Un disegno che si chiama Amore

di MoonClaire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
“Quando mi siedo davanti al computer, la maggior parte delle volte manco di ispirazione. Quello che creo, nasce a macchinetta, non dal profondo. Ed era così che vedevo le mie opere fino a quel momento. Però, un giorno, mi illuminai, decisi di scrivere di me stessa, della mia vita e di come magica sia diventata attraverso l’amore. Quell’amore da sogno che tutte le ragazze desiderano ed almeno una volta nella vita dovrebbero vivere. Quel genere di amore che non è simile agli altri. Potrei dire che tutto è iniziato tramite una lettera recapitata all’indirizzo sbagliato…”.
 
Susi rincasò tardi quella sera. Aveva dovuto fermarsi di più a lavorare, perché la commissione che le era stata data aveva richiesto più del previsto. Era stanca, accaldata e non ,vedeva l’ora di cenare, farsi una doccia ed andare a letto. Aprendo il portone di casa e sposandosi una lunga ciocca di capelli dal viso, salutò cordialmente la vicina di casa che stava scendendo per buttare la spazzatura. Gettando un veloce sguardo alla cassetta della posta, vide che era piena. Sbuffando, posò la sua valigetta con gli attrezzi per dipingere e cercando la chiave, aprì la serratura. Giudicando dal mazzo di lettere intuì l’arrivo delle bollette da pagare. Tenendo in una mano le buste, si abbassò e con l’altra prese nuovamente la valigetta. Aspettò l’ascensore e stancamente aprì la porta ed entrò, premendo il bottone dell’ultimo piano. Iniziò a passare una per una le buste dopo aver adocchiato telefono, gas e alcune pubblicità, la sua attenzione fu portata su di una lettera.
Non aveva mittente. Alzando lievemente le spalle, aprì la busta, ma appena gli occhi si posarono sulle prime parole, rigirò la lettera e notò l’indirizzo sbagliato.
“Grandioso…”, borbottò e quando l’ascensore si fermò, uscì e si diresse verso casa.
“Ciao a tutti!”, esclamò entrando.
“Ciao!”, replicarono i suoi genitori. “E’ pronto se hai fame…” disse sua madre, finendo di apparecchiare.
“Ok, mi cambio e arrivo subito…” rispose Susi, andando in camera.
Posando tutto quello che teneva in mano, si tolse velocemente i vestiti, e lanciandoli per terra, decise di farsi subito la tanto agognata doccia. Prendendo velocemente il cambio, si diresse verso il bagno, facendo finta di non sentire sua madre che le comunicava che la cena era in tavola. Era stanca, e di certo non aveva voglia di raccontare la sua giornata, ma sapeva che una volta seduta a tavola i suoi genitori si sarebbero subito interessati.
Si osservò per qualche istante allo specchio. Aveva i capelli castano scuro lunghi, mossi da morbide onde. Gli occhi erano verdi scuri. La sua corporatura era media. Aveva le curve giuste al posto giusto. Le piaceva essere sempre curata e seguiva con molta attenzione le mode. Era carina, molto carina, ma raramente si metteva in mostra. Susi cercava sempre di vedere del buono nel prossimo. Una di quelle ragazze che non riesce a capire la persona che ha davanti sino a quando non la conosce bene. Nonostante questo difetto, Susi era sempre stata determinata e cocciuta, una ragazza pronta a sfoderare le unghie se l’occasione lo richiedeva.
Svestendosi e mettendo i panni sporchi da lavare, entrò nel cubicolo e lasciò che l’acqua tiepida scorresse sul suo stanco corpo. Chiuse gli occhi e per qualche istante si rilassò completamente, lasciando che il vapore calmasse i suoi muscoli. Riaprendo gli occhi, prese il docciaschiuma al muschio bianco e iniziò ad insaponarsi, per poi passare allo shampoo alla mora. Si sciacquò e terminata la veloce doccia, si strofinò i lunghi capelli con un asciugamano ed andò in cucina.
Era tardi, quasi le nove, ed i suoi genitori erano seduti a tavola ad aspettarla. Sorridendo velocemente, la ragazza si sedette e quando vide la pizza fumante, sospirò beatamente.
“Grazie mamma… avevo proprio bisogno di qualcosa che mi ricaricasse un pochino…”, borbottò gettandosi a capofitto sul cibo. Dopo qualche istante, la discussione si spostò sul come si era svolta la giornata e quindi sul lavoro.
“Non mi è piaciuto quello che ho fatto oggi. Per nulla…”, mormorò lei scuotendo la testa.
“Come mai?”, domandò il padre.
“Avevo finito di disegnare la giungla, ma non mi sentivo soddisfatta e così ho cancellato tutto ed ho ricominciato da capo. Tutto! Ora che ero riuscita a finire il solo disegno a matita, erano le otto e un quarto…” spiegò Susi.
 
“Avevo molti sogni di gloria quando ero un’adolescente.
Il primo era quello di diventare una cantante. Sogno che in ogni caso decisi di abbandonare quando vidi tutto l’impegno ed i numerosi anni d’illusione che avrei dovuto affrontare.
Poi arrivò la scrittura e in contemporanea si era fatta viva la passione per il disegno. Avevo dimostrato le mie abilità per l’arte già alle scuole elementari, ma successivamente era diventata una vera e propria dote che molte persone mi ammiravano. Riuscivo a passare dai ritratti ai paesaggi senza la minima difficoltà, ma i miei grandi amori restavano i cartoni animati ed i fumetti. Stavo ore ed ore china su un foglio senza stancarmi. Riuscivo a rilassarmi, a sfogarmi e tutto con l’aiuto di un foglio di carta e di una matita.
Purtroppo però, non riuscii a frequentare una scuola d’arte. In primo luogo perché i Licei Artistici nella mia città, nove anni fa erano tutti a pagamento, e poi perché i miei genitori, al momento della scelta, mi dissero:
“E se una volta finito il quinquennio non hai più voglia di studiare? Cosa te ne fai solamente di un diploma in arte? Per restaurare quadri devi avere la laurea, e così anche per fare i tuoi cartoni animati…”, insinuando così nella mia mente quel dubbio che mi spinse alla scelta sbagliata. Ragioneria. Voglio dire, era puramente una scelta di comodità. I miei sogni di gloria di certo non comprendevano una calcolatrice e dei numeri.
Il mio sogno di fare cartoni animati restava comunque complicato.
In Italia non si facevano cartoni animati di alto livello. Per poterli fare avrei dovuto accedere all’Accademia della Disney a Los Angeles oppure andare in Giappone per occuparmi dei famosi Anime. Scelte che comunque non erano in questione perché di abbandonare la mia famiglia proprio non se ne parlava. Mi piaceva il mio Paese e la mia città, ed ero più che sicura che avrei iniziato a soffrire molto presto di nostalgia. Amici come i miei di certo non sarei riuscita a trovarli in un altro continente.
E così, preso il mio diploma, capii che dei miei sogni era rimasto ben poco, fino a quando, il padre della mia migliore amica, non mi invitò a lavorare per lui. Ricordo ancora quando lui, un uomo alto e ben messo con i capelli castani e gli occhi color cielo, e Villy si presentarono a casa mia una sera del 2008. E non appena intuii il motivo della visita, non riuscii più a rimanere calma.
“Hai grandissimi doti Susi, e con piacere, ti chiedo di entrare nel mio staff…”, spiegò lui.
Ricordo che ci misi qualche istante a rispondergli e solamente con un debole cenno della testa. Il padre di Villy possedeva, e possiede tutt’ora, un famoso studio di Interior Designer, e piazzare le mie abilità, per lui non sarebbe stato di sicuro un problema. Va beh… ammisi che disegnare sui muri non sarebbe stato facilissimo, però, se della mia passione fossi riuscita a farne un lavoro di successo, la cosa proprio non mi infastidiva.
Purtroppo però, dopo quattro anni, mi trovai insoddisfatta del mio modo di lavorare…”.
 
Bevendo tutto d’un fiato il bicchiere che aveva davanti, Susi sospirò pesantemente. “Ed è per questo che non mi pento di essermi iscritta al corso d’Arte. Voglio dire… può solo aiutarmi a migliorare!”, concluse guardando i suoi genitori.
 Sua madre la studiò in silenzio, ma quando la vide alzarsi e salutare, la fermò.
“Non puoi prenderti tutti questi impegni, Susi…”.
“Non mi interessa mamma. E’ una cosa che devo fare. Che ho sempre sognato di fare. Nove anni fa, nonostante desiderassi fare Arte con tutta me stessa, non ve lo chiesi neppure, perché sapevo che non potevate permettervelo, ma ora… Adesso posso fare quello che voglio, sono economicamente indipendente, e ho deciso di spendere alcuni di quei soldi per me, per sentirmi pienamente realizzata!”, esclamò irritata e salutando nuovamente, iniziò a dirigersi verso la sua stanza, quando la voce del padre la fermò ancora una volta.
“Nick ti ha cercata prima, forse dovresti andare a vedere di cosa aveva bisogno…”.
Roteando gli occhi e sbuffando, aprì la porta di casa e incurante del fatto che fosse già in un piagiamino piuttosto striminzito con Winnie The Pooh, attraversò il pianerottolo e suonò il campanello.
Aprì la porta Nick.
 
“Nick… caro e dolce Nick… Nick era per me il desiderio irrealizzabile. Sin da quando ero una bambina in fasce, ricordo di aver avuto per lui un attaccamento alquanto morboso. Nonostante fosse più grande di me di quattro anni, durante la mia infanzia lo tormentai. Lo ritenevo il mio migliore amico, mentre lui mi riteneva solamente una ragazzina. Diciamocelo… che volete che se ne faccia uno così, più grande, di una come me?
Poi le cose cambiarono.
Crescemmo entrambi. E quando io arrivai ai sedici anni e lui ai venti, diventammo veramente grandi amici. Ovviamente, però, per me non era solo un amico.
 L’infatuazione, diminuì con il passare degli anni, quando mi accorsi che per lui, restavo la ragazzina della porta accanto. Quella che andava bene per vedere un dvd, oppure per una partita al Nintendo, nulla di più.
Non per sbaciucchiarsi davanti alla porta di casa o per uscire a cena.
Io mi vedevo come la sua palla al piede. E negli anni dell’adolescenza, purtroppo punto debole per tutto il genere umano, questo amore non corrisposto, fece ben poco per la mia autostima…
Nick era bello, il classico ragazzo che una donna, di qualsiasi età si gira a guardare in mezzo alla strada. Alto, con i muscoli al posto giusto, aveva i capelli corti castano chiari che spesso pettinava per aria sparandoli in tutte le direzioni. Il suo sorriso era dolcissimo, in grado di farti sciogliere ogni volta che te ne indirizzava uno e gli occhi erano verdi chiarissimi. Colore che però mutava a seconda delle sensazioni che il ragazzo provava.”.
 
“Non essere così felice di vedermi!”, borbottò lui dall’altezza del suo metro e ottantasei quando notò la sua espressione scocciata.
Abbassandosi lievemente, le diede un bacio sulla guancia ed un veloce abbraccio, prima di chiederle se voleva accomodarsi. Scuotendo la testa con le morbide onde, Susi tentò di reprimere, inutilmente, uno sbadiglio.
“Buongiorno tesoro caro!”, esclamò Nick dopo aver assistito al richiamo della foresta.
“Stupido… sono stanca, ho lavorato come una matta oggi e oltretutto mi sembra di aver fatto uno schifo, non un disegno!” replicò osservando. “Piuttosto… ho saputo che avevi bisogno di me…”.
“Già…”, mormorò sottovoce e Susi notò qualcosa di strano quando Nick si inumidì le labbra e si passò una mano tra i capelli. Era nervoso.
Dopo ventitré anni, sapeva leggerlo come un libro aperto.
“Mi chiedevo se domani sera ti andava di uscire…” parlottò imbarazzato.
Alzando lievemente le perfette sopracciglia, Susi replicò. “Usciamo tutti i venerdì Nick, cosa ti fa pensare che questo sia diverso?”. E girandosi su sé stessa lo salutò con la mano e si avviò verso casa.
“Uscire… nel senso che una volta tornati a casa, molto probabilmente tenterò di baciarti…”.
 
“Ecco… questo proprio non me lo aspettavo… Un appuntamento, con lui, Nick, il mio desiderio irrealizzabile… che cavolo era successo nell’arco di una notte? Cose di questo genere capitano raramente nella vita reale… ”.
 
Si bloccò all’istante quando lo sentì pronunciare quella frase. Le guance improvvisamente diventarono rosso fuoco, ed il cuore incominciò a batterle molto più forte del normale.
 
“Ma non mi era passata quest’infatuazione per il vicino di casa?”
 
Susi iniziò a respirare e chiudendo gli occhi si spostò i lunghi capelli dietro alle spalle voltandosi poi in direzione del ragazzo. Sobbalzò quando lo vide a pochi centimetri da lei.
“Ti ho messo in imbarazzo piccola Susi?” sussurrò lui incontrando con i suoi freddi occhi verdi quelli nocciola della ragazza.
Deglutendo, Susi si sentì in difficoltà per la prima volta dopo parecchio tempo davanti a Nick.
Questa volta fu lei ad inumidirsi le labbra.
“Mi piacerebbe molto uscire con te…” replicò la ragazza togliendo un pochino di polvere immaginaria dalla maglietta bianca senza maniche di Nick. A quella risposta, lo vide tirare un enorme sospiro di sollievo e quando si decise a guardarlo nuovamente, notò il suo volto arrossato.
“Oh grazie al cielo!”, replicò visibilmente più sereno. Respirando a fondo ancora un paio di volte, Nick si passò nuovamente la mano nei capelli all’insù e confessò:
“Erano anni che volevo chiederti di uscire Susi, ma mi sono sempre mancate le palle per farlo!”.
 
“Bene… e in tutti questi anni non me ne ero mai accorta! E lui, certamente non si era mai sforzato di lanciarmi un qualche tipo di segnale… Vai così Nick! A quanto pare non ero l’unica che sapeva tener bene i segreti…”
 
“Okay Nick… ora vado… sono un pochino stanca…”, mormorò Susi ancora incapace di credere a quello che era appena accaduto. Nell’indietreggiare, però, inciampò lievemente, e sì sentì stabilizzare dalle grosse mani del ragazzo.
 
“In quell’ istante, rincominciai a fare pensieri poco puri su Nick. Pensieri che avevano richiesto anni per essere debellati, come una vera e propria malattia, e che nel giro di un minuto tornavano a galla così, come se tutti i miei sforzi non fossero valsi a nulla… Dannazione a lui! Ma doveva per forza essere alto, bello e quasi biondo? Per non aggiungere simpatico, dolce e gentile?!”.
 
“Attenzione…” sussurrò  e desiderò ardentemente che Nick la baciasse in quel momento, senza aspettare la sera seguente.
Susi si immobilizzò ancora di più quando lo vide inumidirsi le labbra ed avvicinarsi a lei. Stava già per chiudere gli occhi ed accettare quel bacio, che arrivò
 
“Sulla fronte…”.
 
 “Ora vai a casa…” la incitò il ragazzo e lanciò un sorriso in sua direzione, tale da farle venire le farfalle nello stomaco. Annuendo, Susi lo salutò sottovoce e gli augurò la buonanotte, prima di entrare in casa e richiudersi la porta alle spalle. Non lo guardò. Perché se lo avesse guardato, avrebbe di sicuro fatto qualche stupidata.
 
“Ero riuscita a controllarmi per molti anni, ma nel momento in cui lui mi aveva fatto intendere di volere qualcosa in più della semplice amicizia, non ero poi così sicura di riuscire a mantenere l’autocontrollo che mi ero imposta…”.
 
Sospirando beatamente come se stesse fluttuando su una nuvola, la ragazza augurò la buonanotte
 
“E sogni d’oro…”
 
ai suoi genitori, ed entrambi capirono, che qualcosa era cambiato.
Entrando in camera , Susi stava per sdraiarsi nel letto, quando rivide la busta sul tavolo. Tanto valeva buttare giù qualche riga immediatamente… eccitata com’era da quello che le era appena successo, il sonno era improvvisamente scomparso.
Sedendosi alla scrivania, prese un foglio e una penna ed iniziò a scrivere…
 
Xander,
Purtroppo deve esserci stato un errore nella consegna della posta e per sbadataggine, ho aperto la busta prima di controllare l’indirizzo. Appena ho notato il suo nome, però ho richiuso immediatamente la busta e mi sono affrettata a fargliela riavere al più presto (servizio postale permettendo).
Spero che la lettera contenga buone notizie e mi scuso ancora per il disguido.
Insieme a questa breve comunicazione troverà la sua lettera ancora nella busta originale.
 
Saluti Susi
 
Controllando che la lettera non contenesse errori, e notando il tono terribilmente commerciale, Susi prese una busta e piegandola con cura, vi ripose il foglio e la lettera sbagliata.
‘Come si fa a scambiare una casella postale con il mio indirizzo, non lo so…’ e chiudendo la busta, spense la luce e si lanciò sul letto.
Un appuntamento con Nick.
Il giorno seguente, avrebbe avuto un sacco di cose da raccontare alle sue amiche…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
 
CAPITOLO 2
 
“Non mi era mai piaciuto avere un sacco di amici. Nel senso che di amicizie strette ne avevo ben poche. Ed i loro nomi erano Kia, Steph e Villy.
Tre ragazze tanto diverse tra di loro, eppure tanto unite.
Kia… cara e fin troppo diretta Kia. Lei era l’esempio vivente della parola esplicito. Non esitava mai e poi mai a dire quello che pensava, anche la minima scemata che le passava per la mente. Spesso, è stata la mia roccia, sempre pronta a spronarmi dicendomi di seguire i miei sentimenti e le mie emozioni. Allo stesso tempo, non si tirava mai indietro dal dirmi se sbagliavo o meno. Era una ragazza di media altezza, con i capelli che cadevano poco più sotto alle spalle, capelli scurissimi e lisci. Gli occhi erano castani e spesso il viso era accompagnato dagli inseparabili occhiali. Era la migliore amica che si poteva sperare di avere.
Villy, invece, era l’esatto contrario. Alta, bionda scura e con gli occhi azzurri. Era la bellezza in persona. Ma tanto era bella, quanto era buona. Dolcissima e molto saggia, evitava sempre di ferire il prossimo e tra noi quattro, era in assoluto la più riflessiva, quella che si sforzava sempre di capire il punto di vista altrui. Eravamo cresciute insieme e nonostante con gli anni avessimo intrapreso strade diverse, non ci eravamo perse di vista, ma avevamo continuato ad essere amiche.
Infine c’era Steph. La più lunatica di tutto il gruppo, lo ammetto. Si capiva se era di malumore da un chilometro di distanza ed in quei casi, tutte evitavamo di infastidirla più del dovuto. Nonostante questo, era sempre disposta ad aiutare un’amica in difficoltà e spesso lei e Kia erano quelle che correvano in mio aiuto. Non era tanto alta, aveva dei lunghissimi capelli castani lisci e degli occhi dello stesso colore. Fin da quando l’ho incontrata la prima volta, ho totalmente adorato le sue acconciature e la tormentavo all’infinito per convincerla a farsi pettinare.
 Non amavo confidarmi dei miei problemi intimi con chiunque mi capitasse a tiro, ma loro tre erano le uniche che riuscivano a farmi aprire completamente. Mi criticavano, mi spronavano e mi consigliavano ogni volta che il caso lo richiedeva. E quel giorno, a pranzo, tutta euforica, raccontai loro quello che mi era capitato la sera precedente.”.
 
“Finalmente!” esclamarono tutte e tre contemporaneamente.
Susi, le guardò visibilmente sorpresa.
“Finalmente? Tutto qui quello che avete da dire?” replicò presa alla sprovvista. Già prima di incontrarle per pranzare, si era immaginata parola per parola quello che le avrebbero detto.
La prima sarebbe stata Villy, con un classico “Sei proprio sicura?”.
Poi avrebbe continuato Steph con “Siete amici e vicini di casa. Cosa molto importante da sottolineare. Sareste sempre a contatto…”.
E Susi, a quel punto avrebbe domandato ingenuamente “Sì, ragazze, lo so… però lui mi è sempre piaciuto tantissimo… non vedo il problema dell’essere vicini di casa…”.
Kia, però, a quel punto l’avrebbe di sicuro interrotta, andando direttamente al sodo del problema. “Il fatto è che se state insieme un pochino, vi baciate, vi scopate e poi vi lasciate, che succede?”.
Sicuramente avrebbero fatto di tutto per farla ragionare su quello in cui si stava buttando, l’avrebbero fatta andare all’appuntamento solamente se lei fosse stata pronta a mettere tutto a rischio.
 
“Ma non fu così. Stranamente sembravano quasi più felici della sottoscritta…”
 
“E bravo Nick!” esclamò Steph annuendo con la testa. “Era ora che trovasse il coraggio di invitarti ad uscire…” e portandosi la tazzina del caffé verso le labbra, spostò lo sguardo verso Villy, che nel frattempo approvava le sue parole.
“Io mi sono fatta paranoie per niente?” domandò Susi ancora stupita. “Ero terrorizzata che non avreste approvato…”.
“Susi, ascolta bene…” la interruppe Kia “Noi siamo tue amiche, e di sicuro, anche se non ci fosse piaciuta l’idea, non ti avremmo mai scoraggiato. E’ una cosa che ti rende felice. Non deve importare nient’altro… nemmeno quello che pensiamo noi!” spiegò la ragazza sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Già… dopotutto è quello che fai anche tu. Anche se c’è una cosa che non ritieni giusta per una di noi tre, ci dai comunque sostegno. E’ quello che facciamo l’una con l’altra!” concluse Villy riconcentrandosi poi sul proprio pranzo. Dopo qualche istante di silenzio, Kia non riuscì a fare a meno di schiarirsi la voce, riportando l’attenzione su di sé.
“Anche se…” incominciò sul vago lei “Sono veramente felice che alla fine si sia dato una mossa ed abbia deciso di mostrare un po’ di palle. Ha ascoltato i miei consigli di prendere quello che aveva oppure di darsi una mossa per cambiare la situazione…”. Susi sgranò gli occhi e bevendo un sorso d’acqua domandò.
“Tu lo sapevi già?”.
 
“E non mi aveva mai detto niente, nonostante per quasi tutto il periodo delle superiori ogni giorno le facevo una testa grossa come un pallone. Mi vedevano piangere per lui e Kia e Steph erano sempre pronte a darmi la loro spalla…”
 
“Sì… è che l’ultima volta che sei venuta a casa mia a piangere, sono andata a cercarlo…”, spiegò lei evitando gli occhi di Susi. “Mi ero stancata di vederti triste per lui, e così sono andata a spronarlo per benino. L’avevamo notato tutti come ti guardava e come ti guarda tuttora ogni volta che sei con lui, e quindi lo incitai solamente a darsi una mossa… Se era veramente sicuro di quello che sentiva nei tuoi confronti, avrebbe dovuto credere in sé stesso e darsi una possibilità. Senza tentare di farti ingelosire con quelle troie che ti faceva ronzare intorno!”, concluse Kia. Sorseggiando la sua Coca aggiunse, “Ci ha messo qualche anno però a seguire i miei consigli…”.
 
“Se per qualche anno intendeva dire sei, allora aveva indovinato…”.
 
Rimasero per il resto del pranzo a parlare dei loro impegni quotidiani, ma quando Susi guardò l’ora, balzò in piedi come una furia e tirando fuori dal portafogli dieci euro li mise sul tavolo esclamando,
“La miseria, riesco a far tardi il primo giorno di lezione!”.
Steph iniziò a ridere e mentre si allontanava, le urlò “Stasera chiamaci per farci sapere se c’è stato qualche movimento di lingua!”. Con la mano, Susi le fece un segno affermativo, e poi di corsa si diresse verso il Liceo Artistico.
 
“Finalmente, sarei riuscita a prendere lezioni d’arte… avrei potuto fare qualcosa appartenente alla mia lunga lista di sogni.”.
 
Quando arrivò nell’atrio della scuola, Susi si guardò in giro spaesata e cercando una collaboratrice scolastica, iniziò ad aggirarsi al pian terreno.
“Perfetto… non sono poi così diverse da quelle della mia scuola…”, borbottò acida.
Da lontano, vide un ragazzo seduto al tavolino di un bar. Aveva i capelli castani, abbastanza corti, mossi e pettinati in aria con del gel e Susi pensò dovesse essere molto giovane; indossava una camicia azzurra con le righe sottili bianche ed il colletto ed i polsini dello stesso colore. I jeans erano scuri ed ai piedi portava delle scarpe da ginnastica nere. Al polso aveva un orologio con il cinturino di pelle. Era magro, ma lei notò immediatamente il fisico ben messo.
Avvicinandosi, Susi si schiarì la voce, richiamando la sua attenzione. Lui, notando la persona al proprio fianco, alzò gli occhi dai fogli che stava osservando ed incontrò una ragazza, il cui viso era nascosto da enormi occhiali da sole.
Susi restò sorpresa dall’intensità del castano di quegli occhi, talmente forti da risultare magnetici.
La guardò spostarsi i lunghi capelli scuri dietro alla spalla e poi, tentando di capire cosa volesse, alzando le sopracciglia scure domandò:
“Sì?”.
“Ciao!”, replicò Susi, “Mi chiedevo se per caso sapessi dove si trova il corso d’arte…”.
Posando i fogli sul tavolo, lui scosse lievemente la testa replicando “Sto aspettando anche io di saperlo, ma fino adesso nessuno è stato in grado di dirmi niente…”.
“Oh… che poca organizzazione...”, borbottò Susi guardandosi in giro. Riportando l’attenzione sul ragazzo “Allora da quanto ho capito siamo compagni di corso…”, lei tentando di istaurare una conversazione.
“Beh… sì, prendiamola così…”, replicò il ragazzo e restò sorpreso quando la ragazza gli allungò la mano da stringere.
“Piacere, mi chiamo Susi!” esclamò lei, e sorridendole il giovane si protese lievemente e ricambiò la stretta.
“Mi chiamo Alex…”, rispose.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno e della loro passione per l’arte, fino a quando una donna li interruppe “Alex, al secondo piano, prima stanza a destra!” esclamò lei.
Alzando una mano, lui la ringraziò con un cenno della testa.
“Hai già frequentato qualche corso qui?” chiese Susi, sorpresa dal fatto che lo avesse chiamato per nome.
“Sì qualcuno… mi piace girare in questo posto…” replicò Alex raccogliendo le proprie cose. “Ora scappo, devo sistemare delle cose prima dell’inizio. Quando arrivano gli altri, venite su direttamente?”, domandò alzandosi e rivelando il suo fisico ben piazzato ed alto.
Susi annuì confusa e salutandolo, lo guardò mentre si allontanava.
 
Come ero stata ingenua quel giorno…
 
Quando il gruppo di partecipanti al corso entrò in aula, a Susi si gelò il sangue nelle vene.
 
Alex era il mio professore…”.
 
“Buongiorno a tutti! Prendente posto per favore! Il mio nome è Alex e sarò il vostro professore!”, esclamò il ragazzo sorridendo ai nuovi entrati. Incontrando lo sguardo imbarazzato di Susi, Alex ridendo le fece l’occhiolino e riportò la sua attenzione sul resto degli iscritti.
 
Il resto della lezione lo passai tentando di sdrammatizzare la mia figuraccia. Dopo tutto io non avrei potuto immaginare nulla, dato che Alex sembrava essere persino più giovane di me. Un errore del genere poteva capitare a chiunque. Quel giorno, comunque, ci fece dare prova delle nostre abilità. E così, in due ore sfornai disegni a matita di tutti i tipi. Dai cartoni animati, ai paesaggi, agli animali, ai fiori e disegnai persino dei ritratti. Ricordo che tutta la classe, oltre al professore ovviamente, restò molto stupita.
“A me questi disegni sembrano perfetti…”, domandò Alex ed io mi ritrovai a replicare, “Devo farlo questo corso, voglio imparare di più…”. Soddisfatto da quella risposta, il giovane mi oltrepassò concentrandosi sull’alunno dietro di me. Sapevo che questo corso era in grado di darmi molto più di quello che sapevo già fare, e mi sarei di sicuro impegnata, per raggiungere la perfezione…”.
 
 
Il primo appuntamento con il ragazzo dei miei sogni, fu perfetto. Mi portò a cena, al cinema e, contrariamente a tutte le altre volte dove insisteva per vedere un thriller oppure un horror, Nick lasciò a me il libero arbitrio, ed io, approfittandone, scelsi immediatamente un film romantico. Diversamente dalle mie aspettative, quell’ appuntamento non fu molto diverso dagli altri. Per tutta la giornata pensai che probabilmente, saremmo stati in imbarazzo, per aver deciso di portare la nostra amicizia ad un livello in più, ma fortunatamente non fu per nulla così… Ridemmo e scherzammo come d’abitudine, e quando ci incamminammo verso casa, lo sentii prendermi timidamente la mano.”
 
Susi e Nick camminavano tranquillamente per le vie della città, discutendo del film. Era sera, e Nick si accorse che se non avesse voluto darle l’impressione sbagliata, avrebbe dovuto darsi una mossa. Così, guardandola furtivamente con la coda dell’occhio, allungò lentamente la mano verso quella di lei. Prima si limitò a sfiorargliela con la punta delle dita e quando si accorse che la ragazza non la allontanava, si decise a stringerla forte nella sua, intrecciando saldamente le loro dita.
Ed il primo passo era stato compiuto…
 
 “Avevo letteralmente perso le parole nel momento in cui avevo sentito quella grossa e morbida mano, prendere la mia. Nonostante fossimo amici, io e Nick non avevamo quasi mai avuto contatti fisici, ed in quel momento, quel gesto tanto semplice, mi fece ritornare al livello di ragazzina delle superiori alle prese con il primo amore. Mancava poco ed iniziavo a squittire dall’emozione…
Arrivati a casa, restammo a chiacchierare sul pianerottolo…
 
A Susi piaceva parlare con Nick. La faceva sfogare ed era sempre pronto ad ascoltarla quando capiva che ne aveva bisogno. Ma quella sera parlarono del più e del meno, non di particolari problemi che affliggevano l’umanità.
Mentre il ragazzo parlava e gesticolava lievemente, Susi si sentiva completamente rapita da lui, dal suo modo di fare, dall’allegria con cui, a giornate alterne, vedeva la vita. Fortunatamente quella sera non era di cattivo umore e così si impegnò più del solito per farla ridere, ottenendo così, spesso e volentieri, la ragazza sull’orlo delle lacrime per i racconti esilaranti che le riferiva. Nel momento in cui, per buona sorte, lui le diede una pausa ed incominciò a parlare del lavoro, Susi si ritrovò ad osservarlo. Osservarlo veramente.
 
Come una ragazza osserva un ragazzo…”.
 
E lo trovò ancora più bello del solito. I capelli sparavano in aria, la barba era leggermente incolta e la cosa lo rendeva incredibilmente sexy, gli occhi verdi sembravano brillare ogni volta che la osservavano e quando lui si inumidiva le labbra con quella linguetta sexy…
 
Dio, cosa avrei voluto fargli…”.
 
E poi osservò i vestiti. Nick oltre a essere bello e divertente, era anche uno che si impegnava raramente nel vestirsi, generalmente sceglieva di indossare la prima cosa che gli capitava a tiro. Ma quella sera, Susi si ritrovò a sorridere quando notò l’impegno che aveva messo nell’abbigliamento. Era semplice, ma si vedeva che non era stata una scelta casuale. Un maglioncino a righe bianche e verdi ed un paio di jeans, bastavano per renderlo affascinante oltre ogni livello.
Guardava le sue labbra muoversi, lo vedeva mentre le sorrideva dolcemente e Susi capì, che non era più in grado di controllarsi.
Si ritrovò ad accarezzargli la guancia e per la sorpresa, il ragazzo bloccò all’istante il suo racconto. Gli occhi di Nick si fecero leggermente più intensi ed inconsciamente le sorrise. Avvicinandosi di un passo al corpo del ragazzo, che nel frattempo teneva casualmente le mani in tasca, e facendogli scivolare la mano dalla guancia a dietro al collo, Susi si alzò in punta di piedi e dopo avere incontrato ancora una volta i suoi bellissimi occhi, lo baciò.
 
Avevo avuto il coraggio di baciarlo dopo tutti questi anni…”
 
Immediatamente la mani di Nick si appoggiarono sulla sua vita e tirandola ancora di più verso il proprio corpo, la strinse lievemente a sé. Nell’istante in cui il bacio si riempì di passione, però, Nick si ritrovò a farsi scorrere il corpo della ragazza tra le mani per poi sprofondare le dita in quei bellissimi capelli che aveva sognato per così tanto tempo.
 
Non ho idea di quanto tempo restammo lì a baciarci, l’uno nelle braccia dell’altra, ma so solo che quello che doveva essere un bacio dato per realizzare un sogno lungo una vita, si trasformò in qualcosa di molto più profondo…”.
 
Nonostante avesse preso l’iniziativa, Susi si sentì letteralmente sciogliere quando il ragazzo le incurvò la testa da un lato per poterla baciare meglio. Sapeva bene che, se Nick non fosse stato lì a sorreggerla, di sicuro le sue gambe non sarebbero state in grado di tenerla ancora in piedi.
Quando si allontanarono l’una dall’altro, avevano i respiri affannati e si accorsero a mala pena che la luce delle scale del palazzo si era spenta. Lasciandola andare, Nick allungò la mano verso l’interruttore e la ripristinò. Guardandola in silenzio, si inumidì le labbra quando vide Susi fare lo stesso, e poi si passò una mano tra i capelli.
“Un attimo, scusa…” e borbottando queste parole, si voltò su sé stesso ed entrò in fretta e furia in casa, rischiando anche di inciampare sullo zerbino davanti alla porta.
 
“Dire che rimasi interdetta, era il minimo…”.
 
Susi restò sorpresa quando lo vide andare via, e dopo averlo aspettato qualche minuto invano, delusa e ferita prese le chiavi di casa ed aprì la porta. Quando stava per scomparire, vide la porta di Nick aprirsi, ed il ragazzo uscire di corsa.
“No no, Susi… dove stai andando?” domandò prendendole dolcemente un braccio e tirandola fuori sul pianerottolo insieme a lui, richiuse la porta.
“Beh… sei scappato dopo che ti ho baciato, quindi l’ho preso come un rifiuto…” borbottò la ragazza imbronciando il viso.
Sorridendole, Nick la prese alla sprovvista quando si avvicinò nuovamente alle sue labbra e le baciò velocemente. “Sono scappato, per evitare due cose…” sussurrò “Uno, volevo evitare di saltarti addosso qui sulle scale… e due, se fossi rimasto ancora qui, avrei di sicuro fatto qualche brutta figura… così ho dovuto andare a calmarmi uno pochino… e per farlo non potevo averti qui vicino…”.
 
“Ma come si fa a non sciogliersi quando un ragazzo di dice queste cose?”
 
Annuendo, Susi accettò un altro bacio e rise di cuore quando lo sentì borbottare.
“Xbox da te o da me?”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
CAPITOLO 3
 
“Non sono mai stata un ragazza a cui piaceva particolarmente la vita mondana, uscivo il venerdì ed il sabato solo se era strettamente necessario, altrimenti stavo a casa a recuperare le forze, perse nella lunga e difficile settimana lavorativa. Mi piaceva guardare un bel film, oppure mettermi al computer e scrivere. Sono sempre stata così. Scrivere la notte mi ha sempre reso molto produttiva, con il calare delle tenebre, arrivava anche la mia ispirazione. Ma quel venerdì sera, era tutta un’altra faccenda. Nick mi aveva invitato ufficialmente a vederlo esibirsi insieme alla sua band. Ebbene sì, uno di noi due, almeno, non ha mai smesso di rincorrere il suo sogno. Non pretendeva di diventare famoso, lui faceva solamente musica, prevalentemente rock. Da ammettere però, che era una cosa che gli veniva veramente bene. Aveva una voce bellissima, un’estensione vocale davvero sorprendente. Suonava anche la chitarra divinamente, ed io ho sempre avuto un debole per i chitarristi. Capitava spesso che quando passavamo insieme i pomeriggi, lui si intratteneva con la sua chitarra e cantava. Da brava sognatrice, ho sempre chiuso gli occhi ed immaginato che cantasse per me, ma adesso ne ero sicura. Qualche giorno prima, improvvisamente ricordai gli sguardi, i nostri occhi che si incontravano ed i suoi verdi che trattenevano i miei. Riportai alla memoria tutte le canzoni d’amore che cantava quando era in mia compagnia… Avevo sempre avuto Nick, ma non me ne ero mai accorta. Povera ingenua…”.
 
Susi era seduta al tavolo e si guardava nervosamente intorno, era circondata da amici, ma lei stava solamente cercando Nick. Voleva vedere il ragazzo all’opera. Quando aveva in mano la sua chitarra, diventava totalmente un’altra persona. Non era più il timido e dolce Nick, il ragazzo che arrossiva facilmente, ma diventava una vera e propria macchina del sesso. Più di una volta, Susi aveva notato che le ragazze presenti nei locali impazzivano per lui e si era ritrovata a morire dalla gelosia.
Quando vide Nick salutarla dall’altra parte del pub, la ragazza trasalì e tornò alla realtà. Era emozionata.
 
“Il mio ragazzo, una rockstar!”.
 
Prendendo il suo drink, lo sorseggiò lentamente, scrutando attentamente il pub gremito di gente. Aveva un’atmosfera molto calda, le luci erano soffuse ed i tavoli e le sedie erano di pesante rovere.
“Susi?” domandarono dal suo fianco.
Voltandosi verso la sua sinistra, restò sorpresa quando si ritrovò davanti Alex.
“Ehi Alex, cosa ci fai da queste parti?” domandò la ragazza scrutando il giovane uomo che indossava una camicia nera portata con casualità sopra un paio di jeans scuri.
“Mio cugino suona in questa band, e finalmente mi sono deciso a venire a sentire come strimpella con i suoi amici…” spiegò Alex salutando con la mano Teo, che sedeva all’altra estremità del tavolo. “E tu? Sembravi piuttosto esausta oggi a lezione, davi l’impressione di cadere addormentata da un momento all’altro…”.
Sorridendo, Susi replicò “Beh… il mio ragazzo canta in questa band, e mi ha praticamente pregato di venire a vederlo… quindi eccomi qua…” e prendendo il drink ne bevve un altro piccolo sorso.
“Ma allora sei la ragazza di Nick? L’altro giorno quando l’ho incontrato era eccitatissimo all’idea che saresti venuta…” e guardando verso il palco, vide i ragazzi prendere posto agli strumenti. Toccandole una spalla con la mano sussurrò “Vado a prendere posto, ci vediamo dopo Susi!”.
Salutandolo con la mano, la ragazza si voltò verso Kia e Villy che la guardavano incuriosite.
“Chi è quello? È fighissimo!” domandò Kia, sistemandosi gli occhiali sul naso.
“E’ il prof del corso d’arte!” spiegò velocemente Susi, guardando l’amica sistemarsi i capelli scuri e lisci su una spalla.
“E dai del tu al tuo professore d’arte?” chiese Villy stupita, guardando ancora una volta Alex e scrutandolo con i suoi occhi azzurri, si voltò nuovamente verso l’amica in attesa di una risposta.
“Sì, ha trentaquattro anni e siccome ha detto che è un corso d’arte, senza valutazione ne niente, ideato appositamente per chi ha la passione per l’arte, non vede dove stia sostanzialmente il problema per cui non possiamo darci del tu…” chiarì la ragazza all’amica bionda. “E’ una cosa estesa a tutti i partecipanti del corso Kia, vedo già la tua mente che viaggia un po’ troppo…” concluse Susi.
“Buonasera a tutti…” la voce di Nick riportò immediatamente l’attenzione della ragazza con i boccoli scuri su di lui. Velocemente il ragazzo presentò la band, e mentre stavano per iniziare la loro prima canzone, Nick la guardò sorridendole lievemente, e facendole l’occhiolino, incominciò a suonare la chitarra.
Era magico vederlo su quel palco. Subiva una trasformazione totale. Susi istintivamente, cercò a tastoni il bicchiere e senza distogliere lo sguardo dal ragazzo, se lo portò vicino alle labbra e iniziò a bere. Nick era su quel palco e cantava con tutta la passione che aveva in corpo e la ragazza provò una strana sensazione. Era totalmente rapita, osservava prima le grosse mani che si muovevano sulla chitarra, poi risaliva lentamente con lo sguardo e si trovava a soffermarsi sulle labbra che venivano inumidite dalla lingua periodicamente, e per ultimo osservò tutto il viso. Era bellissimo, era concentrato e delle goccioline di sudore si formavano sulla fronte. Le guance risultavano essere leggermente arrossate per via del caldo, ma Nick continuava a suonare come se niente fosse. Non si rendeva minimamente conto di diventare tutt’altra persona quando si esibiva. La ragazza si guardò brevemente intorno per studiare la reazione degli altri presenti e quando notò che l’attenzione delle ragazze era fin troppa nei confronti di Nick, per la prima volta, non fu gelosa, ma fu solamente orgogliosa di lui, del suo ragazzo. Riportando gli occhi sul palco, notò immediatamente Nick che la stava guardando mentre cantava. Arrossendo, si spostò i capelli dietro all’orecchio e nonostante volesse distogliere lo sguardo, non riuscì.
 
“Mi rapiva completamente con quei suoi occhi così limpidi…”
 
Ascoltava le canzoni che aveva sentito tante volte, le canzoni che lui stesso aveva scritto, e lo guardava mentre la sua attenzione si spostava dal pubblico a lei, ripetutamente. Nick aveva il rock nel sangue, riusciva a fare bene qualsiasi tipo di musica. Era vestito semplicemente. Indossava una polo bianca con delle righe fucsia e verdi nel collo e sulle maniche, portava un paio di jeans, ed ai piedi delle infradito di pelle.
“Oh Dio… hai visto come ti guarda stasera?” disse Kia alzando lievemente la voce per sovrastare la musica.
Lentamente Susi distolse lo sguardo da Nick e portandolo sull’amica si ritrovò ad annuire. Lo aveva notato, gli occhi di Nick quella sera erano di un verde così intenso da lasciare la ragazza senza parole. Traspariva passione pura da quello sguardo.
Quando la sua attenzione tornò sul ragazzo, Susi restò molto sorpresa nel vedere gli altri della band allontanarsi dal palco e nel  momento in cui intravide Nick prendere uno sgabello e cambiare la chitarra, si voltò velocemente verso le due amiche.
“Cosa sta facendo?” domandò lei perplessa.
Villy la guardò sorridendo e alzando le spalle sussurrò “Tesoro caro, prova ad immaginare cosa vorrebbe ogni ragazza?”.
 
“Che le venga dedicata una canzone d’amore…”.
 
Sgranando gli occhi, Susi immediatamente rivolse lo sguardo verso il palco. Nick, dopo essersi inumidito brevemente le labbra, le sorrise, e abbassando la testa bionda, le sue lunghe dita, iniziarono a pizzicare le corde della chitarra, lasciando che le note si diffondessero per tutto il locale in penombra. Susi non riconobbe la canzone, ma non appena iniziò a cantare, si ritrovò nuovamente rapita dalla sua voce.
 
“Aveva scritto una nuova canzone, e questa volta era veramente per me…”.
 
Nick continuava a cantare, e quando i loro occhi si incontravano, lui le sorrideva dolcemente intonando parole d’amore. Tutto intorno a loro sembrava mutare, sembrava diventare perfetto. Spariva l’oscurità del pub. Restavano solamente loro due.
 
“Possibile che tutto questo fosse veramente amore?”.
 
Era strano quello che accadeva, mentre Nick si dichiarava apertamente davanti al mondo, Susi per la prima volta non riconobbe i sentimenti che stava provando. Guardava gli occhi del ragazzo e si sentiva persa, notava il suo sorriso e sentiva il cuore battere così forte da dar l’impressione di uscire dal petto.
Notò che il ragazzo stava terminando la sua canzone e dopo averla guardata un’ultima volta, lo vide alzarsi dallo sgabello e scendere dal palco.
“Torno subito…” borbottò Susi alle due amiche sedute accanto a lei, per poi precipitarsi verso il lato del palco.
Salutando velocemente con la mano gli altri ragazzi della band, Susi si diresse verso Nick, che non appena la vide si fermò ad aspettarla. Gli si buttò tra le braccia, passandogli le proprie intorno al collo e tirandolo verso di lei, lasciò che le sue labbra incontrassero quelle del ragazzo. Con una mano, Susi gli accarezzò la guancia non rasata, e si premette ancora di più contro al suo corpo quando sentì il boato esplodere intorno a loro. Evidentemente aveva aspettato troppo poco tempo prima di andare da lui. Mentre lo stava baciando, si sentì andare a fuoco per tutta l’attenzione che stava attirando e per l’ovazione di approvazione che tutto il locale rivolgeva loro.
Allontanandosi dalla ragazza, Nick esclamò “Wow…” e rise lievemente quando Susi gli si gettò ancora tra le braccia “Devo dedicarti delle canzoni molto più spesso se questo è il risultato…” sussurrò baciandole la testa notando come arrossiva.
“Ti è piaciuto?” mormorò poi staccandola brevemente dal proprio corpo e vedendola annuire, le sorrise e le spostò i capelli dietro alle spalle.
 
“Non ho idea di cosa avessi in quel momento, sapevo solo che avevo voglia di piangere e di farlo tra le sue braccia…”.
 
Nick notò immediatamente gli occhi lucidi e chinandosi verso la ragazza le baciò una guancia, poi le bisbigliò all’orecchio “Non piangere tesoro… voglio vederti fare uno di quei bei sorrisi che mi facevi fino a poco fa…”. E allontanandosi, con il dito iniziò a toccarle la fossetta che le si formava ogni qual volta lei ridesse.
Inumidendosi le labbra, Susi si ritrovò a sorridergli e alzandosi in punta di piedi lo baciò delicatamente sulle labbra. “Bene… Brava…” replicò Nick e prendendola per una mano, iniziò a tirarla in direzione del tavolo dove il loro gruppo di amici era seduto, fermandosi ogni tanto a salutare qualcuno e a ringraziare chi gli faceva i complimenti.
Nel passare davanti ad Alex, Nick si soffermò nuovamente e allungando la mano, i due ragazzi si salutarono.
“Complimenti Nick, siete stati davvero grandi!” esclamò mentre gli stringeva la mano.  “E Susi ha proprio ricevuto una bella sorpresa!”.
“Puoi dirlo forte!” replicò Susi sorridendo.
Nick li guardò confusi “Vi conoscete già?” domandò.
“Sono il suo professore al corso d’arte!” rispose Alex guardando nuovamente Susi.
“E ti fai dare del tu?” chiese Nick ancora più sorpreso. Ridendo, Susi ripensò a quando ad inizio serata le sue amiche le avevano fatto la stessa domanda e così, nuovamente si lanciò in una veloce e concisa spiegazione. Dopo essersi scambiati ancora qualche parola, per lo più di circostanza, Nick e Susi andarono a sedersi in mezzo ai loro amici, concludendo quella serata così speciale in serenità e spensieratezza, ridendo e scherzando tra di loro…
 
“Quella sera, però, c’era qualcosa di diverso. Era più di un mese che io e Nick ci frequentavamo e quando uscivamo con i nostri amici, capitava di baciarci, ovviamente, ma mai come quella sera. Nick cercava molto più spesso del solito un contatto e quando mi baciava, beh… riusciva letteralmente a sconvolgermi. Non si limitava ad un bacio rubato a fior di labbra, ma quella sera erano molto più profondi. I suoi occhi, come era già successo quando si esibiva su quel palcoscenico, non erano del solito verde acqua, ma avevano una tonalità così penetrante da riuscire a far aumentare i battiti del mio cuore. Lo sentivamo entrambi che qualcosa stava cambiando tra di noi. Lo avevamo già capito quando lui era su quel palco e cantava per me. I miei sentimenti per lui erano confusi in quel periodo. Voglio dire, sapevo bene che quello che sentivo non era semplice attrazione, ma non riuscivo ancora a capire se fosse amore.
Avevo solo ventitre anni. Negli anni dell’adolescenza avevo avuto le mie avventure e crescendo, avevo avuto un paio di ragazzi che si potevano definire ‘seri’, ma mai nulla che mi facesse venire le farfalle nello stomaco, nulla di così sconvolgente da farmi aumentare i battiti del cuore. Solo adesso riesco a delineare una motivazione. La più plausibile è che paragonavo tutti a Nick. Nessuno era come lui. Nessuno aveva il suo sorriso così dolce, e gli occhi così verdi. Come avevo già accennato, in quegli anni Nick era tutto il mio mondo e nessuno era in grado di tenergli testa. Lui era unico, lui era tutto quello che volevo, ma non riuscivo ad ottenere.
Correlato a tutto questo, c’era il mio scarso interesse nel sesso. Scarso interesse probabilmente non sarebbe la spiegazione più adatta, perché, come ogni normale ragazzina, avevo i miei istinti, che con il passare degli anni tendevano ad aumentare. Non arrivarono mai a livelli tali, da fammi avere un rapporto completo con un ragazzo. Non ne sentivo il bisogno. Certo, mi piaceva baciare e giocare un pochino, ma non andare fino in fondo. Così, con il passare degli anni e delle storie, mi convinsi che probabilmente era un fatto dovuto all’educazione religiosa che avevo avuto e cioè che avrei dovuto preservarmi fino al giorno del matrimonio.
Però… da quando avevo iniziato la mia storia con Nick, tutti questi principi e ideali che mi ero imposta, avevano iniziato a tentennare.
Forse non volevo aspettare il matrimonio, volevo solamente aspettare l’amore…”.
 
Ridendo, i due ragazzi uscirono dall’ascensore. Nick precedette Susi, tenendole così la porta aperta, e stringendole la mano la scortò sul pianerottolo insieme a lui.
“Shhhh…” sussurrò Susi passandogli le braccia intorno al collo, quando il ragazzo la abbracciò facendole andare le braccia intorno alla vita. “Sveglieremo tutto il palazzo…”.
Non fece in tempo a finire la frase, che lui la interruppe posando le labbra sue. Dopo qualche istante in cui i ragazzi restarono a baciarsi teneramente, Nick inumidì le labbra della ragazza con la propria lingua ed un grugnito di approvazione gli sfuggì quando la ragazza lo face entrare. Le mani di lui iniziarono a sfiorarle la schiena per poi scendere leggermente e accarezzarle lievemente il sedere.
A Susi morì il fiato in gola, nel momento in cui sentì il ragazzo toccarla.
Immediatamente Nick si ritirò da quel bacio che sembrava sconvolgere entrambi. Lui stesso aveva il fiatone e non avrebbe voluto far altro che prenderla tra le proprie braccia e fare l’amore insieme a lei.
Ma non poteva, non voleva mettere a rischio quello che aveva creato con la ragazza. Fino a quel momento, Susi, non gli aveva mai dato segnali di quel tipo. Non aveva mai fatto intendere che volesse approfondire il rapporto che avevano e nonostante lo desiderasse con tutto sé stesso, si era sempre trattenuto, aveva evitato di sfiorarla, di toccarla quando si stavano baciando sdraiati sul letto o sul divano.
Ma questo non significava assolutamente che lui non avesse bisogno di lei. Erano anni che aveva bisogno di lei e del suo corpo e adesso era seriamente convinto di non riuscire più a controllarsi. Chiuse gli occhi quando sentì la ragazza passargli una mano tra i capelli ed inconsciamente la strinse ancora di più a sé, permettendole di sentire cosa era in grado di fargli con un solo bacio.
Susi chiuse gli occhi quando sentì tutta l’eccitazione di Nick. Inconsciamente si morsicò il labbro inferiore e pochi istanti dopo il ragazzo le sussurrò;
 “Non farlo Susi… basta torturarmi stasera…”.
La ragazza alzò lo sguardo ed incontrò, nel buio del pianerottolo, gli occhi di Nick.
 
“Mille pensieri circolavano nella mia mente in attesa di essere decifrati e trovare il loro posto, ma quella notte, quando incontrai quegli occhi così verdi, ero sicura solamente di una cosa…”
 
Lievemente, Susi prese tra le dita la maglietta di Nick e facendo un passo indietro, verso la porta del proprio appartamento, si portò con sé il ragazzo.
Un’espressione di pura sorpresa, si dipinse sul volto di Nick. Sgranando quegli occhi così dolci e aprendo leggermente quelle labbra del colore delle fragole, tentò di parlare, ma quando non riuscì a formulare una frase, si limitò a sussurrare “Oh Dio…”.
Sorridendogli e spostandosi dei capelli dietro all’orecchio, la ragazza si allontanò dal corpo del giovane e prendendo le chiavi, si girò verso la porta per aprirla, notando immediatamente le sue mani tremare. Il suo cuore stava scoppiando, probabilmente non aveva mai battuto con tale intensità, ma facendo dei profondi sospiri, tentò di calmarsi. Dopotutto era solo il suo Nick e lei sognava da una vita di fare l’amore con lui.
“Calmati…” sussurrò Nick appoggiandosi da dietro al corpo della ragazza e coprendole la mano con la propria, l’aiutò ad infilare la chiave nella toppa e ad aprire la porta. Tenendosi per mano, i due ragazzi entrarono in silenzio nell’appartamento, illuminato solamente dalla luna che penetrava dalle finestre. La casa era vuota e immersa nel silenzio più assordante. Quando Nick si richiuse la porta alle spalle, Susi trasalì lievemente e deglutendo si voltò verso il ragazzo, che dolcemente la rinchiuse in un abbraccio. Entrambi i due ragazzi sentivano solamente i loro cuori battere.
 
“Anche lui era nervoso tanto quanto lo ero io… e questa cosa mi rassicurava…”.
 
Susi, teneva ancora gli occhi chiusi quando sentì la mano del ragazzo percorrerle i capelli, alzò lievemente il viso e subito sentì le labbra di Nick posarsi sulle sue. Delicatamente. Il primo contatto fu solamente uno sfiorarsi, e quando lui si allontanò, istintivamente la ragazza aprì gli occhi e lo trovò ad osservarla con uno sguardo ancora più dolce del solito ed un lieve sorriso scolpito sulle labbra. 
“Sei bellissima…” bisbigliò Nick e prendendole il viso tra le mani, posò con più determinazione la bocca su quella della ragazza. Nello stesso momento, fece un passo in direzione della camera della ragazza, indirizzandola a sua volta dato Susi era di spalle. Le grosse mani di lui, si staccarono brevemente dal viso e iniziarono a sfiorarle il collo, per poi passare sulle braccia e finire sulla vita. Lentamente, continuando a baciarla, fece scivolare le lunghe dita sotto il top della ragazza, toccando, per la prima volta, la sua morbida pelle. Inconsciamente Nick si ritrovò a sospirare e di conseguenza, le mani che le accarezzavano i fianchi e la pancia, passarono dietro alla schiena di Susi e con una leggera pressione la spinse contro al suo corpo. Con la mano sinistra, scese ancora di più e si ritrovò sul sedere della ragazza. Continuando ad indietreggiare, erano ormai arrivati fino alla porta chiusa. Susi era intrappolata tra il freddo legno ed il corpo di Nick, mentre il ragazzo con una mano continuava a stringerla e con l’altra si era appoggiato alla porta per sorreggersi.
Restarono fermi in quella posizione, continuando a baciarsi, ma Susi, capì che adesso toccava a lei fare il primo passo. Nick aveva rotto il nervosismo iniziale e lei voleva superare tutte le sue paure. Sentire le mani del ragazzo sfiorarle la pelle, era bastato a far sì che anche il suo corpo desiderasse quello che duro e caldo stava appoggiato a lei, accendendola di desiderio. Con le mani tremanti, mentre il ragazzo si allontanava lentamente dalle sue labbra, prese i bordi della t-shirt iniziò a farla salire per il suo torace. Le sue morbide mani gli sfioravano la pelle ed il respiro di Nick si fece all’istante pesante e lento. Nel momento in cui avrebbe dovuto sfilargliela, Susi si ricordò di dovergli slacciare il bottone e così, con le dita vacillanti lo prese tra le mani.
Nick la guardava in silenzio, con occhi adoranti e sorrise debolmente quando la sentì grugnire dalla rabbia. Nel momento in cui gli occhi nocciola della ragazza si alzarono ed incontrarono i suoi, sentì una profonda stretta al cuore, e posandole dolcemente le mani sulla vita la riportò vicino a sé.
“Mi tremano le mani…” sussurrò Susi e mentre Nick si chinava nuovamente verso di lei e la baciava a fior di labbra, con delicatezza ricoprì quelle mani così morbide e la aiutò con il bottone.
“Calmati piccola… sono solo io…” le bisbigliò lui nell’orecchio.
Morsicandosi il labbro, Susi sollevò lentamente gli occhi ed incrociò nuovamente quelli di Nick, sfilandogli la maglia dalla testa e sentendo ancora una volta quelle forti braccia circondarla, si ritrovò a mormorargli.
“Non sei mai stato solo tu… sei sempre stato il mio sogno…”.
Dopo quella frase, sussurrata con tanta innocenza, fu il turno di Nick di trattenere il fiato. Aprendo con la mano destra la porta della stanza, il ragazzo scortò Susi nella camera. Spostandole i capelli dagli occhi e premendo le sue labbra contro quelle di lei, prepotentemente entrò nella sua bocca, baciandola con una famelicità quasi animale. Quando si separarono nuovamente, Nick le prese le mani e gliele passò intorno al proprio collo. Prima di baciarla nuovamente però, confessò sottovoce:
“Ma come fai a farmi innamorare di te ogni giorno di più?”.
Fu in quel momento, che gli occhi di Susi si riempirono di lacrime. Aveva tentato fino a quel preciso momento di controllarsi, ma nel momento in cui Nick le dichiarò il proprio amore, non ce la fece più. Non voleva farsi vedere da lui mentre piangeva.
E Nick, non la spinse per ricevere una risposta a quella rivelazione, ma si limitò a baciarle delicatamente una guancia e poi a depositare lievi baci sul tutto il viso, prima di dedicarsi ad attaccarle il collo e a baciare quella sensibile pelle che richiamava la sua attenzione. Sorrise tra sé quando la sentì sospirare dal piacere, mentre le sue mani avevano trovato la zip del top verde e lentamente, torturando entrambi, la abbassò. Senza allontanarsi da lei, sfiorandole le spalle con le dita, le calò le spalline sottili lungo tutte le braccia per poi alzarle il top e toglierglielo, lasciandole ricadere i lunghi capelli sulle spalle. Con la punta delle dita le sfiorò tutta la lunghezza della spina dorsale e la sentì rabbrividire sotto il suo tocco.
“Oh Nick…” mormorò Susi e per la prima volta, si permise di guardare il tatuaggio che Nick aveva sulla spalla. Aveva sempre desiderato toccarlo, ma adesso poteva farlo. Timidamente, allungò una mano e con un dito tracciò tutto il disegno.
“Ti piace?” sussurrò Nick, travolto dall’eccitazione.
A quella domanda, Susi si limitò ad annuire, prima di avvicinarsi allo stesso tatuaggio ed iniziare a baciarlo per tutta la sua lunghezza.
“Oh Dio Susi…” bisbigliò lui e si spinse contro il corpo della ragazza, lasciando che le loro pelli si toccassero per la prima volta.
Entrambi sospirarono beatamente e pochi istanti dopo si ritrovarono a sorridersi, per la reazione identica che entrambi avevano avuto. Facendo ancora qualche passo, Nick si fermò quando le gambe della ragazza toccarono il letto. Posandole lievemente le mani sulle spalle, con una lieve pressione la fece sedere.
“Ho bisogno di guardarti…” mormorò il ragazzo salendo a carponi sul letto mentre Susi si sdraiava.
Entrambi trattennero il fiato e fu solamente quando Nick posò le sue labbra sul suo seno, che lei ricominciò a respirare. Dopo pochi istanti, Nick si allontanò da lei con le pupille dilatate per la passione.
“Perché mi fai questo?” mormorò guardandola negli occhi.
Allungando le mani verso i pantaloni, Nick glieli slacciò e lentamente glieli sfilò. I loro occhi si persero gli uni negli altri per tutta la durata di quella dolce sofferenza.
“Splendida…” borbottò Nick, senza staccarle gli occhi di dosso ed alzandosi dal letto, si sfilò con foga i pantaloni ed i boxer.
Susi lo strinse forte a sé quando Nick si distese sul suo corpo.
Lo guardò negli occhi e poi sollevò lievemente il capo per baciargli la fronte, scendere sul naso ed infine baciarlo teneramente sulla bocca. Le sue mani gli accarezzavano la schiena, il suo piede giocava con la gamba muscolosa di Nick.
I loro cuori impazzivano.
Quel bacio iniziato con tanta innocenza, si infuocò e Nick si apprestò ad amarla.  Notando però la rigidità di Susi, si fermò. Le sue braccia lo cingevano dolcemente attorno al collo. Nick cercò i suoi occhi, ma Susi li teneva serrati e con i denti mordicchiava il labbro inferiore.
Ma Nick capì anche senza parole.
Era il suo primo ragazzo.
“Guardami…” mormorò Nick con voce soffocata dall’emozione.
Sentendo quel sussurro, Susi aprì piano i suoi occhi nocciola. E quello che Nick vide riflesso in essi, lo obbligarono ad uscire. Il cuore di Nick accelerò un battito. Le spostò i capelli dalla fronte e poi la baciò.
“Perché ti sei fermato Nick?” domandò passandogli una mano tra i capelli.
“E’ la prima volta che fai l’amore, piccola?” le chiese dolcemente e quando Susi annuì imbarazzata e si coprì il viso con le mani per non fare vedere il rossore sulle sue guance, Nick si inumidì le labbra. Non avrebbe voluto fermarsi, ma voleva che la ragazza fosse totalmente sicura della sua scelta. Nel momento in cui Nick aprì la bocca per parlare, Susi gli catturò le labbra in un bacio lento e sensuale. Lei sapeva di essere pronta per lui. Desiderava diventare sua in qualsiasi significato e così sentì che quel bacio diede ad entrambi la sicurezza che mancava e così, Nick, riprovò ad amarla.
Lentamente e dolcemente.
Susi nascose la testa nel collo di Nick e lo strinse forte. Con un profondo respiro, il ragazzo continuò a spingere e quando sentì resistenza, premette più forte per riuscire ad entrare completamente dentro di lei.
Quando entrò, Susi trattenne un urlo, ma sobbalzò lievemente per il dolore.
Nick restò fermo, per darle il tempo di adattarsi alla nuova sensazione e baciandole la fronte, la obbligò a guardarlo negli occhi.
“Ti ho fatto male, piccola?”.
“Un pochino…” replicò lei sorridendo e tentando di nascondere le lacrime che si erano formate nei suoi occhi.
Nick sorrise a sua volta a quella fragile immagine che vedeva. Mettendole una mano nei capelli, la baciò.
Essere una cosa sola era la sensazione più dolce del mondo. Una tortura alla quale non avrebbero mai voluto porre una fine.
 
“Nick, quella notte, mi aveva fatto diventare una donna. La sua donna…”.
 
Stremati, i due amanti si stringevano alla luce della luna. I respiri, pian piano si stavano calmando, ma nessuno dei due osava muoversi. Dopo alcuni minuti, Nick sollevò la testa sorridendole. Le spostò dei capelli che durante gli attimi di passione si erano fatti strada sulla fronte e poi sussurrò.
“E’ ancora più bello di quando faccio l’amore con te mentre sogno…” e lentamente scivolò fuori da lei, posizionandosi al suo lato.
Susi lo guardò e non riuscì a trattenere la risata. Voltandosi a pancia in giù la ragazza con una mano iniziò ad accarezzargli la spalla tatuata.
“Ehi!” frignò il ragazzo.
“Ma Nick… quella frase sembrava uscita da una scatola di cioccolatini!” replicò Susi ridendo e sospirando pesantemente per tentare di recuperare un pochino di forze, posò la testa sul petto di Nick, che subito ne approfittò per farle scorrere le lunghe onde tra le mani.
“No piccola… è stato senz’altro il miglior sesso che abbia mai fatto!” ribatté Nick portandosi la mano libera sul cuore come a darle la sua parola.
Restarono per altri istanti sdraiati nella penombra, e lentamente Susi si sentì rapita dal sonno.
Le dita di Nick le sfiorarono la pancia e la ragazza aprì gli occhi a guardarlo. Lo osservò mentre si inumidiva velocemente le labbra con la lingua e posando lo sguardo sul suo, si sollevò su un braccio e si avvicinò a lei contemplandola.
“Hai sonno tesoro?” sussurrò.
Susi accarezzandogli con una mano la pancia, annuì. Nick si avvicinò e la baciò dolcemente sulle labbra. Guardandola ancora negli occhi le sorrise e nonostante il buio, Susi cercò di capire se stesse arrossendo.
“Cosa c’è Nick?” domandò dolcemente la ragazza baciandogli una guancia.
“Voglio fare ancora l’amore con te…” bisbigliò lui in risposta.
Quando il ragazzo iniziò a baciarla e salì sopra di lei, Susi non ebbe nulla da obiettare.
 
