Tutti Frutti - o, non ci sono solo le Mele

di Lesta_Mancina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Banane ***
Capitolo 2: *** Arance ***
Capitolo 3: *** Pera ***
Capitolo 4: *** Pesca ***
Capitolo 5: *** Ananas ***



Capitolo 1
*** Banane ***


TUTTI FRUTTI – O, NON CI SONO SOLO LE MELE

by
Lesta Mancina

N.d.A.: il titolo, che fa riferimento all'ossessione di Regina per le mele, è chiaramente un doppio senso, infatti è risaputo che Tutti Frutti (titolo della nota canzone di Little Richards) negli anni sessanta era uno dei modi con cui venivano indicati gli omosessuali; mentre il sottotitolo fa riferimento al romanzo di Jeanette Winterson “Non ci sono solo le arance” (libro che tra peraltro consiglio a tutti), anch'esso a sfondo omosessuale, in cui le arance sono il simbolo della chiusura di pensiero e dell'ossessione per una certa “rettitudine bigotta” di una madre, dalla quale la figlia, protagonista del romanzo, si emancipa per essere libera di amare “altro”.

Ma questo non ha nulla a che fare con quello che andrete a leggere

Naturalmente non detengo alcun diritto, è una fanfiction fatta solo per intrattenere. Buona lettura!

In un punto non precisato della prima stagione...


1 - BANANE

 

Regina si era precipitata in giardino come una furia non appena aveva sentito quei colpi secchi e cadenzati ed aveva visto, dalla finestra di casa, trattarsi di Emma Swan.

Quello scarto della società stava cercando di abbattere il suo banano preferito con una scure.

-Cosa diavolo crede di fare?

-Raccolgo banane- aveva risposto la bionda con tono di sfida, lasciando cadere la scure a terra e piantandosi su due piedi con arroganza, mentre Regina, ormai ad un passo da lei la fissava con ardore dritta negli occhi.

Lo sceriffo sbucciò lentamente metà del frutto che aveva in mano umettandosi le labbra e fissando il sindaco negli occhi.

-Vuoi una banana, Regina?- chiese con voce bassa e suadente Emma, portandosi poi l'estremità del frutto alle labbra, circondando la bianca polpa con la sua perfetta e lucida bocca rosa.

Lo sguardo di Regina si era bloccato ad inquadratura fissa su quell'immagine.

Poi improvvisamente la donna si trovò supina sul prato, completamente circondata da frutti di ogni tipo, con la bionda languidamente sdraiata su un fianco accanto a lei.

Con un gomito a terra e la testa appoggiata sulla mano, Emma sorrideva maliziosa a Regina, mentre avvicinava il frutto che aveva morso alla bocca rubino della donna che, con un gemito di piacere, l'aprì per accogliere la dolce offerta.

 

Regina si svegliò di soprassalto. Guardò la sveglia sul comodino accanto al letto. 6:43, poco più di un quarto d'ora e si sarebbe messa a suonare per svegliarla, anche se ormai non era più necessario.

La donna però rimase comunque in attesa del segnale sotto le lenzuola, rigirandosi nervosa tra di esse. Stava cercando di riaversi dal sogno appena fatto.

Il suo respiro era accelerato, come i battiti cardiaci, mentre il corpo era madido di sudore e quel che era peggio, girandosi da un fianco all'altro, muovendo le gambe, si accorse di un umidore che nulla aveva a che fare con la sudorazione.

Questo era davvero troppo!

Prima Emma Swan era entrata nella sua vita turbandola da cima a fondo, ora entrava anche nei suoi sogni e le faceva questo!

 

All'ora della sveglia la donna si alzò e si fece una doccia. Sotto il leggero getto di acqua calda, mentre i rivoli carezzavano tutta la lunghezza di corpo e gambe, ripensando alla bionda dei suoi sogni...

 

NON è la bionda dei miei sogni!

(...okay, okay, se lo dici tu. Non c'è bisogno di scaldarsi subito così! N.d.A.)

Scrittori di fan fiction, ma cosa hanno in testa!

(Regina, posso continuare? N.d.A.)

 

...ripensando allo sceriffo Swan, Regina prese una decisione: non avrebbe visto, sentito, incontrato, in qualche modo interagito, o anche solo pensato ad Emma Swan per l'intero fine settimana che stava per iniziare!

O almeno ci avrebbe provato, visto che quella donna aveva l'irritante capacità di spuntare fuori in ogni momento, e di solito nei meno opportuni.

Ma doveva provarci, aveva bisogno di una pausa da quell'ossessione a dir poco ambigua.

 

Quando Regina scese nella sua ampia e chiara cucina, il sole del mattino la rimise di buon umore.

Sarebbe stata una bella giornata, se lo sentiva.

Henry si presentò per la colazione un minuto dopo di lei, con la solita energia e fretta di uscire di casa.

-Buongiorno, mamma!

-Buongiorno Henry, latte e cereali?- chiese la donna iniziando ad mettere le tazze ed alcune scatole di cereali e biscotti sull'isola della cucina.

-Sì, grazie- il ragazzino prese la scatola dei cereali e se ne versò una buona dose nella scodella.

Regina decise di imitarlo, versandosi dei cereali con scaglie di mela essiccate.

