Una ragazza di nome Jennifer di lightoftheday (/viewuser.php?uid=632)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamento in lancio del gatto ***
Capitolo 2: *** Quando è proprio una questione di culo! ***
Capitolo 3: *** Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco? ***
Capitolo 4: *** Una rimpatriata tra deficienti ***
Capitolo 5: *** In bocca allo squalo ***
Capitolo 6: *** Quanto può essere romantico un ragno gigantesco? ***
Capitolo 7: *** Beatamente sulle nuvole dell'amore ***
Capitolo 8: *** Dominic's Lost ***
Capitolo 9: *** Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere ***
Capitolo 10: *** Tipe snodate - La cosmogirl che c'è in ognuna di noi ***
Capitolo 11: *** Cool Cat, davvero un gran sfacciato ***
Capitolo 12: *** Lezioni di anatomia da scemi ***
Capitolo 13: *** Vasetti di yogurt particolarmente bastardi ***
Capitolo 14: *** Incidenti di percorso ***
Capitolo 15: *** Un gatto a guardia del forte ***
Capitolo 16: *** Autolavaggio facile e veloce di coscienza ***
Capitolo 17: *** Mostro di mattina ***
Capitolo 18: *** Looks like Pochaontas ***
Capitolo 19: *** Tipo da relazione ***
Capitolo 20: *** Pareri contrastanti ***
Capitolo 21: *** Terrori (quasi) ancestrali ***
Capitolo 22: *** Doppia personalità ***
Capitolo 23: *** Incontri ravvicinati del gatto tipo ***
Capitolo 24: *** Spazzolino da denti, calzini e mutande ***
Capitolo 25: *** Febbre da soap ***
Capitolo 26: *** Inutili prese di coscienza ***
Capitolo 27: *** Verità? No, grazie ***
Capitolo 28: *** Brufoli veri e fittizzi ***
Capitolo 29: *** Scherzi del destino ***
Capitolo 30: *** Happy Birthday ***
Capitolo 31: *** Amare prese di coscienza ***
Capitolo 32: *** Boccacce, portogallesi e amici in arrivo ***
Capitolo 33: *** Tagli di capelli rivelatori di personalità ***
Capitolo 34: *** Se è singol a trent'anni un motivo c'è... ***
Capitolo 35: *** Soluzioni piovute dal cielo ***
Capitolo 36: *** La cocciutaggine premia ***
Capitolo 37: *** Lacrime di coccodrillo ***
Capitolo 38: *** Perchè proprio di te? ***
Capitolo 39: *** Un bel taglio netto ***
Capitolo 40: *** Gli ultimi momenti ***
Capitolo 41: *** Un'altra possibilità ***
Capitolo 42: *** Per colpa di Nessie e di una ragazza di nome Elena ***
Capitolo 43: *** E' finita ***
Capitolo 44: *** Riappropriazione della propria vita in tre fasi... ***
Capitolo 45: *** Dominic's return ***
Capitolo 46: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Allenamento in lancio del gatto ***
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Disclaimer:
Leggete Dominic Monaghan e chi per lui e pensate che siano nomi
qualsiasi. Una pura convenzione. Ovviamente non li conosco affatto e non voglio
offendere né loro né nessun altro con le mie divagazioni.
Note:
Questo che state per le leggere è tutto quello che è successo prima di “Per
Colpa di Nessie”, se così si può dire una sorta di prequel. Essendo una
storia a se non c’è bisogno che leggiate anche l’altra, per lo meno non è
affatto necessario.
Nota del 23-5-2005:
Se volete inserire questo racconto in forum, blog e quant’altro potete farlo. Ma
non con il copia/incolla… Credo sia più opportuno, e soprattutto gradito per me,
riportare il link di questo sito! Grazie!
Capitolo 1
Allenamento al lancio del gatto
Jennifer si stava scrutando nello specchio con aria
critica. Come sempre, aveva avuto l’impulso di commentare ad alta voce ciò che
vedeva e, dato che comunque in casa era da sola, aveva ceduto a quell’impulso.
Dico, ma guardati, che schifo!
Se continui a mangiare schifezze ti verrà un sedere grosso come quello di tua
zia Lucy, ci si potrà apparecchiare per otto! E col cavolo poi che lo trovi un
uomo!
Devo mettermi a dieta, è
deciso, da domani vado anche in palestra. Vabbè, facciamo da lunedì… no,
accidenti, ho detto domani… no, domani è giovedì, che cavolo di palestra vuoi
farti… ma perché mi perdo dietro a simili cazzate? Cioè, come se trovarmi un
uomo fosse lo scopo della mia vita… bah…
Improvvisamente si era ricordata che Susan e Patricia
l’aspettavano per le dieci, e mancavano solo quindici minuti. Merda!
esclamò, si dette un’altra rapida occhiata allo specchio e controllò che il
trucco e i capelli fossero a posto. Faccio comunque cagare, ma sono in ordine
almeno!, commentò, poi uscì di casa di fretta.
Si era messa quelle scarpe con il tacco troppo alto che si
era comprata e che non aveva mai messo, e un bel vestitino corto e un po’
vistoso, come piacevano a lei. Spesso le avevano detto che esagerava un po’, sia
nel vestiario che nel make-up, ma lei si piaceva, e aveva imparato a non
badarci. Tuttavia si era subito pentita di essersi messa quegli strumenti di
tortura che era veramente da coraggiosi chiamare scarpe, per poco non era caduta
per le scale e aveva rischiato di ammazzarsi. La sua vita, per quanto fosse
veramente un susseguirsi di situazioni tragicomiche, valeva certamente di più
del seguire i dettami della moda corrente.
La sua porta di casa non si chiudeva, quella serratura era
un vero inferno, doveva decidersi a mettere il padrone di casa con le spalle al
muro e fargliela cambiare, anche con le maniere forti. Se chiamassi
quell’armadio a quattro ante di mio cugino Bill dal Nevada forse cambierebbe
idea… io sono troppo piccola e ridicola per mettere paura a qualcuno, pensò.
Aveva cominciato a correre giù, trovando sul pianerottolo
del piano inferiore la signora Doyle, intenta a mettere fuori dalla porta una
bottiglia vuota di vetro.
- Jennifer, tesoro, quanto sei carina, dove vai?-
- ‘Sera signora Doyle, vado ad un club con delle amiche,
scusi se vado di fretta, sono in ritardo, arrivederci!- si era sbrigata a dire,
ma la signora l’aveva fermata.
- Aspetta Jennifer, c’è il tuo gatto in casa mia, ti volevo
chiamare ma non ho fatto in tempo…-
Fesso
di un gatto! aveva pensato Jennifer mentre ormai era già a metà della
rampa di scale successiva. Con uno scatto tornò su, precipitandosi alla porta
dell’anziana signora, che un po’ barcollando era tornata in casa uscendone dopo
un tempo che a lei era sembrato infinito.
- Tieni tesoro.- le aveva detto porgendole un gatto grasso
e rosso, molto peloso.
- Grazie, mi scusi, arrivederci!-
Correndo aveva salito nuovamente le scale; non senza
difficoltà, con il gatto in braccio, aveva litigato un’altra volta con la
serratura della sua porta, quindi aveva appena messo un piede in casa e aveva
lanciato il gatto sul divano del piccolo soggiorno. Quindi un altro match con la
serratura e via per le scale, con sempre più fretta addosso. Se il lancio del
gatto fosse una disciplina sportiva, potrei andare alle Olimpiadi… aveva
pensato.
- Jennifer…-
- Buonanotte signora Doyle! Mi scusi, ma sono in ritardo!-
Si sentiva un po’ in colpa a non fermarsi nemmeno un attimo, quell’anziana
signora le voleva bene quasi come se fosse stata sua nonna, ma non aveva davvero
tempo.
- Buonanotte tesoro, divertiti e sta attenta!- le aveva
detto la donna mentre scendeva.
Incredibile ma vero, ce l’aveva fatta ad uscire dal
palazzo.
Per quanto avesse cercato di ottimizzare i tempi, non aveva
potuto evitare un piccolo ritardo, Patricia era stata comprensiva, Susan invece
aveva cominciato a lamentarsi. Jennifer infatti aveva visto le sue amiche sedute
in macchina ad aspettarla al posto convenuto, aveva accostato ed era scesa,
bussando al finestrino del passeggero dove era seduta Patricia.
- Ma è mai possibile che tu debba essere in ritardo quando
abbiamo da andare in certi posti? Sei un disastro!- le aveva detto un po’
scostante Susan, come al solito. Non riusciva mai ad essere molto gentile, anche
quando era tranquilla, aveva sempre tenuto un atteggiamento di superiorità nei
suoi confronti. Jennifer però non la rimproverava per questo, dava poco peso
alla cosa, perché nonostante quel carattere un po’ burbero la riteneva una sua
buona amica.
- Susy, calmati però, eh!- le aveva detto Patricia, vedendo
che esagerava un po’.
- Scusatemi, me ne sono capitate di tutte.- aveva cercato
di giustificarsi Jennifer. - Allora, dove si va?-
- All’Hard Rock Cafè, stasera c’è la festa di San Patrizio,
pare che ci sarà un sacco di gente famosa, dicono che suonerà uno che ha fatto
il Signore degli Anelli, lo sai?- aveva detto Patricia all’amica, affacciata al
finestrino.
- Va bene…- aveva risposto lei non troppo convinta. -
Allora vi seguo.- concluse, tornando poi alla sua auto e seguendo Susan, che si
era immessa in strada quasi senza darle il tempo di seguirla.
Per averlo visto il film l’aveva visto, solo i primi due in
verità, ma non le era piaciuto da impazzire come a tanti altri, e comunque non
le interessava molto. Non le sembrava strano però rapportato a Susan, era una
ragazza molto diversa da lei e Patricia. Di qualche anno più giovane di loro,
molto bella e piuttosto intraprendente, aveva già avuto qualche piccola parte in
film minori e attualmente era nel cast di una soap opera, non molto conosciuta
per la verità. Il suo sogno era fare l’attrice, e Jennifer era sicura che ce
l’avrebbe fatta: era tenace, e secondo lei era pure piuttosto brava, anche se
non ne capiva un granché. Quello che le occorreva era solo una buona occasione,
un ruolo anche piccolo ma che la mettesse di fronte agli occhi di qualcuno che
valesse, Jennifer gliel’augurava con tutto il cuore e più in fretta possibile.
Arrivate al parcheggio si erano riunite e si erano
incamminate verso l’Hard Rock, costatando, quando erano arrivate nei pressi
dell’entrata del locale, che anche fuori c’era un sacco di gente.
- Pat… ma ce la facciamo ad entrare?- aveva chiesto
Jennifer un po’ preoccupata.
- Ma la vuoi smettere di preoccuparti? Se vi ho detto che
ci fanno entrare, ci fanno entrare, smettila di assillarmi!- aveva risposto
Susan anche se non era stata interpellata.
- Se lo dici tu, è che io vedo un gran casino…- aveva
ribattuto.
Quando le tre ragazze erano arrivate all’entrata, Susan si
era fatta notare da uno dei buttafuori che controllava l’enorme fila che c’era
per entrare, quello aveva sorriso e aveva fatto un cenno ad un altro, che si era
fatto strada verso di loro e le aveva fatte passare. Susan aveva scambiato
qualche parolina con quei due, ammiccando e sorridendo, Jennifer e Patricia
l’avevano aspettata poco più avanti.
Entrare là dentro, nel senso fisico della cosa, non era
stato nient’affatto facile. Jennifer, tanta gente stipata in quella maniera, non
l’aveva mai vista, le faceva venire ansia quel posto. La musica era assordante,
non c’era posto per sedersi e per di più, dopo una mezz’ora soltanto, i piedi le
facevano un male insopportabile. Decise che avrebbe buttato quelle
maledettissime scarpe, la facevano sembrare più alta almeno di sei o sette
centimetri, che a lei facevano davvero comodo, data la sua piccola statura che
sfiorava i 161 centimetri, ma a tutto c’era un limite!
Quando il famoso concerto che lei non aveva praticamente
visto era finito, all’Hard Rock era cominciata una serata piuttosto ordinaria:
musica alla moda e gente che ballava, nella bolgia infernale dopo un po’ le
ragazze si erano perse Susan. Patricia le aveva detto che l’aveva vista sparire
tra la folla mentre ballava con qualcuno. Urlando a squarciagola era riuscita a
dire a Jennifer:- Magari ha conosciuto qualcuno d’interessante, speriamo per
lei!- l’altra aveva annuito.
Guardando la sua avvenente amica aveva pensato per tutta la
sera che il mondo dello spettacolo fosse davvero assurdo: Susan aveva tutte le
carte in regola per diventare qualcuno, eppure nessuno si accorgeva di lei, come
si poteva essere tanto ciechi? Era decisamente ingiusto.
Quando Patricia aveva avuto bisogno di andare in bagno, le
due ragazze si erano avviate facendo una fatica immensa verso i servizi
femminili, facendosi largo praticamente a spallate. Nonostante fosse già
piuttosto tardi il locale non accennava a svuotarsi nemmeno un po’, e Jennifer
cominciava a non poterne davvero più di stare lì. Mentre aspettava Patricia si
era messa ad osservarsi nello specchio, per vedere come stesse.
Improvvisamente la porta all’entrata si era aperta con un
gran tonfo che l’aveva fatta spaventare: era entrato nel bagno un tipo che aveva
tutto l’aspetto di essere piuttosto alticcio, che l’aveva guardata incuriosito e
le aveva detto:- Che ci fai signorina nel bagno degli uomini? Cerchi guai?-
Jennifer si era spaventata un po’, razionalmente non sapeva
nemmeno il perché. Era quel tipo che era entrato nel bagno sbagliato!
Fortunatamente era arrivato un altro tipo dietro, parecchio più grosso
dell’altro, che l’aveva preso per la maglietta e l’aveva tirato via dicendogli:-
Ma che fai, deficiente, è il bagno delle donne questo!-
La porta si era richiusa subito non appena quel tipo aveva
trascinato via l’altro, Jennifer aveva tirato un sospiro di sollievo; quando
Patricia era riapparsa chiedendole chi fosse il deficiente di prima, Jennifer
aveva sorriso. - Uno che aveva sbagliato bagno!-
Lì per lì non ci aveva più pensato, almeno fino a che,
nemmeno molto dopo, se l’era ritrovato davanti mentre era andata a prendersi da
bere al bancone del bar. Aveva fatto finta di non riconoscerlo, ma lui sembrava
non voler fargliela passare liscia.
- La ragazza del bagno! Come stai? Tutto bene? Io avevo
sbagliato bagno, non aveva visto la gonnellina della donnina sulla porta, o
forse sono entrato perché le gonne mi attirano troppo, non lo so… tu che ne
pensi?-
- Ehm… cosa?- gli aveva risposto lei leggermente
imbarazzata.
- Com’è che ti chiameresti?-
- Jennifer.- gli aveva risposto secca, per non
incoraggiarlo.
- Ciao Jennifer! Come stai?- le aveva detto tutto
sorridente. Jennifer più lo guardava e più era preoccupata, quel tipo era
veramente troppo strano, o forse solo troppo sbronzo.
- Bene, grazie.- aveva ribattuto.
- E a me non chiedi niente?- aveva chiesto lo strano tipo,
sembrando dispiaciuto.
- Tu stai bene?-
Quello le aveva teso la mano, lei gli aveva dato la sua un
po’ perplessa.
- Molto piacere, io sono Dominic, e sto beeeenissimo!-
aveva detto trascinando in modo ridicolo l’ultima parola.
Che nome idiota!,
pensò lei, nome adatto al tipo, comunque. Ma chi l’aveva chiesto il suo nome!
- Sono felice per te.- aveva risposto, non sapendo più come
togliersi dalla situazione. Anche se quel Dominic un po’ la metteva in ansia,
doveva dire che però le sembrava carino. Non come aspetto fisico, magari anche
in quello, le trasmetteva vibrazioni positive, ecco. Magari se lo avesse
incontrato da sobrio non sarebbe stato neanche male.
- Jennifer… Jennifer…- Dominic l’aveva guardata e aveva
ripetuto in modo incerto il suo nome per un paio di volte, guardandola con
occhio non proprio vispo. - Ti posso offrire da bere, dolce Jennifer?-
Carino, sei decisamente
ubriaco!, pensò la
ragazza. - Non c’è bisogno, ma grazie.- aveva risposto, sempre aspettando che il
barista la degnasse di un po’ di attenzione. Era parecchio che stava là, e
quello le dava l’idea di non averla nemmeno vista.
- No, no, dai, mi fa piacere, dimmi che prendi.-
- Una birra.- aveva detto arrendendosi, evidentemente non
c’era modo di farlo desistere. Con sua immensa sorpresa, come Dominic fece per
alzare la mano, sebbene fosse l’ultimo arrivato, uno dei baristi gli prestò
subito attenzione, portandogli in men che si dicesse quello che aveva chiesto.
Che palle! Guarda un po’ se
devono dare retta più all’ultimo sbronzo arrivato che a me, che bastardi! Sono
proprio un caso clinico di sfigata…,
pensò Jennifer, che intanto aveva sorriso a Dominic prendendo la bottiglia di
birra che lui le stava porgendo.
Avrebbe voluto tornare da Patricia, che la stava aspettando
non lontana da lì, ma le sembrava veramente da maleducata andarsene così dopo
che Dominic le aveva offerto da bere, anche se il ragazzo aveva cominciato a
bere la sua birra e sembrava, almeno per quel momento, essersi dimenticato di
lei.
Si era fermata per un momento ad osservarlo: portava un
paio di normalissimi jeans e una maglietta verde, con sopra disegnato un pallone
da calcio, con una scritta che non riusciva bene a vedere nella semioscurità,
barba un po’ lunga, che doveva dire gli stesse bene, biondo, ma francamente non
sembrava il suo colore. Era nell’accessorio che veramente dimostrava una certa
peculiarità: le sue mani erano piene di anelli e ai polsi portava dei cosi
strani, Jennifer si stava chiedendo se quegli strani aggeggi erano rimasugli di
qualche giochetto sessuale un po’ strano. Poi notò anche che aveva disegnate
sopra le unghie della mano destra una specie di lunetta con lo smalto nero…
mah, pensò, questo è proprio strano, però è anche proprio carino! Si
mise a ridacchiare mentre pensava a queste cose, Dominic si era per un momento
ripreso dai suoi viaggi negli effluvi dell’alcool e le aveva sorriso.
- Che cos’è che ti fa ridere, Jennifer?-
Ogni volta che pronunciava il suo nome lo faceva usando un
accento un po’ strano, Jennifer non sapeva se fosse per la sbronza o perché
magari parlava proprio in modo strano.
- Niente.- aveva risposto, sentendosi un po’ allo scoperto.
Dominic aveva fatto una risatina idiota, poi le aveva dato
una ditata sulla spalla con l’indice della mano sinistra, nella quale teneva
anche la birra e le disse - Tu non me la racconti giusta… Jenny… Jennifer!-
Ma sei veramente un gran
scassapalle!,
pensò. - Davvero, niente, sorridevo.- gli rispose, un po’ imbarazzata.
- Jenny Jennifer… me lo dai il tuo numero di telefono? Così
una volta che sono un po’ meno stanco ci facciamo una chiacchierata, Jenny
Jennifer…-
Jennifer stavolta aveva riso, quella parlata un po’
biascicata e il fatto che la chiamasse in quel modo l’avevano fatta ridere di
gusto.
- Non sei stanco, Dom Dominic!- gli aveva risposto
imitandolo. - Sei serenamente e beatamente ubriaco! E non credo sia il caso di
darti il mio numero…-
- Dom Dominic…- aveva ridacchiato un po’, poi aveva
continuato. - Jenny Jennifer… dai, per favore, fammi contento, voglio
rivederti.-
- Va bene, ma solo perché tanto domattina non ti ricorderai
nemmeno la mia faccia.- aveva ceduto Jennifer, dato che poi, in fin dei conti,
anche se era sbronzo, quel tipo le piaceva. Patricia l’avrebbe cazziata
sicuramente se l’avesse saputo.
Aveva fatto per dettarglielo, ma Dominic la stava guardando
con l’occhio spento, senza accennare a fare niente per appuntare il suo numero.
Poi era sembrato riprendersi un po’, si era messo una mano sul petto, come a
voler cercare qualcosa.
- Ops… dolce Jenny Jennifer… non so dove ho messo il mio
telefono birichino, chissà dove s’è cacciato… va in giro da solo… aspetta…-.
Detto questo si era sporto sul bancone del bar e aveva chiesto una penna al
barista, che prontamente aveva esaudito la sua richiesta. Quindi l’aveva porta a
Jennifer, porgendogli la mano destra e dicendole. - Tatuami!-
- Cosa?- aveva chiesto lei basita.
- Se mi faccio dare un pezzetto di carta poi il birichino
mi scappa come il telefono, invece se tu me lo scrivi qui, ma proprio qui,-
precisò indicando con il dito indice della mano sinistra il palmo della mano
destra, - con scritto sopra la dolce Jenny Jennifer io non ti perdo più.-
- Sei veramente strano, te l’ha mai detto nessuno?- aveva
commentato Jennifer esaudendo quello strambo desiderio.
- Mi dicono tante cose Je… Jennifer, non me le ricordo
tutte.- Incominciava anche a tartagliare, era palese che la sonora sbronza di
cui era vittima gli stava davvero facendo un bell’effetto.
- Appunto… allora io torno dalla mia amica, ciao Dominic,
grazie per la birra.-
Dominic aveva alzato la mano e l’aveva salutata, finendo di
bere la sua birra.
Pure da un ubriaco mi dovevo
far rimorchiare, ora se questo mi chiama io che gli racconto? Dio che imbecille
che sono! Potevo almeno dargli il numero sbagliato? Cogliona, cogliona!
Appena era arrivata da Patricia le aveva detto che se ne
voleva andare via.
- Ma come te ne vai, e Susy?-
- Pat, Susy è sparita da quasi due ore, e io non ce la
faccio più! Dai, vieni con me, ti riaccompagno io.- le aveva detto.-
- No, io aspetto lei, se poi non la ritrovo prendo un taxi,
però tu sei una stronza! E poi è solo l’una!-
- Sì, e domani io devo essere in ufficio alle nove! E sono
stanchissima! Davvero Pat, non ce la faccio più, non ce l’avere con me!- si
lamentò Jennifer.
L’amica cambiò espressione. - Ma no che non ce l’ho con te,
vai, dai, io mi arrangio.-
Le due ragazze si erano date un bacetto affettuoso sulle
guance e Jennifer si era avviata all’uscita non senza difficoltà, quando si
ritrovò in strada si sentì un po’ più libera di respirare.
Era sola e un po’ era preoccupata: per girare da sola di
notte a Los Angeles portava decisamente una gonna troppo corta. Tuttavia la zona
era molto frequentata anche a quell’ora e questo la faceva sentire abbastanza
sicura, almeno finché non girò l’angolo verso il parcheggio e vide che la strada
per arrivarci era deserta. Era sicura che non le potesse succedere nulla, ma
ugualmente guardò bene davanti a sé e poi dietro, vedendo una cosa che l’aveva
allarmata davvero molto.
Quel Dominic la stava seguendo.
Idiota, imbecille, cretina,
stupida, sfigata, imbranata!! Ma che cazzo t’è saltato in mente di dare spago ad
uno così! Oddio, magari è un pazzo assassino e adesso mi ammazza! O mi fa
qualcosa di peggio!
Pensando queste cose affrettò il passo, cosa non facile
dato che quelle scarpe le stavano facendo vedere i sorci verdi. Per vedere se
effettivamente la seguiva cambiò momentaneamente strada, trovandoselo dietro. Un
brivido la scosse, continuò a camminare. Il suo nuovo piano era quello di salire
in macchina velocemente e di partire altrettanto velocemente prima che lui la
raggiungesse, se manteneva quella distanza tra loro ce l’avrebbe fatta. Ma
Dominic stava guadagnando terreno, e quando lei era arrivata alla sua macchina
lui non era molto distante da lei.
Agendo un po’ d’impulso si girò improvvisamente e lo guardò
furente.
- Ma insomma, perché cavolo mi segui? Chiamo la polizia se
non ti togli di mezzo!-
- Aspetta Jenny Jennifer…- gli aveva detto lui rimanendo
sempre un po’ distante.
- Che vuoi? Parla! Veloce!-
Dominic l’aveva guardata con un’espressione sul viso tipo
bambino che è stato sorpreso a fare una marachella. Porca puttana, se mi
guardi così m’ intenerisco, aveva pensato Jennifer.
- Voglio venire con te…-
La ragazza era rimasta un momento spiazzata. - Come vuoi
venire con me? Ma dove?-
- Dovunque tu vada, voglio venire con te.-
- Tu sei pazzo!-
- No, voglio stare con te.-
Jennifer era stata fortemente tentata di aprire lo
sportello della sua auto e scappare via di corsa, ma non poteva lasciarlo lì in
quel modo, le sembrava davvero partito.
- Senti, se vuoi ti porto a casa. E’ il massimo che posso
fare.-
- Va bene dolce Jenny, dove vuoi…-
Jennifer l’aveva fatto salire in macchina. - Dove abiti?-
- A Manchester, a Los Angeles e poi in tanti posti, tanti
tanti posti...-
- Dai, sii serio, dove devo portarti?-
- Dove vuoi tu, Je… Jen… dolce Jenny.- aveva incespicato
con difficoltà.
- Va bene, ho capito, io parto intanto, e tu mi dici dove
devo andare.-
Dominic aveva chiuso gli occhi e si era appoggiato allo
schienale del sedile, annuendo. Intanto Jennifer aveva messo in moto la
macchina, dopo aver fatto qualche metro aveva richiamato il ragazzo.
- Allora, mi dici dove devo portarti? Non posso stare tutta
la notte dietro a te!-
Non aveva ricevuto risposta.
- Dominic?-
Tutto continuava a tacere.
Jennifer allora per un attimo aveva spostato lo sguardo
dalla strada su di lui.
- No, non è possibile!- aveva esclamato, poi aveva cercato
un posto per accostarsi. Dominic sembrava essersi addormentato, come un bambino,
appunto. In verità non dormiva, era solo molto stordito.
L’aveva scosso un po’, ma lui aveva farfugliato qualcosa
senza senso e nient’altro, era completamente andato.
- Ma porca vacca! E adesso che diavolo faccio!-
Era rimasta un momento a riflettere, senza sapere cosa
fare, poi aveva cercato il suo cellulare nella borsa, aveva bisogno dell’aiuto
di Patricia, quando improvvisamente sentì un cellulare suonare che indubbiamente
non era il suo. Doveva essere di Dominic.
Improvvisamente si sentì più sollevata, avrebbe potuto
chiedere aiuto a chi avrebbe trovato dall’altra parte. Il problema adesso era
dove fosse il cellulare di quel tipo… lo sentiva squillare, ma proprio non aveva
idea di dove potesse essere, Non aveva una giacca addosso, quindi doveva essere
in una delle tasche dei jeans, Jennifer accese la luce dell’abitacolo dell’auto
per vedere, notò una strana escrescenza che sporgeva dalla tasca anteriore
destra dei sui jeans.
- Bel posto del cazzo per tenere un cellulare!- disse a
voce alta mentre l’odiosa musichina continuava a suonare. Si apprestò non senza
imbarazzo ad introdurre una mano nella tasca, del resto era l’unico modo per
appropriarsi di quel telefono.
Non appena Dominic aveva sentito quegli strani movimenti,
sempre poco cosciente, aveva fatto una risatina. - Oh, oh, che vuoi farmi dolce
Jenny?-
Intanto la ragazza era finalmente riuscita a prendere il
telefono, a quell’uscita però non poteva non rispondere.
- Ma stai zitto!- aveva detto stizzita, ma guarda un po’
se deve fare anche lo spiritoso questo!
- Sì, sì, io non dico più niente, fai tutto tu.-
Jennifer non aveva sentito l’ultimo commento, aveva
risposto al telefono.
- Dom! Dove diavolo sei?- la voce dall’altra parte sembrava
essere piuttosto allarmata.
- Scusami, io non sono Dominic, mi si è praticamente
addormentato in macchina, io non so che fare…-
- Ma chi sei?- le aveva detto la voce maschile dall’altra
parte, - che sta succedendo?-
- Sono Jennifer… è una storia lunga, dovevo riaccompagnarlo
a casa, ma non mi vuole dire dove abita.-
- Ascoltami Jennifer, adesso tu mi devi dire dove sei di
preciso, e mi aspetti ferma lì. Vi ha visti qualcuno?-
Jennifer spiegò al suo interlocutore dove fossero, e disse
che non gli aveva visti anima viva. Lì per lì non si fece domande. Aspettò pochi
minuti quindi, fino a che vide arrivare un’elegante auto sportiva piuttosto
velocemente, che accostò vicino a lei. Ne vide scendere un tipo ben vestito, che
si avvicinò alla sua auto.
- Jennifer?-
Lei scese dall’auto. - Sì, sono io.-
- Senti Jennifer, è di fondamentale importanza che non vi
abbia visti nessuno. Ne sei certa al mille per cento?- le aveva chiesto.
- Sì… cioè, non lo so, penso di no… ma perché è tanto
importante?-
Quell’uomo non rispose alla sua domanda. - Dominic è in
macchina?- chiese.
- Sì.-
Saputo questo si diresse allo sportello sulla destra,
aprendolo e chinandosi, mettendosi il braccio di Dominic intorno al collo,
mentre incitava l’altro a collaborare. Non senza fatica l’aveva fatto alzare in
piedi e aveva cominciato a trascinarlo verso la sua auto, per poi metterlo sul
sedile accanto a quello di guida.
- Ti ringrazio molto Jennifer. Mi raccomando, tieni la cosa
per te.-
La ragazza dal canto suo era piuttosto stordita, non capiva
come mai quel tipo si fosse tanto fissato sulla segretezza della cosa. Quindi
l’aveva visto ripartire piuttosto velocemente, lasciandola sul ciglio della
strada.
Appena era entrata nel portone del suo palazzo, Jennifer si
era tolta le scarpe, che le avevano lasciato degli evidenti segni rossi sulla
parte superiore del piede, poi aveva lentamente cominciato a salire le scale,
fino al suo appartamento al quarto piano. Aveva dovuto litigare per l’ennesima
volta con la serratura, ogni benedetta volta che usciva doveva necessariamente
rischiare di rimanere chiusa fuori, era frustrante. Quella volta le andò bene,
appena entrata le era venuto incontro il gatto, che miagolando era andato a
strusciarsi alle sue gambe.
- Buonanotte Sploffy… era meglio che rimanevo con te a
giocare al lancio del gatto…- gli disse prendendolo in braccio e grattandogli la
testa.
Era stanchissima e decisamente stralunata per via della
strana conclusione di serata.
Era mai possibile che cose del genere capitassero sempre a
lei?
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Capitolo 2 *** Quando è proprio una questione di culo! ***
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Capitolo 2
Quando è proprio una questione di culo!
Quando Dominic si era svegliato, l’unica cosa che era
riuscito a fare era stato imprecare. Aveva un mal di testa come credeva di non
averlo mai avuto, lo stomaco sottosopra e, come se non bastasse, non aveva idea
di dove si trovasse. Solo dopo cinque minuti di attenta osservazione del
soffitto aveva riacquistato lucidità sufficiente per capire dove si trovasse,
riconoscendo la stanza degli ospiti di casa di Jonathan.
Si era alzato non senza difficoltà, poi aveva preso la
porta ed era uscito, dirigendosi al piano inferiore dove aveva trovato il suo
amico, che in cucina tranquillamente stava facendo colazione.
- Buongiorno…- aveva bofonchiato, appoggiando la spalla
allo stipite della porta e mettendosi la mano sinistra sulla testa,
massaggiandosi la fronte.
- Buongiorno un cazzo, Dom! Tu devi darti una bella
regolata, non si può continuare così!- gli aveva detto Jonathan piuttosto serio.
Poi, addolcendo un po’ il tono poco raccomandabile che aveva usato prima aveva
continuato con la predica:- Questa volta t’è andata bene, ma non è che puoi
sempre confidare nel tuo sconfinato culo! Altrimenti finisce come al Mardi Gras
a New Orleans il mese scorso, che ti fai fotografare ubriaco fradicio con tanto
di canna in mano, poi voglio vedere che cazzo li racconti la prossima volta ai
giornalisti!-
Dominic si era tolto la mano dalla fronte e con
un’espressione decisamente infastidita aveva steso il braccio verso l’amico
porgendogli il palmo. - Frena… frena! Per primo non urlare che mi rimbomba
tutto, per favore. E poi che mai avrò fatto di tanto male ieri sera? Ho bevuto
un po’, succede.-
- Appunto, ma tu hai bevuto decisamente troppo ieri sera, e
ultimamente lo fai un po’ troppo spesso. Dom, seriamente, se non te lo dicessi
non sarei tuo amico, stanotte se non ti venivo ad acchiappare chissà dove ti
ritrovavo e soprattutto su che copertina ti ritrovavi stamattina. E comunque ti
devi veramente dare una regolata, non puoi avere sempre bisogno della balia! E’
anche un discorso di salute, in fin dei conti.-
Dominic si fermò un momento a riflettere, Jonathan aveva
ragione da vendere. Ultimamente ne stava veramente combinando di tutti i colori,
era sempre in giro tra impegni mondani e non, sempre a frequentare posti
particolari e gente altrettanto particolare. Ok, era decisamente il suo momento,
la sua notorietà era all’apice e doveva sfruttare ciò che il caso gli aveva
regalato, ma forse ne stava approfittando troppo. Si era avvicinato al tavolo e
si era seduto.
- Hai ragione, non discuto nemmeno. Non mi ricordo quasi
niente di ieri sera, e quindi mi preoccupo anche di più. Che diavolo ho fatto
stavolta?-
Jonathan gli aveva piazzato davanti una tazza di caffé che
Dominic aveva guardato con aria leggermente schifata, spostandola un po’ da sé
con la mano destra. Se solo pensava di mandare giù qualcosa, qualsiasi cosa
fosse, gli saliva nuovamente la nausea. Facendo quel gesto notò che aveva la
mano scritta sul palmo, con curiosità l’aprì completamente e lesse, mentre
l’altro aveva sorriso sornione.
- Eh eh eh… che diavolo hai fatto stavolta…- aveva
cominciato a dirgli, ma Dominic lo interruppe subito.
- E questo numero di chi cazzo è?-
Jonathan si era sporto e aveva letto.- Rincoglionito, c’è
anche scritto il nome! Jennifer, che dopo la sbronza non sai nemmeno più
leggere?-
- Oh, senti, simpaticone, l’ho visto che c’è scritto
Jennifer, ma chi cazzo è ‘sta Jennifer?- aveva ribattuto a tono.
- Se non hai conosciuto due Jennifer nella stessa serata,
suppongo che sia la tipa che ieri notte t’ha salvato il culo.-
Dominic lo guardò incuriosito, quindi Jonathan si accinse a
raccontargli di come l’aveva recuperato la notte precedente. Improvvisamente gli
venne alla mente qualche sbiadito ricordo, una tipa con cui aveva scambiato
forse due parole al bar, si ricordava una specie di corsa, un’auto, ma era tutto
immerso nella nebbia fitta. - Ho qualche piccolo flash, ma veramente piccolo
piccolo, eh…- Quindi si era fatto forza e aveva buttato giù una sorsata di
caffé. - Ma secondo te la devo chiamare?-
- A me lo chiedi? Se non te lo ricordi perché hai il suo
numero che devo dirti, anche se in genere se una ti da il suo numero, è per un
motivo solo. In ogni modo, se vuoi il mio parere, quantomeno dovresti
ringraziarla. Ti ha veramente salvato ieri sera.-
Dominic storse la bocca e ridacchiò. - Sì, sì, ringraziare,
ma vai, vai!- aveva detto con aria di superiorità. Che lui era il tipo che si
abbassava a ringraziare?
- Al limite, se è carina, potrei anche ringraziarla,
però…- aveva aggiunto dopo qualche secondo, usando un tono che non lasciava
spazio a dubbi su quale sarebbe stato il modo in cui Dominic avrebbe ringraziato
la ragazza. - Tu l’hai vista, no?- aveva quindi chiesto a Jonathan, che aveva
annuito.
