You Can See Me Now

di Gabx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Get To Know You ***
Capitolo 2: *** Sing Me To Sleep ***
Capitolo 3: *** Tell Me About You ***
Capitolo 4: *** New Songs In Our Hearts ***
Capitolo 5: *** Give Your Heart A Break ***
Capitolo 6: *** Never Say Never ***
Capitolo 7: *** Back ***
Capitolo 8: *** Let Me Love You ***



Capitolo 1
*** Get To Know You ***


1.  Get To Know You


Il tempo aveva perso significato, come lo scorrere dell’acqua nella gola di un uomo. Non credevo di poter sopportare ancora la vista di un cadavere, trasportato via su una barella per raggiungere i compagni che lo avevano preceduto. Le mani raramente venivano alzate per dare una carezza o una dolce stretta a chi ne aveva bisogno. La sera era arrivata come un dolce sollievo per la mia mente fin troppo presa. La guerra mi aveva risucchiato via tutto ciò che ero.
“Signorina Berry!!Presto, venga!Nuovi arrivi!” disse un soldato e amico, Finn. Era allampanato e con un viso molto ampio. Gli occhi scuri erano preoccupati e agitati.
Seguii le sue spalle larghe senza fare domande. Ero abituata a essere chiamata alle ore più impensate. Mi condusse a una tenda ampia e mi fece entrare. Subito mi colpì il forte odore di sangue e carne bruciata. Poi vidi anche i corpi. O meglio, quello che ne rimaneva. I soldati gemevano e urlavano. Mi precipitai al fianco di ognuno di loro. Gridavo ordini su cosa mi servisse e cosa bisognasse fare. La notte fu lunga ma quello che avevo fatto non era stato abbastanza. Dei 13 soldati portatemi, solo tre si erano salvati. Due donne e un uomo. Non mi capacitavo di quanto sangue fosse stato sparso solo quella notte.
“Occupiamoci dei corpi. Dovranno essere inviati a casa, dalle loro famiglie..” Informai Finn. Non so perché ma in qualche modo era diventato un sostegno per me in quei pochi mesi ed entrambi speravamo che la guerra sarebbe finita presto.
“Certo, Rachel.”disse e fece un cenno con il cappello mentre usciva. La solita storia. Morti, pratiche e poi chi si sarebbe ricordato di loro una volta mandati a casa, se non le famiglie?
Quando fu tutto pronto per i trasporti i corpi furono infilati in casse di legno e la tenda sembrò meno vuota, anche se non dell’orrore che rimaneva nei miei occhi.
 I miei unici pazienti in quel momento dormivano e mi misi a ripulire e a fare l’inventario. 
Qualche momento dopo però udii dei lamenti e mi avvicinai alla prima delle pazienti. I capelli biondi erano incrostati di sangue e la fronte scottava. Bagnai un panno e lo premetti su di essa.  Sembrò calmarsi. Mi presi qualche attimo ad osservarla. Il viso sembrava quello di un angelo. Passai lentamente le dita sulla guancia non ferita. La pelle era soffice e liscia.
Si mosse di nuovo e scostai la mano improvvisamente. Scossi la testa e scacciai via quei strani pensieri.
L’altra donna aveva anche lei i capelli biondi ma molto più lunghi  e il viso aveva qualcosa di ancora innocente, qualcosa che sembrava impossibile da trovare nelle retrovie abbandonate da Dio. L’uomo aveva i capelli castani ondulati e aveva purtroppo perso una gamba. Non ero riuscita a salvarla. Non riuscivo ad immaginare cosa potesse significare per qualcuno perdere un pezzo di sé.
“Rachel?”mi chiamò Finn. Era sopraggiunto senza che lo sentissi.
“Che c’è?”gli chiesi.  Ero stata brusca. Ma non dormivo da un giorno e mezzo e poteva capirmi. "Scusa .." Mi strinse piano il braccio.
“Faresti meglio a riposare un po’. Rimango io qui con loro. “rispose calmo.
Mi fissò negli occhi e in quel momento lo ringraziai. Avevo bisogno di qualche ora per riposare.
Mi girai e fuggi dalla tenda. Non potevo rimanere ancora.
 
 
Mi svegliai qualche ora più tardi e bevvi alcuni sorsi d’acqua. Mi lavai faccia e mani. I capelli erano sfibrati e tutto quello che potei fare per quel momento fu di legarli. Stirai con le mani la mia divisa da dottoressa. L’unica che avessi. Ne aveva viste tante. Della cantante di Broadway non rimaneva nulla se non la voce. Una voce, avevano scritto, che toccava il cuore. Ma ora era diverso. Una vita che aveva scelto volontariamente tanto tempo prima.
Accudii per tutta la giornata i tre soldati e sulla sera questi iniziarono a dare segni di miglioramento.
Pulii le loro ferite e lavai i loro corpi, cercando di non violare la loro privacy.
Finn venne a trovarmi nella giornata ma non avevo tempo per lui. Avremmo chiacchierato più avanti.
La situazione del soldato dai capelli scuri era peggiorata improvvisamente e avevo dovuto inventarmi di tutto pur di salvargli la vita.
Era tardo pomeriggio del giorno dopo quando udii per la prima volta uno di loro parlare. Era la bionda dai capelli lunghi  e dal viso innocente.
“Acqua ..” disse flebilmente. Mi affrettai a cercare un po’ d’acqua  e la dissetai. Il sorriso che si sprigionò fu molto dolce e tenero.
“Come ti senti?”chiesi gentilmente mentre le detergevo il viso con un panno.
“Meglio grazie .. Dove sono?”disse lei. Tentò di alzarsi ma le girò la testa e la aiutai a rimettersi sdraiata come prima.
“E’ meglio se rimani giù, non ti capiterà nulla. Io sono Rachel e sono una dottoressa in questo campo militare americano. Come ti chiami?”le domandai gentilmente.  Gli occhi azzurri si erano improvvisamente accesi di felicità.
“Americani?Stiamo tornando a casa, allora.”sospirò felice.
Le sorrisi dolcemente.
“Come ti chiami?”ripetei piano.
“Brittany.” rispose infine prima di addormentarsi di nuovo.
Era un bene che rispondesse bene a queste semplici domande. Non c’erano stati danni al cervello ed era una cosa fondamentale. Lei era caduta sbattendo la testa e aveva riportato una brutta contusione.
Ovviamente conoscevo la sua vita clinica, un dovere di ogni medico curante.
Brittany S. Pierce era stata arruolata volontaria e le sue capacità fisiche l’avevano resa un elemento importante per l’esercito americano.  Aveva quasi ventisette anni e speravo avrebbe festeggiato a casa, in America.
Gli altri due si chiamavano Jesse St. James e Quinn Fabray, quest’ultima era il più giovane capitano del reggimento a soli ventotto anni.  In quest’ultimo scontro però aveva subito alcuni problemi alla clavicola, che era bloccata ora, e alla vista. Delle schegge vi erano incastrate e  benché lo specialista appositamente iviato avesse fatto del suo meglio, le sue condizioni non erano positive. Sarebbe potuta rimanere cieca per sempre.
Jesse St. James era il suo secondo e la perdita della gamba gli avrebbe procurato un altissimo shock mentale.
Il loro gruppo era di quelli in avanscoperta sul territorio nemico ma erano caduti in una imboscata dei tedeschi. Questo era quello che rimaneva di loro. 
“C’è qualcuno?”Una voce chiamò dal letto vicino a quello di Brittany. Era l’altra ragazza. Quinn.
Mi feci accanto a lei.
“Sei al sicuro. Siamo in un campo americano.”
La vidi sospirare di sollievo e non potevo che fissare le labbra. Rosee. Gli occhi erano fasciati e la vidi cercare di togliere la benda. Le fermai le mani.
“Aspetta, non puoi ancora ..”la informai. La vidi irrigidirsi.
“Cosa?Come mai?”chiese, un filo di paura nella voce.
“Sei stata ferita agli occhi e il dottore ha sconsigliato per ora di levare il bendaggio.”risposi.
Le sue braccia ricaddero sul materasso.  Era impallidita. Le presi la mano. Non so perché ma la tenni fra le mie.
"Vuol dire che rimarrò cieca?"
La strinsi più forte.
“Non si sa ancora ma ci sono buone possibilità che tu riprenda la vista"
"Sei sicura?"
Come potevo dirle che lo ero? Niente era davvero sicuro ormai.
"Non avere paura, ora ..Sono sicura che andrà tutto bene ..” Le mie parole suonarono così vuote in quel momento. Mi sentii inadeguata e stupida. Lasciai la mano della ragazza.
Feci per alzarmi quando la sua voce mi raggiunse.
“Io sono Quinn e .. grazie per le tue parole gentili.”
Il volto era girato nella mia direzione quasi mi vedesse. Un piccolo sorriso si fece largo sulla bocca rosea.
“Io sono Rachel:" Mi presentai. Si rilassò un attimo e si addormentò di nuovo. 

