Cosa aspettarsi quando si aspetta, made Harry Potter

di Excelsior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Astoria e Draco ***
Capitolo 2: *** Angelina e George ***
Capitolo 3: *** Fleur e Bill ***
Capitolo 4: *** Tonks e Remus ***
Capitolo 5: *** Hermione e Ron ***



Capitolo 1
*** Astoria e Draco ***


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Astoria guardò tentennante la maniglia dell'ufficio di suo marito.
Rimase così, immobile, ferma, impassibile per qualche minuto.
Poi fece un profondo respiro, posò la mano sulla maniglia ma non la aprii. Cosa gli avrebbe detto?
"Ciao Draco, ti ricordi l'ultima e anche l'unica volta che abbiamo fatto sesso, perché quello non era amore?
È successo nella prima notte di nozze, due mesi fa. Ecco sono incinta".
Lasciò di scatto la maniglia mordendosi nefrosicamente l'unghia dell'indice destro.
Il suo principale problema era: come avrebbe reagito suo marito?
Il suo secondo problema era che non lo sapeva.
Sapeva solo che il suo matrimonio non era felice; che lei non amava Draco e che lui non amava lei; che non
avevano fatto mai l'amore ma solo sesso, solo una volta per giunta, la volta in cui lei aveva perso la verginità;
n più sapeva che il loro era stato un matrimonio combinato; infine che se c'era una cosa che odiava più di
Draco stesso era essere chiamata la signora Malfoy.
Erano sposati solo da due mesi, aveva fatto sesso due mesi fa e ora era incinta.
Poteva succedere solo a lei, questo era sicuro. Non che lei non volesse un figlio ... Lei voleva un figlio ma non da lui.
Basta! Non poteva rimanere fuori a osservare una porta bianca per secoli! Come dicono i babbani:"Via il dente via il dolore!".
Si fece coraggio e bussò tre volte alla porta bianca, dopo un minuto buono sentii una voce, la sua voce.
Sentii il suo cuore battere per l'ansia quando la porta si aprii magicamente permettendogli di vedere all'interno Draco,
seduto davanti a una scrivania intento a leggere la gazzetta del profeta, o meglio prima era intento a leggerla,
ora questa era posata sulla scrivania accanto agli occhiali da vista.
Si? ”chiese Draco, facendole segno di entrare.
Era come sempre freddo, rigido, distaccato, come se parlasse con un'estranea. Asteria rimase ancora un po' sulla
soglia poi entrò chiudendo accuratamente e silenziosamente la porta.
Ebbene? “ripeté Draco guardandola accigliato.
Lei sapeva che non ci volevano grandi discorsi, sarebbe bastato andare dritto al punto, il problema era che lei era una
Serpeverde non una Grifondoro ... In poche parole non ne aveva il coraggio.
Sono incinta” disse tutto d'un fiato.
Draco la guardò alzando un sopracciglio, poi posò lo sguardo sul paesaggio al di fuori della finestra.
D- ... Draco? “tentò la ragazza.
A quel richiamo, Draco si alzò di scatto grazie alla spinta poderosa delle mani premute sulla scrivania.
COME È POTUTO ACCADERE?!” urlò facendola sobbalzare.
Asteria posò lo sguardo sul pavimento, mordendosi il labbro per non piangere.
COME?!"”urlò nuovamente battendo un pugno sul tavolo.
“... La prima notte di nozze” sussurrò la ragazza.
"IDIOTA!" la interruppe lui prima che lei potesse finire "NON INTENDEVO QUANDO MA COME! NON PRENDI LA PILLOLA?!"
La ragazza tentennò, poi decise di dire la verità e scosse la testa.
La conseguenza fu orribile: Draco diede un portentoso pugno allo specchio davanti lui, dopo di ché buttò giù dagli scaffali e dalla scrivania tutte le foto.
E a ogni vetro rotto Astoria tratteneva una nuova lacrima mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare,
per ogni scheggia di vetro sul pavimento Asteria sussultò sul posto non alzando mai lo sguardo da terra.
Rimase a sentire i vetri rompersi finché non sentii i passi di Draco verso la porta e poi quest'ultima sbattere con un rumoroso schianto.
E fu solo allora che Astoria smise di mordersi il labbro, lasciandosi cadere per terra come un sacco di patate
mentre sotto di lei i vetri rotti scricchiolavano, poi lasciò che le lacrime le rigassero il viso accompagnate da alcuni singhiozzi e lamenti soffocati.
--- sette mesi dopo ---
Draco! “ urlò Astoria facendo cadere il piatto che aveva appena lavato a mano per terra.
Nessuna risposta.
DRACO! “ urlò più forte, mentre si appoggiava con le mani sul lavello della cucina e respirava come gli avevano
insegnato al corso pre mamme.
Ma Draco non rispose, stava per urlare di nuovo il suo nome quando un dolore acuto gli permise solamente di emettere un urlo.
Fu solo allora che Draco si alzò dal divano andando con passo un po' più affrettato del solito in cucina,
dove Astoria fissava il pavimento ormai bagnato dalla sua rotture delle acque mentre respirava affannosamente.
Perché hai url- “ stava per chiedere Draco ma si fermò quando notò l'acqua sul pavimento.
“Dobbiamo andare in-“ si interruppe urlando per un'altra contrazione dolorosa “in ospedale”finì poi.
Draco non disse niente per alcuni secondi, poi fece un passo avanti ma di colpo si girò verso l'uscita.
DRACO MALFOY! DOVE CAZZO STAI ANDANDO? ” urlò la donna ma Draco non se la prese ...
Sapeva che era normale avere dei balzi d'umore in questi momenti.
A prenderti una giacca ... Non vorrai mica andare in ospedale in vestaglia?"”detto questo uscii lasciando
Astoria a urlare in cucina abbastanza sconcertata per il comportamento di suo marito.
---
Draco fissava il pavimento dell'ospedale. Con uno sguardo che di certo non era da lui, infatti era pieno di preoccupazione ...
Ma perché era preoccupato per Astoria? Insomma non l'amava giusto? Quindi perché preoccuparsi?
Insomma il fatto che i dottori, dopo che suo figlio era nato, gli avessero chiesto di uscire ...
Beh era ... Era un dettaglio ... Cioè andava tutto bene ... No? Si di certo era così. Sua moglie era viva e lui non l'amava,
ma sarebbe tornata a casa con lui e con loro figlio.
"Il signor Malfoy?" chiese un'infermiera.
Draco alzò lo sguardo incrociando quella della giovane ragazza.
“... Si?"”chiese poi.
Sono veramente desolata” cominciò lei, Draco perse un battito cardiaco “e mi spiace veramente tanto signore
un altro battito perso “ma sua moglie ha avuto delle complicazioni con il parto”un altro ancora “e non ce l'ha fat-“
Non riuscì a finire la frase che Draco si alzò scansandola e entrando velocemente nella sala parto, qui Astoria giaceva
senza vita seduta sul lettino. Draco le andò vicino, più lentamente e le prese una mano chiudendola nella sua,
mentre le lacrime cominciarono a farsi vedere.
Sai ... Non ti ho mai detto ... Non ti ho mai detto che ... Che ti amo” disse accarezzando con la mano libera la guancia di Astoria.
Sa ...” disse un dottore alle sue spalle “prima di morire a detto che voleva che chiamassimo suo figlio ...
Scorpius” finì la frase per lui
Esatto ...
Me l'aveva accennato
Abbiamo fatto il possibile, mi spiace
... Allora era vero, non era un sogno ... Era ... Era morta.


