Anomalie

di Aelis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dal diario del medico Jizi Koide 4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia ***
Capitolo 2: *** Giornale della comunità dell’anomalia. Gerente in carica Corilla Dortuy 4° giorno del terzo mese anno 453. ***
Capitolo 3: *** Libro della centrale energetica. 4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. ***
Capitolo 4: *** Libro della centrale energetica. 5° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***
Capitolo 5: *** Dal diario del medico Jizi Koide 8° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia ***
Capitolo 6: *** Libro della centrale energetica. 20° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***
Capitolo 7: *** Giornale della comunità dell’anomalia. Gerente in carica Corilla Dortuy. 2° giorno del quarto mese anno 453. ***
Capitolo 8: *** Dal diario del medico Jizi Koide. 27° giorno del quarto mese anno 453 dell’anomalia ***
Capitolo 9: *** Libro della centrale energetica. 20° giorno del quinto mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Dal diario del medico Jizi Koide 4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia ***


Dal diario del medico Jizi Koide

4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia

Nelle prime ore del mattino fui chiamato da Cheren per assistere al parto di Aluna, pensai che si sarebbe trattata di un’incombenza rapida poiché la donna aveva già messo al mondo tre figli. Ci misi un po’ a raggiungere la gola di Ckiop, dato che era ancora buio, il terreno scosceso e io non avevo nessuna intenzione di fratturarmi una gamba inciampando sul sentiero. Infatti, quando arrivai alla tenda, erano già cominciate le spinte e, conoscendo la robusta costituzione da fattrice della risoluta compagna di Cheren, ero certo che il mio ritardo non sarebbe stato un gran guaio anzi, a dir il vero pensai che la mia presenza poteva essere considerata un optional, ma lei, quando penetrai le ultime cortine di tela leggera che fungevano da divisorio dal resto della tenda, mi guardò con il tipico sguardo infuriato delle puerpere.

"Te la sei presa comoda, ancora un po’ e me lo facevo da sola questo figlio!!" mi abbaiò contro, mentre il suo corpo si torceva sul giaciglio in preda agli spasmi.

"Be’, ormai che son qua diamo un’occhiata là sotto e vediamo a che punto stiamo…" le risposi tranquillo con un sorriso professionale.

Alla tenue luce della lampada a batteria visitai la donna e annunciai che la faccenda sarebbe durata ancora pochissimo.

"Potevi risparmiarti il disturbo", grugnì, ansimando, la donna con una voce dal tono così rauco e basso che mi diede i brividi.

"Se vuoi me ne vado."

"Fallo, e giuro che ti strozzerò con il cordone ombelicale del bambino!"

"Aluna, ti prego, Jizi è qui per aiutarti, non è colpa sua se abita sul crinale di Kor, abbi pazienza, su…" la implorò con un filo di voce il povero Cheren, che sembrava ancora più piccolo e gracile davanti alla mole enorme e sussultante della compagna, quindi si girò verso di me, dandole le spalle, e sussurrò, torcendosi le manine sudate "perdonala, sta soffrendo parecchio anche se è il quarto…"

Non gli risposi ma gli feci l’occhiolino.

Amico, se sapessi che cosa tocca sorbirmi durante i travagli! Neanche nelle più infami bettole della galassia si sentono certe espressioni da trivio. Tua moglie è ancora beneducata, credi a me…

Fu allora che udimmo lo schianto.

Io, Aluna e Cher ci guardammo per un attimo in silenzio.

"Un altro arrivo nell’anomalia! Be’, se ci sono superstiti si arrangeranno, non farti venire strane idee: da qui tu non ti muovi finché non è nato" sentenziò Aluna, prima che potessi fiatare.

Abbassai il capo e mi concentrai sul mio lavoro.

Le spinte erano sempre più frequenti e ormai era questione di poco.

Mentre estraevo, finalmente, il piccino che cominciò subito a strillare, sentimmo le voci squillanti degli altri bambini della coppia che aspettavano l’arrivo del nuovo fratellino accampati davanti alla tenda.

"Guarda, guarda, è vivo, chi l’avrebbe mai detto!" trillò la vocetta di Bia, la maggiore dei tre.

"Bambina, sarò pure solo un povero medico umano e non un raffinato droide ultimo modello, ma tua madre potrebbe partorire un Rancor senza riportare grossi danni, avevi dubbi che tua sorella nascesse morta?"

"Ehi! Signore! Signore! Sei tutto intero? Ci sono altri con te o sono morti?"Continuò, con il suo tipico cantilenare petulante, la ragazzina.

"Ma con chi sta parlando?" chiesi, mentre recidevo il funicolo della bambina grassoccia e urlante che Aluna reclamava a gran voce, Cheren mi guardò inebetito e io gli feci cenno di uscire per vedere che diamine stava accadendo.

Caracollò fuori, come in trance.

Lo udii parlottare con quella che pareva essere una voce maschile, tra gli schiamazzi dei suoi figli.

Finii di lavare la neonata, l’avvolsi in un panno pulito e l’appoggiai sull’enorme ventre della madre, che se la strinse tra le braccione con sguardo beato

Cheren rientrò pallido e decisamente scosso.

"E’ un superstite, ecco con chi stava parlando Bia, non so…Io, io sono di Dantooine, insomma sono un provinciale, ma…"

"Vieni al sodo, Cher!" borbottai mentre mi asciugavo le mani.

"Anche se lui non me lo ha detto…Credo che sia un Jedi" biascicò l’uomo con sguardo vacuo.

"Embe’? Si schiantano anche loro, che ti credi? L’anomalia non fa mica sconti anche se sei un adepto della Forza: lui e il suo velivolo saranno stati frullati per bene come accade a tutti i comuni mortali con le loro volgari navi stellari….A proposito, dimmi, ti prego, che non ha pure un paio di ossa rotte o qualche brandello di carne da ricucire che proprio non ci ho voglia…" mi informai, sardonico.

"No, no sembra piuttosto in forma, anche se mi pare ansioso di parlare con il capo della comunità…Credo che non abbia ancora ben capito in quale guaio sia precipitato…Forse è meglio che gli parli tu…" balbettò l’ometto.

"Guarda che non ho ancora finito con Aluna, devo aspettare l’espulsione della placenta…" incrociai il suo sguardo implorante "Va be’, due minuti…"

Uscii, nel tenue chiarore del sole che aveva già fatto capolino all’orizzonte, e lo vidi circondato dai ragazzini che lo tempestavano di domande.

Era un umano di circa 35 anni, portava la lunga toga marrone dei Jedi sopra un’insolita corazza bianca piuttosto ammaccata, aveva il viso stanco ma un’espressione amichevole, soprattutto date le circostanze, i suoi occhi azzurri sorrisero prima delle sue labbra quando incrociarono i miei. Si inchinò leggermente, tenendo le braccia conserte sul petto infilate nelle larghe maniche, in segno di saluto e si presentò.

"Il mio nome è Obi-Wan Kenobi, sono qui per chiedere il vostro aiuto…Ho avuto un problema con la mia nave…"

"Sì, sì capisco, è una cosa usuale quaggiù, sa come si dice: mal comune mezzo gaudio" lo interruppi bruscamente "scusi tanto, non vorrei sembrarle scortese, ma sto assistendo ad un parto, e credo che lei, prima di tutto, abbia la necessità di capire dove si trovi E S A T T A M E N T E…Perché dubito che se ne sia reso conto" l’uomo mi ascoltava osservandomi interessato "facciamo così, Bia" mi rivolsi alla ragazzina saltellante che stava morendo dalla voglia di ficcanasare in quella faccenda "accompagna questo signore da Corilla e dille che è appena arrivato, poi torna subito qua così ti presento la tua nuova sorellina".

Il presunto Jedi non replicò, mi ringraziò con un altro piccolo inchino e io rientrai nella tenda.

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Capitolo 2
*** Giornale della comunità dell’anomalia. Gerente in carica Corilla Dortuy 4° giorno del terzo mese anno 453. ***


Giornale della comunità dell’anomalia.

Gerente in carica Corilla Dortuy

4° giorno del terzo mese anno 453.

Questa mattina alle prime luci dell’alba la piccola Bia Yurte è arrivata a casa mia recando con sé un nuovo venuto. Un umano, si è presentato come Maestro Jedi dicendo di chiamarsi Obi-Wan Kenobi. Mi ha narrato, come tutti gli altri che lo hanno nei secoli preceduto, dello strano fenomeno energetico in cui lui e la sua nave sono incappati, all'interno di una piccola area nei pressi della rotta per il labirinto di Rishi, e di come per un vero miracolo sia riuscito a sopravvivere atterrando su questo sconosciuto pianeta. Il suo duro addestramento gli ha impedito di lasciar trapelare, durante il racconto, il terrore che deve aver sicuramente provato quando si è ritrovato in balia di forze sconosciute, e la lucida, precisa descrizione del vortice di pura energia che lo ha trascinato, quasi distruggendogli il velivolo, in uno spazio non riconosciuto dalle mappe, ne costituisce la prova.

Quando, alla fine, mi ha chiesto dove si trovasse e come potesse fare per lasciare il pianeta, non ho potuto trattenere un amaro sorriso.

"Caro ragazzo, permettimi di chiamarti così poiché potresti essere mio nipote, temo che tu debba ancora comprendere bene dove sei finito…"

"Con tutto il rispetto, signora, credo di aver intuito che la posizione del pianeta sia il cuore del problema, poiché lei è già la seconda persona che ne accenna, se fosse così cortese da spiegarmi qual è la particolarità di questo mondo forse potrei capire…"

"Ecco, appunto, la particolarità, senza volerlo hai usato un termine corretto: sei incappato in quella che i fisici, e quaggiù qualcuno ne è capitato, chiamano appunto particolarità gravitazionale. Io fisico non sono, nella mia vita di…Prima ho svolto per quarant'anni mansioni di contabile per una grossa società di export."

A questo punto ho tirato, mio malgrado, un grosso sospiro davanti all’espressione sbigottita del giovane uomo che non ha fiatato intuendo dove volessi andare a parare, ma si è limitato solo a fissarmi ancora incredulo.

"Vedi, come ti dicevo non sono certo uno specialista del settore, però da quel che ho capito quella la fuori è una specie di anomalia gravitazionale, sostanzialmente una sorta di tunnel instabile, che si apre in determinate condizioni del tutto imprevedibili, in questo angolo sperduto della galassia e che risucchia i malcapitati vascelli in una sorta di bolla dello spazio tempo. Una bolla del diametro di una cinquantina di parsec, completamente avulsa dal resto del continuum spaziale."

"…E non c’è modo di uscirne?" mi ha chiesto, con l’aria di chi temeva di conoscere già la risposta.

"Che si sappia, no, ma d’altra parte anche se qualcuno fosse riuscito a lasciare la bolla (e i tentativi non sono stati molti, in verità) non avremmo potuto conoscere l’esito dell’impresa dato che non abbiamo alcun tipo di contatto con l’esterno, come ti sarà facile comprendere."

"Capisco" ha commentato con aria cupa.

Siamo rimasti seduti, uno di fronte all’altra, in silenzio a guardarci mestamente per un bel po’.

"Io devo farcela" ha sussurrato fra sé , poi lo ha ripetuto ad alta voce "io devo farcela! Devo assolutamente lasciare questo posto!"

Ho visto i suoi occhi alzarsi verso l’alto come a cercare varco impossibile in un cielo inviolabile.

Gli ho sorriso, e poi ho accennato brevemente alla storia della nostra piccola comunità, al momento costituita da trecentocinquantotto persone di razze assortite, provenienti da ogni angolo della Galassia che convivono pacificamente su un fazzoletto di terra fertile e assolata. Da più di 453 anni, anzi probabilmente da tempi ancora più remoti, anche se le nostre prime cronache risalgono al giorno 1 del primo mese dell’anno zero, la Comunità dell’Anomalia sopravvive caparbiamente, isolata dal resto del cosmo. Ogni tanto arriva qualcuno, attirato proprio in questo luogo dall'emissione di energia dei nostri generatori (se la sfortunata nave ha conservato una minima capacità di manovra) esattamente come una falena dalla luce. I più periscono nell’atterraggio, chi sopravvive e rimane ferito viene curato. Tutti contribuiscono come possono, e come sanno, alla sopravvivenza della comunità. La vita scorre dura ma serena, nessuno è mai morto di fame, non ci sono grossi pericoli perché la fauna locale, a parte qualche piccolo predatore, non è particolarmente aggressiva e non esistono specie senzienti autoctone, quindi forse il problema più grosso è costituito dall'isolamento e dalla noia.