“Quella notte Nick sembrava non averne mai abbastanza del mio corpo, ma alla fine, crollò esausto tenendomi tra le sue braccia. Non so per quanto tempo rimasi sveglia ad osservarlo mentre dormiva serenamente, ma quella sensazione di confusione era tornata e più prepotente che mai. Era come un peso sullo stomaco che non riuscivo a calmare.
Lentamente, dentro di me si fece strada anche un senso di colpa verso Nick. Mi sembrava di averlo preso in giro. Sospirai a fondo. Quel turbinio di emozioni, rischiava di mettere in dubbio la mia scelta. Era come se aver realizzato uno dei miei sogni, aver ottenuto Nick, avesse cancellato la magia.
Mi voltai verso di lui e sobbalzai quando lo vidi che mi osservava in silenzio. Gli chiesi perché non dormisse e lui in risposta mi sussurrò che aveva notato come continuassi a girarmi tra le sue braccia. Annuii lievemente e prima che potessi realizzare quello che stava accadendo, mi tirò verso il proprio corpo, stringendomi in un abbraccio e nascondendo il viso nel suo collo, mi trovai a sospirare pesantemente. Mi morsicai il labbro per evitare di piangere e Nick iniziò a fare scorrere i miei lunghi capelli tra le sue dita. Depositò dei lievi baci sulla mia fronte e iniziò a bisbigliare parole dolci e rassicuranti nel mio orecchio. Respirai a fondo, e mentre lui continuava quei piccoli gesti così attenti, sentii il mio corpo rilassarsi completamente. E così come svanì la tensione, altrettanto rapidamente svanirono i dubbi. Quando finalmente stavo per addormentarmi, appoggiando la sua fronte alla mia mormorò teneramente che aver fatto l’amore con me quella notte era stata un’esperienza così intensa, da renderla una delle più belle della sua vita e dopo una breve pausa, aggiunse che avrebbe fatto di tutto pur di rendere quel ricordo che avevamo appena creato, il primo di una lunga serie…
In quei precisi istanti tutti i miei timori svanirono e chiudendo gli occhi, riuscii ad addormentarmi serenamente…”
 
La mattina seguente. Susi si ritrovò a brontolare quando la sveglia iniziò a suonare. Allungando velocemente un braccio, riuscì a spegnerla prima che avesse il tempo di svegliare Nick. Sbuffando, si rese conto di aver dormito poco più di tre ore, ma voltandosi verso il ragazzo che continuava a russare lievemente, si pentì all’istante di aver accettato di lavorare anche al sabato mattina.
Passandogli una mano nei capelli, la ragazza si accoccolò al petto di lui respirando il suo profumo. Restò così per qualche minuto, ma non appena sentì il sonno impadronirsi di lei, sospirando sgattaiolò via dalle forti braccia che la circondavano e prendendo i vestiti puliti, si diresse in bagno per una doccia rigenerante. Quasi si pentiva di doversi lavare, le sembrava che stesse pulendosi dal corpo del ragazzo che fino a quel momento era stato addosso al suo. Non capiva come mai, fino a qualche ora prima, si sentiva di voler allontanarsi da Nick, mentre ora voleva correre da lui nuovamente. Sbuffando, uscì dalla doccia, si vestì e asciugando velocemente i capelli con l’asciugamano, si diresse in cucina a preparare la colazione. Notando che aveva ancora del tempo a disposizione, prese tra le mani la lettera che aveva ricevuto la mattina precedente, e sedendosi al tavolo, la rilesse.
 
Cara Susi
Non devi assolutamente preoccuparti, cose come queste succedono spesso, solo non riesco a capire come abbiano fatto a confondere i nostri indirizzi.
Purtroppo la lettera che mi hai fatto avere, non conteneva buone notizie. La mia ‘fidanzata’ d’oltre oceano, ha pensato bene di lasciarmi, senza però trovare il coraggio di farlo di persona. Squallido, lo so, ma non tutti hanno sempre il coraggio delle proprie azioni… Mi tradisce e poi mi molla con un pezzo di carta.
Ma non vorrei annoiarti, quindi ti ringrazio nuovamente per essere stata così gentile da farmi avere quel ‘dolce’ messaggio.
Ti saluto
Xander.
 
Gli occhi percorsero le righe innumerevoli volte e prima che potesse accorgersi di quello che stava facendo, Susi aveva preso carta e penna e si era ritrovata a rispondergli.
 
Caro Xander
Mi spiace di essere stata portatrice di cattive notizie…
In effetti è stata una mossa molto bassa, quella di lasciarti tramite lettera. Ma forse ha creduto che vedendoti, sarebbe stato tutto più difficile. Dare delle notizie del genere, non fa mai piacere ed è sempre un duro colpo vedere la faccia di chi ti sta davanti, rattristarsi e percepire il cuore di una persona che per te è stata importante, spezzarsi.
Guarda i casi ironici della vita. Il giorno in cui avresti dovuto ricevere la brutta notizia, è stato il giorno della nascita della mia storia. Sogno di stare con quel ragazzo da tutta la mia vita, ed ora, che finalmente è successo, mi sembra di camminare su una nuvola. Ci siamo inseguiti a vicenda per tanti anni senza mai capirci, fraintendendoci. E’ strano come la vita possa cambiare in così pochi attimi. Ed è quello che è capitato a me. Questo ragazzo, è particolare. Sicuramente non riuscirei mai a paragonarlo ad altre storie che ho avuto, perché con lui è diverso. Rende tutto più speciale. Però… mi sembra di aver capito, da alcune cose che mi ha detto, che il suo sentimento è già molto profondo. E questo mi spaventa. Mi spaventa probabilmente per il fatto che siamo stati amici per una vita intera, e se qualcosa dovesse andare a rotoli tra di noi, anche la nostra amicizia ne risentirebbe. Voglio dire… se ci fermassimo ad una storia superficiale, magari sarebbe più facile superare il dolore, ma se in tutto questo si intromette l’amore? Riusciremmo a guardarci ancora in viso, senza ricordare quello che è accaduto tra di noi? E’ come se mi sentissi bloccata, sai… non vorrei deluderlo. E’ sempre stato lì per me, e lo è tuttora. Ma ho paura di amarlo. Temo che se permettessi al mio cuore di innamorarsi di lui, mi ritroverei a dipendere da lui. Da quei sorrisi così dolci che mi rivolge ogni volta i nostri sguardi si incontrano. Dal modo in cui i suoi occhi scrutano i miei e quando mi vedo riflessa dentro, mi sento totalmente appagata. Felice.
Cosa potrei fare, se tutto questo mi venisse portato via?
Ora devo scappare, il lavoro chiama. Sei stato molto gentile a non essertela presa per il mio stupido errore e ancora una volta, mi scuso. Adesso ho imparato a leggere prima gli indirizzi della lettera stessa.
Ciao
Susi
 
Rileggendo velocemente la lettera, Susi cercò una busta, piegando il foglio con cura e successivamente chiudendo l’involucro di carta, la ripose nella sua valigetta degli attrezzi di pittura.
Voltandosi, si accinse a prendere altri cereali, quando la voce di Nick la fece sobbalzare.
“Cosa ci fai qui? Dovresti essere nel letto a farmi le coccole!” mugugnò il ragazzo stropicciandosi gli occhi prima di passarsi una mano nei capelli, che spettinati sparavano in tutte le direzioni.
“Devo lavorare oggi, Nick… Non sapevo cosa sarebbe accaduto questa notte, altrimenti avrei rimandato…” spiegò la ragazza e posando la scodella, allargò le braccia al ragazzo che ancora tutto addormentato e con indosso solamente un paio di boxer, si avvicinava a lei in cerca di un contatto.
Susi gli passò le braccia intorno al collo e Nick immediatamente la strinse, cingendole la vita. Nascondendo il viso nei capelli che erano dolcemente appoggiati sulla spalla di lei, il ragazzo sospirò.
“Io volevo fare ancora l’amore con te…” borbottò.
Ridendo e arrossendo per quanto fosse insaziabile Nick, Susi gli accarezzò la spalla tatuata e poi gli fece scivolare le mani nei capelli, tentando di pettinare una ciocca che stava dritta in pedi sulla testa.
“Beh… ho ancora del tempo se vuoi…” replicò la ragazza morsicandosi il labbro inferiore.
Allontanandosi e scrutandola con gli occhi verdi, Nick si lasciò scappare una risatina scaltra e prendendola in braccio corse nuovamente in camera.
 
“Era davvero incontenibile. Nonostante mi avesse avuto tutto la notte, ancora non gli bastavo.
Quando, però riuscii a fuggire da quella dolce tortura, Nick si offrì di venire insieme a me a terminare il muro, prendendola come buona scusa per scattarmi qualche foto mentre disegnavo, dato che erano parecchi mesi che si dimenticava di aggiornare, il suo già enorme, “album di Susi” come lui lo chiamava.
Era stato tutto speciale, e Nick si impegnava per mantenere la sua promessa d’amore… Quella giornata, passata a dipingere e scattare fotografie, è ancora scolpita nella mia mente, come se la stessi vivendo nuovamente. Ancora e ancora…”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
“La passione più grande di Nick era senza dubbio la fotografia. Lui non usciva di casa, se non aveva con sé almeno una macchina fotografica. Dico almeno una perché il ragazzo ne aveva di tutti i tipi. Da quella professionale a quella che si può usare tranquillamente in una scampagnata al mare.
Era bravissimo, devo ammetterlo. Riusciva a rendere bellissima anche la sottoscritta che di fotogenico aveva ben poco. Lui sapeva cogliere l’attimo. Sapeva immortalare la goccia di rugiada che cade dal petalo di un fiore. Ogni nuova fotografia, anche quella di un semplice panorama, riusciva letteralmente a lasciarmi senza fiato. Nel corso degli anni, l’avevo spronato a coltivare questo dono che aveva, ma a lui sembrava bastare così. Più di una volta, era stato contattato da vari fotografi della zona, per occuparsi di matrimoni o di altri eventi più o meno importanti, ma di prendere seriamente in mano la situazione e di fare di questa passione un vero e proprio lavoro, Nick sembrava proprio non averne voglia. Quando l’anno prima gli chiesi perché non si decideva a trasferirsi in un Paese in grado di dargli più possibilità in quel campo, lui aveva semplicemente risposto che non voleva lasciare la sua città e poi, guardandomi negli occhi, aveva sussurrato che qui, c’era tutta la sua vita.
Solo adesso penso al doppio significato di quella frase e di quanto potesse essere determinata da me quella scelta.
Di questa grossa passione e di quell’enorme destrezza che aveva con un apparecchio fotografico, era consapevole praticamente chiunque lo conoscesse.
Per questo motivo, la cugina, la Bestia Piccola, gli chiese di essere il suo fotografo il giorno delle sue nozze. Sorpreso da quella richiesta arrivata così all’improvviso, in un primo momento il ragazzo aveva borbottato che non sapeva se quel particolare giorno fosse stato libero e poi era subito corso da me in cerca di sostegno. Doveva essere disperata se veniva a chiedergli aiuto.
Disperata, oppure era rimasta senza soldi. Quando Nick non vide neppure una via di fuga, dovette per forza accettare, con la clausola che avrebbe portato anche me al matrimonio… Dopo ventitre anni di amicizia, aveva imparato a raggirarmi per bene. Non sapevo volesse avermi al suo fianco, ma quello di cui ero più che certa era il fatto di non volere incontrare la Bestia, la zia, e la Bestia piccola. Ed era per questo che aveva fatto la sua offerta quando io non ero al suo fianco.
La Bestia e La Bestia Piccola, erano sempre state due elementi particolari della famiglia di Nick. Erano strane, non si sforzavano di star simpatiche alle persone. Camminavano sempre con il naso per aria e più di una volta, io ed il ragazzo ci eravamo chiesti se avessero mai sbattuto la loro faccia da qualche parte. Più una persona tentava di star lontano dal loro radar, più quelle due si accanivano contro di te in critiche e derivati.
C’era una sola parola con cui riuscivo a descriverle perfettamente.
Invidia.
Se ad una festa avevi le scarpe all’ultima moda, potevi star certa che quelle due la prossima volta che le avresti incontrate, sarebbero riuscite ad entrare in possesso delle scarpe della stagione che ancora doveva arrivare.
Una cosa in particolare di cui la Bestia Piccola era invidiosa, era l’amicizia mia e di suo cugino. Non ero mai riuscita a capirle. Forse non mi ero sforzata abbastanza, ma appena avevo notato il loro astio nei miei confronti, avevo sempre fatto in modo di cambiare strada prima di incontrarle…
Quel giorno però, non riuscii. Nonostante fui molto sorpresa del solo fatto che entrambe avessero acconsentito alla mia presenza in quell’occasione, la cosa che totalmente mi colse in contropiede fu il fatto che La Bestia Piccola, chiese un favore anche a me.
Era disperata, oppure era rimasta senza soldi e ci tengo a ribadire il mio concetto…
Essendo a conoscenza della mia abilità artistica, mi aveva chiesto, rigorosamente tramite Barbara, la madre di Nick, se avessi potuto prepararle il cartellone con i posti ai tavoli che avrebbe dovuto esporre al ristorante e di conseguenza anche i segna posti dei tavoli. Avete presente come funzionano questi cartelloni, no? Quando qualcuno arriva al ristorante, cerca il proprio nome, guarda a quale simbolo corrisponde e poi va alla ricerca della propria figura posta sul tavolo.
Il tema con cui avrei dovuto sbizzarrirmi erano i fiori. Che fantasia…
Per studiare quel cartellone alla meraviglia, rimasi sveglia tantissime notti fino alle ore più improbabili. Nick era sempre al mio fianco, alcune volte mi aiutava, altre dormiva, oppure aveva in mano la sua fida amica, pronta ad immortalarmi in azione.
L’illuminazione arrivò un giorno per caso, durante una lezione con Alex…
Alcuni miei compagni di corso, gli avevano chiesto di dedicare una lezione all’arte di modellare la terracotta ed io mi chiesi il perché non rendere speciale il cartellone e farlo in 3d. E così, mentre gli altri si ritrovarono ad sporcarsi le mani in quello schifo, io mi ero avvicinata ad Alex e gli avevo chiesto consigli su come usare la carta pesta, spiegandogli la mi intenzione di mettere in rilievo i fiori. Sia quelli sul cartellone, sia quelli presenti sui tavoli. Lo avevo visto concentrarsi e poi dirigersi verso l’armadio dell’Arte, come noi lo chiamavamo, ma in realtà era semplicemente un armadio con dentro tutti gli attrezzi di una normale classe di artistica. Ne era tornato con in mano un enorme barattolo di colla vinilica, della carta assorbente e dei fogli di giornale. Aveva dato le direttive alla classe per come creare con la terra cotta e poi si era dedicato a me.
Insieme incollammo il semplice  foglio da disegno, su un cartoncino, rendendolo più robusto e prendendo uno per uno i disegni dei fiori, aveva iniziato a spiegarmi come usare la carta pesta e dopo qualche prova su un foglio a parte, avevamo iniziato a lavorare insieme sul cartellone vero e proprio. Iniziando dai bordi per poi andare a terminare con l’interno dei fiori. Mentre lavoravamo insieme, iniziai a raccontare ad Alex della mia passione per i cartoni animati e di come l’arte in generale si sia poco a poco impadronita di me. Non ero un’esperta come lui, ovviamente, però riuscivo a destreggiarmi più o meno abilmente. Quando però, quel pomeriggio capii le vere doti artistiche del mio insegnate, capii che da quel corso avrei veramente imparato tutto ciò che avrei voluto. Come Alex ci diceva sempre, bastava chiedere e lui ce l’avrebbe dato.
Passammo quasi quattro ore chini a lavorare su quel cartellone e, nonostante gli avessi detto che avrei potuto tranquillamente cavarmela da sola a casa, aveva insistito sull’aiutarmi. Grata di quel aiuto, che di sicuro mi avrebbe risparmiato un’enorme fatica, avevo accettato la sua mano esperta e mi ero dare altri suggerimenti che avrebbero di sicuro migliorato la mia tecnica…
Alla fine, tutti erano rimasti a dir poco entusiasti del cartellone, persino La Bestia Piccola aveva dimostrato di apprezzare molto il lavoro e mi permisi di tirare un sospiro di sollievo quando tutta la mia opera fu messa al proprio posto…
Avevano fatto le cose in grande per il matrimonio. Sia la cugina di Nick, che lo sposo, appartenevano a buone famiglie, e così, avevano affittato per gli ospiti delle camere in un hotel a quattro stelle, comprensivo di tutti i lussi possibili e immaginabili, piscina esterna ed interna comprese. Sembrava di essere in uno di quei film hollywoodiani che ci si gusta seduti comodamente sul divano di casa…
Era tutto meraviglioso.
Anche Nick era rimasto letteralmente senza parole. Sia per il nostro alloggio, sia per i meravigliosi panorami che la nostra stanza offriva.
In quei due giorni, Nick abbandonò la macchina fotografica solamente per dormire ed andare in bagno e non sto esagerando.
La Bestia si era raccomandata di incentrare i soggetti delle foto principalmente sui due sposi, ma al ragazzo sembrava di essere un bambino il giorno di Natale. C’erano troppe occasioni di fotografie e lui di certo non voleva perderle.
Quante foto mi fece in quei due giorni… così tante da suscitare l’ira della sposa. Rischiai persino di essere cacciata dal ricevimento, perché alla Bestia Piccola pareva che le stessi rubando la scena. Mi viene ancora da ridere a pensare alla scenata che aveva quasi causato la ragazza quando al momento del lancio del bouquet mi ero ritrovata in traiettoria e me lo ero casualmente ritrovato tra le mani…”.
 
Susi guardò la sorella di Nick in cerca di supporto morale, quando tutte le ragazze nubili della stanza vennero invitate a partecipare al lancio del bouquet.
“Forza dai!” esclamò Lulù prendendola per un braccio e tirandola di forza, la portò al centro del salone. “Nick non vede l’ora di sposarti, quindi vedi di prendere quel mazzo di fiori!”.
A quelle parole, Susi fissò sorpresa la ragazza al suo fianco. Questi discorsi erano un pochino prematuri, se si pensa al fatto che lei e Nick erano insieme da poco meno di tre mesi. Inumidendosi lentamente le labbra, si voltò in direzione del ragazzo, che nel mentre era occupato a ridere e fotografare la sposa e lo sposo che scimmiottavano prima del famoso lancio.
Sospirò e si ritrovò ad osservarlo. Era bellissimo in quel momento. Rideva incosciente del fatto che lei fosse lì a venerarlo, a studiarlo. Gli occhi nocciola di Susi, si spostarono dal viso, dove iniziava a farsi vedere un lieve filo di barba, agli indumenti indossati con disinvoltura. Aveva scelto un semplicissimo completo nero, coordinato da cravatta e scarpe dello stesso colore. Quella monotonia di colore però, era interrotta da una vivacissima e molto giovanile camicia a quadretti rossi e bianchi. Stava divinamente bene.
Susi dovette ammettere a sé stessa che nonostante avesse avuto degli attimi di titubanza causati dalla scelta di quei vestiti, Nick riusciva ad indossarli e renderli speciali. C’era poco da dire, lui poteva indossare praticamente di tutto e ad uscirne sempre egregiamente.
Si svegliò dal suo stato di ammirazione, quando notò il ragazzo sorriderle e farle l’occhiolino, prima di ritornare al suo lavoro.
Sospirando pesantemente, sobbalzò quando udì Lulù esclamare “Susi!” e poi si sentì colpita in faccia da qualcosa. Prima che ebbe il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, si guardò tra le mani e sgranò gli occhi nocciola quando vide il bouquet della sposa.
 
“Sarei stata io la prossima a sposarsi…”
 
“Lo sapevo!” urlò Lulù abbracciandola.
Sorridendo in maniera un pochino impacciata, Susi si guardò intorno imbarazzata, notando immediatamente come il suo viso iniziava ad accaldarsi. Stava arrossendo…
“Oh Dio…” mormorò morsicandosi il labbro inferiore, e spostando gli occhi sulla ragazza al suo fianco, le sorrise timidamente.
“Non essere imbarazzata Susi!” la rassicurò l’ormai futura cognata. “Però evita di guardare in direzione di mia zia e della sposa, perché sono diventate viola dalla rabbia!” sghignazzò successivamente.
Susi non guardò verso le due Bestie, ma i suoi occhi cercarono Nick.
Impacciata non sapeva cosa fare, ma quando lo vide sorriderle dolcemente come solo lui era in grado di fare, si rilassò all’istante. Rise lievemente e si mise in posa quando il ragazzo alzò la macchina fotografica per immortalarla con il bouquet. Pochi istanti dopo, dopo aver scattato, fermò un suo cugino e gli consegnò l’apparecchio, spiegandogli brevemente come usarlo, per poi correre al fianco della ragazza. Nell’ andarle vicino, le baciò dolcemente una tempia e poi si posizionò dietro al suo corpo. Passandole dolcemente le braccia intorno alla vita, la tirò con delicatezza vicino al proprio corpo.
“Appena siamo pronti, scatta pure!” esclamò Nick al ragazzo poco distante da noi. Posando il mento al lato della testa di Susi, la ragazza si rasserenò totalmente, lasciandosi andare completamente tra le braccia di Nick. Sorridendo insieme per la foto che veniva scattata, dopo pochi secondi Susi si sentì borbottare all’orecchio.
“Fortuna che ho immortalato tutta la scena… dal momento in cui il bouquet ti è arrivato in testa, a quando ti sei accorta di averlo tra le mani!” e ridendo, Nick accettò la macchina fotografica che gli veniva restituita. “Se dovessi avere bisogno di ricattarti, ho già il mio materiale di scambio…” sussurrò prima di baciarla.
Quando si allontanò, Susi lo guardò imbronciata, ma Nick si limitò a farle il verso e a tornare verso gli sposi che si apprestavano al taglio della torta.
“Non dargli retta…” borbottò Lulù da dietro Susi. “Dovevi vedere la sua espressione quando hai avuto tra le mani il bouquet!”.
Scrollando lievemente le spalle, Susi si rese conto di non essere ancora riuscita a dire una parola. Le pareva tutto troppo strano. Non lo aveva cercato, eppure si era ritrovata a prendere il bouquet. Non aveva ancora fatto chiarezza sui suoi sentimenti per Nick, ma in quella stanza c’era almeno una persona, Lulù, che di sicuro programmava già il loro matrimonio. A questo frullare di confusione che aveva in tesa, si aggiunsero anche le parole della lettera di Xander.
 
…da quello che traspare dalla lettera, sembra che tu sia già molto innamorata di questo ragazzo. Se non lo fossi o se comunque avresti dei dubbi veramente seri su di lui, non noteresti tutti quei piccoli gesti del quale mi hai parlato. Le prime cose che notano le ragazze innamorate, per esperienza e sentito dire, sono gli occhi stregati ed il sorriso sognante e a questo proposito, neanche tu fai eccezione. E non continuo a capire tutti questi dubbi sulla vostra storia… E’ solo l’amore a renderti timorosa di perderlo. Se vi siete appena trovati e se lui è già innamorato come dici, devi stare tranquilla. Tra voi andrà tutto bene. Niente e nessuno sarà in grado di separarvi da quel amore che lega due persone nel profondo…
 
“Susi, tesoro… mi ascolti?” chiese Lulù svegliandola dai suoi pensieri più profondi.
Scuotendo la testa scura, Susì si portò una mano sulla tempia. “No scusa… mi è capitata altra roba per la mente e mi sono persa lungo il discorso…” spiegò lei.
“Non preoccuparti Susi…” disse la sorella di Nick scuotendo i capelli chiari. Quando notò della titubanza nella voce della ragazza, Susi aggrottò lievemente le sopracciglia.
“Cosa devi dirmi, Lulù?” chiese diretta lei, senza aspettare che la ragazza trovasse il coraggio di parlare.
“Devo chiederti un favore…” replicò Lulù abbassando la testa. Susi la osservò in silenzio, in attesa che la ragazza trovasse il coraggio di dire il qualcosa. Nel momento in cui lo fece però, la ragazza con i boccoli, se ne pentì all’istante.
“Devo fare il discorso prima di mangiare la torta, ma non sono venuta a capo di nulla… Quindi… mi domandavo se potevi scrivermi qualche riga…” ammise la ragazza bionda.
Sgranando gli occhi, Susi replicò prontamente “No! Io non sono in grado di scrivere un discorso mettendo in concomitanza la parola amore con il nome Bestia Piccola…”.
Lulù aggrottò brevemente le sopracciglia e come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo rispose “E allora scrivilo riguardo all’amore in generale oppure potresti pensare a te e Nick!”. La ringraziò baciandola sonoramente su una guancia e prima di andarsene la abbracciò forte. “Sei la cognata migliore che ho!” e senza darle la possibilità di replicare, si allontanò.
“Non sono ancora tua cognata… e comunque sono anche l’unica che hai…” borbottò Susi dirigendosi verso un tavolo vuoto. Sedendosi, frugò nella borsetta e dopo qualche secondo riuscì a trovare una penna. Fermando un cameriere, gli domandò gentilmente se potesse procurarle un foglio di carta e guardandosi velocemente attorno, si assicurò che nessuno la stesse osservando. Quando il ragazzo tornò con il pezzo di carta, Susi fece un profondo sospiro e chinandosi sul foglio iniziò a scrivere tutto quello che il cuore le suggeriva, fermandosi di tanto in tanto, ad osservare, inconsciamente, Nick.
 
“Quello che ottenni quel pomeriggio, fu uno dei miei masterpiece nel definire cosa era veramente l’amore…”.
 
Quando tutti gli invitati furono seduti al proprio posto con davanti un’abbondante fetta di torta, Lulù richiamò l’attenzione su di lei alzandosi in piedi e prendendo in mano il microfono.
“Come testimone della sposa, mi sento in dovere di fare un breve discorso, per riuscire a definire cosa questa coppia di sposini riesce a trasmetterci ogni volta che posiamo i nostri sguardi su di loro…” iniziò la ragazza.
Susi dovette abbassare lo sguardo per non ridere a quell’introduzione molto spontanea e poco idonea al discorso che avrebbe fatto di lì a pochi secondi.
Nick era in piedi poco distante da lei, mentre fotografava la sorella ed a sua volta non si lasciò convincere da quelle parole. Guardò Susi per capire cosa stesse succedendo, ma la ragazza aveva l’attenzione rivolta al tovagliolo che portava in grembo.
“Capisci che L’Amore ha incontrato il tuo cammino, quando ti volti verso la persona al tuo fianco e questa, dopo averti spostato i capelli dagli occhi, si china per baciarti dolcemente.
Questa persona non avrà timore a dichiararti il suo amore in un locale gremito di persone. Non avrà vergogna a stringerti la mano davanti ai suoi amici ed ogni volta che parlerà di te, non potrà evitare di avere il sorriso dipinto sulle labbra.
Dovrà farti ridere nei momenti più bui, cantarti canzoni d’amore all’orecchio per svegliarti al mattino ed accarezzarti i capelli alla sera per poi permetterti di addormentarti sulla sua spalla.
Dovrà essere la tua migliore amica, ascoltare i tuoi interminabili lamenti dopo una dura giornata di lavoro e consolarti nel momento del bisogno. Sarà in grado di ascoltarti senza mai interromperti quando parli di stupidaggini e sorridere al tuo infantile entusiasmo.
Non avrà paura di passeggiare sotto la pioggia e saltare insieme a te dentro alle pozzanghere, ma prima di baciarti sotto ad un lampione, ti sussurrerà dolci parole senza senso all’orecchio. Sentirai gli occhi velarsi di lacrime e sorriderai incontrando le sue labbra in quel bacio che confermerà il vostro amore.
Quando, invece, sopra di voi risplenderanno le stelle, cercherà un posto romantico per osservare il cielo insieme… Sdraiato al tuo fianco te le indicherà ed inventandosi le costellazioni, ti solleticherà per sentire quella risata che riesce ad illuminare le sue giornate.
Perché è questo lo scopo della sua vita, vederti felice e sorridente e sa quanto sia importante avere la tua fiducia. E’ stato in grado di farsi consegnare il tuo cuore, ma nonostante questo, non tenterà mai di spezzarlo, perché, dopotutto, è proprio in questo che consiste l’amore…”. Terminato di leggere il foglio, Lulù si guardò intorno e quando notò le persone in attesa di altre parole, velocemente alzò il calice ed aggiunse “Ed è questo che voi riuscite a trasmetterci. Viva gli sposi!!!” esclamò.
Subito tutta la sala eruppe in ovazioni per la giovane coppia e Lulù ringraziò modestamente quando notò che gli applausi erano rivolti a lei ed al discorso che aveva appena terminato. Sorseggiando lo champagne, la ragazza si voltò verso Susi e ringraziandola con un cenno della testa, le fece capire che gli applausi erano anche per lei.
Susi, assaporò velocemente un po’ di liquido dolciastro dal suo bicchiere e poi, per la prima volta trovò il coraggio di guardare Nick. Il ragazzo teneva la testa bassa e sembrava molto intento ad osservare la sua macchina fotografica con un’espressione alquanto seria. Le sopracciglia erano leggermente corrugate e si inumidiva ripetutamente le labbra, chiaro segno che lasciava trasparire il suo stato d’animo. Quando lei notò il nervosismo presente nel ragazzo, distolse lo sguardo. Non riusciva a leggerlo in quel momento e quella cosa la spaventava. In tutti gli anni di amicizia non era mai successo che lei non capisse Nick. Forse aveva sbagliato a scrivere quel discorso usando le parole che le erano venute dal cuore, ma in quel momento, quando si era ritrovata la penna tra le mani, le era sembrata la cosa più giusta da fare.
 
“Ma in quell’attimo, quando Nick non incontrò i miei occhi, pensai che forse quei gesti non erano stati segni d’amore…”.
 
Da quel momento, Susi smise di godersi la festa e terminò di cercare una qualsiasi reazione da parte di Nick, lasciandola nuovamente in quella confusione, che poco prima aveva finalmente terminato di esistere.
 
“Il matrimonio durò ancora molte ore. Ore che per me furono noia totale. Non appena Nick posò la macchina fotografica, venne preso e sbattuto davanti al microfono per cantare.
Povero… era stanco morto per aver corso avanti e indietro tutto il giorno, e ancora non riusciva a trovare un attimo di riposo.
Speravo solamente che almeno lo pagassero in modo direttamente proporzionale al lavoro che aveva svolto.
Quando cantò, cercai con tutta me stessa di non guardarlo, ma nel momento in cui mi voltai verso Lulù, vidi la ragazza osservarmi seriamente e poi fammi cenno con la testa di guardare suo fratello. Sospirando, lentamente alzai gli occhi su Nick e mentre cantava una delle canzoni che era solito sussurrarmi all’orecchio la notte dopo aver fatto l’amore, mi ritrovai a sorridere quando lui mi fece l’occhiolino e mi sfoderò quel sorriso che probabilmente aveva fatto innamorare troppe ragazze.
Non lo capivo… mi aveva ignorato fino a poco prima, e poi era salito su quel palco e dava l’impressione di cantare solo per me, non per i due sposi…
Verso le otto di sera, riuscii a scappare da quella festa troppo lunga e a ritornare in albergo. Vagabondando, mi ritrovai ad entrare nella piscina al coperto. Sedendomi vicino all’enorme vetrata che sovrastava la città, contemplai il crepuscolo e la magia che riusciva ad infondere ad ogni cosa…”
 
Susi era così assorta dai suoi pensieri che non si rese conto di quanto si fossero accorciate le giornate. Era settembre ed ormai alle otto di sera era già buio. Notò a stento che la visibilità in piscina era visibilmente diminuita ed ora tutto era avvolto dall’oscurità. Si alzò dalla sdraio sulla quale si era accomodata e sobbalzò trattenendo un urlo, quando si accorse di non essere sola. Seduto poche più sdraio più indietro, Nick la stava osservando, studiando.
Sorridendole, il ragazzo allungò una mano verso di lei, e quando fu abbastanza vicina, la fece accomodare tra le sue gambe, passandole le braccia intorno alla vita. Susi si abbandonò totalmente contro il petto che le infondeva calore e sorrise quando Nick le baciò una guancia. Poi posò dolcemente il mento sulla sua spalla, continuando ad osservare in silenzio il panorama davanti a loro.
Nessuno dei due si rese conto di quanto tempo trascorsero senza dirsi nulla, ma Susì trasalì, quando Nick le sussurrò all’orecchio “Ti va di fare un bagno?”.
La sua voce risuonò più sexy del previsto e Susi si ritrovò a rabbrividire. Sorridendo e spostandosi i capelli dietro ad un orecchio, replicò “Sono senza costume…”.
Vide un sorriso tutt’altro che innocente dipingersi sul volto del ragazzo e si sentì andare a fuoco quando il ragazzo iniziò ad abbassarle la zip del vestito rosa di seta che indossava.
“E chi ti dice che ne hai bisogno…”.
Alzandosi dalla sedia, il ragazzo la aiutò e quando fu in piedi a sua volta, Susi si lasciò scivolare via il vestito dal corpo. Lentamente con le mani, cercò il laccio del reggiseno. Sensualmente lo slacciò e lo fece scorrere via dalle braccia, lasciandola quasi nuda davanti a Nick, che ormai aveva iniziato letteralmente a divorarla con gli occhi.
Susi iniziò a ridere e facendogli la linguaccia, si diresse verso la piscina, raggiungendo gli scalini, si immerse lentamente nell’acqua, accertandosi che Nick la stesse ancora guardando, non mancò di fargli notare le reazioni del proprio corpo. Quando si decise a voltarsi verso di lui, sorrise e scosse la testa nel vedere il ragazzo togliersi le scarpe senza neanche slacciare le stringhe, abbassarsi in fretta e furia i pantaloni, rimanendo solamente in boxer, e togliersi giacca, camicia e cravatta, con una velocità che Susi non riteneva umanamente possibile.
“No Nick!” urlò Susi indietreggiando quando capì l’intenzione del ragazzo di tuffarsi a bomba in acqua, ma ogni sua richiesta fu inutile.
Dopo un tuffo che bagnò tutto il pavimento vicino al bordo della piscina, il ragazzo rimase sottacqua e nuotò fino al corpo di Susi, che nel frattempo si stropicciava ancora gli occhi, riempitisi di acqua e cloro.
Lei si spaventò quando sentì due mani cingerle i fianchi, ma sorrise lievemente, quando Nick la tirò vicino al proprio corpo, stringendola forte. Sospirando profondamente, Susi gli passò le braccia intorno al collo. Entrambi si rendevano solamente conto dei loro cuori che battevano e dei loro corpi, che si scaldavano a vicenda in acqua.
Gli occhi nocciola di Susi, si ritrovarono a studiare il viso di Nick, illuminato solamente dalle luci esterne che si affacciavano dalla vetrata poco distante. Ormai la vista era perfettamente adattata al buio e così riuscì a studiare ogni piccolo particolare di quel volto che adorava. Si sentì arrossire sotto il persistente sguardo di quegli occhi così verdi che le studiavano l’anima, sbattendo le lunghe ciglia di tanto in tanto. Scese sul naso e premendosi ancora di più contro al corpo del ragazzo, si chinò e glielo baciò dolcemente, strappandogli così un sorriso. Abbassando ancora lo sguardo, incontrò quelle labbra che tanto adorava, e togliendogli un braccio dalla stretta che aveva intorno al collo, gli accarezzò la guancia, la barba ormai più che evidente.
“Sei così bello…” gli sussurrò all’orecchio e guardandolo nuovamente, lo vide sorriderle ancora una volta. Alzando il dito bagnato, Susi bisbigliò “Adoro questa rughetta di espressione che si forma quando parli o sorridi… è così sexy…” e gliela sfiorò delicatamente dove era solita formarsi al lato sinistro della bocca.
“Ti amo piccola…” bisbigliò Nick prendendola alla sprovvista.
 
“Oh mio Dio…”.
 
Susi sentì il proprio cuore aumentare i battiti, e alzando lentamente gli occhi incontrò quelli di Nick che la scrutavano seriamente. Spostandole con una mano i capelli bagnati dal viso, il ragazzo continuò “Volevo che fosse un sorpresa per te, ma a quanto pare mi sono fatto capire… ogni singola azione che hai descritto in quel discorso, rispecchia quello che ho fatto per te e che continuerò a fare… così come ogni cosa, ogni gesto che tu fai per me, riesce a rendermi pazzo d’amore per te… Ti amo da quando hai condiviso per la prima volta le tue caramelle insieme a me, ed ora sono stufo di tenermelo dentro. Quando ti osservavo e sapevo che non eri mia, era una tortura enorme amarti, ed il mio amore in quei lunghi anni è arrivato a livelli che credevo impossibili, ma mi sbagliavo, perché hai continuato a farmi innamorare di te ogni giorno di più, con ogni bacio, con ogni parola, con ogni sguardo… Se sorridi, adesso so che sorridi solamente a me e per me. E, nonostante so che non è molto, una cosa che mi impegnerò a fare per tutto il resto della mia è quello di mantenere quello splendido sorriso sul tuo volto…”. E questa volta fu lui con il dito a sfiorarle la guancia sinistra, dove era solita formarsi la fossetta ogni volta che un sorriso le illuminava il volto. “E questa fossetta… sai per quanti anni ho desiderato baciarla?” e detto questo iniziò a depositare delicati baci sul suo viso. Quelle grosse mani cominciarono a percorrerle tutto il corpo e lievemente le alzò le gambe passandosele intorno alla vita. Susi gli accarezzò la spalla tatuata, tenendo lo sguardo basso, evitando in tutti i modi di incontrare gli occhi di Nick.
Non se lo aspettava proprio.
Sì certo, il ragazzo le aveva dimostrato più di una volta quanto in realtà tenesse a lei, ed anche se non glielo avesse mai dichiarato così apertamente, non faceva mai nulla per nascondere le sue emozioni. La ragazza, però, proprio non sapeva come comportarsi. Quella rivelazione l’aveva lasciata molto turbata, non solo a livello psicologico, ma anche a livello fisico. Il suo cuore batteva talmente forte da tamburellarle anche nelle orecchie, sapeva bene che probabilmente il suo viso era tutto arrossato, ma in quel momento si trovava davanti ad un vicolo cieco. La sua gola si era seccata e nonostante continuasse ad inumidirsi le labbra, tutto era inutile, sembrava non volesse saperne di emettere nemmeno un suono.
Nick aveva smesso di baciarla e di toccarla come stava facendo fino a poco prima, e Susi sapeva che il ragazzo stava aspettando una qualsiasi reazione da parte sua. Probabilmente stava fremendo per sentire quelle parole che lui stesso le aveva appena sussurrato. Facendo un profondo respiro, la ragazza si decise ad alzare gli occhi sul viso di Nick. Lentamente lo percorse come aveva fatto poco prima e notò come lui sembrava trattenere il fiato.
“Nick io…” incominciò, ma si fermò immediatamente quando la porta della piscina si aprì prepotentemente.
“Eccovi!!!!” esclamò Lulù entrando seguita dal cugino Rob.
“Tempismo perfetto…” borbottò Nick seccato. Susi, distolse la sua attenzione dalla coppia che aveva disturbato quel momento e si voltò verso il ragazzo.
“Dobbiamo rimandare…” le sussurrò catturandole velocemente le labbra in un rapido bacio.
“Già…” replicò Susi tentando di apparire dispiaciuta quanto lui.
 
“A dire il vero ero sollevata di aver trovato una via di fuga… Onestamente, mi sentivo malissimo in quei lunghi istanti, per sentirmi lieta di non dover rispondergli, ma mi ripugnava la maniera in cui mi stavo comportando con lui. Avevo trovato una persona che mi venerava e adorava quasi alla follia ed io lo stavo trattando come, di sicuro, non meritava…”
 
“Non vi disturbiamo, giusto?” chiese Rob alzando le sopracciglia quando notò i vestiti sparsi per terra.
“Ohhh, abbiamo interrotto del bollente sesso in piscina?” domandò Lulù avvicinandosi ai due ragazzi.
Nick passò un braccio intorno alle spalle di Susi e premendola al proprio corpo, cercò di proteggerla da quei due curiosi, che a loro volta si stavano togliendo i vestiti per aggregarsi al divertimento.
“Sì, ci state disturbando, quindi potreste anche andarvene!” esclamò seccamente allontanandosi da quei due intrusi.
Nonostante il combattere di sentimenti contrastanti presenti nel suo cuore, a Susi la situazione sembrava incredibilmente buffa. Non aveva mai programmato di fare un bagno di mezzanotte con Nick e metà della sua famiglia, ma tutto l’insieme riusciva a farla sorridere. Tentò di reprimere la risata, ma quando Nick la punzecchiò con il dito sul fianco, per farle capire di non incitare quei due guastafeste, la ragazza eruttò in un mare di risate.
“Perfetto!” affermò Nick e tenendola sempre tra le proprie braccia, si iniziò a muovere verso la scaletta, mentre Susi continuava a ridere con il viso nascosto nel suo collo. “E’ un bene che ti amo così tanto come faccio, altrimenti potrei seriamente arrabbiarmi con te signorina!”.
Voltandosi verso la sorella ed il cugino, il ragazzo chiese se gentilmente potevano girarsi, per evitare di imbarazzare Susi quando sarebbe uscita dalla piscina.
Ridendo, Rob alzò una mano verso di lui e dichiarò “Ma Nick caro… guarda che a nessuno di noi due piacciono le ragazze, quindi vai tranquillo!”.
Lulù e Susi iniziarono a ridere ancora di più a quelle parole, ignorando Nick che brontolando raccoglieva i loro indumenti dal pavimento. Dopo aver aiutato Susi a rivestirsi, si ributtò addosso la camicia ed i pantaloni e prendendo per mano la ragazza, salutò i due parenti che nel frattempo nuotavano in piscina, e si diresse verso la porta, inciampando e cadendo per terra quando non vide la sdraio che si era messa sul loro cammino.
Susi riuscì a calmare le risate giusto il tempo di appurare che il ragazzo stesse bene, ma ricominciò a ridere a livelli isterici non appena Nick si rialzò.
“Sì, sì… ridete pure!” esclamò rivolto anche a Lulù e Rob e mostrando loro il dito medio, iniziò nuovamente a portare la ragazza verso la porta e questa volta vi riuscì senza intoppi.
 
“Continuai a ridere fino a quando non ci trovammo da soli in ascensore e Nick catturò le mie labbra in un bacio passionale che riuscì totalmente a togliermi il fiato. Quel bacio riuscì a farmi dimenticare il freddo che il mio corpo bagnato provocava e con altrettanta passione, ricambiai le sue attenzioni che avevano iniziato a farsi più prepotenti.
Riuscimmo a malapena ad arrivare alla porta della nostra camera a tentoni. Incapaci di allontanarci, riuscimmo ad aprirla, e quando Nick la richiuse con un calcio, la passione non riusciva più a farci ragionare.
Nonostante i nostri baci erano aggressivi e le mani esploravano e toccavano possessivamente il corpo dell’altro, quando Nick fece l’amore insieme a me quella sera, fu dolce, lento e delicato, prestando attenzione che i suoi occhi non abbandonassero mai i miei. E fu in quel momento che realizzai…
Probabilmente, mi stavo innamorando di lui…”
 
Sfiniti, i due ragazzi si lasciarono andare nel letto. Susi si mise su un fianco e sistemando il cuscino lo abbracciò, aspettando Nick che nel frattempo era andato a ripulirsi. Sospirando beatamente chiuse gli occhi, ed ascoltò il ragazzo ed i rumori che faceva mentre si muoveva per la stanza. Quando il materasso sobbalzò lievemente, Nick immediatamente si avvicinò al corpo caldo della ragazza. Le passo le mani intorno alla vita e con le dita iniziò a sfiorarle la pancia. Premendosi totalmente contro di lei, prese la coperta e la posò su entrambi, poi, sorreggendosi la testa con la mano, si alzò e si avvicinò all’orecchio di Susi.
“Ti amo piccola mia…” bisbigliò teneramente spostandole i capelli dal volto. Sorrise dolcemente quando notò il respiro pesante e regolare della ragazza e baciandole la spalla, si accomodò dietro di lei, sistemandosela tra le braccia. Chiudendo gli occhi, aspettò che il sonno rapisse anche lui…
 
“Ma io avevo sentito tutto e, probabilmente presa dal panico, avevo preferito fingere di dormire… nel momento in cui Nick entrò a letto, stavo veramente addormentandomi, però quando sussurrò ancora quelle parole, fui sveglia come non mai.
Perché? Perché avevo così tanta paura di ricambiare il suo amore, di fargli sapere che riuscivo a ricambiare il suo amore?
Con il groppo alla gola, mi voltai verso il ragazzo quand’egli iniziò a russare. Posando la testa sulla sua spalla ed una mano sul suo petto, mi chiesi cosa c’era di tanto spaventoso nell’amare Nick…”.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
“Tu cosa hai fatto?” chiese Steph sorpresa da quello che Susi le aveva appena raccontato.
“Ma non ci senti? Questa squilibrata ha detto che ha fatto scena muta!” ribattè Kia visibilmente arrabbiata.
 
“Era questo il genere di reazione che mi aspettavo dalle mie amiche…
Sapevo bene che si sarebbero arrabbiate, per il fatto di non avere dato una risposta a Nick, ma vederle, soprattutto Kia, scocciate e irritate così tanto, mi aveva colto alla sprovvista. Mi vergognavo abbastanza da sola senza che anche loro rincarassero la dose. Avevo sbagliato, lo sapevo bene e non cercai di trovare delle scusanti. Nel momento in cui decisi di parlare con loro, però, ero arrivata ad un punto in cui non riuscivo più a tenermi dentro un peso tanto grande. Ci avevo pensato e ripensato, sul fatto di raccontare come si erano svolti i fatti ed alla fine, capii che era la cosa più giusta da fare. Non potevo sfogarmi solamente su un pezzo di carta, ma quando la mattina precedente scrissi una lettera e la inviai a Xander, pensai che forse era il caso di trovare un aiuto da persone che mi conoscevano sul serio. Ma non mi stavano dando il minimo supporto…”
 
“Nick ha detto di amarti, giusto Susi? E’ tutta una vita che sogni che un fatto del genere accada e tu non gli rispondi?” chiese Villy con un tono leggermente più dolce rispetto alle altre due amiche.
 
“Dolce Villy, tu sì che non mi hai mai deluso!”
 
“Perché non gli hai detto nulla?” domandò lei sedendosi accanto a Susi.
“Non lo so… mi sono fatta prendere dal panico… Io non ho mai detto ‘ti amo’ a nessuno, ed ora, il ragazzo che ho sempre sognato di sposare si dichiara. E non solo! Questi ultimi tre mesi insieme, sono stati i più belli di tutta la mia vita, ed è tutto grazie a lui!” esclamò la ragazza raccogliendosi i capelli in uno spettinato chigon in cima alla testa per poi fissarlo con un pennello.
“Cosa faccio se mi attacco troppo a lui?” domandò guardandole una per una. “Lo sappiamo tutte come è fatto Nick. E’ un farfallone che vola sempre da un fiore all’altro e…”
Ma Kia la interruppe. “Ma come puoi dire una cosa del genere? Nick, ha smesso anche solo di guardare altre donne da quando è con te. Cavoli Susi, ma sei cieca? Ti venera, ti adora totalmente e se potesse farlo si inginocchierebbe per baciare la terra dove cammini. Sono sicura che se gli chiedessi la luna, farebbe di tutto per dartela. In questi tre mesi, è totalmente cambiato. Come puoi non averlo notato? Si vede chiaramente che ti ama, non puoi avere paura di questo…” le disse con troppa enfasi.
Nel sentire quelle parole, Susi abbassò la testa “Non ho paura di questo…” borbottò.
“Di cosa hai paura allora? Hai un ragazzo fighissimo che ti ama probabilmente più della sua stessa vita, non scappare… Anche se non hai mai detto ti amo a nessuno, ti sei mai fermata a pensare che probabilmente anche per lui è lo stesso?” chiese Steph tentando di farla ragionare.
Scuotendo la testa, Susi iniziò a morsicarsi il labbro.
“Da quanto ci hai raccontato, lui è innamorato di te da molto tempo tesoro, non avere paura a lasciarti andare con lui… lo conosciamo tutte, come hai detto tu stessa, ed è per questo che sappiamo che non farà mai nulla per ferirti…” concluse la ragazza dai lunghi capelli lisci, accarezzando una spalla a Susi.
“Lo ami?” domandò Kia a brucia pelo.
“Prego?” ribattè Susi confusa.
“Ti ho chiesto se lo ami… Nick è un ragazzo speciale, e lo è diventato ancora di più da quando si è messo insieme a te… non prenderlo in giro…” e dopo una pausa di silenzio, durante la quale Susi non riuscì a trovare parole da dire, Kia ricominciò. “Sai cosa succede quando lo nominiamo, oppure quando entra in una stanza o lo senti per telefono? Ti illumini totalmente… e questa è la risposta che ci basta… Si vede chiaramente dai tuoi occhi quello che provi per lui, perché non fai chiarezza anche nel tuo cuore? Sii sincera con te stessa e con Nick. Ti donerebbe il mondo, merita di essere ricambiato…”.
Annuendo Susi iniziò a pensare alle parole delle sue amiche.
 
“Avevano ragione e lo sapevo bene. Dovevo solamente essere in grado di lasciarmi andare e parlare con Nick di quei pensieri che sembravano tormentarmi.
Non capivo… Essendo sempre stata di natura romantica, già da piccola sognavo il grande amore, il vestito bianco ed il velo da sposa. Avevo sempre adorato i bambini ed onestamente, non vedevo l’ora di diventare madre. Ovviamente a tempo debito. E quello che sembrava strano era proprio il fatto che questo amore era arrivato, nella persona da cui speravo arrivasse. Mi rendeva felice, mi faceva battere il cuore. A Nick bastava fissarmi un pochino più a lungo del solito ed era abbastanza per farmi arrossire. Insomma, quel ragazzo aveva tutti i requisiti per essere il mio principe azzurro. Quando sorrideva poi, riusciva a farmi venire le farfalle nello stomaco. Allora, perché non riuscivo a dirgli una semplice frase? Lo sapevo di essere innamorata. Lo sentivo nel mio profondo. Volevo solamente capire perché non riuscivo a dirglielo. Ero solamente un coniglio. Ogni volta, ogni singola volta che lui sussurrava quelle due, magiche parole, io non riuscivo a dirgli nulla. Eravamo già tornati da quasi una settimana dal matrimonio e Nick, non si era mai dimenticato di ricordarmi quello che provava. Poteva essere stato un sussurro per telefono, un sms, oppure anche prima di andare a casa, quando baciandomi la fronte mi augurava la buonanotte. Stavo male, ma quando aprivo la bocca per tentare di ricambiare le sue parole, mi lasciavo prendere dal panico… Non mi riconoscevo più. Era come se avessi paura, probabilmente di essere ferita, dalla persona che meno mi avrebbe fatto del male a questo mondo.
Ed era questo che scrissi a Xander appena tornai a casa.
Lui non mi avrebbe giudicata, perché alla fine non mi conosceva, però sentivo di dovermi aprire totalmente con qualcuno. Così mi ritrovai a scrivere una lettera lunghissima, nel quale mi sfogavo ed esprimevo tutta la mia frustrazione per quella stupida paura di soffrire…
 
Ormai, sono totalmente sicura di amarlo… Sono giovane, lo so, e forse è proprio per questo che sono spaventata. Non pensavo che nel momento in cui arrivasse l’amore che tanto cercavo, fosse quello in cui non lo aspettassi. E’ arrivato e basta. E’ stato improvviso, mi ha travolto e mi ha lasciato confusa. Ho sempre immaginato che l’amore nascesse piano, un passo dopo l’altro, ma invece è arrivato dal nulla. Da sempre dichiaravo di essere innamorata di lui, ma mi sbagliavo. Era un amore venerativo, mi piaceva tantissimo stare con lui, in sua compagnia. Come potevo prevedere che l’amore avesse ben altri livelli? E’ totalmente vorticoso, violento questo sentimento che provo. Mai nessuno è stato in grado di destare sensazioni così forti in me… Forse, è proprio questo che mi spaventa. E’ tutto nuovo. Provare amore verso una persona e sapere di essere ricambiata è una delle esperienze più belle a questo mondo. Con questo ragazzo, ho condiviso tutti gli attimi più importanti ed emozionanti della mia vita. Lui ripone totale fiducia in me, mi tratta come la sua migliore amica, oltre al fatto di trattarmi come la sua ragazza.
Perché io non riesco a fare lo stesso con lui? Cos’è che mi blocca? È questo che voglio capire… Ho affidato a lui tutta me stessa. Gli ho creduto in quel momento ed infatti non mi ha deluso per un solo istante, però… Se in quell’ attimo  ero talmente certa da donargli il mio corpo, perché non riesco a donargli apertamente il mio cuore. Io so che praticamente glielo ho già affidato, ma perché non posso farglielo sapere? Mi sto tirando un sacco di paranoie mentali per essere una ragazza che non ha mai avuto scottanti delusioni d’amore, non trovi?
E sai cosa fa ogni volta che evito di rispondergli? Nulla. Appare completamente impassibile e non esterna quanto realmente questa mia mancanza lo colpisca. Lo so, perché lo conosco…’.
 
Ecco… riuscivo ad ammettere di amare Nick a me stessa ed a un perfetto sconosciuto. Le mie amiche mi avevano anche spiegato come dai miei gesti e dalle mie reazioni trasparisse il mio amore, ma l’unica cosa che speravo era che il ragazzo cogliesse a sua volta i miei segnali e non si stancasse di me. In quel caso, sì, che ne sarei uscita annientata…”
 
Alla fine di quella chiacchierata con le sue amiche, Susi ne uscì emotivamente distrutta. Aveva cercato di non piangere quando aveva visto poco sostegno da parte loro, però non poteva di certo biasimarle. L’avevano sostenuta per anni, nella sua corsa alla conquista di Nick, ed ora che lui le donava tutto quello che aveva sempre desiderato, lei non contraccambiava. Mentre parlava con loro, si era ritrovata volontariamente a saltare molti punti presi in considerazione mentre scriveva la lettera. Non voleva ritrovarsi a mentire a tutti quelli che conosceva, però si sa che è più facile sfogarsi con una persona di cui praticamente entrambi non sapevano quasi nulla dell’altro, rispetto ad aprire il proprio cuore a persone con cui sei abitualmente a contatto.
A metà pomeriggio, Susi decise che non sarebbe riuscita a disegnare nulla di produttivo, dato che le mancava ispirazione, e così raccolse le proprie cose, fotografò la stanza per poter pensare con tranquillità su come decorarla e poi se ne andò.
Andò direttamente a casa sentendosi vuota e triste.
Prese il cellulare e telefonò a Nick per chiedergli di disdire il cinema di quella sera, dato che si sentiva poco bene, ma quando trovò la segreteria, si limitò a lasciargli un messaggio. Non gli chiese di richiamarla o di passare a trovarla. Lei stessa preferiva evitare di vederlo, per poter tentare far chiarezza sui suoi tentennamenti.
Arrivando a casa circa mezz’ora più tardi, Susi fu sorpresa di non trovare in casa nessuno. Sbuffando, si diresse in cucina e cercò qualcosa di fresco da bere. Durante il tragitto in bus, aveva notato che la gola le bruciava in modo anomalo e la testa le pareva essere diventata di piombo. Dopo aver bevuto un dissetante succo di frutta, la ragazza dimenticò le sue cose sul tavolo della cucina e si diresse verso la propria camera, buttandosi sul letto, ignorò il fatto di essere completamente vestita e mettendosi sotto le coperte, si lasciò rapire immediatamente da un sonno pesante e disturbato…
 
“Lo stress fa male alle persone…”.
 
Quando Susi tentò di aprire gli occhi, si pentì immediatamente della sua scelta… Era un dolore unico. Non tentò nemmeno di chiamare sua madre e così, dopo aver notato che si era fatto già buio si rigirò su sé stessa e cercò nuovamente di dormire. Nella stanza accanto sentiva delle voci parlottare. Probabilmente erano state quelle a svegliarla poco prima. Tentando di ignorarle, richiuse gli occhi, ma li dischiuse pochi istanti dopo, quando la porta della sua camera si aprì.
 
“Sapevo chi era anche senza sentire la sua voce…”.
 
Nel momento in cui Nick aveva sentito il messaggio della ragazza, capì immediatamente che qualcosa non andava. Infatti, ne aveva avuto la conferma quando si era precipitato a casa sua ed aveva trovato la madre di Susi ad accoglierlo. Brevemente gli aveva raccontato di come l’avevano trovata profondamente addormentata ed avevano deciso di non disturbarla, pur avendo capito immediatamente che stava poco bene, dato che aveva dimenticato i suoi attrezzi in giro per la casa. Cosa che Susi non era abituata a fare. I suoi pennelli erano i suoi gioielli e da tali li trattava.
Sedendosi delicatamente vicino alla ragazza, Nick si chinò e le baciò una guancia.
“Hai la febbre…” borbottò lui notando l’immenso calore che emanava.
“Non mi sento bene Nick…” sussurrò Susi tenendo gli occhi chiusi.
Prendendole la mano, il ragazzo sorrise quando la sentì immediatamente stringere forte la sua.
Spostandole i capelli dalla fronte, Nick replicò “Non preoccuparti piccola… non ti lascio sola…”. Togliendosi le scarpe, alzò le coperte per posizionarsi vicino a lei, ma notando che la ragazza era ancora completamente vestita, la aiutò a sedersi nel letto, per poterle dare una mano a cambiarsi.
“Non ci riesco Nick, non ho voglia…” obiettò Susi, ma lui sorrise tra sé e finse di non sentirla.
Infatti, la ragazza non si accorse nemmeno chi era a toglierle e metterle i vestiti.
Riposizionandosi nel letto Susi, tenendo ancora gli occhi chiusi, si ritrovò a sospirare beatamente nel sentire le braccia di Nick cingerla in un confortante abbraccio.
 
“Strano come avevo sperato di evitarlo fino a poche ore prima, ma mi ero sentita completamente rinata quando mi aveva preso tra le sue braccia…”
 
“Come farei senza di te?” borbottò Susi nascondendo il viso nel collo del ragazzo, che nel frattempo aveva iniziato ad accarezzarle i capelli con una mano.
Ridendo lievemente, Nick replicò “Sarei stato qui comunque… non ti avrei mai abbandonato…”.
Tentando di respirare il suo profumo, Susi si sentì frustrata quando notò che il suo naso era chiuso.
Calmandola con delle dolci parole di conforto, Nick si sentì letteralmente morire quando, dalla bocca della ragazza, ormai quasi addormentata, uscirono quelle parole che per tanto tempo aveva atteso…
 
“Nello stato di semi incoscienza in cui mi trovai quella sera, l’unica cosa che rimase scolpita nella mia mente fu Nick, che ancora una volta, mi sussurrò: anch’io ti amo… Mi resi conto solamente dopo molto tempo, che quella fu la prima volta che non mi sentii in colpa nell’udire quelle parole…”.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
“Quando mi ripresi da quel momento di debolezza ed il mio fisico tornò in forma abbastanza da farmi stare in piedi, ripresi a lavorare. Ignorando completamente le proteste di Nick. Avrebbe voluto tenermi a casa al calduccio al riparo da ogni tipo di germe. Tipico di Nick. Si preoccupava di tutto e voleva sempre che ogni cosa fosse perfetta ed al posto giusto.
La mattina in cui era stabilito il mio rientro, però, mentre aspettavo il bus per andare in centro e continuare a disegnare il muro del ristorante che avevo abbandonato il giorno in cui mi ero sentita poco bene, suonò il cellulare e restai molto sorpresa nel vedere il nome del mio capo apparire sullo schermo. Rispondendo, inaspettatamente fui convocata nel suo ufficio. Per tutto il viaggio, tentai in ogni modo di capire cosa fosse successo di così grave per essere chiamata così tra capo e collo nel suo ufficio, ma proprio non riuscivo a trovare una spiegazione logica…”.
 
Susi sedeva nervosa nell’ufficio del Signor Volti, in attesa che questi finisse una telefonata che ormai continuava da dieci minuti. Con le gambe accavallate, la ragazza non si accorgeva di come il suo piede si muoveva in preda al nervosismo. Il suo sguardo vagava da una parte all’altra della stanza, in cerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione e facesse trascorrere il tempo più velocemente.
“Allora Susi…” iniziò il suo capo portando gli occhi azzurri su di lei. “Scommetto ti stai domandando come mai ti ho chiamato qui!”.
Annuendo, replicò “In effetti sono rimasta molto sorpresa della sua telefonata!”. Asciugandosi le mani nei jeans la ragazza mentalmente si chiese se per caso avesse fatto qualcosa di sbagliato.
“Non c’è nulla di cui preoccuparti…” disse lui notando il gesto. “Sono quattro anni ormai che lavori qui per noi Susi, ma dato che ti conosco da molto più tempo, vorrei farti una proposta che per te non può essere altro che vantaggiosa…”. Volti restò ad osservare la ragazza che non aveva ancora dato segni di reazione a quelle parole. Sorridendo lievemente, l’uomo proseguì. “Credo sia giunto il momento di metterti in proprio Susi…”.
Gli occhi di Susi si spalancarono dallo stupore. Dopo qualche attimo di silenzio totale, però, scosse lievemente la testa. “Senza offesa Signore, ma non saprei nemmeno da dove incominciare…”.
Sorridendole, rispose “E’ per questo che voglio aiutarti Susi… Ci conosciamo da molti anni, sei un’ottima amica di Villy e nonostante questo mi porti degli svantaggi economici, per te è il meglio. Ti ho visto crescere ed è per questo che voglio essere onesto con te. Il passaggio dei clienti nel mio studio, ti ruba non pochi soldi…”, borbottò lui scrivendo una cifra su un pezzo di carta per poi mostrarglielo.
“Direi proprio che non sono pochi…” ribadì Susi incredula.
“E questo sarebbe solo il fatturato di un anno. Mettendoti in proprio, oltre ad essere un mossa molto abile per la tua carriera, sarebbe anche un piano strategico per le tue economie… Per spiegarti meglio: se hai un tuo nome e una tua partita Iva, nel momento in cui mi arriva un cliente che desidera avere delle decorazioni sui muri, io ti chiamo, e la percentuale maggiore va a te, perché io sto cercando esternamente alla mia azienda. E’ come se dovessi assumerti appositamente per ogni disegno. Se invece resti insieme a me, sulla tua busta paga c’è solo lo stipendio. Nient’altro. Senza contare il fatto che oltre alle mie richieste ci sarebbero quelle di altre persone, di altri studi di arredamento. Mi capisci Susi?” chiese il capo.
“Sì…” rispose la ragazza cercando ancora di assimilare le parole. “Ma qui ho la certezza di avere uno stipendio a fine mese, se andassi in proprio questa certezza vacillerebbe non poco…” replicò la ragazza scettica.
“Non ti sto dicendo che saranno tutte rose e fiori, però nel momento in cui ho deciso di farti questa proposta, mi sono impegnato anche a procurarti i clienti. Susi, non voglio metterti in difficoltà, credimi ed è solo perché tu sei più di una semplice impiegata che ho deciso di volerti vedere molto più in alto di dove sei adesso. Se facessi qualcosa per ostacolarti o crearti dei problemi, Villy non me la farebbe passare liscia. Ma lei crede in te… ed anche io!” concluse il sig. Volti.
 
“E’ inutile parlare delle insicurezze che quella proposta mi creò. Il che era una cosa molto strana. Sapevo quali erano le mie abilità, sapevo cosa ero in grado di fare, ma tutta la mia sicurezza economica che fino a quel momento non mi aveva mai creato dei pensieri, mi frenava lievemente. Se il sig. Volti, però, credeva che io avrei potuto farcela da sola, allora sapevo che qualche possibilità ce l’avevo davvero. La prima cosa che feci uscita dall’ufficio fu quella di prendere il cellulare e chiamare Nick. Decisi di andare a piedi verso il ristorante, così, nel frattempo, avrei potuto parlare con lui di quella sorprendente mattina… Se c’era una persona in grado di darmi le sicurezze che mi mancavano, di sicuro era lui…”.
 
