Touhou Koumakyou ~ La Personificazione del Diavolo Scarlatto

di Della
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stage 0: Un Tempio al Confine tra Illusione e Realtà ~ Border Land and Scarlet Magic ***
Capitolo 2: *** Stage 1: Disegno della Notte Fantastica ~ Mystic Flier ***
Capitolo 3: *** Stage 2: Lo Spirito del Lago ~ Water Magus ***
Capitolo 4: *** Stage 3: Confine Scarlatto ~ Scarlet Land ***
Capitolo 5: *** Stage 4: La Villa delle Tenebre ~ Save the Mind ***
Capitolo 6: *** Stage 5: Un'Elegante Servitrice per la Luna Scarlatta ***



Capitolo 1
*** Stage 0: Un Tempio al Confine tra Illusione e Realtà ~ Border Land and Scarlet Magic ***


Breve premessa. Ma proprio breve breve.

Touhou è una serie di videogiochi semi-amatoriali giapponesi, prevalentemente sparattuto a scorrimento verticale.
Diversamente da molti altri sparatutto, però, hanno uno straccio di trama e dei personaggi bellissimi (per qualche strano motivo, tutti di sesso femminile).
Di Touhou esistono una quantità sterminata di doujinshi, che hanno elaborato e approfondito questi personaggi, creandoci attorno un vero e proprio universo.

Un universo brillante e colorato come un sogno, pieno di fantasmi, fate e creature del folklore giapponese, e popolato da bizzarre ragazze volanti che risolvono i loro problemi sparando raggi laser in giro finchè le cose non si mettono a posto da sole.

Mi sono innamorato immediatamente di questo mondo. Le doujinshi sono divertentissime, e i giochi sono tutti in diverse gradazioni di "bellissimo" (inclusa una tinta "perchè-diavolo-è-così-difficile" e qualche sfumatura di "ma-come-faccio-a-schivare-una-roba-simile-ditemelo-vi-prego", che ogni tanto sono un pò fastidiose...)

Con questa fanfiction ho voluto provare a rendere un pò più popolare Touhou in Italia, perchè merita. Con semplici ricerche sul vostro motore di ricera di fiducia potete trovare un'imageboard ed un wiki pronti ad aiutarvi a procurarvi i giochi e, soprattutto, strapieno di doujinshi fenomenali.

Leggere una doujinshi senza aver giocato ai giochi però può essere un pò problematico, ovviamente.

Così, vi racconterò io (pesantemente reinterpretata, ovviamente) la storia del primo gioco per Windows della serie.
Ogni capitolo equivale ad un livello del gioco (beh, circa), e farò del mio meglio per bilanciare tra necessità narrative e l'effettivo svolgimento del videogioco.
Il gioco, il sesto della saga di Touhou, si chiama "Touhou Koumakyou ~ The Embodiment of Scarlet Devil", ed inizia più o meno così:
"Era una notte buia e tempestosa..."





Era una notte chiara e limpida, nè troppo fredda nè troppo calda. Segno che, entro i confini di Gensokyo come nel Mondo Esterno, la primavera aveva lasciato il passo all'estate, come succedeva di solito. Niente di strano fin qui.

Lungo l'impercettibile ma solidissimo confine magico che separa la magica terra di Gensokyo dal moderno e comune Mondo Esterno (come lo chiamano gli abitanti di Gensokyo, ma forse vi sarà più familiare con il nome di "Giappone degli anni 2000"), sorge un piccolo tempietto scintoista. La nostra, o meglio, la mia storia comincia da qui.

Il tempio Hakurei è stato lì fin da tempi remotissimi.
Ok, non proprio remotissimi, ma comunque da un bel pezzo.

E' un bel tempietto. Ha la classica cassetta delle offerte e la campana, il cortile ornato da bellissimi alberi di ciliegio (perfetto per i pic-nic), un edificio collegato in perfetto stile giapponese, e, uh, poco altro. Ma delle cose importanti non gli manca nulla.

Da quando la terra di Gensokyo venne isolata dal Mondo Esterno nell'anno 17 dell'era Meiji (1884, cioè), il Tempio Hakurei è stato l'unico luogo di culto in tutta la regione.
Vi verrebbe da pensare che sia sempre pieno di gente, non è vero?

Invece no. Proprio per niente.

Tanto per cominciare, come ho detto, è proprio al confine di Gensokyo. Significa che per arrivarsi la gente deve fare un sacco di strada dal suo villaggio. A piedi, ovviamente, visto che il tempio è in montagna e la stradina è scoscesa, rovinata (non c'è molta manutenzione stradale qua) e per lunghi tratti non esiste proprio.

E poi ci sono circa nove possibilità su dieci di venire aggrediti da un qualche youkai e divorati lungo la strada.

Potete immaginare quante offerte arrivino.
Maledetti bastardi. Di cosa deve vivere una povera miko, se non ha le sue offerte?

Ah, mi presento. Sono quella bellissima ed elegante fanciulla che si sta rilassando sulla soglia del tempio.
Quella col vestito tradizionale rosso e bianco.
Mi chiamo Reimu Hakurei e sono la miko, cioè la sacerdotessa, di questo ameno (e poco frequentato) luogo sacro.

Uhm, sì, sto bevendo del thè. Beh, cosa vi aspettate che faccia una miko? Avete mai visto miko fare altro che 1) sorseggiare thè verde in maniera signorile 2) spazzare placidamente il cortile del tempio con una scopa di saggina 3) sgominare creature malefiche tirando sigilli di carta?
E il cortile è pulito.
No, non ho molta voglia di andare a sterminare youkai in giro oggi, grazie. Resterò qui a sorseggiare il mio thè~~


"OI! REIMU!!"


La miko, nonostante un urlo in un orecchio fosse più che sufficiente, in genere, a far svegliare di soprassalto quasi chiunque, reagì lentamente, aprendo prima un occhio, poi un alto, poi raddrizzandosi ed alzandosi lentamente, mettendosi quindi a sedere sul porticato del tempio su cui si era evidentemente abbioccata alla grande. Era anche straordinariamente spettinata, i suoi capelli neri sparati in tutte le direzioni.
Manco a dirlo, il suo thè, posato lì a fianco, nel frattempo era diventato freddo.

Prima ancora di cercare di recuperare la sobria eleganza a cui teneva tanto, fissò con aria estremamente scocciata la cosa nera e bianca che aveva osato interrompere il suo sonn- meditazione.

La "cosa nera e bianca" era, manco a dirlo, Marisa Kirisame, professione strega. Aveva anche il regolamentare cappello puntuto a tesa larga e la sua celebre, velocissima scopa volante, la quale era probabilmente la ragione principale per cui lei era quasi sempre lì ad infestare il suo tempio: non faceva fatica per strada.
Beh, quello, ed il fatto che qualunque youkai avesse avuto così poco buonsenso da attaccarla lungo la via per il tempio avrebbe avuto POCHISSIMO tempo per pentirsi dell'errore. Un tempo pari alla velocità della luce divisa per la distanza tra lui e Marisa, circa.

"Marisa." Disse, come se il nome della strega fosse un qualche insulto gravissimo. "Che ci fai qui?"

Marisa, in effetti, non è che fosse malvista da Reimu. Ma non è che facesse poi tante offerte al tempio, nemmeno... e spesso, quando veniva da lei, mangiava più di quanto scuciva.
Aveva però la tendenza a farsi vedere in occasione di guai e problemi vari. Ed era QUESTO a preoccupare Reimu adesso.

Marisa sogghignò. Era più bassa di Reimu, ed anche considerevolmente più piatta. (E già anche Reimu era tutt'altro che ben fornita: Marisa era quasi in negativo) Aveva un anno in meno, e i capelli biondi le davano un'aria ancora più bambinesca. Ma aveva un modo di sogghignare terrificante.
E' il sogghigno che fa l'alunno dispettosissimo quando ha nascosto una ranocchia nella cartella della maestra, solo che la ranocchia probabilmente è imbottita con mezzo chilo di tritolo o spara raggi laser dagli occhi.

"...Cos'è questa?" Reimu stava fissando un rettangolo di carta, non più grande di una grossa carta dei tarocchi. Sul centro campeggiava un dettagliatissimo cerchio magico con una stella a sei punte, e tutto intorno svariati sigilli e simboli strampalati dall'aria molto cattiva (per quanto dell'inchiostro su un foglio potesse trasudare malvagità e distruzione).

"Ricordi quando abbiamo affrontato quella youkai completamente pazza... uh..." Marisa fece uno sforzo per ricordare, giochicchiando con la pericolosissima carta magica, "Quattro anni fa? Qualcosa di simile, ze? Era quella che usava i fiori... Yuka qualcosa, ze?"

Reimu fece due sforzi, uno per ricordare l'incidente a cui si stava riferendo la sua amica ed uno per cercare di ignorare la sua fastidiosa abitudine di mettere "Ze" in fondo alle sue frasi per nessun motivo al mondo. Fortunatamente era abituata a quest'ultima impresa. "Circa. Sì. Quella che aveva quella specie di incantesimo assurdamente potente che sparava una cannonata magica enormissima che disintegrava qualunque cose che-"

Seguirono dieci secondi di silenzio. Marisa aveva il suo solito sogghigno soddisfatto, mentre teneva casualmente la carta puntata contro Reimu, la quale nel frattempo desiderava intensamente trovarsi in un altro continente. O almeno lontano da quell'arma di distruzione di massa.

"Non solo l'ho replicato, finalmente, ma sono anche riuscita a potenziarlo, ze! L'ho chiamato Master Spark!" Era tutta orgogliosa.

"Marisa."

"Ne ho fatte altre due... è stato difficile, non sono abituata a fare questi lavori di fino, ze. Te come fai a disegnare tutti i tuoi talismani di carta? Non ti stanchi?"

"...Marisa."

"E' stata dura trovare un modo per replicare con la mia stregoneria quello che per quella youkai era un potere innato, ma alla fine ce l'ho fatta, ze! Questo è quello che ci vuole per affrontare quai bastardi che stanno coprendo il cielo, chiunque siano! Ora dobbiamo trovarli, e..."

"Marisa!!"

"...Ze?"

"...Non puntare quell'affare verso di me."

"Oh. Scusa." Fece la strega, rendendosene conto improvvisamente. Si infilò la carta nel tascone del suo grembiule.

Poi Reimu, che si era svegliata del tutto, se ne rese conto. "...coprendo il cielo?"

Marisa la guardò strano, poi girò lo sguardo verso l'alto.

Reimu la seguì, e si trovo a fissare una spessissima coltre di nubi vorticanti, di un intenso colore rosso sangue. La poca luce che filtrava faceva grotteschi giochi di luce, dando l'impressione che la nuvolaglia avesse zanne, e artigli, e volti di mostri.
Diciamo che era un buon 7 abbondante sulla scala Hakurei dei Fenomeni Innaturali e che Decisamente Meritavano un'Investigazione Approfondita.
Era una scala che andava da 1 a 7, comunque. (Il fatto che ci fosse bisogno di una scala simile fa capire che razza di posto fosse Gensokyo)

"Non ci credo che non te n'eri ancora accorta." Fece Marisa. "Non è esattamente una notte chiara e limpida, ti pare, ze?"

"Stavo dormendo." Fece la miko, alzandosi del tutto in piedi e deambulando, ondeggiante, verso l'interno del suo tempio.

"Sono tre giorni che non si vede il sole!!" Marisa la seguì, testardamente. Voleva chiaramente coinvolgerla.

"Ho avuto da fare. Al contrario di te, io LAVORO."

"Wow, scusa, non avevo idea che tu avessi all'improvviso ricevuto una gran torma di pellegrini e visitatori. Dev'essere stato faticoso. Beh, almeno ci hai guadagnato in offerte, no?" Marisa stava al sarcasmo come una motosega sta ad una limetta per manicure.

Reimu cercò di fare del suo meglio per non tirarle una sedia in faccia. "...Hai detto che questo non è un fenomeno naturale, secondo te?" Chiese, sedendosi al suo kotatsu preferito ed armeggiando sotto per accenderlo. Stava iniziando a fare freschino, ora che Marisa gliel'aveva fatto notare.

"Naturale? Direi che merita almeno un otto e mezzo sulla scala Kirisame dei Fenomeni Innaturali che Decisamente Meritano un'Indagine Approfondita."

"Non mi rubare le unità di misura." Ribattè la miko.

Guardò fuori dalla finestra. Le nuvole cremisi sembravano un liquido raggrumato, una pozzanghera di sangue che imbrattava il cielo notturno. Non promettevano proprio niente di buono. Per non parlare dell'accidenti di potenza magica necessaria ad oscurare il sole su TUTTA GENSOKYO. Che razza di mostro doveva esserci dietro a tutto questo?

Reimu sorrise, augurò un "Buona fortuna" a Marisa, e sparì sotto al caldo, caldo, comodo kotatsu.

Ne venne trascinata fuori, in seguito ad un'accanita e disperata resistenza, non meno di quattro minuti dopo.

"Reimu! Sei la sacerdotessa di Gensokyo! L'unica, tra l'altro! E' tuo dovere rendere il favore divino alla gente di Gensokyo e purificare la terra da questo male, eccetera eccetera ze."

"Ma io sono stanca di rendere il favore divino ogni volta che un qualche youkai dà di matto e inizia a fare danni. Tanto le offerte non arrivano comunque."

"Sei una miko mercenaria, ze." Commentò Marisa.

Reimu non si riconobbe per nulla nel termine "mercenaria". Un mercenario è una persona che viene pagata per combattere. Reimu non aveva mai visto il becco d'un quattrino.

"Marisa... ti conosco da un pezzo. Non mi freghi. Se vuoi invischiarti in questa faccenda, di sicuro non è per spirito di carità verso la gente comune di Gensokyo."

Definire Marisa "una criminale" avrebbe probabilmente offeso svariati praticanti di attività illegali, in effetti. Almeno i veri criminali comprendono l'esistenza delle leggi, quando le violano. Invece Marisa era consapevole dei concetti di bene e male più o meno quanto un daltonico è consapevole dei colori: non gli erano alieni... semplicemente, erano sottoposti ad un'interpretazione molto, molto, molto soggettiva.

"Ho dei sospetti, ze."

"Spara." Reimu era determinata a far sputare il rospo all'amica.

"A qualche chilometro dal tuo tempio c'è un lago..."

"Non è una novità."

"...e sul lago c'è un'isola..."

"Neanche questa lo è."

"E sull'isola c'è un palazzo vittoriano..."

"...No, aspetta..." Reimu si girò di scatto verso detto lago. L'isola era a malapena visibile in lontananza: non c'era abbastanza luce per riconoscere i dettagli, ma Reimu aveva un'ottima vista (controbilanciata da una pessima visione notturna), e riuscì a scorgere delle luci in lontananza.
E Reimu era assolutamente sicura che la settimana scorsa non c'era nessuna villa in stile vittoriano in zona.
...Inoltre, esaminando bene le nuvole, sembrava proprio che stessero "colando su" dall'isola, e da lì si stessero lentamente diffondendo per Gensokyo.
In effetti, era palese come il sole, ma Reimu si giustificò con sè stessa dicendosi che il sole non c'era e quindi era scusata.

"Ci ho fatto un salto, ma ho cercato di essere prudente. Solo un sopralluogo, ze." Spiegò Marisa.

Reimu, ben sapendo che se c'era una cosa che Marisa poteva avere in comune con un rinoceronte imbestialito era il concetto di "prudenza", chiese dettagli aggiuntivi. "Cos'hai visto?"

"C'è un villone in stile europeo, tutto in mattoni rosso scuro, ze. Sembra uscito da una fiaba horror. Di quelle che si raccontano ai bambini per fargli avere gli incubi quando vanno a letto."

"Se mai avrai dei figli, mi ricorderò di chiamare i servizi sociali. Cosa ne pensi, comunque?"

Marisa ignorò il commento. "E' di sicuro il castello di un qualche potentissimo stregone occidentale, ze."

"Punto uno: hai appena detto che è una villa, non un castello. Punto due: continuo a non vedere cosa puoi guadagnarci da tutto questo. Perchè se sei così interessata significa che ci hai visto del guadagno."

Marisa fece ancora il sogghigno malefico. "Pensa al tesoro in oggetti incantati e tomi di magia straniera che sicuramente quello stregone avrà, nascosti da qualche parte in quel maniero, ze!"

Reimu pensò al tesoro eccetera, e decise che non le interessava, principalmente perchè non se ne sarebbe fatta nulla (a differenza di Marisa, accanita collezionista di quel genere di roba stregonesca). Tornò sotto il kotatsu.

"Pensa come ti sarà grata la gente di Gensokyo per aver reso il favore divino alle loro terre. Pensa alle offerte, ze."

Si iniziava a ragionare, ma era comunque poco probabile che quei lavativi della gente del villaggio si disturbassero ad inerpicarsi per le montagne e venire fin su da lei per portarle delle offerte.

"Pensa al tuo dovere di miko, Reimu. Sei la miko del tempio Hakurei, ze! E questa è GROSSA. Non è come buttare giù uno o due youkai di passaggio, ze. Tutta Gensokyo saprà che Reimu Hakurei, la Splendida Sacerdotessa del Paradiso, ha salvato la terra da un triste destino!"

Reimu aveva messo su il muso. "Tanto non verranno comunque a fare delle offerte al tempio."

Marisa ondeggiò il dito indice con fare saggio. "Tsk, tsk. Mi deludi, Reimu Hakurei. Se salviamo Gensokyo, non avrai più bisogno delle offerte, ze."

Reimu non capiva. Era interessata, ma non capiva. "Eh?"

"Credi veramente che i negozianti del villaggio avranno il coraggio di far pagare Reimu Hakurei, la Splendida Sacerdotessa del Paradiso, salvatrice di Gensokyo, ze? Nonchè miko sufficentemente potente da annientare anche un nemico simile?"

Ok. Venduto.

Reimu si aggiustò un pò i capelli e raddrizzò il suo fiocco rosso, si alzò lentamente dal kotatsu, e fece: "Dammi cinque minuti per prendere i miei talismani. Aspettami qui."

"Fai con comodo, ze." Sorrise Marisa.

"Sai, anch'io ho studiato qualche asso nella manica carino di recente." Fece lei, un attimo prima di uscire dalla stanza. Una frecciatina.
Lei e Marisa si erano affrontate un sacco di volte, più o meno seriamente. E Reimu aveva al suo attivo un rapporto vittorie/sconfitte di 10 a 1. Marisa era visibilmente ossessionata dall'idea di dimostrare sia a lei che a sè stessa di essere più forte di Reimu, e per questo si era messa a rubare incantesimi, oggetti magici e tecniche speciali in giro. Evidentemente col suo nuovo incantesimo sperava di poterla sopravanzare.
Ma Reimu non aveva certo intenzione di sfigurare. Se Marisa voleva mettere in gioco il suo nuovo incantesimo, allora anche lei avrebbe fatto lo stesso.

"Vediamo se i tuoi trucchetti da miko tengono il passo con Master Spark." Rispose Marisa, prontissima.

"Vedremo" Disse Reimu.
Quello che pensava in realtà era "Speriamo che bastino a fermare Marisa nel caso si metta a sparare raggi laser di distruzione cosmica in giro a random", ma non poteva certo dirlo ad alta voce, no?
Anche se l'avesse fatto, Marisa non la sarebbe stata a sentire comunque.

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Capitolo 2
*** Stage 1: Disegno della Notte Fantastica ~ Mystic Flier ***


Se Gensokyo era un posto pieno di problemi, di certo la densità di popolazione non era tra questi. Così, il tempio Hakurei poteva veramente permettersi un cortile a dir poco enorme.
Lo spiazzo frontale, come già menzionato, era tutto ciliegi decorativi. Ma, tutto intorno, c'era un misto di boscaglia e di terreno scosceso, con pochi, ripidi sentieri che rendevano visitare il tempio un affaraccio impegnativo per chiunque non fosse in grado di volare.

Reimu, ovviamente, sapeva volare. Era una delle prime cose che una miko doveva imparare, a Gensokyo. Principalmente per necessità.

