Angel.

di iwillcare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** dovresti farti gli affari tuoi. ***
Capitolo 2: *** ti ho salvata, di nuovo. ***



Capitolo 1
*** dovresti farti gli affari tuoi. ***


Mi stiracchiai lentamente ancora incapace di vedere per bene, mi strusciai le dita contro gli occhi e il mio sguardo cadde sulla sveglia, le 7.40 “merda” esclamai, non era una novità che fossi in ritardo però preferivo fare le cose con calma. Corsi in bagno a lavarmi velocemente e tornai in camera saltellando con lo spazzolino ancora in bocca  mentre mi levavo i pantaloni del pigiama. Presi i jeans  e fu un trauma metterli perché erano congelati, infilai la maglia e la felpa dell’ abercrombie poi scesi di corsa al piano di sotto bevendo una tazza di latte alla velocità della luce e il mio stomaco ne risentì subito
-“Miriam, non vuoi un muffin?” chiese mia mamma dolcemente
-“no ma’ sono in ritardissimo” mi affrettai a dire io.
Una volta uscita di casa sentii uno strano freddo ai piedi “cazzo, ho le ciabatte” sbuffai e tornai in casa a infilarmi gli stivali. Si sa che Londra è una città dal clima mite ma quel giorno il gelo era molto fastidioso quindi cercai riparo in un giubbotto di piuma che mi faceva sembrare l’omino michelin ma non m’importava un granché.

Avete presente quelle ragazze che stanno sempre attente all’aspetto esteriore, alte, snelle, slanciate, dai capelli perfetti? Ecco io ero l’opposto, i miei capelli erano neri come la pece e potevano  essere definiti come una criniera, avevo dei banalissimi occhi marroni e di trucchi non me ne intendevo affatto, non sapevo nemmeno che diamine fosse un’eyeliner.

Camminavo ormai da un quarto d’ora ma la voglia di andare a scuola era pari a quella di pulire camera mia, tutto ciò che volevo era ripararmi nel mio letto sotto le coperte di pail. L’unica ragione per cui mi alzavo la mattina era Elena, la mia migliore amica, l’unica persona capace di sopportare le mie lagne e i miei infiniti “momenti no”.  arrivai a scuola e il cortile era completamente vuoto, tutti erano già nella loro classe, tutti tranne me. Entrai e la custode mi fece un sorriso, era abituata ai miei ritardi. era una signora sulla sessantina con i capelli corti e bianchi, sottilissime labbra rosee e portava sempre un paio di occhiali perfettamente tondi inclinati sulla punta del naso. Finalmente trovai la porta della mia aula di fronte a me, guardai l’insegna che diceva “4 C” per essere sicura di non sbagliare classe e fare una figuraccia, poi bussai
-“avanti” sentì la voce squillante del professore di economia e aprii la porta cigolante
-“scusi il ritardo, prof” dissi con il fiatone. Gli occhi dei miei compagni erano puntati su di me, quindi cercai di non voltarmi verso di loro.
-“si accomodi signorina Curtney” rispose, come se si aspettasse il mio ritardo. Avanzai verso il mio banco e vidi l’espressione tranquillizzata di Elena nel vedermi
-“qualche volta non ti farebbe male svegliarti in orario” disse lei in tono scherzoso
-“ma non è colpa mia, il mio letto non voleva lasciarmi andare” protestai ridendo.
-“Ehi Miriam, sei ancora la bella addormentata nel bosco?” mi chiese poi Oliver che era seduto dietro di me
-“Oliver, non fare il simpaticone pure tu” gli dissi acidamente
-“Qualcuno ha bevuto acido per colazione invece che il latte” continuò lui e Elena scoppio in una risata sonora finché non li fulminai entrambi con lo sguardo
-“signorina Curtney, non solo arriva in ritardo ma si permette di disturbare la mia lezione…esca!” sbottò il professore
-“me la pagherete” ringhiai a Elena e Oliver.
Uscii dall’aula e andai in corridoio avviandomi verso la macchinetta, un pacchetto di cracker era quello che ci voleva. misi un euro cliccai il tasto 47 e naturalmente il pacchetto rimase incastrato a metà, la solita sfiga.
-“stupida macchinetta!” esclamai tirando un pugno, ma l’unico risultato che ottenni fu la mano indolenzita
-“lo fa spesso” sentii una voce roca e calma vicino a me, girai la testa e vidi due grandi occhioni color smeraldo e folte sopracciglia scure. Quel contrasto mi provocò un sussulto. Il ragazzo misterioso tirò un colpo contro la macchinetta e i cracker scivolarono giù facilmente. Poi il suo sguardò si posò sulla mia mano che era diventata violacea
-“dovresti metterci del ghiaccio” disse premurosamente toccando le mie dita
-“tu dovresti farti gli affari tuoi” risposi nervosamente tirando indietro la mano.
-“mh… come ti pare. Io sono styles, harry styles” e ammiccò
-“amico, hai sbagliato persona. Con me non attacca” dissi squadrandolo dalla testa ai piedi
-“non attacca cosa?” insisté lui
-“non fare il finto tonto…harry” lo provocai
-“almeno posso sapere come ti chiami?” chiese ridendo. Aveva un sorriso perfetto, sembrava che anche i suoi occhi ridessero con esso
-“Miriam. Ora ti ho accontentato” risposi acidamente, e la campanella suonò.
-“salvata dalla campanella” disse Harry abbozzando un sorriso.
Tornai verso la mia classe e vidi Elena che mi guardava stranita
-“ehi ehi ehi signorina, ora tu mi spieghi con chi parlavi” mi minacciò
-“uhm… Harry” risposi come se fosse una cosa ovvia
-“Harry? Miriam, devi spiegare” chiese insistentemente
-“Nessuno El, nessuno” cercai di cambiare discorso ma in realtà quei due smeraldi che aveva al posto degli occhi erano stati capaci di ipnotizzarmi.

