The error of the night.

di Hi_Ops
(/viewuser.php?uid=344353)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***





Chapter one.

 
 
 
Harry lo sapeva. Andare a quella festa non era stata una buona idea, per niente. Avrebbe preferito fare il baby-sitter ai figli della vicina, piuttosto che andare ad una festa. E che festa.
Era entrato nella villa, con il suo migliore amico, Zayn, che sparì nemmeno dieci minuti dopo, si era seduto su un divanetto, e per metà serata non aveva fatto altro che guardare le coppie strusciarsi le une contro le altre in pista, ed a bere qualche alcolico.
Si alzò, diretto al bar. Dopotutto, era meglio ubriacarsi e divertirsi, piuttosto che continuare ad annoiarsi su uno stupido divanetto, no?
«Una birra, grazie» disse al barista, mentre lui gliela preparò velocemente. Gliela porse e, dopo avergli lasciato una piccola mancia, si girò pronto ad andarsene. Peccato, però, che nel tornare al suo adorato divanetto a ubriacarsi, andò a sbattere contro qualcuno.
«Ops» sussurrò, cercando di vedere il ragazzo di fianco a lui. Non era molto più alto di lui, forse di qualche centimetro, ma era sicuramente più grande; aveva un piccolo velo di barba incolta, gli occhi azzurri e le labbra sottili, rosee. «Ciao» aveva risposto a sua volta, il ragazzo.
«Scusa, ti ho macchiato tutta la camicia.»
«Non importa» rispose l’altro, facendo un sorriso. «La andrò a sciacquare in bagno.» Continuò, facendosi spazio, andando verso il bancone.
«Piacere, Harry» si era presentato, senza che nessuno gli avesse chiesto niente. Cosa gli era passato per la testa?!
«Louis» rispose semplicemente l’altro, afferrando la sua birra.
C’era silenzio, nonostante nella casa regnava il casino, o meglio caos, più totale. C’era silenzio, ma tra loro due. Un silenzio imbarazzante, poiché continuavano a lanciarsi occhiatine, senza dire niente e a bere la loro birra, come se nulla fosse successo.
«Un’altra» disse il riccio al barista, sedendosi su uno sgabello, vicino a Louis. Appoggiò gli avambracci sul bancone, unendo le mani; abbassò leggermente la testa e chiuse gli occhi, cercando di trovare qualcosa da dire, per parlare con quel ragazzo. Dopotutto, era l’unico che aveva incontrato a quella noiosissima festa.
Prese un sorso della sua birra, per poi parlare «sei di qui, ehm.. Louis?», domandò con voce leggermente roca.
Il ragazzo alzò leggermente lo sguardo, fissando il riccio. «No» aveva risposto velocemente, tornando a guardare con lo sguardo la pista da ballo. Forse, non gli era simpatico.
Fatto sta che, come aveva intenzione di fare, Harry si era bevuto già due bottiglie di birra, iniziandone un’altra, mentre Louis era ancora alla prima.
«Ehi, ti senti bene?» Chiese il castano, appoggiando una mano sulla spalla del riccio, vedendo che non si reggeva in piedi, dopo aver provato ad andare verso la pista da ballo. «Evidentemente no» affermò, dopo aver ricevuto come risposta –dopo un sorriso ebete, una risata e quella che doveva essere una possibile e rovinosa caduta- un “Loulou”.
Lo afferrò, mise il braccio del riccio contro il suo collo e lo portò al piano di sopra, in bagno. Lo appoggiò sul bordo della vasca, prendendogli il viso tra le mani. «Ehi, Har, ehm.. mmh..» com’è che si chiamava? Ah, sì. «Ehi, Harry, hai qualcuno che ti può portare a casa?»
Il riccio non rispose, evidentemente, non reggeva bene l’alcol. «Ho capito» disse Louis, cercando di tirarlo su, ma non fece altro che peggiorare le cose: si ritrovarono nella vasca, con il riccio sotto di lui e l’acqua ghiacciata che stava uscendo.
Perfetto, pensò, cercando di alzarsi. Ma qualcosa, o meglio una mano, glielo impedì; Harry lo stava tenendo per la maglietta e, lentamente, lo stava attirando a sé. Avvicinò il viso al suo, cercando di baciarlo ma, fortunatamente, anzi, in tempo Louis riuscì a girare il viso.
«Harry, ehi, calmo» sussurrò, cercando di alzarsi. Sarà stato il fatto che non aveva abbastanza forze a causa dell’alcol, anche se aveva bevuto solo due birre –una non l’aveva neanche finita, a causa di un piccolo incidente chiamato “piccolo riccio che non sa tenersi in piedi”-, sarà stata la mano di Harry che lo stringeva forte per la maglietta, ma lui non riuscì ad uscire dalla vasca.