La necessità di poter arrivare a quell'accidenti di tempio inerpicato sulle montagne, certo, ma anche la necessità di combattere nei cieli, contro le miriadi di youkai, fate, demoni, mostri, spiriti, fantasmi ed altre espressioni del sovrannaturale che infestano Gensokyo. I quali, ovviamente, sanno tutti volare.

Per questo non era raro che un essere umano imparasse a volare.
Beh, oddio, sì, era parecchio raro, ma comunque ogni tanto succedeva, soprattutto se suddetto essere umano aveva già qualche genere di potere, come ad esempio l'enorme capacità spirituale-divina di Reimu.

Marisa, dal canto suo, era solo una normale ed innocente ragazzina, ed, a parte la sua tendenza al furto con scasso, alla distruzione casuale della proprietà pubblica e privata ed alla sua stregoneria spiana-montagne (la sua specializzazione è in incantesimi diretti puramente offensivi e distruttivi, in genere di ispirazione astronomica), non aveva il dono del volo.
Però compensava con una buona scopa volante, come già detto.

Torniamo alle nostre due eroine, quindi, che, spiccando il volo dal tempio Hakurei, si dirigono verso il lago, sorvolando l'aspra boscaglia.

Reimu era sovrappensiero. Si chiedeva se avesse veramente fatto bene a decidere di seguire Marisa. Tutto sembrava indicare che c'era uno stregone potentissimo all'opera... era veramente sicura di volersi invischiare?

Marisa sembrava così sicura di sè, notò. Quella ragazza era troppo impulsiva, non pensava mai alle conseguenze di nulla.
E quel suo continuo "ze, ze" era odiosissimo.

Tirò un sospiro, e cercò di rilassarsi. Si stava bene fuori, dopotutto. Nonostante il cielo coperto, l'aria era fresca senza essere troppo fredda, una volta abituati. E il bosco di notte era così rom-...

"E' strano, ze." Osservò Marisa, fissando Reimu con aria curiosa. "Non hai ancora commentato qualcosa tipo "Si sta bene fuori" oppure "Il bosco di notte è così roman-"

"Stai zitta." La interruppe Reimu imbarazzata, cercando di mimetizzarsi con il suo vestito.
Stupida. Cosa va a pensare al romanticismo mentre sta uscendo con Marisa.
Era troppo vicina. Stava sorridendo in maniera fastidiosa. Stava guardando lei? DOVE la stava guardando?!

"Stai arrossendo, ze."

"Fatti gli affari tuoi."

Marisa si inclinò all'indietro sulla scopa, incrociando le mani dietro la testa e sdraiandovisi sopra.
(Come faceva a sdraiarsi su una scopa volante? Doveva essere scomodissimo...)

"Mah, a me non piace troppo uscire di notte, ze. Ci incontra solo della gran gente stramba."

Reimu fissò Marisa lungamente e poi commentò: "Già, hai ragione."

La strega sembrò non cogliere l'allusione. Reimu continuò, tornando seria: "Gli youkai sono più attivi la notte, esattamente come gli umani lo sono durante il giorno. E queste nuvole irradiano un'aura maligna, la percepisco chiaramente."

"Cosa intendi dire, ze?" Fece Marisa, aprendo un occhio.

"Che mi stupirei se non incontrassimo un qualche youk-ah."

"Youk-ah?" Marisa aprì anche l'altro, indovinando che c'era qualcosa che non andava, e seguì lo sguardo di Reimu, che era puntato verso il basso ed in avanti, a fissare... un globo di oscurità.

Era come se qualcuno avesse fatto una grossa macchia d'inchiostro sul mondo circostante. Una macchia tridimensionale. Era una sfera di nero assoluto che ondeggiava a mezz'aria, muovendosi lentamente, sfiorando la cima degli alberi.

"...e quello che diamine è, ze?" Marisa si tirò su a sedere sulla scopa, piegandosi anche in avanti per vedere meglio.

La forma nera continuò ad ondeggiare. Andò a sbattere contro il tronco di un albero. Si sentì un *thunk* e qualche foglia morta cadde, mentre un paio di volatili spaventati spiccarono il volo.

La forma nera si fermò per un attimo, stordita, poi si scosse e riprese a muoversi, aggirando l'albero.

"Non lo so, ma non sembra molto intelligente." Osservò la miko.

"L'ho detto io, ze." Marisa incrociò le braccia ed annuì saggiamente. "La notte si incontra solo della gran gente stramba."

Reimu prese a volare più basso, fino ad arrivare allo stesso livello del globo di tenebre. Marisa la seguì.

"Beh, facciamolo fuori prima che possa reagire, ze!" Esclamò, tirando fuori la carta magica puntandola contro la sfera di tenenbre. "Prendi questo! Segno d'Amore, MASTER SPA-"

"STOP!" Reimu la placcò prima che potesse scatenare la distruzione cosmica apocalittica. "Non ti sembra un'esagerazione? Se spari da qui, disintegrerai mezza forest-"
Si bloccò, rendendosi conto di quello che aveva detto Marisa.
"...Segno d'Amore?"

Marisa sorrise, mostrandole la carta (ancora quella fastidiosa sensazione che si prova quando una persona tremendamente irresponsabile di punta contro un incantesimo da sette megatoni). "Segno d'Amore, Master Spark, ze! E' il nome completo della spellcard."

"...come fai a chiamare "Segno d'Amore" un incantesimo così apocalittico?" Chiese Reimu, non volendo veramente sapere la risposta.

Marisa sembrò perdere le parole. Era una domanda che non si aspettava. "Ecco, vedi, ho fatto delle ricerche su-"

"..."

"...E', è un segreto professionale, ze!" Marisa era diventata vistosamente rossa.

"Me lo spiegherai un altro giorno." Tagliò corto Reimu, che non era molto curiosa di sapere cosa intendesse Marisa. Intanto la sfera di tenebre si era impigliata nella punta di un abete e sembrava stesse cercando di districarsi. Aveva un'aria abbastanza miserabile.

Con uno *snap* violento, l'albero, flessbile, si stacco e tornò dritto, e la sfera sobbalzò leggermente. Poi riprese a deambulare senza meta come prima.

"Andiamo dentro." Fece Reimu, aumentando la velocità fino a raggiungere la sfera ed immergendovisi. Marisa la seguì.

Dentro era DAVVERO buio. Persino gli altri sensi, oltre alla vista, sembravano offuscati.

Reimu poteva avvertire la presenza di Marisa solo grazie al suo sesto senso innato ed al debolissimo ronzio magico che emetteva la sua scopa. Avvertiva anche un'altra presenza. Come volevasi dimostrare, era esattamente al centro della sfera di buio.

"Ehi! Vedo qualcuno, laggiù!" Sentì Marisa sussurrare.

"Come fai a vedere in questo buio?" Chiese.

"Non sono come te che hai una pessima visione notturna, ze."

La miko sospirò. "Cosa c'è davanti a noi, allora?"

"Come volevasi dimostrare, una persona stramba."

"Chi è una persona stramba?" Rispose una voce. Era una voce... squillante. Acuta. Bambinesca.

"Nessuno stava parlando di te, ze." Ribattè prontissima Marisa.

"E' così allora~?" Cantilenò la risposta.

"Chi sei? DOVE sei?" Chiese Reimu, già sulla difensiva. Il non poter vedere niente e doversi fidare solo del suo sesto senso la metteva a disagio. Si sentiva un facile bersaglio, per quanto il tono di voce ed il modo di fare della persona che si trovava davanti non sembravano minacciosi.

"Come, non mi vedi? Hai davvero una pessima visione notturna. Mi chiamo Rumia. Passavo di qua."

L'oscurità si diradò leggermente, e Reimu intravide una bambina davanti a sè.

Piccolina, bionda, con addosso un vestito nero con gonna, dall'aria elegante, e, sotto, una camicia bianca. Nel caso in cui l'aura che emanava non bastasse a capirlo, allora gli occhi rosso intenso sarebbero stati sufficenti per riconoscerla come un qualche youkai, una creatura sovrannaturale.
Aveva uno strano fiocco rosso legato ad una ciocca di capelli al lato della testa. E... perchè stava con le braccia spalancate a croce, le mani aperte? Sembrava che volesse sbarrar loro la strada.

L'aveva notato anche Marisa, evidentemente. "Perchè tieni le braccia stese?" Le chiese, senza mezzi termini. In quella posizone, quella bambina aveva un'aria ancora più bambinesca.

"Non ti ricorda qualcosa come una crocefissione?" Fu la candida risposta.

"...eh?" Reimu non era sicura di aver capito.

Marisa guardò una mano, poi l'altra, e concluse: "Mah, a me sembra più il sistema decimale, ze."

La tenebra si stava di nuovo infittendo. "Andiamo. Sei di mezzo. Lasciaci passare." Intimò la miko.

"E' tanto che non mangio, sai. Posso mangiarvi?"

Un brivido scese giù per la spina dorsale di entrambe. Era ridiventato tutto buio, tranne che per due puntini di luce rossa - i suoi occhi.

Non erano i classici occhietti cattivi e sottili delle belve pronte a balzare sulla preda. Erano gli occhioni sereni di una bambina che stava fissando il piatto con la cena prima di iniziare a mangiare.

"Sai come si dice, la medicina migliore è quella più amara." Ribattè, spavalda.

"E' così allora~?" Cantilenò Rumia. L'oscurità era diventata totale, tagliata solo dai due puntolini di brace dei suoi occhi. L'aria iniziò a ronzare dall'energia magica che vi si stava addensando.

Reimu analizzò rapidamente la situazione. Se fosse semplicemente volata via, avrebbe rischiato di impastarsi contro un albero... era troppo confusa, faceva persino fatica a capire qual'era l'alto e quale il basso. L'oscurità la avvolgeva da ogni lato. Era alla sua mercè.

Sentì una raffica di proiettili magici partire, e si rese conto che sarebbe probabilmente morta. Non poteva vederli, nè schivarli, nè fare niente...

...poi, sentì il rumore di una selva di dardi incantati che si schiantavano contro un albero circa venti metri alla sua destra.
"...Uh?"

Una seconda ed una terza raffica seguirono. Le pallottole sibilarono tutt'intorno e andarono tutte a schiantarsi a terra, contro qualche albero, o a perdersi nel cielo.

Sentì la voce di Marisa. "...Ma dove stai sparando?"

"Dove siete?!" Fece Rumia. "Fatevi vedere, vigliacche! Non nascondetevi!"

"Non ci stiamo nascondendo!" Sbraitò Reimu. "Non sei te che stai facendo tutto questo buio qui intorno?!"

Marisa scoppiò a ridere. "Un attimo. Un attimo. Mi vuoi dire che NEANCHE TU VEDI ATTRAVERSO L'OSCURITA CHE TU STESSA CREI?!"

...non era possibile. Doveva essere un trucco. Un qualche piano geniale per prenderle alla sprovvista e divorarle. Doveva.
Non poteva essere veramente così stupida.

L'oscurità svanì improvvisamente. Reimu e Marisa si ritrovarono nel mezzo della foresta. Parecchi alberi erano stati danneggiati dai colpi di Rumia e avevano vistosi buchi nel tronco. Rumia, dal canto suo, stava dando loro le spalle.

Reimu tossicchiò. "Siamo qui."

Rumia si girò di scatto, cercando di sembrare combattiva. Aveva ancora le braccia spalancate, e, quindi, fallì in partenza il tentativo.

Evidentemente, sì, era così stupida.
Fino al giorno prima, 'Manipolazione delle Tenebre' le sarebbe sembrato un potere fighissimo e veramente temibili nelle mani di uno youkai mangiatore d'uomini.
Ora si era ricreduta.

"Ah, ecco dove siete!" Fece lei. "Ora non vi nasconderete più!"

"Guarda che sei stata tu a nasconderci, Rumia." Osservò Reimu.

"E' così allora~?"

Rumia raccolse le energie, e una raffica di proiettili azzurri si condensò in una sfera di luce magica davanti a lei, per poi venire sparata in avanti in una vera e propria cortina di fittissimo fuoco a tappeto.

Gensokyo è un posto ad altissima concentrazione di magia. E' abitato da tantissime creature sovrannaturali, in larga parte invulnerabili alle armi normali. Per questo, fin dai tempi in cui venne eretta la barriera Hakurei, sigillando Gensokyo, umani e youkai si sono combattuti, affrontandosi con i rispettivi poteri magici.
Così, questa gente ha iniziato a tirarsi contro dei gran incantesimi. Di tutti i generi: palle di fuoco, dardi incantati, sigilli da esorcismo scintoisti, proiettili magici, eccetera.
Come per tutte le cose, sia i maghi e gli esorcisti umani che gli youkai diventarono sempre più bravi a combattersi con questo sistema (considerato che era spesso questione di vita o di morte). Quindi, col tempo, aumentò sia la quantità di incantesimi che questi si tiravano contro, che la rispettiva abilità nello schivarli.
Questo metodo di combattimento iniziò a diventare famoso come "Danmaku", da Dan, pallottola, e Maku, sipario. Un sistema di combattimento basato sullo sparare così tanta roba nella generica direzione del proprio avversario che, prima o poi, qualcosa andrà pure a segno.
Quindi, se vi dico che Rumia sparò ondate di centinaia di proiettili contro le nostre due eroine, e queste ultime le schivarono con un'agilità degna del miglior bullet time alla matrix, non dovete stupirvi troppo.
Sono scene più o meno normali a Gensokyo, oggigiorno.

Tre minuti dopo e un acro di foresta in meno, la situazione non era molto cambiata, solo che Rumia ansimava come se fosse reduce dall'equivalente magico di una maratona e Reimu e Marisa erano fresche come due boccioli di ciliegio.

"Scarsa." Commentò freddamente Reimu.

"E' più inutile di un essere umano." Le fece eco Marisa, la quale, ricordiamolo, ERA un essere umano. "Magari non arriva neanche ad avere dieci dita."

"E'... *pant*... così... *anf*... allora~~?" La youkai cercò di fare il pieno di ossigeno.

"Senti, è stato divertente giocare a Danmaku con te, Rumia, ma ora abbiamo da fare. Dobbiamo trovare chiunque abbia steso questa nuvolaglia, riempirlo di botte finchè non si muove più, e rapinargli la casa." Spiegò Marisa.

"Ehi!" Intervenne Reimu. "Non parlare al plurale su queste cose! Non voglio essere associata ai tuoi intenti criminali!"

"Ho ancora un asso nella mia manica!" Esclamò Rumia (che aveva ripreso fiato), tirando fuori, letteralmente, un asso dalla sua manica. O meglio, una carta che non sembrava essere un asso, ma aveva tutta l'aria di una spellcard.

Marisa e Reimu si misero istintivamente in guardia, pronte a schivare l'attacco.

Abbiamo già visto le Spellcard. Sono praticamente dei grossi incantesimi. Un esempio è l'ormai famoso "Segno d'Amore: Master Spark" di Marisa. Sono dei grossi attacchi speciali a base di Danmaku e, per un qualche motivo misterioso, hanno tutti un nome formato da due parti, una classificazione e un nome vero e proprio.
Nessuno sa bene perchè. E' opinione comune che sia solo perchè fa più figo.

Ma forse Rumia non condivide quest'opinione.

"RUMIA BEEEEEEEEEEEEEEEEAM!"

Due enormi raggi di luce azzurra esplosero dalle palle degli occhi di Rumia, saettando per la foresta ed aprendo due larghi solchi sul suolo boscoso, zigzaganti come il progetto di un architetto ubriaco.
Alberi esplosero, crollarono e volarono via. La foresta circostante venne spianata e devastata.
Nel mezzo del tutto, le nostre due eroine non ebbero neanche bisogno di schivare alcunchè. I due laser le avevano mancate del tutto, scavando canali fumanti svariate decine di metri alla loro destra e sinistra.

"...e?" Chiese Reimu, che era curiosa di sapere quando sarebbe arrivato il VERO attacco.

Dal canto suo, Rumia non sembrava molto ansiosa di continuare a combattere. Si stava rotolando per terra, tenendosi gli occhi con entrambe le mani, scalciando e gridando.

"AAAAAGH NON CI VEDO PIU' AAAAAAAGH I MIEI OCCHI AAAAGH BRUCIA BRUCIA BRUCIA AAAAAAA"

Totalmente fredda ed insensibile alla sofferenza altrui, Marisa si avvicinò, scopa in spalla, e raccolse la carta da terra. Era bruciacchiata e consumata, ma ancora leggibile.

"Una youkai delle tenebre che usa una spellcard basata sulla luce? Questa è una classe di stupidità tutta a sè stante, ze..." Fece, appoggiando un piede sulla bambina per impedirle di rotolarsi troppo per terra. "Ma sai veramente contare fino a dieci, ze?"

Reimu era stanca. "Senti, lasciamola perdere ed andiamo alla villa sul lago." fece. Tanto la youkai, che era già stupida di suo, era in condizioni tali da non fare più del male a nessuno per un bel pezzo.
Tanto gli youkai sono in grado di rigenerare praticamente di tutto, e lei aveva roba più urgente da fare.

"Beh, ci vediamo, Rumia. Spero che la medicina ti sia piaciuta."

"AAAAAAAAAAAAA AAAAGHHH BRUCIA BRUCIA ARRRRGH"

"E' stato un piacere, ze"
Salutò marisa, assestandole un calcio nelle costole e saltando sulla sua scopa.
"AAAAAAA AAAAAAAARGH I MIEI OCCHI AAAAAAAAA ouch"

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Capitolo 3
*** Stage 2: Lo Spirito del Lago ~ Water Magus ***


Erano ormai ore che il duetto di improvvisate salvatrici di Gensokyo era partito dal tempio Hakurei. Nel frattempo si era fatta notte fondissima, e si era alzata una sottile nebbia.
Era straordinariamente buio, e Reimu e Marisa non potevano fare altro che volare molto alto per evitare ogni rischio di collisione.
Entrambe avevano pensato di proporre di tenersi per mano per non perdersi, ma nessuna delle due l'aveva chiesto all'altra.
In effetti, poco prima, entrambe avevano iniziato (contemporaneamente) a chiedersi "M-m-ma non sarebbe meglio se ci teness-", interrompendosi a vicenda. E la faccenda morì lì.

Finalmente, raggiunsero il lago, lasciandosi alle spalle le ripide montagne boscose che circondavano il tempio Hakurei.
L'aria era diventata molto fredda, ed il volare ad alta velocità non migliorava le cose. Stavano entrambe battendo i denti, letteralmente.

Ciascuna delle due pensò segretamente a qualche modo per scaldarsi, ma ovviamente non venne detta una parola ad alta voce.

"Ehi, Marisa." Fece Reimu, scuotendo l'amica dai meandri della sua immaginazione.

"Huh?" Fu l'inarticolata risposta.

"Puoi fare un pò luce con la magia? Mi è sembrato di vedere qualcosa." Chiese.

Marisa la guardò strano. "Eh? Non c'è nulla qui, solo acqua, ze. Che vuoi vedere? Se faccio luce, dalla villa sull'isola ci vedranno subito e perderemo il vantaggio della sorpresa."

Reimu fu un pò stupita dall'acume tattico di Marisa. Ma in fondo, si disse, se c'era una cosa di cui la strega era sicuramente un'esperta erano le battaglie magiche (e, probabilmente, i furti con scasso).

"Che c'è?" Insistette Marisa. Aveva intuito che a Reimu era venuto un dubbio, ed aveva imparato a fidarsi del suo sesto senso della miko. Raramente se ne era pentita.
(Qualche volta sì, ma questa, come si suol dire, è un'altra storia)

Reimu afferrò Marisa per un braccio e la fece rallentare. La strega sussultò.

"Shhh." Fece, portando l'indice alle labbra, mentre entrambe perdevano quota fino ad arrivare a una decina di metri sopra il pelo dell'acqua. "Non senti niente?"

Marisa sentiva solo il suo battito cardiaco, ed era a dire il vero più concentrata sul contatto fisico con Reimu che sull'ambiente circostante, che era comunque tutto buio pesto e nebbioso.

"Marisa?"

