I'm a marauder, i solemny swear that i am up to no good.

di LaLucions
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio dell'era malandrina (e delle volgarità che Gazza si vedrà costretto a dire) ***
Capitolo 2: *** cinque cuori (in grifondoro) e una capanna aka smistamenti&dormitori ***
Capitolo 3: *** La difficile relazione del dormitorio malandrino con la sveglia e la puntualità- una storia di Remus Jhon Lupin. ***
Capitolo 4: *** abbiamo un piccolo problema peloso. ***
Capitolo 5: *** Remus e i molteplici usi della cioccolata (e l'inizio delle grandi invenzioni per i compiti di divinazione) ***
Capitolo 6: *** giorni piuttosto faticosi per il Persone con un cervello Club. ***
Capitolo 7: *** I Malandrini & Hogsmeade: una storia d'amore complicata (e a tratti degradante per Remus) ***



Capitolo 1
*** L'inizio dell'era malandrina (e delle volgarità che Gazza si vedrà costretto a dire) ***


1 Settembre 1970
Quella notte non aveva dormito molto bene.
 Si era svegliato alle 4 sussurrando insulti contro se stesso su quanto fosse un idiota indecente a spaventarsi per uno stupido sogno, anche se con scarsi risultati di auto-convincimento. La mattina, mentre chiudeva le cinghie del suo splendente baule di seconda mano, era ancora piuttosto sensibile, e perciò per  giusta misura si era concesso un grosso pezzo di cioccolato.
Eppure, fissando il solido e decisamente materiale muro tra i binari 9 e 10, Remus aveva qualche difficoltà a scacciare dalla mente l’idea di se stesso a terra svenuto e del suo cranio miseramente e irreparabilmente frantumato.
Era ancora indeciso sul da farsi quando un ragazzino, con i capelli biondi che sparavano in ogni direzione e con degli occhiali, che per quanto grandi fossero, non gli infondevano certo un’aria da schivo secchioncello, gli sfecciò accanto tutto intento in una corsa folle in piedi sul suo carrello dei bagagli, farfugliando a voce piuttosto alta parole come “figata” “mutande di Merlino” e “fottutissima gioventù”.
Come apprese dai dolci rimproveri dell’uomo che probabilmente era suo padre, il ragazzo in questione di chiamava James, e dalla sovreccitazione palpabile, doveva essere anche lui del primo anno.
Remus lo osservò scherzare col padre, mentre la madre gli sistemava il colletto della camicia, e si strinse un po’ di più nella giacca; poi James li abbracciò entrambi dichiarando “ti voglio infinitamente bene Dorea, ti scriverò ogni giorno” con una faccia molto seria, e la sopra citata mamma ridere rispondendo “ti manderò i miei biscotti una volta settimana”, e abbracciare il marito mentre il bambino si voltava verso la barriera dei binari.
All’ultimo momento Charlus gli urlò dietro “e vedi di non combinare troppi guai ragazzino!”, prima di scoccare un bacio sulla fronte della moglie e fare dietrofront con lei.
Deciso a non piantare le radici in quell’esatto punto, dopo aver mormorato un “sia maledetta Morgana”, Remus decise che era ora di farsi una passeggiata verso morte certa e corse in direzione del muro.
Con sua grande sorpresa non sentì nessuna botta particolarmente forte e, a meno che non c’erano state modifiche di cui non era al corrente, gli sembrava di ricordare che il paradiso non somigliasse a un binario con un treno scarlatto pieno di gufi, rospi, bauli e ragazzini schiamazzanti. Si, era decisamente vivo.
 
Intanto, dall’altra parte della barriera, una donna vestita di velluto verde, dalle spalle larghe e con un cipiglio duro in volto si lamentava con la sua alta voce metallica:
“Saprà Salazar come fanno a essercene ogni anno di più, lurida feccia babbana- e intanto strattonando il figlioletto più piccolo- e tu vedi di comportarti come si conviene a un Black Regulus, smettila di frignare immediatamente, e cammina dritto.”
Accanto ai due spingeva un carrello un ragazzino piuttosto alto, dai capelli neri e lisci, dala pelle pallida e dal portamento decisamente nobile, la mano in tasca e l’aria scocciata.
“Bene figlio, siamo arrivati. Vai e onora il nome che porti, e riempi d’orgoglio la Casa di Serpeverde. Non tollererò alcun tipo di comportamento che possa macchiare il nome di questa famiglia. Tua cugina Bellatrix – e questo nome il ragazzo fece una smorfia di disgusto- sarà lieta di aiutarti nei tuoi primi passi. Ora và, e ricorda che la tua famiglia ti ama” ma lo disse senza alcun tipo di sentimento affetuoso in viso.
E Sirius, questo era il suo nome, le diede le spalle senza neanche rispondere, senza fare un cenno di saluto, ed elegantemente attraversò la barriera.
 
Il treno fischiava più forte che mai, avvisando tutti sulla banchina che stava per lasciare la stazione, e facendo sudare freddo un piccolo ragazzino cicciottello che correva a rotta di collo trascinando un baule decisamente troppo pesante per le sue braccine.
“Sbrigati Peter, benedetto ragazzo, quando ne farai una giusta? Infilati su quel treno!” urlava dietro di lui una donna altrettanto bassa e in carne.
“si mamma, ora salg-umpf” biascicò Peter inciampando nei suoi piedi.
“Hei, amico, hai intenzione di abbracciare il pavimento per molto o vuoi salire su questo treno?” gli urlò un ragazzino dalla porta aperta, tendendogli la mano.
“grazie, grazie mille” farfugliò Peter.
“di nulla! Piacere, James” tese la mano disinvolto il primo.
“hem, Peter, è un piacere” e senza guardarlo negli occhi si avviò nel corridoio trascinando i bagagli.
James alzò le spalle e tornò nello scompartimento dove aveva posato il baule, trovando nel sedile di fronte un nuovo venuto.
“Hei amico, ciao, io sono James”
“Sirius, incantato” rispose l’altro stravaccato con nonchalance sul sedile.
“primo anno?”
“no, settimo amico”
“in effetti faresti invidia a Silente con quella barba” disse James tirando fuori dalla borsa la sua rivista di Quiddich
“spero vivamente che tu non tifi i Cannoni di Chudley, o giuro che mi alzo da questo fottuto posto e me ne vado” disse Sirius
“amico, spero che sia un bieco scherzo o potrei offendermi seriamente.”
“Tornados?”
“Tornados amico”
I due si dettero un cinque, e, per le strane leggi dell’universo maschile, stabilita l’essenziale affinità sportiva, dopo 10 minuti, un rapido aggiornamento su tutto il corredo intimo di Merlino, un confronto sulle personali preferenze in fatto di ragazze e un attacco al grosso sederone della signora dei carrello dei dolci, James e Sirius erano già grandi amici.
“scusate, posso.. oh benedetto perizoma di Morgana” si annunciò poco dopo Remus, entrando nello scompartimento dove i due erano seduti, sbattendo accidentalmente la porta contro un’ignara passante.
“ecco cosa ci mancava Sir! Il perizoma dannazione!”
“hem, volevo dire, posso sedermi qui? Si, hem, perdonate la mia goffaggine. SI, SCUSA TANTO HEM, TU, MI DISPIACE” urlò poi nel corridoio alla ragazza che si tastava dolorosamente la fronte.
“amico, l’importante è che non tenti di uccidere ogni graziosa signorina nei paraggi, o mi rovini la piazza” rispose James
“dai siediti, non ascoltare questo fottuto idiota” aggiunse Sirius
“bhe, grazie! Piacere, Remus Lupin”
“James meraviglioso Potter”
“Sirius sonovicinoauncoglione Black”
“ah, Remus, ma tu non eri quello che prima fissava intensamente la barriera a King’s Cross?”
“si, è possibile, valutavo la possibilità di morte”
“genitori babbani?”
“si, qualcosa del genere” rispose Remus in uno strano tono. “bhe, cioccolato?”
“ragazzo, tu già mi piaci. E hai anche l’aria di uno da cui io potrei copiare molti compiti in fututo” valutò James
“non che io disdegni- stava commentando Siruis-ma per l’onnipotenza di Merlino, cosa diamine..?”
I tre si affacciarono in corridoio seguendo delle urla decisamente poco discrete, per vedere un ragazzino cicciotto, minacciato da un grosso prefetto di Serpeverde che gli stava puntando la bacchetta al petto.
“oh, Peter, vecchio mio, ci si ri incontra! Se vuoi scusarci, cervello di Troll..” disse diplomaticamente al Serpeverde.
“stupido ragazzino, come mi hai chiamato? E tu ciccione buono a nulla, vieni subito a ripulire le mie scarpe dalla bave del tuo schifoso rospo”
“senti meraviglioso idiota, inizia a ripulire quella schifosa espressione da coglione che ti trovi in faccia, e poi beviti  ,chessò, una camomilla” lo sfidò Sirius
“primini ritardati che non siete altro, come cavolo vi perm-“ aveva alzato la bacchetta contro di loro, ma prima che potesse fare qualunque cosa quattro incantesimi erano partiti contemporaneamente, schiaffandolo a terra ridotto piuttosto male.
“il Furunculus era tuo James?”
“si collega”
“ottima tarantallegra Rem”
“felice che sia stata apprezzata”
“senti lascia un po’ quel tuo rospo sul suo squallido faccione amico Peter”
“io proporrei di fare accidentalmente scivolare questo signore in quello scompartimento vuoto, sai, credo che sia un po’ patito e voglia riposare” asserì James agli altri.
“non credo sarà necessario far presente a nessuno che è lì” concluse Remus
Fatto il misfatto i quattro tornarono nello scompartimento e si sedettero tutti, quasi in contemporanea, e Remus, con un mezzo sorriso disse: “maledetti malandrini che non siete altro, mi sono già rovinato prima di arrivare a scuola”
“Remus ma sei un genio! -saltò su James- necessito della vostra attenzione –proseguì schiarendosi la voce- da questo momento, grazie alla brillante intuizione del qui presente Remus Lupin, dichiaro ufficialmente fondato il club dei Malandrini!”
“club? Io non sono una stupida ragazzina  amico” protestò Sirius
“okok, allora sarà la fratellanza dei Malandrini, eh?”
Tutti risero. “si fratello, ci stò” rispose Sirius dandogli una pacca sulla spalla.
“festeggiamo con del buon cioccolato” aggiunse Remus”
“e sia maledetto Salazar e i suoi fedeli prefetti” brindò James con il suo cubetto
Tutti si aggiunsero allo scherzo, senza sapere di aver appena fondato la più premiata (in termini di punizioni) organizzazione di malfattori scolastici dei seguenti sette anni.
 
Sirius sorrise, pensando che forse aveva davvero un’altra scelta, poteva infrangere la nobile tradizione dei puri Black, e immaginò la faccia disgustata di sua madre commentando di gusto “Merlino tu che puoi ruba l’intimo di Salazar!”
 
James aveva gli occhi che brillavano, alla prospettiva di iniziare un anno di mille avventure con i tre idioti che aveva accanto, e sorrise genuinamente, pensando alla bellezza di avere finalmente degli amici intorno.
 
Peter sorrideva timido, quasi stupito che questi ragazzi lo considerassero suo pari e lo volessero nel gruppo con loro, e si aggiunse alla canzone intonata da Sirius sugli amori poco casti di Tosca.
 
Remus era indicibilmente felice, felice di sentirsi un ragazzo normale, di potersi fare degli amici, e mentalmente ringraziò Albus Silente, rimandando le sue preoccupazioni ad un altro momento.
 
Più tardi il cielo era già scuro, e il treno stava frenando in una stazione illuminata da lanterne.
Quattro ragazzini, con le loro divise nuove addosso, camminavano sulla banchina uno affianco all’altro, spintonandosi e mettendo le braccia attorno alle spalle del vicino, pronti a restare a bocca aperta svoltando l’angolo, vedendo in lontananza un castello colorato da mille luci, circondato da un lago nero come la notte.
 
“Compagni –disse quello con i capelli sempre scompigliati sistemandosi gli occhiali- vi annuncio ufficialmente, e Godric mi è testimone, che sta per iniziare l’era dei Malandrini a Hogwarts”.
“ci puoi giurare fratello” suggellò Sirius.

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Capitolo 2
*** cinque cuori (in grifondoro) e una capanna aka smistamenti&dormitori ***


1 Settembre 1970 – sera
“ve lo dico ragazzi, come l’ho vista sono rimasto pietrificato, mi ha preso l’anima”
“come darti torto James, ha due occhi che ti trafiggono”
“quel portamento poi, e quel modo di fare”


“Gente -intervenì un Remus piuttosto perplesso arrivando alle spalle degli altri tre malandrini fermi nell’atrio- vorreste farmi credere che nel giro dei vostri primi 2 minuti a Hogwarts vi siete innamorati tutti e tre, e della stessa ragazza? Sia maledetta Mogana se avete una spiegazione plausibile”
“Rem, cerca di mettere una museruola alla tua fantasia per cortesia” commentò Sirius
“Stavamo tutti ammirando la nostra futura, dolce, rasserenante Professoressa di Trasfigurazione” specificò Peter
“Niente popò di meno che l’adorabile Minerva Minnie McGrannit, che fa invidia a Tosca per la sua abilità di pietrificare con la sua aura studenti nel raggio di 20 metri” indicò platealmente James
“per non parlare del suo proverbiale stramaledettissimo sguardo trafiggi entusiasmo. ”
“o o di quel suo modo di camminare dritta come una ScopaLinda. Mamma, mi fa paura”
“va bene, va bene, credo mi abbiate ampiamente chiarito il concetto. Peter rilassati. Sirius modera i termini e James, per Tosca, abbassa quella mano!”
Esattamente in quel momento la sopra citata Professoressa arrivò in fondo alla scalinata centrale e, raddrizzando il suo cappello verde smeraldo sulla crocchia di capelli scuri, si sistemò in piedi proprio davanti alla massa disordinata di primini schiamazzanti, e, mentre le ultime frasi si spegnevano rimbombando sull’alto soffitto, Minerva McGranitt impose il silenzio con uno sguardo.
 
