Verità e menzogna

di bowaxel212
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catene ***
Capitolo 2: *** Attacco emotivo ***
Capitolo 3: *** smembrato ***



Capitolo 1
*** Catene ***


Buio.
Oscurità e nient’altro, era questo che adesso Mason doveva affrontare.
Quella notte era stata terribile, si era trasformato in qualcosa di orribile, una sorta di mostro assetato di sangue.
Aveva corso il rischio di fare del male alle persone a cui voleva bene, aveva rischiato di uccidere Sharon.
Ormai era quella la sua natura, lui era la nemesi dei licantropi.
Il morso o ti trasforma o ti uccide, in alcuni casi ti trasforma in un kanima, una creatura che si manifesta quando chi è stato morso non è sceso a patti con il passato.
Sharon era stata morsa, era diventata un Kanima e completamente controllata dalla bestia, aveva ucciso Mason.
Non prima che il ragazzo la colpisse con un pugnale, risvegliando la sua natura di licantropo.
Il morso era stato utilizzato anche sul cacciatore, senza però sortire alcun effetto, ormai non c’era più nulla da fare.
Questa sarebbe potuta essere una storia drammatica con un finale strappalacrime, se non fosse che dopo i funerali il giovane in una sorta di imitazione di Lazzaro, decise di sfondare il coperchio della bara e tornare in vita.
Fu un evento che portò con sé felicità e dubbi, cosa sarebbe diventato il ragazzo, cosa era accaduto realmente?
La verità fu chiara agli occhi di tutti pochi giorni dopo, non era un licantropo e nemmeno un kanima, bensì una creatura della quale si trovavano storie solo nei libri più rari.
Era diventato il cacciatore, durante la luna piena i suoi occhi diventavano argentati, la forza aumentava, i sensi si sviluppavano e la personalità cambiava lasciando posto a un essere cinico e spietato, il cui solo obiettivo era uccidere i licantropi.
Era questa la sua missione.
Questa nuova natura si era rivelata quando due beta, gregari di un Alpha assetato di potere, avevano provato a ucciderlo.
Per i due licantropi non c’era stato scampo.
In seguito durante la sua prima luna piena il cacciatore era tornato, l’Alpha spietato che aveva deciso di occupare il posto di Derek era caduto sotto i suoi colpi e se non fosse stato per l’alba anche Scott e gli altri avrebbero rischiato la vita.
Adesso era questa la vita di Mason, da semplice cacciatore di licantropi, era diventato l’essere che tutti loro temevano e del quale tutti ignoravano l’esistenza.
 