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Capitolo 2
*** Sing Me To Sleep ***


2. Sing Me To Sleep
 
Il caldo della giornata sembrava una soffocare le persone. Eravamo solo a giugno. Questo caldo era improvviso e soprattutto non voluto. Con il caldo le ferite avevano più probabilità di infettarsi e quindi aggravava la situazione di molti miei pazienti.
Brittany si stava riprendendo e faceva battute e domande ai suoi compagni di tenda, Quinn e Jesse. Sembravano non pensare troppo a quello che stavano passando grazie a quella ragazza che li distraeva. Era passata una settimana dall’attacco e le notizie dal fronte non erano positive. I nostri erano in una situazione di stallo.
“Rachel, mi daresti da bere?”mi chiese Quinn, semiseduta sul suo letto. La vestaglia bianca le ricadeva addosso in alcune volute. Era troppo grande per il suo fisico.
“Certo, signorina Fabray.”risposi, porgendole il bicchiere pieno d’acqua alle sue mani. Quando lo afferrarono, le ritirai piano. Non volevo le cadesse.  Prese un sorso e il viso si allargò in un sorriso.
“Grazie e ti prego smettila di chiamarmi con il cognome! Siamo o no amiche? Quindi desidero tu mi chiami Quinn.”disse con la sua voce dolce.
Sorrisi e le poggiai il bicchiere sul comodino accanto.
“Va bene, Quinn …” replicai.
“Mi andrebbe di camminare .. mi aiuteresti?”mi domandò con le mani allungate nella direzione della mia voce. Sembrava una bambina che voleva essere presa in braccio.
“Certo, signorina.. Quinn.” Arrossii e le presi mani. Molto lentamente la feci scendere dal letto e l’aiutai ad alzarsi in piedi. Dopo così tanto che non si muoveva, le gambe le cedettero. Mi finì addosso ma riuscii a prenderla e a non farla cadere.
“Piano, piano ..”le sussurrai all’orecchio sinistro a me più vicino. Eravamo abbracciate.
“Scusami .. solo non posso ..”rispose e il dolore nella voce si sentì improvvisamente. Sapevo cosa volesse dire, che non poteva vedere. La vista non le era tornata quando dopo la prima volta le avevano di nuovo tolto la fasciatura. Le era sembrato di vedere un bagliore ma nulla di più. Ciò l’aveva buttata in una depressione tale che nemmeno Brittany riusciva a cancellare.
L’abbracciai più forte e non so come iniziai a cantare una ninna nanna che mi aveva insegnato mia nonna quando ero piccola e mi sentivo sola. Se la canti, i mostri vanno via. Questo era quello che mi diceva lei e io ci ho sempre creduto.  Le parole scivolavano fuori dalla mia bocca senza che potessi fermarle. La sentii piangere sommessamente sulla mia spalla.  Non aveva mai pianto e ora non riusciva più a trattenere la paura che veniva fuori con l’acqua salata.
La sua stretta si fece salda fra le mie braccia e lasciai che si sfogasse. Ne aveva bisogno.
Qualche tempo dopo che si fu ripresa,  camminammo lentamente e questo le giovò. Sul viso l’ombra del dolore si era schiarita. Cadde una volta ma ero lì apposta per lei e la trattenni dal cadere.
Quando si sedette di nuovo,  sembrava essersi tolta un gran peso.
“Grazie, Rach ..”mi disse.  Sentendo come lo pronunciò, mi parve di essere tornata piccola. Solo mio padre mi chiamava così.  Mi venne un groppo in gola. Quanto mi mancava lui..
“E di cosa? Hai fatto tutto tu.”le dissi. Le strinsi la mano e poi la lasciai a Brittany che era tornata. Era andata dal generale Sylvester per fare rapporto. Jesse era stato trasferito in una tenda più vicina alla mia. Aveva bisogno di cure più immediate. Il suo corpo aveva subito molto durante l’attacco. Aveva perso la gamba e molto sangue, per questo ci avrebbe messo di più a guarire.
Andai a trovarlo subito ma prima di entrare nella tenda, sentii una voce che cantava. Non una voce qualsiasi ma la voce di Jesse. Il suono era potente e una piacevole armonia scaturiva dalle sue corde vocali.  Rimasi ad ascoltare fino a quando non si interruppe per tossire.
Solo allora entrai e quando mi vide sul suo viso nacque un sorriso. La coperta che lo copriva di solito era gettata di lato. Là dove la gamba sarebbe dovuta essere, non c’era nulla se non un moncone.  Benché  avessi visti molti  soldati con arti amputati,  ogni caso era sempre nuovo per me. Non mi sarei mai abituata.
 
“ So chi sei. La famosa Rachel Berry, la stella di Broadway”aprì il discorso lui, attento a ogni mia reazione. Cambiai la fasciatura alla sua gamba e gli diedi alcune medicine per il dolore. Presto sarebbe stato rimandato a casa. Non poteva più servire il suo paese.
“Mi spiace ti confondi  con qualcun altro.”risposi con calma.
“No, so che sei tu. Venni a sentirti cantare molte volte.”insistette.
“No, devo smentirti. Non sono la tua cantante.”dissi cercando di dare sicurezza alla mia voce.
“Mmh .. va bene, ti credo.”ammise infine.  Il suo sguardo non mi convinceva però.
Non volevo parlare di quel pezzo della mia vita. Non ne avrei parlato mai più. Ero solo Rachel Berry, una dottoressa. Nulla di più.
 
 
“Rachel!!”Il mio nome fu gridato per il campo dalla pazza che tutto il mondo conosceva come Santana Lopez, l’attrice e cantante più famosa d’America. Cosa diavolo faceva qui? E come aveva fatto a trovarmi? Il fatto è che prima che accadesse quel che accaduto, eravamo migliori amiche. In tutto e per tutto. Ma non riuscivo più a sopportare quella vita. Dovevo andarmene e così avevo fatto. Ero cambiata ma a quanto pareva lei no.
“Berry!!” Mi individuò fra i soldati che la fissavano a bocca aperta. Dovete saperlo, Santana Lopez è una donna bellissima e talmente sexy da far girare la testa ogni uomo o donna che sia. Una rubacuori.  I capelli corvini ricadevano in morbidi ciocche sulle sue spalle. Indossava un tailleur rosso scarlatto e un cappellino sulle ventitré nero. Nelle mani teneva una borsetta anch’essa nera.
Gli occhi erano pieni di una energia strabiliante che l’avevano resa una attrice famosa e talentuosa.
Mi abbracciò forte.
“Allora, non si saluta?” I denti bianchi brillarono alla luce del sole.
“Ciao, San!”la salutai. Improvvisamente capii quanto mi fosse mancata. Mi mancava lei e le sue chiacchiere infinite.
Il resto della conversazione fu lunga e intensa. Dovetti spiegarle molte cose, sia del perché me ne fossi andata, sia di cosa facessi ora della mia vita. A ogni mia affermazione, era più seria e questo mi rincuorò. Era cresciuta da quando ci eravamo viste l’ultima volta. All’epoca non le importava molto dei sentimenti altrui.  Sentirla così cambiata, mi fece stare meglio.
“Ti capisco e se potessi tornare indietro lo ucciderei!!Dovresti denunciarlo!! Mi spieghi perché non lo hai fatto? ”mi chiese. La sua mano era rimasta attorno alla mia per tutto il tempo.
“Non ne voglio parlare ora. Ho avuto le mie ragioni. “Era contrariata e si vedeva ma non insistette.
“Lo sa qualcun altro?”mi chiese.
Scossi la testa. Non volevo che nessuno lo sapesse.
“Scusami se non mi sono confidata con te ma non potevo proprio..” Ero terribilmente dispiaciuta ma lei disse che non dovevo preoccuparmi, che anche lei avrebbe fatto così.
“Cosa ci fai qui?”le chiesi improvvisamente. Non mi era nemmeno passata per l’anticamera del cervello di chiederglielo.
“Sono qui per l’evento di domani sera. Canterò per i soldati.”
Giusto, me ne ero dimenticata talmente non badavo più alla vita sociale.
“Canta con me, dai!”mi propose improvvisamente.
“Cosa?” Mi salì un groppo in gola. L’ultima volta che avevo cantato era stato con Quinn. Ma non riuscivo davanti ad altri.
“Non posso, lo sai .. non ce la faccio.” Mi stava venendo una crisi. Iniziai a respirare più velocemente.
“Scusami, tesoro. Non volevo farti stare male ..”
Mi abbracciò forte. Stava per aggiungere qualcosa quando entrò Brittany. Non aveva bussato ma chi lo faceva alla mia tenda?
“Rachel, Quinn non si sente bene.”
Quinn? Come? Saltai subito in piedi e corsi alla sua tenda, lasciando Santana insieme a Brittany.
 