“Nick!” rispose lui.
“A quanto pare sono talmente brava che il mio capo non mi vuole più…” esordì la ragazza.
Dall’altro lato del telefono ci fu un attimo di silenzio, poi il ragazzo perplesso replicò “Che cosa è successo?”.
Sospirando, Susi iniziò a raccontargli della proposta di mettersi in proprio. Finita la breve spiegazione, sorrise lievemente quando notò Nick ridere sonoramente dall’altra parte.
“Mi hai fatto venire un colpo con quella frase Susi!!”. Dopo qualche attimo, continuò “Seriamente piccola, non vedo dove stia il problema. Per te è una splendida occasione! Sono più che sicuro che avrai le doti per farlo! Sei bravissima Susi, di certo non hai bisogno di sentirtelo dire da me…”.
 
“In effetti sì… volevo sentirmelo dire da lui…”
 
“Cosa faccio se poi non riesco a trovare abbastanza lavoro per vivere?” domandò la ragazza aspettando che un semaforo diventasse verde e le permettesse di attraversare la strada.
Ancora una volta, dall’altra parte del telefono la accolse una lieve risata. “Ma che problemi ti fai? Non credo che se avessi dei problemi i tuoi genitori ti neghino un aiuto e comunque… ci sono sempre io, guadagno abbastanza per mantenere entrambi…” sussurrò.
Susi rimase sorpresa da quelle parole. Non riuscì a trovare nulla da dirgli per rispondere a quella frase.
“Ora devo andare Susi, il capo mi ha già guardato male un paio di volte.” spiegò il ragazzo.
Annuendo, la ragazza replicò “Va bene, ci vediamo stasera allora…”, ma prima che potesse attaccare, Nick la interruppe.
“Stasera dopo il corso vai ancora a lavorare al ristorante?” domandò.
“Sì, mi sono ammalata Nick, ho perso troppo tempo, e devo assolutamente finire il lavoro…” replicò Susi.
“Allora vengo a farti compagnia, mi è venuta un’idea per farti il book di presentazione!” disse lui e la ragazza non mancò di notare l’eccitazione nella sua voce.
Sorridendogli lievemente, annuì, dimenticandosi che Nick non poteva vederla. Alzando gli occhi, notò di essere arrivata davanti al ristorante. Posando la valigetta nera, frugò in tasca per cercare le chiavi ed aprire la porta.
“Durante la pausa pranzo vado a casa a prendere tutte le foto che ho fatto ai tuoi lavori e poi arrivo subito da te…” sussurrò il ragazzo.
Depositando tutti i suoi attrezzi su un tavolo, la ragazza sospirò lievemente, lieta di essere finalmente arrivata a destinazione.
“Non preoccuparti Nick, fai pure con comodo dopo.”
“Ok piccola, ci vediamo stasera allora…” bisbigliò Nick.
“Ciao…” concluse Susi chiudendo la telefonata.
 
“Sospirai profondamente e osservai il lavoro non ancora terminato. Non mi sentivo ancora abbastanza sicura da prendere il volo. Come potevo iniziare un’attività di quel genere da sola? Voglio dire, non avevo niente in mano che attestasse fossi in grado di fare le cose che facevo. Cosa avrei fatto se un cliente mi avesse chiesto che titolo di studio avessi? Come potevo iniziare un’attività per conto mio?”
 
Susi lasciò momentaneamente tutti quei pensieri da parte ed iniziò a sistemare i suoi attrezzi, preparandoli per poter andare avanti con il murales che si trovava di fronte. Tentò di concentrasi sul lavoro, ma non era facile purtroppo. Improvvisamente capì che se avesse accettato di fare quel passo, si sarebbe ritrovata completamente sola nel mondo del lavoro.
Era anche vero che con il genere di lavoro che faceva, non sempre riusciva a trovare persone in grado di dargli consigli validi in campo artistico, però la faceva sentire al sicuro il sapere che sopra di lei c’era qualcuno pronto a sostenerla.
 
“Non ero veramente pronta ad affrontare così improvvisamente il mondo degli adulti in modo ancora più dettagliato di quanto avessi mai fatto. Così l’unica cosa che mi venne in mente fu di parlare con Alex della scelta che mi era stata data. Era l’unico che poteva seriamente valutare le mie possibilità, così provai a non pensare più a niente per il resto della giornata. Avrei chiesto consiglio al ragazzo e solo dopo mi sarei fermata ad analizzare seriamente la mia carriera.”
 
Cercando l’IPod nella borsa, Susi si sistemò con cura le auricolari e lasciandosi trasportare dalla musica, iniziò a ed entrare nella zona di conforto che trovava ogni volta prendeva in mano un pennello.
In quel momento pensò che forse, avrebbe potuto farcela…
 
“Quando quello stesso pomeriggio arrivai a lezione da Alex, ero carica di ottimismo, energia che misi tutta nello svolgere la lezione assegnata. Decorazioni su stoffa…”
 
Susi decise di cimentarsi in quello che le veniva meglio e così incominciò a disegnare alcune principesse dei famosi lungometraggi Disney. Sospirò pesantemente. Il suo lavoro la soddisfala pienamente, ma ogni volta che incominciava a creare i suoi adorati cartoni animati, si rilassava all’istante. Era la prima volta che lavorava su dei tessuti, ma restò piacevolmente sorpresa nel vedere che il suo lavoro rendeva egualmente.
“Ed io che mi chiedo sempre perché vieni a lezione qui… a momenti sei pure più brava di me…” borbottò Alex prendendo posizione davanti al tavolo da lavoro di Susi.
“Non esagerare… se tu insegni ed io imparo, ci sarà pure qualcosa in cui sei più bravo!” replicò la ragazza distogliendo momentaneamente l’attenzione dal suo cuscino. Sorridendo al ragazzo che osservava il disegno interessato, Susi riprese a lavorare.
“Ho sempre provato a cimentarmi con i cartoni animati, ma sono sempre stato negato…” spiegò alzando le spalle. Lo affascinava il modo in cui Susi lavorava. Ogni qual volta le desse un compito da fare, lei prendeva in mano un qualsiasi attrezzo e si estraniava completamente dagli altri. Disegnare per lei equivaleva ad entrare in un mondo parallelo.
“Alex scusa… so che lei è molto più piacevole da guardare di noi, però non essendo dotati artisticamente quanto Susi, avremmo bisogno di una mano!” esclamò un ragazzo dal fondo della stanza. Il resto della classe iniziò a ridere e Alex sentì le guance infuocarsi dall’imbarazzo. Scuotendo la testa e accorgendosi che Susi non si era resa conto di quello che succedeva intorno a lei, si avviò verso il suo alunno.
“Alex aspetta un attimo!” lo bloccò improvvisamente la ragazza. Voltandosi in sua direzione, lui tornò verso il banco dal quale si era appena allontanato.
“Venga mai il momento di gloria in cui hai bisogno di me!” affermò ridendo.
“Bhe… c’è una cosa di cui avrei bisogno…” incominciò Susi incerta. Vedendola titubante, Alex prese una sedia poco distante e si sedette di fronte a lei.
“Dimmi tutto!” la incitò.
Sorridendo e posando momentaneamente il pennello, Susi tirò un sospiro di sollievo. “E’ che il mio capo mi ha proposto di andare in proprio, aprire un’attività di decoro tutta mia, e vorrei il parere di qualcuno che con i disegni se la cava…” incominciò lei.
Annuendo, Alex la interruppe “Sei bravissima Susi, sono sicuro che te la caverai egregiamente!”.
“Già… però se non ti disturbo troppo, vorrei chiederti di vedere un lavoro che sto facendo in questo periodo.” Continuò la ragazza.
“Alex!” chiamò nuovamente il ragazzo di prima.
“Si arrivo!” replicò lui spostando gli occhi scuri verso il fondo dell’aula ed alzandosi dalla sedia si rivolse a Susi. “Certo che vengo Susi… se a fine lezione mi aspetti andiamo insieme!” e sorridendole, si avviò verso l’altro alunno.
 
Mi sentii sollevata nel sapere di avere trovato qualcuno di cui avrei potuto fidarmi nell’avere un giudizio obiettivo. Non che considerassi di meno i consigli di Nick, però lo ritenevo troppo di parte. Alex invece avrebbe saputo darmi dei consigli validi. Nick era un ragazzo innamorato, ed un ragazzo innamorato non sa essere veramente critico…”.
 
Durante il tragitto verso il ristorante, Susi riuscì ad esprimere tutti i suoi dubbi sul fatto di mettersi in proprio, ad Alex. La ascoltava, ma la interrompeva ogni volta pensava ci fosse qualcosa che non andava. Susi scoprì che il ragazzo era d’accordo con lei su molte cose, ma si convinse che forse sarebbe stata la cosa giusta accettare quando Alex le disse “Se il tuo sogno, la tua passione è disegnare, non devi avere paura di quali possano essere le conseguenze. Hai la capacità di farlo e finché avrai amore per il tuo lavoro, secondo me problemi non esistono…”.
La passione per il disegno cresceva ogni giorno di più e lei adorava il suo lavoro. Ogni volta era vario, ogni volta era stimolante; non si sarebbe mai e poi mai vista a fare qualcos’altro in vita sua. In quel momento capì che la decisione era stata presa. Era sollevata. Tutto ad un tratto non capì il perché si era posta così tanti problemi. Lei era abile ed aveva creatività, era determinata e testarda e di sicuro avrebbe potuto farcela!
“Grazie Alex!” sussurrò rincuorata di essere riuscita a sfogarsi apertamente con lui.
“Di nulla…” replicò il ragazzo. Gli occhi scuri trattennero quelli della ragazza per qualche istante.
Sorridendogli, aprì la porta del ristorante e lo fece entrare, facendogli strada verso la stanza dove si trovava il disegno.
Accendendo le luci, Susi restò in attesa di un giudizio, mentre Alex restò a dir poco sorpreso nel vedere quel capolavoro. Il disegno aveva preso tutta la parete e lasciava veramente senza fiato. In primo piano vi erano dei rami di mimosa, mentre in secondo piano e sullo sfondo, vi erano ritratti una sorridente cittadina marittima, che si sviluppava in montagna ed un calmo e rilassante mare.
“E’ spettacolare…” sussurrò lui voltandosi verso la ragazza.
Arrossendo, Susi si diresse verso il tavolo dove vi erano ancora i suoi strumenti. “Non è ancora finito… ma mancano solamente delle sfumature. Stasera volevo finire le tonalità del mare.” Spiegò.
“Se vuoi ti posso aiutare con i colori!” si offrì il ragazzo osservando i vari tubetti di blu che erano davanti a lui.
“Se per te non è un disturbo… almeno posso incominciare subito!” replicò lei.
Sorridendole, Alex si mise immediatamente al lavoro. Togliendosi la giacca nera, la appoggiò su una sedia lì vicino, restando solamente con addosso una camicia azzurra con il colletto bianco.
Rimasero in silenzio, concentrati su quello che stavano facendo. Susi per qualche istante si dimenticò persino di essere in sua compagnia. Sobbalzò, uscendo improvvisamente dalla sua zona di conforto, quando Alex le fece apparire davanti agli occhi la tavolozza con i colori.
“Ecco a te…” bisbigliò porgendogliela. Quando la ragazza la prese in mano, lui non resistette alla tentazione di sporcarle il naso con del colore che gli era finito sulle dita.
“Alex!” esclamò lei sorridendo.
“Che c’è? Sei troppo carina così!” replicò lui sporcandole anche la guancia.
“Smettila!” squittì la ragazza, tentando di sporcarlo con il pennello che aveva in mano.
“E’ inutile che ci provi!” rispose lui schivando il colore. “E’ una partita persa contro di me…”.
Susi lo guardò imbronciata mettendosi le mani sui fianchi. “Sei antipatico…”.
“E tu sei bellissima…” e detto questo, il ragazzo le prese il viso tra le mani e la tirò a sé, baciandola.
 
“Oh Dio…”.
 
Susi non riuscì a reagire, era talmente sorpresa dall’azione del ragazzo, che si ritrovò a chiedersi se fosse tutto frutto della sua immaginazione. Alex era più alto di lei e gli fu anche complice il fatto che la ragazza fosse su di uno sgabellino; mentre continuava a baciarla, si spinse lievemente contro il corpo della ragazza, lasciando così che aderissero perfettamente. Notò lo shock di Susi, quando la sentì immobile e pietrificata sotto di lui. Staccando brevemente le labbra, riaprì gli occhi ed incontro quelli di lei.
 
“Ma da quando gli occhi di Alex erano diventati così belli?”.
 
Alex spostò lievemente le mani, fino a quando non andarono a perdersi nei morbidi capelli di lei. “Baciami Susi…”, ed inumidendosi il labbro inferiore, appoggiò nuovamente le labbra su quelle della ragazza. Trovarsi in quel momento, tra le braccia di quel ragazzo, spinse Susi a ricambiare il bacio, titubante. Lei stessa non sapeva cosa stava facendo… non era giusto. Era sbagliato. Verso di Nick e verso la sua coscienza. Quando sentì Alex schiudere le labbra, lei si ritrasse, senza avere il coraggio di continuare. Mettendogli le mani sul petto, Susi notò immediatamente quanto fosse scolpito.
Inumidendosi le labbra, provò un senso di nausea quando sentì il sapore di Alex ancora addosso a lei. Scuotendo la testa, alzò gli occhi, annebbiati dalle lacrime, sul ragazzo.
“Io non posso Alex… e lo sai…” sussurrò imbarazzata. Non si era mai accorta dell’interesse del ragazzo e tutta questa faccenda così improvvisa la turbava molto. Si allontanò da lui e scendendo dallo sgabello, si diresse verso il tavolo.
“Ehi, ehi… aspetta Susi!” esclamò lui rincorrendola brevemente e la prese con delicatezza da un braccio, fermandola.
La guardò negli occhi per qualche istante e l’espressione del ragazzo si fece ancora più dolce quando notò le lacrime che minacciavano di cadere da quei bellissimi occhi verdi.
“No piccolina… Non volevo ferirti, ma tu sei così bella e così speciale che non sono più riuscito a trattenermi. È vero, ci vediamo solo a scuola, qualche volta con gli amici. Tu non mi conosci bene e probabilmente io non conosco bene nemmeno te, ma quello che ho scoperto fino adesso mi rende pazzo di te… mi riempi i pensieri costantemente. A lezione mi devo sforzare con tutto me stesso di distogliere lo sguardo da te. Perché se fosse per me, resterei a guardarti per ore ed ore mentre disegni…” sussurrò lui asciugandole una lacrima. Le sorrise con dolcezza e Susi si chiese se Alex fosse sempre stato così bello. Notando che il ragazzo si avvicinava nuovamente per baciarla, girò dolcemente il viso e gli porse la guancia.
Scuotendo la testa bisbigliò “No… basta Alex… io non voglio e non posso fare a questo a Nick… io sono molto…” ma uno sbattere della porta d’entrata li spaventò e le fece distrarre l’attenzione da Alex.
“Susi!” chiamò Nick dall’altra sala.
Asciugandosi velocemente le guance, Susi si allontanò da Alex e replicò “Sono qui Nick!”. Fingendosi indaffarata al tavolo da lavoro, sorrise quando vide il suo ragazzo entrare con in mano il raccoglitore pieno di sue foto.
“Ehi Alex!” esclamò il biondo avvicinandosi “Sei venuto ad ammirare la bravura della mia ragazza?”. Lanciando una veloce occhiata a Susi, Nick le sorrise dolcemente e poi si avvicinò per baciarle la fronte.
Imbarazzato e sentendo un timbro di gelosia nascere dentro di lui, Alex recuperò la giacca dalla sedia e se la mise sulle spalle.
“Sono veramente una meraviglia i suoi lavori!”. Esclamò scrutando ancora attentamente il muro colorato. “Mi fa piacere esserti stato d’aiuto Susi, ci vediamo a scuola?” domandò lui avviandosi verso la porta.
“Sì…” borbottò Susi senza nemmeno alzare lo sguardo dal tavolo.
Con un lieve cenno del capo, i due ragazzi si salutarono ed Alex uscì nella fredda aria autunnale.
 
“Restai confusa per parecchio tempo, anche dopo che Alex se ne fu andato. Era successo tutto senza che io me ne accorgessi. Voglio dire, certo da buon professore era molto gentile, ma non credevo che questa gentilezza fosse spinta da secondi fini…”.
 
Nick notò la calma improvvisa di Susi. Così, restando in silenzio, in attesa di una sua qualsiasi mossa, si mise a scorrere tra le innumerevoli fotografie che ritraevano gran parte dei lavori della ragazza. Tentando di dare una qualche logicità e un ordine cronologico dove era possibile, incominciò a sparpagliare le foto sul tavolo, rubando, di tanto in tanto, qualche sguardo furtivo a Susi, che si era rimessa a lavorare e probabilmente era rientrata in quella famosa zona di conforto.
 
“Ero talmente assorta dai miei pensieri e dal mio rimorso per aver lievemente ricambiato un bacio di un ragazzo che non era Nick, che finii con il dimenticarmi della sua presenza. Tra l’aver raggiunto la zona in cui niente poteva disturbarmi e l’organizzare piani su come uccidere Alex per mettermi davanti a certe decisioni, rammentai dopo molto tempo che lui era venuto qui solamente per darmi una mano… Smisi di dipingere e restai ad osservarlo in silenzio, mentre lui non si accorgeva minimamente di nulla. Era cambiato Nick dall’inizio della nostra storia. Era maturato, diverso… Non so nemmeno io come spiegare questo cambiamento, però abbandonava ogni giorno di più il suo lato bambinesco. Mettiamo subito in chiaro che Nick è sempre stato e sempre sarà un burlone giocherellone, però in questo suo carattere così spensierato, ogni giorno si intravedeva un lato che lo rendeva assolutamente più uomo rispetto al solito. Poteva essere il modo in cui mi guardava, o il modo con cui si dedicava a qualche sua passione, fatto sta che più passavamo del tempo insieme e più questo cambiamento sembrava evidente. Non solo vi erano stati dei mutamenti a livello caratteriale, ma anche il modo in cui vestiva era diverso. Era molto più curato, più attento alla moda. Mentre fino a qualche mese fa indossava qualsiasi cosa fosse pulita, adesso capitava che la sera se andavo ad augurargli la buonanotte prima di andare a letto, lui avesse già preparato con cura i vestiti da mettere. Ammetto che aveva gusto nel vestirsi... dopo le prime volte in cui ero andata ad aiutarlo, adesso riusciva a scegliere delle cose carine anche da solo. Camicie e cravatte. Mai e ribadisco mai, Nick era stato uno a cui piaceva indossare camicie e cravatte, però ultimamente le metteva spesso per andare a lavorare. Era bellissimo e quell’aria così da uomo che gli conferivano, spesso e volentieri riuscivano a togliere dalla mia mente ogni pensiero pulito avessi nei suoi confronti. Lo osservai, indossava una camicia azzurra, una cravatta blu ed un maglione con lo scollo a V grigio. Sotto portava dei jeans scuri e delle scarpe sportive nere con la suola bianca. I capelli erano pettinati come sempre in aria, con quel look che gli davano l’aspetto di aver appena fatto sesso e la barba era incolta. Gli occhi azzurri erano fissi sulle foto che studiava attentamente e ogni tanto un sorrisetto si faceva largo sul suo volto. Era veramente bello da togliermi il fiato… Lo vidi inumidirsi le labbra e prima che ebbi il tempo di dirgli qualcosa, mi anticipò…”.
 
“Ti ricordi dell’appartamento che mia nonna mi ha lasciato in eredità?” domandò dal nulla.
Scendendo nuovamente dallo sgabello, Susi si avvicinò al tavolo e posò la tavolozza ed il pennello.
“Sì, quello che l’avevi aiutata ad arredare?” domandò lei incuriosita da tale domanda.
“Proprio quello… vedi Susi… ormai è più di un anno che è morta e l’appartamento è vuoto… I mobili sono tutti nuovi e sono tutti scelti a mio gusto, quindi…” e lo vide inumidirsi le labbra nervoso.
 
“La piega che stava prendendo questo discorso non mi piaceva per niente…”.
 
“Bhe… ho pensato di trasferirmi il mese prossimo…” concluse Nick alzando gli occhi sulla ragazza.
Quello che la travolse in quel momento fu una completa doccia fredda. Se Nick fosse andato via dalla casa dei suoi genitori, come avrebbero fatto loro due? Come avrebbe fatto a vederlo ed a stare con lui ogni volta che voleva? Era una vita ormai che vivevano fianco a fianco ed il pensiero di non averlo più vicino la turbava. Sentì il magone crescere e si morsicò il labbro.
 
“Mi veniva da piangere come se mi stesse lasciando… quando l’unica cosa che voleva fare era cambiare casa…”.
 
Susi abbassò lo sguardo e si concentrò sui colori, che tutto ad un tratto erano diventati terribilmente attraenti. Deglutendo replicò sottovoce “E’ fantastico Nick… ormai hai quasi ventotto anni, fai bene a voler andar via di casa ed a crescere…”.
Scrutando la reazione di Susi, il ragazzo non riuscì a trattenere il sorriso compiaciuto che si fece largo sul suo volto.
Allora le importava…
Dopo qualche secondo, dandole il tempo di assimilare per bene la notizia sussurrò “…e vorrei chiederti di venire a vivere con me…”.
La testa di Susi si rialzò talmente velocemente da provocarle una fitta di dolore nel collo. Imprecando, si portò le mani al collo, incominciando a ridere.
“Che asina…” borbottò Nick avvicinandosi e prendendole il viso tra le mani, delicatamente iniziò a massaggiarle il collo. “Credevi veramente che sarei andato via senza di te?”. E chinandosi le catturò le labbra in un bacio.
 
“Mi scioglievo completamente ogni volta che mi baciava. Quanto potevo essere sfigata in una scala da uno a dieci?”
 
Alzandosi in punta di piedi, Susi si dimenticò ben presto del dolore. Passando le braccia intorno al torace di Nick, lo abbracciò e si spinse contro di lui. Morsicandogli lievemente il labbro inferiore, entrò furtivamente con la lingua per incontrare la sua, dopo che lui schiuse la bocca. Allontanandosi, si fermò a guardarlo negli occhi verde acqua che la osservavano pieni di passione.
 
“Potevo farcela… potevo fargli sapere quanto lo amassi…”.
 
Ma Nick, nuovamente la precedette e le fece scappare via ogni briciola di coraggio che aveva in corpo.
“Arredo lo studio anche per te?” domandò sorridendo.
Susi si ritrovò ad annuire freneticamente “Sì Nick!” esclamò saltandogli in braccio. Ridendo, il ragazzo le accarezzò la schiena e la abbracciò, sollevandola da terra.
“Ti amo troppo per stare senza di te!”.
 
“Basta… il coraggio era veramente volato fuori dalla finestra dopo quello… perché non aspettava che fossi io a dirglielo per la prima volta? Mannaggia a lui per essere il ragazzo perfetto!”.
 
Continuò a stringerla per qualche istante, ma Susi notò immediatamente come si irrigidì quando non sentì nessuna risposta provenire da lei. Si allontanò con fare indifferente, ma la ragazza vide subito come i lineamenti del viso si erano induriti ed il sorriso era scomparso.
Nick era scocciato e probabilmente si stava anche arrabbiando; e quando lui si arrabbiava, la cosa voleva dire che era grave. Tornando al suo lavoro con le foto, il ragazzo ignorò letteralmente Susi, che nel frattempo era rimasta immobile a pensare a cosa fare.
Dopo pochi istanti, senza dire nulla, si diresse verso la porta d’entrata nella sala adiacente e la chiuse, tornando poi da Nick. Trovando il regolatore d’intensità della luce, creò un’atmosfera soffusa e rimase ad osservarlo in attesa di una sua mossa.
“Non ci vedo più…” mormorò lui continuando nel suo lavoro.
Sorridendo tra sé, Susi si avvicinò a lui ed arrivandogli alle spalle, lo cinse in un abbraccio. Sentì immediatamente la tensione che aveva nella schiena, e così, delicatamente iniziò a sollevargli il maglione.
“Cosa fai?” chiese sorpreso Nick, non aspettandosi una mossa del genere.
“Io?” replicò lei innocente. “Niente…”.
Quando si fu sbarazzata del maglione, iniziò a massaggiarli sensualmente le spalle. “Rilassati amore mio…” gli bisbigliò e indirizzandolo lentamente verso una sedia poco distante, lo fece sedere.
Chiudendo gli occhi, Nick rovesciò indietro la testa e si fece coccolare da quella liberante sensazione che la sua Susi stava infondendogli. Passarono i minuti e Nick sembrava calmarsi ogni istante di più. Susi lo osservava e non poteva fare a meno di  trovarlo bellissimo. Smettendo il massaggio, gli girò attorno fino a quando non si trovò davanti a lui. Salendogli a cavalcioni sopra il corpo, lo bloccò in quella posizione.
Era la prima volta che prendeva l’iniziativa. Non era ancora abbastanza confidente con il sesso per spingersi a fare cose troppo azzardate, ma in questi mesi era sempre stato Nick ad iniziare ogni genere di approccio che poi sarebbe sfociato in sesso e così, sentì che era arrivato il momento di ricambiare e di fargli vedere quanto in realtà tenesse a lui.
Chinandosi in avanti, catturò quelle bellissime labbra color fragola nelle sue e le amò per qualche secondo prima di allontanarsi e bisbigliargli nell’orecchio “Non sono ancora pronta per dirtelo Nick, però voglio dimostrartelo…”.
Quando lo guardò negli occhi, vide la passione bruciare in essi. Susi sorrise tra sè, quando vide Nick chiudere gli occhi e sospirare pesantemente. Abbassandosi, ed inumidendosi le labbra, le posò dolcemente su  quelle morbide del suo ragazzo. Le dita della ragazza, continuarono a massaggiargli il collo per poi risalire nei capelli e perdersi in essi, accarezzandoglieli dolcemente. Allontanandosi da lui, con un sorriso sexy, scese dal ragazzo. Soddisfatta quando vide come l’attenzione di Nick era tutta per lei e quegli occhi chiari non la abbandonavano neppure per un istante, prendendo la cravatta, lo costrinse ad alzarsi dalla sedia ed a seguirlo.
Sorridendogli dolcemente, Susi si girò a guardarlo “Cos’è quell’espressione Nick?” domandò lasciandosi scappare una risatina.
Inumidendosi le labbra, Nick replicò “Appena ti metto le mani addosso…”.
Portandolo davanti a dei divanetti in un’altra sala, Susi si mise di fronte a lui e spingendolo lievemente per le spalle lo fece cadere sui divanetti. Risedendosi sopra di lui, sorrise compiaciuta sentendo le sue mani posarsi su di lei.
Morsicandosi le labbra, l’emozione e l’imbarazzo che provava per le reazioni estremamente positive di Nick, ben presto si trasformarono in sicurezza. Sciogliendo lentamente il nodo alla cravatta, Susi, la sfilò sensualmente, per poi passare ai bottoni della camicia. Dopo aver sbottonato i primi due, lei si chinò dolcemente verso il collo del ragazzo ed iniziò a baciarlo. Sorrise tra sé notando che Nick sollevò entrambi dal divano e si sistemò meglio, prendendo una posizione leggermente più sdraiata. Staccandosi dalle attenzioni che stava volgendogli, Susi lo incitò a rimettersi in posizione più comoda per potergli togliere la camicia. Lentamente, la fece scivolare dalle spalle e non mancò di sfiorargli il tatuaggio che tanto le piaceva.
“Mi stai facendo impazzire piccola… questo giochino è parecchio interessante, ma…” e iniziando a muovere con frenesia le sue mani sul corpo della ragazza, prese parte a quel divertimento “Ora voglio partecipare…”.
“Impazienti…” borbottò Susi.
“Puoi dirlo forte…” ribattè lui, ed inumidendosi le labbra, incominciò a baciarla.
 “Oh Nick…” mormorò rabbrividendo quando le sue labbra la toccarono e la barba la solleticò. Lentamente le mani di Susi iniziarono ad accarezzargli il corpo e poi si persero in quei bellissimi capelli biondi.
Nick la inclinò lievemente con la schiena all’indietro ed iniziò a baciarle la pancia. Sorridendole la guardò negli occhi e dopo averla baciata ancora una volta, l’amò totalmente.
 
“Vivere insieme equivale a fare sesso come due conigli, te ne rendi conto?” borbottò Nick, passandole le braccia intorno al corpo, dopo che Susi posò la testa sulla sua spalla.
“Dopo tutte le volte che abbiamo dovuto trattenerci, non vedo l’ora Nick…” replicò e accoccolandosi di più contro il petto del ragazzo, rise quando lo sentì esclamare.
“Ho trasformato la bambina…”.
 
“Già... lui aveva trasformato molti lati di me… ma non è questo che fa l’amore dopotutto?”.
 
Si rivestirono ridendo e scherzando tra di loro, sereni tornarono nella sala vicina, per poter continuare nei lavori da cui erano stati distratti.
Susi però continuava ad essere disattenta. Sapeva che qualcosa non andava bene. Si sfogava con Alex riguardo ai suoi dubbi, ma non lo faceva con Nick? Così posando il pennello che aveva appena ripreso in mano, si avvicinò al ragazzo.
“Posso parlarti Nick?” domandò sedendosi sul tavolo.
“Non devi neanche chiederlo…” replicò lui sorridendo.
Facendo un profondo sospiro, Susi iniziò ad aprirgli il suo cuore in merito a tutti i dubbi che aveva.
 
“Fu una bella sensazione parlare così a fondo con Nick… in questi mesi mi ero accorta di essermi allontanata da lui come amica e così, riaprirgli il mio cuore ed i miei pensieri più profondi, mi aiutò a fare un passo in sua direzione. Nick era lì, era pronto ad ascoltarmi, a consigliarmi, a spronarmi e ad amarmi… e tutto questo lo stavo imparando poco alla volta.”.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Villy, Kia e Steph alzarono i loro gin tonic in aria.
“Congratulazioni Susi!!!” esclamarono rivolgendosi alla loro amica che sorrideva imbarazzata.
“Grazie ragazze, ma non esageriamo… stiamo andando solo a convivere…”.
“Già tesoro, ma io ero convinta che prima ti chiedesse di sposarlo…” replicò Kia sorseggiando dal bicchiere.
“Ma scherzi Kia, vero? Sono insieme da poco meno di sei mesi e tu li vedi già sposati?” ribattè saggiamente Villy. “Certo che si è mosso in fretta però…” aggiunse lei. Tutte e quattro si voltarono in direzione di Nick che si trovava nella parte opposta del locale.
“E’ raggiante!” esclamò Kia guardando l’amica. “E lo sei anche tu…”.
 
“Già… stavo vivendo in una favola, con il mio principe azzurro…”.
 
“Senti Susi… com’è che quel figaccio di Alex non ti ha ancora tolto gli occhi di dosso da quando ci siamo spostate qui?” domandò Steph e sia Kia che Villy si girarono contemporaneamente in direzione del ragazzo.
Imbarazzata, sentì il calore invaderle il volto. Tenendo la testa bassa e gli occhi fissi sul suo Sex on the Beach, evitò di guardare Alex.
“Ci ha sgamato…” borbottò Steph e Susi rise lievemente quando le tre ragazze lo salutarono con la mano.
 
“Improvvisamente i loro occhi furono puntati su di me… nuovamente. Il terzo grado stava per arrivare, lo sentivo; sapevo anche, però, che il rossore del mio viso avrebbe lasciato intendere qualcosa…”
 
“Qualcuno ha un ammiratore…” mormorò Villy ridendo.
Non rispose, e cercò qualcosa da dire per cambiare argomento. “Sapete, ho già iniziato ad informarmi per potermi mettere in proprio.” parlottò lei muovendo il suo drink con la cannuccia.
“Sì tesoro, non ci interessa molto, piuttosto vogliamo sapere perché sei diventata tutta rossa quando abbiamo nominato Alex ed il suo interesse per te!” esclamò Steph trovando immediatamente il consenso delle altre due.
 
“Era giunto il momento della verità…”
 
“Ok!” disse Susi allontanando il bicchiere da lei. Voltandosi velocemente in direzione di Nick, constatò con piacere che il ragazzo era al suo posto. Sorridendogli quando incontrò i suoi occhi, immediatamente riportò l’attenzione sulle tre ragazze di fronte a lei. “Quell’artista da strapazzo mi ha baciato!” esordì.
“Ohhhh” replicarono le amiche visibilmente interessate.
“No ragazze… non esaltatevi tanto perché l’ho respinto…” e sospirando iniziò a raccontare quello che era accaduto al ristorante la settimana precedente.
 
“Fu liberatorio togliersi un simile peso dalle spalle. Voglio dire, mi ero tenuta tutto dentro, senza mai accennarlo a nessuno, senza nemmeno avere la minima intenzione di farlo, però ritrovarmi lì a parlare con le mie amiche era veramente utile… era troppo tempo che non mi confidavo apertamente con loro, e quella sera, complice l’alcool, mi aprii totalmente.”
 
“E bravo Alex… zitto zitto, si innamora della nostra Susi!” disse Villy sorridendo.
“Ma i più fighi li prendi tutti tu? Prima Nick e poi Alex… sei troppo inculata tesoro!” continuò Kia.
“Alex puoi pure prendertelo guarda… io voglio solo Nick!” replicò Susi e le quattro ragazze si girarono in direzione del biondo. Quando il ragazzo si sentì osservato e si girò verso di loro, le ragazze lo salutarono con un cenno del bicchiere. Ridendo, ricambiò al saluto e mandò un bacio a Susi, che alzò la mano per afferrarlo.
“Siete così dolci che mi fate cariare tutti i denti!” esclamò Kia. “Sei riuscita a dirglielo?” domandò subito dopo.
Scuotendo la testa, Susi sorseggiò ancora il drink. “No… non so perché, ma mi blocco… io so che lo amo, perché con lui tutto è diverso, tutto è speciale, ma… non so ragazze… ho paura che dicendoglielo tutto svanisca!”.
“Ne hai parlato con Nick?”chiese Steph notando il dispiacere dell’amica.
Susi si limitò a scuotere la testa. “No… non voglio ferirlo ulteriormente… ho solo bisogno di un po’ di tempo ancora…”.
“Bhe Nick ti adora, tesoro… è da quando ti sei rigirata che non smette di guardarti, quindi, in un modo o nell’altro devi farglielo capire…” le disse Villy sorridendo.
“Già…” annuì Susi ricambiando il sorriso. “Spero che con il fatto di andare a vivere insieme, riesca finalmente a dirglielo. Vedo quanto ci rimane male ultimamente e non voglio proprio ferirlo. Non voglio rischiare di mettere tutto in gioco…”.
“Arriva Nick!” “Arriva Alex!” esclamarono contemporaneamente Villy e Steph. Susi si voltò  in entrambe le direzioni e si sentì prendere dal panico. Non sapeva che intenzioni aveva Alex, dopotutto lei non lo conosceva bene, ma sperava solamente che non avrebbe detto o fatto nulla per rischiare di metterla in difficoltà.
“Ehi tesoro!” esclamò Nick baciandole la testa. “Vedo che siete super impegnate a spettegolare ed andando a deduzione mi pare di essere stato tirato in causa qualche volta!”.
Le ragazze si guardarono e poi tutte insieme borbottarono, scuotendo con vigore la testa “No…”.
Ridendo Nick le assecondò e prendendo uno sgabello da un tavolo vicino, si sedette accanto a Susi, passandole un braccio intorno alla vita.
“Buonasera signorine!” disse Alex passando loro vicino “Nick…” salutò poi l’altro ragazzo con un cenno del capo.
“Ehi!” replicò il biondo ed alzandosi in piedi, iniziarono a scambiarsi qualche parola di circostanza, ma ben presto, catturati dalla conversazione, si trasferirono verso il tavolo del gruppo di amici.
“Direi che questa è stata un’abile mossa per allontanare il tuo ragazzo!” mormorò Kia non spostando l’attenzione dai due ragazzi.
“Ma pensa te…” replicò Susi sorseggiando il suo drink. “Ma cosa crede? Che questa è l’unica occasione che abbiamo di stare insieme?”.
“No tesoro, però la gelosia fa fare delle cose strane!” disse Steph.
“Gelosia… mettiamo le cose in chiaro noi quattro. Io ed Alex non ci conosciamo. Non siamo amici. Le uniche volte in cui lo vedo sono le lezioni: ed in quel caso si parla solamente di arte, oppure qui con noi, circondati da altri amici: e le parole che vengono scambiate sono solo ‘ciao’ ‘ciao’ ‘come va?’ ‘come va?’ ‘ciao’ ‘ciao’. Io non ho mai fatto nulla per incoraggiarlo. Io vedo solo Nick. Io voglio solo Nick. E non voglio dover ricorrere a mezzi subdoli e cattivi per farglielo capire. La cosa mi sembra abbastanza chiara. Già sono alterata per il fatto che ho smesso di andare a lezione per come si è comportato, che non esageri però!” esclamò Susi picchiando la mano sul tavolo.
Villy, Kia e Steph iniziarono ad applaudire alla passione che l’amica aveva messo nel dire quelle parole, ma intuendo la vena sarcastica ed ironica delle amiche, Susi si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ad alzarsi dal suo posto “Inizio a mettere le cose in chiaro già da subito… tra poco sentirete il rumore di un cuore che si rompe!”.
“Sei spietata ragazza!” affermò Kia scuotendo la testa.
“Sì, lo so Kia… ma quanti anni sono che sogno Nick? Neanche me li ricordo… Non posso permettere a qualcuno che nemmeno conosco di tentare di rovinare quello che ho con lui, che mi sto creando con il ragazzo che ho sempre desiderato! Alex può anche essere il ragazzo più perfetto di questa terra, ma non è quello perfetto per me…” e detto questo, si diresse verso il tavolo dove il resto degli amici si trovava.
“Io non so voi, ma non me lo perdo…” mormorò Steph alzandosi e prendendo il bicchiere seguì Susi insieme alle altre due.
 
“Dovevo lottare per quello che volevo, e Alex, di sicuro non mi avrebbe portato via da Nick…”
 
Susi si avvicinò al gruppo di ragazzi e vide Nick che sorseggiava una birra chiacchierando vivacemente con Alex e suo cugino Kekko. La ragazza non potè fare a meno di sorridere. Era bellissimo come sempre, anche quando non si impegnava, lui era splendido. I capelli erano pettinati in aria, ed indossava una maglietta rossa, coperta da una felpa con cappuccio grigia e dei jeans scuri. Ai piedi portava delle comode Converse nere. Nick la vide immediatamente e le sfoderò un sorriso in grado di farle aumentare i battiti del cuore.
 
“Il mio corpo sentiva che era amore, dovevo solo riuscire a sbloccare le mie paure. Dovevo essere in grado di parlare con Nick dei miei sentimenti…”
 
“Ehi amore mio!” esclamò il biondo allargando le braccia pronto per accoglierla e farla sedere sulle sue gambe. Senza farselo ripetere due volte, Susi accettò l’invito e sorridendo si accomodò in braccio al ragazzo, facendogli passare le braccia intorno al collo.
“Sei scappato via…” disse lei imbronciata.
“Scusami…” replicò lui imitandola.
“Non prendermi in giro!” esclamò Susi ridendo.
“Non mi permetterei mai!” concluse Nick sfoderando il suo miglior faccino innocente.
“Sei perfido Nick!” borbottò la ragazza e tirandolo lievemente verso di lei, iniziò a baciarlo.
 
“Non lo baciai per far desistere Alex, ma lo baciai semplicemente perché desiderai farlo. Nick mi attraeva ogni volta come un magnete ed anche se io tentavo sempre di resistergli, alla fine finivo sempre come gelato in una calda giornata d’estate. Nick di me poteva benissimo far quello che voleva, so bene che se si fosse impegnato sarebbe stato in grado di farmi dire quelle due parole che tanto desiderava sentire. Poteva chiedermi qualsiasi cosa ed io avrei tentato in tutti i modi di accontentarlo…”.
 
E restarono a baciarsi per qualche istante e quando si allontanarono rimasero a sussurrarsi sciocchezze all’orecchio ed a scherzare tra di loro.
“Nick amico… sei fregato ad andare a vivere con lei!” borbottò Kekko scuotendo la testa “Sono pronto a scommettere che nemmeno risponderete al telefono, perché sarete troppo impegnati a sbaciucchiarvi!”.
Venne naturale ridere a tutto il resto del tavolo, perché sapevano bene che quella era la verità.
 
“Eravamo giovani ed innamorati, cosa avremmo dovuto fare? Giocare a carte?”.
 
Susi fece loro la linguaccia quando si sentì arrossire e voltandosi in direzione di Nick, lo vide a sua volta in imbarazzo.
“Allora prima si sposano o prima la mette incinta?” domandò Kia dall’altra parte del tavolo. Sentendo quelle parole, i due arrossirono ancora di più e Nick nascose la testa nei capelli di Susi.
“Sei cattiva Kia!” esclamò lei tirandole una pallottola di carta.
“No tesoro, diciamocela tutta… Nick non capisce più niente quando sei in giro te e soprattutto sappiamo che in tua compagnia fa fatica a tenere i pantaloni alzati, così come tu fai fatica a tenere le gambe chiuse!” ribattè l’amica con gli occhiali.
“Oddio, come sei volgare!” replicò Susi e sentì che nonostante fosse ancora appoggiato e tentava di nascondersi dalle prese in giro, Nick iniziò a ridere ancora di più.
“Si va bene, scherzate pure!” concluse la ragazza sposandosi i lunghi capelli mossi dietro ad una spalla. Poi rigirandosi sulle gambe di Nick lo strinse nuovamente, appoggiando la fronte sul suo collo, si accoccolò a lui sospirando.
Le mani di Nick si posarono subito sulla sua schiena ed iniziarono ad accarezzarla dolcemente. “Sono gelosi…” le disse ridendo lievemente.
“Sì piccioncini… prima che ricominciate a farvi davanti ai nostri stomaci deboli, parlateci del vostro appartamento!” esclamò Max volendo evitare di assistere ad una ripetizione della scena di poco prima.
Sorridendo, Nick iniziò a spiegare con euforia ogni singolo dettaglio dell’appartamento e guardandosi in giro nel gruppo di amici, Susi riuscì a percepire come tutti fossero felici per loro. Erano fortunati.
 
“Da sempre avevamo avuto accanto amicizie che con gli anni non si erano affievolite, ma bensì rafforzate. Da entrambi i lati c’erano amici che ci avevano accompagnato durante tutta la nostra vita, e invece altre erano amicizie nate durante le superiori, ma mai abbandonate. Mentre chiacchierava con gli altri, mi voltai lievemente a guardarlo e sorrisi quando visi l’espressione felice che mostrava. Con la coda dell’occhio, notai l’attenzione di Alex su di me e tentai disperatamente di non prestargli attenzione. Iniziai a sperare che la serata sarebbe giunta velocemente al termine. Ed infatti poco dopo, Nick, guardando l’orologio, pose fine a quella tortura a cui ero sottoposta…”.
 
Trovandosi di fronte alle rispettive porte degli appartamenti, i due ragazzi si guardarono e Nick si avvicinò per darle il bacio della buonanotte. Immediatamente Susi gli passò le braccia intorno al collo, trattenendolo così quando si stava per allontanare.
“Che succede?” domandò Nick sorridendole e abbracciandola a sua volta. Chiudendo gli occhi si lasciò rapire dal suo dolce profumo e spingendola lievemente contro il muro, si appoggiò a lei, avvicinandosi poi a catturare le sue labbra. Si baciarono per qualche istante e poi Nick, lasciandola libera di parlare, si abbassò verso il suo morbido collo per baciarla meglio.
“Due settimane sono troppe…” borbottò lei chiudendo gli occhi per assaporare meglio la sensazione dei baci di Nick. “Non possiamo andare a vivere insieme subito? Voglio stare con te fino a quando non mi sopporterai più!” e sospirando lasciò libere le sue mani di vagare sulle spalle larghe del ragazzo. Dopo qualche istante, iniziò a sbottonargli il giaccone.
“Manca ancora tutto lo studio… e la corrente la riallacciano mercoledì. Gas e acqua sono già a posto, hanno già fatto il cambio di nome!” mormorò Nick intervallando parole con baci sensuali. A sua volta, le aveva slacciato il cappottino color panna che indossava e le sue grosse mani si erano fatte strada sul suo corpo.
“Entriamo…” mormorò Nick premendosi contro di lei.
Susi rise lievemente e scuotendo la testa lo allontanò dolcemente. “Ci sono i miei Nick…”.
Imbronciato il ragazzo replicò “Facciamo tutto in silenzio?!”.
Susi lo guardò e baciandogli velocemente una guancia, lo prese per mano, per poi girarsi verso la porta di casa e tirare fuori le chiavi per aprirla. Silenziosamente, entrarono nell’appartamento ormai buio, e piano si diressero verso la camera della ragazza. Tentarono di non fare il minimo rumore, ma sobbalzarono, sentendo lo scarico provenire dal bagno.
“Oddio, mi fucilano!” esclamò Nick parandosi dietro la ragazza.
Susi rise lievemente e si voltò quando sentì la porta aprirsi.
 
“Ma in tutte le notti in cui non si alzava, mia mamma doveva scegliere proprio quella per andare in bagno?”
 
“Ragazzi!” esclamò lei sorpresa, soffermandosi più a lungo su Nick.
“Ciao mamma, tutto bene?” domandò Susi cercando di non ridere. “Nick si stava accertando che arrivassi in camera sana e salva!”.
Come prevedibile, la donna ignorò le scuse della figlia e guardò Nick, che nel frattempo era diventato paonazzo dalla vergogna. “Nick, abbiamo fiducia in te, perché ti conosciamo da una vita, ma ti chiedo solo di resistere fino a quando non andate a vivere insieme!”.
Susi non riuscì più a trattenersi ed iniziò a ridere, quando sentì Nick squittire un “Agli ordini…” in risposta.
“Bravo…” replicò la donna girandosi su sé stessa per entrare in camera “Buonanotte!”.
Mentre Susi continuava a ridere, Nick con una mano aprì la porta alle sue spalle e con l’altra prese la ragazza per un braccio e la trascinò nella stanza.
“Non è stato divertente!” borbottò lui ancora rosso. “Penseranno che sono un pervertito incapace di non metterti le mani addosso!”.
“E’ stato senza prezzo! Dovevi vedere la tua espressione!” rise Susi mentre si svestiva e posava le sue cosa sulla scrivania. Emise un lieve urlo quando Nick le passò le mani intorno alla vita e la lanciò sul letto, iniziando poi a solleticarla.
Quando si decise a lasciarla respirare, si alzò dal letto e togliendosi le scarpe senza neppure slacciarle, si levò la giacca e la posò sullo schienale della sedia. In silenzio, si voltò ad osservare la ragazza che era rimasta distesa sul letto.
“Che c’è?” chiese Susi sentendosi gli occhi puntati addosso.
“Niente… pensavo che questa diventerà la nostra routine…” replicò Nick. Avviandosi verso la porta, le sorrise. “Vado in bagno, tu vedi di cambiarti prima di addormentarti lì così!”.
Susi restò pensierosa a fissare la porta dalla quale era appena uscito. Pochi giorni ancora e tutto sarebbe diventato realtà. Sarebbero stati solamente loro due. Prendendo del tonico per struccarsi, si guardò intorno malinconicamente . Era pur sempre la stanza dove era cresciuta e, sicuramente, le sarebbe mancata. Era la camera che aveva raccolto le sue lacrime, conservato i suoi segreti ed aveva osservato la nascita di un amore.
 
“Lasciandola, avrei sicuramente abbandonato una parte di me…”
 
Mettendosi in pigiama e cercando di combattere contro il freddo inverno che ormai incombeva, si mise sotto le coperte ad aspettare Nick.
 
“I ragazzi sono sempre capaci di dircene dietro di tutti i colori, ma poi sono sempre peggio di noi…”
 
“Come mai ancora sveglia?” la canzonò Nick entrando in camera con in testa un asciugamano rosa. “Mi sono lavato i capelli per togliermi il gel…” e continuò a strofinarseli con vigore.
Susi si sedette nel letto e si appoggiò allo schienale, osservandolo mentre si svestiva e restava in boxer e maglietta bianca. Sedendosi sul letto a gambe incrociate, finì di asciugarsi i capelli.
Susi, nel frattempo, si fece una morbida treccia laterale e sorrise tra sé quando vide il ragazzo piegare ordinatamente la salvietta e poi pettinarsi alla bene e meglio con le mani, la testa.
“Sei bellissimo… In qualsiasi modo sei, sei splendido Nick, riesci ad arrivarmi nel profondo del cuore…” borbottò Susi arrossendo.
Nick la osservò in silenzio. Gli occhi chiari la guardarono profondamente.
Sempre in silenzio, il ragazzo allungò una mano e prese dolcemente una di Susi. “Allora perché hai così tanta paura a dirmi le uniche parole che muoio dalla voglia di sentire?” sussurrò guardandola tristemente.
Sospirando, Susi distolse lo sguardo. “Non lo so… ma ci sto provando… mi sto sforzando con tutta me stessa. Ho solamente paura che tutto questo sogno svanisca…”.
Il ragazzo le si avvicinò camminando carponi sul letto. “Che paura hai piccola mia?” domandò “E’ da quando ho ricordi che so di voler te… Quando eri piccola e sei stata operata di appendicite, ti ricordi?”. Susi annuì lentamente e Nick, sorridendole, continuò “Bhe, quel giorno ho detto a mia mamma di aver trovato la persona che avrei sposato…”.
Non appena le sussurrò le ultime parole nell’orecchio, lei si ritrovò ad arrossire. “E non ho cambiato idea neanche un singolo giorno…”. Prendendola tra le sue braccia, si sdraiò insieme a lei e con il piumone coprì entrambi.
Susi rise lievemente e lo osservò. “Eravamo così piccoli…”.
Nick rise con lei, poi continuò “E quando ti era venuta la fissa di fare la parrucchiera? Usavi me come cavia e provavi a farmi le pettinatura di Caden Gail?”.
“Oh Dio, mi ero dimenticata!” esclamò Susi coprendosi il viso con le mani. “Però ricordo quando mi hai portato a vedere il concerto dei No Sounds! Tu non li sopportavi ed oltretutto era pieno di quindicenni in calore ed urlanti! Non dimenticherò mai la tua espressione!”.
Nick scosse la testa. “Ne ho fatte di tutti i colori per farmi notare da te! Tu chiedevi qualcosa, ed io facevo di tutto per accontentarti!”.
Susi gli baciò una guancia. “Hai sempre avuto il mio cuore Nick… Cantavi, mi sorridevi o semplicemente mi parlavi e realizzavi la mia giornata…”
“Lasciati andare con me, Susi…” le bisbigliò baciandole la fronte.
Annuendo lentamente, si lasciò andare tra le sue braccia ed in men che non si dica, si addormentò.
Nick restò ad osservarla per qualche istante e stringendola forte, la abbracciò più comodamente, lasciandosi trasportare a sua volta tra le braccia di Morfeo.
 
“La mattina seguente, non fu la sveglia a destarmi da quel sonno rilassante, ma ben sì la soave voce di Nick che mi russava nell’orecchio. Guardai l’orologio e vidi che erano appena le sette meno un quarto, così decisi di alzarmi dato che dovevo andare a finire la cameretta di un appartamento. Uscendo lentamente dal letto, andai in bagno, velocemente mi feci una doccia e poi indossando un completino intimo di pizzo bianco, asciugai i capelli e buttandomi addosso una comoda tuta, tornai in camera per svegliare Nick. E sapevo bene che svegliare Nick sarebbe stata un’impresa… A parte il fatto che servivano come minimo cinque minuti per tirarlo fuori dalla fase REM, riuscire poi a destare il cervello quella giusta quantità per farsi capire, era bello che passato un quarto d’ora. E così... mi ritrovai a tirarlo fuori di peso dal letto, ancora quasi completamente addormentato, farlo appoggiare a me e sorreggerlo con un braccio, mentre con l’altra mano cercavo le chiavi di casa sua nella tasca dei pantaloni e una volta riuscita in questo intento, dovetti portarlo fuori dal mio appartamento, fargli attraversare il pianerottolo, rigorosamente in mutande, aprire la sua porta e portarlo nel suo letto, per permettergli di continuare a dormire… Inutile dire che alla fine di tutto questo mi ributtai sotto la doccia per lavarmi via di dosso la sudata che mi aveva fatto fare il ragazzo poco prima. Quando finalmente, pronta una volta per tutte, tornai in camera mia, notai per la prima volta sulla scrivania una busta con il mio nome. Xander era tornato a farsi sentire! Era passato qualche tempo dalla sua ultima lettera ed ero arrivata alla deduzione che probabilmente si annoiava a morte a sentire una ragazza sfogarsi dei suoi problemi sentimentali. Buttando una veloce occhiata sull’orologio, notai che ero quasi in ritardo e così, prendendo la borsa degli attrezzi e la lettera, corsi fuori da casa e verso la fermata del bus.”
 
E’ un po’ che non ci sentiamo ed onestamente, piccola Susi, avevo paura di annoiarti… in questi periodi sono successe un po’ di cose nella mia vita… innanzi tutto ho tentato di dichiararmi alla ragazza della quale sono innamorato, ma possiamo anche dire che i risultati sono stati tendenti al disastroso. Non sono un brutto ragazzo, anzi… molte persone mi definiscono un vero ‘figo’, ma io preferisco definirmi, carino. Credevo di fare qualcosa di buono aprendomi a lei, anche perché credevo che le cose tra lei ed il suo ragazzo non andassero poi tanto bene, ma mi sbagliavo. Sono molto innamorati. Lei è davvero innamorata ed onestamente tra poco tempo, li vedo decisamente sposati. Non sapevo se scriverti di questa cosa, perché, tu stessa, mi avevi sconsigliato di seguire i miei sentimenti, ma proprio non ce l’ho fatta. Lei è così bella… è una boccata d’aria fresca nelle mie monotone giornate. Sono egoista, lo so, ma spero sempre che il suo ragazzo, prima o poi, faccia qualche passo falso.
 
Susi si ritrovò ad alzare lo sguardo al cielo leggendo la lettera. ‘Questi ragazzi sono tutti uguali…’ pensò scuotendo la testa. Se c’è una cosa che vogliono, devono ottenerla a qualsiasi costo. Non si fermano davanti a niente, nemmeno davanti ad un cuore che soffre. Inconsciamente, si ritrovò ad immedesimarsi nei panni di questa ragazza e a capirla più di quanto avrebbe voluto. Sbuffando, riabbassò lo sguardo sulla lettera dopo aver controllato che sul marciapiede davanti a lei non ci fosse nessuno.
Arrivata davanti al condominio di destinazione, prima di citofonare, si fermò per finire di leggere la lettera.
“Ehi Susi!”.
La voce la fece sobbalzare da un metro da terra ed il foglio che teneva in mano, cadde.
Portandosi una mano sul cuore, si girò di centoottanta gradi.
“Alex, Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo!” esclamò Susi ancora spaventata per la repentina apparizione. Spostandosi i capelli dagli occhi, si chinò per raccogliere il foglio cadutole. 
“Perdonami!” esclamò il ragazzo sorridendole. Notando l’insistente sguardo su di lei, Susi iniziò a guardarsi attorno nervosamente.
“Che sorpresa vederti da questa parti? Abiti in zona?” chiese lei tentando di farlo parlare e poter così distrarre l’attenzione da lei.
Alex scosse la testa e guardandola ancora un attimo con i suoi meravigliosi occhi scuri, si decise a parlare. “Ho estorto a Kia il posto dove stai lavorando…”.
 
“Kia… ma un padellino di affari propri al mattino, no?”
 
Tentando di mantenere la calma, ma sentendosi tradita dalla sua migliore amica, Susi guardò il ragazzo. “Non so cosa tu voglia Alex, ma mi sembra di aver messo in chiaro le cose quando ti ho respinto…” sospirò.
“Voglio scusarmi…” e da dietro la schiena materializzò, sotto il naso della ragazza, un magnifico mazzo di rose lilla e bianche. “Darti queste e portarti a fare colazione per poter parlare un po’ e chiarire le cose tra di noi… inoltre voglio convincerti a tornare alle mie lezioni…”.
Dire che Susi lo osservava scettica era dir poco. Ma notando quanto Alex ci tenesse, sbirciò velocemente l’orologio e borbottò “Che sia una cosa veloce…”.
Un sorriso sollevato, si fece largo sul volto di Alex. “Vieni allora…” e facendole strada, insieme si diressero verso un bar poco distante.
 
“Giuro che se avesse provato qualche mossa subdola per ingannarmi ed incastrarmi ancora una volta, l’opera d’arte qual era il suo viso, non sarebbe più stata tale…”
 
“Allora…” disse Alex sedendosi ad un tavolo in fondo al locale.
“Allora…” fece eco Susi guardandosi intorno curiosa.
“Tieni, prendi i fiori…” e le posò il mazzo sotto il naso.
Susi guardò lo splendido mazzo di rose ed alzando gli occhi sul ragazzo, sussurrò “Non posso accettarle Alex…”.
“Non penso che Nick ti faccia scenate per un mazzo di fiori…” replicò lui.
“Lasciamo Nick fuori dal discorso, Alex?”. Vedendola visibilmente alterata per avere tirato in ballo il ragazzo, Alex tornò a parlare dei fiori.
“Fanne quello che vuoi, ma ti prego, accettali…” bisbigliò sorridendole per tentare di calmarla.
“Sono allergica Alex… non voglio buttare via questa meraviglia, quindi trova qualcun’altra a cui darle…” spiegò Susi e vedendo il cameriere fermarsi accanto al tavolo, si voltò verso di lui ed ordinò un cappuccino.
“Solo un cappuccino?” domandò Alex quando il cameriere andò via.
Sospirando ancora una volta, Susi scosse la testa “Non voglio essere scortese Alex, ma sono qui giusto per darti il tempo di parlare. Non ho assolutamente intenzione di darti false speranze, io non posso ricambiare qualsiasi cosa tu provi per me. Amo Nick e lo amo veramente tanto… Quindi o ti fai passare questa cotta alquanto assurda, oppure sono costretta a tagliare ogni rapporto fra di noi… il che comprende sia le nostre lezioni, sia le volte in cui ci vediamo con gli altri…”.
Alex la fissò sorpreso, sembrava una ragazza tanto fragile ed indifesa dalla quale non si sarebbe mai aspettato tanta grinta e tenacia nel difendere il proprio amore. Abbassando la testa, il ragazzo sorrise e si fissò le mani.
“Nick è un fottuto bastardo ad averti… ha tra le mani un vero e proprio tesoro…” borbottò.
“Insomma Alex!” esclamò Susi sbattendo la mano sul tavolo. “Ma non mi conosci neppure… come fai a dire queste cose? Su cosa puoi basarti? Sull’apparenza, su quello che vedi… ma dovresti sapere bene che un libro non si giudica dalla sua copertina. Sono lontano anni luce dall’essere la ragazza perfetta…”.
Scuotendo il capo, lui alzò gli occhi scuri sul viso ancora imbronciato di Susi. “E’ vero, posso anche non conoscerti, però ogni volta che scopro qualcosa su di te, scopro qualcosa di nuovo da adorare…”.
Sbuffando sonoramente, la ragazza alzò gli occhi al cielo. “Sentimi bene… sei un ragazzo stupendo Alex… muscoli al posto giusto, fisico atletico ed aspetto da principe azzurro! In questo mondo ci sono ragazze migliori di me… vai a cercare una di loro… Io sono troppo poco messa a tuo confronto…”.
Il ragazzo rise e Susi si ritrovò a sorridere insieme a lui. “Tu sei bellissima Susi, e non mi sembra che il tuo Nick sia un rospo da buttare via…”.
Alzando le mani in segno di difesa, Susi replicò “E’ vero, è carino… ok è molto più che carino, è bellissimo, però la storia è diversa… La nostra è una cosa che dura da una vita. Siamo cresciuti insieme, ci siamo innamorati insieme, e credimi quando ti dico che Nick non era assolutamente un santo in fatto di donne… Ha un bel registro pieno che viene prima di me… Sono quanti anni che ci cerchiamo a vicenda, e per un fatto di codardia, siamo riusciti a trovarci solo adesso…”.
“Sì… tempismo perfetto… arrivo io e voi coronate il vostro sogno d’amore!” rise Alex bevendosi il suo cappuccio.
“Alex… sei un ragazzo eccezionale per quel poco che ti conosco. Sei simpatico e divertente. Sei dolcissimo… però per noi due non c’è assolutamente destino. Siamo fatti per essere amici. Ed io posso offrirti solo questo…” concluse Susi mettendo lo zucchero nella propria tazza.
“Accetto qualunque cosa mi dai…” replicò lui allungando le mani, per poter prendere quelle della ragazza nelle sue. “Però tu devi tornare a lezione, chiaro?”.
Susi annuì e restò qualche secondo in silenzio ad osservare il ragazzo. Era bello, non c’era proprio nulla da ridire su questo. Alto, con un viso da divo del cinema, i capelli spessi e mossi erano leggermente pettinati con del gel e quegli occhi così castani sembravano cercare così disperatamente l’amore. Conosceva poco il ragazzo, ma la simpatia e la dolcezza erano delle qualità che assolutamente non gli mancavano.
“A che pensi?” chiese Alex sorridendo livemente. 
Sospirando drammaticamente, Susi tolse le sue mani dalla stretta in cui le teneva il ragazzo.
“Al fatto che bisogna trovarti una ragazza, perché un’opera d’arte come te non può andare assolutamente sprecata! Assomigli ad Orlando Bloom, te l’hanno mai detto?”.
La risata che esplose al ragazzo in quel momento, gli illuminò totalmente il viso. “Sei una su un milione Susi!”.
Quando riuscì a calmare la propria risata, guardò l’orologio d’acciaio che teneva sul polso. “Sono in ritardo per la lezione, devo proprio scappare altrimenti mi fanno una ramanzina allucinante!”. Alzandosi dal tavolo, lasciò dei soldi per pagare le loro consumazioni ed indossando il giaccone, si chinò verso Susi.
“Non sarà facile dimenticarti Susi…” e baciandole la testa, si girò su sé stesso ed uscì dal locale senza più voltarsi indietro.
Sbattendo la testa contro al tavolo, Susi borbottò “Provaci per favore…”.
 
“Altrimenti nella mia vita, così poco chiara, ti aggiungerai anche tu a fare dei casini…”.
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
“E’ un appartamento fantastico!” esclamò Villy seduta sul divano, guardandosi intorno.
“Sì… e tale deve rimanere, quindi, ragazzi, comportatevi da persone civili e non da animali, altrimenti vi prendo e vi sbatto fuori!” disse Nick attraversando il soggiorno per posare sul tavolo altre birre e delle patatine.
“Il tuo ragazzo ci minaccia!” piagnucolò Kia guardando Susi. Osservandola con la coda dell’occhio mentre portava dei bicchieri su un vassoio, replicò.
“Ha ragione Kia… quando voi alzate un po’ il gomito, diventate strani!” borbottò guardando Teo e Kekko che bevevano birra come se fosse acqua, ed Alex che li fissava scuotendo la testa e ridendo ai loro comportamenti infantili. Luca, le passò un braccio intorno alle spalle e guardandosi intorno ridendo, chiese “Allora, avete già fatto sesso in tutti i locali?”. Susi arrossì come un peperone e probabilmente diventò più rossa della felpa indossata da Nick.
“Fai il bravo…” borbottò il ragazzo arrivandole in soccorso per sottrarla dalle sue grinfie. Alzando le mani con fare innocente, Luca andò a sedersi tra Kia e Steph.
Sbuffando, si lasciò andare tra le braccia di Nick e nascose il viso nel suo collo. “Bel modo di passare una serata tranquilli…”.
Ridendo lievemente, Nick la abbracciò ed accarezzandole la schiena iniziò a dondolarsi con lei da una gamba all’altra. “Tra poco li sbattiamo fuori e vedi che finalmente riusciamo a stare da soli, senza addormentarci questa volta…”.
 