Distrattamente, osservando prima Henry che divorava il suo pasto e poi il giardino illuminato dal sole, Regina prese un pezzetto di frutta e se lo portò alle labbra restando inorridita e raggelata.

 

-Vuoi una banana, Regina?- la voce suadente di Emma Swan le riecheggiò nella testa e nel corpo, facendola avvampare al ricordo di quanto aveva sognato e, soprattutto, delle sensazioni che quel sogno le aveva suscitato.

Lentamente, quasi incredula, Regina scostò dalle labbra il bianco pezzo di frutta e lo osservò. Non era mela, era banana.

Che fosse un sogno premonitore?

Eppure non aveva sogni premonitori da molto, molto tempo. Ventotto anni per la precisione. Da quando aveva lanciato la maledizione, i suoi sogni riguardavano tutti il passato, non il futuro.

Ma se il tempo aveva ricominciato ad avanzare, allora anche i sogni potevano prendere altre direzioni.

 

Regina afferrò la scatola dei suoi cereali per controllare. Eppure era sicura di aver comprato i soliti cereali alla frutta. Per la precisione, cereali e pezzi di mela essiccata e zuccherata, appunto.

Ma la scatola che aveva in mano era quella dei cereali con banana.

La donna aggrottò la fronte pensierosa. Che avesse sbagliato a prendere la confezione dallo scaffale?

Improbabile, lei non commetteva di quegli errori. Eppure era successo.

-Io vado, ciao mamma- Henry schizzò via come una saetta afferrando il suo zaino di scuola e correndo fuori casa senza neppure dare il tempo alla donna di salutarlo, o di rimproverarlo per essersi messo a correre in casa ed essere uscito con la giacca infilata solo a metà.

Regina osservò Henry raggiungere il cancelletto laterale del giardino, sempre correndo e pochi istanti dopo vide il maggiolino giallo di Emma fermarsi, far salire il figlio ed andarsene.

-Emma Swan!

La giornata era appena iniziata ed i suoi buoni propositi erano già stati rovinati.

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Capitolo 2
*** Arance ***


 

TUTTI FRUTTI – O, NON CI SONO SOLO LE MELE

By Lesta Mancina



2 - ARANCE

 

Regina firmò l'ultimo documento e guardò il suo elegante orologio da polso, erano le undici, ora della pausa.

Come ogni mattina il Sindaco lasciò la sua scrivania e, raggiunto il centro del suo ufficio, si accorse che il cestino di mele che teneva sul tavolino dell'angolo salotto era vuoto.

Impossibile, come aveva fatto a non accorgersi di aver finito le mele?

Non le era mai accaduto. Ma non le era mai neppure accaduto di affrontare un periodo così stressante da quando si trovava a Storybrooke.

"Emma Swan!" Era solo colpa sua. Ma non ci doveva pensare, aveva promesso a sé stessa di non farlo.

 

Regina girò i tacchi irritata e tornò alla sua scrivania, non avrebbe permesso a quella vagabonda bionda di rovinarle anche le pause mattutine.

-Cynthia, - disse Regina parlando all'interfono, - venga subito nel mio ufficio!-

La segretaria minuta ed occhialuta si presentò alla porta in men che non si dica.

-Prenda le chiavi della mia auto e mi porti il cesto che c'è nel bagagliaio.-

La ragazza prese le chiavi che le erano state allungate e senza far domande corse ad adempiere alla strana richiesta. Il Sindaco non amava dare spiegazioni del suo operato e la ragazza non aveva certo intenzione di stuzzicarne il caratteraccio.

 

Regina attese osservando la città dalla finestra dietro la scrivania. Alle sue spalle poté sentire il silenzioso ritorno della segretaria che dispose la frutta nel cesto.

Quando sentì la porta richiudersi, Regina rilassò le spalle e ripeté il gesto quotidiano di recarsi al cesto di bianca ceramica che conteneva le sue amatissime mele.

Molte persone amavano fumare, altre trangugiavano ettolitri di caffè, lei si rilassava mangiando, o cucinando mele.

 

Ad un passo dal basso tavolino in legno e vetro nero, la donna rimase attonita. Anche parecchio irritata a dirla tutta.

Se era uno scherzo, non era affatto divertente!

-Cynthia!- chiamò Regina con voce dura. Qualcuno le doveva delle spiegazioni.

 

Alla segretaria venne un colpo. Il Sindaco che alzava la voce per richiamarla nel suo ufficio!

La ragazza iniziò a tremare, non aveva il coraggio di alzarsi dalla sua sedia. Fortunatamente la provvidenza le mandò una salvatrice.

-Lascia, Cynthia, a questa ci penso io- disse spavalda lo sceriffo Swan, arrivata in quel momento, attraversando a lunghi passi il piccolo ufficio accanto a quello di Regina.

 

Come ogni sabato mattina lo sceriffo Swan era passata dal municipio a consegnare al Sindaco le scartoffie della settimana.

Cynthia si portò una mano al petto traendo un sospiro di sollievo.

 

Coi pugni sui fianchi, pestando nervosamente la punta di un piede, Regina aveva ancora lo sguardo fisso sul cesto di frutta.

-Cynthia, dove sono le mie mele?- voltandosi di scatto, Regina vide che non si trattava della sua segretaria, ma proprio dell'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

 

Emma levò un sopracciglio, senza trattenere anche un sorriso malizioso.