I loro visi erano vicini, si sfioravano. Harry aveva la bocca leggermente socchiusa, gli occhi che fissavano quelli azzurri di Louis e, oh, solo Dio poteva sapere in che meraviglia di smeraldi si stava perdendo Louis. Ne era ipnotizzato. Gli occhi verdi di Harry lo stavano ipnotizzando.
«Loulou» sussurrò di nuovo il piccolo riccio, avvicinando le sue labbra a quelle dell’altro. Si sfioravano; le loro labbra si sfioravano. Entrambi potevano chiaramente sentire il respiro dell’altro sulle proprie bocche, labbra e, a causa dell’alcol, ciò, li fece impazzire.
Impulsivamente, Louis, lo baciò, delicatamente. Non era un bacio passionale o erotico, no. Era un semplicissimo bacio a stampo.
Velocemente, le mani del castano si insinuarono nei ricci dell’altro, spingendo delicatamente il bacino contro il suo. Sentiva un forte bisogno di venire a contatto con la sua pelle, ed anche velocemente. Subito.
Gli tolse la maglietta, toccando i suoi addominali. Iniziò a baciargli il collo, per poi scendere al petto, dove gli lasciò qualche succhiotto.
Un momento. Stava per farlo con un uomo? Un ragazzo? E poi, se ne stava per approfittare, dato che il riccio stava fermo, ubriaco, sdraiato in una misera vasca di una casa?
Si stava per alzare, pronto ad andare via; sarebbe sparito, completamente, non si sarebbe mai più fatto rivedere, sempre se Harry se ne sarebbe ricordato. Ma di nuovo la sua mano, quella mano, era lì a stringere la sua maglietta, chiedendogli di non andare via.
«Non andare, continua» aveva detto il riccio, attirandolo nuovamente a sé.
E, in quel momento, Louis, non seppe dire no.
Riprese a baciargli il petto, stuzzicandogli il capezzolo sinistro con due dita, mentre continuava a scendere verso il suo basso ventre. Sbottonò i jeans, calandoli un po’, notando chiaramente un piccolo gonfiore nei boxer. Passò, lentamente, la mano su di esso, facendo emettere un piccolo sospiro ad Harry. Sarebbe stato divertente.
Baciò l’erezione da sopra la stoffa, facendo movimenti circolari sulla punta con le dita, mentre, lo vedeva, lo percepiva, il riccio stava per impazzire. Infatti, poco dopo, Harry mise le mani nei capelli di Louis, abbassando il suo viso verso il suo bacino, chiedendo di più.
«Ti p..prego» sussurrò, con voce roca «fallo.» Continuò, sperando che lo accontentasse.
Ma non per niente chiamavano Louis il “torturatore” –ovviamente, in campo erotico, perché non avrebbe nemmeno fatto del male ad una mosca- e, ignorando le richieste del riccio, lentamente, continuò a stuzzicare l’erezione da sopra i boxer. Iniziò a sfilarli con i denti, cercando di essere il più lento possibile, causando ulteriormente eccitazione in Harry.
Leccò lentamente la punta del membro, facendo sospirare Harry. Né leccò tutta la lunghezza, né lecco nuovamente la punta e, dopo qualche minuto, lo prese in bocca. Con lui non era stato il solito “torturatore”. Ed era strano, perché Louis si divertiva a portare allo sfinimento le sue ‘vittime’, mentre Harry, era diverso.
Come diavolo aveva fatto quel ragazzo a stregarlo con un misero incontro, anzi, incidente?! Era ubriaco perso, sicuramente.
Succhiava e succhiava, lentamente, mentre i suoi movimenti erano accompagnati dalla mano del riccio, situata sulla testa di Louis.
Se Harry se ne fosse reso conto, sicuramente, non avrebbe permesso quello. A lui facevano schifo i gay, eppure, si stava facendo fare una pompa da un uomo. Se solo avesse saputo.
«Loulou» gemette Harry, sempre con quella sua voce leggermente roca che, in qualche modo, facevano risvegliare strane sensazioni in Louis. «Loulou» ripeté, fino a venire.
Gli era venuto in bocca, continuando a urlare il suo nome. Subito dopo, però, chiuse gli occhi, stanco.
«Notte, piccoletto» lo salutò Louis, dandogli un casto bacio sulle labbra, dopo avergli risistemato i pantaloni. D’altro canto, la sua camicia era sporca ed Harry stava dormendo, quindi non faceva nulla se prendeva la sua maglietta, o no? 