Una volta sveglio il ragazzo si ritrovò in una stanza spoglia e umida, probabilmente una cantina, illuminata solo da una lampadina.
Aveva un forte mal di testa provocato dal colpo di teaser.
Reggendosi sulle mani cercò di rimettersi in piedi, solo allora si accorse di avere polsi e caviglie incatenati.
Le catene gli permettevano di muoversi, ma non di scappare, era in trappola.
Strattonò le robuste catene, provò a liberarsi, senza alcun risultato.
L’ultima cosa che ricordava era quel vecchio seguito da altri due energumeni, uno di loro lo aveva messo k.o. con una bella scarica elettrica.
Cercando di restare calmo si guardò attorno, non c’erano finestre, solo una porta.
Qualche secondo dopo avvertì dei rumori provenire dall’esterno, sembravano passi.
Tese l’orecchio per esserne sicuro, qualcuno stava per entrare, il ragazzo si fece prendere leggermente dal panico, chi erano quei tipi, cosa volevano da lui?
Un attimo dopo la porta fu spalancata da un tizio che doveva essere alto quasi due metri, dietro di lui entrò una ragazza dai capelli biondi che reggeva una sedia, dopo di che fu la volta del vecchio incontrato nel bosco.
La ragazza posizionò la sedia a pochi metri da lui, il vecchio, con un sorrisetto sadico sul volto si accomodò e cominciò a fissarlo.
Ormai era già un bel pezzo che lo guardava senza fare nulla, per Mason era una cosa snervante, < che vuoi da me? >
Forse rivolgergli la parola non era esattamente una cosa molto furba ma quella situazione era assurda.
Il sorrisetto sadico del vecchio si ampliò < tutto qui? Mi aspettavo altro dal famoso cacciatore, > il ragazzo spalancò gli occhi dallo stupore, allora quelle persone erano informate, non poteva essere altrimenti data la situazione < sono un cacciatore come tanti e neanche tanto famoso. >
Nel sentirlo il vecchio si lasciò andare a una risata < non sai nemmeno cosa sei > disse allungando la mano verso la ragazza che gli stava passando un foglio.
Il vecchio lo afferrò e cominciò a leggere < Colui che spinto dall’ onore sacrificherà la propria vita per distruggerli, se intaccato dal morso riceverà una nuova vita da dedicare alla nobile causa.
Un guerriero dagli occhi argentati sorgerà, per i lupi saranno giorni bui, perché la loro estinzione sarà attuata da questa entità.>
Mason non capiva perché, ma sentiva che quella frase aveva a che fare con lui, anzi lo descriveva < se non l’hai capito, questa frase si riferisce a te > disse il vecchio mantenendo quel sorrisetto sadico < tu sei il cacciatore, non sei più umano, non lo sei dal momento in cui sei tornato in vita >
< ma lei come…>
< ti abbiamo osservato > lo interruppe l’uomo < credi davvero che un ragazzo resuscitato non scatenasse il nostro interesse? Ti stavamo aspettando. >
Il ragazzo non capiva, cosa volevano da lui, quando perdeva il controllo, rischiava di fare del male, quali scopi avevano < che volete da me? >
< da te? > Chiese il vecchio con sarcasmo < da te assolutamente nulla, noi vogliamo il cacciatore, vogliamo lo sterminatore di licantropi, tu sei solo un contenitore >
< non sono un contenitore, bastardo, sono io il cacciatore > senza riuscire a controllarsi Mason gli aveva urlato in faccia, cosa speravano di ottenere, lui non poteva cambiare a piacimento.
Senza dire nulla, il vecchio, ormai serio in volto gli si avvicinò, il giovane non seppe cosa aspettarsi, fin quando quest’ultimo non gli assestò un pugno in piena faccia.
Mason si tenne il viso tra le mani e si accasciò contro un muro per il dolore, dal naso stava già colando del sangue < porta rispetto, posso anche spezzarti un braccio, tanto quando il cacciatore verrà fuori, quel corpo guarirà > Mason gli lanciò un’occhiata carica di rabbia, reagire in quel momento non era la scelta più consigliabile, c’erano i due tirapiedi del vecchio e non sembravano affatto pacifici.
Il vecchio, ancora serio in volto andò verso la porta < avremo modo di approfondire la conoscenza >
< aspetta > urlò Mason < cosa volete farmi? > il vecchio si voltò e lo squadrò da capo a piedi < vogliamo il cacciatore, tu non ci servi > ormai era chiaro, volevano che la bestia si scatenasse, che l’assassino spietato prendesse il sopravvento.
< A tal proposto, chiamami Gerard, ci vedremo spesso in questi giorni > disse il vecchio prima di uscire, seguito dai suoi scagnozzi.
In quel momento Mason giurò a se stesso che non sarebbe mai successo, anche a costo della vita.
 
UNA SETTIMANA DOPO
 
Sharon correva per il bosco, era notte inoltrata ma lei non demordeva, doveva trovarlo.
Mason era scomparso da sette giorni ormai, qualcuno aveva considerato una fuga volontaria, ma lei sapeva che non era possibile, non l’avrebbe lasciata senza dirle nulla, il loro legame era troppo forte.
Qualche giorno prima aveva avvertito l’odore del ragazzo, era stato nel bosco, ma quella scia si fermava li, quasi come se il giovane fosse sparito nel nulla.
Il branco aveva cominciato a setacciare Beacon per cercarlo, così come i suoi amici umani, dopo quattro giorni però la maggior parte di loro si era scoraggiata, solo Sharon era convinta di quello che faceva, Mason era stato portato via con la forza, doveva trovarlo.
Il solito giro nella foresta non aveva portato a nulla, neanche con i sensi di licantropo.
Il giorno dopo l’attacco del ragazzo, Stiles li aveva informati sulla sua nuova natura, Mason era diventato Il cacciatore, un essere sovrannaturale il cui unico scopo era uccidere i licantropi, era per questo che li aveva aggrediti.
Alla ragazza non importava, lo avrebbero affrontato insieme, non lo avrebbe lasciato per quello.
Presa dallo sconforto andò a sedersi sotto un albero, adesso faceva parte del branco di Derek.
Si era ambientata in fretta e per necessità aveva padroneggiato i poteri derivati dalla licantropia, le servivano per trovare Mason.
Improvvisamente dietro di lei avvertì una presenza, si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con Scott < Ciao Sharon > la ragazza sospirò e gli rivolse un gesto della mano.
Il giovane licantropo le si affiancò preoccupato, la ragazza non faceva che andare in giro per ricerche, ormai tutti pensavano che il giovane fosse andato via volontariamente, solo lei non voleva accettarlo < come stai >
< bene > gli rispose lei un po’ infastidita < ora se permetti devo… >
< no, aspetta > le disse Scott afferrandola per un braccio.
Sharon si liberò dalla presa con uno strattone < cosa vuoi? >
< credo che dovresti smetterla, Mason…>
 < lui è in pericolo > urlò la ragazza < come potete pensare che sia andato via? >
< lo ha detto lui, quella sera… >
< non sarebbe sparito di punto in bianco > lo interruppe lei stizzita < voi arrendetevi pure, io continuerò a cercarlo > dettò ciò con uno scatto continuò la sua corsa, quella sera aveva una vasta area da controllare.
Scott la osservò allontanarsi scuotendo la testa, l’allontanamento di Mason era difficile da accettare, era chiaro che il ragazzo fosse andato via per non farle del male.
Sconsolato si avviò verso casa, sperava solo che Sharon accettasse la realtà, prima o poi.
 
