Addio non sarà la tua ultima parola

di Mokkappuccino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gameplay ~ Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Gameplay ~ Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Gameplay ~ Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Gameplay ~ Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Gameplay ~ Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Gameplay ~ Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Gameplay ~ Parte 7 ***



Capitolo 1
*** Gameplay ~ Parte 1 ***


Unima. Regione isolata dal resto del mondo, accessibile solo per via aerea o marina.
È qui che io, Touko, ho cominciato la mia avventura.

Mia madre non ha mai posto resistenza al lasciarmi partire. Lei stessa da giovane aveva intrapreso un viaggio che, come dice lei, l'ha aiutata a crescere e le ha insegnato a vivere.
Così, sono partita anch'io, in compagnia dei miei amici Komor e Belle. Quel giorno la professoressa Aralia ci lasciò un pacco contenente tre Pokémon, uno per ognuno.
Ci trovammo tutti a casa mia, cosa che mi conferì il potere di scegliere per prima. Per non andare completamente alla cieca decidemmo di far uscire i tre Pokémon così da vederli e conoscerli almeno un po'.

Quello che uscì dalla Pokéball che presi io fu Oshawott, a Belle toccò Tepig e a Komor Snivy. Non ci fu bisogno di altre presentazioni, il destino aveva fatto la scelta migliore. Tepig aveva deciso che la gonna di Belle fosse un nascondiglio perfetto, sebbene la sua idea di nascondersi stesse nel coprirsi il viso lasciando fuori il resto.
Snivy e Komor si guardavano con diffidenza, ma era palese che si fossero già affezionati l'un l'altro. E Oshawott... quel piccolo Pokémon aveva degli occhi enormi, era calmo, docile, mi osservava e faceva quello che poi ho imparato a riconoscere come sorriso. Era bellissimo, morbido e dopo poco lo presi in braccio, devastata da tanta tenerezza. Il suo calore si mischiò al mio e sentii le zampette cingermi il collo. Il mio cuore batteva forte come il suo. Mi ero innamorata del Pokémon che mi avrebbe accompagnata per tutta la vita.

Dopo averli fatti lottare (e avermi distrutto la camera!) andammo da Aralia, che ci aveva convocati nel suo laboratorio per consegnarci ciò che ci sarebbe servito durante il viaggio e insegnarci come catturare i Pokémon selvatici.

Subito fuori da Soffiolieve, Komor e Belle vollero fare una gara a chi catturava più pokémon. Io annuii, ma mi sarei poi astenuta dal catturarli solo per ottenere una vittoria. Quindi improvvisai una scusa e persi la sfida. Pronta a superare Quattroventi, fui bloccata da una folla di gente radunata ad ascoltare una persona che non riuscivo a vedere. Komor mi  trascinò in prima fila, così che anch'io potessi vedere un uomo sulla cinquantina vestito di un mantello assurdo e circondato da una fila di persone tutte vestite in modo identico.

Si presentò come Ghecis Harmonia Gropius e tenne un discorso sulla liberazione dei Pokémon parlando in modo da far sembrare le Pokéball delle prigioni e le battaglie degli abomini. Quell'uomo ci sapeva fare. Sembrava che raccontasse una favola a decine di bambini che pendevano dalle sue labbra, camminava con l'eleganza acquisita dalla maturità, la voce calda e potente faceva credere ad ogni parola da lui pronunciata.
Quando se ne andò, le persone cominciarono a mormorare tra loro, subito convinte di dover liberare quei poveri schiavi obbligati a ferirsi a vicenda che erano stati con loro per gran parte delle loro vite.

Vidi alcuni di loro estrarre le Pokéball e spiegare ai loro amici che non dovevano più combattere e starsene rinchiusi in quelle sfere. Vidi Pokémon andarsene in preda alla rabbia ed altri restare, forse piangendo. Gli allenatori non erano sicuri di cosa stessero facendo ma ormai era troppo tardi.

Chi vuole resta, gli altri sono padroni del loro destino.
Così come gli umani, i Pokémon furono liberi di scegliere.

Quando la folla si disperse, chi tra le lacrime e chi sorridente, restò un ragazzo a fissare il punto in cui Ghecis aveva appena finito il suo discorso.
Aveva lunghi capelli verdi legati in una coda, un cappello nascondeva i suoi occhi. Era alto, molto più di Komor e me e, forse sentendosi osservato, si voltò a guardarmi.
Gli occhi verde smeraldo mi perforarono l'anima. Il ragazzo si avvicinò scrutando Komor e poi di nuovo me.

-Ehi tu.- mi chiamò. -Il tuo pokémon mi ha detto...-

Parlava velocemente ma senza mangiarsi una sola parola. Komor lo interruppe chiedendo arrogantemente spiegazioni su cosa intendesse con “i Pokémon dicono”.
Lui gli lanciò un'occhiataccia e lo liquidò in fretta. In seguito si presentò come N.
Komor presentò noi a lui, dichiarandogli anche i nostri obiettivi. Mi chiesi a quale scopo Komor dicesse tutto questo ad un perfetto sconosciuto.
N non parve curarsene, anzi, gesticolando e alzando gli occhi al cielo considerò nei dettagli l'informazione generica fornitagli da Komor.


-Completare il Pokédex, eh? E per completarlo imprigionerete tanti Pokémon nelle vostre Pokéball. Sono anch'io un allenatore, ma non posso fare a meno di chiedermi se è poi vero che i Pokémon siano davvero felici così.-

Tacque per un momento, poi spostò di nuovo lo sguardo su di me

-Scusa, come hai detto di chiamarti? Ah, si, Touko. Sentiamo cosa dice il tuo Pokémon!-

Detto questo estrasse la Pokéball puntandomela al viso, sfidandomi.

Non dissi niente, mi limitai a far uscire Oshawott, pronta a sconfiggerlo. Nonostante fosse stato lui a lanciare la sfida, il suo viso rispecchiava il ribrezzo che provava in queste situazioni. Ad ogni attacco subìto dal suo Purrloin, o persino da Oshawott, N abbozzava una smorfia, costringendosi a contrattaccare. Dopo poco, vinsi. N prese Purrloin tra le braccia ed accarezzandolo mormorando elogi che non riuscii a sentire lo fece rientrare nella Pokéball.

Poi, con un movimento fluido si avvicinò ad Oshawott e gli parlò. Non capii cosa il mio Pokémon rispondesse ma N aveva sempre più un'espressione tra lo stupito e lo scettico.

Si alzò, confuso, e dichiarò più a sé stesso che a me e Komor:

-Finché i Pokémon saranno imprigionati nelle Pokéball, non diventeranno mai degli esseri completi. È per loro, per il bene dei miei amici Pokémon, che rivoluzionerò il mondo!-

Si voltò e andò via senza neanche degnarci di un saluto.
Komor commentò quanto quel ragazzo fosse strano e mi disse di trovarci a Levantopoli poco dopo.

Così mi incamminai.

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Hello everybody :3 È tipo la prima cosa che scrivo con un po' di serietà. Le recensioni sono mooooolto ben accette e suvvia, non fate le larve, non saltate alla fine dal gameplay, mi sono impegnata un sacco per riassumerlo tutto :3 Detto questo, buona giornata e grazie di leggermi :D

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Capitolo 2
*** Gameplay ~ Parte 2 ***


In seguito, durante il mio viaggio, incontrai N ancora poche volte: una a Sciroccopoli, sulla ruota panoramica dove mi ha rivelato di essere a capo del Team Plasma, l'organizzazione criminale che a parole o con la forza faceva liberare i Pokémon di chiunque si mettesse sul loro cammino.
Non ne rimasi colpita. A differenza di lui, che capiva i Pokémon alla perfezione, io capivo le persone. 
I suoi occhi, il suo corpo, tutto di lui urlava un'appartenenza mancata. Lui non era come gli altri. Non era come nessuno che avessi mai incontrato prima. 
Frettoloso, distaccato, un bambino viziato che vuole coronare i suoi ideali. Mi affascinava. Ancora mi affascina. Anche se non è più qui con me. Non gesticola, non parla veloce, non mi fissa con quegli enormi smeraldi verdi, specchi del suo animo torturato. O forse si, anzi, di sicuro. Ma io non posso vederlo.
 
