola

-          Cosa ne pensi di questo modello? – domandò ancora Ginny raccogliendo una delle riviste di abiti da sera con cui le altre due compagne erano arrivate a cena

L’immagine in questione presentava una ventenne strega dalle misure perfette e senza un etto di grasso che sfoggiava un elegante abito lungo di lamé scivolando elegantemente sulla passerella della rivista mentre la luce dei riflettori faceva risplendere il tessuto

-          Non ci sarebbe qualcosa di un po’ meno vistoso? – chiese speranzosa alla rossa mentre sfogliava il catalogo, decisamente quell’abito l’avrebbe fatta assomigliare più ad un vaso che alla longilinea indossatrice del settimanale

-          Potresti provare con questo – tentò ancora la sorella di Ron (che tra parentesi non si era ancora fatto vedere) addentando una mela e porse ancora il giornale su un’altra pagina dove una modella altrettanto snella indossava una ampia veste stile Maria Antonietta

-          Così sono pronta per la rivoluzione francese – disse restituendoglielo

-          La che? – chiese Finnigan

-          Niente niente

-          Beh, ovviamente poi bisognerà vedere anche il tuo cavaliere come si accosterà – specificò una delle compagne – bisogna che siate in sintonia… ma neppure avere quell’orribile effetto fidanzatini che si vede fin troppo spesso…

Hermione immaginò come potesse essere vestito l’ipotetico cavaliere di Calì versione pasticcere e si affrettò a scacciare l’immagine che andò a formarsi nella sua mente

-          Senti Herm, sabato prossimo andiamo insieme a Hogsmead e vediamo di sceglierti un bell’abito da indossare per l’occasione – disse Ginevra sfoderando il suo illimitato istinto sadico che si manifestava solo in certe occasioni

-          Ma non potrei indossare di nuovo quello che avevo al Ballo del Ceppo? – chiese ottimista l’altra cercando di frenare la mentre della giovane Weasley che già veleggiava verso una delle sartorie

-          Non credo che tu riuscirai ancora ad entrarci – disse la rossa scuotendo la testa – sei un po’ ingrassata e magari anche cresciuta di qualche centimetro – specificò nel tentativo di attutire il colpo delle parole “sei grassa”.

La mora sospirò rassegnata, sembrava che in quel periodo ogni persona che incontrava le dicesse che era sovrappeso e doveva mettersi a dieta

-          Puoi sempre iniziare una dieta di carote fino a Capodanno –propose la ragazza dai capelli scuri

-          No, preferisco andare a farmi un abito nuovo – annuì la Granger, Ginny fece altrettanto compiaciuta

-          Dovrà essere qualcosa di speciale – fantasticò – lascerai tutti di sasso, ne sono certa!

Hermione arrossì e fece per replicare, ma le sue parole vennero interrotte dal rinnovato suono dell’argento sul cristallo

-          Un po’ di silenzio, per favore – urlò la prof di Trasfigurazione agli studenti, Silente si alzò di nuovo in piedi e parlò

-          Come probabilmente molti di voi sanno già – incominciò – la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ha l’onore di avere la grande tradizione di organizzare un ballo per ogni eclissi di luna che si ha. Quest’anno la potremo vedere la sera di Capodanno e, per celebrare quest’occasione, il collegio insegnanti ha deciso di allestire una festa alla quale tutti gli studenti sono invitati a prendere parte. Per l’occasione anche, abbiamo predisposto una gita a Hogsmead nel giorno di sabato prossimo per le classi dal terzo anno in su e per la domenica nel caso dei primi corsi

I primini esultarono felici, visto che le visite alla cittadina erano loro spesso precluse

-          A questo punto – continuò il preside – spero che ciascuno collaborerà alla riuscita dei festeggiamenti. Ora potete tornare ai vostri dormitori.

 

Delegando il compito di scortare gli indisciplinati grifoni alla loro Torre, Hermione prese con sé Harry e Ginny e si diresse al secondo piano, dove stavano le aule di Babbanologia; fuori dal portone della Sala Grande incontrarono Malfoy

-          Cosa ci fa in giro? – chiese la mora al serpeverde che se ne stava beato in solitudine accanto alla pendola

-          Pansy e Milicent mi hanno fatto una testa così del ballo, così sono uscito o le avrei strangolate entrambe

Harry gli sorrise con aria solidale, perfettamente conscio di quello che probabilmente il biondo aveva dovuto subire durante la cena da parte delle sue compagne.

-          Già che non hai niente da fare che passeggiare – intervenne Hermione – accompagnaci da Canon, così vediamo di risolvere il mistero di queste figure delle favole

-          Ecco, bene – scandì Malfoy, per una volta senza protestare – non vedo l’ora di sapere chi è quel maledetto idiota che ha avuto la pensata di liberare quella ridda di psicopatici in modo da buttarlo dalla Torre di Astronomia

-          Mi duole ammetterlo – confermò Harry – ma ti do ragione, chiunque l’abbia fatto merita una morte lenta e dolorosa…

-          Preferirei che trovaste punti di intesa su argomenti un po’ meno truci – disse la Caposcuola imboccando le scale, Malfoy sbuffò sonoramente mentre Potter rimase in silenzio seguendo Ginny e la sua migliore amica

 

Arrivati al pianerottolo, si accostarono alla porta socchiusa dell’aula notando la luce accesa dall’altra parte.

Hermione bussò leggermente e aprì sul corridoio illuminato dalle torce.

L’aula di Babbanologia sembrava la scena del crimine dei un qualunque poliziesco babbano stile l’Ispettore Derrik e i suoi simili; Colin e Dennis Canon se ne stavano seduti sulla cattedra controllando una piantina della scuola, per terra erano sparsi oggetti vari come alcuni libri di Raimond, il flaconcino della pozione PrendiVita che era stata utilizzata per animare le illustrazioni, un po’ di disordine, banchi storti e qualche seggiola fuori posto.

Come la vide entrare, il maggiore dei due fratelli si affrettò a scendere dal ripiano facendosi incontro ai nuovi venuti e guardando storto Malfoy che era l’unica serpe tra un trio gryffindor.

-          Herm, finalmente – disse il biondino facendole segno di portarsi al centro della stanza – ci sono un po’ di cose che abbiamo da discutere e sono tutte stranamente gravi

La faccia della riccia mutò preoccupata e guardò attorno a sé perplessa

-          Comincia pure - autorizzò il compagno

-          In realtà la vicenda è un po’ complessa, però spero di riuscire a riassumerla e, visto quel che abbiamo trovato, forse sarebbe il caso che non venisse pubblicata sulla Gazzetta di Hogwarts prima di qualche giorno e aver informato i prof.

-          È davvero così grave? – domandò preoccupata Ginny osservando cupa intorno a sé i segni fatti col gesso

-          Sì – fu la lapidaria risposta del giovane Sherlock Holmes

-          Va bene – acconsentì la Caposcuola, - vedrò di valutare quel che mi dirai e poi andrò a parlare con la McGrannit, l’altro annuì

-          Quando io e Dennis siamo entrati, la stanza era stata sigillata a chiave dalla vicepreside quando, quella mattina, aveva scoperto che tutti i personaggi erano usciti da quel libro – e indicò un volume intitolate “Fairy Tales” aperto ad una pagina sul pavimento

-          Di notte però le aule rimangono aperte quasi tutte – specificò Harry controllando attorno a sé

-          Già, ho controllato il piano delle classi e le uniche che vengono sigillate sono quelle dove è contenuto qualcosa di potenzialmente pericoloso, quindi le classi di Pozioni, nei sotterranei, il gazebo della Sprite e alcune altre…

-          Ma non questa – intervenne la mora seria, Canon annuì

-          Infatti, quindi, ipoteticamente, chiunque sarebbe potuto entrare qui dentro e versare la pozione sul libro – i quattro ragazzi rimasero in silenzio

-          Utilizzando qualche conoscenza di base di analisi delle scene del crimine, abbiamo trovato delle impronte sulla boccetta che conteneva la pozione e anche qualche goccia della stessa

-          Dove l’avete messa? – chiese Malfoy facendosi largo tra gli altri e scrutando il pavimento

-          Abbiamo tutto con noi, dopo la andremo ad analizzare – intervenne Canon junior al posto del fratello maggiore

-          Comunque, se le nostre ricerche non sono errate, le impronte dovrebbero appartenere a Ronald Weasley – affermò con voce seria Colin verificando le reazioni dei presenti

-          Ron?! – fu l’unanime commento di Harry ed Hermione, mentre un soffocato “Ommioddio” usciva dalla costernata bocca della sorella dell’accusato

-          Già – annuì uno dei due fratelli – ma…

-          Ma come, c’è dell’altro? – domandò ancora più esterrefatta Ginevra sbarrando gli occhi

-          Sì, perché quando abbiamo ispezionato la stanza abbiamo controllato ogni angolo e ripostiglio e… - tutti trattennero il respiro – abbiamo trovato proprio Ronald narcotizzato e chiuso a chiave in uno di essi

-          Ahhh! – fu il grido di Ginny e svenne sul pavimento, mentre Harry le si faceva accanto sorreggendola

-          Ma come è possibile? – domandò confusa la mezzosangue rimuginando sulle parole pronunciate – se Ron è il colpevole allora come può essere finito stordito in uno sgabuzzino?

-          Magari qualcuno l’ha visto e voleva punirlo – azzardò Harry facendo vento a Ginny che non dava segni di ripresa, Canon senior scosse la testa

-          Se avessero voluto punirlo allora sarebbero corsi da qualche prof a rovinarlo – intervenne il più piccolo

-          Comunque – continuò il maggiore – Dennis ed io l’abbiamo portato dalla Chips di corsa come meglio potevamo – precisò il biondo – e quel che ci ha detto è stato terribile, o meglio, non è che ce l’ha proprio detto, ma…

-          Evita i particolari e arriva al sodo – tagliò corto Hermione, interessata più che mai alla cosa

-          Beh, praticamente prima del narcotizzante gli hanno dato una pozione marionetta

-          Una che? – domandò Harry

-          È una pozione che permette di controllare il corpo degli altri, si usa la pozione e una specie di feticcio per farlo muovere, alcuni usano la bacchetta – spiegò Malfoy di malagrazia

-          Una specie di rito wodoo, insomma

-          Più o meno

-          Quindi è stato Ron a mettere la pozione sul libro? – domandò la riccia e i due compagni annuirono

-          Ma non era cosciente e, soprattutto, non poteva opporsi

-          E non potrebbe aver preso la pozione marionetta dopo aver combinato questo casino, per far sembrare lui la vittima? – fu l’intelligente domanda del serpeverde uno dei due fratelli scosse la testa

-          Il residuo di pozione era appena rintracciabile, quindi deve per forza averla presa diverso tempo prima del sonnifero, altrimenti quest’ultimo si dovrebbe trovare in quantità minore – la serpe sbuffò

-          Eppoi Ron non riesce a preparare neppure una pozione semplice, come potrebbe aver anche solo potuto mescolare i 15 ingredienti della pozione marionetta?

-          Tra l’altro, si tratta di ingredienti difficili da reperire – si affrettarono ad aggiungere i fratelli – Herm, mi sono permesso di consultare il tuo tomo di pozioni perché so che viene menzionata verso fine libro –si scusò Dennis ed Hermione lo perdonò

-          Comunque abbiamo trovato la lista completa degli ingredienti e almeno la metà vengono tenuti sotto chiave da Piton, mentre gli altri sono praticamente impossibili da rintracciare qui a scuola

-          Quindi, chi sarebbe stato a mettere su tutto questo circo? – chiese Malfoy appoggiandosi ad una libreria

-          Non possiamo dirlo – affermò Colin – ma sospettiamo che si tratti di qualcuno esterno a Hogwarts, per questo sarebbe meglio non divulgare ancora la cosa – Hermione annuì

-          Non c’è neppure un indizio? – chiese speranzosa la Granger

-          Praticamente niente, ma se dovessi azzardare un’ipotesi – spiegò con aria competente Dennis Canon – potrei dire che chi ha creato questa cosa voleva che si spargesse il caos a scuola, anche se non sappiamo perché, e voleva anche fare in modo che la colpa ricadesse su Weasley dato che, probabilmente, sarebbe stato trovato addormentato nella stanza al termine dell’effetto della pozione sonnifero

-          Ma voi l’avete trovato prima – intervenne Hermione sempre più tesa

-          Sì, per questo facciamo tutte queste congetture

-          Andremo subito a parlare con Silente – fu la dura risposta di Hermione – bene o male ho in mente la storia e so come spiegarla, però vorrei che vi teneste a disposizione nel caso ci fosse da chiarire qualche particolare – disse all’indirizzo dei due fratelli Grifondoro che annuirono in sincrono – e per il momento, credo che non sia il caso di pubblicare la storia, credo che, questo punto, occorrerà anche il nullaosta del preside, è una cosa piuttosto grossa

-          Spero che si arrivi alla conclusione di tutto questo mistero – proferì ancora il maggiore dei due biondi – così da fare uno scoop sensazionale… tra l’altro ho anche scattato qualche foto alla stanza

-          Hai fatto bene – fu la lode della Caposcuola – Harry, riporta Ginny al dormitorio, la metterò a letto quando tornerò, io nel frattempo vado a parlare con Silente, Malfoy, te che fai? – domandò infine, all’indirizzo della serpe bionda

-          Ormai mi ci avete tirato dentro – disse sbuffando – ti accompagno, ma prima voglio andare a fumarmi una sigaretta – Hermione lo guardò storto, ma annuì

-          Allora nel frattempo vado a trovare Ron e a vedere come sta, per le specifiche di quel che gli hanno trovato chiederemo alla McGrannit o al preside stesso.

-          Ci rivediamo davanti all’ufficio di Silente tra un quarto d’ora – programmò il biondo – e vedi di essere puntuale – sottolineò

Lei annuì e si separarono scendendo per le scale.

Canon&Canon seguirono Harry, sigillando la porta.

 

*          *          *

 

Quindici minuti più tardi, Malfoy se ne stava solitario nel corridoio del primo piano in attesa della mezzosangue, ma chi gliel’aveva fatto fare di offrirsi, per così dire, di accompagnarla da Silente?

Stava appoggiato all’incorniciatura della finestra, le tende di velluto erano tirate dai lati, fermate da un elaborato nastro chiuso con una fibbia che riproduceva lo stemma della scuola.

Oltre il vetro, la notte era buia; il vento soffiava forte intorno alle antiche mura di pietra, producendo sibili e spifferi che si infiltravano da piccoli spiragli. La luna in cielo era l’unica fonte di luce: piena, occupava quasi tutto l’orizzonte e si stendeva dal contorno delle colline della brughiera fino al limitare del cielo.

Non aveva mai visto una luna così…

E tra un mese esatto, quella meraviglia sarebbe stata coperta, si sarebbe formata la tanto chiacchierata eclissi. Pochi lo sapevano, ma quell’eclissi, in realtà, era un po’ in anticipo rispetto ai programmi fatti dagli astronomi e la Cooman, ovviamente, aveva fatto un bel ciclo di studi sulle possibili conseguenze catastrofiche del fatto: in due settimane aveva predetto tanti maremoti da fare del Diluvio Universale una bazzecola, terremoti a non finire che, probabilmente, avrebbero reso la Terra più desolata di Marte e, ovviamente, cataclismi a non finire che spaziavano dai tornado e le trombe marine, a vere e proprie calamità quali l’imminente impatto di una cometa, sulla quale gli studiosi erano ancora incerti se attribuirle valore positivo o negativo, con il pianeta. Ovviamente tutto questo avrebbe avuto ripercussioni pari all’estinzione dei dinosauri.

Gli atterriti studenti di Divinazione erano basiti di fronte a tanta distruzione, così c’era chi la prendeva con filosofia e sonnecchiava nell’aula piena di cuscini, spiegando la cosa come “mi esercito nei sogni premonitori” e chi, invece, cominciava già a preoccuparsi.

I passi cadenzati della mezzosangue si avvicinarono dal corridoio che si snodava oltre un angolo e qualche colonnato e la sua faccia seria comparve poco dopo nel suo campo visivo quando voltò gli occhi, distraendosi dalla contemplazione del paesaggio notturno.

-          Eccomi – annunciò la ragazza, tesa come un elastico

-          Weasel? – chiese Malfoy

-          Non se la passa tanto bene – specificò Hermione – ma dovrebbe riprendersi entro una settimana

-          Brutte bestie le pozioni marionetta – lei annuì e insieme si diressero verso l’ingresso dell’ufficio del Preside.

 

-          Signor Malfoy! Signorina Granger! – disse l’anziano stregone quando varcarono la soglia – la professoressa McGrannit mi ha detto che volevate parlarmi con una certa urgenza…

Hermione annuì per entrambi mentre si accomodavano sulle poltroncine di fronte alla scrivania.

Fanny, dietro di loro, stava appollaiata al suo trespolo scrutando con occhio critico i due visitatori che raramente facevano il loro ingresso nel sancta sactorum di Albus Silente.

-          Siamo qui per la questione dei famigli – incominciò la mora mentre il preside si rilassava sulla poltrona dall’alto schienale

-          Mi è stato accennato – confermò l’anziano studiando le due figure oltre gli occhiali a mezzaluna

-          Abbiamo condotto qualche indagine – specificò la studentessa della Casa rosso-oro tormentando nervosamente le mani

Il vecchio preside annuì e lei raccontò all’incirca quel che aveva appreso dai due fratelli Canon dopo cena.

-          Una situazione oltremodo incresciosa – fu il blando commento del loro rettore mentre si tormentava la barba – ma siete comunque giunti a delle ottime conclusioni – annuì – per quanto riguarda il vostro amico Weasley – e Malfoy quasi dovette trattenersi dal dare di stomaco a quell’affermazione – ho parlato prima di cena con Madama Chips

Lo sguardo basso di Hermione si alzò a controllare le parole

-          Le sue condizioni, anche se non propriamente ottime, miglioreranno in pochi giorni, il maleficio che gli hanno fatto non è nulla di terribile, anche se una buona dose di inesperienza ha causato risultati inattesi come una certa instabilità fisica e altre cose

-          Guarirà presto? – chiese la riccia speranzosa

-          Una settimana e potrà tornare a frequentare regolarmente i corsi e partecipare al ballo che si terrà il 31 dicembre. – lei sospirò sollevata

-          Meno male – fu il suo commento rilassato

-          A questo punto, però, chiedo a voi che siete a conoscenza della storia e ai due intraprendenti fratelli Canon di prestare la massima attenzione a tutto quel che fate – Malfoy lo guardò sorpreso da quella richiesta

-          Fate attenzione, cari ragazzi – disse ancora con una certa serietà nella voce e i due studenti annuirono leggermente preoccupati, scambiandosi sguardi spaesati

-          Adesso tornate ai vostri dormitori, so che questa mattina vi siete dovuti alzare presto e avete dovuto rinunciare alla vostra meritata domenica – sorrise loro – dormite sereni, Hogwarts è un posto sicuro

I due annuirono.

Usciti dall’ufficio erano più spaesati di quando ci erano entrati.

Salutandosi con un “fai sogni d’oro Malfoy” e “Non dovresti sempre dormire tutta sola, Granger”, si separarono raggiungendo rispettivamente i sotterranei di Serpeverde e la Torre di Grifondoro.

 

Quando la pesante porta dell’ufficio si fu richiusa, Minerva McGrannit comparve da un passaggio segreto dell’ufficio nascosto dietro ad un grosso quadro cinquecentesco raffigurante una scena idilliaca.

-          Se ne sono accorti anche loro, Albus – fu il suo commento mentre si avvicinava alla scrivania

-          Penso che ci attenderanno tempi difficili, Minerva – rispose il preside rilassandosi sulla poltrona e guardando i ritratti degli altri presidi che stavano, casualmente, litigando.

-          C’è davvero così tanto da preoccuparsi? – domandò ancora l’insegnante di Trasfigurazione abbassando un poco gli occhiali rettangolari che portava sul naso.

-          Non lo so, Minerva, ma spero che quel che temo non si debba verificare. – poi fece una pausa – Tu sai chi è entrato a scuola, l’altra notte? – chiese voltando la testa verso quella dell’altra professoressa che annuì

-          Sei sempre stata un’ottima studentessa e una grande osservatrice, Minerva – annuì sorridendole

Forse qualcuno la chiamava la professoressa di pietra, ma se si prestava particolare attenzione, si poteva notare un filo di rossore sulle guance un po’ rugose dell’insegnante.

Grandi segreti stavano per essere svelati.

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: so che molti di voi alla fine del precedente cap avrebbero voluto ammazzarmi per come l’avevo concluso lasciando tutti sulle spine.

Mi dispiace tantissimo, ma effettivamente sarebbe venuto davvero troppo lungo per essere pubblicato tutto in una volta, eppoi io tendo a dividere i cappy a seconda dell’argomento che trattano, quindi questo ci sarebbe entrato assai poco con il precedente che era un dilagante delirio collettivo mio e dei miei personaggi… XD

Eppoi, lo devo confessare, mettere i titoli è una cosa che adoro…

Ecco, ho fatto succedere qualcosa anche ad altri personaggi, adesso la vicenda comincia a girare, presto ne entreranno altri nella storia e dovrò trattare la storia di ciascuno (ç_ç), spero almeno che i miei sforzi non saranno vani… (scherzo, scrivere è una delle cose che mi piacciono di più).

Vabbè, mi auguro che anche questo cappy vi piaccia e che mi lascerete un commento… Adesso passo a ringraziare tutti quelli che hanno contribuito a far sì che si arrivasse ad oltre 50 recensioni… e pensare che quando ho cominciato avrei considerato gran successo superare le 20 con tutta la storia…

Grazie di cuore, ancora…

 

Summers84: il cappy delle favole, altrimenti detto, è nato per la mia grande passione per queste ultime. Sono contenta che ti sia piaciuto e ci abbia visto molti sottintesi, io ne ho messo qualcuno, ma l’importante è quel che ci vediamo, ognuno ha una sensibilità diversa, mi fa piacere che la tua sia così spiccata…

Come hai visto l’ho continuata, spero che anche questo cappy ti piaccia, ciao! Nyssa

 

Ninny: scusami davvero tanto, non pensavo di fare così male, ma come ho detto se avessi messo assieme i due cap sarebbe venuto troppo lungo, eppoi dare i titoli è una delle cose che mi piace fare di più XD.

Come hai visto ho aggiornato ragionevolmente presto… spero che anche questo cap ti piaccia e che mi lascerai un commento, ciao! Nyssa

PS: mi piace molto il mio nick, anche io chiamo così mia cugina…

 

mars: sono contenta che tu ti sia divertita leggendolo, come dico spesso, è una cosa che riempie di orgoglio… sono felice anche del fatto che tu l’abbia trovato originale, anche se assomiglia un po’ ad una minestra di idee… Sì, Herm è proprio così come la immagini a impartire ordini a destra e a manca… ecco qui l’aggiornamento, spero apprezzerai, kiss! Nyssa

 

laretta: in realtà non lo so neppure io da dove spuntano fuori, ma almeno posso affermare che le mie terribili ore di matematica (con le quali stresso sempre qualcuno ad ogni cap) servono a qualcuno, o almeno a proseguire la fic, anche se non sarebbe il tempo più consono… vabbè, sono felice che il chappy ti sia piaciuto, ci vediamo al prossimo,ciao! Nyssa

 

Shavanna: oh cielo, non volevo arrivare addirittura ad dover ripescare i miei lettori dall’oltretomba, sarà meglio che mi dia una regolatina… però sono contenta che ti abbia fatto ridere. Qui hai tutte le risposte all’urlo udito nel precedente cappy, ciao e al prossimo! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: beh, sono molto felice che il cap ti sia piaciuto e figurati per il breve commento, capita a tutti di essere di corsa (io potrei dire di esserlo in continuazione ^^). Spero che anche il cappy 8 ti piaccia, aspetto un commento, ciao! Nyssa

 

selene87: finalmente siamo riuscite a sentirci, meno male, stavo per cominciare ad inveire contro la posta elettronica… addirittura vuoi aprire il mio FanClub? Beh, ne sono lusingata, ma forse mi sembra un tantino eccessivo… >_>

Beh, sono felice che il cappy ti sia piaciuto e che ti abbia fatto ridere (e anche che tu veda Neville e Daphne assieme), ecco qui il seguito, spero che ti piaccia come i precedenti, ciao! Nyssa

 

MartyViper: già, lo so che è un po’ distaccato dalla storia, ma mi serviva un diversivo per introdurre quello che succede in questo cap, anche se forse mi è uscito qualcosa di completamente fuori di testa…

Spero che il cap 8 sia all’altezza delle aspettative, aspetto di saperlo, nel frattempo ciao! Nyssa

 

luana1985:  sono contenta che il cap ti sia piaciuto, mi auguro che sia lo stesso anche per questo e che mi lascerai un commentino ^^ un bacio, Nyssa

 

8x4: sono molto orgogliosa del fatto che continuerai a seguire la ff, però avvisami se comincio a dare seriamente di matto, almeno potrò continuarla in maniera decente…

Vabbè, spero che anche questo cap ti piaccia, al prossimo! Nyssa

 

Lisanna Baston: come vedi l’ho fatto proseguire in fretta, niente danni irreparabili, solo che la vicenda cambia un po’ in questo cap 8, non potevo metterlo assieme al precedente, oltre al fatto che sarebbe stato lunghissimo…

Ehehe, Ron è tornato, anche se non è proprio vivissimo, sono felice che il cap 7 ti sia piaciuto con tutti i suoi personaggi un po’ matti (come me XD), spero che sia lo stesso anche per questo (però la dose di follia è molto inferiore), aspetto di sapere, un kiss, Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Silent Night ***


Premessa: allora, innanzi tutto vi informo che la storia sta cominciando a muoversi e presto succederà qualcosa, siamo quasi al punto clou della storia, anche se, tristemente, devo informarvi che NON siamo alla fine, infatti la mia malata mente sta parto

Premessa: allora, innanzi tutto vi informo che la storia sta cominciando a muoversi e presto succederà qualcosa, siamo quasi al punto clou della storia, anche se, tristemente, devo informarvi che NON siamo alla fine, infatti la mia malata mente sta partorendo nuovi capitoli nei limiti che la sadicità dei miei prof mi pone.

Spero che questo cap vi piaccia e che mi lascerete un commentino.

Grazie a tutti

Un bacio!

Nyssa

 

*          *          *

 

Ancora pensierosa per quel che aveva appreso dal preside, Hermione si allontanò per i corridoi della scuola.

Arrivò alla base della prima delle cinque rampe di scale che conducevano all’ingresso della Torre di Grifondoro, guardò sopra di lei e le vide mentre stavano spostandosi da una parte all’altra dei pianerottoli

-          Alle scale piace cambiare – mormorò tra sé, ricordando che la prima cosa che veniva detta agli studenti rosso-oro era proprio quella: fare attenzione alle scale.

Guardò di lato, verso il corridoio fiocamente illuminato, fece dietro front e vi si incamminò.

Quando finalmente si fermò, di fronte a lei stava una porta di legno con sopra appeso il cartello universale del pronto soccorso: l’infermeria.

Spinse lentamente la porta, trovandola stranamente aperta, e si guardò con sospetto attorno, molte volte, durante quei sette anni, lei era andata all’infermeria a trovare i suoi amici casualmente sfasciati nei letti, Harry e Ron avrebbero potuto aprire un circolo in quella stanza e anche fare amicizia con la Chips.

Questa volta toccava a Ron. Quando era andato a trovarlo, poco prima di incontrarsi con il preside, aveva trovato la porta sigillata e la Chips, a cui aveva chiesto informazioni, le aveva detto che il paziente necessitava di riposo e quindi aveva chiuso a chiave l’infermeria.

Adesso però la porta era aperta e senza incantesimo di protezione, chi si era infiltrato tra i malati della scuola?

Più che mai timorosa che chi aveva fatto bere al rosso la pozione fosse lo stesso che ora cercava di assassinarlo di nuovo (sigh, guardava troppo la Signora in Giallo!), aprì cauta cercando di non far cigolare i cardini non proprio nuovi, mise guardinga la testa oltre la soglia e spiò l’oscurità trafitta dalla luce della grande luna che filtrava attraverso le finestre.

Con la bacchetta in mano, avanzò di qualche passo in direzione della branda dove era stato sistemato il suo compagno.

Ron era nel terzo letto dall’ingresso, riconosceva la sua felpa consunta ai polsi, un separé di stoffa copriva parte del suo campo visivo e la testa con i capelli ribelli del diretto interessato.

Avanzò ancora trovando strana quella sensazione e, poco dopo, quando fu sufficientemente vicina, notò che il suo compagno di stanza non era solo.

Una ragazza stava seduta sul letto di fianco dando le spalle alla porta e reggendo la mano debole del ragazzo, indossava una comunissima gonna blu di velluto e una camicia e stava sussurrando qualcosa di incomprensibile al malato.

Chi era mai costei?

Il separé continuava a coprire una parte della figura e la testa era nascosta dietro una serie di pieghe bianche, neppure la voce sembrava appartenere a qualcuno di sua conoscenza e la cosa la insospettì, dunque, cosa ci faceva e, domanda ancor più importante, CHI era questa ragazza dalla gonna di velluto che era venuta a tener compagni a Ron a dispetto della porta chiusa e del supremo divieto dell’infermiera?

Si fermò a guardare la scena, indecisa se proseguire e dare delle risposte a quelle domande, oppure se andarsene, visto che Ron stava abbastanza bene e c’era comunque qualcuno a tenergli compagnia.

Osservò le mani minute della sconosciuta che stringevano quella più grande e callosa del suo migliore amico e, con dolcezza, se la portava al viso, sentì un suono che poteva essere un singhiozzo e decise che, forse, era meglio non disturbare: chiunque piangeva sul letto di un ammalato dormiente non poteva avere intenzioni terribili, a parte, forse, quella di ucciderlo nel sonno, ma un sesto senso tutto suo le disse di togliere il disturbo senza che l’altra ragazza se ne accorgesse, pareva davvero troppo afflitta per poter anche solo pensare che avrebbe procurato dell’altro dolore al rosso portiere dei grifoni.

Quando chiuse la porta dietro di sé, si diede della stupida, se l’indomani Ronald fosse stato trovato senza vita, non se lo sarebbe perdonato, da quando Hermione si fidava più dell’istinto che della ragione?

Assurdo, la cosa giusta da fare sarebbe stata fare un po’ di rumore per attirare l’attenzione della ragazza senza volto e guardarla in faccia quando si fosse accorta di non essere sola, dopodiché, valutare la pericolosità della sconosciuta e decidere se andarsene o se fosse doveroso incominciare un bel duello magico per difendere la vita di uno dei suoi migliori amici.

Già, Ron ormai era solo uno dei suoi migliori amici.

Ma forse “solo” non era la parola adatta da usare…

 

Camminò per i corridoi, salì le scale ed entrò al Grifondoro.

La Sala Comune, all’alba delle undici di sera, era quasi deserta: qualche studente che giocava a scacchi davanti al camino e un terzo che ultimava una ricerca.

Degnandoli appena di attenzione, salì le scale, attraversò il dormitorio femminile e si chiuse la porta della sua stanza dietro.

Fu in quel momento, mentre sospirava sconsolata, ancora preoccupata per la sorte del rosso, che notò qualcosa che non andava nella sua camera.

La temperatura artica non era un elemento comune da trovarvi visto e considerato il fatto che soffriva di pressione bassa e, quindi, aveva sempre freddo, la finestra spalancata, con le tende che ondeggiavano per il vento gelido era un altro indizio di allarme: ricordava perfettamente di aver chiuso la finestra prima di cena; per finire, una figura rannicchiata sul davanzale con la testa china sulle ginocchia e l’aria afflitta era il terzo punto di attenzione.

Estraendo prontamente la bacchetta, si diresse verso il balcone.

La figura alzò la testa e la luce lunare illuminò una cascata di biondissimi capelli color del miele che le ricadevano morbidamente sulle spalle, scomposti dalla brezza

-          Hermione – sussurrò tra i singhiozzi la ragazza sollevando lo sguardo sulla proprietaria della camera

-          Daphne…? – chiese circospetta la grifondoro scrutando l’oscurità e trattenendosi dall’aggiungere anche il cognome

-          Santo Cielo, cosa ci fai qui così a quest’ora? – esclamò stupita la riccia affrettandosi a richiudere le imposte e a dedicare tutta la sua attenzione all’inaspettato ospite – ti prenderai un malanno… - continuò cominciando a cadere nella sindrome da crocerossina, come la chiamava Harry, e dandosi mille volte della stupida

-          Non m’importa - fu la tiepida risposta della serpe mentre alcune lacrime sgorgavano dai bellissimi occhi blu cobalto

Hermione la guardò seria, notando le guance arrossate dal freddo e rigate di lacrime e poi, accanto, la scopa.

-          Non mi dirai che sei salita fin quassù volando?! – domandò colpita da una folgorazione, l’altra si limitò ad annuire – ma fuori è freddissimo, siamo a dicembre! – nessuna risposta, Hermione sospirò scrollando le spalle e guardando fuori – da quanto sei qui?

-          Saranno un paio d’ore – si degnò di rispondere la bionda

-          Sarai tutta congelata… - continuò imperterrita la Caposcuola

-          Non m’importa…

-          Beh, a me sì! – scattò la mora – non ho intenzione di parlare con una che sta per morire per ipotermia!

La tirò in piedi a fatica e rabbrividì al solo contatto con la stoffa quasi gelata del mantello scuro dell’altra ragazza

-          So che ti faranno un po’ schifo, ma ti pregherei di mettere questi… - aggiunse rovistando nella cassettiera alla ricerca di uno dei suoi pigiami strani e di un paio di calzettoni pesanti

Porse all’altra una serie di abiti, i primi due erano il completo di un pigiama verdino con fiorellini rosa, foderato di pile caldo e confortevole, il terzo era un paio di pesanti calzini invernali di lana spessa e un po’ pungente, la Serpeverde guardò scettica il tutto

-          Forse il pigiama ti andrà un po’ largo – aggiunse ancora la mezzosangue studiando l’altra figura della bionda e i suoi fianchi snelli

-          Non occorre – si giustificò l’altra – adesso posso anche tornarmene al dormitorio

-          Non comportati da stupida! – fu il rimprovero che arrivò alle sue orecchie – se sei venuta qui significa che avevi bisogno di parlare con qualcuno! – Daphne arretrò di fronte a quell’invettiva

-          Volevo solo stare da sola… - disse timidamente stringendo al seno i vestiti, il suo istinto difensivo aveva avuto la meglio

-          Storie! – fu il poco fiducioso commento della Granger – se volevi stare sola dovevi andare alla Torre dei gufi o alla stanza delle necessità. Se sei venuta qui significa che volevi qualcuno con cui parlare. – si zittì un attimo prendendo fiato – mi hai chiesto di essere tua amica e come tale io mi comporto – proseguì – se vuoi davvero essere mia amica, beh, sarà meglio che tu sia sincera

Daphne Greengrass abbassò sconfitta la testa

-          Mi dispiace – fu quel che uscì dalle labbra color ciliegia – non volevo farti dubitare della richiesta che ti ho fatto questo pomeriggio…

-          L’amicizia non è una richiesta – spiegò Hermione avvicinandosi – è una proposta

La bionda annuì

-          Ti prego di credermi – aggiunse preoccupata – io voglio davvero essere tua amica!

-          Ti credo – annuì la mezzosangue – ma adesso sarà meglio che ti cambi prima di morire assiderata…

La serpeverde le rivolse un sorriso mentre scompariva dietro paravento di legno che Hermione utilizzava come separé per cambiarsi.

Quando ne riemerse senza tutti i fronzoli della divisa scolastica e il mantello scuro, sembrava una vera dodicenne, esattamente come lei.

-          Mi cambio anche io e poi possiamo parlare – disse pratica la grifondoro scomparendo a sua volta.

 

Il pigiamino con i gattini fece mostra di sé sul corpo della ragazza mentre si sbrigava ad appendere la stoffa scura della Greengrass ad una seggiola, poi, avvicinandosi all’armadio, ne tirò fuori una stufetta babbana.

-          Che cos’è? – domandò la bionda scordandosi per un istante dei suoi problemi, interessata a quell’oggetto

-          Un’invenzione babbana – spiegò la mora – serve a trasformare l’aria fredda in aria calda

-          E quel filo?

-          Quella è la presa

-          La “presa”? – domandò incerta

-          Sì, con quella si può attaccare l’elettrodomestico alla corrente e quello funziona…

-          Ma qui a Hogwarts non abbiamo “corrente”, a parte la corrente d’aria…

-          No, non quella corrente – disse ridendo Hermione – la corrente è un flusso continuo di elettroni che fa in modo di far funzionare i circuiti della stufetta

-          Non credo di aver capito – fu la candida risposta dell’altra – ma non abbiamo neppure quella

-          Lo so – sospirò la Granger – per questo ho dovuto incantare questo elettrodomestico, va a magia…

E con un colpo di bacchetta la ventola della stufetta cominciò a girare mentre la spia rossa dell’accensione si illuminava

-          Guarda – mostrò la riccia alla nuova amica – se metti una mano qui davanti sentirai che esce aria calda…

L’altra spostò titubante le dita affusolate di fronte alla griglia di plastica, un po’ impaurita che l’oggetto, che produceva un suono terribile, le triturasse le mani.

Effettivamente, quando il getto d’aria investì gli arti rattrappiti della Serpeverde, sentì il calduccio spandersi sul corpo gelido

-          Rimaniamo qui davanti alla stufa? – chiese Hermione sedendosi a sua volta sul tappeto, la Greengrass annuì senza scostarsi dal miracolo babbano.

-          Noi serpeverde disprezziamo i babbani – disse con calma – ma non credo che riuscirò ad odiarli più di tanto dopo che hanno creato qualcosa di così bello… è molto più pratico e maneggevole di un camino - la mezzosangue rise

-          I babbani inventano queste cose per sopperire alla mancanza della magia – raccontò – noi per rammendare gli abiti utilizziamo la bacchetta, loro hanno un elettrodomestico che ti aiuta a farlo a mano…

-          Come si chiama?

-          Macchina da cucire – Daphne ridacchiò

-          Però danno dei nomi strani alle loro creazioni

-          Si fa quel che si può – disse alzando le spalle la mora

Trascorse qualche attimo mentre le due ragazze se ne stavano tranquille sul tappeto a bearsi di quel calore che riscaldava la stanza

-          Probabilmente anche tu stai pensando che questa storia è più strana di quel che sia l’umana concezione – decretò mesta la Greengrass senza guardarla in faccia

-          Non nego di essere curiosa e che tutto quanto possa sembrare fuori dal mondo, ma ce ne sono tante cose strane…

Ad esempio lei e Malfoy che si ritrovavano la notte in cucina a bere cioccolata… quella era forse una cosa più normale?

-          Perché mi aiuti? – chiese dura Daphne senza guardarla negli occhi, - cosa te lo fa fare?

-          Mi hai chiesto tu di essere tua amica – rispose dura Hermione che considerava l’amicizia un sentimento sacro e inviolabile

-          E solo perché uno ti chiede di essere amico tu lo sei?

-          Se una persona mi chiede di essere suo amico io provo ad esserlo, perché non dovrei?

-          Beh, perché sono una sporca serpeverde dall’anima dannata e senza cuore – rispose rapidamente la bionda

-          I serpeverde sono esseri umani come gli altri, solo con una ambizione smisurata e delle idee tarate sulla superiorità del sangue – sbuffò Hermione, dando la sua personalissima interpretazione alla faida tra purosangue e mezzosangue che non approvava, l’altra sorrise

-          Un po’ t’invidio perché non devi pensare ad una famiglia che ti giudica, ad un futuro che non puoi scegliere a delle decisioni che ti vengono imposte

-          Mi hai chiesto di essere tua amica – disse seria la grifondoro – forse non posso capire, ma se tu me lo spieghi magari ci posso provare… - un sopracciglio biondo si sollevò a quella risposta inaspettata

-          Perché vuoi cercare di capirmi?

-          Perché se ci provo poi posso aiutarti – fu il semplice commento della proprietaria della camera e della stufa

-          Ci tieni davvero così tanto?

-          Tengo agli amici – specificò la riccia, l’altra annuì

-          Non avevo mai conosciuto qualcuno come te, credevo che di quel che ti avevo detto te ne saresti fregata come fanno tutti gli altri

-          Nessuno è “tutti gli altri”, ciascuno è se stesso

-          D’accordo, ti dirò come stanno le cose. – sospirò la Slytherin - Nella mia famiglia è usanza che le figlie femmine siano accasate prima dei vent’anni con un purosangue di alto lignaggio, possibilmente proveniente da una famiglia ricca e ben posizionata in società. Per quanto riguarda le ragazze purosangue che sono costrette ad una tale cosa, sia nella mia famiglia che non, ci sono quelle che partecipano alla cosa, si comportano proprio come se l’amore non esistesse e sposare un essere titolato possa essere la più grande aspirazione. Poi ci sono quelle che non se ne preoccupano, pensano che sia ingiusto, ma non hanno il coraggio, la forza, i mezzi e la determinazione per ribellarsi a secoli di tradizione; per finire, ci sono quelle che proprio non lo accettano, che lottano fino alla fine finchè è la famiglia stessa a ripudiarle, credo che tu conosca la storia di Andromeda Black – la mezzosangue annuì – io appartengo alla seconda categoria. Ho sognato l’amore, ho sperato di trovarlo nel marito che la famiglia avrebbe scelto per me. Sono illusa e sognatrice, volevo una vita felice assieme a qualcuno che mi volesse bene davvero, credo sul serio che sia sbagliato imporre a qualcuno di accettare di passare l’intera sua esistenza insieme ad una persona che non riesce a sopportare… ma come molte altre prima di me, non ho avuto coraggio e ho continuato a vivere nell’illusione e nella speranza, come un vero serpeverde, forse, non dovrebbe fare.

-          Essere serpeverde non significa essere tutti uguali – constatò Hermione, Daphne non rispose, apparentemente senza degnare le parole uscite dalla bocca della sua compagna

-          Quando è iniziato il settimo anno di scuola ero ormai rassegnata a vivere il resto della mia vita con qualcuno di molto simile ad un orango, i miei volevano fidanzarmi con Flitt, forse l’hai sentito in giro… - l’altra annuì – avevo perso totalmente quel lume che un po’ mi tirava su… poi è accaduto che il nonno abbia voluto prendere lui la decisione

-          Il nonno? – chiese dubbiosa la Granger

-          Mio nonno, Uriel Greengrass è ancora il patriarca della famiglia e alla fine tutte le decisioni sono sotto il suo veto. Quando i miei avevano ormai deciso di sposarmi a Flitt, lui si è opposto e ha preteso di scegliere personalmente il mio futuro marito; c’è da dire che mio nonno non è stato un Serpeverde, lui era nella Casa di Corvonero ed era amico del nonno di Neville, Terence, che invece è sempre stato al Grifondoro, come tutti i Paciock, beh, non conosco i dettagli, ma a quanto pare ha voluto a tutti i costi che io mi sposassi con Neville. I miei, ovviamente, non ne erano contenti, ma si sono attenuti al suo volere. Mi hanno scritto, informandomi della cosa.

-          Te l’hanno detto per lettera? – domandò incredula Hermione, Daphne annuì col capo

-          Nessuno però si è preoccupato di dirlo a Neville.

-          E lui l’ha presa molto male – rammentò la mora

-          Già, soprattutto perché, anche se viene da una famiglia di antichissimo lignaggio, da loro non c’è mai stata tutta questa paranoia del matrimonio tra purosangue e quindi lui è cresciuto credendo di poter effettivamente scegliere da solo e prendere le sue decisioni

-          Anche la storia dei suoi genitori lo ha molto influenzato – intervenne l’altra – vuole diventare come loro

-          Neville sogna un futuro come lo sogno io, solo che lui ha il coraggio di dire che la cosa che hanno scelto per lui non gli piace, mentre io so solo tacere e preoccuparmi per quel che succederebbe.

-          C’è sempre un’altra strada

-          Sì, essere cacciata dalla famiglia e rimanere definitivamente sola

-          Se disprezzi così tanto questa cosa devi disprezzare anche coloro che la pensano, al di là che siano tuoi parenti oppure no – la bionda scosse il capo

-          Non sarei capace di dire di no a loro, so che è sbagliato, ma non ce la faccio

-          E quindi?

-          Neville dice bene quando afferma che questa storia non sta bene né a me né a lui né ai miei genitori

-          Ma…?

-          Ma non possiamo farci niente – sputò infine la serpe – né io né lui

-          Deve esserci rimasto male… - decretò Hermione – ma tu? – l’altra sospirò

-          Quando mi è giunta la lettera, anche se non vedevo Neville come la risposta ai miei sogni, ho creduto che ci fosse ancora qualcosa di buono, un pizzico di fortuna, qualcosa anche per me… e vedere che lui mi rifiutava, mi disprezzava per qualcosa che anche io disprezzo, ma che non sono capace di combattere, beh, non posso certo dire che mi abbia fatto piacere… mi sono sentita stupida per non aver fatto altrettanto

-          Ti ha ferita – tradusse la grifoncina mentre l’altra assentiva

-          Molto, speravo di poter cominciare una nuova vita, allontanandomi progressivamente dalla mia famiglia, ma, evidentemente, questo non è possibile…

-          Io non credo che Neville ti disprezzi così tanto – dichiarò la mezzosangue – ma il fatto di vedersi imporre qualcosa così dall’alto, senza poter dire la sua, senza poter ribellarsi, rende tutto peggiore, per di più tutti l’hanno trattato come un oggetto, come se non avesse volontà, hanno dato per scontato che lui accettasse e Neville soffre molto per queste cose perché non passa giorno senza che qualcuno gli dica che è un bamboccio stupido e senza abilità, probabilmente ha fatto tutta questa piazzata solo per questo, non perché ti odia veramente…

-          Già, anche lui ha la sua storia… - fu il commentò della Slyhtherin

-          E per di più, dolorosa quanto la tua…

-          Il fatto è che speravo davvero in Neville e in un futuro insieme e veder così maltrattate le mie speranze è stato orribile

-          Lo so – annuì la Granger – te lo si leggeva in faccia che eri contenta quando questo pomeriggio sei andata a parlagli, - Daphne arrossì

-          Che cosa farete adesso te e Neville? – domandò ancora la Grifondoro preoccupata per entrambi

-          Non lo sappiamo – mormorò la sua nuova amica – Neville non l’ha presa bene, scriverà a sua nonna, anche se dubito che otterrà qualcosa, ma non mi stupirei se smettesse di parlarmi per il resto dell’anno…

-          Sono sicura che non sarà così – disse convinta la Caposcuola – dagli il tempo di abituarsi e di digerire questa mancanza di riguardo, chiunque avrebbe avuto la sua reazione…

-          Mi sento in colpa per lui – ammise la bionda – anche se non è un sentimento che noi Slytherin dovremmo provare, Hermione sbuffò sonoramente

-          Se voi serpi lo provaste un po’ più spesso, forse il mondo sarebbe migliore - Daphne rise

-          Spero che tu non ti riferisca a qualcuno in particolare – disse scrutandola

-          Alla Casa in generale – fu il commento della Gryffindor – e a Malfoy in particolare – la Slytherin rise ancora di più, mentre il suo bel sorriso si stendeva dolcemente, era davvero una ragazza splendida, rifletté Hermione guardandola accoccolarsi accanto alla stufa; un po’ la invidiava, doveva ammetterlo, e, tuttavia, vivere in quella prigione dorata non doveva essere né bello né facile sopravvivere senza poter scegliere, senza poter sognare un futuro. Lei per esempio aveva sognato, aveva sognato un futuro assieme a Ron e aveva perduto quel sogno, tuttavia, avendo sognato e provato, avendo deliberatamente visto e sentito, scelto e preso le sue decisioni, adesso riusciva ancora a sognare e sperare nel futuro. Daphne Greengrass, al di là della sua eterea bellezza, doveva essere davvero una ragazza molto forte se riusciva ancora ad aver voglia di vivere con tutto quello che aveva passato e per riuscire anche a desiderare di avere Neville accanto come marito: se il giovane Paciock era la scelta migliore che potesse capitarle, le altre dovevano essere davvero terribili.

E Malfoy? Si domandò subito dopo, anche lui aveva di quei problemi? Non gliene sentiva mai menzionare, anche se circolavano voci di corridoio secondo cui aveva una storia seria con la Parkinson, ma senz’altro, dopo quanto accaduto, non l’aveva certo portata avanti

-          Avete molti pregiudizi sulla nostra bella Casa – rise ancora Daphne – ma sono contenta di avere una amica come te perché sai cambiare le tue idee quando ti accorgi di sbagliare – Hermione sorrise

-          Ricordami che ti devo un favore – aggiunse mentre gli occhi blu brillavano

-          Perfetto, avrei giusto un piacere da chiederti – intervenne la mora, l’altra, che stava per alzarsi, si rimise seduta aspettando che parlasse – sabato devo andare con Ginny a scegliere un abito per la festa di Capodanno – incominciò – sicuramente tu avrai già in mente qualcosa e probabilmente non avrai i miei problemi, ma mi farebbe molto piacere se venissi con noi

-          Perché vuoi che una serpe come me ti aiuti a scegliere un vestito per il ballo? – domandò confusa la Greengrass

-          Credevo che l’appartenenza ad una Casa non c’entrasse niente con il senso estetico – la punzecchiò Hermione, cercando di far cadere quel muro che lei definiva come “sono una serpe” e che doveva quindi precluderle la maggior parte delle attività normali, soprattutto se si svolgevano assieme a dei grifondoro.

-          Se vuoi che io venga, verrò

-          Ovviamente sempre che tu non abbia altri impegni – la bionda posò un dito sulle labbra pensierosa – in genere accompagno Pansy, ma da quando si è aggregata alla Brown e alla Patil sono rimasta sola – rifletté – quindi ti posso accompagnare

-          Eppoi – continuò Hermione romantica – posso sempre darti una mano a scegliere un abito per fare colpo su Neville! – Daphne arrossì ancora

-          Non credo sia il caso… beh, magari… però…

-          Allora è deciso – confermò la riccia – sabato andiamo noi tre a comprarci un bel vestito per fare un figurone alla festa, anche se credo che tra tutte tu sia l’unica che non ne ha bisogno – aggiunse mettendola un poco in imbarazzo – ne riparliamo comunque a fine settimana, così ci mettiamo a posto con gli orari

-          D’accordo, adesso sarà meglio che faccia ritorno al dormitorio…

Hermione annuì, prese gli abiti ormai riscaldati dallo schienale della seggiola e glieli porse

-          Credi che potrei tenere fino a domattina il tuo pigiama? – domandò guardandosi la Greengrass – non credevo che ci fosse qualcosa di così caldo e comodo…

Hermione annuì

-          Sabato te ne compreremo uno come si deve, alla Paciock

La ragazza rise e scomparve oltre la porta del dormitorio mentre la Caposcuola si infilava stanca a letto dopo aver spento la stufa.

 

*          *          *

 

Dopo un’ora passata a parlare con la Granger, perfino lei si sentiva stanca, pensò Daphne facendo ritorno al sotterraneo.

La Sala Comune era deserta, anche se un bel fuoco crepitava nel caminetto acceso mandando bagliori gialli e rossi sulle pareti ricoperte di legno pregiato.

A mezzanotte sembrava che ogni serpe strisciante si fosse rintanata sotto le coperte, più o meno in compagnia, per combattere il freddo invernale che si abbatteva sulla scuola.

Attraversò in punta di piedi la stanzetta quando una voce distaccata la sorprese

-          Dove sei stata? – fu la perentoria domanda di qualcuno nascosto dallo schienale verde del divano

Daphne si fermò in mezzo al vano e guardò attorno a sé finché non scorse la figura di Malfoy seduto con le gambe allungate sul tavolino a fumarsi beato una sigaretta.

Eccola l’unica serpe che non stava a sonnecchiare in letto.

Una serpe dal sangue caldo, molto caldo.

La testa bionda si voltò indietro e scorse la figura della Greengrass che si avvicinava al camino; come entrò nel suo campo visivo, Draco riconobbe subito il pigiama da dodicenne made-by-Granger che la sua compagna di classe stava indossando e ne rimase stupito, sbuffò e mandò gli occhi al soffitto quasi per prassi.

-          Da una mia amica – rispose la Slytherin sedendosi accanto a lui sul divano

-          Credevo che le serpi non avessero amici al di fuori della Casa – ghignò sadico Malfoy facendo un tiro

-          Non siamo mica fatti con lo stampino! – si ribellò la bionda guardandolo male e il ragazzo rimase quasi stupito da quella presa di posizione visto che Daphne, a parte la sua bellezza che non passava mai inosservata, era sempre stata un personaggio piuttosto passivo. Comunque si limitò ad alzare le sopracciglia continuando a fissare i fiorellini rosa del pigiama

-          Non ti sembra di essere caduta un po’ in basso? – domandò riferendosi al suo nuovo look

-          È comodo e caldo – rispose asciutta

-          Anche il letto di un uomo è comodo e caldo – sottolienò il biondo, aspettandosi, a quel punto, quasi una reazione come quella della mezzosangue

-          Il mio pigiama non attenta alla mia verginità – che infatti non tardò ad arrivare, anche se la parola “verginità” che stava così bene sulle labbra di una come Daphne, probabilmente non era mai stata pronunciata da quelle ancor più pudiche di una come la Granger

-          Credevo che la Casa di Salazar fosse l’incarnazione dei vizi capitali – fece notare ancora l’erede Malfoy

-          Allora forse sono una Hufflepuff – fu la terribile risposta della Greengrass

-          Ti, prego, non me lo dire… - la prese in giro il biondo avendo la visione della sua amica vestita coi colori dei Tassi

-          Anzi no, sono una Gryffindor – specificò ancora

-          Così però mi uccidi – la rimproverò – passare direttamente alla parte del nemico poi… - la ragazza si limitò ad una alzata di spalle

-          Neville è un Grifondoro e anche la mia amica

-          Che per inciso, sarebbe la Granger – disse Malfoy, la bionda annuì

-          Come mai sei diventata amica di una mezzosangue? – le chiese, più che altro per vedere come avrebbe risposto lei agli interrogativi che invece attanagliavano LUI da un bel po’

-          Avevo un problema e mi è stata a sentire e ho come la sensazione che se avrò bisogno di aiuto lei ci sarà – spiegò Daphne – mi ha detto esattamente quel che volevo sentirmi dire senza che io vi facessi alcun accenno.  Sembrava che leggesse nella mia mente le parole per tirarmi un po’ su. Non so se ha mentito oppure se ciò che è uscito dalle sue labbra sia davvero quel che pensa, ma non m’importa, adesso sto meglio e nessun altro era mai riuscito a rendermi così serena quando stavo così male. Adesso vado a dormire. – tagliò corto

E così dicendo si alzò e fece qualche passo.

Con un gesto fulmineo Malfoy si alzò in piedi e la fermò per un braccio

-          La Granger non mente mai – le disse guardandola fisso negli occhi, Daphne rimase un po’ spiazzata dal modo busco in cui l’aveva strattonata, ma poi sorrise a sentire quelle parole

C’era qualcosa che non aveva detto a Hermione, ma aveva come l’impressione che, se i ruoli si fossero scambiati, probabilmente anche la Granger avrebbe tenuto per sé: un piccolo, piccolissimo segreto.

Da brava Slytherin, decise di prendersi una piccola rivincita sul Principe dei Serpeverde

-          Tutti abbiamo un segreto, Malfoy – disse arcuando le sopracciglia e fissandolo dritto negli occhi – il tuo qual è?

Draco la lasciò andare istantaneamente mentre lei rideva e si avviava per il corridoio senza salutarlo.

Merda.

Che cosa sapeva Daphne?

Di sicuro la Granger non aveva fatto accenni a quel che succedeva nelle cucine quando si incontravano, su quello avrebbe potuto metterci le mani sul fuoco, eppure la sua compagna sapeva qualcosa del rapporto che c’era tra lui e la mezzosangue.

Cosa?

Come l’aveva saputo?

Chi glielo aveva detto?

 

*          *          *

 

Molti chilometri più a sud, nell’ospedale Hope and Faith di Londra, una donna aprì gli occhi dopo quasi un mese di coma.

Guardò frastornata il soffitto bianco della stanzetta asettica dove l’avevano ricoverata, non riconoscendovi un luogo familiare.

Alcune infermiere del turno di notte, dopo aver sentito qualche movimento dalla camera 412, si affrettarono intorno alla ritrovata paziente che molti medici avevano dato per persa.

Non sapevano chi fosse né quanti anni avesse o da dove provenisse; un uomo l’aveva trovata una mattina di novembre svenuta nel parco di Buckingham Palace e dal pronto soccorso si erano affrettati a mandare un’ambulanza a prelevarla, la diagnosi era stata che la sconosciuta era entrata in coma in circostanze misteriose.

La cosa più strana era che negli annunci di persone scomparse non figurava nessuno vagamente riconducibile a quella donna e, per di più, la paziente non portava con sé né documenti né effetti personali a parte gli abiti che indossava e un medaglione dorato di grande valore con sopra smaltato un simbolo apparentemente medievale a quattro colori raffigurante uno stemma e quattro animali: un leone, un corvo, un tasso e una serpe.

Le circostanze particolari del ritrovamento della donna, soprannominata Mary Smith, avevano portato i medici a compiere qualche indagine circa l’oggetto che le apparteneva, un loro collega andato in pensione da qualche anno ed esperto di araldica si era offerto di svolgere delle ricerche, ma non era riuscito a risalire a nessuna famiglia o organizzazione che portasse il nome di “Hogwarts” o avesse quel simbolo.

L’unico indizio reperito era stato un libro di favole molto antico, dove si narrava di quattro personaggi, ciascuno con le sue caratteristiche speciali e dotati di grandissimi poteri magici, che si erano alleati per costruire una scuola di magia con, per l’appunto, il nome di Hogwarts.

Dopo tre settimane di studi approfonditi, aveva riconsegnato l’oggetto al reparto medico dicendo che, probabilmente, si trattava di un dono fatto nell’Ottocento da un padre particolarmente facoltoso alla figlia, presumibilmente amante di quell’antico libro di fiabe.

 

Adesso le infermiere se ne stavano tutte intorno al letto nel loro camice azzurro e bianco con la croce rossa e la caposala, una donna corpulenta sulla cinquantina, faceva il suo ingresso nella stanza puntando gli occhi sull’ignota. Un varco si aprì automaticamente tra la piccola folla appassionata alla storia di Mary Smith e della bambina che amava le favole.

La donna distesa sul letto non doveva avere più di una trentina d’anni, aveva occhi scuri e capelli neri come la pece tenuti lunghi sulla schiena e, quando l’avevano trovata, erano raccolti in una elaborata acconciatura fermata sulla sommità del capo da un fermaglio prezioso.

-          Come si sente? – chiese Jodie Latton, la caporeparto

La donna mormorò qualcosa di inintelligibile e studiò i nuovi arrivati, quella che aveva parlato annotò qualcosa su una cartella celeste

-          Adesso la lasceremo riposare – continuò – ma prima la pregherei di dirci il suo nome e la sua data di nascita e, eventualmente, qualcosa che ci faccia risalire alla sua famiglia

-          Black – rispose la donna con voce stanca – mi chiamo Temperance Black.

Jodie annuì continuando a segnare, poi fece un cenno alle altre che si affrettarono a uscire in silenzio mentre veniva iniettata nella flebo della signora Black un modico quantitativo di sonnifero per farla riposare.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: allora allora allora, questo è un cappy un po’ lentuccio, spero che non vi siate annoiati troppo a leggerlo, ma mi serviva il personaggio di Daphne lucido per i prossimi cappy e non potevo mettere tutta la vicenda in incisi giganteschi, mi avreste ammazzata così come tirereste i Promessi Sposi dalla finestra quando cercate di capire quando inizia un periodo, in genere 17 pagine prima… ^^’ (o almeno, io lo avrei fatto XD).

Il prossimo eheheh, sorpresa!

Volevo svelarvi qualcosina, ma mi trattengo, non voglio rovinare il tutto con i miei spoiler inutili,

a presto!

 

Particular_Girl: sono felice che tu mi abbia lasciato un commento e mi fa molto piacere che la storia ti stia piacendo, spero che sarà così anche per i cappy seguenti… Già, la Rivincita di Biancaneve è stata un po’ una follia, spero che non vi abbia fatti scappare tutti… spero che questo capitolo 9 ti piaccia, un bacio! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: e non hai ancora visto niente! Il vero intrico comincia solo adesso! Perfino io che gli intrighi li creo ogni tanto ho qualche problemino a raccapezzarmici XD

E ti dirò, mi sono stupita perfino io quando ho scritto di Neville, ma infondo ce lo vedo con un bel carattere severo ogni tanto…

Spero che anche il cappy 9 ti piaccia e che mi lascerai un commentino… ciao e a presto! Nyssa

 

8x4: che bello, sono felice che i miei capitoli ti piacciano, in verità le sto provando un po’ tutte, quelli mezzi fuori di testa, quelli riflessivi, quelli dolci, quelli violenti… mi auguro che ti piaccia anche questo, ciao! Nyssa

 

mars: ciao carissima! Eh già, povero Ron… io però vi avevo avvertiti che sarebbe successo qualcosa anche a lui, prima o poi dovrà fare la sua parte, devo solo decidere quando perché è un personaggio ingombrante da gestire, ha una personalità complessa e un sacco di paranoie mentali, anche se Draco non lo batte nessuno ^^

Sono contenta che ti piaccia il mio stile e spero che continuerai a seguire la fanfic, un bacio! Nyssa

 

luana1985: anche io sono una Dramione addicted (non l’avrebbe detto nessuno ndTutti <_<’) e sono felice che la mia fanfic ti piaccia, spero che continuerai a seguirla, ciao! Nyssa

 

potterina88: mi sa che per la risoluzione dei misteri di Hogwarts dovrai aspettare ancora qualche bel capitolo perché al momento i protagonisti saranno un bel po’ distratti da “altro” (e qui non aggiungo niente). Sono felice che il cap 8 ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per il 9, kiss! Nyssa

 

ninny: purtroppo prima di cominciare a risolvere i misteri devo infittirli ancora un po’, sennò viene una storiella piatta e banale e io non voglio… spero però che continuerai a seguirla! Ciao! Nyssa

 

Muny_4Ever: ecco qui il nuovo aggiornamento, sono contenta che la storia ti piaccia e che mi abbia lasciato un commento, thx! Spero che farai lo stesso anche per questo cappy, ciao! Nyssa

 

Lisanna Baston: sì, pensavo proprio che un ballo ci sarebbe stato benissimo, ihihih, mi auguro che quando arriverà approverai, nel frattempo spero che ti piacciano anche i cap intermedi! Kiss, Nyssa

PS: come hai visto ho lasciato un comment anche io, devo dire a mia discolpa (visto che era molto stringato) che non ho mai letto una Draco/Ginny, quindi al momento ero piuttosto spiazzata da questa coppia… cmq mi piace la tua fanfic, ha una bella atmosfera tesa ^^

 

Shavanna: tranquilla, prima o poi farò passare loro le pene dell’inferno per quel che stanno dicendo alla mia povera Herm, pagheranno! Per quanto riguarda Neville/Daphne, valuta pure con calma, tanto sarà una coppia bella problematica e non ho ancora deciso per il loro futuro… Vedi giusto, i casini sono cominciati, anche se in questo cappy si vedono pochino… vabbè, spero che ti piaccia lo stesso, al prossimo post, un bacio! Nyssa

 

MartyViper: ehehe, il nuovo cappy è già qui, peccato che le informazioni che trapelano siano assai poche… ci vorrà ancora un po’ per Neville e Daphne, per la pozione marionetta invece (il nome mi è uscito sul momento e poi non ho più pensato a cambiarlo) c’è tutta un’altra storia dietro che si spiegherà nel corso della fanfic; spero che continuerai a seguirla e grazie mille per i complimenti, mi auguro che la mia fic continui a piacerti, ciao e un bacio! Nyssa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Strange Sisters ***


Premessa: eccomi di nuovo qui ad aggiornare, vi chiedo scusa se per questa volta ho impiegato più tempo del solito, in realtà avevo bisogno di fare le ultime correzioni al capitolo, solo che tutto il mio tempo l’ho dedicato ad una terribile interrogazion

Premessa: eccomi di nuovo qui ad aggiornare, vi chiedo scusa se per questa volta ho impiegato più tempo del solito, in realtà avevo bisogno di fare le ultime correzioni al capitolo, solo che tutto il mio tempo l’ho dedicato ad una terribile interrogazione di matematica che c’è stata oggi e che, grazie al cielo, si è conclusa bene. Fiuuuu.

Beh, questo cappy è un po’ così, spero che vi piaccia…

Ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

Era sabato.

Quel giorno l’ultimo triennio di Hogwarts sarebbe andato a Hogsmead per compere.

Quell’anno i professori erano stati stranamente magnanimi con i loro studenti e avevano concesso un giorno da dedicare agli acquisti, soprattutto in vista della festa che si sarebbe organizzata per Capodanno proprio a scuola in occasione dell’eclissi di luna.

Ovviamente, dato che si trattava di un avvenimento inaspettato, nessuno si era curato di portare con sé abiti da cerimonia ecc.

Da quasi una settimana le ragazze della scuola, di ogni Casa, erano in fibrillazione e giravano per i corridoi con pile di riviste e giornali di moda per decidere quale vestito avrebbero indossato per l’occasione; la paranoia incombeva sulle studentesse che trovavano problemi perfino nell’accostamento dello smalto dei piedi con il fiocco dei capelli e le scenate isteriche in mezzo alle Sale Comuni si sprecavano.

Poche si astenevano da questa prassi particolare, Hermione Granger era tra queste, visto che il compito di Rune la preoccupava sicuramente più del colore da abbinare alla stoffa del vestito che non aveva ancora scelto.

Per sua sfortuna, Ginny non era della sua stessa filosofia e si impegnava con solerzia per far venire anche alla riccia Caposcuola un bell’esaurimento nervoso, fortunatamente l’impresa non era ancora riuscita e gli unici risultati ottenuti erano stati un bel mal di testa per Hermione e, di conseguenza, uno altrettanto martellante anche per Draco che era stato sfruttato come sfogo visto che, quel pomeriggio, non c’era ancora stata una, e dico una, cosa che andasse benne alla sua strampalata tutor; risultato? Erano tutti e due vegetanti nelle rispettive Sale Comuni con una buona dose di medicina babbana a testa per contrastare l’opera della Weasley femmina.

Ovviamente la povera sorellina di Ron non era rimasta incolume visto che il giorno seguente il biondo Principe degli Slytherin aveva fatto “casualmente” in modo di incontrarla in un corridoio e riversarle sopra una tale quantità di frustrazione repressa da farla scappare con tutti i capelli rossi dritti in testa per la paura; la Granger non aveva approvato e si era preoccupata di informarlo della cosa facendogli una bella paternale durante il loro incontro del venerdì, anche se non poteva negare che un po’ Ginny se la fosse andata a cercare, se non l’avesse già fatto Malfoy a sufficienza, probabilmente quella sera si sarebbe dovuta sopportare anche la sua parte di lamentele.

Comunque era sabato, l’apoteosi del panico femminile.

L’atrio della scuola brulicava di studenti appartenenti agli ultimi corsi che chiacchieravano l’un l’altro guardandosi sospettosi.

Malfoy se ne stava in un angolo assieme a Tiger e Goyle, suoi fedeli tirapiedi, e Blaise, fumando tranquillamente e attirando gli sguardi vacui e sognanti delle studentesse che gli passavano di fronte lanciandogli occhiate significative che lui ignorava oppure si divertiva a frustrare.

Harry e il biondo avevano già provveduto a mandarsi a quel paese in maniera decisamente meno raffinata almeno una decina di volte e non erano ancora partiti… la giornata cominciava bene…

Sotto incarico di Ron, il bambino sopravvissuto era stato delegato di acquistare un adeguato abito da sera che sostituisse l’obbrobrio color prugna che Molly Weasley aveva rifilato al figlio in occasione del Ballo del Ceppo e di cui il rosso non era ancora riuscito a disfarsi, nonostante i pantaloni gli arrivassero ormai praticamente al ginocchio e la giacca sarebbe stata difficilmente abbottonabile (sulla camicia era meglio tacere).

Già, Ron si era ripreso dallo shock che l’aveva visto quale colpevole della liberazione delle favole della domenica precedente e adesso trascorreva le sue giornate in infermeria sotto osservazione, mentre, a turno, i suoi amici lo andavano a trovare.

Inizialmente tra lui e Hermione c’era stato un bel po’ di imbarazzo, soprattutto da parte del rosso, ma fortunatamente, dopo aver capito che la sua amica aveva superato la cosa con facilità, si era lasciato andare e tutto era tornato come era prima… più o meno…

Sfortunatamente, però, la Chips aveva deciso che il ragazzo non avrebbe dovuto esporsi al clima freddo che circondava la scuola ed era stata irremovibile circa a decisione di tenerlo segregato in infermeria ancora una settimana, non è quindi il caso di riportare gli epiteti che comparvero sulle labbra dei due grifondoro che già pregustavano una bella gitarella a Hogsmead.

A quel punto tutti stavano controllando chi la pendola chi il proprio orologio in attesa della partenza, mancava ancora qualche studente e i professori che avrebbero dovuto accompagnarli alla cittadina.

 

Daphne Greengrass scese la scalinata dell’ingresso con il suo passo felino catturando l’attenzione maschile in toto.

La bella Serpeverde indossava una gonna di lana bianca e nera e calze candide ed era coperta da un pesante cappotto nero con grossi bottoni, un cerchietto di velluto scuro, mentre gli stivali di pelle ticchettavano con i tacchi sul pavimento di pietra.

Si guardò perplessa attorno dopo aver constatato che tutte le conversazioni si erano improvvisamente interrotte al suo arrivo: i ragazzi la guardavano con le bocche spalancate, Malfoy ghignava in un angolo e la mezzosangue stava accanto alla porta sorridendole.

Cercò tra la piccola folla Neville e lo individuò in un gruppetto assieme ad Harry Potter poco distante dalla sua nuova amica.

Si avvicinò alle due ragazze vicino al portone, rivolse un sorriso a Paciock, che arrossì e si affrettò a voltarsi dall’altra parte, fingendo un particolare interesse per il discorso di Harry su… giusto, di che cosa stava parlando Harry?

La Slytherin e la Gryffindor si fissarono qualche attimo e si sorrisero mentre lasciavano basito tutto il gruppo, ignaro della nuova amicizia che era nata tra la bellissima verde-argento e la diligente rosso-oro.

Ginny le guardava scettica.

Hermione le aveva accennato alla sua nuova amicizia con la Greengrass e le aveva anche spiegato qualcosa su di lei, ma nonostante questo e nonostante in genere si fidasse del giudizio della sua Caposcuola sulle persone, proprio non riusciva a capire ed era assai poco convinta di quella storia, per questo era partita pronta a fronteggiare qualsiasi cosa, dagli scherzi stupidi ad una vera e propria invettiva.

Anche Harry rimase pietrificato dal sorriso che le due ragazze si scambiarono e cominciò a rivalutare l’idea di Zabini di far fare loro un calendario assieme, spostò interrogativamente lo sguardo sul biondastro che si limitò a lanciargli un bel ghigno made-in-malfoy sollevando le sopracciglia come se fosse la cosa più normale del mondo, maledetto furetto…

-          Siamo pronti per partire – annunciò il guardiacaccia della scuola facendo capolino dalla porta e accennando alle carrozze incantate che stavano aspettando lungo il viale, la McGranitt, d’in cima alle scale annuì e fece un cenno agli studenti che sciamarono verso l’uscita in direzione libertà.

Le tre ragazze salirono su uno dei landò e si accomodarono contro i sedili caldi e imbottiti guardando gli altri che davano l’assalto alle vetture nere.

 

-          Allora Herm – cominciò Ginny sporgendosi verso l’amica quando la carrozza si mosse – hai già qualche idea a proposito del vestito?

-          Nessuna – sospirò malinconicamente la mora scuotendo la testa

-          E tu… Daphne? – domandò alla bionda facendosi forza per includerla nella conversazione

-          Ho in mente qualcosa – annuì la serpe – ma nulla di particolare, probabilmente deciderò dopo aver visto qualche modello

-          Tre disperate alla ricerca di un vestito – convenne Ginevra scuotendo la testa, la Greengrass rise della battuta e la rossa se ne stupì

-          Detto così sembra il titolo di un libro dell’orrore – scherzò la compagna di Casa di Malfoy e Zabini

-          Avevo letto qualcosa di simile – annuì la sorella di Ron annuendo – anche se non ricordo dove, ho qualche vuoto di memoria…

-          Allora scommetto che hai letto anche “I diecimila trucchi della strega perfetta” citò la ragazza

-          L’hai letto anche tu? – domandò incredula la rossa mentre gli occhi le facevano blink blink  - credevo di essere l’unica che conosceva quel libro

-          Io l’ho letto – disse Hermione offesa che Ginny si fosse definita l’unica

-          Tu sei un caso a parte, hai letto tutti i libri del Creato – specificò – eppoi non l’hai apprezzato…

-          A me è piaciuto – intervenne la bionda

-          Infatti è un libro stupendo

-          Dovrebbero ripubblicarlo, l’edizione cartonata è terribilmente scomoda…

-          Hai davvero l’edizione cartonata? – domandò ancora la grifondoro – ma è rarissima, si dice che ci sia pure una prefazione dell’autrice!

-          Infatti c’è – confermò la serpe – ti spiega un sacco di cose divertenti

-          Ti prego, una volta fammela leggere, è tutta la vita che sogno di sapere che cosa ha scritto Melanìa McKenzie

-          Certo, se vuoi te lo presto anche – acconsentì la Slytherin felice che l’atmosfera un po’ tesa dell’inizio si fosse sciolta.

-          Davvero lo faresti? – fu l’incredula domanda di Ginny – tu sei un angelo! – Hermione la guardò, illipu della frase quando poco prima di lasciare il dormitorio aveva etichettato il nuovo membro del loro gruppo come “viziata e altezzosa serpe strisciante” per passare poi ad “angelo”… non era comunque il caso di farle notare la cosa

 

Il tragitto fu abbastanza breve e quando finalmente tutti gli studenti smontarono, erano nel pieno centro della cittadina.

Le tre ragazze si guardarono attorno per decidere il da farsi

-          Le sartorie saranno prese d’assalto – si lamentò la rossa adocchiando Lavanda, Calì e Pansy che si accalcavano all’entrata di un negozio con l’insegna “Boutique della moda”, Daphne storse il naso e mormorò un “provinciali”mentre studiava le altre strade

-          Se non avete nulla in contrario – cominciò vedendo altre tre ragazze scomparire dietro l’angolo – io conosco una sartina molto brava e abbastanza onesta qualche isolato più a sud – specificò – è una vera maga con ago e filo e ha delle creazioni splendide

Il gusto di Daphne in fatto di vestiti era indiscusso, più per la loro raffinatezza che per assomigliare a quelli dell’ultimo grido: la ricercatezza di stoffe e ricami era sempre stata oggetto di ammirazione da parte di molte ragazze e l’occasione ghiottissima per Ginny di andare a rifornirsi dal suo stesso sarto la esaltava oltre ogni misura, fu così che esclamò un “Andiamo!” entusiasta chiedendo alla bionda di fare strada lungo le stradine secondarie di Hogsmead

-          Se terminiamo in anticipo – aggiunse la bionda – possiamo fermarci in un pub a bere qualcosa oppure in libreria – disse all’indirizzo della mora

-          Mi sembra un’ottima idea – fu a risposta della Granger

 

Il negozietto di cui aveva parlato Daphne era una piccola bottega un po’ nascosta dietro alcune case di pietra in stile irlandese con colorati fiori ai balconi, l’insegna di legno recitava “Il ricamo incantato” ed Hermione decise che quel negozio aveva davvero qualcosa di suggestivo.

La vetrina principale, e anche l’unica, esponeva un manichino imbottito che indossava un elegante abito scuro da giorno con un delizioso cappellino ornato di fiori di stoffa gialli, perline e qualche piuma scura

-          Non lasciatevi incantare dalla vetrina – si premurò di dire la Slytherin – le meraviglie le si vedono solo dentro.

La porta di vetro fece tintinnare un campanello quando le tre aspiranti clienti misero piede oltre la soglia.

La bottega aveva un ingresso abbastanza ampio e ricordava molto le sartorie ottocentesche di cui si racconta in molti romanzi ambientati durante il periodo della Reggenza; il pavimento era coperto da un parquet piuttosto consumato e proprio di fronte alla porta stava un bancone di noce con sopra fili colorati, scampoli di stoffa, qualche catalogo e moltissimi schizzi tracciati con mano leggera da qualche modista. Lo scaffale dietro sosteneva innumerevoli rotoli di stoffe pregiate, riconoscibili al primo sguardo: velluti elaborati, damaschi madreperlati, stoffe dorate e di colori splendidi come raramente se ne vedono.

In un angolo stava una macchina da cucire magica che stava ultimando una veste color caramello mentre del filo incantato ultimava il colletto con qualche punto a foglia di mela.

-          Venite sul retro! – disse una voce rotonda proveniente da oltre una porta incorniciata da quadri raffiguranti bellissimi abiti d’epoca

-          Venite – spiegò ancora la Greengrass – e lasciate decidere a lei, sceglie sempre il modello più adatto per i suoi clienti – specificò all’indirizzo delle altre due ragazze che si guardavano spaesate attorno

Facendo strada sul retrobottega, la bionda condusse le due amiche oltre un piccolo arco e si ritrovarono in una stanzetta di prova coperta di scaffali carichi di stoffa in bilico sui ripiani, un tavolo dall’aria massiccia era addossato all’unica parete libera ed era ingombro di materiale vario sparso in pittoresco disordine.

Hermione, che era stata distratta dalla marea di modelli alle pareti, si ridestò immediatamente quando una chioma chiara e due occhi color dell’argento su posarono su di lei allorché oltrepassò la porta: era inutile cercare di far finta di non aver notato la cosa perché quello che se ne stava in piedi al centro del vano era proprio Draco Malfoy e la stava scrutando con aria beffarda dall’alto.

Il Principe delle Serpi se ne stava tranquillamente in piedi sopra un panchetto di legno con le gambe unite, la schiena dritta e le braccia aperte con i palmi rivolti all’ingiù guardando la piccola processione di studentesse che aveva fatto irruzione nel fino a poco prima tranquillo negozio della sua sarta.

-          Granger… - si limitò a dire all’indirizzo della Caposcuola che sgranò gli occhi

-          Tu cosa ci fai qui? – domandò la mora all’indirizzo della serpe

-          È stato lui a farmi conoscere questo negozio – cinguettò Daphne annusando già puzza di fuoco che divampa, nel vano tentativo di placare gli animi dei due

-          E così le hai portate a conoscere la mia bravissima sarta – celiò il biondastro senza degnare di attenzione Ginny.

Una figura paffuta fece capolino da dietro la camicia candida di Malfoy con lo sguardo rosso mentre dava gli ultimi tocchi alla camicia di preziosa batista che stava ultimando per il suo esigente cliente

-          Signor Malfoy – disse con finto rimprovero – non dovreste adularmi così…

Draco rise della cosa mentre anche Blaise dall’altro capo della stanza faceva un sorrisetto

-          Draco è un essere tremendamente vanitoso – spiegò all’indirizzo delle due Grifondoro – già che aveva l’occasione di venire dalla sarta a farsi cucire una camicia nuova per il ballo, come se il suo guardaroba non straripasse già di abiti, se ne è fatto mettere in lista altre due…

-          Solo perché tu non hai occasione di fare vita mondana – sibilò l’altra serpe – non significa che anche io debba condurre una vita ritirata come la tua…

-          Ho idea che quella di Blaise non sia proprio una vita ritirata – ridacchiò la Slytherin all’indirizzo del moro, ben sapendo le innumerevoli voci che correvano sul conto della bella serpe dagli occhi blu

-          Ecco fatto, signor Malfoy! – ridacchiò la sarta ultimando il suo lavoro – con questa ho tutte le stoffe imbastite, entro una settimana saranno pronte le sue belle camicie

-          Dai pure la precedenza agli abiti delle signore – ghignò indicando le tre ragazze sulla soglia che osservavano rapite il lavoro dell’artigiana

-          D’accordo – fu il commentò della donna mentre scompariva oltre una porta con sulle braccia stese le batiste e le camicie

-          Ehi Dra, perché non i fermiamo a vedere le prove delle signore! – disse Zabini avvicinandosi al biondo e poi facendo un bel sorriso a Daphne, Ginny ed Hermione; Malfoy le guardò alternativamente e poi ghignò

-          Ma sì, perché no? – disse all’amico – potrebbe essere divertente…

-          Vedete di non mettere in imbarazzo me e le mie amiche – sottolineò Daphne storcendo le labbra indispettita

Senza dire un’altra parola, di due ragazzi si sedettero sul divanetto bordeaux accavallando le gambe e studiando divertiti le tre e le loro reazioni: Daphne sospirava melodrammaticamente roteando i bellissimi occhi color zaffiro, la Weasley femmina, come se qualcuno potesse considerarla in mezzo alla bionda e alla Granger, aveva abbassato minacciosamente le sopracciglia, per niente contenta di quella risoluzione, e per finire la Granger era pudicamente arrossita mentre si contorceva nelle mani un lembo della giacca color cammello, oh sì, si disse Malfoy, poteva davvero essere un’esperienza moooolto divertente.

 

La sartina tornò nella stanza carica di cataloghi di moda non proprio conosciuti, ma che riportavano in copertina illustrazioni pastello e colori dolci, il che, decise la riccia, deponeva a suo favore

-          Vedete di non far scappare le mie nuove e belle clienti – disse all’indirizzo dei due svaccati sul divano

-          E adesso veniamo a noi – e si rivolse alle tre fanciulle – sedetevi sulla panca e decidiamo quale bel vestito prepararvi, immagino che sia un’occasione speciale!

-          Già – s’inorgoglirono Daphne e Ginevra

-          Ho già un paio di idee carine per ciascuna – aggiunse studiandole una per volta negli occhi e sorridendo ogni volta, era davvero una persona buona e calorosa, riflettè Hermione notando l’espressione sognante che si dipingeva sul viso paffuto della sarta ogni volta che voltava la pagina di un catalogo alla ricerca di qualcosa di speciale per l’occasione

-          Sono sicura che saranno idee superbe come sempre – la adulò un poco la bionda sorridendole

-          Il signor Malfoy e il signor Zabini – disse all’indirizzo delle altre due serpi – mi hanno accennato ad un ballo per l’eclissi di luna – continuò cambiando rivista – quindi i completi autunnali non vanno bene… - disse di di un catalogo che volò sotto il tavolo – ah, ecco qui! – e aprì ad una pagina scura costellata di stelle – da chi volete cominciare? – domandò alle tre

-          Comincia tu, Daphne – disse Ginny rivolta alla Slytherin – Herm ed io staremo a vedere quali magie può compiere questa sarta

La sarta ridacchiò mentre la bionda annuiva e si sporgeva per guardare l’illustrazione su cui si era soffermata

-          Beh, per l’occasione sono sicura che staresti molto bene con un abito tipo cielo notturno tempestato di stelle – s’infervorò la donna mostrandole l’immagine, Daphne annuì d’accordo – direi che starebbe bene un bel tubino lungo con lo spacco, sempre che tu riesca a trovarci delle scarpe adatte…

La bionda parve pensarci un istante mentre Zabini ridacchiava nel rammentare le dimensioni dell’armadio della ragazza

-          Dovrei avere qualcosa – mormorò sempre soprappensiero facendo definitivamente partire l’autocontrollo del moro – ad ogni modo posso sempre ordinarne un paio per posta…

-          Sennò un abito stile Madre Natura – continuò ancora la proprietaria del negozio sfogliando altre due o tre pagine e mostrando alla Slytherin un modello lungo con gonna svasata ornato da rampicanti e fatto di un tessuto verde pistacchio

-          Mi piace! – disse con calore – ma forse è un tantino pretenzioso

-          Già… magari per un ballo di primavera suggerirei… sennò direi che questa creazione lilla non starebbe male su di te…

Daphne prese la rivista e studiò attentamente la figura di una giovane modella ritratta di schiena che indossava un abito violetto con la gonna molla che si fermava sulla schiena con una piccola composizione di fiori che richiamavano la tonalità dell’abito

-          E’ carino, niente da dire… ma continuo a preferire il tubino blu…

-          Sei sempre stata per il classico – le sorrise la sarta – due minuti che prendo la stoffa e segno le misure

Cinque minuti dopo era Dpahne a stare in piedi sul panchetto mentre la donna segnava su un foglietto tutto quello che le era necessario per creare quell’opera d’arte che sarebbe dovuto essere l’abito della Greengrass; Hermione e Ginny sospiravano con aria sognante, veder creare un abito era una cosa spettacolare e molto raffinata e ora stavano guardando con quanta perizia la signora Langdon preparava la stoffa e gli attrezzi.

-          Sarà meglio che quel foglietto tu non lo faccia girare troppo – gridò Zabini

-          Birbante! – fu lo scherzoso commento della donna – non dovresti dire certe cattiverie…

-          Ma io mi riferivo al fatto che Daphne potrebbe avere più corteggiatori del normale – si difese Blaise

Tutti risero.

Terminate le prove, la sarta diede il lavoro da incominciare alla macchina da cucire fatata e passò alla seconda ragazza.

Ginny era una giovane donna che risaltava per la bellezza lucente dei capelli ramati, quindi bisognava fare un buon abbinamento sia per non metterli troppo in risalto che per nasconderli

-          Sono sicura che su di lei il vestito stile Madre Natura sarebbe una favola! – cinguettò contenta la bionda continuando a sfogliare i vari cataloghi, la donna guardò la rossa, la immaginò con l’abito citato dalla serpe e annuì

-          Sì, sono sicura anche io che staresti bene… - annuì con vigore – ma vediamo se posso proporti anche qualcosa di alternativo…

Dall’ammasso di schizzi emerse anche un abito bianco con ricami di velluto scuro, blu o nero e tutti annuirono trovando che sarebbe stato d’incanto sopra la sorellina di Ron che aveva una costituzione minuta e fragile.

Ginny arrossì al sentire tutti quei complimenti, specie sui suoi capelli che in genere era abituata a disprezzare ed erano, come diceva Malfoy “il segno distintivo di tutti i pezzenti Weasley”, anche se Malferret, in quel frangente, non aveva ancora detto una parola a riguardo, evidentemente troppo preso dai suoi pensieri.

-          Vada per il bianco! – decretò infine la rossa indecisa tra l’abito verde e quello con i ricami scuri, la sarta e Daphne applaudirono mentre Hermione annuì compiaciuta della scelta

Quando finalmente giunse il turno della Caposcuola di decidere quale abito indossare, Daphne parve particolarmente nervosa e continuava a lanciare occhiate significative a Zabini che se ne stava placidamente accomodato sul divano studiando tutte le prove, come un gatto al calduccio

-          Ginny! – disse infine la bionda alzandosi repentinamente in piedi – devi assolutamente venire con me, conosco un negozio dove potrebbero avere delle scarpe da abbinare all’abito che abbiamo scelto!

La rossa guardò interrogativamente Hermione, un po’ a disagio da una sarta, e la sua nuova amica

-          Ma sì, dai! – cedette alla fine – tanto Herm ci metterà una vita a decidersi…

Le due ragazze scomparve oltre l’arco facendo nuovamente tintinnare il campanello d’argento della porta

-          Vado anche io prima che tu decida di tornare a scuola – aggiunse Blaise fingendo di guardare il cielo del pomeriggio che si scuriva – vorrei vedere se da Zonco hanno qualcosa…

Malfoy lo guardò malissimo e, prima che il moro si infilasse la giacca, lo fermò per una mano, strattonandolo verso il basso alla sua altezza

-          Se lo stai facendo apposta giuro che ti ammazzo – sibilò la serpe condendo il tutto con uno sguardo minaccioso alla “cattivo”, l’altro alzò le spalle e sorrise

-          Via Dra, così diventerai paranoico! – lo canzonò e fece per andarsene con un sorrisetto stampato sulle labbra che la diceva lunga sul motivo per cui aveva abbandonato il suo migliore amico nella sala prove mentre tutti si defilavano.

-          Oh beh, siamo rimasti solo noi – fu lo svagato commento della sarta che non aveva colto tutta quell’agitazione – pazienza, sono sicura che potrai scegliere da sola, hai lo sguardo deciso…

Hermione arrossì chinando lo sguardo mentre il furetto seduto sul divano faceva un respiro significativo.

Ponendole davanti alcune immagini, la sartina cominciò a parlare di ciascuna con grande enfasi

-          Non ci sarebbe qualcosa di un po’ meno attillato? – domandò infine un’imbarazzata Hermione cercando di non guardare la faccia del biondo, la sarta la fissò qualche istante

-          Perché? – domandò

-          Beh, non sono molto il linea e in generale gli abiti a tubino non mi stanno molto bene – specificò la Grifondoro che più che da una sarta si sentiva da un analista

-          Se ti definisci fuori linea tu, dovresti venire a sentire alcune delle mie clienti – sorrise la donna – comunque, se preferisci un abito meno attillato provvederemo – e fece posto per altri schizzi – hai un’aria molto candida – sottolineò – sono sicura che un abito più semplice di quelli che ho proposto alle tue amiche farà comunque un’ottima figura su di te, sarei quasi tentata di travestirti da angelo! – e sorrise ancora mentre sfogliava l’ennesimo periodico di moda.

Come Malfoy captò la parola “angelo” cominciò ad agitarsi sui cuscini di merletto del divano.

 

Granger = Angelo

Angelo = coperto da un candido lenzuolo

Lenzuolo = letto

Letto = pensieri per niente adatti ad una come la Granger

 

Era quindi comprensibile che cominciasse a sentirsi sulle spine…

Accidenti a quel maledetto di Blaise che, quando aveva bisogno di lui, se la filava con una scusa banale come quella di bambino colto con le mani nella marmellata.

E accidenti anche alla sua sarta che faceva certi apprezzamenti sulla Granger!

Non andava mica bene che, dopo quel che era accaduto una settimana prima nelle cucine, lui si lasciasse andare così tanto!

No, no e ancora NO!

Quello che era successo la domenica precedente era stata una follia: pura e semplice follia determinata da una carenza di sonno e riposo, da una “inadeguata” attività fisica e da una concentrazione di stress psicologico che non giovava per niente all’insieme, di conseguenza, pura e semplice follia.

Però… quando uno ha tutti quei sintomi la conseguenza, in genere, è una bella dormita fuori posto, tipo durante le ore di Vitius o di Ruf… doveva avere qualche patologia strana che trasformava una bella dormita in uno stato precario di equilibrio mentale che andava giustamente a farsi benedire nei momenti meni opportuni.

Comunque certe osservazioni della signora Langdon non andavano per niente bene.

E la Granger non assomigliava ad un angelo.

Era come farglielo apposta, dirgli sotto il naso che la Granger era un angelo quando a scuola tutti lo chiamavano “demone” e tutti sapevano che gli opposti si attraggono, quindi, stando a quelle strane filosofie delle riviste da donnicciole di Pansy, lui e la Granger erano due perfetti complementari…

Ridicolo!

 

-          Sali sul panchetto che ti prendo le misure – disse dolcemente la cucitrice accennando allo sgabello

Ehi, si era perso qualcosa!

Che abito aveva scelto la mezzosangue?

Non l’aveva proprio sentito, ma se la stilista si era messa a prendere le misure, la decisione doveva già essere stata presa.

Già, ma quale?

Era rimasto praticamente solo per lei, per sapere in anticipo cosa si sarebbe messa la Granger per il ballo, in modo che non gli giocasse un altro brutto tiro come al Ballo del Ceppo quando si era presentata

1)      Con Victor Krum

2)      Bellissima e seducente

Questa volta non doveva succedere che lui, Draco Malfoy, rimanesse sorpreso, eppure stava succedendo.

Giusto, a proposito del ballo, chi la accompagnava?

Guardare la sartina che prendeva le misure non era un’occupazione consigliabile per la sua mente che, ultimamente, si stava lasciando decisamente andare, quindi poteva dedicarsi a fare una bella lista degli aspiranti cavalieri della Gryffindor, giusto per passare il tempo, che altro…

Allora… Weasel era senza dubbio da escludere a priori, soprattutto dopo quanto era successo, eppoi ci avrebbe scommesso una delle sue cravatte preferite che quella sanguisuga della Brown avrebbe preteso che accompagnasse lei, quindi uno in meno; Potter? Conoscendo Lenticchia2, alias la sorella di Lenticchia1, senza dubbio avrebbe scassato tanto le palle a quel poveraccio che ce l’avrebbe portata dalla disperazione.

Chi rimaneva?

Paciock?

Naaa, era fidanzato con la Greengrass e i loro genitori volevano che accompagnasse LEI.

Beh, non era un gran sacrificio dopotutto accompagnare una bellissima Daphne al ballo vestita tipo Dea della Notte…

Poi c’erano Thomas e Finnigan, era già qualcosa se non ci andavano assieme… e se proprio avessero dovuto scegliere, si sarebbero sicuramente presi due Hufflepuff che non facevano problemi ed erano belle tonde.

McMillan? Effettivamente quando l’avevano incontrato dalla McGrannit aveva una faccia strana, ma forse era solo perché era stato vittima di un’imboscata dei… com’è che si chiamavano? illipuziani? Beh, quel che erano comunque… però doveva tenerlo a mente; la mezzosangue probabilmente  non si sarebbe sognata di venire al ballo accompagnata da un ragazzo più piccolo, era una di quelle cose su cui le donne erano tremendamente fissate, anche se magari con Canon… erano molto amici e si conoscevano da tanti anni, forse avrebbe fatto uno strappo alla regola, decisamente da escludere, invece, il fratellino cozza di Canon.

Altri?

Beh, tutto il resto della scuola…

 

-          Ehi Malfoy, ci sei? – chiamò una voce, chi era? Qualche possibile cavaliere che non aveva preso in considerazione?

La mezzosangue se ne stava posizionata di fronte a lui sventolandogli una mano aperta davanti agli occhi e studiandolo con espressione perplessa

-          Che cazzo staresti facendo? – domandò poco cortesemente lui ritrovando la lucidità, lei rise

-          Sembravi essere su un altro pianeta – disse sorridendo

Qualcosa come uno “sgrunt” uscì dalle belle labbra del biondo mentre si affrettava a cambiare posizione, alla fine dei suoi pensieri aveva candidato tutta la scuola ad uscire con la mezzosangue… non andava per niente bene, dove restringere il numero di persone, non allargarlo. Eppoi, perché diamine gli importava così tanto di chi accompagnasse la Granger alla festa?

-          Malfoy, guarda che Daphne, Ginny e Blaise ci aspettano da Zonco, se stiamo ancora un po’ qui dovremo tornarci a piedi a scuola

La mente della serpe ricominciò a funzionare istantaneamente, iniziando ad arrovellarsi su un pensiero: forse per lei non significava niente che fossero tutti insieme, ma lui leggeva benissimo tra le righe e quella era la palese dichiarazione che se ne erano andati tutti volutamente, deliberatamente.

Cioè, l’avevano fatto apposta a lasciarli lì così!

Maledetti…

Maledetto Blaise e maledetta Daphne dall’animo da nobile Grifondoro… era una subdola serpe come tutte le altre…

-          Allora, ti muovi? – gridò ancora la Granger dall’ingresso del negozio mentre fuori cominciava a nevicare – ho freddo e voglio tornarmene a scuola!

Sospirando tristemente, il ragazzo salutò la couturière e raggiunse la grifoncina che ormai era già sull’acciottolato intenta a fargli segno di sbrigarsi.

Annodando la sciarpa con i colori della sua Casa attorno al collo, la raggiunse e si diressero assieme dagli altri.

 

Quando entrambi varcarono insieme la porta della bottega di magia, le conversazioni all’interno si bloccarono qualche istante mentre i due fissavano gli altri avventori un po’ sbalorditi.

Uno sguardo impermalito del biondo fu sufficiente a far tornare il brusio generale.

Ginny sventolò una mano all’indirizzo dei nuovi arrivati (soprattutto di Herm, di Draco non gliene importava nulla) e fece segno di andare a vedere l’ultima uscita di Natale.

Di fronte ad uno scaffale stavano le novità editoriali dell’ultimo mese, incredibilmente scontate per le festività di fine anno.

Hermione scomparve subito tra i volumi mentre le altre due ragazze sospiravano complici a vedere la loro amica con il naso casualmente sprofondato dentro le pagine di qualche tomo.

-          Allora Dra, ti sei divertito alle prove della Granger? – domandò Zabini al suo migliore amico che controllava qualche tipo di penna d’oca particolarmente costosa

-          Quanto sei spiritoso Blaise – fu il velenoso commento del biondo che non sollevò gli occhi dalla sua occupazione – lo sai vero che ti avrei ammazzato? Mi hai costretto a trascorrere un pomeriggio noiosissimo assieme a quelle tre mentre continuavano a scegliere vestiti

-          Eddai, dillo che ti è piaciuto quando la sarta ha preso le misure alla Granger – sussurrò il moro punzecchiandolo

-          Prima o poi ti ritroverai senza quella tua maledetta lingua biforcuta – minacciò ancora Malfoy, per niente contento di quelle insinuazioni.

Il problema di fondo era che Blaise lo conosceva troppo bene.

E sapeva perfettamente cosa fare per fargli perdere le staffe.

E il problema numero due era che a Blaise piaceva moltissimo fargli perdere le staffe.

 

Quando l’orologio del campanile batté l’ora del rientro, il gruppetto si avviò verso le carrozze che li avrebbero riaccompagnati a scuola, per strada si vedeva di tutto: due ragazze di Corvonero se ne stavano andando con una miriade di borse e pacchi ciascuna e un poveretto faceva da facchino dietro di loro reggendo tutto quello che le due non riuscivano a portare, lo sguardo del ragazzo la diceva lunga su quel che pensava in quel momento delle donne; poco più avanti, altre due ragazzine stavano sbirciando da una vetrina un paio di scarpette rosse con fiocchetto scontate che erano esposte con relativo cartellino prezzo e abito coordinato.

Draco e Blaise camminavano fianco a fianco mentre un vento gelido si era alzato da poco e ostacolava parecchio il cammino dei cinque ragazzi che procedevano verso il luogo di ritrovo; la mezzosangue e le altre procedevano a testa bassa contro la tormenta, più che mai desiderose di mettere piede al calduccio e cambiarsi gli abiti un po’ bagnati dalla neve e tremendamente freddi.

I due serpeverde sembravano invece quasi non fare caso alla cosa, Blaise reggeva tra le dita una immancabile sigaretta da cui attingeva la forza per proseguire, Draco camminava invece con le mani affondate nelle tasche e aria annoiata, le ragazze erano qualche metro più avanti.

-          Dì un po’, Blaise – disse infine rivolgendosi all’amico con molta nonchalance – chi è che porta al ballo la Granger? – domandò cercando di sembrare il più disinteressato possibile. Un largo sorriso si dipinse sul volto di Zabini mentre scrutava il biondo, alla fine ci era arrivato…

-          Io – fu la semplice risposta che gli diede fingendo altrettanto disinteresse

-          CHE COSA?!?! – fortunatamente una raffica particolarmente forte stemperò in parte il ringhio feroce che gli uscì tra i denti all’udire quel semplice monosillabo

-          Perché ti scaldi tanto? – chiese Blaise fintamente innocente – volevi portarcela tu?

-          Certo che no! – rispose poco gentilmente il biondastro accelerando, accidenti a Blaise per l’ennesima volta di quella giornata, ma che gli era saltato in mente? Mentre lei provava il vestito aveva messo in rassegna tutti i possibili candidati, ma di certo Blaise non era mai stato tra questi… maledetto, maledettissimo Zabini!

-          Sai Dra, dovresti darti una calmata ogni tanto – lo punzecchiò ancora il bel moro – se continui così ti scoppierà una vena…

Alla faccia della vena! Lo uccido!

Fu il poco dignitoso commento del Caposcuola delle serpi mentre cercava di contare fino a cento e tornare indietro prima di trucidare il suo quasi ex migliore amico.

-          Il mio sistema cardiaco gode di ottima salute – si premurò di specificare con freddezza mentre il suo compagno continuava a sogghignare, si stava proprio divertendo, il bastardo!

-          Allora forse hai bisogno di uno psicologo… ne conosco qualcuno, se vuoi ti mando i loro indirizzi!! – continuò imperterrita la serpe dagli occhi blu

-          Ma cosa dici – disse smielatamene cattivo Draco – con uno come te, cosa me ne faccio di un analista?

Blaise rise e per poco non scivolò su una lastra di ghiaccio che copriva parte della strada

 

-          Vi sbrigate? – urlò Daphne dall’interno della carrozza facendo segno agli altri due – se non vi muovete vi lasciamo qui!

Lo sguardo imbronciato che Malfoy sfoderò quando si fu seduto sui sedili recitava pressappoco il seguente messaggio “Lasciatemi stare o giuro che vi sbrano!” il che era un deterrente sufficiente per non rivolgergli la parola.

Hermione lo guardò storto tutto il tempo, fedele alla filosofia che, quando si è in compagnia, bisogna essere un po’ socievoli, Blaise in compenso continuava a chiacchierare a macchinetta senza un attimo di pausa, descrivendo il nuovo modello di scopa da quidditch che la nazionale irlandese aveva adottato per migliorare le prestazioni.

-          Blaise, sta’ un po’ zitto! – gridò a metà del tragitto la voce da oltretomba di Malfoy che lo guardò con scazzo totale e gli occhi ridotti a due fessure, Blaise gli sorrise e tacque, scivolando più giù sul sedile e chiudendo definitivamente la bocca mentre la Granger osservava alternativamente il suo cavaliere e Malferret, ancora di pessimo umore.

Decisamente, dire pessimo era un volgare eufemismo.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: allora… mi rendo conto che questo cappy è prettamente inutile, ma mi serve da collegamento con quello precedente e quello successivo, eheheh, spero che non vi siate annoiati troppo, ma ogni tanto devo diluire un po’ la vicenda sennò diventa un bel mattone che non regge nessuno, me per prima… ^^

Innanzi tutto vi ringrazio moltissimo da parte di Temperance Black, non credevo che un personaggio appena accennato riscuotesse così tanto successo, ma ne sono comunque orgogliosa. Purtroppo però, per il momento non posso lasciarmi andare a spoiler di alcun genere, continuate pure a fantasticare, presto tornerà in scena!

Adesso mi dedico ai ringraziamenti per i commenti che sono comunque molti più di quanto meriterei, grazie a tutti, anche quelli che seguono semplicemente la fanfic senza dirmi quel che ne pensano.

Thx!

Nyssa

 

AuraD: effettivamente i negozi dove si rifornisce la Granger stanno diventando il mistero più fitto di tutta la storia… non credevo di scatenare così tanti entusiasmi con i suoi pigiamini, ma sono contenta che servano a strappare una risatina ogni tanto…

Già, i misteri s’infittiscono sempre di più (e dire che ne mancano ancora…), cercherò di risolverli in maniera adeguata…

Sono molto felice anche che tu approvi la coppia Neville/Daphne, personalmente io l’ho sempre sostenuta e mi fa piacere quindi che riscuota successo.

Grazie mille del commento, spero che continuerai a seguire e che mi lascerai un commentino anche a questo cappy (anche se non è niente di speciale) a presto! Nyssa

 

8x4: sono contenta che la storia continui a piacerti, chissà se sperimenterò ancora qualche tipo di cappy, in realtà ne ho in mente un paio, ma non vorrei far diventare la fanfic chilometrica… vabbè, spero che ti piaccia anche questo capitolo 10, un bacio! Nyssa

 

luana1985: già, i misteri saltano su come funghi, mi auguro solo di non farvi fare troppa confusione… per quanto riguarda Draco, io credo che lasci col fiato sospeso qualunque cosa faccia, è un personaggio davvero speciale! Mi auguro che ti piaccia anche in questo capitolo, anche se non è incentrato proprio su di lui (solo in parte), dimmi cosa ne pensi! Kiss, Nyssa

 

mars: già, Daphne ha un carattere un po’ nascosto, anche se nell’animo, e lo dimostrerà, è anche una serpe… chi è la ragazza che si è svegliata? Vorrei dirlo e urlare ai quattro venti, ma rischio di rovinare l’atmosfera, allora è meglio di no… una Black, ihihih, anche lei ha una bella storia… per quanto riguarda la ragazza che stava con Ron… neppure su quella posso parlare… però spero che la storia continui a piacerti e che mi lascerai un commento anche a questo capitolo, ciao! Nyssa

 

Muny_4ever: sono felice che ti piaccia l’amicizia tra Herm e Daph, mi sembrava giusto fare qualcosa di un po’ diverso… io penso che assieme siano molto dolci perché tutte e due non hanno mai il coraggio di dire tutto quello che pensano però si capiscono ugualmente e credo che sia un’ottima cosa in amicizia…

Mi auguro che questo sequel della loro amicizia ti piaccia, un bacio! Nyssa

 

Particular_Girl: sono felice che ti piaccia il nome del mio nuovo personaggio, effettivamente ci ho riflettuto molto sopra. Purtroppo però non posso cancellare i tuoi dubbi, quindi non si sa se è o no la figlia di Bellatrix, però spero che la storia ti piaccia ugualmente e anche questo strampalato cappy 10… aspetto di sapere cosa ne pensi! Ciao! Nyssa

 

Shavanna: già, mi sto lasciando quasi prendere la mano dai misteri, ma state tranquille che intanto prima o poi li risolverò tutti in un modo o nell’altro… spero che ti sia piaciuto anche questo cappy, ciao! Nyssa

 

Lisanna Baston:  sono d’accordo con te sul fatto che l’amicizia è un sentimento sacro e inviolabile e nonostante Herm abbia degli ottimi amici, io non ce li vedo proprio tanto ad aiutarla a scegliere l’abito per il ballo, quindi mi sembrava carino che comparisse anche un’altra amica un pochino più competente in materia (immaginati Harry che l’aiuta a scegliere il vestito… >_>).

Mi fa piacere che l’atmosfera sia risultata dolce, effettivamente credo che Daphne ci stia davvero male per questa situazione anche se, come dice alla fine, c’è qualcosa in proposito che non ha detto, eheheh, quindi altro piccolo mistero, questa volta racchiuso a Hogwarts, mentre per quello di Temperance, come ho specificato, non mi posso concedere parole di troppo, state comunque tranquilli, presto si saprà qualcosa anche di lei… aspetto di sapere cosa ne pensi di questo capito! A presto! Nyssa

 

piperina:  premetto qualsiasi cosa dicendoti benvenuta! Sono molto felice del tuo commento e lusingata di tutti i complimenti di cui mi hai ricoperta, grazie, grazie mille!

Mi fa molto piacere che la storia ti piaccia anche con l’andare avanti dei capitoli e mi domando come tu abbia potuto leggerli tutto uno dietro l’altra (non so rispondermi, ma ti ringrazio anche per questo ^^), spero che sarà lo stesso anche per i prossimi e anche con questo appena pubblicato…

Aspetto di sapere la tua opinione, un bacio! Nyssa

PS: non mi dispiace affatto se tu scrivi un intero papiro! XD (anche dalle mie parti si usa dire così ^^).

 

 

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Capitolo 11
*** Minuetto ***


Premessa: credo che sia doveroso informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che

Premessa: credo che sia doveroso informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che vi piaccia questo come il prossimo e che mi direte cosa ne pensate, aspetterò di sapere… grazie a tutti, ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

Mancava una settimana e mezza a Natale.

Il cielo era grigio e morbidi fiocchi di neve si posavano dolcemente sul paesaggio già imbiancato intorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Nelle Sale Comuni scoppiettavano dei bei fuocherelli che riscaldavano i freddolosi studenti rintanati a studiare per qualche compito o verifica dell’ultimo minuto da parte di sadici e imprevedibili professori.

Piton, che brillava per la sua gentilezza, aveva messo compiti a raffica per tutte le sue classi appena qualche giorno prima delle vacanze natalizie, il che aveva provocato, oltre ad una buona dose di improperi verso il prof e altre forme di turpiloquio, un malumore generale da parte dei molti alunni che si ritrovavano chini sui tavoli della Sala Grande a ripassare questa o quella pozione nella speranza di riuscire a strappare all’austero professore un voto sufficiente.

La Cooman, che aveva visto nella prossima eclissi lunare qualcosa come la fine del mondo, aveva inaspettatamente assegnato ai suoi sbalorditi studenti una ricerca sulla simbologia delle eclissi nella storia e tutte le catastrofi ad essa collegate, inutile dire che, dopo un pomeriggio rintanati in biblioteca a leggere di terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche ecc, i suoi allievi erano pronti per gettarsi direttamente dalla finestra della sua classe nella torre.

Ruf aveva programmato un bel compitino di Storia della Magia e così si vedevano altri studenti chini su altri libri che cercavano di memorizzare le date della prima rivolta dei goblin, l’anno di nascita di qualche grande mago e le inaspettate ripercussioni della magia nella storia babbana.

Per finire, la Sprite aveva decretato che per le festività i suoi cari studenti si dedicassero alla coltivazione di rarissime e assai viziate piante natalizie che potessero addobbare la Sala Grande per la festa e per il Ballo di Capodanno.

Per finire, la McGrannit aveva riservato al suo quarto e settimo anno una prova a sorpresa della sua materia per vedere un pochino i progressi fatti.

 

Hermione Granger e Draco Malfoy se ne stavano in biblioteca proprio un pomeriggio prima dell’inizio delle festività.

La stanza era praticamente deserta, salvo per Madama Pince che ogni tanto li studiava da sopra gli occhiali.

Il motivo per cui si erano rintanati lì era che stavano preparando la relazione da consegnare alla prof di Trasfigurazione che, magnanima, aveva assegnato una bella ricerca per l’indomani nonostante non ci fosse lezione.

La mora Caposcuola dei grifoni se ne stava china sui suoi amati libri e sulla settima pergamena che aveva riempito con la sua calligrafia, consultando di tanto in tanto i vari volumi che se ne stavano sparpagliati in disordine sul bancone; le penne erano seminate lì attorno e il calamaio era in bilico sull’angolo di un manuale. Gli occhi dorati non si fermavano mai un secondo di seguire la linea che stava tracciando con le volute della sua scrittura, mentre l’indice della mano sinistra percorreva metodicamente la pagina del manuale della materia. I capelli color del cioccolato facevano finta di essere acconciati in una specie di coda sulla nuca, ma la metà dei bei boccoli scuri era ormai sfuggita alla presa dell’elastico e delle forcine che si era messa nella speranza di non impiastrare la sua chioma ribelle con il nero dell’inchiostro per la relazione.

 

Draco Malfoy era seduto davanti a lei e scriveva distrattamente sulla pergamena.

Per quanto lo riguardava, cinque pagine di relazione erano più che sufficienti, visto e considerato che la prof aveva messo come limite almeno due fogli.

La penna scorreva veloce tracciando le asole delle varie lettere che si imprimevano sulla carta ruvida, mentre la testa annoiata era appoggiata alla mano sinistra e le lunghe dita affusolate tormentavano un anello che stava appeso alla catenina che portava al collo.

I capelli biondi erano ordinatamente sistemati, la divisa immacolata, lo sguardo seccato di sempre.

Più che guardare a quel che scriveva si stava dando ad una bella osservazione della Granger dall’altra parte del tavolo, troppo presa dai suoi compiti per potersi curare di quello sguardo persistente.

Ovviamente non la stava guardando perché era bella e neppure perché i bagliori degli occhi dorati stavano calamitando sempre più la sua attenzione, no, certo che no.

Perché la stava guardando?

Domanda intelligente, chissà se tra quelle che bisognava portare a Piton sulla sua pozione si poteva inserire anche quella…

Sospirando per l’ennesima volta e sbadigliando, il biondo guardò l’orologio sopra la porta d’ingresso, erano due ore e mezza che se ne stavano seduti nella stessa posizione a riempire di formule e riassunti quelle maledette pergamene della McGrannit, non sarebbe stato il caso di fare un break?

-          Mezzosangue, la finiamo con questa rottura di palle? – domandò Malferret sfoderando il massimo della cortesia, Hermione si degnò solo di alzare la testa mentre la mano continuava a scorrere sul foglio e a scrivere, indipendentemente da dove fossero puntati i suoi occhi.

-          Dobbiamo terminare la relazione – sottolineò lei indicando i soli cinque fogli che giacevano dall’altro lato del bancone

-          E non ti pare che tutto quello che abbiamo già scritto sia sufficiente?

-          Ma dobbiamo ancora consultare il terzo tomo di Trasfigurazione dei non maghi e…

-          E mi sembra che tu stia casualmente esagerando

-          Ti ricordo che è grazie alla mia “esagerazione” se adesso hai una O di Trasfigurazione… - puntualizzò lei per niente contenta che lui la distraesse dai suoi preziosi compiti

-          E la relazione me la sto facendo da solo – frecciò velenoso lui – solo perché tu vuoi E e non puoi accontentarti di una banale O

-          Stammi un po’ a sentire, serpe – berciò lei – se io voglio prendere E sono affari miei e tu non ti devi immischiare in questa storia, se tu vuoi una O, bene, ce l’hai, ma mi sembra che sia giunto il momento che faccia qualcosa, no? A gennaio quando torneremo la McGrannit interrogherà, non voglio che pensi che ti ho fatto tutti i compiti… eppoi, sai che difficoltà a ricopiare tutto quello che io ti avevo già scritto

-          Non farmela cadere da così in alto – sibilò lui – avevamo fatto un patto

-          Molto bene – rispose fredda Hermione tornando a sedersi e standosene zitta a continuare il suo lavoro – il patto, per inciso, prevedeva che io ti facessi i compiti, quindi aspetti qui finché io non ho finito.

Zittito.

Ma che aveva oggi la Granger?

Era lunatica e isterica e non sapeva perché.

Si era rivoltata come un aspide ad un Corvonero che stava attraversando la strada e per poco non le aveva fatto cadere tutte le sue cose e, fin lì, ancora capiva, anche se non era proprio da lei, però tutto quell’atteggiamento gli dava sui nervi, cavoli se gli dava sui nervi… sembrava la vecchia e acida Hermione Granger di settembre…

E se conosceva le donne, e le conosceva, sapeva anche perché era così irritabile…

Qualche istante dopo la mora posò la penna sospirando

-          Mi dispiace - si scusò – sono un po’ nervosa…

Decidendo che non fare domande era la strada migliore, il Serpeverde si limitò ad annuire

-          Aspetti le vacanze quanto tutti gli altri – disse quasi soprappensiero, lei annuì un po’ triste – prenditi una piccola pausa, cinque minuti – cercò di convincerla lui, lei sospirò e poi, stranamente, annuì

-          Forse hai ragione tu…

-          Certo che ho ragione IO – si premurò di precisare lui e lei sollevò gli occhi al cielo mentre posava la lunga penna d’oca che aveva visto tempi migliori e, con la mano libera, si metteva a tormentare una strana incisione sul tavolo che, se ricordava bene, era una specie di fiore o qualcosa del genere

-          Come mai sei così agitata? – domandò con noncuranza fingendo di osservare due ragazzi che facevano una gara giù al campo da quidditch

-          Non lo so… - evviva, una risposta prima di tutto! – forse dovrei davvero tranquillizzarmi un po’, ma tra il pasticcio che è successo a scuola, il ballo, la festa, i compiti, Ron in infermeria e i problemi di Daphne con Neville! – si portò una mano alla bocca velocemente, accorgendosi che aveva parlato troppo di qualcosa su cui, invece, avrebbe dovuto tenere la bocca non sigillata, di più!

-          È inutile che fai quella faccia – ghignò lui – tanto lo sapevo già…

-          Vabbè, comunque è tutto un problema e sembra che non possa avere mai un secondo per preparare le relazioni in pace e concentrarmi…

-          Tanto per inciso – la incalzò lui – la gente normale quel tempo lo impiega per distrarsi, andare a fare shopping, dedicarsi a qualche hobby e roba del genere…

-          Beh, forse non sono una persona normale – ribatté la ragazza un po’ seccata dal chiaro riferimento, lui rise ancora

-          Blaise mi ha detto che ti accompagnerà alla festa… - domandò con aria assente lui cercando di cambiare argomento e non finire nell’ennesima baruffa di quella giornata, lei si limitò ad annuire – com’è che ti fai portare al ballo da una subdola serpe?

-          Io veramente non volevo andarci – disse timidamente lei arrossendo un poco – ma poi Zabini ha insistitito tanto… eppoi non è una cattiva persona…

Draco annuì meccanicamente mentre passava ritmicamente la lunga piuma con il pennino dorato sulle labbra

-          Dai Malfoy! – incalzò poi lei ritrovando un po’ della consueta energia – facciamo un po’ di conversazione!

L’espressione del biondo poteva essere paragonata a quella di un maiale pochi minuti prima che lo trasformassero in un prosciutto.

Problema numero uno: quando era con la Granger finiva sempre per parlare troppo.

Problema numero due: la Granger, per quanto strano potesse essere, era una donna e quindi era curiosa come una scimmia. Beh, veramente le donne sono curiose come scimmie su certi argomenti e invece la Gryffindor era curiosa nel senso più proprio del termine, comunque era curiosa.

E problema numero tre, ma non meno pericoloso: doveva assolutamente smetterla di cominciare a farsi quelle maledette fisime ogni volta che lei diceva qualcosa che lui immancabilmente interpretava scorrettamente. Succedeva troppo spesso e non gli faceva certo bene.

Per esempio, quale altro membro della famiglia Malfoy si sarebbe preoccupato di quello che avrebbero potuto pensare gli altri mentre camminava accanto alla mezzosangue per i corridoi della scuola durante tutto quel pandemonio che c’era stato una settimana e mezza prima e durante le loro migrazioni dal bagno di Mirtilla, che d’inverno era freddo come una ghiacciaia, fino alla calda biblioteca dove studiavano Trasfigurazione, Babbanologia e qualche volta Incantesimi?

Bene, o meglio, MALE, lui aveva cominciato a farsele e questo non andata per niente, stava inconsciamente cominciando a rinnegare l’illustre cognome che portava! Era come un peccato mortale!

C’era solo da sperare che suo padre non venisse a sapere che la Granger gli aveva dato ripetizioni per il primo quadrimestre… Grazie al cielo, Lucius Malfoy aveva faccende più losche e importanti di cui occuparsi che l’istruzione di suo figlio, a cui si dedicava solo il 3 di marzo, quando veniva a fare una bella chiacchierata con Silente sulla scuola.

Ma a parte questo, non andava bene che cominciasse a stare sulle spine non appena lei proponeva qualcosa di diverso.

E lei non era ancora arrivata a suggerirgli di passare un passionale pomeriggio tra le calde coperte di un letto, quindi di che si preoccupava?

-          Cosa farai a Natale? – domandò infine la riccia strappandolo a tutte quelle congetture

-          Che domanda idiota – si preoccupò di aggiungere prima di rispondere, come era sua solito – andrò a Malfoy Manor!

-          Passerai il Natale con la famiglia? – chiese candidamente lei e il biondo pensò che definire famiglia lui e i suoi due genitori era una cosa decisamente inappropriata, erano più tre esseri che convivevano per certi periodi dell’anno e si assomigliavano caratterialmente e fisicamente, ma finiva tutto lì. Nelle famiglie, in genere, c’era un qualche tipo di rapporto tra i due genitori e tra i genitori e i loro figli: amore, tenerezza, cura, senso di protezione. Non ricordava che da loro si fosse mai manifestato qualcosa del genere… Sua madre, bene o male, alla fine la sua parte l’aveva fatta, anche se per quanto lo riguardava, era terminata quando aveva lasciato il suo ventre e aveva cominciato a strillare, da quel momento era stato solo un problema degli elfi domestici e delle bambinaie.

-          Se vuoi metterla così… - si limitò a dire per paura che se avesse cominciato ad aggiungere qualcosa si sarebbe lasciato scappare informazioni che non dovevano certo lasciare i chilometri di mura domestiche di Malfoy Manor, come ad esempio tutti quei bei pensieri sull’unità familiare.

E la cosa strana era che in sedici anni non si era mai preoccupato di come potesse essere la sua famiglia, se ci fosse affetto tra loro o cos’altro, no, aveva semplicemente accettato la cosa strafregandosene di tutto.

E adesso, improvvisamente, si metteva a fantasticare di una bella famiglia felice riunita il giorno di Natale.

Ma la Granger come poteva sapere tutto questo?

Come poteva sapere che gli dava un fastidio terribile pensare a casa sua, agli alti muri di pietra che contornavano la residenza millenaria dei Malfoy, come poteva sapere che il ricordare il salone da ballo e le buie camere degli ospiti non era un’esperienza meravigliosa per lui?

Dopotutto, nessuno sapeva, a parte Blaise, non era colpa della mezzosangue…

Eh no, da quando aveva cominciato a non dare più la colpa a lei? Era colpa sua sì! No, non lo era… o forse solo in parte…

-          Che cosa fate di bello la mattina di Natale? – chiese ancora curiosa la grifoncina; ingenua, pensò, il Natale che si viveva da loro non era certo paragonabile alla festa colorata di cui raccontava Raimond. Il Natale al castello non era altro che un gigantesco ricevimento con tutte le più importanti personalità del mondo magico a cui ogni persona che contava qualcosa sperava di poter partecipare una volta nella vita e i preparativi per l’anno seguente cominciavano appena ultimata la festa.

-          Mia madre organizza un ricevimento di Natale – specificò senza entrare troppo nei dettagli – ci partecipano un sacco di persone altolocate

-          Insomma, una festa da snob – disse lei sorridendo, senza quella solita aria schifata quando parlava delle incombenze che Draco le raccontava come “strettamente legate al nome dei Malfoy”; lui la guardò comunque male

-          E fate anche il tacchino arrosto e il pudding di Natale? Il panettone e i ravioli? – lui la fissò allibito perché stava parlando come una bambina in attesa della grande festa

-          Da noi non si cucinano piatti così rustici – tagliò corto, lei parve un poco delusa

-          Un po’ mi dispiace perché sono buonissimi, sono sicura che tutta la vostra aragosta non vale un singolo raviolo al ragù!

-          Non si mangia aragosta a Natale – disse acido, seccato con se stesso perché si stava immaginando di mangiare ravioli a Natale – il pesce è per altre circostanze, a Natale si hanno piatti di pasta, carne e verdure

-          E i regali? – domandò ancora mentre gli occhi le scintillavano – quando scartate i regali?

-          Gli ospiti portano un dono ai padroni i casa per ringraziarli dell’invito e in genere è qualcosa di particolarmente costoso – lei lo guardò scettica

-          Neppure un maglione? Un paio di scarpe nuove? Un carillon?

-          Non è una festa così pacchiana e regalare vestiti è una cosa di pessimo gusto, solo da voi babbani si usa, eppoi se abbiamo bisogno di un abito ce lo andiamo a comprare come piace a noi… tutt’al più si può regalare un rotolo di stoffa pregiata

Lei annuì immusonita

-          Deve essere proprio brutto vivere da voi – si lasciò sfuggire – mai un regalo simpatico o qualcuno con cui scherzare il giorno di Natale – lui alzò le spalle con finta noncuranza. Il Natale era una festa che detestava perché bisognava essere più falsi di uno spergiuro mentre si accoglievano gli ospiti e per tutto il resto della giornata…

-          E tu? – domandò poi per deviare un po’ il discorso – che farai a Natale? – lei parve rattristarsi un po’

-          Sarei voluta tornare a casa per le feste, ma i miei genitori partiranno per una crociera il 23 dicembre e quindi dovrò rimanere a scuola…

Sembrava dispiaciuta della cosa e, dal tono con cui aveva parlato poco prima doveva davvero essere giù per non poter passare le festività assieme ai suoi cari.

