Il primo vero grande amore

di MappamondoStyles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi sono innamorato di te ***
Capitolo 2: *** sarà per la prossima volt ***
Capitolo 3: *** Non lo facevo così ottuso ***



Capitolo 1
*** Mi sono innamorato di te ***


Liam


È passato poco tempo da quando ho capito che per me il mio migliore amico, Zayn, non è solo un migliore amico. Era un po' di tempo che per la testa mi balenava questa idea, anche se nella sua assurdità, cominciava a sembrare via via la cosa più normale del mondo.
Ricordo che era stato facile, per me, volergli immediatamente bene.. Come fosse un fratello. Poi quel voler bene è diventato sempre di più, così tanto che bisognava usare un nuovo vocabolo per definire la sua grandezza.
-Forza, Liam, fatti coraggio. Quando arriva lo prendi da parte con le buone e provi a spiegargli quello che.. Si,insomma,provi per lui. Devi solo dirgli che lo ami..-pensai. 
Camminavo ininterrottamente a passo svelto nella mia camera, cominciando ad odiare quel ticchettio lento e snervante che proveniva dalla radio-sveglia. Desideravo unicamente che tornasse a casa.. Perchè dovevo parlargli. Certo, si sarebbero venuti a creare un po' di problemi se lui avesse miracolosamente ricambiato il mio amore: ci sarebbe stata Danielle.. E per non parlare di Perrie. Cosa avremmo detto a quelle due? 
"oh,ciao Danielle/Perrie! Lo sai che adesso preferisco le zucchine alle patate?".
No,così la stavo prendendo dal lato sbagliato. Dovevo essere serio su questa cosa. 
Mi andai a sedere ai piedi del letto, prendendomi la testa tra le mani e cominciando a sentire il bisogno di piangere.
«Ti prego, Zayn.. Arriva a casa. Molla quella cretina a casa sua e vieni..»,biascicai cercando di fare il minimo rumore, per ascoltare meglio i suoni intorno a me.. Ossia il cigolio della porta d'ingresso che si apre, il passo leggero e veloce di Lui e il suo respirare così delicato e dolce da riempirti la mente dei più bei pensieri.
Fui richiamato alla realtà, sentendo quei tanto sperati suoni che volevo sentire. Corsi immediatamente al piano inferiore, sentendomi il cuore battere a mille mentre le mani mi sudavano in una maniera quasi disumana.
«Ecco,ci siamo»,dissi tra me e me, andandogli incontro e sorridendogli come al mio solito.. Accompagnato da una luce particolare dei miei occhi che lui notò subito, facendomi un mezzo sorriso e scuotendo appena la testa.
«Liam, stai bene?», mi chiese mentre ero intento a perdermi nel marrone caldo dei suoi occhi.

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Capitolo 2
*** sarà per la prossima volt ***


"Liam,stai bene?". Era una domanda così stupida, così facile a cui poter rispondere, ma le parole non uscivano dalla mia bocca. Rimanevano dentro, non volendo uscire forse per pigrizia,o forse per paura.. Si, penso la seconda. Eppure, non riuscivo a rispondere, perchè nemmeno io sapevo se stavo bene o meno. Mi portai una mano sul volto, abbassando lo sguardo a terra nel tentativo di non fargli notare molto il mio disagio.
Quando rialzai lo sguardo, lui aveva appoggiato la sua giacca di pelle su uno dei braccioli del divano e si stava spogliando di fronte a me, senza alcuna vergogna. Riformulò quella domanda, non appena mi vide farmi rosso in viso. Si stava semplicemente levando la maglietta e io stavo avendo questa reazione. 
«S-sì», gli risposi con voce flebile, sentendomi avvampare sempre di più le guance. No, non potevo continuare così: dovevo dirglielo, dovevo dirgli che almeno mi stavo invaghendo di lui. Amare era una parola grossa, si sarebbe potuto spaventare. 
«Sicuro,amico? Non mi sembra che tu stia tanto bene.. Sei tutto rosso in viso». 
Aveva alzato la voce di un ottava, facendomi sembrare il suo tono quasi spazientito. Rimediò subito dopo,regalandomi un altro dei suoi classici sorridi,con tanto di lungua che lecca lentamente l'arcata superiore dei suoi denti. 
«Zayn, mettiti seduto.. Smetti di spogliarti per un secondo e mettiti seduto. H-ho bisogno di parlarti..», gli dissi prima di deglutire rumorosamente e andandomi a sedere assieme a lui sui divano. I miei occhi non erano gli unici ad avere una piccola luce diversa e lui mi sembrava particolarmente allegro.. 
«In effetti sono io che dovrei parlarti,Liam. Non so davvero come la prenderai,ma sento di dovertelo dire.. Tanto lo saresti venuto a sapere prima o poi.»,mi disse in tono serio, facendomi rimanere a bocca aperta. Stava forse per dirmi ciò che avevo intenzione di dirgli io? Non mi restava che ascoltarlo per sentire cosa aveva di tanto importante da dirmi.
«Va bene, sentiamo cosa hai da dirmi», dissi facendogli poi un piccolissimo sorriso. Lui intanto stava gesticolando a vanvera, non proferendo parola. Forse stava cercando di dirmelo nel modo più, dolce possibile? 
«Okay, è inutile girarci intorno. Liam, io e Perrie abbiamo deciso di andare a vivere insieme», si arrese alla fine, passandosi una mano dietro il collo e guardandomi con un espressione di chi aspetta un rimprovero. Dio, mi aveva spezzato il cuore in mille pezzi. Mi sembrava di aver addirittura sentito il rumore del mio cuore ,simile ad un vetro, che si rompeva. Non avevo parole, non riuscivo a tirarle fuori dalla mia bocca.. Come poco prima.
«ah. T-tu e lei. O..okay.». Queste furono le uniche cose che io riuscii a dirgli prima di alzarmi lentamente dal divano e andarmene in camera mia, cominciando a sentire i miei occhi bruciare per colpa delle lacrime che stavo trattenendo. Le scale per il piano superiore mi sembrarono diecimila volte di più e la mia stanza mi sembrava terribilmente lontana, che mi accontentai di chiudermi a chiave nello sgabuzzino per poter finalmente cominciare a piangere quelle lacrime amare che nessuno poteva vedere e che nessuno poteva capire.

