Quella notte fu segnata. Quella notte fu la nostra

di Millemozioni_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Felice o impaurita? ***
Capitolo 2: *** "Non mi lascerai sola,vero?" ***
Capitolo 3: *** L'apparenza inganna. ***
Capitolo 4: *** Gioia e dolore insieme fan male. ***
Capitolo 5: *** Non dire addio. Addio è dimenticare. ***
Capitolo 6: *** Non bastano le parole. O almeno credo. ***
Capitolo 7: *** Fu la mia notte,anzi,la nostra. ***



Capitolo 1
*** Felice o impaurita? ***


Da quando sono diventata maggiorenne vivo con Alex, il mio ragazzo da 2 anni.

Ero in camera con Anastasia, mia sorella, o meglio sorellastra. Nacque dalla seconda relazione di mio padre ,che da 5 anni detesto. Mia madre ha dovuto crescermi da sola mentre lui andava a puttane. Nonostante tutto adoro mia sorella. L’unica cosa a nostro sfavore è la distanza: lei è di Milano, io di Roma.

In occasione delle festività natalizie è venuta a trovarci.

-“Vuoi fare questo test, si o no?"

-“Ho paura. E se sono incinta? Se aspetto un bambino?”-
dissi, camminando avanti e indietro per la stanza.

-“Cazzarola, Aly ti prendi le tue responsabilità!”

-“E se lui se ne va? Se Alex non lo vuole questo bambino?”


Si alzò dal letto e si avvicinò a me: “Sta tranquilla. Andrà tutto bene. Non sarai sola. Alex è un bravo ragazzo.”

Sospirai.

-“Facciamo il test, dai”

Andai in bagno e feci il test.

-“Anastasia!”-chiamai dal bagno.-“Corri su!”

-“Che succede?”

-“Guarda tu, per favore.”


Mi girai, dando le spalle allo specchio. Saranno stati, si e no, cinque minuti d’attesa, ma cinque di numero, eppure in quei dannati cinque minuti la tensione e l’adrenalina salirono alle stelle. Avevo paura ma, allo stesso tempo, l’idea di avere un bambino mi piaceva. Ho solo 18 anni, è vero, ma penso che si possa essere dei bravi genitori anche a quest’età.

-“Alyssa…”

-“Dai Anastà, non scherzare, sbrigati.”

-“Aly…”

-“Dannazione, sbrigati!”

-“Aspetti un bambino!”-
disse , urlando dalla gioia.

-“Sono incinta? Aspetto un bambino?”

-“Si Aly, si!”


Mia sorella era felicissima, e anche io. Mi abbracciò , spruzzando felicità da tutti i pori.

Inizialmente l’abbracciai anch’io, ma poi mi staccai.

I miei occhi divennero lucidi. Le lacrime erano pronte per scendere.

-“Sei felice?”-chiese mia sorella.

-“Ho paura.”

-“Ehy…Alex capirà. Piuttosto fatti bella, anche se già lo sei, prepara una bella cena a lume di candela e digli tutto. Vedrai che capirà.”

-“Va bene.”

-“Vado da tuo padre. Ci vediamo domani.”


Anastasia scese le scale e mentre varcava la soglia della porta la chiamai.

-“Ana…grazie.”

Sorrise e andò via.

Mi appoggiai sul divano e, involontariamente, mi addormentaì.
 

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Capitolo 2
*** "Non mi lascerai sola,vero?" ***


Mi svegliai la mattina seguente, con una coperta addosso. Penso me l’abbia messa Alex.

Mi alzo per guardare l’ora, e all’occhio mi balza un foglietto, messo sul tavolo, accanto ad una tazza di latte e biscotti.

-“Eri così bella mentre dormivi che svegliarti sarebbe stato un peccato. Buongiorno piccola.”

Quanto amo quel ragazzo. Ha 22 anni ma è molto più maturi della sua età. Ci siamo conosciuti alla festa della sorella, che, frequentava la mia stessa classe. Avevo 16 anni io e 20 lui. Mi colpì subito. Per non parlare del nostro primo bacio, della nostra prima volta: dannazione quanto lo amo.

Alla lettura del biglietto mi scappò un sorriso.