Ma dopotutto, a lui cosa gliene importava?

Che gli fregava cosa faceva la Granger a Natale o cosa decidessero i suoi stupidissimi genitori sanguesporco?

-          Quando partirai per tornare a casa? – chiese ancora la ragazza nel tentativo di non pensare alle sue vacanze, probabilmente credendo che anche a lui piacessero le feste di Natale

-          Domani mattina

-          Un po’ mi mancherai – disse ridendo con aria serena – senza di te non avrò più nessuno con cui litigarmi e da poter insultare liberamente – lui rise

-          Ti do il permesso di farlo con Blaise – lei sorrise – e comunque non disperarti troppo – aggiunse - tornerò il 27 per il ballo e per vedere un po’ come ti concerai – lei rise ancora…

-          Vorrà dire che il tuo pacchianissimo e babbano regalo di Natale aspetterà fino al 27, non credo che riuscirò a finirli tutti entro domani…

Un regalo di Natale?

La Granger gli aveva fatto un regalo di Natale?

Perché?

Perché gli usava tutta questa gentilezza.

Immeritata. Gentilezza immeritata.

Ognuno doveva pensare a sé stesso e a sopravvivere nel migliore dei modi.

Perché c’erano persone che non seguivano questa filosofia e mandavano a rotoli tutte le sue belle e radicate credenze come un foglietto di carta sollevato da una folata di vento?

Perché la vita diventa strana all’improvviso e tutto sembra confuso?

Tutto non è più come credevi che fosse.

Qualcosa cambia e tu lo sai.

Qualcosa cambia e non vorresti, ma non vuoi neppure che torni come prima.

Non voleva che la Granger tornasse quella strega saccente di settembre.

E lui, voleva tornare a prima di incontrare la Granger nelle cucine, prima di cominciare a fare follie, a baciarla sul naso, a baciarla sulle labbra, a stringerla nell’umido del bagno delle ragazze, a pensare a lei e a dirsi che non voleva, ad andare a svegliare Blaise nella notte?

Voleva?

Non lo sapeva.

No, lo sapeva.

Non voleva.

Era illogico ed era stupido.

Però non voleva.

Perché la prima volta che si erano incontrati era stato qualcosa voluto dal destino.

Perché quando l’aveva baciata sul naso, l’aveva trovata dolce.

Perché quando l’aveva consolata dopo che aveva sorpreso Weasley e la Brown assieme si era sentito al posto giusto a fare la cosa giusta, a stringere la ragazza giusta. Perché avrebbe voluto rimanere lì con lei per sempre.

Perché quando l’aveva baciata era stato un bacio strano.

Perché era stato delicato come le ali di un angelo.

Perché in quel momento le aveva voluto bene quando un rinnegato come lui non avrebbe mai dovuto avvicinarsi ad una come lei.

Perché aveva voluto essere un’altra persona per rimanere lì.

Perché quando era andato da Blaise aveva saputo cosa provavano la Granger, Potty e la Donnola a stare tutti insieme e a cercare di risolvere i propri problemi, perché aveva capito come un’altra persona potesse aiutarti per qualcosa di un po’ meno importanti del terzo conflitto mondiale o dell’imminente compito.

E perché, quando aveva visto le lacrime di Daphne, quella sera, aveva ringraziato che a lui non fosse toccata quella sorte.

 

Perché il mondo senza lei sembrava non poter esistere.

Questo era male.

Il tempo che trascorrevano lo poteva passare anche da solo o con qualcun altro.

Ma non sarebbe stata la stessa cosa.

Sarebbe sopravvissuto senza di lei.

Ma gli sarebbe mancata.

Oh sì, anche lei gli sarebbe mancata.

 

E questo non era male.

Era strano.

Perché è male solo quello che noi consideriamo male.

E lui non pensava che questo fosse male.

Pensava solo che, probabilmente, almeno un pensiero nella giornata sarebbe stato per lei.

 

-          Non avresti dovuto farmi un regalo – rispose con una punta di imbarazzo nella voce: nessuno gliene aveva mai fatti in quel modo, senza aspettarsi niente, senza un motivo…

-          Mi piacere fare un regalo a Natale, a Natale si fanno stupidaggini, si è sciocchi e felici…

-          Io non ti ho fatto niente – disse ancora per cortesia

-          Non m’importa se tu mi fai un regalo – sorrise – non faccio i regali alle persone solo perché loro me ne facciano altri in cambio… lo faccio solo perché mi piace fargliene

-          Non è una filosofia molto produttiva – constatò

-          Invece lo è, solo che tu non sai ancora cosa ci si guadagna

La fissò qualche istante, sorrideva e sembrava tremendamente convinta di quello che aveva appena detto.

Che cosa si guadagnava a fare un regalo ad una persona?

Perché si facevano dei regali alle persone, senza motivo?

 

L’orologio rintoccò le cinque del pomeriggio.

La Granger, distraendosi dai suoi pensieri natalizi, controllò l’orologio da polso con i pianeti

-          Forse è il caso che tu vada agli allenamenti prima che i tuoi compagni vengano a cercarti… - decise armeggiando con una rotellina sul bordo del quadrante dorato, lui annuì

-          So che non è da me, - si limitò a dire raccogliendo la sua roba – ma comunque ti ringrazio.

E scomparve oltre la porta mentre lei guardava fuori della finestra il cielo grigio invernale.

Madama Pince la scrutò da oltre le lenti e le sorrise quando andò a ritirare il tomo di Trasfigurazione.

Un’ora dopo depositava i libri e se ne tornava al dormitorio.

 

*          *          *

 

Erano le dieci di sera, aveva appena chiuso una bella chiacchierata assieme a Daphne e Ginny nella sua camera, dove la stufetta era ancora funzionante e una coperta era malamente appoggiata allo schienale di una poltroncina.

Il cielo era blu intenso, illuminato da una falce di luna che occupava tutto l’orizzonte.

Probabilmente, quando i greci avevano inventato il mito di Selene, avevano avuto una visione simile a quella.

 

Ripensava a quel pomeriggio.

Aveva detto a Malfoy di avergli fatto un regalo e, in effetti, era così, ma non aveva mai pensato di darglielo per davvero.

Si era un po’ esposta, aveva rischiato e non era da lei.

Ma dopo tutto quello che le aveva detto sulla sua famiglia, le era quasi parso di sentire una nota di amarezza nella sua voce mentre descriveva lo sfarzoso ballo che probabilmente i coniugi Malfoy avrebbero organizzato per il 25 di dicembre.

C’era qualcosa che non tornava e sapeva cosa.

Normalmente le persone erano felici di rivedere i propri parenti e di ritornare a casa.

Lui non lo sembrava.

Beh, avere due genitori come Lucius e Narcissa Malfoy, paragonabili a due ghiaccioli, certo non aiutava la socializzazione, eppoi, col bel carattere che aveva il capofamiglia e tutte le sue balzane idee sulla purezza del sangue e la sua presunta fedeltà al Lord Oscuro, di sicuro Draco non sarebbe stato contento di farvi ritorno.

Ovviamente, presupponendo che lui non le condividesse.

Cosa ne pensava lui di tutto quello?

Che detestava i mezzosangue, quello era certo, ma che lo facesse con lo stesso odio e accanimento del suo augusto genitore?

Forse per i mezzosangue ci poteva anche stare.

Ma era quasi sicura che lui non volesse avere niente a che fare con quella storia di Voldemort & co.

Dopotutto, Malfoy era uno che non voleva rotture, quindi, perché andarsele deliberatamente a cercare?

Era contrario alla sua naturale filosofia di vita.

E di filosofie di vita di Malfoy, lei ne sapeva qualcosa…

 

Sospirò ancora e appoggiò la schiena ai due spessi guanciali del letto nel tentativo di rilassarsi un po’.

Era strano, ma non riusciva a pensare ad altro, né alle vacanze, né ai regali da fare… a quel che avrebbe detto Daphne del suo regalo (i suoi genitori avevano deciso che rimanesse a scuola), né alla classica frase di Ginny quando, la mattina di Natale, avrebbe spacchettato il solito maglione color melanzana mandatole da sua mamma; il peggio si era avuto quando la buona signora Weasley ne aveva rifilato uno a Ron dello stesso colore dei suoi capelli…

 

Dalla parte alta della finestra, rimasta casualmente aperta, entrò uno spiffero gelido che la fece rabbrividire perfino nella sua felpa di pile. Si alzò per andare a chiudere con un colpo di bacchetta l’imposta, quando qualcosa di chiaro volò dentro, andando a posarsi sopra il suo comodino.

Incuriosita da quel piccolo oggetto, Hermione si avvicinò cauta al mobile per andare a raccoglierlo.

Un piccolo origami a forma di uccellino era atterrato a qualche centimetro dalla candela accesa vicino al letto.

La mora Caposcuola lo prese in mano con delicatezza per non rovinare la creazione e la studiò curiosa finché il suo occhio non colse l’accenno di scrittura su una delle ali, comprendendo che il foglio doveva essere tutto scritto.

Un po’ dispiaciuta di dover rovinare quella cosina così deliziosa, aprì lentamente le pieghe che tenevano assieme la gru e stese il foglietto sulle ginocchia.

Le parole erano poche, scritte distintamente con una calligrafia senza sbavature, dalle asole lunghe e affusolate

 

Vieni alla Torre di Astronomia

D.

Sorrise solo un istante riconoscendo quella calligrafia.

Prese la coperta e scivolò fuori del dormitorio.

Perché non rimaneva nella sua stanza?

Perché stava andando?

Perché voleva così tanto andare?

 

Disse a Harry, che leggeva qualcosa in Sala Comune, che andava a fare un po’ di ronda per i corridoi.

Il moro alzò le sopracciglia e la scrutò oltre le lenti degli occhiali rotondi, dopodiché chinò la testa e tornò al suo libro.

 

Chiuse la porta dietro di sé, guardando sospettosa i corridoi quasi bui della scuola che sembrava proprio una casa dei fantasmi con tutti i suoi cigolii e gli spifferi.

Dopo sette anni che ci viveva, era riuscita ad amare quel posto anche per quello.

Scosse la testa e scomparve oltre un colonnato e una serie di armature che la fissavano minacciosamente.

Quando arrivò al secondo piano, svoltò in un corridoio laterale, riconoscendo alle pareti le stampe magiche dei pianeti che compievano il loro moto millenario poi aprì la porticina della Torre e cominciò lentamente a salire la scala che portava all’aula di Astronomia, proprio in cima.

Quando arrivò alla porta, la trovò chiusa a chiave e si domandò se quello che aveva ricevuto non era stato tutto uno scherzo, qualche bravata di pessimo gusto.

Si guardò spaesata attorno alla ricerca di un indizio e vide una fievole luce e uno spiffero provenire da sotto la porta affianco a quella dell’aula, era la vecchia stanza che era utilizzata per le osservazioni notturne, ma era chiusa da almeno una cinquantina d’anni…

 

Spinse cauta la porta con la bacchetta in pugno, pronta al peggio.

 

… e vide Malfoy, sdraiato su una serie di cuscini sul pavimento che osservava rapito la luna proprio di fronte a lui.

Aveva i capelli dello stesso colore di quell’astro magico e si confondevano l’un l’altro: la luce bianca che emanava e la sua pelle candida.

 

Un passo sul pavimento e lui si accorse di lei.

La guardò qualche istante mentre e lei faceva altrettanto

-          Non credevo che saresti venuta – disse piano, appena sussurrando e tornando a guardare la falce dorata in cielo

-          Lo sai che questa stanza è chiusa da cinquant’anni? – chiese lei, lui scosse la testa

-          Solo 43

-          Come hai fatto a entrare?

Il biondo prese dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi magiche e le fece vedere quella che aveva operato il prodigio

-          Chi te le ha date? – domandò cupa

-          La Umbridge al tempo che è stata preside – specificò lui – nessuno si è mai preoccupato di chiedermele indietro

-          Che cosa ci fai qui? – chiese ancora lei con tono meno duro

-          Vengo qui tutte le volte che voglio starmene per i fatti miei

-          E perché hai voluto che venissi anche io se volevi stare per conto tuo?

Trattenne il fiato.

Quale poteva essere la risposta?

Non riusciva a immaginarla, perché? Come mai? Perché lei?

-          Forse questa volta è diverso – si limitò a dire lui e lei si sentì sollevata – forse anche tu mi mancherai quando non sarò qui

La bocca della mezzosangue si aprì un poco all’udire quelle parole.

Perché si sentiva così felice?

Perché aveva la maledettissima voglia di abbracciarlo?

Eppure non poteva.

Perché lui era Draco Malfoy e lei Hermione Granger.

E perché l’espressione triste sul viso di lui, come di uno prossimo alla morte, era qualcosa che feriva nel profondo chi era abituato a conoscerlo.

-          Malfoy – disse così sedendosi a sua volta per terra – io e te alla fine siamo sempre stati franchi l’un l’altra, tu mi hai chiamato sporca mezzosangue, io ti ho tirato un pugno – lui sorrise sollevando le sopracciglia senza guardarla – io sarò strana, ma che ti sta succedendo?

Se n’era accorta anche lei allora…

Era dunque così scarso come attore?

Già, perché l’aveva chiamata lì?

Sapeva che sarebbe successo, sapeva che lei avrebbe voluto sapere e sapeva anche che non avrebbe potuto tacerle tutto, non ne era capace.

Non lo era più.

Voleva salutarla.

Forse per sempre.

Perchè quando fosse tornato dalle vacanze, lui sarebbe stato un’altra persona e lei non avrebbe potuto farci nulla.

-          Vuoi la verità? – domandò prima di risponderle, lei annuì – sicura? Guarda che la verità fa male

-          Non sapere e vivere con quel peso credo che sia peggio…

Trascorse qualche attimo nel quale si poteva udire il ritmico suono dei loro respiri discordanti

-          Quando tornerò a scuola sarò un Mangiamorte.

Un’esclamazione di stupore sfuggì alle belle labbra della Gryffindor mentre si portava le mani al volto a soffocare le seguenti.

Aveva sgranato gli occhi la Granger, l’aveva sorpresa, ci era riuscito, aveva sorpreso Hermione Granger, l’aveva lasciata senza parole.

Voltò la testa di lato e la guardò mentre una lacrima faceva capolino dalle fitte ciglia scure di lei.

Che cos’era quella goccia di rugiada?

Pietà?

Dolore?

Orrore?

-          Non compatirmi – le disse duro quasi gridando – non ho bisogno della tua pietà… - voltò la testa di lato e finse di distrarsi

Nonostante tutto, lei piangeva per lui.

Lei inclinò un poco la testa e lo scrutò un secondo dopo l’altro

-          Tu non vuoi diventare un Mangiamorte… - disse infine studiando la sua reazione

 

Che cos’era?

Una constatazione?

Una domanda?

Una speranza?

 

Ma come negarlo?

Come poter desiderare di diventare l’unica cosa che aborriva?

No, non voleva e lei se n’era accorta.

C’era voluto poco.

Com’erano buffe le cose a volte.

Forse l’aveva chiamata lì proprio nella speranza che capisse.

E adesso?

Che doveva fare?

Un Malfoy sa sempre cosa fare…

Lui no.

 

Sentì un piccolo calore avvolgergli la mano destra che teneva appoggiata con noncuranza ad un cuscino

-          Lo sapevo che non eri un Mangiamorte – disse lei e quando si voltò a guardarla stava sorridendo stringendo la sua mano, mentre piccole lacrime le rotolavano lungo le guance.

Beh, c’era riuscito di nuovo, l’aveva fatta piangere ancora e ci aveva messo cinque lunghi anni.

Proprio adesso che non avrebbe voluto vederla piangere di nuovo.

-          Che cosa cambia se voglio o non voglio esserlo? – chiese lui con una punta di cattiveria nella voce, lei strinse di più la sua mano

-          Una persona è qualcosa solo se lo è fino in fondo al cuore – rispose lei sorridendo ancora – tu non vuoi diventarlo… no…

-          Io non ho un cuore – sottolineò Draco cercando di sottrarre le sue dita a quelle di lei, senza risultato, anche se non seppe dire se era perché era lei a trattenerlo o la sua stessa anima a costringerlo

-          Ad ogni modo, non sei un vero mangiamorte.

-          Avrò il Marchio Nero, sarò segnato.

-          Non sarai un mangiamorte finché non vorrai esserlo.

-          Sei un’illusa.

-          Forse

Come mai non stavano dicendo più niente? Perchè non parlavano? Perchè lei non era terrorizzata da uno che sarebbe diventato presto un seguace del Lord Oscuro?

Perché il mondo era strano e niente era come doveva essere?

Perché desiderava avere accanto una sporca mezzosangue?

 

Un fruscio, qualcosa, il venticello proveniente dalla finestra spalancata sul bellissimo panorama dei campi innevati, della luna lontano, del cielo terso.

Lei si spostò, poco, si avvicinò facendo leva sulla palmo con cui non stava stringendo quella di lui e gli si accostò fino ad appoggiargli la testa sul petto e a mettersi il braccio di lui intorno alle spalle, poi prese la coperta e la stese sulle spalle di entrambi.

-          Ti prenderai un malanno se te ne stai qui con questo freddo – disse sempre sorridendogli.

Lui non parlò, non disse niente mentre lei si spostava e neppure quando ebbe terminato le sue manovre.

Non c’era una sola buona ragione per rimanere in quella posizione, ma era come se non riuscisse a muoversi. Non voleva muoversi.

Perché?

Perché si sentiva al sicuro, perché anche se era sbagliato, voleva vivere quel momento.

Aveva troppi dubbi che non avrebbe voluto, ma che cosa gli importava dei dubbi?

Strinse la presa intorno alle spalle minute di lei e rimase lì abbracciato a lei senza fare niente.

Da quando Draco Malfoy abbraccia una donna senza portarsela a letto?

Da mai.

Ma c’è sempre una prima volta.

E che quella fosse la sua andava bene.

La prossima volta sarebbe toccato a lei…

 

La brezza scompigliò i capelli ad entrambi mentre, in silenzio, guardavano la falce di luna persi nei loro pensieri

 

-          Siamo due persone strane – disse dolcemente Hermione

-          Forse più simili di quel che crediamo – aggiunse lui poco prima di appoggiare la testa su quella di lei.

 

*          *          *

 

Oltre la porta, Daphne sorrise vittoriosamente, portandosi un dito alla bocca in segno di silenzio.

Blaise rise e Harry lanciò un’ultima occhiata attraverso la fessura della porta alla strana coppia che se ne stava tranquilla nel freddo della notte, poi Zabini lo prese per le spalle e lo condusse giù per le scale.

 

*          *          *

 

-          Granger – disse Draco più tardi mentre erano ancora lì, forse con lo scopo di prendersi entrambi una broncopolmonite fulminante

Lei sollevò la testa e lo fissò negli occhi, per un istante, l’oro e l’argento che li contraddistinguevano si fusero e il silenzio accompagnò quell’unica parola, lui si ridestò, sorrise.

Beh, che il suo ego cominciasse a chiamarlo sentimentale, ma aveva bisogno di portare qualcosa di lei via con sé.

Chinò la testa e la baciò.

 

Com’era dolce la sua Regina dei Gryffindor, com’era timida e candida…

Perché proprio a lui era concesso di sentire quel Paradiso, a lui, rinnegato dall’Inferno.

Ebbe un moto spontaneo e la strinse possessivamente a sé mentre lei gli regalava il suo bacio inesperto.

Eppure, nella sua inesperienza, lui aveva sentito tutte quelle parole che non gli aveva detto, tutto quello che lei avrebbe voluto spiegarli quando gli aveva preso la mano, quando gli aveva detto che una persona è qualcosa solo se lo crede fino in fondo al cuore.

Adesso sapeva cosa voleva dire.

Adesso riusciva a crederle.

E lei gli regalò anche il suo sorriso sapendo che lui aveva capito.

 

*          *          *

 

Hello
Let me know if you hear me
Hello
If you want to be near
Let me know
And I'll never let you go

Hey love
When you ask what I feel
I say love
When you ask how I know I say trust
And if that's not enough

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

Don't ask why
Let's just feel what we feel coz sometimes
It's the secret that keeps it alive
But if you need a reason why

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

Is it your smile
All your laughs
All your heart
Does it really matter why I love you?
Anywhere there's a crowd
You stand out
Can't you see why they can't ignore you?
If you wanna know
Why I can't let go
Let me explain to you
That every little dream comes true
With every little thing you do

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I can show you
Ever since I've come to know you
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There isn't a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

It's every thing every thing you do
Makes me fall in love with you
It's every thing every thing you say
Makes me feel this way

 

Westlife, “Every Little Thing You Do”

dall’album “Coast to Coast

*          *          *

Innanzitutto devo dire che il numero in cui è capitato il cap, 11, non è casuale perché nella numerologia, l’1 è la rappresentazione dell’uomo e quindi “11” sarebbe la totalità dell’essere umano, quindi credo che sia calzante con quello che ho detto e sono felice che sia capitato proprio a questo punto.

Mi auguro che vi sia piaciuto, qui ho cercato di riportare la parte più fragile di Draco che, come tutti i personaggi, nonostante tutto, alla fine è un essere umano. Spero di esserci riuscita e che il cappy non risulti eccessivamente serio o malinconico…

La canzone, invece, è stata quella che me lo ha ricordato molto mentre la ascoltavo, mi rendo conto di essere di gusti musicali assai strambi, ma mi sembrava carino aggiungerla, vabbè, ciao a tutti!

Nyssa

 

luana1985: sono molto orgogliosa del fatto che tu ti sia fiondata a controllare i miei aggiornamenti, è una cosa che io faccio solo con le fic a cui sono molto legata, quindi lo interpreto come un grande gesto, ti ringrazio… mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia e che ti “fionderai” nuovamente ad aggiornare i commenti! A presto quindi! Ciao! Nyssa

 

Particular_Girl: anche io adoro quei negozietti tutti disordinati e colorati con la gente simpatica e pieni di splendide creazioni… in realtà ho pensato che una fine come Daphne non poteva certo mischiarsi alla marmaglia perché lei è una vera serpe e anche se ogni tanto non lo si nota, ci tiene parecchie all’apparenza ed è anche altezzosa… ^^

Per il vestito, tranquilla, è tutto già programmato, solo che mi sarebbe spiaciuto rovinare l’attesa dell’ingresso al ballo,q uindi ho preferito spostare quel momento, ehehehe. Mi auguro che anche questo cappy ti piaccia! Aspetto ancora un tuo commento, ciao e un bacio! Nyssa

 

crici_82: sono felice che il capito ti sia piaciuto e fosse divertente, grazie mille del commento! Kiss! Nyssa

 

piperina: datti pure alla pazza gioia, ne sarò felice anche io e certo non diventerò miope a leggere i tuoi commenti, credo che nuoceranno di più le mie verifiche di informatica&co… bene, sono felice che il capito abbia riscontrato la tua approvazione, effettivamente l’entrata in scena della Greengrass è sempre un po’ speciale perché lei non dobbiamo dimenticare che è mooooolto bella… lo dice perfino Draco che è assai parco di complimenti… per quanto riguarda Draco, come pensieri l’ho fatto uguale a me, anche io vado per analogie che non esistono, solo che lui se lo può permettere e io un po’ meno… XD

Come hai visto sono stata puntuale all’appuntamento e ho scritto anche io un mezzo papiro. Aspetto di sapere cosa pensi di questo cap 11 e quindi ti rimando l’appuntamento al prossimo post. Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti di cui mi ricopri ogni volta, ciao e un bacio! Nyssa

 

AuraD: sono contenta che, anche se è stato un cappy dove alla fine l’unica rivelazione è quella del fatto che Blaise porterà Herm al ballo, ti sia comunque piaciuto.

Tranquilla, Draco avrà ancora qualche bella crisi di personalità, anche se forse in questo cappy sono piuttosto nascoste e riguardanti di più Hermione che anche lei mica scherza, si tira delle paranoie che fanno paura a volte °_°

Beh, aspetto di sapere cosa ne pensi, spero che ti piaccia anche l’11, ciao! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: già, ha proprio osato, ehehe, chissà le conseguenze… comunque adesso che l’interrogazione è andata, come vedi, ho aggiornato con anticipo e presto, entro la settimana, almeno, pubblicherò il cappy 12, quindi puoi aspettarti di tutto.

Dimmi cosa pensid i questo cap 11, un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: già, Draco parla troppo, ma, soprattutto, parla male di tutti, mi auguro solo di non aver offeso nessuno… Ginny non è fashion, ma è una tipa a cui piace essere a posto, quindi per queste cose ogni tanto si lascia un po’ andare, dopotutto, con tutta la storia dei suoi ragazzi che ha avuto dal terzo anno in poi, mi sembrava un po’ strano farla più seria, anche se, tranqui, non la metterò mai nel trio fashion della Patil_Brown_NeoParkinson, quelle eccedono sempre e presto te ne accorgerai… io credo che Ginny sia una ragazza molto carina, quindi ci tenevo a farla sembrare bella… spero di non aver rovinato il personaggio… ç_ç

Comunque sono contenta che, a parte Malfoy che dovrebbe lavarsi la bocca col sapone e questa Ginny alternativa, il resto ti sia piaciuto…per il ballo… sarebbe un altro punto su cui non dovrei spoilerare, ma il fatto è che devo ancora decidere come gestirlo, quindi anche volendo ho la bocca chiusa…

A proposito dell’11, invece, spero che ti sia piaciuto, ciao e a presto! Nyssa

 

potterina_88: no no, Blaise è ufficiale che accompagnerà Herm al ballo, anche se non garantisco per la serata, quella la sto ancora elaborando e la mia testolina è qui che fuma come la mia tastiera…

Ecco qui l’aggiornamento, spero che sia stato abbastanza presto, comunque prima di venerdì pubblicherò sicuramente il cappy successivo perché è collegato a questo e l’ho già scritto, quindi…

Dimmi cosa ne pensi, a presto, kiss! Nyssa

 

Shavanna: effettivamente non l’ho detto… :P per il vestito di Herm c’è da aspettare fino al ballo… Draco invece si vede benissimo che ribolle come teiera, Blaise lo sta facendo davvero uscire di testa e non è che la mezzosangue aiuti… 

Sono molto felice che il cappy precedente ti sia piaciuto e mi auguro che sia stato lo stesso anche per questo… aspetto di sapere cosa e pensi, ciao! Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Notturno ***


Premessa: ehehe, eccomi qui, come promesso, ad aggiornare in fretta con il seguito del capitolo 11, ovvero quello che potrebbe anche essere chiamato 11b, ma se lo facessi incasinerei tutta la numerazione e poi mi sentirei troppo simile ai miei prof di in

Premessa: ehehe, eccomi qui, come promesso, ad aggiornare in fretta con il seguito del capitolo 11, ovvero quello che potrebbe anche essere chiamato 11b, ma se lo facessi incasinerei tutta la numerazione e poi mi sentirei troppo simile ai miei prof di info, e la cosa non mi garba, quindi lasciamo il 12 che ci sta.

Capitolo strano, lo confesso, sono fortemente indecisa su quello che ho fatto succedere perché inizialmente il plot prevedeva uno svolgimento completamente diverso e invece io che sono io…

Vabbè, non rovino la sorpresa, ditemi cosa ne pensate!

 

E a proposito…

Grazie Mille per tutte le recensioni!

Siamo arrivati a quota 100!!!

Un sogno che si avvera

Grazie a tutti

Nyssa

 

*          *          *

 

Era notte, forse notte fonda.

Non sapeva dire per quanto tempo era rimasto lì a guardare il cielo dai riquadri della finestra.

Aveva sentito battere le dieci di sera, poi più nulla.

Non ricordava niente di quello che c’era stato attorno a lui dopo i rintocchi cadenzati della grande pendola che stava nel maestoso ingresso gotico di Malfoy Manor.

La sua stanza era all’ultimo piano del palazzo, con pesanti mobili di ciliegio rossiccio e copriletto scuri.

Le tende della portafinestra che conduceva su un piccolo balcone erano verdi, elegantemente tirate ai lati da cordoni di filo d’argento.

Se ci fosse stata la mezzosangue, rifletté, probabilmente avrebbe domandato come mai tutto quello che lo riguardava era verde o argentato.

Lo sapeva, ne era certo, ormai la conosceva a sufficienza per poter prevedere una simile scena con la certezza totale.

Erano passati due giorni da quando aveva fatto ritorno alla dimora di famiglia, la prima sera era arrivato tardi, erano quasi le undici quando aveva oltrepassato il cancello di ferro scuro che delimitava i confini della tenuta; non aveva visto suo padre, sua madre, invece, era in salotto a leggere un libro, non aveva fatto scene di bentornato e non gli era corsa incontro abbracciandolo come aveva visto fare a Molly Weasley al termine dell’anno scolastico con i suoi figli lenticchia. Si era limitata ad alzarsi e chiudere la sua lettura

-          Sarai stanco – aveva detto – ti faccio portare qualcosa di caldo

Lui aveva annuito mentre lei richiamava uno degli elfi domestici e, qualche minuto dopo, un fumante brodo era stato depositato al centro di uno dei lati lunghi del tavolo della sala da pranzo.

Sua madre si era seduta al suo posto, all’estremo riservato alla castellana e l’aveva guardato mangiare con lentezza il liquido bollente, aveva impartito qualche altro ordine e aveva fatto qualche domanda di circostanza circa l’andamento a scuola e la sua vita in generale, dicendogli che poi avrebbero chiarito tutto il giorno seguente con la luce del sole.

Aveva augurato al figlio la buona notte depositandogli un bacio quantomai freddo sulla fronte e l’aveva mandato nella sua stanza accompagnato da due elfi con il suo bagaglio. Non si poteva certo dire che l’affetto familiare avesse brillato…

L’indomani aveva dormito fino a metà mattina per poi scendere a fare colazione dove sua madre lo stava aspettando.

Avevano mangiato insieme e lei gli aveva fatto qualche altra domanda su com’era Hogwarts, su quello che era successo in quei quattro mesi, i professori, il preside terminando chiedendogli se aveva sentito del recente fidanzamento della figlia dei Greengrass con il rampollo dei Paciock; Draco aveva annuito e avevano passato il resto della mattina in rigoroso silenzio a leggere.

A mezzogiorno aveva visto suo padre, sempre perfettamente vestito con qualcosa di ricercato; non avevano parlato e il pranzo si era risolto in silenzio.

Quel pomeriggio, deciso a sfogare un po’ di tensione che aveva accumulato in quelle poche ore, era uscito a fare un giro con la sua scopa.

Che differenza tra la vecchia e allegra Hogwarts e l’austera Malfoy Manor

Lì da loro era tutto finto, tutto irreale, silenzio e pensieri, di niente altro si nutrivano i suoi altolocati genitori.

Era andato fino ad un laghetto distante dal palazzo lasciando la testa dentro l’acqua fredda dell’inverno, quasi a volersi prendere di proposito una broncopolmonite, e con la testa sott’acqua, aveva gridato e gridato, senza che nessuno lo sentisse.

Aveva gridato di poter dire sempre quello che pensava, aveva gridato contro tutti quei fronzoli che il nome dei Malfoy si portava dietro e contro tutta quella falsità di cui erano ricoperti.

A cena era stato altro silenzio e solo alla fine del pasto Lucius aveva detto

-          Il momento è giunto, figliolo, devi assumerti le tue responsabilità. Questa sera.

Dopodiché tutti si erano alzati.

Era entrato nella sua camera e ci era rimasto per non sapeva quanto tempo.

Sarebbe successo: quella sera.

Da quel momento in poi, ogni suo pensiero era stato per lei.

E non gli importava che fosse così, voleva che i suoi ultimi pensieri da non mangiamorte fossero per LEI.

Perché lei aveva cercato di capirlo.

Se LEI l’avesse saputo, probabilmente avrebbe capito anche quello.

L’aveva sempre fatto.

Era stata l’unica che si era dispiaciuta di questo, anche se era l’unica a saperlo per davvero, a Blaise non l’aveva detto, non voleva farlo soffrire, Blaise si sobbarcava a sufficienza i suoi problemi.

A lei l’aveva detto nonostante non avesse voluto farlo.

E lei aveva capito.

Era strano da dire, ma era come se l’avesse consolato.

Riflettere sul diventare un mangiamorte, dopo tutto quel che lei gli aveva esposto, era diverso.

Un mangiamorte lo è fino nel cuore.

Se tu non vuoi diventare un mangiamorte, allora non lo sarai mai.

Dipende tutto da te.

 

Qualcuno bussò alla porta e quando questa si aprì, seppe perfettamente di chi si trattava.

-          Draco? – domandò una voce e la testa bionda di sua madre fece capolino

-          Madre – rispose guardandola

-          Vieni caro, è ora – annunciò la donna e a lui parve quasi che perfino nella sua voce ci fosse qualcosa di diverso, una nota di tristezza. Impossibile, Narcissa Malfoy era una mangiamorte convinta, sicuramente i suoi eccessivi vagheggiamenti gli facevano percepire le cose alterate.

Prese il mantello nero col cappuccio dall’appendiabiti vicino all’uscio e se lo infilò, poi uscì nel corridoio, suo padre lo stava aspettando incappucciato, mentre sua madre si calò la stoffa nera fin sugli occhi.

Draco seguì Lucius e Narcissa seguì Draco in una processione che scese fin nel sotterraneo del castello.

Una piccola folla era radunata: riconobbe sua zia Bellatrix e Rodolphus, Fenrir e altri seguaci del Lord Oscuro che invocavano una litania mentre, disposti a cerchio, preparavano la bacchetta che avrebbe trasformato il giovane figli di Lucius in un convinto servitore di Tu-Sai-Chi.

 

Quando il rito cominciò, il dolore fu terribile.

La punta della bacchetta gli stava bruciando la pelle centimetro dopo centimetro, tracciando prima la figura che era l’emblema degli schiavi di Voldemort, dopo avrebbero lanciato su di essa l’incantesimo che l’avrebbe reso il marchio oscuro.

Faceva male e avrebbe voluto sgolarsi dalle imprecazioni fino a rimanere senza voce.

Ma non gridò.

E lo fece per lei.

Perché lui non voleva essere un mangiamorte.

Perché, nonostante tutto, credeva a quello che lei aveva detto.

Perché anche in quel momento stava pensando a cosa faceva probabilmente la mora Caposcuola dei Grifoni alla Scuola di Magia e non pensava alla magia che suo padre gli stava riversando sopra come una colata di pece incandescente che bruciava, bruciava senza smettere.

Vide che i segni scuri prima indistinti cominciarono a prendere vagamente una forma sul suo braccio e la figura di un serpente, che gli ricordava tremendamente un drago (suo padre non era molto bravo nei disegni a mano libera, rifletté in quel momento poco indicato) appariva sulla sua pelle bianca.

Lucius Malfoy era particolarmente compiaciuto che il suo unico figlio non strillasse come una donnetta, neppure sua moglie l’aveva fatto quando perfino Bellatrix aveva gridato al primo contatto della bacchetta con la pelle sensibile del braccio.

 

*          *          *

 

Hermione scese nella Sala Comune del Grifondoro che era mezzanotte passata.

Aveva detto a Harry di dovergli parlare di una cosa molto importante e l’aveva pregato di attenderla fino al dodicesimo rintocco, in modo che fossero soli e orecchie indiscrete non girassero per il dormitorio.

Harry Potter era seduto davanti al camino con un avvincente libro tra le mani che narrava le gesta di un Auror molto importante, in realtà, però, si stava quasi addormentando.

Stropicciò gli occhi sollevando un poco gli occhiali e sbadigliò spalancando la bocca senza preoccuparsi di mettere una mano davanti.

Hermione ci stava mettendo più del previsto e lui stava morendo di sonno, beato Ron che non faceva altro che sonnecchiare in infermeria con i suoi libri di grandi eroi magici e si faceva coccolare dalle studentesse di Tassorosso che facevano un po’ di volontariato dalla Chips, sicuramente in quella settimana aveva preso almeno due chili da quanto lo rimpinzavano di ciambelle e krapfen…

Dei passi lenti attirarono la sua attenzione verso la scala di pietra che portava al dormitorio femminile, guardò in quella direzione e vide scendere la grifondoro con la sua amata coperta.

-          Che volevi dirmi, Herm? – domandò chiudendo il libro – se si tratta di una dichiarazione d’amore, ti dico che sono troppo stanco per trovare la cosa romantica

-          Vedi di fare un po’ meno il galletto e seguimi – fu il perentorio commento della ragazza al tentativo di ironia di lui

Harry posò il volume e la seguì per i corridoi della scuola: attraversarono il passaggio sotto Corvonero udendo distintamente il suono della musica e delle grida degli studenti che stavano, evidentemente, facendo una “festicciola” per l’inizio delle meritate vacanze natalizie; passarono tutto il secondo piano e imboccarono il corridoio laterale che portava alla Torre di Astronomia.

Senza dire una parola e tirandolo per una manica, la mora la condusse fino all’ultimo piano, dopodiché sbloccò con una magia la serratura chiusa a doppia mandata e aprì la porta che introduceva alla vecchia aula.

Harry si guardò attorno analizzando la cosa

-          E’ dal quinto anno che non veniamo più qui io, te e Ron – constatò riconoscendo il posto alla perfezione, lei annuì e lui la guardò scacciando il sonno che lo stava vincendo fino a cinque minuti prima

-          Credo che tu debba dirmi qualcosa – disse semplicemente sedendosi sui cuscini e fissandola dal basso verso l’alto, lei cadde in ginocchio sul morbido coprendosi la faccia

-          Tu lo sai, non è vero? – chiese dolcemente scrutando l’espressione seria di lui e comprese all’istante, annuì

-          Oh Harry – disse quasi singhiozzando – ho fatto una cosa terribile…

 

*          *          *

 

Il dolore si stava facendo insopportabile mentre la punta scura della bacchetta di suo padre continuava il suo pregevole capolavoro artistico, non a caso la bacchetta di Lucius era di cipresso e scaglie di Nero delle Ebridi, un drago assai conosciuto per la sua irascibilità, il pessimo carattere e la violenza dei suoi attacchi.

Ancora qualche attimo e l’immagine della mezzosangue che gli sorrideva piangendo la sera prima di partire non sarebbe servita ad annientare il dolore al cuore che gli provocava quella stregoneria che gli stavano facendo.

Già, perché il dolore al braccio era niente se paragonato a quello che provava nel petto, come se qualcuno gli stesse squarciando quel muscolo che così spesso aveva detto di non avere, era un dolore lancinante, sembrava che glielo stessero facendo a pezzi e carbonizzando, forse non sarebbe riuscito ad arrivare fino alla fine, aveva sentito di diversi seguaci di Voldemort che erano morti per quella magia…

 

Peter Minus fece irruzione della stanza sbattendo la porta con tutta la forza che il suo corpo tozzo e cicciotello gli consentiva, dirigendosi direttamente verso Bellatrix e Lucius al centro.

La percezione della voce e il momentaneo allontanamento della bacchetta aiutarono un poco Draco a riprendersi dalla distruzione che quell’incantesimo stava operando sul suo corpo.

Udì la voce un po’ confusa e balbettante di Minus che diceva che c’era una frotta di Auror in arrivo a Malfoy Manor e che, probabilmente, avevano avuto una soffiata.

Il biondo capofamiglia dei Malfoy scrutò tutti i presenti alla ricerca del traditore, analizzando le menti di ciascuno e dimenticandosi momentaneamente di suo figlio, quasi agonizzate sul pavimento di pietra ruvida.

 

Non c’era tempo di leggere nella mente di ciascuno, dovevano sbrigarsi a sparire, si sarebbe occupato della cosa più tardi.

-          C’è un incantesimo di protezione intorno alla casa – specificò all’indirizzo degli altri seguaci, uscite dal retro e smaterializzatevi alla svelta, non voglio casini, poi si rivolse a suo figlio

-          Continueremo alla prossima riunione

Detto questo, girò sui tacchi e oltrepassò la porta mentre Narcissa, dopo che tutti furono usciti, si sedette sul pavimento cercando di far riprendere conoscenza a suo figlio.

Con una magia e chiamando alcuni elfi domestici, lo riportò nella sua stanza sorreggendolo per una spalla mentre lui barcollava da una parte all’altra mettendo in pericolo l’equilibrio di entrambi.

 

*          *          *

 

-          Che cos’hai fatto?! – fu la violenta risposta di Harry mentre si alzava in piedi e guardava allibito la sua compagna di Casa che piangeva sul pavimento – come ti è saltato in mente di avvertire gli Auror che ci sarebbe stato un ritrovo di mangiamorte a Malfoy Manor?

Hermione non rispose e si affrettò ad asciugare le lacrime che minacciavano di sgorgarle dagli occhi ambrati

-          Lo so che è stata una follia – mormorò quasi inintelligibilmente

-          E come diavolo sapevi che sarebbe successo in questi giorni? – chiese lui ancora alterato

-          Me lo ha detto Malfoy

-          E da quando fai questo genere di pazzie? Da quando ti mischi negli affari di Malfoy? Devi starne alla larga! – berciò – otterrai solo guai se ti mischi con gente simile!

-          Ma lui non voleva diventare un mangiamorte! – gridò contro lei

-          Pensa per te stessa, Malfoy ha la faccia abbastanza di bronzo da pensare al suo regale fondoschiena da solo!

-          Oh Harry, non essere proprio tu a farmi la paternale quando al primo anno ti sei messo in testa di recuperare la Pietra Filosofale a dispetto di tutto, quando Silente per primo e anche Hagrid ti avevano detto di pensare ai casi tuoi! – ribattè la mora con un briciolo del suo coraggio rimasto

-          Ma se il Ministero scoprisse che sei stata tu? – domandò apprensivo Harry – ti farebbero un sacco di domande e poi quel posto è come un colabrodo, escono informazioni dappertutto, cosa accadrebbe se Lucius o Bellatrix lo venisse a sapere? Ti uccidere di sicuro!

-          Tanto vogliono già ucciderci tutti e tre, senza che io mi metta a sabotare i loro piani – rispose imbronciata lei

-          Tu devi essere impazzita… - continuò il bambino sopravvissuto portandosi le mani nei capelli – potevo tollerare che tu e Malfoy foste amici, che vi aiutaste, ma non fino a questo punto! Non posso permettere che lui metta in pericolo la tua vita!

-          Alla mia vita bado IO da SOLA! Non ho bisogno di una bambinaia che mi dica quel che è giusto e quel che devo fare, posso benissimo decidere da sola

-          Le tue azioni dimostrano il contrario

-          Beh, anche le tue! – Harry si bloccò – cosa credi, che non mi stia dando a sufficienza della stupida per quello che ho fatto? So quel che ho fatto e so che rischi corro, io volevo solo che qualcuno mi stesse vicino quando ho bisogno!

E finalmente le lacrime cristalline a lungo trattenute cominciarono a rotolare sulle sue belle guance arrossate dal freddo e dall’agitazione.

-          Mi dispiace – rispose Harry imbarazzato e più che mai amareggiato di averla fatta piangere – lo so che sei intelligente e che puoi badare a te stessa, ma devi capire che io ne ho viste di sfighe e ho sempre paura per la vita tua e di Ron, non vorrei mettervi nei guai, se fosse per me, cancellerei quel che c’è stato perché nessuno debba prendersela con voi due…

Herm arrossì e si asciugò malamente il pianto con la manica del maglioncino

-          Non importa, siamo amici, è giusto che tu mi dica quello che pensi…

Harry si sedette accanto a lei e rimasero in silenzio qualche istante.

 

*          *          *

 

Quando Draco si svegliò, era ancora notte, il cielo era scuro e la luna prossima al tramonto oltre la catena montuosa che si vedeva in lontananza, sembrava più panciuta rispetto a quando l’aveva ammirata insieme alla mezzosangue.

Sentì una sensazione strana mettendosi a sedere e avvertendo su di sé il profumo di sua madre.

Doveva averlo riportato lei in camera perché suo padre aveva lasciato il seminterrato poco dopo che Peter aveva annunciato l’arrivo degli emissari del Ministero.

Beh, se si escludeva quando era ancora in fasce, quella era stata la prima volta che sua madre l’aveva abbracciato.

 

Con cautela, ripiegò lentamente la manica bianca della camicia per vedere il simbolo che spiccava sotto di essa, scuro, bruciante e ancora doloroso.

La figura di un serpente piuttosto approssimativo era impressa sulla sua pelle indelebilmente, ma non era completa.

Mancavano ancora due cose: il teschio e la maledizione.

Guardò con odio quell’immagine e fu allora che prese la sua decisione.

Scrutò attorno a sé, prese dal fondo del comò la chiave che dava accesso alla sua stanza alla Gringott, si avvolse nel mantello nero e scese per le scale senza far rumore, suo padre di sicuro stava ancora conversando con gli Auror e sua madre o era a letto o era con lui.

Si nascose dietro una tenda quando vide passare un elfo per i corridoi percorsi dalla passiera verde e giunse finalmente al lungo ingresso al termine del quale c’era la porta di uscita da Malfoy Manor.

 

Sua madre sbucò da una delle porte laterali e si piazzo di fronte a lui, la bacchetta in pungo e l’espressione seria sul viso, anche lei avvolta in un mantello nero.

-          Draco – disse semplicemente

-          Madre, vi prego, spostatevi – rispose lui serio e determinato – non voglio ferirvi

-          Te ne stavi andando? – chiese la bionda figlia minore dei Black indagando il suo pupillo, lui non rispose – sapevo che l’avresti fatto – continuò

-          Volete impedirmelo? – domandò, lei scosse la testa

-          Non avrei voluto che tu diventassi un mangiamorte, avrei voluto che neppure Lucius lo fosse, sono felice che le cose siano andate così.

Sua madre parlava, ma lui non riusciva a capire se volesse fermarlo o se lo volesse lasciar andare

-          Io non posso lasciare questo mondo – continuò la signora Malfoy – ma tu scappa fin che sei in tempo…

-          Sono un Malfoy e i Malfoy non scappano – rispose lui

-          Sei anche un Black e i Black sono affaristi e truffatori, sanno come uscire dalle situazioni spinose – disse lei con un mezzo sorriso sulle labbra. Ricorda sempre che NON sei solo un Malfoy, ma che SEI anche un Black.

Draco annuì e si toccò la catenina al collo dove era appeso l’anello con lo stemma della famiglia di sua madre che lei aveva insistito tanto perché portasse.

La donna aprì il mantello e fu solo in quell’istante che il biondo Slytherin si accorse che c’era qualcuno con lei.

Un bambino sui cinque anni se ne stava aggrappato alla gonna di sua madre con le lacrime agli occhi e un’espressione spaesata sul visetto paffuto

-          Portalo con te e tienilo lontano dai mangiamorte – fu l’unica cosa che Narcissa disse spingendo il bimbo verso suo figlio

-          Chi è? – domandò Draco nascondendo il bambino, un po’ intimorito da lui, sotto il nero della cappa

-          Si chiama Seraphin – rispose sua madre – Seraphin Black. E adesso muoviti, ci sono dei mostri che ti attaccheranno lì fuori, fa’ attenzione.

-          E se mio padre dovesse usare la legilimanzia? – domandò preoccupato, per una volta sentendosi molto legato a sua madre, una madre diversa da quella che aveva conosciuto per tutti quegli anni.

-          I Black sono sempre stati degli ottimi occlumanti – fu la risposta che la donna gli rivolse assieme ad un ghigno made-in-malfoy, dopodiché invocò una formula e lo sospinse verso la porta.

-          Accio scopa! – disse sottovoce Draco richiamando la sua Nimbus 2001 che si avvicinò velocemente, la cavalcò e partì senza guardarsi indietro.

 

*          *          *

 

Quello che Draco e Narcissa Malfoy non sapevano era che una donna li stava spiando da dietro una delle colonne d’ingresso, accuratamente nascosta nell’ombra della notte che fissava i due personaggi nell’atrio: lo sguardo serio e i pugni stretti.

 

*          *          *

 

Non ebbe neppure il tempo di innalzarsi oltre le cime degli alberi della tenuta che qualcuno lo notò e una forma indistinta dal basso si avvicinò volando verso di lui, quasi raggiungendolo

-          Merda, un phantom – sibilò il Serpeverde quando riconobbe la figura inconsistente dei mostri che avevano venduto la loro anima, con una mano guidò la scopa verso Hogwarts, l’unico posto dove aveva pensato di rifugiarsi e dove, di sicuro Silente l’avrebbe accolto, mentre tratteneva accanto a sé anche la sagoma minuta del bambino che sua madre gli aveva affidato, con la desta, invece, sfoderò la bacchetta e cominciò a lanciare incantesimi a casaccio verso il mostro, momentaneamente dimentico della formula speciale che gli avevano insegnato a Difesa Contro le Arti Oscure e che aveva casualmente rimosso.

-          Se mai ne esco vivo – disse più a se stesso che al bimbo – devo chiedere altre ripetizioni alla Granger - e ringraziò che i duri allenamenti di quidditch lo avessero allenato a guidare la scopa anche con la mano sinistra, visto che con la destra doveva recuperare il boccino.

Il mostro si avvicinò sempre di più e a pochi metri dietro di lui scagliò un incantesimo che ridusse in sottili brandelli il mantello scuro e che gli graffiò profondamente la schiena, lacerando anche la camicia bianca.

-          Accidenti al dannato orgoglio dei Malfoy! – imprecò lanciando la scopa di lato in modo che il mostro fosse costretto ad una manovra estrema e lui potesse guadagnare tempo; se fosse fuggito e avesse lasciato il phantom vivo, allora chiunque avrebbe saputo dove era diretto, doveva ammazzarlo – accidenti, perché diamine non riesco a ricordare quelle maledette formule magiche!

Una immagine gli tornò alla memoria proprio in quel momento: un pomeriggio piovoso assieme alla mezzosangue che, un po’ seccata gli diceva

-          No Malfoy! Lo spell delay è l’incantesimo di ritardo, non serve a niente! Fai uno sforzo e ricordati qual è quello per i phantom!

Avevano cominciato a insultarsi come loro solito e mentre il vento gelido gli sferzava la faccia, rivide quella scena e abbozzò un sorrisetto

-          Merda, perché non me lo ricordo? Evocatio simulacrum!

E fece comparire altre nove figure formate d’aria per distrarre il nemico, nella speranza che questi non riuscisse a riconoscere i veri fuggitivi e Draco avesse il tempo di rimembrare la formula per distruggere quel dannatissimo mezzo zombie, di certo, il lancinante dolore al braccio e quello più recente alla schiena non aiutavano…

L’incantesimo ebbe effetto solo in parte visto che un mostro fatto d’aria non può distinguere la consistenza delle cose.

-          Finalmente! – gridò il biondo ricordando le parole per evocare la stregoneria, ci era voluto qualche minuto per rivedersi tutta la scena della loro litigata e alla fine lei aveva ceduto gridando la formula

-          Veniant spiritus glaciales obscurantes, cum obscurationem flet tempestasnivalis. Nivis tempestas Obscurans

Una tempesta di neve e oscurità avvolse dentro di sé il corpo del mostro distruggendolo in pochi attimi.

Meno male.

 

Ormai libero, anche se ancora dolorante e piuttosto malconcio, riprese il totale controllo del manico di scopa e la lanciò a tutta velocità verso la scuola di magia.

E quando le luci dei torrioni apparvero in lontananza, ringraziò, per una volta, la sua buona stella che l’aveva protetto. Il bambino che aveva con sé si era addormentato durante il tragitto che era durato quasi un’ora ed era accoccolato dentro quel che restava del suo bel mantello invernale.

Guardò distrattamente la parte centrale della scuola fino a dirigersi ad una delle torri laterali, la più alta che svettava perfino su quelle di Grifondoro e Corvonero.

Svegliò il ragazzino e atterrò su un balcone, poi scese e con un incantesimo sbloccò il gancetto che teneva chiusa la porta finestra.

Quando questa si aprì e la stanza fu invasa dal gelo dell’inverno, di fronte a lui stavano un allarmato Harry Potter con la bacchetta in mano e, accanto a lui, Hermione Granger con un’espressione molto preoccupata.

 

-          Malfoy! – furono le sbalordite parole di Potty quando il biondo oltrepassò l’intelaiatura della finestra

-          Oh mio Dio! – fu invece il commento della Granger che si alzò in piedi e gli si avvicinò con le mani premute sulla bocca

Che ci facevano la Granger e Sfregiato alla Torre di Astronomia?

Nessuno poteva entrare dalla porta se non aveva le chiavi e le chiavi le aveva solo lui.

-          Che ci fate qui?

I due tacquero mentre la mezzosangue sembrava davvero sul punto di scoppiare a piangere in maniera teatrale

-          Non dovreste essere qui e non dovrei esserci neppure io… - commentò amaro scostandosi perché lei non si accorgesse del sangue che gli colava dalla ferita sulla schiena e che lo bruciava quanto un bicchiere di firewhiskey, anche se era niente al dolore che invece percepiva provenire dal braccio.

-          Credevo che fossi a Malfoy Manor – mormorò la Caposcuola riuscendo finalmente a proferir verbo

-          Non sono affari vostri - grugnì il biondo, sentendosi però felice di essere tornato a scuola – prendetelo con voi e portatelo a dormire da qualche parte, io resto qui

E così facendo aprì di scatto il mantello e mostrò la figuretta impaurita di Seraphin Black che guardava con profondi occhi blu le altre due nuove persone.

-          Per Giove! È tuo figlio? – chiese Harry tanto per sdrammatizzare

-          Spiritoso Potty, sempre spiritoso – sibilò Malfoy con aria schifata

Il bambino guardò Harry ed Hermione e si diresse istintivamente da quest’ultima, attaccandosi alla sua maglia

-          Si chiama… - merda, e adesso perché tutto cominciava a girare? Perché scomparivano i colori e le gambe non lo reggevano più? Perché…

Udì un grido della mezzosangue mentre si lasciava andare sui cuscini della stanza, grazie al cielo era stato un atterraggio morbido…

 

*          *          *

 

Aprì lentamente gli occhi provando la sensazione di qualcosa di caldo che gli percorreva il braccio.

Quando la vista non fu più sfuocata, mise in evidenza la Granger seduta accanto a lui mentre richiudeva una cassetta bianca con la croce rossa dove sopra era scritto “Pronto soccorso”.

Non indossava la camicia e sentiva del cotone al contatto con la pelle, qualcuno doveva avergli fasciato la schiena.

Tentò di mettersi a sedere, ma un dolore terribile lo colse, costringendolo a tornare sdraiato

-          Non dovresti sforzarti – disse la Grifondoro dedicandogli tutta la sua attenzione – hai dei tagli orribili sulla schiena, li ho medicati come ho potuto, ma domani voglio che tu vada dalla Chips – Draco scosse la testa senza la forza di ribattere più energicamente

-          Ma tu devi! – continuò lei – rischi un’infezione!

-          Andrò a parlare con Silente, ma non uscirò di qui per altre stupidaggini

-          Ma sii serio – protestò lei – se ti si infettasse la ferita io non potrei curarti! – lui non rispose

-          Dov’è il bambino? – chiese invece

Hermione gli indicò una tenda tirata

-          Sta dormendo con Harry – spiegò – sembrava molto spaventato – Draco annuì – chi è? – chiese la mezzosangue

-          So solo che si chiama Seraphin Black, me l’ha affidato mia madre quando stavo scappando, non mi ha detto altro…

-          E così sei fuggito – ripeté lei

In un secondo il ricordo del Marchio Nero tornò velocemente davanti a lui e si tastò le braccia alla ricerca della camicia che lo copriva fino a poco tempo prima

-          Non preoccuparti – disse ancora lei tranquilla – l’ho già visto… - e come a sottolineare la cosa lanciò uno sguardo all’avambraccio e lo sfiorò appena con la punta dell’indice

E infatti riconobbe l’indumento bianco e sporco di sangue su una seggiola poco distante

-          Sei stato fortunato a farti fare qualche camicia prima di Natale – disse ancora la mora cercando di sorridere – ti serviranno visto che ne hai appena distrutta una… - silenzio - Chi ti ha fatto questo? – domandò ancora toccando appena una delle bende

-          C’era un phantom di guardia al portone d’ingresso – disse acido lo Slytherin e gli occhi di lei si colmarono di orrore

-          Vuoi che ti chiami Blaise o qualcun altro? – domandò ancora, premurosa, sapendo che scendere nel covo delle serpi sarebbe stata una bella impresa, lui scosse la testa

-          Non dovreste sapere neppure voi che sono qui, doveva saperlo solo Silente

-          Ma perché?

-          Perché domani mattina mio padre piomberà qui a scuola come un falco alla mia ricerca, cosa credi, che non si sia già accorto che sono scappato?

-          Ma perché qui?

-          Perché questo è l’unico posto dove posso nascondermi, dove altro potrei andare IO?

Lei annuì

-          Che ci facevate te e Potty qui? – domandò

-          Al quinto anno io e gli altri venivamo spesso qui prima che la Umbridge cominciasse con le sue stupide regole, forzare la serratura è uno scherzo

-          Per te…

-          È solo un incantesimo un po’ più complesso dell’Alohomora

-          Se lo dici tu

Altro silenzio, sembrava che la conversazione stentasse più del normale e lei sapeva che il biondo aveva bisogno di una bella notte di riposo se la mattina dopo voleva andare a parlare con il preside prima di suo padre.

In realtà, Silente non riceveva mai nessuno prima delle undici di mattina, tranne in casi eccezionali, ma ovviamente Lucius non avrebbe fatto sembrare questo un fatto eccezionale, quindi avrebbe rispettato l’orario facendo come se nulla fosse.

-          Hai bisogno di riposo – decide infine la riccia sistemandogli qualche cuscino dietro la testa

-          Smettila di fare l’infermiera e tornatene a letto assieme a Potty

-          E invece io rimango qui e anche Harry! – protestò vigorosamente la ragazza continuando a predisporre teli e la sua coperta col koala.

-          Vattene immediatamente a letto! – berciò la serpe facendo appello a quel poco di forze che aveva ritrovato

-          Neppure per sogno! Sei ferito e serve qualcuno che ti tenga d’occhio

-          Ti ho detto di andartene, non ho bisogno di una balia!

-          Decido io cosa fare di me stessa! – s’infervorò ancora la ragazza alzando un poco il tono di voce

-          Qui non ti ci voglio!

-          La scuola è un luogo pubblico, sto dove mi pare!

-          Vattene, meno hai a che fare con me, adesso, meglio è

-          Pff, stupidaggini – sibilò lei scocciata

-          Hai la stessa mania di Sfregiato di farti ammazzare prima dei vent’anni!

-          Sia quel che sia, io rimango qui!

-          Beh, se vuoi farti ammazzare sono fatti tuoi, non aspettarti che ti ringrazi per questo, però…!

-          Non mi aspetto niente da te, Malfoy! – continuò imperterrita lei – e comunque so badare a me stessa molto più di te

Il principe delle serpi aprì la bocca per dire qualcosa e la richiuse borbottando della testardaggine dei mezzosangue e delle loro pessime manie di autodistruzione.

-          Adesso stenditi e pensa a dormire – lo incalzò lei perentoria dopo aver ottenuto la sua vittoria

-          Smettila di trattarmi come un moccioso!

-          Dormi!

-          No!

-          Sentite un po’ voi due, ma la finite di fare questo baccano infermale? C’è gente qui che vorrebbe riposare! – questo era Harry, svegliato da tutto quel rumore

-          E anche tu, Potty, tornatene al tuo Grifondoro!

-          Non prendo certo ordini da una serpe come te… - ripose il moro con un accenno di sorriso, Draco sbuffò: aveva progettato di passare in quella Torre solo una notte e la mattina seguente sarebbe andato da Silente, nessuno si sarebbe accorto di niente e non avrebbe coinvolto nessuno e adesso si ritrovava lì con una specie di ipotetico Black che sonnecchiava, Potter che si lamentava del casino e la mezzosangue in rotta per diventare la copia speculare della McGrannit. Perché accidenti tutto non poteva andare liscio?

Anche se contro la sua volontà, si sdraiò sul pavimento mentre la Granger continuava a fargli segno di riposarsi, si accoccolò sulle coperte, spostò il braccio e un dolore terribile lo colse nuovamente, maledetto phantom!

Si sistemò un po’ meglio e chiuse gli occhi tentando di annullare tutto quello che lo circondava e di poter finalmente riposare in pace.

Beh, sembrava davvero che tutti ce l’avessero con lui, bello, si era messo a dormire e adesso aveva le narici piene del delicato profumo di borotalco della mezzosangue. Non andava mica bene! Come si fa ad addormentarsi in quel modo?

Storse la bocca sottile imprecando silenziosamente contro i casi avversi della vita e fu allora che sentì una mano calda e tranquilla scorrergli tra i capelli cercando di farlo rilassare.

Domandare chi fosse era prettamente inutile.

Anche perché lo stava facendo.

Eppure era come se riuscisse a leggere della tenerezza in quel gesto che non vedeva, come se avesse il potere di placare i suoi dubbi, di quietare le sue paure e donargli un sonno tranquillo.

Non parlò.

Aveva paura che quell’attimo di tranquillità cessasse, che lei se ne andasse, anche se era il primo a pensare che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.

Era egoista. Egoista e confuso perché voleva mandarla via perché non fosse coinvolta e allo stesso tempo desiderava che rimanesse lì con lui a coccolarlo.

Quando mai un’altra ragazza l’aveva fatto?

Non lo rammentava: Pansy di sicuro no perché se ne andava dalla sua camera non appena aveva terminato la loro dose giornaliera di attività fisica. Tutte le altre neppure perché in genere non dava loro il tempo di perdersi in certe fantasie e in certe gentilezze. E anche quando avevano terminato, il più delle volte le metteva alla porta che si stavano ancora rivestendo, singhiozzanti, inconsolabili.

Le loro lacrime non erano come quelle che la Granger aveva versato per Weasley.

E neppure come quelle che le erano rotolate a tradimento sulle guance la sera prima di partire.

C’era qualcosa di diverso e indecifrabile nel rapporto speciale che lui e la mezzosangue avevano instaurato.

Lui e la Regina dei Gryffindor che era anche un po’ sua.

 

Cinque minuti dopo, il biondastro stava dormendo tranquillamente tra i cuscini della ex aula di Astronomia, la bocca leggermente aperta, il respiro regolare, i capelli sparpagliati e il braccio ripiegato sul petto che seguiva all’alzarsi e l’abbassarsi del torace.

Hermione gli sorrise dolcemente, continuando ad accarezzargli la fronte come ad un bambino.

Povero Malfoy, per una volta era davvero una vittima… vittima della smania altrui e delle idee sbagliate, delle convenzioni e delle tradizioni: quanto marciume doveva esserci nel mondo dei Purosangue, i loro sangue millenario che scorreva nelle loro vene doveva ormai essere putrefatto…

Alla fine, lui aveva dimostrato di essere diverso ed era fuggito da tutto quello.

Non avrebbe mai creduto di vedere il giorno in cui un Malfoy (e Draco Malfoy in particolare) sarebbe fuggito da qualcosa, ma si era sbagliata.

E quella fuga non era un sintomo di debolezza, quelle ferite che portava che molti avrebbero etichettato come “spregevole” era invece un simbolo di coraggio, un segno che faceva onore perché lui non aveva ceduto, aveva lottato per quello in cui credeva ed era stato coerente con ciò che pensava, anche se non lo ammetteva.

C’era davvero da aver paura nei tempi che correvano.

Ma come si diceva nel film babbano di Mary Poppins, “con un poco di zucchero la pillola va giù!” e la vita era proprio uguale, era amara e terribile, ma bastava poco per riuscire a superare tutto questo, bastava poco per avere finalmente qualcosa di bello.

Sospirò sconsolata, ma chi glielo faceva fare di preoccuparsi così tanto per uno come Malfoy?

Beh, la risposta non la conosceva… e allora che continuasse.

 

*          *          *

 

Molti metri più in basso, precisamente all’ingresso principale della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una donna guardò il pesante portone chiuso che indicava l’accesso.

Qualche torre mostrava riflessi di luce delle fiaccole e delle candele, mentre il vento piegava le cime degli alberi millenari che circondavano la scuola e delimitavano la Foresta Proibita.

Il lago era increspato e in parte ghiacciato, mentre la neve copriva la maggior parte del paesaggio.

Che strano posto.

Fece qualche passo e si avvicinò al batacchio della porta per batterlo tre volte contro il legno. Quella era la meta che aveva bramato di raggiungere: finalmente era arrivata.

 

*          *          *

 

Every night in my dreams
I see you, I feel you,
That is how I know you go on

Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on

Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on

Love can touch us one time
And last for a lifetime
And never let go till we're one

Love was when I loved you
One true time I hold to
In my life we'll always go on

Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on

There is some love that will not go away

You're here, there's nothing I fear,
And I know that my heart will go on
We'll stay forever this way
You are safe in my heart
And my heart will go on and on

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: eccomi!

Finalmente ho aggiornato per questo capito che, tra tutti, è senza dubbio uno di quelli che preferisco, anche se, come ho detto all’inizio, ero molto combattuta, il progetto originario, infatti, prevedeva che Draco diventasse un vero mangiamorte, solo che poi ho avuto pietà di lui (e di voi) e non l’ho fatto, sennò sapete che piste si faceva quello con la storia dei mangiamorte? Mica voglio trasformare la mia Hermione in una specie di Fromm !

Confessor di essere molto curiosa delle varie opinioni che avete su questo dodicesimo capitolo.

Se dovessi seguire la numerologia, come ho fatto per il precedente (e sto cominciando seriamente a credere che i numeri di questa storia non siamo un caso), il 12 rappresenta l’Uomo + l’Amore, quindi la persona innamorata o qualcosa di analogo e mi sembra che come numero ci stia benino…

Vabbè, le mie divagazioni sono coerenti quanto le risposte che posso dare ad una eventuale interrogazione di mate, quindi perdonerete la mia mente che vive su un altro pianeta immaginario dove passerei il mio tempo a scrivere, piuttosto che in questo mondo dove, sigh, devo studiare (me tapina).

Al prossimo post allora!

Un bacio a tutti quelli che stanno leggendo e seguendo questa fic, grazie mille per tutte le visite che mi avete fatto e per le recensioni che mi avete lasciato, siete fantastici!

 

luana1985: sono felice che la scelta del titolo (che occupa quasi più tempo dell’intera scrittura del cap perché secondo me il titolo è molto significativo) ti sia sembrata azzeccata, è bello sapere che non ho perso un pomeriggio invano… ç_ç

ehehe, anche io a volte quando studio mi faccio un giretto, così posso controllare tutto quello che m’interessa… ovviamente sono anche oltremodo felice che sia riuscita ad emozionarti, tra un po’ sono qui che mi emoziono pure io con il tuo commentvabbè, spero che questo cappy un po’ più rude del precedente ti sia piaciuto ugualmente, aspetto di sapere che cosa ti è sembrato, ciao e un bacio! Nyssa

 

Particular_Girl: già, evidentemente ho sfatato il mito della Umbridge-buona-a-nulla-tranne-che-a-rompere-le-scatole, un po’ quasi me ne dispiace perché in verità è il luogo comune che ho io di lei (la sua immagine invece richiama inevitabilmente la mia maestra delle elementari… >_>).

Sono molto felice che il passaggio lento del capito da svagato a un po’ più impegnato, anche se non troppo, ti sia piaciuto e anche la scena sulla Torre che è forse quella che fin’ora piace di più anche a me…

Spero che anche questo capito ti sia piaciuto nonostante sia un po’ anomalo rispetto ai precedenti e spero che mi dirai cosa te ne è sembrato… aspetto quindi, ciao! Nyssa

 

potterina88: me quasi in lacrime per quello che mi hai detto, sono commossa, non sai quanto mi ha fatto piacere leggere la tua frase “sei riuscita a far trasparire i sentimenti purissimi di entrambi”, mi emoziono! Grazie, grazie mille davvero!

Spero invece che in questo tormentato capitolo legato principalmente a Draco si veda tutta la sua battaglia interiore, per una volta non disputata per decidere cosa fare con la Granger…

Ciao e ancora grazie mille! Kiss, Nyssa

 

AuraD: “Propongo la fondazione del club "Aboliamo Lucius Malfoy dalla vita del figlio!" sono la prima iscritta! Lucius Malfoy è in assoluto il personaggio che detesto più di tutti, non mi va proprio giù, maledetto lui, è un padre degenere, un marito smidollato e fondamentalmente un idiota, oltre ad una serie di epiteti che forse è meglio non riportare per via della censura…

Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto e che abbia lasciato uno strascico di malinconia, effettivamente voleva proprio essere così… mi auguro che ti piaccia anche questo, ciao e un bacio! Nyssa

 

Shavanna: sono contenta che il cappy ti sia piaciuto e grazie per tutte le belle parole che mi ha scritto, grazie mille davvero… sono felice che tu mi dica di essere in grado di riportare la loro confusione, essendo io piuttosto confusionaria (e confusa, soprattutto) ho sempre paura di gettare in questo baratro anche chi legge…

Spero che il capitolo 12 ti piaccia e che mi lascerai un commento, ciao! Nyssa

 

piperina:  effettivamente penso che Draco sia dal punto di vista affettivo un personaggio molto solo e credo che sia questo che acutizza il suo brutto carattere, forse un po’ per difendersi…

Per quanto riguarda Lucius, lo detesto cordialmente, fosse per me sarebbe già giù da una rupe, sfortunatamente non posso distruggerlo così facilmente, ma di sicuro gli farò passare qualche bel momentino perché mi sta troppo qui…

Effettivamente per la scena della torre mi sono ispirata un po’ ai miei sogni romantici, ma sfortunatamente nel mondo umano non abbiamo torri di astronomia e gente simile a Malfoy, quindi devo accontentarmi di qualcos’altro…

Vabbò, spero che commenterai anche il mio cap 12 e mi auguro che ti piaccia quanto il precedente, aspetto di sapere cosa ne pensi! Un bacio Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la scelta della canzone sia stata azzeccata, personalmente quando l’ho sentita per la prima volta ho subito pensato che fosse l’ideale per questo capitolo, così ho fatto la mia follia quotidiana e ce l’ho messa… sono anche felice che questo sia il tuo cappy preferito, personalmente per il momento è lo stesso anche per me. La tua curiosità su Draco e i mangiamorte, invece, credo che sia stata sufficientemente esaurita in questo capitolo, anche se, come ho detto alla fine della storia, originariamente lui doveva diventarlo per davvero, vabbè, sono confusa ma non ancora pentita.

Spero che ti piaccia anche il mio nuovo capito e che mi lascerai un commento! Ciao e a presto! Nyssa

 

ninny: mi fa piacere che il capito ti sia piaciuto, spero che continuerai a leggere la mia fanfic e che ti piacciano anche questo e i prossimi! Dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa

 

MartyViper: eccomi, effettivamente capita anche a me ogni tanto di non poter andare su internet o di non avere tempo, so perfettamente… per i cappy, invece, devo ringraziarti di tutte le belle cose che hai detto e sono felice che tu sia curiosa per quello che accadrà. I misteri s’infittiscono eccome, forse un tantino e Draco mangiamorte devo ancora decidere se vederlo oppure no, chissà… per Blaise, invece, ehehe, vedremo cosa ne farò di lui, ma sono sicuro che farà la sua parte perché per me è un personaggio molto importante, anche se il suo contributo lo dà sempre in maniera del tutto personale, ma forse è questo che lo rende speciale ^^

Spero che i nuovi sviluppi di questo capitolo di piacciano e mi auguro che recensirai ancora la mia storia! Aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

 

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Capitolo 13
*** Aurora ***


Premessa: allora, devo cominciare mettendo di credits della canzone che ho pubblicato nel precedente post, anche se non credo che ce ne sia troppo bisogno visto che in pochi non conoscono la colonna sonora di Titanic… allora, diciamo anche che non sono p

Premessa: allora, devo cominciare mettendo di credits della canzone che ho pubblicato nel precedente post, anche se non credo che ce ne sia troppo bisogno visto che in pochi non conoscono la colonna sonora di Titanic… allora, diciamo anche che non sono proprio una fan sfegatata di questo film visto che ho passato dalla metà in poi a piangere come una fontana, quindi ho un rapporto strano, ma ammetto che la canzone è veramente splendida.

Il titolo è “My heart will go on” ed è cantata dalla mitica Celine Dion (*_*).

Bene, a questo punto vi lascio alla lettura del capitolo sperando che vi piaccia, ciao e un bacio a tutti,

Nyssa

 

*          *          *

 

Un raggio di luce insistente attraversò le pesanti tende blu di velluto che coprivano la finestra.

Draco Malfoy aprì lentamente un occhio per controllare la provenienza di quella luce fastidiosa quando voleva solo continuare a dormire fino alla mattina dopo.

Storse seccato la bocca e richiuse gli occhi cercando di ignorare il fascio luminoso che lo colpiva, impedendogli di riprendere sonno.

Ancora più disturbato, alzò definitivamente le palpebre scrutando la stanza accanto a sé.

Che tranquillità che c’era in quel luogo perfino alle prime luci di un’alba rosata che tingeva di un colore quasi magico le cime dei monti e le valli sulle quali si affacciava la finestra della vecchia aula di Astronomia.

Non senza uno sforzo che gli strappò un gemito di dolore, il biondo si alzò un poco, appoggiandosi ai cuscini malamente scomposti dietro la sua schiena per godersi lo spettacolo dell’aurora.

Solo allora si accorse che nella stanza non era solo.

Addormentata sul suo stomaco stava una mezzosangue diversa da come l’aveva sempre vista: delicata e fragile… e anche seducente.

La bella Caposcuola sospirava nel sonno con un braccio sotto la testa e i capelli ondulati rovesciati sulla coperta che lo copriva e su una porzione di pelle candida che sfuggiva alla protezione della ruvida stoffa; gli occhi erano chiusi e nascondevano quelle iridi dorate che troppo spesso, ormai, sapevano catturare il suo sguardo, la bocca socchiusa e il petto che si alzava ritmicamente col suo respiro caldo che sentiva poco distante.

Già che dormiva, decise di prendersi qualche libertà e osservarla in tutta calma senza che quella saltasse su come se avesse visto una tarantola con la frase di “Perché mi guardi? Mi sono venuti i capelli verdi?” proprio non riusciva a comprendere perché la gente desiderasse così tanto fissarla… una volta gliel’aveva davvero detto, che le erano venuti i capelli verdi, s’intende, e quella era scattata dalla panca andando a specchiarsi in una finestra e, ritrovandoli del suo solito colore, si era avventata sul responsabile di quella battuta, che nel frattempo rideva sopra i compiti di Incantesimi, con una serie di invettive che minacciavano vite terribili e vendette inesorabili.

Era comprensibile, quindi, che desiderasse darle un’occhiata con tutta calma.

“Come se non lo facessi tutte le volte che lei non se ne accorge”, sussurrò una voce dentro di lui punzecchiandolo, ma la mise subito a tacere in base a… già, a quale legge doveva fare riferimento? A quale regola?

Giusto!

Era bene conoscere il proprio nemico!

“…se tu lo chiami nemico uno che ti ha quasi salvato la pelle ieri sera e fasciato le ferite”, continuò il diavoletto saccente dentro di lui e Malfoy mandò allegramente a quel paese già di prima mattina quella poca coscienza che lo stare insieme a Blaise e alla mezzosangue gli aveva fatto nascere.

“Io ci sono già da prima!” protestò la vocina per niente contenta di essere messa da parte così facilmente.

Decidendo di ignorarla, lo Slytherin si lanciò nella contemplazione nella ragazza e a quel punto, perfino la seccante presenza dentro di lui se ne rimase zitta a seguire l’immagine di lei addormentata.

Decise che partire dai piedi era una cosa intelligente e analizzò i mocassini della divisa che la riccia portava anche quando non c’era lezione: un paio di scarpe basse di cuoio lavorato e finemente rifinito con la suola liscia, un po’ consumata dal suo passo svelto che percorreva i corridoi della scuola speditamente.

Indossava la divisa, decise quando una porzione della gonna a quadri entrò nel campo visivo assieme alle collant di lana nera, possibile che ci fosse qualcuno che ancora portava l’uniforme terminate le lezioni?

Beh, dopotutto doveva pur esserci un motivo se l’avevano chiamata la più brillante studentessa di tutta Hogwarts

“Anche se non è solo perché porta la gonna a scacchi e il maglioncino fuori dall’orario di scuola…” si premurò di precisare la coscienza.

Il pesante maglione grigio con la bordatura rossa e oro copriva il torace della ragazza nascondendo il seno e l’attaccatura della gonna, mentre la camicia bianca spuntava per il colletto dallo scollo a V e i polsini slacciati comparivano appena oltre il bordo del pullover.

Seguì ancora la linea del collo per ritrovarsi a contemplare il suo viso addormentato e i capelli color del cioccolato che mandavano bagliori caldi illuminati dalla luce mattutina.

Percorse ancora le spalle minute e poi lungo il braccio ripiegato sotto la testa.

C’era solo un problema.

L’altro braccio.

Pericolosamente vicino ad un punto dove di sicuro non sarebbe dovuto essere.

O almeno finché lei non avesse deciso di dare una piega più “intima” alla loro relazione: cosa del tutto improbabile.

Il codice rosso d’allarme si azionò automaticamente mentre nella sua mente si susseguivano le possibili soluzioni del problema, fino ad ora a quota 0.

E il problema più grave era che più fissava quella mano e meno riusciva a concentrarsi su come scongiurare l’inevitabile.

Poteva perfino contare lo spazio: erano 7 cm e 8 mm e sarebbe successo l’irreparabile.

Irreparabile per lei e per lui.

Perché lasciarsi andare in una cucina alle tre di mattina senza pubblico era un conto.

Ma adesso si parlava di un lasciarsi andare completamente diverso e, soprattutto, non sarebbe dovuto essere solo lui a lasciarsi andare… per di più lasciarsi andare a quel modo con Harry Potter, notoriamente migliore amico della Granger, che dormiva a due metri di distanza era tutto un altro paio di maniche!

E certo non perché si preoccupasse di quel che potesse fargli Potty se se ne fosse accorto!

No… i problemi erano ben altri… anche se non era consigliabile fare qualcosa del genere con Sfregiato ad almeno 100 metri di distanza, beh, meglio abbondare,  Quattrocchi ci andava sempre pesante con le vendette, facciamo 200.

 

Con calma Draco, rifletti e pensa a cosa fare, disse a se stesso mentre la coscienza annuiva convinta.

Allora… se ti alzi ancora un po’… no, da evitare assolutamente.

Se la svegli malamente, spostare il braccio mentre è ancora nel dormiveglia sarebbe un gesto automatico e accadrebbe comunque.

Che si poteva fare?

Da quando i problemi della vita erano come evitare l’inevitabile tragica fine che Potty gli avrebbe fatto fare quando lei si fosse svegliata e avesse preso coscienza di… e allora avrebbe urlato, se lo sentiva, faceva una scenata solo a vederlo senza camicia, figuriamoci in quello stato

E allora San Potter sarebbe giunto in suo soccorso, avrebbe capito cazzi per cozze (e il riferimento era totalmente casuale) e sarebbe finito in infermeria con un bel mal di testa allucinante da parte di entrambi gli esponenti del Grifondoro.

 

E non si prendeva certo tutte queste brighe solo perché era lei!

No, era solo per risparmiarsi un altro bell’incontro con la Chips prima che Silente ce lo spedisse di corsa dopo aver appreso della sua particolarissima fuga da Malfoy Manor e della nuova moda di farsi sfasciare la schiena da un phantom volante solo perché non si era ricordato in tempo della formula che gli avevano insegnato!

“Beh, vedi di fare qualcosa!” s’impermalì la coscienza che se ne stava lì ad aspettare.

 

La Granger atteggiò la bocca mentre lui continuava a litigarsi con se stesso sul da farsi senza giungere ad una qualsiasi conclusione possibile.

Alla fine, ancora combattuto, decise che quella era la cosa giusta da fare.

Sì, anche perché che alternative aveva?

E se fosse successo qualcosa sarebbe stata tutta colpa della mezzosangue che gli si era addormentata sopra senza riguardi per la sua schiena dolorante che per prima aveva detto di voler proteggere costringendolo poco dignitosamente ad andare a letto di filata e poi sistemandogli le coperte come ad un bambino in culla.

E allora, fatti suoi.

Beh, in parte anche suoi.

Ma la percentuale era decisamente impari.

 

Prese un bel respiro e, allungando un braccio, pungolò appena il grigio scuro del golf della ragazza.

Hermione sbatté qualche volta le ciglia riprendendosi dal sogno che stava facendo prima di essere svegliata.

Aprì definitivamente gli occhi cercando di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé, così diverso dalla sua amata camera da Caposcuola…

Girò un poco la testa intorno finché gli occhi dorati si posarono su quelli ben poco amichevoli del biondo Principe delle Serpi che la fissavano, le sopracciglia arcuate e un’espressione per niente vicina al “buon giorno”.

-          Ti sembra questo il posto dove addormentarti? – berciò lui ringraziando che, in tutte quelle manovre, lei non avesse considerato indispensabile spostare la mano sinistra in una posizione ben più pericolosa di quella dove già stava, anche perché rimanere tranquilli guardandola in faccia era tutto un altro conto che congetturare con lei addormentata.

Sulle prime la mora parve non recepire il vero significato di quelle parole e lo guardò ancora in faccia alla ricerca della risposta senza trovarla

-          Perché? – mormorò assonnata e, così facendo, puntellò la mano sinistra per stropicciarsi gli occhi con l’altra.

A quel punto i suoi neuroni ricominciarono a funzionare tutti d’un colpo, generando un sovraccarico nel cervello, già perché quella dove stava facendo forza per mettersi a sedere era una coperta, o meglio, la coperta era solo lo strato superiore perché sentiva perfettamente sotto il palmo della mano le ossa del bacino del biondo leggermente sporgenti

-          Sei in una situazione pericolosa, mezzosangue – ghignò la serpe: il “pericolo mal di testa” addormentato dietro la tenda era niente in confronto all’espressione spaesata della Granger quando, messa a fuoco la situazione, aveva abbassato sconcertata gli occhi continuando a tenere la mano esattamente dove stava.

Un Malfoy poteva gongolare?

Era un interrogativo che avrebbe potuto sottoporre a suo padre se Lucius non fosse stato completamente privo di senso dell’umorismo…

Il colorito della ragazza, comunque, era un pegno sufficiente per i dieci minuti buoni di panico in cui l’aveva precipitato appena sveglio.

La bella bocca sottile si deformò in un ghigno madre-in-malfoy quando lei ritrasse rapidamente la mano e se la nascose in grembo.

-          Cos’è, non riesci a starmi lontana? – sibilò e lei avvampò ancora di più

-          Non scelgo ho chiesto io di addormentarmi così – precisò senza convincere tanto neppure se stessa

Lui si limitò ad alzare le spalle senza tuttavia cancellare l’espressione trionfante dal viso.

Lei invece non seppe fare altro che continuare a guardare il parquet della stanza con aria imbarazzata senza l’ulteriore coraggio di guardarlo nuovamente in faccia.

Ma perché certe cose dovevano succedere proprio a lei?

-          Perché non mi hai svegliata prima? – borbottò contrariata che lui riuscisse a metterla così a disagio

-          Stavo cercando anche io di evitarti una situazione decisamente più imbarazzante – rispose candido – ma se ci tenevi così tanto ad andare avanti basta dirlo, posso sempre rimediare…

La parola “stupido” raggiunse attutita le orecchie del biondastro mentre lei si morsicava le labbra prima di ricoprirlo definitivamente di insulti un po’ ingiusti visto che lui aveva cercato di non metterla in imbarazzo.

Cos’era peggio?

Insultare uno che non se lo meritava o sorvolare sulle sottintese provocazioni che normalmente sarebbero state la causa di una bella paternale?

 

Due minuti di silenzio imbarazzato.

Le parole erano volate via assieme al sonno di entrambi.

-          E’ bella l’aurora – disse la ragazza guardando fuori della finestra lo splendido spettacolo

-          Sai mezzosangue, per una volta siamo d’accordo – annuì il biondo

-          Come va la schiena? – domandò alzandosi in piedi e voltandosi verso di lui che non rispose, mica poteva confessarle che gli bruciava quanto il sale sulle ferite!

-          Capisco – continuò lei inginocchiandosi accanto mentre lui si metteva faticosamente a sedere – dovresti smetterla col tuo stupido orgoglio, guarda che puoi anche dirlo che ti fa male – sbottò guardandolo male

 

Merda.

Ma perché vedeva sempre quel che non doveva?

Non andava mica bene quella posizione di svantaggio, e poi, perché doveva essere lui la vittima?

Fu un secondo: l’attimo prima stava rimuginando qualcosa guardando da una parte e quello seguente sentì le dita calde di lei che gli accarezava appena l’avambraccio sinistro dove spiccava il Marchio Nero.

Era strano, ma lei adesso sembrava completamente un’altra persona… lo sguardo vacuo, gli occhi lucidi e i movimenti gentili mentre, senza imbarazzo, lo sfiorava appena.

Quanto era strana la vita.

-          Sai, nonostante tutto quello che ho detto, sono contenta che tu non sia diventato un Mangiamorte… - sollevò lentamente lo sguardo dorato su di lui e la serpe si accorse delle lacrime che minacciavano di sgorgare e che già velavano i suoi occhi brillanti.

Si sentiva in colpa a vederla in quello stato così vulnerabile e, allo stesso tempo, preoccupata ma felice.

Nessuno era mai stato felice o orgoglioso di lui a parte suo padre, ma se al suo posto ci fosse stato chiunque altro sarebbe stato uguale, l’unico orgoglio di suo padre era di avere un figlio che portasse avanti l’antico nome dei Malfoy.

No, nessuno.

Fino ad ora.

Era una sensazione strana quella di essere importante per qualcuno.

E quando la Granger faceva così, lui si sentiva davvero importante per lei…

Aprì gli occhi e la vide ancora intenta a fissare i segni scuri e confusi sul suo braccio e a toccarli appena, con reverenza.

 

Hermione tracciò l’ultimo segno sulla pelle candida di lui che era ancora soprappensiero.

Lo vedeva lì come un gatto, solo e senza nessuno.

Aveva Blaise e nessun altro.

E adesso capiva quanto stretto era il loro legame.

Malfoy era un anima solitaria, forse più di quanto volesse: non aveva affetti a circondarlo, persone a confortarlo, sentimenti a supportarlo.

Aveva solo se stesso e mille anni di tradizione da portare avanti.

Doveva fare i conti con un padre Mangiamorte, una madre altezzosa e snob, uno status sociale, simboli fragili come bicchieri di cristallo che minacciavano di infrangersi ogni momento.

E lui non lo permetteva perché era legato al suo nome e lo rispettava.

Era una cosa importante rispettare il proprio nome.

C’era stato un periodo in cui lei l’aveva quasi rinnegato: quando l’avevano chiamata mezzosangue, quando le aveva detto che doveva morire, che per lei non c’era posto né in un mondo né in un altro, intrappolata a metà tra due realtà così distanti.

Aveva odiato che i suoi genitori fossero babbani e che non potessero capire il suo tormento.

Aveva invidiato i purosangue e i babbani, tutto pur di non essere una mezzo e mezzo che non sapeva da che parte stare: fare il babbano era facile, fare il purosangue pure.

Fare il mezzosangue era un inferno e lei lo sapeva.

Ma perfino uno come Malfoy che era purosangue da generazioni aveva le sue magagne e, forse, ben peggiori delle sue.

Nonostante tutto lei aveva una madre e un padre che non vedevano l’ora di riabbracciarla, che gioivano dei suoi successi e si congratulavano con lei.

Chi aveva Malfoy?

Un cumulo di lapidi che non gli davano alcun calore e che, anzi, gli toglievano quel poco che riusciva a crearsi da solo.

E le dispiaceva per lui.

Non avrebbe dovuto affezionarsi così tanto al Principe delle Serpi perché era un bastardo fino in fondo, perché ci sarebbe stata male, di nuovo.

Non voleva soffrire.

Era terribile.

E nessuno l’avrebbe compresa.

Di nuovo.

Ma come non si era scelta da che parte del mondo nascere, neppure adesso aveva potuto scegliere, o forse l’aveva fatto inconsapevolmente.

Era orribile non poter decidere da sé, lo sperimentava in quelle cose e immaginava cosa dovesse essere la vita di Daphne, di Neville.

Ma anche lei ne aveva molte di complicazioni perché Draco Malfoy non era certo la persona migliore di cui andarsi ad innamorare…

Già, era successo, e allora?

Che avesse scelto senza saperlo o che fosse successo e basta, cosa cambiava?

Che così fosse, ma sarebbe continuato tutto come prima: non gliel’avrebbe detto, non glielo avrebbe fatto capire.

Da quanto?

Boh, chissà…

Da poco l’aveva scoperto: lui l’aveva cercata e lei era andata, senza problemi, senza pensieri, quelli erano venuti dopo.

E poi l’aveva visto tornare con la schiena lacerata, il braccio segnato e portando con sé un bambino da difendere: Draco Malfoy non aveva desiderato la morte neppure per un istante e per questo lo rispettava, anche se rispettare una serpe era qualcosa di strano, lui voleva andare avanti e continuare, combattere e dimostrare qualcosa.

Chissà cosa.

Chissà se ci sarebbe riuscito, a testardaggine non lo batteva nessuno, neppure il caro Lucius.

No, lui aveva visto il Marchio, l’aveva fronteggiato e aveva deciso di vivere come gli pareva, strafregandosene da vero Draco Malfoy.

Non aveva avuto crisi di personalità in quel momento.

Aveva lasciato la sua casa, la sua famiglia, avrebbe combattuto per quel bambino, lo sapeva; perché lo aveva promesso e perché era un motivo per andare avanti.

E lei sarebbe stata con lui.

Sarebbe stata lo scudo invisibile che l’avrebbe aiutato senza che lui se ne accorgesse perché, se l’avesse fatto, non gliel’avrebbe mai perdonata.

Era innamorata.

Di Draco Malfoy.

E innamorarsi significava fare delle follie e desiderare la felicità più grande per la persona che si ama.

Desiderava che lui fosse felice.

La sua gioia era vederlo andare avanti senza cedimenti.

La sua felicità avrebbe potuto aspettare.

Forse per sempre.

Gli lanciò un’occhiata.

Era stupido innamorarsi di Draco Malfoy.

Ma almeno lei poteva stargli vicino come amica.

Eccolo lì, il suo piccolo segreto.

 

*          *          *

 

Seraphin Black attraversò la stanza verso la tenda che separava il posto dove dormiva da quello dove era stato portato quel tipo strano che l’aveva fatto scappare da Malfoy Manor.

Chi era?

Si stropicciò gli occhi e si diresse verso la ragazza che lo aveva messo a dormire assieme a quell’altro personaggio strano che si chiamava Harry Potter e che non era capace di raccontare le favole.

 

Hermione vide la piccola figura del bambino portato da Draco entrare da dietro la tenda e si voltò mentre questo si avvicinava a lei.

Anche Draco si fermò a guardarlo, studiandolo come la sera precedente, di fretta e con ben altri pensieri, non aveva potuto fare.

Che fosse un Black, su quello non c’erano dubbi perché aveva il colore scuro di capelli tipico di tutti i membri della famiglia, tranne che su sua madre e di sua zia Andromeda.

Quando smise di fregarsi gli occhi, vide che questi erano di un brillante blu che spiccava in contrasto col color pece dei capelli; non avrebbe saputo dargli un’età, pressappoco quattro o cinque anni, forse sei.

Che dire, così piccolo e già tristemente mischiato con quel giro di morte.

 

Hermione gli tese una mano e il bambino si avvicinò sedendosi accanto a lei e piantando gli occhioni in faccia al biondo

-          Tu chi sei? – chiese alla serpe con la curiosità tipica dei bambini

-          Mi chiamo Draco Malfoy – borbottò lo Slytherin, per niente contento che gli ponessero delle domande del genere

-          E tu? – gli domandò la mezzosangue – come ti chiami?

-          Seraphin, Seraphin Black – annunciò giulivo il bimbo – ma Ransie mi chiamava Fin

-          Ransie? – esclamarono all’unisono i due

-          Mia sorella – spiegò, Hermione annuì mentre Draco cercava di ricordava l’albero genealogico di sua madre e da quale ramo venisse questo Black – alla “zia” Bellatrix però Ransie non piaceva – decretò cupo – e neppure il mio nome, diceva che non andava bene per uno come me

-          La zia Bellatrix? – chiese preoccupato Draco che già si vedeva una relazione adulterina di sua madre che, messo al mondo un bambino, gli aveva dato il proprio cognome da nubile

-          In realtà non è proprio mia zia, però lei voleva che la chiamassi così… - specificò – con mia sorella era molto cattiva, voleva a tutti i costi che “abortisse”. Che cosa significa “abortisse”? – domandò alla ragazza bruna.

Hermione guardò preoccupata Draco

-          Tua sorella aspettava un bambino? – gli domandò con dolcezza, lui annuì giulivo

-          Sì, mi aveva detto che a Pasqua sarei diventato zio! – sembrava così contento

-          E adesso dove è tua sorella? – gli chiese Draco

-          Non lo so, la zia Narcissa ha portato via me e anche Ransie, ma non so lei dove sia finita

-          Mia madre è tua zia? – Fin parve momentaneamente confuso da quel piccolo intrico di parentela

-          No! – decise infine – anche lei si faceva chiamare così come la “zia” Bellatrix, però a me zia Narcissa stava più simpatica di quella megera perché si preoccupava del bambino di mia sorella

Giusto, decise Draco, non si è preoccupata del proprio figlio e quindi, per scaricarsi la coscienza lo fa con i figli dei prigionieri dei mangiamorte

Ma perché diamine quel bambino era a Malfoy Manor, evidentemente prigioniero?

-          Da quanto tempo eravate al castello? – chiese il biondo cercando di fare luce sulla vicenda

-          Tre mesi – disse segnandoli sulle dita – da ottobre, lo so perché la zia Narcissa mi ha detto che tra una settimana è Natale! – sembrava contento anche di quella piccola cosa…

-          Come mai eravate prigionieri? – chiese ancora il cercatore verde-argento, il bimbo scosse la testa

-          So che volevano far fare un altro bambino a mia sorella, ma lei non poteva perché ne aveva già uno, per questo dicevano che doveva “abortire”

-          Come si chiama di cognome tua sorella?

-          Black DeLaci, è sposata – beh, era un indizio…

-          E con chi? – chiese Hermione

-          Con mio “cognato”, ha un nome strano, si chiama Alerei DeLaci – Draco si sedette diritto ignorando il dolore

-          Conosci questo Alerei? – gli domandò la mora, lui annuì

-          È una famiglia purosangue molto famosa e facoltosa, hanno perfino un titolo nobiliare babbano, credo che siano marchesi o conti… - Hermione accennò col capo

-          Ransie diceva che Alerei era molto felice del bambino, speravano che fosse una femminuccia, io volevo che fosse maschio così poi giocavamo a quidditch assieme…

-          Davvero? – disse accondiscendente la riccia che coni bambini sapeva farci sicuramente più del biondastro

-          Sì, la volevano chiamare Honor DeLaci, ma poi ci hanno rapito… Ransie dice che mamma e papà saranno molto preoccupati

-          Come si chiamano i tuoi genitori?

-          La mamma si chiamava Bryanna e il papà Zachariah

-          Zachariah Black? – chiese Draco con aria sconvolta, il bambino annuì

-          Conosci anche questo? – domandò Hermione

-          Dovresti conoscerlo anche tu – specificò lui – è un Auror molto famoso, il capo della Divisione Speciale – lei annuì – ma c’è dell’altro – aggiunse e poi fece un gesto enigmatico, come se non potesse parlarne, di che si trattava?

-          Non ricordavo che Zachariah avesse avuto figli – aggiunse ancora il figlio di Lucius

-          Me e mia sorella! – disse il bambino – anche Ransie ha studiato a Hogwarts

Lo sguardo d’intesa che i due studenti si rivolsero lasciava intendere che avrebbero sicuramente fatto qualche ricerca a proposito di questa tipa sconosciuta.

 

Harry Potter fece il suo ingresso trionfante nella conversazione scandendo un “Buon giorno” intercalato da sbadigli e si presentò al resto del mondo con la maglia di traverso e i capelli sparati, gli occhi ancora assonnati

-          Questo posto è uno schifo per dormire – si lamentò massaggiandosi la schiena

-          Senti chi parla… - sbottò Malfoy che oltre a trovare scomodo il posto aveva qualche problema aggiuntivo che, in confronto, la minaccia dell’effetto serra era una bazzecola

-          Guarda che sei tu che ti sei portato via tutti i cuscini per la tua cuccia!

-          Io non dormo in una cuccia! – sbraitò ancora il Principe degli Slytherin

-          Quello che è!

-          Quattrocchi!

-          Furetto!

-          Idiota!

-          F…

-          Silenzio!

Questa era la Granger che di sentire la solita storia già di prima mattina non ne aveva voglia, c’era ancora tutta la giornata davanti per insultarsi, avrebbero sicuramente potuto farlo in un altro momento senza che le orecchie innocenti di un bambino dovessero ascoltare la sequela di improperi che quei due si rivolgevano ogni volta che si incrociavano per strada…

-          Harry, smettila immediatamente, Malfoy, vestiti!

-          Vorrei sapere con cosa… - sbuffò il biondo e altrettanto fece la mezzosangue

-          Harry, togliti la camicia e fagli mettere quella…

-          SCHERZI?! – fu il commento in coro del Grifondoro e del Serpeverde

-          Non gli darò mai la mia camicia!

-          Non metterò mai la camicia di un grifone!

-          SILENZIO E NIENTE STORIE! – disse autoritaria lei – Harry, vedi di filare prima che ti faccia scontare tutte le punizioni che ti ho risparmiato – Potter abbassò tristemente la coda, sapendo che, se voleva, lei poteva essere terribile – Malfoy! Meno storie, spiegami cosa ti metti per andare da Silente?

-          Che ne so?

-          Non è una risposta adeguata! Se vuoi vestirti o la camicia di Harry o la pelle, così potrai mostrare alla scuola tutte le tue belle ferite

-          Nemmeno per idea!

-          E allora mettiti questa camicia!

Draco si voltò verso Sfregiato e lo fronteggiò cupamente

-          Potter, tu non sai quanto mi fa schifo – disse piano

-          La manderò al macero appena me l’avrai restituita – rispose il bambino sopravvissuto, dopodiché gli porse l’indumento, si rinfilò la maglia e aspettò che il biondo si vestisse.

 

*          *          *

 

Mezz’ora dopo erano tutti in attesa davanti all’ufficio di Silente.

Portare il biondastro fin lì era stata un’impresa tutt’altro che facile visto che la serpe si reggeva a malapena in piedi, Potter si rifiutava di aiutarlo e Malfoy stesso non voleva essere aiutato.

Così era toccato a lei, anche perché Fin, con tutta a buona volontà, più che portare qualche borsa non poteva fare… in compenso trotterellava attorno a loro meravigliandosi di ogni posto dove passavano e mandando gridolini di gioia alla vista di questa o quella cosa e riconoscendo i luoghi di cui sua sorella doveva avergli raccontato.

Lo strampalato quartetto vide spuntare Silente dalle scale che, come li notò, fece loro cenno di salire e accomodarsi, così, mentre Fin si sedeva sulle ginocchia della Caposcuola, Draco cercava di assumere un’aria seria in poltrona e Harry si dedicava a qualche carezzina a Fanny, il preside li studiò uno a uno

-          Signor Malfoy, mi stupisce trovarla a scuola credevo che trascorresse le sue vacanze a casa

-          Così doveva essere – disse

-          E come mai si trova qui

Draco fece un grosso respiro cercando di racimolare quel tanto di coraggio per abbattere l’ultimo muro e chiedere ospitalità proprio a Silente.

Gli raccontò la storia, depurata ovviamente di tutti i suoi pensieri, gli disse di Seraphin e di sua madre e vide il vecchio mago sorridere quando riportò grossolanamente le parole di Narcissa, poi gli disse anche del phantom e per finire del suo arrivo a Hogwarts.

-          Non farò domande circa la presenza di voi grifondoro alla ex aula di Astronomia – si premurò di precisare l’uomo e fu a quel punto che Malfoy gli chiese di poter restare.

Gli disse di suo padre e del fatto che non condividesse i suoi ideali, della sua folle idea, dei mangiamorte, del suo futuro.

Hermione trattenne il fato mentre aspettavano il verdetto.

E Silente capì.

Come aveva sempre fatto.

Con Harry e con tutti gli studenti che si erano rivolti a lui, da Tom Riddle a Minerva McGrannit, da Rubeus Hagrid a Draco Malfoy.

Sorrise al biondo e annuì

-          Puoi restare – acconsentì – anche se forse non è il caso che ti faccia vedere in giro per la scuola – Malfoy annuì

-          Mi sistemerò in qualche posto e aspetterò che guariscano le ferite, farò finta di tornare come da programma – l’altro scosse la testa

-          Cosa vuoi che dica a tuo padre?

-          Che non sono qui. – annuì ancora

-          Al momento credo che dovrò alloggiarti alla Torre di Astronomia che, intanto, non è molto usata durante le vacanze; non è una sistemazione molto comoda, ma sfortunatamente abbiamo un ospite e la Torre Nord è occupata.

I tre ragazzi si guardarono vicendevolmente alla ricerca di una risposta: chi era il misterioso ospite.

-          Vorrei però che prima ti facessi vedere da Madama Chips per quelle ferite. Preferirei che tu rimanessi in infermeria, ma mi rendo conto che ciò potrebbe compromettere la tua copertura. Il signor Potter e la signorina Granger potranno venire a trovarti, se lo desiderano, farò però in modo di precludere l’accesso ad altri.

Harry ed Hermione annuirono.

-          E adesso passiamo all’altro problema – ovvero Serpahin; Hermione non avrebbe saputo dire perché, ma notò quasi un lampo di tenerezza nei vecchi occhi azzurri del rettore, come se conoscesse quel bambino o qualcuno a lui molto vicino. – Ti ricordi di me, Fin? – gli chiese chinando il capo, il bambino annuì

-          Certo! Tu sei il maestro del mio papà e della mia sorellina!

Silente rise mentre gli altri si guardavano perplessi

-          Conosco questo piccolo diavoletto da quando era più o meno grande così – e accennò ad una ventina di centimetri con le mani – e ho insegnato a suo padre e a sua sorella quando studiavano da noi: un Grifondoro e una Corvonero eccellenti – ammise lasciandosi trasportare – che cosa ci fa qui con voi? – domandò

-          Non so molto – cominciò Draco – ma prima di lasciare Malfoy Manor mia madre me l’ha affidato chiedendomi di proteggerlo dai mangiamorte e lui stesso ci ha detto che lo hanno tenuto prigioniero tre mesi al castello assieme a sua sorella Ransie, ma non abbiamo saputo molto…

-          Capisco – disse cupo il preside e tutti gli studenti ebbero il sospetto che non avesse detto tutto

-          Professore – intervenne ancora Malfoy – è vero quel che si dice su Zachariah?

-          Non so risponderti – ammise il preside – ma non credo che sia proprio così

Harry ed Hermione guardarono Malfoy trasformare l’espressione del volto in una maschera di rabbia, ma non sapendo a cosa si stesse riferendo, preferirono tacere.

-          Vorrei che rimanesse con me – aggiunse infine alzando gli occhi e mostrando uno sguardo determinato, Silente annuì

-          Lo alloggerò con te alla Torre, farò portare su due letti. Signorina Granger – disse poi rivolto alla Caposcuola che si raddrizzò sulla sedia – la prego di prendersi cura di questo diavoletto – e sorrise all’indirizzo del bambino – credo che si sentirà molto solo e avrà bisogno di qualcuno che sostituisca la figura di sua madre e di sua sorella

-          Cercherò – rispose la riccia annuendo seriamente

-          Vi pregherei anche di non fare parola della questione ai vostri compagni – proseguì –potrebbe essere più pericolosa di quanto si pensa… nel frattempo vedrò di trovare una soluzione per quando ricominceranno le lezioni.

I due grifoni annuirono.

 

La McGranitt irruppe nella stanza un po’ scomposta, chiuse la porta dietro di sé e studiò attentamente i tre studenti e il bambino sulle ginocchia della Caposcuola.

-          Albus – disse piano – c’è Lucius Malfoy che aspetta di essere ricevuto

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: ebbene sì, la trilogia di capitoli strettamente collegati è finita, dal prossimo si entra nel vivo della vicenda, ovvero nella parte centrale.

Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che mi lascerete un commentino, sono curiosa di sapere cosa ne pensate a proposito (come sempre :P).

Ciao a tutti!

 

ninny: ecco qui il seguito, spero che ti piaccia come i capitoli precedenti, purtroppo per scoprire chi è quella donna bisogna aspettare ancora un pochino, ma presto ricompariranno lei e tutti gli altri personaggi… ciao e alla prossima! Nyssa

 

Summers84: il bambino riscuote successo e spero anche la mia fc… mi auguro che questo tredicesimo cappy ti sia piaciuto e che mi dirai che cosa ne pensi! Ciao e al prossimo post! Nyssa

 

luana1985: mi fa piacere che il mio capitolo sia stato un buon regalo per la riuscita del tuo esame, complimentissimi per la vittoria!!! Mi auguro che anche questo ti porti altrettanta fortuna. Eh già, la cura dei titoli è una cosa importante nella storia, spero che i collegamenti che mi portano a metterli non siano così campati per aria…

Ecco qui il capitolo 13. Spero che ti piaccia, un bacio! Nyssa

 

Shavanna: eh già, Herm ha fatto la sua follia e a qualcosa è servita visto che ha praticamente salvato due vite: quella di Fin e quella di Draco (e non è poco). Anche Harry ha dato il suo contributo, credo proprio che da questo momento in poi abbia capito davvero cosa sente Hermione (finalmente).

Spero che anche questo capitolo ti piaccia, ciao! Nyssa

 

potterina_88: sì, forse lasciare Draco mangiamorte solo in parte è stato migliore, probabilmente non avrei retto neppure io un biondastro totalmente sottomesso a Tu-Sai-Chi… ed Herm, giustamente, ha fatto la cosa giusta, come al solito, grandissima Herm! Sono contenta di aver reso bene la scena della bruciatura, credo che diventare un mangiamorte sia una cosa straziante sia nell’anima che nel corpo. Eppoi hai detto bene, il cuore di una mamma non si smentisce mai.

Ecco qui che in questo capito si scopre qualcosa di più su Fin e la sua famiglia, anche se ci vorrà ancora qualche cappy per rimettere tutti i tasselli al loro posto.

Mi auguro che ti sia piaciuto anche questo capitolo 13, aspetto di sapere che cosa ne pensi, un bacio! Nyssa

 

AuraD: la parte Daph/Nev arriverà da un pochino, mi servono ancora un paio di cappy per riportare tutto alla semi tranquillità (come se in HP si sia mai stati tranquilli), ma ti assicuro che quei due torneranno presto. Eh già, Cissy ha rivelato le sue carte e ha dichiarato quel che pensa, un po’ la compatisco come mamma, ma penso che abbia fatto la cosa giusta.

Spero che questo nuovo capito ti piaccia come i precedenti e aspetto di avere una tua opinione! Ciao e a presto! Nyssa

 

MartyViper: addirittura capolavoro? Wow, non credevo di aver scritto chissà che, ma la cosa mi riempie di gioia e ti ringrazio tantissimo! Sono contenta anche che le mie idee sembrino originali, ho sempre paura di scrivere qualcosa che magari hanno già scritto altri e io non lo sapevo… a volte capita e così si arriverebbe a pensare che uno abbia plagiato l’altro. Mi fa comunque piacere che questo non sia. Ehehe, in questa fic le parentele sono tutto, hai avuto buon occhio, è proprio un Black, ma tutta la sua storia arriverà tra qualche capitolo in una circostanza mooooolto particolare, ihih.

Spero che anche questo nuovo capito ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un commento!! Grazie ancora e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: voi mi viziate sul serio! “Sublime talento da scrittrice” forse è un po’ eccessivo… ^^’ anche se la cosa mi fa mooolto, ma moooooolto piacere, quindi Grazie Mille davvero!

Già, Draco è un personaggio pieno di sorprese… sono contenta che il suo comportamento abbia riscontrato la tua approvazione e anche per la scena di addio tra i due.

Eh sì, capita anche a me, adesso per esempio devo andare avanti con la storia e i miei prof mi hanno riempita di verifiche, uffi, quindi capisco perfettamente se non hai tempo per recensire, io trovo a stento quello per pubblicare :P.

Beh, spero che questo ultimo aggiornamento ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un nuovo commento. Ciao e a presto! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: eh sì, la mia mente sta lavorando parecchio per mettere assieme tutta la storia, ma con tutte le recensioni che mi lasciate e i bellissimi commenti che mi scrivete, sono molto felice di continuare ^^

Già, Fin e quella donna sono due personaggi molto particolari che presto compariranno insistentemente nella vicenda, ma non mi lascio andare ad ulteriori spoiler…

Aspetto di sapere cosa pensi di questo aggiornamento numero 13, ciao e un bacio! Nyssa

 

piperina: sono molto contenta che il capito ti sia piaciuto e prima che mi dimentichi, saluta Ilaria da parte mia, so cosa significa studiare… sigh, quindi immagino quanto ci sia da lavorare all’uni…

Ehehe, il momento che Draco viene marchiato è qualcosa di sacro, mi si sono applicata parecchio perché doveva sembrare qualcosa di terribile e a quanto pare ci sono andata abbastanza vicina, meno male…

Fin invece è uno dei nuovi misteri, la new entry di questo capitolo, per così dire e Narcy è una maga, l’ha fatto uscire dal mantello, ovvio no? Per Bellatrix, invece, spero anche io che l’ammazzino, anche se io non ho mai fatto il suo nome :P

Eh, sì, effettivamente volevo mettere anche una scenetta di gelosia, ma poi il cappy si sarebbe allungato un pochino troppo e allora ho lasciato solo qualche riferimento, vedo che tu te ne sei accorta, già, Draco ci resta un po’ quando li trova lassù, chissà che pensa, quello vede solo le cose o verde o argento, niente vie di mezzo… probabilmente ha pensato davvero il peggio, ma Harry è il migliore amico di Herm, quindi no problem (a parte per lui, chiaro ^^), Harry invece, come dicevano in una fic, dà il meglio di sé dopo mezzanotte, mi sono ispirata a quello.

Sono anche oltremodo felice che i pensieri di Draco ti piacciano e ti ringrazio per tutte le cose splendide che dici della mia fic, anche se, se dovessi stare a ringraziarti ad una per una, probabilmente scriverei un papiro anche io… Vabbè, aspetto il tuo prox commento, ciao e un bacio a te e a Selene!!! Nyssa

 

 

 

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Capitolo 14
*** Lucius, il diavolo ***


Silente annuì alla vicepreside, Malfoy si lasciò scappare un’imprecazione beccandosi un’occhiataccia della prof e il cuore di Hermione perse un colpo

Premessa: allora, devo fare un dovuto tributo a una persona che ho nominato nel capitolo ed è “Ransie”… il nome, forse qualcuno se ne sarà accorto, è tratto appunto dal manga “Ransie la strega”, un’opera veramente stupenda, mi sembrava quindi giusto lasciare qualcosa in suo onore visto che Koi Ikeno ha fatto tanto per me…

Bene, dico anche che mi è spiaciuto lasciare la narrazione a metà, però anche questa volta, rischiava di venire un super capitolo troppo lungo per me e per tutti.

Spero che anche questo capitolo  14 (numericamente sarebbe l’Uomo+la Natura, anche se io il 4 lo considero proprio “I serpenti” per una mia distorsione mentale, quindi azzeccatissimo al personaggio pilota del cappy) vi piaccia e mi auguro che mi lascerete un commentino…

Baci a tutti!

Nyssa

 

*          *          *

 

Silente annuì alla vicepreside, Malfoy si lasciò scappare un’imprecazione beccandosi un’occhiataccia della prof e il cuore di Hermione perse un colpo.

-          Non preoccuparti – disse ancora il preside – abbiamo affrontato pericoli peggiori

Così facendo fece un gesto con la mano e il quadro sulla parete da dove era uscita la professoressa quella notte si riaprì, mostrando una nicchia nella spessa parete di pietra.

-          Signor Malfoy, la prego di nascondersi qui in attesa e di tenere con sé anche il piccolo Serpahin

-          No! – gridò il bimbo – io non voglio lasciare Mione! – disse facendo i capricci

Ecco, rifletté il biondo, ci mancava solo un bambino dispettoso con la pessima abitudine di tutti di Black di non riuscire mai a stare senza una donna, sbuffò all’indirizzo della mezzosangue che lo aveva viziato troppo rivolgendole uno sguardo significativo

-          Signorina Granger, la prego, rimanga con lui – intervenne la prof di Trasfigurazione, la ragazza annuì e i tre si nascosero dietro la tela osservando la scena nello studio attraverso il tessuto che dall’altra parte sembrava dipinto

-          Signor Potter – continuò ancora l’Animagus, - mi segua – e fece strada attraverso le scale a chiocciola che conducevano al piano superiore della libreria per poi spostare uno scaffale e farlo scappare.

-          Vai a chiamare Lucius – decise infine il preside, preparandosi in panciolle sulla sua poltrona mentre gli altri rettori alle pareti gli lanciavano sguardi di disapprovazione o segni di assenso, Armando Dippet gli gridò che era un oltraggio far stare assieme un purosangue come Malfoy con una sudicia mezzosangue, ma Silente li mise tutti a tacere con un’occhiata all’arrivo del biondo padre di Draco e i ritratti parvero tutti molto impegnati a discutere delle condizioni del tempo e dell’ultima punizione assegnata da Piton.

-          Lucius – esordì alzandosi in piedi

-          Professor Silente – ribatté rigido l’altro

-          Prego, accomodati, stavo giusto finendo di discutere del ballo con la professoressa McGranitt – annunciò per giustificare il ritardo

-          Mi rendo conto che debba creare molto fermento l’organizzazione con così poco preavviso… - il vecchio mago annuì e Draco, dall’altra parte del quadro, gli lanciò un silenzioso insulto a fior di labbra beccandosi un pizzicotto della mezzosangue sul braccio sano, per poco Fin non si mise a ridere e dovettero coprirgli la bocca prima che il Mangiamorte lo sentisse;

-          Non mi aspettavo una tua visita – annunciò ancora

-          Effettivamente… - scandì duro Lucius Malfoy – sono passato per porgerti i miei auguri di Natale, vorrei invitarti al grande ballo di Natale a Malfoy Manor

-          Ti ringrazio dell’offerta – annuì – ma sono costretto a declinare, tutti questi banchetti non aiutano certo la mia digestione e non sono un granché a ballare, per non dire che ho dei doveri nei confronti dei miei studenti per il giorno di Natale…

-          Capisco – annuì il biondo tirando un sospiro di sollievo – volevo anche parlare di mio figlio, se non ti spiace – Silente scosse la testa come se si trattasse di un normale colloquio genitori-insegnanti

-          Draco è uno studente brillante e volenteroso con grandi doti magiche che rende molto bene e il suo profitto è in crescita – disse controllando la scheda sulla sua scrivania e porgendola al padre del ragazzo

La serpe rise a rammentare come il suo calo fosse stato praticamente dimenticato, sostituito da un “profitto eccellente” come stava continuando a blaterare il vecchio, la mezzosangue si premurò di fargli notare nuovamente il suo disappunto.

-          Sono molto orgoglioso di lui – disse più viscido che mai suo padre

-          Sono sicuro che le vacanze non potranno che giovargli – rispose il preside con tono da oratore – un buon riposo dopo un anno d’impegno è importante – e i due la tirarono ancora avanti sulla necessità e le virtù delle vacanze – e a proposito – aggiunse – come sta?

Draco avrebbe detto che suo padre in quel momento si stesse mordendo la lingua

-          A dire il vero è questo il problema – annunciò – mio figlio è scappato!

-          Terribile! – aggiunse con la sua voce profonda l’ex Grifondoro – spero che abbiate informato le autorità – l’altro annuì

-          Ho tuttavia qualche sospetto che si sia intrufolato qui a scuola

-          Costituirò subito un gruppo di ricerca – propose il mago

-          Non è il caso, mi limiterò a controllare io in qualche posto

Bastardo fu il commento che gli sussurrò Draco, ma questa volta Hermione non ebbe il coraggio di rimproverarlo

-          Chiederò al professor Piton di accompagnarvi – aggiunse il preside, - sono certo che potrà esservi di aiuto

Lucius si alzò e controllò la stanza fingendo di ammirare i presidi che lo salutavano facendo ciao ciao con la manina

-          Curioso questo quadro – disse poi all’indirizzo della tela che nascondeva il cantuccio dove i due ragazzi erano nascosti – come mai si trova qui? – domandò, Draco ed Hermione trattennero il respiro per timore che li trovasse, un piccolo gesto e Lucius si sarebbe accorto di loro

-          Avevamo pensato di aggiungere qualche dipinto agli ingressi delle Sale Comuni, Serpeverde per esempio non ha nessun quadro a guardia

-          Ricordo la parete spoglia – disse con falsità Malfoy padre

-          Questo è destinato a Tassorosso – precisò visto che il paesaggio bucolico poteva difficilmente essere spacciato per l’emblema di qualche altra casa – il Frate Grasso lo ha apprezzato molto quando ce lo hanno portato

-          Molto interessante – convenne

Piton apparve in quel momento sulla soglia accompagnato dalla vicepreside, fece un cenno a Silente e lanciò uno sguardo di pietra al biondo

-          Severus – disse appena

-          Lucius – rispose l’altro e lo scambio di battute terminò lì

-          Severus, ti prego di accompagnare Lucius al sotterraneo, deve recuperare alcuni effetti di suo figlio

Il responsabile della Casa verde-argento annuì e fece strada per i corridoi, perfettamente a conoscenza della presenza di Draco nella scuola, di cui la McGranitt l’aveva informato, ma decidendo che non fare domande circa la fuga dell’erede Malfoy fosse più saggio

 

*          *          *

 

La Sala Comune degli Slytherin era abbastanza tranquilla: Daphne Greengrass se ne stava a suonare un piccolo pianoforte in un angolo mentre Tiger e Goyle stavano casualmente abbuffandosi sul pavimento; Lucius li superò senza degnarli di uno sguardo, domandandosi con schifo come quei due gorilla potessero essere figli di altrettanti gorilla, ma decisamente più sanguinari e senza quell’aria da orsacchiotti che invece gli occhi grandi dei due figli conferivano.

 

Zabini era a leggere una rivista porno nella sua stanza di Prefetto e si affrettò a nasconderla quando la porta si aprì e il suo Responsabile, seguito a ruota dal padre di Draco, entrò nella sua stanza: il libro di Erbologia era senz’altro una scelta più congeniale ai suoi ospiti, ma Piton non mancò di lanciargli sguardi carichi di disapprovazione.

Lucius studiò la stanza un po’ disordinata dell’amico del figlio, le pareti rivestite da poster animati di giocatori di quidditch e qualche esponente del gentil sesso in posizioni discutibili e abbigliamento adeguato.

Zabini scese dal letto e aspettò che il biondo terminasse l’ispezione della sua camera senza capire molto di quel che stava accadendo

-          Signor Malfoy, qualcosa non va? – gli domandò con la maggior educazione possibile

-          Avrei da rivolgerti qualche domanda – rispose l’altro puntando gli occhi azzurri in quelli blu del suo interlocutore che annuì

-          Hai visto Draco, recentemente? – Blaise scosse il capo perplesso mentre la sua mente cominciava a lavorare e la conclusione da trarre era semplice: il suo migliore amico aveva combinato qualcosa di grave e aveva tagliato la corda. Da bravo attore e, soprattutto, da bravo miglior amico, decise di coprirlo nel miglior modo possibile, anche se il biondastro non si era neppure premurato di informarlo della cosa, maledetto lui…

-          Qualche giorno fa – fece finta di ricordare il moro – mi aveva detto di tornare a casa per le vacanze e che sarebbe rientrato a Hogwarts il 27

-          E come mai tu non trascorri il Natale con i tuoi? – disse cercando di farla sembrare una domanda di circostanza, Piton, dietro di lui, alzò gli occhi al cielo in un eloquente segno di critica per le sue infruttuose tecniche di estorsione “gentile”

-          I miei genitori sono andati a trascorrere le feste dalla zia Augusta e io non ci tenevo molto, non mi è molto simpatica… - Malfoy padre annuì e Blaise si immaginò di sbuffare, certo non poteva confessare al padre del suo migliore amico che a Hogwarts si rimorchiano molte più stanghe che in quella sperduta landa dove abitava la zia…

-          Draco è scappato di casa – frecciò infine Lucius e Zabini simulò la miglior espressione sbalordita del suo repertorio che una vasta esperienza a Serpeverde aveva contribuito ad allargare

-          Che è accaduto? – chiese, ma l’altro scosse la testa

-          Hai qualche idea di dove potrebbe trovarsi – il serpeverde parve pensarci su, ma poi scosse il capo

-          Ci sarebbero mille posti – era implicito che nessuno dei due stava credendo all’altro, ovviamente, a quel punto anche Blaise sapeva che Draco era da qualche parte, probabilmente a scuola.

-          Capisco, beh, azie per la collaborazione – disse appena il biondo voltandosi di schiena e uscendo, Piton fece appena in tempo a fare un gesto di consenso al suo studente prima di seguirlo, parteggiava per Draco e Blaise se n’era accorto.

Dopo il dormitorio delle serpi ed essere quasi fuggito dalla camera tinteggiata di rosa shocking della Parkinson, Lucius si diresse al Grifondoro, conoscendo il suo pollo, sapeva che sarebbe andato a nascondersi in posti impensabili, quindi era plausibile anche la Torre.

La sala Comune, a differenza di quella delle serpi, era decisamente più caotica, ma nessuno si degnò di segni di rispetto verso il padre di Malfoy che percorreva il vano fino alle scale, nessuno si era alzato come era successo ai sotterranei e tutti lo guardavano con disapprovazione, anche se il biondo, analogamente al figlio, aveva ottime capacità per far tornare tutti al loro posto…

Harry era appena tornato in camera e stava chiacchierando con Neville sul letto, ma come entrò Lucius alzò lo sguardo e aspettò

-          Harry – disse piano l’ex serpeverde

-          Signor Malfoy – rispose candidamente Potter, falso quasi quanto Giuda

Lasciò la camera e si mise a seguire i due adulti per il piano, entrò al dormitorio delle ragazze e arrivò di fronte alla porta di Hermione, chiusa a chiave come era sua consuetudine quando non era da loro.

-          Chi dorme qui? – domandò il genitore rivolgendosi al prof di Pozioni

-          La signorina Granger che è Caposcuola – lo informò Piton scazzato, Ginny, che era a chiacchierare con una sua compagna, sentì subito odore di bruciato e, anche se non ci capiva molto, decise che avrebbe dovuto proteggere Herm dalle minacce del padre del biondastro

-          E come mai la stanza è chiusa a chiave? – domandò ancora

-          Hermione chiude sempre quando non è qui – lo informò Ginny facendo appello a tutto il suo coraggio visto che l’unica volta che aveva osato alzare gli occhi sull’altero padre dello Slytherin si era ritrovata col diario dei segreti di Tom Riddle e posseduta dallo stesso Voldemort per aprire la Camera dei Segreti; il padre del Principe delle Serpi ghignò malefico al suo indirizzo, lei deglutì, ma non si mosse, anche se sentiva le gambe venirle meno.

-          Sapete dove possiamo trovarla? – chiese ancora Severus per Lucius

-          Probabilmente è in biblioteca, Madama Pince saprà sicuramente cosa sta facendo

Senza dire una parola, Lucius si diresse a razzo giù per le scale all’inseguimento della grifondoro sospetta, anche se dubitava che suo figlio si fosse abbassato così tanto da chiedere asilo alla bibliotecaria e a quella sporca mezzosangue.