- E allora?-
Jonathan si fece pensieroso. - No, sai, era piuttosto buio,
non è che mi ricordo molto bene…- stava volutamente trattenendosi, per far
arrabbiare l’altro.
- Insomma cazzone, o parli o no!- aveva risposto l’altro
ridacchiando.
- Diciamo niente di che. Ordinaria, a parte una cosa. Un
gran bel sedere, alla JLo.-
Dominic aveva assunto un’espressione compiaciuta. - Culo
alla Jennifer Lopez? Allora tocca chiamarla!- aveva esclamato sfregandosi le
mani.
Jonathan aveva riso:- Eh beh, quando un bel culo chiama…-
- Io rispondo!- disse ridendo a sua volta. - Per di più si
chiama Jennifer anche lei, visto i casi della vita?- aveva concluso poi.
***
Jennifer lavorava ormai da ben cinque anni come segretaria
per uno studio di commercialisti. Non che si fosse mai trovata splendidamente in
quell’ambiente, il commercialista per cui lavorava era un vero tiranno, non
faceva che darle il tormento da quando aveva cominciato a lavorare per lui,
tacciandola sempre come poco intelligente. Non che le avesse mai detto una cosa
del genere apertamente, però le aveva fatto chiaramente capire in svariate
occasioni che non la riteneva una cima, del resto non è che anche lui fosse un
tipo particolarmente sveglio, ma a lei questo non interessava. Jennifer si
curava di fare il suo lavoro e tanto le bastava. Con le altre colleghe poi non è
che avesse mai avuto dei gran rapporti, non le erano state mai estremamente
simpatiche.
Anche se non era propriamente un paradiso, a lei quel
lavoro piaceva, del resto non è che sapesse fare molto altro se non la
segretaria: in più era un lavoro sicuro e veniva pagata bene, non aveva mai
sinceramente pensato di poterlo cambiare un giorno. Specialmente quella mattina,
che il suo capo non era in ufficio e non aveva dovuto subire le sue mille
richieste puntigliose alle quali in genere veniva sottoposta, quel lavoro le
sembrava un paradiso. Aveva svolto con calma tutti i suoi compiti giornalieri,
curato la corrispondenza, messo in ordine i registri e altre faccende varie,
come le era stato lasciato detto aveva richiamato alcuni clienti ai quali aveva
dovuto spostare degli appuntamenti. La calma di quella giornata le aveva
permesso anche di stare un po’ al telefono con Patricia, che le aveva telefonato
per sapere se era libera a pranzo. Le aveva raccontato che Susan aveva delle
notizie estremamente interessanti da dar loro sulla serata precedente e le aveva
invitate entrambe in un posto che era vicino agli studi dove veniva girata la
soap opera in cui interpretava un piccolo ruolo. Jennifer avrebbe avuto
certamente da correre un po’, tuttavia se Susan aveva qualcosa di importante da
dirle, non sarebbe mancata per niente al mondo.
Con Patricia si era data appuntamento fuori dal suo
ufficio, lavoravano in due palazzi che stavano nella stessa strada. Si erano
conosciute proprio per via del fatto che avevano praticamente gli stessi orari
di lavoro infatti, e ormai erano molto amiche da circa quattro anni. Jennifer le
aveva sorriso vedendola uscire, appena era arrivata si erano salutate con un
bacio sulla guancia.
- Allora, quanto tempo hai tu?- aveva chiesto Patricia.
- Un’ora e un quarto, quasi.- aveva risposto guardando
l’orologio. - Ma oggi quel rompiscatole non c’è, quindi se tardo cinque minuti
non succede niente.-
- Se lo dici tu… comunque sbrighiamoci, dai!- l’aveva
incitata l’altra.
Per tutta la durata del pranzo Susan non aveva fatto che
raccontare dell’interessantissimo tipo che aveva conosciuto la sera prima. A
quanto pare era una sorta di PR, un tipo che, per quel che diceva, lavorava con
nomi veramente importanti nel campo del cinema; uno che avrebbe potuto aiutarla
in parole povere.
- Susy, ma tu non hai bisogno di certi mezzucci per
sfondare. Sei brava, qualcuno ti noterà sicuramente, e prima che tu te ne
accorga. E poi è proprio brutto che ti butti via così.- aveva commentato
Jennifer quando l’amica aveva detto di essere disposta a tutto per entrare nelle
grazie di questo tipo.
Susan aveva ribattuto a brutto muso, agendo come se
Jennifer avesse detto delle falsità, o l’avesse offesa:- Che vorresti dire, che
mi faccio sfruttare? Tu proprio non capisci niente, nel nostro ambiente va così,
ma che vuoi saperne? Non dureresti nemmeno un giorno, sei veramente ingenua.-
Jennifer non aveva risposto, era convinta che Susan avesse
ragione su tutti i fronti. Certo che sono proprio stupida, ho perso una buona
occasione per stare zitta, aveva pensato.
In macchina più tardi, mentre tornavano verso i loro
uffici, Patricia aveva espresso qualche perplessità sull’atteggiamento di Susan.
- Ma non ti sembra che abbia esagerato prima? In fondo tu non le avevi detto
niente di male, anzi.-
Jennifer aveva sorriso, sempre guardando la strada. - Ma
no, la capisco. Ho detto una serie di scemenze prima, non so niente di come va
lo star sistem e magari l’ho anche offesa. Non che l’ho fatto di proposito, tu
lo sai Pat, ma credo di averle involontariamente dato della puttana…-
- E con ciò?- aveva risposto l’altra a tono. - Se va a
letto con quello solo per entrare nelle sue grazie che altro è secondo te? E poi
che ha intenzione di fare, di saltare da un letto ad un altro fino a che non le
fanno fare un film? Secondo me avevi ragione tu, si butta via facendo così.-
- Dai, non essere così dura! Magari abbiamo frainteso
tutto, Susy non ha mica detto che ci andrà a letto!-
- Forse non in questi termini. E comunque ultimamente è
diventata una stronza, anche ieri sera, per esempio. Sapeva che tu saresti
andata via un po’ prima, non si è degnata nemmeno di avvertire che se ne andava,
mi ha lasciato al locale da sola, m’è toccato prendere un taxi per andare a
casa. E poi anche questo invito a pranzo, ci ha tenute quaranta minuti a parlare
degli affari suoi, vantandosi di aver conosciuto ‘sto tizio… insomma, sono anche
contenta per lei, ma che si dia meno arie!-
- Era contenta, forse si è un po’ esaltata.-
- Insomma Jennifer, non è che la devi giustificare per
forza! Ma è mai possibile che ti devi sempre far condizionare così? Hai
trent’anni, svegliati!- aveva sbottato l’altra.
Jennifer era veramente troppo buona, non vedeva mai in
nessuno la cattiveria, nemmeno se gli si fosse palesata davanti la cattiveria in
persona l’avrebbe considerata tale. Non che si facesse prendere in giro, aveva
solo un’inestinguibile ed irrimediabile fiducia nel genere umano, qualità che
era veramente difficile da trovare, specialmente in una metropoli come Los
Angeles, dove tutti erano alla ricerca della vetta e non aspettavano che il
momento di poter sfruttare il prossimo in ogni modo. A Patricia Jennifer era
piaciuta da subito proprio per questo, era una persona genuina, si mostrava
sempre per quel che era. Forse perché non era nata e cresciuta come lei in
quella città, veniva da un paesino sperduto del Nevada di cui non ricordava
nemmeno il nome, in ogni modo era diversa dalle persone che aveva sempre
frequentato.
- Certo, il fatto che ti abbia lasciato da sola e che ti
sia toccato prendere un taxi mi dispiace… tra l’altro se ieri sera fossi venuta
con me, e scusami se sono così egoista, mi saresti stata davvero d’aiuto! Non
sai che mi è successo!-
Patricia aveva guardato Jennifer un po’ allarmata. - Che
diavolo t’è successo? Incontri spiacevoli?-
La ragazza aveva cominciato a raccontarle della sera
precedente e, come aveva ipotizzato, Patricia immediatamente l’aveva interrotta
per rimproverarla.
- Ma tu sei una pazza incosciente! Ma dai spago ad uno
ubriaco fradicio così, come se niente fosse? Tu hai rischiato grosso, ma
veramente grosso! Speriamo che non abbia più il tuo numero, e che non ti chiami
in ogni modo!-
- Lo so, sono stata un po’ superficiale, ma mi ha fatto
sinceramente tenerezza…- si era difesa Jennifer. L’altra aveva sospirato mentre
Jennifer parcheggiava l’auto.
- Sei incorreggibile!- le aveva detto, per poi salutarla
con un bacio sulla guancia e dirigersi verso il suo ufficio.
Finalmente, dopo la giornata di lavoro, Jennifer era
tornata a casa sua passando prima a salutare la signora Doyle, dato che la sera
prima era stata piuttosto sbrigativa. Era rimasta non più di venti minuti con
l’anziana signora, giusto il tempo di salutarla, farci due chiacchiere e
chiederle se avesse bisogno di qualcosa. Quella sera aveva intenzione di andare
a dormire presto, quindi si era messa sul divano davanti alla televisione in
tenuta casalinga, che consisteva in un paio di pantaloni di una tuta, una
maglietta molto semplice, capelli legati e niente trucco, in compagnia di
Sploffy, il suo gatto rosso.
In televisione non passavano niente d’interessante come al
solito, ben presto si era annoiata di guardare la televisione e si era messa a
leggere, almeno fino a che il suo telefono cellulare aveva cominciato a suonare.
Non l’aveva nemmeno tolto dalla borsa, non si aspettava telefonate; non appena
aveva visto il numero sconosciuto che la chiamava sperò ardentemente che non
fosse chi temeva. Speranza vana.
- Jennifer… sei Jennifer?- gli aveva detto una voce che non
riusciva a riconoscere.
- Sì… ma chi è?-
- Dominic, lo sbronzo di ieri sera all’Hard Rock.-
- Ah, tu… ciao.- aveva risposto, un po’ imbarazzata.
- Ti ho disturbata? Mi sembri strana.-
- No, non mi disturbi.- Come accidenti aveva fatto a capire
che era strana?
- Ti ho telefonato perché volevo ringraziarti per ieri
sera, mi hai veramente tolto dai casini.-
- Non mi pare di aver fatto granché veramente.- aveva
ribattuto lei che non capiva il perché di quel ringraziamento.
- Non essere modesta, davvero, mi hai fatto un favore
enorme. Veramente vorrei ringraziarti di persona, ti andrebbe un aperitivo,
diciamo domani sera?-
Jennifer era rimasta interdetta un momento. Quel tipo la
stava veramente invitando fuori? Dominic sentendo un po’ di perplessità
dall’altra parte aveva continuato.
- Dal silenzio attonito che mi giunge dall’altra parte,
devo avertene fatte e dette di cotte e di crude l’altra sera… tranquilla, da
sobrio sono normale… o quasi.-
Jennifer aveva riso. - No, non hai fatto niente di troppo
sconveniente… va bene, vada per l’aperitivo.-
Dominic le aveva dato l’appuntamento per il giorno
seguente, poi si erano salutati.
Con Jonathan aveva riflettuto sulla faccenda: gli andava di
uscire con quella ragazza, ne era incuriosito, cosa che avveniva davvero poco
spesso ultimamente. Però, non ricordandosi che poco di lei, non voleva
ritrovarsi con una che non gli piaceva a dover passare necessariamente una
serata. Alla fine Jonathan gli aveva dato un buon consiglio:- Proponi un
aperitivo. Poi se è di tuo gradimento la inviti a cena, se no, il tuo dovere
l’hai fatto e tanti cari saluti!-
Il ragionamento non faceva una grinza. In ogni modo, era
questione di culo!
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Capitolo 3 *** Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco? ***
Nuova pagina 1
Capitolo 3
Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco?
- Sei una pazza incosciente! - Le aveva urlato Patricia
nell’orecchio.
Dopo che aveva ricevuto quella telefonata di Dominic,
Jennifer non aveva nemmeno messo al suo posto il telefono, aveva chiamato la sua
amica appena un po’ in apprensione per quello che aveva fatto.
Patricia aveva tutte le ragioni del mondo, ma Jennifer dopo
un po’ che la ramanzina andava avanti, cominciò a pensare che forse l’amica
stava un po’ esagerando.
- Dai, non sarà mica un pazzo maniaco, o un serial killer…-
- Se ti va bene lo è! Se ti va male ti mette qualcosa nel
bicchiere e poi fa di te quello che vuole!-
- Ma che sei impazzita!- aveva esclamato Jennifer che nel
sentire quella cosa si era quasi impaurita. - Pat, ora non esagerare!- aveva
concluso.
- Io non esagero più, d’accordo, ma tu non ti fai mai più,
e dico mai più, incastrare da uno che hai conosciuto ubriaco fradicio in un
locale! Accidenti a te, Jen! E comunque io domani sera ti accompagno.-
Jennifer sperò di non aver capito bene cosa le aveva detto
l’amica. - Cosa?- le chiese appena un po’ in apprensione.
- Hai capito benissimo, ti accompagno io.-
- Ma dai! Ma che figura di merda ci faccio se arrivo
accompagnata?-
- Meglio una figura di merda che essere la vittima di un
serial killer!-
Non c’era stato modo di farla desistere, Jennifer alla fine
si fece promettere che l’avrebbe solo accompagnata all’appuntamento, ma che dopo
se ne sarebbe andata. Conoscendola sapeva che era capacissima, per il suo bene
ovviamente, di stare con loro per tutta la serata se necessario.
Si erano date appuntamento a casa di Jennifer mezz’ora
prima che si dovesse trovare con Dominic nel locale stabilito. L’amica era
salita e, non appena era entrata in casa sua, Jennifer si era fatta vedere.
- Come ti sembro?- le aveva chiesto un po’ in apprensione.
- Troppo truccata, troppo appariscente, capelli troppo
perfetti. Il solito insomma.- Patricia con Jennifer era sempre spudoratamente
sincera, per questo l’altra le era molto grata.
L’aveva guardata quasi come se avesse paura. - E adesso che
faccio? Dobbiamo andare via, o faccio tardi! Non abbiamo tempo!-
L’altra le aveva sorriso. - Che vuoi che sia? Se è un uomo
che è un uomo, cinque minuti potrà pur aspettarti!-
Patricia le aveva sistemato un po’ il trucco e le aveva
tolto le mollettine con cui si era legata i capelli in una specie di mezza coda.
Jennifer aveva i capelli castano chiari molto lunghi, fino a metà della schiena,
li portava lisci ma in realtà erano un po’ mossi. Patricia le aveva passato le
mani per tutta la loro lunghezza scompigliandoglieli appena un poco, in modo che
risultassero più naturali. Entrando aveva notato che portava dei jeans forse un
po’ troppo a vita bassa e una maglietta sopra che, per quanto fosse carina e le
stesse bene, metteva in risalto un po’ troppo la scollatura… insomma, un po’
troppo appariscente, come le aveva detto in precedenza. Tuttavia non le impose
di cambiarsi: per prima cosa non avevano tempo davvero e non era educato
arrivare con un ritardo troppo marcato, per seconda cosa sarebbe stata una vera
sfida trovare qualcosa nel suo armadio di meno appariscente e che fosse stato un
minimo elegante. E poi, in effetti, quella era Jennifer, mica poteva snaturarla
troppo!
Così descritta poteva sembrare una provocatrice, di fatto
non lo era per niente. Anzi, faceva di tutto per essere notata il meno
possibile, il trucco pesante e i vestiti che la uniformavano alle mode correnti
erano proprio una sorta di mimetizzarsi per lei, la rendevano più sicura.
Erano uscite in fretta dopo che Jennifer aveva litigato per
l’ennesima volta con la porta di casa, avevano preso l’auto di Patricia ed erano
andate all’appuntamento.
Il locale che Dominic aveva scelto era in centro, ed era un
posto piuttosto in voga in quel periodo, lei e Patricia lo sapevano molto bene
dato che Susan aveva decantato le lodi di quel posto piuttosto spesso.
Nonostante questo piccolo particolare, Jennifer s’impose di non catalogare
Dominic prima di conoscerlo solo per il posto che aveva scelto per il loro primo
incontro, anche se le sarebbe venuto spontaneo inserirlo nella categoria
fighetto-all’ultima-moda. Lei e Patricia, dopo aver camminato a passo
sostenuto per non arrivare tardi, misero piede nel locale circa due minuti dopo
le sette, praticamente erano in orario. Jennifer si guardò intorno per vedere se
riusciva a scorgere Dominic, ma di lui non c’era alcuna traccia. Guardò verso
Patricia e scosse la testa in senso di diniego.
- Mh… è pure in ritardo, che gentiluomo!- commentò
l’altra.
Jennifer suggerì che intanto potevano sedersi. Aspettarono
qualche minuto ancora, senza ordinare, poi si decisero a bere qualcosa, non
potevano rimanere sedute lì per molto senza farlo. Presero due martini, quando
Jennifer, che era rivolta verso la porta, lo vide entrare a passo spedito e
guardarsi intorno. L’aveva guardata, ma si era subito girato dalla parte
opposta, evidentemente non l’aveva nemmeno riconosciuta. Fece girare Patricia,
che lo guardò un po’ perplessa.
- Che tipo buffo!- commentò guardandolo.
Anche Jennifer in effetti pensò che un po’ lo fosse,
specialmente per il modo in cui era vestito: non che si presentasse male, solo
che appariva forse un po’ troppo studiato come abbigliamento, troppo voglio
essere trendy a tutti i costi. Portava un paio di jeans tutto sommato
normali, una giacca blu scuro con sotto una maglia bianca che aveva dei disegni
sopra come se fosse macchiata di vernice di vari colori. Fin qui tutto regolare,
se non fosse stato per un paio di nike bianche e rosse che decisamente facevano
a botte con tutto il resto, la sciarpa di seta al collo e gli occhiali da sole
tipo moscone che tuttavia aveva avuto la decenza di togliersi non appena era
stato dentro al locale. Due sere precedenti Jennifer, data l’oscurità diffusa
del locale, non l’aveva potuto accertare con precisione, ma in quel momento era
più che evidente che il colore dei capelli non era suo. Era uno stupido
preconcetto, lo sapeva, ma la faceva ridere pensare ad un uomo con la cuffietta
di gomma per i colpi di sole in testa.
- Venti minuti di ritardo, ha perso dieci punti subito.
Altri venti perché non ti ha riconosciuta. Migliaia per come si presenta… In
trenta secondi è una pessima media…- aveva commentato ironicamente Patricia.
- Per favore piantala, mi fai diventare nervosa!- aveva
risposto Jennifer all’amica, sorridendole lievemente imbarazzata. Quindi aveva
aspettato che fosse lui a girarsi nuovamente nella loro direzione e, non appena
ciò si era verificato, gli aveva fatto un cenno con la mano. Dominic le aveva
sorriso e si era avvicinato, mentre lei si alzava educatamente.
- Sono desolato, scusami…- le aveva detto appena era
arrivato. - Sembra proprio che non riesca a farne una giusta con te!- quindi le
aveva dato un bacio su una guancia.
Appena l’aveva vista Dominic dedusse che due sere prima
doveva essere in delle condizioni veramente pietose. Se Jennifer non avesse
richiamato la sua attenzione se ne sarebbe andato convinto che quella tipa gli
aveva dato buca, e la cosa, se si fosse verificata, lo avrebbe fatto anche un
po’ incazzare. Ad una prima occhiata gli era sembrata carina, niente di
particolare, ma aveva un bel sorriso. Non che gli importasse molto, ma era una
cosa piuttosto lampante.
Lì per lì non si era accorto che davanti a Jennifer stava
seduta un’altra ragazza, se ne accorse solo quando, mentre aveva dato quel bacio
per saluto a Jennifer, aveva sentito qualcuno dire:
- E chi ben comincia è a metà dell’opera…-
Si era girato di scatto, davvero non si aspettava di
trovare qualcun altro con lei.
E questa adesso chi cazzo è,
il cane da guardia?, si chiese dopo essersi girato e aver incrociato lo sguardo con una
tipa che lo squadrava torva.
- Lei è una mia amica, Patricia. Pat, Dominic.- Jennifer li
aveva presentati, non senza aver guardato la sua amica con aria di rimprovero,
quella battutaccia poteva risparmiarsela.
I due si erano stretti la mano non molto convinti, Jennifer
sperava che Patricia fosse abbastanza soddisfatta e li lasciasse soli. L’amica
però non accennava ad alzarsi.
Si erano seduti, Patricia aveva cominciato a guardare il
ragazzo incuriosita più del dovuto. Aveva già visto quella faccia, solo non si
ricordava dove, lo stava studiando per cercare di farsi venire qualche idea. Un
amico di Susan? No, ne dubitava, se ne sarebbe ricordata anche Jennifer.
Dominic si sentiva addosso quello sguardo indiscreto e non
gli piaceva la situazione. Maledisse la sua curiosità e desiderò non aver mai
dato alla ragazza quell’appuntamento. Cercò di fare finta di niente e cominciò a
dire qualche frase di circostanza a Jennifer, tanto per rompere il ghiaccio.
Cominciò a fare qualche battuta, alle quali Jennifer aveva riso, ma l’altra no,
nemmeno per sbaglio.
Insomma, ma che accidenti voleva quella? Ma chi l’aveva
chiamata? Dominic pensò che se lui aveva cominciato male con quel ritardo, anche
quella Jennifer non è che avesse fatto molto meglio di lui.
Quando una delle cameriere era arrivata al loro tavolo per
prendere i bicchieri ormai vuoti delle ragazze, Dominic aveva ordinato anche lui
da bere e aveva chiesto alle altre due se volessero qualcos’altro. Jennifer
aveva rifiutato, per Patricia quella richiesta servì più che altro a scrollarla.
Era rimasta lì anche troppo, doveva andarsene. Ad occhio e croce quel ragazzo
non le sembrava né un serial killer né un criminale, se mai poteva definirsi
lievemente maleducato per via del ritardo, ma si era scusato con così tanta
solerzia che Patricia pensò che, in fondo, non aveva fatto niente di
irreparabile. La certezza assoluta non poteva averla, ma così è la vita: prima
che Jennifer cominciasse a tirarle i calci sotto al tavolino, giustamente,
decise di togliere le tende.
- Ti ringrazio molto, ma adesso me ne devo andare, vi ho
infastiditi anche troppo. Piacere di averti conosciuto.- gli disse sfoderando un
sorriso a trentadue denti che lasciò ancora più perplesso Dominic. Prima
sembrava che lo volesse uccidere, adesso gli sorrideva in quel modo. Certo
che le donne sono strane… pensò.
Appena era risalita in macchina Patricia aveva scritto un
messaggio con il cellulare all’amica: Non ti azzardare a farti portare a casa
in macchina da quello! Prendi un taxi oppure chiamami! Sono sicura di averlo già
visto, la sua faccia non mi è nuova. Non sembra un pazzo maniaco, ma sta
attenta! A dopo.
Jennifer aveva sentito lo squillo del suo cellulare, si era
scusata e aveva letto, non riuscendo a trattenere una risatina. Patricia stava
davvero esagerando!
Dominic per altro sembrava davvero carino. Non avevano
parlato di niente o quasi che riguardasse la loro vita o, meglio, Dominic non
l’aveva fatto. Lei non poteva saperlo, ma da parte del ragazzo era stata una
cosa voluta. Dopo i primi scambi di battute infatti aveva subito intuito che lei
non sapeva chi fosse, strano ma vero. Ormai non c’era più abituato a
confrontarsi con una situazione simile, non poteva fare un passo che subito
qualcuno lo riconosceva. Lo stava trovando divertente e anche molto rilassante,
quindi aveva fatto in modo che fosse lei a parlare, per poter evitare di parlare
di sé. Forse Jennifer non era di una bellezza stratosferica, non aveva un modo
di fare sicuro che apparteneva alle donne che era solito frequentare da quando
il suo indice di popolarità era salito in quel modo. Era decisamente sotto il
suo target in parole povere. Eppure era stato sufficientemente bene con lei da
avere voglia di invitarla anche a cena. Dopo circa un’ora che stavano là a
chiacchierare decise di invitarla, era stato felice che lei avesse accettato.
Jennifer non poté che stupirsi della scelta del ristorante
che Dominic aveva fatto, anche quello era un locale piuttosto in voga al
momento, per altro arrivando non avevano dovuto nemmeno aspettare molto che li
trovassero un tavolo. La ragazza non si fece troppe domande, l’unica cosa che
doveva fare era avvertire Patricia che avrebbe anche cenato con lui, pronta a
sorbirsi un’altra ramanzina il giorno dopo. Quando l’amica le aveva risposto,
aveva letto il messaggio e si era preoccupata. Aveva scritto tutto in
stampatello e, anche se ovviamente un messaggio di testo scritto non poteva
comunicare anche il tono con cui una cosa veniva detta, Jennifer l’aveva
interpretato come un ordine perentorio.
SCUSATI, VAI IN BAGNO E
CHIAMAMI! TI DEVO PARLARE PIU’ CHE URGENTEMENTE!
Così fece, arrivò in bagno e fece quella chiamata.
Dall’altra parte Patricia le aveva risposto agitatissima.
Era tornata a casa sua sempre con il dubbio aver già visto
Dominic da qualche parte, anche dopo un po’ non era riuscita a togliersi quel
tarlo dalla testa. Seduta sul divano del suo soggiorno stava tentando di
concentrarsi, anche se le veniva da ridere, dato che, non capiva il perché, ma
associava quel Dominic a quel tipo che interpretava la parte di Pipino nel
Signore degli Anelli. Poi pensò che uno di quelli che suonava all’Hard Rock due
sere prima, la sera in cui Jennifer e Dominic si erano conosciuti, era proprio
quell’attore. Com’è che si chiamava? Non se lo ricordava di preciso anche se il
suo nome, come quello di tutto il cast di quel film, era assolutamente alla
ribalta nell’ultimo periodo, non si faceva che parlare di loro. Boyd? Non ne era
sicura, anche perché lo confondeva spesso con l’interprete di Merry. Tra l’altro
i giornali dicevano che era presente anche lui a quella serata.
Dominic. Aveva letto anche quel nome nell’articolo… era
schizzata in piedi e con uno scatto felino, aveva raggiunto la borsa dove teneva
il suo portatile, frettolosamente l’aveva acceso e si era collegata ad internet
cercando foto della serata, sicuramente sul web le avrebbe trovate dato che era
stato un vero e proprio avvenimento quello.
- Pat ma che hai da agitarti tanto, si può sapere?- le
aveva chiesto Jennifer.
- Sei a cena con quello che ha fatto Merry! Dominic
Monaghan!-
Jennifer si era messa a ridere. - Ma che diavolo stai
blaterando! Ma chi diavolo è Merry?-
- Io non blatero! Il Signore degli Anelli, l’abbiamo visto
insieme, non te lo ricordi? C’era anche lui l’altra sera all’Hard Rock! E si
chiama Dominic! E poi ho visto le foto! E’ lui Jen!-
L’altra non credeva alle proprie orecchie. - Non credo che
sia l’unico Dominic sulla faccia della terra…- aveva ribattuto.
- Ma sei tosta! Ti ho detto che ho visto le foto!-
- No, dai, ti stai sbagliando, figuriamoci se uno del
genere uscirebbe mai con una come me!-
- Va bene, non crederci, fai un po’ come ti pare!- aveva
esclamato l’altra. - Allora buona serata!- detto questo aveva riattaccato,
Jennifer aveva sorriso e si era tolta il telefono dall’orecchio riappoggiandolo
nella sua borsa. Patricia a volte prendeva davvero delle belle cantonate.
Dovette ricredersi quando, mentre tornava al tavolo, si era
fermata giusto due metri prima di arrivare vedendo che Dominic era alle prese
con due ragazze. Lui era di spalle, non poteva vedere che stava tornando, ma
Jennifer vide benissimo che stava firmando un autografo. Le prese il panico, non
era a neanche due metri da lui e sentì il discorso che stava facendo con quelle
che, evidentemente, erano due sue fans. Si girò nella posizione opposta e tornò
in bagno quasi correndo, riprese il telefono e chiamò nuovamente Patricia.
- Avevi ragione! E adesso che faccio?-
Era stordita, quasi impaurita. Certo, avrebbe potuto
tornare al tavolo come se niente fosse e fingere di non sapere nulla, ma sapeva
che non sarebbe stata mai capace di farlo. Un suo difetto, che a volte era un
pregio, era che se anche mentiva con le parole, l’espressione del suo viso la
tradiva sempre. Ci vollero cinque minuti buoni di chiacchiere al telefono con
Patricia perché si tranquillizzasse un po’, l’amica le fu davvero utilissima, la
convinse a tornare al tavolo. Dopo aveva rimesso per l’ennesima volta il
cellulare nella borsa era uscita dal bagno. Aveva intenzione di fare come
Patricia le aveva consigliato: in fondo non era cambiato nulla, doveva stare
solo tranquilla, si ripeteva di esserlo mentre camminava a passi lenti verso il
tavolo, dove Dominic l’aspettava.
- Pensavo ti fossi persa… tutto bene? Mi sembri strana.- Le
aveva chiesto guardandola mentre si sedeva.
Al diavolo l’autocontrollo!,
pensò Jennifer. Lei e la tranquillità non erano state due entità tanto separate
e diverse come in quel momento.
- Il tuo nome è Dominic, giusto?- gli chiese di punto in
bianco.
L’altro la guardò perplesso. - Sì…- le rispose titubante.
- E poi?-
Le sorrise, era tutto chiaro. Era durato poco, ma era stato
divertente. Le disse chi fosse precisamente, continuando comunque a sperare che
la serata sarebbe stata divertente anche se non poteva più crogiolarsi nell’idea
di essere solo un semplice ragazzo che aveva invitato una ragazza fuori.
Quello che gli piacque di più di quella serata fu che
Jennifer, dopo quella scoperta, non cominciò ad essere più carina o a
dimostrarsi più disponibile con lui. Inizialmente era decisamente imbarazzata,
non reggeva il suo sguardo e sembrava piuttosto distratta, come se qualcosa la
stesse preoccupando. Da principio Dominic doveva ammettere di aver trovato
quella reazione assolutamente fuori luogo e anche un po’ pesante, tuttavia dopo
un po’ le cose erano cambiate.
Anche se si stava maledicendo per la seconda volta di aver
invitato quella ragazza, ormai era in ballo e doveva ballare. Una situazione
simile sarebbe stata l’ideale per divertirsi un po’ alle sue spalle, ma non
volle farlo per non complicare le cose. In modo del tutto opposto, ritenendo che
gli convenisse infatti, aveva cercato di metterla a suo agio, riuscendoci in
nemmeno molto tempo, non aveva dubbi del resto su questo punto di vista, lo
sapeva che era bravo a fare queste cose. Quello che non si aspettava era stato
che, una volta che Jennifer si era tranquillizzata, si era divertito molto anche
lui.
Era carina quella ragazza, dolce, se si guardava dietro il
trucco e i vestiti che portava poteva sembrare una ragazza d’altri tempi. Era un
po’ impacciata, questo sì, ma quel modo di comportarsi Dominic l’aveva letto
come reale, comparandolo al modo di porsi decisamente impostato di certe ragazze
che calibravano ogni minimo movimento con pose studiate per apparire in un certo
modo.
Alla fine della serata gli era sembrato naturale chiederle
se potevano vedersi nuovamente, aveva respirato un’altra aria e voleva ripetere
l’esperienza, anche se non si spiegava bene il perché. In quel periodo di certo
non era in cerca di una storia, piuttosto se si approcciava con il gentil sesso
era solo ed esclusivamente per un motivo, sapeva che invitandola ad uscire
nuovamente le avrebbe dato un’idea sbagliata dei suoi intenti nei suoi
confronti. In ogni modo non poté impedirselo, appena era arrivato sotto casa di
Jennifer, le aveva fatto la sua proposta.
- Io sono fermo in città in questi giorni. Se ti va che ne
dici se ci rivedessimo?-
Jennifer era rimasta un momento perplessa. Quel ragazzo le
piaceva, e anche molto, si era imposta di godersi la serata e basta, senza stare
tanto a pensare se l’avrebbe voluta rivedere o meno, anche se non ci contava
dato che era anche un attore piuttosto famoso. Si era attorcigliata una
ciocchetta di capelli attorno ad un dito, un gesto che faceva spesso per
mascherare l’imbarazzo.
- Va bene…- gli aveva risposto.
- Allora ti chiamo.-
Jennifer aveva annuito, poi, dopo che si erano salutati,
era scesa dalla sua auto.
Era salita a casa sua, straordinariamente la serratura non
le fece scherzi. Sploffy le venne incontro per salutarla, o forse perché voleva
dei croccantini extra. Jennifer gli aveva riempito la ciotola e, mentre il micio
pigramente si era avvicinato per mangiarne un po’, gli aveva grattato la testa.
- Ho passato una bella serata, sai Sploffy?-
Il gatto mangiava, non sembrava voler dare una gran
soddisfazione alla sua padrona. Data l’ora decise di non telefonare a Patricia,
avrebbe rimandato il racconto della serata al giorno successivo, anche se aveva
molta voglia di raccontare i fatti all’amica. Si addormentò felice.
In tarda mattinata Dominic si era presentato a casa di
Jonathan con un bel sorriso stampato in faccia. L’amico, che gli aveva aperto la
porta ancora intontito dal sonno benché fossero le undici passate, aveva letto
in quell’espressione soddisfatta che evidentemente, l’appuntamento con quella
Jennifer, doveva essere andato piuttosto bene. Non ebbe il tempo di chiedere
niente, perché Dominic lo investì con le parole ancora in piedi sulla porta.
- E non ci siamo proprio! Sei proprio una frana! Non sei
capace a dare dritte sulle donne!-
Jonathan l’aveva guardato e non aveva capito. - Ma che
farfugli?-
- Jennifer… mica le hai reso tanta giustizia…-
- Dom e che cazzo, l’avrò vista per due minuti scarsi, per
di più era anche buio. Anche troppo se mi ricordavo del suo sedere!-
- Appunto, guarda che mica c’ha solo quello la ragazza…
oltre ad un bel culo c’ha anche delle gran belle tette!-
L’altro rise e lo fece entrare. Era il solito Dominic.
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Capitolo 4 *** Una rimpatriata tra deficienti ***
Nuova pagina 1
Capitolo 4
Una rimpatriata tra deficienti
Quel sabato mattina Jennifer e Patricia si erano date
appuntamento in centro per fare una passeggiata e andare a pranzo insieme dopo
con Susan. Patricia innanzi tutto voleva sapere come fosse andata la serata
precedente, Jennifer le aveva sommariamente raccontato come erano andate le
cose.
- Non ci posso credere che sei uscita con un attore!- le
aveva detto colpita.
- A chi lo dici…-
- Comunque le cose non cambiano, capito?- l’aveva
interrotta in modo deciso l’amica, puntandole un dito contro il naso. -
L’incosciente l’hai fatta ugualmente e il tipo può anche essere ricco e famoso,
ciò non toglie che devi stare super attenta, forse proprio perché fa quella vita
dovresti esserlo ancora di più.-
- Io sto solo cercando di immaginarmelo come un ragazzo
qualsiasi. Insomma, è una persona prima di essere un attore. No?- aveva detto
Jennifer mentre le due ragazze erano impegnate a guardare la vetrina di un
negozio di vestiti.
- Sì, certo, chi dice che non è così. Solo ti dico di stare
attenta. Mi dispiacerebbe se ti trovassi a starci male per uno che magari non
valeva la pena di frequentare.-
Jennifer sorrise a Patricia. - Sì, lo so che lo dici solo
perché ti preoccupi per me. Stai tranquilla: ti giuro che lo pianto se non
dovesse rivelarsi una bella persona. Non me ne frega niente se è un attore. Del
resto l’ho conosciuto per caso, mica me lo sono andato a cercare.-
Patricia, dopo che le ragazze avevano ricominciato a
camminare, aveva incominciato a ridacchiare senza una ragione apparente, l’altra
ne aveva chiesto il motivo.
- Pensavo alla faccia che farà Susan quando lo saprà!-
- E che c’è da ridere?- aveva chiesto ingenuamente
Jennifer.
