Little things

di M_G
(/viewuser.php?uid=321298)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Eravamo in cinque o sei, non tanti ad essere sincera. In realtà mi immaginavo una sala piena di ragazzi tutti seduti in cerchio che si scambiavano abbracci, anche se preferivo questa versione: ognuno che si fa i fatti propri. Eravamo tutti col capo chino, cercando di sprofondare in noi stessi. Poi noto un ragazzo, carino, troppo carino che mi sfugge il motivo del perché si trova qui, la maggior parte di quelli che sono qui sono i nerd, informati quindi più depressi perché sanno come va veramente il mondo. Poi ci sono quelli come me, che non si ricordano come sono caduti così in basso, dimenticando se stessi e il mondo. Ma quel ragazzo non rientrava in nessuna di queste due categorie.Anche se, il suo sguardo, vuoto e assente, è esattamente uguale al mio, esattamente uguale agli altri qui presenti. Siamo degli alcolizzati, e lo sappiamo, m nessuno ha il coraggio di ammetterlo, visto Che siamo così, seduti e silenziosi da più di mezz'ora. Il mio sguardo si posa ancora su quel ragazzo. Merda. Perché? È diciassette anni che cerco di imparare a non "attaccati"alle cose, provo a farmi scivolare le cose addosso, ma non ci riesco, il mio interesse per quel ragazzo è sbagliato, sì, so che è così. Lui alza lo sguardo nella mia direzione, i nostri sguardi si incrociarono, merda! Proprio quello che temevo, cazzo. Ora non ci vediamo, ci guardiamo. Forse era una mia impressione m sembrava che i suoi occhi avessero ripreso colore. Era passato qualche secondo, e senza fermare il contatto tra i nostri sguardi dice:" io sono Zayn!" Tutti dicono:"ciao Zayn." Io sussurro un " ciao Zayn" più per me stessa che per qualcun altro. Subito dopo aggiungo un po' di sicurezza alla mia voce:" io invece sono charlotte!" Non so da dove mi sia venuta la forza di pronunciare quella frase, forse da quello sguardo. Il ragazzo mi sorride e io distolgo lo sguardo, quel maledetto sguardo che nella mia mente è durato un' infinità. Sul viso di Ann, la ragazza responsabile del nostro gruppo di alcolizzati, spunta un sorriso, forse perché due persone si erano "aperte", o forse perché per la prima volta c'era qualcuno che sorrideva! Nonostante il suo sorriso a trentadue denti rimane zitta. 'Cos'altro si aspetta?che diventi la persona più felice del mondo e mi metta ad abbracciare gente sconosciuta all'improvviso?. 'Ero un po' sorpresa e leggermente arrabbiata per questo. Visto che regnava il silenzio in quella fottiti stanza la mia mente continuava a lavorare e mi resi conto dell'errore che avevo fatto, e che faccio sempre: ho immaginato che si aspettasse qualcosa da me, e ho pensato di conseguenza. Maledetta testa, maledetto cervello. Finito l'incontro presi il mio cappotto con fare arrabbiato, anche se non lo ero. Qualcuno mi bloccò un braccio, mi girai, era il ragazzo moro, Zayn:" tutto bene?" "Siamo tutti nella stessa situazione, no?" Continua...a 15 mi piace

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 No, non posso, non devo. Non posso affezionarmi. Fine del discorso. Me ne vado senza dire Niente. Forse c'é rimasto un po' male. Meglio. Non che goda del male altrui, ma se ci fosse rimasto male, ma se ci fosse rimasto male non ci sarebbe stato più nessun tipo di contatto, il che rende più facile evitare tutto. Tornò a casa e trovo niall, il mio migliore amico. è venuto a vivere con me quasi tre anni fa, quando i miei hanno mandato a puttana la loro vita, e io ero in mezzo. Sono scappati, ma da cosa? Da me? Da louis? Dalla loro stupida vita? Non ho loro notizie da allora. Non mi importa più, credo. Niall si alza dal divano e mi abbraccia. "Come mai sei felice?" Mi chiede. "Non lo sono". "Lo si legge dai tuoi occhi", mi dice con tono gentile, come se dovesse consolarmi.cerco nella mia mente cosa possa far vivere di nuovo i miei occhi, spero con tutta me stessa che non sia per merito di quel ragazzo. "Ora sei confusa". Dice mentre ci sediamo sul divano e butto il cappotto sulla sedia. "Ma tu m leggi nella mente?" Chiedo quasi spaventata. Sapevo mentire piuttosto bene, ma a quanto pare, non a lui. "Già!". Facciamo un giro alla tv e intanto mi chiede: "Allora? Com'é andata?" "In lo so, giudica tu: c'era un ragazzo che non centrava niente con noi, siamo rimasti più di mezz'ora a non far niente, la tipa si chiama Ann, e per fortuna ci ha risparmiato gli abbracci." "Mmm... Non mi sembra male allora" dice. "Andiamo a prenderci un caffè per favore?". "Ok.", prende il giubbotto e usciamo. "Grazie, ti adoro!". Arriviamo ad uno Starbucks vicino casa e saluto Sophie che mi sorride e dice "Il solito?", prima che potessi rispondere Niall dice "No, due decaffeinati!", lo guardo con una faccia come per dire "Cosa? È un caffè non vodka extra!" Rispondo, mi piace che si prenda cura di me, ma a volte esagerava, e questa è una di quelle volte. "Non guardarmi così, sai perché lo faccio". "Niall, è un cazzo di caffè, non ti sto chiedendo di fare il padre. Grazie, ma no!". "Ehi, Lottie, che è successo?", non me lo stava chiedendo arrabbiato, era solo confuso. Nel bar, davanti a tanta gente, mi sentivo impotente. Bevevo, per credere di avere potere almeno sulla mia vita. Ma li, insignificante tra i problemi e i pensieri di tutti, io non sono nessuno. Niall mi prende la mano e usciamo. Il contatto con lui mi da sicurezza. Sempre. Arriviamo in un parchetto, non ci va mai nessuno, è per questo che mi ci ha portato, credo. "Ehi, tranquilla Charlotte, non è..." "Mi ha chiesto come stavo!". Si ferma e mi guarda negli occhi. Io guardo in basso, apre le braccia, alzo la testa e ci sprofondo dentro. "Ci sono io. Non sei vulnerabile. Sei la persona più forte che conosca. Ma non permettere di rendere le persone impenetrabili nella tua vita. Non respingerlo", dice mentre mi accarezza i capelli. "Bene, ora che mi hai detto quello che volevo sentirsi dire, dimmi quello che pensi veramente." "È quello che penso." Li, tra le sue braccia, sento che per una volta le cose andranno bene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1582594