Ciao a tutti.
Beh benvenuti alla mia prima raccolta … cosa dire?
Ah si … beh ho paura che a molti non piacerà come ho descritto il matrimonio da Draco e Astoria … ma una delle coppie doveva avere un matrimonio infelice e allora ho scelto loro due giustificando il ciò scrivendo che era un matrimonio combinato.
Un’ultima cosa … ho scelto di chiamare Astoria così e non Asteria … beh perché lo sempre chiamata Astoria ma non sapevo qual era la versione giusta, quindi boh qui è Astoria.
La prossima coppia sarà *rullo di tamburi* Angelina x George!
Non so quando la pubblicherò ma tenete conto che ho già scritto l’inizio.
Buona serata/notte/giorno/pranzo/cena … insomma ciao!
Sognatricestellare99

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Capitolo 2
*** Angelina e George ***


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"George ..." disse sorridendo Angelina guardando il marito che, ancora in pigiama,
entrò in cucina e lasciò un rapido bacio sulle labbra della ragazza.
"Giorno'" disse poi sedendosi su una sedia davanti al tavolo della cucina e scompigliandosi i capelli.
Angelina sorrise senza che George si accorgesse della preoccupazione che vi era celata,
poiché troppo addormentato anche solo per ricordarsi il suo nome.
La ragazza si alzò dalla sedia, versò il caffè nella tazzina e poi la mise davanti agli occhi di George.
Infine gli porse i suoi biscotti preferiti, comprati alle cinque di mattina.
Se voleva dirgli che era incinta almeno voleva che lui fosse di buonumore.
George ricambiò il sorriso e poi incominciò a fare colazione, nel mentre che stava masticando
uno dei suoi biscotti immersi nel caffè, lei non si trattenne e disse:"George sono incinta".
Il ragazzo finì tranquillamente di mangiare il suo biscotto e poi bevve il caffè rimasto nella tazzina,
solo dopo alzò lo sguardo osservando accuratamente gli occhi della moglie, per avere la certezza
che non stesse mentendo.
"Se è un maschio lo chiamiamo Fred" aggiunse poi sorridendo.
Angelina lo guardò stupita. Poi sorrise, e mentre gli occhi cominciavano a pizzicarle saltò in
braccio al marito, abbracciandolo di felicità.
--- Otto mesi dopo ---
"George oggi vengono a mangiare Lee e Alicia ricordi?" chiese urlando Angie
"Si tesoro e comunque sono qui non c'è bisogno che urli" rispose George alle sue spalle.
"Oh scusa amore ... Non ti avevo visto" disse lei girandosi e baciandolo.
"Posso fare qualcosa per aiutare una giovane donzella?"
"Ehm si ..."
"Oh davvero? Merlino io che speravo che mi avresti risposto di no ..."
"Oh, ma quanto siamo simpatici!” poi aggiunse con aria pensierosa “vai a preparare la tavola".
"Ai suoi ordini" detto questo sparii in sala da pranzo.
---
"No no no!Non ci siamo proprio" aggiunse mettendosi in bocca un pezzo di arrosto.
"Cos'hai contro le Holyhead Harpies?" chiese George
"Niente di personale ma i Chudley Cannons battono di gran lunga le Holyhead Harpies"
"Lee, ti prego, continua a mangiare così almeno non spari più cazzate!"
"Non sono cazzate! È la pura verità!"
"Ma fammi il favore ..."
"Dai George caro, ammetilo che tifi le Holyhead Harpies solo perché in squadra gioca Ginny e giocava Angie"
"Ma non ne affatto vero! Le ho sempre tifate ... Tu invece da quando tifi i Cannons?"
"... Da sempre!"
"Davvero? Non mi ricordavo questo particolare ..."
"E inv-"
"Angie tutto bene?" chiese Alicia attirando le attenzioni dei due uomini.
"Credo" disse tra un respiro e l'altro "che mi si siano rotte le acque" guardò il pavimento e aggiunse "anzi ... Ne sono più che sicura".
"Oh cazzo" dissero in coro i tre.
---
George si appoggiò al muro e guardò all'interno del reparto pediatria attraverso il grande vetro.
"Sono gemelli" aveva detto l'infermiera.
Gemelli,come lui e Fred. Chiamalo destino.
Guardò ogni culla, una per una, alla ricerca di due neonati uguali, ed eccoli là ... Culla numero 1, insieme.
Erano identici, solo che uno portava un braccialetto azzurro al polso, l'altro o meglio l'altra un braccialetto rosa.
E a un certo punto eccola lì, Angelina Johnson in Weasley, che entrava nel reparto con un vestaglia bianca addosso.
Appena si chiuse delicatamente le porta alle spalle si girò e incrociò lo sguardo del marito che gli sorrise e lei ricambiò,
solo che il suo sorriso era stanco ... Ma in fondo dopo otto ore di travaglio per partorire due gemelli ... Chi non sarebbe stanco? 
In realtà George non riusciva a capire come facesse a stare un piedi.
Dopo di che gli indicò con il dito la culla numero uno, lei annuii (forse glielo aveva detto l'infermiera) e si avviò verso la culla.
Rimase un po' a guardare i due gemelli, poi il maschio aprì gli occhi e agitò le braccine come se volesse salutare la mamma.
Angie sorrise e delicatamente lo prese in braccio facendo delle strane facce che fecero sorridere il piccolo, poi si voltò verso
George sorridendo felice mentre lui la guardava come un'ebete.
Subito dopo anche la piccola cominciò ad agitarsi nella culla così, senza difficoltà, Angelina prese in braccio anche lei e li
cullò entrambi dondolando su se stessa piano piano avanti e indietro.
"Sono bellissimi" disse una voce alle spalle di George "tutti e tre"
Il neo padre si girò e vide Lee sorridergli.
"Grazie ..."
"Come mai sei ancora qua?" chiese Lee
"Mia moglie ha appena partorito, dove dovrei essere? A casa a vedere le Holyhead Harpies?" Lee sorrise.
"Non hai capito un cavolo come al solito, imbecille!" rispose per poi aggiungere "intendevo perché non li raggiungi?"
"Posso entrare?" chiese stupito 
"Certo che puoi!"
George non se lo fece ripetere due volte e si incamminò verso l'altra parte della stanza, dove c'era l'entrata, ma prima di
voltare l'angolo urlò a Lee:"Sappi che sarai il padrino" 
Il riccio sorrise e annuii come per dire "ci mancherebbe altro".