“Benvenuti.
Benvenuti a tutti quanti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts -e guardò per un attimo i sorrisi elettrizzati a quelle parole- il mio nome è Minerva McGranitt, sono l’insegnante di Trasfigurazione e sono la direttrice della casa di Grifodoro.
Per chi non lo sapesse, in questa scuola gli studenti sono divisi in quattro case: Tassorosso, Corvonero, Grifondoro e Serpeverde, ognuna con i suoi colori e le virtù privilegiate.”

“virtù per i Serpeverde? Ma quali virtù?” sussurrò James a Sirius, che fece un sorriso un po’ forzato
 
“ Tra poco mi seguirete ordinatamente nella Sala Grande, dove sarete smistati appunto nelle quattro case; qualunque comportamento meritevole all’interno di queste mura farà guadagnare punti alla vostra casa, al contrario, qualunque infrazione gliene farà perdere”
Passò un altro sguardo severo su tutti quanti. A Peter parve che si fosse soffermata qualche istante in più su dei suoi amici, ma forse se l’era solo immaginato.
 “Alla fine dell’anno, la casa con più punti vincerà la Coppa delle Case.
Molto bene, per tutti i chiarimenti e le indicazioni i Prefetti e i Caposcuola saranno a vostra disposizione. Se volete seguirmi.” concluse indicando l’ampio portone e due battenti, dietro al quale si sentiva un gran grattare di panche, scalpicciare di piedi e il chiacchiericcio tipico di amici che si salutano dopo le vacanze.
 
“hei, ragazzi, ma voi dove vorreste finire?” chiese con un tono curioso Peter, affrentandosi dietro agli altri tre amici
“Peter Peter Peter, ti sembra una domanda da fare vecchio mio? È naturale: Grinfondoro –declamò James gonfiando un po’ il petto- culla dei coraggiosi di cuore, come mio padre”
“io finirò di sicuro a Tassorosso, non sono buono a nulla” rispose Peter
“Avanti Peter, Tassorosso non è così male, sono leali e giusti. Sul serio!” disse allora Remus battendo amichevolmente la mano sulla spalla di Peter, per poi considerare, rivolto a James: “si, Grifondoro non deve essere male, ma penso di non essere né abbastanza coraggioso né tantomeno temerario. Credo proprio che finirò in Corvonero, il che non mi dispiace affatto. I Corvonero sono intelligenti, svegli, studiosi”
“ e se la tirano come se Morgana li avesse benedetti dall’alto” concluse James
“Sarà –rispose quello alzando le spalle- ma credo proprio che per la mia anima da secchione sia-“
“Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde, da generazioni. È una specie tradizione” saltò fuori dal nulla Sirius, parlando con tono noncurante e con le mani in tasca
“Sir, spero tu stia scherzando! Andiamo, non puoi voler stare in quella cacca di troll di Serpeverde!” commentò indignato James
“James, cerca la diplomazia che spero Merlino ti abbia donato!” lo sgridò Remus
“Rem, la diplomazia non è contemplata! Oh, andiamo, Serpeverde?”
“non so amico –rispose Sirius con un mezzo sorriso- forse infrangerò le tradizioni”
James gli diede una pacca sulla spalla e sorrise, mentre tutta la fila di primini si fermava su indicazione della Professoressa.
Tutti assorti nelle loro considerazioni, non si erano neanche accorti di essere entrati nella sala più spettacolare che avessero mai visto: alzarono contemporaneamente le teste verso l’alto, per vedere delle colonne altissime che si lanciavano nell’infinito, perché il soffitto, per Magia, rifletteva la notte stellata del cielo al di fuori del castello, e mille e mille candele volteggiavano a mezz’aria, illuminando quattro immensi stendardi appesi nel nulla: uno blu, con un Corvo, uno giallo, con un Tasso, uno rosso, con un Grifone e uno verde, con un Serpente.
E poi quattro tavoli lunghissimi, dove una folla di mantelli neri, di cappelli e di cravatte a righe si confondevano con  le immagini sbiadite di un folto gruppo di fantasmi fluttuanti, che chiacchieravano piacevolmente con gli studenti più grandi.
 
“Aleine Joanna” lesse da una pergamena la McGranitt, richiamando l’attenzione generale.
La ragazzina in questione camminò a piccoli passi verso uno sgabello al centro della pedana sulla quale si trovava il tavolo dei professori, e l’insegnante le mise in testa un vecchio cappello parlante, che dopo alcuni istanti di silenziò, declamò a voce alta: “CORVONERO” e Joanna corse felice verso il suo tavolo.
Dopo Bellet Helen, fu il turno di Black Sirius, che si avviò lento verso il cappello, senza però dare a vedere il suo nervosismo.

Un altro Black a Hogwarts, che piacere! Un altro rampollo purosangue che vuole rinsaldare le schiere di Serpeverde?
NO.
No? questa è davvero bella! La cara Walburga non ne sarà certo felice.
Non importa. Io non sono come loro. Non Serpeverde.
Vedo molta decisione, e un gran bel fegato ragazzo. Una bella testa non c’è che dire, un ragazzo brillante, e davvero un cuore grande, capace di difendere quello che ritiene giusto che ha cura di coloro che ama.
Bhe, tutto considerato, se tu sei proprio sicuro..

Si, non Serpeverde.
Molto bene. Allora credo proprio che la scelta migliore sia..
GRIFONDORO! -urlò poi il cappelo, che fino a quel momento aveva sussurrato nelle orecchie di Sirius.

Quello si alzò un po’ stordito, ma dopo un paio di passi un mezzo sorriso gli spuntò in viso, e pensò qualcosa come “saluti da Grifondoro, cara mammina”
“ E QUESTO COSA VUOL DIRE? Stupido cappello, ci deve essere un errore, lui è un Black!” urlò con voce aspra una ragazza con una lunga chioma di ricci neri, che si era appena alzata dal tavolo di Serpeverde, come una furia.
“Signorina Black, si sieda immediatamente” le intimò la McGranitt.
“Bella, siediti” le sussurrò la ragazza bionda che era seduta accanto al suo posto
Bellatrix si sedette, con lo sguardo più bellicoso e iroso che le riuscisse, sussurrando in rimando “non finisce qui, sudicia feccia babbanofila. Un Black a Grinfondoro, scriverò a Walburga, e poi cercherò personalmente il mio cuginetto”
Superato il piccolo dramma, la McGranitt continuò l’elenco, fino ad arrivare a Lupin Remus, che, un po’ pallido, si avviò al cappello.
 
Signor Lupin, davvero un cervello notevole vedo, davvero davvero notevole.
Un ragazzo desideroso di conoscere e di indubbia perspicacia.
Sicuramente tra i Corvonero saresti ben valorizzato.. però..
D’altro canto vedo anche una grande dolcezza, una splendida capacità di comprendere e ascoltare gli altri, e poi..
 un grande coraggio. Il coraggio di  sopportare dei dolori più grandi di te, una forza interiore rara e preziosa.
Credo proprio che a conti fatti, la casa migliore per te sia..
GRIFONDORO! urlò il cappello
 
“Grifoncosa?” disse Remus spiazzato, immobile
“Vada signor Lupin, vada” lo invitò la Professoressa
“Vieni qui dannato ragazzo, siamo compagni di casa per Godric!” gli urlò felice Sirius facendogli posto sulla panca.
Il tempo passava, le lettere scorrevano, e dopo che anche Peter, per cui il cappello aveva impiegato più tempo che per chiunque altro, era stato mandato a Grifondoro, James era nervoso.
Tutti i suoi nuovi amici erano finiti nella stessa casa, per di più quella che lui aveva sempre sognato per sé; e se non l’avesse mandato a Grifondoro? Se fosse finito a Tassorosso? E addio malandrini, e addio coraggiosi di cuore. James non credeva che l’avrebbe sopportato.
E mente sudava freddo, la McGranitt chiamò “Potter James.”
 
Quanti pensieri abbiamo in testa giovanotto, ammirevole davvero!
Ah si, vedo uno spirito non molto affine alle regole eh? Fegato senza dubbio ne hai in quantità, e anche il coraggio sembra essere parte di te.
Vedo un’anima pura, un cuore capace di molto molto amore, di semplicità e di affetto sincero.

È lodevole Signor Potter l’importanza essenziale che dà all’amicizia, la lealtà e a fiducia che pone negli amici.
Credo proprio che qui non ci siano dubbi:
GRIFONDORO! urlò il cappello mentre James teneva gli occhi serrati.

Li riaprì e corse difilato al tavolo Rosso e Oro, buttandosi con un sorriso di fianco a Sirius, facendo appena in tempo a notare una massa di capelli rossi di un visino molto carino e molto lentigginoso seduto lì vicino.
“Amico, dopo che ho disertato Serpeverde ci mancava solo che ti permettevi di non finire in casa con me!”
“Santa Morgana, non sia mai”  rispose  indignato James, non mostrando tutta l’ansia che aveva provato prima di indossare il cappello, come del resto nessuno degli altri tre.
Dopo il banchetto e il piccolo discorso del Preside  (con benvenuti, bentornati, aggiornamenti sul materiale proibito della lista di Gazza – “materiale proibito? Sir, hai sentito? Bisogna fare delle indagini!”- strane digressioni su calzini e musica Pop, un grazioso “salti, pomelli e bastoni” per introdurre il banchetto) tutti quanti, a pancia piena salirono verso i dormitori.
Il prefetto di Grifondoro, Pepperson, fece strada ai primini verso la sala comune, premurandosi di ricordare che “alle scale piace cambiare” e che “il tredicesimo gradino è stregato, saltatelo”, e poi naturalmente tirando fuori un ragazzino che matematicamente ci era rimasto incastrato.
Si fermarono davanti a un grosso quadro ad arco che raffigurava un’incantevole grassa signora, intenta a bere un bel po’ di vino, a giudicare dalle guance estremamente rosse.
“Parola d’Ordine, prego?” disse con fare solenne il quadro
“La Signora Grassa è l’ingresso alla nostra sala comune, a lei dovrete dire la Parola d’Ordine, che cambierà ogni settimana e sarà appesa sulla nostra bacheca interna.” spiegò Pepperson. “Ceppo Ghignante” aggiunse poi,  e fece strada a tutti in un’accogliente stanza circolare dai colori rosso e oro, con un bel fuoco scoppiettante, tante soffici poltroncine, tavoli ingombri di scacchiere magiche, carte da spara-schiocco e frisbee zannuti. In fondo alla stanza si aprivano due scale a chiocciola, che davano accesso alle stanze.
“Bene, a sinistra le ragazze e a destra i ragazzi, la colazione in sala grande è dalle 7.30, le lezioni iniziano alle 9.00, domani vi distribuiranno gli orari. Gli effetti personali sono già nelle vostre camere. Buonanotte a tutti”
Tutti quanti si avviarono, e i quattro Malandrini entrarono in una stanzetta con cinque letti a baldacchino, drappeggiati di rosso.
“Salve gente, io sono Frank” si fece avanti un ragazzino dalle spalle larghe e dal viso simpatico
“Frank, è un piacere! Io sono Remus” disse educatamente Lupin stingendogli la mano
“e io sono Peter” tese la mano cicciottella Minus
“Compare Frank, se quelle che vedo sul tuo letto sono gelatine tutti i gusti più uno, diventeremo molto amici” disse James
“ci puoi scommettere compagno di stanza”
“e io, come è giusto che sia, ho del cioccolato, che in via del tutto eccezionale spartirò con voi” aggiunse Remus
“Rem, tu sei davvero malato con questa storia del cioccolato” constatò Sirius
“Malato o no, sia lui che il buon Frank qui, hanno colto lo spirito della serata” disse James che si alzò in piedi sul suo baule schiarendosi la voce: “è giunto il momento di brindare a Godric, fondatore della nostra stramaledettamente fica casa, al cappello parlante, che ci ha uniti qui stasera, alla McGranitt, che ci romperà le p-
“James!” lo fermò Remus
“oh Rem! Bhe, ci romperà quelcheciromperà come solo Morgana sa, e poi brindiamo a noi cinque, malandrini più Frank, che questa sera inauguriamo questa stanza e i sette dannatamente fighi anni a Hogwarts che abbiamo davanti. Quindi, cari amici, che si festeggi con una sana e giusta abbuffata di dolciumi”
“Amen fratello” rispose Sirius tirandogli una CioccoRana
Tutti e cinque si sedettero per terra, nel centro della stanza, mangiando senza ritegno ogni genere di dolci, facendo imitare a Frank la sua a quanto pareva adorabilissima mamma, facendo protestare Remus per le parole non esattamente benedette da Morgana che James e Sirius dicevano e tirando a indovinare quale sarebbe stato l’insegnate più cazzuto di tutti, e quale la materia peggiore. (James si giocava metà delle sue api frizzole sulla McGranitt)
Era già mezzanotte passata quando decisero che era ora di abbracciare Morfeo e sognare l’intimo estivo di Merlino.
“Rem, non per fare il pignolo, ma quella è la porta della camera, non del bagno” asserì acutamente un James vestito di un pigiama ricamato a boccini d’oro.
“Felice che tu abbia notato questa sottile somiglianza, ma era proprio la porta della camera che puntavo James” sorrise Remus
“Dove vuoi andare Remus?” chiese Peter sbucando da dietro la tenda del suo letto
“Devo andare nell’ufficio di Silente” rispose lui un po’ evasivo
“Malandrino che non sei altro, non ti sarai permesso di prendere una punizione prima e senza di noi?” chiese Sirius con già l’idea di tirare in ballo Merlino
“Non mi permetterei mai” rispose Remus, che con un occhiolino si chiuse la porta alle spalle.
“Che non mi venga a dire che siamo noi quelli strani Sir” commentò James
Sirius alzò le spalle, e si avviò con grazia verso il suo letto, con tutta la dignità che può avere uno che passeggia per la camera in mutande, avendo l’intenzione di dormire in quello stato.
Spensero tutte le luci, e i ragazzi si infilarono sotto alle coperte tiepide.
Gli occhiali di James erano appoggiati sul suo comodino, il cioccolato di Remus era nascosto sotto al suo cuscino, il rospo di Peter sonnecchiava sul davanzale della finestra, un poster dei Tornados che volavano in formazione si agitava sul muro tra i letti di James e Sirius, e cinque cravatte oro e scarlatte erano appese alle testate dei letti, e brillavano alla luce della luna della loro prima notte a Hogwarts.
“Fratello” sussurrò nel silenzio Sirius
“Humpf, dannato fratello, si?” spuntò James dal profondo del suo cuscino con i capelli più arruffati che mai
Sirius sorrise “Buonanotte”
“Buonanotte idiota”.
 