Accarezzai il mio piccolino o la mia piccolina, chissà, è ancora molto presto per saperlo.

Mangiai e mi vestii: decisi che quel giorno sarei andata a prendere Alex all’Università.

-“Amore che ci fai qui?”- disse sorpreso Alex.

-“Volevo farti una sorpresa.”

-“Andiamo a pranzo fuori. Ti va?”

-“Si. Va bene.”


Salutò i suoi amici e ci dirigemmo verso il McDonald’s.

In macchina parlammo del più e del meno.

<> Radio KissKiss, ore 13.30.

-“Sono incinta.”- dissi.

Frenò all’improvviso.

-"C-cosa hai detto?"

-“Ale aspetto un bambino.”

-“Ho capito bene? Sei incinta?”

-“Si.”


Iniziò a baciarmi, sfoggiando un sorriso a 32 denti.

-“Ti amo. E’ la cosa più bella del mondo.”

-“Alex…”

-“Dimmi…”

-“Non mi lascerai sola, vero?”

-“Come potrei? Non poteva capitarci cosa migliore.”


Sorrisi e lo baciai.

Mangiammo e facemmo un giro in centro, poi  tornammo a casa.

Passammo la serata tra coccole, risate e scherzi.

-“Andiamo a letto?”- domandai.
-"Si."

Salimmo in camera e facemmo di tutto, tutto tranne che dormire.
 

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Capitolo 3
*** L'apparenza inganna. ***


Per i primi due-tre mesi  Alex si mostrava premuroso ,dandomi tutte le attenzioni che una donna incinta può desiderare. Dopo quest’arco di tempo iniziai a notare che Alex cambiava. Ogni mattina, pomeriggio o sera che passava, era sempre più freddo. Non osava più abbracciarmi né baciarmi prima di dormire, usciva la mattina e tornava la sera, senza darmi spiegazioni, evitava me ma allo stesso tempo evitava la piccola creatura che era in me.

-“Oggi ho l’ecografia. Finalmente ci diranno se è maschio o femmina. Vieni anche tu?”

-“A che ora?”

-“Alle 15.30”

-“Si. Passi all’Università e da lì andiamo dal ginecologo.”

-“Ale, perché sei  così freddo?”

-“Sono stanco. Tutto qui.”


Feci finta di crederci, ma, ovviamente, sapevo  che quella era una bugia.

Il pomeriggio andai a Roma: “La Sapienza” era l’ Università  dove Alex studiava da 2 anni per laurearsi in economia aziendale. Avrei  desiderato studiare anche io lì, nella facoltà di lingue, ma come avrei fatto? Avrei avuto il bambino l’anno prossimo e, con la crisi che c’è , mantenere due scuole universitarie non sarebbe stato facile.

Aspettai una buona mezz’ora  e vidi che Andrea, migliore amico di Alex, uscì dall’aula, solo e amareggiato.

-“Ehy! Dov’è Alex?”- chiesi, avvicinandomi.

-“Aly vieni con me.”
Mi prese per il braccio, allontanandomi dalla massa di studenti che erano lì.

-“Andiamo a fare l’ecografia e poi ti porto da Alex.”

-“Ma perché? Dov’è andato?”

-“Aly andiamo dal ginecologo.”-
disse, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

Capii che qualcosa non andava, ma mi tranquillizzai, dicendo a me stessa che non sarebbe potuto succedere nulla di grave. Evidentemente mi sbagliavo...
 

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Capitolo 4
*** Gioia e dolore insieme fan male. ***


Arrivammo allo studio medico ed entrai subito. Fui la prima. Andrea entrò con me.

-“ Ehyla, signorina De Sili! Cresce il pancino, eh?”

-“ E già.”-
dissi, toccandomi la pancia.

-“Oggi è sola? Dov’è Alex?”

Andrea uscì fuori; le lacrime avevano preso il sopravvento. Non riuscivo a capire cosa fosse successo ma sentivo che qualcosa non andava.

Feci una veloce ecografia: era un maschietto, un principino.

Uscii dalla stanza, Andrea era lì ad aspettarmi.

-“Vuoi spiegarmi cosa cazzo succede? Dov’è Alex? Ha deciso di lasciarmi crescere suo figlio da sola? Beh poteva dirlo, senza sparire così!”