- Secondo me diventa verde dall’invidia!- Aveva detto
ricominciando a ridacchiare. Non che Patricia non fosse affezionata a Susan
quanto lo era Jennifer, solo era un po’ più cosciente delle limitazioni e dei
difetti della loro amica. Jennifer le sorrise a sua volta prima di rispondere.
- E perché dovrebbe essere gelosa di una sfigata come me,
scusami? Ha tutto per non esserlo!-
Patricia si fermò di scatto e guardò severamente l’amica
davanti a sé.- Per prima cosa, tu non sei una sfigata. Per seconda cosa non hai
niente e dico, assolutamente niente in meno di Susan. Se mai hai qualcosa in
più, l’unica cosa che ti manca è un po’ di fiducia, e magari dovresti fare più
pensieri positivi.-
Patricia ci aveva visto giusto in effetti. Quando Susan
aveva saputo quella cosa aveva veramente avuto un potente attacco di gelosia,
specialmente perché era stata proprio Jennifer ad avere quella fortuna
incredibile. Alla domanda su come andasse con il suo PR lei aveva risposto
benissimo, omettendo volutamente che il simpatico tipo, dopo essere andato a
letto con lei la stessa sera in cui si erano conosciuti, non l’aveva più
cercata. Susan non sopportava di essere stata scavalcata così: lei aveva visto
benissimo Monaghan quella sera all’Hard Rock, aveva ballato nelle sue vicinanze
per un bel po’, e lui non l’aveva minimamente notata, faceva il cretino con
alcuni dei suoi amici e sembrava non aver minimamente apprezzato i suoi
ancheggiamenti. Non che lei avesse puntato volutamente a lui in verità, ma
riteneva che non fosse giusto quello che era successo. Non era concepibile che
Jennifer, quella sfigata decisamente poco sveglia che non sapeva fare altro che
sorridere e annuire, avesse conosciuto un attore tanto famoso e fosse riuscita a
farsi invitare ad uscire da lui. Ovviamente fece buon viso a cattivo gioco,
anche se non poté troppo nascondere il suo fastidio. Patricia notò che il suo
sorriso era ipocrita, che in verità la cosa la infastidiva, ma dopo che si erano
lasciate ed era rimasta sola con Jennifer non aveva voluto rimarcare la cosa.
Del resto non è che ne fosse poi così convinta anche lei, forse stava esagerando
e non voleva sembrare all’amica una rompiscatole.
***
- Ti sei definitivamente rincoglionito!- aveva commentato
Jonathan al fatto che Dominic la sera prima, come l’aveva finemente definito
lui, era andato in bianco e sembrava perfettamente cosciente e anche contento
della cosa.
- Mica che si può sempre trombare con tutte, eh! Questa non
è il tipo.-
- E com’è che vuoi uscire di nuovo con una che non è il
tipo che tromba?-
- Per variare un po’.- aveva risposto tranquillamente
Dominic, senza dare troppo peso alle chiacchiere di Jonathan. Lo sapeva da sé
che era strano, ma gli andava e non aveva certo niente di cui vergognarsi.
Aveva già voglia di richiamare Jennifer, magari l’avrebbe
invitata a cena per il giorno successivo, quella sera aveva già il suo impegno
del sabato sera: sbronza o magari la famosa trombata, se non entrambe le cose.
In effetti non è che tutti i sabati sera partisse così la cosa, ma di fatto,
novanta su cento, capitava.
Stop con le ramanzine, Dominic lo sapeva che stava facendo
una marea di cazzate in quel periodo, però ormai era quello il suo stile di vita
e il mondo che frequentava, s’era adattato e ci stava proprio come un pesce
nell’acqua. Ogni tanto rimpiangeva un po’ la semplicità di certe cose, gli
mancava l’aria di casa sua. In quei momenti, lavoro permettendo, piazzava il
sedere sull’aereo e tornava a Manchester, dove stava il problema? Viveva
benissimo, ed era abbastanza adulto da poter decidere cosa fare della sua vita.
Però, in fondo, mica era tanto sicuro di quella cosa. Ci
stava appunto riflettendo prima di uscire quella sera, stava davanti allo
specchio mentre si aggiustava i capelli con il gel. Ripensava ad una cosa che
gli aveva detto Billy la sera del concerto all’Hard Rock, se la ricordava
probabilmente proprio perché l’amico doveva avergliela detta quando ancora era
abbastanza sobrio da capire cosa gli altri gli stessero dicendo. Dominic
nell’ultimo periodo aveva frequentato poco Billy: un po’ era stata la lontananza
e i rispettivi impegni di lavoro, un po’ era stata colpa dell’odiosa compagna
dell’amico, Kirsten, quello stoccafisso di bancaria acida come lo yogurt andato
a male. Non si poteva certo dire che Dominic l’adorasse, e la cosa era molto
reciproca: Kirsten pensava a Dominic come al fumo negli occhi infatti, per usare
la metafora più edulcorata possibile. Certo, perché precisa com’era, lei non
avrebbe mai usato una terminologia colorita, figuriamoci. Che accidenti ci
trovasse uno come Billy in lei proprio non l’aveva mai capito, in ogni modo
vivevano insieme ad Edimburgo da qualche mese ormai, dove lei lavorava in una
banca e filavano d’amore e d’accordo; Billy poi sembrava in estasi quando
parlava di lei. I gusti son gusti, non andiamo tanto per il sottile,
continuava a ripetersi Dominic che, sebbene fosse felicissimo per il suo amico,
nutriva dei forti sospetti su quanto effettivamente Kirsten fosse presa da lui.
Sperava di sbagliarsi, che quella sensazione fosse dettata solo dalla forte
antipatia che nutriva per quella donna, anche se in genere aveva un buon fiuto
per certe cose.
Quella sera all’Hard Rock, Billy pareva un po’ sottotono,
proprio perché miss vasetto-di-yogurt non aveva potuto seguirlo negli Stati
Uniti in quell’occasione. Dominic l’aveva bonariamente sfottuto un po’ per
fargli fare una risata con una delle solite battute magari poco fini che
riusciva ad inventare sul momento. Billy ad un certo punto l’aveva guardato
molto serio, capitava spesso che assumesse quell’espressione tranquilla e
rilassata, come poi lui era sempre, ma anche nel frattempo estremamente seria. -
Ti auguro di provarla presto una cosa del genere Dom, non hai idea di quanto sia
bello quando ti manca così tanto una persona da pensarci ogni cinque minuti. Ti
farebbe bene innamorarti, almeno forse ti toglieresti anche di dosso questa posa
da super star che hai preso.-
Lì per lì Dominic si era messo a ridere e non ci aveva
pensato, poi però quella frase gli era tornata improvvisamente alla memoria e ci
si era soffermato suo malgrado.
In quel momento, in ogni modo, aveva decisamente altro da
fare, tipo uscire di casa, mettersi in macchina ed andare all’appuntamento con
Jonathan.
Quella sera era pure aria di rimpatriata: Elijah era
straordinariamente a Los Angeles anche se per pochi giorni, ovviamente c’era
anche Billy che sarebbe ripartito il giorno seguente.
A mezzanotte Dominic, dopo circa un’ora che lui e gli altri
erano entrati in un locale, era già serenamente brillo, sulla via per essere
sbronzo in capo ad un’altra ora.
Tra le varie chiacchiere che erano state fatte Dominic
aveva parlato anche di Jennifer. La cosa più carina che aveva detto di lei era
stata definirla un po’ lenta. Aveva marcato molto su alcuni suoi presunti
difetti:- A volte le parli e pare non capirti, poi non so se fa finta ogni tanto
di imbarazzarsi o se lo fa davvero. Lasciamo poi perdere come si veste e come si
trucca. In ogni modo mi ci sono fatto un sacco di risate, peccato che lei non lo
sa nemmeno perché ridevo ieri sera. La tipa per farla breve non pare
eccessivamente sveglia. La cosa migliore? C’ha un culo che parla da solo! Anche
se poi, nell’insieme, te ne trovo parecchie molto meglio di lei.-
Jonathan aveva aggiunto: Mi avevi anche accennato ad un bel
davanzale però…-
Dominic, dopo essersi portato la bottiglia di birra alle
labbra, con la stessa mano aveva appena alzato l’indice verso l’amico
indicandolo:- Giusto!-
Gli altri al tavolo avevano riso. - Comunque ha ragione
Jonathan, Dio solo lo sa come ragioni, che cazzo ci esci a fare un’altra volta
dato che ha tutte queste gran qualità?- aveva osservato Elijah, che se anche si
stava divertendo trovava che l’amico fosse stato un po’ troppo stronzo.
Billy non aveva commentato, ma era palese che
disapprovasse, Dominic l’aveva capito al primo sguardo.
- Perché mi diverto.- aveva risposto alla domanda di
Elijah. - E perché lei, semplice com’è, non se ne accorge nemmeno perché mi
diverto. E poi chi ve l’ha detto che prima o poi non le faccio l’enorme favore
di farmela?-
La discussione era caduta subito dopo, Elijah aveva
cambiato argomento, ma Dominic si era presto rotto le scatole di ascoltare
quello che dicevano i suoi amici che giocavano ad essere tanto più posati di
lui. Aveva cominciato a guardarsi intorno, non potendo fare a meno che l’occhio
gli cadesse sulle gambe bene in vista della bionda che guardava lui e gli altri
seduti al suo stesso tavolo da un pezzo. La ragazza gli aveva sorriso, lui aveva
ricambiato alzando la bottiglia di birra che aveva in mano, a mò di brindisi.
Magicamente, dopo cinque minuti, le altre ragazze al tavolo con lei si erano
alzate, sparendo tra la folla.
- Lij, Lij…- Dominic, appoggiando la mano sul braccio
dell’amico, ne aveva richiamato l’attenzione.
- Guarda quella…- gli aveva detto indicandogli
discretamente il tavolo dove la bionda era rimasta sola. Anche il resto della
combriccola si era girata verso l’obiettivo, cercando di essere più discreta
possibile.
- Mh, però!- aveva commentato Jonathan girandosi verso
Dominic, dopo aver guardato la ragazza in questione.
- Notevole, decisamente… ma qual’è il problema?- chiese
Elijah che non capiva perché Dominic gli aveva chiesto di guardare quella
ragazza.
- Partono le scommesse: di che colore sarà mai il filo
interdentale che porta adagiato su per il culo?-
Jonathan ed Elijah scoppiarono a ridere, effettivamente
dalla corta minigonna che la ragazza portava, usciva chiaramente fuori un
minuscolo perizoma: la cosa doveva essere palese a chiunque l’avesse avuta nel
campo visivo quella sera. Billy invece fece una rimostranza alla battuta di
Dominic.
- Dom, sei sempre più bestia!-
- E non fare tanto il moralista! Si scherza. Dai Billy,
secondo te?- lo incitò l’altro.
Billy l’aveva guardato un po’ di traverso, poi, per non
sembrare troppo musone, si era girato verso la ragazza. - Non lo so, è troppo
buio, comunque scuro. E in ogni modo le mutande di quella proprio non mi
attirano.-
- Ma nemmeno a me, che ti credi? M’interessa molto più
quello che c’è sotto!-
- Quel poco che c’è sotto… è tutto all’aria!- aveva
aggiunto Elijah. - Secondo me è viola comunque.- disse concludendo.
- Blu.- aveva ribattuto Jonathan.
Dominic si era alzato in piedi. - Ve lo so ridire
domattina.- commentò, fece un cenno di saluto e si avviò al tavolo di quella
tipa. Dopo cinque minuti di sorrisini, ammiccamenti, e stronzate che partivano a
raffica, Dominic già non ne poteva più di sentirla parlare, era un tormento.
Guarda te che tocca fare per scoparsele, Cristo Santo!, stava ripetendo
nella sua mente, mentre annuiva fingendo di ascoltarla. Fortunatamente non era
una che si faceva pregare, dopo nemmeno molto avevano deciso di andarsene,
diretti a casa della ragazza.
Dominic era tornato al tavolo dei suoi amici mentre l’altra
era andata a cercare la sua compagnia per dire che se ne andava. Elijah gli
aveva ricordato a che ore si sarebbero trovati tutti per andare fuori a pranzo
il giorno seguente, poi Dominic aveva dato la buonanotte a tutti, non prima di
essersi sorbito battute varie sulla situazione. Mentre se ne stava andando
Jonathan lo fermò.
- Dom aspetta un momento!-
L’altro si era girato e l’aveva guardato incuriosito.
- Non scordarti di farci sapere il colore delle mutande
della tipa!-
Elijah rise. - Sì, infatti, vogliamo una prova ovviamente!-
- Che banda di segaioli che siete!- li apostrofò Dominic
ridendo. - Ok, vi faccio contenti come posso!- aveva detto, poi era andato via.
Qualche ora più tardi si era svegliato accanto alla tipa
della sera prima che dormiva accanto a lui. Era mattina presto, erano circa le
sette, senza fare rumore si era alzato, aveva raccolto i suoi vestiti e se li
era rimessi. Dirigendosi alla porta l’occhio gli era casualmente caduto su una
piccola macchietta scura per terra, guardando bene aveva visto che era il famoso
perizoma. Gli era venuto da ridere, si era trattenuto per non fare rumore,
quindi, sempre ricordandosi della discussione idiota della sera prima, aveva
tirato fuori il suo cellulare per fare una foto a quell’oggetto. Improvvisamente
si era fermato: un po’ gli sembrava davvero idiota fare una cazzata simile, da
una parte invece ne aveva pensata una anche peggio. Era come nei cartoni animati
quando sulle spalle del personaggio appaiono un angioletto da una parte e un
diavoletto dall’altra. A Dominic, manco a dirlo, era sempre stato più simpatico
il diavoletto.
Volevano una prova i suoi amici? E una prova avrebbero
avuto. Cosa sarebbe stato meglio se non l’oggetto stesso della discordia? Lo
raccolse e lo mise nella tasca dei suoi jeans, dando sfogo alle risate solo
quando si era trovato fuori dall’anonimo appartamento della ragazza.
Doveva veramente ammettere che, quando ci si metteva, era
veramente un cretino di prima categoria!
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Capitolo 5 *** In bocca allo squalo ***
Nuova pagina 1
Capitolo 5
In bocca allo squalo
Dominic, dopo essersi svegliato quasi a mezzogiorno, si era
infilato sotto la doccia in fretta. Elijah, Jonathan e Billy sarebbero passati
tra non molto e se non si sbrigava sarebbe stato in ritardo. Aveva dormito
decisamente poco, tuttavia era abbastanza abituato a quello stile di vita ormai,
e la cosa non gli creava nessun problema. In ogni modo, tempo dieci giorni,
sarebbe partito per le Hawaii per girare una fiction televisiva: si trattava di
un altro mese di lavoro dopo le due settimane all’inizio di marzo che aveva già
passato nell’isola del Pacifico, niente di particolarmente faticoso o
impegnativo, in ogni modo sperava che sarebbe servito a rimettere un po’ il suo
stile di vita in carreggiata. Dormire regolarmente, mangiare regolarmente,
niente nottate come quella appena passata, bere moderatamente. Insomma, sperava
che gli avrebbe fatto bene. Una cosa che sicuramente avrebbe giovato al suo
umore senza bisogno di andarsene fino alle Hawaii, sicuramente, era chiamare
Jennifer e uscirci.
A dispetto di tutte le stronzate che aveva raccontato agli
amici, per Dominic i difetti di Jennifer non erano motivo di un divertimento
così cinico, quello che aveva fatto la sera precedente, se pur non ne andava
molto fiero, era stato solo darsi un tono a scapito di quella ragazza. Sì, il
modo di fare di lei gli piaceva, lo divertiva anche, ma ciò non significava che
la considerasse una scema. Mentre si asciugava, appena uscito da sotto la
doccia, aveva partorito una delle sue idee un po’ strane. Un appuntamento
classico sarebbe stato troppo banale: un bel ristorante, una cena… insomma,
quello che faceva un po’ con una qualsiasi per portarsela a letto. Con Jennifer
si divertiva davvero, non voleva che finisse tutto banalmente in un
bell’incontro di ginnastica sotto le coperte. Certo, influiva sicuramente anche
il fatto che era vero quello che aveva detto a Jonathan la mattina precedente:
Jennifer, sinceramente, gli sembrava una brava ragazza, nonostante il modo in
cui si truccava e si vestiva. Da parte sua quindi non aveva secondi fini, né di
natura sessuale né sentimentale, quelli poi… voleva solo stare con lei perché lo
aveva fatto sentire semplice. Sì, semplice.
Probabilmente era solo una grossa stronzata, ma era una
sensazione che non provava più da un po’ e gli era piaciuta.
Poi, certo, era ovvio che quello che sarebbe venuto fuori
da quel rapporto, sarebbe venuto: Dominic, come regola generale, s’imponeva
sempre di vivere sul momento, seguendo le vibrazioni che coglieva nell’aria.
Aveva un impulso improvviso? Raramente si fermava a rifletterci su quando
sentiva di poterlo fare. Quindi era ben probabile che anche con Jennifer sarebbe
andata così.
Aveva appena finito di vestirsi quando la bandaccia
aveva suonato alla sua porta, aprendo se l’era trovata davanti al completo, più
Ethan, un amico di Jonathan. Nemmeno avevano messo piede in casa che Jonathan
l’aveva preso in giro per la storia della sera prima.
- Allora, queste mutande, caro il nostro tombeur de
femmes…-
Dominic rise maliziosamente, mentre s’infilava una giacca
che aveva preso dall’attaccapanni all’ingresso di casa sua. - Aspettatemi qui.-
disse poi.
Gli altri si erano guardati con aria dubbiosa e un po’
impaurita:- Dimmi che non l’ha fatto…- aveva affermato Billy che lo sapeva
capace di una cosa del genere. Ethan era l’unico che, non essendo presente ai
fatti, era rimasto per un momento perplesso non capendo che stesse accadendo.
Dominic era tornato subito indietro, stringendo in mano quello che Billy temeva.
- Allora… non è blu, non è viola, è nero! La ragazza non è
molto fantasiosa, e io vi posso dire che non lo è solo nel vestiario… Per forza
di cose decreto la vittoria a Billy, che se anche si è mantenuto nel vago, è
l’unico che ha risposto quasi bene. Ecco il trofeo!- dicendo questo aveva
lanciato l’indumento intimo verso Billy che si era un po’ spostato, lasciandolo
cadere a terra mentre gli altri ridevano più o meno tutti di gusto alla
scenetta.
- Dom, ma che schifo! Sono un paio di mutande usate di una
perfetta sconosciuta e me le tiri addosso?-
- Hai vinto! Ti consegnavo il premio!- aveva detto andando
verso di lui e raccogliendole. Poi si era avviato verso la cucina e le aveva
buttate nella spazzatura.
Dopo l’allegra combriccola era uscita, a godersi le ultime
ore che Elijah e Billy avrebbero passato nella caotica Los Angeles per quella
volta.
***
Poco dopo pranzo, Dominic non era nemmeno tornato a casa
sua, mentre guidava aveva preso il suo telefono e aveva chiamato Jennifer,
sperando che fosse libera per il pomeriggio.
Alla risposta affermativa della ragazza, che era ancora in
centro con Patricia dirette alla loro auto, si rallegrò subito. Non volle dirle
dove l’avrebbe portata, disse che voleva farle una sorpresa, quindi le aveva
raccomandato di vestirsi molto comoda e di farsi trovare pronta tempo una
mezz’ora.
Jennifer aveva staccato il telefono e aveva sorriso.
Patricia era rimasta per un momento perplessa.
- Una sorpresa? Mh…-
- Dai, ora non fare subito la guastafeste! Mi sembra così
carino invece come gesto.-
Si erano sbrigate ad andare all’auto, Jennifer dopo a casa
sua, sotto la supervisione dell’amica, si era cambiata cercando di vestirsi come
Dominic le aveva suggerito.
- Ma secondo te che vuole fare?- aveva chiesto a Patricia
mentre si allacciava i jeans che aveva messo sotto ad una semplice maglietta di
cotone bianca con dei disegni all’altezza del petto.
- Non ne ho idea… una passeggiata in centro no davvero.
Forse ti porta fuori città.-
- Questo era abbastanza facile da capire.- aveva commentato
quando aveva finito di allacciarsi le scarpe da ginnastica. Si era legata i
capelli in una cosa di cavallo, poi si era alzata dal suo letto e si era seduta
alla toletta che stava in un angolo della sua stanza da letto. Aveva fatto per
ritoccarsi il trucco, Patricia l’aveva raggiunta.
- Che hai intenzione di fare?- le chiese preoccupata.
Jennifer le aveva sorriso. - Mi aggiusto un po’.-
- No, non lo fare… se la situazione è casual non ci puoi
andare truccata come ad un pranzo di gala! E poi, una volta tanto, potresti
anche alleggerirlo questo trucco, provo a convincerti da quando ti conosco!-
Jennifer aveva inclinato un po’ la testa e si era guardata
nello specchio. Si era sciacquata il viso appena arrivata a casa e in quel
momento l’unica cosa che aveva sulla pelle era la crema idratante che usava. Con
un’espressione poco convinta si era accinta a rispondere all’amica.
- Ma così faccio schifo!-
Patricia aveva scosso la testa guardandola. - Non è vero!-
aveva ribattuto. - In ogni modo non ti dico di non truccarti affatto, solo ti
dico di non appesantirti troppo.-
Dopo un po’ di prove Patricia era riuscita a non farle fare
come il suo solito, entrambe convennero che il risultato non era male, anche se
Jennifer continuava a guardarsi scettica. Non avevano molto tempo in ogni modo
per i ripensamenti, Patricia aveva insistito per andare via prima che lui
arrivasse, non ci teneva a rivederlo. Aveva salutato Jennifer e fatto una
carezza al gatto, poi era andata via, giusto in tempo per vedere Dominic
arrivare e accostare in doppia fila davanti l palazzo, fortunatamente lui non
l’aveva riconosciuta. Da lontano l’aveva visto scendere dall’auto e
appoggiarcisi sopra tirandosi fuori di una tasca il suo cellulare. Jennifer le
aveva detto che erano rimasti d’accordo che lui le avrebbe telefonato perché
scendesse appena arrivato. Era vestito anche lui piuttosto semplicemente, cosa
che glielo fece rivalutare un bel po’: scarpe da ginnastica, un paio di
comunissimi jeans e una polo a righini bianche e celesti di Lacoste. Patricia
avrebbe voluto andarsene via, ma dato che Dominic proprio non l’aveva vista ed
era abbastanza tranquilla che non avrebbe fatto figuracce, era rimasta per un
momento ad osservare la scena.
Jennifer era uscita e si erano salutati, lui le aveva
aperto la portiera dell’auto, una cosa che l’aveva talmente tanto stupita che
quasi quasi si sarebbe messa anche a ridacchiare. Jennifer gli aveva fatto un
bel sorriso, quel ragazzo nonostante tutto doveva piacerle già un bel po’, si
notava. Per lo meno lei, che la conosceva bene, era abbastanza sicura di questo.
Jennifer prima di fidarsi di un uomo ci metteva sempre parecchio, era molto
infatti che non usciva con un ragazzo proprio per questo motivo. Dopo essere
uscita da una relazione un po’ catastrofica per il suo ego si era chiusa ancora
di più. E per sortire quell’effetto in lei, in così poco tempo, quel Dominic
doveva veramente aver colpito qualcosa.
- Buona fortuna Jen…-disse ad alta voce mentre l’auto
s’immetteva nuovamente in strada, sparendo al primo incrocio. Sperava davvero
tanto che l’avrebbe avuta.
Dominic aveva volutamente indirizzato la conversazione in
modo da non dare modo a Jennifer di chiedere dove stessero andando. Non voleva
rivelarle nulla, anche se poi doveva ammettere che non aveva avuto un’ idea così
originale in fin dei conti. In ogni modo sperava che le sarebbe piaciuta come
trovata.
Erano usciti da Los Angeles, prendendo l’autostrada in
direzione nord. Jennifer non usciva mai dalla città, quindi non aveva la minima
idea di dove la stesse portando. Per di più si vergognava a chiedere, sapeva che
era una cosa stupida, ma non poteva farci niente. Sempre chiacchierando di cose
futili, dopo un bel po’ che viaggiavano, Dominic finalmente aveva imboccato
un’uscita dell’autostrada.
Universal City. Jennifer fece mente locale, e si ricordò
che qualcuno le aveva detto di quell’uscita dell’autostrada. Non ci volle molto
per ricordarsi che era stata Patricia quando le aveva raccontato della giornata
che aveva passato agli Universal Studios.
- Allora sono gli Universal Studios la nostra meta?- aveva
chiesto.
- Ebbene sì, proprio lì. Mi dispiace di non averci pensato
prima, sarebbe stato più bello se ci fossimo andati fin dalla mattina. Facciamo
fino a dove possiamo, ok? Ci sei mai stata?-
- No, non ho mai avuto occasione ma è una cosa che mi
sarebbe sempre piaciuto fare.-
Dominic, data la risposta di Jennifer, si gongolò un po’
tra sé e sé per aver avuto quella buona idea. E poi era sicuro che si sarebbe
divertito, anche se lui il parco l’aveva già visto gli faceva piacere
ritornarci.
Arrivati al parcheggio, prima di scendere dall’auto si era
messo un cappellino da basket in testa, Jennifer pensò che fosse per
mimetizzarsi un po’ tra la folla. Dopo averlo visto fare quel gesto era scesa e
si era legata in vita la felpa che si era portata. Faceva caldo di giorno, ma
siccome Dominic non le aveva detto né la meta né l’ora di ritorno, dato che la
sera il clima era piuttosto fresco anche in California a fine marzo, se l’era
portata dietro all’insegna del non si sa mai.
Essere fifoni era un gran brutto difetto in quel parco,
purtroppo Jennifer ne era assolutamente affetta, e più volte aveva fatto ridere
Dominic date le sue reazioni a tante cose che avevano visto. Aveva cominciato a
spaventarsi a morte fin dalla gita a bordo di un trenino "Trolley", che lungo il
percorso effettuava fermate nei luoghi più interessanti degli studi
cinematografici. A volte si fermava dove ancora stavano girando dei film di
prossima uscita, su dei veri e propri set cinematografici funzionanti che
Jennifer trovò molto interessanti. Purtroppo per lei le cose erano cambiate in
fretta quando si erano trovati sul set di film passati alla storia come “Lo
Squalo”, dove aveva lanciato un urlo che era stato udito anche dalle altre
persone che erano sul Trolley con loro. Effettivamente non si poteva dire che lo
squalo che gli aveva attaccati per finta non fosse credibile, in ogni modo la
cosa fece ridere Dominic che invece, a tutte quelle attrazioni si divertiva
sempre come un matto. La cosa che aveva spaventato di più Jennifer era stata
l’aggressione al trenino di King Kong: si era attaccata al braccio di Dominic
stringendoglielo, a lui era piaciuto quel gesto perché era stato talmente tanto
spontaneo che gli aveva fatto tenerezza.
A Jennifer piacque molto la casa del famosissimo “Psicho”
di Hitchcock, un po’ meno il passaggio sul set di “Jurassic Park” con tutti i
dinosauri ricostruiti ad arte, con tanto di tirannosauro che sembrava voler
attaccare il trenino.
Dopo la gita sul Trolley, Jennifer avrebbe preferito
qualcosa di più rilassante, ma ciò non incontrava né i gusti di Dominic né la
conformazione stessa del parco, che sembrava voler essere solo un grande immenso
parco giochi per impavidi. Per Jennifer, la cosa più traumatica era stato il set
del primo film di Ron Howard “Backdraft: Fuoco assassino”. Per prima cosa erano
stati bagnati prima di entrare, e Jennifer si era sentita morire di vergogna non
appena aveva notato che la sua maglietta bianca, così bagnata, metteva in
bell’evidenza il reggiseno che portava sotto. Se nel frattempo ringraziava
Patricia per averle impedito di truccarsi troppo, dato che il trucco le si
sarebbe sciolto colandole sul viso, non aveva potuto fare a meno di stare per
tutto il tempo con le braccia incrociate sul petto cercando di coprirsi alla
meglio.
E poi c’era tutto questo gran bisogno di bagnarli? Non era
riuscita a spiegarselo almeno fino a che su quel set non si era aperta la bocca
dell’inferno, Jennifer si era stretta a Dominic al culmine della paura: sembrava
di stare in mezzo ad un incendio! I giri sul set di “E.T”. e di “Ritorno al
Futuro” erano stati decisamente meno da cardiopalma per lei che, nonostante
avesse rischiato l’infarto anche in quei casi più volte quel pomeriggio, non
poteva negare di essersi divertita da morire grazie a Dominic.
In serata avevano deciso di trattenersi alla Universal City
Walk adiacente al parco, dove erano andati a cena e avevano passato parte della
serata in un locale prima di tornare a Los Angeles, dove in ogni modo erano
arrivati piuttosto tardi. Jennifer sapeva che la mattina dopo alzarsi e andare a
lavorare sarebbe stato difficile, ma non le importava, aveva passato una delle
più belle giornate degli ultimi anni, non si divertiva così tanto da un bel
pezzo.
Prima di arrivare, Dominic e Jennifer stavano ancora
scambiandosi impressioni sul parco. La ragazza, che un po’ si vergognava delle
sue evidenti reazioni causate dalla paura, aveva quasi cercato di giustificarsi.
- Sono sempre stata una gran fifona, mi basta davvero poco
per spaventarmi a morte!-
Dominic aveva riso:- Non c’è mica niente di male, anzi… se
non altro ti sei divertita.-
- Tantissimo. Grazie. E’ stata una bellissima giornata.-
Dominic non le aveva risposto, aveva staccato per un
momento la mano destra dal cambio mettendola sulla sua che teneva su una coscia.
Jennifer era rimasta colpita da quel gesto, era
semplicissimo, ma un po’ l’aveva imbarazzata dato che era la prima volta che lui
la toccava in quel modo. Per togliersi da quel momento aveva detto la prima cosa
che le era passata per la mente.
- Tanto per dirne una che ti riguarda, pensa che sono
talmente tanto fifona che quando mi hanno detto che nell’ultimo Signore degli
Anelli c’era un ragno gigantesco non ci sono voluta andare!-
- Non hai visto l’ultimo?- le aveva chiesto Dominic dopo
che aveva rimesso la mano sul volante, quasi come se per lui fosse stato
inconcepibile. Jennifer non ci aveva letto quel messaggio però.
- No, del resto è stato traumatico già il primo con tutti
quei brutti orchi e il secondo con quella bestia ossessionata dall’anello… quel
cosino magro magro e un po’ viscido…-
- Gollum?- aveva chiesto Dominic intuendo che Jennifer non
ricordava il nome del personaggio.
- Sì, quel brutto mostriciattolo.-
Dominic aveva riso. Dopo un po’ era stato sotto casa sua,
aveva accostato ed era sceso dall’auto per accompagnarla alla porta, davanti
alla quale si erano salutati dandosi la buonanotte e stabilendo di rivedersi al
più presto.
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Capitolo 6 *** Quanto può essere romantico un ragno gigantesco? ***
Nuova pagina 1
“Lo acchiapperei
x le orecchiotte e lo sgrullerei ben benino!!!”
Oddio Roy, m’hai
fatto scompisciare! Sul fatto delle mutande non so te, ma io immagino che per
una così, ovvero che te la da dopo nemmeno un’ora che ti conosce, magari, che
lui s’è portato via le sue micro mutandine è pure un punto d’orgoglio! Ebbene
sì, Orecchiotto è uno stronzo… in linea con quello che è in “Per colpa di
Nessie”… del resto il personaggio è quello!
Grazie mille
Chu, mi fa un sacco piacere che ti sia piaciuto il primo capitolo, e anche gli
altri in seguito! Fai con tutta la calma che vuoi, tanto non la leva nessuno da
qui… sta qui e non scappa, e manco io scappo! Effettivamente non le si può dare
torto a Jenny nel dire che Gollum è un po’ viscido, no?
Oddio, sul bravo
ragazzo non ci metterei la firma,ecco… un’uscita come si deve è un po’ poco,
però sono contentissima che continui a piacerti la storia Kaori!
Grazie mille,
spero continui a piacervi ancora!!! Bacini a tutti, Mandy!
(Ps: Anch’io
voglio sgrullarlo ben benino per le orecchiotte… basta… non mi fa te venire in
mente ‘ste cose!!! Sigh!!)
Capitolo 6
Quanto può essere romantico un ragno gigantesco?
Dopo l’uscita della domenica, Dominic era stato per qualche
giorno senza farsi sentire. Jennifer, che era stata talmente tanto bene quel
giorno e non vedeva l’ora di rivederlo, aveva cominciato a preoccuparsi arrivata
al mercoledì che forse lui l’aveva trovata noiosa e magari anche un bel po’
stupida per tutti i versi strani che poteva aver fatto agli Universal Studios.
Si era confidata con Patricia e Susan quella sera, esponendo alle due amiche
tutte le sue perplessità. Avevano cenato a casa sua, poi avevano affittato un
film, dopo averlo finito di vedere si erano messe a chiacchierare tra loro.
- Sei paranoica.- le aveva detto Patricia. - Vi conoscete
da una settimana, insomma, non puoi pretendere che da subito diventiate tanto
intimi! Vedrai che ti chiama nei prossimi giorni, stai tranquilla. Poi se non lo
fa, è un cretino!-
Susan continuava a non commentare, si guardava le mani con
aria annoiata e fingeva di non sentire quello che le altre due dicevano. Di
fatto ci godeva sottilmente del fatto che Dominic sembrava essersi già fatto
passare la simpatia per la sua amica, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
- Ma se lo chiamassi io?- aveva detto Jennifer.
- Mh, non so.- aveva risposto perplessa Patricia. - Forse
c’è anche da considerare chi è e il lavoro che fa. Magari è impegnato e aspetta
lui di chiamarti al momento opportuno.-
Jennifer aveva annuito seria, poi aveva guardato Susan che,
seduta su una poltrona del suo piccolo soggiorno, continuava a fingere di non
essere molto interessata.
- Tu cosa dici Susy? Magari te ne intendi un po’ più di noi
di certe cose…-
Susan l’aveva guardata come si poteva guardare una persona
poco intelligente. - Che vuoi dire? No, perché non ti comprendo…- aveva detto.
Jennifer era rimasta per un momento perplessa per via
dell’espressione dell’amica. - No, niente di che, solo che essendo un’attrice tu
magari puoi spiegarmela meglio questa cosa.-
- Ah…- aveva detto distrattamente Susan. - Beh, io non sono
mica ai livelli di Monaghan, per la strada non mi riconoscono. Comunque Jen, non
per fare la pessimista, ma è perfettamente possibile che non ti richiami più.
Sarebbe probabile con un ragazzo normale, figuriamoci con uno così.- Aveva
guardato l’amica poi, e aveva visto un’espressione sul suo viso nettamente
sconsolata. - Hey Jen… non intendevo dire che il problema sei tu, lo sai vero?-
aveva aggiunto dopo, correndo ai ripari.
Jennifer le sorrise. - Ma certo che lo so, non ti
preoccupare!-
- Perché non gli mandi un messaggino per salutarlo? Una
cosa semplice, tipo come va, che fai, un bacio…- aveva detto Patricia.
Jennifer aveva annuito, quindi si era alzata ed era andata
a recuperare il suo telefonino, che aveva lasciato in un posto imprecisato della
casa. Si era seduta nuovamente sul divano accanto a Patricia, con il telefono in
mano, pronta a scrivere. Tutte e tre si erano messe a confabulare su cosa
avrebbe dovuto mettere in quel messaggio. La domanda che stai facendo? fu
eliminata subito, troppo invasiva. Anche l’inizio casuale del tipo mi sei
venuto in mente e volevo salutarti, troppo banale. Concludere con un
bacio era troppo esplicito?
Alla fine delle elucubrazioni mentali delle tre ragazze
questo fu quello che venne fuori: Come va, tutto bene? Volevo solo farti un
saluto. Un bacio, Jennifer. Era abbastanza banale dopotutto, ma non volevano
che fosse una cosa troppo studiata, tanto che lui pensasse che lei ci aveva
pensato quasi mezz’ora prima di mandarglielo, cosa che in verità era successa.
Erano quasi le undici, Jennifer dopo aver inviato il messaggio aveva appoggiato
il telefono davanti alla televisione spenta e si era augurata che lui le
rispondesse.
