If you want, you wanna love me? di Ehylastylinsooon (/viewuser.php?uid=300914)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Colazione con brioche allo yogurt acido. ***
Capitolo 3: *** 2.Sempre e per sempre, piccola mia. ***
Capitolo 4: *** 3.E' parecchio esigente. ***
Capitolo 5: *** 4. Non ne ho il tempo. ***
Capitolo 6: *** 5. Pettinati, sembri un Baobab. ***
Capitolo 7: *** 6. Hai la pelle d'oca. ***
Capitolo 8: *** 7. A me vai bene cosi. ***
Capitolo 9: *** 8. Allora torniamo a dormire? ***
Capitolo 10: *** 9. Non succederà con te, Carly. ***
Capitolo 1 *** 0.Prologo ***
Driiiiiin.
Driiiiiiiin.
Driiiiiiiiiiiiiiiiin.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
Ma che...
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
Questa sarà la mia prima giornata da assassina.
<< Carly apri subito questa porta, ti prego! >> Jess?! Mi giro verso la sveglia, cosa ci fa jess a casa mia alle 5:47 del mattino? Aspetta, le cosa del mattino?! Cerco di alzarmi dal letto ma il troppo agitare dei piedi per togliermi le coperte di dosso mi fa rozzolare per terra. Iniziamo bene direi... Dopo una direi gran fatica, riesco a rimettermi in piedi e per prima cosa accendo le luci e mettendo un piede prima dell'altro facendo attenzione a non ricapitolare per terra nuovamente, mi dirigo verso la porta, aprendola controvoglia sapendo già che non appena lo farò Jess si metterà a urlare qualcosa. << Finalmente! Ci potevo morire la fuori lo sai!? Tu sai che genere di squilibrati esistono a quest'ora della notte?? >> come non detto.. << Appunto J, a quest'ora della notte.. si può sapere cosa diamine ci fai qua? Ma io dico .. ti sembra il caso? Ah, ti odio.>> Sento le palpebre cadere mentre la guardo, vorrei dire dall'alto, ma purtroppo sono ben 15 centimetri in meno di lei.. << Tu non sai cosa mi è successo! Voglio dire, è stata la notte più bella di sempre. Ti giuro, Carly, è stato .....>> mi siedo sul divano, ormai consumato ,cercando di ascoltare il suo resoconto non riuscendoci molto bene, mentre lei cammina avanti e indietro per il salotto sbracciando come se ci fossero settecento mosche. << Ok Jess>> La interrompo bruscamente << ma dico, cosi tanto per dire... Non potevi aspettare tre ore? Diamine! Per una volta che riuscivo a dormire decentemente...>> Le lancio un'occhiata di sbieco, vedendo che chiaramente c'è rimasta male per il mio sfogo delle 6:03 del mattino. Tiene bassa la faccia e prende a parlare << Scusa Car, è solo che è da parecchio che non stavo cosi bene .. volevo solo raccontarlo alla mia migliore amica.. scusa.. >> Ah, al diavolo..<< Scusami te, ho esagerato. Ti va un caffè? Ormai che ci siamo, cosi mi racconti per bene.. >> LA guardo aprirsi in un sorriso a 32 denti con gli occhi che, potrei giurarci, luccicano. << Certo! Allora iniziamo da quando Alessio è arrivato sotto casa mia con 15 rose bianche e .. >>
Uscendo dalla docciaa rilassata e sveglia inizio a vestirmi. Penso due minuti se mettere o non mettere i collant sotto i jeans, voglio dire, ci saranno gli orsi polari la fuori. Alla fine decido di metterli, con sopra un jeans stretto e una maglia rossa brillantinata, a maniche larghe sotto le ascelle, sopra. Urlo a Jess se può portarmi gli stivali e intanto inizio ad asciugarmi i capelli. Se fossi restata a casa dei miei genitori, invece di andarmene un mese prima dei miei diciotto anni, magari a quest'ora starei ancora dormendo e non preparandomi per andare a lavorare. Ma è decisamente meglio lavorare 27 ore di fila, che stare in quella casa. Finisco di asciugarmi i capelli e li lascio ondulati passando la piastra solo sul ciuffo, che metto delicatamente dietro l'orecchio. << Ehi tesoro, ecco. >> Mi lancia praticamente in faccia gli stivali, e giusto prima che inizio a maledirla, esce dal bagno. Ah le amiche .. Jess è una ragazza stupenda, ma a volte troppo petulante e sognatrice. Insomma, chi è che a 19 anni si esulta mettendosi a saltare perchè un ragazzo gli vince un orsacchiotto - grande circa tre dita in orizzontale- alle macchinette? Perdincimbacco! Ma è fatta cosi, è be.. è stupenda. Se non ci fosse stata lei ad aiutarmi con il cercare casa, il trasloco e un lavoro probabilmente non ce l'avrei fatta.
<< Sono pronta! Che ora è? >> Le chiedo mettendomi sciarpa e giubbotto.
<< Le 07:43 lupacchiotta! Andiamo? Saremo sicuramente in ritardo. >> Mi guarda ammonitrice. Sarebbe pure colpa mia quindi? E' stata Dalle sei alle sette e un quarto a parlarmi di Alessio! Le sorrido incenerendola con gli occhi e prendendo chiavi e borsa usciamo di casa. << Che ne dici se prendiamo un taxi? Ok no.. >> Probabilmente il mio sguardo le ha fatto capire la risposta. Ci avviamo verso la fermata del pullman e vedo un ragazzo camminare, ma che dico, volare praticamente da quanto veloce sta andando, venire verso la nostra direzione. Non faccio in tempo a spostarmi che questo mi urta facendomi cadere come una pera cotta. Due in un due ore, oggi potrebbe essere il mio record. Metto una mano sulla caviglia e la sento dolorante, Jess si abbassa e - dopo aver riso trattenendosi addirittura la pancia, no ma dico, fai pure! - mi aiuta ad alzarmi, ancora scossa dalle risate.
<< Grazie, no davvero, bell'amica! Potevi farmi pure una foto, o meglio un video, lo potevi mandare a uno di quei siti, come si chiamano? >>
<< Paperissima? Oh, tranquilla, foto fatta. >> Mi mostra il cellulare e mi fa l'occhiolino. La guardo scandalizzata, sono stata neanche trenta secondi per terra, e lei mi ha fatto una - no ma che dico, ce ne saranno minimo sei - foto? Maledico mentalmente quel pazzo e prendo Jess dal gomito arrivando alla fermata del tempo e saliamo sul pullman, in direzione del bar, dove lavoriamo in centro.
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Capitolo 2 *** 1.Colazione con brioche allo yogurt acido. ***
<< Se volevate potevate arrivare anche a mezzo giorno,
tanto! Ma insomma, quando vi
darete una raddrizzata ? Potrei licenziarvi tutti i giorni per i vostri
ritardi, ma non lo faccio
per darvi una possibilità. Ringraziate il cielo e andate a
mettervi i grembiuli, su! >>
Guardiamo Maria scandalizzate, una specie di puffo di un metro e 45 con
i capelli neri
corvini corti sparati sotto il collo e il ciuffo viola, con uno strambo
paio di occhiali sul quel
naso che a momenti neanche si vede per quanto piccolo. Per tre minuti
di ritardo ci ha
urlato contro circa sette minuti. Più il tempo che ci fa
perdere lei che quello ch perdiamo
noi.
<< Ci conviene muoverci. Ci pensi tu a sparecchiare? Io
lavo il bancone >> Dico a una ancora
sconvolta Jess che annuisce incerta. La guardo saltellare verso i
tavoli. Le ho sempre detto
che invece di fare la cameriera potrebbe fare la modella. Insomma,
è stupenda. Alta un
metro e settanta buoni, capelli lunghi ricci rossi naturali, occhi
verdi con macchie marroni,
labbra gonfie al punto giusto su un viso allungato stupendo. A volte mi
sento una schifezza
di fianco a lei, ma poi penso che anche io nel mio non sono male.
Insomma, non sarò come
lei, alta un metro e cinquantacinque scarso, capelli lunghi fino ai
gomiti neri ondulati e occhi
grigi. E per questo che Jess mi chiama lupacchiotta, per via dei miei
occhi. Le ricordano i lupi.
Continuando a fare discorsi di bellezza non mi accorgo di una voce che
mi parla.
<< Scusa.. mi sente? E' per caso sorda? Ma Dio mio, che
cameriere sconsiderate che
mettono al giorno d'oggi!>> Alzo la testa cosi tanto in
fretta che penso mi schizzi via dal
collo e infatti sento un leggero strappetto sotto il collo.
Starò per morire?
<< Scusi, non era mia intenzione! Vuole prendere
qualcosa? >> Mi do dieci secondo per
osservarlo. Capelli sparati all'insù biondi scuri sul
castano, occhi di un colore che sembra
caramello sciolto, labbra sottili ma gonfie al punto giusto e un naso
perfetto. Avrà circa
trent'anni, non di più.
<
faccio in ogni bar. Entro, guardo chi non è attenta e vado
la, giusto fare il guastafeste e
interromperla! Ma certo che voglio qualcosa, è un bar no?!
>> Lo guardo decisamente
intimorita. Secondo me ha già fatto colazione. Certo, latte
scaduto con una brioche allo
yogurt acido.
<> Lo dico con un certo tono di scherno
sopratutto dicendo signore. Mi guarda di traverso scocchiando le
labbra. Aw.. Ehi Carly! Già
ti ha fatto la ramanzina, smettila.
<
Sempre se ce la fa. E in fretta grazie, ho una riunione
perchè sa, io lavoro.>> Abbiamo
guardato Aldo Giovanni e Giacomo ultimamente eh?
Il caffe in faccia glielo servo. Gli faccio un sorriso falsissimo e mi
appresto a fare il caffè.
Vuole fare lo stronzo? Che lo faccia da un altra parte.
Gli servo il caffe e mi appoggio al muro guardandolo mentre si appresta
a bere il caffe e
appena fa un sorso, urla.
<< MA CHE DIAMINE! LEI E' UN INCAPACE! MI HA USTIONATO LA
LINGUA! Dov'è il suo
capo? Io la faccio licenziare, stupida smorfiosetta che non sei
altro!>> Lo guardo per circa
tre secondi seria, poi non trattenendomi più gli scoppio a
ridere in faccia mentre lui mi
guarda accigliato. Osa pure lamentarsi? Che feccia.
<< Sa, l'ho fatto per lei. Voglio dire, magari qualcosa
di caldo scioglierà quell'acidità che ha
nello stomaco. >> Continuando a ridere mentre lo guardo
cambiare la faccia di mille colori.
Mi punta un dito a tre centimetri dal naso e boccheggia per tre secondi
<< Il suo capo.
Voglio parlare con il suo capo! Subito! >> E secondo lui,
chiamo davvero Maria? Certo,
certo.. Scuoto la testa << Mi spiace signore, in questo
momento non è al bar. Se vuole
lasciare un messaggio tenga, scriva. Prometto che glielo
consegnerò >> Prendo carta e
penna e glielo porgo con aria di sfida. Lo vedo girarsi e cercare
qualcuno. Cosa vuol fare? Lo
guardo aggrottando le sopracciglia. Allunga il braccio e tira per il
gomito Jessica, che appena
si gira per dirgliene quattro rimane a bocca aperta e sbattendo le
ciglia in modo civettuolo
inizia a parlare << Mi dica signore!
>> Lui mi guarda, sorride e si gira verso Jess
<< Scusi
signorina, sarebbe cosi gentile da chiamarmi il capo? Vorrei dirle una
cosa, se non le faccio
perdere tempo ovviamente. >> Spalanco la bocca non
credendo alla scena. Non doveva
andare a una riunione questo? Cerco di attirare l'attenzione di
Jessica, per dirgli di non farlo,
che cammina all'indietro balbettando alcuni certo , sicuramente. Sono
spacciata, appena
vedo Maria arrivare sento un improvviso freddo e un tremore alle gambe.
L'ho già detto che
sono spacciata? Bene, lo ridico. Maria si avvicina sorridendo
cordialmente a quello che ho
soprannominato mister A che sta per acidità e chiede cosa
c'è che non va. << Le volevo solo
dire, che questa cameriera - indica me con un braccio schioccando le
labbra - mi ha fatto
ustionare perchè - mima delle virgolette con le mani - cosi
mi si scioglierebbe l'acidità che
ho nello stomaco. Potrei denunciarvi per negligenza sa? Ma non lo
farò. Cerchi solo di avere
cameriere più... gentili. >> WOW! Parla lui di
gentilezza? Guardo Maria con uno sguardo
impaurito << M-maria, non è come sembra, io..
cioè, è che lui detto.. e poi lui ha
..>> Mi
mette una mano come a dire stop a due centimetri dalla bocca e tiene
gli occhi chiusi <<
Carlotta, sono stata brava con te per più di nove mesi.
Prendi la tua roba... e fuori di qua! Ho
sopportato abbastanza, non ti voglio più vedere qui, dico
mai più! Neanche a prendere da
mangiare. Dammi il gembruile e FUORI! >> Faccio un salto
indietro e abbasso la testa. Non ci
posso credere. Apro e chiudo la bocca per due o tre volte, mi sfilo il
grembiule guardo Jess e
prendo la mia borsa e le mie cose per poi trascinarmi fuori dal locale.
E adesso? Sono
fregata. Sento gli occhi pizzicare e mettendo una mano sotto l'occhio
lo sento bagnato.
Perfetto. Vedo mr. A uscire dal bar e aggiustarsi la cravatta e mi devo
tappare la bocca per
non dirgli di non impiccarcisi. Mi guarda e sorride avvicinandosi.
<< Sa, dovrebbe imparare a
non fare la furba con gente che non conosce. Con suo permesso.
>> Fa per allontanarsi e
parlo tenendo bassa la voce << Sei uno stronzo. In dieci
minuti della tua vita stai rovinando
la mia. E' tanto divertente?>> Mi guarda accigliato e per
un attimo - ma proprio un attimo -
sembra non saper cosa dire. << Non mi sembra di averle
detto di darmi del lei. No
comunque, non mi diverte. Ma lei dovrebbe capire che un lavoro, va
sempre preso sul serio.
Qualunque cosa si faccia. Ma non mi sorprende che lei non lo sappia,
cos'avrà, 16-17 anni?
Forse anche di meno.. Si vede sa, che non è ancora maturata.
>> Indica con fare disinvolto il
mio petto e il mio corpo un pò piccolino, per un attimo non
mi rendo condo della frecciatina
e quando lo capisco inizio a sentirmi piano piano arrossire. Mi chiudo
veloce il giubbotto
accorgendomi che era aperto e gli punto un dito contro il naso che lui
prontamente scaccia
con la mano << Lo ripeto : stronzo. Ora me ne
andrò, al fine di non rivederti - alzando la
voce dicendo TI - spero mai più. Ah comunque, avresti dovuto
capirlo che è merla. >>
<< Eh? >> Lo guardo un attimo
prima di parlare.
<< SUCA COGLIONE >> Mi metto a ridere
mentre lo guardo spalancare gli occhi e quando fa
per aprire la bocca mi giro e corro via. Si meritava di peggio. Pensa
ad averlo come capo!
Sarebbe un suicidio direi. Mi torna subito in mente che tutto quello
che è appena successo è
un enorme disastro. Ho perso il lavoro. Come devo fare adesso.. Mi
dirigo con una lentezza
esasperante come se fossi uno zombie verso la fermata del bus. Certo
che fa proprio freddo.
