Guardian Angels 2 - Il ritorno (dei guai)

di V@le
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora giovani ***
Capitolo 2: *** Pacco regalo ***
Capitolo 3: *** Al ballo ***
Capitolo 4: *** Irruzione ***
Capitolo 5: *** Lontani... di nuovo ***
Capitolo 6: *** L'ultimo giorno ***
Capitolo 7: *** Come vola il tempo ***
Capitolo 8: *** Ombra sfuggente ***
Capitolo 9: *** Separazioni e inseguimenti ***
Capitolo 10: *** Corso speciale ***
Capitolo 11: *** Raggio di luna ***
Capitolo 12: *** Verso la scalata ***
Capitolo 13: *** Sempre più difficile ***
Capitolo 14: *** Camera infernale 667 ***
Capitolo 15: *** Cattura ***
Capitolo 16: *** Le altre missioni ***
Capitolo 17: *** Annunci ***
Capitolo 18: *** Assenze ***
Capitolo 19: *** Fiori d'arancio ***
Capitolo 20: *** Outtake 1 - Il nuovo lavoro ***
Capitolo 21: *** Outtake 2 - Fantasmi dal passato ***
Capitolo 22: *** Outtake 3 - Confusione e acqua ***
Capitolo 23: *** Outtake 4 - E cominciò la favola ***
Capitolo 24: *** Fiocchi in più ***
Capitolo 25: *** Eventi ***



Capitolo 1
*** Ancora giovani ***


GA2
GUARDIAN ANGELS 2
IL RITORNO (DEI GUAI)
 
 
 
ANCORA GIOVANI
 
 
Il pianto puerile la raggiunse in camera da letto.
Sarà pure un tesoro, ma piange per piangere, pensava la ragazza mentre entrava in salotto.
Era lì, seduta sul tappeto, con i pugni stretti e gli occhi serrati. I radi capelli neri erano un poco spettinati e le braccia cicciottelle andavano su e giù, come a sottolineare il malcontento.
-Su, piccolina, non piangere- disse dolcemente Liv prendendo la bambina in braccio e cullandola per calmarla.
Presto gli strilli vennero sostituiti dalle risa mentre cominciava a giocare con i capelli della sua soccorritrice.
-Vedi che è tutto a posto?- la ragazza sorrise, per poi schioccarle un delicato bacio sulla tempia.
La porta della cucina si aprì e una ventiseienne entrò nella stanza infilandosi il cellulare in tasca, per poi passarsi una mano tra i capelli castani e sorridere a Liv e alla bambina.
-Tu lo sai che mi salvi la vita tenendomi Josie fino a domani?- disse riconoscente prendendo la piccola in braccio.
-Figurati, Cristelle, lo sai che la adoro.
-Vedi di fare la brava con la zia, intesi?- raccomandò Cristelle alla figlia che rispose con un gridolino di entusiasmo; poi si rivolse a Liv -sicura che non creerà problemi a Kei?
La mora sbuffò.
-C'è solo un problema di cui può preoccuparsi: vorrà dire che per oggi farà uno sforzo. A lei ci penserò io, tranquilla.
-Ok. Ciao, piccola, mi raccomando- Josie ritornò tra le braccia della sorella del padre -ci vediamo domani, allora.
-Sì, ciao- salutò Liv accompagnandola alla porta.
Uscita Cristelle, tornò in cucina per preparare la cena.
Stava sistemando i piatti quando sentì la porta aprirsi e richiudersi, e altri rumori che sentiva ogni sera mentre cucinava. Seguiti da una voce familiare.
-Ho incontrato Cristelle salendo, che cosa...
Entrato in cucina, Kei vide la bambina, che alla sua vista rise.
-Ah, ecco- sentenziò col solito tono scocciato - te l'ha rifilata un'altra volta.
-Non me l'ha rifilata! Non è mica un oggetto! E poi a lei ci penso io, tu non devi fare niente- ribatté lei subito.
-Non mi va di sorbirmi i suoi pianti fino a... a proposito, quanto la devi tenere?
-Solo fino a domani.
-Mm- il ragazzo si diresse al bagno per farsi una doccia, seguito dallo sguardo di disappunto di Liv.
Si rivolse alla bambina.
-Tranquilla, è scontroso con tutti, ti ci dovrai abituare purtroppo.
 
-Bello questo anello! Mi sembra perfetto!- disse Beatriz indicando l'oggetto.
-Quello?- chiese Lucia inclinando la testa -Ma è enorme! E la pietra è bruttissima... se qualcuno dovesse chiedermi di sposarmi con quello lo butterei nel fiume.
Le due ragazze avevano accompagnato in gioielleria un loro amico che aveva intenzione di chiedere alla sua compagna di sposarlo. Fino ad allora i loro consigli si erano dimostrati tutt'altro che utili: Bibi adorava le pietre preziose, mentre Lucia preferiva le cose semplici e senza tanti fronzoli.
Alla fine lui si arrese:
-Credo che sia meglio che lo scelga da solo, mi state confondendo- si spiegò cautamente nel timore di farle arrabbiare.
-Ah, ok- dissero loro tutt'altro che turbate -allora noi andiamo che dobbiamo passare alla BBA. Ci si vede.
-Sì... ciao- salutò il ragazzo stupito mentre le due uscivano dal negozio.
-Poverino... secondo te si è accorto che lo facevamo apposta?- chiese Bibi all'amica una volta allontanatesi.
-Cosa? Fare finta di non essere mai d'accordo su niente? No, non credo... e comunque avrebbe dovuto cercarselo da solo sin dall'inizio.
-Senza dubbio. Certo, deve avere le idee molto chiare per sposarsi a ventiquattr'anni.
-Mmm, non so, a me sembra un po' presto...
-Perché?
-A ventiquattro anni... hai ancora tutta una vita davanti, e lui la conosce solo da un anno... Insomma, come fai a sapere se è quella giusta?
-Se si amano.
-Ma l'amore non basta per far funzionare un matrimonio: sai quante coppie che 'si amavano' dopo qualche anno si sono scoperte a farsi le corna a vicenda?
-Sei troppo scettica. Se si sentono sicuri e insieme stanno bene... cioè, tu diresti di no se Takao ti chiedesse di sposarti?
Lucia si fermò di colpo.
-Cosa? Ma come ti vengono in mente certe idee? Abbiamo appena ventun'anni!
-E' solo un'ipotesi, calmati! Quindi... diresti di no?
-Certo che no... ma non direi neanche di sì. E' troppo presto.
Ricominciarono a camminare, e Bea  si chiese cosa avrebbe pensato Takao delle cose che la sua ragazza aveva detto.
 
-Avanti piccolina, almeno un'altra cucchiaiata...
Liv tentava di far mangiare Josie sotto lo sguardo scocciato di Kei.
-Basta, ci rinuncio- si arrese lei alla fine -vorrà dire che terrò pronto il biberon per dopo- e andò a lavare i piatti.
-Già ti arrendi?- la schernì il ragazzo.
-Credi che sapresti fare meglio di me? Puoi anche provarci fino a mezzanotte, non ci riuscirai mai.
-In dieci minuti finirebbe tutto.
Liv rise.
-Sì, come no...
Kei la prese come una sfida. Lui prendeva sempre tutto come una sfida. E Liv si stupì enormemente quando si piazzò davanti alla bambina e impugnò il cucchiaio.
E lo stupore aumentò quando, dopo tre o quattro tentativi, Josie si lasciò imboccare addirittura tre volte.
-Visto?- disse soddisfatto Kei -te l'avevo che...
La bambina sputò tutto sulla sua faccia, per poi  infilare le mani nel piatto sporcandolo ancora di più.
Liv dal canto suo stava per scoppiare.
-Non ridere- scandì il ragazzo a occhi chiusi.
-Ok- rispose lei, trattenendosi a malapena -vai a ripulirti, qua ci penso io.
Dopo una veloce sciacquata e il vano tentativo di pulire la maglietta, Kei andò in camera da letto, ma si fermò sulla soglia.
La sua ragazza e la bambina giocavano sul letto. Ed entrambe ridevano.
Neanche si ricordava l'ultima volta che aveva visto Liv così serena. Cioè, era sempre tranquilla e calma, ma in quel momento sembrava completamente rilassata.
Tutt'a un tratto il ragazzo si ritrovò a immaginare loro due con un figlio o figlia. E non non era affatto una scena sgradevole.
 
 
 
 
Salve!!!! Eccomi tornata, x la felicità dei miei fan (quali fan? n.d.voi), con il seguito di Guardian Angels! Spero che ci sia qlk1 disposto a seguirmi anche stavolta!
Buona lettura e al prox capitolo!

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Capitolo 2
*** Pacco regalo ***


GA2
PACCO REGALO
 
 
Quando aprì la porta, Lucia era ancora nel letto, prona, coi capelli sparsi sul cuscino e l'aria beata che dona il buon sonno.
Takao si avvicinò piano, le si sedette accanto e cominciò ad accarezzarle una guancia per svegliarla.
-Lucia...
Un gemito soffocato e la testa che si voltava dall'altra parte indicavano che la ragazza non aveva molta voglia di svegliarsi.
-Lucia, dai, alzati, è tardi.
Dopo qualche secondo lei sollevò il busto poggiandolo sui gomiti.
-Che ore sono?- chiese con gli occhi ancora chiusi.
-Le dieci.
-Ah, le dieci...
Lucia si riseppellì sotto le coperte, prontamente scostate da Takao.
-Devi andare alla conferenza, avanti.
-Ma che ci vado a fare io? Non c'entro niente...
-Non c'entri niente? E' una conferenza sul doppiaggio, sai, il tuo lavoro!
-Non mi va...
Il ragazzo la prese di peso e la fece alzare.
-Io mi sorbisco sempre Daj Tenji per colpa tua e adesso tu farai questo sacrificio. E poi in confronto a tu che mi butti giù dal letto tutte le mattine...
-Ok, ok, ho capito! Ci vado!
Lucia si alzò pesantemente dal letto e cominciò a cercare dei vestiti decenti.
-Ehm-ehm.
Lei si voltò.
-Che c'è?
Takao le sventolò davanti una busta marroncina. Al che gli saltò letteralmente addosso.
-Attenta che schiacci la colazione!
Lucia ignorò l'avvertimento e si sistemò meglio sulle gambe del compagno.
-Ma dove lo trovo un altro ragazzo carino come te che mi porta la colazione al letto?- esclamò sorridente, per poi baciarlo a stampo e abbracciarlo brevemente, in modo da poter agguantare i dolci nella busta.
Lui sorrise al gesto, ma poi, mentre l'altra faceva colazione sulle sue ginocchia, si ricordò di una cosa.
-E' arrivato un pacco per te.
-Un pacco?- chiese lei a bocca piena.
Una volta finite le paste e vestitasi Lucia, andarono all'entrata
Era uno scatolote di media grandezza, sigillato con quell'orrido scotch marrone da imballaggio.
La rossa si sedette a terra per aprirlo.
-Di chi è?- si senti chiedere.
-Qui dice da Cory... era una mia compagna alla scuola di guardie del corpo, non capisco cosa potrebbe avermi mandato...- aperto lo scatolone, sbirciò dentro. Poi richiuse con aria delusa.
-Che cosa c'è dentro?
-Cianfrusaglie... Cory ce le rifilava sempre a scuola. Vado a metterlo via- lo sollevò.
-Vuoi che lo porti io?
-No, tranquillo. Prendo la giacca e andiamo.
Tornò in camera e infilò il pacco nel suo armadio. E prima di chiudere l'anta, penso con aria preoccupata che più tardi avrebbe dovuto chiamare Liv.
 
Liv riuscì finalmente a incastrare il maledetto scatolone sul ripiano in alto dell'armadio.
Lo chiuse facendo un sospiro di sollievo: proprio in quel momento Kei era entrato in casa.
-Ehi, sei pronta? E' ora di andare.
-Sì, prendo il borsone e vengo.
Dopo un respiro profondo acquistò la sua solita aria serena e lo raggiunse.
Poco più tardi, in una palestra deserta, con i guantoni da box e i capelli raccolti in due trecce basse, prendeva a pugni un pesante sacco tenuto fermo da Kei.
Lei si fermò un attimo.
-Forza, un'altra serie e poi basta- le disse lui.
Dopo aver annuito, diede altri dieci pugni, per poi abbandonarsi su un materassone blu. Era più faticoso di quanto pensasse.
-Stai bene?
Dopo un po', lei si alzò annuendo.
-Sì, tutto ok- confermò togliendosi i guantoni.
-Certo che ci dai dentro per essere una ragazza... con chi così arrabbiata?
-Con te di sicuro, visto che stai facendo il maschilista- disse alzandosi con quella sua aia di derisione.
-Lo immaginavo- rispose Kei indifferente -ma a parte questo...
-Niente, sul serio.
-Sicura?
La vide asciugarsi con la mano il sudore sul collo e sulla pancia scoperta e cercò di pensare ad altro.
-Ancora non hai capito che riesco a leggerti nel pensiero? Ma preferisco che me lo dici tu cosa c'è che non va...
-Non c'è niente che non va.
Non ci credeva.
Allora Liv avanzò verso di lui con le mani sui fianchi.
-Se sei proprio convinto che ci sia qualcosa che non va, fa' questo sforzo e leggimi nel pensiero.
Si accorse con soddisfazione che lo stava innervosendo.
-Comunque- continuò -in questo momento sono io che ti leggo nel pensiero.
Kei chiuse gli occhi un attimo per l'esasperazione e quando li riaprì la ragazza lo stava ancora guardando con quell'aria terribilmente provocante.
-Vai a farti una doccia, prima che ti salti addosso.
Liv sorrise e, dopo avergli dato un bacio sull'angolo della bocca, si diresse verso lo spogliatoio, seguita da lui con lo sguardo.
 
Niente, Liv non rispondeva. Pazienza, l'avrebbe cercata più tardi.
Lucia rientrò in salotto, dove Takao stava guardando la tv.
-Ho appena sentito Max- disse mentre la ragazza si sedeva -domani alla BBA ci saranno anche lui, Rei e Mystel, il che vuol dire che verranno anche Lola e Jen.
-Sul serio?- chiese lei evidentemente contenta -Bene! E' un secolo che non le vedo più...
Fortunatamente Takao non si accorse del biglietto, trovato in allegato al pacco, che stringeva nervosamente in mano.
 
 
 
Ecco il secondo capitolo! Cosa ci sarà in quei misteriosi pacchi? Cosa si deve svolgere alla BBA? Perché Kei stava x saltare addosso a Liv (qst mi sa k nn è 1 mistero, vero, medea90?)?
Come di consueto, il mio ringraziamento alle recenzioni:
medea90: ma ciao!!!! mi fa piacere risentirti e spero che ti interessi anche questa storia!! Mi raccomando conto sui tuoi commenti!!! ^^
Keila91: innanzitutto grazie x la correzione! (sempre a rimediare ai miei pasticci! ^^"). Spero ti piaceranno i colpi di scena k ho in mente!
Peace,

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Capitolo 3
*** Al ballo ***


GA2
AL BALLO
 
 
-Strano che ancora non sono arrivate, l'aereo avrebbe dovuto atterrare un quarto d'ora fa'...
Lucia e Liv, scortate dai loro ragazzi, erano in areoporto ad aspettare l'imminente arrivo di Lola e Jen.
-E da quando gli aerei arrivano in orario?- sentenziò calma la mora, gettando comunque un'occhiata all'orologio.
Come a dispetto di quella constatazione, le loro amiche comparvero all'uscita.
Lucia, come sempre molto controllata, corse loro incontro e le abbracciò, in preda alla gioia, mentre Max, Rei e Mystel comparivano dietro di loro.
Raggiunsero gli altri tre e, salutatisi tutti, Lola esordì con:
-Veramente c'era anche un'altra persona con noi sull'aereo.
-Ah sì?- chise Liv senza scomporsi minimamente -e chi sarebbe?
Allora si accorsero che una ragazza si era avvicinata a loro. Aveva i capelli fino alle spalle castano scuro e sembrava ispanica.
-Non ci posso credere...- il viso della mora si sciolse in un sorriso -Cory!
-Ciao, Liv!- rispose lei sorridendo a sua volta, prima di venire stretta nella morsa delle braccia dell'amica.
-Lei è Corazon- la presentò Lucia -era una nostra compagna di scuola.
Tutti la salutarono chi più chi meno esplicitamente.
-Sì, sì ok- interruppe Lola impaziente -ma noi siamo qui per un ballo.
-Esatto- continuò Jen -quando si va da Bibi?
Liv diede uno sguardo all'orologio.
-Praticamente adesso. Ciao ciao- salutò i ragazzi prima di andarsene con tutte le altre.
-Sparite così?- chiese Mystel ad alta voce per farsi sentire -senza dirci niente?
-Posso dirvi qualcosa io- Cory si era fermata per parlare -stasera tenetele d'occhio, o ve le rimorchiano.
Fece appena in tempo a finire la frase che la trascinarono via, prima che potesse dire qualcosa di compromettente.
Dal canto loro, i ragazzi stavano pensando all'unisono che non l'avrebbero mai capite.
 
In casa c'era il caos più totale.
Era finalmente arrivata anche Anya e tutte si erano messe sotto per essere pronte per il ballo, che cominciava appena un'ora più tardi.
-Posso parlarti un attimo?
Liv credeva che fosse Cory, ma voltatasi si ritrovò davanti Beatriz.
-Certo.
Si rintanarono in cucina per un po' di tranquillità.
-Qual è il problema?
-Si tratta di Lucia...e di Takao- vedendo che non la interrompeva, continuò -sai che ultimamente Takao si confida molto con Zeo e me.
-Sì, me lo hai accennato.
-Ecco, in queste ultime settimane ha comicniato a parlare di...
-Aspetta, fammi indovinare: matrimonio.
-Esatto, ma... come fai a saperlo?
-Da come la guarda: è innamorato perso. Comunque dicevi?
-Sì. Per coincidenza, un nostro amico si sposa, e ha ventiquattro anni. Io le ho chiesto cosa ne pensava e...
-...per lei è troppo presto. 
-Esattamente!
Liv sospirò.
-Lucia non sa dire come si potrebbe comportare in certe situazioni finché non ci si ritrova. Adesso potrebbe dire no e stasera, a una eventuale richiesta di Takao, saltargli al collo e urlare sì...
-Ma è questo il punto: credo che Takao abbia intenzione di chiederglielo stasera! Con anello e tutto!
La mora sospirò stancamente.
-Anche se è pronto e tutto, non credo che stasera ci riuscirà.
-Perché?
-Ho un brutto presentimento. E l'ultima volta che l'ho sentito prima ci hanno rapito e poi abbiamo rischiato di finire arrostite.
-Cosa credi possa succedere?
-Non ne ho idea. Ma godiamoci la serata- cominciarono a tornare dalle altre -Cory manderà i ragazzi talmente fuori dai gangheri che ci sarà da ridere.
 
Perché mai organizzare un ballo? Si trattava della BBA. Si trattava di blader, non di liceali con gli ormoni in subbuglio. Eppure, per festeggiare l'inserimento del bey blade tra gli sport olimpici, questa era l'unica idea che era uscita fuori. Per dire chi ci va alla dirigenza.
Questo era uno dei pensieri che tenevano occupati i ragazzi appena arrivati al ballo e già annoiati. E per giunta seccati di essersi dovuti vestire così eleganti.
Certo, col fatto che tutti i blader che conoscevano sarebbero venuti da tutto il mondo un po' li rincuorava, ma i loro incontri-scontri erano previsti su qualcosa di diverso da una pista da ballo.
Dopo circa mezz'ora li raggiunsero Lola, Jen, Bibi, Anya e Cory, un po' più dietro rispetto a loro. Tutte più belle che mai nei loro begli abiti e con i capelli perfettamente acconciati.
Di Lucia e Liv, invece, nessuna traccia.
-Come mai così in ritardo?- chiedeva intanto Max.
-In ritardo? Noi eravamo qui mezz'ora prima che iniziasse la festa per aiutare quelli del catering e Liv e Lucia dovevano mettersi d'accordo con il dj per le basi musicali.
-Con il dj? Per cosa?- chiese Takao.
-Loro cantano qualche canzone stasera; glielo ha chiesto Daj Tenji per fare bella figura.
Intanto la sala si era riempita per bene. Così il presidente salì sul piccolo ma alto palco istallato per l'occasione e fece il suo discorso di benvenuto e di ringraziamento, con grande noia di certi blader di nostra conoscenza.
-...e adesso è ora di ascoltare le splendide voci di due ragazze altrettando splendide che hannogentilmente accettato di cantare per commemorare questo evento.
Le chiamò sul palco e loro salirono.
Dire che Kei e takao rimasero a bocca aperta è dir poco.
Lucia facenva un gran figurone: portava un vestito nero fino alle ginocchia con una fascia bianca intorno alla vita. I capelli erano stati tirati indietro e raccolti, lasciando libero qua e là qualche ciuffo delineato da leggere onde, evidenti opere della spuma.
E Liv...beh, lei era da mozzare il fiato, avrebbe detto Kei. Il suo semplice vestito bianco lungo con uno spacco sul fianco destro risaltava il suo corpo privo di mancanze o esagerazioni, e i suoi boccoli neri, semplicemente raccolti da un mollettone sul marrone, le stavano d'incanto.
Per un momento il suo ragazzo si chiese se mai l'aveva vista così bella, poi le piombò in testa il ricordo della prima notti in cui avevano fatto l'amore. E rammentato quel sorriso che gli aveva rivolto, con i capelli leggermente sconvolti e come vestito il lenzuolo, si rese conto che più bella di quella volta non era mai stata. Non ancora.
Le due cominciarono a cantare e in molti pensarono che la serata si prospettava buona. Lo pensavano sul serio, ma...
 
 
 
Ecco finito il 3 capitolo! ragazzi, sto scrivendo a tempo di record! Anke se nn so se potrò mai superare quello di 3 chappy al giorno! Cmq spero vi piaccia la storia, o k almeno vi interessi tanto da continuare a seguirla! Grazie a medea90 e Keila91 per le recensioni! Xdonatemi se è un po' cortino, ma è così x forza di cose!
Ciao ciao,

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Capitolo 4
*** Irruzione ***


GA2
IRRUZIONE
 
 
Liv e Lucia erano ormai all'ultima canzone, più sollevate di quanto si vedesse. Le altre o ballavano o chiacchieravano.
Cory non dava l'impressione di divertirsi molto. Aveva giusto deciso di andare a prendere qualcosa da mangiare, quando voltandosi si scontrò con un ragazzo, versandosi addosso tutto lo champagne
-Oh, accidenti...-imprecò a bassa voce guardando il disastro combinato.
-Scusami tanto, non volevo! Tieni, asciugati...- disse lui porgendole dei fazzoletti di carta.
Lei dal canto suo stava per scoppiare coprendolo di insulti, ma visto quanto era dispiaciuto e come cercava di riparare all'errore, decide, stranamente, di lasciar stare.
-Non ti preoccupare, non fa niente.
Yuya osservò la ragazza allontanarsi, sperando di non aver combinato un pasticcio. Scorto Kei, gli si avvicinò.
-Ti diverti, eh?
-Non mi vedi? Sto saltando dalla gioia...- sbuffò tutt'altro che entusiasta.
-Liv è molto brava, no?
-Già, peccato che lo pensi anche lui.
Con un cenno del capo, Kei indicò Brooklyn che se ne stava un po' in disparte a guardare con ammirazione la mora.
-Mi sembra così strano che lo consideri ancora una minaccia dopo...
-Non lo considero una minaccia!- sbottò il blader.
-E allora perché ce l'hai ancora con lui? Solo perché si incontrano un paio di volte per chiacchierare non vuol dire che hanno una relazione...
-Zitto! Non ci voglio nemmeno pensare.
Yuya rifletté un attimo, poi comprese.
-Sei ancora scosso da quella storia della gravidanza.
Kei sentì un groviglio allo stomaco a quelle parole. Non aveva voglia di parlarne, ma non poté fare a meno di pensarci. Un giorno Liv gli si era presentata con il viso rigato di lacrime e un oggetto in mano. Un test di gravidanza positivo. Quel periodo era stato un inferno: lui non sapeva dove sbattere la testa; elencava i pro e i contro senza arrivare a una soluzione. Poi, quando aveva deciso di prendersi le sue responsabilità, avevano scoperto che lei non era affatto incinta. Avevano passato un momento difficile, ma poi si erano riavvicinati e tutto sembrava andare liscio come l'olio, anche se gli capitava di tormentarsi...
-Ehi, sei ancora vivo?
La voce della sua ragazza lo distolse dai suoi pensieri.
-Sì, sì, certo...
Yuya si congedò, pensando bene di lasciarli soli.
-Sicuro che va tutto bene?- chiese Liv, stavolta con tono leggermente apprensivo.
Kei la fissò per un attimo, poi sospirò.
-Sì, tranquilla, va tutto bene.
La ragazza sorrise, tranquillizzata.
Intanto, dall'altra parte della stanza, Takao e Lucia stavano parlando.
-Senti, Lucia, noi è da tanto che stiamo insieme...
-Sì, quasi non ci credo che sono quasi passati cinque anni.
-Già, e io in questi anni sono stato molto bene con te.
-Anch'io, ma... cosa cerchi di dirmi?
Il ragazzo infilò una mano in tasca.
-Quello che cerco di dirti è che...
Un orribile urlo lo interruppe. Alla finestra un uomo in nero col passamontagna puntava un coltello contro la gola di una ragazza.
-Fermi, che nessuno si...
Non finì la frase che cadde a terra per un colpo infittogli da Cory che dopo essersi affacciata alla finestra, urlò a squarciagola:
-Liv! Lucia!
Le due la raggiunsero mentre la prima urlava a sua volta:
-Lola, Jen, pensate agli invitati!
In quattro e quattr'otto tutti vennero spinti fuori dalla stanza verso le uscite tranne Liv, Lucia e Cory che guardavano  tutti uomini simili al primo già steso entrare dalla finestra.
Takao e Kei, rifiutatisi di andare, videro le loro ragazze alzarsi le gonne e prendere la rossa due bastoni che si trasformarono in katane e la mora due coltelli egiziani.
Gli intrusi erano cinque volte loro, ma sembravano cavarsela egregiamente.
Due si fiondarono contro i due ragazzi, ma Liv e Lucia fecero prontamente da scudo e li stesero. Più in là Cory aveva tramortito l'ultimo:
-Non ce ne sono più, giusto?
Una figura si erse alle sue spalle.
-Cory, attenta!
Ma quando la ragazza si voltò, l'uomo era a terra per mano di quel ragazzo che le aveva versato lo champagne addosso.
-Adesso non ce ne sono più- disse Yuya.
-G...grazie- borbottò Corazon, per poi raggiungere le amiche che stavano rimettendo a posto le armi.
-Che sono venuti a fare?- chiese Lucia nervosa.
-Si tratta di Pablo. E' tornato.
S'intromisero, ovviamente, Kei e Takao.
-Che è successo qui? Chi è Pablo? E cosa vuol dire è tornato?
-Pablo è un'esponente della mafia internazionale. Stava combinando guai quando eravamo all'ultimo anno della scuola per guardie del corpo, ma per quanto ne sapevo io l'avevano arrestato- spiegò Liv con un'aria decisamente preoccupata.
-E' evaso circa due anni fa'- rispose Cory -però non ha fatto niente fino al mese scorso, e sono cose grosse, ragazze...
-Cosa cerchi di dirci?
Un attimo, poi...
-Dovete venire con me e aiutarci a sbatterlo dentro definitivamente.
-Cory, noi non...
-Vi prego! Siete state le migliori della scuola e sono sicura che lo siete ancora. Abbiamo bisogno di voi, altrimenti... sapete di cosa è capace Pablo.
Passò un lungo attimo di silenzio.
-Aspettate- Takao ruppe il silenzio -questo vuol dire che... che ve ne dovete andare?
 
 
 
Sì, lo so... capitolo corto e molto confuso... ma temo che meglio di così non possa venire! Xdono!!!!
Grazie, cm sempre, a medea90 e Keila91 per le quotidiane recensioni! ThankU!!!
Al prossimo e (sxiamo) migliore chappy,

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Capitolo 5
*** Lontani... di nuovo ***


GA2
LONTANI... DI NUOVO
 
 
Ormai tutti erano tornati a casa. Liv, Lucia, Cory, Kei, Takao e Yuya erano rimasti per parlare con la polizia venuta a prelevare gli intrusi. Poi rimasero solo loro sei.
-Io vado in hotel, ho alcune cose da sistemare- informò Corazon.
-Da sola? Ma non è pericoloso?
-Lucia, sono una spia.
-Comunque è sempre meglio essere in due.
-La accompagno io, tanto è sulla strada- si offrì Yuya -sempre che per lei vada bene.
-Certo- disse lei senza fare storie. Stranamente- allora ciao.
Salutarono e i due partirono. Senza dire una parola, anche i quattro se ne andarono a casa.
 
Cory salì nella macchina di Yuya.
-Allora dove ti devo portare?
-Scusa, non avevi detto che era di strada?
-Non so neanche dov'è il tuo hotel, difficile che sappia se è di strada.
La ragazza lo squadrò.
-Perché una balla solo per darmi un passaggio?
-Perché mi sembravi, senza offesa, troppo orgogliosa e femminista per lasciarti accompagnare. E spia o no, è sempre pericoloso andare in giro da sola. Allora, dove ti devo portare?
 
Lucia e Takao varcarono silenziosamente la soglia. Non avevano aperto bocca per tutto il tragitto. Andarono in camera e, spogliatisi e preparatisi, si infilarono sotto le coperte, schiena contro schiena.
Il ragazzo pensava a quello che stava per tirare fuori dalla tasca prima che quegli uomini irrompessero, quando gli parve di sentire dei gemiti soffocati.
Si voltò dall'altra parte e vide il corpo della compagna scosso da sussulti.
-Lucia.
L'afferrò per un braccio e la fece voltare a sua volta.
Piangeva.
-Oddio...
L'attirò a sé e le accarezzò delicatamente la guancia.
-Su, calmati, va tutto bene...
-No- lo interruppe lei -non va tutto bene. Io non voglio andarmene- dopo qualche singhiozzo soffocato continuò -non voglio lasciarti.
Takao si bloccò. Quelle ultime tre parole gli rimbombarono per un po' nelle orecchie.
-Piccola, neanch'io voglio lasciarti, ma loro hanno bisogno di te.
-Loro chi, neanche li conosco, neanche so cosa vogliono da me. E poi io ho bisogno di te.
Il ragazzo la fissò intensamente. Sapeva di essere importante per lei, ma gli aveva appena confessato di essere la cosa più importante. La strinse ancora più forte.
-Ti amo, Lucia.
Era sconvolta, no pretendeva una risposta subito. Invece la ragazza sollevò il capo quel tanto per potergli dare un bacio a fior di labbra e, tornando ad accoccolarsi al suo petto, sussurrò:
-Anch'io ti amo, Takao.
 
