17Again

di Bitch please__ IloveHoran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** the people are very stupid ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


“voglio il tuo cuore non quello che c’è dentro i tuoi pantaloni”
 

Era distesa nel buio più totale, milioni di ricordi si ripetevano interrottamente.
 

“Non voglio soffrire”
 

La sua mente era assente
 

“Non voglio del sesso, voglio amore. Amami ti prego”
 

Non riusciva a respirare, voleva urlare.
Due uomini vestiti di nero, uno strappo, un urlo strozzato, dolore, sangue, cicatrici.
 

voglio avere una vita!! Voglio rinascere!!”
 

Schiaffi in faccia… una deformazione.
Pugno sulla pancia… una deformazione.
Strappo di capelli… una deformazione.
 

“il destino mi ha giocato brutti scherzi ed io ci sono cascata”
 
 









Ciao! questa è la mia prima storia che pubblico qui.
Spero che vi piaccia, che continuiate a leggerla.
Alla prossima!!! 

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Capitolo 2
*** nuovo inizio ***


Era mattina, un’altra stressante mattinata.
Erika si era dimenticata come fosse stancante andare a scuola. In compenso era felice di poter dire che era un mese che si trovava a Londra.
-Non mi deludere, fai quel che ritieni giusto- le aveva detto il suo capo. Lei aveva risposto con un cenno del capo ed un’alzata di spalle.
Sempre troppo riservata, timida, poche persone potevano vantarsi di averla fatta sorridere. Un sorriso splendido, forse il più bello che un ragazzo avesse mai visto. Ma all’interno di quella solarità, spontaneità e felicità si nascondeva una ragazza stanca, triste e sola, tremendamente sola.
Come ogni mattina fece il suo tratto di strada per arrivare a scuola silenziosa, ascoltando il rumore che l’ambiente prometteva.
 
 
 
 
Si era alzato male quella mattina. La sveglia non era suonata, era caduto dal letto, non aveva fatto colazione e sapeva che da un momento all’altro sarebbe scoppiato.
-vorrei sapere quando riuscirai a svegliarti in tempo- gli aveva detto il suo amico. Lui di rimando rispose con un gesto che tutto poteva sembrare tranne che cordiale.
-il buongiorno si vede dal mattino… notizia bomba stasera grande festone a casa mia, i miei sono via per lavoro.-
- perfetto. La tua preda questa volta chi è??-
-credo la Booths…-
-ancora?? Sono settimane che ci provi, quando ti arrenderai???-
-mai. So che da un momento all’altro cadrà ami miei piedi.-
Non voleva arrendersi, quella ragazza aveva un “FOTTITI” scritto in fronte a caratteri cubitali. Ma non poteva mollare, non voleva. Semplicemente perché era così diversa ma allo stesso tempo aveva il suo stesso odore di mandorle.
Semplicemente perché le ricordava lei.
 
 
 
 
Stava mettendo a posto i suoi libri recuperando algebra, materia che aveva sempre odiato, credeva che una sequenza di numeri di certo non le avrebbe cambiato la vita. Era sicuramente improbabile che un giorno uno stupido l’avrebbe fermata chiedendogli la differenza tra seno e coseno.
Un rumore sordo la fece sussultare. La sua migliore amica la stava scrutando, con fare indagatore, con quei suoi occhi tendenti al viola che avrebbero fatto paura a chiunque.
-si dice in giro che andrai alla festa con Malik.
-festa?? Quale festa???
-quella organizzata da Louis. Tutta la scuola ne parla!
-oh non ne sapevo niente.
-Booths! Come va?
-Malik qual buon vento ti porta qui?!?
- ero solo venuto a vedere come sta la ragazza più bella dell’istituto
-non ci vengo alla festa con te
-dai non puoi dire di no. È la festa del tuo migliore amico. Ognuno deve avere un accompagnatore.
-ci vengo con Mary- si girò verso la sua amica per avere un segno di consenso
- veramente… io… mi ha invitato Liam-
-vedi? È destino che tu venga con me.
Come  si dice, un gesto vale più di mille parole, e il movimento laterale della testa di Erica gli fece capire che doveva sudare almeno dieci camice per farla accettare.
Non ebbe il tempo di ribattere che la ragazza con un movimento veloce gli dette le spalle e si incamminò verso l’aula per l’inizio delle lezioni.
 
