Volevo solo abbracciarti e sentirmi al sicuro.

di Abbygail
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Secondo te sembro grassa con questo vestito nero? Ma perchè un vestito nero? Perchè non prendi dei vestiti colorati? Faccio schifo, giusto? No, non ho detto questo. Volevo solo farti provare dei vesti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Secondo te sembro grassa con questo vestito nero? Ma perchè un vestito nero? Perchè non prendi dei vestiti colorati? Faccio schifo, giusto? No, non ho detto questo. Volevo solo farti provare dei vesti ***


"Secondo te sembro grassa con questo vestito nero?"
"Ma perchè un vestito nero? Perchè non prendi dei vestiti colorati?"
"Faccio schifo, giusto?"
"No, non ho detto questo. Volevo solo farti provare dei vestiti più allegri diciamo, che ne dici?"
"No, metteranno in mostra i miei fianchi, le mie cosce, tutto quello che odio. Preferisco il nero."
"Ma il nero è da funerale!"
"Mi fa sembrare magra!"
"Fai come vuoi."
Era una solita chiacchierata tra me e il mio migliore amico, Francesco. 
Salve, sono Alice, ho 16 anni, e purtroppo non vengo dal mondo delle meraviglie. Io vengo da un mondo tutto diverso:
le persone intorno a me criticano, criticano e criticano;
se non sei bello e magro non vieni nemmeno visto, rischiando a volte di essere calpestato per strada;
se non ti vesti con vestiti di marca, sei nessuno, non meriti di essere importante;
Se guardi fuori dalla finestra vedi tutte le persone uguali, nessuno ha più il suo modo di essere, tutti sono uguali, perchè si copiano a vicenda. A volte, vedi qualcuno diverso passare, ma ti immette tristezza, perchè è ignorato, troppo. Io sono del secondo gruppo diciamo, sono quella che non viene mai vista. 
Non indosso abiti firmati, non uso tacchi o trucchi eccessivi. Sono una ragazza normale, che però sta diventando sempre di più vittima della società. La società di oggi mi sta distruggendo. 
Ricordo ancora quando ero piccola, tutto sembrava più bello, tutto era più bello. Non ero ancora entrata nel mondo "dei grandi", era tutto diverso, più bello.
Uscivo fuori di casa anche spettinata;
indossavo tutto quello che volevo, non importava se era fuori moda o no, se i colori erano complementari;
se avevo le scarpe dell'anno scorso nessuno mi prendeva in giro;
potevo indossare abiti stretti, non m'importava dei miei fianchi;
eravamo tutti amici, non importava la religione o il colore;
giocavamo, ci sporcavamo con la sabbia oppure il fango, ridevamo sempre;
nessuno criticava gli altri;
se qualcuno aveva un piccolo cioccolatino, lo condivideva con tutti, non se lo teneva mai tutto per sè.
Eravamo una famiglia tutta intera, tutti uguali, ci volevamo bene tutti. Nessuno faceva finta di essere tuo amico per poter fare la "spia" all'interno del gruppo. 
Oggi fai fatica a distinguere un vero amico da quelli falsi;
oggi vieni criticato da tutti. 
Sono rimasta completamente sola, venivo esclusa da tutti e tutte solo per il semplice fatto di non essere uguale a loro. 
Ero rimasta sola, fino in 1 media, quando la mia vita cambiò. 
Avevo conosciuto nuove persone, ma nessuno mi accettava cosi com'ero.
A scuola passavo gli intervalli sola, in un angolo. 
Non facevo più merenda, avevo paura di ingrassare.
Nessuno si accorgeva della mia esistenza.
Nessuno sapeva che stavo male.
Un giorno però, si trasferì nella mia classe un nuovo ragazzo, Francesco. Dall'inizio avevo notato che era un ragazzo diverso, non era come gli altri.
Non andava in giro a guardare le ragazze, non aveva la solita cresta e nemmeno teneva i pantaloni bassi.
Era un ragazzo alto, con degli occhi verde smeraldo e dei riccioli castani che gli sfioravano il viso.