Kei aveva già finito di caricare tutto quando Liv lo raggiunse in garage.
-Sei pronta?
Lei annuì tirandosi fuori i capelli dalla giacca nera.
Portarono la moto sul vialetto e, chiusa la porta del garage, montarono e partirono.
In poco si ritrovarono in aperta campagna.
Liv era completamente appoggiata alla schiena di Kei, con le mani sul suo petto.
Tutt'a un tratto sentì una mano di lui posarsi sopra la sua, e le dita intrecciarsi. Restarono così per qualche momento, poi ritornarono come prima.
Dopo un buon quarto d'ora deviarono per i campi e si fermarono vicino ad un albero solitario, stesero una coperta sul prato e, siccome si era fatto ormai mezzogiorno, cominciarono a mangiare.
Parlarono un sacco e risero, come facevano solo quando erano soli.
-Kei...ti devo chiedere una cosa, però mi devi rispondere sinceramente.
Lo sguardo del ragazzo le concesse di andare avanti.
-Sei ancora scosso per quella storia del bambino?
Silenzio, poi...
-Il fatto è che quando mi hai detto che l'esame di accertamento era risultato negativo, io... io avevo accettato l'idea di avere un figlio...
-Mi dispiace- pausa -ero decisa a tenerlo anch'io, ma avevo paura della tua reazione. Mi dispiace.
-Non fa niente- le accarezzò la guancia, per prenderla per la nuca -abbiamo ancora tempo per quello.
Il volto di Liv s'incupì. Era finalmente saltato fuori il discorso dell'imminente partenza.
-Perché lo avremo il tempo, vero?- incalzò lui.
-Kei, se fosse per me neanche partirei, lo sai, ma qua non si tratta di Gideon o Borkov, o di qualunque altro incapace che abbiamo depistato in un secondo, ma di Pablo, di mafia...non stiamo parlando di un gioco, ma di spionaggio vero e proprio. Quello pericoloso, così pericoloso che potrebbe anche essere...
-...fatale- completò Kei stranito -no, non può essere.
Ma gli occhi verdi della ragazza dicevano il contrario.
-Tu non puoi andartene sul serio.
Fece questa specie di proibizione di morire con la voce rotta dallo spavento.
Liv si coprì il volto con le mani. Non stava piangendo: le lacrime le aveva già consumate tutte nascondendole col cuscino.
-Mi devi promettere che tornerai.
-Kei, io...
-Promettimelo!
Lei ci mise un po' prima di rispondere:
-Te lo prometto, farò di tutto per tornare- pausa -ma non posso assicurarti niente.
In quell'attimo la mente di Kei fu attraversata da una miriade di pensieri. E se davvero morisse in missione? Se davvero non ce l'avrebbe fatta a tornare? A chi avrebbe confidato tutto? Con chi si sarebbe trovato così bene come era stato con lei? Chi poteva fargli rivedere quel sorriso per cui valeva la pena renderla felice?
L'afferrò per le spalle e l'attirò a sé. la sentì tremare.
-Hai paura di morire?
Gli era venuta così, non sapeva nenahce perché glielo aveva chiesto.
-No, ho paura di non riuscire a vederti ancora.
Quella risposta lo spiazzò definitivamente.
-Io ti amo, Kei. Non potrei mai trovare un altro che prenda il tuo posto.
-Lo stesso vale per me. Più di quanto immagini.
 
 
 
Mmmmm... è tanto triste , vero? cavolo, mi sto commuovendo x qlkosa k ho scritto io! Se nn è patetico questo... Poverini!!!! (e pensare k è un'idea mia... qnt posso essere scema?) Cmq penso di aver superato il blocco (speriamo!!!).
Keila91 e medea90: vi prego nn mi uccidete... insomma so k nn è proprio il vostro ideale di svolta (anche se, medea90, lo sappiamo entrambi cm si possono consolare tutti e quattro, vero? ^^), ma spero k andando più avanti svaniranno i vostri pensieri da omicida verso di me!
Baci,

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Capitolo 6
*** L'ultimo giorno ***


GA2
L'ULTIMO GIORNO
 
 
Quando Takao si svegliò, accanto a lui non c'era nessuno. Il primo pensiero della mattia fu che il giorno seguente Lucia sarebbe partita. Cercando di scacciarlo via, si alzò, si vestì velocemente e andò in cucina.
Si fermò sulla soglia, vedendo la tavola imbandita di squisitezze per la colazione. Si avvicinò per osservare meglio il tutto, quando entrò Lucia già preparata con il grembiule addosso.
-Buongiorno!- gli sorrise costeggiando il tavolo -ho pensato di prepararti i tuoi piatti preferiti, visto che non cucinerò per te per...- s'interruppe.
Il falso sorriso abbandonò il volto e la ragazza si sedette a testa bassa.
Certo, Takao ci stava malissimo per l'imminente separazione, ma era quasi sicuro che lei ci stava ancora più male di lui.
-Dai- le si sedette accanto -mangiamo, oppure rischio che mi diventi anoressica un'altra volta...
Lucia riuscì a ridacchiare.
Lo sguardo del ragazzo capitò su un dolce ricoperto di cioccolato.
-Quello è il dolce che hai portato quando allo studio dovevi farmi sentire la canzone.
-Sì, che poi per sbaglio l'ho fatta sentire a tutto il palazzo. Quando il cronista l'ha messa su stavi per svenire.
Risero, cominciando a mangiare. Lentamente, divorarono tutto fino all'ultima briciola.
-Eh sì, mi mancherà tanto la tua cucina.
-Ah, grazie, pensi alla cucina, mica a me!
La avvicinò circondandole il collo con un braccio e la baciò.
-Chi cucina è sostituibile. Tu no.
-Sul serio?
Takao si stupì della domanda.
-Certo!- la baciò di nuovo, per poi sussurrare più a sé stesso -certo.
 
Erano appena le quattro del pomeriggio quando Kei rientrò in casa. E si accorse subito che Liv non c'era. Normalmente avrebbe ignorato la cosa dando la precedenza alla solita doccia, ma quello era l'ultimo giorno e niente era normale.
La cercò subito al cellulare e al lavoro, ma non la trovò. Uscì nuovamentee cominciò a cercarla nei posto che frequentavano in quel periodo.
Ancora niente.
Stava imprecando mentalmente quando decise di fermarsi a bere qualcosa per schiarirsi le idee. Entrò nel primo locale che trovò e si sedette nervosamente a un tavolo.
-Ehi, chi si rivede!
Il blader alzò lo sguardo vedendo un volto familiare. Dove lo aveva visto? Pensò un momento... Ma certo!
Si guardò intorno. Quello era il locale dove Liv lavorava dopo aver perso il posto da guardia del corpo e quell'uomo che gli sorrideva era il cassiere che l'aveva fatta assumere!
-Ciao...
-E' un pezzo che tu e Liv non vi fate vedere da queste parti! Come sta lei?
-B-bene...
-Fantastico. Che ti porto?
-Un caffé.
E aspettando l'ordinazione, Kei cominciò a riflettere. Nonostante il fantasma della falsa gravidanza, in quel periodo stavano bene insieme, ma un tempo erano stati benissimo, se non ancora meglio.
Arrivò il caffé. A ogni sorso che beveva, un ricordo le attraversava la mente, così da ripercorrere tutti i momenti belli e brutti attraverso cui erano passati fino essersi messi insieme.
Pagò di tutta fretta e uscì in strada. C'erano ancora un sacco di posti dove guardare: il parco, i vicoli, il cinema, l'ospedale...
 
-...il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo d...
Takao mise giù la cornetta del telefono. Era la terza volta che chiamava Lucia e si sentiva dire sempre la stessa frase.
Era passata più di un'ora da quando lei era uscita dicendo "vado a fare un giro" e lui cominciava a preoccuparsi.
Fissava il telefono, quando gli venne in mente un suo amico che lavorava allo studio di doppiaggio dove era stata assunta Lucia.
Compose il numero frettolosamente e tirò un gran sospiro di sollievo nel sentire il telefono squillare.
Gli rispose una voce femminile che gli chiedeva il motivo della chiamata. Lui le disse il nome del suo amico.
-Rimanga in linea...- qualche minuto, poi -sì, glielo passo subito.
-Grazie.
Sentì i vari rumori provocati dal passaggio della cornetta del telefono, poi una voce familiare.
-Pronto, chi mi cerca?
-Sono Takao.
-Ah, ciao, ragazzo! Che mi racconti?
-Scusa ma non ho tempo per i convenevoli. Mi chiedevo se avessi visto Lucia allo studio oggi...
-Lucia? Non è di turno.
-Lo so, ma...
-Aspetta, ora che ci penso, l'ho vista in ascensore. Io sono sceso al sesto piano e lei è rimasta sola. Credo sia andata ai piani superiori.
-Ok, grazie.
-Di niente. Ciao.
Takao afferrò subito la giacca e si precipitò allo studio.
Entrò nell'atrio travolgendo tutti per riuscire a prendere l'ascensore. Una volta dentro, però, si rese conto di non avere la minima idea di dove cercare.
Quale posto poteva interessare talmente tanto Lucia in quello studio da passarci assolutamente l'ultimo giorno che avevano a disposizione? 
D'un tratto l'illuminazione. Forse so dov'è, pensò premendo il bottone per l'ultimo piano.
Arrivato, si diresse verso la stanza in fondo al corridoio. Era proprio come se lo ricordava: macchinari vecchi e malandati, con nessuno che ci lavorasse.
Gettò uno sguardo davanti a sé.
Eccola. Se ne stava seduta al centro della stanza, immobile.
Le si avvicinò.
-Lucia?
La ragazza si voltò e lo vide.
-Ciao. Scusami se sono sparita.
-Di niente.
Capiva perché era venuta lì. Era il luogo dove aveva trascorso pomeriggi interi a fare uno strano esperimento con la sua voce. Era il luogo dove l'aveva aiutata a guarire dall'anoressia. Era il luogo dove si era reso conto di essersi innamorato.
-Mi mancheranno tanto questo lavoro e questo posto. E' come lasciare una parte di me.
Takao le prese la mano e gliela strinse. Lei continuò:
-Tornerò appena potrò. Il tempo di sistemare tutto e torno- annuiva, come se stesse parlando a sé stessa -e tu mi aspetterai, vero?
La voce le si era leggermente incrinata.
Il ragazzo l'abbracciò.
-Ma certo, certo che ti aspetterò.
 
Ecco, era l'ultimo posto in cui cercare: doveva essere per forza lì.
Dopo aver dato un'occhiata globale al vecchio capannone, entrò. Lì avevano intrapreso la loro storia, una sera, quando entrambi erano state messi di fronte a una scelta...
Era alla finestra, mentre guardava il sole il sole tramontare. Quando lui chiuse la porta si voltò e si accorse della sua presenza. Gli rivolse uno sguardo sconsolato, per poi tornare a guardare la palla di fuoco.
Pochi secondi dopo il ragazzo era alle sue spalle, stringendola per la vita, le labbra sul suo collo.
Si lasciarono andare per quella che poteva essere l'ultima volta.
 
 
 
 
Ciao!!!!! Devo essere proprio depressa: sto capitolo sprizza tristezza da tutti i pori!!! Cmq spero continui a piacervi! Xò lasciatemi qlk recensione... giusto x sapere se vi fa schifo o meno!!!
medea90: mi mancava cm li prendevi in giro Takao e Kei!!! Cmq grazie ancora!!! Kiss!
Keila91: diciamo ufficialmente blocco superato. E adesso k succederà? Boh... anke a te grazie!!!
Baci,
 

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Capitolo 7
*** Come vola il tempo ***


GA2
COME VOLA IL TEMPO
 
 
Quando entrarono nella camera dell'hotel, rimasero a bocca aperta. Non per niente era un hotel a cinque stelle.
Il professor Kappa cominciò a sistemare il computer sulla scrivania e Daichi si spaparanzò sul letto. Takao si limitò ad appoggiare la propria valigia.
-Io esco a fare un giro- disse.
-Cosa? Da solo? Ma siamo a New York, potresti perderti- ribatté subito il Professore.
-Non è la prima volta che vengo a New York- già stava alla porta -ci vediamo dopo.
Non diede il tempo di dire niente a nessuno: era già sparito.
-Non è per la conferenza di stamattina che è così agitato, vero?- chiese Daichi.
-No, temo di no. E' da quando siamo partiti da Tokyo che si comporta così: l'areoporto deve avergli ricordato Lucia.
 
Il ragazzo chiamò un taxi. Solo il quinto che gli passò davanti si fermò. Salì.
-Dove la porto?
Il tassista portava il colletto della giacca alzato e un berretto che gli faceva ombra sugli occhi.
-Central Park.
La macchina gialla si inserì nel traffico.
-Siamo tristi a quanto pare- parlò ancora l'autista -che è successo? Ti ha lasciato la ragazza?
-Lei non mi ha lasciato!- sbottò Takao -è dovuta partire per lavoro e non la vedo da tre mesi...
-Oh, capisco. Stavate insieme da molto?
-Anni.
-Ah... allora vedrai che tornerà.
-Come fai a saperlo?
-Una ragazza non si tiene occupata per anni se non ti vuole veramente bene.
-Dice?
-Certo! Come si chiama?
-Lucia.
Si fermarono al semaforo rosso.
-Che aspetto ha?
-Beh, lei è semplicemente... bella. E' veramente bella. Ha gli occhi verdi e i capelli del rosso più innaturale che può esistere...
Un attimo di silenzio.
-Scusi- il tassista cambiò tono -lei come si chiama?
-Kinomiya. Takao Kinomiya.
Allora l'altro si voltò. Non era un altro, ma un'altra. E per di più era...
-Lucia!
-Tu che ci fai qui a New York?
-Avevamo una conferenza per il bey blade. E tu...?
Lo specchietto dello sportello si frantumò.
Lucia imprecò. Poi, vedendo che il semaforo era ritornato verde, schiacciò a tutto l'acceleratore, non prima però di avergli detto:
-Reggiti!
Sfrecciarono tra le macchine. Voltatosi, Takao vide un'auto marrone tallonarli.
-Ti stanno inseguendo? E' per il lavoro?
-Già. Ma dammi cinque minuti che li semino e ti trovo un posto tranquillo.
 
Detto fatto. Se Takao avesse tenuto d'occhio l'orologio si sarebbe accorto che ci avevano messo non più di cinque minuti a depistare gli inseguitori e ad infilarsi in un vicolo. Da lì, lasciato il taxi, Lucia l'aveva condotto due o tre strade più in là, dove entrarono in vecchio edificio deserto attraverso la scala antincendio.
-Ecco, ora sei al sicuro- sospirò la ragazza chiudendo per bene la porta-finestra appannata e sporca.
Il ragazzo ebbe finalmente modo di osservarla. Portava dei vestiti semplici, forse un po' sporchi. Era un po' pallida e sembrava addirittura smagrita.
Quel lavoro la stava lentamente distruggendo.
-Lucia.
Lei alzò lo sguardo.
-Sicura di star bene?
-Sì- rispose cercando di essere convincente -sì, tranquillo...
Abbassò la testa e si coprì il viso con la mano. Cominciò a singhiozzare.
Takao si precipitò a vedere che aveva. Le fece alzare il capo e vide le guance rigate di lacrime.
-No, non fare così... che cos'hai?
Dopo un momento di esitazione, Lucia si aggrappò al suo collo sfogandosi completamente.
-Mi sei mancato da morire- singhiozzò nervosamente.
Il ragazzo rimase un attimo interdetto, ma poi ricambiò l'abbraccio vigorosamente.
-Anche tu mi sei mancata.
Da quando era partita ogni singolo giorno si era consumato pensando a lei: la mattina si perdeva fra i ricordi e, improvvisamente, era già sera. Erano volati quei tre mesi, ma solo perché il suo pensiero la distraeva. Non sapeva chi ringraziare per averla ritrovata.
 
L'uomo al banco vide avvicinarsi una ragazza. Era carina, ben vestita e sicuramente straniera. Perfetta per uscirci.
-Buongiorno, devo vedere quest'uomo- mentre gli porgeva il foglietto con il nome, lo fissava con un aria da "non ti azzardare: è già tanto se ti ho detto buongiorno".
-Lei è europea?- chiese lui trafficando col computer.
Nessuna risposta.
-Come mai qui a Tokyo?- continuò.
-Sa com'è: io lavoro- rispose lei con una punta di veleno.
-Mi dispiace ma ora ha una riunione, non può riceverla.
-Lei non capisce- Corazon appoggiò le mani sul bancone -io devo vederlo.
-Allora vada al quinto piano e provi ad aspettarlo.
Dopo averlo trafitto con lo sguardo, girò sui tacchi e si diresse verso l'ascensore. Entrata, premette il pulsante del quinto piano.
Le porte si stavano chiudendo, quando un braccio le bloccò e un ragazzo s'infilò dentro.
Cominciarono a salire.
-Scusami- disse lui - ma tu non sei Corazon? Ci siamo incontrati al ballo della BBA circa tre mesi fa'...
Lei lo squadrò per qualche attimo.
-Ah, Yuya, sì, quello che mi ha... aiutata.
-Fai molta fatica ad accettare di essere in debito nei miei confronti, vero?
Scocciata, non rispose. Si era comportato così anche quando l'aveva accompagnata all'hotel.
-Come mai sei qui?
-Lavoro.
-Lavoro. E di che cosa...
-Senti, Yuya, avrai sicuramente capito che io non sono una persona molto paziente o dall'indole particolarmente gentile e io in questo momento sono molto nervosa perché devo incontrare un uomo che non può ricevermi per una stupida riunione e così mi toccherà entrare con la forza, del quale sono letteralmente stufa! Perciò, per favore, non...
-Chi devi incontrare?
Cory, al limite, gli spiattellò in faccia il nome.
Yuya fece le spallucce e sorrise.
-Te lo faccio incontrare io.
 
Arrivata al piano terra, Cory uscì dall'ascesore con una grossa borsa a tracolla piena, seguita da Yuya.
-Non so come ringraziarti.
-Figurati, per così poco.
La ragazza abbassò la testa.
-Mi rendo conto che mi sono dimostrata terribilmente acida, ma è per il nervosismo.
-Beh, immagino che fare la spia non sia molto rilassante...
-No, in effetti no. Ora devo andare: tra un'ora ho l'aereo per Santiago.
-Allora è questa la vita dell'agente segreto: sempre a volar via.
-Più o meno.
-E tu prima o poi ti fermerai da qualche parte?
Cory dovette riflettere un attimo.
-Non lo so. Un giorno, forse...
-Se succederà entro la prima metà del prossimo secolo, fammi un fischio.
Diede alla ragazza il tempo di assimilare tutte le informazioni, per poi continuare:
-Devo scappare. Spero di rivederti prima o poi. Ciao, e buon lavoro.
Yuya si dileguò.
-Ciao- fu tutto ciò che riuscì a balbettare Corazon, leggermente interdetta.
 
 
 
 
Eccomi tornata! K gran macello vero? Ma cosa gli combino a questi poveriti (e già... n.d. Personaggi). Cmq siccome sn di fretta faccio velocemente i ringraziamenti:
 
medea90: x fortuna che sei tornata a smuoverli!!! Spero ti intrighino gli sviluppi!
 
Padme86: una nuova recensionista!!! Wow, forse vuol dire k quello scrivo è veramente interessante!! fammi sapere il tuo parere!
 
Keila91: ti kiedo xdono x i probabilissimi errori di dimenticanza!!!! fammi sapere anke tu!
 
Valery_Ivanov: nn ci credo! Una fedelissima! (skerzo, anke xk medea e keila mi ammazzerebbero) Cmq sn contenta k entrambe le storie ti piacciano e spero di non deluderti!!!
 
Ciao a tutti!

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Capitolo 8
*** Ombra sfuggente ***


GA2
OMBRA SFUGGENTE
 
 
La neve ricompriva interamente il territorio circostante. Il vento tirava leggermente, ma si gelava comunque. Il cielo era limpido e sereno.
Kei se ne stava lì, su quell'alto colle stampato nei ricordi della sua infanzia, imbacuccato per ripararsi dal freddo, con l'orlo della sua sciarpa bianca in mano, strappato.
Lo sguardo vagava disegnando il profilo di quel desolato paesaggio. Quando sospirò pesantemente, una voce angelica alle sue spalle lo fece voltare.
-Kei.
Gli era sempre piaciuto da impazzire il modo in cui pronunciava il suo nome.
-Kei- ripeté Liv -cosa c'è che non va?
La ragazza era lì davanti a lui, coperta solo dal vestito che aveva indossato al ballo della BBA, con i boccoli che le ricadevano dolcemente sulle spalle, i begli occhi verdi che lo scrutavano dolcemente.
Il ragazzo scosse la testa.
-Questo deve essere un sogno.
Lei si limitò a sorridergli enigmatica, per poi aggiungere:
-Perché sei così triste?
-Perché te ne sei andata. E troppo tardi ho capito che volevo che restassi con me.
-Dovevo andare: devo proteggere il mondo da Pablo.
-E chi protegge te?
Liv avanzò verso di lui.
-Io non ti merito. L'aiuto quando ero malata, i salvataggi da Borkov e Gideon e dall'incendio, la forza di affrontare mio fratello, l'accettazione della mia falsa gravidanza... tra noi due, sei tu l'unico vero angelo.
-Questo non è vero, anche tu...
-No- lo interruppe lei -io non sono un angelo, anzi- un sorriso malizioso le si dipinse in volto -sono tutto il contrario.
Con una mano si strappò via il vestito candido, mostrando un completo di pelle nera tutt'altro che casto con tanto di giarrettiera. Intorno agli occhi comparvero contorni scuri e nelle iridi scintillarono riflessi rossi.
Fece qualche passo indietro e tutt'a un tratto fu affiancata da un ragazzo che non era altro che Brooklyn, anche lui in vesti scure e con un ghigno stampato in faccia.
-Ancora non l'hai capito?- sibilò circondando la vita scoperta della ragazza con un braccio -voi due non siete fatti per stare insieme: lei è come me, è con me che deve stare. E ora che l'ha capito- fece scivolare la mano sul sedere dell'altra -non sprecherà più tempo con te.
Kei si sentì bruciare di gelosia e rabbia quando i due si avvicinarono e si scambiarono un languido bacio davanti ai suoi occhi.
Inorridito, indietreggiò, indietreggiò... e cadde.
Avrebbe giurato di aver visto Liv staccarsi dal baciò e guardarlo col viso angelico di prima.
Ma ormai stava cadendo nel vuoto e tutto quello che poteva fare era urlare. I polmoni cominciarvano a bruciargli, le orecchie gli fischiavano, gli occhi diventavano lucidi...
-Kei?
Chiamato, scattò a sedere con gli occhi spalancati.
-Kei, sicuro di star bene? Stai sudando...
Yuri era lì vicino al suo letto. La luce dell'abatjour illuminava appena la stanza degli ospiti, quel tanto che bastava per vedere la sagoma in vestaglia di Anya alla porta.
-Ti porto qualcosa per asciugarti- disse prima di scomparire.
Il blader sospirò, asciugandosi la fronte con la mano.
-Mi ricorda tanto Liv- sussurrò riferendosi ad Anya -quando avevo gli incubi sulla mia infanzia, si prendeva cura di me come una madre.
-Tipico di lei. Con le persone che ama si rivela per l'angelo che è- rispose Yuri.
Kei era in Russia per affari della BBA, ma aveva preferito andare a stare dall'amico russo piuttosto che in albergo.
-La partenza di Liv ti ha davvero sconvolto.
-E' assurdo. All'inizio non era niente, solo attrazione fisica, invece adesso...- sospirò -adesso non riesco a superare un giorno senza provare nostalgia.
-E' naturale: è l'unica ragazza che ti abbia saputo prendere, che ti abbia interessato...
Venne interrotto dalla compagna che portava un asciugamano e una tazza di camomilla.
-Tieni, ti farà bene- porse il tutto a Kei.
-Grazie. Tornate a dormire, bevo e lo faccio anch'io.
-Sicuro?
-Sì.
I due andarono e il blader fece ciò che aveva detto. Ma non si addormentò subito.
 
La mattina dopo era in uno stabilimento sciistico per sfogarsi un po' facendo snowboard. Ma alla quinta discesa era già al limite del nervosismo perché si trovava sempre a farsi tagliare la strada da degli stupidi vestiti di viola prugna se seguivano un'altro in nero.
Aveva deciso di prendere qualcosa alla caffetteria, quando gli uomini "in prugna" cominciarono a scaraventare gente per terra minacciandoli e chiedendo i loro soldie i loro documenti.
Spinto da non si sa che ondata di altruismo, o forse di vendetta per prima, urlò loro:
-Ehi, smettetela!
Uno di loro avanzò verso di lui brandendo una specie di manganello.
-Se vuoi litigare, amico, non devi fare altro che chiedere.
-Non chiamarmi amico- sbottò di rimando Kei.
-E tu non mi rispondere- lo sconosciuto alzò l'arma, pronto a colpire.
Ma qualcuno lo stese, venne assalito dai compagni e stese anche quelli. Sotto gli sguardi allibiti di tutti, cominciò a frugare nelle tasche e infilò tutto nella sua sacca.
Poi corse dal blader.
-Stai bene?
Era una donna. Ed era vestita in nero. Doveva essere chi era inseguita da quelli in prugna per le discese. Una sciarpa la copriva fino al naso.
-Sì.
-Bene. Ti prego, sta attento.
E scomparì.
Kei era assolutamente sicuro di aver visto due occhi verdi.
 
La tuta nera da sci e la sciarpa erano abbandonate sulla strada.
Una donna avvolta in un cappotto blu con la divisa da hostess sotto si sistemò il cappellino sotto la parrucca bionda. Il cellulare le squillò.
-Pronto?
-Angelo Verde chiama Angelo Bianco- si identificò Cory dall'altra parte del telefono -ho parlato con il pezzo grosso che mi ha consegnato la merce.
-Perfetto, io svuotato le tasche agli amichetti del nostro uomo. Tempo un giorno e avremo password e tutto.
-Ottimo. Contatto Angelo Nero. L'appuntamento è a nord della Rosa tra una settimana.
-Ricevuto.
-Sicuro che vada tutto bene, Angelo Bianco?
Liv abbassò lo sguardo, mentre la mano che teneva l'apparecchio elettronico tremava.
-Niente che possa interferire. Salutami Angelo Nero. Passo e chiudo.
-Passo e chiudo.
Un'ora dopo la ragazza era sul volo per Berlino a distribuire bevante e sorrisi ai passeggeri.
-Come fai a sorridere così a tutti?- chiese una collega appena ebbe finito il giro -certa gente fa proprio saltare i nervi.
-Ci sono abituata a far finta di essere allegra e spensierata.
-Mmm, beata te. Beh, che mi dici: di dove sei? Ce l'hai un ragazzo?
-Euh... sono americana, di Chicago e no, non ho un ragazzo.
-Un schianto come te? Scherzi?
Liv sorrise debolmente.
-Scusa, non mi sento molto bene, vado un attimo alla toilette.
-Quella riservata allo staff è in cima.
-Ok, grazie.
Si diresse lentamente verso la cabina e vi si chiuse dentro. Si sedette e si piegò in avanti, coprendosi il viso con le mani.
Sentiva sotto la sua pelle le guance smagrite, poteva immaginare il pallore delle sue labbra sotto il forte rossetto...
Le lacrime cominciarono a scendere sulle guance, facendo colare tutto il mascara.
Ricordò gli spezzoni di quei tre mesi a dir poco terribili: i viaggi continui, le risse, gli inseguimenti, il malessere... era arrivata anche a soffrire di nausea se mangiava più di quanto non facesse di solito.
Non sarebbe dovuta partire. sarebbe dovuta restare con Kei, al sicuro, protetta da lui. Invece era partita.
Un forte singhiozzo la scosse.
Perché faceva sempre la cosa sbagliata?
 
 
 
 
Salve!!! Chappy corto per forza di cose, ma spero k compensi in intensità... che ve ne pare? Mi raccomando voglio un parere! capito?!!!!!! (sennò mi offendo... :(  ) Skerzo!!!!
 
Padme86: tutto ciò k posso dire è... GRAZIE! sn contenta k hai deciso di seguirmi!
 
Valery_Ivanov: La 1^ ipotesi è la corretta, è 1 personaggio di Bey Blade V Force, quello k andava a scuola cn Kei! Aspetto la tua opinione!
 
Keila91: k dirti... buona caccia agli errori! Cmq grazie di esserci sempre!!!
 
medea90: mitica e inimitabile... ho scordato qualcosa? Ah, sì,  onnipresente! 6 1a delle poke k riesce a rendere una recensione comica!!! Non mi abbandonare mai, intesi?
 