"Le tue mele sono esattamente dove dovrebbero essere e sono anche deliziosamente in vista, oggi" pensò lo sceriffo notando una camicetta bianca più aderente del solito, i cui primi due bottoni erano slacciati lasciando intravedere l'inizio del solco dei seni.

Nah... sarebbe stato troppo facile schiacciare a punto con una battuta pesante su quell'uscita, e Regina non era certo tipo da lasciarsi prendere in giro.

Almeno non da lei.

 

-Quali mele?- disse con falsa innocenza lo sceriffo, senza però poter evitare di far scivolare in modo palese il suo sguardo sulla scollatura della donna per poi tornare a fissarla.

Regina si irrigidì, quella donna era sfacciata ed irritante, come osava!

-Sceriffo Swan, cosa la porta nel mio ufficio?- Regina si tolse da una situazione imbarazzante cambiando argomento e tornando a sedersi dietro la sua scrivania.

 

Emma le mostrò la cartelletta con i documenti e poi la appoggiò sul liscio ripiano nero. Regina prese la cartelletta annuendo.

-Bene, se è tutto, può andare.

 

Emma si infilò le mani nelle tasche dei jeans e fece due passi indietro.

-Nervosa oggi, eh?- sussurrò guardando per aria.

Regina la incenerì con lo sguardo.

Emma capì che non era il momento. La donna era decisamente acida. Più del solito, comunque.

 

Lo sceriffo girò sui tacchi e fece per uscire, poi si accorse del cesto di frutta e sorrise capendo finalmente quale poteva essere il problema.

Emma si avvicinò al cesto di ceramica e si chinò lentamente per prendere un frutto.

 

Regina stava osservando ogni sua mossa, o meglio, ogni sua forma, mentre i jeans aderivano spaventosamente alle gambe e ai glutei del biondo difensore della legge.

Emma poteva sentire lo sguardo della donna su di sé e ne gioì internamente. Afferrò un frutto e si girò di scatto verso il Sindaco.

 

Regina distolse subito lo sguardo e schiarendosi la gola finse di essere intenta a firmare qualcosa.

Avrebbe pensato in seguito a riscrivere l'importante documento che aveva appena rovinato con degli scarabocchi.

 

-Non pensavo le piacessero anche le arance- la stuzzicò Emma, lanciando in aria e riafferrando lo sferico frutto arancione.

-Mi piacciono molte cose, sceriffo Swan. Anche lavorare in pace, se non le dispiace!-

Emma sorrise e resse quello sguardo scuro che le restituì un sorriso tagliente.

-Ok, ho capito...- senza aggiungere altro Emma lasciò l'ufficio del Sindaco.

 

Regina la seguì con lo sguardo fino alla porta, poi osservò quella forte e nuova pennellata di colore nel suo ufficio. Era un colore caldo, ma diverso dal rosso rubino delle sue mele, era deciso, ma non aggressivo. Era piacevole.

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Capitolo 3
*** Pera ***


TUTTI FRUTTI – O, NON CI SONO SOLO LE MELE

by
Lesta Mancina

Capitolo 3

PERA

 

Il Sindaco lasciò l'ufficio per recarsi al Granny's Diner. Aveva promesso ad Henry che avrebbero pranzato lì insieme, anche se la donna sospettava fosse un'altra delle sue scuse per vedersi con lo sceriffo.

La cosa non le piaceva affatto, ma per quanto severa si sforzasse di essere, Henry riusciva sempre a piegarla.

Il pranzo si svolse tranquillamente e molto piacevolmente, dal punto di vista di Regina, erano quasi al dolce e di Emma Swan nessuna traccia.

Forse avrebbe finalmente evitato di incontrare lo sceriffo, forse il suo weekend di tregua dalla bionda poteva finalmente iniziare!

Forse, per una volta, Henry voleva davvero trascorrere del tempo con lei...

-Ehi Ragazzino! Salve di nuovo Sindaco.-

...o forse no.

 

Regina si irrigidì di sdegno, ma sfoggiò allo sceriffo il suo sorriso più brillante, anche se tagliente e gelido: -Sceriffo Swan...-

-Posso sedermi?- chiese Emma mentre già prendeva posto accanto ad un ragazzino entusiasta e di fronte ad una decisamente meno accogliente Regina.

-E come dirle di no, Miss Swan- acconsentì ironica la donna sapendo che la vagabonda si sarebbe fermata con loro comunque.

 

-Sei arrivata giusto in tempo, Emma, stavamo per ordinare il dolce, ne vuoi. Offro io!- disse di slancio Henry, ma accortosi di aver osato troppo in quella situazione, cercò conferma nella sua granitica madre: -Offriamo noi, giusto? E' nostra ospite, no?-

Regina si compiacque internamente per la buona educazione di suo figlio, ma di certo l'idea non l'allettava.

Ancora una volta, però, per il figlio avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco.

-Certamente- rispose Regina sfoggiando una schiera di denti scintillanti piantando il suo sguardo penetrante dritto nelle verdi iridi difronte a lei.

 

Emma, nervosa, si raddrizzò all'istante a sedere, avrebbe tenuto testa a Regina, ma sapeva bene in quale tortura si era appena cacciata. Il sindaco aveva uno sguardo assassino, forse aveva osato troppo intromettendosi in un momento così intimo tra madre e figlio. Almeno quello era sicuramente quello che stava pensando Regina, che non smetteva di fissarla causandole un enorme disagio.