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Capitolo 3
*** Non lo facevo così ottuso ***


Quando mi risvegliai, non riuscii a collegare ne dove ero ne come mai ci fosse un silenzio tale da farmi accapponare la pelle.
Mi passai goffamente il dorso di una mano su un occhio, mentre mi sentivo il viso tirarmi per via delle lacrime che avevo versato fino a riuscire ad addormentarmi. Tastai con l'altra mano la parete alla mia destra e trovai l'interruttore, accendendo la luce. Tutto tornò nella mia testa in modo così veloce da provocarmi un sussulto e addirittura un forte mal di testa. Presi un respiro profondo e mi rimisi in piedi, sistemandomi i vestiti che avevo in dosso, per quanto potesse essere utile in quel momento. Dopotutto ero un tipo che amava curare la propria immagine anche nei momenti meno appropriati. Avvicinai poi un orecchio alla porta, cercando di percepire un qualsiasi rumore da fuori quella piccola stanzetta in cui mi ero rinchiuso per scappare come un codardo dalle mie emozioni. Non sentivo nulla, nemmeno una mosca. Portai una mano sulla maniglia e la abbassai lentamente, tirando fuori prima il naso e poi la testa. In modo minuzioso mi guardai intorno e un altro sussulto fece aumentare il dolore alla testa. Seduto sull'ultimo scalino della rampa di scale e di spalle alla porta dello sgabuzzino c'era il mio coinquilino, il mio migliore amico e quello che speravo diventasse almeno per una serata il mio amante. Scossi velocemente la testa, uscendo da lì e sgattaiolandomene via nella mia stanza con passo felpato.
«Finalmente sei uscito. Sei rimasto chiuso lì dentro per tre ore e mezza e se tra un po' non fossi uscito da te, avevo in mente di entrare io.». Alzai le spalle per dargli una risposta e come se lui fosse riuscito a vedermi, riprese a parlare poco dopo il mio gesto. «È un po' di tempo che ti sento uscire dalla tua camera nel cuore della notte e infilarti lì dentro per ore. Liam, sei il mio migliore amico.. Che cosa ti succede? Noi ci diciamo tutto.». Le sue parole uscirono dalla sua bocca in modo calmo, ma riuscivo a percepire che erano cariche di preoccupazione. Non sapevo se sorridere o se riprendere a piangere, ero in un vicolo cieco. Tremante come una foglia mi avvicinai a lui e mi misi seduto sulle ginocchia proprio dietro di lui, abbracciandolo da dietro.
«Zayn, stai calmo. Appunto perchè ci diciamo tutto non dovresti preoccuparti. Sai tutto di me e se magari non ti sto dicendo qualcosa è perchè non è poi così importante.», mentii spudoratamente. Stavolta ero riuscito a mentire senza nemmeno lasciarmi tradire dal tremore nella mia voce. Lo strinsi ancora un po' a me, schioccando in fine un bacio su una sua tempia e mi rimisi in piedi, mettendomi le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni. «Sono felice per te e Perrie. Lo sono davvero..», gli sussurrai mentendo ancora una volta alla perfezione per poi scendere al piano inferiore con tutta la calma possibile anche se avevo solo voglia di andarmene il prima possibile. Come se non lo conoscessi, ero sicuro che lui fosse rimasto seduto lì per ore unicamente per sentirsi dire che la sua decisione era stata approvata. Non che la mia approvazione contasse molto, ma a lui piaceva sentirsi dire che le decisioni che prendeva, piacevano anche agli altri.
«Adesso dove vai?», chiese come se la mia scenata di poche ore prima non fosse mai accaduta. Mi seguì di sotto e si rintanò nella cucina, afferrando un sandwich mangiucchiato da entrambi il giorno prima, se non due. Alzai le spalle, come risposta alla sua domanda e uscii di casa, sbattendo con tutta la forza possibile, la porta. Se quella mattina ero stato sul punto di dirgli cosa sentivo quando lo vedevo, ora preferivo tenermi tutto dentro anche a costo di esplodere a lungo andare. Non era possibile, non lo facevo così ottuso. Non so se aveva capito che almeno, per quella sera, non sarei tornato a casa.