Ciao belli!
Avevo detto che avrei aggiornato nel pomeriggio e invece eccomi qua!
E voi vi chiederete: “Perché Merlino l’hai fatta tornare?”
E lui vi risponderà:”Perché non ha voglia di studiare geografia!”
Ok … che devo dire?
Ah si, Alicia, per chi non lo sapesse è: Alicia Spinnet nata nel 1978, è una giovane ragazza molto bella, alta, dai capelli lunghi e biondi appartenente alla casa del Grifondoro dal 1987-1988. Fa parte della squadra di Quidditch della sua casa nel ruolo di cacciatrice (assieme ad Angelina Johnson e Katie Bell), sin da quando Harry entra nella squadra e ne fa parte fino al quinto libro, quando si diploma nel 1996.
Bien … cos’altro devo dire?
Ah si! Allora a me, personalmente, questo capitolo non piace … troppo mieloso, non c’è nessuno che muore … e questo non va bene muahahah!
Tecnica mi fa male, devo smettere di studiarla u_u
La prossima coppia sarà quella di Bill e Fleur, non morirà nessuno … forse.
Baci e alla prossima.

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Capitolo 3
*** Fleur e Bill ***


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"BILL" urlò Fleur uscendo dal bagno con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
"Sono qui ..." disse di rimando il marito dalla cucina.
Ci vollero due secondi, contati.
Due secondi per dare a Fleur il tempo di percorrere le scale alla velocità della luce e
poi arrivare in cucina con il fiatone.
Altri due secondi perché Bill riuscisse a capire il motivo dell'entusiasmo della moglie.
Cos'altro poteva essere successo, se sua moglie aveva un test di gravidanza in mano e sorrideva?
"È POSITIVO, BILL! SONO INSCINTÀ!” urlò infatti Fleur.
Sulle labbra di Bill comparse un gran sorriso, involontario e sereno: cercavano di avere un figlio da mesi.
"Siamo incinti? Cioè, sei davvero incinta?" domandò per avere una conferma di ciò che la
moglie aveva detto prima. Lei annuì.
"Quindi aspettiamo un bambino?" aggiunse ancora incredulo.
Passarono alcuni minuti di silenzio durante i quali i coniugi sorrisero come due ebeti.
"DIVENTERÒ PADRE!" urlò Bill correndo verso la moglie e abbracciandola con tanto trasporto da
alzarla da terra e farle fare una giravolta, mentre lei rideva. Infine Bill la riposò per terra per poi darle
un lungo bacio, pieno di gioia e amore. Sul pavimento giaceva il test di gravidanza.
--- cinque mesi dopo ---
Un urlo ruppe la pace e il silenzio di Villa Conchiglia.
"Fleur?" urlò preoccupato.
Lei non rispose.
"FLEUR?!" chiamò più forte, alzandosi dal divano
Il ragazzo corse con il cuore in gola fino alla porta del bagno, spalancata senza troppe cerimonie.
"Fl-" si bloccò vedendo il sangue sulle mattonelle del bagno. Alzò lo sguardo incrociando quello della
moglie che, con le lacrime a solcarle il viso, chiedeva:"È normale? Ti prego Bill, dimmi che è normale!".
Ma sapeva anche lei che non era normale.
"Bill... Dimmi che è normale" ripeté.
Bill esitò guardando fisso negli occhi della moglie, poi le porse la mano e le disse: "Dobbiamo andare in ospedale"
Abbassò lo sguardo sul pavimento, dove la macchia di sangue si stava allargando.
"Subito" aggiunse.
Fleur annuì lentamente e gli afferrò la mano.
---
Il dottore entrò nella stanza. Fleur Delacour era sdraiata su un lettino, le mani sul ventre mentre guardava un
punto fisso del pavimento. Accanto a lei suo marito, Bill Weasley, stava in silenzio e le accarezzava il braccio.
"Signor Weasley? Madame Weasley?" chiese gentilmente. I due alzarono gli occhi , annuendo cautamente.
"mon enfant sta bène?" aggiunse Fleur, guardando il dottore con gli occhi pieni di speranza. Lui non rispose,
ma abbassò il capo mordendosi il labbro inferiore. Odiava fare certe cose,  odiava dover dire quelle notizie.
"Dottore, il bambino sta bene?" chiese Bill seccato dalle mancate risposte del dottore.
"DOTTORE!" urlò Bill, sul crollo di una crisi di nervi per quell’assenza di risposte.
"Comme sta il mon bambinò?" gli fece eco la moglie con voce fredda e dura.
Al diavolo le buone maniere e al diavolo con la gentilezza, lui non era portato per nessuna delle due.