Baciotti a tutti e a presto (speriamo),
 

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Capitolo 9
*** Separazioni e inseguimenti ***


GA2
SEPARAZIONI E INSEGUIMENTI
 
 
-...Sì, ho capito...certo, non mi ci vuole niente...- Lucia, abbassando un attimo il telefono dall'orecchio gettò una fugace occhiata a Takao -...beh, se non c'è altro modo... grazie altrettanto...sì, passo e chiudo.
Interruppe la chiamata, per poi voltarsi lentamente verso il ragazzo che la guardava tra il preoccupato e il supplichevole.
-Era Cory: molto presto dovremo riunirci per una tappa importante nella nostra missione.
-Sarà pericoloso?
-Mettiamola così: meglio va, più presto riesco a lasciarmi tutto questo alle spalle. E io tra tre ore devo prendere un aereo per Hong Kong.
-Cioé mi stai dicendo che ci dobbiamo separare? Di nuovo?
La ragazza fece un mezzo sospirò.
-Takao, io vorrei lasciare le cose a metà, lo vorrei davvero, ma non posso. Lo so che mi capisci Takao, altrimenti non mi avresti lasciato andare.
Le dava ragione, perché ce l'aveva. Come sempre del resto. Ma non riusciva a stare zitto.
-Però tornerai, giusto? Perché abbiamo ancora tutta una vita davanti, tante cose da fare... non avrai intenzione di fare la spia per sempre?
-No! Certo che no. Io sto bene con te, come doppiatrice, in Giappone...
-E se volessero che continui a essere una spia?
-Takao, si può sapere che ti prende?
Del tutto inaspettatamente, il ragazzo tirò un pugno al muro, scrostandolo per una buona parte.
Lucia lo guardava a bocca aperta.
-Ma cosa...
S'interruppe quando vide il viso del blader solcato dalle lacrime.
Lui tirò un altro pugno e a quel punto la ragazza gli afferrò i polsi.
-Per favore, basta! Non capisci che così fai male a tutti e due?
Un secondo dopo si trovò stretta nella morsa delle sue braccia.
-Io verrò con te.
Lucia si divincolò scuotendo la testa.
-No. Non puoi.
-Ma non capisci?- il tono di Takao era davvero esasperato -non potrei sopportare di perderti!
-Neanche io!- stavolta era lei ad urlare, ma poi riabbassò il tono -se ti accadesse qualcosa di male, io non me lo perdonerei mai. Tu c'eri, tu eri lì per me quando nessuno poteva aiutarmi, neanche Liv. Mi hai salvato a un passo dalla rovina e per questo ti meriti tutto il bene del mondo, ma non puoi rischiare tutto per me.
Il blader la fissò per un minuto intero in silenzio, poi cadde in ginocchio.
La rossa gli si avvicinò e gli si inginocchiò affianco.
-Takao- gli mise una mano sulla spalla, facendogli alzare lo sguardo -tu mi ami?
-Certo che sì!- rispose subito lui -più di ogni altra cosa.
-Allora, in nome di questo amore che dici di provare per me, promettimi che non mi seguirai e che non ti caccerai nei guai.
-Ma io...
-Promettilo!
Silenzio.
-Sì, te lo prometto.
Lucia lo strinse forte, con le lacrime che scivolavano sulla pelle.
Dieci minutpiù tardi Takao stava ritornando all'hotel e la ragazza si dirigeva all'areoporto.
Entrambi quella notte sentirono le guance umide.
 
La musica folkloristica era decisamente troppo alta. Il rumore delle slot machine sembrava quasi ritmico. I canti stonati dei clienti rompevano i timpani.
La cameriera si rifugiò per un attimo nel bagno riservato al personale. Il suo sguardo si fissò sull'immagine riflessa nello specchio. Si toccò le guance smagrite. Prese il fard e il rossetto e si mise all'opera per darsi un po' di colore. Poi, sistematasi le trecce nere e la divisa, ritornò a servire i tavoli.
L'HB di Monaco è più affollata del solito, pensò portando le birre medie al tavolo 13. Mentre si dirigeva al bancone per prendere lo stinco di maiale del tavolo 2, sentì una mano palparle prepotentemente il sedere. Continuò fino alla cucina, poi si voltò ed individuò il colpevole. Sospirò: era il suo uomo.
Sfregò un labbro contro l'altro per distribuire meglio il rossetto, prese il vassoio di carne e, con una mano sul fianco, ancheggiò vicino all'individuo, rivolgendogli un sorriso malizioso, che voltatasi divenne una smorfia di disgusto. Di tutti proprio il più brutto del reame doveva capitarle.
Recapitata l'ordinazione, si diresse verso il bagno delle signore (praticamente vuoto, visto che nella birreria non ce n'erano), assicurandosi che lui la vedesse.
Chiusa la porta, si appoggiò al muro.
-Tre... due... uno...
L'uomo entrò.
-Bel bocconcino, a quanto pare hai voglia di divertirti.
La ragazza sorrise. Lui stava per infilarle una mano sotto la gonna, ma ad un tratto... buio.
Massaggiandosi il polso, Liv si chinò e cominciò a frugargli nelle tasche.
-Aha!
Rimirò la scheda magnetica che aveva in mano. Se la rigirò tra le dita e la mise via.
Da sotto il grembiule tirò fuori corda e nastro adesivo e impacchettò per bene lo sventurato ubriacone, poi si sfilò la divisa ritrovandosi vestita da motociclista.
Dopo uno sguardo di disgusto rivolto alla sua preda, si diresse all''uscita del locale.
Era appena arrivata alla porta, quando si ritrovò accerchiata da dieci persone in prugna.
Sospirò.
-Lo sapete che avete un gusto orribile per i vestiti?
-Senti chi parla!- ribatté uno.
-Il nero, al contrario del prugna, va molto di moda quest'anno- come se me ne importasse qualcosa, pensò.
Ma non era così assorta dai suoi pensieri da non vedere e schivare l'attacco di due di loro, seguiti subito dagli altri.
Faceva sempre più fatica durante quegli scontri...non era che per caso si stava ammalando...
Pochi secondi dopo erano tutti a terra e lei poté andarsene indisturbata. Però per la strada ebbe la sensazione di essere seguita, così cercò di confondersi tra la folla in modo da seminare chiunque la stesse pedinando.
 
Kei svoltò l'angolo e si rese conto di averla persa. Era riuscito a rintracciarla a Monaco per miracolo, ma era proprio una spia in tutto e per tutto, ed era riuscita a sfuggirgli. Rassegnato, tornò all'HB e raggiunse quell'impiastro al bagno delle signore. Tempo mezz'ora e si era fatto dire tutto. Non sapeva di essere così persuasivo. Uscì dal locale e prese il cellulare.
-Pronto?
Non badò alla voce spezzata di Takao.
-Sono Kei. Tu sei ancora a New York?
-Sì, riparto domani.
-Non farlo.
-Come?
-Resta lì, ti raggiungo entro domani pomeriggio.
-Cosa? Si può sapere che cavolo hai in mente?
-Ti spiego faccia a faccia. Quando arrivo ti faccio uno squillo. L'appuntamento è al Central Park, davanti al Guggenheim Museum, d'accordo.
-Ma io non... sì, d'accordo.
-Ok. A domani.
 
I tacchi battevano veloci sul marciapiede. Quella sera avrebbe avuto i piedi gonfi come due palloni.
Su, ce la puoi fare, si incoraggiò mentalmente svoltando l'angolo. Peccato che si ritrovò col sedere a terra.
-Accidenti scusa! Ti ho fatto male?
La ragazza aprì gli occhi: quella voce le sembrava familiare.
-Cory?
Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti...
-Yuya?
-A quanto pare il destino si è fissato con noi- sorrise aiutandola ad alzarsi.
-Ma che stai... Senti, non posso fermarmi, devo stare dall'altra parte della città entro venti minuti e devo arrivarci a piedi, perciò...
-Sempre nervosa per niente. Ho la macchina qui, ti dò uno strappo.
-Ma no, non ti disturbare...
Il ragazzo batté l'indice sull'orlogio che teneva al polso.
-Diciannove minuti.
Corazon alzò gli occhi al cielo.
-Oh, al diavolo! Dammi questo benedetto strappo.
 
Neanche un quarto d'ora. La ragazza appoggiò pesantemente la testa sullo schienale.
-Grazie al cielo! E' la seconda volta che mi salvi dal disastro.
-Mi fa piacere esserti utile.
-Ma ora devo andare- si slacciò la cintura e afferrò al maniglia della portiera, ma Yuya la trattenne.
-Dove credi di andare così?
Cory lo squadrò. Che intenzioni aveva?
-Così come?
-Con quei vestiti leggeri: fuori è freddo, tira vento. Prendi questa.
Le buttò sulle ginocchia una giacca nera.
-Oh, andiamo Yuya...
-Non ti faccio uscire da questa macchina se non te la metti.
-Cosa?
Faceva sul serio: non la mollò finché non indossò l'indumento.
Finalmente poté scendere dalla macchina.
-Ehi, grazie ancora.
-Di niente- rispose lui ammiccando.
Appena chiusa la portiera, ripartì.
Corazon scosse la testa: certo che quel ragazzo era strano...
 
 
 
 
Perdono!!!!!!!!! Scusatemi tanto se ci ho messo un sacco d tempo ad aggiornare!!! Purtroppo sl ora sn riuscita a buttare giù qlkosa di decente... cmq cm vi sembra???
 
Keila91: eccoti qua il nuovo chappy! fammi sapere!!!
Padme86: grazie dei complimenti (credo immeritati!)!
medea90: ciau!!!! qnt tempo... mi raccomando fammi sapere k ne pensi!!!!!
 
Baci,

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Capitolo 10
*** Corso speciale ***


GA2
CORSO SPECIALE
 
 
-Io non ho ancora capito che diavolo hai in mente- si lamentò Takao seguendo Kei nella hall dell'Empire State Building.
-Un po' di pazienza e lo scoprirai.
Salirono fino al punto panoramico più alto.
-Se non lo sai già ci sono stato quassù.
-Vuoi startene zitto!
Dopo qualche minuti si avvicinarono due uomini.
-Guarda un po' chi si vede, i cognati.
Ryan e Diego si resero riconosibili.
-Vedi di avere un buon motivo per averci fatto incontrare quassù.
Il blader annuì, per poi cominciare a spiegare.
-Voi lo sapete che Liv e Lucia sono in missione, no?
-Certo.
-Noi vorremmo aiutarle.
-Cosa?
-Cosa?- fece loro eco Takao.
-Vuoi che Lucia torni da te tutta intera o no?- sbottò Kei.
-Certo che sì...
-Allora zitto e ascolta. Stavo dicendo- si rivolse di nuovo agli altri due -che vorremmo aiutarle, quindi ci serve qualcuno che ci insegni il loro lavoro.
Ryan lo fissò con un sorrisetto sarcastico.
-Stai dicendo che dobbiamo insegnarvi a fare le spie?
-Sì.
-Hohoho, sentito Diego? Ascolta ragazzino: il nostro lavoro non si impara in una settimana, ma in anni di accademia. Non ce la fareste.
-Sì invece- stavolta avevano risposto tutti e due i blader.
I due uomini si guardarono, poi si allontanarono e confabularono per un po'.
A dire il vero ci misero un paio di minuti buoni.
Finalmente ritornarono.
-Quanti giorni avete di preciso?
-Quattro.
-Quattro? Cosa pretendete di fare in quattro giorni?
-Tutto il possibile.
Scossero la testa.
-Per favore.
Sia i due che Takao si voltarono verso il ragazzo. Aveva appena detto per favore?
-Beh- rispose Diego -in questo caso... avete le valigie pronte?
Annuirono.
-Bene. Passiamo a prenderle e filiamo all'aeroporto: ci aspetta un jet per la Pennsylvania.
 
-Non ci posso credere. Non è possibile- Cory si guardò con disgusto allo specchio -tutto, ma il Torneo Nazionale di Cheerliding no! Sono una spia, non una puttana!
-Smettila di lamentarti!- sbottò Liv mettendo nervosamente via la trousse.
-Devi fermare Pablo? Allora fallo per bene!-continuò Lucia sistemandosi la divisa -andiamo, tra poco tocca a noi.
Dovevano avere delle informazioni da uno dei giudici del torneo, che in cambio voleva che arrivassero almeno tra i primi tre.
Avevano dovuto chiamare un'intera classe della loro ex accademia per quella sciocchezza.
Si posizionarono nei tendoni dietro il palco ad aspettare di essere chiamate.
-Salve ragazze.
Fu incredibile come le tre spie sotto copertura si voltarono verso i seccatori contemporaneamente, come sincronizzate.
Erano cheerleaders. Cheerleaders maschi. Cioè chi cerca di dimostrare di non essere di sesso confuso dicendo di far parte della tifoseria per rimorchiare.
-Da dove venite?- chiesero con un sorriso a trentadue denti.
Nessuna risposta.
-Ci avete visti? Siamo forti, eh?
Ancora silenzio.
-Sentite, e se prima di partire uscissimo insieme? Tanto per conoscersi...
Liv gli vomitò addosso.
-Scusa- disse poi ripulendosi -devo aver mangiato troppo stamattina.
Disgustati, i ragazzi filarono via.
-Devo ricordarmi di farlo anch'io quando mi rompono- constatò Cory.
Chiamarono il loro gruppo.
-Andiamo e finiamola- sentenziò Lucia guidando le altre verso il palco.
 
Takao e Kei entrarono in camera e si abbandonarono sul letto completamente esausti.
Il primo dei pochi giorni di addestramento era terminato e non ce la facevano pi neanche a muovere un muscolo.
Quando Lucia li allenava pensavano che non avrebbero mai faticato di più, ma lì per lì dovettero ammettere di essersi sbagliati.
Per di più a detta di Ryan e Diego all'accademia quello che avevano fatto era una cosa da principianti.
Le avevano massacrate quelle povere ragazze da bambine.
-Secondo te- disse con un fil di voce Takao -riusciremo a imparare quanto basta per aiutarle.
-Se ci impegnamo sul serio credo di sì. Comunque non credo che siamo molto indietro: i riflessi ce l'abbiamo buoni e anche un fisico allenato. In più tu pratichi il kendo fin da piccolo e anch'io ho fatto qualcos'altro. In teoria non dovremmo avere problemi.
Silenzio.
-Ho incontrato Lucia a New York. Nel bel mezzo di un inseguimento. Ha avuto un sangue freddo incredibile- pausa - e poi, quando siamo rimasti da soli, è crollata come una bambina. Come diavolo fanno a resistere a cose come queste missioni.
Kei tenne lo sguardo fisso sul soffitto.
-Lo sapevamo che erano speciali. L'abbiamo sempre saputo. E' solo che loro lo nascondevano. Loro in fondo volevano essere normali.
Si rese conto in un secondo momento di ciò che aveva detto. Avevano rinunciato alla normalità per un bene superiore: la loro generosità non aveva limiti.
Eppure una punta di egoismo ce l'avevano: li avevano lasciati soli.
Liv glielo aveva sempre ripetuto di non essere perfetta e che non voleva essere considerata tale. Infatti quando aveva cominciato a vederla come 'umana' tutto il resto era stato, più o meno, in discesa.
Chiuse gli occhi. Ryan l'avrebbe potuto anche ammazzare di fatica, ma lui non si sarebbe fermato.
A costo di crollare a terra nel bel mezzo del bosco lì fuori, avrebbe fatto tutto quello che era necessario per aiutare la sua ragazza.
 
 
 
 
Salve!!! Ancora xdono x il ritardo!!! la scuola è un casino, cm al solito, e un sacco d altre cose... lasciamo xdere, vado di fretta, xciò ringrazio velocemente ki ha recensito!
baci,
 

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Capitolo 11
*** Raggio di luna ***


GA2
RAGGIO DI LUNA
 
 
-...novantotto, novantanove, cento. Basta, fate una pausa- Diego lanciò due asciugamani ai blader reduci dalla quarta serie di flessioni.
Intanto Ryan si avvicinava con una piantina in mano. Indico qualche punto all'amico che annuiva.
-Ok- disse poi -ancora cinque minuti, poi sarà la volta dell'Acheronte.
-L'Ache-cosa?- chiese Takao col fiato corto.
-L'Acheronte... non quello dell'Inferno, è un percorso che fanno fare alla scuola di Liv e Lucia. All'ultimo anno.
-All'ultimo anno?- sbottò Kei -E voi vi aspettate che noi siamo alla loro altezza?
-Tentar non nuoce, giusto? Ed è un ottimo allenamento che usano anche le spie in carica da anni- Diego guardò l'orologio -avete ancora un po' di tempo per respirare, poi vi spieghiamo il percorso e vi avviate. Non vi preoccupate: per quanto sia pericoloso, non ci è rimasto secco mai nessuno... fin'ora.
I due ragazzi lo guardarono con un'aria da molto-rassicurante-grazie.
 
Liv stava in un pub nei bassifondi di Londra. Mandò giù un piccolo sorso di finto gin (lo aveva sostituito senza farsi vedere dal barista: per quanto gli piacesse farsi un goccetto ogni tanto, sentiva che bevendone anche solo una goccia sarebbe cascata per terra), per poi riprendere a muovere agilmente le dita sulla tastiera del computer portatile con il cellulare incastrato tra la testa e la spalla: posizione non consigliabile per la cervicale.
-Te la sto mandando adesso- disse la voce di Cory.
-Sì, eccola.
Aprì l'allegato dell'e-mail, vedendo comparire sullo schermo la piantina di un edificio, che in un'altra immagine era ripreso anche di lato.
-E' diviso in sessantasei piani, con circa dieci stanze per ogni piano, per un totale di seicentosessantasei camere infernali.
-Un numero che è tutto un programma.
-Sì. Ripeto: l'appuntamento è tra due giorninella stazion della metro a due isolati da lì. Ok?
-Ok. Lucia è con me, gliela mostro io. A dopodomani.
-Sì. Passo e chiudo.
-Passo e chiudo.
Liberò lo schermo da tutti i file aperti, per poi passarsi una mano sugli occhi stanchi: quando li riaprì, vide sullo sfondo l'immagine in bianco e nero di un pezzo di benda, un mozzicone di sigaretta piegato e un batuffolo di cotone.
Si posò una mano sulla pancia. Non riusciva a non pensare a lui, a cosa stesse facendo in quel momento, se qualche volta la ricordava, se ancora stesse vivevendo in quella casa, la loro casa...
Chiuse il computer con un colpo secco senza badare che fosse ancora acceso o meno e abbandonò la testa sul tavolo. Che diavolo di tortura. Per fortuna entro due giorni sarebbe finito tutto... ma bisognava vedere in che modo sarebbe finito.
 
I due corpi cadettero inermi in quella sottospecie di pozzanghera con cui si erano precedentemente bagnati fino alle ginocchia.
Ryan e Diego sbucarono dal nulla e li aiutarono ad alzarsi.
-Basta così, ci avete provato ben sette volte. Riprenderete domattina dopo che vi sarete ristabiliti del tutto: siete un disastro.
Benché coscienti, i due blader non avevano neanche la forza di controbattere: a malapena riuscirono a rivolgere un ultimo sguardo alla parete rocciosa seminascosta da una cascata dal getto terribilmente potente. Non potevano credere che Liv e Lucia da piccole avessere potuto arrivare in cima a mani nude sotto il gelo dell'acqua. Era sembrata una passeggiata a prima vista, ma si era dimostrata essere molto dura, e non solo dal punto di vista fisico. Sembrava quasi che con la fatica sopraggiungessero la perdita di lucidità e prontezza nei riflessi. Non era una semplice cascata.
Li portarono nel bungalow dove dormivano per quei giorni e li posarono sui ispettivi letti.
-Fatevi una bella dormita e quando vi svegliate, mangiate il più possibile: domani c'è la parte più ardua dell'addestramento e solo poi ripeterete il percorso fino a dove siete arrivati. Poi ancora riposo: dopodomani è il grande giorno.
Mentre i due uscivano, i blader si addormentarono immediatamente.
Ma, nel cuore della notte, un'ombra era alla finestra, con lo sguardo rivolto al cielo. Un raggio di luna gli illuminava il volto. Ancora si ricordava come la ragazza era solita sedersi lì con la schiena appoggiata allo stipite e vestita solo di un candido lenzuolo. Kei strinse i pugni: avrebbe dovuto farcela, assolutamente.
Nel letto ancora occupato l'altro teneva una mano a mezzaria e continuava a rigirarsi tra le mani una scatoletta blu. La rimise via: avrebbe trovato il momento per darglielo.
 
Dall'altra parte dell'oceano, due ragazze passeggiavano per le strade deserte, tenendosi per mano, ossservando il cielo incredibilmente limpido quella sera e quella luna incredibilmente luminosa che sembrava irradiare speranza.
-Vorrei non essere mai partita, Liv.
-Neanch'io, Lucia, ma era la cosa giusta da fare.
-Sicura che era la cosa giusta?
Sospiro prima della risposta.
-No.
 
-Sono sicuro che grazie ai suoi consigli le nostre quotazione saliranno ulteriormente.
-Mi sta sopravvalutando.
Il ragazzo seguì l'uomo fuori dall'ufficio di quest'ultimo.
-Assolutamente, lei ha proprio le carte in regola per questo lavoro. Io stesso sarei lieto di assumerla.
-Grazie, ma non è un campo che m'interessa al momento.
-Peccato. Signorina, c'è qualche messaggio per me?- si rivolse alla segretaria.
-Sì, ecco, questi sono tutti per le riunioni della prossima settimana e... c'è anche una lettera urgente per il signore qui- la donna tese la busta al ragazzo.
-A Yuya... sì, è per me. Scusatemi, ma devo proprio andare ora.
-Ma certo, arrivederci- lo salutò distintamente il dirigendo per poi concentrare l'attenzione sui messaggi.
Yuya entrò in ascensore. Dopo aver premuto il pulsante per il piano terra, aprì la busta.
Stava tirando fuori la lettera, quando sentì qualcosa che veniva scosso sopra di lui.
Alzò lo sguardo: qualcuno stava rimuovendo la botola sul "tetto" dell'ascensore. Il ragazzo si spostò appena in tempo per non farsi prendere in testa dalla lastra rimossa che con un tonfo cadde a terra. Guardando ancora in sù, vide sbucare due gambe dal buco.
-Accidenti, che diavolo di ascensori! E si reputano pure uno dei paesi più avanzati... ma guarda te!
Pensava di conoscere quella voce.
Lo sconosciuto scivolò e Yuya lo prese al volo. O, per meglio dire, la prese al volo.
-Che ci fai tu qui?- chiese Cory accortasi di chi erano le braccia che le avevano impedito di sfracellarsi al suolo -e mettimi giù!
-Potrei farti la stessa domanda- eseguì l'ordine -lavoro, scommetto.
-Hai vinto. Non posso crederci. Non è possibile che ogni volta che vengo in Giappone t'incontro. Non mi seguirai mica?- fece con tono critico sistemandosi gli abiti.
-Sarebbe divertente, ma ho un sacco di giri da fare, perciò non ne ho il tempo materiale.
Cory rispose con una specie di verso.
Al terzo piano l'ascensore si fermò e la ragazza uscì.
-Comunque grazie- sibilò prima che le porte si chiudessero.
Il ragazzo ridacchiò. Era adorabile il modo in cui faceva finta di fare la dura con lui.
Vide a terra la busta di prima, la raccolse e prese la lettera per leggerla.
Era di Kei. Gli chiedeva di raggiungerlo due giorni dopo per...
Dovette rileggerlo due volte per assicurarsi di aver capito bene.
Mise tutto in tasca e, apertesi le porte, uscì nella hall.
Takao e Kei dovevano essere fuori di testa.
 
 
 
 
Xdono!!!!!!!!!! Chiedo umilmente xdono x il ritardo (ormai ogni capitolo di coclude così...), ma purtroppo ho un leggero blocco (un altro... T_T) e non vorrei scrivere veloce e a casaccio, così preferisco far passare il tempo e buttare giù l'idea qnd so k è decente (si spera). Lo so k è corto, ma in qst periodo non aspettatevi troppo, sn leggermente fusa...
 
medea90: visto cm si danno da fare? Li sto facendo ammazzare di fatica ^_^ (E ci ridi pure? n.d. Takao e Kei_ Ovvio! n.d. Me ^_^).
 
Nissa: grazie! scusa se nn ho aggiornato presto, cercherò di fare del mi meglio!
 
Padme86: grazie e scusa anche a te! Spero di nn deluderti!
 
Keila91: sn contenta k ti sia piaciuta la scenetta! Buona caccia agli errori (cmq anke tu hi fatto 1 errore nella recensione...hihihi... ma skerzo, eh!). Ci sentiamo!
 
Grazie davvero x seguirmi sempre e cmq anke se vi faccio aspettare troppo!
Baciotti,
 
 
 

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Capitolo 12
*** Verso la scalata ***


GA2
VERSO LA SCALATA
 
 
 
-Venti minuti di ritardo. Dove caspita saranno finiti?- Diego si sedette pesantemente su un masso.
-Boh, nel bungalow non ci sono, quindi si sono alzati presto.
Ryan vagò per un po' con lo sguardo sul maestoso paesaggio montano, poi portò una mano sotto il mento.
-Vuoi vedere che...
-Cosa? Quello? No, non credo proprio. Non ce la farebbero mai, non sono ancora pronti.
-Tanto vale andare a vedere.
Raggiunsero per la scorciatoia la cascata in mezzo al percorso.
Avevano visto giusto: i due erano arrivati alla metà della parete rocciosa. Anche da terra si sentivano i colpi di tosse provocati dall'acqua che finiva in bocca. Era il punto che avevano raggiunto il giorno prima.
Diego sospiròe gridò con i pugni sui fianchi:
-Tornate subito giù, ci sono tanti altri esercizi da fare, non è necessario ammazzarvi... ehi!
-Lasciali fare- consigliò tranquillo l'altro.
-Lasciali fare? Se li lascio fare Liv e Lucia al loro ritorno li troveranno ancora qui spappolati. E se la prenderanno con noi.
-Ma non capisci, testone?- si sedette su un masso -Loro pensano che se non riescono a superare il percorso non riusciranno mai ad aiutare le ragazze- sospiro -a quanto pare ci tengono davvero tanto.
L'altro si appoggiò a un albero accanto al masso.
-E noi ancora non approviamo.
-Dovranno fare molto più che superare questo percorso per far sì che mi fidi. Ti rendi conto? Quel Kei, quando mia sorella aveva solo sedici anni...
-Ti devo ricordare che Cristelle alla vostra prima volta aveva tredici anni?
Ryan sbuffò. Kei e Takao erano saliti solo di un metro.
-Takao si rigira una scatoletta tra le mani da quando è qui- Diego si tirò indietro i propri capelli rossi come quelli della sorella -non so quanto mi stia bene la sua intenzione a fidanzarsi.
-Qualunque cosa pensiamo o diciamo, Liv e Lucia sono decisi a restare con loro. Non ci possiamo fare proprio niente.
Rimasero un po' in silenzio, per poi alzare lo sguardo. Scattarono in avanti.
-Dove sono? Non si vedono più...
-Ce l'hanno fatta...- sul viso di Ryan apparve un ghigno -sbrighiamoci, o non li raggiungeremo in tempo.
Scomparvero tra gli alberi.
 
La donna, ritornata al bancone, afferrò la grande busta bianca e si avvicinò alla ragazza.
-Tieni, piccola, ecco i risultati.
Liv si voltò verso di lei per prenderli.
-Grazie.
-Prego. Ma riguardati un po', cara, sei molto pallida.
-Starò attenta, glielo prometto- si alzò e prese la giacca -arrivederci.
-Arrivederci, cara.
Uscita, fece per tornare da Lucia, ma ripensandoci svoltò verso un piccolo parco che aveva visto sulla strada poco prima.
Trovò una panchina in riva ad un laghetto. Non c'era nessuno lì intorno.
Dopo un respiro profondo aprì la busta ed estrasse i fatidici fogli. Li lesse.
Fu incredibile come dieci minuti passarono solo rileggendo quelle parole più e più volte. Infine rimise tutto a posto e, con una mano che le copriva metà viso, lasciò che le lacrime scivolassero liberamente sulle sue guance. Niente sussulti, né colpi di tosse come faceva di solito. Si strinse la busta al petto.
-Dio ma quanto è ingiusto il mondo.
 
Soddisfatti, ma pur sempre col fiatone, i due blader saltavano da un ramo all'altro degli alberi, stupendosi di quanto fosse facile dopo tutti quegli strani esercizi.
-Questa dovrebbe essere il penultimo tratto, no?- chiese Takao scattando di due rami più sù.
-Sì, a momenti dovremmo uscire dal bosco, ma non ci hanno spiegato per bene in cosa consiste l'ultimo ostacolo.
-In effetti hanno solo detto di prendere le armi che...
Finalmente si ritrovarono fuori dal bosco e proprio davanti a loro c'erano una spada molto simile a quelle di kendo di Nonno Jei e due coltelli come quelli che Liv aveva usato alla festa.
-...che avremmo trovato fuori dal bosco- terminò Takao, per poi prendere il katana in mano -secondo te a che servono?
-Non lo so- anche Kei raccolse -ma non credo bisognerò lucidarli o cose del genere. Non preannunciano nulla di buono.
-Ma bravo. Almeno l'intuito da spia ce l'hai.
Ryan e Diego sbucarono da un cespuglio con in mano le stesse armi dei ragazzi.
-Dovremmo combattere con voi?- Takao istintivamente impugnò meglio la sua.
-Ed è la risposta esatta!- lo derise Diego avanzando -Dovete capire, non si può sapere se siete all'altezza di una cosa del genere finché non vi misurate con chi lo fa di mestiere. Ed essendo gli unici a conoscenza del vostro folle piano, ci tocca. E tu sei il primo, kendoka*.
Il blader rimase come paralizzato. Quindi sapeva che fin da piccolo faceva kendo con il nonno. Sbuffò riprendendosi. Ovvio che lo sapeva: era una spia e lui era il ragazzo della sorella. Non si sarebbe sorpreso più di tanto a ritrovarsi pedinato...
-Pronto ragazzino?
Takao esitò, ma poi pensò a quella scatoletta blu che portava sempre con sé, così posizionò bene le gambe, alzò il katana e cercò di ripescare dai suoi ricordi tutti i consigli di nonno Jei.
-Quando vuoi- sibilò in tono di sfida.
Entrambi scattarono in avanti.
 
Sentita la porta aprirsi, Lucia corse all'entrata, sollevata come non mai quando vide l'amica.
-Oddio, non sai quant'ero preoccupata! Avevo paura che ti fosse successo qualcosa.
Liv alzò il viso e la rossa vide i segni del pianto.
-Che è successo?
Come risposta l'altra le passò la busta, per poi andare a sedersi mentre Lucia leggeva.
-Santo cielo, Liv...
La mora era a testa bassa. Subito venne affiancata dall'amica che l'abbraccio cercando di donarle conforto, senza la certezza di riuscirci.
Proprio quella sera, la sera prima del grande giorno, Liv non si meritava un colpo come quello.
 
