Due gemelle ad Hogwarts

di _pat__xD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Due gemelle ad Hogwarts.1

 

Prologo.

 

Le dita lunghe e delicate della ragazza si muovevano velocemente su quei piccoli tasti neri del computer situato sul lungo ripiano in legno della scrivania. Le tende color avorio erano scostate, lasciando così che la luce del mattino penetrasse senza alcun problema. Un sospiro uscì dalle labbra sottili e leggermente screpolate di lei, la quale si passò in fretta la lingua su di esse, inumidendole e mordendosele subito dopo. Era stressata, molto. Troppo. Niente andava come doveva, niente era al proprio posto, a partire dal suo lavoro. Vivere da semplice umana, cercando un lavoro che fosse adatto a lei, non era facile come poteva sembrare agli occhi dei suoi amici o a quelli di tutte le altre persone che, senza alcuna fatica, entravano nella sua vita, criticavano il suo modo di vivere e poi uscivano da lì con la stessa facilità con la quale erano entrati. La ragazza sbuffò pesantemente, allontanandosi con uno scatto dalla scrivania, e automaticamente anche dal suo banale curriculum, passandosi subito dopo una mano tra i capelli ricci e leggermente crespi. Nulla era cambiato in quegli anni. Assolutamente nulla. Bé, a parte...

«Mamma!»

Un urlo acuto proveniente dal piano di sotto non la stupì più di tanto. L'ennesimo sospiro uscì dalle labbra della ragazza, la quale spostò la mano sulla sua fronte, massaggiandosela piano, mugugnando qualche parola senza senso. Si trovava d'avanti ad una scelta: fingere di non averla sentita e continuare a spremersi le meningi per non scrivere nel proprio curriculum che era stata partecipe di una Guerra Magica, oppure scendere e vedere cosa fosse successo?

«Mamma!»

Un altro urlo, ancora più acuto del precedente, le fece fare quella scelta senza neanche che se ne rendesse conto, infatti si alzò dalla sedia, togliendosi gli occhiali che usava per scrivere e posandoli sulla scrivania. Lenta, a passo sicuro, uscì dallo studio e, subito dopo, scese le scale, gradino per gradino, avvicinandosi sempre di più a quella che, ne era sicura, sarebbe stata la fine della minima speranza di potersi rilassare anche solo per cinque minuti. Non appena scese anche l'ultimo gradino dovette trattenersi dal mettersi le mani tra i capelli e urlare come una pazza. Prese un respiro profondo e si avvicinò con estrema lentezza, solo di qualche passo.

«Cos'è successo?»

Chiese tra i denti, sperando di non sembrare troppo arrabbiata – cosa in realtà era – e di non spaventare così i bambini. Anche se aveva tutte le ragioni del mondo per urlare e staccare a morsi la testa del bambino che era seduto a terra con le gambe divaricate e un sorriso sornione sulle labbra.

«Stavamo giocando»

Rispose lui, con il suo solito tono tranquillo e perennemente sarcastico. Il ragazzo – perché si, alla fine non era un bambino – si alzò e si passò una mano tra i capelli rossi, spettinandoseli maggiormente, poi si avvicinò alla ragazza, di un solo passo, tenendo le mani nelle tasche.

«George Weasley»

Fece lei, per poi prendere un respiro profondo, l'ennesimo, e buttare fuori l'aria dal naso, digrignando i denti e assottigliando lo sguardo, assumendo quell'espressione che intimoriva chiunque...o quasi. Infatti il rosso alzò semplicemente un sopracciglio, allargando il sorriso.

«So come mi chiamo, Hermione»

Disse tranquillo, per poi avvicinarsi ancora, piegarsi su di lei e schioccandole un bacio sulla guancia sinistra. La ragazza ebbe un fremito. Un fremito di pura rabbia. Posò il dorso della mano destra sul braccio di lui, spingendolo di lato e facendo si che non le coprisse la visuale della figlia che, comodamente seduta su i rimasugli dei cuscini, i quali erano stati completamente squarciati da chissà quale furia, sorrise ampiamente e la salutò con la mano.

«Mary-Kate2 Granger»

Iniziò a parlare, portando due dita a massaggiarsi le tempie, chiudendo appena gli occhi. La bambina deglutì. Sapeva cosa le aspettava quando la madre iniziava una frase usando il suo nome di battesimo, infatti si strinse nelle spalle, accennando un sorriso quasi timido.

«Dov'è tua sorella?»

Chiese in un sussurro, aprendo poi gli occhi e puntandoli in quelli dolci della piccola, la quale, giocando lentamente con i suoi capelli legati in una tenera treccia – tutta spettinata per via del gioco fatto poco prima –, si limitò ad allargare il sorriso e ad alzare le spalle. Hermione non ebbe neanche il tempo di dire altro che, dalla cucina, si udì un tonfo sordo e il rumore di qualcosa che si rompeva. La giovane donna sgranò gli occhi, poi corse fino a raggiungere la stanza, fermandosi sotto la porta, incrociando le braccia al seno e puntando il suo sguardo accusatore sulla bambina, la quale era in piedi vicino al tavolo e guardava la madre con un sorriso dispiaciuto, mentre attorno a lei giacevano i pezzi di un antico vaso, cimelio di famiglia.

«Ashley2, cosa...»

Iniziò a parlare, dopo aver preso il solito respiro profondo, cercando di non prendere a pugni il ragazzo che, al suo fianco, ridacchiava senza ritegno.

«Ehi non vale!»

Si lamentò la bambina dietro di lei, superandola e mettendosi di fronte, portando le mani sui fianchi e facendo una smorfia di dissenso. Hermione alzò un sopracciglio, confusa.

«Perché con me usi il tono da sei nei guai signorina e con lei invece solo quello da l'hai combinata grossa, ma non fa niente

La ragazza sospirò e si voltò verso l'amico, quasi come se gli volesse chiedere aiuto. Lui sorrise tranquillo e si avvicinò alla bambina ancora circondata dai cocci, prendendola in braccio; tornò poi alla postazione iniziale, prendendo delicatamente la manina dell'altra piccola nella sua, incamminandosi con le due verso il salone. Si piegò e fece scendere Ashley, per poi inginocchiarsi d'avanti alle due e guardarle negli occhi, serio come nessuno lo aveva mai visto.