Circa un anno dopo la mia partenza, arrivai finalmente alla Lega. Chiarolite nella borsa e combattività nel cuore. La mia squadra cresciuta ed allargata era composta da Samurott, Gothorita, Lampent, Archeops e Keldeo. Per tutto il viaggio ho lasciato un posto vuoto, una tasca senza Pokéball. 
O meglio, una c'era. La Masterball donatami da Aralia. L'unica che avrebbe reso unico il Pokémon al suo interno.
Quando tempo prima N mi disse di voler essere l'eroe di un nuovo mondo a fianco di uno dei due leggendari di Unima, seppi come sapeva lui che l'altro sarebbe appartenuto a me.

Armata di Revitalizzanti e Richariche Tot entrai nell'atrio che dava sulle quattro stanze in cui sarei entrata. Nonostante la paura per Archeops, debole contro il tipo lotta, il mio primo avversario fu Marzio. Lo vinsi per grazia divina. Proprio Archeops infatti fece appena in tempo a volare e far mancare il calcinvolo di Mienshao, che si sconfisse da solo. In seguito andai da Mirton, poi da Antemia e infine da Catlina. Quest'ultima fu la peggiore. Con il tipo psico potevo fare poco o niente, una volta andato Lampent credetti che fosse la fine, ma non so come, Keldeo riuscì a sconfiggere Musharna.
Quel maledetto che veniva imbottito di Richariche Tot ogni volta che stavo per sconfiggerlo. Un grazie anche a Maledizione di Lampent, che lo ha reso maledetto per davvero, ed eccomi qua.

Ho sconfitto i Superquattro. Vengo teletrasportata per la quarta ed ultima volta all'entrata, di fronte alla statua che, una volta accanto a lei, scende ai piedi della scalinata che mi avrebbe teoricamente portata da Nardo, in pratica da N. Arrivata in cima scesi da Archeops (nessuno di aspettava che facessi le scale a corsa, vero?) ed entrai. 
Nardo aveva la testa bassa, N lo sguardo di un pazzo. Urlava contro Nardo, urlava la sua potenza, con Zekrom nessuno l'avrebbe fermato, tantomeno un Campione che non fa altro che passeggiare per la regione solamente perché rimasto deluso dalla perdita di un suo Pokémon. Con le braccia spalancate esprimeva la rabbia che Nardo gli provocava, lui sempre più atterrito, lo sguardo ormai perso nella delusione e nel rimpianto. Urlai a mia volta.

-N!!-

Si voltò di scatto, gli occhi ricolmi di pazzia mi sfiorarono appena. Poi mi riconobbe, le braccia gli caddero sul corpo, l'espressione divenne assente e stupita, come quella di chi vede un angelo.
Mi corse incontro, mi abbracciò.

-Ti stavo aspettando! Hai con te la pietra... proprio come accadeva nella mia premonizione.-

-N, cosa...-

-Il tuo Chiarolite...- Continuò senza ascoltarmi, le mani sulle mie spalle, gli occhi che brillavano per l'eccitazione

-Sta reagendo alla presenza di Zekrom!-

Fece una pausa, portò una mano alla bocca e sorrise

-Questo però non è un posto adatto ai Pokémon drago leggendari...-

Stava per succedere qualcosa, me lo sentivo, il mio corpo era in allarme anche accanto ad N, che da qualche minuto sembrava non essere più in sé. Sempre guardandomi negli occhi e sorridendo maniacalmente, alzò le braccia ed urlò:

-SORGI DALLE PROFONDITÀ DELLA TERRA, CASTELLO DEL TEAM PLASMA!-

La terra cominciò a tremare

-AVVOLGI LA LEGA POKÉMON NELLA TUA MAESTOSA STRETTA!-

Ora c'era un vero e proprio terremoto, Nardo cadde a terra, N mi prese stretta a se per non farmi cadere, ora sorridendo, ora perdendo lo sguardo altrove. D'un tratto, una scala nera come petrolio penetrò il tetto del tempio del Campione. N mi lasco andare delicatamente e si rivolse a me e a Nardo:

-Quello che vedete è il castello del Team Plasma. Dalla sua sommità gli ordini del sovrano rieccheggeranno in tutti gli angoli del regno. Verrai anche tu con me al castello.- 

Disse guardandomi con dolcezza, finalmente tornato in sé dopo lo sfogo d'eccitazione dovuto alla sconfitta di Nardo.

-E lì si decideranno le sorti di Unima. Sarà un mondo dove i Pokémon sono liberi dal giogo umano oppure un mondo in cui uomini e Pokémon continueranno a vivere fianco a fianco, lo deciderà chi di noi due dimostrerà di avere convinzioni più salde!-

Gli occhi avevano ripreso a brillare in quel modo che solo lui aveva mantenuto dall'infanzia.
Detto questo, mi baciò la guancia e corse per quelle scale nere, all'interno del castello. 
Ero confusa, tremendamente confusa. N era così felice ed io volevo fermare i suoi piani? No, non ero io a volerlo. Io ero d'accordo con lui. Appoggiavo e ancora appoggio i suoi ideali, ma così era troppo. Dovevo, se non fermarlo, rallentarlo. Nardo mi guardava come a chiedermi perché fossi rossa come un Darmanitan, ma prima che potesse dire qualcosa, arrivò Komor in suo (e inconsapevolmente in mio) soccorso. Mi persi a pensare alla stretta di N durante il terremoto, al suo viso euforico, al leggero bacio che mi ha dato prima di fuggire per quelle scale...

-TOUKO!- mi risvegliò Komor.

Sobbalzai, lui se ne accorse e mi parlò con più calma.

-Cerca di far ragionare N... Digli che c'è chi è diventato più forte grazie all'aiuto dei Pokémon!-

Annuii sorridendogli, salendo i primi gradini di quell'immensa scala sospesa nel vuoto.

-E spiegagli che anche i miei Pokémon sono diventati più forti, stando accanto a me!-

Komor era combattuto, probabilmente avrebbe voluto salire con me, sconfiggere N e il suo stupido Pokémon leggendario ed infine tornare a casa, da eroe, da Campione. Ma sarebbe rimasto ad accudire Nardo, che intanto aveva preso a borbottare

-Ho perso... Pensavo che sarei riuscito a mettere a tacere quella peste che sproloquia di sogni del tutto insensati!-

-EHI.- Non mi trattenni dall'urlargli. -Non permetterti di giudicare i sogni di N! Starà anche esagerando, si sarà anche montato la testa, ma pensaci! Non ti sei forse ritirato proprio a causa di un Pokémon? Soffrivi per lui, no? Eravate amici, O NO?-

-Si, ecco, ma io...- cercò di accampare scuse

-È questo che vuole fare N. Vuole che ogni allenatore sia AMICO del Pokémon che gli appartiene, che non lo usi solamente a scopi di lucro quali le battaglie. Vuole che si divertano, che vivano insieme, che non marciscano nelle Pokéball uscendo solo per ferirsi e rientrarci! Riesci a capirlo questo?-
Fu come avergli tirato una secchiata d'acqua gelida in faccia. Mi guardava a bocca aperta, come se gli avessi rivelato il segreto nascosto di un'intera vita. Sospirando, disse a voce flebile:

-Pensavo che vedendo l'affetto che lega me e i miei Pokémon avrebbe cambiato idea...-

Prese fiato e mi urlò:

-Fa' attenzione! È sempre stato così! Chi insegue un sogno è capace di cambiare le sorti del mondo! Ti prego, Touko! Se Pokémon e uomini verranno separati, non ne nascerà niente di buono! È questo che devi far capire ad N!-

-Lo farò!- Gli urlai in risposta, continuando a correre su, su, più su, senza guardare il baratro che si estendeva al di sotto di quell'enorme scala. 