 
Rieccomi con questa nuova fiction, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Come al solito, aspetto i vostri commenti, alla prossima.
 

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Capitolo 2
*** Attacco emotivo ***


Erano passati giorni?
Settimane?
Mesi?
Mason aveva perso conto del tempo passato in catene, chiuso in quella cantina umida e fredda.
Si sentiva indolenzito, le numerose ferite alle braccia e alle gambe erano in via di rimarginazione, mentre altre si erano infettate.
I suoi torturatori sapevano quello che facevano, non gli recavano ferite troppo gravi, ma abbastanza dolorose da piegarlo.
Era questa la loro tattica, credevano che recandogli dolore, sofferenza e umiliazione, potessero risvegliare il cacciatore.
Non sapevano che non avrebbe funzionato, Mason era a conoscenza di quello che serviva, un plenilunio o la presenza di un licantropo ostile.
Per nulla al mondo avrebbe detto loro la verità, voleva sfruttare il tempo che gli rimaneva prima del plenilunio per fuggire da quel posto.
Doveva assolutamente evitare che il cacciatore finisse in mano loro, anche per una sola notta.
Improvvisamente la porta di ferro si spalancò e Gerard seguito dai due gorilla entrò nella stanza, sembrava irritato, forse credeva che sarebbe stato facile risvegliare la creatura < siamo qui da due settimane > disse con aria contrariata < eppure ti ostini a rimanere… tu > pronunciò l’ultima parola quasi con aria disgustata.
Mason cercò di rimettersi in piedi, ma si rassegnò a rimanere steso sul pavimento di pietra, non aveva senso alzarsi per un individuo come Gerard, sarebbe rimasto li, nonostante il pavimento freddo non fosse il miglior posto dove stare < ti ho detto che non so controllarlo > gli disse il ragazzo con un tono stanco e rassegnato < non potrai mai sfruttarlo, rassegnati. >
Subito il giovane si pentì di aver parlato al vecchio in quel modo, sapeva quali sarebbero state le conseguenze eppure non gli importava, non riusciva a mascherare il disprezzo per quell’uomo.
Gerard andò verso di lui e gli afferrò il mento con una mano, stringendo con forza < vedrai se non riuscirò a farlo venire fuori… al costo di spezzarti ogni singolo osso > gli sibilò quelle parole colme di astio a pochi centimetri dal volto, il cacciatore non poté farsi sfuggire quell’occasione, se ne fregava delle conseguenze.
Prese un bel respiro e gli sputò dritto in faccia, quasi ad un occhio, quel gesto lasciò Gerard senza parole. L’anziano lo asciò andare e si pulì il volto con un fazzoletto bianco, tirato fuori da una tasca.
Mason lo guardava sorridendogli con aria di sfida, l’uomo non ci pensò due volte e lo colpì al volto con un manrovescio tanto forte da mandarlo al tappeto.
Boccheggiando per il dolore il ragazzo rimase fermo sul pavimento osservando il vecchio sussurrare qualcosa a uno dei suoi gorilla.
Qualche secondo dopo l’energumeno uscì per poi rientrare subito dopo, reggeva con una mano un tablet e con l’altra una sedia che mise a disposizione di Gerard, dopo di che una volta acceso l’apparecchio elettronico, lo porse al suo capo.
L’anziano lo osservò per qualche secondo, prima di sorridere compiaciuto < fenomenali questi apparecchi non è vero? > disse al giovane per poi rivolgere lo schermo nella sua direzione < scommetto che riconosci questa casa. >
 Mason si avvicinò di poco per osservare meglio, sulle prime non riconobbe l’edificio, poi ricordò, era casa Mc Call < ma cosa… >
< questo è il nostro piano B > disse l’anziano fiero delle sue parole < il dolore fisico non funziona, quindi proviamo con quello emotivo > concluse per poi inviargli un sorriso sadico.
Improvvisamente sullo schermo apparve un uomo che reggeva in mano una pistola, sventolò l’arma davanti alla telecamera che lo stava riprendendo, per poi recarsi verso l’ingresso della casa.
Mason scattò in piedi in un attimo < no, non potere farlo… vi prego fermatelo > urlò disperato verso Gerard < mi spiace, ma ormai il piano è partito > rispose l’altro sempre con quel sorrisetto sadico.
 