«Che ne dite di andare di sopra a lavarvi e a vestirvi? Così poi vi porto a vedere la fiera di casa Weasley, ci sono tanti animali...come zio Percy, zio Ron...ah, non dimentichiamoci di zia Ginny e Harry Porc...»

La sua frase venne interrotta da uno scappellotto – neanche tanto leggero – che Hermione gli diede dietro la nuca, portando poi la mano sul fianco e guardandolo male. Il ragazzo si schiarì la voce, poi sorrise e fece cenno alle due di andare. Le bimbe annuirono sorridendo e fecero come li era stato detto. La ragazza, non appena le vede sparire sulle scale, si lasciò andare sul divano, sospirando pesantemente e portandosi una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi. Si, era tremendamente stressante la sua vita. George si sedette al suo fianco, in silenzio, poi si voltò verso di lei, sorridendo appena e guardandola in modo talmente insistente che le fece aprire nuovamente gli occhi.

«Cosa c'è?»

Chiese lei, con voce stanca, facendo solo allargare il sorriso divertito dell'altro.

«Come si dice quando qualcuno ti toglie dai guai?»

Fece per tutta risposta il ragazzo, senza neanche provare a nascondere l'ironia nelle sue parole. La ragazza non si fece prendere in giro, si limitò ad alzare il sopracciglio e guardarlo seria.

«Il mio guaio sei tu, George Weasley.»

Disse, per poi alzarsi e uscire fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, sussurrando un semplice incantesimo, facendo così in modo da sistemare tutta la stanza senza doversi sforzare poi troppo.

«Potevi evitare di venire qui e distruggermi casa»

Continuò, stando attenta a non alzare troppo la voce. In fondo cose come quelle le succedevano ogni giorno a partire da quel maledetto giorno di nove anni prima, quando si era lasciata abbindolare dal sorriso dolce di uno stupido ragazzo babbano conosciuto ad un corso di informatica. L'aveva illusa, usata per i suoi scopi, fatto credere che l'amava e che per lui esisteva solo lei. Hermione non aveva paura quando scoprì di essere incinta, si fidava del suo ragazzo, peccato che si sbagliava di grosso. Infatti quel viscido verme la lasciò sola, sparendo dalla circolazione, partendo da un giorno all'altro e lasciandola con un singolo e squallido messaggio sul cellulare.

«Se non fossi io a, come dici tu, distruggerti casa, lo farebbero le bambine e sicuramente in modo più disastroso di come potrei farlo io»

Si difese sorridendo divertito, come suo solito. La riccia sbuffò, passandosi ancora una mano tra i capelli, rendendoli ancora più spettinati di quanto non lo fossero già di loro. Il ragazzo si avvicinò a lei e la strinse in un abbraccio fraterno, baciandole la testa.

«Sei davvero una brava mamma, Hermione, sei forte, ma ogni tanto chiedere aiuto non significa essere deboli»

Sussurrò dolcemente, poi si staccò e, sorridendo, salì di sopra dalle bambine, lasciando la giovane donna lì, al centro del salone con i suoi pensieri, riflettendo sulle parole appena dette dall'amico.

 

1Due gemelle ad Hogwarts: il titolo l'ho iniziato con 'Due gemelle' perché ho preso spunto dalla maggior parte dei film fatti dalle gemelle Olsen.

2Mary-Kate e Ashley sono i nomi che ho deciso di dare alle due gemelle, figlie di Hermione. Loro hanno il prestavolto di, appunto, Mary-Kate e Ashley Olsen.

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo Uno

 

«Vuotate le tasche, forza»

La voce di Hermione era forte e chiara; le sue mani erano posate sui fianchi e il suo era il cipiglio più serio che avesse nel repertorio. George era convinto che prendesse spunto da Molly, la regina delle occhiate minacciose e delle smorfie arrabbiate. Le due bambine si guardarono negli occhi, poi sbuffarono quasi all'unisono e, lentamente, uscirono alcuni strani pacchetti che caddero dritti a terra. La giovane donna si piegò e, senza distogliere lo sguardo dalle figlie, li raccolse, per poi sbuffare e voltarsi verso l'amico, sventolando un paio di quegli aggeggi.

«Cosa diavolo sono?»

Chiese, alzando maggiormente il sopracciglio, cercando di incutergli timore, cosa che mai era riuscita a fare, neanche quando era un prefetto e lo minacciava – a lui e al gemello – di andare a spifferare tutto alla madre o alla McGranit.

«Semplici dolci presi da Mielandia, certo che tu hai molta fiducia in me»

Disse ironico, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, sfidandola con lo sguardo. Hermione, sempre meno sicura della veridicità delle parole del rosso, aprì i pacchetti, attenta a non rovinare nulla, per poi rimanere sconvolta – e quasi delusa – nel notare che era tutto vero. Solo dolciumi, zucchero ricoperto di zucchero che avrebbe portato carie su carie. La donna sospirò e ridiede i pacchetti alle bambine che, nello stesso momento, incrociarono le braccia al petto.

«Esigiamo delle scuse»

Iniziò Mary-Kate, guardando seria la madre, appoggiata dall'annuire dell'altra.

«Si, insomma...com'è possibile che non ti fidi di noi?»

Continuò in modo melodrammatico Ashley, alzando le braccia al cielo.

«Siamo profondamente deluse»

Conclusero in coro, annuendo appena come per sottolineare la loro stessa frase. Prima che Hermione potesse dire o fare qualsiasi cosa, però, dalla tasca anteriore della giacca di Ashley cadde un pacchetto che la donna riconosceva benissimo, in fondo c'era stampato sopra il marchio dei 'Tiri vispi Weasley'. Velocemente lo recuperò prima che le due potessero anche solo accorgersene e alzò il sopracciglio sinistro, accennando un sorriso che non prometteva sicuramente niente di buono per i tre che la guardavano ansiosi di una sua reazione.

«Voi due»

Iniziò, indicando prima Mary-Kate e poi la gemella, tornando improvvisamente seria.

«In camera. E restateci fino a che non vi chiamo io»

Concluse secca. Le due sbuffarono e salirono velocemente le scale, per poi sorridere divertite e chiudersi nella loro camera. Sapevano che se la sarebbero scampata anche quella volta, in fondo avevano fatto di peggio. Lentamente Hermione si voltò, a scatti, quasi come una di quelle ragazze dei film babbani che venivano possedute. George deglutì, accennando un sorriso smagliante.

«George Weasley»

Iniziò in un sibilo, digrignando i denti e rendendo ancora più vera quella sensazione di inquietudine che davano solo i mostri dei film horror.