 
Finalmente un altro straziante giorno di scuola era finito ed Erika stava percorrendo il corridoio affollato di gente che si affrettava ad uscire. Una mano posata in un posto sbagliato la fece fermare. Si girò lentamente cercando di affievolire la rabbia quando si trovò faccia a faccia con Mark, il bullo della scuola.
-possibile che sei sempre in mezzi ai piedi?
-beh se vuoi posso stare in mezzo ad un’altra cosa..
-schifoso
-allora, qualche problema Olthor?
-no Tomlinson
-allora sloggia
Mark con molta discrezione si allontanò da loro lasciando i due ragazzi soli che, si guardarono negli occhi sorrisero e si abbracciarono proseguendo verso l’uscita con gli occhi di tutti puntati addosso.
-allora con chi vieni alla festa?
-devo proprio?
-che domanda sciocca. Ovvio che devi. Perché non vieni con Zayn?
-scherzi vero?? Preferirei bruciare che venire alla festa con un egocentrico, montato antipa..-
Il suo amico di rimando scoppiò in una fragorosa risata.
-ok ho capito
 
Si erano conosciuti a casa di Louis ad una sua presunta festa, quando lei si era presentata davanti casa sua con l’intento di far abbassare il volume di musica al ragazzo. Il giorno dopo si ritrovò frastornata nel letto di Louis con un post sbronza da far paura. Avevano parlato tutto il giorno, lei gli aveva raccontato tutta la sua vita dalla perdita di sua mamma alla voglia matta di cambiare aria e ritornare a  vivere, lui di rimando era rimasto ad ascoltare con interesse. Aveva scoperto che la voglia di vivere e il modo di fare di Louis gli dava un’aria da Peter Pan.
Da quel giorno si era creato un legame davvero potente, così ogni qual’volta che c’era la possibilità di una festa, Louis sapeva di poter contare sull’aiuto dell’amica.






Ehiii!! Ho voluto caricare il primo capitolo ora perchè credo che il prologo sia troppo piccolo.
Ora vi lascio la matematica mi chiama ;)

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Capitolo 3
*** the people are very stupid ***



 
Non riusciva a crederci di essersi fatta abbindolare da quel ragazzo. Zayn le aveva ronzato intorno tutto il pomeriggio fin quando lei, sull’orlo di una crisi isterica, aveva accettato il suo invito.
Aveva impiegato due ore per scegliere un vestito ed alla fine aveva scelto il pio semplice, blu a fiori stretto in vita e lungo quasi fino alle ginocchia.
Così si ritrovava sull’uscio della porta con il suo accompagnatore aspettando che qualcuno si degnasse ad aprire. Quando un Harry piuttosto ubriaco li aprì, non poté notare che Louis aveva fatto un ottimo lavoro, come sempre d’altronde
La musica perforava i timpani, forse tutta la scuola si trovava al centro del salotto di casa Tomlinson ballando a più non posso con dei cocktail in mano.
 




Erano due ore che aveva smesso di ballare, a causa del dolore ai piedi, ed in un nano secondo aveva perso di vista Zayn.
Si ritrovava seduta su un divanetto cercando di intravedere delle doppie punte nei suoi capelli, quando un biondino catturò la sua attenzione. Era poco più alto di lei, con un jeans stretto a vita bassa ed una polo. Se ne stava in giro con aria spaesata proprio come un bambino in mezzo a tanti adulti.
-ehi! Cerchi qualcuno??- gli chiese
-cosa?-
-Cerchi qualcuno??- cercò di alzare il più possibile il volume della voce per sovrastare quello della musica.
- oh no, sono nuovo e non conosco nessuno-
-piacere Erika- gli tese la mano e, per quel poco che riuscì ad intravedere, notò dei pozzi blu al posto degli occhi.
-Niall, piacere mio- le strinse la mano –ti va di ballare?-
-oh certo- iniziarono a muoversi a ritmo di musica, quando lui l’avvicinò a sé, e lei potette sentire il suo profumo delicato.
 -cosa ci fa una ragazza così bella tutta sola??
-il mio accompagnatore mi ha mollata per andare a farsi una Barbie. Tu invece cosa ci fai qui?
-è una storia piuttosto lunga-
-ho tutto il tempo per ascoltarla- lei gli sorrise, si guardarono negli occhi in un tempo che poteva sembrare anni, fin quando lui non si decise a parlare.
-io e Louis siamo nati praticamente insieme. I nostri genitori erano amici di vecchia data. Quando mia madre e mio padre hanno divorziato, sono dovuto trasferirmi in Irlanda. Ora mio papà ha conosciuto una donna e vorrebbe sposarla qui in Inghilterra.- non aveva più fiato, aveva parlato troppo velocemente. Quella storia lo annoiava, l’aveva raccontata a tante di quelle persone che si era stufato.
-vita movimentata a quanto vedo- una mano sulla spalla del ragazzo li fece fermare.
-amico me la lasci un po’?
-certo. Ci vediamo domani Erika!- le sorrise e se ne andò via. Lei nel frattempo si era girata verso Zayn con aria di rimprovero.
-Zayn mi hai rotto tutto il giorno perché io accettassi questo stupido invito e alla prima bambolina che incontri mi lasci da sola.
-non stavo facendo sesso!
-la tua camicia abbottonata male e fuori dai pantaloni dice tutt’altro- lui ci mise un secondo, guardò in basso e notò due bottoni della camicia fuori posto e una parte al di fuori del pantalone.
-no è come sembra, davvero! Posso spiegare TUTTO!- si difese dopo.
-non devi. Sono stanca, basta ti ho dato una possibilità e tu l’hai buttata nel cestino della spazzatura. Smettila di starmi trai piedi ne ho abbastanza.
Uscì da casa Tomlinson ad una velocità assurda e l’aria gelida le arrivò fino alle narici per poi falla sussultare.
 
