i'll never be happy?

di bullismo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'll never be happy? ***
Capitolo 2: *** it is happening for real? ***
Capitolo 3: *** all a dream ***



Capitolo 1
*** I'll never be happy? ***


 

 Il bullismo? Odio questo fenomeno, se così si può chiamare. Il bullismo è una cosa che ti distrugge dentro, è la causa della tua depressione, è tutto ciò che impedisce che tu sia felice. Il bullismo può portare a fare cose che fanno male al tuo corpo, e questo non dovrebbe succedere a nessuno, a nessuno. Ma purtroppo, c’è sempre qualche testa di cazzo che non capisce questo messaggio e comincia ad insultarti, ad umiliarti su ogni tuo difetto fino a farti odiare.  Farti odiare il tuo corpo, farti odiare la gente che ti sta intorno, farti odiare te. Tutti dicono che per  volere bene ad una persona, bisogna prima voler bene a  se stessi. E ci chiediamo: ma se io non mi voglio bene, come faccio? Domanda difficile. Quando sembra che ogni cosa va per il verso giusto, qualcosa cade e ti fa cadere, ti distrugge e non sei nemmeno più in grado di guardarti allo specchio per il disgusto che provi nei tuo confronti.
Ecco, questa è la mia situazione. Questi pochi righi dicono tutta la mia vita. Se leggi con attenzione, potrai capire quanto sia disperata la mia situazione. Il mio nome è emily. Sono grassa, ho gli occhiali e sono la classica secchiona. Anche se in questo periodo odio la scuola e non studio più come una volta. I miei voti sono calati di parecchio. Tutta colpa della società.  Vivo in un paesino vicino napoli, dove la cosa più importante è vestirsi bene, avere le ultime cose in moda, ovviamente firmate, e avere la bellezza. Ecco, sei hai quella, sta per certo che hai tutti ai tuoi piedi.  L’unica cosa che voglio? Ritrovare la sicurezza in me, come quando si era bambini, non ti importava di niente e di  nessuno, pensavi solo a crescere in pace, e a pensare al tuo futuro. Ma poi, arriva quel fatidico momento chiamato adolescenza. Ecco, quello è il periodo che tutti non vedono l’ora di arrivarci, ma non sanno che è una vera merda. A D O L E S C E N Z A.  Chissà se un giorno dirò mai:”l’adolescenza è stato il periodo più bello della mia vita” ai miei nipoti, ai miei figli..Forse no.

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Capitolo 2
*** it is happening for real? ***