Teneva sempre con se un libro, e a ricreazione non stava con gli altri, si metteva a leggere.
Non cercava la compagnia, voleva solamente stare solo, con il suo libro, e leggendolo, trasferirsi in un altro mondo, quel mondo che lo faceva stare meglio.
Un giorno, a ricreazione, stavo andando a prendermi un thè caldo, ma dei ragazzi mi fermarono: volevano prendermi i soldi. Loro erano più robusti, dall'aspetto aggressivo, mi guardavano male, e stingendomi la mano, mi costringevano a dare loro i miei soldi per la merenda. Io rifiutai, stavo male quel giorno, un thè caldo era la mia salvezza. Uno dei tre, si arrabbiò e stava per tirarmi un pugno quando, Francesco, quel ragazzo tranquillo che stava staccato dal mondo, comparì dietro a questo dicendogli di lasciarmi stare, di affrontare qualcuno come lui. Il ragazzo mi lasciò andare, ma si dirisse verso Francesco. Lui era pronto a fare a botte con il ragazzo, ma il professore di lettere vedendoli, gli separò. Francesco corse subito da me, a vedere se stavo male, se mi avevano fatto qualcosa. Io gli sorrisi dicendogli che era tutto apposto.
Avevo la faccia pallida, ero spaventata, lui si era accorto. 
Mi aveva preso la mano, e facendomi un segno di stare zitta, mi portò via dai corridoi.
"Tu non stai bene, io posso capirlo. Sai, conosco le persone."
"E come fai a sapere se sto bene o no se nemmeno mi conosci?"
"Sai, ti ho notata da quando sono qui. Tu non sei come le altre"
"Sì, sono quella sfigata che sta sempre da sola, piacere."
"Non sei una sfigata! Sei solo una ragazza diversa, ma diversa nel senso giusto. Non sei come tutte le altre, tu sei speciale, capisci? Piacere, Francesco."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Piacere, Alice."
"Quella del mondo delle meraviglie?"
"No."
"Scherzavo c:"
"Va bene, ora vado."
"Dove?"
"Vado via, è il tuo posto questo."
"Pure a te sto già antipatico, giusto? Succede sempre cosi, tutti mi prendono per pazzo. -Guarda quel sfigato che legge sempre, non ha una vita ahahha- dicono."
"Nono, è solo che non voglio disturbarti, poi nemmeno ci conosciamo."
"Conosciamoci c:"
"Non voglio essere un peso per te, tu non mi conosci, non sai come sono realmente."
"E tu conosci me? Nessuno può essere peggio di me, fidati."
Ci sedemmo vicino alla finestra e guardandoci negli occhi cominciammo a raccontare le nostre vite.
Francesco era un ragazzo meraviglioso che però, fin dall'infanzia aveva subito atti di bullismo. I suoi genitori erano separati, non si trovava bene con nessuno dei due. Viveva con la nonna, l'unica persona che lo capiva davvero. I libri erano la sua unica via di scappo da quel mondo cattivo che lo odiava. 
Raccontava la sua vita, cercando di evitare i miei occhi. Si sentiva imbarazzato. Non aveva mai parlato con nessuno cosi, non aveva mai raccontato a nessuno la sua vita, i suoi problemi.
"Sono solo un disastro, tutti mi odiano, mi danno del strano, pazzo. Nessuno conosce la mia vita, nessuno può capirmi."
"Non lo sei affatto" gli dissi sorridendogli. "Tu hai qualcosa che gli altri non hanno, non sei come gli altri. Sei come me, diciamo, più riservato, o ignorato dagli altri."
