If we could only have this life for one more day.

di Jonas_Addicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Be my baby, and I'll look after you. ***
Capitolo 2: *** Under the lights tonight, you turned around and you stole my heart. ***
Capitolo 3: *** Trouble. ***
Capitolo 4: *** Maybe this is a mistake. ***
Capitolo 5: *** Everybody Hurts. ***
Capitolo 6: *** I'm sorry. ***



Capitolo 1
*** Be my baby, and I'll look after you. ***


If we could only have this life for one more day.

You know I'll be
your life
your voice
your reason to be.
My love
my heart
is breathing for this
Moments in time, I'll find
The word to say
BEFORE YOU LEAVE ME TODAY

 

Hayley Malik veniva chiamata “la ragazza con le lentiggini”.

Ogni giorno era costretta a vivere un inferno, che noi chiamiamo vita quotidiana. I suoi genitori erano morti in un incidente stradale, e lei viveva da sola, a casa con il fratello maggiore.

Lui era uno di quei ragazzi che pensavano che quel periodo della vita andava vissuto fino all’ultimo secondo tanto da cominciare a tornare a casa, dalle feste, fatto, ubriaco. A causa di queste condizioni di scarsa lucidità mentale del fratello, Hayley cominciò a subire violenze di ogni tipo.
E lei era sola, non aveva amici che le stavano accanto sempre, e i pochi che aveva, non si importavano nulla di lei. A dirla tutta la ignoravano completamente, ma lei cercando qualche compagnia, gli andava vicino, per attaccare qualche chiacchiera, ma come al solito, veniva respinta o cacciata via.

A scuola, cercava di coprire le sue cicatrici, in parte procurate dal fratello, in parte da sola, con lunghe felpe per paura di essere scoperta e di essere allontanata ancora di più non fosse già.

Il suo peggiore incubo? Suo fratello e la sua comitiva di amici, appunto.  Ogni giorno, se la incontravano fuori scuola, nei corridoi, nei bagni, o non importa dove, la rempivano di calci, pugni, insulti, non curandosi nemmeno della gente che li stava a guardare. Anche perchè contro quattro ragazzi, che giocavano a football, nessuno si voleva mettere a litigare, solo per proteggere una ragazzina sfigata.

***


La campanella della ricreazione suonò, e lentamente la ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi, si alzò dalla sedia, per avviarsi verso gli armadietti. Una volta arrivata in corridoio, sotto gli sguardi di scherno dei suoi compagni, si mise ad armeggiare con i suoi libri, fino a che una voce familiare, le arrivò in un baleno all’orecchio. Non facendo nemmeno in tempo a girarsi e realizzare quello che stava succedendo, un colpo molto violento, sferrato da un pugno, fece richiudere l’anta del suo armadietto.
Di quel braccio quasi tutto tatuato, riconobbe la pelle ambrata e quel fastidioso odore di tabacco, che le inondò le narici, sentendo il respiro di quel ragazzo sul suo collo.

-Ciao Sorellina!- Disse il ragazzo con finta spensieratezza, dando l’idea di star recitando una scena degna di oscar.

-Zayn..- fece in risposta la ragazza, cercando di non mostrare la sua paura –Cosa vuoi da me?- disse cercando di allontanarsi, ma prontamente fermata dal biondino alla sua destra.
-Mah, le solite cose.. sai com’è. Oggi mi devo sfogare. Quale persona meglio di te, potrebbe soddisfare questo mio bisogno?- disse con un tono teatrale, tanto da far sogghignare i suoi amici e con un sorriso pieno di odio, il moro, prendendo la sorella per le spalle, e sbattendola agli armadietti alle sue spalle.
Hayley cominciò a piangere, sapendo ormai qual’era la sua fine: Picchiata dal fratello nel bel mezzo della ricreazione, derisa da tutta la scuola, e per giunta con nessuna speranza di scampare alla violenze di Zayn e dei suoi amici.