l’ora successiva era alternativa, quindi ero libera di andare in bagno e fumare una sigaretta, non era un vizio… ne fumavo una ogni tanto. Mi avvolsi nella mia nuvola di fumo, d’un tratto vidi la maniglia aprirsi –accidenti a quando non chiudo a chiave- pensai, ormai ero finita. La porta si aprì e di fronte a me vidi di nuovo quei maledetti occhi verdi
-“che minchia ci fai pure qui?” esclamai. Non so perché facessi così, in realtà ero felice di vederlo nuovamente. 


 

ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
so che il capitolo è un po' corto ma siamo ancora agli inizi.
mi farebbe piacere una vostra recenzione, buona lettura :)

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Capitolo 2
*** ti ho salvata, di nuovo. ***


2.Ti ho salvata, di nuovo


-“mi spiace contraddirti ma questo è il bagno dei maschi” rispose Harry indicando il disegno di un’omino con i pantaloni
-“merda” dissi, volevo sotterrarmi.
-“fumi?” chiese poi sbalordito notando la sigaretta che avevo tra le mani
-“ti ho già detto che dovresti farti gli affari tuoi… styles” lo fulminai con lo sguardo. Ma lui, incurante della mia reazione prese la sigaretta e la buttò nel water. Stavo per gridargli contro ma harry si accorse che stava arrivando qualcuno così mi mise una mano sulla bocca e chiuse la porta del bagno. Non riuscivo a respirare, la sua grandissima mano premeva sulle mie labbra, sentivo il suo fiato sul collo. Il suo petto era appiccicato al mio, per essere due ragazzi che si conoscono da un’ora eravamo davvero vicini. Fin troppo vicini.
-“l’abbiamo scampata bella” disse poi lui levando la sua mano dalla mia bocca sentendo quelle voci allontanarsi
-“ma sei impazzito?” sbottai indicandogli la sigaretta spenta che galleggiava nel water
-“se ci tieni tanto riprenditela” cominciò a ridere
-“sei proprio un gran simpaticone
-“merda, ma è suonata! Ora ho educazione fisica e per colpa tua dovrò fare tre giri di campo in più” continuai io tirandogli una pacca sulla spalla e lui mi bloccò tenendomi per un polso
-“tutta questa confidenza?” chiese lui ridendo sotto i baffi e io lo salutai.
 