Io sono attualmente la persona più anziana, il mio ruolo è quello di tenere la contabilità delle provviste, di dirimere le dispute (poche) e tenere il giornale.

"E’ da molto che lei è qui?" mi ha chiesto il giovane con un'espressione gentile, ma da cui traspariva tutta la sua preoccupazione.

"Oh, da quasi undici anni, era una grossa nave sono stata fortunata, più la nave è grande maggiori sono le possibilità che ci siano superstiti …Non è solo statistica è una questione di massa, credo…Ma forse dovresti parlare con il nostro ingegnere capo, se proprio vuoi fare un tentativo di lasciare la Bolla quella è la persona giusta: ha lavorato per trentun anni per la CEC, settore progetti propulsioni. Riesce a far miracoli con i rottami" di sottecchi ho notato un luccichio nei suoi occhi nell'udire quella frase, poi ha abbassato lo sguardo come a cercare le parole più adatte.

"Signora, voi non potete sapere del conflitto che da più di due anni ha messo a ferro e fuoco quasi l'intera Galassia; è iniziato coinvolgendo una manciata di Sistemi e adesso si è allargato come un cancro maligno che sta divorando tutto" il giovane ha deglutito come per ingoiare un amaro boccone, guardandomi con aria grave "é importantissimo che lasci il pianeta il più presto possibile e torni a combattere per la Repubblica, e per farlo devo assolutamente riparare la mia nave..."

"Sì mi rendo conto...Ognuno ha i suoi doveri..." Ho convenuto con lui, ammirando i tratti ancora freschi del suo giovane volto, e osservando come i capelli sulle tempie si stavano già striando di grigio "allora devi proprio rivolgerti all'ingegner Jilot; è un valente tecnico ed un progettista di grande talento! Noi non abbiamo velivoli in grado di lasciare il pianeta, concentriamo le nostre risorse per la sopravvivenza della comunità. Se esiste una sola possibilità che la tua nave torni a volare, sono certa che l'Ingegnere la troverà!" Ho affermato con sicurezza. "Solo ti prego, non chiedermi di accompagnarti al centro abitato principale, le mie vecchie ossa stamattina sono particolarmente acciaccate, segui il sentiero di mezza costa, ti condurrà giù nella piana, non ti puoi sbagliare. Vedrai un tendone con delle baracche di lamiera, è la nostra centrale energetica, lì troverai Kilim Jilot, di’ che ti manda Corilla". Lanciai uno sguardo sconsolato al comlink affisso al muro accanto a me "non posso avvisarla del tuo arrivo, le comunicazioni sono interrotte per questa mattina...Ma sono certa che te la caverai." .

L’uomo mi ha ringraziato stringendo con delicatezza le mie vecchie mani rugose ed è uscito incamminandosi nello splendore del mattino.

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Capitolo 3
*** Libro della centrale energetica. 4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. ***


Libro della centrale energetica.

4° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia.

Notazioni personali del Capo Ingegnere.

 

Oltre ai guai relativi agli accumulatori di energia dei cui problemi esistenziali ho ampliamente relazionato nella sezione ufficiale di questo libro, a titolo personale, voglio riportare un episodio di colore locale accaduto stamani per lo spasso dei posteri (mi piacerebbe tanto vedere la faccia del prossimo idiota che si beccherà il mio incarico).

Questa mattina avevo stabilito che era tempo di effettuare la sostituzione dell’olio di ingrassaggio dei due generatori a petrolfossile, quelli assemblati con rottami di mezza galassia che utilizziamo solo in caso di emergenza, suscitando grande entusiasmo tra i ragazzi dell’officina i quali mi avranno di sicuro stramaledetta di cuore poiché si tratta di un lavoraccio faticosissimo che ci impegna per un paio d’ore e che non si può propriamente definire pulito, infatti di solito quando finiamo siamo tutti esausti e conciati come se fossimo caduti in una vasca di catrame.

Avevamo appena terminato l’esaltante incombenza, e stavo fantasticando di sorseggiare una birra e farmi una doccia, quando mi sentii chiamare a gran voce da fuori, così cercando alla meglio di ripulirmi le mani scivolose come sacchi di sleemo, e ignorando pietosamente i capelli attorcigliati in una specie di serpentone oleoso, ciabattando sui sandali scalcagnati, uscii dalla baracca e per un attimo, accecata dalla luce del sole all’orizzonte, non identificai le due figure che si paravano davanti a me.

Poi, misi a fuoco Giana Nui, con un gran sorriso spettinato stampato sulla sua faccetta lentigginosa, che si spolpava con gli occhietti infossati e pericolosamente luccicanti un tizio mai visto prima, evidentemente il solito superstite!

Il tizio di cui sopra era effettivamente un gran bell’uomo: capelli biondo scuro, un bel viso corredato da barba fascinosa, fisico non giudicabile perché inscatolato in una specie d’armatura…Ma, come ebbi modo di costatare da lì a poco, completamente suonato.

"Arrivederci, a presto, Maestro, è stato un vero privilegio ed un onore fare la sua conoscenza" si prostrava la sfacciatissima Giana, sbavando a più non posso - più untuosa di tutto l’olio che io mi portavo addosso - indietreggiando e nel contempo inchinandosi ripetutamente, allungando il collo verso l’alto per non perdere il contatto visivo, come nella danza nuziale di certi volatili, mentre l’uomo le sorrideva accennando pure lui ad un inchino di rimando, evidentemente divertito/allibito dall’inusitato spettacolo.

Dopo il congedo dalla Sbavante si girò e mi rivolse il suo ceruleo sguardo, ancora più dubbioso.

"Ehm, scusi, signorina, vorrei essere ricevuto dall’ingegnere capo, mi manda la Signora Corilla, si tratta di una questione urgente…se, per favore, fosse così cortese da annunciarmi…Mi chiamo..."

"Credo che sia del tutto inutile…" lo interruppi asciutta.

"La prego, è veramente importante" replicò, quasi in tono di supplica.

"E allora mi dica, cosa vuole discutere di tanto pressante? Corilla non ha proprio un accidente da fare tutto il giorno! Avanti, voleva parlare con l’ingegnere capo? Lo sta già facendo! Coraggio, spari!"

Il tizio sbatté più volte le palpebre sgranando i suoi occhioni blu, incerto d’aver compreso bene il senso delle mie parole.

"Scu…Scusi, mi sta dicendo che è l’ingegner Kilim Jilot?… Lei?" Stupore, incredulità che sprizzano da ogni poro.

"Sì, sono io, generalmente non sono così sporca, capisco la sua sorpresa, ma qua dobbiamo arrangiarci anche con i lavoretti meno simpatici, oggi abbiamo giocato con l’olio esausto, spiacente!" gli dissi, tentando maldestramente di rassicurarlo che non si stava intrattenendo con una mentecatta.

"Mi perdoni, non è per…l’olio…."

"E allora? Qual è il problema?"

Non mi sarò mica beccata pure il superstite misogino? E che vuole da me?

"La signora Corilla mi ha assicurato che l’ingegnere Kilim Jilot ha lavorato per circa trent'anni alla Corellian Engineering Corporation, io temo che deve esserci un errore…" balbettò imbarazzato.

 

Amico, ho capito il problema, non ti tornano i conti: la vecchia ti ha spiattellato che il fantomatico ingegnere ha un’esperienza trentennale, e tu ti trovi davanti ad una ragazza che sembra del tutto umana e che dimostra, sì e no, venticinque anni. Allora il dubbio che ti tormenta è che la nonna si sia bevuta il cervello, oppure che io millanti di essere qualcun altro. Va beh, avrò pietà di te e ti svelerò l’arcano.

"Ah…mi rendo conto….Sì, sì, non si preoccupi non è il primo a cui capita" minimizzai, facendo un cenno noncurante con la mano "…quasi tutti si aspettano di trovarsi al cospetto di un anziano barboso o di una attempata tardona poi ci restano male quando rivelo loro chi sono" alzai gli occhi al cielo scrollando la testa "pensi che qualcuno, in passato, mi ha persino preso per la segretaria dell’ingegnere, la figlia, la nipote…O, peggio…Il fatto è che non sono completamente umana, sono ibrida. Mia madre era di una razza aliena, papà non si è mai sbilanciato su quale fosse la sua origine, dove si fossero conosciuti, né su che fine abbia fatto dopo la mia nascita, fatto sta che lui è diventato il felice ragazzo padre di una bambina che, dopo la seconda infanzia, invecchiava tre volte più lentamente di un umano standard. Quindi, anche se sembro una studentessa del politecnico Corelliano, le assicuro che sono mooolto più vecchia di lei. Soddisfatto della spiegazione?"

"Sono davvero spiacente per l’equivoco" farfugliò arrossendo leggermente il bell’umano "non era mi intenzione essere indiscreto, sono mortificato…"

"Va be’, va be’, tagliamo corto, se ha cercato di me suppongo che voglia espormi qualche suo oscuro problema tecnico e magari estorcermi una consulenza, in tal caso dovrà attendere ancora un po’, adesso vado a farmi una doccia: questa roba che ho addosso non è esattamente una crema di bellezza" dissi, sottolineando il concetto con un eloquente gesto delle mani indicante la lordura sul mio corpo, che pareva scampato ad un disastro ambientale "vada a bersi una birra allo spaccio e mi aspetti là" gli suggerii, indicandogli una fatiscente baracca tinta di un rosso sbiadito in fondo alla corte della centrale.

Il superstite annuì, e si avviò con aria rassegnata.

Io presi la direzione opposta scotendo il capo.

Eccolo qua, il solito sopravvissuto baldanzoso pronto a sfidare le forze dell’anomalia…

§§

 

Lo trovai seduto al bancone dello spaccio davanti ad un boccale semi vuoto di una schifosissima birra dresseliana reperita nella stiva di qualche relitto, con movimenti lenti volgeva il suo sguardo attorno, osservando con sempre maggiore mestizia lo strano, squallido luogo dove aveva avuto la sventura di precipitare, e probabilmente cominciava a farsi strada nella sua mente l’inquietante ipotesi circa la concreta possibilità che da quella Bolla infernale non avrebbe mai potuto andarsene.

 

"Allora, su con la vita!" esclamai, rifilandogli un’amichevole pacca sulla spalla e balzando sullo sgabello accanto.

"Ah, ingegnere, già di ritorno…" commentò guardandomi e, suo malgrado, spalancò di nuovo gli occhioni schiudendo la bocca per un attimo, sembrò voler aggiungere qualcos’altro (un complimento?) ma la frase gli si strozzò in gola.

Il bell’uomo, dopo la gaffe di poco prima, impreziosita dal tocco di classe della mia sublime apparizione travestita da bidone d’olio ambulante, doveva essere rimasto un tantino spiazzato dalla nuova versione dell’ingegner Jilot in abito succinto e vaporoso da femmina accaldata che gli si era appena seduta accanto, una femmina dai modi decisamente poco donneschi, ma con l’aspetto della tipica bionda da infarto. Una di quelle che, incrociate per strada, fanno girare la testa agli uomini di 360°.