"E-eh?!" Reimu era diventata così seria e professionale totto d'un tratto...

"Non senti nulla?"

Marisa inspirò profondamente. Un debole vento le fischiava tra le orecchie. Per il resto, null'altro. La natura era totalmente silenziosa.
Scosse la testa.

Reimu iniziò a scendere di quota.

"Ehi, Reimu, dove vai? Finirai per bagnarti-"

Si sentì un *toc* e Reimu, ormai una figura indistinta a causa dell'oscurità, smise di scendere.

"Toc, ze?" Fece Marisa, scendendo anche lei per vedere meglio.
Reimu era in piedi sul lago. Solo che il lago era ghiacciato.
Solo in quel momento si rese conto di non aver mai sentito il suono delle onde.

E solo in quel momento Marisa si rese esattamente conto di QUANTO fosse freddo.

"...Ma che diavolo è questo?!" Chiese a Reimu, smontando dalla scopa. Non solo il ghiaccio era solido, ma dava l'impressione di essere anche molto, molto spesso.

Ma era il quindici di Luglio, dannazione.

"...Non basta la semplice mancanza di tempo sereno per qualche giorno a fare QUESTO." Commentò Reimu, battendo un piede zoccolato sul ghiaccio a sottolineare le sue parole.

Marisa si mise in ginocchio e iniziò a sfregare sul ghiaccio col suo cappello. "Guarda qui." Fece, ripulendo un angolo di lago.

La miko sbirciò, e vide, perfettamente incastrato nel ghiaccio, un banco di piccoli pesci ancora tutti in formazione.

"...Non ha senso." Fu la sua prima reazione.

Marisa lanciò un'occhiata in direzione della villa sull'isola, ancora lontana all'orizzonte (stranamente, non sembrava essersi avvicinata per nulla per quanto loro avessero volato in quella direzione), e decise: "Provo a fare della luce, ze."

Si rimise il cappello in testa, aggiustandoselo un attimo per dargli l'inclinazione giusta come se fosse una cosa indispensabile per poter fare della magia (magari lo era, ed avrebbe spiegato perchè non se ne separava mai), poi allargò le braccia ed un cerchio magico si accese attorno ai suoi piedi, ruotando pigramente ed splendendo di una debole luce azzurrina.
Il cerchio si allargò e svanì, e il bagliore si diffuse, fino a che non prese tutta l'area, immergendola in una sorta di pallido crepuscolo magico.
Lo spettacolo poteva essere definito, senza timore di fare un pessimo gioco di parole, agghiacciante: incastrati nell'acqua, come se questa si fosse istantaneamente tramutata in ghiaccio, c'erano svariati esemplari di fauna marina. Era come un grottesco quadro appartenente a qualche oscura e malata corrente artistica.

Ma, soprattutto, colpì la presenza di una rana, perfettamente ibernata in un cubo di ghiaccio particolarmente chiaro e limpido, posizionata in cima ad una corta colonna, come il piedistallo di un'esposizione da museo.

"Rana?" Chiese Marisa.

"Rana." Rispose Reimu, esaminandola da vicino. Chiunque l'aveva fatto, l'aveva fatto con cura ed orgoglio. La raccolse e la gettò a Marisa, che la afferrò al volo e se la rigirò tra le mani, esaminandola.

"Rana, ze" Affermò Marisa, dopo un'attenta ispezione dell'anfibio.

Ora non restava che scoprire chi poteva essere così scemo da congelare una rana con tanta cura ed orgoglio per poi metterla su un piedistallo nel mezzo di un lago gelato.

"GIU' LE MANI DALLA MIA OPERA D'ARTE, LADRI!!"

Entrambe alzarono lo sguardo. "Trovato." Dissero, all'unisono.

"Sono Cirno, la Fata dei Ghiacci del Lago." Fu la presentazione della nuova arrivata mentre emergeva dal buio della notte. "E questo è il mio regno."

Marisa guardò prima la fata, poi la rana, poi ancora la fata.

Indossava (la fata, non la rana) un lungo abito azzurro, con un bordo a triangoli bianchi, e, sotto, una camicetta rosa.
Un fiocco verde era legato tra i suoi capelli color azzurro ghiaccio. Aveva la dotazione standard di alucce, come ogni fata che si rispetti: Le sue sembravano schegge di ghiaccio, aprendosi a raggiera dalla sua schiena.

Il fatto che fosse alta qualcosa come un metro e dieci scarsi non la rendeva particolarmente minacciosa, in ogni caso. Non dimostrava di avere più di otto anni, nè un QI particolarmente elevato (la stima di Marisa si aggirava attorno al 9), ma era comunque più grande e dall'aria più decisa e sicura (anche se non più sveglia) delle comuni fatine di Gensokyo.

Marisa le mostrò l'anfibio ibernato. "Tuo?" Chiese.

"La mia migliore creazione." Rispose Cirno, incrociando le braccia ed annuendo a sè stessa con aria molto soddisfatta.

Reimu aveva già capito cosa Marisa intendeva fare. Non si sforzò neanche di cercare inutilmente di impedirglielo. Si limitò ad innalzare una silenziosa preghiera mentre la povera rana congelata si frantumava in una miriade di schegge di ghiaccio, cadendo a terra.
Pregò che si reincarnasse. Possibilmente in una forma di vita migliore. Ma, in ogni caso, lontano dal raggio d'azione sia di Cirno che di Marisa.

La fatina dei ghiacci reagì in maniera fin troppo prevedibile.

Si accigliò, gli occhi le diventarono lucidi, l'aria attorno a lei si raffreddò.
Tirò su col naso. Boccheggiò una, due volte.

Scoppiò a piangere.

"Non ti vergogni, Marisa?" Fece Reimu. "Hai fatto piangere una bambina."

"Non è una bambina, è una fata, ze." Le ricordò la strega. "In genere non le disintegriamo le fate, noi?"

"Solo se sono fastidiose."

"Voi... voi..." Cirno si levò in volo. Righe di neve, come lacrime, le solcavano la faccia. "VOI NON LASCERETE MAI QUESTO LAGO! QUESTO POSTO DIVENTERA' LA VOSTRA TOMBA DI GHIACCIO!"

Reimu si girò verso Marisa, sospirando pesantemente. "Perchè mi devi sempre trascinare in un guaio dopo l'altro?"

Marisa, dal canto suo, le fece il suo tipico sorriso a 64 denti degno di uno squalo. "Mi diverto, ze."

Un attimo dopo, una raffica di lunghe, acuminate stalattiti di ghiaccio si infranse proprio dove le due erano fino ad una frazione di secondo prima.

"TI CONGELERO' COME UNA MUCCA INGLESE!!!"

"Non come una rana, ze?" Fece Marisa, aggrappata saldamente alla sua scopa volante, mentre evitava con facilità lo sciame di proiettili di ghiaccio che Cirno le scagliava contro, slittando tra gli spazi tra l'uno e l'altro con l'agilità che solo una strega esperta, sopravvissuta a centinaia di battaglie di danmaku, può avere.

"La mucca ti si addice di più!!"

Ok, era un'offesa del cavolo dire a qualcuno che somigliava ad una mucca più che ad una rana. Ma il tono di chi parla intendendo offendere c'era tutto, e tanto bastò a far apparire la caratteristica venuzza pulsante sulla tempia di Marisa.

Intanto Reimu, bellamente ignorata, stava volando poco lontano, osservando la battaglia mortale tra i due idioti patentati. "Ma perchè inglese, poi?" si chiese.

La fata prese a scaricare orde di pallottole sempre più fitte, notando la palese inefficacia dei propri attacchi. Marisa, dal canto suo, comodamente seduta sulla sua scopa, non sembrava neanche impegnarsi troppo a schivarli.

"ORA BASTA!" Gridò la fata, indietreggiando per mettere distanza tra sè e Marisa. Si portò una mano dietro la schiena e tirò fuori da non si sa bene dove una spellcard.

"Oho." Notò Marisa. "La fatina fa sul serio, ze!"

"Ci puoi giurare, racchia!"

Le venuzze sulla testa di Marisa si moltiplicarono. Reimu sospirò pesantemente.

Cirno alzò la spellcard al cielo oscuro in modo drammatico, e questa scoppiò in una miriade di frammenti di luce. Il ghiaccio attorno ai suoi piedi si frantumò, esplodendo verso l'alto per la potenza dell'incantesimo che veniva rilasciato. I ghiaccioli che le facevano da ali crebbero all'improvviso.
E molto.

"Segno del ghiaccio, ICICLE FALL!!"

Le sue ali si infransero e si espansero verso la sua destra e la sua sinistra con un rumore di vetri infranti, curvando e convergendo contro verso Marisa in una tempesta di ghiaccio affilato, prendendola da entrambi i lati.

La strega fu colta così di sorpresa che reagì un attimo troppo tardi.
Non aveva più spazio per schivare. Cercò di prendere quota per evitare almeno la maggior parte dei colpi-

"TROPPO LENTA!!!!!"

I due sciami di pallottole convergenti non si schiantarono nemmeno l'uno contro l'altro. Si ATTRAVERSARONO, ciascun colpo passando negli spazi tra un proiettile e l'altro come la dentatura perfettamente combaciante di una trappola per orsi.
L'effetto fu più o meno lo stesso. Marisa non aveva fatto in tempo a evitare la zona di scontro, ed era rimasta intrappolata nella morsa di ghiaccio. Ora l'orlo inferiore della sua gonna era tutto strappato... Non sentiva più la gamba sinistra: era probabilmente congelata.

"Tu, piccola bastarda..." Marisa, ormai molto in alto nel cielo notturno, strinse i denti. Non provava dolore, ma sapeva di essere stata colpita, e con una gamba fuori uso rischiava anche di perdere l'equilibrio e cadere dalla scopa-

"ICICLE FALL!!!" Gridò ancora Cirno, scatenando le sue ali di ghiaccio verso l'alto, contro Marisa.

"...Ma scusami... ma sei scema?" Fece Reimu, volando su fino a raggiungere Marisa.

"...Ze?"

"Come fai a farti fregare da una spellcard così inutile?" Reimu non sembrava minimamente impressionata. Ovviamente questo faceva incazzare la strega ancora di più.

"LA VEDREMO SE E' INUTILE!!" Rispose Cirno, scatenando le sue ali di ghiaccio e stringendo la morsa attorno alle due. "PRESTO SARETE DUE ORNAMENTI PER IL MIO COMODINO! AHAHAHAHAH!!"
Reimu si girò lentamente verso la fata molesta. "...E' completamente impazzita." Osservò.

"REIMU, SCANSATI! STA PER COLPIRTI!!!" Gridò Marisa, cercando di afferrare Reimu e di distoglierla dalla traiettoria dei due sciami di pallottole che stavano per colpirla-

Con gran sorpresa sia della strega che della fata, Reimu non schivò nè cercò di togliersi dalla traiettoria del colpo. Anzi, ci volò dritto in mezzo, facendo un rapido scatto verso Cirno fino a fermarsi a meno di un metro davanti a lei. I due sciami di proiettili si incrociarono alle sue spalle senza colpo ferire.

Cirno si accigliò e aumentò la potenza dell'attacco, sparando colpi sempre più fitti dalle sue ali... che però seguivano la stessa traiettoria: si aprivano a ventaglio, si incurvavano verso l'interno, e si incrociavano davanti a Cirno... A circa due metri da lei.

"Wow. Una spellcard micidiale, Cirno... se riesci a tenere a distanza il nemico." Commentò la Miko, avvicinandosi sempre di più, portando il suo volto, con tanto di sorriso inquietante, a meno di un palmo di distanza da quello di Cirno. Attorno a loro infuriava una tempesta di schegge affilate di ghiaccio, ma, proprio per la struttura stessa della spellcard, loro erano esattamente nell'occhio del ciclone. La spellcard semplicemente non poteva colpire bersagli più vicini di un paio di metri, e Cirno se ne rendeva conto solo ora.

Si rendeva anche conto che era finita. Scattò velocissima, cercando di indietreggiare e di riportare Reimu nel campo d'azione della spellcard-
-e la Miko semplicemente la seguì, in tutti i suoi movimenti, restandole sempre a non più di un palmo di distanza.

Lentamente, Reimu si infilò una mano in tasca, ne estrasse un pennarello nero, si piegò su Cirno, e le scrisse "SCEMA" sulla fronte.

"Perfetto." Commentò, rimettendo il tappo con un gesto elegante.

La spellcard finì. Cirno era in lacrime.
"Io... io... IO TI AMMAZZO!!!" Strillò, cercando di dare un pugno a Reimu, la quale nel frattempo si era già spostata di svariate decine di metri da dove era prima.

Marisa aveva seguito tutta la scena ammirata... ed un pò arrabbiata per essersi fatta fregare da una spellcard così idiota.

"Senti, piccolina. Mi sembra che sia chiaro chi è ce comanda, qua, no?" Fece Reimu con aria di sufficienza, guardando Cirno dall'alto in basso. "Ma ora la miko va di fretta, quindi scongela il lago e sparisci, e forse non verrai punita."

"Forse non hai capito." fece Cirno. "Ho detto che ora ti ammazzo."

Reimu spalancò le braccia. "Sei libera di provarci." fece, con tono di sfida.

"Ehi, hai davanti a te un avversario temibile. Sarebbe saggio avere più paura di così."

"Come hai detto?" Chiese Reimu, fingendo di non avere sentito, ed avvicinando la mano all'orecchio? "Ottimo bersaglio, dici? Allora ne approfitterò, credo. La mia mira è un pò arrugginita..."

La fata dei ghiacci trattenne un altro scatto d'ira e battè le mani violentemente. Lo schiocco risuonò per tutto il lago, e tutt'intorno a lei apparvero, ronzanti, centinaia di piccole sfere di energia luminosa, variamente colorate, ed una spellcard, volteggiante in aria davanti a lei.

"Segno congelante!" Gridò, e tutte le sfere partirono, volando in direzione della strega e della miko e sparpagliandosi per il cielo in un uragano di colori brillanti. "PERFECT FREEZE!!!"

Marisa schivò i primi tre proiettili mirati a lei, e si rese subito conto che qualcosa non andava. Era una spellcard troppo facile: erano semplicemente sfere magiche sparate direttamente e senza uno schema particolare, nè alcun trucco-

"ORA! CONGELATI!!" Cirno battè di nuovo le mani. Ancora una volta il suono riecheggiò per il lago, ma stavolta causò come una piccola onda d'urto di energia fredda, che si allargò rapidamente da Cirno, investendo tutti i proiettili... e congelandoli sul posto.

"Può congelare persino qualcosa di immateriale come l'energia magica?!" Esclamò Marisa, sorpresa. Tutte le pallottole si erano improvvisamente fermate a mezz'aria...

...Ed improvvisamente ripresero a muoversi in direzioni completamente diverse.

Per un attimo, tutto divenne bianco e blu ghiaccio mentre le pallottole congelate si incrociavano. Un lembo del grembiule di Marisa venne sfiorato, e si trasformò istantaneamente in ghiaccio.

Poi, le pallottole si diradarono, disperdendosi in varie direzioni e svanendo, e Marisa vide che Reimu non era stata fortunata quanto lei: era intrappolata in una bara di ghiaccio trasparente dopo essere stata colpita in pieno da un proiettile congelante.

"UNA IN MENO!!" Fece Cirno con aria vittoriosa. Il fatto che avesse "scema" ancora scritto in faccia non contribuiva a renderle il momento più trionfale.

"Uhm, no, non credo, ze." Sogghignò Marisa.

"Uh? Ma che dici? La tua amica è totalmente cubettodighiaccificata. Game over per lei." Fece la fata, che sembrava sorpresa da come Marisa prendesse alla leggera la perdita di Reimu.

"Vedi, Reimu non è come me." spiegò Marisa. "Io sono solo una comunissima maga, ma Reimu non conosce la magia, ze."

Cirno non capiva dove volesse arrivare.

"Come credi che faccia Reimu a volare da sola e senza magia, ze?" Chiese, battendo una manata sulla sua scopa.

Cirno fece per un attimo una faccia molto seria, di chi ci sta pensando con impegno. Poi sembrò decidere che non valeva la fatica. "Che me ne importa?" fece, caricando il prossimo colpo. Battè le mani, e-

"Reimu è senza peso." Spiegò Marisa.

"...Eh?"

"La forza di gravità. La fatica e lo stress. Gli obblighi di ogni genere, le minacce di ogni tipo, i nemici piccoli e grandi... nulla ha alcun effetto su di lei." Fece la strega. "Sai che Gensokyo significa Villaggio delle Illusioni, ze?"

Cirno trattenne il colpo, ascoltando senza capire molto.

"Reimu vive sul Confine Hakurei, che separa Gensokyo e il mondo esterno, ze. Sul confine tra realtà ed illusione. Ma... è più giusto dire che Reimu Hakurei E' il confine tra realtà ed illusione. Nè le illusioni nè la realtà possono toccarla. E' solida quanto un sogno."

Reimu sogghignò, da dentro la bara. "O, nel tuo caso, Cirno... quanto un incubo." La sua voce attraversò il ghiaccio come fosse aria, giungendo limpida e cristallina alle orecchie della fata.
La bara di ghiaccio non si disturbò neanche ad infrangersi: semplicemente non oppose resistenza. Reimu si infilò una mano in tasca e ne estrasse il suo gohei, l'asta di legno con due talismani di carta ripiegata legati ad una estremità, il simbolo di una sacerdotessa scintoista. Nell'altra mano teneva una spellcard. Sette scintille di luce multicolore vi danzavano sopra.

"NO!" Fece Cirno. "Segno congelante! PERFECT FR-"

"TROPPO LENTA!!!" La interruppe Reimu, lanciando la spellcard contro Cirno. Il foglio di carta attraversò il ghiaccio e volò velocissimo verso Cirno. "Segno del sogno! SIGILLO FANTASTICO!!!"

La spellcard esplose. Tutte le sfere di energia di Cirno, pronte per essere lanciate, svanirono nel nulla, cancellate da un'abbagliante esplosione di luce. Lampi di ogni colore si incrociarono, uno dopo l'altro, intessendo una trama bellissima. Il ghiaccio del lago la riflettè, dando l'impressione che le acque del lago avessero intrappolato un arcobaleno caduto dal cielo.

Quando il sogno si diradò, Cirno era piantata di testa fino alla vita nel ghiaccio del lago, al centro di un cratere di svariati metri di diametro.

"Dura la realtà, ze." Commentò Marisa.

"Brr." Fece Reimu. "Andiamocene, prima che ci venga un raffreddore da aria condizionata."

"Troppo freddo." Confermò la strega, prendendo quota e puntando la scopa verso il palazzo al centro del lago. "Andiamo a trovare un posto che serva tè caldo."

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Capitolo 4
*** Stage 3: Confine Scarlatto ~ Scarlet Land ***


"Siamo arrivate, ze."

Ed in effetti erano arrivate dopo quello che sembrava un viaggio interminabile e costellato di stranissimi incontri.

Era ormai passata l'alba da un pezzo, e si era già in piena mattina inoltrata. A causa della coltre di nubi innaturali, però, ben poca luce arrivava a terra.

In ogni caso era palesemente chiaro che era la villa la causa della nebbia rossa che copriva il cielo: lo spesso strato di nuvolaglia infatti formava cerchi concentrici, o forse spirali, centrate sulla verticale dell'isola.

"Già che c'erano potevano mettere un cartello con su scritto -siamo qui-... non cercano certo di mascherare l'incantesimo." Commentò Reimu, esaminando ogni dettaglio della casa con occhio attento.

Sconfitta Cirno, il lago si era sciolto e la temperatura era diventata normale, anche se era ancora un pò troppo fresco per essere in luglio. Le due ne avevano approfittato per nascondersi in un canneto: era abbastanza lontano dalla casa, al margine estremo dell'isola, ma forniva una buona visuale senza rivelare troppo la loro presenza.

"In ogni caso non possono non aver visto i fuochi artificiali di ieri notte, ze." Fece notare Marisa. "Non ha più senso nascondersi."

Reimu le rispose senza staccare gli occhi dalla villa. "Anche se fai irruzione dentro, cosa conti di fare dopo?"