“Quinn?”la chiamai nell’avvicinarmi al suo letto. Il viso era imperlato di sudore e respirava affannosamente. Le provai la febbre. Aveva quasi quaranta. Preparai degli impacchi di ghiaccio e mi occupai di lei per tutta la notte.  Verso le tre del mattino si svegliò improvvisamente.
“Rach?” Il suono della sua voce mi colpì nell’oscurità.
“Sono qui, Quinn.. cosa c’è?”le chiesi.
“Abbracciami ..” Rimasi per un attimo sorpresa. Mi tolsi le scarpe e mi infilai nel suo letto. La feci spostare di lato e le presi la testa, appoggiandomela sulla spalla. La cullai dolcemente.
“Canti per me, vero?” La sua richiesta mi prese in contropiede. Ma fui felice di sentirla. Mi faceva sentire di nuovo me. Ed era tanto che non accadeva.
“Solo per te.”risposi. La sentii sorridere e poi iniziai a cantare. Cantai ogni volta che si svegliava a colpa degli incubi o della febbre. Cantai solo per lei quella notte.
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Tell Me About You ***


3.  Tell Me About You
 
 
Jesse era migliorato molto nelle poche settimane in cui era rimasto in cura da me. Il giorno dopo sarebbe partito per tornare a casa. Benchè non dovrei dire questo, ero felice ci lasciasse. Mi rendeva inquieta e mi scrutava sempre, alla ricerca forse di segni di un amore ricambiato. Purtroppo non ne aveva trovati ma i suoi sguardi erano eloquenti. Mi aveva proposto di partire e tornare in patria con lui. Mi avrebbe protetta e non avrei più dovuto preoccuparmi per nulla. Ovviamente era sottinteso un nostro matrimonio.  Rifiutai gentilmente la sua proposta. Era un tantino da malati chiedere una cosa del genere a qualcuno che conosci si e no da un mese. Mi chiese il motivo sgarbatamente e io non gli risposi. Al che si arrabbiò iniziando a tirare oggetti nella mia direzione.
Finn che passava da quelle parti intervenne, riportando l’ordine. Lui sembrava alquanto compiaciuto di avermi salvata anche se in effetti non ne avevo bisogno davvero. A quanto pareva era la giornata degli inviti perché anche Finn mi propose di conoscerci meglio. Una chiamata improvvisa mi aveva evitato di rispondergli.
Era palese che mi piacesse il nostro rapporto di amicizia ma forse aveva frainteso? Pensava in qualche modo che volessi uscire con lui? E che poi un giorno forse lo avrei sposato? In questo momento mi interessava solo la mia vita e non ero pronta a condividerla con qualcuno o meglio non con lui, perché in effetti c’era qualcuno che mi interessava. Ma provavo dei sentimenti contrastanti e mi chiedevo se davvero fosse possibile o se fosse giusto questo mio amore, se amore si poteva definire. Non sapevo davvero cosa provassi, era solo infatuazione o di più? Questa situazione derivava da una mia solitudine? Semplicemente non me ne capacitavo ma come una falena non può che volare intorno alla luce, io non potevo non stare accanto a Quinn.
Piccoli cambiamenti erano avvenuti in me da quando la conoscevo e anche ora che le cammino incontro attraverso la tenda, so che mi attende uno dei sorrisi più dolci e disarmanti di sempre.
“Rachel? Sei tu?”mi chiese, la voce vellutata.
Indossava dei pantaloni di tela verdi e una canottiera bianca. I muscoli delle braccia erano in mostra e sentivo di poter essere al sicuro solo fra di loro.
“Certo, Q.” risposi e mi avvicinai al suo letto. Il suo sorriso mi abbagliò e desiderai poterla veder sorridere per tutta la vita.
 Questo pensiero mi riempi di gioia ma allo stesso tempo di una terribile solitudine. Non potevo davvero pensare che saremmo potute stare insieme. I miei pensieri non erano giusti. Era sbagliato ma lo era davvero?
“Come stai, Quinn?”le chiesi aggiustando le coperte del suo letto che erano cadute. Alcuni libri erano stati posti sul suo comodino. Uno era di favole mentre l’altro era “Cime Tempestose”. Mi ricordavo quanto amassi leggere e che mi leggessero ad alta voce.
“Meglio ..ora.”rispose con le mani che si torcevano. Era forse timidezza? Con tutti gli altri era forte, spiritosa e soprattutto non mostrava mai un tentenno. E  ora? Cosa poteva essere cambiato? Stava forse male?
“Cosa vuoi fare oggi?”le domandai mentre mi sedevo su un lato del letto e le prendevo le mani fra le mie. La fasciatura sugli occhi doveva essere cambiata. Iniziai a srotolarla.  Mi lasciò lavorare senza mai aprire gli occhi. Non avevo ancora visto il loro colore. Quando l’avevano visitata, io non ero potuta venire.
“Leggeresti per me o sei molto occupata?”mi chiese. Mi strinse piano le mani.
“Certo e per te non sono mai troppo occupata.”Le sorrisi e desiderai potesse vedermi. Sfilai il libro di favole e lessi per lei per alcune ore. Aveva appoggiato la testa sul mio grembo e aveva ascoltato attentamente, a volte facendo domande o osservazioni. La guerra sembrava così lontana, la mia vecchia vita lo era. Santana era in giro per il campo ad aiutare dove poteva insieme a Brittany. Erano diventate molto unite. Santana sembrava ancora più diversa e soprattutto più felice. Di questi tempi era molto raro ed io ero contenta per lei.
“Rachel, tu credi nel colpo di fulmine?”mi domandò improvvisamente Quinn. Questa domanda mi stupì e sorrisi.
“Si, ho avuto modo di provarlo.” Ovviamente mi riferivo a lei ma non potevo dirglielo, vi pare?
“E con chi?” mi chiese. Si era intristita.
“Una persona speciale.”le dissi.
“Ma non vale!!Dimmi almeno il suo nome ..” Iniziò a farmi il solletico ovunque arrivassero le mani sul mio corpo. Stavo morendo dalle risate.
“No!Non lo farò mai!!” Ridevamo come pazze e per un po’ il mondo sembrò sparire. Eravamo solo noi.
“Facciamo così, io faccio una domanda e tu devi rispondere per forza ma puoi farmi anche tu delle domande!” Si passò una mano fra i capelli biondi, spettinandoli.
Funzionava come ragionamento, accettai a patto che su una domanda si potesse non rispondere e mi accontentò.
“Allora, Quinn, dimmi, sei sposata?” Scoppiò a ridere.
“Ma ti pare? Chi mai mi vorrebbe?”mi chiese.
Io, risposi mentalmente. Stavo seriamente impazzendo.
“Tutti, sei molto bella.”le confessai. La sua bocca si allargò in un sorriso.
“Lo pensi davvero?”mi domandò.
“Si, certo .. era questa la tua prima domanda?”le chiesi  e ci mettemmo a ridere.
“No, ovvio che no .. allora, sei sposata?”mi chiese.
“No ..”Sembravo quasi fiera della mia risposta.
“E c’è qualcuno nella tua vita ora?”continuò imperterrita. Era il mio turno.
“Tocca a me!”ribattei e lei mise il broncio. Era adorabile.
“Dai, rispondi!”mi pregò. Scossi la testa. Sembrò felice.  Passammo il resto dell’ora a farci domande. Era una cosa molto tenera e raramente mi era accaduto. In effetti non mi era mai successo.  Poi mi fece una domanda che non mi aspettavo.
“Rach, a volte la tua voce sembra triste … a cosa pensi?”Il suo tono era passato dallo scherzoso al serio e preoccupato.  Volevo dividere la mia storia con lei? Volevo sapesse davvero tutto di me?
“Quello che sto per dirti è molto personale e vorrei non mi interrompessi mentre ti racconto la mia storia..”
La vidi annuire e intrecciai per un attimo le mani alle sue. Erano così calde e delicate.
“Sono nata in  un paesino dell’Ohio, piena di sogni e una voce che mi avrebbe portata lontana. Quando purtroppo persi mio padre per tubercolosi, mi misi a studiare per medicina da un vecchio amico di mio padre. Mi laureai e la mia vita sembrava avviata in quella direzione. Una sera mi esibivo nella tavola calda della mia cittadina. Fui notata da un famoso attore di teatro che in breve mi portò a New York. Diventai una stella di Broadway. Davies, il mio agente e quello che mi aveva individuato, iniziò a diventare possessivo. Rifiutavo ogni suo regalo e questo lo faceva arrabbiare. Era sposato e cercava me? Non ero una rovina famiglie. Ma la mia vita era diventata un inferno. Solo Santana sembrava capirmi. Una sera ero rimasta fino a tardi a provare nel teatro e fu lì che Davies mi .. mi .. ha presa con la forza. Mi sentivo così sporca .. così sbagliata e così fuggii. Abbandonai la vita che facevo da ormai due anni e vagai fino a quando la guerra non è arrivata anche da noi. Decisi di partire come crocerossina volontaria. Il mondo dello spettacolo mi sembra così lontano. Da allora non riesco a cantare .. forse solo quando sono con te …”
Quinn come aveva promesso, non aveva detto nulla.  Quando finii di raccontare, lei si sporse verso di me e mi abbracciò forte. Improvvisamente iniziai a piangere. Non avevo mai pianto ma ora le lacrime scendevano senza sosta.  Come io l’avevo lasciata sfogare, anche lei rimase accanto a me. Mi ascoltò ancora mentre mi lasciavo andare.
“Mi spiace ..”mi ritrovai a dire più a me che a lei.
“Non dispiacerti mai con me .. e non con te stessa, non hai colpe e se me lo trovassi davanti, sarebbe già morto.”
La sua voce esprimeva rabbia e disgusto allo stesso tempo. Mi tratteneva contro di sé e non mi lasciava andare. Avrei voluto passare la mia vita fra le sue braccia.
“Rach, vorrei poterti vedere .. “
Questa sua affermazione mi spiazzò. Mi venne una idea. Le presi le mani e iniziai a farle seguire il contorno del mio viso. Sembrò intuire ciò che volevo farle fare. Seguì la linea della mascella, le labbra e poi il mio naso e le sopracciglia. Le dita leggere non si fermavano che qualche attimo, come a non voler perdere nulla della mia forma. Mi sentivo così elettrizzata e bruciare. Mi sembrava di avere il viso in fiamme. Passò le sue mani nei miei capelli e iniziò ad accarezzarli piano, prendendo ogni ciocca. Non potevamo rimanere così per sempre?
“Sei bellissima ..” Le sue parole mi colpirono e rimasi senza fiato. Non poteva vedere ma aveva visto più di quello che l’occhio può toccare. La mia anima. E nessuno lo aveva mai fatto.
“Grazie” Le mie parole mi sembravano così strane. Mi liberò dalla sua stretta ma le mani erano ancora ferme sul viso. Scesero al collo e desiderai mi baciasse. Per la prima volta desiderai qualcuno molto intensamente. Quando però non accadde,  mi sentii improvvisamente triste.
“Grazie a te … per esistere.” La malinconia sparì di colpo come era arrivata. Lasciai la tenda, felice come non mai.
 