Dopo nemmeno cinque minuti che le tre ragazze avevano
ricominciato a chiacchierare tranquillamente, il telefono aveva trillato, c'era
un messaggio in arrivo.
Jennifer aveva alzato al testa di scatto guardando il
piccolo apparecchio, le altre due avevano guardato lei che, dopo aver esclamato
- Caspita! Potrebbe essere lui!- , si era alzata di nuovo e aveva preso il
telefono.
L’aspettativa delle altre due era evidente, mentre Jennifer
apriva la cartella dei messaggi in arrivo l’avevano guardata entrambe pendendo
dalle sue labbra. Dopo pochi secondi la ragazza aveva dato il responso.
- Falso allarme. Pubblicità di una nuova tariffa della
compagnia telefonica…- aveva detto sconsolata.
Le altre due non erano riuscite a nascondere un po’ di
delusione.
Quando dopo un po’ le ragazze erano tornate a casa loro,
Dominic non aveva ancora risposto. Patricia sulla porta aveva abbracciato
Jennifer. - Se non ti risponde, peggio per lui. Non sa che si perde.-
In modo analogo anche Susan le aveva dato una parolina di
conforto, anche se non aveva nessuna intenzione di rincuorare l’amica dato che
non le importava affatto, anzi, le sembrava anche normale che uno come Dominic
Monaghan si fosse annoiato subito con lei:- Si, infatti, il problema è solo
suo.- aveva detto, tanto per dire qualcosa.
Jennifer quindi aveva spento il telefono, era andata in
bagno e poi a dormire, riponendo la sua fiducia per la mattina successiva.
***
- Ma perché cazzo non siamo usciti?- aveva detto Dominic un
po’ scocciato. Si stava annoiando, era a casa di Jonathan e stavano guardando
una partita di basket in televisione. A parte il fatto che quello sport, per
quanto potesse essere oggettivamente interessante, a Dominic non piaceva
affatto, ma poi gli sembrava assurdo che lui e il suo amico passassero una
serata simile quando avrebbero potuto fare qualcosa di decisamente più
interessante, tipo infilarsi in un locale alla moda e rimorchiarsi due belle
ragazze.
- Dom, se me lo richiedi un’altra volta ti giuro che potrei
vomitare! Non ho voglia di uscire stasera. Comunque puoi farlo da solo, mica ti
trattengo…-
- Sì, sai che divertimento…- aveva ribattuto l’altro poco
convinto. Il suo cellulare aveva trillato in quel momento. Aveva letto il
messaggio e si era messo a ridere. Jonathan l’aveva guardato incuriosito.
- Che c’è?- gli aveva chiesto.
- La tipa sveglia chiede come va e manda un bacio. Queste
donne sono davvero di un palloso allucinante!- aveva commentato, quindi aveva
cancellato il messaggio. L’idea di risponderle non gli era minimamente passata
per la testa.
- Beh, dai, è stata carina.-
- Una rompipalle carina, ma pur sempre una rompipalle.-
Si erano rimessi a guardare la partita, ma Dominic aveva
cominciato a riflettere su una cosa che voleva fare già da quel giorno che lui e
Jennifer erano stati agli Universal Studios.
- Senti Jonathan… ma che tu sappia, in città, c’è ancora
qualche cinema dove danno Il Ritorno del Re?-
- Perché?- aveva chiesto incuriosito l’altro. - Ti sei
dimenticato la trama per un vuoto di memoria causato dal troppo alcool in
circolo? Oppure sei stato investito da una potente ondata di narcisismo?-
- Ma vaffanculo!- gli aveva risposto ridacchiando. - Era
per informarmi.-
Jonathan si era alzato ed era andato a prendere il
quotidiano di quel giorno.
- Vai alla pagina degli spettacoli, dovrebbe esserci una
pagina intera con la lista dei programmi dei cinema. Se no su internet, è
sicuramente più comodo.-
Dominic aveva aperto il giornale e si era messo a scorrere
tutti i titoli. Quasi infondo alla pagina aveva trovato quello che cercava.
Ancora davano Il Ritorno del Re in ben due sale, ma quei cinema non sapeva
proprio dove fossero. Dovevano essere un po’ in periferia, ma andava bene
ugualmente. Chiuse il giornale e si rimise svogliatamente a guardare la partita,
avrebbe approfondito il giorno dopo la cosa.
***
Jennifer la mattina dopo, per prima cosa appena sveglia,
aveva acceso il cellulare aspettando in trepida attesa che desse segni di vita.
Le aveva scritto Patricia, che voleva essere informata di un’eventuale risposta,
ma per il resto tutto taceva. Un po’ giù di morale si era messa ad adempiere
alle faccende quotidiane: fare delle pulizie sommarie, cambiare la lettiera del
gatto e dargli da mangiare, cose del genere. Quindi aveva fatto colazione, si
era lavata, vestita e truccata ed era andata a lavorare, passando prima di
uscire dal palazzo a salutare la signora Doyle e a chiederle se avesse bisogno
di qualcosa.
La sua giornata era stata regolare, almeno fino a che non
aveva ricevuto quella telefonata. Nel vedere quel nome che aveva lampeggiato sul
display, quasi quasi avrebbe voluto esultare, tuttavia rimase composta, si
limitò solo a far vedere il display a Patricia che stava mangiando seduta
davanti a lei. Era l’ora di pranzo e come sempre Jennifer stava pranzando con la
sua amica.
- Ciao Jennifer, ti disturbo?-
- No, per niente… ciao…-
Patricia la guardava sorridere come una deficiente, non
poté trattenersi dal ridacchiare.
- Sei libera stasera?-
Jennifer aveva agitato il pugno della mano sinistra
esultando verso Patricia. - Sì, come l’aria.-
- Bene. Volevo invitarti al cinema. Ho pensato che ben
accompagnata forse il brutto ragno gigantesco non ti avrebbe fatto così
impressione, ti va di vedere Il Ritorno del Re?-
Jennifer rimase un po’ perplessa, ma se pesava sulla
bilancia la sua aracnofobia con la voglia di vedere Dominic, la bilancia
s’inclinava decisamente dalla parte di Dominic.
- Per me va bene. Però mi devi fare un riassunto veloce dei
primi due, perché non me li ricordo tanto.-
Dominic dall’altra parte aveva riso. - Va bene, non c’e
problema.-
La telefonata si era conclusa con Dominic che le aveva dato
un appuntamento preciso per quella sera. Jennifer aveva contato ogni singolo
minuto, non stava nella pelle dalla contentezza.
Per quella volta Jennifer aveva fatto tutto da sola.
Patricia non aveva controllato il modo in cui si era vestita, truccata e
pettinata, e se da una parte si era sentita un po’ più libera e meno giudicata,
dall’altra aveva paura di aver esagerato come al suo solito e di risultare un
po’ ridicola. Aveva indossato un vestito di jeans un po’ corto, scollato e con
degli spallini fini, sopra aveva messo un maglioncino leggero di cotone. Si era
fatta una mezza codina e aveva cercato di truccarsi più discretamente possibile,
ma non è che ci fosse riuscita molto. La buona volontà c’era, ma poi, grazie a
continue ritoccatine, finiva sempre per appesantirsi troppo. In ogni modo,
guardandosi allo specchio, non si vide tanto male. Certo, se avesse avuto delle
gambe un po’ meno tozze sarebbe stato meglio, quello era poco, ma sicuro. In
ogni modo non poteva farci niente nell’immediatezza.
Decise saggiamente di aspettare che Dominic l’avvertisse di
scendere con uno squillo seduta nella sua cucina, dove non ci fosse alcuno
specchio che le mettesse impietosamente davanti agli occhi ogni minimo difetto.
Sploffy, vedendola sedersi, le si era avvicinato
cominciando a strofinarsi contro la sua gamba. Jennifer sorrise, con la coda il
suo gattone le stava facendo il solletico.
Finalmente Dominic le aveva fatto quello squillo,
eccitatissima Jennifer si era alzata prendendo la sua borsa, prima di arrivare
alla porta aveva salutato il gatto e si era accinta a litigare con la serratura.
Pochi secondi più tardi, aprendo il portone per uscire,
aveva visto Dominic appoggiato alla sua auto che l’aspettava. Gli aveva sorriso
e lui le aveva sorriso di rimando.
Santo cielo, perché sei così
carino? si era
chiesta mentre si avvicinava a lui.
Il cinema in effetti era abbastanza lontano, Dominic aveva
scelto quello in particolare tra i due perché, se anche era più distante da dove
abitava Jennifer, era quello tecnicamente migliore.
Erano entrati nella sala poco prima che cominciasse il
film, notando che oltre a loro c’erano veramente pochissime persone, cosa che
per Dominic era anche positiva, significava meno possibilità di essere
riconosciuto. Non che fosse una gran furbata andare a vedere proprio Il Ritorno
del Re se non voleva farsi riconoscere, ma aveva accettato di correre il
rischio.
C’erano voluti tre quarti d’ora per raggiungere quel cinema
da casa di Jennifer, quel tempo era stato impiegato da Dominic per rispiegare
alla ragazza qualche piccolo particolare dei precedenti film che lei non
ricordava. Qualcuno piccolo in effetti, altri molti meno in verità.
- Allora, senti se ho capito: Gandalf è caduto nel
precipizio al ponte nelle miniere dei nani, ma poi è ricomparso nella foresta
dove Frodo e Sam si sono rifugiati perché un orco gli inseguiva e…-
Dominic l’aveva interrotta. - No! Nella foresta di Fangorn
ci sono Merry e Pipino, non Frodo e Sam! Frodo e Sam nello stesso momento
attraversavano le paludi morte con Gollum.-
- Il cosino magro e viscido?-
- Sì, quello.- aveva risposto Dominic, un po’ perplesso su
quanto Jennifer avrebbe potuto capire dalla visione del film, dato che ricordava
poco e niente degli altri due.
- Allora c’è una cosa che non ho capito. Ma Merry e Pipino
non erano stati rapiti dagli Uruk-hai? Com’è che si ritrovano nella foresta.-
- Perché ad un certo punto gli Uruk vengono attaccati da
Eomer e il suo esercito, loro due riescono a scappare verso la foresta per
mettersi in salvo dalla battaglia, ma uno degli orchi li insegue, fino a che non
incontrano Barbalbero.-
- Chi sono Eomer e Barbalbero?- aveva chiesto Jennifer
confusa.
Dominic aveva ridacchiato, quindi, cercando di essere più
sintetico possibile, aveva incominciato a raccontarle da capo quasi tutta la
storia de Le Due Torri. Poi era toccato sommariamente anche La Compagnia
dell’Anello, che Jennifer ricordava ancora meno.
Quando erano scesi dall’auto la ragazza aveva cominciato a
capire a grandi linee lo svolgersi della storia, tuttavia era partita con
l’ultima domanda, decisamente spiazzante: - Ma tu, di preciso, che parte
interpreti nel film?-
Dominic aveva riso di gusto quella volta. Era un misto di
cose insieme che gli facevano venire voglia di ridere: un po’ era che Jennifer
era involontariamente buffa, un po’ era la spontaneità delle cose che diceva e
il modo in cui lo faceva. Era un modo di comportarsi semplice, che a lui piaceva
molto. Le si era avvicinato e le aveva passato un braccio attorno alle spalle
stringendola a sé mentre camminavano verso l’entrata del cinema.
- Merriadoc Brandibuck, meglio conosciuto come Merry.- le
aveva risposto quindi.
- Quindi sei stato rapito dagli Uruk-hai, poi sei scappato
nella foresta degli alberi arrabbiati mentre un orco t’inseguiva, poi hai
incontrato l’albero che parla, poi Gandalf, poi sei andato in guerra contro lo
stregone cattivo con gli alberi… giusto?-
- Perfetto! Ci sei!- aveva risposto lui entusiasta.
Jennifer si era caldamente raccomandata che Dominic
l’avvertisse prima che arrivasse sullo schermo il ragno enorme, che scoprì poi
rispondere al nome di Shelob. Tuttavia qualche piccola scena con il grosso ragno
come protagonista, Jennifer non aveva potuto proprio fare a meno di vederla,
perché Dominic si dimenticava puntualmente di avvertirla, impegnato com’era,
nonostante la semi oscurità della sala, a guardarle le gambe che erano
generosamente in vista per via della gonna corta che portava e per la posizione
in cui si era seduta, accavallando la gamba destra sulla sinistra.
Jennifer in quei frangenti si girava di scatto e appoggiava
la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi impaurita ogni volta che
capitava. Dominic quindi, le aveva appoggiato un braccio attorno alle spalle,
per lasciarle più spazio per farlo.
- Dimmi quando se ne va!- gli mormorava.
Nonostante il fatto che il ragno per buona parte del film
non si vedesse più, Dominic aveva continuato a tenersi Jennifer stretta in via
precauzionale, dato che molte cose la spaventavano. Era solo una scusa stupida,
gli piaceva sentirsela addosso, era una sensazione piacevole.
A fine film, mentre i titoli di coda scorrevano, era venuto
quasi naturale baciarla. Si erano guardati per un attimo e si erano fatti un
sorriso, quindi Dominic si era leggermente sporto verso di lei appoggiando le
labbra sulle sue, obbedendo ad un impulso improvviso. Da principio erano stati
una serie di piccoli baci che poi si erano intensificati diventando un bacio
vero e proprio che si era interrotto solo quando le luci in sala si erano
accese.
Si erano alzati e si erano avviati all’uscita, Dominic
continuava a tenerla stretta a sé.
Quando in macchina le aveva chiesto se le era piaciuto,
Jennifer aveva detto sì.
Ma si riferiva al bacio o al film? Di preciso Jennifer non
lo sapeva, gli era piaciuto un po’ tutto di quella sera, ma soprattutto le
piaceva troppo Dominic.
Però, chi l’avrebbe mai detto
che un brutto ragno gigantesco poteva essere così romantico?
pensò.
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Capitolo 7 *** Beatamente sulle nuvole dell'amore ***
Nuova pagina 1
Grazie mille a
tutte ragazze ragazze, fa proprio piacere che vi piaccia!
Buona lettura,
Mandy!
Capitolo
7
Beatamente sulle nuvole dell’amore
La sveglia aveva trillato
insistentemente, Jennifer aveva messo una mano fuori da sotto il lenzuolo che si
era tirata fin sopra la testa mentre dormiva e a tentoni l’aveva trovata e
spenta. Un volta tanto le si era dipinto un bel sorrisone sul volto. Se
era felice quella mattina!
Il primo pensiero era stato
per la serata appena trascorsa, ancora stentava a credere a quello che era
successo. Però non lo aveva sognato, era del tutto sicura che quello che era
successo era reale e tangibile. Continuando a sorridere come una deficiente al
soffitto, si era stiracchiata ed era rimasta a godersi cinque minuti di calma
prima di alzarsi definitivamente e cominciare una nuova giornata.
Si era alzata sentendosi
piena di energia, aveva spalancato le finestre della sua stanza da letto ed era
andata a dare il buongiorno a Sploffy che, miagolando, appena l’aveva vista
entrare in cucina, aveva chiesto la sua abbondante razione mattutina di
croccantini. Jennifer non aveva tardato ad accontentarlo, anche facendogli,
insieme alla colazione, un’altrettanto abbondante razione di coccole. Quindi si
era preparata la colazione per sé e aveva mangiato con calma, per poi mettersi a
fare le pulizie nella sua stanza, in bagno e in cucina.
Patricia si chiedeva sempre
com’è che Jennifer si svegliasse tanto presto la mattina, dato che abitava anche
relativamente vicino a dove le due ragazze lavoravano: a lei piaceva fare le
cose con calma, ma soprattutto le piaceva lasciare tutto in ordine per quando
sarebbe tornata dal lavoro nel tardo pomeriggio. Detestava mettersi a fare le
pulizie al ritorno, a quell’ora aveva solo voglia di rilassarsi e di non pensare
più al lavoro, di qualsiasi genere esso fosse. Dall’altra parte era una persona
non perfettamente ordinata, quindi sapeva che, se anche un giorno solo avesse
evitato di riassettare quello che spostava, la sua piccola casa sarebbe
diventata un piccolo caos.
Quella mattina anche al
lavoro le cose sembrarono meno faticose e meno difficili: era la sua felicità
che sprizzava da tutti i pori o anche il commercialista quella mattina sembrava
più rilassato? Chissà, fatto sta che una giornata così bella era tanto che non
le capitava.
All’ora di pranzo Patricia,
non appena l’aveva vista arrivare, l’aveva guardata bene e le aveva sorriso. Già
aveva in mente di chiederle come fosse andata la sera precedente, quando aveva
visto i suoi tratti così rilassati aveva subito immaginato le cose migliori per
l’amica. Jennifer, cercando di contenere lo sfacciato ottimismo di quel giorno,
le aveva raccontato come fossero andate le cose, cosa che aveva reso felice
anche Patricia. Le piaceva vederla in questo modo, nella fase iniziale
dell’innamoramento in genere un po’ tutti sono così: beatamente sulle nuvole.
Sperava che anche Dominic fosse almeno moderatamente nello stesso stato d’animo
dell’amica.
Con Dominic Jennifer si era
rivista il giorno dopo, era stato un appuntamento piuttosto normale quella
volta, una cena in un noto ristorante sul Sunset. Come sempre lui era passato a
prenderla sotto casa, nel vederla arrivare gli era andato incontro e l’aveva
salutata con un piccolo bacio sulle labbra, che l’aveva mandata in visibilio,
era bastato così poco. Anche quella serata era stata magnifica per Jennifer,
dall’inizio alla fine, l’unica nota stonata era stata che, anche quella volta,
era capitato che qualcuno lo riconoscesse: forse l’unico difetto di quella
frequentazione era proprio la popolarità di Dominic, che veniva fuori nei
momenti meno opportuni. Se si escludeva la volta in cui erano andati a vedere Il
Ritorno del Re, complice anche una sala semi deserta, non c’era stata volta in
cui qualcuno non gli avesse fermati. Dominic poi era carino con tutti, non si
faceva spaventare da niente. Scambiava due paroline, faceva qualche battuta e
magari posava per una foto. Jennifer invece si vergognava da morire, non
importava in che occasione si trovassero, cercava sempre di farsi piccola
piccola e sparire. Ovviamente non lo faceva affatto notare a Dominic, del resto
non aveva mai avuto nemmeno intenzione di farlo, immaginava che avrebbe potuto
pesargli il fatto che lei si sentisse in imbarazzo.
Tuttavia Jennifer
immaginava che anche per lui non fosse esattamente il massimo della vita non
poter fare un passo senza essere riconosciuto da qualcuno, era per questo che,
quando lui aveva proposto che avrebbero potuto vedersi durante quel fine
settimana per fare qualcosa insieme, lei l’aveva invitato a cena per quella
domenica a casa sua. Almeno là non avrebbero rischiato che qualcuno li vedesse.
Dominic accettò volentieri
per due motivi principalmente: innanzi tutto gli faceva piacere vedere casa sua,
non appena lei gli aveva proposto quella cena, immediatamente si era chiesto che
aspetto dovesse avere l’ambiente dove viveva. Il secondo motivo, non meno
importante del primo, era che meno si faceva vedere in giro con una donna,
meglio era per lui.
Il suo agente stesso gli
aveva sconsigliato di farsi sorprendere fuori accompagnato, in quel momento ne
andava della sua carriera. Anche se questa limitazione della sua libertà lo
faceva parecchio innervosire, quelle erano le regole del suo ambiente e a quelle
si doveva attenere. Già ce n’era voluto per far calmare le acque dopo che un
maledettissimo paparazzo l’aveva beccato una mattina mentre faceva colazione con
la sua pubblicista, Penny, non voleva ricaderci un’altra volta, anche perché
sarebbe stato ben diverso stavolta. La sua pubblicista, bene o male, era una che
lavorava per lui, quindi era ovvio che ogni tanto si vedessero in giro insieme,
era capitato anche in alcune occasioni ufficiali. Che poi ci fosse anche andato
a letto insieme piuttosto regolarmente per un periodo poco importava, queste
erano cose loro strettamente private e lo sapevano solo lui e lei, almeno
sperava.
Se doveva essere sincero,
c’era anche un terzo motivo: per lui non era una cosa seria, la scusa del
disagio dei fans che lo fermavano in continuazione era sinceramente una bella
scusa per evitare d’ora in avanti di portarsela in giro, specialmente avrebbe
avuto un bell’alibi per non doverla presentare ai suoi amici e per non essere
costretto ad inventarsi tante scuse se magari per un periodo non si fosse fatto
sentire. Non aveva idea di cosa ci sarebbe stato tra loro, per ora erano agli
inizi e non se ne preoccupava, ma pensare al futuro dava una certa sicurezza.
Perché un futuro ci sarebbe stato sicuramente, con Jennifer stava davvero bene.
Quella domenica sera si era
presentato a casa sua poco dopo le sette con una bottiglia di vino che aveva
gentilmente scelto per lui Jonathan. Non che Dominic non avrebbe saputo farlo da
sé, ma l’amico era notoriamente più bravo di lui a scegliere certe cose, quindi
gli aveva delegato il compito sebbene sapeva che questo avrebbe comportato
subire un terzo grado, cosa che era puntualmente avvenuta direttamente mentre
sceglievano quella bottiglia di vino, il pomeriggio precedente.
- Ma allora prosegue con la
ragazza…non dici niente?-
- Il solito, è poco
sveglia, mi fa fare un sacco di risate, non mi rompe le scatole. Bisogno
d’altro? Poi se ti vuoi fare due risate pure tu, ti racconto la fatica che ho
fatto per farle capire la trama del Ritorno del Re, ma dopo.- aveva cercato di
zittirlo.
- Allora era per questo che
volevi sapere se ancora lo davano in città! Ma quante volte ci sei uscito, tanto
per la curiosità?-
- E chi se lo ricorda!-
aveva ribattuto Dominic mentendo. In verità si ricordava perfettamente ognuna
delle loro quattro uscite insieme, ma non voleva dare a Jonathan l’idea di darci
importanza. Gli aveva mostrato una bottiglia di cui aveva letto l’etichetta nel
frattempo, l’altro aveva scosso la testa.
- Tanto per la cronaca, ma
a ginnastica come stati messi?-
Dominic aveva riso. - Certo
sei di una discrezione che fa invidia!- gli aveva risposto.
- Come siamo suscettibili!-
aveva ribattuto l’altro sfottendolo. - Deduco che in palestra ancora non ci
siete andati!-
- Sono veramente
impressionato dai tuoi calzanti doppi sensi.- aveva ribattuto Dominic. - In ogni
modo, caro il mio impiccione, vedi di scegliermi bene la bottiglia di vino, che
magari domani sera la signorina mi potrebbe anche regalare un abbonamento in
palestra…-
Jonathan rise a sua volta
della battuta. - Allora dobbiamo spostarci nell’ala dell’importazione
dall’Italia, con quello altro che abbonamento, te la regala direttamente…la
palestra, ben inteso!-
Mentre suonava al
campanello che lei gli aveva indicato ed essere salito, stava per l’appunto
ripensando alle cazzate che si erano detti lui e Jonathan il pomeriggio
precedente in quel frangente, e non aveva potuto fare a meno di ridacchiare da
solo come un cretino. In verità non era il suo obiettivo principale con
Jennifer, anzi. Certo doveva ammettere che se fosse capitato non si sarebbe
tirato indietro.
Casa di Jennifer era
esattamente come se l’era immaginata: piccola, accogliente, ordinata. Anche il
mastodontico gatto che coabitava con lei sembrava essere una prova della
generosità a livello affettivo di Jennifer. Se Dominic aveva capito una cosa di
quella ragazza, era che aveva un cuore enorme. Un gatto ben nutrito era proprio
l’emblema di quella parte del carattere di Jennifer. Per altro l’aveva trovato
subito simpatico: in genere i gatti di casa sono animali che si dividono in tre
categorie: i fifoni, quelli che appena vedono un estraneo scappano e vanno ad
infilarsi nel primo angolino nascosto per non farsi vedere, se provi a far loro
un complimento svengono dalla paura, quasi che quello appena entrato fosse Jack
lo Squartatore felino. Poi ci sono i menefreghisti, categoria che si divide in
due rami, ovvero quello degli altezzosi che ti passano accanto con baffi e coda
all’insù e nemmeno ti degnano di uno sguardo, o i pigroni, che dormono in
continuazione, l’unico contatto che puoi avere con loro è quando li sposti di
peso da un divano ad una seggiola o cose simili. Poi la peggiore, quella dei
gatti rompicoglioni, anche questa da dividersi in due sottocategorie: i gatti da
guardia, che soffiano ad ogni estraneo e se provi a fargli un complimento magari
ti mollano anche una zampata e quella dei giocherelloni, che non ti si scrollano
di dosso se non giochi con loro fino allo sfinimento.
Quella specie di mucca
striata invece era stato subito piuttosto accogliente, non appena Jennifer lo
aveva fatto sedere sul divano del suo piccolo soggiorno era andato a fare gli
onori di casa strusciandoglisi sulle gambe e chiedendo un po’ d’attenzione.
Dominic si era guadagnato subito la sua simpatia quando aveva cominciato a
grattargli la testa appena dietro le orecchie. Per stare più comodo il micione
gli si era accoccolato sui piedi e ben presto aveva cominciato a fare le fusa.
Jennifer, che si era
assentata un attimo per controllare che tutto andasse bene ai fornelli, tornando
si era messa a ridere.
- Vedo che hai conosciuto
Sploffy!-
- Eh già…- aveva cominciato
a dire lui, poi aveva fatto mente locale a quel nome e aveva alzato la testa di
scatto verso la ragazza. - Sploffy?- aveva chiesto un po’ perplesso. La ragazza
si era seduta accanto a lui sorridendo.
- E’ un nome ridicolo, lo
so. E’ per il rumore che fa quando si tuffa nella vasca da bagno.-
La perplessità di Dominic
non accennava a diminuire. - Come quando si tuffa nella vasca da bagno?- chiese
un tantino incredulo. Un gatto che fa il bagno? Questa era la prima volta che la
sentiva…
- Ebbene sì, hai sui piedi
l’unico esemplare di gatto sulla faccia della terra a cui piace l’acqua. Gli
riempio la vasca da bagno e lui ci si getta senza paura, è incredibile. Dato che
è così peloso, quando arriva fa un rumore tipo uno “sploff”. Il bello è quando
esce dall’acqua, con tutto il pelo bagnato, sembra la metà. E’ divertentissimo.
Dovresti vederlo una volta.-
- Deve essere uno
spettacolo davvero!- commentò Dominic, certo di trovarsi davvero davanti ad una
bestiola davvero peculiare.
Per Jennifer, prepararsi
per quella cena era stata una cosa piuttosto faticosa. Cucinare non era un
problema, anche se per sé e basta non si metteva mai a fare niente di troppo
elaborato, aveva sempre avuto un buona propensione alla cucina. Del resto,
crescendo tra le cure di sua madre e di sua zia non avrebbe potuto essere
altrimenti, le due donne infatti erano rinomate per essere le migliori cuoche
della famiglia. E la loro fama, in verità, non si fermava certo solo all’ambito
casalingo: ogni volta che a Spring Creek, il piccolo paesino del nord del Nevada
da dove proveniva, veniva organizzata qualche festa, sua zia Lucy e sua madre
erano sempre le prime ad essere contattate per pensare alla parte culinaria dei
festeggiamenti.
Era andata sul semplice in
ogni modo, non voleva complicarsi la vita cucinando per due giorni di seguito
per una cosa che in un quarto d’ora al massimo sarebbe stata consumata. Quello
che era stato faticoso più che altro per lei, era stato abituarsi all’idea che
Dominic sarebbe entrato in casa sua. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva un
po’ in imbarazzo, era come se mettesse a nudo una parte della sua personalità.
Dall’altra parte però era ansiosa di farlo, perché Dominic le piaceva molto. Il
fatto che fosse andato immediatamente d’accordo con Sploffy era decisamente un
punto a suo favore, tanto per cominciare, poi durante la cena non era stato
altro che un continuo aumento di punteggio.
Erano rimasti per un bel
po’ a chiacchierare sul divano del suo soggiorno, fino a che non si era fatto
tardi e Dominic aveva detto che era l’ora che se ne andasse.
Sulla porta si era fermato
un momento prima di salutarla. - Prima di andare via devo dirti una cosa. - le
aveva detto serio. Jennifer si era improvvisamente preoccupata. Gli aveva
sorriso e l’aveva invitato a parlare.
- Tra due giorni devo
partire per lavoro, starò via un mese. Te lo dico nel caso in cui non mi
sentissi per un po’ e ti preoccupassi.-
Jennifer ci era rimasta
piuttosto male, non voleva che se ne andasse via per un intero mese. Era una
vita un mese senza di lui in quel momento. Cercò di sorridergli ancora, anche se
non era riuscita a non far trasparire un po’ di tristezza.
- Quando parti di preciso?-
gli aveva chiesto.
- Mercoledì pomeriggio. E
mi dispiace, ma non so se potremmo più rivederci prima che vada via, devo fare
un milione di cose e non so nemmeno se mi basterà il tempo per fare tutto.-
- Non ti preoccupare, non
importa.- gli aveva detto lei. - Possiamo sentirci, per telefono?-
Dominic pensò che quasi
sicuramente non avrebbe mai avuto né il tempo né tanto meno la voglia di
chiamarla, ma non voleva deluderla, quindi preferì mentirle spudoratamente. -
Certo che possiamo. Ti telefono, quando posso, fuso permettendo. Sai, giriamo
alle Hawaii.-
- Che bello…- aveva
commentato Jennifer, che però non riusciva più a nascondere che le dispiaceva da
morire quel distacco.
Dominic allora, leggendo
quell’espressione sul suo viso, le aveva preso il viso tra le mani e le aveva
dato un bacio, scendendo poi con le mani ad accarezzarle il collo leggermente.
- Se mi guardi così mi fai
passare la voglia di andare alle Hawaii.- le aveva detto dopo quel bacio.
Jennifer gli aveva messo le
braccia intorno al collo appoggiandosi a lui, magari gli avesse fatto passare
davvero la voglia di andare via.
Mentre lo vedeva scendere
le scale ed andarsene già aveva sentito che gli sarebbe mancato. Non sarebbe
stato facile, ma quello era il lavoro di Dominic, Jennifer sperava che si
sarebbe dovuta abituare alla cosa.
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Capitolo 8 *** Dominic's Lost ***
Nuova pagina 1
Lo sai Roy che
io invece credevo che magari al mia classificazione di mici fosse una strullata?
No, ti spiego: io sicuramente amo di più i cani, ho sempre avuto il cane e mi
piacciono i cani. Non disdegno affatto i gatti, però ne ho avuti pochi: la mia
classificazione infatti parte da gatti di amici e parenti…Sploffy, in ogni modo,
è inqualificabile! Vi anticipo appena che è veramente un personaggio importante
della storia, a tutti gli effetti!
Quella del film
Kaori è un po’ per far capire il discorso che Jennifer effettivamente è molto al
di fuori di quel mondo. Questo a mio parere dovrebbe spiegare molte cose!
Comunque sono
contenta che lo troviate divertente, grazie mille a tutte e spero che continui a
piacervi!
Capitolo 8
Dominic’s Lost
- Come diavolo faccio Pat! Parte domani e a me già manca!
Non lo vedrò fino a maggio!-
L’amica aveva appoggiato una mano sulla spalla di Jennifer
prima che si separassero per tornare al lavoro, dopo la pausa pranzo.
- La vita è dura Jen… che ne dici se stasera usciamo e
facciamo tardissimo? Così ti distrai.-
Jennifer aveva abbassato gli occhi e aveva messo su un
leggerissimo broncio.
- No, è martedì sera e domani dobbiamo lavorare, non mi va
di fare tardi. E poi stasera l’unica cosa che ho voglia di fare è deprimermi un
po’.-
Patricia sentendola dire così le aveva dato una leggera
spintarella.- Ma vattene!- le aveva detto sorridendole. Tuttavia subito dopo
aveva continuato, solo con un tono un po’ più allarmato. - Mica dirai sul serio,
vero? No, perché se l’alternativa è deprimerti a casa tua da sola, ti porto
fuori a calci stasera!-
Jennifer aveva sorriso all’amica. - No, dai, non voglio
deprimermi… solo non mi va di uscire.- aveva concluso, rassicurandola.
Patricia, tuttavia, verso le sette di sera le aveva
telefonato per farle sapere che, nel caso in cui ci avesse ripensato, lei e
Susan sarebbero andate a passare la serata in un club dove avevano invitato
l’altra, ma Jennifer rifiutò. Effettivamente era stupido aver rifiutato, ci
pensò non appena aveva rimesso giù la cornetta, ma veramente quella sera non
aveva voglia di vedere gente. Quando pochi minuti prima delle ventidue ricevette
quella telefonata, pensò che qualcuno lassù nel cielo doveva volerle davvero
bene per aver fatto in modo che lei non cedesse all’insistenza di Patricia. Il
nome Dominic lampeggiava su display del suo telefono cellulare, rispose con il
cuore in gola.
- Ciao…-
- Ciao Jennifer, ti disturbo? E’ un po’ tardi forse…-
- No, per niente. Come stai? Sei pronto per partire
domani?- chiese per darsi un tono.
- Sì, manca solo di andare all’aeroporto e prendere
l’aereo.-
- Ah, bene…- rispose.
- Lo so che magari sono del tutto fuori luogo, ma mi
andrebbe di salutarti prima di partire, anche se ci siamo già salutati.-
Jennifer era al colmo della felicità per quella richiesta.
- Cosa avevi in mente?- chiese senza esternare un eccessivo entusiasmo, temendo
che l’avrebbe fatta sembrare ridicola.
- Non lo so… che ne dici se ci vediamo adesso? Potrei
passare da te… meglio se non andiamo fuori. Ma se vuoi possiamo farlo, non ce lo
impedisce nessuno. - le aveva detto, più per essere educato che per altro.
Sapeva che Jennifer avrebbe accettato che si vedessero a casa sua.
- No, vieni pure qui, va benissimo.-
- Allora arrivo.-
A Jennifer prese il panico. Era completamente senza trucco,
in tenuta da casa e il suo soggiorno era un bel po’ incasinato.
- Ok… fra quanto?- chiese allarmata.
- Ehm… non lo so… un venti minuti al massimo, non di più.-
Dopo che Jennifer aveva riattaccato si era alzata di corsa
dal divano spegnendo la televisione. Aveva fatto scendere anche Sploffy e con
una spazzola aveva tolto alcuni peli che il micio aveva lasciato al suo
passaggio, poi aveva messo i piatti della cena che aveva consumato da sola non
più di un’ora e mezza prima nel lavello della cucina, rassettò un po’ in giro e
quindi, dato che mancavano poco più di dieci minuti a quando Dominic aveva detto
che sarebbe arrivato, si era precipitata in camera sua a mettersi qualcosa di
decente e a darsi almeno una truccatina veloce.
Qui le si presentò un bel problema: lui sapeva che lei era
a casa e che probabilmente era in una tenuta prettamente casalinga. Non sarebbe
risultata ridicola se, aprendogli la porta, si fosse ritrovato davanti una
Jennifer come se fosse pronta per uscire? Sì, in effetti era un rischio che
correva. Insomma, non poteva mica dargli a bere che stava in casa sempre ben
vestita e truccata di tutto punto ad aspettare eventuali visite a sorpresa? Era
ridicolo.
Quindi aveva optato per un paio di jeans larghi e comodi,
sicuramente meglio della tuta un po’ vecchiotta che portava prima. Aveva messo
una canottierina un po’ corta e una felpa leggera, si era solo accentuata il
contorno occhi con la matita, cercando di non esagerare. Non ne ebbe il tempo,
perché Dominic aveva suonato proprio mentre stava pensando di mettersi su
qualcos’altro. Si fece una coda di cavallo ed andò ad aprire, impaziente di
vederlo comparire.