"Fare casino finchè non arriva il boss, e spazzarlo via?" Chiese la strega.

Reimu sospirò di fronte alla manifesta totale mancanza di strategia dell'amica.

"Perchè, tu hai un'idea migliore?" Chiese lei, con aria di sfida. Come se fosse sicura che "Entriamo e spacchiamo tutto" FOSSE l'idea migliore.

"Anche se sembra avere solo due piani, probabilmente c'è un terzo piano incorporato nel tetto, con una veranda o un terrazzo dall'altro lato della casa, che non possiamo vedere da questo lato... Le vetrate sono grandi, ma protette da robuste inferriate: entrare da lì richiederebbe una violenza tale da essere scoperti subito. Per il resto, l'unica altra entrata è il cancello principale." Illustrò la miko in risposta.

"Allora entriamo dalla porta principale." Marisa si aggiustò il cappellone da strega in testa e fece per partire...

"C'è una guardia." La fermò Reimu.

"Accoppiamola ed entriamo, ze."

"Non credo sarà così facile." Notò Reimu, indicando in direzione del cancello. Visibile in lontananza, sembrava esserci una persona in piedi proprio davanti all'ingresso. Si distingueva solo che aveva i capelli rossi ed un vestito verde, poco altro. "Penso che la guardia sia un qualche youkai."

"Eeeh, ne abbiamo fatti fuori, noi, di youkai..." Commentò Marisa, guardando a sua volta. Vide la guardia mettersi a sedere, schiena contro il cancello, e sonnechiare. "E questa guardia non mi sembra neanche sveglissima, ze."

"Sai che questo palazzo dentro è più grande che fuori?" Aggiunse Reimu, quasi per caso.

"...eh?" Fu la risposta.

Reimu diresse lo sguardo di Marisa verso le finestre della villa. Marisa sbirciò un pò di interni, ma non si vedeva un granchè. Reimu però sembrava notare qualcosa che a lei sfuggiva, perchè disse: "Non vedi? C'è un qualche effetto strampalato che rende l'interno dell'edificio molto più spazioso dell'esterno..."

Invece che guardare, Marisa chiuse gli occhi, inspirò profondamente, ed aguzzò il suo sesto senso magico. Si spinse con l'occhio della mente dentro la villa, e...

Avvertì qualcosa di strano. Molte cose strane. Un sacco di blip sul suo radar mentale, alcuni di creature animate (maghi, fate, o youkai, probabilmente), molti di cose inanimate (forse oggetti magici), e... sì, dentro era più grande che fuori.

"Sembra interessante, ze." Sogghignò, uscendo dal canneto in volo spedito verso il cancello. "Io vado dentro."

"No, aspetta, idiota! Non-" Fece Reimu, cercando di fermarla, e cozzando invece contro il duro muro della sua ignoranza. Era già andata, e stava volando a tutta birra, in groppa alla sua scopa, verso il cancello. Ovviamente, la miko non potè far altro che inseguirla.

La guardia si alzò in piedi e si piantò davanti al cancello, avvertendo la loro presenza quasi immediatamente, nonostante la grande distanza. Avvicinandosi, poterono vedere altri dettagli: era una ragazza alta e bellissima, dalla corporatura agile ed atletica e dai lunghi capelli rossi.

Indossava una giacca cinese verde e bianca, con tanto di obbligatorio cappello floscio con stella sulla fronte. Sulla stella, dorata, era inciso l'ideogramma di "Drago". Insomma, era probabilmente la persona più cinese attualmente presente nella giapponesissima Gensokyo.

Era anche un pò fuori posto come guardia davanti ad una villa in stile europeo.

"ALT!" Gridò la guardia non appena Marisa fu arrivata nello spiazzo antistante il cancello. "Chi siet-"

...fu tutto quello che riuscì a dire prima di rendersi conto che Marisa NON SI STAVA FERMANDO ed invece stava volando contro di lei a una velocità ridicola.

Un attimo prima la guardia del cancello sembrava in procinto di diventare una macchia rossa spalmata per terra dopo essere stata investita da una strega pazza su una scopa volante lanciata a tutta velocità.

Un attimo dopo, era a mezz'aria, in un'impeccabile calcio volante kung fu, con la suola del suo stivale sinistro saldamente affondata nella faccia di Marisa.

Reimu non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un "wow" strabiliato mentre seguiva l'aggraziata traiettoria della guardia che sfruttava Marisa come trampolino di lancio per un'elegante salto con schivata sopra di lei, e la meno aggrazziata traiettoria di Marisa e scopa che, entrambe fuori controllo, andavano ad impastarsi contro il cancello.

"La stavo per sottovalutare." mormorò Reimu. "Meno male che la figuraccia l'ha fatta Marisa e non io."

La guardia cinese si voltò verso l'una, poi verso l'altra intrusa, e proclamò orgogliosamente ed a voce esageratamente alta: "Io sono Hong Meirin, la guardia del cancello della Villa del Diavolo Scarlatto!"

"Nessuno te l'ha chiesto..." Fu il commento di Reimu. Marisa intanto si stava scrostando dalle sbarre del cancello. Reimu la conosceva abbastanza per sapere che, una volta che l'amica si sarebbe ripresa, ci sarebbero state violenza ed esplosioni. "Senti..." Come aveva detto di chiamarsi? Un qualche nome cinese... Hon... qualcosa. "...Hon Mi Rin, primo ed ultimo avviso: dobbiamo parlare col pezzo grosso di questo villone, quindi facci entrare."

"Mi chiamo Hong Meirin!" Rispose la guardia con voce esasperata, incrociando le braccia. "Che razza di guardia sarei se facessi entrare sconosciuti dall'aria sospetta come voi? La mia padrona mi ha dato ordine di non far entrare nessuno!"

Reimu sogghignò. Bene, finalmente si iniziava a scoprire qualcosa di più su chi ci fosse dietro a tutto questo. "Potrebbe non piacerti quello che potremmo farti se non ci fai entrare, Cina."

Ma "Cina" non sembrava il tipo che si fa intimidire dalle minacce. Reimu lesse nei suoi occhi la determinazione tipica degli scagnozzi di certi cattivi dei fumetti, la sicurezza data dal sapere che qualunque cosa può farti il nemico, non sarà mai peggio di quello che farà il tuo boss se scopre che hai fallito: una spessa corazzatura di coraggio e stupidità rinforzata da un massiccio strato di terrore assoluto per la sua padrona.

In compenso, sembrava molto irritata dal fatto che Reimu non si degnasse di ricordarsi il suo nome. "Cina è il nome del mio paese, non il mio!"

"Ah, sì?" Fece la miko, indifferente. "E allora come ti chiami, scusa?"

La guardia sembrò sul punto di prendergli la testa e svitargliela. "TE L'HO DETTO PRIMA! MI CHIAMO HONG MEIRIN! HONG! MEI! RIN!"

Reimu tracciò col dito delle righe a mezz'aria, cercando di capire come si scriveva. La cosa sembrò irritarla ancora di più. "Hong come cremisi! Mei come bellezza! Rin come campana!" Fece, insistente.

"Ah!" Reimu aveva capito. "Kurenai Misuzu!" sorrise trionfale, usando la pronuncia giapponese degli ideogrammi invece che quella cinese.

"No! Cioè, sì! Ma no! Non si legge così! Hong Meirin! Si scrive uguale ma si legge diverso!"

"Ma che razza di genitori chiamano la loro figlia "bellissima campana scarlatta", scusa?"

Meirin stava per rispondere, disperata, ma in quel preciso istante una voce filtrò dalle loro spalle.

Se questo fosse un fumetto, verrebbe rapppresentata con uno di quei balloon tutti deformati e che sembra si stiano sciogliendo in maniera inquietante.

Se avessi la certezza che l'avete installato anche voi sul vostro computer, lo rappresenterei con un font horror adeguatamente inquietante, di quelli che danno l'impressione che l'inchiostro delle lettere si stia sciogliendo e sgocciolando.

Ma sto scrivendo in formato solo testo, quindi mi limiterò a dirvi che quella voce aveva poco da invidiare a quella di Sauron.

Pur trattandosi di solo quattro parole.

Di cui le prime due in NETTO contrasto con il tono con cui venivano pronunciate.

"SEGNO D'AMORE: MASTER SPARK."

Meirin si girò di scatto, mettendosi istintivamente in posizione di guardia. Reimu si rese conto di essere sulla linea di tiro (solo che era più appropriato parlare di "cilindro di devastazione" forse).

Ed entrambe stavano guardando Marisa con le righe delle sbarre del cancello ancora stampate in faccia e con l'equivalente di una piccola testata nucleare magica in mano.

Vi furono violenza, ed esplosioni.

Come previsto.

Quando la luce si diradò, Reimu si riprese, tutta pesta e bruciacchiata, al margine di un canyon di una buona dozzina di metri di diametro e di profondità, che si perdeva verso il mare scavando un solco attraverso mezza isola.

Marisa le stava dando le spalle, seguendo con lo sguardo un puntino colorato di rosso e verde che attraversava veloce il cielo in direzione della villa.

"E' scappata, ze."

Reimu si rese conto che non era neanche il caso di arrabbiarsi. Tanto non sarebbe servito a nulla.

E poi, facendo un pò di autocritica, probabilmente se le loro situazioni si fossero invertite lei avrebbe fatto lo stesso.

Si rialzò e spolverò un pò i suoi vestiti. Per fortuna, tra le sue barriere difensive ed i suoi riflessi, era riuscita ad evitare gran parte del Master Spark. Non se lo ricordava così devastante: Marisa l'aveva davvero potenziato. "Non hai una gran mira, noto."

Marisa scosse la testa continuando a seguire con lo sguardo la guardia, che ripiegava rapidamente in direzione della villa. "L'ho presa in pieno."

Reimu battè le palpebre due o tre volte rapidamente. Aveva sentito bene? "Impossibile... con un colpo simile e da quella distanza, l'avresti polverizzata."

Ma Marisa non sembrava stesse scherzando. "No, l'ho proprio presa in pieno. E' forte, ze. Robusta, soprattutto"

Reimu voleva vederci chiaro. Spiccò il volo, dirigendosi verso la porta della villa. Marisa la seguì sulla sua scopa. Il cortile della villa era vastissimo e molto ben curato. Non c'era molto di giapponese, notò, e molte piante non le aveva mai viste prima. Che il castello fosse veramente apparso dal nulla, teletrasportato dall'europa?

E perchè aveva una guardia cinese al cancello, allora?

"Che impressione ti ha fatto quella guardia?" Chiese alla strega. "Per quel poco che vi siete scontrate."

Se Marisa aveva un'abilità, oltre ad un potere magico decisamente superiore alla sua capacità di esercitarlo con cognizione di causa, era la capacità di valutare i suoi nemici (spesso fino al punto di rubargli le tecniche). "Non mi sembra che abbia un qualche potere strampalato, o l'avrebbe manifestato. A meno che non lo tenga in riserva come ultima carta." Si aggiustò il cappello con aria pensierosa, tenendosi alla scopa con l'altra mano. "Non ha punti forti, ma neanche deboli. E' resistente, è agile, è forte ed è veloce. Pericolosa nel corpo a corpo. Non so come se la cavi a danmaku, ma, se dovessi tirare a indovinare, direi bene."

Reimu avrebbe voluto chiedergli "perchè quest'analisi tattica non l'hai fatta PRIMA di cercare di investirla con una scopa volante lanciata a velocità di speronamento?", ma non aveva voglia di litigare. Voleva solo venire a capo di questa faccenda in fretta e tornare sotto il suo kotatsu.

Meirin, nel frattempo, si era ritirata fino alla sua seconda ed ultima postazione di guardia, cioè di fronte all'enorme portone della villa.

"Non farete un passo di più!" Proclamò, assumendo una posa di guardia kung-fu. Sembrava veramente pronta a tutto.

"Ci si rivede." Commentò Marisa, senza smontare dalla scopa. Notò che, nonostante il Master Spark in faccia di prima, la guardia era appena bruciacchiata.

"Grazie per averci accompagnato fino alla porta." Aggiunse Reimu in tono un pò derisorio. Giusto un pò.

"Uhm... che state dicendo? Non c'è niente di particolare in questo posto." Fece Meirin pateticamente.

"Certo, e te fuggiresti per difendere un posto dove non c'è niente di particolare?" Chiese la miko.

Meirin ci pensò su. "Beh, sì, lo farei. Se fossi fuggita." Sembrava non voler ammettere l'evidenza.

"Cosa accidenti sei, comunque?"

Meirin si irrigidì. "Te l'ho detto mille volte, mi chiamo Hong-"

"No, non voglio dire il tuo nome." Spiegò Reimu. "Cosa sei, che ci fai qui?"

Si grattò il mento. "Uh, sono una persona normale che semplicemente fa la guardia qui."

"Una persona normale?" Le fece eco Marisa. "Beh, visto che sei una persona normale, immagino di doverti massacrare qui ed ora." Infilò una mano nella tasca frontale dell'abito e ne estrasse una serie di spellcard, che aprì a ventaglio davanti a sè come un mazzo di carte.

"...che razza di logica è questa?" La guardia era comprensibilmente confusa dalla catena causa->effetto appena illustrata da Marisa.

"Perchè ci hai attaccato?" Incalzò Reimu, approfittando della distrazione. Anche lei estrasse rapidamente alcune spellcard dalle maniche del suo largo abito.

"Avete iniziato voi!" Si lamentò Meirin con tutta la veemenza di una bambina di sei anni. "Siete voi quelli non normali! Che razza di modi sono i vostri?"

"Io sono solo una normalissima miko." Fece Reimu con tono rassegnato. "E faccio il mio lavoro."

"Miko?"

"Sacerdotessa scintoista, ze." spiegò Marisa.

"Ah." La guardò strano. "Ho sentito dire che le sacerdotesse scintoiste sono buone da mangiare."

Reimu fece un sorrisetto nervoso. "Non dovresti credere alle dicerie."

Gli scambi di battute caddero nel silenzio. Meirin si tolse il cappello, ci pescò dentro e, in tutta calma, ne tirò fuori alcune sue spellcard. Sembrava esserne ben fornita. Si calcò il copricapo in testa, in modo che restasse attaccato solidamente nonostante l'imminente battaglia, e tirò un profondo respiro. Scintille di luce colorata danzarono sul suo corpo, mentre si muoveva in una lenta danza, assumendo una serie di posizioni di arti marziali.

"Energia Chi." Mormorò Marisa. Nonostante la sua apparente stupidità, la guardia sembrava veramente forte.

Improvvisamente, tutte e tre spiccarono il volo, lasciando solo una gran nuvola di polvere in terra, rincorrendosi a spirale nei cieli, salendo in verticale, cercando di guadagnare una buona linea di tiro senza concederla all'avversario.

La battaglia era iniziata.

Marisa, grazie alla sua scopa, era la più veloce delle tre di un buon margine. Arrivò quasi subito molto in alto, appena sotto la coltre di nubi: lì girò la scopa di colpo e, con uno schiocco delle dita, evocò una serie di sfere di magia tutt'intorno a sè, che iniziarono a far piovere raffiche di laser azzurri attraverso il cielo.

Reimu, che invece era la più lenta, si scansò di lato per lasciarle un campo di tiro libero, stringendo tra indice e medio della mano destra la sua spellcard migliore: Sigillo Fantastico. Erano in due contro una, e Meirin non aveva molta scelta: o salire a incassare i laser di Marisa, o scendere e prendersi quella spellcard in faccia, o restare tra loro due e, prima o poi, venire colpita. E se avesse usato una delle sue spallcard... beh, o la tirava a Marisa, e allora avrebbe dovuto darle la schiena, o viceversa la tirava a lei dando la schiena a Marisa. In ogni caso, era fregata.

Chissà se Marisa aveva pensato a questa tattica geniale o se stava semplicemente sparando laser a casaccio.

Ah, stava succedendo qualcosa. Schivato un laser che le era passato davvero molto vicino, Meirin si fermò e levò una spellcard al cielo, dichiarando: "Segno floreale! DOLCE FIORE SPLENDENTE!"

Ma a chi stava mirando? Non era rivolta nè a Marisa nè a lei-

Improvvisamente le scintille che attraversavano il corpo di Meirin esplosero in uno sciame vorticante di pallide luci multicolore. I granelli di luce si aprirono a ventaglio, come la corolla di un fiore, ed assunsero la forma di petali a punta di lancia, irraggiandosi in tutte le direzioni.

"Una spellcard a 360°?!"

La miriade di petali esplose a sfera, allargandosi in tutte le direzioni ed investendo le due ragazze simultaneamente.

Marisa si appiattò contro la sua scopa e si lasciò cadere, volandoci proprio dentro, a capofitto, schivando i proiettili con una serie di rapide manovre acrobatiche e precipitandosi verso Meirin, sperando di avvicinarsi abbastanza da poter mettere a segno un colpo fatale mentre lei era occupata a mantenere la spellcard. Reimu, troppo lenta e a quota molto più bassa, dovette limitarsi a fare affidamento sulla sua abilità ed esperienza per schivare ogni singolo colpo.

La strega passò da parte a parte il nugolo di proiettili, scagliandosi contro Meirin in picchiata ed alla massima velocità. Era una mossa che aveva già tentato, ma stavolta aveva una sorpresa in serbo...

Schiaffò una spellcard sul manico della sua scopa: la carta le si avvolse intorno e si dissolse in un lampo di luce. Grandi stelle di luce azzurra esplosero nella sua scia mentre la magia incantava la scopa e lei stessa come un enorme proiettile.

"SEGNO MAGICO, STARDUST REVERIE!!!"

Meirin si paralizzò, fissando Marisa diventare improvvisamente più grande nel suo campo visivo, inseguita da una scia di stelle cadenti, le stelle a cinque punte e leggermente arrotondate che possono esserci su un libro di favole. Quando l'aveva caricata, prima, davanti al cancello, le era sembrato un attacco improvvisato, con il solo fine di coglierla di sorpresa... e invece, si rese conto con terrore, quella dell'usare sè stessi come proiettile, per Marisa, non era un'improvvisazione: era una TATTICA.

Poi, la punta della scopa di Marisa impattò contro il cranio di Meirin ad una velocità assurda, e, tanto per cambiare, ci fu un'esplosione piena di luminosissime stelle cadenti che parevano disegnate con pastelli al neon da una bambina di cinque anni.

Marisa raddrizzò la scopa a qualche centimetro di distanza da terra, cabrò come una pazza, fece il pelo ad un paio di alberi, e finalmente si stabilizzò.

Tirò un sospiro di sollievo, e iniziò a guardare per terra alla ricerca del corpo di Meirin. Stranamente, non trovò nessun cratere, come si sarebbe aspettata.

"Non può aver ammortizzato la caduta, ze." Si disse. Nessuno poteva essere rimasto cosciente dopo una botta del genere. Era l'equivalente del cadere di testa sul marciapiede dopo essere caduti dal ventesimo piano.

Ma non solo non c'era il cratere che Meirin avrebbe dovuto lasciare schiantandosi per terra: non la si vedeva da nessuna parte. C'era solo Reimu che si stava sbracciando come un'ossessa per qualcosa-

Improvvisamente Marisa si rese conto che la scopa era stranamente più pesante e meno maneggevole di prima. Si guardò dietro, e vide una maschera di sangue, con un cappello cinese verde con una stella dorata sopra.

Poi vide che dietro a tutto quel sangue c'era la faccia di Meirin, aggrappata alle setole della sua scopa.

"In confronto alle punizioni della padrona e di Sakuya-san... questo è NULLA!" Gridò rabbiosamente, il fuoco negli occhi.

Marisa accelerò di scatto, cercando di scrollarsela di dosso, presa da un panico improvviso. Come poteva essere così resistente? Si era già presa due spellcard in pieno! Era invincibile, o solo così stupida da non capire la sconfitta?

Ancora più in preda al panico, si rese conto che non solo Meirin non si era staccata dalla scopa, ma che lentamente, inesorabilmente, come una sorta di Terminator, si stava arrampicando verso di lei.

