A bit of Sebastian Smythe

di SmartieMiz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - His Family ***
Capitolo 2: *** Day 2 - His Past ***
Capitolo 3: *** Day 3 - A Crossover ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Our Favourites ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Music Day ***
Capitolo 6: *** Day 6 - His Dream Scene ***
Capitolo 7: *** Day 7 - His Future ***



Capitolo 1
*** Day 1 - His Family ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life

 



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 
 

Sebastian Smythe Week 2013
 


A bit of Sebastian Smythe


Day 1 - His Family 

 

«Victor, torniamo direttamente stasera. Il pranzo è in frigo», lo raccomandò la mamma: «Prenditi cura di Cyrielle e Sebastian, d’accordo?».
«Va bene», rispose il ragazzino: «A stasera!».
La mamma lo salutò dandogli un bacio sulla guancia, poi disse al piccolo Sebastian: «Tu fa’ il bravo, intesi?».
Il bambino roteò gli occhi al cielo.
«Sebastian, mi hai capito?», insistette la mamma irritata.
«Sì, ho capito, ora va’ via!», rispose brusco il bambino.
«Non ti permetto di rivolgerti a me in questo modo», sbottò severa la donna: «Chiedi subito scusa».
«Scusa», mugugnò l’altro senza guardarla in viso.
La madre, non molto soddisfatta, si arrese, abbandonando la casa.
«Seb, giochiamo con le bambole?», gli chiese Cyrielle con due occhi speranzosi.
Sebastian odiava i giochi di sua sorella, ma gli piaceva trascorrere del tempo con lei perciò accettò.
«Sebastian, quando la smetti di fare la femminuccia?», gli chiese Victor con un sorriso divertito.
Il bambino si limitò a scambiargli una rapida occhiata.
 
Victor non aveva niente da fare quel giorno, a parte dare fastidio a Sebastian, ovvero il suo passatempo preferito.
Andò in camera del fratello, alla ricerca di qualche gioco da rompere.
Si divertiva a buttare tutti gli oggetti a terra e a combinare guai, così mamma e papà avrebbero rimproverato Sebastian credendo fosse lui l’artefice di tutto.
Ficcò tra le sue cose nel cassetto e vi trovò un diario. Victor, curioso com’era, lo aprì. Non aveva mai pensato che Sebastian potesse avere un diario.
 
Caro diario,
oggi mamma e papà si sono arrabbiati con me perché il vaso in salotto era rotto, ma non sono stato io! È stato Victor, ma ovviamente mamma e papà non mi hanno creduto.
“Victor è un ragazzino disciplinato e coscienzioso, non farebbe mai cose del genere! Questa è opera tua”, ha blaterato papà.
Non ce la faccio più: sono sempre io che mi devo subire insulti e schiaffi per cose che non ho fatto.
 
Caro diario,
oggi a scuola ho conosciuto un bambino che mi piace, si chiama François. Ha nove anni come me ed è molto simpatico.
L’altro giorno Isabelle ha mandato una letterina a Vincent chiedendogli di sposarla. Secondo te posso fare lo stesso con François?
 
Victor leggeva sghignazzando: Sebastian sembrava innamorato.
Sebastian, che aveva smesso di giocare con Cyrielle, entrò nella sua camera.
«Che cosa stai facendo?!», chiese allarmato a suo fratello.
«Niente di che, leggevo le tue cose», rispose l’altro sarcastico con un ghigno.
«Dammi subito il diario», gli ordinò Sebastian freddo: sembrava essere tremendamente serio.
«Perché dovrei? Anzi, mi sa che lo faccio leggere a mamma e papà», disse il ragazzino con un sorriso sadico.
«No! Non farlo», cercò di convincerlo Sebastian.
«Perché? Non vuoi far sapere a mamma e papà che sei innamorato?», gli chiese Victor sarcastico, poi lo prese in giro facendogli il verso: «Oh, François, voglio sposarti!».
«Non farlo, per piacere», lo supplicò Sebastian.
«Perché? L’ho sempre detto che sei una femminuccia!».
«Piantala», tagliò corto il bambino.
«A mamma e papà lo dico sempre se mi piace una ragazzina», disse Victor accigliato.
Appunto, una ragazzina, pensò Sebastian.
A Sebastian piaceva un bambino, non una bambina, e non sapeva cosa avrebbero potuto dire i suoi genitori.
La mamma e il papà erano troppo impegnati con il lavoro per avere un dialogo con i figli, e quando avevano un po’ di tempo libero, lo sfruttavano per elogiare Victor che, secondo loro, era il figlio perfetto: buoni voti a scuola, sempre educato, sempre diligente.
Della sua famiglia, solo Cyrielle era l’unica cosa positiva: era sempre allegra e gentile nei suoi confronti e le voleva davvero bene.
«Se non vuoi che lo dico, devi fare tutto quello che dico io», lo ricattò Victor con un enorme sorriso.
«V-va bene», accettò Sebastian arreso.
Sebastian aveva paura della reazione dei suoi genitori e di quello che avrebbero potuto fare o dire, perciò avrebbe fatto di tutto per nascondere quel suo piccolo, grande segreto.

 

 

Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Questa è la prima week in assoluto a cui partecipo :) So benissimo che dovrei continuare le altre mie long, ma non volevo perdermi la Sebastian Smythe Week u.u xD
Spero di poter continuare questa week e cercherò di impegnarmi per poter sviluppare i diversi prompt ogni giorno fino al 23 (:
In questa prima one shot ho parlato di Sebastian e la sua situazione familiare, in particolare dei suoi fratelli, ma ho lasciato intendere un po' anche i rapporti con i genitori che, a quanto pare, non sono rosei.
A domani, con il suo passato! :)

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Capitolo 2
*** Day 2 - His Past ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 2 - His Past

 