-“E’ in ospedale.”-
sussurrò a voce bassa.

-“Come, scusa?”

-“Si è sentito male stamani, in Aula Magna.”

-“Perché non me lo hai detto subito? Che cosa diamine aspettavi!”-
urlai prendendolo per il colletto della camicia.

<> sussurrai piangendo, tra le braccia di Andrea.

"-Andiamo da lui."

Annuii. Arrivati in ospedale, un brivido percorse la mia schiena. Lo vidi steso  su un letto d’ospedale. Era cosciente e ciò mi rincuorava, anche se di poco.

Corsi da lui, gli presi la mano.

-“Ale! Che ti hanno fatto, cosa è successo?! E’ un maschietto, sai?”

-“Alyssa…”-
disse, aprendo leggermente gli occhi. “-Non sarò un bravo papà. Non me la sento di avere questo bambino. Scusami.”

I miei occhi divennero lucidi. Decisi di andarmene.

Tornai a casa. Non mangiai. Non dormii nonostante fossi stanca.

-“Alex domani viene dimesso” – mi dissero.

Non volevo che mi trovasse a casa.

Preparai, a malincuore, le valige. Avrei cresciuto mio figlio da sola proprio come mia madre crebbe me.

Chissà lui, come avrebbe continuato la sua vita.
 

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Capitolo 5
*** Non dire addio. Addio è dimenticare. ***


Misi la sveglia alle ore 04:30; mi alzai e mi preparai. Ero pronta per andar via da li? Forse. Anzi no. Non lo ero.

Preparai la colazione ad Alex, come mi era solito fare.

Lasciai una lettera sul davanzale d’ingresso, in modo che potesse vederla.

-“Ciao Alex.
Non so come reagirai alla lettura di questa lettera, ma ci sono alcune cose che a voce non riuscirei mai a dirti.

Dopo due anni di convivenza e uno di fidanzamento, improvvisamente ti sei stancato di me, anzi di noi. Cosa c’è che non va? Ho in grembo tuo figlio e a te non importa. Mi è capitato di immaginare, parecchie volte, come fosse stata un giorno la nostra vita con un bambino. Ora che abbiamo questo dono speciale tu scappi. Scappi  perché forse non sei abbastanza grande da avere un figlio; scappi per paura o forse perché non sei pronto. C’è di meglio? Potevamo essere felici, tutti e tre insieme. Ora toccherà a me crescere ancora più di quanto già lo sia. Ora toccherà a me preparare tutte le pappette per il bimbo, cambiarlo, alzarmi di notte ogni volta che piange. Toccherà a me scegliere il suo nome da sola, cullarlo, crescerlo. E tu ,nel frattempo, cosa farai?  Forse la bella vita o magari piangerai o ti fermerai a pensare non appena nomineranno il mio stesso nome. Non vedrai il bambino. Ti arriverà poi la convocazione del giudice. Non ti dico addio: addio significa dimenticare e io, con tuo figlio tra le braccia, come potrò dimenticare?
Arrivederci Alex.”

                                                                                                            Alyssa.

Me ne andai. Mi sarei trasferita da Andrea. Viveva solo e quindi non aveva problemi ad ospitarmi.

I mesi seguenti passarono tranquilli, per modo di dire.

Rimettevo giorno e notte, nausee su nausee, ero costretta a stare a letto. Andai dal ginecologo: qualcosa non andava.

-“De Sili.”- chiamò il medico.

Entrai in stanza e mi distesi sul lettino. Il ginecologo spalmò il gel sulla mia pancia e iniziò ad osservare il bambino.

-“Stampa l’ecografia.”- disse alla sua segretaria.

Ella stampò subito il tutto e la porse al ginecologo che la osservò attentamente.

-“Non mi convince.”- sussurrò.

-“Come scusi?”- ribattei.

-“Ricoveratela immediatamente. Sono presenti cellule tumorali nell’embrione.”

Sono queste le uniche parole che riuscii a capire, di un discorso lungo quanto la durata della mia gravidanza.
 

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Capitolo 6
*** Non bastano le parole. O almeno credo. ***


Arrivai in ospedale ed entrai subito in sala operatoria. Mi operarono ma non riuscivo ancora a capire cosa mi stesse succedendo.