 

Here!
Ciao a tutte/i. Questa non è la prima fan fiction che scrivo, ma è la prima che pubblico. All'inizio mi vergognavo, ma poi mi sono detta "se manterrò per sempre segreta la mia identità, di cosa mi devo vergognare?", quindi eccomi qui. 
Spero che come inizio vi sia piaciuto; scusate per eventuali errori, ho cercato di correggere il più possibile, ma qualche brutto, odioso, pessimo errore scappa sempre! Vi chiedo solo una cosuccia: mi lascereste una piccolissimissima recensione? Be', almeno di dieci parole, ovvio. Vorrei sapere cosa ne pensate, vi prego, per me è importantissimo.
Detto questo, me ne vado. So di avervi annoiato e scusate. 
Al prossimo capitolo!

Hi_Ops ™

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Image and video hosting by TinyPic


Chapter two.

 
 
 
«Zayn!» Urlò, chiamando l’amico. «Si?» Rispose l’altro, dal bagno. «Hai preso tu la mia maglietta?» chiese Harry, raggiungendolo; si soffermò davanti alla porta, aspettando una risposta.
Se davvero l’aveva presa, si sarebbe incazzato. Era la sua maglietta preferita.

«Quale maglietta?»
«La mia maglietta preferita» precisò il riccio, sbuffando ed appoggiando un braccio alla porta «allora?» domandò, impaziente. «Mmh.. no.»
Se Zayn non l’aveva presa, dove diavolo era finita?
Ricercò un’altra volta nell’armadio ed in camera sua; scese al piano di sotto e continuò a cercarla, ma non c’era. «Cazzo» sussurrò, sbuffando e dando un pugno al divano.
Doveva andare ad un appuntamento con una ragazza e, quella, era non solo la sua maglietta preferita –infatti, tutti sapevano che nessuno doveva toccare le cose preferite di Harry, motivo per il quale si sarebbe incazzato nero-, ma era anche la sua maglietta portafortuna.
Si sedette sul divano, chiudendo gli occhi. Un’altra maglietta, sarebbe andata bene uguale, insomma, era solo una m- no. Lui voleva la sua maglietta, quella maglietta.
Harry mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di aprire lentamente gli occhi. La luce leggermente fioca del lampadario lo infastidì, e quel letto gli aveva fatto venire un gran mal di testa. Un secondo, pensò il riccio, questo non è il mio letto.
Pochi secondo dopo era già in piedi, fuori dalla vasca; si strofinò gli occhi, tossendo. Aveva un gran mal di testa e non ricordava niente della serata precedente, un bel niente.
Si guardò intorno, capendo che quello era un bagno –cosa che non riuscì subito a capire, nonostante avesse visto o meglio, ritrovato sdraiato, in una vasca-, che lui era nudo e i suoi vestiti erano sparsi per terra. Quello che lo incuriosì, però, era che non c’era nessun segno sul suo corpo né di rossetto, né di graffi o succhiotti vari, niente di niente. Dopotutto, come quello che riusciva a ricordare: niente di niente.
Magari lo avevano picchiato e non se lo ricordava.. no, non aveva forti dolori addosso, a parte qualche piccolo malessere causato dalla scomoda posizione in cui aveva dormito, per lo più in una vasca, e sul suo corpo non c’erano lividi.
Sospirò, raccogliendo velocemente i vestiti, mettendosi una camicia. Però, non si ricordava di aver messo una camicia, perché lui non metteva mai camicie. Be’, si era preso una sbronza, non sapeva nemmeno dove si trovava, tanto per aggiungere qualcosa.
Uscì dal bagno, scendendo velocemente le scale. Da quelle poche persone che c’erano, dormendo per lo più, sul divano, la postazione dj ed i vari bicchieri, festoni e vestiti sparsi a terra, capì che la sera prima era stato ad una festa. Mmh, non male capire quello per una sbronza presa da Harry.
 