Correvo senza pensare ad altro se non “Sto arrivando, N”.

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Capitolo 3
*** Gameplay ~ Parte 3 ***


Non appena entrata nell'abnorme palazzo, sei dei sette saggi mi si pararono davanti.

-Non permetteremo che al nostro sovrano succeda qualcosa di male! Se il grande piano di Ghecis fallisse, sarebbe la fine per N! Preparati ad affrontare tutti noi sei e ad assaporare la sconfitta!-

Le mie mani erano già su due delle mie cinque Pokéball. Stavo già considerando quale di loro avrebbe potuto essere sconfitto da uno solo dei miei Pokémon quando sentii dei passi dietro di me ed una voce familiare dire:

-E siete tutti convinti di farcela??-

Rafan fu il primo a correre all'interno dell'edificio, seguito a ruota da Aloè, Artemisio, Camelia, Anemone, Silvestro, Aristide ed Iris. Erano venuti per me, per far si che potessi andare avanti e fermare N. Avevo gli occhi lucidi e un senso di gratitudine enorme per tutti loro. Mi promisero che avrebbero fermato i saggi, io corsi via ringraziandoli. Corsi più forte che potevo, i polmoni mi bruciavano, le gambe si facevano sempre più pesanti, ma non ci badavo. Tutto ciò che volevo era arrivare in cima a quella dannata fortezza e mettere la parola fine a questo teatro di dimensioni bibliche con cui un ragazzo accecato dai suoi ideali giocava a suo piacimento.

Salita di un piano mi sentii osservata e mi fermai di scatto. Dopo averli incontrati qualche volta durante il mio viaggio, riconobbi la presenza di un membro del Trio Oscuro. Camminai con circospezione e d'un tratto lo sentii alle mie spalle:

-Non preoccuparti.- Disse, facendomi sobbalzare. -In questo castello puoi far riposare i Pokémon e anche usare il PC... Prima di tutto, è meglio far riposare i Pokémon in quella stanza. - Guardò di sfuggita la porta alla mia destra. -È desiderio di N che tu giunga nel cuore del suo palazzo al massimo della forma.- E sparì.

Entrai nella stanza indicatami e vi trovai due donne, una dai capelli rosa e l'altra bionda. Erano vestite di ampi drappi bianchi, eleganti e bellissime. Parlai con la prima, mi disse di essere la Musa dell'Amore e curò i miei Pokémon con una dolcezza che non avevo mai visto nei gesti di nessun altro al mondo. Mi disse di ricordarmi che non tutti gli allenatori lottano con lo scopo di ferire i propri Pokémon e che anche N, pur sapendolo nel profondo del suo cuore, non è ancora capace di ammetterlo. L'altra mi disse di essere la Musa della Pace e di portare la tranquillità ad N. La sua voce era così soave che avrei potuto stare ad ascoltarla per giorni e giorni. Infondeva calma e tranquillità; mi raccontò dell'infanzia di N.

-Fin da piccolo N, crescendo assieme ai Pokémon, ha vissuto lontano dagli uomini. Pokémon traditi dai loro allenatori, maltrattati e feriti dagli uomini...- Aveva le lacrime agli occhi, e così le avevo io.

-Erano questi i Pokémon che Ghecis gli portava.- Le lacrime iniziarono a solcarle le guance, io le fermai in tempo. -N ne ha condiviso il dolore, pensando solo ed esclusivamente al loro bene. Ed è così che ha deciso di mettersi a perseguire gli ideali.- disse asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Poi continuò, e sospirando concluse -N, un ragazzo così innocente e puro... Ma non c'è nulla di più bello, e al tempo stesso spaventoso, dell'innocenza.-

Ringraziando entrambe, uscii e ripresi a correre per il castello, non sapevo dove stessi andando, c'erano delle scale e quelle salivo, sarei arrivata ovunque pur di essere utile ad N.
Un altro piano, e davanti alle scale del successivo vidi un altro (o lo stesso?) membro del Trio Oscuro che sentenziò:

-Quando lotterai con N, capiremo se è lui l'eroe paladino degli ideali. E capiremo anche fino a che punto tu voglia difendere questo mondo in cui uomini e Pokémon vivono fianco a fianco.-

Una volta sparito, salii l'ennesima rampa di scale, e una volta in cima, il terzo (o forse no) membro del Trio Oscuro mi si parò davanti. Prima che potessi fare domande, si girò verso la stanza alla mia sinistra e disse:

-Quella stanza... è il mondo in cui è cresciuto N!- mi guardò mesto, nostalgia e dolore si riflettevano nelle sue iridi -A me ormai non fa più effetto, ma sono sicuro che a te... beh, non può lasciarti indifferente.-

Non entrai subito. Avevo paura di ciò che avrei trovato all'interno. Ma dopo secondi che parvero ore, entrai con l'intenzione di non sprecare troppo tempo. La curiosità era troppa. Chiusi gli occhi e varcai la soglia.

Un carillon che non vedevo cantilenava una melodia familiare, infantile, dolce, pregna di dolore.
Il profumo di N era ovunque, lo sentivo, lo riconoscevo, si mischiava ad un altro odore, forse di Pokémon, forse di un'altra persona. Riluttante, aprii gli occhi già bagnati di lacrime.
Ero all'interno della stanza di un bambino, alla mia sinistra il pezzo di un trenino era stato lanciato in un canestro, alla mia destra vi erano i binari con il restante trenino in corsa. Superai entrambi, camminando su un tappeto con delle stampe a forma di nuvola, mi adagiai sulla rampa per skateboard, mi abbracciai le ginocchia e guardandomi intorno ancora una volta, piansi.
Il trio oscuro era all'interno con me, li sentivo, ma non si mostrarono. Continuando a piangere mi alzai, accarezzai gli oggetti appartenenti a quel ragazzo che ora era in cima al castello e... N! Maledizione, per un momento mi ero dimenticata dove dovessi andare!
Mi asciugai in fretta le lacrime, tirai su col naso e corsi fuori, fuori da quella stanza triste, fuori da quel passato che nessuno dovrà mai rivangare, mai. Corsi incurante del dolore fisico e mentale che mi stavo procurando, ormai volevo solo andare da N, abbracciarlo, tenerlo con me, proteggerlo. Troppe bugie gli erano state raccontate, troppa sofferenza data ad un bambino come giocattolo, troppe responsabilità e troppe lacrime. Quel bambino, quel ragazzo, N.

Io lo amavo. Io amo N. Darei la vita per potergli stare accanto quando più ne ha bisogno, farei di tutto per vedere i suoi occhi brillare e il sorrisetto beffardo che fa quando ha ragione. Pensando a questo ritrovai la forza per correre più veloce, e finalmente arrivai in cima.

Dei drappi azzurri mostravano con fierezza il logo del Team Plasma, le colonne si stagliavano alte ed imponenti sopra alla mia testa. Un portone mi separava da N. “Ci sono” pensavo “Aspettami”. I
n preda alla foga di entrare, sbattei contro qualcosa, finendo a terra.
Ghecis mi guardava sprezzante. Mi alzai di scatto e lo guardai con sfida. Lui avanzò obbligandomi ad indietreggiare, lo sguardo sempre fisso su di me. Recitò, come fosse un copione preparato tempo addietro:

-Giovane che porti il Chiarolite, ti do il benvenuto!- La sua voce calda e maestosa mi rendeva difficile capire se fosse calmo o pronto ad attaccarmi. -Il castello sorto dalle viscere della terra che ora circonda la Lega Pokémon è il simbolo del vento di cambiamento che soffia sulla regione di Unima.- Si aggiustò il mantello e sempre recitando, continuò -Il sovrano di questo castello, affiancato dal Pokémon leggendario, ha battuto il Campione, diventando l'allenatore più forte di tutti. Nel suo petto arde il desiderio di rendere il mondo un posto migliore! Se questo non è un eroe, chi lo è?-

Lo guardavo senza fiatare, non potevo, non riuscivo a ribattere. Il potere della parola è capace di soggiogare anche gli animi più impetuosi.

