Un'altra possibilità

di AllTheRightMoves
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Olivia Black ***
Capitolo 2: *** Kathleen Greenwood ***
Capitolo 3: *** La Gira Tempo ***
Capitolo 4: *** Il Diadema ***
Capitolo 5: *** Grimmauld Place ***
Capitolo 6: *** Il Diario ***
Capitolo 7: *** L'anello dei Gaunt ***



Capitolo 1
*** Olivia Black ***


Questo primo capitolo funzione da introduzione alla storia e al contesto dell'universo alternativo in cui ho deciso di ambientare la storia. In particolare verrà introdotto il personaggio di Olivia.

Spero vi piaccia e vi prego di lasciarmi un commento con suggerimenti, domande sui nuovi personaggi, sul contesto e anche vostre idee su come approfondire altri temi. La storia dovrebbe essere composta da 10 capitoli, ma può cambiare a seconda di cosa voi lettori pensiate, perché siete voi il motore della storia. Quindi fatemi sapere qualsiasi cosa vi passi per la testa. Vi lascio alla lettura,
AllTheRightMoves




Capitolo 1: Oliva Black

 
Aprile,1968

 

La piccola Oliva Black era seduta all’ombra di un cipresso nel giardino di Casa Black, i lunghi capelli neri le ricadevano sul viso, che teneva infossato tra le ginocchia. Era triste e questo non era una novità per lei. Odiava vivere nella cupa villa al numero 12 di Grimmauld Place. Suo padre, Orion, l’aveva trattata in malo modo per l’ennesima volta senza alcun motivo, o meglio, senza alcun motivo se non l’essere nata femmina.
Oliva aveva imparato a convivere con le occhiate di disgusto del padre ed era arrivata persino a provare felicità nelle sgridate fattegli dal signor Black, perché erano gli unici momenti in cui le rivolgeva parola. Se fra i tre fratelli Black Olivia era quella trattata peggio dal padre, sicuramente era quella maggiormente fra le grazie di sua madre. Non che Walburga amasse la figlia - Olivia non era certa che sua madre potesse provare affetto in generale - ma sicuramente quando la guardava non aveva le stesse intenzioni omicide di quando guardava Sirius, il suo fratellone, che era la peste della famiglia ma era anche l’unica persona che trattasse Olivia come una bambina dolce e bisognosa d’affetto e non come una donna buona solo a procreare altri nobilissimi Purosangue. Olivia aveva solo sette anni, ma già sapeva cosa aspettava alle giovani Black.

Quel giorno Olivia non era arrabbiata per il modo in cui il padre l’aveva trattata, ma per come si era comportato suo fratello minore Regulus. Olivia voleva bene al fratello, ma solo quando il padre non era nelle vicinanze perché Regulus faceva di tutto per attirare le attenzioni paterne comportandosi come lui. Quella mattina quando disgraziatamente Olivia aveva chiesto al padre di giocare con lei a scacchi e come risposta si era vista arrivare il Profeta dritto in faccia, ancora tramortita Regulus aveva incominciato un predicozzo proprio davanti al signor Black nel misero tentativo di guadagnare il rispetto del padre.
Era stato umiliante per lei.

Olivia si sentì un braccio stingerle le spalle e alzò la testa, i suoi occhi umidi dalle lacrime incontrarono un paio d’identici occhi grigi.
“Non dovresti prendertela così tanto, Livy” le disse Sirius togliendole dolcemente un ciuffo di capelli dagli occhi  “Lo sai anche tu che papà è un idiota”
“Lo so benissimo” sbuffò Olivia “Ma io sono arrabbiata con Reg”
“Ah! Ma dovevi dirmelo prima!” ghignò battendosi una mano sulla fronte “Ormai sono arrivato alla conclusione che Regulus non può che avere un cervello da vermicolo! Se non come mi spieghi cotanta idiozia?” le chiese mentre assumeva un’aria da finto intellettuale
“Devono aver fatto qualche errore al San Mungo quando è nato”
“Certo,non c’è altra spiegazione!”
Andarono avanti a ridere e a scherzare sulle poche funzioni intellettive del fratello per ore.
Olivia odiava la sua casa, ma sapeva che con Sirius accanto avrebbe sopportato qualsiasi umiliazione.

 
 




 

Settembre,1971

 
Era arrivato il tanto atteso momento, il primo giorno a Hogwarts, la definitiva consacrazione nel mondo magico.
Olivia si guardò intorno sull’affollata banchina invasa dal fumo che un rossissimo Espresso per Hogwarts emanava: era pieno di famiglie che abbracciavano i figli, bauli e gufi che strepitavano dentro le gabbie.
 “Mi raccomando, evita di fraternizzare con i Babbani, non è gente degna. Mi stai ascoltando, Olivia?”
Olivia si girò verso la madre e annuì, salutò Regulus con un sorriso tirato e seguì il fratello maggiore, che non si era neanche preso il disturbo di salutare madre e fratello.
“Senti, Olivia” disse con aria seria mentre si guardava attorno con apprensione “Ho un certa reputazione a scuola e non vorrei che me la rovinassi. Quinti, ti prego, cerca di farti mettere in punizione almeno una volta entro la fine dell’anno.”
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata e  Olivia provò una sensazione di libertà mai aveva sentito prima di quel momento.

“Ah! Ecco James!”
James Potter, appena sopravvissuto ad un abbraccio togli-fiato della madre, salutava con foga Sirius.
“Salve, signora Potter! Signore” salutò Sirius mentre James gli batteva una forte pacca sulla schiena.
“Pronto per un nuovo anno malandrino?” gli chiese quello con un perfido sorriso “Ah!Vedo che abbiamo nuove reclute” disse poi presentandosi ad Olivia.
In quel momento altri due ragazzi si avvicinarono ai Potter
“Ehi!Vi ho già tenuto i posti in uno scompartimento” disse il più magro dei due.
“Oh,grazie Remus! Se lasciassi fare a mio figlio….” sentenziò la signora Potter squadrando James “Ti prego vedi di tenerli d’occhio,caro”
“Non ti preoccupare, mamma, sotto le fauci….ehm….volevo dire sotto le ali protettrici di Remus non abbiamo nulla da temere” le rispose il figlio, mentre dava di gomito a Sirius e Remus diventava bordeaux.

“Guardate chi c’è!” disse James emozionato indicando un ragazzo alto, moro e decisamente affascinante che passava davanti al loro scompartimento.
“Allora hai deciso di farti avanti?!” chiese con aria maliziosa Sirius, mentre l’altro gli tirava una serie di pugni sul braccio.
“Chi è?” chiese Olivia a Remus sempre più confusa.
“E’ Tomáš Greenwood, il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro; James vuole provare ad entrare in squadra, per questo si deve fare avanti”
Per un attimo lo sguardo blu cobalto del ragazzo incrociò quello grigio di Olivia e un brivido le percorse la schiena.
 



 

31 Ottobre 1981

 
Gli anni erano passati veloci: la scuola, i primi amori, i litigi con i Serpeverde, le tante ore passate a studiare sui libri, i M.A.G.O. superati con ottimi voti, le ore di punizioni, la Coppa delle Case vinta due volte con Grifondoro, Regulus che diventava Mangiamorte, Sirius che scorrazzava insieme a un licantropo, il matrimonio annullato con Malfoy, la morte del padre, la rabbia della madre, la decisione di diventare Auror, l’Ordine della Fenice, la guerra, il matrimonio con Tomáš e la nascita di Kathleen, la conquista del potere da parte di Voldemort e  le oppressioni.

Era quasi un mese che ormai Olivia non usciva più di casa, era troppo pericoloso per lei con Voldemort al potere e la cara vecchia cugina Bellatrix pronta a torturarla a morte. Scese in soggiorno, Casa Greenwood era diventata il rifugio non solo per lei, Tomáš e la piccola Katheleen, ma anche per sua cugina Andromeda, il marito Ted e la figlia Ninfadora. Se possibile Andromeda era ancora più ricercata dalla sadica Bellatrix, infatti la secondogenita di Cygnus Black era rimasta incinta di Ninfadora a venti anni compromettendo così il suo futuro facoltoso matrimonio con il figlio dei Lestrange, ma la cosa più raccapricciante- secondo la sorella Bellatrix, ovviamente- era il fatto che si fosse accoppiata con un NatoBabbano. Tutto ciò ad Olivia, che di certo non aveva seguito il consiglio di sua madre di non fraternizzare con i Babbani, non importava minimamente ed aveva volentieri offerto alla cugina un nascondiglio sicuro.
Ninfadora era seduta ai piedi del divano e faceva giocare la piccola Kathie, Olivia considerò i rischi che stava correndo la sua unica figlia nelle mani della bambina più sgraziata del Paese prima di dirigersi in cucina.
Tomáš aveva cercato di costringere Olivia dopo la scoperta della gravidanza a scappare da sua madre, che era tornata in Boemia nella sua terra d’origine insieme al marito, riluttante ad abbandonare la sua Londra, il figlio e la sua banca, ad inizio guerra. Ovviamente era come costringere le scale di Hogwarts a stare ferme, quando un Black si mette in testa qualcosa difficilmente cambia idea e Olivia era decisa a non abbandonare il marito e Sirius.

Entrando in cucina rivolse un grande sorriso a Tomáš, che era seduto a tavola, e gli chiese come fosse andata la mattinata.
“Come al solito” rispose sbuffando “i Mangiamorte stanno tramando qualcosa, ma non capiamo cosa! Tomáš era anche lui un Auror prima che lavorare diventasse troppo pericoloso ed ora si limitava a fare perlustrazioni con pochi membri dell’Ordine
“Cosa dice Malocchio?”
Vigilanza costante!” gracchiò in una perfetta imitazione del vecchio Auror  “Non sa neanche lui cosa pensare”
“Vedrai che tutto si risolverà presto” lo rassicurò Olivia mentre gli stringeva un braccio “Silente avrà sicuramente un piano.”
“Comincio a dubitarne” disse mentre con aria rassegnata appoggiava la testa nell’incavo fra il collo e la spalla di Olivia “Ho paura, Livy”.
Olivia tremò. Era la prima volta che anche lui ammetteva di aver paura. La sua rassegnazione mista alla confidenza, raggelarono Olivia. Era realmente finita. Ormai erano mesi che mentiva a se stessa, illudendosi nella speranza vana di una vittoria, ma ora che anche Tomáš si era arreso riusciva a vedere la realtà. Così angosciante da mettere i brividi.
La porta della cucina si aprì di colpo e Sirius entrò trafelato.
“I Mangiamorte sanno dove si trova Peter. E stanno andando a prenderlo!”
Ci volle un momento ad Olivia per capire la reale portata della notizia. Sarebbe stato il quarto membro dell?ordine, dopo i coniugi McKinnon e la figlia maggiore Marlene, ad essere catturato nel giro di poche ore dai Mangiamorte. Tuttavia la reazione esageratamente impulsiva di Tomáš la sorprese. Era già in piedi ed ordinava a Sirius di avvisare Malocchio.
“Io intanto andrò ad aiutarlo.” continuò mentre stava già mettendosi il cappotto.
Sirius annuì e si lanciò fuori dalla porta.
Olivia non capiva. La prassi prevedeva –ed era molto chiara riguardo questo punto- che in caso di scoperta del nascondiglio di uno dei membri dell’Ordine nessun altro membro doveva recarsi da solo sul posto e rischiare una quasi certa cattura. Non potevano permettersi di perdere altre braccia in questo momento tragico.
“Sei scemo?!” chiese Olivia trattenendo Tomáš, che stava per seguire il cognato fuori di casa “Non puoi andare da solo a fare l’eroe. Aspetta gli altri! Ti prego….”
“Ci metterei troppo tempo, tempo che Peter non ha” disse scostando la mano di Olivia “Andrà tutto bene.”
Le diede un rapido bacio e le asciugò le lacrime che avevano iniziato a scenderle sul viso.
“Tornerò” le sussurrò prima di uscire per l’ultima volta dal vialetto di Casa Greenwood.
 
 

Olivia si rigirava senza pace nel suo letto così vuoto da ore, lacrime silenziose continuavano a rigarle il viso e non riusciva a non ripensare alle parole di Silente. Il vecchio mago si era presentato davanti alla sua porta in piena notte, aveva detto che Voldemort aveva scoperto il nascondiglio dei Potter. L’Oscuro Signore li aveva uccisi mentre cercavano di proteggere il piccolo Harry, il quale era sopravvissuto inspiegabilmente ad un anatema che uccide e ora Voldemport era sparito. La guerra era finita, ora Voldemort era sparito. Un sospiro di sollievo si era levato fra i Tonks, ma non da Olivia. Lei sapeva chi conosceva il nascondiglio dei Potter, suo fratello Sirius. Silente intuendo le angosce di Olivia, le spiegò che Tomáš era finito in un’imboscata ed era stato torturato ed ucciso da dieci Mangiamorte., quando Moody e gli altri membri dell’Ordine erano arrivati avevano trovato il suo cadavere. Sirius aveva tradito il marito di sua sorella e i suoi migliori amici, preso da una follia omicida aveva ucciso undici Babbani e aveva lascito di Peter un solo dito. L’avevano portato già ad Azkaban.

Olivia si era sentita cadere il mondo addosso, non poteva credere che il suo amato fratello fosse un traditore della peggiore specie. Sirius non l’avrebbe mai fatto.
Era rimasta sola. Avevano vinto la guerra, ma a che prezzo? Tomáš era morto, combattendo con eroico altruismo, di Peter era rimasto solo un dito, Harry Potter sarebbe cresciuto senza genitori e tutto questo in sole ventiquattro ore.
Olivia si alzò dal letto, incapace di chiudere occhio. Si avvicinò alla culla dove la piccola Kathleen dormiva tranquilla, aveva solo un anno e non poteva ancora capire che la sua vita era stata segnata per sempre. Rimase a guardarla per ore mente le accarezzava la testa, fino a quando non iniziò a svegliarsi e lamentarsi. Così la prese fra le braccia e iniziò a cullarla.
Olivia capì che non era rimasta sola, che c’era una persona ancora più bisognosa di cure che in quel momento stava stringendo tra le braccia. Sapeva che sarebbe stata dura, ma avrebbe dovuto continuare a vivere per Kathleen. Non sapeva però che un giorno sua figlia l’avrebbe ripagata di tutti gli sforzi e sacrifici.
 