"Perchè gli altri ti ignorano? "
"Non era sempre cosi. Quando avevo 13 anni, ero rimasta da sola a casa, e avevo invitato un'amica a farmi compagnia. Questa però si portò dietro altre 15 persone. Lei era diversa da me, adorava divertirsi, fare feste, ecc. Organizzò una festa a casa mia senza nemmeno dirmelo. I ragazzi cominciarono a bere, rompevano i vasi di mamma, gridavano, facevano dei gesti strani. Ero spaventata, perciò decisi di chiamare la polizia. Avevo paura. Quando arrivarono, la mia amica si arrabbiò con me, perchè avevo rovinato la sua "serata di gloria" e da quella sera, si è messa contro di me, e con lei, tutti gli altri. Allora io cominciai ad isolarmi, a stare da sola. Preferivo stare da sola, tanto nessuno mi avrebbe mai capita. 
Lui restò stupefatto. 
"Per questa cosa si sono messi tutti contro di te? E tu ci sei restata male? Ma hai fatto bene a fare ciò che hai fatto."
"Ci ero rimasta male perchè ero sola, nessuno mi parlava più, nessuno si accorgeva della mia esistenza, capisci? "
"Tu non sei sola, e per colpa di queste persone ti rovini la vita? Ma guardati un po', sei carina, hai tutta la vita davanti, e scegli di isolarti? Tu non sei normale."
"E tu allora perchè non cerchi altra compagnia? Perchè preferisci i libri?"
"Questo non lo puoi capire, i libri mi aiutano a staccarmi dal mondo, in un certo senso mi parlano."
"E poi sono io quella non normale."
"Ok, dammi del pazzo ora, pensavo mi capissi, ma nessuno può capirmi."
"Io voglio capirti. Dai fammi vedere il tuo libro, voglio staccarmi dal mondo anch'io. Insegnami."
Un sorriso gli comparve sulla faccia, era felice. Sapeva che qualcuno voleva capirlo. 
Prese il libro, e anche se era arrivato a metà, prese la prima pagina.
"Ecco, questo è il libro. Il libro è come una televisione però senza corrente. Racconta una storia, e tu con la tua immaginazione devi cercare di entrarci dentro. Solo cosi potrai staccarti dal mondo."
Cominciammo a leggere. Era tutto bellissimo. Leggevamo a turni. Aveva una voce meravigliosa. I suoi occhi brillavano. A volte si girava, mi guardava e sorrideva. Vedeva quanto ero interessata a staccarmi dal mondo, cosi come fa lui. Mi piaceva. Era bello stare con qualcuno che non ti critica, che ti accetta per cosi come sei.
"Sono già le 5? Oddio, devo essere dal dentista alle 5:30. Devo andare, mi dispiace."
"Vai tranquilla. "
La sua faccia si intristì, sapeva che sarebbe rimasto solo. Aveva paura che non ritornassi più. 
Io gli sorrisi e mentre stavo per andare mi prese la mano e mi chiese "Cosa fai sta sera?"
"Niente, resto chiusa in casa, perchè?"
"C'è la partita di calcio, ti va di uscire? Vorrei andare a vederla, ma mi sentirei uno sfigato andando da solo."
"Certo, a che ora?"
"Vengo a prenderti alle 8, va bene?"
"Sisi, certo."
Ero felicissima. Nessuno mi aveva mai chiesto di uscire cosi. O mi mandavano messaggi o mi invitavano attraverso altre persone. Lui lo aveva fatto di persona. Era uno sconosciuto, ma mi capiva. E anch'io lo capivo.
Andai dal dentista e poi ritornai a casa e iniziai a prepararmi anche se mancava 1 ora. 
Cosa mi metterò? E se farò delle figuracce? E cosa dirò? E se si vergognerà uscire con me? E se gli farò schifo? E se mi lascerà da sola là? 
Volevo avere un'amica con la quale condividere questo momento, un'amica pronta per darmi i giusti consigli. 
Alla fine scelsi una maglietta grigia e dei pantaloni neri. Mi misi a posto i capelli, per la prima volta dopo tanto tempo. Misi un po' di rossetto che non avevo mai usato ed ero pronta per uscire. 
Mia mamma restò sorpresa vedendomi uscire di nuovo.
Lui arrivò alle 8 in punto. Quando mi vide fece un sorriso, mi prese la mano e insieme partimmo per il centro della città.