 



-non mi sarei neanche immaginata che sarebbe finita così.
-insomma cosa ti aspettavi?? Non è più come prima. Neanche tu lo sei!- gli disse il suo capo.
-non pensavo fosse cambiato. Non me lo hai mai detto.
-lo sai Rose che queste cose non vanno dette. Si devono scoprire con il tempo- le rispose di rimando lui con voce roca.
-lo so- disse lei con aria dispiaciuta.
Lui per una seconda volta le disse – non mi deludere, fai la cosa giusta.-
Una folata di vento le scompigliò i capelli, lei sorrise e si sdraiò sul letto
-notte e.. grazie-
-buonanotte piccola, ci vediamo presto-
Il vento smise di sbattere sui vetri, regnava il silenzio nell’aria. Si poteva sentire solo il respiro regolare di Rose.
 


Flashback
ti prego non piangere”
 

“domineremo insieme tutto”
 

“ti prego non mi lasciare”
 

“non ce la farò mai”
 

“perché sempre a me?!”
 

“-non voglio stare qui, non rivedrò mai più la luce!
-ma questa è la luce mia cara”
 

Voglio rivivere quei momenti”
 

“sicura di voler provare? È difficile ma più di tutto doloroso-
-si voglio farlo. Dammi una possibilità”
 

 
Si svegliò di soprassalto. Erano due giorno che ripeteva sempre lo stesso sogno, vedeva sempre le stesse scene, si svegliava sudata con le lacrime agli occhi e si toccava la schiena.
Rannicchiata nel letto, cercò di prendere sonno invano.
 

Si poteva ancora udire un urlo nell’aria…..















ciao!! sono di nuovo qui a rompervi le balls (?)
Non ho potuto aggiornare prima perchè sono stata malissimo.
La gente mi prende in giro perchè sono nana.... non è mica colpa mia se sono più bassa della norma!

Dopo questo piccolo sfogo vi saluto alla prossima!!


Gio











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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


“Zayn sono io!”
Il ragazzo si girò nell’letto e la vide, proprio come la ricordava.
Alta, capelli mori e quegli occhi azzurro cielo che lo facevano sognare.
“Zayn aiutami. Voglio che tu mi aiuti Zayn”
Non capiva.
“Ma come fai ad essere così cieco. Sono qui ci sono sempre stata”
 
 
 
 
Era stanco, terribilmente stanco. Era tornato a casa verso le due del mattino, troppo presto, aveva bevuto un po’ ma era arrivato al punto di annoiarsi. Dopo il sogno della notte non era più riuscito a dormire.
Quell’immagine, lei , era troppo reale.
Camminava per i corridoi della scuola con sguardo assente, troppo occupato a ricordare. Gli aveva detto di esser cieco, ma non capiva.
Tanti ricordi, troppi, lo uccidevano, lo demoralizzavano. Tante di quelle scappatelle, novità, che alla fine erano solo per lei, per vederla sorridere.
 
 
 
 
Lei lo guardava con quegli occhi da cerbiatto, lui non sapeva resisterle. Erano così piccoli ma avevano già capito il significato di VITA. Lei dal canto suo cercava solo di vivere quel che poteva,lui invece la voleva ogni attimo.
Un bacio… mille emozioni.
Un tocco… mille brividi.
Un’azione… un urlo.
Se prima credevano che non avrebbero mai ceduto, che non sarebbero caduti così in basso, ora dovevano ricredersi perché non c’era cosa più bella nella vita che l’amore vissuto bene”
 
 
 
Una lacrima scese così velocemente che non riuscì a fermarla. Ed in un secondo ricordò tutto il dolore provato, le lacrime versate, le ubriacate, le stronzate fatte. E pensare che l’ultimo giorno, prima che lo lasciasse , avevano litigato.
Una merda, ecco come si sentiva.
Aveva pensato sole a se stesso e non alla sua relazione che si stava sgretolando con il tempo come polvere, che volava tra le foglie. Perché questo erano ora, solo polvere.
Non aveva voluto saper più niente di lei, nemmeno un ultimo saluto. La loro storia era chiusa dietro un cancello arrugginito, fatto di tanti ricordi, tanti sorrisi, tanti momenti indimenticabili.
Un cancello che dopo due anni ancora non era riuscito a sorpassare, forse per la paura.
Forse per questo era voluto uscire con Erika… dimenticare.
Aveva rovinato tutto, non  come la prima volta.
Un ricordo, forse quello che gli capita spesso di ripercorrere, era il loro primo appuntamento.
Aveva speso tutto il suo tempo per prepararsi, era andato a comprare delle rose. Avevano cenato a lume di candela vicino al fiume.
 Una notte romantica.
Era riuscito a strapparle un bacio a stampo, un solo tocco. Non poteva sgarrare, il padre di lei li stava osservando dalla finestra con fare severe. Se ci ripensava , quell’uomo non gli era mai andato a genio ma aveva sempre rispettato ogni sua decisione. Infondo era l’unica persona a lei rimasta.
 