 
 




Dicembre, 1986

 
 
Faceva freddo, un freddo capace di raggelarti perfino il midollo osseo. Olivia Black si strinse nel cappotto nero per fronteggiare i forti venti che si abbattevano incessanti sul quella scogliera sperduta nel Mar del Nord.
Ci erano voluti cinque anni per riuscire a convincere le autorità a concederle un colloquio con il fratello, il furioso omicida, Sirius Black.
Olivia camminava a testa alta fra le celle, preceduta da un pomposo Caramell, sempre intento ad attirare il più possibile l’attenzione smanioso di diventare Ministro, mentre dietro lei facevano buona guardia due Auror. La sensazione di terrore e smarrimento, che attanagliava Olivia già da quella mattina al solo pensiero di rivedere il fratello traditore, era enormemente amplificata dalla presenza di Dissennatori, che li seguivano avidi di anime fresche malgrado il Patronus di Caramell.

Si fermarono d’avanti a una cella, nell’oscurità si intravedeva un’ombra accucciata contro una parete. Olivia trasse un grande respiro e si inginocchiò di fronte alle sbarre.
“Sirius- chiamò invano “Sirius, sono io. Olivia.”
Con immane lentezza Sirius alzò la testa e scrutò con i vuoti occhi grigi il viso dell’amata sorella.
“Livy…” sospirò avvicinandosi.
Olivia inorridì. Quello che vedeva non era più suo fratello; era pallidissimo, il viso incavato ed emaciato. Improvvisamente si sentì cogliere da un impeto di rabbia, che si era imposta di reprimere per troppo tempo.
“Perché l’hai fatto?”
Questa domanda se l’era ripetuta per tante volte, troppe volte. Le parole le erano uscite di bocca in un momento d’incoscienza. Non sapeva nemmeno se aveva trovato la forza di dirle ad alta voce o se erano rimaste ermeticamente chiuse nella sua testa.
“Livy…” ripeté Sirius con un sussurro udibile solo all’interpellata. Cercava il contatto visivo, voleva guardarla negli occhi, ma Oliva non riusciva a sostenere il suo sguardo e fissava il pavimento lercio della sua angusta cella.
“Sono innocente”
Olivia incrociò i suoi occhi, un tempo pieni di fervore ora pieni d’inanità, e si sforzò di continuare a guardarlo.
“Sono innocente, devi credermi” riprese dopo aver preso fiato, perfino parlare gli costava energia. Energia che gli era stata sottratta. “Sai che non l’avrei mai fatto, Livy.”
Livy…erano cinque anni che nessuno la chiamava così, da quando Tomáš era uscito per l’ultima volta dalla porta della cucina.
“Ti credo” tentò di articolare, ma il groppo che aveva in gola le impediva perfino di respirare.
“Greenwood, dobbiamo andare.” la voce fintamente allegra di Caramell la riportò alla realtà
“Ti prego. Sono innocente, credimi.” sussurrò ancora Sirius, ormai al limite della sopportazione.
“Lo so che sei innocente” disse al fratello mentre si alzava sfiorandogli le mani gelate. Come aveva anche solo pensato che Sirius potesse averla tradito cosìò? Sirius credeva negli ideali dell’Ordine, Sirius non era come Regulus. Sirius era come lei.
A quel contatto di rara umanità gli occhi di Sirius tornarono ad illuminarsi e sul viso scarno si dipinse un ghigno malandrino.
I due Auror aiutarono la collega ad alzarsi e  senza troppi complimenti la esortarono ad incamminarsi.
Olivia non pianse, né urlo disperata.
Olivia non si dimenò alla stretta dei colleghi, né si gettò contro le sbarre della cella.
Olivia ricambiò il sorriso del fratello, ricacciando indietro le lacrime, e si incamminò impettita e a testa alta fra le celle di Azkaban.
Olivia mantenne il degno contegno tipicamente inglese, come le era sempre stato insegnato. Era pur sempre una Black e avrebbe mantenuto il suo fare altezzoso fino alla morte.
Credeva nell’innocenza di suo fratello e avrebbe lottato per lui.
Avrebbe messo fine a questa grande ingiustizia, combattendo dall’interno. Era tenace e questo lo sapeva anche Sirius.
 
 

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Capitolo 2
*** Kathleen Greenwood ***


Eccoci arrivati al secondo capitolo di "Un'altra possibilità", un capitolo più cupo e tetro poiché è ambientato nella Gran Bretagna dominata da Voldemort.
Fatemi sapere i vostri pareri sul regime del Signore Oscuro, su Kathleen Greenwood o su qualsiasi altra cosa.
AllTheRightMoves


 

Capitolo 2: Kathleen Greenwood

 

 
 
30 Ottobre,2000
 

 
Kathleen si svegliò di scatto e balzò a sedere sul  letto. Il cuore le batteva furiosamente e sudore freddo le bagnava la fronte. Era diventata una cosa normale, ormai, svegliarsi nel cuore della notte.
Erano incubi del passato, momenti troppo spaventosi affinché fossero cancellati, che avevano segnato la giovane vita di Kathleen.
Più volte si era trovata in un bagno di sudore mentre rivedeva le immagini della Battaglia di Hogwarts; altre notti ricordava la faccia di Bellatrix Lestrange e il suo sorriso sadico mentre la torturava, riviveva il dolore delle Cruciatus e lo sguardo di Narcissa Malfoy carico di pietà e  di angoscia nel vederla soffrire, ma che rimaneva in disparte troppo intimorita per cercare di placare l’ira della sorella. Spesso sognava  della Battaglia del Ministero: rivedeva sua madre combattere contro Rodolphus Lestrange, girarsi verso di lei per dirle di scappare, rivedeva Bellatrix colpirla da dietro, rivedeva la luce verde dell’Anatema che Uccide e  rivedeva il corpo senza vita di Oliva Black cadere a terra. Kathleen aveva iniziato ad urlare e aveva tentato di correre giù dalla gradinata sulla quale si trovava, ma Remus l’aveva fermata. Il resto era solo un ammasso di immagini sfumate, Kathleen ricordava di essersi accorta della morte di Sirius solo dopo aver sentito Harry urlare al suo fianco. Ma ciò che più l’attanagliava era la vergogna. Harry, Ron, Hermione e Kathleen vivevano  nella vergogna, per essere scappati, per aver abbandonato tutti, per non aver concluso nulla. Erano solo dei ragazzi ai quali era stato affidato un compito troppo grande, tutti lo pensavano anche se nessuno riusciva a dirlo. Avevano visto cadere davanti ai loro occhi amici e parenti disposti a tutto, anche a sacrificare la propria vita, per la libertà. Loro non avevano fatto altrettanto, erano scappatiti e avevano deluso tutti.
Harry aveva visto la morte in faccia quando si era diretto verso Voldemort, aveva tremato mentre gli veniva scagliato contro l’anatema che uccide, poi improvvisamente si era scoperto vivo e alla prima occasione era fuggito coperto dal mantello dell’invisibilità.
Kathleen aveva lottato con onore durante la Battaglia di Hogwarts, non si era mai tirata in dietro, ma alla notizia della morte di Harry tutto il suo coraggio era venuto meno. Aveva schiantato un Mangiamorte ed era corsa verso la statua della Strega Orba senza pensarci due volte. Uscendo dalla Sala Grande aveva visto Ginny Weasley lottare da sola contro Bellatrix, nessuno abbastanza vicino da poterla aiutare. Bellatrix aveva ucciso sua madre, suo zio, sua cugina Ninfadora, la sua amica e il suo grande amico Dobby, tutti morti per difenderla e per aiutarla. Kathleen non aveva mai ricambiato il favore.
Hermione e Ron, vedendola uscire dalla Sala Grande, l’avevano seguita, sapendo dov’era diretta. Avevano lasciato tutti e tre Hogwarts, scappando da vigliacchi.
La sconfitta era stata pesantissima, l’elenco dei magi morti combattendo metteva i brividi: membri dell’Ordine della Fenice, dell’Esercito di Silente, studenti di Hogwarts, Centauri e elfi erano morti combattendo. Harry, Ron, Hermione e Kathleen si erano salvati scappando.

Guardò l’ora: erano le quattro del mattino. La stanza era completamente avvolta nel buio e non riusciva a percepire nessun rumore. La Tana non era mai stata così silenziosa.
Dopo la vittoria di Voldemort i pochi membri dell’Ordine rimasti, vivevano nascosti nel terrore che Voldemort li catturasse. Ogni tanto si organizzavano per fare qualche piccola e inutile scorribanda, giusto per far capire al governo di esserci ancora. Voldemort era diventato Signore di tutta la Gran Bretagna, schiavizzando i Babbani e mettendo Mangiamorte ad ogni carica di governo, ormai solo magico. I Nati Babbani erano stati eliminati quasi interamente e uno degli ultimi viveva proprio alla Tana, era Hermione Granger. I Mezzosangue potevano solo ambire a determinati posti di lavoro, erano obbligati a girare con una spilla appuntata sul mantello che contrassegnava il loro stato di sangue e vivevano tutti in zone della città prestabilite, i Ghetti dei Mezzosangue.
Hogwarts era diventata una scuola esclusiva, solo chi poteva dimostrare di essere Purosangue da almeno tre generazione veniva ammesso. Gli altri erano costretti a frequentare scuole speciali in cui veniva insegnato loro solo lo stretto necessario per compiere il lavoro della propria casta. Niente incantesimi di difesa, il Governo non poteva rischiare. Infiniti libri erano stata bruciati e messi al bando. Possedere un libro proibito poteva portare al sequestro di bacchetta e ai lavori forzati. Il popolo viveva nella più totale ignoranza, poiché tutta la stampa era censurata. L’Ordine per un certo periodo aveva provato, coordinato da Xenophilius e Luna Lovegood, a pubblicare un periodico clandestino. Vennero scoperti dopo soli cinque numeri e l’Ordine perse sei membri, fra cui Luna.
Chi era riuscito aveva abbandonato l’isola dirigendosi in altri Paesi: Molly e Arthur Weasly avevano raggiunto Bill e Fleur in Francia, Andromeda e Teddy erano fuggiti in Boemia dai parenti di Kathleen. Nessuno di loro sapeva, però, che il prossimo passo di Voldemort era quello di “liberare” anche i maghi di altri Paesi.
I trasgressori venivano sottoposti a durissime punizioni e torture. A seconda del crimine commesso venivi giudicato dai tre Lastrange. Rodolphus era l’addetto hai crimini minori, punibili con i lavori forzati, a Rabastan spettava il compito di condannare a morte pubblicamente chi si macchiava di gravissimi crimini e ignobiltà. Infine a Bellatrix era stato affidato l’incarico di interrogare chi veniva catturato. I suoi metodi di estorsione si basavano sulla tortura e sul dolore, un gran numero di maghi innocenti avevano confessato di essere colpevoli  sotto le maledizioni Cruciatus di Bellatrix.
Chi non si piegava a queste regole era costretto a nascondersi. Harry, Ron, Hermione e Kathleen si erano rifugiati insieme a George e Percy alla Tana, triste copia di ciò che era stata nel passato.

Kathleen prese una decisione: ci sarebbe andata! Si alzò e scese in soggiorno. Non si sentiva nessun rumore, dormivano tutti – o almeno tutti tentavano di farlo - , Kathleen uscì di casa e si smaterializzò.
Erano settimane che ci pensava, non capiva perché ma sapeva che tornarci le avrebbe fatto bene, se lo sentiva. Ciò che l’aveva frenata inizialmente era stata la paura di trovarci dei Mangiamorte ad aspettarla, ma era solo una scusa: sapeva benissimo che nessun Mangiamorte si trovava lì e ormai, a due anni dalla Battaglia di Hogwarts, i Mangiamorte avevano perso la speranza di catturarli proprio in quel posto. La verità era che Kathleen aveva paura di affrontare il suo passato, di ritrovarsi a contatto con ricordi che avrebbe preferito cancellare.
Kathleen si materializzò davanti ad una porta malconcia, circondata da muri sudici e finestre incrostate di sporco. Era di fronte al numero 12 di Grimmauld Place. Era al Quartier Generale dell’Ordine.
All’interno la casa era ancora più sudicia e buia di quanto si ricordasse, il quadro di sua nonna Walburga era quieto e addormentato e Kathleen non aveva la minima intenzione di svegliarlo. Con la massima attenzione e con la bacchetta pronta a reagire alla minima intrusione, salì le scale fino ad arrivare alle camere da letto.
Kathleen esitò sulla soglia della camera della madre, poiché non aveva mai più avuto il coraggio di rientrarci. La stanza era rimasta intatta: un maglione buttato sul letto, una pila di libri sul comodino e una vecchia e sgualcita pergamena appoggiata su altrettanto antica scatola in legno, che si trovava ai piedi del letto. Kathleen entrò nella stanza e, sedendosi sul letto, prese la scatola. La pergamena che era appoggiata lì sopra era scritta in rune antiche, una materia che Kathleen si era sempre categoricamente rifiutata di studiare nonostante le continue insistenze della madre, la quale era solita vantarsi dei suoi ottimi risultati nelle traduzioni. La pergamena era tanto consunta da poter diventare un ammasso di polvere solo a guardarla. Con ogni probabilità quella era stata l’ultima lettura della madre e Kathleen si pentì di non aver mai intrapreso quegli studi. Decise di aprire la scatola: sul fondo vi era adagiato un sacchetto di velluto nero, che avrebbe potuto benissimo avere la stessa età del nonno di Silente. Lo aprì con accurata delicatezza e ne fece uscire una lunga catena d’oro, alla quale era appesa una clessidra.
Kathleen se lo girò fra le mani, era certamente una… “No, non è possibile è troppo grande!”
Doveva andare da Hermione.
 