Non parlavamo tanto, eravamo imbarazzati. A volte ci giravamo e ci facevamo un sorriso, niente di più, niente di meno.
Arrivati, c'era una marea di persone, tra le quali anche persone che conoscevo. Lui non conosceva nessuno, era nuovo in città.
Cercai di nascondermi il più possibile, senza fargli capire che ero sotto pressione. Tutte le mie "ex amiche" mi guardavano male, e io cercavo di allontanarmi il più possibile.
Ci fermammo su una panchina, quando da dietro sentii:
"Guarda, si è messa una maglietta stretta. Guarda i suoi fianchi come escono fuori, ma non si vergogna?"
Io arrossi, lui mi guardò con un'aria sospetta, come se voleva dirmi "ma cosa vogliono queste qui?"
Io stavo per piangere. Lui vide che stavo male. Si tolse la felpa e me la mise. Sapeva che ero infastidita. I miei occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, ma lui mi abbraccio dicendomi che andrà tutto bene.
"Ora ritorniamo a casa, non piangere, ricordi cosa abbiamo parlato pomeriggio prima di cominciare a staccarci dal mondo?"
Io con gli occhi lucidi, lo guardai e gli feci un accenno di "si" con la testa. 
Lui mi sorrise.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mentre ritornavamo a casa Francesco cominciò a farmi domande.
"Non ce la faccio più. Non posso stare in questo silenzio. Voglio sapere perchè ti eri arrabbiata quando hanno detto quella cosa.
"Ricordi la storia?"
"Si, ma cosa centra la storia con questo?"
"Visto che loro mi odiano, e visto che erano le mie migliore amiche, sanno tutto di me. E sanno che odio il mio corpo."
"Perchè?"
"Come perchè? Non vedi? Non vedi i fianchi come sono grossi? Non vedi la pancia che si nota da tutte le parti? Non vedi le cosce? Non vedi la faccia rotonda? Non vedi il grasso dappertutto?"
"No."
"Non prendermi in giro, ti prego."
"Non ti sto prendendo in giro, io non vedo grasso sul tuo corpo."
"Sei cieco allora."
"No."
"Lo so che lo stai dicendo soltanto per farmi stare meglio, ma fidati, me lo dicono tutti che sono grassa."
"Ah, mostrami questi tutti, dai, su."
"Ora mi stai prendendo in giro."
"Alicee, tu sei una favola. Alice, dal primo giorno che ti ho vista ho capito che sei diversa. Alice, tu sei fantastica. Alice, non sei come le altre. Alice, tu parli e vai in giro con uno sconosciuto. Alice, tu ti fidi di me?"
"Mhhh, non lo so ancora."
"E allora perchè sei venuta fuori con me?"
"Perchè mi fido, va bene? Ma non mi fido quando dici che non sono grassa."
Eravamo arrivati a casa, io lo guardavo imbarazzata. 
"Beh, fa abbastanza freddo, no?"
"Si.."
"Uhm, vai a dormire?"
"Sono solo le 9.."
"E allora che fai?"
"Non lo so.."
"Ok..allora ci si sente, spero, ciao Alice."
"Aspetta, hai da fare ora?"
"No, perchè?"
"Ti va di venire a vedere un film? Ho sentito che ci sono dei bei film horror sta sera."
"Tu guardi i horror? Non ci credo." *dicesorridendo*
"Tu non mi conosci, ricordi?"
"Ok, entriamo allora, ho freddo."
Entrati in casa, c'era mia mamma che mi fermò all'ingresso.
"Alice, chi è questo meraviglioso fanciullo che porti a casa?"
"Mamma, si chiama Francesco, è un mio amico."
"Tuo amico?"
"Si, mamma."
"Andiamo a vedere un film, ok?"
"Va bene, certo, va benissimo. Vi porto qualcosa da mangiare?"
"Una tazza di cioccolato caldo, per entrambi, grazie."
Ci sedemmo sul divano, in tivù c'erano dei bei film horror. Avevamo scelto Non Aprite Quella Porta, l'inizio.