 
 
 
Lo aveva visto già da un po’. Stava fermo, tutto solo. Sembrava una mummia, viveva nel suo mondo.
-andiamo? – una Christina troppo assonnata la risvegliò dal suo coma intrapreso alla vista di Zayn.   Il tempo di girarsi per dare l’ok all’amica che lui non c’era più. Invano cercò una testa mora ma il corridoio era troppo affollato. Segno che la campanella a momenti avrebbe suonato.
 
 
 
Prima ora storia.
Una bella batosta per Erika. Troppe date, troppi nomi da ricordare, per non parlare dell’odio profondo verso la sua professoressa. Non c’era un giorno, in questi sette mesi, in cui la professoressa non l’avesse interrogata per poi mettergli un impreparato. Così non c’era un attimo in cui Erika non volesse maledirla, ma non poteva e lo sapeva. Era la seconda regola del suo capo.
-mai abbassarsi al livello del nemico. È molto più preparato di te e potrebbe distruggerti in un attimo- le aveva detto il capo per farla breve.
In fondo era come la costituzione: 10 regole da rispettare,  se ne sgarri una sei fuori.
Così molto lentamente si avviò in  classe con affianco il suo migliore amico per un’altra estenuante giornata.
 
 
 
 
Era da un po’ di tempo che si chiedeva se ne era valsa la pena.
Stava seduta su una panchina con il vento che le faceva oscillare i capelli.
Si può lasciare alle spalle il passato, i rimpianti, le lacrime, i ricordi la vecchia vita?
Si può ricreare una vita a discapito dei vecchi amici dei vecchi amori?
Tante domande, nessuna risposta.
 
 
 
 
-Ma siamo sicuri che questo piano funzionerà?-
-Perché non dovrebbe? Mi sta nascondendo qualcosa capo?-
-No, mi preoccupo è diverso-
-Ho tutto sotto controllo-
 
 







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sono ancora qua.. eh già 
no dai scusate scusate saranno mesi che non aggiorno ma, un pò la depressione post esame un pò perchè nessuno calcola questa storia, non ho voluto scrivere niente. Ma ora fuori dalla scuola in piena libertà di espressione riuscirò ad aggiornare più velocemente.
Se mi lasciate una recensione vi bacio i piedi thanks

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


È possibile svegliarsi in un altro corpo tutt’un tratto? L’espressione sul viso, quei piccoli brufoli sulle guance rosse, la voce, il fisico, le continue mestruazioni che cambiano il tuo carattere da un giorno all’altro.
Quella paura di sbagliare sempre, come se ci trovassimo su un palcoscenico con milioni di persone che hanno occhi solo per te e tu non ricordi cosa dire, cosa fare.
Quella paura di non essere all’altezza, di cadere in un oblio di indecisioni, insicurezze, dubbi.
Il suo capo lo chiamava cambiamento.
Era come se niente fosse al posto giusto. Quei grossi progetti per il futuro erano come un grande scalino da superare. Erika ancora oggi si chiedeva se era all’altezza di questo privilegio ma più di tutto si chiedeva perché non era riuscita a superare prima quegli scalini.
La sua mente ripeteva costantemente: “un passo avanti, un passo avanti. Niente mi fermerà, non questa volta.”
Era come se qualcosa la fermasse, come se uno scudo protettivo le dicesse che era arrivato il momento di smettere di sognare perché tanto sarebbe stato inutile. Ma lei continuava a pensare che la vita andava vissuta una sola volta e bene. Un po’ di coraggio fa sempre bene.
Così ogni giorno si recava a scuola con la sensazione che tutto stesse per crollare tranne lei.
Appena entrata nell’atrio dell’edificio si ritrovò sedere a terra.
Dolorante cercò di alzarsi, quando si accorse che una mano cercava di aiutarla, alzò lo sguardo ed incontrò quegli occhi marroni che le fecero perdere un battito.
-Malik, dove corri? Non vedi che stavi per uccidermi- scansò la mano del moro e si alzò uccidendo con lo sguardo il ragazzo.
-Scusa andavo di fretta. Ma tu potevi alzare gli occhi invece di guardare le tue scarpe!-
-Cerchi una scusa a tutto. Non hai sempre ragione.-
-I miei ragionamenti sono realisti.-
-La ragione è dei fessi, ricorda!- si incamminò rimanendolo solo in mezzo al corridoio.
Si recò verso il suo armadietto, prese i libri di francese e svelta entrò in classe.
Si sedette all’ultimo posto, non perché non amasse il francese, era una delle lingue più facili.
Amava guardare fuori dalla finestra e rintanarsi nei suoi pensieri. Guardare il cielo blu e credere che domani sarebbe stato un giorno migliore.
Un rumore sordo la fece risvegliare dai suoi pensieri. Un ragazzo si era appena seduto al banco affianco a lei.
Nessuno, oltre Mary e Louis, si era mai seduto vicino a lei.
A scuola veniva ritenuta un’asociale, ma nessuno la conosceva veramente.
Alzò lo sguardo ed incontrò una testa bionda.
-Tu sei il ragazzo della festa?!-
-Chiamami Niall. Nessuno mi chiama “il ragazzo della festa” qui- un sorriso comparve sulle sue labbra.
-Niall è bello rivederti-
-Già anche per me. Sei l’unica ragazza che conosco qui oltre Louis.-
-Qui le persone non sanno come dare il benvenuto ai nuovi arrivati. Così si mettono in disparte e ti fissano, ti squadrano come se volessero sapere la tua vita in cinque minuti- rispose facendogli notare le due ochette della scuola che continuavano a fissarli.
-Sei nata qui?-
-Io.. no. Ma è come se ci avessi  vissuto in un’altra vita. - l’entrata della professoressa stoppò quella conversazione che stava diventando complicata.
Prese i suoi occhiali da lettura un quaderno e iniziò a prendere appunti ogni qual volta la professoressa spiegasse regole grammaticali.
 