-“prof mi scusi, è che… in bagno c’era la fila” dissi cercando di aggrapparmi sugli specchi
-“Curtney, è un bagno di un liceo, non un supermercato. Forza, tre giri di campo” urlò, feci un respiro profondo e corsi svogliatamente. Dal vetro della palestra si poteva vedere il corridoio e io vidi Harry che mi faceva il verso mentre correvo  e ricambiai con un bel dito medio accompagnato da un sorriso. Lui mi fece il gesto del cuore con le mani, poi lo vidi scomparire in fondo al corridoio. I miei compagni stavano decidendo le squadre per giocare a basket, non sopportavo quel gioco. non ero mai stata un’amante degli sport da campo, mi muovevo come una sorta di scimmia con problemi di respirazione quindi mi misi a sedere in panchina accanto a Elena
-“mi vuoi spiegare chi è questo Harry?” chiese maliziosamente
-“ti ho già detto che non è nessuno, l’ho conosciuto oggi alla macchinetta. Stop” sbuffai
-“conosco quello sguardo…” insisté lei
-“credo di no, visto che è il mio sguardo di sempre” dissi scocciata, ma sapevo che aveva ragione lei.
-“come dici tu” rispose Elena facendo spallucce. La campanella suonò di nuovo e tornammo in classe come un gregge di pecore.