Vedendo una stamperia mi ci dirigo decidendo di andare a casa in un
secondo momento,
cosi posso fare delle copie del mio curriculum e portarle da qualche
parte. Sperando che
qualcuno accetti una diciottenne incapace e con la bocca sempre aperta.
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Capitolo 3 *** 2.Sempre e per sempre, piccola mia. ***
<< .......Pronto? >> Sentendo la mia voce
sembro una malata terminale.
<< Ti avrò chiamata 57 volte come minimo, dove
avevi il telefono, nel frigo? Santa Lucia. Carlotta, è una
settimana che sei chiusa in casa, tranne quando non vai a cercare un
lavoro.. Che ne dici di uscire stasera? Basta fare la morta vivente,
sicuramente troverai qualcosa stai tranquilla.
<< No J, non capisci. Se non pago l'affitto questo mese
mi sfrattano. Mi avevano avvertito che appena avrei ritardato ciao
ciao. Finirò sotto i ponti, a dividere una coperta di carta
bucata con un altro barbone e a mangiare sardine in scatola. Ma io sono
allergica al pesce, quindi andrò in shock anafilattico e
morirò! Sola come un.. come .. non so nemmeno come cosa!
Come farò J ,come
faròòòò!?!?
>> Mi metto a piagnucolare facendo sbucare la mia testa
da sotto il piumone e mettendomi seduta e tenendo il telefono tra
l'orecchio e la spalla mi faccio una coda.
<< Semplice Carly. Lo sai cosa puoi fare. Monica e Luigi.
>> Spalanco gli occhi e inizio a fare destra sinistra con
la testa finche non me la sento staccare dal collo. Auch.
<< NO! Mai e poi mai. Lo sai benissimo. Non
chiederò mai più nulla a loro. Perchè
dovrei? Mi hanno disconosciuta e a me va benissimo
cosi.>> Parlo mantenendo la calma anche se la
conversazione mi sta facendo innervosire.
<< Invece devi provarci. E' la tua ultima spiaggia.
Chiamali e vai a cena da loro stasera e parlagliene. Fallo Carly, se no
ti prenoto il bidone sotto casa mia, è piuttosto
accogliente. Buona serata! >> Non mi da il tempo di
replicare che attacca. Mi guardo allo specchio e vedo una persona che
non sono io. Insomma, sembra che ho 60 anni. Mi dirigo in bagno e apro
l'acqua chiudendo il tappo della vasca e mettendoci del bagnoschiuma
alla pesca. Prendo il telefono e compongo un numero. Il loro numero.
<< Pronto casa Strimonti >> Prendo un
lungo, lunghissimo respiro.
<< Buonasera, potrei parlare con la signora Monica? Sono
Carly.>> Mi chiedo se Giulia si ricorda ancora chi sono.
<< Certo signorina Carlotta, gliela passo subito.
>> Lo prendo per un si.
<< Chi non muore si risente! A cosa devo l'onore,
Carlotta? >> Sento che mi sta salendo il crimine. Calmati
Carlotta, calmati.
<< Ciao. Mi stavo chiedendo se stasera avevate da fare.
Mi piacerebbe rivedervi. >> Se mi dice di no vado la e li
rapino.
<< Certo, la porta è sempre aperta lo sai.
>> Si, come no. Le menzogne che questa donna sa dire sono
più grandi dell'universo.
<< Allora vengo per cena. A dopo >> Attacco
il telefono prima che possa dire qualcosa. Ok, adesso devo solo andare
la, mangiare, chiedere un prestito e uscire. Magari ci chiacchiero
anche un pò. Ma proprio un pò.
Mi tolgo i vestiti e li metto nel cesto della biancheria sporca e mi
immergo nella vasca calda. Sento i muscoli rilassarsi all'istante.Mi
viene in mente mr. acidità/stronzo. Se sono in questa
situazione è solo colpa sua. Te lo dico io, a 80
sarà uno zitello ancora acido con 45 gatti. Chi se lo prende
uno stronzo cosi? Rabbrividisco al solo pensiero di averci a che fare
tutti i giorni. Mi insapono i capelli e penso al mio discorso di
stasera. Ce la farò.
Dlin - Dlon
Già dal suono si capisce l'essere prepotente di questa
famiglia. Bleah. Guardo l'enorme casa di fronte ai miei occhi. Quanto
vorrei non essere qua. Faccio per girare i piedi e scappare via ma la
porta si spalanca lentamente mettendomi davanti a una bassa ragazza
microscopica, con una coda di cavallo bionda e dei piccoli occhietti
blu. Tempismo perfetto, brava!
<< Ciao Carlotta! >> Mi si butta tra le
braccia e rimango un attimo stupità di tanta
calorosità e mi costringo a ricambiare l'abbraccio.
<< Ciao Giulia, da quanto tempo.. Hai cambiato colore di
capelli vedo , stai ..bene .. >> Cerco di fare un sorriso
ma penso mi esca solo una smorfia. E' davvero orribile con quei
capelli. Sembra un leprecauno biondo.
<< Si hai visto?? Volevo un pò cambiare!
Vieni, entra pure, la cena è quasi pronta! >>
Mi fa entrare continuando a sorridere come se fossi Orlando Bloom in
persona. Voglio dire.. basta! Mi fa sentire strana.. Mi
prende il giubbotto e la sciarpa e li porta via. Quando li vedo mi
blocco un attimo. Sono tre mesi che non ci vediamo ormai.
<< Carlotta, cara.. Quanto tempo! Vieni, dammi un bacio!
>> Mi avvicino e stampo un bacio sulla guancia a quello
che sembrerebbe essere mio padre con minimo 5 kg in meno.
<< Sei dimagrito? Diventerai pelle e ossa
papà! >> mi sorride e mi abbraccia
teneramente. Per lui sono ancora la sua bambina, anche se non vivo
più qua perchè non sopportavo più
l'idea di vivere con loro.
<< Mi sei mancata bocciolo di rosa.. >> Gli
sorrido sincera e mi giro verso la donna che mi guarda senza dire una
parola. " La porta è sempre aperta per te " Si vede direi.
<< Ciao mamma.. Come stai? >>
Mi guarda altezzosa e mi fa il gesto di andare in cucina.
Mi siedo sulla sedia su cui ero abituata sedermi.
<< Va tutto bene qua. Gli affari di tuo padre
fortunatamente vanno alla grande, insieme agli investimenti. Sai,
dovresti provarci. A investire qualcosa. Voglio dire.. avrai
messo da parte qualcosina no? >> Mi guarda e capisco dove
vuole andare a parare. Non voglio dargli la soddisfazione.
<< Ci proverò. Devo prima capire bene come
fare però, non vorrei perdere tutto, giusto?
>> Giulia posa i primi piatti davanti a noi. Risotto di
asparagi con formaggio. Peccato che ho già perso la fame.
<< Puoi chiamare tuo padre quando vuoi e chiedergli
informazioni. >>
<< Certo, mamma. >> La cena va avanti cosi,
con lei che mi parla di soldi cercando di farmi ammettere che sono qui
per questo e informazioni sulle figlie di alcune sue amiche che sono
entrate in società e sono già in procinto di
sposarsi e mettere su famiglia. Bene, io tra poco non ho neanche un
bidone dell'immondizia in cui dormire. Grazie mamma. Parlo poco e
niente, il più delle volte annuisco solamente.
<< Non dovresti giocare con il cibo. Lo sai, è
da maleducati. >> Guardo il mio piatto e capisco cosa
vuole dire. Non ho mangiato praticamente niente e senza rendermene
conto ho disegnato una volto triste con il riso usando la forchetta.
<< Scusa, non era mia intenzione non me ne sono accorta.
>> Mi affretto a dire, non ho voglia di sentire lamentele.
<< Ok, allora perchè non facciamo una cosa?
Andiamo in salone. >> La guardo non capendo e mi alzo
dalla sedia e posando il tovagliolo sul tavolo la seguo. Ci sediamo sui
pregiati divani di pelle e la guardo trafficare con qualcosa e una
penna mentre si attinge a parlare.
<< Quanto ti serve? Sappiamo benissimo perchè
sei venuta qua, Carlotta. Non prendiamoci in giro. Dicci quanto ti
serve cosi puoi tornare da dove sei venuta. >> La fisso
per 10 secondo non trovando le parole. Come può essere cosi
cattiva con la sua unica figlia? Abbasso la testa pensando e la rialzo
subito. Faccio scattare in avanti le gambe e mi alzo totalmente in
piedi. La guardo con disgusto e parlo.
<< Non capisco sai? Non capisco come sia possibile che
non hai fatto neanche una chiamata, inviato neanche una e-mail o un
messaggio o non essere venuta neanche una volta a suonare il
campanello di casa mia. Ma si, lo posso immaginare. Andare in un
quartiere basso come il mio? Per la tua unica figlia? Non sia mai. Ti
potresti rovinare le unghie da 200 euro. Perchè non fai una
cosa? Vattene all'inferno. >> Guardo Giulia e lei sembra
capire perchè mi va a prendere le mie cose mentre mi abbasso
abbracciando mio padre.
<< Ti voglio bene, sempre. >> Gli dico
sussurrando.
<< Sempre e per sempre, piccola mia. >> Mi
lascia un bacio sulla guancia mentre mi rialzo e prendo le cose dalle
mani di Giulia e lascio la casa in fretta senza degnare di neanche
un'occhiata mia madre. Con i pochi soldi che mi rimangono chiamo un
taxi per tornare a casa, sono distrutta.
Metto le chiavi nella toppa e faccio girare la serratura aprendo la
porta con un pugno secco. Ogni tanto si inceppa. Butto borsa e cappotto
per terra mentre mi tolgo le scarpe e mi butto sul divano tutto rotto.
Come ho potuto anche solo pensare che fosse una buona idea? Maledetta
J. Sento gli occhi iniziare a bagnarsi e capisco che da li a poco sarei
scoppiata a piangere. Accendo la tv per distrarmi quando sento un
improvviso TIC venire dal quadro della luce. Mi alzo dal divano
prendendo varie candele e un accendino e le accendo per farmi luce e mi
dirigo in camera a prende i tabulati delle bollette. Mi tiro uno
schiaffo sulla fronte per quanto sono stupida. Mi sono completamente
dimenticata di pagare la bolletta della luce. E adesso? E' sempre
più un casino e torno a piangere in men che non si dica.
Sento il mio cellulare fare il suono di un e-mail in arrivo e torno
nell'entrata dove ho lasciato la borsa facendo attenzione a dove metto
i piedi. Trovo la borsa ma nel modo sbagliato. Insomma, ci metto un
piede sopra e scivolo all'indietro atterrando proprio sul sedere. Ma
che vita è mai questa? Prendo la candela prima che si
appicchi anche il fuoco, ci mancherebbe solo quello! Finalmente trovo
il telefono e leggo l'e-mail:
Da : Monica Gambeluti
A : Carlotta Strimonti
Data : 19/01/2013 22.19
Oggetto : Colloquio.
Ti ho fissato un
appuntamento per domani alle 10:30 del mattino con un'azienda
farmaceutica di un mio caro amico. Non farmi fare brutta figura.
Ti chiedo scusa per prima,
Mamma.
p.s. In allegato ti metto
l'indirizzo con la mappa dell'edificio. A presto.
Mi ha fissato un colloquio? Ho la bocca spalancata e non capisco.
Perchè mai vorrebbe fissarmi un colloquio di lavoro?
Da : Carlotta Strimonti
A : Monica Gambeluti
Data : 19/01/2013 22.24
Oggetto : Colloquio.
Non capisco il
perchè tu lo faccia, ma grazie. Ti farò sapere.
Un bacio,
Carlotta.
Premo invio e scarico l'allegato sul mio blackberry e guardo la mappa.
Per arrivare fin li devo partire almeno un'ora prima. Un'azienda
farmaceutica eh? Vediamo...
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Capitolo 4 *** 3.E' parecchio esigente. ***
capitolo
3
Sono le 7:30 e ho ben due ore per prepararmi con molta calma. Potevo
dormire ancora un pò però .. Siccome ieri mi
hanno staccato la luce, sono venuta a dormire a casa di Jess, cosi
posso prepararmi. Mi metto subito sotto la doccia standoci una
mezz'oretta buona e quando esco preparo il ferro per fare dei dolci
boccoli ai capelli. Mi vesto con calma prendendo un paio di jeans a
sigaretta, una maglia blu smanicata e un cardigan nero che
abbino ai tacchi dalla borsa. Torno in bagno e asciugo i capelli
facendoli diventare lisci e dopo di che inizio a prendere una ciocca di
capelli per volta facendoli passare la lisci a morbidi boccoli. Finita
l'opera, prendo una pinzetta con un fiore sopra e prendo il ciuffo
portandolo tutto all'insù e fancendolo finire dietro la
testa lo pinzo. Mi metto un goccio di fondotinta solo per dare un
pò di colore al viso smorto e applico del mascara sulle
ciglia. Guardo l'ora e mi accordo che sono le none e quindici minuti.
Prendo tutto quello che mi serve metto il cappotto e esco di casa
lasciando un biglietto a Jessica che oggi non lavora.
Guardo bene la mappa che sto ormai controllando da dieci minuti buoni.
Penso di essermi persa. Io non mi sono mai e dico mai persa.
Perchè deve essere proprio oggi? Cammino con la testa china
sul cellulare finche non vado a sbattere addosso a qualcuno.
Fortunatamente, non spiegandomi il motivo, rimango in piedi. Con solo
la borsa a terra che mi affretto a raccogliere. Ma l'altra persona, al
contrario di me, è finita in terra.
<< Ma lei guarda dove cammina? >> Oh no. Oh
no no no. Questa voce l'ho già sentita. Alzo lo sguardo
lentamente e mi maledico da sola. Devo imparare a guardare davanti a me.
<< Non ci credo. Di nuovo lei? E pensare che questa
è una grande città! Mi ha sporcato la giacca, se
ne rende conto? Ah aspetti, non devo darle del lei giusto? Non do del
lei a chi mi chiama " minchione ". >> Continuo
a tenere basso lo sguardo, paurosa di alzarlo, lo vedo con la coda
dell'occhio alzarsi da terra. Vorrei soltanto andare in questa
maledetta azienda e finirla qua.
<< Oggi non parli? Non sfotti? >> Decido di
non parlare per niente.
<< Tz. Non chiedi neanche scusa. Sei proprio una
ragazzine maleducata e stupida. >>
Alzo lo sguardo e i nostri occhi si incrociano. E' più bello
di come lo ricordavo.
<< Sa .. lei sa.. sa dov'è l'azienda
farmaceutica Caldem? Mi sono persa e.. >>
<< Cosa devi fare in quell'azienda? >> Non
mi ha dato neanche il tempo di parlare, ci rinuncio con quest'uomo.
<< Io.. be.. devo fare una cosa. >> Non gli
voglio dire i fatti miei.
<< Vabe,se non lo sa chiederò a qualcun'altro,
grazie lo stesso eh >> Faccio per andarmene ma lo sento
parlare.
<< In fondo a questa via c'è una banca, giri a
destra e prosegui dritto finchè non vedi un benzinaio.
Dopodichè giri a destra di nuovo vai avanti per una
cinquantina di metri e sei arrivata. Se cerchi un lavoro ti conviene
sbrigarti e non arrivare in ritardo, sono piuttosto fissati con la
puntualità. >> Lo guardo e faccio un sorriso
che si spegne dopo aver capito di essere già in ritardo.
Balbettando un grazie veloce mi metto praticamente a correre cercando
di fare il più presto possibile.