Scott era in salotto che studiava letteratura, la considerava una materia noiosa, eppure non poteva esonerarsi dallo studio, avrebbe avuto un teste quella settimana.
Non riusciva a concentrarsi, erano successe troppe cose, Mason che se ne andava, Sharon che non si dava pace, insomma quella situazione rendeva tutti giù di corda.
Vedere la giovane licantropa che non si rassegnava, era dura, così come perdere improvvisamente un amico, che non si meritava per niente quello che gli era successo.
Era quasi alla fine del capitolo quando sentì bussare alla porta, si alzò per recarsi all’ingresso, contento di poter staccare e sperando che fosse Stiles, quando Melissa lo precedette < vado io, tu torna sui libri. Forza > sospirando Scott restò in piedi dietro la madre, voleva almeno vedere chi fosse.
Melissa aprì la porta per trovarsi davanti un uomo che non conosceva, un tizio alto, dai capelli biondi e vestito completamente di nero < buona sera… posso aiutarla? > lo sconosciuto le sorrise < be… in effetti, potrebbe > disse con tono gentile, dopo di che tirò fuori una pistola e senza pensarci sparò a bruciapelo a Scott.
Il giovane licantropo cadde al tappeto con un proiettile all’aconito nello stomaco, la quantità della pianta presente nel piccolo pezzo di piombo non lo avrebbe ucciso, ma gli avrebbe impedito di rigenerarsi in fretta.
Melissa urlò per poi correre a soccorrere il figlio, intanto l’aggressore era entrato in casa < non si ribelli e vedrà che andrà tutto bene > le disse in tono quasi dolce < tu invece resta a terra o il prossimo proiettile sarà rivolto al tuo cervello > continuò rivolgendosi a Scott in tono quasi rabbioso.
Quando la donna si sentì afferrare per la vita, urlò con tutto il fiato che aveva, il biondo stava cercando di trascinarla all’esterno.
Cominciò a divincolarsi più che poteva, ma capendo che non sarebbe arrivata da nessuna parte in quel modo cercò di riprendere il controllo, buttò fuori tutta l’aria e fece scattare la testa all’indietro, assestando al suo aggressore una potente testata che gli mandò in frantumi il setto nasale.
Il gorilla la lasciò andare per poi portarsi le mani al volto, urlando per il dolore e la sorpresa.
La donna non perse un solo istante, appena toccò terra, corse verso la cucina, le vie di fuga erano bloccate, non poteva far altro che difendersi, inoltre per nulla al mondo avrebbe lasciato suo figlio li.
Una volta nella stanza afferrò una grossa padella e non appena vide il biondo fare capolino sulla porta la lanciò con tutte le sue forze prendendolo a una spalle, l’assalitore sibilò per la rabbia e il dolore per poi andarle in contro con uno sguardo omicida.
Melissa afferrò un mattarello e glielo tirò sperando di prenderlo alla testa, purtroppo aspettandosi un attacco, l’uomo schivò il colpo < stammi lontano > urlò lei, per poi afferrare un grosso coltello.
L’aggressore nel vederla con quella grossa lama in mano sorrise divertito < smettila di fare resistenza e vieni qui > disse per poi spingerla verso il bancone.
La donna andò a sbattere contro la superfice di marmo ma senza mollare l’arma, quando si sentì di nuovo afferrare per la vita, si aggrappò con tutte le sue forse per evitare di essere portata via < lasciami stare pazzo > l’uomo non accennava a mollarla così la donna decise di cambiare tattica.
Quando il suo assalitore fece per strattonarla di nuovo, con un piede si diede lo slancio in modo da far cadere entrambi a terra.
Un attimo dopo la donna era stesa sopra il biondo che aveva dipinta sul volto un’espressione di estrema sorpresa, Melissa fece per alzarsi e vide che dal suo stomaco spuntava il manico del coltello, affondato quasi per intero dentro di lui.
Sotto shock e sporca di sangue, la donna si ricordò del figlio e dimenticatasi completamente di quel tipo corse da lui.
Scotte era seduto sul pavimento, il proiettile era li accanto, il ragazzo lo aveva estratto una volta che l’effetto dell’aconito si era quasi esaurito < chi era quello? > gli chiese la madre sull’orlo delle lacrime.
Il giovane si rimise in piedi a fatica per poi affacciarsi sulla cucina, steso in una pozza di sangue, c’era l’uomo che gli aveva sparato.
Senza dire nulla il ragazzo strinse la madre tra le braccia < non lo so > disse stringendola di più a se < ma lo scoprirò, te lo giuro. >
Il giovane licantropo fu colto per un attimo dallo sconforto, una nuova minaccia stava per abbattersi sulle loro teste?
Si chiese quando sarebbe finita, quando avrebbero finalmente vissuto in pace.
 
