angel.

di SofyHoran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo. ***



Capitolo 1
*** primo capitolo. ***


Chissà se troverò un senso alla mia vita. Un giorno.
Sono le sei e mezza di un lunedì mattina, il giorno in cui la maggior parte delle persone ha istinti suicidi e purtroppo, io sono una di quelle.  Devo solo cercare di pensare a qualcosa di bello, di divertente, uhm.. alla mia amica Sofia? ai miei idoli? Oppure al fatto che oggi mi interrogherà di scienze e io non ho nemmeno aperto il libro a causa del sonno improvviso che si è rivelato fatale, facendomi cadere in un vortice di luce bianca, per..diciamo, cinque ore?  Mi alzo sulle gambe malferme, avvicinando uno specchio alla mia faccia per vedere in che condizioni penose mi potrei ritrovare da un momento all’altro, come un alieno, oppure a un pirata con una benda sull’occhio sinistro. Meglio il pirata. Mi stropiccio gli occhi, ricordandomi solo sul momento che ieri sera non mi ero struccata e quindi adesso non sembravo a un pirata, ma meglio, un panda: ma non  di quelli teneri e coccolosi che si vedono nei documentari, no, quelli affamati e con una voglia repentina di prendere a ciabattate qualcuno. Anzi, a stivalate. Fisso costantemente un punto nel vuoto, che mi riempie il cuore di angoscia e nostalgia: nostalgia per tutte le cose belle passate che non torneranno più, e all’angoscia, perché non riesco a cogliere qualcosa di positivo nella mia umile esistenza. ‘Karla! La colazione!’ Le urla incombenti di mia mamma, mi fanno ritornare alla violenta realtà di una quattordicenne senza speranze. Cioè, io. Corro per le scale, curando ogni minimo movimento per non slogarmi nuovamente la caviglia e svegliarmi sotto la luce di una lampada a neon. Mi siedo, faccio colazione velocemente, ripentendo a me stessa di sembrare una persona normale, con amici normali e di non piangere per ogni minima sgridata o correzione che viene fatta sul mio conto; mordo il mio panino ripieno di nutella, quando una voce arriva alle mie orecchie come un fulmine in un temporale estivo.
‘AHAHAH forza Colin, muovi quel culo!’ Mi affaccio alla finestra, per controllare se qualcuno sia venuto a fare visita ai vicini, in questo triste e sconsolato quartiere.
‘Arrivo Niall!’ La sua voce mi fece sobbalzare, causando al mio cuore, un battito accelerato di dieci volte più lesto.
Con la mente offuscata  vado di sopra, buttando sul letto disfatto della mattina, tutti i vestiti che potessero essere attraenti e seducenti; opto per una camicetta azzurra pastello e un paio di jeans bianchi, che risaltano la mia figura snella. Insomma, sapevo di essere una ragazza piuttosto carina, con molte qualità ma anche con molti difetti, ma non mi sarebbe mai passato per la mente di poter piacere ad un ragazzo, figurarsi uno così carino. Il suo volto percorse la mia testa in un nano secondo, e cercai di catturarne più particolari possibili: biondo, occhi azzurri, alto, magro, con un forte accento irlandese.. diciamo che è il mio ragazzo ideale. Vestita e pettinata di tutto punto, prendo il mio zaino blu della jansport e mi fiondo di sotto ad aprire la porta e precipitarmi nel vialetto di casa per controllare ogni sua eventuale mossa. Ho sempre adorato assmoigliare a uno di quegli agenti di 007.
Un fischio mi fece voltare di scatto verso il gardino.
‘Ehi Colin, guarda che bella ragazza c’è qua!’ Con una faccia da ebete, sposto il mio sguardo a destra e a sinistra per trovare la via d’uscita, ma invano. Sono in trappola.
‘Ehi piccola, non mangiamo, sai?’ La sua bicicletta blu mare, come i suoi occhi, mi fecero tremare le gambe, le mani e le braccia. Oddio.
‘Ma guardati, stai tremando come una foglia’ Scese dalla bicicletta e scavalcò il cancelletto dell’ingresso per avvicinarsi sempre di più e toccarmi una guancia. Certo che..è un bel ragazzo.
‘Come ti chiami, bellezza?’ Capii immediatamente che quel tipo, Colin, stesse cercando di provocarmi e di mettermi a disagio, ma Niall, lui no,  non era così. Almeno credo.
‘K-Karla’ Forza Karla, proprio adesso devi iniziare a borbottare come un vecchietto?
‘Hai un proprio un bel nome, proprio come i tuoi occhi’ Che dolce. Anche i tuoi occhi sono così stup..
‘Che peccato, dobbiamo proprio andare, ma ti verremo a trovare, vero Colin?’
‘Ovviamente. Arrivederci splendore!’
‘Arrivederci, Karla’ Mi diede un veloce bacio sulla guancia e mi fece un occhiolino seducente al massimo, prima di girarsi verso il suo amico.
Ma quell’angelo..chi è veramente?
 