Al mio risveglio, trovai ad aspettarmi, fuori dalla sala, mia madre, mio padre, Anastasia e Andrea. Alex non c’era ed io continuavo a cercarlo invana nei modi di fare di chi mi era intorno.

-“Come ti senti?”- chiese mia madre.

-“Lo cerco ancora tra tutti; mi manca e tutto questo mi fa male.”

Mi abbracciò e non osò dire qualcosa.

Restò con me Andrea, e parlammo del più e del meno.
-"Alex sà tutto. Più tardi passa."

-“Non voglio vederlo. Che fa, torna indietro perché ha saputo che ho dovuto abortire e che forse ho un tumore?”

-“No. Torna perché ti ama.”

-“Non avrebbe dovuto andarsene.”

-“Aly, lo ami?”

-“E’ lui che non ama me.”


Alex arrivò in ospedale e salutò tutti, compresa me.

-“Posso parlarti?”- mi chiese.

-“Noi scendiamo a fumare.”- dissero i mei.

Restammo soli, io e Alex. Si sedette sul letto ed io mi tirai leggermente su.

-“Come stai?”- chiese.

-“Come vuoi che stia? Te ne sei andato ed ora che hai saputo che ho dovuto abortire sei di nuovo qui. Cosa vuoi da me?”

-“Voglio una vita con te. Ho sbagliato e so che chiedere scusa non serve ma dammi una possibilità.”

-“Ti faccio pena. E’ questa la verità.”

-“Non mi fai pena. Sono scappato per paura. Aly non riesco a guardare nessun’altra donna all’infuori di te. Ti amo e potresti anche trattarmi come uno zerbino ma ti amo e questo non smetterò mai di dirlo.”

-“Ma pensi che basti una frase fatta bene a rimettere tutto a posto? Pensi che basti questo? Ti sbagli Alex!”

-“Ti porterò di nuovo da me. Te lo prometto.”


Abbassai la testa, e Alex si avvicinò a me per baciarmi ed io non riuscii a scansarmi.
 

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Capitolo 7
*** Fu la mia notte,anzi,la nostra. ***


Ci eravamo baciati. Alex mi abbracciò forte e iniziò a piangere.

-“Ma piangi!”- esclamai.

-“No, non è vero.”- negò.

-“Perché stai piangendo?”

-“Ho parlato con i medici. Non sopporto l’idea di perderti.”

-“Troveranno una cura, ne sono certa.”


Ero rassicurante con tutti, tranne che con me stessa. Sapevo, però, che quella cura sarebbe arrivata e che qualsiasi cosa si sarebbe aggiustata.

Dopo circa due settimane uscii dall’ospedale.

Ripresi a studiare: quest’anno dovrei dare la maturità.

Per quanto riguarda me ed Alex, tutto procedeva bene.

Un mese dopo, la mia situazione si aggravò.  Smisi di mangiare, piegata in due dal dolore. Le forze fisiche mi avevano abbandonato e quelle psicologiche scarseggiavano. Alex si prendeva cura di me proprio come fa un papà con la sua bambina, sua figlia.

-“Andiamo in ospedale?”- mi chiese.

-“Non riesco a muovermi.”- risposi, toccandomi la pancia.

-“Ti prendo in braccio, dai.”

Mi prese in braccio, facendo attenzione a non farmi altro male.

Arrivammo in ospedale ed il dottor Malise mi visitò.

Arrivarono anche mia madre e mio padre.

Il medico ci disse che la mia sofferenza presto sarebbe finita.

Quella notte arrivò la mia cura per ciò che da mesi invadeva la mia pancia.
Quella notte i miei genitori tornarono insieme.
Quella notte mia sorella ci annunciò che sarebbe restata per sempre a Roma.
Quella notte, esattamente tra un mese, sarei stata in ansia per il mio esame.
Quella notte non fu mai dimenticata.
Quella notte fu segnata.
Quella notte fu la nostra.


P.S. Dell'autrice= questa storia è nata un pò così,per perdere tempo e normalmente l'ho fatta senza impegno visto nche che non è che più di tanto mi attirasse.
                            Sto già scrivendo un'altra stora, molto più bella e elaborata di questa.
BACI. Anna.


 

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