-Cosa vi porto di dolce?-

“Grazie Ruby” pensò Emma sollevata.

 

-Gelato al cioccolato, con una montagna di panna!- esordì prontamente Henry, mentre Ruby iniziò a prendere nota sul suo piccolo taccuino.

-Io non vedo l'ora di assaggiare la torta al limone che stava preparando la Signora Lucas questa mattina- asserì Emma con lo stesso entusiasmo di Henry. La passione per i dolci era evidentemente genetica.

Regina, aveva appena terminato il secondo e si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo che poi ripose con cura sopra le proprie ginocchia.

Gli altri attesero.

 

-Io prenderò il solito- disse la donna senza neppure alzare lo sguardo verso la cameriera.

Emma invece stava osservando Ruby attentamente. Quella ragazza era sempre un bel vedere, soprattutto in divisa da lavoro, con quei pantaloncini cortissimi ed aderenti ed il tonico addome scoperto. Osservandola, Emma si accorse del suo nervosismo. Il suo sorriso non brillava come al solito, era teso.

 

Continuando ad avvertire la presenza della cameriera accanto al tavolo, Regina si voltò a guardarla, scostando con uno scatto del capo un ciuffo corvino dal viso. Poi si accorse che anche Emma stava fissando la cameriera, e la sfumatura di languore negli occhi della bionda le scatenò un improvviso moto di collera che non riuscì a trattenere e di cui fu la prima a stupirsi.

-Ancora qui? Gradiremmo finire il pranzo prima dell'ora di cena, se non le dispiace. C'è gente che ha del vero lavoro da fare durante il giorno!-

Ruby accusò l'offesa, Emma si voltò di scatto verso il sindaco alzando il sopracciglio sorpresa.

In risposta all'offesa Ruby fu felice di poter rispondere:

-La torta di mele è finita, Sindaco, le posso portare qualcos'altro?-

-Finita?- Regina ripartì subito in quarta, sorprendendo tutti. -Che razza di locale è questo che all'ora di pranzo non ha più di che esaudire le richieste dei clienti?-

 

Ruby rimase di sasso. La Signora Lucas da dietro il bancone era già sull'attenti, pronta ad intervenire in favore della nipote, ma prima che si scatenasse l'inferno Emma si intromise per salvare di nuovo la situazione.

-Non mi stupisce che sia finita, la torta di mele della nonna è così buona che va a ruba. Sono sicura che c'è qualche altro dolce che potrà essere di suo gusto, Sindaco.-

 

Regina si ricompose, maledicendosi per aver perso la calma, ma era colpa di Emma Swan, oggi nulla stava andando come aveva progettato e non potersi neppure concedere il suo dolce preferito rendeva tutto ancora più irritante.

-Le posso consigliare il dolce del giorno? Torta pere e cioccolato, un altro capolavoro della nonna.-

-Cioccolato, sì!- Udendo la parola magica Henry aveva drizzato le antenne. -Provala, mamma, vedrai che ti piacerà è deliziosa!-

Regina rimase in silenzio per un momento, tutti la osservavano in attesa di una risposta. Era bello essere il centro dell'attenzione, farsi attendere e suscitare nervosismo, Regina lo adorava.

 

All'improvviso uno stivale le colpì una gamba, Regina si scosse e puntò lo sguardo dritto in quello di Emma.

-Ops, scusi Sindaco, non l'ho fatto apposta- ma quel sorriso un po' troppo vispo e la scintilla di malizia nello sguardo confermarono alla donna l'esatto contrario.

Emma Swan le aveva appena tirato un calcio negli stinchi!

-Ha deciso, Sindaco? Manca solo la sua ordinazione, stiamo aspettando lei- aggiunse la bionda.

-Vada per il dolce del giorno- rispose la donna senza distogliere lo sguardo dallo sceriffo, mentre Ruby finalmente poteva lasciare il tavolo.

Come aveva osato quella vagabonda tirarle un calcio? Non poteva certo fagliela passare liscia!

-Non se la prenderà per così poco, spero?

-Come scusi?- Regina sbarrò gli occhi, ora la bionda voleva anche prenderla in giro?

-Per il dolce, intendo- Emma batté in ritirata, sapeva di trovarsi su un terreno scivoloso e per quanto stuzzicare Regina fosse un'attività oltremodo piacevole, era anche terribilmente pericolosa.

-Senta, sceriffo Swan, non creda di poter fare i suoi giochetti con me- il tono di Regina era profondo ed in apparenza pacato, ma il fuoco nei suoi occhi scuri confermarono ad Emma di aver appena innescato un incendio.

La bionda sentì una stretta allo stomaco, ma non si tirò indietro. Era il momento di iniziare a fare sul serio.

-Quali giochetti, Sindaco Mills?- sorrise la bionda con falsa innocenza mentre, sotto al tavolo, con il collo del piede agganciò delicatamente un polpaccio nudo della mora e carezzandolo con la punta dello stivale.

Regina ebbe un sussulto e si liberò dalla presa, mentre corrucciata e scandalizzata cercò di nuovo di attaccare Emma, ma Ruby si mise tra loro.

-Ecco i vostri dolci- disse iniziando subito a servire ad ognuno ciò che avevano scelto.