***
Dominic quella sera era passato a casa di Jonathan per un
saluto prima di partire. Non aveva molta voglia di socializzare quella sera, era
come convinto di aver dimenticato di fare almeno mille cose che, puntualmente,
gli sarebbero venute in mente solo quando sarebbe stato già sull’aereo e questo
un po’ lo indisponeva. Jonathan l’aveva invitato a cena, con loro c’era anche
qualche altro loro amico, quel ritrovo in effetti era più un’occasione per
ritrovarsi che una cena di commiato. Del resto, se l’amico gliel’avesse
presentata in quella maniera, nemmeno ci sarebbe andato, figuriamoci. Gli
avrebbe chiesto cosa s’era fumato e perché non l’aveva aspettato per farlo.
Uscendo da casa sua aveva buttato un occhio alle valigie
che aveva già pronte sulla porta, facendo per almeno la centesima volta mente
locale alle cose importanti che doveva fare prima di partire, non trovando
niente che, almeno all’apparenza, non avesse già fatto.
Quando era arrivato aveva notato di essere il primo. In
effetti era in notevole anticipo, Jonathan gli aveva detto alle otto, ma lui
alle sette e mezza era già là. Quando l’amico gli aveva aperto la porta,
trovandoselo davanti l’aveva guardato sorpreso.
- E che ci fai già qui? Guarda che arrivare tardi fa star,
non presto!-
- Se non mi vuoi torno più tardi, mi faccio una
passeggiata…- aveva risposto lui stando allo scherzo.
C’era voluto poco perché Jonathan s’informasse sull’esito
che aveva avuto quella costosa bottiglia di vino italiano.
- Allora, ‘sta palestra?-
- Ma che ti fai i cazzi tuoi?- aveva risposto Dominic
ridacchiando. In verità si era un po’ rotto di queste battutacce. Insomma, che
male c’era se con Jennifer non aveva fatto sesso? Che era obbligatorio? Per una
volta era anche concepibile che avesse un interesse diverso, o no?
- Non s’è battuto un chiodo, eh?- aveva commentato Jonathan
alla risposta un po’ sulla difensiva dell’amico. - Allora le cose sono due: o
questa ti piace seriamente, oppure stai perdendo il tuo charme…-
Dominic rise:- Mi dici come fa a piacermi seriamente una
che c’ha un gatto che c’ha un nome che assomiglia vagamente al rumore che fa una
cagata?-
L’altro l’aveva guardato ridacchiando, e un tantino
perplesso. Dominic quindi aveva continuato:- Sploffy… ma si può chiamare un
gatto Sploffy? Povera bestia…-
L’altro aveva cominciato a ridere di gusto. - Santo cielo,
ma questa è proprio rincoglionita! Ma dove l’hai pescata?-
- Ubriaco fradicio all’Hard Rock Caffè la sera di San
Patrizio…- gli aveva ricordato Dominic.
- Giusto ubriaco potevi interessarti ad una del genere!-
Jonathan aveva continuato a ridacchiare per quel racconto, e Dominic, cosa che
non pensava gli sarebbe successa, non la stava prendendo tanto bene.
Sì, indubbiamente Jennifer non era forse una cima, cosa poi
del tutto da verificarsi, ma questo non dava al suo amico l’autorizzazione a
darle della rincoglionita così, senza nemmeno conoscerla.
Cosa si aspettava in ogni modo Dominic? Era esattamente
questa la descrizione che lui dava di Jennifer, come pretendeva che l’avrebbero
considerata gli altri? Tuttavia, finché era lui a mettere in evidenza certi
difetti della ragazza gli stava anche bene, se lo faceva qualcun altro no… lui
sapeva che, in fondo, Jennifer era molto di più di quello che aveva raccontato
agli amici per farsi due risate.
Fortunatamente quella conversazione fu troncata, dato che
qualcun altro aveva cominciato ad arrivare. Dominic si era un po’ isolato dal
resto della compagnia mentre erano a cena: un po’ perché era presente anche
Jodie, un’amica di Jonathan a cui era sempre piaciuto ma della quale a lui non
era mai fregato un accidenti, prima che gli si appiccicasse e non riuscisse più
a togliersela di dosso vide bene di salutarla appena e di non considerarla
affatto per tutto il tempo; da un’altra parte, ed era anche lievemente stupito
della cosa, stava pensando che gli dispiaceva sinceramente non rivedere Jennifer
almeno un’altra volta prima di partire.
Probabilmente era per via del fatto che la sensazione che
Dominic aveva provato per tutto il tempo che aveva passato con la ragazza a casa
sua quella domenica sera appena trascorsa, era una sensazione di beatitudine
pressoché totale. Lì, a cena con Jonathan e i suoi amici non si sentiva così
tranquillo come lo era stato ogni volta che era stato con lei. Non metteva in
dubbio di stare bene con Jonathan, era uno dei suoi più cari amici, solo era
diverso.
L’amico aveva notato che non era il solito Dominic, e
quando si erano alzati da tavola, circa due ore dopo, gli si era avvicinato e
gli aveva chiesto cosa non andasse. Dominic si era scusato adducendo la scusa di
essere un po’ stanco, anche se, in verità, stava già pensando di andarsene da
lì, per andare da Jennifer.
In principio aveva pensato ad un’improvvisata in piena
regola, tipo presentarsi a casa sua così, tipo sorpresa, ma poi ci aveva
riflettuto per un momento sopra e aveva convenuto che non sarebbe stata una cosa
eccessivamente intelligente: se fosse stata impegnata? O fuori addirittura? Se
fosse capitato in un momento poco opportuno? Salì al piano superiore della casa
di Jonathan e raggiunse velocemente uno dei bagni, dove pensò bene di
telefonarle.
Quindi, dopo la risposta affermativa della ragazza, era
sceso nuovamente nel soggiorno e si era congedato dall’amico dicendo che se ne
andava via presto perché aveva un sacco di cose da sbrigare prima di partire.
Jonathan sembrò bersi quella balla, del resto non gli andava di spiegargli dove
sarebbe andato dopo. Dopo i saluti si era diretto velocemente a riprendere la
sua auto e si era infilato nel traffico caotico di Los Angeles che non accennava
mai a diminuire.
***
Quello che pensò Dominic vedendo Jennifer in quella tenuta
fu che la trovava davvero carina. Si immaginava quasi che si sarebbe fatta
trovare in tiro, come avrebbe fatto qualsiasi altra donna al suo posto. Invece
appariva semplice e naturale. Le diede un piccolo bacio prima di entrare in casa
sua, bonariamente assalito da Sploffy che, come ogni buon animale
d’appartamento, era subito venuto a controllare chi stava per invadere il suo
spazio vitale.
- Ciao gattone!- lo aveva salutato dopo essere entrato. Non
sapeva perché, ma gli veniva difficile chiamarlo con il suo nome.
Si erano seduti nel soggiorno, Jennifer gli aveva offerto
da bere e si erano messi a parlare di stupidaggini. Gli aveva chiesto a cosa
sarebbe andato a lavorare il giorno dopo, così Dominic le aveva raccontato di
quello sceneggiato. - Si intitolerà “Lost”, parla di un disastro aereo. Io ed
altri sopravviviamo all’incidente e ci troviamo a dover andare avanti in
condizioni precarie, su un’isola che sembra essere deserta. Credo che se tutto
va bene lo trasmetteranno in televisione il prossimo autunno.-
Di più specifico altro non le aveva detto, aveva parlato un
po’ di cosa lo aspettava, di come sarebbero andate le riprese, ma s’intuiva che
non aveva affatto voglia di discutere del suo lavoro, e Jennifer lasciò che
cambiasse argomento e che portasse la conversazione dove preferiva lui, del
resto lei voleva solo che fosse a suo agio.
Non era la prima volta che aveva quest’impressione, eppure
in quel momento quella sensazione era stata più forte. Era come se Dominic
cercasse una sorta di protezione e di accettazione da lei, come se avesse
bisogno di essere difeso e di uscire da quello che era probabilmente il suo
mondo. Non si era interrogata molto su quell’aspetto però, perché francamente
credeva di sbagliarsi. Era ridicolo anche solo pensare che lui poteva sentirsi
in quel modo. Ma poi, quando aveva colto nel suo atteggiamento una sorta di
fastidio appena accennato a parlare del suo lavoro, aveva capito che forse non
si era illusa.
Man mano che la serata era andata avanti, quella sensazione
si era fatta sempre più insistente, Jennifer poteva leggere in ogni suo minimo
gesto quelle richieste. Dopo poco lui aveva smesso di parlare e lei l’aveva
fatto per entrambi, per lo più di frivolezze, anche se non credeva che lui la
stesse poi molto ascoltando, sembrava più interessato a Sploffy, che come un
paio di sere prima gli si era accoccolato ai piedi.
Nonostante quella situazione non avesse niente di
particolarmente interessante o divertente, era palese che a Dominic piacesse, le
sembrava molto più sereno di come era arrivato, e questo le faceva piacere, era
segno che stava bene con lei.
Dopo poco più di un’ora Dominic aveva deciso di andarsene.
Stava bene là, seduto sul quel divano in compagnia di Jennifer e della mucca
striata, ma non poteva rimanere per molto tempo, data l’improvvisata che le
aveva fatto immaginava che le avesse fatto perdere abbastanza tempo. Era stato
così che si erano trovati nuovamente davanti alla sua porta di casa per
salutarsi.
- Dovrei essere di ritorno per il primo o al massimo il due
di maggio. Te lo faccio sapere. -
- Va bene.- aveva risposto Jennifer che aveva cominciato a
fissare un punto imprecisato verso il basso.
Dominic, guardandola in quel momento, aveva intuito che a
lei dispiaceva sinceramente che se ne stesse andando per quel periodo. In fondo
non era per tantissimo, però leggendo nell’espressione del suo viso, sembrava
quasi che non si sarebbero più visti per un tempo infinito. Era un sentimento
prepotente ed estremamente sincero, non poté non rimanerne colpito: non aveva
ritenuto opportuno dirle altro, l’aveva abbracciata tenendosela per qualche
secondo stretta contro e poi si erano dati un bacio.
Quello era tutto quello che avrebbe dovuto esserci tra loro
quella notte, almeno negli intendimenti iniziali di entrambi, ma poi qualcosa
era cambiato, proprio durante quel bacio.
Per Jennifer, aver solo pensato alla possibilità che quella
notte avrebbe potuto fare l’amore con lui, era una cosa del tutto nuova. Lo
conosceva da troppo poco, e non sapeva nemmeno cosa ci fosse tra loro di
preciso. Al di là di questo, se anche avesse avuto chiaro che tra loro c’era una
storia, rimaneva un passo prematuro per la sua visione delle cose. C’erano stati
solo altri due prima, due storie che per lei erano state molto importanti,
specialmente la prima, ma che poi erano finite. Per lei era totalmente nuovo
poter pensare così, considerando i suoi trascorsi.
Tuttavia, se anche aveva un po’ di paura, era una cosa che
avrebbe fatto volentieri, anche se non comprendeva quale fosse il motivo
principale che la spingeva a farlo.
Dominic le piaceva molto, veramente tanto, questa era la
prima cosa che le era passata per la mente e che pensava fosse la causa
principale che le avesse fatto decidere di poter agire in modo un po’ più
avventato per una volta. Ma c’erano anche altri due fattori che, sebbene fossero
forse meno lampanti, erano ugualmente ben presenti e importanti: quello forse
era un modo per ritardare il loro saluto definitivo? Jennifer non aveva voluto
rifletterci, ma sapeva che, quando lui l’aveva abbracciata e tenuta stretta
davanti alla porta di casa sua, aveva desiderato che rimanesse ancora. Il terzo
punto risiedeva sempre in quell’abbraccio, gesto che aveva dato a Jennifer la
stessa sensazione che le aveva dato quasi tutta la serata passata con lui, come
se quella fosse una sottile richiesta di protezione. Fare l’amore con lui in
quel momento sarebbe stato un modo per fargli capire chiaramente cosa lei
provasse nei suoi confronti, dargli quell’idea di appartenenza alla sua vita che
forse lui cercava. Avrebbe portato il ricordo di quella notte con sé in quel
periodo che non avrebbero potuto vedersi e gli sarebbe stato utile.
Dapprima aveva lasciato che fosse Dominic a guidare quel
bacio, rispondendogli con un trasporto controllato poi, presa quella decisione
improvvisa, gli aveva stretto ancora di più il braccio che gli aveva messo
intorno al collo, aderendo ancora di più a lui, issandosi sulla punta dei piedi
e accarezzandogli leggermente il collo con la mano che aveva lasciato appoggiata
sulla sua spalla.
Per Dominic era stato molto più semplice. Non aveva fatto
piani, non se l’aspettava a dire la verità, ma la cosa non gli dispiaceva
affatto: si sentiva strano, come se il fatto che lei improvvisamente avesse
cambiato leggermente ma decisamente approccio con lui lo rendesse stranamente
tranquillo e appagato. Normalmente in quel frangente avrebbe stretto i tempi,
erano veramente rare le volte in cui aveva agito con calma, quella volta invece
aveva proprio voglia di perdersi in tutte quelle cose che, nei discorsi da
maschietti, erano definite, in modo più carino possibile, una perdita di tempo.
Senza che si fossero minimamente sciolti da quel bacio,
Dominic aveva fatto per entrare nuovamente nell’appartamento di Jennifer,
cercando quindi di richiudere la porta. A tentoni, con gli occhi chiusi, stava
tentando di trovare la maniglia, senza successo, fino a che non era rimasto
impigliato con la manica alla chiave. Tirava la mano ma non riusciva a
liberarsi, voleva farlo senza che Jennifer si accorgesse di niente, ma dopo il
secondo strattone la ragazza si era leggermente discostata da lui chiedendosi
cosa gli stesse prendendo. Aveva abbassato lo sguardo sulla sua mano aveva visto
quale fosse il problema. Gli aveva sorriso, liberandogli la mano e chiudendo la
porta, ricominciando a baciarlo subito dopo.
Prestando almeno un minimo d’attenzione a dove stessero
andando si erano appoggiati allo schienale del divano e Dominic aveva fatto
sedere Jennifer sulla spalliera del mobile, cosa che l’aveva alzata di qualche
centimetro non costringendolo più a piegarsi su di lei. Si era tolto la giacca,
aiutato da Jennifer, quindi aveva provato a tirarle giù la cerniera della felpa,
che però era scesa fino ad un certo punto per poi incepparsi. Jennifer quindi si
era leggermente discostata da lui, gli aveva sorriso e l’aveva fatto da sola.
Dominic pensò che come inizio, decisamente, non era male: era una barzelletta,
ma era estremamente carino. Le sorrise a sua volta, ricominciando a baciarla
mentre le faceva lentamente scivolare dalle spalle quell’indumento, che era
caduto insieme alla sua giacca sul divano, indugiando a sfiorarle leggermente
con i pollici la pelle che, gradualmente, veniva scoperta da quel gesto.
Erano rimasti così per un po’, baciandosi e accarezzandosi
come due ragazzini, nessuno dei due aveva fretta che quel momento finisse.
Dominic si rese effettivamente conto che Jennifer era molto più ingenua di lui
sotto quell’aspetto, cosa che lo spinse ancora maggiormente a fare le cose con
la giusta calma, aspettando che fosse lei a dargli un segno qualsiasi che poteva
andare avanti. Quando la ragazza si discostò leggermente da lui, dicendogli che
avrebbero potuto spostarsi nella sua stanza, non se lo fece ripetere due volte,
la prese tra le braccia un po’ più saldamente facendole riappoggiare i piedi a
terra e si fece guidare, dato che non aveva la minima idea di quale fosse la
porta che doveva prendere. Jennifer prima di uscire dal suo piccolo soggiorno
aveva spento la luce e non aveva pensato ad accenderla nella sua stanza, del
resto lei conosceva benissimo quell’ambiente a differenza di lui che, per
l’appunto, appena entrato, era andato a sbattere contro qualcosa che stava per
terra. Non si era fatto male, ma aveva rischiato di inciampare tirandosi dietro
anche lei, dato che ancora non avevano accennato minimamente a discostarsi l’uno
dall’altro.
- Scusami, avrei dovuto accendere la luce!- disse Jennifer
sinceramente dispiaciuta che lui fosse inciampato nella cuccia del gatto che,
non sapeva bene in che modo, era finita in mezzo alla sua stanza invece che
stare fuori dalla porta. Però era anche divertita per la situazione, non poteva
negarlo.
Quella volta non poterono impedirsi di ridere entrambi, si
erano stretti, in piedi nella semioscurità della stanza illuminata solo dalla
luce che veniva dalla finestra aperta, e avevano cominciato a ridere, poi
soffocando la risata con l’ennesimo bacio.
Riconquistata un po’ di serietà le cose erano andate più
veloci, Dominic le aveva sbottonato i jeans per poi chinarsi leggermente
aiutandola a toglierseli, poi si erano avvicinati al suo letto, dove Jennifer
era salita mettendosi in ginocchio, tendendogli una mano che lui aveva preso,
mettendosi nella stessa posizione davanti a lei. Jennifer aveva fatto per
togliergli la maglietta, con un filo di voce gli aveva chiesto di alzare le
braccia per facilitarle il compito e lui l’aveva assecondata, per poi vedere
che, mentre le sorrideva con il suo solito sorriso dolce, aveva fatto lo stesso
gesto aspettando che fosse lui a liberarla della leggera canottierina che ancora
portava. Le aveva sorriso a sua volta, trovandola tenerissima in quel momento.
Lo aveva fatto quindi, perdendosi poi per un momento a guardarle il seno nudo,
ma aveva smesso subito quando si era accorto del vivo imbarazzo di lei nel
vederlo mentre la osservava.
Dopo che anche Dominic si era liberato dei suoi pantaloni
si erano sdraiati sul letto di Jennifer continuando a baciarsi e ad
accarezzarsi, esplorando reciprocamente i loro corpi, fino a che l’eccitazione
di entrambi non era salita prepotentemente richiedendo che la situazione
cambiasse.
Dominic si era discostato leggermente. - Jennifer, usi
qualcosa?- le chiese.
La ragazza non comprese subito a cosa si potesse riferire,
lo guardò per un momento perplessa prima di capire che si riferisse ad
anticoncezionale qualsiasi. Scosse la testa, Dominic quindi le aveva dato un
piccolo bacio e si era alzato in fretta, cercando di fare prima possibile.
Cercando di ricordarsi la strada si era diretto verso il divano del soggiorno
dove aveva lasciato la sua giacca e aveva preso un condom dal suo portafogli.
Quindi, sempre cercando di fare più in fretta possibile, si era avviato
nuovamente verso la stanza da letto di Jennifer, dove la ragazza nel frattempo
si era messa sotto un lenzuolo. Guardandola pensò che era veramente un bel po’
che non gli capitava di farlo con una così, distraendosi per un istante dietro a
quei pensieri finì per sbattere il piede nello stipite della porta e storcersi
il mignolino.
- Porca putt…- aveva esclamato, Jennifer si era tirata su
di scatto allarmata.
- Ti sei fatto male?- gli aveva chiesto.
Dominic aveva dipinta sul viso un’espressione un tantino
sofferente. - Bene no davvero…- aveva risposto, mentre aveva appoggiato una mano
allo stipite della porta per mantenere l’equilibrio e con l’altra si stava
massaggiando il piede offeso. Subito comunque aveva raggiunto il letto, prima di
mettersi sotto il lenzuolo con lei si era tolto i boxer, notando che Jennifer,
vedendogli fare quel gesto, aveva allontanato lo sguardo da lui, quasi che si
vergognasse a guardarlo mentre si spogliava. Un sorriso gli salì spontaneo sul
volto.
E poi era successo, ed era stato bello per entrambi. Si
erano addormentati poco dopo, Dominic aveva appoggiato la testa sul petto di
Jennifer tenendogli le braccia attorno alla vita, mentre lei, in un gesto molto
protettivo, gli teneva una mano sulla testa e l’altro braccio attorno alle
spalle, stringendolo verso di sé.
Prima di addormentarsi Jennifer si sentì del tutto in pace
con sé stessa: sì, il giorno dopo se ne sarebbe andato e per un po’ l’avrebbe
perso, ma gli aveva lasciato qualcosa di cui avrebbe portato il ricordo con sé
per tutto quel tempo che sarebbero stati lontani.
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Capitolo 9 *** Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere ***
Nuova pagina 1
Allora…oggi è
d’obbligo che cominci a fare un ringrziamentone di quelli giganteschi!
Grazie Moon!! Ragà, questa donna se non ci fosse dovrebbero
inventarla!
Concludo con un
grande Sploffy sei tutti noi e facciamo il tifo per te! Adoro questo
gatto!!
Grazie mille a
tutti, buona lettura, Mandy!
Capitolo 9
Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere
Appena era arrivata in ufficio, Jennifer, con un pennarello
rosso, aveva fatto una bella croce sul giorno 15 aprile, che era appena passato.
Guardando il calendario di quel mese non poté che farsi triste un’altra volta.
Erano trascorse due settimane e più dalla sua partenza, dopo quella splendida
notte che avevano passato insieme non l’aveva più sentito.
Ma che fine aveva fatto Dominic? Avrebbe voluto
telefonargli lei, mandargli un messaggio, contattarlo in qualche modo, ma quando
si accingeva a farlo le prendeva il panico. Cosa dirgli? Ma, soprattutto, lui
sarebbe stato felice di sentirla?
Era terribile avere quei dubbi per lei, non riusciva a
capacitarsi di come fosse possibile che lui non avesse mai trovato nemmeno
cinque miseri minuti per farle un saluto. Nella sua mente si faceva strada, con
un’insistenza sempre maggiore, che quella notte per lui poteva essere stata un
diversivo.
Jennifer non era né molto navigata e né molto esperta per
affermarlo con certezza, ma era più che sicura che quello che avevano fatto
insieme non potesse essere altro che dettato da un sentimento sincero, o
Dominic, ne era convinta, avrebbe avuto un altro atteggiamento con lei.
Ormai non contava più le volte in cui ci pensava in un
giorno, praticamente non pensava ad altro, e un po’ la cosa le dispiaceva.
Avrebbe preferito essere un po’ più distaccata, ma proprio non le riusciva. Era
decisamente innamorata di lui, e non poteva fare finta che non fosse così.
Patricia, straordinariamente, non le aveva chiesto niente
in quel periodo sulla faccenda, cosa per cui le era stata molto grata anche se a
sua insaputa. Infatti Jennifer non credeva che l’altra sarebbe stata così
discreta se non fosse stato semplicemente per una dimenticanza, forse era anche
per il fatto che, quando si vedevano, lei volutamente non accennava mai a
parlare di quella faccenda, e addirittura non le aveva nemmeno detto della notte
che avevano passato insieme. Certo, se fosse continuato così, da una parte
avrebbe avuto presto bisogno di sfogarsi, dall’altra non voleva arrivare a
doversi sfogare proprio con lei: sapeva che Patricia aveva sempre nutrito
qualche perplessità nei confronti di Dominic, anche se faceva finta che tutto
andasse bene. Se le avesse detto che era stata con lui e che poi Dominic non
l’aveva più cercata per tutto quel tempo si sarebbe subito arrabbiata.
I programmi per quel venerdì sera erano sobri: Susan aveva
scovato un locale ben frequentato secondo i suoi gusti, un posto abbastanza
elegante e alla moda. Jennifer aveva accettato di andarci: anche se andare in
locali simili le metteva un po’ d’ansia, immaginava che se Susan l’aveva scelto
sarebbe stata sicuramente una bella serata. Non le piaceva mettersi in tiro per
farsi vedere dagli altri, per altro andare in giro con Susan era sempre una
bella penalizzazione per lei: tanto per cominciare, insieme sembravano
l’articolo “il”, Susan infatti la superava in altezza di almeno una ventina di
centimetri, non c’erano tacchi che riuscivano a darle un po’ di respiro. Se poi
ci si aggiungeva anche il fatto che Susan aveva un viso meraviglioso, dei
capelli da favola e un fisico da urlo, beh, non c’era storia, qualunque ragazza
normale sarebbe sfigurata davanti a lei. E Jennifer era l’emblema della ragazza
normale e ordinaria.
Quella sera aveva optato per un vestito grigio chiaro molto
semplice e un paio di scarpe nere, ovviamente con il tacco alto. Era uscita
abbastanza in anticipo, fermandosi a chiacchierare pochi minuti con la sua
vicina di casa che aveva incontrato sul pianerottolo mentre stava rientrando con
i suoi figli piccoli prima di andarsene.
Era più forte di lei: ogni cinque minuti doveva controllare
se il suo cellulare fosse carico e se c’era segnale, immaginare che Dominic
avrebbe potuto cercarla proprio quella sera e non fosse riuscito a trovarla le
metteva un panico strano addosso. Insomma, se non l’avesse trovata avrebbe
potuto richiamarla. Ma se avesse pensato che lei magari non si fosse fatta
trovare? Se si fosse offeso per una cosa del genere? O, peggio, se magari aveva
trovato solo quei cinque minuti per contattarla e poi non avesse più avuto
tempo? Per la testa le passavano solo pensieri del genere.
Durante quella serata infatti, cercando di non farsi vedere
dalle altre, ogni tanto apriva la sua borsetta per controllare il suo telefonino
che, benché perfettamente carico e con la ricezione al massimo, continuava a
stare muto.
Susan sembrava stare come un pesce nell’acqua in quel
locale che sembrava fatto apposta per i fighetti. Dal tavolo dove erano sedute,
mentre chiacchieravano tranquillamente, si guardava intorno sorridente, si era
alzata anche un paio di volte per salutare un paio di suoi colleghi che le
avevano dato la dritta su quel posto. Era stato in uno di quei momenti che
Patricia aveva guardato Jennifer con aria annoiata e aveva esordito con un
commento sul posto.
- Ma a te piace? No, perché io sto morendo di noia,
speriamo che Susan non voglia fare troppo tardi.-
- No, dai, è carino…- aveva risposto Jennifer non molto
convinta, tanto che l’altra l’aveva guardata con uno sguardo indagatore e
inclinando leggermente la testa.
- Sì, hai ragione tu, è di una noia mortale, ma Susan
sembra divertirsi tanto.- aveva ammesso quindi.
- Ho capito, ma mica possiamo sempre stare al suo seguito!-
La conversazione era stata troncata di netto quando l’altra
era tornata al tavolo annunciando che in quel locale c’era un sacco di bella
gente, pure qualcuno famoso.
- Nella saletta di là ci sono Stuart Townsend e Christian
Bale!-
Jennifer e Patricia si erano guardate per un momento, dato
che quei nomi per loro erano veramente anonimi. Susan, vedendo che si guardavano
perplesse, aveva sbuffato. - Certo che voi di cinema proprio non capite niente,
sono due attori famosi! Townsend è stato anche con Charlize Theron!-
Patricia si voltò verso l’amica e le chiese sarcastica:-
Che sia stato con la Theron mi fa un po’ poco, se magari mi dici un film che ha
interpretato…-
- Mh… non lo so veramente, mi sembra che abbia interpretato
un vampiro, in un film non proprio nuovissimo, ma non ne sono sicura.-
Meno male che di cinema ci
capisci tu!, pensò
Patricia data la risposta decisamente vaga dell’amica, ma evitò di commentare
per non entrare in inutili polemiche, del resto a lei non importava un fico
secco che ci fossero due attori in quel locale. Quello che le importava
veramente, era che Susan negli ultimi tempi sembrava essere sempre più
antipatica. E dire che ormai era un bel po’ che la conosceva. L’unica cosa che
la tratteneva dal dire tutto è che a Jennifer il cambiamento dell’amica non
sembrava aver fatto un grande effetto. Avevano ordinato da bere e avevano
continuato a chiacchierare tranquillamente, fino a che, due ragazzi sui trenta
che avevano preso un tavolo molto vicino al loro, non avevano cercato di
attaccare discorso.
Susan ad un certo punto si era sentita toccare un braccio
con discrezione. Si era girata e si era trovata davanti questo ragazzo piuttosto
carino.
- Scusa, mi sai dire l’ora?-
Patricia si avvicinò all’orecchio di Jennifer,
bisbigliandole:- Mio Dio, che scusa vecchia!-, la quale, per tutta risposta
soffocò una risatina. Susan tuttavia fece un sorriso al suo interlocutore e
rispose, senza scomporsi: - Le undici e tre quarti.-
- Grazie…- aveva risposto l’altro, sorridendole. Quello che
aveva parlato con lei era sicuramente il più carino dei due, anche se l’altro
comunque non era male.
- Di niente, figurati.- aveva continuato Susan, prolungando
volutamente la conversazione. Non aveva accennato a girarsi nuovamente verso le
altre due, cosa che probabilmente incitò l’altro a continuare.
- Io sono Ethan.- le disse, porgendole la mano, - e lui è
Jonathan.-
Susan rispose dicendo il suo nome e porgendo la mano ad
entrambi, poi passò a presentare le sue amiche.
- Loro sono Patricia e Jennifer.- I due si guardarono per
un momento, le ragazze non capirono quello sguardo fugace lì per lì, ma non se
ne domandarono nemmeno il perché sul momento. Si erano alzati educatamente per
stringere la mano anche alle altre due, poi Susan, agendo del tutto di testa sua
e senza minimamente domandarsi se le altre avrebbero gradito quell’intrusione,
li invitò a sedersi. Cosa l’aveva attirata di quei due era l’aria dei quartieri
alti che avevano appiccicata addosso come una seconda pelle: gli abiti firmati,
quel modo di atteggiarsi, il sorriso sicuro sulle loro facce. Erano cose del
genere che lei cercava.
I due offrirono da bere alle ragazze e cominciarono a
chiacchierare di stupidaggini, quando Jonathan, che fino a quel momento aveva
continuato ad osservare Jennifer di sfuggita, aveva esordito dicendo: Ma sei
sicura che non ci conosciamo? No, perché io credo che tu sia quella dell’Hard
Rock la sera di San Patrizio…-
Jennifer l’aveva guardato stupita, la sera dell’Hard Rock,
a parte Dominic, non aveva conosciuto nessuno.
- In che senso scusami?- Gli aveva chiesto.
- Tu non sei quella che si è ritrovata Dominic ubriaco
fradicio in macchina? Io sono quello che è venuto a recuperarlo.-
Jennifer gli sorrise. E come poteva ricordarselo, l’aveva
si e no visto per tre miseri secondi durante i quali lui si era raccomandato che
non gli avesse visti nessuno, nient’altro.
- Ah… non ti ho riconosciuto. Meno male che hai chiamato
quella sera, ero disperata.- gli rispose.
- Meno male che c’eri tu, sai, io facevo solo i miei
interessi personali. Sono l’avvocato di quello scapestrato lì, e purtroppo anche
un amico, quindi, mi tocca fargli anche da balia se capita.-
Lo sguardo che si erano scambiati i due non appena Susan
aveva detto il nome Jennifer era da spiegarsi nel fatto che, circa una mezz’ora
prima, Jonathan si era voluto sedere a quel tavolo accanto al loro proprio per
via del fatto che aveva vagamente riconosciuto quella ragazza. Non poteva
esserne sicuro, ma dopo un po’ l’aveva detto ad Ethan al quale non era parso il
vero di dover attaccare discorso con quelle ragazze. Del resto Susan era
sicuramente una che si notava.
Inizialmente sembrava che Susan dovesse essere entrata più
in sintonia con Ethan per l’appunto, ma non appena era venuto fuori che Jonathan
aveva a che fare con gente del modo dello spettacolo le cose si erano del tutto
ribaltate, tanto che, dopo nemmeno molto, Susan stava deliberatamente flirtando
con lui, ed Ethan, che sebbene fosse un giovane architetto piuttosto affermato,
era evidentemente stato considerato meno utile, si era ritrovato a chiacchierare
piacevolmente con le altre due, specialmente con Patricia, dato che ogni tanto
Jennifer si perdeva nel suo mondo e si ritrovava a pensare a Dominic.
Inutile dire che, a fine serata, Susan si era fatta
accompagnare a casa da Jonathan, lasciando pochi dubbi sul loro proseguimento
della serata, cosa che a Patricia sembrò assolutamente squallida. Insomma, non
era una santa nemmeno lei e le era capitato di provare attrazione per qualcuno e
di non tirare tanto per le lunghe, ma da qui ad andare a letto con uno solo
perché è intramato con il mondo dello spettacolo a certi livelli, era veramente
una cosa riprovevole nel suo modo di vedere le cose.
Mentre stava al posto del passeggero, in macchina con
Jennifer, pensava a questa cosa anche se non voleva assolutamente parlarne con
l’amica, tuttavia le pose una domanda che già da qualche giorno voleva farle.
- Ma Dominic? Non mi hai più detto niente di lui… mi è
venuto in mente stasera quando abbiamo incontrato quei tipi. Che coincidenza,
eh?-
Jennifer aveva temuto quella domanda per tutta la sera.
- Già, che coincidenza.- disse senza entusiasmo e sembrando
non molto incline a parlare di quella storia. Ormai erano arrivate davanti a
casa di Patricia, l’amica prima di uscire dall’auto le aveva rifatto quella
stessa domanda, e Jennifer le aveva risposto non proprio garbatamente.
- Niente, che vuoi che sia successo, è alle Hawaii e sta
lavorando, cosa vuoi che ne sappia io?-
L’altra la guardò perplessa. Non si era né arrabbiata né
offesa per quella risposta, ma non era da Jennifer, che in genere era sempre
garbata e sorridente. Intuì immediatamente che qualcosa non andava.
- Scusami Pat, non volevo risponderti male, scusami davvero
tanto.- aveva detto intanto Jennifer, che si era immediatamente resa conto di
quello che aveva fatto.
- Non fa niente. Però domani mi dici tutto, ok?-
Jennifer aveva annuito semplicemente, del resto non si era
stupita che l’amica avesse capito nonostante il fatto che lei non le avesse
detto niente.
***
Qual’era il programma al quale voleva attenersi in quelle
quattro settimane di lavoro? Dormire regolarmente, mangiare regolarmente, niente
scopate e bere moderatamente? Forse sarebbe stato meglio pensarne un’altra, dopo
nemmeno una settimana del resto si era già rotto le scatole di fare il bravo e
aveva già fissato con qualche ragazzo simpatico del cast e con altri di uscire e
fare parecchio tardi già quel primo fine settimana. E poi c’era quella
costumista che gli faceva gli occhi dolci da quando era arrivato, dopo
un’attenta analisi a tette e culo aveva deciso che poteva anche farle il favore
di farsela, se ci fosse stata l’occasione.
Con calma però, del resto era là per lavorare, e se c’era
una cosa che non sopportava era la poca serietà sul lavoro, tant’è vero che, se
non in qualche sporadica occasione, non aveva mai fatto troppo tardi
infrasettimanalmente e si era comunque tenuto entro certi limiti anche nei
giorni in cui avrebbe potuto fare un po’ più di baldoria.
In ogni modo, i buoni propositi, erano andati tutti a farsi
beatamente fottere, compreso uno, molto idiota a ripensarci, secondo il quale la
sua vita doveva necessariamente cambiare non solo durante quel mese, ma anche
dopo. Era stata Jennifer a fargli pensare quella cosa, per via di
un’associazione di pensiero molto semplice.
Quella notte era stata fantastica. Era un sacco di tempo
che Dominic non provava un appagamento del genere, doveva ammetterlo. Non era
stato il sesso, ma il modo in cui era successo, il modo di porsi di Jennifer, il
fatto che si fossero svegliati insieme la mattina dopo. Non era più abituato a
certi piccoli particolari e sul momento la cosa gli aveva dato da pensare. Dopo
la scopata in sé, ma che gusto c’era a farsi una e poi andarsene via nel cuore
della notte? O, anche peggio, quando se le portava a casa sua ed erano loro ad
andarsene, oppure, cosa ancor peggiore di questa, quando rimanevano credendo che
magari la cosa gli avesse fatto piacere? Orrore!, pensò mentre nella sua
mente pensava a certe cose.
Dopo poco però aveva già cambiato idea. Come che gusto
c’era? Ma cosa c’è di meglio di farsi una sana scopata senza avere il benché
minimo problema di gestione di una relazione? Con Jennifer era stato bello e
tutto il resto, chi lo negava, ma ora basta, ognuno a casa sua e tanti saluti.
Dopo una decina di giorni si ricordò anche che le aveva promesso di telefonarle.
Sì, come no.