                                                                                   IT IS HAPPENING FOR REAL?
-Alzati Emily, devi andare a scuola- disse quella donna, che io chiamo solitamente “mamma
Ecco, la solita routine: scuola, compiti, insulti, letto e poi ricominciava tutto d’accapo. Succedeva così ogni singolo giorno, vorrei tanto che qualcosa nella mia vita cambiasse, che qualcuno mi aprezzasse per quello che sono veramente e non per quello che faccio finta di essere, ma dalla vita non si può ottenere tutto. Ormai mi sono arresa, la mia vita sarà sempre questa: una vita di finti sorrisi, di pianti sul cuscino, una vita da non condividere con nessuno, una vita da sola. E la cosa peggiore è non avere nessun amico, neanche una migliore amica a cui confidare tutti i tuoi segreti, con cui fare le peggiori cazzate, un’amica a cui nonimporta se tu sei bella o no, che non le importa se sei popolare o no, un’amica a cui interessa solo stare con te. Ecco, la mia amica ideale, quella che non avrò mai. Ecco, i pensieri di ogni mattina, che mi rimbombano  in testa ogni singolo secondo, eppure credo ancora che qualcosa, nel tempo, possa migliorare, che io possa essere finalmente felice dopo tutti gli insulti, dopo tutti i disprezzamenti nei miei confronti, ma in fondo, so che questo è assolutamente impossibile. La vità di una persona non si può migliorare da un giorno all’altro, ci vuole tempo, e a volte, peggiora.
-Mamma, vado a scuola. Ci vediamo più tardi- dico, prima di uscire da casa, sbattendo la porta molto forte. Mi incammino verso scuola. Da sola,ovviamente . Di solito, le persone aspettano che qualcuno vado a casa loro per prenderla e poi andare insieme a scuola, ma io non faccio parte di quelle persone. La mia autostima è sottoterra, non ho fiducia in me stessa e non ne ho mai avuta. Sono arrivata nel cortile della scuola, c’è tanta gente ma io mi sento completamente sola. Non ho una persona da rincorrere e poterla abbracciare perchè non ci vediamo da un giorno, non ce l’ho, quindi mi metto in un angolo, aspettando che la campanella suoni. Quando vedo lui, il ragazzo dei miei sogni. Alto, con i capelli ricci e gli occhi verdi, muscoloso..quanto vorrei essere lì con lui, ma so già che non potrà mai notarmi, uno così  bello non si metterebbe mai con una sfigata come me.  La campanella suona ed entro. Mi reco nella mia classe, e vedo tutte quelle ragazze che fanno le civette con i ragazzi, sbattendosi dalla testa ai piedi. Dio, quanto le odio. La cosa che mi da fastidio? Dicono di ascoltare il rap per fare cadere tutti ai loro piedi. Poi si chiamano “amore” “tesoro” senza essersi mai parlate, e questa è una cosa alquanto schifosa. Io aspetto la mia compagna di banco che mi saluta e durante tutta la lezione mi chiama solo se ha bisogno di aiuto..odio anche lei! Ma per fortuna, a salvarmi da tutto, c’è lei. Lei è la mia forza, il mio sorriso, la mia musica. Volete sapere chi è lei? Demi lovato. La mia idola, quella che riesco a farmi superare ogni singolo giorno, e mi basta vedere una sua foto per farmi continuare a passare queste giornate, in un modo o nell’altro.
Fui distratta dai miei pensieri dal professore di storia, che era appena entrato.
-Oggi interrogazione- disse quel vecchio.
Non io, non io, continuavo a ripetere tra me e me.
-Smith, interrogata-  ecco, lo sapevo, e non avevo studiato un cazzo.
-Professore, non ho studiato.- dissi, con imbarazzo.
-Motivo?-
-Ieri non mi sentivo bene-
-Senta, signorina questa storia era assegnata da una settimana, e mi delude molto il fatto che lei non abbia studiato, i primi mesi era una delle migliori. Cos’è cambiato, adesso?-
“Ma cosa vuole che cambi? La società è una merda, mi odio, non riesco manco a guardarmi allo specchio, si figuri se avrei mai potuto studiare” ecco, questo è quello che avrei voluto dire, avrei. Abbassai lo sguardo al suono di quello parole, e senza farmi notare, asciugai una lacrima. Odiavo essere rimproverata, mi faceva capire quanto io fossi inutile.
-Posso recuperare?-
-Do sempre due possibilità, e lei lo sa-
-La ringrazio professore. Ehm..posso uscire?-
-Vada, ma si sbrighi!-

Mi alzai dal mio posto, e uscii. Non ce la facevo proprio a stare in quella classe, dove tutti mi ridono in faccia, dove nessuno mi ascolta quando io parlo, perchè io non sono nessuno. Sono solo la “secchiona”. Anzi, non sono neanche più quello, adesso. Sono solo una ragazza invisibile. Girai per i corridoi per un paio di minuti, e poi ritornai in classe. La classe che tanto odiavo. Mi disgustava. Più la guardavo, più mi veniva la nausea. Mentre tornavo nel mio banco, sentivo la risata di quelle galline dietro di me che dicevano –ma come fa a vivere? È talmente brutta- -quella è uno scherzo della natura hihihi-  e roba simile. Non le digerivo proprio, vorrei tanto cancellarle da questo schifo di mondo.
 