«Te l'ho mai detto che sei affascinante quando ti arrabbi?»

Tentò lui, con un sorriso ampio, anche se leggermente tremolante. Sapeva che con Hermione non servivano certi giochini, non ci sarebbe mai cascata, era troppo intelligente per farsi abbindolare a quel modo.

«Sparisci prima che decida di farti in mille pezzettini e di darti in pasto a Grattastinchi junior»

Disse il tutto in un sussurro, indicando con un veloce gesto del capo il gatto dal pelo che sembrava quasi gonfio appollaiato sul tappeto, mogio e tranquillo, quasi come se non potesse far del male ad una singola mosca. Lui era il successore di Grattastinchi, il quale morì poco tempo prima, portando così Hermione ad una vera e propria crisi di pianto, in fondo lei era molto legata al suo micio. George sorrise tranquillo e, dopo aver lanciato uno sguardo al gatto, tornò a guardare l'amica.

«Ci vediamo domani?»

Domandò come se nulla fosse, scatenando così l'ira della ragazza, la quale prese la prima cosa che le capitò a tiro – indipendentemente da cosa fosse – e glie la lanciò addosso. Peccato che il ragazzo si smaterializzò qualche secondo prima che l'oggetto potesse scagliarsi contro di lui.

 

La casa era tranquilla, forse anche troppo. L'unica cosa che si sentiva era la tv su un canale di cartoni animati, accesa per tenere calme le proprie bambine. Hermione si sciolse i capelli e guardò il computer, distrutta. Finalmente era riuscita a scrivere un curriculum decente, senza farsi sfuggire di essere una strega, anche abbastanza potente. I polpastrelli le dolevano appena e la testa sembrava volesse esplodere per fare uno spettacolo di fuochi d'artificio. La donna sospirò e si alzò dalla sedia, per poi uscire dal suo studio e scendere le scale, lentamente, guardandosi attorno alla ricerca del minimo particolare che potesse preoccuparla. Quando scese giù si rese conto che tutto era in ordine, niente era stato fatto a pezzi, saltato in aria o colorato di marrone. Scese anche l'ultimo gradino e quello che vide la fece sorridere dolcemente: sul piccolo divano che dava di fronte alla televisione, George era sdraiato in una strana posizione che le ricordava molto un bradipo; su di lui, una a destra e l'altra a sinistra, erano tranquillamente addormentate le sue piccole figlie pestifere. Non appena il rosso si sentì osservato si voltò, facendo attenzione a non svegliare le due. Il suo sguardo incrociò quello di Hermione, la quale gli sorrise piena di gratitudine. Probabilmente per lui era strano, visto che la giovane donna lo aveva sempre preso a parole e minacciato di morte, ma lei sapeva che George stava facendo davvero tanto per lei e le sue figlie. Era davvero un ragazzo d'oro.

«Mi aiuteresti? Temo di non sentire più le mie gambe»

Sussurrò il ragazzo con voce roca, facendo ridacchiare la riccia, divertita da quella scenetta. Anche se lo avrebbe volentieri lasciato lì, come inizio della vendetta di tutto quello che le aveva combinato in quei nove anni, durante i quali sembrava essersi trasferito a casa sua, si decise a dargli una mano. Si piegò su di lui e prese in braccio Ashley, aggiustandole il delicato pigiama rosa pallido che indossava; le diede un bacio sulla fronte e si allontanò di qualche passo.

«Come...come faccio ad alzarmi senza svegliarla?»

Chiese George, dubbioso, guardando la bambina, quasi come se avesse paura di poterla svegliare. Hermione alzò un sopracciglio, sorridendo divertita.

«Mary-Kate?»

Fece la donna, con la voce intrisa di ironia e puro divertimento.

«Hai presente di chi stai parlando? Potresti farle entrare in camera un orchestra di mariachi, l'unica cosa che farebbe sarebbe spostarsi dall'altro lato e continuare a dormire indisturbata»

Concluse, ridacchiando e cullando dolcemente la figlia che aveva in braccio, per poi incamminarsi verso le scale, salendo gradino dopo gradino; si voltò solo quando ebbe salito anche l'ultimo gradino e quasi scoppiò a ridere nel vedere George che camminava a braccia spalancate, con Mary-Kate aggrappata a lui a mo di koala.

 

«Ma mamma, sembro appena uscita da un uovo di Pasqua!»

La voce dolce e leggermente squillante della bambina echeggiò per la stanza fatta da vestiti a terra e fogli ovunque. Hermione alzò gli occhi al cielo e finì di fare la mezza coda alla sua piccola, la quale si guardava allo specchio quasi disgustata. Indossava un grazioso vestitino azzurro, era pettinata con cura, era...perfetta.

«Questa non sono io»

Mormorò ormai distrutta, sbuffando e pregando con gli occhi la madre, la quale si limitò a sorriderle dolcemente e voltarsi, in modo da aiutare l'altra bambina. Mary-Kate aveva quella cosa che la distingueva da Ashley a vista d'occhio. A parte il suo disordine cronico, odiava vestirsi in modo troppo da donnina, come diceva lei, preferiva dei pantaloni larghi e una felpa scolorita. Ma non poteva vestirsi così, dovevano andare a passare il week-end dai Weasley e Hermione si era raccomandata così tanto con le sue due figlie. Quando ebbe finito anche di fare i ricci ad Ashley, la quale indossava un delicato vestitino color pesca, la donna si piegò sulle ginocchia d'avanti ad entrambe, guardandole seriamente.

«Ricordate tutto, vero?»

Fece, non riuscendo a nascondere del tutto la preoccupazione nella sua voce. Le gemelle si guardarono, poi tornarono con lo sguardo sulla madre e sorrisero, annuendo.

«Non faremo esplodere Caccabombe nella stanza dello zio Percy»

Iniziò Ashley con un sorriso innocente, ricordando l'anno prima quando lo avevano fatto per un innocente scherzo e poi si erano ritrovate in punizione per due settimane.

«Niente rane morte nel letto dello zio Ron»

Continuò Mary-Kate, alzando gli occhi al cielo, visibilmente scocciata per quel divertimento che le veniva negato.

«Non incolleremo le Gelatine Tuttigusti+1 agli occhiali dello zio Harry»

Concluse la prima, sospirando rassegnata all'idea che avrebbe realmente dovuto fare la brava bambina quella volta. Hermione sorrise radiosa e diede un bacio alle due, per poi alzarsi e andarsene.