"Guarderò solo metà, i miei si preoccuperanno se faccio tardi."
"Va bene.."
Mia mamma ci aveva portato da mangiare, a anche una coperta. Guardavamo il film facendo commenti cretini. Ridevamo, mangiavamo, era una bella serata tra amici. Era tanto che non succedeva una cosa così. 
Dopo mezz'ora, ci eravamo addormentati. Mia mamma ci aveva coperti, e aveva chiamato i genitori di Francesco dicendo loro che sarebbe rimasto da noi per la notte.
I nostri genitori iniziarono a parlare di più. Erano sorpresi, perchè i loro figli erano rimasti tanto tempo nella solitudine, e non capivano come facevano ora a stare di nuovo in compagnia.
Quando ero con Francesco, sentivo il cuore diventare grande, i miei occhi si illuminavano, continuavo a sorridere, parlavo senza aver vergogna. Per lui era lo stesso.
Alla mattina seguente, sentì qualcosa sulla pancia. Era Francesco che mi faceva il solletico.
"Ehi, sveglia, il film è finito."
"Oddio, ci siamo addormentati??"
"Si."
"Oddio, ma i tuoi genitori?"
"Li ho già chiamati io, Alice, stai tranquilla. Ora venite a fare colazione."
"Grazie mamma."
Al tavolo continuavamo a guardarci con la punta degli occhi. Non volevamo guardarci negli occhi.
Stavamo giocando. Ci tiravamo calci sotto il tavolo, facevamo delle facce buffe.
"Alice, smettila."
"Mammaa"
"Non si preoccupi, signora."
"Tu sei pazzo" gli sussurrai.
"Sarò pazzo, ma sappi che tu sei la regina"
"Ehi, era un'offesa!"
"Nono, sono solo gentile dicendo la verità."
Presi dei cereali e li buttai addosso a lui.
"Tieni"
Lui ricambiò. Iniziò una guerra con i cereali. 
Mia mamma quando vide tutto, con un urlo enorme chiamò il mio nome.
"AAAAAALIIIIIIIICEEEEEEEEEE!"
"Ok mamma, pulisco subito."
"Ti do una mano"
"No, giovanotto, non ti preoccupare."
"Nono, signora, lo voglio fare."
Mentre eravamo per terra a pulire, mi sussurrò all'orecchio
"Io devo andare, per le 2 vieni nel posto di ieri, ok? Ho voglia di staccarmi dal mondo, insieme a te."
"Ok, va bene."
Francesco andò via, e io andai in camera. Fui seguita da mia madre che venne subito a farmi domande.
"Allora, nuovo amichetto, eh."
"Non sei felice?"
"Sono felicissima, sai da quanto tempo non ti vedevo in compagnia? Poi è anche carino diciamolo."
"Mamma! Solo amici, ok?"
"Ok, ma fidati di tua madre."
Andai a farmi una doccia, e poi, feci una cosa che da molto non facevo. Aprii l'armadio per cercare dei vestiti decenti. 
Non mi mettevo mai a posto, ma ora sentivo il bisogno di farlo.
"Mammaa, dove sono i jeans che ho ricevuto per il mio compleanno? Quelli azzurri?"
"Nel tuo armadio, cara."
Presi i jeans, e una maglietta nera. Non avevo vestiti colorati, solo qualche jeans blu o verde.
Non indossavo vestiti colorati, non mi piacevano. Mi facevano apparire felice, ma io non lo ero.
Misi a posto i capelli, e di fretta uscii per andare da Francesco.
Mia mamma mi guardò con un sorriso felice, sapeva qualcosa che io ancora non sapevo.
Mentre mi stavo dirigendo verso il nostro punto di lettura, qualcuno mi fermò, era Francesco.
"Il nostro punto di lettura non esiste più."

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Come non c'è più?"
"Vieni, ti spiego. Però andiamo via di qui."
"Dei ragazzi hanno scoperto il nostro posto, mi avevano seguito mentre andavo a portare dei libri. Hanno distrutto tutto. Non c'è più niente. Non potremo più andarci, ora lo sanno tutti."
