Un amore di drago

di akane80
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Febbraio 2010
 
“- Brr che freddo!! Cosa mi è venuto in mente di salire sulle mura per arrivare a quel negozio! Tira un vento! E’ anche vero però che accorcio la strada….” Dissi sistemandomi per bene la sciarpa sul naso.
Io e il mio fidanzato ci eravamo divisi per andare a comprare i rispettivi regali di San Valentino ed io, avevo deciso di passare dalle mura per fare prima.
Procedevo a passo svelto dando un’occhiata di tanto in tanto ai parchi che anche d’inverno con gli alberi spogli e secchi avevano il suo fascino; amavo quella città, così legata ai bellissimi ricordi della mia adolescenza e della scuola.
Fu un attimo, mi voltai di scatto seguendo con gli occhi la figura di un ragazzo che faceva jogging, avevo incrociato per pochi istanti il suo volto e un brivido aveva percorso la mia schiena…non poteva essere…non lui…non in quel momento e soprattutto non in quel posto! La voce mi uscì senza che io le comandassi di farlo..”- HIRO!!”
Molte persone che erano li intorno si voltarono a guardarmi ma il ragazzo, con il cappuccio della tuta tirato sulla testa si fermò di colpo al richiamo della mia voce.
Accorciai la distanza che ci separava e finalmente lo vidi con chiarezza…”- Hiroshi, allora sei proprio tu…” dissi con un filo di voce scoprendomi il viso coperto dalla sciarpa pesante.
“- Nadia…?”
Il mio nome gli uscì quasi soffocato, e sembrò disperdersi insieme alla piccola nuvoletta provocata dal suo alito caldo a contatto con l’aria fredda.
“- Mio Dio..sono 13 anni…” mi portai le mani al viso e sentii le lacrime bollenti scendere sulle guance fredde.
“- Sono felice di rivederti…Nadia..” e detto questo mi strinse in un abbraccio che poco spazio lasciava al respiro…

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Settembre 1996
 
L’anno scolastico era ormai iniziato e così erano arrivati anche i miei 16 anni. Non mi dispiaceva festeggiare il compleanno poco prima dell’inizio della scuola, Settembre in fondo è sempre stato uno dei miei mesi preferiti. L’estate con il suo sole caldo se ne va e lascia il posto all’autunno con i suoi colori ed i suoi profumi, le vecchie mondine arrostiscono le castagne lungo le vie e gli alberi sulle mura della città  regalano uno spettacolo meraviglioso, un gioco di luci calde ambrate e dorate.
Ero anche felice di ritrovare la mia compagnia, i soliti vecchi amici a cui se ne aggiungevano sempre dei nuovi.
Nella mia classe non avevo stretto moltissime amicizie, andavo d’accordo con tutte ma avevo legato solo con poche, sono sempre stata un tipo particolare un po’ fuori dal comune e sopratutto indifferente ai discorsi che accumunavano le altre. Era più forte di me, io odiavo tutti gli atteggiamenti frivoli delle mie coetanee sempre preoccupate a sistemarsi i capelli, a rifarsi il trucco o a parlare di ragazzi. I miei intervalli a scuola erano solo un momento opportuno per leggere il mio manga preferito o per dare sfogo alla mia fantasia disegnando su qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, che fosse un diario o un piccolo foglietto. Questo mio lato artistico però aveva affascinato tutti e, per essere sincera, amavo ricevere complimenti su quanto fossi brava e talentuosa. In fondo era quello che da sempre avrei desiderato fare: diventare una disegnatrice di Cartoni Animati.
Fuori dalla mia scuola, al contrario, avevo instaurato dei bellissimi rapporti con ragazze e ragazzi di altre scuole. Molti di loro erano “artisti” come me, appassionati di manga e anime, ragazzi con cui potevi parlare di tutto non dovendoti preoccupare se in quel momento la frangetta si era scompigliata per colpa del vento o se non ti eri data lo smalto alle unghie. Passavamo il tempo sulla “nostra” panchina aspettando l’autobus che come ogni giorno ci avrebbe riportato a casa mangiando patatine e ridendo come matti ipotizzando cosa sarebbe successo nella puntata del pomeriggio del nostro anime preferito.  Con loro mi sentivo libera di essere me stessa.
 
16 Settembre ‘96
 
Come ogni mattina io ero l’ultima in grado di successione a salire sull’autobus ma in fondo, la mia compagna di “sedile”aveva già il posto per me.
 “- Oddio Nadia hai visto la puntata di Ranma ieri sera?????Ho riso troppo quando Akane ha strizzato il seno a Ranma donna perché aveva maltrattato P-chan!! Avrò visto un sacco di volte quella puntata e tutte le volte è come se fosse la prima!-.
La voce della mia amica era già bella squillante di prima mattina.
“ – Hai ragione Chiara! Ranma è sempre Ranma!E’ troppo spassoso come cartone!” le avevo risposto rivolgendole un sorriso.
“ – Ma poi Ranma è troppo figo!Magari esistesse un tipo così nella realtà!Prima o poi devi farmi un disegno di lui in posa sexi così me lo attacco in camera!!- replicò lei.
Io mi limitai a scuotere la testa in segno di arresa accennando un sorriso ironico. La mia amica era ancora più matta di me!
La mia classe era composta da sole donne fatta eccezione per l’unico ragazzo sopravvissuto allo scrutinio finale dell’anno precedente. L’aula era bella spaziosa e luminosa ed io, il primo giorno, mi ero subito accaparrata il banco vicino alla finestra così da avere una bella vista sulle mura cittadine. Quella mattina aleggiava una strana aria di festa, durante la ricreazione si era formata una comunella attorno ad Eva, una mia compagna. Lei era la classica ragazza modello, carina, femminile, sempre ben vestita e ben truccata e sempre circondata da una fila di ragazzi, non aveva mai un capello fuori posto, mi chiedevo io come facesse ad essere sempre così perfettina.
“- Nadia sai la novità????”
Elena la mia compagna di banco si era avvicinata facendomi sobbalzare un attimo.
“- Mi hai fatto prendere un colpo Ele, non apparire così all’improvviso!!Quale sarebbe la novità?E non dirmi che hanno finito le focaccine speck e mascarpone perché potrei morire!!-
“ – Ma quali focaccineee!! La novità riguarda Eva!Pare che si sia fidanzata in casa!- disse lei con tono eccitato.
“- E cosa ci sarebbe di così eccitante nel fidanzarsi in casa?- risposi continuando a disegnare sul mio diario.
“- Ma comeee???non sarebbe meraviglioso avere un fidanzato e vivere una bella storia d’amore con l’approvazione dei tuoi genitori e poi magari sposarsi? Magari trovassi anch’io un bravo ragazzo come è successo a lei!- disse sgranando i suoi grandi occhi sognanti.
“- Bha…a me sinceramente un fidanzato non interessa!Ho altre cose per la testa. E poi i ragazzi sono tutti degli idioti che mirano solo ad una cosa!- le risposi.
“- Certo Nadia che sei proprio strana!hai 16 anni e non ti interessi ai ragazzi…non è che….ti piacciono le donne???-
“- Accidenti mi hai scoperta!!!Ebbene si sono innamorata di te!!!!!-.
Ed insieme scoppiammo in una sonora risata.
Volevo molto bene ad Elena, eravamo diventate subito amiche e compagne di banco poiché ci accumunavano molte cose tra cui la passione per i manga ma lei, al contrario mio, era alla continua ricerca di una storia d’amore. Molte volte aveva cercato di convincermi ad andare in giro tutte imbellettate a rimorchiare ma io avevo sempre rifiutato.
Per me la domenica era l’occasione ideale per dedicare l’intera giornata alla mia passione principale “il disegno”. Figurati che me ne poteva fregare di andare in cerca di ragazzi mollaccioni e sbavoni.
 