«Insomma, niente divertimento»

Borbottò la seconda delle due, voltandosi a guardare la sorella che, sospirando ancora, annuì, con un espressione distrutta sul volto.

 

La Tana era stracolma di Weasley e simili, tutti parlavano con tutti, e Ashley e Mary-Kate si annoiavano a morte, non sapevano come fare ad ingannare il tempo. Avevano provato di tutto, ma in fondo la loro mamma le aveva vietato di fare le cose più divertenti. Erano chiuse nella camera che un tempo era di Ginny, ma visto che lei era andata a vivere con Harry quella era rimasta vuota e le ospitava quando andavano a dormire lì. Ashley, seduta compostamente sul letto a sinistra, aveva le gambe incrociate e sulle ginocchia erano situati dei libri; Mary-Kate, invece, era comodamente stravaccata sull'altro letto, con un piede sul comodino e l'altro dall'altro lato, e stava masticando rumorosamente una gomma. La prima sbuffò pesantemente, distogliendo lo sguardo dai tomi e voltandosi verso la sorella.

«Che ne diresti di fare qualcosa e di non innervosirmi? Sto cercando di mettere i miei libri in ordine di importanza»

Disse con voce quasi squillante, nervosa per via della gemella, la quale ora la guardava come se avesse appena capito cosa fare per non annoiarsi. Sorrise dolcemente – e Ashley sapeva che c'era da preoccuparsi – e allungò un braccio, sbattendo le ciglia.

«Mi dai qualcosa per farmi passare la noia?»

Chiese, sorridendo in modo più ampio. L'altra alzò un sopracciglio, poi sospirò e le posò uno dei libri che stavano sul suo letto.

«Trattamelo bene»

Sussurrò soltanto, poi prese a sfogliare gli altri, mentre Mary-Kate ora si trovava con in mano il volume de “Gli animali fantastici: dove trovarli”.

«Ed io che dovrei farmene di questo?»

Borbottò, scatenando così una risata divertita che partì dalla gemella. Cosa c'era di strano? Non le piaceva leggere, non era colpa sua. Ed era sicura che il week-end sarebbe stato il più lungo e noioso di tutta la sua vita da bambina.

*.*.*.*.*Pat's Corner*.*.*.*.*
Ciao a tutti. Vorrei ringraziare chi ha messo la storia nelle ricordate, chi l'ha messa nelle seguite e chi semplicemente l'ha letta. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, essendo la mia prima effettiva storia su Harry Potter. Ciao ciao. Pat.

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Capitolo 3
*** Capitolo Due. ***


Capitolo Due.

 

Un fascio di luce penetrò dalla finestra, colpendo il viso di Hermione, la quale storse le labbra e, mugugnando qualcosa di insensato, si strinse maggiormente contro quella fonte di calore che le stava di fianco, posando la testa su qualcosa che, sicuramente, non era il suo cuscino. Quando si rese conto che quella cosa stava respirando, però, la giovane donna sgranò gli occhi color caramello e si mise a sedere con uno scatto, girandosi lentamente verso la sua destra, come se avesse paura di capire cosa si trovasse al suo fianco. La mano destra scattò alle labbra, coprendosele, mentre le guance si tinsero di rosso. Si alzò velocemente dal letto, scostando le coperte con uno scatto nervoso e correndo in bagno, cercando di darsi una rinfrescata. Prima di entrare, però, si voltò verso il letto e i suoi occhi ne incontrarono un altro paio, aperti e vigili, di un azzurro vispo e sereno come il cielo quel giorno, senza neanche una nuvola. Si voltò in fretta ed entrò in bagno, con il cuore a mille. Come aveva potuto addormentarsi con George Weasley? Sicuramente l'avrà sentita russare! Si guardò allo specchio, passandosi una mano tra i capelli spettinati e osservò come le guance avevano effettivamente preso troppo colore. La sera prima il suo amico si era offerto di rimanere con lei e aiutarla per il lavoro da segretaria che aveva accettato e che ormai sopportava da un anno a quella parte, peccato che entrambi si erano ritrovati a sonnecchiare sul letto della castana; chi li aveva sistemati ad entrambi sotto le coperte lei non lo sapeva. Hermione si fece una doccia, poi tornò in camera, coperta dall'accappatoio, e i suoi occhi si puntandoli nuovamente in quelli sereni e sempre allegri di George, il quale si era alzato e si mostrava a lei in tutta la sua...altezza, facendole notare che era anche senza maglietta. La giovane donna arrossì e fece un passo in avanti, tentando di dire qualcosa, ma inciampò sulle lenzuola scivolate e rischiò di rovinare a terra; fortunatamente il ragazzo dai capelli rossi era abbastanza sveglio da prenderla per i fianchi e trattenerla, spingendola involontariamente contro di lui per non farla cadere. Si guardarono ancora negli occhi e nella riccia salì il senso tremendo di imbarazzo. Non riuscirono a dire o a fare nulla, che il rumore della porta che si apriva li distrasse.

«Mamma, sveglia dor...»

La voce squillante di Ashley precedette la bambina – ormai di quasi undici anni, così come la sua gemella –, la quale sgranò gli occhi e poi fece un sorrisetto contento e malizioso allo stesso tempo.

«Oh scusatemi, non volevo disturbare»

Disse piano, facendo dei passi indietro e chiudendo la porta alle sue spalle, per poi ridacchiare facendosi sentire lo stesso dai due.

«No, aspetta!»

Esclamò la giovane donna, con le guance ormai in fiamme, mentre il suo amico ridacchiava divertito, senza dare cenno di lasciarla andare. Solo quando lei lo guardò male spostò le mani e la lasciò libera di chiudersi in bagno per vestirsi, ma non perse neanche per un istante quello che era il suo marchio di fabbrica: il sorriso.

 

Quando Hermione scese le scale si stupì nel vedere le sue figlie sedute composte – tutte e due, incredibile – al tavolo della cucina, con in mano i loro bicchieri di succo e i biscotti che prediligevano al loro fianco. Le due bambine, quasi contemporaneamente, alzarono la testa e sorrisero alla madre, in un modo dolce e anche un po' malizioso, avevano entrambe un luccichio nello sguardo che ebbe il potere di far deglutire la donna, la quale si avvicinò alle due e le salutò con un bacio; si allungò ed afferrò una brioche, nel frattempo Mary-Kate si era sporta verso di lei, con lo sguardo puntato sul suo collo. Hermione alzò un sopracciglio e la guardò incuriosita. La bambina scrollò le spalle e sorrise in modo per niente dolce, questa volta.