"Avete perso il bambino, madame Weasley" disse, trovando il coraggio crudelmente necessario. Stranamente
la donna non pianse e non disse nulla. Non urlò, ma sorrise soltanto.
Si schiarì la gola, poi incrociando lo sguardo del dottore disse: "Merci pour l'informazione, monsieur".
"Mi spiace" disse lui già pentito "vi lascio soli".
Uscì dalla stanza verso il bagno più vicino, dove si chiese per l'ennesima volta perché aveva deciso di fare il Medimago.
Nella stanza che aveva appena lasciato, Bill cercava qualcosa di carino da dire per tirare su di morale sua moglie.
Come avrebbe mai potuto consolare una persona che aveva appena perso il proprio bambino?
"Fleur ..." la chiamò.
La donna rimase seria, impassibile. Si alzò dal letto d'ospedale e disse: "Andiamo a casa, Bill"
Si diresse verso la porta, e prima che potesse aprirla Bill disse, un po’ incerto: "Non è colpa tua..."
La donna scoppiò, urlando: "NO BILL, EST TUT MA FAULT! TOUS MA FAULT! NON HO SAPUTO BADARE
A MIO FIGLIO, E NON ERA ENCOR NATO! SE IO FOSSI UNA BONNE MERE MI SAREI OCCUPATA MEGLIO
DI LUI, E INVECE NO! È MORTO, E NON HA JAMAIS VISTO LA LUCE DEL SOLE!"
"Fleur..." disse Bill dopo qualche minuto di silenzio, ma la ragazza, ormai piangente,
uscì dalla porta dicendo tra denti:"Non devi dire niente, Bill. Niente".
--- alcuni anni dopo ---

Ti avvicini a quelle tende, lentamente.

Sono azzurre. Bill le aveva comprate per la nascita di tuo figlio, quello che hai fatto morire ... ricordi?

Azzurre. Perché Bill sa che adori l'azzurro.

Avvicini la mano al tessuto mentre una lacrima silenziosa ti scorre lungo la guancia, poi la scosti, permettendo
a un raggio di luce di illuminare la stanza per quel bambino mai nato.

Guardi fuori e il tuo corpo viene invaso dalla gelosia.

Guarda quei bambini rincorrersi nel prato ... Tuo figlio potrebbe essere lì.

Guarda quelle mamma vedere i loro figli con orgoglio e felicità ... Anche tu potresti provare quella sensazione.

Guarda quelle mamme che ormai sono amiche poiché portano i figli nello stesso parco da anni ... Anche tu potresti avere un'amica così.

Guarda quel bambino che piange perché è caduto e guarda sua madre consolarlo ... Anche tu potresti consolare tuo figlio.

Guarda quei due ragazzi baciarsi sulla panchina ... Anche tuo figlio un giorno potrebbe farlo.

Guarda.

Ti è ridata un'occasione, l'occasione di avere un figlio, di essere chiamata mamma,
di provare tutte quelle sensazioni che provano quelle donne là fuori.

E tu cosa fai? La sprechi. La vuoi buttare.

Perché? Paura, vero Fleur? Hai paura. Una paura folle che possa ricapitarti.

 

"Anche se succedesse cosa cambia?!?! Eh Fleur cosa cambia? Lo sappiamo entrambi che non cambia niente!
Tu saresti sempre infelice e gelosa, come me del resto. Ci è stata ridata un'occasione e tu? Tu non la vuoi usufruire? Sei una sciocca"

 

Le parole di Bill risuonano nella tua mente. Cosa cambia?

In effetti nulla. Se muore come il primo, proveresti di nuovo infelicità e gelosia. Se invece sopravvive ...
Saresti una mamma felice, con un figlio e un marito. Avresti una vita normale.

Poi d'un tratto a interrompere quel silenzio spaventoso, fu lui.

Bussò alla porta, lentamente.

"Avanti" avevi detto asciugandoti lentamente la lacrima che solcava il tuo viso.

La porta si è aperta e lui era entrato chiudendosela alle spella.

"Mi dispiace di averti urlato contro" disse poi, quando il silenzio si era fatto insopportabile.

Era la prima volta, da quando si erano sposati, che Fleur aveva udito Bill urlarle contro in quella maniera.

"Non importa" sussurrò lei "avevi ragione" aggiunse.

Si girò con un piccolo sorriso dipinto sul volto, un sorriso che Bill ricambiò perché aveva capito che era un si.

--- quattro anni dopo ---

"Mamma" disse la bambina con gli occhi azzurri e i capelli biondi "mi compri il gelato?"

State camminando, mano nella mano, lungo Diagon Alley. È inverno e fuori si gela. La strada è piena di neve,
Victoire ha le guance rosse dal freddo, un gelato non è proprio adatto.

"Che ne dici di una cioccolata calda?" propose Fleur.