“-1..2…3…pliè! Bene così dritta la schiena, dentro la pancia!Eee su!-
La voce della mia insegnante di danza quel pomeriggio mi arrivava debole, segno che proprio non c’ero con la testa. Eseguivo i passi meccanicamente ma senza trasporto, cosa orribile per una ballerina. Negli ultimi periodi avevo spesso pensato di lasciare la danza, che oramai praticavo dall’età di 4 anni, non perché non amassi più ballare ma più per un senso di costrizione che provavo nello stare alle regole ferree che la disciplina della danza classica impone. Fino a poco tempo prima queste regole non erano mai state un problema ma, in quel momento della mia vita, era diventato soffocante per me seguirle. Avevo dato la colpa alla mia nuova insegnante, e anche se in parte era così, c’era anche una parte di me che voleva smettere per dedicarsi ad altre cose ma in sostanza non riuscivo mai a prendere una decisione.
 
18 Settembre ‘96
 
“- Nadia che bei capelli che hai!Sono così lunghi e morbidi-.
Sedute sull’autobus Chiara aveva preso ad intrecciarmi i capelli facendomi sonnecchiare.
“- Ma averli così lunghi comportano un sacco di cure…quasi quasi me li taglio!- le risposi facendomi scappare uno sbadiglio.
“- Ma sei matta????- gridò quasi lei destando la curiosità degli altri membri del gruppo.
“- Hey Chià che urli???- era intervenuta Sara affacciandosi dal sedile dietro al nostro.
“- Questa qui vuole tagliarsi i capelli!E’ matta!!!Io che pagherei per averli così lunghi e sani!” sbuffò la mia amica.
“- Bhe, che li ha belli è verissimo! Ma secondo me Nadia è un tipo che starebbe benissimo anche con i capelli corti!!!!- replicò Sara sorridendo.
“- Tanto Nadia rimane carina sempre!A proposito ti decidi ad uscire con me sì o no?- era intervenuto anche Daniele.
“- E piantala tu con questa storiaaa!!!-  avevo risposto io facendo il gesto di tirargli lo zaino. Tutto era finito in una grande risata come al solito.
 
 
 
 
20 Settembre ‘96
 
La storia del fidanzamento di Eva stava diventando veramente scocciante, in classe non si faceva che parlare di quello. Ogni giorno raccontava con enfasi le sue giornate con il suo lui, di quanto fosse dolce e di quanto la amasse. Io mi estraniavo come al solito dal gruppetto che pendeva letteralmente dalle sue labbra davanti ai suoi racconti, non capivo come si potesse parlare così facilmente della propria vita privata. Io se avessi avuto il ragazzo di certo non sarei andata a sbandierare ai quattro venti di quanto fossero belli i suoi baci e passionali le sue carezze! Accidenti sono cose intime quelle che puoi confidare solo all’amica più sincera e stretta, non a tutta la classe! E comunque il discorso non mi riguardava, non avevo il ragazzo e tantomeno ne avevo mai baciato uno.
“- Nadia mi togli una curiosità?” Elena si era seduta con la sedia davanti al mio banco e poggiando le mani a coppa sotto il mento mi aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“- Dimmi Ele, qualche problema?” le avevo risposto tranquillamente mettendomi nella sua stessa posizione.
“- Senti..non te l’ho mai chiesto ma…tu sei mai stata baciata da un ragazzo?- la voce le uscì quasi flebile a quella domanda.
“- Bhe…per essere sincera no…ma perché questa domanda?- le chiesi con tono gentile vedendo quanto fosse imbarazzata la mia amica.
“ - Facevo per chiedere…sai neppure io ho mai baciato nessuno..e..- i suoi occhi si fecero leggermente lucidi.
“- E…?Ele dimmi cosa è successo e soprattutto non piangere!- le dissi io poggiandole una mano sulla spalla.
“- Sai..le altre compagne hanno già tutte avuto un ragazzo e prima si stavano scambiando opinioni sui vari tipi di bacio e quando lo hanno chiesto anche a me io sono rimasta zitta perché effettivamente io un bacio non l’ho mai ricevuto…- tirò un sospiro “- ..così le altre si sono meravigliate che io a 16 anni non avessi ancora avuto un ragazzo…mi sono troppo vergognata Nadia!-
Mi parve di scorgere una lacrima uscire dagli occhi nocciola della mia amica e la cosa mi fece infuriare non poco. Il mio istinto mi diceva di andare da quelle quattro smorfiose e di tappar le loro boccucce dipinte con un bel cazzotto ma poi la ragione prese il sopravvento e mi calmai.
“- Ascolta Elena “ le dissi sorridendo prendendole tra le dita le guance come si fa con una bambina piccola “-  Vergognoso è rubare, vergognosa è la falsità e potrei elencarti mille altre cose di cui le persone si dovrebbero vergognare…ma in questa lista non esiste la vergogna di non aver mai dato un bacio!E’ assurdo dai!Dovrebbero vergognarsi quelle stupide oche per averti presa in giro per una stupidata simile piuttosto!”
“- Forse hai ragione…” rispose lei abbozzando un sorriso.
“- Forse?? Io ho ragione!Come sempre!!!” scherzai passando una mano tra i capelli in tono solenne.
“- Dai falla finita scema!” Elena si era messa a ridere e finalmente la tristezza era svanita dal suo viso.
“- Ecco brava!! E non piangere più per queste stupidaggini capito???Vedrai che troverai presto un bravo ragazzo, l’importante è non avere fretta e saper aspettare il momento giusto!!”
Lei inarcò di poco le sopracciglia e sorrise.
“- Allora anche per te sarà la stessa cosa!Troverai un bravo ragazzo…e lo troverai anche prima di me!!Considerando tutti quelli che ti ronzano intorno!!” concluse con tono beffardo.
“- Scordatelo!!!Lo sai che a me non interessa trovare un ragazzo, e poi chi mi ronzerebbe intorno scusa? Secondo me sei tu che ti crei le fantasie!” risposi io agitando le mani in segno di dissenso.
“- Nadia sei proprio unica! Forse è proprio per questo che ti voglio troppo bene!” e mi gettò le braccia al collo facendomi quasi cadere dalla sedia.
DRIIIN! La campanella annunciò che l’intervallo era terminato e tutti tornarono ai loro posti per iniziare una nuova ora di lezione.
 