«Niente mamma, controllavo se ci fossero segni»

Disse piano, per poi ridacchiare e fare un cenno ad Ashley, la quale sbuffò e le passò due dei suoi biscotti. La donna era sconvolta. Non solo una delle sue figlie aveva il sospetto che sul suo collo ci fosse un succhiotto, ma avevano anche scommesso! Socchiuse le labbra e fece per dire loro qualcosa, ma dei passi la distrassero. George, con la sua espressione serena e beata, entrò in cucina, fortunatamente vestito.

«Buon giorno»

Salutò allegro, scompigliando i capelli a Mary-Kate, per poi piegarsi e lasciare un bacio soffice sulla guancia della gemella, la quale lo guardò quasi con gli occhi a cuore. Sapevano tutti, Hermione compresa, che le bambine avevano un debole per lui e questo la spaventava. In un secondo la testa della giovane donna prese a lavorare intensamente e un pensiero si instaurò lì; si voltò verso l'amico dai capelli rossi e, senza dire una parola, lo prese per un braccio, trascinandolo in salone con lei, decisa a parlargli una volta per tutte.

«Vorrà ripetere l'azione di questa notte»

Disse tranquilla Ashley, subito trovando l'approvazione dell'altra, la quale annuì serena e tornò a fare la sua colazione.

 

Dopo aver capito che in salone non avrebbero avuto modo di parlare come voleva lei, Hermione, sempre con la mano stretta attorno al braccio del ragazzo, lo portò in camera sua, chiudendo la porta a chiave e insonorizzandola con la magia. Posò la bacchetta sul letto, poi si sedette vicino ad essa e accavallò le gambe, puntando il suo sguardo in quello confuso di lui.

«Cosa hai fatto alle mie figlie?»

Chiese, come sempre senza peli sulla lingua. George aggrottò le sopracciglia, facendo due passi verso di lei, sempre più confuso.

«Hermione, cosa stai dicendo?»

Domandò a sua volta, piegandosi di poco su di lei per guardarla meglio negli occhi. La ragazza prese un respiro profondo, cercando di non distogliere lo sguardo, ma comunque di non arrossire per la troppa vicinanza.

«P-prima Mary-Kate parlava di succhiotti sul mio collo e Ashley è convinta che io e te abbiamo fatto chissà quale cosa questa notte»

Balbettò solo all'inizio della frase, ma non era da lei far capire al nemico – anche se si trattava solo di George – che era imbarazzata o in difficoltà. Il rosso alzò un sopracciglio, sorridendo malizioso e avvicinandosi ancora a lei, facendo così sfiorare i loro nasi.

«Ti spaventa che le tue piccole sappiano più di te? Se vuoi posso sempre farti una lezione veloce per farti recuperare...»

Disse in un sussurro, per poi leccarsi le labbra, sempre a due centimetri dal suo volto. Hermione arrossì maggiormente e deglutì con forza, chiudendo gli occhi.

«N-Non fare lo stupido, George!»

Esclamò con la voce strozzata e più acuta di quanto realmente volesse. L'amico scoppiò a ridere divertito, portandosi una mano sullo stomaco e allontanandosi da lei, quasi cadendo a terra per lo scatto che fece.

«S-Sei troppo divertente!»

Fece invece il ragazzo, quasi rotolandosi per terra per via delle risate. La donna sbuffò sonoramente, passandosi una mano sulle guance.

«Idiota»

Soffiò semplicemente, per poi alzarsi dal letto, prendere la sua bacchetta e uscire dalla camera, con un diavolo per capello.

 

«Mamma! Mamma!»

Le urla delle bambine la distrassero dalla lettura del giornale mattutino, abitudine che aveva da sempre; alzò lentamente lo sguardo, puntandolo prima sulle bambine, poi sulla finestra, alla quale picchiettava un gufo nero con alcune penne marroni e una striscia bianca vicino al becco. La donna si alzò con uno scatto, il cuore batteva con forza nel petto; si affrettò ad aprire la finestra e prese le lettere che il gufo stava portando. Con mani tremanti diede le lettere alle proprie bambine, le quali, altrettanto emozionate, lessero il contenuto.

 

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Direttrice: Minerva McGranitt
 

Cara Signora Granger,

siamo lieti di informarla che lei ha diritto a frequentare la

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

I corsi avranno inizio il 1° settembre.

Restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio.

Con ossequi,

Minerva McGranitt.3

 

Era inutile dire che Hermione era così emozionata che quasi non riusciva più a leggere oltre al “Cara Signora Granger”. Dopo aver preso un fazzoletto di stoffa ed essersi data una regolata, corse di sopra per prendere un foglio di pergamena e una piuma; si sedette alla scrivania e scrisse con velocità fuori dalla norma, poi diede il foglio al gufo e, dopo aver accettato una piccola ricompensa in cibo, lo splendido volatile spiccò il volo, diretto verso Hogwarts.

«Mi raccomando, tenete alta la fama dei gemelli Grifondoro»

La voce di George fece distrarre Hermione dai suoi ricordi melensi su quella che un tempo era la sua casa, il suo tutto. Le bimbe annuirono con foga, facendo sorridere compiaciuto il ragazzo.

«Non è detto che vengano smistate entrambe in Grifondoro»

Disse seria e coincisa la donna, come suo solito, facendo sbuffare sonoramente i tre che le stavano di fronte; alzò un sopracciglio, come a cercare di capire dove avesse sbagliato.

«Mamma, siamo le figlie di Hermione Granger»

Fece soddisfatta Ashley, alzando il mento e dicendo quelle parole con un orgoglio esemplare.

«Dove dovremmo capitare se non in Grifondoro?»

Concluse Mary-Kate, sorridendo e guardandola come se quello fosse semplicemente ovvio. E forse lo era. Hermione sorrise e si calmò. Ma si, in fondo erano le sue bambine. Era normale che sarebbero finite entrambe nella casa dei coraggiosi di animo.

 

 

*.*.*.*.*Pat's Corner*.*.*.*.*

3La lettera: Ho copiato, lo ammetto, la lettera che viene inviata ad Harry al primo anno, modificando alcune cose.