Ma non è che non voleva telefonarle in quel momento, basta,
non l’avrebbe più chiamata definitivamente, portare avanti quel rapporto dopo i
nuovi sviluppi sarebbe stato troppo impegnativo, nonché una gran rottura di
palle. L’unica cosa era sperare che non l’avrebbe fatto lei. Certo, poteva fare
come faceva con tutte le altre, essere freddo e distaccato e far capire che era
inutile che lo cercasse, ma gli dispiaceva sinceramente farlo proprio con lei
che gli sembrava così indifesa a volte.
Dopo venti giorni tuttavia Jennifer non si era fatta
sentire e lui non ci aveva nemmeno molto pensato a lei, almeno fino a quel
momento. Pensare che lei non l’aveva cercato dopo tutto quel tempo un po’ lo
stupì, ma ne fu abbastanza contento. Era stato più facile di quello che aveva
previsto, e poi lì alle Hawaii c’era parecchio da darsi da fare. Caspita, ci
sarebbe stato anche altri due mesi.
Ma non potevano girare subito un seguito? Doveva parlarne
con qualcuno.
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Capitolo 10 *** Tipe snodate - La cosmogirl che c'è in ognuna di noi ***
Nuova pagina 2
Venerdì, fine
settimana, decimo capitolo e poi pausa sabato e domenica!
Per questo
capitolo ringrazio profondamente, oltre a voi che mi leggete, i redattori di
Cosmopolitan che mi forniscono spesso e volentieri ampi spazi di risate con i
loro pezzi sul sesso. Proprio mentre dovevo scrivere questo capitolo mi capita
di leggere l’articolo che si chiamava, più o meno “Uomini: cosa pensano di te
la mattina dopo”…da piegarsi da ridere! Direi che sono stata ampiamente
ispirata, anche se quello che io ho scritto in questo capitolo sono illazioni
spicciole sul sesso maschile molto ben conosciute al mondo. Insomma, non c’hanno
insegnato proprio nulla!
C’è da
chiedersi dov’è finita la spontaneità: secondo loro tutte noi dovremmo andare a
letto con uno e Cosmopolitan insieme e al momento opportuno dire: scusami
caro, aspetta solo un momento, non mi ricordo cosa Cosmopolitan dice che dovrei
fare/farti adesso… pessimismo e fastidio!
Insomma, in
parole povere, mi dissocio non proprio del tutto ma abbastanza dal pensiero (ma
tu pensa…) di Susan in questo capitolo.
Buona lettura
e buon fine settimana! Mandy
Capitolo
10
Tipe
snodate - La cosmogirl che c’è in ognuna di noi
- Eh no Jen! Non cominciamo
con queste cazzate! Già dopo un bacio che è un bacio ci si può considerare sulla
buona strada, ma dopo il sesso, non c’è scampo. Quindi non cercare di difenderlo
dicendo che non ti ha più cercata perché il vostro rapporto non è ben definito!
S’è fatto una scopata, ammettiamolo, quello che mi dispiace è che se l’è fatta
facendoti credere chissà che.- aveva detto decisa Patricia, dopo che Jennifer
aveva raccontato a lei e a Susan quello che c’era stato tra lei e Dominic.
- Come sei antica Pat… dopo
che hai scopato con uno non è affatto detto che tu ci faccia coppia fissa. Che
credi che sia una limitazione solo per loro? Se permetti io voglio avere il
diritto di scopare e non sentirmi legata.- aveva ribattuto Susan che, seppur
nascondendolo, aveva provato una punta di soddisfazione nell’apprendere che
tutto quel teatrino di Jennifer e Dominic era già finito, e in quel modo poi.
- Susy, ma chi ti dice che
io non sia per una scopata! Solo che mi sembra che l’atteggiamento di quello
stronzetto non sia stato da scopata, capisci?-
Jennifer non partecipava a
quella conversazione perché non aveva più voglia di dire niente in proposito,
era molto amareggiata.
Ci aveva pensato a lungo e
bene, arrivando ad una conclusione: se Dominic in ventun giorni da che era
partito non l’aveva mai chiamata, evidentemente era come dicevano Susan e
Patricia e la cosa la faceva stare male. Non riusciva a comprendere com’è che si
fosse lasciata prendere così in giro e com’è che lui avesse deciso di essere
così crudele con lei. Che gli aveva fatto di tanto male? Forse, dall’altra
parte, quell’atteggiamento poteva essere dettato dal fatto che Dominic poteva
averla considerata una sfida finire a letto con una come lei, una che, per farla
breve, non ci sarebbe mai stata al primo appuntamento e che di certo non cercava
una storia solo di sesso. Quest’eventualità la faceva stare male ancora di più.
Mentre le sue amiche
continuavano a discutere sedute una sul divano accanto a lei e l’altra sulla
poltrona, Jennifer, con le gambe incrociate e Sploffy placidamente accoccolato
su di esse, accarezzava la testa al suo gatto che le faceva le fusa e si perdeva
dietro i suoi pensieri, fino a che Susan non l’aveva richiamata sulla terra.
- Guarda Pat che c’è un
modo ben preciso per capire se un uomo ti considera una da una botta e via o un
investimento per il futuro, dei capisaldi! Jen, ma avete fatto sesso orale?-
L’altra aveva alzato al
testa. - Come hai detto scusa?-
- Ti ho chiesto se avete
fatto sesso orale.-
Jennifer l’aveva guardata
storto, Susan aveva sbuffato. - Jennifer, un pompino! Lo sai cos’è, vero?-
- Susy, non sono mica
scema!- aveva ribattuto Jennifer sulla difensiva.
- E allora? L’avete fatto o
no?-
Jennifer non si sentiva
estremamente a suo agio a parlare di certe cose, aveva guardato Patricia come a
cercare conforto.
- Non sei obbligata a
dircelo se t’imbarazza farlo.- le aveva detto l’amica.
- E dai, mica
t’imbarazzerai per così poco! Siamo noi!- aveva detto invece Susan.
- Non è che m’imbarazzo, ma
non sono abituata a raccontarle certe cose…- aveva fatto una pausa, poi si era
detta che poteva anche rivelare quel particolare:- No, non l’abbiamo fatto.-
- Bene, questo è un punto a
tuo favore. Se lo fai la prima volta passi come una da botta e via. Che portavi
sotto?-
- Nel senso biancheria
intima?- chiese a sua volta perplessa Jennifer.
- Certo, che vuoi che
intenda? A volte sembra che non capisci!- le aveva risposto Susan.
- Niente di che, un paio di
normalissime mutandine.-
- Mh, non sbilanciano
troppo. Reggiseno?-
- Non lo portavo.-
- Strano… e il resto com’è
andato? Voglio dire, come l’avete fatto?-
- Come l’abbiamo fatto…
ehm… normale…- aveva farfugliato Jennifer.
- Cioè tu sotto e lui
sopra, eh? Che palle! Ma c’è ancora qualcuna che ci da di missionario? Comunque,
anche questo è ok. Ma almeno dimmi che l’orgasmo è stato strano, non t’è
piaciuto a te?-
- Non ho avuto un orgasmo
strano! Ma si può sapere dove vuoi arrivare con tutte queste domande?-
- Almeno ce l’hai avuto?
No, perché se non ce l’hai avuto spero almeno che tu l’abbia finto, altrimenti
il maschio tipico se la prende o si smonta.- aveva incalzato l’altra non
curandosi molto del suo disagio.
Jennifer era basita, non
sapeva nemmeno più che dire a Susan. Patricia, parimenti, non credeva alle
stupidaggini che aveva sentito uscire da quella bocca.
- Ma tutte queste belle
notiziole, le prendi da Cosmopolitan o riviste simili? No, perché mi sanno di un
mucchio di cazzate!- aveva detto infatti.
- Ma quali cazzate, sono
fatti attendibilissimi! Lo sanno tutti che ad uomo gli devi far sentire che ti
piace, che se ti presenti con il tanga li fai arrapare ma ti considerano da una
botta e via, così se ti fai vedere troppo brava pensano che hai fatto troppa
pratica e, ultimo ma non meno importante, che non devi assolutamente prendere
troppe iniziative personali e devi lasciarli fare, almeno li gratifichi.-
- Scusami Susy, ma credo
che siano davvero un mucchio di stronzate!- aveva detto Jennifer. - Io penso che
la spontaneità sia la cosa più importante, fare quello che ti senti di fare. Se
c’è una giusta intesa perché uno dovrebbe considerarti una zoccola solo perché
ti va di fare qualcosa di particolare o hai messo un perizoma? E’ il modo in cui
ti atteggi che gli fa pensare certe cose, non altro.-
- Sì, giusto.- aveva
rimarcato Patricia.
Susan aveva roteato gli
occhi. - Mi arrendo, tanto non ci arrivate proprio. Gli uomini sono un po’, come
dire, di mente ristretta, non capiscono le cose come noi. Per loro o sei una
donna da sposare, o una da scopare, non si scappa. E solo a noi sta giocarcela
bene, ma bisogna conoscere il nemico, non so se mi spiego...-
La conversazione era stata
troncata subito dopo, Jennifer del resto si era stufata di sentire quei luoghi
comuni scemi e di parlare di quella faccenda, quelle parole non facevano che
rigirare il coltello nella piaga, dato che era molto probabile che Dominic fosse
proprio uno di quelli di mente ristretta.
***
Dominic si era sentito
scuotere leggermente una spalla. Aveva aperto gli occhi e si era ritrovato
davanti quella gran bella figliola dell’hostess che, con un sorriso a trentadue
denti, l’aveva informato che a breve sarebbero atterrati all’aeroporto di Los
Angeles e che doveva allacciarsi la cintura.
Dominic le aveva sorriso e
aveva fatto come lei gli aveva detto, pensando che, finalmente, era tornato a
casa sua. Non che fosse stato male quel mese alle Hawaii, anzi, ma casa sua era
comunque casa sua. Per altro, tempo un paio di settimane, sarebbe dovuto andare
a New York dove avrebbe trovato anche Billy che gli aveva detto che sarebbe
capitato nella Grande Mela per qualcosa che riguardava un progetto particolare,
di cui però non aveva voluto rivelargli molto. Ovviamente sarebbe stata
un’ottima occasione per fare baldoria tutti insieme anche con Elijah, non vedeva
l’ora.
Quando finalmente era
riuscito a rientrare a casa sua, aveva chiamato Jonathan, che l’aveva salutato
con un chi non muore si risente, dato che anche con i suoi amici non si
era fatto molto sentire.
- Oh senti, ciccio, ma
pensi che avevo tanto tempo libero da perdere appresso a te? Avevo la fila
davanti alla porta, s’era sparsa la voce che ero alle Hawaii e, sai com’è, tutte
sono venute a testare di persona il fenomeno Monaghan! E quando ricapito in
quella parte di mondo? Mica le biasimo!-
L’altro aveva riso. - Sì,
sì, fai più casino di un tornado, come no. E comunque una settimana fa circa
sono uscite delle belle foto su internet, te e una bionda mica male che cenavate
e ammiccavate in un ristorantino… che carini! Sembravate proprio in pieno
pucci pucci. Commenti da fare in proposito?-
- Snodata.- aveva risposto
secco, ma preciso. - Una delle tante comunque.-
L’altro aveva ricominciato
a ridere. - Vola basso, tanto se te ne sei fatta una è grasso che cola! Mica
m’incanti, sai! Fai poco il grosso, che è meglio!- aveva commentato quindi.
Dominic aveva riso a sua
volta. - Ti piacerebbe, eh? Almeno non avresti le crisi d’inferiorità! Però
Nigel mi ha rotto le palle fino allo sfinimento per questa storia, che
rompicoglioni!- aveva continuato Dominic, riferendosi al suo agente che l’aveva
informato subito della cosa, ricordandogli gli accordi presi sulle uscite
pubbliche e non con eventuali donne.
Dopo aver parlato con il
suo amico per un po’, facendosi raccontare cosa fosse successo in quel periodo
in cui era stato lontano, compresa la storia di Jennifer ma soprattutto della
sua amica, aveva fatto una doccia, aveva mangiato qualcosa e, anche se era
decisamente presto per dormire dato che non erano nemmeno le nove di sera, si
era messo a letto a leggere. La stanchezza per il viaggio gli era piombata
addosso tutta insieme.
Veramente non aveva letto
molto, alla fine si era ritrovato a guardare il soffitto tirando conclusioni sul
periodo appena trascorso. Ad una prima analisi altri commenti da fare non
c’erano se non che si era divertito come un matto. Anche sul lavoro era stato un
buon mese, si era ritrovato a lavorare con gente simpatica e pazza al punto
giusto, ma quello non gli dava da riflettere. Aveva soffermato la sua attenzione
su dei particolari ben precisi, sentendosi addosso quella sensazione di leggera
vergogna che ti assale quando pensi che, una certa cosa che hai fatto, è stata
davvero una cazzata. E ce n’era più d’una da ricordarsi. Improvvisamente gli era
piombata addosso una certa ansia, che lo innervosiva perché non vedeva proprio
il motivo di star tanto a ripensare a cosa aveva fatto e a cosa non aveva fatto.
Insomma, meglio rimpiangere di aver fatto che di non aver fatto, era una gran
bella filosofia di vita, insieme alla massima che diceva ogni lasciata è persa
erano le cose più intelligenti che un essere umano avesse mai potuto far uscire
dalla sua bocca, ma tanto il suo stato d’animo non cambiava ugualmente.
Ormai aveva smesso
definitivamente di leggere e quindi aveva appoggiato il libro sul comodino
accanto al letto e si era sporto verso l’interruttore spegnendo la luce. Aveva
fatto per dormire, ma quel pensiero fisso non se n’era andato.
Dopo un po’ che non
riusciva a dormire si era stufato di quella situazione, nervosamente aveva
imprecato a voce alta e, con un gesto sbrigativo, si era tolto le lenzuola di
dosso alzandosi, cominciando a girellare per la casa in mutande come un
deficiente. Non appena si era sentito abbastanza cretino si era deciso a
tornarsene a letto, non aveva accesso la luce nel corridoio che portava alla sua
stanza, convinto di non averne bisogno. Forse durante quel mese di lontananza si
era dimenticato come fosse fatta casa sua, forse era solo un po’ stanco, fatto
sta che non aveva centrato perfettamente la porta e si era storto il mignolo del
piede destro.
- Porca puttana!- aveva
esclamato con una smorfia di dolore sul viso, appoggiando poi una mano allo
stipite della porta per non perdere l’equilibrio e massaggiandosi con l’altra il
dito.
Improvvisamente aveva avuto
come la sensazione di aver avuto un dejà vù. Per un momento si era dimenticato
del dolore e aveva riappoggiato il piede a terra crogiolandosi in quel
presentimento e cercando di ricordarsi, ma non ci era riuscito. Aveva fatto
spallucce ed era ritornato a letto.
Dopo un’ora era sempre
nelle stesse condizioni, nervoso come non mai. Continuava a rigirarsi nel letto,
pensando alle cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Quel mese sarebbe
stato impegnatissimo, aveva una serie di uscite pubbliche quasi una di fila
all’altra che, solo a pensarci, gli mettevano addosso la voglia di tornare alle
Hawai e di svernarci. Per carità, poi si divertiva sempre in certe occasioni, ma
in genere non aveva mai voglia di andarci. Sull’orlo della disperazione si era
tirato a sedere sul letto e aveva acceso la televisione.
- Per la serie sono proprio
alla frutta, cosa danno in tv?- aveva detto tra sé e sé, prendendosi un po’ in
giro da solo. - Le solite stronzate…- aveva commentato quindi, dopo aver visto
la desolazione che regnava sovrana anche nel piccolo schermo. Alla fine si era
soffermato su un canale dove c’era una trasmissione sugli animali, parlavano di
gatti. Non molto lucido si era messo a guardarla, tanto peggio di così, non si
poteva, fino a che, ad un certo punto, non avevano inquadrato una gatto rosso,
molto peloso e grosso.
- Sploffy!- aveva esclamato
senza accorgersene, poi si era messo a ridere da solo.
Certo, quello non era
Sploffy, ma gli somigliava davvero tanto.
Improvvisamente il dejà vù
si chiarì, si era ricordato che di storcersi il mignolo del piede destro gli era
successo anche a casa di Jennifer.
Improvvisamente gli era
venuta una gran voglia di stare con lei, incominciò a pensarla intensamente
sentendo che quel pensiero lo stava gradualmente calmando e lo faceva stare
bene.
A ripensarci, forse, era
stata una cattiva idea pensare di chiudere con lei. Quel rapporto poteva
risultare un tantino anomalo da mandare avanti dato che Dominic non voleva
impicci di nessun tipo in quel periodo, ma di certo nessuno lo obbligava a
giurarle amore eterno. Pensò che poteva continuare a stare con lei senza mai
assolutamente entrarci troppo in contatto e cercando di non definire mai e poi
mai la situazione. Insomma, se Dominic avesse avuto fortuna poteva anche
andargli bene, a meno che Jennifer non avesse cominciato dopo un po’ a fare
domande imbarazzanti. A quel punto, quando sarebbe arrivato, avrebbe potuto
cominciare seriamente a pensare di troncare.
Così facendo sarebbe stato
libero di fare quello che voleva, era come se tenesse sempre il piede in due
scarpe, gestendo le varie situazioni come meglio avrebbe creduto e come gli
conveniva.
Colto da un desiderio
improvviso aveva afferrato il suo cellulare e aveva fatto il numero di Jennifer,
con suo disappunto il telefono della ragazza era spento. Poi si era soffermato a
guardare l’ora, mancavano pochi minuti all’una di notte.
- Ops!- esclamò con aria
colpevole tra sé e sé, se solo si fosse ricordato di guardare prima l’ora
avrebbe evitato di chiamarla. Era sempre in tempo a cercarla il giorno seguente
in ogni modo.
Confortato da questo
pensiero aveva per l’ennesima volta spento la luce e si era messo a dormire,
riuscendoci finalmente. Del resto si era addormentato pensando alla piacevole
sensazione che aveva provato addormentandosi con lei, il suo sonno non avrebbe
potuto che essere dei migliori.
***
Dalla sera in cui le
ragazze avevano avuto quella conversazione da “cosmogirl”, i ventun giorni erano
diventati ben presto trentuno, Jennifer ormai aveva messo non solo crocette su
tutti i giorni di aprile, ma ne aveva messa una, definitiva, anche sulla data
del primo maggio. Quell’ultima era stata praticamente come metterla su Dominic
stesso, forse era per quello che, anche dopo aver capito che lui si era fatto
solo una scopata con lei, aveva continuato a fare quel gesto ogni singola
mattina. Aveva fissato la pagina nuova del calendario con tristezza, pensando
che era stata davvero stupida a farsi tutte quelle speranze su un futuro con
Dominic.
Mentre faceva colazione con
calma a casa sua, un po’ più tardi del solito dato che era domenica mattina
nonché il secondo giorno di maggio, aveva pensato che niente cambiava mai, che
lei sarebbe rimasta la solita sfigata di sempre che non ne combinava mai una
giusta, come quando era una ragazzina. E dire che di cose avrebbe potuto farne
davvero tante nella vita, solo che alla fine aveva scelto quella vita da
segretaria un po’ monotona e ordinaria, che tuttavia le garantiva un minimo di
stabilità. Non chiedeva molto altro: una vita dignitosa che il suo stipendio le
permetteva, purché prestasse attenzione a come spendeva i suoi soldi, delle
amiche sincere con cui stare, dipendere solo da sé stessa e condurre una vita
tranquilla, che non le avesse portato delle situazioni che l’avessero fatta
soffrire troppo. Se le sarebbe piaciuto avere anche un legame? Certo che le
sarebbe piaciuto, ma a che prezzo? Per una volta si era fidata di uno che le
aveva ispirato fiducia e quello era il risultato, scaricata dopo una notte di
sesso senza che il tipo si degnasse nemmeno di dirle come stavano le cose.
Ma era inutile stare tanto
a scaricare addosso agli altri le proprie colpe, la responsabilità era solo sua.
Come aveva fatto a pensare che uno come Dominic avesse potuto essere interessato
a lei, con tutte le donne estremamente più interessanti e più belle che poteva
avere? Era stata una stupida, punto. A quasi trentun anni, dato che ormai la
data del suo compleanno si avvicinava, ancora non aveva capito niente di queste
cose, era frustrante a pensarci.
Aveva guardato in basso,
verso Sploffy che stava seduto sotto il tavolo della cucina, intento a lavarsi.
- Lo sai che hai una
padrona davvero scema?- gli aveva chiesto, il micio l’aveva guardata per un
attimo, poi era tornato alla sua occupazione precedente non badandoci tanto.
- Ecco, anche tu mi guardi
con sufficienza pensando che vorrà questa sfigata da me?, vero gattone?-
Il suo telefono di casa
aveva suonato in quel momento, Jennifer si era alzata con lentezza, seguita da
Sploffy, si era seduta sul divano e aveva preso il cordless in mano. Non aveva
nemmeno avuto il tempo di rispondere, Patricia l’aveva praticamente assalita.
- Buongiorno! Ho provato a
telefonarti sul cellulare quattro volte, ma non lo accendi? Dico, sono quasi le
undici!-
- Mi sono svegliata
mezz’ora fa Pat, non c’ho pensato. Scusa.-
Dicendo questo si era
alzata ed era andata verso la sua camera da letto, per recuperare il telefonino
e accenderlo.
- Ma che ti scusi, non fa
niente! Piuttosto, pranziamo insieme? Vieni a casa mia?-
Jennifer aveva acceso il
telefono cellulare.
- Sì, va bene, a che ore
vengo?-
- Quando ti pare, che ti
fai problemi?-
Dopo pochi secondi erano
arrivati due messaggi della segreteria, Jennifer pensò che erano molto
probabilmente entrambi di Patricia. Tuttavia gli aveva aperti ugualmente.
- Oh mio Dio!- aveva
esclamato a voce alta nella cornetta del telefono. Per la sorpresa per poco non
le cadeva tutto di mano. Sploffy si era girato di scatto a guardarla.
- Ma sei impazzita! Mi fai
diventare sorda, che hai da urlare?-
- Ieri notte mi ha chiamata
Dominic!-
- Cosa?- chiese stupita
Patricia.
- Dominic ti ha cercato
alle 00:54 dello 05-2-2004… il messaggio della segreteria dice così!-
- E che diavolo voleva da
te all’una di notte quello stronzetto?-
- E che ne so. Lo
richiamo?-
- No, ma sei matta! Allora
che vuoi fare tutto il balletto da capo?-
- E se non avesse mai
potuto contattarmi alle Hawaii? Ieri sera tornava, magari appena è arrivato mi
ha cercata, forse pensava che dato che era sabato sera io fossi sveglia.-
Jennifer aveva cominciato a camminare nervosamente lungo il suo piccolo
soggiorno, gesticolava con la mano libera ed era tesissima.
- Non importa, se ti vuole,
ti richiama lui!-
- Sicura?-
- Sì, accidenti a te! Dai,
preparati e vieni qui! E guarda che se lo chiami due calci stavolta non te li
toglie nessuno!-
|
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Capitolo 11 *** Cool Cat, davvero un gran sfacciato ***
Nuova pagina 1
Buon
inizio di settimana a tutti!!
Per
prima cosa…ragazze, siete fantastiche! Voi non avete idea di che grasse
risate mi fate fare con le vostre recensioni, siete veramente e dico
veramente matte come cavalli, meravigliose!
Chu,
sua zeccosità! Mi pento e mi dolgo, ma purtroppo temo che rimarrai un bel
po’ incazzata con mr. orecchiotto, sappi che però, nonostante tutto, io gli
voglio bene lo stesso, quindi abbi fede! E non ce l’avere troppo con me,
sigh! Pat penso sia l’amica che vorremmo avere tutte, una che ti sa prendere
e che ti sa dire se c’è qualcosa che non va senza mezzi termini, ma che
dall’altra parte è contenta per te quando sei felice seppure rimane
perplessa. Sono contenta che ti piaccia il personaggio.
“Sua maestà dalle importanti orecchiotte”…Roy
io non se se tu ti sei accorta che hai rischiato di uccidermi per via delle
violente convulsioni da risata sopraggiunte a questo epiteto…per il manuale
Cosmopolitan, basta che ti compri la rivista…te la tieni in bagno, per quei
momenti va più che bene!
Grazie anche
a Kaori che è tanto carina e mi segue sempre, spero di non deluderti in
seguito.
Moon!!
Dobbiamo scovarci una Susan e picchiarla ben benino! Credo che darebbe una
gran soddisfazione ad entrambe…ehehehehe!! (risatina sadica)
Allora, a
parte questo, passiamo all’illustrare il capitolo in sé per sé.
Io non
so se a voi è mai successo che aver ascoltato una canzone un sacco di volte
e di non esservi mai chiesti che dicono le parole. A me più d’una volta,
quindi una sera all’inizio di giugno mi vado a cercare il libro dei testi
delle canzoni dei Queen ispiratrice del capitolo e mi vado a leggere la
traduzione di questa canzone.
Premetto che avevo appena cominciato a scrivere questa storia, sono rimasta,
come dire, sorpresa? Mi son detta che questo Cool Cat era decisamente
la copia spiccicata di come ho caratterizzato il personaggio di Dominic!
Inutile dire che m’è partito il treno…
Poi
magari non frega niente a nessuno di questa cosa, ma mi piaceva farvela
sapere.
Di
nuovo grazie di continuare a seguirmi, non avete idea di come mi faccia
piacere!
Buona
lettura a tutti! Mandy
You're taking all the sunshine away
Making out like
you're the main line (I knew that)
'Cause you're a
cool
cat
Tapping on the toe with a new hat
Just cruising driving along like the swing king
Feeling the beat of my heart
You're a cool cat
Coming on strong with all the chit-chat
You're alright
Hanging out and stealing all the limelight
Messing with the beat of my heart
You used to be a mean kid
Making such a deal of life
You were wishing and hoping and waiting
to really hit the big time
But did it happen, happen, no
You're speeding to fast
Slow down, slow down
You'd better slow down
Slow down…
(Porti via la
luce del sole
Cavandotela
come se tu fossi la cosa essenziale (lo sapevo)
Perché sei un
tipo sfacciato
Camminando con
andatura spavalda e un nuovo cappello
Andando a zonzo
con l’incedere del re dello swing
Sentendo
battere il mio cuore
Sei un tipo
sfacciato
Facendomi delle
avances pressanti con tutte quelle chiacchiere
Tu sei ok
Mettendoti in
mostra per rubare tutta la luce della ribalta
Confondendo il
battito del mio cuore
Un tempo eri un
ragazzino squallido
Che conduceva
una vita squallida
Che desiderava
e sperava e aspettava
il
suo grande momento
Ma forse è
arrivato, è arrivato, no
Stai andando
troppo in fretta
Rallenta,
rallenta
Faresti meglio
a rallentare
Rallenta…)
Cool Cat,
Queen, dall’album Hot Space, 1982
Capitolo
11
Cool Cat
, davvero un gran sfacciato!
- Che ne dici di questo?-
aveva chiesto Jennifer a Patricia, mostrandole un vestito piuttosto carino,
rosso con gli spallini fini e con una gonna ampia che doveva arrivare circa
all’altezza delle ginocchia.
- Troppo elegante, non
esagerare. E comunque avresti dovuto dirgli di no.- aveva risposto stizzita,
mentre si guardava le unghie della mano destra, seduta sul letto di Jennifer.
- Forse avrei dovuto, ma
una cazzata la potrò pur perdonare, no? E poi appena è arrivato mi ha cercata,
non ti sembra carino?-
- A me sembra un paraculo.-
- Che stronza!- aveva
risposto Jennifer ridacchiando.
Dominic l’aveva richiamata
proprio mentre ancora era da Patricia, avevano da poco finito di mangiare e si
erano messe a chiacchierare tranquillamente nel piccolo giardino assolato sul
retro della casa.
Non si erano detti niente
di particolare, Jennifer per di più si era fatta tesissima nel sentirlo.
Gli aveva appena chiesto
com’è che lui non l’avesse mai contattata durante quel periodo, Dominic era
stato evasivo:- Non sai quante cose ho avuto da fare, non ho avuto mai tempo, e
quando ne avevo qui a Los Angeles era notte. Mi dispiace un sacco…- Il bello è
che sembrava realmente dispiaciuto.
Patricia, che si era
sentita tutta la discussione, mentre Jennifer continuava a stare al telefono,
aveva preso un pezzo di carta e ci aveva scritto sopra: Chiedigli se tra i
suoi tanti impegni di lavoro c’era anche portarsi quella bagasciona bionda a
cena in un ristornate, ‘sto gran paraculo! Mandalo a cagare!
Ovviamente, come tutta la
popolazione mondiale munita di collegamento internet, anche loro avevano visto
quelle foto, in cui era chiaramente ritratto a flirtare con una donna in un
locale. Jennifer aveva fatto finta di niente sia con Patricia che con Susan, ma
c’era rimasta malissimo.
Susan poi si era
addirittura curata che lei lo sapesse: non lo faceva mai in genere, ma proprio
quella volta le aveva mandato un e-mail con titolo Non ti sei persa niente
e le aveva mandato quasi tutte le foto. Patricia si era anche arrabbiata, era
del parere che Susan avrebbe anche potuto evitare di rigirare impunemente il
coltello nella piaga. Susan si era difesa dicendo che era giusto che Jennifer
sapesse, solo che Patricia non era una scema, e non era troppo buona come
Jennifer: aveva chiaramente intuito sia la gelosia dell’amica, sia che quel
gesto era fatto decisamente con una punta di cattiveria.
Jennifer, quando aveva
letto il biglietto, aveva fulminato Patricia con lo sguardo, quindi le aveva
tolto quel foglio dalle mani accartocciandolo e tirandoglielo nuovamente
addosso, mentre l’altra cercava di non ridere per non fare rumore, o il suo
interlocutore l’avrebbe sentita.
Dopo che Jennifer aveva
riattaccato, Patricia era passata all’attacco con il terzo grado.
- Allora? Che voleva? Lo
rivedi? Uscite?-
- Sì, lo rivedo, stasera a
cena, e tu mi aiuti a scegliere cosa mettermi vero?- aveva chiesto Jennifer
all’amica, sorridendole soddisfatta, era al settimo cielo.
- Per uscire con quel
mesciato che si veste in quel modo ridicolo? Ma te lo puoi scordare!-
- E dai, per favore, ti
prego, sii buona!- l’aveva pregata un po’ Jennifer.
L’altra alla fine non aveva
potuto che cedere, così adesso, si ritrovavano entrambe a casa sua in piena
sfilata.
Jennifer aveva mostrato una
altro vestito a Patricia, che aveva scosso la testa nuovamente.
- No, troppo vistoso.-
Jennifer non sapeva più
cosa farle vedere, Patricia aveva sistematicamente bocciato qualsiasi sua
proposta. - Ehy! Io non so più che pesci prendere!- si era lamentata.
L’altra quindi si era
alzata e si era avvicinata all’armadio. Aveva velocemente passato in rassegna
qualche capo, quindi aveva estratto una paio di pantaloni grigio scuro a righini
bianchi e una camicetta molto semplice, bianca.
- Così staresti benissimo,
Un bel push up e un bottone allacciato in meno, con un bel medaglione che ti
cade nella scollatura. Poi ti metti quegli stivali neri che non porti mai, sotto
questi pantaloni starebbero veramente bene… eh?- aveva detto entusiasta.
Jennifer l’aveva guardata
un po’ storto. - Pat… non devo andare in ufficio!-
- Mi chiedo perché ti
ostini a chiedermi consigli su come vestirti… abbiamo gusti troppo diversi!-
aveva detto, entrambe quindi si erano messe a ridere.
- Dai, metti questo, il
primo che mi hai fatto vedere.- continuò quindi, tirando fuori un vestito di
taglio stile giapponese. Era accollato e con le maniche corte, con una fila di
bottoncini puramente ornamentali che partivano dal collo e finivano quasi
all’altezza della spalla, piuttosto corto, nero con delle bordature grigio
chiaro e disegni grigio scuri. Jennifer l’aveva messo e si era fatta aiutare da
Patricia con la cerniera: lo metteva poco per quel motivo, perché era
estremamente difficile chiuderlo da sola.
Dopo che aveva adempiuto a
quell’incombenza, Patricia aveva fatto per andarsene, Dominic sarebbe arrivato
tra non molto e lei non voleva certo farsi trovare lì.
- Io vado allora. Mi
raccomando, non fare cazzate!-
- Sì mamma, non farò niente
di avventato!- aveva risposto l’altra, sfottendo un po’.
Patricia aveva lasciato
l’amica in camera, aveva fatto per avviarsi alla porta, quando si era ricordata
di non aver fatto una raccomandazione importante all’amica.
- Hey Jen…-
L’altra si era girata e
l’aveva guardata stupita che ancora non fosse andata via. - Che c’è?-
- Non ti caricare troppo!-
Jennifer, che già stava con
la matita nera per gli occhi in mano, scoppiò a ridere.
- Ok, proverò!- rispose non
appena aveva un po’ smesso di ridere.
***
Credeva di non aver fatto
un pessimo lavoro con il trucco, le sembrava di essere abbastanza carina quella
sera. Aveva finito per mettere sotto a quel vestito quegli stivali che Patricia
le aveva consigliato. Le sembrò che ci stessero abbastanza bene, anche se in
verità non avevano davvero nulla a che fare con la linea del vestito che
portava. Aveva tirato su i capelli e, come al solito, si era messa ad aspettare
l’arrivo di Dominic in cucina, dove non avrebbe più visto la sua immagine
riflessa in uno specchio.
Si era messa nervosamente a
giocare con le calamite attaccate al frigo, le staccava e le riattaccava senza
un ordine ben preciso, cercando di scaricare l’ansia che le era salita
aspettando che lui le facesse quello squillo sul cellulare che significava che
era sotto a casa sua.
Il trillo del telefono che
era arrivato dopo qualche minuto l’aveva fatta trasalire, quindi era scesa con
il cuore in gola. Non vedeva l’ora di vederlo.
E lui era lì, davanti a lei
che aveva appena aperto il portone del palazzo in cui abitava, appoggiato alla
portiera della sua auto parcheggiata in doppia fila. Le aveva sorriso e le era
andato incontro camminando velocemente. In quei pochi secondi Jennifer aveva
sentito, quasi come se fosse stata una cosa fisica, che tutto quello che aveva
passato quel mese per colpa sua se ne stava andando. C’era poco da fare, era
veramente cotta di lui, e non c’era niente che potesse fare per impedirsi di
camminare su quella nuvoletta. Quando lui l’aveva raggiunta e l’aveva
abbracciata forte poi, aveva pensato di aver toccato il cielo con un dito, era
incredibile come non riuscisse nemmeno più a ricordarsi com’era stato l’ultimo
periodo.
Dominic era lì, con lei,
avrebbero passato la serata insieme, cos’altro c’era d’importante che doveva
prendere in considerazione?
Erano saliti in macchina e
Dominic aveva fatto un gesto strano, si era guardato intorno come se avesse
paura che qualcuno li stesse spiando. In effetti era entrato un po’ in paranoia
dopo l'ennesima volta che i paparazzi l’avevano beccato in dolce compagnia alle
Hawaii, se fosse accaduto di nuovo questa volta avrebbe davvero avuto seri
problemi con il suo agente. Sicuro non poteva essere, quei bastardi infami si
appostavano a volte talmente bene che ci sarebbe voluto davvero occhio per
scovarli, cosa che lui non possedeva non avendo la vocazione del detective. In
ogni modo gli sembrò che la situazione fosse tranquilla, per altro era l'ora del
tramonto, non c’era molta luce, quindi sperò che quello sarebbe bastato a fare
in modo che non venisse riconosciuto.
Doveva baciarla, ne sentiva
un bisogno impellente. Proprio non poteva aspettare di arrivare dove aveva
intenzione di portarla, quindi azzardò quel gesto: si sporse verso di lei,
appoggiandole una mano sul collo e passandole l’altra dietro le spalle,
attirandola verso di sé e baciandola con trasporto, al quale lei aveva risposto.
Dopo erano rimasti per un momento stretti, guardandosi a vicenda e sorridendosi.
- Mi sei mancato.- gli
aveva detto Jennifer, mentre ancora erano così.