Disperata, Marisa le piantò un calcio in faccia. Una mano di Meirin perse la presa sulla scopa...

Ed entrambe mancarono un albero di qualche centimetro. Marisa lo schivò appena in tempo, e cercò di tirare la scopa in su per evitare di sbattere contro altri ostacoli.

Quando si girò di nuovo, Meirin le stava puntando contro un'altra spellcard. Dritta in faccia.

Era così vicina che poteva leggerla anche lei... gli ideogrammi sul foglio dicevano...

"SEGNO D'ARCOBALENO! COLORATA CAMPANA DEL VENTO!"

Per un attimo Marisa vide tutti i colori contemporaneamente, compresi parecchi che non aveva mai visto in vita sua e probabilmente anche qualcuno che non esisteva.

Poi esplose. Era giornata, si vede.

Le fischiavano le orecchie. Un sacco. C'era vento dappertutto e stringeva con forza qualcosa di sottile in mano.

Riaprì gli occhi, trovandosi a pendere nel nulla a una quota decisamente poso confortevole.

Si rese rapidamente conto di trovarsi nella stessa situazione di Meirin poco prima: era appesa per qualche setola della sua scopa, che nel frattempo andava per conto suo a velocità folli, girando sul cortile della Villa del Diavolo Scarlatto. In quanto a Meirin stessa, in quel momento si stava arrampicando verso il "posto di guida" con gran fatica a causa del vento contrario.

Marisa però, a differenza di Meirin e di Reimu, non era in grado di volare da sola. Se avesse perso la presa, sarebbe finita molto male.

Stavano volando a bassissima quota, appena due metri da terra, ma a una velocità tale che era quasi impossibile cadere senza rompersi qualcosa.

"COME SI FERMA QUEST'AFFARE!?!" Gridò Meirin, afferrando il manico della scopa e cercando di deviarla dalla sua traiettoria. Che puntava dritta contro la porta principale della villa, in effetti.

"Ci penso io." Mormorò, a malapena udibile, Marisa. La guardia si girò di scatto, sorpresa, spaventata, disperata, lacrime agli occhi e un sorriso di gratitudine sul volto.

Marisa si infilò la mano libera in tasca, e ne tirò fuori un'altra spellcard. La appoggiò sulle setole della scopa, e, nonostante il vento, gli scossoni e la velocità, questa aderì immediatamente, diventando luce e svanendo.

Il sorriso di Meirin morì subito, quando notò che quello che aveva appena fatto Marisa non stava affatto rallentando la scopa. Anzi, stava accelerando. La parete era sempre più vicina...

Marisa sogghignò. "Segno magico, STARDUST REVERIE!" dichiarò di nuovo.

Le stelle esplosero tutt'intorno alla scopa. La velocità decuplicò.

"TU SEI COMPLETAMENTE PAZZA!!!" Gridò Meirin, lasciandosi dietro due scie di lacrime.

"Non è nel mio stile combattere contro persone normali, in fondo..." Osservò placidamente Marisa, lasciando la presa.

Priva di controllo, la scopa saettò gioiosamente verso il suo destino: due pesanti battenti in legno di quercia rinforzati da borchie metalliche, duecento metri più avanti.

Il sistema Meirin-scopa, ormai lanciato a velocità quasi relativistiche, passò attraverso il portone come una proiettile di .357 Magnum passa attraverso una fetta di pane.

Lo sfondamento fu totale: il portone venne divelto dai cardini da entrambi i lati. Le finestre di tutta l'ala dell'edificio andarono in frantumi semplicemente per il contraccolpo e lo spostamento d'aria, e Meirin svanì all'interno della villa, cappottando, rotolando e sbattendo quà e là in maniera molto poco salutare.

Subito dopo, Marisa, in pieno moto parabolico, infilò l'uscio sfondato al seguito di Meirin, e venne afferrata e raccolta a meno di venti centimetri dall'inevitabile spalmaggio a terra da una Reimu disperata.

"Good job, Reimu, ze." La ringraziò Marisa, come se non fosse stata lì lì per spianarsi giusto qualche secondo prima.

La faccia di Reimu diceva "Good Job un bel niente", però.

Beh, circa. Era molto più volgare, in effetti.

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Capitolo 5
*** Stage 4: La Villa delle Tenebre ~ Save the Mind ***


Finalmente potevano vedere l'interno della villa: era sicuramente più grande dentro che fuori.

Si trovavano in un vasto salone d'ingresso, allungato e simile ad un corridoio. Un bellissimo tappeto rosso era steso per terra, sopra ad un parquet di legno rossiccio. Appese alle pareti c'erano quadri in stile europeo: Alcuni erano paesaggi, ma solo notturni. Altri rappresentavano scene religiose cristiane, non di rado quelle più cruente, o erano i classici "quadri degli antenati": uomini e donne in abito medievale. Quei quadri che sembra ti seguano con lo sguardo.

Il posto era illuminato da un grande lampadario di cristallo ben fornito di candele e ornato di raffinato mobilio, come tavoli e comodi divani (in velluto rosso), ed armature decorative lungo i muri, di tanto in tanto.

Meirin, in effetti, aveva passato da parte a parte un paio di divani ed un tavolo, poi era cappottata di lato ed aveva "raccolto" tre armature, oltre a scrostare un pò l'intonaco del muro e a rovinare tutto il tappeto.

Reimu depositò Marisa vicino alla cosa verde e rossa che una volta era Hong Meirin e toccò terra. Un essere umano sarebbe morto dieci volte, ad incassare quello che lei ha incassato. osservò. Anche se era stupida, era forte, e il fatto che sembrasse così spaventata dal suo boss significa che questo dev'essere MOLTO più forte di lei.

"La prendiamo come ostaggio, ze?" Chiese Marisa, raccogliendo da terra l'asta di un'alabarda decorativa spaccata in due e punzecchiandola per vedere se si svegliava.

"Dubito che il boss di questo posto sia un tipo da preoccuparsi degli ostaggi, ma questo posto sembra assurdamente grande e una guida ci farebbe comodo." Commentò Reimu dandole una solida pedata. "Oi. Cina. Svegliati."

"M-m-mi chia-mo... Hong... M-meirin..." Balbettò la youkai, cercando di riprendersi. Si mosse un poco, rotolandosi sul pavimento, dolorante... poi stese lentamente un braccio, una gamba, l'altro braccio, l'altra gamba... e, molto piano, si girò sulla schiena. Era ridotta in uno stato pietoso, che avrebbe intenerito i cuori di chiunque non fosse uno sterminatore di youkai del calibro di Reimu o Marisa.

Era tutta pesta, bruciata, tagliata, insanguinata, vestiti strappati, capelli arruffati, sguardo sconfitto. Sicuramente aveva perso la voglia di ostacolarle.

"Chi ha creato la nebbia scarlatta che copre il sole?" La interrogò Reimu.

Meirin alzò lentamente lo sguardo su di lei. "La mia padrona..." Disse esitante. Era chiaro che voleva parlare senza dire troppo.

"Dove si trova, ze?" Marisa arrivò subito al punto.

La youkai si guardò in giro. Ci pensò un attimo. "...ci sono due strade per arrivarci... una è attraverso quel corridoio." ed indicò una grande porta vicina. Era socchiusa, e dava effettivamente su un corridoio che correva lungo il lato dell'edificio, con finestre da un lato e porte dall'altro.

Ed era tanto lungo che sembrava perdersi oltre la curvatura dell'orizzonte, notò Reimu sbirciando. "...in fondo?" chiese, preoccupata dall'idea di farsela tutta.

Meirin annuì. "In fondo. Oppure... si passa dalla biblioteca..."

Marisa la interruppe con violenza, saltandole sopra. "BIBLIOTECA?! Avete una biblioteca qui, allora?!"

"Gak." Rispose Meirin, cercando di togliersi la strega dallo stomaco.

"Scommetto che sarà piena di libri di magia occidentale!" Esclamò entusiasta. Stavolta non lo stava nemmeno chiedendo a Meirin: aveva DECISO che una villa europea non poteva non avere una moltitudine di libri di magia nera, astrologia ed alchimia, esotici e misteriosi, e pronti a finire nella sua collezione privata senza ovviamente che nessuno potesse dirle alcunchè. Tranne forse "Sì, certo, li prenda pure, oh bella e potente Marisa Kirisame, sono suoi di diritto".

Sempre stando seduta sopra Meirin, Marisa la prese per il colletto della sua giacca cinese e la scosse su e giù, facendole battere la testa per terra in modo ritmico. "DOV'E'?!"

La povera guardia cinese rispose "Ackh" ed indicò un'altra porta, un solido portone di quercia, immenso, rinforzato, e dall'aria abbastanza chiusa. Sopra vi era scritto qualcosa, su una targhetta di bronzo, in un elegante corsivo svolazzante.

Marisa non aveva voglia di decifrarlo. Si alzò in piedi e smontò dalla youkai, marciando allegramente, scopa in spalla, in quella direzione. "Andiamo, Reimu! Forza! Da questa parte!"

Reimu lanciò un'ultima occhiata allo sterminato corridoio. In effetti una biblioteca sembrava almeno più interessante. E probabilmente più breve. "Beh, ci vediamo!" sorrise alla dolorante Meirin, e si incamminò dietro a Marisa.

La porta, prevedibilmente, era ben chiusa.

Reimu provò a spingerla, poi a tirarla, ma non dava segno di muoversi. "Uffa. Sembra che dovremo sfondarla."

"Che ne è stato dell'idea di non attirare l'attenzione, ze?" chiese Marisa. E la cosa sconvolgente è che non era ironica o sarcastica.

"...proprio tu me lo vieni a dire?" Commentò acidamente Reimu, tirando fuori un sigillo dalla manica dell'abito da sacerdotessa, una larga striscia di carta gialla recante una serie di artistici ideogrammi dipinti sopra in inchiostro rosso. Lo appoggiò distrattamente sopra alla porta, dove aderì come se fosse un adesivo, e fece un passo indietro, imitata da Marisa.

La porta esplose con un violento *CRACK* e le due ante si aprirono con forza verso l'interno.

Le due amiche si trovarono a fissare una biblioteca di dimensioni tali da essere quasi inconcepibile. Le pareti erano interamente coperte di scaffali di libri che arrivavano fino al soffitto, che era alto almeno quindici metri. In quanto alle altre dimensioni, si stendeva in larghezza tanto da non poter distinguere nemmeno i volumi più grossi sugli scaffali, e in lunghezza tanto da non vederne il fondo.

I libri erano dovunque. Gli scaffali erano completamente pieni, senza quasi spazi vuoti. C'erano disordinati cumuli di libri sparsi per terra dovunque, alcuni alti quanto loro. C'erano libri sui tavoli di legno che intervallavano di tanto in tanto la biblioteca, sulle scrivanie, pile di libri sulle sedie, libri dappertutto.

C'erano anche una mezza dozzina di fate dall'aria spaventata, e con indosso... uniformi da cameriera francese? Da maid? Proprio quelle blu e bianche con gli orli di pizzo e la gonna a campana e la fascia di pizzo bianco in testa.

Erano pateticamente nascoste dietro una gran ammucchiata di libri, ma si vedevano benissimo.

Reimu prese in mano un altro amuleto e avanzò verso la pila. Poteva sentirle sussurrare.

"Oddio oddio oddio, e adesso che facciamo?"

"Non le sento più, prova a guardare se se ne sono andate!"

"Cosa? Perchè io? Guardaci tu!"

Reimu sospirò, poi prese un libro dal fondo della pila e lo tirò fuori. Il resto della pila, diventato instabile, ondeggiò e crollò addosso alle fate.

"AAAH! GLI INTRUSI! SONO ARRIVATI QUI!" gridò una, facendosi venire quasi un infarto.

Reimu le spalmò il talismano in faccia e lei si disintegrò in una piccola esplosione. Le altre fatine spiccarono immediatamente il volo gridando come forsennate.

"Tengono della carne da cannone come cameriere in questo posto, ze?" chiese Marisa, sparando distrattamente un laser da una mano ed incenerendone un'altra a mezz'aria.

"Le fate sono inutili per i lavori domestici." Osservò Reimu. "In effetti sono inutili per tutto quello che non è mangiare e fare dispetti. Significa che ci deve essere qualcuno che le tiene in riga."

"Prima Cina ha parlato di una certa Sakuya. Pare sia il suo capo, ze."

Reimu fece spallucce, scavalcando la fila di libri. "Un nome come un altro. Forse, andando avanti la incontreremo." Poi guardò meglio la sua amica. "Marisa?"

"Sì, ze?"

"Da dove hai preso quell'enorme sacco di tela?"

"Sempre avuto, ze. Mi piace essere sempre pronta ad ogni evenienza."

"E di cosa è pieno?"

"Libri, ze." La strega raccolse un grosso tomo rilegato in cuoio da terra e ne lesse il titolo. "Oh! 'La teoria dei cinque elementi e le sue applicazioni in campo alchemico', una copia del 1699. Questo è interessante." Commentò, cacciandoselo nel grosso sacco a tracolla e continuando la sua ricerca.

"EHI! TU! LASCIA IMMEDIATAMENTE GIU' QUEI LIBRI!" gridò una voce acuta ma minacciosa, proveniente dall'alto.

Reimu alzò lo sguardo (facendo una faccia da "ecco, lo sapevo"), e trovandosi davanti, mimetizzata nell'oscurità della parte più alta della biblioteca... la bibliotecaria.

Era il solo modo di descriverla: alta e snella, lunghi capelli rossicci, camicia bianca sotto un lungo abito nero con gonna, e cravatta dall'aria formale. Aveva un paio di alucce da diavolo che le spuntavano dalla schiena, ma non sembrava avesse bisogno di batterle per restare in volo. Ne aveva anche un paio più piccolo ai lati della testa.

"Un... diavoletto?" Fece Reimu, confusa.

"Lasciate immediatamente i libri della mia padrona e andatevene!" Ingiunse la bibliotecaria. "O sarò costretta ad usare le maniere forti!"

Marisa non la stava neanche ascoltando.

Reimu, invece, aggiunse divertita: "Ah, ecco, mi sembrava. Sei chiaramente il famiglio di qualunque maga sia la proprietaria di questa biblioteca. Beh, ho una notizia per te: siamo qui per fermare la nebbia, quindi portaci subito da chi comanda qui o la tua padrona dovrà cercarsi un'altro famiglio."

Aveva detto tu Ma aveva sottovalutato la fedeltà della diavoletta. Alzò una mano, ed una dozzina di libri neri volarono fuori dagli scaffali e si disposero attorno a lei, aperti e puntati contro Reimu e Marisa (che stava continuando a raccogliere libri come se stesse andando a funghi, intanto).

"Non vi permetterò di infastidire la mia padrona!!" gridò, abbassando la mano. Grosse sfere di energia violetta emersero dai libri, che le spararono violentemente verso di loro, rinculando vistosamente.

Reimu sospirò. I suoi colpi erano lenti e seguivano una schema molto ordinato e prevedibile. Fece un passo di lato schivando il primo proiettile, e poi si alzò in volo, evitandone altri due, che esplosero a terra. Tirò fuori dalla tasca altri quattro talismani, tenendoli a raggiera, e li lanciò.

I talismani volarono come aeroplanini di carta, se gli aeroplanini di carta potessero essere radiocomandati. La bibliotecaria provò ad abbatterli, ma quelli schivarono i suoi colpi. Provò a gettarsi di lato, ma quelli la inseguirono. Infine, colpirono il bersaglio in una raffica di quattro fragorose esplosioni.

"Eh?" Fece Marisa, alzando la testa da terra come se solo in quel momento si fosse accorta di qualcosa che non andava.

"Niente." Rispose Reimu con aria di sufficenza. "Una seccatura."

La bibliotecaria, sparata via dall'esplosione, volò in un largo arco attraverso la biblioteca...

Reimu si rese conto che c'era qualcosa di strano quando non la sentì colpire il pavimento.

I suoi sospetti furono ulteriormente confermati quando il suo sesto senso la avvertì di una forte pressione magica, di una presenza che si stava avvicinando.

A quanto pare avevano trovato la padrona del famiglio.

E in effetti, la bibliotecaria diavoletta, tutta pesta e lacera, era aggrappata (con una strana espressione felice) ad una ragazza pallidissima dai lunghi capelli viola legati da un numero di nastri e fiocchi.

Indossava... beh, una vestaglia da camera rosa. Ed una cuffia da notte dello stesso colore. Sembrava appena uscita dal letto, ma visto che non sembravano esserci letti, e che i suoi vestiti non erano affatto spiegazzati ma anzi molto ben tenuti e che, beh, era impossibile dormire tenendo i capelli arrangiati così, voleva probabilmente dire che lei girava per casa abitualmente in vestaglia.

Stringeva in mano un grosso libro nero, uno di quelli veramente massicci, ma senza nessun titolo visibile nè sulla copertina nè sul dorso.

"Koakuma." Fece, con voce piatta, al diavoletto, che era aggrappato a lei. (E con la faccia profondamente piantata tra le sue tette. Forse era questa la causa dell'espressione felice.)

"Sì, Patchouli-sama?" Fu la gioiosa risposta.

"Stai bene ora?"

"Sì, Patchouli-sama! Grazie per avermi salvato!"

"...mi puoi lasciare ora?"

"Credo di stare ancora un pò male, Patch-"

Patchouli la colpì ripetutamente in testa con lo spigolo del libro (tutto questo senza assolutamente cambiare espressione, che era come congelata su un "apatico-annoiato" persistente) fino a scrostarsela di dosso.

"Waaah, Patchouli-sama è cattiva con me..." frignò.

"Torna al tuo lavoro, Koakuma. Degli intrusi mi occupo io." Fece lei, voltandosi verso Marisa e Reimu.

Marisa aveva ancora il sacco strapieno di libri in spalla. Era sgamata in partenza.

"Tu. Non prendere i miei libri."

"Li prendo, ze."

Patchouli aprì il libro. "Mhh, vediamo. Come Liberarsi dalle Infestazioni di Fastidiosi Scarafaggi Ruba-Libri Neri-e-Bianchi..." fece, sfogliando le pagine.

"C'è veramente scritta una cosa simile?" Chiese Marisa, sorpresa.

Reimu avanzò di un passo verso Patchouli, calpestando inavvertitamente un libro posato in terra.

"Ehi, tu, rossa-e-bianca, stai attenta." Fece. Reimu istintivamente fece un passo indietro accennando un inchino di scuse. ("Rossa-e-bianca?") "Ci sono libri qui che sono così preziosi da valere, da soli, quanto tutte le donazioni fatte al tuo tempio negli ultimi cinque anni."

Reimu sospirò tristemente. "Il mio tempio non ha quasi mai visitatori per tutto l'anno."

"Oh." La maga chiuse il libro che stava leggendo. "Allora immagino che non valgano nulla." Si sfregò gli occhi. "Uhm, sembra che la mia vista stia peggiorando."

"Troppo buio." Commentò Marisa.

Patchouli scosse la testa. "Forse ho una carenza di ferro."

"Credo che tu voglia dire vitamina A." Rispose la strega, tempestiva.

La maga in vestaglia fece spallucce. "E te?"

"Io ne ho da vendere. Di un sacco di cose."

"Credo che assaggerò."

"Sono veramente deliziosa, ze." fece Marisa, sollevando gli angoli della gonna ed accennando un inchino alla maga.

La quale riaprì il libro, mormorando e sfogliando. "Vediamo... Come Liberarsi degli Avanzi di Cibo..."

"Per me è semplicemente troppo buio." Fece Reimu, sollevando il libro che aveva calpestato e spolverandolo. Era intitolato "Introduzione ai sistemi geometrici non-euclidei".

"Diversamente da te, ci vedo bene al buio, io."

"Ecco, un'altra che lo pensa." Commentò Marisa.

"Ehi, piantatela, tutte e due. Io ci vedo ben-" Si interruppe, posando il libro su una vicina pila. "Sei la proprietaria di questa casa, comunque?"

La maga fece un cenno di diniego. "Cosa volete dalla signora?"