Vorrei ringraziare _FafySte che ha commentato il capitolo precedente; chi ha messo la storia nelle preferite, chi l'ha messa nelle ricordate, chi l'ha messa nelle seguite e chi semplicemente l'ha letta. Spero che questo capitolo piaccia. Ciao ciao. Pat.

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre. ***


Capitolo Tre.

 

Kingg's Cross. Non era la prima volta che le due gemelle si ritrovavano lì, ma quella volta il motivo era differente e le rendeva terribilmente eccitate. Non potevano crederci che stavano per andare alla tanto ammirata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ashley aveva letto tutto, sapeva che il soffitto era incantato e sapeva anche qual'era l'incantesimo utilizzato. Mary-Kate, invece, non si era documentata neanche la metà di come aveva fatto la sorella; semplicemente aveva letto qualche libro sul Quidditch ed era più che sicura che le sarebbe piaciuto, molto. Si guardavano attorno, con le mani serrate sui propri carrelli, mentre Hermione, al fianco del suo ormai inseparabile aiutante George, cercava di non avere una crisi isterica per il fatto che le sue bambine stavano finalmente andando alla scuola che aveva frequentato lei quando era più piccola. Era più che sicura che anche le sue figlie si sarebbero fatte riconoscere presto da tutti, ma sperava nel modo più buono e giusto che ci sia, anche se temeva che avrebbero infranto un paio di regole...infondo il sangue era quello.

 

Dopo aver salutato la madre e il loro zio preferito, ovvero George, le due bambine, ormai undicenni – visto che avevano compiuto gli anni il giorno prima –, salirono sul treno che era diretto ad Hogwarts. Cercarono un vagone vuoto, completamente vuoto in modo da non avere problemi, ma non ce n'erano, quindi dovettero accontentarsi di uno nel quale c'erano già un ragazzo e una ragazza. Il ragazzino era seduto vicino al finestrino, il naso schiacciato contro di esso e i capelli castani che gli cadevano di poco sopra gli occhi, dolcemente a mandorla; la ragazzina era seduta proprio di fronte a lui, i capelli castani dalle sfumature rossicce le cadevano sulle spalle in dolci boccoli, mentre gli occhi di un blu fumo – rari e magnetici – erano puntati sul libro che teneva posato sulle ginocchia. Le due gemelle la conoscevano, l'avevano incontrata un paio di volte alla Tana, essendo lei figlia del più grande dei Weasley, ovvero Bill.

«Chanel!»

La voce di Ashley richiamò la ragazzina, la quale alzò la testa dal tomo e puntò i suoi occhi in quelli allegri della ragazza dai capelli color miele. Le sue labbra si storsero in una piccola smorfia, poi in un sorriso che le Granger avrebbero capito più in la.

«Ashley»

Salutò con voce pacata e con un tenero accento francese ereditato dalla madre, neanche poi tanto marcato. I suoi occhi si spostarono sull'altra gemella e storse il naso, abbandonando il sorriso.

«Mary-Kate»

Salutò ancora, il tono di voce questa volta più basso, quasi come se non volesse neanche dirle quelle due parole che formavano il nome della piccola, la quale alzò gli occhi al cielo e, sbuffando, si andò a sedere al fianco del ragazzino silenzioso. Gli occhi vispi e curiosi di lei lo studiarono, in silenzio, fino a che non decise di agire e posò una mano sulla sua spalla, attirando la sua attenzione. Sorrise ampiamente, senza imbarazzo.

«Ehi, ciao! Io sono Mary-Kate Granger e quella lì è Ashley, mia sorella.»

Era straordinario come riusciva ad eliminare la tensione e l'imbarazzo del conoscersi per la prima volta, Mary-Kate era sempre stata così, sicuramente più brava della gemella a fare amicizia. Il ragazzo la guardò, poi le sorrise dolcemente.

«Mike Chang4»

Disse soltanto e, a primo impatto, poteva sembrare uno che non amava parlare alla gente, ma avrebbero imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.

 

Hermione guardò con insistenza il treno partire e poi allontanarsi, sempre di più, fino a che non divenne un invisibile puntino grigio. I suoi occhi erano velati da lacrime di gioia che non voleva far scendere, ma che spingevano per poter uscire da quella gabbia. Quando la mano dell'amico si posò sulla sua spalla, accarezzandogliela lentamente, lei si voltò e incrociò il suo sguardo. Ci fu un solo istante di silenzio, poi lei gli buttò le braccia al collo e si strinse a lui, portando la testa all'incavo tra il collo e la spalla del ragazzo, cercando di calmarsi; le mani di lui si posarono sui suoi fianchi, mentre le sussurrava all'orecchio che andava tutto bene e che le due potevano farcela, erano grandi.

«Vieni Herm, ti offro un tè freddo, un caffè...o una camomilla, sicuramente potrebbe aiutarti di più»

Disse George sorridendo ampiamente, cercando di aiutare la ragazza a tirarsi su di morale. Hermione si staccò dall'abbraccio, ridacchiando per la battuta; tirò su con il naso e lo guardò negli occhi, poi annuì con forza. Un bacio candido si posò sulla testa di lei, poi, con il braccio di lui sulle sue spalle, si allontanarono, decisi a colmare quel vuoto già insostenibile che stava lasciando la partenza delle piccole pesti.

 

Hogwarts era stata descritta e fotografata mille volte, era sempre meravigliosa, anche dopo la guerra, ma nulla poteva racchiudere la magia che era al suo interno, niente poteva descrivere o catturare la vera bellezza della scuola, cosa che si poteva notare solo quando la si vede dal vivo. Ashley e Mary-Kate erano stupite, entusiaste e spaventate allo stesso tempo. La prima, anche se aveva letto tutti i libri che parlassero dell'argomento, era rimasta spaventata, terrorizzata, anche se ammaliata da tanto splendore; la seconda, invece, ne era completamente attratta, innamorata, era elettrizzata da tutto quello che la circondava. Ad un certo punto la loro scampagnata per i corridoi finì: si trovarono d'avanti ad un uomo, alto, di bell'aspetto; i corti capelli biondi erano visibilmente curati; i suoi occhi erano scuri, molto, ma le ragazze non riuscirono a capire bene che colore fosse. Mary-Kate diede una leggera gomitata alla sorella, la quale la guardò male, per poi tornare a concentrarsi sullo studio di quell'uomo, visto che sembrava stesse per dire qualcosa.

