she love them more than everything else.

di Blackentropic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una cosa molto 'importante' ***
Capitolo 2: *** perchè non vuole? ***
Capitolo 3: *** voglio solo vedere se è fatta di starbucks c: ***
Capitolo 4: *** ...a meno che non siate dei maniaci-pedofili. ***
Capitolo 5: *** 'posso abbracciarvi...?' ***
Capitolo 6: *** cazzo, e ora?!? ***
Capitolo 7: *** -cazzo, è proprio lui- ***
Capitolo 8: *** come una coperta! ***
Capitolo 9: *** sei ubriaco. ***
Capitolo 10: *** e io?... ero felice perchè avevo la sua felicità. ***
Capitolo 11: *** coglione. ***
Capitolo 12: *** se vuoi ti insegno. ***
Capitolo 13: *** magari al prossimo appuntamento. ***
Capitolo 14: *** they don't know about us. ***
Capitolo 15: *** "love you" ***
Capitolo 16: *** give me love. ***
Capitolo 17: *** kiss me. ***
Capitolo 18: *** escape. ***
Capitolo 19: *** so sick. ***
Capitolo 20: *** I saw what I saw ***
Capitolo 21: *** love me or love me not. ***
Capitolo 22: *** cuts and dreams. ***
Capitolo 23: *** adulti, dicevano. ***
Capitolo 24: *** drogato da lui. ***
Capitolo 25: *** i love the way you make me feel ***
Capitolo 26: *** don't you worry child. ***
Capitolo 27: *** 'cause everything's gonna be alright ***
Capitolo 28: *** don't let me go. ***
Capitolo 29: *** sectrets. ***
Capitolo 30: *** God gave you a second chance. ***



Capitolo 1
*** una cosa molto 'importante' ***


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SUZANNE GREY
O comunemente chiamata Suze è una ragazza quasi sedicenne italiana. Normalissima, non è né tutta questa bellezza né un cesso ambulante. Ha i capelli castano scuro, quasi del tutto lisci, anche se alle punte ha dei ricci. Il suo sogno sarebbe quello di farsi delle meches, infatti, il prima possibile andrà a farsi le punte colorate, magari blu. Ha gli occhi verde smeraldo, il nasino dritto e le labbra carnose. E' una ragazza abbastanza alta, beh, non altissima, ma quanto basta per non essere una nana da giardino. Ha una corporatura robusta ed è formosa, questo la porta a non essere il 'tipo di ragazza di cui i ragazzi si innamorerebbero', infatti non ha avuto vere e proprie storie. Il suo ultimo ragazzo è stato in quinta elementare, e la loro storia è durata solo tre giorni (lol). In fatto di ragazzi non è il massimo, anche se è molto brava a dare consigli. Ha una semplice vita, non fuma, non beve alcolici e non è una puttana. I suoi genitori non la comprendono a fondo anche se sono proprio 'nemici e morte'. Suo padre si chiama Antonio anche conosciuto come Tony (?) e sua madre Katherine. Ha un fratello maggiore di nome David. La sua vita è la musica, infatti suona il pianoforte e canta. Ha una voce molto bella, sognerebbe di fare la cantante. Anche se i suoi genitori non l'hanno mai supportata. Ha un carattere forte, sfacciata e quel pizzico di perversione che rende la sua vita divertente. E' una ragazza molto sorridente e forte.

Capitolo 1
“Arrivo! Aspetta” sbuffai infilandomi i pantaloni, ma più che fare quello sembravo shakira mentre ballava 'waka-waka'
“Muoviti” urlò la voce dalla finestra. Era la mia amica Beth. Era venuta a prendermi per dirmi una 'cosa molto importante'.
Mi infilai di corsa le scarpe e corsi per le scale.
“Dove stai andando?” oh, quello era mio fratello David, quell'impiccione.
“lascio casa. Mi trasferisco e vado a vivere in un circo” gli dissi pendendo il cellulare e le chiavi
“allora perchè ti porti le chiavi?” mi chiese sentendo il tintinnio che provocavano.
“se avrò dei problemi di fondo monetario sarò qui. E verrò a chiederli a te. Abbi paura” dissi facendogli la linguaccia e aprendo la porta. “Ci si vede” urlai una volta fuori.

“Suzanne Marie Grey. Sei in ritardo!” disse agitando il dito per aria. Mi avvinghiai al suo collo e le stampai in dolce bacio sulla guancia. “Ti amo anche io” le dissi poi.
Staccai la presa e sorrisi, ma notai che lei non era tanto felice.
“Cos'hai?” le chiesi sorridendole.
“Ho sentito mio padre oggi...”
“Oh, è una buona cosa!” le sorrisi accarezzandole dolcemente il braccio.
“In realtà no. Mi ha chiamato per dirmi che il dottore lo ha avvertito del mio problema e he vuole che io vada lì” disse guardandosi le punte delle scarpe.
“E' una buona cosa che si interessi a te.” cercai di darle coraggio “E' da quando si è separato con tua madre che non fa qualcosa per te” le dissi sorridendo “vuole solo recuperare il tempo perduto”
“Suvvia, Suze. Pensi davvero che a mio padre gli importi qualcosa di me?!? Adesso lì ha una nuova ragazza, credo sia un'asiatica. Bah. Se gli interessavo davvero non avrebbe lasciato la mamma” disse consapevole che tutto quello che dicevo era falso e che volevo solo farla sentire bene. “preferiresti che i tuoi stessero insieme anche se non si amano? Non credo...” le sorrisi maliziosamente
“Suze, tu non puoi capire: hai una vita perfetta, i tuoi genitori ti amano e hai un fratello... wow tuo fratello” disse lei con gli occhi sognanti, immagino pensando a mio fratello in costume... brr... non fatemici pensare.
“Beth. Bentornata Beth” le dissi sorridendole.
“Non hai capito! Vuole che io mi trasferisca lì” disse urlando come se fossi sorda.
“beth” dissi prendendole la mano “Hai appena compiuto 16 anni, hai una lunga vita davanti a te. Andrai a Londra, cosa vuoi di più dalla vita?”
“Se ti rispondessi 'un lucano'?” disse sorridente
“Non farlo.” l'avvertì.
Incominciammo a ridere come dannate. Lei in fondo,era la mia migliore amica e volevo solo il meglio. Mi sarei ricordata per sempre di suoi lunghi capelli biondi, dei suoi occhi chiari e del suo corpo esile. Soffriva di bulimia. Ma non per questo era da buttare, anzi, se fossi lesbica lo sarei diventata per lei. Andammo al bar e prendemmo un gelato, l'estate era appena iniziata e il sole iniziava a farsi sentire sulle nostre pelli.
“E se chiedessi a mio padre di portari con me?” si illuminò lei mentre leccava il suo gelato alla vaniglia.
“Ti risponderebbe che non vorrebbe mai prendersi la responsabilità di una cogliona come me” dissi continuando a leccare il mio gelato al cioccolato. “E se ci provassi?” chiese lei
“Magari aggiugerebbe 'no' alla fine” dissi sorridendo
“Appena ritorno a casa glielo chiedo” sorrise lei
“Ma cosa vengo a fare io?!? Tu vai lì per te, e io?”
“Sai che gli One Direction hanno un appartamento a Londra, vero?”
“Ma lo sai con chi stai.... oh capperi! È vero” le dissi finendo di leccare improvvisamente il gelato
“Verresti con me?... Per me, e per... quei ragazzi?” chiese lei con la faccia da cucciolo bastonato.
“Verrei lì anche solo per te, ma se ci sono i ragazzi... tanto meglio!” sorrisi
La sera passò veloce. Ritornai a casa subito dopo, e decisi di non cenare. Sarei restata nella mia camera ad ascoltare musica e magari canticchiare qualcosa. Appena aprii la porta di casa, mi ritrovai la madre di Beth, Jenna, a tavola con i miei genitori, mentre discutevano di non so cosa.
“Ciao Suze” disse Jenna
“Oh, ciao Jenna.... Beth è andata a casa” dissi appoggiando le chiavi sul mobiletto aderente alla parete opposta alla porta.
“Vuoi qualcosa da mangiare?” chiese mia madre.
“No, vado in camera. Ciao Jenna” dissi salendo di corsa le scale.
Appena arrivata in camera mi tolsi le scarpe e le gettai. Presi il cellulare dalla tasca sul redro del mio jeans e inviai un messaggio a Beth mentre canticchiavo sulle note di 'I want'
“Beeeeeeeeth! Tua madre è a casa mia ♥”
“Scopri di che stanno parlando” fu la sua risposta
“ Suze versione investigatrice mode on” le inviai
Misi il cellulare nella tasca posteriore e uscii di corsa dalla camera. Mi misi a gattoni e iniziai a spiarli.
“Papà ora sta prendendo un biscotto. Mamma lo guarda male. La signora Evans sorride” dissi a bassa voce.
Notai una 'presenza' alle mie spalle, era di sicuro David. Ed infatti:
“Non interessa a nessuno la telecronaca sulla conversazione dei vecchi in cucina”
“Zitto!” gli gridai alzandomi.
Mamma aveva sentito i nostri schiamazzi e stava ripetutamente chiamando il mio nome.
“Si?” fu la mia risposta
“Cosa fai?” chiese.
“Ehm... sto facendo sport! Lo sport è impostante!” le dissi facendo dei sollevamenti con il cellulare
“Ritorna in camera a fare sollevamenti, cara” rispose mio padre ancora seduto in cucina.
“Mi dileguo” sorrisi
Ritornai in camera e inviai nuovamente un messaggio a Beth
“Missione sollevamenti fallita :c”
“missione sollevamenti..? Suze, stai bene?”
“Suzanne sta sempre bene”
“Questa volta mi spaventi”
“Non mi fanno sentire nulla. Mi servirebbe un microfono... hai per caso un mini microfono portatile?”
“Suze! Concentrati”
Non risposi. Dovevo concentrarmi. Ritornai a gattoni in corridoio a stavolta riuscii a sentire qualcosa.
“Tony, ti rendi conto?... jdhajhdkaj....Paul ha detto che vuole che Beth vada da lui.... djkhjdhakjdha... ma se non è capace di badare a se stesso!”
“Coraggio signora Evans, continui” la incitai
“Paul ha detto che ha conosciuto un bravo dottore e che potrebbe curare Beth.... jdhjhashdakh.... non credo gli interessi molto di sua figlia.... djhajkhdka spero che Beth ci vada, spero davvero che possa curare”
Missione compiuta!
Ritornai a passo felpato, alias un elefante che balla danza classica, e inviai un messaggio a Beth. Ero proprio una brava investigatrice!
“Tua mamma vuole che tua vada, lo spera davvero”
“Ho intenzione di andarci...” fu la sua risposta immediata
“Brava...”
“Ci vediamo domani a scuola. Devo dirti una 'cosa importante'”
“okay”
sorrisi e posai il cellulare. Indossai il mio pigiamo a pois gialli con sfondo viola e andai a letto. Tra poco tempo sarebbe finita la scuola e io avrei potuto godermi la mia estate da 'quasi' 16enne.





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Lei è Suze ed è la protagonista della nostra storia. Ho scelto Selena Gomez perché è, non solo, una bravissima cantante/attrice, ma anche una bellezza naturale.
Insomma, perfetta per questo ruolo **

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E lei è Elisabeth/Beth c:
Non c'è un motivo preciso per cui ho scelto Ashley Benson per questo ruolo, solo perché è una bellissima ragazza e una brava attrice :3



-Gab&Anna ♥

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Capitolo 2
*** perchè non vuole? ***


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Capitolo 2
L'indomani mi svegliai assonnata, quasi come se non fossi riuscita a chiudere occhio tutta la sera, e infatti, così fu. Il leggero trucco che mi ero messa la sera prima era diventato tutto nero e sembravo un panda, i miei capelli erano diventati indomabili come un leone del circo, così fui costretta a legarmeli in una coda alta. Mi vestii velocemente e corsi in cucina. Naturalmente i miei genitori non c'erano, e, come al solito, David era in cucina ad inzuppare un biscotto nel caffè. Quando arrivai in cucina presi una merendina e la ifilai silenziosamente nello zaino.
“Buongiorno” mi sorrise
“Okay,David. Cosa vuoi?” chiesi sapendo già la risposta
“Volevo solo augurarti una bella giornata, mia sorella preferita” disse alzandosi e battendo le ciglia velocemente.
“Non ho soldi.” fu la mia risposta secca.
“Addio Suzanne” disse ritornando a inzuppare i biscotti.
Presi il succo dal figorifero e lo versai in un bicchiere. Fissai per alcuni minuti quel rompiscatole di mio fratello avere gli occhi sognanti, poi lo scossi delicatamente, alias una scimmia in cerca della sua banana, e gli urlai in un orecchio
“Vuoi accompagnarmi si o no?!'”
“prendi lo zaino, scema” fu la sua risposta.
Bevve velocemente le ultime gocce di caffè nella tazza e prese le chiavi. Io presi un biscotto, poi lo zaino e corsi verso l'uscita. Mio fratello già era in macchina. Entrai silenziosamente. Poi gli sorrisi, e cioè “metteresti un po' di musica?”. Lui mi guardò male e poi disse
“Scelgo io”
“Okay” gli sorrisi.
Mise un cd di canzoni rock anni 70 che l'unica cosa che facevano era provocare rumore. Arrivati davanti alla scuola scesi velocemente, come se volessi scappare di lì.
“Sia santificato il signore” dissi uscendo. David mi sorrise.
Entrai a scuola e in giardino trovai Beth che parlava con una ragazza, la più brava della classe, Nettie. Mi avvicinai a loro e con un grosso sorriso dissi
“buongiorno, ragazze”
Nettie e Beth mi gardarono come se avessi commesso un omicidio.
“ehi,ehi. Non ho ucciso nessuno” dissi sorridendo
“Adesso spiegami come fai ad essere allegra a quest'ora del mattino!” disse Nettie. Io e Beth ci limitammo a sorridere.
La campanella interruppe la nostra conversazione. Prima ora? Mmm... mi pare latino. Entrai in classe seguita da Nettie e Beth. Andai al mio banco. Ultima fila. Buttai lo zaino sul banco e aspettai la prof. Le due ore dopo passarono come se niente fosse. Ma nel bel mezzo della lezione di scienze entrò la nostra professoressa,per parlarci di una borsa di studio, che avrebbe vinto un ragazzo della nostra classe per andare in un college a Londra. Beth sussultò, l'inglese non le andava a genio e sapeva perfettamente che non sarebbe stata lei la fortunata 'vincitrice' di quel concorso. Voltai lo sguardo e vidi Nettie sussultare, immagino che sarà lei la vincitrice, insomma, è una bomba in tutto. La prof si schiarì la voce e disse:
“Avevamo un po' di dubbi su questa ragazza che ha vinto, insomma... sappiamo che nella sua famiglia non è proprio un buon momento, ma non mi voglio prolungare, la vincitrice è Natalie Torres” sorrise
“Chi è Natalie Torres?” si sentì un sibilo dalla destra della classe.
Nettie arrossì. E capii che in realtà lei non si chiamava Nettie, ma Natalie. Sorrisi e dissi “Complimenti Nettie, goditi il tuo soggiorno a Londra”
lei mi sorrise. Aveva un sorriso triste. Le sorrisi anch'io e poi dissi:
“Ehi, ma non sei felice?”
“Non potrò andarci a Londra.” ammise lei “I miei per lavoro sono in germania e tra un paio di giorni dovrò raggiungerli anche io” ammise.
Io non risposi. Non sapevo che dirle, insomma, non potevo di certo dirle 'hei, non ti preoccupare, don't worry be happy, drink pepsy be sexy'.
La prof la fece alzare e disse:
“C'è qualcosa che non và,tesoro?”
“Non potrò andare a Londra.” ammise.
“Non ti preoccupare, dolcezza. Troveremo una sostituta” sorrise la prof.
Mandò Nettie a posto e riprese alcune scartoffie, fece una lettura veloce e poi disse.
“La ragazza che si 'aggiudica' la borsa di studio per il rifiuto di Natalie è...”
ci fù un momento di suspance. Tutti sapevano che Nettie era la migliore in tutto, ma chi avrebbe preso il suo posto?
“Suzanne Grey” disse la prof sorridendomi.
Sorrisi anche io. Ero felice. Questo mi avrebbe portata ad andare insieme a Beth a Londra. Appena uscita da scuola corsi a casa. Devid non mi sarebbe mai venuto a prendere. Per strada presi le cuffiette e iniziai a sentire un po' di musica, naturalmente ai primi posti della mia playlist c'erano i miei idoli. Schiacciai il pulsante e la prima canzone era 'back for you'. Quando arrivai a casa, mia madre, come sempre, era in cucina a preparare la cena. Arrivai euforica. La salutai con un grosso bacio sulla guancia e lei sorrise.
“perchè sei così contenta?”
“perchè ho vinto una borsa di studio per studiare a Londra” ammisi sorridente
Mia madre mi guardò per alcuni secondi e poi disse.
“Non dovevi andarci con Beth?”
“Beh, ho vinto questa borsa di studio, così potrò restare anche più di due giorni. E poi, potremmo vivere nella casa del padre di Beth, ho sentito che ha una nuova compagna, dicono sia proprio una brava persona, credo si chiami Joanne, Anne... Si, Anne” “Non voglio che tu vada” fu la sua risposta secca.
“Ho vinto questa borsa di studio e tu non vuoi che io vada? Gran bella madre”
Corsi in camera mia senza sapere la sua risposta. Accesi lo stereo e mi buttai a peso morto sul letto. Il soffitto era molto interessante.

Credo passarono altre due ore, quando mio padre aprì la porta e disse
“Ho parlato con tua madre...”
“l'ho fatto anche io” una lacrima mi rigò il viso. “perchè non vuole?”
“In questo momento di crisi economica non abbiamo soldi da mandarti, a malapena sopravviviamo noi qui.”
“Vivrò in una casa di una persona che conoscete bene, andrò a scuola e starò con Beth, cosa volete di più?” una seconda lacrima mi rigò il viso.
“Comunque sono qui per dirti che tua madre vuole parlarti.”
“Lasciala parlare col muro, così capirà la sensazione che provo quando le paro” fu la mia risposta secca.
“Non fare così”
“Papà, per favore, vai via.” dissi, prima che lui potesse ri-chiudere la posta e andarsene. Passarono altri venti minuti, poi bussarono alla porta.






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Capitolo 3
*** voglio solo vedere se è fatta di starbucks c: ***


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Capitolo 3
Era mia madre. Non le diedi il tempo di entrare che le dissi.
“Potrei anche accettare di non andare, ma vorrei soltanto sapere il motivo, perché?”
Mia madre mi sorrise e si sedette di fianco a me.
“Bambina mia...” incominciò
“Lo sai che non mi piace quando mi chiami 'bambina mia', ho un nome” la rimproverai
Lei sorrise ancora e poi lentamente disse
“In realtà sono super felice che tu abbia vinto questa borsa di studio. Ho solo paura, paura di perderti”
Una lacrima le rigò il viso e in quel momento pensai a tutte qui film che avevo visto, su madri che non facevano partire la figlia per un viaggio, ma poi si scusavano e lei andava. 'è fatta!' mi dissi.
“Quindi... potrei andare?” fu la mia domanda azzardata. 'mi gioco tutto.'
“Non abbiamo abbastanza soldi, tesoro. Se vuoi andare devi cavartela da sola. Devi cercare un lavoro”
“Questo è un si?”
“E' un.. forse...”
“Mamma!”
“Okay... si”
Iniziai ad urlare come un'assatanata e lei sorrise. Poi uscì dalla camera. Presi il cellulare che era sul comodino e digitai un messaggio “Posso venire. La qui presente Suzanne Grey verrà a Londra” lo inviai a Beth, e la sua super-risposta fu “Evviva”. Che entusiasmo.
Presi il pc da sopra la scrivania e cercai 'lavori a Londra'. Mi uscirono un sacco di cose... Mmm... babysitter? Nah... Traduttrice? Cosa?!? No.... Estetista? Ma scherziamo, vero?!?... Cameriera? Okay, questo mi piace. Cliccai sopra e uscì un numero di telefono. Chiamai in fretta.
“Good morning, come posso aiutarla?”
“Salve, ho chiamato perché ho letto che cercate personale... è ancora libero il posto?”
“Mmm... mi faccia controllare... mmm... si”
“bene” sgattaiolò dalla mia bocca.
“Come si chiama?”
“Suzanne Grey”
“Uhm... non è di queste parti?”
“In realtà no. Sono italiana, ma verrò a Londra tra un paio di giorni”
“Quanti anni ha?”
“16... 16 e mezzo” mentii, in realtà ne avevo 15, prossima ai 16.
“Okay. Tra quanto sarai qui?”
“Due, tre giorni al massimo”
“L'indirizzo lo puoi trovare sul nostro sito. L'aspettiamo tra tre giorni”
“Grazie mille, arrivederci”
E' fatta. Avevo un lavoro.

I giorni successivi passarono come se nulla fosse, non andai a scuola e restai a casa tutto il tempo a godermi gli odori della cucina e il mio lettuccio caldo. La mattina dopo sarei dovuta partire con Beth. Così decisi di preparare le valigie.

Il giorno dopo mi svegliai di buon genio con il pensiero che ora che andrò a Londra potrò farmi le punte blu tanto desiderate, tanto non avrei visto mia madre per oltre tre mesi.
Legai i capelli in una coda alta e indossai quei pochi vestiti che avevo rimasto fuori.
Quando arrivai all'aeroporto mancava poco che Beth non mi avrebbe bruciata con il suo sguardo. Io sorrisi imbarazzata e chiesi un timido 'scusa'. Ci sedemmo e iniziammo a mangiare caramelle. Adoriamo le caramelle. Quando una voce metallica interruppe il nostro branche. Era il nostro volo e dovevamo partire. Ci imbarcammo e io, fortunatamente, presi il posto vicino al finestrino. Il viaggio fu breve, dopo nemmeno due ore atterrammo. Il padre di Beth, James, era lì ad aspettarci. Beth aveva un sorriso falsissimo e io risi a quell'espressione.
“Ciao amore... oh, ciao Su... Su...”
“Suzanne” suggerì Beth
“Ciao Suzanne”
“Salve, signor Evans” risposi cordialmente.
Il padre di Beth iniziò a parlare su cose improbabili e impensabili come 'magari conoscerete la pro-pro-pro nipote della regina di Inghilterra'. Quando entrammo in macchina c'era una grossa puzza di fumo, da un tipo come lui mi sarei aspettata tanga come compri sedili e bottiglie d'alcool sparse per tutta l'auto, che era una mini, una mini Cooper rosso fiammante.
Quando arrivammo a destinazione, il signor Evans parcheggiò con più fretta del solito, sorrise ad una mia smorfia e ci face entrare con cordialità urlando un 'mi casa est su casa', con un'improbabile accento spagnolo che non c'entrava nulla con la situazione. Notai che la casa non era arredata affatto male, aveva una grossa cucina e un grosso salotto, con un grosso camino, un grosso divano con penisola e una grossa televisione al plasma... insomma... in quella casa aveva 'grosse' dimensioni, adatte al proprietario. Socchiusi gli occhi cercando di non ridere ripetendomi 'Suze, sei un'ospite. Comportati bene'. Ma non ci riuscii e iniziai a ridere sola soletta. Beth mi notò e mi disse
“Non hai ancora visto il mio bellissimo quadro di quando avevo otto anni, lì sì che potrai ridere” soffocò una risata anche lei.
“Per le vostre stanze, al piano di sopra” ci sorrise
Io e Beth salimmo le scale di corsa e arrivammo in una piccola stanzetta con due miseri lettini, un armadio, una scrivania e una televisione. Buttai la mia valigia su un letto e pensai che si vedeva che era da proprio tanto tempo che non entrava in questa stanza. I copri letti erano un rosa pesca, adatto a una bambina di sei anni e c'erano dei peluche sparsi per tutta la casa. Soffocai il pensiero di Beth a sei anni mentre giocava con questi oggetti prima che potessi iniziare a ridere.
“Beth, ho bisogno di parlarti” tuonò il padre dal fondo della casa.
“Torno subito” disse Beth rivolgendosi a me. Le sorrisi.

Lei uscì di casa e io, contemplando il magnifico paesaggio dalla finestra, alias una nonnina tutta eccitata che guardava programmi demenziali, e sorrisi notando che c'era una cabina telefonica rossa proprio sotto casa. Aprii la valigia e cacciai fuori il pc, il caricatore, i cd dei miei idoli, una bacheca dove appendere le foto e, come gran finale, un enorme poster che avrei appeso proprio sopra il letto.
Beth ritornò notando i bellissimi cambiamenti che stavo facendo alla stanza e sorrise,
“Troppo rosa?”
“Troppo bimbaminchia perfettina hhìhìhìhìhì” imitai un paguro, o forse era un bradipo?
“Mio padre non c'è oggi.”
“fantastico” sorrisi da pedofila
“potremmo...” sorrise anche lei toccandomi la gamba
“andare in uno Starbucks, magari incontreremo Eleanor, mi farà incontrare i ragazzi, li porterò in Arabia Esaurita... o era esaudita? Bah”
“Era esaudita” mi interruppe lei ridendo
“e lì me li sposerò tutti e cinque, faremo tanta cica bumbum bum e ritorneremo qui.... poi ucciderò Eleanor”
“ma ti sta tanto antipatica?” chiese lei non capendo
“Voglio solo vedere se è veramente fatta di starbucks!” sorrisi con fare angelico.
“Andiamo” disse lei.
Presi il cellulare e iniziammo a correre per le vie di Londra. Non era per niente una brutta giornata, anzi. Trovammo una signora e le chiedemmo
“Bonjour, madame, me... po' dir... duv ste lo prim starbucks?” chiesi
“Quello è francese, cretina”
“Oh... ledis, duv ste lo starbucks?”
La signora mi guardava con una faccia come se la stessi maledicendo in aramaico, ma il le sorrisi e dissi “Welcome to London” sembravo una cretina, ma in realtà non avete visto la sua faccia. Trovammo lo starbucks ed entrammo. C'erano un po' di gente, ma non ci facemmo caso.
“Io cerco un tavolo, tu vai ad ordinare” le dissi.






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Capitolo 4
*** ...a meno che non siate dei maniaci-pedofili. ***


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Capitolo 4
Restai seduta al tavolo tamburellando con le dita sulla gamba, Beth non arrivava ancora e io sarei potuta morire in quel preciso momento.
Mi feci coraggio e decisi di alzarmi, mi aggiustai la camicetta che era spiegazzata e presi il cellulare “Dove sei?” inviai a Beth. Non mi rispose, mmm... immagino che avrò conosciuto lei Eleonor e ora sarà in partenza per un'isola sperduta dove sposare i ragazzi. Grr. Che rabbia.
Inviai un secondo messaggio “Ti sto cercando.” Ancora una volta nessuna risposta, eppure non era un locale così affollato e si poteva benissimo osservare il bancone, ma lì non c'era; così mi avvicinai al banco dolci e vidi Beth, in tutta la sua bellezza, scambiarsi occhiatine con Zayn. Zayn?!? Ma cosa stai... o porco cappero... l-lui.... Mi feci coraggio. Cercai una strateggia: sarò la fan scatenata e mi presenterò con un 'oddio ma voi siete..? e lui è...? e lei?' o avrei optato per la ragazza menefreghista dal 'uh, voi siete gli one direction?... siete bravi'. Ma sono una ragazza troppo indecisa, così optai per un... ma quella era Beth? Mi avvicinai a lei e le sorrisi, poi a denti stretti le dissi
“dovevo sposarmeli io”
lei sorrise e disse:
“Loro sono i One Direction”
“Beth, ma sai con chi...”
e poi, beh, poi non ricordo. Svenni per non so quale assurdo motivo.

Mi risvegliai tra le braccia di Niall, sorrisi imbarazzata e capii che le mie guance stavano andando a fuoco e avrei voluto saltare in piedi gridando 'al fuooooocoooo', ma mi contenni. Mi limitai a sorridere, cosa che fece anche lui. Lanciai un'occhiata agli altri ragazzi che si scambiavano risatine, sorrisi anch'io.
“Lei è..” incominciò Beth
Non la lasciai parlare, la presi per un braccio e la trascinai a forza fuori dal bar.
“Ma sei impazzia?!?” mi chiesse rossa dalla rabbia
“Hai visto che figuraccia che ho fatto?”
“E' stato meraviglioso!” sbottò lei.
“Andiamo a casa” fu la mia risposta secca.

Arrivate a casa salimmo tutte e due in camera.
Dopo un po' bussarono alla porta, era il padre di Beth, ci aveva messe in punizione per quella sera. Io e Beth sorvolammo, non avevamo bisogno di nulla.
La bionda prese il pc e lo mise sul letto, si sedette e mise le gambe conserte, feci la stessa cosa anch'io.
“Devo farti vedere una cosa!” mi disse
Aprì una pagina e notai che era una di quelle super-informate sulla vita di queri ragazzi, una di quelle pagine che controllavo spesso. Sorrisi, significa che le piacevano i ragazzi.
“I One Direction sono stati visti in uno starbucks oggi, si dice che siano andati lì per Eleonor...” iniziai a leggere. “l'avevo detto io che era fatta di starbucks” commentai “Zitta e continua” mi disse
“... Sono stati visti scambiarsi dolci sguardi con alcune ragazze, una mora e una bionda, la mora, si presume per l'emozione, è svenuta...” continuai a leggere “grazie per avermi fatta passare per una cretina” commentai.
Ad un tratto sentimmo un trillo,
“Uh, deve essere il mio cellulare” disse Beth.
Allungò una mano verso il comodino e prese il cellulare.
“Ehm... sei, Beth? L'amica della proprietaria di questo cellulare? xx” lesse velocemente la bionda.
“Cosa?!?” sbottò nuovamente
“Il messaggio è da parte del tuo cellulare...” disse Beth con la voce sofferente.
“Mi prendi in giro?!?” dissi strappandole il cellulare dalle mani.
“Chiama” ordinai.
Beth schiazziò il tasto e aspettammo per alcuni secondi, quando una voce maschile non rispose
“Pronto?!?”
“Pronto, ehm...” cercò di dire Beth.
“Brutto maniaco, ridammi il cellulare. Posso denunciarti sai?” sgusciò dalla mia bocca “Non ti avremmo mandato quel messaggio” disse una seconda voce
“Sei... Beth, vero?” una terza voce
“Sono Suze, la proprietaria di quel cellulare” sbottai nervosamente
“Dove possiamo ridartelo?” chiese nuovamente la seconda voce.
“Possiamo incontrarci in un parco... a meno che voi non siate dei maniaci-pedofili”
“Non lo siamo” soffocò una risata la terza voce.
“Suvvia, ragazzi” disse la prima voce “Non facciamoci riconoscere”
“CHI SIETE?” urlò Beth nel mio orecchio.
“io adesso sorda, e tu?” sbottai sorridendo.
Le tre voci risero all'unisono e la stessa cosa facemmo io e la bionda.
“Va bene a Piccadilly Circus?” chiese la terza voce.
“non avevamo detto un parco?!?” disse la prima voce
“Va bene” dissi.
“Ci vediamo lì tra venti minuti” disse Beth, e io staccai la chiamata.

In circa un quarto d'ora cercammo di capire come fuggire da quella trappola, la soluzione più plausibile era la finestra. Per fortuna la camera di Beth dava sul retro, così potemmo appenderci all'alvero. 'era fatta!'.

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Capitolo 5
*** 'posso abbracciarvi...?' ***


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Capitolo 5
Eravamo appena scese dall'albero, Beth si era procurata un graffietto, sorrisi alle sue facce da 'oddio-sto-morendo'.
“Sbrigati,scansafatiche” bisbigliò Beth
“Eccomi” le urlai, dimenticandomi completamente che stavamo scappando e non dovevamo fare rumore.

In quattro e quattr'otto arrivammo a Piccadilly Circus, in realtà eravamo in netto ritardo, ma questo non importava a nessuna delle due, dato che avevo bisono del mio cellulare. Ci guardammo attorno e ci rendemmo conto che non c'era quasi nessuno, a parte un gruppetto di ragazzi che chiacchierava tra loro.
“...quando arrivano non fate i cretini” disse un ragazzo dalla felpa grigia “sopratutto tu” indicò un ragazzo con un cappellino di lana.
Io e Beth ci guardammo, magari aspettavano noi.
Furtivamente ci avvicinammo, in realtà Beth era completamente nascosta dietro di me e io cercavo in tutti i modi di fare la persona 'forte'
“Ciao...” abbozzai appena arrivati abbastanza vicini
“Ehm.. ciao” disse il ragazzo dalla felpa grigia, poi lo riconobbi. Come avevo fatto ad essere così stupida?!? I suoi occhi scuri li avrei riconosciuti tra mille. Guardai gli altri ragazzi,per avere la certezza di non aver sbagliato,individuai gli occhi di Liam,riconobbi gli occhi verde smeraldo di Harry e quelli azzurro cielo di Louis, poi rividi gli occhi che mi avevano 'salvato' quando svenni poche ore prima: erano quelli di Niall.
“Lei è... ehm... lei è Suze, io sono Beth” disse la bionda dietro le mie spalle. Io non avevo parole, la mia gola era secca e sentivo le guance in fiamme.
“Quindi questo dovrebbe essere il tuo cellulare...” mi porse il cellulare Liam
“...credo stia per svenire” ammise Niall
Io gli sorrisi, non sapevo come comportarmi, cosa dovevo dire?
“Sto bene” sorrisi a Niall
“ne sono felice... io sono...” cercò di dire
“Niall Horan... Liam Payne... Zayn Malik... Louis Tomlinson... ed Harry Styles” li indicai uno per uno.
“Shhh” mi tappò la bocca Harry, che si guardò attorno.
“Perdonami...” chiesi scusa liberandomi dalla mano di Harry.
Lui si guardò attorno e sorrise non notando nessuno.
“Potresti ridarmi il mio cellulare?” chiesi sorridendo a Liam, che me lo porse subito dopo sorridendo.
“Cosa... cosa ci fate qui?” chiese Beth.
I ragazzi si guardarono e scoppiarono in una fragorosa risata.

Harry's pove
Io e i ragazzi continuammo a ridere per un bel po', notando le facce sconvolte delle ragazze. Guardai Louis, sperando che nessuno se ne accorgesse, ma così non fu. La ragazza bruna se ne accorse, guardò Louis e poi sorrise.
“Io sono Suze” disse porgendoci la mano uno per uno.
“Sono Harry” gliela strinsi con fare abbastanza etero.
“Louis” rispose il ragazzo al mio fianco stringendole la mano.
“Hei, sono Zayn” disse il pakistano alla mia destra
“Liam” sorrise il ragazzo
“Niall” arrossì il biondino. Le piaceva quella ragazza,potrei giurarci.
“...Shippi Larry?” uscì dalle labbra di Louis. Lo guardai male 'Louis, scusami tesoro, ma ti stai rendendo conto che stai dicendo tutto quello che abbiamo nascosto per anni a una sconosciuta?!?'
“...come?” disse lei, nei suoi occhi vedevo l'euforia che Louis le stesse parlando, faceva questo effetto il mio ragazzo.
“ti ho chiesto se shippi larry” disse con fare freddo Louis, sotto il mio sguardo sconvolto. “si...” ammise la ragazza.
“Abbiamo visto il tuo sfondo” ammise Zayn sorridendole, credo che la ragazza fosse abbastanza spaventata. “sei Beth?” chiese alla ragazza bionda.
“Oh...” disse la mora abbozzando un sorriso. “Quindi non sarei una VERA directioner?” ammiccò, probabilmente riferendosi a quel tweet di Louis.
Sorrisi e la stessa cosa fece Louis, non so il motivo, ma nei suoi occhi sapevo che non avrebbe detto nulla. Presi la mano del maggiore e la strinsi forte, quasi per dirgli 'mi fido di lei'. Lui mi guardò e poi sorrise.

Suze's pove
Amavo i loro sguardi, avevo sempre pensato fossero una coppia e adesso anche di più. Sorrisi arrossendo, il silenzio che si era creato era alquanto imbarazzante. Beth mi guardò, sapevo benissimo cosa lasciava intendere un suo sguardo.
“Posso abbracciarvi?” chiesi alzando lo sguardo dalle mie converse ormai rovinate
I ragazzi si guardarono sconvolti.
“Certo che puoi” sorrise Liam.
Le mie labbra lasciarono intendere tutta la mia felicità quando sorrisi a 360°, guardai Beth e ci avvicinammo: li abbracciai.
Avevo tra le braccia tutta la mia vita, l'avevo sognato tante volte eppure nessuna era bella come quella. Niall arrossì, credo non sia troppo abituato a una ragazzina che perde il cellulare e lo trovano i suoi idoli. Nel mentre che abbracciavo Liam e poi Zayn, Louis sussurrò qualcosa all'orecchio di Harry, lui gli sorrise e gli prese nuovamente la mano, questa volta stringendo ancora più forte.
Harry e Louis andarono a fare un piccolo giro per il parco, io e il resto dei ragazzo ci accomodammo su una delle tante panchine, discutendo.

Un flash.
Vidi solo questo, prima di due figure, mi sembravano Harry e Louis.
“...Cos'è successo?” si preoccupò Liam
“Dei paparazzi...” disse Harry ansimando, poggiandosi con le braccia sulle ginocchia per riprendere fiato.
“...ci hanno visti” continuò Louis spaventato, notavo la sua respirazione molto più accellerata del solito.
“è la volta buona che vi scoprono” disse seccamente Zayn.
“....ehm... noi andiamo” suggerì io mentre cercavo di recuperare Beth asciugandole la bava che le colava dalla bocca.
“Aspetta...” disse Harry
Mi girai di scatto.
“Ho bisogno del tuo aiuto...” continuò; il suo respiro si era quasi del tutto tranquillizzato Aveva bisogno di me? C-cosa potevo fare io?
“Dimmi...” gli sorrisi caldamente
“Shippi larry, no? Quindi devi sapere che stiamo facendo di tutto per nascondere la nostra 'storia'” disse, io sorridevo; sentirlo dalle sue parole era un qualcosa di magnifico. La sua voce era roca e quando disse 'larry' un brivido mi percorse la schiena. Come facevano le altre directioners ad essere così ingenue?
“Cosa posso fare?” chiesi alzando lo sguardo, per ritrovarmi i suoi inconfondibili occhi smeraldo davanti
“potresti dire che ero qui con te... un tuo amico, un tuo compagno... non so.” disse tutto d'un fiato.
“non ti preoccupare, ci pensiamo io e Beth a coprirvi” sorrisi.
I ragazzi fecero lo stesso. Ero riuscita a ricambiare il favore.
Restammo lì a parlare ancora per un po' fin quando i ragazzi non ricevettero una telefonata e dovettero scappare. Avevano deciso di accompagnarci a casa, così per strada parlammo del più e del meno, non poterono mancare le risate.
Arrivammo sulla soglia di casa, Beth prese le chiavi e le infilò nel buco. Avevamo ormai salutato tutti e stavamo per chiudere la porta, quando...
“Mi dai il tuo numero?” chiese Niall
Notai il rossore sulle sue guance anche al buio e credo che lui notò il mio.
“Ehm... come?” chiesi imbarazzata
“Potresti darmi il tuo numero... ehm... magari...” cercò di dire il biondino dagli occhi colore dell'oceano.
“Magari.... potremmo incontrarci dinuovo, per un caffè?” suggerì il ricciolino “così ricambiamo il favore” mi fece l'occhiolino
“Ehm...” cercai di dire. Beth mi diede uno spintone e sorrise imbarazzata. “eccolo” gli porsi un biglietto.
Salutammo e i ragazzi andarono via.
Io e beth corremmo in camera a passo felpato,con la speranza che suo padre non si fosse svegliato. Passammo per la sua camera e sentimmo che russava. Bene.
Andammo in camera e ci mettemmo il pigiama a turno, prima Beth e poi io.
Mentre ero in bagno a struccarmi quel poco di matita che mettevo e a farmi una treccia sentii un urlo di Beth
“guarda cosa... disgustoso”

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Capitolo 6
*** cazzo, e ora?!? ***


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Capitolo 6
Lasciai andare la treccia che avevo appena fatto ,cadere sulla mia spalla destra. Corsi in camera e vidi Beth con gli occhi e la bocca spalancata illuminati dallo schermo del laptop. “Cosa succede?” le chiesi salendo sul letto
“Guarda” disse
Girò lo schermo verso di me e notai che era appena finita su una pagina di news sui ragazzi; lessi l'articolo “ Il componente della famosa band anglo-irlandese Harry Styles è stato sorpreso in un parco a Piccadilly Cyrcus scambiarsi teneri abbracci con il suo compagno di band Louis Tomlinson. Qui sotto una loro foto...” spostai lo sgardo sulla foto sottostante e si vedeva chiaramente che erano loro, Harry con i suoi ricci e Louis con il suo sgardo magnetico -sono nei guai- pensai prima di rivolgere nuovamente la scritta sull'articolo “...naturalmente non sappiamo per certo se siano loro o meno.”
“disgustoso” commentai
“Cosa hai intenzione di fare?” mi chiese Beth rivolgendomi uno dei suoi sguardi
“Non lo so” ammisi.
Presi il cellulare da sopra al comodino e lessi i 2 messaggi ricevuti.
“@Harry_Styles: gran bella serata :-)” ricordai di aver attivato le notifiche per il cellulare sui profili dei ragazzi.
“Buonanotte -Nialler xx” I miei occhi si spalancarono per la sorpresa, ricordai di aver dato il mio numero a Niall, per 'mantenerci in contatto', ma non avrei mai pensato che lo usasse. Iniziai ad urlare silenziosamente e a battere i pugni dul letto; la bionda mi sfilò il telefono da mano e lesse il messaggio, il suo sgardo restò perso per un paio di secondi per poi ri posarsi sui miei occhi lacrimanti, ero increula.
“Rispondilo, deficente” mi sorrise lei.
“Anche a te -Suze ecs”inviai. Avevo sempre odiato Eleonor e le sue dannate x, quindi mi limitai a scriverglielo per intero.
Posai il cellulare sul comodino al mio fianco e mi addormentai subito dopo.

Harry's pove
Ero appena entrato in casa quando il mio telefono trillò.
“Siamo nei guai” disse la voce, l'avrei riconosciuta tra mille, era quella del mio ragazzo. “in che senso?” risposi
“i paparazzi hanno già pubblicato la foto con un articolo...” disse lui, sentivo la sua voce spezzata, volevo corrergli contro e abbracciarlo, facendogli sapere che anche se la nostra carriera sarebbe finita io non avrei di certo rinunciato a lui.
“Scrivi un tweet” suggerii
“Dopo il tuo 'gran bella serata' pensi che mi crederanno?” chiese retorico
“Devo scriverlo io?!?” gli dissi
“aspettiamo di ricevere notizie dai manager, magari hanno qualche idea” suggerì
“ okay.”
“Vado, buonanotte” disse, potevo percepire attraverso la voce che fosse felice e immaginare sul suo volto il fantastico sorriso che indossava sempre
“Buonanotte Boo” sorrisi
Staccai la chiamata e posai il cellulare su quello che doveva essere un portachiavi. Mi tolsi le converse bianche e le lasciai all'entrata, mi incamminai verso la cucina e aprii il frigorifero, lo richiusi subito dopo.
Presi nuovamente il cellulare e salii velocemente le scale, fino a raggiungere la porta della mia camera. Mi tolsi la maglia lasciando il mio petto scoperto e mi buttai a peso morto sul letto, il soffitto era alquanto interessante. Sentii trillare il cellulare, lo presi e notai la chiamata di Niall: che diamine voleva a quest'ora?
“pronto?”
“disturbo?” sentivo l'eccitazione nella sua voce
“no, dimmi” -si invece, coglione, ho sonno-
“le ho inviato un messaggio” stava urlando dalla gioia, ne era davvero cotto.
“e ti ha risposto?” gli chiesi
“Si... anche se invece di scrivere 'x' ha scritto 'x' come si pronuncia, ma va bene....” lo sentivo balbettare e nel frattempo sorridevo, ricordo quando facevo la stessa cosa quando Louis mi menzionava su twitter
“aspetta... ma l'ha scritto o no 'x'? AHAHAHAHAHAHAH” risi
“lo ha scritto-lo ha scritto-” ripetè il finto biondo dall'altra parte del telefono
“Potresti darmi il suo numero?” azzardai
“cosa devi farne?” rispose freddo
“oh nialler, non ti preoccupare, io amo Louis. Ti ho chiesto il suo numero perchè devo chiederle una cosa” ammisi
Lui mi dettò il numero della ragazza mora alla quale non avevo ancora dato un nomigliolo e quindi la salvai come 'nialla', era un po' stupido come nome, ma è il meglio che posso a quest'ora. Posai il cellulare sul comodino e mi addormentai.

Il giorno dopo mi svegliai magicamente sotto le coperte con un delizioso profuno di puncackes. Mi alzai lentamente e notai 4 chiamate perse da 'manager'. Bestemmiai silenziosamente e mi infilai le pantofole per andare in cucina. Scesi le scale e mi ritrovai il bellissimo sorriso di Louis proprio davanti ai miei occhi; le mie guance andarono in fiamme, sapevano tutti che ero vulnerabile appena sveglio.
“Buongiorno” mi sorrise
“Buongiorno a te” gli stampai un dolce bacio sulla fronte, cosa che non facevo da tempo, ma dopo la litigata dell'altro giorno e il nostro bacio ieri sera sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio.
“Ho preparato i puncackes” esordì il castano mettendomene due sotto il naso. “saranno sicuramente buonissimi” dissi
Ne presi uno e diedi un morso, erano davvero buoni.
“In realtà sono qui per dirti una cosa...” ammise lui sedendosi al mio fianco
“jhjh...cooswa?” dissi con il boccone
“ieri... i paparazzi ci hanno visti e hanno scattato una foto.... oggi è su tutti i giornali”
ammise abbassando il capo
“andrà tutto bene”gli accarezzai un bracio, questo gli provocò un brivido, sorrisi.

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Capitolo 7
*** -cazzo, è proprio lui- ***


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Capitolo 7
Harry's pove
“non andrà bene per niente... io-io... noi... capisci che sono costretto a fingere di essere fidanzato con una ragazza che non amo per niente... ti sembra giusto?” Louis era di fronte a me, con i suoi occhi che mi ipnotizzavano sempre a parlare di una cosa tanto grave... di noi.
ansimai, non volevo rispondere.
“Vedi... non hai neanche le parole per mostrare il tuo schifo.” disse girandosi di spalle
Mi misi proprio di fronte a lui e gli sorrisi.
“Tu hai me. Io ho te. Cosa vuoi che vada male?”
Ci abbracciammo, è durato dei minuti, poi ci siamo lasciati sorridendo.
Gli tenni la mano per più di dieci minuti, il tempo che passammo a guardarci. Lui era perfetto: i suoi capelli con un lungo ciuffo castano, la sua fronte, le sue sopracciglia simmetrice, i suoi occhi color del cielo che amavo più di me stesso, il suo naso dritto, i suoi lineamenti perfetti, le sue labbra...
“...Harry.. Harry. Ti squilla il cellulare!” era la voce di Louis ad interrompere i miei sogni poco casti su di lui.
“Uhm... si” mi svegliai.
Corsi in camera e recuperai il cellulare che squillava ormai da più di dieci minuti. Il mio schermo si illuminò nuovamente e lessi 'menagement', bestemmiai ancora una volta silenziosamente finchè non feci un lungo sospiro e risposi alla chiamata.
“...Pronto..?”
“SEI NEI GUAI.” -oh cazzo- “IL VOSTRO ABBRACCIO E' SU TUTTI I GIORNALI!” sbraitò
“ è solo un abbraccio... “ cercai di calmarlo
“tutto questo non sembra ai paparazzi, che hanno anche aggiunto un articolo dove dicevi che volevi sposarlo”
“in realtà voglio... ma non gliel'ho mai chieso” scherzai allegro.
“Senti,Harry, se non smentisci questa storia lo farò io. E ti giuro che sarò drastico” minacciò “Cercherò di fare il massimo” dissi non sicuro.
“ Perchè non ti trovi una bella ragazza e ci fai finta di essere fidanzato? Una star magari...” “perchè non posso essere tanto stupido da cadere nella stessa trappola di Louis”
“ti trovo io una ragazza” disse
“se prorpio devo.. fallo fare a me, ti prego” cercai di convincerlo
“ok. Entro domani voglio he ti trova una finta ragazza. Parleremo del pagamento domani alle 5 nella sala comune”
“okay” staccai la chiamata. “fanculo coglione” dissi.
Scesi in salotto e trovai Louis sul divano.
“Cosa hanno detto?!?” mi chiese
“Devo trovarmi una finta ragazza” dissi sedendomi tristemente
“Una carina... magari una spogliarellista... ti piacciono tanto” scherzò lui.
“Sappi che sarai sempre la mia spogliarellista preferita” scherzai “Mi aiuti a cercare una fidanzata?” divenni nuovamente serio
“il negozio qui davanti dovrebbe venderne alcune” scherzò “vedi nella tua rubrica” disse subito dopo.
Presi il cellulare e cercai...
“Mmm... Janette... Joanne... Sara... Sonia... SUZE” sbraitai.
“chiamala” esordì lou.
Feci un lungo respiro e chiamai.

Suze's pov
Quella mattina mi svegliai con la luna decisamente storta per quanto avevo letto ieri sera. Mi vestii velocemente e legai i capelli con una treccia: sarebbe stato il mio primo giorno come cameriera.
Indossai dei semplici jeans chiari, una felpa viola e delle converse nere: nulla di più semplice.
Lasciai casa alle 8.00 precise per recarmi subito dopo al bar, dovevo essere lì entro le 8.30 e quindi ero abbastanza in anticipo. Presi l'ipod e misi la riproduzione casuale, cosa totalmente inutile dato che le canzoni le sceglievo io.
Arrivai davanti al bar e lessi la grossa insegna luminosa 'Barry's', bussai e notai che una donna sulla trentina stava spazzando per terra.
“Tu devi essere Suzanne” mi porse la mano prima di entrare
“Chiamami Suze... tu devi essere... Anne” lessi sul suo cartellino.
“Già. Allora: la mattina sevi essere qui almeno alle 8.15...”
“mi scusi, ma posso essere qui a quell'ora solo nel fine settimana, ho la scuola gli altri giorni” la interuppi.
“Uh, grazie di avermelo riferito” sorrise “ quindi prenderai il turno serale: devi essere qui alle 14.00 in punto fino alle 15.30, poi avrai uno spacco di 10 minuti, magari per andare in bagno” scherzò “ e poi continuerai fino alle 18.00.. spero vada bene” mi offrì una ciambella. Addentai il dolce e mi limitai ad annuire cordialmente.
“per quanto riguarda il prezzo sono 50 euro a turno.” disse
“va bene, non si preoccupi” sorrisi.
Mi indicò un armadietto e mi disse che lì dentro avrei potuto trovare tutto quello di cui avevo bisogno. Lo aprii e trovai un fantastico grembiule verde pisello -che fantasia- ed un blocchetto dovre avrei preso le ordinazioni.
Nel mentre che mi vestii arrivò un sacco di gente, chiaramente quello era un locale di lusso dato che era ben illuminato e con un karaoke – già, proprio di lusso-. Anne era in perfetto stato confusionale e sorrisi alla scena. Mi infilai tra la folla e iniziai a chiedere cosa volessero. Dopo un po' di tempo metà della gente era seduta a chiacchierare ed io e Anne potemmo goderci la nostra pausa. Andai nella sala dell'armadietto e lo aprii, presi il mio cllulare e uscii dal retro: avrei chiamato Beth.
“hei scema, sei ancora a letto?” chiesi
“ in realtà sono con mio padre in un piccolo paesino qui vicino... Holmes-qualcosa.. sono dalla sua ragazza”
“okay, ti lascio.” chiusi la chiamata.
Notai un messaggio da parte di Niall “Buongiorno, dormito bene? -Nialler xx “ volevo morire. Incominciai a darmi pizzicotti da tutte le parti per vedere se era vero, ed effettivamente lo era. “Buongiorno anche a te! Il mio letto è molto comodo, erano i piedi di Beth che non mi lasciavano dormire ahah, tu? -Suze ecs ecs”
Posai il cellulare nel retro-tasca dei jeans e rientrai.
Anne era in panico e io dovevo aiutarla asccolutamente se volevo mantenere il lavoro. Ma proprio in quel momento il cellulare incominciò a trillare – chi diavolo è?-
“Pronto?!?”
“Ehm... ehm.. ciao... ehm.. sono Harry Styles” disse la voce
“Amico, bell'imitazione. Ma harry ha la voce più roca e sexy. Magari se ci provi dinuovo ci riesci.” scherzai frettolosamente
“Ehi Suze, sono davvero io: Harry” disse la voce
“Devo ripeterti che Harry ha la voce più sexy? Fà più o meno così 'baby you light up my world like nobody else'” imitai la sua voce
“baby you light up my world like nobody else” -cazzo, è lui- “adesso mi credi?”

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Capitolo 8
*** come una coperta! ***


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Capitolo 8
“I-io.... CHI DIAVOLO TI HA DATO IL MIO NUMERO?!?” in quel momento sembrava la cosa più sensata da dire, quando avrei tranquillamente potuto rispondere -ciao Harry, tutto okay?-, invece no, dovevo fare una scenata, complimenti Suze.
“Hei, non scaldarti. Ho chiesto il tuo numero a Niall” rispose tranquillamente -lo uccido- “Ehm... e... ehm... cosa vuoi?” ancora, Suze?
“Ho bisogno di un favore. Dove sei? Devo parlarti” disse, credo, alzandosi dal divano o da una sedia
“Ciao Suze” era la voce di Louis
“Ciao Louis” sorrisi: 2/5 dei miei idoli erano al telefono con me.- stai calma- mi dissi
“Allora, dove sei?” chiese Harry
“Sono a lavoro, in un bar:Barry's, sulla dodicesima” mi guardai intorno
“Barry's si trova sulla nona.” rispose solennemente Louis -grazie,eh-
“Comunque sono lì. Tra poco finisco il turno. Ti aspetto,Harry” risposi
“Arrivo” staccò la chiamata.
Sorrisi ed entrai dentro, Anne era in completo stato di disordine. Era caduto un bicchiere e un signore snob stava per dircele di tutti i colori. Indossai il grembiule che mi ero tolta prima di uscire sul retro e mi avvicinai ad Anne, che stava cercando di spiegare al signore che cose del genere possono succedere tutti i giorni. Il signore, invece, si limitò ad andare a sedersi continuando a borbottare qualcosa di incompensibile.
“...Posso aiutarti?” chiesi ad Anne
“Il signore vuole un cappuccino ed un cornetto alla vaniglia” indicò il signore che avevo visto prima sedersi.
“Quello del 'Oh mio Dio. Ti è caduta la tazza. SACRILEGIO!'” cercai di imitare la sua voce, che provocò la risata di Anne “Glielo preparo subito”
Preparai il tutto e lo misi su un vassoio per evitare che potesse cadermi, mi aggiustai il gembiule e gli portai il suo cappuccino.
“...ecco a lei” le porsi il cornetto e misi sul tavolino il cappuccino
“... dovreste stare più attente” disse sorseggiando.
Entrarono due ragazzi mano nella mano, uno di loro portava un cappello arancione e avevano tutti e due il viso coperto -fà freddo- pensai.
“ehm... mi scusi” ritornai sulla terra ferma.
“questo cappuccino è troppo bollente”
“MI SCUSI, LA PROSSIMA VOLTA GLIENE PREPARO UNO CON L'ACQUA GHIACCIATA DELLA NORVEGIA ORIENTALE” mi scaldai
“signorina, abbassi il tono”
“MI SCUSI, SIGNORE, CON TUTTO IL RISPETTO CHE MERITA, MA CHI SI CREDE DI ESSERE? IO STO LAVORANDO E LEI DOVREBBE FARE LA STESSA COSA” guardai l'orologio appesa sul bancone” SONO LE DODICI MENO UN QUARTO, HA ANCORA TEMPO PER RITORNARE IN UFFICIO”
“...in reatlà lavoro in proprio” disse addentando il cornetto “e visto che stai lavorando, non potresti portarmi un bicchiere d'acqua?”
Mi innervosii al tal punto che persi i lumi della ragione: andai dietro al bancone e riempii un grosso bicchiere di acqua ghiacciata. Ritornai dall'uomo e glielo versai sui pantaloni “LE RINFRESCO LE IDEE” dissi solennemente.
L'uomo mi guardò storto, nel frattempo avevo provocato la risata di tutta la sala, compresas di quei due ragazzi, e sentivo le mie guance andare a fuoco.
“vado via. Non ritornerò mai più” disse avviandosi all'uscita
“ FA BENE. VADA E NON RITORNI PIU': E' STATO UN PIACERE CONOSCERLA” lo salutai con la manina.
Ritornai dietro al bancone quando le acque si furono calmate. Anne era in piedi a guardarmi con gli occhi fuore dalle orbite e la bocca spalancata.
“scusami,Anne.” mi scusai guardando le punte delle mie converse.
“Hai fatto bene” mi accarezzò un braccio. Guardò l'orologio e mi disse “ci vediamo domani pomeriggio. Ciao, Suzanne”
le sorrisi e mi tolsi il grembiule portandolo nel mio armadietto. Uscii dalla porta principale e notai che i due ragazzi che erano dentro stavano aspettando qualcuno. Non me ne importai e iniziai ad aspettare anche io.
“Che illusa,Suze. Secondo te era davvero Harry Styles al telefono?!? pff. Con tutte le belle ragazze che può chiamare avrebbe chiamato prorio te? ILLUSA” borbottai tra me e me
“Hei, Illusa.” scherzò il ragazzo dal cappellino arancione
“senti, bello. Non è proprio il momento di scherzare.” dissi accendendo il cellulare
“Mi dispiace, illusa” sentii la voce dell'altro ragazzo. Avrei riconosciuto quella voce tra mille: quel suono acuto che mi provocì triliardi di brividi percorrermi la schiena.
“LOUIS” urlai “oh... perdonami” dissi poi.
“In reatlà hai ragione, Suze.” disse Louis scoprendosi il capo dal cappuccio, solo dopo aver guardato a destra e sinistra per eventuali paparazzi.
“louis” mi avvicinai a loro “harry” lo indicai. “cosa devi dirmi?”
“curiosa la ragazza” disse il riccio provocando la nostra risata
“no, davvero. Cosa devi dirmi?” risposi poi.
“andiamo in un posto più 'sicuro'” disse il castano guardandosi intorno.
Seguii i ragazzi e notai che stavano per entrare in una grossa auto, forse un furgoncino. Restai alcuni secondi furi l'auto per accertarmi di fare la cosa giusta -i tuoi idoli sono in quella macchina, entra- entrai.
“Allora?!?” chiesi una volta partiti
“Ho bisogno del tuo aiuto” disse solennemente il riccio scuotendosi i capelli.
“che succede?” chiesi spaventata
“ Ricordi la sera nel parco?...” iniziò
“era ieri, stupido” gli sorrise Louis
“Ecco. Ricordi? Bene. I paparazzi hanno visto l'abbraccio tra me e Louis, e ora sono tutti in iperventilazione per la storia 'larry'”
“che è vera” ammiccai sorridendo
“già” sorrise Louis.
Arrivammo in una villetta, non era tanto grande, né lussuosa, forse per non attirare l'attenzione. Scendemmo dall'auto ed entrammo. A coronare l'entrata un bel tappetino con scritto 'welcome', sorrisi, alzai lo sgardo verso la porta e notai ch era di legno, un legno pregiato. Louis aprì la porta ed entrò, seguito da Harry e me. Notai Zayn seduto sul divano a scambiare chiacchiere con una bionda, Liam seduto al tavolo con Niall a giocare a carte, forse poker?
“Buongiorno” dissi timidamente
“Ciao Suze” disse Beth.
Beth?!? C-cosa... Cosa ci fa lei lì? Aspetta.
“Ehm... ciao Beth... ciao Zayn”
“Ciao Suze” salutarono all'unisono Zayn, Liam e Niall: notai che Liam diede una gomitata a Niall e questo provocò il suo rossore.
“Entra” sorrise Harry che si sedette sul divano, seguito da Louis.
Feci la stessa cosa anche io.
“Okay, allora... volevo chiederti se vuoi essere la mia ragazza”
Divenni rossa, rossa come un peperone, i miei occhi luccicarono e tutto quasi svanì.
“per quanto potesse piacermi, devo rinunciare” feci cenno di 'no' con la testa “ non posso rubarti a Louis” gli sorrisi.
“In realtà è quasto che doveva chiederti...” disse Louis
“Si, ecco. I manager mi hanno chiesto di 'ingaggiare' una finta 'fidanzata' per poter... ecco... 'coprire' larry” si spiegò
“Una copertura...” annuii
“Già” disse annuendo
“Tipo una coperta.” dissi
“Già, simile ad una... COPERTA?!?” mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite
“Si.”annuii” una coperta che ti protegge da eventuali mostri o zombie nella notte”
“Oh beh... sotto questo aspetto...” rise “come una coperta!” affermò
“E questa ragazza dovrei essere io?” chiesi indicandomi
“Ecco... credevo di si.” mi sorrise
“Beh... non so come funziona... eco...”
“I manager saranno qui tra poche ore. Ti spiegheranno tutto loro: devi solo dirmi se per te va bene”
“Farei di tutto per te” arrossii “Non posso mettere a repentaglio la vostra carriera: morirei senza le vostre voci” sorrisi arrossendo ancora più.
“Bene” sorrise Louis.
“Quindi accetti?” chiese titubante il riccio: lo sentivo dalla sua voce.
“In realtà non so in csa consite... quindi magari prenderò una decisione quando verrai i manager, che dici?”
“per me va bene” disse sorridendomi
“Che ore sono?” chiese Niall
“Mezzogiorno e mezza” disse Louis
“Ecco perchè avevo fame” sorrise
“Okay. Visto che sono l'unica ragazza in grado di pensare, ogni riferimento alla mia intelligenza è puramente casuale, preparo io qualcosa da mangiare” dissi alzandomi “Ti aiuto” disse Niall posando le carte sul tavolo e raggiungendomi in cucina.
Aprii il frigorifero e cercai qualcosa da fare.... trovai delle uova e della pancetta.
“CARBONARA”urlai.
“mi piace” acconsentì Niall “Ehm... un piccolo problema: non so cucinarla”
“caro Niallino biricchino, sono made in Italy, so cucinarla io” dissi alzandomi sulle punte per pizzicargli una guancia.
“Ottimo” sorrise e arrossì.
Staccai la man dalla sua faccia e incominciammo a preparare.
Dopo un po' era tutto pronto. Lo portammo a tavola e mangiammo. Ridemmo come dei pazzi per qualsiasi scemenza: non era assolutamente vero che si erano montati la testa dopo il grande successo dell'anno scorso, adesso erano anche più rincoglioniti.