 
Stavo dormendo quando improvvisamente mi sentii osservata. Mi girai verso l’ingresso della tenda e lui era lì. Jesse. Aveva una pistola in mano e si reggeva a una stampella con l’altra. La pistola era puntata su di me.
“Se non puoi stare con me, non starai con nessun’altro.”
E un colpo partì.   

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Capitolo 4
*** New Songs In Our Hearts ***


4. New Songs In Our Hearts
 
Mi stavo sciacquando il viso con l’acqua tentando di far andare via il sangue che mi era schizzato in faccia.  Il sangue di Jesse. In quel momento quando avevo sentito partire il colpo, pensai fosse giunta la mia ora, che la mia vita fosse arrivata al capolinea. Mi era passata davanti agli occhi la vita delle ultime settimane, quelle con Quinn e il pensiero di perderla per sempre, di non sapere come poteva essere la nostra vita insieme, mi aveva terrorizzata.  Il colpo che era partito non era dalla sua pistola ma bensì da quella di Finn che era venuto a controllare come stessi. Resosi conto della situazione in cui mi trovavo, aveva estratto la pistola e gli aveva sparato al braccio con cui si reggeva alla stampella, facendo così cadere a terra Jesse che si mise a urlare di dolore.  L’intero campo fu svegliato e la Sylvester non ne fu entusiasta. Fece curare Jesse da un soldato medico  e poi lo interrogò. Mi riferirono che Jesse St. James era ossessionato da me fin da quando avevo debuttato. Quando aveva sentito che una Rachel Berry lavorava in un campo in Francia, si era fatto spedire lì insieme ad altri. Pensava che lo avrei amato subito perché solo lui era la persona giusta per me. Quando lo rifiutai, il suo mondo di fantasie maniache su di me lo portarono alla realizzazione di un piano superiore: mi avrebbe ucciso e poi si sarebbe sparato, solo così saremmo potuti rimanere insieme per sempre. L’ho già detto che era un maniaco?  Bene, questa storia mi ha scossa molto. Non pensavo più che mi potesse succedere una cosa del genere. Santana entrò durante l’interrogatorio e iniziò a picchiarlo. Fu fermata solo dopo qualche istante dall’ordine della Sylvester di bloccarla.
Io e Santana avevamo dormito insieme quella notte nella mia tenda. All’alba mi aveva raccontato che si era innamorata di un angelo sceso in terra. Quando mi rivelò il suo nome, non ne fui particolarmente stupita. Ovviamente sapeva che avevo una mentalità molto aperta e non aveva problemi a parlarmi di argomenti che questa società ipocrita e piena di pregiudizi riteneva sbagliati.  Mi parlò di come lei e Brittany avessero deciso di andare a vivere insieme nel Michigan. Lì alla fine della guerra, sarebbero state felici, con una casetta con giardino.  La Santana che conoscevo non esisteva più. Era così diversa e padrona della sua vita.
Dei leggeri colpi alla mia tenda, mi annunciarono l’arrivo di Brittany. Nella sua divisa militare, sembrava ancora più giovane della sua età. Santana si alzò in piedi e le diede il bacio del buongiorno. Brittany rimase un attimo sorpresa.
“Non ti preoccupare, so tutto.”le raccontai.  Appena lo dissi , lei si mise a baciare appassionatamente Santana. Si staccarono solo quando i loro polmoni ebbero un bisogno impellente di aria.
“Rachel, ho saputo quello che ti è successo.”mi disse.
“Lo so, sono sconcertata. Non credevo fosse così.”la informai. Mi passai una mano fra i capelli, pensierosa.
“A volte le persone che sembrano le più innocenti nascondono un passato e un’anima malvagi.”mi disse, tranquilla mentre mi abbracciava. Eravamo diventate amiche e si era preoccupata molto per me.
“Sappiate che vi adoro insieme ma Brittany sappi che Santana è pazza.”Questo fece ridere Brittany mentre Santana mi saltava alla gola. Iniziammo a farci il solletico. Risate era tutto quello che si sentiva dalla tenda.  Passai una bella mattinata, parlando e giocando a carte con le due ragazze. A pranzo mi alzai e andai da Quinn.
 “Rach?Sei tu?”mi chiese come sempre. Ero sicura però avesse riconosciuto il mio passo.
“Certo, Quinn.”le risposi mentre mi sedevo di fianco a lei. Appena lo feci, lei si gettò al mio collo e mi abbracciò forte.
“Ho saputo quello che è successo!Non sai quanto sono stata in pena .. temevo fosse accaduto il peggio! Brittany doveva passare a informarmi ma non è mai arrivata.”
“Era insieme a Santana e non si è ricordata ma sono sicura, ti avrebbe informata!”
Al che mi disse”Non provare mai a lasciarmi.”
“Non potrei mai.” Mi lasciai sfuggire. Di nuovo iniziò a passare le sue dita sul mio corpo fino ad arrivare alle labbra su cui si fermò. Il mio respiro era diventato improvvisamente affannato. L’unica cosa che potevo fare era chiudere gli occhi e sperare mi baciasse. Due cieche in amore. Avrei potuto aspettarla per sempre. La sentii avvicinarsi. Il suo respiro mi scaldava ormai le guancie.
“Rachel? Dove sei?”mi sentii chiamare da l’ultima persona che potevo volere in quel momento. Finn. Cosa voleva adesso? Quinn si allontanò, liberandomi da una stretta di cui non volevo altro che essere prigioniera.
Entrò nella tenda e tutto trafelato mi disse che erano in arrivo altri feriti dal fronte. Volevo salutare bene Quinn ma Finn mi trascinò via. Il suo viso pieno di  tristezza.
Fui occupata tutto il pomeriggio e la sera con i nuovi arrivati. Non ne persi uno anche se erano in gravissime condizioni . Ero così stanca quando finalmente alle tre del mattino mi lasciai cadere sul mio letto. Sognai ancora Quinn e il suo sorriso.
 
Il tempo sembrava non essere passato davvero. Mi sembrava di aver appena chiuso gli occhi quando fui chiamata perché alcuni soldati erano peggiorati. Brittany mi diede una mano e anche Santana e riuscimmo a rimetterli in sesto. Certo non stavano bene ma potevano resistere fino a quando non fossero stati rimandati in patria.
Quella sera andai a trovare Quinn. Avevo bisogno di vederla, di parlarle, di sentire il suo calore e il suo profumo.
Passammo una bellissima serata, raccontandoci le nostre esperienze con un po’ di vino e delle gallette che ero riuscita a sgraffignare dalle riserve.
“Mi mancano le stelle .. sai, con mio nonno, le osservavamo e ne raccontavamo le storie..”mi disse mentre giocava con le mie dita.
“Mi racconti una storia?”le chiesi mentre mi faceva il solletico al palmo della mano destra.
“Solo una?”mi prese in giro.
“Hey!!”Le diedi un colpetto al braccio con la mano libera.
“Va bene, va bene .. mi arrendo.”
E così mi  raccontò di Berenice e del suo amore per Tolomeo che la portò a tagliarsi i capelli purché gli dei salvassero la vita in battaglia al suo unico amore.  Questi, una volta tagliati, andarono a unirsi alle stelle e se si osserva ancora bene, si può intravedere la costellazione della Chioma di Berenice. O ancora di Asclepio, figlio di Apollo, alle prese con un serpente che venne ucciso dalle sue mani ma che miracolosamente resuscitò , grazie a un’erba che un altro serpente gli appoggiò sopra. Da allora egli usò quell’erba per resuscitare i morti. Appare lassù nella costellazione del Serpente.
Avrei potuto ascoltare per tutta la notte le sue storie. Mi accoccolai nelle sue braccia che mi cullarono.
“Sono così felice ora ..”mi lasciai sfuggire. La sentii trattenere il fiato.
“Perché?”mi chiese, la voce tremava.
“Perché sono qui con te.”le risposi mentre mi giravo e la potevo vedere in viso ora. I nostri volti si avvicinarono fino a quando le labbra si sfioravano quasi. Il suo respiro era caldo e profumato.
E poi mi baciò. Non riuscivo pensare ad altro che alle sue labbra che si muovevano lentamente per essere le più dolci possibili. Mi prese il viso fra le mani e le mie andarono a circondare la sua vita. Fu il bacio più bello che avessi mai ricevuto. Quando ci staccammo per mancanza d’aria, appoggiammo le nostre fronti una contro l’altra e condividemmo quel momento speciale.
“Volevo farlo da così tanto ..”mi confessò e delle lacrime di gioia iniziarono a scendere lungo le sue guancie. Le asciugai con le mie mani. E la baciai ancora.
“Anche io ..”le dissi mentre ci abbracciavamo.
“Rach .. domani ho una visita e se non andrà bene, mi hanno detto che potrei rimanere cieca per sempre .. vuoi lo stesso provare a vedere dove ci portano i nostri cammini?”
Aveva paura che perduta l’unica possibilità di poter tornare a vedere, io l’avrei abbandonata.
“Certo che si … io voglio stare con te ..”le dissi, torturandomi le dita. Mi baciò ancora e ancora. Non ero mai stata in un posto migliore di quel letto sfatto e pieno di grinze. Perché ero con lei.
“Canta per me, Rach ..”mi sussurrò e iniziai a cantare la ninna nanna che aveva imparato ad amare.
Ci addormentammo insieme e rimasi tutta la notte, abbracciata a l’unica persona che avrei mai potuto amare.
 