«Benvenuti ad Hogwarts. Ora vi accomoderete in quella che è la Sala Grande, dove verrete ogni giorno per consumare i pasti, e lì avverrà il vostro smistamento.»

Iniziò a parlare, con un tono di voce lento e concentrato, mentre il suo sguardo vagava da un primino all'altro, quasi come se li volesse scrutare, con estrema attenzione.

«Prima di tutto mi presento: sono il professor Mansters, insegno Difese contro le Arti Oscure. Adesso, ognuno di voi, uno alla volta, quando verrà chiamato, mi raggiungerà e si siederà. Io metterò sul vostro capo il nostro Cappello Parlante, il quale deciderà in che casa smistarvi. Ovviamente la vostra casa sarà come la vostra famiglia, per il resto della vostra permanenza qui ad Hogwarts.»

Concluse, parlando sempre molto lentamente, in modo da essere sicuro che ognuno di loro aveva capito ciò che aveva appena finito di spiegare. Sospirò piano, poi diede loro le spalle e fece un segno che stava a significare, sicuramente, di seguirlo.

 

Hermione si muoveva velocemente per il resto della cucina. Aveva passato lo straccio almeno tre volte in tutta casa, lucidato ogni singolo oggetto di vetro o d'esposizione...insomma, la sua casa poteva concorrere per il premio della dimora più lucente di Londra e avrebbe anche potuto vincere il primo premio. Cos'era che preoccupava tanto la donna? Le sue figlie, quelle due piccole pesti che avevano colorato ogni sua giornata da molti anni fino ad allora, erano andate via, ad Hogwarts, improvvisamente, anche se già sapeva che sarebbero dovute partire. La casa era così silenziosa, senza di loro. Hermione sospirò pesantemente, lasciandosi cadere sul divano, chiudendo gli occhi e portando una mano sulla fronte, sentendo la testa che esplodeva.
«Mi dovranno ricoverare, prima o poi.»

Borbottò, fra se e se, senza rendersi conto che, in quel preciso istante, si era smaterializzato qualcuno esattamente di fronte a lei, con le braccia incrociate al petto e un sorriso sornione stampato sulle labbra, mentre i suoi occhi la scrutavano.
«L'ho sempre saputo che avevi dei problemi mentali Hermione cara.»

La voce del ragazzo, intrisa di puro divertimento, fece sussultare la donna, la quale non si aspettava la visita dell'amico. Sospirò, aprendo gli occhi, guardandolo attentamente.
«George, quante volte ti ho detto di non apparire all'improvviso in casa mia?»

Chiese, con un tono di voce secco, il tipico tono di voce che, al ragazzo, ricordò terribilmente quello che la sua mamma usava per sgridare lui e suo fratello gemello. Fred... Sospirò e cercò di accantonare il ricordo, poi tornò a concentrarsi sulla ragazza, ridacchiando.
«Almeno quanto le volte in cui io ti ho detto che se sono un mago, è necessario che usi la mia magia.»

Rispose, prontamente, facendole alzare un sopracciglio. Era per quello che, George, si trovava lì, in quel momento. Voleva solo distrarla un po'. Sapeva benissimo cosa provava nel stare improvvisamente sola a casa. Tutti i pensieri che le gemelle scacciavano con la loro allegria, tornavano a molestare il suo cervello sempre in moto e lui, da bravo amico qual'era, doveva fare di tutto pur di distrarla e di non farla diventare l'ombra di se stessa per via dei troppi pensieri. Si era ripromesso, quindi, che, anche se le bambine erano ad Hogwarts, lui sarebbe andata a trovarla almeno una volta al giorno...o forse due.

 

Ashley era nervosa, forse anche troppo, ma la gemella, Mary-Kate, sicuramente non era da meno. Si tenevano strette le mani, fino a far diventare quasi bianche le nocche, mentre osservavano lo smistamento degli altri nuovi arrivati, con la paura di essere smistate in case diverse. Ad un certo punto le due ragazzine sentirono un nome che avevano già sentito prima, nel vagone del treno per arrivare ad Hogwarts.
«Mike Chang.»

Chiamò l'uomo che si era presentato prima. Le gemelle Granger si guardarono, poi sorrisero appena, osservando la scena. Il bambino, un po' impaurito, andò a sedersi sullo sgabello, sussultando non appena il cappello prese vita direttamente sulla sua testa, borbottando qualcosa di incomprensibile, fino a che non si animò completamente, urlando: «Tassorosso!» Mike sospirò, poi sorrise e, scendendo dallo sgabello e togliendosi il capello, andò alla tavolata della sua nuova casa.

«Chuck Finnigan5

Nuovamente quella voce, amplificata, chiamò un altro dei ragazzi che erano lì e stavano aspettando con ansia. L'interpellato, un ragazzino dai capelli castani e gli occhi malandrini, andò, velocemente, a sedersi, con un sorriso divertito sul volto. Il cappello non ebbe molto da pensare, infatti disse subito a gran voce: «Grifondoro!»
Mary-Kate si voltò a guardare la sorella, come se avesse la sensazione che, da lì a poco, davvero poco, sarebbe toccato a...
«Ashley Granger.»

Per l'appunto era proprio quello che la bambina pensava sarebbe successo. Le loro mani si separarono per un singolo istante e la gemella andò a prendere posto, tesa come una corda di violino. Il cappello si animò e, facendola sobbalzare, iniziò a parlare: «Roba da non crederci, sei la figlia di Hermione Granger! Molto interessante. Con tua madre ero stato indeciso, all'inizio, sarebbe stata un ottima Corvonero, ma il suo coraggio e il suo cuore puro mi avevano fatto cambiare idea. E tu? Mmm...»
Mary-Kate, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che torturarsi le mani, sicura che, prima o poi, le sarebbe venuto un infarto, soprattutto non appena il cappello si trovò ad esclamare: «Serpeverde!»
Ashley sgranò gli occhi, scendendo piano dallo sgabello. Il sangue le si era gelato nel corpo, il cuore si era fermato per un istante e i suoi occhi cercarono quelli della gemella, spaventata almeno quanto lei. Lentamente la prima andò a sedersi alla tavolata dei Serpeverde e deglutì, tremando.
«Mary-Kate Granger.»