Henry si tuffò letteralmente sul suo gelato. Emma prese la forchetta, tagliò un boccone della sua torta, lo infilzò e poi attese. Attese che Regina facesse lo stesso.

Quando Regina si portò il boccone alle labbra, in sincrono, Emma fece lo stesso. Voleva osservare ogni sua reazione, voleva gustare ogni secondo di quell'evento.

Sul tavolo calò il silenzio, gli unici rumori che si sentivano erano i mugugni di delizia di Henry ed il suo cucchiaino vorace che assaltava il gelato.

Emma rimase delusa, Regina era rimasta del tutto impassibile. Che fosse la sua piccola vendetta per il calcio ricevuto?

Le loro guerriglie mentali potevano arrivare anche a questo, Emma lo sapeva e sapeva che lo sapeva anche Regina e... aarrghh, basta! C'era da impazzire!

Emma, frustrata, si gettò sul suo dolce al limone con foga, grugnendo e finendolo in due grossi bocconi.

Un angolo delle bocca di Regina si tese in un sorriso di vittoria. La donna ripose la forchetta, prese il tovagliolo dal grembo, si pulì la bocca, lo ripose sul tavolo e sempre con la pacatezza e la superbia di chi aveva vinto, prese le proprie cose e si alzò dal tavolo senza terminare la torta.

-Il dolce è squisito, ma si è fatto tardi. Hernry, andiamo o farai tardi alle lezioni pomeridiane.-

Henry protesto, ma con due rapide ed enormi cucchiaiate terminò il suo gelato. Regina ne fu scandalizzata, quei due erano davvero “tale madre, tale figlio”.

Emma si alzò per lasciar passare il ragazzino e si fermò a guardare i due mentre se ne andavano.

Regina aveva pagato il conto e si era diretta all'uscita senza voltarsi nemmeno una volta, con Henry che le trotterellava dietro e che prima di uscire si era voltato a salutarla con la mano.

Emma dovette ammetterlo a sé stessa, quel round lo aveva vinto Regina.

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Capitolo 4
*** Pesca ***


4 – PESCA

 

Metà della giornata era trascorsa, nessuno dei buoni propositi di Regina di non vedere, sentire, incontrare, in qualche modo interagire, o anche solo pensare ad Emma Swan era riuscito.

Ogni tentativo di evitare la vagabonda bionda era fallito miseramente e la cosa peggiore era che ora Regina continuava a rimuginarci sopra!

Il Sindaco aveva deciso di andare a prendere a piedi Henry a scuola. Quattro passi le avrebbero fatto bene, aveva davvero un po' troppa tensione da scaricare. Era nervosa e non aveva un reale motivo per esserlo infondo, e questo, più di tutto, le dava ai nervi!

Perché l'aveva sognata? In quel modo poi, inaudito! E sicuramente era a causa di quel sogno che poi durante il loro incontro in ufficio quella mattina, si era ritrovata a guardare il posteriore Emma in modo non del tutto lecito. Sì, quello non poteva che essere l'unico motivo.

Regina attraversò l'intero isolato, camminando tranquilla e guardando prima il cielo terso di quella giornata, poi il marciapiede e ancora le vetrine dei negozi, ma mai senza vedere veramente le cose. Non riusciva a smettere di analizzare tutto quello che era successo in quella metà giornata.

E poi al Granny's Diner!

Perché diavolo aveva reagito in quel modo quando aveva sorpreso Emma a fissare le nudità della cameriera. Come se ogni tanto non capitava anche a lei di lasciarsi distrarre dalla carne esposta della signorina Lucas. Era lì apposta per essere guardata.

Però, che Emma prestasse quel tipo di attenzioni ad un'altra donna e proprio mentre lei era lì, lo aveva trovato offensivo, come se ne fosse stata gelosa.

Era buffo, ma Regina aveva sempre pensato che il suo rapporto di attrazione/odio con lo sceriffo fosse una specie di “esclusiva”.

Comunque, la prossima volta che si fosse imbattuta di nuovo nello Sceriffo ci avrebbe pensato lei a sistemare quella donna e a rimetterla al suo posto.

Accortasi del trambusto che proveniva dalla via che faceva angolo con la strada che stava percorrendo, Regina accelerò il passo per vedere cosa stesse succedendo.

Appena raggiunto l'incrocio, come una saetta, una figura indistinta le schizzò davanti correndo a tutta velocità.

Regina si bloccò di scatto per evitare di essere travolta.

Dalla via qualcuno gridava “al ladro”.

Il Sindaco si sporse per vedere chi stesse chiedendo aiuto, ma non fece in tempo a fare un altro passo che qualcos'altro in arrivo dal vicolo la centrò in pieno.

Emma non fece in tempo a gridare: “Regina, spostati!” che la collisione fu inevitabile.

Le due donne finirono rovinosamente a terra, incastrate l'una nell'altra.

Quando Emma vide Regina all'angolo era troppo tardi per evitare lo scontro. I due corpi impattarono duramente e il Sindaco cadde all'indietro finendo prima sedere e poi schiena a terra. Regina cercò di attutire la caduta con le mani, ma non fu sufficiente e si procurò delle escoriazioni e l'urto con il suolo non fu piacevole per il suo deretano. Aveva rischiato di battere anche la testa sul marciapiede, ma in qualche modo Emma era riuscita a portarle una mano dietro la nuca per proteggerla, sacrificando così il proprio gomito e la mano.