I quattro ragazzi la accerchiarono, e con una spinta abbastanza violenta, Zayn mandò la sorella a sbattere la schiena contro il petto del ragazzo con i ricci, che prontamente la bloccò, tenendola per la vita, permettendo al biondo di sferrarle un pugno, dritto nello stomaco, che la fece piegare in avanti per il dolore. Da dietro il riccio, le diede un calcio nella parte posteriore del ginocchio, facendola così cadere in avanti.
La ragazza, una volta atterrata sulle proprie ginocchia ricevette un altro calcio, questa volta da un altro amico di Zayn. Liam si chiamava. Lo conosceva bene, perchè era con lui nel corso di biologia. Lei si sdraiò per terra, ancora molto dolorante per i pugni ricevuti, piangendo a dirotto.
-Lasciatela stare!- urlò una voce maschile da dietro le spalle dei quattro ragazzi. –Da dove vengo io, le ragazze non si trattano in questo modo! Prendetevela con me, se ne avete il coraggio.. non con le persone più deboli- continuò tenendo i suoi occhi azzurro cielo fissi in quelli color nocciola di Zayn.

Una benedizione. Hayley non lo sa, ma quel ragazzo dagli occhi azzurri, che insieme alla sua squadra di rugby, riuscì a spaventare Zayn e i suoi amici, mettendoli in fuga, era davvero un angelo.

Lui le si avvicinò, accarezzandole un fianco, cercando di farla rialzare con la massima delicatezza, prendendola per la mano. –Ehi, va tutto bene. Ci sono io adesso.. sta tranquilla, vieni con me.- disse l’angelo dai capelli castani guardandola negli occhi, ancora pieni di lacrime.
Le fece mettere un braccio intorno alle sue spalle, per aiutarla a camminare, dato che il dolore allo stomaco non si decideva ad abbandonarla.
 
Una volta arrivati nei bagni, il ragazzo la fece sedere sui lavandini di marmo, e bagnando qualche quadrato di megascottex di acqua fredda, cominciò a tamponare i lividi che aveva sparsi per il corpo. Gli occhi di Hayley, ancora lucidi, si incontrarono con quelli del suo angelo salvatore, e in men che non si dica, i due ragazzi si incontrarono in uno strettissimo abbraccio.
Quando le mani di lui cominciarono a disegnare cerchi immaginari sulla schiena di Hayley, lei sentì come un brivido percorregli la spina dorsale, fino a che lei, ebbe il coraggio di sciogliere quell’abbraccio –Chi sei? E perchè mi hai salvata?- disse la ragazza abbassando lo sguardo.
 
-Mi chiamo Louis, e ti ho salvata perchè quello che ti fanno ogni giorno è ingiusto, e una bellissima ragazza come te, non merita assolutamente di essere trattata in questo modo. Tuo fratello, prima di toccarti di nuovo, dovrà prima passare sul mio cadavere.- disse il castano, alzando con due dita il mento di Hayley, che aveva autorizzato la fuoriuscita di una lacrima dai suoi occhi verdi smeraldo, che si erano arrossati dal pianto.
-Ehi, piccola, non piangere.. andrà tutto bene. Te lo prometto.- concluse Louis lasciando un piccolo bacio sulla fronte della ragazza.

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Capitolo 2
*** Under the lights tonight, you turned around and you stole my heart. ***


If we could only have this life for one more day.

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- 2 -
 

 

Baby you're all that I want
When you're lying here in my arms
I'm finding hard to believe
We're in heaven
And love is all that i need
And I found it there in your heart
I't isn't too hard to see
We're in heaven

(Bryan Adams - Heaven)


-Ahahahahahahaha, daii Louis!! Basta ahahahahahahah ti pregoo! Ahahaha bastaa basta, chiedo perdonooo!! Ahahahahaha!- Rise a crepapelle Hayley, sotto le torture del ragazzo, che le stava facendo il solletico –e che cosa mi devi dire?- disse Louis con uno sguardo malandrino –hahahahahahahahaha non lo so, perdonamiiii ahahha ti prego, perdonami!!- urlò quasi la ragazza con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
-“Perdonami, mio signore!” Devi dire così, sennò non ti lascio!- affermò il ragazzo, ridendo e continuando a solleticare i fianchi della ragazza, distesa sul letto, che cercava invano di liberarsi da quelle dita che la stavano ‘uccidendo’. –ahahahhahahahahaha idiota!! Non lo dirò maii! Ahahahahahha – Louis aumentò la forza del solletico – AHAHAHHAHAHAHA OK OK!! SCUSAMI!! PERDOMANI MIO SIGNORE, NON LO FARO’ MAI PIU’ TI PREGO, PERDONAMII! HAHAHAHAHAHAHAH- finalmente, il castano liberò la sua povera vittima, lasciandola accasciare sul morbido letto della sua camera. –Mi dispiace, non dirò mai più che sei un orso nel modo di fare. Ti amo. – Louis sorrise e si lanciò sul corpo della ragazza baciandola dolcemente, facendola rimabalzare sul materasso. –Ti amo anche io, nocciolina mia.-
 