Non c’è nulla da fare! Questa mia personalità sbilenca è stata grande fonte di sbalestramento e turbamento, altrui! Poiché, per me, non è mai stata un problema: possiedo gusti, modi e attitudini quasi prettamente maschili, ma con punte di femminilità incongrue, ficcati in un corpo da ballerina spogliarellista, corredato da un bel faccino dall’ovale perfetto, illuminato da occhi verde cupo dall’esotico taglio a mandorla e incorniciato da una gran massa di boccoloni biondi lunghi oltre le spalle. Abbigliamento, di conseguenza: una strabiliante miscellanea costituita da vestitini succinti abbinati a scarponi anfibi rinforzati (o viceversa, tutona da meccanico portata con sandaletti col tacco), borsetta del trucco infilata nella sacca del kit degli strumenti di rilevazione (impossibile fare il contrario). Difficile avere storie sentimentali decenti se la natura ti ha scombinata così…Troppi segnali contradditori, l’effetto collaudato e garantito sui neuroni maschili dell’umano medio: devastante quanto un bombardamento con un cannone a ioni su un sistema elettronico, nonostante i feromoni in impennata iperbolica, il maschio dopo un maldestro approccio si dilegua; è matematico.

L’esemplare seduto al mio fianco non pareva costituire un’eccezione.

Ok, non infierisco, hai già i tuoi guai, buttiamoci sul tecnico e togliamoci dall’impasse.

"Allora, Maestro Kenobi, con che cosa ci siamo schiantati? Che ci avete adesso in dotazione voi Jedi per scorrazzare negli spazi siderali?" buttai lì allegramente.

"Le voci corrono in fretta quaggiù, sa già chi sono, anche se non mi ha lasciato il tempo di presentarmi" sorrise con un lampo di malizia negli occhi, io sollevai le braccia con i palmi delle mani rivolti verso l’alto e guardai in su con un’espressione eloquente…Amore mio, qui non c’è molto altro da fare che lavorare e spettegolare sugli affari di chicchessia…figurati, in un nanosecondo l’hanno saputo tutti quanti.

"Se lei è qui da molto tempo non credo che possa conoscere il modello della nave…"

"Provi a dirlo…"

"Intercettore Eta-2 Actis; modulo d’iperguida Syliure-45"

Il nome effettivamente non mi diceva nulla, però…

"Mmhh, se vi servite ancora da quei poveri diavoli della Kuat Systems Engineering, allora sarà di sicuro un’evoluzione del Delta-7…circa trenta mesi fa, poco prima che finissi qui ad imbrattarmi d’olio, proprio loro mi contattarono in gran segreto per ingaggiarmi dato che avevano in ballo dei nuovi progetti...Cercavano esperti nel settore propulsioni. Sembravano molto interessati alla mia collaborazione, addirittura mi fecero visitare alcune linee di assemblaggio in due fabbriche…Ma i loro prodotti non mi piacevano, inoltre, dettaglio molto rilevante, il compenso non era adeguato e quindi non accettai la proposta" borbottai tra me, poi gli scoccai un sguardo irridente corredato da un risolino beffardo "non conosco l’Eta-2, ma se è figlio del Delta-7, deve aver certo avuto una fortuna mostruosa ad atterrare senza fare la fine della meteora!"

"Io sono un Jedi, non credo nella fortuna, sono sostenuto dal potere della Forza" rispose ricambiando, con altrettanta ironia, il sorriso "in ogni caso, Ingegnere, lei ha visto giusto: l'Eta2 è l'evoluzione dei caccia Delta."

Ridacchiai osservando le sue dita che rigiravano il boccale appoggiato sul bancone e il suo sguardo perso in un pensiero lontano.

"Molto diversa come nave? Dal nome si direbbe un caccia progettato principalmente per assalti aerei…"

Si riscosse all’improvviso, "sì, assai più piccolo del Delta-7, molto più letale nelle battaglie aeree, è stato modificato apposta…"

Alzai, scettica, un sopracciglio -"Perdoni la curiosità, ma da quando i Jedi usano caccia progettati esclusivamente per il combattimento?"

"Da quando è scoppiata la guerra tra Separatisti e la Repubblica."

Emisi un leggero fischio di stupore.

"Ah, però!! Evidentemente mi sono persa qualche cosa…E così, tanto per sapere, chi è che combatte per la Repubblica? Non è mai esistito un corpo militare istituzionalizzato…Non credo che voi Jedi possiate fare una guerra da soli.."

"Oh no, certo che no" l’uomo volse gli occhi al cielo e tirò un sospiro "ecco, circa due anni fa, si verificò una serie di eventi che spinse il Senato a promulgare un Atto di Fondazione Militare, e così la Repubblica si dotò di un esercito di un milione di unità…"

"Capisco…Era da un po’ che si discuteva di quell’Atto" mormorai cogitabonda…" No, non è vero, non capisco affatto: come si riuscì a reclutare e addestrare un esercito tanto poderoso in così poco tempo? Dove accidenti li avete raccattati tutti quei soldati?"

"Sono Cloni umani, vengono prodotti sul pianeta Kamino" rispose, preciso, il Jedi.

Prodotti? Prodotti?!!! Ma mica sono droidi…

"Senta, io sono un ingegnere aerospaziale, e la biologia non è certo il mio forte…ma quanto diavolo devono crescere in fretta questi Cloni, che fanno, sbocciano in tre ore come i bulbi di Margheris?" domandai, piuttosto sconcertata dalle tranquille spiegazioni del Guardiano della Pace circa la produzione di un esercito in laboratorio.

"Effettivamente sono geneticamente modificati, condizionati all’obbedienza e inoltre il loro processo accrescitivo è accelerato: un po’ come lei, ma al contrario, invecchiano due volte più rapidamente di un umano standard" rispose semplicemente.

Tesoro, questa storia puzza più dell’olio bruciato di stamattina…ma non sono affari miei. Comunque, la matematica non è un’opinione: se questi cloni ci impiegano la metà del tempo a diventare adulti, vuol dire che li hanno messi in fabbricazione almeno dieci anni fa…Curioso…Una produzione così massiccia senza l'ordine preciso di un committente…Chissà come pensavano di piazzarli sul mercato...E, poi, come avranno fatto ad acquistarli tutti assieme, quei gran furboni del Senato, avranno messo un annuncio su holonet? Avranno partecipato ad un’asta?….Mah…

"E voi Jedi, in tutta questa faccenda, che ruolo avete di preciso?" mi informai con ostentata noncuranza.

"Comandiamo noi le truppe, siamo i loro generali" l’uomo avvicinò il suo volto al mio guardandomi dritto negli occhi, mi pose una mano sulla spalla e scandì le parole lentamente con un tono solenne e grave "è di cruciale importanza che io ritorni da dove sono venuto, e lei mi deve aiutare."

Di tutto quello che mi hai raccontato sulla storia della guerra, francamente, non ci ho capito un granché, ma a naso, secondo me, non ne sei un tipo molto sveglio e i tuoi amici Jedi, pure… Anzi direi proprio che, se le cose sono andate davvero così, anche l’intero Senato è andato completamente giù di testa. Ma se ci tieni così tanto a tornare a sparare e a bombardare…

"Allora, a questo punto, mi dica esattamente che cosa vuole che faccia per lei" gli chiesi, rassegnata ad una giornata ancora più sdrucciolevole del bagno d’olio mattutino.

"Vorrei che vedesse la nave, e ci terrei moltissimo ad ascoltare la sua opinione sulle effettive possibilità di ripararla."

"Corilla, spero, che non si sia così rincoglionita da non metterla per bene al corrente su quel piccolo dettaglio cosmico chiamato familiarmente anomalia…"

"So tutto, e devo correre il rischio, non ho scelta" ribadì fermamente il Jedi.

"Va beh! La pelle è la sua, ma qualunque cosa le abbia detto Corilla Dortuy sul mio conto, sappia che io non faccio miracoli, se le dirò che la nave è andata, vorrà dire che è goduta per davvero e fine dei giochi. Okay?"

L’uomo annuì "mi rimetterò al suo giudizio, non dubiti."

"E allora andiamo a vedere questo maledetto trabiccolo" sbuffai, finendo di bere la mia birra.

"Non è lontana!" Balzò giù dall’alto sgabello offrendomi con gentilezza la mano per aiutarmi a scendere, la ignorai saltando a piè pari sulle assi sconnesse del pavimento facendo svolazzare in su la gonnella fino quasi a scoprire la zona cargo, recuperai la sacca degli strumenti che avevo fatto rotolare con un calcione sotto il bancone quando mi ero seduta e senza aspettarlo mi incamminai a passo deciso verso l’uscita.

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Capitolo 4
*** Libro della centrale energetica. 5° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***


Libro della centrale energetica.

5° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia.

Notazioni personali del Capo Ingegnere.

Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo.

 

Per motivi legati al mio incarico, è stato impossibile ieri sera terminare il racconto del mio scontro/incontro con l’ultimo acquisto dell’anomalia avvenuto ieri mattina.

Mi riprometto, nei momenti liberi, di concludere la cronaca, perché il lavoro è tanto quanto la noia, e talvolta fa bene scrivere qualcosa di diverso da un rapporto tecnico.

§§

 

 

La nave, durante il fortunoso atterraggio, aveva tracciato un solco lungo una cinquantina di metri sul terreno secco e indurito della cima del rilievo di Gorein (il costone alto trecento metri, squadrato come un enorme scatolone di roccia e pietrisco che delimita il versante sud della gola di Ckiop) e si era fermata curiosamente in bilico sul margine estremo di uno strapiombo.

Anche un bambino avrebbe immediatamente capito che il velivolo aveva visto giorni migliori: la vernice della carlinga da rossa, come doveva essere in origine, bruciandosi per l’enorme calore a cui era stata sottoposta si era quasi completamente annerita, l’alloggiamento del droide astromeccanico vuoto e con i bordi divelti, si apriva come una grossa orbita oculare nell’ala di babordo, il tettuccio dell’abitacolo era volato via nell’impatto, e se ne intravedeva la sagoma fracassata una cinquantina di metri più sotto su una sporgenza della collina la cui parete scendeva quasi verticalmente fino alla gola sottostante.

Era, effettivamente, molto più piccolo del suo predecessore, molto meno corazzato e, ad occhio, avrei giurato che era privo sia di scudi che di deflettori; nel complesso assomigliava terribilmente ad un insetto micidiale e fragile al tempo stesso: una libellula assassina. Malgrado l’aspetto completamente stravolto rispetto al Delta-7, ravvisai in quella carcassa ancora fumante degli aspetti familiari: gli ingegneri e i dirigenti della KSE non disponevano di grandi mezzi economici, perché la casa madre con loro era sempre stata, piuttosto, una tirchia matrigna, e non mi sarei stupita troppo se l’avessero progettato per essere costruito riciclando alcune le linee produttive del vecchio modello.

In perfetto silenzio, percorsi il periplo del malconcio caccia, fermandomi più volte, ispezionandolo attentamente da tutte le angolazioni, mentre il suo pilota mi seguiva a tre passi di distanza. Per ultimo salii con cautela sull’ala destra per esaminare l’interno dell’abitacolo, il Jedi restò giù aspettando il verdetto.

"Be’, vista com’è tostata la consolle suppongo che non sia riuscito ad ottenere un diagnostico…"

"No, in effetti le prese-dati sono inservibili, anche quella dell'astrodroide è saltata, temo sia impossibile utilizzare il sistema di auto-diagnosi della nave, credo che bisognerà smontarla per poter stimare l’entità dei danni…"

Continuò a blaterare su altre possibili soluzioni ma non lo stavo già più ascoltando, in piedi sull’ala nel mio incongruo abitino rosa, l’occhio perso nel vuoto e l’aspetto complessivo della perfetta squilibrata, mi ero lasciata distrarre da un particolare che aveva attirato la mia attenzione, un guizzo, un riflesso di sole su una lastra metallica: uno dei pannelli di copertura dell’ala era saltato nell’impatto e lasciava intravedere i sistemi di alimentazione del refrigerante tra radiatore e scambiatore di calore.

Fu allora che mi si accese una luce nel cervello: non ero più lì in quel momento, ma sotto al carroponte robotico che, in un enorme serpentone, trasportava i velivoli in assemblaggio nella fabbrica della Kuat Systems Engineering, e un lungo cavo pendeva da ogni manufatto a mo’ di cordone ombelicale…

Mi riscossi sussultando come in un brusco risveglio.