Solitamente, Natale si festeggia con la famiglia, con i parenti, con le persone che ci vogliono bene.
Ma Sebastian Smythe, sin da piccolo, odiava il Natale.
Suo fratello Victor Smythe, al contrario, lo amava; per lui era un festa soltanto dal punto di vista consumistico: amava ricevere grandi e costosi regali e abbuffarsi senza ritegno.
Cyrielle Smythe, invece, adorava l’atmosfera magica che tutt’oggi caratterizza il Natale, ma neanche lei gradiva la presenza dei noiosissimi amici della mamma e del papà che, in verità, neanche conosceva bene.
I coniugi Smythe, infatti, erano così ricchi e avevano una villa così grande da poter ospitare ad ogni ricorrenza le persone più impensabili: lontani zii, cugini di secondo, terzo grado e anche amici lontani.
Era la sera della vigilia di Natale e allora Sebastian era un bambino di soli undici anni.
I coniugi Smythe erano impegnati a conversare amabilmente con gente ignota quando Cyrielle si avvicinò a Sebastian.
«Perché te ne stai solo soletto in quest’angolino? Ci sono i figli di Aurore e Gerard che sembrano essere molto simpatici», gli disse la bambina.
«Non mi interessa», sbottò Sebastian: «Victor saprebbe come mettermi in imbarazzo, come sempre».
«Ci sono io a difenderti se Victor dà fastidio», rispose pronta la sorellina.
Sebastian non voleva essere difeso da nessuno, sapeva di bastare a se stesso, ma non poté non ringraziare l’altruismo e l’affetto della sua sorellina con un sorriso.
«Ti voglio bene, Cyr», le disse Sebastian sincero.
«Anch’io, Seb!», rispose lei dandogli un bacio sulla guancia.
Cyrielle diede la manina a Sebastian e lo portò da alcuni bambini.
«Lui è mio fratello Sebastian», Cyrielle presentò suo fratello ai figli di Aurore e Gerard.
«Io sono Mathieu», si presentò un bambino con un enorme sorriso sul volto.
Sebastian pensò che forse non era così brutto stringere amicizia con qualcuno, e forse non era così brutto il Natale…
 
Sebastian e Mathieu divennero molto amici, tanto è vero che decisero di frequentare la stessa scuola superiore.
Con Mathieu le giornate trascorsero più liete: Sebastian quasi non pensava più ai problemi in famiglia e agli insulti dei compagni di classe che trovavano ogni cosa, anche la più futile, per criticarlo e deriderlo.
Il pomeriggio si affrettava a studiare per poter incontrare Mathieu e divertirsi con lui, andando a spasso per Parigi o andando a casa sua.
Divennero inseparabili e a quindici anni, Sebastian realizzò che Mathieu non era soltanto un amico: era qualcosa in più.
Era inutile continuare a nasconderlo a se stesso: aveva più volte immaginato come potesse essere il suo ragazzo o che sapore avessero le sue labbra, e si era chiesto più volte se Mathieu avesse ricambiato o meno i sentimenti che nutriva per lui.
Sebastian aveva finalmente ammesso a se stesso che gli piacevano i ragazzi, ne era sicuro, ma non era ancora pronto a rivelarlo agli altri, in particolare ai suoi genitori.
Che cosa avrebbero pensato di lui? Come avrebbero reagito?
Sebastian l’avrebbe nascosto. E l’avrebbe nascosto anche al suo amico Mathieu e a sua sorella Cyrielle, le persone a cui teneva di più.
 
Aveva sedici anni quando Sebastian cambiò idea, facendo coming out con Mathieu.
«Sebastian, io dovrei dirti una cosa», fece Mathieu un giorno mentre erano in giro per Parigi. Era dicembre, faceva freddo e i fiocchi di neve cadevano leggeri sul suolo, coprendo le strade.
«Dimmi pure», rispose gentilmente Sebastian.
«È da tempo che sento il bisogno di dirlo a qualcuno, e ho pensato: chi meglio del mio migliore amico può ascoltarmi?», tergiversò Mathieu: «Io… io non so come dirtelo… saremo sempre amici dopo, vero?».
«Sei gay?», provò ad indovinare Sebastian.
Mathieu lo guardò a bocca aperta: «Mica… mica è un problema per te? Mi vuoi bene lo stesso, vero?».
Sebastian sospirò, quasi sollevato.
«Ovvio che ti voglio bene lo stesso, perché dovrei volertene di meno», rispose lui con un sorriso.
Mathieu ricambiò.
«Anch’io sono gay», svelò infine Sebastian.
Questa volta fu Mathieu a sorprendersi, arrossendo lievemente: «D-davvero?».
«Sì», rispose il ragazzo.
«I miei l’hanno presa abbastanza bene. I tuoi? Lo sanno?», chiese Mathieu incuriosito.
«No. Non devono saperlo», asserì Sebastian freddo.
«Spero che tutto si sistemi in famiglia», gli disse Mathieu sinceramente dispiaciuto.
«Non importa. Mi interessa soltanto di te e Cyrielle».
Mathieu arrossì vistosamente: «D-di me?».
«Mm», confermò il ragazzo.
 «T-ti voglio bene, Bas. Anche per me sei importante», rivelò Mathieu.
Sebastian sorrise e nemmeno il tempo di dire qualcosa che sentì delle labbra soffici posarsi delicatamente sulle sue.
«Oddio, non avrei mai dovuto!», mormorò Mathieu preoccupato dopo averlo baciato.
«Hey», Sebastian lo fermò delicatamente per il polso, guardandolo negli occhi: «Invece dovresti farlo più spesso…».
Mathieu sorrise e Sebastian lo baciò dolcemente.
 