-Uno spettacolo perfetto, grazie al quale giungeremo dritti al cuore della gente! E in quattro e quattr'otto il mondo che IO, anzi, che noi del Team Plasma desideriamo, diventerà realtà! Solo noi potremo servirci dei Pokémon e governeremo sull'umanità inerme!-

La recita era giunta alla sua fine, la potenza di Ghecis lo rendeva euforico, proprio come faceva con il figlio. Ghecis bramava più potere, il sorriso maniacale sovrastava ormai l'espressione apatica adottata per i discorsi alla gente. Sembrò smettere di curarsi della sua figura austera e lasciandosi andare sospirò:

-Ah, quanto ho dovuto aspettare! Quanti sforzi per restare nell'ombra e non svelare il mio piano... Ma ora finalmente quei giorni sono finiti!-

Era sicuro di vincere, ormai non importava che io sapessi o meno. Doveva sfogarsi per poi sconfiggermi.

-Coraggio allora, avanti! Vediamo se hai la stoffa dell'eroe!-

Concluse prendendosi gioco di me, convinto che la mia fine e quella del mondo intero, fosse arrivata. Si spostò per permettermi di entrare in quell'ultima stanza. Tremavo, quel discorso mi aveva inquietata proprio come desiderava Ghecis. La paura si rifletteva anche suo miei Pokémon, così la trasformai in rabbia. L'adrenalina prese possesso del mio corpo ed impedendomi di picchiare a sangue Ghecis entrai, pronta ad affrontare N con o senza Pokémon drago leggendario.  

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Capitolo 4
*** Gameplay ~ Parte 4 ***


 

Lui era in fondo a quest'enorme stanza. Un tappeto blu lungo metri contrastava l'azzurro dell'acqua intorno ed il giallo chiaro delle pareti. Due enormi drappi con il logo del Team Plasma stavano ai lati del trono su cui era seduto di traverso un N divertito e per nulla preoccupato del fatto che fossi li a fermare i suoi piani. Non sapeva del vero piano di Ghecis. Stavo per dirglielo ma lui alzò un dito per farmi tacere ed alzandosi in piedi mi disse:

-Un mondo tutto per i Pokémon: questo è quello che voglio. Un mondo in cui, finalmente liberi dal giogo umano, i Pokémon ritrovino la loro forza originaria!-

Gesticolava come da suo solito, ma parlava lentamente come per farmi capire ed assaporare ogni sua parola. Il suo sguardo dolce non tradiva l'emozione che provava, l'adrenalina scorreva anche in lui, forse più forte che in me. Scese i gradini dinanzi al trono e venne verso di me aprendo le braccia, sorridendomi, accogliendomi come eroe al suo fianco.

-È arrivato il momento decisivo! Io sono pronto, lotterò per le mie idee anche se questo dovesse significare far soffrire i miei cari Pokémon!-

Piangevo, spaventata, preoccupata, affascinata da tanto ardore. Avvicinandosi di più lo notò, mi parlò con più dolcezza.

-Immagino tu voglia fare altrettanto.-

Annuii con forza -Si!- dissi -Vieni e combattimi! Poniamo fine a questo assurdo scenario!-

-Forza allora! Fatti sotto e mostrami quanto sono forti le tue convinzioni!- Urlò, euforico.

Corsi verso di lui, la Pokéball contenente il mio Samurott pronta per essere lanciata.

N mi aspettava, senza Pokéball. Mi chiesi cosa stesse per succedere e poco prima che lanciassi la Pokéball lui sospirò, guardandomi deluso. Rimasi spiazzata con il braccio ancora alzato e lo guardai, senza più lacrime negli occhi. Lui camminò a destra e a sinistra, come Ghecis durante i discorsi e disse dolcemente:

-Hai fatto tutta questa strada per lottare contro di me.- Sospirò di nuovo -Eppure Reshiram non reagisce... Forse non sei l'eroe!- Mi guardò con gli occhi umidi ed un'espressione accusatoria -Peccato, iniziavi un po' a piacermi...- disse arrossendo lievemente -Ti ho osservato, e pensavo di aver visto in te un allenatore che, lotta dopo lotta, sa rispettare i Pokémon e sa averne gran cura.-

Strinse i pugni e venne dritto davanti a me, costringendomi ad alzare la testa per poterlo guardare negli occhi. Poi scuotendo la testa continuò:

-Ma mi sbagliavo. Capisco ora che la lotta non può essere un modo per capirsi a vicenda. Non ti restano che due scelte ora!- Indietreggiò e mi guardò serio. -Perseguire la tua verità fino alla fine e sfidarmi in una lotta che non potrai mai vincere, o ritirarti ed assistere alla nascita del nuovo mondo!- Gli occhi ripresero a brillare, le sue braccia mulinavano sincronizzate con l'emozione che metteva nel suo discorso -Un mondo in cui i Pokémon saranno liberi dal giogo umano!- Ripetè.

Poi mi guardò, triste ed euforico, alzò un braccio e...

-VIENI, ZEKROM!-

Mentre la parete dietro di lui si sgretolava all'entrata del Pokémon, N mi fissava dritto negli occhi sorridendo come a prendersi gioco di me. Mi sfidava e così faceva Zekrom, alle sue spalle, bellissimo e potente, gli occhi color rubino mi guardavano con aria di sfida. Mi mostrò la sua potenza lasciando libera la sua energia, che fece evaporare l'acqua intorno a noi, poi si fermò, e attese. Non avevo paura, non c'era tempo per avere paura. Sentii qualcosa muoversi nella mia borsa e pensando che fosse uno dei miei Pokémon ansioso di combattere tirai fuori la sfera.

Ma non era una Pokéball, era il Chiarolite. Tremava, si muoveva nella mia mano che subito aprii, senza capire bene cosa stesse succedendo finché N non me lo rivelò, indietreggiando verso Zekrom, quasi spaventato.

-Il tuo Chiarolite...- si riprese e urlò di gioia -RESHIRAM STA REAGENDO!-

Il chiarolite mi sfuggì di mano ma invece di cadere restò sospeso nell'aria. Sia io che N indietreggiammo ancora, io spaventata, lui per dare spazio a ciò che sarebbe presto successo.

Il Chiarolite assorbì l'aura intorno a sé, trasformandola in un'energia potentissima che... in un istante... rilascia!

Ero senza parole, il Chiarolite ruotava sempre più velocemente, sprigionando luce, senza emettere un sibilo. D'un tratto, in mezzo a quel bianco accecante, si stagliò la figura di Reshiram, in posizione fetale, bianco e puro, dormiente da troppo tempo.

In sincronia con il battito del mio cuore, Reshiram aprì gli occhi di un azzurro intenso, distese il corpo e scese a terra, davanti a me, liberando l'urlo di un Pokémon pronto a lottare. Anche lui, come prima Zekrom, mi mostrò la sua potenza emanando un'aura infuocata che lo rese ancora più maestoso di quando non fosse prima. Abbassò il capo, guardandomi gli occhi, l'anima. Sembrò inchinarsi come a presentarsi, a rendermi omaggio per qualcosa che non so di aver fatto.