Erano passati quasi due mesi, dal loro primo (e non felice) incontro,
La situazione della ragazza non era migliorata di molto, anche perchè, ritrovarsi ogni giorno, se non a scuola, a casa con Zayn, la faceva sentire costantemente in pericolo, e conviveva con la paura che il fratello le potesse fare del male o perfino violentarla.
 
Il fatto però di avere Louis che la difendeva, e che ogni volta sarebbe venuto in capo al mondo per lei e per non farla sentire sola e in pericolo, la faceva tranquillizzare. Infatti, dopo circa un mese, dal loro incontro, si fidanzarono, e cominciarono ad uscire insieme, fino a che un giorno, Louis portò Hayley su una collina a fare un picnic, dove rimasero per tutta la sera a guardare le stelle insieme.
 
** -Louis, guarda! Un stella cadente! Esprimi un desiderio!- disse quasi urlando la ragazza, volgendo lo sguardo verso il ragazzo sdraiato alla sua sinistra. –Hayley, devi sapere che se dovessi esprimere un desiderio, sarebbe sprecato, perchè l’unica cosa che mi importa, già la ho: ed è di essere in questo momento vicino alla persona che amo di più al mondo, e non desidererei altro che te.- disse il castano mettendosi seduto sull’asciugamano che condivideva con lei. Frungando nella tasca, fece uscire una scatolina di velluto, che porse alla ragazza, facendole perdere un battito –Hayley, vuoi essere la mia fidanzata?- disse aprendo la scatolina che mostrava un anello con un brillantino incastonato, dove all’interno erano incisi due nomi: Hayley & Louis. La ragazza, con gli occhi lucidi, saltò al collo del ragazzo –Si Si Si Si, certo Louis, che lo voglio! Si, lo voglio!- disse sciogliendo l’abbraccio, facendo in modo da far incontrare le sue iridi verdi, con quelle azzurro cielo di Louis, che risplendevano sotto il chiarore della luna piena che illuminava il peaseggio di quella notte.
Il ragazzo, sfilò l’anello dalla scatolina e lo infilò all’anulare sinistro della ragazza, che intanto cercava di asciugarsi gli occhi lucidi.
Dopo qualche secondo, il volto di Louis, si avvicinò pericolosamente a quello della ragazza, facendo incontrare, dapprima i loro nasi, e poi come per avere l’approvazione, si fermò un secondo, per poi far toccare le loro labbra in un istante. Quel bacio fu talmente intenso, che per i due ragazzi, se fosse scoppiata una guerra in quel momento, e non ne avrebbero dato peso. **
 
I due ragazzi, sdraiati sul letto della camera di Louis, si addormentarono abbracciati, e tutti vestiti, non curanti del fatto che fossero solo le otto di sera. Quella notte, Zayn non sarebbe tornato a casa, o se fosse tornato, di sicuro, il fatto che Hayley non stesse a casa, non lo avrebbe preoccupato alquanto.
 
Verso le due di notte, il telefono di Louis squillò. Uno, due, tre, quattro squilli. Il ragazzo si svegliò e ancora con la voce impastata dal sonno rispose, svegliando con la sua voce, anche la ragazza al suo fianco.
La ragazza riuscì a sentire una voce femminile al di là del telefono che piangeva, ma non riuscì a capire di chi fosse. Louis assunse un’espressione mista tra la preoccupazione e la paura, che Hayley notò anche se la luce non permetteva un’ottima visuale. –Ok, arrivo subito, non ti muovere, tu chiama un’ambulanza e stai calma, io sono lì in cinque minuti!- Disse Louis riattancando ilcellulare quasi sull’orlo di una crisi di pianto. Hayley, preoccupata di sapere il perchè di quella telefonata e della conseguente reazione del suo ragazzo, chiese -Cosa è successo, Lou?- il ragazzo fece uscire una lacrima e con la voce rotta dal pianto disse –Mia... madre... è stata.. investita da... una.. moto... e mia sorella era con.. lei...-
 