«Cazzo, cazzo, cazzo» disse, ricordandosi di due mattine precedenti «devo tornare in quella villa.» Si disse, prendendo la prima maglietta che gli capitò, il giubbotto e le chiavi della macchina.
Stava davvero andando in una villa per ritrovare una maglietta? Ma non era una maglietta comune. Era la sua maglietta preferita.
«Dove vai?» Chiese Zayn, scendendo dalle scale con un asciugamano legato in vita e lo spazzolino in bocca.
«Esco»
«Esci dove?»
«Se volevo una mamma, di certo non venivo a vivere solo con te, idiota» lo salutò il riccio, correndo fuori di casa.
Salì nella sua macchina, sfrecciando veloce verso la villa. Sperava davvero che non gliel’avessero fregata, o sarebbe impazzito. Insomma, era la sua maglietta preferita!
 
 
 
«Ciao Lou»
«Ciao Liam» lo salutò il castano, sorridendo «hai pulito casa?» chiese, entrando nel viale di ghiaia. L’amico fece un piccolo sorriso, mettendosi le mani sul viso, per poi scoppiare a ridere.
«Sì e no» rispose, incrociando le braccia davanti al petto. «Cosa vuol dire?» Chiese Louis, appoggiandosi al recinto.
«Che.. be’, ho mandato via la gente, però la casa è ancora in disordine, quindi.. sì e no» spiegò, facendo scatenare una piccola risata da parte di Louis.
«Vuoi una mano?» Domandò poi, il castano.
«Sei sicuro?»
«Dopotutto, non ho niente da fare. E, magari, trovo qualcosa di valore. Su, andiamo» scese dal recinto, entrando in casa.
In quel preciso momento, quando aprì quella porta e vide tutto quello che gli si presentò davanti, avrebbe tanto voluto rispondere “no”. La casa era un completo disastro: divani spostati, rovinati, bicchieri dappertutto, festoni sparsi dappertutto e qualche vestito qua e dì là.
«O. Mio. Dio.» Scandì Louis, rimanendo a bocca aperta. «Liam, ti prego, dimmi che abbiamo sbagliato casa» disse, girandosi verso l’amico, scoppiando a ridere.
«Purtroppo no. Ieri, o.. l’altro ieri? Be’, comunque, il giorno della festa ho perso il controllo, e sono pure andato a letto con un ragazzo» spiegò, chiudendosi la porta alle spalle, spostando un bicchiere da terra.
Un ragazzo.
Louis se ne era quasi dimenticato, almeno, aveva cercato di auto-convincersi che lui non aveva fatto niente con quel ricciolino dagli occhi color smeraldo, i capelli soffici ed un profumo inconfondibile..
Sospirò, ripensando a quella sera. Dopotutto, quel ricciolino era ubriaco fradicio, non se ne sarebbe mai ricordato; però, lui aveva la sua maglietta, e la stava pure indossando dato che, prima di andare da Liam, aveva girato per casa in boxer. E, al momento di uscire, la prima maglietta che afferrò fu quella: la maglietta del ricciolino.
«Tutto bene, Lou?» Chiese l’amico, vedendolo un po’ assente.
«Sì, stavo solo pensando» rispose, facendo un piccolo sorrisetto, ricordandosi le labbra di Harry sulle sue.
«A cosa?»
«A come faremo a ripulire tutto questo macello!» Esclamò, correndo al centro di quella che era stata la pista da ballo due giorni prima, lanciando in aria un festone.
Liam fece una piccola risata per l’entusiasmo dell’amico, raggiungendolo. Avrebbero avuto molto lavoro da fare.
«Lou, sicuro di stare bene?» Chiese Liam, circa un’ora dopo, mentre avevano quasi finito di pulire il salone.
Per più di tre volte, si era incantato, pensando ad altro, o meglio, a degli occhi color smeraldo appartenenti ad un ragazzo dai ricci soffici e le labbra sottili ma dolci. Quelle dannatissime labbra.
Di una cosa era certo: quel ricciolino lo aveva stregato. E colpa dell’alcol, non era.
 