-“ancora un’ora…” farfugliai in modo angosciato
-“Dai Miriam, tra sessanta minuti sarai nel tuo lettuccio caldo” disse Oliver
-“Se non la smetti anche tu ti ritroverai in un letto… quello dell’ospedale” dissi ridendo. Non facevo queste battute per cattiveria ma perché ero fatta così, e Oliver e Elena lo sapevano.
-“buongiorno ragazzi” il professore di letteratura entrò e tutti noi ci alzammo strusciando le sedie contro il pavimento.
-“Curtney!” disse poi con tono secco, mi venne un colpo. Cosa avevo combinato questa volta?
-“visto che l’ho già interrogata recentemente deve farmi il favore di portare questi libri in biblioteca” proseguì indicando una pila di libri impolverati accanto al registro e io feci un respiro di sollievo. annuii e li presi facendo una smorfia di dolore, pesavano tantissimo. Entrai in biblioteca e li poggiai sulla scrivania con molta, molta delicatezza, si fa per dire. Ne presi uno e lo misi su uno scaffale, mi girai e andai a sbattere contro la schiena di un ragazzo
-“scusa…” dissi timidamente, poi alzai lo sguardo: di nuovo lui.
-“sei una persecuzione!” proseguii
-“sai, potrei dire la stessa cosa di te” continuò fissandomi con quegli occhi che erano capaci di distrarmi dal resto del mondo, poi tornai in me.
-“comunque, cosa ci fa un tipo come te in biblioteca?” ero stupita nel vederlo lì
-“un tipo come me in che senso?” chiese incuriosito dalla mia domanda
-“un tipo che cerca di rimorchiare una ragazza tirando un pugno ad una macchinetta” risposi sarcastica
-“vedo che alla fine il ghiaccio non l’hai messo” disse lui indicando la mia mano sempre più gonfia, senza fare caso alla frecciatina che gli avevo appena fatto.
-“io vedo che sei testardo…” dissi fissandolo negli occhi, dipendevo da quei due smeraldi, da quelle labbra rosee, dai capelli ricci sbarazzini e da quel sorriso che gli illuminava il volto.
-“mai quanto te, Curtney” rispose, non ricordavo di avergli detto il mio cognome…
-“si può sapere come fai a sapere il mio cognome?” domandai stranita
-“eh… io so molte, moltissime cose” disse ridendo
-“Riccio, dimmelo e basta prima che ti rasi a zero la testa” l’intento era di minacciarlo, ma poi mi scappò una risata
-“sai che potrei denunciarti per minaccia?” domandò ridacchiando
-“chi ti ha detto il mio cognome?” ripetei
-“può darsi che sia passatocasualmente accanto alla tua classe e abbia sentito il professore chiamarti” ammise lui, le sue guance si fecero rosse
-“ah, e così saresti tu a denunciare me? Te l’ho detto… mi perseguiti” dissi spingendolo. Lui non si aspettava una spinta e urtò bruscamente lo scaffale facendo cadere tutti i libri a terra.
-“oh cazzo” esclamammo.
-“cos’è stato?!” disse poi una voce, la porta stava per aprirsi, ed Harry mi prese la mano
-“vieni, vieni!” mi incitò portandomi dentro uno stanzino pieno di fogli vecchi. Eravamo entrambi in silenzio, nell’aria c’erano solo i nostri respiri affannati e dalla serratura intravedevamo la faccia incredula della bibliotecaria, cominciai a ridere ed Harry mi mise un dito sulla bocca. Il mio cuore si fermò per un nanosecondo.
-“hai visto la sua faccia?” chiesi una volta che la signora uscì dalla biblioteca
-“ti ho salvato… di nuovo” disse lui sorridendomi.
-“modesto il ragazzo” risposi, ma in effetti aveva ragione. Uscimmo dalla biblioteca prima che qualcun altro potesse accorgersi del disastro che avevamo combinato e mentre ridevamo beatamente ci trovammo di fronte alla bibliotecaria, il mio sguardo si fece serio di colpo.
-“sapete cosa vi aspetta ora?... la detenzione” ci  disse lei fulminandoci con lo sguardo
-“perché ci ha fatto la domanda se si è data la risposta da sola?” mi chiese Harry e non potei fare a meno di ridere ancora
-“non farei molte battutine signorino” disse poi la signora allontanandosi e Harry le fece una smorfia
-“stupido!” gli dissi tirandogli una manata sul collo
-“questo è il ringraziamento per chi ti salva da certe situazioni?” chiese lui sarcastico
-“visto che dobbiamo passare un’ora in detenzione non penso che tu mi abbia salvato più di tanto
-“sempre a criticare” rispose accennando un sorriso.

Entrammo nell’aula per le punizioni, eravamo solo io e lui, gli unici sfigati a combinare un disastro dieci minuti prima dell’uscita.
-“così sembra che dobbiamo rimanere qui un’ora” disse Harry sedendosi su un banco
-“così sembra…” ripetei sbuffando
-“cosa c’è?” mi domandò, aveva notato qualcosa che non andava
-“c’è che avrei preferito stare a casa a dormire” risposi scocciata
-“se vuoi ci sono le mie gambe” mi invitò a poggiare la testa sulle sue cosce e alla sola proposta diventai paonazza
-“n-no tranquillo” dissi. Davvero era riuscito a intimidirmi?
-“bene, allora ne approfitterò io” Harry non si fece molti problemi a posare la sua testa riccioluta sulle mie ginocchia. Abbassai lo sguardo, non avrei dovuto farlo. I suoi occhi mi mozzarono il respiro…per l’ennesima volta.
 

eccomi con il secondo capitolo! innanzitutto volevo ringraziarvi
per le 7 recensioni e le 125 visite in un giorno :')
so che la storia ancora non è intrigante ma molto presto ci saranno degli intrighi
tra Harry e Miriam... non vi anticipo nulla. spero che continuiate a leggere
grazie ancora.

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