Hayley si coprì la bocca con una mano, e con gli occhi spalancati, si avvicincò a Louis per abbracciarlo. –Andrà tutto bene, stai tranquillo. Lottie come sta?- Louis, alzandosi dal letto e precipitando si alla porta di casa segiuto dalla sua ragazza le rispose -Lei sta bene, è mia madre che non le risponde e che ha sbattuto a testa sulla strada. Adesso sta arrivando l’ambulanza, ma noi ci dobbiamo sbrigare, Lottie mi ha detto che stanno davanti casa di mia zia, quindi non molto lontano da qua!- Disse il castano cominciando a correre per raggiungere la sua macchina parcheggiata, per poi aprirla, salirci su insieme ad Hayley che lo seguiva a passo spedito, e partire sfrecciando verso la direzione che portava alla casa di sua zia. 

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Capitolo 3
*** Trouble. ***


If We Could Only Have This Life For One More Day



- 3 -

That's  what's going on, Nothing's fine, I'm torn
I'm all out of faith, This is how I feel
I'm cold and I'm shamed
Lying naked on the floor
Illusion never changed, Into something real
I'm wide awake and I can see the perfect sky is torn
You're a little late, I'm already torn


Louis scoppiò in un pianto isterico, quando un medico si avvicinò ai due ragazzi.
Con calma, l’uomo poggiò una mano sulla spalla del ragazzo in modo confortante. Lentamente scosse il capo –Mi dispiace ragazzo, ma non abbiamo potuto fare niente per tua madre. Non ce l’ha fatta. E le possibilità che si salvasse, erano veramente minime. Abbiamo fatto tutto il possibile.- il ragazzo, al quel punto non seppe più cosa dire, rimase a bocca aperta, con le lacrime che scesero copiose dai suoi occhi azzurri che si arrossarono immediatamente.
Hayley gli andò vicino per abbracciarlo, ma lui fece scivolare la sua schiena contro il muro, e sedendosi, affondò la sua testa tra le ginocchia, piangendo a dirotto.
 
La ragazza gli cinse la vita con il braccio, disegnando cerchi immaginari sulla sua schiena, per cercare di confortarlo un minimo. –Tesoro, adesso tua mamma è in cielo, ma anche se non potrai vederla, lei sarà sempre accanto a te, amore. Adesso le nostre mamme ci potreggeranno da lassù. Saranno gli angeli più belli, ma tu devi essere forte. Lei non ti vorrebbe vedere piangere.- lei avrebbe tanto voluto che alla morte dei suoi genitori, qualcuno le avesse detto quelle parole per rassicurarla, ma nessuno fu accanto a lei, in quel periodo. Si sentiva perciò in dovere di cercare di dare, quello che non aveva mai ricevuto.
 
Louis, ancora singhiozzando, abbracciò la ragazza al suo fianco, piangendo sulla sua spalla, che si bagnò immediatamente. Ad Hayley però, questo non importava niente. Voleva vedere il suo ragazzo smettere di piangere. Lo avrebbe voluto così tanto.
 
-...Era una donna piena di vita e piena di riguardo verso i figli e la famiglia. Si faceva voler bene da tutti, ed è per questo che la ricordiamo così. Che il Signore la accolga nel suo regno, con la speranza che possa vivere in un mondo migliore, per sempre. Amen.- le parole del prete, furono taglienti come mille affilatissime lame, che entrarono tutte insieme nel petto di Louis, creando una voragine incolmabile.
Il ragazzo, che pianse per tutta la durata della cerimonia, abbracciato ad Hayley ed alla sorella, decise di allontanarsi, nel momento in cui venne calata la bara. Avrebbe voluto dare l’ultimo bacio alla madre, avrebbe voluto dirle per l’ultima volta ‘ti voglio bene’, e avere un suo ultimo abbraccio ma il destino l’ha portata via da lui, prima che potesse fare almeno una di queste cose.
 
Tre mesi dopo.
 