 
Hermione si sveglio di soprassalto: qualcuno stava bussando ripetutamente alla porta. Al suo fianco Ron dormiva tranquillo e beato, russando come se nulla fosse successo.
Sbuffando, Hermione si alzò e si diresse verso la fonte di quel rumore, ancora mezza intontita dal sonno.
“HERMIONE, SVEGLIA!!”
Hermione riconobbe immediatamente la voce di Kathleen e preoccupata si diresse verso la porta. 
“Sono sveglia” rispose, temendo che qualche altro membro dell’Ordine fosse scomparso. Aprendo la porta si trovò, però, Kathleen con un gran sorriso e gli occhi vispi. Erano anni che non vedeva quella espressione, ma si ricordava che non prometteva nulla di buono.
 
 
 
 
 
 
 

1 Settembre,1991

 
Il viaggio sull’Espresso per Hogwarts era incominciato ormai da parecchie ore e la sera incominciava a calare. Kathleen Greenwood non stava più nella pelle di arrivare finalmente alla celeberrima scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, aveva già indossato la nuovissima divisa e guardava annoiata fuori dal finestrino.
Decise di uscire dallo scompartimento giusto in tempo per vedere un Draco Malfoy livido di rabbia camminare a passo veloce seguito dai suoi soliti amici energumeni, che sembravano desiderosi di andarsene il più lontano possibile dallo scompartimento dal quale erano appena usciti. Incuriosita si avvicinò, non prima di aver colpito con una spallata non proprio involontaria l’odiato parente, Draco.
Una ragazza dai lunghi capelli crespi stava impettita sulla porta dello scompartimento a blaterare con aria saccente qualcosa riguardo comportamenti infantili e nasi sporchi.
Mentre si allontanava dallo scompartimento incrociò Kathleen e le rivolse subito un gran sorriso presentandosi.
“Io sono Hermione Granger e sono al mio primo anno. Dovremmo quasi essere arrivati, quindi è meglio che vada risedermi.” detto questo Hermione si dileguò.
Kathleen entrò nello scompartimento dove trovò due ragazzi, apparentemente del primo anno, indaffarati a mettersi le divise.
“Ciao” salutò Kathleen sfoggiando il miglior sorriso Black. “Sono Kathleen Greenwood, siete anche voi del primo anno?”
“Io mi chiamo Ron Weasley e lui è Harry Potter” disse con orgoglio il ragazzo più alto con il naso sporco. “Siamo entrambi al primo anno.”
“Però! Quale onore conoscere Harry Potter” esclamò Kathleen mentre Harry si faceva sempre più rosso in viso.
In quel momento una voce risuonò per tutto il treno avvisando che sarebbero arrivati entro cinque minuti ad Hogwarts.
“Sarà meglio che vada. Ci vediamo al castello!” fece Kathleen trattenendo a stento l’emozione “Ah! Posso prendervi una Ciccorana, io adoooro le Cioccorane!”
Harry annuì e non riuscì a rattenere una risata quando Kathleen uscendo esclamò fingendosi emozionata:
“Sono onorata! Una Ciccorana da Harry Potter in persona!”
Nessuno dei tre poteva sapere che da quella Cioccorana sarebbe nata un’amicizia capace di sconfiggere Troll, Mangiamorte  e perfino ragni giganti.

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Capitolo 3
*** La Gira Tempo ***



 
Capitolo 3: La Gira Tempo
 

 
30 Ottobre, 2000

 
Kathleen guardava Hermione con impazienza mentre lei, china sul tavolo decifrava la pergamena che aveva davanti agli occhi.
“Dove l’hai trovata?” le chiese poi, senza neanche alzare la testa.
“E’ quello che penso io, vero?” la incalzò Kathleen “L’ho trovata a Grimmauld Place, in camera di mia madre”
Hermione alzò di scatto la testa e la guardò sbigottita.
“Come faceva tua madre ad avere una di queste? Per quanto ne sapevo io, gli unici esemplari si trovavano nell’Ufficio Misteri e sono stati distrutti durante la Battaglia al Ministero.”
“Quindi è una Gira Tempo?”
“Non proprio” precisò Hermione, mentre osservava da vicino il contenuto del sacchetto di velluto “Si chiama Gira Tempo in omnia temporee a quanto si legge nella pergamena, ti permette di andare in dietro nel tempo per parecchi anni, forse secoli, ma solo per dodici ore. Non capisco perché non ne avevo mai sentito parlare prima.”
“Non era stata la stessa McGranitt a dirti che si stava ancora studiando il Tempo?”
“Sì, questo è vero. Continuo a non capire, comunque, come tua madre potesse averne una.”
“Oh, Hermione! Non mi sembra certo la cosa più importante al momento!”
Hermione guardò Kathleen e riconobbe nel suo viso un’espressione che non vedeva da diversi anni, ma della quale non si sarebbe mai scordata. Non prometteva nulla di buono.
“Te lo scordi, Kathleen! E’ una follia!”
“Mi sono stufata di stare qui, nascosta  a farmi divorare dai sensi di colpa! Lo so che anche voi provate le stesse cose!”
Hermione istintivamente abbassò lo sguardo. Erano ormai due anni che tentava di mentire a se stessa, dicendo che aveva preso la giusta decisione a scappare.
“E cosa pensi di risolvere?” chiese Hermione adirata “Lo sai benissimo anche tu che non si può cambiare il passato!”
“Cosa!? Hermione, l’abbiamo già fatto una volta! Abbiamo salvato due vite innocenti. Non ti ricordi?”
“Era diverso, Kathleen, nessuno di loro era stato effettivamente ucciso. Questo perché li avevamo già salvati! Mi dispiace dirtelo, ma io ho visto morire tua madre. Io visto sparire Sirius! Harry c’era quando è morto Silente e quando Piton è stato ucciso! Ho visto i cadaveri di Remus, Tonks e Fred giacere a terra! Ora dimmi se hai mai visto il boia decapitare Fierobecco o un i Dissennatori baciare Sirius.”
Kathleen capiva la logica di Hermione, aveva un senso e su questo non aveva dubbi. Kathleen odiava Hermione quando aveva ragione. Hermione aveva sempre ragione.
“Se mai ci proveremo, mai lo sapremo” rispose adirata Kathleen, prendendo il mantello dell’invisibilità appoggiato sul tavolo della cucina e uscendo di casa. Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria per far sbollire la rabbia.
 
 
Kathleen aveva camminato fino al South Bank, una zona che prima dell’ascesa di Voldemort era occupata dai Babbani. Continuò per la sua strada, seguendo il corso del Tamigi, ancora non capiva perché Hermione non volesse più provare a fare qualcosa di significativo: si auto-convinceva che quello che stavano facendo oggi, i piccoli attacchi a gruppi isolati di Mangiamorte, fosse il massimo che potevano fare. Tutto questo non aveva mai portato a niente, se non la perdita di qualche altro membro del misero Ordine della Fenice –la cattura di Lee Jordan era stato un duro colpo per George.
Kathleen senti un forte rumore di uomini che camminano, sapeva di cosa si trattava: erano gli schiavi Babbani. Aderì il più possibile al muro. Un gruppo di uomini con la testa china e i vestiti stracciati, si trascinava compatto guidato da un paio di Mangiamorte che non perdevano occasione per punirli con la violenza. La vita di un babbano, valeva come quella di uno Schiopodo Spara Coda. I visi dei Babbani erano pallidi ed emaciati e i loro occhi, ormai privi di vita, fissavano il vuoto. Vivevano in catapecchie e bidonville nella zona nord della città, controllati da Dissennatori che toglievano loro la voglia di vivere e  soprattutto di ribellarsi.
Al fondo del gruppo si trovava Antonin Dolohov e passando strusciò con Kathleen. Il suo cuore iniziò a batterle furiosamente, trattenne il fiato sperando che non si fosse accorto di lei. Il Mangiamorte era troppo occupato a redarguire a colpi di bacchetta –che Katleen noto con orrore era un tempo appartenuta a Remus Lupin – un Babbano troppo distrutto per tenere il passo con gli altri.
Il gruppo passò e Kathleen si smaterializzò verso casa, mentre l’angoscia della visione la opprimeva ancora.
 
 
Kathleen ritornò alla Tana, dove tutti erano raccolti in un cupo silenzio nel soggiorno. Harry guardava fisso fuori dalla finestra, Hermione aveva la testa nascosta fra le braccia di Ron, il quale scuoteva lentamente la testa, George non si dava pace camminando inquieto per la stanza e Percy accolse Kathleen con aria funebre.
“Hanno preso Kingsley”
A Kathleen bastarono queste per capire che ormai tutto era finito: Kingsley era il collante dell’Ordine, era l’unico che riusciva anche adesso a pianificare qualcosa di concreto, l’unico che non si dava ancora per vinto, l’unico mentore rimasto a un gruppo di ragazzi cresciuti troppo in fretta e senza un’educazione sufficiente per tenere testa a tutto questo. Sapevano tutti che essere preso dai Mangiamorte per loro significava immediata morte, troppi erano stati i membri dell’Ordine catturati e mai giunti ad Azkaban.
La professoressa McGranitt, il professor Vitious, e la professoressa Sprite erano stati trovati e giustiziati insieme a una dozzina di giovani maghi nella scuola illegale che avevano messo in piedi dopo la presa di Hogwarts da parte di Voldemort; Hestia Jones e Dedalus Lux erano stati sorpresi a tentare di far scappare un gruppo di Nati Babbani condannati al bacio dei Dissennatori; Luna e Xenophilius Lovegood arsero insieme al loro giornale di rivoluzionari; Seamus Finnigan e Neville Paciock furono giustiziati pubblicamente dopo che avevano attentato alla vita dell’Addetto al Controllo dell’Equilibrio e Bene Pubblico, – ovvero, distruzione di Nati Babbani, Babbani e altre creature- l’Onorevolissima Dolores J. Umbridge.
Questi erano solo alcune delle perdite che l’Ordine subì dopo la Battaglia di Hogwarts, ora rimanevano solo un branco di ragazzini reduci dell’Esercito di Silente e quel vecchio pazzo di Aberforth Silente, ormai rassegnato alla sconfitta.
Hermione alzò la testa e, con le lacrime agli occhi, guardo verso Kathleen
“Proviamoci” disse in un sospiro.
 
 

 
Marzo, 1994

 
La prima volta che aveva rivisto Olivia Black era stato quattro anni dopo la caduta di Voldemort. Remus era scappato lontano dai ricordi, lontano dalla perdita dei suoi dei suoi amici più cari per mano di uno delle persone di cui si fidava maggiormente. Aveva girato per quattro anni in tutta Europa, vivendo alla giornata e facendo studi su quelle creature che tanto negli anni di Hogwarts aveva amato studiare. Poi si era sentito pronto per tornare, per affrontare il suo passato.
Era a Londra da pochi giorni quando rivide Olivia Black per la prima volta. Era cambiata molto: l’espressione solare e il perenne sorriso sulle labbra erano stati sostituiti da uno sguardo fiero e altezzoso, camminava impettita con aria di sfida per Diagon Alley, mentre un bambina dalla pelle diafana e i lunghi capelli neri le trotterellava al fianco stordendola di parole.
Remus si nascose, si vergognava a mostrarsi vestito di stracci e non aveva il coraggio di affrontare il suo sguardo.
Negli anni di Hogwarts Olivia e Remus erano stati molto amici. Erano soliti passare i pomeriggi seduti in riva al laghetto all’ombra del grosso faggio nelle giornate soleggiate. Parlavano di qualsiasi cosa, Olivia si confidava dei suoi problemi in famiglia, Remus amava ascoltarla e difficilmente era lui a confidarsi. A volte avrebbe voluto sfogarsi con lei riguardo il suo piccolo problema peloso, ma temeva che così facendo Olivia avrebbe iniziato a schifarlo ed evitarlo. Olivia sapeva e aveva accettato il fatto che fosse un mannaro, ma Remus evitava di parlagliene affinché lei non se ne ricordasse. A pensarci oggi la cosa gli suonava così stupida e si pentiva di non essersi confidato con la sua amica.
Si rincontrò spesso con Olivia nell’estate del 1993, Silente gli aveva offerto più volte la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts e Remus l’aveva rifiutata più volte. Non avrebbe mai saputo essere all’altezza e tutti gli studenti l’avrebbero odiato.
Sotto invito di Olivia Remus passò molte sere a casa sua. Olivia era a casa sola dopo che aveva spedito per tutta l’estate Kathleen dai suoi nonni a Praga ed era anche sommersa dal lavoro dopo la fuga di Sirius da Azkaban.
Remus sapeva che Olivia aveva bisogno di conforto e di una distrazione, quando l’aveva incontrata la prima volta dopo la fuga di Sirius aveva le guance ancora più scavate del solito e delle grandi occhiaie le circondavano gli occhi, dimostrava molto più dei trentatre anni reali. Remus aveva come la certezza che Olivia non stesse propriamente passando al Ministero tutte le informazioni che riguardavano la fuga del fratello, lo stava coprendo e l’ansia di essere scoperta la stava uccidendo.