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Capitolo 9
*** sei ubriaco. ***


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Capitolo 8
“Non puoi chiedermi questo...” dissi facendomi più vicina al suo volto;
Io ed Harry eravamo in un angoletto della casa, i manager erano in salotto e attendevano che io firmassi l'accordo
“Per favore, Suze” chiese quasi implorandomi
“Harry... io... potrei essere odiata da miliardi di ragazze e... non voglio.” cercai di spiegare ababssando lo sguardo: non riuscivo a reggere il suo. “Perchè proprio io?”
“Io... in realtà non lo so. Sapevo che mi sarei potuto fidare di te...e..” incominciò
“Avete scelto Eleonor con lo stesso principio...?” mi intromisi
sentii una risata fermarsi nel suo torace, effettivamente non capivo con quale criterio l'avessero scelta...forse neanche lei era 'famosa' prima di questo... forse anche lei è stata 'costretta' ad essere la ragazza del maggiore... forse.
“Già conoscevo Eleonor...” cercò di spiegarmi, ma lo interruppi
“Non... Davvero, non mi interessa..”
“Ti prego, Suze, sii la mia ragazza” disse penetrando i suoi occhi verdi nei miei quasi dello stesso colore, mi prese per il polso e notai che era proprio senaza scelta per venire a chiedere ad una come me di essere la sua ragazza.
“Harry io... ho bisogno di tempo... tu hai bisongo di tempo...” la presi con filosofia
“Io ho già scelto: amo Louis, ma oltre te nessuno è mai riuscito a capirlo a fondo”
“facciamo le cose con calma, okay?” sorrisi rassicurandolo, sperando di esserci riuscita “non voglio portarti a letto” sbottò “ho solo bisogno del tuo aiuto” ritornò calmo, sorridendo, mostrandomi le adorabili fossette che rendevano lo spettacolo ancora più bello di quanto fosse.
“okay Haz, mi hai convinto” sorrisi
“ grazie, ma... mi hai chiamato 'haz'?!?” sorrise
“ti ho sempre chiamato 'haz'” dissi avviandomi verso quei due uomini che attendevano in salotto
“quando?” chiese immobile
“da quando sei attaccato al mio muro” gli feci l'occhiolino, che naturalmente non notò.

˜̌

I due uomini se n'erano andati alquanto soddisfatti, notai sui loro volti una certa invidia quando harry stampò un dolce bacio sulla guancia di louis, subito dopo che io firmai; chi non vorrebbe avere un'amore come quello tra il riccio e il castano dagli occhi di ghiaccio?
C'era un silenzio imbarazzante, rotto soltanto dai dostri respiri, prima che Beth potesse dire la sua sull'argomento
“E quindi ora sei la ragazza del tuo idolo?!?”
annuii leggermente; in realtà non ero la sua ragazza -anche se lo ero sempre stata-, per quanto potesse piacermi la situazione, non lo ero. Ero soltanto una copertura, una finta. Avrei ricevuto anche io tutto quell'odio da parte delle fan?
In realtà tutto questo mondo 'nuovo' ai miei occhi mi spaventava; non ero mai stata una ragazza di successo, non avevo mai vinto nulla, nemmeno una tombola. In quel momento il mio cuore batteva a mille, ero la sa ragazza ora, ma pur sempre una loro grande fan.
“Magari potremmo uscire stasera” disse Harry, credo rivolgendosi proprio alla sottoscritta.
Credo che tutti notarono le mie guancia arrossarsi alle sue parole
“sarebbe carino” continuò sorridendomi
anche se era gay o 'bisex', come preferisce definirsi, era pur sempre uno dei ragazzi più sexy sulla faccia della terra e, ammetto, che non sono stati pochi i sogni poco casti su di lui; a quel pensiero sorrisi come una completa scema, credo che i ragazzi se ne accorsero perchè beth mi diede una delle sue comitate proprio nello stomaco: mi limitai a lanciare un gemito soffocato come risposta.
“Che ne dici... suze?” disse poi
“ehm... c-certo.”
il mio stomaco era alquandto contorto, non riuscivo a spiegarmi la sensazione... o forse si? Certo che la conoscevo benissimo: er la stessa che avevo ascoltando le loro paradisiache voci.

˜

Quando io e Beth ritornammo a casa notammo che suo padre non era ancora tornato, così decidemmo di scrivergli un biglietto prima di uscire.
Andammo in camera e ci preparammo, decisi di farmi una doccia fredda, per, magari, scollare da dosso tutti i pensieri. A quanto capii dalle urla in camera, la bionda aveva avuto la mia stessa idea; uscii dalla doccia e avvolsi il mio corpo in un asciugamano, con un altro ne avvolsi i capelli come una talebana ed uscii dal bagno lasciandolo a completa disposizione di Beth.

Aprii la valigia, non avevamo ancora disfatto nulla di concreto, e recuperai un reggiseno rosa confetto ed una mutandina a scrisce bianche e blu: si, non sono mai stata una ragazza da pizzo e tanga, preferisco essere me stessa. Indossai la biancheria intima e aprii nuovamente l'armadio alla ricerca di qualcosa di carino, ma tutto quello che trovai furono felpe e jeans: in realtà per me quello era più che carino, così decisi di indossare un pantalone nero molto stretto, una camicetta blu scuro a cui sopra avrei abbinato il mio giaccone di pelle e delle converse nere: perfetto.
Quando la bionda vide il modo in cui mi ero vestita quasi sveniva, lei aveva in mente un'altra cosa per quella serata, totalmente diversa da quello che io in realtà volevo.
“mi piace il jeans” riuscì a dire
“solo?... non sono mai stata più carina di ora” ammisi tristemente
“magari toglierei quelle trecce da bambina viziata” sorrise slacciandomi gli elastici
“le avevo fatte per rendere i capelli ondulati” ammisi
“senti, tesoro, hai questi capelli che sono la mia morte e vorresti rovinarteli? No, no.” sorrise scompigliandoli
pensai che potesse avere ragione, ma persi tutte le speranze quando mi disse che avrei dovuto indossare dei tacchi. La mia risposta fu un 'no' secco, cosa che non riuscì a cambiare.

˜

per tutto il tragitto fino casa dei ragazzi, la bionda, che si era vestita in un modo pazzesco, cosa che non avrei potuto far io per via del mio fisico, cercò di convincermi di indossare i tacchi, naturalmente, come quasi tutte le cose che fa, si rivelò nullo.
Eravamo finalmente davanti quella casa, con la certezza che loro sarebbero stati lì, ad aspettarci. La bionda si fece coraggio e suonò al campanello, subito ne uscì liam sorridende “entrate” disse facendoci segno con la mano
seguimmo il suo consiglio ed entrammo,lo spettacolo che trovammo era a dir poco pazzesco, quattro bellissimi ragazzi erano davanti a noi, i loro sorrisi sarebbero stati capaci di fermare una guerra, di competere con le stelle, quiei quattro bellissimi ragazzi erano proprio davanti ai nostri occhi, che attendevano solo noi per andare a quel locale: le quattro meraglie... apetta... quattro? E Louis?
“Buonasera” ci salutò zayn sorridendo
Rivolgemmo un timido sguardo ai ragazzi prima di incamminarci verso la porta, e, quindi, vero l'ucita e l'auto. Salimmo in auto e mi resi conto che il castano dagli occhi azzurri non sarebbe venuto non noi... ma per quale motivo?
“... louis non viene?” chiesi titubante
“è dovuto correre da eleonor” disse harry con il risprezzo nella voce
“hanno litigato... dinuovo” si intromise liam
“m-mi dispiace...” cercai di dire.
“non ti preoccupare, suze.... queste cose succedono spesso, ma facciamo sempre pace” mi sorrise, mostrandomi le fossette... avrei voluto mangiarlo per quanto fosse dannatamente dolce.

˜

La serata era diventata abbastanza focosa, come immaginavo non eravamo gli unici 'vip'ad aver avuto la brillante idea di andare in quel locale, così spesso ci ritrovammo faccia a faccia con persone molto importanti della musica, come ed, justin o selena; per me era tutto nuovo e mi sentivo... strana, non mi ero ancora abituata alla sensazione di avere paparazzi alle calcagna, cosa che i ragazzi sapevano fare benissimo. Erano tutti così cordiali con me, quasi dolci. Naturalmente non c'erano solo persone famose, ma anche gente comune tra cui qualche fan dei ragazzi, che chiese loro un autografo o una foto; furono molto carini e questo mi fece molto piacere.
“Vuoi qualcosa da bere?” mi chiese niall sorridendomi
“ehm... un bicchiere d'acqua, grazie” gli sorrisi
“suze... sei in un locale vip, hai diciassette anni e sei protetta da un cavaliere come me; prendi qualcosa di più forte” polemizzò
“in realtà ne ho quindici... quindici e mezzo per la precisione” polemizzai “ma va bene, niall.... puoi portarmi un thè al limone.. se proprio insisti” scherzai
Niall eseguì alla lettera e poi ritornò da me, con in mano due bicchieri, due bicchieri dello stesso, identico,medesimo colore.
“ecco a te” mi porse quello nella mano destra
“grazie” diedi un sorso. “anche tu thè?” cercai di prolungare la conversazione
“in realtà la mia è birra, ma se vuoi puoi credere che sia thè” mi fece l'occhiolino
“uh...” sorrisi arrossendo
“sei troppo ingenua” sorrise lui “guarda la tua amica, la bionda, ha già trovato qualcuno con cui divertirsi, e invece tu... tu sei qui, da sola” si avvicinò
guardai beth ed esitai a rispondere “ci sei tu con me”
“hai afferrato il concetto, complimeti” sorrise
“ehm.. dimmi, niall, quante ne hai bevute di queste?” indicai il suo bicchiere
“tre o quttro, perchè?” sorrise, era ubriaco.
“sei ubriaco” affermai
“non è assolutamente vero” mi mise un braccio intorno alle spalle
“andiamo a sederci” lo incoraggiai.
Arrivammo al tavolo dei ragazzi, liam stava facendo 'nuove conoscenze' con la vicina del tavolo, beth era pericolosamente vicina a zayn e harry... harry era immerso nel suo celulare, credo stesse scambiando messaggi con il maggiore, si capiva dai sorrisi. Io e niall ci sedemmo, ma non provocammo la reazione di nessuno, eravamo vicini... dannatamente vicini.
“sono ubriaco” sussurrò al mio orecchio
quelle parole provocarono da parte mia una piccola risatina
“me ne sono resa conto, nialler” gli sorrisi
poggiò la testa sulla mia spalla, le farfalle nel mios tomaco sobbalzarono, era incominciata la rivoluzione dritta contro il mio cuore.
“sei morbida” sorrise
“già...” mi limitai a dire
l'ultima volta che qualcuno me l'aveva detto aveva proseguito con 'come una balen arenata', e tutto questo faceva ancora male al mio cuore.
“ho detto qualcosa di stupido..?” chiese
“sei ubriaco... qualsiasi cosa tu dica sarà stuupida” sorrisi
Lui alzò gli occhi verso i miei e sorrise, per un momento ero stata la causa del suo sorriso e questo era tutto quello che una persona come me poteva desiderare; ero in completo stato di dormi-veglia, non sapevo di essere in un sogno o di essere nella vita reale.
“vado a prendere una boccata d'aria... vuoi...v-vuoi venire con me?” mi chiese alzandosi
“si... magari cadi a terra” sorrisi

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Capitolo 10
*** e io?... ero felice perchè avevo la sua felicità. ***


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Capitolo 9
“quindi... ora sei la ragazza di Harry?” chiese Niall
eravamo fuori dal locale, sul retro, soltanto io ed il biondino. L'aria della sera accarezzava i nostri volti e scompigniava i nostri capelli; c'era anche altra gente fuori, molti di loro si trovavano immersi in una nuvola di fumo mentre chiacchieravano animatamente.
“si...” dissi annuendo in risposta alla sua domanda “in realtà, però, non lo sono...” dissi gesticolando
“ho capito” si riportò il bicchiere alla bocca
“smettila” lo fermai “... ne hai già bevute abbastanza”
“come sei ingenua Suze, non sono ubriaco” disse
“anche le puzzole pensano che la puzza non sia la loro”
mi accarezzò una mano “ti ho detto che non sono ubriaco” la sua voce era dolce
“io ti ho detto che non devi più bere”
“pensi che un ubriaco possa assecondarti così tanto?” scherzò
Ottenne da me solo il mio silenzio, ma continuai imperterrita a fissarlo, a perdermi nei suoi occhi oceanici. Si avvicinò, era così vicino da sentire il suo respiro sui capelli, bevve un altro sorso e decise finalmente di parlarmi, era diventato troppo,troppo duro quel silenzio. “...hai cambiato idea?” mi chiese
“su cosa?”
“su di me: credevi fossi un angelo, ma questa sera hai capito che non lo sono” sorrise
“in realtà continuo a credere che tu lo sia” ammisi abbassando lo sguardo, “sei troppo ingenua Suze... adesso sei nel mondo degli inganni, dei torti, delle bugie... apri gli occhi,suze... non sono tutti buoni quanto te.”
“a cosa ti riferisci?” chiesi titubante
“al fatto di 'stare' con harry...”
“è una finzione... lo so.” dissi
“non innamorartene... è un buon consiglio il mio.”
“ne sono già pazzamente innamorata” ammisi “..come lo stesso di zayn,liam,louis e... te”
Dischiuse le labbra e tutto quello che sentivamo era il brusio delle altre persone; ci limitammo a guardarci per un periodo illimitato di tempo, non aveva risposto alla mia affermazione e non potevo di certo biasimarlo: io sono una fan, io li amo. E' stupido e strano capire fino a che punto una persona riesca ad amare qualcun altro, forse ne sono innamorata per davvero, forse ho solo bisogno di tempo. Lo splendido ragazzo proprio di fronte a me si avvicinava a piccoli gesti, non capivo cosa volesse, magari solo abbracciarmi. Sentivo i suoi occhi guardare le guance e poi le mie labbra,avevo lo sguardo basso: non ero capace di reggere il suo. I nostri petti si toccarono, sentivo battere il suo cuore al lato opposto del mio, ero ormai arrossita completamente. Niall sogghignò quando si accorse del mio rossore, si limitò a sorridermi avvicinandosi ancora più. Sentii una mano cingermi i fianchi e un'altra prendermi la mano, per poi posizionarla sul suo petto; ero completamente indifesa, stava facendo tutto lui, ed ero convinta fosse sotto l'effetto dell'alcool. Penetrò i suoi occhi nei miei e mi sorrise, cercai di farlo anche io finchè non li chiuse; era sempre più vicino, ora troppo. Stampò sulle mie labbra un dolce bacio,senza foga, solo dolce.
Abbassammo lo sguardo contemporaneamente e notai che la stessa mano che aveva portato la mia sul suo petto era ora sul mio viso, ad accarezzarmi la guancia con il pollice.
“..c-credo d-dovremmo entrare” dissi
“ehm...si.”

~

“ben tornati” era la voce giocosa di liam
Abbozzai un sorriso e cercai di sedermi su quello che doveva essere un divanetto, ma fui fermata da harry
“possiamo... vuoi venire a fare un giro con me?” mi chiese, dolcemente
“andiamo” sorrisi.
Notai lo sguardo di beth andare su e giù verso il mio corpo, era alquanto fastidioso -si,beth, sto bene- volevo urlarle
“alle dieci e mezza vi voglio qui” aggiunse guardandoci

Io e il riccio ci allontanammo, la nostra era una semplice passeggiata, non mi sarei aspettata da lui di trovarmi contro un muro, sapevo che saremmo diventati solo amici: amava troppo louis.
“...fa freschetto,eh?” chiese guardando il cielo
“nah... si sta abbstanza bene” sorrisi “hai freddo?” chiesi
“n-no... era solo... solo per iniziare una conversazione” si passò una mano tra i ricci e mi sorrise.
“oh, bene”
Il silenzio si fece spazio tra di noi,non avevamo nessun argomenti di cuoi parlare... credo si sentisse in imbarazzo, conoscevo tutto di lui e lui nulla di me. Cercai un modo per parlarci, magari guardando il cielo e insegnandogli come riconoscere una stella, l'unico problema era che l'astronomia non era il mio cavallo di battaglia,anzi, non conoscevo nulla riguardo allo spazio. Così mi guardai intorno, alla ricerca disperata di qualcosa che potesse piacerci a tutti e due.
“... ti piacciono i fiori?” chiese lui
notai il suo imbarazzo dal modo in cui torturava le sue mani, stessa cosa che faccio io quando vengo interrogata.
“s-si...a te?” cercai di continuare
“mmm... abbastanza, preferisco la musica ai fiori” ammise
“bene” sorrisi “anche io” ammisi “...ma allora perchè mi hai chiesto se mi piacciono i fiori?!?”
“alle ragazze piacciono i fiori...” ammise sorridendo
“già... suoni qualche strumento?”
“una volta suonavo il kazoo” disse “poi ho smesso... ma vorrei imparare a suonare la chitarra... sto prendendo lezioni” tutte cose che già sapevo. “tu...?” chiese
“ehm.... strimpello un paio di note con il pianoforte e stono le vecchiette vicino casa” risi e provocai la sua risata: era da stupro.
“quindi canti...?” chiese
“ non so se si potrebbe realmente chiamare così” ammisi
“ magari qualche giorno lo facciamo insieme” -cantare, pervertita, intendeva 'cantare'-
“ certo...” sorrisi
Notai dei flash alle nostre spalle, sapevo cosa stava facendo harry: non si era coperto il volto né tantomeno aveva tentato di scappare dai paparazzi, era chiaro, voleva far sapere a tutti di noi.
“H-Harry... ci sono dei paparazzi” gli dissi prendendolo per il braccio
“Lo so, Suze... perdonami, ma devo farlo”
“f-farlo.. c-cosa?”
In men che non si dica gettò la mia schiena contro un albero, era alto e muscoloso, molto più del biondino.
“devo baciarti...” ammise
“h-harry.. non...facciamo a modo mio” dissi
Non afferrò subito il concetto, lo capivo dalla sua espressione.
“che intendi dire..?” ammise
“ fai le cose con calma, non farle frettolosamente... credo si siano accorti che tu li hai visti e sapranno che lo stai facendo di proposito... dai tempo al tempo” gli spiegai il congetto sussurrando. Provocai la sua risata ancora una volta:
“dove le impari queste cose?”
“film... romanzi... fanfiction” sorrisi anche io.
Si allontanò di una paio di centimetri dal mio corpo fin quando non appoggiò una mano sull'albero, credo per mantenersi.
“adesso cosa hai intenzione di fare?” chiesi
“lo vedrai” sorrise
si avvicinò pericolosamente, tutti i muscoli del mio corpo sembravano non rispondere più ai miei comandi, fossi stata in un altra situazione gli avrei tirato uno schiaffo, ma non qui, non ora. Sentivo il suo respiro sulla testa, in quel momento era troppo vicino.
“non ti preoccupare, non ho intenzione di baciarti” sussurrò al mio orecchio
“meglio” sorrisi
Era proprio davanti a me, voltai lo sgardo verso dei paparazzi che stavano fremendo per quello scoop; il riccio avvicinò le sue labbra alle mie, ma non si sfiorarono per niente, al contrario, mi baciò al lato della bocca.
I paparazzi avevano la loro foto, harry era felice, e io?... beh, io avevo la felicità del mio idolo.

˜

Ritornammo nel locale e notai che beth era avvinghiata al collo di zayn e lui, chiaramente, non se la filava; questo portò a una piccola risatina da parte mia. Quando io ed harry ci sedemmo al nostro tavolo, la bionda cacciò il suo iphone dalla sua borsetta argentata, guardò l'ora e ordinò di andarcene; così ci alzammo e salutammo tutti.
I ragazzi ci porsero cordialmente le loro gance e noi baciammo tutte;
quando toccò alla guancia di niall lui prese il sopravvento e riuscì a darmi un bacio sulle labbra di sfuggita. I ragazzi, che notarono tutta la scena, fecero finta di fischiettare come se non fosse nulla, io arrossii.
“sono ubriaco” si scusò
“fa niente” dissi prendendo le mie cose.
In cuor mio sapevo che era ubriaco, ma questo provocò una scintilla nel mio corpo che non mi fù facile spegnere.

˜

Arrivate a casa legai i capelli in una coda laterale, indossai il pigiama e andai a dormire: il giorno dopo avrei avuto il mio 'primo' giorno di scuola e poi il lavoro alla caffetteria.

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Capitolo 11
*** coglione. ***


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Capitolo 11

*Niall's pove*
“sai una cosa...?” chiesi verso liam “ credo che me ne andrò a casa” feci per alzarmi
“perchè?” chiese guardandomi, credo di aver interrotto un'accesa conversazione con quella ragazza, Janette?
“Suze è andata via pensando fossi ubriaco... non posso neanche chiederle perdono”
“senti, Horan.... sei irlandese, si sa che agli irlandesi piace bere” sorrise lui
“ ah ah ah io non sono un'irlandese come gli altri”
presi il giubbotto di pelle dal divanetto e uscii dal locale; ero a piedi e stava incominciando a piovere “tempo di merda” farfugliai guardando il cielo che era più scuro che mai.
Camminavo a passo abbastanza svelto, avevo lasciato la mia auto a casa, ero andato al locale con quella di harry; mi limitai a non inciampare nelle pozzanghere che si erano ormai create, i miei capelli erano inzuppati e, quasi per non correre dietro ai pensieri, pensai che la pittura del mio biondo potesse sparire.

~

Ero appena entrato in casa, buttai il giaccone ormai bagnato sull'appendiabiti e tolsi le chiavi e il cellulare dalla tasca; guardai lo schermo e notai che era completamente scuro, divenni triste, “coglione,non ti invierà un messaggio” era la vocina nella mia testa che continuava a dirmi di lasciar perdere la faccenda e concentrarmi su qualcos'altro.
Ero appena salito in camera, avevo preso un asciugamano per i capelli e stavo cercando una t-shirt da indossare prima di andare a letto. L'avevo trovata, era di un fantastico rosso acceso, una delle mie preferite. Stavo canticchiando un paio di canzoni, vecchie cover che avevo fatto con i ragazzi, come torn, wonderwall o i'm yours. Passai davanti la finestra e notai che il lampione proprio sotto la mia finestra stava per spegnersi, così decisi che sarei andato al letto quando avrei visto la luce spegnersi. Ero seduto sulla poltroncina al centro della camera, decisi di portarla vicino la finestra, avrei potuto ammirare le stelle. Feci fatica a trascinarla, ma quando fui lì fu una vera pacchia. Presi una coperta dall'armadio e me la misi sulle cosce, come una vecchietta di novanta anni. Stavo guardando ancora il lampione fin quando non mi addormentai.

Mi svegliai all'incirca alle nove e mezza della mattina dopo, ero un una posizione stranissima: le mie gambe erano sullo schienale e la testa a penzoloni sul poggiasedere. Mi stiracchiai e decisi di farmi una bella doccia. Andai in bagno e accesi l'acqua, mi guardai allo specchio e notai delle occhiaie che esistevano solo nella mia mente “quel lampione ha fatto le ore piccole stanotte” scherzai. Mi tolsi i vestiti ed entrai nella doccia, alla ricerca di un piccolo spazio paradisiaco dove sarei potuto essere soltanto 'niall' il ragazzo irlandese e non 'niall horan' componente della band anglo-irlandese più popolare del momento.

Uscii dalla doccia circa venti minuti dopo; quella lunga colata d'acqua sul mio corpo mi portò solo al pensiero che avrei dovuto chiamare suze e scusarmi, magari mi avrebbe perdonato.
Mi vestii velocemente e corsi nella mia camera, verso il comodino dove avevo poggiato il cellulare. “la chiamo” mi feci coraggio: cercai il suo nome nella rubrica e la chiamai. Il telefono risultava acceso, ma non ci fu nessuna risposta da parte sua, anzi, lo spense. “fanculo coglione, l'hai spaventata”
“coglione coglione coglione coglione”
già, il mio 'io' interiore non era dei più buoni di questo mondo.

Decisi di chiamare Liam, sarebbe arrivato e saremmo andati a fare un giro.
Passammo per una scuola, c'erano molte persone, ragazzi sopratutto, alcuni proprio della nostra età. Notai due ragazzi parlare, credo in un giardinetto, erano una ragazza e un ragazzo. La ragazza era di spalle, aveva una treccia che le scendeva sulla spalla, indossava un jeans e un golfino; non aveva un bel fisico, insomma, non era il genere di ragazza che piacerebbe a un ragazzo, ma a quanto pare a quel ragazzo piaceva, e non poco. Credo che il ragazzo mi notò perchè sorrise alla ragazza dinanzi a sé che si girò, era proprio Suze.
Incrociai il suo sguardo, ma mi buttai per terra e mi nascosi dietro un cespuglio.
“coglione” mi dissi
Liam era in pieno imbarazzo, credo che arrossì e se ne andrò. Mi lasciò lì, da solo, dietro quel cespuglio ad ascoltare la loro conversazione. “smettila” mi dissi, ma le mie orecchie presero il controllo di tutto
“dhdajhda.... sei carina” disse lui -giuro che lo uccido, ma di botte-
“grazie” arrossì lei
“che ne dici di vederci più tardi? Magari potremmo studiare insieme” -morto di figa-
“ehm, robert.... non lo so, l'unico corso che combacia è quello di spagnolo e non c'è neanche nessun compito” -complimenti suze, l'ahi rifiutato senza fargli troppo male, complimenti-
“uhm... ehm... okay”- colpito e affondato,babe-
“ehi rob, ci vediamo domani a scuola”
lei sorrideva, il più bel sorriso che avessi mai visto.
Adesso erano vicini, pericolosamente vicini; si stavano abbracciando.
E io? Beh, io ero quasi del tutto in lacrime “coglione”.
Persi l'equilibrio e caddi, credo proprio che Suze mi vide perchè urlò il mio nome venendo verso di me.
“che ci fai qui?” mi chiese cordialmente
“sono passato con liam” ammisi
“uhm... tu e liam fate sempre queste passeggiate sotto i cespugli?” sorrise e si accovacciò, per raggiungere il mio sguardo. “dov'è liam?”
“ehm... liam è... è con delle fan. L'hanno assalito e... per questo i sono nascosto” -grande palla, niall, proprio grande palla-
“sei proprio bravo a dire cazzate” mi sorrise
“suze io....” cercai di dire
“niall, capisco che volevi nasconderti da fan impazzite, l'avrei fatto anche io, ti capisco”
l'avrei baciata lì, ora, in quelle circostanze, non me ne fregava minimamente che non c'era atmosfera, c'eravamo io e lei e quello era l'importante.
Mi porse una mano e disse “su, alzati”
accettai la mano, non volevo alzarmi. Non volevo finire quel sogno così dannatamente bello.

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Capitolo 12
*** se vuoi ti insegno. ***


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Capitolo 12
“su, alzati” gli porsi una mano.
Accettò la mia mano e si alzò, quasi sofferente
“ e tu saresti il diciannovenne serio?!” scherzai
“ehm...” si passò una mano tra i biondi capelli
“hei, scherzavo” gli diedi un leggero pugno sulla spalla
mi sorrise, perchè non riusciva ad emettere una parola?
“quando troverò il gatto che ti ha mangiato la lingua ti rivendicherò, stanne pur certo” scherzai ancora
“...scusami, suze”
emise queste due semplici parole; il mio cuore era ormai uscito dal petto, era corso via ballando la conga, ma perchè si era scusato? Cosa aveva fatto?
“ehm... per cosa?”
si passò ancora una volta la mano tra i capelli per poi arrossire e dire “per ieri, ero ubriaco”
arrossì completamente, credo non sia facile ammettere di aver baciato una ragazza mentre si era ubriachi; eppure, in cuor mio, speravo stesse solo scherzando, speravo mi avesse baciata perchè voleva e non perché era l'alcool a volerlo.
“non ti preoccupare” abbozzai un sorriso.
“chi è il tuo amico...?” chiese sfacciatamente
girai la testa verso il mio 'amico', ossia l'unica persona che era stata gentile con me il mio primo giorno di scuola, e lui mi sorrise, facendo un cenno con la mano.
“...lui è robert.” sorrisi anche io.
“è il tuo ragazzo?” mi chiese, arrossendo.
Scoppiai in una fragorosa risata, insomma, se avevo un ragazzo non avrei di certo accettato di essere la fasulla ragazza di harry, e poi robert non è per niente il mio tipo, ho anche il sospetto che possa essere gay.
“niall, dici sul serio?” chiesi
“in realtà.... io... ecco...”
“no” risposi aiutandomi con la testa.
“no, cosa?” chiese
“non è il mio ragazzo” sussurrai al suo orecchio alzandomi sulle punte.
Robert ci raggiunse e salutò niall quasi come se si conoscessero da tempo, fin troppo tempo.
“suze, sono solo venuto a salutarti. Devo andare, quindi ci vediamo domani?” chiese avvicinandosi
“certo” gli sorrisi.
“è la versione liscia di harry” scherzò niall
questo provocò la mia risata, che non riuscii a trattenere.
“vieni con me a pranzo?” mi chiese sorridente
“no, perdonami, ma credo che Beth mi aspetti a casa”
“che ne dici di prenderci un gelato nel pomeriggio?”
“va bene”
“ti chiamo allora”
Sorrisi con un cenno e mi avviai verso casa, fortunatamente quel giorno non sarei dovuta andare al lavoro, così potevo passare un po' di tempo ad ascoltare musica e girovagare su internet.

~

Ero appisolata sul divano, con le gambe conserte, riscaldate dalla batteria del pc che ardeva sulle mie cosce. Ero finita su un sito super informato sui ragazzi, mentre nel sottofondo c'era il maglifico Ed Sheeran con la sua U.N.I, che adoro. Avevo notato che ormai si era sparsa la notizia di un 'focoso' bacio tra harry e una ragazza, che dovrei essere io, dietro un locale. “coglioni, eravamo in un parco” sputai amaro.
La melodia della canzone 'kiss you', dei ragazzi risuonò nella sala, troppo vuota per una sola persona; presi il cellulare e notai sullo schermo 'rob', roteai gli occhi e pensai che questo tizio era proprio straziante.
“ciao rob” risposi fingendo un sorriso
“hei, suze, hai salvato il mio numero, eh?” chiese
“ehh.. si” sorrisi “...che volevi?”
“uh, ehm... mi serviva un parere femminile” chiese
“dimmi pure”
“dovrei fare un regalo ad una persona...”
“una ragazza...?”
“una persona....” specificò lui -okay, amico, stai calmo-
“cosa vorresti regalargli/le?” sorrisi
“ è questo il problema. Tra due giorni ci sarà una festa, spero tu verrai, e vorrei regalarGLI qualcosa”
“è la sua festa?”
“in realtà no.... vorrei regalargli qualcosa.... qualcosa... ti prego suze, capiscimi”
“ah, qualcosa!” dissi. - che minchia dici?-
“brava” fece una pausa “quindi...?”
“un bacio!” mi illuminai
Nel frattempo stavo ballando per tutta la casa sulle note di 'some nights' dei fun. improvvisando degli acuti quasi impercettibili all'orecchio umano. Robert voleva sapere cosa regalare ad una persona e tutto quello che mi venne in mente era 'bacio-bacio-bacio-bacio-bacio'. Perchè diamine niall si era scusato? Non volevo le sue scuse, quel bacio mi era piaciuto, e speravo con tutta me stessa fosse fatto con il cuore.

“perchè dovrei dargli un bacio?” chiese
“il bacio è una dimostrazione d'affetto, dai un bacio quando lo vuoi davvero.... a meno che tu non sia ubriaco” roteai gli occhi
“a cosa ti riferisci?”
“nulla, problemi miei.”

In realtà non potevo di certo biasimarlo, chi si innamorerebbe di una stupida come me?
Guarda i miei capelli: troppo lunghi, i miei occhi: troppo grandi, le mie labbra: troppo carnose, il mio naso:troppo dritto. Credevo davvero che il mio idolo si fosse innamorato di me? Eppure quella sera non avevo fatto altro che pensare a lui, a lui e i suoi occhi azzurri, dannatamente perfetti.

Suonarono al campanello, mentre ero in un'accesa conversazione con rob, su quale motivo si dessero i baci: quel ragazzo era proprio folle. I suoi occhi scuri e vispi davano luce al suo volto e al suo sorriso non proprio perfetto, la sua corporatura non del tutto esile lo rendeva il tipico ragazzo da 'una botta e via' quale non era.
Afferrai la maniglia della porta e mi ritrovai davanti dei bellissimi occhi azzurri, gli stessi che avevo sognato tutta quella notte.

“s-sono venuto a prenderti” si passò una mano tra i capelli
misi una mano sul microfono del cellulare e dissi “pensavo mi avresti chiamato”
“i-io in realtà...” abbassò lo sguardo “ diceva che il cellulare era occupato, c-così ho pensato di venirti a prendere...e...”
“niall” spostai la testa a destra e sinistra “...entra” aprii completamente la porta.
Quel ragazzo aveva un qualcosa che mi portava ad assecondarlo profondamente, magari il suo sorriso o i suoi occhi.
“rob...? si...? devo lasciarti, ci vediamo domani..... ciao” staccai la chiamata.
Alcuni minuti di puro imbarazzo fecero eco nella sala,ancora troppo vuota.

“quindi era robert...?”
“già” mi accomodai al suo fianco.
“scusami per essere venuto senza avvisare” abbassò la testa
“non ti preoccupare” gli sorrisi. “...sai per caso se beth è da voi?”
“... era con zayn”
“mmm.... lui le piace”
“non vedo zayn molto interessato....” rispose
“magari ha solo bisogno di conoscerla, ti tempo....”
gli stavo inevitabilmente mandando dei segnali su come andarci piano con una ragazza.
“credi che tutto si risolverà?”
“riguardo cosa?” mi girai verso di lui
penetrò i suoi occhi azzurri nei miei e disse “...nulla...” abbassò lo sguardo.
Naturalmente ci furono altri minuti imbarazzanti, finchè non decisi di finire questa tortura.
“vado a cambiarmi” annunciai alzandomi e salendo le scale.

~

scesi le scale più velocemente possibile finchè, al penultimo gradino, non inciampai e caddi. Niall, che nel frattempo era seduto sul divano, si alzò di scatto sentendo la botta e, presumo, il rumore della mia risata. Si avvicinò e sorrise alla scena di vedermi ai suoi piedi; la causa di tutto erano state le stringhe delle mie converse, che avrei allacciato appena possibile.

“ti aiuto” mi porse una mano, ancora sorridente, non riusciva a trattenere la risata.
Accettai la sua mano e mi alzai, cercando di non inciampare di nuovo.

Uscimmo di casa e ci avviammo verso una gelateria, in realtà non avevo pensato al fatto che potessero esserci delle fan accanite fin quanto una di loro non gridò 'OMG HE IS NIALLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL'. Lui era quasi del tutto tranquillo, notai un po' di rossore sulle sue guance solo quando gli presi il braccio, suppongo per paura di quello che poteva accadere se ci avrebbero visti insieme.
“che facciamo ora?” sussurrai
“nulla” rispose
“nulla..?... niall, sei impazzito?”
“no... fai finta di nulla”
Due ragazze si avvicinarono e chiesero al signorino al mio fianco un autografo, lui, tutto sorridente, glielo fece e loro sorrisero.
“...posso abbracciarti?” chiese una delle due ragazze
qui ricordai quando glielo chiesi io, i ricordi ritornarono alla mente e sorrisi come una demente. Niall abbracciò le due ragazze e una si pulì una lacrima che era scesa fin sotto il mento.
“va tutto bene” le sussurrò prendendole la mano.
La ragazza sorrise e la sua , suppongo, amica mi rivolse uno sguardo e successivamente un sorriso.
“lei chi è?” chiese a niall
“beh, è.... è una mia amica” annuì lui
“io l'ho già vista...” pensò ad alta voce la sua amica
“dove...?” chiesi
“non sei la ragazza con cui harry ha avuto un appassionato flirt?”
arrossii completamente -sono fritta-
“ora dobbiamo andare” si intromise niall “ arrivederci”

facemmo un altro giro per il parco finchè non decidemmo di sederci su una panchina.
Stavamo parlando un po' di musica, di quel poco che me ne intendevo.
“qual è la tua canzone preferita?” chiese spostando lo sguardo dal cielo ai miei occhi.
“non mettermi in difficoltà” piagnucolai
“perchè?” sembrava confuso
“ non puoi chiedermi una cosa del genere” risposi
era apparentemente in uno stato confusionale, così decisi di giocarci su.
“ indovinala” annunciai girandomi verso di lui
“esistono miliardi di canzoni” fece una pausa “cantami un pezzettino” chiese
“oh no, per niente”
“harry mi ha detto che canti.”
“harry dovrebbe farsi i fatti suoi” scherzai
“mi ha detto anche che suoni il pianoforte”
“strimpello qualche nota... si”
“dovresti insegnarmi”
arrossii “solo se mi dai lezioni di chitarra” gli porsi la mano
“d'accordo” me la strinse “però voglio sapere questa canzone” piagnucolò
“People say we shouldn’t be together,too young to know about forever.,But I say they don’t know what they talk talk talkin’ about ” iniziai a cantarla ad occhi chiusi.
“Cause this love is only getting stronger,So I don’t wanna wait any longer.I just wanna tell the world that your mine girl.Ohh” continuò lui.
Aprii gli occhi e mi ritrovai quelli del biondino a due centimetri di distanza. Eravamo sempre più vicini fin quando una goccia non cadde proprio sul mio naso e fui costretta ad alzare lo sguardo.
“They don’t know about the things we do .They don’t know about the I love you’s...” continuò
“sta iniziando a piovere” dissi
“But I bet you if they only knew...is starting to rain” cantò
La mia risata risuonò nel parco, facendo girare due passanti e arrossire le sue guance. Mi allontanai di malavoglia dal suo viso angelico e mi alzai.
“sta inizando a piovere” dissi dinuovo
“andiamo in un bar qui vicino, fanno delle patatine buonissime” si alzò leccandosi i baffi
“ci sto” sorrisi

~

Eravamo seduti in un piccolo tavolino per quattro persone, il tavolo era ricoperto da una tovaglia rossa con al centro un portafiori. Il divanetto su cui eravamo seduti, rosso anche egli, non era affatto scomodo.

“sono nuone queste patatine” dissi
“te l'avevo detto” sorrise lui

Il suo sorrido potrebbe illuminare l'intero pianeta, se solo volesse (frase mia, scritta anche su twitter nell'account @__xHoran).

Finimmo di mangiare le patatine e ci alzammo, le poche persone che c'erano erano sedute ancora ai loro tavoli, escluso due ragazzi che erano in piedi a giocare al biliardino. Il mio sguardo si spostò su un grosso tavolo da biliardo posto proprio al centro della sala, mi avvicinai e ci passai una mano su.
“vuoi giocarci?” chiese
“i-io...” mi girai verso di lui “in realtà non ho mai giocato” arrossii
“se vuoi ti insegno” mi sorrise

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Capitolo 13
*** magari al prossimo appuntamento. ***


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Capitolo 13

Inserì un penny e ne uscirono delle palle, che mise accuratamente in un triangolo di plastica nero; prese due stecche che si trovavano al lato e me ne porse una, l'accettai titubante; prese l'unica palla che non entrava nel cerchio e la mise in un punto preciso su quel grande tavolo.
“lo scopo è fare entrare le palle nei buchi” sorrise
-non ridere,non ridere, non ridere, non fare la perversa-
“mmm... si” sorrisi arrossendo
“io devo far entrare le palle a strisce e tu quelle intere” me ne mostrò due
presi dalle sue mani la palla intera e la lanciai verso un buco.
“non così” si toccò i capelli e sorrise “cosa te l'ho data a fare la stecca?” sorrise
“non so. Anche tu hai la mazza” -non iniziare con la risatina isterica- “...ma non l'hai usata” -che cazzo dici?-
arrossì, aveva capito benissimo.
“la stecca serve per colpire la palla bianca, che deve colpire le altre palle e farle entrare nei buchi” disse con calma.
“capito”
presi la stecca con due mani e cercai di colpire la palla, ma inevitabilmente essa slittò sulla superficie verdastra del tavolo. Sorrisi imbarazzata.
“ti aiuto io” mi sorrise
si mise dietro di me e io diventai rossa, quasi come un grosso pomodoro, mise le sue mani sulla stecca, proprio sopra le mie e a quel tocco rabbrividii completamente.
In realtà credo non sia stato il suo tocco a farmi rabbrividire, perchè nella sala, che era ormai quasi del tutto sfollata, si sentì il sottofondo della canzone dei ragazzi, 'kiss you'. Alzai lo sguardo verso gli occhi di niall pensando che la stesse cantando lui, ma mi accorsi che era il cellulare nella mia tasca posteriore, che vibrava come un dannato.
“s-scusa, mi suona il cellulare” dissi abbozzando un sorriso
niall si spostò e riuscii a prendere il cellulare, guardai lo schermo e notai la scritta 'mamma' che si illuminava.
“cazzo” imprecai “proprio ora..?”
“...succede qualcosa?” chiese niall passandosi ancora una volta la mano tra i capelli -vuoi un ferrettino, tesoro? Saresti di-vi-no-
“è mia madre. È da quando sono a londra che non ci sentiamo”
“dovresti risponderle” sorrise
“esco un attimo fuori, scusami” sorrisi spingendo la porta.

Niall's POV
“è scappata da te” dissi tra me e me.
Come potevo essere così stupido da innamorarmi di qualcuna che non potrebbe mai amarmi?
Io sono un componente della band più famosa del momento e lei una ragazza normalissima, perversa e pazza, proprio come piace a me.
Presi una sedia da uno dei tanti tavolini e mentre stavo per sedermi il barrista mi chiese se volevo qualcosa, 'no grazie' fu la mia risposta secca.
Ma come potevo essere così stupido?
Come potevo pensare di riuscire a farla innamorare di me?
L'avevo baciata e non era servito a nulla. Che fallito.
“meglio andare” dissi tra me e me
“scappare dai problemi non è la soluzione migliore” mi disse il barrista rivolgendomi un sorriso
“lei non è un problema” abbassai lo sguardo
“perchè vuoi andrtene... non è la tua ragazza?” si appoggiò con i gomiti al bancone, come se potesse interessargli quella conversazione.
“no” scossi la testa

Suze's POV
“no” niall scosse la testa verso il barista che sembrava molto interessato, magari gli aveva solo chiesto se volesse qualcosa.
“ma... lei ti piace?” Il barista si avvicinò niall
“diciamo di si” sorrise lui arrossendo
“ e perchè ora non vai da lei?” chiese confuso l'uomo dai pochi capelli
“perchè è al telefono... e perchè rovino sempre tutto” abbassò lo sguardo
“dovresti dirle che ti piace” disse sorridendo l'uomo
“ci ho provato... l'ho baciata... ma ho rovinato tutto dicendole che l'avevo fatto perchè ero ubriaco”
ma quindi...? Niall non...? Sverrei ora, adesso, in questo preciso momento. Io gli piaccio. Io, si proprio io, Suzanne Marie Grey, comunemente conosciuta come Suze,piaccio a Niall James Horan, non 'componente della band dei one direction' ma 'ragazzo di Mullinghar che ha realizzato il suo sogno'... diventando il mio.
Feci una finta tosse e niall si girò di scatto guardandomi. Divenne rosso.
“era... era mia madre” mi avvicinai sorridente
“uhm... era preoccupata, scommetto” sorrise
“ ehm... già” sorrisi
Niall fece un cenno al barista e lui si allontanò come se niente fosse, ma prima di farlo sorrise.
“si sta bene fuori” azzardai -coglione, portami fuori e abbracciamoci dal freddo-
“non fa freddo?” -non capisci proprio niente, eh-
“ehm... si. Ma dovrei tornare a casa e...”
“okay, usciamo” sorrise

~

Eravamo davanti la porta di casa, avevo appena insrito le chiavi nella serratura e stavo per girare la maniglia.
“che ne dici di entrare?.... posso prepararti un the” sorrisi
“ehm... non so... i ragazzi... cioè...”
“se non vuoi non fa niente”
“entriamo” sorrise.
Aprii la porta e notai lo sguardo degli occhi scuri di Beth posarsi su di me.
“ciao Suze” mi salutò “ciao niall” disse poi spostando lo sguardo su di lui
prima che potesse farci altre domande cercai un buon argomento con cui parlare
“dove sei stata oggi?” le chiesi sorridendole
“sono stata dai ragazzi, pensavo venissi lì” disse
“avevo scuola stamattina” dissi “ma tu domani non devi andare dal dottore?”
“dottore?!” si intromise zayn, che era comodamente seduto sul divano
“si...” disse lei “verrai con me?” mi chiese
“la mattina ho scuola e nel pomeriggio il turno al bar.... scusa”
“lavori in un bar?” chiese niall
“part-time.” ammisi “un lavoretto per mantenermi qui a londra”
“capisco...” sorrise

~

Eravamo seduti intorno al tavolo aspettando che errivassero gli altri ragazzi per cenare.
Bussarono al campanello e mi alzai per aprire la posta.
Entrarono Liam e Harry, seguiti da Louis.
“ciao” salutai calorosa
“hei, babe” disse Harry
louis gli diede uno spintone
“ciao, babo(?)” sorrisi scherzosa
“so che avete ordinato la pizza” disse liam
“siete qui per questo?” urlò niall dalla cucina
“non ci chiamiamo 'nial horan'” lo zittì liam sorridente
“entrate” dissi
li feci accomodare e decisi che mi sarei andata a mettere la tuta, per essere più comoda.

“salgo un attimo su” sorrisi andando in corridoio e salendo le scale.

Quiando fui in camera decisi di prendere il caricatore e attaccarlo alla presa. Alzai lo sguardo verso la cassettiera e notai due cornici che non avevo notato prima. In una delle due foto c'era una foto di Ed Sheeran, sapevo quanto Beth potesse amare quell'uomo e nell'altra una nostra foto: eravamo distese su un prato, suppongo, sorridevamo come delle cretine e stavamo facendo facce buffe. Avevo dimenticato quel giorno. Credo che sia il primo giorno che la incontrai, quando andai a sbattere contro di lei nel centro commerciale e caddi con il sedere a terra; lei non riusciva a smettere di ridere, stessa cosa anche io. Poi andammo a prenderci un gelato, e lì incominciò la nostra amicizia.

Scossi la testa togliendo l'immagine di me e Beth distese sul prato appena sparita quando sentii un leggero tocco sulla porta e un “permesso” girovagare per la stanza.
“mmm... avanti” fu la mia risposta.
Niall solcò la porta ed entrò, alzò gli occhi alla bacheca che avevo pubblicato il primo giorno e sorrise.
“zayn è prprio carino su quel poster” sorrise avvicinandosi
“già...” ammisi “a me piace questo” gliene indicai uno proprio sopra quello che lui aveva appena visto: erano loro, in un concerto. Harry era abbracciato a Louis e sorridevano, Niall era intento a salutare le fan, Liam mandava occhiatine ai due piccioncini abbracciati e Zayn stava per spingere niall. Si trovavano nell'Upp All Night tour,infatti al centro del palco c'era un tavolo e loro indossavano degli smoking.
“piace anche a me” sorrise
“guarda la tua faccia in quest'altra foto...” gliela mostrai estraendola dal comodino.
Era la mia foto preferita in assoluto, perchè c'erano i ragazzi che erano loro stessi, tutti con facce buffe.
“faccio davvero questo tipo di facce?” sorrise di gusto, mi unii a lui.
Il silenzio calò nella stanza, perchè nessuno dei due sapeva cosa dire: lo sguardo di niall girovagava tra le pareti e, suppongo, ogni tanto rideva per tutti quei poster appiccicati.
“...sei mai stata ad un concerto?” mi chiese penetrando i suoi occhi nei miei
“...no” abbassai lo sguardo.
Mi faceva male. Troppo.
Troppe volte avevo visto il mio sogno frantumarsi in mille pezzi.
Troppe volte ero stata felice per qualcuno che ci andasse.
Troppe lacrime ho versato nel mio letto, per quel concerto.
Per loro.
Per un loro abbraccio.
“...dovresti venirci” mi sorrise
sentii un qualcosa vicino la mia mano, qualcosa che cercava di catturarla e magari stringerla.
Questo 'qualcosa' ci riuscì e strinse la mia mano: era la mano di niall.
Non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo, non ebbi il coraggio di sorridergli, l'unica cosa che riuscii a fare era stringere ancora più forte la sua mano.
“...grazie” sussurrai
“beh... ora vado giù. Appena sei pronta scendi” mi sorrise

Quando chiuse la porta sentii il bisogno di urlare, così lo feci: aprii la finestra e urlai “sono la ragazza più felice al mondo”. Una donna, che era intenta a passare da una parte all'altra della strada sentì il mio urlo
“sono felice per te” urlò.

~

Scesi in cucina e notai che i ragazzi avevano già incominciato a mangiare. Sorrisi notando la scenna di niall che cercava di proteggere un cartone di pizza dalla mano di louis, suppongo affamato.
“dove. è. la. mia. Pizza” dissi avvicinandomi
“ce l'ha niall. L'ha tenuta stretta per tutto il tempo che eri sopra” sorrise
niall arrossì
“ecco la tua pizza” mi sorrise e me la porse
accettai la pizza e presi una sedia, per poi sedermi.
Finii la mia pizza e presi un bicchiere di coca-cola, che liam mi versò accuratamente.
“che giorno è oggi?” chiese zayn.
Notai la sua posizione soltanto allora: aveva un braccio intorno alle spalle e lei sorrideva quasi come se dicesse 'zayn non è più sul mercato'.
“è il Guy Fawkes” esultò liam
“che cos'è?” chiesi spostando lo sguardo da zayn a liam
“Guy fawkers era un cospiratore inglese che tentò di assassinare, con il suo gruppo, il re Giacomo I.” spiegò in poche, velocissime, parole
“e cosa dovrebbe festeggiarsi?” chiesi ancora
“ci stavo arrivando” sorrise “il complotto fu scoperto da Thomas Knyvet, un soldato del re, e i 36 barili di polvere da sparo furono disinnescati.Da allora,nel Regno Unito e in Nuova Zelanda i bambini vanno in giro per il paese con dei fantocci, recitando una filastrocca, a chiedere soldi da dare ai genitori per comprare i fuochi per il falò. La celebrazione è nota con il nome di Guy Fawkes Night” spiegò
“dovresti fare l'insegnante di letteratuta” lo sfottè zayn
“è solo una questione di cultura” disse liam facendogli la linguaccia
“quindi questa sera fanno i fuochi...?” chiese Beth, totalmente assente da quello che aveva detto liam
“si” si limitò a dire louis
“oh no” ribattè harry.
“a che ora iniziano?” chiese
“dovrebbero dopo la mezzanotte” sorrise liam guardando il suo orologio.
“dobbiamo andarci...?” chiese niall riservandomi uno sguardo
“per me va bene” dissi.

In quattro e quattro otto, sparecchiammo la tavola e lavammo i pochi bicchieri che avevamo sporcato.
Eravamo tutti riuniti in salotto, seduti ognuno su un pezzettino di divano.
“dove possiamo andare a vederli...?” chiese zayn
“questa casa, se non sbaglio, dovrebbe avere una terrazza. Magari riusciamo a vederli da qui” sorrise beth.
“va bene.” annuì liam “andiamo a vedere se ce l'ha” sorrise
Beth, liam e zayn si alzarono per andare in cerca di questa terrazza.
Noi altri, scansafatiche, restammo in salotto a girarci i pollici.
“ho voglia di un bicchiere di coca-cola, qualcuno ne vuole uno?” disse louis alzandosi
“ti accompagno” disse harry
I due si allontanarono verso la cucina e restammo solo io e niall nel divano.
C'erano momenti silenziosi e piccoli movimenti da parte di niall, verso di me. Questo mi fece sorridere.
Il 'bip' della suoneria dei miei messaggi mi riportò alla normalità.
Aprii un messaggio e lessi velocemente 'abbiamo trovato la soffitta. C'è una vista magnifica. Quando salite portate le coperte (perchè fa freddo fuori), i bicchieri di plastica e le birre xx -Beth”

Mi alzai di scatto e presi tutto l'occorrente. Salimmo.

~

Quando fummo sul tetto capii che molta gente ebba la nostra idea quando voltai lo sgardo a destra e sinistra. Saliti sul tetto ci sedemmo tutti a terra, posammo le birre in un angolo della terrazza e aspettammo impazienti. Alcuni minuti dopo sentii i primi fuochi che scoppiavano in lontananza.
Le persone incominciarono ad urlare deli 'ooh' 'wuao' 'cheee belliii' . Mentre i fuochisti davano spettacolo di quello che sapevano fare, noi eravamo sdraiati sulle coperte che avevamo portato.
Un 'bip' ci distrasse tutti. Louis prese il suo cellulare, che era quello che aveva fatto quel rumore, e lesse il messaggio. Roteò gli occhi e rivolse uno sguardo ad harry.
“chi era..?” chiese il riccio, stringendosi tra le spalle
“eleonor” sussurrò louis, cercando di non dire quel nome, il nome che harry tanto odiava
“che voleva?!” chiese rude il riccio, che aveva appena rivolto uno sguardo verso la mia parte.
“chiedeva se volevamo vedere i fuochi insieme” sussurrò il castano “che le hai risposto?” chiese il minore
“nulla” si limitò a dire louis, voltando lo suardo verso il cielo.
Un sibilo, e un fuoco d'artificio esplose in un enorme fiore dorato sulle nostre teste.
“ohh” sgusciò damma mia bocca.
Niall rise appena. Gli rivolsi uno suardo e notai che anche il suo era posto sul mio. Sorrisi.

Mi tolsi la coperta dalle spalle, che si infreddolirono di botto, e mi alzai. Andai verso la ringhiera, volevo vedere lo spettacolo dall'alto. Lo spettacolo di una meravigliosa città.
Rivolsi verso lo sguardo verso delle luci in fondo e una ruota panoramica.
“London Eye” sussurrai
“ci sei mai stata?” una voce alle mie spalle. Inconfondibile.
“h-Hary. Mi hai messo paura” risi “comunque no. Cioè, sono stata su una ruota panoramica, ma non sulla fatidica 'london eye'” rivolsi gli occhi al cielo che era colorato di rossastro.
“un giorno ti ci porto” sorrise guardandomi “magari al nostro prossimo appuntamento”

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Capitolo 14
*** they don't know about us. ***


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Capitolo 14
"magari" gli sorrisi
Alzai gli occhi al cielo, stessa cosa fece harry al mio fianco.
Iniziai a tremare, credo per il freddo. Iniziai a passarmi le mani sulle spalle e, inevitabilmente, harry se ne accorse.
“hai freddo?” -mh, no, harry, faccio sempre così, non l'hai mani notato?!-
“un po'” sorrisi
“allora andiamo a prendere la coperta, perchè anche io sto morendo di freddo” rise
Eravamo seduti per terra, uno sull'altro, cercando di riscaldarci. Beth era avvinghiata al collo di Zayn che era seduto con le spelle al muro e una mano sui capelli di Liam, che era sdraiato sulle gambe di zayn. Harry era stretto nelle braccia di Louis, e quest'ultimo gli accarezzava i ricci. Niall aveva lo sguardo rivolto verso l'alto e il suo viso era illuminato magnificamente dal verdognolo dei fuochi. Lo guardai per pochi secondi, prima di guardare ancora il cielo e sorridere.