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Capitolo 2
*** secondo capitolo. ***


Sono seduta sulla mia scomoda sedia di un banco di scuola, in una noiosa lezione di una orrenda giornata. Scarabocchio costantemente il mio quaderno a quadretti di matematica mentre la professoressa Smith spiega alla lavagna alcune formule, picchiettando con le sue unghie laccate sulla dura cattedra di legno.
‘Avete capito bene? Cruz, potrebbe farmi il piacere di ripetere quello che ho appena spiegato all’intera classe?’ dai suoi occhiali da vista intravedo gli occhi glaciali con cui mi fissa, cercando di mantenere la pazienza.
‘Ehm.. si, certo.’ Le parole mi muoiono in bocca. Non sono brava a far finta di aver seguito e poi d’un tratto ripetere per filo e per segno l’argomento trattato o almeno cercare di essere tranquilla. Per tutto il giorno non sono riuscita a concentrarmi, pensando a quel ragazzo così speciale e fuori dal comune, e di quanto faccia schifo la mia vita, quindi, ho un buon motivo per non ascoltare questa inutile lezione di trigonometria.
‘Va bene Karla, vada a fare un giro fuori per rinfrescarsi la mente’ Il mio viso rosso dalla vergogna si sposta sui compagni, che si danno gomitate trattenendo una risata, nel momento in cui le mie mani si spostano sulla fredda maniglia e non sbatto la porta alle mie spalle. Le lacrime mi velano e mi punzecchiano gli occhi e le mani tremano come delle foglie. ‘Non ci voleva cazzo’ ripeto a me stessa, ma è tutto inutile: il danno è fatto. Non sono mai stata rimproverata per aver fatto baccano, figuriamoci per non aver seguito una lezione: sono sempre stata una brava e attenta ragazza, non posso rovinarmi la ‘reputazione’ in questo modo. Mi siedo per terra, con la schiena contro il muro scrostato della classe accanto, scacciando dal mio adolescente viso, le lacrime di frustrazione.
‘Ehi piccola, cosa ti è successo?’ Alzo gli occhi al cielo per intravedere la faccia della persona, quando il mio cuore esce dal petto per l’emozione. Lui.
‘Che cosa ci fai tu qui?’ Forse sono stata troppo scortese, ma ormai la giornata è rovinata, quindi un’altra figura non cambia assolutamente niente. Indossa un paio di jeans grigi, una polo rossa e un paio di supra viola che attirano immediatamente la mia attenzione, visto che sono le scarpe che preferisco in assoluto.
‘Dovrei pormi la stessa domanda’ Ride soddisfatto, inumidendosi le labbra. Non riesco a non togliergli gli occhi di dosso: è così carino.
‘Ok, adesso devo andare,mi dispiace’ Faccio per alzarmi e raccogliere il quaderno che mi sono portata dietro, quando le sue mani si fiondano sui miei fianchi provocandomi  dei brividi sconosciuti lungo tutta la schiena.
‘Che ne dici di vederci dopo scuola, per chiacchierare?’ I suoi occhi, così intensi e di un colore bluastro, mi chiamano e non posso non fissarli, come un serpente fissa il suo incantatore. O almeno credo sia così.
‘Ehi, che cosa guardi?’ La sua risata riempie il corridoio, così triste e deprimente, quando un bidello addetto alle pulizie non interrompe la nostra amichevole conversazione.
‘Ehi, voi due! Non dovreste essere in classe?’ Con occhi smarriti, mi dirigo verso l’entrata del bagno per sciacquarmi la faccia, ormai coperta di lacrime e di sudore, evitando il suo sguardo sulla mia persona; mi aggiusto la maglietta, mi sistemo i capelli e cammino velocemente verso la mia classe.
‘Karla! Allora per dopo, ci stai?’ Il suo sorriso, così pieno di vita, mette in risalto i denti bianchi e perfetti, mentre i miei non sono altro che.. denti, perfettamente normali e di un colore spento.
‘Certo, Niall’ Avevo accettato, il che significa che non sono poi così tanto codarda..Il mio primo appuntamento!
Non vedevo l’ora di rivederlo, e magari di essere cullata fra le sue braccia.
 
 

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