Erano passati due mesi e Sebastian credeva fermamente che Mathieu fosse una delle cose più belle della sua vita. Per la prima volta si era sentito amato, ma tutto crollò quando sua madre e suo padre, per lavoro, erano stati trasferiti negli Stati Uniti.
Lasciare Parigi significava lasciare la scuola, lasciare i pochi ma buoni amici che aveva… lasciare Mathieu.
«Non voglio lasciare la Francia», disse Sebastian crucciato.
«Non è una nostra decisione», asserì gelido il signor Smythe.
«Trasferirsi significa lasciare tutto», continuò Sebastian imperterrito.
«Andiamo, figliolo, ti farai nuovi amici», cercò di rassicurarlo la madre.
«Non ho bisogno di nuovi amici», rispose Sebastian freddo, poi disse titubante: «Io ho bisogno… ho bisogno soltanto di Mathieu. Non voglio lasciarlo».
Il signor Smythe ridacchiò: «Nemmeno fosse il tuo ragazzo!».
Sebastian, preso dall’ira, lo disse: «E se lo fosse?!».
I coniugi Smythe sgranarono gli occhi.
«Mathieu è il tuo… è il tuo fidanzato?», la signora Smythe, incredula, pronunciò quelle parole quasi con odio.
«Esattamente», rispose Sebastian chinando il capo. Suo padre non aveva ancora detto niente e Sebastian aveva paura di incrociare il suo sguardo.
«Hai soltanto sedici anni, Sebastian, sei semplicemente confuso…».
«No, mamma: mi piacciono i ragazzi, ne sono sicuro», disse Sebastian, poi guardò la mamma negli occhi e disse: «Oddio, mamma, che bisogno c’è di piangere?! Non è un dramma!».
«Dobbiamo partire subito», disse infine il signor Smythe: «il prima possibile».
«Perché?!», sbraitò Sebastian, intuendo il perché di quella decisione sventata.
«Perché devi stare lontano da Mathieu. Devi smetterla con queste strane fantasie».
«Non sono strane fantasie, papà! Sono sempre lo stesso di due minuti fa», provò a spiegargli il ragazzo.
«Sei proprio diverso da Victor», continuò suo padre risoluto: «Io e tua madre non avremmo mai desiderato un figlio così sbagliato come te…».
«Sbagliato?», Sebastian stava trattenendo le lacrime: non doveva piangere, non voleva dare soddisfazione a quell’uomo.
«Sei la nostra delusione», concluse suo padre: «Ti farà bene andare un po’ via da Parigi».
«E io che cosa dovrei dire di voi?! Voi, ipocriti, che vi fate le corna a vicenda! Pensate davvero che non lo sappia, che fossi così stupido da non averlo capito?! Pensate davvero che non mi sia mai accorto della mamma che torna a casa la mattina presto sebbene non avesse i turni notturni di lavoro e del papà che torna all’alba, puzzando d’alcool? Pensate davvero che…».
Il signor Smythe lo interruppe dandogli un forte schiaffo sulla guancia: «Fila in camera tua».
«Papà…».
«… e non chiamarmi più papà. Tu non sei più mio figlio», concluse gelido l’uomo, provocando le lacrime amare di Sebastian.
 
Sebastian decise di non rivolgere più parola a sua madre e suo padre. Cyrielle, in famiglia, era l’unica ad aver accolto bene la notizia.
«Ti capisco, i ragazzi sono più carini», aveva detto semplicemente con un sorriso.
Sebastian le accarezzò leggermente i capelli, limitandosi ad una risata sincera ma debole.
Il giorno prima di partire, Mathieu aveva lasciato Sebastian: non perché non lo amasse, non perché gli piacesse un altro; semplicemente perché non credeva nelle relazioni a distanza, e anche perché non voleva ostacolare Sebastian rendendolo vincolato a lui e, di conseguenza, rendendolo infelice.
Sebastian non aveva preso molto bene la notizia: ancora una volta si sentiva ferito e ancora una volta credeva di aver perso tutto.
I coniugi Smythe erano stati trasferiti a Westerville, una noiosa cittadina dell’Ohio.
Avevano iscritto Sebastian Smythe alla Dalton Academy, una rigida scuola maschile, affinché imparasse la buona educazione e la disciplina.
Sebastian divenne scostante con tutti: parlava poco con Cyrielle, non parlava affatto con i suoi e la sera incominciò ad uscire di nascosto per tornare poco prima dell’alba.
Aveva incominciato a frequentare locali notturni e ad ubriacarsi, sperando di trovare invano conforto nell’alcool. Aveva incominciato a vendersi a chiunque per sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione.
Sebastian non si riconosceva più: era cambiato.
L’unica cosa abbastanza positiva del suo cambiamento era il fatto che aveva imparato a fregarsene del giudizio altrui: sapeva di bastare a se stesso e di non aver bisogno di niente e nessuno per essere felice.
Non credeva nell’amore: non aveva bisogno di essere vincolato a nessuno per sentirsi qualcuno. Non sentiva la necessità di essere amato.
Ma poi era arrivato Blaine Anderson, di cui si era infatuato per un breve periodo. Grazie a lui aveva capito che la vita è troppo breve per importarsi di tutto.
Era arrivato David Karofsky, che gli aveva fatto capire che il gioco è divertente finché non finisce.
E infine era arrivato Thad Harwood, e grazie a lui aveva ricreduto nell’amore e aveva finalmente ritrovato se stesso.

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Ed eccomi con il secondo prompt! (sì, ce l'ho fatta xD :DD).
Mi piacerebbe tanto sapere che cosa ne pensate di questa one shot :) Ho cercato di giustificare il comportamento di Sebastian, ho provato a dargli una storyline e di essere stata il più chiara possibile nel narrarla.
Le ultime tre frasi... beh, non so se vi piacciono, ma ho sentito la necessità di scriverle, in particolare l'ultima (amo la Thadastian e anche se questa è la Sebastian Smythe Week, volevo metterci qualche piccolo accenno :D) :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e lyubit che ha recensito lo scorso capitolo! :)
A domani, con la terza one shot! :)

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Capitolo 3
*** Day 3 - A Crossover ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 3 - A Crossover

 