“Alla fine, io e Nick avevamo trovato un compromesso su quando andare a vivere insieme. Era inutile aspettare che arrivasse lo studio, e così, troppo impazienti per trattenerci, il weekend successivo eravamo corsi nel nostro nuovo appartamento. Devo ammettere che era stato tutt’altro che facile. Avevamo riempito borsoni e valigie ed avevamo traslocato tutti i nostri averi nella nuova casa. Senza contare tutti gli scatoloni contenenti la biancheria nuova per la casa, piatti, bicchieri posate ed ogni altro accessorio nuovo da riporre in cucina. La nonna di Nick gli aveva fatto un favore lasciandogli la casa e regalandogli la maggio parte dei mobili, ma alle cose minori, aveva dovuto pensarci lui. Non era stato un problema, anzi… Ci eravamo divertiti tantissimo a fare shopping per la casa. Dentro e fuori dai negozi di lista nozze, dove la maggior parte delle commesse ci scambiava per una coppia che stava per sposarsi e ridere alle loro spalle, quando venivano a corteggiarci per appiopparci qualche servizio di piatti super costoso. Era bellissimo stare con Nick, ed ogni giorno ne avevo una conferma in più.
Il giorno precedente, però, quando effettivamente avevamo traslocato e sistemato tutte le nostre cose, eravamo talmente esausti, che non appena sprofondammo nel divano, la stanchezza si impadronì di noi. Ci addormentammo profondamente e ci risvegliammo la mattina seguente nella stessa posizione. Con gli arti tutti incriccati per via dello scarso movimento, ci  servirono quasi dieci minuti per muoverci senza sentire più dolore. Ce la ridemmo di gusto, anche perché noi pensavamo che sarebbe stata tipo una prima notte di nozze. Ed infatti fu come un prima notte di nozze, perché eravamo talmente stanchi che il sesso rimase l’ultimo dei nostri pensieri…”.
 
“Vado a prendere fuori qualche altra bibita, questi qua sono delle spugne…” mugugnò Nick baciandole la fronte.
Susi lo fermò per la felpa. “No ti prego Nick… resta qui tu a tenere sotto controllo la casa, non mi ascolterebbero mai, tu sei più autoritario di me…”.
Sorridendole, annuì e Susi alzandosi in punta di piedi, lo baciò su una guancia rasata di fresco.
Mettendosi un maglione più pesante di quello che stava indossando, andò in cucina ed aprì la porta che dava sul grande e ampio balcone. Uscendo nella gelida aria di dicembre, rabbrividì lievemente, ma restò qualche istante a guardarsi intorno. Nonostante le luci della città, si poteva chiaramente scorgere un immenso cielo stellato. Il lieve venticello favoriva il un’atmosfera limpida, sebbene il freddo era pungente come non mai. Si guardò intorno. Le piante, che erano state curate anche dopo la morte della nonna di Nick, erano spoglie dalle proprie foglie e sorgevano inermi al freddo dell’inverno.
“Che fai?” chiese Alex comparendole alle spalle.
“Che brutto vizio che hai…” lo ammonì Susi scuotendo la testa. “Smettila di comparirmi alle spalle, oppure finirai per farmi venire i capelli bianchi!”.
“Non sia mai rovinare quei meravigliosi capelli!” scherzò Alex alzando le mani in segno di arresa. “Avete proprio un bel appartamento. E’ molto vostro… Le foto che ha appeso Nick sui muri sono fantastiche!”.
Prendendo delle bottiglie di coca da un piccolo sgabuzzino presente su un angolo del balcone, Susi si sentì arrossire “Poteva evitare di mettere tutte quelle foto mie però… I paesaggi vanno bene, ma le mie foto proprio no… mi ha messo a dir poco in imbarazzo…”.
“Sono veramente molto belle Susi, non devi vergognarti. Ha fatto davvero molto bene ad attaccarle. E’ un fotografo eccezionale e in alcuni di quegli scatti sei veramente bellissima. Sono delle opere d’arte! E credimi, io me ne intendo!” scherzò il ragazzo mettendosi le mani in tasca.
“Sì scusami, dimenticavo che sei un genio incompreso… il nostro patrimonio artistico nazionale, ne risentirà parecchio se non vieni riconosciuto!” ribatté Susi osservandolo.
 
“Come gli avevo promesso durante la nostra chiacchierata, ero tornata a frequentare il suo corso d’arte, ma avevo tentato di rivolgergli il meno possibile la parola. Il che voleva dire poche domande, poche richieste di spiegazione e meno dimostrazione pratica. Mi spiaceva veramente tanto rovinare così il corso che sognavo da una vita, ma non me la sentivo di mettere in bilico la relazione tra me e Nick. Quindi cercavo di dare ad Alex meno possibilità di leggere in me un comportamento errato.  Non nego che fosse un ragazzo, estremamente carino, e chissà a quante ragazze avrebbe fatto piacere avere un giovane così aitante e colto a corteggiarle, però semplicemente mi imbarazzava. Non mi sono mai reputata un cesso, anzi, essendo molto vanitosa, mi ritenevo abbastanza carina, però ero abituata ad avere ammiratori uno alla volta. E ritrovarmi ad avere il ragazzo dei miei sogni innamorato cotto, ed un giovane professore che sembrava un modello a farmi il filo, mi sembrava che niente di questo fosse vero…”.
 
Alex la osservò in silenzio per qualche istante e poi annuendo lievemente continuò a parlare “Mi fa estremamente piacere averti di nuovo al mio corso… Non mi andava giù il fatto di aver perso la mia alunna migliore!”.
Susi abbassò lo sguardo lievemente “Non piaceva neppure a me l’idea di rinunciare ad un corso così ben seguito e completo… ma non mi hai dato nessuna scelta…”.
Alex fece un passo verso di lei e di riflesso Susi, ne fece un all’indietro.
 
“Proprio non riuscivo a fidarmi di lui…”.
 
Vedendo il gesto, il ragazzo si fermò e corrugando lievemente le sopracciglia, sussurrò “Non ti faccio niente Susi…”.
Imbarazzata, si guardò intorno e cercando una via di fuga, si avviò verso la ringhiera del balcone, ammirando così quello che la circondava. Sapeva bene che Alex l’avrebbe seguita, ed infatti, sentì la sua presenza alle spalle.
“Per quanto tu mi piaccia Susi, hai messo in chiaro che quello che vuoi non sono io, quindi non farò più niente per metterti in difficoltà!” disse lui accostandosi e insieme restarono a guardare la città ed il romantico lago, che si estendeva davanti ai loro luoghi.
“Devo proprio trovartela questa ragazza… hai mai pensato ad una delle tue alunne di quinta?” domandò Susi girandosi in sua direzione solo per essere accolta da una sonora risata.
“Sei senza paragoni!” replicò Alex con le sue fossette in bella vista.
Il vento spostò delle ciocche di capelli sul viso della ragazza e lui, inconsciamente, allungò una mano e gliele tolse dolcemente dagli occhi, sfiorandole poi lentamente la faccia.
 
“Alex era davvero tremendamente bello…”.
 
“Adesso però mi hai veramente stancato!” gridò Nick e prendendo il ragazzo per le spalle, lo spinse via da Susi.
“Nick!!!” gridò lei presa alla sprovvista sia dalla repentina apparizione del ragazzo, sia dalla meraviglia di vedere questo nuovo lato del suo carattere.
“Stanne fuori Susi!” disse lui con gli occhi ancora saldamente puntati su Alex. “Sono stufo di vederti ronzarle intorno. Se un rifiuto non ti è sufficiente, te lo faccio capire io di starle lontano!”.
La sorpresa di Alex ben presto scomparve dal suo volto. “Fare a botte per farti figo con la tua ragazza… credevo fossi oltre a questo Nick…”.
“Ma sei scemo? E tu lo provochi pure?” domandò Susi avvicinandosi al suo ragazzo per tentare di calmarlo. Nick, però, fu più veloce di lei e si lanciò addosso ad Alex, prendendolo per il colletto della camicia e sbattendolo contro il muro.
“Non vuoi vedermi incazzato amico, vero? Ti ho lasciato passare il fatto che hai tentato di baciarla, ma adesso basta… se ti avvicini ancora a lei e la tocchi, ti spacco il tuo culo da artista da strapazzo!” lo minacciò.
“Adesso basta Nick, calmati!” esclamò Kekko prendendolo di peso dalle spalle ed allontanandolo da Alex. Ancora tutto rosso in volto, Nick, riluttante, lasciò andare l’altro ragazzo. “Non voglio più vederti vicino a lei… mi hai capito bene?”. Alex non rispose, ma si limitò a scrutarlo seriamente ed in tono di sfida. Gli occhi verde acqua di Nick, in quel istante erano irriconoscibili dall’intensità riflessa in essi.
Scuotendo la testa, Alex osservò prima Nick e poi buttò brevemente il suo sguardo su Susi, che nel frattempo era rimasta ad scrutare la scena a qualche passo da loro. Lo spavento era evidente nei suoi occhi. “Ciao Susi…” mormorò girandosi su sé stesso ed oltrepassando il gruppo di amici, che nel frattempo si era riunito sul balcone incuriosito dalle urla, attraversò la cucina ed uscì di casa.
Tutto il gruppetto non osava dire una parola.
Nick ruppe il silenzio. “La festa è finita, andate a casa!”.
I ragazzi lentamente tornarono in cucina e restando in silenzio, andarono a prendere i propri cappotti; prima di andare, salutarono sottovoce Nick e Susi che erano rimasti fermi immobili sul balcone. Kia e Steph si avvicinarono alla porta finestra.
“Susi, sei sicura…” iniziò Kia, ma Nick la fulminò con lo sguardo.
“Fuori Kia! Questi non sono affari tuoi!” esclamò lui, con i lineamenti del volto induriti dalla rabbia.
Le due ragazze lanciarono una veloce occhiata all’amica, che si limitò ad annuire e a sorridere.
Senza degnarsi di salutare il ragazzo che non sembrava in vena di convenevoli, si girarono su sé stesse e raggiunsero gli altri che le aspettavano davanti alla porta.
Il silenzio era tornato a regnare. Nick le dava ancora le spalle e Susi vedeva quanto fosse teso.
Schiarendosi la voce, gli domandò “Come fai a saperlo?”.
Nick si voltò di scatto verso di lei. “A sapere cosa? Che ha tentato di baciarti? Vi ho visto Susi! Vi ho visto mentre lo respingevi e lui faceva finta di non sentirti! Perché credi che ho sbattuto la porta in quel modo?” gridò lui entrando come una furia in casa.
Susi lo seguì sentendo la salivazione venirle meno.
 
“Non poteva aver visto anche quando Alex mi aveva effettivamente baciato…”
 
“Vi ho visto, ho notato che lui non demordeva anche se tu lo stavi rifiutando, e sono tornato indietro a fare rumore!!!”. Con rabbia, si slacciò la felpa rossa e togliendosela, la lanciò sul divano.
“Cazzo Susi! Vi ho visto e non ho fatto nulla! Non ti ho nemmeno chiesto di mollare quel cazzo di corso! Ti ho persino sentito dire che sei innamorata di me! Lo vai a dire a uno che non conosci, ma non vieni a dirlo a me!!!! Due cazzo di parole Susi, da quanti mesi le aspetto?” urlò Nick gesticolando. “Io non ti capisco…” borbottò poi iniziando a camminare avanti ed indietro per la stanza “Fai l’amore con me e sento che ti trattieni dal dirmelo! Mi hai persino dato la tua verginità Susi! Qualcosa dovrò pure significare per te!”. In un attimo di pausa, nel quale Nick si limitò a respirare pesantemente, il ragazzo iniziò ad impilare i bicchieri sporchi sul tavolo. “Perché? Voglio solo sapere perché!” esclamò voltandosi verso Susi aspettando una risposta.
Sospirando e guardando verso il pavimento, Susi replicò “Ho paura…”.
“Di cosa?” la fermò Nick immediatamente.
Morsicandosi il labbro inferiore per non piangere, Susi continuò. “Ho paura che tutto finisca, che se io ti dico quelle parole tutto possa cambiare. Ho paura, perché tu sei il primo ragazzo, anzi, l’unico ragazzo della quale io sia mai stata innamorata. Cosa faccio se tutto questo finisce?”.
Buttando i bicchieri in un sacco nero che teneva in mano, Nick allargò le braccia. “Perché non mi parli di questi pensieri? Ti rendi conto che da quando stiamo insieme, sei cambiata? Non ti confidi più, non mi consideri più come un amico! Santo Dio Susi, solo perché alla nostra amicizia si è aggiunto l’amore ed il sesso, non vuol dire che tutto il resto debba cambiare! Andiamo a letto insieme, ok, e allora? Dovrebbe solo essere una cosa in più per spingerti ad aprirti con me!”. Sbuffando, il ragazzo si passò le mani sul viso. “Sono pazzo di te, non lo vedi? Cosa devo fare per farti capire che questa non è una semplice storia, ma che tu sei la donna con la quale voglio passare la mia vita?”.
Gli occhi limpidi la fissarono, le narici leggermente dilatate mostravano chiaramente la rabbia che stava ancora provando.
“Io non voglio che mi paragoni a tutte le altre che hai avuto prima di me…” sussurrò Susi vergognandosi di essere così infantile.
“Mi prendi in giro, vero?” chiese Nick sorpreso.
Scuotendo la testa, Susi si lasciò andare sul divano. “No… io non so niente di storie d’amore importanti. Non sono bella come quelle tipe che hai frequentato. Hai molta più esperienza di me, in fatto di sesso e non voglio lasciarti deluso quando, sicuramente, avrai avuto ragazze più brave di me!”.
Nick la osservò senza parole per qualche momento, e poi voltandosi su sé stesso, continuò a riordinare il casino lasciato dagli amici. “Perché dovrei paragonarti alle altre, quando tu sei la migliore che ho avuto? E parlo di dentro e fuori dal letto! Mi piaci, adoro il modo in cui ti lasci andare quando sei con me, e la voglia di provare nuove cose. Ma specialmente provare queste cose insieme a me! E’ così eccitante Susi, sapere che ti fidi di me così tanto da permettermi di introdurti al sesso… a tutte le altre cose che una coppia innamorata fa!”. Buttando per terra il sacco nero, si girò verso la ragazza e la guardò, mettendosi le mani sui fianchi. “Te la ricordi Lisa?”.
Susi annuì.
“Pensavate tutti che ci saremmo sposati! Lo sai perché ci siamo lasciati?”.
Lei scosse lievemente il capo.
“Perché facendo sesso insieme a lei, l’ho chiamata con il tuo nome! Dio Susi! Perché non mi credi se ti dico che ti amo da impazzire da solo Dio sa quanto?” domandò lanciando le braccia in aria.
“Lo so che mi ami Susi, ma mettiti nei miei panni… ho un disperato bisogno di sentirtelo dire! Anche io ho delle paure, cosa credi? Tutto quello che faccio con te è nuovo!” e con le mani mostrò la casa intorno a loro. “Quando ho iniziato a prendere il coraggio per chiederti di uscire, ho deciso di cambiare per te! Di diventare un uomo! Non voglio deluderti, voglio che tu sia sempre orgogliosa di me!”. Nick si fermò qualche istante e chinandosi, riprese il sacco che era caduto.
“Mi dispiace davvero tanto Nick… io ci sto provando con tutte le mie forze! Ci provo perché so che ti sto ferendo, so che non è quello che ti meriti, però…” ma lui la interruppe.
“Ti ricordi quando hai avuto la febbre alta il mese scorso?” domandò. “Quando ti ho preso tra le mie braccia, quella sera, sai cosa mi hai detto?”. La guardò mentre confusa lo osservava. “Hai detto di amarmi. Mi hai detto di essere innamorata di me. Mi hai detto ‘Ti amo’! Senza stupide paure, senza domande! Il tuo cuore ti diceva di dirmelo e tu, nel tuo delirio, nella tua incoscienza da febbre alta, me lo hai detto! Non è normale Susi! Non deve essere così!” disse alzando nuovamente la voce. “Io voglio solo te! Nessun altro, ho solo bisogno di te!!! Io mi fido di te! Io riesco ad affidarmi completamente nelle tue mani senza avere stupide paure! Ti dico tutto di me, anche le cose di cui mi vergogno. Ma lo faccio perché sei tu, perché so che anche sapendo i miei segreti, non mi lascerai! Io sono a mio agio con te e in tua compagnia, mi sento sicuro come non mi sia mai successo! Però, allo stesso tempo, tu entri in una stanza, mi sorridi, e le mie ginocchia cedono!”.
 
“Nick stava aprendo il suo cuore con me, come non aveva mai fatto in vita sua… Tutto questo rancore, questa rabbia, portati dentro per tutti i mesi in cui aspettava di sentirmi dire solamente quelle due, piccole parole. In quel momento, vedendo i suoi occhi lucidi dalla rabbia, e l’espressione furibonda, sentii le mie paure venire meno. Comportandomi in quel modo così immaturo, avrei senz’altro rischiato di perderlo. Non avrebbe potuto aspettarmi per tutta la vita. Lo osservai di spalle mentre continuava a ripulire il porcile nel nostro soggiorno e capii, finalmente che comportarsi così equivaleva a perderlo…”
 
“Non voglio perderti. Non voglio perché senza di te, perderei la me stessa che si è creata in questi mesi. E mi piace quello che mi hai fatto diventare. Mi piace tutte le cose che fai per me, anche le più stupide. Mi hai fatto diventare sicura e confidente, e mi piace essere così. Non voglio più essere timida e diffidente. Mi stai facendo diventare una donna ogni giorno di più.  Sei sempre stato nel mio cuore, ed ogni giorno che passa, ti amo sempre di più. Anni fa credevo di essere innamorata, ma adesso ne sono sicura… Nick, ed essere riuscita ad averti, mi porta a temere di svegliarmi e perderti…”. Il ragazzo aveva smesso di riordinare e si era fermato ad ascoltare quello che la ragazza aveva da dirgli. Susi lo aveva visto irrigidirsi durante il suo discorso, ma quando non si voltò, senti le lacrime riempirle gli occhi.
Nick scosse la testa, poi sollevando il sacco nero, si avviò verso la porta d’entrata senza degnarla di un’attenzione. Perplessa, la ragazza lo seguì brevemente, solo per vedersi la porta sbattuta in faccia. Coprendosi il viso con le mani, pianse, e girandosi su sé stessa, andò in cucina, per sistemare i piatti sporchi in lavastoviglie.
Quella era la prima litigata. Era la prima litigata furiosa che facevano in tutti gli anni che si conoscevano. Da un lato, però, non poteva di certo biasimarlo. In tutti quei mesi, lui non aveva avuto problemi ad esprimere i propri sentimenti, si vedeva chiaramente come, Susi, era diventata per lui anche la migliore amica. Migliore amica che stava sbagliando ogni approccio. Com’era ironica la vita. Una volta aveva sentito Nick, nella stessa situazione, ma a ruoli invertiti, con un'altra ragazza, ed ora era lui che non si sentiva abbastanza amato.
Alzò lievemente la testa, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e vide Nick rientrare. Non la degnò di uno sguardo e marciando in soggiorno, accese la sua Xbox e si sedette sul divano.
 
“Finii di sistemare le cose che erano rimaste in giro dalla nostra festicciola e andando in bagno, mi preparai per andare a letto. Ero veramente indecisa sul fatto di salutare Nick o meno, ma decisi di mostrargli che per lo meno, ci provavo a fare un passo verso la rappacificazione. Andando in bagno, però, notai come la stanchezza era venuta meno dopo la litigata. E così pensai al fatto che probabilmente potevo continuare a sistemare il mio book, prima di mettermi a dormire. Finendo di lavarmi i denti, aprii la porta del bagno per tornare in camera!”.
 
“Nick!” esclamò Susi sorpresa di vederlo fermo immobile fuori del bagno. Il ragazzo aveva nuovamente indossato la sua felpa rossa, ma restava in silenzio ad osservare la ragazza che richiudeva, titubante, la porta alle sue spalle. Con brutalità poi, la spinse contro il legno e si posò con il peso del proprio corpo addosso a lei, affondando le sue dita in quei lunghi capelli, posò con determinazione e aggressività le proprie labbra su quelle della ragazza. Presa alla sprovvista, Susi, non riuscì a reagire ad un approccio così deciso, così diverso.
Dopo pochi secondi, nei quali era troppo sorpresa per fare qualsiasi cosa, Nick si allontanò da lei, e continuando a mantenere una distanza praticamente inesistente tra loro due, la guardò negli occhi e sussurrò “Ma devo solamente incazzarmi per farmi dire ‘ti amo’ da te?”.
Susi lo guardò senza capire di cosa stesse parlando, poi, ricordandosi improvvisamente delle parole dette poco prima, lo fissò e gli sorrise.
Ma Nick non ricambiò il sorriso. Si chinò nuovamente verso di lei, e catturandola ancora una volta in un bacio, mettendole le mani sui fianchi, iniziò a spingerla verso la loro camera. Susi non riuscì a dirgli niente, ma chiudendo gli occhi, si limitò ad accettare quelle avance così differenti dal solito. Nick aveva bisogno di sfogarsi e, probabilmente questa parte così dominante che era venuta fuori, lo aiutava ad avere la conferma che Susi era solo sua.
Anima e corpo.
 “Devi guardarmi Susi…” parlò lui per la prima volta. “Voglio fare l’amore con te, non voglio più solo sesso… Voglio vedere quanto mi ami dai tuoi occhi…”. E non appena i grandi occhi di Susi, incontrarono i suoi verde acqua, morsicandosi il labbro, Nick sussurrò “Guarda solo me… nient’altro…”. E così, Susi riaprì gli occhi su di lui.
Si amavano, non si poteva dire diversamente. I loro occhi parlarono più di quanto avessero mai fatto loro due in quei mesi passati insieme. Per la prima volta, da quando Nick l’aveva fatta sua, avrebbero fatto l’amore, andando così ben oltre il piacere fisico. Sentivano, finalmente le loro anime connesse. Non erano solamente i loro corpi ad essere diventati uno solo, ma anche i loro cuori ed i loro sentimenti.
 
Restarono in silenzio, stretti l’uno all’altra continuando a fissarsi, per qualche momento. Poi Nick, inumidendosi le labbra, uscì da lei e si alzò senza dire una parola, raccogliendo i suoi vestiti si voltò ed se ne andò.
Sorpresa e ferita da quello che era appena successo, lentamente e cercando di non piangere, Susi si sedette sul letto e incominciò a rivestirsi.
 
“Che questo fosse la fine del nostro sogno? Quella fu la prima volta in cui non mi disse ‘ti amo’ e improvvisamente capii cosa aveva attraversato il suo cuore durante tutti questi mesi…”.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
“C’è da dire, che Nick incazzato mi fa una paura allucinante…” borbottò Steph seduta sulle gradinate del piccolo campetto da basket dove gli amici erano riuniti per la solita partita mensile.
“Ti giuro, quando mi ha lanciato quell’occhiata, credevo di vedermi polverizzata al suolo…” continuò Kia sorseggiando la sua bottiglietta di Coca.
Sospirando pesantemente Susi confermò le loro parole. “Io Nick non l’ho quasi mai visto arrabbiato. Sì certo, è lunatico e spesso scende dal letto con il piede sbagliato, però, è sempre gentile e disponibile, specialmente con me…”. Guardando le sue amiche abbassò la testa. “Era davvero arrabbiato l’altra sera. Senza contare il fatto che è riuscito a dirmi quando fosse ferito per il mio comportamento…”.
Steph, Kia e Villy, si guardarono furtivamente.
“Ha dato fuori perché non gli hai mai detto ‘ti amo’?” domandò Kia diretta.
Susi annuì lentamente. Le quattro ragazze restarono in silenzio per qualche istante, fino a quando Kia, non ricominciò il discorso.
“E’ comprensibile Susi, non puoi rimanerci male. Sono passati quasi quattro mesi da quando Nick te lo ha detto la prima volta… e tu niente… a farti un sacco di pippe mentali perché troppo cogliona per ammettere che lo ami tantissimo…”.
Susi non disse niente, e restò a fissarsi le mani.
“Paure del tutto inutili Susi, perché Nick vive per te… io non ho mai visto un ragazzo così innamorato e devoto come lui! Sono sicura che se lo pugnalassi alle spalle, lui sarebbe così fesso da perdonarti e riprenderti subito, anche solo con un tuo sorriso. Sai quante ragazze, vorrebbero un fidanzato come quello? Siamo oneste… Ha fatto bene a darti una rigirata, perché da tua amica, non posso che appoggiarti in ogni scelta, anche se sbagliata, lo sai che né io, né le altre, siamo qui per giudicarti… però… Sbagliavi Susi. Andando avanti così, avresti seriamente rischiato di perderlo. E avresti perso una cosa davvero meravigliosa…” disse Steph posando una mano sulla spalla dell’amica. “Sei la sua vita Susi, e non esita a nasconderlo…”.
“Adesso raccontaci cosa è successo dopo che ce ne siamo andate… se vuoi Susi, siamo qui per parlare con te…”.
 
“Così, iniziai a raccontare quello che era successo tra di noi. Non c’era molto da dire, non me la sentivo di parlare dei pensieri così intimi di Nick, non l’avevo fatto nemmeno nella lettera a  Xander spedita quella mattina stessa…
 
…In tutti gli anni in cui ci conosciamo, noi due non abbiamo mai litigato. Certo, ci sono stati dei bisticci, ma nulla di così serio. Mai ci siamo urlati contro, ed il modo in cui lui mi ha riversato addosso la sua rabbia, mi ha letteralmente spezzato il cuore. Non posso dargli colpe, però, perché lui ha sofferto. Ha sofferto perché non avevo il coraggio di farlo felice, non ero abbastanza donna da ammettergli il mio amore. Non ero abbastanza adulta da avere il coraggio di appoggiarmi a lui, di cercare nel mio uomo il sostegno che mi serviva. L’ho chiuso fuori dalla mia vita, mentre lui, davanti ad ogni porta chiusa, me ne apriva una nuova del suo cuore. E neanche mi accorgo che quando sono senza pensieri e non rifletto, quelle parole scivolano fuori dalle mie labbra naturalmente. E mi sento terribilmente in imbarazzo ad ammettere che mi fanno sentire bene. Dirgli ‘ti amo’ mi fa sentire viva… ma ho paura di aver capito questo troppo tardi…
 
Tutto quello che ci eravamo detti quella sera, erano rimasti tra me e lui. Era troppo personale da dividere con qualcuno. Sia che fossero le mie migliori amiche, si che fosse un perfetto sconosciuto. Con Xander, però, mi ero trattenuta dal parlare di Alex. Non volevo lasciarmi andare troppo su pensieri e considerazioni sul ragazzo. Potevo benissimo ammettere che Alex era un ragazzo aitante, colto, molto bello, insomma, il classico ragazzo per cui una donna perderebbe la testa, ma in tutto quel trambusto, in tutta quella confusione che il mio cuore provava per Nick, Alex restava solamente un buon amico… se possiamo arrivare a tanto per definirlo.
Nel racconto alle mie amiche, non tralasciai, però, il fatto che le cose tra me e Nick, non erano tornate ad essere rose e fiori. Certo, ci parlavamo, ma il ragazzo pareva trattenersi. Io ne soffrivo, ed ero più che certa, che guardando quegli occhi tanto chiari che riflettevano la sua anima, vedevo soffrire anche lui”.
 
Tutte e tre le ragazze, restarono in silenzio per qualche istante, anche quando il racconto terminò. Susi non si aspettava che tutto ad un  tratto prendessero le sue difese, però, in quel momento come non mai, si aspettava dei consigli. Non sapeva cosa fare, non sapeva come prendere Nick, come farsi perdonare delle sue stupide paure. Dall’altro lato, inoltre, non sapeva neppure cosa fare con Alex. Di certo non voleva essere lei a creare dei problemi nel gruppo di amici, ed essere la causa di una contesa tra due ragazzi, le pareva il modo più idiota per finire delle amicizie.
Vociferando i suoi pensieri e guardando le amiche, borbottò “Posso solo sperare che per qualche tempo, Nick ed Alex non si incontrino. A Nick l’incazzatura non è ancora passata del tutto e non vorrei litigassero ancora!”.
“Che fighi a picchiarsi per te!” esclamò Kia sorniona.
“Se vuoi facciamo scambio volentieri… vi ho già detto che Alex sotto quel punto di vista non mi interessa…” disse nuovamente Susi.
Villy guardò l’amica ed a Susi, sembrò di notare una vena di compassione nei suoi occhi. Dopo qualche istante, di nuovo silenzio, la ragazza si decise a domandare. “Cosa c’è? Perché mi guardate come se vi facessi pena?”.
Schiarendosi la voce, Steph guardò velocemente le altre, prima di rivolgersi a Susi. “Penso proprio che le strade di Nick ed Alex si incroceranno nuovamente stasera…” ed indicando il campetto da basket, Susi si voltò e notò i due ragazzi arrivare in campo da due spogliatoi diversi…
Scuotendo la testa, si sfregò il viso con le mani e sospirò.
“Ha inizio lo spettacolo…” borbottò Kia evitando di farsi sentire da Susi…
 
“Dai David, fai l’arbitro!” esclamò Kekko lanciando la palla ad un suo amico.
“Gioco pulito, mi raccomando!” esclamò David, posizionandosi al centro del campetto. “Ogni tanto vi dimenticate che è solo una partita tra amici…”.
“Nick, salta ben in alto a prendere quella palla!” gridò Luca da dietro. Voltandosi brevemente in direzione del ragazzo, Nick annuì. “Voglio vincere, vai tranquillo…”.
Chinandosi, per allacciarsi una stringa, notò il giocatore dell’altra squadra prendere posto davanti a lui.
“Pronto a perdere ami…” ma le parole gli morirono in gola, quando, una volta alzato, si ritrovò davanti Alex.
“Sei troppo competitivo, Nick… bisogna saper perdere…” replicò il ragazzo spostando poi la sua attenzione su David.
Chiudendo le mani a pugno, Nick sentì la rabbia crescere. Lanciando una veloce occhiata sugli spalti e notando Susi che lo osservava, decise di provare a calmarsi. Portando a sua volta l’attenzione su David, si ritrovò a borbottare “Ma tra i due sembra sempre che la vittoria sia mia…”.
Alex spostò i suoi occhi castani sul ragazzo di fronte di lui. L’attenzione di quest’ultimo era rivolta a David, che, invano, tentava di riportare l’ordine tra gli amici.
“Allora infrangerò tutti i tuoi sogni, dicendoti che tu ci hai interrotti solamente dopo che io ero riuscito a baciarla…” senza aspettare una risposta, e neanche osservare la reazione di Nick, Alex si voltò giusto in tempo per vedere David portarsi il fischietto alle labbra e prepararsi a lanciare la palla.
Quando la palla, fu in aria, Nick, si ritrovò a saltare più in alto di quanto avesse mai fatto. Prendendo il pallone, prima ancora che Alex potesse accorgersi di cosa fosse successo, Nick era ritornato saldamente sui suoi piedi.
Gli occhi verdi acqua erano puntati su di lui e Alex non si rese conto di quello che stava per succedere.
“Fottuto bastardo, questa volta ti ammazzo!” esclamò Nick tirandogli il pallone dritto sul viso.
Offuscato dal dolore, Alex barcollò portandosi le mani sul naso. Fece appena in tempo a stabilizzarsi, in piedi, che si sentì scaraventato a terra dall’altro ragazzo, che gli si era lanciato addosso a peso morto.
“Ti avevo avvertito!” gridò Nick, ma quando fece per alzare il pugno e colpire Alex, non si aspettò la reazione che arrivò da parte di quest’ultimo.
“Figlio di puttana!” eslcamò Alex, anticipandolo e quando riuscì a muoversi meglio, dopo essersi divincolati per tentare di colpirsi, con una testata, prese Nick in pieno sulla gota sinistra. Spingendoselo via dal proprio corpo, Alex si rialzò e guardò a terra il biondo che in ginocchio, tentava di controllare il dolore.
Avvicinandosi, Alex si preparò ancora a colpirlo, ma Nick, non appena l’altro fu abbastanza vicino, si alzò di scatto e con una spallata a peso morto, lo colpì in pieno stomaco, facendolo retrocedere di qualche passo. Approfittando del momento di debolezza, Nick lo picchiò nuovamente, con un pugno in pancia, che si ritrovò restituito, pochissimi secondi dopo.
“Sai fare solo questo per lei?” lo provocò Alex, alzando nuovamente il pugno e colpendolo in pieno viso. Ricevuto il colpo, Nick non si fece piegare dal dolore, ma alzando la mano destra, gli tirò un violento pugno, colpendolo appena sotto l’occhio.
“Almeno io posso fare qualcosa per lei!” sibilò Nick, asciugandosi il sangue che gli colava dalla faccia. I due ragazzi restarono a guardarsi cupi per qualche secondo, e quando entrambi si mossero nuovamente per rincominciare a picchiarsi, i restanti amici si misero in mezzo per separarli.
“Santo Dio, Nick, ma che ti prende in questi giorni?” chiese Kekko, che ancora una volta era andato a bloccare l’amico. “Ma siete diventati scemi?” e guardò in direzione di Alex.
“Guardala ancora e ti giuro che la prossima volta, ti becco senza nessuno a separarci!” urlò Nick dimenandosi e fissando con odio il ragazzo poco più distante da lui.
“Farò di tutto per portartela via! Credi che io non possa darle quello che hai provato a darle tu?” replicò Alex tentando di ribellarsi dalla stretta di Luca.
Con una forza fuori dal normale, Nick si liberò immediatamente dall’amico che lo teneva fermo e incominciò e si diresse furibondo verso Alex.
“Nick, che cazzo fai, fermati!!!” domandò David mettendosi in mezzo.
“Spostati, non voglio picchiare anche te!” lo minacciò Nick fissandolo con gli occhi gelidi.
In quei brevi istanti, Alex a sua volta, riuscì a scrollarsi Luca di dosso. Sapeva bene che i suoi muscoli erano molto più in vantaggio rispetto a quelli di Nick, ed aveva tutte le intenzioni di porre fine alla vicenda. Non aveva tirato fuori tutta la sua forza, per non far troppo male a Susi, ma adesso quel biondino stava esagerando.
Asciugandosi brevemente il labbro sanguinante, si preparò a dare un pugno a Nick, quando notò quest’ultimo spostare in malo modo David dal suo cammino.
“Non ci provare bastardo!” urlò Nick notando le intenzioni di Alex, e riuscendo a schivare il suo destro, gli sferrò un pugno in pieno viso. Rimase a dir poco troppo sorpreso, quando Alex, prendendolo dietro al collo, lo abbassò lievemente e gli tirò una ginocchiata in pieno stomaco. Quando Nick, si ritirò lievemente senza fiato e sopraffatto dai dolori, l’altro ragazzo ne approfittò nuovamente e gli tirò prima un pugno vicino all’occhio e poi un altro, nuovamente nello stomaco.
Nick si ritrovò a cadere per terra.
“Non ne hai ancora abbastanza, vero? Vuoi che ti mando all’ospedale proprio davanti ai suoi occhi?” e prendendolo per la maglietta senza maniche, Alex lo alzò ancora, pronto a colpirlo.
Quando si mosse per picchiarlo, però, riuscì a stento a fermarsi, vedendo Susi lanciarsi in mezzo a loro. Gli scacciò via la mano e Alex si trovò costretto a lasciar andare Nick.
“Basta Dio mio, siete impazziti??” chiese guardandolo brevemente, per poi girarsi preoccupata verso il suo ragazzo. Lo prese tra le sue braccia, e Nick appoggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo brevemente gli occhi. “Vieni Nick, andiamo a cercare qualcosa per medicarti…” e tentò di farlo alzare. Nick però, una volta tornato sui suoi piedi, la prese per le spalle e la spostò. “Non ho ancora finito…” borbottò tornando a fissare Alex.
Ma Susi, pestò il tacco sul parquet della pista da basket e marciò in mezzo a loro due.
“E invece avete finito entrambi! Ma dico io! Siete andati fuori di testa? Mi spiegate perché dovete pestarvi come due bestie?” chiese mettendosi le mani sui fianchi. “Siete ridicoli!”.
Seriamente, poi, spostò lo sguardo da un ragazzo all’altro. “Non so cosa vi siate detti per iniziare a pestarvi così, ma Alex… io amo Nick, e non penso che questo sentimento cambierà mai…”.
Togliendosi nuovamente il sangue dal labbro, Alex guardò a terra. “E’ un perdente Susi, è talmente insicuro che per cementare il suo territorio deve ricorrere alle mani!”.
“Sarà un perdente, ma almeno è il mio perdente, e qualsiasi cosa faccia, so che la fa per me… ti ho già detto come stanno le cose, quindi, ti prego, smettila…” e senza aspettare una risposta, si voltò verso Nick e prendendolo per una mano, se lo trascinò dietro, portandolo verso gli spogliatoi.
 
“Mentre camminavamo attraverso la palestra, tutti intorno a noi stavano in silenzio. Ammetto che la mia reazione era stata molto lenta, però ero rimasta a dir poco interdetta nel vederli saltarsi addosso praticamente prima che iniziasse la partita. Noi ragazze, dagli spalti li avevamo guardati a bocca aperta, a parte Kia, che ogni tanto lanciava qualche commento idiota, perché nessuno si aspettava una cosa del genere. Non era modo di fare. Avevo notato che si erano scambiati qualche parola, ma, da lontano, parevano civili. Vedere Nick prendere la palla e lanciargliela in faccia, mi aveva lasciata sorpresa, e non piacevolmente… La sorpresa, però, ben presto lasciò il posto alla rabbia. Alla rabbia verso entrambi i ragazzi, che sembravano tutto, fuorché uomini. Nel momento in cui iniziarono a urlare frasi, di cui la protagonista ero senza ombra di dubbio io, la rabbia si tramutò in voglia di andare a picchiarli con le mie manine fresche di manicure… Di una cosa sola ero certa: nessuno dei due l’avrebbe passata liscia!”
 
“Ma cosa fai, Nick? Sei andato fuori di testa? Con quella pallonata avresti potuto rompergli il naso!” esclamò Susi alzando la voce, una volta entrati negli spogliatoi.
Al posto di sedersi, Nick si voltò in sua direzione. “Perché cazzo non mi hai detto che lo hai baciato!” gridò lui livido.
“Mi ha baciato lui Nick, io l’ho respinto… Ma cavolo, fidati se ti dico che non mi interessa! Ci sei solo tu per me! Ci sei sempre stato! Lo so che non te lo dico praticamente mai, però ho iniziato a prendere confidenza con i miei sentimenti per te e non ho più paura ad esprimerli!” replicò Susi, spostandosi i lunghi capelli scuri dalla spalla.
“Perché non me lo hai detto?” ripeté Nick alzando le mani al cielo.
Sbuffando e posando la borsa rossa con i manici che teneva in mano, su di una panchina, lei replicò “Non volevo ferirti più di quello che stavo già facendo, Nick. Posso assicurarti che io ci sono rimasta malissimo per quello che ha fatto, però ho messo subito in chiaro la situazione. Se poi non vuole capire, i problemi sono solo suoi!”.
Senza sapere cosa rispondere, Nick si pulì con le mani la faccia e tolse il sangue dai tagli, sedendosi accanto al suo borsone.
“Spero di averlo conciato male tanto quanto lui ha conciato me…” borbottò massaggiandosi lo stomaco dolorante.
Scuotendo la testa, Susi riprese la borsa e frugandoci dentro, si avvicinò al ragazzo. “Vuoi andare all’ospedale?” chiese preoccupata prendendo il suo fazzoletto ricamato.
Nick rise lievemente. “Non sto poi così male…” e si sedette comodamente, guardando Susi dirigersi verso il reparto docce dello spogliatoio. Una sonora risata, però, gli scappò sentendo i ragazzi presenti nell’altra stanza urlare come delle femminucce, quando la videro entrare. Il dolore però, era ancora troppo forte da permettergli di ridere e così, piegandosi in avanti, respirò a fondo.
“Scusate!” urlò Susi rivolta ai ragazzi e uscendo dalle docce. “Diamine Nick, potevi avvertirmi che ci sono dei ragazzi nudi di là!”.
“Siamo negli spogliatoi maschili, piccola, che ti aspetti?” replicò lui, e vedendola avvicinarsi con il fazzoletto bagnato in mano, si alzò e si risedette appoggiandosi allo schienale. Aprendo lievemente le gambe, le permise di avvicinarsi il più possibile, posizionandosi tra esse.
“Sei uno stupido…” borbottò Susi alzandogli il viso ed iniziando a ripulirgli le ferite. Chiudendo gli occhi brevemente, sorpreso dal dolore, Nick li riaprì quasi subito e restò fissarla mentre concentrata lo medicava come poteva. “Dopo cerchiamo del disinfettante…”.
Inumidendosi le labbra, Nick bisbigliò “Ho paura di perderti anch’io Susi…”. La ragazza si fermò e lo fissò negli occhi. Sentendo le guance andare a fuoco dall’imbarazzo, Susi abbassò lievemente lo sguardo, ma subito, accorgendosi di essere troppo permissiva, si schiarì la voce e tornò a guardarlo.
“Ma potevi farti male… e cosa avrei fatto se ti fosse successo qualcosa?”.
“Mi davi perdente?” domandò lui alzando lievemente le sopracciglia, ma quando non la vide sorridere, capì quanto si fosse preoccupata la ragazza. “Susi, non mi è successo niente… se faccio qualcosa, specialmente per difendere te, trovo la forza dal nulla…”.
“Ma Alex è più grosso di te! È più alto ed è anche più muscoloso! Dai Nick, voi ragazzi siete sempre dietro a chiedergli cosa fa in palestra e quante ore ci sta, dovresti essere il primo a saperlo! È stato idiota quello che hai fatto, non ci sono spiegazioni e non tentare di trovarle!” esclamò lei alzando lievemente la voce, prima di posare con più decisione il fazzolettino sull’ennesima ferita sul volto del suo ragazzo.
“Ahia Susi!” urlò Nick, con tono ben poco maschile.
“E’ quello che ti meriti, asino!” replicò lei imbronciata.
Entrambi restarono in silenzio per qualche momento, poi Nick, nuovamente parlò, non curandosi dei ragazzi che uscivano dalle docce ed entravano nello spogliatoio per cambiarsi. “Hai detto di amarmi… e lo hai fatto davanti a tutti…” e togliendosi le mani dalla faccia, si alzò e prendendola tra le braccia, la baciò.
“E vai, amico!” esclamò un ragazzo mentre altri intorno fischiavano, e ridendo, Susi diede delle pacche sulle spalle a Nick per farlo allontanare.
“Oh ma dai! Continuate pure!” disse un altro asciugandosi i capelli con un asciugamano.
Forzandola a restare attaccata alle proprie labbra, Nick le prese il viso tra le proprie mani. Dopo qualche secondo, però, continuando a sentirla opporre resistenza, decise di allontanarsi e risedersi al proprio posto.
Un coro di disapprovazione si levò intorno a loro e Susi, rossa in volta, si risistemò i capelli con le mani, come se non fosse successo nulla. Con nonchalance, riprese a medicare Nick.
“Sei un esibizionista…” mormorò lei e il ragazzo rise lievemente.
Susi notò come Nick rimase in silenzio per qualche istante, e vedendolo morsicarsi il labbro inferiore gli chiese con sarcasmo “C’è qualche problema che ti affligge?”.
Non fu assolutamente preparata alla risposta che ricevette.
“Voglio che non vai più a quel cazzo di corso…”.
 
“Il mio cuore si spezzò, e penso che tutto lo spogliatoio lo sentì, perché calò il silenzio totale… ma potevo fare solamente una cosa, se questo voleva dire vederlo felice…”
 
“Va bene…” sussurrò Susi sentendo le lacrime crescere.
Porre fine a quel corso, significava dire addio al sogno di una vita, ma se Nick glielo chiedeva, allora era disposta a farlo. Non voleva dargli ulteriori dispiaceri o preoccupazioni e dopotutto, lui non le aveva mai chiesto niente, quindi era il minimo che potesse fare…
Sorpreso nel sentire quella risposta, Nick restò parecchi secondi incapace di rispondere e poi, passandole le braccia intorno alla vita, la ringraziò, posando il viso ormai ripulito sul grembo della ragazza la sentì sospirare. Lo sapeva che quello che le aveva chiesto era davvero tanto, ma mai si sarebbe aspettato che lei accettasse.
Alzandosi, le baciò la fronte. “Vado a farmi la doccia…”. Prendendo il suo asciugamano, lasciò Susi ad osservarlo mentre si allontanava. Fermandosi sulla soglia della porta, il ragazzo si voltò nuovamente verso di lei. “Domani mattina usciamo e ti compro un altro cappottino…” sussurrò mortificato.
A quelle parole, confusa, abbassò lo sguardo e vide il suo splendido cappottino bianco coperto di macchie di sangue. A quel punto, amare lacrime le offuscarono la vista e girandosi su sé stessa, uscì marciando dallo spogliatoio, senza degnare nessuno di uno sguardo…
 
Ad attenderla fuori dalla porta, vi era il gruppo quasi completo di amici. Susi notò immediatamente l’assenza di Alex.
“Perché piangi?” domandò Kia preoccupata vedendola singhiozzare. Lasciandosi prendere tra le braccia, Susi pianse. “Mi ha chiesto di lasciare il corso d’arte…”. Tutti gli amici presenti si guardarono in faccia. Immediatamente, i ragazzi, con la scusa di tornare in palestra a giocare, si volatilizzarono nel nulla.
“Che bastardo, eppure sa bene cosa vuol dire per te quel corso!” disse subito Kia, ma Villy la fermò. “E’ geloso… ha agito d’impulso, perché non vuole perderla, non puoi biasimarlo Kia…”. “Cosa gli hai detto?” chiese Steph dandole un fazzoletto. Soffiandosi il naso ed asciugandosi gli occhi, facendo attenzione che il mascara non colasse, si ritrovò ad annuire. “Non avevo scelta…”. Le altre tre tacquero, ma subito Susi, mugugnò qualcosa di incomprensibile.
“Che ha detto?” domandò Kia guardando Steph. Villy scosse la testa.
“Ha detto di guardare il suo povero cappottino bianco…” e le tre ragazze abbassarono lo sguardo su quello che era stato un candido cappotto avorio, ed ora era a pois per via delle chiazze di sangue lasciate dalle ferite di Nick.
“Cosa succede?” chiese proprio il ragazzo spuntando dal nulla.
“Parli del diavolo…” borbottò Kia, ma osservando il viso conciato e pieno di ferite, gonfiature e lividi di Nick, si morsicò la lingua.
“Piange per il cappottino bianco…” mentì Villy. Steph e Kia la guardarono come se avesse tre teste. Non l’avevano mai e poi mai sentita mentire.
 
“C’è una prima volta per tutto…”.
 
Nick preoccupato, lasciò cadere il borsone e si diresse di corsa verso Susi. “Ti ho già detto che domani ne compriamo un altro, piccola. Te ne regalo due, ma ti prego Susi, non voglio vederti piangere…”. Asciugandosi ancora il naso con il fazzoletto, Susi annuì e tentò di calmarsi, mascherando il suo vero problema. Prendendo per mano Nick, salutò le sue amiche e lentamente iniziò a dirigersi verso l’uscita dell’impianto sportivo. Dopo qualche passo, però, il ragazzo, passandole un braccio intorno alle spalle, si appoggiò lievemente a lei in cerca di aiuto.
“Ti fa male, ammettilo!” borbottò Susi tentando di sorreggerlo come meglio poteva.
“No… voglio solo abbracciarti…” replicò lui baciandole la testa.
“Bugiardo!” esclamò lei.
Arrivati alla macchina, Nick, stranamente non oppose resistenza quando Susi gli domandò le chiavi. Salendo al posto del passeggero, lui si allacciò la cintura e voltandosi lievemente verso la portiera, chiuse immediatamente gli occhi.
Susi prima di uscire dal parcheggio, gli lanciò una veloce occhiata ed un sospiro, misto tra delusione e preoccupazione, le sfuggì dalle labbra. Sfiorandogli la mano con la propria, si accorse come il ragazzo era già addormentato.
Sostenere una scazzottata come quella doveva avergli portato via non solo forze fisiche, ma anche mentali, stressandolo così il doppio di quello che avrebbe fatto una normalissima partita di basket. Silenziosamente, si riavviò verso casa, pensando a quello che era successo pochi attimi prima. Tutto non stava andando bene. Tutto stava prendendo una piega che a lei non piaceva.
 
Sentendosi scuotere lievemente, Nick aprì gli occhi solo per essere accolto dall’immagine si Susi che tentava di svegliarlo il più dolcemente possibile.
“Vieni Nick, saliamo… almeno puoi andare a letto…”. Il ragazzo provò a muoversi, ma il dolore delle ferite, sembrava accentuato.
“Nick, vuoi farti aiutare?” domandò lei seccata mettendosi le mani sui fianchi.
Abbandonandosi sfinito nel sedile, Nick annuì e si fece aiutare per uscire dalla macchina, passando un braccio intorno al corpo più piccolo di Susi, che tentava di dargli una mano per fargli sentire il minor dolore possibile. Chiudendo la portiera e la serratura dell’auto la ragazza si voltò ancora verso di lui e passandogli un braccio intorno alla schiena, lentamente si avviò sostenendolo al meglio verso l’ascensore del palazzo.
Susi, mentre lo sorreggeva, sentiva chiaramente i suoi occhi puntati addosso, ma, in tutta franchezza, non aveva molta voglia di parlargli. Nick, però, non pareva della stessa idea e così, rallentando il passo, la costrinse a fermarsi. “Ho cambiato idea sul corso Susi…” iniziò lui e notò  immediatamente un’espressione di stupore dipingersi sul suo viso.
“Ma…” iniziò lei, ma il ragazzo la fermò.
“Lo so che non piangevi per il cappottino bianco, e non voglio esser io la causa che ti spinge ad abbandonare una cosa che adori. Senza contare che tu non me lo chiederesti mai… Non voglio farti soffrire, sono stato egoista, ma sono geloso da morire! Ho agito d’impulso ed infatti, adesso, sono qui a tentare di rimediare al mio errore. Ti ho guardato in faccia ed ho capito subito che qualcosa non andava… ti ho letto negli occhi che mentivi… e non voglio che questo succeda. Adesso sei riuscita ad aprirti con me, se io mi comporto così, rischio di ferirti… Se io ti faccio incazzare, ti chiedo di fare qualcosa che tu non vuoi, devi avere le palle di dirmi di no! Devi pestare il piede contro di me… facendo così, mi aiuti a sapere se mi comporto nel modo giusto… Perché mi hai detto di sì prima, quando invece avresti voluto urlarmi in faccia di no?” sussurrò lui.
“Perché ti amo Nick… voglio vederti felice…” replicò con semplicità Susi, ed alzando una mano del ragazzo nella sua, notò come anche questa era piena di tagli e graffi. Portandosela alle labbra, iniziò a baciare lievemente le ferite. Un brivido di sollievo, percorse Nick, che restando in silenzio ad osservarla mentre si occupava delle sue ferite, si ritrovò ad implorare.
“Ti prego solo di non scegliere lui…”.
A quelle parole, Susi, alzò i suoi occhi fissando quelli di Nick “La mia scelta sei solo tu…”. Prendendogli il viso tra le mani, si alzò in punta di piedi ed iniziò a baciare ogni singolo taglio e livido che violavano quella meraviglia.
Il bruciore che invase Nick quando le labbra di Susi lo toccarono, ben presto svanì ed i mugugnii di dolore, ben presto lasciarono il posto a sospiri di piacere. Sapere che lei era lì, pronta a prendersi cura di lui, anche in un momento in cui esprimeva tutta la sua debolezza, fu abbastanza per fargli dimenticare tutte le sue preoccupazioni.
“Non fare così Susi… mi stai eccitando da matti…” borbottò Nick ridendo. “Non sono proprio in forma per fare gli approccioni…”.
Ridendo Susi lo lasciò andare, e ripassandosi il suo braccio intorno alla vita, entrò in ascensore. “Vorrà dire che stasera faccio tutto io!” replicò ammiccando lei e rise a sua volta vedendo Nick arrossire.
Il ragazzo le passò un braccio intorno alle spalle e nonostante i dolori al torace, accettò l’abbraccio che Susi gli restituì.
“Ti amo piccola…” parlottò lui baciandole la testa.
“Ti amo anche io…” rispose lei per la prima volta e sentì chiaramente, attraverso la sottile felpa blu che indossava il ragazzo, come i battiti del cuore di Nick aumentarono notevolmente.
“E’ bello dirtelo…” ammise Susi e lui replicò “Ed è bellissimo sentirtelo dire…”.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, entrambi uscirono, sollevati per il fatto di essere riusciti a superare questo primo momento che aveva causato loro tanti stupidi e inutili, problemi.
 
“Tutto è bene quel che finisce bene…”.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
“Il lunedì successivo all’incontro di boxe, verso l’una del pomeriggio, abbandonai il mio lavoro e marciai diretta verso il liceo artistico.”.
 
Non badò al vento gelido che le tagliava le guance, che le scompigliava i lunghi capelli scuri. Stringendosi di più nel suo cappotto rosa antico, legandosi saldamente la sciarpa intorno al collo e abbassando il cappello sempre di più cercando di non spettinarsi troppo, varcò i cancelli del liceo e avanzò sicura verso la mensa.
Non fece particolarmente rumore, anzi, tentò di non destare la minima attenzione quando entrò nel refettorio, ma notò immediatamente come molte ragazze e qualche ragazzo, fermarono le loro attività ed iniziarono a parlottare tra di loro guardandola.
 
“Stavo diventando paranoica, eppure ero convinta che in quella mensa stessero parlando di me…”.
 
Notò Alex mangiare un panino seduto ad un tavolo dall’altra parte del locale e così, dirigendosi a passo sicuro verso di lui, si tolse i guanti color panna e li lanciò sul tavolino.
“Laureato, sembri pure una persona molto colta a guardarti Alex, eppure, mi chiedo se il cervello ti funzioni o meno!” disse Susi indignata.
Sorridendo lievemente, il ragazzo chiuse il libro che stava leggendo ed alzò gli occhi.
“Buon giorno anche a te, raggio di sole!” esclamò Alex addentando il suo panino. “Bel cappottino, nuovo?”.
Corrugando le sopracciglia, Susi replicò “Non fare il simpatico… perché se non mi facessi pena per tutti quei tagli che hai sulla faccia, ti mollerei anche io un destro sul naso!”.
“Magari mi faresti più male tu, di quella ragazzetta del tuo fidanzato!” disse Alex in tono di sfida.
Susi lo squadrò per qualche istante. “Era proprio il caso di dirglielo?”.
Alex sorseggiò la sua acqua e poi, si asciugò le labbra con un tovagliolino. “Forse servirà a fargli abbassare la cresta. Ti dà talmente per scontata che è ridicolo!”.
Battendo la mano sul tavolo, Susi lo fissò negli occhi scuri. “Smettila Alex, di parlare in questo modo di Nick, perché non se lo merita…”.
“Allora io mi merito la sfuriata che mi ha fatto a casa tua? Non stavo facendo niente, Susi, stavo solo tentando di parlarti. Non avevo intenzione di fare niente, perché tu mi avevi chiesto chiaramente di desistere. E lui arriva e dà fuori di tesa. Bene, se deve comportarsi così, anche io metterò da parte ogni buon proposito!” la interruppe Alex alzandosi e prendendo il vassoio con i piatti sporchi.
“Che vuol dire?” chiese Susi titubante.
“Vuol dire, Susi, che non smetterò di farti la corte, ne tantomeno di volerti e dopo questo suo cazzo di comportamento, la poca voglia che avevo è scappata ulteriormente!”.
La ragazza lo osservò a bocca aperta “Sei senza cuore, Alex! Perché diavolo fai così! Con questo atteggiamento, non solo fai un torto a lui, ma fai del male anche a me! Io e te un futuro non possiamo averlo! Se fossi arrivato prima, un forse avrebbe potuto esserci, ma adesso no. Amo Nick, con il brutto carattere e tutti i difetti che si ritrova. Mi sembra, però, che questo concetto in testa non ti entri, perchè continui a farmelo dire e continui a fare finta di niente!”.
Guardandosi intorno, Alex ci mise qualche istante a replicare. Inumidendosi le labbra e sorridendole lievemente, disse “Abbasserei la voce se fossi in te, oppure porterei questa faccenda in un posto più riservato… stiamo dando ancora spettacolo…”.
Sbattendo le lunghe ciglia, Susi si ritrovò a scrutarsi attorno, notando tutti gli studenti con lo sguardo fisso su di loro. “Cosa vuol dire, ancora?”.
Girandosi su sé stesso, Alex si avviò verso una bidone dell’immondizia e Susi, a ruota, lo seguì.
“Guarda caso, venerdì sera, in palestra c’erano anche un paio di miei alunni che erano andati là per giocare a calcetto…”.
L’orrore si dipinse sul volto di Susi. “Vuoi dire che lo sanno tutti?”.
Le sorrise con fare strafottente. “Certo, siamo la notizia più calda della scuola. Il professore d’arte che fa a botte per una ragazza del suo corso…”.
“E tu non hai smentito?” domandò Susi incredula.
Alex sospirò e si voltò verso di lei, fissandola con i suoi occhi castani. “Cosa c’è da smentire? Ci hanno visto. Sono entrato a scuola con il viso pieno di tagli e lividi, un occhio nero… cosa gli dico, che sono caduto dal letto? Per favore Susi…”. Scuotendo lievemente la testa, sospirando la oltrepassò, pronto per dirigersi verso l’uscita della mensa.
“Ma…” iniziò a protestare, ma ancora una volta, il ragazzo si fermò e rigirandosi verso di lei, la interruppe.
“Niente ma… santo Dio, Susi, non tutto può ruotare intorno a te! Sia io, sia Nick abbiamo colpe per quello che è accaduto. Posso anche capire che tu ci sia rimasta male, ti sia spaventata… davvero non so cosa passa per la tua testa, ma fermati e pensa anche a me, solo per dieci secondi. Pensa a me, che torno a casa tutto pesto e tu non sei lì per curarmi le ferite. Posso anche non fartelo vedere, ma soffro… mi fa male sapere che probabilmente non ti avrò mai, ma questo non mi blocca dal tentare. Voglio provare anche io ad essere felice avendoti vicino. Non mi interessa se passo per un patetico stronzo, probabilmente saranno anche sforzi inutili, ma vederti ogni volta e sapere che non  posso averti mi uccide, ma c’è sempre una piccola parte di me, che spera che un giorno tu, finalmente ti accorga di me… Non voglio arrivare a chiederti di lasciare il corso, perché è l’unica cosa che ci accomuna ed è l’unico modo che ho di vederti senza nessuno a disturbarci, quindi per ora smettila e lascia la situazione così com’è!”. Per l’ennesima volta, si voltò per andarsene, ma accorgendosi che Susi provò nuovamente ad fermarlo, si girò ancora verso di lei e la guardò.
“Basta… perché se per farti star zitta, devo baciarti, sappi che non esiterò a farlo qui, davanti a tutte queste persone…” e sorrise tra sé vedendola richiudere immediatamente la bocca. Questa volta, quando si voltò per andarsene non ci furono più intoppi ed incurante di avere tutti gli sguardi della mensa addosso, uscì dirigendosi in classe per tentare di calmarsi un po’, prima dell’inizio della lezione.
 
Susi restò a fissare la porta dalla quale era uscito Alex per qualche minuto. Abbassando lo sguardo, si ritrovò a pensare alle sue parole. Non aveva idea che il ragazzo fosse tanto ferito dalla situazione. Situazione che lei stessa aveva vissuto per anni, senza trovare nessuna consolazione per il suo cuore ferito. C’era anche da aggiungere che lei era sempre stata innamorata di Nick, mentre questo di Alex, nonostante sembrava essersi preso una bella cotta, non poteva assolutamente essere niente di più profondo.
Sbuffando e girandosi su sé stessa, andò a sedersi al tavolino che fino a poco prima era stato occupato dal ragazzo. Delle ragazze sedute lì vicino continuavano a fissarla, parlottando tra di loro. Una di loro, senza curarsi di non farsi sentire, esclamò “Se io avessi quel figaccio a fare a botte per me, non esiterei a mollare chiunque per correre da lui… Povero professore, potrebbe di sicuro trovare di meglio…”.
Alzando gli occhi al cielo, Susi si girò verso di lei.
“Prenditelo pure! A no… scusa… non hai l’età per fartela con lui ragazzina, quindi vedi di star zitta e farti gli affari tuoi…” replicò Susi acida e chinandosi, prese la sua borsa ed iniziò a frugarci dentro, trovando la lettera di Xander che aveva ricevuto il giorno prima a casa dei suoi genitori.
Incurante di essere ancora il pettegolezzo della scuola, aprì la busta ed osservò il foglio con la famigliare grafia.
 
Cara Susi… sto provando con tutto me stesso a seguire i tuoi consigli, ma è difficile. E’ difficile guardarla e sapere che non è mia. Probabilmente con lei non avrò la minima possibilità, fa male sapere che i suoi sorrisi non sono rivolti a me e questa consapevolezza mi abbatte davvero tanto. So che io potrei essere perfetto per lei, ma il fatto è che non so come potrei offrirle la perfezione quando ce l’ha già. Il suo ragazzo con lei non fa mai un passo un falso. So che è quello giusto, e so probabilmente che non passerà molto tempo prima che lui le chieda di sposarlo. Sono innamorati, sai, e lo sono davvero tanto. Ho tentato di demordere, di desistere, ma è come se il mio cuore prendesse il sopravvento quando sono vicino a lei. Non ragiono più, vorrei solamente prenderla tra le mie braccia e baciarla. Sono i momenti in cui smetto di essere razionale. Lei non mi fa davvero capire più niente e, posso anche dirti che questa cosa mi spaventa, perché nessuna ragazza mi ha mai provocato tanto. Ma lei è giovane, frizzante, vera… E’ entrata nel mio cuore senza che io me ne accorgessi, senza sapere come è riuscita a farlo. E’ successo però. Ed anche se tento di combattere non riesco. Non riesco perché un suo sorriso mi ravviva la giornata, una sua parola e mi ritrovo a fluttuare nello spazio. Non sono più un ragazzino ormai, ma il fatto di non essere mai riuscito a provare questi sentimenti, rende il tutto ancora più speciale.
Non voglio mettermi tra lei e la felicità, ma come posso sapere se lei è davvero perfetta per me se non ci provo? Ti sembrerò un bastardo senza cuore, ma alla fine, sono solamente innamorato…
 
Nel leggere quelle parole, il cuore di Susi, all’istante si raddolcì.
 
“L’amore deve sempre trionfare…”.
 
Come poteva dirgli di demordere, quando era così innamorato? Come poteva infrangere il suo cuore, dicendogli quello che veramente pensava? Prendendo una penna ed un foglio di carta, si ritrovò a pensare attentamente alle parole da dirgli. Osservandosi intorno, ripensò alla situazione che si era creata tra lei, Nick ed Alex. Istintivamente voleva dirgli di demordere, ma si ritrovò a morsicarsi il labbro inferiore, riconsiderando tutto quello che le aveva appena scritto. Ironico come altre ragazze, in quello stesso momento, si ritrovavano nella sua stessa situazione. Divise tra due ragazzi. Corrugando lievemente le sopracciglia, Susi restò immobile a ripercorrere i suoi pensieri.
 
“Divisa tra due ragazzi? Ma che mi avevano messo nell’acqua?”
 
Nick. Lei era innamorata di Nick e basta. Non poteva mettere tutto in gioco solo perché era lusingata da avere un altro ragazzo a farle la corte. Anche se il ragazzo in questione era Alex. Aitante, colto, bello… disposto a fare a pugni per te con il tuo fidanzato. Drammaticamente sospirò. Da quando certi pensieri le giravano per la mente? Chinandosi lievemente sul foglio, iniziò a scrivere.
 