 
*Stanza delle necessità*
Buonsalve meravigliosi Marauders, se state leggendo, probabilmente avete letto il capitolo (o siete delle persone alquanto strane che leggono solo le note), quindi già di base: grazie \0/
non mi sono presentata nel primo capitolo, quindi lo facci adesso: mi chiamo Lucions, potterhead dai miei lontani 9 anni, Serpeverde, amante incondizionata di Fred & George, romantica nostalgica della Old generation, chiaramente Malandrini sopra a tutti.
questa FanFiction vorrebbe essere (con la benedizione di Morgana) la loro storia, raccontata attraverso i momenti più importanti delle malefatti e dell’amicizia malandrina.

Spero davvero di fare una cosa di senso compiuto (?) e in grazia di Merlino.
Io solitamente sono una lettrice silenziosa, ma ora che sono “dall’altra parte” mi accorgo di quanto sia importante ricevere delle recensioni, anche giusto della serie “YO l’ho letta, ci becchiamo al prossimo capitolo” o anche solo per conoscere voi creature malandrine come me:3
Bene, fatto il misfatto, alla prossima.
Stay Marauder \0/

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Capitolo 3
*** La difficile relazione del dormitorio malandrino con la sveglia e la puntualità- una storia di Remus Jhon Lupin. ***


 
2 Settembre 1970 – Mattina, sala comune di Grifondoro
 
6 e 58 minuti.
Nella sala comune di Grifondoro, piuttosto ragionevolmente, c’è solo uno studente.
Guarda compiaciuto il suo orologio da polso, sposta -rigorosamente sollevandolo- uno dei pouff che sta davanti al camino vicino a una finestra, quella che dà sulla foresta proibita, socchiude il vetro, allenta un po’ il nodo della cravatta rosso-oro, si sistema gli occhiali squadrati sul naso e si siede con un sospiro rilassato, posando una spilletta dorata a forma di P sulle ginocchia, con un leggero sorriso soddisfatto.
Dà uno sguardo veloce alla sala rotonda prima di tirar fuori dalla tasca un fazzoletto con le sue iniziali ricamate sopra, lo avvicina alla spilla e inizia a canticchiare tranquillo.
 
 “NON CI POSSO CREDERE, MERLINO CHE VOLA IN INTIMO FUORI DALLA NOSTRA FINESTRA MENTRE CANTA L’INNO DI HOGWARTS COL BARONE SANGUINARIO!”
 
Ora.
Sam Pepperson non ha mai creduto che fare il Prefetto potesse essere un compito facile, e di certo i fatti gli hanno sempre dato ragione.
Ragazzini con ossa rotte dovute alle cadute durante i tentativi di infiltraggio nei dormitori femminili, libri stregati che urlano per i corridoi, bacchette che si trasformano in polli, compiti in classe trafugati, zozzerie scritte in inchiostro magicamente indelebile sui muri dell’ufficio di Gazza (grazie per questa bella invenzione Zonko), imbarazzanti scene con coppiette appartate negli sgabuzzini dopo il coprifuoco, e ancora, cose che bruciano, scoppiano, svaniscono, crescono a dismisura, vengono imprigionate, lanciate, rubate, colorate, affatturate, e si potrebbe andare avanti per molto tempo.
Ma il primo benedettissimo giorno di lezione,
quando tre quatri degli studenti ancora rincorrono unicorni attraverso campi di arcobaleni insieme a Morfeo, mentre nemmeno uno stramaledettissimo fantasma gira per i corridoi e forse solo Lumacorno si stà già ingozzando di ananas candito in sala grande, come è possibile che un dannato prefetto non possa lucidare la sua spilla in pace perché dal dormitorio del primo anno –Godric lo salvi, quello del primo anno-  provengono urla spropositatamente alte a proposito di non so quale idiozia riguardante Merlino e le sue mutande.
Poi gli chiedono perché ha avuto un crollo emotivo lo scorso anno.
 
2 Settembre 1970 – sopracitato dormitorio, fonte delle urla
 
Dopo l’urlo, le cose si presentavano così a Remus Jhon Lupin:
Frank era caduto piuttosto dolorosamente a terra, considerata l’altezza del suo letto a baldacchino; James aveva urlato “Merlino” aprendo gli occhi, e stava ancora agitando le braccia cercando di rintracciare i suoi occhiali (che erano spariti dal comodino durante la notte); Peter stava probabilmente cercando di uccidersi lottando con le coperte che sembravano avere vita propria, e Sirius si guardava intorno diffindente, in piedi sul letto indossando solo le mutande  e con la bacchetta in mano.
“Dove? Oh, ti prego dimmi dove. Giuro che se me lo sono perso mi butto dalla torre di astronomia” disse James dopo aver finalmente trovato i suoi occhiali –che erano finiti chissà come dentro a un calzino-
“James, ti devi calmare. E Sirius, devi assolutamente capire che prima delle nove del mattino e senza un caffè, non sono pronto a vederti in intimo e Frank-“
“Perché scusa, stai dicendo che dopo le nove sei ben disposto a vedermi in intimo Rem?”
“tanto quanto lo sarei di regalare tutta la mia cioccolata a James.”
“oh, allora hai buone possibilità Jam, buon per te!”
“Frank-“
“Hei Remus, grazie davvero sei estremamente gentile amico!”
“e anche estremamente gay a quanto pare! Ma Sirius black fa venire gli occhi a cuoricino a molti maschioni, per non parlare delle ragazze poi”
“vacci piano con le parole Black, io non mi sento per niente gay al momento grazie”
“Frank-”
“è solo questione di tempo prima che tu, come Remus-“
“io NON SONO gay e NON HO gli occhi a cuoricino, E FRANK PER MORGANA aiuta Peter a uscire dal lenzuolo prima che muoia. E tanto per la cronaca NON C’ E’ nessun Merlino in mutande fuori dalla nostra finestra, dovevo solo riuscire a svegliarvi. E ora, se permettete, occupo io il dannato bagno, e che nessuno si rimetta a letto!”
Detto questo un Remus molto frustrato sbattè la porta del bagno, Peter riscoprì la piacevolezza dell’ossigeno nei polmoni mentre Frank guardava Sirius, che –in mutande- guardava James, che seduto sul letto, con lo sguardo fisso se ne uscì con “Quindi niente Merlino?”
 
Dopo svariate altre disavventure mattutine, tra cui la sparizione della cravatta di Peter, il problema dei capelli combattivi di James, il desiderio di Sirius di uscire in mutande
“in mutande Sirius Black? Te lo puoi scordare!”
“Morgana Remus!”
Frank incastrato sul gradino difettoso al secondo piano, la ricomparsa della cravatta di Peter all’interno del suo succo di zucca a colazione
“Porco Salazar”
la sfiorata rissa con un primino di Serpeverde nell’atrio e la corsa folle per le scale dopo aver letto al contrario l’orario ed essere dunque finiti nell’aula sbagliata, i Malandrini più Frank si accasciarono sulle sedie dell’ultima fila nell’aula di trasfigurazione.
9 e 14 minuti.
“Sia benedetta  Tosca, la Minnie non è ancora arrivata” inizia Sirius
“abbiamo avuto un grandissimo cu-“
“io non mi azzarderei fossi in lei signor Potter.” avvisò una voce piuttosto irritata dal davanti dell’aula.
Voce piuttosto irritata che il suddetto Potter riconobbe come proprietà della Mc Granitt, che, dovesse baciare Salazar se se l’era sognato, cinque secondi fa era un graziosissimo gatto.
“Vorrei fare presente a lei e ai suoi amici che durante le mie lezioni non è tollerato nessun ritardo, nessun ingresso scomposto e frettoloso, nessuna irregolarità nell’abbigliamento, si, dico a lei signor Minus, veda di procurarsi una cravatta, e nessuna volgarità gratuita, sono stata chiara?” disse, squadrando intensamente tutti e cinque i ragazzi.
“e cinque punti in meno a Grifondoro” aggiunse prima che potessero ribattere, dando loro le spalle, marciando verso la cattedra.
La ragazzina dai capelli rossi piena di lentiggini che James aveva visto allo smistamento si girò verso di loro, e gli lanciò uno sguardo di profondo rimprovero.
“Merlino, Morgana e la bacchetta di Sambuco. Abbiamo dato il meglio di noi stamattina”commentò Sirius
Dopo aver ricambiato lo sguardo omicida della ragazzina –che James sospettava lo amasse segretamente- con un occhiolino malandrino, James si girò verso l’amico per rispondere “ed è solo l’inzio fratello, è solo l’inizio.”
 
Quel giorno, Remus Jhon Lupin, capì un paio di cose: che ogni santissimo giorno avrebbe dovuto inventarsi modi nuovi, brutali e probabilmente degradanti per svegliare i suoi fottuti compagni di stanza; che si sarebbe dovuto rassegnare ad ricevere molte, molte punizioni, discorsetti e sottrazioni di punti alla casa; che avrebbe dovuto fare i conti con innumerevoli idiozie mattutine –per non parlare di quelle pomeridiane, serali, notturne..
Ma soprattutto che mai, mai più, avrebbe potuto sperare di arrivare puntuale a una qualche lezione. Mai più.
E sette anni dopo, un Remus Jhon Lupin un po’ più cresciuto e molto più rassegnato, avrebbe potuto confermargli tutto.
 
“amico, a proposito –saltò su Sirius due ore dopo mentre Lumacorno diceva qualcosa di sicuramente inutile sulle istruzioni di sicurezza per accendere un calderone- ma dove Morgana sei stato ieri notte?”



 
 
 
*stanza delle necessità*
 
Si, è tutto molto divertente.
Si, credo di aver ereditato la mia simpatia dai gemelli Weasley.
No, non c’è niente da ridere.
Ebbene, non so se qualcuno ha presente il sentimento che avrà provato il barone sanguinario ritrovandosi faccia a faccia con il fantasma della ragazza che aveva ingannato e ucciso e dovendole dire qualcosa –da fantastma a fantasma-
Ve lo dirò io: molto imbarazzo.
Si, ho iniziato a pubblicare questa Marauder Adventure e poi ho piantato tutto in asso. E’ stato un periodo piuttosto brutto della mia esistenza, la mia testa era tipo così: dcfvgbhjkjgdsfhsj e le cose che facevo erano tipo così: DFGHJHDVSDHJ
Poi avevo ricevuto un po’ di critiche sui due capitoli iniziali e così ho abbandonato tutto.
Ma come direbbe Morgana “DON’T LET THE MUGGLES GET YOU DOWN”sono viva, ho la mia fottutissima storia malandrina da raccontare, probabilmente non la leggerà quasi nessuno, ma la cosa non mi lascia neanche una cicatrice a forma di saetta \0/
Quindi, ora pubblicherò in maniera seria e continuativa. Bhe, garantisco solo per il “continuativa”.
Non oso nemmeno chiedere recensioni, ma in ogni caso le apprezzerei c:
 
Bene, fatto il misfatto, alla prossima.
Stay Marauder \0/

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Capitolo 4
*** abbiamo un piccolo problema peloso. ***


 
*stanza delle necessità*
Non solo alle scale piace cambiare, ma anche alla stanza delle necessità a quanto pare.
Sto mettendo il mio angoletto in cima perché devo dire un paio di cose che è bene sapere prima di leggere il capitolo:
* questa storia racconta tutti gli eventi più importanti dell’amicizia Malandrina, ERGO attraversa sette anni, ERGO i capitoli non scorrono giorno dopo giorno in modo lineare ma balzano qua e là nel tempo (ve lo giuro, con un ordine sensato), ERGO niente, credo sia chiaro, questo non è il 3 settembre 1970.

** questo capitolo è un po’più lungo, lo so, ma non volevo spezzare l’evento, quindi la mia regola da ora in poi sarà che io scrivo nella lunghezza necessaria per raccontare il fatto, e lungo o corto che sia il capitolo così resterà LOL-
*** giuro è l’ultimo punto: è importante guardare gli orari che dividono le varie parti del capitolo per capirlo, perché non sono in ordine temporale, ma anche qui c’è un senso.

 
Basta ho finito, oggi ho messo due capitoli perché ne ho troppo scritti e non pubblicati,
tutti i malandrini recensori sono davvero davvero ben accetti,
 
Bene, fatto il misfatto, alla prossima.
Stay Marauder \0/




 
 
17 Novembre 1971 – ore 23 e 56 minuti, sala comune di Grifondoro.

“Quindi è questo che stavi facendo quando te ne sei andato dal dormitorio, la prima notte del primo anno!”
“Come cavolo fai a ricordartelo Sir? Comunque si, Silente doveva spiegarmi come-“
“Mitico. Mitico. È semplicemente mitico. Rem, amico, è davvero mitico.”
James Potter stava esprimendo questo difficile e poetico concetto, seduto a gambe tese sul pavimento della sala comune, un venerdì sera di metà Novembre del suo secondo anno ad Hogwarts, la schiena appoggiata alle ginocchia di Sirius, la camicia stropicciata, i capelli più arruffati che mai –forse se smettesse di passarci sempre una mano in mezzo (commenterebbe Lily Evans)- e lo sguardo puntato su Remus.
Il suddetto Remus gli stava seduto di fronte, a gambe incrociate sul divanetto rosso, proprio accanto al fuoco, un piccolo sorriso, ancora incerto, sulle labbra, un grosso libro di Incantesimi abbandonato ai suoi piedi (e pensare che dopo cena si era seduto lì pensando di studiare un po’).
Di fianco a lui c’era accoccolato Peter, il suo sedere un po’ troppo protagonista per stare comodamente sullo sgabello che si era scelto, ma la cosa non sembrava turbarlo, visto che era da 3 ore e mezza che non si muoveva di lì.
 
E naturalmente in quell’angolo della sala comune, con il divanetto vicino al fuoco e i due pouff scarlatti appoggiati al muro –muro su cui, su una delle mattonelle lì dietro, faceva mostra di sè un’incisione che recitava “Malandrini dal 1970”, praticata con orgoglio da James il primo giorno del secondo anno- in quell’angolo della sala comune, 56 minuti dopo il coprifuoco, non potevano che esserci tutti e quattro i Malandrini al completo.
Infatti, seduto su uno dei pouff, un braccio legato al collo, un po’ di graffi su quella che lui stesso insiste a definire maledettamente attraente faccia, la cravatta allentata e James quasi in braccio, c’era Sirius Black.
“L’ho già detto che è davvero mitico?” concluse il suo discorso ispirato James Potter.