Poi una sera Olivia  fece promettere a  Remus – dopo diverse ore di protesta- che avrebbe accettato la proposta di Silente ed avrebbe tenuto d’occhio Kathleen, l’avrebbe aiutata nel caso tutti avrebbero smesso di parlarle. Olivia temeva che soprattutto Harry condannasse Kathleen per i crimini – o presunti tali- di Sirius.
E aveva avuto ragione, Remus aveva notato che ormai né Harry né Ron parlavano più a Kathleen e che tutta la scuola non faceva altro che additarla e bisbigliare ogni qual volta che lei entrava in una stanza. Da quando Black aveva fatto irruzione nella scuola tutti sapevano del loro legame di parentela e la ritenevano in qualche modo responsabile della suo ingresso ad Hogwarts. Nessun studente, salvo per Hermione, le rivolgeva la parola e molti insegnanti avevano chiesto a Silente di allontanarla dalla scuola, richiesta che era stata categoricamente rifiutata. A quanto ne sapeva anche Olivia non se la passava meglio, dopo essere stata rimossa dal campo operativo passava le sue giornate a compilare scartoffie rinchiusa in un ufficio del Ministero. Remus aveva deciso di mantenere la parola data ed aiutare Kathleen dopo che l’aveva vista fare a pugni con Draco e i suoi due scimmioni il giorno prima. La McGranitt era intervenuta dividendoli, togliendo punti alle rispettive case e mettendoli in punizione.  Remus aveva imparato quasi subito che Kathleen era una ragazza arrogante, impulsiva e orgogliosa quasi quanto il suo vecchio amico Sirius, ma era anche una strega brillante e dal grande talento, un’amica leale e pronta allo scherzo. Lupin ipotizzava che Malfoy avesse insultato uno fra Olivia e Sirius e questo avesse scatenato la reazione violenta.
Quel pomeriggio Kathleen era seduta a studiare in riva al lago, all’ombra del faggio di Remus e Olivia.
“Posso sedermi?” chiese Remus, avvicinandosi alla ragazza che gli rispose annuendo.
Da quando aveva litigato con Harry e Ron era diventata molto loquace.
“Sai, io ero molto amico di tua madre quando andavamo a scuola”
“Lo so”
“Di solito ci sedevamo proprio qui”
“E’ un albero comodo” aggiunse poi Remus con un sorriso nel vano tentativo di fare conversazione, ma Kathleen non rispose. Remus si diede mentalmente dell’idiota, pensava veramente di iniziare una conversazione parlando della comodità degli alberi?
Fra loro calò il silenzio, mentre Remus tentava di farsi venire un’idea migliore e Kathleen sembrava leggere ormai da diversi minuti la pagina 394 del libro che aveva di fronte.
“Mamma non pensa che sia colpevole e io mi fido di lei, ma non riesco lo stesso a crederci del tutto. E’ difficile per me” disse infine Kathleen, quasi come se si fosse liberata di un peso.
Remus annuì pensieroso.
“Vedi, Kathleen, anche io non so cosa pensare. Sirius era mio amico, uno dei pochi veri amici che io abbia mai avuto, ed è difficile per me credere a quello che ha fatto. A volte ci capita di distorcere la realtà al fine di rendere vero ciò che per noi è più semplice da accettare. Per tua mamma è più facile credere che Sirius, una delle persone che ammirava ed amava di più, sia innocente piuttosto che affrontare il fatto che sia un criminale.”
Remus si aspettava una risposta adirata o seccata di quelle che stava rifilando a tutte le persone che facevano allusioni a suo zio. Invece, Kathleen chiuse il libro e iniziò ad osservare il lago.
“Mi capisci, Kathleen?”
“Credo di sì. Un po’ come nel suo caso, Professore. Per lei è più facile credere che le persone la respingeranno e si allontaneranno da lei quando scopriranno della sua malattia. Questo per lei è più facile da accettare rispetto a provare a lasciarsi avvicinare dalle persone.” Remus impallidì e iniziò and agitarsi e sudare freddo, come diavolo era possibile che l’avesse capito? Lo sapevano anche altri ragazzi?
“Me l’ha detto mamma” aggiunse Kathleen come per spiegarsi “Sa, lei è estremamente pettegola e a volte si lascia sfuggire qualcosa. Così, quando sono tornata per le vacanze di Natale e le ho raccontato quanto stessimo amando le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, non è riuscita a trattenersi: mi ha raccontato della sua malattia e della sua riluttanza ad avvicinarsi alle persone, lei la chiama timidezza mannara.”
Remus rise, avrebbe dovuto capire subito che le parole della giovane Grifondoro non erano che una parafrasi di quelle della madre. Era un discorso che Olivia gli aveva ripetuto all’infinito.
“Non mi sarei mai permessa di dire quelle cose, Professore, stavo solo citando mia madre e non ho detto a nessuno della malattia.”
“Grazie, Kathleen.”
“A scuola l’adorano tutti, veramente. Be’ tutti tranne Draco Malfoy, ma lui è idiota, non fa testo.”
La ragazza era riuscita a strappare ancora un sorriso a Remus, che ebbe anche un’idea in quel momento.
“A proposito di Draco, ho visto la tua performance di ieri”
“Professore, stavo solo… ”
“Non te la cavi male coi pugni, ma per una strega con le tue qualità è un enorme spreco.”
“Sarebbe ora che tu iniziassi a padroneggiare i duelli con le bacchette.” aggiunse Remus vedendo lo sguardo interrogativo di Kathleen.
“Lo scorso anno avevamo iniziato a prendere qualche lezione, ma quel incompetente di Allock non è mai stato in grado di insegnarci nulla”
“Ti andrebbe di prendere qualche lezione di duello da un timido lupo mannaro?”
Il viso di Kathleen fu illuminato da un grande sorriso, mentre annuiva con trasporto.

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Capitolo 4
*** Il Diadema ***


Eccoci giunti al quarto capito di Un'altra possibilità, finalmente i nostri eroi sono tornati nel lontano 1981 per tentare di salvare più vite innocenti possibili.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, lasciatemi i vostri pensieri, commenti, wathever..
A presto,
AllTheRightMoves


Capitolo 4: Il Diadema

30 Ottobre, 2000

 
 

Harry, Ron, Hermione e Kathleen erano saliti tutti nella camera che Ron e Hermione dividevano e Kathleen aveva mostrato loro la Gira Tempo. Kathleen aveva sperato di trovare subito il loro appoggio, ma Harry e Hermione avevano espresso subito tutti i loro dubbi.
“Davvero, Kathleen, tu credi di riuscire a distruggere tutti gli Horcrux e uccidere Voldemort in sole dodici ore?”, “Per non parlare del fatto che sarebbe troppo pericoloso per noi, correremmo il rischio di incontrarci ed impazzire!”, “Abbiamo già fallito una volta, perché non dovremmo fallire anche questa volta?” e altre simili domande.
Ron, invece, era rimasto in silenzio, mentre si rigirava fra le mani la Gira Tempo.
“Ho pensato a tutto, o almeno quasi a tutto, se voi mi lasciaste spiegare” li interruppe Kathleen, riuscendo anche ad attirare l’attenzione di Ron “Allora, prima di tutti torneremo in un epoca in qui per noi è impossibile incontrarci e riconoscerci”
“Geniale, Kathleen!”  esclamò Ron “Potremmo uccidere Tu-Sai-Chi prima che Silente lo porti ad Hogwarts”
“Sarebbe sicuramente la scelta più facile, ma non la più saggia. Il mondo magico ha bisogno del Signore Oscuro” disse Kathleen.
“Quando fai la Black-Purosangue, non ti capisco proprio”
“Kathleen ha ragione, Ron” intervenne Hermione “Il mondo magico ha bisogno dell’ascesa di Tu-Sai-Chi e di rimanere scosso dalle sue idee contro i Babbani, affinché queste non si ripetano in un futuro prossimo”
“Non avrei saputo dirlo meglio, Hermione, purtroppo dopo secoli di repressioni prima o poi tutto ciò sarebbe successo. Per questo dobbiamo fare in modo che Voi-Sapete-Chi cada al massimo della sua potenza, ma prima che Harry diventi un Horcrux.”
“Il 31 Ottobre 1981” disse in un sospiro Harry, ancora perso nei suoi pensieri “Così che potranno vivere anche i miei genitori”
“E anche mio padre” concluse Kathleen con un sorriso.
“Ma anche tornando indietro nel 1981, come pensi di riuscire a distruggere i sei Horcrux, uccidere Tu-Sai-Chi, salvare tuo padre e i genitori di Harry?” chiese Hermione.
“Prima di tutto ci divideremo e poi chiederemo aiuto”
“Scusa, Kathleen, ma chi credi che sia così stupido ed incosciente da fidarsi di un gruppo di quattro ragazzi che vengono dal futuro?” chiese Ron.
“Ma certo! SILENTE!” urlò Hermione, come aveva fatto a non pensarci prima?
“Allora è deciso. Andiamo?” chiese Kathleen, senza riuscire a nascondere l’emozione, quell’emozione un tempo tanto famigliare e che da molto ormai non provava più.
Gli altri tre annuirono simultaneamente.
Dovevano finire la missione che gli era stata assegnata.
Avevano un’altra possibilità.

 

31 Ottobre 1981

 
 
 

Hermione e Harry si smaterializzarono davanti al negozio di Mielandia. Hogsmeade era molto differente dall’ultima volta: non era più buia e cupa, nessun Dissennatore ingrigiva l’atmosfera, non c’erano uomini coperti da mantelli neri che sorvegliavano le vie del villaggio.
Harry coprì Hermione con il mantello dell’invisibilità e insieme entrarono dentro al negozio.
Nel tunnel che collegava il negozio di dolciumi a Hogwarts Harry tirò fuori dalla tasca la Mappa del Malandrino e un brivido di emozione scosse Hermione, mentre i Malandrini davano loro il benvenuto.
Sbucarono dietro la statua della Strega Orba e veloci si nascosero sotto il mantello.
“Silente è nel suo ufficio” sussurrò Harry e insieme si avviarono spediti verso l’ufficio del Preside.
A Hermione sembrava quasi di essere in un sogno, tutto era troppo bello per essere vero. Stava camminando per la sua amata Hogwarts, una Hogwarts non ancora distrutta dalla battaglia, una Hogwarts aperta a tutti i maghi e le streghe.
“Perfetto!” esclamò rassegnato Harry, che fece risvegliare dalle sue fantasie Hermione.
Erano davanti al gargoyle che portava all’ufficio di Silente ed ovviamente nessuno dei due poteva sapere la parola d’ordine.
“Ecco perché i nostri piano falliscono sempre e ci dobbiamo affidare al caso” disse seccata Hermione “Ci dimentichiamo sempre dei piccoli particolari”
“E adesso cosa facciamo?”
“Possiamo provare tutte le parole che ci vengono in mente, mentre speriamo che arrivi qualcuno. Non abbiamo molto tempo, sono già le undici e l’imboscata dei Mangiamorte al padre di Kathleen è avvenuta intorno a mezzo giorno”
Harry e Hermione quasi contemporaneamente iniziarono a tempestare il gargoyle con ogni parola che li passava per la mente, ma immancabilmente quello stava fermo.
Si sentirono dei passi provenire da dietro il gargoyle e con uno scatto Hermione e Harry riuscirono spostarsi di lato proprio mentre dalla porta uscirono la professoressa McGranitt e una ragazza graziosa e minuta, dai capelli castani portati molto corti e gli occhi grandi color del miele, visivamente arrossati dalle lacrime.
La McGranitt cinse con un braccio le spalle della ragazza singhiozzante “Ora ti riaccompagno al tuo dormitorio, Mary, il Preside farà in modo di trovarti un posto sicuro in cui stare” disse poi, allontanandosi per il corridoio.
Harry e Hermione sgusciarono all’interno del passaggio prima che questo si richiudesse e si precipitarono su per le scale fino alla porta dell’ufficio.
 
Il vecchio preside era seduto alla scrivania, quando, alzando lo sguardo dalla lettera che stava scrivendo, vide due ragazzi entrare nell’ufficio senza neanche bussare. Per un momento penso di avere le traveggole: davanti a lui si trovava James Potter, che evidentemente aveva infranto il suo invito – più che altro il suo ordine- di non uscire di casa. Al suo fianco stava una ragazza dai capelli crespi mai vista prima.
“Signor Preside, ci deve aiutare!”
A fare la richiesta era stato James Potter, ma Silente capì che non si trattava dell’ex-studente infatti questo aveva un paio di occhi verdi molto famigliari e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
“In cosa posso esservi utile?” chiese titubante al sosia di James.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo e poi la ragazza parlò: “Signore, vede, noi veniamo dal futuro. Lo so che tutto ciò le può sembrare incredibile, ma ci lasci spiegare. Siamo tornati indietro nel tempo con una Gira Tempo, per sconfiggere Voldemort ma abbiamo bisogno del suo aiuto”
Il preside la guardò perplesso, non capendo se lo stesse prendendo in giro o era seria. Inoltre aveva pronunciato il  nome di Voldemort e Silente non conosceva altro mago oltre a lui stesso che osasse proferire quel nome.
“Professore, io sono Harry James Potter. Il figlio di Lily e James” e dicendo ciò gli porse una foto “E’ del secondo Ordine della Fenice”.
La foto era stata scattata in una cucina buia e ritraeva un gruppo di maghi. Silente si riconobbe all’istante al centro della foto fra una Minerva McGranitt leggermente più anziana, Severus Piton e quello che riconobbe come l’attuale Caposcuola Kingsley Shacklebolt. Alla sinistra della foto si trovavano Alastor Moody, con qualche ferita in più e un occhio in meno, una ragazza dai capelli rosa cicca, un Remus Lupin sempre più segnato dalle cicatrice, Olivia Greenwood che abbracciava un mago dal viso sciupato e i lunghi capelli neri, il quale, solo ad una seconda occhiata, si rivelò essere Sirius Black. Un gruppo di maghi dai capelli rossi, senza nessun dubbio dei Weasley, salutava allegramente nella parte destra della foto proprio al fianco della ragazza con i capelli crespi, il ragazzo che diceva di essere Harry James Potter, un altro Weasley e una ragazza dal gran fascino che solo i Black possiedono.
Nella foto mancavano numerosi maghi che stavano combattendo in quel momento nell’Ordine: fra i quali i fratelli Prewett, Frank e Alice Paciock, Tomáš Greenwood, Marlene McKinnon, uccisa la proprio la sera prima insieme alla sua famiglia, Peter Minus e James e Lily Potter.
Ormai Silente credeva a ciò che i due ragazzi stavano raccontando e non aveva il coraggio di domandare l’assenza dei Potter.
“Perché hai detto ‘secondo’?”
Harry Potter iniziò a raccontare quello che era successo il 31 Ottobre del 1981. Raccontò dell’imboscata dei Mangiamorte a Tomáš, del tradimento di Codaliscia, la morte dei Potter e la scomparsa di Voldemort a causa di Harry. Continuò illustrando  cosa fosse successo dopo con il ritorno di Voldemort, la rinascita dell’Ordine e la Battaglia di Hogwarts.
“E’ per questo, Signore, che siamo tornati” spiegò la ragazza, che Silente scoprì si chiamava Hermione “Per sconfiggere definitivamente Voldemort in modo da evitarne il ritorno e salvare delle vite innocenti.”
Hermione guardò Silente lisciarsi pensieroso la barba, mentre osservava gli oggetti intorno a lui. Quando lo sguardo si posò sull’orologio appeso al muro trasalì e velocemente iniziò a scrivere su un foglio di pergamena. Il messaggio venne legato ai piedi di Fanny, la sua fenice, la quale spiccò il volo e uscì dalla stanza.
“Ho mandato un messaggio a Moody, dicendo di radunare il maggior numero di membri dell’Ordine e andare a casa di Peter” spiegò Silente.
Il Preside si risedette dietro la scrivania e ritornò ad assumere la stessa aria pensierosa.
“Come è riuscito Voldemort a tornare?” chiese infine.
Harry gli spiegò del tentativo fallito s’impossessarsi della Pietra Filosofale, del rituale nel cimitero durante il Torneo Tre Maghi, degli Horcrux e del diario nella Camera dei Segreti.
“Dovevo aspettarmelo” commentò Silente “E dimmi, Harry, quali sono gli  altri Horcrux oltre al diario?”
 “Voldemort ha creato quattro Horcrux partendo da oggetti che un tempo erano appartenuti ai fondatori di Hogwarts o membri della sua famiglia: l’anello di Orvoloson Gaunt, discendente di Salazar Serpeverde e nonno di Tom Riddle, ora nascosto nella Baracca dei Gaunt; il Medaglione di Salazar Serpeverde, che è stato trovato da Regulus Black e che ora è a Grimmauld Place; la Coppa di Tassorosso, la quale si trova nella camera blindata dei Lestrange e il Diadema di Corvonero, situato nella Stanza delle Necessità qui ad Hogwarts. Inoltre Voldemort ha creato un sesto Horcrux, il suo serpente Nagini, ma solo successivamente e involontariamente ha fatto sì che anche io diventassi un suo Horcrux. Kathleen e Ron stanno cercando due degli Horcrux”
“E io, Professore, dovrei andare alla ricerca del Diadema, ora” aggiunse Hermione.
“Certo, certo” rispose Silente perso ancora nei suoi pensieri.
Hermione si alzò salutando il preside e Harry e si avviò verso la porta.
Giunta in corridoio si coprì con il mantello dell’invisibilità e osservando la Mappa del Malandrino.
Hermione giunse rapida al settimo piano e camminò per tre volte davanti all’arazzo di “Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll”. Hermione entrò nella porta appena comparsa. Si trovava nella Stanza delle Cose Nascoste.
Riuscire ad orientarsi era molto più complicato di più complicato di quanto immaginava, era ormai diverse minuti che continuava a vagare per la Stanza, ma nulla le sembrava famigliare. Poiché nulla era come se lo ricordava. “Un altro piccoloparticolare che abbiamo dimenticato” bofonchiò adirata. Iniziò a vagare per i corridoi disordinati della stanza. Doveva sbrigarsi, non aveva molto tempo a disposizione. Il tempo scorreva veloce e loro non avevano ancora fatto nulla. Nessun Horcrux era ancora stato distrutto. Continuò a girare a caso nella Stanza, ormai il panico la stava assalendo, quando finalmente lo vide. Il Diadema di Priscilla.
Hermione lo afferò e se lo mise in tasca. Un Horcrux era stato trovato.
 