Sebastian camminava avanti e indietro, disorientato. La sua divisa non aveva neanche il colletto colorato come quelle degli altri, quindi non sapeva nemmeno a quale Casa appartenesse.
«Sembri un po’ spaesato», una voce lo fece voltare: apparteneva ad un bel ragazzo non molto alto dai capelli scuri, gli occhi luminosi e la pelle olivastra.
«Sono nuovo», si giustificò Sebastian.
«Devi essere smistato dal Cappello Parlante», lo informò il ragazzo.
«Il Cappello Parlante?», ripeté Sebastian incredulo.
«Certo, soltanto lui potrà dirti a quale casa appartieni», rispose semplicemente l’altro.
«Non so dove andare», mugugnò Sebastian, poi, mesto, chinò il capo: «Ho perso di vista… com’è che si chiama il guardiacaccia?».
«Hagrid», rispose pronto l’altro.
«Ecco, ho perso di vista Hagrid e ora non so dove andare».
«Infatti ti accompagno io», fece l’altro facendogli cenno di seguirlo.
Camminarono tra i corridoi di quell’immensa scuola, l’uno al fianco dell’altro, senza proferire parola. Sebastian, incantato, ammirava quella splendida scuola con stupore: ancora non riusciva a credere al fatto di essere un mago.
Non l’aveva presa molto bene la notizia, ma da una parte era contento di non essere più a Parigi con i suoi genitori. Sperò tanto che lì non ci fosse più nessuno a criticarlo e a deriderlo, come invece accadeva in famiglia e alla vecchia scuola.
Il flusso dei pensieri di Sebastian s’interruppe quando il ragazzo lo guidò verso le scale che, inaspettatamente, si spostarono.
«Alle scale piace cambiare», gli disse il ragazzo con un mezzo sorriso.
«Ma qualcuno potrebbe farsi male», intuì Sebastian.
«Oh, no, non sono pericolose», affermò l’altro.
Solo allora Sebastian si rese conto che il colletto della divisa del ragazzo era blu.
«Sei un Cornovero», mormorò.
«Esattamente», rispose l’altro, poi recitò solennemente: «… oppure Corvonero, il vecchio e il saggio, se siete svegli e pronti di mente, ragione e sapienza qui trovan linguaggio, che si confà a simile gente».
«Ho sentito dire che i Corvonero sono molto intelligenti», disse Sebastian.
«Beh, diciamo che amiamo tutti lo studio», rispose l’altro con un sorriso sbarazzino.
«… e ho sentito dire anche che molti di loro sono dei tipi strambi», continuò il francese.
«Sì, e in tutta sincerità mi piace essere considerato strano. Faccio sempre quello che voglio, anche se posso risultare strampalato agli occhi altrui».
«Fai bene. Ultimamente ho imparato a fregarmene del giudizio degli altri e cerco di ottenere tutto quello che voglio. Forse sono diventato un po’ egoista, ma ho capito che devo pensare più a me stesso e un po’ di meno agli altri», proseguì il francese chinando il capo.
«Secondo me saresti un perfetto Serpeverde», constatò il ragazzo dopo averlo studiato accuratamente.
«Ho saputo che nella Casa dei Serpeverde si sono formate le personalità più oscure», disse Sebastian leggermente preoccupato.
«… ma anche uomini di inestimabile coraggio, come Severus Piton», lo rassicurò il ragazzo: «Sei un ragazzo coraggioso e intelligente. Hai avuto un passato difficile, ti comprendo, ma sembri un tipo molto ambizioso e scaltro… dubito diventeresti un Grifondoro».
Sebastian sgranò leggermente gli occhi: non solo lui non riusciva a capire cosa ci fosse dentro di lui, ma ora si presentava all’improvviso il primo che incontrava che subito cercava di analizzare il suo carattere e di scoprire il suo passato.
«Mi spaventi», disse infine Sebastian: «… cioè, non so nemmeno come ti chiami…».
«Thad Harwood», rispose il ragazzo stringendogli la mano, poi lo portò in quella che era la Sala Grande: «Siamo arrivati».
Sebastian spalancò la bocca: la Sala Grande era immensa e gremita di gente e il soffitto aveva le sembianze di un cielo stellato sul quale erano sospese delle candele.
«Bello, vero? Anch’io mi incanto sempre quando lo ammiro», Thad lo svegliò dal suo stato di estasi.
«È… è magnifico», commentò Sebastian sbalordito.
«Bene, che cosa aspetti? Vai dove sono gli altri studenti nuovi. Io devo andare al tavolo dei Corvonero. Ci vediamo».
«Comunque io sono Sebastian, Sebastian Smythe», disse il francese.
Thad gli sorrise, poi si congedò e andò via.
Sebastian si sentì di nuovo perso: gli piaceva la compagnia di Thad; era immancabilmente un ragazzo attraente e un tipo stravagante e pacato e, nonostante non fosse esattamente il suo tipo, gli piaceva.
 
Con un colpo di bacchetta, il colletto della divisa di Sebastian era stato colorato di verde.
Sebastian era diventato un Serpeverde, e aveva conosciuto i nuovi compagni della sua Casa, ovvero delle vere e proprie serpi.
Thad, invece, camminava per il parco di Hogwarts alla ricerca di erbe per il professor di pozioni con i suoi amici Nick e Jeff, rispettivamente un intrepido Grifondoro e un buon Tassorosso, e non smetteva di parlottare e sospirare come una ragazzina alla sua prima cotta.
«Thad, l’hai detto almeno trecentonovantaquattro volte che è bello come il sole, leggiadro come un unicorno e che ha degli incantevoli occhi verdi», sbuffò leggermente Jeff.
«Non mi è mai successo con nessuno prima d’ora», spiegò Thad: «Non vedo l’ora di rivederlo».
«Ma è un Serpeverde», mormorò Nick, poi disse sottovoce: «Noi odiamo i Serpeverde…».
«Significherà che farò un’eccezione», rispose Thad risoluto: «e poi non bisogna generalizzare: anche Piton era un Serpeverde».
«Giusto», confermarono gli amici.
 
La sera, Thad, con la testa tra le nuvole come suo solito, si stava recando verso la propria Sala Comune quando qualcuno lo fermò.
«Thad!», lo richiamò una voce.
Il ragazzo si voltò, arrossendo vistosamente: «Ah, ciao, Sebastian».
«Avevi ragione, sono un Serpeverde», disse l’altro con un lieve sorriso.
«Lo so».
«Quindi non sono destinato a diventare malvagio?», chiese Sebastian interessato.
«Oh, sei tu a decidere questo», rispose saggiamente l’altro: «Dipende soltanto da te, Sebastian».
 