Per i corridoi incontrarono una preoccupatissima Minerva McGranitt che, attraverso qualcosa di simile all’alfabeto dei segni, si fece dire da Piton cosa stava accadendo, dopodiché volò a sua volta per le scale, scomparendo.

 

*          *          *

 

-          Signorina Granger, presto! – disse la professoressa entrando da Silente e facendo uscire la ragazza – il signor Malfoy la sta cercando e sembra alterato e sospettoso

Draco avrebbe giurato di veder atteggiare le belle labbra della ragazza ad una parolaccia assai poco carina e usuale da vedere pronunciata da lei, ma non disse niente; la donna richiuse il quadro e portò via con sé la studentessa, affibbiandole qualche tomo per rendere credibile la cosa e spedendola di sotto.

 

*          *          *

 

Madama Pince aveva un odio tutto suo per i serpeverde e l’unico che le stava simpatico era Zabini (e in casi del tutto eccezionali Draco, ma solo perché ogni tanto riusciva pure ad andare d’accordo con la sua Hermione) e, proprio in virtù di questo, decise che non avrebbe detto a Malfoy padre che Hermione non era lì perché la faccia minacciosa dell’uomo non lasciava presagire niente di buono per la sua studentessa preferita.

Piton cercò di farle capire a gesti di dire che Hermione era lì e lei fece finta di pensare alla Granger

-          La Caposcuola era qui fino a poco fa – disse pensierosa

In quel momento la McGrannit con la Granger apparvero sulla porta, Minerva si affrettò a nascondersi, mentre la riccia faceva il suo ingresso nella biblioteca.

-          Mi hanno detto che mi stava cercando, signor Malfoy – disse freddamente e senza distogliere i begli occhi ambrati da quelli duri di lui

-          Sì – annuì il padre di Draco – posso chiederti dov’eri e come mai la tua stanza è chiusa a chiave?

Lei lanciò un’occhiata a Piton come a domandare cosa stesse accadendo mentre la bibliotecaria faceva gestacci e smorfie dietro le spalle del biondo

-          Sono andata in Sala Grande a prendere dei libri che avevo dimenticato – si giustificò e probabilmente la scusa avrebbe retto perché difficilmente Lucius sarebbe andato ad interrogare gli altri studenti col rischio di rendere pubblica la fuga del figlio, eppoi tutti l’avevano vista passare coi libri e la McGranitt, quindi non avrebbero parlato.

-          E la stanza? – incalzò ancora l’interlocutore

-          Custodisco i documenti del Consiglio d’Istituto perché un mese fa qualcuno li ha rovinati e così adesso li hanno affidati a me che ho la possibilità di sigillare la camera

Parlò continuando a fissarlo e non si poteva negare che l’altro fosse parecchio in difficoltà dalla cosa.

Piton ghignò alle sue spalle e lanciò un sorriso complice alla Pince che continuava a fare gestacci a Malfoy senior.

A quel punto, decise il braccio destro di Voldemort, difficilmente Draco poteva trovarsi a scuola perché sennò tutta quella gente si sarebbe tradita ad un modo o all’altro, non erano così furbi, i buoni erano sempre stupidi.

Si rimise il cappello, girò il pastrano e si rivolse a Piton con sufficienza

-          Dì a Silente che devo andare e porgigli i miei saluti – dopodiché, appena sussurrando, aggiunse – “traditore”

E si dileguò verso l’atrio principale.

 

Madama Pince guardò sospettosa Hermione domandandosi cosa avesse combinato.

-          Accompagno la signorina da Silente – disse appena il prof alla bibliotecaria – questa sera le spiegheremo tutto

L’altra annuì mentre la mora veniva nuovamente condotta su per le scale dell’ufficio del Preside.

 

*          *          *

 

Draco era finalmente uscito dal nascondiglio e per di più Fin si era messo a piangere perché gli sembrava che quell’uomo molto cattivo volesse fare del male a Mione, ovviamente, dirgli che, effettivamente, Lucius aveva più volte accarezzato l’idea di levarla dal mondo, non era saggio, quindi tacque immaginandosi il suo augusto genitore alle prese con le parole sferzanti della mezzosangue che certo gli avevano un po’ gelato il sangue nelle vene.

Godette di questo perché lei era l’unica che riuscisse a guardarlo in faccia e, probabilmente, avrebbe anche avuto il coraggio di gridargli “Bastardo schifoso” come giornalmente diceva “Buongiorno” ai suoi compagni.

Lei era fatta così.

Dopotutto, la seconda volta che l’aveva chiamata mezzosangue, lei gli si era inaspettatamente rivoltata con un “Spregevole Mangiamorte, il tuo sangue non è puro, ma solo putrido”

Nessuno aveva mai osato tanto, neppure Potter.

Lei sì.

E chissà perché, ma lui era fiero di questo.

Di essere l’unico.

Che lei fosse l’unica.

Loro due erano un mondo a parte.

Questo lui lo sapeva.

E, ne era certo, lo percepiva anche lei.

 

*          *          *

 

Malfoy si alzò a fatica scostando la tenda dietro cui la Chips l’aveva nascosto quel pomeriggio: adesso era venuto il momento di tornare alla Torre coperto dalle familiari tenebre notturne.

Buttò le gambe giù dal letto e si irrigidì per il dolore che quel movimento brusco gli aveva provocato, maledetto phantom; la Chips gli aveva dato una pomata speciale perché cicatrizzasse più in fretta, ma non poteva far sparire le ferite così: gli sarebbero rimasti i segni e lo sapeva, anche se nessuno si era preso la briga di dirglielo… pazienza, le cicatrici fanno gli uomini più virili.

Adesso aveva anche lui le sue: aveva invidiato Potter per quel segnetto sulla fronte, perché gli aveva dato fama e gloria ed era qualcosa di suo, strettamente personale, lui invece, Draco Malfoy, aveva fama e gloria per ben altri motivi, nessuno dei quali lo riguardava da vicino, o almeno da qualche secolo.

 

Guardò l’infermeria intorno a lui, deserta.

Sapeva, o meglio, sentiva Weasley dormire nel letto accanto e c’era un Rawenclaw ustionato nell’ultimo letto dalla finestra, per finire con un’altra branda chiusa di fronte alla sua.

Studiò ancora attorno a sé finché scorse la figuretta della mezzosangue dormire su una sedia lì affianco.

Che ci faceva lì?

Sicuramente era venuta a trovare la Donnola…

Sembrava così indifesa mentre dormiva, invece aveva le unghie affilate la gattina…

Sorrise tra sé, chissà se…

No!

C’erano almeno 150 ragioni per cui lui non doveva pensare a lei in “quel modo” e la principale era che “non doveva assolutamente pensare a lei”.

Però lei glielo faceva davvero apposta!

Per esempio: perché quel ricciolo le sfuggiva sempre alla miriade di forcine che portava?

Aveva una tentazione matta di scostarglielo dal viso ogni volta, ma, soprattutto, di sciogliergliele definitivamente quella trappola che aveva in testa perché non l’aveva mai vista con i capelli sciolti, probabilmente nella sua mente bacata credeva che facessero disordine, anche se le ragazze con i capelli sciolti erano decisamente più sensuali, ma raccoglierli era tipicamente da lei.

Alt!

Da quando aveva cominciato a pensare a quello che era da lei e a quello che non lo era?

Quello era il suo lavoro, la sua prerogativa, a malapena riusciva a gestire quello che era da lui…!

Questo era malissimo!

Ok, a Malfoy Manor e la sera prima di partire si era lasciato “un po’” andare, soprattutto ai sentimentalismi, ma adesso era rinsavito, non poteva ricascarci, la situazione era già abbastanza problematica senza che la sua latente crisi di personalità ricominciasse a combinare casini.

Perché quella maledetta Gryffindor non se ne stava lontana dai suoi pensieri?

Urgeva una soluzione.

 

Baciala

 

Disse una voce dentro di lui.

 

No, non poteva essere qualificata come “soluzione”, sarebbe servita solo ad aggravare la cosa.

 

-          Ti sei svegliato, finalmente – chiese una voce e lui si accorse che lei si era svegliata

-          Cosa ci fai qui? – le domandò voltando la testa – sei venuta a trovare Weasley? – lei scosse il capo

-          Stavo aspettando che ti svegliassi

-          Perché, volevi parlarmi?

-          No, ti riaccompagno alla Torre

-          Non sono ancora un invalido! – protestò lui punto sul vivo

-          Sei convalescente

-          Posso fare da solo

Silenzio.

-          Sono andata a prenderti qualche abito – ammise lei

-          Come hai fatto?!

-          Segreto… - rispose portandosi l’indice alle labbra

-          E se ti vedesse qualcuno? – concesse infine lui, accettando che lo accompagnasse

-          Ci sono Harry e Blaise di ronda, non ho problemi

-          Come hai convinto Blaise?

 

Doveva averlo sedotto, non c’erano altre strade perché Blaise faceva qualcosa solo se ci guadagnava in cambio.

Poteva giusto immaginare la scena:

-          Facciamo così, Zabini, io vengo a letto con te e tu fai la ronda stanotte – queste dovevano essere le parole di lei

-          D’accordo

-          Nella camera di Malfoy – doveva aver aggiunto, così si capiva come avesse recuperato camicie e pantaloni.

Ecco, adesso sapeva che nella sua camera si era consumato qualcosa di sordido come quello…

-          Granger, sei ancora vergine? – chiese pentendosi subito mentre il suo cervello si autocondannava per stupidità acuta

-          Ma che razza di domanda è? – rispose arrossendo la mezzosangue

-          Mi sembrava l’unica strada per convincere Blaise a fare il pattugliamento – celiò lui poco diplomaticamente

-          Come l’ho convinto sono affari miei, ma sappi che non mi svendo per così poco… - disse arrabbiata accelerando il passo

-          Guarda che le ragazze fanno la fila per Zabini – puntualizzò la serpe

-          Beh, se è per questo c’è pure qualche stupida che fa la fila per te, ma io proprio non la capisco…

Silenzio mentre si fronteggiavano con sguardo torvo.

 

Hermione si disse che, come attrice, stava migliorando.

 

Draco si disse che, forse, poteva ancora mettere piede nella sua stanza senza immaginarsi la Grifondoro mentre gemeva tra le braccia del suo migliore amico.

 

I loro occhi s’incontrarono, si scrutarono e poi si voltarono da un’altra parte.

 

*          *          *

 

La porta scura dell’ingresso alla vecchia aula di Astronomia cigolò appena quando la Caposcuola infilò le chiavi nella serratura e la fece scattare, liberando la doppia mandata che aveva dato quando aveva messo a letto Seraphin.

 

Con qualche sforzo, lui si mise a sedere tra i cuscini sparpagliati per il pavimento, improvvisando un giaciglio in attesa di quello promesso dal preside.

-          Mezzosangue – disse mentre lei tirava le tende scure, la ragazza si sedette accanto a lui per ascoltare – hai detto che ero convalescente? – eccola lì l’idea sulla punta del naso

-          Sì, perché, credi davvero di essere sano? – ovviamente lei non perdeva occasione di fare del sarcasmo ingiustificato

-          E mi spieghi perché tu mi stavi aspettando?

-          Qualcuno doveva pur aiutarti – disse lei raddrizzando la schiena un po’ offesa – mi occuperò di qualcosa per tre o quattro giorni

-          Quindi farai tutto quello che ti dico?

Chiese malizioso, lei arcuò un sopracciglio poco convinta da quelle parole che, senza ombra di dubbio, potevano essere pericolose

-          Se ti farà bene… - mormorò cauta

-          Anche venire a letto con me?

A quel punto le iridi si dilatarono e le sopracciglia si sollevarono di più mentre un sorriso compassionevole le si dipingeva sulle labbra per una volta che aveva la risposta pronta da dargli

-          Io credo che tu stia dimenticando un po’ troppo spesso che sono una sporca mezzosangue, Malfoy – disse perfettamente conscia che, certo, quel piccolo appunto non avrebbe aiutato il loro rapporto, ma quel che non sapeva era che, invece, lui lo sapeva benissimo e lo teneva anche a mente.

-          Io invece credo che tu abbia una duplice personalità – disse lui afferrandole un polso e strattonandola in basso, ovviamente era l’unico che non doveva parlare, visto quello che la sua testolina gli stava facendo in tempi recenti, ma prendersi qualche soddisfazione giornaliera era senz’altro un ottimo metodo di guarigione

Lei arrossì e lui ghignò: la massima espressione del loro rapporto.

-          Sai Malfoy, difficilmente riesco a credere che tu ti sia così tanto rimbecillito da voler venire a letto proprio con me – rispose cattiva lei, cercando di difendersi da quegli occhi color dell’argento che sembravano volerle leggere l’anima all’effettiva ricerca di quella personalità doppia che, lo sapeva, c’era davvero.

-          Forse hai ragione – rispose lui

-          O forse vai in bianco da così tanto tempo che ormai ti accontenti anche degli avanzi…

-          Non sei molto gentile nei tuoi confronti – constatò lui, per niente contento di quel rimbrotto

-          Ma io parlavo come parli tu – si beffò lei, lui sbuffò

Definirsi “avanzi” non era qualcosa di carino da dirsi o da dire, soprattutto ad una ragazza e sicuramente la sminuiva.

Avanzo lei?

Ma neppure per sogno!

-          Non farmi diventare sdolcinato – aggiunse lui avvicinando pericolosamente il viso al suo – ma tu vali molto di più di un avanzo perché nessuno ti ha ancora “consumata”…

La sottile malizia di quelle parole era sufficiente a farle imporporare le guance che sembravano scottarle in contrasto con l’arietta fresca della notte che filtrava dal vetro rotto della finestra

-          Cos’è, non sai più cosa dire? – incalzò ancora lui continuando a fissarla e sapendo che, se non avesse detto qualcosa, probabilmente avrebbe ceduto alla tentazione di baciarla di nuovo e, di sicuro, il continuo sollecito della parte non pensante del suo cervello che inneggiava ad un bel bacio da fotoromanzo magico, non lo aiutava a scacciare il pensiero dell’ultimo che le aveva strappato.

 

Ma era proprio sicuro che fosse lei quella con le duplici personalità?

 

Mollando repentinamente il polso di lei, il precario equilibrio la fece ruzzolare sulle ginocchia, rischiando di finirgli addosso e aggravare la situazione già non troppo ben messa della schiena, oltre ad arrecare un bel danno ai “gioielli di famiglia” con una gomitata che sembrava diretta proprio al punto vitale.

-          Lo sai che sei pericolosa – disse lui aiutandola a rimettersi seduta e grato che ci fosse stata una interruzione alla malia che aveva incatenato i suoi occhi e quelli della Gryffindor

-          È colpa tua che mi hai mollata all’improvviso – sbuffò lei massaggiandosi una spalla dolorante

-          Vuoi che ci dia un bacio per far passare il dolore? – chiese ancora lui infarcendo le sue belle frasi di significati troppo poco nascosti

-          No, grazie, preferisco morire di cancrena piuttosto

-          Hai un’alta opinione delle mie doti mediche

-          Alta quanto quella che ho di te in Babbanologia

Ancora silenzio.

-          Beh che fai Granger, vai a dormire o stai seriamente pensando di prendere in considerazione la mia proposta

-          Neppure per idea!

-          Il bambino? – chiese improvvisamente il biondo cambiando tono di voce e rendendosi conto che era da mezzogiorno che non lo vedeva

-          L’ho messo a letto qualche ora fa – mormorò lei – era molto stanco… – aspettò qualche istante e poi aggiunse – perché te e Silente siete così preoccupati per suo padre? – Draco sospirò

-          Zachariah Black è una delle persone più misteriose del mondo magico – disse spiegando – non si sa di chi sia figlio, anche se porta il cognome dei Black, è cresciuto nel mondo babbano e qualcuno insinua che sia il figlio illegittimo di un qualche Black che non l’ha riconosciuto – Hermione annuì – però in pochi si sono presi la briga di fare qualche ricerca

-          Come mai?

-          È un Auror potente, ha occultato la maggior parte dei dati che lo riguardavano, si dice pure che sia un mezzosangue

Un’esclamazione di sorpresa le sfuggì dalle labbra

-          Per di più, e qui viene il bello, è misteriosamente scomparso qualche mese fa, credo a fine agosto, ma la notizia è stata mantenuta il più riservata possibile, anche se ricordo che mio padre ne parlava in modo strano

-          Pensi che ci sia lui dietro tutto?

-          Non lo so – rispose sinceramente il biondo – ma sicuramente Lucius è dietro al rapimento di questa Ransie e di questo Seraphin

-          Poveri ragazzi – mugugnò lei, poi un pensiero la colse

-          E Bryanna, la madre?

-          È morta a gennaio dell’anno scorso

-          Mi dispiace…

-          Sia per loro che per Zach

-          Le era molto affezionato?

-          Erano giovanissimi entrambi

-          Accipicchia, e già a capo della Sezione Speciale degli Auror

-          E pare che volessero assumerlo anche nell’Ordine di Merlino, qualcuno mormora che tra i suoi sconosciuti antenati ci fosse un demone perché è un mago molto potente…

-          Quindi anche i suoi figli

-          È probabile

-          Pensi che li abbiano rapiti per il loro potere?

Draco ci pensò su, poi scosse la testa

-          Non lo farebbero per così poco: deve esserci uno scopo di fondo che non conosciamo.

-          Voglio conoscerlo – disse perentoria lei – voglio proteggere questo bambino – l’altro sbuffò

-          Cos’è, ti si è svegliato l’orologio biologico e vuoi fare la mamma? – la Caposcuola lo fulminò con lo sguardo

-          Mi aiuterai o no? – chiese seccata, lui abbozzò un sorriso

-          Tanto cos’ho da fare…

Equivaleva a un sì?

No perché se era così l’indomani sarebbe nevicato!

Beh, probabilmente sarebbe successo comunque perché era pieno inverno.

Ma sarebbe successo qualcosa di incredibile: le Trombe del Giudizio? Un nuovo Diluvio? Serpeverde patria del perbenismo?

 

Chissà, ma era una piccola conquista.

Hermione sorrise.

La vita è fatta di piccole cose.

Tante piccole cose fanno una vita e quella piccola cosa aveva reso migliore la sua.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ed eccoci giunti alla fine anche del quattordicesimo capitolo, la storia si snoda sempre di più e io mi sono presa l’influenza.

Di per sé la cosa sarebbe ottima visto che ho una scusa in più per rimanermene al mio pc a scrivere, anche se sono così vegetante che potrei passare metà della mia giornata a dormire e leggere…

Vabbè, non divagando, in questo capitolo non è successo granchè, semplicemente viene presentato Lucius e viene detto quanto è infuriato per questa storia della fuga di Draco… la parte che mi è piaciuta di più da scrivere è stata quella della piccola congiura di professori che a turno gli lanciano accidenti dietro la schiena, qui si scopre che bene o male sono tutti coinvolti, a parte Madama Pince che comunque non è un prof, ma vabbè

Spero che vi sia piaciuto questo cappy e mi auguro che continuerete a seguire la mia fic!

Ciao e a presto!

Nyssa

 

Summers84: forse potrei pensarci a fare una fic su un figlio di Sirius, ma in questa Fin è proprio un bel Black e assicuro, è figlio di questo fantomatico Zachariah, anche se posso spoilerare dicendo che Sirius c’entra qualcosa con lui… sono contenta che ti sia sembrato simpatico, mi sono un po’ ispirato al figlio di mia cugina per descriverlo… spero che anche questo capitolo ti piaccia!

Dimmi cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

chibi_elyon: ciao! Mi ha fatto molto piacere sapere che questa fic è una buona Draco/Herm, credo che leggere tutte le altre sia stata un’ottima palestra per scrivere la mia… addirittura una delle migliori, beh, ti ringrazio tantissimo del complimento, sono molto contenta anche del fatto che i personaggi non mi siano usciti più di tanto dalle linee generali, anche se Draco è un po’ difficile da gestire, in ogni cappy rischia di finire OC, meno male che fino ad ora ho limitato i danni ^^

Ehehe, ecco qui il nuovo cappy, spero puntuale sulle mie tabelle, così che tu possa saziare un po’ della tua curiosità (anche se non viene detto molto in questo), aspetto di sapere cosa ne pensi, grazie mille dei complimenti, ciao e un bacio! Nyssa

 

luana1985: eh già, sono un po’ tornata agli albori descrivendo quella scena perché Draco è sempre Draco e le sue paturnie ogni tanto gli vengono… anche se Herm ci mette del suo…

Grazie mille per tutti i complimenti di cui mi ricopri, sono molto felice… spero che anche questo cappy ti piaccia, sappimi dire, ciao ciao, kiss! Nyssa

 

piperina: ehehe, già, siamo di nuovo qui… come al solito mi hai scritto un papiro e io rispondo con altrettanto, anche se mi giustifico per eventuali errori ortografici, visto che l’influenza debilita più la mia mente che il mio corpo :P

Cmq sono molto felice che la parte dove Herm (finalmente!) ammette di essere innamorata sia sembrata dolce, ci ho pensato giorni se metterla adesso o più avanti, ma se la posticipavo ancora un po’ poi avrei dovuto scrivere altri cappy di passaggio e quelli che ho già in programma mi sembrano senz’altro sufficienti… però sono felice che sia sembrata realistica e credo che tu abbia perfettamente capito cosa la spinge a voler rimanere nell’ombra (oltre al fatto che la mia Hermione è un po’ più timida rispetto a quella di altre fic).

Per Seraphin, tranquilla, tra qualche capitolo dirò tutto, lasciamo solo un po’ di passaggio perché devo introdurre dei nuovi e temporanei personaggi, effettivamente alla cara zia Trix il suo nome non deve piacere granchè, soprattutto perché un Black che chiama il figlio come un angioletto è qualcosa di impensabile…

Invece ho riso perfino io mentre scrivevo della scena della camicia, forse mi sto lasciando trasportare un po’ troppo, ma ho pensato che se fosse successo qualcosa del genere sarebbe sicuramente stato così…

Invece hai appena scoperto cosa ha fatto Lucius e cosa Silente, come hai visto, non li ha trovati tutti e quattro a bere tè e pasticcini XD

Bene, adesso saluto anche io, manda un saluto anche a Selene, ciao e grazie mille per le tue approfonditissime recensioni, fanno sempre piacere! Un bacio! Nyssa

 

Shavanna: grazie per il commento, già, Herm è di tutta la serie uno dei miei personaggi preferiti, anche se forse, quello che curo di più è proprio Draco XD (ma non l’avrebbe detto nessuno >_>).

Spero che anche questo capitolo 14, altrimenti detto “I serpenti” ti piaccia, aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao e al prossimo post!

 

Lisanna Baston: già, la storia di Fin, però, non è ancora arrivata alla fine, anche se presto si scoprirà qualcos’altro su di lui… Silente con Lucius? Beh, io direi che più che altro quei due non hanno fatto altro che prendersi per i fondelli tutto il tempo… bella coppia di ipocriti quando conversano. Vabbè, mi auguro che questo capitolo di passaggio ti piaccia e spero che mi lascerai un commento, grazie mille per tutti i bei complimenti che mi fai ogni volta, al prossimo aggiornamento! Un bacio! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la storia sia bella anche andando avanti, sai, il sospetto di cadere nel banale o di costruire una vicenda a cui non si interessa nessuno è sempre presente, sono contenta di sapere che mantiene un minimo di dignità… Non preoccuparti per le parentele, non siete voi che vi siete persi, semplicemente è che sono mezze inventate ^^ Come ho detto nel precedente cappy, gestire alberi genealogici è una cosa che infilo sempre nelle mie storie, quindi anche in questa, spero di non avervi mandato in confusione, cmq state tranquilli che presto espliciterò tutta la parentela… ciao ciao e grazie per il bellissimo commento! Kiss, Nyssa

 

AuraD: meno male, ero terrorizzata che il passaggio risultasse troppo drastico, sono contenta di sapere che non è stato proprio così spiazzante, ma con l’entrata in scena di qualche ipotetico capitolo non potevo lasciare la storia svagata… vabbè, mi auguro che un po’ del mistery che s’insinua tra le righe e il tono che cambia non comprometta troppo la vicenda… mi auguro che anche questo capitolo ti sia piaciuto, aspetto di sapere che cosa ne pensi, sono curiosa! Un abbraccio! Nyssa

 

MartyViper: come si vedrà nei prossimi capitoli, i Black sono una famiglia dalle parentele molto intricate, spero di non aver fatto fare confusione, non prendete la mia parentela come quella originale perché mezza me la sono inventata di sana pianta XD per l’originale, credo che Wikipedia sia la fonte da cui mi sono ispirata e cmq, confermo che è incasinatissima…

Effettivamente con l’ammettere di essere innamorata, cambia anche il modo di porsi di Hermione, questa è una cosa che ho sperimentato, quindi mi fa piacere che risulti realistica.

Presto si scoprirà chi sono tutte queste ombre che vagano indefinite per la ma fic, spero che questo capitolo 14 con Lucius che va a mettere il naso tra le mura di Hogwarts ti piaccia, dimmi che cosa ne pensi! Aspetto, ciao e un abbraccio! Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Zabini's World ***


Premessa: allora, eccoci giunti al capitolo 15, la storia si sta snodando sempre di più tra le sue diverse personalità e i vari personaggi cominciano seriamente ad avere bisogno di uno psichiatra

Premessa: allora, eccoci giunti al capitolo 15, la storia si sta snodando sempre di più tra le sue diverse personalità e i vari personaggi cominciano seriamente ad avere bisogno di uno psichiatra. (Draco è già iscritto, Hermione passa al secondo turno).

Molto bene, io continuo a sperare che la storia vi piaccia anche se, per esigenze di plot, questi ultimi cappy sono piuttosto lenti come svolgimento e non vorrei mai che cominciaste a dire che è una vera pizza, vi assicuro che è una cosa relegata in questi tre-quattro capitoli, ovvero questo e i prossimi due.

Bene, vi lascio alla lettura di questo capitolo che, anche se non è strettamente necessario alla scoperta di nuovi misteri, contribuisce un poco ad approfondire qualche situazione, soprattutto due…

Ok, meglio che non mi lasci troppo prendere la mano, ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

La mattina era calda e soleggiata per essere oltre la metà di dicembre.

Il sole illuminava qualche spiazzo verde in mezzo alla distesa candida di neve che circondava la scuola mentre un venticello frizzante scuoteva le cime innevate degli alberi e increspava appena le acque del Lago Nero; sulle torri, gli stendardi della scuola sventolavano indicando vento da sud-est e un gruppetto di studenti stavano giocando a palle di neve in giardino mentre alcune ragazze costruivano un pupazzo che sarebbe presto diventato un informe ammasso di neve ad opera dei loro compagni.

 

-          Mezzosangue, non potremmo darci un taglio? – dichiarò annoiato Malfoy appoggiando svogliatamente la testa alla mano e sfogliando ancora una pagina del libro che aveva davanti – questo è il quattordicesimo volume che consultiamo

-          Ne mancano ancora dieci – fu la lapidaria risposta della mora con la testa appoggiata ad entrambe le mani e i gomiti puntati sul tavolino mentre leggeva a sua volta

-          Ma non troveremo mai niente in questo modo! – lei sospirò

-          Beh, si può almeno tentare – disse appena finendo la riga e voltando la pagina numero 1456

-          Ma non possiamo perdere la vita a leggere le biografie e gli alberi genealogici di ogni singolo Black presente sulla faccia della terra!

Lei lo fulminò con lo sguardo.

 

Quella mattina presto era arrivata alla torre con un carico di libri che aveva appoggiato al tavolino ed era andata alla ricerca del biondo

-          Ho un lavoro da farti fare – aveva annunciato mentre lui stava insegnando qualche nome di stella a Fin con una mappa che era rimasta nella vecchia aula, lui aveva sbuffato sonoramente.

Aveva lasciato un album da colorare al bambino e poi l’aveva tirato al tavolo.

Erano ancora lì a leggere ed erano passate due ore.

Avevano controllato la parentela dei DeLaci, ma era un po’ indietro e non era neppure ancora stata segnata la nascita di Alerei.

Presi dallo sconforto avevano cercato nell’archivio “Ransie”, ma non avevano trovato nulla, non c’era nessuno studente o studentessa del passato che si chiamasse Ransie Black.

 

-          E’ un’opera ciclopica – stava continuando a blaterare lui – solo che nella mia famiglia ne conosco più di un centinaio… per non contare poi quelli che hanno sangue Black e non portano il cognome, come Lenticchia e Paciock

-          Lo so, ma dobbiamo tentare – e gli porse un altro libro tutto rifasciato di pelle nera e senza diciture sopra

-          È una mia impressione o questo viene dalla sezione proibita? – constatò, Hermione arrossì e non parlò

-          Sei sicuro? – chiese con finta noncuranza

-          Come del fatto che sei ancora vergine – propose malizioso – ma comunque possiamo controllare… - la Granger avvampò e si morse il labbro imbarazzata

-          L’ho preso in prestito – mormorò a denti stretti, mica poteva dirgli che quella notte aveva fatto una visitina alla biblioteca assieme al mantello di Harry di cui, tra parentesi, Malfoy non sapeva neppure dell’esistenza…

-          E Madama Pince sa di questo “prestito”? – e lui come lo sapeva? – io direi di no… - aggiunse ghignando e aprendo una pagina – ma lo sai che è vietato dalla legge distribuire i libri con gli alberi genealogici?

-          Certo che lo so, per chi mi hai presa?

-          Solo i membri delle famiglie possono consultarli, come ti è saltato in mente di prendere quelli delle famiglie Black quando non sei una Black?

-          E a te come è saltato in mente di truccare un bolide per la partita di Tassorosso contro Serpeverde prima delle vacanze quando sapevi benissimo che è vietato?

-          Non scherzare, questa è roba grossa

-          Beh, tu sei un mezzo Black, perché non puoi consultarli?

-          Perché dovrei chiedere una regolare autorizzazione provando che mia madre è una Black

-          Apri quel libro e falla finita – sbuffò lei per niente contenta di tutta quella tirata sulle regole che aveva infranto

-          Sai mezzosangue, stare con me e Daphne non ti fa tanto bene

-          Sì, lo so – aggiunse lei – soprattutto alla mia pazienza – lui la guardò male

-          Com’è che ti sei messa tutta d’un colpo a infrangere le regole della scuola e del Ministero?

-          Devo scoprire qualcosa su questa famiglia – specificò, lui alzò le sopracciglia

-          Per non pensare, ovviamente alla cosa più probabile… - lei si era fermata e l’aveva studiato qualche istante

-          Cosa credi, che le grandi famiglie lascino i nomi dei loro bastardi in giro così?

-          Intendi dire che questi libri non sono completi?

-          Certo che NON sono completi – disse con sufficienza lui – sarebbe un disastro se si venissero a sapere di tutti gli scheletri che girano, ci sono rispettabilissime famiglie di maghi che hanno decine di figli illegittimi

-          Ma io credevo che nella genealogie ce li mettessero tutti…

-          La genealogia completa la tengono solo al Ministero ed è chiusa a chiave alla sezione 7.2 e stai pur sicura che lì non ci saranno mai infiltrati tipo Potty o battaglie di mangiamorte, nessuno ci tiene a mostrare i suoi panni sporchi, buoni o cattivi che essi siano

-          Quindi anche consultando, se questo Zachariah fosse un illegittimo, non lo troveremmo

-          Esatto

-          Cavoli…

-          Adesso mi lascerai in pace?

-          No, dobbiamo comunque cercare e vedere la migliore delle ipotesi e tutt’al più troveremo un modo per andare al Ministero

-          Hai detto proprio “andare al Ministero”? Ma tu sei suonata!

-          Perché?

-          Ti sembra possibile che IO e TE possiamo andare al Ministero? Io che sono ricercato, che mio padre mi sta inseguendo per mari e monti me ne vado al Ministero dove solo che per dire buongiorno devo lasciare nome e cognome? E TU, che sei l’amichetta di Sfregiato, pensi di potertene andare al Ministero così, come se niente fosse? Non credevo che il tuo livello di pazzia fosse peggiorato così tanto…

-          Non infierire

-          Certo che lo faccio! Non puoi uscirtene con certe pensate, è il MINISTERO! Non posso uscire da questa stanza e tu parli di uscire dalla scuola!

-          Non ho detto che lo dovesse sapere qualcun altro – aggiunse offesa lei che di fughe e cose varie ne sapeva a volontà

-          Non avrei mai creduto che per una volta fossi tu quella che voleva infrangere le regole e che io te l’avrei impedito

-          Beh, evidentemente doveva succede – sbottò seccata – comunque lascia perdere, ci andrò da sola al Ministero

-          Non faresti un passo neppure oltre l’ingresso

-          Potresti anche incoraggiami un po’…

-          A fare una follia? Beh, effettivamente sarebbe un buon modo per sbarazzarmi di te – lei lo guardò storto, ma dentro di sé sentì dolore per quelle parole

-          Gentile come sempre…

-          Dovere – rispose cerimonioso con un bel ghigno made-in-malfoy stampato sulle labbra

Calò il silenzio e per qualche attimo nessuno parlò.

-          Senti – aggiunse infine il biondo, un po’ a disagio per la piega triste che le labbra di lei avevano preso – c’è un solo modo per avere quella roba, ma non credo che dovremmo spingerci così avanti

-          Quale sarebbe? – domandò circospetta

-          Entrare senza che nessuno si accorga di noi e con la complicità di uno lì dentro.

-          Facile, è pieno così di gente disposta a farci entrare; tutti i miei amici lavorano al Ministero nella sezione degli alberi genealogici

-          Infatti ho detto che non dovremmo spingerci così avanti

-          Perché? Tu conosci qualcuno disposto?

-          Forse…

-          Che significa forse? O sì o no!

-          Sì, conosco qualcuno, ma avrei bisogno di Blaise… dovrei dirgli che sono qui a scuola

-          Allora lascia perdere, penseremo qualcos’altro – rispose lei, intuendo subito che Zabini non doveva essere coinvolto

-          Non è quello, probabilmente Blaise sa già che sono qui, solo che preferire immischiare meno gente possibile, sai com’è…

-          Perché, quanta gente ti serve?

-          Questo è un altro discorso – rispose cattivo lui – però ho bisogno di sapere se sei disposta ad andare così avanti…

Avrebbe significato infrangere una regola che era molto più che non essere a letto alle 10 di sera… che doveva fare?

Da una parte desiderava aiutare Seraphin e fare qualcosa per lui, scoprire della sua famiglia e vedere se c’era qualcosa nel suo passato che potesse aiutarla.

Dall’alta, però, era sempre infrangere una regola e lei, in genere, quelle le rispettava, soprattutto se si trattava di norme importanti varate dal Ministero della Magia…

-          D’accordo, ci sto, che voi in cambio? – tanto lo sapeva che Malferret le avrebbe chiesto qualcosa indietro

-          A quello penseremo dopo, ora fammi fare un lavoro che dopo dobbiamo andare da Zab.

 

*          *          *

 

Zabini se ne stava per i fatti suoi in camera a fumare in santa pace e a pensare all’incontro con una ragazza di Corvonero con la quale aveva appuntamento tra meno di un’ora e che prometteva di essere un nuovo talento nel campo del…

Una nuvola di fumo comparve improvvisamente al centro della stanza, densa e tossica e ne uscirono all’improvviso due voci tossicchianti

-          Te l’avevo detto di mettere meno polvere! – aveva gridato una femminile mentre un’ombra si contorceva

-          Lasciami in pace, so quello che faccio! – aveva ribadito l’altra, tossendo a sua volta

Come non riconoscere il tono altezzoso del Principe delle Serpi e il suo innegabile modo di esprimersi?

E l’altra doveva essere la mezzosangue, sicuro!

-          Dra? – disse piano aspettando che il fumo si dileguasse

-          Zab? – rispose l’altro e la faccia di Draco Malfoy comparve

-          Porca puttana Dra, dove dannazione ti eri cacciato, cazzo?

Però, riflettè la mora, quei due assieme avrebbero potuto compilare la Treccani delle parolacce…!

-          Meno storie Blaise, c’è un casino grosso come Malfoy Manor

-          Come se non lo sapessi – sbuffò l’altro fumando come una ciminiera – è venuto a farmi una visitina il tuo amato paparino in persona!

-          Lo sospettavo…

-          Lo sospettavo? Lo sospettavo è tutto quello che sai dirmi dopo che ti ho salvato il culo? Ma io ti uccido!

-          Tranquillo, ci penserà lui prima o poi…

-          Senza neppure dirmi niente – continuò imperterrito il moro con la voce da moglie abbandonata

-          Se avessi saputo qualcosa quello ti avrebbe fatto parlare

-          Non me ne frega un cazzo, avresti dovuto dirmi dove diamine eri finito! Mi stavo quasi preoccupando!

-          So badare a me stesso – rispose impermalito il biondo

-          Sì, tant’è che non sai neppure fare un incantesimo di teletrasporto a breve distanza

-          Qui ci siamo arrivati – bofonchiò guardando la Granger che fingeva totale disinteresse verso la cosa

-          Sì e tra un po’ v’intossicate tutti e due di polvere! – ribadì – cos’è, vuoi trasformare la nostra Caposcuola in una cannaiola?

-          Non continuare, non ho bisogno di una balia, so quello che faccio, cazzo!

-          Tant’è che ti sei fatto quasi uccidere da un phantom – intervenne la Grifondoro che non riusciva proprio più a stare zitta

-          Un phantom?

-          Sì, un phantom, e allora? Papà ha deciso di tenere un animaletto domestico

-          Un phantom?! – ripetè ancora Zabini

-          Senti, non sono qui per parlare di questo, devo chiederti una cosa

-          Un phantom! – continuò ancora l’altra serpe

-          Dacci un taglio Zab

-          Ma dico, ti rendi conto?

-          Ci sono passato, secondo te?

-          Secondo me no… - e la mezzosangue annuì

-          Dov’è tua sorella? – tagliò corto Malfoy troncando l’argomento phantom

-          Mia sorella? – domandò titubante il Prefetto – a che ti serve mia sorella?

-          Devo chiederle una cosa…

-          Boh, starà da qualche parte in qualche mondo – aggiunse con noncuranza Zabini

-          Bene, sarà qui tra dieci minuti, ti consiglio di sgomberare le riviste e anche i poster

-          Mia sorella sarà qui tra dieci minuti? – ripeté incredulo

-          Già

-          Oh mamma! Oh cazzo!

E la serpe cominciò a vagare stordita per la stanza portando fasci di carte a destra e a manca, infilando i più nei cassetti e qualcuno nell’armadio e sigillando tutto, ovviamente ripetendo continuamente “mia sorella” e “oh cazzo”, ovvio…

-          Blaise, hai una sorella? – chiese Hermione

-          Un demonio vorrai dire! – precisò la serpe bruna senza fermarsi

-          Sua sorella è un tipo stravagante – aggiunse Malfoy cominciando a fumare

-          Puah, stravagante… io direi piuttosto che fa più danni dell’Apocalisse…

-          Modera i termini, fratellino, non intendo farmi insultare da te a questo modo!

-          Oh Cazzo! – ecco, questa era la brillante conclusione della mattinata perfetta

Dal camino si fece largo nella stanza una ragazza sui venticinque anni, alta e mora con due occhi blu identici a quelli di Blaise.

La Gryffindor la studiò attentamente mentre, senza degnare nessuno di uno sguardo, metteva piede nella camera e si guardava attorno scuotendo la testa.

Vista così poteva essere presa per la figlia legittima di Indiana Jones: indossava pantaloncini corti che le arrivavano poco più giù di un paio di mutandine, una camicia color kaki legata sul petto e un gilet pieno di tasche che le pendeva blusante dalle spalle, ai piedi anfibi di pelle di drago che, lo vedeva ad occhio, avrebbero resistito anche al Giudizio Universale e dai quali spuntavano pesanti calzettoni di lana scura e pungente; in testa un cappello alla texana, i capelli raccolti in una doppia coda sulla nuca e ai polsi cinturini e filamenti di stoffa multicolore e di pelle.

In mano reggeva un borsone molto babbano , strappato qua e là e tutto scritto con una specie di pennarello indelebile.

-          Lei è Monica – disse appena Zabini mollando sul pavimento le prove compromettenti delle sue tendenze etero

La Monica in questione si voltò verso gli altri abitanti della stanza come se si accorgesse di loro in quel preciso momento e li studiò mentre la bocca formava un sorriso che aveva qualcosa di un po’ sinistro

-          Malfoy – disse poi – subdola serpe, sei ancora vivo? – Draco la guardò male, sai che mal di testa poteva uscirci quel giorno?

-          Tanto quanto te

-          Strafottente come al solito – ghignò la figlia di Indiana Jones

-          Senti chi parla

-          Zitto moccioso – gli intimò con un gesto, poi si rivolse alla mezzosangue

-          Bla, sei maleducato come al solito, chi è questa ragazza, non mi presenti? – Zabini sospirò ancora

-          Herm, questa è mia sorella, Monica

-          Mo’, questa è Hermione…

-          Piacere – disse la ragazza un po’ intimidita dalla parente inconsueta di Zabini, l’altra le strinse la mano e le fece un po’ male, ma la grifondoro non lo diede a vedere

-          Cos’è Dra, ti sei trovato una ragazza? – continuò impietosa lasciando la mano di lei e rivolgendosi al biondo che le lanciò uno sguardo sprezzante

-          Non m’interessano le mezzosangue – precisò

-          Non permetterti mai più di parlare di una ragazza a questo modo – urlò lei levandogli la sigaretta dalle mani e calpestandola con la scarpa – chiedile scusa

-          Dopo tutti questi anni ci sarà abituata

-          Chiedile scusa! – urlò ancora la pazza Zabini

-          Mezzosangue, finiamola – disse ad Hermione e questo sarebbe dovuto bastare come scusa

Monica gli lanciò un’occhiataccia

-          Cos’è questa schifezza? – disse poi rivolta alla camera di Blaise

-          La mia camera

-          Mi ricorda di più un club privato – frecciò guardandosi attorno con le mani sui fianchi mentre la Granger osservava sconvolta il biondastro

-          Se anche fosse? – chiese Blaise

-          Cos’è, vuoi mettere alla prova la mia pazienza, fratellino? – domandò l’altra

-          Basta così – intervenne Draco

-          Mia sorella è un po’ matta – spiegò la serpe dagli occhi blu alla ragazza grifondoro – vive in giro per il mondo e lavora per il Ministero – aggiunse

-          Hai altre sorelle? – chiese Hermione, l’altro annuì e Monica frugò nella borsa ritrovando quello che, in tempi migliori, era stato un portafoglio, ne estrasse una foto magica e gliela mostrò

-          Quello in centro – disse additando l’unico ragazzo – è Blaise, a destra ci sono io e a sinistra mia sorella gemella Morgana – aggiunse soffermandosi su una figura molto simile a lei, ma dall’aria meno trasandata, entrambe le gemelle nell’atto di baciare sulla guancia il fratellino; - e questa è Aisley – aggiunse poi indicando una bambina sulle ginocchia di Blaise con in mano un orsacchiotto di peluche che scrutava con sguardo torvo la fotografia, vestiva un abito di organza bianco e un cappellino stile 1800.

-          Hai tre sorelle? – chiese Herm

-          Già

-          Hai tre splendide sorelle – lo corresse l’altra

-          Zab è succube di Monica – precisò Draco

-          E Draco si è fatto la pipì a letto fino a sette ani – rispose lei, Hermione lo studiò qualche istante, non credeva di aver assimilato l’informazione, Malfoy nel frattempo aveva assunto la colorazione rossastra di un gamberetto

-          Sta’ zitta!

-          Cos’è, ti vergogni? – ghignò sadica lei – non gliel’hai detto che sei una emerito stronzo? Che hai delle boiate a forma di serpe nella testa e che non sei neppure capace di corteggiare una ragazza?

-          Queste non sono cose che la riguardano! – sbraitò gesticolando, infuriato come raramente l’aveva visto, ma quello era davvero Draco Malfoy?

-          Cos’è, sei agitato?

-          NON sono agitato!

-          Sì e ti sta per scoppiare una vena

-          Non sono affari tuoi!

-          Malfoy è sempre una testa di cazzo – ripeté Blaise – e lui e mia sorella vanno d’accordo come cane e gatto

-          Ma come parli, sembri uno scaricatore di porto! – disse lei

-          Senti da che pulpito, tu parli peggio di un camionista intergalattico – disse il fratello

-          Testa di cazzo – mugugnò la giovane donna – ma senti che parole da un moccioso che ha la bocca che sa ancora di latte…

-          Non attaccare con questa storia, sai Mo’, non so cosa ci fai qui, ma non cominciare neppure, eppoi te devi solo che stare zitta

-          Vatti a lavare la bocca col sapone – intimò lei

-          Non certo se me lo dici tu!

-          Moccioso!

-          Megera!

-          Idiota!

-          Cretina!

-          Stupido!

-          Puttana!

-          Evviva, la fiera del buongusto – disse il biondo ammazzando quella che poteva essere la causa scatenante del terzo conflitto mondiale e che stava lasciando allibita la Gryffindor

-          Sta’ zitto e non t’immischiare - scandirono all’unisono i due fratelli

-          Sai Mo’, non so proprio come tuo marito abbia potuto sposarti

-          Mi sembra ovvio: perché non batteva chiodo da una vita e mio fratello mi chiama puttana, anche se nella realtà è tutto diverso

-          Se non l’avessero obbligato non ti avrebbe mai presa – precisò Malfoy

-          Parli con cognizione di causa? – domandò lei

-          Vuoi che ti ricordi che sei arrivata vergine al matrimonio? – intimò lui

-          Questa è una cosa che posso provare solo io – ghignò maliziosa

-          Avevi la sua stessa faccia, ergo, eri vergine come un agnellino – aggiunse additando la mezzosangue che si affrettò ad arrossire

-          Piuttosto, che ci fai qui? – domandò ancora Zabini, sentendo puzza di bruciato, alla sorella che aveva malamente mollato il borsone sul suo letto fatto e lasciato qualche impronta di fango sul pavimento

-          Mi ha chiamata lui – specificò additando il biondastro

-          E perché hai attirato sulle nostre teste l’ira divina? – chiese ancora Blaise al suo non più tanto certo migliore amico

-          Ho da chiederle una cosa

-          Spara pulce, ma fai in fretta – Draco la guardò male, da che mondo era mondo, nessuno osava comportarsi in maniera così irrispettosa, ma la Mo’ era la Mo’, rischiavano di saltare fuori altri infidi segreti della sua infanzia

-          Ho bisogno di un archivio della sezione

-          Della MIA sezione? – indagò lei

-          Più o meno

-          Che significa più o meno?

-          Che dobbiamo trovare un maledettissimo nome e non sappiamo da dove cominciare

-          Cos’è, vuoi indagare sul passato della tua amante? – domandò

-          Qualcosa del genere

-          Malfoy, lo sai vero che questa cosa va contro almeno due dozzine di regole del Ministero?

-          Certo

-          E lo sai vero che io non vado contro due dozzine di regole del ministero?

-          Tu fai di peggio – ghignò lui – come quando ti sei portata a casa quella spada magica dal Giappone

-          Quella è un’altra storia – farfugliò lei – e comunque è stata tutta colpa di Axel

-          Comunque sia…

-          Sei un bastardo, Malfoy

-          Sì e ne vado fiero – aggiunse lui con un sorriso strafottente

-          D’accordo, che ti serve?

 

Neppure il tempo di aprire bocca che una nuova nuvola verdastra comparve nel camino portando un nuovo personaggio agli sguardi dei presenti.

Un ragazzo che non aveva neppure trent’anni guardò torvo tra il gruppetto alla ricerca della sua “preda”, altrimenti detta “moglie” e la ritrovò seduta sul letto poco aggraziatamente con le scarpe sulla coperta pulita, le gambe larghe e la mano sinistra che reggeva una sigaretta appena iniziata

-          Mo’, credevo di aver sposato una donna, non una spacciatrice – lo sguardo della ragazza lanciava messaggi, ma per comprensione la scritta lampeggiante “Fatti i cazzi tuoi” da tradurre liberamente, comparve sulla sua testa per esplicitare il suo pensiero, assai poco indicato ad una signorina di buona famiglia quale, in effetti, lei sarebbe dovuta essere

-          E io credevo di aver sposato un uomo, non un orango – ribadì, lui indurì i lineamenti del volto

-          Mi spieghi che ci fai qui? Sono andato in bagno e quando ho rimesso piede nella tenda eri già scomparsa

-          Mio fratello mi ha cercata – Blaise lanciò gli occhi al cielo mentre Malfoy ghignò e il marito di lei li squadrava ad uno per uno

-          Non mi sembra una scusa sufficiente per andarsene senza dire niente

-          A me sembra più che sufficiente

-          Che sei venuta a fare?

-          Gli affari miei

-          Sarebbero anche miei

-          La mia famiglia è affar mio, la tua neppure tuo

-          Lascia perdere la mia famiglia

-          Lui è Axel Landor – disse Blaise ad Hermione che guardava spaesata lo sconosciuto – il nuovo acquisto folle della famiglia

Axel Landor in questione girò la testa da un lato e studiò la ragazza che lo fissava confusa.

Ma era sicura di aver sentito Monica dire che “non batteva chiodo da una vita”? No perché è lei era diventata sorda o Monica era da rinchiudere… ma l’aveva visto quello che disprezzava quale “orango”?

Hermione si disse che poteva sembrare un pirata, proprio di quelli dei libri d’avventura, alto bello e prestante, oltre che dotato di un cervello, il che non era poco…

La moda “avventuriera” doveva essere molto in voga visto che anche il nuovo venuto aveva pantaloni lunghi verde militare, anfibi, camicia beige e gilet multifunzione, solo che portava appese alla cintura due pistole magiche e al collo un dente di drago, i capelli castani e leggermente lunghi e gli occhi azzurri: il sogno proibito di ogni ragazza.

Però faceva una splendida coppia assieme alla sua consorte e il suo caratterino.

-          Ax fa l’Auror – spiegò Malfoy cercando di mettere una punta di schifo nella voce

-          Non dobbiamo essere un gran bello spettacolo io e te – dichiarò il pirata in questione alla moglie levandole la sigaretta dalle mani e facendo a sua volta un tiro – cosa penserà di noi questa povera ragazza?

Hermione arrossì mentre Monica Zabini sbuffava

-          Devi sapere che mio marito era un Corvonero perfettino, tutto camicie linde e cravatte annodate ad arte, ma che sotto sotto non era proprio così… - e gli cinse la vita con un braccio

-          Mia moglie, invece – rispose lui fulminandola – era una serpe teppista che non faceva altro che rompere le balle alla gente e parlare peggio del peggior cattivo in circolazione

-          I cattivi sono sempre fini – decretò Malfoy che di essere etichettato come un “buono” gli andava come i cavoli a merenda

-          Allora nessuno di noi cinque a parte lei – e specificò in direzione della Gryffindor – potrebbe essere un cattivo

Eccola, la beneamata mazzata che prima o poi doveva arrivare: Hermione non seppe dire se ci fosse da offendersi a sentirsi etichettare come possibile cattiva. Draco si chiese se essere escluso a priori dalla categoria fosse un’offesa punibile con la morte.

-          Comunque – disse cercando di frenare i suoi istinti omicidi – tagliando con le stronzate, ho bisogno di quell’archivio, il prima possibile – specificò in direzione della sorella di Blaise che, in barba al marito, si era accesa un'altra sigaretta.

-          Domani – disse lei – oggi non posso andare e poi devo salutare Silente e gli altri… quell’essere schifoso di Piton è ancora vivo o qualche studente lo ha accoppato prima del suo naturale decesso intossicato dalle sue pozioni?

-          Sfortunatamente è ancora vivo – ammise Blaise a testa bassa mentre Axel tirava fuori da sotto il letto con aria schifata un poster con la nuvoletta magica che gli faceva proposte indecenti.

-          Sono sicuro che Vitius è ancora vivo, per quanto possa esserlo un fantasma – aggiunse il marito – così Riri non potrà prendere il suo posto quest’anno…

-          Riri è il soprannome di mia sorella Morringan – disse a beneficio della ragazza, Zabini

-          Oh, giusto, a proposito – esordì l’altra sorella illuminandosi – dovresti diventare zio entro a fine di maggio…

-          CHE COSA?!

-          Sì, Riri aspetta un bambino, però non mi ricordo il nome del padre…

-          Sei incorreggibile, - commentò il pirata – perché non me l’hai detto?

-          Me lo sono dimenticata

-          Come si chiama? – disse grave Zabini

-          Ah, sì, ecco! Si chiamava Charles… Charlie Weasley

La mascella del moretto cadde in rotta libera verso il pavimento andando a sfracellarsi sul tappeto persiano della sua stanza.

Cosa aveva detto?

Che la sua amata sorellina aspettava un figlio da uno dei Weasley?

Ma dove erano, su Candid Camera?

No perché la cosa non era normale…

Sua sorella era una serpe, un po’ fredda e altezzosa, come poteva aspettare un bambino da un Weasley?

Non era razzista o purista, come Malfoy e come quasi tutte le altre serpi, semplicemente aveva avuto un battibecco con Charlie e Bill ai tempi che era ancora a Hogwarts e da allora aveva tagliato con loro ogni rapporto.

-          Ma dico, come hai fatto a dimenticartelo? – sbraitò – vi siete quasi scannate con i Weasley al tempo della scuola! Una cosa del genere non la si dimentica!

Monica si limitò ad alzare le spalle e a fare un altro tiro mentre suo marito camminava ormai in iperventilazione per la stanza.

Blaise si mise le mani nei capelli.

Malfoy ghignò sadico.

La mezzosangue guardò sconcertata ciascuno degli occupanti della camera.

-          Beh, io sarà il caso che vada – decise alla fine la riccia Caposcuola consultando l’orologio – cominceranno a darmi per dispersa – e fece per imboccare la porta

-          Potresti farmi strada per la scuola? Vorrei vedere cosa è cambiato…

-          Certo!

-          Ax, vieni – disse trattandolo come un cagnolino, ma Axel Landor non era un cane e la guardò storto, come faceva sempre quando lo trattava così

-          Su, dai, non fare storie, così poi possiamo mettere a posto quella faccenda di stamattina…

Il marito annuì e i tre chiusero la porta dietro le spalle lasciando Zabini e Malfoy in quella che sarebbe presto diventata una fumeria di crack.

-          Te lo assicuro Dra – disse Blaise un po’ uscito di testa – quando se ne sarà andata aprirò un club di playboy, niente fidanzate, niente mogli e, soprattutto, niente figli. Niente amore e niente legami: sesso libero.

-          Considerami il tuo primo iscritto – aggiunse Draco, il suo migliore amico lo squadrò da testa a piedi e ghignò

-          Mi sa che per te è un po’ troppo tardi – fece notare continuando a farsi beffe del biondo

-          Che cosa staresti insinuando?

-          La definizione è “Niente fidanzate, ma soprattutto, niente legami”

-          E cosa dovrebbe rappresentarmi?

-          Ti faccio un disegnino?

-          Se non puoi fare di meglio… - continuò Malfoy che non capiva, anche se un barlume di sospetto gli era balenato nella mente

Blaise sospirò, dopodiché estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni ed enunciò un incantesimo facile per tracciare dei segni luminosi.

-          Stai a vedere e segui – aggiunse all’indirizzo dell’amico disegnando un omino stilizzato – questo sei te – e terminò la sua creazione che, di somigliante al Malfoy originario, aveva solo l’espressione imbronciata, Draco annuì circospetto mentre Zabini aveva ripreso a tratteggiare una seconda figura nell’aria – e questa è la mezzosangue – ovviamente, decise il biondo, la massa di riccioli approssimativi e sproporzionati che Blaise le aveva fatto non le rendevano giustizia; questa volta non annuì

-          E questi siete voi due – terminò aggiungendo una specie di cuore intorno a loro – capisci adesso?

Il Principe delle Serpi alzò entrambe le sopracciglia mentre le labbra si assottigliavano pericolosamente

-          No – disse infine e l’altro sbuffò, poi sorrise appena arricciando il nasino aristocratico degli Zabini

-          Draco – disse appena in un sussurro – da quando porti il profumo da donna e sai di borotalco?

Merda.

Ormai quella poteva essere etichettata come la sua battuta standard.

Quante volte l’aveva pronunciata in tre giorni?

Bah, incalcolabile.

Poi ghignò a sua volta, prese la bacchetta e disegnò a sua volta.

La figura che prendeva piano piano forma era quella di un omino, solo che qualche istante dopo comparve il cappio di una corda, il braccio della forca e i piedini penzolanti, piuttosto distanti dalla pedana.

-          Questo invece sei tu – spiegò, come se lo schizzo richiedesse spiegazioni, Blaise rise.

Prese la sa bacchetta e tracciò a sua volta altri segni: una serpe e due omini.

-          Questi invece siamo noi

-          Già – e risero entrambi

-          Però non è vero che ho fatto la pipì a letto fino a sette anni – si sentì in dovere di puntualizzare il biondo, Blaise alzò noncurante le spalle

-          Spero che tu abbia smesso dopo di allora – rispose e Draco lo fulminò con lo sguardo.

Ma dopo tutto, era felice di avere un amico così.

Era felice di avere degli amici.

Era bello non essere soli.

Per una volta.

Adesso, forse, poteva ammettere almeno con se stesso che…

 

*          *          *

 

Dico sempre che non cerco amore
che preferisco badare a me:
ma questa non è la verità,
vieni a vedere perché...

Mi vedono sempre ridere
ma questa non è la realtà:
piango ogni notte,
sempre per lei,
vieni a vedere perché...

Dico sempre che odio l'amore
che non mi serve a niente però
prego perché, il Signore lo sa,
che prima o poi lo troverò!

Voglio che tutto intorno ci sia solo la vita per me
Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che...

Capirai che il cielo è bello perché
in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime
E piangerai, oh altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile,
e così fragile, ricomincerai!

C'è chi rinuncia all'amore
solo perché non ne ha avuto mai
eccomi qua dammelo e poi
ora capisci perché dico sempre che odio l'amore
che non mi serve a niente però
prego perché, il Signore lo sa, che prima o poi lo troverò!

Voglio che, tutto intorno, ci sia solo la vita per me!
Voglio te, fino in fondo, devo convincerti che...

Capirai che il cielo è bello perché
in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime...
Oh, e piangerai, oh, altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile,
e così fragile tornerai a vivere!

Dico sempre che non cerco amore,
che preferisco badare a me:
ma questa non è la verità,
vieni a vedere perché...

Cesare Cremonini, “Vieni a vedere perché”

 

*          *          *

Spazio autrice: viva, la mia vena musicale ha nuovamente preso il sopravvento e non sono riuscita ad evitare di inserire questa canzone. Credo che, dopo aver letto le precedenti e questa vi starete tutti domandando che razza di musica ascolti, visto che spazio da un genere all’altro… rimarrete col dubbio perché sono difficilmente catalogabile *smile*.

 

Ebbene sì, alla fine non ho resistito alla tentazione di dare ad uno dei personaggi il mio nome: Monica.

Ho cercato di renderlo un personaggi un po’ secondario e, comunque, smentisco subito il mito che mi assomigli, non è vero, io e lei abbiamo in comune solo quel nome, per il resto, 0 completo.

Monica è un personaggio a cui sono molto legata perché bene o male ha sempre la battuta pronta e poi ha un fratellino come Blaise… *-* lo vorrei anche io…

 

Va bene, concludo qui questa piccola digressione anche perché non c’è molto da dire su questo cap, spero che vi sia piaciuto e che mi lascerete un commentino! Ciao a tutti!

 

rossy..!: ciao! Grazie per avermi lasciato un commento, sono felice che alla fine tu l’abbia fatto, è sempre utile sapere cosa ne pensano i propri lettori e, ovviamente, rende l’autrice una specie di pallone gonfiato… (scherzo, sono molto lusingata da questo).

Mi fa piacere che la storia e questo cappy in generale ti siano piaciuto, spero che sarà lo stesso anche per questo quindicesimo, anche se come ritmo è abbastanza lento…

Ancora grazie, ciao e al prossimo post! Nyssa

 

luana1985: eh, tutti prendiamo giovamento da un po’ di sofferta vacanza… io scrivo e te leggi, ogni tanto serve riposarsi un pochino… ^^

Ricambio gli auguri di pronta guarigione, così che quando ci risentiremo saremo entrambe belle sane (>_>).

Spero che anche questo cap 15 ti sia piaciuto, aspetto di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

AuraD: in realtà, io ricordo poco del cartone, ho letto solo la storia cartacea e di quella sono senz’altro innamorata *love*.

Che bello, sono contenta che la scenetta a Hogwarts ti abbia divertita, effettivamente non lo nota nessuno che ci sono tutti i prof che lo vorrebbero mandare nel posto più affollato del mondo… Zachariah, invece, aspetterà ancora un pochino prima di uscire allo scoperto, su di lui si sa ancora troppo poco e prima devo introdurre un po’ il personaggio perché ha davvero una storia complicatuccia, ihihih.

Spero che continuerai a seguire la mia fic, aspetto di sapere cosa ne pensi di questo (lento) capitolo 15, un bacio! Nyssa

 

piperina: siiiii, scriviamo un altro papiro! Bello bello!

Allora, stai pure tranquilla che l’influenza è passata e quindi sono tornata a scuola a farmi sfruttare dai miei prof, quindi, no problem, ripresa la mia vita normale torno con un nuovo aggiornamento ^^

Come hai visto, ho impedito a Lucius di combinare più danni di quel che in genere fa, anche se non garantisco per il futuro, sai com’è lunatico quello, magari un giorno piomba a scuola bello allegro e succede il patatrack.

In realtà il dialogo tra Herm e il caro paparino volevo farlo un po’ più litigioso perché certo lei era dell’umore adatto e lui pure, però poi mi sono detta che Lucius sarebbe diventato troppo sospettoso e allora (sai com’è, con tutta la gente che vuole fargli la pelle…).

Sì, anch’io penso che Harry avrebbe lanciato una bella maledizione al biondo e probabilmente pure Blaise.

La Torre, invece, ormai indiscussa protagonista della storia, continua a popolare questi papiri che scrivo, sia in risp che di storia; io penso che la scena ci dovesse essere, prima o poi, insomma, ormai era un capitolo buono che Draco non faceva allusioni di sorta, da quando si perdono le buone abitudini?

Ahaha, invece stavo davvero ridendo quando mi hai scritto se si fosse chiamato Giuda, probabilmente Bellatrix l’avrebbe apprezzato di più, niente di più vero, lo penso anche io, ma dubito che suo padre e, soprattutto, sua madre (che nella storia non è ancora entrata) avrebbe approvato una cosa simile… soprattutto per un motivo che deve ancora uscire e che comparirà tra un paio di capitoli (credo).

Per la scena della camicia… ci stavo pensando, ho una mezza ideuzza, ma devo metterla in pratica e non è facile, cmq stai tranquilla che non sarà certo l’ultima.

Bene, a questo punto taglio sennò intaso tutto, ciao e salutami Selene! Un bacio ad entrambe, Nyssa

 

Shavanna: evidentemente ritrovare il suo pupillo gli premeva parecchio… già, sono d’accordo, il rapporto tra quei due è un vero garbuglio, ma presto succederà qualcosa, sennò ci diventiamo vecchi a vedere che combinano da soli…

Per quanto riguarda Zach, invece, in questo cappy non viene detto ancora niente, ma ci saranno importanti rivelazioni nel prossimo, ehehe.

Bene, spero che, nonostante tutto, anche questo quindicesimo capitolo ti piaccia, dimmi cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa

 

MartyViper: ehhhh, il mistero di Zach e dei suoi bambini verrà in parte risolto nel prox post e in parte andrà un po’ avanti, è per questo che ho dovuto introdurre questo capitolo di passaggio, sennò mi sarebbe mancato un personaggio abbastanza importante… spero comunque che non ti annoierai a leggerlo, anche se come ritmo è piuttosto lento.

Per quanto riguarda Lucius, invece, penso anche io che avrebbe fatto meglio a rimanersene al suo castello, ma non è proprio capace di farsi gli affari propri, gli altri prof, però, gli hanno reso pan per focaccia e allora, che se ne torni pure a Malfoy Manor con la coda tra le gambe!

Ehehe, già, ho sfruttato quei giorni di pacchia per dare un nuovo risvolto alla vicenda, quindi è stata fruttuosa anche l’influenza.

Bene, spero che ti piaccia anche questo capitolo e che mi lascerai un commento! Aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao e al prossimo post! Nyssa

 

potterina_88: ehhhh, anche io avevo gli occhi a stellina quando ho scritto di quella vicenda, anche se, se continuo così, forse è il caso che alzi il rating, anche se non ho intenzione di perdermi in minuziosi dettagli…

Cmq sono d’accordo, Lucius starebbe molto bene nella parte del diavolo, anche se forse sarebbe un po’ troppo altero.

Vabbè,  il nuovo capitolo è piuttosto lento e ci sono pochi sviluppi, mi auguro che ti piaccia comunque  quindi dimmi che cosa ne pensi, ciao e a presto! Nyssa

 

Mici: mi fa piacere che la fic ti abbia presa tanto da leggerla tutta assieme, sono molto contenta di questo! Ehehe, già, i misteri abbondano, ce n’è praticamente uno ad ogni cap ormai (spero davvero di non esagerare…).

Mi auguro che continuerai a seguire e spero che il nuovo aggiornamento ti piaccia! Dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa

 

Lisanna Baston: già, sfortunatamente anche questo è solo un capitolo di passaggio (me ne servono un paio per i prossimi che invece contengono qualche rivelazione in più). Blaise ricompare anche in questo cappy e, come promesso, fa anche lui la sua parte… adesso comincia anche la sua personalissima vicenda, ihihih.

Bene, mi auguro che ti piaccia comunque anche questo 15 cappy, ciao e un bacio! Nyssa

 

Luci94: sono contenta che i miei personaggi ti piacciano, spero che non finiscano troppo OC nella fic. Complimenti, ne hai avuto del coraggio a leggere in soli quattro gg tutta questa pappardella che scrivo ogni volta, hai tutta la mia ammirazione! Spero che ance questo cappy 15 ti piaccia e mi auguro che mi dirai cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa

 

chibi_elyon: in realtà non ho più pensato al modo in cui lei ha convinto Zabini, ma potrei sempre farci un accenno, prima o poi, tanto per mandare di nuovo in paranoia Draco (che non ne ha bisogno)

Mi fa piacere anche che il lato (moooooooolto) malizioso di Draco ti piaccia… spero che continuerai a seguire la mia fic e che mi dirai cosa ne pensi di questo quindicesimo capitolo! Ciao e a presto! Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Sezione 7.2 ***


Premessa: eccoci finalmente giunti ad un capitolo dove si scopre veramente qualcosa, anche se non è molto, anzi, a dire la verità è proprio una briciolina… ^^

Premessa: eccoci finalmente giunti ad un capitolo dove si scopre veramente qualcosa, anche se non è molto, anzi, a dire la verità è proprio una briciolina… ^^

Mi sento in dovere di fare una precisazione riguardo al precedente cappy perché la sorella gemella di Monica l’ho chiamata con due nomi (scusatemi, mi è scappato davvero…), prima infatti è stata Morgana e poi Morrigan, bene, il suo nome sarebbe Morgana, quindi, se non mi sono nuovamente sbagliata, la troverete d’ora in poi con questo nome ovunque (spero).

A questo punto vi lascio alla lettura di questo sedicesimo capitolo, spero che vi piaccia e che mi lascerete un commento, ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

Eccoli, tutti lì in attesa.

In attesa di lei con la pelle d’oca e i brividi.

Come erano passati in fretta quei due giorni e ora era giunto il momento della verità.

 

Al primo giorno Monica era andata a trovare Silente che non vedeva dai tempi in cui aveva terminato gli studi.

Per l’occasione aveva perfino deciso di cambiarsi la tenuta da avventuriera e si era presentata al fratello e a Malfoy in abito “elegante” con una gonna nera decisamente sopra gli standard della Scuola che di sicuro avrebbe fatto voltare metà degli studenti che avrebbero incontrato per la scuola, una camicia beige e aveva perfino acconsentito che Daphne le laccasse le unghie, rigorosamente di nero.

Era uno spettacolo, indiscutibile, avrebbe potuto fare la modella, peccato solo che forse le reazioni che avrebbe provocato ai vari prof, dal colpo apoplettico, ad un prematuro (?) ictus ad una slogatura della mandibola, non fossero proprio le più indicate.

Axel aveva casualmente protestato ed era finita in un’altra baruffa sintetizzabile con una nuvoletta di fumo e tante stelle che se ne uscivano.

 

Doveva essere bello, aveva riflettuto Hermione aspettandola quando era entrato nell’ufficio del preside, chiacchierare con un prof dopo molto tempo, senza lagne e irritazioni dovute all’ultimo compito o all’esame appena passato.

Li aveva sentiti ridere mentre era fuori della porta in attesa che il colloquio terminasse. Ci avevano messo parecchio.

Quando lei era uscita, l’aveva accompagnata in giro per la scuola alla ricerca delle sue vecchie conoscenze: dal Barone Sanguinario, che si stava preparando per un torneo medievale per fantasmi, la professoressa Sinistra, sua grande amica, passando per Piton, la McGranitt e quasi tutti gli altri insegnanti.

Le reazioni erano state tutte particolarissime: Piton, quando la sua brillante ex allieva era entrata in classe dove stava facendo recupero di Pozioni ad alcuni del secondo anno, aveva alzato tutte e due le sopracciglia nel prendere atto dell’abbigliamento della ex maggiore delle sorelle Zabini, ormai signora Landor, e si era soffermato, forse un tantino più del necessario sui tre bottoni della camicia che la serpeverde portava aperti senza curarsi del panico in cui aveva precipitato i malcapitati studenti del responsabile della Casa verde-argento, professore compreso che aveva qualche difficoltà a deglutire mentre lei gli parlava ricordando i tempi andati, qualcuna delle sue punizioni e l’immancabile esame finale per il conseguimento dei M.A.G.O., ovviamente superato a pieni voti.

Hermione la guardava dal vano della porta, ma, pensò, era molto più spassoso stare a studiare le varie reazioni dei ragazzi dietro alle bancate che si guardavano preoccupati l’un l’altro quando la gonna della ragazza, aveva cominciato a sollevarsi di qualche centimetro mentre lei si era seduta sul bordo della cattedra. Qualcuno aveva ipotizzato di essere finiti dentro la sceneggiatura di un film porno, anche se l’ipotesi che si girasse un film porno a Hogwarts con la Caposcuola dei grifoni sulla porta era una cosa assai poco probabile. Dunque chi era quella tipa?

La grifoncina poteva quasi avvertire la tempesta ormonale che la ragazza aveva causato agli studenti, prima intenti a farsi dispetti ed ora tutti a bocca aperta a fissare l’orlo dell’indumento, pericolosamente vicino al punto di non ritorno. Sarebbe stata un’ottima professoressa, almeno avrebbe avuto la certezza che la classe rimanesse in silenzio durante le sue lezioni, non come quelle di Raimond e Ruf.

Quando aveva lasciato gli amati sotterranei dei tempi di scuola, il sospiro generale dei suoi spettatori si era levato come un boato da stadio accompagnandola oltre la porta che il prof aveva provveduto a chiudere immediatamente dopo per riportare l’attenzione alla sua materia e, soprattutto, lontana dal fondoschiena della signora Landor, sposata.

La McGranitt, la cui reazione era stata più misurata, si era limitata a mostrare un’espressione perplessa, ma aveva baciato sulle guance la sua ex allieva e si erano messe a chiacchierare di Morgana che, quando Ruf avesse deciso di ritirarsi, avrebbe preso il suo posto come insegnante di Storia della Magia.

La riccia si domandò se la sorella di Monica fosse come lei.

Non lo pensava, quelle due, da quel che aveva visto nella foto che le avevano mostrato, erano come Terry e Maggie, le gemelle di quel cartone, Monica era la maggiore, la vera bastian contrario, Riri, come la chiamavano, era quella più tranquilla e rilassata… nella foto infatti Monica era vestita pressappoco come adesso mentre l’altra sorella gemella aveva una lunga gonna a pieghe e una camicia a balze bianca.

Eppure era curiosa, voleva sapere qualcosa di più sulla Zabini che non aveva ancora conosciuto.

-          Tu e tua sorella siete molto simili? – domandò mentre la stava accompagnando all’ufficio della professoressa Sinistra al secondo piano

-          Io e Riri? – chiese Monica, Hermione aveva annuito – solo sotto certi aspetti

-          È bello avere una sorella gemella?

-          Oh sì, tantissimo – annuì la ex serpeverde – perché hai la certezza che, qualunque cosa succeda, lei ti capirà, sai, i gemelli riescono a sentire le sensazioni dell’altro come se fossero proprie – spiegò poi di fronte all’espressione perplessa della Gryffindor – magari non approverà tutto quello che fai, ma saprai sempre che capirà cosa ti ha spinto a farlo e questa è una cosa importante. Avere una gemella è un po’ come essere innamorati…

-          Essere innamorati? – aveva chiesto la mora

-          Sì. Sei mai stata innamorata? – Hermione era arrossita e aveva timidamente mormorato un sì – beh, pressappoco è così, si sente tutto quello che prova l’altro e lo si capisce anche…

-          Tu sei innamorata di tuo marito? – chiese la studentessa

-          Lo sai che non te lo so dire… - aveva risposto l’altra e la riccia era rimasta sorpresa - Se avessimo avuto una storia normale e fossimo due persone un pochino più nelle righe, forse direi di sì, ma tu puoi considerare innamorate due persone come noi che non fanno altro che litigare e gridarsi di tutto?

-          Oh, io credo di sì – era stata la ferma risposta della Caposcuola, un po’ dettata dall’esperienza personale

-          Sei la prima persona a parte mia sorella che la pensa così – aveva annuito Monica – beh, allora posso dire che io e mio marito siamo innamorati – e aveva sorriso dolcemente

-          Come vi siete conosciuti te ed Axel?

-          Io e mio marito…? Oh… è una storia strana… anche un po’ triste

-          Mi dispiace – aveva mormorato Hermione

-          Oh, non in quel senso, è solo strana, però c’è dell’altro e quell’altro mi fa venire sempre i cinque minuti. Io e Axel eravamo studenti insieme a Hogwarts: lui era un Corvonero perfetto, diligente, responsabile, serio… io una mezza teppista delle serpi. Non so se sai che vengo da una famiglia piuttosto importante nel mondo magico – l’altra aveva annuito ancora – bene, all’epoca i Landor erano tra le più influenti casate e quel malato di mente del mio bisnonno, a quel tempo ottantenne, si era fatto venire la brillante e retrograda idea che fosse un affare imparentare noi Zabini e i Landor. Aveva deciso che mia sorella si dovesse sposare con il primogenito dei Landor mentre io, da maggiore, mi sarei dovuta occupare degli affari di famiglia. Non è andata proprio così – aveva ghignato Monica

-          Come mai?

-          Il vecchio – disse con tono sprezzante – non aveva tenuto conto di un paio di cosette: la prima era che Axel non andava molto d’accordo con i suoi familiari e i suoi sette fratelli – Hermione aveva sgranato gli occhi – poi che Riri, che fondamentalmente è una ragazza tranquilla, sa essere un vero mulo se ci si mette, è testarda e adamantina su certe cose e lei non voleva assolutamente sposarsi. Per finire c’ero io che di fare la vecchia zia zitella non ne avevo minimamente voglia.

A farla breve, Riri si è impuntata e ha piantato uno di quei casini che solo lei sa fare, ha quasi spedito il nonnetto all’altro mondo, e se l’avesse fatto non l’avrei biasimata, e ha creato uno scompiglio tale da mandare nel caos l’intera famiglia. Il nonno, a quel punto, non riuscendo a spuntarla, e bada bene che non riuscire a spuntarla con una diciassettenne per uno come lui doveva essere assai frustrante e umiliante, ha deciso che io potevo andare più che bene per il giovane Landor e Riri si sarebbe potuta occupare della famiglia, tanto ci stava bene a fare la vecchia zitella. Credo che quella sia stata l’unica volta che l’ho sentita dire una parolaccia ad uno della famiglia, in genere lei è sempre compita e trattenuta, non come me…

-          Beh, ne aveva anche ragione se le hanno detto così

-          Certo! E credo che abbia fatto benissimo, anche se in genere la pecora nera della famiglia sono sempre stata io e Aisley la viziatissima ultima nata. Comunque ricordo che si è alzata in piedi, si è piazzata a mani sui fianchi davanti al nonno, si è inumidita le labbra e poi, abbassando la testa gli ha detto “Pensa per te, se non avessero imposto il matrimonio alla nonna non credo che qualcuno si sarebbe preso un borioso figlio di puttana come te!” e ha girato i tacchi andandosene mentre i miei genitori quasi l’applaudivano. Sfortunatamente il vecchio non è seccato neppure in quella circostanza, ma alla fine il mio vero nonno, stufo di fare la statua, l’ha rinchiuso in un ospizio e credo che lì ci stia ancora a dispetto dei suoi novanta e più anni.

-          Tua sorella è stata fantastica – annuì convinta Hermione piena di ammirazione verso la minore delle gemelle

-          Già. Così hanno preso me, mi hanno agghindata come una bambola e mi hanno piazzata in una stanza in attesa di quello che doveva essere il mio promesso sposo. Quella scena credo che rimarrà impressa per sempre nella mia mente per sempre: ricordo che Axel è entrato da vero figo con la camicia con i primi due bottoni sbottonati, i polsini anche, la cravatta blu e nera slacciata e mi ha guardata con una faccia talmente scazzata che avrebbe potuto fare concorrenza alla mia “E tu saresti la bambolina che dovrei sposare?” mi ha chiesto con sospetto credendomi un’ochetta senza carattere. E quello doveva essere il ligio Corvonero che dovevo sposare? Bella roba che mi avevano rifilato… so di aver pensato che allora erano tutti ciechi se non si erano accorti che razza di persona fosse, chi fosse veramente. Ovviamente non ho ammesso che ci somigliavano come pochi, ma un pensiero vicino.

“Bambolina vallo a dire alla tua cagna” gli ho risposto in malo modo e abbiamo cominciato a tirarci accidenti. Ancora alla faccia del serio e compito Landor… - Hermione annuì – beh, ci hanno sposati a forza, ma a lui la camicia dei Landor stava piuttosto stretta, così quando è terminata la cerimonia, e avevamo tutti e due una faccia assai poco indicata all’occasione, ha gridato a tutti i suoi parenti schierati che lui non aveva per la testa di fare il mantenuto per tutta la vita e di prendere il suo posto in società. È entrato negli Auror e abbiamo cominciato a girare il mondo per il Ministero. Alla fine è stato insieme che abbiamo realizzato i nostri sogni. E io mi sto ancora chiedendo perché, quando lui ha cominciato a viaggiare, non l’ho mollato lì e me ne sono andata per i fatti miei.

Beh, forse lo so… - aggiunse sorridendo

-          E Riri? – chiese la grifondoro

-          Oh, lei ormai si fa la sua vita. Ha continuato gli studi di Storia della Magia e adesso ha il suo bambino e il suo Charlie… sai, in realtà me lo ricordo benissimo come si chiama, ma il fatto è che se l’avessi dotto con più peso Blaise ci sarebbe scappato di testa e allora…

-          Siete due sorelle dal carattere forte – annuì ancora la studentessa sorridente

-          È la caratteristica degli Zabini: non aver paura del pericolo. Ma non saprei dire se sia un pregio o un difetto – aggiunse e l’altra rise.

-          Anche a Daphne hanno organizzato un matrimonio contro la sua volontà – ammise ancora la grifoncina

-          Lo so, è giunta voce perfino dove mi trovavo io, lo sa perfino Riri che i pettegolezzi li evita come la peste

-          Ci è stata male parecchio – aggiunse la mora

-          La capisco, è un vero schifo quando ti fanno queste cose, per fortuna nella mia famiglia oltre a mia nonno gli altri non si fanno di tutti questi problemi, ma i Greengrass sono sempre stati bigotti

-          E Daphne non lo è

-          Se davvero non lo è, allora farà la cosa giusta – disse facendo spallucce la signora Landor

-          Il problema è sapere quale…

-          Come mai?

-          Non lo so, ma ho come l’impressione che un po’ Neville le piaccia

-          Puoi scommetterci una mano che quei bastardi dei suoi genitori annulleranno il contratto se ci fosse anche una sola virgola che non va

-          E in quel caso lei cosa farà?

-          Chissà, bisogna aspettare e vedere, non proiettiamoci sempre troppo nel futuro, si perde contatto con la realtà

-          Hai ragione

Avevano continuato il giro di visite, incontrato altri professori e qualche altro studente, ma adesso Hermione poteva dire di essere davvero amica di una come Monica.

 

*          *          *

 

E adesso erano tutti lì ad aspettare.

Malfoy e Zabini fumavano su un divanetto alla Torre di Astronomia e si poteva contare la loro agitazione dal numero di mozziconi di sigaretta (e forse anche qualcos’altro) che stavano sul pavimento.

Harry, che era stato informato di tutta la cosa, aveva quasi scavato un solco sul vecchio pavimento di legno dalla colonna alla finestra e ogni volta che passava davanti a Malfoy questo alzava lo sguardo e gli lanciava un’occhiataccia, perfettamente nel suo stile.

Un’ora.

Due ore erano trascorse.

E nessuno era ancora tornato.

Axel era sistemato malamente sul letto di Malfoy a leggere l’annuario del suo settimo anno a Hogwarts con una apparente calma.

E l’agitazione nell’aria la si poteva tagliare a fette con un coltello.

 

Un rumore, del fumo colorato e poi nel camino di fronte comparvero due sagome indistinte.

Aspettarono che la nube si dissolvesse e, per scaricare la tensione, Hermione andò ad aprire la finestra investendo i presenti di un venticello gelido ed invernale.

 

Due ragazze stavano nel vano del focolare e guardavano entrambe con aria seria i presenti.

Una delle due reggeva in mano cinque tomi rilegati in pelle scura, gli occhiali sul naso.

Monica si fece avanti e oltrepassò lo strato di cenere seguita a ruota da quella che non poteva essere altri che Morgana Zabini.

-          Lei è mia sorella Riri – disse ai presenti, l’altra accennò appena col capo scrutandoli ad uno ad uno: Harry, Blaise, Draco ed Hermione, sorvolando su Axel che non aveva bisogno di esami particolari.

-          Loro sono Harry Potter ed Hermione Granger – aggiunse ancora additando il ragazzo con gli occhiali e la studentessa alla finestra

-          Piacere – disse l’altra rivelando una voce molto simile a quella della sorella – io sono Morgana, ma chinatemi Riri, il mio nome fa schifo, troppi nonni…

Hermione riconobbe lo stile schietto che aveva anche Monica, anche se più tranquillo e annuì mentre Harry, in soggezione di fronte alla nuova arrivata, si muoveva meccanicamente come di fronte alla McGranitt.

-          Bla, poi mi spieghi cos’è questa stupidaggine – disse allungandogli i tomi

-          E tu mi spiegherai che è sta stronzata che aspetti un figlio da Charlie Weasley

-          Di quello discutiamo più tardi.

-          Tu devi essere tutta matta – aggiunse e la sorella gli rivolse un’occhiataccia.

 

E così quella era Riri, il suo nuovo idolo?

Oh, sì, era esattamente come se l’era immaginata…

 

I capelli neri come quelli di Blaise e Monica erano però ondulati e la sua carnagione decisamente più chiara di quella della sorella avventuriera.

Aveva un paio di occhiali che le stavano in bilico sul naso e studiava tutti da sopra le lenti ovali.

Indossava una gonna lunga tutta a piegoline con il bordo di pizzo e una camicia chiara che contrastava con il colore corvino dei capelli. Gli occhi rigorosamente blu come gli altri Zabini.

Si soffermò un attimo sul ventre della ragazza alla ricerca della prova della effettiva gravidanza, ma non notò nessun pancione, anzi!

Doveva essere da poco che aveva scoperto di essere incinta.

-          Ci sposiamo domani qui a scuola – disse appena Riri voltando i tacchi e poi cominciando a parlottare con la gemella.

Axel che fino a quel momento se n’era stato tranquillo senza degnare d’attenzione la cognata, si alzò immediatamente a sedere osservandola come se le fossero spuntate le antenne.

-          Riri? – domandò preoccupato

-          Voglio levarmi il peso – annunciò la riccia delle sorelle

-          Beh, congratulazioni – aggiunse Hermione un po’ a disagio

-          Ma proprio il giorno di Natale? – sospirò

-          Ci sposa Silente – disse rigida lei – non voglio rompiscatole

-          E i duecento studenti che stanno qui cosa dovrebbero essere?

-          Non sono invitati

-          Non fare la stupida

-          Non sono stupida

-          Dai, su, smettetela – disse Monica – tu ti sposi domani sempre che lo sposo arrivi – e tu stai zitto che noi ne riparliamo stasera – aggiunse all’indirizzo del contrariato marito.

-          Consultiamo ‘sti libri e riportiamoli al Ministero – sbuffò Zabini che fino a quel momento se n’era rimasto zitto, prevedendo una simile cosa stramba da parte della sorella, dopotutto era parente sua e di Monica!

 

*          *          *

 

Dieci minuti.

Quindici.

Un’ora.

Due.

Draco ed Hermione, che erano quelli che della storia ne sapevano più di tutti, stavano piegati sui voluminosi e polverosi tomi con la parentela completa della famiglia Black, illegittimi compresi.

Monica e Riri erano uscite e si stavano probabilmente facendo gli affari loro da qualche parte, mandando in deliquio tutti gli studenti che avrebbero incontrato sulla strada, probabilmente Mo’ aveva portato la sorella a trovare qualcuno, o forse stavano aspettando che Charlie arrivasse dalla Romania per il matrimonio.

Blaise e Axel si stavano facendo qualche partita agli scacchi dei maghi e sembravano incuranti di quello che li circondava, interessati solo alla mossa migliore per sbalordire l’avversario e sbarazzarsene in poco tempo.

E su quei dannati libri non c’era quello che cercavano, nessun Zachariah Black.

 

Hermione voltò sconsolata una nuova pagina e arrivò alla genealogia di Sirius e della famiglia Black.

Scorse senza troppa attenzione i rami dell’albero, sapendo che Sirius aveva un solo fratello, Regulus e solo allora notò una casellina a margine, chi era?

Aguzzando la vista, vide che una sottile linea scura conduceva Orion Black, il padre di Sirius, ad una sconosciuta di nome Lachesi e da questa partiva un’altra linea che portava ad una casellina allo stesso livello di Sirius e Regulus e in cui era scritto “Zachariah”.

Rimase a bocca aperta, Draco se ne accorse e si affrettò a spostare lo sguardo dalle sue pagine a quelle aperte di fronte alla Granger, studiando le varie parentele che vi erano raffigurate

-          Oh cazzo! – esclamò più che sbalordito distraendo Blaise che si fece mangiare la regina, Axel vinse e se ne uscì dalla porta.

-          Dra? – chiese perplesso l’altro Slytherin

-          Bla, qui c’è un casino grosso come casa mia – disse appena additando la scritta per paura di non riuscire a ritrovarla dopo, la mezzosangue invece non riusciva ancora a parlare

-          Che succede?

-          Bla, è il fratello di Sirius, suo padre è mio cugino!

-          Oh merda!

-          Orion aveva un figlio illegittimo – specificò lei boccheggiando per lo stupore

-          Miseria… il grande Zachariah, uno degli Auror più potenti del mondo magico è tuo cugino ed è pure un illegittimo?!

Voltarono pagina tutti e tre insieme controllando la cosa effettiva e, infatti, nel foglio seguente un’altra linea conduceva a una casella denominata “Bryanna Simmons” e da quei due un’altra linea si diramava a Temperance Black e Seraphin Black.

Ransie era Temperance. Ransie era solo un diminutivo, ecco perché non erano riusciti a trovarlo…

Sconcertata la riccia voltò ripetutamente le due pagine ricontrollando per paura che avesse visto male.

Ma quello era un cataclisma!

Guardò Draco che sembrava a disagio quanto lei.

Controllò ancora la sottile linea che conduceva a questa Lachesi e intravide vicino alla cella che racchiudeva il nome un simbolo strano, strattonò il biondo per la manica e glielo indicò con la punta dell’unghia

-          Che significa? – gli chiese sapendo che di parentele magiche lui se ne intendeva più di lei

-          È il simbolo dei babbani – spiegò Malfoy – significa che era babbana

-          Vuoi dire che uno dei maghi più potenti del mondo, un Black, è mezzosangue? – esclamò stupita lei

-          La cosa ha dell’assurdo con tutte le idee che aveva Orion – annuì Zabini

-          Caspita – si limitò a dire la mora

-          Mezzosangue, i tuoi insulti sono penosi – si premurò di farle notare la serpe bionda

-          Non stiamo parlando di insulti, c’è un fratellastro di Sirius nel mondo magico che fa l’Auror e che al momento non sappiamo dove stia e una barcata di altre cose e tu ti preoccupi dei miei insulti?

-          L’attenzione per i dettagli è quello che distingue un uomo e un “gentiluomo” – disse Malfoy

-          Beh, la regolina ha bisogno di una rivisitata perché tu non sei un gentiluomo

-          Con quello che è successo la prima mattina alla Torre tu dici che non sono gentiluomo? – domandò ghignando

-          Che è successo? – intervenne Blaise – Draco ti ha fatto qualcosa? L’hai portata a letto con te? – domandò poi all’amico

-          Ma che vai a pensare? Con lei?!

-          Assolutamente no!

Ripeterono all’unisono i due.

-          Blaise, senti, puoi chiamarmi Harry? – domandò piano la riccia

-          Vuoi dirgli di questa faccenda? – chiese Zabini

-          Sì, credo che debba sapere

Zabini uscì dalla stanza.

-          Continuiamo il nostro discorso sui gentiluomini oppure vuoi controllare ancora l’albero?

-          Non c’è altro da controllare…

-          E allora io non sarei un gentiluomo?

-          Un gentiluomo non parla in quel modo imbarazzante – disse lei arrossendo – e non si vanta di se stesso

-          Non puoi chiedere a un Malfoy di rinnegare l’orgoglio

-          Beh, allora nessun Malfoy è un gentiluomo

Touché.

Semplicemente.

-          Dov’è la peste? – chiese brontolando lui

-          Monica e Morgana l’hanno portato con sé ad aspettare Charlie

-          Credi che dovremmo informare Weasel?

-          Non ne sono sicura, vedrò cosa ne pensa Harry, eppoi Silente aveva detto di mantenere il segreto…

-          Al diavolo Silente, copiati questo cespuglio di parentele e rimandiamo questi volumi al Ministero

Hermione annuì, prese in mano un foglio e una penna e cominciò a tratteggiare le linee delle parentele

-          Gli elenchi del Ministero sono molto più aggiornati dei nostri – commentò scocciata – c’è perfino segnato il matrimonio di Ransie con Alerei e sotto di loro c’è una casellina vuota… stanno aspettando di aggiungere il figlio…

Potter fece capolino dalla porta seguito da Blaise e guardò la scena sperando di non combinare pasticci

-          Finalmente, Potty, era ora! Abbiamo qualche bella notiziola per te!

Il grifondoro spostò l’attenzione sulla ragazza che scriveva senza ottenere qualche cenno di assenso o di diniego

-          Harry – disse infine lei sollevando la testa – Sirius aveva un fratello…

-          Sì, Regulus, lo sapevo – annuì Harry che per una volta stava seguendo senza addormentarsi qualcosa che parlasse di parentele

-          No, non hai capito… - sbuffò lei – ne aveva un altro!

-          Un altro? Ma a me non ne ha mai parlato… - rifletté il bambino sopravvissuto

-          Sveglia Sfregiato, era un bastardo, non lo sa nessuno! – inveì Malfoy, quella conversazione gli stava facendo perdere la pazienza

-          Che cosa?! Ma Sirius veniva da una rispettabilissima famiglia di antichi purosangue eccetera! Ti ricordi cosa urlava Walburga quando siamo andati a Grimmauld Place? – Hermione annuì

-          E così avete fatto conoscenza con la vecchia – ghignò Malfoy ricordando quando, da bambino, andava ancora in quel postaccio a trovare i vari parenti di sua madre e Sirius era già stato rinnegato dai suoi familiari

-          Strano ma vero, Malfoy, ma neppure tu provi simpatia per quella megera

-          , vi scambierete i segreti del cuore più tardi – frecciò dura la Granger – il fatto è che questo fratellastro di Sirius è un Auror e anche molto potente, famoso ecc.

-          Ma Sirius l’avrebbe sicuramente saputo – protestò Harry

-          Beh, evidentemente no e comunque pare che sua madre fosse babbana e che adesso sia misteriosamente scomparso

-          Sarà, ma la cosa non mi convince, insomma, se fosse un Auror non sparirebbe così!

-          Beh, hai presente Fin e quella sua sorella Ransie di cui parla sempre? – intervenne la riccia – ecco, quelli sono i figli di questo tipo

-          Che si chiama Zachariah Black – terminò Draco

-          Zachariah Black? – chiese stupito Harry – non sarà mica lo stesso Zachariah Black del nuovo libro di Difesa?!

-          Il nuovo libro di Difesa? – chiese Malfoy

-          Sì, Silente ha mandato un messaggio ai dormitori che avremo un nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure e giù in bacheca c’è scritto che bisogna acquistare il libro “La Magia e l’Arte Oscura” di questo tipo Zachariah Black…

-          Ci sono un po’ troppe coincidenze – rifletté il biondo accendendosi una nuova sigaretta – chi è questo professore?

-          Ah non lo so! – si giustificò Potty – la McGranitt dice che arriverà per Natale, forse qualche giorno dopo

-          E il professore che avevamo prima?

-          Non l’ho più visto in giro e neppure Ron o gli altri – specificò ancora il moro

-          Io non so chi abbia permesso che a scuola si cambiasse professore a metà corso – si lagnò ancora il biondo occupato in una delle sue attività preferite: lamentarsi.

 

*          *          *

 

In quel momento la porta della stanza si riaprì e diverse persone fecero il loro ingresso: Morgana, Monica, Axel ed un tipo dai capelli rossi che assomigliava in maniera impressionante a Bill Weasley e che doveva essere senza ombra di dubbio Charlie.

Zabini lo guardò storto mentre tutti si sedevano sui cuscini e chi sul letto, dopodiché il moro si alzò in piedi e lo fissò negli occhi, il tipo, che inizialmente rideva felice per mano alla sua futura sposa, dovette riprendere un’espressione seria per riuscire a fronteggiare senza problemi quella minacciosa del fratello minore di Morgana, per niente di buon umore e, il sesto senso glielo suggeriva, non aveva approvato il comportamento sbadato suo e della sua futura moglie, tanto sbadato da riuscire perfino a metterla incinta di un figlio suo.

E il peggio era che sua madre non sapeva nulla!

Non la madre di lei… Molly Weasley!

Già s’immaginava la scena quando, all’Epifania, sarebbe andato a trovare i genitori assieme alla minore delle gemelle Zabini, spesso presente nei discorsi di famiglia dei tempi della scuola come una vera statua di ghiaccio nei confronti dei due rossi e lentigginosi fratelli maggiori.

-          Lo sai che sei un imbecille e che dovevate fare più attenzione?

Hermione sgranò gli occhi ad udire quelle parole proprio da uno come Zabini che, apparentemente, non si curava poi più di tanto della forma o delle conseguenze, Draco ghignò a sentire il suo migliore amico così preoccupato per la sorellina

-          Charlie, se così ti chiami, io te lo giuro, se soffre vengo ad ammazzarti

-          E cosa vorrebbe fare un ragazzino come te? – chiese incauto il rosso

La smorfia prima arrabbiata di Blaise si trasformò in un ghignò sadico e pericoloso di quello che sarebbe potuto succedere se…

Hermione, a differenza di Charlie, credeva ciecamente a quello che aveva detto la serpe, soprattutto perché aveva pronunciato la parola “giuro” e Blaise non giurava mai e poi mai.

Se l’aveva fatto, allora le conseguenze sarebbero state certe.

-          Bene, adesso che ci hai fattola paternale come un vecchio tradizionalista di settant’anni, possiamo passare oltre? – chiese Riri, il fratellino annuì e Monica ringraziò che la scena si fosse svolta senza troppi spargimenti di sangue, anche se, da quel giorno in poi, probabilmente Charles avrebbe misurato le parole quando Blaise era con lui.

Perché le persone tranquille, quando perdono la pazienza, sono le peggiori.

E Blaise era innegabilmente una persona “quasi” tranquilla.

Axel per esempio ci aveva messo due anni a superare il senso di inadeguatezza che guardare negli occhi il cognato gli procurava.

Ma sapeva che, se l’avesse fatta soffrire, Blaise sarebbe accorso e allora, la furia Zabini, quella dell’unico figlio maschio, probabilmente supportato dalla sanguinaria Aisley, che per la sua età era un po’ troppo attratta da romanzi dell’orrore e scene truculente, si sarebbe scatenata senza possibilità di perdono.

E il colpevole avrebbe solo potuto implorare pietà.

 

C’era quasi da ridere del grande Charles Weasley, stato Prefetto di Hogwarts, tremante di fronte a Blaise Zabini, a tutt’ora Prefetto delle Serpi, in una scena che andava a ripetersi ogni volta che una delle sorelle lasciava il nido.

Di certo però, la piccola Aisley sarebbe stata meno avventata di Riri e, senz’ombra di dubbio, avrebbe fatto di testa sua.

Era perfettamente in grado di badare a se stessa già adesso che aveva sette anni, la preoccupazione sarebbe giunta quando ne avesse compiuti quindici…!

 

Come a confermare la cosa, giunse alla finestra un gufo candido più di Edwige recante alla zampa un foglietto ripiegato.

Le parole vergate erano quelle della, per l’appunto, minore delle sorelle Zabini, giunta di corsa a scuola alla ricerca del fratello e del maledetto “bastardo”, come l’aveva definito lei stessa, per mettere subito in chiaro le cose.

Zabini quasi ghignò, scrisse appena di raggiungerlo alla Torre di Astronomia e rispedì il volatile alla sua effettiva proprietaria.

Hermione si domandò se tutto questo amore che Blaise provava per il gentil sesso non fosse dovuto allo stretto contatto che aveva avuto con esso fin dall’infanzia, dopotutto, con due sorelle maggiori e una piccola peste a carico, sarebbe stato difficile privarsi delle coccole e dell’ambiente caldo e confortevole che solo una ragazza era in grado di creare.

Però tutta quella perversione che aveva sviluppato negli anni esulava parecchio dall’amor fraterno che probabilmente legava Blaise a Monica, Riri e questa Aisley.

 

La porta si aprì quando tre colpi furono appena battuti contro il legno e la figuretta ritta e impettita di Aisley Zabini, innegabilmente lei, comparve nel vano della porta avvolta in un cappottino turchese bordato di pelliccia di coniglio, i boccoli scuri raccolti con delle forcine brillanti ai lati della testa, le unghie curate come tutti gli Zabini, l’espressione truce dipinta sul visetto ancora infantile della piccola che prometteva di diventare un’autentica bellezza come le sorelle.

Degnò appena di uno sguardo Draco, Hermione, Harry e gli altri parenti e si diresse verso il letto puntando lo sguardo sulla persona di cui aveva ricevuto la descrizione la sera prima dal fratello.

Con passo cadenzato e lo sguardo che s’incupiva sempre più, si avvicinò progressivamente verso quello che sarebbe diventato al più presto il marito di sua sorella.

 

Se Charlie Weasley aveva trovato difficile sostenere lo sguardo di un adirato Blaise Zabini, quello di questa bambina dal ghigno sanguinario era praticamente impossibile: gli occhi blu cobalto come quelli del fratello sembravano penetrarti nell’anima alla ricerca dei segreti più profondi che spesso neppure tu conoscevi.

Aisley strinse gli occhi e si atteggiò a sorella maggiore quando, alla fine, era la più piccola di tutti, ma con l’espressione truce dipinta sul suo volto, la si sarebbe scambiata facilmente per una donna vissuta.

-          E così tu sei Charles Weasley – disse appena rivelando una voce melodiosa che aveva calcato il nome e il cognome del ragazzo seduto. Probabilmente, se non avesse avuto quel briciolo di autocontrollo che gli conferiva stringere la mano di Riri, sarebbe scattato in piedi di fronte alla ragazzina rispondendo “signorsì signora!” ed evitando accuratamente i suoi occhi che gli stavano comunque creando qualche problema a deglutire.

Senza paura, la bambina lo studiò con aria di sufficienza, storse la boccuccia e alzò un sopracciglio

-          Potrei trovarti molti difetti – disse appena parlando con la voce della vecchia nonna a cui viene presentato il futuro genero – e non mi dispiacerebbe se ti lavassi un po’ più spesso…

Un altro “agli ordini, signora!” era pronto ad uscire dalla bocca del rosso mentre sottostava a quella bambina saccente, ma Monica, vedendo degenerare la situazione come tutte quelle in cui la sua amata e viziatissima sorellina minore era coinvolta, si affrettò a frapporsi tra i due prima che quello cominciasse davvero a trattare con deferenza quella che sarebbe potuta quasi essere sua figlia.

-          Adesso basta Aisley – disse ferma comportandosi, per una volta, da persona con la testa sulle spalle – non siamo noi che dobbiamo decidere del futuro di Riri, né di suo marito. Adesso vieni… - e la prese gentilmente per mano nel tentativo di portarla via.

-          Se farai versare anche una sola lacrima a mia sorella, ricorda che tu ucciderò – pronosticò la bambina voltandosi per un’ultima volta e a Charlie quella minaccia gli parve decisamente più probabile di quella analoga che gli aveva lanciato il fratello di lei, non aveva difficoltà a immaginarsi mezzo morto mentre la piccola strega sadica gli lanciava contro un’Avada Kedavra, oppure, più babbanamente, lo affettava con una mannaia il doppio di lei. Oh, nessun dubbio, quella piccola peste ce l’aveva scritto in faccia che faceva sempre quello che voleva e certo non si lasciava smontare da un orsacchiotto grande e grosso, ma fondamentalmente inoffensivo, quale era lui. Lei l’aveva capito, la vipera, e ci marciava, perché lei non aveva paura di lui. Ridicolo che uomini grandi e grossi e perfino draghi si tirassero indietro e lo temessero e una irritante bambinetta alta un metro scarso si permettesse un simile comportamento strafottente.

Ma proprio non ce la faceva a riprendere tutto il suo impavido coraggio che gli consentiva di dominare ritrosi Neri delle Ebridi e qualche recalcitrante Ungaro Spinato.

Che cos’era un drago infuriato a confronto di quella piccola furia?

Riri gli strinse solidale la mano

-          Non farti mettere i piedi in testa da mia sorella – lo ammonì dolcemente – è una brava persona alla fine

Il sorriso forzato che le rimandò probabilmente la diceva lunga su quello che pensava della fiera Aisley Zabini.

 

Poi, improvvisamente, come se fosse diventata un’altra persona, la piccola di casa Zabini se ne andò a giocare assieme a Seraphin senza creare ulteriori problemi ai presenti.

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: allora… parliamo un po’ di Blaise… è un personaggio che a me piace moltissimo perché come unico uomo di famiglia deve stare dietro a delle sorelle che fanno di tutto per cacciarsi nei guai; per chi conosce Hana Yori Dango, Blaise assomiglia un po’ ad Akira, il biondo amico di Tsukasa e, infatti, è proprio a lui che mi sono ispirata caratterialmente.

Come s’è visto, ci sono stati un po’ di sviluppi, a cominciare da questo Zach che suscita tanta curiosità, bene, adesso sappiamo che sua mamma si chiama Lachesi (ci ho messo una vita a decidere il nome e sono ancora indecisa) ed è un illegittimo di Orion, ovvero fratellastro di Sirius, eh beh, si dice poco…!

Ransie, alla fine, probabilmente l’avrete capito tutti, non è altro che il nomignolo affettuoso con cui il fratello chiama la sorella maggiore.

A questo punto la storia è veramente nel cuore, mi auguro che vi piaccia e spero che mi lascerete un commento!

Ciao e al prossimo post!

Nyssa

 

Shavanna: già, su certe cose Draco e Herm sono davvero un po’ tardi… beh, su Zach Black si è scoperto qualcosina, anche se di più per il momento non posso dire… XD

Mi fa molto piacere che il personaggio di Monica e la vicenda in genere siano stati divertenti, come ho detto la volta scorsa, la maggiore delle gemelle è un personaggio a cui sono molto legata perché porta il mio nome e, più o meno, perché incarna quello che vorrei essere io…

Bene, spero che anche questo sedicesimo capitolo ti piaccia, ciao e un bacio! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: già, Bla e Dra non sono proprio fini quando si alterano e, sfortunatamente, soprattutto al biondo, capita spesso… beh, in quel cappy ci voleva (credo), in questo ho cercato di misurarmi di più, spero di esserci riuscita :P

Per Monica, anche io l’adoro, anche se non è uno dei personaggi fondamentali, ma, come si dice, gli autori in genere si affezionano ai personaggi secondari e io adoro Monica, il mio alter ego, quello che alla fine vorrei essere…

Mi auguro che anche questo cappy ti piaccia e spero che mi lascerai un commento! Ciao e al prossimo post! Kiss Nyssa

 

Lisanna Baston: essendo un po’ di corsa non ho avuto ancora il tempo di leggere il tuo aggiornamento, ma presto, appena la gente smetterà di ossessionami, soprattutto i prof, mi ci fiondo che sono curiosa di leggere cosa hai scritto^^

Effettivamente forse ho spiazzato qualcuno con questa famiglia e l’estensione di questa, che si vede in questo sedicesimo cappy, credo che sia altrettanto sconvolgente… mi auguro che ti piaccia, ciao e un bacio! Nyssa

 

potterina_88_: Axel deve davvero avere una pazienza illimitata con tutte le follie della mogliettina… e sono molto felice che la famiglia zabini abbia avuto la tua approvazione, effettivamente ero piuttosto combattuta, ma poi avevo bisogno di qualche personaggio e così… spero che ti piaccia anche questo capitolo, kiss! Nyssa

 

Alexiel Mihawk: mi fa piacere che anche tu sia approdata a questa fic e sono molto contenta che i miei Draco ed Herm ti piacciano, così come tutti gli altri personaggi di contorno… la parte delle favole distorte è stata una mia follia e non so neppure più da dove sia uscita, chissà, però un po’ ci sono affezionata… e ovviamente sono molto felice di tutti i richiami che hai letto legati al mondo anime e manga a cui sono particolarmente legata e che infilo sempre e comunque nelle mie storie, grazie per tutti i complimenti che ai fatto a me e a Monica (l’altra, non me), spero che continuerai a seguire la mia fic, a presto e un bacio! Nyssa

 

Mici: forse i battibecchi sono le parti che mi diverto di più a scrivere, per questo sembrano così reali… grazie per i complimenti al cappy, spero che seguirai ancora la fiction, a presto! Nyssa

 

rossy..!: grazie mille dei complimenti, come hai visto ho continuato, spero che tu continuerai a leggere! A presto! Nyssa

 

luana1985: bene, sono felice che tu ti sia ristabilita, ma in effetti hai ragione, tornare alla vita di tutti i giorni è veramente difficile (sigh sigh), sono molto felice che il mio stile ti piaccia e che la suspance tra i vari personaggi sia resa bene, grazie mille di tutti i complimenti che mi fai ogni volta, non ti ringrazierò mai a sufficienza! Spero che ti piaccia anche questo sedicesimo capitolo quindi aspetto di sapere cosa ne pensi… ciao e a presto! Un bacio, Nyssa

 

chibi_elyon: già, effettivamente Monica non si fa davvero problemi a portare i pantaloni, anche se, in questo cappy, si è convertite alle gonne XD, cmq è un personaggio che adoro anche io perché rappresenta un po’ quello che vorrei essere io e forse è proprio per questo che le ho dato il mio nome… Mi fa piacere che il cappy ti sia piaciuto (evitiamo i giri di parole) spero che continuerai a seguire la mia fic e che mi lascerai un commentino anche a questo sedicesimo capitolo! Ciao e un bacio! Nyssa

PS: non preoccuparti di mate, il mio libro fuma da tanto che lo uso (scherzo, sono una vera scarpa in questa materia…), quindi in bocca al lupo!

 

MartyViper: effettivamente, io Blaise a fare il figlio unico ce lo vedo solo in parte, in questa fic, come ho detto nel commento alla fine, è ispirato ad un personaggio mezzo donnaiolo che è perseguitato da una madre giovane e bellissima e due sorelline altrettanto angeliche e lui è l’unico uomo di famiglia, quindi… mi sembrava che col personaggio mi c’azzeccasse parecchio ^^

Per quanto riguarda il bel Charlie, è un personaggio per cui ho un debole, non ce la facevo proprio a vederlo scompagnato per tutta la fic… quindi ho trovato una moglie improbabile anche a lui perché alla fine questa fic brulica di coppie altamente improbabili…

Beh, spero che ti piaccia anche questo cappy e mi auguro che mi lascerai un commentino! Ciao e un bacio! Nyssa

 

 

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Capitolo 17
*** Christmas Carol ***


Premessa: in realtà, non c’è molto da premettere in questo capitolo perché parla da solo… quindi vi lascio alla lettura, se poi mi verrà in mente qualcosa, lo metterò alla fine nello spazio autrice…

Premessa: in realtà, non c’è molto da premettere in questo capitolo perché parla da solo… quindi vi lascio alla lettura, se poi mi verrà in mente qualcosa, lo metterò alla fine nello spazio autrice…

Ciao e buona lettura!

Nyssa

 

PS: ah, già, dimenticavo :P

 

150 recensioni!!!

Grazie mille a tutti che seguite questa fanfic!

Non sapete quanto mi avete fatta felice!

Un abbraccio virtuale a tutti!

Nyssa

 

*          *          *

 

La piccola cappella di Hogwarts era gremita di una inconsueta folla.

 

Era una stanza gotica con spesse mura di pietra antica e le finestre, due per lato, formate da vetri multicolori; l’abside, in fondo, era costituita da una vetrata semicircolare che illustrava l’Albero di Jesse con tutta la genealogia dei discendenti di Giuseppe e Beniamino.

L’intera cappella era pervasa dalla luce colorata che si rifrangeva dai vetri e illuminava attraverso uno strano gioco di contrasti, gli spettatori che assistevano nei pochi banchi.

Era un posto precluso agli studenti, aperto solo in occasioni specialissime, come quella.

Quell’anno di cose speciali ne succedevano davvero tante.

Si diceva che l’ultima volta che la cappella era sta aperta per un matrimonio era stato in onore di una celebrazione segreta tra due insegnanti di Hogwarts, ma la vicenda non era altro che una leggenda metropolitana.

 

Nonostante fosse poco frequentata, c’era comunque un sacerdote che la custodiva e il suo nome era Royal.

Royal era stato uno dei primi studenti di Hogwarts, morto in giovane età dopo essere stato ordinato sacerdote e, da allora, era sempre vissuto alla Scuola di Magia e Stregoneria.

Le studentesse pensavano che fosse il fantasma più bello in circolazione: innanzitutto non aveva quell’aria slavata che invece contraddistingueva Nick-quasi-senza-testa, Mirtilla, il Frate Grasso e la Dama Grigia, ma era sempre allegro e quando veniva incrociato per i corridoi, regalava a ciascuno un sorriso sereno.

Il più delle volte era facile incontrarlo nei pressi dei corridoi meno frequentati con il suo breviario e la tonaca scura che lo rendevano perfettamente riconoscibile, soprattutto dalle allieve che passavano spesso di proposito da quelle parti per poter fare delle lunghe chiacchierate assieme a lui e fantasticare sullo spreco commesso con un essere simile.

In quel momento, Padre Royal stava attendendo all’altare con un antico formulario latino, i paramenti della festa e un’espressione gioiosa sul viso.

Alla sua sinistra stava, ritto e serio, Charles Weasley e al suo fianco, un po’ contrariato, ma distinto, William Weasley, primogenito della lunga serie di “capelli rossi e lentiggini” che aveva invaso Hogwarts negli ultimi dieci anni.

Charlie aveva insistito molto che suo fratello partecipasse alla cerimonia in qualità di suo testimone e ci erano volute le sue insistenze sommate a quelle di Fleur per costringerlo a presenziare alla messa.

Dall’altro capo dell’altare, Monica Zabini Landor stava dritta in piedi nel suo splendido abito verde e studiava con sguardo altrettanto serio la sorella che stava percorrendo la navata della chiesetta, lanciando, di tanto in tanto, occhiate cariche di odio a Bill che facevano spesso aggrottare le sopracciglia del povero prete, costretto a tanto sfoggio di risentimento in un luogo sacro come quello.

In prima fila nelle panche di destra, la famiglia Zabini schierata: Blaise e Aisley che stavano uccidendo con gli occhi quello che presto sarebbe diventato il loro nuovo cognato. Seduto accanto alla serpe, Draco Malfoy teneva alta la testa mentre guardava Morgana che avanzava a passo sicuro lungo il tappeto con lo sguardo blu serio come aveva sempre avuto.

In piedi era anche Axel Landor che sembrava più preoccupato per le tendenze omicide della moglie nei confronti di Bill Weasley, piuttosto che di una possibile crisi di pianto della sposa. E non fosse mai che quel benedetto Weasley, per una volta, la smettesse di provocarla malamente, se non ci fosse stato attento quella pazza di Monica avrebbe finito la giornata con l’omicidio del rosso proprio sull’altare della chiesetta!

Dall’altra parte delle bancate erano invece sistemati i Weasley: Lenticchia, che aveva messo, per una volta, un abito adeguato alle circostanze, e sua sorella Piattola che scrutava scura in volto gli altri ospiti, seduta di fianco a lei, e l’unica che al momento sorrideva, era la Granger che sognava e fantasticava ad occhi aperti sulla quasi neo sposa.

Fleur Weasley, neosposina di Bill, sembrava invece la preoccupazione fatta persona, ma non molto per la promessa sposa o per le sottili (si fa per dire) faide che facevano rilucere l’aria di elettricità statica, bensì per tutti i dettagli di quel matrimonio che la decisione improvvisa aveva trascurato, come il posto dove andare a vivere, il servizio da utilizzare, il viaggio di nozze e il prossimo incontro parenti che ci sarebbe stato all’Epifania.

Molly di sicuro non l’avrebbe presa bene, soprattutto perché le sarebbe piaciuto essere presente.

Probabilmente si sarebbe arrabbiata più per la sua mancanza che per il fatto che il suo secondogenito avesse sposato una Zabini.

 

Morgana Zabini, la seconda delle gemelle, mosse un altro passo sul tappeto che la stava conducendo verso una nuova vita e delle nuove persone: alla fine, l’aveva spuntata lei, le avevano imposto un matrimonio, l’aveva rifiutato, le avevano imposto la castità ed eccola lì al quarto mese di gravidanza, le avevano detto che sarebbe rimasta zitella, al diavolo tutto, si stava per sposare!

Lei, proprio lei che ai tempi di Hogwarts diceva in giro che con un Weasley ci si potevano fare solo due cose: una zuppa di carote e un bel mal di testa.

Come era stato possibile che tutto l’odio scolastico che le due sorelle Zabini avevano provato si fosse trasformato in un sentimento tanto forte da farle abbandonare tutte le sue maniere, tutte le sue idee, tutti i suoi pregiudizi?

Non lo sapeva, o forse, proprio lei, non voleva sapere.

Voleva bene a Charlie, perché non avrebbe dovuto provare a costruirsi una vita serena con lui?

Solo perché il suo cognome era sinonimo di carogna e quello dei Weasley di lentiggini?

Era una motivazione un po’ insufficiente, ad analizzarla fino in fondo…

 

Un ultimo passo, un altro ancora ed eccola lì, di fronte a Padre Royal che sorrideva beato.

Silente e la McGranitt, che avevano aperto la cappellina per l’occasione, erano seduti ai due lati dell’altare su massicci troni di legno e stavano seguendo tutta quella agitazione collettiva che un matrimonio recava sempre con sé.

 

La celebrazione cominciò con le frasi di rito e mentre il fantasma recitava drammaticamente le formule latine, il silenziò calò sui presenti.

Era il giorno di Natale e due persone si stavano sposando.

E quello era sufficiente per far scattare qualcosa dentro l’anima di ciascuno.

 

Hermione guardò sognante i capelli ondulati di Morgana mentre questa annuiva alla domanda di rito, come era bella e come era fine… la invidiava un po’, per la sua bellezza, per aver trovato la persona giusta, per essere riuscita a superare tutte le difficoltà impostole dalla sua famiglia, dalla sua storia, dai suoi parenti.

No, Riri, come la chiamavano, era stata forte e aveva guardato in faccia ogni cosa, alzando gli occhi su ogni problema e andando avanti senza rimpianti.

Chissà che cosa provava adesso che era lì, al fianco della persona che amava, con in grembo una nuova vita che le cresceva dentro come il suo futuro.

Chissà che cosa sentiva, mentre Padre Royal univa le mani dei due sposi, un po’ imbarazzati e continuava a parlare e celebrare…

Che cosa si sente quando si sta per coronare un sogno insieme alla persona più importante della propria vita?

Non si seppe rispondere, ma lo sguardo le passò istintivamente all’altro capo della chiesa dove un certo biondo di sua conoscenza sembrava anch’egli perso tra i suoi pensieri.

I loro occhi s’incontrarono quando lui voltò la testa sentendosi osservato.

Una questione di un attimo.

Se guardare negli occhi una persona era qualcosa di così magico, come poteva essere dividere con essa tutta la propria vita?

Sorrise a se stessa e scacciò anche quella domanda.

E in quel momento, i due sposi si scambiarono il loro bacio.

Non valeva la pena di perdersi quel momento solo per seguire un pensiero fuggevole come un alito di vento.

Applaudì insieme agli altri e sorrise felice ai due nuovi sposi lanciando quel poco riso che erano riusciti a sottrarre dalle cucine senza che gli elfi se ne accorgessero.

 

-          Come lo chiamerete? – chiese Aisley alla sorella maggiore additando la pancia un pochino prominente sul vestito

-          Ronald! – saltò su il fratello di Charlie

-          Non chiamerò il mio bambino con un nome così insulso – si premurò di rispondergli la sua nuova cognata e Ron arrossì fino alla radice dei capelli sentendosi molto ridicolo

-          Se sarà maschio – intervenne Charlie – ci piacerebbe Ruan

-          Se fosse femmina, invece – proseguì la moglie – allora la chiameremo Lillis

-          Ruan Weasley e Lillis Weasley – saggiò Ginny – sì, mi piacciono molto – e rivolse uno sguardo di approvazione alla mora

-          Oui, est un nome magnifique!intervenne Fleur annuendo

-          Mia figlia, invece, si chiamerà Blaze – specificò la maggiore delle sorelle

-          Ma tu non hai una figlia – sottolineò Blaise

-          Dammi cinque mesi e poi l’avrò anche io – annuì Monica tutta contenta

-          Non mi dirai che anche tu sei vittima di questa follia! – le chiese preoccupato il Prefetto delle Serpi

-          Ti ricordo che io sono tre anni che sono sposata, signorino… - e la sorella maggiore diede al fratellino un allegro buffetto che rischiò di spaccargli il naso

-          Siamo molto contenti per TUTTI voi – intervenne Silente alzandosi dal suo scranno e procedendo per la navata verso gli sposi dove tutti gli altri erano assiepati – è raro ormai vedere matrimoni qui a Hogwarts, è una gioia poterne celebrare uno addirittura il giorno di Natale

-          In realtà volevamo sposarci più avanti – disse felice Morgana – ma poi abbiamo pensato che forse era meglio se l’avessimo fatto prima di incontrare i rispettivi parenti…

-          Saggia precauzione – rise il preside

E tutti, più o meno ridendo e scherzando, si diressero fuori.

Draco Malfoy rimase qualche istante nella cappella osservando il crocifisso dorato appeso proprio sopra l’altare

-          Qualcosa non va? – chiese la mezzosangue vedendo il biondo fermarsi e lasciando proseguire gli altri

-          Mi sembra quasi una bestemmia entrare qui dentro con questo… - disse appena lui rivolgendo al Cristo in croce uno sguardo triste mentre il braccio gli bruciava in maniera dolorosa

-          Non sei te che hai voluto che ti facessero questo segno – replicò appena lei, sapendo che l’argomento era assai spinoso, lui annuì – dove vai adesso? – gli domandò infine

-          Torno alla Torre, ho lasciato il bambino con Potter, non vorrei che le sue manie di farsi uccidere lo contagiassero, mia madre non me lo perdonerebbe…

-          Mi spiace che tu non possa festeggiare il Natale né in Sala Grande né con la tua famiglia… - aggiunse lei dispiaciuta

-          Natale è sempre stato un giorno orribile per me, forse questo sarà il più bello da molti anni a questa parte

E uscì dirigendosi per i corridoi, cercando di non farsi vedere dai gruppetti di studenti festosi che si avviavano verso il banchetto che era offerto tutti gli anni a Natale.

Hermione sospirò.

In fondo gli faceva pena.

Il Natale era per lei qualcosa di sacro, un’occasione speciale da trascorrere assieme alle persone più care.

Era normale che lui non la capisse quando gliene parlava come se si perdesse qualcosa.

Probabilmente lui sapeva di perdere qualcosa, ma sapeva cosa?

Del suo Natale ricordava i parenti a casa a tagliare il tacchino o a mangiare i ravioli, si scartavano regali e si esprimevano le proprie speranze per l’anno venturo, si rideva e scherzava tutti assieme e alla fine c’era il pandolce e se c’era la nonna, si ascoltava il concerto di Natale per televisione.

Draco Malfoy che cosa aveva di tutto questo?

Praticamente nulla.

Le aveva detto che i suoi genitori organizzavano un ballo, già poteva immaginare la scena: un grande salone a Malfoy Manor con al centro un tavolo dove gli elfi domestici portavano microscopici e raffinatissimi piatti di altissima cucina, si poteva parlare col Ministro della Magia, il capo dell’Ordine di Merlino, il direttore degli Auror.

E il resto? Cosa poteva importargliene ad un bimbo di cinque o sei anni di conversare con le personalità del Mondo Magico? Un bambino sogna di aprire i regali e di vedere le sorprese, non vuole dover badare a tutto quello che dice, perché al Ministro della Magica mica puoi dirgli “Lo sai che ieri ho catturato un rospo?”.

Che fine facevano i pandolci di Natale, il concerto della nonna, l’allegria che si respirava in casa sua?

Oh, la musica sarebbe probabilmente provenuta da un rinomato complesso che suonava leggera musica da camera, mentre l’allegria era qualcosa che tra gli altolocati membri della gente che conta è tabù.

Le dispiaceva enormemente per lui e per tutti i Natali che non aveva trascorso nella felicità, come era stato per lei.

Capiva perché le dicesse che trascorrere un Natale solo assieme ad un bambino a guardare le stelle e a riflettere sui propri pensieri fosse addirittura qualcosa di migliore di quelli passati.

Un po’ si stava incrinando quella maschera d’indifferenza che lui mostrava al mondo: quell’altro io arrogante e presuntuoso, a volte addirittura cattivo che mostrava al mondo perché di sicuro, di ferite bastavano quelle che già aveva.

Eppure con lei qualcosa si era mosso.

Perché lei aveva visto una parte del suo carattere che era sconosciuta ai più.

Un Draco Malfoy che sapeva essere gentile e perfino dolce.

Era orgogliosa di questo.

Molto.

Perché era un segreto tra loro due.

Sorrise.

Aveva in mente una cosa e se ci fosse riuscita, forse, quel Natale sarebbe potuto essere un po’ di più di quel che ci si aspettava.

 

*          *          *

 

La Sala Grande era gremita di gente e il tavolo dei professori, due volte più lungo del normale.