 
Gennaio, 1996

 

 
“Ninfadora, sei disgustosa quando mastichi con la bocca aperta. Non sto scherzando, raramente ho visto cose più brutte e ti ricordo, Ninfadora, che una volta ho visto Ron vomitare lumache” costatò con aria schifata Kathleen.
Sirius alzò gli occhi dalla scacchiera, effettivamente Tonks che masticava a bocca aperta non era un bello spettacolo.
Tonks masticò ed ingoiò il generoso boccone della migliore torta alle mele di Molly che aveva in bocca, poi con molta calma rispose a Kathleen: “Prima di tutto, solo perché tu sei una delle poche, pochissime persone al mondo alle quali permetto di chiamarmi in quel modo non vuol dire che tu ne possa abusare. Due volte in una stessa frase sono troppe anche per quella sciocca di mia madre. Secondo non mi interessa di essere ‘disgustosa’, preferisco gustarmi in pace la mia torta, tanto non ho nessuno da ammaliare con la mia straordinaria bellezza”
Sirius rise, si divertiva molto quando quelle due si punzecchiavano, cosa che facevano molto spesso. Sirius preferiva che ci fossero dei ragazzi per casa in generale, portavano più allegria e smorzavano le tensioni fra lui e Molly, e poi le piaceva Kathleen, aveva da subito istaurato un buon rapporto con lei.
“Prima di tutto” intervenne Sirius facendo il verso a Tonks “tua madre non è una sciocca”
“Tu lo sei” completò con il suo sorriso migliore Kathleen
“Secondo sono mesi ormai che mi stai prosciugando con i tuoi patemi amorosi”
“Seriamente, Ninfadora, non ci prendere in giro con la storia ‘io non amo nessuno, sono tutta lavoro e Ordine’”
Tonks, in tutta risposta, fece loro una linguaccia impastata della migliore torta alle mele di Molly,
Si sentirono dei passi salire le scale e Olivia comparve sulla porta con un sorriso stanco dipinto sul volto.
“Ciao, ragazzi.”
Sirius e Kathleen ricambiarono con un saluto e anche Tonks, con la bocca piena di torta, bofonchiò qualcosa che poteva essere o “Tutto tranquillo oggi?” o “Ho mangiato un coccodrillo, oggi”. Conoscendo Tonks, Sirius pensò che potevano benissimo valere entrambe le cose.
“Stavamo parlando di quanto Ninfadora sia vomitevole mentre mangia a bocca aperta, mamma”
“Ma cosa dite! Sono sicura che farà cadere ai suoi piedi tutti i vecchi lupi di mare che desidera” disse Olivia, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso camera sua.
“Più che altro sarà lei a cadere ai suoi piedi” commentò Sirius
“Cadere ai piedi di chi?” chiese Remus Lupin entrando nella stanza e sedendosi in fianco a Sirius.
“Mi sto mortalmente annoiando a battere Sirius a scacchi. Credo proprio che andrò a vedere cosa stanno combinando gli altri. Magari i gemelli stanno pianificando un modo per rendere la vita impossibile alla Umbridge.” disse Kathleen, alzandosi in piedi e facendo l’occhiolino ad una Tonks che assumeva una tonalità sempre più rossa letteralmente da capo a piedi.
“Vado anche io,  voglio vedere come sta Fierobecco, tutto solo là in cima” disse Sirius lasciando la sala e riservando a Tonks un sorriso malandrino.
Sirius si diresse verso la camera della sorella. Olivia era seduta sul letto a scartabellare numerose mappe e pergamene, mentre sbuffava sonoramente.
“Ho lasciato soli i due piccioncini” disse Sirius sedendosi accanto alla sorella.
“Mi ci vorranno ancora alcuni mesi prima di convincere quel codardo di Remus a cedere”
“Remus è un noioso testa di legno, ma Tonks sembra essere più testarda”
“E’ pur sempre figlia di Andromeda”
“Non hai tutti i torti. Hai scoperto qualcosa di più oggi?” chiese Sirius indicando con un cenno le carte davanti ad Olivia.
“Niente” disse sconsolata “Ho avuto la conferma che ciò che ci dovrebbe servire, si trova effettivamente all’Ufficio Misteri”
“Cosa che sapevamo già da mesi”
Ipotizzavamo da mesi. Credo di aver trovato anche il reparto dove potrebbe trovarsi, ma ho bisogno di andare lì di notte. Domani Kathleen e i ragazzi torneranno ad Hogwarts allora chiederò a Moody i turni di notte”
“E la troverai, Livy!”
 “Ti ripeto Sirius che non l’ho mai vista, ho solo letto una volta mentre ero ad Hogwarts qualcosa in un libro” disse Olivia, che temeva di illudere Sirius, ormai sicuro che un viaggio nel tempo fosse l’unica speranza “Ma sono quindici anni che lo cerco, non smetterò certo ora che ci sono sempre più vicino”
Ci credevano, avrebbero avuto un’altra possibilità.

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Capitolo 5
*** Grimmauld Place ***



Eccoci arrivati al quinto capitolo di "Un'altra possibilità" siamo a metà storia e siamo anche giunti al momento dell'incontro "madre-figlia" (figlia si fa per dire, in effetti) con Walburga Black. Non è stato un capitolo facile da scrivere perché non volevo dare un'idea troppo stereotipata di un personaggio che noi abbiamo conosciuto solo  attraverso il suo quadro urlante a Grimmaul Place ed ovviamente io non potevo descriverla così anche nella mia storia. Ammetto che ho cercato di darle anche una qual certa umanità (anche se Sirius stesso nel libro ha sempre detto che non aveva cuore, ma lui è di parte quindi non so se vale!) più che altro per mostrare l'altra faccia della medaglia. Spero che questo incontro vi piaccia. Al prossimo aggiornamento, AllTheRightMoves


 

Capitolo 5: Grimmauld Place


 Ottobre, 2000

 
“Avremo bisogno del mantello dell’invisibilità e della Mappa del Malandrino” disse un emozionato Harry. 
“Hermione, quanta pozione polisucco ci rimane?” chiese Kathleen
“Ho controllato proprio questa mattina, ci sono rimaste solo due dosi”
“Me le farò bastare. Dunque, mentre tu e Harry andrete ad Hogwarts, io andrò a Grimmauld Place a prendere il medaglione”
 “E a cosa ti sere la pozione polisucco?” chiese Ron “Ne abbiamo così poca”
“Perché mia nonna è ancora viva, no? Sarebbe estremamente strano entrare, incontrare mia nonna nel pianerottolo e dirle ‘Ciao, tu non mi conosci perché mia mamma, cioè tua figlia, ti odiava, ma io sono tua nipote e vengo dal futuro. Ora non vorrei disturbare, ma devo rubare e distruggere il medaglione appartenuto a Salazar Serpeverde che tuo figlio Regulus ha rubato e nascosto qui. Ah, quasi dimenticavo! E’ proprio a causa di questo furto che è morto!”
“Effettivamente non sarebbe molto furbo” convenne Ron
“Direi proprio di no. Per questo che ho bisogno della pozione polisucco”
“E nelle vesti di chi pensi sia saggio entrare in casa?” chiese Hermione, con una nota polemica nella voce.
“Mia mamma” disse mostrando tronfia il capello che aveva trovato nel dizionario di Antiche Rune della madre.
 

 

