La mia seconda vita

di Wherethestarsborn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tristezza (Eleonora) ***
Capitolo 3: *** Invidia (Carolina) ***
Capitolo 4: *** Ammaliato (Lorenzo) ***
Capitolo 5: *** Lettere d'amore anonime (Eleonora) ***
Capitolo 6: *** Odio (Carolina) ***
Capitolo 7: *** Sensazioni (Lorenzo) ***
Capitolo 8: *** Ossessioni (Eleonora) ***
Capitolo 9: *** Dubbi (Carolina) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo:
 
 
La freccia sibilò in aria come una saetta. Dopo una traiettoria di lancio perfetto si conficcò esattamente al centro del bersaglio. Sfortunatamente quella non era una freccia qualunque, né quello un bersaglio qualsiasi. No.
Nel silenzio della notte, una donna urlò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
 Un cadavere, un corpo martoriato cadde a terra in un lago di sangue rosso e denso che si riversava dalla testa fracassata.
Un uomo, infine, fece capolino da un caffè. Anche se il locale chiudeva alle undici ed era appena scoccata la mezzanotte.

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Capitolo 2
*** Tristezza (Eleonora) ***


- Bel vestito, vero Liz?- Sbuffai come solo la nostra famiglia sapeva fare. “Che rabbia quella ragazza!” Ero così stufa di essere trattata come una ragazzina di sedici anni che non sa neppure allacciarsi le scarpe! “Che voglia pazzesca di rispondere a quell’insolente ragazza tutta trucco e cellulare!” Stavo rimuginando tra me e me, quando arrivò. Quello era stato il peggiore schiaffo che avessi mai ricevuto nella mia corta e spensierata infanzia. Guardai verso di lui disperata, provando un dolore intenso sulla guancia arrossata. Era così bello che tutti rimanessero affascinati guardando dalla sua parte. Aveva dei corti e scolpiti capelli color del sole e dei meravigliosi, splendidi occhi color dell’erba. Era così carino…e mi aveva appena tirato uno schiaffo. I miei occhi azzurri erano lucidi e la mia bocca rossa e piccola era scioccata per il grande coraggio di Gordon. Lo amavo, il mio cuore che prima era pieno di una gioia immensa si era appena ricordato chi ero e di dove mi trovavo. Non avevo tempo da perdere in sciocchezze inutili come quelle. Dovevo “reagire”! Nonostante questo il mio cuore prendeva sempre il sopravvento sul mio cervello, che doveva essere il più razionale possibile. Lo avrei abbracciato e baciato all’infinito, mi sarei persa in quegli occhi così immensamente brillanti da sembrare perfino due smeraldi che venivano riscaldati dai suoi meravigliosi capelli. Mi guardò con uno sguardo così profondamente triste e deluso, che mi sarei messa a piangere per quanto mi costava vederlo soffrire. Era semplicemente inutile parlare, e per un istante avrei voluto semplicemente appoggiarmi alla sua meravigliosa bocca e baciarlo come non avevo mai fatto. Non mi interessava più di quelle stupide oche che erano dietro di noi nel corridoio della mia scuola superiore. Sembravano dei paparazzi che osservavano ogni minima mossa come se fossimo delle celebrità. Lui con fare esperto mi prese la mano (che stava tremando irrimediabilmente) e mi trascinò fuori dalla scuola, al parco, senza curarsi della lezione di francese che era appena cominciata. Mi fece sedere in una panchina immersa nel verde, che sembrava comunque smorto rispetto alle sue iridi brillanti. Con un gesto lui avvicinò il suo volto alla mia faccia che non so come doveva aver assunto un ‘aria disinteressata, ma dentro di me ero completamente persa. Ero obbligata a perdermi in quegli occhi che mi facevano battere il cuore. “Baciami! Basta con questa sciocca farsa! Ti amo, sei tutta la mia vita, ma…” stava urlando la mia anima. Il mio cervello non riuscì più a resistere e fu infine sopraffatto. Si accostò infine al mio viso come una domanda :”Mi ami Eleonora?” Io e il suo bacio così intenso che il mio cuore per pochi attimi smise di battere. “Ti amo, ti amo ti amo!” urlava la mia anima con felicità pura. Ricambiò il mio bacio come mai aveva fatto prima. Le mie labbra sulle sue, e le sue sulle mie. “Non devo, non devo, non devo!” cercai di controllare il mio cuore, inutilmente. Fu lui, infatti, a cercare la mia lingua come fosse un tesoro prezioso e la allacciò alla sua tanto intensamente, che io non riuscii a fare altro che ad assecondarlo. Il mio corpo si strinse al suo e aderì perfettamente. Gordon era così incredibilmente contento, e