Erano pari, un punto ciascuno. La differenza consisteva nel fatto che Diego non sembrava accusare la minima fatica, mentre Takao era allo stremo delle forze. E con quanta fatica aveva conquistato quel punto di pareggio. Il seguente avrebbe determinato il vincitore e, nonostante la stanchezza, il sudore che gli colava dalla fronte, le spalle abbastanza intorpidite, avrebbe fatto di tutto per ottenerlo.
-Non sei niente male, sai?- Diego faceva ruotare il katana come se fosse stato l'asta da majorette -ho visto tuo nonno un paio di volte: si vede dalla tecnica che è stato tuo maestro. E che maestro.
-Vuoi continuare a blaterare o raggiungiamo questo benedetto secondo punto?
-Siamo frettolosi, eh? Ok, come vuoi, facciamola subito finita.
Posizionatisi nuovamente, ricominciarono ad avanzare e ritrarsi, finché la punta del katana del blader toccò la costola dell'avversario, che alzò le braccia lentamnte.
-Complimenti, ce l'hai fatta- ma aveva sempre quella faccia derisoria.
Takao si voltò e raggiunse Kei.
-E' andata, ora stattene qui tranquillo- gli disse quest'ultimo con una pacca sulla schiena, per poi afferrare i coltelli.
L'altro buttò per terra il katana e si sedette a testa bassa, come se non fosse stato soddisfatto ma anzi deluso.
Ryan intanto si avvicinava al suo avversario facendo roteare le lame tra le dita.
Il blader lo fissò.
-E' inutile la farsa.
-Quale farsa?
-Non mi sopporti fin dal momento in cui mi hai visto e mi odi da quando hai saputo che sono stato con tua sorella in tutti i sensi.
-Molto poco saggio farne menzione ora, ragazzino. E se eri davvero cosciente di queste cose, perché ci hai chiamato.
Durante questo scontro verbale giravano in tondo mantenendo la stessa distanza, come due leoni pronti a combattere.
-Perché eravate gli unici in grado di aiutarci.
-Ma non è detto che voi riusciate ad aiutare Liv e Lucia. Se loro falliranno, voi non ce la farete mai.
-L'abbiamo salvate già una volta e lo faremo ancora.
-Ne sei veramente convinto?- Ryan si fermò.
-Sì- Kei lo imitò.
-Perché?
-Perché per qualcosa che si vuole si riesce a fare di tutto.
-Bella filosofia. Ma ora applicala-appena finita la frase si lanciò contro il ragazzo, che evitò i primi colpi con difficoltà, poi abituatosi al ritmo riuscì a gestire il tutto meglio.
Per qualche minuto infinitamente lungo nessuno colpì e nessuno fu colpito. Seguì una pausa.
-Riflessi buoni, complimenti- la spavalderia era proprio quella di una spia -ma saper fare questo percorso o giocare al pompiere eroe non fa di te un ragazzo degno di mia sorella. Lei è speciale e merita una vita felice dopo tutto quello che ha subito.
-Tipo l'essere sbattuta in una scuola per spie e l'indifferenza di un fratello che si fa sentire solo quando gli serve una baby-sitter?
-Come ti permetti?- scandì lentamente per poi lanciarsi di nuovo all'attacco.
Altri colpi, altre parate, altri aggiramente, e poi rosso.
Il rosso del sangue che usciva dal sottile graffio sulla guancia della spia più gettonata degli Stati Uniti.
Ryan ci strofinò una mano, rimirando poi la macchia rossa sulla pelle.
-Come ti permetti?- ripeté senza guardarlo.
-Mi permetto perché io non ho salvato Liv solo dal fuoco, ma da qualcosa di peggio e Takao ha fatto lo stesso con Lucia. Domani quindi le salveremmo per la terza volta. Le salveremo per la terza volta.
Kei lanciò i coltelli per terra, tant'è che le lame si conficcarono nel terreno molle. Per poi voltarsi e andarsene, seguito da Takao.
Diego si avvicinò all'amico porgendogli un fazzoletto già disinfettato.
-Deve essere quel loro comportamento che le affascina tanto.
L'altro afferrò il pezzo di stoffa e si tamponò il taglio.
-Potrebbe anche darsi- commentò acidamente.
 
Ormai era notte. Lucia aveva la testa appoggiata sulla spalla di Liv che le accarezzava i capelli, poiché ora era lei a dover essere tranquillizzata.
-Ho tanta paura per domani, Liv.
-Chi non ne ha?
La rossa si strinse all'amica.
-Una volta io e Bibi abbiamo parlato di matrimonio. Pensavo che per me fosse troppo presto, ma ora... lo farei anche subito.
-Lo so, Lucia. Ora faremmo un sacco di cose che abbiamo paura di perderci. Ma dobbiamo fare uno sforzo e pensare che ce la faremo. E che riusciremo a tornare da Kei e Takao.
-Sì, ho capito.
 
 
 
 
intervento molto sbrigativo: Sono tornata!!! nn vi ho fatto aspettare troppo, vero??? Spero k nn vi state stufando!!!
*sarebbe il nome con cui è chiamato chi pratica il kendo.
Ora i ringraziamenti:
 
medea90: grazie cm sempre!! e cm sempre una delle prime a recnsire! senza di te mi snetirei xsa!! (qnt la fai tragica... n.d.Takao e Kei_ Zitti!!!O vi faccio fallire! n.d.Me)
 
Padme86: grazie! Contenta k ti sia piaciuto!!! E già, cosa nn si fà x amore?? Peccato k dalle mie parti nessuno fa niente... ^^
 
Keila91: giusto! Te lo rimando a boomerang: ki va piano va sano e va lontano! Anche tu prenditi tempo!!! in bocca al lupo!
 
Nissa: Spero k il finale sia un po' più lontano, altrimenti sarebbe un seguito misero... T_T cmq grazie??
 
Valery_Ivanov: dopo certi complimenti nn xdonarti sarebbe imperdonabile (k skifo di gioco di parole ^^"). Felice k la storia ti intrighi! fatti snetire ogni tanto!
 
Grazie anche a chi legge senza recensire! Spero piaccia (anke se nn tanto da recensire, ma nn fa niente!)
 
Baci,
 

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Capitolo 13
*** Sempre più difficile ***


GA2
SEMPRE PIU' DIFFICILE
 
 
Cory appoggiò la schiena sul muro accanto all'entrata della stazione della metro. Odiava quando era in anticipo: si sentiva sempre osservata. Mentre vagava con lo sguardo per scorgere l'arrivo delle sue compagne, le sembrò di vedere una sagoma familiare. Scosse la testa e si passò una mano sugli occhi. Doveva averlo incontrato tante di quelle volte per caso da diventare paranoica.
Finalmente Liv e Lucia arrivarono. Dopo due parole, cominciarono ad avviarsi.
-Senti, Cory, sarebbe meglio che Liv si affatichi il meno possibile. Dovremo pensarci noi alle prove fisiche.
-Perché, che cos'ha?- chiese voltandosi verso l'interessata.
Alla vista della sua faccia si fermò. La squadrò da capo a piedi. Sì, ne aveva già viste tante di persone ridotte in quello stato e sapeva quanto fosse pericoloso farle sforzare troppo. Le conseguenze sarebbero state pesanti, se non addirittura terribili.
-Va bene, ti occuperai solo delle apparecchiature e delle prove attitudinali, d'accordo?
Liv annuì fiaccamente. Quella mattina si sentiva pure peggio del solito.
-Ok, ma ora andiamo.
 
Takao scosse la spalla all'amico.
-Kei, eccolo.
Quando il blader si girò vide Yuya venirgli incontro.
-Salve ragazzi, come va?
-Non è il momento, Yuya, dobbiamo andare.
Si avviarono.
-Allora hai qualche domanda?
-No, tutto quello che mi hai detto per telefono mi ha chiarito abbastanza le idee: insomma, tutto ciò che vi serve è il mio quoziente intellettivo e la mia laurea in psicologia.
-Esattamente. Ecco, fermiamoci qui.
S'infilarono in un vicoletto. Il palazzo era lì, dall'altra parte della strada: dieci piani, divisi in seicentosessantasei camere. Camere infernali.
Kei continuò:
-Ci sono dieci prove da superare. Si parte dall'ultimo piano, poi si va scendendo. Il nascondiglio di Pablo è nei sotterranei. Le prove si dividono in tre tipologie: forza, resistenza e uso della mente. Tre per tipo. E poi c'è l'ultima- premette le nocche contro il muro -il bey blade.
-Come il bey blade?- chiese Takao -Perché non ne hai fatto parola neanche con me?
-Perché non era una delle cose che dovevamo imparare, tantomeno da Ryan e Diego. E' l'unica cosa di cui possiamo essere sicuri- sospirò pesantemente -non sappiamo neanche come si divideranno le ragazze per le prove...
-Questo almeno si può dedurre- intervenne Yuya -Lucia è perfetta per le prove di forza, quindi le questioni fisiche le lasceranno a lei. Cory probabilmente è per la resistenza e Liv è quasi sicuro che si sottoporrà alle prove attitudinali. Ma alla fine essendo addestrate probabilmente tutte potranno fare tutto. Sono solo supposizioni, in effetti. Il vero dubbio è: chi farà l'ultima prova? Cory non so quanto possa c'entrarci col bey blade... Liv si è sempre occupata dei bit power più che dello sport di per sé... e Lucia...
Takao ebbe un flash.
Quando stavano disputando appena il primo campionato mondiale, al Central Park di New York, una ragazzina dai capelli rossi e la bandata in testa che teneva le braccia alzate pronta a lanciare il bey e che con sfida lo provocava:
-Mi hai soffiato il posto di poco e ti credi più bravo di me, eh? Allora, blader, dimostrami cosa sai fare.
E poi anni dopo, la stessa ragazza che passaggiava tranquillamente dopo chissà quanti kilometri di corsa mentre loro erano a terra stremati di fatica.
Tornò al presente.
-Lucia per un soffio non è entrata nei Bladebrakers- sussurrò.
-Cosa?
-Ai primi campionati nazionali era nel mio girone alle eliminatorie. Mi ha quasi buttato fuori. E poi è stata la nostra allenatrice.
-Allora questo vuol dire che...
-Che Lucia sosterrà l'ultima prova. Kei- Takao afferrò la maglietta dell'altro -che succede se non viene superata la prova?
-Non lo so- rispose bruscamente lui scostandosi -hai sentito Yuya: tutto quello che ci resta sono delle supposizioni- spinse indietro gli altri due per nascondersi per bene -eccole.
Si sporsero quel tanto da vedere le ragazze arrivare, darsi un'occhiata intorno ed entrare nell'edificio. Aspettarono cinque minuti contati.
-E' ora: andiamo.
 
-Sei stata grande, Liv, un secondo e hai risolto l'indovinello.
Stavano scendendo al nono piano.
-Sì, ma non abbiamo tempo di farci i complimenti- arrivarono alla porta -allora, come hai detto che erano i colori?
-Rosso per le prove fisiche, verde per la resistenza e blu per le prove attitudinali- rispose Cory.
-Allora è il tuo campo- Liv aprì la porta e indicò il campanellino colorato che ora suonava fastidiosamente -verde. Con un nastro rosso...
-Resistenza fisica- spiegò l'altra avanzando, per poi fermarsi con le mani sui fianchi -allora, chi devo umiliare?
Le comparve davanti un bestione tutto vestito di nero che si strappò la maglietta rivelando un fisico incredibile.
-No, che schifo- si lamentò Corazon -io odio i body builder... chi diavolo dovrei fare con te?
L'uomo non rispose, ma anzi si accomodò a un tavolo lì vicino e vi appoggiò il gomito.
-Ha, braccio di ferro?- la ragazza si sedette dall'altro lato- mi prendi in giro?
-Non solo braccio di ferro.
L'uomo appoggiò sul legno levigato un seplice registratore.
Cory si lasciò scappare una risata.
-Ok, lo ammetto, odio la musica house, ma non per questo riuscirai a farmi desistere.
-Rimpiangerai la musica house con questo. Ma ora qua la mano.
Lei scosse la testa e posizionò il braccio. Appena cominciarono a fare forza, l'uomo fece partire il registratore.
-Cory, ti prego aiutami...mi hanno preso, mi hanno catturato... lo so che puoi salvarmi, io credo in te... ti prego, Cory...
Benché l'arto non cedesse, il viso della ragazza era inorridito.
-Cory, cos'hai?- chiese Lucia.
-I... Il... è la voce di Ilaj... non può...
Liv percepì l'impercettibile resa dei muscoli dell'amica.
-Cory, Cory ascoltami... Cory!
La ragazza si voltò appena, segno che la stava ascoltando.
-Quanti anni sono passati?
-S... sei.
-E credi davvero che dopo tutto questo tempo si rivolgerebbe a te in quel modo?- non aspettò la risposta -Lo sai come stanno le cose: una stupida registrazione non può fermarti! Lo so che lo sai...
Cory respirava pesantemente, riflettendo tanto veloce quanto la sua mente le permetteva. Intanto i timpani erano martellati da quella registrazione che continuava e continuava.
E continuava. E continuava.
E cont...
Le mani piombarono sul registratore e lo ruppero. L'uomo era a terra insieme alla sedia.
-Come... come diavolo...?- chiese dolorante.
-Testone deficiente- la ragazza -Ilaj mi ha lasciato sei anni fa' e niente e nessuno potrà fargli male abbastanza da farmi umiliare per quel lurido bastardo- si rivolse alle amiche -andiamo, ce ne sono di scale prima dei sotterranei.
Le due fecero le spallucce e, scavalcando il poveraccio, passarono alla porta per le scale.
-Ehi, Liv. Grazie.
Liv le accarezzò la guancia.
-Figurati, tesoro.
 
-Forza fisica.
I tre ragazzi si trovavano davanti alla terza porta.
Entrarono.
Davanti a loro un ciccione in perizoma rosso.
-Un lottatore di sumo?- Takao indietreggiò di un passo -dovrebbe essere il mio campo vero?
Yuya e Kei lo spinsero in avanti.
-Begli amici che siete...
-Noi abbiamo già dato: muoviti!- ordinarono all'unisono.
-Ok, ok...
Avanzò molto lentamente, mentre il ciccione pestava un piede alla volta su un tappeto che sembrava messo apposta per lo scontro.
I racconti di Lucia sui suoi battibecchi coi lottatori di sumo non erano molto rassicuranti...
 
-La porta è oro. Che vuol dire?
Lucia fece scivolare una mano sul metallo laccato.
-E' l'ultima prova- spiegò Cory -il bey blade.
La rossa non si mosse.
-Perché proprio il bey blade? Per quanto ci sforziamo, c'entrano sempre quelle stupide trottole...
-Lucia- la interruppe cautamente Liv -questa dovresti farla tu.
-No.
-Lucia, non fare la bambina.
-Non voglio. Quelle stupide trottole hanno sempre rovinato tutto...
La mora si avvicinò e le circondò le spalle con un barccio.
-Se quelle stupide trottole non avessero rovinato tutto, non avresti mai incontrato Takao e tutti gli altri. E questo lo sai.
-Non sono neanche lontanamente brava quanto Takao, potrei farvi fallire...
-Sei la migliore tra noi in questo. Se fallisci tu, lo faremo anche noi- le diede un po' di tempo per riflettere -eh?
Silenzio.
Poi Lucia aprì la porta e entrò. La seguirono.
La stanza era quasi totalmente occupata da una grande arena da bey.
Nel prendere la trottola che aveva in tasca, sentiva tremare leggermente la mano.
 
 
 
 
Salve!!! E' un po' cortino, lo so, ma come si dice, il vino buono sta nella botte piccola... anke se nn è k c'entra poi molto ^^"... Vabbè, vado subito a rispondere alle recensioni!!!
 
Padme86: beh, k dire... grazie! spero k nn sia skifoso sto continuo... fammi sapere!
 
medea90: la mia amiketta onnipresente!!! thank U x i compliments! Eh, nn sai le lamentele ke ricevo dai xsonaggi x tutti sti duelli (si sa di chi sto parlando, no?n.d. Me_ Ma ci vuoi far crepare o cosa?n.d.Takao e Kei_ e zitti, c'è pure la controfigura... n.d.Me_Ah, meno male...n.d.Kei e Takao_ Però c'è n'è sl una, quindi ve la dovete dividere....^^" n.d.Me_ COOOSAAAAA?n.d. Kei e Takao). vabbè, la smetto di parlare a vanvera...
 
Keila91: eh, vedi qnte cose si imparano dalle FF? Io ci potrei sostenere un esame di slavistica cn tutte le cose delle tue... ^^!
 
Nissa: grazie!!! Sì, lo scontro finale si avvicina...k succederà? Spero tu abbia la voglia di scoprirlo...
 
Baci,

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Capitolo 14
*** Camera infernale 667 ***


GA2
CAMERA INFERNALE 667
 
 
Le trottole che si scontravano nell'arena sembravano addirittura produrre scintille. Lucia si ripeteva tra sé e sé sempre le stesse parole:
-Restare concentrata, restare concentrata, restare concentrata...
Una distrazione e sarebbe andato tutto a monte.
Non osò guardare alla sua sinistra, verso la stanza dove erano state rinchiuse a forza le sue amiche. A quell'ora dovevano esser già entrate nei condotti dell'aria per scendere nei sotterranei.
Deglutì. Quello stupido bey blade... Come avrebbe potuto anche lontanamente immaginare che la sua vita fosse destinata a girare tutta intorno a quelle stupide trottole? Ma fino a quel momento non lo aveva mai odiato quel gioco, anzi, le piaceva e anche tanto. Lo detestava solo allora, mentre le gambe le tremavano e cercava di mantenere gli occhi asciutti.
Doveva calmarsi. Cory e Liv sarebbero arrivate nella stanza di Pablo, al numero 666, avrebbero smuficchiato nei suoi computer e avrebbero trovato ciò che cercavano. E allora la missione sarebbe finita... se ne fossero uscite vive.
Tornò al match e alla concetrazione.
Sentiva che c'era quasi.
Solo un piccolo sforzo, e niente più bey blade per quel giorno.
Avanti, Lucia, avanti...
La porta alle sue spalle si spalancò, ma si costrinse a tenere lo sguardo fisso sulle trottole. Doveva restare concentrata. Ma quando si sentì chiamata per nome, non poté fare a meno di voltarsi.
Era Takao e, alle sue spalle, gli altri due.
Ripresasi il più velocemente possibile dalla sorpresa, si rivoltò verso l'arena. In quel momento la sua trottola le volò a due centimetri dalla guancia, per poi cadere sul pavimento metallico. Non poté contare i rimbalzi fatti nella caduta, poiché prima che potesse girarsi una freccetta a siringa le si conficcò nel collo. Cadde subito in ginocchio.
Si era distratta.
Mentre si staccava la freccetta dal collo, si accorse che Takao era inginocchiato accanto a lei e aveva un braccio intorno alle sue spalle.
-Lucia, stai bene, no? Non mi fare scherzi...
-Tranquillo, sto bene, non preoccuparti- dopo aver detto tali parole con il tono appesantito da un inspiegabile fiato corto, abbandonò la schiena all'indietro.
L'unico motivo per cui non toccava terra era il ragazzo che la reggeva.
-No! No...non mi fare scherzi.
-E' solo un sonnifero. Una buona dormita e passa tutto, tranquillo- ripeté lei con lo stesso tono di prima.
Poi le si abbassarono le palpebre, indice che il sonnifero stava facendo effetto.
Takao la prese di peso e la accostò al muro, in modo da non farle pendere la testa, poi ritornò dagli altri due.
-Qua faccio io, voi andate avanti.
-Sicuro?
-Sì- si voltò verso l'uomo che stava dall'altra parte dell'arena -ora è il mio turno.
-Benissimo- assentì quello avanzando verso di loro -spero per te che te la cavi meglio della tua amica. In quanto a voi...
Li prese per la collottola come un paio di cani e li sbatté immediatamente nella stanza accanto.
-... state buoni qui. Quando il vostro compare avrà perso, penserò anche a voi.
Chiuse violentemente la porta, poi ritornò al suo posto e si mise in posizione con il bey pronto.
-Avanti, ragazzino, mostrami di che sei capace.
Takao tirò fuori dalla tasca la sua trottola e guardò il disegno che rappresentava il drago. Lui era il migliore, il campione del mondo per chissà quante volte, neanche se lo ricordava più, e per quanto potessero essere terribili gli scagnozzi di quel Pablo, non poteva esistere nessuno in grado di batterlo. Nessuno.
Ma lo prese un po' d'agoscia quando si rese conto che tutti quegli incoraggiamenti che si stava facendo erano usciti dalla bocca di Lucia prima delle varie finali dei campionati.
 
-Ma bene, adesso voglio proprio ridere- Yuya si guardò intorno senza effettivamente cercare niente -come facciamo ad andare avanti se siamo segregati in una stanza?
Anche Kei vagava con lo sguardo, ma qualcosa trovò.
-Come hanno fatto Liv e Cory. Guarda lassù.
Vicino un angolo in alto c'era un grande buco rettangolare da cui penzolava una grata.
-Condotto dell'aria. Un classico. Avanti, andiamo.
 
Cory guardò l'uomo inerme a terra mentre con un piede gli spostava la testa.
-Incompetente- si voltò -via libera.
Liv con passo felpato entrò nella stanza e raggiunse la porta con su scritto il numero 666. Accanto sul muro vi era una tabella numerica.
-Ci vuole il codice d'accesso.
-Devo frugare nelle tasche?- chiese Cory.
Ma poi sentì dei bip e capì che l'amica aveva già fatto.
-Ok- continuò -tu vai dentro e fai quello che devi fare. Sto io di guardia.
Liv annuì e entrò cautamente nella stanza, per poi richiudersi la porta alle spalle.
Sembrava essere fatta tutta di metallo. Le pareti erano piene di macchinari e armadietti con lo stesso tipo di apertura della porta. Sopra di essi una serie di tessere appese con delle catene. Doveva partire con quelle.
Con l'estrema facilità che le era consentita dal mestiere le prese tutte senza produrre il minimo rumore, poi tirò fuori dalla tasca un cubetto grigio che si allargò fino a prendere la forma di una scodella e ve le gettò tutte dentro. Tolse il cappuccio a quella che poteva sembrare una normalissima penna: dall'estremità una fiamma particolare venne a contatto con le tessere che si fusero come burro in un pentolino.
E quelle erano sistemate.
Alzò lo sguardo e vide il gigantesco schermo del megacomputer di Pablo. Un respiro profondo e lo raggiunse. I passi sembravano incredibilmente pesanti.
Ritrovatasi davanti alla tastiera, si sentì di pietra, come se muovere anche un solo muscolo potesse rivelarsi fatale. Abbassò la testa.
-Calma, calma...- disse a bassa voce -devo solo schiacciare qualche pulsante, trovare il posto, trovare lui e sarà tutto finito. Se ne esco viva.
Gli occhi le stavano diventando lucidi, ma strinse i pugni e ricacciò dentro le lacrime. Dopo un attimo d'esitazione, cominciò a muovere agilmente le dita sulla tastiera, superando barriere, dinieghi d'accesso e quant'altro. Infine le bastò spingere un tasto perché il suo lavoro finisse lì.
Dopo aver frugato in un armadio, uscì dalla stanza con in mano soltanto un foglio di carta. 
 
...tre, quattro, cinque, sei, sette...
Il ragazzo ridacchiò soddisfatto, per poi chiudere la valigetta e gettarla in un angolo. Otto milioni di dollari. Niente male davvero.
Si sedette alla sua scrivania e vi appoggiò i piedi sopra, mentre le mani si incrociavano dietro la nuca. I suoi capelli castani erano legati in un corto codino; due ciocche contornavano il volto olivastro dai tratti ispanici e gli occhi scuri erano fissi sul soffitto. Che grande scelta la mafia: due anni e era diventato potente quasi quanto il presidente degli Stati Uniti. E i suoi parenti che pensavano che aiutare i mafiosi di Buenos Aires da piccolo era sbagliato! Idioti... Ora tutti i criminali, vecchi e giovani, sceglievano come punto di riferimento lui, Pablo. Era il loro Maometto, il loro santo che prendevano come esempio. E tutto questo solo a ventotto anni! Cosa avrebbe potuto volere di più?
Ad un tratto si rizzò a sedere compostamente. Un rumore lo aveva distolto dai suoi trionfanti pensieri. Tastò il suo fianco destro riconoscendo il profilo della pistola. Tranquillamente, ma attento a non far rumore, si diresse alla sala elettronica. Appoggiò piano la mano sulla maniglia e aprì di scatto illuminando la stanza buia. Un ghigno prese spazio sul suo volto, alzò la pistola e accese la luce.
-Bene bene bene. A quanto pare gli angeli non muoiono mai.
Liv lo fulminò con lo sguardo.
-Al paradiso non ci vogliono ancora, perciò dobbiamo restare al purgatorio e ogni tanto fare un giro di ricognizione all'inferno- ribatté alzandosi, poiché era in ginocchio.
-Troppo altruista da parte tua, non posso accettare: queste cose mi fanno vomitare- le fece cenno di avvicinarsi -è tanto che non ci si vede, eh?
-Da quando mi hai accoltellata a morte?
-Accoltellata? Mi ricordavo di avervi sparato.
-I pazzi finiscono per dimenticarsi di tutto andando avanti cogli anni- sentenziò lei strafottente arrivando di fronte alla canna della pistola.
-Ah sì, eh?
La schiaffeggiò con l'arma, facendola cadere a terra.
-Vedo che non sei cambiato per niente- Liv si palpò la guancia sanguinante -sempre lo stupido argentino grezzotto che eri.
Pablo stava per scattare di nuovo, ma si calmò, senza però abbassare la pistola.
-Sei sempre stata la regina dell'ironia e del sarcasmo. E sai come far perdere la pazienza a un santo- si inginocchiò e, afferratala per i capelli, fece in modo che lo guardasse negli occhi -angelo ribelle e insopportabile. Anche tu non sei cambiata affatto. Anche se il fisico è notevolmente migliorato.
-Ti dispiacerà sapere che non sei stato il primo ad accorgersene?
-Cosa cosa cosa?- lui indietreggiò un poco col capo senza desistere con la mano -la piccola dolce Liv si è concessa a qualcuno? Ma gli angeli non dovrebbero essere puri e casti?
-Per non essere pura basta fare la puttana e la castità è un concetto sopravvalutato.
Pablo annuì.
-Mh, buona tesi, non c'è che dire. Ma così si sminuisce l'angelo in sé stesso.
-Ho smesso di essere un angelo molto tempo prima di questo stupido giorno.
-Quindi ora sei umana- le tirò ancora di più i capelli -ma sei una bella bambolina lo stesso, quindi non credo ti ucciderò- lasciò la presa e si alzò -non subito almeno. Chissà che non mi torni utile per... divertirmi.
Un minuto dopo la ragazza era legata e con un pezzo di scotch da imballaggio sulla bocca.
L'altro stette un po' a rimirarla.
-A Amsterdam farebbero la fila per te- constatò pensieroso -scommeto che pagherebbero fior di quattrini solo per sfiorarti, pensa per un servizio completo... e pensa un po', ti terresti l'un per cento del guadagno... o anche tre per cento, se fai la brava.
L'afferrò di nuovo per la nuca e le schioccò un bacio a stampo sul pezzo di scotch.
-Non sarà poi così terribile, vedrai. Sempre meglio della morte, no?- arrivò alla porta e la aprì -a tra poco, tesoro.
Chiuso a chiave, posò la pistola su un mobile lì vicino. Tanto nessuno tranne Liv sarebbe potuto entrare lì dentro e non c'era nessuno più pericoloso di lei.
Doveva prepararsi per l'incontro con la mafia ceco-slovacca. Si fermò davanti a due armadi. Quello con lo specchio appeso alle ante all'interno conteneva i vestiti nuovi da copertura, mentre l'altro senza specchi abiti di marca da riccone. Rifletté un poco. I ricconi da quelle parti brulicavano come formiche, così aprì il secondo armadio.
-Allora... cerchiamo di apparire un gran signore-si diceva -chissà che non raccatti qualche troietta per dopo il lavoro durante la strada.
Abbassò un attimo le palpabre.
Quando riaprì gli occhi, un braccio lo teneva al petto e un coltello era puntato alla sua gola.
-Temo che per oggi dovrai teneer la lampo chiusa- gli sibilò qualcuno all'orecchio.
Aveva scelto l'armadio sbagliato.
 
 
 
 
 
salve!!! Lo so, 1 po' cortino, ma cmq lo sto portando avanti!!!! ^^ Chiedo scusa in anticipo x eventuali ritardi poiché vorrei cercare di partecipare al concorso e quindi data la scadenza dovrò abbandonare un po' (mai del tuttto!) le storie in corso. Quindi xdono!!! Ma passiamo ai ringraziamenti:
Grazissimissimissimo (è una parola?) a medea90, Keila91, Nissa e Padme86 che mi fanno capire k nn scrivo delle totali schifezze! ^^
Allora bye bye,

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Capitolo 15
*** Cattura ***


GA2
CATTURA
 
Quando la ragazza cominciò a strizzare gli occhi, Takao capì che stava per svegliarsi. Così tornò a stringerle la mano e cominciò a sussurrarle all'orecchio accarezzandole i capelli.
-Lucia... Lucia, stai bene?
Dovette ripeterlo altre due volte prima di vedere i suoi occhi verdi aprirsi lentamente e guardare direttamente lui.
-Ciao- sussurrò flebilmente.
-Ciao- rispose lui altrettanto piano.
-Dove sono?
-Ti ho portata al pronto soccorso, in caso quello fosse qualcosa di più pericoloso di un sonnifero.
Lucia allora fece mente locale e si ricordò quello che era successo.
-Stupido, mi avevi promesso di non seguirmi- ma dall'espressione si capiva che era contenta di averlo accanto.
-Lo so- le si sedette accanto e l'attirò a sé -ma ora è tutto finito, tranquilla.
-Promettimi che non mi lascerai più andar via.
-Te lo prometto.
 
Pablo si sentì spintonare fin dentro un furgone blindato. Lì altri due lo afferrarono per le braccia.
-Fatti vedere se ne hai il coraggio- sibilò a chi lo aveva minacciato col coltello -non ci posso credere... tu!?
Kei, dopo essersi scoperto il volto, si avvicinò ancora.
-Quel piccolo blader col muso lungo che faceva perdere il sonno a Liv...
Il criminale si beccò un calcio in piena faccia, per poi esser preso per il bavero della camicia.
-Non devi neanche nominarla!
-L'hai sverginata tu allora- biascicò prendendolo in giro, guadagnandosi un cazzotto.
-Kei, smettila- lo ammonì calmo Yuya.
-Sì, tanto ci penseremo noi a sistemarlo.
Pablo si voltò verso l'altro che aveva parlato.
-Cory.
-Salve cugino- sorrise la ragazza sarcastica.
-Cugino?- commentò Yuya.
-Sì, il ramo marcio della famiglia: tutti emigrati in Argentina.
Lo legarono per bene e lo chiusero dentro.
Ora bisognava solo trovare Liv e allontanarla da tutto quel casino. Kei tirò un sospiro di sollievo, ma quando si voltò verso la casa, impallidì.
 