Dei lividi si sarebbe preoccupata in seguito, ora c'era una situazione più impellente dalla quale doveva districarsi.

Emma era in ginocchio tra le gambe del sindaco. Un ginocchio tra le cosce della donna, restando a cavallo di una gamba di lei. La gonna del sindaco si era sollevata pericolosamente sopra la coscia ed un bottone della camicetta si era slacciato mettendo in mostra il pizzo bordeaux.

Emma rimase pietrificata, voleva aiutare Regina a rialzarsi e voleva allo stesso tempo scappare in Messico al più presto possibile, o in qualunque altro luogo sufficientemente lontano per sfuggire alle ire della donna, che presto si sarebbero abbattute su di lei.

-Ahi...- gemette Regina guardandosi i palmi escoriati.

-Mi spiace, stavo inseguendo...- cercò di scusarsi Emma.

Regina alzò lo sguardo verso Emma che se ne stava immobile imbarazzata sopra di lei, tra le sue gambe, ben oltre i limiti consentiti degli spazi personali. Con una manata la donna spinse via lo Sceriffo.

Emma fu in piedi di scatto, come se il tocco di Regina l'avesse fatta saltare via come una molla carica e mentre lo sceriffo osservava il sindaco fare altrettanto, rialzandosi in piedi il più in fretta possibile, si ricordò di qualcosa di grondante e appiccicoso che ancora stringeva in mano da prima della caduta.

Emma guardò incredula la pesca semi spappolata che ancora stringeva nella mano sinistra. Come era possibile che non le fosse caduta in tutto quel trambusto?

Imprecando, Regina era in piedi di fronte a lei cercando di risistemarsi prima la gonna e poi la camicetta.

-Ah! Ma che diavolo è successo?- gridò la donna che, cercando di allacciarsi il bottoncino della camicia, aveva toccato una chiazza umidiccia e appiccicosa.

Guardandosi, Regina vide che una grossa chiazza di succo e polpa di pesca era visibile sul suo petto.

Allora Emma guardò terrorizzata prima la pesca che ancora aveva in mano, poi la camicetta del Sindaco ed infine lo sguardo scandalizzato dell'altra donna, che a sua volta guardò prima Emma, poi la propria camicetta, quindi la pesca sgocciolante ed in fine nuovamente lo sceriffo, ma con uno sguardo che avrebbe incenerito il sole.

Il Messico non era abbastanza lontano! Forse in Antartide Emma sarebbe stata al sicuro. Forse.

Regina non parlava, aveva le labbra serrate e tese ed Emma si sentiva irrigidita di conseguenza.

Quell'incidente era stato del tutto imprevisto ed Emma non aveva un piano per uscirne.

Meccanicamente, con incertezza, Emma cercò di sbloccare la situazione e fare ammenda.

-Mi perdoni Sindaco, ero dal fruttivendolo qui dietro l'angolo, avevo fame, mi sono comprata una pesca. Poi d'improvviso qualcuno ha gridato al ladro e mi sono messa all'inseguimento dello scippatore e...-

-Basta!- Regina troncò bruscamente il rapido farneticare dello Sceriffo. -Non ha detto che ha un ladro da prendere? E allora vada a fare il suo mestiere, “inutile spreco di soldi pubblici”!

Mortificata, Emma prese il proprio fazzoletto da una tasca e timidamente cercò di offrirlo alla donna per pulire almeno alla meglio il danno che le aveva fatto, ma con un colpo secco, Regina cacciò via con il rovescio della mano la genuina offerta di Emma.

-Ho detto: se ne vada!

Il Sindaco era davvero arrabbiata, ma dallo sguardo collerico che Emma ricevette capì che qualcosa non andava. Emma aveva imparato a conoscere Regina, anche se sgradevole, quel piccolo incidente non poteva essere la causa di tutta quella rabbia. Doveva esserci altro. Ma per il momento Emma decisa che la cosa migliore era, per una volta, fare un passo indietro. Sapeva quando non era il momento di giocare.

Senza aggiungere altro Emma si allontanò nella stessa direzione dello scippatore che non avrebbe comunque preso quel giorno.

Si vergognò un po' di pensare che la sua priorità al momento era aggiustare le cose con il Sindaco, ma sapeva anche che Storybrooke era una piccola cittadina da cui nessuno se ne andava e lei era davvero in gamba a rintracciare i furfanti. Lunedì avrebbe sistemato quel delinquente.

Aveva esagerato, e lo sapeva. Ed era arrabbiata con sé stessa per aver perso il controllo di nuovo, era arrabbiata perché con tutte le faccende che aveva da sbrigare, altro non riusciva a fare che a pensare ad una persona che odiava. Perché lei “odiava” Emma Swan e voleva solo per un po' riuscire a non pensaci ma...

Regina guardò di nuovo la sua camicia bianca di raso. Una delle sue camicie nuove. Era già da buttare. Anche questa, ed era la seconda!

Emma Swan voleva forse distruggerle tutto il guardaroba?