 
 Cinque ore e 56 minuti prima del discorso: 17 Novembre 1971 – ore 18, parco di Hogwarts
 
“Fratello, per quel sudicio di Salazar, sei un idiota!” urlò James dietro alla sua spalla in direzione di Sirius, tenendo fra le braccia quelle che molto ragionevolmente potevano essere una decina di Caccabombe.
“Fratello, per quella donna dai facili costumi di Tosca, pensa a scappare!” gli rispose Sirius, appena dietro di lui, entrambi correndo alla velocità di un ippogrifo inpazzito giù per la discesa del parco, lanciando occhiate frequenti al portone d’ingresso del castello.
“Perché cavolo hai dato un calcio a quel dannato gatto?” urla ancora James
“amico, lo sai che odio i gatti! E quella dannata creatura si dà il caso sia il più brutto, spelacchiato e infame gatto della storia di Hogwarts.”
“nonché – aggiunse James tirando Sirius per una manica e nascondendosi con lui dietro a un cespuglio- il dannatissimo gatto del custode, che ha quasi causato, grazie a te, la confisca di 13 meravigliose Caccabombe da parte del suo altrettanto dannato padrone. Porco Gazza.”
“almeno l’abbiamo sfangata” rispose Sirius “ e in ogni caso –continuò- tutto è stato sofferto e rischiato per una nobile causa: causare disagi puzzolenti alla sala comune di Serpeverde, dovere a cui personalmente mi sento chiamato.”
“amen fratello” aggiunse James con un sorriso.
Sirius stava già per rispondere ridendo quando Jem nominò Salazar in maniera poco fine accanto a lui, e fece appena in tempo a girarsi per vedere cosa stesse guardando James dietro le sue spalle, prima che un’enorme cosa marrone lo colpisse con la forza di un troll alla spalla sinistra, e un altro paio di volte in altre parti non ben definite del suo meraviglioso corpo. Poi, buio.
 

 
Tre ore e 56 minuti prima del discorso: 17 Novembre 1971 – ore 20, sala comune di Grifondoro
 
Remus Lupin sapeva che non era una cosa di cui gioire.
Remus Lupin sapeva che se James Potter e Sirius Black erano misteriosamente spariti da ore e avevano saltato la cena, stavano sicuramente combinando qualcosa di estremamente malndrino, e ciò era male.
Ma Remus Lupin sapeva anche che aveva cinquanta pagine di Incantesimi da studiare e che la presenza dei suoi due amici avrebbe sicuramente impedito la suddetta cosa.
Dunque, non è che aveva deciso di ignorare il problema “possibile malandrinata”, questo mai, ma semplicemente di rimandarlo un po’, per sedersi sul suo divanetto a studiare.
Non aveva fatto in tempo a leggere la prima riga delle istruzioni sul modo corretto di esercitare un incantesimo di appello, quando alzando lo sguardo gli sfuggì un “Per Merlino!”.
James Potter era appena entrato dal buco del ritratto sostenendo un decisamente malconcio Sirius Black, con un braccio decisamente rotto e un bel po’ di graffi.
“stai uno schifo Sir.”
“Grazie Rem, la tua incapacità di nascondere l’attrazione che provi nei miei confronti mi rincuora sempre”
“Si può sapere cosa diamine avete combinato oggi? E mi gioco il perizoma di Tosca che c’entrano qualcosa una cinquantina di Serpeverde puzzolenti a cena.” Attaccò Remus inquisitorio.
Sirius fece un sorriso allegro, prima di scoprire quanto la cosa gli facesse male alla faccia, mentre James si sbellicava seduto per terra.
“si, abbiamo organizzato un piccolo e innocente scherzetto Rem, una cosa da nulla, davvero-“ iniziò Sirius
“prima che il coglione qui decidesse di farsi uccidere da un albero” aggiunse James.
“la questione qui è un’altra: come diavolo è venuto in mente a quella sadica di Erbologia di piantare un dannato Platano Picchiatore, ripeto, Platano Picchiatore, nel mezzo del parco, per Godric?”
 
Mentre Peter avvicinava uno sgabello per seguire l’acceso dibattito tra James e Sirius sulle motivazioni che potevano spingere un qualsiasi insegnante a piantare una cosa potenzialmente mortale nel parco, le orecchie di Remus andarono momentaneamente fuori uso.
Ci aveva pensato tutta l’estate. Quei tre ragazzi erano i suoi amici. Con loro si era sentito accettato come mai lo era stato. Erano i suoi migliori amici. Erano i suoi fratelli Malandrini.
E lui non voleva più mentire loro. Nonostante sapesse che probabilmente non gli avrebbero più parlato, disgustati, terrorizzati, delusi.
Ora però sembrava essere l’occasione. Se non l’avesse fatto ora non avrebbe più avuto il coraggio. Grifondoro. Coraggio.
 
“io lo so perché hanno piantato il Platano Picchiatore. L’hanno piantato per me.” Disse allora Remus interrompendo la discussione.
“cosa cavolo-“ iniziò Sirius
“aspetta Sir, devo dirvi una cosa, e non vi biasimerò se poi non vorrete più essere miei amici o non vorrete più parlarmi o vorrete cambiare stanza o-“
“Parla e basta idiota” lo fermò James
“bene, lo dico e basta: io, hem, sono un Lupo Mannaro.”
Ci fu un attimo di silenzio tra tutti e quattro; Sirius e James fissavano Remus, Remus fissava le gocce di pioggia fuori dalla finestra, e Peter non guardava nessuno in particolare.
Poi Sirius scosse la testa e attaccò con un “Porca di una grandissima p-“
“Sir” riflesso incondizionato di Remus
“Priscilla Corvonero?” gli suggerì Peter.
“non ci provare, sta volta lo dico: puttana.” Finì Sirius.
“Sir!” di indignò Remus. Poi, notando che James non dava segni di gioia, e nemmeno di vita, all’uso di parolacce da parte di Sirius, lo chiamò preoccupato. “James?”
Ancora un attimo di silenzio.
“ragazzi, io ve lo dico –disse alla fine James alzando lo sguardo- qui abbiamo un piccolo problema peloso, e non sto parlando dei miei capelli.”
 
Sirius si fece una grassisissima risata, seguito a ruota dallo stesso James, e anche Peter sogghignava sul suo sgabello. Solo Remus era immobile, teso.
“Non capisco. Io vi ho appena detto che sono un mostro, che sono maledetto, mi ripugno da solo, e voi non state urlando, non state scappando, non mi state odiando. Perché?”
 
"Rem, sei un gran coglione. Ti pare il caso di torturarti e di mentirci solo perchè hai un piccolo problema peloso?" disse James
"amico, ha ragione, noi ti amiamo per quel fottuto lupastro che sei.” Aggiunse Sirius
“non so se avete capito. Qui non c’è nessun “piccolo problema peloso”, io sono un mostro. UN MOSTRO OK?” finì Remus quasi urlando, con le lacrime agli occhi.
James e Sirius si fecero seri.
“L’unica cosa che ti posso dire è che sei un coglione, perché non avresti dovuto tenercelo segreto. Siamo Malandrini, ci diciamo tutto.” Iniziò Sirius
“Come hai potuto pensare che per noi sarebbe cambiato qualcosa? Malandrini, fratelli per sempre, qualunque cosa accada Rem. -continuò James- e poi, noi sappiamo benissimo chi sei tu. E non sei un dannato mostro Remus, sei uno dei miei migliori amici, una delle persone più importanti della mia vita, e diamine, potresti essere anche un fottuto unicorno per quel che mi riguarda.”
“quindi non osare crocifiggerti Rem, per noi vai benissimo così. E basta con questa luna storta.” Aggiunse Sirius.
 
 
 
Appena concluso il discorso: 17 Novembre 1971 – ore 23 e 57 minuti, sala comune di Grifondoro.

“potresti smetterla di dire la parola mitico James?”
“scusa Rem, mi fai un discorso di tre ore e mezza su come tu sia diventato un fottuto lupastro, su come Silente in persona abbia architettato un genialissimo metodo per farti venire a Hogwarts comunque, su dove cavolo sparivi tutti i mesi e sul perché tornavi sempre conciato come un cavolo di elfo domestico morente, sul dannato Platano Picchiatore, sui tuoi incontri notturni con l’infermiera -tra parentesi, questa non me l’aspettavo da te, Poppy è mia e lo sai- e io non posso dire che è piuttosto mitico?”
“Morgana dammi la forza –disse Sirius- bene, possiamo passare oltre il grande discorso di James? direi che il mio povero corpo malato ne ha passate abbastanza per oggi, quindi ora andiamo nel nostro dannato dormitorio idioti.”
“e con questo Sirius vuole dire che vuole bene a tutti noi” commentò James alzandosi.
“ah, fanculo per Salazar, diamoci un cavolo di abbraccio di gruppo e facciamola finita” disse allora Sirius alzandosi. “ e negherò di averlo mai detto”.
Remus si avvicinò sorridendo.
 
 
I manadrini allora, dopo “non essersi dati un abbraccio” salirono le scale a chiocciola verso il loro dormitorio, Sirius con un braccio attorno alla spalla di James, Peter dietro di loro, e Remus in fondo, sorridendo, pensando alla fortuna di avere degli amici come i Malandrini.
“hei Rem” lo chiamò James salendo le scale.
“che c’è James?”
“Posso chiamarti LunaStorta?”
Fortuna per la maggior parte del tempo, si intende.

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Capitolo 5
*** Remus e i molteplici usi della cioccolata (e l'inizio delle grandi invenzioni per i compiti di divinazione) ***


*stanza delle necessità*
Buonsalve a tutti voi Malandrini,
si, eccomi giunta.
Perdonate il leggero ritardo ma ho avuto in piccolo inconveniente che riguarda un braccio rotto e l’impossibilità di scrivere sulla tastiera del computer.

I  rischi della vita malandrina.
Niente, questo capitolo è dedicato all’amicizia di Remus e Lily, che per me è sempre stata speciale, e che dunque a mio modestissimo parere rientra nei punti salienti della storia malndrina.
Prochissimo perizoma plissettato di Salazar. (è che non lo insulto molto in questo capitolo,e non nomino il suo intimo, quindi dovevo farlo)
Vorrei anche ringraziate tutti quelli che hanno recensito, vi amo infinitivamente, e chi sta seguendo questa piccola capra-storia.
A presterrimo
(un biscotto per chi recensisce)
Stay Marauder,

Lucions \0/
 
 
 
3 Settembre 1972 – Corridoio del terzo piano, ore 11:00

“Te lo sto giurando. Merlino solo sa cosa c’è lì dentro”
“Te lo dico io cosa c’è: nargilli nudi che danzano a ritmo delle sorelle stravagarie.”
“hai dimenticato ubriachi. Nargilli nudi e ubriachi.”
 
Remus Lupin  lo sa da tre anni a questa parte.
Non se ne stupisce più ormai.
Come potrebbe farlo vivendo tra i malandrini?
Remus Lupin sa che a Hogwarts capita di sentire e vedere molte cose insolite, solo che di norma le cose insolite escono dalla bocca di Sirius o di James, o dalle loro bacchette, o dai loro bauli, o dai loro calzini,o dai loro calderoni, o da-
Il punto è che Remus Lupin non si aspettava di sentirle uscire dalle bocche di Lily Evans e Marlene McKinnon, in fila davanti alla porta della classe di Antiche Rune.
Erano tutte e due Grifondoro del terzo anno,
Lily con due occhi verdissimi, una manciata di lentiggini sulle guance, una marea di capelli rossi che le sfioravano le spalle, sempre gentile e solare, un carattere energico, un’ottima studentessa.
 Marlene alta, dei boccoli neri fino a metà schiena, gli occhi grandi, la pelle chiara e il portamento nobile, un carattere forte, neo cacciatrice della squadra di Grifondoro.
La prima ben nota a Remus per l’ormai risaputo hobby di James di fare poco simpatici scherzi ai suoi danni e dell’altrettanto risaputo talento della Evans di urlargli dietro. La seconda gli era presente visti gli apprezzamenti di Sirius sul suo cu-
bhe, sulla sua persona.
 