"... Con la panna?" chiese la bambina mentre gli occhi le si illuminavano di gioia.

"Affare fatto" esclami, mentre lei batte le mani felice.

La tua gioia nel vederla ridere e felice è indescrivibile. Il fatto di essere chiamata "mamma" ti rende felice, il fatto di arrabbiarti,
di ridere con lei, di calmarla quando piange, di sentirti dire "ti voglio bene". È tutto perfetto, tutto meraviglioso e sono questi
piccoli momenti della tua vita che capisci. Capisci di aver fatto la scelta giusta.

 


Ciao a tutti!
Ecco qua la nuova coppia, ovvero Fleur e Bill.
Lo so … sono una bugiarda, avevo detto che non sarebbe morto nessuno e invece è morto il bambino.
Mi sento tanto crudele.
La prossima coppia, se non sbaglio, è quella di Tonks e Remus (… Merlino che tristezza).
Ah! Prima di salutarvi, per vostra immensa felicità, volevo ringraziare Telyn, che ha fatto un’enorme lavoro!
Quindi grazie e ciao a tutti!

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Capitolo 4
*** Tonks e Remus ***


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L'acqua scorreva lungo il corpo come mille schegge di vetro.
Tonks amava farsi la doccia perché lì, in quel luogo, poteva piangere liberamente senza che nessuno potesse vederla.
Si lasciò scivolare con la schiena lungo la parete fredda della doccia fino a sedersi.
Alcune lacrime  le scivolavano lungo le guance mentre si accarezzava il ventre, ormai al settimo mese.
Chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare, cancellare quelle parole, il rumore di quella porta che si era richiusa con un
grande tonfo dopo quella litigata, ma sopratutto di cancellare lui, lui che era il responsabile di quelle lacrime, di quella sofferenza,
di quel dolore... Era tutta colpa sua. Tutta. Eppure, anche se l'aveva fatta soffrire, anche se l'aveva fatta piangere, lei continuava
ad amarlo e per quanto si forzasse non riusciva a dimenticare quell'uomo.
Sospirò mentre con una mano chiudeva il rubinetto della doccia alzandosi in piedi e aprendo la tenda.
E mentre si avvolgeva in un accappatoio incontrò la sua immagine nello specchio, guardò tristemente i suoi capelli e ricordò i felici
momenti in cui erano fucsia o azzurri, ora invece dominava il colore nero.
Chiuse gli occhi, si concentrò e pensò al colore desiderato, riaprì gli occhi ma ... Nessun colore azzurro,
a parte il suo accappatoio, rispecchiava nello specchio.
Poi il campanello risuonò, sbuffò pensando già a sua madre con un teglia di cibo tutta per lei ma alla porta non c'era sua madre,
anzi ... C'era l'ultima persona che si immaginava di vedere alla sua porta.
Lì, tutto bagnato, con delle rose rosse e gialle cadenti in mano e un volto addolorato, c'era Remus Lupin.
"R-R-R-Remus?" balbettò la donna con gli occhi spalancati dallo stupore.
L'uomo sorrise debolmente, poi le porse lentamente il mazzo di rose, Tonks le osservò per alcuni minuti senza dire niente.
Infine avvicinò la mano e le prese, sempre in silenzio.
"Io ... Sono venuto qui per chiederti scusa" disse con un sussurro "mi dispiace di essermene andato, sono stato uno stronzo,
lo so e mi dispiace: io ti amo Tonks, davvero. Ma avevo paura. Paura che lui potesse diventare come me e non potevo sopportare
di vederlo crescere come me, senza un'infanzia ... Come un mostro. E se per caso non fosse stato come me, sarei stato pericoloso
per lui, avrei potuto morderlo come potrei mordere anche te in ogni momento. Non potrei mai, mai sopportare di mettere a rischio
la vostra incolumità. Però ora sono tornato, sono qui, nella speranza che tu mi possa perdonare e ..."
Ma Tonks non lo lasciò finire che lo abbracciò di slancio, finendo sotto la pioggia anche lei, e baciandolo.

---1 maggio 1998---

Tonks si girò verso la culla dove, tranquillamente, dormiva suo figlio.
Si avvicinò silenziosamente e strinse nelle sua mano quella del figlio che, in confronto, era piccola e paffuta.
Una lacrima le scese lungo la guancia e poi, con la paura di svegliarlo, si inchinò su di lui lasciandogli un piccolo bacio sulla nuca.
"Ci vediamo più tardi Teddy" gli sussurrò dolcemente allontanandosi dalla culla e dirigendosi verso la porta.
Ma prima di uscire esitò ancora, si girò di nuovo e guardò come se potesse essere l'ultima volta suo figlio, il frutto del suo amore.
"Ti voglio bene" furono le ultime parole che sussurrò prima di chiudersi dolcemente la porta alle spalle.