"Che faccia smettere la nebbia." Spiegò Reimu. Finalmente avevano trovato una persona ragionevole.

"Allora non posso assolutamente permettervi di raggiungerla."

Al diavolo la ragionevolezza. "Non ci fermerai."

"...Comunque, chi diavolo siete?" La maga le squadrò da cima a piedi.

Marisa saltò sulla scopa, reggendosi con una sola mano. Reimu spiccò il volo e tirò fuori un pacco di talismani di carta. Patchouli aprì ancora una volta il suo libro, e si circondò di un luccicante cerchio magico.

Tutte e tre estrassero una spellcard con la mano libera. Ciascuna dichiarò il proprio incantesimo.

"Segno Magico, STARDUST REVERIE!!"

"Segno Spirituale, SIGILLO FANTASTICO!!"

"Segno di Metallo, METAL FATIGUE!!"

La battaglia era iniziata.

Marisa si scagliò frontalmente contro Patchouli, con tutta la velocità, lo splendore e la furia di una stella cadente, lasciandosi dietro una scia di intensissima luce azzurra. Patchouli alzò una mano nella sua direzione, e dal nulla apparvero dei dischi dorati, fluttuando attorno a lei, larghi due metri, simili quasi a monete d'oro esageratamente grandi. Danzando ai suoi ordini, i dischi si allinearono ed intercettarono il volo folle di Marisa. Ne sfondò uno, due, tre come se fossero di latta, ma perdendo sempre più energia, e infine si sfracellò pesantemente sul quarto. La sua spellcard si spense in un lampo di luce, mentre gli altri dischi dorati ruotavano rapidamente a intercettare l'attacco di Reimu.

Sparata da quella distanza, Sigillo Fantastico appariva come una veloce raffica di globi di luce colorata, vaghi ed immateriali quanto un arcobaleno e più o meno con le stesse sfumature di colore. Tuttavia, per quanto fosse una forma di energia insostanziale, era comunque magia, e i dischi metallici, a loro volta chiaramente frutto di un incantesimo, poterono intercettarli uno per uno. Una raffica di esplosioni squarciò lo spazio tra la maga e la sacerdotessa man mano che i suoi dischi esplodevano fragorosamente sotto la pressione dell'attacco di Reimu.

Infine, il fumo della battaglia si diradò.

"...Un'elementalista?" Mormorò Marisa. I suoi attacchi non erano di pura energia magica come quelli di un mago qualsiasi... ma aveva evocato dal nulla e plasmato con grande abilità uno dei cinque elementi. Non era cosa da poco.

Inoltre, aveva dichiarato come prima spellcard una magia molto difensiva. A quanto pare avevano davanti un'avversaria abile e prudente.

Patchouli richiuse il libro e lo lasciò. Questo prese a levitare al suo fianco, fluttuando dolcemente e seguendola nei suoi movimenti. "Esatto. Il mio nome è Patchouli Knowledge." Si presentò.

Schioccò le dita, e il libro si aprì e prese a sfogliarsi da solo. Dalle pagine emerse uno sciame di carte magiche: su ciascuna di esse era dipinto un ideogramma, uno dei cinque elementi: Terra, Acqua, Fuoco, Metallo e Legno. Le carte fluttuarono attorno a lei per poi disporsi in cerchio, in un anello con lei al centro, che ruotava lentamente.

"La mia specialità è la manipolazione degli elementi... e la loro combinazione." Spiegò placidamente. Dal libro emerse un'enormità di altre spellcard, almeno cinque volte tanto quanto erano quelle di prima... e queste avevano non uno, ma due idogrammi elementali ciascuna. Si disposero in una vasta spirale attorno a lei, appena più ampia dell'anello di prima, ruotando lentamente in senso opposto.

Marisa le stava contando. Aveva gli occhi fuori dalle orbite. "C-c-come può una persona avere COSI' TANTE spellcard diverse?!" Riuscì infine a balbettare.

"Mi annoio facilmente." Fece lei, con faccia annoiata. "E ho avuto molto tempo libero negli ultimi cento anni."

"S... sono cento anni che sei in questa biblioteca?" Chiese Marisa, sconvolta.

"Più o meno. Mi piace leggere, ma a volte mi viene voglia di mettere anche un pò in pratica." Per la prima volta la sua faccia inespressiva cambiò, diventando un sogghigno vagamente inquietante. "Fortuna che delle cavie sono venute a trovarmi."

Reimu Indietreggiò leggermente. "Beh, Marisa, visto che ti diverti ti lascio con Patchu... io torno indietro e provo l'altra strada." Fece, con noncuranza.

Un dardo magico di Patchouli tagliò l'aria tra lei e la porta della biblioteca. "Dove credi di andare?"

Reimu si voltò verso di lei. "Io vado dal capo di questo posto. E tu non puoi impedirmi di provarci. Non sei in grado di reggere una battaglia due contro uno." Fece, con un mezzo sorriso.

"Perchè devo restare io e non tu, ze?" Protestò Marisa.

Reimu sorrise. "Se la sconfiggi, potrai prendere tutti i libri che vuoi, no?"

La strega tornò a fissare Patchouli con sguardo di fuoco ed un ghigno preoccupante in faccia. "Hai ragione." Marisa era facile da convincere.

Patchu la fissò di rimando. "E' vero, non posso combattervi tutti e due contemporaneamente. Ma in fondo di cavia me ne basta una."

Le due amiche si scambiarono un cenno d'assenso, e partirono improvvisamente in direzioni opposte: Reimu saettò verso la porta, Marisa schizzò verso Patchouli. "ROUND DUE, ZE!!"

"Laser Non-direzionale." Disse semplicemente la maga. Un dedalo spiraleggiante di raggi magici esplose da lei in tutte le direzioni, rastrellando l'aria attorno a lei.

Marisa fece appena in tempo a schivarlo, sterzando la scopa e quasi cappottandosi ed andando a finire contro una libreria. Più si avvicinava a lei, più i laser erano fitti: si trovò costretta a tornare sui suoi passi ed indietreggiare.

"Visto che oggi non mi sento molto bene, non credo di aver voglia di vedermela con te in corpo a corpo." Affermò Patchouli, calmissima, mentre i suoi laser scatenavano l'inferno e Marisa era costretta a schivare ed indietreggiare sempre di più. "Così ti terrò a bada con questo intanto che scelgo che spellcard provare su di te."

Marisa si riparò nella nicchia tra il lato di due grosse librerie a muro per sfuggire ai laser incrociati. "Vuoi dire che questa non è una spellcard?!" Chiese. Sbirciò appena oltre l'angolo: Patchouli in effetti non aveva dichiarato nessuna spellcard: semplicemente sprigionava laser.

"Non dire idiozie, questo è soltanto un trucchetto da quattro soldi." Fece. E, in effetti, non aveva visto carta, nè dichiarazione, e il mantenerlo attivo non sembrava richiedere a Patchouli alcuno sforzo.

"Non ti si rovinano i libri, ze?" Chiese Marisa, sporgendosi quel tanto che bastava da raccogliere un libro dallo scaffale e dargli un'occhiata. "La Pietra Filosofale: Tra Alchimia ed Elementalismo", un'edizione in cinese del 1804. Questo sarebbe stato una buona aggiunta alla sua collezione. Era anche assolutamente intatto anche dopo essere stato attraversato da uno dei fasci di energia che Patchouli emanava.

"Sigilli anti-magia, protezioni anti-incendio, incantesimi idrorepellenti, benedizioni anti-infestazione... Ho buona cura dei miei libri."

Come ogni collezionista decente, notò Marisa. Questa ragazza stava iniziando a piacerle.

"Ah, ecco. Proviamo questa, a proposito. Segno di Fuoco, AGNI SHINE!"

Marisa, dal suo nascondiglio, avvertì la temperatura salire. Sbirciò oltre, e vide uno sciame di sfere di fiamme liquide avanzare verso di lei.

"Uh-oh."

Afferrò la sua scopa, e saettò fuori dal suo nascondiglio un attimo dopo che questo venisse investito dalle fiamme magiche.

Lasciandosi alle spalle la libreria ingolfata dal fuoco (e sperando che quelli di Patchu fossero degli incantesimi protettivi davvero BUONI), Marisa cercò di sfruttare il momento di ritardo che inevitabilmente deve passare tra una spellcard e un'altra per-

Si abbassò improvvisamente, ed un laser passò dove la sua testa si trovava fino ad un attimo prima, bruciacchiandole la punta del cappello.

Non le stava dando neanche il tempo di dichiarare la sua spellcard!

Come se stesse giocando a carte in un pacifico casinò, Patchouli prese tranquillamente un'altra spellcard tra quelle che le stavano orbitando intorno, e la puntò ancora contro Marisa. "Segno di Legno, SYLPHAE HORN!"

Ed uno sterminato arsenale di lunghe, contorte spine verdastre si materializzò attorno alla maga, esitò per un secondo, e poi si abbattè su Marisa come un immenso nugolo di frecce.

Patchouli sollevò un sopracciglio quando, dopo la tempesta, si trovò ancora davanti Marisa, ansimante ma sana come un pesce, anche se i suoi vestiti avevano qualche buco in più. (ed una grossa spina era piantata di traverso nel suo cappello. Le dava un look un pò alternativo, di sicuro)

"Oh? Leonida sarebbe stato orgoglioso di te." Fece, pescando un'altra carta "Proviamo questa, allora. Segno di Terra, RAGE TRILITHION!"

Marisa stavolta non aveva neanche bisogno di guardare per capire cosa sarebbe successo: un milione di sassi si materializzarono tutto intorno a lei, e presero a volare in tutte le direzioni in un inferno di pietra.

"Perchè non muori?!" Esclamò improvvisamente Patchouli, afferrando un'altra carta. Il suo specchio si impassibilità si stava incrinando. "Segno d'Acqua, PRINCESS UNDINE!"

Tre gigantesche punte di ghiaccio trasparentissimo apparvero davanti alla maga, la quale quindi puntò la mano e le investì con un violento getto d'acqua da dietro, sparandole via contro il cumulo di pietre, dove si frantumarono. Marisa, nel frattempo, era già balzata via, agile come un gatto e veloce come un razzo ubriaco (descrizione che rende bene l'idea delle manovre necessarie per sopravvivere in un duello di Danmaku). Patchouli la seguì con lo spruzzo di acqua, ma la strega fu più veloce, riuscendo a tenersi davanti al getto ad alta pressione ed a gettarsi dietro una solida libreria.

"Adesso ti faccio vedere io perchè una umana che ha imparato la magia per conto suo..." Patchouli concentrò il getto sulla libreria dietro alla quale si era nascosta Marisa, intensificandolo. "...non può neanche essere paragonata ad una Youkai nata col dono della stregoneria!"

La libreria, spinta dall'immensa forza del getto d'acqua, si cappottò e cadde, sfracellandosi a terra. Un millisecondo prima, qualcosa di nero e bianco sgattaiolò via, saettando verso un altro riparo.

"SEI MIA! SEGNO DI TERRA E FUOCO, LAVA CROMLECH!!"

Un brillante, violento getto di incandescente roccia fusa si spiattellò sul pavimento della biblioteca, bruciando e tracciando una lunga linea dalla libreria crollata ad un'altra dall'altro lato della stanza.

Nel mezzo, un tavolo e tre sedie vennero incenerite, e numerosi libri completamente coperti. L'incantesimo protettivo sembrava a malapena sufficente ad impedire che prendessero fuoco... e comunque, una volta raffreddatasi la lava, sarebbero stati comunque incastrati in un blocco di roccia.

Ma Patchouli era ormai partita. "SEGNO DI ACQUA E LEGNO! WATER ELF!"

Un'altra ondata d'acqua si abbattè sulla libreria dietro alla quale si era nascosta la sua avversaria, incilnandola paurosamente. Alcuni libri caddero.

Poi, improvvisamente, il legno di cui era fatta la libreria SI PIEGO', come se fosse un essere vivente e non un semplice blocco unico di materia inerte, e si protese verso il basso, ad ingabbiare Marisa e schiacciarla sotto il suo peso.

"Stavolta non riuscirai ad uscirne, piccolo scarafaggio nero-bianco!" Fece gioiosa Patchouli. La libreria, spalmata a terra, sussultò mentre il suo legno germogliava, cresceva e si ramificava e si contorceva, improvvisamente riportato alla vita dall'incantesimo.

"Stai parlando di me, ze?" Fece un'ormai familiare voce strafottente (ed un pò ansimante) alle sue spalle.

Patchouli si girò di scatto, riportando in azione istintivamente il suo Laser Non-Direzionale, e lanciando qualcosa alla cieca. "SEGNO DI METALLO E ACQUA! MERCURY POISON!!"

Una lunga scia di metallo liquido argentato investì il punto da dove era venuta la voce, ma Marisa...

"Calmati, ze. Una persona nelle tue condizioni di salute non dovrebbe sforzarsi tanto."

Stava ansimando. Stava tremando.

Ma stava anche ribollendo d'ira.

"SEGNO DI TERRA E METALLO! EMERALD MEGALITH!"

Uno sciame di cristalli verdi le apparve intorno e si disperse subito, esplodendo in tutte le direzioni, sfondando tavoli e sedie, crivellando il pavimento, abbattendo librerie, spaccando scaffali, e rovinando tutto il soffitto e i lucernari...

Era lì! Quella maledetta strega nera e bianca! Era lì davanti a lei, la stava prendendo in giro... ma non riusciva a colpirla! Non riusciva a prenderla!

Senza riflettere, si infilò una mano in tasca, e ne estrasse una spellcard che non aveva tirato fuori prima. Tutte le altre carte che orbitavano attorno a lei caddero a terra.

"SEGNO DI FUOCO, ACQUA, LEGNO, METALLO E TERRA!!!" Gridò al colmo dei suoi polmoni. L'aria tremò. La poca luce della biblioteca divenne ancora più offuscata. Ogni cosa fremette ai suoi ordini, in attesa di scatenare una violenza senza fine. "PIETRA FILOSOF-blarg."

E tutto, improvvisamente, si fermò. Patchouli inciampò sulle parole, la sua magia esitò, ed un singhiozzo sconnesso ed uno spruzzo di sangue le uscirono dalla bocca. Da pallida che era, divenne assolutamente bianca. I laser che la proteggevano si spensero. La luce tornò.

"Ti avevo avvisato." Fece Marisa. La sua voce non era beffarda, nè trionfale. Aveva uno strano tono di rispetto, di ammirazione per quella maga così capace.

Anche le parole che seguirono ce l'avevano.

"SEGNO D'AMORE, MASTER SPARK!!!"

Kaboom.

Patchouli riaprì gli occhi.

"Mukyuu." Disse. Non era esattamente nelle sue intenzioni, ma quello fu l'unico suono che riuscì a produrre.

Marisa era lì a due passi. Stava raccogliendo libri e cacciandoseli nel sacco. "Oh, ti sei ripresa, ze." Fece, notando che sembrava aver ricominciato a respirare. Posò il sacco e trotterellò da lei. "Ancora viva?"

"Ack. Sput. Bleah."

Che schifo. Aveva tutta la camicia da notte impastata di sangue e saliva.

"Te la cavi bene con la magia." Osservò Marisa, come se fosse un tentativo di fare della conversazione spicciola. Inutile dirlo, la conversazione spicciola non era una cosa alta nella lista delle priorità di patchouli. Non dopo aver appena rischiato la morte per eccessivo sforzo magico.

Finalmente riuscì a pulirsi la bocca abbastanza da parlare. "S...sono così anemica da non... riuscire neanche a lanciare... i miei incantesimi..."

"Beh, quello era bello grosso, ze." Marisa si tolse il cappello, rendendosi conto di avere ancora una spina piantata lì. La tirò fuori con attenzione, guardandola con aria incuriosita. "Non pensavo che fosse possibile fondere tutti e cinque gli elementi in una singola spellcard. Funziona?"

"Non sai un tubo... di magia elmentale... certo che è possibile... è la pietra filosofale... l'equilibrio perfetto di tutte le forze del cosmo... è... il santo graal... dell'elementalismo..." Fece.

"Ah, a proposito di pietra filosofale." Marisa le mostrò il libro che aveva raccolto prima. "Prendo in prestito anche questo, ti dispiace?"

Patchouli la guardò senza capire. "Prestito?"

Marisa si grattò la testa. "Beh, mi sembra che tu ci tenga molto ai tuoi libri, ze. Quindi... insomma, non preoccuparti. Te li restituirò. Un giorno. Ah!" Tirò fuori dal suo sacco un'altro libro. "Questo invece te lo rubo. Consideralo parte della mia collezione adesso. Sembra molto interessante." Si intitolava "Laser Non-Direzionale: Un Approccio Innovativo alla Difesa Personale nei Duelli di Magia, di Knowledge P."

"Aaah, no, quello no!" Patchouli agitò le bracia cercando di prenderlo, ma veniva tenuta a distanza da Marisa. "E' mio, è il mio libro!! Non lo leggere!! E' mio!!"

"Ora è mio, ze." Fece Marisa, spietata, tirandosi il sacco di nuovo in spalla. "Ora vado a raggiungere Reimu. Riguardati, ze."

E, detto questo, prese la scopa e decollò.

"Patchouli-sama?" Fece la timida, impaurita voce di Koakuma da dietro una libreria. La diavoletta saltò fuori, correndo ad abbracciare la sua padrona, incurante di tutto il sangue di cui si sporcò. "PATCHOULI-SAMAAAAAAAAA!! NON MI LASCIATE SOLAAAAAAAAA!!!" Frignò.

"Non sto per morire, idiota." La rimproverò Patchu, senza girarsi verso di lei. Era rimasta a fissare la porta della biblioteca, da cui Marisa era appena uscita.

"Patchouli-sama? State veramente bene? Sono così felice di sapere che state bene! Oh, pensavo che aveste avuto un'altra crisi anemica o di bassa pressione, ma mi sembrate tutta ben colorita e con le guanciotte arrossate!" Fece la diavoletta, strizzandola adorabilmente come una vecchia zia farebbe con la nipotina. Ovviamente, nessuna reazione se non lo sguardo fisso sulla porta.

"...Marisa..." Mormorò Patchouli. Il nome le rimase sulle labbra.

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Capitolo 6
*** Stage 5: Un'Elegante Servitrice per la Luna Scarlatta ***



Reimu iniziava a pensare che il corridoio fosse veramente infinito.
Ma non era possibile. Nessuno poteva giocare tanto con le dimensioni.

Dopo essere andata avanti per un pò, si bloccò all'improvviso, presa dall'improvvisa paura di star perdendo la cognizione dello spazio e del tempo. Si guardò attorno e fece un rapido censimento del circondario.

Muro da un lato, muro dall'altro. Niente finestre, quindi non poteva neanche capire se stava andando avanti o meno guardando all'esterno. Un tappeto rosso sembrava stendersi all'infinito.
Lampadari di ferro battuto supportavano grappoli di candele consumate, giallastre, ad intervalli regolari. Si guardò alle spalle. Già non vedeva più la porta da cui era entrata.

La miko continuò ad andare avanti per un pò, attanagliata dal presentimento di star perdendo tempo o essere finita in una trappola. "...così non concludo nulla." Il suo sesto senso da sacerdotessa scintoista le diceva... beh, non era sicura di che cosa le dicesse, ma QUALCOSA diceva.
E non era qualcosa di carino.
Si frugò tra le larghe maniche dell'abito tradizionale, e ne tirò fuori uno dei suoi talismani di carta. Lo posò in terra, ben visibile, per poi spiccare il volo di nuovo, continuando ad andare avanti.
"Se questo è uno spazio chiuso, dovrei ritrovarmelo davanti, no?" ragionò a voce alta, come se ci fosse qualcuno con cui parlare.
Iniziava anche a sentirsi sola. Quella villa occidentale le dava i brividi.

Marisa poteva anche essere entusiasta di avere un posto nuovo da rapinare per procurarsi libri di magia ed artefatti, ma Reimu non riusciva a vedere proprio nessun aspetto positivo nella situazione in cui si era cacciata.