 
“spero solo che vi abbiano risparmiato la visione delle loro nudità” disse allora Remus, piuttosto interessato.
“ma chi?” chiese Lily, girandosi perplessa verso di lui.
“i nargilli naturalmente. Non sono sicuro di voler sapere la risposta però.”
Lily allora gli sorrise “tu sei Remus, giusto? Remus Lupin”
“precisamente. E tu sei Lily Evans, e Marlene McKinnon.”
“in tutto il mio splendore. Tu non sei uno dei Malandrini?” disse Marlene con uno sguardo diffidente.
“già, la parte non degenere dei Malandrini, ci terrei a puntualizzare”
“santissima Morgana, dimmi che quei due idioti di Potter e Black non sono qui.” Disse allora Lily
“Morgana ti vuole bene, hanno scelto entrambi divinazione” rispose lui con un sorrisetto.
“i Malandrini si dividono? Oggi è un giorno storico” commentò Marlene
“piuttosto buffo, è la stessa cosa che mi ha detto Sirius a colazione prima di darmi un bacio in fronte”
“mentre Potter ti spruzzava del succo di zucca”
“mi benediceva”


3 Settembre 1972 – Sala Grande, ore 8.30
 
“James, mi passi un cucchiaino?”
“un cucchiaino? Tu vorresti da me un cucchiaino?” chiese James con voce incredula.
I Malandrini più Frank erano seduti al tavolo di Grifondoro, Sirius beveva il suo caffè, o divino e perfetto nettere stillato da Godric in persona, come lo chiamava lui; Frank mangiava pancakes, Peter lottava con dei cerali impazziti
“chi ha stregato il mio latte porco Salazar?”
e James si indignava sopra a un piatto di uova strapazzate, impedendo a Remus di mescolare il suo tè.
“non sapevo che fosse diventato pericoloso possedere cucchiaini” disse allora Remus
“vai a dirlo a Caroline Bulstrode, ho sentito che settimana scorsa si è seduta su un cucchiaio e le è fini-“
“Merlino Black, sto mangiano”
“scusa sommo Frank”
“io non ho nessunissima intenzione di passarti un cucchiaino, e non certo perché mi preoccupo del tuo sedere.”
Remus posò la tazza, sapeva che stava per iniziare una delle “crisi mattutine di James”
“tu ci hai abbandonati! Hai abbandonato i Malandrini. Non significa niente per te la nostra fratellanza, la nostra amicizia? Sei un ingrato voltafaccia LunaStorta!” disse James per metà in piedi, mezzo straiato sul tavolo per essere vicino alla faccia di Remus, i capelli arruffati per la mano che continuava a passarci.
“James, ho solo scelto di fare una materia diversa da voi per 3 ore alla settimana.” Commentò ragionevolmente il suddetto Remus.
“è il principio Lupin, il principio!” occhi fuori dalle orbite, la crisi stava peggiorando.
“fratello, calmati prima che ti rinchiudano al San Murgo –intervenne Sirius che aveva finito il caffè, tirando sulla panca James- anche se non hai tutti i torti”
“Sirius, non gli dare corda per Tosca!”
“Remus, stai dividendo il nostro cammino malandrino, e questo è male. E poi senza di te non abbiamo nessuno da cui copiare a divinazione, e questo è malissimo.”
“per l’initimo bisunto di Salazar, io-“
“io sto sempre mangiando”
“scusami Frank. Volevo dire, che se proprio vi serve per sentirvi meglio, giuro che farò uso del mio tempo ad Antiche Rune  per diffondere malandrinità dove voi non potete arrivare. Questo è solo un piano molto accurato per impiegare le nostre forze in più punti contemporaneamente, mi capite?”
“strategia Malandrina, mi piace il tuo punto di vista Lupin -disse allora James, più tranquillo- in questo caso sei perdonato e riammesso fra noi”
“bhe, in questo caso lupastro, sappi che oggi è un giorno storico, le strade dei malandrini si dividono così che si allarghi il raggio delle nostre malandrinate. Sei rivestito di un grande potere e di un grande onere Remus Jhon Lupin, vanne fiero e sentitene responsabile – disse Sirius in tono pomposo, e poi avvicinandosi con fare cospiratorio-
Ora, ricorda che l’insegnate di Rune ha paura degli insetti, è mezzo sordo e gli viene un tic nervoso quando cadono le bacchette. Vai e rendici fieri” poi si alzò e baciò in fronte Remus.
“io ti benedico nel nome di Godric, possa Gazza essere sempre lontano da te” aggiunse James spruzzandogli il suo succo di zucca con una mano.
“si si, Malandrino fino alla morte davanti a Merlino, adesso però nel nome di Morgana piantatela. James mi stai sporcando tutto, e Sirius non mi baciare in pubblico!”
“ah, dunque mi stai proponendo di andare in un luogo appartato e-“
“SIRIUS!”
“guarda che io e James non siamo gelosi” commentò Peter
“Peter, da te non me lo aspettavo” disse Remus prima di alzarsi e andare in sala comune a cambiarsi la camicia  (di nuovo, meglio non sapere cosa era successo la prima volta.)

 
3 Settembre 1972 – Aula di Antiche Rune, ore 12:00
 
“direi che è stato piuttosto interessante, questa materia già mi piace” esordì Lily alla fine della lezione, seduta in banco fra Remus e Marlene.
“è una sensazione del tutto nuova poter prendere appunti senza che qualcuno ti tiri per la manica, o lanci aereoplanini, o rovesci il tuo inchiostro, o disegni sui tuoi fogli..”
“ah, la dura vita del Malandrino.” commentò Marlene con una pacca sulla spalla di Remus.
“ Sei praticamente un santo Lupin, non so come tu li regga” disse Lily
“sono i miei amici, hanno un lato degenere certo, ma sono degli ottimi amici”
Occhiata incredula di Lily Evans.
“e io sono anche un Santo, chiaro”
Lily allora gli sorrise divertita, e disse “sai, sei piuttosto simpatico Jhon”
“non per niente sono il tuo compagno di banco” rispose lui
“fottutissimi nargilli in slip” disse elegantemente Marlene, a cui si era strappata la borsa con i libri
“ah, ecco. Ma che cos’era quella storia dei nargilli poco casti di prima?” chiese Remus
“nulla di che, cercavamo di indagare un paio di misteri della fisica, tra cui il contenuto delle ridenti testoline di quelle idiote che han fondato un fan club su Sirius Black.” rispose Lily, mentre entrambi raccoglievano i libri di Marlene dal pavimento.
“l’hai sentito dire? A parte che essendo amico di quel montato maschilista di Black, e del suo degno compagno Potter, te lo avranno ripetuto mille volte” aggiunse Marlene
“forse mi hanno accennato qualcosa” disse Remus

 
1 Settembre 1972 – Dormitorio dei Malandrini più Frank, ora decisamente tarda.
 
“basta parlare di cazzate, è il momento di elevare la conversazione a un livello più alto e interessante” disse Sirius alzandosi in piedi sul letto a baldacchino, uno spazzolino in mano fino a poco prima usato come arma impropria verso Peter, solo un paio di elegantissime mutande verdi con la faccia di Merlino a coprire le sue nudità.
“non credo tu sia nella posizione più giusta per richiedere serietà Sir” commentò Rem seduto sul tappeto, ai piedi del suo letto.
Il suddetto Remus diede poi un’occhiata agli altri abitanti del dormitorio: Peter aveva una barba di dentifricio e i polsi legati con delle stringhe di liquirizia di Mielandia, James coccolava –si, coccolava- la sua scopa, un paio di calzini sulle orecchie e gli occhiali storti su naso; Frank ascoltava dal bagno, mentre posava davanti allo specchio in accappatoio –qualcuno doveva fargli capire che doveva chiudere la porta per farsi la doccia, era inquietante-
e lui, sconsolato Remus Jhon Lupin, faceva l’unica cosa ragionevole da fare quando i suoi amici si mostravano in tutto il loro splendore. Mangiava cioccolata.
“come se uno qualunque di voi lo fosse” concluse poi.
“senti un po’ LunaStorta –attaccò James beccandosi una bruttissima occhiata, come ogni volta che usava quel nome- il fatto che tu stia passando la prima notte del tuo terzo anno ad Hogwarts in camera con un uomo barbuto, un modello in accappatoio, un coglione con un pessimo gusto per le mutande e un superfigo, ti impedisce di fare il superiore. E adesso vai con il tuo discorso ispirato Sir. E passami della cioccolata Rem”
“assolutamente si” disse Sir.
“assolutamente no.” disse prevedibilmente Rem.
“quello che volevo sottoporre alla vostra attenzione  – attaccò Sirius ignorando le proteste di James sul cioccolato-  è la recente nascita di un’egregia organizzazione al servizio del popolo di Hogwarts, che inneggia a tutto ciò che è buono e giusto, che io approvo su tutta la linea e di cui sono venuto a felice conoscenza questa mattina sul treno: il Sirius Black Fan Club.”
Sirius disse le ultime quattro parole come se fossero il settimo mistero di Merlino, e gonfiò il petto come un pavone.
“per non parlare del fatto che mi sembra di aver sentito dire che la presidentessa è Martha Ossas” aggiunse James con uno sguardo significativo al fratello.
“giusto. Quella grandissima fi-“
“Sirius!” immancabile Remus
“Quella grandissima figliola, ok? Credo proprio che dovrò andare a congratularmi personalmente con lei per le sue brillanti attività. E forse poi anche con il segretario, Amanda Perkins di Tassorosso.”
“Amanda Perkins? Amico, ti ho mai detto che sono sempre stato interessato alle scartoffie di segreteria?”
 “per non parlare delle gemelle Klint di Corvonero. Prevedo un’uscita doppia nel nostro prossimo futuro, amico.”
“sono tuo Sir”
“benedetta Morgana, siete un insulto vivente a qualunque ragazza con un cervello voi due.”
“ora non dire che preferisci le ragazze a noi Remus” disse Sirius con aria ferita
“sarebbero una compagnia culturalmente migliore di voi, senza dubbio”
“per quel che mi riguarda potete fare quello che volete voi due, basta che Sirius non lasci iscrivere la mia bellissima futura moglie al suo fan club” disse Frank spuntando dal bagno, questa volta con il pigiama addosso.
“e con questo Frank intende Alice praticamente ignara dell’esistenza di Paciock Prewett.” Puntualizzò James
“è solo questione di tempo amico, solo questione di tempo.”
“contaci Frank! Ma nel caso preferisse il bello e dannato, potrei sussurrarle a fior di labbra il tuo nom-“
Sirius non finì mai la frase, colpito da un cuscino levitante. Frank con la bacchetta in mano era un dettaglio insignificante.
“è la punizione di Morgana per aver inneggiato a un Fan Club sulla tua persona” commento Remus serio.
James inizò a ridere dell’amico, e gli altri si unirono a lui, anche Sirius, dopo essere risorto dal profondo del materasso dove era finito.
“continuate pure a scherzare tutti quanti, ma a me oggi han chiesto se volevo iscrivermi” disse poi Peter.
Ci fu un attimo di silenzio.
poi tutti ripresero a ridere ancora più forte, Sirius cadde dal letto e abbracciò James, che si stava asciugando le lacrime dagli occhi, Frank si teneva lo stomaco ed era appoggiato al muro per non cadere, e anche Remus rideva, cercando di infilarci in mezzo un “mi dispiace Peter” non molto convincente.
 
 
3 Settembre 1972 – corridoio del terzo piano, ore 13:00
 
“credo che a questo punto fonderò anche io un Fan Club” annunciò Lily.
Ormai erano tutti e tre seduti in corridoio, la schiena appoggiata al muro, chiacchierando.
Marlene guardò l’amica in maniera piuttosto spaventosa, secondo l’umile pensiero di Remus, e si tranquillizzò quando Lily proseguì “persone con un cervello Fan Club”
“io mi affilio” disse Remus
“per un attimo ho pensato che stessi per proporre il James Potter Fan Club” disse Lenè
“Godric me ne scampi, assolutamente, categoricamente no”
“guarda che in realtà Jam non è poi così-“
“non ci provare neanche Remus”
“per Lily è guerra. Certo, dopo quella storia dei capelli viola e le gomme bolle bollenti sul cuscino vorrei ben vedere come- bhe, lasciamo stare questi felici pensieri, io vado a mollare le mie cose in dormitorio e a provvedere alla mia libagione” detto questo Marlene si alzò e girò l’angolo verso al torre.
“davvero vuoi affiliarti al mio Club Jhon?” disse allora Lily
“certo. Il fatto che io sia un maschio e un Malandrino non esclude il fatto che possega un cervello e che di tanto in tanto lo usi”
“mi piaci Remus Lupin, se non girassi con gente come Potter e Black potremmo anche diventare amici”
“vedo il problema. Ma sai, ho un segreto molto convincente che fa sorvolare a  tutte le persone intelligenti il dettaglio della mia compagnia abituale.”
“stupiscimi Jhon”
“fondo inesauribile di cioccolata.”
“credo sarà bello essere amici.”
“credo sarà bello avere un amica con un cervello funzionante.”
 
Quattro anni, molti sorrisi, molte lacrime, qualche segreto, tanti dubbi e confessioni dopo, Remus Lupin e Lily Evans avrebbero ricordato quel giorno del loro terzo anno, in cui erano diventati amici mangiando cioccolata seduti nel corridoio del terzo piano,
quando Remus aveva scoperto che poteva essere un buon amico anche per qualcuno che non era un Malandrino,
e quando Lily aveva scoperto che poteva essere una buona amica per qualcuno che lo era.
 
 
 

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Capitolo 6
*** giorni piuttosto faticosi per il Persone con un cervello Club. ***


*Stanza delle necessità*
Non oso nemmeno scusarmi, perché probabilmente le poche persone che ancora degnano questa storia della loro attenzione manderebbero alla carica un branco di schiopodi sparacoda affamati.
Sono settanta milioni di anni che non aggiorno questa storia; ho iniziato l’ultimo anno e ho bisogno di inventare almeno altri tre giorni nella settimana per fare tutto, ma essenzialmente sono una capra e non trovo il tempo di scrivere.
MA ORA SONO VIVA, e spero di riuscire ad esserlo più spesso.
Parlando di cose interessanti: spero che il capitolo vi sdjgfadjhfadj (?) e sappiate che dalla regia mi fanno sapere che il prossimo capitolo sarà la diretta continuazione di questo.
Grazie a chi ha ancora la tempra morale di seguirmi, e a chi legge, e a chi recensisce.
Vi ameggio,
Stay Marauder \0/
Lucions
 
 
26 ottobre 1972 ore 6:00 - dormitorio dei Malandrini più Frank.


“IN NOME DI QUEL FOTTUTO VERME  DI SALAZAR, DEL PERIZOMA GLITTERATO DI TOSCA E DELL’IPPOGRIFO TATUATO SUL PETTO DI GODRIC, ALZATEVI IMMEDIATAMENTE.”
 