Ad essere completamente onesta con te, non so davvero cosa dirti. La parte razionale di me ti direbbe, ancora una volta, di lasciarla stare. Ma la parte romantica di me, ti inciterebbe a combattere per conquistare il tuo amore. Una situazione simile alla tua, purtroppo, è successa a me. Solo che quei due scellerati, hanno pensato a me come ad un trofeo ed hanno iniziato a fare a pugni. Non arrivare a fare questo. Ed è un consiglio spassionato. Sarà romantico, ma ti giuro che avrei preso a pugni entrambi, a mia volta. Perché ti dico questo? Perché nonostante io sia innamoratissima del mio ragazzo, quest’altro non mi è del tutto indifferente. Voglio dire. Non lo conosco molto. E’ il mio professore d’arte, ma è molto giovane e fa parte anche del mio giro di amici. Possiamo dire che è entrato molto silenziosamente nella mia vita, senza che io me ne rendessi conto. E’ simpatico, è molto, molto bello. Poi il fatto che sia laureato in arte è il massimo per me! E’ intelligente e riesce a portare avanti qualsiasi discorso… non saprei guarda… posso dire che è un degno avversario e che il mio moroso fa bene ad impegnarsi così per non perdermi.
Tornando ai discorsi seri Xander…
Lotta per quello che vuoi. Alla fine qualcuno soffrirà comunque, ma almeno sai che ci hai provato. Se lei è così importante, devi dimostrarglielo, chissà che anche questa ragazza non abbia un debole per te…
 
Posando la penna sul tavolino, Susi restò pensierosa a rileggere le proprie parole. Da quando Alex era entrato così nei suoi pensieri? Da quando lo riteneva così tanto carino, ed un così degno rivale di Nick?
Nick… immediatamente un senso di colpa la invase. Non accettava il tradimento e non lo giustificava. Ma allora, perché il solo pensiero di avere una minima attrazione verso Alex, la faceva stare tanto male? Lentamente, il viso di Nick, che fino a quel momento aveva avuto il primo posto nel suo cuore, iniziò a confondersi con quello di Alex. Gli occhi si mischiarono, i sorrisi si sovrapposero.
 
“Come potevano tutti questi sentimenti tanto confusi, esplodere così all’improvviso? Avevo sempre ritenuto Alex un ragazzo carino, molto carino, però arrivare da questo al considerarlo una ‘cotta’ mi sembrava esagerato e molto strano. Quello che più mi sembrava strano, era il fatto che per molto tempo, anche qualche tempo prima di mettermi insieme a Nick, i ragazzi non li vedevo proprio. Esisteva solo lui, vedevo solo lui. Nessun altro. Ma adesso, tutto stava cambiando.
Cosa poi? Io non avevo la minima intenzione di iniziare qualcosa con Alex. Amavo Nick ed in quel periodo specialmente, dopo averlo ammesso apertamente anche a lui, mi sembrava di amarlo ancora di più, se questo era possibile…”.
 
Restò china a scrivere su quel foglio per molto tempo, ed alla fine, esprimendo tutti i suoi dubbi, su quella situazione così nuova, si accorse di aver scritto pagine e pagine di lettere. Guardandosi intorno, notò come la mensa era ormai vuota e lanciando un’occhiata veloce all’orologio, si rese conto che la lezione di Alex, ormai, era incominciata. Raccogliendo velocemente le proprie cose, prese la borsa e si avviò di corsa verso la classe dove si teneva il corso.
Entrando in silenzio, notò come tutti i suoi compagni erano già seduti al proprio posto.
“Sei in ritardo, Susi!” la ammonì Alex senza alzare gli occhi dall’album da disegno che teneva in mano.
“Chiedo scusa…” ribattè Susi, notando il tono di voce distaccato del ragazzo. Prendendo posto, preparò i propri attrezzi per disegnare sul tavolo, ma si fermò, quando sentì Alex dirle “Chiedi ai tuoi compagni cosa dovete fare oggi, scoprirai che non ti servono quelle cose…”.
Tutta la classe, restò sorpresa dal modo in cui le parlò. Era risaputo ormai, che Susi era la sua preferita, quindi vederla trattata in quella maniera, lasciò tutti senza parole. Un ragazzo, dal fondo dell’aula, si schiarì la voce e alzando la mano, chiamò Susi.
“Ti spiego io, vieni pure qui…”.
Guardando velocemente Alex, che nel frattempo continuava imperterrito a disegnare, confusa andò vero il fondo della classe.
“Che è successo?” le chiese subito Stefano, quando la ragazza gli fu di fronte. “Lo hai fatto incazzare?”.
Alzando gli occhi, Susi replicò “Abbiamo discusso, niente di importante…”. Poco convinto dalla risposta, iniziò a spiegarle il lavoro da fare. Prima che si girasse per allontanarsi, però, il ragazzo la fermò nuovamente. “E’ vero che si è picchiato per te?”.
Prima che potesse replicargli, però, Alex dalla cattedra, li interruppe. “Non credo siano affari tuoi! Adesso Susi, prendi posto, hai disturbato già abbastanza!”.
La ragazza fulminò Stefano con lo sguardo e lentamente si voltò per tornare al proprio posto.
Sedendosi, tentò di non pensare più ad Alex e si concentrò sul suo lavoro.
Non ci volle molto per estraniarsi dal mondo e raggiungere la sua zona di conforto.
 
“Hai intenzione di andare a casa, oppure vuoi restare qui a dormire?” domandò Alex alzando gli occhi per la prima volta dal suo album da disegno.
Guardandosi intorno, notò come tutti gli altri erano già usciti dalla classe. “Non mi ero accorta…” borbottò posando il pennino per la china. Alzandosi, iniziò a sistemare le proprie cose, consapevole del fatto che Alex continuava ad osservarla.
“Mi spiace averti aggredito così, prima in mensa… ma, questa cosa penso stia sfuggendo a tutti di mano…”.
Alex abbassò lo sguardo e corrugò le sopraciglia. Alzandosi in piedi, sbatté l’album da disegno sul tavolo, facendo cadere la matita.
“Santo Dio, Susi! Ti ho già chiesto di smetterla, quanto ancora devi andare avanti? Le cose stanno così, non posso e non voglio fare altro. Non voglio dimenticarti. Non voglio provare a convivere con Nick ed il suo carattere del cazzo. Non puoi decidere di chi cazzo innamorarti!”. Appena le parole scivolarono fuori dalle sue labbra, Alex si accorse di essersi esposto più di quanto avesse voluto fare.
E come se ne accorse Alex, se ne rese conto anche Susi. “Come innamorato?” domandò stupita, gli occhi spalancati dallo stupore. “Non scherzare Alex… la cotta può anche starci, ma altro no…”.
Scuotendo la testa, il ragazzo sentì il suo cuore spezzarsi. In qualsiasi modo la mettesse, Susi riusciva sempre a trovare qualcosa che non andava. Qualcosa che la spingesse ad allontanarsi. Non voleva obbligarla ad amarlo. Non voleva niente. Ma non capiva, come mai, si accanisse tanto contro di lui, per impedirgli con tutta sé stessa di sentire qualcosa per lei. Voleva solo essere libero di provare quello che stava provando. Di sbagliato non c’era nulla. Non sei tu a scegliere la persona da amare. Lui era disposto anche a farlo in silenzio, ma ogni volta, la ragazza non esitava a calpestare i suoi sentimenti. Non lo faceva di proposito. Probabilmente lei pensava di fare la cosa giusta. Ma perché faceva tanto male sapere che lei non lo voleva?
Inumidendosi le labbra, Alex sussurrò “Vai via Susi, la lezione è finita…”. E voltandosi, prese il cancellino ed iniziò a pulire la lavagna, dandole il chiaro segno che la discussione era finita.
La sentì muoversi verso il proprio banco, trafficare per qualche istante con le cose che teneva vicino alla propria borsa, e dopo qualche istante, sentì il rumore dei suoi tacchi dirigersi verso la porta della classe. La ragazza si fermò per qualche istante e sussurrando un debole ‘ciao’, prese le scale e si avviò verso l’uscita.
Sospirando, Alex si voltò verso la cattedra ed osservò il ritratto che le aveva fatto durante la lezione. “Perché mi spezzi il cuore continuamente?”. Guardandosi intorno, per qualche secondo, osservò la classe vuota, e sbuffando, si ritrovò inconsciamente a posare il cancellino sulla cattedra e togliendosi gli occhiali dalla montatura nera che indossava, li lanciò con violenza sul ritratto. Senza riflettere corse fuori dall’aula, lanciandosi all’inseguimento di Susi giù dalle scale. Ormai sapeva bene di avere poche speranze, ma di sicuro non l’avrebbe persa senza combattere ancora.
 
Susi scendeva lentamente le scale, facendo attenzione a bilanciarsi tenendosi al corrimano. Soprapensiero, aveva imboccato le scale senza accorgersi che di luce solare ne era rimasta ben poca, ed ora il crepuscolo stava dando il via libera al buio. Tentava di non pensare alle parole di Alex, ma era ben inutile dire che effetto su di lei ne avevano avuto, ed anche tanto. Non tutti riescono a rimanere indifferenti quando qualcuno ti dichiara così apertamente il loro amore. Volontariamente o meno. Sobbalzò quando sentì una persona scendere frettolosamente le scale. Sentendola arrivare alle sue spalle, si fermò per lasciarla passare, ma quando questa la superò, le si mise davanti a pararle la strada.
“Alex!” esclamò Susi sorpresa da una tale e repentina apparizione.
“Io ti amo e non voglio farti scivolare così addosso a me. Non devi essere come l’acqua che sfugge. Voglio lottare, voglio che ogni attimo che ho insieme a te, sia il migliore della mia vita. Voglio vivere e lottare per quello in cui credo!”. Facendo uno scalino verso di lei, le passò un braccio intorno alla vita, mentre l’altra mano andò a perdersi nei suoi lunghi e caldi capelli.
La stava per baciare, le stava anche dando il tempo di allontanarsi, di rifiutarlo, ma non si mosse.
 
“Perché le mie gambe non si muovevano? Perché mi sembrava di vedere solo i suoi occhi e nient’altro?”.
 
Alex si inumidì le labbra e di riflesso lo fece anche Susi. Lei si accorse di come il corpo del ragazzo si era fatto pericolosamente vicino al suo.
“Se vuoi andare, devi farlo adesso…” sussurrò lui.
Susi annuì solamente, ma i suoi occhi si chiusero quando vide il viso di Alex avvicinarsi ulteriormente. Le loro labbra si sfiorarono, e lui si ritirò, per osservare le reazioni della ragazza. Gli occhi ancora serrati, le labbra schiuse come ad implorarlo di baciarla ancora. E lui, inumidendosi le labbra, la accontentò. Le sue braccia la rinchiusero in un abbraccio, le mani di Susi si fermarono sul petto scolpito, ed Alex si chinò e le catturò ancora una volta le labbra, baciandola con più decisione.
Quelle labbra la baciarono, quelle mani le accarezzarono la schiena, i fianchi ed il viso, ma quando la bocca si schiuse, lei si allontanò di scatto, aprendo gli occhi e ritrovandosi riflessa in occhi scuri. Occhi nocciola, non verde acqua come quelli del suo Nick.
Istintivamente si portò una mano sulle labbra, mentre l’altra spinse via leggermente Alex. Scuotendo la testa lo guardò, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
“No, non posso Alex…” e liberandosi dal suo abbraccio, lo oltrepassò e corse via, senza voltarsi indietro.
In quel momento, due cuori si spezzarono ulteriormente. Uno per l’ennesimo rifiuto, l’altro per la poca forza di volontà…
 
“Ma cosa mi stava succedendo?”.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
“Mancavano due giorni a Natale, e Nick era stato spedito in Svizzera per fare un servizio fotografico ad un matrimonio ambientato tra la neve. Due giorni in cui avrei dovuto preparare tutto per Natale. Ultime spese, ultimi addobbi, ultimo tutto insomma… Kia e le altre erano, giustamente, troppo prese dai propri impegni personali per riuscire ad accompagnarmi, e così, mentre quella domenica pomeriggio,mi preparavo per uscire a sbrigare le ultime faccende, restai a dir poco sorpresa quando suonò il citofono di casa.”
 
“Chi è?” domandò Susi infilandosi un paio di stivali con il pelo nero.
Qualche istante di silenzio seguirono, e quando lei aprì bocca per parlare di nuovo, il suo interlocutore si decise ad aprir bocca. “Sono Alex… e non attaccare, ti prego!” si affrettò a dire il ragazzo.
 
“Giusto appunto perché non stavo pensando abbastanza a te in questi giorni…”
 
“Non ho davvero il tempo adesso…” incominciò Susi, ma si bloccò quando lui la interruppe.
“Dobbiamo parlare…”.
 
“Perché sembrava così triste? Perché da quella voce calda e sensuale, che in classe riusciva a rapirci e coinvolgerci con tanta facilità, in questo momento sembrava appartenesse ad un’altra persona?”.
 
Sospirando e guardandosi intorno nervosamente, si ritrovò ad aprirgli il portone. Nessuno dei due disse niente per qualche secondo, poi quando sentì Alex muoversi e varcare la soglia, appese la cornetta del citofono.
La ragazza si fermò a guardarsi intorno.
 
“Perché mi sentivo così in colpa a far entrare Alex in questa casa? Mi sembrava di tradire Nick, di pugnalarlo alle spalle, solamente a parlare con lui…”
 
Non riuscì a farsi ulteriori paranoie mentali, quando sentì un lieve bussare alla porta. Titubante, mettendo la mano sulla maniglia, restò ad osservarla per qualche istante, fino a quando, Alex, non bussò nuovamente.
Aprendola lentamente, si trovò davanti il ragazzo con il naso e le guance arrossate per il freddo. Facendosi da parte da un lato, Susi gli lasciò via libera per entrare.
“Grazie…” borbottò Alex con un lieve cenno della testa.
Richiudendo la porta alle loro spalle, per qualche secondo, entrambi restarono in un imbarazzante silenzio.
“Nick…”
“Non c’è… lo so… Kia fa in fretta a spifferare le informazioni…” la interruppe Alex sorridendo.
 
“Kia… ma questo scherzo non me lo aveva già fatto?”
 
Per la prima volta, Susi alzò completamente lo sguardo su di lui. Portava delle scarpe da ginnastica nere, e dei jeans scuri. Per proteggersi dal freddo, indossava un cappotto nero che arrivava qualche centimetro sopra al ginocchio, ed intorno al collo giaceva quella che sembrava una caldissima sciarpa rossa. I capelli già mossi erano resi ancora più ribelli dal freddo vento invernale che soffiava imperterrito in mezzo alle strade. Un lieve pizzetto era appena accennato sul suo viso e lo rendeva dannatamente bello.
Inconsciamente, Susi si fermò ad osservare quella stanca espressione, ma arrossì notando come il ragazzo le sorrise.
“Stavi uscendo?” domandò lui indicando con il capo, l’abbigliamento proteggi freddo, la sciarpa rosa avvolta intorno al collo ed un paio di paraorecchi di pelo nero.
“In effetti sì… stavo andando a sbrigare le ultime commissioni prima di Natale…” enfatizzò Susi mostrandogli il giaccone nero che teneva in mano.
Alex la fissò con i suoi occhi scuri per qualche istante poi, guardandosi intorno borbottò “Ti accompagno se ti va… almeno esco da questa casa che mi mette i brividi… è tutto di Nick e tutto qua percepisce il nemico…”.
Susi lo guardò scettica, e poi scuotendo la testa disse “Stai tranquillo… torna domani mattina…”.
Mettendosi una mano sul cuore e tirando un sospiro di sollievo, Alex riportò lo sguardo su di lei, sorridendole.
In quel momento, Susì capì che avrebbe dovuto sbarazzarsi in fretta del ragazzo. Quegli occhi scuri sembravano guardarle nel profondo dell’anima.
“Allora? Vuoi un po’ di compagnia?” domandò Alex sorridendole.
 
“Digli di no, digli di no!”
 
“Se non ti spaventa venire a fare shopping con me… nel periodo Natalizio poi, sono davvero folle…” borbottò Susi imbarazzata.
 
“Ecco cosa vuol dire ragionare con la testa… Dieci punti a Susi!”.
 
“Ho sentito delle storie interessanti su te e lo shopping, e devo ammettere di essere abbastanza incuriosito…” replicò Alex. “Sono pronto a rischiare…”.
Indossando la giacca, Susi si limitò a sorridergli e voltandosi su sé stessa, cercò la borsa e le chiavi. Facendolo uscire di casa, Susi lo seguì e si richiuse la porta alle spalle.
 
“Un pomeriggio da sola con lui, avrebbe potuto mettere a rischio la mia storia con Nick? Avrebbe potuto Alex, con quegli occhi color del cioccolato, portarmi via dal ragazzo dei miei sogni?”.
 
“Dammi qualche borsa Susi… mi fai passare per un bastardo che fa portare tutto alla ragazza…” borbottò Alex allungando una mano per tentare di prendere qualche pacco che lei teneva in mano.
Lo guardò scettica per qualche istante, poi, sospirando, gli allungò delle borse che accettò volentieri. “Finalmente! Sei bella  testarda!”.
“Senti chi parla, quello che è andato avanti a tentare di convincermi a mollargli i pesi dello shopping da venti minuti a questa parte…” replicò Susi rallentando lievemente il passo e portandosi come poteva le mani sui fianchi.
Alex restò ad osservarla per qualche secondo, sorridendo lievemente all’immagine che gli si presentava davanti. Senza che se ne rendesse conto, però, le sue labbra si mossero di volontà propria.
“Sei adorabile…” sussurrò scrutandola con gli occhi scuri.
Arrossendo come se non ci fosse un domani, Susi tentò di sviare l’argomento cercando qualche distrazione. Guardandosi intorno, il suo sguardo si fermò su di un piccolo bar che preparava anche cioccolate da passeggio.
“E sei anche una mangiona assurda!” aggiunse Alex.
“Bhe, fa freddo, io ho la faccia completamente ghiacciata e, a quanto pare, guardando il tuo naso bordeaux e le tue guance di una tonalità minore, non penso tu stia morendo dal caldo…” replicò lei, tentando di convincerlo.
“E vuoi fermarti o vuoi farmi fare qualche figura passeggiando con la cioccolata?” chiese Alex alzando un sopracciglio. “Sei maldestra, vorrai mica rovesciartela addosso…” e avvicinandosi, le sorrise dolcemente e le passò un braccio dietro alla schiena, indirizzandola verso il locale.
Susi, non rispose alla provocazione, ma perplessa e confusa restò a fissare il ragazzo che ordinava due cioccolate calde da portare via.
 
“Cosa era cambiato tra noi due? Un suo sorriso, sebbene non mi fosse mai stato totalmente indifferente, mi faceva letteralmente tremare le ginocchia, quegli occhi scuri, guardavano i miei e riuscivano a leggere la mia anima… Era come se stesse entrando nel mio cuore…”
 
“Cioccolata calda a Susi…” disse Alex sventolandole davanti il bicchiere con la cioccolata. Sbattendo le ciglia, la ragazza sentì una vampata di calore spandersi sul viso, notando la vicinanza del ragazzo.
Se lui si accorse del fatto che fosse arrossita o meno, non lo diede a vedere, ma con un lieve sorriso, le porse la bevanda calda.
“Grazie…” e spostandosi tutte le borse in una mano, Susi accettò il bicchiere. Sorseggiando, chiuse istintivamente gli occhi, quando la cioccolata le arrivò in bocca.
Alex la osservava in silenzio, soffiando nel proprio bicchiere, per tentare di farne raffreddare il contenuto che sembrava incandescente. Chinandosi verso la ragazza, le prese via di mano anche il resto delle borse, sollevato dal fatto che non tentò di opporre resistenza.
“Ti porto io in un posto…” sussurrò facendo qualche passo per incitarla a seguirlo.
Senza dire una parola, Susi iniziò ad andargli dietro, sentendosi libera ed a suo agio come non succedeva da tanto tempo.
 
“Erano anni che volevo salire sulla ruota panoramica in grado di mostrarmi le bellezze del Natale, ed Alex, quel giorno, come a leggermi nel profondo, fu in grado di realizzare questo piccolo sogno. Io scherzavo dicendo che con quei suoi occhi tanto magnetici, riusciva a leggere dentro ad una persona, ma più trascorrevo del tempo con lui e più mi convincevo di questa cosa…”.
 
“Fa ancora più freddo qui…” gemette Susi tremando e racchiudendosi in un abbraccio con le sue stesse braccia, tentò di riscaldarsi il più possibile.
“Non dirmi che con tutta quella cioccolata che hai bevuto, hai ancora freddo?” chiese Alex osservandola dalla sua destra. “Ti sei scolata anche metà della mia…”.
“Era buona…”.
Ridendo la osservò per qualche secondo, poi, togliendosi la sciarpa rossa, gliela avvolse intorno al collo. Susi, sorpresa provò a protestare, ma sentendo il caldo che la sciarpa emanava, si limitò a ringraziarlo sottovoce. Guardandosi intorno, restò senza fiato nel vedere il panorama. Le luci di Natale che abbellivano le vie, rendevano la città più brillante del solito, facendola sembrare un piccolo diamante. Chiudendo brevemente gli occhi, tentò di respirare l’odore della pungente aria invernale, ma, con il battito del cuore irregolare, li riaprì immediatamente, quando il profumo di Alex la circondò.
“A cosa pensi Susi? Ti sei guardata attorno e ti sei illuminata…” chiese lui spostandole dei capelli dalla spalla.
“Adoro il Natale…” iniziò lei “Lo adoro perché tutto cambia, tutto diventa magico… L’atmosfera, le persone che invadono le strade… Respiri la serenità in questo periodo. Se cammini ed osservi le persone, nonostante tante siano in giro per le spese dell’ultimo minuto, le vedrai più calme e rilassate. Saranno le luci, il pensiero di passare la festa insieme ai tuoi cari, ma qualcosa dentro ognuno di noi cambia, non so cosa sia, ma posso solo dirti che tutto è speciale… Nell’aria respiri l’amore…”.
Non sentendo nessuna reazione da parte del ragazzo, Susi si voltò verso di lui e sentì nuovamente quella strana sensazione, quando lo scoprì intento a guardarla intensamente.
 
“Lui con un solo sguardo, donandomi tutta la sua attenzione, annegando nelle mie parole,  fu in grado di farmi battere il cuore. Cosa doveva fare Nick, per fare lo stesso?”.
 
Confusa e spaventata, non capiva. Cosa era cambiato tra loro due?
“Mi ascolti Susi?” chiese Alex accarezzandole la guancia per riportarla lì con lui.
Scuotendo lievemente il capo, Susi tornò concentrata su quello che stava dicendo il ragazzo.
Arrossendo e scusandosi per aver perso il filo del discorso, gli chiese di ripetere.
“Andiamo a mangiare qualcosa? Si fa tardi ormai… e conosco un posticino che devi assolutamente provare!” esclamò alzandosi una volta che la ruota panoramica riportò la loro navicella a terra. Prendendo tutte le borse, con una mano, allungò istintivamente l’altra verso quella guantata di Susi e tirandosela dietro, scesero dall’attrazione.
Panico.
Il panico la avvolse completamente, quando si rese conto che Alex non accennava a diminuire la stretta sulla sua mano. Tirandolo, lo sbilanciò lievemente, facendolo fermare improvvisamente. Voltandosi verso di lei, la osservò confuso, cercando di capire perché lo avesse fermato. I capelli mossi, dopo il giro sulla ruota, erano ancora più ribelli, e Susi, togliendosi la sciarpa dal collo, dovette resistere alla tentazione di alzarsi in punta di piedi e baciarlo, quando avvolse il manto di lana rossa attorno al collo del ragazzo.
“Grazie…” sussurrò, insicura sul da farsi, ma restò stupita quando Alex la anticipò, baciandola su una guancia. Le sue labbra erano fredde e quando si allontanò da lei, i suoi occhi la scrutarono attentamente. La osservarono, la studiarono. Lui stesso aveva colto l’atmosfera, aveva notato che qualcosa era cambiato.
Susi lo sapeva e avrebbe voluto chiedergli cosa fosse successo. Posandole una mano sulla schiena, Alex continuò a condurla in direzione del locale di cui le aveva appena parlato.
In quel momento, Susi trovò la risposta alla domanda che si era fatta prima di uscire di casa.
 
“Sì, in un solo pomeriggio, Alex avrebbe potuto benissimo compromettere la mia storia con Nick. Quegli occhi scuri erano diventati parte di me ormai…”.
 
“Oh! Buona sera Alex!” esclamò un signore sulla cinquantina cicciotello e con i capelli brizzolati, non appena Susi ed il ragazzo varcarono la soglia del locale.
“Ciao Patrick!” replicò Alex tenendo la porta aperta per farla passare.
L’uomo fissò sorpreso la coppia, poi, sorridendo ampiamente, guardò Alex. “Finalmente ragazzo, ti vedo in compagnia! Non ne potevo più di vederti sempre da solo! Ci voleva una meraviglia come te per farlo splendere come fa adesso!” esclamò Patrick.
Ridendo lievemente e passandosi una mano nei capelli ormai più che spettinati, Alex scosse lievemente la testa “Lei è Susi, una ragazza che frequenta il mio corso…”.
“Che romantico, è una tua alunna allora!” interruppe un donna con i capelli biondi, bassa e magra. Susi, notando la somiglianza con Patrick, dedusse che i due erano fratelli.
Arrossendo Alex, si ritrovò a passare un braccio intorno alle spalle di Susi. “Frequenta un corso extrascolastico, quindi non possiamo proprio definirla un’alunna a tutti gli effetti!”.
“Piacere tesoro, io sono Franca!” si presentò la donna, fissando Susi con gli amichevoli occhi azzurri. “Accomodati pure al solito tavolo Alex, prepariamo qualcosina di speciale per te e per Susi… piatti a base di pesce vanno bene?”. Entrambi i ragazzi annuirono e Alex condusse Susi verso il tavolo dove era solito sedersi.
“Che bel posticino…” disse Susi guardandosi intorno. Il locale aveva luci soffusi, i tavoli, quadrati, erano adornati da tovaglie rosse e bianche. Su ognuno di essi, c’era una candela in un portacandele di vetro, un cestino con del pane, coperto da un tovagliolo, un set di sale e pepe, completo di olio e di aceto. Non era per nulla un locale di lusso, ma la luce velata delle candele, serviva a rendere tutto molto intimo, riservato e romantico.
“E si mangia davvero bene…” borbottò Alex alzando le sopraciglia compiaciuto.
“Vieni spesso qui?” domandò Susi, tentando di capire quanto in realtà Alex fosse solo.
“Abbastanza… è un posto caldo ed accogliente, ti fa sentire a casa… ho trovato dei buoni amici in Franca e Patrick, quindi non posso lamentarmi…” spiegò lui scuotendo le spalle con indifferenza.
“Ma non è bello essere così da soli…” si lasciò scappare la ragazza.
Alex la fissò per qualche istante con quegli occhi magnetici, poi, abbassando lo sguardo replicò “No… ma, ho mio cugino, ho trovato voi, e tutti, a parte Nick ovvio, mi avete accettato bene, mi tirate fuori da questa solitudine che ho trovato trasferendomi in Italia...”.
Corrugando le sopracciglia, sorpresa, Susi domandò “Non mi sono mai accorta che non fossi Italiano, hai un accento perfetto… sei svizzero?”.
Alex sorrise e scosse la testa. “Sono inglese… sono nato da genitori Italiani e sono cresciuto parlando Italiano in casa ed Inglese fuori casa. Puoi tranquillamente dire che sono bilingue…”. Alzando la testa verso di lei, la vide dedicargli piena attenzione. Inumidendosi le labbra, pensò che forse, a Susi interessasse sapere qualcosa in più sulla sua vita. Ed infatti le prime domande non tardarono ad arrivare. “Da dove la passione per l’arte?”.
Sospirando, il ragazzo, si versò un bicchiere di vino, che nel frattempo la cameriera aveva posato sul tavolo.
“Non so… l’ho sempre avuta ad essere onesto, ma non ho mai voluto coltivarla sul serio. Poi un giorno, quando è arrivato per me il momento di decidere che strada prendere, ho iniziato a riflettere. I miei avrebbero voluto vedermi medico oppure avvocato. Sono sempre stato brillante a scuola, avevo i volti più alti, mi impegnavo in tutto quello che facevo, ma sentivo che non ero soddisfatto… fare l’avvocato, per quanto la professione potesse essere redditizia, non era il mio sogno. E così mi sono avvicinato di più all’arte. Ho fatto domanda a Princeton ed altri famosi college Americani. Volevo andare via dall’Inghilterra, vedere il mondo, i vari tipi di arte delle diverse nazioni. E quando mi hanno accettato, ho mollato tutto e sono andato in America. Ho studiato, mi sono impegnato e mi sono laureato in arte. Dopo la laurea, ho iniziato a viaggiare per il mondo. Volevo studiare, imparare quello che i libri non potevano darmi. A volte ero con amici, altri da solo, ma comunque sia, è stata un’esperienza che ripeterei volentieri. Tornato in America, ho fatto un master e poi ho deciso di tornare nella mia terra natale. Ho girato l’Italia e tutte le sue città artistiche e poi sono approdato qui, per cercare casa ed un lavoro in un città dove avevo qualche parente che mi rivolgesse ancora la parola…”.
Susi lo osservò sorpresa “Che vuol dire?”.
“Da quando sono partito per l’America, per inseguire il mio sogno, i miei genitori non mi hanno più rivolto la parola. Non era questo il futuro che volevano per me. Non volevano che diventassi uno squattrinato professore d’arte… volevano cose più grandi di me, che non ero in grado di offrir loro…” spiegò Alex finendo il bicchiere che aveva tra le mani.
“Ed hai fatto bene!” lo rincuorò Susi “Non devono essere i genitori a decidere del nostro futuro. Hai fatto bene ad inseguire il tuo sogno, a voler diventare quello che sei diventato. Sei un uomo forte, sensibile. Che si cura di piccoli particolari, che di sicuro un avvocato non avrebbe mai preso in considerazione. Sei splendido Alex e sei diventato così, perché hai avuto la forza di combattere per i tuoi sogni, sei stato così forte da non aver paura di dover abbandonare tutto per inseguirli! Sei da ammirare, non da ignorare e mi spiace dirtelo, ma i tuoi genitori, lasciandoti andare così, stanno facendo lo sbaglio più grande della loro vita…”. Allungando una mano, senza rendersene conto, Susi si ritrovò a stringere una di quelle del ragazzo. Alex lasciando andare un sospiro, ricambiò la stretta della ragazza, restando a fissarla con occhi adoranti.
“Cosa ti è successo in queste due settimane Susi? Perché hai smesso di respingermi così come facevi? Ogni minuto trascorso insieme a te è servito a farmi cadere di più ai tuoi piedi…”.
Imbarazzata, la ragazza tentò di trovare lei stessa una risposta a quella domanda che da tutto il giorno la tormentava, ma venne interrotta dall’arrivo del primo piatto.
“Spaghetti al nero di seppia con gamberi e zucchine, vi auguro buon appetito!” esclamò Patrick posando i piatti davanti ai due ragazzi, prima di fare un buffo inchino per poi ritirarsi.
Cercando di evitare il profondo sguardo di Alex, Susi prendendo il tovagliolo, se lo posò sulle gambe ed augurandogli buon appetito, iniziò a mangiare, seguita quasi subito, fortunatamente, dal ragazzo.
 
“Quella sera fu il primo cenone Natalizio dell’anno…”.
 
“Ho una cosa per te…” borbottò Susi arrossendo e prendendo la propria borsa, tirò fuori un pacchetto azzurro con delle stelle argentate e lo porse ad Alex.
“Cosa ci facevi con un regalo nella borsetta?”.
Ridendo, la ragazza replicò “Come tu stesso hai detto, Kia non è per nulla brava a mantenere i segreti, ti avrei lasciato il regalo nella cassetta delle lettere prima di tornare a casa dalle mie commissioni!”. Ed indicò con un cenno del capo, il palazzo che stava dall’altra parte della strada. Alzandosi dalla sedia, Alex posò il tovagliolo sul tavolo e sistemandosi il maglione grigio che indossava sopra una camicia nera, fece cenno a Susi di aspettare un momento e corse fuori dal locale. Lo vide attraversare la strada, frugarsi in tasca, probabilmente a cercare le chiavi, ed entrare nel portone. Per poi uscirne un paio di minuti dopo con le mani piene.
Ritornando a sedersi di fronte a Susi, nuovamente con le guance rosse a causa del freddo, le lanciò un sorriso in grado di toglierle il respiro, e con un mano si sistemò i capelli come poteva.
“Io apro il tuo, se tu apri il mio…” e le spinse sotto agli occhi due pacchetti, di cui uno era decisamente grosso, pur essendo piatto.
Contando fino a tre, i due ragazzi aprirono contemporaneamente i pacchetti ed entrambi restarono piacevolmente sorpresi nel vedere i propri regali.
Alex tirò fuori dalla carta una camicia azzurra e quando la girò, trovò dipinto sul retro Ken Shiro. “Ho appena trovato la mia camicia preferita… ma guarda che linee, che mano ferma nei contorni e nei particolari…” sussurrò osservando con attenzione il disegno fatto dalla ragazza. Alzandosi, si chinò sul tavolo e si allungò verso Susi per darle un bacio sulla fronte. “Grazie piccola…”.
“Evita di metterla quando Nick è nei dintorni per favore…” borbottò imbarazzata, rispostando immediatamente la sua attenzione sul pacchettino che teneva tra le mani. Aprendolo, sospirò grata, vedendo un set di pennelli, delle migliori marche, con pennelli di tutte le dimensioni e spessori. “Grazie… mi servivano proprio…” lo ringraziò Susi sorridendo.
“Avevo notato che i tuoi iniziavano a tirare gli ultimi respiri…” spiegò Alex e poi le allungò il secondo pacchetto da aprire.
“Non dovevi…” iniziò a protestare, ma lui fece finta di non sentirla a la zittì con un gesto della mano. Alzandosi, si avvicinò a lei, e si chinò leggermente in avanti, tenendo fissi gli occhi scuri sul viso della ragazza.
Rompendo la carta rossa, a Susi vennero le lacrime agli occhi scorgendo lo splendido ritratto che le aveva fatto Alex. “E’ stupendo, grazie… davvero splendido… da dubitare che sia io talmente l’hai fatta bella…”.
“Oh sì che sei tu… e questa è l’espressione che ogni tanto hai quando guardi fuori dalla finestra della classe ed io, spero sempre che un giorno avrai la stessa espressione anche pensando a me…”.
Posando il quadro, Susi si alzò dalla sedia e si lasciò andare nelle braccia di Alex, che pur restando sorpreso dal gesto, non esitò a ricambiarlo, stringendola forte, e assaporandone il profumo.
“Mi spiace Alex… se tutto fosse diverso…” sussurrò Susi, ma il ragazzo, accarezzandole i capelli, la incitò a non dire più niente.
“Shhhh… va bene così… basta solo averti nella mia vita…”. Depositò un bacio sui capelli profumati di ciliegio e di malavoglia, l’allontanò dal proprio corpo.
“Ora… passiamo al dolce…” borbottò guardandosi intorno in cerca di Patrick e tornando verso la sua sedia, tentò di non dar peso alle sensazioni che si erano risvegliate in lui avendola fra le sue braccia.
 
“Improvviso ed inaspettato, ecco cosa era stato Alex nella mia vita…”.
 
“Non tirarlo neppure fuori il portafogli Alex!” esclamò Franca allontanandosi dal registratore di cassa.
“Non incominciamo con questa storia, non posso sempre mangiare a sbaffo! Voglio pagare anche!” ribattè Alex appoggiandosi al bancone con un braccio.
“Non se ne parla nemmeno. Ci hai praticamente dato tutti i quadri di questo locale, quindi è il minimo non farti pagare… Sono sicura che in un paio di anni diventerai un famoso pittore ed i tuoi quadri saliranno alle stelle!”.
Alex scosse la testa, sorridendo. “Sono solo un professore, non credo mai che seguirò la strada del pittore…”.
Patrick guardò Susi. “Mi fa arrabbiare a volte questo ragazzo, ha tutte le carte per affermarsi nel mondo dell’arte e non ha voglia di impegnarsi per provare!”.
Fissando Alex, Susi lanciò una breve occhiata in giro per il locale. “So che è un  fenomenale professore, ma è sempre troppo restio per farci vedere qualche sua opera!”.
“Opera! Non esageriamo adesso!” si intromise con modestia Alex.
“Fatti un giro e ammira cosa ha creato!” la incitò Franca e Susi, incuriosita, iniziò ad ispezionare i muri del ristorante, osservando i vari quadri appesi.
Alex la seguì a ruota.
“Impressionista…” borbottò Susi osservando i vari paesaggi e ritratti che esposti. Fermandosi improvvisamente, si voltò verso il ragazzo, che per poco non andò a sbatterle addosso. “Sei davvero molto, molto bravo Alex… dovresti provare a fare il pittore professionista… potresti farlo anche come secondo lavoro… nell’attesa del successo intendo…”.
Alex osservò pensieroso il quadro della bimba che giocava nel campo di margherite. Gli occhi scuri fissi prima sul dipinto, poi si spostarono e osservarono Susi. “Sono pochi mesi che ho trovato l’ispirazione… prima era tutto un buco nero. Sì certo, ho sempre adorato l’arte, ma non a livelli di avere i quadri volare fuori da me in modo così naturale…”.
“Speriamo tu sia sempre così ispirato…” borbottò Susi osservando un altro quadro, ma notando che Alex non si era mosso per seguirla, si voltò confusa verso di lui. “Tutto bene?”.
Il ragazzo, scuotendo lievemente la testa, sorrise e oltrepassandola si fermò verso un quadro che ritraeva una ragazza dai lunghi capelli neri, intenta a disegnare.
“Alex…” iniziò Susi avvicinandosi nuovamente.
“Voi due! Siete sotto al vischio!” esclamò Franca passando lì vicino tenendo in mano dei piatti.
Entrambi alzarono gli occhi e notarono il rametto di vischio che penzolava sopra le loro teste.
Riabbassando lo sguardo, lo portarono l’una sull’altro, restando a fissarsi, improvvisamente senza parole e incapaci di fare qualsiasi cosa.
“Su ragazzo! Baciala!” lo spronò Patrick portando del vino ad un tavolo.
Schiarendosi la voce, Alex fece un passo verso Susi, che arrossì lievemente notando l’intensità di quegli occhi cioccolato.
 
“Mi avrebbe baciato ancora, ma stranamente non mi ritrovai nervosa come le altre volte dove erano arrivati tanto improvvisamente. Questa volta, c’era una grossa parte di me, che si era dimenticata di Nick e voleva essere baciata ancora da Alex.”
 
Prendendole il viso tra le mani, si chinò verso di lei e dolcemente le posò le labbra sulla fronte, chiudendo gli occhi e assaporando il profumo dei capelli appena lavati di Susi.
La delusione per aver ricevuto quel semplice bacio, lasciò una sensazione di amarezza nella ragazza, che inconsciamente, si ritrovò a fermare Alex per la sciarpa rossa e tirandolo verso di lei, si alzò in punta di piedi, cercando quelle labbra che per la prima volta desiderava con tutta sé stessa. Sorpreso Alex, ci mise qualche secondo prima di reagire e lentamente, dopo essersi ripreso dalla meraviglia, le prese con le mani il viso storcendoglielo lievemente da un lato per poterla baciare meglio.
Le mani di Susi, non si erano ancora mosse dalla salda stretta con cui tenevano la sciarpa. Ma più la stringeva e più tentava di tirarlo vicino al proprio corpo. Per la prima volta, quando Alex le inumidì le labbra, Susi non si allontanò, ma lo accolse schiudendo la bocca e passandogli le braccia intorno al collo, in modo che fossero ancora più vicini di quanto fosse loro possibile. L’intensità e le emozioni che quel bacio risvegliò nei loro cuori, fu più che sufficiente a lasciarli senza fiato e quando Susi fece per allontanarsi, Alex, riluttante, dovette lasciarla andare, depositando però, prima di staccarsi totalmente, dei lievi baci prima su tutte le labbra e poi sul resto del viso. Abbassando la testa e sentendo il rimorso iniziare a farsi largo in quel nuovo e strano sentimento appena scoperto per Alex, Susi, in un primo momento, si lasciò prendere tra le sue braccia, prima di allontanarsi imbarazzata e rossa in viso per non essere stata in grado di controllarsi.
“Devo andare...” mormorò lei allontanandosi a testa bassa.
“No Susi, aspetta…” borbottò Alex fermandola.
“No Alex, davvero…” implorò lei sorridendo per tentare di fermare le lacrime che minacciavano di scendere.
Vedendo gli occhi velati dal pianto, la stretta che il ragazzo aveva sulla mano di Susi, diminuì improvvisamente.
“Eravamo solo sotto il vischio…” sussurrò la ragazza.
“Già…” l’assecondò lui, ma vedendo l’espressione triste e colpevole, capì che stava mentendo. Allontanandosi a testa bassa, Susi si avvicinò verso il bancone dove aveva lasciato le proprie cose e in silenzio le raccolse cercando di evitare le espressioni confuse di Franca e Patrick. Voltandosi poi verso Alex, che nel frattempo si era avvicinato, si sistemò la giacca, la sciarpa ed il paraorecchie e si soffermò davanti al ragazzo.
“Grazie della bellissima giornata…” ed alzandosi in punta di piedi, gli baciò una guancia.
Volendo disperatamente baciarla nuovamente su quelle labbra invitanti, Alex si controllò e la lasciò allontanare senza dire una parola. In silenzio la osservò uscire dal locale ed incamminarsi per le illuminatissime strade della città.
“Valle dietro…” borbottò Franca.
Portando la sua attenzione sulla donna, Alex scosse lievemente la testa. “Non servirebbe a niente…”.
“Ma tu la ami Alex… è il modo in cui la guardi, il modo in cui le parli…” continuò la donna.
Sedendosi al bancone e accettando il liquore che Patrick gli offriva, Alex lo bevve tutto d’un sorso.
“Ma lei non ama me…”.
Franca e Patrick si guardarono e poi, alternandosi, restarono a fare a compagnia ad Alex, mentre in qualche modo tentava di dimenticare quel breve attimo di paradiso che aveva vissuto con la ragazza.
“E’ stata solo colpa del vischio…” sussurrò.
 
“E se il vischio non ci fosse stato?”.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 
“E poi, arrivò il giorno che nessuna ragazza vorrebbe vivere. Il ritardo nelle mestruazioni…”.
 
“Susi… adesso alzi quel bel sederino, e vai da Nick a dirgli che non ti sono arrivate le tue cose!” ordinò Kia con fermezza.
“Così gli rovino la giornata… è parecchio nervoso in questo periodo, non vorrei farlo arrabbiare…” replicò Susi sedendosi sul letto e tenendo saldamente il cellulare tra la spalla e l’orecchio, si infilò gli stivali.
“Ascoltami bene. Se, e dico se, ci fosse una remota possibilità per te di essere incinta, deve esserti ben chiaro che questo genere di cose si fanno in due. Quindi, non mi interessa minimamente se Nick si arrabbia. C’era anche lui insieme a te, quindi deve prendersi le sue responsabilità!”.
“Già…” mormorò Susi “Forse hai ragione…”.
“Tu inizia a dirglielo… poi se domani mattina non ti arrivano, fai un bel test di quelli che trovi al supermercato… Ma vedrai che andrà tutto bene…” tento di rassicurarla l’amica.
“Tutto bene?” ripeté inconsciamente Nick infilando la testa chiara in camera da letto.
“Sì… arrivo subito, saluto Kia…” borbottò Susi. Il ragazzo le sorrise e facendole l’occhiolino sparì da dietro la porta. “Vado ad affrontarlo… ha già capito che qualcosa non va, è venuto a vedere come mai non emergo dalla nostra camera…”.
“Vai! So che ce la puoi fare!” e senza aggiungere altro, terminò la comunicazione.
 
“Dare una notizia del genere, non è una cosa tanto semplice e sebbene Nick mi avesse fatto capire la sua intenzione di mettere insieme famiglia, non era stato ben chiaro sul quando e sul come… Nel mio piccolo, speravo con tutta me stessa che il ritardo fosse dovuto allo stress in cui mi trovavo. Stress creato da quei due occhi del colore del cioccolato, che in quei giorni creavano in me sentimenti strani, che credevo di aver provato insieme a Nick, ma che in realtà, mi accorgevo di no…”
 
Entrando in cucina, Susi vide Nick preparare la colazione. Gli occhi chiari fissi sulle ciotole di cereali, nelle quali stava versando delicatamente il latte.
“Buongiorno…” le sorrise lui avvicinandosi e baciandola. “Pensavo preferissi stare con Kia piuttosto che con me…” e imbronciato, prese la colazione e la posò sul tavolo.
Immobilizzata, restò ad osservarlo mentre iniziava a mangiare e nel  momento in cui Nick si girò verso di lei per capire come mai non si fosse seduta, le crollarono tutti i buoni propositi che si era creata.
"Ho un ritardo!" esclamò improvvisamente sentendo il proprio cuore scoppiare.
Nick si bloccò con il cucchiaio a metà strada tra la bocca e la ciotola e rigirandosi incredulo verso la ragazza, lasciò definitivamente perdere il cibo. La osservò con gli occhi sbarrati dallo stupore.
"Non è il primo di Aprile oggi..." borbottò incredulo. Alzandosi dalla sedia, si passò le mani sul viso, tentando di levare lo stupore che si era dipinto su di esso. "Sei sicura?".
Sospirando, e continuando a giocare con le dita della sua mano, Susi annuì prima di abbassare lo sguardo. "Sono sempre puntuale come un orologio Nick... sono già due giorni ormai, inizio ad essere agitata...".
Avvicinandosi al frigorifero, Nick lo aprì e tirò fuori una birra. Aprendola, ne bevve un lungo sorso.
"Non ti fa bene a stomaco vuoto..." mormorò Susi.
"Non preoccuparti, il colpo di grazia me lo hai dato tu con questa notizia..." replicò lui gelandola con lo sguardo. Scolandosi la restante birra, posò la bottiglia vuota sul tavolo e iniziò a camminare nervosamente per la cucina. "Cazzo Susi, prendi la pillola, come fai ad essere rimasta incinta? E se per caso ti dimentichi di prendere quella fottuta cosa, usiamo i preservativi! Non può assolutamente essere successo...".
"Nick... i contraccettivi non sono sicuri al cento per cento... la pillola ho iniziato a prenderla da poco e purtroppo non ricordo di prenderla sempre alla stessa ora..." iniziò Susi.
"E cazzo, allora vedi di farlo! A che cazzo ti serve quel fottuto telefono! Mettici un promemoria!" urlò il ragazzo voltandosi verso di lei.
"Nick... calmati, non c'è bisogno di urlare..." tentò di tranquillizzarlo la ragazza. Non le piaceva essere trattata così, ma in quel momento pensò che forse, almeno lei, doveva riuscire a mantenere la calma.
"No che diamine Susi! Usa quel cervello ogni tanto! Io adesso non sono pronto per avere un figlio... Non sono pronto io, come non sei pronta tu! Stiamo insieme da troppo poco, viviamo insieme da un mese o poco più, tu non sei capace di provarmi il tuo amore, come puoi solo pensare di poter diventare madre!"
 
"Susi, stai calma...".
 
"A parte il fatto che non ti ho detto di essere incinta, ma che potrebbe esserci solo la probabilità, credi che a me piaccia questa situazione? Ho iniziato adesso a trovare me stessa Nick, ma quella sera, nel caso ci fosse stata una sera in cui tu puoi avermi messa incinta, eravamo in due! Quindi, vedi di calmarti ed accettare le tue responsabilità. Sono disposta a farlo io, non vedo perchè tu debba tirarti indietro!" esclamò Susi.
"Non voglio un figlio Susi... non adesso..." replicò Nick con una calma innaturale.
"E cosa dovrei fare?" chiese la ragazza impaurita dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.
"E' legale l'aborto, no?".
 
"Questo non era il mio Nick...".
 
Susi lo osservò impaurita. "Come puoi chiedermi di fare una cosa del genere? Se, e dico se, ci fosse una remota possibilità che io possa aspettare tuo figlio, ricordati bene Nick, l'aborto non sarà mai l'opzione che prenderò in considerazione. Io quella cavolo di sera ti ho aperto le gambe, ma tu, con quel cavolo di pisello incontinente che ti trovi, il tuo ce lo hai messo per bene! Non vuoi avere un figlio? Bene. Ricordati che mi vedrai camminare fuori da quella porta e non rivedrai mai più me o il tuo bambino..." e detto questo, senza aspettare una risposta da Nick, si voltò su sè stessa e prendendo il cappotto e la borsa degli attrezzi, uscì dalla porta senza più degnarlo di uno sguardo.
 
"Stupido ragazzino scoglionato...".
 
Non fu facile però, tentare di rimanere indifferente davanti a quello che era appena successo. Susi non si sarebbe mai aspettata un comportamento tale da Nick. Non poteva incolparlo sul fatto di essere spaventato, perchè  in tutta onestà il pensiero di poter avere un bebè in arrivo, non era una cosa che le faceva fare i salti di gioia, ma non sopportava l'immaturità con cui lui aveva affrontato il problema. In quel momento si rese conto di una cosa. Non conosceva Nick affatto. In tutti gli anni di amicizia, non si era mai dimostrato così senza cuore. Sopratutto per il fatto che sapeva quanto lei era sensibile. Affrontare un aborto, sarebbe stato equivalente a farle morire l'anima. I sensi di colpa l'avrebbero divorata per tutta la vita. Non sarebbe più riuscita a guardarsi allo specchio. Era certa che Nick volesse creare con lei qualcosa in più, ma a quel punto, dopo aver conosciuto quel suo lato che proprio non si aspettava, non sapeva più cosa credere, non sapeva più cosa aspettarsi.
Le lacrime che aveva tentato di reprimere fino a quel momento, iniziarono a scorrere libere nel momento in cui arrivò alla fermata del bus. Notava come la gente intorno la osservava, ma non faceva niente per informarsi se tutto andava bene o meno.
 
"Il menefreghismo della nostra epoca, era ormai arrivato a livelli folli. Come potevano interessarsi ad una ragazza in lacrime, quando la gente si infischiava di cose ben più importanti?"
 
Si rese conto, di come quel giorno non aveva per niente voglia di lavorare. Si spaventò quando si accorse che l'ispirazione che in tanti anni non le era mai mancata, sembrò improvvisamente volare fuori dal finestrino di quel mezzo ricolmo di persone. Si sentì infastidita dalla gente che la spingeva da ogni parte, notò l'aria mancarle e si lasciò guidare dalla folla che scese alla fermata. Non oppose resistenza e si lasciò tirare giù dal bus. Si rivoltò in tempo per vederlo ripartire. Sospirò e alzò il viso al cielo quando sentì una goccia di pioggia colpirle il viso.
 
"Meglio... avrebbero mascherato le mie lacrime..."
 
Camminò sotto la pioggia per tutta la mattinata immersa in pensieri su Nick e quando alzò gli occhi per la prima volta, si ritrovò davanti al ristorante in cui l'aveva portata Alex. Quando vide Franca che la salutava da dentro, notò che il cartello indicava che il locale era aperto e così entrò.
"Santo cielo Susi, sei bagnata come un pulcino!" esclamò la donna non appena le si avvicinò. "Patrick per favore, prepara della minestra per Susi è gelata e trema dal freddo!" esclamò poi affacciandosi in cucina.
"No grazie Franca, non ho fame..." borbottò Susi sedendosi su uno sgabello davanti al bar.
"Fa freddo Susi e sei bagnata, devi mangiare qualcosa di caldo...".
Notando la preoccupazione della donna, Susi le sorrise "Un cappuccino andrà bene...".
Mettendosi subito alla macchina del caffè, Franca la guardò "Tra poco Alex tornerà a casa... oggi aveva solo due ore di lezione...".
 
"Solo il sentire nominare il suo nome, svegliò in me la sensazione di vederlo e di essere consolata dal suo dolce sorriso, da quegli occhi scuri che mi studiavano l'anima..."
 
Susi non aveva ancora finito il suo cappuccino e sentì la porta del locale aprirsi. Il vento gelido, la travolse ancora e i capelli bagnati contribuirono a far penetrare il freddo fino nel profondo delle ossa.
"Ho una fame allucinante!" esclamò Alex mettendo l'ombrello accanto all'entrata e scrollandosi poi la pioggia dal cappotto, iniziò a toglierselo per poterlo appendere all'appendiabiti. "Perfetto! Sono pronto per la..." e si bloccò immediatamente vedendo la ragazza che gli dava le spalle.
Lei lo aveva sentito entrate e si spaventò nel sentire il proprio cuore aumentare i battiti.
 
"Perchè ero così nervosa? Era come se..."
 
"Susi!" esclamò sorpreso avvicinandosi. "Come mai da queste parti?" chiese sedendosi accanto a lei. Immediatamente notò gli occhi rossi e capì che qualcosa non andava. Era tutta bagnata e sembrava stesse morendo di freddo.
La ragazza abbassò nuovamente lo sguardo sulla tazza che aveva davanti, senza nemmeno dargli una risposta.
 
"...mi stessi innamorando di lui...".
 
"Ehi piccola... non sembri in forma... senza offesa, ma cosa è successo per ridurti così? Sembra che tu abbia pianto per ore..." borbottò Alex accarezzandole la testa. Lentamente, Susi alzò gli occhi e si guardò intorno, notando Franca poco distante da loro, si voltò brevemente verso Alex scuotendo la testa.
"Niente di importante...".
Alex alzò velocemente gli occhi a sua volta verso Franca, ed intuendo che non voleva farsi sentire da altre persone, si avvicinò ulteriormente alla ragazza. "Una ragazza non spreca mai lacrime per qualcosa che non è importante Susi!" le sussurrò all'orecchio.
La ragazza rimase in silenzio, ma Alex continuò imperterrito. "E' stato Nick a farti piangere?". Vedendola morsicarsi il labbro per trattenere le lacrime, capì di aver fatto centro. "Forza Susi, non può averti ridotto così un litigio con Nick... Tu e Nick siete forti insieme, siete innamorati! Quel bastardo vive per te, non può aver fatto qualcosa per ferirti intenzionalmente! Almeno in questo gli dò un po' di credito...".
"Lascia stare Alex, non ho davvero voglia di parlarne..." borbottò Susi senza alzare lo sguardo.
Il ragazzo la fissò perplesso per qualche istante, chiedendosi il perchè Susi evitasse di guardarlo negli occhi. Ormai l'aveva vista piangere ed aveva notato il trucco fuori posto, non poteva certamente interessarsi di cose così futili quando lei sembrava tanto sconvolta. "Guardami in faccia..." mormorò dolcemente "Per favore Susi...".
 
"Non potevo incontrare quegli occhi che mi avevano tormentato tutte le notti dal nostro ultimo incontro."
 
Lentamente, lei sollevò lo sguardo pesante su di lui e sentì ancora la stessa sensazione provata pochi attimi prima. Vedendo la sua espressione preoccupata però, tentò di non prestare attenzione a quegli occhi scuri che la scrutavano preoccupata da sotto le sopracciglia corrugate.
"Alex..." iniziò, ma subito il ragazzo la interruppe. Prendendo da tasca una banconota da cinque Euro, la depositò sul bancone e poi, prendendo la mano a Susi, la fece scendere dallo sgabello. "Vieni a casa mia ad asciugarti... ti prenderai una polmonite così...".
Era talmente preoccupato che Susi non ebbe la forza di ribellarsi. Nel momento in cui il ragazzo prese tra le mani il cappotto si Susi, lo trovò inzuppato di acqua. "Prendi il mio..." mormorò afferrando il proprio e posandoglielo sulle spalle. Cercando poi l'ombrello e sistemandosi il cappottino di Susi sul braccio, le passò un braccio intorno alla vita. "Abbiamo l'ombrello, ma preferirei se facessimo in fretta, rischi seriamente di prenderti un colpo...".
"Che ottimista..." borbottò Susi scuotendo la testa. Il profumo di Alex, che era intriso nel suo cappotto, non tardò a rapirla e cercando di combatterlo con tutta sè stessa, non si rese conto di aver già attraversato la strada ed essere entrata nel palazzo dove il ragazzo viveva. Salutando il portinaio, la scortò verso l'ascensore che, fortunatamente, si trovava già al piano. Nessuno dei due disse niente, ma Susi notò come il ragazzo non le toglieva gli occhi di dosso e quando iniziò a tremare dal freddo, Alex incominciò ad incitare l'ascensore ad andare più veloce. Nonostante lei non fosse al massimo della forma, si ritrovò a ridere davanti al ragazzo.
Gli occhi scuri si voltarono verso di lei come per rimproverarla, seppure sulle sue labbra era dipinto un sorriso. "Ti faccio ridere?", ma l'arrivo dell'ascensore al piano li bloccò.
Velocemente, Alex la scortò davanti alla porta del suo appartamento ed aprendolo di fretta, la fece entrare. Poi lasciandola nel mezzo della sala, sparì nella stanza di fianco, per poi uscirne con in mano dei vestiti. "Vieni a cambiarti Susi..." le disse portandola davanti al bagno. "Tieni una camicia, dei pantaloni ed un asciugamano per i capelli... se vuoi farti una doccia calda è tutto lì..." le spiegò il ragazzo.
"Vado a prendere delle coperte per scaldarti quando esci, così potrai dirmi cosa è successo..." e richiudendosi la porta alle spalle, la lasciò da sola.
Posando i vestiti vicino al lavandino, Susi si osservò allo specchio. Aveva il viso arrossato, ma non sapeva se per il freddo o per colpa del ragazzo. Lentamente, iniziò a spogliarsi e guardando la doccia, iniziò a pensare a quanto potesse essere allettante dell'acqua bollente che le riscaldava il corpo. Lasciando scivolare tutti i vestiti per terra, Susi allungò una mano verso il rubinetto dell'acqua calda e aprendolo aspettò qualche secondo, prima di buttarsi sotto alla doccia.
 
"Dopo tutto quel freddo, quel bagno di vapore bollente accompagnato dall'acqua cada, sembrarono il paradiso..."
 
Sobbalzò sentendo bussare alla porta. "Susi, tutto bene? Sei sotto la doccia da dieci minuti..." domandò Alex dall'altro lato del muro. Sciacquandosi via tutto il sapone, o quella quantità quasi nulla che ne restava, chiuse l'acqua.
"Tutto a posto Alex..." replicò lei uscendo ed avvolgendosi dentro l'asciugamano che il ragazzo le aveva dato. Indossando la sua biancheria, Susi si mise i vestiti di Alex e avvolgendosi la spugna intorno ai capelli, uscì dal bagno.
Appena sentì la porta aprirsi, lui balzò in piedi dal divano e l'accolse con un sorriso. Un sorriso che contribuì a confonderla ulteriormente. Cercando di non farsi notare, si lasciò affogare nell'aspetto del ragazzo. Ai piedi delle scarpe da ginnastica nera, dei jeans scuri, una cintura bianca e una maglietta nera con un disegno bianco sul davanti, il tutto completato da una giacca grigia. Era perfetto... Quest'aria quasi da rockstar che gli aleggiava intorno serviva solo a far innamorare le sue alunne. I capelli erano pettinati con quel look da 'sono appena uscito dal letto', il pizzetto stava ricrescendo da quella che doveva essere stata una tagliata totale e gli occhi scuri erano più magici del solito e quel giorno erano contornati dagli occhiali neri che raramente usava.
"Vieni Susi, siediti!" disse Alex mostrandole il divano.
Lentamente, la ragazza si avvicinò e permise al proprio sguardo di vagare per la casa. La prima cosa che notò, fu il cavalletto davanti alla finestra, contornato da varie tele, alcune già usate, altre in attesa del loro destino. Sul buffet di legno posto dietro al tavolo da pranzo, erano riposti pennelli e colori. Spostando lo sguardo, notò l'immancabile televisore al plasma ultra moderno appeso al muro e davanti vi era il piccolo soggiorno. Un divano verde scuro ed una poltrona, erano posti ai lati di un tavolino, dello stesso legno degli altri mobili presenti nella stanza
"E' piccola è non è un gran che, ma fin'ora è stata una Casa..." spiegò Alex sedendosi di fianco a Susi, quando la vide lasciarsi sprofondare nel divano.
"Non devi preoccuparti Alex, è splendida..." lo rassicurò Susi, avvolgendosi nella coperta che le stava porgendo.
Sorridendole, il ragazzo si sedette comodamente, osservandola.
Abbassando gli occhi, Susi cercò di evitare il suo sguardo che aveva iniziato a studiarla.
"Non far finta che tutto vada bene..." borbottò lui sorridendole quando lei si decise a guardarlo.
"Non è importante Alex... e poi non vorrei annoiarti con le mie stupide storie di cuore..." replicò Susi.
"Allora si tratta di Nick?" azzardò Alex e vedendola irrigidirsi ancora una volta sentendone pronunciare il nome, ebbe nuovamente la conferma che qualcosa era successo. Stava per spronarla ancora ad aprirsi, quando con sua meraviglia Susi lo anticipò.
"Ho un ritardo... probabilmente quasi ingiustificato dato che ho tutti i sintomi del giorno prima, ma Nick mi ha detto chiaro e tondo che se fossi incinta, dovrei abortire, perchè lui non vuole diventare padre...".
 
"Per rivelazioni di questo tipo, ci avevo messo mesi con Nick ed Alex arriva e mi fa spifferare ogni mio minimo segreto solamente guardandomi negli occhi..."
 
Sorpreso dal fiume di rivelazioni, Alex la osservò con gli occhi sgranati e un'espressione confusa sul volto... "Ma... dici sempre che lui è sicuro di volere una famiglia con te...".
Susi lo osservò confusa per qualche secondo e schiarendosi la voce, replicò "Ma non mi sembra di aver mai parlato di Nick insieme a te...".
Morsicandosi la lingua, Alex si ritrovò a fissare un punto al di sopra della testa della ragazza. "Già... Infatti è stata Kia... sai che è facile da far parlare...".
"Probabilmente..." confermò Susi iniziando a giocare con le sue dita.
 
"Era stato un sospiro di sollievo quello?"
 
"E' un cretino Nick... è solo spaventato... ma vedrai che appena entri in casa, avrà già scelto i nomi!" tentò di farla ridere lui, ma Susi scosse lievemente la testa.
"Anche io non sono pronta ad avere bambini Alex, ma... se dovessi essere incinta, mi prenderei le mie responsabilità!".
Alex le sorrise e spostandole i capelli umidi dietro alla spalla, sussurrò "Si sistemerà tutto... e se proprio le cose dovessero andare per il peggio, ci sono io...".
Voltandosi verso il ragazzo, Susi notò solamente sincerità nei suoi occhi.
 
"E se gli avessi rubato un bacio?"
 
"Ho sete..." borbottò Susi con vocina stridula.
Alex corrugò lievemente le sopracciglia mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto. "Questo sì che è un abile cambio di argomento!" e ridendo si alzò dal divano.
"Non ne hai idea..." borbottò Susi tra sè seguendolo a ruota.
La cucina non era molto grande. Probabilmente anche per il fatto che il frigorifero era talmente smisurato da occuparne la maggior parte...
"Vuoi qualcosa di caldo, almeno ti scaldi ancora meglio..." offrì Alex sorridendole mentre lei si appoggiava al bancone della cucina.
"No grazie... dell'acqua sarebbe perfetta! Anzi, inizio ad avere fin troppo caldo!" ed esclamando così, si levò la coperta dalle spalle e la posò su una sedia.
Oltrepassandola con un braccio, Alex prese un bicchiere dal mobiletto dietro la testa della ragazza e dopo averle sorriso, si spostò per poter andarle a prendere dell'acqua. Vedendola più serena e rilassata rispetto a prima, il ragazzo si ritrovò a lasciare andare un sospiro di sollievo.
"Alex..." sussurrò Susi richiamando la sua attenzione.
Quando il ragazzo riportò lo sguardo su di lei, improvvisamente tutte le sue volontà iniziarono a cedere.
 
"In quel momento, iniziai ad avere paura..."
 
"Mi fa male..." sussurrò Susi guardandosi le mani.
"Cosa ti fa male?" domandò lui confuso.
"Il mio cuore..." ed una lacrime le rigò il volto. Vedendola piangere nuovamente, Alex posò la bottiglia e fece un passo verso la ragazza.
"Perchè Susi, che succede?" e preoccupato le prese il viso tra le mani, obbligandola a guardarlo negli occhi.
 
"Perchè tu hai su di me un effetto che Nick non era mai riuscito ad avere..."
 