Oltre ai membri del collegio docenti, stavano parecchi ospiti che attiravano di continuo l’attenzione dei numerosi ragazzi disposti alle tavolate in attesa del discorso del preside e della comparsa del luculliano banchetto che era una delle maggiori attrattive della giornata.

Morgana, Monica, Axel, Charlie, Bill e Fleur erano tutti sorridenti seduti ai lati di Silente che conversava ora con questo, ora con quello, in attesa che ciascuno prendesse il proprio posto.

Hermione entrò dalla porta principale e si diresse verso il suo posto accanto a Ginny e di fronte a Harry e Ron.

I due ragazzi la guardarono un istante, Harry non aveva partecipato al matrimonio e si era occupato di fare un po’ giocare Fin nel frattempo, Ginny e Ron, invece, avevano creduto alla versione fornita loro da Silente secondo cui Malfoy era tornato a scuola solo per il matrimonio ed era subito rientrato a casa.

-          Cari ragazzi – esordì poi il vecchio insegnante alzandosi in piedi mentre si faceva silenzio – è per la nostra scuola un grande giorno, quando molti ospiti graditi ci fanno visita per una festa bella come questa… - vi pregherei quindi di fare un applauso per i nostri meritevoli ex studenti: Monica Zabini, Morgana Zabini, Axel Landor, William Weasley e Charlie Weasley e sulla nostra simpatica ex partecipante del Torneo Tremaghi, Fleur Delacour

Gli studenti fecero un applauso contenuto, fissando gli occhi sulle tre belle donne che rallegravano parecchio quella giornata, peccato che fossero tutte e tre sposate…

-          Vi invito anche ad ultimare i vostri preparativi per la festa di Capodanno che si terrà qui a scuola il giorno 31 dicembre in onore dell’eclissi di luna e mi auguro che ci sarà una grande partecipazione da parte di tutti voi.

Gli studenti applaudirono ancora, felici di quelle notizie.

-          Altra comunicazione importante, come forse qualcuno di noi già saprà, avremo presto un nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. La signorina Evangeline McDowell rimarrà per un anno intero ad insegnare a scuola, regalandoci la sua vasta conoscenza in materia, sperando che, almeno un po’, passi anche a voi

Qualcuno rise, ma tutti si guardarono alla ricerca di chi conosceva quel nome.

Nessuno sembrava averlo mai sentito prima.

-          Per finire, vi ricordo che a causa di alcuni lavori improvvisi, la Torre di Astronomia e la Torre Nord sono al momento inagibili, vi prego quindi di evitare intrusioni e di non voler sperimentare gli incantesimi anti intruso. E adesso, buon appetito a tutti e BUON NATALE!

E alzò il calice d’oro alla platea che fece altrettanto.

 

Gli studenti si meravigliarono del maestoso banchetto che la scuola offriva loro e cominciarono l’assalto alle porzioni giganti di tacchino ripieno, pudding, zuppe di vario genere, ravioli e altre prelibatezze.

-          Mamma mi ha regalato un altro maglione – protestò il rosso tornato finalmente a prendere il suo posto a tavola dopo la convalescenza – questo è il settimo che colleziono e ha le maniche troppo lunghe di dieci centimetri – disse approssimando una misura con le mani sporche di salsa

-          Cho Chang ha fatto recapitare a tutta la scuola un biglietto con gli auguri di Natale – disse Harry – e qualcuno ha fatto una cosa di pessimo gusto scrivendoci sotto “Vi aspetto a qualunque ora, dormitorio delle ragazze di Corvonero”, trovo che sia stato un gesto orribile

-          Non mi stupirei se l’avesse scritto proprio lei – intervenne Colin Canon azzannando una coscia di pollo

-          A te Herm che hanno regalato? – chiese Ginny

-          I miei mi hanno mandato qualche novità babbana, ci sono due o tre titoli davvero interessanti che non vedo l’ora di finire

-          Noi eravamo un po’ indecisi su cosa regalarti – ammisero Harry e Ron

-          Il cardigan che mi avete preso è davvero stupendo – si premurò di dire la Caposcuola

-          Meno male, è stata Ginny ad aiutarci con le misure

-          E a te cosa è arrivato? – domandò la riccia alla sorellina di Ron

-          Mamma mi ha rifilato l’ennesimo maglione, peccato che quest’anno rasenti il ridicolo con quell’assurdo color prugna, eppoi deve aver letto da qualche parte come far fare ai ferri magici il collo alto e quello punge maledettamente

-          Hai dimenticato di dirle che ha una bella iniziale ricamata a verde mela sul davanti con una G che farebbe concorrenza all’insegna del Paiolo Magico

-          La ciliegina sulla torta – mormorò contrariata – ma per fortuna gli altri regali erano tutti splendidi, c’era un set da lettera che l’ho sognato per anni – concluse parlando del regalo di Hermione – e la catenina d’oro bianco che mi ha regalato Daphne è davvero bellissima – aggiunse mentre gli occhi brillavano quanto la piccola pietra preziosa donatale dall’amica e che la rossa portava appesa al collo.

Il pranzo continuò sereno mentre ciascuno si raccontava i rispettivi doni ricevuti da questo o da quello e, tra amici, Harry ricordò ancora il suo primo Natale a Scuola, quando qualcuno gli aveva recapitato il Mantello dell’Invisibilità.

Si rise sereni, un Natale così affollato era difficile vederlo, solo quello al terzo anno era stato così, ma in quell’occasione ciascuno aspettava la sera con il Ballo del Ceppo.

Si rideva e si scherzava tutti assieme, mostrando questa o quella cosa arrivata in dono da un amico, un parente o qualche conoscente, si confrontavano nastri braccialetti, si discuteva di cosa si sarebbe indossato alla festa.

Insomma, un vero tripudio di felicità.

 

Alle tre del pomeriggio, metà degli studenti erano ancora chiusi nel salone a consumare la terza porzione di secondo, ad addentare succulenti manicaretti e a testare i vari tipi di dolce natalizio che erano a loro disposizione.

Hermione si guardò attorno: Ginny aveva detto di essere “piena come un cocco” dopo aver assaggiato una fetta di pandoro e si era ritirata a sonnecchiare; Harry, dopo un “burp” piuttosto rumoroso, si era a sua volta allontanato, cercando di recuperare il sonno perduto quella notte nella Veglia di Natale.

Ron, che di problemi di cibo non ne aveva, era stato steso da una porzione di cipolle flambé ed ora sonnecchiava appoggiato a Neville. Neville stesso stava cercando di infilzare alcuni mirtilli con una forchetta, operazione che richiedeva tutta la sua concentrazione. Dean Thomas e Seamus Finnigan sembravano a loro volta molto interessati alla cosa, ma il colorito leggermente arrossato del naso di entrambi e il pestilenziale odore di alcool che si respirava lasciava chiaramente intendere che avevano brindato a modo loro alla grande festa, scosse la testa.

Lavanda e Calì erano ormai perse e stavano discutendo lontane da tutti dei loro abiti per Capodanno, mostrandosi vicendevolmente orride colorazione di smalto e modelli di biancheria “propizia” per l’anno avvenire. Colin Canon le stava facendo una testa così sui filtri fotografici che avrebbe utilizzato la sera del ballo per immortalare la bellezza di quegli attimi e Cho Chang, al tavolo affianco, si era casualmente messa a frignare perché quello era l’ottavo anno che passava a scuola.

Decidendo che la situazione non richiedeva la sua supervisione e delegando a qualcuno il compito di sorveglianza, la mora Caposcuola si alzò con la scuola di aver quasi fatto indigestione di torta di nocciole e si diresse un po’ barcollante verso l’uscita simulando alla perfezione la spossatezza di chi ha mangiato troppo, salvo poi mettersi a correre per le scale fin su alla Torre del Grifondoro.

Oltrepassò il dipinto della Signora Grassa ed entrò nella silenziosa Sala Comune, evidentemente tutti gli altri stavano sonnecchiando nelle rispettive stanze.

Salì al piano di sopra e attraversò il dormitorio, andando alla sua camera, aprì la porta, trovandola stranamente aperta e sia affacciò sorpresa all’interno.

 

*          *          *

 

Lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi era qualcosa di decisamente inaspettato.

Harry e Ginny, candidamente abbracciati, si stavano baciando sul suo letto.

E adesso che doveva fare?

Oh beh, che Ginny avesse un debole per Harry, quella non era una novità e neppure che a Harry Ginny piacesse parecchio, ma da quando le cose andavano così avanti.

Arrossì davanti alla scena inconsueta, limitandosi a sostare davanti alla porta e a schiarirsi rumorosamente la gola.

 

Harry fu il primo ad accorgersi della presenza di un’altra persona nella camera oltre a quella della rossa e guardò circospetto attorno a sé alla sua ricerca.

Difficile non trovarla…

 

Ginny si scostò i capelli dagli occhi e guardò attorno dopo che Harry l’aveva momentaneamente trascurata per qualcosa.

 

Ehm era un buon segno trovarsi Hermione sulla soglia che li guardava imbarazzata?

Ovvio, quella era la sua camera…

Però forse non era un buon segno…

 

-          Ehm, che cosa stareste facendo? – chiese osservando i due ragazzi seduto sul SUO letto, era una domanda logica, anche se non necessitava propriamente di una risposta…

-          Ci dispiace Herm – si affrettò a dire la rossa – io e Harry volevamo solo un posto dove rimanercene un po’ per i fatti nostri

-          E la camera delle necessità? – chiese ancora la riccia, gli altri scossero la testa

-          Pansy l’ha requisita per tutto il pomeriggio, dice che deve fare delle prove per il ballo

-          La camera di Ron, tanto lui è giù?

-          Scherzi, e se mi vede? – esclamò allarmata la sorella – sai che testa che mi fa, Ron è logorroico su queste cose, fosse per lui potrei vestirmi da monaca che sarebbe già troppo…

-          La sala studio? – provò ancora la mora

-          Occupata, c’erano già delle altre coppie…

 

Occupata?

Ma che razza di risposta era?

Cos’è, tutti si erano dati appuntamento per quel pomeriggio coi loro ragazzi?

No perché la cosa era grave, ovunque si mettesse piede sembrava che ci fosse qualcuno che si baciava e questo certo non aiutava il suo umore… era umiliante vedere le tue migliori amiche fidanzate e serene mentre avevano il loro ragazzo con cui trascorrere il pomeriggio e lei fosse ormai l’unica sfigata a doversene rimanere da sola perché non un cane la voleva… e per di più doveva pure andare da Malfoy, ciliegina sulla torta!

Come farti sentire un essere inferiore…

Ginny e Daphne avrebbero dovuto scrivere un libro a riguardo.

-          Potevate almeno chiederlo – aggiunse ancora sospirando rumorosamente e dirigendosi al comò a prendere la cosa per cui era tornata in camera.

-          Ci dispiace, ma questo era l’unico posto libero…

-          Guardate che non siamo ad un Love Hotel dove non c’è più posto eccetera – si affrettò ad aggiungere acida per sentirsi sempre così diversa dalle altre

-          Ci dispiace davvero, Herm – disse Harry passandosi nervosamente una mano tra i capelli

-          Vabbè, non imposta – decise annuendo e comprendendo i loro problemi, anche se solo in parte, pure lei a volte aveva difficoltà a trovare una stanza libera dove studiare in santa pace.

-          Che cosa stai facendo? – domandò ancora il bambino sopravvissuto vedendola trafficare con i cassetti

-          Devo ancora consegnare un regalo – rispose rimanendo sul vago

Harry sollevò le sopracciglia e quando lei girò la testa le piantò gli occhi in faccia.

E Hermione arrossì.

Diamine, ma non poteva proprio nascondergli nulla?

Implicito, ovvio che Potter avesse capito per chi fosse il fantomatico regalo.

Gli occhi verdi di Harri sembravano dirle “Sei proprio sicura di quello che stai facendo?”, cos’è, avevano scoperto la telepatia?

-          Vedete di non fare pasticci qui dentro – disse sbrigativa cercando di sottrarre all’analisi dell’amico almeno l’intimità della sua mente

-          Sei arrabbiata? – chiese preoccupata Ginny alzandosi

-          No, affatto, però avrei preferito che me lo diceste…

-          Scusaci – mormorò ancora la rossa

-          Non importa, adesso devo andare…

E si chiuse la porta dietro le spalle senza guardare ancora i suoi amici in faccia.

 

*          *          *

 

Sarebbe potuto essere un Natale migliore.

Accidenti ai suoi migliori amici.

Loro in verità non avevano fatto niente di male, ma lei associava cose con altre e da una situazione ne vedeva altre cento.

E da quella si era sentita stupida.

Perché si sentiva sempre stupida quando si sentiva diversa.

Diversa perché, poi?

Oh, lo sapeva bene, solo che era difficile ammetterlo…

Diversa perché non aveva un ragazzo e non faceva niente per conquistarne uno. Perché non si svendeva per poco, perché non scendeva a compromessi, perché in una persona cercava qualcosa di più che il bell’aspetto: intelligenza, sensibilità, ironia.

Troppo facile trovare una sola persona che le incarnasse tutte.

E troppo doloroso.

E faceva maledettamente male…

E questa volta non c’era neppure Ginny a confortarla e Harry a capirla.

Sola.

Brutta la solitudine.

Da una parte avrebbe voluto essere come le altre, dall’altra la cosa la rivoltava: vendere i propri principi per paura della solitudine è una cosa da deboli e lei sapeva di non esserlo.

Non del tutto, almeno.

Voleva dimostrare a se stessa e agli altri che era forte.

Nessuno l’aveva mai vista piangere perché si sentiva diversa, neppure Ginny, neanche Harry.

Avrebbe continuato, nel silenzio della notte.

E al mattino, un bel sorriso sulle labbra e via.

Se ci si abbatteva si lasciavano definitivamente tutte le speranze.

E lei l’ultima speranza non l’aveva ancora fatta fuggire via.

 

Una lacrima le rotolò lunga la guancia un po’ arrossata, ma tirandosi il maglione fin sulle mani, la asciugò prima di bussare alla porta della ex aula di Astronomia.

-          Chi è? – chiese la voce di Draco Malfoy dall’altra parte

-          Sono io, Hermione – rispose lei con la voce un tantino rotta

-          Avanti – si stupì lui di vederla lì il giorno di Natale quando, sapeva, amava trascorrerlo assieme alle persone a cui voleva più bene

La Granger aprì la porta e la richiuse subito dietro di sé.

Draco se ne stava appoggiato ad una montagna i cuscini a osservare il tempo fuori della finestra che minacciava di piovere e nevicare, alzò un sopracciglio vedendola lì da lui

-          Se cerchi la peste Black – la prevenne – sappi che si sta facendo un sonnellino sul mio letto

Alla ragazza scappò un sorriso al vedere il rude Principe delle Serpi costretto a sistemarsi sul pavimento mentre il suo letto era occupato dal bambino.

-          In verità sono venuta a farti gli auguri – annunciò lei sorridendogli e a Malfoy parve che le pagliuzze dorate che c’erano nelle sue iridi risplendessero di quel sorriso gentile

-          Non era necessario – rispose distogliendo lo sguardo

-          Credevo che ti sentissi un po’ da solo a stare quassù il giorno di Natale senza nessuno

-          Non importa, è una cosa a cui sono abituato.

-          …eppoi, volevo darti il tuo regalo di Natale, visto che sei qui…

E gli tese un pacchetto fasciato nella carta verde smeraldo che riluceva dei raggi provenienti dalla finestra. Il nastro, composto da sottili striscioline di carta annodate insieme in una specie di composizione artistica, era la parte su cui aveva perso più tempo.

-          Perché c’è attorno la carta? – chiese circospetto lui studiando la scatoletta rettangolare

-          Nel mondo babbano c’è l’usanza di fasciare i pacchetti con la carta colorata – spiegò lei dolcemente – mi è sembrato carino…

Il biondo guardò scettico il parallelepipedo che doveva contenere il suo regalo

-          Ti dico subito che non sono molto brava a fare regali eppoi non sapevo assolutamente cosa fare a te…

-          Vale lo stesso – rispose distrattamente lui continuando a rigirare tra le mani il dono e lei lo guardò non comprendendo

-          Tieni, questo è per te – aggiunse poi porgendole una scatoletta fasciata in un panno rosso fermato da un fiocco dorato

Hermione sorrise e sembrò quasi che illuminasse la stanza da tanto sembrava contenta di quel piccolo presente.

Che cos’era, dopotutto, un dono?

Qualche moneta spesa per qualcuno potevano davvero fare la felicità?

Non lo pensava, ma forse si sbagliava, magari il denaro poteva DAVVERO fare le persone felici… anche se pensare questo su di lei sembrava decisamente strano.

-          Perché mi hai fatto un regalo? – chiese lei – credevo che non ne avessi intenzione…

-          L’ho preso dopo che mi hai detto che me l’avresti fatto anche tu – specificò lui cominciando ad allentare il fiocco argentato che si sciolse in una miriade di filamenti lucidi

-          Sei uscito da scuola? – chiese stupita lei

-          Una passeggiatina – rispose con noncuranza dedicandosi alla carta verde

-          Ma non dovevi, Silente te l’aveva proibito!

-          Ma se sei stata tu a dirmi che “non era necessario che qualcuno lo sapesse” – aggiunse in un sussurro lui facendola arrossire

-          Non avresti dovuto comunque – rispose un po’ imbronciata

-          Tanto cosa cambia? Mica posso riportarglielo indietro, beh, solo se non ti piacesse

-          Spero che tu non mi abbia regalato un cobra – aggiunse lei scuotendo la stoffa rossa

-          Paura? – lei non rispose

-          Apri il regalo – tagliò corto cercando di non figurarsi nella sua mente un fer-de-lance che sbucava dalla scatola morsicandola e avvelenandola

Con una calma che la mandava in bestia, il biondastro cominciò a scartare e strappare lo scotch con cui aveva chiuso il pacchetto, litigò qualche istante con quella strana striscia adesiva e sbirciò dentro.

Una scatola spuntava appena da uno strappo nel verde, stracciò definitivamente l’involucro e la estrasse ritrovandosi in mano la scatoletta di un portapenne.

Aprì il coperchio e guardò stupito all’interno sbirciando la fattura fine della penna che vi era contenuta, decorata con i colori di Serpeverde.

La prese in mano e la rigirò tra le dita sottili e gli scappò da ridere.

Hermione si morsicò il labbro

-          Qualcosa non va? – chiese preoccupata di aver fatto l’ennesima stupidaggine – il regalo non ti piace?

-          È molto bello, soprattutto il colore – lei sbuffò, ma tirò un sospiro di sollievo

-          E allora cos’hai da ridere?

-          Niente, apri il tuo.

Hermione sciolse il delicato fiocco e come il nastro fu libero, anche la stoffa si ripiegò su se stessa mostrandole una scatoletta del tutto identica a quella che lui teneva adesso in mano.

Incuriosita, l’aprì e vide all’interno una penna.

Ma non una penna qualsiasi.

Una penna identica a quella che lei aveva a sua volta regalato a lui, semplicemente rifinita coi colori Gryffindor.

Gli scherzi del destino…

Rise anche lei e poi si lasciarono andare insieme in una risata che poco aveva a che vedere con la soddisfazione, e le venne pure il singhiozzo.

Si sedette accanto a lui rimirando le rifiniture delle due penne, perfettamente identiche.

-          Ci siamo fatti lo stesso regalo – disse sobbalzando ogni tanto

-          Come dovremmo interpretarlo? – domandò a sua volta lo Slytherin prendendole entrambe in mano e confrontandole con occhio clinico

-          Non ne ho idea…

Hermione riprese la sua, intarsiata in mogano rossiccio con fermagli dorati che formavano dei piccolissimi fiori, come un rametto in boccio, poi sorrise al vedere quella della serpe, costruita con legno di melo ancora giovane che sembrava verde e impreziosita dall’argento delle rifiniture che formavano un dragone.

Rimasero in silenzio.

 

Era arrivata lì con la preoccupazione di avergli preso una stupidaggine che non gli piacesse e aveva trovato che anche lui le aveva fatto un regalo e, per di più, lo stesso…

C’era un messaggio nascosto in quel gesto non voluto e l’avevano letto entrambi, tutti e due abituati a guardare tra le righe.

Ma cosa avrebbe significato ammetterlo?

Qualcosa di cui entrambi avevano timore: confrontarsi con gli altri e con la realtà.

Ma soprattutto con se stessi.

Ma se fossero rimasti così, senza dire niente, senza fare niente, non ci sarebbe stato pericolo perché sapevano il motivo di quel silenzio e perché nessuno dei due voleva dire qualcosa.

 

Che strano Natale… un po’ diverso dal suo solito, un po’ inconsueto e un po’ speciale.

Speciale perché c’era un’altra piccola cosa che lei e Draco avevano condiviso e che era solo loro.

Loro e di nessun altro.

 

Guardando altrove, Draco le cinse dolcemente la spalla.

In realtà, non era abituato né a ringraziare né a coccolare le ragazze, ma il giorno di Natale, come aveva detto lei, si faceva sempre qualche follia, e allora che follia fosse!

Perché lo faceva? Perché voleva fare quella follia?

Bella domanda, chissà se qualcuno avrebbe saputo rispondergli, Blaise di sicuro sì.

 

Hermione arrossì quando la mano di lui le accarezzo una spalla mentre la avvicinava un poco a sé, ma non si mosse e non si allontanò.

Strinse in mano il suo regalo e sorrise.

Come era curioso il loro rapporto… un attimo prima si stavano quasi prendendo a schiaffi e quello dopo se ne stavano abbracciati sul pavimento a riflettere e tacere.

E lo facevano di proposito, questa era la cosa preoccupante.

Entrambi volevano quel momento, sennò avrebbero saputo come trasformarlo nel consueto battibecco, non sarebbe servito molto: una parola, un gesto, un’allusione e tutta la magia sarebbe terminata, dissolvendosi in una nuvola effimera.

Ma nessuno parlava, nessuno faceva gesti o allusioni, significava quindi che anche lui voleva stare con lei?

E se fosse stato così, in che modo?

Come amico? Beh, decisamente difficile da credere…

Come amante? Più probabile, ma ancora distante dalla realtà, come poteva proprio lui volere una ragazza come lei, una verginella stupidina delle cose passionali, una sudicia mezzosangue…

Come ragazzo? …e qui si andava sul difficile, senz’altro era la meno probabile, anche se quella in cui sperava di più.

Che doveva fare in quel caso?

Da una parte il detto Niente illusioni, niente delusioni e la sua precedente esperienza con Ron sembrava coronarlo perfettamente.

Dall’altra un altro motto, Apri la porta del tuo cuore, c’è un mondo fuori che ti aspetta, ma sarebbe stato difficile uscire se anche lui non avesse fatto altrettanto.

 

Perché doveva essere tutto così maledettamente difficile?

Perché ci si innamorava?

E soprattutto, perché lo si faceva sempre della persona sbagliata?

Questa volta, poi, aveva davvero superato se stessa…

 

Un ticchettio contro i vetri, diverso da quello provocato dalla pioggia che aveva cominciato a cadere sulla scuola.

Quanto tempo erano rimasti lì? Un’ora? Due? Qualche minuto? Altri misteri irrisolti…

Fanny, la fenice di Silente, entrò dal vetro rotto del balcone andando a posarsi su un cannocchiale che era affacciato alla finestra Est, arruffò le penne per scrollare l’acqua e attirò l’attenzione dei due, andando poi a sistemarsi ai loro piedi.

Hermione la accarezzò mentre levava dalla zampa un minuscolo foglietto di pergamena.

 

Questa sera alle nove, venite al mio ufficio, si tratta di una cosa che riguarda Seraphin, lasciatelo da Madama Chips in Infermeria

Albus Silente

 

Curioso il messaggio del preside.

Che voleva dire?

Cosa c’era da scoprire ancora su Serphin?

Che si fosse accorto delle loro ricerche?

Hermione ci rifletté un istante e scacciò quell’ipotesi, aveva sorvolato su cose peggiori, tipo quando lei, Harry e Ron erano finiti al terzo piano dove Fuffy si stava facendo un pisolino… non ci aveva creduto neppure per un istante che Silente non lo sapesse, esattamente come il preside sapeva che Harry era rettilofono anche quando lui non gliel’aveva detto, al secondo anno.

Silente era il tipo da lasciar correre su queste cose, specialmente se riguardavano la curiosità e la voglia di sapere, capire e conoscere.

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: perdonate se questa volta ho impiegato così tanto tempo ad aggiornare la fanfic, il fatto è che i miei professori si divertono un mondo a perseguitarmi e così, viste che quello che faccio non è mai a sufficienza, mi hanno pure infilata in una marea di progetti extrascolastici tipo il Festival della Scienza e altre bestialità.

Come avete visto, c’è stato qualche sviluppo anche in questo capitolo: un matrimonio, un regalo… insomma, un felice Natale… Confesso che mi sarebbe piaciuto pubblicare la vicenda di Natale a Natale, ma mi sembrava di finire un po’ in là con i tempi, così stavo riflettendo se riuscirò a terminare la fanfic per quella data (chissà ^^).

Bene, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e spero che mi lascerete un commentino ino ino….

Ciao e un bacio!

Nyssa

 

luana1985: ancora grazie per i complimenti, sono felice che la storia sia coinvolgente, personalmente non mi piacciono molto quelle fanfic dove non si riesce ad entrare nella vicenda, sono contenta che la mia non sia tra queste, ma se anche lo fosse, non esitare a dirmelo, vedrò di migliorarmi!

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… a presto e un bacio! Nyssa

 

Summers84: eh già, alla fine anche Sirius doveva entrare in questa storia per dritto o per rovescio… spero che ci sia rimasto bene, anche se di Sirius si continuerà a parlare più avanti… mi auguro che la fic continui a piacerti e che sia così anche per questo diciassettesimo capitolo… un abbraccio! Nyssa

 

potterina_88_: in realtà Zach sarà solo lo scrittore del libro di Difesa, per l’insegnante, non garantisco che sia lui, cmq lo scoprirete più avanti (più precisamente nel prox capitolo). Sono molto felice che Aisley e Riri siano due personaggi che ti piacciano, nonostante Monica sia quella che porta il mio nome, alla fine credo che sia Riri quella che mi assomiglia di più… ^_^ per la piccola Zabini, invece, è un vero peperino…

Per l’albero di Fin, invece, continuerò ad aggiungere informazioni nei vari capitoli a seguire… spero che la fic continui a piacerti anche adesso che il tono è cambiato un pochino e mi auguro che sia lo stesso per questo cappy 17. Ciao e un bacio! Nyssa

 

Shavanna: ehehe, presto il nuovo insegnante farà la sua comparsa, nel prossimo capitolo per l’esattezza, mentre per la famiglia Zabini non so neppure io che pensare a proposito… cmq ammetto che cambiare prof a metà anno è davvero una cosa strana, beh, si scoprirà nel prossimo, a presto e spero che ti piaccia anche questo capitolo! Ciao, Nyssa

 

AuraD: tranquilla, non flagello la gente solo perché non ha recensito un mio capitolo, capirai, sai quanti me ne perdo ogni tanto in giro…  non so dire con precisione quando Zach farà la sua effettiva apparizione (o se lascerò definitivamente Fin orfano di entrambi i genitori), ma stai certa che già dal prossimo capitolo su di lui si scopre ancora qualcosa che lo lega ad altri personaggi non ancora entrati in scena (ma arriveranno presto). Sirius, invece, è la solita spina nel fianco perché è un personaggio che mi piace, ma renderlo bene è un problema e quello martella perché vuole fare la sua comparsa, uff, prima o poi gliele farò pagare tutte, anche se, poveretto, gliene sono già successe tante che potrei essere clemente…

Beh, spero che la fic continui a piacerti e anche questo nuovo capitolo natalizio… a presto e un bacio! Nyssa

 

rossy..!:  già, io pensò che i parenti della sposa siano sempre un po’ pericolosi, ricordo che scenata ho piantato io al matrimonio della mia cuginetta preferita, forse ho scioccato lo sposo… >_> vabbè, comunque un po’ ci voleva, se Monica non fa effettivamente la sorella maggiore, qualcuno deve farlo, e allora…

Il nuovo insegnante comparirà (probabilmente) nel prossimo capitolo e farà la sua ufficiale apparizione assieme a qualcos’altro… però non posso accennare ad altro, sennò perde tutta la suspacevabbè, spero che ti piaccia anche questo diciassettesimo capitolo, a presto e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: in verità, neppure io oso immaginarla, però Charlie deve aver davvero visto le porte dell’inferno quando la piccolina e Blaise si sono accaniti contro di lui… per la storia, si continuerà a scoprire qualcosa sui nuovi personaggi nel prox capitolo e spero che ti piaccia, per la recensione, invece, dato che adesso sono tornata ai miei più o meno normali ritmi, mi metto a leggere e recensisco…

Ciao e a presto! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: eh già, anche io ho letto Hanadan e devo ammettere che è stato molto bello, sarebbe senz’altro entrato nei miei manga preferiti se solo ci avessero messo un finale un po’ più significativo, insomma,  già odio i finali aperti, se poi termina con un “ci vediamo tra 4 anni” dopo 48 volumi ne esco matta! Cmq io penso che sia stato bello e la storia fosse molto carina…

Ezela bobi? What? Che significa? Vabbè, io spero comunque che ti piaccia anche questo nuovo capitolo (al di là delle incomprensioni linguistiche :P), spero che mi lascerai un commentino e mi dirai come è uscito questa volta! Ciao e un bacio! Nyssa

 

chibi_elyon: fortunatamente (o forse no) gli zabini-tutto-compreso hanno finito con le loro beghe familiari nel precedente cappy e in questo, finalmente, se ne stanno un po’ tranquilli senza troppi danni (a parte un matrimonio).

Ovviamente ti dico che il fatto che la famiglia ti piaccia mi fa enormemente piacere perché ci sono molto affezionata per svariati motivi, quindi sono molto orgogliosa che siano usciti così bene ^^

Per la piccoletta, penso anche io che abbia qualche problema di identità, ma i bambini sono bambini… eppoi credo che Aisley sia molto legata ai suoi familiari, quindi è normale che ce l’abbia un po’ contro quelli che glieli allontanano, dopotutto è ancora piccina…

Per il nuovo spazio Draco/Herm, in questo cappy 17 hanno quasi tutto il tempo che vogliono, quindi spero che abbia compensato un po’ il lento passaggio in secondo piano, ma tranquilla che presto torneranno al primo!

Bene, spero che ti piaccia questo capitolo e mi auguro che mi lascerai un commentino! A presto, Kiss! Nyssa

 

 

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Capitolo 18
*** Evangeline A.K. McDowell ***


Premessa: trovo giusto fare un paio di precisazioni circa il capitolo precedente… allora…

Premessa: trovo giusto fare un paio di precisazioni circa il capitolo precedente… allora…

Il personaggio di Evangeline A.K. McDowell è stato originariamente creato da Ken Akamatsu per la sua opera “Magister Negi Magi” (originariamente Maho Sensei Negima), pertanto i diritti sul nome, nomignoli e vari, sono di sua proprietà, io mi sono limitata a utilizzare qualche dettaglio come il nome e la sua storia, appunto, anche se è completamente staccato dall’originale.

Allora, si starà domandando qualcuno, perché non ho inventato di sana pianta un chara nuovo completamente mio?

Beh, Eva è senz’altro un personaggio che amo molto, sicuramente il mio preferito della serie, e volevo che partecipasse a questa storia, trovo che un personaggio con queste caratteristiche (che scoprirete in questo cappy) non possa aver altro nome che quello.

Seconda precisazione: mi è scappato nel precedente capitolo 17 un Ballo del Ceppo al terzo anno, ok, probabilmente ero un po’ fusa quando ho scritto perché il Ballo è al quarto anno. Vi prego tantissimo di scusarmi per la disattenzione, cercherò di non ripetere errori di questo genere che sono anche un po’ imbarazzanti… ^//^

Buona lettura!

Nyssa

 

*          *          *

 

Hermione guardò fuori dalla porta socchiusa e studiò il corridoio deserto fiocamente illuminato

-          Puoi venire – disse facendo un cenno dietro di sé, qualcuno sbuffò sonoramente

-          Dai retta a me – le rispose una voce – questa è tutta un’altra follia delle tue…

-          Sta zitto e cammina finché non c’è nessuno in giro

-          Mezzosangue, tu leggi troppo – continuò la voce mentre lei svoltava furtiva l’ennesimo angolo con lo specchietto pronto in mano, esattamente come ai tempi in cui il famoso basilisco di Salazar Serpeverde faceva le sue passeggiatine notturne per la scuola

-          Oh, smettila – protestò lei – vuoi forse che qualcuno ti veda?

-          Certo che NO, ma questo mi sembra un po’ ridicolo

-          Ah, proprio tu parli di eccessi, dovresti solo che stare zitto!

-          Vedi di non fare la moralista con me, non mi piacciono quelli che si atteggiano a giudici

-          Prima di tutto io non mi atteggio a nessun modo e meno che mai a giudice, secondo, smettila di lamentarti o la copertura non servirà a niente!

-          Dì un po’, Granger, ma i tuoi amici non si preoccupano che non stai più con loro e passi tutto il tuo tempo con me? – lei sbuffò

-          Quello che dico ai miei amici sono affari miei… e Harry sa perfettamente che vengo a tenerti compagnia…

-          Compagnia, puah! Neppure fossi un vecchio novantenne immobilizzato a letto…

Hermione alzò gli occhi al cielo, quel tragitto dalla Torre all’ufficio di Silente si stava rivelando una vera maratona per la sua già provata pazienza.

-          Ma in effetti immagino che ultimamente sia troppo occupato con Piattola Weasley per preoccuparsi dei rischi che corre la sua amichetta

-          Tu lo SAPEVI?! – domandò incredula lei

-          Certo… - rispose sulla difensiva – come non notarlo…

Lei se ne rimase zitta e proseguì a testa bassa

-          Non te n’eri accorta? – chiese con tono diverso, vedendola intristirsi, lei scosse la testa mesta - Beh, sono cose che tra uomini si vedono… - si giustificò

Cos’era?

Stava cercando di consolarla?

Impossibile, Draco Malfoy non l’avrebbe mai fatto…

-          Senti, non prendertela – continuò lui riflettendo che la frase “non prendertela”, forse, non era precisamente una delle più ricorrenti nel suo copione

-          Non preoccuparti, sto bene – disse lei sorridendogli, lui storse la bocca

-          Quanto sei falsa – borbottò – non hai neppure il coraggio di dire che ti dà fastidio…

-          Non parlare te di falsità! – s’infervorò lei – eppoi Harry e Ginny sono i miei migliori amici, non posso essere dispiaciuta per questo!

-          Tsk, conosco la falsità degli uomini meglio di chiunque altro e te sei falsa con te stessa e con me

-          Pensala come vuoi - la buttò lì lei – io ti dico che non è così

Draco scosse la testa rassegnato mentre lei accelerava, ormai dimentica della faccenda dello specchietto.

 

Attraversarono altri due corridoi ed entrarono in sala duelli per tagliare quel piano.

Stavano giusto percorrendo la stanza quando sentirono cigolare la porta dell’anticamera.

Strattonandola per un braccio, Draco la trascinò dietro uno dei pesanti drappi di velluto rifinito di passamaneria che fungevano da tendaggi e lo tirò appena in tempo prima che la porta si spalancasse.

-          Accidenti, ma proprio il giorno di Natale?

Domandò una voce maschile mentre Neville entrava in sala duelli , ma non fu questo l’unico dettaglio che lasciò sbalorditi i due studenti nascosti dietro la tenda, bensì il fatto che portasse in braccio, senza apparente sforzo, una Daphne Greengrass raggomitolata contro il suo torace, singhiozzante e scossa dai tremiti del pianto.

Ma fu solo quando lui la adagiò con delicatezza su un divanetto rococò che i due capirono come mai lei fosse così inconsolabile.

E la videro: un livido bluastro su una guancia, rigato dalle lacrime, un altro su un braccio dove la manica strappata della camicetta lo metteva in evidenza, eppoi le calze marroni sgualcite e la caviglia destra, rossa e gonfia, esposta alla luce.

La bella Daphne Greengrass sembrava una bambola gettata via e Neville il bambino buono che la raccoglieva e portava a casa.

-          Dimmi chi è stato! – urlò Neville che sembrava tornato quell’essere furioso che si rifiutava di accettare l’accordo stipulato dalle loro famiglie, Hermione tese l’orecchio curiosa di sapere chi fosse il villano che si era accanito contro la sua amica

-          No – disse ferma la ragazza alzando su di lui gli occhi colmi di pianto, rossi e gonfi

-          Dimmelo Daphne, o giuro che…!

Giuro che…?

Ma in che mondo erano?

Neville non giurava, mai e poi mai!

-          No! – continuò la bionda

-          Ti prego, dimmelo… - ripeté pietoso Paciock – dimmelo, non puoi aspettarti che io lasci passare una cosa del genere…

-          No perché alla fine avevano ragione…

-          Su cosa? Dimmelo, parlami!

Ma quello era davvero Neville?

Pensò Hermione, sembrava piuttosto la copia insicura di Harry, certo non il mite e pacifico Paciock che tutti conoscevano…

-          Avevano ragione… - singhiozzò Daphne mettendo a dura prova la pazienza di tutti – avevano ragione a dire che sono troppo bella e che faccio del male alla gente, così! – sputò infine soffiandosi il naso in maniera assai poco fine in un pezzo di stoffa dal taglio maschile, evidentemente quello di Neville, riconoscibile dai rombi giallo canarino che vi erano stampati sopra

-          Ma tu vaneggi! – quasi urlò il ragazzo – come puoi dire certe stupidaggini? Chi può dire certe idiozie, ma soprattutto, come fai te a credergli!

-          Non m’interessa, hanno ragione, ci sono un sacco di persone che sono state male quando mi hanno chiesto di uscire con loro e io ho rifiutato

-          Oh Buona Sorte, tu hai bisogno di un manicomio! Non puoi parlare seriamente!

-          Certo che parlo seriamente – borbottò piano lei storcendo le labbra

-          Ma chiunque sia venuto a chiedertelo aveva già messo in contro che l’avresti rifiutato, ovvio che ci rimangano male, ma mica è un male incurabile…!

-          Ma loro ci sono stati male… ed è stata colpa mia! - ripeté imperterrita la bionda – eppoi ci sono tutte quelle ragazze che sono state mollate perché i loro fidanzati si sono innamorati di me e non riuscivano più a stare con loro!

Lo sguardo solitamente un po’ svampito di Paciock che lo faceva assomigliare così tanto a Teddy Bear, si tramutò in un’espressione collerica e furiosa, ma più ancora a stupire fu il discorso che pronunciò

-          Ma insomma, chi ti credi di essere?! – berciò infuriato – non stai mica al centro del mondo, non è che solo perché qualcuno deve rinunciare a te tutto va a rotoli! Non sei te che governi tutto, non metterti sempre al centro dell’attenzione!

Daphne rimase di sasso ad ascoltare quelle parole cattive a lei rivolte con tanto trasporto, la ferivano, oh se la ferivano!

-          Se i ragazzi di quelle quattro sciacquette le hanno mollate dicendo che erano innamorati di te, beh, sappi che è una scusa, una balla grossa come questa scuola, le hanno lasciate solamente perché con loro non volevano avere più niente a che fare… avevano solo bisogno di un diversivo…! E tu scema che vai ancora a crederci…

Draco Malfoy, accanto alla riccia, sembrava inebetito a sentire tutte quelle parole che di sicuro non potevano essere uscite dalla candida bocca di Neville Paciock, lo stesso Neville che era riuscito a travestire Piton da donna, Neville, la cui ricordella continuava a essere rossa come il sangue e ad avere tanto fumo dentro da rischiare di scoppiare come una pentola a pressione.

Doveva esserci stato qualche scambio di personalità, Neville Paciock non avrebbe mai pronunciato certe parole, men che mai di fronte ad una ragazza e ancora meno di fronte a Daphne di cui, l’aveva capito, aveva una totale reverenza, anche se non era disposto, per questo, ad accettarla passivamente come futura moglie.

-          Mezzosangue – sussurrò piano – dammi un pizzicotto, magari ho un’allucinazione

Hermione lo guardò di sbieco, per niente incline ad accontentarlo

-          Adesso che hai messo a posto tutte queste follie – continuò imperterrito il grifondoro – dimmi chi te le ha dette

-          No – rispose lei, ma con meno convinzione dell’inizio

-          Dimmelo, o andrò io a dire alla McGanitt che Lavanda e Calì ti hanno malmenata nei bagni!

Daphne fece tanto d’occhi mentre le lacrime scintillavano a contrasto con il blu profondo, Hermione e Draco, emotivamente coinvolti nella vicenda, si sporsero pericolosamente fuori della tenda per ascoltare, c’era sempre la possibilità di aver capito male…

-          Co…come lo s…sai? – balbettò confusa – chi ti ha detto che sono state loro?

-          Che t’importa? Tanto non vuoi dirmi che lo sono state…

-          Dimmelo!

-          Non darmi ordini! – gracchiò lui perpetrando quella follia di anime – non sono uno dei tuoi lacchè!

-          Non ho mai detto che sei uno dei miei lacchè!

-          Allora vai dalla prof a dirle che ti hanno fatto oppure lo farò io e, credimi, saprò essere sufficientemente convincente!

-          Non oseresti! – lo sfidò lei lanciandogli un’occhiataccia diluita con le lacrime

-          Tu dici? – rispose lui senza abbassare lo sguardo e, per una volta, fu la fiera Greengrass a chinare gli occhi – io non credo proprio – annuì ancora lui

-          Non dovresti trattarmi così… - mormorò lei, provando la tattica degli occhi dolci

-          Dopo quello che tu mi stai facendo passare? – la schernì lui – dopo che mi fai stare in pensiero, dopo che il giorno di Natale non ti vedo a scuola e due ore dopo ti ritrovo moribonda in un bagno a piangere coperta di lividi? Dopo che mi trituri l’anima e la dai in pasto ai pescecani da tanto che sono combattuto? Non sono sicuro che tra noi due sia tu quella che sta soffrendo maggiormente

Tattica fallita.

Lui aveva maledettamente ragione.

E il peggio era che, in genere, Neville aveva sempre la peggio, gli davano tutti addosso e aveva sempre torto.

Perché lei non riusciva mai a farsi valere?

-          Dimmi chi è stato – ripeté ancora come un disco rotto il giovane Paciock

-          Che senso ha? Tanto lo sai già – rispose lei

-          È una questione di principio – continuò lui – se almeno noi due non siamo sinceri…

All’udire quelle parole, la bionda alzò gli occhi, credendo di non aver capito perfettamente.

Aveva davvero detto che dovevano essere reciprocamente sinceri?

No, doveva esserselo immaginato.

-          Non voglio dirlo alla McGranitt – annunciò la Slytherin – si arrabbierebbero e lo farebbero di nuovo

-          E io che diavolo ci sto a fare al mondo? – sbraitò nuovamente infervorato lui – dimmelo, che diamine ci faccio qui? Almeno fin che siamo fidanzati tocca a me proteggerti!

Hermione scosse la testa, perché Neville parlava come il protagonista maschile dei suoi romanzi d’amore?

-          Si vede, - continuò la serpe – mi proteggerai come oggi? – domandò perfida, lui la incenerì con lo sguardo

-          Dimmi un po’ – continuò il ragazzo – chi è stato che oggi non ha voluto che l’accompagnassi in Sala Grande? Chi mi ha detto che non aveva certo bisogno di una guardia del corpo e che tanto io mi vergognavo ad andare in giro con lei? Su, forza, dimmelo un po’…  - quello era un colpo basso e tutti lo sapevano, ma se Daphne giocava sporco, perché non avrebbe dovuto farlo anche lui? Solo perché si chiamava Neville Paciock?

-          D’accordo… - concesse ancora la principessina

-          Quindi andrai a dirlo alla vicepreside – terminò lui per lei

-          No che non lo farò! – urlò lei colpendolo senza violenza con la mano

-          Sì che lo farai! O ti assicuro che pianterò un tale casino che…

-          D’accordo, d’accordo – cedette infine lei – ma non sei per niente giusto con me

-          Solo perché non ti lascio a marcire tra le tue lacrime? Semplicemente perché almeno un po’ nella giustizia ci credo? Perché non voglio che tu continui a credere a queste idiozie che quelle due oche ti hanno detto? Io sarei quello ingiusto?

-          Forse no – concesse infine lei – sono troppo abituata ad essere sempre al centro delle cose – l’altro annuì e Draco fece altrettanto nascosto.

Hermione inclinò la testa e pensò.

Quei due si stavano comportando come una coppia di sposini felicemente innamorati, ma non avevano detto entrambi non provare affetto l’uno per l’altra?

Sembrava di essere dentro la trama di Beutiful!

E il bello era che lei non ci stava capendo assolutamente niente.

 

Trascorse qualche istante mentre i due nascosti si ritiravano in silenzio dietro la loro copertura, cercando di non essere visti.

Daphne stava tormentando il filo della camicia strappata, compromettendo così le già pessime condizioni dell’indumento.

Neville, dal canto suo, non sapeva fare di meglio che camminare davanti alla poltroncina passandosi nervosamente una mano tra i capelli castani.

Hermione decise che, in confronto a quei due, le storie romantiche di Georgette Heyer erano delle stupidaggini e si appuntò mentalmente di mettere giù due righe a proposito della vicenda, tanto per dimostrare che non si era proprio immaginata tutto quando, tra vent’anni, avesse ripensato alla storia.

-          E’ vero quello che hai detto? – sussurrò infine la ragazza arrossendo un poco e senza guardare negli occhi il suo fidanzato

-          Che cosa? – domandò lui

-          Che sei in pena per me e che mi proteggerai… - specificò chinando la testa finchè i boccoli biondi non le coprirono il viso e lo nascosero allo sguardo del Grifondoro

-          Sì – rispose a denti stretti l’altro mentre, riacquistando un briciolo di coscienza di sé, arrossiva e la sua faccia assumeva una colorazione particolarmente intensa

-          Sul serio? Non mi stai mentendo? – domandò ancora la Serpeverde – non lo dici solo perché sto male? – lo sguardo scosso di Neville fu la garanzia sufficiente ad assicurarle che era sincero, ma aspettò comunque che lui parlasse, curiosa di sapere cosa avrebbe risposto ad una simile affermazione

-          Mi sembra ovvio che non sto mentendo – furono le parole del ragazzo – non sono molto bravo a mentire, non lo sono mai stato… puoi chiedere a Herm per questo… - e si inginocchiò accanto al sedile dove lei era allungata

Malfoy guardò la mezzosangue quando lui pronunciò il suo nomignolo, ma lei si limitò ad ignorare l’occhiata, troppo occupata ad analizzare la scena molto romantica che aveva davanti agli occhi: Neville, infatti, aveva preso tra le sue la piccola e tumefatta mano della sua serpeverde e si era portato dolcemente le dita di lei alle labbra, baciandole dolcemente il palmo.

Daphne sorrise di quel gesto così gentile e chinò appena la testa.

E lo baciò.

Neville non si spostò, non corse via, arrossì un po’, ma rimase lì, passando dolcemente le dita tra i capelli ora scompigliati della Greengrass.

I due si allontanarono, mentre lei gli sorrideva appena e passava dolcemente la mano sulla guancia di lui.

Un gesto dolce e tenero che esprimeva una affinità di spiriti che forse non sarebbero stati in grado di descrivere a parole.

-          Sei un bravo ragazzo, Neville Paciock – disse appena mentre lui sentiva tra le sue labbra il gusto del sangue di lei – mi spiace solo che ti abbiano scelto una ragazzaccia come me

-          Non mi piace che qualcuno abbia deciso per me – annuì ancora il grifone – ma sono felice che abbiano scelto una ragazzaccia come te…

E si chinò e la baciò di nuovo.

Inaspettatamente, però, mentre faceva questo, la prese in braccio e la sollevò dai cuscini

-          Dammi retta, andiamo dalla McGranitt – la bionda annuì

-          Ma sappi, subdolo grifondoro, che lo faccio solamente perché sei tu

Neville sorrise e imboccò la porta, diretto all’ufficio della vicepreside.

 

*          *          *

 

-          Non sono sicuro di aver afferrato tutti i passaggi – dichiarò il biondo quando i due ebbero lasciato la sala duelli e si furono chiusi la porta alle spalle – ho come l’impressione che mi manchi qualche tassello…

-          Non sei il solo – disse scettica la ragazza che continuava a guardare di traverso la porta da cui si erano allontanati, come se potesse darle qualche risposta

-          Ma quello era davvero Paciock?

-          Magari hanno usato la pozione polisucco – ipotizzò lei – non l’avevo mai visto così…

-          Daphne invece ha bisogno di un bravo psichiatra che curi la sua pazzia dilagante

-          Su questo sono d’accordo

I due si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi, come di comune accordo, si diressero nuovamente all’altra porta, in direzione dell’ufficio di Silente.

 

*          *          *

 

Hermione prese un bel respiro mentre nella sua testolina frullavano tutte le possibili motivazioni per cui il preside li aveva invitati a raggiungerlo alle nove della sera di Natale.

Un istante e i suoi pensieri lasciarono spazio a un’altra congettura, lo sguardo le si fece triste mentre gli occhi si abbassavano.

Bussò e attese.

-          Malfoy, secondo te è giusto vivere attraverso gli occhi di un’altra persona? – chiese tutto d’un botto senza fissarlo in faccia.

Il biondo, in piedi alla sua destra, la guardò stupito, chinando leggermente la testa per scorgere il profilo degli occhi, ombreggiato dai capelli…

-          Io… - ebbe appena il tempo di dire prima che un tonante “Avanti” fosse scandito dall’interno della stanza e i due decidessero di aprire la porta.

Lei lo fece senza neppure aspettare che parlasse, che cosa avrebbe detto?

 

La stanza era immersa in una scura penombra che allungava le ombre sul pavimento e rendeva quell’ambiente quasi spettrale, la luna, dalla grande vetrata dietro le spalle di Silente, splendeva nel cielo, quasi prossima al plenilunio, il 31 dicembre.

Il vecchio mago stava seduto comodamente sulla sua poltrona mentre uno sciame di candele fluttuanti nell’aria rendeva appena distinguibile il percorso dalla porta alla cattedra.

I due ragazzi si fecero largo tra quegli oggetti che, col buio, sembravano quasi più paurosi e reggendo la manica del Serpeverde, Hermione proseguì sul parquet antico.

Quando ebbero oltrepassato la scaletta che separava il piano rialzato, dove c’erano lo studio e alcuni scaffali, dall’anticamera, sia la Gryffindor che il Principe delle Serpi si accorsero che non c’erano solo tre persone in quel luogo silenzioso.

Scorsero infatti, seduta sul bordo della scrivania, un’altra figura, i cui occhi sembravano risplendere sinistramente, colpiti da un raggio di luce rossastra.

Avvicinandosi, i due misero la misero a fuoco.

A guardarla da vicino, non poteva avere più di una quindicina d’anni, una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri e rossi, l’incarnato pallido, che indossava una uniforme scolastica simile a quella delle rinomate scuole private inglesi con la gonna scozzese rossa e verde, e il bolerino rosso sopra la camicia bianca.

E ghignava, la tipa, di un sorriso che incuteva terrore, come una creatura della notte, vagamente simile a quello sfoggiato da Malfoy.

-          Prego miei cari ragazzi, accomodatevi – disse il preside indicando le due poltroncine e distogliendo la loro attenzione dalla contemplazione dell’ospite

Sedendosi entrambi sul bordo del cuscino a molle, Draco ed Hermione presero posto di fronte alla grande scrivania mentre la sconosciuta aveva piantato su di loro i suoi occhi blu.

-          Vedo che vi siete già accorti della mia cara ospite – aggiunse ancora il mago sorridendo agli allievi e alla ragazza bionda

Gli altri annuirono

-          Bene, allora non credo sia il caso di indugiare a lungo, lei era una grande amica del padre di Seraphin Black e faceva parte del gruppetto di persone che seguiva Zachariah nelle sue missioni più pericolose

-          È un Auror anche lei? – domandò la grifondoro spostando gli occhi dall’uomo alla ragazzina

-          A quelli come me non è concesso diventare Auror – specificò la bionda scostandosi i capelli dal viso e mettendo in mostra una mano con le unghie laccate di rosso carminio, Hermione si chiese come una ragazza così giovane potesse far parte di una squadra speciale di Auror addestrati, per tutta risposta, la sconosciuta ghignò

-          Forse è il caso che gli racconti qualcosa in più su di me… - precisò ancora la bionda – non credo che accetterebbero di buon grado un’insegnante che dimostra perfino meno anni di loro…

Silente rise sonoramente

-          Già, forse hai ragione… - e spostò il suo sguardo ai due seduti sulle poltrone – lei è la vostra nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure – aggiunse – il suo nome è Evangeline A.K. McDowell

-          Come è possibile che una persona più giovane di noi possa farci da docente? – chiese circospetto Draco alzando un sopracciglio scettico

-          Il mio nome non ti dice niente, Malfoy? – domandò Evangeline scendendo dal suo improprio sedile e avvicinandosi alla serpe – oh, capisco – aggiunse poi pericolosamente – pochi conoscono il mio vero nome, forse tu mi conosci come l’”Evangelista Oscura”! – Malfoy si strinse nella sedia fino allo schienale mentre lei avanzava di qualche altro passo

-          Come posso insegnarti, dici? Beh, innanzi tutto perché conosco la Magia Oscura meglio di chiunque altro sulla faccia del pianeta, perché non ho quindici anni come erroneamente credi, ma ben millecinquecento e perché, soprattutto, io sono un VAMPIRO!

E avvicinandosi ancora di più, sempre ghignando, mise in mostra sul suo sorriso, i due canini acuminati che sporgevano rispetto agli altri denti, provocando un brivido di terrore nelle vene del povero Slytherin.

-          Non arrabbiarti, Eva, Draco è una persona molto meticolosa, ci tiene ai dettagli, era implicita una domanda del genere...

Evangeline disse qualcosa tipo “sgrunt” e tornò a sedersi sull’angolo dello scrittoio mentre la grifondoro la fissava esterrefatta.

L’Evangelista Oscura lì da loro?

No, non poteva credere che Silente avesse chiamato proprio una come lei per insegnare loro qualcosa…

-          Perché non gli racconti qualcosa di te – propose ancora il preside

-          Tipo? – grugnì la nuova insegnante

-          Beh, che non ti presenterai a lezione così…

-          È vero – ammise poi all’indirizzo dei due – questo è solo uno dei miei due aspetti. – Draco, ma soprattutto Hermione la fissarono curiosi – probabilmente tutte le frottole che avete sentito sull’Evangelista Oscura la descrivevano come una donna bellissima, una ammaliatrice, una vera “strega”… bene, sappiate che quella è la parte più reale della favola – e sembrava parlare delle favole con un tono quasi di scherno, come se non ci credesse – probabilmente voi mi conoscete con questo aspetto…

E così dicendo si alzò in piedi, enunciò sottovoce una formula magica e in pochi attimi, il corpo prima giovane della loro insegnante si trasformò in quello maturo di una donna, alta e con tutte le curve al posto giusto… forse troppo… i capelli lunghi sempre biondi, gli occhi sempre iniettati di sangue (adesso si capiva il motivo di quell’aura rossastra) e il ghignò con i canini acuminati che continuava a mettere in soggezione.

-          Questo è il mio aspetto – aggiunse a beneficio dei due, ritornando poi normale

-          Evangeline non è sempre stata come adesso e, soprattutto, non è sempre stata buona – intervenne Silente

-          Puah! La vita tranquilla da brava persona non fa per me…

-          Ai tempi che Eva era ancora l’Evangelista Oscura, raramente mostrava il suo vero aspetto – commentò il preside – Zach, il padre di Fin, combatté con lei e i due si affrontarono violentemente finché, questo lei non me l’ha voluto dire, il duello finì e Zach la prese con sé nella sua caccia ai seguaci di Voldemort

-          Dopo dieci anni di ricerche la squadra si smembrò – aggiunse acida lei e arrossendo un poco – Zach aveva moglie e figli e le condizioni di salute della consorte, dopo il parto, stavano peggiorando visibilmente, io e gli altri andammo per la nostra strada…

-          Eravate più di due? – intervenne Herm curiosa

-          Credo che conosciate Remus Lupin – sottolineò la bionda – gli altri sono morti e qualcuno non l’avete mai conosciuto. Avremmo voluto Sirius con noi, ma quel maledetto figlio di una cagna di Minus era una vera spina in un piede… - brontolò ancora la vampira mentre gli studenti si stupivano delle sue parole

-          Evangeline non farà lezione con l’aspetto attuale, ma con quello dovuto alla trasformazione… così non ci saranno problemi con i suoi studenti – propose Silente

-          Come mai allora non mantieni sempre l’altro aspetto? – chiese la mora

-          Trasformarsi richiede molta energia, mentre se devo sferrare un attacco la mia potenza è molto più concentrata se rimango al mio “stadio primo”

-          Quello che avevi quando sei stata trasformata… - terminò per lei la Caposcuola

-          Hermione è una delle nostre migliori studentesse – ribadì il preside

-          Ad ogni modo non credo che necessiterò di grande potenza facendo qualche lezioncina a una classe di scalmanati

-          Sono sicuro che sarai un’ottima insegnante – si complimentò l’altro

-          Bada vecchio – lo rintuzzò la ragazza – lo faccio solo perché questo bambino è il figlio di Zachariah, non per altro!

La Gryffindor e lo Slytherin si guardarono non capendo

-          Da oggi in poi, si occuperà lei del piccolo Seraphin, voi dovete pensare a studiare – blaterò ancora il mago – Fin un po’ la conosce, si ambienterà presto e voi potrete andare a fargli visita

Draco ed Hermione annuirono, lei un po’ triste di doversi separare da quello che aveva ormai conquistato il posto di “fratellino”.

-          Per qualsiasi cosa – aggiunse ancora la vampira – sono alla Torre Sud

I due studenti si guardarono ancora: se la Torre Nord era occupata e non era la loro nuova insegnante, giunta appena quella sera, chi ci stava allora?

Salutando con un vago cenno della mano i presenti, l’Evangelista Oscura lasciò l’ufficio.

 

-          Vi prego di perdonare i suoi modi un po’ bruschi – aggiunse Silente dopo che la porta si fu richiusa – ma il fatto è che i vampiri sono esseri poco socievoli ed era molto affezionata a Zachariah Black, erano una grande squadra…

I due annuirono.

-          Bene, credo che sia il caso che torniate ai vostri dormitori, sono quasi le dieci e Natale è una giornata splendida, ma molto faticosa, soprattutto per il vostro stomaco… - sorrise – fate una buona dormita, presto scopriremo che insegnante è Eva, ma sono sicuro che darà il meglio di sé anche in questo.

 

Draco ed Hermione si alzarono in piedi, più che mai desiderosi di allontanarsi e rimuginare sull’intera faccenda per i fatti loro.

Alla fine Silente non li aveva chiamati per riprenderli sulla questione dei libri, anche se la riccia non avrebbe saputo dire se lo sapesse oppure no, però aveva presentato loro la nuova insegnante e questa era stata una buona dimostrazione di fiducia.

Ora più che mai, Hermione Granger aveva voglia di andare in biblioteca e leggere tutto quello che c’era da sapere sull’Evangelista Oscura, ne aveva appena sentito qualche accenno durante le lezioni di Storia della Magia, Ruf non è che si perdesse nei dettagli, sapeva che si trattava di un personaggio molto antico, un vampiro, o meglio, una vampira, in grado controllare le persone come voleva, per questo era anche soprannominata la Marionettista, ammaliava e seduceva con il suo aspetto incantevole e poi succhiava loro il sangue per mantenersi in vita.

Giusto, chissà come faceva la bionda a sopravvivere senza quel miracoloso liquido rosso che tanto era caro a lei e alle sue vittime…

Comunque non era un personaggio di cui si sapesse molto, era misteriosamente scomparso diverso tempo prima, ma mai e poi mai avrebbe detto che una che aveva ucciso così tanta gente potesse poi diventare una dei “buoni” e aiutare addirittura un Auror  come Zach che, da quel che sentiva, era l’apoteosi stessa della giustizia.

Doveva esserci qualcosa che le sfuggiva, per questo voleva andare a controllare, lei voleva capire.

 

*          *          *

 

I corridoi sembravano estremamente silenziosi, adesso: niente scalpiccio, niente grida e urli, niente battute, niente risate.

La notte e il silenzio, un binomio quasi inscindibile.

E la Torre di Astronomia sembrava ora più sinistra di prima mentre si inerpicavano su per la scala a chiocciola che conduceva nel sottotetto.

La porta cigolò appena quando Draco girò la chiave nella toppa e la aprì, le lampade ad olio si accesero automaticamente mentre lui metteva piede nella stanza

-          Granger, puoi venire? – chiese fermandosi a metà del vano, la ragazza lo guardò sospettosa – c’è una cosa che vorrei tu vedessi, tanto lo so che prima o poi la scoprirai… ma promettimi che non ti caccerai nei guai come tuo solito

-          Io di solito non mi caccio nei guai – bofonchiò lei offesa avanzando, ma voltandogli le spalle

-          Come vuoi, ma credo sia giusto che tu la veda

Hermione girò appena la testa e aprì un occhio mentre lo spiava allontanarsi verso un pannello del muro

-          Vieni – disse appena scostando il drappo di tessuto che nascondeva un passaggio segreto

-          È una porta – constatò la ragazza toccando la serratura arrugginita – deve essere molto tempo che non entra nessuno quassù

-          Vuoi andare? – domandò lui

-          Trovo assai inquietante svelare certi misteri proprio la sera di Natale – aggiunse rabbrividendo, ma il desiderio di conoscenza era certo superiore alla momentanea paura che provava

-          Non credo che basterà l’Alohomora – decise lui studiando il complicato ingranaggio

-          Spostati – e si mise tra il biondo e il chiavistello, lui si mosse e lei pronunciò una formula magica, probabilmente quella “semplice formula solo un po’ più complessa dell’alohomora” che aveva utilizzato per forzare la serratura dell’aula ai tempi che la frequentava.

Il catenaccio scattò mentre l’uscio si apriva segnando sul pavimento un solco di polvere depositata da anni.

I due ragazzi si guardarono spaesati intorno

-          Lumos – sussurrò lui accendendo un fuoco fatuo e la Granger fece altrettanto mentre superavano stupiti l’impalcatura della porta

-          Aspetta, se si chiudesse la porta rimarremmo qui – spiegò lei e approntò un sistema babbano sul pavimento per far si che la serratura non scattasse quando la porta si fosse richiusa

-          Incendia! – disse poi alle fiaccole della scala che saliva ancora, ma non erano arrivati all’ultimo piano con le aule? Dove stava conducendo quella rampa?

Lo scoprirono poco dopo, quando gli scalini terminarono in un ampio vano completamente vuoto tranne che per un gigantesco specchio posto al centro che rifletteva la luce della luna.

L’esperienza a Hogwarts insegna che niente è quel che sembra e, sicuramente, quello specchio non era solo quello.

Muovendosi cauti tra le colonne di legno che formavano direttamente il supporto del tetto, i due si avvicinarono all’oggetto, lasciando piccole impronte scure sullo strato integro di polvere che ricopriva l’intera sezione circolare della Torre.

Draco si posizionò di fronte e lo studiò non riuscendo ad identificarvi qualcosa di conosciuto, sembrava un comune specchio barocco, pieno di figure di angeli e demoni abbracciati che ne costituivano la spessa cornice di legno chiaro e scuro.

-          Guarda – indicò la Granger in alto, sopra il vetro e intarsiato tra le volute del legno, gli occhi argentei di Malfoy si alzarono fino ad una scritta appena accennata sotto i segni del tempo che ricoprivano quel cimelio antico e dimenticato

-          Significa “Le due Verità” – spiegò Draco mentre lei si picchiava col latino

-          E che cosa vuol dire?

-          Boh… che io sappia, nessun autore classico ha mai scritto niente del genere…

Hermione lo guardò

-          Forse non è il caso che ci sbirciamo dentro – propose per niente sollevata dalla scrittura che le sembrava un po’ minacciosa

Draco annuì e, in silenzio, entrambi tornarono di sotto.

 

*          *          *

 

-          Passi la notte con me? – chiese Malfoy mentre la ragazza terminava di rassettare l’ambiente, lei finse di guardarsi attorno

-          No, fa troppo freddo – rispose senza preoccuparsi eccessivamente di quella battuta che, ormai, era all’ordine del giorno

-          Ma io conosco tanti rimedi contro il freddo – sibilò sottilmente lui. Nonostante ormai ci avesse fatto il callo, non riuscì a impedirsi di arrossire.

-          Non mi sembra proprio il caso – mormorò seccata – magari un’altra volta

Draco Malfoy alzò entrambe le sopracciglia, che aveva mai sentito? “Magari un’altra volta?”, per tutti i fulmini, al Grifondoro dovevano avere seri problemi di personalità! Prima Paciock trasformato nel cavaliere buono, Weasley che se la faceva con una puttana e la Granger che dice “magari un’altra volta” ad una indecentissima e limpidissima proposta oscena?

Roba dell’altro mondo…

-          Mezzosangue, forse è il caso che tu stia più attenta a quel che dici – le spiegò – le tue parole potrebbero essere facilmente fraintese – aggiunse decidendo che quella frase era solo una continuazione del pungente sarcasmo di cui lei si circondava. E ovviamente era assolutamente da escludere che si permettesse di utilizzarla con altri. Hermione alzò su di lui gli occhi dorati e lo guardò con aria innocente

-          Perché, cosa ho detto? - bene, confessargli che, magari, lei un pensierino ce l’aveva anche fatto era totalmente da escludere

-          Lascia perdere e vattene a dormire – brontolò lui

-          Ma mi dispiace lasciarti qui da solo al freddo… - si preoccupò adesso la ragazza analizzando che era notte, era inverno, faceva un freddo polare e Malfoy sarebbe dovuto rimanere da solo per la prima volta, senza la piccola e consolante compagnia del pestifero Seraphin

-          Beh, puoi sempre restare… - brecciò lui

-          Piuttosto moriamo tutti e due per ipotermia! – aggiunse lei con enfasi

-          Su, vattene, io starò bene, cos’è un giorno in più rispetto ad un’esistenza di solitudine?

-          Se dici così non è che mi consoli – si premurò di fargli notare lei, ma lo sguardo serio di lui le disse che, forse, era il caso di levare le tende.

Si avviò spiccia alla porta raccattando lo scialle di panno, ma lasciandogli comunque la coperta col koala che il biondo aveva detto di detestare tanto.

-          Granger – disse poi lui all’improvviso mentre lei era ormai già quasi sulla porta; lui si alzò e la raggiunse, sovrastandola dalla sua altezza che superava quella della ragazza di almeno dieci centimetri buoni, la fissò negli occhi, profondamente, e la Caposcuola decise che, se fosse penetrato ancora di più, quello sguardo, probabilmente le avrebbe letto addirittura l’anima – io credo che ognuno debba vivere la propria vita…

E la spinse fuori, chiudendole poi la porta in faccia.

Era stato maleducato e rude, questo sì, ma alla fine, aveva risposto alla sua domanda.

Ed una domanda che non necessitava di spiegazione, ma che ti veniva comunque data era qualcosa di molto profondo.

Voltò le spalle e si allontanò mentre il Principe delle Serpi, dall’altra parte, contava il ticchettio dei passi sui gradini di pietra, appoggiato con le spalle alla porta mentre si passava nervoso una mano tra i capelli chiari.

 

*          *          *

 

Feel my love, feel my soul
it's so magical
take my hand, make me whole
it's so magical

Can't get you of my mind
what we had is hard to find
I feel this pain inside
but i know

your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see

live is good, live is fun
it's so magical
love is here, we are one
it's so magical

Can't get you of my mind
what we had is hard to find
I feel this pain inside
but i know

your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see

so take my heart
cause baby you're the one

feels like magic
what is the feeling
lay me back, inside your heart
your love can set me free

your love, your love
you can set me free
make me see
it's so magical
you and me
we are one, the moon and sun
it's so magical
you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see
ladida ladidi

 it's so magical you'll see
ladida ladidi
ladida ladidi

 it's so magical

ATC, “So Magical”

Spazio autrice: evviva, finalmente ho introdotto il mio personaggio preferito: Evangeline!!!!

Amo moltissimo Eva, come ho già detto nell’introduzione, e sono felice di averlo introdotto nella mia fic, anche se non garantisco che piacerà a tutti.

La sua storia assomiglia un pochino alla Eva di Akamatsu (e per chi lo conosce, sa cosa intendo ^^), ma avrà comunque sviluppi diversi.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, compresa la conoscenza del nuovo insegnante di Difesa e della scenetta tra Neville e Daphne e mi auguro anche che mi lascerete un commentino per dirmi cosa ne pensate…

Bene, ci rivediamo al prox post!

Ciao a tutti!

Nyssa

 

luana1985: ehehe, ecco svelato il mistero di Silente… spero che sia stato soddisfacente, anche se il preside in questo cappy mi sembrava un po’ tanto bonaccione perfino con una vampira come Eva… spero che non sia finito troppo OC…

Mi auguro che ti sia piaciuto il capitolo, adesso che si stanno ammucchiando un po’ di misteri, e spero che mi dirai che ne pensi! Ciao e un bacio! Nyssa

 

Shavanna: festival della scienza qui a Genova, a massacrarmi a scuola e, cmq, ti do ragione, sono degli antipatici… ma vabbè, ho comunque trovato il tempo di scrivere e aggiornare…

Per quanto riguarda Draco e Herm, spero di non aver esagerato con la “sintonia” nel far loro fare addirittura lo stesso regalo… ero un po’ indecisa, ma poi la mia vena romantica mi ha fatto scrivere a ruota libera e col cappy già pronto non potevo certo cancellarlo di sana pianta…

Mi auguro che ti piaccia anche questo diciottesimo cappy di misteri che si accalcano, presto manderò tutti in confusione XD. A presto e dimmi che ne pensi! Un abbraccio, Nyssa

 

rossy..!: già, chissà, magari in un cappy dirò anche perché si detestavano tanto… però mi piace la coppia Bill/Fleur, quindi non potevo lasciarla vedova così presto… per D/H, sono felice che siano sembrati dolci, anche se forse la cosa è un poco forzata… ma come ho detto, mi lascio un po’ prendere la mano.

Per questo cappy è arrivata una nuova scena dolciotta da parte dell’altra coppia ufficiale della fic: Neville/Daphne, spero che ti piaccia assieme a tutto il contorno! Ciao e a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: ahaha, beh, Herm è ispirata a me, quindi probabilmente ha qualcosa di ciascuno… chissà… per il regalo uguale, mi fa piacere che sia stato apprezzato, anche se forse è stato un po’ forzato, il messaggio, invece, è stato svelato in questo 18° capitolo che spero ti sia piaciuto… aspetto di sapere che ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

Alexiel Mihawk: non bisogna dire di essere tonti solo perché si salta un cappy (lo dico soprattutto sennò io avrei il primato :P), però sono molto contenta che ti siano piaciuti i personaggi appena entrati e anche il fatto del regalo e del matrimonio.

Per il piccolo capolavoro… mi commuovo se dici così, mi riempite di gioia e mi viziate troppo…  grazie, grazie mille!

Un bacio, Nyssa

 

Mici: ho cercato di aggiornare il prima possibile ed ecco qui la soluzione del mistero, spero che ti piaccia! Per Draco ed Herm, devo decidere quando, come, se e un sacco di dettagli, ancora non so, ma gli sviluppi ci sono per ogni capitolo, quindi è un rapporto che si costruisce piano piano… spero che ti piaccia il novo capitolo! A presto! Nyssa

 

potterina_88_: sì, credo anche io che abbiano entrambi letto cosa c’era dietro, ma orgogliosi come sono… per l’idea del regalo, beh, non è poi così originale, ma mi sembrava che ci stesse quindi sono contenta che ti sia piaciuta!

Eh, dire che quando ho iniziato la fic Harry sarebbe dovuto andare con Daphne, ma poi il mio amore per le Daphne/Neville ha avuto il sopravvento e amo molto anche Harry/Ginny, quindi, perché non prendere due piccioni con una fava? Ed ecco fatto, sono andata a complicarmi un po’ la vita ^^

Per quanto riguarda zach, capita a tutti di interpretare male, dopotutto, io non l’avevo detto, quindi è bello vedere le persone che immaginano questo o quello. In questo cappy si dice qualcosa sul nuovo prof, anzi, la nuova prof che spero ti piaccia! Un bacio e a presto! Nyssa

 

chibi_elyon: già, Padre Royal assomiglia fin troppo ad un playboy per fare il sacerdote, ma Hogwarts è Hogwarts e c’è sempre qualcosa di strano, quindi anche il prete ^^

Lo spazio che nel precedente cappy è stato di Draco ed Herm, qui è un po’ distribuito tra nuovi misteri e un momento Neville/Daphne che erano da un po’ assenti, spero che ti sia piaciuto ugualmente… a preso, Kiss! Nyssa

 

AuraD: probabilmente anche io avrei avuto la tentazione di cacciarli, ma se mi conosco con la mia migliore amica, alla fine non l’avrei fatto… anche se Herm c’è rimasta un po’ male.

Ovviamente sono molto contenta che l’idea dello stesso regalo ti sia piaciuta, come ho già detto da qualche parte, non è delle più originali ed è pure un po’ forzata, ma la mia anima romantica e il fatto che mi sono lasciata prendere la mano ha fatto il resto e sono oltremodo felice che sia stata ugualmente apprezzata ^^

Spero che ti piaccia anche questo nuovo diciottesimo capitolo, a presto e un abbraccio! Nyssa

 

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Capitolo 19
*** Sparkling Lights ***


Premessa: come era successo per i capitoli del ritorno a casa di Draco, anche questo e il prossimo sono profondamente collegati… ma questo lo vedrete presto ^^

Premessa: come era successo per i capitoli del ritorno a casa di Draco, anche questo e il prossimo sono profondamente collegati… ma questo lo vedrete presto ^^

Scusate se sono così sintetica, ma credo che questo particolare capitolo non necessiti di particolari premesse, quindi preferisco parlare dopo che avrete letto, così non corro il rischio di spoilerare senza ritegno, ci vediamo in fondo!

Nyssa

 

*          *          *

 

Era il 29 dicembre e mancavano solamente due giorni al tanto sospirato ballo per l’eclissi di luna che Hogwarts aveva organizzato quell’anno.

Al posto che trascorrere il suo tempo libero tra trine e merletti, Hermione Granger se ne stava in biblioteca a studiare e ripassare.

Beh, si potrebbe pensare, finché si tratta di lei, niente di strano… solo che la bella Caposcuola non era sola, eh no, perché assieme a lei, a lamentarsi, stava nientemeno che il Principe delle Serpi in persona, più che mai accanito contro i compiti delle vacanze che Vitius e Ruf avevano assegnato ai loro studenti.

Tra uno sbuffo e un’imprecazione, comunque, i due studenti potevano essere riassunti come tutti coloro che in quei giorni non erano stati contagiati dalla follia collettiva pre-ballo e non si erano fatti prendere da paranoie mentali, anche se, forse, rimanersene a studiare, era un po’ eccessivo, ma, a rifletterci meglio, era l’unica soluzione trovata per rimanere insieme e chiacchierare.

Già perché due giorni prima l’altero erede di casa Malfoy aveva fatto il suo ufficialissimo ritorno a Hogwarts, scortato da un sufficiente bagaglio di balle per chiunque chiedesse del periodo trascorso a casuccia e di quanto si era divertito.

Per fortuna, la confidenza che le persone davano al biondo Slytherin era ben al di sotto delle domande personali tipo “cosa hai fatto a Natale” ecc; l’unico che si sarebbe potuto permettere tanto, e che, comunque, non l’avrebbe mai fatto in base alla sacrosanta legge “fatti i fatti tuoi che è sempre meglio” era Blaise, ma il moro aveva già abbastanza problemi di suo con due sorelle incinte e la terza che sarebbe stata in grado di assistere impassibile allo sterminio della razza umana… e poi, mica si poteva gettare alle ortiche la regola aurea! E poi, tanto, lui lo sapeva perfettamente che aveva fatto Draco durante le vacanze: un casino.

Ad ogni modo era metà pomeriggio, per il corridoio si erano già avute due crisi isteriche di ragazze, per niente comprese dall’austera bibliotecaria che le aveva malamente liquidate dal luogo dedicato allo studio e alla coltivazione del sapere e della conoscenza: la biblioteca.

La sua amata studentessa preferita, Hermione Granger, aveva giustamente dato il peso necessario alle incombenze scolastiche e, forte della ragione che è dei giusti, era perfino riuscita a trascinare nella sua mastodontica impresa ben un’altra persona! Era quindi giusto preservare la quiete perché i due volenterosi studenti potessero continuare nel loro pellegrinaggio sacro tra l’erudizione magica.

L’orologio sopra la porta batté le quattro e mezza di pomeriggio e l’orizzonte cominciava già a farsi nero, accompagnato da una coltre di nubi grigie che minacciavano pioggia per quella sera e l’indomani.

Draco stava giusto osservando il tempo fuori dalla scuola quando qualcosa di simile ad un terremoto fece irruzione della sala, scuotendo il tavolo con penne, libri e calamai e urlando gracchiante qualcosa di inintelligibile.

Lavanda Brown aveva fatto la sua apparizione in biblioteca portando con sé la furia tipicamente sua e stava ora fissando minacciosa la mora Caposcuola dei grifoni che cercava di limitare i danni causati dal calamaio sulle pagine di relazione.

-          Sei una puttana, Hermione Granger, nient’altro che una puttana! – urlò inferocita LavLav puntellando nuovamente i palmi sul tavolo e scrutando truce la sua compagna di Casa.

Draco Malfoy alzò di scatto la testa e guardò interrogativamente prima la pazza furiosa che aveva interrotto la sua contemplazione dell’orizzonte e poi la mezzosangue che sembrava incurante della cosa.

Difficile credere che una come la Granger potesse anche solo vagamente essere accostata al termine “puttana”…

-          Perché mi dici questo? – domandò circospetta la mora mentre il suo cipiglio minaccioso cominciava a fare capolino tra il pericoloso sbrilluccichio dei suoi occhi ambrati

-          Perché sei una stronza! Una schifosa puttanella da quattro soldi, ma chi ti credi di essere per trattare la gente a questo modo? Credi che il mondo abbia bisogno di te? Beh, non è vero, non abbiamo bisogno di te, vattene a quel paese e restaci, saccente altezzosa!

Draco guardò preoccupato la mano della grifondoro che, vittima di quella sequela di insulti, stava stringendo all’inverosimile la matita finché questa non si spaccò: ok, era giunta al punto critico.

-          Dimmi cosa vuoi, Lavanda e levati da qui, ho cose più importanti da fare che starti a sentire… – oh, la Granger, lei era sempre fine… forse Ax aveva davvero ragione quando diceva che tra tutta quella banda di matti era senz’altro quella che sapeva essere la meno scurrile e quindi, la più indicata a fare la “cattiva”

-          Granger – annunciò al mondo Lavanda strillando come un’oca – non me ne frega un cazzo di quello che sai e che non sai, ma sappi almeno che quello che hai fatto è disgustoso, sei un essere schifoso, una autentica stronza.

A quel punto, anche Draco stava cominciando a perdere la pazienza.

Innanzi tutto, la Granger era territorio esclusivamente SUO e quindi solo LUI aveva il diritto di trattarla male, ma soprattutto, NESSUN altro poteva farlo, soprattutto se lui era presente.

Secondo punto importante, un conto era insultare qualcuno con una motivazione, ma perché diavolo quella rincretinita della Brown stava piantando quel casino faraonico? Perfino lui aveva la sua personalissima motivazione di insultare la Granger, perché la Brown non poteva fare come tutta la gente quasi civile? Probabilmente alludeva a qualcosa di già accaduto, ma o la Granger era diventata un’attrice migliore di quel che credeva, oppure si stava parlando di uno dei tanti castelli di aria che la presidentessa del Trio Fashion amava tanto somministrare al suo già provato cervellino.

-          Tu, maledetta – imprecò ancora la grifondoro – come ti sei permessa, come ti sei permessa di fare questo a ME!

In un secondo, la mano destra della Brown era sollevata, pronta a colpire il viso esposto della sua Caposcuola senza pietà e senza remore.

Draco intercettò il gesto, fermando il polso sottile di Lavanda qualche centimetro prima che le lunghe e curatissime unghie della ragazza si abbattessero sulla testa della sua tutor e cominciassero a graffiarla e a strapparle i capelli.

-          Brown! – urlò in modo che quella riprendesse un minimo di coscienza; con la minor delicatezza possibile le girò il braccio finché non si fu seduta su una sedia libera – spiegami che cazzo sta macinando quel tuo cervello da oca! – sbraitò ancora infuriato che qualcuno avesse anche solo osato alzare un dito sulla mezzosangue

-          E tu la difendi anche! – piagnucolò falsa come Giuda LavLav – tu, schifoso bastardo di una serpe, difendi una lurida mezzosangue come lei!

Draco decise che, dopo quella riga di insulti, aveva una voglia matta di prenderla a schiaffi seriamente, ma talmente forte da farle quasi perdere conoscenza.

-          Non ti ho chiesto di parlarmi di me, ti ho domandato che cazzo sta succedendo! E questa volta vedi di parlare o non mi farò insultare così un’altra volta da una sudicia sgualdrinella come te!!

Lavanda cominciò a piagnucolare sonoramente fingendo di portarsi le mani agli occhi non ancora bagnati di pianto.

-          E’ una puttana, una puttana e basta! – strillò ancora mandando definitivamente all’altro mondo la pazienza del biondo – si crede chissà che e pensa di poter gestire le persone come meglio di pare, se ne strafrega dei sentimenti che possono avere – e a quel punto un bello sbuffo scettico da parte del biondastro ci stava a meraviglia – è così subdola e meschina da aver perfino costretto Ron  ad andare al ballo con lei!

E ricominciò a frignare.

Draco voltò preoccupato la testa verso la riccia che aveva aggrottato le sopracciglia fin sugli occhi, infuriata come un toro che vede rosso, più che mai decisa a dire qualcosa di altamente offensivo alla sua compagna.

-          E’ una menzogna! – sbraitò e Draco si domandò se fosse il fatto che andava al ballo con Ron ad essere una menzogna o tutto il resto

-          Non è vero! Me lo ha detto Ron che non poteva venire al ballo con me perché aveva già una dama!

-          Non sono io! – strillò ancora la Granger – io non vado al ballo con Ron, io vado al ballo con Blaise!

Draco si disse che doveva smetterla di agitarsi per ogni volta che lei diceva di andare alla festa assieme a Zabini, dopotutto, a lui che gli fregava?

-          Lo so che sei tu, cosa credi! – aveva continuato la Brown – sennò ci sarebbe venuto con me!

-          Non ho intenzione di andare al ballo con Ronald – specificò la Caposcuola – io andrò alla festa con Zabini e non intendo cambiare idea! Quindi vedi di andare a insultare la persona giusta la prossima volta, prima che io perda davvero la pazienza e ti dica davvero in faccia cosa penso di questo tuo comportamento idiota!

-          Non è possibile – sentenziò ancora LavLavRon non potrebbe andare con nessun altro a parte te!

Ovviamente Hermione si esentò dal dire di quella ragazza che aveva visto seduta sul letto di Ron quando lui era stato portato in infermeria… dopotutto erano un po’ affari di Ron con chi andava al ballo, certo non suoi!

Curioso pensare che fino a tre mesi prima avrebbe supplicato il Cielo perché il rosso la invitasse (e lui senza dubbio non l’avrebbe fatto) e adesso non gliene importasse niente… certo non poteva biasimarlo per aver messo da parte Lavanda, era un po’ troppo appiccicosa.

-          Bene, Brown, adesso che hai fatto la tua giornaliera figura da scema puoi anche togliere il disturbo, non intendo certo sopportare più a lungo la tua presenza qui, deturpa l’ambiente

Lavanda tentò di fulmina il biondo con un’occhiata al vetriolo, cosa che non le riuscì visto che mettere in difficoltà il Principe delle Serpi era una cosa che veramente poche persone riuscivano a fare.

-          Granger – sibilò la rappresentante del trio Fashion - se scopro che sei tu ti strapperò tutti i capelli!

-          Non sono necessarie queste minacce visto che non sono io – rispose con impassibile contegno la grifondoro squadrando dall’alto in basso Lavanda, altera e pericolosa.

-          Puah!

 E La Brown lasciò la biblioteca a passo di marcia senza degnare di altra attenzione la bibliotecaria e Malfoy.

 

Hermione e Draco si guardarono l’un altro senza capire.

-          Vai davvero al ballo con Weasel? – domandò lo Slytherin

-          No, ci vado con Blaise – rispose lapidaria lei, scocciata dal fatto che lui non le avesse creduto subito, dopodiché si sedette al suo posto, sistemò i capelli che le erano sfuggiti al fermaglio e tornò ai suoi compiti.

Malfoy la studiò ancora qualche istante.

Non sapeva dire perché, ma gli avrebbe dato fastidio sapere che lei sarebbe andata alla festa con la Donnola, non che con Blaise non sentisse lo stesso, ma era disposto a sopportarlo, per il rosso, decisamente no.

Sbuffò e tornò alle pergamene che aveva malamente lasciato.

 

Due ore dopo stavano tornando ai loro dormitori percorrendo i corridoi del secondo piano.

Il silenzio era palpabile mentre procedevano fianco a fianco con i libri sottobraccio e la lunga tunica nera della divisa che svolazzava dietro di loro mentre percorrevano a passo spedito il dedalo di stanze e cunicoli di Hogwarts.

Stavano giusto passando di fronte agli uffici dei professori quando, in fondo a questo videro una figura muoversi lentamente seguendo il corridoio che si incrociava con il loro.

Era una donna, o meglio, una ragazza, e sembrava stranamente spaesata, camminava con una mano appoggiata al muro freddo di pietra e vestiva abiti lunghi che ricordavano molto l’abbigliamento delle nobildonne medioevali. La ragazza aveva lunghi capelli marroni ondulati che le scendevano morbidamente fino a metà schiena e gli occhi chiusi nonostante tenesse il mento alto e fiero. Chi era?

Accelerando il passo, i due studenti la raggiunsero e si accorsero solo allora che gli occhi della sconosciuta non erano chiusi: lei era cieca.

Eppure, li sentì avvicinarci ed avvertì anche che dovevano essere più persone, si voltò in direzione del suono che sentiva e sorrise quando captò l’odore un po’ selvatico di Draco e quello morbido e dolce della mezzosangue; sembrava dolce il suo sorriso, come quello di una mamma…

-          Chi siete? – domandò rivolgendo vero di loro il viso dai lineamenti delicati che non poteva scorgere le figure.

-          Siamo due studenti di questa scuola – annunciò Hermione e l’altra annuì, l’aveva capito dal profumo di lana costosa dei maglioncini e del cotone puro delle camicie, e dire che voleva passare inosservata

-          Come vi chiamate? – chiese ancora

-          Draco Malfoy

-          Hermione Granger

Risposero piano i due, un po’ in soggezione di fronte ad una persona che li percepiva, ma che non poteva vederli

-          Avete dei bei nomi – riconobbe la ragazza – sono dolci e musicali, scommetto che rispecchiano il vostro aspetto e la vostra anima

Il biondo e la riccia si scambiarono un’occhiata perplessa

-          Lei come si chiama? – domandò poi Draco

-          Giusto, che maleducata… - rispose ridendo la sconosciuta – io mi chiamo Ransie, Ransie Black

A quel punto, lo sconcerto era generale: quella era la sorella di Fin? Quella era la famosa Temperance Black, la figlia di Zachariah Black, colei che era stata rapita dai mangiamorte e tenuta segregata per mesi nei sotterranei di Malfoy Manor?

Era curioso che non avesse fatto una piega, allora, quando Draco aveva pronunciato il suo cognome.

La studiò più da vicino e notò un oggetto che pendeva dal suo collo: un medaglione d’oro intarsiato con lo stemma della scuola, il gonfalone di Hogwarts.

Quel monile, decise, era qualcosa di familiare, dove l’aveva visto? Probabilmente si stava confondendo con lo stemma della sua scuola, quello lo vedeva tutti i giorni…

-          Oh, mia cara! – intervenne Silente raggiungendo il gruppetto a braccia aperte, la sconosciuta rise al riconoscere la voce profonda e ancora ricca di calore dell’insegnante

-          Silente? – domandò per precauzione e il preside rise

-          Vieni mia cara, i corridoi sono freddi e umidi, non fanno bene alla tua salute…

Effettivamente, a pensarci bene, la sorella di Seraphin aspettava un bambino, che fosse per quello? Probabile, anche se, a giudicare dalla mancanza del caratteristico pancione, doveva sfortunatamente averlo perso. Povera creatura.

Albus Silente cinse le spalle della ragazza e la fece incamminare lungo il percorso del suo ufficio, poi si voltò verso i due ragazzi che erano rimasti in messo al corridoio, imbambolati

-          Tornate ai vostri dormitori, ragazzi – annunciò severo – vi spiegherò tutto al momento opportuno – e si voltò nuovamente dedicandosi alla ragazza che rise di una risata cristallina.

 

Ok, in quel momento la tentazione di correre su per la Torre Sud alla ricerca di Seraphin, che al momento viveva (forse) insieme ad Evangeline era fortissima, ma come tutti sapevano, Evangeline altri non era che l’Evangelista Oscura e, si sa, vampiri e cattivi in genere non sono amanti dei disturbi e delle visite improvvise, quindi lo scatto che li avrebbe dovuti portare in mezzo nanosecondo dalla piccola peste che era stata con loro per un po’, era stato frenato

-          E’ quella? – aveva chiesto Hermione

-          Seraphin non aveva accennato al fatto che fosse cieca – rifletté il biondo

-          I bambini non danno peso a queste cose, oppure si sente un po’ il suo protettore… - rispose saggiamente la mora

Ai Malfoy era consentito rimanere sbalorditi?

Perché in quel momento lui lo era.

Temperance Black… eccola lì, che ci faceva a scuola? Fin aveva detto che erano fuggiti assieme e che poi si erano persi di vista, che fosse riuscita ad arrivare a scuola con una buona dose di fortuna?

Interrogativi senza risposta.

Al termine del secondo piano c’erano le scale che conducevano alla Torre di Grifondoro e al Sotterraneo di Serpverde.

Fronteggiandosi entrambi a testa alta, i due erano pronti per il saluto serale, Hermione sollevò il mento e fece brillare le pagliuzze dorate nelle sue iridi color dell’ambra

-          Malfoy – disse appena – ci sarei rimasta male se non mi avessi creduto

Era implicito che l’oggetto della conversazione era la visita di Lavanda quel pomeriggio e il polverone che aveva alzato

-          Mezzosangue – rispose lui sorridendo, ma squadrandola dalla sua altezza – mi saresti scaduta parecchio se fossi andata al ballo con Lenticchia

Hermione sorrise, poi gli fece cenno con la mano e si incamminò quasi correndo, il viso in fiamme, fino al Grifondoro.

Draco sorrise a sua volta e prese la direzione dei sotterranei.

 

*          *          *

 

Era il 31 dicembre: la sera di San Silvestro, l’ultimo dell’anno.

La notte dell’eclissi di Luna.

La festa della scuola.

 

I camini scoppiettavano adorni di rami di agrifoglio con bacche rosse mentre il profumo della resina di pino si spargeva per tutte le sale comuni.

L’atmosfera era calda per permettere agli studenti di sfoggiare le loro mise eleganti senza doversi preoccupare del freddo invernale che c’era fuori dalle antiche mura di Hogwarts.

Ragazzi e ragazze erano in fibrillazione, tutti in attesa del grande evento di quella serata.

Daphne, Ginny ed Hermione si erano tutte e tre rintanate nella stanza di quest’ultima, avevano sigillato la porta e vietato a chiunque di entrare; Harry e Ron erano rimasti fuori a guardare la rossa e la bionda come se fossero impazzite mentre entrambi stavano facendo una battaglia persa in partenza con i loro abiti da cerimonia, sfortunatamente, nonostante Hermione avesse fatto una bella predica a Ron per quella faccenda di Lavanda, il rosso non aveva voluto ammettere con chi sarebbe andato al ballo e così erano un po’ tutti sulle spine in attesa di conoscere l’identità della fantomatica dama.

Harry anche si era dato da fare a dire di tutto a Wealsey, soprattutto dopo aver appreso nientemeno che da Draco Malfoy lo svolgimento del bel battibecco tra Hermione e LavLav, risoltosi con l’indiscussa vittoria della prima: Hermione si era rifiutata di fare commenti a proposito e così le informazioni erano state piuttosto frammentarie, ma anche con lui Ronald era stato una statua e non aveva detto parola circa la ragazza che l’avrebbe accompagnato.

 

Hermione se ne stava seduta sul letto piuttosto a disagio, mentre Ginny e Daphne sistemavano i “ferri del mestiere”, ovvero belletti, nastrini, fiocchetti, forcine e libri di incantesimi su come creare un’acconciatura adatta e far rimanere il fiocco perfetto.

Non poteva certo dire di trovarsi a suo agio tra tutti quegli aggeggi e quelle torture, ma le sue due amiche erano state irremovibili e avevano portato avanti la loro battaglia della bellezza decretando che, in barba alla Brown, doveva fare una bella figura e lasciare tutti di sasso, Trio Fashion compreso.

Non molto convinta da questa filosofia, aveva miseramente accettato di mettersi un po’ a posto, ma, come si dice, gli dai un dito e si prendono tutto il braccio, quindi la Greengrass e la Weasley avevano deciso di poter sfruttare la sua spaziosa camera da Caposcuola come base per le loro pianificazioni ed erano due giorni che la stanza era inagibile.

Il suo vestito per la festa era stato ultimato una settimana prima e adesso se ne stava appeso alla maniglia della finestra coperto dalla carta velina, mentre sul letto accanto a lei erano sistemati quelli delle altre due.

Il misero scrittoio prima ingombro di libri pullulava ora di profumi raffinati e di ombretti e pailettes e di fronte all’armadio erano sistemate in bella fila tre paia di scarpe: uno blu, uno nero e uno bianco.

I libri del comodino erano stati sgomberati e adesso erano posate tre bacchette chiare in attesa di essere adoperate per qualche strana tortura altrimenti detta “acconciatura”.

I fermagli, gli elastici, le pinze, le forcine e i fiori erano posti su una mensola assieme alle spazzole e, terminato di estrarre tutto dai loro beauty-case, Ginny e Daphne guardarono con aria clinica la loro amica, uscita di fresco da una rilassante vasca dei prefetti dove si era goduta la quiete prima della tempesta.

-          Cominciamo con i piedi? – domandò la bionda scrutando gli arti inferiori infagottati in un paio di calzettoni e poi nascosti dentro le ciabatte di pelouche

-          Cos’hanno che non va i miei piedi? – chiese preoccupata la mora – li lavo tutti i giorni e ho le unghie tagliate!

Le altre si scambiarono uno sguardo rassegnato

-          Ti diamo lo smalto – annunciò Ginny rovistando in una borsetta comparsa magicamente dal nulla

-          Non ci penso neppure! Chi vuoi che li veda i miei piedi se porto le calze bianche e le scarpe?

-          Cara – rispose dolcemente la Greengrass – tu NON metterai le collant bianche, noi te lo impediremo! – e Ginevra annuì – tu metterai le autoreggenti, si vede troppo il segno della cucitura sotto l’abito, così almeno non succederà nulla…

-          Ma io detesto le autoreggenti, mi cadono sempre! – protestò vivamente la riccia

-          Daph, dovrei avere ancora le giarrettiere che avevo preso per il matrimonio di mio fratello – disse distratta la rossa scavando dentro ad una valigetta

-          Mi rifiuto! Non mi devo mica sposare!

-          Non discutere – disse imperiosa la bionda – a costo di sembrare tua madre, io so cosa ti sta meglio!

-          Mia madre non mi ha mai detto queste cose! Mia madre è una donna in carriera che se ne frega dell’aspetto…

-          Beh, da qualcuno doveva pur aver preso – constatò Ginny guardando la serpeverde

-          Non importa, tu metterai le calze autoreggenti con la cucitura

-          Ma fanno prudere!

-          Non importa!

-          Siete cattive – mormorò Hermione mentre le odiate giarrettiere vedevano finalmente la luce

Cinque minuti dopo, tre ragazze si stavano dando lo smalto l’un l’altra sedute scomposte sul letto con i rispettivi bottiglini in mano mentre Hermione, come sottolineò la bionda, quanto a lamentarsi stava quasi per battere Malfoy.

E riuscirono a farla stare zitta.

-          Dovrò mettere l’orologio – annunciò la Caposcuola e le altre due la guardarono inorridite

-          Assolutamente NO!

-          Ma così almeno potrò cominciare la ronda dopo mezzanotte – le due sbuffarono e le nascosero l’oggetto.

La scelta della biancheria fu molto più complicata, soprattutto dopo che la Slytherin ebbe aperto il cassetto ed ebbe constatato che lo stile dei suoi reggiseni e delle mutandine rispecchiava alla perfezione quello dei pigiami.

Richiuse il cassetto con un colpo, emise un sospiro prossimo alla sconfitta e alla fine lo riaprì pescando l’unico indumento che non fosse cosparso di coccinelle, coniglietti e altre amenità animali.

Decisamente la Caposcuola non stava approvando, soprattutto perché era quasi mezzora che la stavano lasciando nuda e in asciugamano ad aspettare che decidessero cosa farle indossare e lo smalto asciugasse del tutto.

Sicuramente più a suo agio coperta, la mezzosangue guardò lo scempio che le sue amiche stavano facendo del suo amato guardaroba e scosse la testa senza riuscire a trovare la forza di farle uscire di corsa dalla sua camera.

Poi fu la volta delle calze, a cui seguì un’interminabile discussione su come andasse portata la riga che vide impegnate la rossa e la bionda, momentaneamente trasformate in esperte modiste, la Granger succube.

Harry Potter bussò tre volte alla porta che erano quasi le sei di pomeriggio e quando Daphne aprì, dichiarò senza mezzi termini che avrebbe parlato solo con Hermione.

Con l’asciugamano ancora drappeggiato sulle spalle, le calze bianche, le pantofole e i bigodini nei capelli, la Granger si affacciò alla porta lasciando mezzo di sale il bambino sopravvissuto che, dopo due minuti buoni di balbettamenti confusi, riuscì a dirle che in Sala Comune c’era un certo biondo di sua conoscenza con una notizia per lei.

Alla domanda “Cosa ha da rompere?” Potter si limitò ad alzare incurante le spalle mentre Finnigan, di passaggio da quelle parti, al vederla quasi sbatté contro una colonna

-          Vado a parlargli – fu la decisione della mora

-          Così conciata? – chiese allibito Harry

-          Andiamo, è solo Malfoy… - sorrise Hermione e Sfregiato avrebbe voluto risponderle “appunto per questo”, ma si trattenne, probabilmente Herm credeva che Malfoy provasse un ribrezzo fisico nei suoi confronti… beh, era illusa.

 

Comunque conscia che la mise non era propriamente delle più adatte ad un incontro formale, probabilmente evento scatenante di un conflitto mondiale, si premurò di non esporre troppo la sua presenza un po’ goffa al biondastro.

 

Il Principe delle Serpi era seduto in Sala Comune, intento a sorseggiare un po’ di firewhiskey della riserva privata di Harry che presto lei avrebbe fatto scomparire.

Per quanto la riguardava, Draco sarebbe potuto andare alla festa anche conciato così: pantaloni blu scuro filigranati di una trama sottile che riluceva alle fiamme, camicia fuori dai calzoni e sbottonata ai primi tre bottoni e cravattino che pendeva da sotto il colletto piegato solo per metà, i capelli ancora scompigliati. Alla faccia di tutti gli dei dell’Olimpo, Draco Malfoy li batteva tutti.

 

Ricomponendosi quel tanto che serviva, Hermione si sporse da oltre la curvatura della scala a chiocciola rabbrividendo quando la pietra fredda incontrò la pelle scoperta

-          Che c’è Malferret? – berciò mentre la sua testa formulava già le possibili ragioni della sua visita alla Torre: chissà, magari Silente aveva avuto un malore e bisognava rimandare la festa, oppure c’era stato un omicidio… la McGranitt aveva scoperto della festa di Natale a base di burrobirre e whiskey incendiario che avevano fatto a Corvonero

-          Carina la tenuta… - rispose caustico lui alzando il bicchiere come saluto – ci vieni così al ballo? – lei lo fulminò con lo sguardo mentre cercava di tirare giù l’asciugamano più che poteva senza scoprire dell’altro

-          Risparmiami la tua ironia – frecciò lei presa tra due fuochi: da una parte le sue amiche che volevano trasformarla in Cenerentola, dall’altra la serpe malefica con chissà quale cataclisma.

-          Bene, allora devo dirti che Blaise sta male, è tutto il pomeriggio che ha mal di pancia e si contorce sul letto, o almeno questo è stato quello che mi ha detto… - precisò poco convinto; lei sbattè le ciglia, a questo punto ci sarebbe andata da sola al ballo, tanto…

-          … quindi per questa sera dovrò farti io da cavaliere – ultimò lui facendole un inchino

No, cataclisma non era sufficientemente distruttivo come termine.

-          Che cosa? – gridò svegliando Neville che dormiva di fronte al camino – ma è ridicolo!

-          Grazie tante – sbuffò il biondo – comunque passo a prenderti per le otto e mezza, vedi di essere pronta e, possibilmente – aggiunse al suo indirizzo – mettiti una gonna, io te lo consiglierei…

E senza aspettare l’alterata risposta della ragazza, girò i tacchi e uscì dalla porta mentre Paciock scrutava preoccupato attorno a se.

Furiosa con se stessa, con il mondo, con Malfoy, ma, soprattutto, con Zabini che aveva pensato bene di fare indigestione proprio quel giorno, gridò tanto forte quasi da far accorrere i suoi compagni rintanati a farsi un goccetto prima di andare alla festa.

-          Tutto a posto? – chiese Harry preoccupatissimo

-          No che non è TUTTO a posto! – gracchiò lei – non hai sentito? – urlò poi indicando la saletta dove ormai stava solo Neville

-          Ehm, sì – annuì il bambino sopravvissuto

-          Allora fai 2+2, andare al ballo con Malfoy, oltre ad essere un suicidio certo è anche la cosa più umiliante che mi sia successa in sette anni che sono in questa scuola! – strillò ancora

-          Dai calmati… - le disse Ron che armeggiava con le chiusure della giacca dell’abito – sei bellissima, farai comunque un figurone!

-          Non è vero! – sbraitò ancora lei, ma tutti e due i suoi amici si accorsero di una tremula lacrima che minacciava di scapparle senza controllo, una goccia di rugiada che diceva molte cose

-          Ginny! – urlò Harry da dietro la porta, la rossa l’aprì e lo sguardo cupo del ragazzo le disse che c’era qualcosa che non andava, poi scorse Hermione, semi coperta dalle due figure dei suoi compagni, mentre si asciugava gli occhi

-          Cosa succede? – le chiese piano mentre anche Daphne compariva sulla porta, la mora scosse la testa e allora la bionda le tese una mano e la trascinò dentro, chiudendo la porta dietro di loro.

Ron sospirò smarrito mentre tornava alla sua stanza e Neville, salito al piano superiore, si fermò accanto ad Harry che fissava immobile la porta chiusa con i pugni delle mani serrati

-          Pensi che glielo dirà? – domandò Paciock ridestando l’amico dal suo torpore

-          Ovvio, dovrà pure informarle che il suo cavaliere è Malfoy…

-          Non parlo di questo – aggiunse ancora l’altro – parlo dell’altra cosa, dei suoi sentimenti

Harry si voltò a guardarlo stupito

-          Come lo sai? – chiese – te l’ha detto lei? – Neville scosse la testa

-          E allora? – incalzò il moro

-          Quando uno non ha vita sociale, osserva quella degli altri – spiegò il ragazzo di Daphne e il bambino sopravvissuto si meraviglio di tanta saggezza e, soprattutto, di tanto spirito di osservazione da parte di Neville

-          Forse ti sottovalutiamo tutti – ammise Harry posandogli amichevolmente una mano sulla spalla

-          È quello che mi dice anche Daphne – ammise l’altro – ehm… non è che mi dai una mano con i gemelli della camicia?

Era curioso che una persona pasticciona come Paciock potesse vedere così distante… certi dettagli che a volte neppure lui coglieva.

-          Vieni – disse rivolto all’amico – so che Daphne metterà un vestito blu, tu come ti vesti?

E scomparvero oltre la soglia della stanza.

 

*          *          *

 

Mancava un quarto alle nove e della mezzosangue + combriccola di invasate non c’era traccia.

Harry, Lenticchia e Paciock erano seduti in Sala Comune in attesa delle rispettive dame che non accennavano a scendere dalla scala del dormitorio femminile.

La riserva segreta (ma neppure troppo) di alcolici di Harry era stata decimata da Malfoy, che reggeva l’alcool meglio di un marinaio ubriacone, e da Ron, che era già al terzo bicchiere e sembrava più depresso che mai, probabilmente terrorizzato dalle possibili conseguenze dell’aver rifiutato Lavanda Brown come ragazza.

Il biondo scolò l’ultimo rimasuglio di liquore sul fondo di un bicchiere di finto cristallo e controllò l’orologio di platino da taschino con sopra inciso lo stemma dei Black, il fatto che fossero in ritardo di un quarto d’ora sulla tabella di marcia non aiutava e per di più le aveva detto che sarebbe arrivato alle otto e mezzo! Certo, ammetteva che una ragazza aveva bisogno di mettersi un po’ in tiro per un’occasione del genere, ma far aspettare lui era qualcosa di abominevole!

 

Un ticchettio concitato richiamò l’attenzione generale facendo voltare tre paia di occhi verso la scala, Ginny, con ai piedi delle scarpe nere con tacco a spillo, fece cenno a Harry fermandosi però appena all’imboccatura della scaletta

-          Dite non è meravigliosa? – domandò senza che nessuno capisse di che stava parlando

Daphne fece il suo ingresso con un abito a tubino scampanato sul fondo tutto coperto di cristalli che brillavano, tra i capelli una elaborata acconciatura di pailettes

-          Bello – mormorò il moro dando una gomitata a Neville che si era momentaneamente incantato ad ammirarla

-          Idioti – fu il poco carino commento della bionda che sorrise portandosi la mano alla bocca – non me, LEI!

Draco voltò la testa udendo appena un altro rumore di tacchi e un angolo bianco comparve, lentamente, la figura della mezzosangue si delineò mentre scendeva la scala come la primadonna dell’opera, calma, umile.

Si fermò appena quando si ritrovò sul piano e poté finalmente alzare gli occhi senza il pericolo di un ruzzolone giù dai gradini; arrossì a vedere i suoi due amici imbambolati a fissarla e questa volta non c’era nessun Harry Potter a svegliarli, Ron sembrava lo stupore fatto persona, gli occhiali di Harry avevano preso una posizione poco idonea alla loro funzione e il biondastro era rimasto senza parole, grandioso!

-          Chiudi la bocca, Malfoy, ci entrano le mosche – disse a Draco avvicinandosi e prendendosi la sua rivincita.

Draco decise che aveva bisogno di una doccia fredda. Gelata.

C’era tempo?

Si accontentava anche del Lago Nero in mancanza di meglio…

Hermione rise, felice di averli sorpresi tutti; effettivamente Daph e Ginny avevano fatto un lavoro eccezionale, perfino per i suoi canoni di giudizio, tanto che sembrava davvero un’altra persona.

-          Sei davvero tu sotto quello strato di stoffa e trucco? – domandò la serpe

-          Ovvio – fu la candida risposta di lei

-          Ricordi che ci siamo dette, Herm? – domandò la rossa mentre le due amiche prendevano a braccetto i rispettivi cavalieri

Il suono prodotto dalla mora sembrava un ringhio, anche piuttosto feroce, sbuffò poco signorilmente e alzò gli occhi al cielo

-          Andiamo anche noi? – chiese il biondo

Arrossendo e un po’ titubante, la Caposcuola infilò il braccio in quello che lui le porgeva e si affrettò a guardare altrove.

Draco la ammirò di sottecchi mentre le altre due ragazze si sistemavano i tacchi per l’ultima volta e facevano un bel respiro prima di uscire: confrontarsi col giudizio di tutta la scuola era una prova di coraggio non da poco.

Hermione era favolosa, doveva ammetterlo, sembrava appena uscita dal regno delle fiabe: indossava un abito bianco formato da una parte superiore fatta a tubino e ripiegata, sostenuta da due spalline e una gonna larga e scampanata, aveva le calze bianche con tanti forellini che formavano una trama fine, la cucitura sul dietro e scarpette bianche dal tacco alto che le permettevano quasi di guardarlo negli occhi: quasi.

I capelli erano intrecciati sulla schiena in una acconciatura disseminata di nastrini bianchi e boccioli di fiori e al collo era appesa la sua inseparabile Giratempo.

Conosceva quell’oggetto, l’aveva intravisto molte volte sotto la camicia durante le sue “esplorazioni” e riconosceva la fattura semplice della catenella e la forma elaborata della clessidra che ruotava in ben quattro quadranti concentrici, al polso destro aveva invece un filo di perle chiare come l’abito.

Si disse che l’abito non faceva il monaco e cercò di concentrarsi sui passi perché se avesse continuato a distrarsi, probabilmente avrebbe disimparato a camminare.

 

Daphne e Neville sembravano prendere vita direttamente da quei film dove due persone erano costrette ad andare insieme alla festa e non si sopportavano, così stavano tutti e due guardando altrove tenendosi a braccetto; con l’aiuto di Neville, perfino Paciock era riuscito a fare la sua figura nel paio di pantaloni di sartoria, la camicia bianca era quasi impeccabile e il panciotto damascato in argento faceva un ottimo contrasto con i brillanti e i piccoli pezzi di argento incastonati nel baluginante abito della sua fidanzata.

 

Harry e Ginny erano senza dubbio la coppia che più delle altre si comportava come doveva, si sorridevano e scherzavano ed evitavano paranoie mentali o comportamenti inadeguati.

Ginny era incantevole nel suo semplice abitino bianco corto fino al ginocchio e con il corpetto a tubino, le scarpe avevano un tacco vertiginoso, tanto che, mentre era in camera a fare avanti e indietro per provarle, Hermione si era domandata come facesse a rimanere in piedi. Al collo portava una elaborata collana a rete di cristalli neri che si intonavano con i ricami di velluto sull’abito e con la vernice lucente delle scarpe nuove, i capelli, invece, erano appena raccolti sulla sommità del capo e fermati con una grossa molletta a forma di fiore, anch’essa cosparsa di piccoli cristalli.

Harry, decisamente sul classico, aveva apportato qualche modifica al suo vecchio abito del Ballo del Ceppo, aveva levato qualche trina alla camicia e si era procurato un papillon decente.

 

*          *          *

 

La porta della Sala Grande si aprì da sola quando il gruppetto di studenti si fermò lì davanti

-          Io aspetto qui la mia dama – annunciò Ron, momentaneamente l’unico scompagnato

Tutti gli altri l’avevano guardato curiosi, ma lui aveva scosso la testa come a indicare che, tanto, avrebbero aspettato come tutti gli altri e poi aveva fatto un gesto perché andassero.

 

L’ingresso di Harry e Ginevra non provocò particolare scompiglio: tutti sapevano che quest’anno sarebbero venuti insieme al Ballo, Calì e Padma, rispettivamente al braccio di Seamus e Dean, sorrisero pronte a lanciarsi in qualche pettegolezzo.

 

L’arrivo subito dopo di Neville e della bionda Daphne suscitò qualche risata mentre, tutti e due rossi, procedevano voltati l’uno da una parte e l’altro dall’altra, come se fossero costretti a stare lì.

 

Il vero problema fu quando Draco Malfoy, con al braccio una sorridente e bellissima Hermione Granger entrarono a testa alta nella Sala Grande.

Lo sconcerto fu generale.

Draco, da vero uomo di classe, procedeva incurante delle chiacchiere che li seguivano, Hermione, sorridente un po’ per essere accompagnata dalla persona che le piaceva e un po’ perché si sentiva un’altra, regalò un sorriso ai presenti e camminò a testa alta, altera e fiduciosa in se stessa come lo era Malfoy.

O quasi, già perché il biondo Slytherin non era mica a suo agio… non per tutte le parole che si sprecavano, ma perché la Granger, quella sera, era davvero favolosa! Molto più di quando era arrivata al braccio di Victor Krum stupendo tutti… beh, probabilmente lo stupore era stato pari quella sera perché Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano. Quindi era logico pensare come mai arrivassero serenamente a braccetto…

Ma comunque, il problema che non fosse a suo agio persisteva, lei era una ninfa, bellissima, sorridente e serena come non l’aveva mai vista. Non si preoccupava degli altri e neppure di lui, una vera donna di classe.

Un po’ spronato da questo suo atteggiamento, alzò il mento e fulminò con lo sguardo Lavanda mentre si stava avvicinando a loro.

 

-          E così alla fine mi hai raccontato una bugia, Granger – disse sorridendo mentre la mora le guardava l’orlo dell’abito lungo fino al pavimento e già scuro per essere stato maldestramente calpestato – Malfoy, da te non me lo aspettavo, poi… - aggiunse all’indirizzo della serpe con un occhiolino

-          Blaise è malato e non ha potuto accompagnarla – spiegò stringato contando fino a cento prima di uccidere la Brown

-          Un vero peccato – annuì l’altra sorseggiando qualcosa da un bicchiere – beh, ma alla fine non me ne importa – aggiunse – è vero, non sei venuto al Ballo con Ronald

Se fosse stato per Hermione, l’avrebbe volentieri schiaffeggiata per quello che aveva detto, ma probabilmente LavLav non avrebbe neppure capito il motivo per cui l’aveva fatto…

Stava giusto per risponderle per la rime, perché lasciar correre sì, ma fino a un certo punto, quando l’attenzione le fu catturata da una massa rossa di capelli, sicuramente quelli vistosi di Ron, si voltò curiosa alla ricerca dell’amico e anche eccitata all’idea di scoprire finalmente la ragazza che aveva gettato nello scompiglio le sue compagne.

 

Ronald Weasley procedette orgoglioso per il salone in un completo nero e verde che contrastava con il cangiante colore dei suoi capelli, sorridente e reggendo al braccio una dama bellissima.

Hermione ne fece una radiografica completa dalle scarpe all’ultima forcina: indossava della decolleté nere e un abito stile impero nero anch’esso, ornato sulla scollatura da una serie di perline e foglioline finte verdi, esattamente come la fascia di seta che fermava le pieghe sotto il seno e come un lungo nastro che la ragazza aveva intrecciato sul braccio sinistro, mentre al destro pendeva un ventaglio in pandan con i colori.

La carnagione chiara era messa in evidenza dallo scuro del vestito e da alcuni ciuffi di capelli corvini che scendevano fin sulle spalle da una acconciatura fermata sulla sommità del capo con un grosso fermaglio verde a forma di farfalla.

La guardò in viso senza riconoscerla e incontrò due luminosi occhi colore delle foglie che seguivano i partecipanti della sala.

La fissò ancora senza riuscire a riconoscerla e non riuscendo a ritrovare quel viso familiare tra i tanti che conosceva, si voltò verso il biondo al suo fianco per domandargli chi fosse, Malfoy sicuramente conosceva dalla prima all’ultima ragazza di Hogwarts.

-          Però… Pansy è caduta proprio in basso questa volta – disse il biondo quasi prevenendo la sua domanda e alzando stupito le sopracciglia mentre stringeva di più il braccio della sua Regina dei Gryffindor.

Pansy?

Naaaaaa….

Lavanda, accanto a lei, strabuzzò gli occhi e aprì due o tre volte la bocca senza riuscire a parlare, esattamente come un pesce fuor d’acqua, Hermione la guardò finché un grido assordante e stridulo raggiunse le sue orecchie facendole storcere la testa.

-          Parkinson! – urlò la mora presidentessa del Trio Fashion

Pansy si limitò a sorriderle mentre proseguiva al braccio di Weasel e si dirigeva verso la tavolata imbandita.

Ed Hermione la riconobbe.

Quella era Pansy Parkinson?!

Che il Cielo gliene scampasse a tutti loro, sentiva già un odore poco invitante per l’aria e Lavanda stava letteralmente andando in ebollizione assieme al suo colorito!

 

*          *          *

 

Spazio autrice: d’accordo, scusatemi se all’inizio sono stata così spiccia con il prologo, ma effettivamente non c’era molto da dire, avrei rischiato di svelare qualcosa…

Allora, questo cappy è più che altro un gioco un po’ di collage di tante scene diverse che sfociano tutte nelle ultime due.

Personalmente, descrivere Hermione tormentata dalle sue due amiche è stato molto divertente, un po’ perché mi è sempre piaciuto leggere delle scene del genere e speravo di rendere un po’ la sensazione di lei, vittima di questa follia che a me, personalmente, fa morire dal ridere, anche se dubito che la mia descrizione sia riuscita a rendere questa sensazione…

Tanti collage, dicevo, perché ormai i misteri sono tanti quanti gli anni di Hogwarts e presto dovrò cominciare a metterne a posto qualcuno… c’è Fin, sua sorella Ransie, la nuova prof, i misteri di Silente, Zach e la famiglia Black eccetera eccetera, senza contare che mi sta frullando per la testa un’ideuzza per una shottina piccina picciò e un paio di altre fanfic, ma devo tenermi a bada, sennò gli aggiornamenti saranno lenti come la Quaresima.

Spero che questo capitolo vi piaccia, ora sarà il caso che torni a studiare, odio la mia prof di matematica, ma i compiti devo farli ugualmente, uffa!

 

Per chi interessasse, ho cercato di ricreare gli abiti che mi ero immaginata per le tre dame del racconto, vi posto i link così, se volete darci un’occhiata potrete avere l’idea che avevo io, sennò io trovo sempre carino che ognuno abbia la sua…

 

Abito di Daphne

 

Abito di Ginny

 

Abito di Herm

 

Ciao e un bacio!

Nyssa

 

PS: mi rendo conto di stare uccidendo la pazienza di tutti con questa attesa interminabile di una chiarificazione dei sentimenti di Draco ed Herm, ma dovete capirmi, io come autrice non posso piazzare una scena così in mezzo alle altre, sennò non rende a sufficienza!

Cmq tranqui, presto arriverà pure quella, scusate per la lentezza :P

 

PS2: l’abito di Ginny è quello che mi piace di più… anche se le calze di Hermione le adoro ^^

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la storia e le varie coppie ti piacciano, effettivamente portare avanti sua la relazione tra Draco ed Herm che un po’ vogliono ammazzarsi e un po’ no e quella strampalatissima (ma che adoro) tra Paciock e Daphne non è semplicissimo, però sono contenta che i miei sforzi non siano vani, spero che ti piaccia anche questo puzzle del cappy 19, ciao e un bacio! Nyssa

 

potterina_88_: inizialmente io non li avevo neppure presi in considerazione (mi riferisco al tempo in cui non avevo ancora pensato di cominciare a scrivere questa fic), poi un’altra storia mi ha dato l’ispirazione e così eccoli lì, sono contenta che riscuotano tanto successo, trovo che sia un pairing perfetto e Neville sicuro di sé… beh, ciascuno nella mia ficcy ha un lato nascosto, perché lui no? Ma non credo di essere io l’artefice della magia di questi due, stanno bene insieme e questo basta già da se, ci sono coppie che assieme non girano molto, questa però rende molto bene ed è bello scrivere di loro.

Per Draco ed Herm (la mia coppia preferita, da lì non si scappa) ci vorrà ancora un po’, però garantisco poco, quindi porta pazienza, arriverà presto la tanto sospirata dichiarazione e spero che, a quel punto, sia all’altezza delle aspettative!

Bene, mi auguro che ti sia piaciuto anche questo nuovo capitolo, fammi sapere che ne pensi, ciao e un bacione! Nyssa

 

Lisanna Baston: lo specchio è stata un’invenzione successiva, nel progetto originale non c’era, ma mi serviva una scusa per un nuovo personaggio che deve ancora arrivare e allora ho trovato quella, solo che, non avendo mai studiato latino, non ho potuto riportare come avrei voluto la scritta sopra il vetro che, forse, avrebbe dato una mano a capire (e dico forse), beh, credo che bisogni accontentarsi della traduzione di Malfoy, probabilmente farò in modo che Herm trovi qualche informazione a proposito, chissà che non riesca a trovare qualcuno disposto a tradurmi l’intera frase…

Eva è un’insegnante misteriosa e sono molto felice che abbia riscosso così tanto successo, anche se credo che non sarò mai all’altezza del maestro Akamatsu

Per Neville e Daphne, come ho detto, sono una coppia che rende bene ed è bello raccontare di loro e sono felice che piaccia, anche se so che è un pairing inconsueto.

Bene, spero che sia di tuo gradimento anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

luana1985: oh Cielo, per carità non ammazzarti, prometto che arriverà presto anche la dichiarazione (non troppo, ovvio, però non tarderà), ma ti prego, non fare follie!

Comunque sono molto felice che ti sia piaciuto questo capitolo e spero che sia stato lo stesso anche per questo diciannovesimo e che mi farai sapere cosa ne pensi! Ciao (e per carità, non farti del male!), Kiss! Nyssa

 

AuraD: confermo, c’è moooooolto dietro questo personaggio e probabilmente mi riserverò di non dire tutto sennò passerei i restanti capitoli a dire di lei quando i protagonisti sarebbero altri, i cappy si ammucchierebbero, e già così sono un numero sostanzioso, e i miei poveri lettori mi verrebbero a cercare per avere la mia pelle, risultato: la fic non avrebbe mai fine cosa che, spero, non sia, soprattutto perché il finale è l’unica cosa limpida che ho in testa di tutta questa vicenda.

Silente, come suo solito, non dice mai tutto e soprattutto come stanno le cose e si vede anche in questo capitolo con la tipa appena arrivata, ihihihih, ma prometto di togliere un po’ di dubbi al più presto.

Per quanto riguarda Neville, non posso dire nulla, ma credo che un po’ si sia visto che tiene a Daphne e quindi si sta “evolvendo” (oh mamma, sembra un pokemon) per sentirsi degno di starle accanto, quindi credo che abbia forti crisi e anche desiderio di cambiamento (tra un po’ mi prendono ai programmi di quelli che leggono le carte >_>).

Draco ed Herm avranno presto il loro momento, pazientate ancora un po’, spero che dopo tutta questa attesa non sia deludente, ma cmq credo che entrambi non vogliano parlarne per via del fatto che Herm ha paura di perderlo e lui di parlare di quella cosa, insomma, non è che ci tenesse più di tanto a fare il mangiamorteok, ho scritto un papiro, spero che tu non ti offenda… aspetto di sapere che ne pensi del diciannovesimo capito, un bacione, Nyssa

 

rossy..!: arriverà tutto a tempo debito, non preoccuparti, ovviamente mi fa molto piacere che Neville/Daphne abbiano ormai tanti ammiratori grazie a me, sono commossa  *ç*.

Spero che ti piaccia anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

Shavanna: davvero, anche tu di Genova? Wow, proprio vero che il mondo è piccolo… ehehe, io invece sono ancora alle superiori (sisgh sigh) e i miei prof sono più odiosi del solito, ma cmq non rinuncerei a scrivere per niente al mondo (e infatti si vedrà come sarà la verifica di mate >_>).