anch’io che sapevo tutto non riuscivo a smettere di baciarlo. Con tutta la mia forza di volontà mi staccai da lui, evitando di guardarlo negli occhi. Mi scostò un boccolo che mi era andato davanti alla faccia, per poi ricominciare a baciarmi con la stessa passione di un attimo prima. Io mi alzai dalla panchina, facendolo andare a sbattere il labbro sul ferro. Lo guardai toccarsi il labbro e fissarmi. Non facevo altro che fargli del male, e per l’amore che provavo verso di lui mi misi a correre come un’ossessa. Mi rincorse, e si parò proprio davanti a me. -Qual è il problema Ely? Io ti amo, tu mi ami, o non è forse così…- mi guardò negli occhi e il mio cuore ebbe un gemito. “Tutto è così semplice! Potresti baciarlo, e non preoccuparti di nulla! Sai bene, quanto lo desideri…” il mio cuore era un piccolo diavolo, aveva ragione, ma… Lo presi per le spalle. - Senti, tu credi che per me non sia difficile resistere a baciarti! Sei tutto per me, ma…non posso farlo, mi dispiace!- il mio volto si riempì di lacrime, che mi facevano somigliare ad uno stupido panda. Mi accarezzò una guancia. - Allora qual è il problema…-. Appoggiò di nuovo le labbra sulle mie, ma mi scostai. - Non puoi stare con una ragazza come me. Ti faccio solo del male, e non posso farti una cosa del genere! – ero veramente patetica. - Perché? Tu sei perfetta! Sei bellissima con i tuoi capelli castani e le tue iridi verde-acqua!- mi urlò lui incurante del pericolo che correva. - Io perfetta? Tu sei meraviglioso! Sei dolce, premuroso, bello da impazzire, romantico! Io sono solo …io! - Non riesco a capire, perché non possiamo essere felici? - …Non te lo posso dire…- mi avvicinai alle sue labbra che sembravano invitarmi. Per me baciarlo, era peggiore di una droga. Fu lui a scostarsi da me, questa volta. - No, non puoi giocare con i miei sentimenti così! Lo guardai implorante. “Perché non riesce a capire?” Mi pulii con quanta dignità possibile il viso. Quanto avrei voluto ribattere! Il mio cervello ricominciò a funzionare, con qualche minuto di ritardo, purtroppo! Arrivai all ‘Einstein High School’, senza fiato. Quando mia madre mi aveva iscritto a quella sciocca scuola, ero così incredibilmente felice! Lì avrei potuto finalmente studiare matematica. Ma erano passate circa due settimane da quel giorno, e non la pensavo esattamente allo stesso modo. “ Torna indietro, non andare a lezione di francese con quella stupida insegnante che odi!” Non ascoltai la mia anima e varcai la soglia dell’istituto. Non ero per niente dell’umore per guardare le occhiate incuriosite che mi tiravano tutti. Evidentemente la notizia che Gordon Sorth mi avesse schiaffeggiato e poi presa per mano aveva fatto scalpore. La mia aula di francese era proprio davanti alla presidenza. Bussai alla porta con una sensazione di attorcigliamento allo stomaco, che tutti comunemente chiamano paura. -Avanti!- disse una voce che odiavo. Aprii leggermente la porta e vidi con imbarazzo che tutti i miei compagni di classe mi stavano fissando. O almeno fissavano il colore dei miei vestiti neri, come i capelli di Mrs Couve. Con disinvoltura andai verso l’unico banco libero, che era vicino a una studentessa con i capelli castani e le iridi grigie. -Alla buona ora!- disse Mrs Couve. -Ce la prendiamo molto con comodo, vedo! Mi stupì che stesse parlando in Inglese, non parlava quasi mai così. -Mi scusi, ma mi sono sentita poco bene, così sono andata in bagno!-dissi facendolo perfino sembrare abbastanza credibile. L’insegnante mi lanciò un’occhiata torva, senza però riuscire a ribattere nulla. Proprio in quel momento entrò Gordon. Era completamente rosso in viso e non riuscì a fare altro che guardarmi, con i suoi seducenti occhi verdi. Quasi tutte le ragazze erano innamorate di lui, e io le capivo senza ombra di dubbio. Cercai di concentrarmi sulla lezione di francese, ma per me erano solo suoni strani senza senso. L’unica cosa che riuscivo e volevo guardare era il suo viso, la sua bocca, le sue mani. Non sarei mai riuscita a resistergli, ma dovevo farlo e non ero per nulla pronta al compito che ne sarebbe seguito. Mi sentivo come una ragazzina, traboccante di amore, ma senza poter donarlo. Semplicemente mi dovevo dimenticare di lui. Chinai la testa sul banco e feci finta di ascoltare quella noiosissima lezione. Ma la mia testa era da tutt’altra parte: proprio dove non doveva essere.