Louis si strinse nel cappotto, camminando per le strade innevate di Londra, illuminate solo dai lampioni. Il vento soffiava debole, ma abbastanza freddo da tagliare le guance. Lui accoglieva il vento, perchè pensava che l’anima di sua madre lo volesse accarezzare. Giocò a fare qualche nuvoletta con la bocca, prima di svoltare l’angolo e trovarsi davanti i suoi nuovi ‘amici’, in un vicolo buio ed isolato. –Ciao Louis, era un po’ che non ti si vedeva in giro!- disse un ragazzo biondo, con gli scuri, salutandolo e battendogli il pugno. –Ciao, Scott.. sono stato impegnato in questo periodo, e non mi sono fatto vivo.- disse il castano, ricevendo una pacca amichevole sulla spalla dagli altri ragazzi. –Mi dai la solita, John?- continuò Louis rivolgendosi ad un ragazzo un po’ più basso del primo, e con gli occhi azzuri. –Ecco a te, amico. Fanno 35 in tutto.- rispose John tirando fuori una busta. Gliela porse a Louis che se la passò fra le mani, prima di pagare la merce. –Grazie, ci si vede in giro!- Disse il castano, liquidando i ragazzi con un gesto veloce della mano, allontanandosi a passo svelto e mettendo la busta in tasca.
 
Quando rincasò, trovò Hayley distesa sul divano, addormentata, ancora davanti alla televisione accesa. Il ragazzo, così ne approfittò a salire su in bagno. Dopo aver fatto due giri di chiave e aver coperto la serratura con un asciugamano, per paura che la ragazza potesse sbirciare dal buco, si accucciò sul lavandino. Tirò fuori la busta dal suo cappotto, e sparse un po’ del suo contentuto sul marmo. Prese così un fogliettino di carta e arrotolandolo su sé stesso, se lo posizionò sotto al naso, cominciando ad aspirare. 

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Capitolo 4
*** Maybe this is a mistake. ***


If We Could Only Have This Life For One More Day



- 4 -

My girl turn sweet sixteeen today,
she's beautiful, so beautiful
it might get rough sometimes,
but i hope she keeps her faith.
I wish I'll have the chance to say to her
'Life is too short so take the time,
and appreciate'.

(Nick Jonas - Appreciate)


 

-Voglio indietro quella puttana di mia sorella! Quella stronzetta deve tornare immediatamente, sono dieci giorni che non torna a casa sua! Riportatemela indietro, adesso sicuramente sta a casa di quel coglione di Tomlinson.-Sbraitò Zayn vagando nervosamente per il salone, di fronte agli sguardi annoiati dei suoi amici, che non avevano più voglia di stare a sentire le sue prepotenze e soprattutto ne avevano abbastanza dei suoi ordini.
-Zayn, calmati... Dio santo! Se vuoi tua sorella, vattela a prendere! Sinceramente sono stanco di te e di tutti i tuoi atteggiamenti capricciosi.- Liam si intromise in quella discussione, nella quale non aveva ancora preso parte. –Amico, Payne ha ragione. Te ne volevamo parlare, e penso che questo sia il momento giusto per farlo- Niall guardò i suoi amici, come per avere un cenno di approvazione, che dopo qualche istante ricevette –Da un po’ di tempo a questa parte, ti stai comportando peggio del solito. Sei sempre acido, anche con noi, che siamo i tuoi migliori amici. Non fai altro che darci ordini, come se fossimo i tuoi schiavetti. Te lo dico da amico, ci siamo stancati di tutto questo. Continua così e ti ritroverai da solo.-
 
Il moro guardò quelli che fino a mezzora prima riteneva i suoi migliori amici, con uno sguardo misto tra la rabbia e lo schifo.
Non se lo aspettava di certo, un comportamento di questo genere, soprattutto nei suoi confronti non lo tollerava.
-Bene...- disse dopo aver guardato negli occhi, uno per uno, i ragazzi che di fronte a lui, seduti sul divano, aspettavano un risposta. Si avvicinò alla porta di casa, la aprì e si rivolse ai ragazzi –Potete anche sparire, adesso.-
 
Sì, lo stava facendo davvero. Stava spingendo via dalla sua vita, quei ragazzi che lo avevano aiutato. Quei ragazzi che erano gli unici che gli volevano bene.
Ad uno ad uno, i ragazzi uscirono dalla porta. Nessuno si voltò per guardarlo per l’ultima volta. Nessuno tranne Liam. –Se ti serve aiuto, basta una chiamata.- detto questo il castano diede una leggera pacca sulla spalla di Zayn prima di uscire dalla porta, e tirarsela dietro per chiuderla.
 