"Ho lasciato che tu prendessi il posto che Nick cercava tanto disperatamente...". Alex si bloccò. Gli occhi si dilatarono dallo stupore e la bocca si aprì lievemente.
"Cosa hai detto?" chiese Alex  scuotendo lievemente la testa ed avvicinando l'orecchio alla ragazza, pregò sè stesso di sentirglielo dire ancora una volta.
Ridendo tra le lacrime, Susi inconsciamente iniziò a sfiorargli il collo un dito, partendo dal mento, accarezzando il pomo d'Adamo e finendo con il toccargli il collo seguendo la maglietta.
I suoi occhi si persero in quelli magnetici del ragazzo e nessuno dei due si rese conto del passo che aveva compiuto Alex, lasciando così tra loro due uno spazio quasi nullo.
Deglutendo la poca saliva che gli era rimasta, Alex si inumidì le labbra schiarendosi poi la voce. "Non è una buona idea Susi... Non stai ragionando a mente lucida...", ma nonostante le proprie proteste, fece un altro passo verso di lei, lasciando così che i loro corpi di toccassero. I suoi occhi vennero rapiti dalla lingua della ragazza che stava inumidendo le bellissime labbra rosa. Scuotendo lievemente la testa, Alex cercò di ritrovare il controllo che piano gli stava scivolando via dalle mani.
Lo sguardo di Susi in quel momento lo stava ipnotizzando, ma lottando con tutto sè stesso, riuscì ad allontanarsi dalla ragazza. Passandosi le mani sul viso, Alex uscì dalla cucina.
"Dannazione!" esclamò dal soggiorno. Vedendola entrare a sua volta nella stanza, si voltò in sua direzione. "No Susi! Non va bene così! Non posso essere un semplice gioco nelle tue mani! Non puoi litigare con Nick e poi venire qua da me a cercare un sostegno!". Rendendosi conto di quello che aveva detto, Alex si corresse "Anzi, tu sei liberissima di venire qui da me a cercare una spalla su cui piangere, ma non puoi pensare di cercare un conforto di un altro tipo da me. Sei troppo importante Susi, non posso avere così poco rispetto per te... Perchè se io riuscissi ad averti tra le mie mani una sola volta, sono sicuro che non riuscirei a lasciarti andare via!" e lanciando le mani in aria, la oltrepassò e tornò ancora in cucina.
 
"Alex mi stava davvero facendo perdere il controllo, ma in quel momento, mi resi conto di voler davvero stare insieme a lui non solo a livello fisico, ma mi ritrovai a sperare che Alex fosse al posto di Nick... Ero solamente una persona orribile...".
 
Susi, titubante lo seguì ancora una volta, ma appena entrata in cucina, fece in tempo a sentire un "Ma vaffanculo..." per poi venir spinta contro il muro. "Io ti amo Susi, non mi interessa niente del resto..." e prendendole il viso tra le mani la baciò, godendosi il sapore agrodolce dato dalle lacrime che erano scivolate sulle bellissime labbra.
Susi non oppose resistenza. Nel momento in cui le labbra del ragazzo avevano toccato le sue, era come se la giornata tutto ad un tratto avesse preso una piega migliore. Lui era lì per lei...
Volendo approfondire il bacio, Alex le piegò leggermente la testa da un lato. Alex si spinse ulteriormente contro Susi e le sue mani iniziarono ad esplorarle il corpo. Dai capelli passarono al collo, poi alle spalle e scesero lungo le braccia. Le accarezzarono la vita, poi risalirono lungo la schiena. Sentendo che Susi iniziò a togliergli la giacca, decise di staccarsi brevemente da lei, osservandola. Entrambi avevano gli occhi dilatati dalla passione, le labbra erano arrossate e leggermente gonfie. Lasciando cadere la giacca per terra, Alex non le diede il tempo il fare ulteriori mosse, perchè dopo essersi tolto la maglietta nera ed averla lanciata con non curanza sul pavimento, la riprese tra le braccia, trovando immediatamente le sue labbra con le proprie.
"Susi..." sussurrò lui sentendo la ragazza accarezzargli le braccia, per poi passare alle forti spalle prima di perdersi nei capelli scuri. Sospirando, i loro occhi si incontrarono e Alex, sorridendole, si chinò nuovamente verso di lei per baciarla. Lasciando che le sue mani le corressero giù per la schiena, sentì il respiro della ragazza diventare pesante quando raggiunsero quel sedere perfetto che aveva osservato tante volte di nascosto.
Alzandosi in punta di piedi, Susi si avvicinò e gli catturò ancora le labbra. Non riusciva ad averne abbastanza, il ragazzo era come diventato la sua droga. Restò sorpresa quando Alex la sollevò da terra e per aiutarlo, gli avvinghiò le gambe intorno alla vita. Facendo un passo indietro, Alex emise un gemito snervato quando Susi si allontanò dalle sue labbra ed iniziò a depositargli lievi baci sul collo. Lo sfiorava lentamente, e per stuzzicarlo gli soffiava addosso. I brividi di piacere che lo percorsero con quel semplice gesto, bastarono per fargli perdere l'equilibrio. Barcollando, posò Susi contro il muro mentre la ragazza aveva iniziato a baciargli l'incavo tra il collo e la spalla.
Il profumo così sexy di Alex non le stava facendo capire più nulla. La pelle del ragazzo era calda sotto le sue labbra ed il suo respiro era pesante. Trovandosi con la schiena appoggiata al muro, sentì che Alex spinse il suo forte corpo contro il proprio, bloccandola e schiacciandola lievemente.
"Tieniti Susi" bisbigliò con voce soffocata dall'emozione. La stretta della ragazza si fece più salda sulle sue spalle, quando anche l'altra mano di Alex le abbandonarono il fondoschiena. "Guardami..." mormorò lui iniziando a sfilarle la camicia. Facendogliela passare sopra la testa, Alex la lanciò a lato. I suoi occhi scuri non abbandonavano il volto della ragazza. Avvicinando nuovamente le sue labbra a quelle della ragazza, la baciò con forza, con passione.
Sentendo l'intensità di quel bacio, Susi non riuscì a trattenere il gemito che le sfuggì di bocca.
Alex le baciò prima la linea del mento e poi scivolò giù, appoggiandole le labbra lungo il collo. Sapeva che Susi stava impazzendo in quel momento. Passandole le braccia intorno alla vita, si staccò leggermente dal muro e tenendola saldamente in braccio, iniziò a camminare verso il soggiorno. Arrivò fino al divano e piegandosi, vi depositò dolcemente la sua Susi, inginocchiandosi davanti a lei. Tornò a baciarle il collo, scendendo nell'incavo della spalla e continuò a baciare la pelle fino a quando non incontrò la spallina del reggiseno. Senza interrompere quello che stava facendo, lentamente e sensualmente, le abbassò entrambe, sfiorandole le braccia con il gesto. Sedendosi per terra, tirò Susi sopra di sè. Le loro labbra a pochi millimetri di distanza.
Facendola sdraiare sul tappeto davanti alla televisione, con una mano cercò a tentoni il cuscino da metterle sotto la testa. Abbassandosi sopra di lei e nascondendo il viso tra i suoi capelli, sospirò profondamente.
Il cuore di Susi batteva all'impazzata. Adorava vederlo concentrato e vederlo tremare di passione come aveva fatto pochi istanti prima.
 
"Lo adoravo... e basta..."
 
La fronte di Alex era leggermente sudata, i capelli che fino a poco tempo prima erano pettinati in aria, adesso iniziano a ricadere senza un senso logico. Con una mano, Susi glieli accarezzò dolcemente, facendo scorrere le ciocche umide tra le dita. La baciò ancora. Non riusciva ad essere gentile con lei, non in quel momento quando voleva farle dimenticare i problemi che la affliggevano.
"Alzati Susi..." sussurrò Alex dopo qualche istante. Obbedendo e ricambiando il sorriso che le offriva, si alzò. Inginocchiandosi davanti a lei, le baciò lievemente la pancia finendo di svestirla. Alzandosi a sua volta, Alex si avvicinò per baciarla, ma prima che le loro labbra si incontrassero, sussurrò "Sei ancora più bella di quanto avessi mai immaginato...".
Susi sentì la terra mancarle da sotto i piedi, sia per il bacio che le diede lui, sia per quelle magiche parole. Iniziò a slacciargli i la cintura, poi i jeans e per poterglieli togliere, lo spinse lievemente fino a farlo cadere sul divano. Sorridendogli e notando la piena attenzione che aveva, Susi lo svestì. Subito dopo iniziò a baciargli tutto il corpo, partendo dalle mani, salendo per le braccia e scendendo per il torace, si fermò ad amare quel tatuaggio che si trovava al lato dell'ombelico.
Scivolando in avanti sul divano, Alex la fece sdraiare ancora una volta sul pavimento.
Baciandola nuovamente, sussurrò "Posso amarti Susi? Posso mostrarti quello che provo per te?". Susi, non riuscendo a trovare nessuna parola per rispondere a quella domanda, si limitò a passargli le braccia intorno al collo ed annuire debolmente.
Ed Alex la baciò.
Allontanandosi ancora, scosse lievemente la testa replicando "Devi dirmelo... Vuoi che faccia l'amore insieme a te?".
Susi incontrò i suoi occhi.
 
"Dio... non li avevo mai visti così espressivi..."
 
"Fai l'amore con me Alex...".
E lui non se lo fece ripetere due volte.
 
Respirando affannosamente per qualche istante, restarono l'uno nelle braccia dell'altra per tentare di regolarizzare il proprio respiro, ed Alex sussurrò "Wow...". Inginocchiandosi davanti a lei e sorridendole, le porse la mano.
"Andiamo nel letto...".
Sedendosi a sua volta, Susi accettò l'aiuto del ragazzo ed insieme si alzarono. Alex le sorrise dolcemente e la strinse forte a sé... il suo sogno era realtà, lei era realtà. Stringendola con tutte le sue forze, la alzò da terra di mezzo metro. Quando Susi fu nuovamente a terra, Alex la prese per mano e l'accompagnò verso la sua camera.
"Vieni..." ed alzando le coperte, le permise di entrare nel letto. Seguendola, la abbracciò da dietro. Appoggiando le labbra sulla pelle profumata della sua spalla, Alex l'accompagnò nel mondo dei sogni baciandola delicatamente.
 
"...ed il mio Nick?".
 
Grugnendo ancora addormentata, Susi si coprì la testa con il cuscino cercando di chiudere fuori la voce di Caden Gail che proveniva dalla sua borsetta. Aprendo un occhio, con orrore si rese conto di non essere a casa sua ed il braccio intorno al suo corpo non era assolutamente quello di Nick.
Sobbalzò nel letto terrorizzata e voltandosi verso la sua sinistra le venne da piangere vedendo Alex dormire serenamente. Una veloce occhiata fuori dalla finestra e notando il buio, guardò l'orologio confermando la sua paura che ormai era ora di cena passata.
Nick doveva essere spaventato nel non vederla tornare dopo la loro discussione e così, scivolando via dall'abbraccio di Alex, corse verso il soggiorno, cercando freneticamente i suoi vestiti sparsi sul pavimento.
 
"Non era successo per davvero... non potevo essere andata a letto con Alex...".
 
Quando il profumo di Alex che ancora aveva addosso la circondò totalmente, una fitta allo stomaco la colpì. Il senso di nausea in quel momento si fece vivo come non mai, ma la ragazza sforzandosi di reprimerlo, lo ignorò, continuando a vestirsi per uscire il prima possibile da quella casa. Non voleva che il ragazzo si svegliasse e tentasse di fermarla. In quel momento voleva solamente tornare da Nick e dimenticare quello che era accaduto con Alex.
 
“Seppure mi fossi sentita viva come non mai tra le sue braccia…”.
 
Mentre si riallacciava le scarpe, Susi notò una lacrima cadere. Stava piangendo e neanche se ne accorgeva. Come poteva essere successa una cosa del genere? Non poteva biasimare nessun altro che lei in quel momento. Ricordava bene come il desiderio per Alex fosse stato vivo ed intenso, ed era per quello che si sentiva ancora più in colpa. Lei aveva desiderato fare l’amore con lui, tanto quanto il ragazzo aveva voluto stare con lei.
Velocemente recuperò il capotto che stava ancora asciugando e lanciandoselo sulle spalle, senza curarsi di allacciarlo, aprì la porta e corse fuori.
 
“Addio Alex…”.
 
Quel giorno la pioggia proprio non voleva cessare, ma contrariamente a qualche ora prima, Susi non vedeva l’ora di attraversala. Non le importava del gelo, non le importava dell’acqua che la bagnava senza tregua. Voleva essere in quella pioggia perché significava tornare da Nick.
Aprendo la borsetta, frugò dentro in cerca dei guanti in modo che potessero infonderle un minimo di calore.
Sentendosi prendere per le braccia, spaventata lasciò cadere quello che aveva tra le mani. Alzando gli occhi lentamente, incontrò quelli color cioccolato che aveva tentato di togliersi dalla testa fin da quando si era svegliata pochi istanti prima.
Questa volta erano pieni di dolore.
“Dove stai andando Susi?” domandò Alex ferito.
“A casa…” replicò lei abbassando lo sguardo.
Con un profondo sospiro, Susi tentò di conquistare quel coraggio che tanto le mancava per dirgli addio per davvero. Una volta per tutte. Lei non lo conosceva, non sapeva niente di lui, come poteva esserne innamorata o anche solo crederlo? Quella era solo una cotta sfuggita di mano e lei voleva porre fine al problema, non le interessava se lei ed Alex avessero sofferto. L’unico che non avrebbe dovuto soffrire per quel momento di debolezza era Nick.
“Ho sbagliato… è stato tutto uno stupido errore…” sussurrò la ragazza.
 
“Perché nonostante stessi mentendo guardandolo dritto negli occhi, le lacrime continuavano a scendere?”.
 
Lo guardava scuotere la testa, ormai bagnato fradicio anche lui e osservava quegli occhi che imploravano per una spiegazione. Indossava solamente un maglioncino, i jeans scuri erano allacciati a mala pena e le scarpe erano praticamente slacciate. I capelli solitamente spettinati erano inzuppati di acqua e ricadevano sulla sua fronte.
“Se è stato un errore, perché stai piangendo?” domandò lui prendendole dolcemente il viso tra le mani.
“Perché sbagliare fa male… e sbagliare insieme a te fa davvero tanto male…”. Alzando una mano, gli spostò i capelli dalla fronte.
“Se io sono stato un errore, spero almeno di essere stato l’errore che ti porterà più rimpianti… e spero anche che il nostro errore rimanga nel tuo cuore per tutta la vita…” e facendo un passo verso la ragazza, eliminò la distanza esistente tra di loro. “Perché la sensazione dei tuoi baci rimarrà scolpita per sempre dentro di me… come non riuscirò mai a cancellare questo momento, in cui tu mi stai voltando le spalle e dicendo addio… spezzando sia il mio cuore sia il tuo…”.
“No Alex… io amo…” iniziò lei, ma il ragazzo sorrise scuotendo la testa.
“No… tu non lo ami… le parole che mi hai detto prima, le sento ancora risuonare nelle mie orecchie… Hai paura di farlo soffrire Susi, tutto qui…” e il cuore del ragazzo si spezzò ulteriormente vedendo come le sue parole, dette con l’intenzione di farle aprire gli occhi, la ferirono, aumentando le lacrime che scorrevano ininterrottamente da quegli occhi che fino a qualche ora prima, lo osservavano con passione, con libertà, con spensieratezza…
“Io non voglio avere la presunzione di credere di essere io quello che ami, ma tutti i dubbi che hai avuto su Nick sin dall’inizio della vostra storia, non sono normali. Lui ti dona tutto sé stesso e tu, pur provandoci non riesci a ricambiare quello che lui prova per te… Tu sei innamorata del sogno di stare insieme a lui sin da quando eri bambina, ma adesso non sei più una bambina ed è giusto che anche tu abbia la tua possibilità con il vero amore…” sussurrò lui asciugandole le lacrime che si mischiavano alla pioggia.
“Basta Alex, ti prego…” e allontanandosi dal ragazzo, si chinò per raccogliere quello che le era caduto a terra.
Rialzandosi, lo guardò e fece finta che le sue parole non avessero avuto nessun effetto su di lei. “Addio…” e senza aspettare una risposta, lo oltrepassò e iniziò a correre, per tornare a casa il prima possibile.
 
“Non mi voltai indietro, perché sapevo che se lo avessi guardato, sarei tornata di corsa da lui…”.
 
Nell’aprire la porta di casa, Susi fece un profondo respiro. Tra poco avrebbe dovuto affrontare Nick.
 
Cosa avrei potuto dirgli? Ciao Nick, come va? Io tutto bene, sai cosa mi è successo oggi? Ti ho tradito insieme ad Alex e credo anche di essere sulla buona via per innamorarmi di lui!
Chi volevo prendere in giro? Quello che gli avevo fatto era stato orribile. Avevo pugnalato alle spalle la persona che più sulla terra avrebbe fatto di tutto pur di vedermi felice. Ma passare quel pomeriggio con Alex, guardarlo negli occhi e farmi consolare da lui, mi aveva fatto realizzare che forse non ero innamorata di Nick, e anche se una piccola parte di me lo era, non era sufficiente a ricambiare quello che lui dava a me.
Senza contare il fatto che ero riuscita ad aprirmi molto di più con Alex in pochi giorni, che con Nick in sette messi e più di relazione.
Poteva essere il rimorso la causa che mi impediva di dire addio a Nick? Il rimorso per non essere abbastanza donna da trovare il coraggio di ammettere sia a lui, sia a me stessa che in realtà non era lui il ragazzo della quale ero innamorata?
E Alex… Stava male tanto quanto soffrivo io? Come potevo essere innamorata di lui? Come poteva essere successa una cosa del genere quando io non sapevo nulla di lui? Non lo conoscevo, eppure non riuscivo più a farne a meno. Era diventato una presenza fondamentale nella mia vita. Era sempre stato lì, con i suoi consigli, con i suoi sorrisi ed i suoi sguardi che con il passare del tempo mi avevano portato a dipendere da lui senza nemmeno rendermene conto. Alex mi completava, mi capiva e mi faceva sentire amata a rispettata. Qualità che sebbene Nick tentasse con tutto sé stesso di darmi, non riuscivo a sentire forti e presenti rispetto a quelle di Alex. 
Alex non mi faceva sentire solamente come un pezzo di carne da dover proteggere a botte.
Con lui non sentivo più quel bisogno di un altro per essere completa, quel bisogno che inconsciamente avevo notato di avere con Nick.
Con Alex avevo smesso di essere razionale, ma avevo imparato a seguire il mio cuore.
E con Nick, tuttora, questa era una cosa che non riuscivo a fare.
Ma stare con lui era l’unica cosa che potevo fare per evitare che il mio cuore venisse divorato dalle amarezze per non essere stata in grado di essergli fedele avendogli promesso il mio amore…
Ero confusa? Forse un pochino…”
 
“Oh grazie a Dio!” esclamò Nick scavalcando il divano rosso che si presentava davanti al suo cammino. Piombandole addosso di corsa, Susi cercò il coraggio di alzare gli occhi sul ragazzo. “Ero preoccupatissimo Susi, non hai risposto al cellulare, non ti sei fatta sentire da nessuno! Non sapevo più cosa fare! Ero sul punto di chiamare la polizia!”.
Chiudendo la porta alle sue spalle, lei replicò “Esagerato… avevo solo bisogno di schiarirmi le idee dopo quello che è successo questa…”.
“No ti prego… sono stato un povero stupido! Mi sono lasciato prendere dal panico, ma quando sei uscita come un razzo da quella porta, ho capito di aver sbagliato tutto! Questo è quello che voglio, tu sei quella che voglio! Io voglio un figlio, perché sei tu a darmelo!” la interruppe lui prendendole il viso tra le mani. “Sei bagnata fradicia Susi… rischi di ammalarti così…”.
Lasciando scivolare le cose che teneva in mano per terra, Susi si scrollò lievemente di dosso le mani di Nick.
 
“Perché avevo deciso di stare con lui, non voleva dire che lo avevo perdonato per quello che era successo quella mattina… Quando qualcosa è troppo, è troppo…”.
 
Togliendosi la giacca, la appese all’attaccapanni vicino all’entrata.
“C’è modo e modo di dire le cose Nick… potevi vociferare i tuoi pensieri in altro modo, usando un approccio più gentile. Questo lato che mi hai mostrato, non mi piace e non ci penserò più la prossima volta…” borbottò gelida Susi.
“Non penserai a cosa?” domandò Nick seguendola in cucina. “Ho sbagliato Susi, ti prego perdonami…”.
“Se sono qui è perché ti ho perdonato Nick… ma…” e nuovamente il ragazzo la interruppe.
“Sposami Susi!” esclamò lui inginocchiandosi e prendendole una mano.
Susi lo guardò esterrefatta “Ma… Nick ragiona prima di parlare, ti prego!”. Fece per andarsene, ma Nick la trattenne, alzandosi in piedi.
“Ho ragionato ed è per questo che te lo sto chiedendo. Io sono disposto a dare tutto per noi, ho esagerato stamattina, non dovevo reagire così, ma ho capito che se perdo te, non ho più niente. Tu sei tutto quello che ho sempre voluto, e lo sai bene! Voglio una famiglia e la voglio con te! Voglio che questo bimbo abbia un papà ed una mamma sposati!”.
Sospirando Susi, scosse lievemente la testa “Non è detto che io sia incinta Nick… quindi dimentichiamo tutto questo fino al momento giusto!”.
“Non capisci Susi…” sussurrò lui prendendola tra le braccia. “Io voglio sposarti e basta…” e dicendo così, nascose il viso nel collo della ragazza. Sentendolo respirare il suo profumo, Susi inquieta iniziò a divincolarsi.
Poi Nick si allontanò, osservandola in silenzio.
“Cosa c’è Susi? Perché hai pianto?” le domandò dopo averla scrutata per degli interminabili secondi.
“Non c’è niente Nick… è stata una giornata molto dura e vorrei solo farmi una doccia ed andare a dormire…” replicò lei chiudendo gli occhi quando il ragazzo le accarezzò il viso.
 
“Mi veniva da piangere… Nick non meritava di essere preso in giro…”.
 
Baciandole una guancia, lui la rassicurò dicendole che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Accompagnandola alla porta del bagno le sorrise, incitandola a farsi una lunga doccia calda, mentre lui andava a prepararle il letto. Con un debole sorriso, Susi si fece coraggio e avvicinandosi gli diede un bacio sulla guancia.
Senza aspettare una reazione, entrò in bagno, e con non curanza, iniziò a svestirsi, lasciando che gli indumenti cadessero senza cura sul pavimento. Con una mano, cercò il rubinetto per aprire l’acqua della doccia e mentre aspettava che il vapore la circondasse, meccanicamente si lavò i denti.
 
“Nel momento in cui entrai nella doccia, fui sicura solamente di una cosa. Alex era l’unica cosa che occupava i miei pensieri. Non pensieri di rimorso rivivendo quel pomeriggio, ma c’era solo lui, il suo viso, gli occhi, il sorriso. Quei capelli arruffati che andavano sempre da tutte le parti, quel pizzetto scuro che decorava il suo viso come fosse un’opera d’arte. Insomma, c’era solo lui.”
 
Sospirando e permettendo alle lacrime che le avevano colmato gli occhi di cadere, si lasciò cullare dall’acqua calda che le scrosciava addosso. Due mani le passarono intorno alla vita e Susi sobbalzò lievemente. Voltandosi verso l’intruso, non riuscì a trattenere il debole sorriso che le si fece largo sul viso.
Era preoccupato per come l’aveva vista a terra e conoscendo Nick, il ragazzo non si sarebbe arreso tanto presto. “Non va tutto bene piccola… dimmi che c’è…” la incitò prendendole il viso tra le mani. Incoraggiata dalla dolcezza di Nick, Susi lasciò il via libero alle lacrime e senza pensarci, scivolò tra le braccia del proprio ragazzo, confortata dalla sicurezza di quel tocco.
 
“Alex…”
 
Sentendo Nick irrigidirsi, probabilmente sorpreso da quella dimostrazione spontanea di affetto, Susi aumentò la stretta e quando Nick ricambiò l’abbraccio, di riflesso si rilassò all’istante.
“E’ stata una giornata molto dura…” sussurrò chiudendo gli occhi quando lui iniziò ad insaponarle i capelli.
“Mi spiace piccola… non posso far niente per cancellarla, ma posso provare a migliorarla…” replicò lui e Susi capì dal tono della voce che stava sorridendo.
 
“Non volevo cancellarla, volevo riviverla, per avere la possibilità di stare ancora tra le sue braccia…”.
 
“Andrà tutto bene…” la rassicurò Nick. Aprendo gli occhi, la ragazza gli accarezzò la guancia, cercando di non sentirsi in colpa sotto quegli occhi chiari tanto persistenti.
“Lo so…”.
 
“La mattina dopo, arrivò il ciclo…”.
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 
“Kia mi osservava in silenzio e presa dal panico, mi voltai verso il muro per continuare con la pianta di glicine. Mi sembrava di sentire il suo cervello ragionare, le sue rotelle girare per tentare di trovare una risposta a tutto quello che le avevo appena raccontato… Ad occhio e croce, dovevano essere già passati un paio di minuti e questa scena muta che la mia amica stava facendo, mi metteva parecchio in agitazione…”
 
“Ma tu sei scema totale…” esordì lei mettendo subito da parte la rivista che teneva tra le mani.
“Grazie… sempre dritta al punto…” borbottò Susi posando tavolozza e pennello. “Se te ne ho parlato, è perché ho dei problemi con tutto questo. Credi sia facile per me vivere con il rimorso di quello che ho fatto a Nick?”.
“Ma Nick può andare a farsi fottere per quanto me ne possa interessare!” ribattè lei alzandosi. Susi la guardò sorpresa “Kia! Ma cosa dici?”.
“Cosa dico? Dico che non capisco ancora come diavolo tu possa aver passato una settimana della tua vita, vivendo con la consapevolezza di non essere innamorata di Nick, ma di essere totalmente persa per Alex… e quando dico persa per Alex, intendo che se tu stessi insieme a lui, potrebbe benissimo diventare l’Amore con la A maiuscola. Quello che hai sempre cercato Susi! Lo hai sempre sognato, non puoi lasciarlo fuggire così!” sproloquiò Kia.
Facendo un sospiro, Susi replicò “L’ho sempre cercato in Nick…”.
“Tu eri innamorata di questa idea Susi, è sempre stato il ragazzo che hai sempre desiderato, ma tu stessa te ne sei resa conto, nel momento in cui continuavi ad avere quelle stupide paura nel dirgli di amarlo! Invece dopo questo racconto, dopo quello che è successo con Alex, non puoi avere ancora dei dubbi. Sono mesi… ma che dico, sono anni che usi la testa al posto del cuore ed in amore non deve essere così! In amore tutto deve essere irrazionale, spinti dal desiderio, dalla passione, spinti dal proprio cuore. Ed è questo che succede con Alex. Non devi disperarti Susi, tutti sbagliamo…” e dicendole così, le posò una mano sulla spalla, notando come le lacrime minacciassero di cadere.
“E Nick? Cosa faccio con lui? Come posso spezzargli il cuore? Io non ho davvero il coraggio di farlo…”.
Sospirando, Kia la scortò fino alla sedia dove era seduta lei stessa poco prima e facendola accomodare, le porse la bottiglietta d’acqua presente sul tavolo accanto.
“Credi che per lui sia meglio vivere accorgendosi di non essere ricambiato, oppure soffrire per qualche tempo e poi riuscire ad andare avanti con la propria vita? Sareste infelici entrambi… E sei pronta tu stessa a fare questo sacrificio? Saresti in gradi di andare a letto con Nick e pensare ad Alex per tutto il resto della tua vita?” sussurrò lei tentando di non turbarla ulteriormente. Vedeva quanto l’amica soffriva e quanto sforzo le era servito per aprirsi così tanto, ma da vera amica, Kia non poteva non dirle cosa era giusto. Non poteva farla vivere nel dubbio per tutto il resto della sua.
“Nick è sempre stato tutto per me, gli ho dato tutto quello che potevo dargli… E’ stato il primo ragazzo con cui ho fatto l’amore…” bisbigliò Susi soffiandosi il naso.
“Susi… Non farti questi problemi idioti… Tu avrai sempre un debole per Nick, perché lo ami. E’ sempre stato nella tua vita ed è logico che tu sia legata a lui da più di semplice affetto, ma non è l’amore che dovresti provare per il ragazzo di cui sei innamorata. Tu e Nick sarete sempre legati, quello che vi lega, non si spezzerà mai, nemmeno se tu decidessi di lasciarlo. Lui sarà sempre innamorato di te. Tu sarai sempre la ragazza giusta per lui, sarai per sempre il vero Amore. Ma non è detto che lui debba esserlo per te… Ti ho già detto Susi, che se continuerai a stare con lui, sareste infelici entrambi…” prima che Kia potesse continuare però, Susi la interruppe.
“Mi ha chiesto di sposarlo…”.
Kia chiuse gli occhi lasciando andare un sospiro. “E’ un idiota… non mi ascolta mai…”. E notando come Susi la osservava confusa, la ragazza tentò di spiegarle la situazione provando a non turbarla ulteriormente. “Il giorno in cui è successo il misfatto con Alex, Nick era disperato, nel vero senso della parola, per non riuscire a trovarti. E’ piombato nel mio ufficio come un pazzo, ti cercava e non sapeva più dove guardare. Così, quando mi ha raccontato cosa era successo, mi ha anche detto che ti avrebbe chiesto di sposarlo appena ti avrebbe ritrovato… Ho tentato di farlo ragionare ed ho provato a rimandarlo a casa, convinta di essere riuscita a distogliere quella folle idea dalla sua testa, ma… a quanto pare mi sbagliavo…”. Facendo una breve pausa, chiese “Cosa gli hai detto?”.
“Ho evitato di rispondergli. Ero troppo sconvolta per aver realizzato di non amarlo, ma quando me lo ha chiesto, il mio cuore si è davvero spezzato…”. Prendendo fiato, domandò “Come faccio ad amare Alex? Io non lo conosco…”.
Kia le spostò i lunghi capelli dietro alla spalla e sorrise “L’amore non deve sempre essere logico Susi… Se a te bastano i suoi sguardi ed i suoi sorrisi, tutto il resto viene dopo. Viene stando insieme, conoscendosi sempre meglio… Segui il cuore…”.
“Non vorrà più vedermi dopo come l’ho trattato…” borbottò sorridendo tristemente.
Mettendole una mano sulla spalla, Kia ricambiò invece con un allegro sorriso. “Oggi hai lezione con lui, no? Inizia ad andare ed a vedere la sua reazione e visto che con lui riesci a parlare così liberamente, digli quello che provi… e vedrai che con quei suoi occhioni scuri, ti guarderà e tu capirai la risposta alle tue domande…”.
“E’ molto bello, vero?” domando Susi arrossendo.
“E’ bellissimo Susi. Sembra un attore… mi ricorda pure Orlando Bloom! Quindi posso solo dirti di non lasciarlo scappare…”.
Alzandosi dalla sedia istintivamente Susi abbracciò l’amica, grata di essere riuscita a sfogarsi con qualcuno. Borbottando un “Grazie…”, si lasciò andare a delle lacrime liberatorie.
 
“In quel momento mi sembrava di essere rinata. Sarei andata da Alex, avrei rivisto il mio amore…”.
 
Salendo gli scalini che portavano all’aula, Susi respirò a fondo, e guardando fuori dalla finestra, notò con piacere come Kia avesse mantenuto la parola e la stesse aspettando in cortile. Sorrise tra sé vedendola al telefono.
 
“Sempre attaccata al cellulare…”.
 
Arrivando davanti alla classe, raccolse tutto il suo coraggio ed entrò.
 
“Ma non trovai il mio Alex…”.
 
Guardando Stefano, che come sempre era seduto al posto in fondo, si avvicinò confusa.
“Che fine ha fatto Alex?”.
Il ragazzo la guardò “Siamo sconvolti come te… Il nuovo prof. non ha voluto dirci niente se non per il fatto che Alex per un po’ non ci sarà…”.
“Ma…” e venne interrotta da Kia che entrò in classe di fretta e furia. “Kia, che fai?” chiese Susi facendole notare la presenza di un altro insegnante, che già si era alzato vedendo tutto il movimento.
“Scusate signorine, se per favore volete prendere posto…”.
Ma Kia lo ignorò e guardando Susi fece un profondo sospiro.
“Alex è in ospedale… ha avuto un incidente stanotte…” e Susi vide come Kia si bloccò dal dire altro.
 
“In quel momento il mondo intorno a me si fermò…”
 
Respirando a fondo qualche volta, Susi deglutì lentamente, lo sguardo fisso davanti a lei poi, girandosi lievemente su sé stessa, riprese la borsa che aveva posato sul banco di Stefano e si voltò verso Kia sussurrando “Devo andare da lui… devo vederlo e sapere come sta…”.
L’amica la osservò preoccupata. Si era aspettata tutti i tipi di reazione, ma non questa calma irreale. “Susi, mi stai spaventando!” esclamò lei prendendole un braccio, ma la ragazza scosse la testa, liberandosi dalla stretta.
“Andiamo all’ospedale Kia… ti prego…” e vendendole la disperazione negli occhi, Kia annuì lievemente ed in silenzio seguì l’amica giù per le scale per quello che sarebbe stato il viaggio più lungo della vita.
 
“Tutti i dubbi e le paure, in quel momento svanirono. Il bisogno fisico che avevo di vederlo e sapere le sue condizioni furono le risposte che cercavo…”.
 
Entrando in ospedale, dopo aver lasciato la macchina in divieto di sosta, Susi e Kia si guardarono intorno nervosamente cercando qualche faccia familiare. Entrambe sobbalzarono sentendo un cellulare suonare.
“E’ il mio” esclamò Kia estraendolo dalla borsetta. “E’ Kekko, sono al quarto piano!” e prendendola per un braccio, entrò in un ascensore che era appena arrivato al piano.
Non appena le porte si aprirono, Susi trattenne il fiato vedendo il gruppo di amici al completo cercare di consolare Kekko in una qualsiasi maniera. Fu Nick a notare la loro presenza per primo.
 
“Sì… c’era anche Nick, che in quel momento sembrava non aver mai provato nessun rancore verso Alex…”.
 
Dopo aver detto qualcosa al gruppo, tutti si voltarono in nostra direzione e schiarendosi la voce, Kia mi oltrepassò, avviandosi verso di loro. Quando Kekko si alzò, la ragazza lo abbracciò in segno di conforto.
 
“Io invece, ero paralizzata allo stesso posto, le gambe non volevano portarmi dove il mio cuore urlava di andare…”
 
“Vieni Susi…” sussurrò Nick, che nel frattempo si era avvicinato, indicando con la testa il posto dove si trovavano gli altri.
Annuendo e deglutendo, camminò lentamente fino a quando, a sua volta, non si ritrovò davanti al cugino di Alex. Non lo abbracciò, non disse niente per tentare di farlo star meglio, ma chiese solo.
“Cosa è successo?”.
Quasi tutti la osservavano sorpresi e poi spostarono lo sguardo su Kia.
Schiarendosi la voce, la ragazza la guardò. “Non avevo il coraggio di farlo Susi… io non voglio dare questo genere di notizie…”. L’atmosfera intorno a loro era tesa, nervosa.
“Cosa gli è successo?!” domandò Susi alzando la voce.
Sorpreso dalla reazione, Nick le prese una mano e notando come nessuno vociferasse i fatti accaduti, si schiarì la voce. “Ieri sera, è uscito a piedi, non sappiamo per andare dove, ed è stato rapinato. Gli hanno portato via portafogli, cellulare e l’orologio…” facendo una breve pausa, cercò di capire la reazione di Susi, ma la ragazza continuava a tenere lo sguardo basso. “L’hanno picchiato, l’hanno ridotto in fin di vita… ha un fortissimo trauma cranico, sospettano un’incrinazione del cranio… ha delle costole rotte e un taglio profondo sul viso così come sulla testa…”. Rimase in silenzio, mandando giù la saliva e cercando di prendere coscienza dell’accaduto. “E’ in coma… L’hanno trovato qualche ora fa in un vicolo, pensano che sia stato lì tutta la notte…”.
 
“Lasciai andare quel respiro che non sapevo neppure di trattenere…”.
 
Abbassando la testa, Susi sussurrò “Devo andare in bagno…”  e lasciando cadere la mano di Nick, si incamminò per il corridoio senza fermarsi, senza voltarsi indietro neppure quando i suoi amici la chiamarono preoccupati.
 
“Camminai come un robot verso il bagno. Non mi rendevo più conto di quello che stava accadendomi intorno. Ero diventata un automa, i miei occhi vedevano mentre spalancavo lentamente la porta del bagno, ma il mio cervello ed il mio cuore erano pieni solo di Alex e del fatto che fosse ad un passo dalla morte. E poi il mio corpo tremò all’improvviso, ed accasciandomi velocemente sul wc mi ritrovai a vomitare persino la mia anima ormai svuotata…”.
 
Asciugandosi la bocca con la manica, Susi si sedette nel cubicolo del bagno e portando la testa tra le ginocchia, iniziò a respirare a fondo, iniziò a contare lentamente e non fu particolarmente sorpresa sentendo la porta del bagno aprirsi.
“Mi spiace Susi…” borbottò Kia sottovoce inginocchiandosi di fianco all’amica per poi iniziare a massaggiarle la schiena.
“Cos’altro hai dimenticato di dirmi?” replicò Susi acida, continuando a nascondere il viso tra le braccia. Alzando la testa fissò un punto non definito di fronte a lei.
“Non sta molto bene Susi… E’ pieno di lividi ed ematomi, gli hanno già cucito il taglio in testa e pensano se lo sia fatto sbattendo la testa per terra, cadendo dopo aver perso i sensi… Non sanno quando si sveglierà, per ora non ha dato cenni di ripresa. E’ immobile in quel letto, stanno facendo a turno per entrare, uno alla volta… Devi coprirti totalmente, non può rischiare di prendere infezioni di alcun genere, perché potrebbe…” e fermandosi di colpo, si ritrovò incapace di completare la frase. Susi, però, lo fece al posto suo. “Morire?”.
Kia annuì lievemente ed aiutò l’amica ad alzarsi. “Riesci a tornare con me? Nick è rimasto molto preoccupato dalla tua reazione. Stava venendoti dietro e probabilmente non avrebbe esitato ad entrare anche qui…”.
“Voglio entrare da lui…”.
Kia scosse la testa. “Non credo sia possibile Susi… oggi solo i parenti e poi credo che prima dovresti sistemare le cose con Nick. Correre al capezzale di Alex, per quanto possa sollevarti il morale, ucciderebbe Nick…”.
“Ma io voglio vederlo… lui sarà spaventato…” sussurrò Susi avvicinandosi al lavandino.
“Verremo domani… quando Nick andrà a lavorare, ok?” la rassicurò lei sorridendo.
Annuendo, Susi si voltò su sé stessa e si diresse verso la porta aprendola e per nulla sorpresa di trovarsi Nick ad aspettarla fuori dal bagno, appoggiato al muro.
“Va tutto bene?” domandò dopo averla osservata preoccupato per qualche secondo. Avvicinandosi, le passò le braccia intorno alle spalle, tirandola verso di sé. “E’ stato uno shock per tutti Susi…” e baciandole la testa, la strinse ancora, fino a quando rassegnata, Susi non ricambiò l’abbraccio.
“Ti va di stare qui ancora un po’? Kekko è ha pezzi, ha bisogno il più possibile di noi in questo momento…”.
Allontanandosi dal corpo di Nick, Susi abbassò lo sguardo arrabbiata “Kekko ha bisogno di noi… ma intanto quello su un letto di ospedale a combattere contro la morte non è lui!”.
Colto alla sprovvista dalla risposta di Susi, Nick le sorrise. “Certo che no… ma… oggi noi non possiamo fare niente per Alex se non pregare…”.
Sospirando Susi scosse la testa, coprendosi il viso con le mani. “Sì… hai ragione Nick… scusami, ma non ero pronta ad una notizia del genere…” e per tentare di fare un passo verso il perdono, si avvicinò e lo riabbracciò.
“Non preoccuparti…” replicò lui accarezzandole la testa. Scostandosi lievemente, le sorrise e prendendola per mano guardò Kia.
Sorridendogli tristemente, la ragazza non seppe cosa dire per tentare di rassicurarlo.
 
“Sadicamente, speravo solo che, dopo la mia reazione, capisse di avermi ormai persa…”
 
Fermandosi ancora una volta davanti a Kekko, Susi, questa volta, si decise a fare un passo verso di lui. Avvicinandosi, tentò di sorridergli, dandogli il conforto che lei stessa cercava disperatamente. “E’ terribile Kekko… E’ una cosa orrenda…”.
“Non ci sono parole Susi, non preoccuparti…” replicò il ragazzo alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi la abbracciò.
“Mi spiace…” sussurrò lei aprendo gli occhi.
 
“Sperai di non averlo mai fatto…”.
 
Dietro a quella porta, attraverso la finestra di vetro, vide Alex giacere immobile sul letto. Lasciando andare Kekko, Susi non si rese più conto di niente, di nessuno. Smise di respirare ed inconsciamente posò le mani su quel vetro. Il viso, sempre colorito e roseo del ragazzo era pallido, livido e violaceo. Sulla guancia destra aveva un grosso cerotto bianco, simile a quello che aveva in testa.
 
“I suoi bellissimi capelli…”
 
I capelli scuri, erano stati tagliati rozzamente e asimmetricamente su una parte a sinistra della testa, per poter così cucire il taglio che partiva dalla fronte e proseguiva sul cuoio capelluto.
Le labbra, che erano sempre pronte a rivolgerle un sorriso, giacevano in un lieve broncio. Gli occhi chiusi, non davano il minimo accenno di volersi aprire, e Susi sperò come non mai di potersi perdere in essi come era successo tante altre volte.
“Svegliati Alex!” esclamò lei picchiando lievemente contro il vetro. Quando sentì una mano sulla sua spalla, la scrollò in malo modo e continuò ad osservarlo.
Notando i due tubicini dell’ossigeno attaccati al naso, Susi si voltò verso Kekko, che le aveva fatto compagnia accanto al vetro. “Perché l’ossigeno?”.
“E’ per precauzione… non vogliono davvero correre nessun rischio…” la rassicurò lui.
Osservando le mani, chiudendo gli occhi, Susi si ritrovò a rivivere l’attimo in cui furono su di lei. Non indossava né l’orologio, né la fede argentata al pollice, né il braccialetto d’argento e caucciù che non lo abbandonava mai. Il suo braccio era collegato ad un flebo che sembrava non finire mai.
“E’ circondato da macchine, che lo sorvegliano in ogni istante…”. Susi lo interruppe, notando il raggio di sole ricadere sul viso che pareva addormentato. “Bisogna chiudere quella tenda… gli darà fastidio tutta quella luce…”.
“Adesso basta Susi…” sussurrò Nick allontanandola dalla porta. Prendendole il viso tra le mani, la guardò “Ti fai del male, così come non aiuti nessuno di noi…”. Susi annuì e sentì le lacrime bruciarle gli occhi.
 
“Non avrei pianto davanti a tutti, avrei conservato le mie lacrime solo per lui, quando la sua mano sarebbe stata ancora nella mia…”.
 
Portandola via dalla porta con decisione, Nick notò gli occhi lucidi della ragazza e senza aggiungere altro, la prese tra le braccia. Dopo qualche istante passato così, Nick si allontanò nuovamente. “Andiamo Susi, è meglio tornare a casa…”.
Scuotendo lievemente la testa, Susi iniziò a protestare, ma Nick le prese le braccia fermamente tra le mani e avvicinandola ancora al suo corpo sussurrò “Ora basta Susi… Togliamo il disturbo…”.
Alzando gli occhi verso Kia, Susi la vide annuire lievemente e così, con le spalle pesanti, si lasciò abbracciare ancora da Nick. Non aveva la forza di replicare, di lottare per restare al fianco di Alex.
Schiarendosi la voce, Nick alzò gli occhi chiari verso gli altri amici. Sorridendo lievemente sussurrò “Scusateci ragazzi, ma è la prima volta che Susi si trova in una situazione del genere…”.
Kekko si avvicinò e mettendogli una mano sulla spalla, guardò l’amico. “Non preoccuparti… grazie della visita…”.
Annuendo, Nick salutò gli altri con un cenno della testa e poi si girò lentamente insieme alla ragazza.
“Andiamo a casa piccola… solo io e te…”.
E Susi non ribattè e pesantemente si fece guidare lontano da Alex.
 
“Ma in silenzio, gridai la mia ultima preghiera e chiesi a Dio di non portarmelo via…”.
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 
“Non hai intenzione di entrare?” domandò Kekko facendo sobbalzare sia Kia che Susi. Guardando gli abiti ospedalieri di protezione che indossava sopra i suoi, sospirò.
“Mi occorre ancora qualche minuto…” sussurrò Susi respirando a fondo.
“Lo so che è dura, ma lui ha bisogno di te più che di chiunque altro…” borbottò lui e le due ragazze lo guardarono sorprese. “Alex ha sempre parlato con me… ancora di più da quando si è innamorato di te…”. A quelle parole, Kekko notò la stretta che Susi già aveva intorno alla maniglia della porta, diventare più salda.
Mettendo una mano sulla spalla dell’amica, Kia tentò di darle coraggio “E’ solo la paura di entrare da lui Susi, ma nel momento in cui sarai al suo fianco, tutto andrà meglio…”.
Guardando la ragazza fissare tristemente Alex, Kekko diede un lieve colpo sul gomito a Kia. “Andiamo a prenderci un caffè. E’ una cosa che deve fare da sola con lui…”. Non del tutto convinta, la ragazza sembrò riluttante all’idea di lasciare Susi, ma notando come l’amica pareva non ascoltarli, stringendole lievemente la mano, iniziò ad allontanarsi.
“Puoi farcela!” la incoraggiò nuovamente e questa volta, Susi annuì.
 
“Ascoltai i loro passi lungo il corridoio fino a quando sparirono sulle scale, poi riportai la mia attenzione su quel dannato letto di metallo dove giaceva Alex… Occorreva solo fare un bel respiro, chiudere gli occhi e…”.
 
Lentamente, con il cuore che le rimbombava nelle orecchie, aprì la porta, entrando in quella stanza fredda.
 
“Già… il freddo presente in quella stanza mi avvolse facendomi rabbrividire. Sapevo che la temperatura doveva essere inferiore rispetto a quella comune degli ospedali, ma quei pochi gradi di differenza, mi congelarono completamente. Era la paura di dover affrontare la realtà, di dovermi avvicinare al letto, prendere la sua mano e realizzare pienamente che non avrebbe ricambiato la mia stretta…”.
 
Richiuse la porta alle sue spalle, facendo attenzione a non fare rumore e lasciando andare il respiro che stava trattenendo, riaprì gli occhi.
 
“E lui era lì, a pochi passi da me… in quello che sembrava un sonno senza sogni…”.
 
E come un magnete, si sentì attratta verso di lui, passo dopo passo. Lo osservava riposare. Era pallido, le ferite che aveva sul volto sembravano peggiorate rispetto al giorno prima. Le lunghe ciglia scure parevano stessero toccando le guance e la ragazza rimase ad osservarlo in silenzio, con la sola speranza di vedergli aprire quei suoi meravigliosi occhi scuri e potersi vedere riflessa.
Ma non successe…
Si morsicò le labbra e tentò di sorridere. Continuando a fissargli il viso, la sua mano cercò quella ferma del ragazzo. La strinse e per la prima volta, lasciò libere le lacrime di cadere. Era tiepida… quella mano che non ricambiava la stretta, aveva ancora il calore della vita. Sedendosi lievemente sul letto, Susi la alzò e la baciò. E poi, posandola insieme alla propria sulla sua gamba, tornò a guardargli il viso.
 
“Anche in quel sonno, così simile alla morte, era bellissimo…”.
 
Con la vista completamente annebbiata dalle lacrime, Susi alzò la mano libera e la posò sul cuore di Alex. Sapeva che era ancora vivo, doveva solo essere rassicurata e sentire il battito della vita, così come lo aveva sentito l’ultima volta, quando era stata tra le sue braccia.
“Oh Dio…” singhiozzò lei portandosi la mano di Alex vicino al viso. “No… non doveva finire così tra noi due… Non dovevamo finire qui… volevo ancora vederti sorridere, sentire la tua risata…”. E come succedeva sempre quando era con lui, non ebbe paura di lasciare libere le proprie emozioni. “Io… ho detto quelle cose per tentare di convincermi di non essere innamorata di te, ma… non volevo… non volevo andare via da te. Volevo stare ancora tra le tue braccia. Ma io ho paura Alex… Ho paura perché con te è tutto diverso. Tu mi guardi con quegli occhi magici… con quegli occhi che rispecchiano la tua anima ed io davvero non capisco più niente. Mi osservi, mi capisci e mi sei vicino, qualsiasi cosa accada e qualsiasi cosa io ti dica, tu non ti arrendi mai. Lotti per quello che vuoi e per quello che ami, ma… adesso ti prego… devi lottare per te stesso, per tornare da me… Ti ho già perso una volta amore mio, non posso perderti ancora. L’ultima volta non è andata come volevamo… ero davvero fuori di testa ed ho fatto l’unica cosa che tu mi permetti di fare senza mai provare rancore… Mi permetti di ferirti, ma non ti pieghi mai… ed il mio cuore si spezza insieme al tuo… quando sei entrato nei miei pensieri le prime volte, pensavo solo che fossi lì perché sei così dannatamente bello e perfetto, ma sapevo che qualcosa non era giusto…”. Facendo una piccola pausa, cambiò posizione e sedendosi sulla sedia vicino al letto, riprese la mano pesante del ragazzo nelle sue, posando la fronte contro di essa. “Continuo a fare stupidi sbagli, e so che tu torni sempre da me, ma… questa volta non posso sperare di vederti arrivare spettinato davanti a me come succede ogni volta… Questa volta posso solo aspettare che tu rompa il silenzio che hai lasciato intorno a me…”.
 
“E sperai davvero di poter alzare gli occhi e vedere il suo sguardo fisso su di me…”.
 
Alzò gli occhi sul viso di Alex e lo vide ancora addormentato. Morsicandosi il labbro, Susi si asciugò le lacrime con la manica della tunica ospedaliera e reprimendo un singhiozzo, alzandosi, si avvicinò alla fronte del ragazzo e sorridendogli, la baciò delicatamente. “Torna da me… sono qui ad aspettarti…” sussurrò baciandogli poi la guancia.
Sedendosi nuovamente e tentando di riprendere il controllo di sé stessa, rimase in silenzio qualche secondo, continuando a tenere la mano di Alex stretta nella sua. Quando fu abbastanza calma, alzò il viso tentando di abbozzare un sorriso. “E’ una fortuna che non devi andare da nessuna parte, perché ho un sacco di cose da raccontarti…”. E facendo mente locale, iniziò a parlargli delle cose successe nella sua vita da quando lui vi era entrato. Partì a raccontargli da Nick e dal fatto che il suo sogno realizzato, le facesse credere di aver trovato il vero amore e finì con il raccontargli di Xander, ridendo imbarazzata a tale confessione.
Restò a parlargli per ore ed ore, completamente ignara che i suoi amici erano fuori da quella porta ad osservarla, sentendo il proprio cuore spezzarsi insieme al suo…
 
“Quando mi decisi ad uscire da quella stanza, trovai Kekko già cambiato e pronto a sostituirmi. Insieme a lui e Kia, si erano aggiunte anche Steph e Villy ed a giudicare dai loro sguardi, sembravano fossero lì pronte a darmi tutto il sostegno di questo mondo. Non appena il ragazzo entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle, Villy si avvicinò e mi abbracciò. Non disse niente, ma, d’altronde, in quel momento, non esistevano davvero molte parole. Pochi secondi più tardi, le altre due ragazze ci raggiunsero in quel abbraccio consolatorio… Avevo come la sensazione che fossero al corrente di quella strana ed ironica situazione che la vita aveva creato…”.
 
“Ce la farà Alex… è forte e scommetto che non vede l’ora di tornare da te!” sussurrò Steph dopo qualche secondo.
“Già…” sorrise Kia “Dopo tutto quel chiacchierare che hai fatto, avrà avuto voglia di svegliarsi per dirti di smetterla di parlare!”.
Asciugandosi le lacrime, Susi sorrise alla battuta dell’amica. Con gli occhi ancora lucidi le guardò una ad una e poi stringendole nuovamente in un abbraccio sussurrò “Grazie ragazze… voi siete le mie rocce! Sempre pronte a spronarmi, ad indirizzarmi verso la giusta via… Voi siete le sorelle che non ho mai avuto…”.
“Sì sì… ti vogliamo bene anche noi!” e battendole lievemente la mano sulla testa, Steph le sorrise, lieta di essere stata d’aiuto.
Una volta calme, si voltarono a guardare Alex ancora immobile nel letto e Kekko al suo fianco intento a leggergli un libro.
“Vai a casa Susi… sei rimasta là dentro ore, non ti fa bene…” sussurrò Villy guardando l’amica con la coda dell’occhio.
Scuotendo la testa, la ragazza replicò “Lui ha bisogno di me…”.
Sospirando Kia la prese per un braccio e la scansò dolcemente dalla porta. “Ascolta Susi… Adesso ci siamo qua anche noi per Alex, quindi vai a casa a riposarti. E’ da stamattina che non hai abbandonato quella camera… Lui domani sarà ancora lì, solo ad aspettarti… non andrà da…”. Non appena si accorse delle parole che aveva detto, le venne d’istinto morsicarsi le labbra. “Scusa…”.
Susi, la guardò e dopo qualche istante, iniziò a ridere, seguita a ruota dalle altre ragazze.
“Oddio Susi, sono imperdonabile!” esclamò Kia una volta calma. Susi, però scosse la testa ancora con il sorriso sulle labbra “Non preoccuparti… Avrebbe riso anche lui…”.
Ritornando davanti alla porta della stanza, Susi guardò un’ultima volta Alex prima di voltarsi e prendere le proprie cose.
“Vai a casa?” domandò Steph avvicinandosi.
Scuotendo la testa, la ragazza replicò “Vado a lavorare un po’… Disegnando almeno ho un qualsiasi tipo di contatto con lui…”.
Salutandole, si avviò lungo il corridoio. Fermandosi davanti all’ascensore, notò la porta della stanza di Alex aprirsi.
“Aspetta Susi!” esclamò Kekko notandola pronta ad entrare prima che le porte si richiudessero.
Preoccupata, la ragazza lo osservò “Gli è successo qualcosa?”.
Con un lieve sorriso, lui scosse la testa e mettendosi la mano nella tasca posteriore dei pantaloni, ne estrasse una busta piegata.
“Dovevo dartela ieri, ma con Nick nei paraggi non mi è sembrata una buona idea… Era nella tasca della giacca di Alex quando l’hanno trovato...” spiegò porgendogliela.
Confusa, Susi accettò la busta e ringraziandolo, entrò in ascensore. “A domani!” esclamò prima che le porte si richiudessero.
Non ebbe il coraggio di guardare la busta e così la posò nella sua borsa. L’avrebbe letta appena tornata a casa, nella sicurezza del suo appartamento. Nel silenzio e nella calma.
Non poteva aprirla adesso, perché doveva riattraversare tutta la città per tornare a casa e di sicuro, la lettera di Alex non le avrebbe stampato il sorriso sulla faccia.
 
“Il proposito di andare a lavorare, fu dimenticato non appena arrivai alla fermata del bus. Volevo solo tornare a casa e leggere quello che aveva da dirmi. Guardando l’ora e calcolando il tempo che avrei messo a rientrare, mi accorsi che Nick non sarebbe stato in casa al mio ritorno. Ringraziai Dio…”.
 
Entrando di corsa in casa, non si curò nemmeno di posare con cura le proprie cose su un tavolo e si limitò a lanciarle sul pavimento. Togliendo la giacca e buttandola sul divano, prese la lettera che spuntava dalla sua borsa e aprendola senza cura, spiegò i fogli.
 
Cara Susi…
 
“In quel momento, tutto intorno a me si bloccò… Scrutando il foglio, la grafia, il modo in cui aveva scritto il mio nome, lo riconobbi… Inconsciamente sapevo già quello che c’era scritto su quella lettera…”
 
Prima mi sono seduto a questa scrivania, ed illuminato da questa lampada ho deciso di scriverti la mia ultima lettera.
Fuori piove… come qualche giorno fa, quando tu, piangendo mi hai detto addio. Ti ho visto andare via, non ho lottato abbastanza per fermarti. Avrei dovuto rincorrerti, convincerti a stare insieme a me, a dare una possibilità concreta a noi due… Ma non sono riuscito. Invece, per tentare di farti ragionare, ho detto cose che ti hanno ferito. Hai tentato di non darmelo a vedere, ma io l’ho percepito nei tuoi occhi… Volevo prenderti tra le mie braccia e baciarti e poi tornare qui, a casa mia e fare ancora l’amore… invece tu sei tornata da Nick. Dal ragazzo che non ami.
Non deve essere così Susi… devi essere libera di amare chi vuoi, non devi aver paura di lasciare andare quello che hai per poter rincorrere la felicità. Puoi fare tutto quello che vuoi. Puoi avere chi vuoi…
Ti ho guardato dormire sai… Ho aperto gli occhi e tu riposavi appoggiata alla mia spalla. Era quello che avrei desiderato vedere ogni mattina. Ma tutto è finito nel giro di poche ore.
Pensando a te, mentre sono in questo appartamento tutto solo, spero sempre di poterti vedere girare indossando solo una mia camicia. Ti sorriderei divorandoti con gli occhi e tu, sedendoti sulle mie gambe, mi baceresti e passeremmo il pomeriggio sul divano. E sai bene che pregherei sempre per farti ritrarre… Mi piace vederti ridere, sentirti parlare e vedere i tuoi occhi illuminarsi. Starei le ore ad osservarti e guardarti arrossire sotto il mio sguardo.
Ancora non so quanto tempo in classe ho speso ad osservarti… Ringrazio il cielo che non sei a scuola con me tutti i giorni,, altrimenti le mie lezioni sarebbero pessime ed io girerei per i corridoi come un povero pirla innamorato…
Avrai capito che non mi chiamo Xander… o meglio… Alexander è il mio nome completo e mentre ero in America, non so perché, molte persone hanno iniziato a chiamarmi così ed io, volente o nolente, ho accettato la cosa. Ma sono stanco di vivere dietro a questo nome. Con te voglio essere solo Alex. Ti chiedo scusa di non averti detto niente fino a questo momento, ma queste lettere erano le uniche cose che mi legavano a te. Mi permettevano di conoscerti fino in fondo, di avere quel contatto che desideravo follemente. Io sapevo tutto di te e tu sapevi tutto di me. Era bello la spensieratezza con cui scrivevi dei tuoi problemi e, ancora più bello è stato sapere che non avevi problemi ad aprirti con me anche nella realtà. Sono imperdonabile Susi, ma adesso potrai capire come il mio amore non era creato su una persona immaginaria, ma sulla vera te.
E poi Susi, perché l’amore deve sempre essere logico?
Se dopo questa lettera, deciderai comunque di escludermi dalla tua vita, sono pronto a chinarmi definitivamente.
Dall’America, proprio oggi, mi è arrivata una lettera dal mio professore d’Arte a Princeton. Mi ha chiesto di tornare da lui per fargli da assistente a tempo pieno. Capirai, Susi, che è un’occasione a cui davvero non posso rinunciare. Insegnare in università tanto prestigiose è davvero un onore, soprattutto per un professore giovane come me.
Lascerò l’Italia a fine anno scolastico e fino allora tu avrai tempo per pensare e decidere se venire con me o stare qui…
La decisione è solo tua…
Ti aspetto…
Alex
 
Alzando gli occhi dal foglio, Susi non prestò attenzione alle lacrime che scendevano.
 
“Xander… Era sempre stato lui a sostenermi in tutto questo tempo. Aveva messo me prima di ogni altra cosa e lui, come sempre, era rimasto in disparte, ad aspettarmi… Come avevo fatto a non accorgermi di nulla?”.
 
Sentendo la porta aprirsi, Susi non fece niente per nascondere quello che provava.
“Ehi piccola!” la salutò Nick entrando in salotto. “Giornata dura? Ho visto che hai abbandonato tutto… Cosa succede?” domandò subito vedendo lo stato in cui era la ragazza. Inginocchiandosi davanti a lei, osservò i fogli che aveva tra le mani e gli occhi caddero subito sulla firma in fondo al foglio.
Non disse più nulla, inumidendosi le labbra la fissò qualche istante e poi togliendoglieli dalle mani, si avvicinò e le baciò la fronte.
Quando si allontanò, Susi trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.
 
“I suoi occhi cambiarono colore ed io capii, in quel momento, che tutto gli fu chiaro…”
 
Scuotendo la testa, Nick si alzò da terra e borbottando un “Vado a cambiarmi poi possiamo preparare qualcosa da mangiare…” si avviò verso la porta della sala.
“No Nick… è finita… io non riesco ad amarti come vuoi tu…” sussurrò guardandolo.
Fermandosi, il ragazzo respirò a fondo e poi continuò per la sua strada, come se non avesse sentito nulla.
Con un peso sul cuore, Susi si alzò dal divano, per poter seguire il ragazzo in camera. Entrando nella stanza lentamente, lo trovò in piedi davanti all’armadio intento a respirare, le mani sui fianchi. Quando si voltò verso di lei, a Susi si spezzò il cuore. Nick, guardandola mormorò “Abbiamo tutta la vita Susi… Non puoi rovinare tutto per una stupida sbandata…”.
Scuotendo la testa Susi si appoggiò allo stipite della porta “Saresti felice sapendo di avere vicino una ragazza che non ti ama?”.
Coprendosi la faccia con le mani, Nick chiuse gli occhi “Che cazzo hai fatto Susi? Che cazzo ti ha messo in testa quel coglione di pittore?”.
“No Nick… sono stata io a capire che qualcosa non andava… Avanti… Tutti i dubbi che ho avuto sul dirti due semplici parole, non erano normali…” tentò di spiegare Susi, ma il ragazzo, la interruppe.
“Ci sei andata a letto?”. Gli occhi di Nick gelidi, si rispecchiavano dentro i suoi e quando Susi abbassò lo sguardo, lui trovò la risposta che stava cercando.
“Quando…”.
“Nick io non credo che…” iniziò Susi, ma il ragazzo, parandosi davanti a lei urlò “Quando cazzo è successo?”.
Deglutendo ed abbassando lo sguardo, rispose “La settimana scorsa…”.
In quel momento la confusione di Nick, fece largo allo stupore “Quel giorno quando non ti trovavo, eri con lui?”. Annuendo si sentì presa per le spalle dal ragazzo. “Perché sei tornata da me? Cazzo Susi vai a scoparti un altro e poi corri tra le mie braccia? Abbiamo anche fatto l’amore quella sera!”. Respirando a fondo, si allontanò di qualche passo da lei e Susi, trovò l’occasione per tentare di spiegarsi.
“Io non volevo ferirti… Dopo tutto quello che mi hai dato, volevo provare a mia volta a darti qualcosa e l’unica cosa che volevi tu era essere amato totalmente…”.
Nick rise “Bella cosa Susi! E poi cosa avresti fatto? Saresti scappata a scoparti il pittore ogni volta che ne avevi voglia?”.
Susi scosse la testa. “Gli avevo detto addio…”.
Il silenzio calò nella stanza e venne interrotto solo dal respiro dei due ragazzi. Nick sospirò e poi scosse la testa. “Mi lasci per lui? Non sai neanche se riaprirà mai più gli occhi…”.
Tentando di non fargli vedere quanto quelle parole l’avessero ferita, Susi replicò sottovoce “Ti lascio per trovare il vero amore Nick… magari mi sto sbagliando e sei tu il vero amore, ma adesso non ne sono sicura… Non posso toglierti la possibilità di essere felice, tu sei troppo importante per me, non voglio spezzarti il cuore…”.
Senza dire nulla, Nick uscì dalla camera e prendendo la giacca, si avviò verso la porta d’entrata. Fermandosi e senza voltarsi verso la ragazza, sussurrò. “E’ troppo tardi per questo Susi… lo hai già fatto quando sotto la doccia, hai sussurrato il suo nome…” e uscendo, chiuse la porta dietro di sé.
 