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Capitolo 3
*** Invidia (Carolina) ***


Stavo fantasticando tra i miei pensieri, quando entrò. Era meravigliosa:una ragazza dai soffici riccioli castani, le labbra rosse, la dentatura perfetta, e quegli occhi azzurro ghiaccio che la rendevano stranamente magnetica. Quella era la parola perfetta, se mi avessero chiesto di descriverla. Era esattamente come una calamita, ed era l’esempio perfetto di una persona così egoista da non accorgersi minimamente degli altri. Mi squadrò da capo a piedi e si sedette accanto a me. “Perché questa sfortuna? Io la odio!” Ok, in effetti la odiavo da sempre. In quei tre anni ero stata tante volte al suo corso di francese, musica e biologia, ma se le avessi chiesto il mio nome non avrebbe di certo risposto. Ma quello che mi facevo davvero incazzare di lei era che faceva soffrire Gordon, si!Il MIO Gordon! Ero perdutamente innamorata di lui da quando facevo la terza elementare. Ci eravamo conosciuti grazie alle nostre mamme, che erano molto amiche. La verità era che lo amavo, e in terza media lo avevo addirittura baciato. Si, proprio sulla bocca. Ci ero sprofondata dentro e lo avevo baciato come mai avevo fatto. Il mio primo bacio! Lui aveva addirittura ricambiato e per un tempo che mi era sembrato indefinito eravamo rimasti attaccati. Pensavo fossimo come fidanzati, ma… …Il giorno seguente al mio primo bacio, mi aveva parlato: -Mi dispiace, tu sei una ragazza fantastica, ma…non sono innamorato di te-. Questo, per me, era stato come un pugno nel mio già fragile stomaco. Il primo ragazzo di cui mi innamoravo mi lasciava con questa frase. Immaginerete di certo, che volevo essere in tutto e per tutto come Eleonora, ma per quanto mi sforzassi di somigliarle per farmi piacere ai ragazzi, nessuno mi guardava. Mi c’era voluto del tempo per togliermi la fissazione di G, ma con una forza di volontà alta come la mia, alla fine l’avevo superata. Soprattutto da quando avevo fatto amicizia con Lorenzo, ed eravamo diventati inseparabili. Purtroppo come una sciocca mi ero innamorata persa di lui, e anche in quel momento lo stavo osservando di sottecchi, come imbambolata. Si girò verso di me e mi fece uno di quei sorrisi con i suoi denti incredibilmente bianchi e lucenti. Mi ero chiesta più volte se fosse un vampiro, anche per il suo fisico da nuotatore, e i lucenti capelli neri. Evidentemente, comunque, si era accorto che lo stavo fissando, così distolsi in fretta lo sguardo. Lui continuò a guardarmi per quasi due minuti, poi l’insegnante lo chiamò a raccolta e lui si girò con delle stupide scuse. Guardai Eleonora che si era voltata e stava fissando un ragazzo…e anche lui fissava lei:Gordon. Lui le sorrise, ma lei ricambiò con uno sguardo triste e malinconico, che avrei immaginato di più sulla faccia di una carcerata. Il mio istinto mi stava dicendo qualcosa…quei due si erano sicuramente baciati, ma forse questa volta era stata miss perfezione a dargli buca. La guardai finalmente sotto un altro punto di vista e decisi di rompere il ghiaccio. -Ciao. Io sono Carolina, e tu sei Eleonora, vero?- Perfino il suo nome suonava mille volte meglio del mio.

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Capitolo 4
*** Ammaliato (Lorenzo) ***


Mi girai verso di lei. Sentivo il suo profumo riscaldarmi il cuore, e mi resi conto di essere perdutamente cotto. Lei, che era la bellissima E, mentre io, ero sempre il solito noioso Lorenzo. Vidi che Carolina mi fissava, ma non mi interessava nulla di lei! L’oggetto del mio sguardo era LEI, l’unica persona che non avrei mai dimenticato. Certo, Carolina poteva anche essere la mia migliore amica, ma quando guardavo Eleonora sentivo le tanto bramate farfalle dentro lo stomaco, che mi rendevano davvero un imbranato totale. I suoi occhi azzurri erano la mia bussola e io non potevo far altro che dare ascolto al mio. Avevo assistito ad una bizzarra scena in corridoio, dove Gordon aveva dato un cazzotto a Eleonora. Sarei andato lì a rompergli in due il collo, ma non sarebbe servito a nulla! Si vedeva lontano un miglio che lei era innamorata di lui e viceversa. Ma forse potevo ancora fare uno sforzo e cercare di mettermi a parlare con lei. Come riuscire nel mio scopo, però?! Ero solo un ragazzo contro il grande tennista di Alida, la nostra cittadina. Mi avrebbe schiacciato con una paletta elettrica e fulminato fino a vedermi morire. Per lei lo avrei fatto. Mrs Couve stava sicuramente spiegando qualcosa che non valeva la pena di ascoltare. Presi una matita e strappai dal mio compagno di banco Sir Occhialuto,un pezzo di giornale. Sapevo benissimo a chi avrei mandato quel bigliettino.