31 Ottobre 1981
 

 
Kathleen si smaterializzò davanti all’ingresso del numero 12 di Grimmauld Place. Estrasse dalla tasca una fialetta di pozione polisucco e trangugiò il contenuto. Un’ondata di nausea la colpì mentre sentiva il suo corpo mutare. Guardò l’orologio, aveva ancora un paio d’ore prima dell’appuntamento con gli altri. Trasse un profondo respiro e bussò alla porta. Dopo pochi istanti la porta venne aperta da Kreacher e Kathleen lo salutò d’istinto con un ampio sorriso. Da quando erano stati costretti a rifugiarsi nella casa dopo che il matrimonio di Bill e Fleur era stata interrotto da un gruppo di invitati non desiderati, si era instaurato un buon rapporto fra Kreacher e Kathleen, la sua padrona. Tuttavia questa volta Kreacher l’accolse con una delle sue più astiose espressioni. Poi si ricordò: sua madre se n’era andata di casa subito dopo aver concluso il suo settimo anno ad Hogwarts ed allora non aveva più rivolto la parola alla madre.
“Cosa desidera, padrona?” chiese Kreacher in un vano tentativo di riverirla
“Sono qui per vedere mia madre, Kreacher. E’ in casa?”
L’elfo annuì e, riluttante, le fece strada attraverso l’ingresso. La casa era completamente diversa da come se la ricordava. Sebbene fosse ancora arredata con gli oggetti più inquietanti che Notturn Alley avesse mai prodotto, tutto era pulito e mancava l’inconfondibile odore di muffa e polvere che aveva sempre caratterizzato la villa.
Kathleen seguì Kreacher fino all’ingresso del salone dove vide sua nonna Walburga leggere in poltrona. Era una donna tanto bella quanto lo era sua madre, portava i capelli corvini corti e mossi, le labbra rosse e carnose risaltavano in contrasto con la carnagione diafana del viso. Alzò lo sguardo e un paio occhi grigi, attorniati da lunghe ciglia, squadrarono l’ospite appena introdotto dal suo elfo.
Kathleen si sentì raggelare il sangue, Walburga la stava osservando con sguardo carico di odio.
“Buon giorno, Olivia. Ti credevo morta”
“Buon giorno, madre” si sforzò di ripetere Kathleen
“Kreacher, se vuoi scusarci”
Kathleen rimase colpita dal tono gentile -o per lo meno non glaciale- che aveva utilizzato con l’elfo, che con un leggero inchino lasciò la sala.
Con una mano Walburga indicò il divano, invitando Kathleen a sedersi.
“Cosa ci fai qui?”
La domanda fece ricordare a Kathleen che aveva poco tempo e la face concentrare sul reale intento della visita. Il medaglione. Iniziò a guardarsi in giro per la stanza, fortunatamente quella era la stanza dove lo avevano trovato, almeno una cosa nel piano andava come pensata.
“Hai perso l’uso della parola?”
Il tono gelido di Walburga la riportò a concentrarsi su sua nonna. Non poteva dirle la verità, doveva inventarsi qualcosa. Kathleen non era mai stata brava in queste cose, Ron e Harry erano i migliori. Lei si faceva prendere subito dal panico per la paura di essere scoperta. Preferiva schiantare le persone, ma non poteva schiantare sua nonna.
“Ho saputo di Regulus” disse
Walburga la osservò a lungo in silenzio, l’espressione indecifrabile.
“Dicono che ha tradito la fiducia del Signore Oscuro” commentò
Kathleen annuì lentamente. Ci fu un altro momento di lungo silenzio.
“Io e tuo padre vi abbiamo cresciuti mostrandovi le giuste priorità” continuò Walburga “A quanto pare abbiamo fallito con tutti e tre”
Kathleen fece per dire qualcosa, ma venne di nuovo interrotta da Walburga
“Con tuo fratello Sirius mi ero arresa molto presto. Ha sempre voluto distinguersi e fare il contrario di ciò che dicevamo noi. Un modo come l’altro per attirare l’attenzione, non mi sono stupita quando ho saputo che si era unito agli altri. Quale modo migliore di attirare l’attenzione che combattere contro tutto ciò che il suo nome rappresenta. Con Regulus, invece, mi sono illusa. E’ sempre stato il più debole, il meno dotato e sveglio, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farsi bello agli occhi del padre. Quando ha annunciato che avrebbe servito il Signore Oscuro gli occhi di tuo padre brillarono, era molto malato all’epoca e tu gli avevi dato una delle più grandi delusioni non sposando Malfoy. Mi sono illusa che potesse portarci un po’ di onore, ormai eravamo diventati lo zimbello di tutti” appoggiò il libro sul bracciolo della poltrona e si alzò lentamente, dirigendosi verso l’arazzo di famiglia.
“Evidentemente non aveva poi così tanto coraggio. Ora siamo veramente fra le famiglie Purosangue più vergognose del Paese, forse solo i Paciock ci superano.”
“Madre… “ tentò di intervenire Kathleen
“Credo che ora dovrò cancellare dall’arazzo anche Regulus. Tusei quella che mi ha deluso di più” continuò guardando direttamente Kathleen negli occhi “Sei sempre stata una strega brillante, ero orgogliosa dei tuoi risultati a scuola. Tuo padre non ne era particolarmente colpito, lui tentava solo di farti sposare Malfoy. Tu avevi un solo compito, sposarlo. Non era difficile e non lo hai fatto. Fin da quando eri piccola non hai fatto altro che fare tutto ciò che faceva tuo fratello maggiore. Quando te ne sei andata annullando il matrimonio ci hai messo in una scomoda situazione, tuo padre era già molto malato. Hai deciso di fare come tuo fratello e unirti a quel branco di degenerati che voi ritenete ribelli. Hai perfino avuto il coraggio di sposarne uno, almeno hai avuto l’accortezza di scegliertelo Purosangue. Per quanto la famiglia Greenwood abbia sempre avuto. Ciò che più mi delude è che ti sei anche fatta mettere incinta. Quale futuro puoi offrire a quella bambina? Credi forse che la situazione per voi migliorerà? Sarà costretta a crescere senza genitori, scappando da un posto all’altro. Una vita passata a nascondersi e scampare la morte. Mi aspettavo un maggiore giudizio da parte tua. Non sei poi una madre così migliore rispetto a me dopotutto”
Kathleen sentì la rabbia montarle dentro. Con quale coraggio osava parlare in questo modo di sua madre, che aveva sacrificato la sua stessa vita pur di dare alla figlia una possibilità di vita migliore? Come osava parlare in questo modo dei suoi tre figli, tutti e tre eroi?  Stava per risponderle, quando si accorse che ormai mancava pochissimo al ritrovo con gli altri e ancora non aveva la minima idea di dove fosse il medaglione. Prese un profondo respiro e si calmò, alzò lo sguardo per affrontare quello gelido e sprezzante della nonna e lì lo vide. Il medaglione era appoggiato sulla libreria a lato dell’arazzo proprio di fianco a Walburga.
Kathleen decise si alzarsi e lentamente avvicinarsi alla nonna.
“Madre, sono venuta qui oggi per parlarti di Regulus. Non è vero che non ha avuto abbastanza coraggio per stare dalla parte del Signore Oscuro. Regulus ha capito le reali intenzioni del Signore Oscuro e si è comportato da eroe, sacrificando la sua vita per andare contro di lui.”
“Le reali intenzioni del Signore Oscuro?” ripeté Walburga con un’espressione di disgusto dipinto in volto “Cosa vorresti dire?”
“Il Signore Oscuro vuole solo prendere potere, l’unica cosa che gli interessa è quello. Non importa se per farlo dovrà sacrificare anche il suo servo più fedele, l’unica cosa che gli interessa è il potere, essere il mago più potente, sconfiggere la morte. Tu credi che lui voglia creare un mondo migliore per noi maghi, ma non è così. Vuole creare un regno di terrore, nel quale nessuno è al sicuro. Regulus aveva capito che il Signore Oscuro porterà solo dolore e paura e decise di ribellarsi.”
Kathleen si fermò, avvicinandosi ulteriormente a Walburga. Posò una mano sul braccio di quella, mentre con l’altra mano afferrava il medaglione.
“E’ stato molto coraggioso, io ne sarei fiera.” continuò, mantenendo sempre il contatto con i suoi occhi e facendo scivolare i medaglione nella tasca del mantello. “Mi dispiace che ti abbia delusa, madre. Sto solo tentando di offrire a mia figlia un futuro migliore. Sono sicura che se mi succederà qualcosa lei capirà. Ci sono cose per cui vale la pena morire. Ora devo andare, madre. Per me è pericoloso stare qui:”
Walburga rimase impassibile mentre lentamente Kathleen ritraeva il braccio e usciva dalla stanza.
“Mi piacerebbe vederla” disse fissando l’arazzo “Quando la situazione sarà più sicura, mi piacerebbe vederla. Come l’hai chiamata?”
“Kathleen”
“Kathleen,” ripeté Walburga in un sospiro mentre con un dito sfregava la parte bruciata in cui avrebbe dovuto esserci il nome di Olivia. “Arrivederci, Olivia”
“Arrivederci, madre”

                                                                                           
 
 

18 Giugno 1996

 
 
“SIRIUS!” gridò Olivia mentre attraversava a lunghi passi l’ingresso di Grimmauld Place. Il quadro della madre fu svegliato, ma lei lo zittì tempestivamente con un “Tappati quella fogna, madre!”.
Salì velocemente le scale, ignorando la voce di Kreacher che sembrava parlare con qualcuno nel camino della cucina.
“Cosa c’è?” chiese burbero Sirius, negli ultimi tempi sempre più incattivito dalla reclusione a Grimmauld Place.
“Entra” disse Olivia aprendo la porta di camera sua. Si tolse il mantello e porse a Sirius un’antica scatola in legno. Lui la guardò con aria interrogativa. Olivia gli fece un gran sorriso. Gli occhi di Sirius si illuminarono.
L’aveva trovata.
 
Aprì la scatola ed estrasse un sacchetto di velluto vuoto. Appoggiò la scatola ai piedi del letto, mentre Olivia continuava a guardarlo sorridendo. Con le mani che quasi tremavano dall’emozione aprì il sacchetto e tirò fuori la Gira Tempo, che era costata Olivia mesi di ricerche e furtivi ingressi nell’Ufficio Misteri del Ministero.
A Sirius quasi mancava il fiato, alzò lo sguardo e scoppiò in una risata fragorosa, che Olivia non sentiva più da molto tempo. Troppo tempo.
“Quanto indietro possiamo tornare?” chiese Sirius
“Mi sembrava di aver letto che con questo tipo di Gira Tempo si possa tornare indietro fino ad un secolo. Ma possiamo solo rimanere per dodici ore. E’ come se si creasse un portale, la Gira Tempo resta in funzione per quel determinato arco di tempo poi smette di funzionare per sempre.”
“E cosa succede se non riesci a tornare in tempo?”
“Rimani bloccato nel passato. Non si sa di preciso gli squilibri temporali che questo può portare, ma sicuramente non si riuscirebbe a tornare nel presente” Olivia rabbrividì al pensiero di rimanere bloccata in un passato che non le apparteneva, abbandonando Kathleen.
“In che periodo vuoi andare?”
“Non so ancora” sospirò Olivia
Il viso di Sirius si illuminò ulteriormente.
“No!” rispose immediatamente Olivia, capendo le intenzioni del fratello. “Non andremo indietro al 31 Ottobre del 1981. Sarebbe la cosa più stupida”
“Non è assolutamente vero. Pensaci, sabbiamo dove sta andando Tu-Sai-Chi! Basterà aspettare davanti alla casa dei Potter e ucciderlo”
“Geniale, Sirius” ribatté ironicamente Olivia “Ci nascondiamo dietro un cespuglio e lo schiantiamo?”
“Perché no, Olivia? Lui non sa che noi sappiamo del suo piano”
“E magari pensi anche di schiantare te stesso mentre entri a casa mia per avvisare Tomáš che hanno scoperto Minus?”
“Questa è un’ottima idea, Olvia. Poi possiamo darmi una sonnifero così tempo che mi sarò risvegliato Voldemort sarà già stato sconfitto!”
“Sei un idiota”
“Sono geniale.”
“Cosa succede se Tu-Sai-Chi ci scopre e ci uccide?”
“Le possibilità che ciò accada non sono tanto inferiori di quelle che abbiamo qui. Se ciò succede almeno sarò morto facendo qualcosa.” disse incupendosi improvvisamente.
Olivia fece per rispondere, ma in quel momento il Patronus di Piton entrò nella stanza.
I ragazzi erano in pericolo. Erano scappati da scuola diretti al Ministero.
Olivia gettò la pergamena e la Gira Tempo ai piedi del letto. Prese il mantello e insieme a Sirius si precipitò fuori di casa, sbattendo la porta della stanza. Non sapeva che quella porta sarebbe rimasta chiusa per altri otto anni, non poteva sapere.



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Capitolo 6
*** Il Diario ***


Capitolo 6: Il Diario



31 Ottobre, 1981

Ron odiava Kathleen. Odiare, forse, era un sentimento riduttivo, tutte le volte riusciva sempre ad incastrarlo. Questa volta era molto peggio di quando lei e Harry lo avevano spinto a seguire i ragni nella Foresta Proibita, era forse addirittura peggio di quella volta in cui erano scappati dalla Gringott su un drago. Questa volta sarebbe stato solo in un covo di Mangiamorte.
Ron prese un profondo respiro e iniziò ad attraversare a passi lenti il cortile di Villa Malfoy. Una volta giunto alla porta della villa prese coraggio e si strinse nel mantello da Mangiamorte. L’ultimo vero colpo che l’Ordine era riuscito a mettere in atto era stato quando George riuscì a rubare un mantello ai Mangiamorte, da allora, grazie anche al tatuaggio a forma di teschio che Hermione e Dean Thomas erano riusciti a perfezionare, per i membri dell’Ordine era possibile uscire anche senza il mantello dell’invisibilità. Ron bussò alla porta.
La porta fu aperta da Dobby e il cuore di Ron fu stretto in una morsa.
“Salve, sono qui per vedere la signora Malfoy.”
L’elfo annuì e lo condusse in una sala che Ron conosceva fin troppo bene. Gli sembrava quasi di rivedere la scena della fuga: il lampadario che si infrangeva, il pugnale che volava dritto verso di loro, Kathleen che tentava di raggiungerli e scappare, ma non ci riusciva. 
“Mia padrona” disse Dobby rivolto a una donna bionda che cullava in braccio un bambino altrettanto biondo “C’è un uomo qui per lei”
Narcissa Malfoy alzò lo sguardo e incrociò quello di Ron
“Buon giorno, signora Malfoy” disse Ron con il tono più calmo e ossequioso che possedeva “Mi manda il Signore Oscuro. Devo informarla di un avvenimento. Se per favore ha un attimo per scambiare due parole in tranquillità…”
“Certo” disse con aria interrogativa, porgendo il bambino all’elfo. “Si accomodi. Non credo di aver capito il suo nome.”
“Mi scusi, non mi sono presentato. Mi chiamo Wilbur Weasley” si presentò Ron.
Kathleen aveva deciso che non valeva la pena sprecare con Narcissa l’ultima pozione polisucco e Hermione riteneva che non presentarsi come un Weasley potesse solo sollevare delle perplessità in Narcissa, che in fin dei conti non era poi così idiota aveva aggiunto Kathleen. Ron sperava solo che Narcissa non fosse particolarmente sorpresa di trovarsi davanti un Weasley di cui non aveva mai sentito nominare.
“Come ho già detto il mio Signore mi ha chiesto personalmente di venire a parlarle” continuò, mostrando il tatuaggio pulsante che Hermione gli aveva disegnato sull’avambraccio. Trattenne il fiato sperando che Narcissa  non capisse che fosse falso.
“Deve essere la pecora nera della famiglia. Non avevo mai visto in quella famiglia di smidollati e falliti nessuno unirsi al Signore Oscuro.”
“Io non avevo mai visto neanche una Black sposarsi con un SangueSporco”
Narcissa impallidì e per un attimo Ron temette che l’avrebbe cacciato di casa
“Tutte la famiglie hanno degli scheletri nell’armadio” disse Narcissa dopo un momento di silenzio “Di cosa voleva parlarmi? Non ho molto tempo”
Ron prese un ampio respiro, pronto a recitare quelle parole che a lungo si era ripetuto nella mente.
“Sono qui per informarla di una grave perdita. Questa mattina si sarebbe dovuta compiere un’imboscata ai danni di due dei membri più importanti dei ribelli. Black e Greenwood”
Narcissa annuì, aveva visto sta mattina uscire di casa Lucius, Bella e i fratelli Lestrange. Sapeva che avrebbero teso una trappola a Black e Greenwood, perché uno dei ribelli li aveva traditi. Bella era eccitatissima. Narcissa era in ansia. Greenwood era uno dei membri dei ribelli più temuti, sapeva il fatto suo e le parole di quel Weasley non facevano che confermare i suoi dubbi. Fece cenno di continuare, mentre si preparava al peggio.
“E’ mio immenso dispiacere informarla che suo marito è deceduto oggi. Prima che gli altri riuscissero ad annientare Black e Greenwood. Era un mago brillante, uno dei servi più leali, il Signore Oscuro è estremamente dispiaciuto.”
Ron tacque e osservò la reazione di Narcissa, non sembrava particolarmente scossa. Immaginava che avrebbe pianto e chiesto ulteriori spiegazioni. Invece rimase impassibile. Calò un silenzio carico di tensione, Ron iniziò a temere che non avesse funzionato, che avesse capito tutto. Poi il pianto del bambino ruppe il silenzio.
“Se vuole scusarmi” disse Narcissa alzandosi dal divano e dirigendosi verso la stanza del figlio. Si sentiva quasi sollevata. Certo, la notizia della morte di Lucius le aveva portato parecchio dolore, ma era un sollievo che non fosse morta la sorella. Sarebbe stato troppo doloroso, un dolore che non riusciva neanche a quantificare.
Ron era rimasto solo nella stanza e iniziò a guardarsi intorno in cerca del diario.
“Cerca qualcosa, Wilbur Weasley, signore?”
Ron ebbe un sussultò. La voce di Dobby lo aveva bruscamente colto alla sprovvista. Poi ebbe un’idea.
“Sì, in effetti” rispose “Il Signore Oscuro vorrebbe un oggetto che era appartenuto al tuo padrone. Si tratta di un diario nero, antico e molto consumato, è un oggetto molto importante”
“Dobby sa di cosa sta parlando, Wilbur Weasley, signore” squittì, felice di poter ancora aiutare il suo padrone “Dobby porta subito”
“Aspetta!” lo chiamò Ron “Il Signore Oscuro ha bisogno anche di mantello della signora Lastrange”
Ron osservò l’elfo lasciare la stanza per recuperare gli oggetti richiesti. Si sentiva orgoglioso per il colpo di genio che aveva avuto. Hermione sarebbe stata molto fiera.
Guardò l’orologio sul camino. Non mancava molto prima dell’ora dell’appuntamento. Sperava che anche gli altri se la fossero cavata altrettanto brillantemente e velocemente.
Dobby rientro nella stanza porgendogli un mantello nero e il diario di Riddle. Ron trasse un grande sospiro di sollievo e mise tutto sotto il suo mantello.
“Grazie, Dobby”
“Credo che sia venuto il momento di congedarsi” disse Narcissa rientrando nella stanza, le mani le tremavano mentre stringeva quelle di Ron.
Ron salutò e  si avviò più velocemente possibile verso la porta, che in quel momento fu spalancata dall’ingresso improvviso di Yaxley e in un altro energumeno Mangiamorte.
“Hanno scoperto che stavamo progettando un’imboscata!” urlò Yaxley entrando in casa “Lucius ci ha chiesto di andare a chiamare più aiuto possibile”
Ron sentì mancarsi il fiato, le ginocchia sembravano non poter reggerlo più. Tentò di uscire dalla porta ma questa era bloccata dall’energumeno.
“Lucius?” chiese Narcissa sempre più confusa e sconvolta rivolgendosi a Ron “Ma non era morto?”
Ron si sentiva svenire, iniziò a sudare freddo mentre il cuore pompava all’impazzata.
Yaxley e l’energumeno gli puntarono la bacchetta addosso. Ron voleva piangere.
“Chi è questo!?” chiese Yaxley a Narcissa.
Ron sentiva l’aria mancarsi, la mano destra era talmente serrata alla bacchetta che gli faceva male. Decise di agire il più velocemente possibile.
In un attimo disarmò Yaxley, mentre l’energumeno gli scagliava un incantesimo che riuscì a parare facilmente.
Ore ed ore di esercitazioni a duello con Kathleen per combattere la noia della reclusione alla Tana avevano dato i suoi frutti.
In quel momento lanciò un fazzoletto usato nelle mani di Narcissa che con disgusto lo mollò immediatamente lasciandolo cadere fra le braccia di Dobby.
Ron si fiondò fuori dalla porta, non prima di aver schiantato anche l’energumeno e si smaterializzò, in sottofondo una vocina gridava allegra: “Dobby è un elfo libero! Dobby non ha più padroni”.
Narcissa rimase per un attimo immobile con la bocca spalancata, ancora incapace di intendere ciò che era appena successo. I due Mangiamorte erano già in piedi furiosi, Dobby trotterellava felice al suo fianco.
 