21 Settembre ‘96
 
Quando alla fine della terza media venni messa davanti alla scelta della scuola superiore nella mia testa non vi erano dubbi: Liceo artistico. Purtroppo mia mamma non era della stessa opinione, lei era della convinzione che quel tipo di liceo non mi avrebbe dato le basi necessarie per una buona collocazione lavorativa futura e quindi scelsi mio malgrado una scuola piuttosto completa con indirizzo linguistico. Avrei potuto frequentare l’accademia delle belle arti dopo il diploma e poi andare a studiare all’estero come sognavo, nella terra del Sol Levante, il Giappone.
La mia scuola aveva molti difetti, ma anche dei pregi ed uno di questi era il fatto che il sabato non ci fossero lezioni.
Quel sabato io e Chiara avevamo deciso di uscire per andare alla nostra fumetteria di fiducia per vedere se fossero usciti i numeri dei manga che aspettavamo e per andare alla ricerca di nuovi colori al negozio di belle arti, questi negozi si trovavano proprio nella città in cui noi studiavamo e così prendemmo l’autobus nel primo pomeriggio.
“- Cavoli speriamo di trovare la tonalità di verde che mi serve per finire il disegno!” sbuffò Chiara.
“- A chi lo dici! A me occorre il rosa carne per finire il mio! Dato che il disegno in questione è praticamente “tutto” rosa.” Le risposi guardandola di sottecchi.
“- Tutto rosa??NON DIRMELO!!Me lo hai fatto vero?Vero ?Vero?” Chiara continuava a ripetere quella parola mentre con le mani aveva afferrato le mie spalle scuotendole ritmicamente.
“- Wee!Stai caaalma!!” le dissi bloccandole le mani “- Diciamo che è in fase di lavorazione contenta?”
“- Non posso crederci avrò il mio Ranma Sexi da appendere in camera!Grazie sei un tesoro!!” Chiara era al settimo cielo ed io troppo divertita dalla sua reazione, a me piaceva un sacco Ranma, ma lei ne era pazza!
Per essere il primo giorno di autunno quel pomeriggio faceva davvero caldo,finite le nostre compere prendemmo un esta the fresco e andammo a sederci ad un tavolino su uno dei tanti parchetti che si trovavano sulle mura. Guardare tutti quegli alberi ingialliti e osservare le foglie che piano piano come in una lenta danza si staccavano dai rami per posarsi delicatamente a terra mi donavano una pace interiore incredibile.
“- Si sta proprio bene qui vero Nadia?” disse Chiara appoggiandosi con le braccia conserte al tavolino in legno.
“- Eh si Chiara..sarebbe il luogo ideale dove metterci a disegnare non trovi?”dicendo così chiusi gli occhi e assaporai il dolce venticello che si era appena alzato inspirando a pieni polmoni.
“- Nadia? Hey Nadia!Nadiaaaaa consideramiiiiii!!” Chiara mi ridestò da quello stato di catalessi in cui ero caduta con dei gridolini acuti.
“- Heeeey che c’èè? E fammi rilassare un po’ no!” le dissi con tono seccato.
“- Eh no!Tu non puoi rilassarti quando laggiù c’è quella cosa meravigliosa!”
Con lo sguardo seguii incuriosita la direzione  che la mia amica mi stava indicando con l’indice.
“Innanzi tutto Chià quella non mi pare una cosa, ma più una persona e poi…”
“- Cosa, persona, essere meraviglioso!Chiamalo come vuoi!!Che importa? So solo che è uno spettacolo!!”
La mia amica era uscita del tutto di cervello, più di quello che non era già. La “cosa” che l’aveva colpita così tanto era un ragazzo in tenuta sportiva che faceva delle mosse tipo Karate, ma non eravamo abbastanza vicine per riuscire a vederlo bene.
“- Scusa Chiara ma come fai a dire che è meraviglioso se neppure riesci a vederlo bene in viso?Potrebbe essere un mostro che ne sai?”
“- Allora avviciniamoci un pochino così lo vediamo per bene!Daiiii!!- fece lei tutta esaltata.
“- Guarda che se facciamo una parte di M…a sarà tua la colpa!sia ben chiaro!”
Non avevo assolutamente voglia di far brutte figure davanti ad uno sconosciuto ma Chiara era talmente euforica che mi fu impossibile dirle di no.
Con molta nonchalanche ci avvicinammo di un po’ al punto dove il tipo si stava presumibilmente allenando, era voltato di schiena ed io pregavo dentro di me che non si accorgesse di noi o , almeno che non ci notasse più di tanto. Tenendomi a braccetto Chiara allungava il collo cercando di vedere meglio il ragazzo e, quando lui ad un certo punto si girò, quasi me lo staccò quel braccio a cui era attaccata. Mi trascinò via alla velocità della luce e arrivate abbastanza lontane dalla “cosa” cominciò a parlare a raffica, come era solita fare quando era presa dall’eccitazione.
“- Hai visto Nadia che avevo ragioneeee?E’ troppo bello! Deve essere orientale!E poi quelle mosse!! Oddio assomiglia troppissimo a Ranma non trovi?chissà chi è!Come si chiama e dove abita!Parlerà italiano?”
“Hey stop!STOOOOP!Chiara datti una calmata! Respira profondamente su…inspirare…espirare.” Cercai di fermare quella raffica di parole che già mi stavano facendo scoppiare la testa.
“Ok!mi calmo!Ma tu non l’hai visto???E non dirmi che è brutto perché altrimenti ti do della strana sul serio!!!”
“- Ehm..non ho detto che è brutto, anche se non l’ho visto proprio benissimo, solo che la tua reazione mi sembra esagerata!” le risposi.
“- Bhe esagerata o no io devo rivederlo! Secondo te è un caso o verrà qui ad allenarsi sempre?”
“- E cosa vuoi che ne sappia io scusa!!” le dissi stupita delle domande assurde che mi stava facendo.
“- Allora perché non fai un favore alla tua cara amica Chiarina e glielo chiedi?”i suoi occhi brillavano di speranza ma io quella speranza la spensi immediatamente.
“- Io non chiedo proprio niente a nessuno!Chiarina se vuole delle informazioni prende le gambine e ci va da sola!!- adesso aveva oltrepassato il limite, se quel ragazzo le interessava che ci pensasse da sola.
“- Sei crudeleee!Allora non mi vuoi bene!” disse facendo il labbrino.
“- Si!Crudele e spietata!Ed ora andiamo che altrimenti perdiamo l’autobus e dopo mi tocca chiamare mia madre per venirci a prendere!” così la presi per mano e la trascinai via dal parco.
Mentre ci allontanavamo gettai di nuovo uno sguardo a quel ragazzo che continuava a menar calci e pugni all’aria, ma fu uno sguardo veloce perché poi la mia attenzione fu presa dal bellissimo tramonto che si poteva ammirare all’orizzonte.