---3 maggio 1998---
Andromeda Tonks aveva sofferto molto nella sua vita.
Aveva perso la sua famiglia per aver sposato un babbano.
Aveva in seguito perso quest'ultimo, perdendo poco dopo anche sua figlia (per mano di un delle sue due sorella) e suo genero.
Stava soffrendo troppo per i suoi gusti.
Guardò il bicchiere, esitante. Bastava buttarlo giù tutto d'un colpo, bastava questo.
E poi ... beh quelle poche gocce di cianuro avrebbero fatto il loro effetto e lei avrebbe smesso di soffrire ... Per sempre.
Il liquido nel bicchiere sembrava acqua era allora possibile che, aggiungendo una fiala di veleno, quel bicchiere potesse togliere la vita ad una persona?
Chissà com'è morire, pensò. Forse si vede davvero la luce bianca. Forse vedi la tua vita attraverso un filmato. Forse è più veloce che addormentarsi.
Sospirò e prese in mano il bicchiere, ma notò che le tremava la mano e sorrise: aveva paura di morire, per caso?
Ma poi ci fu un urlo, un urlo che spezzò la quiete della casa. E, a causa di quell'urlo, Andromeda si spaventò così tanto
che il bicchiere che aveva in mano si ruppe in mille pezzi mentre il liquido finiva sul pavimento e le schegge di vetro nelle sue mani.
Intanto all'urlo seguì un pianto: suo nipote si era svegliato.
Corse di sopra senza neanche togliersi le schegge o il sangue e cullò il bambino tra le sue braccia.
Ma nel farlo incrociò lo sguardo della foto di sua figlia appesa alla parete.
"Rimarrò forte, resterò con lui. Tu avresti voluto questo. Te ne sei andata senza volerlo troveresti insensato che io mi uccidessi apposta per andarmene.
E poi Teddy da grande non potrebbe sopportare anche questo
" disse ad alta voce, come se sua figlia fosse ancora viva.
In quel preciso istante scoppiò a ridere, una risata isterica, nel pensare che stava parlando con una foto.
"Come stanno James e Sirius? Eh Remus? I malandrini di nuovo riuniti!"aggiunse guardando la foto del genero e continuando a ridere.
Per poi scoppiare a piangere, perché solo Merlino sapeva quanto dolore provava in quel momento.

---2 maggio 2003---
"Una rosa gialla per la mamma" bofonchiò il bambino di cinque anni posando sulla lapide di marmo bianco la rosa.
"E una rosa rossa per papà" aggiunse inchinandosi sulla tomba affianco alla precedente.
Andromeda Tonks sorrise mentre il bambino si alzava e si avvicinava a lei stringendogli la mano.
Trattenne le lacrime, cercando di essere forte.
"Lo diamo un bacino a mamma e a papà?" chiese poi con voce tremante che man mano diventava più ferma.
Teddy tirò su con il naso annuendo felice. Si inchinò sulla prima tomba e diede un bacio alla foto ingiallita che ritraeva
Ninfadora Tonks sorridente mentre agitava una mano. Fece lo stesso con la foto di Remus Lupin, che sorrideva fieramente gonfiando il petto.
A questo punto la donna non resistette più e scoppiò a piangere, si girò prontamente e si coprì il viso con le mani.
"Cos'hai nonna? Perché piangi?" chiese preoccupato Teddy tirando la veste della Andromeda.
"La nonna si sta solo soffiando il naso Teddy" rispose Harry prendendo in braccio il suo figlioccio "sai è allergica al polline".
Teddy corrugò la fronte guardando diffidente il padrino, poi però fece un sorriso smagliante,
nello stesso istante Andromeda si ricompose, asciugandosi in fretta le lacrime per poi rigirarsi sorridente.
"Allora Teddy, ti va un bel gelato?" domandò mentre gli occhi del nipotino si riempivano di gioia.


Ehi ... okay disastroso, megagalattico, ultragigantesco ritardo, lo so. Dovevo pubblicarla una settimana fa, mi sento davvero in colpa ma ... niente ma, non ci sono scuse, sappiate che mi dispiace.
Comunque ecco qua la storia, ho voluto cambiare un po':si parte già da quando Tonks aspetta un figlio e Remus per paura se ne è andato, poi si passa all'ultimo fucage saluto di Tonks prima di andersene, dopo di che c'è la reazione di Andromeda e qui c'è molto da dire. Il suicidio a molte di voi parverà eccessivo ma questa donna ha davvero sofferto molto, forse troppo. La sua famiglia l'ha praticamente abbandonata solo perchè lei si era innamorata di un babbano, che poi è morto. E perdere il proprio marito dev'essere davvero orribile come perdere la propria figlia e il genero, perchè secondo me era molto legata a Remus. Quindi il suicidio secondo me è la prima cosa a cui si pensa, ma poi c'è l'urlo, l'urlo del nipote che la risveglia, che gli fa capire che non è sola e che deve soppravivvere. E quando va a cullarlo, divanta quasi pazza, si capisce che non accetta il fatto che siano morti sia Tonks che Remus ma si comprende anche che rimmarrà forte, per Teddy e per Tonks che non avrebbe mai voluto che si suicidasse. Beh volevo solo farvi capire il perchè di questa scelta. 
Quindi ... vi saluto anche perchè voglio vedere Hunger Games *^* ho comprato l'edizione speciale, quella di tre dischi e sto morendo nel desiderio di vederlo ma non potevo, dovevo pubblicare il capitolo. Va beh sto andando fuori di testa, ciao e alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Hermione e Ron ***