 
Ron si materializzò a Diagon Alley, raggiante per la certezza di aver salvato un’altra vita innocente. Hermione sarebbe stata così felice e ancora più orgogliosa. Poi si guardò in torno in cerca di Harry, Hermione e Kathleen. Diagon Alley era un pallido ricordo di ciò che era stata, molti negozi erano chiusi e non c’era nessuno per la strada.
Da dietro l’angolo apparve Hermione, decisamente molto agitata.
 
 

Giugno, 1996

 
 
Da quando era tornata a casa da Hogwarts quel pomeriggio Kathleen era rimasta nella camera degli ospiti, non era scesa nemmeno per cenare. Andromeda iniziava a preoccuparsi. Ovviamente non poteva neanche immaginare quale dolore potesse provare Kathleen, cresciuta dalla sola madre e rimasta orfana improvvisamente. Kathleen era comunque una ragazza estremamente coraggiosa e Andromeda si era sorpresa dalla forza d’animo con cui l’aveva vista decidere di continuare la scuola fino al termini delle lezioni.
Bussò piano alla porta della camera degli ospiti e, sebbene non avesse ottenuto nessuna risposta, decide di entrare lo stesso.
 La trovò distesa a letto, nel buio della stanza e con la testa nascosta fra i cuscini, il petto le si alzava irregolarmente.
Andromeda si avvicinò e iniziò ad accarezzarle le braccia. Si sentiva impacciata come quando si era trovata quindici anni prima a consolare Olivia; una morsa allo stomaco la strinse, ancora non riusciva a credere che Olivia, la sua piccola cuginetta Olivia, fosse morta e  la sola idea che la causa della prematura dipartita fosse sua sorella le faceva salire dei conati di vomito.
Piano, piano Kathleen cominciò ad accostarsi e Andromeda le pulì il viso dalle lacrime, mentre le scostava dolcemente i capelli dal viso. Passarono molto tempo in questa posizione, finché Kathleen non alzò la testa.
“Ho fame.” sussurrò Kathleen
“Chiedo a Ninfadora di portarci qualcosa, ti va?”
“Andromeda, io ho veramente fame” rispose Kathleen, cercando di abbozzare un sorriso “Chiedere a Ninfadora di salire le scale con un vassoio è troppo pericoloso.”
“Hai ragione” asserì Andromeda sforzandosi di sorridere anche lei, ricacciando indietro le lacrime. Era sempre stata troppo orgogliosa per farsi vedere mentre piangeva “Vado io.”
Andromeda si alzò e lasciò la stanza. Quel pomeriggio, appena messo piede in casa, Kathleen era crollata. Arrivata a Londra aveva trovato Tonks ad aspettarla al posto di sua madre ed era stata portata in una casa che non era la sua. Per la prima volta dal Battaglia al Ministero Kathleen aveva realmente compreso la perdita della madre ed era crollata.
Quando erano tornati ad Hogwarts tutti li guardavano e bisbigliavano al suo passaggio, tutti avevano paura ora perché sapevano che Voldemort era realmente tornato. Quando era entrata per la prima volta nella Sala Grande aveva sentito addosso  tutti gli occhi delle persone in sala, meno uno. Harry guardava dritto nel suo piatto, Kathleen gli si sedette a fianco. Harry continuò a non guardarla, non ne aveva il coraggio. Era divorato dai sensi di colpa.
Kathleen gli prese una mano e gliela strinse. Continuarono a mangiare nel silenzio generale.
 

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Capitolo 7
*** L'anello dei Gaunt ***


Questo capitolo è stato decisamente il più difficile da scrivere, perché compare uno dei personaggi più complessi dell'intera serie, Silente. Ho tentato di far trapelare tutte le caratteristiche principali del personaggio: saggezza, ironia, umanità e cieca ammirazione nei confronti di Harry. D'altra parte mi sono divertita anche a scambiare le parti fra Harry e Silente perché in questo contesto è Harry quello che conosce di più. Il capitolo è anche complicato perché si vedono i sensi di colpa di Harry e Kathleen per gli errori che hanno commesso nel passato e come, piano piano, si stanno attenuando. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, AllTheRightMoves
 



Capitolo 7: L'anello dei Gaunt


 

 
31 Ottobre, 1981
 

Era stato molto strano. Per la prima volta in circa dieci anni era stato Harry a spiegare a Silente cosa stesse succedendo. Aveva usato il Pensatoio mostrandogli il ricordo di Silente, nel quale era il preside a mostrare ad Harry, tramite lo stesso Pensatoio, la storia della famiglia Gaunt.
Harry e Silente stavano ora camminando lungo la strada che portava alla Baracca dei Gaunt.
“Sei stato molto coraggioso, Harry” disse Silente rompendo il silenzio che continuava da quando avevano lasciato Hogwarts “E anche saggio”
Harry si sentì cadere il mondo addosso, era stata un codardo e si era comportato da sciocco lasciando i suoi amici in balia dei Mangiamorte solo per salvarsi la pelle.
“Professore, non è vero. Sono scappato, so che l’ho delusa. Lei credeva in me, ma io ho rovinato tutto”
“Cosa dici, Harry? Tu non mi hai deluso affatto. Ti sei comportato con enorme coraggio, affrontando prove durissime per un ragazzo della tua età. Hai commesso degli errori come tutti gli esseri umani ed ora sei qui che cerchi di rimediarli. Io… Io stesso ho commesso molti errori, troppi -soprattutto per un mago dotato della mia intelligenza, se mi permetti- e irrimediabili” disse Silente con grande tristezza “Ero giovane e sciocco. Tu, Harry, sei giovane e saggio.”
Harry non era ancora convinto dalle parole di Silente: troppi innocenti avevano perso la vita per i continui errori di Harry, Ron, Hermione e Kathleen. In troppi erano morti per l’impulsività e la presunzione di loro quattro.
Avevano raggiunto il punto in cui era stato seppellito l’anello e Silente lo stava ora estraendo. Rimase attonito, mentre guardava la pietra incastonata nell’anello.
“E’ la pietra della resurrezione, Professore” intervenne Harry.
Silente guardò ancora l’anello ed assunse un’espressione che Harry non gli aveva mai visto prima. Sembrava quasi trionfante. Allungò la mano sinistra per infilare l’anello al dito.
“NO!” urlò Harry, bloccandogli il braccio “l’anello ha una maledizione che si spargerà per tutto il corpo. L’ultima volta l’avrebbe portato alla morte.”
Silente lo guardò incuriosito e chiese: “Come sono morto?”
Harry gli spiego della maledizione, di Piton e di Malfoy concludendo poi nel raccontare cos’era successo nella torre di Astronomia.
“Non ero del tutto sicuro di potermi fidare di Severus, ma, a quanto pare, mi sbagliavo” disse pensieroso “Grazie, Harry. Vedi, anche se non sono più giovane sono un vecchio sciocco lo stesso. Questo è il terzo e ultimo Dono della Morte. Contando il mantello di tuo padre ora li possiedo tutti e tre. Ma tu conoscevi già i Doni della Morte, non è vero?”
Harry annuì e gli spiegò di come era riuscito a trovare tutti i Doni, dell’uso che ne aveva fatto e di dove erano finiti: la bacchetta ancora usata da Voldemort, la pietra abbandonata nella Foresta Proibita e il mantello che ora stava usando Hermione.
“Bravo! Bravissimo, Harry! Io volevo usarli per la brama della gloria, sconfiggere la morte riportando indietro mia sorella Ariana. Ero annebbiato dal potere. Mentre tu, Harry, tu sei il vero e degno proprietario dei Doni. Tu gli avresti usati per uno scopo migliore e più saggio.”
Continuò a guardare l’anello colto da una grandissima tristezza.
“La pietra non può riportare indietro i morti, Professore. Li costringe ad una vita infelice in un mondo a cui loro non appartengono. Non sono fantasmi, ma non sono neanche vivi”
“Lo so, Harry” disse sconsolato Silente “Ma come tu saprai, vivo anche io con l’opprimente senso di colpa di avere ucciso un’innocente e poi, nonostante sia un vecchio bacucco, con ancora straordinarie doti atletiche –dovresti vedermi nuotare a stile rana- ogni tanto necessito anche io dell’amore dei miei cari scomparsi.”
“Non deve provare pietà per i morti, deve provare pietà per i vivi e soprattutto per quelli che vivono senza amore. Questo non mi sembra il suo caso, signore. Inoltre un vecchio saggio un giorno mi disse che le persone scompare che più amiamo le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di necessità. Loro vivono in lei, professore, e si mostrano soprattutto quando ha bisogno di loro” disse Harry, recitando le parole che un giorno gli erano state dette proprio da suo vecchio preside.
“Molto saggio, Harry” disse Silente con un grande sorriso sulle labbra “Se non ti dispiace credo che ti ruberò queste tue parole”
Harry sorrise ed annuì, mentre prendeva l’anello dalle mani di Silente ed insieme si avviarono lontano dalla Baracca dei Graunt.
“Signore, una volta la professoressa McGranitt ci disse che è pericoloso giocare col tempo. Non è che noi stiamo influenzando troppo il futuro?”
“Vedi, Harry, possiamo solo fare speculazioni. Nessun uomo può conoscere gli effetti del tempo e i suoi segreti. Oggi abbiamo cambiato il corso degli eventi, ma non ci è dato a sapere in che modo. Sicuramente il nostro futuro, questo che ci stiamo creando, sarà diverso dal vostro passato. Tuttavia, non possiamo sapere se nel bene o nel male”
“Ma, professore, se in realtà non potessimo cambiare il passato?”
“Ancora una volta, Harry, non mi è possibile dare una risposta a questa tua domanda. Come facciamo a sapere che in realtà il nostro presente non sia stato cambiato o influenzato da un altro viaggio del tempo? Magari altri coraggiosi maghi nel passato hanno riscritto il corso della storia senza che noi ce ne accorgessimo. Come potremmo?” rispose Silente rivolgendogli il solito sorriso rassicurante, mentre insieme si smaterializzarono verso Diagon Alley.
Il senso di colpa che aveva afflitto Harry negli ultimi anni si andava a placare, quel mostro che giorno dopo giorno, vittima innocente dopo vittima innocente, cresceva dentro Harry sembrava essersi finalmente quietato.
 