Quando si fu allontanata tanto dal talismano che aveva poggiato sul tappeto da non riuscire più a vederlo, si fermò un attimo e ne posò due.
Ripetè il procedimento, piazzandone un gruppo di tre, uno di quattro ed uno di cinque.

"...O questo dannato corridoio non è uno spazio chiuso ma è semplicemente DANNATAMENTE lungo... o è uno SPAZIO CHIUSO DANNATAMENTE LUNGO." brontolò.
Ovviamente, c'era una terza possibilità, ragionò alzando la testa. Come la figura, visibile solo ora in lontananza, che, armata di scopa e paletta, stava diligentemente pulendo il corridoio, spazzando la povere dagli angoli del tappeto e raccogliendo le cartacce. , inclusi i suoi talismani.

Oh, beh. Meglio che affrontare altri millemila chilometri di corridoio. Reimu si avvicinò rapidamente, volando bassissima.
"Ahh, le pulizie non saranno mai finite, di questo passo." La sentì lamentarsi. "La padrona se la prenderà con me..."

Poi, si girò, quasi per caso, verso di lei, e Reimu riuscì a vederla meglio.

Indossava anche lei, come le fatine di prima, quel vestito da camerierina francese, blu col grembiule rosso e il cerchietto di pizzo in testa, ma lei era chiaramente umana, una giovane ragazza dall'aria elegante, accentuata dai corti capelli color argento. Reimu notò anche che la sua gonna era abbastanza sulla strada giusta per venire definita minigonna.
Il padrone del posto aveva il fetish delle maid?

"Ah! Sei tu che stai intralciando le mie pulizie." Accusò con sicurezza indicando Reimu, come se la cosa fosse un crimine passabile della pena di morte.
"Tu..." Iniziò Reimu, seriamente. "...Non hai l'aria di essere la padrona di questo posto."

La cameriera la fissò per un attimo, evidentemente cercando di capire se doveva ritenersi presa in giro o meno. "Beh, certo che no." Posò in un cantone la scopa e la paletta, e si voltò a fronteggiare Reimu, incrociando le braccia con aria sprezzante. "E tu, piuttosto? Sei un'ospite della padrona?"

Reimu si chiese per un attimo come rispondere a questa domanda improvvisa. "No, sono qui per sconfiggerla!" sembrava una pessima cosa da dire, considerato il momento e la situazione.

Prima che potesse replicare, però, la cameriera, evidentemente prendendo il breve silenzio come un'ammissione di colpevolezza, incalzò, senza scomporsi di una virgola. "Non ti farò passare. La padrona raramente incontra altra gente, e sicuramente non gente come te."

Reimu cercò di non chiedersi troppo che cosa la cameriera intendesse dire con "come te", facendo un sorrisetto nevrotico e sperando che la venuzza pulsante non si vedesse troppo. Invece, chiese: "E che problemi ha? E' una prigioniera?"

"Le piacciono i posti scuri e isolati." Fu la risposta, accompagnata da un'alzatina di spalle.

"Beh, tu, tu che non sei così scura, allora. Andrai benissimo. Lascia che ti spieghi." Fece Reimu, esasperata, avvicinandosi a lei. "Vedi, c'è tutta questa nuvolaglia nebbiosa là fuori che blocca il bel sole estivo. E' fastidiosa. E sicuramente viene da qui. Perchè la state spargendo? Che volete fare?"

"La padrona non ama la luce del sole." La cameriera era flemmatica. "Preferisce l'oscurità."

Gli ingranaggi nel cervello di Reimu, che avevano continuato a girare per tutto il tempo, arrivarono a destinazione con un *clack* quasi udibile. "Ok, le piace l'oscurità. Ma a me no. Potreste smettere, per favore?" Chiese, decidendo, una volta tanto, di provare prima con le buone maniere.

"Dovresti parlarne con la padrona in persona." Rispose la cameriera in quella che era abbastanza ovviamente una presa per i fondelli all'indirizzo di Reimu. Non aveva nessuna intenzione di portarla da questa fantomatica "padrona".
"Allora portala qui." Chiese Reimu, cercando di usare il tono di voce più irragionevole ed irritante che aveva in repertorio.

"Non posso permettere che la padrona si trovi di fronte delle persone pericolose." Ed aveva dei coltelli in mano. Tre, tenuti tra le dita. Da dove li aveva presi?! Reimu era sicurissima di non averla mai vista tirarli fuori da nessuna parte, e non si era mai distratta.

L'adrenalina iniziò a salirle. "Beh, che dici? Verrebbe, se io iniziassi a fare del casino qui?" Chiese, affondando le mani nelle ampie maniche e facendole emergere piene di talismani.

"Penso che tu ne abbia già causato abbastanza." Fu la risposta. Glaciale.

E poi, la cameriera svanì, ed uno sbarramento fitto di migliaia di coltelli si abbattè su Reimu, spuntando dal nulla. Davanti a lei, e tutto intorno, sotto, sopra.
"Ma tu non la incontrerai mai." Fece una voce glaciale dalle sue spalle.

Non c'era il tempo per reagire. Neanche per pensare. Doveva semplicemente schivarli tutti.
Il muro si abbattè, con un tremendo rumore di metallo triturato. Reimu si mosse, cavalcando il puro istinto. L'istinto divino dato da anni di comunione della sacerdotessa scintoista col mondo degli spiriti e degli dèi. Ma, soprattutto, l'istinto prettamente pratico dato da anni passati a combattere mostri, youkai, e l'occasionale Marisa.
In una lunghissima frazione di secondo, Reimu scivolò negli spazi tra coltello e coltello, piegandosi, inarcandosi, slittando per passare attraverso i piccolissimi passaggi tra i proiettili della sua nemica. Sentì i coltelli passargli a millimetri dalla pelle, e li vide saettare a millimetri dai suoi occhi.

Subito dopo la tempesta, Reimu non perse tempo, ignorando i ciuffi di capelli persi e i fori e gli strappi nel suo bel vestito. Con un rapido gesto, fece volare otto talismani attorno a sè, che si fermarono disponendosi in cerchio a mezz'aria, levitando, ruotando prigramente, leggermente illuminati dal potere divino che li animava.

La cameriera era svanita. "Cosa diavolo ERA?" Si chese subito. Non aveva dichiarato una spellcard, quindi doveva essere un potere innato. Era davvero umana? Che razza di potere era? Invisibilità? Evocazione di coltelli? Supervelocità? Teletrasporto? Illusione?

"La tua vita finisce qui, sacerdotessa." La voce era gelida. Non crudele o sadica, non priva di emozioni, semplicemente... senza nessuna ombra di pietà.

Reimu si girò di scatto, fronteggiandola. Era apparsa a circa dieci metri da lei, anche lei volando a mezz'aria tra il pavimento e il soffitto del corridoio. "Ho un nome." Sorrise amaramente. "Mi chiamo Reimu Hakurei."
"Sakuya. Sakuya Izayoi." Replicò educatamente la cameriera, facendosi apparire in mano un coltello dal nulla.

"Cerchiamo di analizzare razionalmente i suoi poteri." Cercò di ragionare rapidamente Reimu, la fronte imperlata di sudore. "Ha fatto comparire un coltello. Cosa può essere?"
Con un rapido movimento della mano, Sakuya lanciò il coltello verso Reimu.

"Guai."

La miko saltò di lato. Il coltello fece una brusca deviazione a gomito e la seguì.

"Guai grossi."

Schizzando in aria, cercò di oltrepassare il coltello ed entrare nel suo angolo morto. In risposta, senza esitare o fermarsi per nemmeno un istante, il coltello divenne dieci, e tutti insieme si voltarono ed invertirono la loro traiettoria per venirle addosso.

"Beh, al diavolo."

Reimu fece un breve gesto con le dita, ed uno degli otto talismani che orbitavano attorno a lei si scagliò contro il nugolo di coltelli e vi esplose in mezzo, disperdendoli.

"Devo supporre che nel venire qui tu abbia anche sconfitto Cina?"
"Cina?" Chiese Reimu, un attimo confusa da quella domanda improvvisa di Sakuya.
"Sì, Cina, comesichiama, la guardia al cancello."
Reimu ponderò. Guardia? Ah, sì. Quella. "Capelli rossi, lunghi, cappello con stella dorata, indossa un qi pao verde?" La descrisse brevemente. "Sì, lei... come diavolo si chiamava..."
"...certo che è crudele che tu, in quanto boss, non ti ricordi il nome dei tuoi stessi subordinati." Commentò la Miko.
"...Hon Mi Lin?"
"Sono abbastanza sicura che si chiami Hong Meiling." Rispose flemmatica, gettando un altro talismano per riempire lo spazio vuoto che era stata costretta a lasciare nel cerchio che le fluttuava attorno.
"Comunquesia." Replicò Sakuya, acida. "Quando avrò finito con te, l'aspetta una punizione epica."
"Ah, già." Reimu si diede un pugno nel palmo aperto della mano. "Tu sei quella di cui doveva avere tanta paura, allora."
"Chi? Cina? Paura? Di me?" Sakuya sembrava sconvolta. Chi mai potrebbe avere paura di una fanciulla tanto dolce e gentile, vero?
"Tra l'altro." Il cerchio di otto talismani attorno a Reimu vibrò dolcemente. "Stavi dando per scontato che mi sconfiggerai, Sakuya? O mi sbaglio?"
Sakuya sbuffò con aria di sufficenza, alzando una mano. Una spellcard comparve tra le sue dita, ornata da un disegno contorto ed ipnotico.

Reimu si irrigidì. Il cerchio di talismani che aveva disposto a sua protezione si illuminò con più forza. Ora la faccenda si faceva seria.
Non estrasse le sue spellcard, ma ogni suo muscolo era pronto a scattare ed afferrarne una.
Non voleva essere la prima ad usarne: voleva prima capire qual'era il potere di Sakuya.
Lo avrebbe scoperto molto presto.

"Strana Arte: Misdirection." Sussurrò Sakuya. Sciami enormi di coltelli da lancio di ogni forma e tipo si formarono a mezz'aria in risposta, tutto intorno a lei, già lanciati non solo verso Reimu, ma mirati a occupare tutto lo spazio dell'ampio corridoio per non lasciarle spazio di manovra.

"Si mimita a combattere in uno spazio stretto ed ingombrare di danmaku il campo di battaglia?" Si chiese Reimu, sorpresa. Era una tattica un pò... poco raffinata. Si aspettava di meglio, per qualche ragione.

Anche perchè era tutt'altro che una tattica buona. Reimu era un'esperta di battaglie di danmaku, e sarebbe riuscita a passare indenne attraverso un fuoco di sbarramento abbastanza fitto da abbattere i moscerini. Prese bene il tempo nella sua mente, notò velocità e posizione di tutti i coltelli, ed, un attimo prima che si abbattessero su di lei riducendola ad un colabrodo, ci si buttò in mezzo, slittando agilmente negli spazi tra un proiettile e l'altro...

...e, appena superato lo sbarramento, scatenò la SUA potenza di fuoco. Dalla manica dell'abito le uscì, quasi spontaneamente, una raffica di decine di talismani che...

...si schiantarono sul pavimento esplodendo, dato che Sakuya non era più lì da circa un millesimo di secondo.

"ILLUSIONE?!" Reimu si girò su se stessa, al colmo della sorpresa, per trovarsi la faccia di Sakuya a meno di dieci centimetri dal naso, piegata in un modesto sogghigno.

Reagì con una velocità sorprendente, di certo. Una dozzina di talismani raggiunsero la cameriera, nonostante la sua manovra aggirante. E, come prima, Sakuya non era già più lì, ed i suoi colpi andarono a piantarsi e scoppiare contro il soffitto.

Poi, Reimu venne scaraventata ed inchiodata per terra da un'ottantina di coltelli da lancio.

Strinse i denti. Si controllò mentalmente: ferite e tagli superficiali. I suoi istinti di schivata l'avevano salvata un'altra volta. Il suo largo abito da Miko, in compenso, era piantato solidamente contro il tappeto.

Sakuya le apparve appena sopra. (Poteva vederle sotto la gonna da quella posizione, ma, a dire il vero, per il momento Reimu aveva ben altro per la testa .) "Non sei ancora morta, sacerdotessa?"

Reimu, semplicemente, ignorando tutti i coltelli che la tenevano inchiodata a terra, si alzò.
La cameriera inarcò un sopracciglio in risposta, mentre anche lei, smettendo di levitare, scendeva coi piedi per terra. "Come diavolo..." Poi fissò i coltelli, ancora piantati a terra, che fino ad un secondo prima la tenevano inchiodata al suolo senza possibilità di muoversi (non senza denudarsi, almeno).

"Nessun vincolo, nessun confine, nessuna barriera può imprigionarmi." Fece Reimu, estraendo una spellcard. Su di essa, a parte qualche ideogramma, era impresso solo il simbolo dello yin e dello yang. "Sono la custode del Confine Hakurei. Ci vuole di peggio per fermarmi."

"Oh, non temere, Hakurei Reimu." Gli occhi della cameriera si assottigliarono, mentre anche nelle sue mani appariva una spellcard. "Ho di che fermarti. Per tutta l'eternità, se necessario."

Reimu si concesse un sorrisetto, ed i suoi otto talismani che le avevano girato attorno fino a quel momento si "spensero" e si posarono per terra, disattivati. Lanciò la spellcard in aria. "Segno del Tesoro! Sfera Yin-Yang degli Hakurei!"

L'immagine del simbolo Yin-Yang sulla carta si ingrandì, divenne tridimensionale, si sdoppiò, e... poco dopo, due grandi sfere, del diametro di un metro abbondante ciascuna, dipinte di bianco e nero, fluttuavano a lato di Reimu.

Uno sciame di coltelli, tanto per cambiare, apparve attorno a Sakuya, levitandole attorno, le lame tutte puntate in direzione della Miko. "Interessante." Fece, avanzando lentamente verso di lei. Reimu, sulla difensiva, indietreggiò, mentre le due sfere si mettevano davanti a lei facendole da schermo. "Sembra una barriera più solida di quegli otto talismani che ti giravano attorno prima, che non ti sono serviti a nulla."

"Barriera?" Chiese Reimu, continuando ad indietreggiare. "Quei talismani non erano una barriera."

Sakuya si rese conto che Reimu non stava indietreggiando per difendersi, ma per indurla ad avanzare. E si rese conto che i talismani, rimasti per terra disposti in cerchio, erano inerti solo in apparenza.
E si rese conto di essere entrata nel cerchio.
E se ne rese conto troppo tardi. Un lampo di energia colorata si irradiò dai simboli dipinti sulle striscie di carta, avvolgendola, ed un grande cerchio magico di luce venne disegnato sul pavimento.

"Ah-ha! Hai attivato la mia carta trappola!" Rise Reimu, estraendo un'altra spellcard.

"Sai, non dovresti dirlo." Sospirò Sakuya.

"SEGNO DEL SOGNO! CERCHIO SIGILLA-DEMONI!"
Gli otto talismani esplosero in una cascata di luce. Il cerchio magico divenne una barriera impenetrabile e si restrinse istantaneamente, disintegrando ogni cosa era al suo interno.

Sakuya, ovviamente, era già sparita quando questo successe.

Reimu era senza parole. Anzi, a dire il vero, le aveva: "COSA DEVO FARE PER TOGLIERTI DI MEZZO?!!"

"Mi stavo chiedendo la stessa cosa." Fece Sakuya, guardando sconsolata il corridoio. Era un macello. Coltelli, crateri... "La padrona mi ammazza se vede questo." Commentò.

"Hai ancora intenzione di combattere?" Reimu aveva ancora qualche freccia al suo arco. Non aveva ancora usato Sigillo Fantastico, e aveva anche un paio di trucchetti in serbo... ma comunque era chiaro che questa era una battaglia ad armi pari.

"Ho intenzione di combattere finchè non avrai smesso di essere un problema. E, possibilmente, di respirare. Il prima possibile, così posso tornare alle mie pulizie."

Reimu odiava le battaglie ad armi pari. Erano troppo lunghe e faticose.

Dov'era Marisa quando serviva?

"SEGNO MAGICO, STARDUST REVERIE, ZE!!!"

Oh, eccola.

Sakuya spalancò gli occhi, sorpresa. Prima un rombo in lontananza, come di un jet in fase di decollo. Poi, il corridoio che si riempie pian piano di stelle a cinque punte, di colori sgargianti e pastellosi, al seguito di una strega nera-e-bianca in groppa a quella che chiaramente era unascopavolanteTROPPOVELOCE-

Reimu, che conosceva Marisa, si era spostata di lato. Sakuya, che non la conosceva, fece appena in tempo a svanire nel nulla una frazione di secondo prima di diventare una macchia sul tappeto.
(Probabilmente una macchia lunga cinquecento metri di tappeto.)

"I suoi poteri sembrano di illusione, ma sono abbastanza chiaramente qualcosa d'altro. Di simile, ma diverso." Rifletteva Reimu, approfittando dell'attimo di tregua mentre Marisa cercava di frenare la scopa per tornare ad analizzare lo stile di combattimento di Sakuya. "Genera coltelli dal nulla, si teletrasporta, ha riflessi impossibilmente rapidi..."

"Un'altra intrusa." Commentò freddamente la cameriera. "Quando mi sarò sbarazzata di voi, Cina si prenderà una bella strigliata." La sua espressione lasciava intuire che la strigliata sarebbe stata a base di coltelli.

"Oh, una camerierina in uniforme francese da maid?!" Fece Marisa, sorpresa. ("Almeno guarda il nemico, prima di attaccarlo a testa bassa..." pensò Reimu) "Sei una specie protetta dalla Convenzione di Washington, vero?"

"Parla la strega col cappello da strega, il grembiule da strega e la scopa volante." Fu la fredda risposta. "Sono le streghe ad avere più bisogno di pietà delle cameriere."

"Abbi pietà." Fece con tono canzonatorio la strega, fingendo un inchino elegante.

"Con quel grembiule... stai per caso cercando lavoro qui?" Chiese Sakuya. Reimu non capiva bene se stava scherzando o meno.

"Mhh. Non sembra una cattiva idea." ("Ohi. Marisa. Ma che stai dicendo?!")

"Ma non hai l'aspetto di qualcuno che sa pulire e sbrigare faccende domestiche." ("Per nulla.")

"Infatti." ("Almeno sei onesta. Questa volta.")

"Allora, quale sarebbe la tua utilità? Concubinaggio?" ("...LO SAPEVO che il padrone di questo posto era un pervertito. Tra le uniformi da camerierina e questo...")

"Più tipo... manutenzione. Chessò... serve un bidello qui?" ("Marisa. Se non sai cosa dire, stai zitta.")

"...Questa non è una scuola elementare." ("Ma và? Non ce ne eravamo accorti.")

"Stai dicendo che il concubinaggio è roba da scuole medie?" ("Marisa. Stai. Zitta.")

Sakuya sospirò pesantemente. Come litigare con una bambina delle elementari, davvero. "Allora. Non credo di essermi presentata. Sono Sakuya Izayoi, il capo delle cameriere della villa."

"Oh, sei il capo? Questo significa che, se ti sconfiggo, diventerò io il capo delle cameriere?" ("No, Marisa. Sono abbastanza sicura che non funzioni così.")

Sakuya le puntò contro un coltello. "Ci sono più persone che hanno detto quella frase e sono morte di quanti ci siano prodotti di decadimento radioattivo del Torio."

Reimu non era sicura di aver capito bene. Marisa era sicura di non aver capito nulla. Tutte e due si stavano chiedendo chi aveva progettato il senso dell'umorismo di Sakuya.

"Ok, voi due. Interrompete subito questa conversazione prima che i miei neuroni facciano harakiri." Le interruppe la miko.
"Tsk." Sakuya era, in effetti, presa tra due fuochi. Da un lato aveva la sacerdotessa, dall'altra la strega. "A questo punto non mi lasciate scelta." Come prima, una spellcard le apparve in mano dal nulla. "Dopo che avrete visto questo, dovrò uccidervi. Nulla di personale." Spiegò. "Esistenza Illusoria: Clock Corpse."