“Quel lieve click della serratura fu il suono più triste che avessi mai sentito…”.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 
“Mi guardavo intorno tristemente. Dopo tutto, questo appartamento era diventato la mia casa e nonostante non ci avessi abitato per molto tempo, mi dispiaceva lasciarlo.
Dopo che Nick se ne era andato, avevo raccolto qualche vestito e poi, a mia volta, ero uscita dalla porta ed ero andata da Kia per passare la notte. Non avevo voglia di tornare dai miei genitori con la coda tra le gambe, dicendo loro che il ragazzo che tanto adoravano non era quello giusto per me. Non avevo semplicemente voglia di fare un passo indietro dopo aver guadagnato tanta indipendenza, e così, quando la sera prima avevo chiamato Kia e le avevo raccontato cosa era successo, mi aveva offerto di andare a casa sua per un po’.
Appena sveglia, avevo chiamato il proprietario del locale dove stavo lavorando in quel periodo e scusandomi per aver lasciato il lavoro incompleto, gli dissi di avere dei problemi personali e che avrebbe dovuto aspettare qualche giorno prima di vedere il disegno finito. Non troppo entusiasta della cosa, aveva comunque accettato e così mi ero ritrovata ad avere ancora dei giorni tutti per me, per le mie idee e per Alex.
E la prima cosa che avevo fatto, era stata tornare all’appartamento per poter portar via tutte le mie cose. Nick era a lavorare e così avrei evitato di incontrarlo. Non penso che nessuno dei due fosse già pronto per un confronto, ma mi sbagliavo…”.
 
Susi sentì la porta dell’appartamento aprirsi e chiudersi e si ritrovò a trattenere il fiato.
Notò immediatamente la presenza di Nick alle sue spalle e quando si voltò, le venne quasi d’istinto fare un passo verso il ragazzo. Il volto era stanco e gli occhi erano rossi.
Fermandosi, Susi sussurrò “Credevo fossi al lavoro… non volevo farti trovare davanti la mia faccia…”.
Gli occhi chiari di Nick, la osservarono per qualche istante e poi il ragazzo scosse la testa. “E’ stata una notte pesante, non me la sentivo di andare a lavorare…”.
Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, ma quando Susi cercò di trovare qualcosa da dire, Nick la anticipò.
“Dobbiamo seriamente parlare…” e tentò di abbozzare un sorriso porgendole la mano.
Susi osservò quella mano così famigliare e scuotendo la testa disse “Non cambierò idea…”.
Silenzio.
“Ma io non voglio fartela cambiare… ma abbiamo mesi arretrati di cose da dirci ed io voglio solo capire in cosa ho sbagliato…” spiegò lui sedendosi sul loro letto.
 
“Quella semplice richiesta che fece, mi sembrò come il sole dopo un temporale. Mi accorsi che avevo voglia di parlare con lui, di dirgli tutte quelle cose che per tanto tempo mi ero tenuta dentro.”.
 
“Non hai sbagliato niente Nick… semplicemente non era giusto quello che c’era tra di noi. Io ho avuto dubbi fin dall’inizio… Anche quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta…” ammise Susi.
“No ti prego… quello è stato un momento perfetto…”.
La ragazza sorrise. “Sì, lo è stato davvero, ma dopo… mi è sembrato che essere riuscita a realizzare un grande sogno come quello di averti, avesse tolto la magia…”.
“Non ho capito un cazzo di te… tutti questi anni e non ti conosco nemmeno un po’…” borbottò Nick sdraiandosi sul letto.
“Ma tu mi conosci meglio di chiunque altro Nick… mi guardi negli occhi e capisci subito se qualcosa non va. Solo tu sai farmi ridere quando sono incazzata…” disse Susi e unendosi a Nick, si sdraiò accanto a lui. Entrambi fissavano il soffitto.
“I ragazzi mi dicevano che non eri giusta per me, perché sapevano tutti quanta fatica facessi a dirmi di amarmi. Mi dicevano che non era una cosa normale, una ragazza innamorata non si fa problemi ad esprimere i propri sentimenti, ma io non volevo crederci. Mi incazzavo come una bestia. Io guardavo nei tuoi occhi e vedevo amore… era questo che mi ha lasciato la speranza… Anche quando, sei tornata a casa la settimana scorsa con addosso un profumo non tuo e poi hai sussurrato il suo nome piangendo, ho voluto ignorare tutto. Non volevo credere di averti perso, perché mi guardavo riflesso nei tuoi occhi e ci vedevo cose che per un amico non si provano… E questo bastava. Io sarei stato pronto a perdonarti ed andare avanti come se niente fosse accaduto. Ti ho amato da sempre e ti amo ancora, anche adesso che mi sei scivolata via dalle dita. Vorrei aprire gli occhi e realizzare che è stato tutto un brutto sogno…” sussurrò lui coprendosi gli occhi con una mano.
Susi lo osservò in silenzio e le si spezzò il cuore nel vedere una lacrima scorrere liberamente sulla sua guancia.
“Io ti amo Susi… come farò adesso senza di te? Io vedevo solo te nel mio futuro… Volevo sposarti davvero. Volevo svegliarmi una mattina come tante e guardandoti negli occhi, vedere che ero realmente il ragazzo per cui batteva il tuo cuore… Avrei preferito vivere nella miseria di sapere che non eri innamorata di me come avresti dovuto essere, che vivere senza di te…”.
“No Nick…” sussurrò la ragazza lasciandosi andare al pianto a sua volta. Tirandolo per un braccio, lo costrinse a sedersi e passandogli le braccia intorno al collo, lo abbracciò, facendogli appoggiare il viso sulla spalla.
Entrambi rimasero in silenzio a piangere per l’amore perso, per l’amore che avrebbe dovuto essere.
“Non lasciarmi Susi… ti prego… prova ancora ad innamorarti di me…” la implorò, stringendola disperatamente.
Scuotendo la testa, la ragazza gli accarezzò delicatamente la schiena.
“Nick… io ti amerò per tutta la vita… sei sempre stato il ragazzo più importante per me, ma devi capire che non è il genere d’amore che tu vuoi da me…”.
“Cazzate…” borbottò Nick sollevandosi e divincolandosi dall’abbraccio, si alzò. Restò in silenzio qualche secondo, poi domandò “Cos’ha lui che io non ho? Io ho gli occhi chiari, e tu li hai sempre preferiti…”.
Abbassando la tesa, Susi si guardò le mani. “Ma quando lui mi guarda, mi guarda dritto nell’anima…”.
“Anche io l’ho sempre fatto…” la interruppe Nick inginocchiandosi davanti a lei e prendendole le mani. “Io conosco ogni particolare dei tuoi bellissimi occhi, e lo so perché quando mi guardavi, mi conoscevi, sapevi cosa pensavo e cosa volevo… cosa è cambiato Susi? Sembrava che vivessi per me…”.
“Oh Nick…” e accarezzandogli una guancia, scosse la testa “Ho tentato di capirlo anche io, ma non sono riuscita a darmi una risposta. Lui è entrato nel mio cuore senza che io me ne accorgessi. E ti giuro che ho tentato di sbatterlo fuori, ho provato con tutta me stessa a ripetermi che ero innamorata di te, ma dopo un po’ non ce l’ho fatta più a combattere e quando ho lasciato giù le difese, mi sono accorta che Alex era dove avresti dovuto essere tu…”.
Nick, sentendo quelle parole, chiuse gli occhi e sentì il suo cuore spezzarsi ulteriormente.
“La lettera che avevi in mano ieri, era sua?” domandò Nick. Annunedo Susi si asciugò gli occhi. “Anche tutte le altre?”.
Guardandolo sorpresa, la ragazza si schiarì la voce e respirò a fondo. “Non pensavo te ne fossi accorto…”.
“Sei l’altra metà del mio cuore Susi, noto ogni minima cosa di te…”.
Voltandosi verso una valigia, Susi ne estrasse delle buste e le porse a Nick. Il ragazzo le osservò per qualche secondo e poi, prendendole, si risedette sul letto. Aprendo la prima busta ed estraendone il foglio iniziò a leggere.
 
“Le lesse tutte, una per una in silenzio e quando ebbe finito, me le riconsegnò…”.
 
“Ti ha sempre amato, ma non ha mai esitato a spingerti nella direzione che tu credevi giusta… Mi sento un patetico egoista a volerti tenere per me…” ammise lui.
Scuotendo la testa, gli passò una mano sulla schiena. “No Nick… non sei egoista, l’amore porta a far desiderare ogni cosa…”.
“Io dovrei solo desiderare la tua felicità, ma non riesco… volevo che la tua felicità fosse insieme alla mia…”.
La ragazza sorrise e gli prese una mano. “Non tutti amano nella stessa maniera Nick e nessuno di questi modi è sbagliato…”.
Nick le sorrise sarcastico. “A quanto pare il mio lo era… cosa ho ottenuto? Ti ho perso e basta… Ti ho amato nella maniera sbagliata ed ora non sei più mia…”.
Prendendogli il viso tra le mani, Susi lo obbligò a guardarla. “No… non pensarlo mai… Tu mi hai amato nel modo in cui tutte vorrebbero essere amate, mi hai dato tutto e non mi hai mai fatto mancare niente. Sei il sogno d’amore vivente, Nick. Mi hai fatto ridere quando volevo piangere ed hai baciato le mie lacrime quando cadevano. Questi mesi insieme a te, sono stati i più felici della mia vita e non li cambierei mai per nulla al mondo, ma anzi, spererei di poterli rivivere per poter imparare ad amarti come meriti…”.
“Fallo allora...”.
“Non sarebbe giusto Nick, e lo sai… Mi hai dato l’amore perfetto, ma io non ho saputo coglierlo… Amavo l’idea di essere innamorata di te, di avere il ragazzo dei miei sogni, ma era tutto qui… Un’idea… E mi spiace di essermi accorta di questo dopo tutto questo tempo. Devi sapere, però, che io ho tentato disperatamente di innamorarmi di te e il periodo in cui ero convinta di esserlo, in cui il mio cuore urlava il tuo nome, è stato come vivere in una fiaba…” confessò Susi rinunciando a reprimere le lacrime. “Meriti di meglio Nick, meriti una ragazza che ti ami disperatamente come tu hai fatto con me. Non meriti un amore a metà… hai bisogno di qualcuno che ti parli come stiamo facendo adesso, ma che lo faccia tutti i giorni. Dovrai essere la prima persona da cui correrà se ha qualche problema, sarai l’ultima a cui penserà la notte e la prima che chiamerà al mattino. Diventerai la sua vita e completerai il suo cuore. E’ questo che dovrai cercare, non una come me, che ti ama così male…”. Incontrando gli occhi arrossati del ragazzo, tentò di sorridere.
“E tu? Cosa farai Susi?” domandò Nick accarezzandole il viso. “Cercherai l’amore con Alex? Ti deciderai, finalmente, ad usare solo il tuo cuore?”.
“Non lo so… Adesso però lui ha bisogno di me come non mai ed io voglio essergli accanto. Aspetterò che esca dal coma e poi, se non vorrà più vedermi dopo come l’ho trattato, le nostre strade si separeranno…” bisbigliò in risposta.
“E’ un povero cretino se non ti vuole più…” la rassicurò. Dopo qualche attimo di silenzio. Nick le fece la domanda che entrambi avevano evitato fino a quel momento. “Lo ami?”.
Chiudendo gli occhi, Susi annuì. “Non so neanche come è successo… lo conosco così poco…”.
Il ragazzo le prese nuovamente la mano. “Anche io mi sono fatto la stessa domanda quando mi sono innamorato di te, ma nonostante cercassi risposte ovunque, alla fine ce ne è stata una sola che ha avuto senso… L’amore è imprevedibile, non puoi sapere chi ti ruberà il cuore o quando succederà, ma sai solo che è la sensazione più magica che esista e quindi, non devi rovinarla Susi…”.
“Grazie Nick, per tutto quello che hai fatto nella mia vita. Mi spiace per come sia finita, hai tutto il diritto di odiarmi…” mormorò Susi.
“Ammetto che al momento non sei una delle persone che più mi stanno simpatiche ed avrei voglia di staccarti il collo, però da qui all’odio la strada è ancora lunga… però facciamo che per un po’ le nostre strade eviteranno di incrociarsi, ok?” domandò lui asciugandosi le lacrime con le dita.
Sorridendo, Susi annuì e quando Nick le prese il viso tra le mani, non fece nulla per allontanarsi.
“Ti amo Susi… e dimenticarti sarà la sfida più difficile…” e sorridendole dolcemente, si chinò verso di lei e la baciò.
Chiudendo gli occhi, la ragazza assaporò per l’ultima volta le labbra del suo Nick ed inconsciamente, come aveva fatto tante altre volte, fece scorrere i suoi capelli tra le dita.
Quando il ragazzo si allontanò, restò ad osservarla per qualche secondo. Vedendo le lacrime scendere dagli occhi ancora chiusi, una ad una le asciugò. “Non piangere più Susi…”.
“Ti amo anche io Nick… e spero solo di non fare l’errore più grande della mia vita a lasciarti andare…”.
“Se è quello che il tuo cuore ti dice di fare, allora non devi farti problemi Susi. E se poi si rivelerà essere stato uno sbaglio, io sarò qui ad aspettarti… Ci sarà sempre una seconda occasione per te…” e notando ancora gli occhi annebbiarsi con le lacrime, si chinò nuovamente verso di lei per baciarla.
 
“Quel nostro ultimo bacio, lo porto ancora nel mio cuore. Quel giorno, quando per la prima volta dopo tanti dubbi ci siamo parlati apertamente, realizzai che se in tutti quei mesi mi fossi impegnata per dargli una concreta possibilità, Nick avrebbe potuto essere l’amore perfetto per me… ma guardandolo uscire di casa per l’ultima volta, realizzai di aver concluso uno dei capitoli più importanti della mia vita… e faceva male, molto male…”.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 15
 
“I giorni successivi tornai a lavorare. Avendo fatto chiarezza nei miei pensieri ed avendo sistemato le mie cose da Kia, capii di non poter passare tutti i giorni accanto al letto di Alex. Era passata una settimana da quando era entrato in coma e non aveva dato segni di miglioramento. Ma non perdevo le speranze. Andavo da lui ogni sera uscita dal lavoro e mi fermavo fino a quando le infermiere non mi buttavano fuori dalla sua stanza. Parlavo, gli raccontavo di come erano trascorse le giornate senza di lui. A volte gli leggevo dei libri ed altre volta ancora, quando non sapevo cosa dirgli, mi limitavo a tenergli la mano.
Senza Nick, ammetto che era stata dura. Non mi ero accorta di come ero arrivata a dipendere da lui e il tornare a casa e non trovarlo pronto ad accogliermi con i suoi sorrisi ed i suoi baci, mi aveva fatto sentire vuota ed incompleta. I primi giorni era stata dura ed avevo combattuto molte volte sul fatto di telefonargli o meno. Era stata Kia, con un sonoro ceffone a farmi tornare in me. Aveva detto, giustamente, che non potevo continuare a prendermi gioco così di Nick, perché il ragazzo sarebbe corso tra le mie braccia senza pensarci due volte. E quando l’avevo guardata indignata, le era bastato dire solamente un nome. Alex. E tutto era tornato al posto. Sapevo che non ero sola, ma che Alex era là ed aveva bisogno di me. Quando avevo iniziato a piangere, Kia, mi aveva fatto sedere insieme a lei sul divano e stappando una bottiglia di Bellini, aveva iniziato a parlare cercando di calmarmi. Aveva detto che sapeva quanto potesse essere dura per me. Dal ritrovarmi ad avere il ragazzo perfetto ad essere sola, a dovercela fare da sola. Ma aveva anche detto che quando Alex avrebbe riaperto i suoi bellissimi occhi scuri, avrei avuto lui ad illuminarmi le giornate. Mi aveva fatto chiudere gli occhi e facendomi ricordare le sue espressioni, le cose che faceva per me, avevo finito con l’addormentarmi sul divano, con la sola speranza del suo risveglio.
Un’altra cosa molto difficile da affrontare in quei giorni, furono i miei genitori. Vedere le loro espressioni mentre gli dicevo che tra me e Nick era finita, mi rattristò molto… dapprima non dissero nulla, poi esplosero contemporaneamente, chiedendomi perché, cosa era successo e cose simili…”.
 
La tensione presente in quella cucina era indescrivibile. Le tre persone stavano in silenzio e nessuna tentava di fare il primo passo per dare o chiedere spiegazioni. Susi avrebbe voluto evitare quel momento con tutta sé stessa. Come si fa a dare certe notizie? I suoi genitori già la vedevano sposata con Nick. Adoravano Nick e continuavano a dirle che lui era stato una scelta eccellente.
Sospirando, Erika scosse la testa e poi guardò Susi. “Questa è una grossa delusione…”.
“Non essere così dura Erika, proviamo a vedere le motivazioni di nostra figlia… dopotutto è lei che stava con il ragazzo, non noi…” tentò di placarla il marito.
“A me davvero interessa poco… quello che interessa è il fatto che con questa cosa, di sicuro avrà compromesso l’amicizia tra me e Barbara!”
Susi la interruppe. “Ascolta mamma… non è detto che sia così, io e Nick tenteremo ancora di essere amici… Non subito, ma io e lui siamo sempre stati perfetti per l’amicizia…”.
La madre scosse nuovamente la testa ed alzandosi dalla sedia, andò verso il lavandino. “Per te forse, ma per Nick assolutamente no! Ci hai messo quanti anni a vedere che il ragazzo era cotto di te! Santo cielo, lo sai che ti ha comprato un anello per chiederti di sposarti? Barbara era al settimo cielo! Non vedeva l’ora di vedere il suo unico figlio sposato felicemente! Ma voleva vederlo sposato con una ragazza che lo avrebbe fatto felice e questa ragazza dovevi essere tu! E invece che fai? Decidi di spezzargli il cuore!” bevendo dell’acqua, continuò. “Povero Nick, non oso immaginare come possa sentirsi quel ragazzo… eri il suo mondo Susi e tu glielo hai infranto…”.
“Grazie per le belle parole…” replicò sarcastica la ragazza. Ed andando verso il frigorifero, lo aprì per cercare qualcosa da bere. Chiudendo gli occhi e respirando a fondo, sentì il magone ripensando alle parole della madre. Era arrivato al punto di comprarle un anello per chiederla in sposa?
Tentando di portare calma tra le due donne, il padre intervenne “Come mai Susi? Sembravate andare benone insieme… Pensavamo che con Nick fossi felice. A noi sembrava che lui facesse di tutto pur di non farti mancare niente…”.
“E infatti non mi è mai mancato niente… era tutto tremendamente perfetto con lui. Nick è stato il principe azzurro che tutte aspettano nella loro vita. Mi ha dato tutto l’amore che era capace di provare ed io sono stata felicissima con lui, però… Io non sono riuscita a ricambiarlo con la stessa intensità. E’ per questo che ho deciso di lasciarlo, perché non era giusto…”.
La madre si risedette vicino alla figlia e posandole una mano sul braccio, provò a farla ragionare. “Susi… devi sforzarti di più… avete davanti tutta la vita, sono sicura che prima o poi riuscirai ad amarlo come vuoi tu e come vuole lui!”.
“Sono mesi che ci provo mamma… e non ci riesco!” sbuffò Susi “E in tutto questo tempo non ho fatto progressi!”.
“La vita comporta dei sacrifici tesoro… e probabilmente il tuo comporta stare con lui ancora per un po’, e vedrai che prima o poi ti innamorerai di lui!”.
La ragazza sgranò gli occhi. “Non puoi essere seria mamma! Come posso stare con un ragazzo della quale non sono innamorata? Pensavo volessi vedermi felice!”.
“E’ per questo che vorrei vederti con Nick, perché so che con lui saresti felice!”.
“Credo sia meglio finire qua questa discussione! Sono stufa di dover dare spiegazioni a tutti… E’ la mia vita e ne faccio quello che voglio!” esclamò Susi sentendo le lacrime minacciare di scendere in ogni istante.
“Ok… direi che è il caso di calmarci qui… Erika se hai qualcosa di sensato da dire, fallo pure, altrimenti stai zitta! Sembra che nostra figlia sia abbastanza triste per questa cosa, non metterti anche tu per favore!” ed alzandosi si avvicinò alla figlia. “Se vuoi parlarne, possiamo andare di là, lontano dagli isterismi di tua madre…”.
Sorridendo Susi accettò il fazzoletto che il padre le porgeva e soffiandosi il naso, borbottò “Diamole una seconda possibilità…”.
Ma la donna non sorrise “Certo che sei felice tu! Avrai ancora tua figlia a casa e senza ragazzi che le ronzano intorno!”.
L’uomo la guardò con la coda dell’occhio “Guarda che a me piaceva molto Nick, ma Susi sa cosa è giusto per lei. È grande abbastanza per saper prendere le proprie decisioni. E poi ha solo ventiquattro anni, ha tutta la vita per trovarsi il ragazzo giusto…”.
A quelle parole, Susi abbassò la testa ed il silenzio tornò a regnare. Non avrebbe voluto dir loro di Alex, ma tanto valeva confessare il tutto in una volta sola.
“A dire la verità, credo di averlo già incontrato…”.
“Oddio…” borbottò Erika spostando lo sguardo. “Da quando sei diventata una sgualdrina? Eri una così brava ragazza Susi, adesso passi da un ragazzo all’altro!”.
“Non è andata così mamma…” e sospirando sussurrò “Nick è stato più comprensivo di te…”.
Alzando la voce, la donna replicò “Certo che lo è stato! Si è rimbambito da quanto è innamorato! Si è ridotto ad essere quasi patetico!”.
“Smettila di parlare di lui così mamma…” disse Susi cercando di controllare la rabbia.
“Adesso ti importa?”. Respirando, Erika tentò di calmarsi ed andando vicino alla figlia, le mise le mani sulle spalle. “Io credo che se tu ne parlassi con Nick, lui sarebbe disposto a riprenderti anche se sei andata a letto con un altro!”.
Susi la guardò orripilata.
“Hai davvero raggiunto il limite!” esclamò il marito e prendendo Susi per un braccio, la portò fuori dalla cucina e verso il soggiorno, dove una volta entrati, richiuse la porta alle loro spalle.
“Scusala… ci è rimasta molto male…” disse lui tentando di rompere l’imbarazzo. “Magari possiamo parlarne con calma…”.
“Papà… io non torno indietro… per lo meno non adesso. Io e Nick ne abbiamo parlato e lui stesso mi ha detto che mi darebbe una seconda possibilità alla velocità della luce… e so anche che la seconda possibilità potrebbe essere quella buona, ma io voglio vedere se con l’altro ragazzo ho possibilità di essere davvero felice e serena con me stessa. Ogni volta che lo guardavo negli occhi, mi sentivo in colpa e non deve essere così!” esclamò Susi iniziando a scaldarsi.
Il padre la guardò e le sorrise “Hai ragione Susi… ed io credo che questo ragazzo sia molto fortunato…”.
Tristemente, Susi annuì. “Speriamo…”. Scuotendo dalla testa i brutti pensieri cambiò argomento. “Papà… non penso di tornare a casa con voi… mi piace la libertà che ho guadagnato in questi mesi e poi l’attività sta andando molto bene, tra poco potrò comprarmi un monolocale o qualcosa di simile, ma nel frattempo starò con Kia…”.
L’uomo le sorrise “E’ un modo carino per dirci che siamo impiccioni e non vuoi farci incontrare questo nuovo ragazzo?”.
“No papà… credo che anche volendo non potrebbe venire…” e morsicandosi le labbra, tentò di non piangere.
“Forza Susi, non fare così… certo che può venire, perché non potrebbe? Garantito che la mamma sarebbe un po’ restia all’inizio, ma sono sicura che poi questo…”
“Alex…” lo informò Susi.
“…che questo Alex prima o poi conquisterà anche lei…” concluse lui.
Annuendo, Susi tentò di sorridere. Era il momento di cercare una via di fuga.
“Speriamo papà…” e guardando il suo orologio, aggiunse “Si è fatto tardi… volevo finire il lavoro che stavo facendo, quindi mi conviene andare…”.
“Certo Susi… e lascia passare qualche giorno, vedrai che la mamma sbollirà la rabbia…”.
Alzandosi in piedi, si avviò verso la poltrona per recuperare le proprie cose.
“Grazie papi… non avrei voluto darvi certe notizie, ma ho preferito seguire il mio cuore una volta tanto…”. Uscendo dalla sala, Susi lanciò una veloce occhiata verso la cucina e vide la madre intenta a lavare i piatti.
“Le passerà…” ripeté il padre e aprendole la porta, la accompagnò verso l’ascensore. Entrando la ragazza gli diede un bacio sulla guancia e lo salutò.
Aspettando che le porte si richiudessero, sentì il magone ritornare prepotentemente. Non che ritenesse l’approvazione della madre indispensabile, ma almeno quel pochino di sostegno per aver fatto la cosa più giusta, se lo aspettava.
Nel momento in cui le porte si riaprirono, incurante delle lacrime che le scendevano, uscì senza guardare ed urtò la persona che aspettava con pazienza fuori dall’ascensore.
“Mi scusi…” borbottò Susi ed alzando gli occhi, sentì il sangue gelarsi nelle vene.
 
“Non era bastato affrontare i miei genitori, avrei dovuto affrontare anche sua madre…”.
 
“Barb… non ero attenta, scusa…” ripeté la ragazza. Ma la donna non disse nulla, la fissava senza dire una parola. Spostando gli occhi, entrò in silenzio in ascensore e senza degnarla di una seconda occhiata, premette il bottone per il suo piano e lasciò che le porte si richiudessero tra di loro.
Susi restò a fissare in silenzio il punto in cui Barbara era appena sparita.
 
“Cos’altro avrei potuto aspettarmi? Come aveva detto mia madre, avevo spezzato il cuore di suo figlio…”.
 
Ma le sorprese non finirono. Appena arrivata al locale dove stava lavorando, il suo cellulare iniziò a squillare. Vedendo il nome di Nick apparire sul display, si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo. Sapeva che lui non aveva colpe, ma la sua apparizione era davvero troppo. Tirando su con il naso e schiarendosi la voce, rispose.
“Ciao Nick…”.
“Mi sono rotto i coglioni di questi colori sparsi per la casa!” esplose Nick.
“Bonjour finesse… senti Nick, oggi non è giornata, quindi non è proprio il momento adatto…” mormorò Susi iniziando a sistemare i pennelli in fila su un tavolo.
“Ti chiedo cinque minuti! La giornata è composta da ventiquattro ore, troverai cinque cazzo di minuti per venire qui!” sbottò il ragazzo.
“Nick, ma vaffanculo, ti ho detto oggi no!” esclamò Susi e il telefono fu improvvisamente muto.
“Tutto bene?” domandò perplesso Nick dopo aver sentito l’uscita della ragazza.
“Mi sembra di averti già detto di no…” replicò Susi morsicandosi il labbro inferiore.
“Ok… se mi dici dove sei, posso portarteli io… tanto se li metto in una scatola faccio in fretta…” squittì Nick improvvisamente turbato dal comportamento di Susi.
“A quanto pare, visto che ti danno così tanto fastidio e sei convinto di volertene sbarazzare, fai quello che vuoi!”. Gli comunicò il luogo dove stava lavorando e senza aspettare una risposta, terminò la comunicazione.
 
“Mi resi conto di essere stata brusca con lui, però non avevo voglia di parlare con nessuno nè di vedere nessuno tanto meno, un Nick preso dalle sue lune…”.
 
“Pensavo fossero di meno…” borbottò Nick entrando con il secondo scatolone. “Dove le metto?”.
“Dove ti pare…” replicò Susi senza nemmeno guardarlo. Aprendo il barattolino del rosso, lo posò sull’asse che aveva posizionato su due cavalletti.
“Se preferisci posso portarteli a casa di Kia…” offrì lui.
“Non preoccuparti… ci penso io a piazzarli da qualche parte…” disse lei girandosi per prendere i pennelli.
“Vado a prendere i barattoloni adesso…”.
Annuendo Susi, si ricordò di averli già usati. “Fai attenzione, che alcuni erano già aperti! Non ricordo se li ho chiusi bene o no…”.
Guardando Nick, lo vide già fuori dal locale, pronto ad andare ancora verso il portabagagli della sua macchina.
Avvicinandosi alla sua borsa, iniziò a cercare l’iPod. Quando finalmente lo ebbe tra le mani, mettendosi le auricolari, si girò pronta per iniziare a lavorare. Ma non vide Nick che stava tornando con le braccia cariche di barattoli e nel voltarsi lo urtò.
“Whoaa!” urlò Nick cercando di schivare Susi, e facendo un passo indietro, guardò con orrore il barattolo che teneva in bilico sopra gli altri due, volare per aria, scoperchiarsi e rovesciarsi tutto addosso a lui. Nel tentare di riprenderlo al volo, anche un secondo barattolo gli sfuggì di mano, capovolgendosi sul pavimento. Nel seguire la scena, non si accorse che il barattolo in volo atterrò per terra, colpendo in pieno il suo piede.
“Vacca boia!” gridò facendo un passo indietro.
 Tenendo il superstite tra le mani, alzò gli occhi increduli sulla ragazza che lo fissava stupita.
 
“Non chiedetemi come, ma ero uscita pulita da quel finimondo…”.
 
Alzando il dito indice verso di lei, Nick fece un passo nella sua direzione.
“Ma che cazzo Susi, stai att…” e mettendo il piede in pieno nel disastro di vernice scivolosa, il ragazzo perse l’equilibrio e cadde all’indietro. Lasciando andare l’ultimo barattolo, nel vano tentativo di rimanere in piedi, afferrò Susi per la camicia extralarge a quadri che indossava e la portò con sé.
“Nick!” gridò e d’istinto allungò la mano verso l’asse dove aveva appoggiato tutti i colori. La tavola traballò pericolosamente e cadde insieme a loro, finendo in pieno sulla testa di Nick.
Poi, il silenzio.
 
“La prima parola che sentii fu…”
 
“Oh cazzo…” mormorò Nick mezzo intontito. Sedendosi tenne per qualche istante la testa tra le mani. Imbrattata di vernice, Susi si guardò schifata per poi spostare la sua attenzione sul ragazzo.
 
“Non avevo mai visto Nick così furioso, neppure durante la nostra peggiore litigata. La sua faccia faceva quasi… paura!”.
 
Gli occhi di Nick in quel momento erano diventati glaciali e la fissava continuando a massaggiarsi la testa, dove di lì a poco si sarebbe formato un bernoccolo enorme.
Mortificata, Susi abbassò la sguardo sulle proprie mani sentendo le lacrime riempirle gli occhi e con voce bassa sussurrò “Scusami…”. Ed amare lacrime iniziarono a scendere furiosamente, una dopo l’altra, come a non voler finire mai.
Poteva quella giornata peggiorare ulteriormente?
L’espressione di Nick cambiò radicalmente vedendola piangere. Il broncio delle sue labbra, si trasformò in uno di quegli splendidi sorrisi che solo lui sapeva regalarle e dopo qualche istante, pur vedendo la ragazza in preda alle lacrime, iniziò a ridere come non succedeva da giorni.
“Oh Dio… che sfigati!” esclamò Nick guardandosi prima di osservarla, anche lei coperta dalla testa ai piedi di vernice. Inginocchiandosi borbottò un “Vieni qui pasticciona…” e Susi si ritrovò nelle sue braccia.
Chiuse gli occhi e tentò di fermare le lacrime che ormai scendevano rovinosamente, ma sentendo il suo calore avvolgerla, si limitò a nascondere il viso nel suo collo e continuare a piangere.
“Non è successo niente Susi…” tentò di rassicurala Nick, ma nel sentire quella voce tanto calda, che le era mancata incredibilmente in quei giorni, il risultato fu l’opposto.
Per qualche istante, lui non disse niente e si limitò a tenerla stretta, lasciandola sfogare.
Fu Susi a rompere il silenzio. “E’ stata una giornata orribile! Prima i miei genitori mi hanno fatto sentire una merda per averti lasciato, poi ho incontrato tua madre e non mi ha nemmeno calcolato!” pianse la ragazza.
Sospirando, Nick le alzò il viso e le spostò i capelli dagli occhi. “Lasciala perdere… mandali tutti a fanculo Susi, devi seguire il tuo cuore…”.
Annuendo, fu più che felice di sciogliersi ancora nel suo abbraccio.
“Lo sai che io sono qui, vero? Non devi avere paura di venire a sfogarti con me… So che siamo in un momento difficile Susi, ma è anche vero che ci conosciamo fin dai tempi dei tempi e non possiamo voltarci le spalle e basta…” le sussurrò lui accarezzandole la schiena.
“Come fai Nick? Dovresti detestarmi ed invece sei qui a raccogliere le mie lacrime… Io ti ho spezzato il cuore! Mostra un po’ di normalità, non essere sempre così dannatamente perfetto!” esclamò Susi allontanandosi dall’abbraccio del ragazzo.
“In realtà penso che inizierò a raccogliere i colori da terra tra poco…” ribattè Nick sedendosi a terra con le gambe incrociate.
Alzando gli occhi su di lui, notò il sorrisetto insolente dipinto sul suo volto. Scuotendo la testa, Susi replicò “Sei senza prezzo Nick… come la mia mastercard…”.
Sollevando lievemente un sopracciglio, ribattè “L’ultimo tuo estratto conto diceva che la tua mastercard era costata fin troppo…”.
“Ma stai zitto!” esclamò Susi spingendolo lievemente per una spalla.
Ridendo, Nick le afferrò la mano. “Nell’ultimo periodo, soprattutto quando stavo con te, mi sono scoperto masochista, quindi… voglio che tu mi prometta che resteremo amici…” alzando il dito indice, le fermò le parole in bocca. “Sì, lo so che è la frase di circostanza, ma non riesco a non averti nella mia vita anche se solo come amica. Mi hai fatto diventare tu l’uomo che sono oggi Susi… e mi piace quando ci sediamo a parlare per ore… anche se quella di oggi non è proprio stata una scelta volontaria quella di sederci…” scherzò lui.  “Io mi accontento anche di questo, basta che tu sia felice…”.
Lo osservò in silenzio per qualche secondo e poi sorridendo annuì “Sei anche meglio della mia mastercard!”.
Ridendo Nick le offrì le mani per aiutarsi ad alzarsi. Lieta del gesto, Susi le afferrò iniziando a sollevarsi da terra.
“Ammazza che bisonte!” esclamò il ragazzo, ma una smorfia di orrore si dipinse sul suo volto quando si rese conto che il piede di Susi era scivolato ancora una volta sulla vernice viscida. All’istante mollò la presa, in modo che non venisse trascinato ancora una volta insieme a lei.
Inutile dire che Susi atterrò con una sonora culata.
“Grazie…” esclamò sarcastica lei tentando di rimettersi in piedi. “Che male il mio povero sedere…” e massaggiandosi il fondoschiena, fece un passo fuori dal disastro di colori.
Nick le fu subito accanto allungando le mani verso di lei. “Oh piccola… vieni qui che ti massaggio io e ti faccio sparire la bibi!”.
Ridendo Susi lo spinse lievemente e si affrettò a spostarsi dalle sue grinfie, andando a prendere degli stracci in fondo alla stanza.
Portandone qualcuno anche al ragazzo, iniziarono a pulire. “Che c’è? Non dicevi così l’ultima volta che avevo il tuo sedere tra le mani!” e incominciò a fare versetti da donna.
“Che maiale Nick!” ribattè Susi mettendosi le mani sui fianchi.
“Non ti è mai dispiaciuto!”.
Ridendo, la ragazza sollevò da terra uno straccio imbrattato e colante di vernice. “Piantala!” e glielo tirò dritto in faccia.
Quando lo straccio ricadde a terra, un Nick con la faccia color arcobaleno replicò “Dammi la pianta, che la pianto?”.
Da quel momento, Susi lo ignorò e ben presto si ritrovarono a parlare se niente fosse successo…
 
“Eravamo quasi tornati a quel livello in cui ci trovavamo prima di metterci insieme. Mi venne spontaneo sfogarmi con lui sulla giornataccia che avevo avuto e mi trovai benissimo nel farlo. Sapeva quando farmi ridere oppure quando star zitto e lasciarmi parlare. Eravamo perfetti in questa posizione ed a fine giornata ne eravamo più che convinti entrambi. Vedevo però, che il suo modo di guardarmi non era cambiato e più di una volta mi domandai quanto in realtà potesse essere difficile per lui questa decisione. Ma poi mi sorrideva e capivo che il tempo avrebbe sistemato tutto…
Restammo a parlare e pulire fino a quando fuori non si fece buio, poi si offrì di accompagnarmi a casa…”.
 
“Devo andare in ospedale…” sussurrai sperando non mi sentisse.
“Conciata così?” chiese lui incredulo.
Susi si osservò poi sorrise “Forse non è il miglior modo di presentarsi… Faccio schifo…”.
“Sei bellissima Susi…” ribattè Nick sostenendo il suo sguardo.
Arrossendo, Susi abbassò la testa. Sentendo l’imbarazzo della ragazza, lui ritornò in argomento. “Se vuoi potresti venire a ripulirti da me… hai lasciato ancora qualche cosa in giro per la casa, non devi preoccuparti per il cambio…”.
“Non credo sia una grande idea…”.
Nick, però la interruppe “E poi ti accompagno in ospedale da lui…”.
 
“Quell’offerta così altruista, mi spiazzò totalmente e così, senza nemmeno accorgermene, meno di due ore dopo eravamo in macchina diretti in ospedale entrambi puliti, cambiati e profumati…”.
 
L’ascensore si fermò al piano e Nick e Susi uscirono chiacchierando lievemente.
Qualcosa però, non andava.
Alcuni infermieri correvano avanti e indietro ed alla ragazza si fermò il fiato in gola notando che erano tutti diretti verso la camera di Alex.
“Andiamo a chiedere Susi…” borbottò Nick prendendola per un braccio. Aveva notato come si era irrigidita nel vedere tutto quel trambusto e conoscendola, sapeva che stava pensando al peggio.
“Cosa è successo Kia?” domandò lui arrivando alle spalle della ragazza. Sorpresa dalla repentina apparizione, si girò scossa verso i due.
“Che ci fate insieme?” chiese dopo qualche attimo di sorpresa.
“Che è successo?” ripetè Nick ignorandola totalmente.
Ma Susi aveva smesso di ascoltare e sentendo le lacrime riempirle gli occhi si era avvicinata alla porta.
“Mio Dio…” sussurrò.
 
“Guardai sul suo letto e vidi quegli occhi che tanto adoravo fissare i miei…”.
 
Durò pochi secondi, poi gli occhi color cioccolato si richiusero.
“Si è svegliato…”.
 
“Quando tornai a casa quella sera, mi ritrovai a fare una cosa che avevo abbandonato da molto tempo. Presi il mio laptop e, sedendomi sul divano iniziai a scrivere di me, Nick e Alex…”
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
 
“Era passata ormai una settimana dal risveglio di Alex e da qualche ora, l’avevano spostato in una stanza normale. I primi giorni, dopo aver riaperto gli occhi, avevano caratterizzato la fase di assestamento. Alex non riusciva ancora a star sveglio per molto tempo, ma ogni attimo, faceva un passo verso la guarigione completa.
Nonostante si fosse risvegliato, in quei quattro giorni di osservazione avevo notato come fosse ancora tremendamente pallido. Inoltre, come causa del coma, gli era difficile formulare velocemente le frasi. La sua bellissima voce era bassa e roca e spesso, per sentirlo parlare, bisognava chinarsi verso di lui. Passava la maggior parte dei giorni con gli occhi ancora chiusi, ma, con la piccola differenza di riuscire a svegliarsi ogni volta che qualcuno entrava in stanza. Tentava di seguirti e di prestare attenzione a quello che dicevi o facevi, ma la concentrazione era ancora poca. Ricordo come il primo giorno dopo il risveglio, entrai a trovarlo. Mi avevano detto di non preoccuparmi delle sue reazioni, del tutto normali a loro detta, ma questa assenza, chiamiamola così, del ragazzo, mi turbò parecchio. Mi spiegarono che una settimana di coma non era sufficiente a creare danni al cervello, l’unica cosa era che gli serviva qualche giorno per rimettersi in forma. Poi sarebbe tornato il vecchio Alex.
Pregai affinché fosse vero, ma mi ritrovai a custodire i brevi attimi in cui fu di nuovo sveglio…”.
 
Nonostante Alex fosse uscito dal coma, Susi rabbrividiva ancora nell’entrare in quella stanza. Si era aspettata di vederlo spostato direttamente in un’altra camera ed era rimasta molto delusa nel vederlo ancora in quella protezione fatta di mura. Prima di farla entrare, Kekko la preparò a quello che l’aspettava. Le disse di come avrebbe trovato Alex, ma tentò anche di aprirle la strada verso l’idea che probabilmente non si sarebbe svegliato. Idea che Susi, tentò di mandare subito nell’anticamera del suo cervello. Sperava di incontrare i suoi occhi come era successo il giorno prima e vedere che in essi non vi era risentimento per quello che gli aveva fatto. Voleva prendere la sua mano e chiedergli scusa.
Lentamente entrò nella stanza semibuia e notò, con dispiacere, che il ragazzo era immobile nel suo letto e pareva serenamente addormentato. L’unica differenza era la mancanza della mascherina dell’ossigeno ed ovviamente l’espressione sul suo viso.
 
“Sembrava proprio che la morte gli avesse lasciato andare la mano…”.
 
Avvicinandosi, gli prese dolcemente la mano e poi si sedette sulla sedia che gli era rimasta accanto fin dal primo giorno. Tentando di non fare rumore per evitare di svegliarlo, posò la sua borsa extralarge per terra. Rialzando gli occhi, non fu preparata nel vedersi riflessa in quelli del ragazzo.
Il cuore le aumentò in maniera indescrivibile i battiti, la salivazione sembrava cessata del tutto e per la prima volta, sentì una sensazione nuova, mai provata prima.
 
“Ero davvero innamorata di lui e mi bastava solo guardargli gli occhi per capirlo…”.
 
Nessuno dei due disse niente e restarono a fissarsi in silenzio. La stretta di Susi sulla mano del ragazzo si fece sempre più forte e non si rese conto delle lacrime che iniziarono a scendere liberamente.
“Sei qui…” sussurrò flebilmente Alex.
Annuendo, Susi si alzò dalla sedia e si avvicinò al viso del ragazzo. “Anche tu se qui… con me…”. E sorridendogli, gli passò una mano nei capelli.
Alex la fissò senza dire nulla per qualche istante e Susi si rese conto che la sua attenzione era davvero cambiata. Ma inumidendosi le labbra, il ragazzo continuò. “Volevo andare…” e fermandosi fece dei pesanti respiri “…ma… ho sentito la tua voce…”.
Il cuore aumentò i battiti ulteriormente.
 
“Non aveva mai battuto così forte in vita mia…”.
 
Sorridendogli ancora, gli baciò la fronte.
“Che buon… profumo hai…” bisbigliò a fatica. La ragazza vide il lieve sorriso e abbassò gli occhi sulle loro mani, notando come Alex aumentò la stretta. Riportando lo sguardo su di lui, lo vide ancora con gli occhi chiusi, questa volta, però, sul suo viso c’era dipinto un sorriso…
“Dormi bene…” mormorò lei accarezzandogli il viso. E sedendosi sul letto, restò a tenergli saldamente la mano, fino a quando Alex non si svegliò nuovamente qualche ora dopo…
 
“In quel momento, tornata alla realtà, mi ritrovai fuori dalla porta della sua nuova stanza ed ero fin troppo emozionata all’idea di vederlo.
Sfortunatamente il giorno prima, quando effettivamente lo avevano trasferito, non ero riuscita ad andare a trovarlo, ma Kia mi aveva assicurato che stava meglio. Durante la sua visita, infatti, era stato sveglio molto tempo, iniziando a partecipare attivamente alle discussioni, a ridere alle battute ed a farne alcune di sua volontà. Mi aveva raccontato come aveva chiesto di me, e lei, mortificata, aveva dovuto dirgli che ero stata intrappolata dal proprietario del nuovo locale in un’improvvisa riunione. Sorridendo e dandomi una gomitata Kia aveva poi ammesso che da quel momento Alex si era letteralmente calmato e le parole erano cessate all’istante. Si era tranquillizzato all’istante e, poco dopo, il sonno e la stanchezza avevano preso il sopravvento.
E così, onde evitare di venir mangiata ancora dal lavoro, quel giorno a mezzogiorno in punto, avevo raccolte tutte le mie cose ed ero corsa in ospedale da lui. Volevo vederlo, volevo abbracciarlo e sentire il suo calore. Digli che, finalmente non avevo più paura di amare e che ormai, ero sua… se ancora mi voleva…”
 
Bussando lievemente alla porta, entrò nella stanza. Schiarendosi la voce per salutarlo, restò abbastanza delusa nel vedere il letto vuoto. Si guardò in giro perplessa cercando di capire come mai la camera fosse vuota e quando si convinse di aver sbagliato numero, sobbalzò sentendo una voce alle sue spalle.
“Cerchi qualcuno?”.
Voltandosi di scatto, si ritrovò davanti Alex che le sorrideva, tentando di reprimere la smorfia di dolore che si faceva largo sul suo viso.
“Che succede?” chiese Susi preoccupata facendo un passo in sua direzione.
“Mi hanno detto che potevo andarmene in bagno da solo, ma è stato massacrante come fare la maratona di New York…” borbottò il ragazzo passandole un braccio intorno alle spalle. “Grazie…” borbottò poi rendendosi conto di aver accettato un invito mai offerto.
“Di niente…” replicò Susi arrossendo lievemente. Aiutando il ragazzo fino al letto, lo lasciò sedere e quando fu al sicuro sotto le coperte, si sedette a sua volta sul letto.
“Scusa l’aspetto…” borbottò Alex imbarazzato.
Sorridendogli, passò una mano sulla guancia coperta di barba scura del ragazzo. “Sei perfetto…”.
Alzando gli occhi, Alex ricoprì la mano di Susi con la propria. “Credevo di aver sognato…” sussurrò osservandola.
Entrambi sussultarono quando un infermiere entrò in stanza, spalancando con decisione la porta.
“Buon giorno bell’addormentato!” esclamò fermandosi ai piedi del letto. Notando Susi ed il modo in cui i due si tenevano le mani, il ragazzo sorrise. “Vedo che ti dai subito da fare con la tua fidanzata! Vecchio marpione!”.
Alex rise e spostando gli occhi su Susi notò come, ancora una volta, era arrossita.
“Ero venuto per aiutarti a sbarbarti ed a cambiare il pigiama, ma posso benissimo lasciarti in queste mani fatate!” esclamò facendo un lieve inchino davanti a Susi. Dirigendosi verso la porta, si voltò in loro direzione ancora una volta. “Se avete bisogno, però, sono ad un campanello di distanza!”.
Quando uscì dalla stanza, Susi si voltò in direzione del ragazzo.
“Bene Baliano, pronto a togliere tutta quella barba?”.
Alex la fissò confuso. “Come mi hai chiamato?”.
Sorridendo, la ragazza si alzò dal letto, andando a prendere le cose per fare le barba che già erano posizionate sul tavolino vicino al letto. “Non hai mai visto Le Crociate?”.
Con un verso di esasperazione, Alex affondò la testa nel cuscino. “No ti prego, non ti ci mettere anche tu! Io sono io, non assomiglio a nessun attore di Hollywood! Ci sono già le mie alunne che mi fanno scoppiare la testa con questa storia! Basta con Orlando Bloom!”.
Ridendo Susi si risedette sul letto, avvicinando il carrellino con il catino d’acqua e sistemandolo, lo posizionò proprio sotto il viso di Alex. Prendendo la bomboletta con la schiuma da barba, Susi iniziò a scuoterla, mettendosene poi due noci abbondanti sulle mani. Spalmandogliela in faccia, facendo attenzione ad evitare con cura il cerotto che aveva sul viso, lo vide rilassarsi sotto il suo tocco. Pulendosi le mani su una salvietta, prese il rasoio.
Aprendo un occhio, Alex borbottò “Non vorrai mica farmi sul serio tu la barba!”.
Susi lo guardò sorpresa. “Certo! Non ti fidi?”.
Risedendosi lentamente nel letto, lui scosse la testa. “Certo che no… voglio mica ritrovarmi con la faccia tutta rovinata!” ed allungando una mano verso di lei, si fece consegnare l’arma.
“Tienimi lo specchio tu…” mormorò facendole l’occhiolino.
Restarono in silenzio per qualche istante, mentre Alex si tagliava la barba e Susi restava ad osservarlo in silenzio.
Notando, però, il nervosismo della ragazza, Alex alzò gli occhi al di sopra dello specchio. “Sei nevosa Susi?”.
“Ho ricevuto l’ultima lettera!” esclamò lei senza pensarci.
Fermandosi con il rasoio a metà guancia, Alex la osservò meravigliato. Schiarendosi la voce riposizionò il rasoio. “Pensavo fosse andata perduta dopo tutto quello che è successo…” e continuò a tagliarsi con cura la barba.
“Me l’ha data Kekko, ha pensato fosse giusto farmela avere…” spiegò Susi.
Annuendo, Alex bagnò il rasoio. “Non sapevo come l’avessi presa se ti avessi confessato tutto…”.
Scuotendo la testa lo fermò. “Evidentemente non era il momento. Entrambi abbiamo avuto il tempo per conoscere quella persona con cui più eravamo a nostro agio nel parlare… Stranamente non ero nemmeno particolarmente sorpresa…”. Sorridendogli, tolse lo sguardo. “Quando ho letto che eri tu, mi sono sentita quasi sollevata. Non so spiegarti come mai, ma sembrava giusto ed ho capito come mai non sembravi un estraneo…”.
Posando il rasoio, incurante di avere ancora mezza faccia coperta da schiuma, tolse lo specchio dalle mani di Susi e le prese nelle sue.
“Lo capisci perché mi battevo così tanto, quando tu dicevi che non potevo essere innamorato di te? Io ti conosco meglio di chiunque altro. Hai aperto il tuo cuore con me… non intenzionalmente, ma lo hai fatto… e mi hai confessato tutti i tuoi segreti. Non avevi paura di dirmi quello che pensavi, di parlarmi delle tue paure. Ed ogni lettera che mi scrivevi, mi spingeva verso la ragazza del mio corso appassionata di cartoni…”. Spostandole una ciocca di capelli dal viso le sorrise. “Quando ho collegato il tuo nome a quello scritto sul foglio, mi è venuto naturale continuare a scriverti. E più scrivevo, più tu riuscivi a catturarmi. Eri naturale, spensierata e quando disegnavi, non ti accorgevi di quello che ti accadeva intorno. Sei stata una calamita. Ho tentato di non ascoltare il mio cuore, ma mi bastava un pomeriggio con te e tutti i miei buoni propositi cadevano… Tu eri in classe con me, seduta al tuo banco e in un momento sembravo avere tutta la tua attenzione, il momento dopo invece, guardavi fuori dalla finestra con aria sognante… E quando chiudo gli occhi, ho sempre quell’immagine nella mia mente…”. Deglutendo, Alex abbassò lo sguardo. “Io sono stato seduto a quel banco insieme a te, mentre dietro di noi c’era la luce… Non volevo più andare, perché sapevo che tu volevi salvarmi…”.
“Oh Alex!” sussurrò Susi e lasciandogli andare le mani, lo abbracciò.
 
“Non pensai, seguii solo il mio cuore…”.
 
Stringendola forte, nascose il viso nei capelli della ragazza e restò a respirare quel profumo che durante quei giorni tanto bui l’avevano aiutato a tornare. Dopo qualche secondo Alex borbottò “Ti sto imbrattando tutta…”.
“Non fa niente…” replicò Susi “Non mi interessa, pensavo di non rivederti mai più… preferisco averti tra le mie braccia e non mi interessa niente del resto…” e spingendosi lievemente contro di lui, lo strinse ancora più forte.
Un gemito di dolore da parte di Alex però, la costrinse a lasciarlo andare.
“No…” replicò lui allungando ancora le braccia verso la ragazza.
“Ti ho fatto male, non mi sembra il caso di rischiare di lasciarti qui in ospedale ancora di più del tempo previsto…” e riprendendo le cose per la schiuma da barba, gli risistemò il carrellino davanti.
“Questo è il modo per deprime un ammalato…” borbottò Alex afferrando il rasoio per finire di tagliarsi la barba.
Sorridendo, Susi continuò a fissarlo al di sopra dello specchio, mentre concentrato, tentava di rasarsi al meglio.
“Non fissarmi così…” mormorò lui senza togliere l’attenzione dallo specchio.
“Non è colpa mia se sei bellissimo…”.
A quelle parole, un sorriso si dipinse sul volto di Alex. “Certo, mi hanno tagliato via dei capelli, ho due mega cerotti sulla faccia, lividi a go go, immagino che piacere posso essere per gli occhi!” replicò scuotendo la testa.
“Oh zitto!” lo rimproverò Susi.
“Allora come procede?” domandò l’infermiere facendo capolino dalla porta. Vedendo Alex posare il rasoio, esclamò sorridente. “Oh che meraviglia! Incominci ad avere una piccola parvenza di sano!”. Avvicinandosi al letto, recuperò il catino con l’acqua sporca.
“Ora cambiati, così sei come nuovo!” e facendo l’occhiolino a Susi uscì ancora una volta dalla stanza.
Guardandosi intorno, Susi vide sul fondo del letto una maglietta nera ed un paio di pantaloni di una tuta.
“Devi mettere questi?” domandò alzandosi.
Annuendo, Alex si scoprì e tirò fuori le gambe dal letto. Lentamente e cercando di non dar troppa importanza al dolore, si sfilò la maglia che indossava.
Susi abbassò lo sguardo deglutendo. Il suo bel corpo era pieno di lividi, ma non riuscì a fare a meno, di provare il desiderio di toccarlo. Arrossì lievemente.
“Susi…” sussurrò lui prendendole una mano per poi tirare la ragazza in mezzo alle proprie gambe. “Quando hai intenzione di dirmi che hai lasciato Nick?” domandò sottovoce.
Stupita, lo guardò negli occhi castani che cercavano risposte. “Come fai a saperlo?” chiese passandogli una mano tra i capelli.
“E’ venuto Nick stamattina e nonostante avessi paura che volesse anche lui pestarmi a sangue, sono rimasto sorpreso quando si è seduto  su quella sedia ed ha iniziato a parlare…” spiegò Alex chiudendo gli occhi.
Vedendo che le sue carezze erano ben accette, Susi con l’altra mano, iniziò ad accarezzargli il dietro del collo.
“Lo hai lasciato per me?” domandò lui stringendola ancora di più intorno alla vita con le braccia.
“Non era giusto stare con lui se tu in ogni istante occupavi i miei pensieri … Cercavo di dimenticarti ed invece continuavi ad entrare prepotentemente nelle mie giornate… Era come se nel momento in cui la tua pelle aveva toccato la mia, fosse diventata una cosa sola con la mia…” ammise Susi.
Con un lieve sorriso, Alex aprì gli occhi e la guardò. “E se non mi fosse successo tutto questo? Saresti ancora con lui?”.
Scuotendo la testa, si avvicinò al ragazzo, passandogli le braccia intorno al collo. “No, ho sbagliato Alex, e mi sono accorta di averlo fatto subito dopo essere andata via da te. Ma tu eri così nuovo ed improvviso. Avevo paura delle sensazioni che eri riuscito a svegliare nel mio cuore. Io non mi ero accorta di quale fosse il tuo posto fino a quel momento… Ero spaventata perché ero così innamorata di te, da fregarmene di tutto e di tutti. Non capivo come potevi essere arrivato lì, quando io e te ci conoscevamo a malapena. Più io tentavo di non amarti e più te me lo facevi fare. Chiudevo gli occhi e mi ritrovavo riflessa nei tuoi. Cavolo Alex, mi guardi e sento che riesci a leggere il mio cuore ed io non capisco più niente!” esclamò Susi facendo un passo indietro quando il ragazzo si alzò in piedi.
“Adoro leggere il tuo cuore e sapere che ci sono solo io…” sussurrò lui lasciando che i propri occhi si perdessero in quelli della ragazza. Sorridendole, le prese la testa tra le mani, accarezzandole il viso con i pollici e dopo aver sfregato dolcemente il proprio naso contro quello di Susi, la baciò.
Le depositò lievi baci sulle labbra, senza metterci fretta, senza usare la passione che avrebbe voluto, ma mettendoci l’amore che in quel momento stava provando per la ragazza.
 
“Nonostante la sorpresa di tale gesto, ci misi poco a sciogliermi tra le sue braccia…”.
 
Sentendola rilassarsi, Alex piegò lievemente la testa da un lato per poterla baciare meglio. La baciò lentamente, lasciando che le loro labbra si sfiorassero con dolcezza. Non tentò mai di approfondire il bacio, ma nonostante tutto, con quel semplice gesto avevano messo a nudo le proprie anime. Volevano solo amarsi, senza pressioni, senza obblighi.
Nessuno dei due aveva idea di quanto tempo fossero rimasti a baciarsi l’uno tra le braccia dell’altra, e nemmeno si resero conto di quanti baci si scambiarono, ma quando Alex la lasciò andare, entrambi erano senza fiato…
“Wow…” sussurrò lui risedendosi sul letto visibilmente sfinito. “E’ meglio se vai Susi… altrimenti farò fatica a controllarmi…” ed arrossendo si coprì il bacino con i pantaloni della tuta che giacevano lì vicino.
“Ancora così?” domandò il solito infermiere entrando in camera. “Forza amico, ti aiuto io a cambiarti!”.
Vedendo il ragazzo avvicinarsi, Alex arrossì e scosse la testa. “Faccio da solo… ho bisogno di un paio di minuti!”.
Susi rise lievemente nel sentire la risposta e si girò dandogli le spalle, quando notò l’occhiataccia che lui le lanciò.
 
Sapevo bene qual era la situazione in cui si trovava, perché era la stessa in cui ero io…”.
 
“Comportatevi bene! Aiutalo a cambiarsi tesoro, non ad accrescere la sua voglia sessuale!” borbottò l’infermiere. “Ed a proposito di questo, Alex sei ancora molto debole, dovrai andarci piano con il sesso… fallo, ma con cautela!”.
Ridendo, Alex annuì e lo seguì con lo sguardo fino a quando non uscì dalla porta.
“Vieni qui!” esclamò Alex allungando una mano verso Susi. Sedendosi al suo fianco, lasciò che le loro dita si incrociassero. “Hai capito allora? Evita di sfinirmi…”.
“Sei tu che mi hai baciato…” replicò Susi prendendo la maglia pulita tra le mani.
“Bhe, non posso fare altro quando tu mi dici certe cose…” le sorrise.
Sorridendogli a sua volta, la ragazza si alzò in piedi, posizionandosi davanti a lui pronta per vestirlo.
Lentamente infilarono la maglia e cambiarono i pantaloni ed alla fine, nonostante un’attività tanto banale, il ragazzo sembrò notevolmente affaticato.
“Che ne dici di riposare?” sussurrò Susi aiutandolo a distendersi.
“Non è poi una cattiva idea…” rispose Alex sprofondando nel cuscino. “Stai qui con me ancora un po’…” aggiunse stringendole la mano ed obbligandola così a sedersi sul letto.
“Non vado via…” e baciandogli la fronte, restò ad osservarlo fino a quando non si addormentò serenamente.
 
“In quel momento mi resi conto che stava iniziando il secondo capitolo più importante della mia vita, quello dell’amore vero…”.
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 
CAPITOLO 17
 
“Dieci giorni dopo, quando la primavera iniziava a farsi sentire nell’aria, Alex venne dimesso, completamente, o quasi, a nuovo. A parte le costole che erano ancora doloranti, i lividi erano quasi totalmente scomparsi. I cerotti erano stati tolti, i punti che aveva sulla testa erano spariti ed i capelli, lentamente, cominciavano a ricrescere. Era ancora molto debole e non si era ancora sfogato su quello che gli era successo. Venire picchiato a morte per una stupida rapina, era una cosa che volente o nolente ti cambiava. Il giorno prima, Kekko lo aveva riaccompagnato a casa e si era fermato con lui per vedere se era in grado di cavarsela da solo. Alex aveva vigorosamente tentato di respingere ogni tipo di offerta, ma quando sua zia aveva minacciato di portarselo a casa sua, aveva ceduto spaventato. Avrebbero fatto una prova di un giorno, e se Alex fosse sopravvissuto, Kekko sarebbe tornato a dormire a casa propria…
Posando le borse che tenevo in mano per terra, bussai alla sua porta. Chiudendo gli occhi sperai che Kekko fosse già andato via…”
 
Sentendo la porta aprirsi, Susi portò lo sguardo davanti a lei. Notando i capelli cortissimi del ragazzo, spaesata si guardò intorno.
“Scusami, credevo fosse la casa di un’altra persona…” borbottò lei chinandosi a raccogliere le proprie cose. “Vado a chiedere in portineria…”.
“Eppure dovrei essere io quello che ha avuto un trauma cranico…” mormorò lui e Susi, paralizzandosi sul posto, si girò su sé stessa per guardare il ragazzo. Alex la osservava sorridendo in maniera goffa e massaggiandosi la testa.
 
“Ripeto… Ricoperta da capelli cortissimi!!!”.
 
“Oh… wow… non so davvero cosa dire…” balbettò Susi avvicinandosi. “Non me l’aspettavo proprio…”.
“Potresti dirmi che ricresceranno in fretta...”.
“Lo spero…” replicò lei osservandolo. Quando gli occhi di Alex la guardarono con rimprovero, Susi si morsicò il labbro. “Ok… è stato uno schock! Io adoravo i tuoi capelli ribelli, erano così sexy! Ti davano quel look da sono-appena-uscito-dal-letto-dopo-aver-fatto-sesso… Eri spettacolare…” poi sorridendogli e notando l’espressione sempre più avvilita, si avvicinò e gli passò una mano sulla testa a sua volta. “Sei bellissimo anche così, non ci importa niente di qualche capello!”.
Alzando un sopracciglio, Alex la osservò poco convinto “Non riuscirai a salvarti con così poco…”. Lasciandola entrare, le fece strada in soggiorno. Guardandosi riflesso nel vetro, sbuffò “Ho dovuto farlo, me ne avevano tagliati troppi per cucirmi il taglio…”.
Posando tutte le borse sul divano, Susi lo guardò. “Ricresceranno in fretta Alex, sono solo capelli… inoltre siamo in periodo di luna crescente, quindi non devi preoccuparti! Qualche mese e sarai come vecchio!”.
Guardandola ancora da sotto il sopracciglio, Alex si sedette vicino a tutte le borse. “Che hai portato?” domandò curioso.
“Allora…” iniziò Susi togliendosi la giacchina senza maniche “Ho portato da mangiare. Sono andata sul pratico e gustoso!”.
“McDonald’s?”.
Scuotendo la testa, la ragazza tirò fuori dalla borsa un sacchetto termico. “Kebab! E’ divino Alex, inoltre, pur essendo pratico e saporito come un fast food, credo che sia più sano!”. E consegnandogli la borsa, continuò a tirare fuori altre cibarie, molto più alla mano e comuni.
“Poi ti ho portato la Wii di Kia. Ti divertirai da matti!” esclamò lei esaltata.
“Susi…” la interruppe lui. Guardandolo, vide come indicava con il dito indice un punto preciso sotto la tv.
“Ma non c’era l’ultima volta!” disse Susi confusa.
“Infatti me l’ha portata Nick stamattina…”.
Susi si girò in sua direzione stralunata. “Strano, pensavo avessi detto Nick…”.
Annuendo il ragazzo si sistemò sul divano. “Infatti ho detto Nick… mi ha spiegato di aver letto su internet che il sesso è sconsigliato per una persona nelle mie condizioni, quindi è meglio se inizio a tornare in forma giocando la Wii…”.
Sgranando gli occhi, lei si sedette sul tavolino di fronte. “Stai scherzando, ti ha detto davvero così?”.
Sorridendole, Alex annuì.
“Ed era serio?” domandò sempre più incredula.
“Oh sì! Era serissimo!” rise Alex scuotendo la testa. “Era talmente serio che non ho avuto il coraggio di ribattere… avevo paura mi facesse del male!”. Dopo qualche istante in cui parve pensieroso, continuò “E’ stato lui a consigliarmi di tagliare i capelli!”.
“Vado ad ucciderlo! E non tentare di fermarmi!” esclamò Susi alzandosi. Prendendola per una mano, il ragazzo la costrinse a risedersi.
“Lascia stare…” e sorridendole, le prese anche l’altra mano. “E’ stato un buon amico in questi giorni, ed onestamente era l’ultima persona che mi aspettavo di avere al mio fianco, ma… a parte la minaccia di spaccarmi qualcosa di morbido, basso e posteriore, e non ripeto le testuali parole, perché ho una meravigliosa signorina qui davanti… dicevo… a parte la minaccia di farmi del male se dovessi farti soffrire, è uno spasso stare insieme a lui. Stamattina siamo andati alla polizia per ritirare il verbale della denuncia e Nick era lì a darmi sostegno… Quasi mi spiace averti portato via da lui…”.
Ruotando gli occhi al cielo, la ragazza ricambiò il sorriso. “Non so come faccia ad essere così… gli ho spezzato il cuore…”
Spostandole i capelli dietro ad una spalla, Alex la osservò “E’ facile Susi, l’amore spinge a fare anche le cose più strane…” e chinandosi in avanti le depositò un bacio sulla fronte. “Sarò alla sua altezza, te lo prometto…”.
Susi alzò lo sguardo e si perse negli occhi del ragazzo.  Dopo qualche istante, Alex iniziò a guardarsi in giro ridendo. “Ora… capisco che i miei normalissimi occhi marroni siano stupendi, però, potremo anche fare altro…”.
Arrossendo, Susi abbassò lo sguardo. “Non dovresti strafare Alex…”.
E fu accolta da una sonora risata. “Ma cosa pensi, Susi? Io stavo parlando di una partita con questa famigerata Wii, poi passiamo al cibo e poi ci mettiamo sul divano a guardare la tv!”.
Il viso già colorito di Susi, divenne di due tonalità più intenso. “Avevo capito che ti stavi riferendo a questo…” borbottò spingendolo lievemente per una spalla, per potersi alzare. Prendendo le cibarie si diresse in cucina, finendo con il sorridere a sua volta, nel sentire che il riso di Alex non accennava a diminuire.
 