“Suze, ma non avevi portato le birre?!” chiese Zayn
“eh...?” chiesi, non avevo sentito nulla
“le birre” ripetè
“oh, si. Sono in quell'algolino” indicai
Si alzò, e prese le birre, portandole nella nostra direzione.
Cacciò le chiavi dalla tasca e le aprì una per una, porgendocele.
“io no, grazie” dissi
“suze, un po' di birra non ha mai fatto male a nessuno” disse louis
-dillo a niall-
“vero” ammisi “ma non ne desidero. Vado a prendermi un po' di coca cola” mi alzai
scesi le scale a chiocciola della soffitta e mi ritrovai nel corridoio. Andai nella mia camera e presi una felpa: era verde e spaziosa, l'avevo rubata a mio fratello David, e, devo dire, che era la mia preferita tra tutte quelle che avevo, perchè non era egocentrica e sbrilluccicosa, era soltanto verde ed enorme, tutto qui. L'indossai.

Niall's POV
Guardavo Zayn e Beth bere, abbracciati, e desideravo con tutto me stesso che potesse capitarmi la stessa cosa anche a me; ma era solo tempo perso: me l'aveva dimostrato fin troppe volte di non interessarsi a me. Aveva già dimostrato di non voler avere a che fare con me, l'avevo baciata e non era servito a nulla. Che illuso. Lei era scesa giù, non era più lì al tuo fianco e, anche se lo fosse, fortunatamente, non sentiva i tuoi discorsi poco ragionevoli. Ma a volte stai male, per qualcosa che non sai, o magari che non vuoi ammettere.
Troppe volte avevo visto Harry stare male per Louis, Louis e la sua ragazza, Eleonor. L'avevo sempre protetto, o almeno cercato di farlo, di essere un buon 'fratello maggiore' e non un semplice amico. Lui era il mio piccoletto. Il mio riccio pervertito. Lui. E louis? Louis era il MIO fratello maggiore, quella persona divertente e caritatevole. Quel ragazzo dal 'no, jimmy protested', 'supermaaaaan' e molti altri. Il ragazzo che avevo visto cresere e maturare, fin troppo.

“dov'è Suze?” chiese lou
“è scesa....” dissi
“perchè non le vai a fare compagnia?” ammiccò harry
“perchè no....” mi limitai a dire
“magari non sta bene e ha bisogno di qualcuno” sorrise liam
“magari ha solo bisogno che io non ci sia tra i piedi”
“magari vorrebbe che tu ci fossi” si intromise zayn
“no... ne sono sicuro”
“dovresti, invece” suggerì beth.
“arg. Mi avete convinto” risi.
Mi alzai e mi sistemai la felpa grigia, precisamente di liam. Mandai un sorriso ai ragazzi e scesi. Percorsi la scala e arrivai nel corridoio. Avevo bisogno del bagno, la birra che avevo bevuto si era fatta sentire, e avevo bisogno di scaricarla. Aprii la prima porta che trovai davanti, ma subito mi accorsi che non si trattava affatto del bagno, ma bensì della camera di Suze.
Entrai di soppiatto, non notando nessuno. Presi il pc da sopra al letto e lo portai in bagno. Mi chiusi dentro. Mi accomodai sul water e accesi il pc.
“porca troia, la password” imprecai
Provai tutti i tipi di password possibili e immaginabili, un ultimo tentativo. Alzai gli occhi al cielo e posai il pc sulla punta della vasca, nel tentativo di concentrarmi: nulla.
Ripresi il pc e notai un foglietto appiccicato, un promemoria: 'visto che sei smemorata, Beth, ti lascio questo biglietto con la password 'password', ciao cogliona'.
Sorrisi. Quanto potevo essere idiota?!
Misi la password ed entrai. Non volevo spiare nulla, non volvevo sapere qualcosa in più su di lei, qualcosa che non mi avrebbe mai detto, ma soltanto scoprire il suo nickname di twitter e magari seguirla, facendola felice. Entrai su internet e cliccai automaticamente su 'twitter'. Il suo nick era slavato '@Suze_x' , così me lo scrissi velocemente sui messaggi del cellulare e spensi il computer felice, o almeno quanto bastava.
Finii di fare a bagno(?) e riportai alla velocità della luce il pc in camera. Scesi in cucina, ma non la vidi. Magari era salita sul terrazzo e non l'avevo neanche notato. Aprii il frigorifero e presi la coca cola, la versai in un bicchiere e la bevvi a piccoli sorsi andandomi a sedere in salotto.
La vidi lì.
Immune a tutti i mali del mondo per la sua bellezza.
I suoi capelli scuri pendevano dal divano e la facevano sembrare una di quelle principesse indifese, che aspettasse solo il suo principe azzurro.
Non era stesa, affatto, era soltanto seduta.
Dormiva.
Mi avvicinai cautamente e sorrisi quando la sentii mugulare qualcosa.

Stava tremando, eppure non faceva freddo.
Presi una coperta dall'armadio nel ripostiglio e gliela misi addosso.
Mi accomodai al suo fianco, mi strinsi a lei.
Sorrise, magari non credeva fossi io.
“avevo freddo” sussurrò
“l'avevo notato” le baciai la testa
“anche tu hai freddo?” chiese con la dolcezza di un gattino
“un po'” ammisi
aprì la coperta e mi fece segno di sedermi al suo fianco.
Accettai.

Suze's POV
eravamo lì.
Abbracciati
uniti uno all'altra.
Avevo la testa nell'incavo del suo collo, il suo profumo entrò nelle mie narici e percorse tutto il mio corpo. Amavo il suo profumo. Non l'avevo mai sentito prima d'ora, ma avevo sempre saputo che era il migliore. Sentii la sua mano accarezzarmi la testa e giorare con i ricci alle punte dei miei capelli.
“They don't know about how especially you are” canticciò nel mio orecchio sorridendo.
Alzai lo sguardo dalla sua spalla e gli sorrisi. Non riuscii a dire altro.
Lo sentivo canticchiare nel mio orecchio. Chiusi gli occhi per godermi il momento finchè non mi addormentai.

~

Mi svegliai, ma non sentii nessuna presenza al mio fianco. Niall non c'era più.
Aprii gli occhi e notai che ora ero stesa sul divano, avevo la coperta al mio fianco e nella casa non c'era alcun rumore.
Mi alzai dal divano e mi avvicinai all'orologio posto proprio sopra la tv. Segnava le 6:50, tra poco sarebbe suonata la sveglia e mi sarei dovuta alzare, quindi perchè non farlo ora?!
Andai in camera di Beth, notai la sua figura esile stretta a qualcuno di più forte, potente. Notai le sue inconfondibili labbra, Zayn.
Chiusi subito la porta e andai nella mia camera a prendermi l'occorrente per portarlo a scuola.
Mi preparai lo zaino e scesi prendendo dei jeans, una t-shirt bianca e una felpa verde acqua.
Aspettai che la sveglia suonasse e iniziai a preparare qualcosa da portarmi a scuola. Trovai un pacchetto di patatine e lo buttai nello zaino, controllando a destra e sinistra che nessuno mi abbia visto. Nulla.

Erano le 7:30 passate, e Beth non si sarebbe alzata prima delle 9. Così decisi di incamminarmi a piedi.
Appena arrivata davanti alla scuola, riconobbi il volto di Robert venire verso di me e sorridermi, seguito da un ragazzo,da un'alta cresta bionda, due occhi grandi e azzurri e una ragazza, dai capelli arancioni, cortissimi, e dagli occhi scuri.
“ciao Suze” mi salutò Rob
“hei” mi limitai a dire
“loro sono Justin...” indicò il ragazzo “e lei Stefany” indicò la ragazza
“ciao” sorrisi
il ragazzo mi porse la mano e l'accettai. La ragazza mi sorrise e feci lo stesso.
“mi ha detto Rob che sei italiana” mi disse la ragazza
“lo sono” sorrisi
“mi piace la pizza” mi disse, sorrisi
“anche a me” risi

a disturbare la nostra chiacchierata fu il suono straziante della campanella.
Una folla di ragazzi si radunò all'entrata.
Cacciai il cellulare dalla tasca e sorrisi notando un messaggio 'ci vediamo oggi pomeriggio? Magari vengo a prenderti a scuola :D xx -Nialler'
risposi 'okay. Puoi aspettarmi a quella panchina ecs ecs -suzanne'
Entrai.
Andai verso il mio armadietto e lo aprii, ci buttai lo zaino dentro ed estrassi l'orario. La prima ora avrei avuto geografia “cazzarola” mi dissi.
Chiusi l'armadietto con uno scatto e cercai di incamminarmi verso l'aula.
Voltavo la testa a destra e sinistra finchè con lo sguardo non lessi 'E15' e non ringraziai il cielo per essere arrivata in tempo, prima che lei entrasse.
Entrai in classe e tutti gli occhi erano puntati su di me, avevo la testa bassa.
Notai un banco libero al terzultimo posto e andai a sedermi.
La prof entrò e mi notò
“oh, signorina Grey.... si alzi e si presenti alla classe”
“prof, io...” spalancai gli occhi dalla sorpresa. Non poteva farlo davvero.
“susu, niente scuse. Si alzi” mi fece cenno.
Alzai il mio corpo dalla sedia e mi diressi verso la prof: una donna sulla quarantina, capelli ramati occhi metallici nascosti da un grosso paio di occhiali, portati sulla punta del naso. Vestita con una gonna marrone intonata a delle calze scure, scarpe scure, maglia viola e cardigan marrone. La donna mi accolse con un sorriso e cercai di ricambiare anche io.
“sono suzanne grey” annunciai “ora posso andare a sedermi?” mi rivolsi alla prof
lei sbuffò e si limitò a sorridermi e dirmi “va pure”
Arrivai al mio banco e cercai di essere il più calma possibile, senza risatine isteriche o quant'altro.
“sono Jade” allungò una mano verso di me
“suze” gliela strinsi

~

Era appena suonata la campanella dell'ultima ora e stavo raccogliendo le mie cose dall'armadietto quando qualcuno venne a scontrarsi verso di me. Tutta la fila di libri che avevo in mano per metterli nello zaino caddero a terra.
“sta un po' attenta” mi chinai a terra a raccoglierli
“oh, scusami. Sono così sbadata” sorrise chinandosi “oh, ciao Suze”
“hei, jade” sorrisi
ci alzammo e camminammo per il corridoio parlando di noi: scoprii che viveva con suo padre dopo la scomparsa della madre, aveva una sorellina, Jasy, e un cane, Bob -che nome originale.-
Da lontano notai un ragazzo dai capelli biondi seduto sulla panchina. Pensai fosse niall.
“ehm... Suze, che ne dici di venire da me nel pomeriggio?” “mi farebbe piacere.” sorrisi
“magari se mi lasci il tuo numero ti chiamo”
scrissi il mio numero su un foglietto e glielo porsi
“va bene alle tre?” chiesi
“va bene” sorrise
“ a dopo, allora”

lasciai che si allontanasse prima di raggiungere quel ragazzo seduto sulla panchina.
Mi avvicinai e gli coprii gli occhi in modo scherzoso.
“chi sono?” chiesi
lasciai andare la presa dai suoi occhi e notai che NON era affatto niall, anzi.
“oh... ehm... scusami” arrossii
“non ti preoccupare” sorrise prima di alzarsi “sono Matt”
“sono Suze, e sono completamente dispiaciuta”
“ e arrossita” rise
“scusa, devo andare...”
“da niall?” chiese sfacciatamente
“esatto” sorrisi
“ci si vede”

'Dove sei? -suze' un primo messaggio verso il suo numero, ma niente.
'niall, ti aspetto a scuola o posso andarmene?' un secondo messaggio
'niall, porca troia. Vado a casa, se ti servo sai dove sono' un terzo messaggio
“vaffanculo” dissi alzando le mani al cielo.

~

il suono del mio cellulare si sparse per la casa.
“...pronto?”
“ciao suze, sono jade.”
“ciao jade” sorrisi
“ti ho chiamato per dirti che ti avrei mandato un messaggio per dirti la via verso casa mia”
“oh, certo”
“bene. A dopo”
“ciao jade.”


Angolino per me

Ho pensato di non scrivere il solito 'angolo della scrittrice', dato che sono tutto tranne questo (lol)
Vorrei soltanto specificare che nell'ideazione di questa storia collabora con me una mi amica, Anna, (@lottiesbrother on twitter) che ringrazio ♥
Ringrazio anche tutti quelli che stanno seguendo la storia e lasciano una recensione: GRAZIE ♥
ultimissima cosa: se volete chiedermi qualcosa potete tranquillamente trovarmi su twitter @xniallswings_

LOVE U GUYS ♥

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Capitolo 15
*** "love you" ***


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Capitolo 15

“hai proprio una bella casa, jade” alzai gli occhi per osservare meglio il lampadario, che non avevo visto all'entrata
“grazie” sorrise arricciando il naso, amavo quando lo faceva “ora dovrei andare,è tardi” dissi guardando il grande orologio appeso nella parete opposta alla porta della cucina.
“quindi ci si vede lunedì” disse accompagnandomi alla porta
“certo, ma potremmo anche vederci prima” sorrisi penetrando i miei occhi verdi nei suoi color cioccolato fondente
“magari domani potremmo andare a fare un giro” disse
“certo”ammisi “ti faccio sapere io”
“okay, a domani allora” sorrise e chiuse la porta.
Estrassi il cellulare dalla tasca e notai un messaggio 'Scusami. Abbiamo avuto una riunione importante e non potevo mancare' era di niall. Ora come ora l'avrei preso a sberle
'potevi avvisarmi.' ero fredda
'mi scuso, ma i manager non me l'hanno permesso'
'potevi nascondere il cellulare sotto il tavolo'
'suze, possiamo vederci?'
'non lo so.' ammisi, fredda. Non sapevo se volevo ancora perdermi nei suoi dannati occhi azzurri.

Arrivai davanti la porta di casa, l'unica cosa che volevo fare era stendermi sul mio bel letto comodo. Frugai nelle tasche alla ricerca della chiave, ma non la trovai. Lì ricordai che quella mattina le avevo date a Beth, che sarebbe tornata prima di me.
Così suonai al campanello.
Nessuna risposta.
Cacciai il cellulare dalla tasca e digitai il numero della bionda, che sapevo a memoria.
“dove cazzo sei, cogliona?”
“suze, sono zayn” era il pakistano al cellulare e non quella stupida di beth
“dov'è beth?!”
“dove pensi che sia? Sono le undici passate”
“non è a casa” fredda
“infatti è da me” ammise
“ha le mie chiavi” ordinai
“scassina la porta” fu il suo suggerimento
“ti scassino la testa appena ti vedo. Non finisce qui, Jaawad. Non finisce qui” lo minacciai
“buonanotte suze”
Ero fuori casa. Non sarei potuta entrare a meno che beth non apparisse dal nulla con le chiavi, ma era praticamente impossibile. Lasciai cadere il mio corpo sui freddi scalini davanti la porta e aspettai che potesse venirmi un idea.
Un trillo.
Estrassi il cellulare dalla tasca e notai un messaggio da niall 'sto venendo a casa tua. Non obbiettare' DOLFI NON AVERE PADRONE, DOLFI ESSERE ELFO LIBERO.

Aspettai che niall parcheggiasse l'auto proprio di fronte al vicolo prima di alzarmi in piedi e salutarlo con un cenno del capo.
“perchè sei fuori?” chiese avvicinandosi
“prendo un po' d'aria” mentii spudoratamente
“stai congelando” mi accarezzò un braccio, ormai freddo “sto bene” mi allontanai
“entriamo dentro, fa freddo qui” disse avvicinandosi alla porta, poco dopo cercò di aprirla con scarsi risultati. “non sei uscita fuori, sei chiusa fuori” scherzò “dov'è beth?” ritornò serio
“è da zayn....” ammisi
“e tu sei fuori. Qui. Sola. Al freddo.”
“si”
“vieni da me stanotte” sorrise prendendomi per la mano e portandomi vicino l'auto.

~

Eravamo appena entrati nel grande appartamento che non avevo mai visitato: le pareti erano dipinte di un verde vivo e ricoperte da premi e quadri.
Niall mi chiuse la porta alle spalle,
“qui fa più caldo” ammise sorridente, togliendosi il giaccone
“vero” ammisi.
Si crearono dei secondi di imbarazzo:il mio sguardo era perso tra i suoi occhi, le mie gambe tremavano e tutto quello che riuscivo a fare era sorridere e arrossire.
“dovrei avere dei pop corn. Che ne dici di vedere un film?”
chiese rompendo il silenzio.
“okay. Ma lo scelgo io: sono ancora arrabbiata con te, signorino” sorrisi
“va bene, signorina.” mi prese in giro “vado a farmi una doccia.” ammise indicando una porta.
“va pure” dissi “io faccio un giro turistico” sorrisi
Niall lasciò la stanza e si infilò in una porta, suppongo il bagno.
Posai la giacca che avevo addosso e girovagai per la stanza.
Il salone era abbastanza piccolo, formato soltanto da un piccolo divano rosso e una grossa televisione al plasma munita di playstation, wii e x-box. Accesi la tv e scelsi uno dei tanti film che aveva, non volevo il solito 'horror', così optai per uno 'storico'. Infilai il cd nel lettore e aspettai che caricasse, poi misi in pausa.
Mi infilai in una stanza: era la stanza di niall.
I colori dominanti erano il blu, rosso, bianco e nero, quasi come per ricordare il loro primo brit vinto. Mi accomodai sul letto e accarezzai le lenzuola come quelle ragazze nelle pubblicità, il mio sguardo saltò da una parte all'altra della camera fino a posarsi su un grande poster di Justin Bieber, attaccato nello spazio tra il muro e l'armadio, con lo scopo di non essere visto.
“ah ah, beccato” mugugnai
Una porta che non avevo notato prima si aprì, lasciando intravedere la fantastica figura di niall ricoperto nella parte inferiore da una piccola asciugamano. La mia mente perversa non lavorò ben poco.
Arrossii all'istante e chiusi gli occhi.
“scusami, scusami, scusami” continuai a ripetergli
“ehi, ehi. Non fa niente” mi sorrise passandosi una mano tra i capelli biondi.
“io... i-io, ecco. Avevo... avevo pensato di.. cioè...” cercai di formulare una frase di senso compiuto pur avendo gli occhi chiusi.
“ehi” mi prese la mano “non sono nudo” mi assicurò
aprii prima un occhio e poi l'altro. Niall non era COMPLETAMENTE nudo, ma solo in parte: indossava solo i boxer, blu scuro per la precisione.
Mi coprii ancora gli occhi.
“niall, sei mezzo nudo” urlai
questo provocò la sua risata, che, inevitabilmente, contagiò anche me.
Mi prese per la mano e mi alzò dal letto.
“vai a vestirti” dissi
“ci vado subito... “
aprii gli occhi e trovai ancora il suo corpo proprio davanti al mio.
“non stavo scherzando” ammisi sorridendo
niall sorrise, sarei potuta svenire da un momento all'altro.
Cercai di andarmene aprendo la porta, ma mi prese per il polso facendomi rotolare su me stessa e mettendomi proprio davanti a lui. Avevo la testa piegata verso destra e i capelli rivolti tutti su quel lato. Penetrò i suoi occhi nei miei e mi sorrise.
Mi baciò una guancia, ma mi girai.
In realtà non volevo farlo, è stato un incidente.
Il piccolo bacetto sulla guancia si trasformò a poco a poco in un appassionato bacio tra una ragazza perennemente innamorata e un ragazzo, interessato.
Mi staccai dal bacio e gli sorrisi.
“ora mettiti qualcosa addosso e scendi, preparo i pop corn” sorrisi stampandogli un bacio sulla guancia e uscendo dalla porta.

~

Mi stavo annoiando. Questo film era una vera e propria noia. I protagonisti erano dei guerrieri e l'unica cosa che facevano era prendersi a botte ed uccidersi.
Il braccio di niall era avvolto nelle mie spalle, la mia mano destra poggiava sul suo stomaco, schiacciata dalla sua visibilmente più grande. Ogni tanto sbadigliavo e lui se ne accorgeva e rideva.
“mi annoia questo film” voltai lo sguardo verso di lui
“potremmo cambiarlo” sorrise
“facciamo.”
mi alzai dal divano e presi il cofanetto con i cd
“che ne dici di un film romantico?” chiese lui
“niall...” lo rimproverai “avrei ancora più sonno” scherzai
“e allora che ne dici di un cartone animato?” scherzò
“mi piace l'idea”
restò perplesso “veramente io scherzavo” rise
“preferisci 'la sirenetta' o 'la principessa e il ranocchio'?” chiesi
“la seconda” ammise.
Infilai il dvd nel lettore e inizammo a guardare quel cartone. A circa metà film sentii il respiro di niall molto più vicino alla mia testa
“se fossi un ranocchio mi baceresti?” chiese voltandosi verso di me
“ah ah, horan. Non attacca” sorrisi allontanandolo

*Niall's POV*

la sua testa era delicatamente appoggiata sulla mia spalla. Sorrisi all'idea che fino a poche ore fa mi odiava a morte.
Voltai la testa verso di lei e notai che stava dormendo
“ma non la smetterai mai, eh piccola suze?” sorrisi
La scostai delicatamente e mi alzai dal divano, andando a spegnere la tv. La presi in braccio e la portai nella mia camera.
Aprii una punta della coperta e ci appoggiai il corpo di suze all'interno, richiusi. Andai dall'altra parte del letto e le stampai un bacio sulla nuca: non avrei dormito non lei, non l'avrei mai fatto.
“resta qui” mugugnò tra la veglia e il sonno
“cosa?” chiesi
“entra anche tu nel letto. È grande e freddo e da sola non riesco a riscaldarlo” cercò di dire
“suze, io...”
“fallo e basta” disse tamburellando con la mano sul letto
“okay suze, okay”
entrai nel letto anche io.
Era davvero freddo come diceva e , sicuramente, non sarebbe riuscito a riscaldarlo da sola.
“ho freddo” mugugnò
la presi tra le mie braccia
“ora?” chiesi
“ora va meglio” la vidi sorridere pur avendo gli occhi chiusi.
Era una ragazza spettacolare, e a me piaceva, piaceva da morire.



Spazio per me
Sono le 01.11 e ho appena finito di scriverlo. Sto sognando ad occhi aperti che Niall, Liam, Louis, Zayn e Harry siano al mio fianco così ho pensato di scrivere qualcosa di dolce, magari anche troppo.
Volevo soltanto dire che la storia è INTERAMENTE pensata ed elaborata da me e @lottiesbrother (on twitter)
per l'idea di questo capitolo vorrei ringraziare @GoToNandos__ (on twitter) per averci fornito il piccolo necessario per andare avanti nei prossimi capitoli.
GRAZIE ♥
Volevo ringraziare chi segue questa ff.
Siete davvero stupendi e senza i vostri commenti non mi verrebbe l'entusiasmo di continuare. quindi vi ringrazio. CONTINUATE COSI'.

GAB & ANNA LOVES YOU ALL ♥

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Capitolo 16
*** give me love. ***


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Capitolo 16
Sentii un trillo sotto il mio orecchio destro. Aprii prima un occhio e poi l'altro. Non sentii la presenza di Niall alle mie spalle, così mi girai. Sorrisi nel vedere un piccolo bigliettino lasciato sul suo cuscino
'buongiorno bellissima. Avevo intenzione di metterti un cioccolatino, ma l'ho mangiato. Scusa -niall'
sorrisi. Come faceva ed essere sempre così dannatamente dolce?
Mi ricordai del trillo del cellulare e lo presi da sotto al cuscino.
Non era il mio. Era quello di Niall.
Ero indecisa. Avrei dovuto leggere il messaggio o lasciarlo lì?
Chiusi gli occhi e ci schiacciai sopra.
'manager' lessi. Sgranai gli occhi.
'Devi smetterla. Hai capito? SMETTERLA. Smettila di corteggiare la ragazza di Harry, ormai tutti se ne sono accorti che provi qualcosa per lei; probabilmente è l'unica che non l'ha capito! Devo ricordarti che se il gruppo si scioglierà sarà colpa tua? Se perderemo un sacco di soldi? Non credo. Quindi vedi di smetterla. O TI FARO' SMETTERE IO'.
Iniziai a tremare, mille scosse percorsero il mio corpo. Era paura, troppa.
Avevo paura che quell'uomo dai capelli grigi, probabilmente trapiantati, potesse fare del male alle ragioni per cui sorrido.
Non potevo permetterlo.
Ero entrata nella questione troppo seriamente.
Non potevo lasciar correre, non ora.
Era il momento di farmi forza e combattere un male grande almeno il doppio di me.

Sentii gli occhi pizzicarmi. Non ne potevo fare a meno. Tirai in su il naso cercando di non far scendere le lacrime, ma fu praticamente inutile. Le goccioline salate incominciarono a scendere copiose dai miei occhi. Il silenzio della stanza era, a tempo regolare, interrotto dai miei singhiozzi. Singhiozzi impercettibili. Girovagai con lo sguardo per la stanza fino a che non si posò sulla porta del bagno. Niall non mi avrebbe vista così fragile. Nessuno l'avrebbe fatto.

Mi alzai dal letto e mi recai in bagno, mi guardai allo specchio e per poco non sputai verso la figura che vidi: me. Le lacrime scesero ancora di più, non riuscii a fermarle. Mi accasciai a terra, in prossimità della porta e continuai a singhiozzare. Non potevo davvero piangere, l'avevo già fatto troppe volte, dovevo smetterla.
Lasciai cadere l'ultima lacrima, che percorse tutta la guancia, e la raccolsi con il palmo della mano, portandomi un senso di tranquillità. Tirai su con il naso e feci un grosso respiro. Mi alzai.

Ritornai in camera e presi il mio cellulare:
'sto arrivando a casa. Fatti trovare lì.' lo inviai a beth.
Mi asciugai le ultime lacrime e mi stesi sul letto.
Sentii il rumore della porta aprirsi. Era Niall.
“buongiorno”
aveva in mano una tazza di the e me la stava porgendo. Mi sorrise e si avvicinò.
“perchè piangi?” si accomodò sul letto, al mio fianco.
“nulla... s-sto bene” mi alzai di scatto. “devo andare”
presi la felpa dalla sedia e la indossai di corsa.
Camminai così velocemente da inciampare.
“non bastava?!” urlai con lo sguardo rivolto verso il cielo, il mio intento era arrivare a Dio.

“suze, dimmi cosa succede” urlò Niall dalla stanza.
Non ascoltai e mi chiusi la porta alle spalle.
Perchè quando mi succede qualcosa di bello deve sempre esserci qualcuno che rovina tutto?
Perchè non posso essere mai del tutto felice?
A quanto pare il cielo era contro di me, perchè iniziò a piovere.

#Niall'sPOV
Sentii la porta chiudersi alle spalle di Suze. Era andata via. “Suze, aspetta!” urlai, ma era troppo distante da me. Correva ed era sotto la pioggia: non potevo lasciarla lì. Presi le chiavi e mi infilai nell'auto. La raggiunsi subito.
“entra”
“no”
“sta piovendo”
“ho visto” era fredda. Cosa le avevo fatto?
“ti accompagno a casa”
“vado da sola...vai via” le scese una lacrima.
Decisi di parcheggiare poco più avanti. Scesi dall'auto e la raggiunsi.
“VUOI DIRMI COSA CAZZO SUCCEDE?” le urlai contro prendendola per i polsi.
Le scese una seconda lacrima. L'avevo spaventata.
“i-io... mi dispiace” abbassai lo sguardo.
Lei era in silenzio, davanti a me. A fissarmi imperterrita.
“dimmi cosa succede” mi avvicinai al suo volto. I suoi occhi verdi penetrarono nei miei finché un ciuffo ribelle non le cadde proprio davanti, sorrisi, e glielo spostai dietro l'orecchio.
“risolveremo tutto... se solo tu mi dica cosa c'è che non va” ero più vicino, stavo sussurrando.
Ancora nessuna risposta da parte sua. Abbassò la testa.
“questa volta non puoi risolvere nulla...” la sua voce armoniosa volò fino alle mie orecchie.
“perché?”
“non puoi e basta... a volte c'è qualcosa di più grande che non puoi combattere... a volte l'unica cosa da fare è assecondarli...” aveva la voce roca, spezzata dal pianto.
“a cosa ti riferisci..?” le gocce di pioggia continuavano a cadere su di noi. Eravamo completamente bagnati.
ancora nessuna risposta da parte sua, finché non alzò lo sguardo, penetrò i suoi occhi nei miei e cercò di formulare una frase.
“per favore. Portami a casa”
non le risposi.
Le presi la sua mano e la condussi fino alla portiera della macchina. L'aprii e lei salì.

~

#Suze'sPOV
“suze! Ma che succede?” era la voce di Beth.
Ero appena scesa dalla mia camera, appena ritornata da una lunga doccia calda, bollente. Presi posto sul divano, al suo fianco e le rivolsi uno sguardo.
“come stai?” le chiesi
“suze, ma che cazzo ti salta in mente?!” la sua finezza “cosa ti succede?!”
“non lo vedi..?”
“no”
“eppure una volta ci bastava uno sguardo per capirci. Bastava un mio tono di voce per farti intendere che qualcosa non andava. E ora? Ora da quando siamo qui a Londra siamo cambiate. Io non sono più Suzanne Grey e tu non sei più Elisabeth Evans. Siamo due estranee. Non ci vediamo mai, ormai. Ora sei troppo occupata a fare il filo a Zayn... non ci sei più per la tua 'migliore amica'” piangevo, piangevo a dirotto. Cosa mi stava succedendo? Non ero mai stata così. “non voglio perderti...”
notai che i suoi occhi azzurri iniziarono a gonfiarsi, erano un fiume in piena, a breve avrebbe straripato.
“neanche io voglio perderti...” una sua risposta.
“allora dimmi. Raccontami, fammi partecipe della tua vita” sputai amaro. “stai con zayn...?” le chiesi.
“in un certo senso” mi prese la mano. “non ho voluto dirtelo prima perché loro sono i tuoi idoli. So di tutto l'amore che provi per quei cinque ragazzi. So che stai cercando di essere forte, ma so benissimo che non sei così... Ho avuto paura, paura che se ti avrei detto che ora io e il tuo idolo stiamo insieme tu mi avresti cacciata...”
sorrisi. “... ma la casa è la tua” risi
“non intendevo questo, suze” rise “cazzo, devi sempre rovinare i momenti dolci, eh?!”
ci abbracciammo. Per un periodo illimitato di tempo. Avevo ritrovato la mia migliore amica.

'kiss you' si sparse nell'aria.
“dovresti cambiare questa suoneria” scherzò Beth.
“dovrei...” presi il cellulare.
Una chiamata da Harry.
“pronto?”
“ciao dolcezza”
“ciao Harry” sorrisi
“che ne dici di andare a cena stasera?”
“uhm... okay 'mio ragazzo'” scherzai.
“non voglio vederti con il solito jeans, mi raccomando” rise e staccò la chiamata.
Cosa intendeva?

~

Bussarono alla porta.
“beth, vai tu che sono sopra” urlai
“va bene” urlò lei.
Ero in ritardo.
Lui era alla porta e io dovevo ancora scegliere quale diamine di vestito indossare.
Uno scricchiolio della porta della mia camera, non più quella all'entrata.
Volsi lo sguardo verso la porta.
“oh, Suze, scusami. Pensavo avessi fatto” era Harry
“entra, riccio” lo incoraggiai.
Aprì la porta completamente e entrò, seguito da Beth.
“non so cosa mettermi” dissi con lo sguardo rivolto verso l'armadio.
“la solita” scherzò Beth sedendosi sullo spigolo del letto, Harry era ancora in piedi.
“aiutami invece di fare battutine coglione” le feci la linguaccia “dove andiamo..?”
“avevo pensato di andare a mangiare qualcosa, e poi sulla London Eye.... te l'avevo promesso” sorrise il riccio.
“cosa indosso?!” la mia espressione era tragica.
Non avevo mai avuto problemi su cosa indossare, dato che avrei sempre optato per un jeans e una felpa, ma non stavolta. Questa sera sarei uscita con il 'mio ragazzo' e milioni di paparazzi ci avrebbero visto, quindi non potevo fare una brutta figura.
“che ne dici di quel vestitino rosso?” lo indicò il ragazzo
“non lo metto nemmeno morta” feci 'no' con la testa.
“senti Suze, non fare la capricciosa” Beth si alzò.
“ma...”
“niente ma” prese dal suo armadio un vestitino blu scuro e dei tacchi neri.
“oh no” mi lamentai “non metto quei trampoli”. Harry sorrise.
“li metti e basta” mi spinse nel bagno.

“sono pronta” uscii dal bagno
non ricevetti nessuna espressione da parte loro: Beth era restata immobile e Harry aveva la bocca aperta.
“ho capito... non mi sta bene. Vado a cambiarmi” cercai di ritornare in bagno.
“FERMATI” urlò Beth.
Venne verso di me, prese la mia giacca di pelle e me la fece indossare,mi spostò i capelli da un lato. “ora sei perfetta” le luccicavano gli occhi.
“sei bellissima” esclamò Harry.
Sorrisi e arrossii.

Eravamo appena entrati in un locale, Harry mi teneva la mano. So che non lo faceva perchè volesse,ma solo perchè doveva e, in fondo, questo creava un enorme buco nel mio cuore. Harry salutò una cameriera e lei ci indicò un tavolo. Lontano dal centro, ma illuminato. Non avrebbero fatto prima a mettere una grossa insegna luminosa con scritto 'harry styles e la sua 'ragazza' sono qui', avrebbero fatto più bella figura.
Portò indietro la mia sedia e mi fece accomodare.
Un “grazie” flebile uscì dalle mie labbra e lui, in segno di risposta, sorrise.
Si accomodò anche lui, difronte a me e i primi flash iniziarono a farsi vedere in tutta la sala.
“so che ti chiedo molto...ma potresti provare a fare finta che tu ti stia divertendo?” posò la sua mano sulla mia
“oh, certo... lo sto facendo” abbozzai un sorriso
“farò finta che tu sia louis e tu farai finta che io sia niall” sorrise
“perchè proprio niall...?” troppo curiosa, zittisciti.
“perchè lui è pazzo di te, e tu di lui” mi fece l'occhiolino
“senti styles, non illudermi con finzioni.... “ feci una pausa “anche se provassimo tutto l'amore di questo mondo l'uno per l'altro, non potremmo stare insieme... Io sono la tua 'ragazza' e lui è... è... il tuo componente di band; non sarebbe carino leggere 'la ragazza di harry styles esce con il suo compagno di band niall horan' con un bellissimo commento da parte di tutte le ragazze che vi amano 'che prostituta' 'troia'.... non sarebbe affatto carino leggerlo” sputai.
Anche se non volevo, davvero non volevo e dovevo dire tutte quelle cose.
Non avevano senso, non avrei risolto comunque nulla.
Harry continuava a fissarmi, alla ricerca di una buona risposta.
“ti prometto che non riceverai odio da nessuno. Ti prometto che ti proteggerò” poche, semplici parole, che per me significavano il tutto.
Harry styles mi avrebbe protetta più di quanto non aveva già fatto. Mi avrebbe salvata, salvata dall'odio.
Basta, Suze, ma cosa credi? Credi davvero che un umano possa saltarti? Vivi nelle favole, finiscila.

Mi prese la mano:
“te lo prometto” mi disse ancora,
sorrisi.
Il cameriere, iniziò a portarci quello che avevamo ordinato: sushi.
“non avevo mai mangiato sushi” ammisi assaggiandone un pezzo
“uh, non è nulla di speciale... è pesce crudo”
“oh, grazie Harry. Mi hai illuminata” lo presi in giro
Guardò nel mio piatto e notò che cercavo in tutti i modi di usare quelle dannate bacchette; fosse stato per me, avrei abbandonato tutto, mi sarei alzata e avrei chiesto una forchetta, ma non potevo: ora ero nel locale non il mio ragazzo.
“Vuoi una mano..?” rise
“no, Styles. Devo imparare da sola”
ero alle prese con quei ramoscelli, dovevo riuscirci.
“arg. Abbandono tutto” alzai il dito “può portarmi una forchetta?”
Le presone presenti nella sala si girarono verso il nostro tavolo con facce sconvolte. Io ero rossa, rossa quasi come un peperone,
“ehi, non è colpa mia se non so usare le bacchette” mugugnai
Harry rideva, rideva a crepapelle.
“smettila di prendermi in giro” lo guardai.

Il cameriere si avvicinò al tavolo e mi portò la forchetta.
Si avvicinò al mio orecchio:
'un certo Neian l'attende fuori, nell'ala fumatori. Mi ha chiesto se potevo dirglielo'
“uhm... certo”
il cameriere mi sorrise e se ne andò.
“...che succede?” chiese il riccio.
“c'è qualcuno che chiede di me nell'ala fumatori...” ero più che sbalordita
“uh...”
“non ci andrò.” incominciai a mangiare, finalmente.
“devi, invece.” mi sorrideva
“e se...”
“se vuoi andarci, vai. Se non vuoi tranquilla” continuò a sorridermi.
“arg, Hazza. Sei troppo convincente” spostai la sedia all'indietro e mi alzai.

~

Aprii la porta dell'ala fumatori e scorsi un'unica figura. Era in piedi,vicino alla sua auto e portava gli occhiali da sole.... aspetta...ma non era sera? Alzai lo sguardo al cielo e notai una grossa luna piena. Mi tirai il vestito più in basso possibile e feci una finta tosse.
“Oh, Suze” avrei riconosciuto quella voce dovunque.
“Niall...ma...”
era ancora appoggiato alla sua auto e io ero a pochi metri da lui, nessuno dei due si muoveva.
“scusami...” abbassò lo sguardo
“per quale assurdo motivo?” gli sorrisi
“quindi... quindi... non se arrabbiata?” sorrise
“perchè dovrei esserlo?!”
“ma....io so perchè piangevi...” mi avvicinai e gli feci cenno di 'no' con la testa, non volevo che mi ricordasse per quale, stupido, motivo stavo piangendo quella mattina. Non volevo che mi ricordasse che noi non potevamo stare insieme. Inevitabilmente mi cadde una lacrima che rigò la mia guancia.
“perchè porti gli occhiali?” sorrisi verso niall, pulendomi la lacrima che era ormai arrivata a conclusione.
“perchè fa figo” fu la sua risposta
Iniziai a ridere, non riuscivo a smettere, era più forte di me.
Niall con uno scatto si avvicinò e mi baciò.
Nessuna foga, dolce, dannatamente dolce.
“va e ritorna dal tuo ragazzo” mi abbracciò e sorrise
“dopo siamo alla London Eye... ci sentiamo dopo... magari mi chiami?” iniziai ad avanzare verso la porta
“va bene” sorrise
“e se non ti rispondo, perchè è occupato, sappi che non sarò a casa” gli feci l'occhiolino.
“va bene, piccola” mi mandò un bacio volante. “ a dopo” mi sorrise.


I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO.
Ho solo cercato di dargli un carattere che magari non hanno, ho solo cercato di pensare a come avrebbero risolto dei problemi.
Godetevi questo capitolo jdhsadjsahk
Bacio x



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Capitolo 17
*** kiss me. ***


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Capitolo 17
“guarda, quelle ragazze stanno fremendo. Credo che vogliano una tua foto” risi rivolta verso harry
“ritorno subito” mi sorrise e si alzò
“dovresti smetterla di essere così dannatamente sexy, styles” sussurrai sorridendo.
Presi il cellulare dalla borsetta nera che avevo poggiato sulla sedia e lo estrassi.
'Ti stai divertendo, amore?' era Beth. Non mi aveva mia chiamata in questo modo.
'Si, putty <3 tu? Che fai?'
'sto aspettando che ritorni :('
'dopo andrò alla London Eye yee'
'ora dove siete?'
'in un locale.'
' e hai il tempo di messaggiare?'
'Harry è con delle fan'
'tra quanto ritorni?'
'boh, due ore?'
'ci vediamo dopo, ciao splendore'
'ciao troia <3'
Scattai una foto ad harry che sorrideva e la pubblicai su Istagram 'Amo quando fa così'.
Posai il cellulare nella borsetta e aspettai che ritornasse al tavolo.
“eccomi” sussurrò al mio orecchio “quelle ragazze volevano sapere chi eri...?”
“c-cosa?” sputai il boccone “cosa gli hai detto?”
“mi sono limitato a sorridere”
“oh, Harry” lo rimproverai “gli hai detto 'si, sono uscito con lei'” gli diedi una pacca sulla spalla
“che ne dici di andare?” si alzò
“certo” feci lo stesso

~

Ci stavamo tenendo per mano. La sua enorme mano ricopriva perfettamente la mia, che sembrava, a suo paragone, un minuscolo moscerino. Stavamo scherzando un po' sulle loro esibizioni, e canzoni. Le uniche cose che , fin ora, ci appassionavano.
“guarda, guarda, guarda” gli strattonai la camicia
“cosa?” rise
“la London Eye” urlai
harry sorrise e si limitò ad essere strattonato da una quindicenne che voleva soltanto fare un giro sulla giostra. Lo trascinai fino alla biglietteria e ci mettemmo in fila.
Ancora troppi flash per i miei gusti.
L'uomo alla biglietteria riconobbe il volto di Harry e gli sorrise lasciandolo sorpassare le altre persone.
Ci diede il biglietto e ci disse di salire.
Mi prese la mano e mi sorrise. La grande giostra iniziò ad alzarsi. Eravamo ormai a più di tre metri d'altezza, guardai in basso. Dannate vertigini.
“qualcosa che non va?” sembrava preoccupato
“oh, no” gli sorrisi “mi ero dimenticata che l'unico motivo per cui non sono mai salita sono le vertigini”
Aprì il suo braccio e mi fece segno di avvicinarmi. Feci come voleva e mi strinse forte.

#Harry's POV
Avevo il suo piccolo corpo tra le braccia. Tremava e cercava di non guardare in basso, ma la sua curiosità sul bellissimo spettacolo sotto di noi, la portava a guardare in fondo e sorridere quando vedeva tante luci.
“ti racconto una cosa...” attirai la sua attenzione
“cosa?” mi guardò
“tre anni fa...ci venni con louis” ammisi
sorrise. Forse era uno dei più bei sorrisi femminili che abbia mai visto.

*Flash back*
“smettila di muoverti” urlai al ragazzo al mio fianco “così ci farai cadere” risi
“voglio ammirare tutto il panorama” ammise sedendosi composto.
“guarda” urlai “quella è una stella cadente: esprimi un desiderio”
“mmm... fatto” chiuse gli occhi per riaprirli subito dopo, mostrandomi quel blu intenso che amavo con tutto me stesso.
“cosa hai desiderato?” gli chiesi curioso
“non posso dirtelo, potrebbe non realizzarsi” scherzò
“dai.... dimmi almeno cosa riguarda” mi girai verso lui, facendo traballare la cabina dove eravamo seduti.
“te” mi baciò una guancia
“allora si avvererà di sicuro” scherzai sorridendo e arrossendo.
“ho desiderato si stare insieme a te per sempre” mi guardò.
“ti prometto che staremo insieme per sempre”
“promettilo” mi indicò
“lo prometto” gli porsi la mano
sorrise e accettò. Mi guardò per un paio di secondi finchè non mi lasciò un bacio sulle guance. Sarei potuto morire per quanto fosse dolce quel semplicissimo gesto.

*Fine Flash Back *

“non doveva dirmelo” mormorai tra me e me
“cosa?” la ragazza al mio fianco mi guardò negli occhi
“non doveva dirmi il suo desiderio...” dissi ancora, stringendola tra le mie braccia
“quale?”
“stare insieme per sempre” sussurrai quasi.
“chi?” ancora più curiosa, dannate domande.
“louis” ammisi leggermente.
Quel nome bagnò le mie labbra di un sapore amaro.
Sapevo di non essere riuscito a mantenere la mia promessa. Se l'avrei fatto, in questo momento, io sarei in questa cabina con lui e non con questa ragazza. Dovrei smetterla di farmi tutti questi complessi, dovrei semplicemente andare da lui e dirglielo, sussurrarglielo. Sussurrargli tutto l'amore che provo verso di lui. Avrei semplicemente dovuto dire prima di amarlo, avrei potuto cambiare molte cose.
Lui non sarebbe costretto a fingere di amare una ragazza e io di essere etero.
Perchè è così.
Perchè adesso l'unica cosa che vorrei è urlare al mondo che lo amo, urlare che l'ho sempre amato e sempre l'amerò.

“guarda!” urlò
girai lo sguardo verso il punto che indicava, svegliandomi dai miei pensieri.
“è una stella cadente: espirmi un desiderio” sorrise
“vorrei...vorrei che tutto vada per il meglio” guardai in alto “e tu?”
“che questo sogno non finisca” alzò lo sguardo e sorrise
sorrisi.

#Suze's POV
“il giro è quasi finito” sussurrò al mio orecchio
“se vuoi possiamo farne un altro”gli sorrisi
“oh no, per te già essere sopravvissuto a questo è un miracolo” rise
“potremmo andare.... magari ad una paninoteca” gli suggerii
“sembri niall” scherzò
“allora.... che ne dici di andare a fare altri due giochi e poi comprare delle caramelle?”
“accetto, ma solo perchè ho voglia di caramelle” mi diede un bacio sulla guancia.

“grazie per avermi riaccompagnata a casa” gli sorrisi
“grazie per essere venuta” mi lasciò la mano “ci vediamo domani?”
“certo” sorrisi

~

Estrassi il cellulare dalla borsetta e notai una chiamata da parte di niall, così decisi di richiamarlo.
“...pronto?” si era appena svegliato, lo sentivo dalla sua voce roca.
“oh, scusami, ho disturbato?.... ho visto la tua chiamata e...”
“Suze, ti ho chiamato due ore fa” rise di gusto
“scusami per averti svegliato” abbassai lo sguardo, anche se ero in casa.
“non preoccuparti... ma adesso sei colpevole che non riuscirò più a dormire” scherzò
“i-io non volevo...”
“oh, no, le scuse non servono a nulla. Ora mi canti una ninna nanna” scherzò.
Salii le scale con il cellulare attaccato all'orecchio ed entrai in camera, togliendomi quei dannanti tacchi.
“non ti canterò nessuna ninnananna, horan” scherzai
“dovresti, sei tu la causa del perchè non sono a letto” mise il broncio
“senti, piccolino, o vai a letto o lo dico alla mamma” lo minacciai scherzando.
“vado a letto” fece finta di arrabbiarsi “ci vediamo domani?”
“mmm.... domattina ho scuola e poi.... oh porca carota!”
“che succede?”
“avevo il lavoro ieri, e oggi. Me ne sono proprio dimenticata” mi misi una mano in testa
sbadigliò.
“va bene Horan, sei stanco. A domani”
“buonanotte, piccola”
staccò la chiamata. Come faceva ad essere dannatamente dolce?

Andai in camera di Beth e trovai un bigliettino sul suo letto 'sono da zayn, scusami. Avevo detto di aspettarti, ma mi aveva detto che aveva una sorpresa e... spero tu possa capire...'
risi “certo che capisco, piccola Beth” sorrisi e sospirai 'sapevo che saresti entrata nella mia camera. Beh, ho comprato del gelato. Divertiti xx'
Risi di gusto fino a che non sentii il suono di 'kiss you' spargersi per la casa.
Chi diavolo poteva essere a quest'ora?
“Pronto, Niall. Ma non eri a letto?” scherzai
“in realtà no” rise
“ti serviva qualcosa?” chiesi
“una cosa in realtà... che ne dici di indossare una felpa e uscire fuori?”
“niall, ma cosa...?” mi affacciai alla finestra e lo vidi nel giardino.
“tu sei pazzo” mormorai
“anche troppo” sorrise
“prendo la felpa ed esco” staccai la chiamata per poi correre in camera. Presi la prima cosa che trovai e la indossai velocemente.
Scesi le scale come un fulmine e andai in giardino. Niall era di spalle.
Aveva in mano una tovaglia e un cestino e stava quasi cantando.
Feci una finta tosse e si girò.
“ecco... io....”
Non lo lasciai finire che mi fiondai tra le sue braccia. Lo abbracciai, stretto, molto.
Ci staccammo dall'abbraccio e lasciai che lui posizionasse la tovaglia sul prato ormai scuro del giardino.
“sono le tre e mezza” mormorai “domani ho scuola”
“che ne dici di non andarci?” si accomodò
“è una buona idea” mi fiondai tra le sue braccia.

Eravamo stesi sulla tovaglia a guardare le stelle, avevo la testa appoggiata sul suo collo e un suo braccio intorno alla schiena.

#Niall's POV
“sei comoda?” mi preoccupai
“mai stata meglio” volse lo sguardo verso di me e mi sorrise

(ascoltate Ed jdhasjkhdkaj http://www.youtube.com/watch?v=kFfKb_WEkCE )

Iniziai a canticchiarle una delle tante canzoni che amavo di Ed, era un uomo magnifico, un grande amico, confidente, poeta. Mi avvicinai lentamente alle sue labbra, ero indeciso se baciarla o restare fermo in quella posizione per sempre. Le diedi un bacio sul naso e la sorpresi. Rise.

“Hold me in your arms
Your heart’s against my chest.
Lips pressed to my neck.
I’ve fallen for your eyes.
But they don’t know me yet.
And the feeling I forget...
I’m in love now” sussurrai sulle sue labbra
arrossì completamente. Non so se lo fece per la canzone che le stavo cantando o per il fatto che io fossi così vicino, quindi istintivamente sorrisi anche io e la strinsi più forte che potevo al mio petto.
Eravamo tutti e due con lo sguardo rivolto al cielo, nessuno dei due emetteva una parola, se non dei sospiri.

“was made to keep your body warm.
But I’m cold as, the wind blows
So hold me in your arms
My heart’s against your chest
Your lips pressed to my neck
I’ve fallen for your eyes
But they don’t know me yet.
And the feeling I forget
I’m in love now” sussurrai ancora sulle sue labbra, avvicinandomi sempre più. Volevo interrompere il muro che c'era tra noi, buttarlo giù.
Così la baciai.

Gab are back, bitches ♥
Allora, questo doveva essere il primo capitolo interamente 'rosso', ma visto che non riuscivamo bene a collegarlo abbiamo deciso di cambiarlo e mettere una parte dolce hfsdg
già, proprio quella tra Niall e Suze, che invidia D:
p.s su twitter ho cambiato nick, sono @xniallswings_ ewe
Beh, ringrazio tutti coloro che seguono la storia, grazie. Grazie davvero dajkhdkasjhdka

Ma ora che sei qui sotto, perché non lasciare una recensione? *faccia cucciolosa*
grazie ♥

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Capitolo 18
*** escape. ***


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#Suze'sPOV
“domani ho scuola” mi lamentai giocherellando con i capelli di Niall, che era comodamente appoggiato sulle mie cosce.
“non ci vai” rispose semplicemente, chiudendo gli occhi.
“a te sembra facile” mi lamentai ancora sbuffando
“tra un po fa giorno...” alzò gli occhi al cielo per notare le sfumature di rosa che si stavano creando
“non ho dormito neanche un po. Domani sarò uno zombie” alzai lo sguardo anche io
“una zombessa” scherzò ridendo
“niall, ti prego” risi anche io
Volsi lo sguardo verso il cielo e notai che il sole stava incominciando a sorgere.
Era l'alba.
Avevo visto l'alba di Londra.
“aspetta” scostai la sua testa dalle mie cosce e mi alzai.
Andai in cucina e presi due tazze, due cucchiai, i cereali e il latte.
“come quella pubblicità” urlai accomodandomi per terra io e niall ridemmo all'unisono, fino a che non versammo i cereali nelle tazze e incominciammo a mangiare.

#Beth'sPOV
Aprii un occhio e poi l'altro, notai il corpo di Zayn strettamente in contatto con il mio. La sua gamba era in mezzo alle mie e divenni paonazza per la vergogna. Feci un movimento lento per non svegliarlo e uscii dal letto, notando che non indossavo nulla. Ma tutti i miei sforzi furono praticamente inutili, dato che Zayn era già sveglio da un bel po.
“buongiorno” mi sussurrò
“buongiorno” gli sorrisi
“spera di riuscire a camminare bene oggi” scherzò
“ma 'sta zitto” gli tirai una cuscinata
Mi accovacciai per terra alla ricerca dei miei indumenti intimi e li indossai.
“devo andare” mi avvicinai al meraviglioso uomo steso sul letto.
“perchè non resti ancora un po?” quasi mi pregava.
“suze potrebbe uccidermi.” scherzai
“ma tu sei da me” mi prese la mano “non da un maniaco” fece la faccia da cucciolo
“e poi oggi devo andare ad aiutarla con chimica” mi alzai dal letto
“aiuta la mia chimica” scherzò lui
“oh oh, perverso.” scherzai “ci sentiamo dopo?”
“baciami”
mi avvicinai e gli lasciai un bacio sulle labbra.
“a dopo” uscii dalla camera per recarmi in salotto.
Mi vestii con gli abiti che avevo lasciato disordinatamente sparsi per il salotto e uscii di casa.
Guardai l'orologio e notai che già segnava le undici meno venti e che ero in ritardo.
Avevo promesso a Suze di stare a casa per il suo risveglio, ma mi dimenticai completamente.
“capirà” mugugnai
Ero ancora tutta indolenzita e più passi facevo più mi sentivo 'male'. Non credevo che una cosa che tutti descrivevano 'magnifica' sarebbe stato allo stesso tempo 'dolorosa'.
“quando ritornerò a casa mangerò un panino” cercai di consolarmi. “magari uno con la nutella, oppure con due strati di panna e nutella” sognai ancora.
Avevo lo sguardo verso il basso e sorridevo all'idea di aver ritrovato l'appetito. Zayn mi stava aiutando con il mio problema alimentare, mi stava aiutando molto, forse anche troppo, senza avere nulla in cambio, se non il mio amore. Perchè si. Lo amavo. Ne ero innamorata, ma non avevamo mai detto chiaramente quello che provavamo l'uno per l'altra. Era sempre stato un qualcosa da nascondere, se non a Beth non avevo parlato con nessuno di zayn. Nemmeno a Liam, che era il ragazzo con cui mi sentivo a casa. Era uno dei pochi con cui potevo parlare realmente, senza che mi giudicasse. Liam era capace di dare dei magnifici consigli, riusciva a farmi sentire come se fossi davvero amata da zayn. In ogni suo comportamento trovava qualcosa di positivo e nulla di negativo. A differenza degli altri ragazzi era stato l'unico che mi aveva dato il benvenuto. Suze era diventata sempre più fredda nei miei confronti, e davvero non sapevo cosa le stesse succedendo. Ero a conoscenza, grazie a Liam, che niall le sbavava dietro e, una volta, cercai di consigliarle di uscire con lui. Ma l'unica sua risposta fu 'non posso'. Avevo paura che Suze stesse per odiarmi, così mi sono rinchiusa in me. Me, io e zayn. Zayn ormai era parte di me. Era riuscito a varcare la soglia circa cinque ore prima. Era riuscito ad entrare in me e farmi sentire bene.

Ero avvolta nei miei pensieri finchè non andai a sbattere contro un ragazzo, mentre camminavo.
“oh, perdonami” aveva detto
“oh, no. Scusami tu” mi scusai
“Beth” sorrise
“Liam” urlai saltandogli al collo
“che ci fai qui?” si staccò
“sto andando a casa. Da suze, e tu?” gli sorrisi
“stavo andando da zayn. Tu ci sei già passata, eh?” scherzò
“ne venivo proprio da li” feci la preziosa
“quindi è sveglio?”
“sveglissimo” sorrisi
“okay, allora vado da lui.” sorrise
“che ne dici di venire a pranzo da noi?... stiamo un po insieme. Magari porti anche zayn”
“va bene, ci vediamo dopo” si avviò

Continuai la mia passeggiata verso casa finchè non fui arrivata. Andai in cucina e misi l'acqua nella pentola per iniziare a cucinare. Sentii il telefono trillarmi nella tasca. Notai una chiamata, era mio padre.
“pronto papà?” sorrisi
“ehi, piccola. Tutto bene?”
“sisi, tu? Dove sei?”
“sto bene” rise “sono dalla mia ragazza, te ne avevo parlato”
“oh si. A Holmes-Qualcosa” sorrisi
“Holmes-Chapel” mi corresse
“salutami Anne” gli dissi
fece come avevo detto “ domani vengo a prendervi. Domani mangiamo da Anne. Cucinerà all'italiana e vi farà conoscere i suoi figli”
“va bene, papino” sorrisi “ma Suze ha scuola...” mi ricordai “andremo a prenderla lì, domattina”
“okay. Non glielo dico. Le faccio una sorpresa” sorrisi “ciao papi” staccai la chiamata.
Passai per il salotto e notai la porta del giardino aperta.
Notai le figure di niall e suze comodamente stese a terra, abbracciate. Sorrisi.
Corsi in cucina e presi una grossa pentola e un mestolo. Silenziosamente mi intrufolai in giardino e iniziai a battere il mestolo sulla pentola lasciando che il rumore assordante svegliasse quai due.
“smettila, ti prego, smettila” mugugnò suze tappandosi le orecchie
“deeeeeeviiiiiiiiii sveeeeeeegliiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaartiiiiiiiiiiii” le urlai nell'orecchio
Niall si era svegliato e stava ridendo. Finii di battere il mestolo sulla pentola e lasciai che suze si alzasse, prima di buttarmi verso il suo collo e baciarle una guancia.
“buongiorno piccola suze” dissi
“buongiorno” riuscì a rispondere
“veloce. Vai sopra, lavati, preparati, fatti bella che tra poco arriva il tuo ragazzo, il suo ragazzo, liam e il mio ragazzo... niall, mangi con noi?” scherzai
“mmm... solo se mi trovi una ragazza” sorrise verso Suze
“ah ah, simpatici. Vado a vestrirmi” entrò in casa e salì le scale.
La stessa cosa facemmo anche io e il biondino, per poi, io correre in cucina a preparare la pasta e lui a chiamare Harry e Louis.

Suze scese poco dopo con un pantaloncino, una t-shirt e delle converse. Tipico. Lì ricordai che io avevo ancora i capelli sporchi e i vestiti dell'altro giorno, così decisi che suze si sarebbe occupata della cucina mentre io ero a farmi una bella doccia.