In opzione avevo Danielle che oramai non sapevo più come considerare, quindi se avessi passato la notte da lei avrei potuto chiarire i miei dubbi e le mie incertezze. Allungai il passo, attraversando per la strada senza nemmeno badare a dove mettevo i piedi, ne agli automobilisti imbufaliti che avevano dovuto frenare di botto per non investirmi. Svoltai nella stradina che portava a casa di Danielle e, fissando la finestra della sua camera con la luce accesa, mi liberai da ogni pensiero e suonai al campanello. Non ci mise molto ad aprirmi, dopotutto aveva un monolocale e per andare da una stanza all’altra ci si impiegavano si e no due secondi netti.
«Liam..?», mormorò a malapena, accigliandosi per poi farmi cenno di entrare senza pronunciare nemmeno un’altra parola. Fui costretto io a dover parlare, altrimenti non avrei mai scoperto come mai era così sorpresa di vedermi.
«Che c’è? Adesso ti stupisci se vengo da te?». Il tono della mia voce più che curioso, mi era sembrato accusatorio e fin troppo rude. Ma lei sembrò non farci caso e regalandomi un sorriso, mi prese per mano. Dire che ultimamente era molto strana anche lei, era dire quasi nulla. Si passò una mano tra i capelli umidi che lentamente si stavano arricciando e si spostò un paio di ricci dietro un orecchio.
«No, anzi.. forse giusto un po’. So che non ti piace stare da me, e se vieni è perché non ci vediamo da un po’ e insomma, sì.. Beh, ti va di divertirti.». Fui colpito anche dalle sue parole e quasi mi sentii un essere orribile. In effetti era vero: da quando avevamo cominciato a frequentarci, l’avevo cercata sempre dopo dei periodi di pausa che però a lei sembravano non dare fastidio. Più che una relazione a tempo pieno, la nostra, la definivo un passatempo abbastanza piacevole.
Un secondo dopo le sue labbra andarono a premere contro le mie e istintivamente portai le mani sui suoi fianchi, intensificando quel piccolo bacio che mi aveva dato. La situazione si svolse in modo così veloce che ancora una volta non mi resi conto di nulla. I miei vestiti erano a terra e poco dopo anche i suoi andarono a finire lì, sopra i miei. Luogo che odiavo particolarmente della sua casa era la cucina, ma quella volta la impiegammo per consumare. Non sapevo se lei ci stesse mettendo amore visto che nemmeno una volta ci eravamo mai dette quelle due parole che quasi tutte le coppie di oggi si scambiavano come fossero un saluto. Beh, lei poteva metterci qualunque cosa, ma io ci stavo mettendo di tutto tranne che amore. Ero frustrato, non sapevo come spicciarmi da quella situazione, come far volare via i miei pensieri come fossero palloncini. Diedi la prima spinta, poi la seconda e la sentii gemere mentre le sue unghie terribilmente corte affondavano nella mia schiena. Il tavolino della cucina dava l’impressione di poter resistere ancora in modo precario, ma in quel momento non mi importava. Non sentivo niente, se non l’istinto di un animale che finalmente soddisfaceva un proprio bisogno.
Storsi la bocca, immergendomi di nuovo nella scopata fugace che stavamo avendo e, stufo di sentire quel tavolino lamentarsi a suon di scricchiolii, mi spostai con lei sul suo divano che mai mi era sembrato più scomodo. Lei invece continuava a sembrare rilassata e nel frattempo presa, al contrario mio. Andammo avanti finché, stremati e con i volti impregnati dal sudore, ci lasciammo cadere sul divano. Lei si strinse a me, continuando a lasciarmi dei piccoli baci sul viso e sul collo e smise solo quando non vide nemmeno un gesto carino da parte mia. Si addormentò poco dopo, lasciandomi di nuovo ai miei pensieri che solo il soffitto grigio alla luce che filtrava dalla finestra, sembrava bloccare nella stanza e farli ronzare lì dentro fastidiosi.
Zayn. Chissà dove era e che cosa stava facendo in quel momento.






Saaaalve! Mi scuso per non aver pubblicato più nulla, ma ero ad un punto morto e la scuola mi stava rubando troppo tempo. Spero che continuiate a seguire questa storia come prima e.. beh, fatemi sapere che ne pensate!
Un bacione, R. <3

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