Sebastian si svegliò con un sorriso stampato sul volto che era un misto tra l’ebete e l’intenerito: aveva sognato di trovarsi nel magico mondo di Harry Potter e, per qualche strana ragione, aveva sognato anche il suo bel compagno di stanza Harwood e i suoi noiosi amichetti Duval e Sterling.
Rifletté sul sogno, cercando di scovare qualche significato nascosto:
«Quindi non sono destinato a diventare malvagio?».
«Oh, sei tu a decidere questo. Dipende soltanto da te, Sebastian».
Forse avrebbe dovuto smetterla con le sue stupide bravate, come la granita con la quale aveva accidentalmente accecato Blaine Anderson e le foto modificate di Finn Hudson con le quali aveva ricattato Rachel Berry.
Nella realtà, Thad Harwood era esattamente come gli era apparso nel sogno: sempre grazioso, razionale e cortese. Nel sogno aveva provato a conoscerlo fino in fondo, e anche nella realtà era così: Thad cercava sempre di aiutarlo, di capire perché fosse così scostante e freddo con gli altri, nonostante Sebastian rifiutasse categoricamente il suo aiuto.
E poi c’era lui, David Karofsky, che aveva tentato il suicidio, e Sebastian, in parte, si era sentito colpevole.
Quando quel pomeriggio andò in aula canto, sorprese tutti i Warblers:
«Ragazzi, dobbiamo cambiare la scaletta per le Regionali».

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Ed eccomi con il terzo prompt!
Da come avete potuto capire, il crossover è con Harry Potter ;) ma alla fine ho trasformato il "racconto" in un sogno di Sebastian per rendere il tutto più credibile, e in un modo o nell'altro ho provato a collegare i diversi avvenimenti del sogno con la sua vita e il suo passato (?). Spero soltanto di esserci riuscita (:
Accenni Thadastian *---* Scusatemi, ma non ce la faccio: è più forte di me xD So che è la Sebastian Smythe Week (e infatti questa raccolta è incentrata sul personaggio di Sebastian), ma non ho resistito nell'inserire anche qualche piccolo riferimento Thadastian u.u ♥ (e ovviamente anche la Niff xD ♥).
Da come avete potuto intuire, questa one shot potrebbe essere un missing moment della 3x14 - On My Way, e alla fine Sebastian, pentito (?), cambia la scaletta per Karofsky con Stand e la leggendaria e stupenda Glad You Came :')
Mi piacerebbe tanto sapere che cosa ne pensate di questa raccolta :D
Ringrazio tutti coloro che leggono e lyubit che ha recensito lo scorso capitolo! :)
A domani, con la quarta one shot! :)

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Capitolo 4
*** Day 4 - Our Favourites ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 4 - Our Favourites

 

Westerville non era niente in confronto alla sua splendida Parigi.
Sebastian camminava incerto tra i corridoi della Dalton; erano soltanto passate le prime due settimane di scuola e già la noia lo stava opprimendo, e poi gli mancava Mathieu: gli mancava terribilmente.
Avevano continuato a sentirsi tramite sms, anche se si erano lasciati.
Era stato il suo primo ragazzo, forse anche l’unico perché Sebastian era certo di non trovare più nessun altro che gli facesse battere il cuore così come aveva fatto Mathieu.
Sebastian aveva chiuso con l’amore: non voleva soffrire di nuovo.
Qualcuno dovette accorgersi del suo sguardo cupo: «Sebastian? Tutto bene?».
Il francese riconobbe quella voce e sbuffò: chi poteva essere se non il suo nuovo e adorabile compagno di stanza?
«Tutto bene, Harwood, perché per te deve sempre succedere qualcosa?», rispose l’altro aspro.
«Ci conosciamo da sole due settimane e non riesco a capire perché ce l’hai con me», disse Thad accigliato: «Sei sempre brusco nei miei confronti».
«Ce l’ho con tutti, okay? Non ruota tutto intorno a te», continuò Sebastian burbero: «Ora lasciami stare, per piacere».
Thad annuì lentamente per poi concludere: «Comunque l’incontro dei Warblers è stato anticipato alle quattro. Mi raccomando: non mancare!».
 
Per Sebastian, le uniche cose positive di quella scuola erano il lacrosse, la politica anti-bullismo e il Glee Club.
Era stato il suo simpaticissimo compagno di stanza a spingerlo ad iscriversi al Glee Club.
«Che cosa ti costa provare? Vedrai che ti piacerà», gli aveva detto Thad, e per una volta Sebastian si trovò costretto a dargli ragione.
I Warblers, i membri del Glee Club della Dalton, erano dei bravi ragazzi, molto gentili ed educati. Sebastian aveva anche una voce niente male, quindi perché non tentare?
Far parte dei Warblers gli serviva per distrarsi un po’ e il canto stava diventando una vera e propria passione per il francese.
La settimana prima, il solista – un certo Nick Duval – aveva suggerito una canzone da cantare tutti insieme.
«Uptown Girl», aveva proposto Nick: «È idonea per i nostri vocalizzi».
«Sì, è semplicemente perfetta!», aveva concordato Jeff Sterling.
Sebastian aveva sogghignato sotto i baffi: non c’era una cosa di Duval che a Sterling non stesse bene…
E quel pomeriggio, dopo una settimana, i ragazzi misero in scena la loro esibizione.
 
Uptown girl
She’s been living in her white bread world
As long as anyone with hot blood can
And now she’s looking for a downtown man
That’s what I am
 
Sulla soglia della porta comparve un ragazzo non molto alto, con capelli scuri e occhi dorati. Sebastian si sentì immediatamente attratto e, affascinato, lo esaminò.
 