Ora si sarebbe dovuta presentare a scuola, di fronte a tutte le altre madri a prendere Henry. Quelle megere avrebbero subito notato la macchia e messo in moto le loro biforcute malelingue. Quelle sciatte casalinghe disperate altro non aspettavano che vedere intaccata l'armatura di perfezione di Regina e trascinarla nel loro mondo di normalità. “Oh guarda! Allora è umana anche lei.” “Anche il Sindaco si sporca come tutti, allora è come noi.”

-Io non sono come voi- disse a sé stessa la donna. -Emma Swan, me la pagherai anche per questo!

No, non riusciva davvero a non pensarci.

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Capitolo 5
*** Ananas ***


ANANAS



Finalmente quella terribile giornata era terminata. Per un giorno in cui si era riproposta di non vedere, sentire, parlare, o anche solo pensare ad Emma Swan, a conti fatti l'aveva incontrata più spesso quel giorno stesso che durante il resto dell'intera settimana. E ne portava anche i segni addosso, sulle mani erano stati sufficienti un paio di cerotti, ma l'indomani avrebbe sicuramente avuto un bel livido sul gluteo destro.
Il desiderio della donna in quel momento era semplicemente quello di ritirarsi nel proprio salottino privato, versarsi un meritato bicchiere di sidro di sua produzione e rilassarsi sul proprio divano sorseggiandolo e godendosi il meritato riposo. Era rientrata a casa tardi dal lavoro, come accadeva spesso. Henry si era già ritirato in camera sua, quindi la donna sbocconcellò qualche avanzo dal frigo senza neppure apparecchiarsi una vera cena. Tanto non aveva fame. Quindi si ritirò nelle sue stanza, si spogliò degli abiti da lavoro, non potendo evitare una smorfia di disprezzo mentre si toglieva la camicetta. Non sarebbe mai tornata pulita, la macchia di pesca sarebbe rimasta, tanto valeva buttarla.
Dopo una calda doccia ristoratrice, Regina si infilò una camicia da notte di seta color malva e sopra una vestaglia da camera. Quindi scese in salotto, prese dalla vetrina un bicchiere e dalla libreria un libro. Lasciò il libro sul divano e andò a versarsi del sidro. Finalmente iniziava a sentirsi meglio, la lampada accanto al divano creava una piacevole penombra, lasciando in luce solo l'angolo in cui presto si sarebbe accomodata per leggere. Col bicchiere in mano, finalmente Regina si accomodò, sedendosi su un fianco e raccogliendo le gambe sul divano. Preso il libro lo aprì dove vi era il segnalibro e facendo scorrere distrattamente lo sguardo in cerca del giusto capoverso si portò il bicchiere alle labbra e in un misto di disgusto, stupore e terrore sputò la sorsata che aveva preso e saltò in piedi scandalizzata lasciando cadere a terra libro e bicchiere.

Emma adorava la serata italiana. Mary Margaret era un'ottima cuoca e da quando si era trasferita da lei, lo sceriffo era stata costretta ad aumentare i chilometri di corsa mattutina per smaltire i manicaretti preparati dall'amica. Le due donne stavano consumando degli strepitosi spaghetti al ragù, tranquillamente sedute al bancone di fronte alla cucina quando dal cellulare di Emma, abbandonato in salotto, si scatenò a tutto volume il ritornello di Poison di Alice Cooper:

...Your cruel device
Your blood, like ice
One look, could kill
My pain, your thrill

I want to love you but I better not touch
I want to hold you, but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much

I want to taste you but your lips are venomous poison
You're poison, running through my veins
You're poison....”

Era la suoneria che lo sceriffo aveva scelto per Regina. Mary Margaret ad occhi stretti seguì con sguardo sospettoso Emma che era scattata come una molla per fiondarsi a rispondere.
-Pronto?- rispose Emma, mentre cercava di trattenere un mezzo sorriso. Mary Margaret la osservava incuriosita, cercando di captare qualcosa delle parole che provenivano vaghe e metalliche dall'apparecchio.
-Sì, Sindaco, sarò da lei il prima possibile- Emma si scostò di scatto il cellulare dall'orecchio:
Non il prima possibile. Adesso, Sceriffo Swan, adesso!”
-Ok, questo l'ho sentito anch'io,- disse Mary Margaret -ma cosa vuole Regina a quest'ora, è forse successo qualcosa ad Henry?-
-No, nulla di grave- la tranquillizzò Emma con un sorriso, -ma devo comunque andare a controllare. Quella paranoica del Sindaco è convinta che qualcuno si sia introdotto in casa sua e abbia fatto delle cose...-
-Ma è terribile!-
Emma aveva preso la sua giacca di pelle rossa e se la stava infilando: -Non ti preoccupare, sono sicura che non si tratti di nulla di grave, fidati- Emma sfoggiò un sorriso un po' troppo malizioso e giocoso per la situazione. Mary Margaret guardò l'amica afferrare al volo le chiavi del suo maggiolino e uscire di casa in men che non si dica. 
Mary Margaret rimase a bocca aperta, confusa: -Devo essermi persa qualcosa...-

Emma era arrivata alla villa del Sindaco in men che non si dica e aveva attraversato il vialetto con lunghe falcate solo per poi bloccarsi con l'indice a pochi centimetri dal campanello. Era il momento, dopo tutto quello che aveva fatto non poteva tirarsi indietro adesso.

Driiiiiiinnnn...