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Capitolo 5
*** Lettere d'amore anonime (Eleonora) ***


Eleonora Capitolo 2: Mentre la mia vicina mi chiedeva qualcosa che ovviamente non stavo ascoltando un pezzo di giornale mi cadde sul banco. Un sole splendente mi accecò la vista. Mi guardai un po’ intorno alla ricerca del mittente di quel foglio di giornale. Gordon sembrava intento a fissarmi la bocca, ma non pareva aver visto il foglietto che mi era appena arrivato. Con cautela lo aprii. Avevo quasi paura che contenesse un esplosivo, ma rimasi molto sollevata dal messaggio. “Cara Eleonora, ti amo, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre. Firmato Anonimoperso. P.S. Se ti interessa sapere chi sono puoi venirmi a cercare in palestra, accanto ai termosifoni. Alzai gli occhi al cielo. Perché dovevo avere degli ammiratori segreti perfettamente inutili? Non lo facevo certo per cattiveria, anzi! Mi dispiaceva soprattutto per me. Non potevo essere fidanzata semplicemente perché non avevo tempo. Gli ultimi giorni mi avevano davvero stremata. Nella mia testa vedevo solamente quella fatidica notte che aveva posto fine a tutto. Come ero stata sciocca a credere di poterla superare come se niente fosse! Invece avevo delle scadenze ferree che mi opprimevano ogni giorno. Presi il biglietto e lo strappai in due, non mi interessava nulla di ammiratori segreti. Mi voltai di nuovo verso il ragazzo meraviglioso che mi aveva rubato il cuore da quando lo avevo incontrato alla Einstein High School. Lui amava scienze perciò i suoi genitori lo avevano iscritto lì. Ero stata una stupida a lasciarlo e dovevamo certamente parlare. L’unico inconveniente che mi stava corrodendo giorno e notte, non mi lasciava del tempo per me stessa. Se ne avessi posto fine, avrei potuto anche essere la sua “ragazza”. Come suonano bene queste parole …

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Capitolo 6
*** Odio (Carolina) ***