Finalmente era riuscita a liberarsi. Che diavolo di nodi aveva fatto quel cretino?
Liv si alzò e cominciò a guardarsi in giro. Le serviva qualcosa di pesante, qualcosa di distruttivo...
Individuò una scure appesa alla parete. Che diavolo ci faceva con una scure? Scosse la testa e, presa l'arma, l'alzò sopra il capo e cominciò a distruggere tutto quello che le capitava a tiro.
Poi si fermò al centro della stanza, con il respiro pesante e lo sguardo basso. Cadde in ginocchio. Finito, era tutto finito. Mentre si appoggiava alla scure, dei riflessi rossi cominciarono a colorarle le vesti.
 
Takao era andato a prenderle dell'acqua, quindi poté scendere dal letto e avvicinarsi alla finestra per respirare un po' d'aria fresca.
Respirò a fondo la tanto agognata libertà dalla missione e con gli occhi semichiusi gettò uno sguardo alla stanza. Li spalancò quando vide una scatoletta blu per terra. Si avvicinò e la raccolse, per poi rigirarsela tra le dita.
Si sedette sul letto continuando ad osservarla. Probabilmente doveva essere caduta a Takao, sbadato com'era. Ridacchiando al pensiero l'aprì, ma restò a bocca aperta.
E ci restò un bel po', finché il ragazzo non ritornò con la brocca d'acqua e un bicchiere.
Appena appoggiò tutto sul comodino, Lucia gli mostrò che aveva in mano.
-Questo cos'è?- chiese ancora stranita.
Resosi conto, Takao si sent' arrossire fin sopra le orecchie, come nel primo periodo che stavano insieme quando si prendevano anche solo per mano.
-Ecco... io... veramente...
Accidenti! Non pensava che sarebbe stato così difficile... beh, tantovaleva sputare il rospo subito.
Le si sedette accanto e cercò di restare il più calmo possibile. Lo strano era che ci riusciva.
-E' un anello di fidanzamento- spiegò dopo aver deglutito.
-Di fidanzamento? Vuol dire che...
-Beh, sì, sono più o meno quattro mesi che ho intenzione di chiedertelo, ma poi tu sei fuggita e così...- si voltò meglio verso di lei e le prese la mano libera -non mi metto in ginocchio perché so che non ti piacciono romanticherie del genere. Lucia, ti sto chiedendo di sposarmi.
La ragazza continuò a guardarlo assolutamente pietrificata.
 
Le lacrime per il fumo continuavano ad inumidirle le guance. I colpi di tosse erano sempre più frequenti. Stavolta non se la sarebbero cavata. Stavolta non c'era Kei a tirarla fuori da quell'inferno.
Cercò di fare un ultimo sforzo e alzarsi, ma del tutto inutilmente. Allora si sdraiò a terra e si raggomitolò, con una mano sulla pancia, continuando a tossire.
Ma, non seppe quanto tempo dopo, si sentì sollevare e scuotere. Poi alle orecchie le arrivò un richiamo lontano.
-Liv! Liv, rispondimi! Svegliati!
Non riusciva a capire chi è, ma la sua speranza sapeva chi la stava portando fuori dalla stanza in fiamme.
Kei corse più veloce che poté fuori dalla casa e poi lontano da essa, appena in tempo perché l'esplosione non lo risucchiasse via.
Strofinandosi una guancia sporca di cenere e fumo, guardò i resti dell'edificio che continuavano a bruciare. Poi concentrò la sua attenzione su chi teneva tra le braccia. Ricominciò a scuoterla e a chiamarla per nome.
Quando la vide aprire gli occhi, gli sembrò che il grosso macigno che si sentiva sulla schiena si dissolvesse.
-Stai bene, eh? Dimmi che stai bene- disse più a sé stesso che a lei.
-K..Kei, per favore- sussurrò Liv debolmente.
-Sì, dimmi, tutto quello che vuoi.
-Portami in ospedale.
 
-Eccoti qua, serpe.
Il capo dell'agenzia gettò Pablo nelle mani dei suoi uomini, per poi ritornare a guardare Cory.
-Ottimo lavoro, sapevo che voi tre ci sareste riuscite.
-Purtroppo non abbiamo fatto tutto da sole. Il merito è da dividere.
-Tremendo per te, eh?
La ragazza lo guardò acida.
-Ora puoi togliere il disturbo.
-Gentile come sempre. Allora arrivederci, Corazon.
L'ouomo si congedò con un gesto e seguì i suoi uomini.
-A mai più arrivederci, spero- bisbigliò lei ritornando al furgone, dove l'aspettava Yuya.
-Tutto a posto allora?- chiese quando la vide arrivare.
-Sì, fortunatamente- rispose Cory appoggiandosi alla portiera.
-Ti ha già assegnato la prossima missione?
-No, ho mollato- confessò indifferente -non ne posso più di correre a destra e manca 364 giorni l'anno. E' ora che mi fermi.
-Giustamente. Vuoi che ti accompagni in un albergo, così da poterti riposare?
-E smettila!- sbottò lei allontanandosi di qualche passo.
-Cosa?
-Di comportarti così! Mi mandi in confusione e io... io odio essere confusa, soprattutto da un maschio! E non mi importa se mi chiamano femminista. Io non voglio avere più niente a che fare con voi!
Il ragazzo sospirò e le si avvicinò cautamente.
-Senti, non so di preciso cosa ti abbia fatto questo Ilaj, ma per quanto sia stato terribile non devi pensare che siano tutti quanti come lui.
-Tu come lo sai?
-Questo non importa. L'importante è che ti renda conto che non tutti gli uomini vogliono solo approfittarsi di te. Io non lo voglio.
Cory lo guardò come sconfitta.
-Ilaj mi ha fatto veramente male- disse lentamente -se non fosse stato per Liv, avrei anche potuto far fallire la missione.
-Sono sicuro che non sarebbe successo.
-Altroché- ribatté lei a testa bassa.
-Sù, avanti, non ti abbattere.
Yuya l'abbracciò non incontrando resistenza.
Dopo qualche secondo però, fu spinto indietro.
-Ma che ti sei messo in testa?- sbottò la ragazza salendo sul furgone -avanti, andiamo all'ospedale, saranno tutti quanti lì.
Il ragazzo rise e prese posto accanto a lei.
-Agli ordini.
 
 
 
Sì, lo so, capitolo cortino e frettoloso, ma almeno continuo, no? E così finalmente Pablo è stato incastrato, evviva!!! Ok, la smetto, scusate...
Passiamo alle recensioni!
Grazie a medea90, Padme86, Valery Ivanov, Keila91 e Nissa x i commenti! Grazie x nn abbandonarmi soprattutto!!!! ^^
Spero di risentirvi presto!
baci,

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Capitolo 16
*** Le altre missioni ***


GA2
LE ALTRE MISSIONI
 
 
Non era possibile... Assolutamente inconcepibile. Kei lanciò l'ennesima occhiata all'orologio appeso al muro della slala d'aspetto dell'ospedale, per poi riprendere a camminare nervosamente. Era passata solo mezz'ora, ma a lui sembrava un'eternità. Perché ancora non lo avevano chiamato? E se ci fosse stata qualche complicazione? Se davvero rischiava grosso? Fu tentato di prendere a pugni il muro, ma la venuta dell'infermiera a cui aveva affidato Liv fortunatamente lo trattenne. Aspettò che fosse lei a parlare: non si fidava della sua lingua al momento.
-Perdoni l'attesa. Abbiamo dovuto controllare il sistema respiratorio e fare alcuni esami. Ora fortunatamente riposa al piano di sopra...
Non la lasciò finire: corse immediatamente su per le scale.
-...ehi! Ma non vuole sapere...- stizzita, la donna tornò indietro -questi giovani! Quando è troppo presto non si rendono conto...
Kei trovò subito la stanza. Sembrava quasi che dormisse tranquillamente, come se non fosse in ospedale.
Si avvicinò e si sedette vicino al letto. Dato il rumore, la ragazza aprì gli occhi.
-Kei- bisbigliò prima di cominciare a tossire.
-Piano, piano... Non ti sforzare, sei già debole.
-Ma quale debole, è l'ultima cosa a cui devo pensare- disse sempre a bassa voce mettendosi seduta facendo forza sulle braccia.
Non era scontrosa né scontenta di vederlo, anzi, ma aveva un'aria seriamente preoccupata, come se fosse in attesa di qualcosa.
Stava per chiederle che aveva quando un uomo in camice entrò nella stanza con una busta aperta in mano.   
-Come si sente, signorina?- chiese benevolo sempre guardando i fogli che teneva alzati.
-Meglio, grazie, ma finché non avrò i risultati...
-Tranquilla, ce li ho proprio qui- si  sedette ai piedi del letto -non ha nulla di cui preoccuparsi, il suo bambino fortunatamente sta benissimo.
Kei si voltò a bocca aperta verso la ragazza che, dopo aver ringraziato il dottore che stava uscendo dalla stanza, gli mise una mano sul braccio.
-Kei, io...
-Sei incinta? Ma...
-Ti giuro che io... non immaginavo neanche, l'ho saputo solo ieri. Ma avevo così tanta paura che gli fosse successo qualcosa...
-E...E'...- per la sorpresa gli tremava la voce -...è nostro? Mio e tuo?
-Cosa? Certo che è tuo! Di chi poteva essere? Credi davvero che sarei stata capace di...
-No, no, assolutamente.
Liv sospirò e, accarezzandogli la mano, continuò:
-Io lo voglio questo bambino. Tanto. Ma non so se lo vuoi anche tu- ancora nessuna risposta -all'aborto non ci penso minimamente, ma non voglio che nella tua vita s'incasini tutto per colpa mia.
Nel silenzio che seguì appoggiò stancamente la schiena al cuscino tossendo leggermente con gli occhi chiusi.
-Non lo dire neanche per scherzo.
Allora riaprì gli occhi e sollevò la schiena dal cuscino.
-Lo voglio almeno quanto te- andò avanti lui sedendosi sul letto -non dico di più perché è improbabile. Ma se mi incasinerà la vita, allora benvenga.
Dopo qualche colpo di tosse, Liv d'impeto lo abbracciò, pensando che non lo aveva così vicino da oltre tre mesi. Dopo qualche minuto si separarono lentamente.
-Sei ancora debole- constatò lui accarezzandole la guancia pallida - forse il viaggio fino in Giappone è troppo per te. Dovremo fermarci un po' più vicino per qualche tempo.
La ragazza annuì lentamente.
-Vado a parlare con il dottore- la baciò sulla fronte e la costrinse delicatamente a sdraiarsi prima di uscire dalla stanza.
 
Più tardi, non seppe quanto, Liv venne svegliata da due voci familiari.
-Liv, Liv, grazie al cielo stai bene!- esclamò Lucia tenendole una mano.
-Ciao. Ciao Cory.
La ragazza dall'altra parte del letto con una sacca in spalla ricambiò il saluto.
-Adesso che farai?
Posò la sacca a terra prima di rispondere.
-Mi ha chiamato un mio amico: sta organizzando un gruppo di missionari. Parto tra tre ore per Israele.
Liv annuì.
-Allora sarà meglio che ti avvii- allargò le braccia -stammi bene.
Cory si avvicinò e la abbracciò.
-Anche tu. Ciao Lucia- baciò l'altra sulle guance.
-Ciao.
La seguirono con lo sguardo fino in corridoio, poi la rossa si sedette accanto all'amica e si accoccolò al suo petto.
-E' finito tutto.
-Già- la mora sorrise -finalmente.
Poi notò le mani dell'amica che si attorcigliavano.
-Tanti auguri.
Lucia in un primo momento non capì, poi guradò l'anulare sinistro cinto da un sottile anello d'argento.
-Semplice e senza tanti fronzoli- continuò Liv -come piace a te.
-Sì, infatti- sospirò -ancora non ci credo: mi sposerò. Secondo te come sarà?
-Se continuerete a stare insieme come sempre, sarà stupendo, se non meglio.
-Lo credi davvero?
-Ne sono certa.
-Ho fatto la scelta giusta allora?
-Forse una delle più giuste.
 
-... ma nel complesso dovrebbe ritornare tutto regolare.
-Capisco. Grazie, dottore.
-Si figuri.
Kei raggiunse Takao e gli si sedette accanto.
-Tutto sistemato?
-Sì.
Silenzio.
-Ho chiesto a Lucia di sposarmi.
Il blader si voltò verso di lui.
-Ha accettato.
Kei ritornò a guardare di fronte a sé, poi anche lui parlò.
-Liv è incinta di me.
Takao rimase totalmente a bocca aperta. Poi la chiuse e si passò una mano sul collo.
-E' tutto così strano. E poi... e poi non mi sono mai sentito così ragazzino come adesso. Neanche quando lo ero davvero.
-Siamo in due. E parlo io che forse ragazzino non lo sono mai stato.
Restarono per qualche altro minuto prima di tornare dalle loro ragazze.
 
In aeroporto c'era un gran casino. L'aereo di Cory era ormai partito e quello di Yuya probabilmente stava decollando.
Erano Takao e Lucia i prossimi. Gli altri avevao il loro volo il giorno dopo.
-Ciao, Liv, mi raccomando.
-Pensa a te, piuttosto. Ciao, piccola.
La coppia si avviò e Lucia si voltò varie volte prima di scomparire dietro l'angolo.
-Vieni- Kei le mise una mano sulla schiena facendola voltare -è tardi: conviene andare in albergo.
-Sì.
 
Mezz'ora più tardi erano nella stanza. Liv era già pronta per la notte e se ne stava sdraiata sul letto, stanca morta.
Il ragazzo uscì dal bagno togliendosi la maglietta.
-Stai bene?
-Sono secoli che non dormo in un letto vero.
Lui rise, per poi metterlesi accanto.
-Il dottore ha detto che ti sei indebolita parecchio: fare la spia con un bambino nella pancia non ti ha giovato granché.
-Me ne rendo conto, ma io non sapevo di aspettare...
-Non sto dicendo che è colpa tua. Il fatto è che credo sia meglio staccare per un po', per quanto possibile.
-In che senso staccare?
-Credo sia meglio stare in Russia finché il bambino non sarà nato e tu starai meglio. Il lavoro per te è fuori discussione. Io avevo comunque alcuni progetti con Yuri, quindi niente verrà danneggiato o altro.
Liv si morse il labbro e abbassò lo sguardo, giocherellando con l'orlo della camicia da notte.
-E' stato stravolto tutto a causa mia- si mise a sedere e appoggiò la schiena al muro -se penso a quando mi ti hanno affidato come incarico, anni fa'... non avrei mai pensato a tutto questo.
-Se è per questo neanch'io. Non l'avrei neanche lontanamente immaginato.
La ragazza sorrise e si appoggiò al suo petto.
-Come diavolo ho fatto ad andarmene via?
-Non lo so. Ma so che se ti azzardi a provarci un'altra volta ti lego al letto finché non cambi idea.
Liv si girò per baciarlo sulle labbra.
-Spero allora che non ti rimangerai la parola.
Lui, con uno scatto, fece in modo di trovarsi sopra di lei, stando attento comunque a non premerle sulla pancia.
-Di questo puoi sserne certa.
E ritornò a baciarla, come se quei tre mesi non fossero passati.
 
 
 
 
Perennemente in ritardo... Sorry!! E si è risolto tutto x adesso... lo so k può sembrare scontato, frettoloso e corto, ma... beh, nn è k ho molte scusanti, ma spero (nn inutilmente mi auguro) k la storia continui a piacervi! 
E finalmente riesco a rispondere x bene alle recensioni:
 
Padme86:  Grazie! Sn contenta k continui a seguirmi e k ti piaccia la fic!
 
Keila91: sembra k il ruolo di critica ti piaccia particolarmente (ma k, è soltanto xfida...n.d. Yuri) secondo me nn è vero... :P
 
medea90: sei tremenda, me li mandi completamente in crisi così! ^^ grazie x seguirmi cm 1 ombra!!
 
Nissa: meno male k qlk1 nn ripugna i capitoli corti! I sn portata a farli così brevi xk secondo me ai lettori qnd vedono un capitolo troppo lungo passa la voglia di leggere... sarà giusto o no? Boh...cmq grazie!
 
Valery_Ivanov: sei partita in quarta! ^^ xò frena, xk il finale nn è così vicino! Un paio di cose l'hai indovinate, le altre... kissà? staremo a vedere ^_^
 
Allora al prossimo capitolo, eh!!!
Nella speranza k nn mi abbandoniate,
Ciau ciau!
 

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Capitolo 17
*** Annunci ***


GA2
ANNUNCI
 
 
Erano passati tre mesi da quando Pablo era stato arrestato. La pancia di Liv si era gonfiata, facendola costringere segregata a casa dal compagno. La accarezzò attraverso lo spesso maglione di lana, coi si sistemò la sciarpa intorno al collo e finì di fare i piatti, per poi portarli a tavola e sedersi sul divano per riprendere a leggere. Proprio allora la porta di casa si aprì lasciando entrare il freddo, facendole capire che per allora doveva rinunciare a quel libro. Kei richiuse la porta e, toltosi il cappotto, la raggiunse.
-Tutto bene?- chiese baciandola a fior di labbra.
-Sì tranquillo. E' pronto, vai a mangiare.
-E tu non vieni?
Infatti non accennava ad alzarsi.
-Ho già mangiato.
-Liv- le si sedette accanto -già sei debole di tuo e sei incinta: ci manca solo che non mangi più.
-Kei...
-Kei niente- si alzò in piedi -adesso tu vieni a tavola e mangi.
La ragazza rise, per poi ribattere:
-Passo tutta la giornata a ingozzarmi, se la sera non mi fermo scoppio.
Lui sospirò di esasperazione e andò a tavola, seguito da Liv che  si sedette dalla parte non apparecchiata.
-Comunque Anya ha detto che passa domani mattina per vedere cosa ti deve prendere.
-Ancora? Perché si deve scomodare? Posso andarci io a fare la spesa, non sono una vecchia rimbambita.
-Col freddo che fa, ci manca solo che tu ti ammali: è fuori discussione.
La ragazza sbuffò e appoggiò il mento su una mano.
-Se ti dessi retta smetterei anche di fare addominali e flessioni.
Kei sentì andargli di traverso la carne e cominciò a tossire. Quando finalmente riprese a respirare grazie anche ai colpi che Liv gli dava sulla schiena.
-Ma sei impazzita?
-Ma stavo scherzando! Ancora devi imparare a renderti conto di quando parlo sul serio o no?
-Prima o poi ci rimetto la pelle con te.
-Non fare il tragico- lo baciò sulla guancia da dietro -cercherò di non farti vanire un infarto con tutta me stessa, te lo prometto.
-Vedi di ricordartela questo promessa- sbottò lui dopo aver bevuto un po' d'acqua.
Il telefono squillò.
-Vado io- dopo una veloce carezza, la ragazza andò a rispondere in camera da letto - Pronto?
-Pronto, Liv.
-Anya! Mi sembra un secolo che non ti sento.
-Ci siamo quasi. Che mi racconti?
-Niente di che, a parte il fatto che mi sento una specie di principessa imprigionata in una torre.
-Compagno iperprotettivo?
-Solamente adesso che sono incinta: i casi della vita, eh? Ma non mi lamento, anzi- sbirciò fuori dalla stanza, verso la cucina -non è stato mai così dolce con me.
-Pensa quando nascerà il bambino allora. Ma tu sei sicura di star bene?
Liv sospirò e si sedette sul letto.
-Certo, tranquilla, a parte la nausea che persiste tutto ok.
-Mm, meglio così. Comunque ti ho chiamato per dirti che Lucia ha fissato la data del matrimonio.
-Oh, ha fatto presto. Quand'è?
-Fra sette mesi, circa.
-Ho tutto il tempo di partorire insomma.
Anya rise.
-Ma non sarà troppo per il bambino un viaggio del genere?- chiese poi.
-Troveremo un jet privato da qualche parte. Quando senti Lucia falle tanti auguri da parte mia e dille che ci sarò sicuramente.
-Va bene.
-E che le voglio bene.
-Sì- rispose sorridendo di tenerezza -allora ci vediamo domani mattina.
-Oddio, Anya, non serve che mi fai la spesa!
-La devo fare anch'io, non mi costa nulla prendere qualcosa in più.
-Ok- acconsentì Liv -allora a domani. Ciao.
-Ciao.
Riattaccò e tornò in cucina a sparecchiare, poiché Kei aveva già finito.
-Chi era?
-Anya.
-Che voleva?
-Mi ha detto che Lucia e Takao tra sette mesi si sposano.
Il ragazzo la guardò strano.
-Che c'è?
-No niente- si alzò e la aiutò a portare via i piatti.
-Ehi, com'è questo slancio di generosità?- lo prese in giro lei, siccome i lavori di casa li faceva comunque tutti lei.
-Piantala di sfottere.
Era una delle poche volte che Liv non capiva quello che pensava. In realtà le volte andavano aumentando ed era lei ad essere come un libro aperto.
-Sei stanco. Vai a letto, metto a posto io.
-Ci penso io, vacci tu a letto.
La ragazza lo fissò sorpresa.
-Sicuro?
-Vai!- sbottò con fare scocciato.
Sorridendo lei obbedì.
 
Quando Kei la raggiunse in camera, era seduta sul letto, in adorazione della pancia scoperta sulla quale passava delicatamente la mano.
-Ancora non me ne rendo conto del tutto- disse lei lanciandogli una strana occhiata -non so neanche se sono davvero pronta.
Il ragazzo la raggiunse e le si sedette dietro, facendola appoggiare a sé.
-E se non fossi capace di fare la mamma?
-Liv, avanti...
-No, sul serio. Io non ho quasi nessun ricordo di mia madre, sono cresciuta dietro a Carmen e Ryan: come faccio a sapere in che modo prendermi cura di un bambino?
-Per più di tre anni ti sei presa cura di me- le sussurrò lui all'orecchio -e tra me e un bambino allora non c'era molta differenza.
-Lo sai che non intendo questo. Qua si tratta di ripartire da zero: dipende al cinquanta per cento da me come crescerà.
-E al cinquanta per cento da me. Ficcatelo in testa: non sei sola.
Liv si voltò quel tanto da mettere la fronte contro la guancia dell'altro.
-Ma io ho paura- soffiò, come se non volesse essere sentita.
-Non è possibile- commentò Kei senza fare alcun riferimento all'affermazione della compagna -anch'io ne avrei se non ci fossi tu. Sei così abituata a prenderti cura degli altri... non puoi non riuscirci con un bambino.
-Vorrei esserne sicura.
Si sentì girare la testa a forza e le sue labbra entrarono i contatto con quelle di lui. Poi si sentì baciare la fronte e stringere. Provava un enorme senso di protezione in quei momenti e sentiva di non aver paura di nulla.
-Kei...- sussurrò piano.
-Dimmi.
-Io vorrei aspettare il parto per sapere il sesso del bambino.
-Certo, come vuoi- rispose subito e tranquillo -devi chiedere qualcos'altro?
-In teoria vorrei partorire in casa- continuò prima che il ragazzo la rimproverasse -ma credo che dovrò rinunciare.
-Credi bene- confermò Kei severo -non ci provare più a farmi prendere certi colpi.
-Agli ordini. 
 
Il ragazzo dal ciuffo rosso girò qualche monopola e schiacciò un paio di bottoni sul pannello dei comandi. Poi si collegò alla spazio di registrazione.
-Abbiamo finito, Lucia, puoi andare.
La ragazza alzò il pollice per conferma e, toltasi le cuffie, uscì in corridoio. Lì il suo collega di sempre la trascinò dall'altra parte del piano.
-Ehi, che ti prende? Cos'è tutta questa fretta?
-Zitta e sbrigati.
La buttò letteralmente dentro la "sala comune" del piano. C'erano altri che lavoravano lì, tutti davanti alla tv.
-Ma che...?
-Shhh!- la zittirono tutti quanti.
Rassegnata, guardò anche lei lo schermo colorato. Alzò gli occhi al cielo. L'ennesima messa in onda della conferenza-stampa in cui Takao annunciava il loro matrimonio.
-Per favore, non ne posso più di questa storia, spegnete!- si lamentò tra il rassegnato e il divertito.
-Ma dai, certe farebbero carte false per avere una dichiarazione in tv e tu fai tante storie?
-Non faccio storie, è solo che l'hanno fatto vedere una decina di volte. Una basta e avanza.
-Ma non provare a negare che ti fa piacere.
-Ci provo eccome: non sono un tipo egocentrico, non me ne importa un bel niente di finire in tv.
Il collega ridacchiò e poi si rivolse agli altri.
-Un applauso per la nostra modestissima Lucia!
La ragazza abbassò il capo p'er l'imbarazzo quando tutti si misero a battere le mani. Non valeva, il martedì non c'era nessun'altra ragazza di turno, era una bella messa in scena maschilista. In quanto agli altri smisero di applaudire quando la porta si aprì e comparve sulla soglia Takao.
-Buonasera, non avrò mica interrotto qualcosa?- salutò.
-Stavamo solo cantando le lodi della tua futura moglie.
-Lo sai- intervenne Lucia fintamente scocciata -il modo in cui lo dici mi fa sentire vecchia.
Takao rise e la prese per un polso.
-Mi scuserete se ve la porto via?
-Ai futuri coniugi si perdona tutto. Ciao ciao.
Prima che Lucia potesse saltare addosso a qualcuno, il compagno la condusse fuori dalla stanza.
-Prima o poi uccido qualcuno.
-Oh, andiamo, ti stanno solo prendendo in giro.
Entrarono in ascensore e premettero il pulsante per il piano terra.
-Scherzo o no, mi hanno stufato- sbuffò lei.
-Devo forse pensare che ti sei pentita di averaccettato di sposarmi?
-No, no, ma che vai a pensare!- si agitò la ragazza -Non mi è passato neanche per la mente una cosa del genere...
-Ehi, ehi- Takao si avvicinò e l'abbracciò -non dicevo sul serio, tranquilla.
-Ho detto adesso che mi sono stufata di questi scherzi- ribatté lei non opponendo resistenza alla sua stretta.
Le porte dell'ascensore si riaprirono e i due uscirono dall'edificio per andare alla BBA.
 
-...e così sono estremamente orgoglioso di annunciare che fra i giochi olimpici che si terranno tra tre anni ci sarà anche il bey blade.
Il presidente Daj Tenji fece una pausa per lasciar applaudire.
-Inoltre, in onore della squadra che ha vinto il primo campionato mondiale, le olimpiadi si terranno qui in Giappone, a Tokio.
Tutti i presenti alla conferenza-stampa si alzarono in piedi continuando a battere le mani, mentre i vari giornalisti e repoter scrivevano velocemente sui blocchetti.
-Colgo l'occasione per tessere le lodi dei primissimi componenti dei Bladebrakers, ormai impressi nella storia di questi sport...
Lucia si chinò un po' verso Hilary.
-Non sta esagerando?
-Solo un pochino- rispose l'altra sarcastica sorridendo.
-...chiedo quindi un ulteriore applauso per Takao Kinomiya, Rei Kon, Max Mizuhara e Kei Hiwatari, i primi blader della BBA, di cui oggi è presente solo il capitano- con un gesto della mano invitò Takao a salire sul palchetto improvvisato.
Lucia lanciò un piccolo urlo mentre il ragazzo raggiungeva il presidente.
-Non esagerare, non è niente di così speciale- le soffiò Hilary nell'orecchio.
-Lo so, ma è il mio fidanzato, fammi almeno fare finta di sostenerlo- sorrise lei verso il palchetto.
Mezz'ora dopo la conferenza-stampa era finita e poco a poco tutti si diressero all'uscita. Purtroppo pioveva.
-Accidenti- si lamentò Hilary -mi sono scordata l'ombrello a casa.
-Prendi questo- disse l'amica porgendole il suo.
-Ma voi non ne avete un altro, come fate?
-Facciamo senza.
-Come facciamo senza?- chiese Takao.
Lucia, dopo aver salutato l'altra, lo prese per mano e lo trascinò sotto la pioggia, ma non era diretta a casa: si fermarono poco dopo davanti ad un vicolo cieco coperto da una tettoia che stava cedendo.
Il ragazzo si lasciò scappare un mezzo sorriso.
-E' sul serio quello che penso?
-Già, solo che stavolta la tettoia non è in condizioni di ripararci.
-Lo vedo. Ci prenderemo un raffreddore- disse circondandole le spalle con un braccio.
Lucia sorrise, per poi alzarsi in punta di piedi e baciarlo.
-Lo spero tanto.
Anche lui sorrise e la ribaciò.
 
 
 
 
 
Salve!!!! Innanzitutto x ki sia un po' confuso sull'ultima parte, consiglio di leggere il capitolo "Amicizia?" di Guardian Angels. E poi sn spiaciente di annunciare k x una settimana nn ci saranno aggiornamenti, visto k parto x Vienna. Sn contenta, ma mi dispiace di lasciarvi così. Spero mi xdonerete!!!
Grazie a Padme86, Nissa, Keila91 e medea 90 x le recensioni! Vi adoro, ragazze!!! ^^
E grazie anche agli altri feedli lettori!!!!
Allora a tra 1a settimana speriamo!
Auf Wiedersen (pure in tedesco, k cultura!! ^^)

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Capitolo 18
*** Assenze ***


GA2
ASSENZE
 
 
 
Takao sbuffò per l'ennesima volta con gli occhi fissi sull'orologio. Sollevò il capo dalla mano. Mezzogiorno e mezzo: ergo fine riunione. Ecco perché tutti si erano alzati quasi simultanemente...
Lui comunque restò seduto: tra chi usciva dalla stanza, entrava Lucia con la tanto agognata busta.
-Ciao- lo salutò con un leggero bacio a fior di labbra per poi sederglisi sulle ginocchia -ed eccoti il pranzo.
-Grazie al cielo. Non so dire chi si stava lamentando di più, tra me e il mio stomaco.
-La verità è che non sei il tipo da riunioni.
-Sacrosanta verità... ah, oggi messicano- constatò svuotando la busta -a cosa mi serve andare al ristorante quando ho te in casa? Se fossi in grado di cucinare per tutte le persone che staranno al matrimonio, cancelleremmo dalla lista ristorante e catering...
-Io lo farei pure, ma poi non so in che condizioni arriverei all'altare...
-No, grazie, preferisco trovarti tutta intera. Comunque per gli invitati, io pensavo di chiamare solo gli amici più intimi.
La ragazza lo guardò come se avesse detto una grande stupidaggine.
-Spero tu ti renda conto che la categori "amici intimi" comprenda gli All Starz, i Neoborg, gli ex White Tigers, gli European Dream, la squadra di Mister X e di Kane...
-Sì, sì lo so, tutte le squadre di bey blade dal primo campionato in poi. E non sono esattamente quattro gatti...
-Giusto. Per non parlare dei parenti: tuo padre, tuo fra...-s'interruppe di colpo.
Allora Takao smise un attimo di mangiare e la trascinò più a sé per la vita.
-Ancora Diego non si è fatto sentire?
Lucia scosse leggermente la testa.
-Beh...- cercò lui di alleggerire il discorso -c'è ancora tempo, vedrai che si farà vivo: sei sua sorella, verrà.
-Speriamo- soffiò lei voltandosi e abbracciandolo.
-E Liv l'hai sentita più?
-Anya mi ha chiamato: ha detto che verrà sicuramente- sciolse l'abbraccio -ma non è che ci sarà qualche problema con Hitoshi?
Il ragazzo fece velocemente mente locale di tutto quello che era successo tra suo fratello e Kei. Poi scosse la testa.
-Non credo e, anche se fosse, Hitoshi non ha nessun diritto di criticare nessuno. E poi sono passati anni. Vedrai andrà tutto bene.
-Sì?- chiese lei poco convinta.
-Certo che sì- la baciò sul collo, per poi volgere la sua attenzione ad altro -e ora finalmente si mangia: tra poco il mio stomaco mi avrebbe fatto mangiare persino te.
Ridendo, Lucia lo baciò sulla guancia e lo lasciò pranzare.
 