#Suze'sPOV
“va tranquilla” urlai verso la bionda mentre saliva le scale. Andai in cucina e controllai l'acqua, per vedere se bolliva. Dietro di me sentii Niall, per sussurrarmi “buongiorno piccola” lasciandomi un bacio sul collo.
“se facciamo una frittata, o una torta?” mi girai verso di lui
“ci sto... ma per la torta” ridemmo
Prendemmo tutto l'occorrente e iniziammo a prepararla. Stavo per metterla nel forno quando mi suonò il cellulare. “niall, per favore, potresti metterla tu nel forno, io rispondo al cellulare?” gli chiesi porgendola
“certo” sorrise mettendola nel forno

Cacciai il cellulare dalla tasca posteriore del pantalone e risposi.
“...pronto?”
“ma allora sei viva” era Anne , arg.
“oh, anne.. si” cercai di sorridere
“hai qualcosa?... cioè, sei malata?”
“ehm.. si. Mi è appena passata” inventai una balla qualsiasi
“potevi avvisarmi” era seria
“scusami, ma... ho cambiato cellulare e ho perso tutti i numeri” seconda balla della giornata, complimenti.
“oh, allora scusami per non averti chiamata prima”
“no, scusami tu”
“quando potrai ritornare...?”
“uh,ti chiedo solo, magari altri due giorni. Proprio per rimettermi completamente”
“ne parlerò con Eleanor.”
“Eleanor...?”
“si, la nuova impiegata”
“oh. Okay” sorrisi “fammi sapere, ciao” staccai la chiamata.

Mi accomodai al fianco di Niall sul divano, sbuffando.
Notai che Beth stava finalmente scendendo le scale e andando ad aprire la porta.
“ma hanno bussato?” chiesi a niall
“non so” mi rispose
Ridemmo all'unisono.
Liam e Zayn erano alla porta.
“sono dieci minuti che bussiamo” si lamentò zayn
“oh, scusami pakistano” alzai il braccio
“io sono restata CHIUSA fuori...come ci si sente?”
“molto divertente, suze”
“Ciao Liam” mi alzai, ignorando Zayn.
“ciao suze. Tutto okay?” mi sorrise
“si.” mi limitai a dire
“abbiamo cucinato una torta” disse niall alle mie spalle
“era una sorpresa” mi lamentai
Zayn e Beth si scambiarono un bacio, per poi guardarmi e quasi sorridermi.
“Suze, ho dimenticato di dirti che domani andiamo dalla ragazza di mio padre” mi annunciò.
“domani sera?”
“domattina.”
“ho scuola”
“veniamo a prenderti lì”
“okay”

~

“che si fa ora?” era la voce di zayn che proveniva dal salotto
“potresti venire ad aiutarci a lavare i piatti” gli sorrisi dalla cucina
“avete quasi finito... dopo?” ancora la sua voce
“potremmo andare da qualche parte insieme” era Beth al mio fianco
“potremmo andare, che ne so... un pub?” la voce roca del riccio risuonò nelle mie orecchie
io e Beth lasciammo stare gli ultimi piatti sporchi e andammo a sederci sul divano, di fianco ai ragazzi.
“e se andiamo in una pizzeria?” era l'irlandese
“io non posso” ammise semplicemente louis
“perchè?” ero curiosa
“è già un grande passo che i menagement mi abbiano fatto venire qui... e poi devo uscire con eleanor.” queste parole sgusciarono dalla sua bocca e lui non fece nulla per trattenerle. Sapeva bene quanto al riccio potesse far male quel nome.
Voltai immediatamente verso Harry e lo vidi trattenere le lacrime. Il mio cuore si spezzò in mille piccoli pezzettini. Non potevo fare nulla in quella situazione. Non potevo proteggerli.
“ah, da eleanor...” si limitò a dire prima di sputare fuori tutta la rabbia, attraverso poche, semplici e concise parole “va da quella sciaquetta” si alzò in piedi.
Era furioso, lo sentivo, ma nessuno era capace di parlare. Nessuno, nemmeno louis.
Non l'avevo mai visto in questo stato, era sempre stato capace di nascondere la sua rabbia in una stretta di pungo, ma, a quanto pare, io non avevo mai conosciuto il vero harry. Perchè è vero 'conosci solo quello che le telecamere mostrano di me'.
Era andato in giardino, uscendo aveva sbattuto la porta e nessuno di noi riusciva a muoversi verso quell'essere tanto angelico quanto demoniaco. Ognuno di noi aveva lo sguardo rivolto verso il basso, nessuno riusciva ad emettere una parola o cercare il coraggio di alzarsi. Ma lui non poteva soffrire da solo, in silenzio. Tutti ma non harry, lui non ne era capace. Aveva bisogno di qualcuno che gli strofinasse la schiena per fargli capire che era davvero lì, aveva bisogno di qualcuno che ascoltava i suoi singhiozzi. E quel qualcuno, ero proprio io.
Mi alzai con uno scatto, per poi essere fermata dalla mano di niall
“dove vai?” semplicemente chiese
“da harry” risposi flebilmente
“vuole stare solo...” era la voce acuta di louis ad entrare nei miei timpani, a fracassarli.
“ha bisogno di qualcuno” semplicemente risposi “...e visto che i suoi 'amici' non hanno le palle di avvicinarsi al loro migliore amico, andrà una ragazza, estranea.” uno scatto per liberarmi dalla mano di niall. Ero stata dura, fin troppo, l'avevo notato.
Nessuno disse più nulla e questo fu solo il pass verso la porta del giardino sul retro. Lentamente uscii e un calore estivo mi invase facendomi venire la pelle d'oca. Vidi harry seduto sul dondolo, con le gambe penzolanti e la testa fra le mani. I ricci gli scendevano casuali sul volto e sulle grandi mani. Non avevo mai visto harry così fragile. Louis era il suo punto debole, ormai tutti lo sapevano.
Mi avvicinai lentamente e andai a sedermi vicino l'harry che quasi non conoscevo.
Alzò lo sguardo per incrociare i suoi grandi occhi con i miei: erano grossi, verdi, di un verde primaverile, un verde di campi in fiore, un verde puro, limpido; ma allo stesso tempo erano grossi per il rossore, le lacrime continuavano a fare da padrone sulle sue guance, e piccoli singhiozzi sfuggivano alla presa dell'harry che cerca di fare l'uomo, quando in realtà è ancora un ragazzino che ha bisogno di pazienza e coccole. Tutto quello che aveva louis, tutto quello che harry voleva.
“che ci fai qui?” abbassò di nuovo la testa.
“sono qui per te” gli sorrisi appena
“vai via..”
Mi avvicinai ancora più e lo abbracciai, come se potesse essere l'unica cosa che potesse salvarlo. Ma questo faceva stare bene me e non harry, harry singhiozzava e cercava di fare l'uomo, ma non ci riusciva.
“harry...harry” sibilai appena “guardami”
alzò lo sguardo e penetrò i suoi occhi nei miei, anch'essi verdi, ma non certo come quelli di quel riccio. Perchè il loro avevano tutt'altro colore ora. Il rossore aveva contagiato il verde, che era diventato un verde cupo.
“sono qui” lo abbracciai ancora.
Questa volta si lasciò coccolare per bene, lo abbracciai come un grande orso e iniziai a giocherellare con i suoi ricci, facendolo ridere.
“grazie suze” mi sorrise
non risposi. Non aveva bisogno di una risposta, solo di qualcuno che l'ascoltasse, così lasciai fare. Lasciai che gli cadde l'ultima dolorosa lacrima e l'ultimo singhiozzo sgattaiolò dalle sue labbra, facendole dischiudere.
“E quindi tu sei convinto che io possa passarci sopra?” disse flebilmente. Non si stava riferendo a me. Stava parlando con colui con cui voleva parlare ora, ma era troppo codardo. La sua era paura, paura di perdere quel piccolo essere riccio. Louis aveva paura di perdere la ragione del suo sorriso, perchè per lui harry era un misto tra dolore e gioia. 'il più bel misto della mia vita' l'aveva definito una volta.
“.. Sei sicuro che a me non freghi nulla?
Sei così stupido da non capire che a me fa male?
Si. A me fa male ogni volta che l'abbracci.
Mi fa male ogni volta che la baci.
Mi fa male sapere che il doppio gioco ti va bene così com'è.
Ed è un peccato. Potremmo stare bene solo io e te.
Io e te. Già.
Facciamo così.
Quando prenderai la tua vita tra le mani fammelo sapere.
E quindi sei davvero così stupido e cieco da non capire che ti amo?"
Le lacrime ripercorsero ancora il suo volto, e io ero lì, ad ascoltare la dolce sinfonia delle parole che harry pronunciava. Erano parole di dolore. Anche harry soffriva, soffriva anche l'uomo, ma in questo caso nessuno si era interessato a louis. Nessuno gli aveva chiesto come stava, a nessuno era interessato come si sentisse ad essere costretto a baciare una ragazza per il quale non provava nulla, se non amicizia.
Passai più e più volte la mano sulla schiena di harry, la mia piccola mano, anche più piccola di quella del maggiore, riuscì quasi del tutto a riportargli il sereno. Adesso aveva bisogno di scappare.
Beh, quello gli riusciva proprio bene. Riusciva ad abbandonare tutto e andare oltre oceano, in america. Sembrava che quando fosse lì tutto potesse andare meglio, sembrava che continuando a tatuarsi il suo amore per louis riusciva a stare meglio, quasi bene. Sentire quell'ago sulla sua pelle lo faceva sentire bene, riusciva a trovare il piacere nel dolore. Per questo amava louis, perchè per lui, ora, louis era dolore. Dolore assoluto. Ma lui trovava la pace nel dolore, il piacere nel dolore, l'amore. Tutto l'amore che provava per quel dolce ragazzino diciottenne vestito come un marinaio. Ormai pochi non riuscivano a comprendere l'amore tra quei due, tutti se n'erano accorti e tutti cercavano di coprirli.

“ti prego, vieni con me” si alzò dal dondolo asciugandosi con il palmo della mano
“dove?” semplicemente chiesi, sapeva che l'avrei seguito in capo al mondo.
“ti porto in America” sentenziò
“harry....”
“se vuoi venire, la settimana prossima mi prenderò una pausa da tutto. Andrò a salutare mia madre, domani e poi partirò per l'America”
“non puoi fuggire dai problemi” mi alzai anche io
“si, se il mio problema è louis”
un impulso. Avevo l'impulso di abbracciarlo e dirgli, almeno a gesti, che io ero lì. Che non l'avrei abbandonato. Non l'avrei mai fatto.
“sorridi, per favore” lo implorai, alzando lo sguardo verso i suoi occhi “sorridi” gli dissi ancora
“non posso” abbassò lo sguardo.
“dov'è l'harry che sorrideva sempre? Quello che mostrava le adorabili fossette. Dov'è il ragazzino che ho amato tre anni fa?”
“non c'è più... è scomparso due anni fa”
“io credo che ci sia ancora. Ha solo bisogno di un lungo pianto...”
“più di quanto io non abbia già fatto?”
“la lacrime aiutano, sai? Aiutano a liberarti. Ti senti il cuore più leggero, che quasi vola...”
“voglio soltanto scappare...” mi prese la mano “vieni con me”
“verrò con te” abbozzò un sorriso.

Entrammo di nuovo in casa e i ragazzi si girarono verso di noi. C'erano tutti, mancava solo louis all'appello. Né io né harry domandammo dove si trovasse. Era uscito, suppongo, scappato, ancora, anche lui. Anche lui non riusciva a sopportare il peso di far star male il suo amico. Non riusciva a comprendere quanto harry l'amasse, o forse era proprio questo il motivo per cui nell'ultimo tempo di fosse allontanato? Quando aveva un momento libero era costretto a passarlo con Eleonor, quando avrebbe voluto soltanto essere tra le braccia del piccolo harry, del ragazzo che amava. E non costretto a prendere la mano a una sconosciuta per lui, ormai questo era divenuta eleonor, una sconosciuta. All'inizio gli era anche simpatica, non si può negare che fosse anche una bella ragazza, ma questo a louis non interessava. Perchè avrebbe preferito cento volte dei capelli ricci e occhi smeraldo ai capelli lunghi e lisci e gli occhi scuri di eleonor. Avrebbe preferito essere chiamato 'gay' piuttosto che trovarsi in questa situazione. Ma ora ero troppo tardi per tornare indietro. Erano passati ormai due anni da quando era fidanzato con eleonor, da quando una sconosciuta era entrata a far parte della sua vita. Due anni da quando era costretto a fingere di non amare harry, a fingere che gli importasse di lui solo come migliore amico, a fingere di toccarsi per sbaglio, a fingere di non stare troppo tempo a fissarlo. L'aveva capito, sai? Aveva capito che tutto quello di cui aveva bisogno era harry. L'aveva capito dall'inizio, perchè era stato louis il primo ad innamorarsi, e aveva dato tutto il tempo ad harry, tutto il tempo che volesse per rendersi conto che anche lui l'amava.

~

Il giorno dopo mi alzai abbastanza con la luna storta. Quel pomeriggio sarei dovuta andare ad una riunione familiare tra Beth, suo padre e la sua nuova ragazza. Beth me l'ha sempre descritta come un tipo sociale e gentile, dice anche che è una gran bella donna e che ha due figli, i quali non si ricorda i nomi. Dice che una è una ragazza, ma è abbastanza grande, quindi non può farci amicizia. E l'altro è un ragazzo, diciottenne.
“venite a prendermi alla terza ora? Non voglio fare chimica” mi lamentai
“okay piccola suzina.” era beth, che pur di essere lasciata in pace avrebbe detto si a qualsiasi cosa.

Andai a scuola e , stranamente, non c'era ancora nessuno, così ne approfittai per mettere in ordine il mio armadietto e magari lasciargli qualche scritta o incollargli qualcosa. Posai lo zaino ai miei piedi e iniziai a decorarlo con scritte dedicate ai ragazzi.
Sentii la campanella e raccolsi lo zaino, ma inciampai nella stringa delle scarpe e caddi.
Non ci fu nessuno che mi aiutò, si limitarono a ridermi dietro. Finchè non arrivò in mio soccorso Jade.
“ehi Suze, tutto okay?” stava sorridendo
“si” sorrisi alzandomi in piedi
“dovresti allacciarle quelle” indicò le stringhe e sorrise
“dovrei” sorrisi
“che lezione hai ora?” ci stavamo incamminando.
“ho due ore di storia. Poi uscirò” sorrisi
“io ho tecnologia. Quindi vado di qui” indicò il corridoio sinistro “ e tu hai storia, quindi vai lì” indicò la parte destra
“certo, grazie” sorrisi

Arrivai in classe e posai lo zaino a uno degli ultimi banchi.
Ero tra una ragazza cotonata, biondo platino con un davanzale ben fornito e un ragazzo dai capelli rossi.
La lezione incominciò e i ragazzi incominciarono a fare casino, stavano volando palline di carta e aeroplani voltanti. Mi arrivò un bigliettino e lo aprii.
'alza lo sguardo e guarda alla tua destra. Quel ragazzo prova interesse per te'
sorvolai con lo sguardo il ragazzo dai capelli arancioni e notai un ragazzo biondo dagli occhi scuri sorridermi. Divenni rossa e presi la penna, per poi scrivere sul fogliettino 'non me ne fotte'. Lanciai la pallina che arrivò in pieno occhio a una secchiona che iniziò a lamentarsi, attirando l'attenzione del professore.
“che succede qui?” tuonò
“nulla”
“quella ragazza mi ha tirato una pallina nell'occhio” si lamentò quella
“ma non era mia intenzione” mi giustificai
“perchè l'hai fatto, allora? “ chiese il prof guardandomi da sopra gli occhiali
“perchè un ragazzo mi aveva inviato un biglietto e dovevo rispondere” dissi tutti d'un fiato
“signorina, Gray, cerchi una scusa plausibile”
“ma è la verità” urlai
“esca fuori. Vada in presidenza e si faccia venire a prendere dai suoi genitori”
“se realmente dovessi i miei verrebbero a prendermi dopo ventiquattro ore.”
“non faccia la spiritosa” mi avverì
“senta, professore, non è che voglio litigare con lei. Ma di certo non può punirmi per una cosa che è successa per sbaglio”
“se ne vada in presidenza. SUBITO.” urlò
Presi il libro e lo zaino e uscii dalla classe, tutti gli altri ragazzi continuarono a fare casino, ma, come sempre, sono io che ci vado di mezzo.
Cacciai dallo zaino la mappa della scuola e cercai la presidenza.

“signorina Gray, cosa la porta qui?” era il preside. 'Hill' lessi sulla sua scrivania. Indossava un'eccentrica cravatta blu con le stelle, abbinata ad una giacca marrone.
“il professore Stone mi ha mandata qui” ammisi
“cosa ha combinato?” sembrava sconvolto
“è stato un'incidente” ammisi “ho tirato una pallina di carta nell'occhio di una tizia”
il preside rise e io ero proprio davanti a lui, con un'espressione degna di oscar per quanto stessi facendo la tragica, e lui rideva?

Bussarono al suo ufficio e entrarono il signor Evans e Beth, che sorrideva.
“siamo venuti a prenderla” il signor Evans mi dava speranza.
“ecco a voi. E' una peperina” rise
Io e Beth ci guardammo e scoppiammo a ridere, così decidemmo di correre in auto.
Cacciai il cellulare dallo zaino e inviai un messaggio a niall, che, stranamente, non mi aveva ancora chiamata o mandata un messaggio.
'Oggi sono dalla ragazza del padre di Beth, quindi ci vediamo stasera. Un bacio ecs esc”


ANGOLO FOR ME.
Innanzitutto vorrei ringraziare @xbelieveinyou (on twitter) per il banner jdshfjkshdkfjs GRAZIE DAVVERO, è bellissimo *o*
La seconda cosa che volevo dire era che questo è un capitolo più larry degli altri, infatti Harry ci sta male per Eleanor, e Louis allo stesso modo.
Suze si trova in un incrocio, non sa se supportare il suo 'ragazzo' o il suo amico. ma prende la decisione di appoggiare Harry e persino accompagnarlo in America.
Nel prossimo capitolo Suze e Beth saranno impegnate in un pranzo familiare, cosa succederà?
e con Niall?
suze seguirà Harry in America o preferirà starsene tranquilla in Inghilterra?

Io lo so, ma non posso dirvelo #badgirl
Bene, visto che sei arrivato fin qui: perché non lasci una recensione? *faccia cucciolosa*

-Gab&Anna

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Capitolo 19
*** so sick. ***


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Capitolo 19
“Ehi, ciao” una donna sulla quarantina ci aprì la porta con un grosso sorriso stampato sulle labbra. Potrei giurare di aver già visto quella donna, di aver già incontrato quel sorriso. Eppure non avevo mai conosciuto o visto in foto la fidanzata del signor Evans. Aveva un sorriso rassicurante, e, pur avendo le occhiaie era truccata in modo magnifico e indossava un semplice jeans scuro e una canotta nera. “ciao Anne” urlò Beth fiondandosi al suo collo.

La donna l'accolse quasi come se fosse sua figlia, si vede che c'era un bel legame tra le due.
“ehi, ciao” mi salutò la donna
“oh, ehm... ciao. Sono Suzanne” le sorrisi porgendole la mano.
Rifiutò la stretta di mano e mi accolse in un caloroso abbraccio.
Il signor Evans si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra, che, chiaramente, fece ribrezzo sulla pelle di Beth, che non era abituata a vedere il padre baciare un'altra donna, se non fosse sua madre.

“sedetevi a tavola, Gemma ha preparato un delizioso rustico.” ci fece strada verso la sala da pranzo, dove, a fare da padrone, c'era un grosso tavolo già apparecchiato sulle tonalità del verde chiaro. Noi tutti prendemmo posto e aspettammo che Gemma portasse il rustico a tavola.
“Harry dovrebbe scendere a momenti” esordì con un sorriso la signora.
Beth mi guardò e sorridemmo all'unisono capendo quello che volevamo intenderci.
Sentimmo dei passi e ci girammo. Un rumoroso “buongiorno” da parte di una voce roca risuonò nella sala.
Spalancai gli occhi per la sorpresa quando notammo che il figlio di Anne era proprio Harry, il nostro Harry, Harry Styles. Ero sicura di aver già visto il volto di quella donna, e tutti i miei sospetti vennero a galla quando anche Harry sorrise verso la nostra parte, salutandoci calorosamente. “Beth lui è Harry, Suzanne lui è Harry” ce lo presentò la signora
“ciao Suze, hei Beth” sgusciò dalle labbra del riccio proprio al mio fianco,che aveva appena preso posto.
“vi conoscete già?” chiese poi la donna.
“amici in comune” scherzò il riccio passandosi una mano tra i capelli.

Finalmente Gemma portò questo rustico a tavola e iniziammo a mangiare.
Anne era così orgogliosa di suo figlio, e Gemma di suo fratello.
Il rustico, fondamentalmente era davvero buono. Ed era stato capace di metterci tutti d'accordo; avevamo imparato tante cose l'uno dall'altro. Per esempio Harry aveva sempre avuto il ruolo di 'padre' nella famiglia, si era sempre comportato come tale e continuava a farlo, anche ora che aveva riallacciato i rapporti con suo padre biologico.
Una domanda sorse spontanea: Anne sapeva di Louis? Della loro storia?
Ho sempre pensato che quei due avessero un fantastico, ma non mi ero mai posta la domanda su Louis. Ed ora ero lì, a pranzo con un ragazzo che credevo di conoscere come le mie tasche e la sua famiglia.

“Andrò in America tra un paio di giorni” sorrise Harry alzando lo sguardo dal piatto e penetrandolo in quello della madre. La quale in un primo momento sgranò gli occhi, per poi ricordarsi che il ricciolino non era più il suo dolce bambino sedicenne, ma un uomo quasi ventenne. “avevo pensato di andarci con una mia amica” voltò lo sguardo verso di me, che mi fece diventare rossastra per la sorpresa. “spero tanto che venga...” concluse infine.
Ed ora la domanda era: la sua amica sarebbe andata con lui? O avrebbe preferito restare a Londra, magari con il ragazzo che amava, piuttosto che partire verso un continente mai visitato?
Eppure la ragazza in questione, ovvero io, non riusciva a darsi spiegazioni. Non riusciva a capire davvero cosa fosse il meglio per lei. E cosa dovesse fare realmente. Mi trovavo in un bivio: sarei partita con il mio 'ragazzo' o sarei restata qui? In realtà avrei preferito che anche lui restasse lì, avrei preferito che decidesse di non partire.

“mmm... Suze, raccontaci un po' di te” era la voce di Gemma a suonare tra le quattro mura della sala da pranzo.
Alzai lentamente lo sguardo per posarlo sugli occhi verdi di quella ragazza, per poi arrossire.
“mhm... c'è qualcosa che ami in particolare?” ingoiò il boccone
“ehm... n-n... in realtà...” ero sorra in volto, e le game iniziarono a tremarmi.
“tuo fratello!” esordì Beth, al mio fianco, per poi scoppiare in una chiassosa risata da gallina.
Gemma rise all'unisono con Anne e il signor Evans. Harry sputò il boccone e poi rise passandosi più volte le mani tra i ricci. Io, invece, ero immobile, stranamente. Non riuscivo a dire nulla, se non un chiassoso “Beth” per poi lanciarle una mia occhiataccia.
“scherzavo, scherzavo” si giustificò.
“escluso mio fratello...” incominciò sorridente Gemma “cosa ti piace?”
“mmm.... ci sono molte cose che mi piacciono, ma forse più di tutte la musica” sorrisi
“stai studiando in questo momento?” ancora domande
“si” annuii leggermente “studio lingue”
“oh, cosa ti piacerebbe fare?”
“in realtà ho sempre desiderato di fare qualcosa inerente alla musica, ma non ho mai incominciato una carriera come 'musicista'” sorrisi appena
Gemma era silenziosa, come il resto delle persone a tavola. Beth mi rivolgeva degli sguardi che cercai con tutta me stessa di evitare; finché non fui costretta ad alzare lo sguardo per dare un qualsiasi segno di vita alla gallina al mio fianco.
“che c'è?” mimò con le labbra
“un po' di mal di testa, nulla di eccezionale” mimai per poi sorridere
“vuoi prendere una boccata d'aria? Ti vedo troppo bianca in viso” cercò di dirmi. Amavo quando si interessava a me, perchè era pur sempre la mia migliore amica, la mia migliore amica era una gallina spennacchiata, yee.
“mmm... si. Grazie” posai la forchetta, per poi aspettare che anche Beth si alzasse.
“andiamo a prendere una boccata d'aria” sorrise la biondina verso Anne.
“certo” sorrise la donna.

Uscimmo dalla porta per poi chiuderla dietro le nostre spalle e sederci sigli scalini. Un vento freddo iniziò a soffiare verso la nostra direzione, a passarmi tra i capelli e facendomi arrossare il naso, finchè non incominciai a starnutire.
Gli starnuti incominciarono a ripetersi sempre più velocemente, a un ritmo sempre più costante. Sentivo il petto come se volesse scappare da me.
Beth, che all'inizio era divertita, stava iniziando a preoccuparsi, così mi fece sedere sugli scalini, per poi aprire la posta velocemente e chiamare il padre.
Il signor Evans uscì velocemente dalla porta d'ingresso, seguito a ruota da Harry, Anne e Gemma.
“che cos'ha?” chiese spaventato il riccio, continuando a sentire i miei starnuti.
“non lo so” si giustificò la bionda “ha iniziato a starnutire da un momento all'altro e ora ho paura per lei e il suo cuore” iniziò a piangere, per rifugiarsi in un abbraccio da parte di Gemma.
“soffre di qualcosa, non so?” chiese Anne.
“mi sembra asma” piagnucolò in lacrime Beth.
“ha bisogno di un medico. Ora” disse Harry, cercando di alzarmi.
“le prendo una tua felpa. Dovrebbe starle larga, ma almeno sta calda. Forse ha solo freddo” si preoccupò infine Anne, correndo dentro e uscendo pochi minuti dopo con una grossa felpa blu scuro.
Harry mi fece indossare la felpa e gli starnuti stavano per calmarsi, ma il mio cuore era troppo affaticato, e lo sentivo scoppiare dentro di me.
“gli starnuti si stanno stabilizzando, ma ha bisogno di un medico” decretò il riccio “la porto alla guardia medica, a dopo”
Mi prese sotto braccio per poi aiutarmi ad entrare in macchina. Alla velocità della luce saltò dentro anche Beth, che incitò il riccio a partire il più velocemente possibile.

Quando arrivammo alla guardia medica il mio respiro non era per niente stabile, era come se avessi l'affanno e stavo iniziando a perdere i sensi, ricordo soltanto che incominciai a vedere tutto sfocato.
Mi svegliai poco dopo in un lettino d'ospedale. Tutto intorno a me era biancastro e non sapevo se ero io che non ci vedevo, o era proprio così. Probabilmente la seconda. Guardai verso la finestra e vidi un paesaggio verde, dove c'erano due ragazzine a saltare e giocare sull'erba. Proprio vicino alla finestra c'era la figura di Harry, con le mani tra i capelli e lo sguardo rivolto verso il basso e al suo fianco il dolce biondino irlandese che singhiozzava e aveva lo sguardo pieno di pianti. Notai che c'erano dei fiori su un comodino e sorrisi, perchè il rossore di quelle rose era l'unica cosa che dava colore a quella bianca stanza. Voltai lo sguardo vero il mio braccio, nel quale era infilato un ago; alzai lo sguardo per vedere a cosa era collegato e notai una bustina trasparente con della specie di acqua all'interno. Andai per fare un lungo respiro ma notai che avevo dei tubicini nel naso, che mi aiutavano a respirare. Alzai il braccio per strapparmeli, ma fui fermata dalla mano della bionda al mio fianco, che non avevo notato prima. Il silenzio di quella stanza, interrotto allora solo dai singhiozzi, stava per svanire, quando Beth si alzò in piedi e mi abbracciò forte urlando il mio nome.
Niall ed Harry alzarono lo sguardo e notai i loro occhi rossissimi e, ormai, enormi.
Perchè stavano piangendo?
Si alzarono dalle loro sedie e vennero ad abbracciarmi.
Volevo dirgli tante cose, eppure non trovavo le parole adatte, non riuscivo a trovare le parole per quanto fossi grata che loro fossero lì in quel momento, per quanto fossi sorpresa della loro presenza e per quando mi sentivo dannatamente in colpa per aver rovinato un pranzo familiare.
Harry venne ad abbracciarmi con i lacrimoni che gli scendevano dalle bellissime iridi verdi, quando si avvicinò alla mia faccia mi bagnò tutta la guancia, e io rabbrividii, per poi sussurrargli un lento “scusami”.
“per cosa?” era riuscito a dire tra i singhiozzi
“per aver rovinato il pranzo”
il ricciolino sghignazzò lentamente per poi appoggiare le sue labbra sul mio orecchio e sussurrarmi “questo è stato tre giorni fa. Non ti preoccupare”
“tre giorni fa?” sbottai.
“si...” semplicemente rispose la biondina, che mi teneva la mano.
Non riuscii a dire nulla finchè Niall non si avvicinò a mi sorrise. Beh, adesso avevo un buon motivo per non fiatare, ero presa dal suo meraviglioso sorriso, e poche cose sarebbero riuscite a farmi svegliare da quel sogno.
“buongiorno, piccola” sussurrò quasi sulle mie labbra
“ehm... qui non prende il cellulare” sbottò Beth “Harry, che ne dici di accompagnarmi fuori” cercò una scusa per far restare me e Niall soli, così sorrisi.
“a me prende” cacciò il cellulare dalla tasca, il riccio.
“HARRY” lo rimproverò
“oh, si” prese sotto braccio la ragazza e la portò fuori.
Niall aspettò che i due uscissero dalla porta e si avvicinò al letto, e al mio viso. Stavo annegando nei suoi occhi color ghiaccio, che erano talmente chiari e trasparenti da far salire a galla la sua personalità.
Lentamente si avvicinò ancora più al mio viso per poi lasciarmi un piccolo bacio sul naso, che mi lasciò sorpresa e mi fece sorridere.
Sorrise anche lui e poi mi sussurrò “non vedevo l'ora ti svegliassi” e gli scese una lacrima.
Cercai di alzare il braccio per arrivare al suo volto e lo accarezzai lentamente, asciugandogli la lacrima, gli rivolsi un dolce sorriso e annegai ancora tra i suoi occhi, finchè on si avvicinò e mi baciò dolcemente. Mi sorrise e mi fece sentire in paradiso, perchè il suo sorriso era uno dei più belli che io avessi mai visto. I suoi denti bianchissimi riuscivano a rendere anche un piccolo curvamento di labbra, un capolavoro. L'avevo sempre pensato. Avevo sempre pensato che Niall avesse il più bel sorriso sulla faccia della terra, perchè il suo era un sorriso sincero. Prese una sedia e si accomodò al mio fianco, prendendomi la mano e tenendola stretta alla sua, come se potessi scappare. Non avevamo bisogno di parole, i nostri occhi parlavo da soli, si capivano perfettamente ed erano in grado di cogliere una qualsiasi sfumatura l'uno dall'altro.
“oh, ieri ti ho portato quelle rose” le indicò “ma quella capra di Beth si è decisamente dimenticata di portare un vaso per metterle dentro” rise
“sono bellissime lo stesso” sorrisi appena
Ne prese una e me la mise tra i capelli ormai oliosi, sporchi e umidicci.
“ora è più bella” sussurrò
Arrossii e voltai lo sguardo verso la finestra, ma questa volta non notai il fantastico prato, ma soltanto un muro. Un grosso muro di mattoni bordeaux.
L'espressione sul mio viso parlava chiaro, ero confusa, fin troppo. Non avevo potuto immaginare quella scena così perfetta. Inalai molta aria per poi guardare gli occhi di Niall, che erano palesemente sconvolti.
“che succede?” chiese lentamente
“n-nulla” scossi la testa.
Sentii il cigolio della porta per poi vedere le figure di Zayn, Liam e Louis entrare nella stanza. Mi rivolsero uno dei loro bellissimi sorrisi e vennero ad abbracciarmi. Sentii Zayn sussurrarmi all'orecchio qualcosa come “ci hai fatti spaventare tutti”. Quando Liam venne ad abbracciarmi cacciò dalla tasca un lettore mp3 e me lo porse.
“ieri abbiamo registrato una cosa per te”
Indossai le cuffiette e sentii le voci dei ragazzi invadermi la mente, offuscandola. In realtà ogni singola volta in cui non ero stata bene o abbastanza forte loro erano lì a sostenermi, con le loro voci melodiose e i loro sorrisi. Erano sempre stati parte di me, in un modo o nell'altro; erano sempre stati di mia proprietà,mi erano sempre appartenuti e sempre lo saranno, perchè finchè la loro musica riuscirà a farmi stare bene io sarò sempre lì a sostenerli, nel bene e nel male.
“è... è.. è bellissimo” sorrisi
Louis lentamente venne ad abbracciarmi, ma lo sentivo freddo, distaccato. Non ci parlavamo da quando eravamo a casa mia e lui era fuggito per correre da Eleanor e io restai a fare coraggio ad Harry, non capendo che anche Louis soffriva, forse anche più del minore.
“m-mi dispiace” sussurrai
mi rivolse un semplice sorriso, che non andò ad aprirsi sulle sue sottili labbra, ma semplicemente le incurvò. “è tutto okay” sussurrò poi.
“quando la rimetteranno?” chiese Liam sedendosi su una delle bianche sedie di plastica.
“dovrebbe entrare il medico a momenti” sorrise Zayn
“ragazzi, mi fate un piccolo piacere?” cercai di sibilare
“certo” dissero all'unisono i quattro ragazzi
“quando viene anche Harry, potreste cantarmi qualcosa”
ma cosa ti passa per la testa, Suze? In realtà avevo pensato che sentendo le loro voci dal vivo sarei stata subito meglio.
Sentimmo la porta aprirsi e vedemmo entrare Harry, Beth e un ragazzo sui trentacinque anni con un camice bianco, che faceva assolutamente contrasto con i suoi occhi azzurri e i suoi capelli arancioni.
“allora, signorina, come si sente?” mi venne vicino per controllarmi il battito cardiaco attraverso il polso.
“ora meglio” gli sorrisi
“allora...” guardò la cartellina azzurra nelle sue mani “ se questa notte starai bene, domattina ti dimetteremo”
“grazie” sorrisi, per poi guardare uno per uno le espressioni dei ragazzi. L'unico che sorrideva di malavoglia era Louis,cosa avevo fatto?
Il medico uscì dalla stanza augurandoci una buona notte e dicendo che non potevano stare tante persone in una sola stanza. Per quella notte sarebbe bastata una sola persona e che gli altri sarebbero potuti venire il giorno dopo, a prendermi.
“allora, ragazzi, chi decide di rimanere?” aveva detto infine, prima di aprire la porta
i ragazzi si guardarono fin quando Niall non sibilò un “va bene se resto io?” rivolto verso me e Beth.
Beth semplicemente alzò le spalle e io annuii sorridendo.
“ma non dovete fare casino” scherzò il medico muovendo il dito avanti e indietro.
Io arrossii di botto provocando una risatina da parte dei ragazzi e Beth.
“a domattina” sorrise chiudendo la porta dietro le sue spalle

“che ne dici se ti vado a prendere un... non so, un panino? Magari hai fame” sorrise Zayn.
“oh, grazie” sorrisi
“vengo con te” rispose Liam.
“ragazzi, voi volete qualcosa?” chiese Harry alzandosi e raggiungendo i ragazzi in piedi.
“vorrei anche io un panino” rise Niall
“va bene, biondino. Beth..?”
“mmm... vengo con voi.”
“L-Louis?” il rumore di quel nome costrinse Louis ad alzare lo sguardo dalle sue scarpe. Harry lo stava chiamando, e dopo tanto tempo era riuscito a sentire il dolce suono della voce del minore pronunciare il nome del maggiore. Il che dava al suo nome tutt'altra sfumatura.
“non voglio niente” era freddo.
“Niall, potresti andare con loro?” cercai di non sembrare scortese
“oh, si” si era rattristato.
Niall, ti prego, perdonami. Ma ho bisogno di parlare con Louis.
I ragazzi, seguiti da Niall uscirono dalla stanza.
“vieni qui” dissi a Louis, che alzò lo sguardo. Si alzò e venne vicino al letto. Cercai di alzarmi, almeno mettendomi seduta e non coricata, e lui mi aiutò.
“senti, Louis, so di non starti simpatica. Ho capito che non ti vado a genio. Sappi, Lou, che non voglio rubarti il ragazzo. Non voglio prendermi Harry, sto facendo tutto questo per voi e il vostro bene, non per il mio. Non lo sto facendo per i soldi, la fama o i follower su twitter. Lo faccio perchè vi amo più della mia stessa vita e non riesco a vedervi... vederti così freddo e distaccato. Vorrei sapere cosa ho fatto....”
Louis sgranò gli occhi all'inizio del mio discorso, sentivo che i suoi sarebbero divenuti un fiume in piena, e così fu. Quando semplicemente nominai 'tuo ragazzo' e 'Harry', vidi scendere le lacrime dal suo volto, non più pulito e da bambino ma con un accenno di barbetta. Il mio cuore si ruppe, non riuscivo a vederli soffrire.
“in realtà non ce l'ho con te” singhiozzò “ce l'ho con me stesso, per essermi lasciato scappare l'unica persona che riusciva a rendermi felice... dovevo tenerla stretta, e invece è andata via, lontano da me, perchè non so tenermi un amico... il mio migliore amico... il mio, ormai, ex ragazzo.... perchè, sai, una volta siamo stati insieme. Abbiamo provato a vedere se funzionava come coppia, quando eravamo ad xFactor, e, la cosa mi piaceva, perchè l'ho sempre amato, fin dal primo momento in cui incrociai il suo sguardo vivo in quel bagno. Ho lasciato che anche lui se ne accorgesse, e quando lo fece ero il ragazzo più felice del mondo, perchè finalmente avevo trovato qualcuno che mi amava per come ero.” ascoltavo le sue parole mentre le goccioline iniziarono a scendere dai miei occhi, come se lui mi stesse raccontando un film strappalacrime e non la sua vita. “...poi siamo diventati famosi. Più il successo diventava grande, più mi sentivo vuoto, perchè i menagement non permettevano che io e Harry stessimo insieme pubblicamente. Da li, due anni fa, entrò in gioco Eleanor, la mia ragazza... Sai, Suze, tutti credano che l'unico a soffrire qui sia Harry, ma non sanno come mi sento quando devo baciarla o abbracciarla. A me non piace farlo, odio farlo. Odio stare vicino quella ragazza, perchè in un certo senso è anche colpa sua della rottura tra me e Harry... Quando i menagement resero 'Elounor' pubblico, scrissi un tweet 'Always in my heart @Harry_Styles, your sincerely Louis' perchè io non avrei mai scordato il ricciolino che mi aveva rubato il cuore un anno prima, e che ne è ancora possessore. Non dimenticherò mai Harry... neanche se c'è una ragazza tra noi due”




BOOOOM BABEE ♥
Okay, non c'entrava niente çwç ma volevo fare un entrata spettacolare(?) AHAHAHAH
MA PARLIAMO DELLA STORIA OuO
Colpo di scena: il padre di Beth esce con la madre del ricciolino. Succederà qualcosa?
Io so come continua AHAHAHAHAH in realtà no cc , ma sono dettagli
Seconda cosa: Suze non si è sentita bene per l'asma e i ragazzi sono stati con lei tutto il tempo (ma non sono dolci?! fjshjfhsk) e Niall è sempre più dolce.
SULLA MIA LAPIDE CI SARA' SCRITTO 'UCCISA DAI FEELS DELLA COPPIA SUZIALL (ringrazio le due ragazze per questo soprannome così figo per questa coppia fkshfjshk)


RINGRAZIAMENTI
Ringrazio le 112 visualizzazioni del capitolo precedente djhsfjshk
Ringrazio le 7 *esulta* recensioni
Ringrazio chi la segue dall'inizio
Ringrazio chi la segue da ora OuO
Ringrazio chi mi lascia le recensioni dolcissime fjdshfks e chi vuole per forza il continuo ewe
Ringrazio chi lascerà una recensione a questo capitolo jdjd



-Gab loves you all ♥ @xniallswings_ on twitter, followatemi e chiedetemi il follow back, bitches

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Capitolo 20
*** I saw what I saw ***


Ciao Ragazzi <3
Benvenuti in questa nuova storia. Bene, questo è il prologo:

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
Scherzavo. Si, Serenuccia, sei caduta nella nostra trappola.
Non abbandoneremo questa fanfic. ci siamo troppo affezionate a questi personaggi :')

Prima di lasciarvi a leggere, volevo dirvi che questa storia non è stata descritta a fine di lucro.
i personaggi NON mi appartengono,le situazioni e i luoghi descritti sono PURAMENTE casuali
QUESTO E' IL PRIMO CAPITOLO ROSSO, QUINDI LE PERSONE FACILMENTE IMPRESSIONABILI, POSSONO ANCHE SORVOLARLO. lo dico per il vostro bene
Okay, dopo avervi istruito su quello che dovete fare, vi lascio a leggere.
jfdshfjksdhk a dopo ♥

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Capitolo 20
Sussultai.
Aprii gli occhi e mi ritrovai stesa su quel dannato lettino bianco. La flebile luce al neon, messa proprio sopra la mia testa, illuminava a malapena mezza stanza, lasciando all'oscuro l'altra metà. Se non avessi avuto quindici anni avrei pensato che si nascondesse un mostro delle tenebre, e fu proprio questo a farmi svegliare.
Voltai lo sguardo verso la finestra, che era aperta e dalla quale usciva un leggero venticello, che mi fece arrossare il naso. Notai ancora una volta quel grosso muro di mattoni posto davanti alla finestra, alla quale dava un'aria abbastanza spettrale. Scossi la testa nel tentativo di eliminare il volto di una ragazza che sanguinava, suppongo uno zombie, per poi notare una rosa. Era la stessa che poche ore prima il biondino mi aveva messo nei capelli e che ora era appassita. Così mi chiesi: Appassiranno mai i miei sentimenti nei suoi confronti?
Scostai lo sguardo da quella rosa lasciandolo girovagare liberamente per la stanza, fino a posarsi al mio fianco, dove scorsi la figura di Niall, che dormiva appoggiato al mio letto.
Alzai lentamente il braccio per poi posarlo sulla sua testa, e accarezzarlo dolcemente, come fosse un gattino. Vidi uno dei suoi occhi aprirsi lentamente e lasciando intravedere l'azzurro ghiaccio che tanto mi ipnotizzava.
“non volevo svegliarti” sussurrai scusandomi.
“non ti preoccupare” sorrise appena.
“ritorna a dormire” gli accarezzai ancora la testa, fiondando le mie dita tra i suoi capelli.
“tu perchè sei sveglia?” si stiracchiò.
“semplicemente un brutto sogno”
“ma ora stai meglio, no?” mi sorrise.
“meglio,si”
Si alzò e provocò un'assordante rumore di sedia che strusciava per terra.
“shh” sorrisi.
“mi dispiace” si scusò.
Si avvicinò al letto e mi prese la testa fra le mani, semplicemente accarezzandomi le guance con i pollici.
“il medico aveva detto di non fare casino” sussurrai, provocando una sua risata
“non intendeva questo tipo di casino” sussurrò sulle mie labbra, sorridendo con fare perverso.
Si avvicinò cautamente alle mie labbra e alzò lo sguardo verso i miei occhi, completamente spalancati. Mi lasciò un bacio sulle labbra ormai bagnate, per le troppe volte che ci avevo passato la lingua. Non si limitò a baciarmi in quel modo dolce, ma dischiuse le labbra, facendomi intendere che voleva 'esaminarmi'. In un primo momento fui quasi sorpresa, per poi lasciami andare e dischiudere le labbra a mia volta, lasciando che la sua lingua entrasse e per scontrarsi con la mia, in un attentato contro il mio cuore. Sentivo la sua lingua arrivarmi al palato e solleticarmelo lentamente, i suoi denti premurosamente scontrati ai miei e il bisogno di toccarlo in qualche modo, nasceva in me.
Lentamente alzai le braccia verso le sue mani, che circondai, impedendogli di mollare quella presa.
Continuavamo a lasciarci piccoli baci sulle labbra finchè la sua bocca non si scostò verso il mio collo, continuando a baciarlo amorevolmente. Percorse una riga, che sembrava interminabile, fino ad arrivare ancora alle labbra e chiedere ancora il permesso di entrarci.
“siediti al mio fianco” sibilai quando lui riuscì ad alzare lo sguardo e incrociare il mio.
“saremmo stretti” sorrise
“non m'importa” mi feci verso il lato dell'aflebo, per lasciargli un po' di spazio in più dove stendersi. Non se lo fece ripetere due volte, ed entrò nel lenzuolo che avevo faticato a risaldare. Aprì le braccia e mi fiondai dentro, come attratta da una calamita invisibile.
Chiusi gli occhi nella speranza di potermi riaddormentare, finchè non sentii uno schiocco di un bacio proprio sulla mia fronte, seguito da un “buonanotte, piccola”. Sorrisi e gli lasciai un bacio sulle labbra, quasi come ricompensa.

Mi svegliai quando sentii lo scricchiolio della porta aprirsi. Ricordai solo allora di essere tra le braccia di Niall e mi sentii cingermi i fianchi, quasi per avvertirmi che anche lui aveva sentito un rumore.
L'uomo sulla trentina della scorsa volta, delicatamente varcò la soglia della porta, per poi tossire silenziosamente. Niall si voltò e con uno scatto uscì dal letto.
“come ti senti?” mi chiese l'uomo avvicinandosi.
“meglio” sorrisi.
“sei pronta ad uscire?” sorrise.
“credo di si” sorrisi ancora, guardando Niall.
“viene qualcuno a prenderti?” mi accarezzò i capelli.
“i ragazzi” sibilò Niall, apparentemente in collera per il piccolo gesto del medico.
“bene” sorrise lui “se firmi qui, puoi uscire” mi porse una penna e firmai.
“ti tolgo l'aflebo” sorrise prima di strapparmi l'ago dalla carne per poi metterci sopra uno stupido pezzettino d'ovatta.
“ora puoi andare. Arrivederci” sorrise.
Il medico rosso, uscì dalla porta dalla quale era entrato pochi minuti prima, per lasciare me e Niall soli.
“dormito bene?” gli chiesi.
“se non fosse stato per tutti quei calci, avrei dormito anche meglio” sghignazzò.

Sentii la porta aprirsi una seconda volta e vidi i ricci scompigliati di Harry entrare ancora prima della sua figura alta.
“buongiorno” sibilò lasciandomi un bacio sulla
guancia. “dormito bene?” sorrisi, notando fosse la stessa domanda che avevo rivolto a Niall pochi minuti prima.
“si” sorrisi. “gli altri?”
“oh. Ognuno di loro aveva un impegno, così sono venuto a prenderti io” mi sorrise
“ohh” esclamai.

~

“BENTORNATA SUZE” urlarono appena varcai la soglia della porta d'ingresso.
“g-grazie” sorrisi.
“bene, ora è stanca, andate via” decretò la bionda, seguita dallo sguardo vigile del suo ragazzo.
La folla di ragazzi, presenti fino ad allora nella sala, andò via-via scomparendo, lasciando i soliti nella stanza, seduti disordinatamente sul divano.
“ho bisogno di una doccia” mi alzai per poi salire le scale, e, notando solo in quel momento, che anche Niall mi stava seguendo.
Entrai in camera e mi accomodai sul letto. “ti serve qualcosa?” sorrisi, con fare troppo perverso.
“in realtà no” alzò lo sguardo verso la parete dei poster, notando che ne avevo appiccicati altri due, enormi.
“devo farmi la doccia” mi alzai per dirigermi in bagno ad aprire l'acqua. Non chiusi la porta, sapevo che Niall, anche solo con lo sguardo mi avrebbe seguita.
Entrò nel bagno e chiuse la porta.
“c-che c-cosa fai?” balbettai notando che si stava togliendo la maglietta, lasciando scoperti i pettorali non del tutto scolpiti.
“voglio fare la doccia con te” si tolse prima una scarpa e poi l'altra.
“sei impazzito?!” ero immobile e non riuscivo a fare nulla, se non l'istinto di indietreggiare.
“un po' troppo” si tolse i calzini.
“non farò la doccia con te, Horan” mi avvicinai colpendolo sulla spalla, evitando che si togliesse i pantaloni.
“ma io voglio”
“non è una buona idea” mi lasciai quasi convincere dal meraviglioso sorriso che si era creato sul suo volto.
“lascia che ti coccoli come meriti...” sussurrò avvicinandosi “lascia che ti abbracci, per bene...” era sempre più vicino.
“ho paura” sibilai.
“non farò nulla di male, te lo prometto. Ho solo bisogno che tu ti fida di me” mi accarezzò una guancia.
“Niall io...”
“ti prego” mi implorò.
Mi lasciai convincere dal suo sguardo e dal suo sorriso. Lentamente mi tolsi la maglia, le scarpe e i calzini. Per sentirmi nella stessa situazione in cui si trovava lui. Si avvicinò e iniziò a giocherellare con il bottone del mio jeans, per poi aprirlo. Non me lo tirò giù, sapeva che se l'avrebbe fatto sarei potuta scoppiare, e magari dirgli cose che neanche pensavo.
Giocò anche con il bottone del suo jeans, slacciandolo, per poi farselo cadere oltre le caviglie. Ero immobile, e l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di iniziare ad abbassarmelo. Ci trovavamo vicini, ma nessuno di noi era nudo, eravamo tutti e due in intimo, e non avevo intenzione di sorpassare questo punto.
Lentamente entrai nella doccia e fui seguita a ruota da Niall, il quale, come mi aspettavo, non si tolse i boxer, ma li lasciò.
Lasciai che l'acqua scorresse sui nostri corpi finchè non fui io ad interrompere le distanze, alzandomi sulle punte e baciandolo.
Sorrise, con un sorriso beffardo e si spruzzò tra le mani il sapone, per poi strofinarle tra loro velocemente per creare la schiuma. Continuava a giocarci finchè non sentii le sue mani percorrermi la dalle spalle alla schiena, insaponandomi perbene. Ricambiai il favore quando iniziai a massaggiargli i pettorali, fino ad arrivare alla sua V che veniva interrotta dai boxer ormai fradici. Con fare da esperto mi prese le mani e le poggiò sul suo petto, come aveva fatto la sera in cui ci baciammo per la prima volta. Le sue mani, invece, si posizionarono intorno al mio bacino, a cingermi i fianchi. Ci baciammo con foga, forse troppa. Era diventato un bacio appassionato e quasi spaventoso, perchè temevo che potessimo sorpassare quella soglia, e arrivare a qualcos'altro.
Mi strinse tra le sue braccia, lasciando che l'acqua ci scorresse sui corpi, lasciando andare via il sapone dalle nostre pelli. Alzai lo sguardo e incrociai i suoi, che risaltavano più di prima tra le sue ciglia lunghe e bagnate.
Mi sorrise, come se fosse cosciente. Prese altro sapone tra le mani e incominciò a spargermelo per la schiena e il petto. Soffocò una risatina per poi dire “ora sei più pulita” e sorridere.
Lasciai che spargesse il sapone sul mio corpo, godendomi quel piccolo paradiso delle sue mani sulla mia pelle.
“credo di essere anche troppo pulita ora” scherzai “che ne dici di uscire?”
“mmm....” mi prese la mano “ancora una cosa....” sorrise avvicinandosi per poi stamparmi un bacio sulle labbra.
“tutto qui?” sogghignai.
“mmm... per ora si” staccò l'acqua e uscimmo dalla doccia.
Ci asciugammo velocemente, presi il mio intimo e uscii dal bagno, chiudendo la porta in caso volesse entrare in camera. L'indossai velocemente, seguito da una t-shirt e un jeans e presi un boxer dal cassetto delle mutande di Beth, sicuramente sarebbe stato di Zayn e glielo lanciai.

“sono pronto” uscì dal bagno in tutto il suo splendore, lasciando che le goccioline cadessero dai capelli ancora bagnati.
“scendiamo di sotto” sorrisi alzandomi dal letto e prendendogli la mano, per poi trascinarmelo giù per le scale.
Tutti gli occhi su puntarono verso di noi quando mettemmo piede in salotto.
“beh?” ci guardò Zayn “non dovete dirci nulla?”
arrossii fastidiosamente per poi sentire la stretta di Niall sulla mia mano e il suo sguardo puntato su di me.
“no” dissi, semplicemente, anche troppo.
“che facciamo stasera?” si intromise Liam
“potremmo uscire” disse Zayn dandogli una pacca sulla spalla.
“io non vengo” disse Louis alzando lo sguardo dal cellulare “...sono con Eleanor”
“ma sì, Tommo, continua” era Harry a parlare, e la sua voce, più roca che mai, risuonò nelle quattro pareti della stanza.
“sta zitto, Styles” tuonò il castano dagli occhi blu, era freddo, anche troppo. “...non voglio litigare ancora”
Harry sbuffò e si limitò a lanciargli un'occhiataccia.
“allora, che si fa?” era Niall, e noi avevamo preso posto.
“andiamo in un locale” decretò Liam
“magari all'Hollywood” disse Beth, intromettendosi nella situazione.
Niall mi abbracciò davanti a tutti, come non aveva mai fatto, e mi sorrise. In un primo momento lo guardai stranita, ma poi semplicemente gli sorrisi.
“vado a preparare una cosa... ci vediamo dopo?” Niall si alzò, sorridendo.
“si” dissi piano.

~

“no, Beth, non mi sento bene, non verrò con voi al pub” mi accomodai sul divano
“non puoi stare da sola proprio il giorno che sei uscita dall'ospedale” si lamentò la bionda, lanciandomi un cuscino.
“senti, vai e divertiti. Non ho intenzione di venire” incrociai le braccia al petto.
“non puoi restare sola” urlò dalla cucina.
“Beth...” Harry si intromise. “ resterò io con lei, la voglia di andare in quel locale mi è passata” scosse i capelli.
“mmm... se è così, allora puoi restare. Ma promettimi una cosa” si fiondò davanti a me.
“cosa...?” sussurrai.
“anzi, promettetemela” si voltò verso Harry “promettetemi che ci penserete, e che magari verrete da noi”
“ok” sorrisi.

La bionda, dopo una mezz'oretta uscì da casa, lasciando me e Harry seduti sul divano.
“che ne dici di fare una partita alla play?” mi sorrise
“ci sto” mi accomodai meglio sul divano, lasciando prendere a lui il joystick.
Me ne porse uno e lo afferrai.
“siamo soli?” chiese prima di alzarsi in piedi.
“si...” sussurrai.
Vidi la sua figura andare verso l'appendiabiti e frugare nel suo cappotto. Che cercava?
Lo vidi ritornare vittorioso con un pacchetto di sigarette tra le mani; spalancai la bocca: Harry fumava?
“ma tu.. f-fumi?”
“mmm...” si guardò il pacchetto tra le mani. “solo quando sono nervoso...” mi sorrise
“e ora lo sei?”
“fin troppo” ritornò a sedersi.
Fece scattare l'accendino e accese la sigaretta che teneva a denti stretti fra le labbra.
“quindi ora tu e Niall...” incominciò, uccidendo uno dei nostri amici virtuali.
“non lo so” risposi atona, mentre premevo freneticamente i tasti.
“comunque siete carini...intendo insieme” sospirò.
“senti Harry, che ne dici di parlare d'altro?” sorrisi falsamente, mentre abbandonavo il joystick sul divano lasciando che i miei nemici virtuali rendessero il mio avatar in una poltiglia.
“che succede?” chiese mettendo pausa.
“mi sento strana... H-Harry...” sussurrai
lui si limitò a sorridermi e pizzicarmi una guancia, per poi baciarla.
“Se hai bisogno di qualcosa... io sono qui” mi sorrise aprendo il braccio facendomi segno di entrarci.
“lo so” sorrisi fiondandomi dentro.
“come va tra te e Lou?” sussurrai tra le sue braccia.
“non bene” fermò una risata nel torace tonico.
“di solito cosa fate dopo una litigata?” gli sorrisi.
“nulla... ci scusiamo e basta”
“dovreste fare qualcosa, tipo...”
“tipo andare a letto” rise.
Gli lasciai un colpetto sul torace che lo fece ridere di più.
“non intendevo quello, Hazza” gli sorrisi
“immaginavo...” sorrise “comunque no, non facciamo nulla...”
“non avete un rito?... Io e Beth, ci abbracciamo forte, per esempio”
“a te non piace Beth” era atono.
Fiondai la testa nel suo collo e inspirai profondamente il suo profumo.
Fece l'ultimo tiro e lasciò cadere la cicca sul tavolo.
“comunque potremmo andare da Louis ora” gli sorrisi alzando lo sguardo.
“non sarebbe una buona idea” si staccò dal mio abbraccio per poi alzarsi in piedi, raccogliere la cicca e buttarla in giardino.
“perchè?”
“non voglio vederlo.” ancora troppo freddo.
“ma lui è il tuo migliore amico...”
“vuoi andare da lui? Vacci. Non vuoi? Non andarci. Ma non rompermi le palle” si volse di scatto verso di me, lasciandomi intravedere che non era per niente un buon momento per lui. E io ero solo una scocciatura, e anche il motivo per il quale Harry e Louis non stessero insieme.
“m-mi dispiace...” sibilai appena.
Non rispose, uscì in giardino e si accese una seconda sigaretta. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi; restai immobile sulla soglia della porta, per poi vedere i suoi occhi scintillare nel buio e capire che avevo davvero esagerato.
Inspirò con più voglia il contenuto della sigaretta, lasciando che il fumo gli entrasse in bocca, per poi sputarlo poco dopo.
Volse uno sguardo verso di me e restò impassibile, con gli occhi rivolti verso la luna.
“mi dispiace” sibilai ancora.
“è colpa mia” si scusò “sono troppo impulsivo e acido, quando c'è di mezzo Louis”
“che ne dici di andare a mangiare un po di gelato?” gli sorrisi prendendogli la mano.
“voglio andare in un locale, ed ubriacarmi” si voltò verso di me “vuoi accompagnarmi?”
“si” non ti lascerei mai solo, piccolo Harry, tu non l'hai fatto nemmeno questa volta, e ora non lo farò neanche io.
Corsi in camera e presi una felpa pesante, incominciava a far freddo.

Sentii il rumore dell'auto di Harry spegnersi arrivati davanti al locale.
“siamo arrivati” era ancora atono.
Scesi dall'auto ed entrammo nel locale, per poi sederci ad un tavolino ed ordinare un drink.
Scorsi in lontananza la figura di Liam, ballare con una bella rossa, che probabilmente l'unica cosa che volesse era quella di portarselo a letto.
“c'è Liam” sibilai all'orecchio di Harry, che beveva di fila il terzo bicchiere. “dovrebbero esserci anche gli altri”
“ho visto Beth prima, era avvinghiata al collo di Zayn” urlò lui, con lo scopo di sorpassare il rumore che provocava la musica a palla.
“sicuramente...” risi.
“vuoi qualcosa da bere?” mi chiese.
Guardai verso il basso, al mio bicchiere di coca cola vuoto per poi alzare lo sguardo e voltarlo verso le iridi verdi di Harry.
“no, grazie” gli sorrisi. “piuttosto vado in bagno” mi alzai.