Sono d’accordo su quel che pensi di Calì e Lavanda, ma come hai visto LavLav ha avuto il suo momento nero in questo capitolo…

Sul personaggio di Eva scriverò qualcosa a piè pagina del prossimo cappy o di quello dopo riguardo all’originale, per la MIA Eva ci vorrà ancora un poco, ma piano piano vedrai che la matassa comincerà a dipanarsi; cmq il personaggio è tratto dal manga di Ken Akamatsu intitolato Negima che pubblicano anche qui in Italia quelli della Play e nella storia fa la parte di una allieva del protagonista una volta innamorata di suo padre, ma non è la protagonista, solo una co.

Per il rapporto tra i due, comincerà a smuoversi presto e, come ho accennato, si vedrà qualcosa tra un po’, spero che ti piaccia come ho reso la cosa, anche se mi accorgo che se fossi una lettrice mi sarei già uccisa molto dolorosamente…

Bene, spero che apprezzerai anche questo cappy 19, detto collage e mi auguro che mi lascerai un commentino ^^

Ciao e un bacione! Nyssa

 

chibi_elyon:  toccata e fuga anche per me e, credimi, ti capisco benissimo quando dici che sei ossessionata dalla scuola, per me è la stessa cosa e per scrivere mi resta ben poco tempo, per questo ogni tanto sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, tantopiù che l’ispirazione non cresce sotto i funghi XD, ormai sono costretta a scrivere nel weekend e a prendere le idee che vengono durante le ore di studio per buttarle giù bene quando ho tempo, sigh, beata pazienza e tempo che corre…

Spero che l’aggiornamento ti piaccia e sono contenta che Evangeline ti sia piaciuta, sono d’accordo, ha una storia assai controversa ^^.

Spero molto che mi lascerai un commento nonostante le tue incombenze scolastiche, ciao e un bacio, Nyssa

 

 

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Capitolo 20
*** She's always a woman to me ***


Ruotando con il biondo al braccio, Hermione seguì la compagna di Casa che inseguiva la coppia apparentemente felice

Ruotando con il biondo al braccio, Hermione seguì la compagna di Casa che inseguiva la coppia apparentemente felice.

Era Pansy quella che aveva incontrato quella sera all’Infermeria?

Era lei?

Non ricordava che la Parkinson avesse una gonna di velluto blu nel suo sterminato armadio, ma poi, non era amica di Lavanda? Non erano diventate loro due e la Patil le rappresentanti del Trio Fashion?

Le sfuggiva qualcosa…

-         Tu ci capisci niente? – chiese all’indirizzo dello Slytherin che aveva al braccio

-         Sì e no – ammise Draco alzando le spalle e acconsentendo finalmente a spostarsi mentre Lavanda Brown, ritrovata la sua consueta loquacità, era all’inseguimento della sua ex amica.

Harry si avvicinò alla coppia di Caposcuola e guardò preoccupato Hermione

-         Ron l’ha combinata davvero grossa questa volta – annuì mentre Ginny sembrava oltremodo nervosa

-         Certo che se l’ha andata proprio a cercare col lanternino – sbuffò la mora – prima rifiuta Lavanda dopo che lei gli ha fatto quelle avance e sono pure finiti a letto insieme e poi viene alla festa accompagnato da una delle migliori amiche di questa…

-         Oddio, Ron è andato a letto con LavLav? – esclamò Ginevra portandosi le mani alla bocca

-         Già, proprio un bello spettacolo – aggiunse la riccia la cui aria seccata si conciliava assai poco con l’aspetto da bambola di porcellana che aveva quella sera

-         Perché, tu li hai visti?

-         Hermione ha avuto anche questa fortuna – rise Harry

-         La Brown non mi è mai stata tanto simpatica, ma adesso penso che comincerò ad odiarla seriamente – annuì la rossa e gli altri presenti risero per poi spostarsi al centro della stanza dove la musica si era momentaneamente fermata mentre Lavanda aveva gettato a terra la borsetta e pestava i piedi come una bambina capricciosa, anche se il suo vernacolo marinaresco poco aveva di infantile

-         Tu, maledetta cagna! – gridò – come hai potuto farmi questo?!

Ritrovando tutto il suo contegno da vera Serpeverde che raramente aveva avuto prima dell’inizio di tutta quella faccenda, Pansy Parkinson alzò il mento e squadrò la Grifondoro come se fosse immondizia

-         Perchè? – chiese – cos’hai te di diverso dagli altri per cui non avrei dovuto fare così? E poi, cosa ti avrei fatto di grazia? – aggiunse con tutto il suo tono annoiato

-         Sta’ zitta! – strillò Lavanda – come ti permetti, taci, maledetta puttana! – e la schiaffeggiò, per fortuna, le due gemelle Patil intervennero trattenendola prima che accadesse l’irreparabile

-         Adesso sei più contenta? – continuò imperterrita Pansy

-         Credevo che tu fossi come me! – sbraitò l’altra mentre Dean Thomas e Seamus Finnigan era intervenuti per aiutare le rispettive dame nell’impresa ciclopica

-         Ma io sono come te – ammise con un ghigno perfido la Parkinson – io e te siamo esattamente uguali: cattive allo stesso modo, puttane uguali

Draco Malfoy sollevò le sopracciglia. Sentire Pansy definirsi una puttana era qualcosa di estremamente raro, perfino ai tempi che veniva a letto con lui e si girava anche tutti gli altri non aveva mai detto così; quando qualcuno le urlava che era una sgualdrina, lei sorrideva bieca e gli chiedeva se l’ultima volta non era stata soddisfacente, oppure, se si trattava di una ragazza, la affrontava faccia a faccia dicendole che non valeva proprio niente se non era stata neppure capace di tenersi il ragazzo.

Puttana lo era. Tanto.

Ma non si poteva negare che la Brown non lo fosse.

-         Non avresti dovuto farlo, Parkinson! – gridò ancora Lavanda mentre il trucco le colava dagli occhi impiastrandole la faccia di nero, rosso e rosa, l’altra continuò a ghignare

-         Caspita, che pasticcio – annuì Hermione all’indirizzo del suo cavaliere, quasi rapito dalla scena

-         Beh, se non altro alla fine siamo riusciti a scoprire chi era la dama di Lenticchia e il ragazzo di cui Pansy era innamorata – rispose filosoficamente la serpe, l’altra annuì

-         Credi che Pansy sia davvero innamorata di Ronald?

Draco si voltò e la guardò negli occhi, freddamente, si sentiva come frustato ogni volta che lei pronunciava il nome di Potty o della Donnola. Non scorgendo alcuna speranza di quelli stupiti di lei e neppure nessun calore, si convinse di essere completamente rincitrullito e tornò a osservare lontano

-         Non penso che Pansy avrebbe fatto tutto questo casino se non lo fosse… entrare nel letto di un uomo e fare ciò che si vuole è molto più facile… e non credo che a Weasley sarebbe dispiaciuto poi così tanto – aggiunse mentre lei lo guardava sbigottita e rossa

-         Non posso credere che proprio Pansy sia innamorata di Ron… - ammise la Granger mentre Piton, alzatosi dal suo tavolo, si stava dirigendo dalla piccola folla da dove volavano insulti e parolacce

Qualche minuto e un paio di occhiate e la Brown uscì dalla stanza a seguito del prof, mentre la Parkinson, tirando un sospiro di sollievo, si avvicinava finalmente alle coppe di champagne.

Ron le cinse la vita e lei sorrise lasciando sgomenti i presenti, tra cui, più di tutti, i suoi due amici

-         Ecco, appunto – continuò il biondo – se non fosse innamorata non gli lascerebbe mai fare questo – annuì ancora

-         Non mi sembra una cosa così strana – rifletté la mora studiando la posizione delle mani di Ron

-         Ah sì? – domandò lui – quindi se lo facessi io pensi che non succederebbe niente?

Il cervello di Hermione riprese a pensare velocemente mentre immaginava la scena, arrossiva e scuoteva la testa come a scacciare quel pensiero

-         Forse hai ragione – ammise sulla difensiva

-         Quindi non ci sarebbe niente di male? – incalzò lui fingendo di non capire

-         No! Dico che non sarebbe normale!

-         Questo significa che io e te non siamo innamorati

Pausa.

-         Per l’appunto – rispose in un sussurro, avvertendo, però, più caldo del dovuto

Altro silenzio.

Si appoggiò alla stoffa della tenda dietro di lei mentre seguiva la scena e avvertì un tocco gentile sulla schiena, si voltò allarmata verso un braccio proteso dietro di lei che, se lei vi si fosse appoggiata, sarebbe sembrato senza dubbio qualcosa di moooooolto simile a quello che avevano fatto Ron e Pansy.

Malfoy sembrava distratto, molto impegnato a sorseggiare lo spumante dal bicchiere e interessato a ciò che c’era fuori della finestra.

Eppure doveva sapere.

Beh, certo che doveva sapere, mica erano la Famiglia Addams con la mano che gira da sola senza proprietario… eppoi sarebbe stato difficile trovare un’altra mano con il polso fasciato in una camicia candida e fermata addirittura dai gemelli di platino… chi altri a scuola avrebbe indossato una camicia con i gemelli di platino se non il biondastro?

Maledetto furetto, la stava mettendo in agitazione, no, peggio, la stava mandando nel panico!

Che si doveva fare in una situazione simile?

La sua limitata esperienza stava ricapitolando tutte le lezioni di Pozioni, Trasfigurazione e Difesa degli ultimi sette anni, ma sembrava che nessuna contenesse le informazioni necessarie…

Sfortunatamente neppure le proliferanti conversazioni di Daphne e Ginny.

Ok, se la ragione non risponde, lasciamo fare all’istinto, no?

Più o meno…

Non era proprio una passeggiata annullare simultaneamente tutti i suoi freni inibitori e spostare la schiena di qualche centimetro indietro, o meglio, probabilmente con Harry non avrebbe avuto tutti questi problemi e, a dirla tutta, neppure con Ronald, soprattutto ora, il VERO problema era il soggetto e, sfortunatamente, non assomigliava minimamente (fortuna o sfortuna che fosse) al suo migliore amico o al rampollo Weasley.

Trangugiando l’ultimo sorso di aranciata rigorosamente analcolica dal bicchiere come se fosse droga, buttò giù e senza pensarci due volte si lasciò andare.

Arrossì e vide il biondo sorridere mentre continuava a fissare fintamente interessato la mezzaluna in cielo, quasi coperta dal cono d’ombra proiettato dalla Terra coperta dal Sole.

Rigirando tra le mani il cristallo del bicchiere, divenuto ormai caldo, tornò a concentrare la sua attenzione sulle goccioline arancioni rimaste sulle pareti, decisamente troppo imbarazzata per parlare o anche solo per guardarsi intorno.

 

-         Ah, finalmente vi ritrovo! – gridò una voce familiare ai due che si affrettarono a cambiare posizione e la figura di Blaise che sventolava il braccio facendo ciao-ciao comparve tra la folla, tirato a lucido in tight nero a doppia coda e con la camicia a pieghe, la giacca ornata dal simbolo della famiglia Zabini.

-         Credevo che fossi malato! – urlò Hermione all’indirizzo del ragazzo e lasciando quasi cadere il calice, poi voltò lo sguardo arrabbiato verso Malfoy che alzò le spalle come se non ne sapesse niente… se se, come no...

-         Ma come, non mi ringraziate? – aggiunse il moro mentre tre ragazze in provocanti e succinti abiti stile peplo lo raggiungevano, tre ragazze che Hermione non aveva mai visto in giro

-         Dovremmo? – domandò la riccia parlando per entrambi, mentre le tre ninfe non aprivano bocca

-         Beh, dopo che ti ho fatta venire al ballo col cavaliere più corteggiato della scuola – aggiunse Zabini con un sorriso – credo proprio di sì – e sfoderò uno dei suoi sorrisi

-         Sarei potuta venirci da sola, anche senza una balia… - replicò mentre il biondo sollevava gli occhi al cielo, più che mai convinto che, certo, una balia non avrebbe fatto quello che loro due stavano facendo prima

Blaise spostò interrogativo lo sguardo sul suo migliore amico e alzò un sopracciglio mentre una delle tre ragazze gli portava un calice colmo di champagne

-         Dra – disse con un pizzico di disapprovazione nella voce – non credevo che una ragazza sarebbe mai arrivata a dire una cosa simile di te! – aggiunse quasi fosse stato offeso lui e non l’altra serpe che, invece, ghignò

-         Forse la signorina Granger – rispose con tono volutamente cerimonioso – non se la sente di andare oltre questo… - e la guardò allusivamente mentre lei arrossiva

-         Prenditi più cura di lei – lo ammonì il moro – mia sorella mi taglierà la testa – aggiunse indicando la porta e sottintendendo la maggiore delle gemelle – eppoi non vorrai perdere la faccia… - la risposta di Draco fu un’alzata di sopracciglia – eppoi... - aggiunse ancora – Hermione questa sera è bellissima, state molto bene insieme…

E senza dire altro si allontanò assieme al suo piccolo corteo.

 

Non contento della ramanzina ricevuta, Malfoy lo inseguì acchiappandolo per un braccio e voltandolo verso di sé, interrompendo la concentrazione mistica in cui le tre finte greche erano piombate dacché lui aveva mollato la coppia

-         L’hai fatto apposta? – chiese con tono accusatorio alludendo alla finta di stare male, l’altro lo guardò squadrandolo

-         Tu che dici? – rispose con superiorità

-         Che sei un maledettissimo bastardo – aggiunse Malferret assottigliando gli occhi quasi a volerlo incenerire, peccato che con Blaise non funzionasse, è difficile intimidire un amico d’infanzia che gioca con te da quando hai imparato a mandare a quel paese il mondo intero… Zabini lo studiò sorridendogli apertamente

-         Draco, sono uno Slytherin – disse come a esprimere un concetto ovvio – esattamente come te… - Malfoy sbuffò – eppoi – continuò avvicinando le labbra all’orecchio dell’amico – non hai il monopolio della bastardaggine

Voltò i tacchi e si allontanò mentre il Caposcuola verde-argento rimaneva impietrito digrignando i denti.

Maledetto, maledettissimo Zabini.

 

La mezzosangue lo raggiunse titubante osservandolo scettica, in mano un nuovo bicchiere di succo d’arancia dal colore cangiante.

-         Allora Granger – si rivolse poi alla grifondoro – vogliamo passare dalla balia a qualcos’altro o devo continuare a farmi insultare da una come te?

Il colorito della ragazza era qualcosa di impagabile.

Chissà perché, ma gli piaceva davvero tanto provocarla, nessuno era sensibile alle sue sfrecciatine come lei e decisamente ci sapeva fare a mettere in allarme la gente, con lei poi era fin troppo divertente.

L’altra parte di se stesso scosse in disaccordo la testa ripetendogli nella mente di “stare attento prima di cascarci come una pera”.

Sorrise tra sé.

Beh, almeno all’altra parte di se stesso poteva dirlo, no?

Perché la Granger un po’ gli piaceva…

Un po’ tanto.

Un po’ troppo, forse.

 

Lei gli infilò il braccio sotto il suo e sorseggiò il succo di frutta cercando di apparire tranquilla

-         Mi dispiace di averti offeso – annuì tenendo comunque gli occhi distanti da quelli magnetici e del color dell’argento di lui

-         Mi sembra che ci siamo insultati un po’ troppo per poi chiederci scusa – rispose diplomatico ritrovando un briciolo di pensiero logico nella sua mente oltre all’immagine prepotente di lei quel pomeriggio quando era scesa a parlargli: perché aveva dovuto vederla a quel modo? Ma soprattutto, perché aveva dovuto vedere che aveva le autoreggenti?

Non ci poteva fare niente, erano il suo tallone d’Achille e certo sapere che su una come la Granger stavano così bene non lo aiutava, tanto più che le stava fissando un po’ troppo insistentemente le gambe, ah, quanto avrebbe voluto vedergliele indosso come si comandava…

Ok, non era un pensiero adatto né alla circostanza né alla persona, ma era come il gioco che si faceva da bambini: ti dicevano di non pensare ad un elefante rosa a cuoricini gialli che ballava sopra una palla e tu ci pensavi, ecco, era lo stesso, lui sapeva di non doverlo fare ma lo faceva… maledetta mente che non segue mai quello che vogliamo…

 

*          *          *

 

Monica mise piede nella sala in un lungo abito a calla di seta nera con la scollatura sbieca formata da un risvolto rigido, spalline d’argento e un elaborato fermaglio nella parte più bassa del decolté. Sorrise ai presenti mentre suo marito la raggiungeva, la prendeva per il braccio e la conduceva galantemente verso il loro posto a sedere.

La popolazione maschile andò istantaneamente in deliquio “all’apparir del vero” e scordò per qualche attimo le loro accompagnatrici che non aspettarono per riacciuffare la mente fuggitiva dei rispettivi cavalieri; Hermione la guardò e salutò sapendo che Riri, marito e cognati erano partiti quella mattina per arrivare alla Tana con un certo margine di anticipo.

Dopo aver annuito al suo abbigliamento, la maggiore delle gemelle si attaccò agli alcolici del tavolo professori nel disappunto del consorte.

 

Ripresisi dalla scena di Lavanda, gli strumenti incantati che erano posizionati su una parete della sala si rimisero in funzione.

Stupendo tutti i presenti, Silente si alzò in piedi e, con un inchino, domandò un ballo alla McGranitt mentre i loro studenti credevano ormai di essere sulla strada della pazzia… evidentemente avevano delle allucinazione, doveva essere rimasto dell’alcool nelle bevande per loro.

Sorridendo, Axel fece altrettanto con la sua incantevole sposa e qualche minuto più tardi, al centro del grande salone si era formato un vuoto circolare con due coppie che volteggiavano sorridendosi.

Se la professoressa di Trasfigurazione era stata una degli insegnanti più severi, bisognava riconoscere che quella sera sembrava un’altra persona e Silente, nonostante l’età gli impedisse molte acrobazie, era un buon ballerino.

Presto, catturati dalla musica, anche gli altri si unirono e così molti si ritrovarono in pista.

-         Balli, mezzosangue? – chiese Malfoy sentendosi in dovere di deviare i pensieri piuttosto sensuali che la mente gli stava provocando

-         Non sono un granché – mormorò la ragazza perfettamente conscia del fatto che ballare non era il suo forte

-         Non vorrai farmi fare tappezzeria per tutta la sera – s’indignò lui scolando l’ennesimo bicchiere

-         Se proprio insisti… - cedette infine lei – ma ti dico già che dovresti bere di meno, tutto quello champagne non ti fa bene

-         Piantala di lamentarti – sibilò lui che senza l’alcool si sentiva decisamente troppo in balia della sua mente

Come si confaceva ad un perfetto cavaliere d’altri tempi, il biondo s’inchinò alla sua compagna, le baciò la mano e le domandò il ballo.

Hermione decise che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe concesso un ballo alla serpe, i suoi preliminari erano decisamente troppo imbarazzanti e attiravano troppi sguardi curiosi.

Arrossendo e ammonendolo, gli allungò la mano, lui la prese e la condusse al centro della pista per poi spostare la sinistra sulla vita di lei e iniziare il passo.

Un po’ indecisa su dove posare la mano, Hermione la sistemò sull’avambraccio del biondo mentre questi la spronava al primo movimento della lunga serie di volteggi che le fece fare per la pista.

 

Si sentiva in imbarazzo, decisamente in imbarazzo.

Erano sotto gli occhi di tutti e ciascuno, senza dubbio, stava pensando quanto era strano, come era strano e altre stranezze.

Non le piaceva più di tanto stare al centro dell’attenzione, a parte quando era in classe, fuori era spesso schiva e nascosta e in quella particolare circostanza, sarebbe stato meglio che meno persone possibili sapessero chi l’aveva accompagnata, tantopiù che, con Blaise ormai presente che li studiava dal suo divanetto, la scusa che Malfoy l’aveva sostituito reggeva poco, anche se era la pura e semplice verità (forse).

 

Al termine della musica aveva le guance accaldate e le tremavano un poco le gambe.

Draco decise che poteva continuare a fare il cavaliere e non l’abbandonò al suo destino, ma anzi l’aiutò a sedersi su una specie di panca di legno e le portò da bere.

-         L’articolo di domani sarà sensazionale! – annuì convinto Colin Canon sbucando da dietro una tenda con macchina fotografica e treppiede e facendole prendere uno spavento – metterò tutte le foto che ho scattato e i nomi di tutte le coppie presenti

Eccolo lì, il diavolo, rifletté la mora, se era rimasto ancora qualcuno all’oscuro del fatto che il Principe degli Slytherin l’aveva accompagnata al Ballo, presto non sarebbe rimasto tale perché ci avrebbe pensato il biondino a mettere tutto a posto.

-         Adesso scusami, ma vado a fare qualche scoop – disse ancora – ci sono un paio di cose da prima pagina, anche se niente eguaglierà la lite tra Lavanda e la Parkinson… e dire che non credevo che la Brown potesse essere così meschina

La Caposcuola annuì mentre il compagno si allontanava con il fratellino, inseparabile, che gli reggeva la borsa dei filtri e degli obiettivi di ricambio.

-         Una volta o l’altra gli torcerò il collo – ammise la serpe guardando storto il grifone – è un moscerino invadente e ficcanaso

-         Dovresti smetterla di dire così – rispose la sua dama mentre scuoteva la testa alla vista dei due bicchieri di champagne

-         E che dovrei dire? Che sono contento che vada a spiattellare la nostra fotografia sulla Gazzetta di Hogwarts mentre balliamo?

La Granger deglutì a vuoto, ma non rispose.

 

*          *          *

 

Con il passare del tempo la sala divenne sempre più gremita, così, quasi a mezzanotte, quando Silente richiamò l’attenzione generale, sembrava davvero che mancasse l’aria.

Il vecchio preside si alzò in piedi come faceva sempre quando doveva dare qualche annuncio, poggiò le mani sul tavolo imbandito e sorrise ai suoi studenti che stavano aspettando.

-         Cari ragazzi – esordì mentre si faceva silenzio – siamo ormai quasi giunti al nuovo anno… - con un gesto indicò l’immensa finestra a riquadri dietro le sue spalle che dava direttamente sul Lago Nero e sul cielo senza stelle – l’Eclissi di Luna tanto venerata qui a Hogwarts è quasi completa, vi invito pertanto a sospendere temporaneamente i divertimenti per osservare questo splendido fenomeno così raro da vedere nei nostri cieli affollati di luci false… la festa ricomincerà con la mezzanotte, quando la pendola del Salone batterà i dodici rintocchi

Un centinaio di teste si voltarono verso il gigantesco orologio della Sala Grande di legno scuro e antico con lancette dorate e quadrante di porcellana finemente dipinto con i simboli della scuola che in quel momento scandì le undici e mezza di sera.

Monica rise assieme a suo marito mentre i ragazzi continuavano a parlottare e, quando finalmente il vecchio mago si fu riaccomodato, si avvicinarono tutti alla gigantesca vista dietro il tavolo professori, accalcandosi per studiare meglio quell’avvenimento così inconsueto mentre molti si domandavano come mai a Hogwarts fosse così tanto sentito.

 

Superati da uno sciame di gente impazzita, Draco ed Hermione osservarono l’assiepamento intorno al panorama e studiarono scettici una via per avvicinarci, praticamente introvabile, poi, improvvisamente, la Caposcuola ebbe un’illuminazione e strattonando la manica della giacca di Malfoy gli sussurrò piano in un orecchio

-         Vieni, dalla Torre di Astronomia si vede molto meglio

E conducendolo per un braccio lo trascinò quasi fuori dalla sala.

 

Harry li seguì con lo sguardo mentre lasciavano il salone, scosse la testa e tornò a concentrare la sua attenzione si suoi compagni e sulla sua dama in particolare che si faceva largo a spintoni tra la calca.

Poi sorrise e la raggiunse: Hermione era adulta e vaccinata, sapeva badare a se stessa.

 

*          *          *

 

Ritrovando dal fondo della tasca le chiavi dell’aula, la mora aprì la serratura e spalancò la porta così familiare al biondo, introducendolo nella stanza, dopodiché la richiuse alle sue spalle.

Tutto era tornato alla normalità di quando si erano incontrati lassù la prima volta: niente letto a baldacchino in un angolo, niente lettino di Seraphin, probabilmente ora spostato nella stanza della loro nuova insegnante, niente del consueto disordine che regnava sovrano quando ci aveva abitato Malfoy nella settimana e mezza da prima di Natale fino a capodanno.

Non rimanevano che i soliti cuscini scomposti sul pavimento, lo scrittoio dove erano ancora ammonticchiati fogli senza valore, il vetro rotto e la tenda strappata, oltre ad un ingente quantitativo di polvere di cui era cosparso ogni singolo oggetto.

-         Ho come un po’ nostalgia di quando venivo quassù – annuì la ragazza perlustrando ogni centimetro – chissà se lo specchio è ancora qui…

Due teste si voltarono verso la porticina nascosta, ma lo spiraglio di vento proveniente dalla finestra disse loro che non erano ritornati per lasciarsi andare a ricordi e indagini, bensì per ammirare la luna.

Riscossa dai suoi pensieri, la ragazza guardò il cielo scuro e cupo dove una falce di luna era ancora visibile nel buio e d’istinto toccò la Giratempo che aveva al collo; non sapeva dire perché, ma ogni volta che guardava la luna, che la sentiva, che la vedeva, avvertiva il forte impulso di avere tra le mani quell’oggetto, meraviglioso e pericoloso al tempo stesso. Amava la luna per tanti motivi.

 

Senza curarsi di lei, Lo Slytherin si sedette a terra tra i cuscini rimasti, qualcuno perfino privato della sua imbottitura, probabilmente utilizzata per riempire i guanciali delle sale comuni che troppo spesso facevano una ben misera fine nelle violente battaglie tra dormitori. Si slacciò il cravattino che aveva al collo, tolse la giacca, sbottonò i bottoni della camicia e ripiegò i polsini fin sotto il gomito infilando poi i gemelli di platino nella tasca dei pantaloni, dopodiché si mise a guardare lo spettacolo offerto dagli astri e, forse, non solo da quelli.

Hermione si voltò con l’intento di dirgli qualcosa, ma come le cadde lo sguardo su di lui, le parole le morirono in gola, lasciandola a boccheggiare senza saper più cosa dire; la serpe la osservò non capendo cosa stesse facendo

-         I… i capelli – mormorò appena lei additando la chioma chiara di lui – i tuoi capelli… hanno lo stesso colore…

E l’indice si spostò verso l’orizzonte.

Draco si prese una ciocca tra le dita e cercò di guardarsela con scarsi risultati, ma dopotutto, sapeva perfettamente che colore avevano i suoi capelli!

Spostò l’attenzione su di lei che sembrava ancora rapita da qualcosa che non capiva e dubitava fosse il colore che la natura aveva dato alla sua chioma.

-         Mezzosangue, siediti – disse esasperato e lei obbedì – dì un po’, ma che ti prende? – domandò poi guardandola scettico mentre sistemava la gonna e si toglieva le scarpe – che c’hanno messo in quell’aranciata? Cocaina?

-         Perché?

-         Mi sembri mezza matta – specificò lui

-         Ma no, è davvero così, ti dico – continuò lei con enfasi allungando la mano e toccandogli appena qualche filo biondo per poi alternare le sue occhiate da questi all’eclisse

Draco la lasciò fare, anche se ormai aveva la prova assoluta della sua scarsa sanità mentale.

-         Si sta molto meglio qui – ammise cercando di deviare il discorso – non amo i posti affollati

-         Anche io – rispose lei ripensando a quanta gente saltava e ballava quando avevano lasciato il salone stracolmo

Il Principe delle serpi le prese la mano con cui lei stava continuando a toccargli i capelli, si portò le dita alle labbra e le baciò dolcemente

-         Non sono un granché come cavaliere se accetto di andare ad una festa e poi mi rintano su per una torre… - lei rise

-         Ma se è la tua dama a portarti lassù, allora la colpa non è tua

-         Sei bella stasera – disse all’improvviso cogliendola di sorpresa, la sentì mentre irrigidiva i muscoli delle dita della mano

-         Gra…grazie – balbettò confusa arrossendo leggermente

 

Non sapeva dire perché, ma se da una parte il complimento le faceva piacere, dall’altra avrebbe voluto gridargli “Apri gli occhi, proprio tu, questa non sono io!”.

Lui le lasciò la mano mentre appoggiava la sua dietro di sé, puntellandosi, quella si lei si posò poco distante, esitante, mentre la ragazza continuava a studiare alternativamente la luna in cielo e i capelli del suo compagno di fuga.

Lo sguardo le cadde sulle lunghe dita distese dietro di lui, le fissò qualche attimo per poi indugiare sui lineamenti del viso, i tratti affusolati e lo sguardo perso nel vuoto.

Se l’avesse fatto cosa sarebbe successo?

Era indecisa, indecisa come raramente le capitava di essere e il più delle volte era proprio per colpa sua.

Che aveva fatto di male per innamorarsi di una persona del genere?

Sollevò la mano e la spostò di qualche centimetro, non sapeva cosa avrebbe fatto se lui l’avesse malamente allontanata, avrebbe pianto, chissà…

 

Le dita della mano di lei si posarono poco distante, mentre il palmo si sistemava sullo stesso cuscino e il dorso sfiorava appena l’altro.

 

Draco voltò la testa verso di lei, sentendo un lieve calore salirgli dalla mano destra e la vide con la testa voltata di lato che guardava lontano.

L’aveva fatto apposta?

Le due anime che abitavano in lui cominciarono a darsi battaglia, il Caso era diverso dalla Volontà.

Se lei l’avesse davvero fatto apposta, cosa avrebbe significato?

Perché?

Perché proprio lui?

Perché proprio lei…

Tra le tante persone che c’erano in quella scuola, tra tutti gli abitanti del mondo, perché proprio lei doveva fare così, perché solo lei sembrava togliergli la capacità di fare la cosa giusta, quello che “era da lui”?

Ma soprattutto, perché proprio loro due, insieme, erano così perfetti?

 

Non ci pensò di più, ben sapendo che i suoi interrogativi difficilmente avrebbero trovato una risposta se non da lei e lei, senza ombra di dubbio, non gli avrebbe dato risposte.

Forte di questa convinzione, spostò a sua volta la mano su quella di lei.

Un Malfoy, ripeté la sua mente, non si preoccupa di quello che potrebbero pensare gli altri.

Ma tu sei un mezzo Black! Suggerì l’altra metà…

Beh, anche peggio, ogni singolo Black esistente sulla faccia della terra era un libertino, perché lui no?

Perché, lo punzecchiò la coscienza, questo non è comportarsi da libertino.

 

La mezzosangue si girò all’istante quando percepì la vicinanza della mano di lui alla sua e, l’attimo successivo, il suo tocco gentile.

Esattamente come aveva fatto lei, lui stava guardando fuori, disinteressato alla cosa.

Lei lo fissò stupita sgranando tanto d’occhi e arrossendo all’inverosimile, avevano condiviso cose decisamente più intime, ma c’era qualcosa in quel gesto che non aveva mai sentito da parte di lui: affetto.

-         Posso baciarti, mezzosangue? – domandò all’improvviso il soggetto di tali riflessioni, spiazzandola

La ragazza entrò seduta stante in iperventilazione mentre la temperatura saliva.

Come mai glielo aveva chiesto?

Perché?

Un Malfoy non domanda mai, un Malfoy agisce e basta, con o senza permesso, ricordò a se stessa.

Ma è stato galante, ammise.

Perché?

 

Perché, perché e ancora perché, domande, dubbi, incertezze, interrogativi da spiegare e che necessitavano una risposta, rapida ed esauriente.

Una risposta che lei non aveva.

Semplici parole che non riusciva ad avvicinare per formare una frase di senso compiuto.

Sì o no?

Non era la prima volta che si baciavano, anche se le precedenti esperienze non le fornivano sufficiente materiale su cui basare la sua risposta. Doveva per forza buttarci dentro anche dell’altro.

Quell’altro.

Quella cosa solo sua che nessuno sapeva.

Quel segreto che conosceva solo lei.

E che custodiva in fondo al cuore.

 

Lui la guardò, spostando le iridi argentate dal buio della notte all’oscurità della stanza dove il bianco del vestito di lei risaltava appena.

E lei non seppe davvero più cosa dire, mentre quegli occhi, a volte spavaldi, arroganti e presuntuosi, sembravano implorarla di accettare.

Glielo aveva chiesto con finta indifferenza, ma c’era una luce mai vista prima tra quei bagliori argentei, qualcosa che non aveva mai letto nello sguardo di nessuno.

E mentre lei pensava, lui si avvicinava, millimetro dopo millimetro.

Avrebbe dovuto rifiutare, subito!

Avrebbe dovuto rimetterlo alla dovuta distanza di sicurezza perché, se l’avesse rifatto, lei si sarebbe procurata solo altro dolore.

Maledettissimo Draco Malfoy, se la guardava così le toglieva perfino la forza per opporsi a se stessa!

Avrebbe dovuto riportare il loro rapporto allo standard di inizio anno, ma non voleva.

E non lo avrebbe fatto.

Sospettava, a ragione, che lui fosse vittima di qualcuna delle sue crisi di personalità e, in verità, neppure lei doveva esserne scampata se gli stava permettendo di baciarla.

Ma alla fine, forse, non le dispiacevano più di tanto quelle sue crisi.

 

Una possibile spiegazione, tanto plausibile quanto la Teoria delle catastrofi.

Doveva essere per questo che lo stava facendo: i luridi sangue sporco, per lui, non dovevano essere altro che qualcosa che non conosceva, voleva solo “provare”.

-         Perché lo fai? – domandò comunque quando si allontanò di qualche centimetro dalla sua bocca e la guardò – perché baci una sporca mezzosangue come me, che disprezzi con tutto te stesso? – lui sorrise

-         Perché sei senza macchia, bianca e immacolata e perché prego che la tua purezza possa purificare anche me e cancellare quel nero a cui il mio sangue è mescolato

Lei lo guardò basita

-         E anche perché… - aggiunse lui – non me ne importa niente di come sei, di cosa fai, del colore del tuo sangue, puoi essere la peggior puttana della terra o una verginella senza pensieri impuri, ma mi piaci, mezzosangue, e non posso fare niente per questo. I sentimenti sono scomodi perché non si possono controllare.

E lei non ebbe tempo a rispondere né a far uscire un singolo suono dalle sue labbra che lui la baciò di nuovo e si ritrovarono, nell’impeto, distesi tra i cuscini e le tende.

Un bacio a fior di labbra, mentre quelle di lui si spostavano sul suo naso, in un gesto legato ai loro ricordi, e poi lungo i lineamenti del viso fino alla linea del collo, sempre più giù, mentre con una mano dietro la nuca la attirava contro di sé e con l’altra faceva scendere la spallina del vestito lungo la spalla

-         Sei ubriaco? – chiese lei confusa dalle sue parole di prima e dai suoi gesti di adesso. Era stupida e ingenua, ma sapeva dove sarebbero finiti se non avesse fatto niente, conosceva quel gesto, lo aveva letto un sacco di volte

-         Forse – fu la risposta del biondo mentre le baciava la spalla e lei rabbrividì

-         E allora perché lo fai? – domandò quasi con rabbia; aveva bisogno di una risposta, almeno da lui, le serviva.

Ma la risposta non giunse e alle sue orecchie arrivò solo il suo lungo sospiro e il battito concitato del cuore.

Glielo avrebbe lasciato fare?

Sì, lo avrebbe fatto.

Perché?

Perché forse lui non aveva tutti i torti quando diceva che lei era “sporca”.

Perché lei lo VOLEVA.

Lo avrebbe fatto perché voleva essere come gli altri.

Perché voleva provare.

Perché voleva essere una cosa sola con lui, almeno per una volta.

Perché lo AMAVA.

Perché…

Non lo sapeva, c’era un altro motivo, ma non riusciva a capire, eppure era proprio per quello che non lo avrebbe fermato.

 

Lui la guardò, aspettando che facesse qualcosa, che lo fermasse o che si comportasse come tutte le altre, gettandogli le braccia al collo e cedendo se stesse.

Ma lei non fece come le altre né lo trattenne

-         Vuoi che mi fermi? – domandò leggendo dell’indecisione nei suoi occhi

Si diede dell’idiota.

Mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere, non l’aveva mai fatta, perché d’improvviso il senno l’aveva abbandonato e le aveva posto quella domanda? Se lei avesse detto di sì, sarebbe stata colpa sua. E sfortunatamente le probabilità che quel monosillabo, “sì”, venissero pronunciate erano enormemente alte.

Ma lei non disse di sì, scosse la testa e si rannicchiò contro di lui.

-         No – rispose in un sussurro – ma spero che tu domattina abbia dimenticato tutto questo

-         Tu dimenticherai? – chiese lui trovando una nuova occasione per darsi dello stupido

-         No – fu la lapidaria risposta di lei, senza esitazioni e, dimentica dell’imbarazzo, lo guardò dritto negli occhi; come si poteva chiedere ad una donna di dimenticare la sua prima volta?

-         Allora non lo farò neppure io – rispose lui e la strinse a se mentre dentro di lei s’insinuava quasi il sospetto che quello non fosse davvero Draco Malfoy; decise però che quel comportamento decisamente dolce non gli si confaceva più di tanto, sorrise al ricordo dell’aspro serpeverde con cui battibeccava, non avrebbe fatto l’amore con un angioletto privo della sua personalità, oh, no di certo! Se doveva farlo, allora sarebbe stato con lui, ma lui per davvero.

-         Malfoy – disse interrompendo quel contatto e spintonandolo un poco indietro – con tutte le ragazze che hai avuto, non vorrai dirmi che ne ricorderai una in particolare…

Draco la fissò un po’ sbigottito e lei gli sussurrò, come a spiegargli

-         Non mi piace quando fai lo sdolcinato, non sei te stesso – a malincuore, lui dovette darle ragione: si stava davvero comportando così solo per lei? Sì, lo stava facendo, ma fu grato al cielo che neppure a lei piacesse questo.

Non sapeva di piacerle oppure no, ma se così fosse stato, avrebbe potuto dire che “si piacevano per quel che erano davvero”, perché anche lei, nonostante quella sera fosse una visione sublime, non era se stessa… ad esempio, constatò mentre le sfilava una calza bianca, la vera Hermione Granger non si sarebbe mai data lo smalto alle unghie dei piedi…

-         Ti dirò una cosa, Granger – rispose alla sua provocazione – non sono mai stato a letto con una vergine – e lei trattenne il fiato mentre lui ghignava – lo faccio solo perché sei te.

Lei sorrise, adesso lo riconosceva.

C’era tutto un concetto, tutta una frase e tutta una poesia dietro quelle parole un po’ spinose, ma è tra le spine che cresce la rosa e lui le aveva detto che lei era speciale. E, anche se fosse stato per una notte soltanto, lei avrebbe potuto dire di essere stata importante per lui.

Perché gli uomini, e soprattutto quelli abituati a esser circondati dal gentil sesso, sono sempre troppo avvezzi a proferir vuote promesse in quell’attimo di magia, soprattutto se l’oggetto della loro brama è indeciso o recalcitrante tra le loro braccia.

-         Ma devo aggiungere una cosa – annunciò Draco trattenendola per le spalle – non è venendo a letto con me che sei diventata la persona più importante della mia vita.

Hermione lo guardò mentre continuava ad accarezzarla dolcemente.

Se fosse stato vero…

Se solamente fosse stata la verità…

Sorrise a se stessa, illusa.

Illuse tutte e due le sue metà che ci stavano credendo.

Sentì le guance accaldarsi leggermente mentre cominciava a piangere.

Era davvero così?

Avrebbe dovuto credergli?

Folle Draco Malfoy se quella era la realtà.

Ma decidendo di credergli, almeno per una notte, almeno per qualche ora, pianse.

Perché si piange anche di gioia.

 

…e fu mentre il sangue e le lacrime si mescolavano che spalancò gli occhi e vide il cielo senza luna.

 

*          *          *

 

Boy meets girl
You were my dream, my world
But I was blind
You cheated on me from behind
So on my own
I feel so all alone
Though I know it's true
I'm still in love with you

I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
It can happen to me

Miracle... Miracle

Day and night
I'm always by your side
Cause I know for sure
My love is real my feelings pure
So take a try
No need to ask me why
Cause I know it's true
I'm still in love with you

I need a miracle...
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
I need a miracle
I wanna be your girl
Give me a chance to see
That you are made for me
I need a miracle
Please let me be your girl
One day you'll see it can happen to me
It can happen to me

Miracle... Miracle
Miracle... Miracle

Cascada, “Miracle”

 

Spazio autrice: avete visto? Alla fine il momento è arrivato… già già, ho fatto succedere qualcosa che non si può proprio definire un volgare bacetto sul naso, questo è proprio da Draco.

Garantisco che questa non è proprio la vera dichiarazione, ma adesso credo che avrete capito perché rimanevo così tanto sul vago nel precedente cappy… mica potevo dire che in quello successivo sarebbe accaduto ciò che tutti aspettano da una fic!

Avrei parecchie cose da dire su questo capitolo, innanzi tutto sulla numerologia: il caso ha voluto che fosse il 20 e se si considera la storia dei numeri, questo rappresenta l’Amore, puro e semplice.

Altra cosa che, credo, sia necessario dire. Dato che questa è la mia prima fic, non mi sembrava il caso di cominciare con un rating rosso, quindi NC17 ecc ecc; personalmente avrei preferito approfondire un po’ di più i particolari del loro “convegno amoroso”, ma poi ho pensato che se fossi andata troppo oltre avrei fatto pasticci col rating e, dato che non è proprio una fic nc17, mi sembrava eccessivo cambiarlo. Sappiate che avrei preferito dire qualcosa di più e me la sono dovuta cavare con due o tre paroline nonostante il linguaggio del biondastro, spesso, sia un po’ scurrile per il rating. E’ vero che basta guardare in tv per trovarsi donne nude e scene spinte, ma visto che è il primo esperimento, l’ho messo così, probabilmente dai prossimi vedrò di aggiustare un po’ le cose e chissà che non pubblichi una shot con la scena descritta come si comanda [la mia natura passionale chiede giustizia XD].

Altra cosuccia da dire, visto che questa è forse una delle scene madri dell’intera fanfic, le altre devo ancora decidere quali sono, sono molto più curiosa del solito di sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, quindi spero che recensirete in tanti.

Nel frattempo ringrazio tutti coloro che l’hanno fatto fino ad adesso, sperando che anche questo ventesimo capitolo (accidenti se sta diventando lunga sta fic) vi piaccia.

Ciao e un bacio!

Nyssa

 

PS: sono felicissima che gli abiti delle tre ragazze abbiano avuto tutto questo successo, grazie infinite!

 

Niahl: Benvenuta e grazie per questo commento! Ecco qui l’aggiornamento prima che ho potuto, spero che ti piaccia!

Il mistero di Ransie andrà avanti ancora un poco, ma presto sarà sciolto anche quello, così come tutti gli altri rimasti in sospeso durante la storia.

Questo nuovo capitolo ha finalmente presentato una svolta decisiva e mi auguro che lo svolgimento sia stato come ti aspettavi o che almeno ti sia piaciuto.

Ciao e spero di sapere ancora cosa ne pensi! Un bacio, Nyssa

 

AuraD: ti capisco, ogni tanto succede anche a me di aver scritto qualcosa di fenomenale e poi non riuscire a trovarlo perché me lo ha cancellato ed altre cose, uff, questa tecnologia…

Già, Ransie è proprio a scuola e, come suo solito, Silente lancia le briciole quando sarebbe il caso di dare la pagnotta, ma vabbè.

Blaise è stato preso dalla follia, confermo, evidentemente ha la vista più acuta del biondo e ha capito che senza una spintarella il rapporto di quei due non sarebbe mai progredito, devo ringraziarlo perché mi serviva qualcuno che li facesse un po’ smuovere. E come hai visto, anche Draco è stato contagiato ed ha pure incitato la bella Herm in un giro di danze, caspita, forse mi è finito un po’ OT… >_>

Spero che questo ventesimo capitolo ti piaccia e mi auguro che continuerai a recensire! Un bacio e un abbraccio! Nyssa

 

luana1985: scherzavo anche io, ci sono andata giù pesante, scusa… per quanto riguarda la preparazione, mi sono divertita anche io a scriverla, quindi è bello sapere che è divertente anche da leggere, sfortunatamente non sono mai sufficientemente obiettiva con i miei lavori…

Bene bene, la situazione “molto interessante” si è evoluta in qualcosa di ancora molto interessante, ma anche di difficile gestione, quindi spero che ti piaccia ugualmente e mi auguro di non aver fatto un collage senza senso :P

Aspetto di sapere che cosa ne dici! Kiss, Nyssa

 

rossy..!: eh già, alla fine dopo tanta indecisione ho deciso che la prescelta fosse Pansy, ma credo che su quei due ci sia ancora parecchio da raccontare… non lascerò la coppia certo così, bisogna darla un minimo di spiegazione… ehehe, mi auguro che anche questo ventesimo cappy ti piaccia, Smack! Nyssa

 

Shavanna: non preoccuparti per i miei prof, io e i miei compagni stiamo progettando una retata di massa per goderci delle meritate vacanze. Già, penso anche io che le sue amiche l’abbiano resa speciale, ci tenevano davvero molto a farle fare bella figura, però sono molto felice anche perché ti sono piaciuti gli abiti che ho creato, meno male… ero un po’ indecisi se postarli oppure no, ma almeno chi fosse stato confuso dalla mia descrizione poteva rimettere a posto le idee…

Per Lav, tranquilla, ti prendiamo nel club dell’”odio profondo per Lavanda Brown”, sono sicura che saremo numerosissima,s soprattutto dopo il contributo che ho dato anche io perché rileggendo mi è uscita davvero odiosa. Confermo anche che Pansy fosse innamorata di Ron, già, strano ma vero…

Ehehe, la tua pazienza dei precedenti diciannove capitoli è stata premiata con un ventesimo dove c’è un accenno di dichiarazione, spero che ti piaccia e che mi lascerai un commento! Un Bacione, Nyssa

 

chibi_elyon: e la malefica scuola non riuscirà a impedirmi di postare e scrivere i miei capitoli, io lo impedirò! Infatti ecco qui l’aggiornamento…

L’effetto confusione creato da Lavanda era voluto, anche perché perfino Draco ed Herm non ci stavano capendo più niente… cmq pensavo che il momento fosse giusto e ho fatto succedere qualcosina, ihihihih, probabilmente era un po’ inaspettata, spero di non aver sconvolto nessuno. Blaise=Cupido ce lo vedo parecchio e infatti si è dimostrato tale, tra draco ed herm è l’unico che veda un po’ più in là del suo naso, meno male che c’è…

La serata credo che sia stata abbastanza movimentata e ovviamente in barba al trio… bene, a questo punto spero che ti piaccia pure il nuovo capitolo e mi auguro che lo recensirai, sono molto curiosa di sapere che se ne dice della mia ideuzza folle (come tutte le altre…).

Ciao e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: bene, mi fa piacere che l’entrata trionfale dei due sia stata apprezzata. Forse era un po’ troppo altisonante, ma ero così tentata che alla fine non ho resistito.

Neville si è rivelato più sveglio di quel che si vede e Blaise ha finalmente gettato la maschera, due personaggio di ancor più difficile gestione, sigh

La coppia Ron/Pansy deve ancora essere formata, quindi non è detto che sia la definitiva, ma senz’altro necessiterà di un bel po’ di spiegazioni in un prossimo futuro, soprattutto per quanto riguarda lei.

Lavanda è odiosa, forse la sto facendo detestare troppo, ma è un personaggio decisamente troppo costruito perché mi piaccia, è sempre a darsi quell’aria che non mi piace, spero solo di non averlo rovinato…

Spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo e aspetto di sapere che cosane pensi, ciao e un bacione! Nyssa

 

potterina_88_: già, deve aver fatto ad Herm proprio una bella sorpresina… Ovviamente Malfoy mica poteva rimanersene con le mani in mano mentre insultano la SUA mezzosangue,e che, scherziamo?! Solo lui può farlo, sta diventando parecchio possessivo nei suoi confronti… Ransie ha scatenato opinioni divergenti, effettivamente suscita un po’ di tristezza, però mancano ancora delle cose da dire su di lei e senz’altro verranno spiegate presto, così che tutte le idee siano finalmente al loro posticino.

Beh, come hai visto la pazienza dell’ultima volta non era poi tanta perché le novità sono giunte già da questo capitolo e sottolineo che non era voluta la sincronia, è nato così, solo per caso è capitato dopo che tutti mi avevano chiesto che succedesse qualcosa…

Bene, spero che ti piaccia e mi auguro che mi lascerai una recensione! Ciao e un bacione! Nyssa

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Feelings ***


Spazio autrice: questo nuovo capitolo è un po’ lungo, forse avrei dovuto dividerlo in due parti come avevo fatto con altri, ma poi mi sono messa dall’altra parte, la lettrice, e ho rischiato di morire ammazzata da me stessa se avessi mai provato a farlo

Spazio autrice: questo nuovo capitolo è un po’ lungo, forse avrei dovuto dividerlo in due parti come avevo fatto con altri, ma poi mi sono messa dall’altra parte, la lettrice, e ho rischiato di morire ammazzata da me stessa se avessi mai provato a farlo per davvero, quindi, evitando di attentare alla mia giovane (?) vita, l’ho messo tutto assieme.

Per tutto quello che lo riguarda parlerò alla fine, quindi ci rivediamo in fondo!

 

*          *          *

 

Era la mattina del primo gennaio.

Il silenzio pervadeva le antiche mura della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts mentre i suoi studenti, stremati da una notte di baldorie, erano ora chiusi nelle loro stanze a smaltire qualche sbornia o a recuperare le ore di sonno perdute a far casino in Sala Grande assieme ai professori più allegri, oppure assieme agli amici o, ancora, a qualche ragazza.

 

Hermione chiuse la porta dietro di se, richiamò un incantesimo per sigillare la serrature, dopodiché vi si appoggiò con le spalle, stringendo al petto un cuscino: un vecchio cuscino color crema dalle nappe un po’ rovinate, i contorni sbiaditi e la passamaneria sgualcita.

C’erano otto macchie su quel cuscino.

Otto macchie di sangue.

La sua verginità.

Stava male da morire e pianse su quell’oggetto ormai alla fine dei suoi giorni.

Eppure non aveva niente da piangere perché se adesso era lì, era tutta colpa sua.

 

*          *          *

 

Si era svegliata all’alba quando il primo raggio di luce del nuovo anno l’aveva malamente colpita dritta in faccia, interrompendo la quiete notturna.

Si era svegliata per prima, mentre lui, riparato da un pezzo della tenda, stava ancora dormendo.

Non c’era voluto molto prima che i ricordi di quanto accaduto si affollassero nella sua mente, tanti quanti le lacrime.

Le aveva asciugate con la mano coprendo approssimativamente la sua nudità e immaginando che lui non dovesse trovarsi in condizioni migliori.

Che cosa era successo?

Che aveva fatto, così, senza pensarci?

Qualcosa per cui la gente dovrebbe riflettere e anche molto.

Stupida, stupida e ancora stupida Hermione!

 

L’aveva guardato, mentre appisolato sembrava davvero Lucifero, il più bello degli angeli, colui che porta la luce, ma che è il demone più terribile… che buffi gli equivoci della vita… volendo ridere, suo padre si chiamava Lucius e lui, non sapeva neppure più lei, se fosse un demone o un angelo vendicatore.

Dormiva sereno come un bambino mentre il sole si avvicinava di soppiatto al suo torace candido che si sollevava e abbassava ritmicamente, sembrava fatto di porcellana, fragile, mentre quel segno nero spiccava sul braccio sinistro depositato con noncuranza sopra lo stomaco.

Un pezzo di tenda gli copriva i fianchi nascondendo la parte inferiore di quel corpo levigato e facendola arrossire.

 

Il mistero della vita, il segreto più antico del mondo era stato svelato ad una persona in più.

Sorrise contenta senza, tuttavia, riuscire a scacciare quel briciolo di tristezza che si infiltrava nella sua anima facendola piangere senza sapere perché.

 

Era stato qualcosa di unico e magico come, forse, solo lui riusciva a renderlo.

L’aveva tenuta tra le braccia mentre ancora singhiozzava e non era certo per il dolore, forse piuttosto per la grande felicità che aveva provato; era rimasto un po’ sconcertato lui quando l’aveva vista singhiozzante e, nonostante lei sapesse che l’avrebbe mandata via subito, non l’aveva fatto.

Aveva strappato quella tenda dal suo antico supporto e aveva cercato di coprire loro due alla bella e meglio.

Era stato dolce e l’aveva stretta a se come non credeva avrebbe mai fatto nessuno.

Per una volta, non era stato acido e villano, era rimasto zitto e nel silenzio della notte si sentivano solamente i singhiozzi di lei, aggrappata alla stoffa che lui aveva drappeggiato sulle loro spalle.

L’aveva cullata come una bimba e poi lei si era addormentata.

E adesso non sapeva cosa fare.

Doveva svegliarlo?

Doveva baciarlo?

Doveva dirgli grazie?

Doveva insultarlo?

Doveva piangere o ridere?

Non era pronta a tutto questo: aveva commesso una follia senza analizzare quel che sarebbe accaduto dopo, proprio per questo era stata FOLLIA.

Si erano lasciati trasportare un po’ troppo, non c’entravano i sentimenti, quelli non dovevano mai esserci, o meglio, c’erano stati solo per lei.

Ma lui ha detto di possederne. Aggiunse l’altra se stessa, sottilmente.

Frottole.

Gli uomini dicono un sacco di bugie mentre fanno l’amore.

L’aveva letto in molti libri.

 

Ma adesso?

Che avrebbe fatto se all’improvviso lui si fosse svegliato?

Era pavida e codarda, accidenti a lei!

Avrebbe voluto avere la forza di dirgli quanto lo amava, ma non ce la faceva.

 

Asciugò l’ultimo rivolo di rugiada che le scivolò dagli occhi

-         Accio maglione e gonna – pronuncio a bassa voce

E l’istante più tardi aveva in mano la sua maglia marrone e la sua gonna nera.

“Stupida e codarda!” gridò l’altra se stessa inveendo come difficilmente la vera Herm avrebbe fatto, anche perché, confronto agli insulti che si stava lanciando, quelli del biondastro erano quasi complimenti…

Ma a niente servì, rimanere non ci sarebbe riuscita, era troppo coinvolta, era troppo scossa, shockata.

Che avrebbe fatto o cosa si sarebbe dovuto dire?

Guardò la stanza deserta mentre lo Slytherin ancora dormiva: sarebbe mai più riuscita a guardarlo in faccia?

E adesso… che sarebbe successo al loro rapporto?

Avrebbe voluto che quella maledettissima notte non ci fosse mai stata perché, se da una parte poteva ancora sperare grazie a piccoli e quasi insignificanti dettagli, dall’altra non POTEVA crederlo, sarebbe stato come illudersi e lei stava soffrendo abbastanza.

Che aveva pensato quando gli aveva detto di non fermarsi?

Pazza Hermione Granger…

 

Il vestito della festa era ammucchiato sul pavimento, non lo avrebbe raccolto.

Quello di lui aveva fatto la stessa fine.

I cuscini sparpagliati sul pavimento, quasi non ci fece caso se uno non attirò la sua attenzione, irrimediabilmente macchiato.

Lo prese in mano: il simbolo del suo fallimento.

Lo strinse al petto e volò verso la porta.

 

-         Dove vai? – le chiese la voce di Malfoy che la fissava serio seduto tra la tenda e i guanciali.

Sarebbe riuscita a guardarlo in faccia?

Si voltò indietro e lui notò le lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance, gli sorrise appena sussurrando “mi dispiace, scusa”, dopodiché chiuse la porta dietro di sé e corse per i corridoi verso il Grifondoro.

 

*          *          *

 

Draco l’aveva guardata mentre piangendo chiudeva la porta dietro di se.

Stupida.

Chissà per quale ragione lo stava facendo.

Ma in realtà, sperava che non si fosse pentita di quanto successo.

Perché non avrebbe resistito, perché non avrebbe voluto, perché c’era stata una magia tra di loro e non era stato un maleficio.

Guardò intorno vedendo gli abiti sparpagliati sul parquet, i cuscini in disordine, la tenda che avevano usato come coperta.

 

Le notti non finiscono all'alba nella via
le porto a casa insieme a me, ne faccio melodia
e poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere
sperando di vederti ancora qui.

 

Curioso come lui, che aveva sempre scacciato le ragazze dal suo letto, quel giorno l’avesse voluta lì e lei non fosse rimasta.

Curioso come proprio lei se ne fosse andata.

Non l’aveva fatto per lo stesso motivo di Pansy, c’era dell’altro, ma che gli venisse un accidente a chi riusciva a capire quella dannata mezzosangue, lui di certo non ci sarebbe mai arrivato.

Aveva allontanato dal suo giaciglio molte fanciulle, ma quella in particolare, avrebbe voluto tenerla con se, stringerla e coccolarla come non aveva mai fatto, come avrebbe dovuto imparare a fare, lo avrebbe fatto, per lei.

Glielo aveva detto.

Gli aveva creduto?

Guardò la porta e scosse la testa.

No.

Cinica mezzosangue senza cuore, da quando le parti erano state scambiate?

Da quando era lui che si preoccupava di sentimenti e lei quella senza?

Perché proprio lei?

Perché non poteva provare qualcosa del genere per qualsiasi altra donna al mondo.

No, proprio lei.

Incomprensibile e indecifrabile sangue sporco dagli occhi d’ambra…

Lui l’avrebbe voluta lì.

Lei se n’era andata.

Avrebbe voluto dire che era stato qualcosa di speciale.

E lei stava piangendo.

Pazzo Draco Malfoy.

 

Inutile parlarne sai, non capiresti mai
seguirti fino all'alba e poi, vedere dove vai
mi sento un po' bambino ma, lo so con te non finirà
il sogno di sentirsi dentro un film.

 

Era stato davvero lui, per una volta, a sognare che potesse esserci dell’altro?

Bene, aveva imparato cosa accadeva agli illusi.

Non avrebbe ripetuto certo lo stesso errore.

Mai più.

Ma per lei, forse, lo avrebbe fatto.

Perché c’era qualcosa in lei che lo rendeva sciocco, che gli faceva fare delle stupidaggini, che lo faceva comportare come un babbeo: perché lei gli ispirava dei sentimenti e, come aveva detto quella notte, i sentimenti non si possono cancellare.

Brutta cosa, sarebbe stato mille volte meglio rimanere lo stesso freddo e glaciale Draco Malfoy di quando non la conosceva, ormai in tutti i sensi, compreso quello “biblico”.

Eppure, i sentimenti gli procuravano dolore perché lei non li ricambiava, lei fuggiva e scappava, veloce quanto una lepre, sperduta in un mondo non suo; ma, forse, era stato grazie a quelli che aveva trascorso il più bel Natale della sua vita, grazie a quelli che, per una volta, aveva messo da parte l’orgoglio e l’aveva cercata, l’aveva chiamata, l’aveva voluta, baciata, amata.

Era stato per quei sentimenti che avevano fatto l’amore.

E, maledizione, adesso non sembrava più una cosa così insignificante come lo era stato fino a poco prima.

Dannazione alla Granger, che gli aveva fatto?

Quale sortilegio?

 

E lei, perché lo aveva fatto?

Domanda che sarebbe stato meglio non porsi…

La scusa per tirarsi indietro l’aveva avuta, gliel’aveva data lui stesso, da bravo babbeo, tanto per confermare quanto aveva detto prima, ma l’aveva rifiutata, ricordava perfettamente: aveva scosso la testa e detto di no.

Perché?

Perché?

Perché?

L’aveva fatto con coscienza?

Eccolo, il dubbio, il tarlo che rode l’anima…

Sì o no?

Pregò perché fosse sì, almeno quello.

 

E poi all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
la quotidiana guerra con la razionalità
vada bene pur che serva, per farmi uscire

 

Che cosa era accaduto?

Da quando aveva cominciato a provare tutto questo, a porsi tutte queste domande?

Da dove era sbucata la Granger, all’improvviso, e gli aveva rivoluzionato l’esistenza?

Era stata lì sei anni senza che non la considerasse se non uno dei tanti addobbi della scuola destinati a farlo divertire, poi, all’improvviso, era scattato qualcosa.

Cosa?

Cosa…

Com’era cominciata tutta quella storia?

…le ripetizioni, suggerì la coscienza e l’immagine di quell’antico colloquio con la McGranitt si fece viva nei suoi ricordi, esultando come se volesse gridare “E’ cominciato tutto da qui!”.

E poi? Come era proseguito?

Il bagno… quella volta nel bagno di Mirtilla, già… Weasley e la Brown che si sollazzavano a metà pomeriggio, bel problema… bel casino.

C’era stato qualcosa…

Ma soprattutto, lo punzecchiò se stesso, quando vi siete incontrati in cucina la prima volta.

Già, come dimenticarlo?

Avrebbe potuto trascorrere tutta l’esistenza senza poter cancellare ogni singolo attimo di quel frangente di tempo trascorso con lei.

L’aveva baciata.

Sul naso.

Bella roba…

 

Beh, che doveva dire?

Ce l’aveva fatta, s’era portato a letto la Granger, la tanto santarellina e verginella Granger che ormai, tanto verginella non lo era più… ed era pure opera sua, bel lavoro aveva combinato.

E non riusciva a gioirne.

Lo sapeva, si conosceva, non avrebbe avuto la forza di prenderla in mezzo a un corridoio e gridarle “Ti sei divertita l’altra notte?”.

Che gli prendeva?

Draco rammollito non era proprio uno slogan da urlare ai quattro venti, avrebbe rivaleggiato con “Weasley è il nostro re”, il grande tormentone dei grifoni.

 

Scosse la testa a scacciare quei pensieri e solo allora si accorse che mancava un’altra cosa in quella stanza vecchiotta oltre alla mezzosangue: un cuscino.

Dopo due settimane trascorse a non far niente tra quelle quattro mura, ne ricordava ogni dettaglio e mancava quel cuscino: quello color panna tutto sgualcito.

Ricordò, quando l’aveva tenuta stretta quella notte, di averlo visto tra gli altri, macchiato di sangue, il sangue degli angeli: l’aveva preso lei, ora rammentava, l’aveva in mano quando era scappata poco prima.

 

L’orologio rintoccò le dieci, beh, forse, non proprio poco prima…

Quanto tempo era rimasto lì a riflettere?

 

*          *          *

 

Hermione asciugò le ennesime lacrime con la manica di lana, arrossandosi le guance.

Era stata stupida.

E stupido anche lui che aveva voluto far l’amore con lei.

 

Come mai, ma chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza, pregando per un si.

 

Perché era successo?

Perché proprio a lei?

Perché proprio loro due?

Lo amava e lì non ci poteva fare niente: i sentimenti non si cancellano.

 

Era fuggita.

 

Codarda.

 

Perché non avrebbe sopportato di vedere quel che pensava, se l’avesse schernita, ne sarebbe morta.

Probabilmente lui non l’avrebbe fatto. Suggerì una parte di lei.

Ma se l’avesse fatto, non avrebbe resistito.

Aveva sopportato quel che era accaduto con Ron, probabilmente non avrebbe saputo fare altrettanto con lui: Draco Malfoy.

Stupidissimo furetto dagli occhi d’argento che la metteva tanto in soggezione, che la condizionava fino a questo punto!

Batté i pugni contro la finestra mentre le nuvole si addensavano all’orizzonte promettendo nuova pioggia.

Perfetto, almeno il cielo capiva il suo umore.

Già, perché certo non l’avrebbe detto a Harry… e di Ginny e Daphne manco a parlarne.

Avrebbe potuto scrivere un manuale: “Come farsi del male, corso accelerato su come distruggere la tua vita in tre mesi. Senza possibilità di recupero”.

Sarebbe stato un bestseller.

Chissà, forse sarebbe stata la sua fortuna, avrebbe guadagnato tanti soldi e avrebbe avuto una vita tra le pagine di un libro.

 

Una volta gli aveva chiesto se valesse davvero vivere con gli occhi di un altro e lui aveva detto di no, che la vita andava vissuta.

Gli aveva creduto.

L’aveva vissuta.

 

Quante volte aveva letto quella scena nei suoi romanzi?

Un milione e forse più, ma quando tutto era terminato, si scopriva che i due erano innamorati, così si confessavano i loro sentimenti e si giuravano amore eterno.

Lei e Malfoy non si erano scambiati i loro pensieri, ammesso che lui provasse davvero dei sentimenti come lei aveva disperatamente cercato di dimostrargli quella sera prima di partire.

Si era scottata, o meglio, aveva avuto paura di scottarsi ed era scappata con le sottane in fiamme.

Non era andata come nei libri: questa era la realtà.

Terribilmente ingiusta e diversa.

 

*          *          *

 

L’aveva tenuta stretta e ancora non riusciva a capacitarsi che se ne fosse andata.

Era tornato al dormitorio per scoprire che i suoi compagni stavano tutti dormendo, Blaise per primo.

Aveva bevuto del firewhiskey, si era gettato sul letto e aveva riflettuto, ancora e ancora.

Ma non sapeva cosa aver fatto per farla scappare a quel modo e, colpa sua oppure no, doveva saperlo, perché lei lo rincitrulliva e lo istupidiva, ma fino ad un certo punto!

Voleva sapere, doveva sapere!

Poteva sapere?

Sì, poteva e lo avrebbe fatto!

 

Ma il suo impeto era presto scemato.

Che avrebbe fatto se lei gli avesse detto che era pentita?

Non voleva sentire quelle parole. No, mai!

Accidenti al loro orgoglio che non gli faceva mai dire le cose come stavano, a lui, prima di tutto, che avrebbe dovuto fermarla.

A lei, che aveva la sua colpa, che era scappata e che non gli aveva creduto.

Che non aveva detto le cose come stavano per lei.

 

Si era passato una mano nei capelli bevendo dell’altro liquore: Pansy non era a Serpeverde e neppure Daphne.

E si accorse che, quando aveva avuto un problema, da qualche mese a quella parte, era sempre corso da LEI.

Sempre.

La mezzosangue che tanto disprezzava, ma che voleva accanto quando c’era qualcosa che non andava, quando aveva bisogno di essere se stesso.

Lei e Blaise erano tutto quello che gli rimaneva.

E il piccolo Seraphin, quella peste diabolica…

Ma quella era un’altra storia.

C’era stata lei, quella notte di dicembre, a stargli accanto prima che partisse, al freddo, consolandolo.

E c’era stata ancora lei, per un gioco di destini, quando era scappato e poi giunto alla Torre di Astronomia, era lassù assieme a Potter; era stato geloso, lo confessava, proprio lui sarebbe stato invidioso di Sfregiato se la mezzosangue fosse stata sua.

Ma la mezzosangue non era una proprietà, come lei diceva in ogni suo gesto, involontariamente, era se stessa, era una ragazza, una donna.

Lei voleva essere se stessa, come aveva esplicitato quella volta alla serra della Sprite, non si sarebbe svenduta per poco, mai!

Era stata se stessa fino alla fine e non aveva fatto come le altre.

Ma forse, per questa cosa, un po’ rimpiangeva che fosse così tanto se stessa.

E comunque, alla fine, era stata lei la prima a curarlo, a guardargli il braccio, a piangere per lui.

Perché nessuno aveva mai pianto per un lurido bastardo come lui, forse neppure sua madre…

Lei l’aveva fatto e anche con sincerità, qui stava il problema, perché la mezzosangue dallo spirito fiero e bruciante, era fragile e delicata come un bocciolo e, come lui, aveva una facciata che minacciava di crollarle sopra la testa.

Erano simili e diversi al contempo e forse era per questo che esisteva quella strana alchimia tra di loro che li portava a fare pazzie, a condividere una vita che, forse, sarebbe stato più giusto vivere da soli.

Ma non avrebbe voluto novecentonovantanove vite da solo senza la certezza che la millesima sarebbe stata con lei.

Perché ormai le cose erano andate troppo avanti e non si poteva tornare indietro.

Perché, glielo aveva detto, lei a suo modo era diventata la persona più speciale che avesse.

Perché, anche se all’inizio ci aveva riso sopra su quella storia di sbattersi la Granger, quando davvero avevano fatto l’amore, ed era stato un vero fare all’amore, non del semplice sesso, non era stato altro che il gradino ultimo di una scala che avevano già percorso.

Insieme.

E adesso, a scanso di tutto, non le avrebbe permesso di tornare indietro solo perché soffriva di vertigini.

Avrebbe imparato a volare.

Con le sue ali.

Con o senza di lui.

Ma non sarebbe tornata indietro perché non si può tornare indietro.

MAI.

 

Guardò l’orologio della Sala Comune e controllò quello nella tasca dei pantaloni, c’erano ancora i gemelli d’argento.

Erano le sei e mezza di sera.

La sera del primo dell’anno avrebbe visto la sua pazzia ultima.

E l’anno sarebbe cominciato con qualcosa di diverso e sarebbe stato testimone di quel che avrebbe fatto, ma, soprattutto, di quello che avrebbero fatto.

LORO.

 

Fuori della finestra era buio e pioveva mentre un timido tramonto all’orizzonte chiazzava il cielo di un rosa palliduccio spintonato dalle tenebre.

L’avrebbe fatto?

POTEVA FARLO?

Sì!

DOVEVA FARLO?

Sì!

VOLEVA FARLO?

In quel momento, più di qualsiasi altra cosa.

 

Prese la scopra, si mise il mantello e volò dalla finestra.

 

Lo sai all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
una quotidiana guerra, con la razionalità
ma va bene pur che serva, per farmi uscire

*          *          *

 

Come mai, chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un si.

 

Hermione era alla finestra, a piangere come aveva fatto per tutto quel pomeriggio.

Lacrime amare di chi fugge.

E il cielo la capiva e piangeva con lei, inondando la terra del suo dolore.

Ma dalla terra bagnata nascono i fiori, fece notare la Hermione attenta e riflessiva che coglieva ogni dettaglio dell’esistenza.

E quella era una verità innegabile.

Sorrise.

Aveva sorriso prima di abbandonarlo, aveva sorriso adesso.

Sciocca.

 

E all’improvviso, una mano si piantò sull’altro lato del vetro, producendo del rumore, facendola sobbalzare e quasi cadere a terra per lo spavento.

Sfoderò la bacchetta, pronta a tutto: il mondo magico era pieno di squilibrati che cercavano sempre di ammazzare Harry, poteva cavarsela da sola.

Ma neppure il tempo di osservare un tantino di più fuori che le linee della mano che aveva sbattuto contro il vetro cominciarono a sembrarle familiari e le lunghe dita bianche assunsero una forma nota nei suoi sogni, proveniente da un’esperienza che era impressa a fuoco nella sua mente.

Portandosi le mani alle labbra, lasciò cadere il fuscello di legno magico e corse ad aprire l’imposta ritrovandosi di fronte, nel vano della finestra, Draco Malfoy bagnato fradicio a cavallo della sua Nimbus 2001 che la scrutava truce dalla sua cavalcatura senza la benché minima intenzione di entrare a ripararsi.

 

Hermione rimase in piedi studiandolo e riuscendo perfino a guardarlo in faccia, ma non c’era emozione sul volto del biondo, tranne una muta domanda, quasi ringhiata, che emerse poi dalla sua bocca come l’ululato di un lupo

-         Perché sei fuggita?

Ecco, lo stava facendo di nuovo, stava tergiversando.

Non era “perché sei fuggita” la domanda giusta da fare, bensì “sei pentita?”.

 

Lei abbassò colpevole gli occhi al pavimento, studiando le tanto familiari listarelle di legno che lo ricoprivano, strascicando il piede

-         Sei pentita? – domandò ancora lui, questa volta formulando la domanda corretta

-         No, MAI! – fu la caricata risposta di lei e, solo allora, lei si accorse di aver parlato e arrossì, mentre il viso di lui assumeva quell’espressione perduta che aveva avuto quella sera e quella angelica della mattina come, lei pensava, non sarebbe mai riuscita a vedergli da sveglio

-         Allora dimmi perché te ne sei andata – chiese ancora lui, smontando e appoggiandosi al cornicione della finestra mentre lei rimaneva inchiodata poco distante.

 

Ed eccole, le lacrime traditrici.

Non aveva pianto a sufficienza quel giorno?

La gioia, il dolore, la paura, l’angoscia, la frustrazione, il timore, il desiderio, la perdita, l’amore.

Questa volta, non le asciugò, lasciando il viso inclinato di lato che si rigasse come i vetri della finestra di quell’acqua che veniva dal cuore

-         Perché… perché… - incominciò lei, sentendo tra le labbra il sapore salato. Glielo avrebbe detto? Avrebbe davvero avuto il coraggio? – perché sono un’idiota, Draco Malfoy – sbottò infine sorprendendolo mentre si sporgeva in avanti, i pugni serrati, le braccia lungo i fianchi – perché sono un idiota e tra tutti gli idioti di questa terra, proprio di te dovevo andare ad innamorarmi, l’unico che ha ai piedi mezza scuola se non tutta, che le ragazze le cambia come i calzini, che mi disprezza, che lo disgusto, ma che beve con me la cioccolata alle tre del mattino e che è disposto perfino ad accompagnare al ballo una insignificante piccola e sudicia mezzosangue come me! Perché tra tutti gli idioti proprio te!

Urlò infervorata.

 

Dimmi come mai, ma chi sarai per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un sì.

 

Era quello dunque?

Era davvero quello?

L’aveva sognato, l’aveva desiderato, ma non aveva neppure lontanamente osato sperarlo, perché lei era troppo preziosa per essere perduta per orgoglio. Perché lui non la meritava

-         Perché io non ti merito – aggiunse poi – e perché tu mi detesti

La Risposta.

La risposta a quella domanda che l’aveva assillato fino a fargli dolere le tempie, fino a costringerlo ad andare lassù con quel tempaccio da lupi, a cercare LEI, a VOLERE lei.

 

-         Granger – disse piano scendendo dal balcone ed entrando in camera sua – di fesserie ne dici tante, ma questa mi sembra proprio la più cretina di tutte…

Lei si fermò e le lacrime smisero di rigarle il viso mentre lo fissava costernata

-         Te lo assicuro, potresti fare concorrenza a Daphne o a quel matto di Paciock… ma che c’avete voi grifondoro, un virus o il gene della stupidità?

-         Perché?

-         Perché insomma, mi pareva di averti detto ieri sera che sei la persona più speciale che ho

E sorprendendola, l’abbracciò, stringendola contro di sé.

Ed Hermione non pianse.

Non capì, ma non pianse.

E sentì sulle sue mani la consistenza della stoffa bagnata, era fradicio!

Lo guardò e cercò di allontanarsi, ma lui la tenne stretta, appoggiandole il mento sulla testa e impedendole di andarsene.

Non sarebbe fuggita, non di nuovo.

-         Credevo che gli uomini dicessero sempre quelle cose quando vanno a letto con una donna – si giustificò lei

-         E sentiamo, Miss-So-Tutto-Io, questo dove l’hai imparato? Dall’esperienza? – lei arrossì fintamente offesa – scommetto 10 galeoni che l’hai letto in uno di quei libri dove ti rintani per vivere nelle altre realtà

Gli occhi ambrati di lei si sollevarono in quelli severi di lui

-         Dopotutto era di questo che parlavi, l’altra sera, no? Vivere la vita con gli occhi di altri…

Lei sorrise a malincuore, chi l’avrebbe mai detto che un giorno il Principe degli Slytherin sarebbe venuto a farle la paternale e, per di più, in camera sua, dopo aver trascorso la notte assieme e mentre la stava abbracciando piuttosto “energicamente”.

-         E adesso, piccola mezzosangue – aggiunse cambiando tono di voce – sturati le orecchie perché non lo ripeterò una seconda volta: non me ne frega un cazzo se sei una mezzosangue, una purosangue, un vampiro, un demone, un mangiamorte o qualunque altra creatura sulla faccia della terra; non m’importa se io sono Draco Malfoy e tu sei Hermione Granger, tu SEI SPECIALE, per me tu sei speciale.

D’accordo, è vero che non avrei voluto che accadesse, non sono un ipocrita, ma è successo ed è colpa mia, tua e di tutti quanti e non posso tornare indietro, né andare avanti. E io non so come voi comuni mortali interpretate la cosa, ma credo che sia qualcosa di molto simile a quel che hai detto te poco fa… - e ghignò, lei sorrise – ma bada bene, Granger – aggiunse col suo solito tono – non ti dirò che ti amo, non aspettarti troppo!

Il sorriso di lei si fece più aperto, mentre lui faceva le dovute precisazioni, perché in quelle ultime parole c’era proprio quello che aveva sognato di sentire, la sua frase era stata “non ti dirò ti amo”, ma alla fine, “ti amo!” era stato proprio quello che aveva gridato con ogni parola e con ogni gesto.

-         E adesso, mezzosangue, dammi un bacio e lasciami andare a gettarmi dalla Torre, dopo questo, credo che la mia rovina sia totale – disse scuotendo la testa, lei sorrise e sfiorò delicatamente le labbra di lui con le sue, allontanandosi dubito e lasciandolo perplesso

-         Tutto qui? – domandò lui

-         Non mi faccio coinvolgere da uno che so andrà a suicidarsi tra dieci minuti! – protestò lei, lui le sorrise, per davvero

-         Sei sempre la solita saccente – aggiunse – ma non cambiare mai – lei annuì e lui la baciò

Come si deve.

 

-         A questo punto, allora… - continuò lui tenendola sempre stretta a se – forse è giusto che tu conosca il mio segreto, se mi hai rivelato il tuo – e la lasciò momentaneamente libera

Lei lo guardò fragile, temendo il peggio dopo quell’attimo di euforia.

E in un battibaleno, lui sparì da sotto il mantello.

 

Guardando perplessa tra la stoffa, la caposcuola si domandò che fine avesse fatto e, solo fra le pieghe bagnate, trovò l’indizio di ciò che cercava.

 

*          *          *

 

Va bene, sì, lo so che avevo detto in cima che il capitolo non era stato diviso, ma io intendevo la vicenda principale, mica posso lasciare a metà la dichiarazione di Draco!

Per il resto della trama dovrete soffrire come per le altre volte, ma per lo meno siamo giunti a qualche punto.

Innanzi tutto, finalmente, c’è stata questa benedetta dichiarazione e confesso di aver attinto a piene mani da tutto quel che mi veniva in mente a proposito, cominciando dal fatto che Draco è sempre un Malfoy e quindi non è poi così facile immaginarsi una sua dichiarazione senza finire nello sdolcinato che, personalmente, credo gli si addica solo in determinate situazioni.

La mia Hermione, come è stata tratteggiata in questo cappy e nei precedenti, è una ragazza che le sue esperienze le ha fatte attraverso i libri, sa cosa comporta una determinata situazione perché l’ha letta ecc, quindi lei si basa solo su quello perché materia di lavoro, effettivamente, ne ha pochetta tra le mani… perfino adesso.

Altra cosa che devo assolutamente dire: se mi direte che il capitolo è uno schifo dove non ci si capisce una fava, comprendo perché in effetti il punto di vista (ma soprattutto dei pensieri) è alternato tra i due protagonisti e le loro riflessioni sono volutamente confuse come, credo, sarebbero davvero, soprattutto con i viaggi che iniziano a farsi ogni tanto.

Molto bene.

Spero di non aver ammazzato nessuno e di aver un po’ sciolto la tensione che si era formata nel precedente finale (forse le scene passionali non sono il mio forte >_>).

Mi auguro che vi sia piaciuto anche questo nuovo cappy e spero che mi lascerete dei commenti, sono molto curiosa a proposito…

Buona lettura e sappiatemi dire!

Kiss

Nyssa

 

PS: ho provato anche la tipologia di song fic, non so come è venuta, ma mi pareva che la canzone ci stesse bene con gli stati d’animo dei personaggi… ^^

 

PS2: per chi continuasse a seguire la numerologia, il 21 sarebbe l’Amore + l’Uomo, con l’Amore al primo posto, quindi che ha il sopravvento, ehehe, direi che è proprio azzeccato.

 

Shavanna: beh, sono contenta che la scena di Pansy e LavLav ti faccia ridere, a quanto pare sono effettivamente tornate tutte e due ai rispettivi ruoli. Per quanto riguarda i capelli di Malfoy e le osservazioni di Herm, quella è stata una piccola ideuzza che è venuta guardando una bellissima fanart che forse posterò tra qualche capitolo, quindi più che mio il merito è del disegnatore.

Per quanto riguarda Draco, sì, forse è finito un po’ OC, ma confesso che la fic è nata tutta da quel capitolo, quindi forse non ero molto lucida mentre lo scrivevo e dicevo “Ah, finalmente siamo arrivati anche qui…”.

La vera dichiarazione è arrivata, anche se forse è un po’ deludente, quindi non mi aspetto commentoni entusiasti, è un po’ un esperimento (non dovresti fare esperimenti con le scene così importanti! ndTutti, …scusate ndA). Io mi auguro comunque che ti piaccia quindi, bello oppure no, spero che mi lascerai un comment anche a questo capitolo.

Ahaha, beh, Harry ormai ha capito come van le cose, invece l’atmosfera spero che non si sia rovinata, non credo che riuscirei a essere così sadica con i miei poveri personaggi.

Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto e, credimi, sono davvero molto felice che la mia fiction riesca a emozionarti, personalmente è una cosa che apprezzo molto nelle storie, quindi sono davvero molto contenta!

Ciao e un bacione! Nyssa

 

luana1985: già, ma dire a Hermione di smettere di pensare è un po’ come far vivere un fiore senz’acqua… cmq penso che dovrebbe rilassarsi un po’ di più, quello senz’altro.

Mi fa piacere che Draco ed Herm siamo risultati teneri, avevo paura che fossero un po’ troppo aggressivi per la scena che stavo scrivendo, ma meno male che non è stato così…

Blaise invece non si smentisce mai XD

Bene, spero ti piaccia anche questo cervellotico cappy  21, ciao e a presto! Nyssa

 

Diddola: addirittura con ansia? Wow, me molto felice di avere dei lettori così appassionati (brill brill, ho gli occhi che scintillano).

Sono felice che l’andamento ti piaccia e spero che continuerai a seguirla! Io intanto spero di non deludere le tue aspettative… bene, ecco qui il nuovo capitolo, kiss! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: grazie mille, sono oltremodo felice che ti sia piaciuto il mio 20° capitolo di amore tra i due, anche se di scene di amore effettivo se ne vedono pochette… Il futuro non so neppure io che riserva, visto che la fic la sto ancora scrivendo, quindi posso prevedere solo il prossimo futuro e il finale, stampato a fuoco nella mia mente, così è e così lo scriverò!

Sono molto felice anche che ti abbia fatto venire il batticuore, a me succede spesso nelle fic, solo che nella metà dei casi finisce che uno dei due deve morire, quindi oltre al batticuore mi vengono le lacrime. Addirittura sublime però è forse un poco eccessivo… mi commuovo davvero! *_*

Per la shot, datemi tempo, chissà che non la metta come regalo di Natale, magari riesco a rintracciare qualche ora per scriverla…

Bene, spero che ti piaccia anche il 21° capitolo, sono molto curiosa di avere il tuo giudizio! Sappimi dire, un bacio e un abbraccio! Nyssa

 

AuraD: non credevo di aver così totalmente cancellato le tue speranze da andare a prendere addirittura i fuochi artificiali, ma forse rileggendo la storia mi accorgerò che è proprio così… probabilmente se fossi una dei miei lettori mi vorrei uccidere :P

Sono felice che il cappy sia rimasto dolce nonostante all’inizio non lo fosse proprio del tutto e l’intervento di Blaise ha contribuito a stroncare un po’ l’attesa, ormai ero a corto di idee. Zab è davvero un grande, avercelo un amico così…

Per il day-after, gli ho dedicato un capitolo intero, spero che ti piaccia! Qui c’è finalmente la tanto sospirata dichiarazione, anche se è travestita da qualcos’altro, ihihihi.

Bene, mi auguro che ti piaccia e visto che sono curiosa come una scimmia, spero che mi dirai che cosa ne pensi a riguardo! Ciao e un bacione! Nyssa

 

luci94: beh, sono contenta che le mie scelte siano approvate, effettivamente forse una nc17 sarebbe stata un po’ pesante per la vicenda eppoi c’è quella faccenda del rating che è tutta una discussione.

Mi fa piacere anche sapere che le scene hanno avuto il loro giusto spazio, ogni tanto mi capita di esagerare con l’una o l’altra, ma fortunatamente nel precedente non è successo, fiuuuu

Spero ti piaccia anche questo nuovo, fammi sapere! Ciao, Kiss! Nyssa

 

rossy..!: Lavanda era davvero fuori come un poggiolo, Pansy invece per una volta ha fatto davvero la parte dell’altezzosa serpeverde, raramente l’ho vista comportarsi con tanta alterigia… Per Ron e la Parkinson, devo ancora decidere come si evolverà la storia, vedremo, nel frattempo sono molto felice che ti sia piaciuta la scena tra Draco&Herm, anche se è un po’ povera di particolari…

Spero sia lo stesso anche per questo nuovo e 21° capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: essendo Herm un personaggio tutto a se stante, è difficile ogni tanto renderlo vicino alla gente comune, quindi il tuo commento mi ha fatto molto piacere, sono contenta di essere riuscita a cogliere anche questo lato di lei che è il mio chara preferito. Ovviamente mi fa anche moltissimo piacere sapere che la scena è stata resa bene nonostante la carenza di dettagli che vi ho fornito, sono felicissima e grazie per tutti i complimenti che mi hai fatto!

Che Draco sia un bel figliolo credo che ormai sia diventato un dogma quasi, forse mi è uscito un po’ OC, spero non troppo, sennò poi diventa smielato e io ho un debole per i ragazzi che non sono proprio tutto latte e miele…

La scena di Pansy e Lavanda è stata una mia follia, non sapevo quando far uscire questa cosa, però a quanto pare ci ho preso a metterla in questo capitolo, meno male… Per quanto riguarda Ron e Pansy, lo confesso, all’inizio ero scettica pure io mentre scrivevo, ma poi mi sono detta: perché no? Proviamo! Insomma, un altro esperimento dei miei… non so quindi come la farò finire, vedremo più avanti, a me però, se Pansy non fosse così p****** piacerebbero insieme…

Bene, spero che ti sia piaciuto anche il mio nuovo capitolo, aspetto di sapere che ne pensi, sono molto curiosa! Ciao e un bacio! Nyssa

 

potterina_88_: eh, credo di aver frustrato le aspettative di tutti lasciandovi aspettare ben 20 cappy prima che succedesse qualcosa e poi buttando tutto assieme in solo 2 la loro notte e quel che ne segue… forse ho esagerato con i tempi, spero solo di non aver fatto disastri come mio solito…

Come hai visto, si è riscattato in questo 21° e finalmente quella zuccona può credere davvero che non fosse solo un’illusione sua, ma c’era davvero qualcosa, sotto certi aspetti Herm è un po’ tarda o, se preferisci, non vuole farsi del male, a costo di starci peggio, risultato, sta male comunque, meno male che non ho fatto Draco troppo cattivo e ce l’ho mandato davvero a cercarla, sennò sai che piste cominciava… però stava di fatto che Hermione era innamorata e lo sapeva e forse lui lo era senza saperlo davvero fino alla mattina, o forse finchè lei non gli ha toccato la mano, cmq aveva ancora bisogno di riassestare le idee.

Stranamente non è ricorso alle crisi, per una volta, e questo fa felice anche me, anche se forse il cappy che vi ho propinato è moooooolto peggio XD.

Spero che ti piaccia ugualmente, quindi aspetto di sapere cosa ne pensi in modo da saziare la mia curiosità.

Ciao e un bacione! Nyssa

 

chibi_elyon: ops, scusa, non volevo certo ucciderti così su due piedi! Scusascusascusa…. Mi dispiace tanto, lo so che sono stata un po’ improvvisa e sventata, però mi sembrava che ci stesse così bene, anche se fino a cinque minuti prima non era successo quasi niente… mi perdoni, vero? Non voglio perdere una cara recensitrice come te… però tutto quello che hai detto, anche se non ha proprio giovato alla tua salute, è stato un toccasana per il mio spirito, sono contenta che la tensione sia stata palpabile, anche se forse ho un po’ esagerato :P

Ahahah, beh, potevi star tranquilla, non avevo intenzione di tirarla fino all’epilogo, per il sequel, invece, ci sto pensando, ma forse prima posterò qualcos’altro, ogni tanto mi aiuta staccare con un personaggio, trattarne un altro e poi ricominciare, chissà, magari ottengo qualche risultato migliore…

Sono felice che le scene meno serie, come quella con Blaise e la litigata di Lavanda ti siano comunque piaciute, forse erano un po’ fuori posto, però…

Va bene, la smetto sennò arrivo a domattina, ciao e dimmi che pensi di questo nuovo capitolo, io aspetto in ansia! Un bacione! Nyssa

 

 

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Capitolo 22
*** Yarn ***


Premessa: finalmente nello scorso capitolo, è successo qualcosa

Premessa: finalmente nello scorso capitolo, è successo qualcosa. Fiuuuu, meno male, sono contenta anche io di essermi levata quel peso, adesso so cosa scrivere quando vorrò fare una scenetta pseudo romantica.

Da questo in poi… ehehe, beh, vi lascio alla lettura, forse è meglio se ne parliamo dopo…

Smile

Nyssa

 

            *          *          *

 

…ed era scomparso…

Un istante e quello dopo di lui non rimaneva che il mantello fradicio sul pavimento.

Hermione guardò sconcertata quella scena: le aveva detto di volerle rivelare il suo segreto, ma quale era?

Per l’invisibilità c’erano incantesimi e pozioni a bizzeffe, di che si trattava?

Si avvicinò furtiva al pastrano ora a terra che sgocciolava sull’antico parquet e vide che qualcosa si muoveva.

Rapida, prese tra le braccia il paltò nero e solo allora scoprì tra le pieghe qualcosa che mai e poi mai avrebbe immaginato: un gatto.

Per tutte le cavallette! Draco malfoy era un animagus!

Scostò ancora e lo vide, mentre teneva in braccio il tutto, un gatto bianco dall’aria aristocratica che si grattava un orecchio scuotendo la testa e osservandola con due profondi occhi grigi.

Sorrise alla bestiola mentre appoggiava davanti al camino il soprabito e lo accarezzò sulla testa come faceva con Grattastinchi, c’era davvero da ridere!

L’istante successivo Malfoy ritornò a forma umana e si scompigliò i capelli

-         E così sei un animagus – commentò lei sorridendo

-         Già e sono pure allergico ai gatti

Beh, a quel punto trattenere una risata era impossibile… Draco Malfoy diventava un gatto ed era allergico a se stesso, roba da riderci dietro un mese e forse di più.

Per confermare la cosa, il biondo starnutì e storse il naso di famiglia al percepire ancora qualche pelo bianco dei suoi.

-         Beh, a questo punto sei pronto per fare la conoscenza di Grattastinchi… - disse lei continuando a ridere mentre lui la guardava storto, ma non ce la faceva proprio a trattenersi

-         Se ti riferisci a quel sacco di pulci del colore dei capelli di Weasel, lo conosco già, grazie

-         E dire che vi avrei visti così bene insieme – sorrise lei cercando per la sua stanza il gatto

-         Tanto per inciso, Granger, sono un maschio anche quando mi trasformo – precisò lui levando gli ultimi pelucchi dalla giacca e scaldandosi di fronte al camino

-         …e io che credevo che ti saresti trasformato in un furetto – ammise lei asciugandosi le lacrime che le erano venute per il troppo ridere

-         Spiritosa – brontolò lui gettando altra legna tra le fiamme

-         Beh, confesso che non so proprio se prendere questa notizia bene o male… da una parte tutti gli animagus sono registrati e tu non lo sei – ammise – ma dall’altra mi sono fatta tanto di quel ridere che… - e ricominciò a ridacchiare

-         A parte Rita Skeeter e mio padre e…

-         Tuo padre? – chiese sorpresa

-         Tutti i Malfoy diventano animagus piuttosto presto, ma è una cosa che non mi piace…

-         Fammi indovinare, in cosa si trasforma Lucius… un serpente?

-         Azzeccato, per la precisione in un cobra albino e non nego che sia parecchio velenoso

-         Chissà perché ma la cosa non mi sorprende

-         Anche mia madre è un animagus

-         Sul serio?

-         Sì, come le sue sorelle

-         Anche Bellatrix e Andromeda?

-         Non te l’avevano detto? – lei scosse la testa – mia madre diventa una mangusta, tanto per restare in argomento, Bellatrix è un corvo e Andromeda un germano reale…

-         Come mai nessuno lo sa?

-         Lo tengono segreto, ma la maggior parte delle famiglie purosangue è in grado di diventare animagus, a parte qualcuno, certo.

Hermione gli tolse l’ennesimo filo bianco dal nero del vestito.

Qualcuno bussò alla porta

-         Herm, ci sei?

Domandò la voce di Harry mentre bussava tre volte come suo solito; lo sguardo allarmato della mora vagò per la stanza disseminata della presenza del biondo.

Aprì l’anta dell’armadio con l’intenzione di chiudercelo dentro quando si ricordò di aver stipato il piano basso del guardaroba di alcuni volumi presi in prestito e di quelli che i suoi genitori le avevano inviato per Natale, di conseguenza non c’era posto: vi infilò in malo modo il mantello ancora un po’ bagnato e controllò nuovamente lo stato della stanza

-         Arrivo, aspetta che mi vesto – disse all’indirizzo di Harry – svelto, trasformati! – disse poi rivolta al biondo

-         Ehi, guarda che non me ne importa niente se Potty mi vede qui! – si arrabbiò lui

-         Ma a me sì, quindi o ti trasformi o ti caccio dalla finestra

Sbuffando sonoramente, lo Slytherin si concentrò e si ritrasformò in un gattino sistemandosi sul letto sfatto di lei.

Annusò il cuscino che odorava di borotalco e del profumo dei suoi capelli e… di lacrime.

Doveva aver pianto tutto il pomeriggio, quella stupida, tutto perché era innamorata di lui…

Aveva ragione lei quando diceva che tra tutti gli idioti era andata a prendere il peggiore di tutti.

Nel frattempo l’oggetto dei suoi pensieri stava raccogliendo la bacchetta, cancellando le ultime tracce e sbloccando silenziosamente la serratura della porta.

-         Vieni! – disse poi sistemandosi e cercando di coprire il gatto

Harry entrò guardandosi attorno

-         Come mai avevi chiuso la porta? – domandò studiando l’ambiente caldo e tranquillo

-         Ehm, ieri sera Finnigan è entrato mentre dormivo che era ubriaco e mi ha fatto trovare uno spavento…

Balla inventata sul momento facilmente interpretabile per la verità visto che Seamus era parecchio incline all’alcool e, senza dubbio, quella sera non si era risparmiato una bella bevuta

-         Sta giusto in sala comune a tossire come una seppia e a vomitare tutto quel che ha mangiato da Natale ad oggi – annunciò Harry – ma non sei uscita oggi? – lei scosse la testa

-         Ho dormito fino a tardi e poi ho studiato fino a un’ora fa, mi sono completamente dimenticata di sbloccare la porta

Il moro annuì mentre adocchiava due o tre macchioline d’acqua sul pavimento che portavano dal caminetto all’armadio.

Si sistemò sulla poltrona dove si sedeva di consueto, ma neppure il tempo di appoggiarvisi che notò il gatto nascosto dietro di lei

-         E quella bestia? – domandò indicando l’animaletto bianco che lo squadrò truce

Si alzò e andò vicino al letto dove era seduta Hermione

-         Ah, era assieme a Grattastinchi, deve essere la sua “fidanzata” – sparò sul momento, Harry la guardò scettico

-         Herm, io te lo voglio dire, ma questo mi sembra più un maschio…

La Caposcuola finse di rimanere interdetta senza scoppiare a ridere al ricordo della battuta che aveva fatto il biondo

-         Controlliamo – propose Harry, ma Malfoy, per niente incline a farsi esaminare dallo Sfregiato in persona, neppure fosse stato una bella donna, cominciò a digrignare i denti e sfoderare gli artigli

-         Da come soffia – annunciò il bambino sopravvissuto – potrebbe essere l’animaletto di Malferret

Hermione rise e finse di rabbonire il gatto che, scagliando l’ennesima occhiataccia al grifondoro, si era messo a fingere di leccarsi il pelo, peccato solo che la sua allergia gli stesse provocando starnuti per niente adatti

-         E adesso che cos’ha? – chiese ancora quell’impiccione di Potter

-         Avrà mangiato una palla di pelo – propose la mora facendogli un grattino dietro l’orecchio che Draco apprezzò

Tanto per peggiorare la scena, Grattastinchi comparve da dietro il comò e studiò l’altro abitante animale, andando ad annusarlo.

Malfoy decise che, tornato normale, avrebbe schiantato quella bestiaccia pulciosa.

-         Non vedo l’ora che abbia i gattini – aggiunse Hermione cercando di smorzare la situazione beccandosi un’occhiata risentita da Malfoy-gatto e da Harry

-         Sarà ma io dico che è un maschio

-         Ma no, aspetta i gattini! – aggiunse col tono più smielato possibile

Già che c’era, per complicare ulteriormente la scena, Draco si stiracchiò andando ad appoggiarsi sul grembo di lei e lanciando occhiate superiorità al suo rivale di sempre dall’alto delle braccia della Caposcuola

-         Questo gatto non mi piace per niente – ammise Harry

-         Oh, andiamo, mi sembri Ron quando Grattastinchi ha provato a mangiare Crosta

-         Se l’avesse fatto non sarebbe stato male – e gli altri due annuirono convinti

-         A proposito, che fine ha fatto Ronald?

-         Ho dato un’occhiata alla stanza delle necessità, credo che sia lì dentro assieme alla ParkinsonMalfoy-gatto ghignò – certo che quella ragazza ha qualche tara mentale… prima va col biondastro, poi diventa amica di Lavanda, fanno comunella e poi si dissocia, le ruba il ragazzo, la umilia al ballo e se ne va con Ron… io proprio non la capisco

La compagna si limitò ad alzare le spalle condividendo completamente il suo punto di vista.

-         E Daphne e Neville? – chiese lei

-         Ieri sera dopo il ballo se ne sono stati tutta la notte davanti al fuoco, due gran signori – altro ghigno da parte del sempre meno convincente gatto – non li hai visti quando sei tornata? – domandò a tradimento il bambino sopravvissuto

Hermione arrossì ricordando che, quella notte, non è che avesse messo tanto piede nella sua stanza, non era neppure tornata al grifondoro!

Ovviamente, dire a Harry di aver trascorso una notte passionale tra le braccia del furetto era completamente fuori discussione, sperava solo che Potter, col suo solito sesto senso, non lo scoprisse da solo prima dei suoi tempi biblici (molto probabile, soprattutto se glielo avesse detto Malfoy stesso).

-         No, ero mezza addormentata e ho dovuto mettere a posto un paio di pasticci al Corvonero e Colin che se non si calma lo citano per violazione della privacy

-         Quel bambino è un problema… povera Herm, ti hanno fatto lavorare perfino a Capodanno…

E le mise una mano sulla testa accarezzandogliela mentre lei arrossiva e il gatto minacciava piani omicidi

-         E te e Ginny? – indagò lei sollevando le sopracciglia

Herry la guardò: era il caso di dirle che lui e Ginevra avevano passato la notte in camera sua e, di conseguenza, sapeva perfettamente che non era tornata?

Bel dilemma… la parola d’ordine, comunque, era tergiversare all’infinito: se lei non voleva parlarne lui non l’avrebbe forzata.

-         Tutto a posto… ieri sera era fantastica! – esclamò con enfasi lanciandosi in una minuziosa descrizione dell’abito della rossa che, per altro, aveva tenuto assai poco indosso

Hermione annuì e ascoltò la completa descrizione del vestiario della sua migliore amica.

Quando ebbe terminato, Harry si alzò e la salutò, richiudendosi la porta alle spalle.

 

Hermione tirò un sospiro di sollievo sentendo scattare la serratura e si affrettò a sigillarla di nuovo mentre Draco, tra uno starnuto e l’altro, era ora seduto a gambe larghe sul suo letto con tanto di camicia sbottonata e capelli sugli occhi.

Più preoccupata per i suoi libri che per l’abbigliamento succinto di Malferret in posa provocante sul suo letto, si affrettò ad andare a togliere il mantello prima che l’acqua di cui era ancora impregnato rovinasse irrimediabilmente i suoi volumi babbani.

-         Ti preoccupi più per quei maledetti libri che per me – brontolò il biondo mentre si toglieva nuovi peli bianchi d’in dosso.

Hermione non rispose, ma gli rivolse un caldo sorriso mentre rimetteva il mantello davanti al fuoco e controllava l’integrità dei suoi averi.

E Draco pensò che se non avesse potuto averla vicino almeno un istante nella sua giornata, ne sarebbe morto.

-         Senti un po’, Granger – cominciò lui con avventatezza – ma a questo punto io e te stiamo insieme?

Hermione si voltò verso di lui e lo squadrò interrogativamente, ma dentro di lei seppe che doveva stare attenta a quel che avrebbe detto perché il suo cuore necessitava di una risposta, presto, subito!

-         Tu che dici? – domandò con apprensione cercando di non lasciar trasparire le sue vere emozioni, Draco, comunque, se ne accorse ugualmente e un po’ se ne sentì felice per essere così importante per lei

-         Dico che non ho mai accettato di stare assieme ad una persona solo perché ci ho passato la notte assieme… - il cuore di Hermione perso un colpo mentre i suoi occhi erano ormai prossimi alle lacrime: era stato brutale – ma… credo che tra noi ci sia qualcosa di più che una notte insieme – aggiunse – probabilmente non sarebbe successo se non ci fosse stato niente…

Gli occhi dorati di lei brillarono quando lui pronunciò le parole “credo che tra noi ci sia qualcosa di più che una notte insieme” e se ne sentì fiera, c’era dell’altro, molto altro, l’avevano ammesso entrambi.

-         Quindi forse per una volta posso fare un’eccezione – ammise il biondo allungandosi sul suo letto

-         Dunque devo considerarmi la tua ragazza? – chiese circospetta lei notando il sorriso che aleggiava sulle labbra di lui

-         Devi, Granger? – chiese – no, non “devi”, ma “vuoi”…

Hermione gli sorrise e gli lanciò le braccia al collo mentre lui cercava di dominarsi.

Le aveva detto che c’era dell’altro tra di loro ed era vero, quindi non era il caso di lasciarle intendere che, invece, volesse solo una storia di sesso.

Anche perché lei sarebbe scappata a gambe levate.

-         Draco – disse piano la mora mentre lui le accarezzava la schiena stando ancora abbracciati – sei proprio sicuro di voler stare con me?

Dopotutto glielo doveva, quando avevano fatto l’amore, lui le aveva dato la possibilità di andarsene, di smettere, se avesse voluto, non desiderava che lui le facesse quella proposta così impegnativa e non avesse via di fuga, un po’ quel discorso lei l’aveva indotto, era giusto farlo scappare se avesse voluto.

-         Granger… - disse lui prima che le dita di lei si posassero sulla bocca e la chiudessero

-         Hermione – disse piano la mora

-         Hermione… - ricominciò il biondo – mettila così, se non avessi voluto stare con te, non sarei neppure venuto a letto con te… c’è pieno di ragazze che avrebbero potuto starsene lì, che credi? Però tu sei speciale e per te ho fatto una follia, lasciamela fare fino in fondo, non è da me andare a letto con Hermione Granger, desiderare che non scappi, andarla a cercare col tempo che è, dirle quel che ho detto, - e arrossì un poco – e poi chiederle di diventare la mia ragazza.

Lei sorrise

-         Te lo dovevo – ammise – tu mi avrei fatta scappare se avessi voluto, dovevo farlo anche io…

-         Sei troppo altruista – bofonchiò lui sedendosi sul letto con lei in braccio

-         Ma una condizione devo metterla – disse poco dopo lei – non sono una “puttana” – lui la studiò alzando un sopracciglio

-         Tu una puttana? Credevo che fosse un dato di fatto – constatò

-         Non scherzare!

-         Lo so che intendi, ma che credi – sbuffò il Principe delle Serpi – non preoccuparti, non ti assillerò troppo con quella storia

-         …forse anche te sei troppo altruista – ammise la ragazza e lui sorrise prima di baciarla

 

 

*          *          *

 

Erano le dieci del mattino ed era il 2 gennaio dell’anno nuovo.

La scuola era ancora silenziosa e solitaria e a quell’ora del mattino la maggior parte degli studenti si trovava ancora fagocitata dalle calde coperte dei loro letti sognando una nuova festa dell’eclissi.

 

Il tavolo sotto la finestra della biblioteca era occupato da una pila di voluminosi tomi vetusti in precario equilibrio che circondavano una lunga pergamena scritta fitta di nero.

La bibliotecaria, madama Pince, abbassò gli occhiali e guardò il tavolo ingombro, l’unico occupato. Sorrise e tornò a dedicarsi all’elenco dei prestiti che non tornava mai.

 

Hermione Granger stava tra gli alti scaffali del reparto biografie alla ricerca di qualche informazione sull’”Evangelista Oscura”, aveva deciso di dedicarsi a quell’operazione di prima mattina in modo da non avere curiosi e rompiscatole attorno, anche se era poco probabile che qualche coraggioso studente si avventurasse fino nel regno dei libri.

Appollaiata sulla scala che le dava accesso ai ripiani dal settimo in poi, stava consultando un vecchio tomo, prese la bacchetta e lo spedì al tavolo mentre si occupava del suo vicino.

Le informazioni su Evangeline erano curiosamente poche e frammentate nonostante fosse stato un personaggio assai potente e famoso.

Cercò invano anche qualcosa su Zachariah Black e sulla famiglia in genere e altre informazioni, per finire, si dedicò al libro “Oggetti di Hogwarts”; Draco le aveva detto che il medaglione che Temperance Black portava al collo gli ricordava qualcosa, ma al momento non riusciva a rammentare di che si trattasse, così, tra una ricerca e l’altra, aveva deciso di dedicarsi anche a quella.

Scivolando giù dai pioli con l’ultimo libro in mano, passò davanti al banco del prestito, dove la bibliotecaria le lanciò un’occhiata orgogliosa e proseguì verso il tavolo.

Si sedette sulla sedia e rilesse quello che aveva già trovato circa Evangeline McDowell

 

Evangeline Anastasia Kitty McDowell, conosciuta anche con i nomi di “Evangelista Oscura”, “Doll Master” e “Marionettista”;

Sconosciuta la data della nascita, ma si presume, stando a sue stesse indicazioni, risalente a circa 1500 anni fa, quindi intorno all’anno 1000, tempo in cui imperversava la caccia alle streghe.

 

La sua crescita fisica è stata bloccata all’età di 15-16 anni e la sua trasformazione in un essere umano adulto assorbe notevole energia, la sua forza è comunque concentrata nel suo stadio primo che pochi hanno visto.

 

Si sa che è stata morsa da un vampiro di stirpe quando era molto giovane e, quindi, è diventata anch’essa vampira di stirpe.

 

Caratteristiche dei vampiri di stirpe:

-         Immortalità: a differenza degli altri vampiri comuni, i vampiri di stirpe non possono esse uccisi attraverso l’utilizzo di croci, che non hanno effetto su di loro, lo stesso vale per aglio e altre credenze popolari che, in genere, sortiscono effetti solo sui mezzi-vampiri (nati dall’unione tra un vampiro non di stirpe e un umano).

-         Poteri magici molto sviluppati (nel suo caso, si presume anche che fosse una maga, quindi è da prendere in considerazione anche l’ipotesi che i poteri di un vampiro di stirpe si siano sommati ai suoi).

-         Capacità di risorgere: se gravemente feriti, in maniera anche mortale, sono in grado di curare all’istante le loro ferite o di risorgere (utilizzo scorretto del termine visto che non possono morire). Questo porta ad una liberazione della furia distruttrice del vampiro stesso e ad un odio accanito contro chi l’ha ferito.

-         Capacità di generare altri vampiri: i vampiri di stirpe sono in larga misura sterili, devono quindi ricorrere altri mezzi per continuare la loro casata, alla quale sono molto legati.

Il loro morso può essere mortale.

v     Se il morso avviene durante una notte di luna piena e il vampiro si trova alla sua forma prima, allora si genererà un nuovo vampiro di stirpe con tutte le caratteristiche di cui sopra.

v     Nel caso in cui il morso avvenga in una notte senza luna piena o nel caso in cui il vampiro si trovi al suo stato di metamorfosi, allora si genererà un vampiro, ma non di stirpe (Cfr. Vampiri non di stirpe).

v     Nel caso in cui in cielo non ci sia la luna, non si può prevedere l’esito che potrebbe generare un vampiro di stirpe, un vampiro semplice, lasciare l’essere umano o il mago intatto oppure ancora creare quella che si chiama Metamorfosi Temporale, ovvero l’essere umano si trasforma in vampiro solo nelle notti di luna piena (Cfr. processo di trasformazione dei lupi mannari), in quest’ultimo caso, la parte dominante dell’essere umano avrà il sopravvento, perciò le caratteristiche dei vampiri emergeranno solo in quella specifica notte, per altro, l’essere umano è mortale, fertile e non genererà altri vampiri.

Note specifiche: nel caso in cui un vampiro morda una donna in stato interessante, ci sono alte probabilità che il figlio di questa sia un essere umano soggetto a Metamorfosi Temporale.

 

Storia dell’Evangelista Oscura: la sua presenza è riscontrata in molti documenti dell’epoca dall’anno 1100 in poi, le sue apparizioni non sono continue, ma caratterizzate dalla manipolazione degli esseri umani tramite i suoi grandi poteri.

Si è a conoscenza di un notevole numero di processi per stregoneria istituiti dalla Santa Inquisizione e da altre forme di repressione della magia maligna.

Le sue apparizioni più importanti sono ricordate intorno all’anno 1325, 1700, intorno al 1960, quest’ultima è stata combattuta dal’Auror Zachariah Black.

Dopo di allora, non si hanno sue notizie

 

Nota: è entrata nella squadra creata da Zachariah Black di grandi maghi e streghe contro i mangiamorte, era composta da:

Zachariah Black (a capo di una sezione speciale)

Remus Lupin (stato insegnante di Difesa contro le arti oscure)

Evangeline McDowell (Evangelista Oscura, sconfitta da Zachariah)

Sirius Black (al tempo rinchiuso nella prigione di Azkaban per l’assassinio dei coniugi Potter)

Altri personaggi non specificati

(Note tratte dal racconto di Evangeline stessa)

 

Beh, non si poteva certo dire che le informazioni fossero esaurienti, visto e considerato che la maggior parte del lavoro riguardava la ricerca sui vampiri di stirpe…

 

-         Ehilà, ciao! – esclamò una voce femminile facendola sobbalzare

Tenendosi una mano al petto e sentendo sotto la stoffa il martellare del cuore, alzò gli occhi sul suo interlocutore, o meglio, sulla sua interlocutrice.

Monica Zabini Landor era seduta di fronte a lei e la guardava stupita e sorridente.

Come aveva fatto?

Era riuscita ad avvicinarsi senza che se ne accorgesse!

-         Ciao, scusa ma non ti avevo visto, ero soprappensiero…

Ammise restituendole il sorriso

-         Lo vedo… sempre alla ricerca di quel Black? – chiese adocchiando il foglio, la Caposcuola annuì

Monica rimase un istante in silenzio mentre la osservava sbattendo gli occhi come sorpresa

-         Qualcosa non va? – le domandò Hermione ripiegando il rotolo e spostando la penna rossa e oro che le aveva regalato Malfoy

-         C’è qualcosa di strano in te – disse persa la sorella di Blaise – è come se fosse cambiato qualcosa dall’ultima volta che ti ho vista…

Hermione la fissò senza capire

-         Non dirmi che è quello… - mormorò ancora la mora mentre i suoi occhi blu scintillavano divertiti – oh mamma, questo non me lo sarei aspettato, non così presto almeno!

La ragazza la guardò come se le fosse spuntate le antenne

-         Fammi indovinare – domandò ridendo e avvicinando il volto a quello della riccia – sei stata a letto con Malfoy… - sussurrò piano

Il viso della grifondoro si tinse di varie gradazioni di colore dal rosso vermiglio al viola prugna mentre tornava a sedersi sconvolta.

Lanciò uno sguardo preoccupato all’altra che, a giudicare dalla sua reazione, doveva aver perfettamente capito di aver fatto bingo.

-         E’… così… evidente – balbettò cercando di frenare il fremito del labbro e di riportare il battito cardiaco ad un ritmo stabile

Monica si limitò a ridere

-         Draco aveva ragione quando ha detto che sono arrivata vergine al matrimonio, è una cosa che una come me nota… - ammise allungando le gambe fasciate in un paio di pantaloni attillati a loro volta infilati dentro un paio di stivali

-         E… gli altri? – domandò preoccupata che qualcun altro potesse accorgersi di quel segreto

-         Non l’avete detto in giro, vero? – Hermione annuì – lo capisco, anche io e Ax avevamo gli stessi problemi al tempo…

-         Dobbiamo ancora mettere a posto le idee – spiegò lei – credo che nessuno di noi due abbia mai pensato all’eventualità di…– Monica annuì

-         Effettivamente avete già creato sufficiente scompiglio al ballo presentandovi insieme – constatò la maggiore delle gemelle – credo anche io che abbiate bisogno di tenere un po’ di intimità – Hermione arrossì e annuì mentre l’altra le sorrideva – sono molto contenta, siete andati contro il bel pensiero e ve ne siete strafregati… e tu sei stata coraggiosa, non si sa mai se darsi o no a Draco Malfoy, potresti sempre essere una delle tante

-         È quel che temo – ammise la Caposcuola

-         Ma glielo leggo in faccia che questa volta non è così… sai, quando era bambino Draco veniva spesso a giocare da noi, si fermava a lungo perché suo padre non voleva avere un bambino rompiscatole tra i piedi. Lo conosco come se fosse un altro della famiglia e per me qualunque segreto ce l’ha scritto in faccia…

-         Credo che sia lo stesso anche per Blaise – Monica annuì

-         Blaise gli è molto legato, credo che anche prima di me, sia stato quello che ha capito più di tutti quanto era solo, ma più di tanto non può fare un amico, ci sono voluti diciotto anni e una ragazza come te a rimetterlo un po’ in riga… beata pazienza, mi sento vecchia!

La grifondoro sorrise

-         Che altro cerchi oltre ai Black? – domandò ancora l’ex serpeverde adocchiano la parola “vampiro”

-         Vampiri – rispose la mora

-         Se ti serve qualche informazione, chiedi pure ad Ax, ne sa parecchio di queste cose e ha senz’altro studiato più di me – aggiunse tirando biricchinamente fuori la lingua

-         Credevo che partiste – confidò la Granger

-         Naaa, lasciamo che Riri e Charlie vadano a farsi fare una bella paternale da mamma Molly e poi li portiamo in qualche posto in viaggio di nozze, non permetterò certo a quel Pel-di-Carota di portarla in quel postaccio di Romania col freddo che c’è d’inverno!

-         E voi?

-         Rimaniamo ancora un po’, poi quando iniziano le lezioni leviamo le tende, brutti ricordi – ammise sempre con aria scherzosa – credo di essere stata la studentessa più dispettosa della storia della scuola, Ax ha ragione quando dice che sono una teppista

-         Avete l’anima degli avventurieri – specificò la riccia

-         Già, alla fine siamo riusciti a trovarci – confermò – dai, vieni che vado a rompere un po’ le scatole a mio marito, mi diverto sempre un sacco…

Hermione lasciò i libri all’impiegata in modo che facesse il prestito e prendendo con sé solo il necessario, s’incamminò assieme alla bella sorella di Blaise lungo i corridoi della millenaria Hogwarts.

 

*          *          *

 

-         E’ sempre bello tornare a scuola dopo così tanto tempo – confermò Monica mentre si dirigevano verso il loro alloggio al primo piano ed Hermione pensò di nuovo chi abitasse alla Torre Nord, per caso Ransie? – però si vive dall’altra parte, per una volta, niente compiti e altre incombenze, niente professori che ti fanno la predica e la Cooman che viene a dirmi che come veggente non valgo una fava – continuò ancora la Zabini

-         E’ la sua battuta standard – ammise tristemente la grifoncina – lo diceva sempre anche a me prima che abbandonassi le sue lezioni

-         Credo che tu abbia fatto bene, è una materia inutile – e l’altra confermò – coraggio – aggiunse poi – ragguagliami un po’ sui progressi delle vostre ricerche

-         Non c’è molto – scosse tristemente il capo – abbiamo scoperto che questo Zachariah è un Auror ed è il figlio illegittimo di Orion Black e di una babbana che si chiama Lachesi

-         Curioso, proprio Orion con le sue fissazioni per i babbani – studiò pensierosa la moglie di Axel

-         È quello che pensano tutti

-         È sposato? Ha figli?

-         Sì, aveva una moglie che è morta a gennaio, si chiamava Bryanna Simmons – e Monica si fermò per il corridoio studiando la ragazza che nel frattempo le raccontava – si sa che ha anche due figli, uno l’hai conosciuto, è Seraphin, è l’altra è sua sorella maggiore, Ransie

-         Ransie Black? – chiese stupita Monica – Temperance Black DeLaci?

-         La conosci? – domandò incredula l’altra

-         Certo che sì! Eravamo a scuola insieme, ha la mia età ed era la mia migliore amica! Stava a Corvonero, mi ricordo perfettamente

-         E che ne è stato di lei? – chiese ancora incalzante

-         Lei… - cominciò Monica sbuffando per levarsi i capelli neri dagli occhi – lei… lei è lì!

Gridò poi indicando in fondo al corridoio una figura vestita di bianco e con lunghi capelli neri sciolti sulla schiena

-         Ransie! – gridò quasi correndo dalla sua amica di un tempo

-         Moni? – domandò circospetta la tizia voltando la testa verso la provenienza della voce e guardando la signora Landor con due cangianti occhi cerulei

Inseguendo la figlia di Indiana Jones alla riscossa, Hermione la raggiunse mentre teneva le mani di Ransie.

Respirando affannosamente, la Caposcuola spostò lo sguardo sulla giovane donna e rimase a bocca aperta

-         Ma lei non è Temperance Black! – esclamò alla fine mentre la sconosciuta osservava la figura appena giunta con aria interrogativa

-         Come, lei E’ Ransie Black! Te lo assicuro, eravamo a scuola insieme… - aggiunse poi stringendole le mani Monica

-         Ma io ho conosciuto Ransie Black – ribadì Hermione – ed era cieca! E aveva i capelli marroni! Diceva proprio di chiamarsi Ransie Black, era qui a scuola, ve lo assicuro!

La sconosciuta dagli occhi azzurri studiò la ragazza

-         Lei è Hermione Granger - la presentò Monica

-         Herm, questa è Temperance Black e te lo potrei giurare

-         Ma allora chi è quella che ho incontrato io qualche giorno prima di Capodanno? – si domandò a voce alta

-         Hai detto che è cieca e ha i capelli castani? – indagò la nuova Temperance Black

-         Sì, certo – confermò

-         Non vorrei dire una stupidaggine ma… credo che sia Rowena. – Monica si lasciò sfuggire un’esclamazione di stupore studiando sconvolta la sua amica di scuola

-         Rowena è qui a scuola? – chiese ancora la maggiore delle sorelle Zabini – credevo che vivesse nel mondo babbanoRansie scosse il capo senza saper dare una risposta

-         Chi è questa “Rowena”? – chiese sospettosa la Granger

-         Mia zia – fu lo stringato commento della donna dai capelli neri

Sollevando gli occhi dorati su di lei, la Gryffindor la studiò, scettica, era una bella donna e assomigliava in maniera impressionante a Seraphin, effettivamente se si fosse dovuto giocare per analogia, probabilmente questa sarebbe potuta sembrare quella vera. Lo sguardo si abbassò finché non si fermò sul ventre rigonfio, teso, come quello di una donna incinta.

E Fin aveva detto che sua sorella aspettava un bambino, quindi, a rigor di logica, questa doveva essere Temperance e l’altra Rowena, ma Rowena chi?

-         Credevo che Zachariah non avesse fratelli o sorelle oltre a Sirius e Regulus – specificò ancora la mora mentre lo sguardo interrogativo di Ransie la studiava

-         Conosci mio padre? – chiese speranzosa

-         No, però abbiamo fatto qualche ricerca per via di Seraphin

-         Fin è qui a scuola? – domandò ancora, agitata, l’amica di Monica

-        

-         Sia lodato il Cielo, meno male che è salvo…

-         Hai un fratello? – s’informò ancora la signora Zabini Landor

-         Già, è nato un anno dopo che abbiamo terminato gli studi…

-         Per questo non l’ho riconosciuto

-         Adesso se ne sta occupando Evangeline – proseguì ancora la ragazza

-         Eva è a scuola?

-        

-         Allora per la prima volta dopo tanti mesi posso stare tranquilla – aggiunse la quasi sconosciuta con un sospiro di sollievo

-         Ma alla fine chi è Rowena?

-         È una storia un po’ lunga… - ammise Temperance arrossendo leggermente – e non credo che questo sia il posto migliore per parlarne

-         Giusto! – incalzò la voce di Silente che comparve nel corridoio in mezzo alla riunione di donne – credo che sia giunto il momento che la signorina Granger e il signor Malfoy vedano ripagati i loro sforzi e abbiano queste sacrosante informazioni. Per favore, signorina Granger, chiami il signor Potter e il Caposcuola di Serpeverde

Annuendo, Hermione scomparve oltre il colonnato a velocità supersonica, più che mai curiosa di sapere il prima possibile che diavolo fosse questa storia.

-         E voi, mie care signore – aggiunse all’indirizzo delle altre due – venite pure con me – e le scortò verso l’ufficio

 

*          *          *

 

Hermione volò giù dalle scale e quasi travolse Daphne e Ginny che erano a chiacchierare per i corridoi

-         Daphne, ho un favore da chiederti – disse all’indirizzo della bionda – puoi andare a chiamarmi Malferret? Silente lo vuole nel suo ufficio

Preoccupata, la bionda annuì scomparendo giù per le scale che conducevano al seminterrato

-         Ginny, mi serve anche Harry

-         È accaduto qualcosa di grave? – domandò preoccupata la rossa

-         No

-         Hanno per caso di nuovo combinato qualcosa – Hermione scosse il capo – va bene, volo

E a sua volta scomparve oltre la rampa che conduceva alla Torre.

 

*          *          *

 

Un quarto d’ora e molte lamentele dopo, Hermione, Harry e Draco stavano di fronte alla porta dell’ufficio di Silente in attesa di entrare e conoscere un pezzo della verità.

Harry fece un passo avanti e bussò discretamente mentre il biondo prendeva fugacemente la mano della sua Regina dei Gryffindor e le faceva coraggio, ovviamente tutto alle spalle di Sfregiato che fece finta di non notare quel gesto.

La porta si aprì e li introdusse nello studio del loro rettore, stranamente sovraffollato.

Il vecchio mago stava seduto nella sua consueta poltrona con le mani intrecciate in grembo e dietro di lui, in piedi e preoccupata, era la professoressa McGranitt.

Sulle varie poltrone disponibili erano sistemati Axel Landor e la moglie, Temperance Black e l’”altra” Ransie, quella che avevano incontrato nel corridoio quella sera di qualche giorno prima.

Guardandosi furtivamente attorno, i tre non trovarono traccia di Evangeline

-         La signorina McDowell ci raggiungerà tra breve – annunciò severo il preside indicando le tre sedie rimaste libere – e adesso, cominciamo a dipanare di fili di questa intricata matassa.

Dopo che si furono sistemati, i tre scrutarono nuovamente intorno a loro: i visi dei due Auror, Monica e Axel, erano curiosi quanto i loro, quelli di Temperance e dell’altra tizia che dicevano si chiamasse Rowena, un po’ preoccupati, anche se la seconda sfoggiava comunque quel sorriso triste che aveva rivolto ai due studenti quando l’avevano incontrata.