Si inumidì le labbra, mentre il respiro si faceva via via più affannoso. Una mano palpò la pancia gonfia. Sospirò profondamente, poi chiamò:
-Kei?
Il ragazzo raggiunse tranquillo Liv sul divano.
-Dimmi, che c'è?
-Dovrei chiederti una cosa.
-Ebbene?
-Non è che potresti accompagnarmi all'ospedale? Credo di stare per partorire.
 
L'odore di disinfettante non era piacevole. Yuri si massaggiava gli occhi e Anya si sentiva girare la testa a forza di vedere Kei camminare avanti e indietro per il corridoio.
-Perché ci vuole così tanto?- sbottò -Devono rassettare la stanza o cosa?
Yuri si alzò in tempo per impedirgli di prendere a calci qualcosa.
-Calmati, ok? Siamo tutti nervosi, ma questi sono bravi medici e andrà tutto bene. Sta tranquillo.
-Facile a dirsi.
Non sapeva neanche a che ora fossero arrivati o quanto tempo fosse passato. Era nella confusione più totale.
Quando però sentì un ritmico squack avvicinarsi, si voltò e vide il medico che gli aveva portato via Liv.
-Chi di voi è il signor Hiwatari?
-Io. Allora?
-Dunque... il parto è andato bene e il bambino è in ottima salute...
Kei sentì il proprio cuore tirare un sospiro di sollievo.
-...ma putroppo la signorina ha avuto delle complicazioni respiratorie e abbiamo dovuto intervenire subito.
Il cuore saltò contro il petto.
-Come sarebbe a dire delle complicazioni? Ma ora sta bene, vero? Non sarà mica...?
-No, no, è a posto. Ma il parto l'ha sfinita, deve essere molto fragile. Oh, non si preoccupi- si affrettò ad aggiungere vedendo la faccia di Kei -almeno un'ora di riposo e poi potrà vederla. Ma ora venga, le faccio vedere suo figlio.
Quelle parole gli fecero uno stranissimo effetto.
 
Se non l'avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe mai creduto.
Là, oltre il vetro, così piccolo, con quelle braccine che si muovevano lentamente, la bocca spalancata per prendere aria.
Suo figlio. Suo e di Liv. Si portò una mano alla fronte.
Come diavolo era successo?
Pochi anni prima era il cinico blader che non sorrideva mai e ora si ritrovava con una ragazza e padre. Fece un veloce paragone tra le due situazioni: preferiva di gran lunga quella attuale.
Dietro di lui, Yuri e Anya osservavano sorridenti la minuscola creatura.
-Tre chili esatti. Il numero perfetto.
Kei accennò un sorriso, ma poi si rabbuiò subito.
La sua Liv... il parto l'aveva stremata. Eppure sentiva che era stata estremamente forte e determinata, come sempre. Lei non mollava mai quando c'erano di mezzo gli altri... era sé stessa che mancava di curare. Chissà com'era stanca, povera ragazza...
Quando un'infermiera lo chiamò dicendogli che poteva andare a vederla, lanciò un'altra occhiata al bambino e la seguì lungo il corridoio.
Arrivato, entrò piano: temeva che anche il più piccolo rumore potesse infastidirla. Chiusa la porta, si avvicinò e la guardò.
Era più pallida che mai, ma le guance erano fortemente arrossate. Le labbra dischiuse per respirare avevano perso quel loro rosso naturale e i boccoli neri erano sparsi sul cuscino.
Non l'aveva mai vista in quelle condizioni... ma non l'aveva neanche mai vista dormire così serenamente: sembrava soddisfatta, appagata, tranquilla, come se niente ormai potesse andare storto.
Le si sedette accanto e cautamente le prese una mano, cercando di non svegliarla. Invano. Al contatto la ragazza aprì gli occhi e sussurrò flebilmente il suo nome.
-Sì, Liv, sono qui. Come ti senti?
Lei sorrise faticosamente.
-Direi che non mi sento, dalla stanchezza- fece una pausa, poi continuò -sono svenuta durante il...
-Sì, ma ora è tutto a posto, non preoccuparti.
-Sì, ma il bambino. Il bambino come sta?
Lui si spostò dalla sedia a un fianco del letto.
-Sta benissimo. Non potrebbe stare meglio.
Liv sorrise felice.
-Ed è bello, vero?
-Tutto sua madre- sussurrò prima di chinarsi e baciarla piano sulla fronte.
Pochi munuti dopo le pallide guance erano bagnate da calde lacrime di commozione.
La ragazza stava tenendo tra le braccia suo figlio. Il loro figlio. E le sembrò di aver aspettato per tutta la vita solo quel momento.
-E' un maschio- disse con voce rotta dall'emozione.
-Già- si limitò a risponeder Kei.
-E anche lui sarà fissato col bey blade.
Kei sorrise e le accarezzò piano la guancia.
Ritirò subito la mano quando l'infermiera entrò per portare via il bambino. Liv glielo porse senza protestare, ma lo guardò allontanarsi con una punta di tristezza. Quando sentì la mano dell'altro stringere la sua, si voltò verso di lui sospirando.
-Ancora non mi sembra vero.
-A chi lo dici.
Seguì un momento di silenzio.
-Kei?
-Dimmi?
-Mi abbracceresti?
Il ragazzo rise di quella sciocca domanda avvicinandosi e stringendola, per farle sentire che era lì con lei, anche e soprattutto ora che avevano più bisogno che mai l'uno dell'altro.
Mentre si allontanavano, Kei tenne la bocca vicino all'orecchio di lei e parlò pianissimo. Quando finalmente lei ebbe compreso, il viso le si illuminò e lo guardò a bocca aperta.
-Ma tu sei sicuro di quello che dici?
-Sicuro- rispose lui guardandola dritta negli occhi.
Gli occhi verdi diventarono lucidi per un attimo, poi lei li strofinò velocemente e baciò il ragazzo, pensando che stasse sognando.
 
 
 
 
 
 
Perdono!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusatemi tnt tnt per il ritardo, ma questo computer si è preso il virus e nn ho potuto né continuare la storia né pubblicarla ovviamente! Ma oggi ho finito di tutta fretta x farvi avere il seguito!!! Xciò ancora scusa!!!!
 
Keila91: veramente la tettoia sta a significare il luogo dv si sn dati il primo bacio... x questo ho indicato di leggere il cap di guardian angels 1. Cmq spero il seguiot ti piaccia!
 
Padme86: sorry x il ritardo! So k Kei protettivo fa molto strano, ma qlkosa dovrà pur fare x nn stressare la ragazza in dolce attesa, no? ^^
 
medea90: sempre qui, eh? grazie!!!
 
Nissa: eccoti gli sviluppi!!!
 
Valery_Ivanov: stavolta sn io a kiedere xdono! cmq nn importa qnd li leggi i capitoli, basta k ti piacciano!
 
Ancora tnt scuse e al prox chappy (vi prometto di mettercela tutta x aggionare in meno tempo ^^")
ciauz,

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Capitolo 19
*** Fiori d'arancio ***


GA2
FIORI D'ARANCIO
 
 
 
Takao era davanti allo specchio, quasi vestito del tutto, che cercava di mettersi bene quella specie di incrocio tra un farfallino e una cravatta che gli penzolava senza vita dal collo. All'ennesimo tentativo pestò con il piede per terra e s'infilò le mani tra i capelli. Ma possibile che il giorno del suo matrimonio dovesse essere rovinato da quel misero pezzo di stoffa.
-Ehi, Takao, cerca di lasciare il pavimento integro!- lo rimprovero il nonno dall'altra stanza.
-Sì- rispose snervato il ragazzo.
Ricominciò a trafficare con quell'affare ed era così concentrato che non s'accorse che la porta si stava aprendo.
-Tra poco ti strapperai i vestiti se non ti calmi.
Una voce impregna di rimprovero terribilmente familiare. Si voltò e vide Kei sulla porta. Faceva la sua bella figura con la camicia e la giacca sopra, ma era stranamente inusuale come visione.
-Patetico, eh? I campione del mondo di Bey Blade che non riesce a vestirsi per il proprio matrimonio.
-Sempre modesto vedo- commentò sarcastico Hiwatari -ma credo che ci sia qualcuno in garao di aiutarti.
Dalla porta ora entrava Liv, vestita di panna, con una piccola creatura in braccio.
Takao si avvicinò lentamente fissando il bambino.
-Questo è vostro... cioé vostra...
-Sì, questo nostro figlio- disse sorridente Liv -su Akim, saluta Takao.
Akim s'infilò un pugno in bocca con un gridolino.
-Vedo che hai bisogno di una mano- continuò la ragazza indicando il suo collo.
Si girò per lasciare il bambino a Kei, che sembrò supplicarla con lo sguardo di non farlo in quel momneto.
-Oh, avanti, non morirai mica per qualche minuto- lo rimproverò subito per poi sistemare il farfallino-cravatta di Takao.
Poco dopo salirono in macchina, diretti alla chiesa.
 
Lucia sentì lo stomaco aggrovigliarsi quando la macchina rallentò. Guardò il vestito giallo pallido lungo che portava.
Era bellissimo, certo, ma era estremamente scomodo e poiché il bustino era a fascia aveva una paura matta che gli scivolasse dal petto.
Scosse la testa, ma si fermò di scatto per non sfasciarsi l'acconciatura.
Cory le aprì la portiera.
-Accidenti, non ho mai visto una sposa così felice- commentò sarcastica avendo visto la faccia dell'amica.
-Tu scherza, ma non mi posso muovere senza il rischio di mettere fuori posto qualcosa. Ma sposarsi in tuta no, eh?
-Dopo Takao farebbe la figura dello scemo in smocking.
La rossa rise, sentendosi più rilassata.
Scesa dall'auto, cominciò ad avvicinarsi al portone, quando una voce la fece fermare.
-Ehi, e il vecchio che accompagna sempre all'altare? Dove lo hai dimenticato?
Faceva proprio un effetto strano: un ragazzo con i capelli lunchi rossi raccolti in una coda e l'orecchino in giacca e cravatta.
-Diego!
Il fratello non ebbe tempo di replicare che già aveva Lucia appesa al collo.
-Avevo paura che non saresti venuto!
-Ma scherzi? Io perdermi il tuo matrimonio?- la rassicurò allontanandola e tenendola per le spalle -sarò impegnato ma non così cattivo- le pizzicò la guancia -e poi devo fare il cognato malefico, non mi vorrai togliere questo divertimento, no?
La ragazza rise.
-Quando il nonno di Takao ha saputo che ancora non avevi risposto all'invito, si è offerto di accompagnarmi lui all'altare- spiegò torturandosi le mani -ma, molto gentilmente, ho rifiutato.
-Perché?
-Perché volevo sperare che saresti venuto fino all'ultimo.
Diego sorrise e le offrì il braccio.
-Ok, vado ad annunciare la sposa- disse Cory per poi precederli.
Fratello e sorella presero ad avanzare lentamente, come per godere di un ultimo momento di vicinanza.
-La mamma sarebbe contenta- le disse mentre entravano.
-Sul serio?
-Certo.
Imboccarono il corridoio tra le file di panche, facendo voltare tutti.
Lucia ebbe il grande impulso di darsela a gambe, ma sentendo partire il pianoforte, si rilassò. Fortunatamente non era la tanto odiata marcia nuziale ma uno dei pezzi che Lola aveva personalmente scelto in quanto pianista per passione.
Sorrise a tutti le persone che la salutavano e le sorridevano, e ogni tanto gettava uno sguardo timido a Takao che l'aspettava in fondo.
Quando rmai l'aveva quasi raggiunto, si voltò un attimo alla sua sinistra e restò spiazzata.
Liv, la sua migliore amica, che stava occupando il posto del suo testimone, con un bambino in braccio, che le sorrideva.
Non poté non cedere all'impulso: abbandonò il braccio del fratello e la abbracciò, stringendola come per accertarsi che fosse lì con lei nel momneto più importante della sua vita. Dopo essersi allontanata, guardò il bambino e gli accarezzò piano la fronte.
-Avremo tempo per parlare dopo- le sussurrò l'amica sempre sorridente -ora è meglio che vai a sposarti.
Con il cuore del tutto alleggerito si voltò e prese la mano tesa di Takao che la condusse davanti all'altare.
Prima che iniziasse la cerimonia, Lucia lanciò ancora uno sguardo furtivo a Liv, che come risposta si toccò il lobo dell'orecchio.
Era un gesto che facevano durante le missioni. Significava: ora tutto andrà per il meglio.
 
La cerimonia era andata più che bene, animata anche dall'incantevole voce di Liv che aveva intonato tutti i canti che gli sposi avevano scelto.
Tutti gli invitati erano ormai già al ristorante e gli amici più stretti stavano organizzando i vari giochi e scherzi soliti dei matrimoni.
-Ehi, qualucno mi aiuti a portare su questa roba- invocò Cory sollevando uno scatolone.
-Adesso ti mando qualcuno- sentì risponderle Lola da chissà dove.
-Sì, ma entro oggi! Guarda un po' se con tutti quei blader di sopra dobbiamo fare noi ragazze tutta la fatica- si lamentò tra sé.
-Già, sempre i soliti maschi, vero?
La ragazza si voltò e acquisto subito un'espressione rassegnata.
-Ma guarda un po' chi si vede- fece sarcastica.
-Sempre felice di vedermi- constatò Yuya col solito sorriso stampato sulle labbra -dammi qua, è troppo pesante per te.
Cory si ritrasse per non fargli prendere lo scatolone.
-Non ricordi? Io sono femminista convinta, non potrei mai permettertelo. E poi sono sempre una ex spia, giusto- e si diresse al piano di sopra.
-Già, non sei cambiata per- si sentì quasi urlare dietro, poiché avanzava veloce -a parte il fatto che con passare del tempo incredibilmente sembri diventare sempre più bella.
La ragazza per poco non inciampò. Ritrovato l'equilibrio, pensò che se se lo fosse ritrovato davanti in quel momento non sapeva cosa gli avrebbe fatto.
 
Il ristorante era una meraviglia: non molto lussuoso e piuttosto semplice, con un immenso giardino che lo circondava e in cui gli invitati passeggiavano in attesa dei festeggiati.
-E' un tesoro! Guarda quanto è piccolo!- esclamò Lola accarezzando piano la mano del bambino.
-Guarda la bocca e il naso! Sono come i tuoi...- continuò Jen.
Liv si limitò a sorridere ai complimenti. Aveva portato Akim in braccio per tutto il tempo e ancora non era stanca. Era estremamente piacevole tenerlo lì accanto a sé e sentirselo sulla pelle. Come chi si tiene sempre in tasca il proprio tesoro.
Ma poi smise di sorridere vedendo Hitoshi che le stava venendo incontro.
-Che hai?- notarono l'altro -Vuoi che andiamo a chiamare Kei?
-No, tranquille, è tutto a posto.
Si stava preparando mentalmente, quando si sentì chiamare da dietro. dalla padella alla brace.
-Ryan- riuscì a dire dopo aver trattenuto per un attimo il respiro -ciao.
-Ciao. Potresti venire un attimo con me? Dovrei parlarti.
-C..certo...
Lo seguì in un angolo del giardino, non preoccupandosi più di Hitoshi ma di quello che il fratello le doveva dire.
 
Kei stava discutendo con Rei quando sentì qualcuno toccargli la spalla.
-Yuri, che c'è?
L'amico gli indicò con un cenno del capo qualcosa in fondo al giardino. Allora vide Liv con in braccio il bambino parlare sommessamente con il fratello.
Il primo impulso fu quello di raggiungerla, ma poi cambiò idea. Forse era meglio lasciare che si chiarissero.
-Andrà tutto bene.
Si voltò e vide Cristelle con sua figlia.
-Non vuole litigare ancora, ha deciso di far pace. Non devi preoccuparti.
Il ragazzo rispose con un cenno della testa.
Però non riusciva a non preoccuparsi.
 
-Ti trovo bene- divagò Ryan -anche se sembri leggermente più pallida di come ti ricordavo.
-Sì, lo so... il fatto è che il parto è stato faticoso e...- parlare di quella che ora era la sua famiglia le restava estremamente difficile con lui.
-Senti, Liv- finalmente decise di andare al sodo -capisco che non mi sono dimostrato affatto un buon fratello, specie per quanto riguarda tutta la faccenda di te e Kei, ma non è mai stata mia intenzione farti soffrire. Lo capisci questo?
-Certo che sì.
-Mi sono comportato in quel modo perché temevo che ti facesse soffrire e non è che mi andasse molto a genio. Francamente, la mia opinione su di lui non è cambiata e non credo potrà mai cambiare...
La ragazza distolse lo sguardo storcendo la bocca per disapprovazione.
-...ma io ti vedo felice.
Allora lei lo riguardò in faccia, stupita.
-Ti osservo da stamattina e mi ricordi tanto nostra madre- continuò lui  -quando tu eri piccola e ti teneva in braccio. Non si stancava mai di tenerti in braccio. Sei esattamente come lei e nessuna vecchia foto le renderebbe giustizia quanto tu adesso.
Liv aveva abbassato il capo e si teneva la fronte con una mano.
-Che hai?
-E' che...- alzò lo sguardo -non ti ho sentito mai paragonarmi alla mamma. A Carmen sì, ma a lei...- gli occhi erano lucidi.
Ryan sorrise.
-Ora ti dispiacerebbe evitare di piangere e farmi tenere in braccio mio nipote?
Lei rispose al sorriso e gli passò Akim.
Ma poi lo abbracciò d'impeto, come se non avesse desiderato altro fino a quel momento.
Sembrava quasi una bambina.
Un po' più in là, Kei e Cristelle sorridevano sollevati. Era andato tutto bene.
 
Poco più tardi Lucia e Takao arrivarono e furono nuovamente sommersi dagli auguri.
Passati antipasti e primi, fecero i primi giochi facendo vergognare e ridere gli sposi a più non posso. Passati i secondi, cominciarono a ballare.
Lucia dopo aver aperto le danze con Takao, era riuscita ad abbandonare la pista da ballo e raggiungere Liv.
-Un attimo di pace- sospirò mettendosi a sedere di fronte all'amica.
-Esausta, eh? Comunque devo essermi persa qualcosa: da quando Takao sa ballare.
-Beh, a quanto pare da oggi, visto che non abbiamo mai ballato insieme prima d'ora- si inumidì le labbra, per poi prendere una mano all'altra -sono così contenta che tu sia qui. Fino all'ultimo ho temuto che tu non venissi.
-Ma dai, potevo mancare al giorno più importante della tua vita? Non ti ho mai vista più bella e più felice.
Lucia sorrise, poi abbassò un attimo lo sguardo.
-Se penso che a undici anni parlavamo di matrimonio e io pensavo che tu saresti stata la prima a sposarsi...
-E invece mi sono andata a innamorare di un tipo difficile.
-Già. Mi dispiace che ora io abbia avuto questa fortuna e che invece tu debba rinunciarci...
Liv la guardò con un sorriso enigmatico, poi abbassò un attimo gli occhi su un punto particolare e li rialzò.
Incuriosita, Lucia cercò quel punto e quello che vide la fece letteralmente rimanere a bocca aperta.
-Ma è...
-Sì.
-Ma allora tu e Kei...
-Sì!
- Oh mio dio!
La abbracciò mentre tutte e due ridevano.
La rossa le prese nuovamente la mano e l'alzò per poter guardare meglio l'anello.
-E' stupendo! E' fantastico! Ora mi devi raccontare tutto e dirmi come te l'ha chiesto!
Liv guardò l'anello intenerita.
-Dopo il parto. Avevo appena visto il bambino e ci stavamo abbracciando. E mentre mi allontanavo, mi ha sussurrato all'orecchio "Sposami". Credo che il cuore abbia mancato un battito: mi ha totalmente colto di sorpresa!
-Oh mio dio!- ripeté Lucia -Sono immensamente felice per te!
L'amica la baciò sulla guancia.
Esattamente dall'altra parte della stanza Takao stava facendo esattamente la stessa scoperta. E Kei si ritrovò a sorridere appena mentre riceveva una pacca sulla spalla.
 
Cory salutò Cristelle che si alzava per ballare e bevve un sorso di champagne, per poi sospirare.
Accidenti, era l'anima della festa... tutti che ballavano e lei seduta come una fessa a rimuginare sui suoi problemi sentimentali.
-Ti diverti?
Ma che cavolo! Non era possibile che ogni volta che stava facendo brutti pensieri lui comparisse dal nulla.
-Non mi vedi, senza di me non c'è festa che tenga.
-Sì, me ne rendo conto.
Corazon sospirò vistosamente e si girò verso Yuya.
-Adesso tu mi dici che cosa vuoi da me? Avanti, esattamente cosa? Sesso, svago, passatempo... cosa?
Il ragazzo guardò un attimo la folla danzante.
-Voglio un ballo.
-Beh, scordatelo- e via con lo spumante.
-Devo dedurre che non sai ballare o che ti vergogni di ballare con me.
-Come? Io vergognarmi? Perché dovrei?
-Perché il prossimo sarà un tango e dovremmo stare praticamente appiccicati e siccome ti intimidisco non puoi sopportare una cosa del genere.
-Io sarei intimidita da te?
-Già.
Cory si alzò si scatto appoggiandosi al tavolo.
-Ok. Ora ti alzi e balliamo quel diavolo di tango. E poi vediamo se mi intimidisci o no.
-Se insisti- Yuya si alzò con tutta la calma e la seguì sulla pista da ballo con un sorriso stampato in faccia.
Solo quando si ritrovò stretta a lui con i nasi che quasi si toccavano, Cory si rese conto della trappola.
 
Per quante cose ci fossero da fare e quante portare i camerieri continuassero a rifilare agli invitati, la giornata volò e come niente arrivarono le sette di sera.
Ormai non c'era quasi più nessuno e, neanche a farci apposta, erano rimasti Lucia, che si era cambiata, Takao, Liv, Kei, Cory e Yuya.
-E' stata estenuante- commentò il novello sposo stravaccato sulla sedia -meno male che ci si sposa una volta sola.
-Concordo in pieno- rispose la moglie appoggiandosi a lui.
-Scusate mai io devo andare: domani mattina devo fare qualche giro ed è meglio che mi riposi- annunciò Cory mettendosi la giacca.
-Ti serve un passaggio?- chiese Kei spinto da un'improvvisa onda di generosità.
-Veramente Yuya mi ha praticamente costretto ad accettare di farmi accompagnare da lui, perciò...
Liv lanciò un'occhiata al ragazzo che rispose con l'occhiolino.
Salutarono tutti, Akim addormentato compreso, e si avviarono.
-Vorrei tanto sapere cosa ti ho fatto- chiese Cory una volta in macchina.
-Come cosa mi hai fatto?
-Cosa ho fatto per meritarmi un tormento del genere?
-Mi definisci un tormento? Solo per averti fatto un complimento e per averti invitato a ballare?
-Sei incredibile.
-Grazie. Cosa farai adesso?
-Non lo so. La prossima settimana resto a Tokyo perché ho la mostra fotogafica della missione in Palestina.
-Davvero? Quando la fanno?
-Mercoledì.
-Ho capito. Quindi hai chiuso con lo spionaggio.
-Definitivamente.
Yuya annuì.
-Hai coraggio- disse poi.
-In cosa?
-Nel fare tutto quello che fai: la spia, la missionaria... non è da tutti.
-Non è poi così lodevole.
-Sì invece.
La ragazza si voltò a guardarlo.
-Lo pensi sul serio?
-Certo.
-Grazie...
-Non c'è di che- le sorrise lui.
 
-Cosa? Davvero tornate a vivere in Giappone?
Liv annuì all'amica che l'abbracciò per l'ennesima volta nella giornata.
-Abbiamo iniziato il trasloco circa un mese fa'- continuò Kei -ieri abbiamo finito.
-E dove andrete? Nel vecchio appartamento?- chiese Takao.
-No, abbiamo trovato una casa un po' in periferia. E' piccola, ma per tutti e tre va più che bene. Ma ora è meglio andare.
-Avanti, Kei- fece Liv lamentevole -non possiamo rimanere un altro po'?
-Liv, è tardi e sia tu che il bambino non dovete stancarvi troppo. Andiamo.
-Ok. Ciao Lucia- la baciò sulle guance e fece lo stesso con Takao -ciao, e tanti auguri.
-Grazie, ciao.
Una volta rimasti soli, i novelli sposi si presero per mano.
-E così a quanto pare ora siamo sposati.
-Già.
-Noti niente di diverso da prima.
-No, e tu?
-A parte il fatto di essermi ingozzato fino allo sfinimento niente.
-Beh- Lucia si alzò dalla propria sedia per sedersi sulle ginocchia di Takao -non credo sia importante che qualcosa cambi... basta che non cambi in peggio, no?
-Giustissimo.
Si diressero fuori dal ristorante, verso il giardino. Si ritrovarono davanti alla fontana.
-Signori.
Si voltarono e videro un cameriere con il vassoio teso.
-Un ultimo brindisi per gli sposi?
I due sorrisero e presero i bicchieri riempiti di champagne.
-Grazie.
Il cameriere tornò dentro a sparecchiare con gli altri.
-Beh- Takao alzò il bicchiere -a noi.
-E al futuro- lo imitò la ragazza.
-Sì, che non ci metta troppo nei casini.
Lucia ridendo incrociò il braccio con l'altro.
-Cin cin- si dissero, per poi bere.
A dire il vero metà dello champagne che era nei bicchieri finì più sui vestiti che in bocca, facendoli ridere ancora.
Posati i bicchieri, lei si sedette sul bordo della fontana e lasciò entrare una mano nell'acqua.
-Speriamo che tutti si siano divertiti.
-Io veramente credo che se la siano spassata più di noi.
-A questo possiamo rimediare.
Il ragazzo non fece in tempo a capire a che si riferiva quando si ritrovò il viso completamente bagnato dall'acqua.
-Ah, è così che la metti?- fece poi minaccioso.
La prese di peso e la buttò dentro la fontana. Ma poi venne trascinato dentro anche lui.
Continuarono a spingersi e a schizzarsi finché un cameriere non li avvisò che stavano per chiudere. Ma fino a casa continuarono a ridere.
 
Liv stava lì vicino alla culla da ormai più di mezz'ora e tutto ciò che faceva era rimirare il proprio bambino dormire. Avrebbe passato ore così.
Kei, seduto sulla poltrona della camera, la osservava con la mano che copriva la bocca, come quando si fissa intensamente qualcosa.
-Non ho mai visto qualcosa di più bello- disse piano lei senza smettere di guardare Akim.
-Io sì.
La ragazza si voltò verso di lui, per poi sorridere di tenerezza e raggiungerlo, sedendoglisi sulle ginocchia e appoggiandosi al suo petto.
-E' stato un bel matrimonio- disse poi -ma preferisco di gran lunga il nostro.
-Sono d'accordo- assentì Kei, ricordandola per qualche attimo vestita di bianco, coi lunghi capelli neri sciolti e Akim in braccio.
Non ci poteva essere una visione più bella.
-Mi hai fatto i due regali più belli che potessi mai desiderare- gli sussurrò lei all'orecchio -non saprò mai ricambiare del tutto.
-Invece lo hai già fatto- le rispose lui prima di alzarle piano il mento e baciarla.
Vennero interrotti da un pianto.
Liv sorridente si alzò e prese in braccio il bambino, per poi tornare da Kei.
E fra le braccia di entrambi i genitori, Akim si addormentò di nuovo.
 
 
 
 
Ed ecco a voi una dei capitoli più attesi (credo...)! Spero tanto di non avervi deluso e che tutte le mie decisioni (o anke sl qualk1 è uguale) siano approvate!
Poi c'è un piccolo annuncio: dal prossimo capitolo in poi ci saranno degli OUTTAKE, ossia pezzi non fondamentali per la trama ma che comunque tengo troppo a fare. Siete liberi di leggerli oppure no, non influirà sullo svolgimento della trama principale e non credo saranno più di 3 o 4, quindi totale libero arbitrio! ^^
 
Padme86: eccoti svelato il mistero! Era ciò che pensavi? Grazie per i complimenti!
 
Nissa: e il fatidico giorno è arrivato! Mi rendo conto di essere stata un po' vaga sulla cerimonia ecc, ma solo perché l'attenzione si doveva focalizzare sugli eventi descritti... spero ti piaccia comunque!
 
Keila91: allora? che ne dici del colpo di scena? Troppo scontato? Fammi sapere, eh?
 
medea90: Liv e Kei ringraziano per gli auguri ^^. Spero di non averti deluso cn questo chappy!
 