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"Ciao.." sussurrò Ron entrando nella stanza dell'ospedale.
Hermione era sdraiata sul letto e la sua schiena appoggiava contro la testiera metallica. Il suo viso era illuminato
da un raggio di sole che le faceva brillare gli occhi.
Alzò lo sguardo sforzandosi di sorridere al marito che pareva distrutto quanto lei.
"L'hai già vista?" le chiese rimandando sulla soglia ma chiudendo la porta.
Hermione scosse il capo, abbassando la testa mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.
"Non... Non riesco Ron" aggiunse facendo un lungo respiro "M-mi sento un mostro" detto questo si coprì il viso
con le mani cominciando a piangere.
"Lo stiamo facendo per lei" disse sorridendo e inginocchiandosi affianco a lei "le stiamo cercando di donare una vita migliore.."
"Una vita migliore?" ripeté Hermione sorridendo e togliendo le mani dal viso mentre le lacrime continuavano a scendere prepotentemente.
Ron restò in silenzio, incapace di rispondere.
"Come pensi che starà quando scoprirà che i suoi genitori l'hanno abbandonata?" chiese duramente
abbandonando il sorriso "come reagirà? Cosa penserà? Ci odierà Ron!"
"Quando crescerà comprenderà che l'abbiamo fatto per lei.." Le sussurrò lui cercando di asciugarle le lacrime,
ma lei tolse violentemente la sua mano dal suo viso.
"O penserà che l'abbiamo abbandonata perché non la volevamo?"
"Non lo penserà, semplicemente perché gli spiegheranno che non è così" la contraddì lui "abitiamo in una stanza Hermione.
Al posto di una cucina abbiamo una fornello elettrico, abbiamo un mini frigo e mangiamo sul letto.
Il nostro bagno lo condividiamo con il resto del condominio e si trova al posto della cantina.
Non abbiamo un armadio e i nostri vestiti, che laviamo in una lavanderia a pagamento, stanno dentro una valigia.
Guadagniamo neanche 500 euro al mese a testa..." fece una pausa guardandola intensamente "cosa possiamo darle?
Solamente le storie delle nostre avventure scolastiche e tutto quello che abbiamo imparato, ma.. Non basta"
Hermione smise di piangere e guardò un punto indefinito davanti a lei.
"Ho parlato con la donna che l'adotterà" sussurrò Ron, quasi per paura di disturbarla "è una strega.
Ha detto che potremo vederla quando e dove vogliamo, appena riusciremo ad avere una condizione di vita migliore.
Se lei vorrà, un giorno, potrà venire a vivere con noi"
"...avremo mai una condizione di vita migliore, secondo te?" chiese infine lei, scoppiando a ridere.
"Si, è una promessa Herm, la riavremo con noi"

-undici anni dopo-
La macchina argentata si fermò davanti al vialetto della villa Mencanzi.
Hermione abbassò il finestrino togliendosi gli occhiali da sole. Amava la sua casa, ovvero un piccolo cottage sul lago,
per la quale avevano dovuto lavorare duramente, ma questa casa... La batteva. L'idea che loro figlia avesse vissuto lì
per 11 anni la spaventava: cosa avrebbe pensato della sua nuova casa? Anche se doveva starci solo per tre mesi, ovvero per le sue vacanze estive.
Intanto la portiera si era aperta e Ron le tendeva la mano sorridente, lei la guardò titubante prima di afferrarla e uscire dall'auto.
Ma per sua sfortuna Ron si accorse che gli tremavano le gambe.
"Abbiamo paura" notò sghignazzando, Hermione arricciò il naso infastidita da quella osservazione.
Anche questo non passò inosservato a Ron che gli diede un sonoro bacio sulla guancia.
"Andrà tutto bene" le disse stringendogli la mano, per darle forza.
Lei la strinse a sua volta, sorridendo e annuendo come per auto convincersi, mentre Ron la guidava
verso la porta bianca della villa che pareva una reggia.
Ron suonò il campanello poi spostò lo sguardo vero la moglie che si stava torturando il bordo del vestito.
"A questo punto potevi anche non stirarlo" notò per sdrammatizzare ma Herm lo azzittì con un'occhiata glaciale.
Intanto da dentro la casa si sentirono dei passi, così veloci che parevano una corsa sfrenata, accompagnati da una voce che urlava:"Vado io".
"Rose non correre!" Urlò un'altra voce femminile dall'interno della casa.
Il cuore di Hermione cominciò a battere più velocemente ... Rose ... Sua figlia si chiamava Rose ...
Era un nome bellissimo ... Suonava così bene ... Pareva così dolce ...
All'improvviso la porta si aprì e sulla soglia comparì una bambina di undici anni, con i capelli ricci, simili a un cespuglio un po'
come quelli di Hermione, e rossi, come quelli di Ron. Aveva gli occhi marroni come lei ed aveva ereditato l'altezza da lui.
Portava un vestito bianco che le arrivava alle ginocchia decorato da dei fiorellini rosa e con un nastro dello stesso colore sotto il seno.
Sorrise alla coppia mentre i suoi occhi si riempivano di gioia e diventavano umidi.
Intanto alle sue spalle comparì una donna anziana con i capelli grigi raccolti in uno chignon, assomigliava un po' alla McGrannit a
causa dei lineamenti duri e severi del suo viso.
"Rose ... Questo sono i tuoi-" cercò di dire la donna ma non finì la frase che la bambina si buttò tra le braccia della madre.
Hermione rimanne sconvolta, poi alla fine ricambiò il gesto, stringendo la piccola Rose al suo petto,
mentre dai suoi occhi cominciarono a scendere delle lacrime di gioia. La sua bambina... Era di nuovo sua, era a casa, era tornata dalla sua mamma.
 