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo
 
23 Settembre ‘96
 
La fermata dell’autobus si trovava adiacente ad una bellissima piazza, una fila di alberi la circondava ed al centro di essa si ergeva una statua imponente. Vi erano inoltre delle panchine poste sotto gli alberi che fungevano un po’ da “sala di attesa” per chi doveva aspettare il suo autobus e in più subito lì vicino si trovava un fornitissimo bar dove poter comprare ogni sorta di goloseria. Ogni panchina era occupata da un gruppo diverso di ragazzi ma la nostra era sicuramente quella più popolata poiché era formata non solo da noi provenienti tutti dalla stessa città, ma anche da altri che prendevano autobus diversi. Non ricordo esattamente come questo strampalato gruppo era venuto a formarsi so solo che vi era come una specie di calamita che ti attirava e, una volta entrato, non riuscivi più a staccarti.
Chiara era sicuramente la ragazza del gruppo a cui mi ero più attaccata. Di origine spagnola si era trasferita in Italia oramai da moltissimi anni con tutta la sua famiglia. Era un tipino vispo e focoso, all’epoca portava i capelli corti e sempre pettinati in modo originale, aveva un piercing sul naso e ben sei alle orecchie. Il suo modo di vestire era troppo cool, sembrava un personaggio uscito da un manga della Ai Yazawa.
“- Dai Chià vuoi tenermi il muso per tutta la vita?”
Da quando sabato sera eravamo tornate a casa Chiara aveva messo il broncio, anche se il suo comportamento mi pareva eccessivo cercavo di passarci sopra e di fare pace con lei, sapevo quanto fosse permalosa.
“- Hey! Guarda un po’ cosa ho qui per te?Una cosa che desideravi tanto!!!” Dicendo così aprii lo zaino e tirai fuori un album da disegno.
A quella vista la mia amica spalancò gli occhi e mi strappò letteralmente di mano l’ album aprendolo con foga.
“- Non posso crederci Nadia…sono senza parole….E’ BELLISSIMOO!!!!” Chiara ammirava il disegno che le avevo fatto con gli occhi sognanti e continuava a ripetere che era bellissimo, in effetti mi era venuto davvero bene quel Ranma seminudo che ti guardava con sguardo sexi passandosi una mano tra i capelli, avevo persino tentennato nel darglielo.
“- Bene, sono contenta che ti piaccia, allora adesso non mi tieni più il muso?” le dissi incrociando le braccia al petto.
“- Assolutamente no!Come potrei?Cavoli ma l’hai disegnato benissimo!Meglio di come me lo immaginassi!! ….ah…e scusa se ti ho tenuto il muso per sabato, ho esagerato come al solito.” disse stringendo l’album al petto.
“- Non preoccuparti, anch’io sono stata brusca nel portarti via a quel modo ma avevo paura di perdere l’autobus” le risposi.
“- Abbiamo sbagliato entrambe ok?” mi sorrise lei.
“- Ok! Comunque organizziamoci , magari ci mettiamo in tenuta sportiva pure noi così con la scusa di fare sport..che ne so…”lo possiamo” osservare meglio che ne dici?” le dissi facendo cenno con  lo sguardo alle mura.
“- Nadia sei una grande!!!” Si limitò a dire prendendomi la mano con slancio.
Io e Chiara percorrevamo ogni mattina lo stesso tragitto per andare alle rispettive scuole, costeggiavamo le mura dall’interno, passavamo davanti alla caserma dei paracadutisti dove, puntualmente, ricevevamo i fischi dai militari di guardia al cancello e ci salutavamo poi davanti alla sua scuola. Lei frequentava l’istituto d’arte che si trovava molto vicino alla mia scuola che però era situata al di fuori delle mura. Ogni mattina, procedendo da sola nell’ultimo tratto che mi separava da scuola, mi preparavo psicologicamente ad affrontare la “croce” che mi trascinavo dietro dall’anno precedente. Guardando in direzione del portone principale dell’istituto speravo con tutto il cuore che tale “croce” avesse deciso di lasciarmi stare ma puntualmente si trovava lì ad attendermi.
“- Buongiorno mia cara Nadia, oggi sei arrivata più tardi del solito!Posso capire la ragione, hai perso tempo a farti bella e vedo che ci sei riuscita!”
La solita viscida voce irrompeva a disturbare la mia tranquillità mattutina.
“- Ah…eh…buongiorno Mirko..scusa ma salgo di fretta perché devo ripassare, alla prima ora ho un compito.” Risposi cercando di tagliare corto.
“- Allora verrò a tenerti compagnia durante l’intervallo!” disse lui assumendo un’espressione da mollaccione.
“-Ti ho detto mille volte di  lasciarmi in pace!La tua compagnia non mi interessa!” e così dicendo gli voltai le spalle e corsi su per le scale riuscendo solo a sentire la sua voce che diceva:” Io sono un tipo tosto mia cara Nadia!Molto tosto!” “- E anche molto scemo”, pensai io continuando a salire.
Ebbene, la mia croce era questo tale di nome Mirko, ragazzo di due anni più grande di me, un tipo completamene fuori di testa e molto convinto delle sue “potenzialità” in campo amoroso. Lo avevo sempre appresso, non perdeva occasione di  rompermi le scatole con le sue frasi ad effetto e le sue proposte oscene, si era messo in testa che mi avrebbe conquistata e sembrava che questo obbiettivo occupasse gran parte delle sue giornate e della sua piccola mente.
Tutto era iniziato l’anno scolastico precedente, Silvia, una mia amica che frequentava una classe diversa dalla mia, si era messa con lui. Mi ero sempre domandata cosa ci avesse trovato in quell’individuo con la faccia da ebete ma se andava bene a lei andava bene pure a me. Un giorno, durante l’intervallo, Mirko mi chiamò nei bagni perché doveva parlarmi di Silvia così, io andai curiosa di sapere se fosse successo qualcosa tra di loro. Lui con tono molto solenne iniziò a dirmi che Silvia era una brava ragazza, carina e dolce e che aveva provato in tutti   i modi ad amarla ma con scarsi risultati poiché in realtà era innamorato di me. Io quasi non credevo alle sue parole e difatti iniziai a dirgliene di tutti i colori ma, quello che mi fece scattare la molla fu quando mi disse che si era messo con lei per poter stare vicino a me. Il mio braccio si mosse ancora prima che il mio cervello potesse ragionare e gli mollai un ceffone degno di nota lasciandogli l’impronta della mia mano sulla sua faccia da imbecille. Ovviamente dopo andai a dire tutto a Silvia per evitare che lui continuasse a prenderla in giro e così il poveretto si trovò pure la mano della mia amica stampata sull’altra guancia. Pensavo che la cosa fosse finita lì e invece l’idiota aveva sparso la voce, a cui ovviamente nessuno credeva, che era combattuto tra l’amore di due ragazze cioè noi e che addirittura ci aveva fatte litigare. Da quel momento, e dopo il mio schiaffo si era intestardito di “domarmi” manco fossi una cavalla e di riuscire a farmi innamorare di lui e così, ogni mattina si ripeteva la stessa storia, lui che mi aspettava all’entrata con le sue “frasi” ad effetto e lui che mi perseguitava tra un’ora e l’altra di lezione.
“- Uffaaaa!!che palle!”poggiato il mio zaino a terra mi sdraiai  letteralmente sul mio banco con fare affranto.