Valery_Ivanov: il nome è di tuo gradimento? Ti dico subito k è russo, quindi in parte l'ho scelto per quello! In quanto all'altra cosa... giudica tu! ^^
 
Grazie anche a tutti i fedeli lettori che seguono la storia, spero vi piaccia.
Ricordo: una volta visto l'argomento dell'OUTTAKE, potete scegliere se seguirlo o no.
A presto,
Ciauz
 
 

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Capitolo 20
*** Outtake 1 - Il nuovo lavoro ***


GA2
OUTTAKE 1
IL NUOVO LAVORO
 
 
-...e speriamo vivamente che queste testimonianze spingano a riflettere e a capire quali dovrebbero le vere priorità che invece sono quasi del tutta scansate da chi ne ha la competenza. Ma ora basta con le parole: vi chiedo un forte applauso per tutti i missionari e vi lascio alla mostra. Grazie per l'attenzione.
L'organizzatore appoggiò il microfono con il sottofondo degli applausi e si diresse verso la ragazza alla sua destra.
-Corazon, ce l'hai fatta- la baciò sulle guance.
-Già. Avete fatto proprio un buon lavoro. L'allestimento è fantastico.
-Grazie. Beh, se ci fossi stata tu sarebbe stato splendido, ma ci hai dato buca...
-Era il matrimonio di una delle mie migliori amiche, non potevo mancare.
-Sì, certo, tutte scuse: secondo me te la sei andata a spassare con qualche bel ragazzo.
-Certo, come no... nominami qualcuno che vorrebbe stare insieme a un'isterica femminista come me.
-Beh, quel tipo là che non ha smesso mai di guardarti per tutto il tempo, ad esempio.
Cory guardò nella direzione che gli indicava l'amico.
-Ah... mi scusi un momento?
-Certo, ma attenta a non infrangere un altro cuore.
-Spiritoso...
Pochi passi e raggiunse Yuya.
-Ciao, bella mostra- fece lui vago.
-Io mi sentivo che oggi succedeva qualcosa di nuovo. Invece sei sempre tu. Non ti sei stufato di corrermi dietro?
-No, non sei quella che si dice una ragazza noiosa.
-Vedrò di considerarlo un complimento.
-Assolutamente. In ogni caso, non sono venuto solo per vederti e infastidirti.
-Ma dai, questa si che è una novità. A cosa devo allora l'onore della tua visita.
-Beh- il ragazzo andò verso il banco del rinfresco a prendere da bere, costringendo Cory a seguirlo -un mio amico che lavora in un'agenzia di viaggi è praticamente in crisi perché le due guide turistiche che dovevano gestire un soggiorno in Egitto si sono licenziate due giorni fa' e non ha nessuno che possa sostituirli. Siccome serve qualcuno che sappia bene le lingue, io ho pensato a te.
La ragazza dovette fare un attimo mente locale per seguire il ragionamento.
-Ok... quindi tu sei venuto per propormi un lavoro.
-Esatto. Hai circa... una settimana per pensarci, poi mi devi dare assolutamente una risposta.
-Non serve. Accetto.
Yuya parve alquanto stupito dalla velocità.
-Perfetto- fece poi, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un pezzo di carta -questo è il numero del mio amico: lo chiami e lui ti dice tutto quello che vuoi sapere.
-Ok.
-Bene. Ora scusa, ma devo scappare. Ci si vede.
Stava per andare, quando lei gli chiese.
-Scusa, si sa chi è l'altra guida?
Yuya sorrise soddisfatto e indicò sé stesso prima di scomparire fra la folla.
Cory piantò le mani sui fianchi incredula.
Accidenti! Ci era cascata un'altra volta.
 
La ragazza si sedette pesantemente su quella che avevano il coraggio di chiamare poltrona: odiava gli aerei!
Non sempre, certo: da hostess si divertiva un casino, nonostante le frequenti molestie che subiva (stranamente tutti i porci sui suoi voli).
Fortunatamente stava accanto al finestrino. Infilò la borsa sotto il sedile davanti e abbandonò il dorso sullo schienale.
Le si sedette accanto Yuya.
-Tutto bene?- chiese gentilmente.
-Sì, ma non mi piace fare da passeggero.
-Lo immaginavo.
Accidenti. Con lui le sembrava sempre di essere così prevedibile...
Poco dopo decollarono.
Appena la lucetta annunciò che si potevano slacciare le cinture, Cory tiro fuori il computer portatile e si mise a trafficare.
-Ti vedo indaffarata- commentò il ragazzo.
-Devo solo vedere se hanno aggiornato gli archivi.
-Gli archivi di cosa?
-Per le scoperte archeologiche: se devo fare la guida, la faccio per bene... no, niente di nuovo.
Chiuse velocemente tutto e tirò fuori la coperta.
-Scusa ma ho sonno- si coprì alla meno peggio e si mise su un fianco -buonanotte.
-Buonanotte.
Lei si addormentò quasi subito, senza accorgersi che a lui ci volle un'ora prima di riuscirci. E in quell'ora era stato sempre a guardarla.
 
-...vi auguriamo buon divertimento.
Il capitano della nave da crociera concluse così il suo discorso.
-Allora cominciamo domani- constatò Cory finendo di battere le mani.
-Sì.
-A me quale gruppo tocca?
-Ci sono gli spagnoli, gli italiani, i giapponesi e gli americani. Io so solo il giapponese e l'inglese.
-Quindi a me toccano gli altri due. Ok.
-Tieni, questo è il programma della settimana, per sabato ci danno l'altro.
-Accidenti, un bel po' di roba... reggeranno tutti quanti?
Yuya non rispose perché si ritrovò addosso una ragazza bionda, più svestita che vestita.
-Oh, scusami- era americana, parlava inglese -devo esser inciampata.
Per forza, pensò Cory, con quegli zatteroni che porta.
-Tu sei la nostra guida?- chiese la bionda che improvvisamente si ergeva in tutta la sua altezza col petto all'infuori.
-A quanto pare sì.
-Io sono Cleo.
-Piacere, Yuya.
Corazon vide lo sguardo di Cleo vagare su tutto tranne che gli occhi del ragazzo.
-Beh, ci vediamo, Yuya- fece l'americana flemmatica, per poi allontanarsi, scontrandosi contro l'altra.
Il ragazzo sembrava tranquillo comunque.
-Strana tipa, eh? Difficile inquadrarla.
-Una cosa è certa: al liceo faceva la cheerleader. E con questo ho detto tutto- ribatté acida.
-Cory, quelli sono luoghi comuni.
-Gli Stati Uniti sono tutti un luogo comune, caro.
La ragazza si voltò subito, poiché aveva sentito un pianto.
Un bambino di carnagione scura era seduto a terra e piangeva tenendosi il ginocchio. Gli si avvicinò.
-Ehi piccolo, ti sei fatto male?
La piccola testolina andò sù e giù per assenso.
-Ok... intanto puliamo la ferita- prese una bottiglietta d'acqua e ne verso un po' sulla sbucciatura -e adesso ci mettiamo un cerotto, va bene?
Ne tirò fuori uno dalla borsa e glielo mise. Poi gli porse un fazzoletto.
-Soffiati il naso per bene... avanti, basta piangere, non è mai morto nessuno per un taglietto.
-Grazie- rispose sommessamente il bambino.
-Di niente. Sù, adesso ti riaccompagno dalla mamma. Ce la fai a camminare, sì?
-Sì sì.
Il piccolo si alzò e indicò una donna che li stava raggiungendo.
-Jorge!- la donna lo prese subito in braccio -Non devi andare in giro da solo... ti sei fatto male? Grazie, signorina, non doveva disturbarsi- si scusò in spagnolo.
-Tranquilla, signora, nessun disturbo.
-E' spagnola anche lei.
-Per metà, sì.
-Beh, grazie. Arrivederci. Saluta, Jorge.
-Ciao ciao- fece Jorge con la manina.
-Ciao, piccolo. Arrivederci.
Corazon ritornò da Yuya.
-Dicevamo?
-Ah... sì, il programma.
 
-...ed eccoci qui alla piramide di Cheope, detta anche Grande Piramide. E' l'unica delle sette meraviglie del mondo antico che ci è pervenuta, nonché la più famosa piramide del mondo. E' la più grande delle tre piramidi della necropoli di Gisa ed è stata eretta da Cheope della IV dinastia dell'Egitto Antico come monumneto funebre. La sua attribuzione a Cheope è deducibile dalla concordanza dei rilievi acheologici con i dati storici in nostro possesso costituiti dai libri dello storico greco Erodoto. Ora passiamo all'interno.
Cory guidò la folla che la seguiva verso l'entrata. La visita proseguì come previsto e nell'arco di tempo che si aspettava. Stava contando tutti i turisti, quando sentì una mano sulla propria spalla.
-Scusi, ma le pare...- non finì la frase.
-Ehilà, angelo, come te la passi?- la salutò il ragazzo abbronzato che aveva davanti.
-I...Ilaj! Tu qui?
 
 
 
continua con l'outtake 2
 
 
 
Ohilà! salve! Ecco il primo OUTTAKE!!! Come avrete capito questi capitoli riguarderanno Cory e Yuya, sperando k qlk1 apprezzi la scelta! In ogni caso, ripeto, non siete costretti a seguirlo!
Corro a risp alle recensioni:
 
Valery_Ivanov: Povero Yuya... xk pesce lesso? mi pare pure tropo svelto! ^^ Grazie x seguire gli outtake... e chissà cosa succederà?
 
Padme86: ma allora sei una veggente! :D Grazie per i complimenti!
 
Keila91: Veramente il colpo di scena dovrebbe essere il fatto k Kei ha kiesto a Liv di sposarlo... ma vabbè sn punti d vista! ^^
 
Nissa: Visto k ti aggrada tnt la coppia Yuya/Cory... beh, questi outtake sn fatti 1 po' x te! Fammi sapere se ti piacciono!
 
medea90: piccola, avevo paura k mi avessi abbandonata! Lucia e takao ringraziano per gli auguri (sn stranamente mansueti, mah... forse xk gli ho dato le ferie!)
 
Prima di salutarvi, vorrei fare un annuncio.
Io e Keila91 abbiamo organizzato un concorso di Bey Blade (visto che, guardando nel forum, non ce n'era neanche uno su questa serie che ADORIAMO) e invitiamo tutte quelle che condividono la nostra passione a partecipare! O comunque vi chiedo di spargere la voce, siccome credo che, con tutte le ff nella sezione bey blade, ci saranno non poche autrici interessate (o almeno lo spero).
Vi lascio l'indirizzo della pagina del concorso sul forum, dove c'è il regolamento e tutto ciò che serve per partecipare.
 
 
Grazie per l'attenzione,
ciauz,

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Capitolo 21
*** Outtake 2 - Fantasmi dal passato ***


GA2
N.d.A: Vi prego, se non l'avete già fatto, di dare un'occhiata a questa pagina:
Nel caso non vi interessi, spargete comunque la voce: riportiamo 1 po' alla vita beyblade!
 
 
 
 
OUTTAKE 2
FANTASMI DAL PASSATO
 
 
 
-Ehilà, angelo, come te la passi?- la salutò il ragazzo abbronzato che aveva davanti.
-I...Ilaj! Tu qui?
Cory si sentì mancare il cuore di un battito.
Come era possibile? Che diavolo ci faceva lui in Egitto?
Si guardò attorno in cerca di qualcosa per mostrarsi impegnata.
-Per favore, salite sull'autobus. Grazie per l'attenzione, ci vediamo al porto- gridò alla folla di turisti che risposero e si diressero verso il mezzo.
-Sempre autoritaria, eh? E scommetto che sei ancora la solita femminista- disse Ilaj ammiccante.
La ragazza si voltò verso di lui e sembrava proprio arrabbiata.
-Tu che diavolo ci fai qui?- domandò più piano possibile.
Lui alzò le spalle vago.
-E poi adesso che vuoi da me? Pensavo che non mi volessi mai più vedere.
-Mai più, che parole brutte- rispose lui con leggerezza.
-Più che altro drastiche. E la mia decisione di cancellarti dalla mia vita è molto drastica, direi quasi radicale.
-Piccola, avanti, lo so che ancora un po' di bene me lo vuoi.
-Beh, ti sbagli, piccolo- vide Yuya davanti all'autobus che l'aspettava -e poi c'è un'altra persona adesso- era una balla: si stupiì lei stessa di cosa aveva detto.
-Chi, quello?- lo indicò Ilaj -Ti dirò come stanno veramente le cose: lui è innamorato di te e tu, con il tuo femminismo e i tuoi principi, non gli cedi ma comunque non indugi a usarlo per una inutile bugia.
-Io non sono un mostro come te- fece per andarsene, ma la afferrò per un polso.
-Avanti, Cory, lasciati il passato alle spalle: io ho dimenticato tutto.
La ragazza lo guardò disgustata, per poi portarsi quasi involontariamente una mano al collo.
-Beh, io no.
Con uno strattone si liberò e corse verso l'autobus. Salì di fretta e si sedette al primo posto libero che trovò.
Mentre partivano, Yuya le si sedette accanto.
-Era Ilaj?
Cory non ce la faceva neanche a stupirsi del fatto che lui lo sapesse: era troppo devastata da quello che era successo.
Si limitò ad annuire.
-Tieni- il ragazzo le porse una specie di caramella.
-Che cos'è?
-Sali minerali e vitamine: ti tirano un po' su. Prendila.
Stranamente senza contestare, la ragazza la mise in bocca e la masticò. Dieci minuti dopo si sentiva sul serio un po' meglio.
 
Due giorni dopo Cory sembrava aver dimenticato l'episodio, o comunque non ci pensava più.
Il bambino che aveva aiutato il primo giorno le stava continuamente alle calcagna e lei non ne era affatto infastidita. Purtroppo la stessa cosa valeva per Yuya con quell'americana.
Un'odiosa cozza appiccicata a uno scoglio, l'aveva presa in giro una volta Cory parlando con la cameriera egiziana del loro corridoio.
Avevano stretto una bella amicizia e nei momenti liberi parlavano moltissimo. Per questo quando lei le chiese di farle un grossissimo favore, Corazon acconsentì di buon grado.
-Di che si tratta?
-Sabato sera attracchiamo e io devo fare la cubista in un locale, ma non posso perché mia sorella che vive lì è ammalata e io le devo tenere i bambini. I soldi però mi servono del locale. Dovresti sostituirmi.
-Come babysitter?
-Come cubista. Puoi?
Messa un po' alle strette, Cory alzò le spalle.
-Beh, sabato ho la serata libera, perciò penso di sì...
-Ah, grazie!- la cameriera l'abbracciò -La tua camera sarà la più pulita di tutte!
-Ma figurati...
-Sul serio! Ma Yuya? Devi forse rinunciare ad un appuntamento con lui per farmi questo favore?
-Macché, io e lui non stiamo insieme.
-Beh, da come ti guarda sembrerebbe che tu gli piaccia!
-Certo, sicuro...- rispose sarcastica -per questo sabato sera uscirà con quella cozza appiccicosa di nome Cloe.
-No, dai, non può essere! Con quella lì? Secondo me lo ha ricattato minacciandolo di farlo licenziare.
-Ma non credo proprio. E' troppo gentile, un pezzo di pane: non può rifiutare un invito.
La cameriera la guardò di traverso.
-Ma non è che ti piace?
-Ma stai scherzando? Una palla al piede come lui? Proprio per niente...
-Seh, seh...- assentì scettica prima di andare via.
Cory scosse la testa ripetendo tra sé -Seh, seh...
 
Sabato sera. Ecco, aveva trovato il locale. Sospirando, si sistemò il borsone sulla spalla ed entrò.
A parte il fatto che baristi, camerieri ecc. fossero vestiti da antichi egizi, non era niente di speciale.
Nel camerino indugiò per dieci minuti con il costume da cubista tra le mani. Due stracci bianchi e strighe di pelle finta: un bikini l'avrebbe coperta di più.
Beh, una promessa era una promessa. Si cambiò e, dopo aver parlato col proprietario, andò alla sua postazione e cominciò a ballare.
Se pensava a tutte le volte che aveva dovuto fare una cosa del genere durante le missioni, si sentiva male: non ricordava tutti quegli uomini bavosi che non le staccavano gli occhi di dosso.
Al diavolo: quello che contava era assicurare i soldi alla sua amica.
Era ormai quasi mezzanotte, quando sudata e col fiato corto, allentò il ritmo prendendosela più comoda. Allora vide Cleo sculettare al limite della pista seguita da un anonimo idiota. Idiota solo perché la seguiva.
Un momento... l'idiota, con cui Cleo doveva uscire, era Yuya.
-Ma porc...
-Ehi- la richiamo il proprietario avvicinatosi.
-Sì?
-Capisco che tu sia stanca, ma il tuo turno finisce all'una: ricomincia a ballare.
-Sì, mi scusi, riprendo subito.
Iniziò a muoversi sulla musica più energicamente che poté: stancandosi ancora di più forse non pensava più a quell'americana e al ragazzo... forse neanche l'avrebbero vista...
Fortunatamente si fermarono abbastanza lontano da lei, che poté tirare un sospiro di sollievo.
 
Un orologio sopra il bancone del bar scandiva il tempo.
Dieci minuti e quella tortura sarebbe terminata.
Al cambio del dj, Cory scattò: era la sua canzone. Beh, tanto valeva divertirsi in quegli ultimi dieci minuti. Si scatenò, guadagnandosi parecchie occhiate dalle persone più vicine, soprattutto uomini a cui le fidanzate dovettero girare la testa a forza.
La ragazza, dal canto suo, non ci faceva caso e era talmente trasportata che aveva addirittura chiuso gli occhi.
Infatti fece un balzo quando sentì una voce sibilarle all'orecchio:
-Adoro quando balli così.
Cominciò a sudare freddo: era ancora Ilaj.
-Perché non mi lasci in pace?- chiese continuando a ballare.
-Perché non posso vivere senza di te- fece lui cercando di afferrle i fianchi.
-Sì, me lo dicevi anche quando stavamo insieme, ma io non ci casco più- rispose lei sfuggendogli.
-Sì, hai ragione la verità è che non ho trovato nessuno bravo fare sesso quanto te.
-Una ragione in più per dirti di sparire.
-Eh no, cara, stavolta non scapperai via.
La circondò con le braccia mentre lei gli faceva resistenza.
-No, Ilaj... lasciami!
-Altrimenti? Mi dispiace, piccola, ma dovrai stare al gioco.
Si avvicinò per baciarla, ma si beccò un pugno in piena guancia, non cadendo per poco giù dalla pedana. Miracolosamente non aveva trascinato Cory con sé.
Ora la ragazza fissava a bocca aperta il suo salvatore.
-Yuya, ma cosa...
-Non mi sembravi molto accondiscendente, tutto qua.
Parlarono col proprietario che fece espellere "gentilmente" dai suoi buttafuori il molestatore, poi Yuya convinse Cleo che doveva assolutamente "accopagnare la sua amica alla nave e cercare di calmarla".
 
Cory entrò nella sua stanza e non impedì al ragazzo di seguirla.
Dopo un lungo momento di silenzio, lui ruppe il ghiaccio.
-Dovevi dirmelo.
-Che cosa?
-Che Ilaj ti stava cercando.
-Cercando? E' stata solo una coincidenza averlo incontrato alla piramide di Cheope e stasera in discoteca.
-E' le chiamate sul cellulare? E i messaggi scritti?
La ragazza lo guardò a bocca aperta per la seconda volta nella serata.
-Tu come lo sai?
-La cameriera: stavamo parlando e le è scappato che stavi ricevento parecchie telefonate e letterine da un certo Ilaj. Ma la questione è un'altra: se me lo avessi detto, sarei stato più attento a non farlo avvicinare.
-Non c'entri niente: è una cosa tra me e lui. Non capisco perché dovresti metterti in mezzo.
Yuya le si avvicinò fino a trovarsi davanti a lei.
-Perché dovrei? Perché mi preoccupo per te, ecco perché.
-Non ne hai il motivo, so badare benissimo a me stessa.
-Non ne ho il motivo?
Con la mano le afferrò il mento, per poi farla voltare verso sinistra. Scostò i capelli e passò un dito sul collo per una linea irregolare e spessa.
-Questa cicatrice. Te la sei coperta quando l'hai rivisto a Cheope e quetsi giorni te la controllavi quasi ossessivamente. Te l'ha fatta lui, vero?
-Non è niente, smettila di dire sciocchezze-soffiò lei scacciandogli via la mano.
-Smettila tu, Cory- sbottò il ragazzo a sguardo basso piazzando un pugno al muro, proprio accanto al capo della ragazza, facendola sobbalzare -smettila di far finta di poter affrontare tutto da sola. Non ce la puoi fare. Non sei così forte.
Corazon tremò, per poi trovare la forza di guardarlo negli occhi.
-Credi che non lo sappia? Credi che mi diverta a fare la femminista autarchica che non ha bisogno di nessuno? Non sono stupida, ma si dà il caso che questo sia l'unico modo che ho trovato per sopravvivere a questo mondo infame, dove non ho nessuno, nessuno, a cui appoggiarmi!
Il proprio respiro le fu troncato e ottenne aria da un'altra bocca.
Non seppe quanto durò quel bacio.
Yuya, dopo essersi allontanato, le augurò la buonanotte e se ne andò,lasciandola lì con le dita sulle labbra.
 
 
 
continua con l'outtake 3
 
 
 
 
 
Salve! Ecco il nuovo outtake!!! Vi piace?? Spero di sì!
Corro a rispondere alle recensioni.
 
medea90: eccoti il secondo outtake! A presto!
 
Padme86: eh sì, anch'io la adoro questa coppia!
 
Valery_Ivanov: evviva!!! Ti è piaciuta l'idea!!! ^^ thanks x i complimenti!
 
Keila91: eccoti accontentata! Più presto di così?
 
Al prox outtake,
ciauz,

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Capitolo 22
*** Outtake 3 - Confusione e acqua ***


GA2
N.d.A: Vi prego, se non l'avete già fatto, di dare un'occhiata a questa pagina:
Nel caso non vi interessi, spargete comunque la voce: riportiamo 1 po' alla vita beyblade!
 
 
 
OUTTAKE 3
CONFUSIONE E ACQUA
 
 
-Buon giorno, Cory!- la salutò allegra la cameriera mentre stava uscendo dalla cabina.
-Buongiorno- rispose dirigendosi pensierosa verso la stanza della colazione.
Servitasi al buffet, si sedette ad un piccolo tavolo vuoto e cominciò a mangiare silenziosamente. La storia con Ilaj era stata un continuo rompicapo, ma mai si era sentita più confusa di come lo era in quel momento.
Yuya l'aveva baciata... così, all'improvviso, senza motivo...
Beh, un motivo ci doveva essere, non si va a ficcare la lingua in gola per passatempo...
-Buongiorno.
Ecco, parli del diavolo e spuntano le corna.
Yuya si sedette davanti a lei appoggiando il vassoio e cominciando a mangiare in silenzio.
Grazie a Dio, pensò Cory. Bastava restare in silenzio fino alla fine della colazione e...
-Cory?
-Dimmi.
-Ancora non ce l'hai il programma di questa settimana, vero?
-No.
-Allora dopo te lo vado a prendere.
-Ok, grazie.
Silenzio.
-Un'altra cosa.
-Sì?- scattò la ragazza con la testa.
-Nel caso Ilaj si facesse risentire, dimmelo: non vorrei che succedesse una cosa tipo quella di ieri sera.
-D'accordo- annuì lei quasi rasserenata.
-Bene. Ti lascio finire di mangiare.
-Grazie.
Terminarono la colazione in silenzio, poi il ragazzo si allontanò per prendere i programmi e Cory tornò in cabina per preparare la borsa. Ma sorpresa delle sorprese, trovò sul letto un Iris.
 
-Allora? Chi te l'ha regalato?- le stava chiedendo due minuti dopo la sua amica cameriera.
-Non lo so.
-Come non lo sai... è stato Yuya, vero?
-Non lo so, punto e basta. E poi come faceva a sapere che è il mio fiore preferito, ci sono solo altre due persone al mondo oltre a me che lo sanno, Lucia e...
Illuminazione.
-Lucia e?- chiese l'altra impaziente.
-Liv. Sono pronta a scommettere che glielo ha detto lei... che razza di traditrice...
-Che parolone, secondo me ti ha fatto un favore. Comunque come ti vesti alla festa di giovedì?
Cory la guardò alzando un sopracciglio completamnete ignara.
-Perché, giovedì c'è una festa?
-Certo, come fai a non saperlo?! E' una festa che il capitano organizza per ogni tour. Il gruppo che suona è pazzesco e di solito ci si diverte.
-Se lo dici tu... ma non sono una vera e propria festaiola, non credo ci andrò.
-Non ci andrai? Oh, certo. E tu- la prese per un braccio e le indicò il gruppo degli americani, dove una certa biondina si stava sistemando i capelli al riflesso di una finestra -lasceresti il povero Yuya alle grinfie di quella là?
-E' adulto e vaccinato, non ha bisogno della baby sitter.
-Ma certo che sei incredibile...
-Lo so... devo andare, ci vediamo- la salutò correndo verso il suo gruppo.
La cameriera scosse la testa e le gridò dietro:
-Tu non hai il senso delle priorità.
 
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici.
Quindici Iris. Non riusciva a crederci.
-Ahi!
-E smettila di lamentarti!- la rimproverò la cameriera scuotendole i capelli ricci grazie a lei.
-Mi stavi ficcando una forcina in testa!
-Dettagli.
-Dettagli?- Cory si alzò e si piazzò davanti allo specchio per sistemarsi -Non ho capito perché mi devi conciare come un clown per una festa a cui non voglio neanche andare.
-Come un clown? Quel vestito corto verde è un amore, la cintura che ti ho prestato ci sta benissimo e il trucco e i capelli sono perfetti, ovviamente grazie a me.
-Molto modesto da parte tua...
-Seh, seh, seh, ora piantala di ciarlare e fila alla festa- cominciò a spingerla per la schiena.
-Ok, ok, vado...
 
La festa si svolgeva nella sala da pranzo, decorata abbastanza decentemente e a quanto pareva da quell'ora che avevano suonato la band non era niente male.
Corazon si toccò nervosamente i capelli: quanto era testarda quella ragazza!
Si stava dirigendo al tavolo su cui aveva intravisto il ponch quando fu travolta da un piccolo esserino.
-Ciao!- salutò esultante il bambino aggrappato alle sue gambe.
-Ciao Jorge, come stai?- gli chiese abbassandosi sulle ginocchia.
-Bene, grazie. Tu?
-Benissimo! Però sono triste che la vacanza finisce presto!
-Immagino, piccolo. La tua mamma dov'è?
-Là- indicò col dito paffuto la tavolata del buffet -che parla con zia. Però mi ha detto che posso restare qui con te quanto voglio. Posso, vero?
-Certo che puoi, ma devi renderti conto che sono già le dieci e mezza, a una certa ora dovrai andare a dormire, no?
-Però resto qui con te adesso!
-D'accordo- lo prese per mano -andiamo a prenderci un succo di frutta, dai.
-Sì!
 
Dopo aver goffamente ballato insieme, anche se in realtà si era divertita un sacco, Jorge dovette andare a letto sotto constrinzione della mamma che ringraziò tanto Cory per il dsturbo che effettivamente non c'era stato.
Ormai erano le undici passate e la ragazza avrebbe dovuto sorbirsi la vista di quella... americana che aveva convinto quel pezzo di pane che era Yuya a ballare.
Non riusciva a fare a meno di fissarli. Come non faceva a capire che tipo era quella?
Il peggio era che così si dimostrava gelosa. Gelosa di Yuya.
Stava pensando di strapparsi i capelli per far uscire quel pensiero dalla testa, quando sentì un urlo.
Lo sentirono un po' tutti quelli che erano vicini alla porta, infatti corsero di fuori per vedere che era succeso.
Una ragazza italiana si teneva morbosamente alla ringhiera, bianca come un lenzuolo, e guardava giù nel fiume agitato dal vento.
-Aiuto!- gridò -Qualcuno mi aiuti! Il mio ragazzo è caduto in acqua! Vi prego!
Arrivava sempre più gente e Corazon, dopo un attimo di smarrimento, si tolse le scarpe e la cintura  e si tuffò senza pensarci.
Troppo tardi si accorse che non aveva più quel comodissimo boccaio speciale che la faceva respirare sott'acqua, quindi prese un bel respiro e si immerse.
Non si vide più e qualche donna cominciò a strillare.
Yuya aveva abbandonato del tutto Cloe e guardava spaventato fra le onde.
Fortunatamente la ragazza riemerse trascinando con sé un uomo e qualcuno le buttò un salvagente. Lei fece appena in tempo a 'incastrarci' la persona priva di sensi che un'onda la travolse.
-Cory!- gridò il ragazzo dalla nave.
La ragazza riuscì a riavvicinarsi alla nave e si lasciò trascinare sù. Si ritrovò a carponi sul ponte tossendo come una dannata, per poi crollare a terra.
 