Il palazzo è enorme e ,sottolineando la mia
stupidità, la fermata del pullman era proprio davanti. Ma a
cosa stavo pensando.. Mi accingo ad entrare con un'ansia incredibile e
il respiro pesante. Al bancone c'è un ragazzo, Marco deduco
dalla targhettina sulla giacca, che mi guarda e mi chiede se ho bisogno
di qualcosa.
<< S-salve. Avrei un appuntamento per un colloquio di
lavoro. Sono Carlotta Strimonti.>>
Dico tutto d'un fiato sperando di aver detto tutto giusto. Marco mi
guarda e sorride
<< Prenda l'ascensore e vada al 4° piano e si
troverà davati un corridoio lungo. Prenda la seconda porta
sulla sinistra. E' la camera dei colloqui. Buona fortuna, spero di
rivederti! >> Mi saluta con una mano e lo ringrazio
sorridendo. Mi dirigo verso l'ascensore e mi do una sistemata e
controllo l'ora. Le 10:43. Pensavo peggio. Trovata la porta busso e
entro. Ci sono una decina di ragazzi e ragazze che mi fissano. Ora ho
capito. E' una specie di sfida. Solo uno di noi avrà il
lavoro e questo mia madre lo sapeva sicuramente. Penserà che
non riuscirò ad averlo cosi tornerò da lei e le
chiederò dei soldi. Devo assolutamente avere questo lavoro.
A costo di uccidere tutti i presenti in questa sala. Dovrei portarmi un
coltello in borsa come fanno ormai tutti. Mi siedo sull'unica sedia
libera, tra una specie di metallaro che peserà meno di un
peluche e sembra un topo bagnato e una ragazza dall'aspetto
impeccabile. Sono tutti silenziosi, alcuni guardano il proprio
curriculum, altri sfogliano il giornale e altri ancora smanettano con
l'i-Phone. Tutti figli di papà presumo, tranne il topo
bagnato al mio fianco. Lo guardo e mi guarda sorridendomi ,mostrandomi
due denti davanti fuoriuscire dalla bocca esattamente come un topo. Mi
giro subito e fisso lo sguardo alla parete a pochi metri da me.
Improvvisamente si spalanca una porta. Ne esce un signore vestito in
giacca e cravatta che mi ricorda vagamente qualcuno.. ma chi?
<< Salve a tutti, sono Joseph Caldem. Il proprietario di
questa azienda. Quest'oggi sono qui per fare del colloqui per il posto
di segretario o segretaria all'interno di questa azienda. Non abbiate
paura, non mordo! Ok, iniziamo in ordine alfabetico. Alberici Claudia,
venga.>> La ragazza vicino alla porta si alza prontamente
prendendo la sua valigetta ed entra. Avranno tutti più o
meno la mia età, ma da come si pongono e sono vestiti ne
dimostrano il doppio. Mi sa che sarò l'ultima a essere
chiamata. Potevo pure non correre per venire qui a questo punto. La
porta si apre altre sette volte e all'improvviso si apre anche quella
da cui sono entrata ed entra un uomo. No ma che dico..Quell uomo! Cosa
ci fa qua? Oddio, deve fare il colloquio anche lui? Ti prego no .. ti
prego! fa scorrere lo sguardo su tutti noi e come se stesse cercando
qualcuno, appena mi vede si mette a scrutarmi. Lo guardo di sottecchi
chiedendomi cosa ci faccia veramente qua. All'improvviso, alza la mano
e la muove da destra verso sinistra ripetendo il tutto tre volte. Lo
guardo sconvolta. Mi sta.. mi sta salutando? Che diamine gli prende?
Spalanco la bocca non sapendo cosa dire o fare. Insomma,
perchè mi saluta se mi odia? E poi, ripeto, cosa ci fa qui?!
Mi accorgo di aver detto l'ultima parte veramente quando lo vedo
avvicinarmisi.
<< Come mai cosi sconvolta? Buon colloquio, bella
addormentata. >> se ne va girandosi e bussando alla porta
del direttore che urla un avanti. Sta dentro per 5 minuti buoni e
quando esce mi cerca con gli occhi e quando vede che lo sto osservando,
ne strizza uno e se ne va. Il signor Caldem esce dalla porta e chiama
il mio nome. Mi alzo scattando come un militare e vado verso la stanza.
<< Si sieda mrs. Strimonti! Allora... mi ha chiamata tua
madre ieri sera. Mi ha detto che non hai un lavoro ma lo stai cercando,
giusto? >> Annuisco lentamente con la testa. L'unico vero
colloquio che ho mai fatto è stato con Maria, e l'unica a
parlare era Jess. Sbaglio o mi sta squadrando?
<< Mi chiami pure Carly. Comunque Si, mi servirebbe ...
>> Poche parole, ma molto intense. Certo Carly. Si rigira
tra le mani il curriculum di appena una pagina che gli ho passato.
<< Bhe, non hai fatto molto.. anzi, direi poco o niente..
>> Mi guarda dispiaciuto. Bhe si è vero, non
ho fatto molti lavori. Ho lasciato la scuola appena un anno fa, non ho
avuto tempo. E poi accidenti, se non mi prende come faccio a fare
esperienza?
<< Comunque, qualcuno mi ha parlato bene di lei. E
siccome tutti quelli che ho visto fino adesso non mi sembrano
abbastanza efficienti nel settore, ho deciso di darle una
possibilità. Va bene? Potrebbe iniziare sin da subito.
Farà 8 ore al giorno. Inizierà alle otto e mezza
avendo una pausa di dieci minuti ogni due ore e una pausa pranzo alle
12.00 di un ora. Del salario parleremo poi.>> Mi sorride
e compone un numero con il telefono che ha sulla scrivania. Mi ha
assunto? Ma come è possibile.. mia madre deve averlo pagato
o qualcosa di simile per farmi licenziare dopo due giorni, sono sicura.
Questa, tutti i ragazzi fuori, il ragazzo al bancone. Era tutta una
sceneggiata. Son sicura.
<< Carlotta, lei è Linda. Linda, questa
è Carlotta, la nuova segretaria. >> Mi accorgo
solo adesso di questa ragazza. E' un pò più alta
di me, occhi verdi e i capelli castani scuri tirati in una perfetta
coda di cavallo. E' in un perfetto completo beije stirato alla
perfezione. E' davvero bella. Le stringo la mano
<< Ciao, piacere di conoscerti. Se mi segui ti faccio
vedere la tua scrivania e quello che devi fare. Non preoccuparti,
è un lavoro abbastanza semplice. >> Nel mentre
che parla stringo la mano al signor Caldem ringraziandolo e usciamo
dall'uffico dirigendoci verso l'ascensore.
<< Sarai la segretaria del vice-direttore. Dovrai
semplicemente prendere i suoi appuntamenti e gestire le cose che lo
riguardano. Dovrai occuparti solo ed esclusivamente di lui mi
raccomando. E' un tipo parecchio.. esigente. Ma non aver paura, non
è cattivo come sembra. >> Arriviamo al sesto
piano e mi fa segno di seguirla verso una serie di scrivanie.
<< Ecco, questa è la tua. Puoi personalizzarla
come vuoi, sai, come fanno nei film! >> Fa una risatina
che non può che farmi sorridere. E' tenerissima, davvero!
<< Grazie mille.. sei stata davvero gentile!
>> Le dico sinceramente.
<< Ma và, stai tranquilla! Io sto
laggiù >> Mi indica due scrivanie
più in la della mia
<< Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, non
esitare a chiamarmi! Ora devo andare, buona fortuna! >>
Mi saluta e io ricambio muovendo la mano e sorridendo come se non
riuscissi più a far tornare la bocca normale. Quando ci
riesco, tiro la sedia e mi ci siedo sopra. Wow. Ho un lavoro. Non
finirò sotto i ponti!
Mando veloce un sms a Jess dove le dico che può lasciare il
bidone sotto casa sua a qualcun'altro, perchè mi hanno presa.
<< Oh oh oh! Guarda chi hanno preso. >>
Alzo gli occhi capendo già di chi si tratta. Azzardo un
sorriso che di vero non ha niente. Quindi lavora qui. Che noia! Ma come
si fa, in una città grande come Torino, a finire
così?!
<< A quanto pare si! Sai, penso di avere del potenziale.
Se mi hanno preso senza che io avessi molta esperienza sai, significa
che tanto fannullona non sembro. >> Finisco strizzando
gli occhi, come ha fatto lui prima con me. Mi guardo intorno e noto che
mi guardano tutti impauriti, e vedo Linda che mi fa segno di no con la
testa. Ma cosa vorrà dire? Non capisco proprio.
<< O magari, qualcuno ha messo una buona parola per te.
Renditi utile, vammi a prendere un cappuccino tiepido con poca schiuma
e due bustine di zucchero. >> Lo guardo e mi trattengo
dal saltargli addosso. Ma chi si crede di essere? E' sempre peggio!
<< AH AH AH AH! Se vuoi lo vado a prendere, ma te lo
verso in testa, ti avverto. Sei uno squilibrato, ce l'hai un cervello o
no? Dare ordini cosi alla gente. Mica lavoro per te sai? Pensa te.
>> Mi guarda con aria di sfida e non stacca gli occhi da
me mentre fa un sorriso enigmatico. Perchè fa cosi? Non so
perchè, ma ho una strana sensazione.
<< Carlotta, cosa stai facendo? >> Linda si
materializza affianco a me e mi bisbiglia all'orecchio.
<< Vai sbrigati, ti sei dimenticata cosa ti ho detto? Il
vice-direttore è parecchio esigente. Non si
tratterrà dal licenziarti. Fai come ti dice.
>> Si gira e se ne va. Ah, è il vice-direttore
quindi. Aspetta, cosa? << COSA? IL COSA? Tu, tu cosa?
Oddio no, tu non sei il vice direttore. No. >> Lo guardo
terrorizzata.
<< Piacere, Andrew.>> Sorride sempre di
più.
<< Andrew Caldem. >> Vorrei morire.
_____________________________________________
Ciao
a tutti :) Siamo al terzo capitolo.. wooooooooow.
Spero che la storia piaccia, davvero..
Un grazie a Sere14 che fin'ora ha recensito ogni capitolo, GRAZIE
<3
Un grazie anche a chi legge senza recensire, ovviamente, anche se mi
farebbe piacere sapere se questa storia, piaccia o meno.
Vabè, detto questo, un bacio a chi legge questo!
Manuela.
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Capitolo 5 *** 4. Non ne ho il tempo. ***
capitolo 4
<< Caldem.. Caldem.. Come il signor Joseph.. quindi, tu
... no. >> Sono ormai tre minuti che scuoto la
testa. Vorrei licenziarmi. Ma ovviamente, non posso.. è
l'unico posto che mi abbia accettata..Dio mio, aiutami.
<< Uhm.. Si, Joseph è mio padre.
Sarà bello averti qui Carlotta. Molto bello... Allora, quel
cappuccino? >> Sorride enigmatico. Mi rendo conto che sto
ringhiando. Voglio dire, seriamente ringhiando. Al che, mi guarda
leggermente terrorizzato. Socchiudo gli occhi e lo guardo di traverso
per poi girarmi e andare a prendere questo dannato cappuccino. Quindi,
in poche parole, sono la sua schiava. Perfetto. Non posso farmi
licenziare, si divertirebbe troppo. Ok, sarò la segretaria
che tutti vorranno. Non sarà poi cosi difficile.
<< Tieni. >> Gli poggio il cappuccino con
forse un pò troppa forza sulla scrivania. Calmati Carly,
dai. Allunga il braccio e prende il cappuccino.
<< Avevo detto poca schiuma. >> Gli strappo
il cappuccino dalle mani senza dire niente e lo butto nel cestino e
torno al bar.
<< Attento a non strozzarti .>> Questa
volta lo poso delicatamente sul tavolo e lui lo prende.
<< Avevo detto due bustine, grazie. >> Un
altro ringhio.
<< Stai attento però, potresti diventare
troppo dolce. >> Gli lancio la bustina e lui la prende al
volo.
<< Nel lunghissimo tempo in cui sei andata via il
cappuccino si è raffreddato e la schiuma se n'è
andata. >> Mi poggia il cappuccino sulla mano. Ahh,
quanto vorrei rovesciarglielo sui quei bei capelli che ha.
<< E' l'ultima volta, fattelo piacere, altrimenti te lo
ficco giù per la gola con tanto di bicchiere.
>> Questa è una minaccia bella e buona. Gli
faccio un sorriso enorme.
<< Ti serve altro? >> Magari il sorriso da
angelo lo fa addolcire.
<< Si grazie di avermelo chiesto, se no ti avrei lasciata
andare! >> Le parole giuste al momento giusto direi..
<< Potresti catalogarmi questi fascicoli in ordine
crescente di data e alfabetico? Grazie. Poi tieni questi numeri e
questo foglio e chiama per dare loro gli appuntamenti. Ah, ho ordinato
il pranzo stamattina, dovrebbe essere pronto tra 15 minuti, potresti..?
Grazie mille, molto gentile. >> Dalla sua espressione
sembra che voglia scoppiare a ridere da un momento all'altro. Non ti
darò soddisfazioni bell'imbusto.
<< Certo, tu chiedi, io faccio. >> Gli
sorrido e esco, notando la sua espressione innervosirsi del fatto che
non mi lamenti. Ma come giusto che sia per me, torno subito indietro.
<< Ho dimenticato questi, scusa >> Prendo
tutti i fascicoli e i fogli con i numeri di telefono ed esco.
<< Tranquilla... >>
Sento lo stomaco farmi male da quanta fame ho. Sono le 16.30 e non ho
ancora mangiato. Sono ancora con questi dannati fascicoli e con tutti
gli ordini che mi ha dato mr. " sono figo e ho un azienda " Non ho
avuto ne il tempo di mangiare ne di fare pause. " Avrai pause di 10
minuti ogni due ore e un ora libera per pranzo " Certo Joseph, magari
per chi non è odiato dal vice direttore. Mi tengo una mano
dallo stomaco guardando ogni 15 secondi le macchinette. Se lui andasse
in bagno, calcolando che ci starebbe 2 minuti buoni potrei andare a
prendere qualcosa. Ma se lui, uscisse prima? Mi romperebbe le scatole
sicuramente. Chiedergli se posso andare? Mi sentirei a scuola. Compongo
un altro numero di telefono per disdire un appuntamento che era stato
fissato per domani. Non ce la faccio più, ed è
solo il mio primo giorno. Magari quando gli starò simpatica,
perchè è ovvio che prima o poi gli
starò simpatica - Voglio dire, lo sono a tutti! - mi
farà sgobbare di meno. Sento ancora la pancia farmi male.
Che fastidio. Ancora un ora.. aaah...
<< Tieni. Non voglio vederti svenire >> Mi
viene lanciato qualcosa sulla scrivania. Un panino al prosciutto. Alzo
gli occhi e vedo Andrew a tre metri da me.
<< Grazie, ma sto bene cosi. >> Se crede
che accetterò il panino sbaglia alla grande.
<< Non credo proprio Carlotta. Se fossi un pò
più attenta, avresti già capito che qua dentro
tutti quanti stiamo sentendo il tuo stomaco. Veramente, è
imbarazzante. Prendi il panino e mangialo. E se non vuoi sentirti in
debito, puoi restituirmi i soldi. >> Io non arrossisco
mai. Veramente. Mia mamma aveva pure chiesto al dottore se fosse
normale. E adesso? Mi sento come se fossi sulla punta di un vulcano da
quanto ho caldo e mi guardo intorno. Non ci credo, che figura! Tutti
quanti mi fanno un leggero sorriso e Linda mi fa l'ok con la mano
dicendomi : E' tutto apposto. Certo, per te forse. Per me no di sicuro.