Al suono della campanella prese le sue cose velocemente e si diresse verso il suo armadietto.
Da dietro Niall la fermò prima che arrivasse.
-Volevo chiederti se ti va di mangiare con me a mensa- notò le sue guance rosse e non poté che sorridere.
-Certo, ti unisci al mio gruppo? Siamo in pochi-
-Ok allora ci vediamo dopo-
-A dopo- sorrise, si girò e continuò per la sua strada. Ma nel suo cammino intravide due occhi marroni che la scrutavano.
 
 
 



L’aveva vista parlare con lo stesso ragazzo della festa di Louis e non prometteva bene.
Voleva farsi perdonare per cominciare tutto d’accapo ma quel ragazzo stava rendendo le cose più difficili di quanto già non lo fossero.
Quando entrò in classe si sedette all’ultimo posto vicino al riccio.
- Hazza –
- Jawi –
- Smettila di chiamarmi così lo sai che lo odio – il ragazzo a fianco rise sotto i baffi.
- Ma non ci riesco è così divertente! – intanto l’entrata del professore fece alzare tutti gli alunni presenti. Tutti tranne loro due.
- Sai qualcosa su quell’amico di Louis che stava alla festa?-
- Amico io a quella festa ho visto solo femmine- il moro sorrise.
- Non ti smentisci mai tu. Fai mente locale, il ragazzo che ci ha fatto conoscere anche prima della festa.-
- Ah si l’irlandese. Si chiama Niall e si è trasferito con suo padre e la compagna qui. Perché?-
- L’ho visto parlare con Erika – il riccio rise.
- Ti sta portando via la ragazza. Questa è guerra! –
 - Smettila. – il rumore della lavagna provocato dal pugno del loro professore li fece sussultare.
- Malik Styles possibile che non si può avere un’ora di pace? –
- Prof se vuole lo mando in un ospizio. Lì c’è pace e tranquillità-
- Fa anche lo spiritoso ora? In presidenza tutti e due! – l’uomo era rosso di rabbia. I due si alzarono con tranquillità ed uscirono dalla classe.
-Zayn questa è la quarta volta in una settimana che mi fai mandare dal preside. E tu lo sai che il signor Doson mi odia! – il riccio guardò male il moro che, menefreghista, si avviava verso l’ufficio.
Appena arrivati il preside guardò male il riccio che sbuffò.
Si sedettero ed aspettarono il “verdetto”.
-Malik, Styles qual buon vento vi porta qui? Cosa avete combinato?-
-Stavamo parlando durante la lezione e Zayn ha risposto al professore -
-Non cambierete mai.. Per questa volta vi lascio andare ma la prossima vi sospenderò. Rischiate la bocciatura ragazzi e, detta tra noi, non vi voglio un altro anno in questa scuola. –
- Non si preoccupi. Nemmeno noi vogliamo rimanere qui. Arrivederci- i due uscirono sospirando.
Un altro anno? Aveva resistito troppo. Quel posto era come una campana di vetro. Voleva uscirne, voleva dimenticare.
 
 
 
 



Appena finite le lezioni andò alla mensa.
Il cibo era un vero schifo, ma era l’unico momento della giornata in cui poteva stare insieme ai suoi amici e parlare di tutto.
 