Harry e Silente si avviarono lungo la via deserta, nella quale metà dei negozi erano ormai desolatamente chiusi.
“Sono ormai diversi mesi che la minaccia di Lord Voldemort ha portato la comunità magica a ritirarsi nelle proprie case, molti negozi hanno chiuso e molti studenti si sono ritirati da Hogwarts” disse Silente, rispondendo ad una tacita domanda di Harry.
Davanti alla gelateria, ovviamente chiusa, di Florian Fortebraccio Harry vide Hermione camminare irrequieta davanti a Ron, che si tormentava il bordo del mantello.
“Wilbur Weasley?! E’ il nome più idiota che abbia mai sentito, ci credo che ti sei fatto beccare!”
“Credi che Hugo Weasley fosse più credibile?”
“Hermione, calmati. Cos’è successo?” chiese Hary rivolgendo occhiate allarmate ad entrambi
“Quando sono arrivata al Paiolo Magico, ho sentito Mulciber spiegare ad un altro Mangiamorte che un impostore era entrato a Villa Malfoy e che l’Ordine ha scoperto l’imboscata. Stanno chiamando più persone possibile, l’Ordine sì trova in inferiorità. Non dovevamo tentare di cambiare il passato”
“Non preoccupatevi. Io credo in un vostro successo, non potrebbe essere altrimenti” intervenne Silente con tono pacato e sorridendo a tutti e tre “Finite quello che avete iniziato e ci vedremo al crepuscolo a Godric’s Hallows. Ora, se non vi dispiace, raggiungerò i nostri amici dell’Ordine”
“Professore” disse Hermione, decisamente meno allarmata “qualsiasi cosa accada in  un futuro, Caramell non dovrà mai diventare Primo Ministro. Non ha le competenze e senza il suo aiuto compirà una serie infinita di decisioni sbagliate. Ah! Barthy Crouch tenterà di far evadere il figlio da Azkaban, una volta che sarà rinchiuso”
“Hermione, sei geniale! Pensi sempre a tutto ciò a cui noi non pensiamo” esclamò Ron
“Un’altra cosa” intervenne Harry “vorrei che fossero riconosciuti i giusti meriti a Regulus Black”
“Sarà cosa fatta” disse Silente, mentre con un cenno del capo si congedava dai tre e si smaterializzava.
“Dov’è Kathleen?” chiese Harry mentre guardava l’orologio. Il tempo stringeva e loro non sapevano neanche quale sarebbe stato il piano per entrare alla Gringott.
La tranquillità che le parole di Silente avevano trasmesso ad Hermione svanì completamente, mentre assumeva quell’aria maniacale, che aveva sempre prima di un esame particolarmente ostico o una avventata rapina alla Gringott.
“Eccola! Deve essere lei, ha ancora le sembianze della madre” disse Ron, indicando una figura, appena uscita dal retro del Paiolo Magico e si avviava rapidamente per la strada.
 




 

20 Luglio, 1997

 
Con la scusa di dover usare il bagno Kathleen si alzò da tavola. Insieme a Ted ed Andromeda era stata invitata a cena da Remus e Tonks per inaugurare la nuova casa. Era un piccolo e anonimo appartamento nella Londra Babbana non molto distante dalla sede del Ministero e in questo momento sembrava essere il più grande vanto di Ninfadora. L’atmosfera a tavola era tutto fuorché tranquilla e calma. Ted e Remus tentavano, invano, di fare conversazione mentre Andromeda lanciava occhiatacce talmente penetranti a Lupin, che, Kathleen ne era certa, lo avrebbero letteralmente incenerito di lì al momento del dolce. Non era questo il motivo per cui Kathleen dovette alarsi da tavola, in altri momenti si sarebbe prestata volentieri a smorzare la tensione fra Remus e la sua nuova suocera, ma ora erano altre le preoccupazioni che assalivano Kathleen. Aveva passato gli ultimi giorni a progettare la partenza con Hermione. Avevano modificato una borsa di Hermione (avevano dovuto scegliere alla fine una borsa piccola e appariscente con tutte quelle perline, perché il primo tentativo fatto su una borsa decisamente più pratica era stato un disastro totale) rendendola magicamente enorme, avevano chiesto al signor Weasley la tenda di Perkins, avevano prelevato tutti i risparmi di soldi babbani di Hermione e gran parte dell’eredità lasciata a Kathleen da sua madre e infine avevano acquistato una scorta di dittamo piuttosto esagerata. Hermione era completamente in ansia, Kathleen quando era con lei fingeva di essere calma ma dentro di se era dilaniata dal terrore. Questa era da sempre la cosa che caratterizzava il loro rapporto, Hermione dava di matto Kathleen la rassicurava; Kathleen faceva un gesto sciocco ed impulsivo dettato solo dal suo indomabile coraggio e spirito cavalleresco (parole di Kathleen), Hermione sistemava l’idiozia di Kathleen dettata dalla sua mancanza di buon senso e cervello (parole di Hermione, di sua madre e della McGranitt) usando tutta la sua ragione.
Tuttavia, man mano che i preparativi per la partenza si intensificavano e i giorni che portavano al recupero di Harry si avvicinavano, tutto si faceva più reale e terrificante.
La realtà era che loro non sapevano niente, Kathleen sperava che Harry avesse ancora altre istruzioni lasciate da Silente perché, se dovevano affrontare la loro ricerca con solo quelle informazioni, sarebbe stato un suicidio. I libri sugli Horcrux che Hermione era riuscita a rubare ad Hogwarts (anche se lei giurava di averli solo presi in prestito e che li avrebbe restituiti alla scuola) non avevano poi arricchito di molto le loro conoscenze, al massimo erano riuscite a terrorizzarle ancora di più.
Kathleen era arrivata a compiere un ultimo tentativo, andare a frugare nella libreria di Remus. Il suo vecchio professore aveva sicuramente qualche libro di Arti Oscure. Erano ormai diversi minuti che passava in rassegna i libri della libreria con scarsi risultati. Aveva, più che altro, trovato libri su creature realmente riprovevoli tanto che Kathleen si augurava di non incontrare mai nella sua vita, quando vide un vecchio volume di Arti Oscure che poteva fare al caso suo. Sentendo dei passi nel corridoio Kathleen si affretto a scambiare la copertina del libro consunto con quella di un nuovissimo libro di ricette (“Come incantare i tuoi commensali senza ricorrere a malefici”) che Andromeda aveva appena regalato a Tonks e di cui nessuno avrebbe notato la sparizione, si fece scivolare il finto libro di ricette nella borsa e rimise il finto libro di Arti Oscure nella libreria.
“Giuro un altro minuto a tavola e sarei stato incenerito. Quella donna sa essere piuttosto autoritaria” disse Lupin, entrando nella stanza e facendo sobbalzare Kathleen.
“Tutto fumo e niente arrosto. Aspetta un paio di mesi e smetterà di minacciare di trasfigurarti in un portaombrelli”
“Non sapevo che avesse fatto queste minacce, devo essere preoccupato?”
“Non è mai stata molto portata per la trasfigurazione” fece Kathleen con un alzata di spalle.
“Avete in mente qualcosa, non è vero?” chiese Remus, avvicinandosi a Kathleen e guardandola con preoccupazione.
Kathleen annuì.
“Dovevo immaginarlo. Tu e Hermione avete passato il matrimonio in un angolo a parlare fitto fitto, Andromeda dice che non sei quasi mai a casa, le rare volte che ci sei stai chiusa in camera tua con Hermione. Ormai tutti hanno capito che tramate qualcosa. Vuoi dirmi cosa state facendo?”
“Non posso” rispose semplicemente Kathlen “dobbiamo continuare una missione che ci ha affidato Silente”
“E’ la stessa cosa che ci ha detto Minerva. Siamo tutti preoccupati, Kathleen, e lo sai benissimo che siamo disposti a fare qualsiasi cosa Silente vi abbia affidato”
Kathleen non riusciva a sostenere il suo sguardo, non era il primo ad offrirsi di aiutarli e la realtà è che avevano ragione. Loro erano solo quattro ragazzini inesperti e allo sbaraglio, il futuro del mondo magico poggiava sulle loro spalle e la tentazione di accettare le richieste di aiuto si faceva sempre più grande. Ma non potevano, Silente aveva scelto loro e loro avrebbero continuato ad essergli fedeli fino alla fine.
“Non tornerete a scuola, vero?” chiese Lupin, rompendo il silenzio. Kathleen annuì.
“Ho promesso a tua madre che ti avrei protetta e mi sarei assicurato che tu finissi i tuoi studi”
“Lo so che mamma voleva così, ma ci sono cose più importanti”
“Capisco benissimo. Tieni bene a mente, che non mi piace quello che state per fare, lasciare Hogwarts e  partire all’avventura da soli e impreparati al mondo reale, ma non sarò certo io a fermarti. So che dovete farlo e so che è una scelta ragionata e responsabile. Tua madre sarebbe fiera di te e anche lei ti lascerebbe partire”
Kathleen sbuffò e scosse la testa.
“Mia madre non era per niente fiera di me, sono sempre stata una sciocca impulsiva. Preferivo buttarmi a testa bassa verso il pericolo, mossa dalla pura adrenalina piuttosto che prendere scelte responsabili. Mia mamma avrebbe preferito che passassi più tempo in biblioteca a farmi i fatti miei, piuttosto che vagare per il castello alla ricerca di nuovi e pericolosi misteri da risolvere. Forse ora ti sfugge ma ho passato l’ultimo anno con lei a litigare”
“Perché stavi agendo esattamente come avrebbe fatto lei, in modo sconsiderato ed impulsivo. Con molta ipocrisia tua madre non voleva che tu facessi la stessa cosa. Ti voleva fuori dai pericoli, ma d’altro canto era sempre molto orgogliosa di tutto ciò che facevi. Dovevi sentire come parlava bene dall’Esercito di Silente o come elogiava ogni tua risposta alla Umbridge. La tua scenata quando quella vecchia megera voleva perquisirti il baule è stata la sua preferita. Lei, la McGranitt e Sirius erano molto orgogliosi di te”
“Dovevo per forza fare quella scenata, la Umbridge aveva deciso che io e mamma stavamo dando asilo a casa nostra agli evasi di Azkaban e pensava che se avrebbe trovato indizi su dove si trovavano Bellatrix, i Lestrange e Sirius. Che cosa stupida! Il fatto è che nel mio baule c’erano un numero spropositato di articoli del Cavillo con l’intervista di Harry, l’elenco dei membri dell’ES e un libro di pozioni così raccapriccianti che non ho mai avuto il coraggio di usare, che avevo trafugato da Grimmauld Place. Tutto ciò mi sarebbe valsa l’espulsione immediata. Però non credo che mamma apprezzasse il mio comportamento con la Umbridge, non faceva che pregarmi di smetterla. Mi saranno arrivate una decina di Strillettere in un trimestre!”
“Lo faceva solo perché temeva che se ti avesse incoraggiato tu avresti fatto qualcosa di così stupido da essere espulsa”
“Non aveva tutti i torti” disse Kathleen con un mezzo ghigno “Però non mi avrebbe mai lasciato abbandonare gli studi, lei voleva che studiassi e avessi un lavoro tranquillo alla Gringott. Non so se ti ricordi il simpatico scambio di idee che avevamo avuto alla vigilia del mio quinto anno ad Hogwarts?”
Il simpatico scambio di idee era stata una litigata di un quarto d’ora, durante la cena per festeggiare i nuovi prefetti Hermione e Ron nella quale Kathleen aveva affermato che non sarebbe andata ad Hoqwarts, ma sarebbe entrata nell’Ordine. Non vedeva quale fosse lo scopo di studiare delle cose inutili sui libri, quando fuori Voldemort stava per prendere il potere. Si sentiva inutile, voleva combattere e aveva tutto il diritto di sapere. Sua madre le aveva risposto, piuttosto brutalmente, che era troppo piccola ed impreparata, che non sarebbe sopravvissuta più di dieci minuti anche contro il Mangiamorte più incapace e che doveva andare a scuola ad imparare qualcosa. Allora Kathleen aveva ribattuto che non le importava niente della sua istruzione, che sua madre non capiva e che passare la sua vita sui libri e studiare Aritmanzia non avrebbe di certo aiutato a sconfiggere Voldemort. Hermione era intervenuta in favore di sua madre e per la prima volta da quando erano amiche Kathleen e Hermione avevano litigato. Kathleen, che ormai si rendeva conto di quanto la sua idea fosse stupida e niente più di un capriccio infantile, aveva gridato cose alla sua migliore amica di cui ancora oggi si vergognava, Hermione aveva lasciato la stanza, scossa e con le lacrime agli occhi. Tonks aveva preso Kathleen da parte e le aveva fatto una ramanzina di mezz’ora. Alla fine Kathleen si era calmata e aveva promesso che non si sarebbe messa nei guai durante l’anno ad Hogwarts (la promessa poi era durata solo pochi mesi, perché la situazione con la Umbridge era diventata insostenibile). Hermione non aveva parlato a Kathleen per diverse settimane, ma la loro litigata le aveva dato l’idea per fondare l’Esercito di Silente: Kathleen aveva ragione su questo punto, il solo studio teorico non le avrebbe preparati al mondo reale.
“Me lo ricordo bene, Kathleen, ma la ragazza che ho davanti ora è molto diversa da quella di un paio d’anni fa. Ora tu sei matura e so che avete preso questa decisione ponderatamente. E poi anche noi abbiamo commesso i nostri errori. Avremmo dovuto dirvi la verità, tutta la verità. Sirius lo diceva da mesi, ma noi volevamo proteggervi. Abbiamo omesso la verità perché non volevamo strapparvi anzitempo la vostra infanzia, quando non ci rendevamo conto che eravate già abbastanza grandi e maturi per conoscerla. Per una volta Sirius aveva avuto ragione” disse Remus con un triste sorriso sulle labra “Sappi che io sono disposto ad aiutarvi in qualsiasi modo, non siete ancora pronti al mondo reale, ma nessuno lo è mai veramente. Ora ci conviene tornare a tavola, prima che Andromeda decida di provare a trasfigurarmi in un qualsiasi oggetto che Dora non faticherebbe a distruggere”.
 


 

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