Il mio stomaco torna a brontolare. Mi metterei a piangere. Prendo il
panino e lo scarto.
<< E da domani, cerca di fare le pause. Non voglio
vederti collassare, non ne ho il tempo. >> Detto questo
prende la giacca e se ne va. Non ne ho il tempo? Ma che stronzo. Divoro
il panino in meno di un minuto da quanto ho fame. Il resto del tempo
passa veloce e finalmente torno a casa.
Apro la porta e accendo la luce, contenta di vedere che Jess si
è ricordata che gli avevo chiesto se poteva andare a pagare
la bolletta per me. Quello è un debito, non di sicuro 1 euro
e 20 centesimi di panino. Mi spoglio e mi ficco subito nella vasca da
bagno. Finalmente un pò di relax. Chiudo gli occhi e penso a
cosa starà facendo Andrew in questo momento.
Chissà.. NO. Cosa sto facendo?! Sto davvero pensando a cosa
sta facendo quello stronzo in questo momento? Sono più
stanca di quanto pensassi.
<< No jess, voglio dire, è che.. è
cosi antipatico a volte che davvero non so.. >> La guardo
negli occhi sperando mi capisca.
<< Carly ti senti? Non si capisce niente di quello che
dici. Cacchio lavori con un figo da paura e ti lamenti pure? Pensa io
che ogni giorni mi devo sopportare quell'elfo di Maria! Farei
volentieri a scambio con te, ti pagheranno pure bene. Ci scommetto.
>>
<< mmh, si non è male lo stipendio. Ma
è male chi me lo da. O meglio, suo figlio. Non so se ti
rendi conto della coincidenza. E' una cosa impossibile. Vuole portarmi
all'esasperazione. Un minuto prima mi urla dietro, quello dopo mi
indica gentilmente dov'è l'azienda. Un altro minuto mi fa
fare avanti e indietro 5 volte e poi mi lancia un panino. La coerenza
proprio. Ufffa! >> Piagnucolo come sempre quando sono con
Jess. E' più forte di me, mi ispira lacrime.
<< Stai tranquilla tesoro. Migliorerà! E' solo
questione di abitudine. >>
<< Se lo dici te guarda.. E' per colpa tua che sono in
questa situazione. Perchè hai chiamato Maria quando lui te
l'ha detto invece di ascoltare a me! Ti odio. >> Incrocio
le braccia assumendo una posa offesa e lei mi si butta addosso e mi
abbraccia. La mia, unica forse, amica.
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Capitolo 6 *** 5. Pettinati, sembri un Baobab. ***
Capitolo
5
<< Ciao Marco! Tutto apposto? >>
Mi avvicino al bancone della reception e sorrido.
<< C-ciao Carly! Tutto bene grazie tu? Sei arrivata a due
settimane hai visto? Non stai andando male come pensavi!
>> Sembra che gli luccichino gli occhi.
<< Già.. Ma sono state molto faticose, fidati!
Fortunatamente una settimana non c'è stato.. speriamo
continui cosi! >> Mi lascio scappare una sonora risata
finchè non sento qualcuno tossire.
<< Non credi di essere già in ritardo? Ti
consiglierei di camminare veloce. >> Lo guardo dal basso.
Tra tutti i giorni, in cui sono stata strapuntuale, proprio oggi doveva
tornare? Ma dai! Abbasso la testa e salutando a voce molto bassa Marco
mi dirigo verso l'ascensore con lui dietro di me.
<< Allora.. come è andata questa
settimana?Spero bene>> Dice mentre prenota l'ascensore.
Potrei prendere le scale. Ma sono 6 piani. Acciderbolina.
<< Piuttosto bene.>> Non lo guardo neanche.
Non so perchè, ma oggi ho più paura del solito.
<< Sai, potresti essere un pò più
gentile, nessuno ti ammazzerebbe.>> Pure?
<< Lo sono già troppo. Se non fossi il mio
capo, vedresti quanto in questo momento lo sono.>> Dopo
un pò che ci pensa su sembra capire. Pure scemo.
<< Quindi.. Se non fossi il tuo capo probabilmente mi
avveleneresti? >> Uhm, ci sei arrivato.
<< Diciamo che .. Se ci fossero trecento api e un orso e
io avessi un vasetto di miele, te lo rovescerei addosso. Chiaro il
concetto no? >> Finalmente l'ascensore arriva e entro.
Lui sta fermo due secondi pensando e poi muove il passo entrando e
pigiando sul tasto 6.
<> COSA? Lui mi chiede scusa?
Sgrano gli occhi non capendo se parla sul serio o meno. L'ascensore si
apre e lui esce e urla
<< Sei già in ritardo, vuoi essere licenziata?
Sbrigati. Ah, puoi tornare giù? Vorrei un thè
caldo>> Si rintana nel suo ufficio. Quindi mi stava
prendendo in giro? Resto un attimo imbambolata e senza dire niente
rientro nell'ascensore.
<< Ehi Carlotta! >> Mi giro sussultando e
sentendomi una mano sulla spalla e vedo Linda tutta sorridente.
<< Ciao Li! Tutto apposto? >> Questa
ragazza mi sta davvero simpatica.
<< Si fin'ora alla grande! Senti, ti va di andarci a
prendere un aperitivo dopo il lavoro? Sempre se non hai da fare!
>> Ci penso un attimo su. Dovevo vedermi con Jess oggi ..
<< Veramente avrei un appuntamento con una mia
amica..>> Vedo il suo sorriso scomparire.
<< .. Ma se ti va puoi venire con noi! Non credo che a
Jess dispiaccia, anzi. Le staresti simpatica, ci scommetto!
<< Oh, grazie mille! Sai, mi serve un pò di
tempo tra ragazze. Abito con i miei tre fratelli e mio padre e sai,
dopo un pò, diventa.. snervante! >> Accenna
una risata e le sorrido calorosamente.
<< Perfetto! Allora ci vediamo giù alle 17.30
va bene? >>
<< Certo! Ci vediamo dopo, ti lascio ai tuoi enormi
compiti! >> Sorrido e abbasso la testa. Andrew mi ha dato
un casino di scartoffie da compilare. Non credevo che fare la
segretaria fosse cosi snervante. Ho le mani a pezzi..
<< Carolina! >> Deve essere una ragazza
nuova..
<< Carolina!! >> ma è sorda
questa? Una mano piuttosto pesante si scaglia contro la mia scrivania.
Alzo gli occhi impaurita.
<< Ma che..? >>
<< Sei tornata a non sentirci? Pensavo fossi migliorata
sotto questo punto di vista. Sono 10 minuti che ti chiamo!
>> E' idiota. Ma tanto eh!
<< Forse, ma dico forse, se mi chiamassi con il mio vero
nome ti risponderei sai? Hai la memoria di un criceto, deficiente
>> Ovviamente l'ultima parola la sussuro quasi.
Sarò anche impavida, ma non fino a questo punto.
<< Cosa? Oh, devo aver confuso il nome. Comunque, anche
se fosse - non anche se, idiota, è cosi punto! - se mi senti
urlare, potresti vedere che succede! >> Mi guarda fisso
negli occhi.
<< Sei propio bello sai? >>
<<.. Scusa? >> Spalanca gli occhi.
Perchè? Oddio, aspetta...
<> Mi guarda. Ancora.
E ancora. Per tipo un minuto. Forse due. Non lo so, dovrei cronometrare
il tempo. Ma son sicura che per quanto tempo fosse, sarei potuta andare
a prendermi un caffè al bar di fronte.
<< Per caso sei caduta questa mattina? >>
Mi guarda con espressione preoccupata. Mi tocca la fronte e mi sento
improvvisamente accaldata. Gli scaccio la mano prima di svenire.
<< Cosa? Perchè me lo chiedi? >>
<< Perchè dici cose senza senso. Sono in
perfetta forma. Sono perfetto. >> Fa un sorriso
largo.. Oh, concordo..
<< Si lo sei. >> Fa per parlare ma lo
blocco.
<< Tranne forse per una cosa. Hai il cervello di un pesce
rosso. >>
<< Disse la ragazza che senza neanche accorgersene mi
disse che sono proprio bello e che in questo momento mi sta stringendo
la mano >> Lo guardo senza capire. Quale mano scusa?
<< Davvero non te ne sei accorta, Carlotta? La tua mano.
>> Abbassa lo sguardo sulla sua mano.
<< E' sopra la mia, da cinque minuti. >>
Non mi riesco a muovere. Lo guardo togliere la mia mano da sopra la sua
che improvvisamente, come per mancanza di calore, diventa fredda. No,
rimettila la! E' quello il suo posto, fidati.
<< Comunque, tornando alle cose serie.. Devo andare a
Barcellona questo fine settimana, ho dei problemi con un altra azienda
farmaceutica. >> Ok.
<< E scusa.. a me, cosa interessa? >>
<< Sei un pò troppo sfacciata sai? Comunque,
devi venire con me. Ti sei dimenticata forse, che sei la mia
segretaria? Partiamo venerdì alle 7.30 di sera. Fatti
trovare sotto casa tua a quell'ora, passeremo a prenderti. Ciao
sbadata. >> Mi sorride. E' proprio bello.
Cioè, non bello. BELLO BELLO! Se solo non fosse per quella
cosa che lui chiama cervello...
<< Quindi, in poche parole, ti sei fatta una figura di
merda >> Grazie Jess. Fortuna che sei la mia migliore
amica. Pensa se fossimo nemiche, come saresti gentile.
<< Sai.. A volte, ma solo ogni tanto eh .. potresti usare
che ne so.. Tatto!?!? >> Mi stravacco sulla sedia come un
animale. Lo so che non dovrei. Siamo in un bar del centro piuttosto
affolato. Ma sono stanca!
<< Dai Jessica, è già abbastanza
già di morale.. Oddio pensa se la prossima volta gli dici
che te lo vuoi portare a letto! Non me la potrei perdere!
>> Ok Linda.. ok. Ti ho detto di venire per
solidarietà. Questa tu come la chiami?
<< Grazie, di sicuro questa cosa non me la
toglierò dalla testa adesso. Dopo domani partiamo. Dobbiamo
andare a Barcellona per un non-so-che con una non-so-quale azienda.
>> Respiro buttando l'aria fuori. Sono stanchissima.
<< Uhm.. davvero? Interessante.. >> Guardo
Linda dal basso con la testa poggiata sul tavolino non capendo a cosa
si riferisse. Aggrotto le sopraciglia facendogli segno con la mano di
andare avanti.
<< Oh niente, tranquilla. Stavo solo pensando ..
>> Continua a pensare per altri cinque minuti, ma sono
troppo stanca per chiedergli spiegazioni al riguardo.
<< Bhe ragazze, io vado a casa! Sono stanca morta. Vi
dispiace? >>
<< ma certo che no, tranquilla, va pure. Io resto ancora
un pò con Linda! >> Sorrido a Jess e
l'abbraccio. Avevo ragione, le sta simpatica. Abbraccio anche Linda e
lascio i soldi sul tavolo e mi giro per uscire dal locale.
Seriamente parlando, ho bisogno di shopping. E' da due ore e mezza che
sono davanti alla valigia non sapendo cosa metterci. So che sono solo
due giorni, ma vorrei essere presentabile. Magari mi invita a cena
fuori. Certo Car, certo. Stufa, prendo dei vestiti a casaccio e li
butto nella valigia. Domani a quest ora saremo già sul
treno. Si, treno. Il signorino ha paura di spendere troppo. Quindi
dobbiamo farci circa 8-9 ore di treno. CON LUI. Ok, ne sono felice
certo.. però sarà anche stressante. Chi sa chi ci
sarà con noi. Speravo in Linda, ma non viene. Magari siamo
solo io e lui. Magari ci daranno una camera matrimoniale. Magari
staremo sempre appiccicati. Magari, Carlotta, se mangi meno zuccheri
è meglio. Chiudo la valigia, vado a farmi la doccia e mi
metto a guardare un pò di tv.
BIP. Guardo l'ora. Le 22.17
Sarà Andrew che mi confessa il suo amore. Sicuro.
Prendo il telefono e leggo e quasi mi strozzo con la saliva leggendo il
messaggio.
Da : Nuovo numero
Ora : 22.17
Ci hanno cambiato
l'orario del treno. Si parte alle 06.25 di domani mattina. Spero per
te, che alle 6.00 sia già fuori dal tuo portone.
Cordialmente, Andrew
Adesso, il punto è : Faccio finta di dormire? Rispondo? Oh
mamma. Oddio e se dormivo veramente? Questo non ci sta col cervello.
Mandare uno stupido messaggio.
Da: Carlotta
Ora : 22.23
Sei fortunato che io sia
sveglia, idiota.
Se dormivo, ti saresti
dovuto prendere gli appunti da solo.
Ti prometto che alle 5.59
sarò giù dal portone.
Mostrandoti il dito
più lungo, Carlotta.
Devo impostare la sveglia. Assolutamente. La imposto alle 5.05 e mi
metto nel letto.
Senza neanche rendermene conto, mi addormento.
Sapete quando fate quei sogni in cui c'è un citofono che
suona? Bene, io ne sto facendo uno proprio adesso. E' uno dei sogni
più fastidiosi. Uh, ha smesso. Aspetta, ha ricominciato.
Però ora è come se bussassero alla porta. E
qualcuno urla il mio nome. Più volte. Più volte.
Ancora altre volte.
UN ATTIMO. Scatto in piedi e mi giro verso l'orologio. Oh porco
struzzo! Sono le 6.09 e io sono ancora nel letto. Mi metto a correre
verso la porta e la spalanco trovandomi praticamente addosso un Andrew
che si era appiccicato alla porta per sentire probabilmente, se fossi
sveglia. Ha il naso a due dita dal mio. Gli occhi nei miei. Le labbra a
un soffio dalle mie. Le mani poggiate su uno dei miei seni. Le ga..
Aspetta. Gli levo quasi con i denti la mano dal mio seno e lo faccio
scivolare giù dal mio corpo. Lui mi guarda. In assoluto
silenzio.
Guardo il telefono. Non ha suonato. Perchè non ha suonato?
Con rammarico noto che prima di andare a dormire, sopra pensiero
probabilmente, avevo messo il silenzioso. Genio.
<< Scusa io.. scusa davvero. Avevo messo la sveglia
ma..>> Mi guarda e si decide ad aprire bocca.
<< Ti vuoi vestire o vuoi partire con il pigiama con le
rane disegnate sopra? E pettinati, sembri un Baobab. >>
Mi guarda dall'alto e mi giro verso lo smecchio notando i miei capelli
gonfissimi. Questo perchè ieri sono andata a letto con i
capelli bagnati. Mi sfugge uno starnuto.
<< La gentilezza è un optional ok, ma potresti
provarci. >> Abbasso gli occhi.
<< Su Carlotta, vatti a preparare. Hai quindici minuti,
ti aspetto qua. >> Come non detto. Lo guardo. Mi sorride.
Un bel sorriso. Mi giro e vado in bagno facendomi la doccia in 27
secondi. Mi preparo in frettissima. Lavo i denti, pettino i capelli e
li lego a una coda alta. Mi vesto con le cose che avevo lasciato per il
viaggio. Prendo lo spazzolino e le ultime cose in bagno da portare e
esco mettendole in valigia. Prendo il giubbottino e gli faccio segno di
uscire. Per ultima prendo la valigia e con le chiavi in mano esco anche
io chiudendo a doppia mandata la porta. Tiro la valigia contro di me e
lo guardo fisso negli occhi.