“- Ehehe” con una risatina Elena si sedette sul banco proprio accanto a me.
“- Cos’hai da ridere tu?” le dissi io senza neppure guardarla.
“- Oh niente, è solo che è troppo divertente vederti tutte le mattina avere a che fare con quel tizio! Mi sembra di assistere ad una sit –com.” ribatté lei continuando a sogghignare.
“- Bella carogna che sei!!Invece di venire in mio soccorso te ne stai li a guardare!” le risposi dandole  uno schiaffetto sulla coscia.
Elena continuava a ridere sulla mia “disgrazia” ed io per cambiare discorso cominciai a rovistare nello zaino in cerca del libro di biologia.
“- Invece di ridere ti converrebbe ripassare che tra 5 minuti abbiamo il test”
Vidi Elena impallidire.
“- T-Test? Vuoi dire che abbiamo un test di biologia alla prima ora??????” La voce le tremava.
“- Ma certo!E’ un test sugli argomenti dell’anno scorso!non dirmi che te lo sei diment..” ma incontrando gli occhi della mia amica che erano praticamente diventati due fari supplicanti non terminai neppure la frase, “- Ok, ok…cercherò di passarti le risposte, hai la fortuna che sarà un test a risposta multipla.”
“- Grazie sei un’amica!” le sue guance ripresero colore.
Driin, la campanella segnò l’inizio delle lezioni e in pochi secondi la porta si chiuse dietro la prof di Biologia.
La professoressa Briglia era a mio parere una bella donna, alta e magra con un caschetto castano morbido che le ricadeva sulle spalle. Era un po’ temuta dalla classe per la sua severità e per la difficoltà dei suoi test ma a me risultava molto simpatica, forse perché la sua materia mi piaceva o forse perché ero una delle poche a capire le sue battute.
Fortunatamente l’ora passò alla svelta e riuscii a passare praticamente tutto il test ad Elena, adesso ci sarebbero state 2 ore di educazione fisica quindi: Pacchia Totale.
Mi piaceva un sacco fare ginnastica a scuola perché la nostra professoressa Guidi era un vulcano di idee, non ci faceva mai fare le solite cose ma variava dalla pallavolo al basket, dall’atletica alla ginnastica ritmica. Ogni volta c’era in programma qualcosa di diverso.
La nostra palestra era piuttosto grande e ben attrezzata, vi era un bel campo di pallavolo all’interno e all’esterno un campo da calcio, gli spogliatoi erano forniti di armadietti e docce, in più , c’era una stanza tappezzata di specchi con le sbarre come una vera e propria sala di danza.
Noi ragazze avevamo l’imposizione di una divisa da palestra che era composta di calzoncini corti neri aderenti e magliettina bianca mentre i maschi avevano più libertà.
Alla solita ora, insieme a noi vi era anche un’altra classe mista difatti Marco, l’unico nostro maschio  per quell’occasione si univa a loro così da poter giocare a calcio e stare con altri ragazzi.
“- Uffa io non ho voglia di fare ginnastica stamani!quasi quasi invento di avere il ciclo così me ne sto spaparanzata sui materassi!” Stefania era una tipa un po’ cicciottella ma non eccessivamente, era proprio negata per lo sport e cercava sempre scuse nuove per saltare gli allenamenti,
“- Dai Stefy ti fa bene un po’ di movimento, almeno scarichi i nervi dopo il test di Biologia!” l’avevo incitata io.
“- Ma io mi scarico di più sdraiata su un materasso sai?” aveva risposto lei ridendo.
“- Sei sempre la solita!Fare ginnastica è bello sai?Basta iniziare e dopo vedrai che ci prendi gusto!” insistevo io.
“- Non tutti sono portati per lo sport come te Nadia, non puoi pretendere che a Stefania piaccia d’improvviso una cosa che odia.” Con voce molto pacata Eva si era intromessa nei discorsi miei e della mia compagna e la cosa mi aveva irritata non poco.
“- Io non pretendo niente, dico solo che fare sport fa bene sia al corpo che alla mente!” risposi stizzita osservando Eva che come al solito era truccata di tutto punto “- Ma come si fa a truccarsi pure per fare ginnastica?” pensai.
“- Ma guarda che ho chiesto io a Nadia di spronarmi nel caso mi avesse vista svogliata!E sai che mi ha convinta?Quasi quasi oggi mi butto!!!” Stefania aveva ricominciato a parlare e lo aveva fatto nel migliore dei modi.
Eva facendo spallucce si era allontanata ed era tornata dalle sue “seguaci” ed Elena, che aveva assistito alla scena si era avvicinata sogghignando.
“- Grande Stefy!Hai azzittito quella vipera!Non la sopporto ha sempre una parola per tutto e per tutti.” Disse.
“- Già!Però adesso mi tocca davvero fare ginnasticaa!!” disse quest’ultima in preda ad uno scherzoso sconforto.
Tutte e tre scoppiammo a ridere. Il fischietto della prof ci riportò alla realtà e tutte ci dirigemmo in palestra.
“Ragazze, data la bellissima giornata di sole io avrei deciso di andare a correre sulle mura e di fare un po’ di esercizi lì ma se preferite, possiamo anche rimanere qui con la professoressa Adriani e fare una partita di pallavolo tra le due classi!Scegliete voi!”
Ovviamente tutte fummo d’accordo per l’uscita.
Le mura della città si estendono per circa quattro kilometri e mezzo e sono alternate da parchi, alcuni molto grandi altri più piccolini ma tutti con un loro fascino particolare e, essendo mura molto antiche puoi trovare rovine e monumenti vari a incrementare la loro bellezza.
Quella mattina, forse per il fatto che era giorno lavorativo non c’era il solito caos che vi si può trovare di solito, a cose normali infatti le mura sono meta di molte persone, chi porta a spasso il cane, chi fa footing, chi semplicemente passeggia a piedi o in bicicletta ed i parchi attrezzati di giochi sono gremiti di bambini urlanti.
“- 1-2, 1-2, 1-2!!” La voce della Professoressa scandiva il ritmo di corsa.
“- Io non ce la faccio piùùù!” Stefania  dopo pochi metri era già con la lingua penzoloni.
“- E dai Stè fatti coraggio!Mancano solo tre kilometri e mezzo!” le dissi io con tono scherzoso.
“- Parli bene tu che sei allenata ma io rischio l’infarto se continuo così!”
“- Dai Stefy…facciamoci..anf..coraggio a vicenda!” Elena si era accostata tutta rossa in viso.
“- Anche tu Ele? Non mi morite qui ooh!” dissi con fare preoccupato.
“- Ragazze adesso fermiamoci a fare esercizio!”
“- Siete fortunate!La Prof vi ha salvate in corner!!eheh” ridacchiai.
Mi soffermai un attimo a guardare il parco dove la prof ci aveva fatte fermare, era proprio quello dove sabato ci eravamo fermate io e Chiara e dove lei, aveva fatto “l’avvistamento”. Effettivamente era il luogo ideale per fare esercizio essendo ben fornito di vari attrezzi, panche, sbarre etc, vi erano altre persone ad allenarsi anche se, guardando bene in giro mi era parso di non vedere il ragazzo di sabato. Probabilmente era stato un caso isolato e non si sarebbe più visto da quelle parti oppure, anche se era un habitué del parco, non era detto che lo avremmo rivisto  ma Chiara era talmente euforica e convinta che quel pensiero decisi di tenerlo per me.
Tirai un bel respiro ed iniziai a fare i miei esercizi di stretching.