"E perchè non possiamo più andare?"
"Perchè saremo osservati, sai? Non saremo più solo noi e il nostro mondo, ci saranno altri che ci spieranno, che ci infastidiranno, capisci?"
"Ma io non voglio, io adoro quel posto. Era l'unico posto dove mi sentivo bene. L'unico posto dove c'ero solo io, tu e un'altro mondo. Quel mondo che mi piace, dove tutti sono buoni. Nessuno mi critica per come sono, capisci?"
"Lo so, ti capisco benissimo! Pure a me piace, anzi lo adoro. E' la mia vita. Se non ci fosse l'altro mondo, io non esisterei. Non ce la farei a sopravvivere in questo mondo."
"E allora cerchiamone un altro."
"Dove?"
"Non lo so, non lo so."
"No, meglio di no. Nessun posto sarà come quello."
"Tu non vuoi cercare un altro posto, giusto?"
"No, invece io lo voglio!"
"E allora perchè non fai niente? Perchè non cerchiamo un posto insieme?"
"Perchè io non conosco la città, non conosco le persone, non conosco nessuno."
"Non conosci nemmeno me?"
"Sì, ti conosco, ma poco."
"Avevi detto che ti fidi di me."
"Mi fido."
"Cerchiamo!"
"Nessun posto sarà come quello."
"Ma possiamo cercarlo!"
"No."
"Tu non vuoi, non vuoi stare con me. Ti faccio schifo, come a tutti gli altri. Ti faccio pena, mi hai parlato solo perchè ero una povera ragazza che non aveva nessuno. Ti faccio pena."
"No, non mi fai pena!"
"E allora? Perchè non vuoi cercare un posto insieme a me?"
"Perchè quello è stato l'unico posto, il primo, e non troveremo mai un'altro uguale."
"E allora?"
"Allora cosa?"
"Cosa faremo?"
"Non lo so, vieni qui" *siavvicinaperabbracciarmi*
"No."
"Cosa succede?"
"Ho paura, paura di perdere anche te. Farai come gli altri. Te ne andrai. Avrai vergogna di andare in giro con me. Lo so, lo so, ora dici che non è vero, ma sarà cosi. Tutti dicono cosi. Io sono fatta per restare sola, capisci? Nessuno mi vuole. Chi vuole avere accanto una ragazza depressa? Una che è sempre triste?"
"Esistono persone che sono in grado di aiutarti."
"Si, lo so, ma non ci sono ancora."
"Arriveranno, vedrai."
A sentire queste parole ci rimasi davvero male. Io con le mie parole intendevo lui, volevo che lui mi dicesse "sono qui, per te". Non lo aveva detto. Non mi guardava più con quel suo sguardo brillante. Qualcosa era cambiato. 
"Devo andare, Alice. Ci sentiamo."
"Va bene, Francesco."
Non si era mai andato via cosi, non mi aveva mai lasciata sola. Preferiva essere rimproverato da sua nonna perchè stava con me. Lei si preoccupava non sapendo dov'era suo nipote. 
Ora lui era andato via, come mai aveva fatto.
Stavo andando verso casa, mi fermai alla fermata dell'autobus. 
Dietro c'erano 2 ragazzi che ridevano e parlavano tra di loro:
"Ahahaha fratè, abbiamo fatto tutto alla grande, Francesco deve essere felice!"
"Sì fratè, abbiamo fatto tutto alla grande!"
"Dobbiamo fare un lavoro da questa cosa. E' bellissimo commettere dei reati per gli altri."
"Già fratè!"
Non poteva essere quello che pensavo. Francesco aveva fatto tutto questo a posta?
Gli facevo schifo, pensavo. Facevo schifo. Aveva visto i miei fianchi quando avevo messo quella maglietta. Sisi, si era accorto quanto schifo faccio. Poteva pure dirmelo in faccia, no? 
Perchè aveva fatto tutto questo, perchè?
Arrivai a casa, corsi subito in camera e cominciai a piangere.

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