In meno di due secondi, la porta si spalancò violentemente.
-Ce ne ha messo di tempo per arrivare!
In condizioni normali lo sceriffo avrebbe risposto a tono a quell'aggressione gratuita, soprattutto quando lo sceriffo in questione era lì per aiutare, ma in quel momento non fu la frase di Regina a colpirla, ma Regina stessa. Regina indossava solo una camicia da notte e una vestaglia lasciata aperta. Emma non aveva mai visto Regina al naturale, in versione casalinga, senza tacchi, senza trucco e con abiti informali. Si sarebbe potuto pensare che togliendo a Regina ogni elemento della sua armatura pubblica, di lei non fosse rimasto nulla e invece. Invece Emma la trovò stupendamente umana. Senza tacchi la donna era qualche centimetro più bassa di lei ed aveva una presenza meno minacciosa; il volto senza trucco aveva qualcosa che era solitamente difficile associare a Regina, aveva qualcosa di dolce. Le labbra rosa e piene, gli occhi puliti un po' arrossati dalla stanchezza, i lineamenti del viso naturalmente meno marcati senza trucco, facevano di lei la donna della porta accanto. E che donna!
Certo, gli abiti erano informali, ma non erano sicuramente meno sexy. Anzi.
Le serate nel Main erano ancora decisamente fresche e gli indumenti leggeri e scollati del Sindaco fecero si che il suo corpo reagisse naturalmente. Emma cercò di non dare a vedere che aveva notato i due rigidi e ben disegnati punti sui seni della donna.
-Allora, entra, o le devo firmare io stessa un mandato per casa mia?- la sollecitò il Sindaco.
“Grazie Regina, per aver spezzato l'incantesimo” Emma fu davvero lieta che Regina si comportasse esattamente come suo solito, almeno questo in un certo senso la faceva a sentire a proprio agio.
Emma entrò nell'ampio ingresso della casa e lasciò che la padrona le facesse strada verso il luogo del misfatto. Senza che scambiassero un parola le due donne entrarono nel salottino dei Mills. Regina indicò ad Emma il bicchiere rovesciato a terra e poi prese dal mobile la bottiglia di sidro.
-Qualcuno ha scambiato il mio sidro con del succo di ananas! Qualche delinquente si è introdotto in casa mia, ha violato la mia proprietà, per farmi uno stupido scherzo!- Regina era furibonda. Emma si era inginocchiata accanto al divano per controllare il bicchiere ed il succo versato. -Non penso sia uno scherzo- asserì lo sceriffo.
Regina si irrigidì ulteriormente: -Crede che qualcuno volesse minacciarmi facendomi sentire insicura in casa mia? Se dovessero far qualcosa ad Henry giuro che metterò il paese a ferro e fuoco, non hanno idea di chi hanno sfidato!
Emma raccolse il bicchiere e lo mise sul tavolino, il tappeto attutendo la caduta aveva impedito che si rompesse. -No, calmati Regina, non intendevo questo. C'è una spiegazione, molto semplice, siediti un minuto e ascolta-
Il sindaco incrociò le braccia al petto senza spostarsi di un millimetro e sollevò un sopracciglio. Come mai d'un tratto tutta quella confidenza?
-Ah no? E cosa intendevi dunque, quale sarebbe questa spiegazione... Em-ma?- Regina calcò il nome della donna per canzonare l'ardire che aveva avuto. Lo sceriffo era in servizio, chiamato da un cittadino a svolgere il proprio dovere e invece sembrava una scolaretta che avesse commesso qualche marachella e non sapeva come confessarlo alla maestra.
Regina non si mosse di un millimetro e sotto quello sguardo indagatore fu Emma a sedersi sul divano cercando le parole migliori per spiegarsi ed evitare che Regina andasse su tutte le furie.
Ma non c'era modo che Regina non si infuriasse per quanto era successo. “Bella idea che hai avuto, Swan!” si disse lo Sceriffo.
-Allora?-
Emma si torturava le mani e i piedi tamburellavano frenetici. “Sono proprio una deficiente, ma cosa mi è saltato in mente?”
Regina iniziava a spazientirsi. Cosa stava mugugnando lo sceriffo, cos'era tutto quel mistero?
La donna fece un passo avanti: -Swan!-
Emma udì il rimprovero ed improvvisamente d'un fiato ammise: -La pesca è stato davvero un incidente, lo giuro!-
Regina non capì dal principio: -Certo che lo scontro di oggi è stato un incidente, ci sarebbe anche mancato che lei avesse deliberatamente cercato di urtarmi e insudiciarmi e...- come un fulmine una realizzazione apparve davanti agli occhi della donna.
Emma vide Regina sgranare gli occhi e irrigidirsi. Ecco, aveva capito.
Come una serie di lampi Regina ebbe visioni dell'intera giornata e il loro legame con Emma Swan. Le banane, le arance, le pere, la pesca e ora l'ananas... erano tutti frutti sbagliati al posto sbagliato e con loro c'era sempre stata...
-Emma Swan!-
Emma sorrise di un sorriso colpevole e sornione. Era la sua ammissione di colpevolezza.
Ora doveva riuscire a far capire a Regina che tutto quello che aveva fatto era stato fatto a fin di bene. Anche se, a giudicare dallo guardo collerico e dalla tensione del corpo della donna, non sarebbe stata un impresa facile.
“Sarà una lunga notte, Emma Swan.”

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