<< Che c'è? >>
<< Dovresti dirmi : Dai Carlotta, dai a me. La porto io!
>> Mi guarda alzando un sopraciglio.
<< Ehm.. No. Andiamo dai. >> Sbuffo e lo
supero scendendo per le scale e andando a cercare qualcun altro che
parta con noi.
<< E gli altri? >> Gli chiedo non appena mi
si avvicina.
<< Quali altri? >>
<< Gli altri. >> Lo guardo con fare ovvio.
<< Carlotta, non ho mai detto che ci fosse qualcun altro.
Su, è quella la macchina. Monta su. E dammi la valigia. Se
la metti dentro mi sporchi la macchina >> Finezza...
___________________________________________________________
Ciao
a tutti! :)
Per
chiunque legge questa storia : So che faccio dei capitoli corti, mi
dispiace! E' solo che ho paura di allungarmi troppo......
Vedrò di rimediare, promesso!
Mi
farebbe piacere se recensite, anche in negativo. Almeno so cosa pensa
la gente di questa storia...
Vabè,
vi lascio. Un bacio a tutti :)
|
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Capitolo 7 *** 6. Hai la pelle d'oca. ***
capitolo
6
<< DUE ORE E TRE QUARTI! >> Sto urlando, me
ne rendo conto. Ma ne ho tutte le motivazioni.
<< Dieci minuti? Va bene. Mezz'ora? Anche. Persino tre
quarti 'ora. Ma.. quasi tre ore ? Stai scherzando? >> Lui
si guarda intorno e mi abbassa le mani che svolazzano davanti alla sua
faccia, un pò per non farmi vedere da tutti, e un
pò per paura che potessi prenderlo a mani.
<< E' che voi ragazze siete così lente! Cosa
ne sapevo che saresti riuscita a prepararti in 15 minuti?
>> Vuole avere pure ragione?
<< Non so se te ne rendi contro, Andrew. Mi hai fatto
alzare alle sei, fatto preparare in 15 minuti, che per altro,
sicuramente ho dimenticato qualcosa. Insultato per il pigiama e i
capelli. E adesso? Mi dici che il treno è tra più
di due ore e mezza? Vedi allora, che quando ti chiamo idiota non
sbaglio? >> Acciù. Un altro starnuto. Sono
davvero, davvero ma davvero furiosa. Lui per tutta risposta alza le
spalle. Sei grande. Dico davvero. Da un momento all altro mi prende per
il polso e mi trascina.
<< Razza di stupido, idiota, figlio di papà,
precisino e snob! Cosa stai facendo? >> Lo sento ridere.
<< Se non sbaglio, eri figlia di papà anche
tu. >> Auch. Colpo basso.
<< Ti porto a fare colazione, stupida ingrata.
>> Apro bocca ma l'unica cosa che ne esce è
uno starnuto.
<< Perchè siamo solo noi due? >>
Siamo sul treno da ormai 40 minuti. Ha affittato un intero blocco di
sei posti per noi. Faceva prima a spendere quei soldi per prendere due
biglietti aerei.
<> Lo guardo insistente.
<< E perchè ti sei messo a un metro di
distanza da me? Hai paura che ti mangio? >>
<< Siamo solo noi due perchè si. Ho preso il
treno perchè mi andava. Sono distante da te
perchè quando parli sembra che hai un megafono al posto
della bocca. Abbassa la voce, Carlotta. >> Mi lancia uno
sguarda che sembra : Non parlare più o ti chiudo nella
valigia.
<< Va bene. Allora da adesso in poi mi starò
zitta. Per otto lunghe ore, non parlerò più. Per
niente, veramente! Addio. >> Mi volto verso il finestrino
e prendo le cuffie dalla borsa cercando il telefono per attaccarle e
sentire la musica. Ho una brutta sensazione.
<< Cosa cerchi, Carlotta? >>Zitta.
<< Rispondimi >> Zitta.
<< Non fare la bambina. >> Zitta.
<< Se cerchi il telefono l'ho visto l'ultima volta sul
mobile dell'entrata. >> Zit.. aspetta che? NO!
<< SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO! E poi ti lamenti se
urlo? Ma sul serio? Perchè non me l'hai detto brutto
stupido? Oddio e adesso? Sono senza telefono, fuori dal mondo. Oh
cacchiolina! E' tutta colpa tua! >> Sto per mettermi a
piangere. Non per il telefono in sè, ma cavolo! Cosa gli
costava dirmelo?
<< Non sei fuori dal mondo finchè sei con me,
Carlotta. >> Tiro su con il naso e allo stesso tempo
starnutisco. Mi mette qualcosa nelle mani. Abbasso lo sguardo
lentamente. E' un iPod.
<< Se non ti piacciono le canzoni vai sul catalogo e
scaricatene qualcuna. >> Metto le cuffie all'orecchio e
senza dire niente, giro la faccia verso il finestrino e guardo fuori.
Bella musica, devo dire.
<< ... >> Apro la bocca ma non ne esce
niente.
<< ... >> Di nuovo.
<< Parla Carlotta, " hai paura che ti mangio" ?
>> Faccio una leggera smorfia e tolgo una cuffia dall
orecchio tenendo però l'altra.
<< Quanti anni hai? >> Occhi negli occhi.
Fa caldo qua dentro o sbaglio?
<< Perchè ti interessa? >> Ah,
che problematico!
<< Si chiama conversazione civile. E poi sono io la
bambina. Ma certo. >>
Apre la bocca quando sono convinta che sta per insultarmi e poi la
richiude.
<< 29 >> Loquace.
<< Sei fidanzato? >> La domanda mi esce
fuori prima che me ne rendo conto. Ma forse è solo un bene.
Insomma, lo voglio sapere.
<< Non credo siano affari tuoi. Ma.. Si, sono fidanzato
Carlotta. >> Lo guardo e lui sposta lo sguardo fuori dal
finestrino.
<< Come si chiama? >> Voglio sapere
più cose possibili.
<< Elizabeth >>
<< Non mi piace. Mi sa di vecchia. >>
<< Non deve piacere a te Carlotta. >>
<< Quanti anni ha ? >>
<< 25. Adesso basta >> Si alza e tira
giù la tendina del finestrino e quelle della porta che da
sul corridoio. Il vagone è completamente buio. Mi alzo di
scatto e mi butto vicino a lui e , senza neanche rendermene conto, gli
stringo il braccio.
<< Che stai facendo? >> Alzo la faccia per
guardarlo accorgendomi che ovviamente non posso.
<< Non mi piace il buio >>
<< Alzati Carlotta >> Sento la sua mano
muoversi e tirando un pò su la tendina entra uno spiraglio
di luce. Mi alzo troppo in fretta, probabilmente, perchè la
testa mi gira forte e perso l'equilibrio sentendomi afferrare per un
braccio. Andrew mi posa delicatamente al suo fianco.
<< Stai bene? >> Mi guarda e giurerei che
sembra preoccupato.
<< Si si.. è solo un giramento di testa.
>> Acciù. Accù. Continuo almeno 5
volte.
La sua grande mano si posa sulla mia fronte.
<< Ma tu stai male! >> Mi allontano da lui
e mi risiedo al mio posto.
<< Non sto male. Sto benissimo. >>
<< Ma Carl.. >> Lo stoppo subito.
<< Non fare il premuroso! Ho detto che sto bene, punto.
>> Cerco una posizione comoda per dormire e non
riuscendoci stendo le gambe per lungo sui sedili affianco ai miei e mi
sdraio, appoggiando la testa sulle braccia. Scomodissima. Mi muovo per
altri cinque minuti finche non sento la testa sollevarsi e riposarsi su
qualcosa. Qualcuno. Giro la faccia verso l'alto e trovo Andrew che mi
fissa.
<< Cosi la smetti di muoverti. >> Sto un
pò rigida, ma quando lo vedo chiudere gli occhi e iniziare a
farmi dolci carezze sul braccio mi rilasso.
<< Ho freddo. >> Dire che sto congelando
sarebbe meglio.
<< Mi dispiace, questo è il mio massimo
>> Gli tiro un pugno sul ginocchio che lui alza di scatto
facendomi sbattere la testa contro il suo petto.
<< Aia >>
<< Sei tu che fai la stupida. Tieni >> Mi
copre quasi fino a metà coscia con la sua giacca.
<< Aveva ragione quando ha detto che non sei cattivo come
sembri. >> Alza le sopraciglia continuando ad accarezzare
il mio braccio.
<< Chi ? >> Oh, ho parlato ad alta voce?
<< Niente lascia stare.. >>Mi squadra un
attimo.. Poi sembra lasciar stare.
<>
<< Si un pò, ma ora mi riscaldo.
>> Non sa che quelli non sono brividi di freddo. Ma di
qualcos'altro.
<< Sai una cosa? Sei la persona più scomoda
sulla quale abbia mai dormito. >> Lo guardo dal basso
delle sue ginocchia e lui mi guarda perplesso.
<< Fammi capire Carlotta.. Su quante persone dormi di
solito? E hai una lista? Se si, posso vederla? >> Mi stai
sfottendo Andrew? Perchè sei cosi carino quando lo fai che
nemmeno lo sembra.
<< Smettila. Di. Muoverti. >> Ringhio.
<< Senti, sono due ore che ti tengo sulle mie gambe,
possono essere indolenzite? Poi sei tu che non fai altro che tirare
pugni e fare scatti. Non immagino come sia dormire con te.
>>
<< Vuoi provare? >> Vale la pena provarci.
<< Ah.. sei impossibile. >> Usa il suo
sguardo ammonitore pensando di farmi stare zitta. Ma non ha capito.
Ormai non mi fa più paura. Se avesse voluto licenziarmi
avrebbe l'avrebbe già fatto. Gli faccio un occhiolino e lui
non sa se ridere o mandarmi a quel paese.
<< E tu sei antiquato Andrew. Se è
perchè sei fidanzato stai tranquillo. Non sono gelosa e non
glielo dico. Ho già fatto l'amante. Tranquillo!
>> Queste cose le dico perchè sto male.
<< Stai delirando. >> Appunto ..
La porta si apre improvvisamente e ne spunta una signora sulla
cinquantina, bassina e molto in carne.
La guardiamo un attimo finche non parla.
<< Salve, volete comprare qualcosa da mangiare?
>> Solo in quel momento vedo il carrellino e mi accorgo
di quanta fame ho. Cosi balzo in piedi e mi avvicino.
<< Uh, si! Allora, mi può dare due panini,
quei biscotti la a forma di cuore poi quelli la a che gusto sono? E
questi altri? >> Mi sorride, finalmente ha trovato
qualcuno che compra qualcosa.
<>
<< Ok, prendo tutto. >> Mi imbusta il tutto
e mi guarda aspettandosi i soldi. Prendo la busta e mi giro verso
Andrew.
<< Oh, paga lui. Grazie signora! >> Lui mi
guarda non male, peggio. Ma si alza, cerca il portafoglio e paga.
Dopodichè si siede e sta zitto. Io intanto mangio il panino
e dopo circa cinque minuti inizia a parlare.
<< Sei assurda sai. Potevi semplicemente chiedere.
>> Smetto un attimo di mangiare e scoppio a ridere.
Dovrebbe vedere la sua faccia.
<< Ma poi mangi tutta quella roba? >>
Prendo i biscotti e gli lancio quelli all'arancia.
<< Quelli no. Sono allergica all'arancia.
>> Apre la bocca fino a formare una "O".
<< E allora.. perchè diamine li hai presi?
>>
<< Sono a forma di orsetti. Sono carini. >>
Sorride dall'esasperazione e si sdraia di fianco mettendosi a dormire.
<< Svegliati >> Con molta fatica, per via
dei sedili scomodi, mi giro dall'altra parte.
<< Va bene. Se vuoi restare sul treno ok! Ciao Carlotta.
>> Grunisco qualcosa e mi alzo.
<< Sei antipatico. Le ragazze si svegliano con delle
carezze sulle guancie, non con le minaccie. >> Fa la
faccia sbalordita, come se gli avessi appena detto che gli unicorni
esistono.
<< Vorresti dire che tu, proprio tu, sei una ragazza? Non
l'avrei mai detto. >> Non ti rispondo neanche.
<< Scendiamo o no? >> Ride.
Perchè ridi stupido idiota.
<< Manca mezz'ora. >> Penso che la mia
faccia sia viola.
<< Tu non cambierai mai vero? >>
Sorride in una maniera indescrivibile. Vorrei che fossi brutto.
<< Dai, guarda invece di parlare. >> Con il
dito mi indica fuori dal finestrino.
<< Il mare! Oh che meraviglia! >> Ho gli
occhi che brillano, ne sono sicura. Non sono tanto abituata a vedere il
mare. L'avrò visto si è no due volte in tutta la
mia vita. E' una meraviglia. Quasi quanto lui.Mi balena in mente
l'immagine di me e lui in riva al mare di notte con la sola luce fioca
della luna che illumina i nostri visi.
<< Quindi è cosi. >> Spiegati
Sherlock, non siamo tutti brillanti come te.
<< Cosa scusa? >> Mi guarda come se fosse
ovvio. Niente è ovvio qua, idiota.
<< Sei una di quelle ragazzine che appena vedono qualcosa
di bello esultano immaginandosi una serata romantica con qualcuno. Nel
tuo caso, con me. >> Ripenso alla frase. Due o tre volte.
Son più che sicura di non aver detto niente a voce alta.
Sicura.
<< No, non hai detto niente. Ma ti si vede dagli occhi.
Brillano! Su, prepariamoci 10 minuti e siamo arrivati, e stavolta sul
serio. >> Resto ancora imbambolata qualche secondo. Poi
scatto in piedi. Mi sono del tutto ripresa. Mi prendo un minuto per
guardarlo mentre prende le valigie e tutto il resto. E sento il cuore.
Il mio cuore. Batte come quello di un colibrì. E' una cosa
nuova. Strana, ma bella. Vorrei provarla sempre. Per questo Andrew,
devi restare sempre con me. Vorresti lasciarmi senza battiti del cuore?
Non puoi, mi dispiace.
<< Guarda guarda,quella la! E' la saggrada famiglia!
>> Lo tiro per un braccio e lui mi spinge con gentilezza
- certo- .
<< Sagrada Familia! Sei ignorante. >> Non
lo ascolto neanche. Questa città è troppo bella.
Non avevo mai pensato di venire qua. Ad essere sincera, neanche ad
uscire dall'Italia. Peccato starci solo due giorni.
L'autista del taxi si ferma e scendo subito correndo. L'hotel
è magnifico. E scommetto che si vede il mare dal balcone.
Non sembra neanche che sono qui per lavorare. Andrew paga il taxista e
prende le nostre valigie. Sembra il mio fidanzato. Entriamo nella hall
e ci dirigiamo verso il bancone.
<< Hola chicos! Bienvenido en Barcelona! Una estancia
matrimonial? >>
<< Hola amigo! Certos, matriniales! Gracias!
>> Il ragazzo mi guarda male. Mica siamo tutti pratici
sai?
<< Carlotta. >> Gli sorrido
<< E dai! Mica ti salto addosso! Ah, magari hai paura...
>> Ti sfido a dormire con me senza toccarmi. Senza
rispondermi si gira verso il ragazzo. Sei una noia.
<< mi nombre es Caldem. Y reservar una
habitación para 2 días. >> Ha detto
una. Una? Ho sentito bene. Mi giro a guardarlo chiedendogli mentalmente
cosa significa.