La luce penetrava nella tenda e svegliarsi accanto a lei, fu meraviglioso.
“Buongiorno, mia piccola stella ..”mi salutò Quinn, mi baciò leggermente e iniziò a prepararsi per la visita di quella mattina.
“Buongiorno anche a te, Quinnie.”la presi in giro. Iniziò a ridere nel sentire quel nomignolo.
“Allora, oggi cosa farai mentre io sarò a questa visita?”mi chiese mentre le passavo la camicia verde e se la indossava, abbottonandola lentamente.
“Penso proprio che mi occuperò dei miei pazienti ma penserò sempre a te.”le dissi, sorridendole come un ebete. Anche lei sorrise e poi sporse una mano nella direzione della mia voce. La presi e mi attirò a sé.
“Non mi lascerai, vero?”mi chiese. Appoggiai la testa sulla sua spalla. Ero molto più bassa di lei e minuta. Nascosi il viso nell’incavo della sua spalla, alla ricerca del suo calore e del suo profumo.
“Mai.”

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Capitolo 5
*** Give Your Heart A Break ***


5. Give your heart a break
 
Dannazione!Ero in ritardo!Molto probabilmente la visita a Quinn era già finita ma mi avevano chiamato per una emergenza e non potevo rifiutarmi. Sperai con tutta me stessa che fosse ritornata a vedere.  Scivolai fra i soldati  che mi venivano in contro quando mi sentii chiamare. Ce l’avevo quasi fatta.
“Rachel Berry!”Eccola la Sylvester. E ora cosa voleva? Mi girai nella sua direzione. I capelli biondi erano tagliati corti e un cappello verde con la tesa piegata. Il completo da soldato era decorato da decine di medaglie. Sul volto era apparso un sorriso sghembo. Qualcosa la stava rendendo felice.
“Signora si signora!”mi ritrovai a rispondere quasi automaticamente. Alzò un sopracciglio sorpresa.
“Molto bene, conosciamo l’educazione. Riposo, Berry.”mi ordinò.
“Grazie, signora.”risposi. Avevo una terribile fretta ma non potevo andarmene così.
Sogghignò.
“Devi andare da qualche parte, Berry?”mi chiese, la voce striata dal sarcasmo. Era ovvio che dovessi andare da qualche parte!
“Ho molti pazienti da visitare e ..”iniziai ma mi interruppe.
“La tenda dei malati è dall’altra parte. Cosa ci fa qui? Comunque non mi interessa!Sono qui perché devo informarti che un soldato ti sta cercando. Non c’era nessun altro a disposizione.”
“Chi?”
Alzò il sopracciglio di nuovo.
“Chi, signora?”ripetei.
“Bene. Si chiama Noah Puckerman.  Ti attende nella tenda del tenente Schuster.”
“E perché mi cerca?”chiesi stupita. Non lo conoscevo. Chi era mai? Ma la Sylvester si era già voltata per andarsene e lasciarmi lì come una idiota.
Non era poi così importante, no? Poteva aspettare. Continuai la mia marcia e arriva alla tenda dove c’era Quinn.  Entrai e mi si presentò la scena che più stavo aspettando. Il dottore non c’era più. Era rimasta solo lei. Quinn camminava da sola e non sbatteva in giro. Era voltata di spalle. Poteva vedere.  Quinn .. oh Dio..
Si girò in quel momento e per la prima volta vidi i suoi occhi. Erano delle iridi verdi stupende. Oceani di foreste antiche e senza tempo. I più begli occhi avessi mai visto. Ma la cosa che mi fece mancare di più fu il suo sguardo posarsi su di me per la prima volta. Uno sguardo indescrivibile.
“Quinn ..” mi ritrovai a sussurrare. Muovendosi lentamente mi si avvicinò.  Mi prese le mani e fui percorsa da una scarica di elettricità.
“Rach?”mi chiese con la voce spezzata dall’emozione. I suoi occhi si bagnarono e me la ritrovai fra le braccia. Era come essere in paradiso benché sentissi ancora la terra sotto di me. Il suo profumo mi pervadeva e le sue braccia si attorcigliavano attorno a me.
Le sue labbra mi sfiorarono la fronte. Passammo la mattina a guardarci l’un l’altra. Uscimmo sotto il sole, andando a braccetto. Avrei voluto dire al mondo che era mia. I suoi occhi non mi abbandonavano mai. Voleva stamparsi in mente il mio viso? Sorrisi a quel pensiero.
“Lucy?”
Una voce potente ci sovrastava. Non mi ricordavo nessuno con quel nome. Conoscevo tutte le donne del campo. E non c’era nessuna Lucy. Ma Quinn si era fermata e pietrificata. Molto lentamente si girò e lasciò andare il mio braccio. Mi spaventai.  Mi girai anche io. Davanti a noi c’era un uomo con i capelli completamente rasati a parte una cresta che solcava il suo cranio. Aveva uno sguardo profondo e non faceva che fissare Quinn che era atterrita.
“Puck?”provò lei. Un sorriso apparve sul suo volto.
“Amore mio!”
Mi raggelai e diventai di pietra quando la prese fra le braccia, facendola volare. Decisamente sta diventando una bruttissima giornata. Eppure era iniziato tutto così bene. La posò a terra.
“Ehm .. Puck, questa è una . .. amica, Rachel ..” Queste parole mi fecero cadere il cuore all’inferno.
“Ah, siete voi Rachel Berry, la dottoressa? Sono Noah Puckerman.”Il suo tono di voce era di accusa. Certo, doveva essere quel soldato che aveva chiesto di me.
“Si, signore. Piacere.”Strinsi  la sua mano che si chiuse su di me, intrappolandomi.
“Vi cercavo per informarmi su Lucy Fabray ma vedo che si è risolto tutto da sé.”
La prese per mano e lei non fece nulla per fermarlo. Mi fissava negli occhi ma quello che vedevo non era più la Quinn che conoscevo. Era Lucy Fabray.
“ArrivederLa, signorina Berry.”mi salutò lui mentre lei lo strattonava per rimanere.
“Rachel,  posso parlarti?”mi chiese. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Puck si fermò  a legarsi ad una scarpa.  Il mio cuore si stava sgretolando senza sosta.
“Scusatemi, ho molti pazienti.” Mi girai iniziando a correre mentre le lacrime scendevano a dirotto dalle mie guance. Ero stata una ingenua. Avevo davvero pensato che una ragazza cosi bella e dolce, la perfezione, fosse davvero sola?
Mi rifugiai nella mia tenda e mi rifiutai di rispondere. Mi diedi della malata. Santana irruppe puntualmente e iniziò a bombardarmi di domande. Dissi semplicemente quello che era successo e lei mi abbracciò forte.
“Ora, la vado a picchiare!”sibilò e alzandosi. La fermai.
“Ti prego, evita.. abbiamo capito che ero solo uno scherzo per lei .. una nuova esperienza. .. Non voglio fare una figura peggiore di quella che ho già fatto ..” Mi misi a piangere. Non riuscii a trattenermi.
Santana mi prese fra le sue braccia e iniziò a cantare per far fuggire il mio dolore. Non passò molto tempo che mi addormentai.
 
 
Santana si occupò di me in quei giorni. Non sentii né vidi Quinn o Lucy, come si chiamava davvero.  Poteva almeno dirmi perché mi aveva preso in giro. Mi meritavo la verità.
Sentii un leggerò bussare. Brittany.
“Entra pure, Brit ..”
Ma chi entrò non era lei. Era Lei. Lucy. Quinn.
Mi mancò il fiato. Vestiva di nuovo la divisa.  I suoi occhi erano arrossati. Le mani le tremavano.
“Rach ..”La voce era spezzata. Certo, voleva che la perdonassi così poteva andarsene via con il suo uomo e non avere nulla sulla coscienza. Ma se lo poteva scordare.
“Che vuoi?”sbottai. La vidi avanzare verso di me.
“Solo spiegare …” sussurrò.
“Spiegare cosa, esattamente?Di come tu sia sposata a un uomo? Di come tu mi abbia mentito? Di come tu mi abbia illusa? Magari adesso te ne esci che hai anche un  figlio!”
La vidi sbiancare.
“Io ..”
Non ci potevo credere. Era sposata e con figli?
“Vattene ..”ordinai. Le lacrime erano lì per lì per cadere. Non potevo lasciarle vedere quanto stessi soffrendo.
“Ti prego .. devo solo spiegarti che tutto quello che ..”
“Fuori .. non ho intenzione di fare ancora la figura dell’idiota.”
Si avvicinò ancora. Stava piangendo.
“Ti prego, lasciami spiegare ..”
“Via ..”
“L’hai sentita?”Santana era appena entrata. Il suo volto esprimeva una rabbia.  Quinn non si muoveva. Era lì. Immobile che cercava con i suoi i miei occhi.
“Sto partendo. Non so se tornerò.”mi disse.
Voleva davvero continuare? Fare ancora la vittima?
Fissavo insistentemente il pavimento. Sentii il suo sospiro di rassegnazione. Si girò e se ne andò.
Santana mi abbracciò da dietro.
“Mi spiace..”mi disse. Mi capiva. Ne aveva passate tante ma ora aveva trovato Brittany ed ero sicura non le avrebbe mai fatto una cosa del genere.
“Ma forse dovresti … parlarle..” Mi staccai. Mi aveva appena difeso e ora iniziava a stare dalla sua parte?
“Sta andando in guerra e non potrebbe tornare..”continuò
Il dolore si acuì. Sapevo come funzionava. Ma ero così ferita, arrabbiata. Non potevo semplicemente passare sopra a un matrimonio con figli e diventare cosa? La  sua amante? No, grazie.
Dovevo pensarci. Andai a letto e feci mille sogni e tutti su di lei.
 