#Niall'sPOV

“sei bravo a baciare, sai?” fiondò la sua lingua nella mia bocca.
“anche tu” sussurrai sulle sue labbra, per poi riprendere fiato.
“che ne dici di fare qualcosa...qualcosa di più accattivante?” mi passò una mano sui pettorali che sporgevano fuori dalla mia camicetta blu scuro.
“mmm... mi piacerebbe” era l'alcool a parlare per me.
“vieni” mi trascinò nel bagno delle ragazze.
“qui siamo solo io e te” mi appoggiai al lavandino.
“pensavi avremmo fatto un'orgia?” rise di gusto.
Non risposi, ma sorrisi. Mi aprì altri due bottoni della camicetta per poi tirarmela fuori dai jeans scuri. Iniziò a lasciarmi dei baci sul collo, per poi incominciare a baciarmi i pettorali, arrivando fino all'ombelico.
La vidi inginocchiarsi ai miei piedi e il desiderio pulsava nel mio basso ventre.
Slacciò il bottone dei miei jeans ci infilò una mano fredda all'interno, giocando con i testicoli.
Sospirai.
Iniziò a circondare la mia lunghezza e con le dita lunghe a sfiorarmela e accarezzarmela dolcemente ; il suo polso incominciò a ruotare sempre più forte, ad alzarsi e abbassarsi, così gemetti.
“niente paura, Niall” e fiondò il naso tra il cotone scuro dei miei boxer, per poi annusarmi.
“hai un buon odore” sorrise.
Mi appoggiai al lavandino, lasciando che la ragazza facesse tutto. Continuò a guardarmi finchè non cacciò il mio membro fuori dal suo nascondiglio nei boxer. Egli era ormai duro e lei, prendendolo in mano sorrise compiaciuta.
“poco eccitato, il ragazzo” sorrise.
Lasciò un bacio sulla punta che mi fece gemere. Se ne accorse e sorrise. Se lo fiondò in bocca, arrivando quasi a toccargli la gola. Continuava a fargli roteare la lingua intorno.
Affondai i denti nelle labbra e gemetti.
“mi piace” mi stuzzicò, lasciando che il mio membro sgusciasse fuori dalla sua bocca.
“continua” le ordinai, provando piacere nel vederla rimettere il mio amico in bocca.
Sentivo che stava arrivando, sentivo che sarebbe uscito, e così fu.
Sentii la sua lingua fermarsi di botto all'uscita di quel liquido salato. Sorrise, a denti stretti per poi continuare il suo percorso dalla punta ai testicoli.

Sentii il rumore della porta del bagno cigolare. Volsi lo sguardo e vidi la figura di Suze impietrita sulla soglia della porta.
Lei era lì, più bella che mai.
E io ero nello stesso posto, con la camicia sbottonata e il cazzo nella bocca di una puttana, trovata mentre bevevo, e si, stavolta ero davvero ubriaco.
“Suze... io...” cercai di dire, togliendoglielo da bocca.
“mi fai schifo” uscì dal bagno sbattendo la porta.
Spinsi la testa all'indietro al pensiero che mi ero rovinato con le mie stesse mani.
La ragazza, alzò le spalle e riprese il mio membro tra le dita.
“sta ferma, troia” urlai, spingendola all'indietro e rimettendomelo tra i boxer, per poi uscire dal bagno, lasciandola lì.
Andai a sbattere contro un ragazzo più o meno della mia stessa statura.
“oh, Niall” era Louis.
“Lou” mi fermai di botto.
Vidi la figura di Suze avvicinarsi ad un tavolo, notai, allo stesso tavolo, la figura di Harry, che le chiese 'che succede?'. Lei era in lacrime e io mi sentivo morire dentro.
Cominciò in un pianto isterico finchè Harry non la stinse tra le braccia.
'va tutto okay, ora ci sono qui io' si avvicinò al suo volto e le sorrise, mostrandole le fossette.
Lei alzò il capo e lo baciò. Sentii il sordo schioccare di quel bacio al di sopra del rumore della musica, perchè quello che ora interessava erano loro, anzi lei. Che stava baciando lui.
Voltai lo sguardo verso Louis, e sentii il suo cuore andare in pezzi. La carta che portava in mano tanto fiero finì in un mucchietto di pezzettini, per poi essere gettato con riluttanza in uno dei tanto secchi, presenti in quel locale.
Sentii la rabbia crescere in me.
Sentivo che sarei scoppiato.
L'unica cosa di cui avevo bisogno ora, e che lui le lasciasse il viso e allo stesso modo anche le labbra, ma così non fu.
Mi avvicinai a passo svelto fino a guardarli con riluttanza.
Aspettai che si accorgessero di me e che si alzassero venendo nella mia direzione.
“sei un bastardo” sputai verso Harry “io ti uccido”.
Le lacrime di Suze iniziarono a scorrere ancora sul suo bel faccino da quindicenne, quale era. Mi avvicinai a Harry, ma Suze si mise tra di noi due.
“levati” dissi freddo.
“no” si mise davanti a Harry.
“difendi il tuo fidanzatino?” scherzai con gli effetti
dell'alcool, che mi salì alle stelle.
“anche se fosse? Non devo darti nessuna spiegazione visto che fino a poco tempo fa una puttana ti stava facendo un pompino, o sbaglio?” sputò.
“posso spiegarti” ero atono.
“non ho bisogno delle tue spiegazioni. Ho visto quel che ho visto” incominciò a piangere.
“togliti” le dissi ancora. Più arrabbiato che mai.
Scansai la figura di Suze fino ad arrivare molto più vicino ad Harry.
Sentii il sangue bollire nelle vene finchè non gli sferrai un pugno.


Spazio per me♥


Hello World! Hello World! Hello World!


In questo capitolo vediamo un Niall bastardo
eh già gente, tutte voi credevate che il biondino fosse un angioletto?
vi sbagliate di brutto.
anche lui è umano e anche lui fa errori, come quello di andare con una prostituta ewe
Mi scuso se ho usato termini troppo forti e volgari, ma la voglia di scrivere in rosso cresceva dentro di me. e perché non farlo ora?
Beh, come avrete notato, in altro ho fatto un piccolo scherzetto a una mia compagna di classe la quale segue la storia e ci assilla per il continuo AHAHAHA we love u ♥
Mmmm... che altro dire?
Ah si. Non è nemmeno una settimana che ho già aggiornato :o
MI SENTO FIERA DI ME
Okay.
Ringrazio chi segue questa storia e ringrazio le bellissime recensioni che trovo ogni volta sdhfdjkshdfkjs vi amo
Mi dileguo, addio bitch ♥
-Gab

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Capitolo 21
*** love me or love me not. ***


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Capitolo 21
#Suze'sPOV
La luce che penetrava tra le tapparelle socchiuse mi costrinse a svegliarmi, sentii la testa scoppiarmi e pulsare ad un ritmo non definito. Voltai lo sguardo verso la finestra e decisi che dovevo alzarmi, il sole era già troppo alto e io non ero andata a scuola neanche oggi.
Il preside mi avrebbe uccisa, o meglio, espulsa.
Non sentivo Beth dalla sera prima, l'ultima volta che avevo incrociato i suoi occhi fu quando uscì dalla porta di casa, con un adorabile vestitino rosso.
Sentii un piede intrecciato al mio solo allora, e così mi voltai verso l'altra parte del letto, e vidi Harry, in tutto il suo splendore, con un livido sul mento e il labbro spaccato. Ricordai solo allora della rissa di ieri sera, quella dove Niall aveva cercato con tutto se stesso di contenersi, ma non ce l'aveva fatta; non l'avevo mai visto così...furioso.
Mi passai una mano sulle labbra e notai che erano gonfie così ricordai di poche ore prima, quando io e Harry eravamo in bagno e io cercavo di medicargli le ferite che gli aveva provocato il pugno di Niall.

“guarda qui” gli passai una mano sul livido sul mento. “e guarda le tue labbra” gliele sfiorai. “ma che coglione” borbottai.
“ehi, va tutto bene” mi sorrise.
“non va per niente 'tutto bene'. Hai il labbro spaccato e un livido viola sulla faccia, credi che vada tutto bene?”
“non è nulla” prese posto su una sedia.
“te le medico” corsi in bagno a recuperare la cassetta di pronto soccorso.
Quando ritornai lui era ancora lì, con lo sguardo perso nel vuoto. I ricci scompigliati in testa gli davano un'aria così dannatamente sexy da far ribollirmi il sangue nelle vene. Presi un po' d'ovatta e la bagnai nell'acqua ossigenata per poi sorridergli e passargliela sul livido.
“dimmi se ti faccio male”
“si”
Continuai a passargliela mentre lui lasciava andare dalle sue labbra dei gemiti, non avevo mai medicato nessuno, e come prima volta non era stata una delle migliori.
“perdonami”
Mi sorrise e notai che le sue labbra continuavano a lasciare andare il liquido rossastro.
“posso?” presi altra ovatta e la inzuppai ancora nell'acqua, per poi mostrargliela e chiedergli il permesso di passargliela sulle labbra.
“no”
“ma..non puoi di certo continuare a sanguinare”
“mi fa schifo e poi brucia” mi sorrise.
“quanto puoi essere stupido?” gli pizzicai una guancia.
Mi prese per il polso. “perchè mi hai baciato?”
“non lo so” chinai la testa.
Mi sorrise e mi fece segno di sedermi sulle sue gambe, così obbedii. Mi passò una mano tra i capelli per poi accarezzarmi la guancia con il pollice. Le lacrime si presero possesso del mio corpo e iniziarono ad uscire dai miei occhi, inondando le mie guance e bagnando la sua mano.
“non piangere...” mi sussurrò baciandomi i capelli. “va tutto bene”
singhiozzai a malapena e cercai di pulirmi le lacrime con il palmo della mano, cercando di ricevere un po' di tranquillità dalle sue braccia.
Mi sorrise ancora e mi prese per il mento, baciandomi.
Sentii le sue labbra appoggiarsi alle mie per poi dischiuderle lentamente. Il liquido rossastro stava bagnando le mie labbra e il suo gusto metallico mi inondava la bocca.
Mi prese la mano, per poi sorridermi sulle labbra, nessuno dei due voleva che quel bacio terminasse lì, ma le lacrime continuarono a scendere anche senza il mio permesso. Sentivo le guance del riccio bagnarsi a contatto con le goccioline, ma non ci fermammo. Ma lì ricordai quell'intervista dove gli chiedevano quand'era stata l'ultima volta che aveva baciato una ragazza e lui semplicemente sorrise, senza emettere parola, lasciando che i suoi occhi parlassero per lui. Perchè Harry era quel tipo di ragazzo dagli occhi parlanti, che a solo guardarlo riuscivi a capire il suo spirito da ragazzino mischiato a quello di un uomo dalle troppe responsabilità, che cercava di proteggere se stesso e la persona che amava da tutto il terrore che il mondo potesse dargli, da tutta la paura e la frustrazione. E fu lì, che pianse anche lui, singhiozzando contro le mie labbra, in un pianto isterico e lamentoso, unito ad uno di semplice sfogo.

Sentivo un fortissimo bisogno di piangere, un senso di malinconia mista alla solitudine mi stringe il cuore e lo accartoccia come una pallina di carta. Corsi verso il salotto chiudendo la porta della camera alle mie spalle e mi ci appoggiai con la schiena, cercando di razionare i miei pensieri. Non ci riuscii.
Corsi ancora verso il divano, fiondandomici dentro, mettendomi seduta a gambe incrociate e mi presi la testa fra le mani, mentre le lacrime iniziando a scorrere. Urlai.
Per la disperazione,
per la paura,
per l'angoscia,
per il dolore che prova il mio cuore,
per il dolore che prova il mio corpo ad ogni suo sorriso.

Sentii i passi di qualcuno avvicinarsi al divano e aspettando in attesa di una risposta, o di una domanda.
“Suze?” mormorò Harry. Mi guardò a lungo e mi gettò le braccia al collo. “che è successo?”
“nulla” abbassai ancora lo sguardo, mordendomi il labbro involontariamente.
“qui ci sono io” mi abbracciò più forte. “puoi dirmelo” mi sorride.
“ho paura..Harry”
“paura? Di cosa?” aggrottò la fronte.
“paura di quello che può succedere...”
sorride appena. “andrà tutto meglio” mi strinse ancora in un abbraccio.
“perchè sei così ottimista?” alzai gli occhi.
Sorrise. “non lo so” si passò una mano tra i ricci. “semplicemente mi sono trovato a pensare che nulla può andare peggio di così.”
“che intendi?”
“sto cercando di dimenticare Louis, Suze”
sentii il mio cuore fare un rumore sordo, rompersi in mille pezzettini, schiantandosi a terra, contro il pavimento.
“c-che dici?!” mi alzai velocemente.
“se lo faccio andrà tutto meglio...”
“no, staresti uno schifo”
rise.
“ricordi che avevamo parlato di andare a New York?”
“si” lo fissai.
“vuoi ancora venirci con me?” mi prense la mano.
“si” mormorai.
Lo vidi alzarsi, per poi venire verso di me e penetrare i suoi occhi nei miei. Lo vidi fissare le mie labbra e poi ancora i miei occhi, ma il mio corpo decise di non rispondere al mio bisogno di abbracciarlo, e lasciò che io non mi muova, restai immobile a guardarlo ancora e ancora.
Vi avvicinò ancora più finchè la suoneria del suo cellulare non riempie la stanza, lasciando che il suono rimbalzasse da una parete all'altra.
“il cellulare” mormorai.
“si” mi baciò una guancia per poi prenderlo.

“è Niall” mi guardò.
“rispondi” suggerii andando verso la camera di Harry.
“vuole sapere di te” disse dopo averlo salutato.
“non ci sono....per lui” mi chiusi nella sua stanza.

#Harry'sPOV
“come sta Suze?” la sua voce cristallina era stata scambiata con una voce rozza, da ubriaco.
“come credi che stia?” mi avvicinai all'attaccapanni per poi infilarci le mani alla ricerca disperata di un pacchetto di sigarette.
“non lo so...bene?” azzardò lui.
“se vedessi la tua ragazza farsi fare un ditalino da uno sconosciuto, come ci staresti?” sono stato troppo amaro misto all'acido; ma quelle parole stavano cercando di uscire e così gli ho lasciato campo libero, aspettando una sua reazione.
“hai ragione” ammise.
“dovresti scusarti con lei” lo avvertii.
“dovrei farlo prima con te”
“non è nulla in confronto a quello che hai fatto a lei. Un pugno non è nulla, è solo un livido e un labbro spaccato. Non è un cuore in frantumi”
Non rispose, ma sentii i miei occhi pizzicarmi.
“scusati con lei, non posso vederla così”
“credi che accetterà le mie scuse?! Credi che un semplice 'mi dispiace' possa aggiustare il casino che ho combinato?! No, Harry, non è così che funziona. Sono stato un emerito coglione, ma io ci tengo a lei... io... io..” il suo tono era aggressivo, ma come biasimarlo?
“a te piace” sussurrai.
Fece un ghigno che si aprì in una risata. “è troppo poco.”
“se non ti scusi ora non rivolverai nulla” azzardai.
“mi scuserò quando il mio cuore deciderà di farlo, perchè anche lei mi deve delle scuse. Ti ha baciato... non lo dimentico” era acido.
“sei un coglione, Horan. L'ha fatto per la frustrazione del vedere te farti fare un pompino da una puttana, credi sia bello? No, non lo è.... e vuoi sapere una cosa? Verrà con me in America, la porterò vicino alla statua della liberà e li la bacerò, dato che tu non sei capace di farlo, dato che sei troppo orgoglioso per capire che quella ragazza ha solo bisogno di essere amata. Ha quindici anni e si sta comportando come un'adulta per proteggermi, proteggerCI, da quello che i menagement possano fare. Ma no, continua a farti fare pompini.” ora ero arrogante, antipatico, ma allo stesso tempo quasi atono, come se parlassi da esterno alla situazione.
“tu hai già Louis che te li fa” sputò.
“vedi di andare a farti fottere, coglione. Non capisci un cazzo. Metti il tuo orgoglio da parte e vedi che anche lei è cotta di te, sennò non starebbe a piangere. E ora ciao, e rifletti sulle mie parole” staccai la chiamata per poi lanciare il cellulare contro il divano, lasciando che rimbalzasse a terra: potevo permettermene un altro.
Cacciai dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne presi una.
Feci scattare l'accendino e l'accesi, iniziando a fumare.
Lasciai che il fumo mi entrasse nella bocca e bruciasse la mia gola, per poi lasciarlo uscire da dove era entrato.
Feci l'ultimo tiro e la gettai.
Sentii la voce di Suze parlare al telefono con qualcuno ed il mio istinto da origliatore decise che dovevo ascoltare tutto, così mi avvicinai alla porta.
“dove sei?” la voce stridula di Beth si fiondò in tutta la stanza.
“sono da Harry” Suze aveva la voce pacata, atona.
“cosa?! E perchè sei lì? Pensavo fossi da Niall”
Suze rise appena. “come puoi vedere: non sono con lui”
“è successo qualcosa?”
“ho deciso di andare a New York con Harry” ancora atona.
“e con la scuola?”
“ho deciso di lasciarla, prenderò un'insegnante privata. Ora posso permettermelo”
“ quando hai intenzione di partire?”
“domattina.”
“ e Niall?”
“ha già una ragazza che gli fa i pompini, non gli servo io.”
“tu non gli fai i pompini”
“appunto. Non gli servo”
“smettila di dire cazzate, Suze. Niall è cotto di te”
“potrebbe bruciarsi, è meglio se sta lontano.”
“ha bisogno di te”
“ho bisogno di tempo”
“hai bisogno di lui”
“più di quanto immagini” singhiozzò.
A Suze piaceva proprio tanto Niall, e aveva bisogno di lui, e io questo non l'avevo capito. Avevo pensato soltanto a me. Mi ero comportato da egoista pensando che quella ragazzina potesse stare bene in mia presenza, potesse rimpiazzare il vuoto che Louis aveva lasciato. Ma mi sbagliavo, perchè anche lei era una persona, e per quanto potessi volerle bene, sapevo che non potevo tenerla stretta a me.
Stavo iniziando ad innamorarmi di Suze.
I brividi che provavo quando le sue labbra sfioravano le mie non era nulla in confronto a quelli di quando Louis mi passava un braccio intorno alle spalle e mi sorrideva.
Avevo provato a dimenticarlo, stavo cercando di cacciarlo dalla mia testa, perchè nel mio cuore ci sarebbe sempre stato uno spazio per lui, come fidanzato o migliore amico.
Lui era quello di cui avevo bisogno, avevo bisogno di qualcuno che potesse dirmi che stavo facendo la cosa giusta, per questo avevo scelto Suze, che mi avrebbe supportato sempre, perchè lei era una Directioner e ci sarebbe sempre stata, qualunque cosa avessi detto o fatto, lei, sarebbe stata sempre lì.

Aprii completamente la porta ed entrai nella stanza, dove Suze era di spalle ed in piedi, mentre piangeva. Arrivai dietro le sue spalle e l'abbracciai, cercando di farle capire quanto fosse importante per me.

~

#Suze'sPOV
“prepararsi all'atterraggio” la voce metallica di una donna all'altoparlante mi fece notare il fatto che mi ero appisolata sulla spalla di Harry, al mio fianco.
“buongiorno” mi sorrise.
Sorrisi anche io e spostai lo sguardo verso il finestrino notando che le minuscole case sotto i nostri piedi stavano diventando sempre più grandi e che quindi era arrivato il momento di scendere dell'aereo.
La partenza e l'atterraggio erano i momenti peggiori, ti sentivi lo stomaco in rivolta e il vomito salirti alla gola. Ma in realtà questa volta mi trattenni dal non vomitare, stringendo la mano al riccio quando sentii il brusio e lo schianto delle ruote sulla pista d'atterraggio.
Eravamo finalmente arrivati in America, quelle otto ore di viaggio erano state le più strazianti di tutte: per tutto il tempo avevo cercato di non pensare al fatto che fossi a più di tre metri d'altezza e che la gente sotto i miei piedi sentiva un'assordante rumore. Avevo ascoltato molta musica e provato vari tipi di stuzzichini che le hostess ci portavano.
Harry veniva riconosciuto anche sull'aereo e numerose fan volevano farsi fare un autografo e scattare una fotografia.

“dobbiamo scendere” mi sorrise alzandosi e prendendo la borsa dal ripostiglio sulle nostre teste.
“oh, si” mi stiracchiai e presi la borsa vicino ai miei piedi.
Scendemmo dall'aereo e notai un grosso cartello con scritto 'BENVENUTI A NEW YORK'.
“New York...” mugugnai.
Harry mi passò una mano intorno alle spalle per poi sorridermi e passarsi la mano tra i capelli. Andammo a prendere le valigie e vedemmo una calca di ragazzine più o meno della mia età accalcarsi dalla nostra parte.
Velocemente indossai gli occhiali da sole e il cappello della felpa, non volevo che qualcuno potesse riconoscermi. Harry, invece, non si scomodò, non cercò in nessun modo di nascondersi dai paparazzi, non si mise gli occhiali, non si coprì il volto, anzi, sembrava proprio interessato al fatto che i giornalisti potessero vedere il suo volto sorridere in un modo fasullo e la sua mano stringere la mia.
“possiamo farci una foto?” chiese una fan, che aveva le lacrime agli occhi.
“sono con lei” atono.
“puoi farmi un autografo?” chiese ancora.
“dammi una penna” accennò un sorriso.
La ragazza gli porse una penna e lui le firmò il foglio che aveva in mano.
“grazie” sorrise asciugandosi le lacrime.
“posso abbracciarti?” era una ragazzina tra i dodici e i quattordici anni, aveva i capelli rossi, spettinati per le spinte, gli occhi azzurri e le guanciotte arrossate.
Harry si voltò verso di lei e aprì le braccia, la ragazzina si fiondò dentro ed incominciò a piangere. Inevitabilmente una lacrima mi rigò la guancia quando ricordai che tutto quello che desideravo era incontrarli, abbracciarli, quella ragazzina ci era riuscita. Era riuscita ad incontrare i suoi idoli, ed io non potevo essere più orgogliosa di così.
“grazie” sussurrò la ragazzina contro il petto del riccio, tra i singhiozzi. “grazie di farmi stare bene, sei tutta la mia vita, ti amo” sussurrò lentamente.
“ti amo anche io” Harry le sorrise prima che potessero venire i bodyguard a farla scostare.
“datemi le valigie” mi disse uno di loro. “le porto in albergo” gliele porsi e sibilai un minuscolo 'grazie' con le labbra.
Il riccio diede anche lui le sue valigie per poi prendermi la mano.
“che ne dici di andare al parco?” uscimmo dall'aeroporto.
“va bene” gli sorrisi.
Prendemmo il primo taxi e andammo in direzione 'Central Park'.
Quando scendemmo, ci prendemmo per mano e iniziammo a vagare tra le stradine, cercando di evitare le fan urlanti che ci rincorrevano.
Ci sedemmo su una panchina.
“che ne dici di andare a cena stasera?”
“mmm... no.” scossi la testa.
“perchè?” spalancò la bocca, nessuno aveva mai rifiutato un invito a cena da Harry Styles.
“primo: ho bisogno di riposarmi. Secondo: devo prima comprare un vestito adatto” risi.
“quindi facciamo domani?”
“ci sto. Ma solo se domani mi porti alla statua della libertà”
“promesso” mi sorrise.
Aprì il suo braccio e mi ci fiondai dentro, come, ormai, ero solita a fare. Alzai lo sguardo e incrociai quello verde brillante di Harry.
“...stavo pensando... che pensi di fare con Niall?”
aggrottai la fronte e scossi la testa. “nulla”
“hai intenzione di perdonarlo?”
“non lo so... per ora ho solo bisogno di tempo” atona.
“e se fosse arrivato il momento di dire a tutti che stiamo insieme...?” mi strinse forte.
Ci furono dei minuti di silenzio, finchè non mi decisi a parlare. “si, è arrivato il momento”
Harry si alzò in piedi, fece un grosso respiro e urlò. “LA MIA RAGAZZA SI CHIAMA SUZE, LEI E' BELLISSIMA” arrossii velocemente.
“siediti, coglione” lo tirai verso di me e poi gli baciai una guancia.
“sei bellissima” mi sussurrò.
“smettila, non attacca” scherzai pizzicandogli una guancia.
Mi baciò al lato della bocca e io arrossii ancora di più.

Stavamo scherzando, finchè una ragazzina non si avvicinò alla nostra panchina e sorrise.
“p-p-posso... p-p-posso a-ave-aavere u-una f-f-foto..?”
Harry si alzò in piedi e sorrise. “certo”
“la scatto io” mi alzai anche io.
La ragazzina mi porse la macchinetta e aspettai che i due si mettessero in posa.
“scatto, eh.” sorrisi infilando l'occhio nell'obbiettivo.
Scattai la foto e porsi la macchinetta alla ragazzina, che mi sorrise e mi ringraziò.
“c-c-chi è l-l-lei?” chiese vero Harry.
“si chiama Suze, ed è la mia ragazza” sorrise.

BOOOOOOMM BABEEEE
Gab is Back.
No, non ero morta, semplicemente non ho avuto tempo cwc quindi ho cercato il momento giusto per scrivere, ed eccomi qui, yee.

ABBIAMO UNA GROSSA IDEA, GENTE.
Abbiamo deciso di creare dei profili twitter per le protagoniste della nostra storia, dove potrete interagire con loro facendogli domande, chiedendogli delle anteprime, piccoli pezzi dei loro monologhi o dei loro pensieri, insomma, cose del genere jfshfjdsh
è un'idea del tutto ORIGINALE, quindi se la usate, abbiate almeno il rispetto di darci i rediti e.e
il profilo per Suze è : @Suze_x (si, grande inventiva.)
Quello per Beth: @Beth_x (molto originali sisi)
Il mio: @xniallswings_
Quello di Anna: @SelinaGomez__x


Ringrazio chi segue questa storia.
Grazie per le bellissime recensioni che mi fanno sempre sorridere ljsdhfjkh
ringrazio anche chi mi assilla e.e
e ringrazio anna per sopportare le mie paranoie sui larry jdhsfjkdshk
MI DILEGUO

-Gab

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Capitolo 22
*** cuts and dreams. ***


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Capitolo 22
Ancora un sonoro rumore si sparse per la stanza.
Ancora una volta avevo lanciato qualcosa contro il muro, lasciando che andasse a sbattere contro una cornice di vetro e che sbattesse a terra.
Le lacrime continuarono a scendere, miste a degli urli.
La mia vista era ormai offuscata dalle troppe lacrime, ma vedevo chiaramente i pezzi di vetro che si erano schiantati a terra, che avevano provocato un rumore sordo e cupo. Anche il mio cuore era nelle sue stesse condizioni, lo sentivo pesante, quasi come se non fosse quello il suo posto. Sapevo che non poteva esserlo, perché metà parte di cui avevo bisogno era lontana.
E l'altra metà parte si era divisa ancora.
Sentii bussare alla porta, e mi rannicchiai con le spalle al muro e i piedi al petto, dondolandomi, vicino ai pezzi di vetro.
Ne presi uno e cercai di posizionarmelo sul polso, tra le lacrime che ancora cadevano.
“Suze! SUZE, APRI QUESTA DANNATA PORTA” la voce roca di Harry oltrepassò la lussuosa porta in legno dell'albergo e arrivò alle mie orecchie, provocando un altro suono cupo al mio cuore.
“APRI LA PORTA” urlò ancora.
Diedi forza al vetro che avevo tra le mani, poggiandolo con vigore sul polso, lasciando che ne uscisse del sangue. Alla vista di quel liquido rossastro i miei occhi si gonfiarono ancora, le mie orecchie furono lasciate finalmente in pace dal rumore del mio cuore, per poi spostarsi sul rumore dei pugni del riccio sulla porta.
“SUZE, APRI” ancora un urlo. “APRI O BUTTO GIU' LA PORTA”
Sentivo il braccio pulsarmi e bruciami sotto la stretta della mia mano, ma allo stesso tempo mi sentivo quasi felice, leggera.
Mi stavo sentendo bene.
Il liquido fuoriuscì lentamente e a quella vista provavo quasi pena per me stessa, per quello che ero riuscita a fare. Lanciai il vetro che avevo tra le mani il più lontano possibile e mi rannicchiai spinta ancora di più contro il muro dalla colorazione rosea.
Sentii un'ultima spinta vicino alla porta, finché non si spalancò e notai la figura di Harry entrare a passo veloce.
Non fiatò nemmeno per un secondo, semplicemente scostò il vetro in frantumi e si accovacciò al mio fianco, abbracciandomi.
Restammo in silenzio per un periodo di tempo che sembrava interminabile. Nessuno dei due parlava, soltanto i miei singhiozzi ci riportavano alla realtà di quel momento.
Le sue mani erano strette intorno alla mia schiena e le mie erano aggomitolate vicino al suo petto. Sentii il polso bruciarmi e il liquido colarmi verso la mano.
“non farlo mai più” mormorò.
Alzai lo sguardo e incrociai le sue iridi verde smeraldo, le sue labbra si aprirono in un sorriso, ma non mostrarono nessun segno di una qualsiasi fossetta.
Lentamente scostai la mia mano sulla ferita che mi ero provocata sul polso: pulsava ancora.
Bruciava.
Un dolore lancinante mi colpiva al petto, una fitta di schegge mi penetrava, un dolore immenso misto ad un dannato senso di benessere e pace mentale.
Lasciai che le lacrime mi scendessero ancora per un po' finché non mi alzai, asciugandomele con il palmo della mano.
“che è successo?” mugugnò.
“nulla” atona.
“puoi dirmelo, sai?” mi sorrise.
“io...” sospirai. “devo tornare in Italia.”
“è successo qualcosa?”
“mi ha chiamata mia zia. I miei hanno deciso di separarsi, e devo essere lì.”
“quando parti?” non si oppose, sapeva cosa provavo.
“il prima possibile...scusami” sussurrai.
“promettimi di non farlo più” si alzò prendendomi il polso ancora sanguinante.
Abbassai lo sguardo in segno di resa, cacciò dalla tasca un pacco di fazzoletti e mi asciugò le ultime goccioline di sangue presente sul polso. Poi lo baciò.
“H-Harry...” mugugnai.
“shh” mi zittì. “mettiti un giacchetto, ti porto a fare un giro” mi sorrise.
“Harry... non voglio” abbassai la testa.
“tutte scuse. Prendi il giacchetto e andiamo.”
Legai i capelli in una coda alta e presi un giacchetto, per poi seguirlo fuori alla porta della nostra camera, numero 1711.
“d-dovremmo avvertire qualcuno per il vetro” mi chiusi la porta alle spalle.
“adesso che scendiamo alla reception lo diciamo a qualcuno, okay?” mi sorrise prendendomi la mano.
“okay” entrai in ascensore.
Il silenzio calò tra di noi, interrotto dai respiri.
“d-dove vuoi portarmi?” mi feci coraggio, per poi notare la mia mano ancora stretta tra la sua.
“che cos'è quella cosa che tanto desideri fare ma i tuoi non lo permettono?” sorrise.
“non è un buon momento per gli indovinelli, Harry.”
“non è un indovinello, piccola Suze.”
“vorrei colorarmi i capelli di blu” sognai.
“facciamolo!” le ante dell'ascensore si aprirono.
“c-cosa? NON POSSO.” mi trascinò fuori.
“si, che puoi” sorrise. “signorina, può raccogliere i pezzi di vetro nella stanza numero 1711? Ripago i danni” andammo fuori al grosso hotel.
Le fan scatenate fuori all'albergo aspettavano solo quello, che noi uscissimo fuori; perché non bastava essere insultata sui social network, dovevano farlo anche di persona. Una ragazza dai capelli corvini e gli occhi aguzzi indossava una maglietta con una mia foto e un divieto: 'no a Suzanne, no a Suzanne' urlava.
Sentii il cuore ancora più pesante e le lacrime pizzicarmi gli occhi.
“cosa ti ho fatto?...” mormorai quasi tra le lacrime.
Harry mi vide e mi abbracciò, cercando di scavalcare la folla di fan impazzite che trattenevano la nostra auto nera. Entrammo e feci un sospiro di sollievo, ma vedendo quella ragazza le lacrime scesero dai miei occhi.
“piccola, n-non preoccuparti. È tutto okay” mi abbracciò.
“t-tu non capisci, Harry.” piansi ancora.
“ti prometto che non riceverai odio. Ti prometto che nessuno ti farà del male”
“ho paura, ho paura di essere odiata”
“non succederà, te lo giuro”
“H-Harry, non fare promesse che non puoi mantenere.”
Mi aggomitolai tra le sue braccia alla ricerca di una risposta o di una qualsiasi domanda, visto che non arrivò, cacciai dalla tasca un paio di cuffiette, le srotolai dagli eventuali nodi che si erano creati e le misi nelle orecchie facendo partire la playlist di canzoni più depresse che avevo. Prima che potessi accorgermene il suo dolce profumo e il suo calore mi cullarono per poi farmi addormentare tra le sue braccia.
Il mondo intorno a me scomparì; era stato sostituito dal nero, colore troppo cupo e spaventoso. Ero avvolta da una nube grigiastra, tendente al nero.
Stavo cercando di liberarmi in tutti i modi, ma notai solo allora che avevo le caviglie e i polsi legati a delle catene di ferro arrugginito.
“aiuto” urlai, ma nessun suono uscì dalla mia bocca, nessun sibilo, nessun minimo movimento delle mie labbra.
“liberatemi” urlai ancora.
Sentii un ghigno, pari a quello di una strega, e voltai lo sguardo alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarmi, ma ancora una volta ero sola e nessuno, se non la mia voce interiore, era al mio fianco.
Il ghigno era fasullo come tutto quello che avevo intorno, lo sapevo, ma non riuscivo a capacitarmi di tutto ciò.
“Suze” sibilò una voce che sentivo bene, chiara e trasparente, sapevo di chi era.
“Suze” mormorò ancora, lasciandomi nel completo panico per non poter rispondere.
“aiuto” mugugnai abbassando lo sguardo.
La nuvola di fumo nera era diventata stranamente di un colore più chiaro, tendente al bianco.
“sono qui...Suze” ancora la sua voce, che cercava di chiamarmi.
Il nero si trasformò in un bianco troppo immenso.
Le catene si sciolsero e io potei massaggiarmi le caviglie e i polsi, che fino ad allora avevano subito la stretta morsa di quei macigni di ferro.
Il taglio era ancora lì, ma non sanguinava più, era semplicemente rossastro.
Non bruciava più, ma mi ricordava il bruciore del mio cuore.
Non pulsava più, ma portava al ricordo del mio cuore che ancora batteva...viveva.
“aiuto” mugugnai ancora, alla ricerca disperata di qualcuno che potesse sentire il mio sottile timbro di voce che avevo in quel momento.
“ci sono io, Suze” ancora quella voce a chiamarmi.
Alzai lo sguardo per cercare nella luce quella voce, e quando lo vidi il mio cuore si fermò di botto.
“L-Louis” mormorai.
“sono qui per te” sibilò, volando grazie alle sue enormi ali da angelo, quale era, verso di me.
“p-perché sono qui... perché s-sei qui” sussurrai quando fu abbastanza vicino, ma notai ancora una volta che le mie labbra non lasciavano trapassare suono, che erano serrate e ridotte a una minuscola striscia; eppure Louis mi sentiva e rispondeva.
“non posso dirtelo ora...” mugugnò porgendomi un fazzoletto. “asciugati le lacrime”
Presi il pezzo di stoffa bianca dalle sue mani e lo passai sotto gli occhi, cercando di asciugare le lacrime che non avevo sentito scendere; ma ormai questo capitava anche fin troppo spesso, non riuscivo a trattenere le lacrime e scoppiavo come una fontana.
“così....brava” sussurrò sorridendomi: il primo vero sorriso angelico che vidi da quando mi trovavo lì.
Raccolsi il fazzoletto tra le mani e notai che le lacrime che copiose mi uscivano dagli occhi non erano semplici goccioline di acqua salata, ma sangue.
Il liquido rosso usciva ancora, ma non lo sentivo bagnarmi, non mi sentivo pulsare gli occhi o bruciarmeli. Ma adesso ero semplicemente spaventata.
“c-che cosa mi sta succedendo?” urlai.
Louis fece un ghigno. Le sue ali da angelo scomparirono in un batter d'occhio: le ali bianche che mi avevano aiutata si erano trasformate in un paio di ali nere.
Il bianco che quasi mi rassicurava diventò ancora una volta cupo e nero.
“L-Louis?” mugugnai.
Louis ringhiò, e la sua corporatura esile si trasformò in una più robusta; il suo sguardo paradisiaco si trasformò in uno aguzzo e cupo; il suo sorriso svanì, lasciando posto a delle grosse labbra carnose munite di denti giallastri e scoordinati tra loro; il vestito bianco che indossava all'inizio si era trasformato in uno rosso, rosso sangue.
“c-chi sei?” sussurrai.
“la tua coscienza, bella bambina” si avvicinò e mi accarezzò la testa, con un ghigno.
“lasciami stare, bastardo” mi alzai velocemente.
Ringhiò. “non fare la cattiva, guarda come sei candida”
Voltai lo sguardo verso il vestitino bianco che indossavo e notai che si stava trasformando a poco a poco in uno nero.
“cosa vuoi?” indietreggiai, ma stavo per cadere dalla nuvola di fumo, anch'essa nera, ma lui mi prese per la mano.
“aiutarti” sussurrò con un ghigno.
“in che senso?”
“continua a fare bene il tuo lavoro da copertura...” ringhiò. “non farti venire nulla in mente...potresti avere delle complicazioni” rise, con tutta la sua malvagità che aveva in corpo. Eppure conoscevo quell'uomo, non sapevo il suo nome, ma l'avevo già visto. Avevo già incrociato quegli occhi cupi e quel volto, ma non ricordavo.
Cercai di capire chi fosse, ma non ci riuscii.
“perché sei qui? Lasciami in pace” urlai.
“sono qui per portarti sulla retta via, bella... per farti capire cosa devi fare e cosa NON devi assolutamente fare.”
“cosa intendi?”
“continua a fare il tuo lavoro. Non fare l'eroina, non salverai nessuno. Semplicemente ridurrai te stessa in poltiglia. È questo che vuoi?” ringhiò.
“no” scossi la testa. “ma allo stesso tempo voglio salvare qualcuno”
“dovevi pensarci prima. Ora ci sei troppo dentro per lasciare. Ricorda: cose da fare e cose che non devi fare” scomparve.
“aspetta” allungai una mano per acchiapparlo, ma era troppo lontano.

“puoi fermarti qui” sentii la una voce roca.
La macchina parcheggiò e sentii la voce di Harry chiamare il mio nome.
“siamo arrivati” sussurrò poi.
Aprii gli occhi e notai che erano umidi, mi ero addormentata piangendo ancora una volta.
Sussultai al ricordo di quel sogno: ma lo era?
“mmm...si” mi stiracchiai. “dove siamo?”
Indicò fuori dal finestrino una sala da parrucchieri e, involontariamente, sorrisi.
Scendemmo dall'auto e ci recammo in questo salone, salutammo la donna e la sua piccolina.
“ehi, Harry. Chi è la ragazza?” sorrise la donna.
“uhm... ehm... un'amica” sorrise imbarazzato, mentre si scosse i capelli.
“è la tua ragazza.” rise.
“Lou” sussultò il riccio.
L-Lou...Lou... conoscevo il suo nome, e avevo già visto quella bambina. Ma certo. Era la parrucchiera dei ragazzi.
“s-salve” sorrisi.
“a chi devo fare i capelli?” guardò Harry.
“non ci pensare proprio, Lou.” rise. “devi farli a lei” mi guardò e sorrise.
“puoi sederti qui” mi porse una sedia.

~

“ora puoi guardarti allo specchio”
Harry alzò lo sguardo dalla rivista che aveva in mano e sorrise.
Voltai lo sguardo verso lo specchio che la donna aveva in mano e sorrisi, notando che le punte dei miei capelli erano blu.
“g-grazie” sorrisi.
“di nulla. È stato un piacere conoscerti” mi porse la mano. “come hai detto che ti chiami?”
“Suze” afferrai la mano.
“ho già sentito il tuo nome: ah si, sei la ragazza di Harry.” arrossii di botto.
“Lou” la rimproverò il riccio. “dobbiamo andare, ci vediamo”
Uscimmo dal salone e incominciammo a camminare per le vetrine.
Dolciumi, abbigliamento, bar, pizzerie, negozio di animali...
“che ne dici di un gelato?” mi sorrise.
“g-grazie, Harry” gli sorrisi. Mi sorrise anche lui.
“ti ho chiesto se vuoi un gelato.” rise “non delle scuse”
“p-puoi portarmi alla Statua della Libertà?” mi fermai e lo guardai negli occhi.
“certo” mi prese la mano. “ma prima prendiamo un gelato”
“ci sto” mi aprii in un sorriso anche io.
Harry era sempre stato così gentile con me, non aveva provato pena quando mi aveva vista in quello stato poche ore prima; a differenza di quello che avevo provato io quando l'avevo visto distrutto per Louis. Dovevo fare qualcosa.
Sentii il telefono trillarmi in tasca: era Niall.
Lo cacciai e risposi.
“pronto...?”
“ehm... Suze, sono Niall... p-possiamo parlare?”
“vorresti farlo per telefono. Grande uomo, davvero” atona.
“volevo scusarmi di persona, ma sei andata via.”
“sarei dovuta restare lì? Tu cosa avresti fatto?”
“sarei restato al tuo fianco, perché sapevo che non era tua intenzione”
“non giustificarti” acida. “ora cosa vuoi?”
“scusarmi” sussurrò. “ho bisogno di vederti.”
“ho bisogno di tempo.” mormorai. “t-ti chiamo io quando sarò pronta, okay?”
“no” sussurrò. Sussultai.
“che intendi dire?”
“ho bisogno di te, Suze. Mi manchi. Ho bisogno dei tuoi abbracci, delle tue carezze, dei tuoi baci. Ho bisogno della tua voce, della tua presenza, del tuo carattere qui... con me” una lacrima mi rigò il viso. Ero davvero così importante per lui?
“ti prego Suze, torna...” stava piangendo.
“tornerò...”
“davvero?” singhiozzò.
“si. Ma poi partirò ancora”
“ho solo bisogno di vederti.”
Guardai le ferite sul polso e ricordai che Niall era una delle ragioni.
“ci vediamo quando arrivo, ok?” gli sorrisi, come se potesse vedermi.
“certo, Suze... sei speciale...importante e io t-ti...” mormorò.
Sussultai, ma non ebbi il coraggio di rispondere, così staccai la chiamata, da vera codarda quale ero.

“è proprio bella” mi sorrise.
“già” alzai lo sguardo al cielo. “posso farti una domanda?” abbassai la testa.
“dimmi” mi guardò, interrogativo.
“quanto credi che durerà questa storia?... della copertura, intendo.”
“in realtà volevo chiederti la stessa cosa...” sospirò. “tu che consigli di fare?”
“io proverei a dare dei segnali più evidenti.” mi voltai verso di lui.
“cosa intendi?”
“magari scrivere qualche tweet in più, parlare con più shipper... cose così” cercai di sorridergli.
“e se non servirà a nulla?”
“aspetteremo fino alla fine del contratto.”
“ho paura.”
“di cosa?” non capivo, o meglio, non volevo capire.
“perdere fan, fama...soldi.”
“i soldi sono il tuo problema?!” mi alterai.
“no” sospirò. “ma è il problema principale del mancato coming out” sussurrò.
“resisti. Resisti ancora un po', Harry. Ti prometto che quando tutto questo schifo nella mia famiglia sarà finito, ti prometto di aiutarti per il coming out. Ti prometto che se ci alleeremo tutti insieme, i menagement non potranno fare nulla.” gli presi la mano.
“grazie” mi baciò una guancia, arrossii.
“su, alzati. Andiamo a fare un giro.” mi alzai e gli porsi la mano, che accettò.

Passeggiammo per le stradine di New York e miliardi di paparazzi ci scattarono foto. Quando le fan volevano un autografo ero la prima a scostarmi indietro: forse per non ricevere insulti, o solo perché sapevo cosa si provava nel vedere il tuo idolo mano nella mano con la sua ragazza, sapendo di non poter essere al suo posto e di non poterlo amare come si merita. Ogni ragazza dovrebbe avere la possibilità di realizzare il suo sogno, di ascoltare il suo idolo, piangere e ridere con lui, cantare con lui in modo che i loro cuori si riuniscano in uno solo, un solo grande cuore, capace di portare il bene all'umanità. Perché se tutti ne avessero la possibilità, non ci sarebbero più haters e odio.
Arrivammo davanti all'hotel che era ancora pieno di ragazze, così prendemmo l'entrata secondaria ed entrammo.
“signori, scusate, ma è arrivato un fax per i residenti nella stanza 1711, siete voi, no?” una bellissima donna in tailleur nero: bionda, alta, occhi grandi e scuri, tacchi a spillo.
Ci fossero stati altri ragazzi avrebbero sbavato al suo passaggio, ma non Harry. Lui restò impassibile, non sgranò gli occhi, non spalancò la bocca; semplicemente le sorrise, prendendo le carte che aveva tra le mani. Le guardò attentamente e le sorrise ancora, ringraziandola.
Prendemmo l'ascensore e ritornammo in camera.
Aprimmo la porta e notammo che era tutto perfettamente in ordine, come se non fosse successo nulla. Il profumo aguzzo del sangue venne sostituito dalla puzza pungente dell'alcool, usato per disinfettare qua e la.
Prendemmo la nostra roba e la mettemmo a posto, posizionandola nelle valigie anche se era solo il terzo giorno che eravamo lì.
“che diceva il fax?” chiesi curiosa.
“oh, si” scosse la testa. “diceva di accendere la televisione e mettere nel lettore questo cd.” me lo porse. “ma specifica che devi vederlo da sola” fece per uscire dalla camera.
“resta con me” lo implorai.
“sarò al bar dell'hotel se avrai bisogno di me” si chiuse la porta alle spalle.

Che cos'era quel cd?
Me lo rigirai tra le mani per un po' di tempo fin quando non decisi di scartarlo ed inserirlo nel lettore dvd. Accesi la televisione e mi accomodai sul letto.
Aspettai che caricasse fin quando non vidi la figura di Niall con una chitarra in mano.

“C-ciao Suze...” incominciò arrossendo.
“forza” lo incitò Liam.
Sorrisi.
“ehm... sono qui perché sono stato un coglione e vorrei che tu mi perdonassi, perchè mi manchi” sorrise e si toccò i capelli. “Liam... potresti uscire?” arrossì.
“certo capo” rispose Liam. “ciao Suze” urlò prima di uscire dalla stanza.

“c-ciao Liam...” sorrisi, come se potesse sentirmi.

“Ehm...stavo dicendo?” arrossì. “oh, si... mi manchi, Suze... Sono stato uno stupido. Ti avrò sicuramente fatta soffrire, soprattutto per il fatto di non essermi fatto sentire prima; ma sai... quando in mezzo ci si mette l'orgoglio e l'alcool non ne esce una buona cosa” rise. “volevo soltanto dedicarti una canzone, nella speranza di ricevere, un giorno, il tuo perdono....

(http://www.youtube.com/watch?v=b-RQIN3wo5U fhsjdfhk )

“I'm broken, do you hear me
I am blinded, 'cause you are everything I see
I'm dancing, alone
I'm praying, that your heart will just turn around..
And as I walk up to your door
My head turns to face the floor
Cause I can't look you in the eyes and say”

Cantò, lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo. Il mio cuore mancò di battiti, la mia mante uscì di senno.
Eravamo solo io e lui in quel momento, nessuno ci disturbava e lui, stava cantando per me. Mi aveva dedicato questa canzone, ed ora tutto quello che riuscivo a fare era guardare le sue labbra e sognare che fossero appoggiate sulle mie.

“When he opens his arms and holds you close tonight
It just won't feel right
Cause I can't love you more than this
Yeah
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right
Cause I can't love you more than this
Can't love you more than this”

Era questo che provava?
Era questo quello che sentiva?
Lo stavo davvero distruggendo in questo modo?

“If I'm louder, would you see me
Would you lay down in my arms and rescue me
Cause we are the same
You save me
When you leave it's gone again...
Then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body fails, I'm on my knees
Prayin'”

Se parlassi più forte ti sentirei. Ti vedrei.
Resterei tra le tue braccia per sempre, Niall. Ti perdonerei per tutto, piccolo.
Siamo uguali, lo so.
Abbiamo sbagliato ancora, lo so.
Mi salvi, lo so.
So benissimo come ti senti, ma non voglio vederti soffrire.
Non voglio che tu pianga per me: perchè è questo quello che fa un vero uomo. Piange. Piange per lui. Prega. Prega per il mondo.

“I never had the words to say
But now I'm asking you to stay
For a little while inside my arms
And as you close your eyes tonight
I pray that you will see the light
That's shining from the stars above...”

Le lacrime si presero possesso dei miei occhi. Potevo mai essere stata tanto stupida da non capire che per Niall ero, almeno un pizzico, importante?
Mi alzai dal letto e mi avvicinai lentamente al televisore. Ci poggiai una mano sopra e sorrisi.

“so che non è il modo giusto” continuò Niall dopo aver terminato la canzone. “so che non è per niente il luogo adatto, ma so che è il momento giusto, perchè provo qualcosa per te, Suze... perchè ti amo.”



ECCO QUA, IL POSTINO GAB E CON LEI C'E' IL SUO GATTO ANNA(?)
Si, volevo un'entrata trionfale. credo di esserci riuscita ewe
Facciamo il punto della situazione: vi va?
Suze è con Harry a NY, Niall è ancora a Londra
Suze prova a tagliarsi perché in questo momento è in uno stato confusionale in assoluto: i suoi genitori vogliono separarsi, i paparazzi continuano a darle il tormento, ha paura dei commenti delle 'true directioners'.
Insomma, Harry la vede e la 'salva'
Niall vuole scusarsi con lei, ma lei gli sbatte il telefono in faccia prima che finisse di parlare: che voleva dirle?
Suze FINALMENTE ha avuto il coraggio di andare contro i suoi genitori e farsi le punte blu fjhsjfhks (ma ve la immaginate la Gomez con le punte blu?)
Vanno sotto la statua della libertà e lì parlano un po' del coming out jhfsjkd
Quando ritornano in hotel Suze riceve un video e lo guarda: sdjhfjkhsk

QUESTO E' IL PUNTO, VOI COSA NE PENSATE?
Ringraziamenti jfhjksdh
Ringraziamo chi segue questa storia♥
Ringraziamo le belle recensioni che lasciate ogni volta dsjhfjks
Ringraziamo chi ci assilla e.e
Ringraziamo Lm per aver dato un nome al nostro fandom AHAHAHAHAH siamo le GANNER, bitch lol
Ringraziamo chi si chiama 'ganner forever' on twitter fjshdfsjk
Ringraziamo chi pubblicizza fjshdfjkhsk
Ringraziamo i nuovi lettori fjdhfjks
Ringrazio Anna per sopportare le mie paranoie larry e.e
Ringrazio il cervello di Gab per permetterle di trovare parole sensate
Ringrazio i miei polpastrelli, che non mi abbandonano mai ♥
Ringrazio i miei occhi per stare aperti fino a notte fonda per scrivere lfshdkfhs
Grazie a tutti ♥

Se volete potete trovarci su twitter ai hjfhsfkjs
Gab: @xniallswings_
Anna: @SelinaGomez__x
Ricordate che avevamo detto di aver creato i profili di Suze e Beth?!
Bene
Sono ufficialmente attivi, sotto i nomi di:
Suze: @xsuze_x o Suzanne Grey
Beth: @xBeth__ o Elisabeth Evans
fdhgjdfhk
SEE YOU SOON.
Gab & Anna loves you all ♥

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Capitolo 23
*** adulti, dicevano. ***


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Capitolo 23
#NiallsPOV

“tra quanto arriva?” voltai lo sguardo verso Beth, che era seduta tra le braccia di Zayn.
“sta calmo, Niall” mi tranquillizzò.
“voglio solo sapere quando arriva” imprecai buttando le braccia al cielo subito dopo aver guardato il mio orologio, notando che era in ritardo di tredici minuti.
“sta calmo” Zayn baciò Beth.
“ma la smettete di fare i piccioncini?” risi sedendomi su una delle rosse sedie di plastica della sala d'aspetto dell'aeroporto.
Cercai di riprendere la calma ansimando, ma visto che nessuno si faceva vivo cacciai il cellulare dalla tasca e twittai un fastidioso 'in attesa :))'.
“Suze” urlò la bionda alzandosi in piedi dalla panchina.
“Beth” Suze la raggiunse, per poi abbracciarla. “ciao Zayn” sorrise.
“il viaggio tutto okay?” chiese il pakistano mentre io ero senza parole, immobile, cercando di ansimare ancora per riprendere un po' di fiato, almeno lo stretto necessario per sopravvivere dato che il suo sorriso me ne rubava almeno la metà.
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai allo spettacolare dipinto familiare che si era creato davanti ai miei occhi.
“c-ciao” balbettai arrossendo.
“hei” era atona, solo Harry, al suo fianco, mi sorrise dandomi una pacca sulla spalla.
“tutto okay... il viaggio?” mi avvicinai cercando di stringerla, ma fallii miseramente dato che si scostò.
“si” sibilò.
“o-okay.” il mio cuore si ruppe.
Un piccolo pezzettino di esso si era frantumato in altri mille piccoli pezzettini, provocando a me stesso un senso di nausea.

Salimmo sull'auto che ci avrebbe portato a casa delle ragazze, dove Harry e Suze avrebbero riposato per il viaggio stancante. Nell'auto si creò subito un baccano, l'unico silenzioso ed escluso dal mondo ero io, che non riuscivo a relazionarmi con gli altri. Un solo punto pulsava nella mia mente:
Suze aveva visto il video?
Se si, era per questo che mi evitava?
Se no, per questo ancora non mi parlava?
Tutto arrivava ad un unico punto: l'incurabile sentimento che provavo verso quella ragazza, non capendo che in quel modo di ignorarmi mi stava solo distruggendo, facendomi cadere in un tunnel molto profondo, dove solo grazie al suo aiuto sarei riuscito a ritornare in superficie. E forse era proprio questa la scelta di 'more than this' da dedicarle, perché avrei potuto dedicarle altre mille canzoni, ma forse solo quella spiegava parola per parola come mi sentivo. Ed ero diventato vulnerabile, tutt'un tratto. Il Niall bastardo che si era presentato circa cinque giorni prima era magicamente svanito, trasformandosi in un Niall anche troppo fragile e vulnerabile, che non doveva affatto presentarsi.
Non ero un angelo.
Non meritavo il paradiso.
Era lei l'angelo della situazione.
Era quella persona capace di portarti il sorriso grazie ad uno dei suoi, capace di portarti l'allegria alle stelle per una sola battutina o per uno scherzetto. Ed era questo che mi piaceva di lei: non il suo aspetto fisico, non i suoi occhi verdi pieni di speranza di poter risolvere la situazione, di amore, di rispetto, di spensieratezza per la sua età: Harry aveva ragione, quella ragazzina stava perdendo la sua gioventù per aiutare noi. Non ero innamorato dei suoi capelli castani, ne del suo nasino dritto che amavo baciare, ne delle sue guance, ne delle sue labbra, le quali mi ipnotizzavano ogni volta; la cosa che preferivo di lei era il suo carattere, quel senso di voglia di vivere che trasmetteva ogni volta, quello strano senso di rispetto e pace che avevi quando le parlavi, perché lei non era una semplice ragazzina, non dimostrava quindici anni, ne mostrava almeno diciassette, ed io lo sapevo bene, eppure non riuscivo a trovare neanche un difetto in lei.
La scrutavo in ogni minimo dettaglio quando lei voltava lo sguardo, la osservavo, cercando di capire se ci fosse un minimo di malignità nel suo spirito, ma non trovavo nulla, trovavo solo la perfezione davanti ai miei occhi, trovavo una ragazza così magnifica e speciale, trovavo una ragazza che era stata mia, che era stata sotto la mia ala protettrice, ma ancora una volta qualcuno aveva preso il volo per partire lontano da me, trovando rifugio sotto un'altra ala. E adesso sapevo bene come poteva sentirsi Harry quando lo trovavo a piangere con le spalle contro il muro, piangere per quel giorno che doveva essere il loro giorno speciale, ma lui l'ha dovuto passare con Eleanor, ed ora lui era ancora lì.
In questi cinque giorni ero stato molto a casa di Zayn, instaurando un rapporto che ormai avevamo dimenticato, perché ognuno di noi aveva delle preoccupazioni alla quale eravamo sottoposti ogni giorno. Lui aveva il ruolo di 'bad boy' della situazione, anche se io lo conoscevo, e sapevo che il suo cuore era un pozzo senza fondo, dalle sue dimensioni; sarebbe stato capace di dare amore a qualsiasi essere umano vivente sulla terra, e, a quanto sembrava, anche Louis aveva deciso di farsi coccolare da lui. Magari era questo il potere speciale di cui parlano tutti, magari era vero che Zayn riuscisse a mettere insieme i pezzi di un cuore spezzato con un solo sorriso, di fatti mi era stata data da lui la forza di inviarle quel video, di riuscire ad inviare quel fax e di dare ad Harry quel cd prima che partisse, implorandolo di prendersi cura dell'unica creatura che era riuscita a rubarmi il cuore. Mentre giravo quel video Liam era al mio fianco, e mi sorrideva dandomi forza. Liam era la mia forza, un po' quella di tutti; quella forza capace di riportarti sulla terra dopo un'alluvione, l'arcobaleno nel bel mezzo di un'ondata d'acqua con il sole. Lui era lì, a supportarti qualunque cosa tu facessi, a sorriderti qualunque fossero i tuoi dubbi, a sgridarti qualunque fossero i tuoi errori. E lui era lì anche questa volta, era entrato nella situazione la stessa sera in cui io e Suze litigammo, perché la stessa sera mi ubriacai, forse anche troppo, mi sentivo uno straccio, ma sapevo che quello era come dovevo sentirmi, perché ero riuscito a fare del male a qualcuno di così speciale, importante e angelico per me. Ormai consideravo Suze come il mio angelo, come una protettrice che era venuta a salvarmi, eppure, anche questa volta, sono stato capace di allontanare qualcuno che potesse portarmi felicità.
Continuavo a fissarla e i miei pensieri erano rimbalzati da una parte all'altra ancora una volta, notai che anche lei mi stava fissando, così le dedicai un sorriso sforzato. Abbassò il capo, arrossì e sorrise, come se fosse la prima volta che ci incontravamo. Quello mi riportò alla mente la prima volta che incrociai il suo sguardo, e anche senza conoscerla sapevo che sarebbe diventata parte di me, e ci era riuscita.