N, dopo qualche secondo in cui l'unico rumore era il respiro dei due Pokémon, sussurrò:

-Zekrom e Reshiram...-

Non riuscivo a staccare lo sguardo da Reshiram, la sua perfezione mi incantava e la dolcezza nello sguardo mi ricordava quella di una madre pronta a proteggere il suo bambino.

N continuò:

-Due Pokémon che un tempo erano uno solo. Come le due metà opposte e complementari che compongono un unico essere...-

Come facesse a trovare le parole per descrivere quella magnificenza, ancora non me lo spiego. Guardavo Reshiram ascoltando le parole di N, che rispecchiavano ciò che avrei voluto dire io.

-Zekrom e Reshiram... attendevano la venuta del nuovo eroe!-

La sua esclamazione mi obbligò a distogliere lo sguardo. N esclamava gioioso:

-Non mi ero sbagliato! L'altro eroe sei proprio tu!- Poi si fece serio -Voglio che tu sappia cosa ti sta dicendo.-

Cosa? Reshiram stava dicendo qualcosa? Tornai a guardare i suoi occhi ipnotici e azzurri, sentendo nel cuore la sensazione che N tradusse in parole poco dopo:

-”Guadagnati la mia fiducia in una sfida, ed io lotterò al tuo fianco.”- N, meravigliato, mi spiegò -Vuole metterti alla prova, per essere davvero sicuro che tu voglia perseguire la verità!- Mi sorrise -Sono curioso anch'io di vedere quanto sei forte. Forza! Cattura Reshiram e fallo diventare parte della tua squadra!-

Guardai N, e in seguito Reshiram. Gli sussurrai -Tu sei pronto?- ed annuì.

-Non voglio farti del male. Ma voglio dimostrarti ciò che provo attraverso questa sfida, come mi ha insegnato N.- Reshiram parve sorridere -Cominciamo. Vai, Samurott!-

Come avevo precedentemente sussurrato, non volevo fargli del male. Ma sapevo che l'avrei catturato, che avrei riempito la tasca rimasta vuota per tanto tempo. Possedevo una cosa che non avrebbe fallito: la Masterball.

Nonostante questo combattei, la forza di Reshiram sconfisse metà della mia squadra, ma io non mi arresi. Quando ormai mi era rimasta solo Gothitelle e sia lei che Reshiram erano allo stremo, tirai fuori la Masterball e gliela mostrai. Reshiram chinò il capo. La Masterball scaturì un raggio rosso che lo avvolse e lo modificò in modo da poterlo contenere. Non dovetti attendere con ansia che cedesse. Reshiram sapeva dal primo momento che sarei stata io a custodirlo. Io lo seppi solo in quel momento. Restai incantata a guardare la Pokéball contenente il mio Reshiram, il mio Pokémon leggendario, ancora non realizzavo di poter essere definita “eroe” di qualcosa. N aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro, mi corse incontro e rinsavì la mia squadra così da avere un incontro alla pari.

N è capace di restare altruista anche nei momenti più assurdi. Tornò accanto a Zekrom, spalancò le braccia e urlò:

-IO PREVEDO IL FUTURO! E NEL FUTURO VEDO LA MIA VITTORIA!-

-NON NE SAREI COSÌ SICURA!- Risposi io, sorridendo come lui spesso sorrideva a me.

La battaglia cominciò, e come prevedibile, il suo primo Pokémon fu Zekrom. Quindi risposi con Reshiram, i suoi attacchi li avevo imparati dalla sfida avuta con lui prima, quindi attaccai direttamente con Incrofiamma. Sia io che N restammo incantati ad osservare quella palla di fuoco schiantarsi contro al povero Zekrom. N fece la sua solita smorfia, e mi accorsi di farla anch'io.
Per alimentare lo stupore, N contrattaccò con Incrotuono. Ci trovammo nuovamente a seguire lo schema “stupore – smorfia”. I Pokémon drago stavano rivivendo la passata battaglia durata giorni e giorni, in compagnia dei due eroi gemelli che perseguivano l'uno la verità, l'altro gli ideali. Mettevano foga in ogni attacco a loro richiesto, come a sforzarsi per poter uscire di scena senza impiegare inutili anni di lotte.
Non amavano lottare tra loro, come nessuno amerebbe lottare con sé stesso. Ad un certo punto, Zekrom abbassò la difesa e permise a Reshiram di finire la lotta con un Dragospiro. N non se ne rese conto, era troppo occupato a cercare una Ricarica Tot per lanciargliela prima che Reshiram attaccasse. Ma io vidi Zekrom guardare Reshiram ed annuire. Lui sapeva che N stava esagerando.
Sperava che noi lo fermassimo. Dalla mia posizione non potevo vederlo, ma sperai con tutto il cuore che Reshiram non stesse piangendo, o che comunque non provasse troppo dolore per aver sconfitto il fratello. Si, Zekrom era sconfitto. N non credeva ai suoi occhi, com'era possibile che il suo amato Pokémon fosse stato sconfitto in così poco tempo da una ragazzina non ancora affezionata al suo Reshiram? Mandò in campo Klinklang, che una volta colpito si rivelò essere Zoroark. Capii che c'era un legame speciale tra i due quando vidi che N aveva le lacrime agli occhi ad ogni lamento del Pokémon. E che lui imperterrito non mollava, continuando ad attaccare un leggendario come se potesse vincerlo.

Non potevo resistere a questa vista, ritirai Reshiram dalla lotta e mandai Lampent.

Zoroark smise di stare in posizione di difesa per guardarmi, poi guardò N che, con le lacrime che ormai gli solcavano le guance mi guardava pieno di gratitudine per aver deciso di non far soffrire troppo il suo amato Pokémon con gli attacchi di un drago leggendario. Le sue labbra mimarono un grazie che la gola stretta non permise di pronunciare. Io gli sorrisi, poi guardai Zoroark come a chiedergli se fosse pronto a sfidare il mio Archeops. Zoroark si mise in posizione di attacco e dopo poco il mio Lampent era a terra. Mandai Keldeo, Zoroark cedette ad una Spadasolenne, soddisfatto di aver sconfitto almeno uno dei Pokémon a lui rivali. N, che aveva smesso di lacrimare come una ragazzina, mandò allora Vanilluxe e subito iniziò a grandinare. Per fortuna, con Keldeo, fu semplice sconfiggerlo e passare al prossimo Pokémon. Spadamistica e Spadasolenne mi hanno salvata non poche volte durante quell'anno. N, meno spavaldo che all'inizio mandò Klinklang, quello vero.
Io ritirai Keldeo e mandai Gothitelle, dato che di mandare Samurott sarebbe stato un suicidio. Ma una volta andata Gothitelle, Samurott combattè lo stesso e, grazie a Maledizione lanciata in precedenza, sconfiggemmo anche Klinklang. Il viso di N si faceva via via più mesto, deluso, ma ancora combattivo, ancora gioioso ed euforico per questa battaglia che non aveva intenzione di perdere.

Mandò Carracosta, io, dopo aver sacrificato Samurott per poterla rivitalizzare, mandai Gothitelle. Avendole insegnato Fulmine vinsi facilmente.

Non c'era più niente da fare, ad N era rimasto un solo Pokémon, avevo la vittoria in pugno.

N, sorridente invece che sconfitto, mandò Archeops. Io mandai il mio. La scena era esilarante.

I due Pokémon si guardavano intontiti come se pensassero di essere di fronte ad uno specchio. Nessuno riusciva ad attaccare l'altro, si misero a giocare. Io ed N ridemmo dopo tanta tensione e dopo un po' di giochi riuscii a convincere il mio Archeops ad usare Forzantica, abbozzando una smorfia quando l'attacco andò a segno, sempre ridacchiando.
Gli Archeops saranno anche potenti, ma sapevo benissimo, come sapeva N, che dato un attacco sono bambolotti in balìa della loro abilità inutile al combattimento. Infatti, se i PS scendono sotto la metà, ogni statistica del Pokémon si riduce.