And when she knows what
she wants from her time
And when she wakes up
and makes up her mind
 
She’ll see I’m not so tough
Just because
I’m in love with an uptown girl
 
Sebastian invitò il ragazzo carino a ballare con loro.
Durante la loro esibizione si imbatterono nella segretaria della scuola che fece loro cenno di tacere, ma Nick subito provvide a “calmarla” con la sua voce melodiosa.
Sebastian, preso dall’esibizione e conquistato da quel ragazzo misterioso, si incantò ancora di più quando udì la voce di Harwood, il suo compagno di stanza.
Thad aveva una voce esaltante e calorosa che aveva immediatamente stregato il francese, il quale si ritrovò a chiedere perché non l’avessero scelto come solista.
Era anche un bravo ballerino: si muoveva con leggiadria e maestria, come se conoscesse quella coreografia da sempre.
Dentro di Sebastian si scatenava una battaglia di ormoni tra il ragazzo carino e il compagno di stanza che era altrettanto piacevole – non poteva continuare a negare l’evidenza –.
Continuò a ballare e a cantare, confuso e con la testa tra le nuvole.
Quando l’esibizione finì, il ragazzo carino abbracciò Nick e i Warblers.
Parlarono di qualcosa, ma Sebastian non ci fece nemmeno caso.
Alla fine il ragazzo – che si scoprì essere Blaine Anderson, l’affascinante ex solista dei Warblers – disse qualcosa del tipo venite alla mia prima di West Side Story?, e allora Sebastian si intromise nella conversazione con un sorriso avvenente:«Conta su di noi. Usignolo una volta, Usignolo per sempre».

 



Angolo Autrice

Buona giornata a tutti! :)
Ed eccomi con il quarto prompt, postato con un solo giorno di ritardo D:
Non avevo molte idee, infatti questo capitolo non mi convince molto, ma spero vi possa piacere lo stesso ^_^
Come momento preferito ho inserito l'esibizione di Uptown Girl (la prima esibizione di Seb awedjksdkj *---*) e la sua famosa frase Once a Warbler, always a Warbler, quindi ho parlato anche del primo incontro tra i Seblaine e... scusate, ma la Thadastian è d'obbligo u.u xD (e anche l'accenno Niff lol ♥).
Ringrazio tutti coloro che leggono e lyubit che ha recensito lo scorso capitolo! :)
Un grazie particolare va a Melipedia, che è stata lei a consigliarmi di parlare di Uptown Girl :D Grazieee ♥
A tra poco (?), con la quinta one shot! ;)

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Capitolo 5
*** Day 5 - Music Day ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 5 - Music Day

 

Basta una canzone per rallegrarsi o per deprimersi ancora di più.
Basta una canzone per descrivere il proprio stato d’animo.
Basta una canzone per sentirsi inconsapevolmente meglio o peggio.
Sebastian amava la musica perché era l’unica amica che non poteva né deluderlo né giudicarlo.
Era una buona compagnia: quando non aveva voglia di andare allo Scandals per fare le ore piccole, si sdraiava sul letto ed entrava in un altro mondo con un semplice paio di cuffiette.
Le sue playlist erano varie ed erano divise in base al genere musicale o al cantante.
E poi ce n’era una che aveva denominato “Me”, contenente soltanto una canzone.
Era una canzone che aveva sentito alcuni mesi prima al musical di West Side Story delle New Directions. L’avevano cantata Santana Lopez e Rachel Berry, due stelle di punta del Glee Club del McKinley, e le parole di quella canzone lo avevano particolarmente colpito, arrivando persino a scuotere la sua anima.
 
A boy like that
Who’d kill your brother
Forget that boy and find another
One of your own kind
Stick to your own kind
 
A boy like that will give you sorrow
You’ll meet another boy tomorrow
One of your own kind
Stick to your own kind
 
A boy who kills cannot love
A boy who kills has no heart
And he’s the boy
Who gets your love
And gets your heart
Very smart, Maria, very smart
 
Sebastian non era di certo un assassino, anche se episodi come quello di Blaine e Karofsky lo avevano fatto riflettere a lungo sulla sua imprudenza.
 
A boy like that
wants one thing only
and when he’s done
he’ll leave you lonely
He’ll murder your love
He murdered mine
 
Era esattamente quello che stava facendo con Blaine.
Cosa voleva da un ragazzo già impegnato come Blaine?
Una sola cosa? O qualcos’altro?
Forse lo amava?
Ma poi ricordò i versi precedenti:
 
A boy who kills cannot love
A boy who kills has no heart
 
Cosa voleva, allora?
Quella canzone rappresentava se stesso, e ogni volta che l’ascoltava riusciva a confondersi sempre di più, forse perché era lui ad essere tremendamente confuso.
Sebastian era sempre stato un ragazzo incredibilmente insicuro, anche se non lo dava a vedere.
Nascondeva la sua insicurezza con un sorriso strafottente e una battuta sempre pronta.
Ma Sebastian voleva soltanto essere se stesso e smettere di fingere, di mentire, di nascondersi.
 
Just wait and see
Just wait Maria
Just wait and see



Angolo Autrice

Buona giornata a tutti! :)
Ed eccomi con il quinto prompt, postato sempre con un giorno di ritardo xD e questa volta si tratta di una flashfic (407 parole) (:
Ieri vi avevo salutato con un "a tra poco (?)", convinta di postare il quinto prompt stesso ieri, ma invece non è accaduto così lol xD Perdonatemi ♥
Bene, Music Day... che dire, ho pensato a varie canzoni e mi è venuta in mente A Boy Like That, canzone che in effetti rappresenta un po' il carattere di Sebastian (e guarda caso, abbiamo l'onore di ascoltarla nella 3x05 durante il dialogo Seblaine xD :D).
Eh sì, un po' di "Seblaine" in questo capitolo anziché Thadastian ;) (per una volta sono riuscita a non inserire i miei ciccini ahahah x'D ♥).
Ringrazio tutti coloro che leggono e Melipedia e lyubit che recensiscono! :D ♥
A più tardi, con la sesta one shot! :D (sì, questa volta la pubblicherò stesso oggi :D). 

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Capitolo 6
*** Day 6 - His Dream Scene ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 6 - His Dream Scene

 

Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.
 
John Lennon

 

 
 
Sebastian Smythe aveva fatto di quella frase la base della sua vita.
Ecco cosa voleva esattamente essere da grande: felice.
Non importava se sarebbe vissuto da solo o al fianco di qualcuno, non importava che lavoro avrebbe fatto, non importava quanto denaro avrebbe posseduto, non importava se sarebbe rimasto a Parigi o se avrebbe viaggiato in capo al mondo.
Sebastian voleva soltanto essere felice.
Non era uno di quei bambini che volevano salvare una principessa, sconfiggere un mostro o diventare supereroi; era sempre stato realista sin da piccolo.
“Sebastian entrerà in politica”, aveva detto suo padre.
“Ma che dici! Sebastian seguirà le orme della mamma e diventerà un medico di fama mondiale”, era quello che invece diceva sua madre.
Aveva soltanto otto anni quando sentiva quelle frasi. Il padre lo voleva magistrato come lui e la madre lo voleva medico, ma a nessuno importava cosa realmente volesse lui.
 