"Dobbiamo scendere, devo vederla da sotto!" esclamai balzando giù dall’ala corsi verso il baratro, letteralmente lanciandomi nella polvere mi sdraiai a terra a pancia sotto e guardai giù: i due masconi della nave si protendevano nel vuoto e sotto, ad un paio di metri, c’era una sporgenza della roccia abbastanza larga e piatta come una terrazza naturale.

Il Jedi mi guardò dubbioso.

"Ingegnere, vorrebbe scendere su quello sperone di rocc…"

Stavo già discendendo, aggrappandomi con le dita e cercando appigli con i piedi sulle asperità della roccia, mi calai lungo la parete abbastanza rapidamente ma lui, con un balzo aggraziato, aveva già raggiunto il rilievo, e mi afferrò saldamente per i fianchi tirandomi giù al sicuro, sulla roccia.

"Mi ascolti bene, è vero che ho chiesto il suo aiuto, ma non deve fare tutto da sola, poteva aspettare un attimo e non rischiare di precipitare di sotto" mi rimproverò bonariamente "altrimenti a che servono i Jedi?!"

Bella domanda, a che servono i Jedi?

"Perché ha voluto venire quaggiù?" mi chiese, mentre io strizzando gli occhi, con bocca aperta e testa all'in su, ero quasi caduta in deliquio nel tentativo di individuare un particolare preciso nella parte inferiore, più prossimale all’abitacolo, dei due masconi. Il bell’uomo pensò, saggiamente, che non fosse il caso di insistere per ricevere una risposta.

All’improvviso emisi un gemito, quasi orgasmico.

"Sì!!! Sì! Lo sapevo, sì!" mi girai verso di lui guardandolo con aria vorace, come se avessi avvistato una torta di frutta Barabel dopo una settimana di digiuno, mi ricambiò con un’occhiata piuttosto allarmata.

Starà pensando che sono impazzita, oppure che si è imbattuto in una pervertita sessuale che si eccita osservando carcasse di astronavi e poi si scatena con il primo venuto….Ma, tutto sommato, chissenefrega!

"Trovato qualcosa di interessante?" chiese, con il mal celato timore di una replica altrettanto bizzarra, almeno quanto il contegno da me tenuto negli ultimi cinque minuti.

Gli feci cenno di avvicinarsi con rapidi movimenti dell’indice, esitò un attimo ma poi si accostò e, quando mi fu a fianco, gli misi un braccio attorno al collo e quasi strozzandolo avvicinai bruscamente la sua testa fino a sfiorare la mia indicandogli, con l’altra mano, un punto preciso sotto la carlinga.

"Lo vede quel pannello leggermente più scuro proprio di fianco all’innesto della canna del laser sotto al mascone di dritta?"

"….Ehm…Sì, è quello a forma romboidale?"

Mi avvinghiai con maggiore energia al suo collo, avvicinandone il viso ancora di più obbligandolo, praticamente, ad un guancia a guancia, per allinearlo al mio indice puntato verso l’alto "no, quell’altro sul lato destro!"

"Sì, credo di averlo individuato…" tentennò dubbioso.

"Allora, Maestro, si dovrebbe assolutamente inginocchiare…"

Si staccò dalla mia stretta, un po’ troppo nervosamente rispetto agli standard del tanto decantato autocontrollo Jedi, e mi squadrò come se gli avessi proposto di trasformare il loro Tempio su Coruscant in una casa da gioco.

Adesso, è meglio che gli spieghi bene il piano prima che lui possa pensare che tu voglia insidiare la sua virtù, o chissà che altro. Accidenti, quanto sono rigidi questi Jedi!!

Misi i pugni sui fianchi e con un tono che non ammetteva repliche esclamai "Apri bene le orecchie, Kenobi" massì, al diavolo i titoli e questa assurdità di darsi del lei in una situazione del genere " ti devo salire sulle spalle per svellere quello stramaledetto pannello, perché se avremo un briciolo di fortuna forse otterremo il nostro diagnostico, fidati!!!"

Il giovane Jedi mi guardò sollevato, e poi non poté trattenersi dal chiedermelo "ma cosa c’è la sotto?"

"La quarta presa dati: una è nell’abitacolo, una nel vano del droide astromeccanico, una l’ho vista per bene flambata all’innesto dell’ala di dritta e una è di sicuro sotto quel pannello là!" strillai, indicando il famigerato pezzo di lamiera.

"Non è riportata sui disegni forniti dalla KSE…Ne sono certo" affermò, accarezzandosi la barba in un gesto dubbioso.

"Infatti non ci sarà sicuramente su quei disegni! Guarda, sono disposta a giocarmi la reputazione se dovessi raccontarti una fesseria, perché questa baracca, nonostante le pesanti modifiche, è evidentemente l’erede deforme del Delta-7 e ti assicuro, perché l’ho visto con i miei occhi, che da quelle parti c’è una presa che viene usata esclusivamente sulla linea produttiva e concluso il processo di montaggio, dopo l’ultimo controllo qualità viene sigillata, sigillata magneticamente" presi fiato ammirando la mandibola del Jedi che si abbassava progressivamente nell’udire il mio trattatello di ingegneria, conferendogli un’espressione un po’ ebete.

"Quindi è possibile, e sottolineo solo possibile, che non si sia tostata pure lei con la botta di energia che la nave si è beccata nel tunnel gravitazionale, e se ci va di lusso magari è sopravvissuto anche un tapino di sottosistema ausiliario, il quale potrebbe raggiungere l’unità diagnostica che dovrebbe aver resistito perché è fatta apposta, adesso ti è chiaro il concetto?"

"Non potevi essere più specchiata!" costatò ammirato, richiudendo la mandibola ed inginocchiandosi.

"Non peso molto, ma vedi di non fare il timido e afferrami bene le gambe, mi dovrò agitare un po’ per rimuovere quel pezzo di ferraglia e far quel che devo" gli raccomandai mentre, sollevando la gonnella vaporosa, gli salivo a cavalcioni sulle spalle; sentii i peli della sua barba solleticarmi le cosce nude, lui strinse con decisione i miei polpacci e si levò.

Fu un lavoro quasi peggiore del cambio dell’olio: trafficai con diversi utensili, imprecai in diversi idiomi galattici, sobbalzai un bel po’ su e giù sulla schiena del pover’uomo che mi reggeva in silenzio sudando (per un secondo, mi sfiorò il dubbio che la causa della sua traspirazione eccessiva non fosse dovuta solo alla preoccupazione per la nave, unita al mio peso e al caldo sole mattutino, ma che piuttosto fosse causata da tutto quello sfregamento di cosce sulla faccia, pratica a cui il meschino non doveva essere avvezzo).

Finalmente, divelto il pannello e, come avevo previsto, trovai la benedetta (o maledetta?) presa, riuscii a dissuggellarla, la testai ed era "viva", feci l’ennesimo salto con un grido di trionfo sulle spalle del Jedi.

"Funziona?" mi chiese lui alzando la testa verso la mia quel tanto che gli consentiva la scomoda posizione.

"Pare di sì, adesso la collego ad un data-pad e vediamo che ha da raccontarci la tua nave…se è ancora in grado di parlare, si capisce…"

Collegai l’apparecchio e, per quindici minuti buoni, credo, rimasi quasi in apnea osservando i dati che venivano scaricati e rotolavano rapidamente sul visore.

"Ho finito, puoi farmi scendere…" dissi e senza aspettare che il Jedi si abbassasse, sollevai di scatto la gamba destra, praticamente strappandogli il polpaccio dalla presa, e con un agile gesto da ginnasta la feci roteare sopra la sua testa per poi scivolare in avanti usando il suo corpo a mo’ di toboga mentre lui mi tratteneva per i fianchi, con un effetto coreografico degno del balletto dell’opera di Coruscant.

"Sei davvero imprevedibile, sai!" commentò d’istinto.

Stringendo il data-pad gli scoccai un’occhiata furbesca "me lo hanno già detto in tanti, comunque, se ti interessa - anche se non te lo posso garantire finché non avrò analizzato i dati con calma - posso sbilanciarmi ad anticiparti qualcosa circa lo stato della paziente".

"Mi auguro che siano buone notizie" mormorò preoccupato.

"Allora, si direbbe che la buona sorte, la fortuna, la Forza, il Sacro Uovo Cosmico o il puro caso abbiano salvato il reattore…Pare…"

Il Jedi emise un sospirone.

"In compenso, ti annuncio che l’avionica è andata beatamente a farsi friggere…I sistemi sono decotti, quasi tutti almeno, probabilmente sei riuscito ad atterrare perché all’ultimo momento, prima della caduta libera, è stato incluso uno dei sottosistemi ausiliari che ha retto eroicamente fino alla fine, se no questa conversazione non avrebbe avuto luogo."

"Secondo te potrà ancora volare?" mi chiese con l’ansia del ferito che aspetta la diagnosi dal droide chirurgo.

"Sarò più precisa dopo l’autopsia! Adesso scendiamo perché è quasi mezzogiorno e io mi mangerei un bantha tutto intero, tu non hai fame?"

"Non molta, a dir il vero…" mi guardò con i suoi occhioni cerulei privi d’espressione.

"Andiamo a pranzo alla mensa di Giana" annunciai, giuliva.

La Sbavante è la responsabile del magazzino materiali, la Gran Dama dei Rottami e di Tutti i Pezzi Riciclabili piovuti quaggiù da ogni angolo della Galassia; scommetto che lei e le sue aiutanti saranno entusiaste di poterti aiutare, caro il mio bel disgraziato di un Jedi.

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Capitolo 5
*** Dal diario del medico Jizi Koide 8° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia ***


Dal diario del medico Jizi Koide

8° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia

 

In questi ultimi giorni, in tutta la comunità, non si era fatto altro che chiacchierare, in lungo e in largo, del nuovo acquisto dell’anomalia, ognuno raccontava la sua versione, tutti si lanciavano in fantasiose ipotesi sul Jedi che voleva lasciare la Bolla e nell’aria si percepiva un gran fermento soprattutto per via delle notizie che erano giunte dal Cosmo di Fuori: una guerra Galattica non è roba di tutti giorni, anche se dal punto di vista pratico, per via dell’isolamento gravitazionale di cui godiamo, nel bene e nel male, quaggiù, era un avvenimento del tutto irrilevante.

Nella tarda mattinata di oggi, mi recai alla stazione energetica chiamato per ricucire un ferita al cuoio capelluto di uno dei ragazzi dell’officina che aveva sbattuto violentemente la testa contro un dei loro infernali macchinari, così decisi di approfittarne per salutare Kilim e scroccare un pranzo alla mensa.

La trovai seduta nel cubicolo di imperversante lamiera che le fungeva da ufficio.

"Ehi bellezza? Come va? Lo butti giù un boccone con me?" Le domandai vivacemente, socchiudendo la porta ed infilando la testa nella stanza.

"Sei passato di qui anche tu per raccogliere notizie di prima mano su cosa sta combinando quel tizio con il suo stramaledetto caccia?" Sogghignò, senza nemmeno alzare la testa dal computer da tavolo su cui stava lavorando.

"Magari, anche, ma volevo principalmente scroccarti il pranzo!" Risposi allegramente.

"Viva la sincerità, hai altri pressanti bisogni da soddisfare?" Mi chiese alzando il suo bel faccino e scoccandomi uno sguardo malizioso.

"Magari per quelli ci mettiamo d’accordo, dopo aver dato un’occhiata alle nostre rispettive agende…Che dici?" Le domandai con aria speranzosa.

"Vada per il pranzo, ma per il resto temo sarà necessario aspettare il prossimo secolo: tra i parti delle tue ciccione e gli scalpi da ricucire, i miei macchinari sempre guasti, e Corrilla che non mi dà tregua con tutte le sue richieste, mi sa tanto che ci dovremo rassegnare all’astinenza…" Mi rispose con aria cupa.

Non si può certo dire che Kilim sia la mia ragazza, anzi temo proprio che mi caverebbe gli occhi se la definissi così...Diciamo che siamo degli ottimi amici, ci piacciamo molto fisicamente e ogni tanto, quando capita, ci divertiamo un po' e ci diamo conforto su qualche branda.