Questo mi ha permesso di sferrare l'ultimo attacco, Dragospiro come per Zekrom, che pose fine alla battaglia tra me ed N.

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Capitolo 5
*** Gameplay ~ Parte 5 ***


 

Dopo aver ritirato i nostri Pokémon dalla lotta, lui commentò al vuoto:

-È proprio finita. Così svaniscono tutti i miei ideali e i sogni dei Pokémon.-

Abbassai lo sguardo, incapace di reggere quello di lui. Presi coraggio, e mentre cantilenava “Sconfitti... io e Zekrom... sconfitti...” gli risposi:

-N, i tuoi ideali non cadranno nel vuoto per colpa di una misera sconfitta. I sogni dei Pokémon sono ancora lì, pronti per essere realizzati. I tuoi, di sogni, si realizzeranno con i loro. Non era questo il tuo ideale? Non era questa la forza di guidare il mondo perseguendo la tua verità?-

Guardò un punto alle mie spalle

-La verità che ha guidato la tua lotta è stata più forte della mia...-

-Non ha importanza. Questa lotta, questo disastro, nulla di tutto questo ha importanza. Hai esagerato, N. Ma l'hai fatto con dei buoni propositi ed io sono dalla tua parte. I tuoi ideali sono così potenti che quasi hai soggiogato il mondo intero. N, non ti sei accorto di aver fatto agli uomini ciò che non volessi fosse fatto ai Pokémon? Li hai costretti a fare cose che non desideravano, li hai fatti soffrire.-

N spalancò gli occhi e mi guardò, come se con le mie parole stessi sgretolando tutto ciò che lui aveva precedentemente formato. Continuai:

-Reshiram e Zekrom esistono per mantenere la pace. E Zekrom ha scelto te. Nonostante alcuni errori, sei tu l'eroe che porterà Unima ad un'era di splendore. Sei tu la persona degna di questo titolo. Ed io, con Reshiram, starò al tuo fianco per qualsiasi cosa tu voglia. Tu porti gli ideali, io la verità. Quando i sogni ti daranno alla testa, io sarò con te per riportarti alla realtà. Siamo gli eroi gemelli, scelti da Reshiram e Zekrom per custodire loro, noi stessi e Unima.-

-Reshiram e Zekrom... hanno scelto entrambi il proprio eroe.-

-Si, N.-

-Non avevo considerato tale possibilità.-

Alzai le spalle. Lui mi guardò serio, poi esclamò:

-Due eroi nella stessa epoca! Uno persegue la verità e l'altro gli ideali!-

Ripeteva ciò che gli avevo appena detto e che sapeva meglio di me. D'un tratto si bloccò, mi guardò fisso ed inclinando la testa da un lato mi chiese:

-Che abbiano entrambi ragione?-

-Io non...-

-Non capisco.- Rispose noncurante della mia risposta troncata sul nascere. Stava mettendo in ordine i pensieri pronunciandoli ad alta voce. Si rendeva conto di come si presentasse la realtà di chi non capiva ciò che capiva lui. Stava finalmente tornando con i piedi per terra, me lo sentivo.

-Come fanno due sistemi di pensiero opposti a non annullarsi a vicenda? È possibile che sia questa la formula per cambiare il mondo?-

Camminava da destra a sinistra, da sinistra a destra. La mano posata sulla fronte, scuoteva la testa e cercava di trasmettere i pensieri in formule matematiche, così che fossero più ordinati, più facili alla sua comprensione. Volevo dirgli che le cose non erano così complicate, che i Pokémon maltrattati dovevano ancora essere liberati ma che questo non significava sottrarre ogni Pokémon ad ogni allenatore. Volevo abbracciarlo e ripetergli che sarei stata con lui, che l'avrei aiutato ad aiutare chi ne ha bisogno. Feci un passo verso di lui, tendendo un braccio per sfiorargli la spalla, quandi sentii l'urlo di Ghecis alle mie spalle:

-NON POSSO CREDERE A QUELLO CHE HO APPENA SENTITO!-

Sia io che N sobbalzammo, lui riconoscendo la voce arretrò istintivamente come un Pokémon spaventato, il terrore dipinto sul suo viso.

-NON SEI DEGNO DI PORTARE IL NOME DEGLI HARMONIA!- continuò Ghecis. Mi spinse di lato per poter passare, marciò verso N e alzo un braccio che dopo aver fatto cadere il bastone restò sospeso in aria, senza colpire il viso di N. Ghecis si riprese quel tanto da non diventare violento, ma non fermò il flusso di parole che da troppi anni erano rimaste segrete.

-Ho inculcato in N la sete degli ideali e risvegliato il Pokémon leggendario per dare potere al mio Team Plasma!- si girò per potermi parlare senza voltare le spalle ad N che più che terrorizzato adesso era incuriosito, pronto ad essere ferito in un modo peggiore di quelli subiti prima.

-Tutto per arrivare a tenere in scacco la gente con la forza della paura!- continuò Ghecis, facendo per abbassarsi a prendere il bastone che invece prese N, porgendoglielo. -E fino a qui, N ha fatto un buon lavoro.- Prima che N si potesse allontanare Ghecis interloquì direttamente con lui, la sua voce maestosa resa ancor più potente dalla rabbia che lo dominava. -Ma tu hai preteso una lotta tra i due prescelti dai Pokémon leggendari per difendere le tue idee e scoprire chi di voi due fosse il vero eroe... E TI SEI FATTO SCONFIGGERE DA UNA SEMPLICE ALLENATRICE!- N arretrò mentre Ghecis continuava la sua tortura verbale al figlio, che nella sua innocenza non avrebbe mai pensato che potesse presentarsi uno scenario simile.

-Sei solo uno smidollato buono a nulla, che non sa fare altro che giocare con i Pokémon!-

N aveva la testa bassa. Le spalle gli sussultavano ad ogni parola pronunciata dal padre, piangeva.

Improvvisamente, lasciando N in quello stato umiliante, Ghecis si voltò verso di me.

-Touko. Non mi sarei mai aspettato che il Pokémon leggendario scegliesse un'allenatrice come te. Bada bene, però, che i miei piani non cambiano di una sola virgola! IO DOMINERÒ IL MONDO INTERO!- Cominciò a sghignazzare, il potere, la rabbia, tutto di quell'uomo era pericoloso, lo si sentiva a chilometri di distanza. -SARÒ IL BURATTINAIO DELLA GENTE IGNORANTE! TUTTI MI DARANNO ASCOLTO!- si fermò un momento, riprendendo il controllo -E perché tutto ciò avvenga, è necessario che N rimanga il sovrano del Team Plasma... Ora che conosci i miei piani, piccola Touko, DOVRÒ SBARAZZARMI DI TE.-

Appena estrasse la Pokéball, Nardo e Komor irruppero nella stanza. N, non più in lacrime ma sempre a testa bassa, non si muoveva di un millimetro. Komor, appena arrivato, non si trattenne dall'esclamare:

-Dominare il mondo?! Ma lo scopo del Team Plasma non era quello di liberare i Pokémon?-

Ghecis sorrise dell'ignoranza scaturita da quelle domande. Sapere ciò che nessuno sa lo faceva sentire più potente e invincibile. Con fare superiore, riassunse:

-Quello era solo un espediente per reclutare gente nel Team Plasma. Perché dovremmo liberare i Pokémon?- disse, scoppiando a ridere -Delle creature così utili! Non scherziamo!-

L'espressione di Komor rispecchiava quella di tutti in quella stanza, nessuno voleva credere alle parole che quell'uomo stava pronunciando. Ghecis, imperterrito, proseguì con la spiegazione:

-Assieme ai Pokémon gli uomini sono più forti, su questo non c'è dubbio. Ed è proprio per questo che voglio essere l'unico a poterli usare!-