Zayn colpì la porta con un pungo. Sfortunatamente per lui però, la porta blindata ebbe la meglio, tanto da far sanguinare del nocche del ragazzo.
Imprecò in silenzio. Si maledisse per quello che aveva appena fatto. Adesso era solo, e sicuramente loro non sarebbero tornati indietro: come avrebbero potuto, d’altronde?
Zayn in realtà era debole.
Zayn in realtà usava una maschera.
Zayn in realtà era malato.
 
Si, da pochi giorni aveva scoperto di avere un tumore ai polmoni. Le sue possibilità di sopravvivenza erano scarse, data la sua condizione economica, non poteva pagare le spese.
Si era lasciato andare ancora una volta, come quando era più piccolo, e gli vennero tolti i suoi punti di riferimento: i suoi genitori.
Come ha potuto il destino, essere così cattivo? Come ha potuto il destino, lasciare un povero ragazzino di dodici anni senza i genitori, e con una sorella piccola da crescere?
Lo aveva fatto e basta.
 
Si era accorto di aver sbagliato tutto, nel corso della sua vita.
Voleva bene a sua sorella, ma l’alcol, le droghe... hanno sempre preso il sopravvento su di lui.
Anche lei se ne era andata, ma di sicuro la voleva indietro. Non aveva intenzione di dirle della malattia. Voleva solo passare gli ultimi giorni con lei, per cercare di farle avere anche dei bei ricordi di suo fratello.
 
Si rese improvvisamente conto di essere in lacrime. Piangeva, come mai aveva fatto.
Ancora non si sa spiegare per che cosa, precisamente. Si dice che quando si piange, lo si fa per tutto quello che c’è di sbagliato nella vita. Beh, lui si stava sfogando, stava piano piano buttando fuori tutto il dolore che si era tenuto dentro per ben otto anni.

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Capitolo 5
*** Everybody Hurts. ***


If We Could Only Have This Life For One More Day



- 5 -

 

I walk a lonely road,
The only one that I have ever known,
Don't know where it goes
I walk this empty street,
On the Boulevard of broken dreams
Where the city spleeps
And I'm the only one and I walk alone

 


La luce del bagno filtrava da sotto la porta, segno che Louis stava dentro. -Louis, amore...- disse Hayley bussando lievemente, una volta svegliata e salita al piano di sopra.
Non rispose nessuno... –Louis? Stai bene?- la ragazza bussò con più forza, fino ad arrivare a dare pugni alla porta.
All’improvviso la porta si aprì di colpo, rivelando un Louis strano. –Cazzo, Louis. Mi hai fatto spaventare... perchè non rispondevi?- Hayley poggiò una mano sulla spalla del ragazzo che con disgusto si scansò dal tocco della rossa.
-Levati di mezzo.- disse freddo il castano sorpassandola, urtandola con il fianco e facendole perdere l’equilibrio.
-Amore, che succede? Stai bene?- Chiese la ragazza preoccupata dal comportamento del ragazzo.
-Fatti i cazzi tuoi, porca puttana! Zitta!- urlò Louis voltandosi verso Hayley che lo guardava sbalordita. La ragazza cominciò a sentire gli occhi pizzicare, segno che alcune lacrime sarebbero scese di lì a poco.
 
-Perchè mi dici così? Che ho fatto?- chiese la ragazza sul punto di piangere. –Ti devi stare zitta, cazzo! Lo capisci che devi chiudere quella bocca di merda?!- strillò Louis. Ormai non era più in sé, aveva gli occhi e il naso arrossato.
-Vaffaculo Louis!- strillò la ragazza in preda alla rabbia –Come ti premetti, puttana!- Il ragazzò andò su tutte le furie e in pochi secondi la sua mano andò a scontrarsi contro la guancia candida della sua fidanzata.
Con le lacrime ormai che le rigavano il viso e la guancia sinistra che si era arrossata per il forte schiaffo ricevuto, la ragazza cominciò a correre per le scale, cercando di uscire per strada e andare via da quella casa.
 