 
“Mi scusi, generale Sylvester, sapete dove sia Quinn Fabray?”chiesi. Ero corsa in ogni angolo del campo alla sua ricerca ma non l’avevo trovata.
“Non so e non mi interessa, Berry. “mi rispose, divertita dal mio turbamento.
“La prego, è urgente..”la pregai.
“Va bene, nana da giardino. È nel gruppo di soldati inviati stamattina all’alba al fronte. Sono la fanteria. Mi sa che non è una fortuna.”rispose secca.
“Ma come è possibile? Chi le ha dato il permesso di tornare?”chiesi, la voce improvvisamente acuta per il dolore e la paura.
“Lo ha chiesto lei.” 

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Capitolo 6
*** Never Say Never ***


6. Never Say Never
 
I giorni passavano senza sosta e l’unica cosa che vedevo erano i suoi occhi nei miei sogni. Erano ormai due settimane che era partita e stavo per crollare definitivamente. Nessuna notizia giungeva, solo corpi bisognosi di aiuto. Speravo tornasse ma che non dovesse passare per le mie mani. Il pensiero che potesse essere stata .. ferita o peggio mi stava uccidendo. Avevo sbagliato a non darle una possibilità di spiegarsi ma stavo così male. Sapere che stava con qualcun altro e che io ero stata solo un momento della sua vita mi aveva spezzato il cuore. Anche Santana non stava meglio. Brittany era partita pochi giorni dopo Quinn e ci consolavamo a vicenda, sperando che tornassero entrambe. Mi aiutava come poteva con i miei pazienti. La distraeva ed era quello che le serviva.
Finn venne a cercarmi una mattina. Santana lo fulminò con lo sguardo ma non disse nulla.  Sapeva che ci stava provando con me.  E Finn non le piaceva.
“Ehi, Rachel!Come stai?”mi chiese, sorridendo. Dovetti raccogliere tutta la mia forza di volontà per non mettermi a piangere e dire semplicemente che stavo “bene”.
“Allora, mi stavo chiedendo se stasera avevi voglia di uscire e andare a vedere le stelle insieme.”
Mi sorrideva speranzoso ma io mi ero fermata a le stelle. Quinn adora guardare le stelle .. Basta!Dovevo calmarmi.
“Mi spiace davvero, Finn, magari un'altra volta.”Riuscii a inviargli un mezzo sorriso sperando fosse convincente.
“Dai, ti prego!!Solo stasera, che ne dici?”mi richiese. Mi bombardava di preghiere che alla fine accettai solo perché la finisse di disturbarmi.  Santana si era goduta tutta la scena e appena lui fu uscito, iniziò a ridere a squarciagola.
“Si, grazie, San.. ora devo pure uscire con lui ..” sbottai. Rifeci il letto e mi stesi sopra. Mi passai le mani sul volto.
 
 
Eravamo stesi su un lembo di terra e osservavamo le stelle. Mi sentii in colpa. Volevo vederle con Quinn. Dopo una cena con un po’ di vino e dei panini, lui mi aveva accompagnata un po’ distante dal campo. Era stato molto gentile. Ma non riuscivo a pensare se non a lei.
“Rachel .. sei molto bella..”mi disse Finn. Mi prese una mano che io prontamente feci scivolare via.
“Grazie ..”risposi, imbarazzata. Mi alzai a sedere. Mi imitò.
“Dimmi, cosa vedi nel cielo?”mi chiese, le sue dita mi cercarono ma ancora una volta le allontanai.
Quello che avrei voluto dire era: Quinn. Ma non potevo e così feci spallucce.  Continuò a farmi domande molto filosofiche e lo stavo sopportando sempre di meno.
“Cosa devo fare perché tu mi voglia?”mi domandò poi, spazientito. Allorché mi spaventai. Mi afferrò le mani e mi si gettò addosso, cercando di baciarmi.
“Lasciami!!”gridai. Improvvisamente mi sentii libera da quel peso. Era arrivato un altro soldato.
“Tu che ci fai qui?”urlò Finn all’altro. Lui alzò un sopracciglio.
“TU cosa stai facendo piuttosto. Vattene, prima che informi la Sylvester.”La voce era molto sottile ma l’impostazione era potente. Di sicuro sapeva come modulare la sua voce.
Finn si riprese il cappello e se ne andò via, furibondo. Io mi alzai e iniziai a barcollare verso la mia tenda.  La testa mi girava sia per il vino che per l’emozione e la paura.
“Come state?”mi chiese il ragazzo che mi aveva salvato. Non riuscivo nemmeno a rispondergli.
“Sono Kurt.. Hummel e non voglio farvi del male.”continuò.  Mi prese per il braccio mentre scivolavo e mi trasportò fino alla mia tenda. Santana mi prese fra le sue braccia e mi portò dentro. Non mi sentivo molto bene. Quel vino doveva avere qualcosa di strano.. Mi addormentai mentre Santana mi cantava …
 
 
Mi alzai con un mal di testa impressionante. Non riuscivo nemmeno ad aprire bene gli occhi per via del dolore che mi provocava la luce del sole. Mi osservai intorno e non c’era nessuno. Nemmeno Santana. Mi vestii e mi diressi verso la tenda dei pazienti. Erano tutti super agitati ma non capii subito fino a quando non vidi Santana venirmi incontro.
“Rachel, presto! Abbiamo bisogno di te! C’è stato un attacco!Ho fatto quello che potevo ma sei tu quella che sa!Ti prego, vieni .. c’è anche Brittany e Quinn!”
A quelle parole mi svegliai improvvisamente e mi precipitai nella tenda. Brittany aveva una brutta ferita all’addome e non sapevo se ero in grado di frenare l’emorragia. Quinn invece era ferita alla gamba destra e anche lì il sangue usciva copioso. Era svenuta e lavorai giorno e notte per salvare loro e tutti gli altri. Erano veramente tanti e gravemente feriti. Non capivo più che fare. Santana non mi lasciava mai perdere la speranza. Il tempo sembrava così sbagliato per amare ma forse era proprio in questi momenti che l’amore si faceva più prepotente.
Cercammo di salvarli ma morivano come mosche e non avevo più nemmeno il fiato per dire cosa bisognasse fare. Kurt era venuto a darci una mano portando altri soldati. Con il loro aiuto le cose migliorarono.
Il sangue mi sporcava perfino i capelli e i miei occhi non vedevano che morte. Per due giorni non dormii. Andavo avanti come reazione al dolore di vedere Quinn in quel letto. Si era ristabilita ma le trasfusioni sembravano non aver funzionato a dovere.
Brittany si stava riprendendo anche se la ferita ci avrebbe messo molto a guarire. Santana la osservava da lontano mentre non poteva starle accanto. Nel suo sguardo c’era così tanto amore.
Noah aveva perso un braccio e una gamba. Aveva ripreso conoscenza ma non riusciva a sopportare il dolore. Così dovevo fargli molte iniezioni di morfina. Il suo sguardo pieno di dolore mi spezzava il cuore. Aveva così tanto per cui combattere e sembrava aver smesso di lottare.
“Noah, ascoltami.. devi restare fra di noi, proteggere Quinn!Hai capito?”Quasi urlai quelle parole.
Mi guardò e capì cosa intendevo. Se non vuoi essere forte per te stesso, sii forte abbastanza per coloro che ami e coloro che ti amano.
Dopo quei giorni di pazzia, i rimasti iniziarono a riprendersi e vennero inviati in altri campi all’interno della Francia.  Il mio cuore si poteva prendere un respiro ora.
 
 
“Rachel?Senti, puoi controllare Brittany?Mi ha chiamato la Sylvester!”mi chiese Santana mentre usciva dalla tenda. Odiava abbandonare la sua ragazza.
Mi avvicinai a lei e in quel momento si svegliò. Un sorriso gentile si allargò sul suo viso. Le cambiai le bende e poi rimasi a farle compagnia.
“Dovresti parlarle, sai?”mi disse improvvisamente. La sua mano catturò la mia. Gli occhi azzurri si fissarono nei miei.
“Stava così male mentre eravamo là e più volte voleva tornare ma non poteva. “
Stava male?Voleva tornare?Non capivo.
“Non mi importa … “ribattei debolmente. Era ovvio che mi importasse ma pensavo di essere l’unica a stare male delle due.
“Si invece, perché tu la ami e non puoi permettere che l’orgoglio vi separi …”concluse prima di addormentarsi.
Era vero? L’amavo? Non avevo davvero mai pensato di innamorarmi.. era successo però.
La lasciai al suo sonno e mi avvicinai al letto di Quinn. Stava dormendo e molto lentamente mi sedetti al suo fianco. Con una mano iniziai ad accarezzarle i capelli. Sentivo il suo calore e profumo. Era ancora lì. Non se ne era andata. Le lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance ma non mi importava. Volevo solo svegliarla e dirle che era tutto quello che volevo.. che l’amavo..
“Rach ..” Era una semplice parola ma per me voleva dire tutto. Stava ancora dormendo ma parlava nel sonno.  Mi bloccai e poi accadde. I suoi occhi si spalancarono piano per specchiarsi nei miei.
Tutto quello che era successo non importava più. Lei era lì.
“Rach… oh dio, mi spiace così tanto.. ho così tante cose che devo dirti..” iniziò ma le posai un dito sulle labbra.  Mi chinai e le baciai la fronte.
“Ora devi riposare..”
“Non posso più .. non voglio perderti di nuovo..”continuò. I suoi occhi si bagnarono.
Mi alzai e mi allontanai di qualche passo.
“Non mi hai mai perso ..” dissi girata di spalle. Quando la guardai,  un timido sorriso le era  spuntato in viso.
Volevo ancora sapere ma per ora non potevo stancarla. La lasciai a riposare. Avremmo parlato. Ne avevo bisogno. 