<< Su habitación es el número 24,
tercer piso >> Andrew ringrazia in spagnolo mentre io
muovo le labbra a formare un sorriso.
<< Ces vediamos! >> Inutile dire che Andrew
mi tira per un gomito portandomi via.
Ci dirigiamo verso l'ascensore e stando zitti arriviamo al terzo piano,
camera 24.
<< Perchè... hai preso solo una stanza?
>> Dimmelo Andrew. Dimmi che ormai sei cotto. Dai.
<< Entra e vedi. >> Sempre gentile.
Apro la porta e entro. E' una stanza enorme. Ha dei mobili antichi
color oro e dei lampadari che non so se siano veri cristalli, ma ci
assomigliano molto, al soffitto. Sia a destra del corridoio, che a
sinistra c'è una stanza. Le apro tutte e due rimanendoci
decisamente male. Sono due stanze. Non è una matrimoniale.
Ma dai! In ogni stanza c'è il bagno. Devo dire uno splendido
bagno. Sembra di essere tornati indietro di 100 anni in questa stanza.
E' tutto magnifico.
<< Tra un'ora servono la cena. Se devi farti una doccia e
sistemare le tue cose fallo, ti aspetto di la. >> Si gira
e se ne va. Sembra che gli abbia rapito il pappagallo.
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Capitolo 8 *** 7. A me vai bene cosi. ***
capitolo
7
Questa doccia è fantastica, dico sul serio. Vorrei staccarla
dal pavimento e metterla in valigia. Ma penso che se ne accorgerebbero.
Uhm.... Mi dirigo verso la valigia e la apro cercando qualcosa di
passabile. Mi vesto come al solito, un jeans stretto e una maglia
smanicata sopra. In questo hotel fa piuttosto caldo. Metto un paio di
ballerine e mi tolgo l'asciugamano dai capelli. Accendo il phon e
mentre penso inizio ad asciugare i capelli.
Quindi.. è fidanzato. Chissà com'è
lei. Sicuramente bellissima. Quanto lui? O di meno? Qualunque sia la
risposta, sempre più bella di me sarà. Ok, non mi
voglio buttare giù solo che .. bo. Sarà meglio
lasciare perdere. Poi stare con lui sarebbe atroce. Insomma come
sarebbe la nostra storia?
" Buongiorno amore. Dormito bene? "
" Si tesoro. Adesso per cortesia, preparami la colazione. Subito."
Una bellissima storia insomma.
Passo la piastra sui capelli per renderli lisci e prendo un
pò di fondotinta. Sono bianca.
Allungo le ciglia con un pò di mascara e sono pronta. Mi
metto un cardigan leggero sopra le spalle ed esco dalla porta trovando
Andrew seduto sul divano con la testa tra le mani e i mignoli sugli
occhi per chiuderli.
<< Stai bene? >> Tira su la testa di scatto
e mi guarda dal basso verso l'alto per una manciata di secondi.
<< Certo. Sei pronta? Andiamo, ho fame. >>
Si alza e si avvia verso la porta. L'unica cosa che posso fare
è seguirlo. Va a passo svelto verso l'ascensore e preme il
pulsante.
<< Sei sicuro? Sembri.. agitato. >>
Insisto.
<< Ho detto che sto bene Carlotta. Smettila.
>> Non mi guarda neanche.
<< Sai cosa? Mi hai stufato. Dovrei essere io quella
più immatura tra di noi, considerando che hai 10 anni
più di me. Ma qua, l'unico immaturo, sei tu! Vado a piedi.
>> Senza farlo rispondere vado verso le scale e scendo.
Ok, mi sono persa. Questo hotel è gigante che ci posso fare?
Non posso neanche chiedere a qualcuno. Tutta colpa dell'idiota.
Vedo una sala con tantissimi tavoli. Bene, ce l'ho fatta. Entro a passo
spedito e lo vedo. E' da solo. Tiene lo sguardo basso mentre
tiene tra le mani il tovagliolo ripiegandoselo tra le mani. Mi fa
tenerezza. Se solo sapessi come comportarmi con lui. Essere me stessa
non è una gran cosa. Gli sarei saltata direttamente addosso.
Seriamente. Muovendomi lentamente mi dirigo verso il tavolo
in questione. Sembra non accorgersi di me finchè non faccio
strisciare la sedia facendo rumore. Facendo rumore apposta, ovviamente.
Ma niente, non alza il viso. Lascia il fazzoletto e capisco che si
è accorto della mia presenza.
Prendo il menù e lo apro cercando di pensare al cibo e non a
lui seduto di fronte a me nel suo bellissimo abito nero. Sfoglio le
pagine cercando qualcosa che catturi la mia attenzione. Ma niente.
<< Ho già ordinato anche per te.
>> Alzo la faccia e lo guardo notando che lui ancora non
mi guarda.
<< Non ho 8 anni, so scegliere da sola quello che voglio
mangiare. >> Rispondo stizzita.
<< Non fare finta di capire cosa ci sia scritto in quel
menù, Carlotta. >>
Mi fa male. Non perchè non sia vero, perchè lo
è.
<< Potresti smetterla. >> Per la prima
volta da quando mi son seduta alza gli occhi per guardarmi. Sembrano..
vuoti.
<< Di fare, scusa? >> Non capisce. Ovvio,
è un idiota.
<< Di buttarmi giù con ogni singola frase che
usi. Non la smetti mai. O per darmi della bambina o per sottolineare la
mia stupidità. Lo so bene che non sono nè
intelligente nè matura, a quanto pare, ma smettila.
>> Abbasso gli occhi non per paura, ma
perchè se no vedrebbe il velo opaco che ci si è
creato sopra. Non risponde più. Attente solamente che arrivi
la cena e quando arriva proseguiamo a mangiare in silenzio.
Finisco di mangiare gli spaghetti alla bolognese e la fettina di carne
con le patatine fritte e mi alzo in piedi.
<< Sono parecchio stanca. Scusami. >> Mi
giro e mi dirigo all'ascensore.
<< Aspetta Carlotta, vengo con te. >> Non
mi fermo, so già che è dietro di me.
<< Ascolta io.. mi dispiace ok? E' solo che ho i miei
problemi. Con l'azienda, mio padre e la mia fidanzata. Non me la voglio
prendere con te, solo che non riesco a sfogarmi in altri modi. Ti
chiedo scusa. Davvero. >> Sento la rabbia montarmi
dentro.
<< Tutti abbiamo problemi Andrew. Io ho problemi. Quel
ragazzo al bancone ha problemi. Anche il cameriere. Ma questo non
significa prendersela con altra gente! Senti, lasciamo stare. Voglio
solo stare tranquilla. >> Mi guarda in silenzio e
annuisce. Entriamo nell'ascensore e schiacciamo il tasto tre.
Apre la porta e mi fa passare per prima.
<< Sembri quasi un gentiluomo. >> Accendo
la luce, odio il buio.
<< E a volte, lo sono anche. >> Si toglie
la giacca e la appende allo schienale di una sedia. Mi tolgo le
ballerine e sento subito il freddo del pavimento freddarmi i piedi. E'
una sensazione magnifica.
<< Allora potresti provarci pure con me! >>
Gli sorrido. Non ho voglia di litigare, non stasera. Magari domani.
<< Ok allora.. puoi scegliere il film per stasera!
>> Wow Andrew, wow.
<< Questa la chiami gentilezza? E' un obbligo per te,
farmi scegliere il film! >> Sorride. Quel sorriso
così bello. Quello che mostra ogni singolo dente in fila.
Quello che gli fa creare delle piccolissime rughe intorno agli occhi.
Quel sorriso che gli occhi, glieli fa splendere.
<< Domani penserò a qualcos'altro. Per ora
scegli il film, dai. >> Alzo gli occhi al cielo e vado
verso la tv ultramoderna e apro il mobiletto sotto notando un milione
di film. Son collezionisti questi.
Ci metto circa dieci minuti ma alla fine trovo quello perfetto. Il mio
film. Il migliore di sempre, per me.
<< ECCOLO! Questo! >> Mi si avvicina e
allunga una mano per prendere il dvd.
<< Seriamente? Vuoi farmi vedere " I passi dell'amore" ?
Tu vuoi uccidermi. >> Gli do una leggera spinta e lo
faccio cadere sul divano.
<< Non rompere e spegni la luce. Ma lascia l'abat-jour
accesa, grazie. >> Mi posiziono davanti al dvd mentre lui
fa quello che gli ho chiesto. Inserisco il film e sedendomi, attendo
che inizia.
<< Mamma mia, quant'è bello! Dai
cioè, guardalo! E' perfetto 'sto ragazzo. >>
<< Non ti sembra di esagerare? E' un ragazzo
normalissimo. Son molto più bello io. >>
<< Questo è ovvio >> Ma
perchè? Non può dire cose simili mentre sono
totalmente concentrata sul punto in cui lui gli chiede ripetizioni e
lei gli dice "Ok, ma solo a una condizione : Non innamorarti di me" E
lui le scoppia a ridere in faccia. Era già amore.
<< Grazie. Me lo ricorderò in futuro. Insomma,
hai appena detto che lui è la perfezione ma che io son
più bello. Quindi cosa sarei per te? Un Dio greco? No no, di
più. Sicuramente. >>
Stai delirando.
<< Quanto sei esagerato. Oh guarda 'sto pezzo! Dio mio,
è la fine del mondo sto film! >>
<< Sembri una bambina di 7 anni che va a vedersi toy
story al cinema lo sai? >>
Di nuovo!?Lo guardo e lui smette di ridere.
<< Non è una cosa brutta. Intendevo... io
intendevo ... Bhe sai, la tenerezza. Sei tenera. >>
<<Stai cercando di aggiustare il tuo errore Andrew, lo
so. Ma va bene dai. >>
<<Dico sul serio... Non penso che tu sia stupida o
immatura.. certo, a volte ti comporti da tale ma .. A me vai bene
cosi.. >> Cosa?!
<< Cioè voglio dire.. Sei simpatica, fai
ridere. Si, sei simpatica. >>
<< Dovevi fermarti al " A me vai bene cosi". Hai rovinato
tutto, idiota. >>
Lo sento muoversi. Distende le gambe su tutta la lunghezza del divano e
quindi sono spinta in avanti e sento la sue ginocchia puntarmi la
schiena.
<< Sei comodo? >> Sposta quelle gambe
idiota!
<< Non del tutto, aspetta.. >> Non capisco
cosa voglia fare finche non mi prende per il polso e mi fa stendere
accanto a lui, facendo aderire la mia schiena contro il suo petto e
mettendo la sua gamba intorno alle mie, per tenerle unite. Mette un
braccio sulla mia pancia e con l'altro si tiene la testa. Ho gli occhi
spalancati. Non so cosa fare, se muovermi se gridare o se tirargli una
gomitata nello stomaco. Ma sto cosi bene qua, tra le sue braccia.
<< ....Perchè? >> Mi azzardo a
chiedergli dopo 5 minuti.
<< Perchè non facevi altro che muoverti.
Almeno cosi stai ferma. >> Certamente. Si toglie l'altra
mano da sotto il mento e mi fa alzare la testa facendola passare
attorno al collo per finire a posarsi sopra la mia clavicola mentre
posa il mento sulla mia testa. Sto per impazzire, me lo sento.
Passiamo in questa posizione tutto il tempo restante del film, ho paura
di muovermi. Perchè se lo faccio potrebbe staccarsi. Ormai
siamo verso la fine del film e quando Jamie dice a Landon della sua
malattia sento Andrew stringermi a lui, ancora più di prima.
Come se avesse paura che scappo da qualche parte. Ma ormai non sa che
io, da lui, non me ne andrei mai. E senza neanche accorgermene, cado in
un sonno profondo.
<< Ehi.. svegliati.. >>
<< Assmi tae.. >> Una risata.
<< Cosa? >>
<< Ho etto .. assami tare.. >> Ancora una
risata. Nella mia mente, questa frase, aveva un senso compiuto.
<< Apri gli occhi Carlotta >> Non ne ho
voglia ma mi costringo a farlo. E rimango immobile. Cosa sta succedendo?
Sono girata verso Andrew, con le braccia allacciate al suo collo e una
gamba incastrata tra le sue. Oddio. Mi allontano di scatto cadendo per
terra.
<< Cosa.. cosa.. >> Che frase intelligente.
<< Il film è finito da più di
un'ora. Sei stata incollata a me per tutto questo tempo. Ti faccio cosi
tanto effetto? >> E ride. Certo, mica è lui ad
essere rosso dalla vergogna.
<< Vai a quel paese. >> Mi alzo con un
pò di fatica da terra e mi dirigo verso la mia stanza.
Deve sempre fare così? Ok, mi sono spappolata su di lui ma
diamine, stavo dormendo. E' lui che mi ha abbracciata. Cerco il pigiama
e mi infilo in bagno. Quando esco mi distendo sul letto cercando di
dormire. Ma non riesco. Cerco il telefono. Quello che l'idiota che
è nell'altra stanza mi aveva nascosto. Si gente, l'aveva
nascosto. Quando siamo scesi dal treno si è girato e mi ha
detto " Tieni, penso tu voglia chiamare la tua amica per avvisarla che
sei arrivata " Dopo qualche secondo di smarrimento gli ho guardato la
mano. Il mio blackberry era li. Sul suo palmo. Non mi sono neanche
messa a urlare. Gli ho semplicemente detto di andare a New York, salire
sull'empire state bulding e buttarsi giù.
E lui? Lui ha semplicemente risposto " Non avevo niente da fare mentre
tu ti preparavi e l'ho preso" Quindi se in un momento in cui non ho
niente da fare e tu mi sei davanti posso anche trafiggerti con un
coltello no? Sai, non avendo niente da fare ..
Schiaccio sulla rubrica, cerco il suo nome e schiaccio su sms.
Che
stai facendo?
Sento il suono del messaggio da qua.
Niente
Carlotta, cerco di dormire. Dovresti farlo pure tu.
Un bagliore illumina la stanza. E dopo due secondi è tutto
buio. Mi trattengo dall'urlare e schiaccio ripetutamente l'interruttore
della luce. 25 volte dopo torna tutto a illuminarsi. Mi avvicino alla
finestra e noto che piove. Insomma, un diluvio universale sarebbe
più adeguato.
Non
ci riesco, ho dormito prima. Avresti dovuto svegliarmi. E poi
c'è il diluvio con i lampi..
Prova pena per me Andrew. Suvvia. Questo è quello che si
dice quando il cervello non va al passo con il cuore. Due minuti prima
lo odio e due minuti dopo imploro che mi dica di andare a dormire da
lui.
Stai
scherzando? Sono stato mezz'ora a chiamarti. Ma ho ricevuto solo calci
e schiaffi. Ora, da brava bambina, chiudi gli occhi e fai finta di
essere a casa tua. E inizia a contare le pecorelle. 1, 2, 3 ....
Seriamente? Vuoi che ti prendo a schiaffi?
Ti
diverti a sfottere Caldem? Non sei affatto simpatico. Canta qualcosa.
Tanto ti sento.
Attendo una risposta che non arriva. E neanche una canzone. Ha
già dato troppo oggi in gentilezza. Dopo due minuti la porta
si spalanca e vedo entrare un Andrew serissimo.
<< Cos'ho fatto? >> Sono preoccupata, si.
<< Zitta. >> Viene verso di me e mi fa
mettere su un lato del letto. Alza le lenzuola e ci si infila dentro.