Ormai tutti lo sanno. I Grifondoro per esperienza, il resto della scuola per sentito dire.
Nella torre rossa e oro, molti hanno iniziato a gettare incantesimi insonorizzanti sul loro letto a baldacchino, alcuni, prendendo come base operativa il bagno delle ragazze del sesto piano, hanno cercato di organizzare un attentato, qualcuno è addirittura andato da Silente, con una disperata raccolta di firme, un paio di fortunati riescono tutt’ora a ignorare la cosa, ma non c’è un solo studente Grifondoro che non lo sappia.
Tutti lo sanno, e nessuno si scompone più: la mattina dal dormitorio maschile del terzo anno, provengono le urla, i suoni, le affermazioni più disparate e sconvenienti, il tutto ad un volume altissimo.
E questo succede ogni mattina. Ecco perché nessuno si stupisce più.
Così, quella mattina, era piuttosto bizzarro vedereuno studente sorpreso dell’opinabile modalità di sveglia del dormitorio malandrino, implicante perizomi, ippogrifi mascolini e l’immancabile fottuto Salazar; ed era ancora più bizzarro scoprire che quello studente  era  Remus Lupin.
Vivendo nel suddetto dormitorio, avrebbe dovuto essere più che abituato a questo tipo di scenette mattutine direte voi, e questo è poco ma sicuro. Quello però a cui Remus non era per niente pronto era vederle attuare da qualcuno che non fosse lui.
Ogni mattina si distruggeva le corde vocali, il cervello e la dignità per escogitare una nuova maniera di svegliare quegli idioti dei suoi amici, perennemente avvinghiati a Morfeo, e quasi sempre l’opera implicava urletti struduli, acqua gelata, tranelli, cose che bruciano, esplodono, colpiscono, strappano, picchiano e volano (oltre al perenne e fastidioso soprannome di “mamma Remus”).
Quella mattina era stato perciò uno shock sentire un urlo degradante volto a svegliare il dormitorio non provenire dalle sue labbra.
E chiaramente non era stato uno shock solo per lui; mentre Remus guardava fisso davanti a sé, la mano pallida che scostava la tenda del baldacchino, Peter lottava, per atro senza risultati, con il lenzuolo che cercava di ucciderlo, Frank si massaggiava la testa che aveva colpito dolorosamente il muro e insultava a bassa voce Morgana, farneticando qualcosa sulle sue notti a luci rosse e James, steso per terra di fianco al suo letto guardava la figura sfuocata di Sirius, con addosso un paio mutande blu con piccoli draghi sputa fuoco, in piedi davanti alla porta, che faceva respiri profondi per riprendersi dopo l’urlo.
Mentre Remus cercava ancora di realizzare come fosse possibile una cosa del genere, James diede voce alla domanda di tutti (a eccezione di Peter, che cerva solo di non morire):
“Fratello, sai che per me è sempre un piacere sentire insulti rivolti a Salazar urlati senza ritegno, ma cosa diavolo ci fai sveglio?”
“Godric Jem, è mattina, cosa ci fa la gente sveglia la mattina?” gli rispose lui.
“ma tu non sei la gente Sirius, tu sei Sirius.”
“grazie per la brillante puntualizzazione grande Frank, sempre indispensabile.” Disse Sirius guardandolo.
“sai cosa voglio dire, dammi tregua dannazione, sono le sei del mattino.”
“SONO LE SEI DEL MATTINO?” urlò allora James saltando in piedi, nel suo imbarazzante pigiama dei Tornados. “Fratello io ti disconosco, è un’ora prima di quando solitamente inizia a urlare Lunastorta.”
“Potter, smettila di chiamarmi così.”
“scusa Lunastorta.”
“fottiti James.”
“si si, come ti pare. Concentriamoci sulle questioni importanti: come punire Sirius per la sua eresia.” Disse James con sguardo bellicoso.
“humpff sh-ragazzi, se voleste- darmi una cavolo di-“
“prima forse eviterei che il buon Peter morisse tragicamente strozzato dal lenzuolo.” intervenne tranquillamente Sirius, indicando Minus che si contorceva ancora nel letto.
Frank a quel punto tirò con uno strattone il lenzuolo di Minus, dandogli la possibilità di respirare di nuovo e facendolo rotolare sul ben solido e duro pavimento.
“grazie Frank, ti devo la vita.” disse Peter ansimando e massaggiandosi la schiena.
“dovere amico.” Rispose Frank con un sorrisetto.
“ad ogni modo, riportando l’attenzione sull’unica persona degna di nota qui dentro, ovvero me- attaccò Sirius- Il motivo, signori miei, per il quale mi sono visto costretto a  darvi una dimostrazione della mia resistenza polmonare, resistenza che per altro ho già dimostrato ampiamente in altri campi e che mezza popolazione femminile di Hogwarts potrà confermarvi-“
“piantala idiota, il tuo ego smisurato sta invadendo il mio spazio vitale” gli rispose Remus sbuffando.
“non devi essere geloso Rem, sai che il mio cuore e il mio corpo ti sono devoti da sempre.”
“Morgana Black, io mi sono appena svegliato, risparmiami queste immagini.” commentò Frank
“questa affermazione non può che rinsaldare la mia eterossessualità Sir.” gli rispose Remus.
“non puoi mentire a te stesso per sempre Rem.” disse Sirius pronto a dibattere.
“porco Salazar, possiamo lasciar perdere l’ovvia omosessualità di Rem-
“JAMES!” disse Remus indignato.
“ -e concentrarci su cosa diavolo ha portato Sir a frantumarci le p-“
“JAMES!” ancora Remus ovviamente.
“le pluffe mamma Remus, le pluffe.” Disse allora James annoiato.
“frantumarti le pluffe un paio di platani picchiatori: le tue pluffe saltelleranno di gioia e mi osanneranno dopo aver sentito questa notizia.”
“sono tutto orecchi Sir”
“Fratello, malandrini qui presenti, Frank ilpiùsolido Paciock, vi annuncio in esclusiva, vista la mia accidentale presenza fuori dall’ufficio della Minnie che mi ha permesso di origliare questa informazione, che questo sabato, per halloween, si terrà la prima uscita a Hogsmeade dell’anno.” disse trionfalmente Sirius.
“io ti amo fratello.” intervenne allora James, saltando in piedi sul letto e iniziando ad applaudire lentamente.
 “mi sfugge il motivo per cui dovrei osannarti dopo questa notizia Sir. E James, si può sapere in nome di Morgana perché stai applaudendo?” chiese Remus spazientito.
“Remus. Povero piccolo e ingenuo Remus, tu non capisci -gli disse il suddetto James battendogli una mano sulla spalla con fare consolatorio- questa è la prima uscita a Hogsmeade della notra vita; il che significa dolciumi, Zonko e soprattutto ragazze. La nostra reputazione di belli e dannati, bhe quella mia e di Sirius in questo caso, arriva a una tappa decisiva. Dobbiamo aggiudicarci le ragazze più belle, assicurarci che il nostro fan club sappia esattamente dove andremo e con chi, così da poter far gossip, e dobbiamo essere meravigliosi –non che normalmente non lo siamo- per soddisfare i sospiri svenevoli delle fanciulle che oggi non ci toglieranno gli occhi di dosso, sperando di essere invitate.” concluse fiero di sè James.
“ergo, sapere questa notizia in anticipo è essenziale, perché come vedi abbiamo un sacco di lavoro, e se voi poveri ingenui vi foste svegliati alle 7:00, l’avviso sarebbe già stato affisso sulla bacheca, e non avremmo avuto minimamente il tempo necessario a prepararci.” completò Sirius soddisfatto.
“Parole sante fratello. Tira fuori la lista intanto.” gli disse James
“che lista?” chiese Peter
“che lista, chiede l’amico Minus! LA lista, la lista con la L maiuscola amico.”
“la lista delle ragazze degne di nota” spiegò Sir scavando nel suo baule, alla ricerca del foglio in questione.
“e con degne di nota intendi..?”
“belle, sexy, fi-“
“SIRIUS”
“fiabesche volevo dire Rem. Che brutte parole stavi pensando, pervertito?”
“e poi dice di noi” aggiunse James
“lista di ragazze, aggiudicarsi le più belle, gossip dei fan club, sospiri svenevoli: voi due siete un insulto vivente all’intelligenza femminile e sento che se resto un secondo di più qui dentro muoio soffocato dal vostro egocentrismo. -disse allora Remus alzandosi e avviandosi alla porta- 
E non consumate tutto lo specchio del bagno mentre sono via.” concluse prima di uscire.
“IL BAGNO” urlarono insieme James e Sirius guardandosi.
“IL BAGNO È MIO” dissero entrambi correndo verso la porta  e ingaggiando una lotta forsennata per entrare per primi, picchiandosi, come al solito.
“dovremmo fare qualcosa forse” disse Peter a Frank, guardandoli preoccupato.
Ma Frank fissava il muro, all’incirca da quando Sirius aveva nominato Hogsmeade, e per quel che lo riguardava potevano anche spezzarsi il collo quei due, lui aveva problemi più seri.
“che si fottano quei due, Minus mancano cinque giorni al 31, e lei nemmeno sa che esisto.”
Ovviamente Frank parlava di Alice Prewett, la bella ed esuberante Grifondoro del terzo anno, che era a dir poco un’ossessione per lui.
Peter sbuffò, guardò Frank ancora seduto a gambe incrociate con lo sguardo vuoto, scrollò le spalle e iniziò a vestirsi.
Alla fine James e Sirius si picchiavano sempre e non erano ancora morti, e Frank, per ora, non poteva farsi del male da solo. Avrebbe lasciato sbrigare la questione a Remus.
 
Remus scese le scale del dormitorio scuotendo la testa sconvolto, i rumori della zuffa tra quei due idioti che ancora lo seguivano.
Arrivò in sala comune, e fece per sedersi sulla sua poltroncina, quando vide Lily Evans che leggeva vicino al camino, la divisa già addosso e i capelli, raccolti in una treccia, che sembravano più rossi del solito, brillando delle fiamme del fuoco.
“Buongiorno Lily” disse lui sedendosi accanto a lei.
“buongiorno Jhon –rispose lei sorridendogli- come mai così mattiniero?”
“potrei farti la stessa domanda” osservò Remus
“bhe, non so come, ma Lenè è venuta a sapere che oggi affiggeranno l’avviso per l’uscita a Hogsmeade di sabato, e si è scatenata una crisi “trucco e parrucco” nel dormitorio, e sono fuggita. Sai, cose da femmine, non puoi capire. E tu?”
“Sirius è venuto a sapere che oggi affiggeranno l’avviso per l’uscita a Hogsmeade di sabato, e si è scatenata una crisi “trucco e parrucco” nel dormitorio, e sono fuggito. Sai, cose da maschi, non puoi capire.”
Si guardarono e scoppiarono a ridere sonoramente, e nessuno dei due riusciva a smettere.
“credo Jhon –disse alla fine Lily recuperando lentamente il fiato, gli occhi lucidi per le troppe risate- che si possa stabilire che  questa sia la prima riunione del nostro Club”.
“persone con un cervello Club” ricordò Rem con un piccolo sorriso.
In quel momento un aereoplano di carta volò sulle ginocchia di Lily, che lo aprì, leggendo ad alta voce il messaggio che vi era scritto: “crisi totale: capelli sciolti o legati? Ho bisogno di un consiglio, sali  IMMEDIATAMENTE. Alice”
“ Sai Lily- disse Remus sogghignando- ho come la sensazione che per te i prossimi giorni saranno piuttosto faticosi.”
Lily non aveva fatto in tempo ad aprire bocca per insultarlo, che un urlo arrivò dalla cima delle scale.
“MAMMAAA VIENI SUBITO QUIII”
“questa non è la voce di Potter? Non ce l’avrà mica con-“
“si –rispose sconsolato Remus alzandosi- ce l’ha precisamente con me.”
Lily rise ancora una volta e, prima che lui risalisse le scale, gli disse “sai Jhon, ho come la sensazione che per te i prossimi giorni saranno piuttosto faticosi.”
Remus sorrise.
“Touchè.” 

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Capitolo 7
*** I Malandrini & Hogsmeade: una storia d'amore complicata (e a tratti degradante per Remus) ***


~~*Stanza delle necessità*
Si, esisto ancora.
Avevo abbandonato l’idea di scrivere questa FanFiction, ma per un motivo o per l’altro ogni tanto mi tornava in mente e mi veniva la voglia irrefrenabile di riprendere a scriverla. Poi, per un motivo o per l’altro, non lo facevo mai.
ora eccomi qui. Ho deciso che ho voglia mi meno “se” e meno “ma” e di un po’ più “nonostante”, quindi ho ripreso questa storia per non abbandonarla più.
Sarò molto più assidua nel pubblicare, per recuperare il tempo perduto, e che io mi debba mangiare il perizoma di Salazar se dovessi sgarrare.
Grazie a tutti quelli che hanno lasciato delle recensioni così belle in questi mesi, e scusate se non ho risposto, ma oggi è la prima volta che riapro il profilo (tutto a piccoli passi).
Spero di potervi ancora far sorridere e ridere un po’ con la mia storia.
Sempre malandrina,
Lucions


31 ottobre 1972, ore 15:00, giorno dell’uscita a Hogsmeade

Remus Lupin era in biblioteca.
Ora, questa affermazione potrebbe suonare decisamente nella norma e senza alcun elemento scandalosamente inusuale, un po’ come dire che Sirius Black aveva un ego spropositato o che James Potter si stava scompigliando i capelli o che Peter Minus era in sala grande a infilare senza posa del cibo giù per la gola con le sue mani cicciottine.
Remus Lupin era in biblioteca, silente ha la miglior barba del mondo e l’intimo di Salazar è unto.
Ovvietà insomma.
Ma il piccolo dettaglio che rendeva la situazione del tutto fuori da ogni logica e ogni supposizione è che Remus Lupin era in biblioteca e stava dormendo.
No, non stava studiando da libri del quinto anno per erudizione personale, ne stava facendo gli occhi dolci alla bibliotecaria per accedere al reparto proibito (cosa per cui Sirius aveva deciso che a Remus piacessero le “donne molto mature” e aveva ben pensato di farlo sapere alla Minnie giusto perché “magari è interessata all’offerta professoressa”) e neppure stava scrivendo il tema di pozioni in quattro copie, perché quegli animali dei suoi amici non erano in grado di farlo da soli.
No, Remus Lupin dormiva pacifico con la testa appoggiata su un grosso tomo di rune antiche, seduto al suo tavolino preferito, tra lo scaffale sei e sette, vicino alla vetrata che dava sul parco di Hogwarts, attraverso cui l’ultimo sole di ottobre accarezzava il suo viso segnato da occhiaie profonde.