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo terzo
 
27 Settembre ‘96
 
“- Allora siamo d’accordo per domani pomeriggio?” la voce di Chiara mi arrivava come un megafono dall’altra parte della cornetta.
“- Si Chià tranquilla! Prendiamo l’autobus delle 14.” Le dissi scostando di un poco l’apparecchio dall’orecchio indolenzito.
“- Allora mi metto la tuta come deciso!Oddio speriamo di incontrarlo!”
“- Sicuramente Chiara sicuramente!Ma adesso lasciami andare a dormire ti prego!” la supplicai io.
“- Ok ok!Scusa Nadia allora buonanotte!A domani!Mi raccomando alle 14 alla fermata ok?”
“- Siiiiiiiiiiiiiiii!!!Notte Chià!Ciao Ciao!” e riagganciai , era più di un’ora che mi teneva al telefono, non ne potevo più.
La settimana era stata nel suo complesso piuttosto pesante, avevo dovuto affrontare molti test di inizio anno delle varie materie e in più le lezioni di danza pomeridiane erano aumentate in vista del saggio di fine ottobre, sinceramente avevo desiderato che il fine settimana giungesse presto. Mi lavai i denti e misi il mio pigiama bello comodo, mi lasciai poi cadere esausta sul letto a pancia in giù sprofondando la testa nel cuscino morbido.
“- è possibile perdere la testa per una persona vista solo di sfuggita per pochi minuti?”
Questo pensiero attraversò la mia mente per un attimo mentre cercavo di scaldarmi sotto le coperte, di certo, a me non sarebbe mai capitato, non ero neppure sicura di potermi mai innamorare di qualcuno. “L’amore”, molte mie compagne dicevano di averlo già provato più volte ma io, mi chiedevo come fosse possibile provare lo stesso sentimento per più persone a distanza di poco. La parola “ti amo” detta da loro con superficialità prima ad un ragazzo e poi ad un altro nel mio vocabolario per il momento non esisteva. Per me era una parola troppo ricca di significato, da dire solo alla persona con cui avresti passato il resto della vita ma forse, ero io ad essere davvero strana come mi dicevano. E comunque alla base di tutto c’era il fatto che i ragazzi in quel momento proprio non mi interessavano e soprattutto, non ne avevo ancora incontrato uno capace di stimolare il mio interesse.
“- Non sarò mica troppo esigente?...!”
Con questo ultimo pensiero mi voltai mettendomi in posizione fetale e lasciai che il sonno prendesse il sopravvento.
 