Gerard sentì il telefono squillare, tolse il cellulare dalla tasca e rispose, dall’altro capo non arrivarono notizie confortanti, il suo piano non era andato come sperava.
I suoi scagnozzi all’esterno della casa gli avevano comunicato quello che era successo, si pentì di essersi fidato di Nikolai, quel tipo era troppo emotivo, si lasciava prendere dalla rabbia.
Con aria contrariata chiuse la conversazione per poi fissare il ragazzo in catene che aveva davanti a se < per questa volta alla famiglia Mc Call è andata bene > gli disse in tono rabbioso.
Subito dopo lo afferrò per il collo per poi sbatterlo contro una delle pareti in pietra < ma fidati, la prossima volta ci andrò giù pesante > sibilò aumentando per un secondo la pressione sul suo collo < vedi di farlo venire a galla. >
Detto ciò lo lasciò andare per poi uscire dalla stanza senza che Mason potesse dire nulla, il ragazzo si limitò a mettersi seduto con un grosso sorriso sulla faccia, sapeva che Scott se la sarebbe cavata.
 
 
EBBENE RIECCOMI…
DOPO TANTO TEMPO RITORNO CON UN NUOVO CAPITOLO.
LO SO, CI HO MESSO UNA VITA, MA TRA LAVORO E STUDIO IL TEMPO E’ POCO.
SPERO SOLO DI NON DELUDERVI E CHE IL SECONDO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO.
ALLA PROSSIMA, SPERO IL PRIMA POSSIBILE.
AXEL
P.S. SE CI SONO ERRORI SIATE COMPRENSIVI… E’ TARDI…. XD
 

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Capitolo 3
*** smembrato ***


Quella non sarebbe stata una notte normale, in quelle ore cadeva il plenilunio, il primo da quando Mason era stato catturato e imprigionato.
La poca luce che filtrava da una finestrella comunicava che la luna aveva appena fatto capolino, il giovane si sentiva strano, come se qualcosa premesse per venire fuori, qualcosa che non poteva permettere che uscisse.
Facendo si che il cacciatore venisse a galla aveva rischiato di uccidere i suoi amici e Sharon, forse era la ragazza a permettergli di resistere, a far si che nonostante la difficoltà riuscisse a mantenere la calma, ma cosa sarebbe successo quando la luna sarebbe stata alta nel cielo?
Il ragazzo tremava, ma non per il freddo, sentiva il fiato venire meno, il cuore batteva all’impazzata mentre lo stomaco doleva e la testa sembrava sul punto di esplodere, di tanto in tanto un riflesso involontario faceva si che un braccio scattasse facendo sferragliare le catene.
I muscoli dolevano come se si fosse sottoposto a un grande sforzo, e forse era così, forse quella creatura non era fatta per essere contenuta, ma qualunque cosa fosse successa, Mason sapeva che non poteva farlo venire fuori.
Improvvisamente la porta di ferro che lo teneva chiuso in quel posto si spalancò rivelando la figura di Gerard e delle sue guardie, l’anziano sembrava essere soddisfatto dallo stato in cui era il ragazzo, il suo piano stava funzionando < vedo che ti ostini a non farlo venir fuori >
< vai… all’inferno… > rispose Mason irato contro quell’uomo, mai e poi mai avrebbe permesso che i suoi piani andassero in porto, anche al costo della vita.
Gerard non sembrò dare molto peso a quelle parole, d’altro canto sapeva cosa fare, entro quella notte quel ragazzino avrebbe ceduto, sapeva bene come fare < sai, quello che hai dentro segue l’istinto di autoconservazione, basta sollecitare quella zona della tua mente e vedrai >.
Mason non capiva cosa intendesse, forse stavano per pestarlo di nuovo, se così fosse stato che si accomodassero, non temeva il dolore, non gliela avrebbe data vinta < fate… del … vostro peggio > parlare era difficoltoso, sentiva i muscoli del collo tesi, la trachea sembrava non voler collaborare < stiamo per farlo > rispose il vecchio con uno strano sorriso malevolo.
Improvvisamente la porta si aprì di nuovo, questa volta entrarono altri due uomini, avevano con loro una ragazza che sulla testa portava una sorta si sacco, sulle prime al ragazzo si fermò il cuore, credeva fosse Sharon, solo un’analisi più attenta gli fece capire che non poteva essere lei.
Nonostante questo quei tipi avevano rapito un’altra innocente per chi sa quale motivo, cosa avevano intenzione di fare con lei?
Gerard si avvicinò alla giovane e le posò una mano sulla testa, lei avvertendo quel tocco tentò di ritrarsi < lei è la nostra sorpresa per te > senza aggiungere altro l’uomo tolse il sacco rivelando il volto della ragazza, le iridi gialle si notarono all’istante, così come i canini ben sviluppati, la chioma rossa le ricadeva sulle spalle come lava incandescente, era una licantropa.
Mason rimase sorpreso, non capiva in che modo quella poveretta potesse tornargli utile < che… volete… >
< non affannarti, vedi, al momento lei è sedata, ma non appena si riprenderà sarà tutta tua > il ragazzo continuava a non capire, la verità gli fu chiara solo quando gli altri presenti cominciarono a uscire dalla stanza lasciandolo da solo con quella creatura < non sa ancora controllarsi, fai attenzione > disse Gerard prima di uscire e chiudere la porta.
La ragazza riversa al suolo continuava a fissare Mason snudando le zanne, non poteva muoversi, ma lo avrebbe fatto presto.
Il ragazzo cercò di farsi forza e strattonò le catene, doveva trovare una via di uscita da quella situazione, era sul filo di un rasoio, in procinto di perdere il controllo o essere fatto a pezzi < ehi… ciao… > cercò di parlare alla ragazza sperando instaurare un contatto, un tentativo come un altro di salvare la pelle < resisti… non sono io il nemico… >.
La licantropa sollevò un braccio, poi l’altro, l’effetto del sedativo stava venendo meno, in breve tempo si sarebbe rimessa in piedi, Mason sapeva che fuori dalla porta Gerard e i suoi lacchè si stavano godendo lo spettacolo, non era difficile da credere.
Mason provò a spingersi più lontano possibile da quella ragazza, era completamente assoggettata dalla luna, non sapeva controllarsi e di certo non avrebbe imparato in quel momento, lo avrebbe ucciso senza ripensamenti.
Passarono i secondi e la ragazza provò a mettersi in piedi, le ci vollero un paio di tentativi prima di riuscire a mantenere l’equilibrio, e non ci mise molto ad avanzare verso Mason con le zanne snudate.
Il ragazzo indietreggiò verso l’angolo, non sapeva cosa fare e non era in condizioni di combattere ne di difendersi, quando la licantropa fu davanti a lui sollevò la mano artigliata e con un gesto rapido la fece calare su di lui.
Fuori dalla prigione di Mason non si udivano altro che le urla del ragazzo miste ai ringhi della bestia.
 