 

-         Mi dispiace di avervi creato tanta confusione – ammise sinceramente dispiaciuta la donna dai capelli marroni – evidentemente ero di nuovo vittima di una delle mie crisi.

-         Lei – specificò il preside – è Rowena Amariah Black, la sorella di Zachariah Black

-         Piacere – aggiunse con un sorriso caldo Rowena

-         Ora, so che non avete trovato traccia di lei nei registri del Ministero – e Monica ed Hermione arrossirono con aria colpevole – questo perché ufficialmente, negli archivi della sezione 7.2, lei non è mai esistita

-         Come mai? – domandò timidamente Harry

-         Vuoi dirglielo tu, Row? – chiese dolcemente il preside alla donna che annuì

-         Come avrete letto, mia madre era una babbana e mio padre un noto rampollo del mondo magico – i tre annuirono, Axel e Monica compresi – mio padre incontrò mia madre quando era stato a Londra appena terminati gli studi. Mamma mi disse che si innamorarono e io voglio crederci. Orion, mio padre, tuttavia, era già promesso sposo di un’altra ragazza

-         Walburga Black – terminò per lei Draco ricordando quell’orrido dipinto strillante e Potter gli fu solidale

-         Precisamente. Io non sono venuta molte volte nel mondo magico e lo conosco poco, così come le sue tradizioni, personalmente, l’ho visto solo durante le mie trance

-         Quelle dopo, Rowenala fermò Silente – prima raccontagli la storia

-         Sì. Mia madre al tempo era molto giovane, orfana, viveva insieme ad altre sue compagne e lavorava. Si innamorò di mio padre e nacque mio fratello. Zachariah.

-         Mio padre – commentò Temperance

-         I miei continuarono a frequentarsi nonostante il fidanzamento di Orion fosse praticamente ufficiale e fu così anche dopo il matrimonio di lui. Nacquero Regulus e Sirius a breve distanza, non credo ci fosse più di un anno l’uno dall’altro.

Harry annuì, conoscendo le date di nascita dei due.

-         A quel punto, Walburga, mi ha raccontato mio fratello, scoprì dell’esistenza di mia madre, anche se non quella di Zach, e impose a papà di non tornare dalla mamma. La mamma mi disse che se non fosse stato innamorato l’avrebbe fatto, ma loro due si chiamavano a vicenda. Fu una scappatella – aggiunse con un sorriso – una volta sola e nacqui io. Papà non ha mai saputo di me, anche se mamma mi ha dato il suo cognome e il nome che gli piaceva tanto…

 

-         Mio padre conosceva i suoi genitori e all’ultimo anno di Hogwarts incontrò per la prima volta suo fratello Sirius

-         Il mio padrino conosceva il suo fratellastro? – domandò preoccupato il bambino sopravvissuto

-         Sì, Harry, si conoscevano e sapevano entrambi di essere parenti. Si assomigliavano molto nell’aspetto.

-         Papà entrò negli Auror nonostante mio nonno non volesse – e a Draco scappò quasi da ridere – incominciò la caccia ai mangiamorte e molto giovane divenne capo di una delle divisioni speciali. Conobbe mia madre e nacqui io.

 

-         Io e Zach – cominciò Evangeline mentre entrava dalla porta – ci siamo conosciuti prima di allora – e a qualcuno parve di udire una nota di malinconia nella sua voce – lui era un mago potente, riuscì a sconfiggermi. Entrai nella sua squadra, non ricordo neppure perché, eravamo un gruppo affiatato, ci capivamo alla perfezione.

 

-         Quando mio padre lasciò la sezione speciale – continuò Ransie – mia madre stava già molto male, mise al mondo mio fratello e fu un miracolo se sopravvisse ancora qualche anno.

Quasi tutti annuirono conoscendo un pezzo di quella storia dolorosa.

 

-         A differenza di mio fratello – precisò Rowena prendendo la parola – io sono una maganò – e l’attenzione si spostò verso di lei

-         Questo non è proprio esatto – aggiunse Silente lisciandosi la lunga barba bianca – tu possiedi la “vista”

-         Già, la “vista” magica, ma non quella fisica – rispose risentita lei

-         Ognuno ha i suoi doni – terminò Albus Silente – ma forse è il caso che tu racconti a tutti questi volenterosi ragazzi – e strizzò l’occhio ai suoi studenti e poi anche ai due Landor piazzati sul divanetto – che cos’è davvero la VISTA.

-         Pensi che siano pronti? – incominciò lei – dopotutto è un segreto che è rimasto nella mia famiglia da più di quattro generazioni e forse neppure mio fratello conosce

-         Credo che siano pronti per sapere. – ammise il mago – e chissà che forse, tutti insieme, non riusciamo a scoprire tutti i misteri che vi legano.

Rowena annuì e si raddrizzò sullo schienale.

-         Quella che sto per raccontarvi – precisò – è una storia antica e pericolosa che si sarebbe dovuta dimenticare molto prima della mia nascita. Il destino ha voluto che così non fosse, spero solo che sia stato per far del bene ad altri.

Tutti annuirono, ma intanto lei non poteva vederli.

-         Questa storia – ripeté – inizia il 31 dicembre 1927.

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: lo confesso, in questo cappy mi sono lasciata un po’ rendere la mano e ci ho infilato una mezza scenetta buffa nata da una discussione tra me e mio cugino che abbiamo avuto qualche anno fa e che non era neppure tanto diversa da questa…

Allora… finalmente qualche chiarimento su Temperance Black e sulla sua incasinatissima famiglia, prima o poi vedrò di postare un albero genealogico perbene, in modo che non dobbiate andare a spremervi le meningi su chi è parente di che cosa, anche perché l’albero a cui mi sono ispirata io è quello di Wikipedia e quindi abbastanza pieno di gente, se volete darci un’occhiata, bastanza cercare “famiglia black” sulla home dell’enciclopedia.

Bene, alla fine s’è scoperto che Ransie non ha perso il bambino, né è cieca, solo che… c’è tutta un’altra storia da scoprire, come diceva Agata Christie.

A questo punto penso che voi stessi non siate nelle condizioni migliori delle mie, soprattutto perché bisogna dipanare per bene la matassa del titolo, Yarn, per la precisione, è il filato, il gomitolo, e quindi mi sembrava una metafora carina per indicare tutta la serie di nodi, o meglio, di grovigli, che sono venuti a mezzo in questo nuovo post.

Bene, ormai siamo al 22° capitolo, quasi non ci credo, e dire che quando ero una semplice lettrice mi domandavo come si facesse a fare una fic così lunga, bene, adesso lo so.

Grazie a tutti quelli che recensiscono, ciao!

 

chibi_elyon: mi fa piacere che tutto il mio tergiversare sulla vicenda non abbia minato la tua salute, non avrei voluto perdere una lettrice in una maniera così barbara…

Per la minaccia, beh, strano ma vero ma non può che farmi piacere sapere che avrò sempre almeno una recensitrice ^^

Sono felice che tutta l’analisi dei sentimenti che ho fatto inconsciamente farei a quei due ti sia piaciuta, le parti psicologiche sono molto belle da scrivere, anche se la tentazione di attingere a piene mani dalle mie sensazioni è forte e non devo lasciarmi andare troppo…

Beh, ti ringrazio di non venire a frustarmi, anche perché ci penserà domani la mia prof di mate che mi ha già programmato una bella interrogazione per vedere “come me la cavo con” e non cito volgarmente i diecimila e uno argomenti che sono certa mi chiedera

Ok, adesso ti saluto, spero che ti piaccia il capitolo, un bacione!

Nyssa

 

PiccolaSerpe: mi fa molto piacere che sia così tanto tempo che tu segui la mia storia e sono anche molto felice che tu abbia lasciato un commento, spero che continuerai!

Sono felice che con l’andare del tempo qualcuno si decida a dirmi che cosa ne pensi, la mia natura eternamente curiosa non può che trarne giovamento e anche la mia ficcy.

Molto bene, bando alle ciance e comincio subito con il ringraziarti per avermi detto che “ti è tornata la voglia di innamorarti”, è una cosa che fa moltissimo piacere sentire, quindi grazie per questo.

Sono felicissima anche che gli ultimi due capitoli siano stati i migliori, me molto orgogliosa, grazie tantissimo!

Spero che a questo punto tu continui a leggere e mi auguro che prima della fine della storia mi lascerai qualche altro commento… ciao e un bacio! Nyssa

 

Luana1985: sono molto d’accordo sul dire che l’Hermione dei libri si sia persa nei film, io personalmente ero molto affezionata al personaggio creato dalla Rowling perché mi somigliava in tante cose e all’inizio dei film era così, poi però l’hanno fatta diventare una modella quella povera ragazza, e che è? A conti fatti, a Emma Watson ci assomiglio ancora meno che a Daphne… per carità, bellissima ragazza, ma non è un po’ troppo bella? Se quella è l’Hermione insignificante e mettesse piede a scuola, metà della popolazione maschile avrebbe un infarto! Vabbè, mi lascio un po’ trasportare, ma sapere che non ero l’unica a pensarla così mi ha fatto piacere, anche se niente può uguagliare sapere di aver riprodotto qualcosa di simile all’originale, me molto felice *_*

Ahahaha, non credo che tu sia l’unica che vuole DRACO, penso che ci sia la coda…

Ciao e a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: non credevo di aver creato un capolavoro simile da lasciare senza parole, wow, grazie mille davvero! Ovviamente però il complimento più bello che mi hai fatto a dire che ti ha commossa perché mi sono commossa anche io scrivendolo e sono felice che le emozioni che volevo trasmettere siano arrivate anche a chi legge ^^

In questo capitolo, come, forse, un po’ nei prossimi, il rapporto tra quei due passa leggermente in secondo piano perché spunta una nuova vicenda da delucidare, spero che ti piacciano comunque! Un bacio! Nyssa

 

Liuzza: ciao e benvenuta! Sono molto contenta che la mia fic ti sia piaciuta tanto da leggere tutti insieme gli ultimi cappy e sono felice anche che ti abbia appassionata tanto da lasciare un commento, grazie! Questo capitolo della dichiarazione è stato un vero colpo di testa, sono felice in ogni modo che sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche con questo nuovo! Aspetto di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

Diddola: personalmente, io non riterrei una malata solo perché vivi leggendo, e io allora? Mica posso darmi della malata da sola, no no (non mi do della malata solo per puro e semplice orgoglio, quindi forse quella da ricovero urgente sono proprio io…), i libri sono un’invenzione speciale, meravigliosa, è bello leggerli, l’importante è non confondere troppo la realtà e la storia raccontata, sennò poi si cominciano a vedere elefanti che volano ecc, anche se temo che con le nuovo leggi della fisica li vedremo molto presto ^^’’’

Anche io adoro quella canzone (e sennò perché ce l’avresti messa? ndTutti).

Spero che ti piaccia anche questo ventiduesimo capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

potterina_88_: eh già, il momento era giunto e quel che doveva succedere è successo, anche se forse ho infranto qualche aspettativa con quel capitolo di dichiarazione, magari immaginavate qualcosa di diverso da quello che poi ho raccontato.

Ahahah, veramente non l’ho detto, ho lasciato a frase in sospeso dicendo solo che era scomparso, quindi poteva essere qualunque cosa, adesso in questo 22° cappy ho spiegato di che si trattava, ma non avendolo detto, non preoccuparti, volevo lasciare un po’ di suspance, anche se per questo ho rischiato la vita XD

Bene, spero che ti sia piaciuto anche questo cappy, ciao e a aspetto di sapere che cosa ne dici! Un bacione! Nyssa

 

Shavanna: penso che se IO uscissi con Malfoy mi dovrebbero ricoverare d’urgenza alla neuro, batterei di sicuro quella poveretta di Herm in quanto a paranoie, ma si sa, Draco Malfoy è sempre lui, quindi…

Beh, per questa volta ho salvato la pelle, se mi ammazzate però non posso più andare avanti con gli aggiornamento :P vabbè, mi fa piacere sapere che le mie emozioni di autrice siano perfettamente passate anche a voi che leggete, sono molto soddisfatta e se non fosse che ho diecimila pasticci in piedi oltre alla storia, la pianterei quasi lì, ma voglio finirla, pian pianino ce la farò! Grazie di recensire tutte le volte! Tvb, Nyssa

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** 31 dicembre 1927 ***


-

-          Questa storia incomincia il 31 dicembre 1927 – annunciò ai presenti Rowena Black spostando su ciascuno i suoi occhi che non potevano vedere.

-          La Vista, - continuò – è qualcosa che si tramanda da generazioni nella nostra famiglia, una famiglia a cui voi non sapete che appartengo… la chiamano la Maledizione delle Parche.

La professoressa McGranitt, che era rimasta silenziosa fino ad allora, emise qualcosa come un suono strozzato all’udire pronunciare quel nome e si portò meccanicamente una mano alla bocca studiando lo sguardo vacuo della sorella di Zachariah Black puntato su di lei: quella donna non vedeva, eppure sembrava che leggesse i pensieri delle persone e, certo, quelli della vicepreside dovevano essere assai preoccupanti vista l’aria seria che assunse il volto della mora.

-          Suppongo voi conosciate Merope Gaunt – terminò ancora la cieca riportando gli occhi sui presenti mentre tutti trattenevano il fiato all’udire tanto liberamente il nome della madre di Tu-Sai-Chi. – Merope Gaunt – specificò – era l’ultima discendente di Salazar Serpeverde e colei che ancora ne portava su di se i grandi poteri.

È curioso – rifletté – che proprio a lei sia toccato in sorte il nome Merope… nell’antica mitologia greca, Merope era una delle Pleiadi, per la precisione, la meno brillante poiché l’unica, di tante sorelle, che aveva sposato un mortale. A quanto pare, all’erede di Salazar era toccata in sorte la maledizione del suo nome, si era innamorata di un babbano qualsiasi, arrivando addirittura a dare la propria per il suo bambino. Vittima delle incomprensioni della famiglia, legata a due mondi troppo diversi.

È stata lei a trasmetterci questa maledizione.

Una parte della storia fu chiara: se era stata lei, allora doveva esserci un qualche collegamento tra la madre di Lord Voldemort e la famiglia Black.

Hermione pensò che fosse curioso che proprio alla madre di Zachariah e Rowena fosse stato imposto il nome di una delle Moire…

-          La Maledizione delle Parche – annunciò Rowena – si trasmette per via femminile nella famiglia e procede nelle generazioni di maghi e streghe che hanno il sangue di Salazar. Io ho il sangue di Salazar. – il silenzio attonito dei presenti la indusse a continuare la sua narrazione. - La storia incomincia il 31 dicembre 1927 quando una stremata Merope mette al mondo, oltre al famoso Tom Marvolo Riddle anche un altro bambino, anzi, un’altra bambina: Lachesi, mia madre.

I presenti si ammutolirono e fissarono il volto senza espressione della giovane nipote a sua volta protagonista della storia che stava narrando e, mentre qualche tassello si metteva a posto, molti altri si stavano scombinando.

-          Come tutte le discendenti femminili di casa Gaunt, anche mia madre aveva la Maledizione e così anche sua madre, così anche io. Mia nonna, Merope, sapeva perfettamente che mia madre portava quel segno, ma lo stremo del parto e le condizioni di salute aggravate la portarono prematuramente alla morte prima di riuscire a comunicare al fratello che la piccola Lachesi non era una maganò, aveva anche lei dei poteri: il potere della parca che legge nel presente, Lachesi. Fu per questo che le venne posto quel nome, l’ultima volontà che riuscì a esprimere.

Morfin Gaunt, fratello di Merope, credeva a torto che la sua nipotina fosse priva di poteri non riuscendo a trovare in lei la scintilla magica, mia madre, se non avesse avuto la Vista, sarebbe davvero diventata una maganò, ma non lo era e non seppe mai di avere questo collegamento col mondo magico. – ancora silenzio - Essendo di idee parecchio discriminatorie e razziste, mio zio Morfin abbandonò la bambina nel mondo degli uomini, lasciando solo un foglio con sopra vergato il suo nome e… non ebbe il coraggio di metterle il cognome del suo vero padre, vergogna dei Gaunt, babbano come lei, decise che sarebbe stata, almeno in parte, l’ultima e unica discendente dei figli di Salazar: Lachesi Gaunt era il nome di mia madre.

-          Era la sorella di Voldemort… - disse piano Harry, quasi timoroso di spezzare quell’atmosfera tesa che si sentiva nell’aria.

-          Già, la sorella di Tom. Mio zio, suo zio – aggiunse alludendo al fratello – era nientemeno che il Lord Oscuro

-          Ma allora… - cominciò Monica per poi tacere ad un cenno del preside

-          La storia non è finita perché la parte più drammatica deve ancora arrivare. – ricominciò ancora – Mia madre, ignara delle sue origini e in grado di utilizzare il potere della parca che meno delle altre era utile, ovvero quello di vedere il presente, crebbe tra gli uomini in un orfanotrofio di Londra.

A sedici anni entrò in una scuola professionale e a diciassette venne assunta tra le commesse di un negozio della capitale, fu lì che incontrò mio padre, Orion Black.

-          Il padre di Sirius! – esclamò stupito Potter sgranando gli occhi verdi

-          Proprio lui. Papà aveva appena terminato gli studi a Hogwarts e la sua famiglia l’aveva mandato a Londra per gestire gli affari dei Black. Un giorno era alla ricerca di un regalo vezzoso per una delle sue molte donne – sorrise – come tutti saprete, i Black sono terribilmente volubili e inaffidabili, soprattutto per quanto riguarda le compagnie femminili. Entrò nel negozio e conobbe mia madre.

Mamma era una persona timorata, e Orion aveva tutta l’aria del gentiluomo di fine Ottocento, un vero signore, mi ha raccontato. Disse che s’innamorò di lui al primo sguardo e, forse, lui fece altrettanto.

Per rimanere con la mamma, papà prorogò i suoi impegni in città e abbandonò le sue brutte abitudini, tentò perfino di annullare il fidanzamento, ma era una cosa decisamente impensabile.

Dopo un anno e mezzo dal loro incontro, nacque mio fratello Zach.

Papà lo adorava, mi ha detto la mamma, era il suo primo figlio, concepito con la donna che amava ed era un segno.

La famiglia della mia matrigna, tuttavia, fece pressioni affinché si sposasse al più presto, soprattutto visto che manteneva i contatti con una amante di Londra. Nessuno gli chiese spiegazioni a proposito, tutti i Black hanno amanti seminate in giro per l’Inghilterra… - Draco sogghignò, avvallando quell’affermazione come una delle più veritiere mai sentite su quella famiglia di lavativi – Passarono diversi anni mentre mio padre continuava a frequentare mia madre in città all’insaputa della moglie che, nel frattempo, gli diede due figli, i miei fratellastri: Sirius e Regulus, la nostra rovina. – Harry la studiò stupito.

A differenza delle altre mogli dei Black, Walburga aveva la pretesa di essere una donna irresistibile e voleva che i suoi rampolli avessero tutto quel che volevano, insomma, li viziava enormemente e non tollerava questo distacco del marito, non capiva come mai per lui non erano importanti come per lei; fu per questo che Regulus, ma, soprattutto, Sirius, videro sempre un po’ lontano il loro genitore.

Alla fine, pazza di gelosia, la signora Black scoprì di mia madre, anche se non di mio fratello, e impose a papà di non vederla mai più.

Papà fu costretto ad accettare a malincuore, se non che, come ho già spiegato prima, loro due si chiamavano a vicenda perché l’amore non guarda alle barriere imposte dalla società.

Erano passati otto anni da quando era nato mio fratello e papà tornò e raccontò di se alla mamma e a Zach che, visti i suoi poteri, probabilmente sarebbe entrato alla Scuola di Magia e Stregoneria: disse del Mondo Magico, della scuola di Hogwarts, delle stregonerie, della famiglia, senza sapere che anche mia madre proveniva dallo stesso posto, senza saperlo.

Si videro per un giorno – mi raccontava quando ero bambina – e lei rimase incinta di me.

La Maledizione era destinata a ripetersi.

 

Gli occhi di Monica s’incupirono studiando l’espressione quasi schifata della narratrice mentre pronunciava la parola “Maledizione”. Doveva essere qualcosa di terribile e doloroso.

 

-          Come mia madre, anche io sarei una maganò se non avessi la Vista. Mia nonna Merope aveva il dono di vedere il futuro, mia madre Lachesi di scrutare nel presente, io, Rowena, quello di rivivere il passato.

Quella che avete visto nel corridoio prima di Capodanno non era altro che una mia trance.

-          Spiegati meglio, mia cara – intervenne la McGranitt con dita tremanti appoggiandole sul bracciolo del preside

-          La mia Vista mi permette di rivivere le situazioni passate dei membri della famiglia ed è una cosa indipendente dalla mia volontà, non sono io che decido quando e cosa vedere, per lo più è la situazione a richiamarmi qualcosa, come un déjà-vu. È per questo che mi sono presentata come Ransie Black. In quel momento stavo vivendo il passato di mia nipote, la sua vita, e avevo la più completa coscienza di essere lei e non me.

-          Ma questa volta – intervenne la vera Ransie – la situazione era stata provocata da qualcuno.

-          Quando crebbi, la mia sola Vista non mi permise di entrare a Hogwarts. Ero cieca dalla nascita e non conoscevo il mondo, così cominciai ad entrare volontariamente nella vita di altri per vedere cosa c’era fuori del buio dei miei occhi. Se io so cosa mi circonda è solo perché l’ho visto con gli occhi di qualcun altro.

-          Circa un anno fa, mia madre morì di malattia – intervenne Temperance – mio fratello ed io andammo a vivere tutti assieme al castello di Alerei, poi, papà partì per una missione e non tornò più. Sapevo che il lavoro di Auror lo teneva distante parecchi mesi all’anno e, tuttavia, avevo un presentimento molto forte.

-          Mio fratello non tornò, ma nel frattempo, durante l’assenza sua e di mio nipote Alerei, qualcuno si intrufolò al castello e rapì Ransie e Fin, dopodiché si occuparono di me, mi indussero una trance nella quale rivivevo la vita di Temperance e quando mi svegliai mi ritrovai in un ospedale di Londra tra i malati in coma. Qualcosa era andato storto.

-          Penso che il piano originale prevedesse di travestire mia zia da me e farla comportare come me essendo a conoscenza della mia storia, ma le trance indotte sono difficili da gestire e hanno risvolti indesiderati…

-          L’infermiera che mi trovò scoprì che avevo i capelli tinti di nero per assomigliare a lei – e indicò col mento la figura seduta di Ransie

-          Hanno provato a far credere che fossi ancora al castello quando invece mi avevano rapita assieme a mio fratello

-          Già – intervenne Rowena – solo che Alerei si è accorto della scomparsa di sua moglie ed io, anche se non ero del tutto cosciente di me stessa, avevo degli sprazzi di Rowena mentre ero Ransie, così ricordai che mio fratello mi aveva detto che, se fossi mai stata coinvolta in qualcosa che non capivo, sarei dovuta andare ad Hogwarts, nel mondo magico. Sfruttando la mia trance, sono arrivata fin qui; sfortunatamente, il tempo che impiego a tornare me stessa è lungo e assumo caratteristiche un po’ mie e un po’ della persona che sto vivendo, quando mi avete incontrata avevo lo spirito di Temperance e la cecità che mi contraddistingue.

-          Tu non ti ricordi di me, vero Malfoy? – chiese poi Ransie al biondo che si riscosse

-          Di te? No… - disse appena

-          Io mi ricordo di quando hai fatto fuggire mio fratello – aggiunse la mora – di quando tua madre ci ha fatti scappare…

-          Ma non c’era nessuno nell’atrio a quell’ora – cercò di ricordare lo Slytherin

-          In verità, - ammise la figlia di Zachariah – c’erano due persone: Fenrir Greyback ed io… è stato per quello che ho impiegato tanto a tornare qui a Scuola…

-          Fenrir mi ha visto? Dov’è ora? – domandò un poco preoccupato Malferret

-          Probabilmente al cimitero – rispose sprezzante Temperance – quel figlio di puttana ha tentato di uccidere mio figlio, non potevo perdonarglielo

-          Sorellina! – esclamò Rowena con un sorriso

-          Scusa… - ammise Ransie, poi si accorse degli sguardi spaesati dei presenti – la differenza d’età che c’è tra di noi ci fa assomigliare più a due sorelle che a zia e nipote - spiegò

-          Già

-          Ci chiamiamo sorellona e sorellina, non preoccupatevi di questo, non ci sono altri segreti da rivelare

-          Ma come mai i mangiamorte si sono accaniti così tanto contro te e tuo fratello? – chiese Hermione formulando l’interrogativo che le ronzava per la mente; Temperance Black sospirò

-          Mio fratello è ancora piccolo, se fossero riusciti a condizionarlo a sufficienza, con il grande potere che gli ha dato nostro padre e la magia dei Black, sommata a quella di Lord Voldemort, suo stretto parente, sarebbe potuto diventare un degno erede di quest’ultimo ma… - scambiò un’occhiata col preside, indecisa se dire la verità fino in fondo - …ma Fin, come dice il suo nome, Seraphin, è una persona troppo buona e svagata per poter diventare quello che loro volevano, così, non chiedetemi perché, si erano messi in testa di far nascere un figlio di Voldemort, solo che lui è già morto…

-          E tu sei incinta – terminò per lei la grifondoro

-          Esatto, questo ha rallentato parecchio le cose, il bambino è forte e robusto e ha dei notevoli poteri, dubito che si sarebbe fatto uccidere così facilmente. Narcissa ci disse che il piano era cambiato e prevedeva la nascita del bambino e un successivo mio concepimento

-          Ma perché proprio tu? – chiese Harry

-          Per lo stesso motivo per cui volevano Fin, abbiamo sangue Black e sangue Gaunt, siamo eredi di Salazar, rettilofoni, parenti di Voldemort.

Il silenzio di tomba si distese per la stanza mentre Monica, con sguardo triste, si passava lentamente la mano sul ventre non ancora arrotondato, suo marito le cinse protettivamente le spalle

-          Deve essere stato terribile – disse appena mentre le due future mamme si scambiavano uno sguardo simile, Temperance non fece niente per mascherare il suo assenso e si toccò appena il grembo prominente che tendeva la veste bianca

-          Quando deve nascere? – chiese Potter imbarazzato occhieggiando la nipote di Sirius

-          A febbraio – annunciò Ransie

-          Quindi manca poco – annuì Hermione

-          Già… povero il mio bambino che ha dovuto vivere tutte queste cose prima ancora di vedere la luce… è proprio vero che ci si sveglia piangendo

Nessuno osò ribattere o replicare.

-          Bene – e adesso vediamo di sapere che cosa ne è stato di Zachariah – confermò il vecchio mago poggiando i gomiti sul tavolo – sappiamo che è scomparso pressappoco quest’estate, giusto? – chiese alle due

-          Il mio compleanno è il 12 agosto – specificò Rowena – e quel giorno è venuto a casa a farmi gli auguri, mi ricordo che era sabato – precisò

-          Il giorno dopo mi ha detto che sarebbe partito in missione… da quando la mamma è morta parlava spesso di allontanarsi un po’, il ricordo per lui era molto doloroso, credevo che fosse andato con Evangeline, partivano sempre assieme – disse guardando la bionda seduta come suo solito sullo spigolo dello scrittoio

-          Mi ha detto che se fosse successo qualcosa avrei dovuto proteggere la sua famiglia – disse appena Eva facendo schioccare le unghie rosso carminio – ma non ha fatto accenni ad una missione…

-          Però… - disse ancora Rowena – mi ha detto di stare attenta al medaglione

-          Il medaglione? – chiese la McGranitt

-          Sì, questo – e indicò il ciondolo elaborato che portava al collo; l’insegnante scambiò un’occhiata con il preside

-          Row, tu sai da dove viene quell’oggetto? – domandò Silente

-          No, ce l’ho da quando sono nata, mamma mi ha detto che era destinato a me – i due professori tacquero

-          Scusa una domanda – s’intromise Hermione – ma come fai a conoscere tutta la storia della famiglia se hai detto che tua mamma non l’ha mai saputa? – Rowena sorrise

-          Perché io l’ho rivissuta, come Merope Gaunt, come Morfin Gaunt, come Lachesi Gaunt, posso rivivere la vita di ciascuno dei miei parenti, dal più antico ad oggi, basta volerlo

-          Ma allora – prese la parola DracoSirius e Regulus hanno mai saputo di voi?

-          Sirius lo sapeva, ha conosciuto mio padre… - spiegò RansieRegulus non saprei dire…

-          Ma se nessuno a parte tua mamma e Morfin Gaunt sapeva di quella bambina – domandò ancora la Caposcuola – come hanno fatto i mangiamorte a conoscere l’esistenza di tutti questi suoi discendenti? Sui registri del Ministero non risulta che Merope abbia avuto più figli

-          C’era un’altra persona – tagliò corto Temperance

-          Un’altra? – domandò Harry perplesso

-          Sì, quella che ha aiutato la nonna a mettere al mondo la mamma e lo zio Tom – specificò Rowena

-          E chi sarebbe? – chiese Monica in apprensione

-          La balia che li ha visti nascere, lei sapeva benissimo che i bambini erano due e forse è stata proprio lei a portare Lachesi nel mondo babbano

-          Chi era? – domandarono in coro i tre studenti sporgendosi verso le due Black

-          Si chiamava Tedra Crabbe ed era una parente dei Black, per la precisione – spiegò – era la zia di quella che da nata si chiamava Walburga, la madre di Sirius e Regulus, era la sorella di Irma Crabbe ed era zitella e, se avete trovato seccante la vecchia moglie di Orion – disse quasi con un sorriso Rowena – allora non avete mai conosciuto quell’arpia. Quando il Lord Oscuro perse il potere, per paura di perdere quel poco di vita che le restava, e all’epoca era vecchia assai, non si fece scrupolo di spifferare tutto nonostante avesse promesso in letto di morte a Merope che se ne sarebbe stata zitta sulla faccenda.

-          Che brutta puttana – fu il poco carino commento di Monica e Temperance le sorrise solidale

-          Già – rispose – è bastata una sola persona, perfino Morfin è riuscito a tacere su questa faccenda

-          Ma a chi l’aveva detto? – domandò Hermione

-          Nientemeno che a Bellatix – confermò annuendo la ex Corvonero

-          Zia Bella avrà fatto i salti di gioia – disse con superiorità Malfoy

-          Già, ed è da lì che è nato tutto il casino

-          Ma sappiate che neppure Voldemort ha mai apprezzato questo, visto che l’ha fatta uccidere come “traditrice della sua famiglia”

-          Ma Zach sa di tutto questa storia? – chiese ancora Harry

-          Sì! – rispose Evangeline comparendo dalle tenebre – me ne aveva parlato quando sono entrata nella sua squadra, credo che lo sapessero anche Lupin e anche Rosleen

-          Rosleen? – domandò Hermione – chi era Rosleen – Eva rise

-          Rosleen era la fidanzata di Sirius – disse come se fosse una cosa naturale

-          La FIDANZATA di SIRIUS?! – sbraitò il grifondoro alzandosi in piedi

-         

-          Ma… ma lui non me ne ha mai parlato! – protestò confuso

-          Beh, lasciatelo dire, bimbo, ma ce ne sono parecchie di cose che non sai… - fu il commento della vampira

-          Eppoi Sirius non parla volentieri di lei – ammise Ransie con aria di disapprovazione

-          Ma chi era?

-          Era la sorella di Bryanna, era mia zia – ammise ancora la mora

-          Ma continuo a non capire perché non ne parla – fece notare il ragazzo

-          Sirius ha conosciuto Rosleen nell’estate del sesto anno, aveva detto ai suoi che sarebbe rimasto dai Potter per le vacanze quando sapeva benissimo che Harry sarebbe andato da qualche parte e poi avrebbe tormentato tutta l’estate Lily, così ha chiesto a papà di rimanere da noi a White Horse

-          White Horse?

-          È casa nostra – si affrettò a precisare Rowena – io e mio fratello viviamo insieme quando lui non è impegnato in qualche missione

-          Comunque – continuò la nipote – è rimasto da noi, papà aveva conosciuto la mamma a scuola ed erano già sposati e lei, per tenergli compagnia, aveva chiesto alla sorella più piccola di passare qualche mese con noi. Suppongo sia inutile dire che tra un battibecco e l’altro, perché, diciamola tutta, Sirius Black è un bel piantagrane, si erano innamorati

-          Ma allora perché lui non ne parla?

-          Quando la faccenda si è fatta seria, Sirius l’ha allontanata, soprattutto dopo che Voldemort aveva cominciato a seminare morte in giro, credo che l’abbia fatto per proteggerla, anche se ufficialmente diceva che non era un tipo da storie serie e la loro andava avanti da un pezzo.

Comunque, a farla breve, lei gli ha detto di andarsene al diavolo e per tutta risposta s’è unita alla squadra di papà, filosofia del tipo “me la vado deliberatamente a cercare”.

-          E adesso dove si trova?

-          Boh, probabilmente da quando la squadra si è sciolta se ne è tornata a casa sua… - Eva non rispose e sollevò gli occhi al cielo

-          Sirius aveva la ragazza… - mormorò tra sé Harry – ancora non ci credo…

-          È una brava persona, spero solo che non abbia fatto casini, lei e mio zio erano speciali in questo – annuì ancora Temperance

-          Ma quindi… Zachariah sa che tu hai la Vista, che diventi altre persone, che c’è questa maledizione latente e che tua nonna era anche la mamma di Voldemort

-          Sì – confermò Rowena – gliel’ho detto io stessa - annuì

-          Un bel problema – ammise Draco

-          Ma voi non ne siete coinvolti – si affrettò a specificare

-          Forse il preside Silente non te lo ha detto – si affrettò a replicare il Bambino sopravvissuto – ma se c’è un guaio io ci sono sempre dentro…

-          È una voce che circola – confermò Ransie – anche tra i mangiamorte

-          Eppoi in questa storia, in bene o in male, per vie traverse o meno, siamo TUTTI coinvolti

-          I ragazzi sono piuttosto intraprendenti – ammise ancora la figlia di Zachariah

-          Hanno coraggio e determinazione – confermò il preside – dopotutto, mia cara, anche te quando studiavi, avevi l’abitudine di ficcanasare in libri che non erano per te…

-          Beh, a questo punto, se sono a conoscenza della storia e servisse, magari li chiameremo

-          Che tu lo faccia o no – aggiunse il vecchio mago – stai tranquilla che te li ritroverai sempre sulla strada

-          Per il momento è sufficiente che tengano la bocca chiusa con chi non si fidano, tanto ormai, se lo sanno i mangiamorte lo sa tutto il mondo, quella setta è peggio di un colabrodo per quanto riguarda i pettegolezzi…

-          Non sei cambiata di una virgola, Ransie – annuì Monica con un sorriso andando ad abbracciare la vecchia amica di scuola

-          E tu sei sempre la solita – confermò la Black suggellando nuovamente quell’amicizia

-          Professore, crede che sarebbe di qualche problema se io e mio marito ci fermassimo qui a scuola ancora un po’? Ransie non ha parenti in giro a parte Rowena e Fin, Alerei è chissà dove e io vorrei starle accanto durante questi ultimi mesi di gravidanza…

Silente parve pensarci un poco

-          Dunque, Temperance può andare ad abitare assieme a Row alla Torre Nord, tu e tuo marito…

-          La Torre di Astronomia? – chiese Axel

-          No, quella al momento è inagibile

-          La Torre Sud, allora… - intervenne la ex Serpeverde

-          Lì ci abitiamo io e Seraphin – intervenne Evangeline

-          Non ricordavo che questa scuola fosse così affollata quando la frequentavo io… - mormorò l’ultima dei Black

-          Abbiamo avuto molti ospiti imprevisti – annuì il preside – e qualcuno atteso da tempo deve ancora arrivare… comunque, credo di potervi trovare un alloggio vicino alla serra della Sprite, ci dovrebbe essere ancora una stanza libera.

-          Grazie mille, è sempre troppo buono – ammise Monica e Albus le sorrise oltre gli occhiali a lunetta.

-          A questo punto – aggiunse lui col suo solito sarcasmo – spero solo che non arrivino altre visite impreviste… non so dove potremmo sistemarle, dovrò chiedere ad Hagrid di apportare qualche modifica alle mura. Minerva – disse poi rivolto alla vicepreside – istruisci gli elfi e mandami su il nostro guardiacaccia, Padre Royal e la professoressa Sinistra, vedrò di far rimettere a nuovo la ex Torre di Avvistamento, ci serve più spazio…

La professoressa McGranitt scomparve oltre la porta con il suo solito fare sicuro.

-          Bene ragazzi, tornate pure ai vostri dormitori, credo che sia il caso che riposiate.

I tre annuirono, salutarono i presenti e uscirono anche loro.

 

*          *          *

 

Hermione chiuse la porta della presidenza dietro di se, sospirando drammaticamente.

Harry, al suo fianco, teneva lo sguardo basso studiandosi i lacci delle scarpe, l’aria particolarmente cupa.

Draco Malfoy, dall’altra parte, osservava rapito il paesaggio invernale intorno alla scuola. In un gesto meccanico si accese una sigaretta in silenzio, una cosa strana da lui.

-          Scusate ragazzi, ho bisogno di stare un po’ da solo – disse Potter chinando la testa e dirigendosi verso il corridoio senza guardarsi indietro.

La mora pensò che, dopo tutto quello che si era saputo, soprattutto su Sirius e sulla sua famiglia, era comprensibile che Harry volesse rimanersene un po’ per i fatti suoi; nonostante tutto, era una persona che difficilmente esternava i suoi sentimenti affettivi, soprattutto quelli verso gli adulti come Sirius e il professor Lupin.

-          Granger, ho bisogno di parlarti – annunciò tranquilla la serpe

-          Torre? – domandò lei

-          Torre – annuì lui

Quel posto stava diventando davvero il loro rifugio: tranquillo e silenzioso, un luogo dove si poteva essere se stessi senza che il pericolo ti balzasse addosso.

C’erano tanti ricordi di loro lassù… quando si erano incontrati la prima volta, prima di Natale, quando lui era tornato da Malfoy Manor conciato come un reduce dalla guerra e, forse, la sua era stata davvero una guerra; da allora in poi era andata lassù almeno una volta al giorno, ufficialmente per prendersi cura di Seraphin, ma in verità per poter rimanere anche solo un po’ con lui perché, anche se litigavano e si insultavano, erano sempre loro stessi quando erano insieme, tutti e due.

E poi c’era “quell’altra cosa”, quella cosa che non sapeva nessuno.

Quella cosa che era solo loro e di nessun altro.

 

*          *          *

 

La porta cigolò quando a la fecero girare sui vecchi cardini.

-          Tieni – disse sbrigativo il biondo porgendole un foglio di pergamena

Hermione la prese in mano e studiò le parole vergate con calligrafia fitta, elegante e longilinea; sulla prima riga campeggiava la scritta in stampatello “SPECULUM DUARUM VERITATUM”.

Gli occhi ambrati si sollevarono fino a incontrare quelli grigi di lui

-          E’… lo specchio… - disse appena con voce tremante mentre le dita percorrevano le asole delle lettere

-          Già

-          Dove hai trovato questo? – domandò ancora alludendo allo scritto

-          Sai mezzosangue, leggo qualcosa anche io…

-          Questa non è una cosa rintracciabile sui libri della biblioteca – puntualizzò lei con una smorfia

-          Ma la sezione proibita offre un notevole apporto di conoscenza – rispose lui con noncuranza

-          …non ci saresti dovuto andare

-          Non farmi la paternale proprio tu, sai?

-          Perché? – lui ghignò

-          Credi che non sappia che sono sette anni che ti fai i tuoi giri lì dentro?

-          Lo sapevi?! – esclamò tra lo sconvolto e l’inorridito lei

-          In verità no, è una cosa che ho notato da poco, ma mi riuscirebbe difficile credere che tu non l’abbia fatto per tutto il tempo… - si giustificò – se lo avessi saputo prima di sicuro sarei andato a dirlo a Piton.

-          Gentile come sempre

-          Ti ricordo che io e te fino a sei mesi fa ci trattavano come se avessimo avuto l’un l’altra la peste – precisò

-          Taglia, Malferret. Come ci sei entrato? – domandò

-          Granger, ma che razza di modi – l’apostrofò – dopotutto, io sono la persona più importante di Hogwarts

-          Sempre con le tue manie di superiorità?

-          Faresti meglio a lasciare quel tono da maestrina e a guardare un po’ più in là del tuo naso, il mio nome sta perfino sullo stemma della scuola…

Hermione si fece pensierosa mentre ricostruiva nella sua mente le quattro parti che lo componevano.

E poi si ricordò della frase che era scritta sotto: “Draco dormiens numquam titillandus”.

-          Ci sei arrivata? – s’informò

-          Hai un ego smisurato, lo sai?

-          Ma davvero? – aggiunse facendosi pericolosamente vicino mentre lei arretrava, il muro le bloccò la ritirata mentre lui stendeva un braccio impedendole la fuga e le passava l’altro dietro la schiena avvicinandola mentre opponeva una strenua resistenza che, comunque, a poco sarebbe servita.

Abbassando la testa, cominciò a baciarle il collo mentre con una mano le toccava i capelli e con l’altra stava sfilando la camicia dalla gonna.

Mossa azzardata.

Lo sapeva.

Ma poteva correre il rischio, ormai.

Eppoi… non gli sembrava che a lei dispiacesse…

Si abbassò ancora, sfiorandola appena, ma tenendola sempre legata a se finché non baciò la pelle scoperta vicino all’ombelico. Trascurando l’orrenda canottiera che la ragazza indossava, le baciò avidamente la pelle.

 

Dieci minuti più tardi, la Caposcuola si stava guardando una specie di livido con aria scettica.

-          Che cosa dovrei farci con questo? – domandò non riuscendo proprio a capire (soprattutto visto che metà del cervello era impegnato a rallentare la corsa forsennata che il suo povero cuore sembrava aver preso).

Draco la guardò e quando notò la sua espressione si mise a ridere.

Una risata sincera perché la cosa era davvero divertente… e il problema era che non riusciva più a smettere…

-          Secondo te cosa ci si fa? – domandò tentando di placare l’ilarità

-          Dovrei saperlo? – chiese preoccupata lei sollevando un poco la camicia e scrutando nuovamente quel segno

-          Granger, credo che io e te dobbiamo fare un corso accelerato su cosa fanno un uomo e una donna assieme

Le sopracciglia di lei si arcuarono in un misto di terrore e sospetto: a cominciare dal fatto che Draco Malfoy le desse qualche lezione, le cose non andavano per niente.

-          Perché lo hai fatto? – chiese come se avesse appena assassinato la sua famiglia

-          Avevo un violento bisogno di sapere che gusto avevi – ghignò beffardo e malizioso facendola arrossire.

Più che mai decisa a mettere una pietra su quel fatto, si affrettò a rinfilare maglia e camicia dentro la gonna, a sistemarsi il maglioncino, a rassettare uno dei calzini che lei era scivolato sulla scarpa e i capelli vittima della follia libidinosa dello Slytherin.

-          Continuo a non capire – annunciò – quindi cambiamo argomento e spiegami questa storia dello specchio.

Draco Malfoy la guardò e annuì percorrendo quel metro e mezzo che li separava per andare a raccogliere il foglio che le aveva dato prima e che, nella confusione dei fatti, era finito sul pavimento.

Nel tirarsi su, passò volutamente molto vicino al viso di lei sussurrandole un “codarda” all’orecchio che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.

 

-          In pratica – raccontò il biondo come si trattasse di un concetto facilissimo – mostra una realtà parallela alla nostra

-          E allora a cosa serve?

-          Fa vedere quello che non è

-          Ma a cosa serve!

-          Non lo so. Ma c’era scritto che per passare da una dimensione all’altra ci sono due porte, solo che da una si può solo entrare e dall’altra sia entrare che uscire.

-          E dove sono queste “porte”? – domandò lei

-          Una è lo specchio stesso, l’altra è il Velo della Morte conservato al Ministero

-          Quello della stanza dove c’è stata la battaglia dei mangiamorte?

-          Esatto

-          Quindi Sirius si trova dall’altra parte! – esclamò folgorata da una idea

-          Sì, è probabile

-          Non è morto! Oh, devo dirlo a Harry così lo potremo salvare, così potrà riabbracciare la sua Rosleen!

-          Aspetta! – la bloccò – la cosa non è così semplice… per attraversare i due varchi occorre dare qualcosa in cambio, non è possibile passarli se non così

-          Ma allora Sirius come ha fatto?

-          Probabilmente – rifletté lui – quando è caduto al di là del Velo gli è stato chiesto cosa era disposto a dare in cambio e lui avrà dato qualcosa…

-          Cosa?

-          Questa è una cosa che sa solo lui…

Hermione parve riflettere su quelle parole e annuì.

-          Secondo te devo dirlo a Harry? – chiese poi, esitante, l’altro scosse la testa

-          È una decisione che spetta solo a te

-          Ma se si potesse riportare in vita la persona più importante per Blaise, quella di cui si fidava più degli altri, lo faresti? – chiese

Lui la guardò sconcertato, poi annuì

-          Vado a dirglielo – disse appena voltandogli le spalle

Lui la raggiunse in una falcata abbracciandola finché le spalle di lei non appoggiarono al suo petto mentre le braccia la circondavano

-          Sono geloso – disse appena in un sussurro stringendo possessivamente, lei sorrise

-          Non mi ha considerata nessuno per diciassette anni – rispose appena – pensi che cominceranno adesso solo perché esco con te?

-          Non m’importa – fu la sbrigativa risposta di lui – e Potty ha sempre visto quanto sei bella

-          Ma lui è innamorato di Ginny

Nessuna risposta, ma lei percepì la testa di lui appoggiata appena ai suoi capelli

-          E a tal proposito – disse con una punta di ironia – anche io potrei essere gelosa di quella fila di ragazze che stazionano davanti alla tua porta accampate

-          Ma davvero? – chiese lui – perché non le ho notate fino ad oggi? Se avessi potuto scegliere sarei andato a prendermene una di quelle, avrebbero sicuramente dato meno problemi

-          Puoi sempre tornare da loro – fece notare con una punta di amarezza lei irrigidendo i muscoli della schiena

-          Granger, ho detto “se avessi potuto scegliere”… e poi – la blandì – credo proprio che ci siamo scelti in due, non trovi?

-          Perché tu puoi essere geloso e io no? – domandò fintamente arrabbiata lei voltandosi tra le sue braccia fino a fronteggiarlo sorridendogli

-          Perché sono un Malfoy – specificò come se non fosse noto – e quel che è mio me lo tengo

-          Io non ti appartengo – fece notare lei

-          Ma il mio cuore sì e ne ho buona cura

Placata da quella risposta, Hermione gli sorrise baciandolo appena.

-          Vieni – disse poi tirandolo per il polsino della camicia – andiamo assieme da Harry

 

*          *          *

 

Un’ora dopo stavano tutti e tre nel bagno di Mirtilla a discutere.

Il fantasma era comodamente seduto su uno dei lavandini ad ascoltare l’intera vicenda sotto terribili minacce da parte dei due ragazzi se avesse osato spifferare qualcosa dell’accaduto a qualcuno dei visitatori notturni che frequentavano il bagno.

Harry, seduto sul pavimento, aveva seguito quasi rapito la narrazione della sua amica mentre il biondastro se ne stava svogliatamente appoggiato ad un lavabo fumando e apparentemente disinteressato, vittima delle occhiate interrogative del grifondoro che gli lanciava ogni tanto mentre la sua compagna parlava.

-          Tu pensi che sia possibile rivedere Sirius? – chiese sulla difensiva, troppo intelligente per poter sperare una cosa del genere

-          Da quello che ho letto su questo foglio – fu la risposta della ragazza – qualcuno dovrebbe attraversare lo specchio e riportarlo di qua perché il pedaggio deve essere pagato solo quando si passa dalla propria dimensione all’altra e non se si sta ritornando alla propria.

-          E cosa potrebbero chiedere? Soldi? Magia? – domandò apprensivo il bambino sopravvissuto

-          Non ne ho idea, ma deve essere qualcosa di importante… - annuì sicura la mezzosangue

-          Pensi… pensi che ce la potremmo fare? – fu l’insicura domanda di Sfregiato

Ma nessuna parola uscì dalle labbra della Caposcuola mentre fissava a testa china il pavimento. Non conosceva la risposta.

-          Sarebbe un bel pasticcio – annuì Mirtilla dondolando i piedi oltre il marmo in una posa infantile

In quel momento, un rumore attirò la loro attenzione oltre l’uscio accostato facendo voltare tre paia di occhi verso la porta.

Malfoy, che era il più vicino, si lanciò all’inseguimento dello sconosciuto aprendo di scatto e lanciandosi oltre il corridoio, lanciando infine un “petrificus che, dal rumore sinistro che produsse, doveva essere andato a buon fine.

Harry ed Hermione, rialzatisi da terra, seguirono lo Slytherin finchè non si trovarono di fronte al corpo immobilizzato di Rowena Black.

Si scambiarono qualche occhiata perplessa mentre studiavano l’espressione quasi triste sul volto della donna nell’atto di inciampare sull’orlo del vestito lungo.

-          Wingadium Leviosa - disse appena la ragazza sollevando da terra la figura e facendola fluttuare fino al bagno dove lo spetto, senza apparente preoccupazione, era rimasto in attesa del loro ritorno.

Pronunciando un controincantesimo, la Caposcuola riportò alla vita gli arti infermi della sorella di Zahariah che aveva un comportamento sospetto per essere parente stretta di un Auror.

Al suo risveglio la giovane donna percepì intorno a sé altre persone

-          Sei Rowena Black? – chiese prudente Harry studiando gli occhi ciechi della donna che annuì

-          Sei Harry Potter, vero – fu la domanda di lei mentre voltava il viso nella sua direzione

-          Che ci facevi dietro la porta? – domandò un po’ rudemente il biondo mentre il volto si spostava di qualche grado verso di lui

-          Draco… Malfoy – disse appena nel timore di sbagliare – e… - parve esitare mentre pronunciava l’ultimo nome – Hermione Granger

-          Rispondi – tagliò corto il bambino sopravvissuto– che facevi lì dietro? – e il suo tono era abbastanza minaccioso

 

*          *          *

 

Spazio autrice: innanzi tutto comincio con il ringraziare tutti voi per le recensioni che mi avete fatto, ormai non so davvero più come esprimervi la mia gioia, spero solo che riusciate a sentirla mentre scrivo queste poche righe.

 

Dato che il capitolo è un po’ una continuazione del precedente, ho volutamente omesso l’introduzione iniziale nella quale avrei rischiato di dire più di quanto dovevo.

La forma è volutamente frammentaria e si scoprono tante storie diverse, accomunate da questa vicenda che ormai è al centro della storia.

I personaggi, al momento, stanno zitti e apprendono, quindi lo spazio che ho dedicato è stato abbastanza ridotto, ma presto torneranno ad essere i protagonisti indiscussi, date solo il tempo di mettere a posto qualche pezzo del puzzle, ci sono ancora un paio di storie che devono essere chiarite e poi si ricomincia, promesso!

 

A tal proposito, mi scuso con tutti voi per la disattenzione che ogni tanto mi scappa e mi porta a scrivere degli orrori ortografici e a sbagliare clamorosamente le date.

Grazie al cielo mi è stato fatto notare che ho messo Evangeline diventata vampira nell’anno 1000, solo che avevo precedentemente detto che aveva 1500 anni e quindi non tornano i conti. Confermo la data che Eva è diventata vampira nell’anno 1000, quindi appena avrò cinque minuti liberi, correggerò la bestialità del capitolo precedente.

 Grazie ancora a tutti voi che mi dite queste cose, temo che il vivere un po’ troppo sulle nuvole abbia risvolti negativi sulla sintassi della fic, anche se mi aiuta a portare avanti la storia con un minimo di coerenza logica… cercherò di fare più attenzione…

Ciao e un bacio a tutti!

Nyssa

 

PS: per la cronaca, la mia idea di Malfoy-gatto è molto simile al personaggio di Yzma de “Le follie dell’imperatore” quando alla fine diventa un gattino piuttosto sadico, ihihhihi

 

PiccolaSerpe: la scelta del personaggio di Malfoy è stata difficilissima e sono a tutt’oggi scettica perché, effettivamente, Draco sarebbe un ottimo furetto…

Per l’albero, se trovo cinque minuti lo posto, tanto è già fatto, così almeno non dovrete vivere con la pagina aperta di Wikipedia per capirci qualcosa… cmq le varie parentele si saranno di sicuro dipanate un poco i  questo 23° cappy che, tuttavia, induce alla confusione per altri motivi…

Bene, aspetto di sapere la tua “modesta opinione” anche su questo nuovo aggiornamento e vedere un po’ che cosa ci si aspettava da questa storia “accidentalmente” troncata sul nascere.

Ciao e un bacione, Nyssa

 

Liuzza: effettivamente, in quanto a parentele, sia nello scorso che in questo capitolo ci sono andata giù un po’ pesantuccia, mi auguro di non farvi fuggire tutti a gambe levate, cmq sappiate che, a parte conoscere alcuni motivi, poi le parentele non saranno molto importanti, anche se lo sono state fin’ora perché non si riusciva a trovare questa o quella persona.

Grazie mille, sono molto contenta che ti piaccia il mio stile, spero che continuerai a seguire la fic! A presto! Kiss, Nyssa

 

Lisanna Baston: gli errori di grammatica, lo so, sono una cosa che fa cadere molto in basso, tutto perché ho la brutta abitudine di scrivere molto veloce alla tastiera e mi perdo lettere o pezzi di parola per strada, cmq spero di non aver scritto qualche castroneria bella grossa, o la mia prof di ita verrà a perseguitarmi…

Comprendo che il mio Harry è un po’ anomalo e forse è il motivo per cui, anche provando, non riesco mai a scrivere una fic su di lui, magari è perché ha già così tanto posto nei libri che non ha bisogno del mio contributo :P

La storia sui vampiri… me a sono inventata di sana pianta. Confesso di non essere ferrata in questo campo, così ho preferito inventare alla grande con un po’ di aiuto da parte di qualche libro letto e qualche anime a proposito che sono sempre molto istruttivi. Spero che ti piaccia anche questo mio nuovo cappy, dimmi che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

Shavanna: prometto (a meno che la mia prof di mate non decida di interrogarmi ogni giorno della mia vita), la fic finirà, fosse anche solo per il semplice fatto che ho il finale stampato a fuoco nella mia mente e prima o poi dovrò buttarlo giù, anche perché, con l’arrivo di altre idee per altre fic, ci sta un po’ strettino, cmq finirà e forse la conclusione sembrerà più rapida di quanto vi aspettiate, un po’ come nei film western, dove il duello dura mezzo secondo e il preludio 10 minuti.

Harry e Draco se la giocano per stranezza mentre si scopre qualcosa anche su Eva e il fatto che ti piaccia mi riempie di gioia e gratifica un po’ la mia fantasia sul descrivere la sua tormentata storia che presto vedrà un po’ di luce.

Bene, nel 23° cappy si completa il quadro sulla famiglia Black e presto si aprirà quello su un nuovo personaggio (premetto che sarà molto più corto). Dimmi cosa ne pensi, aspetto con ansia la tua recensione! Ciao e un bacio! Nyssa

 

Diddola: sì, capita anche a me di perdere qualche pezzo per strada ogni tanto, cmq hai avuto del coraggioa  rileggere 22 capitoli, complimenti, il fegato non ti manca!

Un po’ ti capisco, anche i miei compagni mi chiedono perché passo il tempo a scrivere anziché chattare con loro, ma c’è tempo per ogni cosa… per leggere e per scrivere e anche per chattare, quindi che stiano calmini che non casca il mondo ^^

Bene, io spero che ti piaccia anche questo nuovo post, intanto ti mando un bel bacio e ci risentiamo al prox cappy! Nyssa

 

potterina_88_: e non hai ancora visto niente! Perché il culmine lo si è avuto in questo nuovo post dove tutta la famiglia Black vede finalmente la luce, altarini compresi.

Sono contenta che la storia sui vampiri che ho inventato per Eva ti sia piaciuta, sapendo poco a proposito ci ho messo molto di mio, quindi non so quanto sia attinente ai sacri canoni del gothic e dell’horror e della storia originale del povero Akamatsu… per dove la trovo? Uhm, non saprei, mentre scrivo le idee arrivano e se tardano un po’ rallento di qualche gg l’aggiornamento, tanto una volta a settimana mi sembra più che sufficiente…

Sono invece moooooltissimo felice che la dichiarazione&co non abbiano deluso le tue aspettative, questo mi riempie di gioia!

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento! Ci sentiamo presto, Bacione! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: ma figurati, sai quanti aggiornamenti mi perdo io? Sembra che il tempo per fare qualcosa scarseggi come il palladio… sono felice che la scena in camera sia risultata divertente, dopo qualche cappy che non scrivevo più cose leggere mi sentivo un po’ arrugginita, fortunatamente non ho ancora perso del tutto la tecnica, fiuuuu.

Forse ho davvero esagerato con le parente, ma presto metterò l’albero, così avrete tutti un valido aiuto in proposito, sicuramente in quello fatto da me ci sono anche tutti i personaggi che nella storia originale non compaiono.

Eh, spero che l’aggiornamento sia arrivato abbastanza presto… aspetto di sapere la tua opinione, ciao e un abbraccio! Nyssa

 

Luana1985:  un po’ mi sembrava troppo scontato quello che la bowling ha fatto succedere nell’ultimo libro, infetti ho cominciato a scrivere dopo averlo letto, la fic, infatti, originariamente doveva semplicemente essere un finale alternativo “come lo vedevo io”, poi però mi sono lasciata un po’ trasportare e dopo 23 capitoli siamo ancora qui XD

Penso anche io di essere molto Hermione e poco Watson, quindi abbiamo molto in comune, sono felice!^^ Tutti mi dicono che Hermione deve essere proprio come l’attrice, invece, finalmente, trovo qualcuno che non la pensa così, grazie!

Ehehe, chissà che tenero che deve essere, anche a me piacerebbe avere un Draco Malfoy trasfigurato in gattino, ma…

Bene, spero che l’aggiornamento ti sia piaciuto, aspetto di avere un tuo commento, un bacio! Nyssa

 

AuraD: ma che piattola ritardataria… Herm forse più che piangersi addosso ha paura del futuro e, soprattutto, di quel che accadrebbe, però neppure a me piacciono le persone che stanno a rimuginarci dietro per ore, ci penso prima e poi camminare, sennò non mi decido più, sono molto indecisa…

Il fatto che Draco sia un gatto e pure allergico è una cosa un po’ stupida che non ricordo neppure da dove mi è venuta fuori, ma mi fa piacere che ti abbia fatta ridere, effettivamente siamo ai limiti del paradosso :P

Beh, se il precedente cappy è stato esauriente ci pensa questo a riconfondere un po’ le idee… qui salta fuori proprio tutto, compreso lo scheletro di una vecchia prozia traditrice che parla troppo.

Direi che Silente avrebbe bisogno di un po’ di relax, ma per fortuna questa volta non ha interrotto sul più bello chi parla, meno male… spero che ti piaccia questo 23° cappy, ciao e un bacio! Nyssa

 

chibi_elyon: già, poveretto, ma forse deve solo abituarsi al fatto che Harry è il migliore amico di Herm e che non sta attentando al corpo di lei ad ogni passo, esattamente, come, invece, fa lui.

Bene, qualche mistero è sciolto e qualcuno ha contribuito questo capitolo, mentre è in via di creazione uno nuovo.

Spero solo di non farti fare troppa confusione cmq assicuro che prima della fine TUTTI i misteri saranno limpidi e comprensibili.

Bene, aspetto di sapere la tua opinione circa questo nuovo post, ciao e un bacione! Nyssa

 

lord Martiya: effettivamente hai ragione, ho fatto confusione con le date e ho scritto un numero decisamente improbabile, chiedo umilmente venia e ti ringrazio per avermelo fatto notare, svampita come sono non me ne sarei mai accorta.

Grazie mille per i complimenti che mi hai fatto e, ovviamente, mi interessa di sicuro qualcosa sulla mia Eva e sui vampiri in generale, come ho detto da qualche parte, sono un po’ ignorante in materia, magari puoi mandarmi un mp

Spero che continuerai a seguire la storia e che mi dirai cosa ne pensi di questo nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa

 

 

 

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Capitolo 24
*** Speculum Duarum Veritatum ***


-

-          Allora rispondi – disse minaccioso Harry – che ci facevi lì dietro, ci spiavi?

Rowena scosse la testa

-          Parla

-          Ho sentito delle voci dal corridoio e mi pareva che ci fosse qualcuno nei dintorni – ammise a testa bassa la loro interlocutrice – così mi sono avvicinata per scoprire di cosa stessero parlando e ho sentito la storia dello specchio e poi, visto che sono curiosa, volevo anche scoprire qualcosa a proposito – confessò – però non ho visto la porta e sono inciampata, così mi avete scoperta

-          Perché ti interessava lo specchio? – chiese Hermione sospettosa

-          Come siete ingenui – fu la triste risposta della Black – come pensate che si senta una persona che non può vedere e che non deve assolutamente fare ricorso all’unica magia che le permetterebbe di osservare davvero il mondo?

Mentre parlava percepì un fruscio di stoffa mentre i tre si guardavano senza sapere cosa rispondere

-          Avete detto che lo specchio mostra una realtà differente – specificò ancora – e allora perché non attraversarlo? Andiamo, non ditemi che vorreste davvero una vita coperti da un velo nero! Magari… chissà… - aggiunse appena – forse dall’altra parte potrei vedere, forse dall’altra parte potrei… avere la magia e guarirmi!

-          Lo fai davvero per questo? – chiese ancora il bambino sopravvissuto

-          Mi credi una mangiamorte? – fu invece la domanda di lei – pensi che potrei tradire la parola di mio fratello e l’uomo che mi ha dato ospitalità per una setta come la loro? Ma soprattutto, sei davvero sicuro che quel branco di razzisti accetterebbe davvero una come me? Cieca e senza poteri magici che ha come unico pregio di essere la nipote di Lord Voldemort? Sei ottimista, ragazzo, non mi accettano gli esseri umani, figuriamoci loro…

Harry arrossì colpevole di fronte a quella affermazione e, in effetti, anche il biondo annuì a quelle parole, riconoscendovi una grossa verità.

-          Ma l’unica cosa che potrei dare in cambio io per attraversare lo specchio – continuò ancora la donna – è la mia Vista e, per quanto non speri altro che di liberarmene per vivere davvero come una strega o come un essere umano, non posso farlo egoisticamente solo per vivere meglio, soprattutto se mi è stata data.

-          Lo faresti per salvare la vita di una persona? – domandò Draco serio e glaciale incurante dello sguardo costernato di Hermione e dell’occhiata sbalordita di Potter

-          Sì, forse lo farei perché finalmente tornerebbe utile a qualcuno anche la mia magia – ammise l’altra alzando fiera il mento che, purtroppo, riportava ai loro occhi i suoi grigi e spenti di chi non può vedere

-          Sirius si trova dall’altra parte del vetro – continuò ancora la serpe imperterrita – lo faresti per riportarlo di qua?

-          Sirius, Sirius Black? Mio fratello? – domandò lei

-          Sì, lui – e lei parve riflettere

-          Ho odiato Sirius e Regulus con tutta me stessa perché era per colpa loro se mio padre non poteva stare con la mamma, se io sono rimasta senza un genitore, se mio fratello è stato deriso per essere un illegittimo – proseguì – ma… alla fine la colpa non era neppure sua. Che ne poteva un povero bimbo? L’ho accusato di tutte le colpe delle nostre disgrazie e l’unica volta che l’ho visto, l’ho insultato. Sì, lo farei per ripagare questo torto perché non credo che lui abbia ancora capito. Zach non ha mai nutrito tutto questo mio odio verso quella famiglia che gli ha fatto vivere un’esistenza dura e difficile.

-          Lo faresti davvero? – chiese speranzoso Harry

-          Dopotutto – ammise lei – è comunque mio fratello, anche se aveva una madre che era peggio di Cerbero e la pessima abitudine di calarsi un po’ troppo le brache con le belle ragazze…

Draco sogghignò a quella frase

-          Lo dirai a Silente? – fu invece la domanda della mezzosangue

-          Credo che lo sprezzo per le regole sia una caratteristica di tutti i Black

-          Anche tua? – indagò

-          Forse anche mia.

 

*          *          *

 

Era metà pomeriggio e un raggio di sole stava filtrando dall’imposta a quadri dell’ultimo piano della Torre di Astronomia.

Harry, Draco ed Hermione erano in piedi vicino alla lastra levigata che, al momento, restituiva loro solo il riflesso dei loro volti preoccupati.

Rowena e Temperance erano sedute su due poltrone che la figlia di Zachariah aveva magicamente fatto apparire dal nulla e si guardavano preoccupate.

 

Erano rimasti piuttosto sconcertati quando, all’appuntamento con la nipote di Voldemort, avevano anche trovato la famosa Ransie con l’espressione seria sul viso che camminava a braccetto della zia.

Rowena aveva spiegato loro che avrebbe fatto quello che le chiedevano e che non l’avrebbe detto a Silente, ma a Ransie non poteva tacere niente perché era la sua “sorellina”.

 

-          Qualcuno ha avvisato Rosleen? – domandò una voce nella stanza mentre la bassa figura di bambina di Evangeline compariva attraversando i muri di pietra lasciando pietrificati i presenti

Harry scambiò un’occhiata preoccupata con la sua compagna di Casa per poi studiare terrorizzato la sua nuova insegnante di Difesa.

-          Oh, andiamo ragazzi – disse ghignando la loro prof vampira – non avrete davvero creduto che non sapessi niente!

-          L’hai… detto a Silente? – chiese il bambino sopravvissuto alla bionda mentre questa avanzava verso di loro, lei non rispose così Potter deglutì teso – tu sai qualcosa dello specchio?

-          Poco – ammise l’Evangelista Oscura – ma era da un pezzo che volevo vedere che cosa era in grado di fare…

-          Bisogna attraversarlo per vedere cosa c’è dall’altra parte – spiegò Rowena che si era fatta leggere gli appunti di Draco in materia

-          No, è sufficiente meno… - rispose ghignando la vampira – qualcuno vuole provare a vedere una delle altre realtà?

-          Ce n’è più di una? – esclamò stupito Sfregiato

-          Certo, è come lanciare un parallelepipedo a terra: può cadere di taglio, di dorso o di base…

Hermione annuì

-          Su, provate – li invitò la prof – non vi risucchierà dall’altra parte

E Draco dovette ammettere che, da come parlava, era parecchio inquietante, ma, soprattutto, sembrava davvero che dovesse succedere quel che diceva non sarebbe accaduto. E tuttavia, non riuscivano a dirle di no. Aveva un fascino tutto suo e non dubitava che il nomignolo di Doll Master le fosse stato affibbiato, oltre che per manovrare le persone con la magia, anche per riuscire a fare tanto solo con la voce e il suo aspetto… e dire che in questo momento era ancora al suo stadio primo, quindi privo di tutto lo charme da donna adulta che doveva trasudare quando compiva la sua trasformazione.

Prendendo coraggio, il biondo spense la sigaretta che stava fumando e mosse qualche passo verso il vetro rilucente incorniciato tra quella composizione di angeli e demoni di epoca tardo-barocca.

Pensando intensamente a se stesso, aprì gli occhi e studiò la propria immagine riflessa che, all’improvviso, parve mutare e la sua espressione sprezzante si trasformò pian piano in quella quasi piagnucolante di un ragazzino di Corvonero con libri sotto il braccio, la camicia perfettamente allacciata fino all’ultimo bottone e la cravatta stretta attorno al collo.

La silhouette si trasformò nuovamente rimandandogli l’immagine di un ragazzo bruno e cicciotello con gli occhi scuri che osservava con aria strafottente chi guardava dall’altra parte dello specchio.

La tentazione di prendere a pugni l’altro se stesso era forte, decisamente quasi incontrollabile.

I contorni si sfumarono di nuovo e mentre studiava il vetro che sembrava muoversi come il mercurio denso dei termometri, la figura sua abbracciata a quella di Pansy Parkinson apparve dall’altra parte, sorridenti e altezzosi entrambi.

Quella, senz’altro, era la realtà che gli piaceva di meno perché, adesso che aveva la mezzosangue, non l’avrebbe lasciata per niente al mondo.

-          Che cosa hai visto che ti ha turbato tanto? – cinguettò sadica Evangeline

-          Non l’hai visto? – domandò lui mentre lei scuoteva la testa

-          No, solo colui di cui riflette l’immagine può vedere le altre sue realtà

-          Ho visto tanti me stesso – ammise in un impeto di sottomissione il biondo andando ad accendersi una nuova sigaretta

-          Non continui a guardare? – fu la nuova domanda che la bionda gli pose, quasi ridacchiando, Draco non rispose e si limitò a scuotere la testa – Hermione, vuoi provare tu? – chiese alla riccia che, con mani leggermente tremanti, si avviò verso lo Specchio delle Due Verità.

Seriamente alzò la testa e studiò dall’altra parte dello specchio…

E si vide, vestita con l’uniforme della più prestigiosa scuola di Londra nel cortile, sola, mentre ripassava su dei libri dalla copertina morbida, tipicamente babbani, che riportavano la scritta “Chimica” e “Biologia”: l’altra se stessa che non era strega, che non usava la magia, alla quale, probabilmente, non credeva neppure.

L’immagine si deformò tanto da mostrarle un’altra Hermione, questa volta con gli occhi truccati con l’ombretto madreperlato, la sigaretta tra le labbra e le unghie delle mani laccate di nero, la gonna decisamente troppo corta per i suoi standard, la cravatta allentata e la camicetta da cui spuntava vistosamente il pizzo di un reggiseno bordeaux; ai piedi anfibi di pelle e i capelli completamente stirati e tinti di nero, sembrava un’altra persona!

Scuotendo visibilmente la testa, si allontanò veloce mentre la loro prof ridacchiava appoggiata alla cornice.

Harry, prendendo coraggio, le diede il cambio prevenendo la richiesta della prof e, calcandosi gli occhiali sugli occhi, guardò se stesso nello specchio.

Era molto diverso da quando aveva visto i suoi genitori nello Specchio delle Brame al primo anno di scuola: c’era una sensazione di freddezza in quell’immagine della famiglia felice e, tuttavia, se ne era quasi innamorato.

Adesso, invece, l’aura sembrava la propria, era come essere circondato da tanti se stesso che ti giudicavano e sapevi che, per chi guardava da un’altra Realtà, anche tu dovevi essere una delle tante possibilità incompiute.

Aprì gli occhi coraggiosamente, puntando le iridi verdi e vedendo, in lontananza, una casa dall’aspetto estremamente familiare, percorse il vialetto fino alla porta dove, sopra il campanello magico era appeso il nome “Potter J. – Evans L.”.

Quella era la casa dei suoi genitori!

Si guardò spaesato intorno trovando sullo zerbino con scritto “Welcome” un giornale che riportava una data tristemente familiare sopra la scritta Gazzetta del Profeta. Lesse rapidamente i caratteri che componevano il titolo: “Nuovo attacco del Lord Oscuro alla famiglia Paciock: uccisi i genitori, sopravvissuto solo il piccolo Neville”.

Era una realtà.

Un’altra realtà.

Diversa.

Quel che sarebbe accaduto se, tra i due bambini nati a fine luglio, Voldemort avesse scelto Paciock ritenendo la purezza del sangue qualcosa di molto più prezioso e, di conseguenza, attaccando i suoi genitori: in quel caso, forse, sarebbe stato Neville il bambino sopravvissuto.

Il contorno si sfumò nuovamente e, nella stessa scena, la scritta cambiò: “Nuovo attacco del Lord Oscuro alla famiglia Paciock, non ci sono sopravvissuti, continua il periodo di terrore”.

L’altra verità, quella che sarebbe successa se Neville non fosse sopravvissuto all’attacco di Tu-Sai-Chi.

Respirò e, coraggiosamente, si allontanò dallo specchio

-          Tu hai già guardato? – chiese Harry, Evangeline di limitò ad annuire senza mutare il ghigno delle labbra infantili piegate in una smorfia.

-          Bene – disse infine – cominciamo o facciamo notte? Rowena?

Rowena, stringendo la mano della nipote che la accompagnava, percorse qualche passo, guidata verso quell’arredo così singolare.

-          Sei pronta? – le chiese Evangeline prendendole l’altra mano e conducendola a sua volta, Rowena tacque, ma annuì – non si torna indietro… - continuò – e non è detto che ti venga richiesta proprio la tua “Vista”

-          Sarà questa, me lo sento – disse appena la ragazza cieca muovendo altri passi

-          Una volta che sarai passata di là, non saprai che cosa ti aspetta, cerca una realtà dove c’è anche Sirius – annuì ancora

-          Forse, finalmente, dopo tanto tempo, sarò una persona libera.

Evangeline la guardò e le accarezzò piano la mano.

Poi la posizionò di fronte al vetro e fece allontanare gli altri.

Rowena attese, come se si concentrasse e i colori si susseguirono vorticosamente senza che i presenti riuscissero a distinguere forme e dimensioni

-          Perché succede questo? – chiese Hermione – quando abbiamo provato noi non è accaduto nulla

-          Rowena sta “guardando” con la sua Vista, sta scrutando oltre lo specchio

-          Ci riesce davvero? Come fa?

-          Dall’altra parte c’è un’altra se stessa, ci sono molte altre di lei, sta guardando con i loro occhi e pensando anche con i loro ricordi

-          È… per via della Maledizione? – domandò timorosa la Caposcuola riportando lo sguardo sulla giovane Black, Evangeline annuì col capo

Rowena aprì gli occhi, spalancando quelle iridi cerulee che, nonostante il colore, non potevano guardare, poi mosse un passo in avanti e tese una mano finchè i polpastrelli non vennero in contatto con la superficie fredda e levigata che, simile ad un liquido, formò tante onde di eco intorno a quel punto dove era avvenuto il contatto.

Senza esitazione, la giovane donna spostò un piede dopo l’altro finchè metà della sua mano non fu oltre lo specchio.

E i tre ragazzi e Ransie la guardavano mentre, lentamente, spariva oltre la superficie.

Nessuno fiatava.

Neppure Evangeline che fino a quel momento aveva detto qualcosa di particolare, osava dire una parola mentre, col cuore in gola, aspettavano.

Aspettavano che Rowena tornasse, ma non sapevano se ciò sarebbe avvenuto.

E i sensi di colpa si insinuarono nei loro cuori, facendo irrigidire la schiena, mentre le mani tremanti erano occupate in qualche tic particolare, mentre gli occhi erano puntati allo specchio: lo Specchio delle Due Verità.

Hermione si voltò verso Harry, pallido e teso, completamente assorbito dalla contemplazione della superficie riflettente; voltò la testa e guardò Draco, le lunghe dita che giocavano con la catenina che aveva al collo, il biondo abbassò gli occhi e i due si scambiarono un’occhiata che, tuttavia, non riuscì a rassicurarli.

Si concentrò nuovamente verso il centro della stanza in attesa: minuti che sembravano ore, il tempo che non passava o, forse, passava e loro non se ne accorgevano, rapiti in quella dimensione di attesa che non aveva tempo né spazio.

Temperance, preoccupata, era seduta sulla poltrona e accarezzava ritmicamente il pancione prominente che le tendeva la veste di foggia babbana giunta direttamente dal guardaroba di Monica; la videro sgranare gli occhi mentre, probabilmente, il suo bambino le scalciava nel ventre e, subito dopo, l’espressione le si colmò di gioia, sapendo che quella creatura che già tanto aveva patito, stava bene ed era viva. Le dedicò una carezza più dolce delle altre mentre sollevava gli occhi sui presenti dove, perfino Evangeline sembrava tesa.

-          Row sta bene – disse in un soffio toccando il medaglione che aveva al collo e la Caposcuola si accorse che era quello generalmente portato dalla zia

Ransie intercettò lo sguardo diretto al pendaglio e le sorrise

-          Mio padre le aveva detto che quest’oggetto sarebbe dovuto tornare a Hogwarts, lei non voleva portarlo con se, non sappiamo cosa ci sia dall’altra parte.

Hermione annuì e poi, improvvisamente, un fascio di luce partì dallo specchio, mentre la superficie piana era increspata da onde sottili, come generate da un vortice.

Una mano affiorò: una mano femminile.

Piano piano, la figuretta di Rowena riprese forma nella dimensione presente: le braccia, i capelli, la veste scarlatta, gli occhi, ancora ciechi.

La donna rivolse al presenti un sorriso, ben sapendo che loro erano ancora lì, nonostante non potesse vederli.

Per finire, il braccio sinistro passò per ultimo, ritornando alla Torre, ma quando la mano ricomparve, Harry per primo e poi tutti gli altri, si accorsero che stava stringendo un’altra mano.

Con il cuore denso di aspettativa e di speranza, i tre ragazzi si avvicinarono leggermente mentre un polsino bianco e logoro, seguito da un braccio rivestito di una giacca di velluto nero facevano la loro comparsa.

Una gamba uscì, coperta da un paio di jeans sbiaditi e anche un paio di scarponi neri di pelle di drago.

… e infine la testa.

 

I capelli neri si Sirius Black, un po’ lunghi e un po’ ribelli, e gli occhi profondi videro nuovamente la luce della sua VERA realtà.

Una delle tante, certo. Ma quella dove era nato.

Scrutando spaesato intorno a sé, l’ultimo figlio di Orion si avvide della presenza di Harry e poi anche di quella di Hermione, alla quale doveva la vita, di Draco Malfoy, quello era indimenticabile, e di alcune persone che non credeva avrebbe rincontrato nella sua vita: Ransie ed Evangeline.

Quando anche l’ultimo atomo che componeva la come al solito trasandata figura del padrino di Harry fu portato oltre la barriera spaziotemporale dello specchio, Potter si concesse finalmente di versare una lacrima per lui, andando ad abbracciarlo con impeto mentre Sirius, imbarazzato, gli scompigliò i capelli, tenendo ancora la mano di Rowena che gli sorrideva fiduciosa.

 

Ransie, commossa e con le lacrime agli occhi si alzò dalla sedia e corse incontro allo zio, quasi abbracciandolo, mentre Evangeline, anche se non lo dava a vedere, era molto felice di rivedere uno dei membri della vecchia squadra che aveva seminato il panico tra le fila dei mangiamorte.

 

Ransie lo abbracciò felice, cingendogli il collo contenta mentre Rowena lo guardava speranzosa

-          Siamo davvero fratelli, adesso? – chiese con una punta di terrore nella voce; Sirius la guardò come se non capisse il motivo di tanta preoccupazione

-          Certo, lo siamo sempre stati… - rispose regalandole uno di quei sorrisi che per molti anni avevano mandato in deliquio le ragazzine della Scuola di Magia e Stregoneria.

-          Ti ho giudicato male e detto tante cose cattive – ammise la cieca – ma sono pentita, mi dispiace. Non era colpa tua.

-          Io avrei fatto di peggio… - fu il sarcastico commento del padrino mentre si dirigeva da Evangeline

-          Sei proprio tu? – chiese

-          No, guarda, sono Maga Magò! – sbottò stizzita la bionda

-          Credevo che non saresti rimasta a lungo buona con la squadra sciolta… - si giustificò l’uomo

-          Hai troppi pregiudizi, Black – rispose acida lei borbottando – e tu non hai idea di quel che mi hai fatto passare in questi anni!

Lo sguardo interrogativo di Sirius si spostò agli altri alla ricerca di una motivazione per tanto astio

-          Perché? – chiese infine visto che dalle sue parenti non venivano che sorrisetti nascosti e dagli altri nuovi sguardi di dubbio

-          Lo sai che mi ha costretta a fare Ros?! Eh, lo sai?

Sirius si allontanò allarmato

-          Ros come Rosleen?

-          Proprio lei, la tua FIDANZATA! E prima che tu dica qualcosa ti dico subito che avresti almeno dovuto parlargliene – e indicò Harry – sei stato un bastardo, devi a lei se sei ancora vivo! Siamo state io e lei a farti fuggire da Azkaban!

L’uomo sbatté le ciglia qualche volta, non capendo

-          E’ entrata nella polizia ministeriale, imbecille! – sbraitò infine rossa la Doll Master

-          Lei avevo detto di starne fuori… - mugugnò l’altro

-          Beh, avete la stessa testa di coccio! Figuriamoci se ti dava retta! Figuriamoci se tu le davi retta!

-          Così sei ingiusta! Io l’ho fatto per lei

-          Beh, forse era meglio se tu fossi stato un po’ più egoista! – e gli voltò le spalle rimanendosene a braccia conserte con gli occhi alla parete.

Sirius guardò gli altri che ridacchiavano e sorridevano, evidentemente a Harry era stato detto anche tutto quello che lui non gli aveva raccontato…

 

Improvvisamente, Rowena si voltò verso la porta, lo sguardo più vacuo del solito, le mani tremanti che salivano al petto dove il respiro si era fatto corto

-          Sev? – chiamò subito dopo mentre tra i presenti si faceva silenzio e l’attenzione si spostava verso l’ingresso.

La figura scura di Severus Piton era immobile nel vano della porta, i libri di Pozioni sottobraccio, i capelli come al solito che gli ricadevano in parte sugli occhi.

Gli occhi verdi scrutarono la stanza circolare, si soffermarono qualche istante su una di loro e poi, girando il voluminoso mantello nero, il professore sparì per le scale.

Rowena, avvertendo lo spostamento d’aria e l’odore di resina scomparire, intuì che lui doveva essersi allontanato e si lanciò al suo inseguimento, quasi incurante dei pericoli che c’erano in giro per una persona come lei.

Infatti, in un capitombolo, sentirono un grido strozzato per le scale, una voce femminile e una maschile gridare “Attenta!” subito dopo.

Intuendo l’accaduto, tutti si mossero verso la rampa oltre la porta e videro Piton che, reggendo in braccio Rowena, la stava riportando di sopra.

Harry, Draco ed Hermione si appiattirono contro la parete per lasciar passare il professore, esterrefatti davanti a quella scena dolcissima, dopodiché lo seguirono.

-          Sei un’incosciente! – lo udirono sussurrare alla sorella di Zachariah e Hermione si sentì come prossima al pianto per quanto aveva visto mentre, con un colpo di bacchetta, il prof faceva comparire una coperta e la rimboccava sulla poltrona che era rimasta.

-          Noi sarà il caso che andiamo – disse Temperance ad alta voce lanciando occhiate allusive ai presenti e il gruppetto, capeggiato dalla signora DeLaci e chiuso dall’Evanglista Oscura, si avviò in fila indiana verso l’uscita, non senza riuscire ad evitare che Sirius e Piton si scambiassero un’occhiata carica di gelo.

Eva chiuse definitivamente la porta dietro di loro, gesticolando perché si sbrigassero ad andarsene e lasciassero “la dovuta intimità al tormentato amore”.

 

*          *          *

 

-          Oggi ne ho scoperte troppe – sospirò triste Harry mentre si dirigevano insieme verso la Torre Sud dove la Marionettista li stava guidando – prima questa Rosleen – e scoccò un’occhiata interessata al suo padrino – e poi l’amore segreto di Piton

-          Parlane con meno schifo, ragazzo – fu l’acido commento di Evangeline – non hai idea di cosa abbiano passato quei due poveretti.

Umilmente, Potter si decise ad abbassare la testa e a rimanersene zitto per il resto del tragitto.

 

La stanza di Evangeline, all’ultimo piano della Torre Sud, era quella che a scuola era volgarmente definita “suite”, altrimenti detta “stanza degli ospiti importanti”.

La vampira aprì la porta con una magia e si sedette su una grande poltrona di velluto che dava le spalle al tramonto ormai inoltrato, dopodiché fece cenno di accomodarsi anche agli altri.

Seraphin, assonnato, sbucò dalle coperte del letto e, notati i presenti, se li guardò perbene ad uno ad uno per poi saltare a piedi scalzi sul pavimento e andare ad attaccarsi alla gonna della caposcuola gridando “Mione, Mione! Mione è tornata!”.

La riccia gli sorrise affettuosa mentre gli accarezzava la testa, poi il bimbo si dedicò alla sorellona e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia mentre si metteva in posizione con l’orecchio al ventre arrotondato per sentire “il suo futuro nipotino” mentre scalciava.

Evangeline guardò fisso Sirius formulando poi la domanda che le frullava in quella testolina bionda

-          Che cosa c’era dall’altra parte?

Sirius tacque

-          Non me ne ricordo – un sopracciglio biondo si alzò mentre la prof studiava interrogativamente l’erede dei Black

-          Come sarebbe?

-          Non ho ricordi di quello che ci sia dall’altra parte, quando si oltrepassano le porte si ha solo la coscienza di aver trascorso del tempo di là, ma non ci si ricorda come…

-          Vuoi scherzare? E come avete fatto ad uscire?

-          Credo che anche per Row sia così, solo che…

-          Solo che… cosa? – incalzò l’insegnante

-          Prima di tornare definitivamente “di qua” ho dato un’ultima occhiata “di là” e mi è sembrato di vedere una donna identica a Rowena che mi teneva l’altra mano, pareva quasi che mi stesse conducendo verso il passaggio…

La Doll Master lo fissò seria qualche istante per poi annuire.

-          Ho capito

-          Beh, io no! – incalzò Sirius

-          È semplice – gli spiegò – dall’altra parte dello specchio esiste un’altra realtà dove, forse, esiste un’altra Rowena. Potendo le varie portatrici della Maledizione leggere nel passato di quelli col proprio sangue, probabilmente “l’altra Rowena” ha utilizzato lo stesso principio che Row ha impiegato per trovare LA realtà dove eri finito… insomma, ha letto nei ricordi della nostra Rowena cosa volesse fare e, dato che l’altra non non poteva accedere a quegli stessi ricordi, vi ha dato una mano a tornare “da questa parte”.

-          Bel casino… - borbottò lui passandosi un dito sul mento

-          Ehi, niente parolacce, ci sono dei bambini! – lo riprese Ransie assottigliando le labbra.

-          Piuttosto, io vorrei sapere che cosa è successo qui… - e si guardò sconcertato attorno non riconoscendo una situazione analoga

-          Te la faccio breve – spiegò ancora la bionda che tra tutti era quella che sapeva trattare meglio con Sirius – il tuo amico Zach è riuscito a scomparire proprio mentre serviva e, come se non bastasse i mangiamorte hanno deciso che la nostra Ransie sarebbe un’ottima mamma per il futuro Lord Oscuro, per far ciò hanno rapito lei e Seraphin e li hanno tenuti prigionieri a Malfoy Manor finchè il qui presente signor Malfoy – e Sirius guardò Malferret – non li ha salvati entrambi. Per di più, sempre qualcuno della vecchia guardia, ha deciso che Rowena+crisi di personalità che la faceva sentire Ransie era un ottimo diversivo per non far saltare all’occhio la scomparsa, così l’hanno travestita e le hanno indotto una crisi, se non che è finita in coma e quando si è svegliata è venuta a Hogwarts. Tutto chiaro?

Sirius annuì automaticamente di fronte a quella sequela di informazioni un po’ difficili da assimilare tutte insieme.

-          Domande? – chiese ancora la prof ai presenti

-          Io vorrei conoscere la storia di Piton e di Rowena – azzardo timidamente Hermione ed Evangeline le sorrise

-          Gliela racconto io e lo fai tu? – chiese rivolta a Temperance

-          Racconto io. – cominciò la mora

-          Forse è meglio – annuì Eva – la priverei di tutta la romanticità

-          Come certo saprai ai tempi della scuola dei Malandrini, ovvero del papà di Harry, James, e di questa sottospecie di demone che è mio zio – riferito a Sirius – Severus era il bersaglio preferito delle loro malefatte, gliene combinavano davvero di tutti i colori, poveretto…

-          Se lo meritava… - bofonchiò l’erede dei Black

-          Zitto tu! Dicevo… sì, gli facevano scherzi a non finire e tra lui e il gruppo dei Malandrini non scorreva tanto buon sangue. Mio padre, che a quel tempo era all’ultimo anno qui, decise che quel poveretto aveva bisogno di un po’ d’aiuto, soprattutto perché la sua introversione era dovuta, oltre a questo, anche ad una situazione familiare molto difficile e Severus era succube del fratello maggiore, da tutti considerato un vero genio. Pur di tirarlo fuori da quel baratro di depressione, papà decise che per l’estate sarebbe potuto rimanere a studiare da noi: lui l’avrebbe aiutato e Severus avrebbe potuto tenere compagnia alla sua sorellina malata.

Nonostante non sembri, Piton possiede un animo – e qui le occhiate a Sirius si sprecarono – era una persona attenta e sensibile e questo lo aiutò molto a stringere un legame con Row. Credo che all’inizio Sev fosse quasi contento del fatto che lei non potesse vederlo, così non si doveva vergognare di se stesso… fecero amicizia, due persone molto sole, incomprese dal resto del mondo.

L’anno seguente l’esperienza si ripeté, papà era entrato alla scuola di Auror con sede a Londra e studiava parecchio, ma rinnovò comunque l’invito al giovane Piton che insieme a Rowena sembrava trovare se stesso.

Rowena cominciò a nutrire un forte odio nei confronti dei Malandrini, ma di Sirius in particolare, un po’ perché era il suo fratellastro e la madre di lui aveva impedito a nostro nonno di vivere insieme alla nonna e un po’ perché avevano la pessima abitudine di maltrattare l’unico amico che aveva.

Credo che s’innamorarono – aggiunse con un sorriso – ma nessuno dei due l’ha mai ammesso, eppure, quando sono insieme, sembrano delle altre persone: Severus cerca di aiutarla nella sua mancanza e lei cerca di fargli vedere un mondo migliore.

Quando Sirius venne a trascorrere l’estate da noi – continuò – Rowena cominciò a modificare la sua opinione nei suoi confronti, anche se non lo conobbe mai del tutto… e Sev ci patì moltissimo, tantopiù che erano ormai al sesto anno; ci fu una lite particolare e lei si allontanò da lui. Per far fronte ai problemi di famiglia e alla depressione che lo incalzava, Piton entrò tra i mangiamorte.

Non so che sia successo dopo, l’ultima estate di scuola lui non l’ha passata con noi, mi è stato solamente detto che, giovanissimo, Silente l’ha assunto qui dove è rimasto.

Penso che questa sia la prima volta, dopo tanto tempo, che quei due si rivedono e, nonostante tutto, si sono riconosciuti al primo sguardo.

Harry guardò Ransie che gli sorrideva e si voltò verso la porta con un’espressione indecifrabile.

Forse ora capiva un po’ di più il suo prof.

E in fondo in fondo era anche contento per lui.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: innanzi tutto vorrei ringraziarvi tutti per le tantissime recensioni che mi avete mandato per il precedente capitolo e chiedo scusa se era così complicato…

La questione delle parentele intricate è una cosa che si ritrova in molti dei miei scritti (anche se voi non li avete mai letti) perché mi piace tantissimo ricostruire gli alberi genealogici delle varie famiglie e quelli dei Black sono veramente incasinatissimi, insomma, un invito a nozze!

La storia prosegue, tra un po’ di capitoli entreremo nella fase finale e finalmente ogni problema verrà risolto.

Bene, spero davvero che questo nuovo aggiornamento vi sia piaciuto e vi aspetto tutti al prossimo,

ciao e un bacione!

Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: non credo di avere doti paranormali che mi permettono di sviluppare tutta la vicenda, credo sia solo una questione di cose che piacciono, probabilmente se fossi una fan sfegatata di rugby ci avrei infilato qualche accenno, qui però la mia passione è tornata utile per ingarbugliare un po’ la vicenda che, altrimenti, sarebbe risultata un po’ scialba e lineare… La famiglia Black è quella che, tra tutte, mi ha sempre incuriosita di più e non ho davvero resistito a far fare una bella brutta figura a Walburga (la odio e la detesto!), insomma, poi con tutta la loro storia mi sembrava un po’ strano che non avessero neppure un paio di altarini da scoprire…

Beh, le scenette intime per questo nuovo capitolo sono un po’ da rimandare e forse anche per il pressione, ma torneranno, oh se torneranno!

Aspetto di sapere che cosa ne pensi di questo Sirius come back, ciao e un bacio!

 

Lord Martiya: effettivamente mi rendo conto perfino io che fosse difficile seguire il filo logico, ma credo che le maggior difficoltà siano nate dal mio pessimo modo di scrivere piuttosto che dall’intrico di parentele… inoltre con la mancanza di alcuni personaggi ancora è un po’ difficile orizzontarsi; sono comunque molto contenta che ti sia piaciuto e ti faccio i miei complimenti per aver capito chi fosse la donna in infermeria visto che io non ne ho parlato… ciao e a presto! Nyssa

 

Shavanna: in realtà non so neppure io come la mia testolina limitata abbia potuto partorire sta roba e, santi numi (eheeh, un’espressione tipicamente genovese) mi domando col casino che ho fatto come abbiate potuto seguire il tutto, ma mi fa piacere che ci siate riusciti… fantasia geniale però mi sembra decisamente eccessivo, così mi fate salire l’orgoglio a 2000! La mia prof di mate, buonina come ha solito, ha detto che tra due sett m’interroga di nuovo, quindi sarò ancora sclerata, ma tranquilla, la fic non subirà interferenze, scrivere per me è molto più importante che studiare mate… ^^

Effettivamente forse ho calcato un po’ sul fatto che Herm sia molto ingenua, ma dopotutto, se a 17-18 anni non aveva ancora dato un bel bacio a qualcuno, non posso certo pretendere che conosca tutti i segreti del mestiere… eppoi aiuta a far fare qualche bella risata a Draco che ne ha proprio bisogno…. Ecco qui soddisfatta la curiosità su Row, si scopre che stava origliando e cosa, però non lo faceva con cattive intenzioni, poveretta, anche lei ha le sue magagne…

Vabbè, qui non credo ci siano curiosità da svelare, si dice praticamente tutto, sappimi dire che ne pensi, ciao e al prox post! Nyssa

 

Liuzza: non preoccuparti, a metà della storia, quando ancora non avevo introdotto altri personaggi, ho preso un bel pezzo di carta e ho detto: ok, scriviamoci tutto che è meglio…  quindi ho avuto pressappoco gli stessi problemi, solo che oltre a queste vicende io ci ho messo anche come finirà la storia, quindi non posso farvi vedere il mio intricatissimo albero di parentele…

La scoperta su Sirius si fa più consistente, tanto che lui riesce perfino a tornare al mondo umano, all’inizio ero combattuta, ma uno mica può morire finendo dietro ad un velo!

Vabbè, spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, aspetto di sapere che pensi, ciao e a presto! Nyssa

 

Kilkenny: wow, addirittura un 9! Sono commossa, grazie mille *ç* Sono felice che la mia fic faccia eccezione tra la moltitudine di HP che in genere non dicono niente, grazie mille per tutti i complimenti… Eva è entrata a Hogwarts per caso, ma dopo aver letto di lei in Negima ho pensato che fosse un ottimo personaggio da Hogwarts, insomma, è inglese, è vampira, è sadica, ci sta alla grande! Spero che continuerai a leggere la mia storia e mi dirai anche in futuro che cosa ne pensi, sono curiosa di conoscere il parere degli appassionati di Eva-sensei ^^ ciao e a presto! Nyssa

 

luana1985: sono molto felice che il capito ti sia piaciuto nonostante sia zeppo di intrichi strampalati, spero che sia lo stesso anche per questo nuovo che posto, sono molto curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e un bacione! Nyssa

 

chibi_elyon: non dirlo a me, anche le mie incombono come la spada di Damocle, non so più come fare e c’è verifica ogni singolo giorno della prox settimana, uffi, chissà quando lo trovo il tempo di scrivere >_>

Ehehe, come ho già detto, anche io ho disegnato l’albero prima di cominciare a parlare dei vari Black di questa storia perché sennò non capivamo niente né io né voi… voi però mi viziate dicendomi che ho una fantasia e una memoria speciali, così diventerò un pallone gonfiato!

E anche io penso che una particina  a Draco geloso ci stava, dopotutto, Harry è il migliore amico d Herm, normale che qualcuno fraintenda…

Vabbè, spero ti piaccia anche il nuovo aggiornamento, dimmi che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

Potterina_88_: addirittura emozionante? Io sono commossa! In effetti quando ho letto del velo nel libro ero molto curiosa, ma mai che la Rowling sazi questa mia curiosità, così ho deciso di dare la mia personalissima interpretazione. E come si può vedere, l’ho fatto: Sirius è tornato a nuova vita assieme ad altre storie e personaggi, insomma, arriva qualcuno con diecimila e una cose da raccontare, a cominciare da questa fidanzata segreta.

Garantisco che non ci sono spoiler settimo libro, anche perché non ho ancora letto il 6° e quindi sarebbe un bel po’ difficile ^^ tutta farina del mio sacco.

Il nuovo trio dei miracoli si consolida un po’ di più in questo cappy e vedremo che succederà nei prossimi, io intanto aspetto di conoscere la tua opinione sul nuovo aggiornamento! Ciao e a presto! Nyssa

 

PiccolaSerpe: mi fa piacere che molti interrogativi se ne siano finalmente andati, ormai la storia è praticamente in discesa, manca solo la parte finale con le ultime cose da sistemare e gli ultimi misteri da risolvere… anche se con questo non credo, però, che la terminerò in un paio di cappy, mi servirà un po’ di più…

Anche io ogni tanto mi domando come faccio a essere così matta, probabilmente qualcuno mi somministra quotidianamente stupefacenti nel pranzo sennò non potrei mai scrivere qualcosa del genere ! (scherzo, le parentele sono il mio forte, le uso spesso nelle storie lunghe).

Herm effettivamente è molto innocente, però almeno lei e Draco hanno una scusa per essere carini l’uno con l’altra e lui può continuare a farsi qualche risata che intanto gli fa pure bene ^^

Ehehe, Sirius è tornato, così siamo tutti felici, spero che ti piaccia questo nuovo capitolo, ciao! Nyssa

 

Lisanna Baston: la tua recensione mi ha fatto molto piacere, sono felice delle tue parole e anche molto orgogliosa! Effettivamente l’intreccio è un po’ pesante, ma ispirandosi alla Rowling trovo difficile renderlo più semplice e sono anche molto felice del fatto che gli avvenimenti sembrino reali, grazie mille per tutte le belle parole che hai usato…

Per la storia del velo, anche io ho immaginato qualcosa per far tornare Sirius perché di uno che muore cadendo dietro un velo mi sembra un po’ strano…

Spero che tutte le tue curiosità su Rowena si siano fugate, dopotutto era solo curiosa… spero che ti piaccia anche l’ultimo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un commento! Ciao e un bacione! Nyssa

 

jennybrava: oh cielo, tu mi commuovi con tutti questi splendidi aggettivi, forse esageri per la mia fic! Cmq ti ringrazi davvero moltissimo, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia e mi auguro che continuerai a seguirla e a dirmi che cosa ne pensi! Anche io penso che Draco ed Herm debbano stare insieme e che la loro, però, non sia solo una storia di sesso, forse qui ho esagerato con l’intreccio, ma è la mia prima fic e quindi sono ancora un po’ inesperta, spero che quindi perdonerai eventuali gaffes e similari ^^

Mi fa enormemente piacere che tu mi dica che sono una brava autrice, è un complimento che una scrittrice apprezza sempre, grazie!

Spero che mi lascerai un commento all’aggiornamento, ciao e a presto!

PS: ormai molti mi augurano una vita serena così posso terminare la fic^^

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Capitolo 25
*** Once upon a time ***


Quando ti conobbi, eravamo poco più che bambini

Quando ti conobbi, eravamo poco più che bambini.

Eppure, entrambi guardavamo il mondo disillusi, più di quanto potesse fare un adulto.

Vivevamo soli, lontani dagli altri e ammantati di un’aura di tristezza e solitudine che non faceva che acuire la nostra sensibilità, già provata da quanto ci circondava.

 

Venivo da una famiglia che avrei volentieri dato via, tu, invece, rivolevi indietro la tua.

 

Odiavo mio padre e mia madre, che mi avevano costretto a questa condizione di mezzosangue che non accettavo e li detestavo per la vita “metà e metà” in cui mi avevano oppresso, ma, più di tutti, odiavo mio fratello. Era falso e bugiardo, una persona mediocre e insignificante che, però, sapeva vendersi bene e propagandava se stesso al punto da sembrare davvero un eroe.

Cominciai a sognare Hogwarts come il mondo delle fiabe, dove sfuggire ad una realtà squallida e tetra, pullulante di piccole catastrofi che mi stavano segnando sempre più.

 

Conobbi Lily Evans quando eravamo ancora bambini, ma ci dovemmo separare in fretta a causa della mia famiglia: la rincontrai solamente sull’Espresso di Hogwarts il primo giorno di scuola… ed era esattamente come la ricordavo.

Amavo Lily da quando avevamo cinque anni perché tra tutti era l’unica che non mi guardasse in cagnesco e non si allontanasse se io invece mi avvicinavo.

La amavo profondamente di un amore puro e infantile e cullavo dentro di me il sogno che, un giorno, forse, saremmo potuti vivere insieme e sposarci.

Ma si sa, assieme alle cose belle, arrivano anche quelle brutte.

Fu su quello stesso treno che incontrai per la prima volta James Potter e Sirius Black.

Odiare Sirius era facile, con i suoi modi bruschi e il suo fare come se tutto gli fosse dovuto.

Detestare Potter era diverso perché c’era qualcosa in lui che mi ricordava tremendamente mio fratello e lo odiavo per riflesso incondizionato.

Fu questione di uno sguardo e mentre tra noi si instaurava una rivalità che sarebbe durata per tutti i sette anni di scuola, altri due paia di occhi si incrociavano, quelli di Lily e di James Potter e lessi chiaramente nelle iridi azzurre di lui, qualcosa che mi fece tremendamente male.

Ero arrivato nel mondo magico pieno di speranze, ma le disfatte cominciarono fin dal primo giorno.

 

Quando il Cappello Parlante mi smistò tra i Serpeverde, ne fui in parte orgoglioso e in parte rivoltato: tra le fila della Casa di Salazar militavano menti brillanti, ma non ci si poteva fidare di nessuno e non era consigliabile svegliarsi la mattina e mettersi le scarpe senza prima aver controllato perbene che nessun buontempone ti avesse fatto uno scherzetto di pessimo gusto che avrebbe avuto conseguenze molto gravi.

Fui grato al Cielo che almeno lei, Lily, non mi avesse abbandonato, ma la Torre offriva senz’altro una compagnia migliore e più stimolante di quella di un ragazzino introverso e taciturno e fu con rammarico che la vidi allontanarsi sempre più.

In compenso, il neonato gruppo dei “Malandrini” capeggiato nientemeno che da Potter, mi stava fin troppo sul collo.

Se fossi stato sincero avrei detto di volervi entrare a mia volta, ma sincero non lo ero mai stato e la rivalità tra me e due dei suoi membri mi impedivano sia di ammettere un simile desiderio, sia di metterlo in pratica.

 

Cercai di allontanarmi da loro e di rendermi invisibile al mondo, ma la passione che mi spingeva verso la magia aveva sempre il sopravvento su di me e troppo spesso il mio nome spiccava sugli altri nelle graduatorie scolastiche, rendendomi la mira preferita dei miei torturatori.

Nell’aprile del primo anno, conobbi Zachariah Black.

Era il Caposcuola ed era a Grifondoro.

Frequentava l’ultimo anno di scuola ed era tra gli studenti migliori del suo corso.

Quando lo guardai per la prima volta in faccia, trovai in lui una paurosa somiglianza con Sirius Black e me ne discostai più che potei, terrorizzato che anche lui potesse essere in combutta coi Malandrini per qualche tiro mancino ai miei danni.

Credevo che fosse suo fratello, ma quella volta mi sbagliavo e lo scoprii tristemente presto.

 

La Sala Comune di Serpeverde era ricca di pettegolezzi e ottenere qualche informazione circa questa o quella persona era un lavoro estremamente facile perfino per uno come me.

-          Chi, il Bastardo? – mi chiese un mio compagno scoppiando a ridere?

La verità che appresi fu che Zachariah era un Black come Sirius, ma nessuno conosceva i suoi genitori, anche se circolava la malevola voce che fosse il fratellastro di Felpato.

Rifiutai quei pettegolezzi e, tuttavia, più lo guardavo e più credevo di potermi fidare di lui.

Zachiariah non tradì la mia fiducia e, nonostante si stesse duramente preparando per i M.A.G.O. di fine anno, mi dedicò senz’altro più tempo di quanto avrei anche solo potuto sperare.

Lo sentii un po’ come il fratello maggiore che non avevo, o meglio, che non era come sognavo.

In un impeto di follia, una volta, gli raccontai della mia famiglia e lui mi disse qualcosa della sua.

Un mese dopo, m’invitò a trascorrere le vacanze da loro.

Rifiutai, sentendomi uno scroccone, ma lui mi disse allora che, in cambio del mio soggiorno, avrei potuto fare compagnia alla sua sorellina malata visto che, dopo il diploma, voleva entrare alla scuola per Auror.

Più che mai tentato, accettai.

 

Mai e poi mai avrei pensato che la ragazzina che avrei incontrato sarebbe stata quella che avrebbe cambiato la mia vita.

 

Quando ti vidi per la prima volta, mi domandai perché camminassi così piano e guardassi fisso di fronte a te, solo quando ti avvicinasti mi accorsi che i tuoi occhi non potevano vedere e provai un sentimento che, ancora adesso, a distanza di tanti anni, non riesco a classificare.

Mi sorridesti sincera, mentre tuo fratello faceva incontrare le nostre mani e io credo di essere arrossito, esattamente come avevo fatto quando, dopo tanto tempo, avevo rivisto Lily sul treno.

Rowena Amariah Black, ti ha presentato tuo fratello, poi ci ha lasciati a fare amicizia.

 

Parlare con te, all’inizio, era maledettamente difficile: non avevi i modi coinvolgenti e trascinanti di tuo fratello e il fatto che non vedessi non mi aiutava molto, non sapevo proprio cosa dire.

 

Sei stata tu a parlare per prima, mi hai chiesto di descriverti Hogwarts e, nonostante per me ci fossero tanti brutti ricordi, ti ho accontentata.

 

Tu e quello che non puoi vedere… non mi hai mai guardato in faccia, ma chissà come hai capito che ci soffrivo a parlare di scuola.

Tre giorni ed ero già in tuo potere: ti avevo raccontato dei Malandrini e delle loro stupidaggini, della vita, della mia famiglia, solo di una cosa non avevo ancora accennato ed era Lily.

Ma per ogni giorno che trascorrevo in tua compagnia, l’amore che provavo nei suoi confronti scemava come le tinte pastello dell’alba dei sonetti che componevo per lei.

Tu mi capivi e io lo sapevo, mi ascoltavi, non pretendevi di dirmi cosa era giusto e sbagliato, non giudicavi, non mentivi, non eri ipocrita.

Eri cieca.

E i tuoi occhi vivevano delle parole degli altri, delle sensazioni altrui, descritte o vissute.

Un giorno ho scoperto il tuo segreto, mentre stavi vivendo una vita parallela con la personalità di un Black qualsiasi o qualunque tuo altro parente di cui non hai mai voluto fare il nome.

Mi domandai perché non ti avessero chiamata a Scuola, mi chiesi che cosa tu sapessi fare esattamente.

Non mi hai risposto.

Non lo hai mai fatto.

Ma non mi sentivo di forzarti a dirmi qualcosa perché pure io ti avevo taciuto dei segreti.

 

Ti guardavo con ammirazione perché quella tua mancanza ti debilitava, ti distruggeva, ma tu non hai perso un attimo la gioia di vivere.

Eri triste e disillusa sul tuo futuro, sognavi Hogwarts, ma non potevi andarci, sognavi di essere babbana, ma neppure quello ti era concesso, rinchiusa, prigioniera in quella villa che tuo padre vi aveva donato come addio a tua madre.

In confronto, i miei problemi sembravano bazzecole, pure e semplici fisime di un ragazzino isolato, ma tu mi comprendevi ed era questo che io, più di tutto, amavo in te.

È stato quando ho creduto che tu non potessi più capirmi, che ti ho persa per sempre.

Ma ho scoperto che, se io avessi ricominciato ad avere fiducia in te, tu saresti tornata.

 

Potrei citare a menadito ogni singolo istante vissuto in tua compagnia.

Se era bel tempo, il grande parco era tutto per noi, ma il nostro angolo rimarrà per sempre la panchina sotto il grande salice di fronte alla serra.

Se il tempo era brutto, l’immenso padiglione di vetro ci proteggeva e rimanevamo lì per ore, mentre io ti spiegavo come preparare questa o quella pozione.

 

Un giorno mi raccontasti che tu e tuo fratello eravate davvero due bastardi Black, dicesti proprio così e non aggiungesti tutta la storia di tua madre e del fatto che tuo padre fosse innamorato di lei. Rimanesti sul vago.

Ma io ci stetti male.

Trovavo ingiusto che due persone come voi, speciali in ogni cosa che facevate, compresa quella di strapparmi alla nebulosa vita di casa, dovessero essere dei bastardi, additati da tutti e alle cui spalle la gente mormorava malevola. E trovavo altrettanto ingiusto che uno spavaldo figlio di papà come Sirius avesse avuto la fortuna di una casa lussuosa, ma, soprattutto, della legittimità

Un giorno te lo dissi e tu ridesti, anche se sentivo che la tua risata era triste

-          Credi davvero che una antica famiglia come quella dei Black sarebbe riuscita senza problemi ad accettare una ragazza cieca? – mi avevi chiesto

Ci riflettei.

Effettivamente, probabilmente Orion sarebbe stato molto fiero di un figlio intelligente come Zachariah, ma di sicuro quella famiglia, uscita direttamente dalle fiamme degli inferi, avrebbe fatto mille storie su di te, probabilmente condannandoti ad una perpetua vita in convento.

E poi, mi dissi, se voi foste davvero stati legittimi, la vostra educazione sarebbe stata differente e, con ogni probabilità, non avrei mai potuto conoscervi. Nessuno si sarebbe interessato a me e io non avrei mai potuto parlare liberamente con qualcuno come te, Rowena.

 

Al momento di ripartire ero triste: non avevo rivisto la mia famiglia per tutta l’estate, ma non era quella la causa del mio male, era dovermi separare per altri nove mesi da te dopo aver trascorso ben 12 anni senza conoscerti.

-          Mi mancherai – dicesti appena accarezzandomi una guancia e mi sentii come un fidanzato che partiva per il fronte della guerra: forse non sarei tornato

-          Vieni a trovarmi anche nelle vacanze di Natale – hai aggiunto – mi fa piacere stare in tua compagnia…

Dire che quella era la cosa più bella che mi fosse stata detta era riduttivo.

Zachariah mi ha sorriso e ha annuito

-          A noi fa piacere se torni – ha spiegato – fammi sapere per Natale, non c’è mai nessuno che lo trascorre con noi…

Annuii, ma dentro di me scoppiavo di gioia: in quei quattro mesi, da settembre a dicembre, non feci altro che pensare a voi due e, nel frattempo, a guardarmi intorno per poi poterti descrivere dettagliatamente la vita della scuola e i suoi studenti.

 

Tuo fratello ti aveva regalato per il compleanno una penna prendiappunti e così potevamo scriverci, mi dicevi quanto era noiosa la vita a casa e tratteggiavi con parole dolcissime quelle poche escursioni per la città, fuori dalle mura del palazzo.

Il mercato di Covent Garden era il posto dove andavi più frequentemente, dicevi che aveva dei suoni colorati e io riuscivo a vedere attraverso il tuo scritto la folla che si accalcava dai fruttivendoli, i venditori che preparavano le caldarroste d’inverno, l’intenso profumo delle spezie.

Mi spiegavi che ad ogni musicista di strada lasciavi una moneta perché erano tutti bravissimi, in particolare, ti piaceva un violinista all’ingresso del mercato che si divertiva a suonare i Capricci di Paganini più per divertimento che per altro.

 

Un giorno mi raccontasti che tuo fratello e sua moglie, che si erano sposati da poco, ti avevano portata a teatro ad ascoltare l’opera e un concerto.

Ti piaceva la musica e me ne accorsi.

 

Da allora in poi, per cinque anni, non ho fatto altro che aspettare l’estate e l’inverno per poterti rivedere.

Perché forse, tra noi due, il più cieco ero io e tu, con la tua innocenza un po’ fanciullesca, sei riuscita ad aprirmi gli occhi.

Peccato che io non possa fare altrettanto con i tuoi.

Studiavo un po’ di medicina nel tempo libero, ma sembrava davvero che per la tua vista non ci fosse speranza.

 

Una volta, mentre ero a Hogsmead, sono passato di fronte al negozio di Madama Piediburro. Detestavo quel luogo come tutti i ragazzi non fidanzati, ma il passaggio lì di fronte mi aveva portato agli occhi una cosa che mi sembrava scesa dal cielo: un carillon.

Non ci pensai due volte: entrai e chiesi di comprarlo alla piuttosto costernata cameriera che, prima di acconsentire, dovette chiedere conferma alla proprietaria che si disse felice che qualcuno avesse notato la raffinatezza dei suoi arredi.

 

All’interno del negozio c’era anche Lily.

Stava aspettando James e già a quel tempo, nonostante i battibecchi, si poteva scoprire come sarebbe andata a finire.

La cosa però, non mi faceva più male.

La salutai e, forse, lei mi fu grata del fatto che non assunsi la mia consueta posa da cane bastonato.

Mi domandò per chi fosse il regalo che la cameriera stava impacchettando al banco e le dissi che era per una mia amica.

Non ho detto altro a Lily, ma so che lei mi ha letto negli occhi una profonda tristezza e non ha fatto le consuete battutine di circostanza.

Sono uscito e, grazie al cielo, per una volta, non c’erano sulla mia strada i Malandrini a rovinare quel pomeriggio.

 

Il tuo viso mentre lo scartavo per te e lo facevo suonare è stato il più bel regalo che potessi farmi e mi sentii proprio un ragazzo innamorato.

Mi dissi che, terminato il settimo anno a scuola, ti avrei chiesta in moglie.

Ti avrei sposata.

 

Ma non arrivammo insieme a quel fatidico giugno perché le nostre strade si separarono prima.

Ho odiato me stesso per anni per essere stato così stupido e ancora oggi non me lo sono perdonato.

Nell’estate del sesto anno, casa tua pullulava di ospiti: tua cognata aveva invitato la sorellina a trascorrere le vacanze con lei e tenerle compagnia mentre aspettava il primo figlio; Rosleen era una tipa stravagante e piuttosto decisa, ma in fondo era brava e con me sempre gentile.

Tuo fratello portò a casa anche Sirius Black.

E quello fu un duro colpo, nonostante io avrei dovuto pensare che, se si era dimostrato buono con me, avrebbe dovuto farlo anche con altri.

Le strade mie e di Felpato non si incrociarono mai e io non avevo ragione di essere così preoccupato, ma il posto che avevo considerato sicuro per tutto quel tempo, all’improvviso, non era più così inavvicinabile.

Non avevo motivo neppure di essere geloso, come invece ero, perché tu detestavi Sirius quasi quanto me. Eppure non riuscii a scacciare quel sentimento.

 

È capitato un giorno che un piovasco abbia sorpreso te e il tuo fratellastro mentre eravate in giardino, vi siete entrambi rifugiati nel gazebo e so che avete parlato.

Quando tu uscisti di lì, mi dicesti che, forse, avevi avuto un po’ troppi pregiudizi su di lui.

E io ci rimasi male.

Tanto che credevo di averti perduta per sempre.

Tu eri sempre te stessa, ero io quello che era cambiato.

E quella fu la prima volta che litigammo.

Ti dissi molte cose brutte che al solo pensiero mi si torce l’intestino, ti insultai e tu non facesti una piega, rimanesti in piedi, nella tua regalità da vera Black purosangue, ad ascoltare la mia collera, la mia gelosia, quell’amore frustrato che si era trasformato in odio.

-          Tu sai cosa significa volere una famiglia? – ti limitasti a dire e io rimasi zitto – una volta dicesti di sì, confidavo che almeno tu avresti capito.

Rosleen arrivò in quel momento e, dopo avermi tirato un pugno e uno schiaffo, ti condusse via.

L’ultimo anno a Hogwarts fu il peggiore della mia vita.

Ed era colpa mia.

Non c’era paragone neppure con quell’orrido primo anno.

In preda al desiderio di dimostrare che ero nel giusto, entrai in quella cerchia di maghi detti “mangiamorte”.

Avrei dimostrato al mondo che valevo qualcosa.

Ma quel che feci vedere fu solo la mia caduta.

E dopo neppure tre anni, fuggii da quel posto chiedendo aiuto a Silente.

 

Da allora, è il rimorso che mi stringe il cuore quello che accompagna le mie giornate e le mie nottate.

Ho visto molti figli di maghi che erano con me, qui a scuola.

Temperance, la figlia di tuo fratello, ha fatto il suo ingresso e ormai è diplomata, sposata e incinta.

Fin, l’altro figlio di tuo fratello, ancora non ha 11 anni, ma sarà un grande mago.

Il figlio di Lily e James è arrivato a Hogwarts portando una buona dose di sfortuna tra noi e molti ricordi angosciosi per me.

Ha gli stessi occhi di sua madre e nel suo sguardo leggo l’amore che legava quei due, brutalmente assassinati dalla persona che ho servito.

Me ne pento di avergli riferito la maledizione.

Meriterei una punizione, ma Silente dice che il mio canto del cigno l’ho già vissuto.

Guardo Harry Potter e vedo in lui molte cose: un po’ ci vedo la stessa aria di suo padre e un po’ lo sguardo di Lily.

Mi sento in colpa verso di lui.

E al contempo lo odio.

E quando Sirius è tornato a scuola, Dio solo sa quanto sono stato male.

E poi sei arrivata tu.

Ma questa volta, se tu mi vorrai ancora, non commetterò lo stesso errore.

 

Una volta ti amavo, Rowena Black e, tristemente, mi accorgo di amarti ancora.

Ma come potrai tu amare ancora un traditore come me?

Io non lo so, ma prego solo perché possa accadere ancora.

 

 

*          *          *

 

Quando ti conobbi, credevo che la vita mi avesse già fatto vedere tutto.

Il nero che copriva i miei occhi aveva segnato la mia esistenza, costringendomi a vivere come una reclusa, vittima di maldicenze e di occhiate stranite.

Avevo solo due persone con me: mia madre e mio fratello.

 

Zachariah, mio fratello, era un mago.

Eravamo molto legati, anche se lui era molto più grande di me e io non ero altro che la “sorellina”.

Zach un po’ mi capiva perché condividevamo la stessa sorte.

Non mi piaceva la vita perché era triste e monotona, perché le persone sono false e ipocrite, perché hanno paura dei loro simili.

Se io avessi avuto gli occhi come tutti gli altri, avrei camminato ogni giorno per Portobello Road a testa alta, guardando gli altri che passeggiavano, senza timori, senza preoccupazioni, senza curarmi di altro, se non guardare quel carosello di colori.

La gente troppo spesso sottovaluta quello che possiede.

Quando uno può vedere, sembra naturale quel che lo circonda e spesso se ne dimentica.

Ci sono persone che, al posto di ammirare le meraviglie del mondo, guardano a “quello che la gente vorrebbe dire ma non dice” e si perdono l’impareggiabile spettacolo che gli è stato donato.

 

Odiavo la gente per questo, perché non capiva la grande fortuna che aveva avuto e gettavano via e che, invece, ad altri era preclusa.

 

Però, anche io avevo un grande dono, lo riconosco, ed è il poter vedere ciò che è stato.

Leggere la storia senza il libro, semplicemente riviverla.

Questa è quella che si chiama Maledizione della Prima Parca: Cloto.

Quando ero bambina, mi spaventava questo potere di cui in pochi erano a conoscenza. Mamma non ci dava peso, diceva che papà era un grande mago e che dovevo averlo ereditato da lui.

Quello che non sapeva, era che anche lei aveva quella maledizione, esattamente come testimoniava il suo nome: Lachesi.

 

Il mio potere mi faceva rivivere il mondo con gli occhi di qualcun altro ed era qualcosa che bramavo e aspettavo per poter finalmente sbirciare oltre la coltre scura.

Non so come, ma imparai a indurmi questa specie di tance e molto del mio tempo lo trascorrevo guardando, come al cinema, la vita che altri avevano già vissuto.

Era la mia porta per fuggire.

E ringraziavo di averla.

 

Mio fratello frequentava una scuola di magia.

Mamma mi aveva proibito di parlarne alle persone che vivevano con noi, come i domestici, il postino, i conoscenti: ufficialmente lui seguiva un corso in una prestigiosa accademia fuori da Londra dove si studiavano duramente molte materie.

Quando tornava a casa, pregavo Zach perché mi parlasse di quel posto favolistico e morivo dalla voglia di vederlo senza, tuttavia, riuscire mai a diventare lui.

Quando avevo dieci anni, mio fratello portò a casa con se un suo amico della scuola e, per la prima volta, conobbi un altro mago.

 

Non sapevo come fosse fatta questa persona, ma ne avvertii subito la presenza quando Zach mandò una delle domestiche a chiamarmi e io lo raggiunsi.

Sentii uno sguardo sconosciuto che mi studiava e non capiva e sorrisi, ben sapendo che, troppo presto, la realtà gli avrebbe spalancato gli occhi.

 

Il nuovo venuto si chiama Severus Piton ed era un compagno di scuola, frequentava il primo anno e apparteneva alla Casa Serpeverde, quella che, a detta di Zach, gli procurava sempre un po’ troppi grattacapi.

Mio fratello ci presentò, poi ci lasciò in giardino.

 

Questo Severus aveva un odore stravagante, un misto di corteccia, resina, carbone e tristezza e la cosa mi incuriosiva.

Andammo a sederci su una panchina sotto il grande salice e cominciai a domandarmi di cosa Zach pretendesse che parlassimo.

Non avevo di idea e relazionarmi con le persone non era mai stato il mio cavallo di battaglia.

Gli chiesi come fosse la scuola e percepii il fruscio della stoffa mentre di voltava a guardarmi, probabilmente chiedendosi come una come me potesse porgli una simile domanda.

 

Non mi chiese spiegazioni, però, e cominciò la sua narrazione del vecchio maniero dove, sapevo, sorgeva questo posto così curioso.

Mi spiegò qualcosa sulle Case e sulle materie di studio e chiacchierò anche dei suoi compagni.

Ma sentivo nelle sue parole un’ombra di delusione mentre parlava delle persone che popolavano Hogwarts, soprattutto quando giunse a parlare di un quartetto di studenti chiamati i “Malandrini”, i cui nomi erano James, Sirius, Remus e Peter.

Mi si mozzò il respiro in gola quando il nome del mio fratellastro fu pronunciato.

Sirius era figlio di nostro padre e di una strega, cattiva quanto quella delle fiabe, era arrogante e viziato ed era colpa sua se nostro padre non poteva più venire a farci visita, se non sapeva neppure di avere un’altra figlia illegittima, oltre a Zach: io.

Ero cresciuta con mia madre che ogni sera piangeva nel letto la mancanza di papà e detestavo coloro che le avevano impedito di essere felice, sulla mia lista nera, quindi, compariva anche Sirius Black, anche se il posto d’onore lo ricopriva Walburga.

 

Il nostro comune odio per quella persona ci avvicinò più di quanto in genere il risentimento fa con le persone e, dalle chiacchiere su di lui, cominciammo a parlare un po’ di tutto.

Eri un incompreso e lo vedevo, vittima delle aspettative frustrate di due genitori ingannati e diversi che non riuscivano più ad andare d’accordo. Volevi parlarne con qualcuno e nessuno ti stava a sentire.