“no, ragazzi, sono stanca. E poi sono passata solo per prendere alcune cose...” la sua voce risuonò nella mia mente come una melodia.
“per andare...?” la curiosità prese il sopravvento sul mio corpo.
“in Italia.” abbozzò un sorriso, ritornando atona.
Tutte le particelle del mio corpo pulsavano di curiosità nel sapere perché dovesse andare in Italia, ma, semplicemente, feci silenzio, evitando che potesse non rispondermi.
Annuii leggermente e sorrisi.
Fece lo stesso anche lei, per poi ricevere un sorriso rassicurante da Harry che le scombinò i capelli, e, solo allora, notai delle sue punte blu.
Volevo chiederle qualcosa, parlarle, trovando un qualsiasi argomento, ma la paura dell'essere ignorato mi cresceva dentro.
Quando scendemmo dall'auto ed entrammo in casa, buttò le sue valigie a terra e sorrise facendo un giro su se stessa. Ci sedemmo tutti sul divano e prendemmo la coca cola, per 'brindare' al loro ritorno.
“Suze, posso parlarti?” azzardai.
“dimmi.” atona e fredda; non aveva visto il video.
“intendo... da soli?”
“mmm.... non ti farò un pompino, Niall” rise; aveva visto il video.
“non voglio un pompino, piccola Suze” le accarezzai la testa alzandomi. “verresti con me?”
Volse lo sguardo verso Beth che le sorrise, quasi come se le chiedesse il permesso.
“si” sibilò lentamente alzandosi dal divano, lasciando che Harry le lasciasse il braccio e le sorridesse.

Ci trovavamo nell'oscurità del sottoscala, l'avevo portata lì proprio per questo, per lasciare che non vedesse i miei occhi lucidi nel parlarle e vedere come torturavo le mie mani per il nervosismo. Mi guardava e io guardavo lei, senza che nessuno dei due lasciasse andare una parola.
Voleva che facessi il primo passo.
“volevo...” pi passai una mano tra i capelli.
“ho visto il video.” sentenziò, mi sorrise, lasciando che nell'oscurità si vedesse una piccola luce di salvezza.
“oh...” sibilai appena, avvicinandomi.
Poggiai le mie mani sui suoi fianchi alla ricerca di una sua qualsiasi reazione, che non avvenne, semplicemente sorrise.
“quindi sarei sorda?” scherzò poggiandomi la mano sulle spalle.
“che intendi?” le sorrisi.
“ If I'm louder, would you see me” canticchiò sorridendo.
“oh” le sorrisi.
“in realtà mi scuso con te....” incominciò.
La mia espressione era tutt'altro che tranquilla: mi trovavo in uno stato di apparente tranquillità ma di confusione allo stesso tempo.
Perché si scusava, insomma, non era di certo lei nella parte del torto, o sbaglio?
“per aver baciato Harry.... i-io non volevo... insomma, volevo farlo. Ma il mio scopo era farti sentire male... e credo di esserci riuscita”
Sorrisi. Come faceva ad essere così tenera e coccolosa?
“quanto sei scema” le baciai una guancia. “smettila di essere così tenera” le lasciai un altro bacio. “smettila di essere dolce” ancora un bacio, senza mai sfiorarle le labbra.
“lo fai apposta?” rise.
“mmm... si” le lasciai un bacio al lato delle labbra.
“e comunque sto ancora aspettando delle scuse da te.” mi mise le mani al collo.
Solo lì notai il lungo taglio che aveva sul polso. Voltai lo sguardo, dapprima al taglio e poi ai suoi occhi. Anche all'oscurità riuscivo a percepire ogni loro sfumatura, e, stavolta, erano pieni di vergogna. Infatti abbassò subito le braccia, tirandosi le maniche fin quando non le coprirono tutte le dita delle mani.
“che hai fatto lì?” le presi il polso, scostando la maglia di cotone.
“nulla... mi sono tagliata con della carta” sfilò il braccio dalle mie mani. “sai, la carta degli hotel è molto dura, soprattutto quella di New York” mentì.
Ora ero davvero in ansia per lei: cosa le aveva portato a procurarsi una ferita del genere?
E, soprattutto, davvero credeva di prendermi in giro in questo modo?
“non mentirmi” atono.
“davvero, sono solo inciampata e passata vicino ad uno stupido cartello pubblicitario. Va tutto bene” mise in mostra un sorriso falsissimo.
“non prendermi in giro, Suze. Che è successo?” chiesi ancora, calmo e atono, quasi freddo.
“si è rotto un vetro...” abbassò la testa.
“come?”
“ci ho lanciato contro il cellulare.” ammise.
Le sorrisi, ero fiero di lei, per avermelo detto.
“ e poi...?”
“poi... poi sono caduta e mi sono ferita” alzò lo sguardo, cercando di scorgere tra i miei occhi un puntino di credibilità, ma fallì miseramente.
“non farlo mai più” le presi la testa tra le mani.
“me l'ha già detto Harry” alzò lo sguardo verso i miei occhi.
“Harry.... avrei dovuto immaginarlo” lasciai la presa dal suo volto.
“quanto puoi essere scemo?” mi sorrise.
“ehi... i-”
non mi lasciò finire la frase che si alzò sulle punte e mi baciò. Troppo dolce. Le farfalle nel mio stomaco, che in quei cinque giorni erano andate in letargo, si risvegliarono e iniziarono a svolazzare riempiendomi lo stomaco e il cuore della dolce sensazione delle sue labbra sulle mie. Dalla sua saliva nella mia bocca e della mia mano ad accarezzarle la guancia.
Il bacio, improvvisamente, finì perché nell'oscurità del sottoscala si intravide una luce che proveniva dalla porta.
Ridemmo all'unisono e le presi la mano.
“ricordi quello che ti ho detto nel video?”
“'Liam...potresti uscire?” scherzò.
“no.” le lasciai un bacio sulle labbra. “riprova. Ogni volta che sbagli ti bacerò.” le sorrisi.
“mmm... 'Ciao Suze'?” scherzò ancora.
“no” la baciai.
“mi manchi?” sorrise.
“si” la baciai.
“ma non avevi detto che se indovinavo...” sorrise passandosi una mano sulle labbra.
“piccola Suze, dico tante cose....” le sorrisi.
“quindi tutto quello che hai detto nel video... o la maggior parte... lo hai detto tanto per?” mi fissò.
“no.” risi. “tutto quello che ho detto era vero” le presi la mano. “mi sento ancora un coglione...mi manchi ancora... voglio ancora il tuo perdono... ti amo, Suze” la baciai, dolcemente.
Lei spalancò gli occhi, per poi socchiuderli e godersi il bacio nello stesso modo in cui lo stavo facendo io.
“t-ti perdono” sibilò poi.
“grazie” le sorrisi per poi accarezzarle la guancia.
“s-sei... s-sei speciale, Niall” abbassò lo sguardo. Non riusciva a dirmi che mi amava, ma in realtà non mi importava, perché ora lei era lì tra le mie braccia ed io ero lì a baciarla, a lasciarle baci sulle labbra quando volevo, e questo era importante ora.
Le sorrisi prendendola per il mento facendole alzare lo sguardo.
“che vai a fare in Italia?”
Fissò i suoi occhi nei miei per poi riabbassare lo sguardo.
“h-ho dei problemi familiari... e devo essere lì”
“resterai lì molto? Sai che potrei sentire la tua mancanza.” accarezzai la sua guancia.
“no... cioè, il tempo di risolvere questi problemi e ritornare qui. Ho un lavoro, io” cacciò la lingua.
“s-stavo pensando... e se venissi con te?” azzardai; volevo starle vicino più tempo possibile.
Spalancò gli occhi, poi ritornò normale e sorrise. “okay.” si alzò sulle punte e mi baciò una guancia. “ora usciamo da qui. Queste scope mi fissano” rise.

#Suze'sPOV
I ragazzi erano andati via, io e Beth avevamo deciso di restare a casa quella sera, per guardare un film strappalacrime, magari.
“Suze! Suze!” Beth chiamava a gran voce il mio nome.
“dimmi” sbucai dalla cucina, dove stavo lavando i piatti.
“m-ma per caso dovrei venire con te in Italia?”
“non vuoi?” mi asciugai le mani con uno straccio.
“si... cioè, no.” mi guardò.
“succede qualcosa? Te e Zayn, tutto okay?” mi accomodai.
“s-si... Dio, no.”
“spiegati meglio, Beth” mi voltai verso di lei.
Scorsi tra le sue iridi blu un senso di smarrimento, proprio la stessa Beth che avevo conosciuto alle medie: piccola e insicura. Era per questo che eravamo diventate amiche, lei era la solita ragazzina sempre buona con tutti, sempre dolce e disponibile. Ma poi era cambiata... in realtà era da un po' che non riconoscevo più la Beth che avevo conosciuto il primo giorno delle medie, la ragazza che divenne la mia compagna di banco e la stessa che divenne la mia migliore amica.
“Beth?” dissi in tono interrogativo.
Lei non disse nulla. Pensavo mi stesse prendendo in giro, poi vidi che aveva le lacrime agli occhi.
“Che succede?” chiesi.
“Ho paura, Suze” rispose.
“perchè?”
“credo di essere incinta.”
La cosa di cui mi accorsi immediatamente dopo, fu che io e Beth eravamo abbracciate, e piangevamo tutte e due.

Andammo a fare una lunga passeggiata, e lei mi raccontò di Zayn e tutto il resto.
Insomma, lei era la ragazza di Zayn, ma allo stesso tempo si frequentava con Josh il batterista, con il quale era andata a letto una sola volta, anche senza volerlo perché era ubriaca. L'aveva detto a Zayn e lui in un primo momento si era arrabbiato, per poi capirla e supportarla.
ZAYN L'AMAVA FOLLEMENTE, e lo capii proprio da questo gesto.
“Quanto ritardo hai?” le chiesi.
“una settimana”
“Josh lo sa?”
“no, e comunque non gliene importerebbe niente”
“l'hai detto ai tuoi?”
“non posso” gemette.
La capivo. Come avrebbe potuto dire ai suoi genitori che la loro Piccola Principessa era una stupida e, come molte altre, aveva fatto l'esperienza sbagliata al momento sbagliato?
“mio padre ammazzerebbe prima Josh e poi me” disse Beth. “Non ce la faccio. Oggi pomeriggio ho ritirato tutti i soldi che avevo in banca. Scappo a Manchester e sparisco per sempre.”
“calmati, Beth” le ordinai. “cosa faresti a Manchester? E quando non avrai più soldi, come pensi di guadagnarti la vita? Vuoi finire ancora peggio di così?”
Le mie parole fecero un certo effetto.
“no” disse.
“e il bambino? Che ne farai di lui? Esiste la possibilità di farlo adottare, lo sai.”
“non lo so. Non ci ho ancora pensato. Dimmelo tu, Suze. Cosa devo fare?”
Bella domanda. Durante l'ora di religione o di educazione sociale avevamo discusso cento volte di situazioni del genere, e credevo di avere un opinione precisa. Ma adesso che tutto diventava reale, non ne ero più tanto sicura.
“per cominciare, non farti travolgere dal panico. Sei sicura di essere incinta? Sei stata da un dottore?” le chiesi.
“No. Dalla dottoressa di mio padre non posso andarci, glielo direbbe subito”
“ D'accordo. Allora compra un test di gravidanza e usalo. Se il risultato è positivo, dovrai dirlo per forza ai tuoi genitori, perché avrai bisogno di loro”
“Mi butteranno fuori casa!”
“no, non lo faranno” dissi. “Per un po' saranno furiosi, ma poi staranno dalla tua parte. Sono adulti, no?”
Con mia grande sorpresa, io stessa avevo il tono di un'adulta.
Con un filo di voce, Beth disse. “Da sola non ce la faccio. Tu non...?”
Credo che avrei dato qualunque cosa per essere capace di dire: No! Questo guaio l'hai combinato tu, e adesso veditela te.
Una pensa sia facile.
Prendi un autobus che ti porta in un quartiere dove nessuno ti conosce, trovi una farmacia aperta di domenica, vai disinvolta al banco e dici: “vorrei una scatola di cerotti e un pacchetto di gomme senza zucchero; oh, dimenticavo, anche un test di gravidanza, per favore”
Sembra facile, vero?
Io e Beth ci mettemmo un chilo di trucco per sembrare più grandi, prendemmo l'autobus, trovammo la farmacia e poi aspettammo fuori per dieci minuti, cercando il coraggio di entrare. Alla fine entrammo, rosse come due peperoni. Comprammo il test, ci togliemmo immediatamente tutto quel trucco e a andammo a casa.
Era come vivere in un film pieno di suspense. No, non lo era. Era peggio!
Se il test avesse avuto un certo esito, allora tutto si sarebbe aggiustato; se ne avesse avuto un altro, Beth avrebbe dovuto affrontare i genitori e poi tutto il resto: andare a scuola incinta, i compagni avrebbero sparlato alle sue spalle, tutti gli insegnanti al corrente della faccenda. Per non parlare del bambino: avrebbe saputo badare a lui, visto che ancora non aveva imparato a badare a se stessa? Che vita avrebbe fatto?
Me la immaginai in un appartamento minuscolo, con il bambino che frignava in sottofondo. Avrebbe potuto finire gli studi, o le sarebbe toccato rinunciare? E che ne sarebbe stato dei rapporti con i suoi coetanei, con le amiche?
Sarebbe riuscita a mantenerli, dopo essere stata costretta a diventare adulta di colpo?
E Zayn sarebbe restato con lei?
Oh si, se l'avrebbe fatto.
E mi trovavo in una puntata speciale di '16 anni e incinta', ma non era finzione. Ma pura realtà, ed avevo paura.
Ma la paura è una brutta bestia, una strana.
Beth andò nel bagno al piano di sopra e io sentii trillarmi il cellulare nella tasca.
“disturbo?” la voce di Niall mi inondò le orecchie.
“oh, Niall” sorrisi. “in realtà non è un buon momento...”
“sei con Harry?” chiese, nella sua voce si sparse una piccola goccia di gelosia.
“no” risi. “sono con Beth” guardai le scale.
“ti va di andare a fare un giro?”
“mi piacerebbe” sorrisi e lo fece anche lui. “ma non posso. Sono appena ritornata da una lunga e avvincente passeggiata e i miei piedi chiedono pietà” risi.
“ e se venissi a prenderti?”
“mmm... andrebbe bene.” risi. “ma domani partiamo, quindi ti voglio pronto e arzillo” risi. “dormi Niallino”
“sono le otto” si lamentò.
“ domani c'è la partenza.” sentenziai.
“a domani allora. Passo a prenderti per andare all'aeroporto?”
“yep” sorrisi. “a domani”
“buonanotte, piccola”
arrossii di botto. “notte” staccai la chiamata.
Beth tornò dal bagno ridendo e piangendo allo stesso tempo, perché le era venuto il ciclo.
“che cosa?!” dissi.
“sono sempre stata un po' irregolare. Non è fantastico?” disse.
Esiste una parola per esprimere quello che provi quando sei allo stesso tempo sollevata, seccata, soddisfatta, esasperata e sospetti di essere stata imbrogliata da chi ha fatto di un sasso una montagna?
“non azzardarti più a farmi passare quello che mi hai fatto passare oggi” gridai.
“non voglio passarci neanche io” disse. “sono stata una stupida, ma non ci cascherò più”
“grazie, Beth. Una volta che perdi la verginità di certo non puoi riacquistarla” feci un sorriso falsissimo.
“intendevo... intendevo sul fatto di non aver rispettato Zayn.”
“a te piace?”
“ne sono innamorata” ammise, con gli occhi lucidi.
“allora non farlo mai più.”
“promesso” sorrise.
“vado a prenderti una penna. Devi mettermelo per iscritto” scherzai.
Ridemmo.
Ci abbracciammo.



OH OH OH, MERRY CHRISTMAS *butta neve finta da un cestino*
Le mie entrate trionfali sks
Allora, che dire?
Sono meravigliata da questo capitolo, non avrei mai pensato che '16 anni e incinta' mi avesse aiutato per una storia larry :o , ma questi sono dettagli

Beh, come sempre spero vi piccia jdshjkfhsk e se si, perché non lasciare una recensione? Mi farebbe piacere (:
#Gabbigannuncement
lo so, siete tutti in preda all'ansia AHAHAHAH, no.
Il mio grande annuncio sarà.....
RULLO DI TAMBURI
Che non aggiornerò prima di giovedì/venerdì prossimo, yee ♥

RINGRAZIAMENTI
Ringrazio chi segue la fanfic.
Ringrazio chi lascia recensioni dsjfhksdjh
Ringrazio le visualizzazioni jfhksdjhfks
Ringrazio chi mi assilla per il prossimo capitolo ewe
Ringrazio le ganner jkdhfkjsdh
Ringrazio chi twitta: #gannerforever alias nessuno :c
Ringrazio Anna per le paranoie larry lol
Ringrazio ancora una volta '16 anni e incinta' lollino
Ringrazio i miei polpastrelli cari :c ♥
Ringrazio i miei occhietti. (you're always in my head ♥)
Ringrazio Voldemort, o zio voldy per gli amici, per aver detto 'always' lol
Ringrazio chi scrive le mie fanfic preferite, alla quale faccio uno SHOTOUT, con 'a kind of...brother' jdhfsjkhfks
Ringrazio la madre di Ed Sheeran per averlo messo al mondo
Ringrazio le madri dei ragazzi per lo stesso motivo jfhjksdhk
Ringrazio la madre della Gomez per aver dato un senso alla mia vita ♥
Ringrazio me stessa, perché si



Se volete seguirci siamo:
Gab: @xniallswings_
Anna: @SelinaGomez__x
Beth: @xBeth__
Suze: @xsuze_x
Niall: @NiallOfficial
Zayn: @zaynmalik (fantasia portami via lalala)
Harry: @Harry_Styles
Louis: @Louis_Tomlinson
Liam: @Real_Liam_Payne

chiedeteci il follow back. ricambieremo dkshfjshk
Oh.... se lo chiedete agli ultimi cinque elencati... beh, sarà un po' difficile :c CAPITELI, POVERINI.

Adios Guys ♥



-Gab & Anna loves you all ♥

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Capitolo 24
*** drogato da lui. ***


Salve a tutti jhdajkhdk
QUESTO E' UN CAPITOLO ROSSO.
ROSSO SIGNIFICA CHE POSSONO ESSERE DESCRITTE SCENE/RAPPORTI SESSUALI, SE SIETE FACILMENTE IMPRESSIONABILI NON LEGGETE.

Grazie c;


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Capitolo 24
#Louis'sPOV

Ricordo che riscrissi tutta la lettera che avevo strappato il giorno quando vidi Harry e Suze baciarsi in quel locale. La frustrazione del momento aveva portato la mia apparente calma di quel momento, in uno stato confusionale misto ad uno di gelosia, ribrezzo e terrore. Ero andato in quel locale perchè Zayn mi aveva avvertito che Harry sarebbe arrivato di lì a poco, e io sarei riuscito a dargli quella lettera, essendo troppo codardo per dirgli tutto a voce. Quando li vidi strappai la lettera in piccoli pezzettini e incominciai a piangere, prendendo l'auto e andando sul fiume a buttare pietre nell'acqua, anche se era notte fonda. Il giorno seguente mi rifugiai in casa e spensi tutti gli apparecchi elettronici dove potevano rintracciarmi: ero fuori dal mondo.
Avevo saputo, tramite alcuni informatori, quali la Modest, che Harry sarebbe partito per New York, e con lui Suze; la quale aveva litigato con Niall, portandolo a fare a botte con Harry.
Decisi di accendere internet solo allora, cercando di trovare delle foto recenti dove potevo vedere i danni che quel piccolo biondino aveva provocato ad Harry. Immagino che se fosse stato un altro momento non l'avrei mai chiamato 'Harry', era troppo generico e fuori luogo per il rapporto che abbiamo, avrei optato per un nome più sdolcinato e degno di lui... non un semplice 'Harry', atono e freddo.
Scorsi una foto di lui e Suze all'aeroporto, lei tutta incappucciata e lui coperto solo da un cappellino azzurro.
Ingrandendo la foto notai un livido violaceo sulla mascella e le labbra spaccate e gonfie. L'aveva ribaciato.
Buttai a forza il computer per terra provocandogli un grande graffio.

Presi il cellulare e chiamai Eleanor per farla venire da me. Dopo neanche un'ora lei era lì, davanti alla porta di casa, suonando il campanello.
“buongiorno Lou” mi sorrise.
“hei El” atono. “accomodati.” la feci entrare.
“perchè mi hai chiamato?” si accomodò sul divano guardandomi.
“avevo bisogno di te” mormorai.
“non diciamo cazzate, Louis. Hai litigato con Harry?” rise.
“si” annuii. “si nota tanto?”
“Hai i capelli arruffati, che hai solo dopo una scopata o quando te li tocchi in continuazione per il nervoso; gli occhi gonfi, rossastri e lucidi, sintomo di pianto; le labbra dischiuse che finirai per ridurre in una sottilissima striscia; indossi una maglia a righe, che indossi solo ed esclusivamente quando sei solo in casa per piangerti addosso, e scommetto che sotto quel mucchietto di coperte si nasconde qualcosa che hai rubato da Harry e tenuto per te.”
Mi spinsi verso di lei e la baciai.
Frustrazione, sfogo, rabbia, nervosismo, tensione, paura, ancora nervosismo, ancora frustrazione, mancanza... di Harry, non so.

Avevo le lacrime agli occhi e la sentivo gemere sotto di me. Spingevo a tempo irregolare, immaginandomi che non ci fosse quella ragazza, ma Harry, il ragazzo per il quale morivo dentro ogni giorno.
“L-Louis... p-piano... mi fai male” mormorò quando le mie spinte iniziarono ad aumentare.
“voglio sentirti. Urla” ordinai.
La sentii gemere ancora una volta, dischiuse le labbra e spalancò gli occhi.
Sentivo che stavo per venire, ma non volevo farlo per lei. Sentivo che ero in quello stato solo ed esclusivamente per frustrazione ed ora rabbia, perché se fossi stato lucido non le avrei mai implorato di scoparla.
“m-mi fai male” sibilò ancora, tendendo strette le lenzuola tra i pugni delle mani.
La baciai, ma non perché volessi, soprattutto per farle fare silenzio.
Sentivo di essere venuto e sentivo che anche lei ci era vicina, sorrisi. Estrassi la mia erezione dalla sua vagina e lei mi guardò stranita.
“h-hai già finito?”
“oh no” mormorai. “succhia.” ordinai ancora.
Mi sporsi su di lei lasciando che lo prendesse in bocca e iniziasse a succhiarlo. Ora ero io a gemere e lei aveva il controllo, non andava bene.
Cercai con le dita il suo buco e ci infilai un dito dentro.
Sgranò gli occhi per poi mordermi. Di tutta risposta gliene infilai un altro, lasciando che girovagasse alla scoperta della Eleanor interiore. Gemette più forte ed io mi sentii realizzato. Estrassi il membro dalla sua bocca lasciando che si godesse il grande spettacolo di me mentre la penetravo con due dita, che presto sarebbero diventate tre.
Accarezzavo il suo coccige con il pollice notando, anche senza guardare, che era depilata.
“te l'aspettavi?” le chiesi.
“si” mormorò. “mi chiami di tua spontanea volontà soprattutto quando sei in preda al panico per Harry e vuoi scopare”
“brava ragazza” terzo dito, gemette. “hai capito il trucchetto.” sorrisi, lasciando che le lacrime mi cadessero copiose dagli occhi.
“non sono solo la tua copertura... sono anche la tua puttana” mormorò per poi alzarsi in piedi e baciarmi sulle labbra. “quindi fammi divertire e non ti chiederò il pagamento” sorrise.
“cosa vorresti fare?” estrassi i diti e lei sgranò gli occhi.
Mi stesi al suo fianco e lei si alzò mettendosi a cavalcioni su di me.
“lo vedrai”
mi leccò i pettorali per poi proseguire sempre verso il basso, fino ad arrivare ai testicoli. Ci giocò un po' finché non decisi di fare il primo passo e metterglielo in bocca.
Gemevo sotto di lei e sapevo che stavo per venire, ma non me ne importai. Mi ero umiliato tante di quelle volte difronte a lei, mi aveva visto piangere ormai non so quante volte, quindi non me ne importai finché non sentii il suono del campanello.
“aspetti qualcuno?” la ragazza lasciò la mia erezione.
“no” mormorai.
“vai a vedere chi è” si alzò. “potrebbe essere importante”
“nudo?” risi alzandomi e vestendomi.

Scesi in salotto e aprii la porta: Harry.
Mille pensieri mi inondarono la mente, i suoi occhi verde smeraldo illuminavano la notte come fossero le stelle più lucenti del firmamento. I ricci si erano bagnati attaccandosi al cranio.
Pioveva e lui era lì, sulla soglia della mia porta senza traccia di un ombrello.
“che ci fai qui?” il mio tono era freddo.
“sono appena tornato, Louis.” ora era freddo anche lui.
“e che vuoi ora?”
“ricordi che questa casa l'avevamo comprata insieme? Che i manager mi hanno costretto a comprarne un'altra per non destare sospetti? Che io l'ho fatto per il nostro bene? Che se fosse stato per me sarei restato qui?”
“ricordo.” mormorai.
“ed hai ancora il coraggio di chiedermi cosa ci faccio qui?... è ancora la nostra casa..”
“ora è la MIA casa, cancella il NOSTRA, qui non c'è più niente di mio e tuo” freddo.
“e allora il cuscino con le nostre facce? Quello che hai lasciato sul divano a prendere polvere. E le nostre foto nella TUA stanza? Quelle che ci siamo fatti in giro per il mondo.”
“puoi riprenderti tutto.” freddo, ma allo stesso tempo confuso, deluso, geloso. Il mio cuore si ruppe: stavo davvero dicendo tutte quelle cose?
“posso, posso davvero? Quindi è finita? TUTTO finito?” si sporse verso di me.
“s-si” sibilai.
“lasciami prendere tutte quelle cose, allora. Così quando avrò un colpo al cuore e un attacco di mancanza nei tuoi confronti, potrò gettare le mie lacrime su tutti quei cosi, per te inutili, per me vitali” urlò.
“etra pure” il mio tono di sfida.
Sapevo che Eleanor era ancora sopra, e sapevo che non si sarebbe rivestita finché non sarei salito per dirglielo.
Harry si fece spazio ed entrò. Fece un giro per casa e notò il pc spiaccicato a terra.
“che gli hai fatto?” atono.
“non lo vedi?” freddo.
“no.” sibilò. “ora capisco.” rise. “hai visto le foto di me e Suze, no? Bella coppietta, non trovi?”
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Diventare caldo e scoppiare.
Come aveva osato?
Come aveva potuto dire quelle cose in mia presenza?
Gli sferrai un destro sul naso, facendogli uscire del sangue.
“non dirlo mai più” lo guardai cadere con il sedere a terra.
“ti fa male, Louis?” mi sfidò anche lui. “eppure è lo stesso che sento ogni volta che si parla di te e Eleanor.” rise. “non è una bella sensazione, non trovi?” si alzò.
“non è lo stesso.” mormorai.
“ah no? Hai ragione, Lou. IO SOFFRO DA DUE ANNI.” urlò.
“non provi quello che provo io.” ero immobile mentre lui stava recuperando dalla stanza tutte le cose che più avevo a cuore.
“no, infatti. Tu ti diverti con Eleanor, mentre io con Suze non ho mai fatto nulla.” prese tra le braccia il cuscino, lo guardò, rise e lo buttò a terra. “questo te lo lascio.”
“non è inutile per me...” mi riferii al cuscino.
“no? Davvero? Eppure hai detto che potevo prendere tutto.” rise di gusto.
“anche tutte le foto sono importanti” mormorai.
“non ci servono a nulla ora. È finito tutto, non ricordi?”
“non voglio che finisca proprio nulla” urlai.
“non arrabbiarti, LouLou.” rise. “ti lascio anche le foto. Puoi tenere tutto.”
“tutto?” ripetei.
“tutto.” affermò.
“quindi il tuo cuore è ancora mio?” chiesi, sinceramente, senza preoccuparmi delle lacrime sulle mie guance.
“sarà per sempre tuo. ”
Uscì dalla porta, lasciandomi un senso di vuoto allo stomaco.
Decisi di corrergli dietro: volevo baciarlo, fargli capire che era speciale per me.
Uscii e lui era sotto la pioggia, ammirando le luci accese della camera di sopra.
“che guardi?” alzai lo sguardo mettendomi al suo fianco.
“la tua camera” ammise non scostando lo sguardo. “quante cose ci abbiamo fatto dentro” rise.
Risi all'unisono lasciando che la pioggia mi cadesse addosso.
“Harry?” mi voltai verso di lui.
“si?” si voltò.
“il tuo cuore sarà per sempre mio....ma tu?” arrossii
“anche io, Boo” mi scombinò i capelli bagnati.
“sei troppo alto, porca troia” risi. “se io adesso volessi baciarti dovrei alzarmi sulle punte. E non è un bel vedere dato che qui sono io il più grande.” ridemmo.
Si mise di fronte a me.
“così?” si abbassò.
“così va meglio.” gli scombinai i ricci.
Stavo per baciarlo quando lo fece lui, fiondando le sue labbra morbide sulle mie, che si dischiusero per lasciargli il passaggio libero. La sua lingua esplorò la mia bocca come ormai non faceva da tempo; la sua saliva era sempre più dolce, ogni volta che ne assaggiavo un po; rideva contro le mie labbra per l'assurdità della situazione.
“smettila di ridere.” mormorai. “così rovini il momento dolce.” gli presi la mano.
“sembriamo due adolescenti alle prime armi” rise.
“è questo il bello.” ammisi. “è come se fosse sempre la prima volta” sorrisi.
“sta diluviando” guardò in alto.
“quando sono con te c'è sempre il sole.”
“ho freddo” mormorò.
Lo abbracciai forte, il più che potevo, anche se lui era così alto in confronto a me. Sorrise, per poi ritornare serio e di ferro, come un pezzo di legno.
“Haz, che succede?” alzai lo sguardo dal suo petto.
“Eleanor è nella tua camera?” mi chiese.
Lasciai l'abbraccio per poi abbassare la testa.
“si” annuii.
“perché?” freddo.
“è venuta qui per...”
“per cosa, Louis? Per divertirti?” fece 'no' con la testa. “fai schifo.” lasciò la presa della mia mano.
“Haz...” cercai di fermarlo.
“E non chiamarmi 'Haz', per te sono HARRY” urlò.
Una fitta al cuore. BAM, era caduto per terra in mille pezzi.
“Smettila Haz, non farmi questo.” le lacrime si unirono alla pioggia.
“Perchè lei era lì, allora?” si fermò di botto.
Non risposi, abbassai lo sguardo.
“vedi? Non riesci a rispondermi.” corse il più lontano possibile, ma io restai lì.

Rientrai in camera e vidi Eleanor ancora nuda fumare sopra il mio letto, lasciando che la cenere cadesse a terra.
“quante volte devo dirti di non fumare nella mia camera?” aprii la finestra.
“perchè è andato via?” continuò a farlo.
“ti ha vista e ora gli faccio schifo.”
“mhm... fa nulla”
“vestiti e va via” le lanciai i vestiti.
Si alzò dal letto con la sigaretta stretta fra le labbra.
“domani sono ad una festa, non chiamarmi.” uscì dalla camera.
Mi rannicchiai a terra e incominciai a piangere.
Sentii la porta sbattere e capii che Eleanor era uscita dalla stanza.
“Lou, apri” era la voce di Harry che proveniva da dietro la porta chiusa.
“Harry, va via... ti prego” singhiozzai.
“smettila di essere così pazzo” si accomodò a terra.
“smettila di essere folle”
“dici sempre cose senza senso” rise.
“ma se parli da solo, chi è messo peggio?”
“io”
“perchè?”
“perchè ti amo, Boo”
mi asciugai le lacrime con la mano e mi alzai, aprendo la porta.
“tu, cosa?”
“hai sentito bene, Boo. Ti amo.” si alzò anche lui.
Abbassai la testa, arrossii e sorrisi come un ebete.
“e tu, Boo?”
“perchè mi ami?” atono.
Sogghignò prendendomi per i fianchi. “perchè vuoi fare il duro ma sei sensibile; perchè con i tuoi abbracci mi fai sentire vivo; perchè con i tuoi baci mi sento meglio; perchè con te è tutto più bello; perchè al tuo fianco è tutto più magico” mi sorrise.
“mi basta.” sorrisi
“per cosa?”
“per amarti.” alzai lo sguardo.
“quanto?” mi baciò al lato delle labbra.
“tanto.” ammisi.
“tanto?” poggiò la sua fronte sulla mia.
“anche di più di quello che pensi” mi alzai sulle punte e gli leccai il naso, lui sorrise.
“sono messo male, allora.”
“perchè?”
“pensavo mi amassi poco...” mi lasciò un bacio. “così avrei potuto dirti che ti amo tanto, più di te”
“tu quanto mi ami?” gli sorrisi.
“tanto. Anche troppo” mi baciò.
“promettimi una cosa, Haz..” alzai lo sguardo incontrando le sue iridi verde smeraldo. “promettimi che anche se ci costringono a non stare insieme noi andremo contro tutti, promettimi che potremmo finalmente dire a tutti quanto ci amiamo; promettimi che potrò baciarti in pubblico; promettimi che potrò metterti la mano nei pantaloni in tutte le interviste, come se non fosse nulla; promettimi che ci ameremo per sempre” piangevo, ormai.
“non credo nel per sempre, Boo” ammise. “ma questa volta farò un'eccezione” rise.

#Harry'sPOV

Lui era comodamente steso sul suo letto, con indosso solo i pantaloni scuri e mentre giocava con il suo cellulare io mi tolsi maglietta e scarpe. Si degnò di guardarmi con un’espressione quasi schifata e si sorprese di trovarmi già mezzo nudo e scuote la testa, io alzo le spalle e continuo a fissarlo.
E in un secondo mi tolsi anche i pantaloni e cosi mentre lui conta le crepe nel soffitto io sono rimasto in boxer.
Non riescii a risparmiarmi dall’ammirarlo, amo i suoi tratti delicati e gentili che poi si concludono con la mascella pronunciata e maledettamente sexy, amo le sue labbra rosse tese adesso, come sempre, in un sorriso mozzafiato che sanno pronunciare parole che mi mandano fuori di senno, amo i suoi occhi di un colore così particolare e profondo, sono luminosi, grandi, trasparenti, in realtà potrei anche perdermi nei suoi occhi e non avrei nulla da ridire, e amo questi capelli e questa barbetta, lo rendono uomo, lo rendono virile, lo rendono puro sesso.
“Che facciamo?” dissi sedendomi sul letto e avvicinando casualmente una mano alla sua gamba.
“mmm...non lo so.” Ancora un’occhiata veloce, i suoi occhi sono ridotti a due fessure.
Adesso è lui a guardarmi, mi scruta con lentezza il viso, si sofferma sulle labbra, e poi scende, ammira i pettorali, segue la linea degli addominali e arriva inevitabilmente ai boxer chiari e ad una mezza erezione più che evidente, e non ci siamo nemmeno sfiorati, complimenti Harry per l’autocontrollo eccezionale.
“Oh, aspetta. Ma non vorresti essere con Suze in questo momento?” Nella sua voce c’è un po' di cattiveria e cercò di sfruttare un mio primo momento di confusione per divincolarsi, ma gli tenni le braccia ferme ed era completamente nelle mie mani. “Togliti Harry.”
Le sue labbra erano cosi vicine che mi vien voglia di morderle, di leccarle, di sentirle mie, e mi avvicino pericolosamente alla fonte del mio desiderio.
“Sennò?” Soffiai a pochi centimetri dalla sua bocca.
“Sennò mi metto a urlare, sveglio Paul, i ragazzi, le fan. Inizieranno ad uscire foto su foto di Harry Styles nudo sul suo compagno di band fidanzato..” Lo vidi perdere concentrazione mentre mi leccai con lentezza le labbra e noto soprattutto la forza con cui si morde le sue.
“Ehm” Mugugnai iniziando a baciargli il collo e lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco tranquillo, e così continuai lasciando tanti piccoli baci innocenti disegnando un’opera d’arte tra il suo collo ed il suo petto “Davvero interessante e scandaloso.”
“Dio, Dio no!” Si irrigidì di colpo e ci mise tutte le sue forze per sgusciare via da me, e quasi ci riuscì ma le mie mani erano ancora strette intorno ai suoi polsi e non aveva scampo, per fortuna. “Chissà chi avrai baciato con quella bocca, anzi chissà cosa cazzo c’avrai fatto!” Sbottò quasi isterico allontanandomi maggiormente.
“Louis” E lo guardai negli occhi, erano accesi dalla solita luce che divampa nel suo sguardo quando è geloso, ed io amavo quando fa così. “Sei l’unico che abbia mai amato.”
“L’unico uomo no.” Un filo di tristezza attraversò il suo viso, e volevo solo cullarlo in questo momento e dirgli che va bene, va tutto bene, ed invece ero a cavalcioni su di lui, gli tenevo le braccia ferme e non potevo nemmeno baciarlo.
“Non m’importa cosa tu sia, se un uomo, una donna o un cactus. Ti amerei anche se avessi dieci dita per mano e quattro gambe. Amo te, amo quello che mi trasmettono i tuoi sorrisi, amo la luce che irradiano i tuoi occhi quando sei felice, amo le tue battute squallide che fanno ridere solo te, amo farmi cullare da te mentre mi canti parole dolci, amo vederti felice e sentirti parlare.Amo i tuoi occhi, la tua bocca, le tue mani, i tuoi capelli.. amo tutto di te, va bene?” Ecco la luce di cui parlavo, ecco il sorriso di cui necessito per vivere, potrei anche sparire dalla faccia della terra, potrei anche vivere solo d’aria ma avrei bisogno del suo viso, della sua forza, della sua vitalità, avrei inevitabilmente bisogno di lui.
“Ma baci Suze.” Rispose con un sorriso sbilenco smettendo di divincolarsi, ed io allora mi avvicinai ancora un po', cercando di annullare qualsiasi distanza fra noi, ero vicino, talmente vicino alla sua bocca che mi sembrava quasi di sentire il suo sapore già sulle labbra. E lui si scansò. Mi negò un bacio che aspettavo, e sentii un pizzico di rifiuto inondarmi, e l’orgoglio ferito urlava di lasciarlo solo e correre da qualche parte a piangere.
“Voglio dire, hai visto che tette?” Giocherò anche sporco facendo marcia su una delle sue più grandi paure, visto che pensava continuamente di non potermi dare abbastanza, o perlomeno pensava di non potermi dare quanto possa darmi una donna, ma mi aveva rifiutato ed il mio orgoglio si risvegliò.
“Preferisco guardare il culo di Zac Efron in realtà.” La mia bocca però non credette a queste parole, e iniziò ad assaporare piano i suoi pettorali, la mia lingua amava leccare i suoi capezzoli e le mie labbra succhiavano con avidità stralci di pelle abbronzata, lui cercava di non farsi sfuggire nemmeno un piccolo gemito, ma sentivo che qualcuno si stava risvegliando, e anche molto velocemente.
“Liam potrebbe farti del male per questa affermazione.” E gli morsi con forza un capezzolo ormai completamente turgido, volevo fargli del male anche io, perché non voleva baciarmi, perché guardava gli altri, perché stava mentendo, e ci riuscì, un piccolo urletto strozzato gli uscì dalle labbra strette fra i denti.
“Non sarebbe male come idea..” Mi allontanai velocemente da lui e lo fissai accigliato “Anzi preferirei fargli del male.”
Sta davvero pensando a Liam sotto quel punto di vista? Li lascio troppo spesso da soli, merda. Calma, calma. Mi vuole stuzzicare, Liam è etero, Louis è il mio fidanzato, e mi ama.
“Oh e perché no con Zayn? Ho notato il modo in cui ti guarda il culo.” Mi scappò però con una voce da ragazzina pazza, iniziai a pensare ad una miriade di cose contemporaneamente, mi girava la testa, non ero un tipo geloso io, non lo sono mai stato, non lo sono mai stato fin quando non ho incontrato Louis, fin quando non ho scoperto cos’è l’amore.
“Zayn con il ciuffo biondo attizza parecchio se dobbiamo dire la verità.” Si muoveva sotto di me e faceva scontrare i nostri bacini e le nostre erezioni e per un istante volevo solo fiondarmi sulle sue labbra gonfie e baciarle per ore ed ore, ma poi le sue parole arrivarono chiare al mio cervello, e mi fermai, azzerai ogni mio istinto sessuale e lo guardai quasi con odio.
“Si? Aspetta vado a chiamartelo.” Esclamai ad alta voce lasciandogli le mani “Così puoi scopartelo come vuoi.”
“Voglio scoparmi solo te.” E la situazione in un secondo si ribaltò, mi teneva le mani immobili sulla testa, il mio corpo aderiva completamente al materasso ed un Lou a petto nudo, e ,palesemente, eccitato svettava a cavalcioni su di me.
Ero arrabbiato e questa situazione non mi stava eccitando per niente…cazzate.
“E Zayn? Liam? Efron?” La mia voce per quanto roca e profonda si trasformò magicamente in quella di un bambino dell’asilo.
“Li mandiamo tutti a cagare?” E lui mi seguì muovendosi ritmico su di me mentre con la mano libera mi accarezzava il petto nudo, io annuii e mi presi il labbro fra i denti.
“Ripetilo.” La sua mano era ferma sul mio basso ventre, sotto l’ombelico, e da lì sentivo partire una serie di brividi e sensazioni indescrivibili.
“Cosa piccolo Hazza?” Adesso invece la mano era piazzata direttamente sui boxer e attraverso la lycra sottile il suo tocco mi mandava in fibrillazione.
“Con chi vorresti scopare?” Sussurrai prima di farmi scappare un gemito.
“Solo con te, scoperei con te giorno e notte.” Ed il suo viso era troppo vicino, i suoi occhi troppo grandi ed eccitati e la sua bocca troppo invitante.
“Louis” Ansimai leggermente quando con un dito mi sfiorò il glande ancora costretto nelle mutande, stavo praticamente soffrendo, volevo sentirlo dentro.
“Baciami Styles.” Lo disse con un soffio, un soffio che inebriava maggiormente l’aria e che mi eccitava non poco, e lo feci. Lo baciai, per una frazione di secondo in cui le nostre labbra si incontravano e si amavano, era una cosa tutta loro, quando si ritrovavano sembravano come non essersi mai abbandonate, si ricongiungevano ed entrambi ci sentivamo a casa, ci sentivamo come se al mondo non ci fossero problemi, come se non ci fosse nulla di più importante. E poi mi allontanai di pochi centimetri solo per guardarlo meglio, e lasciargli un altro piccolo bacio,dolce e innocente, quasi fanciullesco.
“Ho baciato Suze e le ho guardato le tette, non va bene, vero?” Lo guardai con sfida e lui mi sorrise, sapeva che non mi sarei arreso così facilmente e anche io sapevo che lui farà lo stesso.
“Ti perdono solo perché non sei più il re dei pompini, Zayn ti batte sicuramente.” Entrambe le sue mani mi circondavano il viso come per consolarmi ed io mi feci scivolare le sue parole addosso, ero senza alcun dubbio il migliore, e con uno scatto repentino ero di nuovo su di lui.
“Questo non dovevi dirlo.” Gli lasciai un bacio estremamente vicino alla bocca e poi ricomincia a baciargli il collo con una lentezza disarmante, assaggiando ogni centimetro di pelle con dedizione e amore, ma allo stesso tempo con passione e forza, e lo sentii muoversi sotto di me e la sua erezione costretta ancora nei pantaloni stretti, batteva contro il mio interno coscia. “Cos’è ti sta piacendo Tomlinson?”
“In realtà sto pensando a Zayn e a Efron sotto di me, ansanti.” Mi tirò leggermente i capelli come per trattenersi mentre stuzzicavo i suoi capezzoli, uno con la lingua e l’altro con le dita.
“Non sai mentire ragazzo.” Lo guardai per un secondo negli occhi e ne ebbi la conferma. “Pensi a me.” E gli baciai la fronte, “Alle mie mani.” Gli baciai entrambe le gote arrossate, “Alla mia bocca.” Gli morsi una guancia e un ansimo gli sfuggì dalla stretta ferrea che avevano creato i suoi denti intorno al labbro inferiore. “Alla mia voce, alle mie urla.” E scesi, scesi scandendo ogni battito di cuore con un bacio sempre più bagnato, sempre più lascivo, sempre più nostro.
“Harry Edward Styles smettila.” Gli morsi con impazienza il basso ventre lasciando ogni tanto anche qualche piccolo succhiotto mentre lo sentivo gemere.
“E perché?” Ritornai al suo viso perfetto come al solito e gli baciai la mascella lentamente, poi gli morsi il lobo e ritornai a prendermi cura del suo viso con tanti baci, a pochi centimetri dalle sue labbra però mi fermai e lo fissai “Perché dovrei smetterla?”
“Mi stai facendo impazzire.” Risponse prima di trarre un lungo sospiro e strusciarsi contro di me facendomi sentire dove sia il problema. E in effetti era un problema molto grande.
“Davvero? Avevi detto che non ero molto bravo.”
Ricominciai la mia discesa e seguii una linea dritta che partiva dal suo collo, che leccavo e baciavo, attraversava gli addominali e si fermava ai pantaloni blu notte che ancora indossava. “E questi?” Louis mi guardò e mi sorrise piano, la mia bocca si impegnò però a superare l’unico ostacolo che mi separava dal mio obiettivo, e quando il bottone uscì dall’asola grazie ad un lavoro abile di bocca e denti mi verrebbe da battermi le mani da solo.
“Ops, si sono sbottonati.” Continuai però a lasciare piccoli baci praticamente su tutto il cavallo dei pantaloni di Lou e lui chiudeva perfino gli occhi per alcuni istanti.
“Oh ma c’è ancora la cerniera.” E le sue mani presero le mie in custodia portandole vicino alla sua bocca.
“Lascia fare a me.” Controbattei ricominciando a muovere la faccia eccessivamente vicino alla sua erezione che pulsava ad ogni tocco.
“Harry, diamine.” Un mio dito finì nella bocca di Louis ed in un primo momento lui lo morse, ma poi iniziò a succhiarlo con avidità, e adesso non solo lui era cosi impaziente di far cadere questi maledetti pantaloni.
“Cos’è tutta questa fretta Tomlinson?” Dissi abbassando completamente la zip e ritornando al suo viso, gli sfiorai le labbra con il dito bagnato e lo guardai serissimo “Abbiamo tutta la notte d’avanti no?”
No, no e ancora no, anche il mio corpo aveva bisogno di sentirlo, di averlo, avevamo bisogno entrambi di fare l’amore ma non sarò il primo a chiederlo, sarà la piccola vendetta per il bacio che non aveva voluto darmi.
“Assolutamente no” La sua voce era un soffio per quanto sussurrava piano “Ti voglio subito.” E ritornò a sovrastarmi nel giro di pochi secondi, muovendosi laconico su di me sorridente. “Allora a chi è che sta piacendo?”
Le sue mani erano nei miei boxer e non riuscivo a trattenermi cosi urlai sommessamente quando un dito mi sfiorò l’erezione per tutta la lunghezza e si soffermò sulla cappella per alcuni secondi.
“Di certo non a me.” Mugugnai quando iniziò a massaggiare lentamente e dolcemente il mio membro, seguiva un ritmo sostenuto per un primo momento ma poi iniziò ad andare sempre più veloce ed anche ogni mio pudore sparì a quella velocità. “Cazzo Lou.”
“Cosa c’è?” Mi sfiorò con la mano libera il viso e liberò il labbro dalla stretta dei denti, poi iniziò a giocare con i capelli, arricciandoli fra le dita.
“Cosa c’è mi chiedi?” Urlai praticamente spingendo il bacino contro la sua mano che accolse la mia erezione benevolmente.
“Non avevamo tutta la notte?” Entrambe le mani in questo momento si occupavano della mia eccitazione ma anche volendo non potevo muovermi, ero schiacciato su quel letto da ogni possibile forza, era come se la gravità si fosse concentrata sul mio corpo e non mi permettesse di muovere alcun muscolo,ero inerme fra le sue mani, e sentivo inondarmi da un piacere quasi malato.
“Giuro che se non mi scopi entro due minuti potrei implodere.” Sussurrai mentre la sua bocca leccava la zona sensibile sotto l’ombelico e l'assaggiava con avidità.
“E tutta questa fretta da dove viene?” I suoi occhi luminosi come due lampadine erano l’unica cosa che riuscivo a capire lucidamente mentre la sua bocca si posava sul glande rosso e pulsante.
“OH CRISTO MIO.” L’ho sempre sostenuto che astenermi dal sesso per più di ventiquattro ore faccia male alla salute mentale, ed in questo momento ne avevo prove indiscutibili.
“Shh.” Rispose semplicemente seguendo con la lingua una vena, ed iniziai a sentire tutto in fiamme. Fuoco fin alla punta dei capelli, fuoco che si irradia semplicemente dai movimenti della sua bocca sul mio corpo.
“Louis William Tomlinson porco cazzo, vuoi soddisfare il tuo cazzo di fidanzato?” Il mio bacino partiva praticamente dalla bocca di Louis, mi aveva completamente dentro, e quando sentivo le pareti della bocca circondarmi completamente e succhiare perdevo ogni controllo, mi lasciai andare sul letto come drogato, perché in fin dei conti questo sono: sono drogato della sua bocca, delle sue mani, della sua voce, del suo corpo.
Sono dipendente da tutto di lui, e non vorrei mai smettere.
La lingua accoglie ogni mio movimento, le mani stringono il mio sedere, aggrappandosi come per rimanere in qualche modo coscienti di questo mondo, il palato frega ad ogni spinta, ogni volta con più forza e le dannate guance si incavano come a voler diventare un’unica cosa, come se potessero risucchiarmi l’anima.
Ed adesso non solo sento il fuoco ardere, adesso ero puro fuoco, lo stomaco è preda quasi alle convulsioni, sentivo il sapore metallico del sangue in bocca e ogni singola cellula invocava un’unica persona, tutte in coro urlano un solo nome: Louis.
E in un istante mi riversavo in lui, come faceva la foce di un fiume in mare, come le lacrime di una ragazza inondavano un cuscino, come le note di una canzone che correvano attraverso delle cuffie,ero dentro di lui e lui mi accolse, mi rense parte del suo essere, e quando il suo pomo d’adamo si alzava e si abbassava veloce ed i suoi occhi, che non avevano mai abbandonato i miei, ancora più lucenti di prima, mi fissavano con ansia e dedizione. Volevo rimanere qui per sempre, come per sempre vorrei poter appartenere a lui.
“Agli ordini, signore.” Disse leccandosi le labbra e ritornando rapidamente alla mia bocca che baciò con forza e passione, lasciandomi sulla lingua il mio stesso sapore, ma troppo facilmente mentre le nostre lingue parlavano una lingua tutta loro e le nostre mani scoprivano posti già conosciuti si staccò da me e sussurrò solo una parola in grado di capovolgere ogni situazione. “Adesso.”
E mentre lui mi guardava come stregato iniziai a succhiare due delle sue dita, le succhiai guardandolo fisso negli occhi, le succhiai privandolo dei pantaloni già abbassati e dei boxer rossi, le succhiai come se non ci fossero problemi, come se non ci fossero conseguenze in questa vita, come se non ci fosse un domani, le succhiai come se fosse la cosa più importante della mia vita, e quando le dita vengono sostituite dalla bocca ormai gonfia di Louis ricominciava la nostra danza, che viene accompagnata dal movimento delle dita inumidite sulla mia apertura.
Un urlo soffocato labbra contro labbra mi sfuggì quando un dito finì dentro di me, ed ogni volta era come se un mattone fosse finito accidentalmente sul mio stomaco privandomi dell’ossigeno, prima una dose di dolore e dopo solo piacere, piacere mentre quel dito mi esplorava, piacere mentre le nostre bocche si incontravano ansimanti, piacere quando un secondo dito si aggiunse, lasciandomi si senza fiato, ma completamente incosciente. “Posso?”
Allargai maggiormente le gambe in un tacito assenso e senza farselo ripetere due volte Louis avvicinò la sua erezione alla mia apertura e con un’unica spinta entrò in me.
Urlai.
Urlai perché faceva male.
Urlai perché amo sentirlo dentro.
Urlai perché lo amo.
Urlai perché il dolore si stava trasformando lentamente in piacere.
Urlai perché godevo.
Urlai perché so che lo faceva impazzire.
“Scusami.” Ansimò dopo qualche spinta, io non facevo altro che guardarlo, in qualche modo impassibile e in altri modi completamente stravolto, ed iniziai a muovere il bacino,ero io che volevo che aumentasse il ritmo, ero io che necessitavo di sentirlo più dentro, più vicino, più mio.
E lui mi accontentò, il ritmo delle spinte aumentò, come la velocità con cui le nostre voci si mischiano, come l’assurdità delle sue unghie conficcate nei miei fianchi, come la voracità con cui gli morsi la spalla consapevole in qualche modo di lasciargli dei segni, come la sua voce che mi sussurrava di amarmi follemente, come i nostri corpi che non vorrebbero altro che rimanere per sempre uniti.
“Ti amo. Ti amo. Ti amo.” Dalla sua bocca uscirono queste parole come un lamento che però faceva bene, come una canzone infinita che non ti stanca mai, come l’unico rimedio contro i mali del mondo.
“Ti amo.” Strillai quando toccò un punto ben definito che non solo mi faceva godere in una maniera esagerata, ma stuzzicava anche e ancora la mia erezione che velocemente aveva ripreso vita, una mano correva cercando di alleviare il fastidio, mentre l’altra finì sul fondoschiena di Louis che al mio tocco si riprese come da una trance e mi baciò dolcemente, facendo incontrare le nostre lingue come la prima volta, inondandomi di dolcezza e amore.
E venimmo contemporaneamente, lui dentro di me ed io sui nostri ventri vicini, ci baciammo lentamente mentre tutto il nostro amore riempì quella stanza, e vorrei che tutto il mondo fosse consapevole di quanto amo questo ragazzo, vorrei che nessuno lo guardasse con Eleanor immaginandolo felice,perché lui solo con me è realmente felice, vorrei poter correre sul balcone e urlarlo, vorrei baciarlo su un palco o dopo una premiazione, vorrei tante cose, e un giorno, per quanto giovani e sognatori, so che le avremo.
So che potremo sposarci, so che al nostro matrimonio nessuno ci guarderà con odio, nessuno ci vorrà far del male, ci guarderanno e avranno stampata in faccia una chiara espressione di orgoglio, perché potremo dire di avercela fatta, potremo dire di aver avuto davvero tutto il mondo contro e di aver vinto comunque, potremo dire di amarci e nessuno ci potrà scalfire con offese o brutti gesti, saremo solo io e Louis nel nostro mondo, nella nostra casa con due bambini che ridono e urlano rincorrendosi.
Potrò urlare al mondo di amare Louis e non dovremo nasconderci più.
“Tu non immagini nemmeno lontanamente quanto possa amarti, vero?” La sua voce roca dopo l’amplesso,graffiò il mio orecchio a differenza delle parole che crearono un percorso come ricoperto da glassa e miele nel mio stomaco.
“Ed invece lo so. Perché io ti amo in una maniera cosi folle che non potrei essere che ricambiato in egual modo.” Risposi risoluto baciandogli il collo.
“Ah davvero?” Mi tirò i capelli e mi guardò sollevando un sopracciglio.
“Assolutamente Tomlinson. Smetterò ti amarti solo quando il sole smetterà di esistere.” Continuai cercando con insistenza le sue labbra, di quella dannata bocca non ne avevo mai abbastanza.
“Oh parlano di almeno altri 5 miliardi di anni.” Ridacchiò buttando la testa all’indietro ma offrendomi come pegno il suo collo che subito iniziai a baciare e a succhiare.
“Non credo sia abbastanza, tu che ne dici?” E le nostre labbra si rincontrano ancora più affamate di un’ora fa, ancora più impazienti di quella prima volta in uno sgabuzzino a x-factor, ancora più arrabbiate dopo 15 giorni di distanza forzata, si ritrovarono e fecero l’amore, fecero l’amore a modo loro, si veneravano, si coccolavano, si accarezzavano e si sussurravano parole d’amore.

I'M ALIVE
Sorpresina lalalala
avevo detto che non avrei aggiornato prima di giovedì/venerdì perché così non avrei avuto chi mi assillava: ma invece no.
AHAHAHAHAHAHAHAHA
E' il capitolo più lungo che io abbia mai scritto e spero davvero che vi piaccia *o*
Capitolo LARRY, gente fhsdjfhskj
Allora, innanzitutto specifico ancora una volta che è un capitolo rosso, se siete facilmente impressionabili, sorvolatelo lol
ma se siete arrivati fin qua giù non serve a nulla, o-okay fjhsjk

Questa volta sarò breve con i ringraziamenti:
Ringrazio chi legge dfjshfs
chi lascia recensioni
Anna
me
me medesima
me stessa
la sottoscritta
Gab

Potete trovarci su twitter a:
Gab: @xniallwsings_
Anna: @SelinaGomez__x
Suze: @xsuze_x
Beth: @xBeth__
peeene pipol, spero vi piaccia jshfkjsh



-Gab& Anna loves you all ♥

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Capitolo 25
*** i love the way you make me feel ***


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Capitolo 24

#NoPOV

Stesa sul letto, con il cuore lacerato, era avvolta nel più completo silenzio.
Stesa sul letto, con il cuore che batteva sempre più piano ogni minuto che passava, avrebbe voluto abbandonare questo mondo, così non avrebbe dovuto più soffrire.
Si passò una mano tra i capelli lunghi, castani e blu alle punte, sospirando.
Perché aveva deciso di abbandonarla a se stessa?
E lei, cosa aveva sbagliato per indurlo a quella decisione?
Lei non voleva che l'altro se ne andasse.
Chi l'avrebbe sostenuta nei suoi momenti peggiori?
Chi le avrebbe offerto il proprio aiuto quando il peso opprimente del mondo gli gravava sulle spalle?
Chi sarebbe stato al suo fianco?
Chi, se non colui che aveva deciso di lasciarla?

I passi del biondino lungo il corridoio arrivavano ovattati all'interno della stanza, per via della porta socchiusa, appena accostata allo stipite. L'aveva lasciata così nella speranza che l'altro entrasse, spegnesse la luce e si sedesse al suo fianco. Proprio quando ormai non se l'aspettava più, sentì i cardini arrugginiti della porta cigolare e, con la cosa dell'occhio, lo vide entrare nella stanza. Si tirò su a sedere, senza guardarlo, e lui si sedette immediatamente accanto a lei.