Sharon sapeva ormai controllarsi, e in quanto membro del branco di Derek trascorreva con loro il plenilunio, non che facessero chi sa che.
Durante quella notte era normale sentirsi strani per i licantropi, ma lei avvertiva altro, malinconia, tristezza, pensava a Mason senza riuscire a darsi pace.
Sapeva di non essere l’unica e che anche gli altri erano preoccupati, Derek e gli altri erano sul portico della vecchia casa cercando di tenere la mente occupata, in quel posto non vi erano molti passatempi, la ragazza camminava avanti e indietro cercando di cambiare il corso dei suoi pensieri senza però riuscirci con successo.
Il giovane alpha avvertiva la sua preoccupazione e le si affiancò lentamente < vedrai che tutto si sistemerà > la ragazza si volto verso di lui con un espressione fredda e neutra < è sparito da troppo, forse è… >
< non perdere la speranza > la interruppe Derek < non possiamo fare altro che cercarlo, ma ti assicuro che lo troveremo > Sharon sorrise impercettibilmente, essere rassicurata era di conforto, ma la realtà era comunque bruciante e palese < grazie, ma sono solo realista. >
Sharon andò verso un albero li vicino, che altro poteva fare se non aspettare che le cose cambiassero, forse un giorno qualcuno avrebbe trovato qualcosa, magari il suo cadavere.
Cercò di scacciare quel pensiero stringendo le palpebre, non riusciva a credere di averlo pensato, come aveva potuto solo immaginarlo?
Mentre le prime lacrime accennavano a scendere, avvertì qualcosa nell’aria che le fece drizzare la testa, un odore, qualcosa di familiare.
Senza un perché cominciò a correre verso la sua fonte, era qualcosa che conosceva, solo che non sapeva ancora ammetterlo a se stessa.
Il resto del branco vedendo quella reazione cominciò a seguirla, Erica e Isaac si scambiarono uno sguardo perplesso, Derek invece sembrava sapere qualcosa.
Tutti corsero per qualche minuto finche non si ritrovarono in una radura, li al centro si stagliava una figura  barcollante e sofferente, era Mason.
Sharon rimase immobile con gli occhi spalancati senza riuscire a emettere un solo fiato, non riusciva a credere ai proprio occhi.
Con uno slancio corse verso di lui e non appena fu a portata lo strinse tra le braccia, senza trattenersi scoppiò in un pianto a dirotto, non riusciva a crederci lui era li.
Sulle prime non si accorse dello stato in cui era, indossava una maglietta stracciata che mostrava lembi di pelle martoriata dalle artigliate, qualche licantropo lo aveva attaccato.
Derek giunto nella radura sollevò il corpo del giovane intimando gli altri di avvertire Scott, la felicità per quel ritrovamento era evidente, ma non potevano perdere tempo viste le ferite e quello che il giovane poteva fare quando perdeva il controllo, urgeva ritrovarsi a casa Parker.
 