E così, sono passate altre cinque ore, suona l’ultima campanella e io, svelta, mi reco fuori da quell’edificio che odio. Ma, mi scontrai con qualcuno.
-e sta più attenta.-
-scusa-  avevo la testa abbassata, quindi non capiva chi fosse. La alzai per scusarmi ancora ma lui si mise a ridere.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAH, oddio, quanto sei brutta!-  i soliti insulti. Cercavo di mostrarmi forte, ma non ce la facevo proprio. Faceva troppo male. Non riuscivo a parlare, dato che stavo trattenendo le lacrime. Stavo per andarmene, quando sento un’altra voce maschile sconosciuta.
-Ti sembra il modo di trattare una ragazza? Non lo sai che le ragazze sono sensibili? Ma vattene va’- disse, quella voce maschile che a me sembrò la voce di un angelo. Abbassai la testa per l’imbarazzo e anche per la troppa gioia. Una persona mi aveva difesa,  prima volta in tutta la mia vita. Ma chi era quel ragazzo? Volevo alzare la testa la testa per ringraziarlo, e guardarlo negli occhi, ma avrebbe notato la mia timidezza dal rossore delle guance, e questa era una cosa che odiavo.

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Capitolo 3
*** all a dream ***


Alzai  lo sguardo, ma non trovai nessuno di fronte a me. Era scomparso nel  nulla, come se tutto fosse stato solo un sogno, un bellissimo sogno. Mi diressi all’uscita della scuola, ma mi sentivo osservata, e questo era raro perchè nessuno riusciva a guardarmi senza che gli venisse la nausea o almeno così dicevano.   Arrivai a casa, e mentre disfavo la borsa per cominciare un pò di compiti, vidi un biglietto. Lo presi e lo aprii. A leggere quelle parole mi stava crollando il mondo addosso, mi ero davvero illusa che qualcuno si fosse interessato a me? Che qualcuno, nella vita, mi accetta per quello che sono? Impossibile. E tutto questi miei pensieri erano racchiusi in quel biglietto maligno, che faceva odiare una persona, e quella persona eri tu.
“Pensavi davvero che quel ragazzo ti ha difeso? Lo so solo io perchè ti ha difeso, perchè ti vuole chiedere delle ripetizioni, e per non farlo pagare ti ha fatto un favore. Arrenditi, nessuno mai nella vita si interesserà a te, perchè tu sei brutta, inutile, insignificante. Sprechi solo ossigeno. Ma muori” questo era quello che diceva il biglietto. Lo lascia cadere a terra, mentre scivolavo sul pavimento, fino a ritrovarmi distesa a terra, a piangere come non mai. Dopo pochi minuti, presi il biglietto e lo strappai per poi buttarlo dalla finestra. In questo momento c’era solo una cosa che riusciva ad alleviarmi il dolore, a non farmi sentire sola: la lametta. Avevo intezione di prenderla, ma fui fermata da mia madre che mi chiamò dal piano di sotto, per avvisarmi del pranzo pronto. Non potevo certo dire che non avevo fame, si sarebbe insospettita, e in questo momento l’unica cosa che voglio sono altri guai, altri problemi..
 