Ci sarebbe voluta una
risposta tipo anche tu mi sei mancata, ma Dominic non le avrebbe mai
detto una cosa simile. In primis perché sarebbe stato come dirle che lei era
importante per lui e poi perché effettivamente non le era mancata affatto. Si
era ricordato che Jennifer esisteva solo la notte precedente, mica poteva fare
l’ipocrita. Sempre sorridendole quindi si era un po’ liberato da quell’abbraccio
ed aveva notato che Jennifer, all’altezza della tempia destra, aveva una
mollettina nei capelli che sicuramente non era per bellezza, dato che era una di
quelle classiche mollettine metallizzate che mettevano anche a lui quando era al
trucco su qualche set. Aveva assunto un’espressione concentrata per evitare di
ridacchiare, non sarebbe stato carino, quindi aveva allungato la mano e le aveva
tolto quella cosa, dandogliela quindi.
- Mi sa che te n’eri
dimenticata di questa, vero?-
Jennifer non disse niente
lì per lì, ma si sentì avvampare. Che figura di merda! pensò, mentre
allungava la mano per prendere quella maledetta mollettina che si era messa per
fermarsi i capelli per truccarsi.
- Sono proprio distratta!-
disse, quasi per giustificarsi.
Veramente rasenti in modo
preoccupante la rincoglionitaggine…
pensò lui, ma disse:- Dai,
per così poco?-
Per qualche secondo era
sceso il silenzio, ma Jennifer si era imposta di non lasciarsi prendere
dall’ansia. Del resto aveva ragione Dominic, se si agitava per così poco
dimostrava di essere un po’ stupida.
- Allora dove andiamo?-
chiese, non riuscendo a capirlo da sé.
- A casa mia. Avrei
preferito portarti fuori, ma non è proprio il caso. Ho avuto un problemino
durante questo mese, mi hanno fotografato mentre ero a cena con una collega,
ovviamente ci hanno ricamato sopra, francamente non mi va di rimettermi subito
nelle condizioni di farmi rompere le scatole. Ti dispiace?- aveva chiesto lui
spavaldo, essendo sicuro al mille per cento che a Jennifer non sarebbe
dispiaciuto affatto. Poi, quella scusa che l’avevano fotografato con quella sua
collega era stata geniale. Gli era venuta sul momento, aveva pensato che avrebbe
preso due piccioni in un colpo solo: si era creato una scusante per non
portarsela tanto in giro, dato che, anche se in parte era vero che lo faceva per
non farsi beccare dai paparazzi, era lui stesso che preferiva non farsi vedere
in pubblico con lei. E poi, nel caso in cui lei avesse visto quelle foto,
avrebbe fatto sicuramente una bella figura parlandogliene spontaneamente. Non
c’è che dire, ogni tanto il suo modo di fare aveva del geniale.
- No, no, affatto.- rispose
infatti Jennifer, cercando di non tradire l’entusiasmo. Innanzi tutto non le
dispiaceva per niente vedere casa sua, anzi, era abbastanza lusingata che lui
gliela mostrasse e in parte anche curiosa di vederla. E poi le aveva o no appena
detto che quelle foto non erano altro che una bufala messa su ad arte dalla
stampa scandalistica? Insomma, a detta di Dominic tra lui e quella bionda c’era
solo un rapporto di lavoro, e perché mai lei avrebbe dovuto dubitarne? Si sentì
inspiegabilmente felice, gli sorrise sperando che lui non avrebbe male
interpretato quel sorriso.
Si aspettava che Dominic
vivesse in uno di quei quartieri blindatissimi di Beverly Hills dove vivevano
tutti i personaggi famosi, invece stava in un quartiere piuttosto normale.
Normale in quanto a sicurezza, Jennifer di fatto, se anche aveva provato ad
immaginarsi come potesse essere quella casa, non ci era andata nemmeno vicina.
L’ingresso e il soggiorno a cui si accedeva subito dopo praticamente erano
grandi quasi quanto tutta la sua casa. Data l’ora era buio in quel momento, ma
per via delle porte a vetri doveva essere un ambiente molto luminoso durante il
giorno. S’intravedeva un giardino al di là di queste, Jennifer si era avvicinata
per guardare un po’, Dominic accorgendosi di questo si era allontanato per un
momento e aveva acceso le luci esterne.
- Devi venire di giorno una
volta.- le aveva detto.
Jennifer si era un po’
spaventata, concentrata in quello che stava guardando non si era nemmeno accorta
che lui le si era avvicinato. - Da qui non si vede, di là c’è la piscina. Io non
la uso mai veramente, ma c’è.-
- Peccato, con il caldo che
comincerà a fare tra poco te la invidio.-
- Vorrà dire che quando
proprio non ne puoi più mi vieni a trovare, il mio indirizzo lo sai adesso.-
aveva detto, mentre le passava un braccio attorno alla vita e l’attirava a sé,
appoggiandole il mento sulla spalla.
- Affamata?- le chiese
quindi.
Jennifer inclinò
leggermente la testa appoggiandola lievemente alla sua. - Diciamo
moderatamente.-
- Mh, speravo di più,
perché ho paura di aver esagerato. Forse ho ordinato un po’ troppa roba…- aveva
osservato. In effetti quando si erano messi a tavola sembrava che dovessero
arrivare almeno altre dieci persone.
Mentre mangiavano avevano
parlato di diverse cose, Dominic sembrava piuttosto allegro quella sera e le
aveva raccontato un po’ di aneddoti divertenti del mese appena trascorso,
dandole anche un’idea, molto poco dettagliata in verità, di come era andato il
suo mese. Jennifer da parte sua non aveva molto da dire, quel periodo per lei
non era stato proprio memorabile, quindi, a parte raccontargli di quella sera
che aveva conosciuto quei suoi amici, non si era persa molto in chiacchiere.
Dominic però su questo
l’aveva corretta:- Veramente Ethan non è un mio amico, è amico di Jonathan. -
aveva detto quasi come se il fatto che Jennifer avesse pensato che loro due
erano amici gli avesse dato una punta di fastidio. - Non è che abbiamo mai
legato molto. E’ simpatico, ma come dire, sta un po’ sulle sue, non sai mai
quello che pensa davvero.-
Lei in verità l’aveva
trovato abbastanza piacevole Ethan quella sera che l’aveva conosciuto, insieme a
Patricia ci aveva parlato a lungo, ma non aveva voluto calcare la mano sulla
cosa, del resto era un particolare senza importanza in quel momento. Non si fece
domande.
Dopo aver cenato si erano
spostati a chiacchierare in soggiorno, dove però non erano rimasti molto a
lungo. Jennifer aveva detto a Dominic che voleva tornare a casa sua abbastanza
presto, per lei il giorno dopo era di lavoro e non voleva stancarsi troppo.
Certo era stata una decisione sofferta quella di chiedere a Dominic di
riaccompagnarla, la verità è che sarebbe rimasta lì a parlare con lui anche
tutta la notte, se avesse potuto.
Ben altri invece erano
stati i pensieri di Dominic: come al solito non ci aveva pensato, almeno
razionalmente, ma la verità è che sperava che avrebbero passato la notte
insieme, era un po’ deluso quindi. Tuttavia, com’era giusto che fosse, aveva
fatto come gli aveva chiesto lei, erano usciti e l’aveva riaccompagnata non
insistendo nemmeno perché rimanessero insieme ancora un po’.
Dominic aveva parcheggiato
l’auto ed era sceso per accompagnarla alla porta, si erano salutati ed era
ritornato indietro, sentendosi strano. In quel momento si era fermato a
rifletterci seriamente e di tutto aveva voglia meno che di tornarsene a casa e
dormire da solo. Mentre si avvicinava all’auto stava pensando di telefonare a
Jonathan e chiedergli dove fosse, era da poco passata mezzanotte e probabilmente
l’amico era ancora da qualche parte a divertirsi. Si era seduto al posto di
guida e aveva fatto per fare quella chiamata, quando qualcosa di strano aveva
attirato la sua attenzione, qualcosa che aveva luccicato nel portaoggetti dello
sportello accanto al passeggero. Aveva guardato bene in quella direzione e aveva
visto che era quella mollettina che lui aveva tolto a Jennifer dai capelli.
Sulle prime aveva
semplicemente sorriso, ma subito gli era venuto in mente di fare qualcosa. Aveva
allungato la mano verso quel piccolo oggetto, osservandolo per un momento.
Poteva essere una buona scusa quella di riportarglielo per salire a casa sua,
poi si sa, da cosa nasce cosa.
Era uscito nuovamente
dall’auto, camminando velocemente si era avviato verso la porta di Jennifer e
aveva suonato al campanello. La ragazza si chiese chi potesse essere, era già in
camera sua e, dopo essersi tolta gli stivali stava litigando con la cerniera di
quel vestito, non era facile nemmeno toglierselo.
Rispose, anche se era molto
titubante.
- Sono Dominic. Hai
lasciato una cosa in macchina, te la porto.-
Dopo aver tirato un sospiro
di sollievo aveva aperto, quindi si era messa ad aspettare che lui arrivasse,
mentre faceva mente locale. Non le sembrava di poter aver lasciato niente, per
lo meno le cose importanti le aveva tutte. Il maglioncino lo aveva addosso
quando era entrata, quindi non era quello; per scrupolo controllò anche la
borsetta: portafogli e cellulare c’erano. Era un po’ perplessa, ma immaginò che
doveva essere qualcosa d’importante se si era preso la briga di salire a
riportarglielo.
Non appena Dominic era
arrivato sul pianerottolo, Jennifer gli aveva sorriso e aveva fatto per aprire
la porta del tutto. Il suo sguardo era un po’ indagatore, sembrava che Dominic
non avesse assolutamente nulla in mano.
- Scusami, - gli disse, -
sono sempre la solita distratta. Ma cosa avevo lasciato?-
Lui non le rispose subito,
si era avvicinato molto a lei e quando era stato a pochi centimetri dal suo naso
aveva tirato su la mano. Jennifer vide che teneva tra l’indice e il medio quella
mollettina e per un momento era rimasta spiazzata. Ma solo per un momento, del
resto non ci voleva un genio per capire tutta quella situazione. Non accennò
nemmeno a riprendersela.
- Sei proprio uno
sfacciato…- gli disse con finto tono di rimprovero, sorridendogli
maliziosamente.
Entrambi avevano riso, poi
Jennifer aveva fatto un passo verso di lui e, alzandosi sulle punte dei piedi,
l’aveva baciato e trascinato dentro il suo appartamento.
Infondo anche lei preferiva
concludere la sua serata così, non poteva negarlo. Mentre si baciavano e
andavano verso la sua stanza da letto, aveva pensato che Dominic le ricordava
tanto una vecchia canzone dei Queen, una canzone d’amore che parlava di un tipo
sfacciato che si comportava come se fosse il centro del mondo, mettendosi sempre
in mostra.
Dominic era sicuramente
così.
Le pareva davvero di
sentire la voce carezzevole di Freddie Mercury che cantava le parole di quella
canzone dal ritmo lento e un po’ swing.
Dominic era uno sfacciato,
era vero, ma le cose per lei di certo non cambiavano.
Jennifer non riusciva
davvero a fare a meno che lui confondesse i battiti del suo cuore.
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Capitolo 12 *** Lezioni di anatomia da scemi ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Oggi
introduzione di un nuovo importantissimo personaggio: il meraviglioso,
ineguagliabile, fantastico… Lillo!!
Eh eh eh eh eh
eh eh eh!!
Buona lettura,
Mandy!
Capitolo
12
Lezioni
di anatomia da scemi
La sveglia aveva trillato
insistente sul comodino di Jennifer, lei aveva tirato fuori una mano e l’aveva
spenta cercando di non salire addosso a Dominic nel farlo, anche se non era
stata un’impresa facile.
Lui, che era appoggiato
alla sua spalla, aveva emesso una specie di mugolio, come se fosse disturbato da
quel trillo. Jennifer l’aveva trovato estremamente comico: era una specie di
grugnito, ma più strano e più divertente, aveva riso sentendo quel verso.
- Buongiorno, uomo delle
caverne!- gli aveva detto non appena si era messa nuovamente sdraiata su un
fianco davanti a lui, prendendolo un po’ in giro.
Dominic aveva sorriso,
rimanendo con gli occhi chiusi le aveva detto buongiorno anche lui e le aveva
dato un bacio sulla fronte. Ci volle ancora qualche secondo perché uscisse
dall’intorpidimento del sonno e riuscisse a dire qualcosa di più.
- Ma ti svegli così presto?
Per essere a lavoro quando?- le aveva chiesto dopo aver visto che erano circa le
sei e quarantacinque del mattino.
- Per adesso ho intenzione
di stare almeno per un altro quarto d’ora a letto, in ufficio devo esserci alle
nove, ma ho un sacco di cose da fare prima.-
- Tipo?- aveva chiesto
scettico Dominic.
- Tipo che la casa non mi
si pulisce da sé e Sploffy non è in grado di cambiarsi la lettiera da solo!
Giusto per darti un’idea…- gli aveva risposto sorridendogli. Dominic per certe
cose sembrava un po’ fuori dal mondo. - Ma tu puoi continuare a dormire per un
po’ se vuoi.- aveva aggiunto.
Dominic aveva scosso
lievemente la testa. - Ormai sono sveglio…-
Detto questo si era
discostato un po’ da lei e aveva guardato per qualche secondo il soffitto.
Indicando una porta poi aveva chiesto se quello fosse il bagno. Alla risposta
affermativa di Jennifer aveva discostato le lenzuola e si era alzato andando in
quella direzione. Non si era certo posto il problema di essere completamente
nudo, per lui non rappresentava un disagio che lei lo vedesse, tuttavia per
Jennifer, evidentemente, non era una cosa tanto normale. Dominic camminando
verso il bagno si era girato solo per una frazione di secondo notando che
l’altra aveva girato la testa dall’altra parte e sembrava lievemente imbarazzata
per quella situazione.
Gli era quasi venuto da
ridere, ma non le aveva detto niente, tuttavia quando era uscito pochi minuti
dopo lei aveva subito finto di guardare dalla parte opposta.
Era un po’ bastardo quando
faceva certe cose e lo sapeva, questa presa di coscienza però non lo aveva certo
fatto desistere dal fare quello che stava per mettere in atto: ostentando una
certa tranquillità si era diretto verso la finestra che stava dalla parte
opposta della stanza passeggiando, per l’appunto, intorno alla ragazza che era
visibilmente imbarazzata. Arrivato alla sua meta aveva discostato completamente
la tenda e aveva tirato su la tapparella illuminando completamente la stanza,
particolare che aveva appesantito la situazione. Sempre con la massima
tranquillità era rimasto per qualche secondo in piedi guardando fuori almeno
apparentemente. Di fatto, con la coda dell’occhio, stava spiando Jennifer che
non aveva accennato a girarsi nemmeno per sbaglio. Quella volta non era riuscito
a trattenersi, si era spostato mettendosi davanti a lei e aveva ridacchiato. La
cosa divertente è che Jennifer sentendolo aveva avuto l’impulso di guardarlo, ma
poi si era bloccata riuscendo solo a chiedere cosa ci fosse da ridere.
- Sei divertente, voglio
dire, abbiamo fatto…- e qui Dominic si era bloccato un momento, nell’incertezza
di come definire, appunto, quello che avevano fatto. L’amore? Non gli sembrava
proprio il caso, dall’altra parte però definirlo sesso, o addirittura in modi
peggiori, gli sembrava ugualmente fuori luogo. Alla fine aveva tergiversato,
glissando:-…e ti vergogni se ti giro per casa nudo?- aveva concluso.
- Ma io non mi vergogno!-
aveva ribattuto Jennifer, sentendosi un po’ punta sul vivo, sempre guardando
altrove.
Dominic era rimasto in
piedi, incrociando le braccia al petto e sorridendo furbetto verso di lei.
- Allora guardami!- l’aveva
provocata.
Jennifer, che nel frattempo
si era messa seduta sul letto con le ginocchia al petto, rigorosamente coperta
dalle lenzuola, si era sentita in trappola: non aveva potuto fare altrimenti che
girarsi e provare a dargli una sbirciata, ma la cosa non era durata per più di
un secondo, non aveva resistito e aveva voltato nuovamente la testa, con
evidente divertimento di Dominic.
- Lo vedi, non ce la fai
proprio!- l’aveva presa un po’ in giro.
- Lo dici come se fosse
dovuto che io ti fissi l’amichetto non appena lo tiri fuori! Non sei mica
normale!- aveva ribattuto a tono Jennifer. - E comunque non cantare vittoria
troppo presto!- aveva continuato, non ci poteva passare sopra che lui la stesse
bonariamente sfottendo e a ragione. Con aria che avrebbe voluto essere spavalda,
si era girata e l’aveva guardato come a sfidarlo, rigorosamente in faccia però.
Dominic cominciava a
divertirsi seriamente, aveva allargato le braccia e aveva fatto un giro su sé
stesso, quasi come se stesse sfilando. Ridacchiando le aveva detto quindi:-
Così, a titolo informativo… io affettuosamente lo chiamo Lillo… sai, è un
esserino sensibile, ha bisogno di essere ben considerato…-
Jennifer aveva cominciato a
ridere, Dominic quando voleva sapeva davvero essere comico. Le espressioni che
riusciva a fare poi con il viso, mentre accompagnava i suoi gesti e le sue
parole erano assolutamente esilaranti.
- Ma sei proprio scemo!-
aveva commentato quando era riuscita a smettere un po’ di ridere.
- Scemi o meno scemi, siamo
fatti tutti così, non c’è proprio niente da imbarazzarsi, quindi guarda pure
quanto ti pare!- aveva ribattuto prontamente Dominic, che se avesse dovuto dire
cosa stesse provando in quel momento sarebbe stato che anche lui era
imbarazzato, forse anche più di Jennifer, e questo semplicemente perché stava
bene, si sentiva completamente a suo agio.
Quel momento era talmente
strano per lui, però al contempo doveva ammettere che fosse anche molto bello.
Il pomeriggio del giorno
precedente Dominic lo aveva passato interamente con Jonathan, il quale aveva
osservato che Jennifer non gli era sembrata per niente il suo tipo quando
l’aveva conosciuta. Doveva ammettere che, oggettivamente, per via dello standard
a cui Dominic era abituato, l’amico aveva ragione ad affermarlo. Tuttavia,
sebbene Jennifer non fosse proprio bellissima, a lui piaceva un sacco, e non per
via del fatto che, finalmente, come aveva detto Jonathan volendolo sfottere
bonariamente, ne aveva trovata una che non fosse più alta di lui. Era l’alone di
normalità che emanava, quel modo di porsi e di comportarsi per niente costruito
che la faceva ridere solo se aveva qualcosa di cui effettivamente ridere, che
non la faceva dirgli sempre di sì qualsiasi cosa le chiedesse, che la faceva
essere sincera sempre, anche in quella palese ingenuità che aveva dimostrato
mentre facevano l’amore e in quell’imbarazzo che l’aveva colta quella mattina
stessa mentre lui le stava davanti come mamma l’aveva fatto. C’era un
particolare stupido al quale aveva pensato dopo la loro prima volta e che gli
era tornato in mente durante la notte appena trascorsa: una volta tanto era
bello togliere i vestiti ad una donna e trovarci sotto un paio di mutandine
normali invece dei soliti pizzi e micro mutandine che definire biancheria era un
gentile eufemismo: aveva visto talmente tanti tanga che ormai non gli dicevano
più niente, anzi, specialmente quelli esposti a bella vista fuori da vestiti
esageratamente a vita bassa, lo facevano anche ridere. Sì, per carità, carino il
giochetto vedo-non-vedo, ma dopo un po’ viene a noia, era una grossa lacuna in
fatto di fantasia.
Probabilmente a Jennifer,
certi giochetti che facevano sentire tanto “giuste” le altre, nemmeno le
passavano per la testa. Quella era sicuramente una cosa insolita che, proprio
perché tale, lo faceva davvero andare in orbita. In quel momento preciso, mentre
nella sua testa stava dietro a quelle congetture, vederla che lo guardava dritto
in faccia per non dover scendere su altri particolari, mentre gli sorrideva
divertita di quella situazione e si teneva saldamente con una mano sul petto le
lenzuola facendo in modo che non le scivolassero di dosso, ebbe un desiderio
molto forte di fare nuovamente l’amore con lei.
Jennifer aveva continuato a
sorridere, ma aveva girato lo sguardo, decisamente aveva retto anche troppo,
quando Dominic aveva cambiato espressione facendosi più serio, quello sguardo
che parlava da solo proprio non era riuscita a ricambiarlo.
Si era avvicinato al suo
lato del letto mettendosi seduto vicino a lei: le aveva passato il braccio
destro attorno al collo avvicinandosi e baciandola, dando l’avvio ad una
situazione che era palese dove sarebbe andata a finire. Dopo poco Jennifer però
si era leggermente discostata o, meglio, ci aveva provato.
- Che c’è che non va?- gli
aveva chiesto lui preoccupato percependo questo repentino cambio di rotta.
- Devo alzarmi o faccio
tardi!- gli aveva risposto lei, che in verità voleva solo togliersi da quella
situazione che, non riusciva bene a comprenderne il motivo, ma le creava un
certo imbarazzo, anche se era piacevole.
Dominic aveva praticamente
fatto finta di non sentirla, aveva ricominciato imperterrito a baciarle il collo
mentre con la mano sinistra le stava accarezzando un seno coperto dal lenzuolo
che aveva provato a discostare senza successo, dato che Jennifer continuava a
tenerselo saldamente addosso.
- No, dai, veramente,
faccio tardi, fammi alzare!-
- Datti malata.- le aveva
suggerito lui con un filo di voce, impegnato com’era nel suo compito.
- Ma scherzi, sono cose che
non si fanno!- aveva risposto discostandolo con un po’ più di decisione che, in
ogni modo le era costata un bello sforzo.
Dominic aveva capito che
non era davvero aria e non aveva insistito, anche se gli seccava un bel po’.
Ecco, magari quella volta avrebbe preferito sentirsi dire di sì come al solito.
Jennifer aveva allungato la
mano verso la sedia che era accanto al letto e aveva preso una maglietta molto
grande, se l’era infilata e si era alzata dirigendosi in bagno. Non ne avrebbe
avuto affatto bisogno dato che la copriva benissimo, ma si teneva le mani
sull’orlo tirandolo verso il basso come se avesse avuto paura che lui la vedesse
nuda.
Dominic sorrise tra sé e sé
mentre lei si chiudeva la porta del bagno alle spalle e spariva dalla sua vista.
Si era alzato e aveva
raccolto i suoi vestiti che la notte prima avevano sparso per la stanza,
incominciando pigramente a rivestirsi. Avrebbe aspettato un attimo che lei
uscisse dal bagno, tanto per non sembrare maleducato, ma aveva voglia di
andarsene a casa sua, di farsi una doccia e un po’ di fatti suoi. Non che fosse
stato male, anzi, ma cominciava a sentire il bisogno di libertà.
Jennifer, uscendo dal bagno
pochi minuti dopo, l’aveva trovato del tutto vestito. - Hai fame? Che ti va per
colazione?- gli aveva chiesto.
- No, niente, ti ringrazio.
Vado a casa adesso, ho un sacco d’impegni oggi.-
- Ah… va bene.- aveva
risposto Jennifer non troppo convinta. Fino a cinque minuti prima non voleva far
andare a lavoro lei e adesso aveva una gran fretta di andarsene. Per un momento
pensò male, almeno fino a che Dominic sulla porta le aveva dato un gran bel
bacio, l’aveva guardata negli occhi sorridendole e le aveva detto:- Ci vediamo
stasera?-
- Mh mh.- aveva detto
Jennifer annuendo, rimanendo estasiata almeno finche lui non aveva cambiato
espressione e aveva detto:- No, cazzo, stasera no. E’ il tre oggi, vero?-
Jennifer aveva annuito
nuovamente.
- Stasera ho da fare,
proprio non posso.-
- Lavoro?- chiese Jennifer
incuriosita, non sapendo che, sia nel caso lo fosse stato che non lo fosse stato
la risposta sarebbe stata affermativa ugualmente. Quella volta Dominic per altro
diceva il vero.
- Premiere, di un film che
promette di essere una schifezza grandiosa, una roba di vampiri. S’intitola Van
Helsing. Mi faccio una dormita alla peggio, però che palle, non ho voglia per
niente di andarci!-
- Magari poi ti piace, vai
a sapere. - aveva provato ad incoraggiarlo Jennifer, anche se non sapeva nemmeno
di cosa Dominic le stesse parlando. - Ci vediamo domani, allora…-
Dominic non sapeva cosa
risponderle, effettivamente si era dimenticato che quella sera aveva
quell’impegno, ma non aveva fatto quella proposta a Jennifer con molta
cognizione di causa. Si era improvvisamente sentito un cretino dato che l’unica
cosa che voleva in quel momento era andarsene da lì e allontanarsi da lei più in
fretta possibile. Lì per lì si era stupito anche della velocità con cui aveva
pensato dapprima che con Jennifer stesse tanto bene e poi di aver provato quel
prorompente desiderio di fuga. Si sentiva quasi come se avesse avuto paura di
qualcosa, e tutto ciò era ridicolo.
- Non lo so, potrei avere
da lavorare. Facciamo così, ti chiamo, va bene?- Non aveva trovato altro di
meglio da dire per togliersi da quell’impiccio.
- Sì, va bene, non
preoccuparti… basta che non mi fai aspettare un altro mese!- aveva scherzato
lei.
Dominic le aveva dato un
bacino veloce ed era andato via, verso la libertà.
***
Patricia non aveva avuto
bisogno di sapere come fosse andata la serata dell’amica, il giorno dopo, mentre
pranzavano insieme, le era bastato vedere il suo viso rilassato, con su
quell’espressione appagata delle persone felici, ma soprattutto innamorate.
Ecco, quest’ultima cosa le faceva un po’ paura.
Jennifer si stava facendo
coinvolgere troppo in fretta ed era già in quello stadio in cui l’amore in un
certo senso non ti fa vedere le cose come stanno. Quando la sua amica le aveva
raccontato quella storia della collega di Dominic, lei aveva subito fatto mente
locale a quelle immagini delle Hawaii che anche lei aveva visto molto bene:
quelli non erano due colleghi a cena insieme, erano due persone che appena si
sarebbero alzate da lì era ben chiaro dove sarebbero andate a finire. Jennifer
sembrava ignorare quei piccoli particolari, e questa era la spia che aveva messo
Patricia sull’attenti.
Della prima impressione non
ci si dovrebbe fidare mai, tuttavia Patricia incominciava a pensare che quel
Dominic non fosse per niente un bel tipo e soprattutto che non fosse adatto per
Jennifer. Per la sua amica ci sarebbe voluta una persona tranquilla, affidabile,
stabile: tutte cose che lui, palesemente, non era.
Di certo per ora non aveva
intenzione di dire niente delle sue impressioni a Jennifer: si limitava ad
essere felice per lei se era felice, sperando che le sue supposizioni fossero
sbagliate, sarebbe stata la prima ad esserne contenta se fosse accaduto, ma non
ci sperava molto.
Susan, nemmeno a dirlo, era
rimasta di sasso nell’apprendere che tra Dominic e Jennifer sembrava andare
tutto liscio. Pensandoci aveva dovuto convenire che era stupido farsi prendere
dalla gelosia in quel modo, dato che avrebbe potuto sfruttare la situazione. Se
Jennifer era la donna di Dominic Monaghan, anche se questo era tutto da
stabilire, lei rimaneva una sua amica: se s’introduceva bene nel giro grazie a
quel contatto era fatta, quindi la prima cosa che si era sentita di dirle, prima
ancora di fingere che fosse contenta del fatto che si fossero ritrovati, era
informarsi su quando gliel’avrebbe fatto conoscere.
In effetti si era sentita
un paio di volte ancora con Jonathan, ma poi aveva smesso di vederlo perché non
le tornava utile per niente. Anche se aveva a che fare con il bel mondo, di
certo lui non era uno che contava, l’aveva capito quasi subito, e il fatto che
avesse una buona posizione sociale e un bel conto in banca non era sufficiente
per lei. Non era stato difficile rompere, Susan aveva quasi l’impressione di
avergli fatto un favore a non farsi più sentire e non poteva negare che la cosa
l’avesse resa un momento perplessa, ma poi non ci si era soffermata molto a
pensarci. Ancora più perplessa era stata quando le aveva telefonato l’altro
amico di Jonathan, Ethan, che le aveva chiesto il numero di Patricia. Senza
pensare che l’amica poteva anche non essere d’accordo, gliel’aveva dato senza
farsi né problemi né domande sul motivo che l’aveva spinto a chiederle il
numero, anche se era facilmente intuibile.
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Capitolo 13 *** Vasetti di yogurt particolarmente bastardi ***
Nuova pagina 1
Innanzi tutto
tanti auguri a Roy! Buon compleanno estimatrice di pacchi!! Ehehehehe!!
Buona lettura a
tutti, Mandy!
Capitolo
13
Vasetti
di yogurt particolarmente bastardi
Nei giorni che erano
seguiti Dominic e Jennifer avevano continuato a vedersi più o meno nello stesso
modo: raramente uscivano, se non per andare in posti dove non era molto facile
che Dominic fosse riconosciuto, più che altro stavano a casa di Jennifer e
passavano il loro tempo insieme, semplicemente. Era capitato che Dominic stesse
per un paio di giorni senza farsi sentire, ma non di più, cosa che aveva
tranquillizzato Jennifer ma che aveva messo in allarme Patricia, dato che i
giorni preferiti per il silenzio di Dominic erano in genere il fine settimana.
Quella cosa le puzzava, ma aveva evitato di essere troppo polemica: del resto,
anche lei in quei giorni aveva avuto di che pensare.
Quando Ethan le aveva
telefonato lei aveva stentato a riconoscerlo: era un ragazzo carino, sia
esteriormente che nei modi, si ricordava che la conversazione che avevano avuto
era stata piacevole e che era un tipo educato e divertente, solo che non capiva
proprio come avesse fatto ad avere il suo numero. Quando ne aveva parlato a
Susan ed era venuta a sapere proprio da lei come fossero andate le cose,
Patricia si era decisamente arrabbiata, e se non fosse intervenuta Jennifer a
fare da paciere tra le due probabilmente quella discussione, per una cosa che
sicuramente era stata scorretta da parte di Susan ma che poi, alla fine dei
conti, non era poi così grave, sarebbe degenerata.
Diciamo che le era andata
bene, aveva passato una serata con Ethan e l’aveva trovato altrettanto
piacevole, come quella sera passata in quel club. Era raro trovare persone come
lui, se non si era ingannata era una brava persona, cosa che la portò a fare
un’associazione d’idee: se lui non era male, allora anche Dominic che era sua
amico, probabilmente, non era una cattiva persona. Tuttavia Dominic, almeno in
quel primo incontro, non era mai venuto fuori nel discorso nemmeno per errore.
Del resto a lei non andava proprio per niente di parlare di lui, quindi si
limitò semplicemente a farsi delle domande tra sé e sé.
Jennifer era stata contenta
per Patricia, come lei anche l’amica era da un po’ che non aveva un legame
affettivo con un uomo, dato che non riusciva a trovarne uno che la coinvolgesse
in modo un po’ meno superficiale. Ormai aveva divorziato da otto anni, avrebbe
dovuto esserle passata quella sfiducia che aveva nutrito nel genere maschile a
causa di quel matrimonio fallito, eppure finiva sempre che Patricia si annoiava
del tipo di turno dopo un paio d’appuntamenti o giù di lì. Quando Patricia le
aveva detto invece che con Ethan sarebbe andata volentieri oltre i fatidici due,
Jennifer aveva cominciato a sperare che fosse la volta buona, ancora di più
quando aveva saputo che anche i seguenti appuntamenti erano andati piuttosto
bene.
Anche se Susan aveva
insistito vivamente, Jennifer non aveva mai avuto nemmeno l’occasione di
organizzare qualcosa per farle conoscere Dominic, dato che era presa da ben
altri problemi. In primis c’era la sua dannata porta di casa: aveva deciso che
l’avrebbe fatta riparare a sue spese, dato che il padrone di casa sembrava
essere completamente indifferente al suo problema. Ogni volta che usciva aveva
paura di rimanere chiusa fuori, per non parlare del fatto che la serratura in
quel modo non era molto sicura. Aveva fatto un paio di conti e aveva deciso di
aspettare il pagamento del prossimo stipendio, dato che per quel mese aveva già
avuto delle spese che non aveva potuto evitare e che avrebbe dovuto portare
Sploffy dal veterinario fra pochi giorni. E poi c’era l’affitto, e le bollette,
e tutte le piccole spese di tutti i giorni, che non erano certo cose che
potevano essere sottovalutate.
Poi c’era Dominic che le
dava da pensare. Quel ragazzo a volte sembrava strano, quasi come se avesse una
doppia, magari anche tripla personalità: quella sensazione che aveva avuto
spesso prima che lui partisse per le Hawaii, quando si sentiva come se dovesse
rassicurarlo per qualcosa, aveva continuato a farsi viva spesso e volentieri,
specialmente dopo che non si vedevano per un paio di giorni. In quei momenti era
come se Dominic fosse indifeso, come se avesse bisogno di dimenticare qualcosa
stando con lei. Jennifer doveva ammettere che quei momenti erano i suoi
preferiti, perché le piaceva il fatto che lui non provasse nessuna vergogna nel
mostrarsi in un frangente in cui magari era più debole, che non fosse allergico
alle dimostrazioni d’affetto come tanti altri erano. Anzi, a lui piaceva davvero
tanto quel contatto fisico estremamente dolce, che era diviso da una linea molto
sottile dalla sensualità. Un coccolone, ecco, quello era un termine giusto per
definirlo, il contatto umano gli piaceva proprio tanto, darlo e riceverlo.
Dall’altra parte ogni tanto
sembrava che fosse insofferente, anche se questa era una sensazione che Jennifer
non riusciva a spiegarsi. Non che Dominic con lei fosse scostante o maleducato,
anzi, era sempre estremamente gentile e carino con lei, solo che a volte se ne
andava quasi di fretta da casa sua, la lasciava di corsa come se fosse
inseguito; capitava che ogni tanto lei gli telefonasse per sapere come stava e
lui sembrava essere piuttosto ansioso di chiudere la comunicazione. Jennifer
però immaginava subito che magari lo aveva disturbato sul lavoro, quindi, prima
di pensare ad un difetto di Dominic, pensava a quanto fosse lei inadatta a quel
tipo di rapporto.
Anche questo era un
problema che si era posta spesso: adesso che cominciava a farci davvero caso,
aveva potuto notare con un’imbarazzante evidenza quanto Dominic fosse famoso.
Leggendo dei giornali, parlando con le persone, guardando i cartelloni
pubblicitari appesi ai muri della città, connettendosi ad internet: in
continuazione aveva l’opportunità di trovarselo davanti, di sentirne parlare, e
questo la portava a riflettere su come fosse possibile che una come lei piacesse
ad uno come lui, uno che avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa alla vita.
Quei dubbi sparivano presto
in verità quando stavano insieme e Dominic si comportava con lei in quel modo
meraviglioso che le faceva dimenticare che, al di là di loro, c’era tutto un
mondo, anche piuttosto brutto a ben vedere.
Per un paio di settimane
Dominic era stato abbastanza presente, cosa che, sebbene fosse un periodo
piuttosto breve per fare certe congetture, fece ben sperare Jennifer sul futuro
del loro rapporto.
Intorno alla metà di maggio
Dominic le aveva detto che, se fino a quel momento era stato moderatamente
impegnato, da quel momento in poi lo sarebbe stato decisamente di più. I suoi
impegni l’avrebbero portato anche dall’altra parte del paese, doveva essere a
New York infatti per via della presentazione dell’episodio pilota di “Lost” di
lì a pochi giorni. Non che a Jennifer importasse molto, ma le piaceva quando
Dominic le dava delle notizie precise su quelli che erano i suoi impegni, la
faceva sentire parte integrante di una vita della quale non sapeva assolutamente
niente, dato che lui non le parlava quasi mai di quello che faceva quando non
erano insieme.