Ti capivo perché anche io per troppo tempo mi ero tenuta nel cuore quel sentimento di lontananza dal mondo.

Era bello starti accanto perché non gridavi né gesticolavi, parlavi piano, come per non farti notare, e chiamavi le cose col loro nome in un sussurro perché un fiore è un fiore, ma una margherita è diversa da una genziana.

Mi piaceva l’atmosfera tranquilla che la tua voce riusciva ad evocare e nel mio inconscio cercavo di immaginarmi il tuo volto. Era una cosa che facevo con tutti, ma con te non mi riusciva.

 

Un pomeriggio mia madre ricevette una lettera da papà e la vidi così divisa tra la gioia e il dolore che sentii il profondo bisogno di parlati di qualcosa di mio.

Ti dissi che ero una bastarda e tu ci patisti perché eri mio amico. Perché gli amici, come gli amici veri dei libri, stanno male con il protagonista e io, quella volta, ero la protagonista della novella e tu, amico, stavi male per me.

Apprezzavo questo e mi sentii orgogliosa di essere per te importante fino a questo punto.

 

Quando partisti, temetti che il mondo tornasse ad assumere quella gradazione di grigio, la monotonia della solitudine giornaliera. Ti dissi di tornare, temendo che tu non lo facessi.

Ma tu tornasti, un anno dopo l’altro, estate dopo inverno.

 

Un anno per Natale mi regalasti un carillon. Aveva un suono melodioso e dolcissimo e sorrisi pensandoti a comprarlo, un oggetto dalla forma così femminile, acquistato da un tipo burbero come te. Chissà come dovevi essere in imbarazzo…

 

Quando avevo quindici anni, per il mio compleanno, ti chiesi se potevo toccarti la faccia, perché dopo tanto che ci conoscevamo, non ero ancora riuscita a farmi un’idea di come dovevi essere.

Ho come il ricordo di te che arrossisci, anche se non ti ho visto, e ho percorso con le dita le forme del tuo volto, imprimendomi nella mente ogni singolo particolare che ti contraddistingueva.

Mia cognata Rosleen diceva che eri un ragazzo così così, ma io ti trovavo bello.

Quel giorno tu mi baciasti.

E quello fu l’unico bacio che ricevetti nella mia vita.

 

Perché l’anno seguente Zach invitò Sirius da noi e qualcosa nel nostro rapporto cambiò.

Ti sentii distante e preoccupato, nervoso, agitato.

E mentre tu ti preoccupavi, io mi arrabbiavo con Sirius finchè non ci ritrovammo quel pomeriggio nel gazebo.

…e scoprii che sua madre gli aveva taciuto di avere dei fratellastri, scoprii che anche lui detestava sua madre e non riuscii a capacitarmene, scoprii che voleva bene a Zach come fratello probabilmente come me e compresi che, alla fine, era viziato ed arrogante, ma era una brava persona.

E mi sentii stupida ad aver avuto dei pregiudizi su di lui.

-          E così ho una sorellina – mi disse appena toccandomi i capelli: dei tanti figli di Orion, solo io ero femmina.

Da quel giorno, ebbi un nuovo fratello e persi un amico.

Perché tu non comprendesti e ti allontanasti e la nostra amicizia sfociò in un litigio come mai aveva fatto prima: mi insultasti, mi denigrasti, mi offendesti, piangesti.

Ti odiai.

Perché io avevo cercato di capirti, ma tu non avevi fatto altrettanto con me.

E deludere un amico è grave quanto un reato.

-          Tu sai cosa significa volere una famiglia? – ti dissi con voce rotta – una volta dicesti di sì, confidavo che almeno tu avresti capito.

Udii arrivare Ros e poco dopo uno schiaffo mentre lei mi portava via piangente.

Non ti ho mai più incontrato, ma Zach un giorno mi disse che eri entrato nei “mangiamorte” e non si capiva bene se facevi la spia o avevi paura.

La parte di me che ti conosceva gridava a gran voce che non saresti stato in grado di compiere simili gesta malvagie, ma il dubbio, il tarlo del dubbio, da quel famoso giorno mi rodeva l’animo e così pregai ogni mattina perché tu non fossi davvero diventato cattivo, perché se così fosse stato, la colpa sarebbe stata anche mia.

Perché in quel caso avrei dovuto dare via anche tutti i bei ricordi che avevamo insieme.

Piansi per amore perché so di essere stata innamorata.

Piangevo come tutti gli altri e mi accorsi di essere un po’ ipocrita a mia volta.

Da quel giorno, non sono più riuscita a detestare gli altri perché forse, quel giorno, avrei dovuto dirti qualcosa di diverso.

Perché quel giorno, l’orgoglio di chi è nel giusto ha avuto il sopravvento su di me e per una volta mi sono comportata da Black.

Avrei preferito essere bastarda tutta la vita e che quel sangue nero non vedesse mai la luce, invece quella tradizione, quel cognome antico di secoli vide la luce nel giorno più triste della mia adolescenza, nell’unico giorno in cui sarebbe stato meglio se fosse rimasto sopito.

 

Da allora ne sono successe tante.

Ho avuto due nipoti, la mia “sorellina” e il pestifero Seraphin.

I tuoi compari li hanno rapiti sotto il mio naso, mi hanno picchiata e travestita da lei, hanno inscenato proprio una bella rappresentazione.

Ringrazio che l’amore di Alerei vada oltre a tutto questo.

E poi, per salvare la vita a mio fratello, a quel mio fratello che per anni ho odiato, ho dato via la mia Vista.

Perché ormai non ne ho più bisogno.

Ma è stato nel momento che ho lasciato la cosa più importante che mi era rimasta che ho ritrovato quella che avevo perduto.

Che tu sia buono o cattivo non fa differenza.

Che tu sia mago o babbano neppure.

L’unica cosa è se tu mi ami ancora, se si può ricostruire quel futuro che è andato perduto.

Io spero di sì.

Io credo proprio di sì.

 

Forse ci saranno altri errori, ma l’esperienza ci ha cambiato e ci ha insegnato.

Ora e per sempre, io e te, saremo insieme.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: questo, tra tutti, è il capitolo che mi è più caro.

Non so perché…

So che vengono raccontate due storie molto tristi e, personalmente, mi sono quasi commossa mentre scrivevo, una cosa che in genere mi succede di rado con i capitoli tristi, credevo che fosse una cosa che mi colpisce solo in occasione di un favoloso happy ending e invece devo ricredermi.

La storia di Piton e di Rowena è molto dolorosa, ma nonostante questo, scriverla è stato bello perché ha messo alla prova le mie capacità in un campo, quello un po’ drammatico, che non credevo sarei riuscita a toccare con questa storia.

Scrivere mi diverte e questo è, forse, il capitolo sul quale mi sono divertita di più.

Ciao!

 

PS: Se state per dire che sono matta, vi do ragione…

 

Shavanna: già, sono comparsi nuovi personaggi a completarne altri… Ahaha, beh, posso provare a circuirla con qualche scusa, ma al momento credo che sia meglio che continui le successioni matematiche, sennò alla verifica di sabato prenderò un votaccio…

Grazie per i complimenti, tu dici che sono meritati, ma mi sento davvero ricoperta da essi e anche molto lusingata, quindi grazie ^^ A presto e un bacio! Nyssa

 

Summers84: da quanto tempo, mi fa piacere rileggere le tue recensioni… beh, grazie di che? Di aver fatto tornare Sirius? Quello credo che tu debba ringraziare più che altro la mia sopita anima romanticonacmq sono felice che ti sia piaciuto il tutto, ciao e un bacio! Nyssa

 

luana1985: ti ringrazio, effettivamente ho un po’ esagerato con gli intrecci di parentele, ma da qui in avanti prometto che, su quel piano, sarà tutto liscio come l’olio (credo).

Spero che mi lascerai altri commenti, ciao e un abbraccio! Nyssa

 

jennybrava: come vedi, Rowena e Sev sono tornati anche per un piccolo spin-off esterno che con la storia ha poco a che vedere, ma credevo che ci stesse bene e così l’ho aggiunto, spero che ti piaccia!

Il motivo per cui lui entra nei mangiamorte è una tematica che ho affrontato poco, sia nel precedente cappy che in questo, una cosa appena accennata, ma cmq, non riesco proprio a immaginare un tipo come lui convinto seguace di Tu-Sai-Chi, bene o male anche io, che però all’inizio lo odiavo, parteggiavo per la fazione che lo vedeva come un brav’uomo.

Oh Cielo, sono davvero così lenta ad aggiornare? Scusami, ti prego… il fatto è che tra un impegno e l’altro le ore volano, cmq allora ti sconsiglio di leggere alcune delle fic che seguo io che mettono un aggiornamento ogni tre o quattro mesi, sono veramente da far venire il latte alle ginocchia… >_>

Bene, io ti saluto, spero che mi lascerai un commentino anche a questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio! Nyssa

 

Lord Martiya: confermo che il personaggio di Zachariah non è stato ispirato a Nagi perché, innanzitutto, nella mia idea è un uomo più anziano e responsabile, con la testa sulle spalle e un forte senso della famiglia.

Nel suo rapporto con Evangeline, fino ad ora, si è mostrata solo amicizia, non so se ci sia dell’altro, cmq, se dovesse esserci, verrà fuori, lo garantisco, anche se, se dovessi aggiungere un’altra coppia, probabilmente verrei censurata per eccesso di saccarosio nella mia storia :P

Spero che ti piaccia anche questo nuovo 25° capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

PiccolaSerpe: a quanto pare Sirius è proprio una star visto che non fa tempo ad arrivare che lo stanno aspettando in massa… cmq mi fa molto piacere sapere che ti sei emozionata quando è uscito integro dallo specchio, in fondo, anche se è fondamentalmente un irresponsabile, gli sono affezionata pure io ^^

Il rapporto tra Rowena e Sev viene esplicitato in questo nuovo aggiornamento che, anche se non è essenziale ai fini della storia, chiarisce un po’ di dubbi su due personaggi che sono rimasti un po’ nell’ombra.

Mi fa molto felice, invece, sapere che anche tu supporti la mia amata Eva: concordo, è una donna grandissima, vorrei averla io un’insegnante così, ma su di lei tornerò più avanti, credo ci sia ancora qualcosa da precisare sul suo conto.

E ovviamente sono felice anche che le varie realtà alternative ti abbiano fatta ridere, in effetti, come ripeto spesso, l’ironia non è proprio il mio forte, ma mi fa piacere sapere di aver suscitato qualche sorriso, magari anche involontariamente *smile*

Spero che mi lascerai un commento anche al mio nuovo aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa

 

potterina_88_: scherzi, il gioco di parole era azzeccatissimo, lo specchio è, effettivamente, una porta verso altre cose e altre realtà (già, sennò perché l’avrei chiamato così… >_>)! Cmq sono strafelice che il momento del ritorno di Sirius ti abbia emozionata, come ho già detto, è proprio una star visto che ha tutti questi fan che vanno in visibilio per il suo ritorno… La storia tra Row e Piton, invece, penso sia nata dal fatto che lui è sempre stato un personaggio misterioso, quindi difficilmente tratteggiabile e mi sembrava che un personaggio ombroso quanto lui fosse l’ideale per tirarlo su, dopotutto, anche lui ha bisogno di qualcuno che lo comprenda per quello che è e che lo stia a sentire…

Rosleen, invece, tornerà in scena probabilmente tra il prox e quello dopo ancora di cappy che sto finendo di preparare, quindi pazienta ancora un po’ e si saprà qualcosa di lei.

Bene, spero ti piaccia anche questo universo parallelo dove viene raccontata la storia di questi due tramite flashback e mi auguro che mi lascerai un commentino… ciao! Un bacione! Nyssa

 

chibi_elyon: potrei dire lo stesso, anche io sono sempre di corsa, dietro a qualche verifica o interrogazione, mi sento come il Bianconiglio

Temo questa volta di averti battuta sul tempo e di aver postato l’aggiornamento prima del tuo ritorno, no problem, semmai mi lacerai un commento al nuovo capitolo (io non mi schifo ^^).

Credo che tu stai esagerando, addirittura la gratitudine a vita? Wow, scrivere ha i suoi vantaggi…

Ciao e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: sulla storia originale non dico niente e non ho idea se succederà qualcosa di simile, ma è da quando il personaggio di Piton è diventato molto più ambiguo (nel primo libro sembrava davvero cattivo) che ho cominciato a pensare qualcosa per lui… chissà che ne sarà.

Grazie per tutti i complimenti e per la tua recensione, è sempre bello leggerle, quindi un grazie davvero, spero che leggerai anche l’aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa

 

 

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Capitolo 26
*** Lesson #1 ***


Era lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie

Era lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie.

Le classi del Grifondoro e del Serpeverde erano riunite nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure in attesa della loro nuova professoressa su cui tanto avevano fantasticato.

Nella precedente lezione, Trafigurazione, il baccano che gli studenti avevano fatto dall’agitazione aveva fatto venire i famosi “cinque minuti” alla McGranitt che, infuriata, aveva rifilato a ciascuno una doppia razione di compiti per l’indomani.

Inutile dire che, tra un brontolio e l’altro, al suono della campana la mandria di scolari si era riversata quasi correndo verso l’altra classe per accaparrarsi i posti migliori.

Della prof non c’era ancora traccia da nessuna parte e così si erano sistemati comodamente.

 

Dieci minuti dopo, l’ansia era così pressante che non si sentiva più il casino di poco prima, sostituito da un mormorio concitato.

Dalla fila del muro, banco esterno, Hermione aveva preparato i ferri del mestiere: penne e pergamena, pronta per prendere appunti.

Draco Malfoy, dietro di lei, con aria annoiata, le lanciava occhiate cariche di disapprovazione mentre giocherellava con la bacchetta e Blaise, seduto al suo fianco, ridacchiava sotto i baffi intaccando un muffin giunto nientemeno che da Goyle.

Harry, che era posizionato accanto ad Hermione non sapeva se abbassare la guardia quel tanto da dire alla sua migliore amica di non diventare paranoica, oppure se continuare a temere la costante presenza da avvoltoio del biondastro che, tra un po’, se lo ritrovava perfino in bagno.

Ron, lì davanti, due occhiaie da paura e la faccia sconsolata, era rimasto sveglio tutta la notte mentre Lavanda gli picchiava alla porta urlandogli “brutto bastardo!” finché qualche anima pia non l’aveva legata a forza, imbavagliata e gettata dalla torre. Tutti gioivano della sua momentanea assenza.

In compenso Neville, accanto al rosso, era la personificazione della paura, memore della serie di figuracce che aveva collezionato assieme alla Umbridge e terrorizzato da dare una simile presentazione di se anche alla nuova prof.

Dall’altra parte dell’aula serpi e grifoni si stavano casualmente scannando come loro solito mentre Daphne e Pansy, ritornate a rivolgersi la parola, chiacchieravano svogliatamente al banco di prima fila con il sottofondo musicale dei due gorilla che addentavano la “merendina” e Nott che, nella sua consueta finezza, si stava prodigando per consolidare l’idea dei compagni che non fosse del tutto umano esibendosi in una serie piuttosto imbarazzante di versi animaleschi che, tuttavia, non riuscivano a far passare l’appetito a Tiger e Goyle perché, lo si sa, il fascino di una merendina è tutto.

 

La porta della classe cigolò quando qualcuno l’aprì dall’esterno e la figura della prof metteva piede con fare sicuro e sguardo truce.

La visione di Evangeline adulta era davvero mozzafiato: capelli biondi raccolti in una treccia sulla schiena, occhiali in bilico sul naso, abito nero attillatissimo e camicia candida, tacchi vertiginosi ai piedi che ticchettavano in maniera seducente sul pavimento mentre questa si muoveva verso la cattedra, posava qualche libro e il registro e si fermava a guardare la fauna attonita di fronte alla sua entrata trionfale.

Gli occhi azzurri percorsero ciascuno dei suoi nuovi studenti, andando a stanargli i segreti più profondi dell’anima.

L’ingresso aveva sicuramente suscitato un certo silenzio, oltre ad un tripudio di sguardi allucinati e bocche spalancate tanto era lo sconcerto!

Tiger si era addirittura lasciato sfuggire la brioche d’in mano e questa era atterrata sul pavimento: una cosa che, in sette anni di scuola, non era mai successa…

Al suo compare Goyle, rimasto con mezzo pasticcino tra le labbra e il contorno sporco di zucchero a velo era addirittura passato l’appetito mentre nell’altra fila, Blaise era addirittura arrossito di fronte alla scollatura, decisamente un po’ troppo audace della prof.

Inneggiando al paradiso, Zabini quasi pianse di gioia dopo anni racchie e prof maschi!

Draco, dal canto suo, se la ghignava sotto i baffi continuando a ticchettare con noncuranza le dita sul banco.

Harry, non da meno dei suoi stralunati compagni, stava boccheggiando tanto quanto Ron, i cui sogni perduti si erano dileguati assieme al pandemonio mentre Pansy, dall’altro capo della stanza, lo fissava in cagnesco sibilandogli insulti e minacciando alla sua vita.

Neville, più diplomatico, dopo aver assunto il colorito di un pomodoro maturo, aveva chinato la testa e tutto quello che Daphne aveva potuto fare per lui era guardarlo con compassione.

 

Evangeline sorrise ai suoi allievi, ma il suo era un riso sinistro e compiaciuto più che amorevole.

-          Buongiorno – disse la bionda alla classe che, come al campo di esercitazione militare, si alzò in piedi abbozzando anche un mezzo e confusionario inchino che rischiò di spedire sul pavimento la metà dei calamai pronti sui banchi.

-          Buongiorno signora professoressa – esclamarono quasi in coro gli studenti finendo per darsi delle testate e lanciarsi insulti silenziosi

-          Seduti! – ordinò mentre la classe, tornando alla calma, si riaccomodava sulle sedie – suppongo abbiate saputo dal vostro preside che il vostro precedente professore, a causa di una indisposizione piuttosto grave, è stato costretto a lasciare la sua cattedra di insegnante

Qualcuno annuì mentre lei ghignava e qualcun altro ringraziò il cielo e pregò che quella “indisposizione grave” colpisse anche tutto il corpo insegnanti della scuola.

-          Io sono Evangeline McDowell, la vostra nuova professoressa – annunciò – adesso farò l’appello per conoscervi, alzatevi in piedi e dite presente quando vi chiamo

Facendo giungere con nonchalance il registro, la giovane donna lo sfogliò fino alla pagina contrassegnata e lesse ad alta voce i nomi per intero dei suoi studenti, soffermandosi qualche attimo su alcuni.

-          Credevo che fosse una bambina… - mormorò Potter all’orecchio di Hermione indicando la prof e la sua compagna si limitò a sorridere

L’insegnante non si scompose e, continuando il suo appello, si premurò solo di lanciare un’occhiata ammonitrice al bambino sopravvissuto.

-          Vi parlerò qualche minuto della politica delle mie lezioni – decise poi la bionda – il mio metodo, ve lo dico, prevede da subito uno studio sul campo di creature che, se continuerete a vivere nel mondo magico, incontrerete con una variegata frequenza. La pratica, tuttavia, non è altro che incoscienza se fatta senza le dovute basi, quindi all’inizio, prima di dedicarci all’incontro con una creatura, vorrei conoscere il punto di lavoro dove siete giunti allo scorso quadrimestre e, eventualmente, integrare con qualche spiegazione leggermente più dettagliata. Se qualcuno fosse interessato ad un argomento specifico che approfondiremo – aggiunse – gli consiglio di leggere il nuovo libro di testo dell’Auror Zachariah Black – Hermione, sorpresa, scambiò un’occhiata d’intesa con Harry e Draco, accidenti, si era completamente dimenticata che il libro era stato scritto dal papà di Ransie e Fin… che strana coincidenza. – Se eventualmente le informazioni non gli bastassero – continuò ancora la procace professoressa – venga pure a parlarmene, posso consigliargli un buon libro da leggere a proposito.

La classe annuì meccanicamente.

-          Bene, allora comincio subito a confrontare il mio programma con quello che vi ha svolto il mio predecessore.

Evangeline si sedette alla cattedra e ci fu un minuto di silenzio assorto quando accavallò le gambe portando i suoi studenti, specie se maschi, pericolosamente vicini al punto di non ritorno.

Ma riteneva che, se ci fosse stato uno stimolo adeguato allo studio, anche quei fannulloni scansafatiche si sarebbero un poco impegnati, foss’anche per compiacere la loro bella prof.

Si guardò attorno in uno scempio di occhi quasi commossi e rise.

Dopotutto, i libri di testo non la riportavano forse come un vampiro dalla bellezza non comune?

D’accordo, era frutto della sua metamorfosi in adulta, ma se le avessero davvero dato la possibilità di crescere fisicamente sarebbe diventata davvero così, e allora?

Orgogliosa che qualcuno la guardasse nuovamente con trasporto, la Doll Master richiamò nuovamente il registro mentre il gesso della lavagna, senza che lei si preoccupasse di muoverlo col pensiero, cominciava a tracciare linee, cerchi e scritte sull’ardesia scura.

Lanciando un’ultima occhiata all’opera in via di compimento, chiamò

-          Neville Paciock! Alla lavagna! – mentre il povero grifondoro, rosso e tremante, si faceva strada tra i suoi compagni per giungere più o meno integro alla cattedra.

Evangeline lo studiò un solo istante mentre gli faceva cenno di guardare il trionfo di linee e grafici

-          Sai rispondere? – chiese indicando il grafico mentre perfino Hermione stava scarabocchiando qualcosa su un foglietto nel tentativo di risolvere la difficile questione di parentele di sangue misto ecc.

-          Scusi? – chiese esterrefatto Neville – quale sarebbe la domanda…?

Una risata generale si levò dal fondo della fila di serpeverde proveniente nientemeno che da Theodore Nott che richiamò l’attenzione dell’insegnante.

-          E’ inutile che gli chieda certe cose – bofonchiò lo SlyterinPaciock è completamente deficiente! – terminò mentre si spanciava dal ridere.

Evangeline si limitò ad alzare le sopracciglia e a puntare gli occhi azzurri sul maleducato studente che, sentendosi osservato, smise di ridere e tentò di ricomporsi

-          E dunque – continuò la bionda – immagino che lei invece ne sia capace…

Nott si guardò preoccupato intorno alla ricerca di una via di fuga

-          Signor Nott, alla lavagna! – disse appena facendo cenno a Neville di tornare a sedersi mentre cancellino e gesso ricominciavano la loro opera

Daphne, dal banco, lanciò al compagno di Casa un insulto a fior di labbra mentre questo, a sua volta preoccupato, si dirigeva alla cattedra.

-          Prego signor Nott – fu l’algido commento della vampira – dato che si permette di insultare un suo compagno e interrompere la mia opera di verifica suppongo che sia così intelligente da poter risolvere questo semplicissimo problema di genetica magica…

Theodore strabuzzò gli occhi davanti all’intrico di segmenti che si incrociavano e, partendo da un cerchio si congiungevano ad un rombo ecc, il tutto corredato da una dettagliata spiegazione a lato di ciascuna figura: solo per leggere tutta quella roba ci sarebbe voluta mezza giornata…!

-          Orsù signor Nott – lo incitò Evangeline lasciandosi sfuggire un ghigno – un problemino così semplice per uno come lei deve essere una bazzecola…

La serpe persistè nel fare scena muta mentre i suoi compagni lo deridevano in silenzio

-          Coraggio, non faccia il timido… se sente insultata la sua intelligenza con questo quesito così elementare sono ovviamente disposta a dargliene uno un po’ più complesso, ma sa, non posso esagerare sennò i suoi compagni non potrebbero seguire la spiegazione…

-          Che?! – fu il commento dello studente – esiste qualcosa di più complicato?

Evangeline guardò il soffitto mentre la classe le leggeva sulle labbra le parole

“Sì, ad esempio capire come gente così idiota sia arrivata fino al settimo anno”.

-          Prof, lei mi sta prendendo per il culo! – fu il poco dignitoso commento dell’allievo, rosso di rabbia e si sentì mormorare qualcuno “magari… quasi che ci verrei io” dal fondo della classe.

-          Modera i termini, signorino, non siamo in una bisca – rispose gelida Evangeline mentre Harry quasi scoppiava a ridere al ricordo di come parlava colorito pure lei

Nott cominciò a sudare freddo mentre lei non accennava a rimandarlo a posto e lo teneva alla cattedra

-          Qualcuno sa risolverlo? – chiese infine agli altri e la mano di Hermione si sollevò

-          Signorina Granger? – chiamò con un sorriso compiaciuto

-          Forse la prima parte è possibile risolverla applicando la regola delle parentele recessive

-          Solo lei poteva ricordarsela… - sussurrò Harry a Blaise nel banco dietro

-          Giusto, ottima intuizione, 10 punti

-          Signor Nott? – chiese ancora alla serpe – a questo punto è tutto in discesa

Nott fece scena muta.

-          Bene – disse Eva alzandosi – come avete notato, non mi piacciono le angherie e le “prese per il culo” – aggiunse ghignando verso lo studente imbambolato alla cattedra – non sono disposta a tollerarlo e non garantisco che sia piacevole quel che segue se vi scopro. E badate bene che ho un udito molto fine…

La gente sorrise di quella nuova insegnante.

-          E per il signor Zabini laggiù in fondo – continuò – non credo sia pertinenza dei miei studenti la mia misura di reggiseno

Blaise rise mostrando una fila di denti estasiata

-          Signor Malfoy, vuole venire lei a risolvere il problema? – chiese ancora – diamo modo a Serpeverde di recuperare la misera figura del suo discutibile rappresentante

Notte fece per recarsi a posto

-          No signor Nott, lei resti – annuì la donna mentre il biondo, alzandosi svogliatamente dal banco, prendeva il gesso e cominciava a tracciare qualche segno sulla lavagna, a scrivere dei numeri e a terminare il tutto con un cerchio con scritta la risultante del lavoro

Evangeline annuì

-          Molto bene, 5 punti a Serpeverde, non tanti come a Grifondoro perché bisogna recuperare quelli che vi avrebbe fatto perdere il vostro compagno, ma un ottimo lavoro. Annoterò qualche voto anche per chi ha collaborato. Signor Paciock – aggiunse poi verso Neville che si alzò agitato – un ottimo intervento, ne terrò conto, veda però di essere più tranquillo, io non mangio… - Neville arrossì e si sedette mentre la penna scriveva da sola sulla carta del registro.

Insomma, questa Evangeline McDowell era il risultato perfetto del metodo McGranitt e del corpo di una Playwitch!

-          A questo punto – aggiunse – credo sia il caso di cominciare con un po’ di ripasso. Dimenticate tutto quello che avete studiato finora.

Nello sbalordimento completo dei suoi studenti, la prof richiamò il libro di testo e ordinò a gesso e cancellino di riportare le informazioni salienti, dopodiché, camminando per le bancate della classe, si mise a leggere e spiegare nel completo silenzio degli allievi, troppo occupati a copiare e starla a sentire per curarsi di pensare ad altro, anche se le occhiate languide agli stivali altri e alla scollatura, si sprecavano ugualmente.

Evangeline continuò a spiegare due delle tre ore che le erano concesse quel giorno dal nuovo orario e, ogni tot di tempo guardava l’orologio da donna che portava al polso sinistro sopra il polsino della camicetta bianca.

 

Poco dopo la metà della seconda ora, mentre la bionda era ancora tutta intenta nella sua spiegazione, la porta dell’aula si spalancò di colpo, facendo entrare una figura adirata dai capelli lunghi raccolti in una coda e gli occhi verdi fiammeggianti come se il fuoco li stesse consumando.

Le labbra erano strette nella morsa dei denti e la sconosciuta si precipitò all’interno con passo deciso rivelando di essere della polizia ministeriale.

La folla di teste prima immobili si voltò prima verso la donna appena entrata e poi nella direzione della prof che, dal fondo dell’aula, con il libro in mano e gli occhiali calcati sul naso, si era momentaneamente fermata nel suo discorso a osservare la scena

-          Dov’è quel maledetto figlio di puttana! – sbraitò la tipa all’indirizzo di Evangeline che, rivolgendole un sorrisetto sadico si limitò a risponderle

-          Il tuo figlio di puttana sta nella Torre assieme a sua sorella e a sua nipote, Ros – dopodiché, mentre la ragazza richiudeva la porta con la stessa malagrazia, la prof tornò a sistemarsi le lenti e fece per riprendere la spiegazione.

-          Chi era quella pazza fuori di testa? – gridò Flitt dondolandosi sulle gambe posteriori della sedia

-          Chi ti ha dato il permesso di insultare una mia conoscente? – fu l’acidissimo commento della neo prof che si tolse gli occhiali appena sistemati e si accinse a guardare in faccia il suo studente facendogli quasi venire la tremarella

Draco decise che quella lezione sarebbe passata alla storia come la più divertente della storia, anche se la nuova insegnante non prometteva favoritismi ai suoi coinquilini di Serpeverde, non si era mai divertito tanto ad una spiegazione come quel giorno, neppure quella volta che aveva “accidentalmente” fatto esplodere la pozione di Potter e Weasel durante la lezione di Piton e quello, inferocito, aveva rifilato un T a entrambi, oltre a costringerli a due mesi di punizioni serali.

D’accordo, era cattivo, ma era di serpeverde, mica ci si potevano trovare degli agnellini lì, solo gente dal sangue freddo… beh, mica tanto perché gli bastava guardare per un po’ la mezzosangue che tutto il suo bell’autocontrollo se ne volava dalla finestra…

E a proposito di punizioni serali, chissà che fine aveva fatto la Brown, non l’aveva più vista da quella sera del ballo… probabilmente il vecchio Sev aveva preso la palla al balzo e con l’opportunità di prendere due piccioni con una fava, ovvero togliere punti e relativa punizione a Grifondoro, l’aveva costretta ai lavori forzati… magari l’aveva spedita nelle cucine ad aiutare quei pulciosi elfi domestici a cui la Granger era così affezionata.

Ma tornando al pensiero iniziale, perfino veder maltrattato Nott che, fino a pochi mesi prima era il suo più fidato tirapiedi, era stato uno spasso… ora, non che lui non si fosse mai divertito alle sue spalle, ma Eva, se voleva, sapeva essere davvero perfida! E riusciva a farlo passare per l’emerito imbecille quale era e quale non voleva che si sapesse.

Quindi, grande Evangeline!

 

-          Molto bene! – chiarì la bionda riportandolo alla realtà – per domani voglio che studiate le 50 pagine che abbiamo letto insieme e ripassiate gli appunti. Il signor Flitt, per la sua maleducazione, domani ci onorerà della sua ricerca di 5 pagine sui goblin notturni.

Controllò ancora una volta l’orologio, mancavano cinque minuti alla fine delle lezioni

-          Avete qualche domanda? - chiese ancora all’indirizzo della classe che, prontamente, scosse la testa

-          Prof, non è che ci potrebbe dire dove alloggia, a che ora va a dormire, quanti anni ha, la sua misura di scarpe? – chiese Zabini con un sorriso mieloso

-          E anche l’incantesimo per la porta e la sua misura di reggiseno! – aggiunse ancora Evangeline ridendo sorniona come un gatto pronto a graffiare; si avvicinò prima all’uno e poi all’altro

-          Non credo che i signorini presenti siano abbastanza grandi per poter parlare di certe cose con tutta questa facilità ad una fanciulla come me – ghignò facendoli sorridere

-          Ma che dice prof! – la contraddisse Blaise – noi siamo grandi abbastanza! Può chiedere in giro

-          Non è che voi siate piccoli, è che io sono troppo grande e sono pure la vostra prof

I due risero

-          Andiamo prof, non può avere più di ventiquattro anni! – ruggì Montague

Eva gonfiò il petto con orgoglio, e dire che da non trasformata dimostrava sì e no quindici anni… e ne aveva mille… la sua magia doveva essere riuscita particolarmente bene… ma dopotutto, la Doll Master era una specialista in queste cose

-          Non inorgoglitevi così tanto – ammiccò ai due – non sono pane per voi

-          Ma prof, potrebbe entrare nella storia della scuola: la prima relazione tra studente e insegnante!

-          Che io ricordi, ce n’era già stata una qualche decennio fa, negli anni ’40 se non ricordo male… e ovviamente la storia di Hogwarts è piena di cose del genere

-          Prof, non ci prenda in giro, come può ricordarla se è così giovane?

Eva non rispose e si allontanò senza curarsi più di loro

-          Molto bene, i compiti li sapete e in più, i signori Zabini e Montague per domani ci illustreranno il loro approfondimento sulle relazioni studenti-insegnanti nella storia della Scuola. Buona giornata.

E uscì dall’aula senza più voltarsi indietro, ma continuando a ridere di loro, dell’ingenuità e della superficialità: c’era un motivo per cui il suo incantesimo aveva sempre avuto uno splendido effetto ed era che, con una donna del genere di fronte, erano pochi quelli che decidevano di approfondire più la parte psicologica che quella propriamente fisica.

 

*          *          *

 

Incominciate le lezioni, passare a trovare tutti i loro nuovi amici era particolarmente difficile per i ragazzi.

Ransie e Monica vivevano in un appartamento sopra la serra della Sprite, entrambe al calduccio con relativi bambini che scalciavano e le rendevano mezze matte.

Dell’incontro di Rowena e di Piton non si era saputo assolutamente nulla e quando lei era tornata alla Torre Sud nessuno aveva osato un commento a proposito. La figlia di Lachesi, comunque, se n’era rimasta zitta sull’argomento senza saziare la divorante curiosità di quelli che l’avevano vista in braccio a Severus Piton e poi erano stati costretti ad andarsene.

Neppure di cosa avesse dato in cambio dell’uscita dallo specchio si era accennato, ma erano tutti più o meno d’accordo nel dire che aveva sicuramente sacrificato la sua Vista.

Sirius, tornato a nuova vita nel mondo dei vivi, aveva preso possesso dell’ultima camera libera.

Silente, dal canto suo, non sapeva davvero dove sistemare tutti questi improvvisi ospiti che chiedevano implorando di poter rimanere a scuola. Fortunatamente i lavori di restauro dell’aula di Aritmanzia erano a buon punto e anche quelli della Torre disabitata una volta utilizzata per le osservazioni, così qualcuno sarebbe potuto essere facilmente dislocato lì.

Con l’arrivo di Rosleen, la famosa fidanzata di Sirius, Harry e Draco erano molto curiosi di andare a vedere la reazione del Black ritrovato, mentre Hermione sfogava la sua curiosità nei nuovi approfondimenti assegnati da Evangeline per ogni lezione e mangiando a più non posso.

L’idea ormai di essere la ragazza di Malfoy la aiutava a sopportare i commenti delle compagne circa il suo peso non proprio piuma e le recenti feste natalizie le avevano lasciato un certo appetito perfino dopo il termine delle vacanze, dopotutto, se Draco stesso non faceva commenti (e si sapeva che lui era un maledetto rompiscatole), perché si sarebbe dovuta preoccupare?

 

*          *          *

Era di nuovo domenica.

Era già passata una settimana dall’inizio delle lezioni e gli studenti erano già stravolti dalla mole di compiti e verifiche che i relativi prof avevano assegnato loro e ai quali non erano più abituati.

La consegna delle relazioni per la McGranitt era stata un disastro totale e le T erano fioccate come la neve che ancora cadeva sui tetti della scuola. La verifica programmata da Piton per la loro prima lezione aveva sancito quel nuovo anno all’insegna delle piaghe sociali con tanto di studenti appestati dai fumi pestilenziali dei calderoni e altri intossicati dalle loro stesse pozioni. Il vecchio Sev non aveva approvato e aveva rifilato a tutti un votaccio.

La Cooman aveva assegnato la prima verifica sulla lettura delle bottiglie di champagne stappate per quel Capodanno e, nonostante gli studenti fossero riusciti a prevedere per lei inondazioni, terremoti, incendi, eruzioni, collisioni di meteoriti e un assortimento alquanto vario che andava dal rapimento degli alieni all’invasione del mercato occidentale dei prodotti Made in China, il morale era comunque a terra e durante le lezioni di Divinazione si vedevano ogni tanto persone che facevano gli scongiuri o praticavano nuovi riti wodoo contro la prof.

Più moderata era stata la follia che aveva colpito le lezioni di Babbanologia dove, la programmazione di un orologio, non aveva creato particolari problemi, a parte diverse sequele di insulti e improperi rivolti al prof.

E per finire c’era stata Evangeline che, dopo una settimana di spiegazione, aveva assegnato compito sulle “parentele demoniache” per il lunedì seguente.

 

Draco ed Hermione erano rimasti tutta la domenica pomeriggio in camera di lei a studiare, o meglio, l’idea portante delle biondo sarebbe stata anche un'altra, ma la fermezza adamantina di lei nel voler ripassare le 300 e passa pagine per la prof l’aveva costretto a desistere e assecondare quel suo inusuale capriccio.

 

Ormai era il tramonto e dalla finestra si vedeva il sole che calava sull’orizzonte tingendo i monti e le valli di colori fiammeggianti, mentre la notte copriva il cielo con il suo manto scuro.

Le candele erano tutte accese mentre Hermione, accoccolata tra le braccia di Draco, stava ancora leggendo un vetusto tomo intitolato “Metamorfosi delle parentele demoniache di secondo livello”, il cui fratello maggiore, ovvero le “parentele demoniache di primo livello” se ne stava tranquillamente sulle coperte dopo essere stato spulciato da cima a fondo.

Lo Slytherin non stava approvando, soprattutto visto che la sua nuova prof gli stava impedendo di rimanersene tranquillo assieme alla mezzosangue a fare qualcosa di piacevole per entrambi, il cosa era da stabilire, ma tutto sarebbe stato meglio che ascoltarsi due ore di nenia di Difesa mentre lei se ne rimaneva accoccolata tra le sue braccia e il pizzo della biancheria faceva capolino tra le pieghe dello scollo a V del maglione.

Era sulle spine e, dannazione, Draco Malfoy prende quel che vuole! Ma allora, perché non riusciva mai a imporsi con lei? Sembrava diventato il classico fidanzatino senza volontà, cosa che non era decisamente da lui.

Non era assolutamente da lui stare in agitazione solo perché un po’ di biancheria spunta da una maglia, perché, allora lo era? Perché proprio lei e, soprattutto, solo lei gli faceva quell’effetto?

La bocca della mezzosangue si stava muovendo sensualmente a pronunciare in maniera impeccabile le parole che il vecchio Peackock, autore del libro, aveva scritto qualche secolo prima su queste accidenti di parentele, ma la cosa peggiore era che gli stavano scaldando il sangue e si sentiva arrossire.

Possibile?

Arrossire lui a guardare una ragazza che parla?

Naaaa

Insomma, lei non stava mettendo in pratica le sue arti da femme fatale, ammesso che ne avesse, stava semplicemente leggendo, leggendo banalmente delle parole che non avevano assolutamente nulla a che fare con quel che generalmente accade tra due persone sane che provano una forte attrazione fisica e psicologica nei confronti dell’altro, dunque, che gli stava prendendo?

Doveva mettere fine a quella follia prima che fosse troppo troppo tardi.

Strinse saldamente il braccio con il quale le cingeva le spalle e la appoggiò completamente contro di se.

-          Basta – disse soltanto chiudendole il tomo in mano e tirandole più su il maglioncino - Prima che tu mi faccia morire – aggiunse sorridendole visto che lo sguardo omicida che lei gli aveva indirizzato non lasciava certo intendere che approvasse quel suo gesto

-          Stai invadendo la mia sfera di azione, lo sai Malferret? – chiese lei acida utilizzando il nomignolo da furetto

-          E questi tuoi dannati libri è tutto il pomeriggio che invadono la mia sfera di azione, lo sai, Granger?

Hermione tacque e si sistemò meglio tra le sue braccia.

Stare con Malfoy aveva dei lati positivi e dei lati negativi.

Quelli negativi era che si annoiava subito a leggere o studiare e quindi, era completamente depennato un pomeriggio all’insegna dello studio di una qualche materia.

I lati positivi, comunque, avevano i loro bei vantaggi e comprendevano di essere coccolata come una regina, oltre al fatto che lui la trattasse dolcemente come mai gli aveva visto fare, tantomeno con lei.

Starsene tra le braccia di un ragazzo, ad esempio, era una piccola soddisfazione che aveva scoperto da poco, ma alla quale dubitava sarebbe riuscita a resistere in futuro.

Non avevano più fatto l’amore da quella notte di Capodanno, semplicemente se ne stavano insieme e si beavano della compagnia e della sincerità del loro affetto contrastato.

Anche questo le piaceva, che non l’avesse forzata, soprattutto visto che lui era davvero considerato un playboy: non aveva minimamente accennato alla cosa, forse perché sapeva che, se fosse accaduto di nuovo, l’avrebbero capito entrambi. Era bello sapere che rispettava i suoi tempi e le sue preoccupazioni.

Lo guardò mentre fissava l’orizzonte

-          Draco – chiese appena – tu ci credi all’amore a lieto fine?

Il biondo si voltò verso di lei fissando gli occhi argentei in quelli ambrati di lei

-          Non ho mai visto una cosa del genere – ammise

-          I tuoi genitori non erano innamorati?

-          Forse – concesse – ma il loro non è stato certo un lieto fine…

Hermione riflettè ed annuì, aveva ragione: sua madre era stata costretta ad una vita di reclusione mentre suo marito abbracciava la causa dei mangiamorte e, anche se lei stessa non aveva approvato la cosa, aveva dovuto accettarla a sua volta per il bene di suo marito e del loro bambino.

Forse Narcissa aveva davvero amato Lucius, forse era stata l’unica, ma aveva salvato Draco dal diventare un seguace dell’Oscuro Signore e questo molti avrebbero potuto interpretarlo come un tradimento.

-          I tuoi genitori erano innamorati? – chiese Draco alla mora, lei ci pensò

-          Forse una volta, ma non riesco quasi a ricordarmene

-          È per questo che sei così fredda e scettica?

-          Forse… non siamo mai stati una famiglia calorosa, ognuno aveva le sue cose, la sua vita, si viveva come coinquilini, non come parenti.

Silenzio.

-          Draco – chiese ancora lei – pensi che la nostra potrebbe essere una storia a lieto fine?

Lui la studiò ancora e alla Caposcuola parve quasi di cogliere della tristezza nel suo sguardo

-          Non lo so – ammise umanamente – ma prego tanto perché sia così – e la baciò.

 

*          *          *

Erano le nove di sera.

La cena era appena terminata come suo solito e Hermione era ritornata in camera per rimettere in ordine gli ultimi libri prima dell’indomani.

Fortunatamente quella sera lei non era di ronda e quindi avrebbe potuto farsi una bella dormita in modo da arrivare tranquilla e rilassata (si fa per dire) alla verifica dell’indomani.

La camera, quando vi entrò, era scura e buia, illuminata solo dalla luna e dal fuoco nel camino che scoppiettava.

Fece per accendere le candele e il lampadario con la bacchetta quando udì un singhiozzo provenire a qualche metro da lei, allarmata, serrò la stanghetta di legno tra le dita e scrutò nell’oscurità alla ricerca della provenienza di quel suono e fu con suo sommo stupore che di fronte al focolare vide la figura rannicchiata di una ragazza; con un gesto di bacchetta accese le candele mentre, tra un singhiozzo e l’altro, riusciva a riconoscere la figuretta di Daphne in camicia da notte rannicchiata.

La bionda si voltò vero la proprietaria della stanza e solo allora la Caposcuola notò le guance arrossate, i capelli scompigliate sciolti sulla schiena e gli occhi sbavati dal nero della matita: rimase impietrita a fissare la sua amica piangente nella sua camera senza sapere bene cosa fare.

Perché Daphne stava piangendo?

-          Herm… - disse piano la serpe asciugandosi le lacrime con la mano e impiastricciandola del nero del trucco

Una persona razionale, decise la Gryffindor, si sarebbe avvicinata piano chiedendo cosa fosse successo, ma lei, constatò in quel momento, non lo era affatto visto che, all’udire il suo nome, si era precipitata dalla bionda come se ne andasse della sua stessa vita.

Daphne chinò la testa sulle mani e, mentre Hermione la avvicinava lentamente alla sua spalla per piangere, sentì sotto le dita il tremito dei singhiozzi e la tristezza di una delle sue migliori amiche: come si poteva rimanere indifferenti al pianto delle migliori amiche?

Alla fine la Slytherin poggiò il viso sulla spalla dell’amica, sussultando di tanto in tanto nel vano tentativo di reprimere i singulti che le venivano più dal cuore della gola.

-          Herm – disse ancora la bionda – perché il mondo è così crudele? Che ho fatto io di male per meritare una sorte simile?

Stringendo le labbra sperando di non chiedere banalmente “che è successo?”, fece riappoggiare la testa alla serpeverde e cominciò ad accarezzarle i capelli con calma, come fanno le mamme quando i figli tornano a casa piangenti

-          Herm – gemette ancora l’altra – perché, perché?!

-          Perché cosa, Daph? – domandò infine la riccia lasciando che la bionda si scostasse e le porse il suo fazzoletto di stoffa

-          Hanno… hanno annullato il fidanzamento… - disse la ragazza tra un singhiozzo e una soffiata di naso

-          Hanno annullato il fidanzamento?! – chiese a sua volta sconcertata la Granger

-          Sì, il nonno è morto, ormai non sono più costretti a tener fede alla promessa e a tutto il resto…

Hermione alzò il viso e, con una mano, sollevò anche quello della Slytherin finchè le due non si guardarono negli occhi. Sapeva molte cose di Daphne, molte delle quali, forse, la bionda non gliele aveva mai dette: sapeva che Daph in fondo ci stava bene con Neville, anche perché lui, quando erano insieme, era sempre impacciato e pasticcione, ma dolce e gentile; sapeva che lei era innamorata di lui, glielo leggeva in ogni singolo gesto che compiva nei suoi confronti, quando lo accarezzava, quando gli sorrideva, quando lo ammoniva, quando litigavano… e sapeva altresì che anche a Neville Daphne piaceva.

Però era anche a conoscenza del fatto che Paciock non avesse ancora preso una decisione sul loro rapporto. Herm avrebbe voluto che fosse un sì perché, anche se era un po’ come assecondare il parere autoritario dei propri genitori, quei due erano fatti l’uno per l’altra. Eppure Neville non aveva ancora detto di sì, era testardo e cocciuto, quando voleva, e in quella volta voleva perché lui desiderava scegliere da solo e prendere in autonomia le decisioni della sua vita.

Probabilmente Daphne, già confusa dai sentimenti del suo fidanzato, ora doveva essere decisamente in crisi.

C’era stata la mazzata, gliel’avevano mandata direttamente i loro genitori, le stesse persone che avrebbero dovuto volere solo la felicità dei propri figli, non le loro lacrime e il loro dolore.

Daphne adesso piangeva per colpa loro… e Neville?

-          Neville lo sa? – chiese la grifoncina, l’altra scosse il capo con veemenza

-          L’hanno detto solo a te, come per il fidanzamento? – domandò ancora ritrovando un assenso nei gesti della bionda. Maledetti, che razza di parenti irresponsabili, meritavano proprio una punizione per quello che avevano fatto, o meglio, per quello che NON avevano fatto!

-          Herm – sussurrò la ragazza della Casa di Salazar – io sono innamorata! – sputò infine tornando a soffiarsi il naso in maniera poco fine, ma terribilmente teatrale

-          Lo so… - mormorò Hermione abbracciandola di slancio, capendo perfettamente quello che stava passando, beh, magari non del tutto, ma sapendo cosa si prova ad essere innamorati

-          Beh, dovevi dirmelo prima, cazzo! – sbottò la serpe – perché io l’ho capito solo adesso!

-          Ma Daph, tesoro – tentò di spiegarle la Caposcuola – è una cosa che si capisce da soli…

-          Anche tu sei innamorata – sbuffò Daphne – di Malfoy…

-          Ma, ecco, beh, beh… - balbettò confusa la mora

-          Oh, non fare tutta la scena, guarda che me ne sono accorta…

-          Sì è vero – ammise sconfitta

-          E so anche un’altra cosa di te – aggiunse con un ghigno, ma questo è il mio piccolo segreto

-          Vai a parlare con Neville – tagliò corto Hermione per paura che tutti gli scheletri del suo armadio vedessero prematuramente la luce – deciderete insieme il da farsi

-          Ma cara, lui finalmente ha la scusa per non ritrovarsi una fidanzata a forza, è una manna del cielo, cosa vuoi che gli dica? Cosa vuoi che faccia? Che vada a vederlo gioire mentre scopre che non deve tenermi con lui a vita?

-          Io penso che, finalmente, Paciock avrà la scusa per tenerti con sé tutta la vita dicendo di aver deciso da solo – le sorrise la Caposcuola

-          Se troppo ottimista – aggiunse la serpe

-          Conosco Neville da più tempo – si difese Hermione

-          E poi, vuoi che vada a parlargli conciata così? – e indicò la faccia dove due righe di matita nera le solcavano le guance rosate

-          Proprio. Non c’è niente di più normale che piangere quando si sta male per qualcosa. Sono sicura che Neville capirà quanto tu stai soffrendo

-          Smettila, così ci credo pure io! – protestò la bionda

-          E se succedesse qualcosa – aggiunse la riccia – la mia porta è dietro l’angolo e Ginny domani non ha verifiche – le sorrise materna

Daphne le regalò un sorriso e, aprendo la porta, scappò per il corridoio fino ad andare a bussare all’ultimo dormitorio dei maschi.

Hermione si rese conto di quanto fosse importante avere degli amici al proprio fianco. Se stai male ti aiutano e se stai bene si divertono con te, ci sono sempre per qualunque cosa e ti sostengono in ogni tuo progetto.

Lei, Harry e Ron erano degli amici formidabili, ma ultimamente la cerchia si era allargata parecchio… era arrivata Ginny, la pimpante sorellina di Ron, c’era Daphne, capitata per caso, ma con la quale aveva instaurato un rapporto d’amicizia particolare, ma solido, poi c’era Pansy, con la quale si limitava a chiacchierare, ma che, se fosse diventata stabilmente la fidanzata di Ron, avrebbe voluto stringere amicizia. E poi c’era Draco.

Avevano ragione quelli che dicevano che l’amore più bello nasce dall’amicizia perché lei e il biondastro avevano cominciato proprio da qualcosa di molto simile… e poi Draco ed Harry, anche se lo negavano, erano amici.

Già, Harry…

Accidenti, Harry!

Harry stava in camera con Neville e lui e Daphne avevano bisogno di intimità!

Prese la bacchetta e uscì di nuovo sul pianerottolo alla ricerca del bambino sopravvissuto.

 

Harry era in Sala Comune a studiare la Gazzetta del Profeta con un’attenzione che raramente aveva applicato allo studio.

Meno male, per una volta non era a fare qualche pasticcio in giro per la scuola, a prendersi punizioni da Piton e a trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato.

Gli occhi verdi si sollevarono oltre le lenti rotonde fino a mettere a fuoco la figura della sua migliore amica che sembrava pronta per chiedergli un favore. Come lo sapesse? Beh, era la sua migliore amica, se non lo sapeva lui…

-          Che c’è, Herm? – domandò appoggiando il quotidiano

-          Ho bisogno di un favore… - appunto.

-          Spara

-          I genitori di Daphne hanno annullato il fidanzamento tra lei e Neville…

-          Merda. – fu il commento che uscì dalle labbra di Harry

-          Già e lei invece non vuole.

-          Innamorata? – Herm annuì – d’accordo, farò quel che mi dirai

-          Non entrare in camera di Neville, avrebbero bisogno di parlare e chiarirsi.

-          Tutto qui? – sbuffò Potter

-         

-          E io dove dormo? – s’informò

-          Beh, trasfiguro il tuo letto in camera mia e dormi con me… - propose innocentemente Hermione mentre il suo amico cominciava a ridere fino a tenersi la pancia e non riuscendo a fermarsi – che c’è di così divertente? – lo interrogò lei

-          Herm, se mai facessi una cosa simile penso che sarebbe la volta buona che Malfoy mi lancia dalla Torre dei Gufi, ma non dopo avermi lanciato almeno un’Avada Kedavra per ogni singolo minuto che ho dormito in camera tua. E non cambierebbe niente se non avessi alzato un dito sulla mia migliore amica – chiarì

-          Che c’entra Malfoy? – sbuffò lei mettendosi le mani sui fianchi, tuttavia non riuscì ad impedirsi di arrossire. Maledette bugie, quando avrebbe imparato a dirle come si deve? Bastavano anche delle mezze verità…

-          Herm – disse piano Harry alzandosi e avvicinando la bocca al suo orecchio – Ginny ed io eravamo in camera tua la notte di Capodanno. – spiegò, poi fece una pausa – lo so che non sei tornata per quella notte.

Hermione arrossì fino alla radice dei capelli mentre fissava le iridi ambrate in quelle di lui.

-          Tu sapevi che Daphne era innamorata di Paciock? – le chiese diplomaticamente Harry ottenendo un assenso, le sorrise – bene, io so che sei stata a letto con Malferret

-          Non dirlo con tutta questa leggerezza… - sbottò lei – non è che…

-          Non dirmi altro, non ti condanno per quello… in fondo me n’ero accorto da un pezzo che c’era qualcosa, probabilmente da quella volta che vi ho visto uscire dalla cucina…

-          TU ci hai visto uscire dalla cucina? – quasi urlò lei

-         

-          Oh mamma…

-          Non fartene una colpa, però sappi che non si dovrebbe nascondere niente agli amici perché loro se ne sono già accorti.

Hermione arrossì ancora, questa volta sentendosi stupida e infantile. Più per la vergogna di non avergli parlato nel timore che lui la giudicasse male, lui, il suo migliore amico, che per la colpa di essere la ragazza del biondastro; colpa discutibile, certo.

-          Dai Herm, mi sistemo qui sul divano. – le sorrise Harry – ma un giorno voglio che tu mi dica tutto! – lei annuì imbarazzata – hai una coperta in più?

-         

E si diressero insieme verso la porta del Caposcuola.

Fecero solo silenzio quando passarono davanti alla stanza che Harry e Paciock dividevano. Poi proseguirono.

Strana cosa l’amicizia.

 

*          *          *

 

In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai
Donne
In
mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli
E tanta voglia di avventure
E se hanno fatto molti sbagli
Sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia né dolore

Donne
Pianeti dispersi
Per tutti gli uomini così diversi
Donne
Amiche di sempre
Donne alla moda, donne contro corrente...

Negli occhi hanno gli aeroplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria
E la vita non è vuota

Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore

Donne
In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai

Donne
In
mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia

Donne
Du du
Du du
Du du

Zucchero, “Donne”

 

*          *          *

 

Spazio autrice: e siamo finalmente giunti al ventiseiesimo capitolo.

Sappiate che, proprio in questo momento, sto scrivendo il finale della storia, e sto completamente su un altro pianeta.

La storia prosegue tra imprevisti vari, in questo capitolo, per esempio, si fa finalmente l’incontra tra gli studenti ed Evangeline e poi si scopre dei casini che i genitori di Daphne le hanno causato. Adoro scrivere di Daphne e di Neville perché sono due personaggi molto più semplici di Draco ed Herm con i quali finisco sempre per divagare nella psicanalisi, mentre Daphne e Neville hanno problemi giganteschi, ma animi semplici e sensazioni piuttosto ordinari (se paragonate a quello che gli tocca passare chiaro).

Spero che il capitolo vi piaccia e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi lasciami un commento, please!

 

Ah, dimenticavo.

Sfortunatamente al momento sono un po’ di fretta, quindi vi prego di scusarmi se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma se mi ci mettessi spenderei un poema per ciascuno e il tempo stringe anche per me, quindi vi supplico di perdonarmi, prometto che la prossima volta scriverò!

Nel frattempo ringrazio PiccolaSerpe, chibi_elyon, Shavanna, luana1985, Lord Martiya, LaTerrestreCrazyForVegeta, potterina_88_, Lisanna Baston.

Grazie mille per tutte le belle parole che avete speso per me e per la mia storia, grazie di cuore. Sapendo di avere dei lettori simili, sono felice di aver cominciato a scrivere questa fic e di averla pubblicata, siete meravigliosi e vi ringrazio, voi mi viziate con tutti i vostri complimenti… grazie davvero, vorrei farsi sentire quanto sono felice quando leggo le recensioni, ma non so se ci sono riuscita, se siete scrittori lo sapete, se non lo siete, sappiate che è una grande conquista.

Grazie

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Capitolo 27
*** Tell me... ***


In sette anni di scuola, non c’era mai stato tanto silenzio durante una lezione come quel lunedì mattina

In sette anni di scuola, non c’era mai stato tanto silenzio durante una lezione come quel lunedì mattina.

Stranamente, quando erano entrati Evangeline era già in classe, seduta sulla sua sedia di insegnante con tanto di registro aperto davanti e penna pronta all’uso, gli occhiali già sistemati sul naso francese e i capelli rigirati sulla nuca in una specie di corona che ricordava le acconciature coreane.

Gli studenti, prima chiassosi, si erano fatti, silenziosi e impacciati mentre raggiungevano il banco assegnato e preparavano il rispettivo materiale di lavoro.

Eva stava guardando ciascuno con i suoi occhi azzurri, scrutando da parte a parte gli allievi che tentavano di nascondere foglietti, scritte sul banco, appunti presi con l’inchiostro invisibile e altre trovate.

Allo scoccare delle nove e mezza del suo orologio, l’unico di cui si fidasse, si era alzata in piedi lanciando una breve occhiata alle bancate.

-          Lei è Chachazero – disse in torno formale mentre una minuscola bambolina dai lunghi capelli verdi e il vestito da principessa compariva in aria – controllerà che non copiate o manomettiate domande e compiti – aveva aggiunto – ah, vi consiglio anche di non tentarlo nemmeno perché ha una vena fortemente sadica e non c’è speranza che io non venga a saperlo.

Allarmati dal loro nuovo poliziotto-bambola, che nel frattempo spostava gli occhi meccanici piuttosto sinistri, tutti avevano annuito mentre davanti a loro compariva un foglio di pergamena con sopra annotate finemente le domande a cui si doveva rispondere.

-          Avete due ore e mezza – fu l’ultima cosa che disse, dopodiché girò la clessidra posta sulla cattedra e si risedette facendo comparire per lei un libro di lettura e disinteressandosi completamente.

Qualcuno tentò effettivamente di copiare, ma Chachazero non era proprio una bambola socievole, dolce e carina, non del tutto, almeno; come aveva detto la sua padrona, aveva una vena sadica piuttosto spiccata che vedeva la luce nel momento stesso in cui scorgeva qualche impreparato a copiare.

Passare un compito non era reato.

Copiarlo però sì.

E così, furono più gli spaventi che i poveretti si trovarono mentre tentavano qualche risposta azzardata che quelle che effettivamente giunsero al destinatario.

In ogni modo, erano tutti troppo agitati e presi dal proprio lavoro per curarsi degli altri.

 

Al termine del tempo concesso, si contavano i risultati in sopravvissuti, morti, ritardatari e “consegno in bianco tanto non ne so una”.

I sopravvissuti stavano giusto chiacchierando fra loro in fondo alla classe dopo aver consegnato e si confrontavano le risposte date con più o meno approfondimento; i morti erano usciti con aria sconsolata dall’aula nella speranza di riuscire a fumare qualcosa di forte e tirarsi un po’ su; i ritardatari, come Ron, stavano ancora scrivendo domande a caso tra un foglio e l’altro, dicendo “aspetti!” e “un minuto” e nel frattempo guardavano fisso il foglio e scrivevano impiastricciando tutto con l’inchiostro sbavato sulla manica della camicia. I “consegno in bianco” erano i più tranquilli: appostati sotto una finestra, si stavano liberamente facendo gli affari loro senza preoccuparsi troppo, sicuri che almeno una T era assicurata (forse).

 

Evangeline si alzò dal suo scranno e studiò il macello che un semplice compito in classe riusciva a fare sui suoi allievi, chissà se, se lei fosse venuta a Hogwarts, sarebbe stata come loro?

Peccato che al tempo della fondazione della scuola lei fosse appena diventata una vampira, era sempre stata molto curiosa di scoprire in quale Casa il Cappello Parlante l’avrebbe smistata, poteva sempre essere che, per la fine dell’anno, Silente glielo lasciasse provare… non era mai stata a rimuginare troppo su quel che aveva o non aveva fatto oppure su quel che sarebbe accaduto se avesse fatto questa o quella cosa, ma in quel particolare caso, la regola non valeva.

 

-          Non vedo Paciock, oggi – aggiunse all’indirizzo di Harry ed Hermione che transitavano di fronte alla sedia

Panico.

Harry finse di essere in ritardo mentre volava dalla porta, lasciando Hermione a sbrigarsela con la prof, era sempre stata migliore di lui a trattare con gli insegnanti

-          Ieri sera ha avuto qualche problema di famiglia – ammise la riccia cercando di calmare il nervosismo

-          Oh, spero si risolva presto – disse quasi dispiaciuta la bionda, la Caposcuola annuì

-          Lo speriamo anche noi…

-          Niente a che vedere con “i suoi genitori” – aggiunse in un sussurro, l’altra scosse la testa

-          No, era per sua nonna…

-          Oh…

Beh, dopotutto, non era proprio una bugia, solo una mezza verità visto che sua nonna era la principale persona coinvolta in quella storia del fidanzamento.

La Caposcuola continuò a guardarsi attorno non ritrovando tra i presenti neppure Daphne… strano.

Probabilmente erano rimasti assieme a parlare, non avevano studiato e avevano saltato la lezione.

Congedandosi dalla prof, andò alla ricerca di Harry, maledetto traditore, che la lasciava nei pasticci proprio quando avrebbe avuto bisogno di lui: tra i due, quello delle scuse realistiche era senz’altro lui visto che una volta era riuscito a convincere la Sprite di non averle portato una relazione di 7 fogli su una certa pianta perché aveva avuto una convocazione legale dal suo notaio babbano a Londra. Tsk, come se un minorenne potesse avere un notaio… Harry poi ne avrebbe avuto bisogno giusto per fare testamento… ma nel mondo magico quelle cose non le sapeva nessuno, così chi era stato tra i babbani si era messo a sogghignare mentre la prof, un po’ svampita, annuiva con aria convinta al suo allievo segnandogli di riconsegnarla per la lezione successiva. E ovviamente per quella Harry aveva pronta una nuova scusa irresistibile.

 

*          *          *

 

La campana del pranzo suonò richiamando gli studenti in Sala Grande.

Hermione si sedette come suo solito al tavolo del Grifondoro mentre Malfoy le sorrideva con il consueto ghigno made-in-Malfoy dall’altra parte del salone

-          Vi informo che le classi di Corvonero e Tassorosso del terzo, quinto e settimo anno quest’oggi hanno verifica per il voto di primo semestre e quindi non parteciperanno al pranzo, ma lo consumeranno al termine della prova scritta – annunciò la McGrannit per poi tornare a sedersi mentre compariva il consueto pasto

-          Ehi, è da un po’ che non vedo Lavanda in giro – fece notare una ragazza del terzo anno a Hermione e Calì, sedute di fronte

-          Già, non l’ho vista neppure io a pranzo, forse è a dieta – propose la Patil

-          O forse è stata catturata dal maniaco di Cho Chang – azzardò Ginny sventolando la sua forchetta che infilzava la porzione di arrosto

-          Il maniaco di Cho Chang? – domandò Hermione curiosa

-          Ma come, non lo sai? Pare che la Corvonero sia stata aggredita in uno dei corridoi mentre andava da Padre Royal – le spiegò la rossa

-          Probabilmente sarà solo uno dei suoi mille ex ragazzi che le ha fatto un’imboscata per fargliela pagare – propose logicamente Colin Canon seduto accanto ad Hermione – è uscita con mezza scuola e ha trattato tutti malissimo – specificò

-          Tu sei troppo duro, Colin – lo riprese la Caposcuola – chissà da dove ti nasce questo odio per Cho

-          Preferisco non parlarne – rispose freddo il biondino – comunque svolgerò qualche indagine, se salta fuori un maniaco sarebbe un ottimo articolo da prima pagina per la Gazzetta di Hogwarts

-          Beh, quindi potrebbe essere stato questo a rapire anche Lavanda…

-          Lavanda strilla così tanto che il maniaco l’avrebbe lasciata andare dalla disperazione – fece notare seria Calì che, in teoria, era la sua migliore amica

-          Beh, ma è un pezzo che non mangia né a pranzo né a cena

-          Te l’ho detto, sarà a dieta! – continuò la ragazza indiana

-          Effettivamente sarebbe proprio da lei – fu il commento di Hermione che era ancora un po’ alterata per la piazzata che le aveva fatto prima di Capodanno

 

Dopo pranzo, la ragazza si ritirò nella sua stanza.

La verifica assegnata da Evangeline era massacrante per di più si era fatta tre ore con Harry che aveva assunto la faccia da cane bastonato, solo che lei mica poteva passargli il compito per ogni materia! Soprattutto perché quella Chachazero era riuscita perfino a spaventare Nott che si stava facendo passare un foglio da Milicent Bulstrode e per spaventare Nott, oltre a fargli “bu!” ce ne voleva…

 

Si stese sul letto con una mano sugli occhi, quel pomeriggio la aspettavano nientemeno che un’ora di astronomia e poi studio, studio e ancora studio per Rune Antiche.

Qualcuno bussò alla porta attirando la sua attenzione, disse “avanti” un po’ svogliatamente mentre si metteva a sedere sul letto ricomponendosi un minimo per non sembrare appena uscita dalla casa degli orrori.

Daphne aprì la porta che le era ormai familiare ed entrò assieme a Neville: non avevano l’espressione sorridente che tutte le coppie che avevano risolto i loro problemi sfoggiavano su fotoromanzi e romanzetti rosa, che fosse andato storto qualcosa?

Beh, in verità, se davvero fosse stato così, probabilmente Daphne avrebbe preso la prima finestra e si sarebbe buttata e, a giudicare dal fatto che non aveva lesioni gravi, sintomi di incorporeità e fosse arrivata accompagnata da Paciock lasciava a ben sperare…

-          Posso chiudere la porta? – domandò la bionda, Herm annuì mentre lei richiudeva dietro i sé

C’era qualcosa di cui doveva assolutamente parlare, glielo leggeva in faccia dal modo in cui tergiversava, chiudeva la porta e si sistemava la gonna.

Spostò lo sguardo sul suo amico che, tuttavia, teneva gli occhi bassi sul distintivo della maglietta e non le lasciava capire che razza di pensieri gli frullassero per la testa.

-          Bene, dimmi tutto! – propose alla sua amica che, nel frattempo, stava riponendo sul comodino un libro momentaneamente per terra. Terminato quello si accorse di una sciarpa un po’ penzolante dall’attaccapanni e si prodigò ad aggiustarla – Daph… - la riprese la riccia aspettando qualche segno di vita che non fosse degno di Biancaneve

Daphne arrossì con aria colpevole andando a posizionarsi in silenzio vicino al grifondoro.

Arrossì un poco mentre prendeva la mano un po’ ciocciottella del grifone che, se possibile, abbassò ancora di più la testa

-          Herm – disse debolmente – io non sono più vergine…

In quel preciso istante Hermione vide due facce tingersi di rosso scarlatto mentre quella singola parola veniva pronunciata e sentì la sua mandibola precipitare istantaneamente verso il dormitorio di serpeverde diversi piani più in basso.

Beh, non che lei avesse reazioni molto differenti, visto che arrossire era la sua principale occupazione in compagnia di un certo “qualcuno”, ma ormai a stare col biondastro ci stava facendo il callo a certi commenti lascivi.

Comunque, in parte stava cominciando a capire, soprattutto sapendo che Daphne voleva arrivare vergine al matrimonio, a questo punto, le mancavano solo i dettagli, che l’avesse fatto come ultimo addio a Neville?

Beh, la cosa aveva dell’assurdo visto che Neville non l’avrebbe mai sedotta e probabilmente non si sarebbe mai aspettato niente di simile, che avessero preso una qualche decisione tipo “Se i miei scoprono che sono incinta ci costringeranno a sposarci e avremo due piccioni con una fava”?

Guardò interrogativamente prima lui, che non accennava a riprendersi dallo shock, poi lei

-          Sei sorpresa? – le chiede la Slytherin. Accidenti a Daphne e alle sue domande retoriche, c’era bisogno di domandare una cosa tanto ovvia?

-          Sì, ma vorrei che tu mi spiegassi… - disse come una nonnetta

-          Io e Neville – disse rivolgendogli uno sguardo dolcissimo – alla fine vogliamo stare insieme… prima non ci conoscevamo, poi ci siamo conosciuti e abbiamo deciso, solo che lui non voleva darla vinta ai nostri genitori e così la tirava per le lunghe… e adesso… avevi ragione tu – sussurrò appena

-          E i vostri genitori? I vostri nonni? Come la prenderanno? Cosa direte loro? – domandò un po’ in apprensione

-          Farò a modo mio. – annunciò la bionda serpeverde – una volta ti dissi che le ragazze purosangue si dividono in tre categorie, bene, ho smesso di subire in silenzio, “Vivrò il destino come ho scelto da sola, per questo non tornerò indietro!” era così che si diceva, vero? – Hermione annuì sorridendole – me l’hai insegnata te

-          E io l’ho imparata in un libro – si giustificò la riccia

-          Cosa ne dici? – domandò Paciock aprendo per la prima volta bocca

-          Avrete vita grama, questo sì, ma almeno sarete felici…

-          Tu approvi? – domandarono in coro

-          Io ho sempre approvato – annuì loro da brava mammina – sono felice che alla fine siate arrivati a questa decisione, credo che siate le persone più indicate a stare insieme… ma ammetto che non mi sarei aspettata una simile… ehm… risoluzione, ecco.

-          Non dirlo in giro – la pregò ancora la rappresentante della Casa verde-argento – lo dirò a Ginny quando avrò abbastanza coraggio, ma volevo che te fossi la prima, visto che mi hai aiutata tanto – Hermione le sorrise riconoscente mentre due fossette le si formavano ai lati della bocca

-          Terrò il segreto. Cosa direte ai vostri parenti?

-          Neville ha scritto una lettera ad entrambi – aggiunse Daphne – i miei pianteranno un pandemonio, ma ormai sono maggiorenne, non possono costringermi a fare qualcosa… per sua nonna… - lo guardò

-          Non credo farà tante storie – ammise il grifondoro – Daphne assomiglia un po’ alla mamma da giovane

-          Avete preso una decisione difficile – ammise ancora la grifoncina – soprattutto tu – e indicò la sua amica – e siete giovani

-          Prima o poi dovevo farlo

-          Sono felice che tu l’abbia fatto.

E le due amiche si andarono incontro ad abbracciarsi, rimanendo così diversi minuti, Daphne piangendo.

Hermione andò ad abbracciare anche Neville, dopo tanto tempo, aveva diritto anche lui ad una esistenza tranquilla e con una persona innamorata al suo fianco.

-          Abbiamo deciso che ci sposeremo dopo aver finito la scuola – ammise ancora la Slytherin lasciando di sasso la Caposcuola – sappiamo che è presto, ma penso sia la cosa giusta da fare…

-          Se voi ve la sentite… allora fate tutto quel che vi pare.

Neville sorrise, poi se ne andò, lasciando le due ragazze a raccontarsi qualche pettegolezzo e qualche dettaglio sul fatto che Daphne non fosse più vergine.

In verità, riflettè Hermione, la cosa un po’ la faceva ridere, soprattutto l’idea di immaginare una bruciante notte di passione tra quei due dal sangue freddo, ma chissà che anche Paciock non avesse qualche lato nascosto, magari nei pantaloni…

Accipicchia, stava prendendo quei pessimi modi di dire da Malfoy…!

 

*          *          *

 

Era febbraio, il mese degli innamorati, il mese dove cade San Valentino, la festa di tutti i fidanzati.

Ogni ragazza a scuola stava organizzando minuziosamente quel giorno da trascorrere con la persona speciale. Qualcuna progettava romantiche gite sul lago, scampagnate per la brughiera, una cenetta romantica da Madama Piediburro o in qualche pub esclusivo e raffinato con tanto di tovaglia a rose, candele profumate e violinista che suonava una melodiosa musica in sottofondo. Insomma, le attrattive per quel giorno erano praticamente infinite e ce n’era per i gusti più difficili, compresa una vecchia chiromante a Hogsmead che prometteva l’amore eterno con un filtro d’amore rarissimo che i prof avevano sconsigliato di prendere a tutti i loro allievi perché di dubbia provenienza, insomma, un mezzo bidone.

Piton, dal canto suo, aveva tentato in tutti i modi di dimostrare che le basi scientifiche e, soprattutto, nell’ambito delle pozioni, di quell’intruglio erano praticamente nulle, roba da babbani, insomma, ma tant’è ogni anno c’era pieno di ragazzette immature e troppo sognatrici che si lanciava all’assalto della chiromante e pretendevano che il loro ragazzo bevesse quel miscuglio di ingredienti.

 

Draco per la prima volta stava pensando a quella festa che, per quanto lo riguardava, aveva sempre trascorso comodamente nel suo letto, non solo, certo, magari assieme a qualcuna che considerava la cosa di buon auspicio, oppure che si faceva consolare per essere stata appena scaricata, insomma, anche lì ce n’era per i beati di scelta, certo è che in sette anni ne aveva viste, ma per quanto lo riguardava, San Valentino per lui era tutti i giorni; anche perché era fuori questione che fosse lui a fare qualcosa per una ragazza, semmai il contrario.

Quell’anno però, per uniformarsi al clima di follia che lo accompagnava ormai da circa sei mesi, aveva deciso che, anche se non si sarebbe abbassato ad accompagnare la mezzosangue al ristorante, alla festicciola popolare o stupidaggini del genere, si sarebbe comunque sforzato di pensare qualcosa di carino per lei. Questo non significava niente, certo, però, magari, una scatola di cioccolatini di finissima fattura provenienti dalla Svizzera, oppure un mazzo di rose della Bulgaria dalle quali avrebbe anche potuto distillare il profumo… ma insomma, che si pretendeva da lui, poi? Non dicevano che era il pensiero quel che contava?

Bene, la mezzosangue, almeno, avrebbe capito.

 

Blaise, invece, era un amico inutile, a cominciare dal fatto che, quando era andato a cercarlo per avere qualche consiglio a proposito (lui sì che sapeva come raggirare le persone) questi si era messo a ridere tanto che, probabilmente, si stava ancora rotolando sul letto da quanto l’aveva preso l’ilarità del momento a vedere Draco Malfoy in difficoltà di fronte ad una cosa del genere… e chi l’avrebbe mai detto che sarebbe venuto anche quel giorno?

Alla fine, dopo essersi fatto venire il singhiozzo, Zabini aveva deciso di collaborare, peccato che tra lui e sua sorella non fossero in grado di partorire una singola idea che non facesse pensare ad un cavaliere con gravi problemi di identità e un forte bisogno di uno psichiatra.

Insomma, chi rimaneva a cui chiedere aiuto?

…solo Mirtilla, ma bisognava proprio cadere in basso per andare da lei.

 

E infatti un pomeriggio, cercando di far sì che nessuno lo vedesse, era entrato furtivo nel bagno del fantasma, ma anche questa era stata una mezza delusione perché questo l’aveva brutalmente scacciato dicendo che aveva da fare con una ragazza che aveva sicuramente problemi più gravi dei suoi.

Ovviamente, dopo averla insultata, se n’era andato.

Di chiedere a Potter neppure per l’idea, abbassasi un po’ ok, ma non fino a quel punto!

 

E poi, tanto per rimanere in tema di belle donne, la McGranitt gli aveva chiesto un colloquio per quel pomeriggio, una vera cuccagna!

A pensarci seriamente, l’ultima volta che era stato a parlare da solo con la vicepreside era successo quando gli avevano appioppato la Granger perché studiasse e, benché la cosa non gli piacesse, aveva avuto i suoi lati positivi: la sua media era ormai impeccabile e usciva stabilmente con la mezzosangue.

Beh, se quello fosse da considerarsi un dato positivo, soprattutto visto che era la conseguenza prima della sua scarsa sanità mentale e dei suoi violenti sbalzi di personalità, era tutta da vedere, ma era meglio trascurare, sennò lo ricoveravano davvero al San Mungo.

 

*          *          *

 

Erano le quattro del pomeriggio ed il corridoio buio fuori dell’ufficio era vuoto come al solito.

Gli studenti che passeggiavano lì di fronte stavano andando quasi tutti agli allenamenti di quidditch per la partita di domenica tra Tassi e Corvi nel girone di ritorno ed erano vestiti con la classica divisa da giocatori.

Draco li sorpassò senza degnarli di un’occhiata e si fermò di fronte alla porta chiusa dello studio aspettando e, memore del colpo ricevuto dalla stessa Hermione Granger quella memorabile volta, se ne rimase a debita distanza di sicurezza.

Giusto, la Granger…

Erano quasi tre giorni che la vedeva solo a pranzo o a cena per via di tutte quelle verifiche che avevano messo e lei studiava come non mai. Avrebbe avuto tanta voglia di rivederla in quel momento e di averla accanto prima di incontrare la vecchia arpia pronta a cavargli gli occhi perché, ammettiamolo, se Piton era tremendamente favorevole a Serpeverde, la McGranitt era una sporca Grifondoro fino all’ultimo dei suoi capelli grigi!

… sì, magari non faceva tutti i favoritismi dello zio Sev, però se voleva rompere, rompeva anche di più! E forse era meglio veder sfuggire la Coppa delle Case piuttosto che uscirne matti, anche perché le possibilità di andarsene da quella scuola con tutte le rotelle a posto era pari a zero.

 

Prendendo il consueto respiro, bussò una volta attendendo che la dolce voce della prof lo invitasse ad entrare, esattamente come fece.

 

Lo studio era illuminato dalla poca luce del pomeriggio, in parte schermata dai pesanti tendaggi di velluto; la prof era seduta alla sua scrivania intenta ad esaminare alcuni documenti e, come il biondo mise piede nella stanza, alzò gli occhi oltre i vetri a mezzaluna posizionati sul naso nello scrutare il suo studente che avanzava.

-          Prego signor Malfoy, si accomodi – disse indicando le consuete poltrone – in verità, il colloquio di oggi sarà piuttosto breve, non ho da riferirle particolari cose, a parte che sono favorevolmente colpita dall’ottimo sprint che i suoi voti hanno preso negli ultimi tempi, non nego che parte del merito vada alla signorina Granger che si è così solertemente applicata ai suoi doveri con i quali, forse, l’abbiamo decisamente oppressa, ma siamo molto orgogliosi della collaborazione che siete riusciti ad instaurare se il risultato è stato questo.

Malfoy annuì non comprendendo dove la vecchia megera volesse andare a parare.

La prof prese un respiro, come se si stesse addentrando in un territorio pericoloso con quel che presto avrebbe detto

-          In verità – continuò la rappresentante dei grifoni – il motivo per cui oggi l’ho chiamata qui riguarda proprio la signorina Granger

 

Simulando il minor interesse possibile, lo Slytherin sollevò un sopracciglio nella miglior espressione menefreghista che, al momento, riuscisse a ritrovare nel suo repertorio.

 

-          Ecco… è stata la signorina Granger stessa a porgermi questa richiesta e io, come rappresentate in questa scuola, valutando tutte le “circostanze” mi sento costretta ad accettarla…

-          Quali “circostanze”, mi scusi? – domandò la serpe scettica

-          Mi lasci finire… sì, dunque, ecco… la signorina Granger, visti gli ottimi risultati conseguiti, mi ha chiesto se era possibile interrompere il rapporto di ripetizione ai quali vi ho obbligati perché, tra tutto, non riesce a stare al passo con lo studio

-          Se si tratta delle verifiche è senz’altro una cosa temporanea – quasi scherzò il Serpeverde

-          No signor Malfoy, si tratta di problemi personali

 

Problemi personali?

Se Hermione avesse avuto degli stramaledettissimi problemi personali gliene avrebbe parlato!

Lo sapeva, l’avrebbe fatto di sicuro, cosa diamine aveva detto alla prof?

E perché accidenti le aveva posto quella richiesta?

Studiavano assieme tre pomeriggi su cinque ed era andato tutto bene fino ad una settimana prima, che era accaduto, dannazione? Tutto insieme, poi…

 

-          Di che genere di problemi si tratta? – domandò

-          Non sono tenuta a riferirgliene – ammise quasi con tristezza la professoressa e, per la prima volta, gli parve quasi che provasse dispiacere verso di lui, un sentimento assai inconsueto per una irriducibile rosso-oro come lei.

-          Non credo di stare capendo – ammise quasi francamente

-          Orsù, signor Malfoy, si consideri semplicemente libero dall’impegno che le abbiamo imposto

 

Che Hermione fosse andata a pensare quella stupidaggine come regalo di San Valentino?

Era l’idea più idiota che gli fosse venuta in mente, ma sarebbe stata tremendamente da lei.

Naaa, a pensarci seriamente non era assolutamente possibile, sì, era ossessionata un po’ dalla scuola e dal rendimento, ma quando studiavano insieme stavano bene, quindi, perché privarsi di una cosa che faceva piacere anche a lei?

Dubitava che avesse avuto la pensata che, forse, lui sarebbe stato meglio perché le aveva detto in tutti i modi che lui stava bene solo quando era con lei, dunque, di che diavolo si trattava?

 

-          Continuo a non afferrare il concetto, prof – disse serio lui cercando di leggere oltre le lenti qualche informazione subliminale

-          Mi dispiace, ma non posso dirle altro… - ammise tristemente la vicepreside

-          Ma mi spieghi almeno perché? O che tipo di problemi la perseguita, semmai si può trovare una soluzione

 

Probabilmente ora la McGranitt credeva che gli stesse davvero a cuore la scuola.

A Draco parve che la prof fosse quasi colpita da questo suo comportamento ostinato nei confronti della Granger e gli sembrò che stesse per aggiungere davvero qualcosa a quello che aveva appena detto, magari un qualche dettaglio che lo aiutasse a capire che accidenti stava accadendo!

Però si fermò in tempo, richiudendo le labbra che stavano per spifferare qualcosa.

Ma che si erano dette quelle due matte? I segreti del cuore?

Avevano fatto giuramento?

No perché, da come si comportava, la vecchia Minerva poteva essere presa per l’amichetta del cuore che deve tenere a tutti i costi il segretuccio sennò, se lo dice, addio amicizia e “io con te non ci parlo più!”.

 

Draco la guardò mentre si faceva silenzio

-          Mi dispiace di non riuscire a capire – disse quasi come se fosse stato offeso – proprio adesso che si era instaurata questa collaborazione tra le nostre due Case in genere rivali…

Ok, quello si chiamava colpo basso perché stava facendo leva sui doveri di un insegnante. Proprio lui, poi, che non si era mai curato di quel che dovessero o non dovessero fare.

Da quando era ridotto così male?

Ma poi, mica ci si poteva aspettare che una serpe giocasse pulito, andiamo, lo sapevano perfino i poppanti!

L’effetto però stava mettendo in crisi la prof che, presa nella morsa della giustizia sociale, tentennava sulle sue posizioni.

 

-          Signor Malfoy, mi creda, se potessi cercherei di risolvere questa situazione in un modo o nell’altro, ma, mi creda, va al di là delle mie possibilità perché ha a che fare con le precarie condizioni di salute della sua compagna…

 

Tombola!

Eh no, però, tombola un cazzo!

Che era sta storia delle “precarie condizioni di salute”?

 

-          Ora esca, signor Malfoy – disse sbrigativa la McGranitt – o finirò per dire più di quanto mi è concesso.

E lo sospinse oltre la porta.

Maledetta arpia, che diamine intendeva?

Quelle parole, in genere, si usano quando una persona sta molto male, che diamine aveva Hermione?

Una malattia pericolosa?

Aveva fatto qualche esperimento che non doveva con le pozioni o qualche incantesimo e adesso si era di nuovo trasformata in un gatto gigante?

Cazzo però, non poteva lasciarlo così!

E si riferiva sia alla prof che a quella testarda di una grifondoro, accidenti a lei!

Ma che le era preso tutto d’un tratto?

Avrebbe dovuto dirglielo e parlargliene al più presto.

 

E poi lo colse la folgorazione.

 

Salì a razzo le scale che conducevano alla Torre del Grifondoro finché non si ritrovò di fronte al ritratto della Signora Grassa che lo studiò con sprezzo senza neppure chiedergli la consueta parola d’ordine.

-          Potter, cazzo, apri questa maledetta porta! – urlò attraverso il legno sbattendo i pugni sul quadro e facendo scappare la sua abitante.

Dall’altra parte, un gruppetto di primini terrorizzati, non avvezzi alle scenate del Principe delle Serpi, si stavano allontanando sempre più dall’uscio mentre Harry Potter, svegliato da tutto quel baccano, scese dal piano di sopra dove stava il dormitorio maschile avvicinandosi al chiavistello

-          Potter, maledetto bastardo, apri questa porta o do fuoco a tutto il vostro fottutissimo dormitorio!

-          Cazzo hai da gridare?! – fu la melodiosa risposta del bambino sopravvissuto mentre studiava torvo Malferrett in posizione d’attacco, arrabbiato come non mai, anzi, letteralmente furioso!

Cos’era, Hermione gli dava buca?

-          Chiamami la Granger – annunciò il biondo con fare autoritario – subito!

-          Non sono il tuo schiavo! – gli rispose Potty con il suo certo cipiglio, per niente contento delle parole dello Slytherin

-          Fa’ come ti dico!

-          Se anche fosse non lo farei! – sbraitò

E Draco si acquietò.

Cos’è che aveva detto? “Se anche fosse”? Ma che significava?

-          Sfregiato, che significa “se anche fosse”?

-          Significa che Hermione non è qui alla Torre, cos’è, sei rincitrullito ora?

-          E dove cazzo sarebbe?

-          Modera i termini quando parli di lei! – strillò Harry – e comunque non lo so, è da questa mattina che non c’è, non è neppure venuta a lezione con i Ravenclaw

-          Cosa hai detto?

-          Ma cosa sei, sordo? Ho detto che è da questa mattina che non la vedo!

-          Cazzo

-          Beh, adesso vuoi spiegarmi che succede? – chiese San Potter sistemandosi i capelli mentre usciva del tutto dal vano della porta chiudendo dietro di se l’uscio per lasciare un po’ in pace i primini e la gente sconvolta che vagava ammutolita per la Sala Comune. – credevo che una volta usassi metodi un po’ più fini per corteggiare una ragazza… - frecciò quasi ghignando, peccato che il furetto non fosse della sua stessa opinione

-          La McGranitt mi ha detto che Hermione ha dei problemi gravi di salute – disse chiamandola per nome in un gesto di familiarità che non avevano mai usato quando erano in compagnia di altri. Ma intanto se n’era già accorto che Potter sapeva tutto, a cominciare da quella volta in cucina quando li aveva visti allontanarsi ed era rimasto zitto

-          COSA?! – urlò il bambino sopravvissuto

-          Beh, mi hai chiesto che avevo… - protestò

-          Ma a me non ha detto niente! – gridò ancora Harry costernato

-          Beh, a me l’ha detto la TUA prof – sbraitò la serpe

-          Dammi un secondo che arrivo – gli intimò il grifone andando all’interno, recuperando un maglione, infilandolo e dirigendosi per i corridoi assieme all’erede di casa Malfoy, entrambi piuttosto preoccupati, agitati e… arrabbiati.

 

*          *          *

 

-          Mi sorprende che Hermione non mi abbia detto niente – sbottò Harry mentre si dirigevano verso la casa di Hagrid – a me dice sempre tutto

-          Beh, forse non proprio tutto… - si premurò di fargli notare il biondo

-          Se ti riferisci al fatto che stai con lei, lo sapevo già – fu l’acido commento del moro

-          Quello lo sapevo anche io – sbuffò la serpe mentre l’aria calda che usciva dalla bocca si trasformava in una nuvoletta dell’ultimo inverno

-          E allora parla come si deve

-          Io parlo sempre come si deve

-          Cioè insultando la gente – celiò Potter

-          Ehi, bada a come parli, sono sempre in tempo ad andare a dire a Piton di quel festino alla stanza delle necessità, sabato scorso – sbuffò contrariato lo Slytherin

-          E come mai non l’hai fatto?

-          Chissà… - beh, ok dire qualcosa, ma non poteva certo spiegare allo Sfregiato che Hermione l’aveva praticamente supplicato di tenere la bocca chiusa, visto che quel giorno sarebbe stato di ronda lui

-          Guarda che non sono il tuo fratellino a cui devi sempre salvare il culo – fu il delicato commento del grifondoro

-          No, guarda, non l’avrei mai detto! Eppure ci assomigliamo così tanto… - frecciò il cercatore verde-argento con un ghigno quasi sarcastico sulle labbra

-          Se fossi davvero tuo fratello, non avresti fatto in tempo a vedere la luce che saresti già morto

-          Ti voglio ricordare che sono nato prima di te, quindi, semmai, saresti un “bambino non sopravvissuto” – spiegò la serpe

-          Se fossi davvero mio fratello – sospirò drammaticamente Harry – mi sparerei un colpo in testa

-          Ottimo Potter, fosse la volta buona! – ironizzò il biondo beccandosi un’occhiataccia, ma entrare nella cuccia di Hagrid era una punizione sufficiente.

 

Dopo due ore di ricerca, di Hermione non c’era ancora l’ombra.

Lo sgomento che due persone come Potter e Malfoy portavano a girare insieme per i corridoi, una cosa letteralmente inimmaginabile, fuori da ogni previsione, era in parte attutito dalla paura che i loro sguardi cupi suscitavano in quei pochi che riuscivano a guardarli in faccia prima di essere brutalmente travolti da due rinoceronti alla carica.

Il loro umore peggiorava ogni minuto trascorso insieme, sia perché della loro compagna non c’era traccia, sia perché il cane prestato da Padma Patil non aveva riscosso grandi risultati, a parte aver scoperto un ripostiglio segreto di provviste.

 

Una sciarpa rosso-oro e una sciarpa verde-argento svolazzavano insieme annodate alla bella e meglio intorno ai mantelli scuri mentre percorrevano a passo marziale il corridoio ancora più di pessimo umore.

Colin, per l’occasione e a rischio della vita, era perfino riuscito a scattare una fotografia, peccato solo che le non tanto velate minacce dei due non promettessero niente di buono per la sua vita, la sua famiglia e, soprattutto, la sua adorata macchina fotografica.

A quel punto, mancava solo un posto in cui cercare: il bagno di Mirtilla.

L’avevano lasciato per ultimo per svariati motivi

1)      si rischiava sempre di incontrare qualche sgradita ospite venuta lì a confessare i suoi segreti desideri e le sue frustrazioni

2)      Mirtilla non era il massimo nella conversazione e Harry sapeva che, se l’avesse avuto sotto tiro, sarebbero serviti anni prima di poter nuovamente vedere il mondo esterno

3)      Se era finita nel bagno di Mirtilla doveva essere una cosa molto, ma molto grave.

 

-          Entro prima io – annunciò Harry mettendo il naso oltre l’uscio e spiando l’interno

-          Perché? – chiese il biondo facendo un tiro a quella che, dieci sigarette fa, doveva essere l’ultima della giornata.

-          Così se non c’è non devi entrare

-          Bravo, e se ti becca la scorfana stiamo qui fino a domattina – bofonchiò

-          Malfoy, mi stai davvero non ti dico dove e se non la smetti ti assicuro che quella sigaretta prenderà di sicuro un’attrattiva particolare

-          Sai che minaccia, Potty, ho la pelle d’oca – continuò sprezzante il ragazzo dagli occhi di ghiaccio

 

In quel momento, mentre si spintonavano decidendo chi dovesse entrare per primo, la porta di uno dei bagni si spalancò lasciando uscire una Hermione come non l’avevano davvero mai vista.

Harry spalancò la bocca stupito mentre Draco strabuzzava gli occhi sbigottito: santo Cielo, ma che diamine le era successo??? Era davvero lei quella?

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: lo so, sono da picchiare e non vi do torto… avere terribilmente ragione se mi direte che sono un’idiota a lasciare in sospeso un capito così, ma datemi tempo, arriverà anche la soluzione di questo mistero e piuttosto in fretta, anche, perché mi piacerebbe terminare la fic per l’inizio dell’anno nuovo.

Da domani sono ufficialmente in festa… quasi non ci credo, quando ho cominciato stavo per iniziare la scuola e adesso che la ultimo siamo a Natale, come vola il tempo…

Beh, io spero che vi piaccia e anche che mi lascerete un commento… ciao!

 

Un Bacio e Buone Feste!

Nyssa

 

luana1985: non preoccuparti per la fine della storia, effettivamente si sta avvicinando a grande velocità, ma sto scrivendone anche un’altra e quindi non sentirete troppo la mia mancanza… (in verità credo che tutti voi non aspettiate altro che di liberarvi di me).

Effettivamente non è un cappy indispensabile, ma era un po’ che non scrivevo di quotidianità e anche in questo ventisettesimo cappy non succede granchè, però ci sono molto affezionata e spero che piaccia anche a te… ciao e un bacio! Nyssa

 

potterina_88_: mentre scrivevo di questa nuova prof stavo mentalmente pregando perché la mia prof di mate si trasfigurasse in Evangeline, sfortunatamente non è successo, ma se volete farmi un regalo di Natale vi do il suo indirizzo.

Scherzo. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, in questo nuovo Neville e Daph ammettono un po’ di loro stessi, e loro non parlano mai di loro stessi, quindi succede qualcosa in più, però almeno questo problema si sistema…

Presto arriverà la conclusione di tutta la storia, nel frattempo, un abbraccio! Nyssa

 

Shavanna: come hai potuto vedere ogni cosa è tornata al suo posto e spero che il meccanismo vi sia piaciuto, anche se penso che molti di voi si fossero già accorti che prima o poi qualcuno avrebbe messo i bastoni tra le ruote a quei poveretti.

Sul fatto che Draco sia piuttosto preso credo di aver detto qualcosa anche in questo capitolo che spero ti piaccia. Harry effettivamente è un mito, anche se è molto diverso dal libro. La ragazza che, invece, è entrata, è Rosleen, la fidanzata di Sirius, sul fatto che sia pazza non garantisco, anche se tutti i personaggi della mia fic sono piuttosto sopra le righe…

A presto, ciao e un bacione! Nyssa

 

Lord Martiya: beh, puoi sempre fare finta che Flitt sia stato bocciato a ripetizione vari anni e sia rimasto… cmq hai ragione, dovevo fare più attenzione, ma il problema è la zia Rowling non ci ha fornito molti nomi e bisogna campare con quelli che si hanno e la gente conosce, mi pareva di aver già inserito sufficienti personaggi secondari…

In questo capitolo, anche se è solo un’apparizione, compare Chachazero che, tuttavia, non assomiglia per niente all’originale salvo, forse, essere sadica allo stesso modo. Spero che ti piaccia e che mi lascerai un commentino, ciao e a presto! Nyssa

 

jennybrava: tesoro, grazie mille per tutte le belle cose che mi hai scritto, sono così contenta che il capitolo ti sia piaciuto… quasi mi commuovo con la tua recensione, altro che annoiarmi! Per rimanere in tema di momenti quotidiani arriva anche questo nuovo a combinare un po’ di pasticcio e aprendo qualche dubbio, ma tranquilli che si risolveranno tutti. Meno male che mi hai detto che Draco non è finito troppo OOC, già me lo vedevo versione serafino…

Ti ringrazio anche per tutti gli splendidi commenti sul mio modo di scrivere, davvero, sono molto lusingata dalle tue parole e posso assicurare che questa è, effettivamente, la mia prima fic, anche se non la prima cosa che scrivo… ma preferisco tenere nascosti gli obbrobri infantili pieni di zucchero fino a sentirsi male. Non mi ritengo una persona così talentuosa, ma grazie comunque, quando leggo certe cose mi viene tantissima voglia di scrivere…. Grazie mille… a presto e un bacione! Nyssa

 

Kilkenny: oh, lo spero anche io… Nott è troppo preso da se stesso, Eva-sensei, invece, dà sempre il meglio e in questo capito, affiancata addirittura da una appena accennata Chachazero, dimostra un po’ qualcosa di se, anche se si parlerà di lei più avanti (non molto perché ormai siamo agli sgoccioli).

Grazie mille per il voto stratosferico che mi hai dato, quasi mi vengono le lacrime, thanks!

 

lolitosa: ecco qui il seguito, so di essere in ritardo con le consegne, ma non hai idea di cosa sto passando per trovare tutti i regali di Natale, mi sento come se dovessi cercare i cuccioli della Carica dei 101 nei mondi di Kingdom Hearts… cioè, mi sto perdendo.

Spero che ti piaccia e che mi lascerai un nuovo commento! Ciao e un bacio!

 

Lisanna Baston: effettivamente a rileggere quanto ho scritto l’unica cosa che potrei dire è proprio “degna della fidanzata di Sirius”, anche se nella versione originale era una specie di angioletto tutto latte e miele, ma poi ho pensato che per tenere al guinzaglio uno come Sirius Black un po’ di polso bisogna averlo e così…

Spero che ti piaccia anche questo capito, anche se non succede molto… Ciao, un bacio e a presto!

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** Ti vada o no ***


Hermione tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente faccia a faccia con Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da calendario sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso

Hermione tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente faccia a faccia con Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da calendario sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso.

Peccato solo che la loro reazione, probabilmente come avrebbe avuto qualcun altro, fosse stata diversa dal predicozzo che si erano sicuramente preparati con cura.

I suoi occhi cerchiati facevano così tanto?

 

Draco la guardò senza capire, quella era davvero la sua Hermione?

Conciata come era non le somigliava molto… gli occhi, solitamente allegri e brillanti erano ora spenti e quasi tristi, rivestiti da un velo opaco, le occhiaie segnate sotto di essi lasciavano intendere che doveva aver passato la notte il bianco o, quantomeno, a non stare molto bene. I capelli erano raccolti alla meglio sul capo in una coda malfatta dalla quale sfuggivano birichine ciocche che, normalmente, lei avrebbe appuntato sopra le tempie con forcine e mollette.

Per tutti gli angeli del Paradiso, che le era accaduto?

-          Ah, bella roba! – gracchiò con voce stridula Mirtilla comparendo da dietro il separé con le mani sui fianchi e l’espressione torva

Harry e Draco la guardarono senza capire

-          Che ti è successo? – azzardò il bambino sopravvissuto avvicinando un passo, ma si fermò quando gli occhi di lei gli lanciarono un avvertimento e si tenne alla larga: c’era qualcosa che non andava, solo non capiva cosa… Herm era pallida come un cencio, che diamine le era successo? Malfoy aveva parlato di gravi problemi di salute e sosteneva di averlo saputo dalla McGranitt… misericordia, ma che era tutta quella storia?

-          Sto bene – disse decisa lei muovendo un passo, peccato che le espressioni dei due presenti non fossero né convinte né soddisfatte della spiegazione, d’altronde, come avrebbero potuto esserlo? – ho solo passato la notte a studiare

Una scusa che non reggeva, se ne rendeva conto da sola, però al momento non le veniva in mente nulla di meglio, era poco credibile, certo, ma almeno Harry non avrebbe fatto domande, Draco invece…

Sembrava un diavolo, o meglio, un diavolo travestito da angelo con i capelli biondi scompigliati, il mantello di traverso e la sciarpa annodata storta, doveva essersi preoccupato parecchio, chissà se la McGranitt gli aveva già parlato… beh, da come aveva reagito, era decisamente ovvio. Sperava solo che non le avesse detto dei suoi problemi, anche se, da come quei due la stavano vivisezionando, neppure la prof era riuscita a tenere troppo a lungo il segreto.

Accipicchia, questa non ci voleva, come poteva parlare di una cosa così triste a cuor leggero?

Come potevano chiederle tanto di fronte a due persone così importanti? E con quelle due facce scure, poi?

No, non ce la faceva…

Era rimasta con Mirtilla tutta la mattina e ci aveva pensato molto, ma la soluzione era sempre e solo una: parlare.

Peccato che fosse una cosa a cui non tenesse per niente… confrontarsi con la realtà e con gli altri era sempre stata una dura prova della quale avrebbe fatto volentieri a meno.

Ma se mai avesse deciso di farlo… beh… lui sarebbe stato il primo.

E i suoi occhi ambrati stanchi si posarono ancora una volta sul viso preoccupato dello Slytherin, non doveva aver passato dei bei momenti per causa sua e il peggio era che non sarebbero finiti.

Beh, sì, magari sarebbero finiti, se lui avesse deciso di lasciarla, di abbandonarla, ma se così non avesse fatto, quel periodo sarebbe durato fino alla fine, tutta la vita.

Poveretto, non l’aveva chiesto, dopotutto, e neppure lei.

Ma che aveva fatto per meritarlo? Doveva essere grande il suo crimine perché la punizione fosse così crudele…

Una lacrima le scivolò sulla guancia e lei l’asciugò tirando su col naso.

Harry la guardò, gli occhi carichi di preoccupazione, ma se ne andò, seguito a ruota da Mirtilla.

Povero Harry, anche lui doveva essere molto preoccupato se era arrivato addirittura in compagnia di Malferret!

-          Che cosa ti succede? – aveva chiesto dolcemente Draco porgendole il fazzoletto pulito

Lei aveva scosso la testa, continuando a piangere sulla stoffa bianca e fine.

Codarda, maledettissima codarda, quando l’avrebbe smessa di essere così?

-          Non… ce la faccio… - mormorò tra i singhiozzi tamponandosi il pezzetto di tessuto sugli occhi

-          Mi farai morire di preoccupazione – continuò ancora la serpe allungando una mano verso di lei, ma Hermione si ritrasse di un passo e lui ne fu stupito

-          Ti prego… - disse appena – dammi tempo di capire anche a me…

-          È una cosa così grave? – chiese timoroso lui deglutendo a fatica e ottenendo un assenso come risposta.

-          Forse avrei dovuto capirti – sussurrò – ma ero molto preoccupato e la prof…

-          Gliel’ho chiesto io – si affrettò a difenderla la riccia

-          Lo so, me lo ha detto

-          Dammi tempo, te lo dirò, te lo prometto, ma dammi tempo… - continuò tra le lacrime, piangendo

Draco annuì, anche se quel gesto gli richiese un notevole sforzo di volontà

-          Vuoi che ti accompagni al grifondoro? – chiese, lei scosse il capo

Percorse qualche passo finché non rimasero spalla contro spalla

-          Sono una stupida – mormorò stringendogli la mano sinistra, tesa e rigida

Un istante dopo lei era fuggita per il corridoio lasciandolo lì con quel misero foglietto in mano dove erano scritte poche parole frettolose, un po’ sbavate

Questa notte alle 3, aspettami in cucina

H.

Draco rilesse mille volte quelle parole, quel pomeriggio: mentre tornava a Serpeverde, aspettando la cena, dopo cena. Sembrava che il tempo da lì alle tre fosse diventato infinito e non passasse mai, le ore come ere geologiche che non avevano fine, i minuti interminabili.

-          Nervoso? – gli aveva chiesto amichevolmente Blaise dopo aver sentito andare in frantumi ben tre posacenere

Lui si era limitato a grugnire e anche il quarto era finito in mille pezzi sul pavimento.

Blaise lo sapeva che era successo qualcosa fin da quando l’aveva incrociato per i corridoi insieme ad Harry e, a giudicare dalle reazioni, doveva essere una cosa grave. L’unica volta che l’aveva visto così teso era stato quando suo padre era tornato a Hogwarts alla fine del secondo anno, dopo che Potter aveva già scoperto che il diario di Tom Riddle ce l’aveva messo il vecchio Lucius nel pentolone della Weasley.

Senza dire una parola, Zabini si sistemò nella poltrona vicino all’armadio e aspettò: prima o poi anche Draco avrebbe avuto bisogno di parlare e se non lo aiutava un po’, sarebbe stato capace di tenersi tutto dentro come faceva quando era un bambino. Brutte abitudini, certo, ma difficili da perdere e Malfoy era maledettamente troppo orgoglioso per andare a cercare qualcuno quando aveva bisogno.

-          La McGranitt mi ha detto una cosa sulla Granger – sputò infine sdraiandosi sfinito sul letto

Blaise annuì e con un colpo di bacchetta riportò alla forma originale tutti gli oggetti frantumati sul pavimento, la sedia scaraventata contro l’armadio, cancellò il segno dove il bracciolo aveva colpito l’anta e anche lo strappo sull’imbottitura. Diplomaticamente, non fece domande, se era ridotto in quello stato doveva essere qualcosa di veramente grave, ovviamente non c’era neppure da fare la classica domanda “ma te che c’entri con la Granger” perché lo sapeva che tra quei due c’era qualcosa, anche se nessuno si era premurato di informarlo… ma gli occhi degli Zabini vedono sempre più di quel che dovrebbero, per questo muoiono tutti giovani.

Trascorse qualche minuto mentre il silenzio regnava tra i due amici, era sempre difficile parlare della propria ragazza al proprio migliore amico, pensò in quel momento il biondo.

-          E’ una cosa abbastanza grave – aggiunse infine

-          Sei preoccupato? – chiese Blaise

-          Tu che dici? – gli domandò Malfoy, l’altro sorrise

-          Dì quello che vuoi, conosco già la risposta –l’altro annuì

-          Potresti diventare pericoloso con tutto quel che sai di me – aggiunse ironico e Zabini annuì – sono molto preoccupato – terminò infine ottenendo un altro assenso e un poco di gratitudine per essere stato sincero

-          Le hai parlato? – indagò il moro

-         

-          Che ti ha detto?

-          Che le serve del tempo

Una sottile imprecazione uscì dalle labbra serrate del Prefetto di Serpeverde mentre guardava con occhi indagatori al Caposcuola disteso sul letto.

-          Vorrei fare qualcosa – ammise lo Slytherin seduto sulla sedia scrutando la camera con gli occhi color zaffiro

-          Non te ne andare – fu la risposta appena sussurrata dal biondo mentre si voltava dall’altra parte

Blaise lo guardò un po’ stralunato, sorpreso da quelle parole, ma sorrise e annuì.

Per quella sera, non si mosso dalla stanza del Caposcuola.

 

*          *          *

 

La pendola della Sala Comune di serpeverde rintoccò le due e mezza di notte.

Draco si alzò e guardò la stanza buia. Era andato a dormire a mezzanotte, dopo aver cercato di ammazzare il tempo in tutti i modi, arrivando perfino a fare una partita a scacchi con Blaise, una cosa che accadeva di rado visto che Zabini era senz’altro il miglior baro di tutta la scuola…

Per due ore era rimasto a rigirarsi nel letto, prima di qua, poi di là e l’orologio segnava sempre la stessa ora.

Ormai conosceva tutti i riquadri dell’ombra della finestra che la luce esterna proiettava nella stanza, sapeva distinguere i filamenti della tenda che copriva appena i vetri e aveva udito ogni genere di conversazione giungere dalle stanze accanto.

Il soffitto e il pavimento non avevano più segreti e il posacenere che quel pomeriggio era andato in frantumi era ora pieno di mozziconi di sigaretta: doveva fare una statua da santo a Blaise

Alle due e mezza, comunque, la sua pazienza aveva raggiunto il limite. Spostando la coperta di piume, mise ai piedi le ciabatte, si allacciò la vestaglia e decise che, ormai, il tempo era giunto.

Era nervoso, eppure lei aveva voluto dirglielo.

Sapeva che era difficile, sapeva che lei aveva paura, sapeva che aveva bisogno di tempo, ma, lo sapeva, lo stava facendo per lui, per non farlo preoccupare, stupida, piccola mezzosangue…

 

*          *          *

 

La luce della cucina era accesa quando lui vi entrò.

Hermione era seduta ad un capo del tavolo, un orrendo pigiama verde a coccinelle indosso, la coperta col koala drappeggiata sulle spalle, i capelli raccolti, il viso pallido e stanco.

La mani erano appoggiate sulla tavola e stavano tormentando il manico della tazza che aveva di fronte dalla quale si diradavano le sottili volute di calore emanate dal liquido bollente che conteneva.

Draco percorse la stanza e vide sul fuoco un pentolino con il restante della dose di cioccolata, probabilmente ne aveva preparata per entrambi… era da tanto che non si incontravano più la notte a quel modo, un po’ gli mancava l’intimità di quei momenti, di quando non erano ancora fidanzati, di quando erano solo amici.

Chissà che momento sarebbe stato questo…

Prese il tegamino e la versò nell’unica tazza che trovò, maledetti orsetti

-          Credevo dovessimo vederci alle tre – disse trafficando con il cucchiaio intorno ai fuochi, lei annuì – e allora che ci fai qui?

-          Non riuscivo a dormire – ammise guardando nel vuoto

-          Da quanto stai qui da sola a prendere freddo? – le domandò apprensivo

-          Da mezzanotte – fu la candida risposta di lei, seria, lontana, distante

-          Potevi avvisarmi, sarei sceso prima – lei scosse la testa

-          Avevo bisogno di pensare – rispose

Draco non aggiunse altro e, con la coppetta in mano si diresse all’altro capo del tavolo, dove era sistemata un’altra sedia. Posò l’oggetto e si sistemò senza la voglia di cominciare a bere: iniziò a rimescolare il liquido scuro e aromatico.

Il silenzio era come una pietra che pesava ogni minuto di più

-          Forse mi lascerai, dopo che ti avrò detto tutto – ammise triste lei, mentre i suoi occhi erano lontani

-          È una cosa così grave? – domandò lui, lei annuì – cosa ti fa credere che ti mollerei? La tua esperienza?

-          No, ma non mi stupirei se lo facessi

-          Ok che sono un tipaccio, ma fino ad un certo punto… - protestò lui

-          Penso che non vorresti avere più niente a che fare con me… - continuò imperterrita

-          D’accordo, allora spara – rispose freddo, portandosi il bordo alle labbra per soffiarci sopra

Gli occhi di Hermione tornarono alla realtà velocemente, mentre le iridi riacquistavano il loro colorito dorato e si soffermavano su quelle di lui, guardando, scrutando, analizzando.

-          Draco… io… credo di essere incinta – disse appena tenendo sempre gli occhi fissi in quelli di lui

 

La tazza che lui teneva in mano cadde, andando a collidere con il pavimento e riversando il suo contenuto sulle piastrelle mentre il manico si scheggiava e il bordo si sbeccava.

Gli occhi grigi si dilatano quando la notizia raggiunse le sue orecchie e gli parve che il mondo cominciasse a turbinargli intorno, non si accorse di aver lasciato la presa sulla tazza che si era infranta.

Lei lo fissò a lungo, lo sguardo carico di aspettativa, domandandosi cosa avrebbe fatto ora che l’aveva saputo, ma tutto quel che lui riuscì a dire fu una sequenza indistinta di “quando” e “come”.

Lei abbassò gli occhi, con fare quasi colpevole, rialzandoli poco dopo e continuando a guardarlo.

 

*          *          *

-          Oh mio Dio, - però, fu tutto quello che riuscì a esprimere della moltitudine di idee che gli frullavano nella testa

No, non poteva essere, no!

Come era possibile?

Era stato a letto con lei una volta sola, mentre aveva avuto ragazze per un sacco di tempo, eppure nessuna gli aveva mai detto una cosa del genere, neppure per scherzo!

Lei… era…

Loro… erano…

Cazzo, da quando non riusciva più a mettere insieme una frase di senso compiuto?

-          Da… quando? – domandò piano senza neppure essersi accorto di aver lasciato precipitare la stoviglia

-          A metà del mese scorso dovevo avere il ciclo – cominciò piano lei, con fare quasi colpevole – ma… non l’ho più avuto…

-          Allora oggi eri in bagno a star male – chiese ancora lui

-          Sì, è da una settimana che mi perseguita la nausea, non so più che fare per farla passare…

Gli dispiaceva, diavolo se gli dispiaceva!

Ma forse “spiaceva” era un termine inadatto.

Lei stava da cani ed era tutta colpa sua, sua e della sua maledetta e incontrollabile libidine… se solo quella notte si fosse trattenuto… se solo si fossero semplicemente coccolati…

Erano troppo giovani per avere un figlio, un figlio che non era in programma, capitato per caso…

Studiavano ancora, era presto per diventare genitori, erano ancora mezzi bambini a loro volta! era troppo presto per prendere una decisione sul loro futuro.

Non se la sentiva.

Eppure, se da una parte percepiva di essere inadatto al ruolo di genitore che si era costruito da solo, o meglio, che si erano costruiti da soli, dall’altra amava quella piccola vita che cresceva in quella donna, o meglio, in quella ragazza diventata donna troppo in fretta.

Che cosa avevano combinato?

Che aveva fatto la loro disattenzione, il loro prendere le cose alla leggera…?

Continuava a pensare che fosse troppo presto, avevano bruciato delle tappe e c’erano dei punti che andavano chiariti, in alcuni casi ancora vissuti, ma erano lì e tra pochi mesi sarebbero diventati genitori: tutti e due.

Già perché poteva disconoscere quel figlio o quella figlia, volendo, ma nel suo cuore avrebbe sempre saputo di averlo abbandonato, di aver abbandonato lui e sua madre, la persona speciale che era, la vita che avevano creato insieme… e si sarebbe flagellato l’animo per anni, per sempre, al ricordo di lei, di quella notte in cui gli aveva detto che era incinta.

Che doveva fare?

Non aveva mai chiesto aiuto a nessuno e non l’avrebbe fatto neppure questa volta.

Non era di consigli che aveva bisogno, voleva solo una persona che gli dicesse che andare avanti era giusto, che rimanere con lei era la cosa migliore da fare, che far nascere quel bimbo era la scelta migliore anche se erano giovani e inesperti, anche se non era stato previsto, anche se avevano sbagliato ad essere così incauti.

Solo sostegno nella sua perseguitante follia.

Solo di questo aveva bisogno e, per una volta, lei non poteva aiutarlo.

Per mesi gli era stata accanto in silenzio, aiutandolo più di quanto credesse anche solo con la sua presenza.

Stare assieme alla Granger lo spronava ad andare avanti e a non crogiolarsi nei ricordi, nell’odio verso suo padre e verso la Causa, lei gli dava la vita e la forza di andare avanti.

E adesso lei non c’era.

Anzi, era lei quella che aveva bisogno di qualcuno accanto e lui, stupido, non poteva fare niente.

Perché non riusciva ad aprire quella dannata bocca e a far entrare aria nei polmoni, perché questi suoi pensieri non potevano essere detti liberamente, perché lei non poteva starli a sentire?

Sarebbe stato bello, ma era un’utopia.

Perché se si guardava la realtà dal punto di vista logico e razionale, loro, in quel momento, se avessero deciso di tenere il bimbo, avrebbero dovuto rinunciare ad una vita completamente libera.

Sarebbero stati legati in eterno, tutti e tre… bastava ricordare cosa era successo a Merope Gaunt, a suo figlio Tom e a sua figlia Lachesi. L’ultima neppure sapeva che era una maga, eppure i suoi figli erano ancora qui, con quella maledizione che anche lei aveva portato, quella maledizione che le aveva dato sua madre.

Avrebbero dovuto mettere la famiglia al primo posto perché i bambini non sono giocattoli, se ne sarebbero dovuti occupare, avrebbero dovuto fare i conti con quella creatura che non aveva chiesto di nascere, ma che era lì con loro e cresceva.

Anche se lui l’avesse disconosciuta, loro tre sarebbero stati legati. Sempre e per sempre.

E un minuto nella giornata sarebbe sempre stato per lei e per quella vita.

Perché la Granger non avrebbe mai abbandonato una vita.

Perché avrebbe sempre cercato di dargli la fortuna e la sfortuna di nascere.

Ma non era questo che lui voleva: abbandonarli.

Voleva andare avanti e quella determinazione era da lui, anche se non propriamente nel campo misantropico in cui la stava applicando.

Voleva rimanerle accanto perché sentiva che Hermione Granger era la persona giusta, la “persona solo per lui”. Lei non era stata di nessun altro, non l’aveva mai tradito, anche quando era stato il momento di cullare il suo seme.

Era lì, chissà che stava pensando…

Avrebbe voluto saperlo, ma prima doveva finire di riflettere perché, se avesse avuto le idee limpide, allora avrebbe potuto convincere anche lei.

Lei che era una mente brillante e aveva un grande futuro, se avesse deciso di tenere il bambino sarebbe stata relegata a fare la mamma, a dimenticare la carriera e il lavoro, la specializzazione, la realizzazione personale, abbassandola semplicemente a quella che poteva darle una famiglia e, anche se non era poco, non sarebbe stata paragonabile al suo grande sogno.

Eppoi, lei avrebbe davvero voluto una famiglia del genere?

Un marito come lui, un figlio nato da loro?

Chissà… forse l’avrebbe fatto per il bambino, sacrificandosi, anche se lui pregava che non fosse un sacrificio quello che un giorno avrebbe dovuto unirli in matrimonio.

Sì, lo ammetteva, chiaro e tondo, l’avrebbe sposata.

MA non solo per riparare al danno fatto, MA anche perché l’amava.

Sì, l’amava e, anche se non lo diceva, se non lo urlava, se non lo scriveva a fuoco sui muri, tra le onde, sulla sabbia, era così.

E lei era l’unica persona in tutta la sua vita a cui avesse pensato davvero come moglie.

Era un cattivo pensiero?

Stava solo cercando una scusa per svicolare dal problema fondamentale e mettersi la coscienza a posto?

No, i Malfoy hanno una coscienza strana, se ce l’anno, e quell’esserino fastidioso che lo pungolava di tanto in tanto in quel momento non si era fatto vedere. Non era per pulirsi l’anima che stava pensando questo.

La sua anima era nera quanto il suo sangue, come il Marchio Nero che gli bruciava il braccio quando leggeva di un nuovo attacco di mangiamorte, non si sarebbe potuto pulirla, non sarebbe tornata bianca.

Ma poteva tentare di non farla diventare più nera.

E chissà che suo figlio avesse un’anima candida come quella di sua madre.

La Regina dei Gryffindor.

Mai nome le fu più consono, persino adesso, in quella situazione terribilmente difficile, drammatica, dolorosa, straziante e struggente.

Aveva pianto?

Oh, sì, certo che sì… come dire di no?

I suoi occhi ne erano la chiara conferma, la pelle arida anche…

Eppure non era come quando l’aveva incontrata quel pomeriggio nel bagno di Mirtilla, a metà autunno, quando aveva scoperto Weasley e la Brown insieme, sembrava strana, nuova, fiera e determinata, anche se sapeva che aveva quel dubbio, quell’indecisione che la rodeva, che la consumava e consumava le sue poche energie.

Povera mezzosangue.

Era stata colpa di entrambi, ma almeno lui che aveva più esperienza avrebbe dovuto fare più attenzione.

… a pensarci bene, quella era la prima volta che si incolpava di qualcosa.

Non l’aveva mai fatto.

Tranne che con lei, tranne che per lei.

Per quella che un tempo non era che la Mezzosangue Zannuta, adesso aveva dato via le sue idee nelle quali aveva creduto diciassette anni: l’aveva consolata, l’aveva cercata, le aveva raccontato le sue paure e si era fatto consolare da LEI. L’aveva voluta, amata, desiderata, conquistata, posseduta. E se ne vedevano le conseguenze.

L’aveva cercata quando era fuggita, aveva sfidato il tempo e l’indecisione, la PAURA.

Ne era uscito vincitore e il nuovo Draco Malfoy era una persona diversa.

Lei l’aveva cambiato tanto, fin nel profondo.

L’aveva aiutato e sostenuto.

Era giunto il momento di aiutare lei.

Perché lei non avrebbe mai lasciato morire un bambino.

E lui neppure, ormai.

Perché a lei, ormai, bastava solo quella persona che cercava anche lui, che la appoggiasse in quella scelta folle che tutti avrebbero giudicato sbagliata.

Sarebbe stato lui quella persona per lei?

Sì.

Questo era il suo modo per prendersi le sue responsabilità.

E forse, se lei avesse voluto, un giorno si sarebbero sposati.

Se lei avesse voluto, sarebbero stati una vera famiglia.

Toccava a lei parlare.

I bianchi muovono sempre per primi negli scacchi. Era così anche nella vita.

E che così fosse.

Al diavolo tutto, al diavolo il mondo e quanto c’era dentro, non avrebbe permesso che lei rimanesse sola e che fosse costretta a prendere quella decisione da sola.

Pregava che le loro idee fossero uguali.

Sapeva che era così, la conosceva.

Ma era testarda e aveva paura.

Era la prima volta che la vedeva quando aveva davvero paura.

Per una volta, lui l’avrebbe aiutata.       

                                                        

*          *          *

 

-          Non credevo che una cosa del genere sarebbe potuta accadere a me… - disse lei piano

Che cosa c’era nella voce?

Tristezza? Odio? Rammarico? Rimpianto?

Lui vedeva solo lacrime.

I figli sono una cosa impegnativa, esseri viventi, creature in carne ed ossa, cuore, cervello, muscoli… la sua vita e quella della sua mezzosangue avevano contribuito a generarne una terza.

Che ne sarebbe stato di questa nuova creatura?

Che ne sarebbe stato di quel bambino?

Del loro bambino…

-          Hai detto a qualcun altro della cosa? – chiese lui, preoccupato che la futura mamma dicesse di non essere pronta, lei però negò

-          Lo sa solo la prof – ammise – anche se sapevo che sarebbe stato difficile, volevo che tu fossi il primo a saperlo

-          La McGranitt lo sapeva? – domandò lui

-          Sì – adesso capiva molte più cose di quel colloquio

Silenzio, altro silenzio.

-          Draco – sussurrò lei – io VOGLIO tenere il bambino, quindi… è il caso che ci lasciamo…

Lo sguardo stranito di lui le vagò prima sulle mani e poi si posò sui suoi occhi, che aveva detto? Lasciarsi? Adesso?

Dannazione, era proprio da lei dire una cretinata del genere… ma d’altronde, un po’ se l’aspettava. Lei credeva le cose sbagliate su di lui.

Lei pensava che lui volesse qualcosa che in realtà aveva già avuto e della quale non gliene importava nulla: la libertà di fare quel che ci piace. Ma a fare quella cosa che lei credeva volesse, non si era mai divertito tanto come quando questa sua libertà era stata frenata proprio da lei.

-          Che vorresti dire? – domandò circospetto

-          Che non penso tu voglia legarti a qualcuno, che sia io o il bambino non importa, così giovane… insomma, abbiamo a malapena diciotto anni… non posso pretendere che tu ti occupi per tutta la vita di due persone come noi

-          Perché, “due persone come voi” che cosa hanno? Non è forse figlio mio? – l’opera di persuasione era incominciata. Lei era testarda e lui lo sapeva. Come poteva convincerla che le sue parole corrispondevano a verità?

-          Tu vuoi divertirti, fare la bella vita, non il genitore con il bebè in braccio…

-          E tu sì, forse? – domandò lui ottenendo uno sguardo di fuoco in risposta

-          Che vorresti dire, che dovrei abortire? Sappi che non lo farò!

-          Stupida, non ho detto questo, ho solo detto che sono giovane io e, è vero, mi piace la vita, ma credo che anche tu sia giovane, voglia una carriera per te…

-          Non più – qualcosa l’aveva cambiata, eppure non riusciva a dispiacersene perché la sua anima era ancora quella di Hermione Granger. Ringraziò che fosse così, ringraziò che non fosse cambiata, ringraziò di non volerla abbandonare proprio ora. Draco Malfoy, con lei, era una persona diversa.

-          Credo di averla già vissuta a sufficienza la bella vita – le sorrise – forse è il caso che per i prossimi anni mi dedichi alla vita responsabile.

-          Non dirlo così sorridente – lo riprese lei – non è questione di un paio di anni, è adesso e per sempre, oppure addio

-          Adesso e per sempre – rispose calmo e serio lui

-          Non essere avventato, devi rifletterci con più calma, devi valutare bene – continuò lei, come se non riuscisse ad accettare che lui la aiutasse

-          Non dirmi quello che devo fare! Lo so da solo! O almeno, so quello che NON devo fare e so che NON devo abbandonare questo bambino!