Emmeline Vance stava giusto riflettendo su quanto fosse buffo vedere Remus così addormentato e indifeso e si soffermò un attimo (d’accordo, magari un po’ più di un attimo) sui tratti del suo viso e sui suoi capelli biondo cenere, che sembravano così soffici. Li avrebbe volentieri accarezzati, in effetti, quei capelli. Per non parlare di quanto volentieri avrebbe accarezzato tutto il resto.
L’ironia di Morgana volle che esattamente mentre la nostra dolce e casta fanciulla delineava questo pensiero, Remus aprì gli occhi e vide una piuttosto persa e decisamente imbarazzata  Emmeline Vance in piedi davanti a lui, fissandolo.
“Ciao Emmeline, tutto bene?” chiese Remus perplesso e assonnato.
“oh, eh, cosa? Ah, si io, fantasticamente! cercavo solo il mio coso, sai devo assolutamente cosarlo per poter, sai no.. bhe tu tutto bene?” rispose lei tutto d’un fiato.
Sarà perché si era appena svegliato, ma Remus non aveva capito un gran che.
“hem certo, il coso, si si. Io bene comunque, sono solo passato un momento di qui prima di andare a colazione.”
Emmeline pensò che, d’accordo, lei non era sembrata esattamente normodotata con la sua ultima affermazione, ma anche Remus non poteva certo vantare grande presenza di spirito.
“Colazione Remus? Sono le tre di pomeriggio.”
“SONO LE CHE COSA? Che Tosca mi abbia in gloria, non ci posso credere, è fottutamente tardi.” Disse allora un Remus decisamente più sveglio e con gli occhi leggermente stralunati.
“avevi, hem, un appuntamento?” chiese allora Emmeline diventando leggermente rossa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“un che? No no, è solo che se quei tre non si sono scannati tra di loro (cosa che tra l’altro dubito) scanneranno sicuramente me stasera perché li ho abbandonati.”
“I malandrini?” disse lei allora appoggiando la borsa a terra e sedendosi al tavolino con Remus, con un mezzo sorriso già sulle labbra.
“i due quarti degereri dei malandri più quel benedetto ragazzo di Frank.”
“oh si, erano un po’ agitati per Hogsmeade vero?”
“UN PO’ AGITATI? No dico Vance, hai presente cosa hanno dovuto sopportare le mie povere orecchie, la mia intelligenza e la mia dignità in questi giorni?”

28 ottobre 1972, ore 8:00, sala grande.

“continuo a non capire il tuo punto di vista Lunastorta.” osservò James Potter mentre mescolava il suo amato caffelatte con la cravatta di Grifondoro legata per qualche strano motivo al polso che ciondolava pericolosamente sopra la tazza.
“concordo fratello. Cerca di spiegarti lupacchiotto” aggiunse Sirius
“il mio punto di vista- disse Remus fulminando i due con lo sguardo- è semplicemente troppo ragionevole perché voi possiate comprenderlo. Una lista delle ragazze più fighe della scuola -e questo termine è una citazione di Sir ci terrei a sottolineare”
“Io? Mai detta una cosa così volgare!”
“certo Sir. Comunque, una lista del genere è una cosa decisamente maschilista, sicuramente offensiva e molto superficiale e voi due fareste bene a-”
“hai bisogno di qualcosa tesoro?” Chiese James a una ragazza che li stava fissando, in piedi accanto al tavolo, ridacchiando insieme alle sue amiche.
“io, cioè noi, in effetti, ecco, vorremmo sapere in che posizione siamo sulla lista.” Disse tutto d’un fiato la ragazza, una corvonero molto carina del quarto anno.
Remus alzò gli occhi al cielo e si sbattè una mano sulla fronte in un misto tra incredulità e rassegnazione.
“bhe, dolcezza, puoi stare certa che se abbassassi gli occhi sotto di te leggeresti un gran numero di nomi, non so se mi spiego” intervenne Sirius con quella sua noncurante eleganza.
Le ragazze naturalmente iniziarono a ridacchiare più forte.
“allora, bhe, ci vediamo in questi giorni” disse la fanciulla in un tono un po’ più sicuro e vagamente malizioso.
“ne puoi star certa” disse James.
Appena se ne furono andate, continuò “stavi dicendo Remus?”
“io vorrei dire che la cara Melanie Heartbow ha decisamente un culo che parla” osservò Sirius allungando la testa nel corridoio fra le due tavolate, seguendo con lo sguardo le ragazze.
“SIRIUS”
“e mi pare che anche tutto il resto comunichi abbastanza bene”
“JAMES”
“dovrò ricordarmi di andare a comunicarle non verbalmente un paio di cosette anche io più tardi” disse il primo che ancora guardava ammirato il “culo che parla” uscire dal portone della sala grande.
“non posso che benedire la tua scelta, è veramente una gran fi-“
“RAGAZZI, PER MERLINO”
“una gran figliola di Priscilla corvonero, Rem. Ti pare il caso di urlare?”
“così ci imbarazzi”
“si, cresci un po’ ”
“IO VI IMBARAZZO? IO DOVREI CRESCERE? JAMES CHARLUS POTTER E SIRIUS ORION BLACK, ADESSO TACETE E RIFLETTETE SULLE VOSTRE AZIONI. FILARE” disse Remus con un urletto isterico, alzandosi di scatto e indicando il portone agli altri due.
“si mamma” risposero James e Sirius in coro, ridacchiando sommessamente, prima di ricevere uno scappellotto sul coppino da mamma Remus.

Mentre i due sopracitati figli idioti di Remus uscivano dalla sala grande, un’ignara e affamata fanciulla dai capelli rossi stava giusto per entrarci, mentre discuteva animatamente con Marlene su quale fosse il miglior tipo di marmellata da spalmare sui pancakes.
“Ti dico che quella all’arancia è insuperabile Lils”
“Lenè per carità non prendiamoci in giro. Quella di mirtilli è su tutto un altro livello.”
“Mirtilli? Vuoi scherzare? Così diventano troppo dolci!”
“Tu hai bisogno di un po’ più di zucchero nella tua vita, dammi retta Lenè.”
“lo vedi che non lo dico solo io che sei troppo acida?” disse una voce dal fondo della rampa di scale.
“Merlino, cosa ti ho fatto per meritarmi questo? E per di più alle otto di mattina” sussurrò Marlene sentendo la voce e riconoscendone disgraziatamente il proprietario.
“Buongiorno anche a te McKinnon, è sempre un piacere vederti!”
“almeno per qualcuno è un piacere Black. “
“oh non fare la sostenuta, solo perché siamo a Hogwarts non devi comportarti in modo diverso con me”
“voi due vi, hem, conoscete in altri contesti?” chiese Lily indecisa se essere preoccupata o disgustata (o anche irritata, visti gli sguardi decisamente impertinenti di Potter lì di fianco).
“inutili eventi mondani da ottusi purosangue” rispose scocciata Marlene
“sottoscrivo la parte degli ottusi purosangue, ma mi permetto di dissentire sull’inutilità. Devi sapere cara Evans che la tua amica qui presente possiede certi vestiti da sera attillati che puoi quasi intravedere quello che-“
“Quello che il caro Black non sfiora neanche nei suoi sogni più arditi.”
“di questo non sarei così sicuro raggio di sole”
“Raggio di- SCUSA VUOI RIPETERE?”
“non ha ancora bevuto il caffè Black, io non mi azzarderei” lo informò molto significativamente Lily
“era solo un dolce nomignolo tesoro”
“per te sono solo ed esclusivamente McKinnon Black”
“arriverà il giorno in cui mi implorerai di chiamarti per nome”
“si certo, quel giorno andrò anche a prostrarmi davanti alla statua di Salazar e a coccolare unicorni insieme alla cara Bellatrix”
“agghiacciante McKinnon. Evocare quest’immagine di Bellatrix  a un uomo che ha appena finito la colazione è pura crudeltà. Vado a vomitare.”
“e io vado a bere il caffè, prima di cruciare qualcuno.”
Nel giro di tre secondi Sirius e Marlene erano spariti, una giù per gli ultimi gradini verso l’oro distillato da Merlino in persona –la caffeina- e l’altro su verso la torre di Grifondoro, sorridendo a un paio di svenevoli fanciulle lungo la strada.
“Bene, a questo punto, augurandoti una pessima giornata, mi incamminerei verso-“ esordì Lily con tutta l’intenzione di non stare un secondo da sola con Potter.
“Dove te ne vai così in fretta Lils?” disse James maliziosamente prendendola per un braccio.
Lei, con uno sguardo che per un osservatore meno cieco e sicuramente più curante della propria salute rispetto a James avrebbe definito omicida, fissò la mano di lui che teneva il suo gomito e scandì molto lentamente “Potter. Io lascerei immediatamente la presa se fossi in te.”
“io invece, essendo in me, non la lascerei per nulla al mondo, pensa un po’!”
“Potter, io ti sto avvisando”
“sai che sei ancora più bella quando ti arrabbi?” rispose lui, incurante dell’evidente pericolo.
Intanto una piccola folla di studenti ben sazi di brioches, pancakes, beagles e dolciumi vari del sabato mattina si era fermata in fondo alle scale, pronta ad assistere a un’altra epica scena tra Potter e Evans.
“Okay, io te l’avevo detto però” disse allora Lily sfoderando la bacchetta e puntandola al petto di James.
“Okay okay, ti lascio” disse allora lui, alzando le mani in segno di resa. Lily aveva appena rimesso via la bacchetta soddisfatta, quando la successiva frase di James le fece rialzare la testa di scatto.
“Ora però devi uscire con me.”
In rapida successione: lo sguardo di Lily si assottigliò sempre di più, gli studenti di Tassorosso, Corvonero e Serpeverde ringraziarono animatamente Morgana che la scenata non fosse successa nella sala comune di Grifondoro, Remus si aggiunse al capannello di curiosi con sguardo lugubre e rassegnato e James Potter, James Potte sorrise sornione.
“Scusami Potter?”
“Hai sentito Lils, devi darmi qualcosa in cambio ora. Anche se tecnicamente è più un favore che faccio io a te, invitandoti”
Remus a questo punto si sbattè il libro di rune sulla fronte.
Lily rimase interdetta per un secondo. La quiete prima della tempesta, lo sapevano tutti. Tutti tranne James naturalmente, che era perfettamente sereno.
“DARTI QUALCOSA IN CAMBIO? UN FAVORE CHE FAI TU A ME? JAMES POTTER SEI IL PIU’ GRANDE PALLONE GONFIATO, MASCHILISTA, IPOCRITA E NARCISISTA CHE IO ABBIA MAI CONOSCIUTO. “
“Questo sarebbe un no?” chiese lui perplesso, mentre le guance di Lily diventavano rosse un po’ per lo sforzo di urlare e un po’ per la rabbia.
“CERTO CHE E’ UN NO. Piuttosto uscirei con la piovra gigante.”
“Quindi mi stai dicendo che non VUOI uscire con me?” chiese James sempre più incredulo.
“neanche tra un milione di anni.”
“è una sfida questa?” disse riprendendosi subito dal colpo subito.
“perché per te è tutta una sfida Potter vero? Solo perché non cado ai tuoi piedi sono interessante? Sei un essere detestabile.”
“Bene, vedremo se non uscirai con me prima di essere fuori da Hogwarts” le disse guardandola dritto negli occhi verdi, che fiammeggiavano.
“SIETE TUTTI TESTIMONI. IO ANDRO’ A HOGSMEADE CON LILY POTTER ” aggiunse poi girandosi con un gesto rapido verso gli studenti fermi nell’atrio, praticamente urlando.
“ci vediamo in giro Lils” le buttò lì con uno sguardo ammiccante prima di salire su per le scale, apparentemente nemmeno vagamente scalfito dal suo rifiuto.
“si certo, come no.” Ripose lei prima di puntare verso la sala grande. A qualche passo dal portone si rigirò, dopo aver realizzato qualcosa di importantissimo; guadò la schiena di James che era quasi in cima alla rampa e gli urlò dietro “E NON CHIAMARMI LILS, POTTER!”
Lui si rigirò sorridendo beato “Certo Lils”.
Remus al suo fianco ebbe come la spiacevole sensazione che avrebbe assistito a molte di quelle scene in futuro.


29 ottobre 1972, ore 18, scale che portano alla torre di astronomia.

“spero che Salazar li stupri nella notte, maledetti idioti.”
Remus stava facendo gli scalini della torre di astronomia cinque a cinque a una velocità decisamente superiore alle sue possibilità fisiche, mentre sussurrava insulti e maledizioni.
Arrivato in cima, se ne uscì con un “io- quei due- un giorno- o l’altro- li- uccido.” mentre si teneva la milza e cercava di ricordarsi come si facesse a respirare. Naturalmente “quei due” rispondevano ai nomi di Sirius Black e James Potter che, a quando pare, avevano appena suggerito a Frank di buttarsi giù dalla torre di astronomia dato che Alice Prewett, a parere del sopracitato Paciock, nemmeno sapeva che lui esistesse.
Questo aveva implicato per Remus una corsa fottuta per mezzo castello, con sei rampe di scale come ciliegina sulla torta, per evitare che uno dei suoi compagni di stanza si trasfigurasse in una dannata frittella senza bisogno di una bacchetta.
“FRANK” disse Remus dopo aver riacquistato le capacità vitali.
“Remus, lei non sa che esisto.” Disse un estremamente depresso Franck seduto pericolosamente a cavalcioni sul bordo della torre.
“Frank, questo non è assolutamente vero” disse cautamente Remus
“devo fare qualcosa di eclatante perché lei si accorga di me.”
“Frank ti ritengo troppo intelligente per credere a quello che dicono quei due idioti”
“no, Sirius e James hanno ragione questa volta.”
“non ci credi neanche tu a quello che dici.”
“io mi fido del loro giudizio.”
“okay, la situazione è molto grave. Frank ti prego ritorna in te.”
“MA LEI NON SA CHE ESISTO”
“ma se non fa che farti gli occhi dolci tutte le mattine benedetto Frank, aspetta solo che tu le chieda di andare a Hogsmeade!”
“Davvero?
“Davvero.”
“me lo giuri?”
“te lo giuro.”
“ne sei sicuro?”
“ne sono sicuro. Anche Lily lo dice.”
“ma allora è meraviglioso! Presto ci sposeremo e avremo il piccolo Neville e compreremo una casa in campagna e e-“
Remus sorrise all’esaltazione di Frank, e stava già facendo retromarcia verso la sala comune quando sentì Frank iniziare a singhiozzare.
“adesso cosa c’è?” chiese allora Remus sospirando.
“non avrò mai il coraggio di chiederglielo, forse è meglio che la faccia finita e-“
“PER MORGANA, NON SE NE PUO’ PIU’.” Disse Remus afferrandolo e iniziando a trascinarlo giù per la torre.
Lo portò in sala comune e, avendo individuato Alice seduta insieme a Lily e Marlene vicino al camino, parcheggiò Frank esattamente davanti a lei prima di iniziare la sua solenne e acuta predica.
“allora, il qui presente Frank Paciock ha una solenne cotta per te, Alice, e considerato che anche tu e i tuoi occhi dolci lo ricambiate, direi che ora niente può ostacolare il vostro appuntamento a Hogsmeade, bene? Bene. Ora vado a crepare sul mio letto.”
Concluse Remus lasciando i due a fissarsi un po’ sorridenti e un po’ imbarazzati, mentre Lily e Marlene ridevano non così tanto discretamente.
 