Carolina Capitolo 2bis: Ovviamente Eleonora non mi aveva risposto, tanto era persa nei suoi pensieri. Mi voltai verso Lorenzo che stava scrivendo furiosamente su un pezzo di carta. Che carino! Mi stava scrivendo un biglietto di amore! Lo lanciò con un tiro a parabola, e atterrò nel banco sbagliato! Su quello di miss perfezione! La guardai leggere il MIO biglietto e poi alzare gli occhi al cielo. Ma se è mio, passamelo, no tonta! Invece lei, come se niente fosse, lo strappò in due e ricominciò a guardare Gordon, che la stava fissando cercando di non rimanere incantato. Ero semplicemente furiosa! Non solo leggeva i MIEI biglietti, ma oltretutto, stava anche con il mio ex-fidanzato! Ero proprio contenta che prima lei gli avesse dato buca! La guardai in cagnesco, mentre lei mi snobbava come sempre. Alzai la mano, come solo Arianna faceva da sempre. Lei era ufficialmente la secchiona della nostra scuola. La si poteva sempre trovare immersa in migliaia di libri. Io, sinceramente, non la capivo. Era solo una ragazzina un po’strana, e non potevo permettere alla mia reputazione di andare in giro con una come lei. Mi alzai dal banco e uscii da quella stanza dove molte coppiette stavano flirtando con lo sguardo. Il corridoio era il posto più bello della Einstein. Le ragazze erano intente a ritoccarsi lo smalto, o a stare appiccicate come delle cozze ai loro “fidanzati”, quando l’unica cosa che loro sapevano fare era parlare di sport e giocare con le stupide ragazzine di prima, che non avevano affatto esperienza in fatto di cuori spezzati. Ma la cosa che preferivo in assoluto era truccare i miei lucenti occhi grigi, che amavo con tutta me stessa. Come dicevano tutti gli occhi erano lo specchio dell’anima, e i miei erano del mio colore preferito. Roberto quando mi vide dalla sua classe che era vicino alla Segreteria, chiese subito di uscire. Lo guardai come si guarda un foruncolo che ti è appena spuntato sul naso. Era un ragazzo basso e mingherlino, con un forte accento straniero, cosa che lo faceva stare in fondo alla mia classifica di persone da invitare a uscire. In fondo facevo la terza! Non ero più una poppante senza cervello come tutte quelle ragazzine così altamente sciocche. Una nuvola di profumo uscì insieme a Roberto. - Ehi Carolina! Sei venuta a trovarmi, per caso?- Ignorai quella domanda che era perfettamente inutile. Lui era un cesso vivente e lo sapeva benissimo. - Dai, bella! Perché non mi saluti e mi dai un bacio?- Era veramente schifoso quando corrucciava quelle sue viscide labbra. - Stai lontano da me!- sibilai come una serpe. Mi incamminai velocemente verso il bagno delle ragazze del terzo anno. Fece una faccia da cane bastonato, e si parò davanti a me in un secondo. Senza aspettare che lo scansassi premette le sue labbra semplicemente orrende sulla mia bocca meravigliosa. Una sensazione di appiccicaticcio mi invase le labbra. Mi strinse a se come se fossi un peluche, mentre io cercavo con tutta la mia forza di staccarmi da lui e da quelle labbra così … non riuscivo a trovare una parola abbastanza terribile per descriverle. Come faceva a essere così forte se faceva la prima? Un urlo acuto uscì dalla mia bocca quasi seguendo i miei pensieri. Mi staccai ansimando da lui e gli tirai uno schiaffo talmente forte da farlo cadere come un sacco di patate a terra. Proprio in quel momento uscì dall’aula un’insegnante di storia dell’arte che mi prese per mano e andò a chiamare soccorsi. - Quel ragazzo mi ha maltrattato! Deve andare assolutamente dalla preside!- dissi tutto d’un fiato. - Lui?! Signorina, ti ho visto benissimo che tiravi uno schiaffo ad un povero ragazzo di prima! Come ti permetti?! Andrai sicuramente a finire in presidenza, e se dipendesse da me, verresti espulsa oggi stesso! Criminali come te, non dovrebbero permettersi neppure di visitare questa scuola, figurarsi studiarci!- sbraitò lei. Adesso, finalmente avevo riconosciuto quella sotttuttoio rompiscatole! Era Lavinia Roddleman! Si vociferavano così tante cose su di lei, che si poteva addirittura scrivere un libro su quanto fosse severa e impertinente. La Preside era un angelo con le ali d’oro, in confronto! Mi voltai un attimo a guardare la faccia compiaciuta di quello stronzo di Roberto. Ma la Roddleman mi strattonò un braccio che mi riempì il corpo di una nuova rabbia. Come sarebbe stato bello dare una lezione a quella lì! Mi trattenni solamente perché tenevo tantissimo al mio posto in quella scuola. Sulle scale non riuscii più a trattenere la mia io combattiva. - Mi scusi, sarebbe così GENTILE da lasciarmi almeno andare in bagno?- le dissi. Senza aspettare che mi desse il suo miracoloso consenso mi defilai dalla sua vista. Borbottò qualcosa che mi sembrarono solo dei grugniti. Non mi interessava nulla di lei. Il mio unico costante pensiero era di dover riaggiustare completamente tutta la mia vita. Avrei cominciato pezzo per pezzo, togliendo i miei difetti e aggiungendo pregi sempre nuovi. Mi sarei trovata un “fidanzato” degno di essere chiamato così e sarei stata la persona più carina e amata alla Einstein. - Carolina! Anche tu da queste parti?- trillò una ragazza che ben conoscevo. Era Chantal Vermont, l’unica ragazza nella scuola che era riuscita a dare del filo da torcere a Eleonora. Per questo era tra i primi posti come ragazza con cui parlare, sarebbe potuta diventare persino mia amica! Non tutti avevano l’onore di esserlo. - Ciao Chantal! Si … ti stai ritoccando il trucco?- le chiesi tutta interessata. Era intenta a truccarsi con un correttore per coprire le occhiaie evidenti sul suo volto. Mi sorrise sospettosa, chissà cosa stava nascondendo quella ragazza. Io avevo sempre avuto un sesto senso per certe cose. - Certo, non si vede?- Mi investì con una nuvola di cipria alla rosa canina. Un colpo di tosse mi fece subito stare meglio. - Mi servirebbe il tuo aiuto … - Lasciai la frase sospesa nell’aria come suspense. Lei mi osservò attentamente, come se mi vedesse per la prima volta. Forse si stava chiedendo cosa passasse per la mia mente geniale … e forse aveva ragione. - Per che cosa?- Cercò di essere totalmente disinteressata, ma pendeva letteralmente dalle mie labbra. Mi piaceva guardare la sua fronte corrucciata, e i suoi capelli biondi e fluenti che fremevano di impazienza. - Sai la tua migliore amica Eleonora?- Le dissi con un tono pieno di ironia. - Certo, cosa hai in mente?- mi chiese lei. Ormai non cercava neanche più di trattenere la sua curiosità. Le raccontai tutto per filo e per segno, e lei acconsentì con forza. Non mi era chiaro il motivo per cui odiasse tanto Eleonora, ma ero ben felice di avere la sua collaborazione. Con una mente geniale come la mia e milioni di contatti suoi eravamo delle avversarie imbattibili per quella poveretta. - Ciao Chantal!Mi ha fatto piacere collaborare con te. Ci vediamo all’ora di pranzo in mensa. Mi fece una strizzatina d’occhi e tornò al suo rossetto. “Come se non sembrasse già una modella, senza!” Uscii dal bagno e tornai da quell’insegnante insolente. - Scusi, mi sono sentita poco bene. Potrei tornare in classe?- chiesi con la voce più mielosa possibile. Con i miei occhioni da cane bastonato non oppose resistenza. Avevo imparato a farli così bene qualche anno prima, in occasione del mio tredicesimo compleanno. Un mio caro amico mi aveva rovesciato la mia torta a tredici piani addosso! Dopo, dato che si sentiva in colpa nei miei confronti, si era scusato facendomi quei meravigliosi occhi che solo i gattini sanno fare. Lo avevo perdonato, e lui in cambio mi aveva insegnato le diverse tecniche per influenzare la gente comune. Un inevitabile sorriso mi attraversò il volto. Avevo appena capito quanto fosse importante la mia presenza in quella scuola. Senza di me Lorenzo sarebbe stato disperato, ed Eleonora avrebbe avuto campo libero con quel Gordon che era così incredibilmente sexy. Non si meritava certo di stare insieme a lui!Lei era così … banale!Poi, era anche odiosa! Quando stavo tornando in classe suonò la campanella. L’intervallo sarebbe stato molto illuminante.