“Come va con le ragazze?”, gli aveva chiesto una volta suo padre, fingendo di interessarsi alla sua vita privata.
“Al momento non mi interessano”, aveva risposto lui.
“Hai quattordici anni, Sebastian, tutti i tuoi coetanei hanno la fidanzatina”.
“Io sono un’eccezione, va bene?”.
“Come vuoi, l’importante è che ci darai dei bei nipotini”.
Sebastian era sempre stato avverso nei confronti dell’argomento ragazze e figli.
A quattordici quindici anni incominciò a farsi delle domande sul suo orientamento sessuale e, nonostante tutto, sposarsi e avere un figlio non era di certo il suo obiettivo o il suo sogno; Sebastian era molto ambizioso e avrebbe pensato prima alla carriera, ma ciò non toglieva il fatto che un giorno non avrebbe potuto avere anche un figlio. Aveva costantemente paura di non poter essere un buon padre dopo il cattivo esempio che aveva ricevuto dai suoi genitori, e non avrebbe mai voluto che i suoi eventuali figli vivessero un’infanzia e un’adolescenza sofferta come la sua.
 
Fu alla Dalton che incominciò seriamente a riflettere sul suo futuro.
A volte, quando non litigava con Harwood, Duval e Sterling e parlava con loro in maniera civile, aveva toccato gli argomenti sogni, desideri, college e futuro.
Erano tutti molto perplessi su quell’argomento: Jeff, spaventato dal futuro, tergiversava sempre, perché lasciare la Dalton sarebbe significato lasciare Nick e tutti i suoi amici; Thad non sapeva cosa voleva dalla vita, era indeciso se iscriversi a medicina o all’accademia d’arti, due cose completamente diverse.
Nick, invece, sembrava quello più sicuro di tutti: molto probabilmente si sarebbe iscritto a legge, facoltà a cui era molto interessato anche Sebastian, e si sarebbe trasferito a New York, la città dei suoi sogni.
Per quanto riguardava l’argomento matrimonio e figli, l’unico che era certo di voler avere dei figli era Jeff.
 
Erano tutti confusi, e nel frattempo il tempo passava sempre più rapidamente, o almeno quella era l’impressione dei ragazzi della Dalton.
Sebastian si ritrovò a pensare a tutta la sua vita quando doveva scrivere la lettera d’ammissione da inviare all’università di legge.
Tutta la sua razionalità si perse quando, per la prima volta nella sua vita, immaginò la sua vita da sogno: un bel lavoro, una bella casa e, perché no, un uomo al suo fianco, forse anche dei figli…
Sebastian scosse il capo, come se volesse cancellare quei pensieri dalla sua mente.
Poi ripensò al suo terzo anno alla Dalton che era stato quello più difficile e travagliato di tutta la sua carriera scolastica: rabbia, alcool, sesso e un odio innato verso tutto e tutti e in particolare verso se stesso.
Era davvero quello che voleva dalla vita?
Era davvero quella la sua vita da sogno?
Cosa voleva essere da grande?
Sebastian, con la matita, scrisse soltanto una parola nella sua lettera d’ammissione: felice.

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :D
Eccomi puntuale (come suona male questa parola nel mio Angolo Autrice D: xDD) con il sesto prompt :) (eh sì, ve l'avevo detto che sarebbe arrivato oggi! ;D).
Ho parlato di Sebastian, dei suoi sogni e delle sue ambizioni... domani, nel prossimo - e ultimo prompt sigh ç__ç - parlerò del suo futuro (: (e lì ci sarà qualche sorpresa... :D).
Ho citato il bellissimo e celebre aforisma di John Lennon ♥ ed è da lì che ho tratto ispirazione per scrivere questa OS ♥ (:
Ringrazio tutti coloro che leggono! :) 
Un grazie particolare va a Melipedia e a lyubit: le vostre recensioni sono molto importanti per me ♥
A domani, con l'ultimo giorno! :') ♥

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Capitolo 7
*** Day 7 - His Future ***


Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 7 - His Future

 
 

23 febbraio, 2023
 

 
Sono le nove e mezzo di sera e Sebastian sta guidando verso casa.
È stata una giornata un po’ impegnativa: ha avuto a che fare con nuovi casi un po’ problematici e l’unica cosa che vuole fare ora è buttarsi sul letto e dormire.
Già programma il resto della serata: una doccia veloce, un piccolo spuntino e poi di tutto il resto se ne parla domani mattina.
Parcheggia l’auto, arriva sotto casa e, con uno sbadiglio, inserisce le chiavi nella serratura.
Apre la porta e subito viene travolto da un’ondata di allegria.
«Papi, auguri!», una bambina gli corre incontro.
Auguri? Per cosa?
Solo in questo momento Sebastian si ricorda che è il suo compleanno e che ha compiuto ventotto anni.
«Grazie», Sebastian la prende in braccio e la bambina, con un piccolo broncio, dice: «Papi, è il tuo compleanno e sei tornato più tardi».
«Lo so», risponde semplicemente il giovane uomo.
«Ma non fa niente. Papà ed io ti abbiamo aspettato», asserisce la bambina con un enorme sorriso luminoso sul volto.
Sebastian le sorride dolcemente e le accarezza teneramente i capelli: «Non dovevate, davvero».
«Invece sì!», risponde una voce proveniente dalla cucina.
Sebastian, con la figlia tra le braccia, si ferma sulla soglia della porta della cucina e ridacchia divertito: suo marito sembra così indaffarato a cuocere qualcosa nel forno.
«Non incendierai la cucina, vero, tesoro?», gli chiede il francese con un sorriso.
«Nah, mica sono come te», scherza l’altro, poi gli si avvicina e lo saluta con un bacio a fior di labbra: «Auguri, amore».
«Grazie», risponde Sebastian in un sussurro.
«Che fame! Quando è pronta la pizza?», domanda la bimba.
«Tra circa dieci minuti».
«Ah, allora vado a farmi una doccia veloce», si congeda Sebastian.
 