La spellcard svanì nel nulla, e Reimu capì. Sfiorando il potere che le stava per venire rivolto contro con l'occhio della sua mente, comprese, anche se solo superficialmente, l'abilità segreta di Sakuya.

"...Manipolazione dello spazio e del tempo?!"

"Proprio così. E' un potere con cui sono nata, non è stregoneria nè nulla di simile." Un'ombra di tristezza passò sul suo volto.
Reimu sapeva banissimo che gli esseri umani che nascono con poteri particolari tendono a venire temuti o emarginati, in effetti.

"Quindi... sei tu che giochi con lo spazio all'interno di questa villa."

"Aiuta a fare le pulizie più in fretta." Ridacchiò della sua stessa battuta. Reimu l'avrebbe voluta imitare, ma non poteva.
Come Marisa, era paralizzata all'interno del tempo fermo creato da Sakuya.

"I miei complimenti per essere riuscita a mantenere la tua coscienza attiva anche all'interno della mia spellcard." Fece la cameriera, strappando uno dei coltelli che erano rimasti piantati per terra da prima. "Veramente una sacerdotessa scintoista di prim'ordine."

"Ecco come fai apparire coltelli dal nulla."

"Non li faccio apparire dal nulla. Fermo il tempo e ne raccolgo qualcuno. Poi..." Successe qualcosa che Reimu vide, ma non riuscì a comprendere bene. Come se le servisse un'altro senso oltre alla vista per poterlo fare. Il risultato fu che ora Sakuya aveva due coltelli identici. "Manipolando il tempo, posso moltiplicarli, prendendo le loro copie da qualche frazione di secondo nei passati o nel futuri paralleli."

Uno alla volta, con calma, Sakuya li lanciò, prendendo tranquillamente la mira, senza fretta, contro Reimu. I coltelli, appena lasciavano la sua mano, si congelavano a mezz'aria.

"E' per questo che usi armi da lancio?"

"Sì. Nel mio tempo fermo, solo io sono in grado di muovermi. Inoltre, ho bisogno di avere sempre con me un'arma piccola, portatile, facile da nascondere quando devo scortare la mia padrona, e utile anche nelle faccende domestiche. Considerato questo, l'arma migliore in assoluto per me è il coltello da lancio."
Quando ebbe praticamente riempito il corridoio di coltelli paralizzati a mezz'aria, arrestati nell'atto di volare in direzione di Reimu da tutti gli angoli possibili, si girò, senza fretta, iniziando a scagliarli anche contro Marisa, ripetendo l'operazione.

Reimu osservò tutto il procedimento. Non potendo fare altro, si limitò a guardare bene i coltelli in volo verso di lei. Ne stimò traiettoria, posizione, velocità, cercando di trovare, come prima, una falla, un buco, un passaggio dove il fuoco di sbarramento sarebbe stato abbastanza sottile da permetterle di sopravvivere.

Purtroppo, non poteva fare nulla per Marisa.

Sakuya, finita l'operazione, guardò i due muri di coltelli in viaggio verso i rispettivi bersagli, annuì a sè stessa con aria soddisfatta, e schioccò le dita.
Il tempo riprese a scorrere, e i colpi ripresero la loro traiettoria. Come prima tutto era fermo, ora, all'improvviso, tutto prese a muoversi velocissimo.

Reagendo immediatamente, Reimu spostò le sue due sfere davanti a sè, e si gettò nell'angolo dove i coltelli erano più radi. La grandine di acciaio affilato tempestò le due reliquie del tempio Hakurei, ma Reimu, grazie alla loro protezione ed alla propria esperienza di Danmaku, riuscì a salvarsi.

Subito gettò un'occhiata preoccupata dall'altro lato del corridoio. Marisa...

Marisa stava bene. Era piena di coltelli infilati nel vestito, nel cappello e un paio anche nella scopa, ma era completamente indenne. Come diavolo aveva fatto?

"Ah, fermare il tempo e tirare coltelli, ze." Commentò, iniziando a tirarseli fuori. "Che originalità. Non l'abbiamo già visto in qualche manga?"

Sakuya, facendo finta di non aver mai letto il manga in questione, guardò la strega in modo strano. "...Come hai fatto?"

"Fatto cosa? Capito che puoi fermare il tempo? Basta un pò di teoria magica, ze." Spiegò. "Sappiamo che qua c'è qualcuno che può modificare lo spazio, no? Non le distanze, bada bene, poprio lo spazio - sono due cose diverse, perchè le distanze sono solo una questione di lunghezza e misurazione, mentre alterare lo spazio in sè e per sè significa anche poter alterare il tempo, visto che sono due facce della stessa medaglia."

Reimu non l'avrebbe mai detto neanche in un milione di anni, ma era sorpresa. Lei aveva scoperto il potere di Sakuya dopo aver subito molti attacchi e solo grazie alla sua intuizione divina, ma Marisa l'aveva decifrato subito, subendo il primo attacco, e solo sfruttando la sua conoscenza della magia.

Beh, sapeva benissimo che Marisa non era stupida, nonostante le apparenze. Diversamente da lei ed, evidentemente, anche da Sakuya, i poteri di Marisa non erano innati: era tutta stregoneria imparata, studiata, provata, riprovata, perfezionata (in certi casi rubata) con tanto impegno ed olio di gomito.

"E il fatto che la spellcard abbia la parola "Clock" nel nome mi ha aiutato un pò."

Inoltre Marisa, dato che era una avida lettrice (oltre che ladra) di libri di magia (e non solo) da tutto il mondo... conosceva meglio l'inglese di lei.

"Il fatto che abbiate capito come funziona non significa che possiate evitare i miei colpi per sempre." Fece semplicemente Sakuya, estraendo la sua prossima spellcard. "Semplicemente, prima o poi vi colpirò. Il tempo è dalla mia parte."

Reimu e Marisa balzarono istantaneamente all'attacco cercando di colpirla prima che potesse evocarla, ma non c'era veramente speranza di battere Sakuya in velocità. "Mondo Illusorio: The World."

"QUESTO E' PLAGIO!" Marisa venne paralizzata in una posizione bizzarra, come Reimu, del resto, bloccate nell'atto di estrarre le loro Spellcard. Le lancette del tempo si fermarono per entrambe.

Sakuya iniziò a fare movimenti con le mani come se stesse lanciando coltelli in tutte le direzioni, pur non stringendo nulla in mano. Al termine di ogni suo movimento, tuttavia, appariva o un coltello o qualcosa che sembrava veramente simile a una gigantesca scintilla di fuoco rosso congelata nel tempo. I coltelli erano tutti diversi, e non li stava nemmeno tirando in direzione di Reimu o Marisa, ma completamente a caso.

"Siete brave a schivare i colpi mirati. Delle vere esperte di danmaku." Commentò Sakuya. "Ma voglio vedere se conservate la vostra abilità anche quando vi viene tolto ogni fondamento su cui lavorare." Ridacchiò. "Se lo schema di colpi è totalmente casuale e caotico, viene a mancare la possibilità di prevedere in maniera attendibile come si svilupperà il fuoco di sbarramento una volta che il tempo torna a scorrere."

Si resero conto che aveva ragione. Non avevano più davanti uno sciame di colpi tutti uguali diretti contro di loro, ma uno sciame caotico ed imprevedibile di colpi lanciati in tutte le direzioni. Marisa e Reimu fecero correre il loro sguardo sui coltelli, cercando di trovare zone più "sottili" o più sicure... ma il groviglio era troppo confuso, e lo diventava sempre di più a ogni coltello che Sakuya tirava o a ogni scintilla di fuoco che evocava.

"...E che il tempo ritorni a scorrere." Sussurrò.

"SEGNO SPIRITUALE: SIGILLO FANTASTICO!!"
"SEGNO D'AMORE: MASTER SPARK!!"

Sakuya sgranò gli occhi. Una frazione di secondo dopo la fine della sua spellcard, le due intruse attivarono ciascuna la propria.

Il corridoio venne praticamente raso al suolo. L'effetto che lo rendeva indredibilmente lungo venne infranto, e l'ambiente ritornò normale. Da un lato, quello di Reimu, apparve la porta da cui era entrata. Dall'altro, quello di Marisa, una larga scala di marmo grigio che saliva al piano superiore della villa.
I due incantesimi inghiottirono completamente lo sciame di proiettili della cameriera e si scontrarono, l'uno contro l'altro, sfavillanti sfere di luce multicolore da una parte contro ciclopica cannonata di magia pura dall'altra.
Con Sakuya in mezzo.

Quando il fumo si diradò, non c'era traccia di lei. A dire il vero c'era ormai anche poca traccia di un corridoio. Ne esisteva solo il ricordo e poche pareti bruciacchiate, parzialmente crollate all'esterno a ingombrare altre stanze. L'esplosione di energia si era però sfogata verso l'alto, in larghissima parte, aprendo un enorme buco nel soffitto da cui vedere lo spettrale spettacolo delle nuvole rosso sangue che si alzavano dal tetto della villa.

"...L'abbiamo disintegrata, ze?" Fece Marisa. Stanca, ansimante e col vestito tutto stracciato, sembrava il protagonista di un anime d'azione durante la battaglia finale.

Ma questa non è la battaglia finale, osservò Reimu. Dobbiamo prima arrivare da questa fantomatica "padrona".
"...No." Mormorò la Miko.

".. Il tuo solito sesto senso?" Marisa si guardò in giro con aria paranoica, imbracciando la scopa come se fosse un fucile.

Senza risponderle, improvvisamente, Reimu spiccò il volo, le saettò a fianco, l'afferrò, e si scagliò verso la scala. "Filiamocela!!"

"No." La voce gelida di Sakuya veniva da metà strada lungo le scale. Era lì, volto in ombra, braccia incrociate. "Non vi permetterò di raggiungere la padrona." Fece. I suoi vestiti erano rovinati, strappati, bruciati, e sembrava essersi salvata per il rotto della cuffia. Era sporca di sangue e ferita. Ma gli occhi, iniettati di sangue, dicevano che lei non si sarebbe spostata. Mai.

"Segno Illusorio:" Estrasse con movimenti impossibilmente lenti un'ultima Spellcard, eppure Reimu e Marisa non riuscirono a fare nulla in tempo per impedirglielo. "Bambola Assassina."

Le due intruse vennero ghiacciate a mezz'aria. Il tempo si fermò, ancora una volta.

"Voi morirete qui ed ora." Come le altre volte, coltelli iniziarono ad apparire, lanciati da Sakuya contro le due.

Reimu, per un attimo, si chiese perchè questa Spellcard aveva un nome diverso dalle precedenti se tutto sommato serviva semplicemente a fare la stessa cosa, cioè riempire l'aria di coltelli... ma poi si rese conto che, anche se in quel momento erano all'interno del "tempo fermo" di Sakuya, non la stava vedendo fare i movimenti di tirare fisicamente i coltelli. Invece, i coltelli apparivano, come se Sakuya stesse fermando il tempo per lanciarli.

Ma come fa a fermare il tempo... all'interno del tempo fermo? Non aveva senso.

"Anche con tutto il mio potere, la mia manipolazione del tempo è limitata. Non posso fermare il tempo per più di una certa quantità di tempo soggettivo." Spiegò Sakuya, calmissima, incrociando le braccia. I coltelli attorno a lei continuavano a moltiplicarsi. "Così, ho sviluppato questa spellcard segreta, da usare solo in casi disperati, che ferma il tempo su più livelli."

"...Cosa?!"

"Noi ora siamo all'interno del mio tempo fermo." Fece la cameriera. "Che può durare, mettiamo caso, chessò, tanto per fare un esempio... un minuto di mio tempo soggettivo, durante il quale posso muovermi mentre il resto del mondo rimane fermo." Sorrise malignamente.
Reimu si rese conto che in effetti non era mai riuscita a capire quanto durava il "tempo fermo" di Sakuya, anche se riusciva a rimanere cosciente. E lei non sembrava intenzionata a rivelarlo.
"Ma se io fermo l'invisibile orologio che segna il minuto che mi spetta? Questo minuto diventano due minuti."

"...Mi stai prendendo in giro." Ma Reimu stava sorridendo. Perchè sorrideva?

Sakuya ormai era nascosta dietro un muro di acciaio. La sua voce giungeva ovattata, quasi coperta dal sordo suono dei coltelli che le apparivano intorno a ripetizione, formando un'impressionante schiera di morte affilata. "E se fermo anche questo orologio, i due minuti diventano tre. Così, il mio limite non è più "per QUANTO TEMPO" posso agire, ma "per QUANTI TEMPI" posso agire. O, meglio, "per quanti livelli di tempo concentrico" posso agire."

Reimu non poteva più vedere oltre. A questo punto non poteva neanche sperare di schivare: semplicemente, non c'era nulla da schivare. Non era un nugolo di proiettili fittissimi quello che le sarebbe arrivato addosso.
Era semplicemente come venire schiacchiati in un compressore di rifiuti: non puoi schivare una parete solida.

Calcolò anche la possibilità di evocare una spellcard per distruggere tutto, come aveva fatto prima, assieme a Marisa, per salvarsi da The World, ma era inutile: il muro di coltelli era semplicemente TROPPO vicino. Sarebbe stata maciullata prima di poter fare alcunchè.

"Sakuya?" Chiamò, con un tono di voce piatto.

La cameriera tornò in un passato prima che il muro di coltelli che le separava venisse creato, lo attraversò, e balzò di nuovo nel presente.
Agli occhi di Reimu sembrava semplicemente che lei le comparisse davanti, ma ormai aveva imparato a stendere il suo sesto senso abbastanza a fondo dentro i segreti del tempo fermo di Sakuya da comprendere persino questi dettagli.

"Cosa c'è, Reimu Hakurei?" Chiese, avvicinandosi. "Hai delle ultime parole?"

Reimu stese un braccio e la afferrò per una manica. "Veramente volevo chiederlo a te."

Sakuya fu presa così assurdamente di sorpresa che non riuscì neanche a reagire quando Reimu le assestò una manata in faccia e poi, con una presa di judo, la scagliò contro il suo stesso muro di coltelli.

"COME E' POSSIBILE?!!" Gridò, riprendendosi appena in tempo per evitare di venirne impalata.

Reimutirò fuori un mazzo di sigilli e li aprì a ventaglio. "Ricordi il mio potere, Sakuya Izayoi? Nessun vincolo, nessun confine. Nulla può fermarmi." Con un solo gesto, li scagliò tutti insieme contro la cameriera.

Sakuya rispose con una mossa simile: una sventagliata di coltelli che trafisse con impossibile precisione ogni singolo talismano che le era stato scagliato contro. "Perchè non l'hai fatto prima, allora?!"

Le due continuavano a scambiarsi colpi all'interno del tempo fermo, annullandoseli, schivandoli. "Credi che non ci stia provando da quando ho capito che puoi fermare il tempo fino ad adesso? Ma devo comprendere un confine, per poterlo trascendere. E solo adesso ho afferrato la completa estensione del tuo potere, Sakuya Izayoi."

Sakuya scioccò le dita. Reimu si paralizzò per un istante, poi riprese a muoversi, schivando una raffica di coltelli. "E' inutile! Non importa per quante volte tu possa fermare ricorsivamente il tempo... non puoi fermarmi!" L'aria ormai era densa di proiettili da entrambe le parti.

Un talismano vagante colpì la spalla di Sakuya ed esplose in un brillante lampo di energia spirituale. La cameriera strinse i denti.

Anche Reimu non se la cavava meglio. Aveva un'aria miserabile, pesta ed insanguinata.
"Per quanto ancora vuoi continuare questo scambio di colpi?!" Gridò Sakuya oltre al suono della battaglia. "Cosa speri di ottenere?!"

"VOGLIO VEDERE LA TUA PADRONA!"

"La mia padrona..." Sakuya rallentò impercettibilmente. "Non ti permetterò mai di raggiungerla."

"...Lei significa così tanto per te?" Uno sciame di coltelli si infranse condo una sfera Yin-Yang appena prima di trafiggerla.

"La mia vita è sua." Rispose gravemente la cameriera.

Reimu poteva vedere le emozioni negli occhi di Sakuya. Poteva vedere quello che provava per la sua padrona. Tristezza. Paura. Ammirazione. Obbedienza. Gratitudine. Sottomissione. Amore.
Dovevano essere legate da un rapporto abbastanza complicato, concluse infine.

"E' tutto qui il tuo piano, Reimu?!" Gridò Sakuya, ormai persa nell'eccitazione della battaglia, nonostante le ferite e i colpi ricevuti. "Tu non puoi usare spellcard perchè non te ne darò mai il tempo, ed io non posso perchè ne ho già una attiva!"

Ma Reimu sapeva che era solo questione di tempo. Tempo che, una volta tanto, giocava a suo favore, anzichè a favore di Sakuya.

Il muro di coltelli alle spalle di Sakuya si mosse impercettibilmente in avanti. "...cosa?!"

"Sei al limite del tuo potere, Sakuya." Commentò Reimu. Il muro stava avanzando lentamente, e Marisa, intrappolata nel tempo "normale", riprendeva, altrettanto lentamente, a muoversi. In una bizzarra scena in slow-motion, si girava lentamente verso Reimu e Sakuya e faceva una faccia strana, vedendo chissà che cosa. "Sia in largezza, che in profondità. Il tuo tempo fermo sta cedendo."

Intrappolata tra il suo stesso muro di coltelli e Reimu, Sakuya si limitò a sorridere amaramente e rispondere: "Vuol dire che dovrò sconfiggervi subito."

"No." Rispose Reimu. "Vuol dire che finisce qui." Si frugò rapidamente in tasca per estrarre un'altra Spellcard...

"TI SEI SCOPERTA, REIMU HAKUREI!!" Sakuya, in risposta, ne approfittò per scagliare un'ennesimo coltello verso di lei, nell'unico momento in cui la sua guardia era abbassata e le sue sfere Yin-Yang si erano abbassate per permetterle di lanciare l'incantesimo...

...E il coltello si piantò nella scopa di Marisa, colta a metà di una pigra, lenta parabola.
Lo sguardo di Sakuya saettò per un attimo verso Marisa, che stava lentamente finendo il movimento di chi lancia un giavellotto e al tempo stesso sollevando una mano avvolta da un alone di magia azzurra verso di lei, per poi tornare a fissare Reimu.

La quale, semplicemente, stese il braccio, e puntò la Spellcard contro di lei. "Segno Spirituale."

La Spellcard di Sakuya crollò improvvisamente. Il tempo tornò a scorrere.

Con un fracasso tintinnante, il muro di coltelli si abbattè contro la barriera magica tempestivamente evocata da Marisa in quel preciso istante. Sferragliando, crollò a terra.

"... Sigillo Fantastico."

Tutto divenne colore e luce vorticante.

Poi, Sakuya passò da parte a parte la barriera magica di Marisa, la scala di marmo, la parete dietro, quella dietro ancora, quella dietro ancora, ed affondò di almeno dieci centimetri in quella seguente.

"Era ora." Commentò semplicemente Marisa, osservando la sagoma a forma di cameriera nella parete. "Perchè chi hai messo tanto ad hackerare quella sua fastidiosa abilità speciale?"

"L'abilità di trascendere tutti i confini e i vincoli non è facile da usare." Spiegò con aria di superiorità, incamminandosi in quella direzione. "Bisogna prima comprendere appieno che regole, esattamente, si intende violare." Ridacchiò. "Piuttosto, grazie del muro magico."

"Non ringraziarmi. Quell'affare ci avrebbe ammazzato a tutte e tre." Marisa, seguendola, arrivò al muro traforato, gli diede un cazzotto un pò forte, e quello crollò. "Dopo di te, Reimu."

Dopo poco arrivarono a quello che restava di Sakuya.
Marisa la punzecchiò con la punta della scopa. "Ohi. Cameriera. Sei ancora viva?"
La cameriera rispose qualcosa di indecifrabile e cercò di dimostrare che lo era ancora. Senza risultare troppo convincente.
Notando che Sakuya sembrava essere di umore poco collaborativo, Marisa chiese a Reimu, invece: "Credi che io possa diventare la cameriera-capo senza essere una cameriera?"

"...Credo di no, Marisa."


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