La mattina seguente, ero a pezzi. Avevo pianto tutta la notte, ripensando a ciò che era successo il pomeriggio precedente. Non mi era mai capito il desiderio di autolesionarmi, poichè in un modo o nell’altro riuscivo ad andare avanti ma quel biglietto mi aveva proprio distrutto. Eppure, volevo comunque sapere chi era quel ragazzo, che mi aveva “difeso”.  Non so perchè volevo a tutti i costi causarmi altro dolore, ma ero troppo curiosa, e forse chi lo sa avrei preso coraggio  e gli avrei detto in faccia tutto quello che pensavo di lui e di tutta la sua razza, di come odiavo questa società. Ma praticamente era impossibile.  Quello che era un bellissimo sogno si era trasformato nel peggior incubo.
Misi le cuffie nelle orecchie, per sentire la mia Demi, che come me, era stata vittima di bullismo, solo che io lo sono ancora e non so se  ne uscirò mai, se sarò mai davvero felice, senza che ogni giorno esca di casa con un finto sorriso, ma che poi tornando a casa scoppio in lacrime. “Skyscraper” ecco la prima canzone della mia playlist, quella canzone mi dava forza, ed era lei che non mi spingeva a prendere la lametta, ma ieri mi sono sentita come se anche lei fosse tutto un sogno, come se non esistesse. Dio, non so cosa farei se lei non esistesse,  lei è unica, speciale, è la mia idola.
Eccomi arrivata a scuola, quel posto che tutti odiavo per gli insegnanti, per le troppe materie e per le poche ore di educazione fisica, che odiavano per i compiti. Io, semplicemente, la odiavo per le persone al loro interno, tutti che si credono di essere Dio sceso in terra,  solamente perchè hanno un  bel fisico e perchè tutti li amano. Io, diciamo che mi distinguo dalla massa, ma in senso negativo. Lì mi sento un’emarginata, come se il mio posto fosse qualunque altro, ma non lì.
-Ciao- disse una voce da oca.  Oddio, odiavo quella. Si chiama  Sandra, ed era un’altra che si credeva Dio sceso in terra. Era in classe con me, per mia sfortuna.
-Senti, hai fatto matematica? Se si, potresti farmelo copiare?-quella voce irritante che si trovava mi avrebbe fatto venir voglia di strangolarla.
-No, non l’ho fatto-
-Oh, come mai?-
-Mi sentivo poco bene-
-Mi dispiace- disse per poi girarsi e andarsene continuandosi a toccare una ciocca dei capelli. Rimasi a fissarla per alcuni secondi.  Dopodichè entrai in classe, e come al solito non c’era nessuno. Erano, sicuramente, tutte per i corridori a darsi i baci tra di loro, a fare le papere di fronte ai ragazzi, e facendo notare le canotte scollate che si mettevano. In pieno inverno. Dio, che troie.  Ed eccole lì, di fronte a me, che piano piano si dirigevano al loro banco.
Entra il professore di storia. Giusto, dovevo farmi interrogare, e per fortuna ieri storia era l’unica cosa che ero riuscita a studiare.
-Smith, se la sente di essere interrogata?-
-Si.-  Dissi quelle poche pagine che ci aveva assegnato per oggi, facendo finta di ascoltare, perchè stava con gli occhi sul registro e mi mise un bel 7.
-Bravissima, Smith.-
-Secchiona- disse una voce in lontananza, attenta a non farsi sentire dal professore, ma fallendo miseramente. 
- Vuole un rapporto?- ecco chi era, era quello stronzo che aveva fatto finta di amarmi, ma che mi usava solo per divertimento. Lo odiavo.
Finite le cinque ore, mi diressi, come al solito da sola, all’uscita da scuola. Durante la vita di ritorno, incontrai Harry, su una panchina con delle lacrime che gli scendevano. Ero abbastanza confusa, non lo avevo mai visto piangere, era sempre stato forte di fronte a tutti, o almeno è quello che pensavo io quando lo vedevo. In ogni caso,  non volevo farmi gli affari suoi, anche perchè se mi sarei avvicinato, lui si sarebbe allontanato. Aveva una “reputazione” da difendere.  Lo so, ero egoista, ma se c’era una cosa che avevo imparato era quella di non fidarmi più di nessuno, perchè so che in un modo o nell’altro quella persona mi avrebbe delusa, ferita, lasciata sola di nuovo..     

Ciaao, finalmente faccio il mio spazio autrice, se così si può definire. Allora, spero con tutto il cuore che questo capitolo vi sia aciuto anche se è piuttosto corto, ma diciamo che è un capitolo di passaggio. Prometto che i prossimi saranno più lunghi. Ora vi lascio.<3

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