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Capitolo 7
*** Back ***


7. Back
 
Lentamente passai la spugna imbevuta d’acqua sul suo corpo. Rivoletti d’acqua scivolavano su quella pelle bianchissima e perfetta.
“San?”mi chiamò Brit. Le sorrisi senza però smettere di lavarla. Quel corpo così fragile era diventato forte con il tempo e ora aveva bisogno di cure.
“Si, Brit?”chiesi.
“Pensi che potremo avere un gatto quando andremo a vivere insieme?” Il suo sguardo era così innocente ed io pensai di essere la ragazza più fortunata per averla trovata.
“Quanti ne vuoi, Britt!”esclamai divertita. E lei mi regalò uno dei sorrisi più smaglianti mi avesse mai fatto.
“Lo sai che non vedo  l’ora di tornare a casa e iniziare la nostra vita insieme?”Mi mancò il fiato.
“Nemmeno io.”risposi. Rimanemmo in silenzio, beandoci una della presenza dell’altra.
“San?”mi chiamò. La sua voce era vellutata.
“Mmh?”risposi.
“Vieni qui..” mi disse aprendo le braccia. Abbandonai la spugna e mi sfregai le mani sul mio vestito.  Mi avvicinai a lei e mi adagiai fra le sue braccia.
“”La prima volta che ti ho vista, ho pensato che una dea greca fosse scesa in terra.. è stato in quel momento che ho voluto che tu fossi mia .. per sempre.. “iniziò. La sentii singhiozzare alle mie spalle. Mi girai ad osservarla. Ero in una posizione scomoda ma non importava.
“E poi ci siamo conosciute e io sapevo già che mi avresti cambiato la vita e speravo davvero di riuscire a conquistarti perché esserti semplicemente amica, avrebbe voluto soffrire eternamente.”
Si soffermò solo per prendermi le mani e intrecciarle alle sue. Stava tremando mentre mi apriva il cuore.
“Quando ci siamo baciate quella notte di luglio, è stato come andare in paradiso. Finalmente la vita mi sembrava andare per il verso giusto. Anche se stavamo insieme, io non riuscivo ancora a dirti quello che provavo .. quello che provo.. sembro tanto aperta ma per me i sentimenti non sono facili da esprimere.. quando ero laggiù .. fra tutti quei morti .. c’eri solo tu nel mio cuore a tenermi compagnia.. quello che sto cercando di dire è che io .. ti amo ..”
Aveva le lacrime agli occhi e non potei che commuovermi a quella vista. L’abbracciai forte.
“Vorrei poterti dire quanto tu significhi per me con delle bellissime parole ma tutto quello che provo si può esprimere solo con questo ..” E la baciai. Ma non con la passione con cui infuocavo ogni nostro bacio. Era tutta la mia dolcezza, tutto il mio amore, la mia devozione, la mia fiducia, tutta me solo per lei. Valeva più di mille promesse. Solo una avrei mantenuto sempre. Rimanerle accanto per tutta la vita. Racchiusi tutto in quel bacio.
“Io ti amo, Brittany .. vuoi sposarmi?Non uno di quei matrimoni in chiesa. Non ce lo permetterebbero mai. Uno nostro, sancito con il nostro amore.”Le proposi e lei mi baciò ancora.
“Si, certo .. che voglio ..non aspettavo altro!”  Ci abbracciammo a lungo. Presi i miei orecchini d’oro e ne infilai uno al mio anulare e uno al suo.
“Vuoi tu, Brittany Susan Pierce, prendermi in moglie per amarmi e onorarmi finchè morte non ci separi?”chiesi, elettrizzata.
“Lo voglio.”Poi fu il mio turno.
“Vuoi tu, Santana Lopez, prendermi in moglie per amarmi e onorarmi finchè morte non ci separi?”
chiese, gli occhi spalancati per l’emozione.
“Lo voglio e sempre lo vorrò.”esclamai quasi senza nemmeno aspettare che finisse. La baciai a lungo e fu il più bel matrimonio che avessi mai potuto desiderare.
 
 
Quinn stava mangiando un po’ di zuppa quando arrivai e le portai il cambio. Doveva mettersi qualcosa di pulito. Appena mi vide smise di mangiare. Sapere che poteva vedermi mi rendeva così felice ma non potevo ancora essere sua. Lei apparteneva ad un altro.
“Rach ..ciao..”iniziò. Le era rimasto un po’ di cibo al lato della bocca, così mi avvicinai e la pulii con un tovagliolo. Arrossì imbarazzata.
“Questi sono i tuoi vestiti puliti. Ora ti devi cambiare ma ti devo dare una mano.”
“Rach, possiamo parlare? Ti prego..”mi chiese. Io imperterrita, le sfilai la camicia e le infilai quella pulita. Il suo corpo era estremamente atletico anche se pieno di contusioni.
Le misi i pantaloni nuovi e poi la feci coricare nuovamente. Invece di andarmene mi sedetti di fianco a lei. I suoi occhi verdi non mi avevano mai abbandonato.
“Ti ascolto.”dissi semplicemente. Non la guardai.
“Allora .. da dove posso iniziare? Mi ero fatta un mio discorso, accidenti!Comunque non importa  .. sono cresciuta insieme a Noah e lo conosco da sempre. Le nostre famiglie non volevano la nostra unione ma noi eravamo innamorati e così fuggimmo via. Per farla breve io rimasi incinta di una bimba, Beth. Le cose iniziarono ad andare male. Tradimenti da una parte e dall’altra. Alla fine ci separammo. Io andai nell’esercito e anche lui. La bimba fu affidata a mia madre. Noah e io mantenemmo dei buoni rapporti, soprattutto per il bene della bimba. Mi accorsi però che lui mi amava ancora. Ma io non provavo lo stesso. Quando sono venuta qua e ti ho incontrata, io mi sono innamorata di te.. quando ho rivisto Noah, mi è preso il panico. Non sapevo che pensare e ho sbagliato ma non potevo ferirlo così … ma così ho ferito te e mi sono odiata così tanto.. Noah mi cercava per dirmi che mio padre è purtroppo deceduto e che c’era stato il funerale. Ma ti giuro, fra di noi non c’è più nulla.. io vedo solo te. Anche quando ero cieca, c’eri solo tu nel mio mondo oscuro. Mi sembra essere tornata cieca da quando non mi parli .. non mi baci e io…”
La interruppi baciandola appassionatamente. Mi era mancata così tanto e non potevo credere di averla quasi perduta in guerra. Non ci saremmo mai lasciate.
“Rach, io penso di amarti anzi  ne sono sicurissima.. io ti amo e non posso più vivere senza di te..”
Ero accoccolata nelle sue braccia.
“Ti amo anche io Quinn.”
Stesa al suo fianco, mi beai del suo profumo.
“Ti prego non lasciarmi più e soprattutto promettiamo di dirci sempre tutto ..”
“Certo, Rach.. “mi assicurò lei. Ci baciammo ancora e ancora. Non ne avevamo mai abbastanza.
“Quinn?”La voce di Noah fu come uno schiaffo sulla sua pelle. Si irrigidì ma non mi lasciò andare.
“Noah ..io..”iniziò la bionda.
“Ho capito, sai e non ti devi preoccupare..” Sorrise mestamente. Era seduto ed era sveglio nel letto di fronte a noi.
“Lascia che ti parli..” disse Quinn.
 Io mi alzai o tentai ma Quinn mi trattenne per la vita.
“Io amo Rachel e non posso lasciarla. Lo sai che ti amavo in passato ma eravamo giovani e non sapevo ancora cosa volesse davvero dire amare. Ora lo so.” Mi strinse forte.
Noah ci guardò per un lungo istante. Poi il suo volto si illuminò.
“Ho capito e devo dire che sono sorpreso. Certo fa male vederti con qualcun altro ma almeno so che è una persona valida. Rachel mi ha detto di tenere duro e mi ha convinto. Quindi non devi preoccuparti per me. Io starò bene.”
Le sue parole arrivarono improvvise e alquanto improbabili.
“Sei sicuro, Noah?”chiesi. Non potevo sopportare un altro maniaco che cercava di uccidermi o stuprarmi drogandomi.
“Certo, Rachel. E vi auguro il meglio.”
“Beh, grazie?”dissi. Ero un po’ sorpresa. La sua risata mi colpì. Diedi a Quinn un bacio sulla fronte e andai a dare una mano a Noah a mangiare e cambiarsi. Per lui oggi si ritornava a casa.
 
 
Quinn e io eravamo ufficialmente una coppia. Beh più o meno, non che lo sapessero tutti all’infuori di San, Britt e Noah. Uscii dalla mia tenda per andare a trovare l’amore della mia vita. Improvvisamente sentii un panno sulla bocca e caddi svenuta. 