-Sei un mascalzone! Tutto questo solo per il tuo tornaconto!- disse Nardo, preso dall'ira

-Nessuno ha chiesto il tuo parere.- rispose acido Ghecis -E poi, sarà anche leggendario, ma in fin dei conti è solo un Pokémon. Touko!- disse dimenticando le accuse di Nardo -Non ho paura di te! Con o senza Pokémon leggendario! Non vedo l'ora di vedere la tua faccia nel momento esatto in cui le tue speranze verranno infrante!-

Si avvicinò tanto che tra i nostri visi c'era si e no qualche centimetro. N si risvegliò dalla sua trance post traumatica ed urlando il mio nome mi lanciò Revitalizzanti Max e Ricariche Tot necessarie a tutta la squadra. Ero pronta ad affrontare Ghecis, non volevo che nessun'altro si mettesse tra me e lui. La mia rabbia poteva finalmente essere sfogata, il dolore di N vendicato! Non l'avrebbe passata liscia, non questa volta!! Ghecis sembrò leggermi nel pensiero ed indietreggiando in modo da avere lo spazio per una battaglia urlò:

-NON POTETE PIÙ FARE NULLA! ORMAI NESSUNO POTRÀ FERMARMI!-

Riuscii a trattenermi dallo scagliargli la Masterball sul viso mandando in campo Reshiram.

Lui, tendendo l'unico braccio mobile, mandò un Cofagrigus per nulla impaurito alla vista del Pokémon leggendario. Senza sprecare un secondo di più, urlai a Reshiram di usare Dragospiro mentre Ghecis ordinava a Cofagrigus di usare Tossina. Reshiram era avvelenato, io spaventata a morte all'idea che Ghecis potesse anche solo ferirlo. Gli diedi un antidoto mentre Cofagrigus usava protezione. Risi, anche lui temeva che potessi sconfiggerlo, in fondo. Incrofiamma, Palla Ombra, Protezione, Lacerazione. Cofagrigus era andato. Ritirai Reshiram dalla lotta mandando Keldeo.
Ghecis mi guardò serio borbottando che una cosa del genere l'avesse già messa in conto. Sembrava un bambino a cui si era rotto un giocattolo. Mandò Hydreigon, un enorme drago a tre teste, spietato e potente. Eppure aveva qualcosa di strano; di tanto in tanto il suo corpo aveva leggeri spasmi, gli occhi di una delle teste non si erano aperti e volava molto, molto più basso di quanto avrebbe dovuto. Era come se si fosse evoluto prima che fosse pronto a farlo. Avevo sentito di metodi per far evolvere i propri Pokémon prima del necessario ma sapendo tutti i rischi che si correvano, come tutti gli altri allenatori avevo deciso di non farlo. Beh, quasi tutti.

Ovviamente mentre facevo le mie considerazioni, Keldeo aveva già subìto un Dragopulsar senza contrattaccare. Rimediai con due Spada Solenne di fila, superefficaci ma comunque non abbastanza da levarsi Hydreigon di torno, che pur usando Fuocobomba mise il mio Keldeo in difficoltà. Feci appena in tempo ad attaccare Hydreigon con Spada Mistica che Keldeo svenne, obbligandomi a ritirarlo. Era stato stupendo, non l'avevo mai visto combattere con così tanto ardore. Quel piccolo Pokémon contro quell'enorme drago... Ero fiera di lui. Samurott arrivò in campo con la strada spianata, il tempo di usare Idrondata e anche Hydreigon era fuori combattimento.

Il viso di Ghecis era teso in una smorfia di disgusto. Il secondo giocattolo aveva perso la sua funzione. Chissà che il terzo non lo avesse finalmente portato alla vittoria.
E invece no, perché mandò Bouffalant che contro Samurott ebbe poco da fare. Seismitoad, Elektross, Bisharp. Fu una guerra di pochi minuti combattuta da pochi Pokémon.
La vinsi dopo sforzi immani e Revitalizzanti Massimi abbastanza per tutto il resto del mio viaggio.

In ogni caso, l'ultima sfida era finita.

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Capitolo 6
*** Gameplay ~ Parte 6 ***


 

Con lo sguardo fisso nel vuoto, Ghecis arretrò mormorando imprecazioni. Poi esclamò:

-Ma che succede?! Io sono il fondatore del Team Plasma! L'unico padrone del mondo!-

Cercava di dare un senso alla sua posizione, cercava di urlarci una potenza che ormai non era che un'ombra. Il viso manifestava un'imminente crisi di nervi, terrore, incredulità. Ghecis, il potente, maestoso Ghecis, non era che un uomo dalla debole psiche, esattamente come il figlio.

Nardo fece un passo avanti e si rivolse a quest'ultimo:

-Allora, N...- disse con tono pacato, come quando si spiegano le cose ai bambini -Pensi ancora che i Pokémon e gli uomini debbano vivere in mondi separati?-

N abbassò la testa, colpevole, e non rispose. Ghecis rise di lui con una cattiveria che non avevo mai sentito uscire dalla bocca di un padre.

-Cosa vuoi che ne capisca N! È inutile parlare con lui! Mi è servito solo per impossessarmi del Pokémon leggendario!-

Tutto ciò che io avevo sentito all'entrata in quella stanza, ora veniva ripetuto, arrivando anche alle innocenti orecchie di N, che teneva la testa bassa ma senza versare una sola lacrima. Uno scudo fatto di niente e impenetrabile come pochi si stava formando intorno al suo cuore, ormai nessun torto era capace di scomporlo, ma nessuna gioia sarebbe stata capace di strappargli un sorriso. Volevo fare qualcosa per lui. Dovevo fare qualcosa. Dovevo, prima che si chiudesse in sé del tutto.

Quel ragazzo ha dimostrato una forza che fisicamente non verrà mai pareggiata. Il corpo rigido, il viso etereo, nessuno degli insulti di Ghecis riusciva più a scalfirlo.

-N non è che un burattino, un essere vuoto, senza pensieri e senza cuore!-

Feci un passo per scagliarmi contro di lui, saltargli addosso, stringergli la gola tra le mani, cavargli gli occhi, compiere ogni violenza possibile ma Komor mi fermò con un braccio e chiamò Nardo dicendo cose che io sentii confuse, l'udito impedito dalla rabbia inespressa dentro di me.

Dopo aver scambiato qualche battuta, Nardo mi riportò alla realtà emettendo l'unico suono che mi interessasse ascoltare:

-N...- lui ancora non alzava lo sguardo. Riutilizzando il tono paterno, Nardo continuò -Avrai di certo mille pensieri per la testa. Ma non lasciarti ingannare! Gli ideali non li hai cercati costretto da Ghecis! È un'idea che avevi già, ne sono più che sicuro. Se non fosse così, il Pokémon leggendario non sarebbe al tuo fianco!-

N inspirò ed alzando la testa abbozzò un mezzo sorriso, le spalle gli cadevano senza forza, il viso stanco, spossato da troppe notizie, troppo dolore. Sospirò:

-No. Io non ho nessun diritto di essere l'eroe...-

-Ne sei certo?- Nardo rispose prontamente, certo che N si stesse sbagliando. Ma lui fece spallucce ed annuì. Nardo continuò -Comunque tu la pensi, ciò che importa è quello che farai d'ora in poi assieme al tuo Pokémon leggendario.- Questa volta N scosse la testa e guardando il cielo alle sue spalle sospirò di nuovo:

-L'unica cosa che so di sicuro è che finora abbiamo lottato insieme per quello in cui entrambi crediamo.- Tornò a guardare verso di noi, corrucciandosi -Ma allora... perché?-

-Ascolta, N...- riprese Nardo -A volte capita di non capirsi, ma non è una buona ragione per negare le opinioni altrui. La ragione non sta mai da una parte sola, pensaci!-

Non capii a cosa si riferisse. Stava forse dicendo che Ghecis, anche se in minima parte, avesse ragione? Oppure che N avesse torto? Forse straparlava, non sapendo più cos'altro aggiungere. Infatti subito dopo lui e Komor presero Ghecis e, tra le urla di questo, uscirono.  