30 ottobre 1972, ore 16, aula vuota del 3 piano.

“appena qualcuno ha una brillante idea su come uscire di qui, si faccia pure avanti eh” disse Remus sollevando uno sguardo truce dal libro che sfogliava svogliatamente, seduto su un banco di una della aule in disuso del terzo piano.
“Rem non mi sfracellare i bolidi” gli rispose Sirius che spiava dal buco della serratura, per qualche motivo senza camicia.
“è da un’ora che vai avanti così” aggiunse la voce di James che proveniva dal pavimento, dove era disteso giocando con il suo boccino.
“è da un’ora che siamo chiusi qui dentro Jam”
“almeno hai qualcosa con cui distrarti, io sono a petto nudo” gli fece notare Sirius con un sorrisetto malizioso.
“dopo un’ora di reclusione, anche i tuoi bellissimi e scolpitissimi addominali diventano noiosi” osservò Remus.
“NO REM” urlò James spalancando gli occhi e sollevandosi di botto.
“OH SI INVECE! COSA TI AVEVO DETTO? Mi devi due galeoni fratello”  disse allora Sirius tendendo vittorioso la mano verso James, che ci lasciò cadere controvoglia due monete d’oro.
“per Merlino Remus, non potevi contenere un po’ la tua palese omosessualità?” disse poi James scocciato, rivolto all’amico, che guardava i due perplesso.
“si può sapere cosa diavolo..? e poi quale palese omosessualità idioti?” chiese allora Remus irritato.
“niente amore mio, il qui presente James dubitava della tua ovvia tendenza erotica verso di me, e così abbiamo scommesso che nel giro di due settimane avresti fatto un qualche apprezzamento sul mio fisico scolpito, e come volevasi dimostrare non sei riuscito ad evitarlo. E per la cronaca, molte fanciulle di Hogwarts dissentirebbero sul fatto che dopo un’ora i miei addominali stufano caro”
“si, come ti pare. Ora amore saresti così gentile da tirarci fuori di qui?” gli rispose Remus.
“non è colpa mia amore se un’orda di studentesse urlanti ci ha murati vivi qui dentro.” Osservò quello saggiamente.
“cosa vuoi farci se siamo troppo belli per essere veri?” intervenne James.
“se magari non aveste affisso quello stupido avviso in bacheca.”
“non era uno stupido avviso”
“James, avete annunciato che la prima componente di uno dei vostri fan club che avesse trovato il magico biglietto dorato, avrebbe vinto un appuntamento con voi per sabato.”
“e chi si aspettava che ci avrebbero inseguito come degli ippogrifi impazziti?”
“quella Amelia Klint di serpeverde mi ha anche strappato la camicia per trovare quel dannato biglietto”
“vuoi per caso accennare anche alle due invasate che hanno stregato la porta per tenervi in ostaggio?”
“la mia camicia nuova Remus, focalizza il dramma.”
“io sono qui dentro anche se non c’entro niente Sirius, focalizza il dramma. SI, NON C’ENTRO NIENTE, REMUS JHON LUPIN, ASSOLUTAMENTE NON ATTRAENTE E DECISAMENTE IN RITARDO PER LA LEZIONE. POTREI ANCHE USCIRE IO, NON CREDETE? NO EH?” urlò un Lupin speranzoso verso la porta, dietro cui due sentinelle innamorate facevano la guardia ai prigionieri.
“affrontiamo la realtà, volevano solo una scusa per ammirare un petto come si deve.” Affermò Sirius.
“in quel caso l’avrebbero strappata a me la camicia Sir.” Gli rispose James.
Iniziò allora una diatriba su chi avesse gli addominali più scolpiti e, proprio mentre James (che aveva tolto a sua volta la camicia) e Sirius posavano come dei fotomodelli in piedi sui banchi, insistendo per il parere di Remus, la voce della McGranitt che spezzava l’incantesimo alla porta giunse alle orecchie dei tre, troppo tardi perché potessero ricomporsi.
“Così è questo quello che fate mentre saltate la mia ora di lezione – osservò la McGranitt glaciale- 20 punti in meno a ciascuno di voi, e rimettetevi la divisa scolastica voi due, vi servirà per andare a raccogliere vermicoli dal pavimento della serra come punizione.” Lanciò uno sguardo di disapprovazione profonda in stile Minnie nei giorni più funesti, e stava andarsene, quando aggiunse “Da lei non me lo sarei mai aspettata Signor Lupin.”
 

30 ottobre 1972, ore 20, dormitorio

“Io proprio non capisco.” Esordì James entrando dalla porta del dormitorio e lasciandosi cadere a peso morto sul letto di Sirius, per mettersi a fissare il nulla.
Remus, che stava giocando –cioè stracciando- Peter a scacchi magici, alzò lo sguardo su di lui.
“Tranquillo Jam, parla pure, non ci disturbi affatto, noi siamo sempre qui ad aspettare che tu entri dicendo qualcosa senza curarti delle attività degli altri.”
“Tanto lo so io e lo sai anche tu che Pete non ha nessunissima speranza di batterti” osservò semplicemente James
“Ah grazie tante James!”
“Pete, io lo dico perché ti voglio bene, è meglio che tu non ti faccia illusioni. Rem poteva darti scacco matto già cinque mosse fa, ma è troppo buono e non infierisce”
“Non si può dire lo stesso di te” osservò Remus mentre finalmente si decideva a sollevare con la sua mano pallida la regina e dare il colpo di grazia al re di Peter.
Mentre i pezzi della scacchiera iniziavano un aspro litigio con Peter sulla sua inettitudine a scacchi, dichiarando di rifiutarsi di giocare ancora per lui e un paio di alfieri un po’ maneschi iniziavano a picchiarlo con le sedie del re e della regina, incitati da dei pedoni decisamente scurrili, James disse di nuovo:
“è che proprio io non capisco”.
“stai tranquillo Jam, noi ti accettiamo per l’ottuso che sei” rispose Remus sdraiandosi sul suo letto.
“no, non hai capito. È Evans che non capisco”
“aaah bhe, quello poi è poco ma sicuro”
“voglio dire – iniziò allora James animandosi e attaccandosi a una delle colonnine del letto a baldacchino, sporgendosi verso Remus- ma perché deve fare così? Okay, va bene, la prima volta è perché le piace farsi desiderare, la seconda è perché un po’ di orgoglio femminile non guasta, ma adesso sta diventando ridicolo! Glielo avrò chiesto un milione di volte in tre giorni!”
“ecco Jam, ridicolo è una delle parole chiave. Tu sei ridicolo.”
“io? E perché?” chiese il sopracitato ragazzo ridicolo spalancando gli occhi nocciola e passandosi una mano tra i capelli.
“ragazzi, io- ahia, fottuto pedone- Jam, Remus, humpf”
“zitto Pete, sto cercando di sentire Remus!”
“Ma non ti passa per quella testa che Merlino solo sa cosa contiene, che magari lei possa non essere interessata?”
“non essere interessata a cosa esattamente?”
“a te pezzo di idiota!” rispose frustrato Remus
A questo punto James si mise a ridacchiare di gusto e preso dal buonumore saltò con ben poca grazia sul suo povero interlocutore, che era ancora sdraiato sul letto.
“Rem, Rem, Rem. Caro vecchio Rem. Questo è praticamente impossibile!” disse lui accomodandosi piacevolmente sopra alla cassa toracica di Remus.
“fottuto- che Salazar ti prenda nella notte e-  tu e il tuo ego smisurato- JAMES NON RESPIRO” urlò alla fine Remus dopo aver farfugliato qualche insulto per l’amico.
Dopo aver ripreso fiato e tirato un paio di sberle in testa a James, Remus si sedette a gambe incrociate sul letto, guardandolo dritto in viso. Iniziò a parlare molto lentamente, per essere sicuro che James lo seguisse.
“tu devi capire che alle ragazze intelligenti, come Lily, non piace essere considerate dei trofei da vincere (mentre parlava scuoteva la testa, come per far capire un concetto molto complesso a un bambino un po’ tardo)  e inoltre il tuo atteggiamento da dio sceso in terra per onorare le fanciulle mortali con la tua presenza, non attacca con lei. Devi scendere dal piedistallo se vuoi davvero uscire con lei, e soprattutto devi smettere di chiederglielo ottanta volte al giorno. Okay?” concluse Remus guardandolo speranzoso.
James si fermo un attimo a riflettere, guardando l’amico con la testa leggermente inclinata. Poi gli battè una pacca sulla spalla e alzandosi disse “ho capito, si vergogna di ammettere che è pazza di me. Dovrò solo trovare un modo più eclatante di invitarla. E comunque è come dici tu, meglio lasciarla cuocere un po’ nel suo brodo,si accorgerà di che cosa si è fatta scappare e verrà in ginocchio ad invitarmi. Tanto per Hogsmeade ho mille altre fanciulle ben più disponibili – non so se mi spiego- pronte a venire con me. Grazie Rem, è sempre utile parlare con te!”
“Ma veramente- io non ho assolutamente suggerito che- IO NON HO DETTO- PETER AIUTAMI!” disse Remus sconvolto girandosi verso Pete. O meglio, verso il letto di Pete, perché il proprietario era sparito oltre il baldacchino, mentre rumori di lotta arrivavano ovattati dal piumino.
“no Remus- riuscì finalmente a dire Pete, col poco fiato che gli era rimasto, mentre una torre gli si infilava in gola- AIUTAMI TU”
Rem allora prese la bacchetta e immobilizzò i pezzi della scacchiera, mentre Pete riassumeva un colore normale e dava aria ai suoi poveri polmoni.
“Grazie Mamma” disse lui massaggiandosi la gola.
“prego Pete. James, questa storia non può finire così, tu sei-
“ FRATELLO FRATELLO FRATELLO - urlò Sirius spalancando la porta del dormitorio- ho grandissime colossali notizie: stanotte, alle due,alla strega orba, le gemelle Butterhok di tassorosso passeggeranno tutte sole nella speranza – che non ho avuto cuore di infrangere - che noi due passiamo di lì. Che dici, le rendiamo le ragazze più fortunate della terra?
“tu sei decisamente in buona compagnia.” Concluse la frase Remus, prima di uscire dal dormitorio lasciando cadere sconfortato la mano lungo il fianco.


31 ottobre 1972, Biblioteca – ore 19.00

Gli ultimi raggi di sole autunnale si stavano stiracchiando tra gli scaffali sei e sette, mentre già si sentiva il profumo degli zuccotti di zucca della cena di Halloween. Ma al tavolo di Remus Lupin, insolitamente sgombro dalle usuali pile di libroni, nessuno faceva caso all’ora e una risatina dolce e limpida si diffondeva nella stanza silenziosa.
Remus Lupin pensò che Emmelline Vance era molto carina quando rideva, perché le sorridevano anche gli occhi, che diventavano ancora più blu, e poi la sua risata faceva pensare alla rugiada del mattino.

“Io non posso credere che sia successa anche solo la metà delle delle follie che hai raccontato” disse lei dopo essersi ripresa dalla risata.
“e invece ti assicuro che non ti ho raccontato nemmeno la metà delle follie che sono successe”.
“sei veramente un santo Remus”
“la ringrazio per averlo notato signorina” disse lui con un tono da finta pomposità
Lei rise ancora, e lui sorrise per averla fatta ridere.
“ora capisco perché Lily non voleva mai uscire dal dormitorio in questi giorni, temeva un agguato di Potter!”
“e pensa che nel mio venivano architettati”
“il lepricano cantante è stato a dir poco terribile. Ci abbiamo messo due ore per farlo uscire dal dormitorio.”
“solo terribile? James l’ha tenuto per una notte nel nostro armadio, e quello continuava a provare il repertorio!”
“ma alla fine con chi è andato a Hogsmeade Potter?”
“con una certa Emily Habbot di corvonero, una signorina con non molto cervello ma “molte doti naturali” ha detto James. E Sir ci è andato con una ragazza più grande, una battitrice di tassorosso tutta curve e poche inibizioni. Altra citazione d’autore ovviamente”
“Anche Marlene ci è andata con un ragazzo più grande, un bel tenebroso dell’ultimo anno.  E Lily è andata con un ragazzo molto simpatico di corvonero, mi piace” sorrise Emmeline.
“e tu, come mai non sei al villaggio? Non ci credo neanche per sbaglio che nessuno ti ha invitata” chiese allora Remus.
“ah, queste cose degli appuntamenti non fa per me. Non mi piace uscire tanto per uscire, se non è proprio la persona con cui voglio uscire. Non so se si capisce, è un po’ contorto, scusami” disse lei imbarazzata.
“no no, si capisce perfettamente. Hai ragione, anche per me è lo stesso” le sorrise lui.

Restarono ancora un po’ seduti a chiaccherare, fino a quando la fame non li portò in sala grande, per poi scoprire che la cena era già finita e quindi decidere che dei pancakes serali trafugati dalle cucine – in fondo anche Remus era un malandrino- sarebbero stati un’ottima soluzione.



 


Quattro anni dopo, seduti al tavolo di casa Potter, mangiando pancakes per colazione, mentre James spalmava marmellata di fragole su quelli di Lily,  Remus e Emmeline  avrebbero ricordato quello come il loro primo appuntamento non ufficiale (oltre che come  l’inizio delle torture intellettuali di Remus  riguardanti le uscite a Hogsmeade causate dai suoi degeneri compagni di dormitorio) e Lily avrebbe sottolineato come quel funesto giorno fu l’inizio di una lunga serie di degradanti e originali tentativi di invito per Hogsmeade da parte di James.
Mentre tutti avrebbero riso del tono melodrammatico di Lily e degli inutili e divertiti tentativi di discolparsi di James, Sirius avrebbe poi preso un tovagliolo dalla pigna in mezzo al tavolo e, dopo averci scarabocchiato qualcosa, l’avrebbe passato a Marlene.
Lei, aprendolo, avrebbe letto “e comunque, raggio di sole, la marmellata di arance è anche la mia preferita”.

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