Fortuna che il letto è abbastanza grande. Un attimo.
<< COSA FAI? >> Mi giro su un fianco e lo
guardo. Lui si mette entrambe le braccia dietro il collo per sostenersi
la testa. E mi guarda.
<< Secondo te mi sarei sul serio messo a cantare? Ho una
dignità, Carly. >> Spalanco gli occhi.
<<.. Cosa hai detto? >> Mi guarda con fare
ovvio.
<< Ho detto che ho una dignità.
>>
<< No non dico quello. Il nome che hai usato.
>> Sembra non capire.
<< Carly? Non ti piace essere chiamata cosi? Ho sentito
Linda e M-Marco e gli.. gli altri.. chiamarti cosi .. quindi io pensavo
che .. >> Ha balbettato? Andrew Caldem Sta
balbettando?Cascasse il mondo.
<<Ehi, calmati. Si mi piace essere chiamata cosi. Odio il
nome Carlotta. >>
<< Uh.. e perchè hai fatto tutta 'sta cosa?
>>
<< Perchè.. non lo so è che .. Hai
abbreviato il mio nome, come se fossimo amici e .. >> E
mi è piaciuto. Da morire.
<< Va bene allora.. Buonanotte, Carly. A domani mattina!
>> Si gira verso di me e mi prende tra le sue braccia,
facendo mettere la mia testa sul suo petto, facendo mettere il suo
mento affianco alla mia testa e mettendo un braccio intorno al mio
fianco. E mi abbraccia. E senza neanche pensarci, muovo il mio braccio
intorno a lui fino a cercare la sua mano, e una volta trovata, la
stringo. E cosi, mi addormento.
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Capitolo 9 *** 8. Allora torniamo a dormire? ***
CAPITOLO
8
<< Mi fai schifo >> Il labbro inferiore
inizia a tremarmi visibilmente mentre allungo una mano per toccargli
una spalla ma lei si ritira subito.
<< Non provare a toccarmi! Ti abbiamo cresciuta bene, non
ti abbiamo mai fatto mancare nulla! Siamo sempre stati a tua
disposizione e guarda che cosa hai combinato! >> Agita le
mani davanti a lei come se l'aria che stesse colpendo fossi io. Queste
parole sono una pugnalata. Dritta dietro la schiena. Che pian piano si
fa spazio verso il cuore. E non lo sento più. Sembra quasi
che smette di battere per quanto batte veloce.
<< Ma-mamma.. Io.. Ti prego! >> Cado sulle
ginocchia ai suoi piedi e le lacrime non smettono più di
scendere. Mi chiedo come faccia un corpo come il mio a contenere tutto
quelle lacrime. Tutto quel dolore che lei mi sta infliggendo.
<< Monica stai esagerando.. >> Mi giro e lo
vedo sulla porta di casa. Non mi guarda. Neanche lui.
<< Sto esagerando? Ma ti rendi conto? Di come.. di come
.. è? Cos' ho fatto di male Luigi? COSA? Per avere una
figlia cosi!? >> E inizia a piangere. Non riesco
più a respirare. La gola è chiusa. Non
è una sensazione, no. E' cosi. Alzo lo sguardo con fatica e
vedo mia madre inginocchiata di fronte a me. Tiene le mani sul mio
collo. Vedo qualcuno tirarla via di scatto e poi.. poi tutto buio.
<> Riprendo a respirare ma non
c'è un'accenno di luce. Mi tocco le spalle e scendo sulla
pancia. Oh..
Era un sogno. Quelle immagini non se ne andranno mai dalla mia mente.
Mi giro velocemente verso il comodino e accendo la luce, che non so per
quale motivo era spenta. Mi risdraio sul letto e mi poso le mani sul
ventre. Sento un movimento affianco a me.
<< Spegni quella luce.. >> Mi giro di
scatto. Andrew. Mi ero dimenticata che fosse qua. Prima che apra gli
occhi mi asciugo frettolosamente le lacrime ancora rimaste sul mio
viso. Ma non faccio in tempo perchè quando lo guardo mi sta
fissando.
<< Cosa succede? >> Si alza e si mette
seduto, curvo su di me e mi prende le mani e mi scuote tirandomi su a
sedere come lui.
<< Carlotta parla, che succede? >> Apro la
bocca due o tre volte prima di riuscire a parlare.
<< La luce.. la luce era spenta. Era tutto buio..
perchè hai spento? >> Boccheggio un paio di
volte mentre parlo perchè sento ancora la gola chiusa per
via del pianto.
<< Scusa io.. non pensavo reagissi cosi.. non stai
piangendo per la luce vero? >> Mi guarda serio.
Se pensavo che quando mi sgridasse lo era, mi sbagliavo alla grande. La
serietà che ha assunto in questo momento fa quasi spavento
ma .. allo stesso tempo rassicura. Sembra dirti : Ei, sono qua! Parla,
io ti ascolto!
E allora parlo. Ma non dico tutto quello che vorrei dire.
<< Mia mamma.. ho sognato mia mamma.. quando.. quando mi
ha cacciata di casa.. era solo un incubo, scusa. >> Tiro
su le labbra e sorrido. Anche se sono distrutta mi rendo conto di
quanto quel sorriso sia vero. Non chiedetemi perchè. So solo
che lo guardo e non posso farne a meno.
<< Stai tranquilla. Va tutto bene. Ne vuoi parlare? Puoi
dirmi quello che vuoi. Se vuoi sfogarti puoi anche prendermi a pugni,
per questa volta. >> Azzarda un sorrido non sapendo se
riesce a tirarmi su di morale e quando lascio andare una flebile risata
si rilassa un pò.
<< No, sto bene. Davvero! Ora sto bene. >>
Penso che stia per replicare ma forse capisce. Capisce che non sono
pronta. Capisce che quando riuscirò, glielo dirò.
Capisce che io.. che io ho capito che lui ci sarà.
<< Allora torniamo a dormire? Te la senti?
>> Mi rendo conto di quanto sia davvero bello. So che
l'ho detto tante volte.. ma è più forte di me.
Ogni volta che lo guardo, sembra essere più bello. E allora,
senza pensarci due volte mi avvicino a lui. Fino a far combaciare le
nostre fronti. E lui chiude gli occhi. Forse non sa cosa fare, o forse,
lo sa bene.
Avvicina il naso al mio e lo strofina con il suo. E sorrido di quel
gesto. Un gesto che mi fa sentire tremendamente bene.
Alza una mano quasi tremolante e appoggia le nocche sulla mia guancia e
va verso le tempie. E poi di nuovo giù, verso il punto in
cui il collo diventa spalla. E girando la mano fa di nuovo lo stesso
percorso, ma con il palmo. Appoggio una mano sul suo petto, e
con l'altra cerco l'altra sua mano per prenderla, paurosa che da un
momento all altro mi possa svegliare. Che magari anche questo sia un
sogno. Perchè è troppo bello, per essere vero.
In una frazione di secondo annulla le distanza. E fa scontrare le sue
labbra con il mio labbro inferiore, semiaperto. Si allontana subito e
mi guarda. Mano nella mano, fronte contro fronte e occhi negli occhi. E
come se aspettasse un mio 'si' io faccio un movimento leggerissimo con
il viso e lui riporta le sue labbra sulle mie. Però ora le
centra in pieno. E le accarezza con le sue, infinite volte.
Finchè con la sua mano sfiora il mio lobo dell'orecchio, e
per quel contatto freddo dischiudo le labbra e lui ci si tuffa. E
inizia a esplorare la mia bocca con la sua lingua e io ad accarezzare
la sua lingua con la mia. E ci scontriamo. Più e
più volte. Passo la mano su tutto il suo petto
finchè staccando l'altra mano dalla sua vado sui suoi
capelli. E ci gioco. Tirandoli un pò, senza fargli veramente
male. E lui sorride. Contro le mie labbra, lo posso sentire. Ed
è una cosa stupenda.
<< ..Dobbiamo.. dormire.. >> Sussurra
appena. Se non fossimo stati cosi attaccati non l'avrei sentito.
<< Dobbiamo per forza? >> Si stacca dalle
mia labbra e poggia di nuovo la fronte contro la mia, accarezzandomi le
guacie con le sue mani così calde.
E sento qualcosa nella pancia. Qualcosa che non sentivo da tempo, ormai.
<< Si, se domani vogliamo lavorare! >> E
ride. Ride di una risata contagiosa. Che appena la senti devi sorridere
per forza. Perchè è bella. Un suono meraviglioso,
come le note di un pianoforte.
<< Va bene.. ok dormiamo. Ma solo se quando domani mi
sveglio sarai ancora qua. >>
Si stacca dalla mia fronte e mi guarda. Per un momento penso che mi
dica ' no! Sei solo una bambina non starò mai con te'. Mi
porta una ciocca di capelli sfuggita dalla coda dietro l'orecchio e si
avvicina per sussurarci dentro.
<< Resterò con te. Te lo prometto.
>> E allora accetto. Ora posso dormire, sicura che non se
ne andrà. Perchè me l'ha promesso.
Perchè negli occhi ha quella sincerità che solo
un bambino o un ubriaco possono avere. E non puoi non fidarti.
<< Grazie. >> E mi appoggio sul suo petto
mentre lui riporta il suo braccio a cingermi il fianco. E mi addormento
di nuovo. Senza paura.
Sento qualcosa sui miei capelli. Mi concentro e capisco che
è una mano. Si muove piano, quasi intimorita. Come se avesse
paura. Paura di cosa però? Non c'è niente da
temere. Senza aprire gli occhi mi godo quel momento, ripensando alla
nottata trascorsa. Mi ero svegliata verso le tre di notte, per via
dell'incubo, e lui mi aveva tranquillizzata. E poi.. e poi. Rivedo
tutti gli sfioramenti, tutte le carezze.. le paure dell'altro. E poi,
il bacio. Quello sfiorarsi di labbra che mi ha dato un'emozione
indescrivibile. E' stato come vedere un tramonto in riva all'oceano. O
ancora meglio, come vedere un'aurora boreale. Non avevo mai pensato che
un bacio potesse dare tante emozioni. Si insomma, sono stata fidanzata,
anche a lungo... e preferisco non pensarci ma.. Le sensazioni provate
con Andrew erano decisamente 1000000 a zero confrontate con le altre. E
ora la sua mano mi accarezza. Ma una domanda mi coglie impreparata. Di
cosa ha paura? Perchè la sento, la paura. E' come se fosse
concreta, come se potessi toccarla. E l'unica cosa a cui riesco a
pensare è che ci sono un milione di cose di cui aver paura.
Facciamo un elenco?
- Ha una piccola cosa.. si, piccolissima cosa, chiamata.. fidanzata.
Ok, si può rimediare.
- E' il mio capo. Oh, ci sono cose peggiori!
- Ha dieci anni in più. E be? Pensa a quella che sta con
Briatore o come si chiama. E lui ha molto più di dieci anni
di lei, ne son sicura.
Beh, sono solo tre. Si possono superare. E allora.. allora
perchè è cosi impaurito?
Voglio una risposta, la voglio con tutto il cuore.. ma so che se glielo
chiedessi, lui si ritrarrebbe di nuovo. E io non lo voglio. No, per
niente.
<< Carly.. svegliati dai.. >> Appoggia
l'indice al centro della mia fronte, senza premere. E scende verso il
punto in cui le sopracciglia di dividono. E scende ancora, fa tutto il
percordo del mio naso. E ancora proseguendo, scende, verso l'arco di
cupido del mio labbro superiore. E le accarezza, dolcemente.
<< So che sei sveglia.. Ti tremano le ciglia
>> Apro lentamente un'occhio e lo vedo. Lo vedo in tutto
il suo splendore. Di prima mattina, appena sveglio ancora un
pò stanco, se è possibile è ancora
più bello. Può esistere un uomo cosi? Dio, no.
<< Ciao .. >> L'unica parola che mi esce.
<< Buongiorno, ci hai messo un pò.. come stai?
>> E non smette di accarezzarmi. Dallo zigomo alla
fronte. Dalla fronte al mento per poi risalire sul naso. E finire
sempre sulle labbra. E' tremendamente vicino mentre ha ancora un
braccio dietro la mia schiena.
<< Me lo dai 'sto bacio o devo aspettare che arriviamo
agli 80 anni? >> Fa un sorriso corrugando le
sopracciglia, come a pensarci e si prende il mento tra il pollice e
l'indice, per fare scena.
<< Non saprei. Insomma .. >> Non finisce la
frase che mi si avvicina sempre di più, per poi spostare
all'ultimo minuto le sue labbra verso la mia guancia. E si alza.
Cioè, sarebbe giusto dire 'salta'. Rimango interdetta.
<< Questa me la spieghi. >> Incrocio le
braccia tirandomi su per poggiare la schiena contro la fredda parete,
al chè il mio corpo rabbrividisce.
<< Hai freddo? Dovresti coprirti >> Mi
prende la felpa appoggiata sulla sedia e me la passa. Me la infilo
piano, sono stanchissima.
<< Va bene papà, ma non hai risposto alla mia
domanda. >>
<< Non era una domanda, era più che altro una
minaccia. Ti aspetto nell'entrata tra mezz'ora, sbrigati.
>> Ed esce. Wow. Non ci penso e mi vado a fare una
doccia, decisa a chiedergli dopo il perchè.
Fa molto freddo, decisamente troppo. Siamo in Spagna o in Siberia?
Siamo quasi a Marzo diamine. Ci metto un pò a spogliarmi,
sia per la stanchezza che per il freddo, e mi infilo sotto la doccia.
Ne esco dopo dieci minuti sveglia e profumata. Mi asciugo veloce i
capelli e li lego in una coda non avendo voglia di lisciarli. Prendo
dei vestiti a caso ed esco.
<< Caspita, sei puntuale! >> Prende la sua
giaccia e apre la porta facendomi passare per prima, come la sera
precedente.
<< Io sono sempre puntuale genio. >> Tz.
<< Vogliamo parlare di ieri mattina? >> Mi
sorride sornione. Non puoi fare così però!
<< Avevo messo il silenzioso senza accorgermene, avevo la
testa da altre parti! >> Spalanca gli occhi e potrei
giurare che si illuminarono.
<< Pensavi a me? >>
<< Egocentrico. Dove stiamo andando? Voglio fare
colazione! >> Mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso
l'uscita dell'hotel. Non so se è chiaro. Io DEVO mangiare.
<< Ti ci sto portando infatti. Non mi va di farla in
hotel. Dai sali. >> C'era già un taxi pronto a
partire. Lo guardo negli occhi due secondi, perdendomici dentro. Mi
inchiodava con quello sguardo. Dico proprio che mi inchiodava. Non
riesco più a muovermi. Solo quando, ridendo ovviamente, mi
mette una mano sul gomito e mi spinge dentro al taxi mi riprendo.
<< Non ti sarai già innamorata di me!
>> Gli tiro un pugno sul braccio con l'intenzione di
fargli male. Ma il risultato e che mi faccio male io. Non
perchè avesse muscoli d'acciaio o che. No. Perchè
sono così stupida da andare dritto contro il suo gomito.
Sento le mie nocche che piangono.
<< E' tutta colpa tua! >> Piagnucolo come
se avessi tre anni. Mi prende la mano e se la porta vicino al viso.
Sospira e lascia un bacio sulle nocche. Vuoi farmi morire...
<< Non è niente tranquilla >>
No, la mano non mi preoccupa più. Quello che mi preoccupa
è
<< Il cuore >> lo bisbiglio non facendola
apposta.