-Ciao scricciolo- Louis la salutò  facendo schioccare  le labbra sulla guancia di lei.
-Ciao Lou!- alla vista di Niall alzò il braccio per farsi notare. Il biondino sorrise e si avviò. Nel frattempo il suo tavolo si era riempito dagli amici di Louis.
-Ragazzi mica vi dispiace se ho invitato Niall a mangiare con noi?-  In coro i ragazzi acconsentirono all’entrata nel gruppo del nuovo arrivato.
-Ciao!- il biondino sorrise al gruppo
- Amico fatti abbracciare- Louis si buttò completamente su Niall, facendo ridere il resto del gruppo.
Il moro alla vista del ragazzo si rabbuiò, buttò il suo pranzo, si alzò ed uscì dall’edificio.
-Scusatelo non è in vena oggi. È stato mandato di nuovo dal preside-
 
 
 
 
 
 
 

-Domani è il grande giorno-
-Già non posso crederci che sono passati due anni-
-Il tempo passa così velocemente che non te ne accorgi. Tu segui la tua strada e fai del tuo meglio, confido in te Rose-
 
 
 
 
 
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Sono tornata con un altro capitolo sperando che qualcuno lo legga.
Davvero fa così schifo questa storia? Ditemelo così l’elimino!
Va bene basta con il pessimismo.
Il 22 luglio esce il nuovo singolo dei ragazzi sono così contenta non vedo l’ora!!
Basta non vi rompo più.
*SI DILEGUA *

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


 

“Correre,
bisogna sempre e solamente correre
 bruciare tappe e favole in velocità
lasciandole per poi rimpiangerle”

 
 
14 MARZO

Era  arrivato il fatidico giorno.

Non c’era niente da aspettare, niente che in quel momento lo avrebbe fermato.

Se era pronto? Non lo sapeva. Ma di una cosa era sicuro. L’avrebbe presto rivista.

Era arrabbiato e frustrato, sembrava che tutto girasse nel verso sbagliato.

 Stava per cadere, se lo sentiva, era ciò che si provava?

 Era questo che doveva affrontare per tutta la giornata?

Quel senso di vuoto e smarrimento?

Quella paura di non avere i piedi per terra?

Era deciso, basta litigi, basta stronzate, basta vodka alle due del mattino, basta notti insonnie. Era pronto a mettere un BASTA  a tutto.

Aveva questo peso da togliersi da troppo tempo.

E come fare se non farsi un bel bagnetto?!

Sarebbe annegato come la prima volta.

Però  questa volta nessuno lo avrebbe salvato, nemmeno lei.
 



Arrivò a scuola in tempo record, prima che suonasse la campanella.

L’edificio era pieno di cartelloni. Scritte piene di pietà fatte da gente che non conosceva la verità.

Possibile che nessuno la vedesse?

Possibile che solo lui voleva smetterla con tutta quella farsa?

Perché questo sembrava, una vera e propria farsa.



Gente che lo guardava negli occhi e sorrideva amaramente.

Pietà.

Possibile che tutti provassero solo pietà?

Così si dovrebbe sentire?

Dovrebbe provare pietà?

Per cosa? Una cosa così grande scomparsa per uno scherzo del destino?

Questo doveva soccombere per tutta la vita?

Tante volte si era chiesto perché a lui, perché a lui e non ad un'altra persona?

Nessuno era riuscito mai a rispondere.
 


“è Dio che decide”

Stronzate.

“sono fatti che accadono, prima o poi tutti moriamo”

Cazzate.
 



Lui credeva che ognuno decideva quando morire.

Un pensiero sbagliato, molte volte sua madre glielo ricordava.

Noi siamo fatti per vivere soccombere e morire.

Questo era il suo quadro.

Per tutti questi anni non aveva fatto altro che affidarsi a Dio, al suo pensiero, alla sua parola.

Ma ora era diverso. Tutto era diverso.

Era sempre riuscito ad andare avanti grazie alla parola della Bibbia e del Signore.

Ma ora quella Bibbia era diventata solo un libro dove appoggiare le birre.

Non credeva più a niente, la morte la vita.

Perché un uomo che non si è mai fatto vedere dovrebbe decidere chi far vivere e chi morire?
 
 


Cos’era la morte?

Era davvero quella vita eterna che si racconta?

Oppure era solo chiudere gli occhi e non aprirli più?

Per lui la morte era un periodo buono per star male, per scaricare le tensioni e tutte le cose brutte che ci sono attorno.

Era un morto, un morto con gli occhi aperti che non faceva altro che ripetersi che la vita era meglio di questo.

Ma quando veniva questo meglio?

 Quando avrebbe smesso di soffrire?

Quando sarebbe rinato?

Sarebbe rinato?

Troppe domande, nessuna risposta.

Possibile che nessuno sapesse rispondere a questi strani momenti della vita ?
 



Liam appena lo vide arrivare gli corse incontro.

Lui si voltò. Non aveva bisogno di nessuno.

Iniziò a correre.

Aveva bisogno di sentire l’aria attraversargli il corpo.

Aveva quello strano bisogno di sentirsi leggero.

Perché era da troppo che si sentiva pesante, come se avesse mangiato così tanto da scoppiare.

Era così strano guardare in faccia la realtà.

Una realtà dove vivere non era poi così tanto semplice.

Una realtà dove era meglio nascondersi che accettare.
 



Si ritrovò poco dopo vicino al Tamigi, possibile che tutto avesse un ricordo di lei?

In lontananza notò una testa mora buttare sassolini.