A me e all'Ingegnere va bene così.

"Andiamo a mangiare, che è meglio" sentenziò alzandosi.

La mensa era situata in una baracca abbastanza spaziosa, ma squallida come tutte le strutture del borgo, ci sedemmo ad un tavolino appoggiando i nostri vassoi, il locale era praticamente vuoto perché era troppo presto per la canonica ora di pranzo, quindi non mi feci scrupoli e non le diedi nemmeno il tempo di inghiottire il primo boccone per spararle a freddo la domanda topica, quella che rimbalzava da giorni sulle bocche di tutto il villaggio:

"Di’ un po’, è vero quel che si dice, che hai gettato in pasto il Jedi a Lady Rottame e alla sua banda di Cessi Libidinosi?!"

Non c’era cattiveria nella mia definizione delle addette al recupero rottami e stivaggio nei magazzini, la quale poteva apparire decisamente poco lusinghiera, ma si trattava solo della constatazione della dura realtà.

Infatti, per uno strano scherzo del destino, le signore umane e no, capitanate da Giana Nui, erano oggettivamente un’accozzaglia di donne bruttissime; così laide, sgradevoli e sgraziate da risultare in perfetta armonia con i rottami che maneggiavano tutti i giorni. La loro indiscutibile bruttezza aveva generato la leggenda, ormai assodata come fatto certo, che le tute dai colori sgargianti che indossavano servissero a distinguerle dai materiali ferrosi, ed ad impedire che qualcuna di loro buttasse accidentalmente una collega in una pressa idraulica.Nessuno mai, aveva avuto cotanto coraggio di prendere in considerazione l'ipotesi di sfiorarle anche solo con un dito, nonostante la scarsità di scelta offerta da una comunità così esigua, figuriamoci di far altro; quindi, le poverette, letteralmente ululavano alla vista di un maschio.

Kilim incominciò a ridere quasi strozzandosi con il cibo, dovette bere un po’ d’acqua per ritrovare il fiato, gli occhi le lacrimavano per lo sforzo di respirare e anche perché, probabilmente, nella sua testolina stava girando il ricordo della scena.

"Io l’ho fatto per lui!!!! In fin dei conti gli ho fatto solo un gran piacere! Lady Rottame, e le sue Cessone, si sono dimostrate entusiaste all’idea di recuperare tutti i ricambi occorrenti per tentare di rappezzare l’avionica di quel pezzo di ferraglia."

"Sì, me lo immagino..." Sbarrai gli occhi con un misto di divertimento ed orrore.

Tirò il fiato cercando di non soffocarsi ancora per il gran ridere "avresti dovuto vedere la faccia di Giana quando le ho proposto di aiutare il bel Generale, eravamo a tavola a pranzo solo noi tre, ma le sue aiutanti, che ronzavano nei paraggi come mosconi, hanno alzato le antenne paraboliche e c'è mancato un pelo che quella mensa non si sia trasformata in una palude da tanto sbavavano, mentre Lady Rottame, con gli occhi iniettati di sangue, si sorbiva il Jedi come se fosse stato un succulento sorbetto. Così, si sono scatenate tutte in una pazzesca caccia al tesoro, hanno già setacciato cumuli di rottami…se vanno avanti di questo passo ne rifaranno due di caccia…Il che è un bene, prima ci libereremo di lui, prima ritorneremo alla normalità e le Mostruose potranno ricominciare a consegnarmi il materiale richiesto nei soliti tempi d’attesa, che sono già ampiamente geologici…" Riuscì a finire a stento la frase in un accesso di riso.

"Sei veramente perfida quando ti metti...Davvero maligna…" Considerai, ridendo anch’io di cuore "però anche tu gli stai dando una mano…"

"Gli presto solo due ore al giorno un ragazzo dell’officina, per ricomporre il puzzle dei cablaggi, e poi gli dedico mezzora alla sera, qui in ufficio, per rivedere gli schemi tecnici e adattare i pezzi che hanno recuperato le Cessone; se ho tempo faccio un salto ogni tanto a dare un'occhiata su al cantiere per vedere come procedono i lavori" poi aggiunse con aria cospiratoria "ti dirò, che la mia mente paranoica ha già previsto qualche sabotaggio...Sai, se il Jedi riparerà rapidamente il suo caccia potrà andarsene molto presto e qualcuna delle Mostruose non sarà tanto felice della così breve permanenza, e ciò potrebbe indurla a rallentare un po' i lavori..."

"Tutta questa indesiderata attenzione, il Jedi, secondo te, come l'ha presa?"

"E' piuttosto sconcertato, pensa che ho assistito di persona ad una scenetta veramente spassosa: una delle Mostruose è arrivata a dorso di Jambii per scaricare una cassonata di rottami...hemm...Volevo dire ricambi, alla collina su cui si è schiantata la nave, e dove il poveretto si è accampato allestendo il cantiere, mentre lui era impegnato con me in una discussione circa un problema tecnico di non facile soluzione, be' non ci crederai mai, la Cessona prima di congedarsi gli ha piazzato un pizzicotto là dove non batte il sole...Non so se mi spiego..." Mi ragguagliò, ululando dal ridere.

"E lui, che ha fatto?" M'informai ghignando.

"Con la signora ha glissato da autentico lord, ma quando ha incrociato il mio sguardo e notato le mie sopracciglia alzate per la sorpresa, il tapino ha tracimato e ha vuotato il sacco confidandomi che durante la sua carriera gli è toccato girare per mezza Galassia conducendo trattative diplomatiche con esponenti delle razze più strane, che ha perso il conto delle volte che lo hanno imprigionato, e di quelle in cui ha rischiato di essere ammazzato, che addirittura c'è mancato un pelo che finisse sbranato da delle fiere in un'arena , ma che mai e poi mai aveva dovuto fare così tanto ricorso ai suoi poteri mentali Jedi per tenere a bada quella combriccola di allupate...E nonostante ciò, a volte, falliva, mi è sembrato davvero affranto...Io ho fatto del mio meglio per non sghignazzargli in faccia, e ce l'ho messa tutta, giuro!"

"Non ne dubito, e tu cosa gli hai risposto?" Chiesi con le lacrime agli occhi dal ridere.

"Be', l'ho incoraggiato a resistere e, magari, volgere a suo favore la situazione per accelerare i tempi...Insomma, praticamente gli ho consigliato di essere carino con le Mostruose in modo tale di incitarle ancor più alla collaborazione, ma stando attento a non esagerare con nessuna in particolare, se non voleva rischiare rappresaglie...Senza illuderle troppo, ecco..."

"Naaaaaaaaa! Sei veramente bastarda!!" Commentai strabuzzando gli occhi.

"In tutti sensi, mio caro, in tutti i sensi!" ridacchiò finendo di bere la sua birra dresseliana "d'altra parte non credo che mi darà retta, penso che si sia perfettamente reso conto che le Cessone non necessitino di incoraggiamenti...Anzi!"

"Temo che questa storia potrebbe prendere presto una piega bruttissima..." aggiunsi quasi preoccupato "anche se solo ed isolato, è pur sempre un Maestro Jedi..."

"Hai paura che dia giù di testa, accenda la spada laser e faccia a fette Lady Rottame e le Cessones-girls? Non gli conviene...Però, tutto sommato, non sarebbe una gran perdita, quasi quasi glielo propongo...dopo che gli avranno recuperato tutti i pezzi...s'intende!"

"Tu sei malata!" Conclusi strozzandomi con il boccone che stavo ingoiando.

Finimmo di mangiare sghignazzando senza ritegno, mentre il primo gruppo di meccanici faceva il suo ingresso nel locale, per la meritata pausa mensa, guardandoci con blanda curiosità.

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Capitolo 6
*** Libro della centrale energetica. 20° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***


Libro della centrale energetica.

20° giorno del terzo mese anno 453 dell’anomalia.

Notazioni personali del Capo Ingegnere.

Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo.

 

Grazie al prezioso contributo di Lady Rottame e delle sue accolite, i lavori sul caccia procedono speditamente al di là di ogni più rosea aspettativa. A dir il vero, tutta la comunità si è, come dire, lanciata in una gara di solidarietà nei confronti del Jedi. La mia natura scettica non è propensa a pensare che ciò rappresenti una manifestazione di puro altruismo, ma che si tratti solo di un sottoprodotto della noia: tutta questa gente sta offrendo spontaneamente il suo aiuto per avere la scusa di parlare con lui, chiedergli notizie del cosmo di fuori. Soprattutto i bambini, fino a pochi giorni fa, scorrazzavano su e giù dalla collina portando piccoli doni, e avere la possibilità di curiosare, ma anche gli adulti non erano da meno. Un incessante, improbabile, assortito corteo marciava imperterrito e compatto, da mane a sera, su e giù, sull'erto sentiero della collina, portando con sè masserizie, cibo o semplicemente uno sgabello per sedersi e godersi lo spettacolo.

 

Alla fine Corilla ha dovuto intervenire per limitare tutto questo via vai sul Gorein, con spirito da vero contabile ha stabilito una rigida tabella di orari per le visite di cortesia, per le consegne di cibo e materiali, e quant'altro. Credo che il Jedi abbia tirato un sospiro di sollievo a non vedersi più tutt'attorno, ad ogni ora della giornata, quella folla di signore con ceste di cibo, bambini saltellanti, uomini desiderosi di discutere di politica galattica, Cessone sbavanti con carichi di rottami.

Malgrado il caos creato dai volonterosi, i piccoli intoppi e l'organizzazione improvvisata, quel poveretto, negli ultimi giorni, mi è parso molto soddisfatto dei progressi fatti sul suo Eta2.

Infatti, ieri sera, durante il solito briefing nel mio ufficio di pura lamiera che, esposto al sole tutto il giorno, aveva raggiunto una temperatura da forno crematorio tale da indurmi a girare in mutande e maglietta straunta e a costringere il Jedi, di solito sempre piuttosto formale in quanto ad abbigliamento, a sbracarsi parecchio indossando solo una leggera tunica che reclamava urgentemente un bucato e i soliti pantaloni ma senza calzare stivali, bensì uno sformato paio di ciabatte; mentre eravamo chini, sudati marci, sul disegno dell'ennesimo schema tecnico a cui mancavano ancora parecchi pezzi per poter essere ricomposto, all'improvviso allungò una mano attraverso il tavolo e prese la mia stringendola con dolcezza, e così parlò:

"Kilim, io ti devo sinceramente ringraziare per quello che stai facendo, e non solo, sono grato anche a tutti i membri della Comunità che stanno contribuendo ad aiutarmi disinteressatamente...Be', a parte qualche nota eccezione..." aggiunse, alludendo chiaramente a Lady Rottame e le sue Cesse.

"Per carità, figuriamoci! Qua non succede mai un accidenti, non vorrei sembrarti brutale...Ma tu sei solo un divertente diversivo, nonché il primo Jedi che capita quaggiù e quindi è ovvio che tutti quanti ti ronzino intorno: sei una gustosa novità.... Mentre le Signore dei Rottami, come abbiamo già avuto modo di stabilire, ti sostengono euforiche per motivazioni moolto meno innocenti..." mi schermii, lanciandogli un'occhiata maliziosa mentre un lieve rossore gli imporporò il bel volto "a proposito, come va con quelle donne così desiderose di... affetto? Devi ancora usare i tuoi poteri mentali per sedarle, o si sono date una calmata?"

"In effetti, questa è una situazione piuttosto incresciosa perché, anche se sono riuscito ad ottenere un deciso miglioramento nei rapporti con le addette allo stoccaggio, con la Dottoressa Nui...Ecco, con lei sussistono ancora dei problemi... Malgrado l'esercizio costante e massiccio dei miei poteri mentali, non sempre riesco a trattenerla..." confessò mestamente.

Ettecredo! Le scatole craniche delle Cessone, tutte assieme, conteranno, sì e no, mezzo neurone, mentre Lady Rottame ci ha due lauree e, anche se è brutta come la morte, non è di certo scema per cui non si può sicuramente definire una mente semplice, pertanto i tuoi trucchetti mentali sui di lei faranno spesso cilecca...