“Non ho mai pietà per nessuno quando si parla di combattimenti alla Wii, e così, Alex le prese di santa ragione alla boxe, lo sconfissi innumerevoli volte al tennis e si rifiutò di finire la partita al bowling, dopo il mio sesto strike di fila… Ridendo, si era arreso ed aveva attribuito la colpa della sua disfatta alle batterie scariche del telecomando, non ammettendo il suo essere notevolmente incapace.
Ridendo, avevamo poi cenato in cucina, e mentre sistemavo e pulivo la confusione che avevamo creato, avevo mandato Alex a cambiarsi ed a mettersi qualcosa di più comodo. Mentre lo osservavo, avevo notato la stanchezza prendere il sopravvento e nonostante tentasse di mascherarlo, sapevo che voleva riposarsi, anche perché doveva farlo, volente o nolente. Così, proprio mentre spegnevo la luce della cucina e mi richiudevo la porta alle spalle, era riemerso dalla propria camera, indossando un paio di pantaloni di una tuta ed una maglia grigia con le maniche a tre quarti. Lo avevo guardato con rimprovero, dicendogli che doveva andare a letto, ma sorridendomi, si era messo sul divano, indicandomi con la mano il posto accanto al suo. Togliendomi le scarpe, mi ero seduta e sprofondando nei cuscini, avevo allungato le gambe sul pouf davanti lasciandomi rapire dal film che veniva trasmesso in televisione. Pochi istanti dopo, avevo sentito la testa di Alex posarsi sulle mie gambe…”.
 
“Posso?” chiese lui sottovoce continuando a guardare la tv.
“Non devi neanche chiederlo…” replicò Susi guardandolo. Lo osservò per qualche istante e quando il ragazzo rise per una battuta fatta dagli attori, la ragazza sentì il cuore balzarle lievemente nel petto. Sorridendo, lentamente alzò una mano e la posò sui capelli del ragazzo, iniziando ad accarezzarglieli. Susi notò come si rilassò e di riflesso al gesto, chiuse gli occhi, sospirando beatamente.
Per la prima volta dopo l’incidente, Alex le sembrò realmente e visibilmente sereno.
Continuò ad accarezzargli i capelli e dopo un po’ notando che il ragazzo non aveva ancora riaperto gli occhi ed il respiro era pesante e regolare, decise di togliere la mano per lasciarlo riposare.
“Ancora…” borbottò Alex.
“Credevo dormissi…” sussurrò lei incominciando nuovamente a farsi scorrere i cortissimi capelli tra le dita.
Riaprendo gli occhi, Alex si voltò leggermente su pino, in modo da poter guardare la ragazza in viso. Alzando a sua volta una mano, le accarezzò una guancia.
“Faccio fatica a dormire Susi… preferisco essere sveglio il più possibile…” replicò lui.
Chiudendo gli occhi nel sentire la carezza del ragazzo, Susi sussurrò “Ma in ospedale non avevi problemi…”.
“In ospedale, ogni volta che chiudevo gli occhi, rivivevo quell’orribile incubo…” disse Alex riportando lo sguardo sulla tv. “Vedevo i loro volti e mi sembrava di essere picchiato ancora ed ancora… non ho riposo quando dormo…”.
“Oh Alex…” sussurrò lei accarezzandogli il viso completamente sbarbato.
“In ospedale mi hanno detto di fare qualche seduta da uno psicologo, mi aiuterebbe a superare le paure e le insicurezze causate da quei due bastardi…”. Restò in silenzio un attimo e poi serrando gli occhi e chiudendo le mani a pugno, sussurrò “Perché a me…”.
Il cuore di Susi si strinse insieme a quello di Alex.
“Non lo so…” bisbigliò lei onestamente.
“Io stavo camminando senza infastidire nessuno… e poi ho incontrato quei due… Erano ubriachi… Hanno iniziato ad infastidirmi quando sono passato davanti a loro. Ma… ma non gli ho dato retta… e… poco dopo, mi sono accorto che mi stavano seguendo… cercavano ancora di attirare la mia attenzione… ed io ho deciso di voltarmi…” mormorò Alex ancora con gli occhi chiusi.
Con la mano, Susi cercò quella di Alex e sottovoce disse “Non devi farlo…”, ma in silenzio lo guardò sedersi vicino a lei.
La ragazzo notò come la stretta della mano di lui aumentò nel continuare il suo racconto. “Hanno iniziato ad… ad alzare la voce… ricordo che chiedevano dei soldi… io ho risposto loro che non ne avevo… perché non ne avevo Susi…” e voltandosi verso di lei, le prese anche l’altra mano e portandosela davanti agli occhi, abbassò il capo e restò in silenzio qualche secondo. Pochi istanti dopo e Susi vide due calde lacrime rigargli il volto. “Ero… ero solo uscito di casa per spedire una lettera… mi ero messo in tasca della giacca il telefono ed il portafogli vuoto… solo con i documenti… non pensavo che avrei avuto bisogno di soldi…”. Nuovamente fece una lunga pausa e Susi si avvicinò, depositando un bacio sulle mani che rinchiudevano in cerca di conforto le sue. Le lacrime di Alex scendevano lentamente e per qualche istante, Susi pensò che oltre allo spavento, ci fosse anche la vergogna per non essere stato in grado di difendersi.
Tirando in su con il naso, il ragazzo alzò lentamente la testa, senza però incontrare lo sguardo di lei. “La cosa successiva che ricordo è che uno di loro due mi si è messo davanti… e l’altro era dietro pronto a bloccarmi… e… quando ho fatto per andare via… uno dei due ha iniziato a prendermi a pugni, mentre il suo compagno di teneva fermo… Oh Susi… non riuscivo a… rispondere… mi impedivano di ribellarmi… Hanno iniziato a picchiarmi poi… in tutti i modi… io non ricordo bene… so che sono caduto a terra… e loro… mi hanno dato dei calci… poi mi hanno tirato in piedi di peso… e poi… non lo so più…” bisbigliò Alex chinandosi in avanti verso la ragazza.
Ormai non tentava neanche più di fermare le lacrime. Piangeva e Susi lo sentiva tremare.
“Non fa niente… non preoccuparti Alex, va bene così…” lo rassicurò la ragazza scossa da quello che aveva appena sentito. La versione che gli aveva detto Kekko, quella che aveva ricostruito la polizia, aveva altri particolari, molto più crudi e sperava con tutta sé stessa, che Alex non li sapesse.
Prendendolo tra le sue braccia, non fu molto sorpresa quando il ragazzo non oppose resistenza e si limitò a posare il viso sulla sua spalla, appoggiandosi con la fronte al suo collo.
Lo strinse e gli diede il tempo di calmarsi, sentendo come il respiro irregolare non accennava a fermarsi.
Sdraiandosi lievemente, Susi si posò con la testa al bracciolo del divano e si portò con sé Alex. Accarezzandogli la schiena, restarono in quella posizione fino a quando non notò il cuore del ragazzo tornare ad un battito lento e regolare. Susi notò come la stretta si era fatta meno forte attorno alla vita, e avendo ancora il suo viso nascosto nell’incavo tra la spalla ed il collo, non riuscendolo a vedere, pensò nuovamente che si fosse addormentato.
“Alex…” sussurrò lei quasi impercettibilmente.
Alzando lievemente la testa, lui la guardò.
“Pensavo dormissi…” gli disse Susi sorridendo.
“No… ma penso che poco ci manca…” replicò lui continuando ad osservarla.
“Vai nel letto allora… così ti riposi meglio…”.
Sorridendole, Alex si rimise nella posizione che aveva avuto fino a pochi istanti prima. “Sto bene qui dove sono…”.
“Ma non ti fa bene per le costole…” tentò di convincerlo lei, ma scuotendo la testa, il ragazzo aumentò la stretta.
“Sono qui vicino a te… il divano non ti dà molta possibilità di fuga, mentre il letto sì…” spiegò Alex allungando una mano verso il telecomando. “Faccio ripartire questo dvd, che ne dici? Ho smesso di seguire dopo dieci minuti…”.
“Come vuoi…” borbottò Susi “Testa dura…”.
Ridendo e baciandole una guancia, Alex posò ancora la testa sulla sua spalla, concentrandosi ancora una volta sulla TV.
L’incubo di poco prima apparentemente dimenticato.
 
“Non so chi dei due si addormentò per primo…”
 
Aprendo un occhio, la prima cosa che Susi notò fu il braccio completamente addormentato. Non lo sentiva più, ma quando tentò di muoverlo, tra il dolore lancinante che lo attraversò ed il corpo di Alex a peso morto su di lei, il risultato fu piuttosto scarso. Ripensando al famoso episodio di Friends in cui si svelava il trucco per liberarsi dalla morosa che dorme con la testa sulla tua spalla, Susi pensò bene di metterlo in atto. Ma con la spalla indolenzita e dolorante, finì solamente con lo svegliare Alex.
“Oops…” sussurrò lei notando come il ragazzo tentasse di capire cosa fosse successo. “Vai avanti a dormire…”. E gli accarezzò i capelli, fino a quando il sonno prese nuovamente il sopravvento.
Alzandosi, iniziò a cercare le proprie borse e dopo averle sistemate con cura vicino al tavolino, andò in bagno.
 
“Finendo di lavarmi le mani, mi guardai in giro e pensai che in questo appartamento, tanto intriso di Alex, mi trovavo veramente bene… Ogni cosa presente, pareva avvolgermi nel calore della casa, lasciandomi appagata e completa…”
 
Mentre si stava asciugando le mani, sentì un lieve bussare.
“Susi…” sussurrò Alex dall’altro lato.
Aprendo la porta, sorrise nel vedere il ragazzo ancora un po’ addormentato.
Non la lasciò uscire dal bagno, ma facendo un passo verso di lei, la prese tra le sue braccia.
“Non farlo mai più… non spaventarmi mai più così… non andartene mai più…” bisbigliò Alex chiudendo gli occhi.
Sentendo come la stretta era decisa e forte, Susi gli passò le braccia intorno alla vita e lo strinse a sua volta, posando il viso vicino al cuore del ragazzo.
Batteva forte, batteva irregolare, batteva…
 
“E solo per il semplice fatto che fosse vivo, ringraziai ancora Dio per non avermelo portato via…”.
 
“Ti avrei svegliato per aiutarti ad andare nel letto prima di andare via…” spiegò Susi.
Alzando la testa, Alex sorrise quando lei incontrò i suoi occhi. “Andare via? Ma come ci eravamo messi d’accordo che ti saresti fermata…”.
Sorpresa, Susi corrugò lievemente le sopracciglia. Non si ricordava di quel particolare, ma quando portò nuovamente lo sguardo sul viso del ragazzo, ci vide dipinta un’espressione scherzosa.
“Non prendermi in giro…” borbottò Susi con il broncio.
“Come fai ad essere così ingenua Susi? Credi davvero che adesso che finalmente sei qui, per me, senza terze persone pronte ad allontanarti, sia disposto a farti andare via invece che tenerti intrappolata nel mio letto a fare l’amore?” disse Alex ridendo e facendo cadere lievemente la testa all’indietro, diede a Susi il libero accesso per il suo collo.
Alzandosi in punta di piedi, la ragazza accettò l’invito e vi depositò un lieve bacio.
La risata gli morì sulle labbra e colto alla sprovvista, Alex si ritrovò a doversi appoggiare al muro, tenendola ancora saldamente tra le braccia. Seguendo il percorso dei baci di Susi, Alex piegò la testa dalla parte opposta, permettendole di baciargli anche l’altro lato del collo.
“Non sapevo potessi fare l’amore…” bisbigliò lei alzandogli lievemente la maglia per potergli accarezzare la pelle dell’addome. “Sei bellissimo…”. E sfiorandogli i muscoli scolpiti, il ragazzo trattenne un respiro.
Notando la mancanza di risposta, Susi chiese nuovamente. “Allora, lo puoi fare l’amore con me?””.
Passò ancora qualche istante, e quando sembrò iniziare ad abituarsi alle mani di Susi sul suo corpo, si schiarì lievemente la voce . “Ce… certo che posso…” balbettò lasciando andare un lungo respiro, notando come le carezze della ragazza salivano sempre di più sul suo corpo.
Ridendo lievemente, Susi si rese conto che non si era accorto che lo stesse prendendo in giro. “Scherzavo Alex…” bisbigliò allontanandosi lievemente per guardarlo.
Schiarendosi ancora la voce, e tentando di riprendere il controllo, Alex le accarezzò lievemente la schiena. “Si ma… quando tu mi accarezzi…” e gemette sotto voce quando Susi gli accarezzò lievemente la schiena con le unghie. “…io non capisco più niente…”.
Sorridendo nel guardare come lui cercasse di mantenere il controllo di sé stesso, Susi non fu preparata quando Alex riaprì gli occhi e quei due diamanti di cioccolato si fusero con i suoi. Lentamente, le sue braccia la lasciarono andare, e con le mani andò a recuperare quelle di Susi sotto la sua maglia. Prendendole, se le posò sul cuore, che batteva ancora più forte di prima.
“Lo senti il mio cuore?” domandò sottovoce, e Susi annuì, perdendosi ancora nei suoi occhi. Alzandosi dal muro, Alex si avvicinò alla ragazza, eliminando ogni minimo spazio esistente tra i loro corpi. “E riesci anche a vederlo? Ti vedi riflessa nel mio come io mi vedo nel tuo?”. Sorridendole posò la mano sul cuore di Susi, sentendolo battere all’unisono con il proprio. “Io sono qui…”.
Deglutendo la ragazza si schiarì la voce ed Alex rise lievemente. “Abbiamo scambiato le parti?”.
 
“Ed io ero nel suo… quegli occhi così scuri e profondi mostravano la mia immagine… in quel momento ebbi la conferma che Alex aveva l’altra metà del mio cuore, così come io avevo la sua…”
 
Scambiando il silenzio di Susi come incertezza, Alex le posò una mano dietro al collo e tirandola a sé posò le sue labbra su quelle della ragazza. La baciò come avrebbe voluto fare non appena l’aveva vista fuori dal suo appartamento qualche ora prima. La baciò come non era riuscito a fare in ospedale. Le dita si intrecciarono nei lunghi capelli di Susi e le mani della ragazza percorsero delicatamente il suo petto, per andare a finirgli intorno a collo, tentando di tenerlo il più vicino possibile.
Si baciavano con amore, con disperazione e con tutta la paura che avevano avuto di non poter stare più insieme.
Si lasciarono andare alla passione e man mano che il bacio diventava più aggressivo, le loro mani accarezzavano il corpo dell’altro incuranti del fatto di essere ancora completamente vestiti. Fu Susi che cercando appoggio nelle forti spalle del ragazzo, approfondì il loro contatto. Sentì il cuore scoppiarle nel petto… Erano talmente vicini e lei era consapevole che Alex era in grado di sentire quei battiti così assordanti.
Con un sospiro, lui la strinse a sé e assaporandola come non era mai riuscito a fare, fece il primo passo verso la camera da letto. Sentiva il cuore di Susi battere forte e quei battiti tanto irregolari, gli bastavano come risposta alla domanda che le aveva fatto prima.
A tentoni arrivarono alla porta e quando Alex con una mano tentò di aprirla, Susi ne approfittò per iniziare a sfilargli la maglia. Prendendo le estremità con le dita, gli sorrise incontrando il suo sguardo e lentamente la fece salire per il torace.
“Non voglio farti male…” gli sussurrò.
Appena la maglia passò sopra la testa, Alex tolse le braccia muscolose dalle maniche e Susi si ritrovò ad osservare quel corpo a cui la prima volta non aveva donato la giusta attenzione.
Sorridendo e facendo cadere la maglia a terra, il ragazzo fece un passo in sua direzione, mettendole le mani sui fianchi.
Eliminando nuovamente le distanze esistenti tra di loro, Alex si premette contro la ragazza, catturandole ancora le labbra in un bacio e contemporaneamente permettendole di sentire il suo desiderio per lei.
Bastò solo quello per mandarli oltre ogni limite. I vestiti di Susi iniziarono a volare da tutte le parti, la delicatezza e le attenzioni che avevano avuto fino a poco tempo prima erano state completamente dimenticate.
Le mani calde e morbide di Alex toccavano avidamente il corpo di Susi, mentre la ragazza tentava di togliergli i pantaloni, abbassandoglieli poco alla volta cercando di non interrompere il loro bacio. Ma allontanandosi brevemente da lei e sorridendole, lui finì di togliersi la tuta lanciandola da lato con un piede e si avvicinò prendendole le mani per lasciare a Susi il tempo di togliersi i jeans. Completamente nudi l’uno davanti all’altra, restarono in silenzio qualche secondo ad assaporare quel momento e poi Alex, rendendosi conto di non farcela più a trattenersi, si sedette sul letto prendendole una mano. La luce della camera era spenta, ma ci pensava la lampada in salotto a donare alla stanza un’atmosfera romantica.
 
“In tutto quel silenzio, si potevano sentire solamente i nostri respiri pesanti…”
 
Indietreggiando lentamente nel letto, il ragazzo tenne lo sguardo fisso su di lei. “Vieni qui…” bisbigliò e le sorrise vedendola salire sul letto timidamente.
“Sei bellissima…” sussurrò Alex accarezzandole le spalle prima di intrecciare le sue dita nei capelli di Susi. Le sorrise e guardandola negli occhi, la tirò vicino a sé, per poterla baciare ancora…
Perdendosi ancora una volta nel bacio che le stava dando, la ragazza si posizionò sopra di lui. Restò ferma qualche istante e allontanando le labbra da quelle di lui, si mise a guardarlo, a cercare disperatamente quegli occhi così scuri che qualche centimetro più in basso la imploravano di amarlo. Sentì come le mani di Alex le passarono intorno alla vita, sfiorandole la schiena.
Le sorrise e lei ricambiò. In quei lunghi momenti, non erano in grado di fare altro se non sorridersi e poi baciarsi… ma Susi adorava quando le sorrideva e sentì un lieve groppo alla gola nel momento in cui venne sopraffatta dalle emozioni dopo essersi persa a guardarlo.
.La strinse forte a sé, premendola contro il proprio corpo quasi fino a farsi male. Alzando lievemente la testa e chiudendo gli occhi cercò le sue labbra, ricominciando a baciarla dolcemente.
Con le mani, Susi gli accarezzò le spalle, per poi andare ad accarezzare quei capelli che adesso le solleticavano le dita.
Restarono fermi, su quel letto a baciarsi per molto tempo.
 
“Eravamo una cosa sola… e questo ci bastava…”.
 
Ma il bacio iniziò a farsi sempre più aggressivo, sempre più passionale, arrivando a far scivolare via il controllo ad entrambi.
“Susi… non ce la faccio più…” mormorò rocamente Alex, prendendole il viso tra le mani.
E Susi lo accontentò.
Le loro fronti restarono a contatto, le mani si limitavano a tenere vicino il corpo dell’altro mentre i due ragazzi si amavamo.
Con una lieve smorfia di dolore, Alex si fermò chiudendo gli occhi. “Non riesco…”.
“Lo stai già facendo…” bisbigliò lei baciandogli la fronte.
Osservò il viso del ragazzo ed insieme al dolore, Susi notò il piacere rapirlo, proprio mentre incominciò a prendere anche lei.
 
“In quel momento, nudo e tremante tra le mie braccia, mi apparve più indifeso che mai… e mi resi conto per la prima volta, di cosa significava fare l’amore con il ragazzo che ami…”.
 
Tentarono di riprendere fiato stretti l’uno all’altra,  e poco dopo, Susi prese la mano di Alex posandosela sul cuore e mettendo la propria su quello di lui, imitò il gesto che poco prima aveva fatto il ragazzo.
“Non ha mai battuto così per nessuno…” sussurrò lei, alzando la testa dall’incavo tra il collo e la spalla di lui. “ E non credo che nemmeno batterà mai così per qualcun altro…”. Morsicandosi il labbro, tentò di respingere indietro le lacrime che minacciavano di scendere. “Non avevo mai fatto l’amore prima di adesso, ma tu… tu riesci a rendere tutto speciale. Non facevi altro che guardarmi e sorridermi ed io… io pensavo che tutto era… perfetto…”.
“No Susi… non piangere tesoro…” bisbigliò Alex asciugandole le lacrime con i pollici.
“Dopo tutto quello che ti è successo… io… non posso fare a meno di avere… paura… Hai rischiato di abbandonarmi così improvvisamente… e… io non voglio perderti… Tu sei la mia unica possibilità di amare… io… io non voglio amare nessun altro oltre che te… e… mi fa male sapere che sei diventato così indispensabile per me… fa male amarti così tanto…” balbettò lei, ma il ragazzo le impedì di proseguire il discorso, e avvicinando i loro visi, riprese a baciarla.
Allontanandosi dopo qualche secondo, la osservò ridendo lievemente. “Sei una chiacchierona…” borbottò continuando a tenerla vicino. “Perché sei così nervosa? Io non ho bisogno di sentirti dire queste cose Susi… Perché sono le stesse cose che provo io… Non essere timida con me, devi essere la Susi di sempre, la mia Susi… A me basta solo che tu mi…”.
Ma la ragazza lo interruppe “Ti amo…” sussurrò morsicandosi il labbro e notando il sorriso illuminare ancora una volta il viso di Alex, capì di aver fatto la cosa giusta.
Annuendo lievemente, quegli occhi scuri che in quel momento avevano iniziato a brillare, si persero nei suoi. “Appunto… non ho bisogno di altro… non devi spiegarmi quello che provi, perché non servono spiegazioni all’amore…”.
Avvicinandosi per baciarla, la osservò mentre chiudeva gli occhi e inumidendosi le labbra e prendendole dolcemente la testa tra la mani sussurrò “E ti amo anche io…” per poi darle, finalmente, il bacio che entrambi stavano aspettando.
Qualche secondo più tardi, Alex terminò il bacio e corrugando la fronte mormorò “E mannaggia a queste costole rotte… Se non fosse per colpa loro, nessuno mi impedirebbe di fare ancora l’amore in tutte le sessantaquattro posizioni del kamasutra… e la farei pure lanciandomi dall’armadio, così, già che ci siamo ne inventiamo una nuova e arriviamo a sessantacinque, perché pari non mi piacciono…”. Guardando Susi ridere a quella frase, Alex le spostò i capelli dal viso. “Scusami se con questa affermazione ti sono sembrato un animale…”.
Notando l’espressione mortificata del ragazzo, Susi lo abbracciò continuando a ridere “Oh Dio Alex… ti adoro… non so come farei senza di te!”.
Ridendo lievemente a sua volta, lui ricambiò l’abbraccio “Come fai a dirmi certe cose dopo una tale uscita da uomo preistorico…”. Susi si allontanò brevemente senza riuscire a fermare le risate. Ma la risata di Alex, però, cessò all’istante perdendosi a guardarla.
“Susi…” sussurrò e la ragazza portò il suo sguardo su di lui. “Spero di vederti ridere per tutto il resto della nostra vita, perché se mai ti farò piangere, vuol dire che ho sbagliato tutto…”.
Arrossendo, Susi replicò “Direi che con questa frase ti sei ripreso alla grande…”.
Sorridendo soddisfatto, Alex allungò la mano verso il comodino e nella penombra, recuperò la scatola dei fazzoletti.
“Sembrerò uno scansafatiche, dato che non ho fatto praticamente niente, però sono distrutto… ci ripuliamo?”.
Prendendo dei fazzoletti, Susi gli sorrise e lentamente si alzò da lui, sedendosi al suo fianco.
Scendendo dal letto, Alex tirò indietro le coperte e la ragazza, imitandolo, lo aiutò a preparare il letto. Rabbrividendo nell’entrare nelle gelide lenzuola, si avvicinò a lui per trovare il calore che cercava. Immediatamente le braccia del ragazzo la rinchiusero in un abbraccio e mettendosi su pino, le fece posare la testa sulla sua spalla.
“E’ la prima volta che non ho paura di chiudere gli occhi per dormire…” sussurrò lui sottovoce, ormai quasi addormentato. “E domani, quando mi sveglierò, sarai qui… con me…”.
 
“Sospirando beatamente, restai ad osservarlo, mentre il sonno lo rapiva completamente. Lo guardai dormire, finalmente sereno e quando un lieve sorriso si dipinse sul suo viso addormentato, mi resi conto di essere stata io la causa di quel sorriso, e con il cuore ormai ricolmo di felicità, mi abbandonai a mia volta alla stanchezza…”.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 18
 
“Il profumo del caffé caldo e delle brioche appena sfornate a mio parere era il miglior modo per risvegliarsi.
Così, non appena quella mattina riaprii gli occhi e notai Alex riposare ancora serenamente , decisi di rendergli il risveglio ancora più dolce. Non mi piaceva dormire molto e sapevo bene che lui doveva riposare il più possibile, così, dopo avergli baciato una guancia, sgattaiolai lentamente fuori dalle sue braccia e dal suo letto, e recuperando la mia biancheria e la maglia grigia che lui indossava la sera precedente, mi ributtai tutto addosso giusto in tempo per sentire un lieve bussare alla porta.
Aprendola, mi ritrovai davanti una sorridente Franca, con in mano un sacchetto bianco. Mettendomelo tra le mani, mi aveva spiegato che Patrick le aveva appena sfornate e non poteva non darne qualcuna ad Alex. Quando le chiesi se voleva entrare, la donna scosse la testa, dicendomi che non voleva assolutamente imporsi e che aveva un locale da mandare avanti. Salutandomi e dicendomi di scendere per il pranzo, Franca si allontanò giù per il corridoio, sparendo poi nell’ascensore.
Quei croissants, mi diedero la scusa perfetta per preparare qualcosa di carino per Alex in modo da addolcirgli la notizia che avrei dovuto dargli…”.
 
Dal portatile che Susi si era portata dietro, uscivano le note di Ballando sul mondo e saltellando a piedi scalzi per la cucina, la ragazza ballava a tempo di musica.
“Potrei davvero abituarmi a tutto questo!” esclamò Alex dalla soglia della porta e sobbalzando, Susi si voltò in sua direzione, arrossendo lievemente per essere stata colta in fragrante.
Il ragazzo la guardava sorridente appoggiato allo stipite, la testa lievemente china da un lato.
Avvicinandosi, Susi, lasciò i suoi occhi liberi di vagare sul ragazzo di fronte a lei, notando con piacere che aveva solamente indossato i pantaloni neri della sera precedente. A torso nudo e con le braccia incrociate, la ragazza non riuscì a fare a meno di trovarlo incredibilmente sexy.
“Buongiorno…” sussurrò lei passandogli le braccia intorno al collo.
Immediatamente le mani di Alex la cinsero attorno alla vita, ed avvicinandola a sé, si chinò a baciarla.
“Adesso sì che è un buongiorno…” borbottò dopo qualche istante, quando entrambi riaffacciarono per prendere aria. “Sei splendida…” aggiunse guardandola con approvazione navigare nei suoi vestiti. Una mano, scivolò sotto la maglia, iniziando ad accarezzarle la schiena.
Chiudendo gli occhi, nascose il viso nel collo del ragazzo e lui, fece lo stesso, posando la guancia nei morbidi capelli di Susi.
“Se stiamo qui ancora un attimo, faremo di tutto tranne che la colazione… e non voglio che i tuoi sforzi vadano sprecati…” borbottò Alex adocchiando il cibo. Alzando il viso per incontrare il suo sguardo, la ragazza alzò lievemente le spalle.
“Ho preparato solo il caffé e un po’ di latte…”.
“Ma io vedo anche un’invitante spremuta e delle meravigliose brioches… mi sta tornando tutto l’appetito che avevo perso nei giorni passati…” sussurrò iniziando ad avanzare verso la colazione, portandosi Susi con lui. Allungando una mano verso un croissant, Alex ne afferrò uno e con un morso deciso, ne divorò un boccone enorme.
“Difine… sono queffe di Franca!” esclamò a bocca piena e sentendo ridere Susi, le fece compagnia. Allungando una mano verso un bicchiere, con l’altra prese la caraffa con il succo, versandosi un bel bicchiere. Tutto questo, lo fece con la ragazza avvinghiata al corpo. Bevendolo tutto di un fiato, Alex non perse l’occasione per gustarsi quella situazione tanto nuova eppure così perfetta. Posando il bicchiere, osservò ancora affamato il tavolo, poi passandole entrambe le braccia intorno al corpo, la strinse a sé chiudendo gli occhi. Qualche istante più tardi, però una pancia affamata li interruppe.
Guardandolo, la ragazza si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulle labbra, ignorando il fatto che lui stesse arrossendo dall’imbarazzo. Prendendolo per mano, si sedette con lui al tavolo guardandolo mentre si lanciava sulla colazione.
Preparandosi un caffé latte, Alex la osservò sorridendo con la coda dell’occhio e poi sussurrò “Visto che abbiamo raggiunto il traguardo dei miei vestiti, delle coccole… che tra poco diventeranno sesso o sotto la doccia o sul divano… ora manca il punto dove ti ritraggo…”.
Il succo le andò improvvisamente di traverso e Susi, tossendo, tentò di riprendere il controllo di sé stessa.
“Lo sai che non posso lasciarmi sfuggire un’occasione del genere!” esclamò lui dandole delle lievi pacche sulla schiena.
“Ho vergogna!” ribatté lei arrossendo.
Posando la tazza sul tavolo, Alex la guardò con gli occhi spalancati. “Vergogna di cosa? Abbiamo fatto l’amore Susi, non dovresti aver vergogna di me… per favore…” mormorò scuotendo la testa. Pochi attimi dopo, le sorrise lievemente. “Però se sei così tanto a disagio, possiamo passare tutta la mattina nel letto a chiacchierare, poi andare a pranzo da Franca, farci una lunga passeggiata e poi tornare qui e passare la serata insieme…”.
“Sì… così ti stancherai di me immediatamente…” borbottò Susi versandosi del succo.
“Credo che sia impossibile…” replicò lui avvicinando la sua sedia a quella della ragazza. E versandole del latte e del caffé, restarono in silenzio ad assaporare quella mattina che entrambi aspettavano da tanto tempo.
 
“Finita la colazione, e dopo aver battibeccato qualche istante su chi doveva fare la doccia per primo, alla fine arrivammo alla conclusione che era meglio condividere e così, tra risate intervallate da baci, restammo una buona mezz’ora a lavarci sotto l’acqua calda che scrosciava addosso ai nostri corpi che sembravano tanto insaziabili l’uno dell’altra.
Quando riuscimmo a staccarci per il tempo necessario ad asciugarci e cambiarci, Alex mi prestò qualche suo vestito pulito e poi ci sedemmo al piedi del divano. Io con il mio laptop in braccio per continuare la storia della mia vita, e lui con in mano un album da disegno ed una matita. Era tutto così dannatamente perfetto…”.
 
Con la coda dell’occhio, Susi notò il ragazzo intento a fissarla e sorridendo, alzò gli occhi dal portatile e lo guardò.
“Che fai?” domandò Alex sorridendole.
“Scrivo… ultimamente sono successe cose interessanti, degne di essere tramandate ai posteri…” ribattè lei alzando lievemente le spalle. “Tu?”.
“Ho appena finito di farti un ritratto…”.
Alzando nuovamente la testa, Susi lo guardò sorpresa. Ridendo, le si avvicinò e passandole un braccio dietro alle spalle, le fece vedere l’album.
“Sei bravissimo…” sussurrò posando la testa sulla sua spalla.
“Sono bravo perché ho una modella bellissima!” ribatté Alex compiaciuto e posando la testa sul divano, rise quando la ragazza lo guardò poco convinta. Spostandole dei capelli dietro alla spalla, le baciò una guancia e si mise a spiare il monitor del computer. “Mi hai incuriosito… perché non mi leggi qualcosa?”.
Susi lo osservò stranita ancora una volta, ma notando che il ragazzo era serio, riportò il file alla prima pagina e prendendo un profondo sospiro borbottò “Ti avverto che non penso sia il tuo genere…”.
Ridendo, Alex posò la testa accanto a quella di Susi. “Non preoccuparti tu…” e chiudendo gli occhi, restò ad ascoltare la voce di Susi che ancora una volta lo cullò verso il riposo.
 
“Quando mi accorsi che si era nuovamente addormentato, smisi di leggere e continuai a scrivere. Io stessa mi stupivo di come le parole scivolassero fuori. Non avevo paure, non avevo dubbi, avevo solo questi tre personaggi che nascevano dal mio profondo e si muovevano in un mondo che, pur non sembrandomi vero, era stato il mio…
Rialzando gli occhi sull’orologio digitale del lettore dvd, notai che ormai era mezzogiorno passato e mi resi conto di dover svegliare Alex per andare a pranzare…
E quando, finalmente, riuscii nel mio intento e lo tirai in piedi, il ragazzo sparì in bagno a prepararsi impiegandoci fin troppo…”.
 
“Ciao raggio di sole!” esclamò lui osservando la ragazza seduta sul divano, già vestita e con la borsa in mano.
“Cioè… spieghiamoci Alex… sei stato in bagno tutto sto tempo per poi uscire con una tuta? Pensavo ti stessi mettendo il tuo abito migliore!” ribatté Susi alzando gli occhi al cielo.
“Stavo solo facendomi bello per te!”. Ed aprendo le braccia, fece un passo verso di lei.
“Mezz’ora Alex… Trenta minuti… no scusa, trenta lunghi minuti… ti capivo se avevi ancora i tuoi bei capelli da pettinare ma…”.
“Che crudeltà!” esclamò Alex portandosi una mano sul cuore. “Tu mi ami solo per il mio aspetto!”. E indossando la sciarpa grigia, sopra una calda felpa con zip e cappuccio dello stesso colore, si incamminò verso la porta. Fermandosi, si voltò verso di lei, allungando un braccio in sua direzione. “Poco male… imparerai ad amare anche il vero me…”.
Scuotendo la testa, Susi gli si avvicinò e prendendola per mano, Alex la tirò vicino, baciandole la fronte. Richiudendosi la porta alle spalle, si avviarono verso l’ascensore, stranamente già al piano. Aprendole la porta, la fece passare per prima. Seguendola, premette il bottone per raggiungere il piano terra.
“Peccato che ti amo già… altrimenti sai dove ti avrei già mandato con quei capelli?” mormorò rabbuiata la ragazza dopo qualche attimo. “Tutti quei capelli ribelli… quel look così sexy… e tu, oh tu Alex, lo sapevi bene! Facevi finta di niente, andandotene in giro con quell’aura da nato figo che ti aleggia intorno… tutte le ragazze della scuola ti muoiono dietro e tu lo sai bene!”.
Fissandola sorpreso, Alex la guardò tentando di non ridere poi, passandole un braccio dietro al collo la bloccò. “Sei davvero unica Susi…”.
Uscendo dall’ascensore, ridendo si diressero verso il portone d’entrata, salutando, nel mentre, il portiere che aveva alzato gli occhi sentendoli arrivare.
“Chissà la faccia di Franca quando ci vedrà abbracciati!” sogghignò Alex abbassando lo sguardo verso la ragazza.
Arrossendo, Susi si schiarì la voce. “Ad essere onesta, stamattina quando ho aperto la porta, oltre la tua maglia indossavo solo le calze, quindi penso che una buona idea se la sia fatta anche lei…”.
Attraversarono la strada, si fermarono davanti alla porta del ristorante quando Alex si parò lievemente davanti a lei. Sorpresa, Susi lo osservò, ma a causa degli occhiali da sole che indossava, non riuscì a vedere quegli occhi che tanto adorava. Non si stupì quando il ragazzo si chinò su di lei e passandole anche l’altro braccio intorno al corpo, la baciò.
“Mi chiedevo se sareste arrivati… Franca voleva venire a chiamarvi  a casa, ho dovuto barricare la porta per non farla uscire!” li interruppe Patrick uscendo dal locale. Ridendo, Alex e Susi si allontanarono l’uno dall’altra.
“Non sia mai dovuta a me la colpa di una delusione per Franca!” esclamò il ragazzo prendendo la mano di Susi e abbracciando l’uomo che aveva davanti, si lasciò guidare dentro al ristorante.
“Finalmente!” esclamò Franca uscendo dal bancone. “Iniziavo a pensare che non stavi abbastanza bene per poter scendere a mangiare!”. Poi facendogli l’occhiolino guardò Susi e mettendole una mano sul braccio rise “Però mi sono ricordata che c’era Susi con te e che probabilmente era quello il motivo per cui non riemergevi dal tuo appartamento!”.
Ridendo a sua volta, Alex lasciò la mano della ragazza e con disinvoltura la abbracciò. “Eh ma sai Franca… io avrei potuto benissimo vivere d’amore, ma Susi è una mangiona ed a lei l’amore non basta!”.
“Sì infatti, quello che si è lanciato sul tavolo pieno di brioches non eri tu…” borbottò Susi scuotendo la testa.
“Accompagnali al tavolo Patrick, per favore! Io vado a preparare il pranzo per i nostri ospiti!” ma prima di entrare in cucina, Franca notò che il fratello li stava portando al solito tavolo, così, chiamandolo, lo pregò di metterli in un tavolo più riservato, così avrebbero potuto avere la loro privacy.
Ringraziando Patrick che l’aiutò con la sedia, Susi guardò Alex sedersi davanti a lei, ritornando improvvisamente indietro con i mesi, ricordò la giornata che l’aveva aiutata ad innamorarsi di lui.
“Questa volta so che non scapperai se ti darò un bacio…” sussurrò il ragazzo prendendole la mano. Togliendosi gli occhiali da sole, li posò sul tavolo e portando poi gli occhi su Susi, le sorrise.
“Ecco il vino ragazzi!” esclamò sorridendo e allontanandosi.
“Spero che ogni tanto riusciremo anche a cucinarci qualcosa, senza dover sempre ricorrere a Franca ed alla sua cucina!” disse lei, ma vedendo Alex rabbuiarsi all’improvviso, capì che qualcosa non andava.
“Che succede? Stai poco bene?” domandò Susi preoccupata.
Sorridendole lievemente, il ragazzo scosse la testa. “No, però credo sia arrivato il momento di parlare… entrambi stiamo evitando un argomento importante…”.
 
“Parlava della sua partenza per l’America e mi resi conto di voler continuare a non sapere nulla del suo viaggio…”.
 
“Manca ancora tanto… non credo sia il caso di rovinarci questa splendida giornata, anche perché…” iniziò Susi ed alzando gli occhi, notò Alex guardarla confusa.
“Anche perché?” la incitò lui.
“Anche perché domani mattina devo partire…”.
Sgranando gli occhi, Alex la fissò sorpreso. “Meglio saperlo tardi che mai…”.
“Hai ragione, mi spiace, è che non sapevo proprio come dirtelo. Avevi bisogno di avermi vicino, non potevo dirti che dovevo andare via…”.
Sospirando, lui scosse lievemente la testa, abbozzando un lieve sorriso. “Dove vai di bello?” domandò tentando di risollevare la situazione.
“Devo andare via per lavoro, il padrone di uno dei locali in cui ho fatto un paesaggio, mi ha chiesto se posso occuparmi anche degli altri due che sono in Toscana… Mi ha offerto una cifra davvero enorme, non me la sono sentita di rinunciare Alex…” spiegò Susi stringendo di più la mano del ragazzo.
“Hai fatto bene! Non devi assolutamente mettere in secondo piano il lavoro, hai appena iniziato ed adesso non sei più sotto capo, quindi devi salvaguardare il tuo piccolo impero...” la rassicurò Alex ricambiando la stretta. “Ma… credo anche che dobbiamo affrontare l’argomento tabù…”. Si interruppe vedendo Franca arrivare con i loro piatti.
“Tenete ragazzi, vi ho preparato dei semplici tortellini al sugo, non è molto, ma in tanti mi dicono che sono letteralmente eccezionali!”. Posando le pietanze davanti a Susi ed Alex, la donna si fermò qualche istante in più, giusto in tempo per vederli assaporare il primo boccone.
“Deliziosi!” esclamò Susi buttandosi a capofitto sul piatto, dopo aver sentito l’estrema bontà di quel primo.
Ridendo, Alex esclamò “Che ti avevo detto, Franca? È una mangiona, come fa a vivere d’amore?”.
“Davanti a del buon cibo, non capisco più niente!” ribatté la ragazza sorseggiando del vino.
Sorridendo ed augurando  buon appetito, Franca lasciò i due ragazzi e tornò ad occuparsi del ristorante.
Restarono in silenzio qualche minuto, gustando i ravioli che la donna aveva portato, ma Alex, schiarendosi la voce, riportò il discorso al punto dove era stato interrotto.
Pulendosi le labbra con il tovagliolo e bevendo a sua volta un po’ di vino, il ragazzo posò la forchetta. “In quella lettera, ti avevo chiesto di venire con me…”.
Annuendo lentamente, Susi sussurrò “Sì… lo ricordo bene…”.
“Hai già deciso?” chiese lui sottovoce.
Scuotendo la testa, la ragazza alzò lentamente lo sguardo su di lui.
Sospirando pesantemente, Alex si passò le mani sul viso. “Ci hai pensato almeno?”.
“No… quando mi passa per la testa, mi rendo conto che ci sono ancora due mesi…” spiegò lei girando nel piatto i ravioli con la forchetta.
Mangiando ancora qualche boccone, Susi notò come l’espressione di Alex fosse cambiata. Era scocciato e le sembrava anche parecchio nervoso.
Respirando a fondo, il ragazzo la guardò nuovamente. “Parto la settimana prossima…”.
 
“Adesso che sembravo aver raggiunto un minimo di equilibrio nella mia vita, lui ancora una volta riuscì a stravolgermela…”.
 
Senza parole, Susi dovette bere dell’acqua per riuscire a calmarsi.
“Wow… questa sì che è una sorpresa!” esclamò sarcastica. “Ma… perché? Come farai con la scuola?”.
“Hanno assunto un supplente per il restante anno scolastico. Non sapevano quando e se mi sarei svegliato dal coma…” spiegò il ragazzo osservando la reazione della ragazza. “E siccome le cose da sbrigare sono tante, ho preferito anticipare la partenza…”.
“Da quanto lo sai?” domandò Susi sentendo crescere la rabbia.
“Da un po’…” replicò Alex sottovoce.
“Bhe, grazie per avermelo detto, almeno avrei trovato un po’ più di tempo per stare con te… Questo è il nostro primo ed ultimo giorno! Che meraviglia!” esclamò la ragazza alzandosi dalla sedia. Gettando il tovagliolo sul tavolo, si avviò verso la porta, ignorando Franca e Patrick che la osservavano stupiti, marciò fuori dal ristorante.
 
“Non volevo fargli vedere le mie lacrime… non volevo fargli vedere quanto, in così poco tempo, ero arrivata a dipendere da lui…”.
 
“Aspetta Susi!” esclamò il ragazzo afferrandola per un braccio.
“Perché dovrei farlo? Così mi dici che hai sbagliato giorno? Non è la settimana prossima, ma oggi stesso?” domandò arrabbiata. “Volevo sul serio valutare la tua proposta di mollare tutto e venire con te! Non me ne hai dato neanche il tempo…”.
“Mi dispiace…” sussurrò Alex abbracciandola. “Ma… voglio scappare via da tutto quello che è successo, non voglio aver paura ad andare in giro per la strada…”.
Sospirando, lei smise di dimenarsi e si lasciò andare nelle sue braccia, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo, chiuse gli occhi. “E’ troppo presto…” bisbigliò ferita.
“Fai ancora in tempo a decidere…”. Facendo un passo indietro, Alex le sollevò il viso e la guardò negli occhi. “Stai piangendo… ho già sbagliato…” e chinandosi la baciò.
Allontanandosi, posò la sua fronte contro quella della ragazza. “Torniamo dentro a mangiare e poi troviamo qualcosa da fare per il resto della giornata, va bene?”.
Annuendo, Susi si lasciò condurre CAPITOLO 18
 
“Il profumo del caffé caldo e delle brioche appena sfornate a mio parere era il miglior modo per risvegliarsi.
Così, non appena quella mattina riaprii gli occhi e notai Alex riposare ancora serenamente , decisi di rendergli il risveglio ancora più dolce. Non mi piaceva dormire molto e sapevo bene che lui doveva riposare il più possibile, così, dopo avergli baciato una guancia, sgattaiolai lentamente fuori dalle sue braccia e dal suo letto, e recuperando la mia biancheria e la maglia grigia che lui indossava la sera precedente, mi ributtai tutto addosso giusto in tempo per sentire un lieve bussare alla porta.
Aprendola, mi ritrovai davanti una sorridente Franca, con in mano un sacchetto bianco. Mettendomelo tra le mani, mi aveva spiegato che Patrick le aveva appena sfornate e non poteva non darne qualcuna ad Alex. Quando le chiesi se voleva entrare, la donna scosse la testa, dicendomi che non voleva assolutamente imporsi e che aveva un locale da mandare avanti. Salutandomi e dicendomi di scendere per il pranzo, Franca si allontanò giù per il corridoio, sparendo poi nell’ascensore.
Quei croissants, mi diedero la scusa perfetta per preparare qualcosa di carino per Alex in modo da addolcirgli la notizia che avrei dovuto dargli…”.
 
Dal portatile che Susi si era portata dietro, uscivano le note di Ballando sul mondo e saltellando a piedi scalzi per la cucina, la ragazza ballava a tempo di musica.
“Potrei davvero abituarmi a tutto questo!” esclamò Alex dalla soglia della porta e sobbalzando, Susi si voltò in sua direzione, arrossendo lievemente per essere stata colta in fragrante.
Il ragazzo la guardava sorridente appoggiato allo stipite, la testa lievemente china da un lato.
Avvicinandosi, Susi, lasciò i suoi occhi liberi di vagare sul ragazzo di fronte a lei, notando con piacere che aveva solamente indossato i pantaloni neri della sera precedente. A torso nudo e con le braccia incrociate, la ragazza non riuscì a fare a meno di trovarlo incredibilmente sexy.
“Buongiorno…” sussurrò lei passandogli le braccia intorno al collo.
Immediatamente le mani di Alex la cinsero attorno alla vita, ed avvicinandola a sé, si chinò a baciarla.
“Adesso sì che è un buongiorno…” borbottò dopo qualche istante, quando entrambi riaffacciarono per prendere aria. “Sei splendida…” aggiunse guardandola con approvazione navigare nei suoi vestiti. Una mano, scivolò sotto la maglia, iniziando ad accarezzarle la schiena.
Chiudendo gli occhi, nascose il viso nel collo del ragazzo e lui, fece lo stesso, posando la guancia nei morbidi capelli di Susi.
“Se stiamo qui ancora un attimo, faremo di tutto tranne che la colazione… e non voglio che i tuoi sforzi vadano sprecati…” borbottò Alex adocchiando il cibo. Alzando il viso per incontrare il suo sguardo, la ragazza alzò lievemente le spalle.
“Ho preparato solo il caffé e un po’ di latte…”.
“Ma io vedo anche un’invitante spremuta e delle meravigliose brioches… mi sta tornando tutto l’appetito che avevo perso nei giorni passati…” sussurrò iniziando ad avanzare verso la colazione, portandosi Susi con lui. Allungando una mano verso un croissant, Alex ne afferrò uno e con un morso deciso, ne divorò un boccone enorme.
“Difine… sono queffe di Franca!” esclamò a bocca piena e sentendo ridere Susi, le fece compagnia. Allungando una mano verso un bicchiere, con l’altra prese la caraffa con il succo, versandosi un bel bicchiere. Tutto questo, lo fece con la ragazza avvinghiata al corpo. Bevendolo tutto di un fiato, Alex non perse l’occasione per gustarsi quella situazione tanto nuova eppure così perfetta. Posando il bicchiere, osservò ancora affamato il tavolo, poi passandole entrambe le braccia intorno al corpo, la strinse a sé chiudendo gli occhi. Qualche istante più tardi, però una pancia affamata li interruppe.
Guardandolo, la ragazza si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulle labbra, ignorando il fatto che lui stesse arrossendo dall’imbarazzo. Prendendolo per mano, si sedette con lui al tavolo guardandolo mentre si lanciava sulla colazione.
Preparandosi un caffé latte, Alex la osservò sorridendo con la coda dell’occhio e poi sussurrò “Visto che abbiamo raggiunto il traguardo dei miei vestiti, delle coccole… che tra poco diventeranno sesso o sotto la doccia o sul divano… ora manca il punto dove ti ritraggo…”.
Il succo le andò improvvisamente di traverso e Susi, tossendo, tentò di riprendere il controllo di sé stessa.
“Lo sai che non posso lasciarmi sfuggire un’occasione del genere!” esclamò lui dandole delle lievi pacche sulla schiena.
“Ho vergogna!” ribatté lei arrossendo.
Posando la tazza sul tavolo, Alex la guardò con gli occhi spalancati. “Vergogna di cosa? Abbiamo fatto l’amore Susi, non dovresti aver vergogna di me… per favore…” mormorò scuotendo la testa. Pochi attimi dopo, le sorrise lievemente. “Però se sei così tanto a disagio, possiamo passare tutta la mattina nel letto a chiacchierare, poi andare a pranzo da Franca, farci una lunga passeggiata e poi tornare qui e passare la serata insieme…”.
“Sì… così ti stancherai di me immediatamente…” borbottò Susi versandosi del succo.
“Credo che sia impossibile…” replicò lui avvicinando la sua sedia a quella della ragazza. E versandole del latte e del caffé, restarono in silenzio ad assaporare quella mattina che entrambi aspettavano da tanto tempo.
 
“Finita la colazione, e dopo aver battibeccato qualche istante su chi doveva fare la doccia per primo, alla fine arrivammo alla conclusione che era meglio condividere e così, tra risate intervallate da baci, restammo una buona mezz’ora a lavarci sotto l’acqua calda che scrosciava addosso ai nostri corpi che sembravano tanto insaziabili l’uno dell’altra.
Quando riuscimmo a staccarci per il tempo necessario ad asciugarci e cambiarci, Alex mi prestò qualche suo vestito pulito e poi ci sedemmo al piedi del divano. Io con il mio laptop in braccio per continuare la storia della mia vita, e lui con in mano un album da disegno ed una matita. Era tutto così dannatamente perfetto…”.
 
Con la coda dell’occhio, Susi notò il ragazzo intento a fissarla e sorridendo, alzò gli occhi dal portatile e lo guardò.
“Che fai?” domandò Alex sorridendole.
“Scrivo… ultimamente sono successe cose interessanti, degne di essere tramandate ai posteri…” ribattè lei alzando lievemente le spalle. “Tu?”.
“Ho appena finito di farti un ritratto…”.
Alzando nuovamente la testa, Susi lo guardò sorpresa. Ridendo, le si avvicinò e passandole un braccio dietro alle spalle, le fece vedere l’album.
“Sei bravissimo…” sussurrò posando la testa sulla sua spalla.
“Sono bravo perché ho una modella bellissima!” ribatté Alex compiaciuto e posando la testa sul divano, rise quando la ragazza lo guardò poco convinta. Spostandole dei capelli dietro alla spalla, le baciò una guancia e si mise a spiare il monitor del computer. “Mi hai incuriosito… perché non mi leggi qualcosa?”.
Susi lo osservò stranita ancora una volta, ma notando che il ragazzo era serio, riportò il file alla prima pagina e prendendo un profondo sospiro borbottò “Ti avverto che non penso sia il tuo genere…”.
Ridendo, Alex posò la testa accanto a quella di Susi. “Non preoccuparti tu…” e chiudendo gli occhi, restò ad ascoltare la voce di Susi che ancora una volta lo cullò verso il riposo.
 
“Quando mi accorsi che si era nuovamente addormentato, smisi di leggere e continuai a scrivere. Io stessa mi stupivo di come le parole scivolassero fuori. Non avevo paure, non avevo dubbi, avevo solo questi tre personaggi che nascevano dal mio profondo e si muovevano in un mondo che, pur non sembrandomi vero, era stato il mio…
Rialzando gli occhi sull’orologio digitale del lettore dvd, notai che ormai era mezzogiorno passato e mi resi conto di dover svegliare Alex per andare a pranzare…
E quando, finalmente, riuscii nel mio intento e lo tirai in piedi, il ragazzo sparì in bagno a prepararsi impiegandoci fin troppo…”.
 
“Ciao raggio di sole!” esclamò lui osservando la ragazza seduta sul divano, già vestita e con la borsa in mano.
“Cioè… spieghiamoci Alex… sei stato in bagno tutto sto tempo per poi uscire con una tuta? Pensavo ti stessi mettendo il tuo abito migliore!” ribatté Susi alzando gli occhi al cielo.
“Stavo solo facendomi bello per te!”. Ed aprendo le braccia, fece un passo verso di lei.
“Mezz’ora Alex… Trenta minuti… no scusa, trenta lunghi minuti… ti capivo se avevi ancora i tuoi bei capelli da pettinare ma…”.
“Che crudeltà!” esclamò Alex portandosi una mano sul cuore. “Tu mi ami solo per il mio aspetto!”. E indossando la sciarpa grigia, sopra una calda felpa con zip e cappuccio dello stesso colore, si incamminò verso la porta. Fermandosi, si voltò verso di lei, allungando un braccio in sua direzione. “Poco male… imparerai ad amare anche il vero me…”.
Scuotendo la testa, Susi gli si avvicinò e prendendola per mano, Alex la tirò vicino, baciandole la fronte. Richiudendosi la porta alle spalle, si avviarono verso l’ascensore, stranamente già al piano. Aprendole la porta, la fece passare per prima. Seguendola, premette il bottone per raggiungere il piano terra.
“Peccato che ti amo già… altrimenti sai dove ti avrei già mandato con quei capelli?” mormorò rabbuiata la ragazza dopo qualche attimo. “Tutti quei capelli ribelli… quel look così sexy… e tu, oh tu Alex, lo sapevi bene! Facevi finta di niente, andandotene in giro con quell’aura da nato figo che ti aleggia intorno… tutte le ragazze della scuola ti muoiono dietro e tu lo sai bene!”.
Fissandola sorpreso, Alex la guardò tentando di non ridere poi, passandole un braccio dietro al collo la bloccò. “Sei davvero unica Susi…”.
Uscendo dall’ascensore, ridendo si diressero verso il portone d’entrata, salutando, nel mentre, il portiere che aveva alzato gli occhi sentendoli arrivare.
“Chissà la faccia di Franca quando ci vedrà abbracciati!” sogghignò Alex abbassando lo sguardo verso la ragazza.
Arrossendo, Susi si schiarì la voce. “Ad essere onesta, stamattina quando ho aperto la porta, oltre la tua maglia indossavo solo le calze, quindi penso che una buona idea se la sia fatta anche lei…”.
Attraversarono la strada, si fermarono davanti alla porta del ristorante quando Alex si parò lievemente davanti a lei. Sorpresa, Susi lo osservò, ma a causa degli occhiali da sole che indossava, non riuscì a vedere quegli occhi che tanto adorava. Non si stupì quando il ragazzo si chinò su di lei e passandole anche l’altro braccio intorno al corpo, la baciò.
“Mi chiedevo se sareste arrivati… Franca voleva venire a chiamarvi  a casa, ho dovuto barricare la porta per non farla uscire!” li interruppe Patrick uscendo dal locale. Ridendo, Alex e Susi si allontanarono l’uno dall’altra.
“Non sia mai dovuta a me la colpa di una delusione per Franca!” esclamò il ragazzo prendendo la mano di Susi e abbracciando l’uomo che aveva davanti, si lasciò guidare dentro al ristorante.
“Finalmente!” esclamò Franca uscendo dal bancone. “Iniziavo a pensare che non stavi abbastanza bene per poter scendere a mangiare!”. Poi facendogli l’occhiolino guardò Susi e mettendole una mano sul braccio rise “Però mi sono ricordata che c’era Susi con te e che probabilmente era quello il motivo per cui non riemergevi dal tuo appartamento!”.
Ridendo a sua volta, Alex lasciò la mano della ragazza e con disinvoltura la abbracciò. “Eh ma sai Franca… io avrei potuto benissimo vivere d’amore, ma Susi è una mangiona ed a lei l’amore non basta!”.
“Sì infatti, quello che si è lanciato sul tavolo pieno di brioches non eri tu…” borbottò Susi scuotendo la testa.
“Accompagnali al tavolo Patrick, per favore! Io vado a preparare il pranzo per i nostri ospiti!” ma prima di entrare in cucina, Franca notò che il fratello li stava portando al solito tavolo, così, chiamandolo, lo pregò di metterli in un tavolo più riservato, così avrebbero potuto avere la loro privacy.
Ringraziando Patrick che l’aiutò con la sedia, Susi guardò Alex sedersi davanti a lei, ritornando improvvisamente indietro con i mesi, ricordò la giornata che l’aveva aiutata ad innamorarsi di lui.
“Questa volta so che non scapperai se ti darò un bacio…” sussurrò il ragazzo prendendole la mano. Togliendosi gli occhiali da sole, li posò sul tavolo e portando poi gli occhi su Susi, le sorrise.
“Ecco il vino ragazzi!” esclamò sorridendo e allontanandosi.
“Spero che ogni tanto riusciremo anche a cucinarci qualcosa, senza dover sempre ricorrere a Franca ed alla sua cucina!” disse lei, ma vedendo Alex rabbuiarsi all’improvviso, capì che qualcosa non andava.
“Che succede? Stai poco bene?” domandò Susi preoccupata.
Sorridendole lievemente, il ragazzo scosse la testa. “No, però credo sia arrivato il momento di parlare… entrambi stiamo evitando un argomento importante…”.
 
“Parlava della sua partenza per l’America e mi resi conto di voler continuare a non sapere nulla del suo viaggio…”.
 
“Manca ancora tanto… non credo sia il caso di rovinarci questa splendida giornata, anche perché…” iniziò Susi ed alzando gli occhi, notò Alex guardarla confusa.
“Anche perché?” la incitò lui.
“Anche perché domani mattina devo partire…”.
Sgranando gli occhi, Alex la fissò sorpreso. “Meglio saperlo tardi che mai…”.
“Hai ragione, mi spiace, è che non sapevo proprio come dirtelo. Avevi bisogno di avermi vicino, non potevo dirti che dovevo andare via…”.
Sospirando, lui scosse lievemente la testa, abbozzando un lieve sorriso. “Dove vai di bello?” domandò tentando di risollevare la situazione.
“Devo andare via per lavoro, il padrone di uno dei locali in cui ho fatto un paesaggio, mi ha chiesto se posso occuparmi anche degli altri due che sono in Toscana… Mi ha offerto una cifra davvero enorme, non me la sono sentita di rinunciare Alex…” spiegò Susi stringendo di più la mano del ragazzo.
“Hai fatto bene! Non devi assolutamente mettere in secondo piano il lavoro, hai appena iniziato ed adesso non sei più sotto capo, quindi devi salvaguardare il tuo piccolo impero...” la rassicurò Alex ricambiando la stretta. “Ma… credo anche che dobbiamo affrontare l’argomento tabù…”. Si interruppe vedendo Franca arrivare con i loro piatti.
“Tenete ragazzi, vi ho preparato dei semplici tortellini al sugo, non è molto, ma in tanti mi dicono che sono letteralmente eccezionali!”. Posando le pietanze davanti a Susi ed Alex, la donna si fermò qualche istante in più, giusto in tempo per vederli assaporare il primo boccone.
“Deliziosi!” esclamò Susi buttandosi a capofitto sul piatto, dopo aver sentito l’estrema bontà di quel primo.
Ridendo, Alex esclamò “Che ti avevo detto, Franca? È una mangiona, come fa a vivere d’amore?”.
“Davanti a del buon cibo, non capisco più niente!” ribatté la ragazza sorseggiando del vino.
Sorridendo ed augurando  buon appetito, Franca lasciò i due ragazzi e tornò ad occuparsi del ristorante.
Restarono in silenzio qualche minuto, gustando i ravioli che la donna aveva portato, ma Alex, schiarendosi la voce, riportò il discorso al punto dove era stato interrotto.
Pulendosi le labbra con il tovagliolo e bevendo a sua volta un po’ di vino, il ragazzo posò la forchetta. “In quella lettera, ti avevo chiesto di venire con me…”.
Annuendo lentamente, Susi sussurrò “Sì… lo ricordo bene…”.
“Hai già deciso?” chiese lui sottovoce.
Scuotendo la testa, la ragazza alzò lentamente lo sguardo su di lui.
Sospirando pesantemente, Alex si passò le mani sul viso. “Ci hai pensato almeno?”.
“No… quando mi passa per la testa, mi rendo conto che ci sono ancora due mesi…” spiegò lei girando nel piatto i ravioli con la forchetta.
Mangiando ancora qualche boccone, Susi notò come l’espressione di Alex fosse cambiata. Era scocciato e le sembrava anche parecchio nervoso.
Respirando a fondo, il ragazzo la guardò nuovamente. “Parto la settimana prossima…”.
 
“Adesso che sembravo aver raggiunto un minimo di equilibrio nella mia vita, lui ancora una volta riuscì a stravolgermela…”.
 
Senza parole, Susi dovette bere dell’acqua per riuscire a calmarsi.
“Wow… questa sì che è una sorpresa!” esclamò sarcastica. “Ma… perché? Come farai con la scuola?”.
“Hanno assunto un supplente per il restante anno scolastico. Non sapevano quando e se mi sarei svegliato dal coma…” spiegò il ragazzo osservando la reazione della ragazza. “E siccome le cose da sbrigare sono tante, ho preferito anticipare la partenza…”.
“Da quanto lo sai?” domandò Susi sentendo crescere la rabbia.
“Da un po’…” replicò Alex sottovoce.
“Bhe, grazie per avermelo detto, almeno avrei trovato un po’ più di tempo per stare con te… Questo è il nostro primo ed ultimo giorno! Che meraviglia!” esclamò la ragazza alzandosi dalla sedia. Gettando il tovagliolo sul tavolo, si avviò verso la porta, ignorando Franca e Patrick che la osservavano stupiti, marciò fuori dal ristorante.
 
“Non volevo fargli vedere le mie lacrime… non volevo fargli vedere quanto, in così poco tempo, ero arrivata a dipendere da lui…”.
 
“Aspetta Susi!” esclamò il ragazzo afferrandola per un braccio.
“Perché dovrei farlo? Così mi dici che hai sbagliato giorno? Non è la settimana prossima, ma oggi stesso?” domandò arrabbiata. “Volevo sul serio valutare la tua proposta di mollare tutto e venire con te! Non me ne hai dato neanche il tempo…”.
“Mi dispiace…” sussurrò Alex abbracciandola. “Ma… voglio scappare via da tutto quello che è successo, non voglio aver paura ad andare in giro per la strada…”.
Sospirando, lei smise di dimenarsi e si lasciò andare nelle sue braccia, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo, chiuse gli occhi. “E’ troppo presto…” bisbigliò ferita.
“Fai ancora in tempo a decidere…”. Facendo un passo indietro, Alex le sollevò il viso e la guardò negli occhi. “Stai piangendo… ho già sbagliato…” e chinandosi la baciò.
Allontanandosi, posò la sua fronte contro quella della ragazza. “Torniamo dentro a mangiare e poi troviamo qualcosa da fare per il resto della giornata, va bene?”.
Annuendo, Susi si lasciò condurre ancora una volta dentro al ristorante e ritornando al loro tavolo, continuarono a pranzare in silenzio, cercando di non pensare al fatto che quella poteva essere la loro ultima giornata insieme.
 
“Era ancora l’inizio di una nuova fine?”.

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