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Capitolo 8
*** Let Me Love You ***


8. Let Me Love You
 
“Rachel? Mi senti?”Una voce che non riconobbi subito mi raggiunse. Un mal di testa assurdo mi esplose dentro. Spalancai gli occhi e quello che vidi fu Finn che mi scuoteva forte. Non avevo la forza per fermarlo.
“Sono stato così male .. perché non mi vuoi?Ti ho osservata sempre ma non capisco perché tu non possa stare con me.. Avremo tanti bambini e rimarremo insieme per sempre..”Il suo sproloquio mi stava spaventando a morte. Ma è possibile che tutti i malati di mente me li devo beccare io? Ditemi, cosa ho fatto per meritarmelo? Un conato di vomito mi salì in gola.
“Mi spiace per tutto ma ora stiamo per tornare a casa, dove vivremo felici e contenti..”
Sentivo che ci stavamo muovendo. Eravamo su un furgoncino o un carro? Ero terrorizzata. Non sapevo dov’ero e dove stessimo andando.  Quinn, Santana, Brittany .. dovevo trovare il modo per tornare.
“Sete ..”riuscii a dire. Lui mi si avvicinò e mi porse una brocca d’acqua in metallo. Bevvi avidamente.
“Dove stiamo andando?”chiesi con quella voce che mi era tornata.
“A casa. Prendiamo una nave al prossimo porto.”disse lui.
“Stai disertando?”chiesi. Ero ancora più disgustata. Come poteva tradire così la sua patria e i suoi compagni?
“Beh a chi importa? Io ti amo ed è più importante.”rispose lui convinto.
Che razza di persona era? Non aveva nemmeno un po’ di onore?
“Da quanto siamo in viaggio?”chiesi. I suoi occhi mi fissavano in un modo molto indiscreto e quello sguardo lo avevo già subito …
“Un paio di ore.” Mi prese la mano e se la portò al viso. Iniziai a piangere.
“Su su non piangere .. ci sono io …”
Questo mi fece gridare di terrore. Uno schiaffo mi raggiunse. Sentii il sangue colarmi dal mento.
“Stai zitta, puttana!”gridò. E mi tirò un altro schiaffo. Sentii che si toglieva la cintura. Presi la caraffa e appena si avvicinò di nuovo gliela tirai in faccia con tutta la forza che avevo. E poi ancora e ancora. Quando non si mosse più. Mi lasciai cadere fuori dal furgoncino, chiuso con solo una tenda. Iniziai a correre indietro percorrendo la strada che avevamo appena fatto.
Non sapevo da quanto stessi andando avanti solo come riflesso di volontà. Non mi importava di nulla, solo dovevo tornare da lei. Di fronte a me apparve un cavallo e sopra di esso un soldato. Mi spaventai subito. Ma non aveva senso che fosse Finn. Non veniva dallo stesso senso. Finn .. molto probabilmente lo avevo .. non potevo pensarci, non adesso.
Il cavaliere era Kurt e non ero mai stata più felice di vederlo. Mi fece salire e con tutte le dovute accortezze mi copri con una coperta. Stavo gelando. Dopo di chè cavalcammo fino al campo. Era ormai pomeriggio inoltrato quando ritornammo. Mi aveva spiegato che erano state dispiegate due squadre per la mia ricerca. Lui faceva parte di una delle due come esploratore. Lo ringraziai a non finire per avermi trovata. Mi fece scendere da cavallo e subito si raccolse una gran quantità di gente.
Ma fra tutti quelli che c’erano non mi importava di nessuno se non di lei. Quinn. Eccola, che arriva!
Non le importa che siamo di fronte a tutti. Non le importa degli sguardi che da felici passarono a ostili quando mi prese il viso fra le mani e mi baciò. Sembrava che stesse per morire e che solo io potessi salvarla. Mi abbracciò e mi fece volteggiare senza mai fermarsi.
“Oh dio, grazie .. me l’hai riportata..”sussurrò al mio orecchio. Poi mi condusse via e mi portò da Santana e Brittany. Mi abbracciarono a lungo. Santana mi curò le ferite e dal suo sguardo si capì che era furibonda. Quinn non era da meno. Andava avanti e indietro, gridando che se lo ritrovava davanti lo faceva fuori.
“Forse non sarà necessario..” sussurrai. E se lo avevo ucciso? Cosa mi rendeva migliore di lui? Raccontai loro quello che era successo al momento della fuga. Quinn venne a prendermi in braccio.
“Lo andremo a cercare. È stata legittima difesa e lo capiranno.”disse lei. Mi rifugiai fra le sue braccia.
 
Fu mandata una squadra a cercare Finn nella direzione che avevo detto loro. Partirono sia Quinn che Brittany. Santana rimase con me anche se si vedeva che voleva correre con loro appresso a quel pazzo maniaco.
Due giorni tornarono e con mio sommo sollievo, Finn era vivo. Non ero felice perché non era morto ma perché non ero io che lo avevo ucciso. Quando mi vide, iniziò ad insultarmi pesantemente.
Quinn che era li accanto, si girò e senza bisogno di prendere la mira, gli assestò un gancio destro sul viso che lo fece stramazzare a terra.
“Non osare insultare la mia ragazza di nuovo o giuro che ti ammazzo!”urlò.  Dopo di che mi venne a prendere fra le braccia. Anche se ci avevano accettate, a volte ci inviavano occhiate stranite o disgustate.  Ma non mi importava perché io stavo con la mia anima gemella ed era tutto quello che mi era sempre mancato nella vita.
 
Ci fu un processo a Finn e fu giudicato colpevole di aver disertato e aver rapito una civile. Finì in prigione e di lui non si seppe più nulla. Solo Kurt lo andò a trovare una volta. Non ci tornò più perché Finn lo trattò molto male e lo ferì nel profondo.
Quando la guerra finì pochi mesi dopo, io e Quinn tornammo a casa di sua madre. Fu un momento un po’ imbarazzante per me e per lei ma la signora Fabray ci accolse a braccia aperte. Conobbi la piccola Beth di cinque anni. Aveva i capelli biondi come la madre e gli occhi del padre. Il carattere era dolce e non aveva paura di domandare. A volte troppo ma era proprio quello che me l’aveva fatta amare subito.
Io e Quinn ci sistemammo a Lima e lì fummo raggiunte da Santana e Brittany. Cosa potevo desiderare ancora di più? Nulla ma Quinn mi convinse a ricominciare a cantare e così aprii una scuola di canto aperta a tutti. Lei invece diventò una scrittrice di successo e io una famosa cantante in tutta la nazione e insieme a Quinn la vita fu molto più bella e si poteva chiamare davvero vita. Una vita piena di amore e solidarietà con l’unica donna che avrei mai potuto amare.
 
 
13 anni dopo
 
“Ma’!Dov’è la mia gonna?”mi chiamò Beth. I capelli biondi lunghi fino a metà della schiena svolazzavano mentre correva da una parte all’altra della camera per trovare una gonna per uscire.
“Tesoro, di quale gonna parli?”le chiesi, scuotendo la testa. Come il padre, era disordinata da far paura.
“Quella lilla!”esclamò come se fosse ovvio. Notai un lembo di quel colore spuntare dalla scrivania ricoperta di libri.
“Questa?”le chiesi, tirandola fuori. Si girò verso di me e un enorme sorriso si aprì sul suo volto.
“Grazie, mamma!”Mi abbracciò forte.
Scesi in cucina mentre finiva di vestirti. Doveva uscire per un incontro per l’università di medicina che aveva frequentato anche Rach.  Preparai due caffè e fui raggiunta da lei. Si era appena fatta una doccia e profumava di rose.  Mi abbracciò da dietro.
“Hei .. “mi sussurrò. Mi vennero i brividi al suono di quella voce celestiale.
“Come stai?”le chiesi. Mi strinse ancora e poi prese la tazza con il caffè.
“Bene, adesso ..”rispose. “E tu?”mi chiese.
“Quando sto con te, sto sempre bene.”risposi. L’attirai verso di me per baciarla. Anche dopo tanti anni, eravamo ancora noi. Una bella casa, una figlia dolce e il nostro amore.
“Io esco!!”urlò Beth. Rachel mi lasciò andare e corse a salutare nostra figlia.  La seguii e rimanemmo sulla porta a osservarla salire sulla macchina e con le tutte dovute attenzione, lasciare il vialetto.
Abbracciai Rachel e ci baciammo lentamente.
“Ti amo, Rach ..”La sentii sorridere sulle mie labbra.
“Anche io, Quinn ..”
Rimanemmo un po’ in quella posizione poi una voce che riconobbi subito ci urlò che dovevamo prenderci una stanza. Santana. Rachel uscì e andò ad abbracciarla mentre io facevo lo stesso con Brittany. Le invitammo dentro casa. Avremmo passato un’altra bellissima serata. Le due avevano due gemelli partoriti da Brittany. A Santana non era piaciuto molto che avessero dovuto richiedere un donatore ma erano passate sopra quella storia da tanti anni. Erano due gemelli vispi e dolci come la madre. Una bellissima famiglia. Passammo tutta la sera a ridere a crepapelle, organizzandoci per andare al cinema. Santana non mollava mai la mano di Brittany e si baciavano amorevolmente ogni cinque minuti. Quando tornarono nella loro casa al di là della strada, io e Rach salimmo lentamente in camera nostra e lì passammo tutta la notte a fare l’amore e a sussurrarci vecchi sogni che non importavano più perché l’unico sogno che avevamo, lo stavamo vivendo. 

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