Mason era seduto sul divano con una tazza di caffè tra le mani e una coperta sulle spalle, nel salotto erano presenti tutti e lo osservavano come una sorta di creatura mistica, sua madre invece aveva ancora il volto umido di pianto, quando lo aveva visto era come se fosse ritornato in vita una seconda volta < allora, cosa ti è successo, che ti hanno fatto > fu Stiles a rompere il silenzio < lascialo stare > proruppe Lydia < non credo voglia parlare di quanto successo, dovrebbe medicarsi e riposare >
< no > la interruppe Mason < dovete sapere > il ragazzo posò la tazza di caffè sul tavolino senza però riuscire a mascherare una smorfia di dolore, le ferite si facevano sentire < è stato un uomo anziano a rapirmi, voleva sfruttare le mie capacità >.
Nel sentire quelle parole Allison si voltò verso Scott, la preoccupazione sul suo volto era evidente, Gerard era tornato in azione < che ti ha fatto, dove ti teneva? > Mason sospirò al solo pensiero di quanto gli era accaduto, era stata un’orribile esperienza alla quale era scampato per miracolo < ero in una casa, nella foresta >
< dicci dove > chiese Scott impaziente di scoprire altro sui piani di Gerard, se l’uomo stava pianificando qualcosa dovevano fermarlo, non potevano permettersi di rischiare.
Il giovane seppure visibilmente stanco gli spiegò la precisa ubicazione della casa, era nel folto della foresta ben nascosta, era li che aveva passato quasi un mese < ma i licantropi non possono avvicinarsi, dovrete andare voi > si rivolse a Allison, Stiles e Lydia < ma attenti, potrebbe esserci ancora qualcuno >
< non esiste io… > Scott si alzò assolutamente contrario a quelle decisone, non avrebbe mai lasciato che loro tre andassero senza di lui < Scott, ti prego, devo farlo, voi restate qui, torneremo subito >
< ma… >
< staremo bene >lo interruppe Stiles < nella jeep ho la mazza di baseball > disse sorridendo sarcasticamente prima di avviarsi con Lydia e Allison verso la porta.
Una volta che i tre umani furono usciti calò il silenzio, Scott non riusciva a pensare a nulla di sensato da dire, pensava solo al percolo in cui incombevano i suoi amici, a rompere il silenzio fu Mason < dato che sono sopravvissuto credo sia il caso di festeggiare > disse alzandosi a fatica dal divano < che ne dite di bere? >
Sharon che fino a quel punto gli era stata accanto con una sorta di sguardo adorante e felice sul volto si alzò con lui contenta di sentire quelle parole < ci sto, sono felice che tu sia tornato > il ragazzo nel sentirla si voltò verso di lei baciandola sulle labbra.
 
Il trio giunse alla destinazione indicata da Mason, altro non era che un vecchio rudere, nessuno avrebbe mai potuto vivere li, il posto ideale per un covo segreto.
Allison si avviò per prima determinata a scoprire cosa stesse combinando suo nonno < non dovremo avvicinarci con cautela > disse Lydia preoccupata per quanto fosse macabro quel posto < non credo ci sia qualcuno qui > la informò Stiles < è più silenzioso di un cimitero >.
I tre entrarono nella proprietà, l’interno era ancora peggio, ma a loro non importava, dovevano trovare la cantina indicata da Mason.
Dopo qualche secondo Stiles e Allison udirono un forte urlo provenire dalla stanza vicina, la cacciatrice afferrò un pugnale riconoscendo la voce della sua amica < Lydia arriviamo >.
La rossa era al centro della cucina con il terrore stampato sul volto, ai suoi piedi giaceva il cadavere di un uomo completamente smembrato, i tre raggelati osservarono una scia di sangue provenire da una porta li vicino, lentamente, cercando di non calpestare il sangue, si avvicinarono e la aprirono.
Una volta aperta si ritrovarono davanti a una rampa di scale, sul fondo riuscivano a distinguere solo una porta divelta, il buio gli impediva una corretta visuale.
Stiles prontamente estrasse il cellulare utilizzando la funzione torcia per osservare meglio, li sul fondo di quella scala non vi era solo quella porta divelta, ma anche un altro cadavere.
Lydia si mise una mano sulle labbra per evitare di urlare di nuovo, Allison cominciò a scendere lentamente, non sapeva se qualcuno o qualcosa li stesse aspettando.
Si chinò sul cadavere notando che il poveretto non aveva segni di morsi, sembrava che qualcuno lo avesse fatto a pezzi a mani nude, lentamente.
La cacciatrice gettò uno sguardo nella stanza prima di decidersi ad afferrare il cellulare a sua volta per fare luce, oltrepassò la porta abbattuta e una volta dentro quello che vide la lasciò senza fiato, sul pavimento vi erano cadaveri anch’essi smembrati, i muri sembravano tinteggiati col sangue.
Improvvisamente un orribile idea le attraversò il cervello < Stiles > urlò con tutto il fiato che aveva < chiama Scott, è Mason, sono in pericolo! >.
 