---
 
Hermione mise la chiave nella serratura, aprendo la porta con un grande sorriso stampato sulla bocca.
"Eccoci arrivati" disse poi facendo a Rose segno di entrare e quest'ultima ubbidì, entrando nel cottage sul lago.
Si guardò attorno spaesata mentre camminava nell'entrata.
"Vado a prenderti qualcosa da bere. Cosa vuoi? Abbiamo acqua, succhi di frutta, te', Coca-Cola, succo di zucca.."
Avrebbe continuato con il suo monologo se Rose non l'avesse interrotta.
"Succo di zucca.. Grazie" disse infatti
Hermione sorrise annuendo e sparendo in cucina.
"Fai pure come se fossi a casa tua... Anche se in realtà è casa tua... Quindi beh comportati come ti comporti sempre...
O forse no, cioè non so le regole che dovevi seguire... Qui non abbiamo regole, credo almeno..." balbettò Ron con la
pesante valigia rosa in mano. Si stava sforzando e Rose lo apprezzò.
"Grazie, vuoi una mano?" aggiunse vedendolo in difficoltà a reggersi in piedi.
"Oh no, torno subito, vado a metterla nella tua camera" Rose annuì mentre Ron spariva al piano di sopra.
Andò in salotto e si sedette sul divano, per poi guardarsi intorno e notò che alle pareti c'erano numerose foto... Numerose foto che ritraevano lei.
Era come se Mary, la sua zia adottiva,
li avesse continuamente aggiornati su loro figlia, con foto di tutti i tipi.
Ma la cosa più strana è che loro le avevano appese.. Forse ci tenevano davvero a lei ma allora perché l'avevano abbandonata? Perché non l'avevano tenuta?
Voleva chiederglielo, ma li conosceva solo da quattro ore, tra cui due di viaggio. Aveva paura di offenderli e di perderli.
Mentre cercava le parole giuste nel salotto rientrarono i suoi genitori, Hermione teneva in mano un vassoio argentato, con sopra dei bicchieri.
Posò l'oggetto sul tavolino per poi porgerne uno a Rose, lei lo accettò, portandoselo alle labbra mentre Ron e Hermione la
guardavano sorridenti, senza fiatare. Era abbastanza inquietante.
"..posso farvi una domanda?" chiese Rose, facendosi coraggio e posando il bicchiere.
I due si sedettero annuendo, senza mai abbandonare il sorriso.
"Perché?" non era riuscita a trovare un modo migliore per esprimersi ma forse loro avevano capito, dato che li vide spegnersi e diventare improvvisamente seri.
"Pensavamo a te" sussurrò Hermione rompendo il silenzio e spostando lo sguardo sul pavimento "ogni giorno, ogni minuto,
ogni secondo, sempre. Eri l'unica persona grazie alla quale ci alzavamo la mattina e andavamo a lavorare. Quando sei nata..
Volevamo tenerti, davvero. Eri e sei nostra figlia e 'abbandonarti' è stato difficile, anzi terribile. Ma noi non potevamo offrirti nulla.
Eravamo poveri.. Pensa che abitavamo in una casa, mangiava o sul letto e condividevamo il bagno con degli sconosciuti"
"Hermione, quando ti abbiamo avuta, studiava e la sera lavorava come cameriera mentre io aiutavo mio fratello George nel suo negozio.
Quindi il nostro stipendio era molto basso.. E non volevamo nessun aiuto economico dai nostri familiari perché la guerra aveva colpito
tutti ed eravamo tutti nella stessa barca" aggiunse Ron
"Quando ho finito gli studi sono entrata nel ministero nell'ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche mentre tuo padre
ha finalmente avuto il coraggio di licenziarsi e di entrare al ministero ... Come auror" proseguì Hermione
"George non mi ha parlato per due mesi.." Ricordò Ron ridendo, poi aggiunse "non abbiamo fatto ferie fino a quando non siamo
riusciti a permettersi questa casa"
"Quando abbiamo avuto una condizione di vita migliore, volevamo venirti a prendere. Portarti con noi, perché non avevamo mai smesso di pensarti.
Ma.. Non potevamo.. Il contratto d'adozione diceva chiaramente che solo quando avresti ricevuto la tua lettera da Hogwarts potevi scegliere
se rimanere con il tuo tutore o con i tuoi genitori naturali" con queste ultime parole di Hermione nella stanza cadde' il silenzio.
"Quindi sono qui solamente per capire com'è vivere con voi? Sono qui solamente per decidere al meglio?" chiese Rose alla fine, con una punta di rabbia nelle sue parole.
Hermione si affrettò a scuotere la testa mentre Ron parlò:"Questo era il piano originario di Mary ma ... Per noi averti qui anche
solo tre mesi è un sogno che si realizza, sogniamo questo giorno da anni"
Rose tacque. Guardò prima uno e poi l'altro. Aveva passato undici anni ad immaginarsi i suoi genitori, undici anni che immaginava il suo discorso,
undici anni.. e ora che se li trovava davanti non sapeva cosa dire. Credeva alle loro parole, non li conosceva ma sapeva di potersi fidare di loro.
"Ho aspettato undici anni per conoscervi. Quando ero piccola, alla sera, guardavo le stelle e immaginavo di stare con voi, di essere con voi.
Ho passato undici anni con Mary, le voglio bene ma è la mia vita con lei non è mai stata felice. Ora vi ho trovati, vi ho con me, vi ho conosciuti..
E mi dite che Mary mi ha lasciato con voi per decidere con chi stare. Ma a questo punto potevo anche prendere tutte le mie cose. Perché io sto con voi"
quelle parole le erano uscite in modo talmente naturale che anche lei si sbalordì di averle pronunciate. Eppure.. Eppure il sorriso che comparì il volto dei
suoi genitori, la gioia che riempì i loro occhi.. la rese solamente felice di averle dette.     
 


 

ehi.. *si nasconde dietro un angolo*
Sono davvero, davvero, davvero, davvero, davvero dispiaciuta per l'enorme ritardo.
Il fatto è che sono stata una settimana circa in francia, a nizza. per una vacanza di studio.
Poi ho dovuto recuperare un bel po' di compiti quindi non ho avuto tempo.
Comunque prima che voi receniate voglio ripetere il concetto che questa è una raccolta su un tema fisso.
Ovvero i bambini, quindi non è che ci sia molto da scrivere e devo, dunque, cambiare ciò che ha detto/scritto la Rowling.
E in questo capitolo l'ho cambiato alla grande (tanto che non ho fatto neanche nascere Hugo, lo so, perdonatemi)
Si inzia con Hermione che si trova in sala parto e che si rifiuta di vedere la bambina, che sarà data in adozione ad una certa Mary perchè lei e Ron non possono mantenerla.
Si arriva a quando Ron e Hermione escono dalla crisi e secondo il "contratto d'adozione" possono incontrare la bambina, Rose, che deve decidere con chi stare a sua insaputa.
Per renderle la scelta più semplice Ron e Herm la ospitano e qui la bambina scopre tutto e bla bla bla.
Scusatemi, ho sonno. Devo ammettere che non è uno dei miei capitoli migliori. Ma ero di fretta però dovevo per farza aggiornare c.c
Spero che lo troviate almeno decente, notte.

ps: non ho rincotrollato, quindi scusate per gli eventuali errori.

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