"Be', tu cerca di starle alla larga, tanto sono io quella che le ordina i pezzi per la nave, e se andiamo avanti così confido di programmare un test generale dei sistemi fra una decina di giorni...Tieni duro, e se Giana, quando capita al cantiere, allunga un po' troppo le mani, dillo a me che ci penso io a rimetterla al suo posto", la sottoscritta che si stava proponendo come Body Guard ad un Jedi? Veramente assurdo...

L'uomo strinse ancora più forte la mia mano annerita e callosa tra la sua e un'ombra velò il suo sguardo.

"Ritieni, veramente, che riusciremo a farlo alzare da terra tanto presto quel caccia?" mi chiese, saltando a piè pari ulteriori lamentele circa le molestie di Lady Rottame.

"Sai, io penso che quello, tutto sommato, sia il problema minore...No, non sono né il decollo né il volo che mi preoccupano..." interruppi la frase per cercare le parole giuste per esprimere bene il mio grande timore, mentre l'uomo pendeva dalle mie labbra.

"Il fatto è che il tuo caccia rappresenta un prodotto della più avanzata tecnologia aerospaziale, è precipitato in seguito ad un evento energetico eccezionale, e noi di quaggiù lo abbiamo rabberciato alla meglio praticamente in cucina, la domanda non è se volerà o no, bensì se riuscirà a resistere ad un altro passaggio nel tunnel dell'anomalia, sempre ammettendo che i tuoi poteri Jedi ti consentano di individuarlo, come affermi" presi fiato e continuai osservando l'espressione grave scolpita sul suo volto "sinceramente, non mi azzardo come tecnico a fare pronostici...Sei tu l'esperto nella previsione del futuro...Io, qui, cedo le armi."

"Sei preoccupata che i circuiti non reggano ad un altro sovraccarico?"

"Esatto, potremmo tentare una simulazione, ma con i mezzi di cui disponiamo non riusciremo, certo, a riprodurre le stesse sollecitazioni a cui sarà sottoposta la nave...E poi c'è un altro problema che finora non abbiamo considerato: il booster dell'iperguida..."

L'uomo mi guardò con aria interrogativa "quello non può essere stato danneggiato, perché è stato sganciato prima che io entrassi nel tunn..." si interruppe, infrangendo il suo pensiero sullo stesso grosso scoglio su cui avevo cozzato prima di lui.

"Appunto! Ammesso, e non concesso, che tu riesca a imboccare l'ingresso del tunnel e a sopravvivere alla traversata, non è assolutamente detto che tu possa sbucare nel punto esatto da dove sei entrato...Potresti ritrovarti con una nave malconcia, persa nello spazio ostile dell'Orlo Esterno e senza iperguida. Un problemino da non sottovalutare..."

Il Jedi parve colpito dalle mie parole, ma poi sul suo volto ricomparve il sorriso "se riuscirò a ritornare in un qualunque punto dell'universo normale, posso confidare nell'aiuto di un fedele amico che sicuramente, infrangendo ogni ordine, non avrà smesso di cercarmi" affermò con fiduciosa sicurezza. "Eravamo in missione assieme, e sono certo che il suo caccia, uscito dall'iperspazio molto più avanti al mio, non sia stato catturato dal vortice...Il segnale del mio velivolo sarà scomparso dai suoi strumenti senza ragione...Mi starà cercando...Era solo un test di volo" proseguì accarezzandosi la barba, cogitabondo.

"Dovresti presentarmelo il tuo amico, perché sicuramente disporrà di radar molto avanzati e potenti per rintracciarti in mezzo ai sistemi dell'Orlo, mi piacerebbe tanto dare un'occhiata a quegli aggeggi" commentai sardonica.

Mi sorrise "niente tecnologia, solo il potere della Forza!"

"Ahh, roba da Jedi, capito!" Ridacchiai, guardai il suo volto speranzoso e mi morsi il labbro inferiore dubbiosa se accennargli o no di un altro potenziale problema che mi angustiava.

"C'è qualcos'altro che ti preoccupa?" mi lesse nel pensiero.

"Be', ecco, ci sarebbe anche un'altr questione di natura squisitamente fisica, è solo una teoria, bada bene....Quindi tutta da dimostrare...Un matematico che è capitato qua parecchio tempo fa, e ci è vissuto molti anni, ha ipotizzato che la distorsione gravitazionale che genera il vortice energetico, influenzi non solo lo spazio, ma anche il tempo...Pertanto questa, secondo lui, è solo una delle Bolle possibili, in uno dei Tempi possibili, e questo varrebbe in entrambi i Versi...in sostanza, secondo questa teoria uscendo dalla Bolla potresti ritrovarti nel passato o nel futuro...O in un universo parallelo. Non te la posso spiegare meglio di così, perché ho fatto fatica io a interpretare quei calcoli, in fondo sono solo un tecnico...ma credo che il concetto sia questo..."

"Sei stata chiarissima, ma mi pare che non possa fare altro che dimostrarla, o confutarla questa Teoria, non ti pare? Quindi concentriamoci sulla nave!"

"Se ti troverai catapultato in un'altra Galassia o ai tempi delle Guerre di Unificazione della Repubblica, non lamentarti che non ti avevo avvisato!" replicai sbuffando.

"Giuro che non lo farò!" poi, con un gesto da perfetto gentiluomo portò la mia mano, che non aveva mai lasciato, alle sue labbra e la sfiorò con un bacio, e si congedò.

Se ci avesse visti Lady Rottame le sarebbe venuto un ictus, questo è certo.

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Capitolo 7
*** Giornale della comunità dell’anomalia. Gerente in carica Corilla Dortuy. 2° giorno del quarto mese anno 453. ***


 

Giornale della comunità dell’anomalia.

Gerente in carica Corilla Dortuy

2° giorno del quarto mese anno 453.

L'arrivo, avvenuto ormai quasi un mese fa, del giovane Jedi in seno alla nostra piccola comunità ha portato fermento, scompiglio e anche qualche piccolo problema d'ordine pubblico, ma indubbiamente ha dissolto l'apatia e la noia che impregnavano le nostre giornate sempre tutte uguali.

Mantenendo fede alla sua fama, il nostro capo ingegnere ha diretto con mano sicura i lavori di riparazione della piccola nave stellare, validamente coadiuvata dalla dottoressa Nui e dalle sue collaboratrici. Malgrado le notevoli difficoltà tecniche incontrate, ieri si sono svolti i primi test sui circuiti principali. Speriamo che presto inizieranno anche quelli di volo.

L'ingegner Jilot, nonostante gli evidenti progressi, mi è parsa ancora piuttosto scettica sulla buona riuscita dell'impresa, invece la dottoressa Nui negli ultimi giorni mi è sembrata insolitamente ottimista.

Sono qui da troppo tempo per non conoscere le tensioni sotterranee, i piccoli diverbi, e le strategie oblique che intersecano le sottili trame delle vite di una manciata di individui alienati per sempre da ogni contesto civile; e in tutti questi anni ho fatto del mio meglio per smussare angoli, levigare ruvide superfici, attutire colpi e contraccolpi. Questa volta, però, ho come la netta sensazione che una poderosa energia ctonia lentamente si stia accumulando, come lava nella camera magmatica di un vulcano, prima dell'esplosione finale.

Ormai sono troppo vecchia per provare ancora le pulsioni del corpo, e la pace dei sensi mi ha raggiunto da lungo tempo, ma temo che proprio gli istinti animali siano la cifra di questa vicenda.

Pure se volessi, non potrei non dare ascolto ai pettegolezzi sulle tresche, intrighi amorosi, maneggi e intrallazzi che sono una delle poche spezie che donano un po' di sapore alla nostra dura esistenza. Anche questa volta avrei dovuto tapparmi le orecchie per non udire le voci che mi sono giunte sul comportamento spregiudicato della dottoressa Nui, e delle sue collaboratrici, nei confronti del Maestro Kenobi.

Ho riflettuto a lungo, e molto seriamente, sulla necessità di intervenire, ma sono giunta alla conclusione che la mia mediazione avrebbe potuto sbilanciare il delicato equilibrio di collaborazione che si è creato grazie alla scaltra condotta dell'ingegner Jilot, e questo avrebbe portato grave nocumento alla prosecuzione dell'opera.

Assumendo, di fatto, la direzione dei lavori, l'ingegnere ha costretto la Nui ad un ruolo subalterno prettamente logistico, tenendola il più possibile lontana dal cantiere, e nel contempo usando senza troppi scrupoli il giovane Maestro, sventolandoglielo sotto al naso come un bel vermone - mi si passi il termine - allo scopo di incentivarne la collaborazione.

Nondimeno, temo che il precario gioco di pesi e contrappesi sia già durato fin troppo e che, a breve, sia destinato a spezzarsi.

Tenendo conto, inoltre, che non è mai corso buon sangue tra la dottoressa e l'ingegnere, per via del fatto che la prima (pur essendo una donna preparata e intelligente) è sempre stata invidiosa - spesso manifestando questo suo sentimento con esternazioni decisamente puerili - della sfolgorante bellezza della seconda, la quale, da parte sua, è provvista di una personalità imprevedibile, al limite della stravaganza, con una notevole propensione alla goliardia, ma sicuramente non è una vanesia e, a sua volta, considera la Nui come una specie di adolescente complessata; è mio fondato timore che presto le due faranno scintille...Ad usare un eufemismo.

Per la missione del giovane Jedi, e per la serenità di tutti noi, spero che se si arriverà a un scontro diretto, questo avvenga nei limiti di un confronto civile e senza strascichi futuri.

Tuttavia, se l'esplosione ci sarà, conoscendo il temperamento delle due signore in causa, temo, ahimè, che assisteremo alla deflagrazione di una supernova.

E sarà un bel fuoco d'artificio.

Una piccola considerazione personale: nei miei anni giovanili ho vissuto nella capitale Galattica, e mi è ben nota la fama di cui godono i Jedi come abili mediatori, anche in controversie diplomatiche molto delicate, pertanto, sono rimasta piuttosto stupita dalla passività mostrata del Maestro Kenobi in tutta questa vicenda. Sono incerta tra due possibilità: o la sua è stata una tattica raffinata per non intralciare un lavoro ben avviato da altri, oppure è stato veramente spiazzato dalle profferte indecorosamente esplicite a cui, indubbiamente, non è abituato.

Condotta insolita per un Jedi, comunque.

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Capitolo 8
*** Dal diario del medico Jizi Koide. 27° giorno del quarto mese anno 453 dell’anomalia ***


Dal diario del medico Jizi Koide

27° giorno del quarto mese anno 453 dell’anomalia

 

Nella mia professione di medico sono sempre pronto all'emergenza, le chiamate notturne, le situazioni concitate, l'imprevisto sono per me una collaudata routine, quindi non mi stupii più di tanto quando fui chiamato nel cuore della notte da Corilla. L'anziana Gerente mi parlò con voce insolitamente rotta e tremula.

"Jizi, per favore vieni subito ai magazzini, ti prego fa presto..."

"Corilla, stai bene? Cos'è successo?" le chiesi allarmato.

"Non perdere tempo, vieni subito, probabilmente presto ci saranno dei feriti...sbrigati!" interruppe la comunicazione quasi singhiozzando.

Ai magazzini?

Un incendio, un crollo, un'esplosione?

In quegli enormi baracconi era stipato di tutto e tutto poteva accadere...

Mi vestii alla meglio, afferrai il mio zaino delle urgenze, e corsi fuori correndo giù dal crinale come un Jambii imbizzarrito.

Arrivai nel largo piazzale letteralmente senza fiato, anche se lo spiazzo era fiocamente illuminato dalle lampade di emergenza, notai subito la mandria delle Cessone raggruppata in un angolo in silenzio con aria luttuosa, poi, vicino all'ingresso del magazzino principale, tre figure che discutevano animatamente davanti alla porta.