-          Se è pietà e consolazione quella che mi stai dando, se stai dicendo che lo fai solo perché è figlio tuo, beh, scordatelo, vattene per la tua strada e ci salutiamo qui

Draco sbuffò, esasperato, proprio non capiva?

-          Ma in che lingua devo dirtelo? Non ho intenzione di lasciarti, non l’avrei fatto neppure se mi avessi detto di avere una malattia mortale e contagiosa! Neppure se non fosse successo niente! E soprattutto, NON ho intenzione di lasciare NOSTRO figlio!

-          Non posso crederti – ammise tristemente lei

-          Perché?

-          Ci hai pensato troppo poco, devi riflettere di più e, sono sicura, tu non vorresti questo

Ma come glielo doveva dire?

-          Senti, se lo vuoi tu, perché non dovrei volerlo anche io?

-          Non posso crederci – piagnucolò lei

-          Ma santo Cielo, dimmi perché?!

-          Perché sarebbe troppo bello! – gridò. Che? Ma che motivazione era? – la famiglia felice, tu che sei davvero contento, tutte queste cose sono mere fantasie

-          Non nego che, forse avrei aspettato qualche anno prima di mettere su famiglia – annuì serissimo Draco – ma non posso dire che mi dispiace… certo, questo complicherà un po’ le cose, visto che stiamo ancora studiando e che, quando avremo gli esami, tu sarai avanti con la gravidanza, ma non ti dirò mai di ABORTIRE! Non ti dirò mai che non me ne frega niente! Non posso fregarmene della persona più importante della mia vita, del bambino che, troppo presto ok, però, abbiamo contribuito a formare… NON PUOI CHIEDERMELO!

-          Una volta mi dicesti che non saresti mai stato un buon genitore – infierì Hermione – perché allora adesso sei così testardo? – era il momento decisivo, se fosse caduto adesso, su quella domanda, lei avrebbe perso tutta la fiducia. Se fosse stato un altro, avrebbe pianto. Lui no, in quel momento era la persona più determinata del mondo ad andare avanti, a costo di farsi del male.

-          Perché ho sempre paura di commettere lo sbaglio di mio padre, non vorrei mai avere un figlio che crescesse come è accaduto a me…

-          E adesso non hai più paura? – domandò a tradimento lei, lui a guardò negli occhi, fissamente, per lunghissimi attimi

-          Avrò paura per tutta la vita, ma se ci sarai tu, se ricorderò come questo bambino è stato concepito… forse questo mi aiuterà. Tu per esempio, hai la certezza che sarai una buona madre? – lei scosse il capo – vorresti che nostro figlio crescesse in una famiglia che si sgretola, senza amore, senza affetto… come la tua?

-          No, mai!

-          E allora tentiamo, almeno! – esplose lui – se non ci proviamo, non potremo mai dire di aver almeno cercato, tentato, provato… fino alla fine… è figlio tuo, è figlio mio… provaci, proviamoci, INSIEME.

Lei annuì, fermano le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulle guance

-          Draco, ho paura… - mormorò appena – ho paura…

Lui si alzò e le andò incontro, abbracciandola.

-          Ho paura di svegliarmi e scoprire che è tutto un incubo. Ho paura che un giorno tu mi abbandonerai quando sarò grassa e insopportabile come Walburga Black, ho paura che ti troverai una ragazza più giovane, più carina…

-          Sfortunatamente irrimediabilmente stupida – disse lui

-          No! Il mondo è pieno di ragazze belle e intelligenti – perché accidenti lei non poteva avere lo stereotipo di tutti che dicevano che una bella donna era un’oca?

-          Però non ti assomigliano…

-          Non importa… l’amore passa, che ne sarà di noi? Saremo giovani e avremo già un figlio, se non avremo più voglia di stare insieme?

-          Potremo dire di aver cominciato presto, non credo sia un peccato mortale…

-          Eppoi, cosa faremo? La tua famiglia, che ne dirà?

-          La mia famiglia non c’entra, io e te, se vogliamo, possiamo essere una nuova famiglia, la mia è morta quando mi hanno marchiato…

-          E tua madre? Lei ti ha salvato…

-          Mia madre capirà, è donna e madre, si è esposta per me, ti comprenderà più di quanto credi… eppoi, siamo franchi, perché dovrei essere proprio io a lasciarti? Sarebbe più probabile che mi lasciassi tu…!

-          Perché? – domandò quasi sorridendo da quel tono ironico e un po’ scherzoso e anche dal fatto che lui le stava facendo il solletico.

-          Perché, mia cara, sei tu che avevi i gusti dell’orrido e stavi dietro perfino a Lenticchia; passerà un uomo, bello o brutto che sia, ed ecco che la signorina Granger lascia tutto e se la squaglia, salvo poi andare a piangere in qualche bagno pubblico, chiaro – aggiunse rinvangando quel ricordo

-          Tu credi che la nostra famiglia sarebbe così precaria? – lui annuì e lei sorrise, asciugandosi gli occhi

-          La vita non è facile per nessuno, forse dovremo fare dei sacrifici, ma almeno, se riusciamo a superare queste assurde prove, staremo insieme, saremo insieme.

-          Vorrei credere che possa essere vero

-          Sei tu quella che crede nei miracoli – sottolineò serio lui, prendendola per le spalle – ma per questa volta, ci crederò insieme a te…

-          Non sono tanto sicura di poter credere a questo miracolo – ammise lei

-          Beh, io invece lo sono e non ti permetterò di rovinare il tuo futuro, il mio futuro e questo futuro – e le puntò l’indice sull’ombelico – solo perché tutto d’un colpo non credi più alle storie d’amore…

Lei sorrise

-          Sarà difficile… - fece notare lei

-          Anche vivere da solo, senza te

-          Ci diranno di cambiare idea – aggiunse lei

-          Sei testarda come un mulo e io pure, pensi che, se ci crediamo davvero, ci riuscirebbero?

Lei ci pensò, poi il viso le si illuminò di un sorriso mentre lo guardava teneramente

-          No, non credo – ammise

-          Allora è deciso, adesso possiamo cominciare a scegliere il nome… - disse cambiando discorso

-          Eh? Così presto? – protestò

-          Guarda che ormai non manca molto… solo otto mesi, più o meno…

-          Ammettilo – lo canzonò lei – non aspettavi altro che una scusa per poter imporre a un bambino un nome che ti piace…!

-          Ahimè, mi hai scoperto – rispose lui a testa bassa, ma, in un gesto fulmineo, le passò una mano sotto le gambe e la prese in braccio, mentre lei, spaventata, rideva e gridava, aggrappandosi al collo e ai capelli: come mai adesso nong li sembrava più così strano prenderla in braccio? Come mai non gli pesava più come le prime volte?

-          Fammi, scendere, ti prego! – disse tirandogli qualche ciocca

-          Ti riporto in camera tua – fu la lapidaria risposta del biondo

-          No! – strillò lei – non te ne andare! Non voglio… - sembrava una bambina triste che fa i capricci perché i genitori devono uscire.

-          Rimarrò con te

 

Quante volte lui aveva visto sua madre e suo padre allontanarsi dal castello?

Non aveva mai pianto, ci era abituato e, in ogni modo, la mancanza di affetto gli impediva di provare e di esternare certi sentimenti.

Se fosse diventato padre, sperava di non commettere lo stesso sbaglio.

…ma con la mezzosangue al fianco, rifletté, era poco probabile che potesse finire su una così brutta strada perché lei tirava fuori il meglio di lui, proprio come aveva detto Blaise tanti mesi fa.

 

-          Questa notizia è stata una manna del Cielo – disse lui mentre la teneva ancora in braccio

-          Perché? – chiese curiosa

-          Ho avuto la scusa per disfarmi di quella tazza oscena – e indicò col mento la pozza di cioccolato sul pavimento dove, al centro, giaceva anche l’oggetto di ceramica

-          Reparus scandì la Caposcuola all’indirizzo della stoviglia che tornò al suo posto, linda e integra – Gratta e netta – aggiunse poi mentre comparivano scopino e straccio e si davano da fare a pulire

-          So quanto ci sei affezionato – ammise lei con superiorità mentre lui lanciava occhiatacce all’orsetto

-          Se saremo una famiglia – precisò lui – proibirò le tazze con gli orsetti

-          Ma anche quelle con le paperelle sono carine – lo punzecchiò lei, mentre lui la inceneriva con lo sguardo, peccato che la reazione fu una risata leggera come ormai non le succedeva da settimane. Da quando Draco Malfoy era diventato una persona divertente? Aveva qualche dubbio a ricordare questo suo lato umoristico nei sei anni passati…

 

L’avevano risolta troppo facilmente? Forse…

Forse lui non era serio, forse non ci aveva davvero pensato a sufficienza, forse avrebbe cambiato idea.

Per il momento, però, poteva ancora crogiolarsi nel pensiero che, in quell’attimo, tra le sue braccia, lui, lei e il loro bambino erano davvero una famiglia.

Una famiglia molto fortunata, forse.

E pregò che quella fortuna non li abbandonasse perché ne sarebbe morta, se lui avesse davvero deciso di abbandonarla.

Era stata tentata di non dirglielo e, anzi, aveva già preso la decisione quel pomeriggio in bagno, ma quando Draco ed Harry erano venuti a cercarla e quando lei aveva letto nei loro occhi, non ce l’aveva fatta.

E in fretta gli aveva avventatamente lasciato quel biglietto quando, forse, era lei la prima a doverci pensare più a lungo.

Una vita, una nuova vita, non è una cosa che va presa alla leggera.

Forse loro un po’ l’avevano fatto, ma pregava che Qualcuno li assistesse dal Cielo, di una mano ne avevano bisogno…

Ma se erano insieme, forse, ce l’avrebbero fatta.

 

*          *          *

Erano in camera e stavano parlando.

C’erano così tante cose da dirsi, a questo punto…

-          Non avremo preso la cosa alla leggera? – domandò titubante

-          Può darsi – ammise lui – ma se ci mettiamo a pensarci, che cosa faremo? – lui, in verità, credeva di averci pensato a sufficienza.

-          Ci costringerà a finire la scuola tra mal di testa e il pancione – fece notare lei accarezzandosi il ventre – io non cambierò idea – precisò – ma forse dovremmo pensarci ancora un po’.

-          Permettimi almeno di stare con te, da come ne parlavi in cucina sembrava che volessi liberarti di me a tutti i costi

-          Mi sembra tutto così strano – confidò – con tutte le ragazze che ti hanno scaldato il letto… e noi eravamo pure su un pavimento!

-          Già questo ti rende diversa – le disse sorridendole lui

-          Come se tu non fossi mai stato con una donna su un pavimento – lo riprese lei

-          Non indagare, ci staresti solo male…

-          Lo so… ma io continuo a credere che il tuo destino sia lontano da me e dal bimbo, a goderti ville lussuose, abiti costosi e belle donne in bikini

-          Se prometti di metterti un bikini, ne faccio a meno – scherzò lui, peccato che l’occhiataccia che ricevette non facesse ridere altrettanto

-          Prendi la cosa più sul serio, non è un gioco…

-          Nessuno meglio di me sa quanto sia doloroso giocare alla famiglia felice, se mi metto a pensarci sarò eternamente indeciso su come comportarmi e non voglio. Abbiamo fatto un errore, è vero, e questo bambino è arrivato presto

-          Troppo – sottolineò

-          Sì, troppo. Avremmo dovuto fare più attenzione, siamo stati avventati

-          Ci siamo lasciati trasportare – ammise confusa lei

-          Ne paghiamo le conseguenze, più di quanto dovremmo, in verità – aggiunse – ma… non è detto che sia un male. Alla fine noi due siamo troppo infantili, non diamo peso a certe cose. È ora che cresciamo anche noi o nostro figlio avrà due genitori bambini.

-          Più ci penso e più non mi sembra vero o possibile.

Erano stati avventati.

E quando lei aveva cominciato a stare male, l’idea a lungo repressa era saltata fuori prepotente.

Aveva aspettato credendo di aver semplicemente mangiato qualcosa che le aveva fatto male, ma a mettere tutto insieme si era accorta di avere un appetito quasi raddoppiato, era stanca e soffriva di sonnolenza e per di più quella maledetta nausea…

Era stato shockante pensare seriamente di essere incinta.

Andiamo, incinta a diciotto anni dopo aver passato una e una sola notte d’amore, la sua prima volta… non è che si fosse lanciata in attività lascive di vario genere… una notte sola, con Malfoy.

Era quello a colpirla più di tutto perché avrebbe giurato che lui volesse disfarsi del bambino, lasciandoli, oppure chiedendole di abortire.

Ed era rimasta sorpresa perché lui non l’aveva fatto.

Doveva essergli pesata davvero la sua infanzia triste e sola a Malfoy Manor… Monica le aveva detto che Draco trascorreva con loro l’estate e le vacanze dopo Natale, ma gli altri mesi?

Non c’era da stupirsi che fosse cresciuto così acido e introverso.

 

Anche la sua famiglia non era stata un granché, i suoi genitori avevano smesso di amarsi pochi anni dopo che lei era nata e da allora avevano vissuto come semplici conviventi per undici anni, finchè lei non era entrata a Hogwarts.

Non c’era stato un ambiente familiare amorevole a circondarla, sua madre e suo padre avevano sempre avuto troppo da fare col lavoro e con la loro vita.

Forse questa era l’occasione per dimostrare che potevano essere dei genitori migliori, ma era troppo presto, l’avevano presa troppo alla leggera e…

Guardò Draco, addormentato sul suo cuscino, gli occhi chiusi, il respiro regolare e… pregò che il bimbo gli somigliasse: come sarebbe stato vivere davvero come una famiglia?

Svegliarsi al mattino al suo fianco, far l’amore con lui quando più le pareva, quando più gli pareva… vivere insieme e condividere quei piccoli gesti che fanno di un posto casa tua. Dividere il letto, l’armadio, il pranzo e la cena…

Era un bel pensiero, il pensiero della famiglia felice che aveva sognato da bambina, che forse anche lui aveva sperato di avere, molto tempo prima.

E adesso?

Era ancora una bambina e stava per diventare madre a sua volta.

Non si sentiva pronta, ma non avrebbe dato via quella piccola vita per niente al mondo, avrebbero potuto pagarla o minacciarla, ma ormai quel bambino valeva davvero qualcosa di profondo e importante, oltre ad una vita che lei portava, ad una vita creata dall’amore, quando troppe nascevano dall’odio: quel bambino era il loro sofferto e tormentato amore, fatto anche di battutacce, di parole sgarbate, di insulti, di incomprensioni, ma anche di momenti dolci, di sorrisi, di scherzi, di sorprese, di sentimenti profondi, di follie e di misteri.

Giocare alla famiglia felice… aveva detto Draco. No, loro, se l’avessero davvero fatto, sarebbero stati davvero una famiglia felice.

Perché lei ci avrebbe provato a rendere quella famiglia FELICE: per lui, per il bimbo, per lei stessa. Perché sapeva che, a suo modo, anche Malferret si sarebbe applicato allo stesso modo, forse per motivi molto simili.

Buffo immaginarlo a preparare il biberon e a cullare un figlio suo… già… un figlio loro a soli diciotto anni…

Troppo presto…

 

Però lui l’aveva capita e questa era una cosa importante.

Almeno su questo poteva dormire sonni tranquilli perché, poteva metterci la mano sul fuoco, si sarebbero sempre compresi a vicenda, anche se, forse, non sempre approvati.

Amava Draco Malfoy.

Una volta aveva detto che, forse, non era proprio una fortuna.

Doveva ricredersi perché nessuno sarebbe stato così permissivo, così desideroso di fare il suo dovere… chi l’avrebbe mai detto del biondastro, che di dovere non faceva neppure il suo…

Le avrebbero detto di tornare alla sua scuola e ai suoi studi, diplomarsi, entrare al San Mungo o trovarsi un lavoro… non le avrebbero lasciato il bimbo. Lui sì.

Lui lo voleva quanto lei. E lei non ci aveva creduto, ma quella era proprio la verità, per il momento.

Lei sentiva quanto lui desiderava quella piccola creatura che doveva essere grande sì e no come una noce.

Perché proprio lui?

Diceva che era una sfortuna, ma era stata la fortuna più fortunata del mondo.

 

… e quella sera, ringraziò il Cielo per tutta la buona sorte che le era toccata, a cominciare dall’incontrare una persona come Draco che, dopo sei anni terribili, si era rivelata la cosa più bella che potesse capitarle. E pregò che per lui potesse essere la stessa cosa.

… madre a diciotto anni… forse ce l’avrebbero fatta. Insieme.

 

*          *          *

 

Quando ti nascondi

e il tuo orgoglio ti sconvolge.

Quando non vorresti

anche se l'hai scritto in faccia.

Sappi che l'amore

cambia l'espressione agli occhi e all'anima.

Che cosa c'è? Sei diversa con noi.

Da quando c'è hai paura perché

tu l'ami e sai, forse ne soffrirai.

 

Quando ti trovi a sognare

e sembri assente per ore,

poi cambi umore ogni momento

tu stai pensando a come scappare.

 

Certo sei curiosa,

tu nascondi il sole in cielo.

Noi ti conosciamo,

non ti arrabbieresti tanto senza un buon motivo,

se non fossi tanto presa come sei.

 

Anche se non vuoi.

Anche se non vuoi.

 

Ed anche se non l'ammetterai mai

quando c'è lui non rispondi di te,

ti vada o no, lui se ne accorgerà.

Lo sai che c'è? C'è che l'ami e lui lo sa.

 

Paola e Chiara, “Ti vada o no”,

 titoli di coda del film “Hercules” della Disney

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ebbene sì, alla fine è successo… lo so che non avrei dovuto mettere una cosa così scontata, ma dovete sapere che nel plot originale che mi ero preparata, questo pezzo era molto più complicato e quando ho dovuto fare qualche taglio per esigenze di copione non me la sono sentita di eliminarlo del tutto perché, lo so che non dovrei dirlo, ma non resisto, sto progettando un seguito. Ok, probabilmente appena alzerò gli occhi dallo schermo mi accorgerò di una stravagante folla riunita di fronte a me nell’intento di linciarmi e, credetemi, vi capisco… se fossi dall’altra parte (ed è la prima volta che mi trovo da questa) avrei preso una mannaia e sarei andata ad uccidere l’autrice, ma sono di qua e ne subisco le conseguenze e finalmente capisco come mai gli autori scrivano sempre seguiti delle loro storie.

 

Piccola riflessione: questo è un pensiero che io e una delle mie amiche abbiamo formulato qualche tempo fa e mi ci ritrovo pienamente, perché nelle storie se un ragazzo e una ragazza passano la notte insieme questa rimane sicuramente incinta?

È un bel problema e do ragione a tutti quelli che pensano questo, io sono la prima a dire che ci sono delle regole invalicabili della natura, ma, tant’è, nella mia fic è andata praticamente così, quindi forse dovrei solo imparare a tenere la bocca chiusa, ma, ve lo assicuro, mentre rileggevo questo capitolo ci avrò pensato un miliardo di volte, quindi critico tanto, ma poi alla fine la cosa mi piace, nonostante sia un po’ artefatta, ammettiamolo.

Va bene, dopo questo schizzo di follia, passo ai ringraziamenti e scusatemi ancora per questa riflessione quasi chilometrica su una cosa inutile, ciao a tutti!

Un bacio!

Nyssa

 

PS: complimenti a tutti quelli che avevano capito che Herm era “leggermente” incinta, effettivamente avevo lasciato un paio di indizi, sono felice che si sia capito, anche se la mia intenzione era di rivelare la cosa solo in questo 28° capitolo… *//*

 

Crazy_Fra: come hai visto, si è più o meno sistemato tutto (perché un bambino è una cosa un po’ difficile da sistemare…). Herm bene o male sta abbastanza a posto e Draco ha ripreso a farsi le sue solite turpe mentali come gli si compete.

Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia, ciao e al prossimo post! Un bacio, Nyssa

 

Shavanna: ti capisco, più o meno mi strozzerei da sola… ma non potevo mettere tutto assieme, sarebbe diventato un cappy chilometrico e non si sarebbe capito nulla…

Come avevi predetto, Herm è davvero incinta, effettivamente, anche se l’ho detto con altri termini, negli ultimi tempi mangia come un bue e ha tutti i sintomi necessari, quindi, complimenti per l’intuizione, io in queste cose sono completamente scarsa, invece… :P

Ahaha, effettivamente Chachazero ha questo effetto, a volte, anche se la mia versione è decisamente meno sanguinaria di quella che il sensei-Akamatsu ha creato nel suo manga, lì ha persino rischiato di tagliare la gola ad uno dei nemici…

Cmq, spero che anche il mio nuovo aggiornamento ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un commento ^^

Ciao e un bacione! Nyssa

 

jennybrava: sì, è vero, lo sono stata, ma non perché la mia vena cattiva abbia preso il sopravvento, solo per esigenze di copione, non potevo riassumete tutto quello che dicevano-pensavano-facevano Harry, Draco ed Herm, quindi ho spezzettato in tre capitoli… chiedo comunque scusa, mi rendo conto che non è stata una scelta molto felice visto che quando ho riletto il tutto mi sarei auto-trucidata.

Tranquilla, Herm non si è fatta nulla, beh, più o meno, diciamo che comunque, come si è potuto leggere, non è una malattia mortale e questo è già un di più.

Di Draco ed Harry insieme era da una vita che non scrivevo più e così ho deciso di inserire un breve intermezzo, sono felice che ti sia piaciuto, dopotutto, amici/nemici, giusto?

Evangeline, invece, quando si tratta di essere cattiva è imbattibile e così anche nelle verifiche.

Spero che il nuovo capito ti piaccia nonostante sia un po’ scontato… ciao! Un bacione, Nyssa

 

marygenoana: mi fa molto piacere sapere che la fic ti piace e sono contenta che tu abbia continuato a seguirla, anche senza commentare, a volte anche io non ho tempo o mi dimentico o non so cosa dire…

spero che ti piaccia anche come si sviluppa in questo cappy, nel frattempo ti mando un bacio! Ciao, Nyssa

 

luana1985: beh, forse Draco non sa esattamente cosa fare, però arriva comunque da qualche parte, dopotutto è una persona intelligente! E come al solito prende la decisione che io ritengo più corretta, anche se azzardata, non lo nego.

Beh, da quel che ho detto hai capito che non riuscirete a sbarazzarvi di me perché il seguito della storia è già in fase di elaborazione, anche se credo che ci metterò un po’ prima di pubblicarlo, ciao e spero che ti piaccia il nuovo aggiornamento! Un bacione, Nyssa

 

potterina_88_:  beh, più in fretta di così… il giorno dopo Natale sono già qui a pubblicare, quindi mi pare di essere stata abbastanza veloce, anche perché so come ci si sente ad aspettare capitoli che non arrivano mai (una delle mie autrici preferite aggiornava una volta ogni tre o quattro mesi, quindi ti capisco).

Beh, ciò che l’ha colpita direi che è qualcosa di mooooolto grave, anche se forse grave in un senso particolare del termine visto che non ha malattie terribili o non rischia la morte.

Sì, anche io credo che Draco e Harry alla fine siano abbastanza amici, fosse solo per il bene di Herm, ma alla fine fanno proprio una bella combriccola.

Bene, spero che l’evolversi della vicenda ti piaccia lo stesso e anche questo nuovo capitolo… a presto e un bacione! Nyssa

 

Lord Martiya: in realtà non sapevo che farla apparire oppure no, ma alla fine non ho resistito, anche se Chchazero è solo un’apparizione e niente di più… certo non ha le funzioni che possiede nella storia originale…

Se mi puoi mandare una lista degli studenti che hanno frequentato Hogwarts assieme a Harry te ne sarei molto grata, effettivamente credo di averne bisogno in un prossimo futuro ^^

Beh, sapere di essere riuscita a sorprenderti (e del fatto che è raro) mi riempie di orgoglio, forse anche Nev e Daph sono stati avventati (effettivamente sembra che tutti abbiano perso il senno e il senso del dovere…), ma pensavo che fosse giunto anche il loro momento.

Lavanda e il maniaco torneranno presto, nel frattempo spero che ti piaccia il novo aggiornamento, ciao! Nyssa

 

chibi_elyon: come ti capisco… anche a me a volte succede: scrivo delle recensioni splendide e poi efp me le fa sparire, uffi, la solita iella (anche per me visto che ero curiosa di sapere cosa ne pensavi in maniera più dettagliata).

Sono d’accordo, se Draco è cambiato non si può dire che non lo sia anche Herm, ma sotto l’influenza di due serpi come il biondo e Daphne era inevitabile.

Effettivamente forse quei due si sono lasciati un po’ andare e forse la cosa è improbabile, ma dopotutto la fic è targata “what if” e quindi non è tutto fedele all’originale perché il Neville proposto dai film è completamente babbeo e io invece stravedo per lui, quindi era certo che gli facessi qualche cambiamento…

Evangeline e le sue riflessioni torneranno, mentre di Rosleen si dirà ancora qualcosa, ma non tantissimo perché non è un personaggio centrale, solo un po’ fuori di melone (abbastanza per stare con quel bambinone di Sirius).

Come vedi, la tua “scemenza” altro non era se non la verità e il pargolo made-in-malfoy è effettivamente in arrivo al più presto. Devo farti i complimenti, sono completamente stupida a capire certe cose io, ci arrivo sempre quando ormai è tutto evidente.

Spero che anche questo capitolo ti piaccia, ciao e un bacione! Nyssa

 

Kilkenny: neppure io invidio quei poveretti che fanno verifica, anche se la mia prof di mate è molto più sadica di Eva e Chachazero.

Già, direi anche io che Herm è “leggermente incinta” (mi piace troppo questa frase, la userò all’infinito, credo) e qui si spiegano tutti i misteri.

Spero che ti piaccia questo aggiornamento, ciao e a presto!

Nyssa

 

lady malfoy 95:  ciao e benvenuta! Sono felice di averti tra i miei lettori! Grazie mille per i complimenti, spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento… ciao e a presto! Nyssa

 

flydreamer: ciao e benvenuta! Sono felice di avere una nuova fan ^^

Io però continuo a domandarmi come facciate a leggere la fic tutta insieme, deve essere un vero mattone! Beh, il coraggio non vi manca… però sono molto felice e orgogliosa del fatto che ti piaccia, quindi spero che sia lo stesso anche per questo aggiornamento e spero di sapere che cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa

 

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Capitolo 29
*** Sipario! ***


Sirpario!

Hermione chinò il capo, sospirando preoccupata, poi, facendosi coraggio, bussò due volte alla porta chiusa davanti a lei.

-          Avanti! – gridò una voce da dentro accompagnata da un sospetto rumore di caduta libera di oggetti, seguito da una imprecazione piuttosto colorita e da altri crolli

-          Harry? – domandò scettica aprendo l’uscio e trovandolo sommerso nella confusione della stanza invasa da vestiti ancora da riporre, libri alla rinfusa, oggetti vari tra magici o meno e altre amenità che non voleva neppure sapere da dove provenivano

Harry Potter, il salvatore del Mondo Magico, al momento era in guerra contro una pila di riviste pericolanti dentro l’armadio e la stava perdendo.

-          Arrivo subito – disse dando l’ultimo spintone alla torre pericolante e chiudendo rapidamente l’anta contro la quale si sentirono sbattere i suddetti giornali con un tonfo sordo: chiaro che il prossimo apritore del mobile sarebbe stato investito da una marea anomala di carta.

Hermione lo guardò mentre era alla ricerca del maglioncino da mettere sopra la camicia che faceva bella mostra di sé sul corpo del bambino (si faceva per dire, chiaro) sopravvissuto, con tanto di lembi fuori dai pantaloni, cravatta slacciata e l’abbottonatura storta… ormai era abituata a quelle scene, era dal primo anno che Harry riusciva ad arrivare in ritardo ad ogni lezione, sistematicamente.

 

Che ci faceva lì dentro?

Beh, in verità lei avrebbe voluto aspettare, ma Draco aveva insistito perché quel segreto venisse svelato almeno a Potty. E da bravo rappresentate del segno dei Gemelli, la sua retorica non aveva fallito ed era perfino riuscito a convincerla.

-          Dimmi tutto – annunciò Potter sedendosi al suo fianco non senza aver prima spostato un astuccio comparso dal nulla, una sveglia babbana magicamente materializzatasi tra le coperte e il poster spiegazzato dei giocatori di quidditch.

Ma era davvero saggio parlane a Harry?

Lei non ne era convinta, ma chissà perché, quella volta Malferret aveva insistito tanto e così eccola lì, diffidente, pronta per raccontare al suo migliore amico, peggior nemico del suo ragazzo, quel segreto tanto temuto che fin’ora conoscevano solo in tre: lui, lei e l’altra e, per “l’altra” s’intendeva la McGrannit.

Hermione lanciò un’ultima occhiata alla stanza insonorizzata e poi al trasandato Harry accanto a lei che la fissava da oltre le lenti rotonde a cui era così affezionato.

Prese un bel respiro, certo Draco non poteva aspettarsi che dicesse una cosa del genere a cuor leggero…!

-          Harry – sussurrò piano – io e Draco avremo un bambino dopo la fine della scuola…

Harry sbattè due o tre volte le ciglia, che aveva detto?

-          State già progettando per il futuro? – chiese

Stupido Harry, anche i giochetti si metteva a fare!

-          No, Harry, io e Draco aspettiamo un bambino. Adesso. Nascerà a settembre.

-          Come è possibile, scusa, se dovete aspettarlo dopo la scuola, ma deve nascere a settembre, tu dovresti essere… cioè…

-          Sì, Harry, proprio quello – annuì in un misto di mestizia e orgoglio

-          Tu SARESTI incinta?! – urlò alzandosi in piedi e piazzandosi davanti a lei con le mani nei capelli

-          Già, esatto. – rispose tranquilla

-          Dimmi dov’è! Dimmi dov’è quel figlio d’un cane, maledetto stronzo, dove è finito?! Dov’è?!

-          Harry, calmati – cercò di quietarlo lei – di chi stai parlando? – domanda superflua, certo, ma Harry sembrava fuori di se

-          Come CHI? Il bastardo, quel fottutissimo furetto! Quel maledetto Slytherin, se me lo ritrovo tra le mani sai che gli faccio? Sai che gli FACCIO?

-          Harry? – chiamò piano cercando di fargli ristabilire un contatto con la realtà, ma ormai Potter sembrava partito per la tangente

-          Harry un cazzo, Herm! Non dovevi dirmi una cosa del genere! Lo sai che… che… dov’è? Dov’è quel maledetto, io lo castro con le mie mani!

-          Preferirei avere le mani di una bella donna addosso, piuttosto che le tue – celiò una voce e, tranquillamente, Draco fece il suo ingresso nella camera richiudendo la porta dietro di se

-          Tu, maledetto – sibilò pericolosamente il Grifondoro

-          Io, sì, problemi? – rispose con finta indifferenza accendendo una sigaretta in faccia al cercatore dei grifoni che ringhiò come un cane

-          Problemi? PROBLEMI?! Dici…  ah! tu maledettissimo! Sai che mi ha appena detto lei? – e indicò la ragazza seduta sul bordo del letto sfatto

-          Sì, gliel’ho detto io di parlarti, fosse per lei non sapresti niente!

-          Accidenti, ma volete mandarmi alla neuro? No perché se è così ci vado da solo dopo le cretinate che ho sentito oggi! Insomma, ti rendi conto di quello che mi ha detto?!

-          Certo che me ne rendo conto – ripose soffiandogli il fumo della sigaretta in faccia

-          Beh, non dovevate dirmelo!

-          Ma come, se dicevi di essere il suo migliore amico – lo canzonò la serpe ghignando

-          Migliore amico un cazzo, voi volete ammazzarmi!

-          E fosse la volta che crepi, Potter, stai sempre tra le balle!

-          Taglia, la questione tra noi la risolviamo più tardi, spiegami che è questo delirio, questo casino, questa pazzia, questa sfottuta gravidanza!

-          Che vocabolario forbito… - continuò a prenderlo in giro lo Slytherin accomodandosi sul mezzo centimetro di poltrona rimasto libero, ma, si sa, i grandi sanno essere grandi in ogni situazione

-          Me ne sbatto del tuo vocabolario, parla, favella e vedi di essere chiaro, conciso e pentito!

-          Chi, io? – riprese con la consueta strafottenza il biondo – no, pentito mai. Eppoi non devo spiegazioni a nessuno.

-          Ah no? E ai prof che dirai quando lei ti arriverà all’esame con la pancia gonfia? Eh? Che sei sempre un emerito imbecille? Lo sapete che avete diciotto anni?

-          Meglio di te che hai il cervello di tre – rispose acido l’altro

-          Smettila! Cazzo, diciotto anni e lei è già incinta! Ma come ti è saltato in testa di metterla incinta?

-          Credevo che servissero due persone – commentò calmo Malfoy – guarda che non l’ho mica violentata

-          Per quel che mi riguarda – disse minaccioso Harry – potresti anche averlo fatto, ma non me ne frega un cazzo, la colpa è tua e adesso c’è la cicogna in volo

-          Ma che belle metafore – continuò con leggerezza il biondastro

-          Ho detto basta stronzate! Che volete fare? Che credete di fare? Che diamine e diavolo farete?

-          Teniamo il bambino, chiaro – s’indignò il futuro papà

-          Ah sì? E glieli cambi te i pannolini quando uscirai da qui con un O a giugno e a settembre sarai padre?

-          Quelli sono dettagli

-          Beh, chiamali come cazzo ti pare, ma intanto state studiando, non avete una casa, non avete un posto, un lavoro, niente di niente!

-          Se quello è il tuo problema ho i soldi per una casa, servitù, domestici e altre boiate del genere

Harry pestò i piedi sul pavimento domandandosi come lui potesse essere così tranquillo, ma, soprattutto, irritante. Possibile che tra tutto il parco maschi di Hogwarts Herm fosse andata a prendersi proprio quello? Neppure uno qualsiasi, quello!

Senza preavviso, Harry prese la sigaretta che il biondo teneva tra le dita, se la portò alle labbra e fece un tiro mentre l’altro lo guardava costernato: beh, almeno era riuscito a farlo tacere.

Senza dare l’apparenza di essere particolarmente shockato da quel gesto, Malfoy se ne accese un’altra mentre la Granger cominciava a tossicchiare significativamente per esprimere le sue idee a proposito di quella giostra di nicotina.

-          Scusa Herm, so che non dovrei – disse piano il moro – ma diamine, vi rendete conto di quello che mi avete detto?

Lei annuì

-          Ne abbiamo parlato molto – aggiunse cominciando a dire la sua – abbiamo riflettuto e abbiamo deciso di tenere il bimbo o la bimba. E ci assumeremo le nostre responsabilità.

-          E come farete con l’esame? – chiese sospettoso

-          Darò l’esame normalmente, in genere in quel periodo della gravidanza si sta abbastanza bene se non ci sono complicazioni.

-          Perché è successo? – domandò quasi fosse un quesito retorico – come è potuto succedere… - si chiese più a se stesso, come se fosse colpa sua, in un certo senso

Hermione tacque, lui era il suo migliore amico, ma quelle erano cose private tra lei e Draco.

-          D’accordo, dimmi che devo fare – disse poi spegnendo la sigaretta su pavimento e, ripentendo il gesto di prima, prese la nuova sigaretta di Malfoy e se la portò alle labbra mentre, ormai, il biondo lo fissava con aperta ostilità.

-          Taci e fai un favore al mondo – rispose lapidario

-          Quello era implicito

-          Non abbiamo bisogno di aiuto supplementare – gli sorrise Hermione – dacci una mano se occorresse, ma credo che ce la caveremo

-          Ne hai del coraggio a imbarcati in una cosa simile con un pessimo marinaio come lui – e alluse alla serpe, lei rise

-          S’impara tutto – rispose più tranquilla. Poi Harry era l’ultimo che doveva parlare in fatto di imbarcarsi in brutte avventure…

-          E si può sempre assumere equipaggi specializzati – disse Malfetter facendo alzare gli occhi al cielo a Harry.

-          Herm, ti spiace se io e “Draco” scambiamo due parole da uomini? – domandò poi il bambino sopravvissuto alla sua migliore amica.

Lei annuì, poi uscì chiudendo la porta e sentendo scattare il catenaccio.

Dopodiché ci fu solo silenzio.

 

Quando Draco uscì dalla stanza, le sue condizioni erano quelle di un reduce, anche se Potter non era messo molto meglio. Il colletto della camicia del biondo era strappato da un lato, mentre la cravatta allentata aveva un taglio sul davanti e un bel bernoccolo risaltava sopra la tempia sinistra mentre usciva passandole accano e proseguendo verso i sotterranei.

La Caposcuola di voltò a guardare Harry che versava in condizioni analoghe con metà dei pantaloni strappati, gli occhiali con la lente rotta, i capelli spettinati e il segno di un pugno sopra lo zigomo destro.

Beh, come Caposcuola avrebbe dovuto fare qualcosa, ad esempio riprenderli o togliere dei punti, ma dopotutto lei non era stata presente…

Non aveva reso un bel servizio alla sua posizione con quel bambino visto che Malfoy e Potter erano nuovamente venuti alle mani dopo che erano ben due settimane che non succedeva niente del genere, un vero record…

Poveretti, però, si erano presi entrambi un bello spavento quel giorno che erano venuti a cercarla, chissà che gli aveva detto Harry, soprattutto dopo che si era preoccupato tanto e poi aveva scoperto che la colpa era tutta del biondo.

Beh, non tutta, dopotutto Draco aveva ragione, quelle cose non si potevano fare certo da soli.

C’era stata anche lei e ne andava quasi fiera, nonostante tutto.

Non era pentita e, tornando indietro, avrebbe fatto esattamente le stesse cose.

Quanto era fortunata a poter dire queste cose…

Ringraziò solo che si fossero massacrati nella maniera più tranquilla, quella babbana, ovvero senza coinvolgere componenti d’arredo varie, distruggere l’intera stanza del Grifondoro con relative suppellettili e far accorrere professori da tutte le parti.

 

*          *          *

 

Monica e Ransie stavano passeggiando per il corridoio come ogni sera.

Dopo cena le due future mamma si concedevano sempre il lusso di una camminata tra i vecchi e freddi muri della scuola a rimembrare i tempi in cui erano costrette a farlo di soppiatto: sgattaiolare fuori dei rispettivi dormitori e gironzolare per le stanze inutilizzate, aprire le aule e trafficare con le provette che non avrebbero neppure dovuto toccare.

Si erano conosciute a metà del primo anno.

Riri era la gemella tranquilla che passava i pomeriggi a studiare e schiavizzare i suoi poveri compagni, il che la diceva lunga sul suo caratteraccio, visto che schiavizzare un Serpeverde è qualcosa che ha dell’incredibile. Comunque, Riri era tutta presa dai suoi studi e se ne stava in Sala Comune a ripassare chissà quale materia mentre i ragazzi del terzo anno facevano a gara nel tentativo di aiutarla, si offrivano per delle ripetizioni e altri vani tentativi di attirare la sua attenzione, al momento concentrata solamente su tre cose: lo studio, la sorella pasticciona e Charlie Weasley.

L’interesse che la legava al grifone, tuttavia, non aveva niente di accomunabile con l’idealistico amore che si sogna quando si frequentano i primi anni della scuola.

Era bastato uno sguardo al primo giorno e quei due si sarebbero già uccisi: lui che la sfiora per sbaglio, lei che si spolvera la manica dove l’aveva toccata e il primo insulto “Fottuta snob” che vola dalle non troppo gentili labbra del secondogenito dei Weasley. Si sa, al richiamo di battaglia, tutti accorrono e Bill, al tempo al secondo anno, era arrivato a dare manforte al fratellino che si era preso nientemeno che con una nuova Serpeverde particolarmente altezzosa. Da lì era iniziata la guerra perché lei, Monica, non avrebbe certamente lasciato la sua amata sorellina in balia di quei due tipacci e gli insulti di Monica, lo si poteva intuire, niente avevano in comune con le stringatissime parole, fredde e distanti, con le quali Morgana aveva rimesso a posto i due grifoni.

Da quel momento, a guerra iniziata, non c’era stata esclusione di colpi. Se i due gemelli le insultavano per i corridoi malamente, loro si prodigavano per “innocenti” scherzetti ai loro danni e la popolarità che avevano tra i ragazzi della scuola le aiutava senz’altro nella loro opera di distruzione degli eredi Weasley.

Ma la storia sua e di Ransie era cominciata più tardi.

Riri e Charlie avevano fatto una scommessa su chi avrebbe avuto la media migliore a Natale e Morgana si stava casualmente impegnando più del solito.

Lei invece, che di scommesse del genere non ne faceva, si era messa a gironzolare per i corridoi, annoiata, e aveva incontrato Temperance.

Ransie, come la chiamavano, era la studentessa più brillante della scuola, apparteneva alla Casa dei Corvi e aveva la nomea di una bella figliola.

Quel pomeriggio si trovava nel corridoio del primo piano assieme ad un ragazzo. Lei, curiosa, si era nascosta dietro una colonna a seguire la scena e sentì gridare un

-          Maledetto figlio di puttana, se non tieni le mani a posto te le taglio tutte e due! – seguita da un sonoro ceffone. Da una parte, non sapendo chi fosse, si era sentita felice che una ragazza sapesse rispondere e comportarsi in quel modo con un maschio e decise di farle i complimenti appena l’avesse incontrata di nuovo, peccato solo che lo sconosciuto non avesse cominciato a molestare quella che poi sarebbe diventata la sua migliore amica.

E allora non ci si poteva aspettare che lei, Monica Zabini, se ne rimanesse zitta a guardare il tutto! Bacchetta in mano, sguardo fiero e determinato, si era diretta alla carica sul pervertito, più che mai decisa a sistemarlo per le feste

-          Senti un po’, te, bastardo, che credi di fare? – aveva detto infuriata procedendo mentre questo la squadrava senza riuscire a capire

Peccato che in quel momento Ransie, che era in grado di badare a se stessa, non l’avesse tramortito con il tomo di Trasfigurazione che aveva in mano.

Le due si erano guardate per un istante, le bacchette in mano, il respiro un po’ corto, poi si erano sorrise

-          Monica Zabini – si era presentata allargando il sorriso che l’altra aveva ricambiato allungando la mano

-          Temperance Black – aveva risposto – ma chiamami pure Ransie

-          Tu sei quella Temperance? – le aveva chiesto curiosa e l’altra aveva annuito – credevo che frequentasse almeno il terzo anno – si era giustificata

-          Sono al primo come te – aveva detto

E da allora era iniziata la favolosa amicizia che le univa ancora oggi.

 

E memori di questo, la sera giravano per i corridoi, sostando con reverenza nel punto in cui si erano conosciute tanti anni prima, quando erano entrambe single, streghe alle prime armi alle prese con i problemi di tutte le adolescenti.

Adesso invece i problemi non erano più quelli di una volta: la setta dei mangiamorte che ai tempi della loro fanciullezza aveva seminato il terrore era risorta a nuova vita, puntando gli occhi proprio su di lei, Ransie, e sulla sua famiglia, venendo perfino a sapere del segreto che legava l’antica casata dei Black con quella dei Gaunt e dei Riddle.

Adesso il problema non era più Charlie Weasley che aveva fatto un dispetto oppure Bill che aveva messo una ranocchia nella borsa di Riri, c’era in ballo il destino non solo loro, ma anche del Mondo Magico, si rischiava di essere sottomessi da una cerchia di pazzi che non vedevano altro che potere, morte e distruzione.

 

Facendole pat-pat sulla mano, Monica fece svoltare la sua “quasi sorella” per l’ennesimo corridoio quando si trovarono di fronte ad una figura assai inquietante.

Una studentessa camminava davanti a loro, le aveva sorpassate e si era diretta oltre una porta prima chiusa. Ma non era stato quello a catturare la loro attenzione, bensì lo sguardo perso e tremendamente inconsistente che la sconosciuta sfoggiava mentre camminava veloce e decisa.

Monica trascinò la Black seguendo la studentessa e la vide svoltare oltre un uscio senza poterla più pedinare, sospirò triste, chissà chi era… non l’aveva mai vista neppure quando aveva fatto qualche visitina assieme ai nuovi abitanti della Scuola: Draco Malfoy, il migliore amico di suo fratello, e altri personaggi come Harry Potter, Hermione Granger, che era sulla buona strada per entrare nel circolo delle “Donne coi pantaloni” che lei e Ransie avevano fondato dopo essersi ritrovate e che comprendeva Evangeline, Rosleen e, in parte, anche Rowena.

Una cosa però le era rimasta impressa ed era la mano destra dove la ragazza teneva un bottiglino di vetro verde con del liquido e le dita che serravano il collo affusolato di questo avevano le unghie estremamente curate, ricostruite, con lo smalto dato alla francesina e dei disegnini bianchi sulla laccatura rosa shocking.

Rifletté qualche attimo alla ricerca di un ricordo dove avesse già visto quella decorazione, ma al momento non le sovveniva niente, tantopiù che ai tempi di scuola non si usava ancora ricostruire le unghie.

Non sapeva dire perché, ma quel personaggio le ispirava una particolare curiosità e un senso di ansia, di apprensione, un sentimento di pericolo…

Guardò Temperance e colse nel suo sguardo lo stesso senso di allerta.

Ok, a questo punto doveva chiedere a qualcuno ed Hermione era la persona più indicata: lei conosceva tutti e parlava di tutti; forse non era una pettegola nata, ma sicuramente sapeva chi era la tipa stramba incontrata per il corridoio… chissà, poi magari era solo una pazza intossicata dalle pozioni ammorbanti di Piton.

 

*          *          *

 

La Sala Comune del Grifondoro, quella sera di domenica, era particolarmente deserta, ma, nonostante questo, l’ingresso delle due ex studentesse provocò non poco scompiglio tra i rari studenti che non erano ancora scesi a cenare.

Harry Potter era seduto in un angolo con una rivista di sport babbano aperta sul grembo che addentava una mela mentre scorreva con gli occhi i risultati ottenuti.

Sollevò lo sguardo stupito quando le due donne misero piede nel dormitorio mentre quasi ogni studente maschio sin inchinava alla Provvidenza che le aveva fatte capitare proprio da loro e poco contava che le fedi all’anulare sinistro delle due indicasse chiaramente che erano sposate…

-          Harry, dov’è Hermione? – gli domandò Monica

-          Probabilmente in camera sua a litigarsi con Malferret – annunciò con noncuranza il bambino sopravvissuto

Senza dire altro, la maggiore delle gemelle Zabini si diresse verso la stanza del Caposcuola, quella con la porta sbarrata. Aspettando qualcosa di divertente, anche Potty le seguì arrivando di fronte all’uscio e guardandolo ghignando.

Aprì la porta trovandosi di fronte una Hermione Granger e un alterato Draco Malfoy che stavano litigando; volarono le parole

-          Tu sei tutta matta! Non credere che te lo permetterò! – e ancora

-          Non prendo ordini da nessuno, tantomeno da te, Furetto!

-          Non chiamarmi così, comportati come si deve! La tua è solo follia!

-          Solo perché io sono…

Lei si bloccò scorgendo con la coda dell’occhio la piccola folla riunita ad assistere al loro litigio, caspita, stava per dire l’unica cosa che nessuno avrebbe dovuto dire… si morse la lingua notando il sorrisetto di Harry

-          Che volete? – domandò malamente Draco rivoltandosi come un aspide ai presenti

-          Finiscila – lo ammonì Monica seria – ho bisogno di parlare con lei – e addito la grifoncina

-          E non puoi farlo dopo? – domandò lui sbuffando

-          Adesso – fu la lapidaria risposta della mora

Draco la fulminò con lo sguardo, ma sbarazzandosi con un’alzata di spalle dell’occhiata poco gradita, la maggiore delle gemelle si fece avanti

-          Ho bisogno di chiederti una cosa su una persona – intervenne

-          Ecco, interrompi una importantissima discussione solo per spettegolare – la riprese il biondo mettendo le braccia conserte. Monica sorvolò mentre Hermione annuiva

-          Si tratta di una ragazza che abbiamo incontrato questa sera… - cominciò – stava camminando nel corridoio del primo piano e sembrava quasi in trance… mi dava una strana sensazione… come di pericolo – Hermione aggrottò la fronte sospettosa

-          Descrivimela – disse solo

-          In realtà non mi ricordo bene i dettagli, ma mi hanno colpito le sue unghie…

-          Le sue unghie? – ripeté

-          Sì, proprio, erano… Così!

E additò Pansy che, assieme a Daphne e Neville si era unita al gruppetto

-          No Mo, erano rosa… - intervenne Ransie scuotendo la testa

-          È vero, mi dimentico sempre i particolari – si rimproverò la maggiore

Hermione si voltò verso la Parkinson mentre tutti la guardavano straniti

-          Pansy, dove ti sei fatta le unghie laccate così? – chiese indicando lo smalto verde a disegni bianchi che la Serpeverde stava sfoggiando

-          Me lo ha fatto Lavanda – rispose quieta lei – lo avevamo fatto tutte e tre

-          Tutte e tre? – domandò Ronald

-          Sì, io, Calì e Lavanda… ciascuna di un colore differente…

-          E di che colore lo avevano Lavanda e Calì? – chiese incalzante Monica, l’altra sollevò le spalle

-          Calì sicuramente blu, ma ha l’abitudine di mangiarsi le unghie, quindi non credo siano ancora così – aggiunse con una punta di orgoglio – e Lavanda, ovviamente ROSA. – rispose come se fosse un’ovvietà

I presenti si scrutarono negli occhi

-          Questa ragazza aveva per caso i capelli castani ed era di media statura

-          Più o meno – confermò Temperance che sicuramente aveva più attitudine per i particolari – altri sguardi preoccupati – perché, qualcosa non va?

-          In verità è quasi un mese che Lavanda manca da scuola – ammise tristemente Ron parlando per primo

-          Un mese? Ma come…?

-          Una notte ha fatto una scenata nel dormitorio e da allora non se n’è saputo più niente. Sospettiamo che qualche anima buona ce ne abbia liberato…anno – confermò Harry – e Piton ci fa tutti i giorni una testa così perché è stufo di aggiungerle punizioni e di togliere punti al Grifondoro

-          Dove l’avete vista con esattezza? – chiese Hermione seria

-          Venite, vi ci portiamo

Il gruppetto si mosse a seguire le due giovani donne per i corridoi finché, giunti di fronte alla porta che la studentessa aveva oltrepassato senza aprire, si fermarono.

E tutti si studiarono, percependo perfettamente quel senso non più tanto vago di pericolo.

La porta, d’improvviso, si spalancò di fronte a loro, rivelando un passaggio segreto scuro e buio dove non bruciavano le consuete torce che illuminavano gli altri corridoi.

-          Questo posto mette i brividi – commentò Pansy aggrappandosi al braccio del rosso, ma mantenendo lo sguardo serio

-          Non sentite qualcosa che non va? – domandò Daphne agli altri che si affrettarono ad annuire

-          Dovremmo andare ad esplorare – propose Harry ritrovandosi la faccia seria e per nulla d’accordo del biondo piantata davanti

-          C’è un’aura strana – ammise Monica con la bacchetta in mano – lasciate che vada a chiamare Ax, dovrebbe essere da qualche parte…

Neppure il tempo di terminare la frase che si udì un rumore strano, come di acqua che cade sul pavimento e tutti si accorsero che, ai piedi di Ransie, stava una pozza di liquido incolore mentre lei, con la veste bagnata, si guardava spaesata il bassoventre, perfettamente conscia che questi stramaledetessimi problemi non arrivano mai da soli.

-          Cazzo, proprio adesso? – furono le parole di Monica. Ransie arrossì e poi annuì.

-          D’accordo – disse seria – sono la maggiore, giusto? – gli altri la guardarono preoccupati – Harry, per piacere, vai a chiamare Axel, sta alla Torre di Evangeline, io porterò Ransie in infermeria, ci incontriamo qui tra un quarto d’ora, non andate avanti se non c’è almeno un adulto con voi.

Harry, che probabilmente sarebbe stato il maggiore responsabile delle esplorazioni ardite, annuì, conscio che Monica l’aveva spedito a far qualcosa per impedirgli di istigare gli altri al desiderio di conoscenza.

 

Sollevando con un incantesimo la sua migliore amica, Monica si diresse verso l’infermeria mentre il bambino sopravvissuto prendeva la strada opposta verso la Torre Sud.

 

*          *          *

 

Axel ed Evangeline arrivarono con tutta calma per il corridoio, piuttosto stupiti che Monica li avesse mandati a chiamare a quell’ora di notte

-          Che succede? – domandò l’Auror indispettito beccandosi l’occhiataccia della moglie e solo in quel momento percepì quella strana sensazione provenire da oltre il bugigattolo non illuminato.

-          C’è aura di morte, qui – disse piano Evangeline procedendo e avvicinandosi alla porta – e c’era anche un incantesimo sulla porta, qualcuno doveva averla sigillata

-          Ieri sera era chiusa – azzardò Monica – io e Ransie siamo passate di qui… però c’è stata una studentessa che l’ha attraversata senza aprirla…

-          Il passaggio era precluso ai fantasmi – annuì Eva toccando appena un segno scuro che doveva essere quel che rimaneva dell’incantesimo ormai spezzato

-          Era una ragazza strana, aveva gli occhi vitrei e una boccetta verde tra le dita

-          Occhi vitrei, hai detto? – chiese la vampira per conferma, la maggiore delle gemelle annuì

Harry tornò in quel momento e con lui c’erano anche Sirius e Rosleen

-          Ma che bel ritrovo – scherzò il padrino avvicinandosi

-          Dividiamo i compiti – disse Axel – a coppie, uno con la luce e uno con la bacchetta pronta. I bambini restano qui.

-          Neppure per sogno! – s’indignò Harry – noi veniamo con te e Hermione e Ron annuirono con lui.

-          Ne hai proprio voglia di andarti a far ammazzare – disse Malfoy

-          Tira fuori le palle e smettila di scherzare – furono le parole che gli ritorse contro – o tutti o nessuno

Draco sbuffò sonoramente mentre, scambiando un’occhiata con la mezzosangue, estraendo la bacchetta dai pantaloni. Seguendo il suo gesto, Pansy fece altrettanto e perfino Neville e Daphne

-          Io resto di guardia – disse la serpe dai capelli neri in posizione di difesa preparandosi accanto all’uscio forzato

-          Noi veniamo con voi – parlò invece Paciock in una versione coraggiosa che raramente erano riusciti a scorgere in lui se non quella volta della battaglia al Ministero

-          Io l’ho sempre detto che i bambini di oggi sono troppo testardi – si lamentò Evangeline, ma senza dire un’altra parola, fu la prima a oltrepassare la soglia, attorniata da una serie di fiammelle e fuochi fatui che le illuminavano a strada e, a seguire, tutti gli altri finchè Sirius e Rosleen non chiusero la piccola processione.

 

Il passaggio era stretto ed umido, tuttavia quella sensazione fredda di morte continuava ad essere persistente e palpabile perfino tra i muri scuri coperti da muschi scivolosi.

Al termine del corridoio che si era snodato per più di cento metri, c’era una ripida scala a chiocciola che scendeva

-          Levita! – disse sottovoce la vampira e tutti scesero volando visto che il percorso dei gradini avrebbe senz’altro provocato un ruzzolone generale e non si sapeva per quanto quella colonna scendesse sotto il livello da cui erano entrati.

Il punto dove atterrarono era una stanzetta circolare dove riuscivano a malapena a stare tutti e da dove partivano tre gallerie altrettanto scure.

-          Di là! – indicò Monica verso la terza – ne sono sicura lo sento – aggiunse allo sguardo del marito che, annuendole con aria grave, preparò un proiettile in una delle due pistole magiche che gli pendevano dai fianchi

-          Questo posto non mi piace e peggiora ogni minuto di più – fu il serio commento di Rosleen che, a sua volta, estrasse dalla divisa una serie di strisce di carta dove erano scritti degli incantesimi di difesa

-          Andiamo – furono invece le stringatissime parole di Evangeline che si sentì un poco come quando la vecchia squadra di Zachariah era alle prese con qualche caso difficile, peccato solo che i membri attuali fossero un po’ meno esperti e decisamente più giovani…

Facendo strada sempre per prima, la prof proseguì finché il cunicolo sboccò in un ampia sala dalla forma geometrica. Finalmente in uno spazio ampio e luminoso, il gruppo si guardò intorno, percorrendo le pareti di pietra e il soffitto cosparso di piastrelline nere, sorretto da doppie colonne di malachite verdissima.

E quando i loro sguardi scesero, di fronte a loro stavano tre figure: due in piedi e una per terra.

-          Ma guarda chi c’è? – disse la voce canzonatoria di Bellatrix rivolgendosi ai presenti e fissando lo sguardo su Draco – Lavanda – aggiunse li hai portati tu?

-          Nossignora – rispose fredda la studentessa e, infatti, in quel personalino fine e nei capelli castani riconobbero, effettivamente, Lavanda Brown che, a sua volta, rivolse uno sguardo carico di odio a Ronald

-          Il signor Weasley ci ha fatto davvero un grande favore a mandarci questo angelo – continuò scherzosa la mangiamorte – non credo saremmo riusciti a trovarlo senza il suo aiuto…

Tutti gli occhi si spostarono alla terza figura, distesa a terra, apparentemente senza vita e fu Evangeline quella che rimase più sorpresa di tutti nel riconoscere Zachariah Black in quel corpo svenuto, ma non osò comunque andargli vicino.

-          Già – aggiunse Bellatrix – siamo riusciti a trovare la stanza e anche lui…ma… il medaglione me lo darete voi – continuò

I presenti si guardarono sconcertati, non capendo

-          Sapete – continuò il discorso la donna – deve avere davvero un potere speciale se è riuscito perfino ad uccidere lo stesso Voldemort

Lo sconcerto fu generale per tutti mentre si apprendeva che Voldemort era morto, che era stato Zach e non Harry a ucciderlo e che si era servito di un medaglione per fare questo.

Qualcuno scambiò uno sguardo mentre Sirius ricordava l’oggetto a cui Rowena era così affezionata.

Alt, dov’era Rowena?

Tirò un sospiro di sollievo, grazie al cielo sua sorella non era con loro. Per una volta avevano un piccolo vantaggio.

Ok, ma perché la mangiamorte volevano tanto quella stanza?

Studiò ancora attorno nella stanza e l’occhio percorse il pavimento, soffermandosi proprio al centro dove un fascio di luce proveniente dal soffitto illuminava qualcosa.

Una pietra era al centro e su questa era un’incisione in argento, ancora lucido e splendente della luce della luna che filtrava dal soffitto aperto sulla notte.

-          Eva, questa è…? – chiese temendo la peggiore delle sorti, ma Evangeline non lo consolò

-          Sì, questa è la stanza della fondazione

Troppo facile capire.

La stanza della fondazione era dove era stata posta la prima pietra di Hogwarts, il luogo dove la scuola aveva cominciato a crescere e dove i quattro grandi maghi che avevano dato i loro nomi alle case si erano riuniti per posare a mano il macigno con l’incisione che attestava da dove era nata la Scuola.

Gli studenti si guardarono perplessi e preoccupati perché quella sembrava proprio l’atmosfera ideale per un altro scontro tra mangiamorte e auror, peccato solo che gli auror fossero sempre troppo pochi…

…e i mangiamorte sempre troppi, visto che da una porticina dietro le spalle di Bellatrix fecero il loro ingresso molti dei famosissimi e leali servi del Signore Oscuro: Rodolphus Lestrange, Peter Minus, Barty Crouch, Rabastan Lestrange, Augustus Rookwood, McNair, Dolohov e anche i padri di Tiger e Goyle.

Tutti si guardarono, l’un l’altro e verso i mangiamorte schierati.

-          Datemi il medaglione e poi vi uccideremo – disse Bellatrix – non costringetemi a ripeter quel che è successo ai due dementi Paciock

Neville raddrizzò la schiena mentre Daphne gli strinse dolcemente la mano per poi dedicarsi alla sua bacchetta che, lo sapeva, presto sarebbe stata usata per difendere, per la prima volta, qualcosa a cui teneva.

Avrebbe combattuto per se stessa e per quello in cui credeva e avrebbe fatto la fine di Frank ed Alice, se fosse stato necessario a proteggere ciò che aveva di caro. I suoi occhi solitamente allegri e un po’ svampiti, assunsero una tonalità di indaco che non le avevano mai visto mentre lo sguardo fiero, da vera Serpeverde, da persona determinata in qualcosa, prendeva il posto del sorrido dolce che aveva mandato in deliquio i suoi compagni di scuola.

-          A quanto pare non c’è scelta – disse Evangeline, gli occhi azzurri scintillanti di collera, le mani distese lungo i fianchi; il suo compito, a dirla tutta, sarebbe stato quello di proteggere i suoi allievi, ma con Potter più che determinato a farsi del male e i suoi amici con lui erano finiti tutti laggiù… e forse era un bene perché da sola avrebbe fatto relativamente poco, a parte una carneficina. Harry e gli altri avevano abbastanza esperienza per badare a loro stessi, probabilmente erano perfino più assennati di quel pazzo di Sirius, forse sarebbero riusciti ad avere un po’ di vittoria.

-          Evangeline, ma da quanto tempo… - aggiunse Bellatrix ghignando – quante volte hai tradito la nostra causa?

-          Almeno una mezza dozzina – rispose lei con altrettanta ironia nera – siete una setta di creduloni

-          C’erano troppi traditori – disse la mangiamorte – come quegli idioti dei genitori di mio nipote – e alluse a Draco che, rimanendo impassibile, guardò fisso la zia: che aveva detto? Che voleva dire? I suoi genitori? Sua madre sì, certo, anche se l’aveva scoperto da poco, ma Lucius? Il caro Lucius un traditore di Lord Voldemort? Ma da quando zia Bella aveva tutto quel senso dell’umorismo?

Ancora silenzio mentre il ronzio degli incantesimi che tutti avevano pronti sulla punta della bacchetta riempiva l’aria di elettricità statica che era perfettamente percepibile.

-          Voglio mio nipote - continuò a dire Bellatrix

-          Sono contraria alle faide familiari – rispose Evangeline

-          Tranquilla, dopo mi occuperò anche di te – ghignò la mora

-          Forse è il caso che ci pensi adesso, non sarò così pietosa come lo sei te – replicò fredda la Doll Master – e io e te abbiamo un conto in sospeso

-          Parli dell’Auror? – aggiunse ridacchiando la Black – non l’ho ancora ucciso se è per questo…

-          Non m’interessa – rispose Eva

-          Vorrà dire che prima ucciderò te

-          Provaci – dichiarò senza mezzi termini la bionda che, sollevandosi in aria, si scagliò verso l’avversaria.

E nel boato provocato dall’esplosione quasi contemporanea di tutti gli spell delay preventivamente pronunciati, cominciò quella terribile battaglia, mentre la luce delle magie illuminava quella stanza dove aleggiava l’odore e la sensazione di morte.

-          Che lo spettacolo abbia inizio! – urlò la mangiamorte tra il cozzare di incantesimi.

 

*          *          *

 

-          Sirius! – gridò qualcuno mentre il caos imperversava tra i presenti e, voltandosi, l’uomo riconobbe sulla soglia la figuretta cieca di sua sorella

-          Che diamine ci fai qui! – urlò nel vano tentativo di liberarsi dell’avversario e andarla a proteggere – Ros? – domandò poi alla fidanzata impegnata in un corpo a corpo piuttosto discutibile con uno dei mangiamorte

-          Ti sembra il momento di chiedermi di sposarti? – disse la rossa sferrando un pugno al mago

-          Non ti ho chiesto di sposarti! – la rimproverò Sirius – che ci fa Rowena qui?

-          Che vuoi che ne sappia? Ti sembra che sia nelle condizioni di fare un incantesimo di Divinazione?

Ma che cos’era, impazzita?

Quella ragazza non stava bene…

-          Il medaglione! – urlò Bellatrix accorgendosi della nuova persona intervenuta nella battaglia e riconoscendo il ciondolo dorato sul vestito nero della sconosciuta che, a prima vista, doveva essere Rowena Black.

Senza pensarci due volte, la mangiamorte si lanciò contro la donna con una maledizione senza perdono pronta ad esplodere dalla punta della bacchetta.

Evangeline, però, non la pensava allo stesso modo e, in un gesto decisamente poco femminile, fermò la donna senza tuttavia riuscire a impedirle di scagliare l’incantesimo contro Row

-          Attenta! – fu il grido unanime che esplose tra i presenti mentre la scia verdastra della stregoneria puntava dritta su di lei

-          Protego! – fu quello che si sentì appena mentre una barriera invisibile era sorta tra la luce fluorescente e il corpo ancora integro e preoccupato di Rowena, provocando uno schianto assordante e una nube di polvere che si sollevò dal pavimento antico.

Quando il fumo si diradò, gli stanti intravidero la sagoma scura di Piton in posizione di difesa di fronte alla donna che, terrorizzata e con le mani al cuore, aveva sentito arrivare l’incantesimo.

-          Per una volta servi a qualcosa! – gli gridò Sirius riprendendo il combattimento con Rabastan particolarmente agguerrito

-          Sei un fratello irresponsabile – fu quello che gli rispose l’insegnante di Pozioni con un certo sussiego – e tu che cercavi di fare? Ammazzarti? – disse poi alla sua amata ancora shockata

-          Ho Visto di nuovo, ho rivisto con gli occhi degli altri! – si giustificò Rowena

-          Una parca? – fu quello che gridò stridula Bellatrix, troppo presa, tuttavia, dall’offensiva dell’Evangelista Oscura per potersi distrarre

Ginny Weasley, sbucando da dietro il mantello del professore, si fece largo tra la mischia, andando a soccorrere l’uomo disteso a terra.

-          Se provi a lasciami un’altra volta a questo modo ti ammazzo io! – disse rivolgendosi a Harry che si limitò a non risponderle. Quello che lo lasciava interdetto era che Rowena aveva di nuovo parlato di Vista, ma non l’aveva barattata con la libertà di Sirius?

Quello di cui non si accorse, però era che un’altra figura si stava avvicinando alla donna, una persona che mai avrebbe pensato, qualcuno che non aveva mai visto: Zachariah Black.

Riuscendo a disfarsi dell’aggressore, Harry corse insieme alla coppia che si stava rapidamente avvicinando al centro della sala, dove era fissata la pietra e fu solo quando la guardò con molta attenzione che notò che al centro di questa, oltre all’iscrizione, stava una sagoma circolare

-          Dammi il medaglione – disse perentorio Zach alla sorella che, annuendo mentre Piton li proteggeva, gli lasciava quell’oggetto che aveva custodito con tanta cura: adesso capiva perché suo fratello gli aveva detto di riportarlo a Scuola. Perché in quel giorno, per la prima volta, aveva vissuto con gli occhi di suo fratello, era stata Zachiariah Black e sapeva a cosa serviva quel monile

-          Fermati, bastardo, lascialo subito! – urlò ancora Bellatrix seguita dal marito lanciandosi contro l’Auror, ma la barriera protettiva che Evangeline eresse resistesse all’attacco accanito dei due mangiamorte.

Zach appoggiò rapidamente il gioiello nella scanalatura e quando una luce bianchissima si sprigionò da questo, si allontanò rapidamente.

-          Che hai fatto, maledetto, adesso non possiamo più usarlo! – sbraitò isterica la mangiamorte

-          Proprio quello che volevo – le gridò dietro il famoso Zachariah insieme alla sorella e a Severus Piton.

Anche l’ultimo mangiamorte, tranne la donna, cadde a terra sotto i ripetuti colpi dei presenti, mentre Monica e Axel si davano da fare con pistole magiche e incantesimi sconosciuti.

Un nuovo boato, che quasi faceva male alle orecchie, seguito da uno scoppio di energia si replicò per le pareti, probabilmente scuotendo la scuola dalle fondamenta fin su all’ultimo piano delle torri di Grifondoro e Corvonero.

 

*          *          *

 

In the depths of my teared-up eyes
There’s your unchanging figure
Where will the world continue to?
The words from the days have ceased

The freezing, stormy nights
Continue onto the still unseen you, too
Please tell me, oh the wind that spreads across the ocean
Prayers surpass time

Prayers surpass time

Lena Park, “Inori ~ Raise Me Up”

Versione inglese

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: ebbene, la vicenda prosegue tra tante cose… questo nuovo capitolo ho cercato di dividerlo tra la parte ancora legata ai problemi dei due protagonisti e una vicenda che prosegue perché ci stiamo effettivamente avviando al termine della favola.

Finalmente si scopre qualcosa su questo Zachariah Black e Bellatrix fa la sua prima comparsa… confesso che ero molto combattuta sul titolo da assegnargli, ma alla fine ho scelto questo, spero che sia calzante, diciamo che si cominciano ad avere TUTTE le idee chiare e tra questo e il prossimo, ogni dubbio sarà risolto (quasi).

 

Ho anche due avvisi da dare: il primo è che ho pubblicato una shottina con il titolo “Aiutami a dimenticare” dove sono casualmente protagonisti Draco ed Hermione, gli altri hanno un ruolo piuttosto marginale… se non adorate Ron con tutto il cuore, vi chiedo di leggerla, spero vi piaccia, ma ammetto che le shot sono troppo corte per dire tutto quello che vorrei, quindi non so se ne pubblicherò molte… ^^

 

Il secondo avviso è il seguente: so di avervi informato di un seguito della storia, tuttavia, prima di proporlo, vorrei pubblicarne un’altra che è un po’ che mi ronza in testa, quindi spero avrete pazienza e seguirete le mie nuove opere.

 

Ciao!

Nyssa

 

Crazy_Fra: effettivamente mi ero accorta che molti avevano già intuito qualcosa e un po’ ne sono orgogliosa… sì, penso anche io che sia decisamente presto, però mi sembrava ci stesse bene un bel pargoletto… eppoi mi serve per il finale.

Mi auguro che ti piaccia anche il nuovo capitolo, sappimi dire! Ciao e un bacione!

 

marygenoana: già, effettivamente i misteri, dopo un po’ che non ne comparivano, cominciano di nuovo ad accumularsi, ma garantisco che questa volta si risolveranno molto più velocemente.

Mi fa piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo! Ciao e a presto! Nyssa

 

luana1985:Si Draco è avventato, ed è dissoluto ed eccessivo, ma sa quando prendere in mano la situazione e darsi da fare” sono totalmente d’accordo e penso che anche le persone più irresponsabili sappiamo prendersi le loro responsabilità quando occorre ^^ Draco ha un sacco di difetti, ma lo vedevo così bene a fare il genitore…

Spero ti piaccia anche questo proseguimento, aspetto di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacio! Nyssa

 

flydreamer: io non lo so come faccio a dire cosa pensano, probabilmente mi domando cosa farei io al loro posto… dopotutto, un po’ assomiglio a Hermione e io e Draco abbiamo in comune il segno zodiacale… però finisco sempre con l’esagerare nei pensieri.

Ecco qui un aggiornamento veloce-veloce, spero ti piaccia, sappimi dire, mi raccomando! Ciao e un bacione, Nyssa

 

Kilkenny: di Lucius qualcosa si dice in questo capitolo, non credo aggiungerò molto perché anche per la storia Lucius/Narcissa ho qualche ideuzza, ma si sa, il tempo non è mai sufficiente e nell’ordine, ho in mente prima la prox storia e poi il seguito di questa, quindi il prequel dovrà attendere ^^

Ti ringrazio per i voti che mi dai, anche se penso che siano un po’ esagerati *//*

Spero ti piaccia anche questo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa

 

Lord Martiya: l’idea di far incontrario Lucius ubriaco ed Eva stile giornata assolutamente no sarebbe grandiosa se non fosse che ho pronta una spiegazione perfetta per il comportamento di Lucius in una fic che arriverà tra un bel po’… aspetta e saprai, metterò i puntini sulle u, così sono anche doppi.

Mi auguro che anche l’aggiornamento di oggi ti piaccia, sappimi di dire! Ciao, Nyssa

 

potterina_88_: mentre stavo scrivendo pensavo esattamente le stesse cose: se da una parte sono decisamente un po’ troppo giovani, dall’altra però stanno così bene insieme e saranno dei perfetti genitori visto che sanno già quello che non devono fare.

La mia storia, eh sì, finirà, però ne sto già producendo un’altra (dato che sono in vacanza mi porto avanti col lavoro) e spero che seguirai anche questa! Intanto dimmi che cosa pensi di questo nuovo aggiornamento, spero ti piaccia ugualmente! Un bacione! Nyssa

 

Shavanna: confesso che l’idea era di terminare la fic proprio a Natale, ma tra una cosa e l’altra credo si andrà un po’ più avanti, così avevo deciso di pubblicare il capitolo della rivelazione per la festa, ma neppure questo mi è riuscito e allora amen! Ci sono andata vicina…

Sì, credo anche io che sia stata una decisione un po’ eccessiva, però ci stava così bene… io ce lo vedo tanto Draco a tenere un bebè in braccio… ^^

Cmq ripeto, è decisamente presto e avrebbero dovuto fare moooooolta più attenzione, ma poi ho guardato mia cugina e i suoi tre figlioli, di cui il primo arrivato quando non avrebbe dovuto, e allora mi sono decisa.

La reazione di Harry la si vede in questo cappy, per gli altri… chissà, forse lo dirò o forse no; se una mia amica mi dicesse una cosa del genere credo che farei scena muta… magari loro sono come me *//*

Per le descrizioni di confusione, invece, ormai stanno diventando il mio cavallo di battaglia, anche se prego di non doverne scrivere troppe.

Bene, mi auguro che ti piaccia anche il nuovo post, ciao e un bacione! Nyssa

 

SilVerphoenix: penso che il voto che tu mi hai assegnato sia decisamente da rivedere, non credo di meritare tanto, però non nego che la cosa mi riempia di gioia^^

Mi auguro che ti piaccia anche il mio nuovo aggiornamento, per qualsiasi cosa sai dove cercarmi, Kiss, Nyssa

 

lady malfoy 95: in effetti anche io ogni tanto mi metto a pensare a come starebbe con un bel pancione… e anche a Draco col bambino, però la cosa mi fa sempre tanta tenerezza, alla fine, come si vede, non ho saputo resistere.

Le vacanze vanno così così visto che mi riempiono di compiti e il tempo di scrivere è sempre limitato, ma almeno posso tirare un sospiro di sollievo.

Spero ti piaccia l’aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa

 

 

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Capitolo 30
*** Flying without wings ***


…ed era tutto finito

…ed era tutto finito.

Come un fulmine, la grande battaglia era scoppiata ed era terminata.

La nube di pulviscolo generata dalle tante magie esplose si stava diradando mentre i superstiti si guardavano negli occhi, il corpo ancora teso e all’erta in cerca di eventuali nemici nascosti e pronti ad un agguato.

Al centro del cerchio formato, solo Bellatrix era ancora in piedi, la bacchetta saldamente stretta nella mano sinistra, i capelli, una volta neri, ormai striati di bianco, scompigliati dalla corrente sotterranea che vorticava sulle pareti arrotondate della sala creando un mulinello al centro.

La luce illuminava la statua della più bella tra le fondatrici, Rowena Ravenclaw, mentre le altre, altere, di Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro fissavano impassibili la bella donna e, all’opposto, sulla parete, quella di Tosca Tassorosso le sorrideva benigna.

-          Non avrete anche me! – urlò Bellatrix con voce quasi isterica – ormai – continuò – basta un solo mangiamorte perché il potere dell’Oscuro Signore risorga!

 

E, animata da una nuova rabbia, la punta della bacchetta divenne di un verde fluorescente.

In un attimo l’incantesimo partì.

Evangeline, alla destra della donna, quasi si lanciò dall’altra parte del gruppo nel tentativo di salvare una delle due persone alle quali la magia era diretta.

Ma per quella volta, i suoi sentimenti ebbero il sopravvento e fu per quella piccola ragione che non si accorse che l’incantesimo non era diretto a Zachariah, ma a Hermione.

E la luce verdastra dello schiantesimo si addensò e poi propagò sul petto della giovane all’altezza del cuore.

 

Lasciando la bacchetta, il corpo fu sospinto all’indietro dal contraccolpo, cadendo di schiena sul freddo pavimento di pietra.

Nell’attimo di confusione generale, gli occhi di tutti i presenti si incrociarono e, mentre da una parte giaceva la figura inerme di Hermione, dall’altra si stava smaterializzando Bellatrix e, solo allora, si accorsero che, svenuta o narcotizzata, con lei c’era anche Temperance e, nelle sue braccia la piccola figura imbacuccata del bambino appena nato. Rodolphus, scappato dal campo di battaglia poco prima della fine del corpo a corpo, era di nuovo riuscito a rapire Ransie, probabilmente troppo debole per opporre resistenza dopo il parto.

E mentre, con un grido di terrore, Eva e Zach si lanciavano verso il centro della sala nel vano tentativo di salvarla, a loro si unirono anche Draco, Harry e Ginny che correvano verso la loro compagna esanime.

 

…e fu silenzio.

Un silenzio pregno di tensione e morte.

Ma quando anche la figura dell’ultima mangiamorte fu scomparsa, l’attenzione fu tutta per lei.

Evangeline si fece rapidamente largo tra gli studenti assiepati intorno alla ragazza che sembrava così vulnerabile, stesa a terra tra le braccia di Malfoy che la cullava come una bimba addormentata.

Harry, Ginny, Ron, Daphne e Neville, in piedi lì accanto, si scostarono quando la loro insegnante toccò appena il polso molle della loro amica mentre scambiava un’occhiata significativa con Zachariah inginocchiato al suo fianco.

L’uomo accarezzò la testa della riccia con fare paterno, lo stesso che aveva usato quando Temperance era bambina… e lei rideva contenta di quel gesto affettuoso; la ragazza distesa a terra non rideva, anzi, era immobile, le mani che diventavano sempre più fredde.

Stava morendo.

L’aveva letto negli occhi vitrei di Evangeline.

C’era del senso di colpa in quegli occhi che conosceva bene, erano anni ormai e ancora non era riuscito a capire come fossero finiti a fare squadra insieme e poi come quel gruppo si era potuto allargare e diventare la mitica banda che era stata per molti anni.

E nonostante tutto questo tempo passato insieme, c’erano un sacco di cose che ancora non conosceva di lei; leggere quello che provava, quello che sentiva, poi, era completamente fuori discussione.

Eppure quel giorno c’era riuscito: due volte era accaduta quella cosa. La prima era stata quando si erano incontrati la prima volta, in un istante era stato come se il tempo si fosse fermato, si era sentito appartenente ad un passato comune con quello della vampira, ma non sapeva quale, era stato allora che aveva letto un sentimento di nostalgia e malinconia, l’aveva letto nei suoi occhi.

La seconda volta era accaduto quel giorno, l’aveva vista lanciarsi su di lui quando Bellatrix aveva fatto scoppiare l’incantesimo, non sapeva perché l’avesse fatto, ma era stato così.

Era stato dopo che il danno c’era stato che quegli occhi avevano rivelato ciò che sentivano: paura e senso di colpa.

Perché?

 

Per Ransie mentre, addormentata, veniva rapita insieme al suo bambino, povera creatura… aveva patito tanto prima di nascere, chissà che gli sarebbe successo adesso… non conoscevano neppure il suo nome…

E poi per Hermione, colpita… avrebbe potuto salvarla se avesse atteso un attimo ancora prima di lanciarsi verso di lui… ma non l’aveva fatto, non aveva aspettato come aveva sempre fatto e adesso Hermione stava morendo e loro non potevano fare nulla.

 

Guardò Eva che tastava con mano ferma e competente il collo scoperto della ragazza

-          Toglile la cravatta – ordinò svelta allontanandosi e lasciando il corpo, mentre Draco la guardava sbigottito

-          Che vorresti fare?

-          Non è ancora morta – disse sbrigativa – forse posso fare ancora qualcosa, anche se…

Gli occhi azzurri si sollevarono fino al soffitto da dove filtrava la luce

-          Non c’è la luna – fu il suo ultimo commento

Dieci paia d’occhi si sollevarono fino alla volta circolare con le colonne binate che risaltavano come gli occhi fosforescenti di un gatto e presero atto del fatto che la luna, quella sera, non aveva mostrato la sua faccia.

-          E’ perché abbiamo rimesso a posto il medaglione – rispose Zach e si scoprì come mai a scuola la festa dell’eclissi fosse così sentita. Probabilmente la Scuola stessa era stata fondata in una notte senza luna.

Qualche sguardo preoccupato venne scambiato tra i presenti mentre Draco stringeva possessivamente a se le spalle di lei

-          No – disse chiaramente - possiamo usare la Giratempo

-          No, non basterebbe – riferì Zachariah

-          Lasciami tentare – quasi lo implorò Evangeline, oppressa dal senso di colpa

-          Hermione è incinta – sussurrò piano Draco arrossendo, rivelando il motivo per cui non voleva che Eva toccasse la ragazza. Il foglio che la Caposcuola gli aveva fatto leggere diceva che, in caso la donna sia in stato interessante e non ci sia la luna non è possibile determinare quel che accadrà alla donna stessa e al suo bambino.

A questo punto, gli sguardi imbarazzati di Daphne, Neville, Ginny ed Harry videro la luce assieme a quelli sorpresi di Monica, Axel, Rowenna, Piton e Ron

-          Lasciala provare – disse Harry avanzando verso il biondo – se non tenta moriranno in due… se prova forse riusciremo a salvare almeno lei…

Ci fu un istante di silenzio profondo, poi lo Slytherin annuì gravemente.

Draco si alzò in piedi, adagiando piano il corpo in terra

-          Almeno non chiedetemi di stare a vedere – disse allontanandosi.

Qualcuno annuì.

Eva si trasformò e ritornò al suo stadio primo, in forma di quindicenne.

 

*          *          *

 

Il ragazzo era ormai in fondo alla sala quando si voltò per l’ultima volta e vide appena la bocca della vampira pericolosamente vicina al collo scoperto mentre la camicia bianca della studentessa era stata abbassata fin sulla spalla.

“Non mi lasciare” sentì dire ad una voce dentro di lui: era di sicuro lei che lo stava chiamando… lui era patetico… lei stava morendo, eppure usava le sue ultime forse per lui, per richiamarlo, per ricordargli quello che le aveva promesso: di non abbandonarla mai. Lui era vivo e in salute, invece, e se ne stava andando, la abbandonava proprio quando lei aveva bisogno… e osava anche dire di essere innamorato… avrebbe dovuto vergognarsi…

Lei gli era rimasta al fianco quando aveva bisogno, cercando di rendersi utile, possibile che lui non potesse fare proprio nulla?

Osservò Daphne, inginocchiata accanto all’amica che le stringeva la mano.

Beh, fino a tenerla per mano e aspettare era capace…

Non sarebbe stato uomo se se ne fosse andato.

E quello sarebbe stato il primo gesto di cui si sarebbe vergognato.

Era Draco Malfoy e un Malfoy non fugge mai!

Forse era mezzo Black, vero, ma portava il cognome dei Malfoy e adesso che aveva saputo che i suoi genitori erano dei “traditori della causa” poteva portare quel nome e quel cognome con rinnovato orgoglio.

Lei, almeno, avrebbe voluto che fosse così.

 

Tornò indietro quasi correndo mentre lo Sfregiato gli sorrideva annuendo e gli lasciava il suo posto al fianco della riccia; Draco s’inginocchiò, sostenendole la testa e appoggiandosela in grembo. Evangeline ghignò, dopodiché affondò definitivamente i denti nella carne, dandole il suo sangue.

Quella era forse la prima volta che un vampiro al posto che bearsi del sangue umano, donava il suo, mezzo demoniaco.

 

*          *          *

 

L’infermeria era calda e tranquilla, la luce soffusa del pomeriggio filtrava attraverso i tendaggi di garza appesi alle finestre e colpiva delicatamente il viso della grifondoro distesa nel letto di mezzo del corridoio, proprio di fronte alle imposte.

Hermione si destò appena, svegliata da quel dolce tepore sul volto, e sbattè qualche volta le ciglia per riprendere il contatto con la realtà.

Non ricordava niente: che ci faceva lì?

All’improvviso qualche ricordo le tornò alla memoria: la battaglia, Rowena, Ginny, gli altri… e poi Bellatrix che aveva lanciato lo schiantesimo ed Evangeline che si era lanciata verso di loro. Dopodiché, solo una memoria debolissima di aver chiamato accanto Draco perché… lui non c’era.

Ma Draco, come si accorse, era seduto ai piedi del suo letto, addormentato sulle coperte candide, con la divisa spiegazzata, la testa fasciata da alcune bende bianche e due cerotti incrociati sul dorso della mano destra, appoggiata sul letto.

Non se n’era andato.

Non l’aveva lasciata.

E se anche l’avesse fatto, era tornato ed era stato per lei.

 

Un pensiero la colse con un’urgenza improvvisa mentre si scopriva dai lenzuoli e guardava fisso il grembo, fasciato dalla stoffa di una camicia da notte.

Draco si svegliò in quel momento visto tutto il movimento che lei aveva fatto, e la guardò

-          Il… bambino? – chiese preoccupata lei aggrottando le sopracciglia come faceva quando temeva una brutta notizia

-          Sta bene – disse piano lui – Madama Chips ha detto che non ha risentito del tuo trauma, anche se…

-          Anche se cosa? – lo incalzò preoccupata portandosi una mano alla pancia

-          Non sappiamo cosa sia, come sia…

-          Perché?

-          Perché quella notte non c’era la luna e io ti ho morsa, anche se ti ho dato il mio sangue  e non ho preso il tuo – disse Evangeline, entrando nell’infermeria a passo spedito nella sua forma da quindicenne

-          Tu? – domandò stralunata la mora – tu mi hai dato il TUO sangue?

-          Sì – rispose brevemente la bionda

-          Quindi potrebbe…

-          Sì, potrebbe essere un vampiro di stirpe, un vampiro normale, un umano o un vampiro soggetto a metamorfosi temporale

Hermione annuì seria, accarezzando appena la stoffa che le copriva l’addome.

-          Ti rimarrà la cicatrice – aggiunse poi indicandole due segnetti sul collo che la ragazza si affrettò a toccare – ma considerati fortunata: c’è gente che muore per essere stata morsa da un vampiro – lei annuì – tu hai avuto una doppia fortuna perché sei viva e umana.

-          Che cosa è accaduto? – volle sapere la Caposcuola – non ricordo più nulla.

La professoressa annuì, dopodiché un piccolo corteo fece il suo ingresso sotto lo sguardo di disapprovazione di Madama Chips

-          Credo sia ora di svelare tutti i dubbi – disse semplicemente – ma volevamo aspettare che ci fossi anche tu

Lei annuì e poi sorrise ai suoi compagni che avevano in mano fiori, cioccolatini e altri regali per lei e che si sedettero sul suo letto e su quelli vicini.

-          Cominciamo dall’inizio – disse a Zach con familiarità – raccontaci come mai Bellatrix ce l’aveva tanto con te…

L’Auror lanciò uno sguardo al piccolo pubblico, poi cominciò.

-          Bella ha detto che sono stato io a uccidere Voldemort, ma non è vero. Probabilmente avrete saputo da Rowena che sono scomparso di casa quest’estate e da allora non hanno avuto più mie notizie – alcuni annuirono, Rowena compresa. – Voldemort, per essere precisi, era stato ucciso già da Harry durante il torneo TreMaghi e, per la cronaca, ciò era avvenuto quando le due bacchette recanti in sé la piuma della fenice erano venute in contatto. – Harry accennò un assenso con la testa – dovete sapere, e io questo l’ho scoperto molto dopo, che Voldemort aveva dato la sua anima alla bacchetta. Da quando il professor Raptor era stato distrutto dalla magia di Harry, Tu-Sai-Chi si era rifugiato nell’unico oggetto di sua appartenenza che gli fosse rimasto: la bacchetta.

È stato solo dopo, quando Rodolphus ha ritrovato il diario, che lui ha potuto vivere di nuovo come un essere umano e così, quando Ginny ha aperto la Camera, per un breve periodo è tornato ad essere lo studente diciassettenne di scuola – Ginny annuì imbarazzata – nonostante molti tentativi fatti, il corpo di Voldemort era stato completamente distrutto quando aveva attaccato i coniugi Potter e Harry l’aveva praticamente spazzato via con la sua stessa maledizione, insomma, è da diciotto anni che di Voi-Sapete-Chi non esiste altro che la sua essenza, poi ricongiuntasi alla bacchetta. Quando le due bacchette sono entrate in risonanza, una delle due è stata distrutta e fu quella dell’Oscuro Signore perché quella di Harry era protetta dal patronus che suo padre gli aveva mandato, una sorta di spirito, chiamatelo, così Voldemort si ritrovò nuovamente senza una cosa che gli appartenesse, visto che diario e bacchetta erano ormai perduti.

-         Ma non poteva entrare nei suoi vestiti, o nelle sue cose? – chiese Ronald

-          Occorreva qualcosa che fosse pieno della sua magia – spiegò Zachariah – quando lo incontrai io, quest’estate, stava cercando di sprigionare la magia del Medaglione delle Case.

-         E che cos’è? – domandò Neville

-         Si tratta di un manufatto molto antico che fu forgiato dai fondatori della Scuola, esso racchiude la loro magia ed è utilizzabile una volta ogni mille anni

-         Quindi ora sarebbe stato possibile usarlo… - propose Daphne

-         Ipoteticamente sì, però sussiste un altro dettaglio.

-         E quale sarebbe? – lo incalzò Hermione

-         Al tempo ancora della fondazione, il medaglione era stato diviso in quattro parti e nascosta ciascuna nei rispettivi camini delle sale comuni delle Case, tuttavia, Rowena Ravenclaw, la fondatrice di Corvonero, conscia di quel che sarebbe potuto succedere se utilizzato in maniera sbagliata, raccolse il frammenti, ne fabbricò quattro copie identiche, ma senza magia, e le nascose al loro posto, distruggendo poi gli originali aiutata da Salazar, circuito con una scusa.

-         Una cosa terribilmente femminile – commentò Draco sprezzante

-         Sì. Sta di fatto che il medaglione che Voldemort cercava di usare non avrebbe avuto alcun effetto e la sola magia della Prima Pietra nella sala dove intendeva attuare l’incantesimo era già stata sufficiente a lasciare Tu-Sai-Chi praticamente morto, io insomma ho solo usato uno schiantesimo per liberarmene, il grosso era già stato fatto. Bellatrix, però, che era l’unica informata di questo piano, cominciò a darmi la caccia e fui costretto a nascondermi e quale posto migliore se non la Stanza della Fondazione? In un certo senso devo ringraziare Voldemort che ha forzato la serratura.

Voi non ve ne siete accorti – aggiunse – ma sono rimasto a Scuola quasi cinque mesi, forse sei… solo Silente sapeva di me e, credo, la McGranitt. Per questo erano così preoccupati quando c’è stata l’invasione di famigli.

Qualcuno ghignò.

-          Quel che è accaduto dopo è stato che Bellatrix, dopo aver mandato la scuola nel caos, era riuscita a trovarmi, peccato che ai mangiamorte sia vietato l’ingresso a Hogwarts

-          È vero, Silente ha detto che non sono i benvenuti… - disse Pansy

-          Infatti, quello non è altro che un incantesimo piuttosto potente per tenerli alla larga

-          Ma allora come hanno fatto a infiltrarsi qui? – domandò Harry

-          Ci sono riusciti tramite Lavanda

-          Lavanda Brown? – esclamò incredula la Parkinson

-          Sì. Animata da un odio viscerale e da un desiderio di vendetta particolare, è stata la preda perfetta per i Lestrange che l’hanno corrotta con una pozione marionetta e poi costretta a servirli.

-          Ma era cosciente? – domandò Daphne

-          Chissà… questa è una cosa che solo lei può dire.

Evangeline sospirò ed annuì decisa.

-          L’odio può muovere molte persone…

-          Ancora non capisco come abbiano potuto mettere la pozione PrendiVita sul libro, però… - chiese sospettosa la riccia – Lavanda quel pomeriggio non mi sembrava così arrabbiata

-          Probabilmente è stato quando ha trovato me e Pansy – rispose Ron arrossendo

-          Te e Pansy?

-          Sì, probabilmente anche lei ha visto quando eravamo in camera – riconobbe

-          Ma non eravate TE e Lavanda? – chiese incerta la mora

-          No, eravamo io e lei… - e indicò la serpeverde dai capelli neri

-          Beh, si capiscono molte cose… - commentarono Harry e Draco

-          Dove si trova adesso? – fu invece la domanda di Daphne

-          In qualche sgabuzzino con un bravo torturatore, spero – commentò Eva sadicamente – Silente l’ha espulsa dalla scuola dopo che il Ministero ha fatto molte pressioni a proposito. Bene, a questo punto ci serve la storia di Row – e le lanciò un’occhiata. Rowena si raddrizzò sulla sedia – come mai tu hai ancora la Vista?

-          In verità non lo so – ammise lei – credevo di averla donata per salvare mio fratello - si giustificò volgendo il capo verso il punto dove era seduto l’ultimo dei Black

-          Questa è una domanda a cui posso rispondere io – s’intromise proprio Sirius

-          Allora parla e fai in fretta – furono le parole della vampira

-          Beh, ecco... il fatto è che l’ho battuta sul tempo… quando siamo fuggiti da una delle altre realtà, sono stato il primo a dare via qualcosa per farci passare. Io sapevo ancora come funzionavano questi passaggi. Da quel che riesco a ricordare, basta cedere qualcosa per attivare il passaggio, ma non conta quanti vi passiono.

-          E quindi? – domandò Monica

-          Ho dato via due cose di poco conto, sia per salvarmi, quella volta al Ministero, sia per tornare da questa parte e portare con me la mia sorellina… - tutti pensarono che, se Piton fosse stato presente, sarebbe finita in una mezza zuffa.

-          E che cosa, di grazia? – intervenne Rosleen

-          Ah, semplice! La mia capacità di diventare animagus e… - tutti aspettarono con il fiato sospeso la risposta del padrino di Harry che, con un sorriso da divo del cinema aggiunse – la mia amicizia con Peter Minus.

Zach, Ros, Eva e Harry si misero a ridere mentre gli altri erano combattuti tra la costernazione e il desiderio di farsi una santa risata.

-          Ok, a questo punto, che misteri mancano? – domandò Evangeline

-          Per esempio perché hanno rapito Ransie, oppure perché hanno detto che i miei genitori sono dei traditori – intervenne scazzato Draco che, in quel momento, voleva solo rimanersene da solo con la sua mezzosangue.

-          Per i tuoi genitori puoi andarci a parlare tu stesso – gli disse Axel – tuo padre è ricoverato al San Mungo, se si sveglia gli puoi parlare

-          Non credo di avere tutta questa voglia e questa fretta – ammise il biondo

-          Diciamo anche che sono stati dei genitori solo a metà – intervenne Blaise Zabini comparendo sulla porta

-          Che ci fai tu qui? E che ne sai tu di questa storia? – domandò il Caposcuola al migliore amico

-          Blaise ci ha seguito di nascosto – ammise Monica – Pansy l’ha incontrato quando era di guardia, lui è sceso di sotto, ci ha visti ed è andato ad avvertire: è stato lui a chiamare Piton, a dirgli che Rowena era nella sala e avvertire la McGrannit e Silente

-          Stai sempre tra i piedi, vero Zab? – gli domandò Draco col suo solito fare altezzoso

-          Credo che tu debba dirmi ancora una cosuccia su di lei – rispose Blaise sorridendo e alludendo alla Hermione distesa nel letto.

Ovviamente tutti sapevano che Blaise sapeva che Hermione era incinta, ma lui voleva sentirselo dire da Draco perché erano amici, perché la loro era un’amicizia strana, ma alla fine sincera.

E non c’ amicizia più bella di quella che nasce con difficoltà e che si basa sulla fiducia.

-          Suppongo che a questo punto non mi farai più entrare nel tuo club di playboy – disse ghignando Malfoy

-          Ci sei cascato come una pera – rispose lo Slytherin dagli occhi blu

-          E invece che ne sarà di Temperance? – domandò preoccupata Monica

Tutti si studiarono negli occhi senza che nessuno avesse una risposta a quella domanda.

Il respiro si era fatto improvvisamente basso e pesante.

A quel punto, si poteva solo pregare che stesse bene.

 

*          *          *

 

Il tetto della torre sud era senz’altro il posto che Evangeline prediligeva di tutta la scuola e l’aria di febbraio lo rendeva fresco ed eterno. Si sentiva davvero libera seduta sulle tegole scure del castello ad ammirare l’orizzonte mentre il venticello gelido ancora invernale le scompigliava i lunghi capelli biondi.

E in quel momento era più felice che mai di essere lassù con Zach.

Lo sbirciò con la coda dell’occhio, come faceva i primi tempi che si erano conosciuti. Era seduto con una gamba ripiegata e un braccio appoggiato sopra e anche lui stava guardando lontano, oltre la linea che separava la terra dal cielo, oltre le colline e i prati verdi della brughiera.

-          Ho una domanda da farti, Eva – disse l’uomo mentre la brezza gli metteva in disordine i capelli neri così simili a quelli di Sirius. Non ottenendo risposta continuò – perchè mi guardi sempre in quel modo?

Evangeline si voltò verso di lui, gli occhi in una muta domanda: “quale modo?”.

-          Che cos’era quella cosa che ho sentito quando ci siamo visti la prima volta?

Le labbra della vampira si atteggiarono in una smorfia a metà tra un sorriso triste e un ghigno

-          Lo vuoi davvero sapere? – chiese, lui fece cenno di sì con la testa

-          D’accordo allora. Tu sai come sono diventata vampira?

-          In parte.

-          Dimenticatene. Non è vero che appartenevo alla nobiltà scozzese. Vivevo in un villaggio sulle rive di Loch Ness, un posto povero e distante dove raramente si incontravano visitatori. Il nostro signore era il conte di McDowell e abitava in un castello sulla sponda del lago, io non l’avevo mai visto e quello che non sapevo era che altri non era se non un vampiro.

Zachariah annuì, seguendo il filo del racconto.

-          Quando avevo quindici anni lo incontrai per la prima volta. Non ero una strega, ero solo una babbana qualunque, ma mi innamorai di quell’uomo a prima vista, tanto che, quando si è giovani, si commettono delle follie. Devi sapere che la Scozia è sempre stato un paese diviso da lotte fratricide e la casata dei McDowell non faceva differenza, infatti il vicino del signor McDowell attaccava continuamente le nostre terre, rubava le nostre greggi, saccheggiava i nostri villaggi e violentava le nostre donne. Ed era un vampiro anche lui.

In realtà, una bambina di quindici anni non dovrebbe nutrire amore verso una persona molto più vecchia di lei, soprattutto di qualche migliaia di anni, ma ero innamorata ed Edmund era tutto quello che volevo.

Conoscerlo, volendo, fu abbastanza semplice e chiacchierare anche, eravamo molto amici e lui mi considerava un po’ sua figlia, un po’ sua amica, un po’ sua moglie. Era un rapporto strano e controverso.

Ma tutto questo non m’importava, pur di potergli stare accanto.

Ringrazio il Cielo che il nostro rapporto non sia mai arrivato al punto da desiderarci fisicamente, e, forse, un vampiro non dovrebbe nominare il Cielo. – Zach le sorrise

Un giorno, però, capitò che arrivai al castello mentre era appena terminato uno scontro con il nostro confinante: Edmund era in un lago di sangue sul pavimento della sala da ballo ed io ero costernata.

Anche se lui non me l’aveva detto, sapevo che era un vampiro, un vampiro di stirpe per la precisione.

Credevo che fossero immortali, ma la cosa non è vera: un vampiro può uccidere un altro vampiro. E Lord Black, il nostro confinante, era un vampiro, era spietato ed era un tuo antenato, forse.

-         Un mio parente? – domandò Zach

-         Sì, è probabile, quantomeno un ramo cadetto della tua famiglia.

-         È per questo che all’inizio volevi uccidermi?

-         Lasciami finire, non sono ancora arrivata al dunque. – lo ammonì lei rimettendolo a tacere. – implorai Edmund di non morire, ma sapevo che non era una cosa che dipendeva da lui, non sopportavo di vederlo in quello stato, giurai vendetta verso i Black in quel momento, da stupida bambina quindicenne, e lo pregai di mordermi. Mi disse che era pericoloso e che sarei potuta morire, non m’importava. Era una scelta che avevo fatto, un rischio che ero disposta a correre. Per perseguitare ogni Black sulla faccia della terra, per distruggere quella famiglia che mi aveva portato via quel segreto, l’uomo che amavo. Ma comunque lo fece. Edmund, non aveva questo mio odio verso l’altra famiglia rivale, mi sorrise poco prima di addormentarsi per sempre e mi disse che sarebbe tornato, prima o poi.

Presi il suo cognome e comincia a studiare la magia dei druidi, poi quella complessa delle formule.

Ero animata da un obiettivo e questo mi aiutava.

Scoprii solo più tardi che i vampiri sono considerati immortali perché hanno la capacità di rinascere, a distanza di secoli. Si può quasi dire che si reincarnano in un’altra persona. Questo era quello che lui intendeva.

Da allora fino a pochi anni fa non ho fatto altro che dare la caccia a quella famiglia di bastardi, l’ho fatto per secoli, ho ucciso per vendetta, non per odio, ma non sono pentita e potete mandarmi ad Azkaban per questo.

Ma quando ti vidi, Zachariah, quando ti rividi fu come se quei secoli che ci avevano separato non fossero mai esistiti. Eri un Black e ti avrei dovuto eliminare come gli altri, ma… eri la reincarnazione di Edmund e non potevo… sono diventata spergiura per te, Zach. E questa è l’unica cosa di cui sono pentita. Forse era per questo che Ed non voleva che giurassi di uccidervi tutti.

-         Mi somigliava? – domandò serio Zach, lei si voltò a guardarlo

-         Non molto, in verità. Ed aveva i capelli bianchi e gli occhi rossi, i lineamenti più fini… la tipica figura del libro di favole, insomma, come diventerò anche io, probabilmente. Ma avete lo stesso carattere – ammise la bionda mentre una lacrima le rigava la guancia – io so che te non sei lui, ma gli somigli molto e non posso cancellare quello che è stato. Per questo sono venuta con te.

-         Tu sei innamorata di me? – domandò ancora l’uomo, Evangeline non rispose. E ci fu silenzio. Che cosa avrebbe dovuto dire? Qual era la verità?

-         Che cosa faresti se ti dicessi che sono innamorato di te? – chiese lui

-         Non lo so – rispose franca, ma quando si voltò, il volto di lui era appena a pochi centimetri dal suo

-         Vorrei che cominciassi a pensarci – disse serio fissandola negli occhi – o mi prenderanno per un pedofilo

-         Sono un demone pericoloso – rispose lei tesa, ma più lui si avvicinava e più le parole sembravano non volerle uscire dalle labbra

E quando infine la baciò, le parve che i mille anni che erano stati separati scomparissero velocemente ad uno ad uno.

-          Credevo di essere attratta da te perché eri la reincarnazione di Edmund – ammise quando lui si scostò – ma mi rendo conto di essere innamorata di te come Zach perché di te amo anche quello che non è stato di Ed e, forse, ti amerei anche se tu non avessi niente di lui. Edmund è morto definitivamente quando tu ti sei rifiutato di uccidermi.

-          I vampiri non possono morire – la corresse l’Auror e lei sorrise

-          Un giorno ti spiegherò come si fa ad uccidere un vampiro.

-          Forse non lo voglio sapere – ammise saggiamente Zachariah Black – sono felice di averti ritrovata – aggiunse poi

-          No, non mi hai ritrovata, tu mi hai TROVATA. Tu non sei Edmund. Adesso, finalmente, posso accettare che sia morto.

 

*          *          *

 

Dopo aver scacciato la folla urlante che protestava, Draco chiuse la porta dell’infermeria, aveva bisogno di stare un po’ da solo con Hermione.

La Caposcuola sfogliò un calendario da tavolo appoggiato sul comodino pieno di fiori e medicine accanto al letto

-          Che giorno è oggi? – domandò sfiorando appena i giorni impressi con l’inchiostro

-          Martedì – rispose il biondo sedendosi sulla sponda del letto affianco e guardandola

-          Ho dormito tre giorni? – chiese e lui annuì – e dire che non mi ricordo assolutamente niente… cosa è successo dopo? – l’altro sospirò

-          Sei caduta a terra e sei svenuta, hai perso i sensi, ma lo schiantesimo ti ha colpita solamente di striscio, quindi non sei morta istantaneamente… Evangeline voleva aiutarti, ma io non volevo…

-          Perché? – chiese lei seria e incuriosita dal fatto che lui lo dicesse con tanta tranquillità

-          Se avessi avuto la certezza che sarebbe andato tutto come è andato… non avrei aspettato – ammise – ma in cielo non c’era la luna, Eva è un vampiro e tu sei incinta… che ne sarebbe stato di te e del bambino?

-          E poi? – lo incalzò lei

-          Ho lasciato che Potter si occupasse di te e sono andato via, non sarei riuscito a sopportare la scena se qualcosa fosse andato storto – lei gli sorrise – poi però tu mi hai chiamato e mi sono sentito un verme. Ti ho guardata e ho visto le labbra di Eva così vicine e… mi sono detto che questa era l’occasione per ripagarti di quello che avevi fatto per me quella notte prima di Natale, quando mi sei rimasta accanto prima che partissi.

-          Lo so, questo me lo ricordo… - ammise lei

-          Eri sveglia?

-          Non proprio, è come un deja-vù, so di averti chiamato perché sentivo che non eri con me… mi sentivo così sola – confessò.

-          Mi dispiace, sono stato uno stronzo, non succederà di nuovo. – disse lui avvicinandosi e baciandola dolcemente sulla fronte – anche se prego che una situazione del genere non debba mai più ripetersi…

-          Cosa ci facevi qui quando mi sono svegliata?

-          Aspettavo che ti riprendessi… non ce l’ho fatta a lasciarti di nuovo

-          Lo sai che è stato solo perché tu mi hai richiamata che sono riuscita a tornare indietro e svegliarmi? – svelò

-          No, ma grazie per avermi chiamato, allora

-          Grazie per avermi ascoltata. – rispose lei e lui la baciò.

 

-          E’ il momento di prendere delle decisioni, adesso – riconobbe lei – presto i prof verranno a sapere che aspetto un bambino… Piton ci rimarrà di sasso quando scoprirà che sei te il padre – aggiunse con un sorrisetto

-          La Chips sarà sicuramente andata a spiattellarlo a mari e monti, è una tale pettegola…

-          La McGranitt lo sapeva già – ricordò la ragazza. – Che facciamo? La decisione che prendiamo adesso sarà irrevocabile. Non si torna indietro. Parla, dimmi quello che ne pensi.

-          Voglio sposarti – furono le semplici parole di lui e lei arrossì

-          Questo non c’entra con il bimbo – fece notare lei

-          Non importa, volevo solo dirtelo – lei gli sorrise dolcemente, come aveva fatto quella notte ormai distante

-          Tu non hai idea di quanto mi faccia felice questa cosa – confermò

-          E per il bambino – aggiunse lui – mi pareva avessimo già deciso di tenerlo, no?

-          Che faremo con la casa e il lavoro?

-          Entrerò negli Auror – disse risoluto il biondo

-          Tu! Draco Malfoy?! – lo canzonò lei

-          Ricordati che niente è impossibile per un Malfoy – rispose con aria di superiorità lui

-          Lo sai che bisogna uscire con una O in ogni materia dei M.A.G.O. per essere ammessi alla scuola speciale?

-          Sì. Ma con il tuo aiuto ce la posso fare, mi passerai i compiti, vero?

-          Puoi anche scordartelo. – rispose acida

-          E tu, che hai intenzione di fare?

-          Certo non aspettarti che rimanga a casa a fare la calza – lo rimbrottò – non sono quel genere di persona. Voglio fare qualcosa anche io della mia esistenza

-          E sarebbe?

-          Entrare al Ministero. Se Riri se ne va rimarrà un posto vacante alla sezione, giusto? – domandò con una strana luce negli occhi

-          Ricordati che non voglio che lavori con troppi uomini attorno – specificò lui

-          Ma figurati, sai quanta gente c’è alla sezione di Archivio del Ministero? Monica un po’ me l’ha spiegata…è un posto meraviglioso – e gli occhi le brillarono quasi

-          Credo che Monica ed io dobbiamo fare un paio di chiacchiere al proposito – disse la serpe più a se stesso che alla ragazza.

Draco la fissò mentre lei gli lanciava un’occhiataccia

-         Dove andremo a stare? – chiese ancora – non abbiamo soldi e non ancora un lavoro…

-         Ho un conto in banca, possiamo usare quello e credo che sarebbe sufficiente a mantenerci tutta la vita nullafacenti – confermò il biondastro mentre avallava la teoria che, certo, non si sarebbe abbassato ad una vita di stenti.

Beh, non era proprio come nei romanzi… lì in genere, nelle situazioni simili il protagonista e l’eroina decidevano di vivere come persone comuni senza lussi… chiaro che Malfoy non avrebbe mai potuto abbassarsi a tanto, ma non poteva certo dire che la cosa le dispiacesse, soprattutto l’idea di allevare un figlio, badare alla casa e lavorare.

-         Secondo te sarà maschio o femmina? – domandò poi la ragazza portando la mano sinistra di lui sul ventre per fargli sentire quella piccola vita che pulsava

-         Chissà, però spero che sia maschio – confessò lui

-         Così avresti un erede per continuare il nome di famiglia?

-         Hai troppi pregiudizi, signorina… - le disse sistemandole i capelli dietro l’orecchio – per quanto mi riguarda sarebbe meglio se non lo fosse…

-         E perché?

-         Così avremmo una scusa per continuare a provarci… prima o poi dovrà pure uscire un maschio – le spiegò

-         Non credo che avresti bisogno di una giustificazione così banale – lo riprese lei

-         In effetti no – ammise la serpe – ma sempre meglio avere pronta una carta di riserva nel caso tu diventassi insopportabilmente frigida

-         E allora perché vorresti che fosse maschio? – gli domandò ancora lei, un poco offesa dal precedente commento

-         Perché ho già in mente un nome perfetto da dargli – spiegò lui

-         Sei proprio il Principe degli Slytherin – lo canzonò lei mentre gli toccava i capelli e il viso chiaro dagli occhi argentei si faceva sempre più vicino

-         E tu sei la mia Regina dei Gryffindor – rispose a tono lui poco prima di baciarla.

E fu chiaro ad entrambi che non avrebbero parlato ancora molto.

 

*          *          *

 

Il sole del pomeriggio entrava dalla finestra in cima alla corsia dell’altro reparto dell’infermeria.

Dopo essere stata dimessa e fasciata da capo a piedi come una mummia, Hermione decise di andare a trovare Lavanda e Ron e Harry andarono con lei.

Draco si rifiutò categoricamente, ma sia il bambino sopravvissuto che la Caposcuola sapevano che lo faceva perché rimanesse una cosa tra amici, una cosa tra persone che una volta erano amiche.

 

Lavanda era seduta in un letto e stava guardando fuori con la testa girata alla porta, incurante di quel che accadeva.

Dalle maniche corte della camicia videro una fasciatura che le prendeva dal polso fino alla spalla.

Gli occhi di Hermione si posarono sulle mani, strette nervosamente in grembo, su cui spiccavano ancora le unghie rosa che avevano descritto Ransie e Monica. Spinse indietro le lacrime per la scomparsa della prima e, prendendo coraggio come faceva la seconda, alzò la schiena e si avvicinò al letto in testa al gruppetto: il Trio dei Miracoli.

 

Lavanda li sentì sopraggiungere, ma non si girò verso di loro, strinse solo saldamente il lenzuolo bianco tra le mani mentre i tre si fermavano ai piedi del letto, aspettando

-          Siete venuti a dirmi quanto sono imbecille? – rispose con una voce rotta che non le avevano mai sentito

-          Volevamo sapere perché – disse Harry per gli altri aspettando e posando le mani sulla griglia, lei ghignò, poi voltò la testa verso i presenti rivelando un grosso ematoma sopra l’occhio sinistro e le orbite, una volta vitali, ora segnate da cerchi scuri, i capelli raccolti alla meglio sulla schiena in una coda

-          È facile giudicare per gente come voi. – sputò brutalmente fissando le iridi castane su ciascuno: Ron arrossì, Harry ebbe un tic, Hermione, invece, sostenne il suo sguardo, più determinata degli altri a sapere, più desiderosa di sapere, conscia di quel che le sarebbe potuto accadere e di ciò che ne sarebbe potuto essere del suo bambino

-          Granger – disse quasi con tono di sfida la loro ex compagna – sempre fiera e determinata, sempre altera e sprezzante – aggiunse come se fosse una provocazione – proprio tu vuoi sapere? Proprio tu, onnipotente Caposcuola, studentessa onnisciente, ti sei abbassata a chiedere ad una misera mezza cartuccia come me?

-          Vivo anche senza le tue parole e sinceramente in parte so già perché l’hai fatto – Lavanda parve stupita – ma volevo saperlo proprio da te

-          Puah, tu che sai sempre tutto – la ridicolizzò la Brown – come puoi capire cosa provano quelli che sono come me, sempre costretti a vivere all’ombra di qualcun altro? Oh, sarai anche bruttina e insignificante – aggiunse malevola – ma intanto tutti parlano di te, ti lodano, ti ammirano. Credi che qualcuno abbia mai fatto una cosa del genere con me? “Sei carina” mi dicono, ma nessuno vorrebbe imitarmi perché sono stupida, perché chissà… e comunque, con tutti i difetti che hai, e credimi cara, sono parecchi, sei riuscita ad accalappiare Draco Malfoy, chi l’avrebbe detto… tu che pensi solo a te stessa, ai tuoi studi, ai tuoi amici, non hai mai avuto un occhio per gli altri

-          Adesso basta, smettila! – gridò quasi Ron sporgendosi sulla paratia

-          E tu, Weasley, che mi dici? Cos’è, sono solo un giocattolo vecchio? Mi hai rimpiazzata in fretta con quella puttana della Parkinson, anche se credo che lei ti abbia già fatto un palco di corna invidiabile – aggiunse con un sorrisetto – te ne sei proprio fregato di me, chi se ne frega della vecchia Lavanda… eh, quando si ha per le mani una come la Parkinson, che vuoi farci? Credevo di contare qualcosa di più. E te, Harry… sempre al centro della scena, sempre a raccontare le tue imprese, nessuno ti può eguagliare. Come fai a vivere in questo mondo di mortali, gente comune? Tu, il bambino sopravvissuto, tu, il grande salvatore…

-          Perché l’hai fatto – domandò lapidaria Hermione interrompendo quel flusso di parole che stava distruggendo le certezze dei suoi amici

-          Per invidia, mia cara – specificò lei – credi che mi piacesse vivere con tutti voi sempre al fianco? Avevate sempre la scena, non c’era spazio dove potessi entrare anche io. Volevo il mio posto, il mio palcoscenico, i miei meriti, le mie luci che mi avevate rubato.

Lavanda era matta o qualcosa del genere.

Rosa dalla gelosia, aveva deciso di aiutare i mangiamorte per ottenere la sua parte di gloria e non importava il perché, voleva brillare sugli altri, schiacciarli, comportarsi con loro come diceva che Harry, Ron ed Hermione si erano comportati con lei.

Non c’era pentimento nella sua voce, né nella sua mente.

Ma nessuno seppe mai se lei, la prima volta, fosse cosciente oppure no, quando aveva chiuso Ronald nello stanzino e gettato la pozione PrendiVita sul libro di favole, perché la Chips, attirata da quel vociare, si affrettò a somministrare alla sua malata un’iniezione e la Brown cadde addormentata sul letto, dopodiché l’infermiera di fece uscire senza esitazioni e da allora, nessuno seppe niente di Lavanda.

 

 

Epilogo

Il 23 giugno, il settimo anno di Hogwarts sostenette l’ultima prova dei M.A.G.O.

 

Tre giorni dopo, alla consegna dei diplomi, tutti i ragazzi che avevano condiviso quei sette anni tra alti e bassi, avventure e disavventure, amicizie, amori, odi e incomprensioni, sorridevano alla macchina fotografica di Colin Canon appostato davanti al palco, pronto per immortalare l’attimo in cui il Preside avrebbe consegnato il tanto sospirato “pezzo di carta” circondato da tutto il corpo docenti schierato.

Harry Potter, il salvatore del mondo magico, ottenne la sua bella Oltre Ogni Previsione e venne ammesso alla Scuola per Auror, lo stesso fece anche Neville Paciock, stupendo addirittura la sua antica nonna baciando in pubblico la sua fidanzata.

Draco Malfoy riuscì addirittura a raggiungere un sommo Eccellente mentre suo padre, dalla terza fila dei genitori, lanciava sguardi orgogliosi a lui sul palco e stralunati alla ragazza seduta in prima fila con una voluminosa testata di capelli castani.

Ed entrò nella scuola dei reparti speciali degli Auror sotto la bacchetta di Zachariah Black.

Hermione Granger, con il pancione di sei mesi e il sorriso più radioso che Hogwarts le avesse mai visto, ritirò il diploma sul quale era stampigliato il suo nome e una brillante Eccellente con Lode a caratteri dorati tra gli applausi entusiasti di Ginny e dei suoi amici.

 

Il 17 settembre, Leonard Alphard Malfoy vide finalmente la luce.

Grazie al Cielo, il sangue di Evangeline non aveva creato danni particolari rendendolo un demone, ma i dentini aguzzi minacciavano già di spuntare perché Leonard era proprio un bel bimbo vampiro.

 

Riuscendo ad acchiappare il bouquet che Hermione aveva lanciato il giorno del suo matrimonio, Daphne tenne fede alla promessa fatta alla sua amica quell’ormai lontano giorno di febbraio e il 13 marzo dell’anno seguente, la piccola e dolce Ciel Sharisse Longbottom lasciò finalmente il Mondo delle Oche per abbracciare una felicissima mamma e un alquanto terrorizzato papà Neville che la toccava come se fosse stata di cristallo.

 

Harry e Ginny si sposarono al settembre di quello stesso anno insieme a Ronald e Pansy e “cominciarono ad invadere il mondo di donnole”, come disse brillantemente il biondastro al matrimonio della sua ex compagna di Casa con tanto di pancione… ma dopotutto, sua moglie aveva dato l’esempio: un Malfoy non segue mai la moda, un Malfoy la FA.

 

Blaise Zabini non si sposò, decidendo che, con tre sorelle in famiglia, la percentuale di donne a cui era legato fosse più che sufficiente, considerando anche che entrambe le sorelle maggiori avevano messo al mondo altre femmine: Blaze Landor e Lillis Weasley, il numero continuava a crescere.

Quindi, meglio dedicarsi a storie senza legami troppo seri.

In compenso, parteggiava in maniera vergognosa per un futuro fidanzamento tra la sanguinaria Aisley e Seraphin Black.

 

Il 3 giugno di due anni dopo la fine della scuola, la seconda e biondissima figlia di Draco ed Hermione ottenne finalmente la sua amata libertà e Gardis Derzhena Malfoy guardò perplessa il mondo che la circondava, scettica sul fatto di volerci davvero abitare oppure no, peccato che dopo il travaglio di un’intera nottata, Hermione non ne potesse davvero più di quella piccola peste torturatrice e decise per lei che era meglio si desse una mossa a scegliere.

Ma anche la piccola Gardis, nonostante non avesse vissuto tutte le avventure del fratello e non fosse una piccola vampira, aveva un piccolo segreto, una caratteristica unica che la rendeva assolutamente speciale…

 

…ma questa è un’altra storia.

 

*          *          *

 


Everybody's looking for that something
One thing that makes it all complete
You'll find it in the strangest places
Places you never knew it could be

Some find it in the face of their children
Some find it in their lover's eyes
Who can deny the joy it brings
When you've found that special thing
You're flying without wings

Some find it sharing every morning
Some in their solitary lives
You'll find it in the words of others
A simple line can make you laugh or cry

You'll find it in the deepest friendship
The kind you cherish all your life
And when you know how much that means
You've found that special thing
You're flying without wings

So, impossible as they may seem
You've got to fight for every dream
Cos who's to know which one you let go
Would have made you complete

Well, for me it's waking up beside you
To watch the sunrise on your face
To know that I can say I love you
In any given time or place

It's little things that only I know
Those are the things that make you mine
And it's like flying without wings
Cos you're my special thing
I'm flying without wings

And you're the place my life begins
And you'll be where it ends

I'm flying without wings
And that's the joy you bring
I'm flying without wings

Westlife feat BoA, “Flying without wings”

 

The End

 

Dopo 30 capitoli, vi assicuro che è strano scrivere finalmente queste due parole.

Da una parte sono molto felice perché sono riuscita ad arrivare alla fine di questa fanfiction più o meno come l’avevo progettata, dall’altra, ne sentirò terribilmente la mancanza e, temo, questo sarà particolarmente evidente nei miei prossimi lavori che, credo, saranno pieni di modi di dire e riferimenti di questa storia.

Credo che finire una fic sia un po’ come terminare di leggere un bel libro, quando ho apposto l’ultima lettera del The end mi sono sentita esattamente come quando ho chiuso la copertina dei I pilastri della Terra, il mio libro preferito. So che ho alzato lo sguardo, mi sono scrutata intorno e poi ho guardato il risvolto nero ormai chiuso. La storia era terminata.

Anche questa.

Sappiate che, come autrice, sono molto orgogliosa della mia piccola creazione, soprattutto perché è la PRIMA!

Non so come saranno le prossime, temo delle vere e proprie schifezze, ma continuerò a scrivere, tanto.

Ho lasciato dei misteri ancora da risolvere e dei personaggi di cui non ho detto tutto, questo perché, lo confesso, la storia originale è il seguito che devo ancora cominciare a scrivere, poi però mi sono detta “Chi vuoi che legga una fic con personaggi mai visti e mai sentiti? Cosa diavolo potrebbero capirci?” era vero, così ho continuato il monologo interiore e mi sono detta che prima si sarebbero dovuti innamorare i loro padri e le loro madri, pensate che nel plot originale del seguito Ron era sposato con Lavanda! In questa fic, invece, l’ho proprio distrutta, targata come pazza, ragazza invidiosa.

Quindi, dicevo, pubblicherò ancora, almeno il seguito di questa e il prequel, quello che narra la storia dei genitori di Malfoy. Ci tengo molto ad entrambi, il primo perché c’è tutta una storia dietro, il secondo perché credo che Lucius e Narcissa siano davvero innamorati, io personalmente li adoro come coppia, soprattutto se si considerano tutte le difficoltà a cui devono tenere testa per vivere!

Comunque, credo che per entrambe ci vorrà un poco, sto progettando altro, al momento, e quindi dovrete sorbirmi ancora per un po’.

A giorni pubblicherò il nuovo capitolo della nuova fanfic, se vi è piaciuta questa, vi chiederò di leggere anche l’altra, se invece pensate che sia la solita brodaglia smielata, come in effetti in parte è, beh, sapete come scrivo, quindi forse è il caso che giriate al largo, io, comunque, spererò di ritrovarvi tutti nelle prossime recensioni.

 

Vi ringrazio con tutto il cuore per avermi sostenuta e spronata ad andare avanti e continuare, vi ringrazio per le numerosissime recensioni che mi avete lasciato e che mi commuovono ogni volta che le leggo.

 

Dal profondo del cuore,

Grazie

 

…e a presto…

Nyssa

 

PS: una persona mi ha chiesto perché Draco ed Hermione stavano litigando quando Monica li ha sorpresi, ebbene, la motivazione era che lei voleva tingersi i capelli di nero per sembrare più grande… è una stupidaggine, come tutti i motivi per cui si litiga.

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