Il piccolo gruppo riunito in salotto era stato servito da Mason che sembrava aver ritrovato il suo solito carattere, ognuno stringeva un bicchiere colmo di birra, anche Derek che sule prime aveva rifiutato la bevanda, la madre di Mason che sapeva che erano minorenni aveva lasciato correre, avevano il diritto di tirare un po’ il fiato.
Il ragazzo sollevò il bicchiere pronto per un brindisi < alla vita, sperando che non ci capiti più nulla, almeno per una settimana >
< giusto > convenne Isaac sorridendo per poi bere un lungo sorso dal suo bicchiere > Derek sorrise a sua volta e bevve senza però dire una parola.
Sharon bevve un sorso e si voltò verso Mason per baciarlo < chiunque volesse farti qualcosa dovrà vedersela con me >
< per me è lo stesso > rispose lui per poi passarle una mano intorno al fianco.
Scott stava per portarsi il bicchiere alle labbra quando sentì il cellulare vibrare, lo estrasse dalla tasca e vide che era Stiles che lo stava chiamando, improvvisamente la preoccupazione lo assalì, forse era accaduto loro qualcosa < Stiles, che succede? >
< è Mason > sentì dire dall’altro capo dell’apparecchio < è stato lui… > un colpo improvviso di tosse distrasse il licantropo, alzò lo sguardo e vide Isaac che si stringeva la gola, Derek un apio di secondi dopo fece lo stesso, così come Sharon, la licantropa si aggrappò a Mason che però sembrava ignorarla del tutto, la sua attenzione era tutta per Scott < allora McCall, tutto ok? >
< che sta… > con uno scatto Mason fu sul licantropo e gli afferrò il cellulare, dall’altro capo si sentiva ancora Stiles che chiamava il suo nome, almeno finchè il giovane non lo strinse nella mano mandandolo in frantumi.
Scott osservò la scena senza dire una parola, mentre gli altri continuavano a essere scossi dalla tosse, quasi impossibilitati a respirare < chi sei? >
< me come? > fece Mason con un sorriso di scherno < ci siamo incontrati lo scorso plenilunio, solo che quella volta non riuscivo ancora a controllarmi bene >.
Improvvisamente tutto tornò alla mente si Scott, quello che aveva davanti non era Mason, ma il cacciatore, la stessa entità che aveva rischiato di farli fuori < non può essere… >
< si invece, e devi ringraziare Gerard > il ragazzo cominciò a camminare verso il licantropo, incurante degli altri tre che sembravano sul punto di soffocare e della madre che osservava la scena senza capire < quell’adorabile vecchietto ha tentato di farmi venire a galla, e ci è riuscito, peccato che per farlo abbia distrutto la mente di Mason, chi lo immaginava che avrebbe ceduto dopo aver ucciso una licantropa >
< ma come... >
< fammi finire > disse Mason per poi assestare un poderoso pugno allo stomaco di Scott che si piegò in avanti tossendo < quello stupido credeva di potermi controllare, peccato che quando sono venuto a galla abbia ucciso tutti i suoi uomini, tutti tranne lui che è riuscito a fuggire >.
Scott si sentì tirare per i capelli per poi trovarsi il volto di Mason a pochi centimetri dal suo < quello che voglio è che lo troviate o che si faccia avanti, quello che mi ha fatto non è ammissibile > non diede al licantropo il tempo di replicare, gli assestò una poderosa manata al petto spedendolo contro una parete.
Sharon che non riusciva a parlare cercò di strisciare verso di lui, il cacciatore si accorse della ragazza che con un mezzo sorriso andò verso di lei e le afferrò il volto tra le mani < so che credi di amarmi, ma ti sbagli, quello per cui provavi qualcosa è sparito per sempre > le diede una bacio sulla fronte, un modo per schernirla più che altro < e non temere, ho solo metto dell’aconito nei bicchieri, a breve starete bene >.
Mason si avviò verso l’uscita ma prima di rivolse alla madre < non aspettarmi per cena > la donna non seppe che ribattere, non riusciva a credere a quello che aveva visto, quello non era suo figlio.
Il ragazzo appena fuori dalla casa lasciò che tutte le ferite si rimarginassero, adesso era il suo momento, sarebbe stato libero di divertirsi e di prendersi una piccola rivincita.
 
 
ECCOMI DOPO MESI CON IL NUOVO CAPITOLO, SO CHE è PASSATO MOLTO MA SPERO CHE NON VI SIATE DIMENTICATI DI ME!
IN OGNI CASO SPERO CHE ABBIATE APPREZZATO, SPERO DI POSTARE IL PROSSIMO PRIMA POSSIBILE.
A PRESTO.
  
 
Axel

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