Dopo un quarto d’ora circa, Sebastian, suo marito e la bimba sono riuniti a tavola.
«Com’è andata a lavoro?», gli chiede suo marito interessato.
«Nonostante tutto, direi bene», risponde il francese: «E a te? Com’è andata?».
«Bene, bene. Oggi Chanel e i suoi compagni di classe hanno imparato a fare le moltiplicazioni», risponde l’uomo con un sorriso.
Sebastian sorride anche lui: «Fammi sentire, Chanel: due per due?».
«Quattro», risponde pronta la bambina.
«Due per tre?».
«Sei».
«Otto per nove?».
«Ma papi, la tabellina dell’otto non la so ancora», dice Chanel.
«Ah. E allora quanto fa due per sette?», la sfida Sebastian con un sorriso.
«Quindici».
«No, quattordici», la corregge il padre.
«Ma papi, anche a cena dobbiamo parlare di scuola!», sbuffa leggermente la bimba, poi dice: «Comunque dopo cena le ripeto meglio: le moltiplicazioni sono un po’ difficili».
«Ma no, sono facilissime!», dice invece il francese.
«Sebastian, è comunque una bambina di sei anni», gli fa notare suo marito, poi dice comprensivo alla figlia: «Te le posso rispiegare, se vuoi».
«Papi, devo soltanto impararle meglio», lo rassicura Chanel, poi cambia argomento: «Questa pizza è buonissima!».
«Già, è molto buona», commenta Sebastian: «Mi complimento con lo chef».
Suo marito sorride.
La cena prosegue tranquilla, tra una chiacchiera e l’altra e qualche risata.
Dopo cena, Chanel ripete le tabelline ai papà, poi arriva il momento della torta che sua figlia e suo marito hanno preparato con tanta cura.
Dopo aver parlato per un altro po’, la piccola va a lavarsi i denti e i papà le rimboccano le coperte, augurandole la buonanotte e schioccandole un bacio sulla fronte.
Suo marito sta lavando i piatti e lui lo aiuta, anche se gli è stato detto almeno trenta volte di lasciar stare.
Si preparano per la notte e si infilano tra le coperte del loro letto, stretti l’un l’altro per il freddo.
«Ti è piaciuta la torta? Ho aiutato Chanel a preparare la panna», gli chiede suo marito.
«Era buonissima», risponde Sebastian sincero, poi ridacchia: «… però potevate evitare ventotto candeline!».
«Sai che sono un perfezionista», risponde semplicemente l’altro con un lieve sorriso.
Sebastian ricambia per poi baciarlo sulle labbra con passione.
«Che desiderio hai espresso? Sono curioso».
«Ma non si dovrebbe dire», gli ricorda il francese.
«Ma io te lo dico sempre», risponde l’altro mettendo un broncio che Sebastian trova buffo e adorabile allo stesso tempo.
«Che ogni giorno sia uguale a questo», dice infine il francese stringendolo più forte a sé.
«Cosa? Ogni giorno vorresti tornare tardi da lavoro e ogni giorno vorresti fosse il tuo compleanno?», chiede l’altro incredulo.
«No, idiota», ride Sebastian, poi lo bacia affettuosamente: «Vorrei che ogni giorno fosse semplice e speciale allo stesso tempo come oggi, come ieri, come l’altro ieri… e vorrei che questo andasse avanti per sempre. Io, te e la nostra piccola».
Sebastian ha programmato la sua serata, ma è contento che oggi, come tutti gli altri giorni, è andata diversamente dai suoi piani.
Sebastian Smythe non avrebbe mai pensato di poter essere così soddisfatto del suo futuro.
Ha avuto un passato burrascoso e dei genitori praticamente assenti, ma ora è qui, raggiante e sicuro di sé, con un lavoro stabile, una bella casa e addirittura una famiglia: è sposato con lui, l’unico uomo che ha davvero conquistato il suo cuore, e ha anche una figlia che ama con tutto se stesso.
Sebastian Smythe è finalmente felice.

 



Angolo Autrice

*Clicca su "Completa" e piange (?)* :')
Buon pomeriggio a tutti! :D

E con questa ultima OS, la Sebastian Smythe Week è ufficialmente finita! :( ♥
Questa week, come già sapete, è stata la prima a cui ho partecipato ed è stato davvero bello farne parte :) Mi è piaciuto davvero tanto scrivere su di lui, Sebastian Smythe, personaggio che in Glee non ha l'importanza che noi tutti vorremmo, ma che nelle nostre ff è un personaggio a tutti gli effetti, con la sua storia e il suo carattere (:
Ho utilizzato il presente per questa OS ambientata nel futuro (2023 (?) lol xD) perché mi piaceva l'idea di rendere il suo futuro presente (?) - non riesco a spiegarmi lol xD -.
Per chi non l'avesse capito, in questo "futuro" Sebastian è avvocato e suo marito maestro (:
Non ho citato il nome del marito di Sebastian perché questa è la Sebastian Smythe Week e ho preferito lasciare a voi la libera immaginazione. Diciamo che il dettaglio importante è che Sebastian, in questa OS, è finalmente felice, poi ho dato un nome alla figlia per dare un nome almeno a lei (vi piace Chanel? ♥ A me tantissimo ♥) e non al marito perché potrebbe essere chiunque, cioè, l'importante non è chi è, ma l'importante è che Sebastian ha sposato l'uomo che ama. (sì, okay, stasera non riesco proprio a spiegarmi bene, spero mi abbiate compresa lo stesso xD). :)
Per me è senz'altro Thad Harwood ♥, per qualcun altro può essere Blaine, per qualcun altro ancora Kurt, per qualcun altro il Mathieu delle altre OS di questa week e per qualcun altro ancora un altro ancora. ♥
Ringrazio tutti coloro che l'hanno letta e inserita tra le seguite/ricordate/preferite. (:
Ringrazio lyubit e Melipedia che hanno recensito esprimendo i loro pareri (: ♥
Alla prossima! :D

 

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