28 Settembre ‘96
La mia cameretta era un nido sicuro dove potermi rifugiare ogni qual volta ne avessi avuto il bisogno, non era molto grande e forse era proprio per questo che mi dava un senso di protezione. Le morbide tende rosa pallido incorniciavano la finestra senza appesantirla così che, nelle notti di luna piena, una leggera luce potesse filtrarci attraverso. In genere amavo il buio totale per dormire ma in quel caso la luce lunare mi donava un senso di pace. La mia libreria era piena di fumetti di ogni tipo ed il letto morbido era ricoperto da una miriade di peluche, li adoravo. La cosa più importante era però la scrivania, quando mi sedevo davanti a lei tutto diventava colorato e la mia fantasia poteva liberarsi e galoppare tra quei pastelli e fogli immacolati.
“- Nadia! Nadia allora? Ti decidi ad alzarti si o no?Sai che ore sono?” La voce di mia mamma irruppe nella mia camera.
“- Mmmh..uffa mamma è sabato lasciami dormiree…yaaawn.. ma che ore sono?” le risposi io con la voce impastata di sonno rivolgendole uno sbadiglio degno di un ippopotamo.
“- Per me puoi dormire anche tutto il giorno ma.. non devi andare con la Chiara a correre oggi?” disse lei tirando di poco le tende per far entrare un po’ di luce.
“- Ma abbiamo l’autobus delle 14 c’è tempooo!” brontolai io rincalzandomi sotto al piumone.
“- Ah si? Allora te sei sicura in un’ora e mezza di riuscire a lavarti, vestirti e pranzare? Se ce la fai potrei meravigliarmi di te cara figlia mia!”
Con un balzo saltai dal letto, mi infilai le pantofole e corsi verso il bagno.
“- Mammaaaaaaaaaaaa!!Dovevi svegliarmi primaaaaaa!!!!Oddiio non ce la farò maiii!!!” urlai dal bagno dopo aver realizzato che erano già le 12 e 30.
“- Nadia Nadia…è dalle 9 e30 che cerco di svegliarti ma tu mi dicevi sempre “5 minutini”..ma i minutini si sommano tesoro e diventano ore non lo sapevi?” disse lei dirigendosi verso la cucina “- E muoviti dai che hai già pronto il pranzo, per te oggi ho preparato prima.” Concluse affacciandosi un attimo dalla porta del bagno.
Mi vestii alla svelta optando per una tuta grigia e rosa e raccolsi i capelli in una coda morbida, poi mi sedetti a tavola e divorai letteralmente il pranzo che mia mamma mi aveva preparato, un menu molto leggero composto da carne ai ferri ed insalata.
Uscii di casa come un lampo con la solita raccomandazione di mia madre di non fare tardi e mi diressi alla fermata dell’autobus dove ovviamente, trovai Chiara ad attendermi.
Il viaggio fu molto tranquillo per grande felicità delle mie orecchie, io e Chiara scambiammo si e no tre parole ma il suo strano silenzio non mi convinceva.
Arrivammo in piazza in perfetto orario e cominciammo a salire sulle mura.
“- Chiara siamo state fortunate, anche questo sabato è una bellissima giornata!”dissi io sorridendo.
“- Già…speriamo di essere fortunate anche in qualcos’altro…” rispose lei tutta triste.
“- Heey!!Dove è finita la Chiara esaltata? Fino a ieri sera eri tutta emozionata per oggi e adesso ti ammosci così?” la incitai io.
“- Si però…dopo mi è venuto il dubbio che probabilmente non lo rivedremo mai più, che era stato un caso che si trovasse lì quel giorno..”
Effettivamente era la stessa cosa che avevo pensato io ma non mi piaceva vederla così triste.
“-  Stai tranquilla Chiara!sono certa che quel ragazzo va spesso ad allenarsi lì!Non è stato un caso isolato!!Ma per darci la carica che ne dici del nostro grido di battaglia?” le dissi alzando il pugno in aria.
“- Eheh! Ok!mi hai convinta!Allora!1, 2, 3…”disse alzando anche lei il pugno.
“- PER NADIA E CHIA’ IP IP URRAAA’!!” e tutte e due saltammo in aria come due sceme imitando un famoso anime.
Le mura quel pomeriggio erano piuttosto affollate come avevo previsto, procedendo a passo svelto raggiungemmo in pochi minuti il parco da me ribattezzato “Parco del destino”. Facemmo un giro di perlustrazione nella speranza di trovare il tipo ma di lui purtroppo non vi era nessuna traccia.
“Ecco hai visto?Non c’è!Lo sapevo che non potevo essere fortunata..” sbuffò Chiara.
“- Ma dai!Siamo arrivate prestissimo, magari lui viene più tardi!Intanto facciamo un po’ di esercizio così passiamo il tempo, in fondo siamo venute anche per questo no?!” le dissi io cercando di rincuorarla.
“- Ma quale esercizio!Io sono venuta solo per lui! Se vuoi sudare fallo tu!Io mi metto sulla panchina e ti guardo!” rispose lei.
“- Ecco lo sapevo..sei sempre la solita, ok vorrà dire che farò da sola.” E così dicendo presi a fare un po’ di riscaldamento.
“- Certo che sei bella snodata tu!mi fai impressione!” mi disse Chiara facendo un verso con la bocca.
“- Per forza, dopo 12 anni di danza saresti snodata pure tu!” le risposi io continuando a tirare la gamba cercando di spingerla ancora più su.
Ad un tratto con un balzo Chiara mi fu vicina ed inizio a piegarsi su e giù ritmicamente.
“- E brava! Ti sei decisa finalmente!” le dissi io con tono contento.
“- Ma che decisaaa!!Guarda un po’ laggiù chi è arrivatoooo!” disse lei facendo un cenno lieve con la testa.
Io mi voltai e vidi un ragazzo con in dosso un Gi da Karate bianco posare una borsa a terra. Era senza dubbio lo stesso ragazzo dell’altra volta.
“- Visto Chiara che è arrivato? E tu che dubitavi!”  e sinceramente non ci credevo neppure io che sarebbe tornato.
“- Ed ora che facciamo Nadia?” mi chiese lei con voce titubante.
“- E che ne so…continuiamo le nostre cose…poi…e poi qualcosa mi verrà in mente!” le dissi.
“- Ma guarda in che situazione mi sono messa!alla fine toccherà a me andare da lui a chiedere come si chiama..me lo sento..la parte di M…a è vicina!” pensai.
Intanto il tipo aveva cominciato il suo allenamento, dovevo ammettere che era molto bravo, i suoi movimenti erano fluidi ed era dotato di un’agilità incredibile. Ero sempre stata attratta dalle arti marziali da quando, da piccola, mi capitò di vedere alla TV un film con Bruce Lee, da quel momento lui era diventato il mio eroe. Purtroppo la danza mi aveva impedito di praticare qualsiasi ramo di quel bellissimo sport ma comunque era sempre un piacere per me vedere un incontro. Ma una cosa era vederlo in Tv, un’altra era vederlo dal vivo, ero rimasta quasi ipnotizzata dalle mosse e dai salti che quel ragazzo faceva e avrei tanto voluto imparare anch’io.
“- Oddio Nadia mi sembra che ci abbia guardate!” la mia amica mi riportò un attimo alla realtà.
“- Come ci ha guardate? Dai sarà stata una tua impressione!” le dissi io rivolgendole uno sguardo di sorpresa.
“- Nadia sta venendo verso di noiiiii!” Chiara era visibilmente agitata.”- Ecco adesso posso morire felice…” finì in un bisbiglio.
“- Ma di cosa devi morir…” non terminai la frase perché una voce maschile aveva fatto la sua comparsa.
“- Ciao! Posso aiutarvi?”
Una scossa percorse velocemente la mia schiena ed il mio pensiero fu uno solo.”- Oh Signore fammi scomparire!”
Mi voltai lentamente e come temevo mi trovai davanti il ragazzo dei sogni di Chiara che ci sorrideva placidamente.
“- Oh bhe…ecco noi veramente…” non riuscivo a spiccicare parola ero troppo in imbarazzo per la figura pessima che avevamo fatto, sicuramente lui si era accorto di essere osservato.
“- Bhe vedi!La mia amica è un’appassionata di Arti marziali e quindi ha visto che facevi tutte quelle mosse così…” Non potevo crederci! Chiara aveva preso la parola e oltretutto aveva addossato a me la colpa!
“- E così ti piacciono le arti marziali? Ecco perché è già la seconda volta che vi vedo osservarmi!” disse lui accennando un sorriso.
Beccate e affondate, non solo ci aveva viste in quel momento, ma ci aveva notate anche la volta prima, volevo sprofondare.
“- Mi..mi dispiace se abbiamo disturbato i tuoi allenamenti..” non sapevo più che dire, mi sentivo veramente una deficiente.
“- Ma quale disturbo! E’ così raro vedere una ragazza interessata a questo genere di cose!Mi fa solo piacere!Non devi sentirti in imbarazzo!” e dicendo così si mise a ridere di gusto.
Fino a quel momento avevo tenuto gli occhi bassi per la vergogna ma venni contagiata dalla sua risata e così alzai lo sguardo e fu allora che notai quanto fosse effettivamente carino, Chiara per una volta aveva ragione. Era un ragazzo abbastanza alto e con un fisico ben allenato, almeno da quello che si poteva vedere, il suo viso aveva dei tratti molto delicati, un bel naso, una bella bocca e gli occhi ovviamente a mandorla anche se non particolarmente pronunciati. I capelli erano neri come la pece e li portava tagliati in modo particolare da rimanere corti ai lati ma più lunghi sulle spalle e aveva infine una folta frangetta che gli ricadeva sugli occhi.
“- Bhe..a questo punto..possiamo presentarci!io sono Chiara piacere!” alla mia amica era venuto il coraggio tutto insieme, e gli aveva dato la mano.
“- Il mio nome è Hiroshi… e tu invece?” disse lui rivolgendosi verso di me.
“- Ehm..io Nadia!Tanto piacere!” e gli sorrisi.
“- Bhe ragazze..io devo finire la mia serie di Kata, ma se avete tempo dopo l’allenamento possiamo andare a prenderci una bibita, offro io!”  ci disse con tono affabile.
Guardai un attimo Chiara e ovviamente capii dal suo sguardo che voleva che accettassi così, ci sedemmo da una parte a guardarlo aspettando che finisse.