Una volta che fu alla porta, cercando di aprirla, si sentì prendere per i capelli da dietro e trascinare all’indietro per terra. –Tu non vai da nessuna parte, puttanella!- sussurrò Louis perfidamente all’orecchio della ragazza che intanto cercava di strillare per attirare l’attenzione di qualche vicino.
-Lasciami Louis, lasciami, mi fai male!- urlò Hayley cercando di liberarsi dalla presa del castano che intanto la teneva ferma. Il ragazzo preso dalla rabbia, tirò un pugno dritto al fianco della ragazza che raccolse le gambe al petto, distesa per terra cercando di ripararsi il più possibile dai colpi che Louis le stava infliggendo.
 
Dopo tre, quattro, cinque, sei, sette calci Louis si alzò come se niente fosse, lasciando Hayley per terra a piangere, mentre lui se ne tornò in camera e uscendo dalla porta finestra che dava sul balcone, si accese una sigaretta.
La ragazza, che indossava solo la canottierina e gli shorts del pigiama, cercando di fare poco rumore, uscì da quella casa cercando alle undici e mezza di notte di tornare a casa sua, consapevole di non essere però al sicuro nemmeno lì, per via della presenza del fratello, che avrebbe potuto violentarla e ucciderla senza che nessuno se ne fosse accorto.
 
Fortunatamente a piedi, casa sua distava solo una quindicina di minuti da casa di Louis e cercando di ignorare il dolore presente in quasi tutte le parti del corpo, cominciò a correre prima che Louis si accorgesse della sua mancanza.
Quando arrivò davanti alla porta, esitò per qualche secondo, con il dito poggiato sul campanello a suonare. Sapeva che a quell’ora il fratello stava in giro per locali ad ubracarsi e a portarsi a letto qualche troietta che trovava per strada.
Si ricordò all’improvviso di aver messo un po’ di tempo prima le chiavi sotto il vaso alla destra della porta d’ingresso. Così controllò se ci fossero ancora ma con sua sorpresa, erano state tolte.
Provò ugualmente a suonare, caso mai avesse trovato Zayn in casa. Voleva solo un letto caldo. Niente di più... chiedeva tanto?
 
Dopo qualche secondo, stranamente la porta si aprì nascondendo il viso stanco e segnato dalle lacrime del moro, che vedendo la sorella si illuminò come mai aveva fatto in otto anni.
Hayley si stupì non poco delle condizioni del fratello, ma non appena lei varcò la soglia di casa, Zayn la strinse in un abbraccio che in tutta la sua vita non aveva mai ricevuto. Era come se in quel momento che grandi mani del moro volessero trasmettere tranquillità alla ragazza che era scoppiata in rumorosi singhiozzi, tra le braccia del fratello. 

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Capitolo 6
*** I'm sorry. ***


If We Could Only Have This Life For One More Day



- 6 -

I'm sorry for breaking all the promises
That I wasn't around to keep
You told me this time is the last time
That I will ever beg you to stay
But you're already on your way


 

-Hayley...- Zayn sciolse l’abbraccio, guardando negli occhi la sorella. Entrambi li avevano lucidi e pieni di lacrime. Le stesse lacrime che avrebbero dovuto condividere nei momenti di tristezza, di gioia. Insieme.
Insieme come non erano mai stati. Uniti, dallo stesso sangue.
Uniti dalla fratellanza che non hanno mai avuto, che non hanno mai provato reciprocamente.
Hayley non aveva mai sentito pronunciare il suo nome in quel modo da suo fratello.
In otto anni si era sempre sentita chiamare diversamente: troia, era l’appellativo più ricorrente.
-Zayn... mi dispiace di essere scappata.- la ragazza intimorita dal fratello, si guardò le scarpe, ancora stando sulla soglia della porta.
-Ci sono tante cose che dispiacciono anche a me. Probabilmente non mi perdonerai. Come biasimarti? Sono stato una merda in tutti questi anni. Sarei dovuto essere il tuo punto di riferimento. Ti ho solo maltrattata. Mi faccio schifo da solo.- disse il moro asciugandosi una lacrima e cercando ogni punto sopra il viso della sorella da fissare, per non affogare in quegli occhi, pozzi pieni di tristezza.
-Che ne dici se entriamo...?- Hayley guardò Zayn, il quale si grattò la nuca, facendo poi passare all’interno della casa, la ragazza.
-Vieni qui vicino a me?- chiese titubante il moro picchiettando sulla seduta del divano vicino a dove stava già seduto lui.
La ragazza, girando attorno al divano, accarezzò dietro la testa del fratello.
 