Erika .

Era da un po’ che non parlavano. Non ne aveva il coraggio.

Forse perché guardare quegli occhi azzurro cielo era troppo per lui.

Era convinto che fossero come quelli del suo amore.

Lentamente si avvicinò. Si sedette poco distante ed iniziò ad osservarla.

I suoi lineamenti, i suoi movimenti.

Se non fosse stata figlia unica l’avrebbe di certo scambiata per sua sorella.

-Perché sei qui?-

Dopo qualche minuto ascoltò la sua voce. Rimase sorpreso, non sapeva cosa rispondere. Come spiegare un dolore così forte ad una persona che non sa niente.

-Avevo bisogno di pensare-

-So cosa si prova a perdere una persona-

Alzò il capo ed incontrò i suoi occhi.

Lei sapeva.

Lei forse poteva capirlo.

-Sembra sempre che va tutto bene, che sei andato avanti. Ma poi ti fermi e guardi in faccia la realtà. Non si può dimenticare, non si può buttar via tutto il tempo sprecato.-

Era vero, era così maledettamente vero.

Un giorno ti svegli e ritrovi tutti i tuoi problemi, che credevi di aver dimenticato, in faccia. 

E allora non sai che fare, piangere o restare fermo impassibile.

Non si può.

-È come trovarsi in bilico. Non sai se cadrai o rimarrai fermo in equilibrio.-

-Ho pensato tante volte di farla finita per andare da lei.-

Lei alzò gli occhi di scatto. Poté notare la paura nei suoi occhi.

-Non lo fare! Lei è qui,è qui c’è sempre stata solo che tu sei cieco.-

Ed in un attimo ricordò il sogno.

“ma come fai ad essere così cieco. Sono qui ci sono sempre stata”

Voleva piangere, sfogarsi. Voleva smetterla.

Com’era possibile?

Vedere i suoi occhi, ascoltare lasua voce, annusare il suo profumo.

Sembrava un vampiro in cerca della sua preda.

Era così infantile.

-Tutti dicono che sono cieco. Vorrei tanto vedere dov’è. Dov’era quando ho passato le notti a pensare a lei. Dov’era quando sono stato male. Dov’ era quando mi stava per crollare il mondo addosso.-

-Una persona non vede solo con gli occhi, vede anche con il cuore. Ho letto un libro dove la protagonista aveva perso il suo amore. Ma ogni volta che sentiva profumo di fragole immaginava che lì c’era il suo ragazzo. Lei avrebbe vissuto un lutto con l’anima per tutta la vita. Ma l’amore, più forte della morte, ha fatto sì che si incontrassero , magari in un’atra dimensione.-

È così difficile imparare a guardare con il cuore.
 
 



Era tornato a casa già da un po’. Era pronto ad uscire e dimenticare.
 



Quando entrò nel locale c’era un affollamento di persone, nonostante fosse solo martedì.

Arrivò al bancone e chiese un bicchiere di vodka.

Un bicchiere..

“alla tu salute amore”

Due bicchieri..

“alla nostra salute”

Tre bicchieri.. quattro.. cinque..

E dopo un po’ perse il conto.

Era ubriaco marcio.

Ad un certo punto sentì una mano tirare.

Si girò.

I suoi amici erano lì con le facce preoccupate.

- cos’avete da guardare?-

-andiamo Zayn torniamo a casa.-

Venne strattonato per un braccio e tirato fino a fuori il locale.

-Lasciatemi stare!- urlava. Voleva urlare fino a non averne più la possibilità, fino a perdere la voce. L’unica cosa che gli era rimasta.

Non aveva più niente e ancora non riusciva a farsene una ragione.
 
Urlò così forte fino a cadere.

E pianse.

Fece liberare tutte le lacrime che aveva trattenuto.

-Guarda come ti sei ridotto Zayn! Stai una merda e così solo per una ragazza. Guarda in faccia la realtà! Dimenticala è morta! Lo vuoi capire?- urlò il riccio di rimando.

È morta.

Quella parola faceva ribrezzo.

Era così brutto sentirla dire.

Non ci vide più dalla rabbia. Era stanco, perché doveva accettare una cosa così brutta?!

Si alzò e corse, prese il riccio per la maglietta e lo sbatté a muro.

Era furioso.

-Non parlare così di Rose! Vuoi morire anche tu?- era così arrabbiato che non si rendeva conto nemmeno delle stronzate che diceva.

Liam lo guardò, quello sguardo di chi ha capito tutto e niente.

Buttò Harry a terra e si rintanò nelle braccia di Liam.

Pianse.

Pianse come non aveva mai fatto prima.

Pianse per tutto il viaggio di ritorno.

Pianse sotto la doccia.

E pianse seduto mentre scriveva.