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Capitolo 7
*** Sensazioni (Lorenzo) ***


Una scheggia di ghiaccio attraversò il mio cuore. Quando mi ero girato Eleonora aveva fatto a mille pezzi il mio biglietto, e non ero poi così sicuro che l’avesse letto. Il resto della lezione non riuscii proprio a concentrarmi su quegli strani versi che avevano chiamato con il nome di Francese. Non riuscivo a fare altro che a pensare a quanto fosse bella ma crudele la ragazza dei miei sogni. Stavo con la testa chinata sul banco quando suonò la campanella. Devo parlare con lei. Vorrei parlare con lei, se solo me lo permettesse! Mi alzai dal banco e corsi verso l’uscita. - Non si corre a scuola, Lorenzo!- Non badai ai suoi rimproveri e mi precipitai in corridoio. L’unica cosa da fare era parlare con lei, dirle tutta la verità. Lei era la mia musa ispiratrice, e non potevo volevo vivere senza i suoi occhi, la sua bocca e di lei! La vidi uscire dalla classe e il mio cuore fece una virata. Mi stava chiedendo di andare lì e parlare con lei, e raccontarle tutta la verità. Mi avvicinai verso di lei … quando Carolina mi venne letteralmente addosso. - Stai calma! Come mai così di fretta?- Le sorrisi e mi alzai dolorante. La verità era che non avevo né la forza, né il coraggio per riuscire a parlare con lei. Era sicuramente meglio passare l’intervallo con Carolina, almeno con lei potevo essere me stesso, senza vergognarmi di nulla. La guardai di sottecchi. Era molto bella carina, con il naso alla francese e la bocca a forma di cuore. I capelli castani le ricadevano sulle spalle incorniciandole il viso, e i suoi occhi grigi sbucavano dalla faccia sorridendomi. Io, l’avrei vista comunque come la mia migliore amica. Nella mia vecchia scuola, nella cittadina di Woodrew, non avevo amiche femmine. Avevo solo qualche amico scelto e tanti problemi con le ragazze. Non ero mai stato un gran rubacuori, ma solamente un ragazzo timido con i piedi per terra che credeva nel vero amore. Sfortunatamente non avevo trovato lì la mia anima gemella (ammesso che esista veramente) e mi ero rassegnato al fatto che tutti i miei amici erano già fidanzati, o almeno avevano avuto qualche altra storia, magari anche solamente di una giornata. Perciò mi stupivo molto del fatto che mia sorella Cecilia, che aveva appena dieci anni si fosse già fidanzata e mollata circa dieci volte. La “relazione” che le era durata di più era stata di circa due anni, mentre quella più corta di due ore! Come sorella, per il resto, era abbastanza strana particolare. Amava giocare a calcio e aveva vinto perfino delle medaglie per questo! Non aveva amiche femmine, e sembrava non avere mai paura di nulla. Ma in fondo, ero convinto che qualche paura l’avesse anche lei, come tutti i bambini “normali”. Scacciai l’immagine di lei con la coda e i pantaloncini da calcio che si preparava a giocare. Io, del resto, non avevo mai praticato quello sport, ma, invece, ero un bravissimo discreto nuotatore. Il mio sguardo corse alla piscina lontana di Woodrew. Era lì che mia madre mi aveva portato all’età di tre anni, e da allora, non avevo più smesso di tornarci. Tornai con i piedi per terra. - Come hai detto, scusa?- chiesi ad un’irritata Carolina. Senza ascoltare la sua risposta per la seconda volta, mi girai verso Eleonora. Mi mancò la terra sotto i piedi e svenni per terra come un sacco di patate.

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Capitolo 8
*** Ossessioni (Eleonora) ***