Quando si sedette vicino a lui, stette bene attenta a mantenere comunque le distanze. Con fare tituabante, Zayn fece strusciare il suo sedere sul divano cercando di avvicinarsi alla sorella, che però continuò ad allonanarsi fino a che la fine del divano non la fece bloccare.
Con uno scatto, il moro si lanciò addosso alla sorella abbracciandola, scoppiando in un pianto liberatorio.
Hayley ancora si chiedeva cosa stesse succendo e perchè il suo stronzo, cattivo, fastidioso, porco e meschino fratello, l’avesse abbracciata.
-Cosa succede? Perchè sei così... dolce con me?- chiese titubante la ragazza sciogliendo l’abbraccio.
Zayn tirò su con il naso, lasciandosi asciugare qualche lacrima dalla sorella, cominciando a parlare.
-Sono schifoso. Mi sento un coglione, sono un coglione. Da quando mamma e papà sono morti io non ho fatto altro che trattarti male. Mi sento un verme. Ti ho solo fatto sentire piccola e inutile. Me ne sono reso conto solo adesso. Non ti merito. Tu sei sempre dolce e gentile con tutti mentre io ho sempre fatto di tutto pur di ostacolarti. Tu sei scappata di casa, come biasimarti? Dopo quello che ti ho fatto. Devo ringraziare Louis che ti ha portata via da me, che ti ha protetta.
Adesso che ho realizzato tutto qullo che ho perso, e che non potrò mai più avere indietro, ti devo chiedere scusa per averti reso la vita un inferno...
- disse piangendo il moro, non riuscendo a guardare negli occhi la sorella. Si sentiva piccolo, cattivo.
-Non è vero... Zayn potremmo recuperare tutto quanto. Abbiamo tutta la vita davanti... ti voglio bene, sei mio fratello e non potrei mai essere cattiva con te, per quanto tu lo sia stato con me. Recupereremo questi otto anni. Devi solo promettere di non abbandonarmi mai... io non abbandonerò mai te, se tutto quello che mi hai detto lo pensi veramente, io con te ci sarò sempre.- Hayley prese la mano del fratello e gliela strinse, quando lui alzò lo sguardo e mostrò i suoi occhi color nocciola arrossati dal pianto, e pieni di lacrime che minacciavano di scendere.
Istintivamente si abbracciarono come non avevano mai fatto prima.
-Hayley...- Zayn cominciò a parlare, voleva dirle della malattia, che non avrebbero mai potuto recuperare gli anni persi solo per il semplice fatto di non avere il tempo a disposizione, ma venne interrotto da qualche forza dentro il suo corpo, che gli diceva di non dover rovinare quel momento.
-Si...?- disse lei, sciogliendo l’abbraccio.
-Ti va di dormire con me, come facevamo quando eravamo piccoli?- chiese il ragazzo tenedendo la mano alla sorella.
-Certo...- disse lei aprendosi in un sorriso, e alzandosi dal divano.
Zayn avvolse i fianchi della sorella e la circondò con il suo braccio destro, mentre Hayley si accoccolò sul suo petto salendo le scale verso la loro camera da letto.
 
Dopo otto anni, i due fratelli su distesero vicini, addormentandosi ognuno coccolato dal calore del corpo dell’altro, scambiandosi piccoli baci sulle guance.
-Buonanotte Hayley...-
-Buonanotte fratellone, ti voglio bene.
- la ragazza circondò i fianchi del ragazzo nascondendo la sua testa nell’incavo del collo del moro.
Lui sorridendo, pensò di doversi godere gli ultimi giorni con l’amore di sua sorella.
“Dopo la mia morte, con chi starà?” pensò il Zayn guardando la ragazza che aveva già chiuso gli occhi.
Una piccola lacrima gli scese sulla guancia pensando alla frase che si era appena sentito dire.
ti voglio bene”.
Lui era capace di amare?

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