Quel corpo sprigionava così tanto calore che il suo cuore riprese a battere in maniera regolare. Con l'altro accanto a lei, si sentiva quasi bene.
“perché hai deciso di lasciarmi?” gli chiese sussurrando.
Niall restò in silenzio, mentre aveva l'impressione che una morsa gli stesse stringendo intorno al suo cuore e al suo stomaco.
“cosa ti ho fatto per farti prendere questa decisione?” continuò lei, prendendosi la testa con entrambe le mani, mentre la sua schiena veniva scossa da un fremito.
Il biondino aprì bocca, cercando inutilmente di dire qualcosa, ma non emise alcun suono. Non aveva il coraggio di dirle il vero motivo per cui aveva deciso di lasciarla, si sentiva un codardo. Se solo avesse potuto scegliere, avrebbe passato il resto della sua vita in compagnia della ragazza mora dagli occhi verde prato che gli sedeva accanto. E invece, questo lui non poteva farlo, perché i 'piani alti' avevano già deciso tutto al posto suo.
“Niall, dimmi qualcosa, ti prego!” fece ancora la ragazza, “qualunque cosa, ti supplico. Questo tuo silenzio mi sta facendo troppo male”
'Anche a me sta facendo male”, avrebbe voluto risponderle con tutto se stesso, ma sentiva le parole venirgli meno.
Avvicinò una mano al mento di Suze, sfiorandolo appena. Lei, sentendo quel contatto sollevò automaticamente la testa e piantò i suoi occhi in quelli cristallini di Niall. Le mani di quest'ultimo, vedendo i due fari verdi puntati su di lui, presero a tremare. Suze contrasse la mascella, dirigendo i denti dentro la sua bocca chiusa e il biondino comprese che stava cercando di non piangere. Dopo non molto, però, la castana strinse gli occhi con forza ed una lacrima scivolò silenziosa lungo la sua guancia sinistra.
“Perché Niall? Perché?” provò a chiedergli ancora, nella vana speranza che il biondino, finalmente, le rispondesse.
Niall fermò con il pollice la lacrima di Suze. Quelle piccole goccioline salate, di cui lui era la causa, non avevano il permesso di rovinare la bellezza di quel viso.
La ragazza non riusciva a trattenere le proprie lacrime, così le lasciava scorrere copiose sulle proprie guance. Non tentava nemmeno di asciugarle perché ci stava pensando Niall con le sue mani delicate.
“io non voglio lasciati, Suze” disse, in un sussurro appena udibile perfino a se stesso, Niall.
La frase giunse forte alle orecchie della ragazza, come se il ragazzo davanti a lei l'avesse urlato al mondo intero. In una frazione di secondo, tutto diventò chiaro e capì che Niall era stato obbligato a prendere questa decisione. Così ricordò di quando lesse quel messaggio sul suo cellulare, di quando uscirono le loro foto abbracciati e loro le fecero sparire. Sorrise amaramente, mentre l'altro abbassava gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo della ragazza.
“perdonami, ti prego.” la supplicò.
Suze sperò, con tutto il suo cuore, di aver tratto la conclusione sbagliata. Il suo Niall non poteva farle una cosa come quella, non ne sarebbe stato in grado, non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Cercò i suoi occhi azzurri per ricevere una risposta e, quando li trovò, sentì il mondo crollarle addosso: quei pozzi di cielo parlavano e le stavano dicendo chiaramente 'si, hai capito perfettamente'.
Chiuse un'altra volta gli occhi e li strinse talmente tanto che i muscoli intorno alle cavità oculari iniziarono a dolergli. Nuove lacrime tornarono a rigargli la pelle, sempre più amare. Per un momento, desiderò tornare indietro nel tempo fino al giorno in cui si erano conosciuti e cambiare il proprio destino, in modo da non incrociare quegli occhi azzurri che l'avevano stregata fin dal primo istante. Forse, però, voleva solamente tornare indietro per poter rivivere tutto quello che aveva passato in compagnia di Niall fin dal primo momento in cui si erano visti.
Niall prese il viso di Suze tra le mani, la guardò per un attimo negli occhi e poi la baciò. La ragazza rispose subito, accompagnando i movimenti delle labbra del biondino con le proprie. Le mani di Niall, dal viso di Suze, scivolarono sul suo collo ed arrivarono alle spalle, che afferrarono con forza. La castana rabbrividì leggermente a quel contatto, seppure ci fosse il leggero strato della maglia che indossava, tra la sua pelle e quella del biondino.
Si staccarono per riprendere fiato e Suze andò a baciare il mento dell'altro, per poi scendere verso il pomo d'Adamo, mordendolo e succhiandolo appena, quella parte di pelle a cui stava dedicando le proprie attenzioni. Niall iniziò ad ansimare appena, chiudendo gli occhi e reclinando la testa all'indietro, per facilitare alla ragazza l'accesso al suo collo. Nel giro di poco si ritrovarono stesi sul letto, il biondino sotto e Suze sopra di lui.
Mosse il bacino verso il corpo di Niall e quest'ultimo si sentì premere sulla propria coglia un principio della sua erezione. Il biondino, bramoso, cercò le labbra della ragazza, che gliele concesse volentieri e dopo aver fatto giocare a lungo le loro lingue, ribaltò le posizioni finendo a cavalcioni su di lei. La guardò negli occhi con sguardo languido e gli sorrise malizioso, prima di scendere a baciarle il collo. Le mani piccole di Suze si poggiarono delicatamente sulla schiena di Niall come se, con quel gesto semplice, potesse in qualche modo proteggerlo dalla crudeltà di quel mondo che li voleva separati.
Quelle del biondino, arpionarono possessive ai fianchi della ragazza ed iniziarono leggermente ad alzarle la maglia. Dopo un'estenuante attesa, l'indumento finì a terra per lasciare la possibilità al castano di slacciarle il reggiseno, che non tardò ad arrivare nello stesso posto della sua maglietta. Poco dopo, anche la maglia di Niall andò a fare compagnia a quella di Suze.
Niall, ancora seduto sopra Suze, le sfiorò con le labbra sottili i seni, per poi scendere verso l'ombelico. Alla ragazza piaceva quel trattamento, si capiva bene dal modo in cui inarcava la schiena verso la bocca del biondino. Con una mano, il biondino arrivò alla fibbia della cintura di Suze e l'aprì, subito dopo fece fare la stessa fine al bottone dei jeans chiari. Il ragazzo avrebbe voluto aprire anche la zip, infatti le sue mani tentarono di avvicinarsi, ma vennero bloccate da quelle di Suze, alle quali poi si intrecciarono prima che i due si baciassero nuovamente.
Approfittando di quel momento di distrazione da parte del biondino, il quale era troppo impegnato ad esplorare ogni angolo della bocca della ragazza con la propria lingua, per badare a tutto il resto, Suze riprese il controllo della situazione e riportò Niall sotto di lei. Baciò il suo collo, il suo torace, la sua pancia lasciandogli piccole macchie umide sulla pelle. Lo liberò dai pantaloni della tuta che indossava, sfilandoglieli con dolcezza nonostante non vedesse l'ora di farli sparire dal suo campo visivo. I suoi occhi verdi si fermarono qualche istante sull'erezione-ormai evidente- del biondino intrappolata nei boxer blu che indossava quel giorno. La sfiorò appena con una mano ed osservò, compiaciuta, la sua reazione a quel lieve tocco. Poi scivolò sulle gambe del biondino fino a ritrovarsi seduta sulle sue ginocchia e chinò la testa verso il suo corpo, per immergere la punta del proprio naso nella leggera peluria appena sotto l'ombelico e respirare a fondo il profumo che emanava la sua pelle.
Quella piccola parte del loro cervello che riusciva a ragionare in maniera lucida, stava gridando ad entrambi di darci un taglio perché tutto quello che stavano facendo non li avrebbe aiutati in alcun modo, anzi. Avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Entrambi avrebbero voluto dire all'altro di fermarsi, ma nessuno dei due si sentiva in grado di farlo. Nessuno dei due riusciva a seguire il proprio giudizio, perché offuscato dalla voglia di amarsi. Del resto, perché dire basta ad una cosa quando la si vuole con tutto il cuore?

La ragazza, finalmente, si tolse i jeans e poi, mentre iniziava a fare un succhiotto sulla pancia del biondino, gli infilò una mano nei boxer. Con sicurezza, prese in mano la sua erezione e sorrise sulla sua pelle quando udì un gemito strozzato uscirgli dalle labbra. Iniziò a muovere la mano per tutta la sua lunghezza, beandosi del respiro di Niall che si faceva sempre più irregolare ad ogni movimento.
“Su-Suze...” mugugnò il ragazzo, “dobbiamo fermarci”.
La ragazza si fermò e fece scattare la testa in direzione del biondino. Lo aveva detto davvero o lo aveva sognato?
“tutto questo ci farà solo soffrire di più.” constatò.
Suze lo lasciò perdere, non poteva e non voleva più fermarsi ormai. Gli sfilò i boxer e si liberò anche delle sue mutandine a pois viola. Si leccò il labbro inferiore, inumidendolo appena, poi prese in bocca il membro del biondino che ancora stava spingendo tra le proprie mani.
Le dita di Niall si persero tra i capelli castani di Suze e ne tirarono qualche piccola ciocca, facendo attenzione a non farle male. Il biondino stava godendo al massimo delle sensazioni che la bocca e la lingua della ragazza gli stavano donando... quelle labbra così morbide esano state create apposta per fare quello che stavano facendo in quel momento; altro che puttane e puttane.

Entrambi realizzarono che quella sarebbe stata, molto probabilmente, la loro ultima volta in cui poterono stare insieme in una sola stanza. I loro cuori si spezzarono contemporaneamente quando compresero quell'assurda verità.
Il mondo li voleva divisi?
Loro lo avrebbero accontentato.
Ma non prima di un'ultima, folle volta insieme.

Le labbra di Suze abbandonarono l'erezione di Niall e risalirono fino al suo viso per baciarlo. Quando si staccarono Niall capovolse ancora una volta la situazione.
Il biondino infilò due dita nella bocca della ragazza, la quale prese a succhiarle con forza, mentre incatenava il suo sguardo con l'altro. Non appena le dita furono abbastanza bagnate, Niall le tolse dalla bocca di Suze e le portò alla sua apertura. Ne infilò prima una e poi l'altra, con gentilezza ed attenzione. Amava quel corpo e la persona a cui esso apparteneva, non avrebbe mai avuto il coraggio di farle del male.
Mosse un po' le dita all'interno della castana, mentre con l'altra mano stava regalando qualche attimo di piacere anche a se stesso. Solamente quando sentì l'altra pronta, tolse le dita dal corpo di Suze, aprì le sue gambe fino a farle toccare le ginocchia al torace ed appoggiò il suo membro davanti alla sua apertura.
Iniziò a spingere piano per entrare dentro di lei.
Nonostante fosse la prima volta, la carne di Suze aveva bisogno di abituarsi alla presenza dell'erezione di Niall. Quest'ultimo si chinò sul corpo dell'amante per baciarla e farle dimenticare, almeno per qualche istante, il dolore che stava provando. Lungo la schiena del biondino, quando le loro labbra vennero a contatto, corse un brivido intenso di piacere e, non volendo, affondò con troppa foga nel corpo della castana, la quale si lasciò sfuggire un mugolio mentre stringeva il labbro inferiore dell'altro tra i denti. Subito dopo, Niall percepì il sapore metallico del sangue nella propria bocca e comprese che Suze glielo aveva morso con talmente tanta forza da farlo sanguinare. Cercò di pulirsi alla meno peggio con il dorso della mano ma, immediatamente, altro sangue uscì dal taglio che i denti della ragazza gli avevano procurato.
Pian piano, i loro movimenti si regolarizzarono e divennero più fluidi. Il dolore si trasformò in piacere. I loro respiri divennero sempre più irregolari, pesanti ed affannati.
Il biondino continuava a spingere dentro di lei e la osserva con attenzione: gli piaceva vedere l'espressione che si disegnava sul viso della ragazza; gli piaceva vedere ogni quanto si passava la lingua sulle labbra; gli piaceva vedere il modo in cui reclinava la testa all'indietro ogni volta che Niall toccava il suo punto. Gli piaceva semplicemente guardarla mentre la faceva sua.

Quella sarebbe stata la loro prima e ultima volta, ormai ne erano più che consapevoli. Le loro menti iniziarono ad andare indietro nel tempo, sfogliando al contrario le pagine della loro vita insieme.
Ritornarono a quando si erano conosciuti, a quando i loro occhi si erano incrociati per la prima volta. Niall prese la mano di Suze nella sua, incastrando le proprie dita negli spazi di quelle dell'altra, quando ricordò l'esatto istante in cui si erano stretti la mano, sorridendosi a vicenda.
“baciami” sussurrò la castana, la prima volta in cui l'aveva implorato.
Il biondino l'accontentò immediatamente chinandosi ancora una volta sul suo corpo, per baciarla con passione, con trasporto, con tutto l'amore che aveva dentro di sé e lo rendeva vivo.

Le spinte erano sconnesse, talvolta quasi disperate. I loro cuori battevano all'impazzata, i loro respiri si alternavano a gemiti ed ansimi.
Ormai, per entrambi, mancava poco all'orgasmo. Quei due erano una cosa sola, esattamente come il potente sentimento che li teneva uniti.
Niall girò la sua testa verso destra, incontrando il polpaccio di Suze. Leccò e morse la parte di pelle più vicina alla sua bocca, mentre i muscoli del corpo della ragazza iniziavano a tendersi sempre di più. Portò la sua mano sinistra a coprire quella di Suze che era posta sopra il suo seno e la coprì, lasciandole piccole carezze sul lato.
La ragazza fu la prima dei due a venire, reclinando la testa all'indietro ed inarcandosi contro il materasso. Il biondino la seguì poco dopo e strozzò un basso ringhio gutturale tra i propri denti.

La stanza cadde nel silenzio più totale; l'unico rumore che si sentiva erano i respiri dei due ragazzi che avevano appena terminato di amarsi. Niall invitò Suze tra le sue braccia, la quale poggiò la testa contro la spalla del castano e premette appena le sue labbra contro il suo collo. Si strinsero il più possibile l'una all'altro per tenersi caldo a vicenda e perché erano in due su un letto da una piazza.
Mentre i battiti del cuore tornavano alla giusta frequenza, si accarezzarono un po'.
“Suze?” il biondino attirò l'attenzione della ragazza.
“si?” rispose
“Ami Harry?”
la castana rise. “non fare il geloso, Niall. Tu mi hai lasciata.” la sua voce si spezzò in due.
“Non voglio lasciarti..” ammise stringendola a sé. Suze fece una risatina e scosse la testa.
La ragazza scivolò via dalle braccia del biondino. Raccolse i suoi vestiti da terra e se li rimise, sotto l'occhio vigile di Niall che non riusciva a smettere di guardarla.
“Ti amo, Niall” gli disse semplicemente.
La ragazza si girò verso di lui e lo guardò, senza aggiungere altro. Una lacrima gli scivolò lungo la guancia e l'asciugò solo quando ormai gli era arrivata al mento. Con gli occhi percorse tutto il corpo di Niall, ancora steso sul letto e completamente nudo. Poi abbassò la testa sconfitta, ed uscì dalla stanza, sbattendo la porta.


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Benvenuti in questo nuovo capitolo jsdhfsjk
Facciamo una revisione: vi va?
I nostri bei piccioncini (Niall e Suze, chiamasi Suziall jhdskfjhs) sono finalmente arrivati in Italia. Qui i manager fanno sapere al biondino che non può continuare la sua relazione con Suze perché lei è la 'ragazza' di Harry, ossia la sua copertura.
Quindi Niall si fa coraggio e le dice tutto; lei, chiaramente, ci sta male, ma poi sono dolci e coccolosi (-leggere per capire sks).
Quindi:
cosa succederà alla coppia Suziall?
Resteranno insieme o si lasceranno definitivamente?
E la coppia Larry?
uscirà allo scoperto?
o non faranno mai il coming out?
Vi ho messo sulle spine, lo so AHAHAHAH
Quando leggerete i prossimi capitoli, capirete tutto, promesso *dita incrociate*

Stiamo per arrivare alla fine o: *lacrimuccia*
ma non vi preoccupate: abbiamo intenzione di iniziare un'altra fanfic e in questi giorni pubblicherò il primo capitolo kjsdfhksj

Volevo dedicare questo capitolo alla mia amica Eleonora, Eleanor, El HAHAHAH per dirle che le voglio bene, anche se ci conosciamo da poco ♥
-------------
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio chi segue la fanfic jdshk
chi lascia recensioni ksdhfjsk
chi mi assilla per il continuo kjdshkfdjs
chi mi fa stare sveglia fino a notte fonda a scrivere. SIA LODATO IL SIGNORE
chi mi spara idee a raffica jdhfks
chi mi fa venire voglia di continuare jdfhsfk
Anna kjhsdkjfh
i miei polpastrelli (forever in me ♥)
i miei occhi (Always mine ♥)
il mio cervello perché è sexy e.e
la mia maglia supercoccolosa e il mio orsacchiotto :c
Ringrazio Serena che mi ha finalmente spiegato che non è zio Voldy a dire 'always' ma è Piton :c
Ringrazio la mia prof per non assegnare tanti compiti sjdfksd
Ringrazio cicino (Always in my heart ) per rompermi il cazzo ogni giorno jdshfks
FINEZZA ANDATA A PUTTANE.
Beh, credo che mi sia spinta anche fin troppo a lungo per i ringraziamenti.
Oh, no, aspettate :o
ho dimenticato di ringraziare PEPPA PIG, il mio idolo ♥
#PiGGETORFORLIFE ♥



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Capitolo 26
*** don't you worry child. ***


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Capitolo 26

Niall era ansimante, in piedi davanti al grande specchio posto proprio sopra il lavandino del bagno. Aveva appena richiuso il rubinetto e si fissava, si faceva schifo da solo.
Come aveva potuto abbandonarla?
Le lacrime ripercorsero i suoi occhi; le sue mani si strinsero in torno al lavandino dove era appoggiato, talmente forte che le sue nocche divennero bianche; i suoi capelli biondi erano sporchi, sudati, pieni di nodi, e così che sentiva anche il suo stomaco, soppressa da una morsa troppo potente per lui.
Aveva bisogno di uno sfogo, lo desiderava con tutto se stesso. Cosa avrebbe potuto fare?
Assottigliò lo sguardo e dischiuse le labbra; lentamente lasciò la presa dal lavandino e scagliò un pugno contro il muro, che vibrò contro la sua forza. Le nocche iniziarono a sanguinare e le sentiva bruciare, ma allo stesso tempo era tranquillo e quasi sereno.
Ritornò nella stanza dove c'era il letto e frugò tra le sue valigie alla ricerca del cellulare. Trovandolo, schiacciò il pulsante verde per chiamare l'ultimo numero che l'aveva cercato.
Dopo numerosi squilli non rispondeva ancora e Niall era in piedi a gironzolare per la stanza.
“pronto?” si schiarì la voce.
“brutto figlio di puttana, sai cosa ho fatto?! L'ho lasciata per colpa tua.” gli urlò contro. “Ho lasciato la ragazza che amo perché voi, fottuti coglioni, non capite un cazzo dalla vita. Credete davvero che lasciandola io non l'ami? Che lei sarà felice con Harry? Che a poco a poco tutti si dimenticheranno dei Larry?” sputò amaro. “cattive notizie, nessuno dimenticherà niente. Non me ne starò con le mani in mano, farò qualcosa per aggiustare questa situazione del cazzo. Fottuti menefreghisti assetati di soldi. Tutti si accorgeranno che non stiamo più bene, che lo faremo controvoglia perché siamo OBBLIGATI.”
“calmati ragazzo. Non puoi chiamarmi all'una di notte farfugliando cazzate, sei ubriaco?”
“non ho bevuto neanche un po', non ho bisogno dell'alcol per dirti quello che penso. E peso che tu sia un coglione. Tu e tutti quelli del tuo team di sfigati, che conta sui soldi di cinque ragazzi, distruggendo le loro vite”
“ragazzo, calmati. Lo faccio per il tuo bene.”
“il mio bene? Il mio bene è abbracciarla quando cazzo mi pare, baciarla e fottermela. Questo è il mio bene, non soffrire come un cane perché mi avete costretto di lasciarla. no.”
“lo facciamo per la vostra carriera.”
“carriera un cazzo. Non voglio più avere una carriera se devo continuare così. Tu parli di carriera, ma la mia vita non conta?”
“conta anche quella. Ma ora calmati.”
“Ho bisogno di lei, porca troia” urlò.
“hai bisogno di una scopata? Vai in strada, ne troverai tante puttanelle come quella.”
“sei un fallito coglione. Non capisci un fottuto cazzo. Vaffanculo” e attaccò il telefono, buttandosi sul letto, continuando a torturarsi le labbra. Aveva bisogno di lei, non l'avrebbe lasciata sola: non sapeva dove andare, che strada prendere, il suo indirizzo; semplicemente aveva bisogno del suo respiro caldo, delle sue labbra, della sua presenza... di lei.
Sprofondò in un pianto isterico.
Dagli occhi azzurri gli cadevano miliardi di goccioline che andavano a bagnare il cuscino extra lusso di quella stanza. Digitò il numero dell'amico, che conosceva a memoria e aspettò che rispose.
“Hei, amico” la voce del castano risuonò nelle sue orecchie. “tutto bene?”
“no, cazzo, non va affatto bene.” si sfogò il biondino.
“calmati e spiegami tutto.”
“ho chiamato la modest pochi minuti fa, li ho minacciati, ho detto loro tutto quello che credevo sul loro conto... e ora ho paura, Leeyum”
“per cosa?” aveva la voce pacata, il suo solito timbro sicuro ma allo stesso tempo, questa volta, sembrava che avvertisse anch'egli un po' di paura, e questo poteva solo far piacere al biondino, che non era più costretto a sopportare tutto quel peso sulle sue spalle.
“sai come sono, no?...potrebbero entrare da un momento all'altro nel mio account dicendo falsità sul mio conto. Potrebbero entrare anche nell'account di S-Suze... potrebbero farle del male”
“n-non lo so...” a quelle parole il biondino scoppiò a piangere non importandosi del grosso peso che sentiva il suo amico dall'altra parte del telefono, un peso sullo stomaco che era difficile togliere. Liam voleva bene a Niall, era una buona persona, un buon amico, un confidente, e, anche se potrebbe sembrare strano, aveva sempre provato per Niall qualcosa, una specie di amore, amore fraterno. Sapeva che doveva proteggerlo anche se era di poco più piccolo di lui, sapeva che aveva bisogno dei suoi abbracci per calmarsi e, anche questa volta, immaginava che sarebbe andato ad ubriacarsi, soffocando nell'alcol tutto quello che gli capitava. Ma non poteva permetterlo.
“dove sei?”
“In Italia.” soffiò l'altro.
“vuoi che venga lì?”
Niall sorrise, per poi scuotere la testa. “no, devo vedermela da solo. Resterò qui ancora per un paio di giorni, quando Suze sarà pronta ritorneremo.”
“poi andremo a mangiarci una pizza, ti va?” rise l'amico.
“si, Payne. Ho solo paura di cosa possano fare. Ti prego, sorvegliali, non voglio che facciano del male a Suze.”
“non lo faranno, Niall, fidati di me.”
il biondino sospirò per poi dirgli che si sarebbero sentiti a breve, quando avrebbe avuto le palle di affrontarli e portarli in salvo.

~

Sola, nell'oscurità della sua stanzetta, Suze si trovava a riflettere accovacciata sul morbido letto, che le era tanto mancato. Erano ormai passati circa due mesi da quando si era trasferita in Inghilterra per seguire l'amica.
Si trovava in quel posto tanto familiare quanto sconosciuto, le pareti piene di poster le ricordavano costantemente la speranza che aveva nell'incontrare i propri idoli, abbracciarli e dire loro quanto fossero importanti per lei, lei e la sua vita. Loro erano la sua salvezza ogni giorno.. Non avrebbe mai creduto di riuscirci, non avrebbe mai pensato che sarebbe diventata la ragazza di uno di loro, non avrebbe mai pensato di legare più di quanto già non fosse; era mattina, ma non sembrava affatto che fosse così, le tapparelle fuori dalla finestra erano chiuse, serrate, non lasciando trapassare nessun filo di luce.
Con il capo chino sulle gambe e la schiena incastonata nel muro, piangeva a dirotto ormai dalla sera prima, quando era ritornata di fretta dall'hotel dove alloggiava il suo ragazzo, o avrebbe dovuto dire ex?

Quando uscì dal grande albergo di lusso dove aveva accompagnato Niall, le lacrime avevano già preso il sopravvento delle sue guance, diventando i padroni indiscussi dei suoi occhi. La bionda alla reception le aveva mandato un'occhiata veloce e un ghigno, probabilmente dovuto ai suoi capelli spettinati e alla matita scesa fin sotto il mento. Prima di sparire dietro le grandi porte di vetro, aveva legato i capelli in una coda alta e indossato un paio di occhiali da sole, anche se non era proprio il caso perché era abbastanza tardi. Uscendo dall'hotel cacciò il suo cellulare dalla tasca, ritrovandosi tre nuovi messaggi da parte di Harry e due chiamate: la madre e il ricciolino.
Aveva deciso di ignorarli entrambi, se non fosse arrivata prima a casa; ma proprio in quel momento, sentii un trillo partire dalle sue mani, lo schermo illuminarsi facendo comparire la foto del riccio che le sorrideva.
“hei” aveva risposto, con quanto più sorriso avesse in corpo.
“dove sei?”
“in Italia. Te l'avevo detto che sarei partita.”
“oh, si.” il riccio si buttò una mano sulla fronte. “sarei venuto con te.”
“puoi sempre raggiungermi, Hazza.” una lacrima salata le cadde dalla guancia, mischiandosi alla pioggia che stava cadendo sulla sua città natale.
“cazzo, piove.” imprecò la ragazza.
“non sei con Niall?”
“no” soffiò. “sto ritornando a casa.”
“comunque prendo il primo volo e sono lì.” staccò la chiamata.
“okay, ciao Harry, a domani” sussurrò al vento.
Mentre era intenta a rimettere il suo iphone nella tasca anteriore del pantalone, si scontrò con un uomo. Alzò lo sguardo e incrociò quelli dell'altro, azzurrissimi come un oceano, vispi, allegri e simpatici, misti a odio, disprezzo e forse anche irritazione.
“scusami.” si era scusata la ragazza, abbassando la testa e notando il corpo esile di quell'uomo; la sua camicia bianca, la sua cravatta e la sua giacchetta, che non erano per nulla bagnate rispetto agli schizzi sui suoi jeans chiari e sulle sue scarpe di camoscio, di almeno tre toni più scure del normale.
“sta più attenta.” l'aveva rimproverata.
La ragazza aveva ancora una volta incrociato gli occhi di quell'uomo per poi sorpassarlo e continuare la sua strada. Quella pioggia non avrebbe di certo aggiustato la situazione.
Camminava sotto i porticati o i balconi, cercando di non bagnarsi più di quanto non aveva fatto. Le sue converse verdi si erano inzuppate tutte, stessa cosa la sua felpa dello stesso colore, gli occhiali da sole che aveva indossato erano diventati solamente un modo per non far vedere alle persone, che ancora passeggiavano, che aveva pianto e che continuava a farlo.
Il telefono le trillò ancora nella tasca. Lo estrasse e lesse i messaggi che le avevano inviato.

22.14
Harry:)
Suz, dannazione, ho bisogno di parlarti.

22.22
Harry:)
Deciditi a rispondermi :))

22.45
Harry:)
Sei impegnata? Disturbo?
Suze, facciamo una cosa. Ti chiamo.

00.35
Harry:)
Succede qualcosa?

Ignorai i primi tre messaggi e mi concentrai sull'ultimo che mi aveva appena mandato.
“va tutto okay, Styles”

00.37
Innanzitutto quando qualcosa va bene non mi chiami per cognome, sai che somigli molto alla mia professoressa di matematica delle medie e, davvero, non voglio ricordarla.

“era sexy la tua prof.” rise.

00.38
signorina, non cambiare discorso. Come stai?

“bene, Harry... tu?”

00.40
Sto bene, e in realtà sono stanco, sto preparando le valigie per essere da te domani :*

“ricorda di portare con te tutta la tua allegria, mi servirebbe molto. :))”

00.45
Cinque minuti per cercare di comprendere il tuo umorismo italiano, ti prego, spiegami.

“nulla. Ci vediamo domani?”

Era entrata grazie alle chiavi gelosamente nascoste dietro la pianta di gerani che faceva da padrone all'entrata; conosceva il loro profumo ormai alla perfezione, e finiva anche per odiarlo.
'è da cimitero', l'aveva definito una volta, eppure quello era l'unico odore che potesse sentire in quel momento di straziante noia e tranquillità, misto a un senso di opprimente stanchezza e voglia di abbandonare tutto e cedere.

01.00
Vuoi davvero andare a letto?

“Harreh, sono l'una di notte, permetti che dorma? :*”

01.02
In realtà lì sono le due :))

“Cazzo, mia madre mi ucciderà. A domani ♥”

01.05
A domani dolcezza ♥

Posò il cellulare nella tasca e corse in camera. Si rinchiuse dentro chiudendosi la porta alle spalle prima di lasciare che la schiena cadesse lungo la porta in ciliegio. Harry le aveva alleviato l'umore, ma certamente si sarebbe accorto che c'era qualcosa che non andava. Dopo attimi che sembravano infiniti, Suze si alzò, si tolse le scarpe ormai fradice e le buttò nel suo bagno in camera, stessa cosa che fece fare alla sua felpa e il suo jeans, restando in intimo. La flebile luce della luna piena dopo un temporale, penetrava dalla finestra, illuminando i poster sopra al letto che la caratterizzavano, rendendola infinitamente diversa da quella del fratello.
Accese la luce sul comodino e iniziò a frugare nell'armadio e nei cassetti alla ricerca disperata di un pigiama. Quando lo trovò, lo indossò velocemente, per poi fiondarsi nelle coperte calde, ancora invernali, che sua mamma non aveva cambiato, perché lo avrebbe fatto fare certamente a lei quando sarebbe arrivata.
Cacciò le cuffiette e prese il cellulare mettendo la riproduzione casuale.

Kiss me- Ed Sheeran

Che il mondo fosse contro di lei?
Ascoltò le prime parole per poi scoppiare in un pianto isterico. “smettila” si disse, ma le lacrime erano certamente più forti della sua forza di volontà.
Asciugatasi gli occhi con il palmo della mano, pescò dal suo cassetto mezzo aperto dei fogli sparsi, ma allo stesso tempo piegati accuratamente. Su ognuno di questi c'era scritto un nome ben visibile, Niall, Zayn, Liam, Harry, Louis, si leggeva. Il solco creato sul foglio dal pennarello rosso, la riportava a quella volta di due anni fa, quando il ventiquattro dicembre stava per andare a letto, ma ebbe la brillante idea di fare qualcosa per loro. Di scrivere quello che provava per ognuno e di conservarlo, così che avrebbe potuto dire ai suoi nipotini di quella volta quando aveva aperto il loro video per sbaglio, o di quando aveva sentito i brividi ai loro acuti o bassi.
Ne prese uno facendolo rigirarsi tra le mani. Louis.
'Ciao Louis,
chi sono? Uhm... domanda difficile! Sono una delle tante fan che ti ama e che non è ancora psicologicamente pronta a vederti crescere così in fretta' molte delle altre parole erano scritte disordinatamente, e quasi nessuna aveva un senso logico. L'ultima frase citava: 'non voglio allontanarti da Harry, voi siete fatti per stare insieme, l'ho sempre saputo, quindi dicendoti che ti amo, non cambierei niente nella tua omosessualità.
Beh, Lou, spero di abbracciarti un giorno.
Tua, io'

Un sorrisino si aprì sulle sue labbra. Quanto poteva essere ingenua?
Il telefono trillò ancora, riportando la ragazza alla sua realtà, cioè alla canzone che ancora le vibrava nelle orecchie.

I'm Yours- One Direction's Cover.

01.45
Niall♥
Dormi?

“sono sveglia.”

Disturbo?

“dovresti essere qui per non disturbarmi.”

Vorrei, lo sai.

“smettila. Smettila di tutte queste finte illusioni. Vaffanculo Niall.”

E si addormentò, con le lacrime agli occhi e il cuore lacerato.
Si può essere felici?
O la felicità è solo un concetto dato dagli umani?
La felicità non è quando il tuo migliore amico ti sorride?
Quando ti aiuta in qualcosa?
Quando prendi un bel voto?
Quando fai una buona azione?
Ma può esserci felicità in un bacio?
In un attimo?
In una voce?
In uno sguardo?
In una risata?
In un unirsi di corpi ansimanti, in un amarsi?

Aprì gli occhi e si stiracchiò: si trovava nella sua stanza. Scese dal letto e prese il pc tra le mani, aveva intenzione di vedere cosa stava dicendo la gente di lei, come se non fosse ancora più depressa.

Aprì il suo facebook e notò che c'erano un sacco di notifiche di commenti alle foto, aprì una notifica e notò che c'era scritto 'Sembri un alieno' con altri commenti sotto tipo 'oddio che ansia che mettono i suoi occhi' 'E questa sarebbe la ragazza di Harry? Hahaha, non se ne sarebbe mai trovata una tanto brutta' 'Larry è reale e tu sei una troia. Muori' e sentì il suo cuore esplodere, non spezzarsi, ma esplodere. Le lacrime iniziarono a scendere e si sentì così brutta, così indifesa. Il suo pianto si stava trasformando in nervoso, in odio. Entrò in bagno e chiuse la porta reggendosi al lavandino, aveva lo stimolo del vomito, lo schifo in bocca, gli occhi rossi, il labbro che veniva morso nervosamente pur di non far sentire l'urlo che si nascondeva dietro le lacrime. Conosceva l'autolesionismo, pensava se fosse vero che se ti tagliavi potevi rischiare la vita e lei non voleva morire. Voleva solo farai del male per provare un nuovo male che non sia dato da tutti i commenti che giravano su di lei. Voleva provare un nuovo dolore, ma non voleva uccidersi. Aveva aperto il rubinetto, si ero bagnata la faccia, soffiata il naso e dopo essersi asciugata si buttò a terra e si appoggiò alla vasca da bagno, cercando di calmarsi.
Ritornò su facebook e notò che tutte le mie foto personali, intime, erano sparse su grazie a una ragazza 'popolare' , commenti brutti su di lei giravano ovunque, e lei si sentiva sempre più spezzata all'interno, distrutta.
Si alzò, acchiappò un asciugamano e si asciugò il viso.
Ritornò nella camera e accese lo stereo, sperando che almeno il rumore avrebbe rimosso le urla dei genitori che stavano litigando al piano di sotto. Ma, il risultato che lei sperava, non arrivò, sentiva il suono acuto della voce di sua madre arrivare dritta alle orecchie e la voce simile a un trombone del padre perforarle il cuore per le sue parole. 'non meriti di essere chiamata madre' 'tuo figlio David è stato in ospedale e non hai avuto la decenza di dirlo a tua figlia.' 'l'avrei fatto io, ma non so per certo che lei sia la ragazza che posso chiamare figlia'.
Sentì le ginocchia cedere e il corpo venne catapultato a terra, gli occhi si riempirono ancora una volta finché non sentì il cupo suono di una porta sbattere. E poi nulla, silenzio.
Abbassò il tono della musica e sentì sua madre singhiozzare. Che stava succedendo?
Scese in salotto e corse verso la sua figura, con le mani sugli occhi e i gomiti appoggiati sulle gambe.
“mamma?” azzardò.
La donna alzò lo sguardo e sorrise alla figlia, tirando su con il naso.“va tutto bene?”
“si, tesoro” le accarezzò la testa. “a te?”
“non cambiare discorso, mamma. So che non va bene, stai piangendo.”
“va tutto bene, semplicemente avevo voglia di sfogarmi.”
le sorrise, ancora una volta.
“che succede tra te e papà?” si appoggiò sulle sue ginocchia per incrociare lo sguardo della donna.
“non stiamo più bene insieme, tesoro. Abbiamo deciso di separarci perché non ci amiamo più, non proviamo più quello di una volta; ma non preoccuparti: tuo padre ci sarà sempre, come me.” le accarezzò una guancia. “semplicemente non staremo più insieme.”
“e perché?” sembrava una bambina di quattro anni quando le veniva spiegato perché bisognava mangiare con le posate ma non con le mani.
“perché nulla è per sempre, tesoro”
“non credo nel per sempre, lo so. Ma ci sono i periodi. Magari in questo periodo tu e papà non state bene insieme e pensate di non amarvi, quando in realtà vi serve solo un po' di temo.” aveva le lacrime agli occhi.
La donna dalla rossa capigliatura folta le sorrise e la strinse in un abbraccio.
“il nostro tempo insieme è finito.” le sussurrò. “a te, come va?” tirò su con il naso per non apparire debole ai suoi occhi.
“cosa è successo a David?”
“tuo padre esagera sempre.” sentenziò. “è caduto dalle scale perché stava messaggiando e si è rotto una gamba; ma tuo padre, NATURALMENTE, doveva far sembrare tutto una tragedia.” la castana fermò una risata.
“e allora perché credeva di non essere mio padre?”
la donna esitò un attimo, per poi sfiorarle il braccio con le dita lunghe e affusolate. “anche questa è un'esagerazione.” rise. “fatto sta che una volta, molto prima che voi due nasceste, ho tradito tuo padre con un ragazzo gay. Era solo una scappatella, e lui c'è restato male. Ben gli sta.” rise.
Suze non rideva affatto, era con lo sguardo perso nel vuoto e stava ricordando un po' tutto quello che era successo da quando era andata in Inghilterra.
“ho fatto la stessa cosa.” ricordò.
La donna alzò un sopracciglio aspettando che la figlia continuasse.
“sto con un ragazzo, Harry...ma...lui è gay” deglutì. “ sono la sua copertura... ma allo stesso tempo sto con Niall, il ragazzo che mi piace davvero”
la donna le sorrise.
“ma... ho visto Niall fare una cosa...quella mi ha portato a baciare Harry, davanti ai suoi occhi, e a quelli del ragazzo di Harry, Louis... loro hanno litigato per colpa mia, Harry sta male ma non lo da a vedere, è così orgoglioso, mamma. Invece, Niall, lui sta male, lo so, perché i suoi manager gli hanno detto di lasciarmi... che non possiamo stare insieme perché io sono fidanzata... e quindi lui sta male...”
“ e tu?, tu come stai?” le soffiò la donna.
“s-sto bene...suppongo.”
“perché?”
“perché hanno ragione. Il mondo non vuole che io e Niall stiamo insieme, non mi vuole felice e... e io non andrò di certo contro al mondo... non ci riuscirei a sconfiggerlo” pianse tra le braccia della donna, che la consolava passandole la mano sulla nulla, attorcigliando le sue dita tra i capelli.

Vennero interrotte da un campanello. La rossa, si alzò, lasciando che la figlia si accovacciasse sul divano, e andò ad aprire la porta, trovandosi davanti due enormi occhi azzurri.
“c-c'è Suze?” chiese timido.
La donna volse lo sguardo verso la ragazza, che acconsentì con la testa, alzandosi.
“si.”
“posso parlarle?”
Suze si alzò ed andò verso i due, vicino alla porta. Quando vide Niall, le mancò il fiato; tutte le riserve d'ossigeno erano magicamente esaurite; ansimava quasi e aveva le labbra dischiuse, nel tentativo di poter prendere più aria possibile.
Niall, a differenza di prima, mentre parlava con la madre, sembrava molto più agitato. Si stava torturando le mani, passandosi ripetutamente l'indice sulle ferite delle nocche. Suze lo notò subito e si sporse verso la porta, lasciando che la madre la chiudesse alle sue spalle.
Si guardarono per un periodo illimitato di tempo fino a che Niall non decise di prenderle la mano. A quel tocco, la ragazza sobbalzò, per poi scostarsi. 'non ora' pensò. 'facciamolo soffrire ancora un po'.
Silenziosi, lei con le mani nelle tasche dei jeans, e lui, con le mani nella felpa, non spillavano parola neanche sotto tortura. Passavano periodi illimitati di tempo a guardarsi, perdersi ognuno negli occhi dell'altro, aggrappandosi solo al pensiero che non potevano, non era giusto.
Stavano tradendo.
Lei Harry e lui le sue Directioners, alle quali aveva detto di essere single e di non pensare a nessuno, se non alla sua carriera. Si ritrovarono nel piccolo parchetto desolato della cittadina; non c'era nessuno, ma cosa aspettarsi a quest'ora del pomeriggio? Suze prese posto su una panchina e aspettò che anche Niall lo facesse, per poi starle il più lontano possibile. Voltò lo sguardo verso tutte le scritte dipinte su quei pezzi di legno e ne lesse alcune. 'i love you, Gianmarco ♥' 'Pina+Katia amike 4ever' '6 la cs + bll k o'
“perdonami.” soffiò il biondino, interrompendo la castana nell'impresa di leggere quelle assurde scritte.
“per cosa?” gli sorrise.
“n-non sei arrabbiata?” si illuminò.
“no..un poco lo sono” sorrise. “ma non è colpa tua, quindi non posso esserlo...almeno non con te.”
“vuoi ancora stare con me?” le sorrise.
La ragazza sgranò gli occhi. “no, Niall, non possiamo.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo e singhiozzò. La ragazza resto impassibile, non riuscendo a recuperare le lacrime che erano cadute poche ore prima. Il biondo, cercò con la sua mano quella della ragazza, che tremava.
“è sbagliato” gli soffiò all'orecchio, quando lui le si avvicinò per baciarla.
“tutto il mondo è sbagliato, Suze. Ma non per questo possono costringermi a non amarti...” le lasciò un bacio sul lobo. “Suze, ascoltami...” continuò. “non siamo sbagliati, nessuno lo è. È amore, amore è amore, bianco, nero, rosso, giallo, maschio, femmina, bambino, ragazza, unicorno, elfo... è amore e nessuno può costringere qualcuno a non amare.”
la ragazza singhiozzò sulla spalla del biondo, cercando di tirare in su il naso per non far scendere le lacrime.
“nessuno, e dico nessuno, mi dirò che non devo amarti” le prese la testa fra le mani, facendo combaciare le loro fronti. “ti prometto che risolveremo tutto, fosse l'ultima cosa che faccio” le baciò il naso.
“non promettermi certe cose...” singhiozzò ancora.
“è una promessa, Suze, e una promessa va mantenuta.” le sorrise.
“non possiamo, Niall. Loro non vogliono. Sono più potenti di noi, non possiamo batterli...”
“l'amore vince su tutto, ricordi?... Tutto andrò bene, ricordi?”
“nelle favole. Queste sono favole, nella tua fantasia. Non esiste il lieto fine, non esistono i principi e le principesse, non esiste niente...” le mani della ragazza si aggrapparono alla felpa grigia del ragazzo. “è tutta finzione.” pianse, lasciandosi cullare dalle parole di una canzone che Niall le canticchiava all'orecchio.

You’re so pretty when you cry, when you cry
Wasn’t ready to hear you say goodbye
Now you’re tearing me apart, tearing me apart
You’re tearing me apart

La ragazza, sorrideva riconoscendo la canzone; il ragazzo la stringeva tra le sue braccia, lasciando che si sfogasse per tutto il male che le aveva procurato, perché sapeva che era stato lui a farle del male. Sapeva che non glie l'avrebbe perdonata subito, si sarebbe fatta coccolare e, poi, solo dopo, si sarebbe lasciata baciare.

You’re so London your own style, your own style
And together we’re so good, so girl why are you
Tearing me apart, tearing me apart
You’re tearing me apart
Did I do something stupid?
Yeah girl if I blew it
Just tell me what I did let’s work through it
There’s gotta be some way
To get you to want me like before

Lui le canticchiava all'orecchio, soffiandole dentro per scaturire la sua reazione; lei, semplicemente, sorrideva lasciandosi trasportare dalla voce di quell'angelo fatto a persona e da quelle parole, così simili a quello che il biondino provava. L'unica cosa che voleva sentirsi dire era 'si, puoi baciarmi', detto quello, si sarebbe avvinghiato sulle sue labbra e l'avrebbe succhiate fino all'esaurimento, lasciando che anche lei lo baci, esplorando la sua bocca.

Cause no one ever looked so good in a dress
And it hurts cause I know you won’t be mine tonight
No one ever makes me feel like you do when you smile
Baby tell me how to make it right
Now all of my friends say it’s not really worth it
But even if that’s true
No one in the world could stop me from not moving on
Baby even if I wanted to
Nobody compares to you
Was so Paris when we kissed, when we kissed
I remember the taste of your lipstick
Now you’re tearing up my heart, tearing up my heart
You’re tearing up my heart
Did I do something stupid?
Yeah girl if I blew it
Just tell me what I did let’s work through it
There’s gotta be some way
To get you to want me like before

La ragazza, non lasciò che lui finisse la frase e gli baciò l'incavo del collo, lasciandogli intendere che volesse che lui la baciasse, e che era troppo codarda per farlo. Il biondino si fiondò sulle sue labbra, e prima di socchiuderle, sorrise, facendo trasparire tutta la sua felicità. Le labbra morbide della ragazza, si poggiavano perfettamente su quelle del biondino, si incastravano come pezzi di un puzzle ormai dispersi e ritrovati dopo anni, ed è così che si sentivano quei due. Si sentivano come due pezzi di un cuore lanciati in oceano, che l'unico compito che avevano era quello di ritrovarsi e potevano affamare con certezza che ci fossero riusciti. Erano riusciti a trovare se stessi.


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E PINAAAAA BALLAAAAVA NUDAAA, AL CENTROOO DI UNAAAA TRIBUUUU'

Le mie entrate trionfali sempre super sexy lol
Che dire?
Oh, si.
In un primo momento troviamo un Niall incazzato della modest e stanco dei suoi comportamenti da bambini piccoli (GO NIALL GO) quindi decide di chiamarli per dirgliene quattro e.e VUOI BOTTE? EH? EH?
In questo capitolo vediamo l'interpretazione del mio professore di musica come il tizio che va a sbattere contro a Suze lol. MERITEREBBE L'OSCAR COME MIGLIOR INERPRETAZIONE IN FAN FIC, UN APPLAUSO A ZUZY (nuovo soprannome yoyo) *clap* *clap*
Poi vediamo Suze in una conversazione molto intima con sua madre, dove le racconta un po' di tutto e dove si fa spiegare un paio di cosine che non aveva bene capito, origliando la conversazione con il padre. OHWW, LITTLE SUZE STA CRESCENDO *lacrimuccia*
Qui, vediamo un Niall che ha intenzione di ristabilire i rapporti con la ragazza che ama (OHW çwç) e che si presenta a casa sua nel momento sbagliato. Vagano un po' per le vie della città e si ritrovano in un parco abbandonato. (DORA L'ESPLORATRICE IS THE WAY) dove lui le parla dolcemente fino a dedicarle Nobody Compares. AVEVATE CAPITO CHE ERA QUELL, NO?

I ringraziamenti ormai li faccio sempre, quindi perché non farli anche ora?
Ringrazio chi lascia le recensioni jksdfh
chi segue la storia dfkjsh
chi le mette tra i preferiti/seguiti fdjsfhsk
Anna jfdshk
me stessa jkhgjhs
e...
RULLO DI TAMBURI
Pina l'estetista *o* jshj

GRANDE SHOTOUT TO PINA L'ESTETISTA *rose, fiori, confetti buttati in aria *

Prima di andarmene in letargo, volevo scusarmi per il ritardo, ma non ho avuto un attimo libero :c
Mi farò perdonare, comunque... lalala
Con?
Con questo bellissimo fotomontaggio di Niall e Suze, che poi sarebbero Selena Gomez e Niall Horan, ma okay :c hfgjhgfjsdhgfjs I MIEI FEELS SONO RELISTICI ORA fhsdjkfhks

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E questa con Suze e Harry dfsjhfjkh
Li shippo alla grande.
Fanculo larry
AHAHAHAHAHAHAHAH, non potrei :c
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No, okay, ora ve ne pubblico anche una larry jhfshk

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Non ho scelto un fotomontaggio perché credo che non ce ne sia bisogno. jfhk
Da notare che sono vestiti come due barboni. OHWWW ♥

Okay, pubblico l'ultima di Zayn e Beth jfdhsksdj
Sono la Benson e Malik, e sono shippappili alla grande yoyo

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Addio babbani dei miei stivali.
Vi amo ♥

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Capitolo 27
*** 'cause everything's gonna be alright ***


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Capitolo 27
#Suze'sPOV

“o-okay” schiacciai lo schermo del cellulare che avevo tra le mani e lo posai in tasca facendo un grosso respiro. Asciugai le ultime lacrime che cadevano dagli occhi e cercai di abbozzare un sorriso, cercando di non far capire a Niall, che era nella mia camera, cosa era appena accaduto. Spostai di poco la porta lasciando che si aprisse completamente; lui era lì. Steso sul mio letto, più bello che mai. Le sue gambe sottili ,ma allo stesso tempo muscolose, erano coperte dal tessuto grigio della sua tuta preferita, le sue spalle larghe, come il suo busto, erano completamente nudi, lasciando vedere i pettorali non del tutto scolpiti; il suo volto d'angelo era rivolto all'insù, cercando di scrutare ogni minimo dettaglio del soffitto bianco e sgretolato, i suoi occhi azzurrissimi sembravano due fari nella notte, che a poco a poco vennero puntati su di me. Le sue labbra, prima rinchiuse in una striscia sottile, adesso si erano aperte formando un bellissimo sorriso, da dove spuntavano i denti bianchissimi.
Non ci volle molto che mi scrutò meglio, guardando i miei occhi stanchi, le occhiaie e persino lo chinon tutto sfatto che avevo sulla testa.
“succede qualcosa?” soffiò.
“no, tutto okay” abbozzai un sorriso.
“non me la racconti giusta tu” rise. “vieni qui.” mi fece segno di avvicinarmi.
Sapeva benissimo che il mio punto debole erano le sue braccia e il suo calore, e aveva anche capito come poteva usarle contro di me. Non me lo feci ripetere due volte che andai a stendermi al suo fianco, sul mio comodo lettino da una piazza, dove a mala pena entrava una sola persona. Quando mi accomodai anche io, lui aprì un suo braccio e io mi fiondai dentro, quasi come se fosse una cosa naturale. Restammo per minuti, che sembravano ore, in silenzio, non lo sguardo rivolto verso il soffitto, a contare tutte le crepe che si erano formate. Sentivo il suo cuore battere e sentii solo allora che anche il mio seguiva lo stesso ritmo, questo mi fece scappare un sorriso, che lui notò.
Sentii il cellulare vibrarmi nella tasca e lo estrassi, senza neanche vedere chi fosse, semplicemente risposi.
“pronto?”
“Suze? Sono Harry.”
“si, dimmi.”
“Ieri sera mi sono addormentato e non ho preso l'aereo, prenderò quello fra un paio d'ore e..”
“Oh, Harry, no. Mi sono dimenticata di dirti che non c'è motivo che tu venga... il prima possibile partirò io..” la voce mi si spezzò, le mani tremavano, gli occhi erano diventati due fessure per non far uscire neanche una lacrima.
“per quale motivo?” l'inattesa domanda arrivò come un fulmine alle mie orecchie.
“p-p-per nulla. Sarò lì, ciao Harry” staccai la chiamata, non poteva essere il primo a saperlo; quello doveva essere Niall, lo sapevo, nel profondo.
Lasciai che il cellulare facesse un tonfo sordo a terra, ma non mi scomodai di raccoglierlo, semplicemente lo ignorai, come ormai facevo con tutto. Ritornai a fissare il soffitto anche se lo sguardo vigile di Niall cercava di fargli prestare attenzione, sperava in uno sguardo, ma non era questo il momento.
Sentivo le parole venirmi meno, il fiato corto e una scarica elettrica percorrermi tutta la spina dorsale. Il biondo al mio fianco non emise suono, semplicemente si fece scappare un sospiro, per poi rinchiudermi fra le sue braccia.
Questo silenzio atroce mi stava uccidendo ma non potevo emettere parola, non ora, sarei sembrata troppo fragile, e non potevo, anzi, dovevo, esserlo; aspettavo che lui porgesse qualche domanda, un'affermazione o una qualsiasi cosa, non poteva limitarsi a sospirare, no, non l'avrei permesso.
Con uno scatto mi alzai, mettendomi seduta:
“ti va un po' di the?”
Scosse la testa e continuando a guardare il soffitto.
“pane e nutella?”
Scosse ancora la testa in risposta.
“Diamine Niall, rispondimi. Non vuoi da mangiare? Non vuoi da bere? Non vuoi un cazzo? Bene. Ma almeno abbi la volontà di rispondermi. Non chiedo altro!” urlai, fuori di me.
Girò lo sguardo fissandolo sui miei occhi. Non riuscivo a leggere cosa intendessero: erano un misto di fragilità, irrequietezza, paura forse?
“chi era al telefono?” soffiò.
“Harry.”
“no, prima”
ebbi un sussulto, un esito, un impatto frontale contro un automobile. Mi aveva chiesto chi era al telefono, e non sapevo se rispondergli. Dovevo?
“rispondimi.” forzò la presa sul mio polso, il polso fatto male, quello tagliato.
Non risposi, non ne avevo la forza. Sentivo la ferita riaprirsi sotto il suo tocco. Quello non era il Niall che conoscevo, lui non era così, non l'avrebbe mai fatto.
“rispondimi, ho detto.” forzò la presa, il sangue iniziò ad uscire nuovamente.
“così mi fai male, smettila!” urlai, con tutta me stessa, con tutto il fiato che avevo in corpo.
Allentò la presa. “chi era prima al telefono?” sibilò lentamente, come se stesse parlando con una bambina di dieci anni.
Sospirai, un sospiro lento e stanco, non avevo il coraggio di dirglielo. I miei occhi lo fissavano, stavano implorando perdono, stavano parlando e dicevano palesemente 'Niall, capisci da solo, ti prego'. Anche lui continuava a fissarmi, ero sicura che avesse capito, ma che volesse sentirlo dire da me, così presi ancora un altro profondo respiro e sibilai un “la Modest.”
A quelle parole sgranò gli occhi, la sua bocca si aprì per un momento per poi ritornare come era prima, in una minuscola striscia di labbra rosee.
“che voleva?”
“ha detto che vogliono far terminare il mio contratto. Sto influendo troppo su di voi..” abbassai lo sguardo.
“ è una buona cosa.” si illuminò. “pensaci: tu non sarai più la ragazza di Harry e noi potremmo stare insieme” sorrise.
Sorrisi anche io a quel sogno, momentaneamente non realizzabile. “no, Niall, non hai capito” sibilai. “io sparirò dalle vostre vite, voi non mi vedrete mai più. Tutto questo è stato un errore, non doveva accadere. Non dovevo innamorarmi di te, non dovevo accettare qual contratto... dovevo restarmene a casa, non saprei proprio dovuta venire in Inghilterra.” piansi. Le lacrime amare uscirono come se nulla fosse, le sentivo pesanti e piene quasi di odio, acide; le sentivo bruciare sulla mia pelle, creare solchi su di essa.
“non dirlo nemmeno per scherzo” si sedé anche lui. “ se non saresti venuta in Inghilterra io non ti avrei conosciuta, non mi sarei innamorato di te e ora... sarei ancora vuoto, senza nessuno al mio fianco. Sei la cosa più bella che mi sia capitata, Suze, ti ho aspettata tanto, attesa da non so quanto tempo.” mi accarezzò una guancia con il pollice. “ho aspettato l'arrivo di un angelo come te da più di tre anni, ho aspettato che tu mi salvassi dalla distruzione, perché così è stato. Quando sei entrata nella mia vita ho smesso di mandarla a puttane, ho smesso di andarmene con donne conosciute pochi minuti prima, ho smesso di bere e si, anche di fumare. Stavo distruggendo la mia vita, Suze, ma da quando ci sei tu non lo sto più facendo. Tu, piccola Suze, tu, sei la mia vita e io non potrei mai distruggerti.” ora piangeva anche lui; le lacrime sulle mie guance venivano prontamente asciugate dai suoi pollici, ma le sue nessuno le stava asciugando, finché non mi sporsi contro di lui e lo baciai. Folle, pazzo, mi stavo comportando come una bambina, eppure volevo. Volevo che lui sapesse che anche se io non ci fossi più stata al suo fianco, ci sarei stata per sempre con il cuore.
Poggiai le mie labbra sulle sue, nessuno di noi le dischiuse, ci stavamo godendo quel tocco incantato; sorrise sulle mie labbra, per poi passarmi una mano tra i capelli. Aprii gli occhi e incrociai i suoi azzurri che mi stavano guardando felici, sorridenti, non più come prima, bui, privi di significato.
Ci staccammo lentamente finché non ritornammo a sdraiarci sul letto, cercando in tutti i modi di entrarci in due. Avevo la mano posata sui suoi pettorali, la testa poggiata sul suo braccio e la sua mano che girovagava sulla mia testa giocando con i capelli in disordine che cadevano dallo chignon, che slacciò.
Continuavamo a guardare il soffitto e a sorriderci quando i nostri sguardi si incrociavano.

Across the ocean, across the sea
Startin' to forget the way you look at me now
Over the mountains, across the sky
Need to see your face and need to look in your eyes
Through the storm and, through the clouds
Bumps on the road and upside down now
I know it's hard baby, to sleep at night
Don't you worry
Cause Everything's gonna be alright,
Be alright,
Through your sorrow,
Through the fights
Don't you worry,
Cause everything's gonna be alright,
Be alright

Riconobbi la canzone e sgranai gli occhi. Mi strinsi di più a lui finché non appoggiai la testa sul suo petto, lasciandogli un languido bacio. Ricordai la prima volta che mi cantò una canzone, ricordai quando eravamo stesi sul prato e lui cantava parole dolci, io giocavo con i suoi capelli finché non ci baciammo. Ricordai ancora la prima volta che i nostri sguardi si incrociarono, quando mi ritrovai tra le sue braccia e scappai via poco dopo.

All alone, in my room
Waiting for your phone call to come soon
And for you, oh, I would walk a thousand miles
To be in your arms
Holding my heart

Oh I, Oh I...
I Love You
And Everything's gonna Be Alright,
Be Alright,

Threw the long nights
And the bright lights
Dont you worry
Cause Everything's gonna Be Alright,
Be Alright,

E anche se solo tramite una canzone, mi disse che mi amava, forse nel modo più dolce che conoscessi. Mi cantò la canzone del suo idolo, e io non potei essere così fiera di lui, l'aveva conosciuto e ci aveva persino cucinato le tagliatelle. Soppressi una risatina a questo pensiero a continuai a godermi le parole di quella canzone che tanto mi piaceva.