Fu la campanella a distrarmi dai miei pensieri. Un dolore terribile mi attraversò da capo a piedi. Mi fece tornare alla mente quella sera che mi aveva distrutto. Mia madre, quell’incantevole donna dai capelli biondi così incredibilmente socievole con tutti era morta. Il mio volto si riempì di lacrime. “Come faccio a non pensare a lei durante il giorno mentre a casa mio padre è completamente distrutto?!” Già, mio padre Jerry si era lentamente lasciato andare alla consapevolezza … di cosa, poi?! Perché quelle persone avevano così tanto voluto fare del male a mia madre?! Cosa aveva fatto di sbagliato, era solo la persona più socievole e buona nella faccia della terra, e mi aveva lasciato sola a combattere contro il mondo intero. Ma la cosa più importante era : “perché sono sopravvissuta?” Questa era stata l’ultima domanda in quella giornata che mai avrei sopportato. Non avrei mai rivelato a nessuno quello che era successo veramente quella famosa sera, neanche a Gordon, neanche sotto tortura. Lo vidi avvicinarsi a me, con quei suoi occhi da gatto che luccicavano per l’imbarazzo. Per un istante avrei voluto dimenticare tutto e lasciarmi cullare da lui. Il punto era che non potevo, dovevo reprimere i miei sentimenti e cercare di trattarlo come fosse invisibile. Avevo già perso troppo, e l’ultima cosa che mia madre era riuscita a sussurrarmi all’orecchio era: - Trova il costruttore e uccidilo!- Dopo avermi detto questo mi aveva lasciato ed era andata nel mondo dei morti. Mi ricordavo che da piccola mia mamma per farmi addormentare mi cantava sempre delle ninne nanne così dolci da fare venire il diabete. Amava accarezzarmi i capelli con la sua mano esperti e massaggiarmi il collo che era sempre contratto. Non riuscivo mai a essere perfettamente rilassata, in nessun momento. Immaginavo che lupi mannari sbucassero dal mio letto per rapirmi e farmi sentire una loro preda. Mia madre era una persona molto misteriosa. Non mi aveva mai raccontato chi fossero i suoi genitori, per quante volte avevo provato a domandarglielo. Quindi non avevo la più pallida idea di chi fosse questo misterioso costruttore, di cui mia madre era tanto fissata. L’avevo sempre guardata male quando parlava di lui, così ero arrivata alla conclusione che non mi avesse mai detto la verità per proteggermi. Proteggermi da cosa, poi?! Non sarei mai più stata una ragazza normale! Dal giorno in cui avevo la freccia non ero stata più la stessa. Già, perché io ero la freccia stessa che si stava impadronendo nel mio corpo. Ogni giorno scavava più nella carne ed era dolorosa in un modo assurdo. Non sapevo proprio quanto sarei riuscita a resistere, ma prima o poi, avevo la consapevolezza di dover morire. Non avevo mai avuto paura della morte. Ma quasi tutti cambiano opinione, dopo averla vista con i propri occhi sulla persona più cara che potessimo avere. Ero terrorizzata. Avrei voluto correre, correre e correre, fino a esalare il mio ultimo respiro. Almeno, così, sarei morta con la consapevolezza di essere arrivata dove volevo essere. Ma ovviamente non potevo scappare. Non potevo abbandonare tutto, dovevo reagire a quello scontro con la morte, e possibilmente vincerlo. Poi, avrei avuto tutto il tempo per conoscere il mio futuro e dove mi avrebbe portato la vita. Mi ricordai solo allora che avevo davanti ancora Gordon che mi fissava. Avrei voluto alzarmi e poggiare la testa sulla sua spalla calda, guardandolo negli occhi. Lui mi sorrise, un sorriso triste, come di consapevolezza. “Come è possibile che tu mi capisca?! Non ti conosco bene, sei solo un ragazzo di cui mi sono innamorata follemente. Niente di più, ti amo, è vero,ma … devo sopravvivere, per rivendicare la vita di mia madre e tornare a far sorridere mio padre.” Non avevo più voglia di vederlo ubriacarsi, bicchiere dopo bicchiere, fino a non ricordarsi neppure chi fossi. - Possiamo parlare, Eleonora?- mi chiese lui facendomi alzare e accompagnandomi fuori dall’aula. Mi faceva molta impressione quando mi chiamava per nome. Per lui, io, ero solo “amore”. Non gli risposi, ma lo seguii, anche se non avevo voglia di parlare con nessuno. Mi fece passare attraverso quella coltre di ragazzine, che si giravano per osservarci : per osservarlo. Sospirai irritata. Non avevo mai amato attirare l’attenzione. Fortunatamente Gordon mi condusse fuori, in giardino, dove qualche coppietta stava pomiciando. Non proprio l’esempio perfetto di “privacy”! Lo guardai implorante. Volevo uscire da quella scuola. Lui, quasi seguendo i miei pensieri, proseguì dritto verso il parco. Mi ricordavo la nostra conversazione di quella mattina e di come fosse finita. Ci sedemmo su quella che io chiamavo la “nostra panchina”. Mi guardò intensamente negli occhi e rimasi a guardarlo per alcuni secondi. Nessuna parola era importante, lo sapevo, ma non potevo permettermi di essere infelice così. - Hai un altro?- Mi guardò come se credesse veramente alle parole che aveva appena pronunciato. Avrei preferito non rispondere, scappare e tornare alla mia vita di prima, ma non era possibile. - Come puoi pensare una cosa simile?!- Ero disperata e se lui non se ne accorgeva era veramente cieco. Mi osservo attentamente. Ogni angolo del mio volto era stato guardato dai suoi occhi. - Sei sempre così fredda. Se non ti interesso più puoi dirmelo chiaro e tondo.- Sembrava addolorato che ricominciai a piangere. Forse era meglio lasciarlo, dopo tutto. Non potevo più continuare così. Deglutii rumorosamente. Non potevo raccontare al mio ragazzo che stavo per morire, si sarebbe spaventato tantissimo. - Forse hai ragione tu, è meglio prenderci un periodo di pausa. – Sperai che i miei occhi non stessero lacrimando. - Allora non abbiamo più niente da dirci. Si alzò in fretta e furia e tornò a scuola. - Gordon!- gli gridai dietro. Il suo nome mi rimase impresso nella mente come una canzone. Gordon … Gordon … Gordon.