<< Il cuore? Cosa c'entra il cuore? Ti fa male? Ho fatto
proprio colpo allora. >>
<< Deficiente, magari è un infarto, che ne
sai. >> Cerco di girare lo sguardo perchè si,
è per lui che mi fa male. Ma non è un dolore. E'
qualcosa di più forte. Qualcosa mai provato prima. Che non
ha niente a che vedere con le farfalle nello stomaco oppure l'ansia.
No, questo è trecento volte peggio.
<< Vieni qua >> Mi tira a se. E glielo
lascio fare. Glielo lascerei sempre fare.
__________________________________________
Ciao a tutti! Di solito non
lascio mai i messaggi come potete vedere.. Ma bo, mi andava O.O
So che la storia dell'incubo e sentita e risentita ma bo, mi andava
(?).
Vabè
tralasciando ahah volevo ringraziare chi legge la storia, anche se in
silenzio.
Volevi ringraziare la
mia recensitrice (?) Sere14 :)
E anche chi ha messo
la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Anche se mi
piacerebbe sapere un vostro pensiero sulla storia, non obbligo nessuno
tranquille :)
Se nel testo ci sono
errori o cose così scusatemi, ma scrivo sempre di notte e
ricontrollo sempre di notte ahah
Quindi bo, devo
ancora scrivere il nono capitolo, probabilmente domani notte lo
farò.
Speriamo.
Love you guys, UN
BACIONE A TUTTI, MANUELA :*
|
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Capitolo 10 *** 9. Non succederà con te, Carly. ***
capitolo 9
________________________________________________
Siamo
in in una sala gigante. Gigante per davvero. E' praticamente un'intera
ala di un hotel. Gigante pure quello. Ovviamente siamo qua per la
riunione e ,sempre ovviamente, non ci capisco niente di niente. Beato
chi dice che lo spagnolo è simile all'italiano.
Perchè per me non lo è. Non ci capisco niente di
niente. Sto muovendo così tanto la testa da destra verso
sinistra che sembro avere una crisi convulsiva. Come fanno a parlare
cosi veloce? Ok, posso capire gli spagnoli in sè. Ma Andrew?
Non capisco. Sono in una sedia in disparte, Andrew mi ha fatta mettere
qua perchè al tavolo non sono necessaria. Grazie, mr
simpatia. Di fronte ha una ragazza bionda. Decisamente carina. Sarebbe
pure simpatica, se non fosse che lo fissa come io fisso
un'estathè al limone in piena estate. Cioè, ci
sono altre 4 ragazze che l'hanno guardato -tipo 2,
3 o forse 30 volte in due minuti- ma lei lo fissa proprio. E sembra
pure arrabbiata. Come se siccome lui non la guarda lei si
arrabbia. Ma cosa vuoi stronz...
<<
AIA CAZZO >> Cosa.è.successo.
Una
sedia viene trascinata con un rumore fortissimo, per la
velocità e dei passi si muovono veloci fino a che una mano
viene messa dietro la mia testa.
<<
Ma sei stupida? >> Apro gli occhi che ho strinto per il
dolore alla schiena e alla testa e guardo verso l'alto. Ovviamente
è Andrew.
<<
Io.. che..>> Sto cercando di fare una ricognizione veloce.
<<
Ti sembra il caso di dondolarti con la sedia? Hai 19 anni Carlotta!
>> Mi guarda severo ma allo stesso tempo divertito. Come
se il fatto che fossi caduta fosse divertente. Non mi ero neanche
accorta di starmi dondolando. Sento delle risate femminili provenire
dal tavolo. Alzo un pò la testo e vedo le ragazze che si
guardano, mi indicano e ridono.
<<
Che vadano al diavolo. Aia.. >> Cerco di rialzarmi. O
meglio lo fa Andrew. Perchè io non ci riesco. Sono impedita,
lo so.
<<
Penso sia meglio che tu esca. Stai tranquilla, ci metterò
un'ora al massimo. >> Lo guardo e annuisco tenedo gli
occhi verso il basso. Faccio per uscire ma mi trattiene la mano e mi fa
girare prendendomi la testa e lasciandomi un bacio delicato sulla
fronte. Con la coda dell'occhio vedo le ragazze chiedersi cosa sta
facendo. Senza farmi sentire dagli altri mi avvicino all'orecchio di
Andrew.
<<
Conosci la ragazza bionda? >> Lui si gira verso il tavolo
e dopodichè riporta i suoi occhi su di me.
<<
Si, l'ho conosciuta tempo fa. Dai vai. >> Faccio per
aprire la porta ma mi richiama.
<<
Portami un cappuccino. Quello di sempre, grazie. >> Ok,
va bene che è il mio capo nonostante tutto...
però cacchio, la gentilezza è morta? Diamine.
<<
OK. >> Ed esco senza guardarlo.
Mi
prendo dieci minuti prima di portargli il cappuccino. Pretende pure che
glielo porto subito? Tz.
Faccio
un giro nell'hotel. E' davvero enorme. Ha di tutto e di più.
Piscina, sauna, palestra, mini cinema... alè.
Ovviamente
trovo di tutto e di più tranne che il bar. E come sempre non
so chiedere indicazioni. Che nervoso.
Nel
frattempo che cerco il bar chiamo Jess. Che come sempre ci mette
mezz'ora prima di rispondere.
<<
Finalmente. >>
<<
Siamo scorbutiche stamattina! >> Sento la sua risata
trattenuta.
<<
Non sei simpatica. Odio la spagna. Non si trova mai niente qui.
>> Batto un piede per terra e un signore che passa mi
guarda male. Lo vuoi in faccia il piede?
<<
Cosa cerchi? >>
<<
Uno stupido bar in uno stupido hotel di una stupida città.
>>
<<
Sei proprio stupida. Scusa, era più forte di me. Guardati
intorno, scommetto che lo trovi. >> Ecco dora
l'esploratrice. Crede di essere una veggen..
Cacchio.
<<
L'hai trovato vero? >> Non rispondo. Era dietro di me, ma
dai! E' impossibile. Sicuramente mi sarò messa a camminare
senza accorgermene.
<<
Hai la testa da altre parti, Carly? >> Come cavolo fa..
<<
Forse. >>
<<
Spara! >> Veramente?
<<
Evita Jess. Comunque... Ho dormito con Andrew... >>
Silenzio.
Penso sia caduta la linea. Allontano il telefono dall'orecchio per
vedere se si è spento o cosa, ma è ancora in
linea.
<<
Jess? >>
<<
NON CI CREDO! LO SAPEVO! AVETE FATTO SESSO?COM'E' STATO?RACCONTA!
>> Ho dovuto allontanare di 30 cm il telefono. Cavolo,
jess.
<<
Calmati. da quando la parola dormire indica il sesso? Non abbiamo fatto
sesso ne niente. Solo un innocuo..bacio. >> Innocuo,
certo.
<<
Oh mio Dio, wow! Perchè non mi hai chiamata subito? E
com'è stato? >> Penso che la sua frase
preferita sia 'e com'è stato?'
<<
E' stato.. è stato... fantastico. Insomma, meglio di
fantastico. Dovrebbero inventare un aggettivo apposito per questo.
>> Senza accorgermene sto sorridendo con un'idiota.
<<
Oh cazzo, pensa come sarà il sesso allora! >>
Sono scioccata.
<<
Ma la smetti? Sei una ninfomane. Cavolo si è fatto tardi
Jess, 10 minuti fa dovevo portargli un cappuccino, a dopo!
>> Attacco senza sentire la risposta. Cavolo cavolo
cavolo. Mi faccio subito fare il cappuccino come piace a lui, prendo
due bustine e scappo.
Busso
piano. Ma nessuno mi ascolta. Allora busso più forte.
<<
Adelante >> Penso significi avanti no?
Entro
e faccio un cenno di saluto con la testa. Non so come si dice salve,
scusate.
Vado
dritto da Andrew tenendo lo sguardo sul cappuccino. Appena arrivo al
suo posto lo prendo e lo sbatto sul tavolo. Non con troppa forza
però, con la mia fortuna si sarebbe rovesciato e avrei perso
la mano per un ustione di 3° grando.
Lui
mi guarda aggrottando le sopraciglia. Mi giro ma non faccio in tempo a
fare un passo che mi prende per il polso.
<<
perdón, cinco minutos. >> Si alza e mi
trascina con se fuori dalla porta. Tranquilla Carly, non vuole
ucciderti.
<<
Cosa.. >> Non faccio in tempo a finire la frase che mi
trovo la sua bocca sulla mia. Mi prende in contropiede e rimango ferma
immobile. Si stacca e mi guarda.
<<
Perchè hai sbattuto il cappuccino così?
>>
Non
riesco ad alzare lo sguardo da terra. Troppo imbarazzata.
<<
Non lo so .. >> Lo sento sospirare e di sicuro
avrà alzato gli occhi al cielo.
<<
Dimmelo Carly. >> Ha un tono autoritario. Come se non
volesse sentire obbiezioni.
<<
E' che .. So che sei il mio capo e tutto.. però, potresti
essere più gentile.. tutto qua. >>
Mi
guarda interrogativo.
<<
Di cosa stai parlando? >> Sei uno stupido.
<<'Portami
un cappuccino. Quello di sempre, grazie'. Ti dice qualcosa?
>>
Alzo
la faccia e lo guardo. Si mette una mano nei capelli e li spettina.
Come per schiarirsi le idee.
<<
Non pensavo di sembrare autoritario. Ti ho pure detto grazie..
>> Allora sei perdonato.
<<
Va bene, ascolta.. non importa. Non dovevo sbatterlo, mi spiace. Torna
dentro, ti staranno aspettando. >> Calco sull'ultima
frase. Non volevo neanche farla apposta. Ma sicuramente la bionda sta
fissando la porta in attesa che Andrew rientri.
<<
Si chiama Sophie. Lavorava alcuni anni fa con me a Londra. Anche lei
è stata una mia.. segretaria, diciamo. >> Mi
dispiace Caldem, ora racconti tutto. Incrocio le braccia al petto
facendogli capire che voglio che vada avanti.
<<...
Faceva ogni singola cosa che le chiedevo in meno di tre minuti, non
come qualcun altro qua presente. Dopo un pò giravano voci..
che io e lei ..stessimo insieme. Allora ho preso la prima persona a
caso e ho chiesto spiegazioni. Ha detto che in giro si diceva cosi, che
mi ero innamorato di lei da quando aveva iniziato a lavorare per me.
Sono andato dritto da lei, l'ho presa e portata nel mio uffico. Ho
chiesto spiegazioni pure a lei. E lei mi ha detto che c'erano queste
voci e lei non aveva semplicemente detto niente per fermarle.
Perchè in fondo 'poteva essere vero'. In quel momento l'ho
guardata per la prima volta per bene. Era piuttosto carina. Meno di
adesso, però. Allora le ho chiesto di uscire. Ovviamente ha
accettato subito e verso mezzanotte eravamo a casa mia. Siamo andati a
letto insieme e il giorno dopo l'ho licenziata. Penso mi odi per
questo. >> Penso che la mia bocca sia a forma di 'O'.
L'ha
veramente licenziata dopo essersela portata a letto?
<<
Perchè.. >> Non risulta nemmeno una domanda.
<<
Cosa? >> Come cosa? Sul serio?
<<
L'hai licenziata.. perchè? >> Ecco, ora suona
come una domanda. Brava Carly.
<<
Ah.. perchè.. non so. Penso perchè aveva
praticamente confermato che avevamo una storia. >>
Aspetta
un attimo.. Se è cosi.. quando torneremo mi
licenzierà? Spalanco agli occhi. Non all'idea di non
lavorare, ma di non vederlo più. Come farò?
<<
A cosa stai pensando? >> Le mie guancie prendono colore e
abbasso subito il volto.
<<
Ho capito... Non succederà con te Carly. Con lei non l'ho
fatto semplicemente perchè siamo andati a letto insieme. Ma
perchè prima che succedesse, quando la gente gli chiedeva di
me lei praticamente confermava che ero innamorato di lei. Cosa non
vera. E non potevo tenere come segretaria una persona che diceva
menzogne su di me. Non ti licenzierò mai per motivi
personali Carly. Al massimo lo farò perchè sei
sempre in ritardo con tutto. E sei sempre sbadata. E mi rispondi sempre
male. E poi lasci a metà le cose che fai e molte volte le
finisco io personalmente. E.. >> Lo stoppo.
<<
Smettila! Sono una bravissima segretaria. Te lo dimostrerò.
>> Mi alzo sulle punto e allaccio le mia braccia al suo
collo. Lui istintivamente stringe i miei fianchi in un abbraccio. E gli
lascio un bacio sul mento. Dopodichè, uno sull'angolo della
bocca. Lo guardo negli occhi. In quei occhi dove potrei sprofondare. Li
potrei guardare ore ed ore. Non mi stancherei mai. Come potrei? Si dice
che gli occhi sono lo speccio dell'anima, ed è vero. In quei
occhi vedo tutto.
E
lo bacio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. La
cosa più bella. Quella più dolce. Più
istintiva. Più giusta.
Stacca
un braccio dalla mia schiena mentre lascia l'altro a cingermi
completamente e posa la mano dietro la mia testa, per tenermi attaccata
a lui. Per stringermi a lui il più possibile. Come a dire:
Da qua non scappi.
Mi
allotano dalle sua labbra di due centimetri ma non mi tolgo
dall'abbraccio.
<<
Dovresti entrare. >> Sembra un sedicienne che deve andare
a scuola e non ne ha voglia. E un immagine di lui sedicienne con uno
zaino sulle spalle mi fa sorridere. Chissà com'era da
piccolo.
<<
Lo so... Vieni, andiamo. >> Mi lascia un ultimo bacio
sulle labbra prima aprire la porta. Ma lo blocco subito.
<<
Aspetta un attimo. >>
<<
Che succede? >> Prima ha detto che..
<<
Tu pensi che lei sia carina! Tu hai detto che era davvero carina, ma
meno di adesso. Quindi adesso, per te, è più
carina di prima? TU PENSI CHE LEI E' CARINA! >>
Mi
guarda preoccupato per un pò e poi scoppia a ridere. Cosa
ridi? Io ti castro.
<<
Sei..sei.. oh Dio.. sei gelosa? >> Ha ripetuto 'sei' un
casino di volte. Non ce la faceva a non ridere.
<<
Cos'è che ti fa ridere? Non sono gelosa. Io non sono MAI
gelosa. >> Mi guarda alzando un sopraciglio e un angolo
della bocca.
<<
E allora cosa sei? >>
<<
Infastidita, tutto qua. >> Sicuramente. Gli ho urlato
dietro in questo modo, solo perchè sono infastidita.
<<
Non esserne gelosa. Non ne hai motivo. Lei sarà pure carina,
o bella o altro ma.. tu sei stupenda. >> Cacchio, non me
l'aspettavo. Mi sorride e senza aspettare una risposta, che tanto non
gli arriverebbe e fa per aprire la porta, ma si ferma e si gira di
nuovo verso me.
Lo
guardo interrogativa.
<<
Scusa per prima, davvero. Non me ne sono reso conto. Non lo
farò più, promesso. >> E entriamo.
Mi tiene sempre per mano e si avvicina alla sedia dov'ero io prima e
penso che mi ci faccia sedere. Invece la alza e va verso il tavolo e la
mette affianco alla sua. Mi giro verso di lui sorridente.
<<
Grazie. >>
__________________________________________
I'll se you in the next chapter !
Amo
tutti quelli che leggono questa storia, dal primo all'ultimo.
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