“- Bell’amica che sei Chiara, alla fine hai messo nella M…a me per scagionarti!” dissi guardandola di sbieco.
“- Ma dai, in fondo è andata bene no?E poi è vero che ti piacciono le arti marziali in fondo, non ho mica detto una bugia!”disse lei facendomi gli occhioni.
“- Si si …come no…alla fine l’hai sempre vinta tu!” le risposi.
“- Devi ammettere che è un Figo!Hai notato che ha gli occhi chiari? Chissà se è un mezzosangue!”Chiara era veramente su di giri.
“- Mmh..si carino..” mi limitai a dire.
Quando Hiroshi ebbe finito di allenarsi ci recammo tutti e tre insieme al bar li vicino. Appena entrati la barista salutò calorosamente il nostro accompagnatore, probabilmente era un frequentatore abituale del locale, ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo tre succhi di frutta.
Il bar non era grandissimo ma molto luminoso, il bancone era composto da un piano di marmo adibito alla consumazione di caffè ed una piccola vetrinetta piena di dolci e salatini vari. Vi erano pochi tavolini tondi molto piccoli, tre persone già stavano un po’ scomode ma noi stringendoci un po’ ci eravamo entrati piuttosto bene.
“- Hey Hiro! Anche oggi sulle mura ad allenarti?Sei incorreggibile!Sprecare così i tuoi w-end invece di andare a spasso in città!” la barista era arrivata con in mano il vassoio contenente la nostra ordinazione ed aveva iniziato a parlare in modo molto confidenziale con Hiroshi.Era una bella ragazza dai capelli lunghi neri con la bocca carnosa e gli occhi da gatta, non molto alta ma con un bel fisico, da quello che si poteva vedere sotto la divisa del bar.
“- Bhe Shaila…molto probabilmente trovo più divertente allenarmi che andare a “spasso” come dici tu!” rispose lui con molta tranquillità.
“- Cacchio che risposta!” pensai io facendomi scappare un mezzo sorriso perché in fondo gli davo ragione, anche io venivo criticata perché passavo i miei w-end a disegnare, ognuno può fare quello che vuole del suo tempo libero o no?.
“- Insomma Hiro vuoi dirmi che a me non concedi un appuntamento ma nello stesso tempo esci con queste due ragazzine? Guarda che mi offendo!” disse lei con tono molto scocciato e rivolgendoci uno sguardo di sufficenza.
“- Mah che vuole questa qui oh!Ragazzine a chi?Adesso mi alzo e gliene dico quattro!” mi stavo veramente innervosendo, quel che è troppo è troppo. Da sotto al tavolino sentii arrivare un calcio, era Chiara che avendo previsto una mia reazione mi fece cenno di calmarmi.
“- Innanzi tutto non trovo carino che tu offenda le mie due amiche e poi, devo dirti la verità, con loro ho argomenti molti più interessanti da trattare rispetto che con te!” controbatté lui senza battere ciglio.
“- Amiche? Da quando saremo diventate sue amiche?Ci conosciamo da poco meno di un’ora!” ma non potei fare a meno di pensare anche che le aveva dato il ben servito. Come si era permessa quella Shaila di offenderci senza neppure sapere chi fossimo?
“- Ok Hiro me la sono cercata! Un punto a tuo favore! Ma prima o poi dovrai accettare di uscire con me!” e così dicendo gli fece l’occhiolino e si allontanò verso il bancone.
“- Hey Hiroshi grazie di aver preso le nostre difese!” disse Chiara
“- Perché mi hai fermata Chiara!altrimenti mi sarei alzata io e le avrei messo le orecchie al posto del naso!” replicai facendo cenno con le mani.
“- Ahahah! E’ sempre così la tua amica?” chiese Hiroshi in preda alle risa.
“- Bhe ha un carattere…diciamo..un po’ irruento!eheh” rispose Chiara mettendosi anche lei a ridere.
“- Chiara ma cosa vai blaterando???Chi sarebbe Irruenta?”  le dissi dandole un colpetto sulla spalla.
“- AHI!” fece lei “- Ah dimenticavo!E’ pure un poco manesca!” continuò.
“- Allora…. È per quello che è appassionata di arti marziali!” disse lui.
Si stavano letteralmente prendendo gioco di me e la cosa cominciava ad urtarmi non poco, guardai la mia amica con fare minaccioso e finalmente lei capì di farla finita.
“- Comunque Hiroshi, da quello che ho capito sei giapponese o sbaglio?” chiese Chiara riprendendo in mano finalmente la situazione.
“- Bhe..non sbagli…anche se in verità mio padre è Giapponese e mia mamma è Italiana.” Rispose lui con calma.
“- Wow!Quindi sei Italo- Giapponese!Infatti non mi spiegavo i tuoi occhi chiari, è difficile vedere un orientale con degli occhi così!” continuò Chiara.
“- In effetti, il colore degli occhi l’ho preso da mia madre. Anche lei li ha blu come me!” rispose  sorridendo.
Adesso che lo guardavo bene mentre parlava notai questo particolare degli occhi. Erano di un grigio – blu intenso e, la cosa che li faceva risaltare di più, erano le lunghe ciglia nere che gli facevano da cornice, molto lunghe per appartenere ad un ragazzo.
“- E tu invece? Da chi hai preso quegli occhi?” Hiroshi mi aveva rivolto una domanda.
“- Chi…io?Dici a me?”avevo risposto non capendo li per li se stesse dicendo a me, anche perché fino a quel momento aveva parlato con Chiara.
“- Si dico a te! Hai un colore molto particolare, non saprei definirlo, forse un verde smeraldo..c’è qualcuno nella tua famiglia che li ha come te?” chiese con aria incuriosita.
“- Hem…si..bhe ecco non proprio come i miei però penso di aver preso da mio padre! Comunque nella mia famiglia abbiamo pressappoco tutti gli occhi chiari… ma.. lasciamo perdere questi discorsi!Piuttosto, parli un italiano perfetto complimenti!” dissi cambiando totalmente discorso, mi imbarazzava parlare di me sinceramente.
“- Grazie, merito di mia madre che lo ha sempre parlato con me e poi ormai è molto che vivo qui in Italia, frequento qui la scuola e quindi è una cosa normale.” Rispose lui.
“- Che scuola frequenti?Se posso chiedere?” Chiara aveva ricominciato a  fare domande.
“- Certo che puoi chiedere! Frequento il terzo anno dell’Istituto Tecnico! E voi?” chiese.
“- Caspita!Molti dei nostri amici vengono in quella scuola! Io faccio l’istituto d’Arte, mentre Nadia il linguistico!Anche noi frequentiamo la terza!Siamo coetanei!” Chiara parlò anche per me.
“- Bhe non proprio forse, voi dovreste essere dell’80 se non sbaglio! Io sono più grande di voi di un anno! In Giappone le elementari hanno un ciclo di sei anni ed io, avendole frequentate là, arrivato in Italia mi sono trovato un anno indietro!” spiegò lui.
“- Caaaspita che bello!Le scuole Giapponesi sono fantastiche!” la mia amica si stava esaltando sempre più.
“- Bhe, per certi versi è molto meglio la scuola italiana credimi, molti meno obblighi.” Precisò Hiroshi.
“- Chiara si è fatto un po’ tardi, sarà meglio avviarci verso l’autobus!” dissi dopo aver dato un’occhiata all’orologio.
“- Caspita è già ora?Uffa mi piaceva star qua a chiacchierare!” sbuffò la mia amica.
“- Ma non siete di qua ?” chiese Hiroshi.
“- Eh no! Studiamo qui ma veniamo da una cittadina sul mare!E se non ci sbrighiamo perdiamo l’ultimo autobus!” risposi io alzandomi dalla sedia.
“- Capisco..” fece lui seguendo i miei movimenti.
Hiroshi volle a tutti i costi offrire i succhi di frutta nonostante le nostre proteste, fu davvero molto gentile così, dopo aver pagato uscimmo dal bar salutando la barista impertinente.
“- Allora grazie ancora per il succo!” dissi io sorridendo.
“- Figurati per così poco!Grazie a voi piuttosto per la compagnia!Mi sono proprio divertito!” rispose lui con tono gentile.
“- Ci rivediamo vero?? Perché non ci scambiamo i numeri di telefono?” chiese Chiara con il suo solito modo di fare impulsivo.
“- Dai Chià, ma cosa chiedi? Magari non…”
“- Certo che ci scambiamo i numeri e poi…quando vuoi iniziare le lezioni?”  Hiroshi aveva interrotto quello che stavo per dire.
“- Le..lezioni?Quali lezioni?” feci io un po’ sbigottita.
“- Non hai detto di essere interessata alle arti marziali? Io posso darti lezioni se vuoi!Ovviamente senza impegno! E l’invito è esteso a tutte e due ovvio!” La sua bocca si era estesa in un grande sorriso.
“- Accettiamo VOLENTIERI!Per me se sei libero possiamo fare anche domani!!!” accidenti a Chiara e alla sua boccaccia.
“- Perfetto!Mio padre insegna in una palestra in centro ma io vengo tutti i sabati e le domeniche qui al parco ad allenarmi! Se per voi va bene possiamo fare domani alle 15!” in lui potevo leggere una certa vena di entusiasmo, come potevo rifiutare?
“- Ok, vada per domani!” dissi infine io ricambiando il sorriso.
Ci scambiammo così i numeri di telefono e ci salutammo.
Durante tutto il tragitto del ritorno Chiara non fece altro che parlarmi di lui, di quanto fosse carino e simpatico e di quanto fosse felice di averlo conosciuto.
Io la ascoltavo limitandomi ad annuire ogni tanto, sinceramente fare la sua conoscenza aveva fatto un po’ di piacere anche a me e poi, ad essere sincera, avevo dentro di me una certa eccitazione nel pensare che l’indomani avrei iniziato ad imparare delle mosse di arti marziali.
“- Cavoli!Mi sono dimenticata di chiedergli che tipo di arti marziali pratica!!che scema!!” Dissi ad alta voce, ma Chiara ovviamente presa dai suoi discorsi non ci fece neppure caso.
Scossi la testa sorridendo e guardai fuori dal finestrino appoggiando un poco la testa al vetro, era quasi buio, il sole era tramontato già da un po’, quel pomeriggio era davvero passato in fretta, forse troppo in fretta.

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