"Corilla, è inutile che tenti di difenderla, quella è completamente partita!" Strepitava Kilim, con il bel faccino contratto in una smorfia di rabbia "una che fa una roba del genere è fuori di testa!"

"Appunto per questo non dovete entrare, ho chiamato Jizi non voglio che qualcuno si faccia del male, ah eccolo che arriva..." implorò, accorata, la figura esile e curva di Corilla.

"Calma, signore, calma! Si aggiusterà tutto..." cercò di tranquillizzarle il Jedi.

"Cosa diavolo sta succedendo, chi è che s'è fatto male?" chiesi, raggiungendo i tre, appena riuscii a riprendere un po' di fiato.

"E' quella pazza scatenata di Giana, io avrò anche la nomina di essere un tipo bizzarro, ma quella là stanotte ne ha fatta una davvero grossa" mi urlò in faccia Kilim con i boccoloni tutti arruffati "ma lo sai cos'ha combinato? No, non riesco nemmeno a ..." s'interruppe strabuzzando gli occhi come sull'orlo di un colpo apoplettico.

"Quando il Maestro Kenobi questa sera era nell'ufficio di Kilim per mettere a punto gli ultimi dettagli per il primo volo fuori dall'atmosfera, a quanto pare, Giana ha raggiunto il caccia e ha sottratto un pezzo essenziale..." belò con voce affranta Corilla.

"La deficiente si è smontata, niente meno, l'intero blocco dei componenti del supporto vitale, e poi si è barricata nel magazzino...." Proseguì, Kilim "non so se ti è chiara la potenziale portata del problema: se smontandolo ha danneggiato quel pezzo, tutto il nostro lavoro sarà stato inutile, perché sarà praticamente impossibile adattarne un altro!" sbraitò con occhi fiammeggianti.

"Scusate, ma continua a sfuggirmi lo scopo? Perché mai l'ha fatto?" chiesi interdetto, mentre i tre evitavano, ognuno a modo suo, il mio sguardo; seguirono trenta lunghissimi secondi d'imbarazzato silenzio.

"Be', ha manifestato chiaramente l'intenzione di chiedermi una specie di, come dire, ricompensa per il lavoro svolto, e se io decidessi di non accettare la proposta, distruggerà il componente" spiegò, alla fine, quietamente il Jedi.

"Una...Ricompensa?!" ripetei io, che incominciavo a nutrire qualche sospetto circa la natura della richiesta di Lady Rottame.

"Sì, mi ha contattato poco dopo il mio arrivo all'accampamento, mi ha informato del...Sabotaggio e ha avanzato la sua pretesa, vista la delicatezza della situazione, mi è sembrato corretto informare subito dell'accaduto la signora Corilla e l'ingegner Kilim...Siamo arrivati quasi tutti e tre assieme per tentare di dissuaderla..." ci raccontò l'uomo, facendo sfoggio di una gran calma, ed una punta di velato sollazzo, ma forse la percezione di quella sfumatura fu solo uno scherzo della mia immaginazione.

"E' così scabroso..." mormorò Corilla, portando le sue manine torte e rugose alla testa canuta, scotendola tristemente.

"Ma insomma, Kenobi, cosa ti ha chiesto, un passaggio sul caccia per uscire dalla Bolla? Che tu le rifaccia la tinteggiatura dei magazzini usando il potere della Forza? O che diamine d'altro?" Lo incitai ad uscire allo scoperto, perché ormai mi era chiaro il motivo del contendere, e volevo gustarmi i biechi dettagli della lurida storia.

"Mi ha chiesto esplicitamente di passare una notte con lei..." affermò tranquillo.

"Suppongo non per giocare a Sabacc..." buttai lì, cercando di non sghignazzargli in faccia, dato che la situazione era sì drammatica, ma assodati gli ultimi cruciali particolari, stava diventando francamente grottesca.

"No, su questo è stata molto chiara" precisò il Jedi con un mezzo sorriso.

Mentre le due donne ci guardavano una con la testa tra le mani e l'altra con occhi che sembravano emettere lampi di energia, presi per un braccio il Jedi e lo tirai in disparte e a bassa voce esposi il mio pensiero "senti, amico, io e te abbiamo più o meno la stessa età, sono un medico, quindi puoi essere sincero con me: ti senti veramente in grado di accontentare la signora, e te lo dico onestamente: io come uomo normale, privo di particolari poteri, per riuscirci con quella dovrei affidarmi alla chimica pesante, oppure concordi con la mia opinione che sarebbe preferibile cercare un'alternativa?"

Il Jedi fece una risatina silenziosa "a parte i motivi etici che mi impedirebbero, se non come ultima ed estrema risorsa, di sottostare ad un simile ricatto, devo ammettere che anche per ragioni squisitamente personali preferirei evitare di passare una notte con la signora" ammise l'uomo, anche lui sussurrando con aria complice.

Non avevo dubbi, sarebbe quasi meglio copulare con un Nexu di Cholganna, potrebbe essere un'esperienza meno scioccante...

"Allora ascolta la mia idea: Corilla aspetterà fuori, non è il caso di coinvolgerla prima che le venga un infarto, ed entreremo noi tre, poi lasceremo che se la vedano Giana e Kilim: il mio istinto mi dice che questa è una tipica faccenda da donne; la Nui sarà pure sovraeccitata ma non è stupida, se distruggerà subito il pezzo si sarà giocata l'unica carta, e addio potere contrattuale. Se sarà necessario tu interverrai con i tuoi poteri Jedi, e io con un bel sedativo? E' chiaro il piano?"

"Mi sembra molto ben congeniato!" Sussurrò l'uomo con un sorriso quasi divertito.

La luce azzurra della spada laser guizzò nella notte, e la porta del magazzino cadde al suolo con uno schianto in tre secondi, l'interno era buio e silenzioso, si intravedevano, alla sfolgorante luce della saber ancora accesa, le lunghissime teorie di scaffali metallici ingombri di materiali disparati e il grande soppalco superiore, l'atmosfera del luogo decisamente spettrale. Kilim si mosse verso il pannello dei comandi dell'energia, trafficò un attimo e accese le luci.

Fu allora che si sentì risuonare la vocetta isterica e minacciosa di Lady Rottame, proveniente da un luogo imprecisato del soppalco.

"Non provate a prendermi o se no il vostro prezioso pezzo di ferraglia farà una fine molto brutta!!!"

"Senti me, cretina, se tu danneggerai quel pezzo giuro che io poi danneggerò la tua faccia in modo tale che nemmeno tua madre potrà mai riconoscerla, anche se probabilmente ogni tipo d'intervento su di te non potrebbe che essere migliorativo... E sai benissimo che lo farò senza pensarci due volte!" le gridò Kilim, furente.

Si udì come un singhiozzo, un verso ferino, e poi dei passi rapidi sul pavimento metallico del soppalco.

"Kilim Jilot! Ti sei sempre creduta chissà chi per il bel musetto che ti ritrovi e, grazie sempre solo a quello, ti sei data da fare con chi ti pareva, compreso il medico Koide, e sicuramente anche negli ultimi due mesi, in tutte quelle sere passate nel tuo ufficio con il Jedi, non avrai sicuramente perso tempo, mentre io mi smazzavo tutto il lavoro sporco...Adesso tocca a me! Hai capito??" gracchiò con voce rotta Lady Rottame, sporgendosi con il capo e parte del busto dalla ringhiera del soppalco, dietro alla sua figura si intravedeva un carrello a repulsione su cui poggiava un oggetto metallico dalla forma squadrata.

Alzando la testa Kilim, la guardò per un lungo attimo, con un espressione di disgusto come se stesse osservando una latrina molto sporca, era sbiancata, mentre le belle labbra si erano fatte livide, le narici frementi e i boccoloni le si erano rizzati in testa come sotto l'effetto di una potente corrente elettrica, creando un curioso effetto parrucca cotonata.
"Ascoltami bene, adesso finalmente mi si è disvelato l'oscuro mistero delle tue lauree in Geologia e Metallurgia, te le hanno date ad honoris visto che ci hai la testa di duracciaio e il cervello di pietra! Allora, punto primo: la mia vita sessuale non è affar tuo; punto secondo: non è colpa mia se la tua di vita sessuale fa schifo; punto terzo: non è nemmeno colpa del Jedi, con il quale, peraltro, se proprio la cosa morbosamente ti interessa, sappi che ho intrattenuto solo ed esclusivamente rapporti professionali, anche perché, secondo te, gli schemi tecnici del caccia chi li avrebbe ricalcolati, Jiri Piri? Oppure la buon'anima di tua nonna?" le scandì Kilim, con voce paurosamente metallica, tale da farmi correre un brivido lungo la schiena.

"Chi è Jiri Piri?" mi sussurrò Kenobi.

"La scema del villaggio" risposi in un soffio.

A quel punto tutto si svolse rapidamente, con un agile balzo Giana saltò sul carrello a repulsione avvicinandolo pericolosamente al bordo del soppalco e afferrando il pezzo metallico lo fece sporgere ancor più sulla ringhiera "adesso lo butto giù, vattene Kilim, o giuro che lo faccio!" Strillò, cercando di sollevare ancor più il pesante fardello. Fu allora (forse perché Giana spostandosi per sollevare il greve blocco metallico aveva inavvertitamente attivato un comando con un piede) che il carrello improvvisamente si inclinò bruscamente rovesciando il suo carico nel vuoto, e lì tutti potemmo osservare il Jedi in azione: protese le braccia verso l'alto e sia il corpo di Giana che il pesante oggetto per un attimo fluttuarono nell'aria come fossero senza peso, per poi discendere dolcemente a terra. Lady Rottame, spaventata a morte, crollò al suolo seduta, terrea in viso, mentre mi accorsi che Kilim stava per scattare in avanti per mantenere la promessa fatta a Giana, ma non glielo permisi: la ghermii senza troppi complimenti afferrandola per la vita, e senza dire una parola, con un gesto fulmineo le iniettai sul collo un potente sedativo contenuto in una siringa a pressione che tenevo pronta in una tasca, stramazzò tra le mie braccia due secondi dopo.

"Ben fatto!" si complimentò Kenobi.

"Aspetta a dirlo, quando Kilim si riavrà mi strapperà le orecchie a morsi" poi mi rivolsi a Giana "tu non muovere un muscolo o farai la stessa fine di Kilim!"

Lady Rottame annuì con gli occhi sbarrati, mentre il Jedi si assicurò che il pezzo di ferraglia, per cui era accaduto questo macello, fosse a posto, "non sembra danneggiato" sospirò l'uomo.

Molto meno stressante assistere ad un parto trigemino.

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Capitolo 9
*** Libro della centrale energetica. 20° giorno del quinto mese anno 453 dell’anomalia. Notazioni personali del Capo Ingegnere. Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo. ***


Libro della centrale energetica.

20° giorno del quinto mese anno 453 dell’anomalia.

Notazioni personali del Capo Ingegnere.

Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo.
 

Dopo quasi tre mesi, il nostro lavoro sul velivolo del Jedi è terminato, e in questo pur breve lasso di tempo abbiamo assistito a scene assolutamente impensabili nella nostra sonnacchiosa comunità, mai registrate nella nostra pur insignificante storia: da un'improbabile 'caccia al rottame per la riparazione del caccia', condotta da una Repressa Sessuale coadiuvata da una banda di Mostri, a calcoli complessi su avanzati schemi tecnici eseguiti in condizioni assurde da un ingegnere bislacco e sempre molto stanco dopo una dura giornata di lavoro, alla partecipazione, soprattutto in veste di pubblico divertito, dell'intera Comunità, giungendo, addirittura, ad esplicite molestie sessuali ad un Jedi da parte della Repressa di cui sopra e delle sue amichette, fino all'apoteosi della mancata rissa tra l'ingegnere stanco e la Granduchessa dei Rottami, sedata con grande perizia da una sinergia tra poteri Jedi e poteri della Farmacopea.

Accidenti! Se il cielo vuole, questa storia è terminata, domani il Nostro partirà e noi torneremo alla nostra vita di sempre.