You know that I care for you
I'll always be there for you
Promise I will stay right here, yeah
I know that you want me too
Baby we can make it through, anything
Cause everything's gonna Be Alright,
Be Alright,
Through the sorrow, through the fights
Dont you worry
Everything's gonna Be Alright,
Be Alright,

Through the sorrow, through the fights
Don't you worry
Everything's gonna Be Alright

Ormai era tradizione che mi cantasse qualcosa, e, forse, era una delle tante cose che amavo perdutamente di lui. Che avrebbe fatto di tutto per cantarmi anche 'nella vecchia fattoria', con il suo accento irlandese e il suo sorriso sulle labbra. Me lo immaginavo così, sorridente e spensierato, l'immagine che dava di lui ogni volta: il finto biondo che faceva impazzire tutte. Ma per me non era solo quello, lui era quello spirito sceso sulla terra per proteggermi, proteggerci, perché era quello che faceva con la sua voce: salvava milioni di vite, rendeva le persone vulnerabili ma al tempo stesso forti, riusciva a farti sorridere e piangere allo stesso tempo, riusciva ad essere tremendamente bastardo quanto dolce e sexy, in fondo, Niall James Horan era proprio questo: un miscuglio di emozioni indecifrabili, un miscuglio di sentimenti, riuscivi ad amarlo senza volerlo, riuscivi a sentirti protetta grazie a lui, sentivi che ci fosse un muro tra di voi, la sentivi che lui sarebbe stato capace di oltrepassarla, sarebbe stato capace di correre per milioni di chilometri se solo volesse arrivare da te... ma allo stesso tempo sentivi che lui non era lì, che lui non c'era, che i suoi abbracci erano fasulli, ti ritrovavi ad abbracciare un poster, piangere su di esso, immaginando di farlo sulla sua maglietta, e con la scusa di lavargliela e riportargliela il giorno dopo, vi sareste potuti rivedere, avresti rivisto i suoi occhi colore dell'oceano e il suo sorriso, avresti risentito la sua risata contagiosa e il suo accento. Avresti semplicemente potuto rivederlo.

“a che pensi?” mi chiese sfiorandomi la nuca con le labbra.
“nulla.” sibilai.
“oh, io stavo pensando proprio a te” fermò una risata nel torace.
“in senso buono, spero.” risi.
“stavo pensando a quella volta quando facemmo tardi nel tuo giardino... ti ricordi? Quando andasti a prendere i cereali e il latte per fare la colazione? E quando Beth venne a svegliarci al suono delle pentole?” rise, quasi contagiando anche me.
Annuii per poi sospirare, se fossi uscita dalla sua vita questi sarebbero stati solo ricordi sparsi al vento, nessuno avrebbe saputo di tutti i nostri guardi, i sussurri e le risate. Nessuno avrebbe saputo dei mille brividi che mi percorrevano la schiena quando mi sfiorava la mano; nessuno avrebbe saputo di noi...
“e ti ricordi quella volta quando...ehi... cos'hai?” notò le lacrime che gli bagnavano il petto nudo.
“promettimi una cosa: ti ricorderai di me, anche se io ora dovessi andarmene per sempre; ricorderai quella cogliona che hai conosciuto nello Starbucks, e ricorderai la stessa cogliona che è venuta dall'Italia a romperti le palle, la stessa che ha perso il cellulare e la stessa che se ne andrà anche se aveva promesso di rimanere... ti ricorderai di me, vero?”
Sorrise. “tu non andrai mai via, e se lo farai, io verrò con te.”
Abbassai la testa e abbozzai un sorriso, non sarebbe venuto con me, non gliel'avrebbero permesso; anche se avesse voluto, non avrebbe potuto, e questo mi uccideva.
Eravamo ancora accoccolati uno sull'altro, il suo cuore pulsava sulla mia tempia, la mia mano stringeva la sua sul suo stomaco, mi baciava languidamente i capelli. Nessuno avrebbe potuto separarci, in quel momento, eravamo troppo perfetti insieme, eppure eravamo così dannatamente fragili insieme. Lui era il mio punto debole, se gli avrebbero fatto del male non l'avrei permesso, avrei dato la vita.

“quando hai intenzione di partire?” la sua voce cristallina si sparse per la stanza, interrompendo il silenzio che si era creato.
“non lo so, avevo pensato di passare un po' di tempo con mio padre e poi magari partire... stasera?” risposi dopo vari secondi di silenzio.
“oh, si.. Io nel frattempo farò un giro per queste parti” sorrise.
“okay.” mi alzai e presi il cellulare caduto a terra.
Digitai il numero di mio padre e aspettai che rispondesse. Dopo vari squilli non si sentiva ancora nulla, lui non aveva la minima intenzione di rispondere, lo sapevo. Sapevo che quando mi avrebbe vista avrebbe inventato qualsiasi tipo di scusa per non passare del tempo con me, avrebbe detto che era impegnato oppure avrebbe semplicemente usato la scusa del 'ora non posso, magari dopo'; qui sarei morta, morta perché erano due mesi che non vedevo mio padre, erano successe tante cose da allora, ma lui ne era all'oscuro, e io non glie l'avrei detto, non l'avrei fatto per non sentire il suo fiato sul collo, il suo istinto di padre cercare di proteggermi, non l'avrei detto per nulla al mondo, perché non sarei riuscita a vedere la sua faccia sconvolta, le vene sul suo collo pulsare, gli occhi scuri allagarsi diventando due palline da tennis, la bocca socchiudersi e le labbra tremare; non l'avrei mai superato e sarei finita a terra, nella mia pozza d'acqua, a dondolarmi su me stessa.
“hei Suze” la voce roca e dura mi aveva riportato alla realtà: aveva risposto al cellulare.
“hei papà, d-dove sei?” chiesi.
“sono nel mio appartamento, a 200 metri da casa, avevo pensato di venirti a prendere”
“si, era quello che volevo chiederti.”
“quando passo?”
“un quarto d'ora?”
“va bene, piccola, a dopo.” aveva staccato il cellulare.
Sorrisi, avevo l'appuntamento con mio padre, avrei avuto l'opportunità di abbracciarlo e sfiorargli la guancia con le labbra, sentendo pungermi con la barbetta incolta che dominava il suo viso fin troppo stanco. Avrei potuto sentire il suo profumo misto al tabacco , avrei potuto aggiustargli i grossi occhiali rotondi che portava sulla punta del naso e scombinargli i pochi capelli che rimanevano attaccati al cranio.

Mi alzai velocemente e andai a prepararmi in bagno lasciando Niall che sonnecchiava steso sul letto. Presi dall'armadio una vecchia felpa viola che mi aveva comprato un paio di anni fa e un jeans chiaro. Mi lavai velocemente la faccia e mi osservai attentamente allo specchio, legai i capelli in una coda alta e indossai gli indumenti che avevo scelto. Uscii velocemente dal bagno e misi le scarpe, cacciai il cellulare dalla tasca e notai un suo messaggio, 'sono qui sotto, scendi? :)'. Osservai il biondino ancora sul letto, gli passai vicino lasciandogli un bacio sulla fronte e coprendolo con una coperta che avevo sulla sedia. Scesi velocemente le scale e vidi David sdraiato sul divano a guardare qualche stupido film.
“dove vai?”
“è venuto a prendermi papà.”
“e dove andate?”
“non lo so.”
“vengo anche io.” si alzò di scatto dal divano, prese le chiavi, il portafogli e il cellulare, li mise in tasca e uscimmo fuori.

~

Papà aveva prontamente deciso che dovevamo andare a mangiare un gelato tutti insieme; l'idea del gelato in se per se, non era affatto male, peccato che mio padre abbia deciso di portarci proprio in un locale per bambini.
Quando scendemmo dall'auto ed entrammo nel locale, una folla di bambini inferociti ci vennero contro, pestandoci i piedi con le loro minuscole zampine. Ci sedemmo e la cameriera, una vecchia signora di almeno settantacinque anni, ci chiese cosa volevamo. Mio padre, in piena crisi over cinquanta, aveva sorriso e annuito quando quella ci disse che ci avrebbe portato del 'mine menu' ossia un menù composto da tante piccole porzioni di caramelle, gelati e dolciumi vari.
Stavo giocando con tutte le caramelle che si erano sparse sul tavolo e stavo sbruffando, non era stata questa l'idea di un'uscita con mio padre; avrei pensato più ad una cosa tipo che mi avrebbe portato in un centro commerciale, in un negozio di elettronica, in un pub, ma non avrei mai creduto che sarebbe stato capace di portami in un posto del genere.
“Qual è il problema, Suze, andavi pazza per questo posto, ci venivamo al tuo compleanno..” aveva detto fissandomi con gli occhi sbarrati.
“si..” sospirai. “quando avevo otto anni.”
Avevo fatto una finta tosse e mi ero messa le cuffiette nelle orecchie. Non avevo acceso la musica, stavo soltanto facendo finta di muovermi.
“allora, David, il campionato sta per incominciare, sei pronto?” aveva chiesto a mio fratello.
“si”
“ti stai esercitando con i tiri in porta?”
“mhm... mhm...”
“i passaggi?”
“bene.”
“goal?”
“molto bene”
“per giocare in una squadra professionista 'bene' non basta”
“mhm... intendevo alla grande, papà”
Poteva esserci situazione più spiacevole? Mio fratello era scocciato quanto me del fatto che fossimo lì con un perfetto sconosciuto; la voglia di parlargli da padre a figlia, stava lentamente andando a sfumarsi, diventando quasi nullo.
“hm.. Suze ha trovato un lavoro che la paga bene in Inghilterra” aveva spifferato.
“ohw...ma è fantastico, amore” si era girato verso di me.
Avevo chiuso gli occhi e stavo facendo finta di ascoltare la musica più tunz tunz che avevo nel cellulare.
“S-Suze... Suze, potresti abbassare il volume che-” aveva preso il filo delle cuffiette tra le mani, notando che non era attaccato a nulla; mi guardò con una faccia sconvolta mentre io alzai le spalle.

Ritornammo a casa e mi buttai sul letto appena ritornata in camera mia, Niall non era lì, probabilmente era in bagno.
Bussai alla porta e sentii un 'occupato' con un sexy accento irlandese provenire da dentro.
“Niall, sono Suze”
“oh” prontamente aprì la porta per poi trascinarmi dentro.
“non volevo entrare, volevo solo dirti che sono appena tornata” sorrisi.
“lo vedo.” mi prese la testa fra le mani e mi baciò il naso.
“attacchi di dolcezza?” mormorai.
“si, approfittane” mi baciò una guancia.
Risi e poi lo spinsi, per andarmi a sedere sul bordo della vasca. Sorrise anche lui e venne a sedersi sulle mie cosce.
“mi fai male, stupido” urlai buttando le mani sul suo petto ancora nudo.
“uhm... dettagli” sorrise prendendomi per i polsi.
“mi schiatti.” urlai ancora, ridendo.
“smettila di fare la bambina” rise mentre mi baciò una guancia.
“non mi sento più le gambe” mugugnai mentre era intento a baciarmi l'incavo del collo. “smettila” risi.
Non mantenni l'equilibro e caddi all'indietro nella vasca, con Niall su di me; mia madre, sentendo la botta era corsa in camera per vedere cosa diamine era successo. Quando aprì la porta del bagno e ci trovò nella vasca, la richiuse subito. Mi scrollai il biondino e corsi verso mia madre, che era fuori dalla porta.
“che stava succedendo?” mi chiese passandosi una mano sulle tempie.
“sono caduta all'indietro nella vasca” risi. “ e Niall sentendo vedendo, stava cercando di rialzarmi.” risi più forte.
“tutto qui?” si preoccupò.
“si, mamma” risi.
“che hai fatto con tuo padre?” chiese ancora.
“ci ha portati a mangiare un gelato, nulla di speciale.” sbruffai.
“quando te ne vai?”
“tra poche ore ho l'aereo.”
Non mi rispose e se ne andò. Recuperai Niall dalla vasca e mi aiutò a preparare le valigie.
Passammo a prendere le sue in hotel e andammo all'aeroporto, accompagnati dalla bellissima opel corsa blu notte di mia madre. Quando arrivammo e sentimmo chiamare il nostro volo, strinsi mia madre in un abbraccio, e stessa cosa fece il biondino che divenne paonazzo dalla vergogna.
Le fan che avevano saputo dell'arrivo di Niall in Italia si erano fatte trovare all'aeroporto. Le avevamo salutate con cenni del capo e delle mani finché una ragazzina non aveva delle scritte sul braccio, 'bravery' 'i ship bullishit' 'larry is real' 'modest menagement is fail' 'suze is a bread' , sorrisi: c'era ancora qualcuno che credeva nella realtà. Mi avvicinai a lei, presi il pennarello che aveva tra le mani e sussurrai un 'sono con te' disegnando un cuore intorno alla scritta 'larry' che le ricopriva la guancia sinistra. La ragazzina dai capelli biondo grano e gli occhi azzurrissimi mi sorrise.
“grazie” sibilò.
“continua a lottare in quello che credi” le sorrisi prima che una grossa guardia del corpo potesse spostarmi e spingermi sul nostro aereo.

La voce metallica aveva appena detto che saremmo atterrati tra pochi minuti, avevo già avvertito Harry e Beth del mio arrivo.
“Suze?” la voce di Niall, dolce e calda, arrivò alle orecchie.
“si?” sibilai.
“quando ero a casa tua...e tu non c'eri..”
“si?” lo incitai.
“ ho preso questo dalla tua mensola.” cacciò dalla tasca un piccolo elefantino portafortuna. “non prendermi per ladro.” sorrise. “te l'avrei detto subito dopo che saresti arrivata, ma l'avevo completamente scordato...perdonami”
Presi tra le mani l'elefantino e sorrise. “hai fatto bene, ci serve un po' di fortuna”.


---
PINA BALLAAAAVA NUUDAAA ALLLL CEEEENTROOO DIII UNNAAA TRIIIBUUUU
UUNNN NEEEERROOO GLLIIIIEEELLOOOOO MIIISSEEEE IIINNNN CUUULLLO EEEE PPIIIINNNA NOOOON BAAAALLAAAAVA PIUUUUUUUU

Pina il ritorno e.e

Allora:
Suze riceve una chiamata dalla Modest dove le dice che il suo contratto come copertura è terminato.
Sarà buono per lei, oppure no?
Niall e Suze sono coccolosi aww jsdfhsdk
Suze decide di passare un po' di tempo con suo padre, e qui, mi sono scompisciata dalle risate a scriverlo lol
Quindi prende l'aereo per Londra.
Niall 'ruba' un elenfantino come porta fortuna.
Non è il miglior capitolo che io abbia scritto, lo so, ma non ho avuto un momento libero :'c
La scuola (che è appena finita. ALLELUJA) mi sta riempiendo per gli esami, quindi aggiornerò solo dopo averli finiti, sorry :c

Ringraziamenti **
chi segue la storia jdhfjksh
chi recensisce dfjshfjks
chi mette tra i preferiti/seguiti shfdshfs
Piton, per gli amici zio Pit, per aver detto ALWASYS (good job, good job)
I tre porcellini jfhjskfh
Peppa Pig jhsfks
Pina l'estetista jsfjhd
Pina l'estetiostica jdshfkhs
Dora l'esploratrice djshfkdsh
Gino pino jfhdjkshfks
Anna jdshfjhs
Helena, Vittoria, Ida e Antonio (:
Serena jfdhskf
Lucia Mò jshdfjksdhk
Chiara per il trailer kjsdhfkjsdhk
e me stessa *clap * *clap *



HO UNA PICCOLA SORPRESINA *o*
http://www.youtube.com/watch?v=uYW5Sd-y_pQ
trailer della fanfic *o*
fhsdkjfsk
Ringrazio Chiara ancora una volta fjdsjfhsk

Fatemi sapere se vi piace *o*
Intanto vi faccio sognare con un nuovo fotomontaggio suziall *o* e uno larry dshfksh
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AWW
I miei feels dfjshfjksdh
PRIMA DI RITORNARE NEL MIO LETARGO ESTIVO FACCIO UN MEGA SHOTOUT TO JUSTIN BIEBER E LA SUA CANZONE 'BE ALRIGHT' DJSFHSJD
e (rullo di tamburi) pubblico una foto di suze con i capelli blu fjsdhfkjsh
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Alla prossima ♥

-Gab& Anna ♥

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Capitolo 28
*** don't let me go. ***


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Capitolo 28

Scendemmo dall'aereo e, come sempre, i grossi bodyguard vestiti di nero fermavano la strada alle fan che volevano incontrare Niall. Uno di loro, quello più grasso, si posizionò tra me e una ragazza con la quale stavo avendo una conversazione. Lei aveva dei corti capelli arancioni, le lentiggini sulle guance e grossi occhi verde smeraldo, quasi pari a quelli di Harry. Era magrolina ed esile, quasi ricordandomi di Beth e del suo 'periodo oscuro' l'abbracciai. Aveva tra le mani un foglietto di carta e un pennarello nero, quasi sicuramente era lì per un autografo del mio ragazzo, o comunque per sorridergli. Presi il pezzo di carta tra le dita, lo rivoltai per un paio di secondi finché non notai i suoi polsi tagliuzzati; i pochi bracciali che indossava lasciavano intravedere quello che doveva essere il suo segreto; le sorrisi, scrivendo sul foglio un grosso 'Stay Strong' e sussurrandole che mi dispiaceva del fatto che adesso Niall avrebbe potuto fare il suo autografo solo dietro. Si aggiustò la molletta che aveva al lato destro del capo, con l'intento di mantenere il ciuffo, e mi sorrise sussurrandomi un “grazie” sibilò accarezzandomi il polso“rimani forte anche tu.” quasi impercettibile, che però oltrepassò il rumore e arrivò al mio cuore. Aveva perso dei battiti, il sorriso di quella ragazza era uno dei più belli che avessi mai visto; la fossetta prosperosa a destra la faceva sembrare una piccola bambola di porcellana: magra, bianchissima e con quegli occhi come se potesse illuminare la città.
Ricambiai il sorriso finché non mi venne il lampo di genio di far firmare a Niall il foglio che avevo tra le mani: sorpassai la grossa guardia e gli lasciai tra le mani il foglietto, scrisse un veloce 'Niall x' e me lo porse.
“piccola, a cosa ti serve il mio autografo? Ci vediamo tutti i giorni.” rise.
Gli lasciai un buffetto sulla guancia e notai solo allora del modo pericoloso in cui si avvicinava.
“scusami” sussurrò, abbassando lo sguardo.
“fa nulla” lo liquidai con un sorriso.
Ritornai dalla ragazza e le porsi il foglietto e il pennarello, le accarezzai una guancia e sorrisi mentre milioni di flash mi oscuravano la vista.
“g-grazie Suze” sibilò. La sua voce sottile e quasi stridula mi fece scappare un sorriso prima che potesse continuare. “grazie di essere la ragazza di Harry...merita qualcuno come te.”
Restai per vari secondi impalata, senza spiccicare una parola; la ragazzina mi guardava incredula. “cosa mi sta succedendo?” mi chiesi sussurrandolo a me stessa. Sentivo un grosso vuoto nascere nel mio corpo. Avevo ingannato tutte queste ragazze, davvero convinte che il loro idolo avesse trovato una ragazza come me, non accorgendosi che in realtà tutto quello che Harry voleva era un ragazzo, il suo ragazzo. Il ragazzo dallo sguardo gelido e, ormai, freddo come il ghiaccio. Sfiorando Louis potevi sentire il freddo che si celava dentro di se, ma non perché fosse cattivo, forse soltanto perché era morto. Ebbene si, Louis William Tomlinson, era morto. Morto in senso figurato: il suo cuore mancava di battiti a ogni sorriso di Harry, la sua pelle aveva più scosse che un frullatore, i suoi capezzoli si rizzavano più di un passaggio a livello, anche solo vedendo il riccio sorridere. Avevo sempre pensato che Eleanor non fosse adatta per lui, e se invece io sbagliassi a pensarlo? Insomma, è una bellissima ragazza, perché perdere tempo dietro una copertura?
Due anni. Sono passati due anni da quando Elounor è diventato realtà. L'incubo del riccio, quello dove il suo ragazzo non l'avrebbe più amato, sostenuto, confortato, accarezzato, coccolato, baciato. Harry viveva con la paura costante di perderlo, di non sentire la presenza del maggiore nel grosso letto a una piazza e mezzo che avevano comprato insieme. Aveva paura che lui potesse lasciarlo, o che forse lui sarebbe andato via.
La ragazzina, nel frattempo, continuava a fissarmi finché non emise ancora un suono dalla bocca.
“E' tutta una bugia, non è così?”
“cosa?” mi ero prontamente ripresa.
“la tua storia con Harry...”
“oh no” le avevo sorriso. “non è un buon momento per noi, ora...”
“per questo sei con Niall?”
“si”
“larry esiste?”
“larry è una delle cose più belle che sia capitata nella mia vita.” le confessai all'orecchio. “senza Harry credi che Lou sarebbe così? E senza Louis, credi che Harreh riuscirebbe ancora ad avere la forza di andare avanti e lottare contro tutti per il suo amore?”
“quindi è vero.”
“si”
L'omone grasso mi prese per un polso spingendomi nel van dai vetri oscurati. Niall era già dentro e aspettavano solo me; quando mi accomodai notai un'altra figura di fronte alla mia, non era il biondino, era un uomo sulla quarantina, capelli bianchi ancora saldamente tenuti in testa, barbetta curata, occhi scurissimi e un naso a patata.
“c'erano delle telecamere.” urlò.
“calmati” lo tranquillizzò Niall mettendomi una mano intorno alle spalle. “la maggior parte erano puntate su di me.”
“sei così fottutamente stupida.” urlò ancora contro di me. “'larry è reale' 'larry è reale'” cercò d imitare il mio timbro di voce. “ se non ti avessero portata qui, staresti ancora parlando dei larry? Magari dicendogli anche che ti frequenti con questo bamboccio, che Danielle e Liam sono per pubblicità e che Perrie tradisce ogni giorno Zayn? Anche questo?!” mi sfidò.
“si chiama sarcasmo.” lo sfidai anche io. “pensaci su.”
“stai giocando con il fuoco, ragazzina.” ringhiò.
“ti insegnano a dire la verità, e quando lo fai si offendono.” urlai.
“Suze, smettila. Cory, mi dispiace. Inventeremo qualche scusa.” intervenne pacifico Niall.
Cory, Cory era il nome di quell'essere che riusciva solo a farmi schifo. Come può un uomo degno di questo nome, far fingere dei ragazzi così?
“siete solo dei burattini” urlai.
Cory fece un ghigno e rise. “attenta ragazzina, lo sei anche tu.”
Niall cercò di riportare la tranquillità nel van, sperando che almeno in quell'altro tratto di strada che mancava ad arrivare a casa non ci saremmo presi a capelli.

Scesi dalla macchina sbattendo lo sportello dell'auto, presi la valigia e andai in casa dove, secondo i miei piani, avrei passato i prossimi due giorni o le prossime due settimane. Lasciai che la valigia piena di panni puliti e nuovi cadesse a terra e facesse un suono cupo; il parquet sembrò alzarsi e abbassarsi in un nano secondo; mi tolsi il giacchetto di jeans che avevo sulle spalle e lo buttai a terra, stessa fine fecero le mie scarpe. Andai in bagno e mi guardai allo specchio: numerose goccioline salate uscivano dai miei occhi. Le mie ginocchia decisero di cedere e caddi a terra, inerme, come un sacco di patate. Ero fragile contro il mondo, impaurita da cosa potesse accadere, speranzosa in un nuovo inizio.
Mi sentivo così dannatamente male, odiavo me stessa. Odiavo la persona che ero diventata, odiavo chi ero e odiavo chi sarei stata. Odiavo i miei capelli, troppo scuri; i miei occhi, troppo trasparenti; le mie guance, troppo morbide; le mie labbra, troppo rosse e carnose.
Mi presi involontariamente il labbro inferiore tra i denti e iniziai a frugare per tutti i cassetti; ricordai che Zayn, quando dormiva da Beth, era solito a farsi la barba di mattina; ricordai allo stesso modo che lo faceva grazie ad una speciale macchinetta che andava a corrente e alimentata da lamette: era quello il mio scopo. Non ne trovai nessuna traccia. Nel cassetto della biancheria non c'era, negli scompartimenti per i prodotti di pulizia non c'era, nei cassetti delle spazzole, nei beauty-case e persino sotto le asciugamani non ce n'era traccia. Imprecai violentemente contro il cielo e ritornai a sedermi a terra.
Il labbro, ancora stretto tra i denti, iniziò a sanguinare.
“lasciatemi morire. Voglio morire.” sibilai tra le lacrime.
Sentii i passi di qualcuno avvicinarsi alla porta, sempre più pesanti, decisi.
“Suze, sei qui dentro?” era Niall, la sua voce cristallina aveva riportato la serenità nel mio corpo.
Mugugnai un qualcosa che doveva essere un cenno di consenso e aprì la porta.
“che fai qui a terra?” sorrise sedendosi al mio fianco.
Non risposi, lasciandogli intendere che non stavo giocando con i pony volanti.
“se stavi cercando i tuoi orecchini, l'ultima volta che ne ho trovato un paio in bagno, l'ho portato in cucina, mettendoli sul caccia fumo.” sorrise passandosi una mano tra i capelli.
“non stavo cercando i miei orecchini.” fredda.
“che succede, allora?”
“mi ha chiamata la Modest!Menagement devo andare in un posto oggi pomeriggio...per parlare del contratto..per firmare la fine della relazione mia e di Harry.” presi un sospiro di sollievo.
“devo venire con te?”
“hanno espressamente vietato che qualcuno mi accompagnasse.”
“sei perfetta, Suze.” mi baciò al lato delle labbra.
“non sono perfetta.” abbassai lo sguardo.
“lo sei.” mi baciò sulle labbra. “sei te stessa. A te non importa cosa pensano gli altri.”
“ti sbagli, Niall.”mi strinsi fra le sue braccia e lo ribaciai, implorandogli di non finirlo mai.
Intrecciò la mia mano con la sua e sussurrò un “insieme...”, gli baciai il collo terminando la frase “per sempre.”

~

Pagai il tassista e scesi dall'auto piccola e nera. Alzai lo sguardo per controllare sei il posto era giusto.
'27-37 Underwood Street
Hackney, London N1 7LG, Regno Unito'
“mmm...è qui.” sibilai.
La foschia delle noti di fine aprile si stava facendo sentire. Il luogo non era affatto illuminato, se non da un solo palo della luce, grosso e alto. Cacciai il cellulare dalla tasca e rilessi il messaggio che mi avevano mandato. 'otto e trenta precise.', guardai l'orologio: mancavano poco più di quaranta secondi. Il Big Ben avrebbe suonato e io avrei capito che era l'ora giusta. E così fu, il grande orologio schiarì le otto e trenta del dodici aprile. I cancelli dell'unica casa presente si aprirono lasciando intravedere la luce di un garage illuminato in parte. Un uomo dai pochi capelli mi prese per il braccio e mi strattonò fino a che non mi mise un fazzoletto biancastro davanti alla bocca. Bastarono pochi secondi che chiusi gli occhi, sentendo che fosse la cosa giusta da fare.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai seduta su una sedia, con le mani e i piedi legati, una stoffa sugli occhi e e una in bocca. Che stava succedendo?
Mugugnai qualcosa e un uomo venne a togliermi la banda nera dagli occhi; ghignò qualcosa di incomprensibile verso il suo complice addormentato su una sedia vicino al muro della piccola stanza da quattro pareti sgretolate e piene di crepe.
“che sta succedendo?” mugugni, ma in risposta ebbi solo una fragorosa risata.
Il più mingherlino tra i due mi si avvicinò e sfilò la stoffa che avevo tra le labbra; colsi l'occasione e gli morsi il dito. Saltò su di esso e ringhiò. Il suo compare, quello più fornito, rise vedendo la scena, si avvicinò e mi accarezzò i capelli.
“abbiamo una ragazza cattiva qui.”
Il mingherlino, che nel frattempo si era rialzato era ad un palmo dal mio viso.
Gli sputai in un occhio.
Prima che potessi accorgermene mi tirò un ceffone.
La guancia dolorava, la sentivo andare a fuoco, ma allo stesso tempo sentivo il mio orgoglio andare a puttane. L'uomo panzone prese il posto del compare e andò a sedersi sulla sedia che scricchiolò cercando di avvertire che non avrebbe retto per molto il peso di quell'uomo.
“perché cazzo sono qui?” urlai. “perché sono legata? Ma soprattutto, voi chi diavolo siete?”
“calmati bambina, noi ti conosciamo. So che non vuoi far passare dei brutti momenti alla tua famiglia...” cacciò dalla mia borsetta il mio portafogli, contenente solo qualche spicciolo e la foto della nostra famiglia; l'accarezzò benevolmente e sorrise soddisfatto. “tuo padre è proprio fortunato ad avere una donna così al suo fianco” accarezzò il volto fanciullesco di mia madre.
“LASCIA STARE QUELLA CAZZO DI FOTO, O TI CASTRO!” avvertii.
L'uomo rise di gusto accompagnato dal russare dell'uomo.
“e come penseresti di fare?” il suo timbro di voce basso ma quasi rassicurante, i faceva giacere su un filo spinato.
“POSA QUELLA CAZZO DI FOTO.” sibilasi, nel tentativo che potesse sentirmi.
Ma, imperterrito, continuò ad accarezzare il volto di mia madre, per poi spostarsi al mio.
“LASCIAMI IN PACE, TI PREGO” mi passò una mano sulle labbra nel tentativo di farmi zittire.
Venni preceduta da un pianto isterico, quasi come se non volessi le lacrime uscirono copiose. In un certo senso quello che volevo, era che provassero pena per me, che sarei potuta andare via alla loro prima distrazione.
“Io non vi conosco. Voglio solo andare a casa” piansi.
L'uomo si passò una mano sulle labbra, la baciò languidamente e poi la passò sulle mie.
“non ancora, piccola” mi accarezzò la guancia e poi il collo, fino a sbottonarmi metà cerniera della felpa che avevo addosso.
“Peter, è arrivato.” l'uomo panzuto aveva parlato, fino ad ora avevo creduto che dormisse.
Il mingherlino mi rialzò la cerniera sussurrandomi “facciamo dopo, piccola”.


BOOOOM BABEE ♥
Come sempre le mie entrate spaccano i culi yoyo
MA PARLIAMO DI SUZE OuO
Come avrete notato, chi segue la storia dall'inizio OVVIAMENTE, che Suze è molto cambiata. All'inizio era una bambina pasticciona e giocherellona; via via, sta diventando sempre più una donna. Si sta comportando da adulta lottando per un amore che, alla fin fine, non è neanche il suo.
Ma naturalmente, Suze è restata la ragazza solare di sempre, questa volta ha un po' di problemi in più: infatti, viene rapita da due uomini.
Chi saranno?
Suze subirà atti dal mingherlino?
O verrà salvata?

Io so come continua AHAHAHAHAH

VOLEVO SCUSARMI PER IL NETTO RITARDO CON IL QUALE HO PUBBLICATO QUESTO CAPITOLO, MA LA SCUOLA, IMPEGNI FAMILIARI ECC, MI HANNO TENUTA OCCUPATA, NON TROVANDO NEANCHE UN ATTIMO DI TEMPO LIBERO c:
Io e Anna abbiamo deciso che questa storia non supererà i trenta capitoli, infatti, sarà finita tra due o tre.
Visto che l'estate è lunga e, come al solito, non ho mai nulla da fare ewe abbiamo deciso che probabilmente ne scriveremo un'altra oppure potremmo fare un ritorno.
"SHE LOVES THEM MORE THAN EVERYTHING ELSE'S BACK"
No, okay, non fangirliamo troppo lfjsdhfksjhfl


RINGRAZIAMENTI
Ringrazio le 153 visualizzazioni del capitolo precedente djhsfjshk
Ringrazio le 8 *esulta* recensioni
Ringrazio chi la segue dall'inizio
Ringrazio chi la segue da ora OuO
Ringrazio chi mi lascia le recensioni dolcissime fjdshfks e chi vuole per forza il continuo ewe
Ringrazio chi lascerà una recensione a questo capitolo jdjd



-Gab& Anna love you ♥

Vi lascio il nostro twitter: Gab: @larryswings_
Anna: @lottiesbrother
E il mio tumbrl, dove potrete avere anticipazioni, immagini inerenti al capitolo, immagini fuori dai capitoli ma inerenti alla storia. insomma:
passate!
http://larryswings.tumblr.com/

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Capitolo 29
*** sectrets. ***


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http://www.youtube.com/watch?v=F-4wUfZD6oc Mettete questa canzone jdhfjkshk

Capitolo 29

#NiallsPOV

Cara Suze,
non posso ancora credere che tu mi abbia lasciato da solo. Avevo promesso che ci saresti stata per sempre, che saremmo restati insieme e avremmo lottato per il nostro amore, o anche quella era una bugia?
Sei sparita nel nulla,
nessuno sa dove tu sia,
cosa tu stia facendo,
con chi tu sia.
Si vociferava che tu fossi stata rapita, non lo trovi assurdo?
Pochi giorni fa stavo parlando con Harry, eravamo in salotto, solo io e lui, ero rinchiuso con le spalle nel divano e la testa dolorante per il troppo pianto, piangevo per te. Harry mi guardava e mi passava una delle sue grandi mani sulla schiena, in segno di conforto; ma io non voglio lui, voglio te. Siamo restati in silenzio per non so quanto tempo, singhiozzavo e lui, ogni tanto, si asciugava le lacrime che gli cadevano dagli occhi. Sei importante anche per lui. Mi dondolavo su me stesso, avevo bisogno di qualcosa con cui sfogarmi. Voltai lo sguardo verso Harry e lo vidi intento a scuotersi i capelli, cercando di riavviare i ricci spenti come il suo umore. I suoi occhi brillavano, non di luce, essenzialmente si, ma non era la solita luce che mi portava quasi ad amarlo, era una luce triste, spenta. Ogni tanto intonavo il tuo nome, come se tu potessi sentirmi, non lo trovi pazzo?
Harry si voltò e cercò di sorridermi, portandomi un po' di pace, ma non potevo abbandonare quello che sentivo. Stavo soffrendo. Soffrivo perché non sapevo cosa ti avesse portato ad allontanarti da me: un mio comportamento?
Una mia parola?
Eppure, quella sera a casa tua mi hai sussurrato che saresti restata con me per sempre, perché non l'hai fatto?
Hai sempre detto di non crederci, ma credevo che almeno questa volta non saresti fuggita da tutto. Perché è questo che fai, Suze, fuggi. Quando ti trovi davanti ai problemi scappi come una codarda: perché lo fai?
Comunque, mi alzai dal divano, mi asciugai le ultime lacrime che cadevano e chiesi ad Harry le chiavi della sua auto che non tardò ad arrivare. Presi il giubbotto di pelle dall'attaccapanni, gli occhiali da sole e sgusciai dalla porta come un razzo, lasciando il riccio a contemplare i suoi problemi seduto sul divano. Che egoista.
Non credi che sarei dovuto restargli affianco?
Non sarei dovuto andare via.
Sono uno stupido, mi dispiace.
Misi in moto l'auto e accesi lo stereo, la canzone era 'kiss me' di Ed, la ricordi, vero?
Io la ricordo come se fosse ieri, ricordo i tuoi capelli, le tue mani, i tuoi occhi, le tue labbra. Ricordo che volevo a tutti i costi baciarti, ricordo che l'avevo sognato così tante volte che sembrava surreale, ricordo che mi immaginai così tante volte le tue labbra che nessuna di queste è stata migliore della vera. Suze, tu ricordi tutto questo? Andai a casa di Liam, avevo bisogno di parlare con qualcuno che fosse quasi del tutto estraneo alla situazione. Non potevo andare da Zayn, avrei dovuto affrontare Beth e mi sarei sicuramente incazzato e scappato via; perdonami. Bussai alla sua porta e mi lasciò entrare.
“Stai bene?” mi domandò cautamente Liam mentre mi affrettavo a prendere un bicchiere d'acqua.
Sapevo di cosa parlava, o meglio, lo immaginavo. Ma in realtà l'uomo che aveva tutta la convinzione di sfogarsi con il suo migliore amico, era sparito nel nulla, lasciando miliardi di brillantini verdi. Non lo trovi patetico?
“Si” mentii ancora, mettendo il bicchiere nella lavastoviglie che si era pure dimenticato di far partire dopo pranzo. E questo, questo piccolo e inutile gesto, non era alla Liam Payne.
Feci capolino nel salone, dove incontrai il suo sguardo implorarmi di parlare. Scossi la testa e sorrisi amaramente, cercando di mostrare la più calma possibile.
“in realtà sono venuto per chiederti un favore...” mi voltai verso di lui, che era immobile nel bel mezzo del salone, contemplando passivamente il suo parquet pulitissimo e i suoi tappeti enormi.
“dimmi” sorrise anche lui.
Ma non sorrise nel modo in cui speravo, le sue labbra mostrarono una lunga fila di denti bianchissimi, le labbra ci assottigliarono; mentre i suoi occhi, beh, loro non trasparivano nessuna emozione. Spenti, privi di senso. Morti. Non avrei mai pensato di indurre Liam Payne e stare male, stare male per me.

“tu come stai, Liam?” mi avvicinai sorridendogli.
“sto bene.” mentì. “...sto bene quanto te” incominciò.
“Liam, ti prego.” lo implorai di non farmi partire la predica.
“No, Niall, sei uno stupido. La tua ragazza, nonché una mia cara amica è sparita nel nulla. Nessuno sa di lei, c'è chi dice che sia ritornata in Italia, chi dive che sia in America e chi...chi dice che sia stata rapita. Capisci? Alcune persone dicono che una mia amica è stata rapita, rapita.” pianse. Perché lo fece?
Io non dissi nulla, restai a contemplare silenzioso il pavimento. Avevo le mani in testa e ci rovistavo dentro giocando con le sterline che trovavo, facendomele rigirare tra i pollici. Ero forse annoiato da Liam Payne?
Liam, lo stesso ragazzo che mi aveva aiutato, supportato, sostenuto per tanto tempo?
Lo stesso che mi aveva salvato dalla distruzione?
Quello che dava i consigli migliori?
Ne ero davvero annoiato?
No, non poteva essere.
“Payne, ascoltami bene, è per questo che sono qui. Devi aiutarmi a cercare Suze.” sentenziai.
“Hai già provato a chiamare in Italia?”
“si”
“cosa ti hanno risposto?”
“lì non c'è.” presi una sigaretta dal giubbino di pelle che avevo rubato ad Harry Styles e la misi tra le labbra.
“che fai?” prontamente Liam me la sfilò di bocca.
“scusa, Payne, non ho chiesto se ne volevi una anche tu.” istigai porgendogli il pacchetto.
“Non fare il sarcastico, Horan.”
“oh, già, tu fumi roba più pesante, dimenticavo dei ganja party tra te, Zayn e Louis” ero davvero così acido?
“Niall, smettila. Posa quelle sigarette e vediamo cosa possiamo fare per trovare Suze.” ruppe la sigaretta e la lasciò cadere sul pavimento. In risposta ne cacciai un'altra dal pacchetto, feci scattare l'accendino e ne aspirai un po'. Lasciai che il fumo circolasse nella mia trachea e che mi bruciasse la gola, poi lo cacciai fuori, a cerchietti.
Liam, nel frattempo, si era seduto sul divano con in mano il laptop, era entrato in uno di quei siti super informati e aveva letto che eri stata vista l'ultima volta, prendere un taxi. Come potevo essere tanto stupido?
Mi avevi detto che saresti dovuta andare dai manager, perché non ci ho pensato prima?
Alzai di peso Liam e ci dirigemmo verso l'auto parcheggiata oltre la strada, attraversammo il vialetto e ci entrammo, subito misi in modo e partimmo.
Andavamo veloci, troppo, ma non mi importava.
Liam si teneva forte alla maniglia, apriva bocca di tanto in tanto, per dirmi di rallentare, cosa che io non feci. Le mie mani erano entrambe sul volante, il mio finestrino aperto mandava abbastanza aria da farci muovere i capelli.
“Niall, porca troia, rallenta.” gridò con tutto se stesso.
“oh, scusami, piccolo Payne, so che non ti piace la velocità...” azzardai. “MA IO HO BISOGNO DI TROVARE SUZE.” urlai fuori di me.
Liam si allontanò di poco e girò lo sguardo verso il finestrino. “dove stiamo andando?”
“ho chiamato Cory, ha detto che aveva incontrato Suze a quell'indirizzo” indicai il foglietto poggiato sul cruscotto, che ondeggiava a ritmo delle curve che percorrevamo.
“perché in un posto così isolato?”
“non lo so, Liam, ma ho paura.” ammisi stringendo il volante. “se le hanno fatto del male... soltanto Dio potrà fermarmi.” strinsi il volante a tal punto che le mie nocche divennero bianche.
Liam lo notò e cercò di portare la tranquillità, semplicemente sussurrandomi un “andrà tutto bene” .
Guardai ancora una volta quel fogliettino che ora aveva in mano Liam e capii che eravamo quasi arrivato. Annusai l'aria fresca della sera dal finestrino per poi chiuderlo, non volevo che Liam prendesse un'influenza.

Sgommai e spensi il motore; uscimmo dall'auto.
“Payne, tu entra dalla porta sul retro, io da qui.” indicai una porta, prendendo un ramo che avevo trovato.
“che pensi di fare con quello?”
“darlo a te.” glielo misi in mano. “sta' attento.” gli diedi una pacca sulla spalla.
Mi aggiustai il giubbino e cercai un qualcosa che potesse aprire quella porta. Provai tirandogli una pietra, ma fallii miseramente. Così cercai di trattenere quanta più forza dentro me e gli diedi una spallata. Finalmente riuscii ad aprirla.
Quando entrai vidi solo una luce fioca, probabilmente dovuta a una sola lampadina in mezzo all'enorme garage. Cosa ci facevi lì?
C'era della ghiaia come pavimento, si sarebbe sentito il mio passo arrivare. Cercai di intravedere la tua figura, ma vidi solo il corpo di Cory a terra, senza vita. Il sangue rossastro gli usciva dalla nuca, l'avevano sparato.
Tu dov'eri?
L'ansia prese il sopravvento. Ti cercai ancora con lo sguardo, nascondendomi dietro una grossa cassa di legno, contenente non so cosa. Non eri sola, o meglio, lo eri solo perché non eri in buona compagnia, o almeno con me. Mi sporsi per cercare di riuscire ad intravedere almeno i tuoi occhi luminosi o il suo sorriso. Mi bastava vederla viva.
“Peter, smettila. Andiamo via” un uomo panzuto, con una canotta sporca e maleodorante, aveva parlato.
“Tom, fatti i fatti tuoi. Non ci voglio niente ad uccidere anche te.” ghignò un uomo mingherlino ti stava accarezzando i capelli e con l'altra mano ti teneva una pistola puntata alla gola. “allora, piccola, come vorresti morire?” rise di gusto.
“preferirei che a morire saresti tu.” sputasti.
“oh oh, hai ancora questo comportamento da dura?” ti tirò i capelli, fissandoti negli occhi. “quando la smetterai?” con la pistola ti accarezzò il petto. Scusami per non essere intervenuto prima, stavo cercando un modo per entrare in azione. Ma dove diavolo era Payne?
“ti prego.” ridesti. “finiscimi ora, non voglio più vedere la tua orribile faccia.”
“piccola, non la vedrai mai più. Ma neanche il sole, i campi; non vedrai gli uccellini volteggiare; non sentirai voci cantare e non ascolterai la voce di tua madre chiamarti per il pranzo.”
“l'importante è che tu non faccia del male alla mia famiglia” ti arrendesti.
L'uomo rise con quanta più cattiveria aveva in corpo. Non potevo vederti ancora così, quell'uomo era riuscito a toglierti il sorriso, da quando non ridevi?
Erano giorni che non mostravi i tuoi denti, giorni che non baciavo le tue labbra. Mi manca, sai? Mi manchi così tanto, piccola Suze; mi manca stringerti in un abbraccio, mi manca baciare il tuo naso, mi mancano le tue mani intrecciate alle mie, mi mancano le ossa della tua spina dorsale, quelle che quando te le toccavo tu rabbrividivi e io sorridevo come un coglione, ricordi?
Ricordi quando andammo in Italia?
Io lo ricordo come fosse stato ieri. Tu ti apristi a me, nel vero senso della parola; il tuo cuore divenne il mio, il tuo corpo il mio, eravamo una cosa sola, ricordi?
Perché è finito tutto?
Perché in questa frazione di secondi che decido di fare qualcosa, lui ti ha presa?
Perché non ho fatto qualcosa prima?
Sono uno stupido, lo so.
Presi tutta l'energia che avevo in corpo e mi lasciai vedere da quell'uomo, urlando un sonoro “Ehi”, che rimbombò tra le mura di quel grande garage fin troppo vuoto.
L'uomo si girò verso di me, sgranò gli occhi per poi voltarsi verso il panzuto e urlare un “lui che cazzo ci fa qui?”.
L'altro uomo scosse la testa in risposta e con un po' di fatica si alzò, 'correndo' verso di me. Lo atterrii prontamente con un calcio nello stomaco che lo fece piegare in due dal dolore, accucciandosi a terra.
“Suze, stai bene?” urlai correndo verso di te. Piangevi.
“Niall!” urlasti. Continuavi a piangere, perché?
“Che bella scena commovente” urlò l'uomo con un ghigno. “non mi piacciono le commedie, o le storie d'amore. Preferisco i gialli o i porno” rise, da solo, lasciando me e te a guardarci come due adolescenti alle prime armi.
I tuoi occhi avevano quella luce, dio, Suze, avrei davvero voluto solo correrti incontro e abbracciarti, ma quel bastardo non me lo fece fare. Ti alzò dalla sedia su cui eri seduta e ti puntò la pistola alla tempia, tenendoti stretta al suo corpo. “fai un altro passo e la uccido”
Mi fermai di botto, per fortuna che arrivò Liam con la mazza che gli avevo dato prima. La tirò sulla testa di quell'uomo mingherlino che lasciò la presa da te e cadde a terra.
“bel lavoro Liam” gli sorrisi.
“sta' attento. Dietro di te!” urlò prima che potessi girarmi e sentire il sonoro pugno che quell'uomo mi aveva dato in completa mascella, che iniziò a sanguinare. Non mi feci intimidire e gli tirai un calcio nei gioielli di famiglia, che poi, tanto 'gioielli' non erano. L'uomo cadde a terra maledicendo me e la mia stirpe passata e futura. Stando a terra, mi tirò un calcio sul ginocchio, e caddi anche io.
Liam, nel frattempo, stava lottando con l'uomo mingherlino, nonché più dotato dell'altro grassone; si stavano tirando pugni e calci, finché l'uomo non colpì Liam in centro stomaco che lo fece accasciare a terra, ma non si fermò, gli tirò altri calci nello stomaco, mandandolo a sbattere contro una delle grosse scatole.
“Liiiiaaam” urlai.
“Scusa, amico, avevo abbandonato l'allenamento di boxe, non credevo potesse servire” rise.
“Quando ritorniamo a casa dobbiamo allenarci” scherzai anche io.
Dopo questo piccolo scambio di battute, il mingherlino gli diede un altro calcio facendogli perdere i sensi.
Prontamente ti prese tra le braccia e ti puntò la pistola, “ora o mai più” ti aveva sussurrato all'orecchio.
Divenni rosso dalla rabbia, mi alzai prontamente, diedi un calcio al grosso uomo steso a terra al mio fianco, in modo che non potesse intralciarmi. Corsi da te, ma prima che potessi fare qualcosa l'uomo aveva già sparato il colpo.
Il cupo suono del tuo corpo caduto a terra, il silenzio intorno a me.
Gli uomini se n'erano scappati, Liam era ancora steso a terra, tu nella sua stessa posizione: eri viva.
Ero sopra di te, con le mani cercavo di far smettere il sangue che usciva, dio, Suze, avrei voluto esserci io al tuo posto. Avevi gli occhi aperti e sorridevi, perché lo facevi?
“alla fine sei arrivato” soffiasti.
“scusa per il ritardo” con la mano libera ti accarezzai una guancia.
“l'importante è che tu sia qui.” mi sorrisi.
Mi avvicinai al tuo corpo fragile e ti stampai un bacio sulle labbra. Il tuo respiro si placò subito dopo; stavo baciando un corpo senza vita.
Piansi.
Piansi per non so quanto tempo, piansi sul tuo corpo privo di vita, piansi per non essere arrivato in tempo, piansi per non averti cercata prima, piansi perché semplicemente eri la mia vita, e ora, ora che la mia vita è andata via, io come farò senza di te?

Sentii il corpo di Liam alzarsi dal pavimento, intonare un “ma cos-” e stare in silenzio subito dopo vedendo le mie mani piene di sangue, i miei occhi piangere e il tuo corpo vicino a me. E allora accadde, pianse anche lui. Cadde sulle ginocchia e si portò le mani al volto. Restammo così finché non decidemmo che la cosa migliore da fare era chiamare un'ambulanza. Aspettammo che arrivasse e con loro anche Zayn, Beth, Louis e Harry. Quest'ultimo si fiondò sul tuo corpo, non importandosi del sangue che gli sporcò la maglietta; pianse anche lui, con il naso tra i tuoi capelli e un Louis super preoccupato alle calcagna, che lo stringeva in un abbraccio e stringeva anche te. Zayn era andato a confortare Liam, ma anche lui pianse lacrime così amare da corrodergli la pelle ambrata. Beth, invece, era restata immobile. Era in piedi, lo sguardo verso il tuo corpo, gli occhi spalancati, la stessa cosa anche le labbra. Finalmente fece un passo in avanti, cadde sul tuo corpo e io l'abbracciai, come se fossimo sempre stati amici per la pelle, come se ci fossimo sempre supportati a vicenda. Si strinse tra le mie braccia e piangemmo insieme.

Ricordo quel giorno come se fosse ieri, e, invece, sono passate all'incirca due settimane.
Abbiamo tardato nel preparare il funerale perché nessuno riusciva a credere nella tua perdita, fans da tutto il mondo ti mandavano fiori, parole dolci su twitter e facebook, cercavano il conforto in noi. Suze, non riuscii a fare più nulla. La mia vita era nulla, davvero. Il giorno del funerale vennero anche la tua famiglia e i tuoi amici più stretti. Tua madre indossava un tubino nero, non era truccata, i capelli ricci e rossi erano lasciati liberi a penzolare sulle spalle, gli occhi grandi e verdi, come i tuoi, erano pieni di lacrime, rossastri e grossi. Tuo padre sorreggeva tua madre, e anche i suoi occhi erano enormi e rossi. Quando arrivammo al cimitero e il prete mise la bara nella buca partì un applauso, e poi una canzone. Perché lo facevano? Non era affatto una cosa allegra. Io stavo morendo.
Aspettai che gli altri lasciarono il cimitero per restare soli. Accarezzai la tua foto e lessi la tua data di nascita, 18 luglio, e poi quella di morte, 27 aprile. Tra poco più di tre mesi avresti compiuto sedici anni.
Piansi ancora, ormai era di routine. Lo facevo tutte le sere, a letto, tutti i giorni, a pranzo, tutti i pomeriggi, quando i ragazzi mi costringevano a vedere stupide partite di calcio, a giocare alla playstation o anche solo facendomi compagnia in silenzio. Mi avevano dato tanto, ma io, ancora una volta, li delusi.
Uscii a prendere una boccata d'aria, ma andai in un bar a bere: mi ubriacai.
Quando ritornai a casa ruppi di tutto: foto, bicchieri, piatti. I ragazzi pensarono che sarei arrivato al suicidio, e, forse, avevano ragione.
Cercai in tutti i modi di ritornare ad essere me stesso, a condurre la vita che facevo all'inizio, prima che tu la sconvolgessi tutta. La settimana scorsa andai a trovare la mia famiglia, poi passai del tempo con i miei amici, andammo in sala di registrazione e incisi una canzone che scrissi per te, stupido, lo so. Non puoi neanche sentirmi. Ieri andai in una farmacia, acquistai un pacco di gomme senza zucchero e delle pillole, senza neanche dare un'occhiata alla cassiera; che mi sorrise chiedendomi come stessi, io non risposi, grugnii e uscii lasciandole la mancia sul bancone. Quando ritornai a casa avvertii i ragazzi che volevo dormire da solo, per acquistare di nuovo la tranquillità, sorrisi loro nel modo meno sgamabile che conoscessi e loro si convinsero, lasciandomi dormire da solo. Li abbracciai uno per uno e ricordai loro quanto fossero importanti per me e tutto quello che avevano fatto, nascondendomi dietro un “solo attacchi di dolcezza.”
Quando chiusero la porta e sentii le due auto rombare e lasciare la mia casa mi fiondai al cellulare, chiamai tutte le persone che conoscevo e ricordai a tutti quello che provavo per ognuno. Presi il pc tra le mani, accarezzai lo sfondo: una nostra foto, una lacrima mi bagnò la guancia ma la scacciai prontamente: presto ti avrei rivista.
Entrai su twitter e seguii un paio di persone che mi seguivano per poi scrivere un tweet 'Non dimenticate che vi amo, mie Directioners xx'.
Venni inondato di menzioni di ragazze che si chiedevano dove fossi, ma semplicemente li ignorai, consentendomi alcune ore di sonno.
Quando mi svegliai erano all'incirca le nove e mezzo del mattino.
Visitai ancora una volta la tua tomba, passai a salutare ancora Liam, che non si sarebbe dato pace se non l'avessi chiamato appena sveglio e poi tornai a casa.
Ora sono chiuso in bagno, alla mia destra c'è una grossa bottiglia di alcol e alla mia sinistra la boccetta di pillole. Ne ho appena presa l'intera confezione, sono scivolate nella mia gola così facilmente. In realtà sono stato aiutato dall'alcol, e quindi dalla bottiglia che ho appena finito. E' ruzzolata lungo la porta. Quanto sono stupido.
Inizio a sentirmi stordito, la vista inizia ad appannarsi. E' una mia scelta, ma mi sento così impaurito, Suze. Sento il mio corpo intorpidirsi e non riesco a scrivere costantemente per troppo tempo.
Credo sia arrivata ora di salutarci.
Non dimenticarti che ci vediamo in paradiso, okay?
Ti amo, Suze.

Tuo,
Niall.




---------------
Nuovissimo capitolo della storia fjshfkjsd
Non so se sono in ritardo o anticipo con i tempo °o°
Ma comunque sono qui, no?

Parlando della storia:
Suze muore. viene uccisa.
NON ODIATEMI, VI PREGO.
Niall, per i sensi di colpa e/o per la mancanza si toglie la vita.
LET ME CRY.

La storia non è ancora finita, manca l'ultimo, tanto atteso, capitolo jfshjkfhs
Cercherò di aggiornare il prima possibile essendo comunque in vacanza ewe

DEDICO QUESTO CAPITOLO ALLA PERFEZIONE, CHIAMASI GIULIA ♥

Ringrazio:
Chi segue la storia jfsfkhs
chi lascia recensioni jkfkdjfsh
chi mette tra i preferiti/seguiti jdhfsdkjh
chi semplicemente legge le prime righe lol
e anche chi continua ad assillarmi kjhdfks
Ringrazio in particolare Serena, Lucia, Giulia, Lea (ho ricordato il tuo nome, yee ♥) ed Eleonora *o*
Ringrazio Annangela per sopportare i miei feels larry e per iniziare a crederci; la ringrazio per aver voluto far parte di questa mia 'avventura' e per averla resa speciale, grazie ♥

beh, per i curiosi dello sfondo del pc di Niall, beh, la foto è questa:

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Volevo ricordarvi il trailer che potete trovarlo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=uYW5Sd-y_pQ

Tanto love ♥
Gab&Anna

@larryswings_
@lottiesbrother

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Capitolo 30
*** God gave you a second chance. ***


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Capitolo 30

#NoPOV
“c-che ci fai qui?” la voce cristallina di Suze risuonò nella nebbia.
Niall si girò verso di lei, le sorrise e cercò di avvicinarsi.
“che ci fai qui?” chiese ancora, facendo un passo indietro. Aveva sognato fin troppe volte quella scena, non voleva fosse un altro miraggio e quindi restarci delusa.
“sono qui per te” la voce calda di Niall arrivò forte alle orecchie di Suze; in tutte le volte che lo aveva immaginato, non l'aveva mai sentito parlare; non poteva essere davvero lui.
“Niall?” chiese sorridendogli calorosamente.
Il biondino le sorrise, mostrandole i suoi denti bianchissimi.
I suoi occhi azzurri erano l'unico punto di luce in tutto quella bianca oscurità. Suze si era ritrovata lì circa due settimane prima, aveva imparato cosaci facesse lì e quali erano le sue mansioni. Aveva conosciuto altri angeli, come lei, e aveva sempre cercato negli sguardi altrui quello di Niall, pur sempre augurandosi che non si trovasse lì.
E, quando lo vide, il suo cuore uscì dal petto, restò con gli occhi spalancati ad osservare la bellissima scena di un angelo senza ali, vestito di bianco, sussurrarle che l'amava più di se stesso, e che aveva deciso di uccidersi per incontrarla nuovamente.


Ma Niall non sapeva.


"perché sei qui?" aveva pianto la ragazza tra le sue braccia.
Lui le aveva lasciato un bacio sulla fronte. "sono qui per te."
la ragazza, incredula, gli sfiorò una guancia. "sei un coglione." aveva sorriso.
"un coglione innamorato...di un angelo." le aveva sussurrato a fior di labbra.
"baciami, coglione."
Ed eccoli lì, a stringersi in un bacio, in un amarsi passionale e compulsivo di, ormai, due angeli con le ali.
Niall sentiva crescerle dietro le spalle, lo smoking bianco che indossava lo faceva sembrare un perfetto damerino, o forse solo perfetto?
Invece, per Suze, non c'erano ali.
Pur essendo lì da più tempo, non le erano mai cresciute.


Ma Suze non sapeva..
Dio aveva deciso di darle un'altra possibilità.








-----
Ed eccolo, l'ultimo, tanto atteso, capitolo di questa storia jdshfdjsk

Io e Anna, grazie all'aiuto di alcun 'confidenti', (si, chiamiamole così)
Abbiamo deciso che...
RULLO DI TAMBURI.
Ci sarà un ritorno per questa storia jdhfksd
Insomma, vi stancherete di noi AHAHAHAH

Il prologo lo pubblicheremo a giorni, quindi, don't worry djfhsk

RINGRAZIAMENTI:
chi lascia recensioni kjshfks
chi segue la storia fjdshfks
chi continua ad assillarci AHAHAHAH
@hjsdjmples per il fantastico banner jkshfjsdk
E beh,
le solite AHAHAHAH
e, soprattutto, ANNA jfsjkhfsk



@xlouehseyes
@drunkofselly



-Gab&Anna ♥

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