La ragazza, rigida come un pezzo di legno, avanzò lentamente, sotto gli sguardi curiosi del resto dei ragazzi, poi andò a sedersi sullo sgabello e sussultò automaticamente, nel sentire il cappello sulla propria testa prendere vita: «Oh-oh! Un'altra Granger! Vediamo un po' dove posso smistarti...» Mary-Kate stritolò le sue mani, sentendo il cuore che pompava furiosamente. Voleva solo stare con la sorella, ma non era affatto adatta alla casata dei Serpeverde, così il cappello affermò: «Grifondoro!»

Per le due gemelle non ci furono le urla, gli applausi, tutta la gente attorno a loro. C'erano solo loro due e quel vuoto che le stava inghiottendo. I loro occhi si incrociarono, mentre, lenta, senza alcuna voglia, Mary-Kate andava a sedersi al tavolo dei Grifondoro, proprio vicino a quel ragazzo che era stato smistato poco prima, un certo Chuck. La nuova grifona guardò la sorella e accennò un timido sorriso, contraccambiato, mentre la nuova aggiunta alle serpi sospirava. E ora chi lo diceva alla mamma?

Lo smistamento continuava imperterrito, sicuramente non si fermava per colpa di una strana situazione come quella. Chiamarono il figlio del grande giocatore di Quidditch, il quale si chiamava Daniel Krum, e il cappello decise che era meglio Tassorosso, per lui.

«Mary-Kate.»

Una voce maschile scosse la gemella, che si voltò con uno scatto, sorpresa nel trovarsi di fronte il loro cugino adottivo. Avevano passato molti giorni insieme, era come se facesse parte della loro famiglia. Era il figlio di due meravigliose persone che, purtroppo, erano morte poco dopo la sua nascita, ma questo non significava che Sirius6 era un tipo silenzioso, anzi. Sirius era di un anno più grande di loro e aveva i capelli scuri messi in una strana cresta. Lei sorrise, pensando che, almeno con lui, la lontananza della sorella poteva essere una virgola meno complicata.

«Electra Malfoy.7»

La voce dell'uomo tornò a parlare e, in modo quasi altezzoso e sicuro di se, una ragazzina dai capelli biondi e un sorriso malizioso stava raggiungendo lo sgabello, sedendosi sopra. Neanche il tempo di posarle il cappello sul capo che, proprio come successe al padre, esso esclamò: «Serpeverde!»

La ragazza ghignò, raggiungendo fiera di se la tavolata della sua nuova casa, prendendo posto esattamente vicino ad Ashley.

«Erik Malfoy.7»

Il ragazzo, anch'esso biondo ma con un sorriso più traballante, quasi insicuro, si avvicinò con aria meno sicura della sorella, meno spavalda. Si accomodò sullo sgabello e chiuse gli occhi, preparandosi a sentire la sua nuova destinazione, che fu: «Corvonero!»

Tirò un sospiro di sollievo e sorrise, riaprendo i propri occhi, andando a correre dalla sua nuova casa. Ashley notò che era quasi felice, come se non gli importasse di non essere finito con la sorella, mentre lei era sicura di non riuscircela a fare, senza di lei.

«Karmen McGrey.»

La ragazzina, una dolce figura dai capelli scuri e leggermente ricci, sentendo il suo nome, sorrise ampiamente, spostandosi lentamente verso lo sgabello, per poi serenamente aspettare il verdetto: «Tassorosso!»

Dopo di lei venne chiamata Elena Paciock, una biondina con la testa fra le nuvole, che poté solo sorridere, non appena venne smistata a Corvonero.

Le gemelle Granger, nello stesso istante, più Ashley che Mary-Kate, si raddrizzarono sulla sedia, non appena l'uomo chiamo Chanel Weasley. Chissà dove sarebbe stata smistata. Lei, lentamente, si avvicinò allo sgabello, con quella sua aria da perfetta saputella francese. Il cappello si posò sul suo capo e ci pensò due volte, prima di annunciare solennemente: «Corvonero!»

Ashley accennò un piccolo sorriso, rilassandosi sulla sedia. Doveva ammettere che aveva sperato di trovarsela nella casa dei Serpeverde con lei, ma era più che sicura che sarebbe stata una Corvonero eccellente, in fondo era di Chanel che stava parlando.

«Cordelia Zabini.8»

Chiamò il professore che li aveva accolti e portati fino alla Sala Grande. Una ragazza dalla pelle ambrata e dai capelli scuri si avvicinò, a passi lenti, ma sicuri, allo sgabello. Si accomodò e, non appena il cappello parlante si posò sul suo capo, sorrise compiaciuta, sentendo la sua casa d'appartenenza: «Serpeverde!» Non aveva dubbi, era ovvio che sarebbe finita lì, visto il suo carattere e il suo modo di fare. E poi anche il padre era stato un Serpeverde.

Lo smistamento andò avanti ancora un po' e ognuno di loro stava cercando di fare nuove amicizie, di andare da subito d'accordo con i componenti della propria casa. Mary-Kate, però, non faceva altro che lanciare sguardi alla sorella, mordendosi il labbro inferiore. La sua più grande paura era che l'appartenenza a due case diverse...le avrebbe allontanate.

 

*.*.*.*.*Pat's Corner*.*.*.*.*
 

4Mike Chang è il figlio di Cho Chang, non chiedetemi perché, ma ho voluto tenere il cognome della ragazza, invece che di un possibile marito.

5Chuck Finnigan è il figlio di Seamus Finnigan, avevo voglia di aggiungere un patito di esplosioni e chi meglio di un futuro figlio di Seamus?

6Sirius è il figlio di Lupin e Tonks. Ho voluto cambiargli nome e chiamarlo Sirius, in modo da omaggiare il migliore amico di Remus.

7Electra e Erik Malfoy sono, ovviamente, i figli di Draco Malfoy. La moglie? Forse si scoprirà andando avanti.

8Cordelia Zabini è, anche lei ovviamente, figlia di Blaise Zabini. Mi piaceva l'idea e poi lo richiama un po', quindi ho voluto fare così.


Prima di tutto vorrei scusarmi per l'enorme ritardo, ma finalmente ho aggiornato. Diciamo che avevo perso l'ispirazione, cosa che purtroppo capita, ma ora l'ho ritrovata. Vorrei ringraziare _FafySte che ha commentato il capitolo precedente; chi ha messo la storia nelle preferite, chi l'ha messa nelle ricordate, chi l'ha messa nelle seguite e chi semplicemente l'ha letta. Spero che questo capitolo piaccia. Ciao ciao. Pat. :)

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