Ad onor del vero, mio malgrado devo ammettere che, nonostante tutto lo scompiglio, è stata un'esperienza stimolante con risvolti inaspettatamente divertenti, anche se io e Lady Rottame adesso ci parliamo a grugniti e ci salutiamo a stento, penso ne sia valsa la pena.

Poco fa, per l'ultima volta, io e Kenobi ci siamo incontrati nel cubicolo di lamiera che spaccio per studio, ufficialmente per mettere a punto gli ultimi dettagli prima della partenza, in realtà il nostro, lo sapevamo entrambi, era un commiato privato.

Avevamo già abbondantemente discusso di tutti i particolari tecnici, io avevo dato fondo a tutto il mio bagaglio d'esperienza per suggerirgli i trucchi più improbabili che mi venivano in mente per sopperire alla mancanza di un astrodroide (no, quello proprio non ce l'avevamo fatta ad assemblarlo, ahimè) e avere una chance in più di sopravvivenza alle immani energie del vortice gravitazionale. Era stato necessario modificare abbastanza pesantemente le geometrie dei comandi, e tutto il lavoro era stato svolto senza disporre di pezzi originali.

Questa sera ho evitato di vomitargli addosso la solita secchiata di dati tecnici, e dopo un paio di consigli da studente del primo anno del Politecnico del tipo "se gli strumenti segnano rosso, escludi i sistemi principali, spegni il reattore, lascia acceso solo il supporto vitale e, se ci credi, prega", con un sospiro esausto mi sono accasciata sulla mia sgangherata poltroncina, chiudendo gli occhi e portando una mano alla fronte.

Kenobi si è seduto accanto a me, ha curvato la schiena appoggiandosi con gli avambracci incrociati sulle ginocchia, e chinando il capo, sembrava stremato anche lui.

"Avete fatto un lavoro magnifico, comunque vada, non potevate fare di più...Mi rendo conto...Mi rendo conto dello sforzo non solo materiale..." sospirò, e guardò in su come per trovare le parole adatte "sono veramente ammirato da come Corilla, e soprattutto tu, Kilim, abbiate diretto con grande intelligenza questa operazione coinvolgendo anche persone non facilmente gestibili, io con i miei poteri Jedi non avrei saputo fare di meglio..."

"Ti ho biecamente usato come esca, questo l'avevi subito capito, suppongo?" ridacchiai.

"Sì, non è la prima volta che mi ritrovo in questo ruolo, ma mai come oggetto...Del desiderio..." sogghignò.

"Hai corso un bel rischio, quasi peggio dell'arena con le bestie feroci...credo. Comunque, devo riconoscere che hai avuto del fegato a lasciarci fare" considerai allargando le braccia, come a mostrare tutta la povertà e lo squallore materiale di cui la mia baracchetta costituiva l'eloquente esempio.

"Quel che conta non sono tanto i mezzi, ma le idee, la volontà...il cuore" chiosò, guardandomi con un sorriso stanco "e queste doti certamente non vi difettano; parimenti la dottoressa Nui, pur se spinta da motivazioni non così disinteressate, ha dimostrato un'abilità e una competenza eccezionali...Sono grato anche a lei e alle sue collaboratrici."

Non c'era altro da dire, l'ho accompagnato alla porta, un vento freddo da nord nel frattempo si era alzato annunciando le prime avvisaglie dell'arrivo dell'autunno. Ci siamo salutati con cordiale semplicità, come ogni sera negli ultimi tre mesi, si era già voltato per andarsene quando, all'improvviso l'ho trattenuto afferrandolo per una manica della toga. Si è girato verso di me, evidentemente rassegnato a sorbirsi l'ultimo tecnologico consiglio circa la protezione del reattore durante una tempesta energetica, non sicuramente al bacio che gli ho stampato a forza sulle labbra afferrandolo con entrambe le mani e presa d'acciaio dietro la nuca. Nei primi dieci secondi si è irrigidito come un cadavere in rigor mortis, poi ha evidentemente deciso di partecipare all'imprevisto evento, con reciproca soddisfazione di entrambi: assolutamente niente male per un uomo che, per contratto, non potrebbe baciare castamente nemmeno sua madre...

Quando ci siamo staccati per riprendere fiato, lui aveva l'espressione stordita di uno che si era appena beccato una poderosa botta sulla testa, sulla quale peraltro campeggiava, a mo' d'insegna luminosa, la scritta "Perché l'hai fatto?"

"Ti ho baciato per due ordini di fattori e da vero tecnico, quale sono, non posso esimermi dal relazionare così le motivazioni del mio gesto:

1) non credo che la tua nave supererà le forze energetiche dell'anomalia senza riportare danni gravissimi, o la distruzione, perciò le probabilità di sopravvivenza sono bassissime .

2) Mi piacerebbe che negli ultimi istanti della tua vita, possa aggrapparti ad un bel ricordo. Senza falsa modestia, penso di avertelo fornito ora.

Buonanotte."

L'ho lasciato a fissarmi a bocca aperta per pochi secondi, poi gli ho fatto un rapido cenno di saluto e ho chiuso la porta.

Il suo bussare insistente sulla lamiera metallica mi ha costretto a riaprire.

Mi ha scrutata come se osservasse un animale esotico mai visto.

"Certo che sei davvero incoraggiante!" ha sbottato.

"Non ti è piaciuto il bacio?"

"No, non mi è piaciuta la scarsa considerazione che nutri per il tuo lavoro e quello degli altri...La nave ce la farà, io sopravviverò e il nostro bacio non sarà il mio ultimo ricordo!" mi ha redarguita, quasi gridando, accigliato.

Alla faccia dell'autocontrollo Jedi, evidentemente la permanenza nella nostra Comunità di Svitati Certificati, deve averti pesantemente provato.

"Buon per te che ci credi, auguri, di tutto cuore, e adesso va a dormire, tanto scopriremo prestissimo chi avrà ragione..." ho mormorato tristemente.

Mi ha guardato con una sorta di rassegnata consapevolezza, quindi in un gesto lieve ed incerto, a cui non era evidentemente abituato, con il dorso di due dita mi ha accarezzato una guancia e poi si è avviato lungo il piazzale.

Richiusa la porta, ho barcollato fino alla poltroncina e mi sono addormentata di schianto con la testa appoggiata alla scrivania davanti all'ultimo schema esaminato.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Giornale della comunità dell’anomalia.

Gerente in carica Corilla Dortuy

21° giorno del quinto mese anno 453.

Questa mattina, a mezzogiorno, il Maestro Jedi Obi-Wan Kenobi ha lasciato il pianeta decollando felicemente a bordo del suo caccia.

Ad assistere alla sua partenza si erano radunati sulla piana di Kerio l'intera Comunità, in prima fila l'Ingegner Jilot con il bel volto stanco e stravolto come non le avevo visto mai, il dottor Koide con un gran sorriso tipico del suo carattere gioviale e ottimista, la dottoressa Nui con un'espressione bizzarra tra il contrito e l'entusiasta, e poi tutte le sue collaboratrici, le famiglie che hanno fornito cibo, abiti e aiuto al Jedi.

I bambini, eccitatissimi, correvano e saltavano intorno alla cerchia degli adulti come in una grande festa campestre.

L'uomo prima di salire sul suo velivolo, ha preso la parola e tutti, anche i piccini, hanno fatto silenzio.

"Volevo ringraziare tutti voi, per l'aiuto, l'assistenza e il sostegno che mi avete fornito in questa...Avventura; sono certo che il nostro, vostro lavoro non sarà stato vano" e qui l'uomo ha lanciato un fugace sguardo laterale, e un accenno di sorriso verso gli occhi gonfi e velati dell'Ingegner Jilot "la Forza sarà con me, e anche se non avrò modo di mettermi in contatto con la vostra comunità, sappiate che non fallirò...Non falliremo." Si è inchinato leggermente in un formale segno di saluto, com'era nel suo costume, ed è salito sull'apparecchio.

"Potremo tenerci in contatto con lui fino a che non imboccherà il tunnel" mi ha borbottato l'Ingegnere, guardando con aria scettica il caccia alzarsi e allontanarsi velocemente fino a diventare un puntino luminoso oltre le nubi.

"Non devi pretendere sempre la perfezione Kilim, mia nonna diceva che a volte le cose si aggiustano anche con lo sputo e il fil di ferro..." ho tentato di rassicurarla bonariamente.

"Difficile crederlo..."

     "Tu fallo" le ho consigliato.

   

 . 

  

Dal Voice-recorder dell'Intercettore Eta-2 Actis

del Generale Anakin Skywalker

I dati circa la data dell'estratto non sono disponibili.

"R2 devo assolutamente avere quelle letture dei tuoi sensori a lungo raggio, no, no lascia stare il Consiglio...Dobbiamo cercarlo, non può essere sparito nel nulla...era dietro di me l'ho visto con i miei occhi... deve essere scomparso dopo aver sganciato il booster dell'iperguida..." Voce alterata e preoccupata del Generale Skywalker.

Pigolio indecifrabile e concitato dell'astrodroide.

"Me l'hai già detto che i tuoi sensori hanno rilevato una grossa distorsione gravitazionale nel punto in cui siamo usciti dall'iperspazio, abbiamo fatto già due passaggi laggiù e gli strumenti non hanno rilevato niente di niente..." voce sempre più seccata del Generale Skywalker.

Pigolio indecifrabile, prolungato e perplesso dell'astrodroide.

"Cosa? Cosa? Stai rilevando la stessa anomalia a meno di un parsec da qui, sei sicuro R-2?" voce interrogativa e concitata del Generale Skywalker

Pigolio indecifrabile, e assertivo dell'astrodroide.

"Calcola il punto esatto, io mi preparo alla manovra...E' Obi-Wan....Lo sento!" comando del Generale Skywalker

Qualche tempo dopo.

"Anakin sei tu?" voce in entrata del Generale Kenobi.

"Ma dove diavolo eri finito sono tre ore che io e R-2 ti cerchiamo, sembravi scomparso nel nulla...Accidenti che cosa caspita è successo alla tua nave...si direbbe che abbia preso fuoco..." voce in uscita del Generale Skywalker

"Be' non sei andato molto lontano dal vero, è una vicenda molto lunga, da quanto hai detto che mi state cercando?" voce in entrata del Generale Kenobi.

"Tre ore, da quando siamo usciti dall'iperspazio, sei sparito dai sensori come se fossi finito in un buco nero" voce in uscita del Generale Skywalker.

"Allora la teoria del matematico di cui mi parlava Kilim era esatta, mi piacerebbe che lei lo sapesse...Anche se fortunatamente si è sbagliata su un'altra cosuccia.." voce (disturbata con segnale simile ad una risata) in entrata del Generale Kenobi.

"Ma di che stai parlando?" voce in uscita del Generale Skywalker.

"Lascia perdere, ti racconterò, è una storia davvero curiosa...Chiama i soccorsi, la mia nave è un...rottame" voce in entrata del Generale Kenobi.

"R-2 sta già eseguendo, bentornato Obi-Wan!" voce in uscita del Generale Skywalker.

Libro della centrale energetica.

21° giorno del quinto mese anno 453 dell’anomalia.

Notazioni personali del Capo Ingegnere.

Supplemento alla notazione personale del giorno 4 del mese terzo.


Corilla mi ha consigliato di credere di più in quello che faccio, lei non poteva saperlo, ma le stesse parole me le aveva già suggerite Kenobi solo poche ore prima.

E' difficile assimilare un concetto del genere per chi è condizionato dalla propria professione, come me, al riscontro strumentale.

Ma questa volta sento che lo strumento più affidabile non è di metallo, non è fatto di circuiti e componeneti elettronici, non è uno scann ultimo modello, o chissà quale altro aggeggio tecnologico; ma uno più sensibile: il mio cuore.

Ho sbagliato e sbagliando ho vinto.

Lo sento dentro, e mi basta.

Sono felice di aver riportata su questo libro la cronaca di questa vicenda professionale e umana a memento per chi verrà dopo di me, perché sia di monito a non arrendersi davanti agli ostacoli, anche quelli più improbabili e bizzarri.

Ingegnere Kilim Jilot

Fine della notazione personale.

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