 
 
Harry era in ritardo; meno di mezz’ora dopo doveva essere ad un appuntamento dall’altra parte del paese, e non era ancora arrivato alla villa. Non mancava poco, però il tempo di cercare la maglietta non sarebbe stato di certo minimo.
Cazzo, era nella merda.
«Dai, su» sussurrò, cercando di auto-convincersi che ce la poteva fare. Ma solo il pensiero che nessuno in quella casa c’era, oppure che avevano già pulito e non avevano trovato niente, o che, peggio ancora, era rimasto tutto com’era e della sua maglietta non c’era traccia, lo distruggeva.
Parcheggiò velocemente, suonando il campanello.
«Si?» Chiese quello che doveva essere il padrone di casa; aveva i capelli castani, gli occhi color nocciole e un po’ di barbetta incolta sul viso.
«Ciao, venerdì sono venuto qui, alla tua festa e temo di aver dimenticato la mia maglietta. So che ti sembrerà stupido m-» lo interruppe, aprendo la porta, sorridendo.
«Ho appena iniziato a pulire e, per tua fortuna, non ho trovato nulla qui sotto ma, se vuoi, puoi provare a cercare al piano di sopra.» Gli disse, mentre Harry attraversava il piccolo vialetto di ghiaia, sorridendo.
«Grazie, sei gentilissimo.»
Entrò nella villa, ancora leggermente in disordine, almeno in salotto, pronto a salire al piano di sopra, diretto al bagno, quando dalle scale scese un ragazzo.
Era poco più alto di lui, indossava un cappello grigio sopra i capelli castani, aveva gli occhi azzurri ed indossava.. la sua maglietta.
«Ehi, tu! Quella è la mia maglietta!» Esclamò, avvicinandosi al ragazzo.
E, in quel momento, dopo aver puntato i suoi occhi verdi in quelli azzurri del liscio, quest’ultimo si sentì morire.


 



 

Here!
Ciao a tutte, eccomi tornata. Lo so, ho postato ieri il primo capitolo, ma oggi non ho proprio resistito ed ho dovuto postare il secondo. 
Spero, ovviamente, che vi piaccia; mi sono abbastanza impegnata a scriverlo e la gif che vedere non è legata al capitolo, cioè sì, dovrebbe esserlo, ma non ne trovato nessuna, così ho visto questa ed ho pensato "sono sulle scale, si guardano, sì può andar bene", lol. 
Be', ringrazio le 3 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero: Larry Is a Promis, Always_Happy & CarlottaBear, grazie!
Ringrazio anche le 2 ragazze che l'hanno messa fra le preferite, 1 che l'ha messa fra le ricordate e le 15 che l'hanno messa fra le seguite! Oddio, sono così entusiasta!
Ah, anche grazie alle 118 visite! Stiamo scherzando? 
Vi lascio, ancora grazie e al prossimo capitolo (:


Hi_Ops 

 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1640329