Quando riaprì gli occhi era stesa su un letto, avvolta in un accappatoio, in una cabina che non era la sua.
Tiratasi su, cercò il vestito sotto la spugna bianca, non trovandolo.
Cioé, qualcuno le l'era caricata in spalla, portata nella sua cabina e spogliata?
Cominciò a sentirsi male...
-Ehi, stai meglio?
Yuya entrò nella stanza.
-Sì ma...io... tu... il mio vestito...
-Non ti ho spogliato io, è stato il dottore- spiegò lui subito sulla difensiva -quando sei svenuta ti ho portato in infermieria. Il medico ha detto che era meglio che qualcuno aspettasse che ti svegliassi e così ti ho portato qui.
-Ah- la ragazza si passò una mano fra i capelli -beh, grazie.
-Non c'è di che- si sedette su una poltrona vicino al letto -e ora che ho rischiato di vederti morire annegata, prendendomi un colpo, mi racconteresti come è successo?
-Ma c'eri pure tu, no? Quell'uomo era caduto in mare e io mi sono...
-No, non quello- sospirò lui -la cicatrice, Cory.
Lei si morse il labbro. Era un bel po' che non lo raccontava e rievocare un ricordo del genere non era molto piacevole. Ma in fondo lui l'aveva aiutata e non aveva mai sopportato non estinguere un debito.
-Anche Ilaj era una spia come me e metà delle volte lavoravamo insieme. Purtroppo usava dei metodi troppo... drastici e la compagnia per cui lavoravamo l'ha licenziato. La sera stessa è andato in un pub con dei colleghi e quando è tornato a casa era ancora nervoso e irascibile, sembrava addirittura ubriaco. Aveva l'abitudine di tenere un coltellino svizzero sempre in tasca. Quando ho tentato di calmarlo l'ha tirato fuori e...- si coprì la cicatrice -sono andata subito da una mia amica che poteva sistemarmi il taglio, ma diciamo che sono arrivat un po' tardi e mi è rimasta la cicatrice. Il brutto però è che lui regge bene l'alcol, solo dopo almeno sette bottiglie di birra sballa e mi hanno detto che quella sera ne aveva bevuta solo una. Il giorno dopo me ne sono andata e sono ritornata sola come sono sempre stata.
Il ragazzo la fissò per un po' in silenzio.
-Mi dispiace.
-Beh, non è mica colpa tua.
-Ma rimane una cosa riprovevole che non ti meritavi.
Cory sospirò.
-Senti, Yuya, tu sei stato davvero molto gentile con me e te ne sono molto grata, ma se ho capito quello che vuoi, temo che non sia affato una buona idea. Per te, intendo.
-Non credo di capire quello che vuoi dire.
-Io... non credo di essere fatta per stare con qualcuno, visto quello che è successo con l'unico ragazzo che ho avuto. E poi sono arrogante, diffidente, nervosa per più della metà della giornata... stare con me sarebbe tutt'altro che rose e fiori- concluse con lo sguardo basso.
Lui si alzò dalla poltrona e le si sedette accanto.
-Stare con una persona non è mai tutto rose e fiori, è difficile per tutti. E solo perché hai sofferto tanto, non vuol dire che non sei adatta a una cosa del genere: devi solo trovare quello giusto e provare.
Cory alzò lo sguadro su di lui.
-E credi di essere tu quello giusto?
-Mi rendo poco che da parte mia è molto poco modesto, ma temo di esserne più che convinto.
-Yuya...
-Ti chiedo solo un'occasione, Cory, per dimostrarti che sei adatta a questa cosa come lo sono tutti, chi più chi meno.
-Te l'ho detto, sono diffidente. E spaventata- la mano faceva pressione sul collo, dov'era la cicatrice -non voglio che mi crolli di nuovo tutto addosso.
Si sentì accarezzare la guancia e alzare la testa piano.
-Non permetterò che accada una cosa del genere.
Detto ciò Yuya si protese verso di lei e la baciò. Quella volta non scappò via e questo gli permise di sentire la ragazza rispondere.
 
Sollevò il busto di colpo facendo scivolare dal petto il lenzuolo, per poi andarsi a coprire la cicatrice. Sentiva una goccia di sudore scivolarle sul collo.
-Cory, stai bene?
Anche Yuya si tirò sù  e le scostò i capelli dal viso per poterla guardare.
La ragazza si asciugò la fronte umida con una mano.
-Hai avuto un incubo, vero?- chiese lui.
L'altra annuì.
Allora le circondò le spalle con un braccio e la fece sdraiare con sé, avvicinandosela al petto.
-Va tutto bene, tranquilla- la rassicurò dopo averle dato un leggero bacio sulla fronte.
 
Quando Cory si svegliò e ripensò a quel momento, credeva fosse stato un sogno. Ma poi si rese conto che era ancora nella cabina di Yuya, nuda e sola.
Come succedeva con Ilaj: si svegliava al letto, si copriva e andava in cucina a fare colazione, trovando sempre un suo biglietto che diceva di passare in farmacia o al supermercato o chissà dov'altro perché gli serviva chissà cosa...
Sospirò e, individuata la camicia che il ragazzo portava la sera prima, se la mise e uscì dalla camera da letto, ritrovandosi nel mini salottino.
Senza pensarci guardò il tavolino e vide un vassoio con sopra quella che doveva essere la colazione. Si avvicinò e, oltre a notare l'Iris, si accorse che c'era un biglietto.
Lo prese in mano e lo lesse a mezza voce. Più andava avanti e più le si allargava il sorriso.
Le dava il buongiorno, la informava che era andato dal capitano per un cambio di programma, che poteva tranquillamente farsi una doccia e che ci avrebbe messo poco.
Mise via il biglietto e si diresse verso il bagno.
Dopo aver fatto la doccia di rimise l'accappatoio della sera prima e si sedette a fare colazione.
Dopo un po' la porta si aprì ed entrò il ragazzo.
-Buongiorno- salutò sorridente richiudendo.
-Buongiorno.
-Ti ho fatto prendere dei vestiti puliti- posò il fagotto su una sedia e si sedette al tavolino -tutto a posto?
-Sì, grazie.
La ragazza continuò a mangiare, sentendosi gli occhi di Yuya addosso.
Ingoio un boccone per poi parlare.
-Mi metti a disagio così.
-Scusa. Sto solo cercando di capire come stai.
-Bene. E... lo sono stata anche stanotte- teneva lo sguardo basso -è la prima volta che riesco a vivere una cosa del genere così serenamente- tornò a guardarlo -grazie.
Il ragazzo parve osservarla per qualche attimo, poi con una mano le sistemò i capelli dietro l'orecchio.
-Anch'io sono stato bene stanotte- rispose per poi avvicinarsi e baciarla -ma ora è meglio che ti vesta, tira aria questa mattina.
-Guarda che siamo in Egitto- disse Cory alzandosi e prendendo i vestiti.
Si cambiò in camera e fece ritorno.
-E' meglio che vada a prendere le mie cose- aprì la porta che dava sul ponte -ci vediamo dopo.
-Ok.
Prima che potesse uscire, Yuya se la avvicinò di nuovo e la ribaciò.
Quando poi finalmente la lasciò andare, continuò a guardarla.
-Smettila!- si sentì gridare, quindi ritornò dentro.
 
 
continua con l'outtake 4
 
 
 
Salve!!! Ed ecco l'outtake 3!!! Spero tanto vi sia piaciuto!!! Vi avviso che il prossimo sarà l'ultimo outtake e credo sarà piuttosto breve, poi riprenderà la trama centrale.
Vado a rispondere alle recensioni.
 
Keila91: Eccoti il seguito!!! Aspetto il commento!
 
Padme86: eh sì, abbiamo un ragazzo intraprendente qua XD!!
 
Valery_Ivanov: ho inserito la storia della cicatrice sl x te e spero di nn deluderti!
 
Nissa: chi si risente! Sono contentissima che questo pairing ti piaccia^^!
 
medea90: grazie! scusa ma... quale e-mail? nn ricordo niente...
 
Ora vi lascio.
Ciuaz,
 
 

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Capitolo 23
*** Outtake 4 - E cominciò la favola ***


GA2
OUTTAKE 4
E COMINCIO' LA FAVOLA
 
 
 
 
Il telefono squillò per la terza volta, svegliandola. Voltandosi a fatica verso la radiosveglia, vide che erano le due di notte.
Chi diavolo era a quell'ora?
Afferrò la cornetta e se la portò pesantemente all'orecchio.
-Pronto?- fece con la voce impastata dal sonno.
-Liv! Giuro che questa volta ti uccido!
La ragazza si mise a sedere, facendo attenzione a non svegliare Kei. Invano: si era già voltato ringhiando a bassa voce "Chi diavolo è?".
-E' Corazon. Cory, ti rendi conto che qua in Giappone sono le due del mattino?
-Non me ne importa un accidente: che cosa diamine sei andata a dire a Yuya?
-Niente di che... mi ha fatto un paio di domande e ho risposto... è comunque era ora che si desse una smossa, e anche tu. Ancora non è successo niente?
-A parte il fatto che stanotte ci sono finita al letto, niente di particolare.
-Ci sei andata al letto?
Aveva parlato così forte da svegliare Akim. Il compagno guardandola storto prese il bambino in braccio e cercò di farlo riaddormentare.
Liv andò in salotto per non fare ulteriori danni.
-Allora alla fine hai ceduto.
-Sì...
-Beh, Cory, era pure ora, non potevi mica passare il resto della tua vita a consumarti per quel verme di Ilaj, non dopo quelle belle entrate che ha fatto giorni fa'.
-Ma Yuya non sa proprio tenere il becco chiuso, vero?
-Con me nessuno riesce a tenere il becco chiuso dovresti saperlo.
-In effetti...
Pausa.
-Cory.
-Dimmi.
-Ti sei pentita di stanotte?
-Stranamente... no.
-Allora- e sorrise -è tutto a posto, puoi andare tranquilla.
-Dovrà sopportarmi del tutto.
-E' un tipo paziente, ce la può fare. Non ti pentirai delle possibilità che gli stai dando.
-Ne sei sicura?
-Più che sicura.
-Allora mi fido. Scusa se ti ho svegliata nel bel mezzo della notte.
-Tranquilla. Per te sono sempre qui. Prega solo che Kei non mi faccia a pezzettini.
-Pregherò. Stammi bene e saluta Akim.
-Certo, ciao.
-Ciao.
Liv chiuse la chiamata e rientrò in camera, vedendo che il piccolo era ancora sveglio.
-Dammi qua.
Lo prese e cominciò a cullarlo.
-Scusa se vi ho svegliato. Cory era in crisi.
-Che è successo?
-Lei e Yuya sono stati insieme e... non si sentiva molto sicura.
-Capisco. Ma la prossima volta che chiami quando qui è giorno.
-Glielo farò sapere.
Finalmente poté rimetterlo nella culla e infilarsi nuovamente sotto le coperte con Kei.
-Tu sei troppo buona. Impara a dire di no qualche volta.
-Ok- acconsentì accocolandosi al suo petto -domani non rinuncerò ad andare a cercarmi un lavoro.
-E io non riununcerò a legarti al letto se solo ci provi.
-Ma sei stato tu a...
-Zitta e dormi- ordinò per poi darle un bacio sulla guancia e chiudere insieme a lei gli occhi.
 
-...eccoci, è finito il tour. Avete venti minuti per acquisti, toilette e altro, poi ci si incontra all'autobus per spostarci alla prossima destinazione.
Mentre il gruppo si disperdeva, Cory andò al bar del negozio.
-Un panino e una limonata.
-Sì- rispose il barista serevndola subito.
Aveva talmente fame che si finì il panino in pochi bocconi. Stava per addentare la cannuccia della limonata quando qualcuno gliela strappò di mano.
-Eddai, che sto morendo di sete!
-Anch'io- rispose Yuya bevendo un sorso per poi restituirgliela.
-Opportunista!
-Grazie.
Stava per chinarsi su di lei quando sentì qualcosa spintonarlo indietro all'altezza delle gambe.
Jorge si era aggrappato alle gambe della ragazza e non accennava a mollarle.
-Sta lontano!- gli fece minaccioso.
-Tranquillo, piccolo, non voleva mica uccidermi- lo rassicurò Cory dopo un buffetto sul capo.
-Ma stava troppo vicino lo stesso!- sentenziò quello capriccioso.
-Ok- si arrese lei prendendolo per mano -vieni, andiamo a fare un giro del negozio e vediamo quante cose ti ricordi di quello che ho detto.
-Sì!- esclamò entusiasta per poi fare la linguaccia al ragazzo vittorioso.
La ragazza rise e se lo trascinò via.
Yuya scosse la testa: dopo tutta la fatica che aveva fatto con lei, si lasciava mettere sotto da un bambino...
 
-...entrate, la proiezione comincerà a breve... Jorge, vai a sederti vicino a tua madre, io sto qui, non fuggo mica!
Il bambino si stacco da Cory riluttante per raggiungere il genitore.
-Possiamo chiudere?- chiese un uomo vicino alla porta.
-Sì, fate pure.
La stanza venne chiusa e le luci furono spente, mentre il documentario su una qualche dinastia egiziana iniziava.
Lei se ne stava in fondo, a braccia conserte, a seguire. Ad un tratto sobbalzò sentendo una mano afferrarle il fianco.
-Scemo, mi hai fatto prendere un accidente!- sussurrò voltandosi appena.
-Ehi, se mi avvicinavo prima il piccoletto mi avebbe ucciso- si giustificò sempre piano Yuya attirandola a sé da dietro.
-Non la fare drammatica adesso...
-Guarda che fa la linguaccia in modo inquietante.
La fece ridere. Poi la baciò lievemente sulla guancia, sentendola appoggiarsi completamente a lui.
-Oggi è l'ultimo giorno, poi ritorneremo in Giappone.
-Sì, e potrai far finta di non avermi mai vista.
-Mi credi così crudele?
-Può darsi.
-Come può darsi? E poi con tutta la fatica che ho fatto per farti abbassare la guardia ci manca solo che ti lascio in pace...
-Sarà meglio per te. Sono capace di essere spietata, sai.
-Dopo tutti quei poveretti stesi a terra che ho visto all'ultima vostra missione ci credo eccome... mi converrà non farti mai arrabbiare.
-Esatto, mi hai capita alla perfezione.
Lui sorrise, poi si inumidì le labbra incerto se cominciare il discorso.
-Senti, io pensavo...
-Cosa?
-Magari invece di tornare direttamente in Giappone potremmo restare ancora un po' in Europa. Non so: Vienna, Parigi, Amsterdam...
-E tu vorresti farmi credere che andresti ad Amsterdam per il museo di Van Gogh?
-Non capisco perché mi stai prendendo per il classico tipo che va a puttane...
-No, ti sto prendendo per il classico tipo che va nei coffee shop.
-Pure peggio.
-Già.
-Ok, niente Amsterdam... Parigi?
-Meglio tenermi lontano dalla Francia.
-Perché?
-Repulsione naturale.
-Capito. Allora Vienna, o magari Londra.
-Ma perché ci tieni tanto a fare questo viaggio?
-Vuoi dire perché ci tengo tanto a fare con te questo viaggio? Le capitali europee mi interessano e mi piacerebbe condividere certe esperienze con qualcuno... con te insomma.
Cory ci rifletté un attimo.
-Ti rendi conto che dovrai sopportarmi in tutta me stessa? Ed è ardua...
-Sono un tipo paziente.
Eh sì, Liv aveva ragione.
-Allora si può fare.
 
-No, non voglio!
-Jorge, avanti... lasciala!
Il bambino non accennava a staccarsi dalle gambe di Cory.
-Dopo non la rivedo più! Non voglio!
-Jorge! Lasciala andare subito! Ha passato tutta la vacanza con te, non ti basta?- sbottò la madre al limite della pazienza.
-Piccolo, dai, è ora di andare- la ragazza si abbassò e gli scompigliò i capelli -sono stata felicissima di averti conosciuto e mi mancherai tanto, ma vedrai che piano piano non sarai più triste.
-Va bene...- l'abbracciò -ciao.
E se ne andò con la madre.
Allora Cory salutò la sua amica cameriera.
-Stammi bene.
-Anche tu e cerca di tenertelo stretto- indicò col capo Yuya che stava un po' più in là -è un ragazzo d'oro.
-Me ne sono resa conto.
-Oh, grazie al cielo! Ciao tesoro.
Si baciarono sulle guance e anche questa scomparve all'orizzonte.
Poco più tardi erano sull'aereo: sarebbero andati a Vienna e dopo qualche giorno avrebbero raggiunto Londra.
-Tutto bene?- le chiese Yuya.
-Sì, ma ho un sonno pazzesco...- sbadigliò sonoramente, sentendosi trascinare sul suo pettoper appoggiarvisi.
-Ci credo, stanotte tu e la ta amichetta avete fatto baldoria.
-Ah, scusa se mi diverto, starò più attenta la prossima volta.
Grazie al suo sarcasmo come premio guadagnò un bacio.
Poi badò soltanto a chiudere gli occhi e a dormire come si deve, senza l'irrequietezza degli ultimi anni e con la sicurezza di aver trovato qualcuno che era in grado di proteggerla soprattutto da sé stessa.
Finalmente sarebbe cominciata la sua favola.
 
 
 
 
 
Fine Outtake.
 
 
 
Ed eccoci qua all'ultimo outtake! Allora? Deluse? Spero di no... ok, non è successo nulla di scoppiettante o emozionante... ma vabbè la vita non è un film d'avventura o d'amore (sennò a quest'ora io ero Indiana Jones al femminile :P) e diciamo che mi sembra qlkosa di realistico. Dal prox capitolo riprenderà la trama principale, ma vi avviso che potrebbe volerci molto perché ho un casino di cose da fare (e qst è un eufemismo...). Pazienza e pietà, quindi!
 
Valery_Ivanov: Giusto, sn tutti uguali... insensibili in tutti i sensi (cioè nn capiscono mai un emerito *beep*). la cameriera ricambia il slauto ^^!
 
Padme86: Grazie! Spero di non averti deluso con questo outtake...
 
Keila91: Grassie, amore! Lo so, ma prima o poi dovevano finire... la felicità è eterna finché dura: cioè poco! Conto sul tuo parere!
 
Nissa: Sono contenta che adori questo pairing! Bell'epiteto: maledetto infame del cavolo ^^
 
medea90: Thank U very much! Ma very very!^^ Spiegami cos'è questa mail... probabilmente me ne sn dimenticata (azz che memoria... n.d. Takao e Kei__ Silenzio! n.d. Me).
 
Ciauz a tutti,
 

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Capitolo 24
*** Fiocchi in più ***


GA2
FIOCCHI IN PIU'
 
 
-Pane?
-Preso.
-Pesce?
-Preso.
-Marmellata?
-Presa.
-E questo cancellato che... papatine alla paprika?- fece Cory guardando la lista della spesa.
-Sono di contrabbando- spiegò Liv -se Kei lo scopre mi castiga.
-Solo per delle patatine?
-Non mi fa tenere neanche la Nutella in casa.
-Ma questo è un reato!
-Infatti anche la Nutella è di contrabbando.
Incredibile: si stavano divertendo di più a fare la spesa che a una missione di spionaggio.
-Ok che è un blader, ma santo cielo, essere così salutista...
-Non è salutista, è un maniaco, è diverso.
-L'ho sempre detto che in fatti di maschi hai gusti strani.
Liv rise con l'aria di chi ormai si era rassegnata a certi commenti.
-Allora- iniziò poi -come va con la tua dolce metà?
-Va che mi sembra di stare con un alieno...
-Come, scusa?
-E' maledettamente comprensivo, paziente e dolce. Un pezzo di pane. A volte mi chiedo se non sia un'allucinazione...- buttò dentro il carrello i tovaglioli di carta.
-Tutto meravigliosamente allora. A quando il matrimonio?
-Ehi, ehi, frena! Stiamo insieme da poco e anche se me lo chiedesse temporeggerei.
-Andiamo, è quello giusto...
-Lo so, ma è meglio aspettare.
-Che cosa? La crisi di mezza età?
-L'hai detto anche a Lucia quando parlavate di bambini.
-Quindi?
-Quindi accetterò l'eventuale proposta di matrimonio di Yuya quando Lucia rimarrà incinta...
L'altra scosse il capo.
-Molto solidale da parte tua- commentò sarcasticamente.
 
Quando poi Liv tornò a casa, si ritrovò seduta davanti alla porta una ragazza che giocherellava con i suoi capelli rossi.
-Signorina profuga, ha bisogno di qualcosa?
Lucia ridendo si alzò e, salutata l'amica, l'aiutò a portare dentro la spesa.
 
-A che devo l'onore di questa visita?
La rossa si morse il labbro e si appoggiò al tavolo.
-Ehi? Non sarà mica qualcosa di grave...
-No, no, è che...
-E' che?
Lucia frugò nella borsa e le porse una busta di carta con l'indirizzo di un'ospedale sopra.
L'altra la prese e tirò fuori il contenuto.
-Oh...- fece una volta visto di che si trattava.
-Già.
Liv la guardò seria.
-E Takao? Glielo hai detto?
-Non ancora.
-Beh, dovresti dirglielo il più presto possibile. E' una cosa seria, lo sappiamo tutte e due.
-Sì, certo.... ma ho paura della sua reazione...
L'amica appoggiò la busta e l'abbraccio, comunicandogli tutto il suo sostegno.
 
Takao mandò giù il boccone di pollo, per poi lanciare uno sguardo preoccupato alla moglie, la quale era più di un quarto d'ora che torturava la cena con la forchetta senza toccarla.
-Lucia?
Lei lo guardò.
-Dimmi.
-Stai bene? Sei così pensierosa...
-Sì... cioé no... cioé, voglio dire che sto bene- divagò un po' confusa -è solo che...
-Che?
-E' successa una cosa.
-Che cosa?
La ragazza rimase zitta, non sapendo come spiegarsi.
-Andiamo, non tenermi così sulle spine- fece lui posando la forchetta -così mi fai preoccupare...
-Il fatto è che... sono andata in ospedale per fare degli esami ed è risultato che...
-Che? Lucia, con queste cavolo di reticenze mi farai uscire matto! Dimmelo e basta!
Lei sospirò.
-Sono incinta.
Il blader rimase letteralmente a bocca aperta.
La ragazza cominciava a temere il peggio, quando si sentì improvvisamente stringere.
-Lucia! Ma è una notizia meravigliosa!
-Sul... sul serio?
-Ma certo! Perché hai indugiato tanto a dirmelo?
-E' che credevo che tu potessi non sentirti ancora pronto...
Takao parve riflettere un attimo.
-Beh, penso che nessuno pensi mai di essere pronto per certe cose, ma... sono felice che sia accaduto. Vedrai, ce la caveremo. Come sempre.
Lei sorrise.
-Sì, come sempre.
Il ragazzo ricambiò il sorriso e la baciò, per poi dirle:
-Ma ci pensi? Diventeremo genitori!
Finirono di mangiare in risate di gioia.
 
Cory si svegliò stiracchiandosi e si coprì subito recuperando una maglietta blu a maniche lunghe.
Passata in bagno, andò in cucina dove Yuya stava facendo colazione.
Si diedero il buongiorno con un bacio.
-Che cosa sono questi?- chiese poi lei vedendo alcuni fogli sparsi sul tavolo.
-Niente, qualche documento del mio nuovo appartamento.
-Ah... non mi avevi detto che ti trasferivi.
-In realtà dovevo abitare lì fin dall'inizio, ma hanno dovuto fare die lavori. Ora è pronto e posso tranquillamente occuparlo.
-Perché devi trasferirti per forza? Mi pare che qui dove stai adesso vada più che bene.
-Certo che va bene, ma l'altro appartamento è molto più grande.
La ragazza si versò un po' di caffé.
-E a cosa ti servirebbe tutto questo spazio? Per il lavoro non ti occorre e a me non dà fastidio per quel poco che sto qui.
-Appunto, serve più spazio per starci bene tutti e due più spesso...
Corazon alzò un sopraciciglio.
-Cosa intendi con 'più spesso'?- chiese per poi bere il caffé.
-Beh, è un annetto buono che stiamo insieme, così pensavo che potremmo convivere.
Il caffé le andò di traverso e Yuya dovette darla qualche pacca sulla schiena per farla riprendere a respirare.
-Convivere? E me lo dici così?
-E come te lo dovrei dire scusa? Con uno striscione attaccato ad un aliante?
Cory gli tirò il tovagliolo per dispetto.
-Allora?
-Allora cosa?
-Sì o no?
La ragazza si alzò per appoggiare la tazza sul lavello, poi si andò a sedere sulle ginocchia del fidanzato e gli strappò la pasta di mano.
Dopo un morso, gliela restituì.
-A che serve dirti di no? Tanto mi convinceresti comunque.
Yuya sorrise e, dopo un leggero baci a fior di labbra, continuò a fare colazione con lei sulle ginocchia.
 
 
 
Ed ecco qua, riprende la trama!!! Sì, lo so, diciamo k è un tantino scarno come capitolo...anzi è un po' schifoso... per cui mi prostro a voi lettori e kiedo umilmente perdono, ma è quel poco che è riuscito a mettere insieme la mia mente malata. Sono un po' fusa per tutti (troppi) i concorsi a cui sto partecipando, così...
Beh, basta cn le scusa, passiamo alle recensioni:
 
Valery_Ivanov: non è proprio il seguito che speravi, eh? mi scuso imulmente... spero comunque che continuerai a seguirmi...^^"
 
Padme86: Complimenti k non mi merito... vabbè fammi sapere cmq...
 
Keila91: Non mi mangiare!!! Lo so k è scadente cm capitolo, ma di + non sn riuscita a fare... e lo sai tu qnt sono impegnata questo periodo...
 
Nissa: Abbiamo inquadrato Yuya e Cory e Liv e Kei... e Lucia e Takao? Ki è k comanda?... mistero... fammi sapere!
 
Baci a tutti,
 

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Capitolo 25
*** Eventi ***


GA2
EVENTI


-Su, piccolo, dai.
Le piccole gambe paffute si muovevano frenetiche sul pavimento, mentre le labbra erano piegate in un sorriso bambinesco.
-Bravo, ma tu sei un genio- continuava a incitarlo Liv, tenendolo per le mani.
Dopo un po', lo prese in braccio e gli schioccò un bacio sulla guancia.
-Tu sei un piccolo mito vivente, vero tesoro? Vedrai quando comincerai a camminare... e non ti preoccupare se tuo padre non darà grandi segni di gioia, è un caso grave di menefreghismo acuto.
Sentì un sospiro alle spalle.
-Molto gentile da parte tua screditarmi così davanti a mio figlio.
Lei raggiunse Kei sul divano e, scopritosi il seno, cominciò ad allattare Akim.
-Scusa- rispose poi -lo dovrò abituare ai tuoi modi, no?
-E io che pensavo di essere cambiato in meglio.
-Non dovresti illuderti così.
Per risposta si sentì tirare dolcemente per i capelli.
-Ne terrò conto.

-...senza contare gli interessi, certo, senza ombra di dubbio rilevanti...
Corazon fece roteare gli occhi di nascosto, sforzandosi di non emettere un fiato. Non si fidava della sua lingua al momento.
Grazie al cielo le due coppie sposate si dileguarono per andare a salutare chissà chi.
-Oddio non ne potevo più!- esclamò finalmente la ragazza abbandonando la testa sulle braccia.
-Eddai, non è stato così terribile...- cercò Yuya di calmarla.
-Ah no? Due dirigenti cinquantenni con le mogli che non parlano d'altro che di affari... e che, quando sono senza mogli, sicuramente parlano delle amanti.
-Cory...
-Cory niente! Ma come diavolo farai tu a sopportare dei falsi del genere...
-Neanche a me vanno molto a genio, ma è un mese che mi chiedevano di andare a cena con loro, sarebbe stato scortese.
-Tu e la tua cortesia.
I quattro ritonarono, coi loro gran sorrisi che ostentavano dall'inizio della serata.
Allora Yuya fece:
-Ci scuserete, ma dobbiamo assentarci un momento. Corazon ha dimenticato una cosa nella tasca della giacca e l'accompagno al guardaroba a prenderla.
La ragazza lo fissò come se fosse matto, poi capì.
-Sì, esatto... sono un po' smemorata...
-Ma certo, andate pure, vi aspettiamo qui.

Più tardi i due stavano forzando la serratura del guardaroba con una forcina.
-A volte penso che tu sia stato una spia.
-Qualche cosina la so.
Aperta la porta, entrarono.
-E adesso- chiese Corazon -neanche l'ho portata la giacca.
-Beh- la prese per i fianchi e se l'avvicinò -a meno che tu non voglia ritornare di là, dobbiamo trovare qualcosa da fare.
-La tua è una mente diabolica, lo sai?
Il ragazzo sorrise, per poi baciarla e avvicinarla alla parete.
Purtroppo dopo due minuti...
-Ehi, chi va là, il guardaroba è chiuso.
Un uomo dello staff accese la luce, ritrovando Yuya con Cory svenuta fra le sue braccia.
-Mi scusi, abbiamo trovato la porta aperta e siamo venuti a cercare una giacca, ma la mia fidanzata è svenuta all'improvviso.
-Accidenti... devo chiamare l'ambulanza? Vuole che la aiuti a portarla alla macchina?
-No grazie- rispose prendendola in braccio -ce la faccio.
E con una velocità impressionante uscì dal ristorante.
Una volta in macchina, Cory si svegliò, i due si scambiarono un'occhiata e scoppiarono a ridere.
Ripresisi, Yuya mise in moto.
-E' incredibile, ci beccano sempre dappertutto.
-Sarà un segno: vorrà dire che possiamo farlo solo a casa.
-Non abbiamo ancora provato in auto.
La ragazza lo colpì sulla spalla.
-Parti, pervertito, prima che ci arrestino...

Otto di sera.
Sulla famosa spiaggia degli allenamenti era distesa una coperta, con sopra borse termiche e cestini da picnic.
Kei e Liv erano venuti col bambino apposta per la cena.
-Allora- fece la mora a Lucia, che stava versando da bere -l'ecografia come è andata?
-Euh... sì, diciamo di sì- rispose l'alnciando un'occhiata al marito, che le restituì lo sguardo.
-Che c'è, qualche problema?
-No, niente, è che...
Non ci stavano capendo niente.
-...è che abbiamo scoperto una cosa.
-Cioé?
Fu Takao a rispondere.
-Saranno due gemelli.
Liv e Kei si scambiarono un'occhiata.
-Beh- fece quest'ultimo, dando una pacca sulla spalla al compagno -sei rovinato.
-Scemo!- esclamò l'altra colpendolo sul collo, per poi rivolgersi all'amica -congratulazioni, tesoro.
-Grazie- Lucia l'abbracciò.

-Però, due gemelli- Kei e Liv erano appena tornati a casa -che fortuna.
-Certo che sei forte! Mortificare così Takao... già sarà abbastanza spaventato così...
La ragazza fece alzare in piedi Akim, che subito cominciò a sgambettare entusiasta.
-Era tanto per sdrammatizzare.
-Tu che sdrammatizzi?
-Haha, molto spiritosa...
Immersi com'erano nel loro battibecco, non s'accorsero che il bambino aveva lasciato le mani della mamma e aveva goffamente camminato fino al divano, tra le gambe del padre.
-Oddio- esclamò Liv -tesoro, hai camminato!
Corse a prenderlo in braccio e, sedutasi, cominciò a coprirlo di baci.
-Hai visto?- disse poi a Kei -Ha camminato!
-Sì- rispose lui sorridendo, seppur con discrezione -ho visto- per poi scompigliargli un attimo i capelli.



N.d.A. Ecco finalmente un nuovo capitolo! Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma spero che non mi abbandonerete x questo!
Rispondiamo alle recensioni... di un'eternità fa'... ^^"

Padme86: eh, Takao e Lucia avranno più di un bel bebé, a qnt pare^^ grazie mille! Scusa se ho aggiornato così tardi!

Keila91:Eccoti qua il nuovo capitolo!!! ^^ spero sia decente x i tuoi standard!

Valery_Ivanov: Mah, cosa ci troverà Lucia in Takao? Bella domanda... (Ehi! n.d. Takao)XD

medea90: tesora mia! Quanto tempo! Spero continuerai a seguirmi!!

Ringrazio tutti gli altri lettori che non recensiscono, grazie per seguirmi!
Baci,
V@le




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