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Capitolo 9
*** Dubbi (Carolina) ***


Parlavo con Lorenzo, ma lui di certo non parlava con me. Lo guardai con la faccia contratta mentre si voltava vedendo tornare Gordon. Non era insieme ad Eleonora, fortunatamente. Il problema era che sembrava distrutto. I capelli erano arruffati, ei suoi occhi stavano facendo di tutto per non lasciarsi andare alle lacrime. Passò per il corridoio Chantal che mi lanciò un’occhiata di intesa. Sembravamo davvero amiche di vecchia data, ed eravamo eccitate che arrivasse l’ora di pranzo, come per il nostro primo appuntamento. Ammirai molto il suo coraggio, quando si avvicinò comprensiva a Gordon. Mi piaceva seguire le conversazioni altrui, e così feci anche quel giorno. - Mi sembri triste, cosa ti è successo? – disse lei mielosamente. Lui, da parte sua, si accasciò a terra. - Sono distrutto!- riuscì a mormorare lui tra un singhiozzo e l’altro. Lei lo guardò con finta comprensione e si sedette accanto a lui. - Non so proprio chi ti abbia fatto una cosa del genere! Sei un ragazzo così intelligente, così … bello!- Brava Chantal! Scommetto che tra massimo un giorno sarete fidanzati! Alla faccia di quella ragazzina ignorante che lo aveva lasciato! O almeno, immaginavo lo avesse lasciato. Lui aprì i suoi grandi occhi verdi e la guardò ammirato. - Davvero pensi, che io sia … - deglutì- bello?- chiese lui. - Oh, si! So io cosa farei con un ragazzo come te … - disse lei. Chantal, che audacia! Ero così ammirata che rimasi a fissarli incantata. Lui l’aveva interrotta mentre stava tessendo le sue lodi. Ma la cosa che mi lasciò di stucco era che lui l’aveva baciata. Un bacio, intenso, passionale e quasi disperato li aveva uniti per qualche minuto. Non avevano neppure bisogno di respirare, si completavano tra di loro. Come amavo i baci! Anche se ne avevo ricevuto solamente uno così appassionato, proprio da quello stesso ragazzo. Eppure, non ero affatto delusa! Gordon era un mio amico, e Chantal pure. Era semplicemente fantastico che si fidanzassero … … ma non tutti erano dello stesso parere. Vidi arrivare Eleonora. “Oh oh! Sento puzza di guai!” In un primo momento non si accorse neppure che Gordon stesse baciando la sua peggiore amica. Poi arrivò davanti alla Presidenza, e infine, li vide avvinghiati sul pavimento, come una cosa sola. Il suo bel volto si riempì di lacrime piene di trucco. Corse verso il bagno del terzo anno e non la vidi più. Com’ero felice che si fosse accorta che non era certo una diva di Hollywood! Mi voltai verso Lorenzo, il MIO Lorenzo. Ero intenzionata a fare quello che stavano facendo anche i due piccioncini sul pavimento. Lui, però, non stava guardando me. Il suo viso era fisso sul bacio che si stavano dando Gordon e Chantal. Mormorò qualcosa a bassa voce che non riuscii a capire. Driiiiiiiiiiiiiiin!!! In quel momento la campanella si fece sentire. Erano passati già quindici minuti? Gordon, finalmente, si staccò da Chantal, ma solo per ricominciare a baciarla molto più intensamente in piedi. Forse non gli interessavano più le pene amorose che provava Eleonora, e forse aveva perfettamente ragione. Eleonora era una principessa capricciosa, che andava ridimensionata. Comunque io avevo bisogno della mia amica Chantal lucida! Non mi andava che mi raccontasse cose come :” Mm … quanto amo Gordon!” o “Non pensi che siamo una coppia perfetta?” e via dicendo. Così, per quanto mi facesse piacere la loro “relazione” tirai un braccio a Chantal. - Sono impegnata!- riuscì a sussurrare tra un bacio e l’altro. Mi rassegnai e tornai in classe. “Tanto ci penserà l’insegnante di Arte a rispedirli in classe!” Con me era stata gentile. Ma non era detto che lo fosse anche con “loro”. Mi ero completamente dimenticata di Lorenzo, ma per quanto lo cercassi in mezzo a tutti quei ragazzi urlanti, non lo vidi da nessuna parte. “Forse è andato in bagno …” Un dubbio assalì la mia mente.

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