 

Cara Rose,
è così strano scriverti a distanza di due anni
ed è così strano cercare di calmare tutte le lacrime che stanno scendendo
bagnando queste parole che forse non avranno senso.
In questo periodo ho imparato tante cose
E credo che la maggior parte le ho sbagliate
Cercando poi di rimediare con scarsi risultati .
Ho imparato a vivere la vita senza te.
Ho imparato a mangiare a mezzanotte
Per colmare il vuoto o l’assenza.
Ho imparato che le cose non vanno sempre viste con quel lato negativo.
Ho imparato che esiste una fine ma è difficile accettarla.
Ed ora mi trovo qui, nella stessa stanza dove abbiamo fatto per la prima volta l’amore,
a scriverti questa lettera che alla fine finirà nel cassetto insieme a tutti quei dubbi, insicurezze, delusioni e sbagli che in questi anni mi hanno accompagnato.
Ed ora mi chiedo cosa significhi l’amore.
 
L’amore non è quel stare insieme, tenersi per mano,baciarsi e farsi regali.
L’amore è quel tremolio, quella felicità che ti parte come una scarica elettrica.
È un sentimento che riveste tutto, anche le cose più brutte.
L’amore è guardare andar via una persona senza far niente
E poi capire di averla persa per sempre.
 
Io a distanza di due anni, con tante tacche sul mio letto,
 ti amo ancora
e giorno dopo giorno rimpiango quel momento in cui ha messo una fine a tutto.
Ed è così stupido dare la colpa a te che hai dovuto subire, ma non so cosa fare.
Mi viene sono da pensare che sei andata via e mi hai lasciato solo.
Meritavo questo?
Meritavamo noi questo?
Meritare..
Forse io sono stato l’unico che non ti meritava e ti ho lasciato soccombere tutte le mie paure ed incertezze.
Sto cercando di cambiare, te lo giuro.
Perché come puoi ben capire non sono più lo stesso.
Nemmeno Sarah, che ha iniziato a fare la spogliarellista nei nightclub.
Ti ricordi la tua migliore amica, quella impacciata, timida che  hai fatto risalire a galla?
Senza te è annegata, tu eri la sua ancora il suo appiglio.
Ora l’unico appiglio è uno stupido palo di un locale.
Tante volte ho cercato di farla ragionare, non sai quanto ma anche io dovevo dimenticare.
Il mio cuore ormai lacerato doveva dimenticare.
 
Oggi l’unica cosa che ho visto è stata una massa di occhi che cercava di capire cosa stessi provando.
Ma nessuno ci è riuscito, nemmeno Liam che in questo periodo mi è stato vicino più di tutti.
 
È questa quindi la fine che ci meritiamo?
Possibile che non fosse scritto da nessuna parte un futuro tra di noi?
Possibile che quel maledetto destino ha interrotto tutto prima che iniziasse?
 
È  mezzanotte e sto mangiando, credo che mi faccia bene.
È da un po’ che non mangio e il mio corpo sta diventando fragile come un foglio di carta.
Sto salendo, piano piano sto salendo.
Tu fermati lì perché io sto arrivando.
Niente ci abbatterà, nemmeno la tua morte.
Aspettami, faremo l’amore altre mille volte e ci baceremo nel vuoto che ci circonderà.
Perché tra noi non è finita, non esiste una fine quando c’è amore.
Sempre tuo
Zayn.”

 
Si alzò ed uscì di casa. Sarebbe riuscito a sorpassare quel cancello.

Strappò qualche fiore in un giardino e si recò al cimitero.

Scavalcò il cancello ed iniziò a cercare il suo nome
 

Rose Smith
(12 – 07 – 1994)
   (14 – 03 - 2011

 
 Si appoggiò alla lapide, lasciò la sua lettera insieme a tutte le altre.

Si sedette e, piangendo, iniziò a parlare.

Parlò.

Parlò di tutto quello che gli passava per la mente.

Rimase lì fino alle due a raccontare al suo amore tutte le cose che gli erano accadute.

Tornò a casa più leggero di prima.

Sapeva di aver lasciato andare un amore così grande da non dimenticare.
 
 
 
 





-È così brutto vederlo soffrire. Non possiamo accelerare il piano?-

-No devi aspettare che dimentichi-

- Mi è sembrato tanto di rivivere i vecchi momenti lì vicino a quel fiume a parlare dei nostri problemi.-

-Perché non riposi?! Deve esser stato stancante guardare tutte quelle persone oggi-

-Le avessi viste.. tutta gente che provava pietà, anche facce mai viste provavano pietà-

-Dai tempo al tempo e lascia che dicano ciò che gli pare. Tu sei l’unica testimonianza della tua storia-

- Sembrava una vera e propria recita come se tutti stessero recitando.-

-Riposa in pace. A presto Rose-






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sono tornata con un altro capitolo anche se la depressione mi  sta distruggendo.
Intendo precisare che tutte le cose che ho scritto sulla Bibbia e Dio sono frutto dell'immaginazione.
spero che leggiate il mio capitolo e che almeno una ragazza dal cuore d'oro riuscirà a scrivermi una recensione, anche negativa.
sono così distrutta, è da giorni che ci lavoro su spero che vi piaccia 




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