Ora ero io a non riuscire ad alzare lo sguardo. Ogni accenno di rabbia era ormai sparito, tutto ciò che avevo erano tristezza e paura. N mi si avvicinò e sollevandomi il viso con una mano osservando le lacrime che mi rigavano copiosamente le guance, sussurrò:

-Voglio dirti una cosa...-

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Capitolo 7
*** Gameplay ~ Parte 7 ***


Mi prese per mano tirandomi dolcemente, facendomi segno di andare più vicini al cielo che si intravedeva dalla parete distrutta all'entrata di Zekrom. A metà strada di fermò, lo sguardo perso all'orizzonte.

-Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta a Quattroventi?- si voltò abbozzandomi un sorriso, io arrossendo annuii. -...Le parole del tuo Pokémon mi hanno scioccato.- mi prese anche l'altra mano, giocandoci -E sai perché?- guardava i miei occhi, come se conoscessi la risposta. Quell'abbozzo di sorriso era abbastanza da togliermi il fiato e dopo tanto tempo eravamo così vicini... anche se separati da un baratro di dolore in cui io non osavo guardare. Scossi la testa, lui mi rispose:

-Perché quel Pokémon mi ha detto che tu gli piacevi... che gli piacevi e che voleva restarti accanto.-

Arrossì, anche se per non farmelo notare mi lasciò una mano riprendendo a tirarmi verso il cielo.

Una volta arrivati mi lasciò, e scuotendo la testa ammise:

-Ed io... non riuscivo ad accettarlo.- Sospirò -Non capivo... era la prima volta che incontravo un Pokémon a cui piacessero gli umani... non credevo nemmeno ne esistessero.-

Mi riprese una mano portandosela vicino al petto, ricominciando a giocarci, di nuovo alla distanza di un respiro dal mio viso. Continuò il discorso, guardandomi serio:

-Più proseguivo nel mio viaggio e più le mie convinzioni vacillavano. Non potevo ignorare tutti gli incontri fatti... tanti Pokémon e uomini che si capivano e aiutavano a vicenda... è per questo che ho voluto sfidarti: per avere la conferma di ciò in cui credevo. Volevo lottare con te alla pari, da eroe a eroe.-

Sorrise, questa volta divertito al pensiero di cosa fosse riuscito a fare con un semplice sogno.

Io volevo dire qualcosa, volevo abbracciarlo, dirgli che adesso era tutto a posto, tutto sarebbe andato a gonfie vele per lui. E per me, con lui. Ma non ci riuscivo, un orribile, orribile presentimento mi chiudeva la gola e accelerava il cuore. N era troppo calmo per essere pronto ad una nuova vita, troppo schivo per dichiararsi a me e troppo colpevole. Il suo sguardo era colpevole. Di cosa? Ancora era convinto di non meritarsi Zekrom? Mi confondeva. Volevo aiutarlo. Tutto ciò che desidero è poterlo aiutare in ogni momento. Essere con lui, appoggiarlo, tirargli su il morale. Vorrei solo essere libera di amarlo e invece no. Quello sguardo era colpevole di abbandono.

-Ma non poteva che finire così.- disse N che adesso era di fronte a me, con il cielo alle sue spalle. -Io, che nella mia vita ho conosciuto e capito solo i Pokémon, anzi, solo certi Pokémon, non avrei mai potuto competere con te.- si riavvicinò, mi sorrise -Tu hai incontrato così tanti Pokémon che ti hanno offerto la loro amicizia... ed hai incontrato me, che ti ho offerto il mio amore.-

Trattenni il fiato. Cosa? L'avevo sognato o l'aveva detto? Era così sussurrato che pensavo di non aver sentito, io... non sapevo cosa fare, ero confusa. Perché mi stava dicendo tutto questo? E poi, l'aveva effettivamente detto o...

Il flusso di pensieri in panico fu fermato dalle sue labbra sulle mie. Dovetti stare in equilibrio sulle punte per potermi avvicinare di più al suo viso. Appoggiai gli avambracci sulle sue spalle, un po' per non cadere, un po' per averlo più vicino. Lui mi strinse i fianchi con un braccio, avvicinandoli ai suoi. Con l'altro mi strinse al resto del suo corpo con un affetto ed una passione che nessuno era mai stato capace di donarmi. Il mio corpo non apparteneva più a me, non c'era neanche più. Ero lui, lui era me, non capivo. Mi baciava ed io perdevo il senso di cosa fosse successo, di cosa succedesse e di cosa sarebbe successo. Eravamo solo io e lui, coccolati dal vento che ci soffiava tra i capelli.

Allentò la presa, si staccò dalle mie labbra, ma sentivo ancora il suo sapore, il suo profumo, il battito del suo cuore. Mi baciò la fronte e poi mi abbracciò. Sapevo cosa sarebbe successo di li a poco, solo, non volevo ammetterlo. Lo abbracciai a mia volta fingendo di non accorgermi delle sue spalle scosse dai singhiozzi. Restammo così per un'eternità, finché lui non smise di singhiozzare.

Io non avevo il coraggio di piangere. Se avessimo pianto entrambi sarebbe stata la fine. N aveva bisogno di qualcuno su cui fare affidamento, qualcuno di forte e quel qualcuno ero io. Avrei avuto il mio tempo per piangere, dopo. Ma in quel momento ero li per lui, non per me.

Asciugandosi il viso espirò gli ultimi accenni dei singhiozzi precedenti, poi sentenziò:

-Tu mi hai perdonato... Il Campione mi ha perdonato... Spetta a me decidere cosa fare d'ora in avanti.-

Estrasse una delle sue Pokéball e fece uscire Zekrom, fluttuante in quel cielo così azzurro.

-Touko. Hai detto di avere un sogno anche tu... Se è vero, realizzalo! Insegui il tuo sogno e fallo diventare la tua verità!-

Lo guardavo, ormai incapace di trattenere le lacrime.

-Touko... Sono sicuro che tu ci riuscirai. È tutto ciò che volevo dirti.- concluse, baciandomi le labbra

-Addio!-

 

Partì. Saltò in groppa a Zekrom e partì senza dirmi dove, o quando sarebbe tornato.

Mi lasciò sola, in quell'enorme fortezza. Sola.

Lo guardai allontanarsi, lo guardai fino a non riuscire più a distinguere la sua sagoma.

Mi accasciai a terra, inerme, senza neanche la forza di urlare, o piangere.

Chiesi a Reshiram di seguirlo, di sbrigarsi a seguirlo, era il gemello di Zekrom, avrà pur avuto un radar o qualcosa di simile. Reshiram scosse la testa. Già. Anche io sapevo che non fosse la cosa giusta da fare. N aveva bisogno di un po' di tempo da solo, con Zekrom, ed io dovevo rispettarlo.

Una volta trascinata a casa ci stetti per giorni, è qui che sono adesso.

Sul mio letto, il cuscino umido di lacrime, Komor e Belle che ogni giorno bussano alla mia porta senza che io apra.

 

È ora che faccia qualcosa per me stessa.

Sono quattro giorni che sto chiusa in camera, non devo deprimermi! N sta bene di sicuro, certo che sta bene, ha Zekrom! Zekrom... i miei Pokémon! Cavolo, ho abbandonato i miei Pokémon per quanto, tre, quattro giorni? Dov'è un calendario in questa casa... Una settimana.

UNA SETTIMANA?! Esco correndo dalla camera, diretta alla doccia quando sento mia madre parlare con qualcuno in salotto...

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