Il patto

di remsaverem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo I ***


Capitolo I

Capitolo I

-No!-

Tritter alzò la testa di scatto.

-Prego?- ripetè piano, socchiudendo le palpebre per studiare meglio l’uomo che aveva di fronte.

-No- calmo e deciso.

Wilson si mosse appena sulla scomoda sedia di quell’improvvisato ufficio.

-Non era una richiesta- puntualizzò Tritter.

- Ho detto no- ripetè di nuovo Wilson pacato, incrociando le braccia davanti a sé.

- Se io testimonio non voglio che ci siano conseguenze legali per lui-

- Questo non è possibile- ribattè Tritter ordinando i fogli sulla sua scrivania.-il dottor House ha violato delle leggi e…-

-Questo lo so bene anch’io-

Non c’era bisogno di ricordargli il lungo elenco di infrazioni che avevano fatto sì che lui si trovasse in quell’angusto angolo dell’ospedale, insieme a un poliziotto ostinato e rabbioso deciso a far radiare il suo amico dall’albo medico

- Niente conseguenze legali- ripetè.

- E come pensa di poterci riuscire sentiamo-

Tritter si spostò leggermente all’indietro, appoggiandosi allo schienale della sedia.

Rilassato, eccome come si sarebbe potuto definirlo, calmo e rilassato, la posa di uno che aveva tutti gli assi dalla sua.

-Se io non testimonio lei non ha niente-

Tritter mordicchiò una penna, con aria pensosa.

- Non può dimostrare che ha violato la legge senza la mia testimonianza e io non intendo dire una parola se lei non mi garantisce che non ci saranno conseguenze legali per lui.-

Diretto e conciso. Interessante, molto interessante.

Tritter considerò le ultime affermazioni dell’uomo che aveva davanti.

Non l’avrebbe mai detto, no… non si sarebbe mai aspettato che questo tizio dall’aria apparentemente timida e ingenua avrebbe potuto dimostrarsi così dannatamente irremovibile.

Evidentemente la frequentazione del Dottor Gregory House doveva avergli fatto male.

Era anche curiosa, da un certo punto di vista, la determinazione con cui quel tale, questo James Wilson, oncologo di successo ed ex primario del Princeton Plainsboro Hospital, era risoluto a proteggere un medico spergiuro, drogato e che per giunta l’aveva cacciato in un sacco di guai.

Per quel poco che l’aveva conosciuto, il dottor House era arrivato a rappresentare per lui tutto quello che non doveva essere un medico, anche se di fama.

Che cosa spingeva qualcuno a voler proteggere a tutti costi un simile individuo?

Che cosa ci trovava il dottor James Wilson in un tipo così?

L’agente Michael Tritter, amante dei rompicato, indefesso e ostinato difensore della legge e della verità, di tutte le verità, decise di prendere tempo.

-Che cosa le fa pensare che riuscirà a convincermi?-

Wilson controllò l’orologio con nonchalance ed esclamò:- tra cinque minuti devo essere in clinica. Ho una visita- e fece per andarsene.

-Si sieda, prego- Tritter gli fece segno di accomodarsi.

Con Wilson i suoi giochetti non funzionavano.

Cosa strana, peraltro.

Era come se quell’uomo riuscisse a leggere sotto tutte le affermazioni che usualmente Michael Tritter buttava lì per solleticare una risposta, una contraddizione, qualsiasi cosa gli servisse per incastrare il colpevole di turno.

-Bene, parliamo chiaro dottor Wilson-

Wilson annuì.

-Perché?- domandò Tritter sporgendosi verso di lui.

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Non mi perdonerà, no, non mi perdonerà

Non mi perdonerà, no, non mi perdonerà.

Mai.

Quel pensiero lo colpì come una lama tagliente appena messo piede in quella specie di sgabuzzino.

Eppure doveva farlo e doveva farlo lui perché era giusto così.

Perché House era il suo migliore amico e lui non avrebbe mai permesso che si facesse del male con le proprie mani.

Fino all’ultimo aveva sperato, aveva sperato con tutte le sue forze che la situazione potesse evolversi in meglio, che House avrebbe fatto qualcosa, che Tritter si sarebbe stancato…

Nulla di tutto questo era successo, anzi, le cose non avevano fatto altro che peggiorare sempre di più.

Buffo poi il modo in cui avrebbe potuto cercare di salvare House: denunciandolo proprio a quel Michael Tritter che se ne stava seduto in quello sgabuzzino in attesa che a qualcuno cedessero i nervi.

Che cosa spingeva un uomo ad arrivare a un simile livello di

ossessione?

Per un fugace momento Wilson se lo domandò.

In quella storia non cerano né vittime né carnefici, ma in troppi ne stavano pagando le conseguenze.

Limitare i danni, James Wilson, limitare i danni…finchè ce n’è l’opportunità.

Era certo che House non avrebbe capito, anzi l’avrebbe visto come la prova irrevocabile del tradimento.

Giuda e i suoi trenta denari…era una metafora piuttosto calzante.

E adesso, quel poliziotto gli chiedeva perché?

Non lo so.

La sua prima risposta.

Michael Tritter non l’avrebbe trovata soddisfacente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ringrazio tutti per le recensioni, la storia prosegue con un breve capitolo

Ringrazio tutti per le recensioni, la storia prosegue con un breve capitolo.

-Io...-

-sì?- lo incoraggiò Tritter.

Wilson tacque.

Come poteva spiegargli il genere di sentimenti che ruotavano intorno alla sua amicizia con House?

Come poteva spiegarla a un uomo che non aveva esitato ad accanirsi contro qualcuno,rivoltando la sua vita come un calzino, diffondendo sospetti e timori tra i suoi colleghi al solo scopo di vendicarsi per un’offesa certo sì umiliante, ma che di sicuro non meritava tutto quell’impegno?

Come poteva spiegargli anni di…

Sere trascorse a guardare insieme la tv sorseggiando una birra fredda o mangiando spaghetti a vapore chiacchierando del più o del meno…

O quei silenzi che lui accettava come parte integrante della sua amicizia con House…

E poi c’era stata Stacy e la gamba e quel pazzo armato…

No…

Wilson scrollò le spalle, piuttosto significativamente.

-Cosa vuole che le dica?-

-Non lo so, la verità magari-

La verità, già, la verità a ogni costo.

Come gli suonava famigliare quella frase.

Michael Tritter e Greg House avevano più cose in comune di quante non osassero pensare.

Chissà, forse in altre circostanze....ma no, impossibile.

Wilson sorrise lievemente e questo turbò Michael Tritter che si mosse a disagio sulla scomoda sedia.

-Allora?-chiese brusco.

-Lo vuole il mio aiuto sì o no?- fece per tutta risposta Wilson.

Tritter ci pensò su un momento poi annuì piano.

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