***
Dominic aveva chiuso gli
occhi pochi minuti dopo che l’aereo era partito da Los Angeles, addormentandosi
e svegliandosi solo quando era a più di metà viaggio. Era abbastanza allegro,
aveva bevuto un succo di frutta e si era messo a leggere distrattamente un
giornale, pensando a cosa lo aspettava nella Grande Mela. Il giorno dopo sarebbe
stato impegnato quasi tutto il tempo con il lavoro, ma quella sera era di
baldoria totale. Billy era a New York per degli impegni, quindi avevano unito
l’utile al dilettevole e si erano messi d’accordo per uscire anche con Elijah.
Che belle le rimpatriate, pensava, se solo quell’uomo impegnato di
Orlando non fosse stato, per l’appunto, così impegnato, probabilmente avrebbe
potuto esserci anche lui. Se la donna lo mandava, ovvio… ormai non faceva più
niente se la sua dolce metà non lo poteva seguire, se l’era portata dietro anche
in Marocco sul set del film a cui stava lavorando, a Dominic salivano i brividi
su per la schiena se ci pensava, e non erano certo del tipo piacevole.
Ma che diavolo li prendeva
a tutti? Sembrava quasi che nell’aria qualcuno avesse spruzzato la polverina
dell’amore e l’unico che non se l’era beccata in pieno era stato lui: Orlando
era tutto perso per Kate, Elijah anche aveva cominciato a vedersi con una e
sembrava piuttosto preso, ma la situazione peggiore era quella di Billy che era
totalmente in orbita per quell’acida di Kirsten. Erano due mesi che non si
vedevano, anche se si erano sentiti abbastanza di frequente. Una volta sola
Dominic l’aveva chiamato a casa e gli aveva risposto miss vasetto di yogurt,
che poco ci mancava che lo mandasse dove non batteva il sole.
- E’ occupato al momento -
gli aveva detto con quella vocetta impostata manco fosse la sua segretaria.
Oh, razza di bancaria che cammini come se avessi una scopa infilata su per il
culo, non sono mica un rompicoglioni qualsiasi, sono un amico e che cazzo!
avrebbe voluto dirle, poi si era semplicemente limitato a chiederle se,
cortesemente, poteva dirgli quando richiamare, e lei era stata vaga.
‘Sta stronza,
aveva pensato, poi alla fine aveva trovato il cellulare acceso e aveva potuto
parlare con Billy, senza intermediari acidi come lo yogurt scaduto.
Ecco, quella era una cosa
che non sopportava. Va bene, Billy era presissimo e avrebbe dovuto essere
contento per lui, ma non al prezzo di vedere il suo amico ridursi tipo
barboncino: insomma, se una sua fantomatica donna non avesse apprezzato qualcuno
dei suoi amici non le avrebbe mai permesso di trattarli così. In ogni modo per
Dominic, un sinonimo di innamorato, non doveva essere per nessuna ragione
al mondo rincoglionito. Billy invece, evidentemente non la pensava più
così da un pezzo.
Appena arrivato a New York
aveva trovato qualcuno ad aspettarlo all’aeroporto, una volta tanto era riuscito
ad evitare di essere riconosciuto ed era arrivato in albergo senza dover stare
una mezz’ora a distribuire autografi e bacini a destra e manca.
Aveva fatto una doccia e
poi aveva telefonato ad Elijah, per far sapere che era arrivato ed informarsi
sui programmi della serata, che erano ritrovarsi a casa sua dove avrebbero
cenato e poi dove li portava il vento, dato che anche lui si era tenuto
completamente libero per l’occasione.
Un paio d’ore più tardi,
dopo aver sbrigato qualche faccenda di lavoro e aver parlato con un paio di
persone, era salito nuovamente nella sua stanza, si era cambiato e si era fatto
chiamare un taxi per andare a casa di Elijah.
Si prospettava una serata
da ricordarsi, Dominic era veramente contento di vedere i suoi amici. Peccato
però, che a volte ci mette lo zampino il destino e rovina tutto: quella serata
era andata proprio così.
Già entrando in casa di
Elijah aveva fatto la prima figuraccia. Era stato Elijah stesso ad aprirgli la
porta, dietro a lui c’era Billy in piedi nell’entrata. Dominic non aveva trovato
niente di meglio da fare che chiamargli entrambi affettuosamente brutti
piselli mosci che non siete altro, quanto mi siete mancati!, quando aveva
sentito provenire una vocina femminile che conosceva bene da una delle stanze
vicine.
- Dominic sei proprio una
bestia!-
I tre erano scoppiati a
ridere, Dominic quindi si era affacciato alla sala da pranzo e aveva visto la
sorella di Elijah che gli sorrideva divertita.
- Ha parlato miss finezza!
Che ci fai tu qui?- gli aveva chiesto avvicinandosi per salutarla.
- Ci vivo, testa di cazzo!-
- Oh, che bello, mi ami
ancora!- aveva esclamato Dominic mentre l’aveva abbracciata ridacchiando. Gli
piaceva quella ragazza, era spontanea, sincera e non si vergognava di niente. Si
era dimenticato che Hannah viveva con suo fratello e che studiava lì a New York.
- Sempre di più, che ne
dubitavi?- gli aveva detto lei rispondendo al saluto.
Hannah aveva i suoi
impegni, i tre quindi avevano cenato soli cogliendo l’occasione per raccontarsi
cosa avevano combinato in quei due mesi che non si erano visti, anche se Elijah
e Billy non è che avessero avuto tanto da raccontare di nuovo. Come spesso
succedeva era stato lui che aveva tenuto banco, facendo divertire gli altri con
le sue mille peripezie hawaiane e non.
- E dire che ti immaginerei
tanto bene con due noci di cocco e un gonnellino di foglie di palma a ballare
l’hula ubriaco su un tavolino… haloha!- aveva detto Dominic ad un certo punto ad
Elijah, nel bel mezzo del racconto di una serata un po’ alticcia che aveva
passato alle Hawaii.
- Non dire che immagini
bene me in quelle condizioni, sono quasi convinto che se ti ci trovassi lo
faresti tu stesso!-
- E chi ti dice che non
l’ho già fatto?-
- Ora non esageriamo Dom,
va bene che sei un deficiente ma spero che tu conservi un minimo di amor
proprio!-
Il cellulare di Billy, che
per tutta la sera lui aveva tenuto scrupolosamente accanto al piatto buttandoci
spesso l’occhio, finalmente aveva suonato. Billy aveva detto ai ragazzi che da
un paio di giorni Kirsten non si era potuta far sentire. - E’ un periodaccio al
lavoro, spesso fa tardi. Quindi non la chiamo dato che potrei disturbarla,
aspetto che lo faccia lei.-
E non sei contento che non
ti rompe i santissimi?
avrebbe voluto chiedergli Dominic che, per forza di cose, non l’aveva fatto.
Comunque, non appena quel telefono aveva cominciato a suonare, Billy aveva
cambiato espressione, si era scusato e si era allontanato, sparendo per qualche
minuto mentre Dominic ed Elijah ridacchiavano sotto i baffi.
- Certo che è sempre più
rincoglionito, eh?- aveva commentato con Elijah.
La voglia di ridere era
passata ad entrambi quando avevano visto l’espressione di Billy appena era
tornato. Dire che ormai era un po’ che si conoscevano, erano stati per un sacco
di tempo a stretto contatto e non l’avevano mai visto così. La cosa era ancor
più preoccupante se consideravano il suo umore fino a cinque minuti prima, dato
che fino a quel momento avevano riso e scherzato come sempre. Dominic ed Elijah
immaginarono subito il peggio, guardarono l’amico mentre si sedeva senza dire
una parola mentre l’atmosfera intorno a loro si faceva estremamente tesa.
- Ho bisogno che mi
facciate un favore.- aveva detto serissimo, rompendo il silenzio che gli altri
due non osavano disturbare. Annuirono entrambi, aspettando di sentire di cosa si
trattasse.
- Devo tornare a casa
subito, accompagnatemi all’aeroporto.-
- Billy, ma è successo
qualcosa?- gli aveva chiesto Dominic.
- Kirsten se n’è andata di
casa, mi ha mollato.-
Quello che uscì dalla bocca
di Dominic fu una cosa del tutto inaspettata, non solo per gli altri due, ma per
lui stesso, che mai e poi mai aveva detto a Billy che Kirsten gli fosse poco
simpatica.
- Ah, solo questo? Per un
momento ho pensato a qualcosa di grave.-
Elijah l’aveva fulminato
con lo sguardo, Billy invece, se fino a quel momento era riuscito a mantenere un
minimo di calma, non era riuscito più a trattenersi.
- Ma si può sapere che
cazzo stai dicendo? Ma che ti dice il cervello, niente? La donna che amo mi
molla al telefono dicendomi che quando torno a casa non la trovo perché se n’è
andata, e tu dici meno male pensavo fosse qualcosa di grave? Sei un coglione,
Dominic!-
- Mi dispiace, scusami, non
volevo dire assolutamente una cosa simile, è che dalla tua faccia sembrava una
cosa… diversa, ecco.- Era mortificatissimo, si sarebbe strappato la lingua da
solo. Non è che fosse una bugia quello che gli aveva appena detto, scommetteva
che anche Elijah aveva pensato che, a giudicare dalla sua espressione, fosse
stato qualcosa di molto più grave.
Billy aveva colto che
Dominic veramente non l’aveva detto con cattiveria, quindi non rimarcò la cosa.
- Io devo tornare, devo
parlarle, mica posso lasciare che finisca così. Non ha voluto dirmi niente, io
non capisco, andava tutto bene. Ragazzi, devo trovare un volo per tornare.-
- Ma non hai già il volo
per domani sera prenotato?- aveva osservato Elijah che sapeva che l’amico per
giunta, prima di prendere quel volo, aveva anche degli impegni di lavoro.
- Non me ne frega niente,
francamente è più importante Kirsten.-
In un’ora circa Billy aveva
sistemato alla meglio la parte burocratica della faccenda, facendo in modo che
il suo assistente si occupasse di mandargli le sue cose e di pagare il conto
della camera d’albergo che aveva occupato negli ultimi giorni, quindi erano
seguite altre telefonate con il suo agente che era stato informato dei suoi
improvvisi problemi familiari che gli impedivano di portare a termine i suoi
impegni lì a New York.
Era stato così che la loro
rimpatriata si era conclusa all’aeroporto, dove Billy aveva trovato di fortuna
un posto su un aereo per Londra con una coincidenza per l’aeroporto vicino ad
Inverness, nelle Highlands. La coincidenza diretta per Edimburgo non ci sarebbe
stata da Londra che dieci ore dopo l’arrivo del suo volo, e lui non poteva
aspettare così tanto, preferiva farsi quasi sei ore di treno, per guadagnarne a
conti fatti circa tre.
Dominic sarebbe andato
volentieri con lui, dato lo stato in cui era non gli piaceva che affrontasse un
volo intercontinentale da solo, per di più immaginava che il rientro a casa non
sarebbe stato dei più piacevoli. Se solo avesse potuto, ma il lavoro chiamava
anche lui, e non poteva in alcun modo svicolare ai suoi impegni.
Per ovvi motivi Dominic ed
Elijah non lo avevano accompagnato all’imbarco, rischiavano di essere visti e
fermati quanti erano, e quello non era davvero il momento adatto.
- Senti, mi dispiace per
prima, davvero.- aveva detto Dominic a Billy prima che lui andasse via. Dopo
quell’infelice uscita aveva evitato di parlare per non dire altre scemenze.
L’altro gli aveva piazzato
una mano sulla spalla. - Sì, lo so, non ti preoccupare. E comunque, anche se non
hai mai detto nulla, lo so che Kirsten non ti piace. Lo apprezzo il fatto che
l’hai sempre sopportata senza battere ciglio, non credere.-
Sia Elijah che Dominic
avevano abbracciato Billy più come per confortarlo che per salutarlo, poi si
erano diretti al parcheggio dove Elijah aveva lasciato la sua auto.
Non appena erano saliti in
macchina erano rimasti per un momento fermi, in silenzio.
- Non è nemmeno mezzanotte,
ti va di fare qualcosa?- aveva chiesto Elijah.
Dominic l’aveva guardato un
po’ scettico.- M’è passata tutta la fantasia, accidenti a quella gran vacca!
Lij, io te lo dico solo adesso perché prima non mi sarei mai permesso, ma a me
quella non m’ha mai convinto, io me lo sentivo che faceva una cosa del genere!
Ma te ne rendi conto, l’ha lasciato di punto in bianco così, per telefono, dopo
sei mesi che convivono! Ma roba dell’altro mondo, che troia.-
Era veramente arrabbiato,
se l’avesse avuta davanti avrebbe fatto fatica a controllarsi, gli bastava farsi
passare davanti agli occhi l’espressione di Billy di poche ore prima per
arrabbiarsi ancora di più.
- Sì, questa storia ha
dell’incredibile. Poveraccio, quanto mi dispiace. Poi, sai, in questi giorni ci
siamo visti un po’, - stava dicendo Elijah, - da come me ne parlava sembrava
davvero che tutto filasse liscio. Ma che diavolo gli è preso a quella?-
- Te lo dico io che gli è
preso, che è una stronza, una gran puttana e probabilmente anche una bella
opportunista. Comunque basta, non ne parliamo più. Mi sta salendo un nervoso
terribile.- aveva concluso Dominic.
Senza aggiungere altro
Elijah aveva rimesso in moto e aveva accompagnato Dominic al suo albergo, tanto
la serata era decisamente finita. Si erano salutati dandosi appuntamento per il
giorno seguente.
Più tardi, mentre era già a
letto cercando di darsi una calmata e dormire già che c’era, Dominic, non
avrebbe saputo dire per quale strana associazione di idee, pensò che Jennifer
una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta, né a lui, né a nessun altro.
Quel pensiero lo aveva
calmato anche in tempi relativamente brevi. Sarebbe stato bello quella notte
dormire con lei, svegliarsi la mattina dopo a casa sua, con Sploffy che gli si
accucciava sui piedi non appena si sedeva da qualche parte per farsi grattare un
po’. Era un quadretto quasi idilliaco in quel momento il ricordo della casa di
Jennifer, ma soprattutto il pensiero della sensazione che gli trasmetteva stare
con lei, semplicemente.
In quel momento desiderò
ardentemente di essere a Los Angeles per chiamarla e fissare di vedersi. Guardò
l’orologio pensando che dall’altra parte degli Stati Uniti erano le nove di
sera, poi finalmente riuscì ad addormentarsi, pensando che tra circa quarantotto
ore sarebbe ritornato a casa sua, e anche da Jennifer.
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Capitolo 14 *** Incidenti di percorso ***
Nuova pagina 1
Un saluto a
tutti!
Dolcemaia,
quanto tempo! Era un po’ che non ti si vedeva in giro! Kaori non preoccuparti e
non censurarti assolutamente se ti va di dire che l’hobbit mal cresciuto
(eheheh! Mi piace la definizione!) è uno stronzo fai pure, del resto ne hai
tutte le ragioni!
Eh, ne so una
più del diavolo! Effettivamente un po’ diavolaccia lo sono, ma insomma ogni
tanto sono anche buona, per lo più mentre dormo!
A parte le
cacchiate, buona lettura a tutti e sempre e comunque Evviva Sploffy!!
Mandy
Capitolo
14
Incidenti di percorso
Appena era entrato in casa
Dominic aveva cercato di rintracciare Billy sul cellulare. Erano due giorni che
si erano lasciati all’aeroporto di New York, e non l’aveva più sentito.
Chiamarlo per lui il giorno precedente sarebbe stato un problema, un po’ per via
del fuso orario, un po’ per i suoi impegni. Quel giorno invece era stato in
viaggio quasi tutto il tempo ed era riuscito a rientrare solo in quel momento.
Il telefono di Billy era
staccato, pensò di chiamarlo a casa ma non lo fece, c’era anche la possibilità
di mandargli un’e-mail, ma se non rispondeva al cellulare figuriamoci se
scaricava la posta elettronica.
Era preoccupato per lui, lo
era stato tutto il tempo, aveva anche telefonato ad Elijah per sapere se avesse
saputo qualcosa, giusto in tempo per sentirsi dire che l’altro aveva avuto la
sua stessa idea e stava per chiamarlo, l’aveva solo fregato sul tempo chiamando
prima lui.
Aveva a malapena portato la
sua borsa in camera da letto, si era subito messo seduto nel suo soggiorno e
aveva pensato a quella situazione.
Billy era un suo amico,
doveva necessariamente fare qualcosa per lui. Il problema era essenzialmente il
fatto che al momento era impegnatissimo. Invitarlo a stare da lui per un po’?
Certo, aveva da lavorare, ma non è che se Billy stava da solo per qualche ora
ogni tanto sarebbe morto. Dopo una mezz’ora provò nuovamente a rintracciarlo, ma
il cellulare era sempre spento.
Per quella sera era
piuttosto stanco, decise di mangiare qualcosa, di fare una doccia e di andare a
dormire presto. Gli passò per la mente di chiamare Jennifer, almeno per dirle
che era tornato, ma immediatamente si era dato del cretino. Insomma, perché
avrebbe dovuto avvertirla? Mica era la sua donna.
Quella voglia di vederla
che l’aveva preso la sera che era successo il fattaccio di Billy gli era passata
subito la sera dopo, quando alla festa organizzata dall’ABC, la rete televisiva
che avrebbe trasmesso “Lost”, aveva conosciuto una tipa bella, simpatica e,
soprattutto, estremamente disponibile. Dopo un po’ di chiacchiere decisamente
inconcludenti avevano deciso di andarsene insieme verso casa di lei, dato che
questo avrebbe permesso a Dominic per prima cosa di andarsene quando preferiva,
e altra cosa gli avrebbe permesso di evitare eventuali paparazzi che avrebbero
potuto essersi appostati fuori dal suo albergo.
Niente che alla fine
valesse la pena di essere ricordato, era solo l’ennesima occasione sfruttata,
cose che non lasciano il segno. Anzi, forse ne lasciano uno un po’ squallido.
Prima di addormentarsi
aveva pensato a quello che doveva fare il giorno seguente e aveva avuto la
tentazione di nascondere la testa sotto il cuscino. Quella serie di impegni sì
che era stupida, erano tutte occasioni pubblicitarie, tanto per mettersi in
mostra, e anche se Dominic non poteva negare che mettersi in mostra gli piaceva,
riteneva comunque di averlo fatto abbastanza per quel mese.
***
Jennifer quel giorno aveva
preso il pomeriggio libero dal lavoro. Doveva portare Sploffy dal veterinario,
cosa che non sarebbe stata particolarmente divertente. Era per via delle
vaccinazioni di routine, niente di grave, ma non era quello che la spaventava.
Piuttosto sarebbe stato preoccupante farlo entrare nella gabbietta e tenerlo
fermo mentre il medico faceva il suo lavoro: Sploffy era terrorizzato dal
veterinario e, per di più, ogni volta che Jennifer ce lo portava, per un paio di
giorni almeno non la guardava nemmeno, le teneva il muso. Meno male che, se
tutto andava per il meglio, era una cosa che succedeva una sola volta all’anno.
Infatti, come temeva, non appena era tornata a casa dall’ufficio e aveva
recuperato da sopra l’armadio in camera sua la gabbietta, Sploffy, che si era
accorto del fatto che la situazione era anomala, era andato a rintanarsi sotto
il divano e non c’era stato modo di farlo uscire. Nemmeno una fila di
croccantini messi ad arte erano serviti a nulla, Jennifer aveva dovuto spostare
il divano e acchiapparlo con la forza, sortendo l’effetto che il povero gattone,
finalmente chiuso nella gabbietta da trasporto, aveva cominciato a miagolare
tristemente.
- Per favore Sploffy, non
fare così!- gli aveva detto Jennifer, che dato il suo cuore tenero non
sopportava di sentirlo lamentarsi. Fosse stato per lei gli avrebbe evitato tutto
questo, ma era per il suo bene.
Uscendo di casa aveva
salutato la signora Doyle fermandosi per qualche minuto a casa sua, quindi era
scesa e si era diretta al parcheggio dove aveva lasciato la sua auto.
Il pomeriggio quindi era
passato così, mentre Sploffy continuava a miagolare disperato e Jennifer tentava
di non farsi impietosire troppo. Mentre aspettava il loro turno nella sala
d’aspetto dello studio medico, Jennifer aveva pensato a molte cose, perdendosi
nei suoi pensieri: innanzi tutto al fatto che Dominic doveva essere tornato la
sera prima da New York. Cercò di non rimuginarci a lungo, anche se non aveva
potuto fare a meno di chiedersi perché Dominic si ostinava ancora adesso a farsi
desiderare da lei. Le era venuta la tentazione di chiamarlo per vedere se fosse
tornato, ma se l’impedì, o avrebbe corso il rischio di sembrare invadente. I
suoi pensieri quindi si erano spostati su altri fronti: con Patricia quel giorno
non si erano viste a pranzo, dato che lei avrebbe passato, straordinariamente,
quella pausa pranzo con Ethan. L’amica non le aveva raccontato molto ultimamente
di come si fossero evolute le cose fra loro, anche per via del fatto che si
erano viste un po’ meno del solito. In sostanza per lei quello era un periodo
strano. Quando era finalmente arrivato il suo turno di entrare nell’ambulatorio,
Jennifer era stata piuttosto sollevata che l’attesa fosse finita, anche se il
compito successivo di tenere fermo Sploffy mentre il medico gli faceva il
vaccino era stato veramente ingrato, dato che il gattone, se pur non voleva
farle assolutamente del male di proposito, le aveva piantato le unghiette nel
braccio per aggrapparsi a lei, graffiandola vistosamente. Il risultato era stato
che dopo avevano dovuto medicare anche lei, l’infermiera le aveva procurato
anche un cerotto che, sebbene fosse stato piuttosto grande, non lo era
abbastanza per coprire l’intera ferita. Appena era arrivata a casa aveva
liberato il gatto ed era dovuta andare di corsa in farmacia per comprarsene di
nuovi, dato che in casa ne aveva solo di piccoli. Era un po’ tardi quando era
riuscita a rientrare, quasi le nove di sera, Jennifer fece mente locale e si
ricordò che a due isolati da casa sua, quindi anche poco distante, c’era una
farmacia che stava aperta tutta la notte. Ovviamente ci era andata a piedi, non
si trattava che di qualche centinaio di metri, ignorando il consiglio di
Patricia che si raccomandava sempre che stesse attenta ad andare in giro da sola
dopo che era tramontato il sole. Insomma, cosa sarebbe mai potuto succederle in
quel breve tratto?
***
Dopo che era stato tutti il
giorno a fare sorrisoni smaglianti a tutti, Dominic sentiva sinceramente il
bisogno di farsi i fatti suoi, ma non aveva voglia di stare da solo. Aveva
subito pensato a Jennifer ovviamente, con lei avrebbe potuto togliersi quella
sorta di spossatezza mentale dalla testa. Pensò di telefonarle mentre guidava,
ma poi, dato che già una volta l’aveva fermato la stradale con il cellulare
all’orecchio e per quella volta aveva evitato la multa per un miracolo e che,
per di più, era già abbastanza vicino a casa sua, si disse che tentare non
nuoceva. In nemmeno cinque minuti era arrivato nella strada dove abitava
Jennifer, aveva parcheggiato la macchina e si era diretto verso il palazzo, con
l’intento prima di tutto di scusarsi per averle fatto quell’improvvisata. C’era
poca luce in strada, a parte quella dei lampioni, e la zona era pressoché
deserta, a parte le auto che circolavano. Non aveva percorso che pochi metri
quando aveva sentito dei rumori strani provenire abbastanza lontani dietro di
lui. Si girò e vide chiaramente due sagome in fondo alla strada: erano due ombre
piccole ai suoi occhi per via della lontananza, non avrebbe saputo distinguere
né chi fossero né che stesse accadendo con precisione, di sicuro non qualcosa di
bello, dato che quello che aveva sentito gli era sembrato un urlo appena
accennato. Rimase immobile, non facendo alcun movimento, non voleva certo
rischiare di farsi vedere, anche se si sentì un verme a stare lì fermo, ma che
cosa avrebbe potuto fare? Certamente l’eroe non voleva farlo, sarebbe stato
stupido da parte sua dato che avrebbe potuto trovarsi davanti uno con una
pistola ed intenzioni poco raccomandabili. Tuttavia, dopo qualche secondo, vide
una delle due ombre cadere a terra e l’altra sparire dietro l’angolo di corsa,
quindi si decise ad intervenire. Correndo si era avvicinato, man mano che andava
avanti la figura si faceva sempre più chiara, aumentò notevolmente l’andatura
quando si accorse di chi fosse. Jennifer stava tentando di rialzarsi non senza
difficoltà, cadendo doveva essersi fatta male, perché aveva del sangue che le
colava lungo l’avambraccio destro. Quando era stato lì vicino l’aveva chiamata
attirando la sua attenzione.
Jennifer, che si era seduta
semplicemente non riuscendo ad alzarsi in piedi per quanto tremava, si era messa
la mano sinistra sul braccio, appena sopra il gomito, per poi ritrarla subito
guardandola visibilmente scossa, aveva un’abrasione piuttosto estesa sul gomito
e su parte del braccio e si era ritrovata la mano completamente sporca di
sangue. Aveva sentito chiamarsi e si era girata di scatto, non era mai stata
felice di ritrovarsi Dominic davanti come in quel momento.
Quando era stato lì vicino
a lei si era chinato e si era accertato che, a parte la grossa abrasione sul
gomito, una piccola sullo zigomo destro e alcune sulle gambe, non si fosse fatta
niente di grave. Jennifer aveva continuato a guardarlo senza riuscire ad
emettere alcun suono, si era limitata ad annuire o a negare con dei cenni della
testa appena abbozzati alle domande di Dominic che, vedendo che non riusciva ad
alzarsi, l’aveva presa saldamente con entrambe le braccia alla vita sollevandola
da terra.
Come se si fosse scossa
improvvisamente, Jennifer aveva cominciato a piangere appoggiandosi contro
Dominic che continuava a tenerla stretta, dato che aveva come l’impressione che,
se l’avesse lasciata, non sarebbe stata in grado di reggersi in piedi da sola.
- Shhh, shhh, è finita, non
ti preoccupare.- le aveva detto, appoggiandole una mano sulla nuca, per
tranquillizzarla. Non appena aveva avuto la sensazione che si fosse ripresa un
momento, sempre tenendola saldamente, l’aveva portata verso la sua auto e
l’aveva fatta salire, porgendole dei fazzoletti di carta che teneva in uno dei
porta oggetti per tamponarsi almeno un po’ il sangue che continuava ad uscirle
abbondante dal braccio destro, quindi si era messo alla guida, portandola al
pronto soccorso più vicino. Non le aveva chiesto cosa le fosse successo di
preciso fino a quel momento, vedendo che si era ripresa un po’ le chiese di
raccontargli. A quanto pare questo tipo l’aveva aggredita alle spalle, le aveva
puntato un coltello alla gola e le aveva preso la borsa e un anellino che
portava, per poi spingerla con violenza a terra e scappare, nell’impatto
Jennifer aveva sbattuto piuttosto violentemente al suolo e si era fatta male.
Quando erano arrivati al
pronto soccorso avevano dovuto fare i conti con il fatto che Jennifer non era
certamente il caso più grave, quindi avevano dovuto aspettare un bel po’ di
tempo prima che qualcuno pensasse a lei. Fortunatamente, a parte le abrasioni e
il grosso spavento, non si era fatta niente di più grave. Il braccio le faceva
piuttosto male, ma non aveva niente di rotto.
Fino a che aveva potuto
Dominic era rimasto con lei e non le aveva mai lasciato la mano, ma quando era
stato il suo turno di essere medicata non gli avevano permesso di entrare
ovviamente. Aveva promesso a Jennifer che non si sarebbe mosso dalla sala
d’aspetto per tranquillizzarla, non appena era sparita dal suo campo visivo
tuttavia si era appena allontanato per sciacquarsi le mani che si era sporcato
di sangue e aveva chiamato Jonathan, dato che non aveva idea di cosa avrebbe
dovuto fare adesso. Voleva solo un consiglio da parte di quello che, oltre ad
essere un suo amico, era anche il suo legale, ma l’altro aveva insistito per
andare da lui.
Quando era arrivato,
nemmeno venti minuti dopo, si era ritrovato davanti Dominic che sui vestiti
aveva delle evidenti macchie di sangue, lì per lì si era allarmato, anche per il
fatto che, non appena Dominic gli aveva detto che era in ospedale, non era stato
tanto a porsi domande sui fatti, si era precipitato dove Dominic gli aveva
detto.
- Ma stai bene?- gli chiese
preoccupato.
Dominic, vedendo l’amico
che lo squadrava si era guardato e aveva notato solo in quel momento che aveva
delle macchie addosso quantomeno sospette.
- Non preoccuparti, non è
sangue mio, a me non è successo niente.-
Quindi si erano allontanati
appena un po’ dalla sala d’aspetto affollata e Dominic gli aveva spiegato cosa
fosse successo. Appena l’altro aveva appreso i fatti con precisione gli aveva
detto che sarebbe stato meglio se Jennifer, con la certificazione che il medico
le avrebbe rilasciato, fosse andata alla polizia e avesse denunciato
l’incidente. Quel tipo le aveva preso la borsa con i documenti e le chiavi di
casa, quindi era necessario anche se inutile al fine della giustizia, dato che
tipi come questi, in genere, non li prendono mai. Aveva anche aggiunto che
sarebbe stato meglio che lui si fosse tirato fuori da questa storia. - La porto
io a fare la denuncia, c’è una stazione di polizia non molto lontana da qui, non
mi costa niente. Invece tu dovresti tornartene a casa subito, ti sei già messo
anche troppo in evidenza, potrebbe vederti qualcuno che non dovrebbe.-
- Per questa volta correrò
il rischio, non me ne frega un cazzo se mi becca qualcuno. Ti pare che la posso
lasciare qui così?- gli aveva detto un po’ seccato. Va bene la prudenza, ma
quella era una situazione particolare.
- Fai come ti pare, te l’ho
detto solo perché è mio dovere farlo.- aveva ribattuto l’altro, un po’ seccato a
sua volta dato che Dominic troppo spesso non dava mai retta a nessuno, anche se
lo capiva perfettamente in quel frangente e assolutamente non poteva biasimarlo,
dato che molto probabilmente anche lui avrebbe fatto esattamente lo stesso.
Dominic non aveva voluto
nemmeno che rimanesse, non l’aveva ritenuto necessario, così Jonathan se n’era
andato lasciando l’amico solo anche se per poco. Jennifer infatti era uscita
dopo poco, aveva firmato dei fogli all’accettazione ed erano potuti andare via.
Anche lei si era informata su cosa fosse meglio fare, le avevano consigliato
esattamente quello che Jonathan aveva consigliato a Dominic, il quale infatti
l’aveva accompagnata al commissariato di polizia.
Per sua fortuna, che lui si
fosse accorto, nessuno l’aveva notato e per altro Jennifer, pensando appunto
alla sua situazione, non aveva detto che lui poteva aver visto tutto. C’era
voluto un bel po’ per sbrigare tutte le pratiche burocratiche del caso, quando
erano usciti dal commissariato era passata la mezzanotte da parecchio, si erano
diretti verso l’auto di Dominic.
- Jenny, per stanotte ti
fermi a casa mia, va bene?- le aveva chiesto.
Jennifer aveva annuito. -
Se non ti disturbo, mi sembra che ti ho già creato abbastanza problemi stanotte.
Posso chiamare Patricia, forse è meglio.-
Dominic rimase un po’
spiazzato. - E’ tardi, forse è meglio che chiami la tua amica domani, o le farai
prendere un bello spavento. E poi che dici, ma no che non mi disturbi, ma ci
mancherebbe! Anzi, francamente forse sarebbe meglio che ti trasferissi almeno
per un paio di giorni da me, quel tipo ha i tuoi documenti e le tue chiavi di
casa, sa dove vivi, nessuno gli può impedire di farti una visitina.- aveva detto
Dominic fin troppo convinto, forse non rendendosi nemmeno conto in pieno cosa le
avesse proposto.
- Mi devo affrettare a far
cambiare la serratura, è rotta da un sacco di tempo, adesso più che mai devo
farlo.- ribatté Jennifer.
- Di questo ora non ti
preoccupare, ci pensiamo domani. Ora devi stare tranquilla, ok?-
Jennifer si era girata
verso di lui e aveva annuito. Era un po’ più calma adesso, del resto si sentiva
protetta ad averlo vicino, mentre guidava non staccando gli occhi dalla strada.
Solo in quel momento si chiese come fosse possibile che lui fosse stato là
proprio nell’attimo preciso in cui era stata aggredita. Era una coincidenza
strana, anche se estremamente fortunata. Non gli chiese niente, in fondo non le
interessava, ringraziava il cielo tuttavia per quella coincidenza.
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Capitolo 15 *** Un gatto a guardia del forte ***
Nuova pagina 1
Capitolo
15
Un gatto
a guardia del forte
Dominic le aveva chiesto se
avesse bisogno di una mano, ma Jennifer l’aveva ringraziato e aveva chiuso la
porta del bagno. Il problema in quel momento era che invece non riusciva a fare
nulla da sola.
Anche se non aveva niente
di rotto non poteva proprio muovere il braccio, un po’ per via della fasciatura
all’altezza del gomito che non le permetteva di piegarlo, un po’ anche perché
ogni minimo movimento le provocava un gran dolore. A mali estremi, estremi
rimedi, non poteva fare a meno del suo aiuto in quel momento, o sarebbe rimasta
chiusa nel suo bagno tutta la notte. Tuttavia non poteva negare che le seccava
chiedergli di aiutarla a togliersi i vestiti di dosso.
In verità sperava che
Dominic non se ne fosse mai accorto, ma aveva sempre evitato di farsi vedere
nuda sotto la luce. Non che non si piacesse, per lo meno non più del normale, e
di certo non era a causa sua: era solo una forma di pudore che aveva sempre
avuto, forse un po’ stupida, ma comunque una sua fissa. Aveva fatto un respiro
profondo mentre si osservava nel grande specchio lo zigomo destro che si era
decisamente gonfiato, le avevano suturato quella ferita con dei piccoli cerotti;
quindi si decise ad aprire la porta e ad affacciarsi. Dominic era girato di
spalle intento a cercare qualcosa in alcuni cassetti.
- Dominic…- l’aveva
chiamato lei, piano. L’altro si era girato nella sua direzione. - Scusami, ma da
sola non ci riesco.- gli aveva detto quindi, indicando la cerniera del vestito
che portava.
Dominic le aveva sorriso e
si era avvicinato, avvertendo quel sottile disagio. Le aveva tirato giù quella
cerniera, quindi Jennifer l’aveva ringraziato e aveva richiuso la porta. Peccato
che, a causa delle maniche un po’ strette di quel vestito, con l’uso di un
braccio solo toglierselo anche così non era un’operazione facile. Non le
rimaneva altro che richiamare Dominic e arrendersi al fatto che, volente o
nolente, aveva bisogno di tutto l’aiuto che avrebbe potuto dargli.
- Dominic… per stasera ho
finito la mia dose di ottimismo, da sola non riesco a fare proprio niente,
scusami…-.
L’altro, che nel frattempo
aveva trovato quello che cercava, si era girato verso di lei e le si era
avvicinato nuovamente. - Non c’è problema, basta che mi dici che devo fare. Mica
ti vergogni, vero?- le aveva chiesto. In verità non aveva bisogno di
chiederglielo, lo sapeva da se che era così, anche se non riusciva a
capacitarsene. Se Dominic avesse detto che quella cosa non gli piaceva avrebbe
mentito, ma poteva comprenderla se si fosse trattato di una cosa iniziale, dopo
tutto quel tempo che si frequentavano gli sembrava francamente che lei
esagerasse, non gli faceva piacere che si vergognasse di lui, era quasi come se
fosse colpa sua.
- No, no…- si era
affrettata a rispondergli lei, anche se non era stata molto convincente.- E’
solo che non volevo dipendere troppo da te, ho paura di infastidirti.-
- Ma no che non
m’infastidisci, che vai a pensare!- le aveva risposto con decisione.
- Va bene.- gli aveva
risposto sorridendogli leggermente imbarazzata. - Non mi riesce di sfilarmi
questa manica, se la tiro con l’altra mano finisco per tirarmi anche il braccio
e mi faccio male.-
- Ok, ci penso io.-
- Fai piano, per favore.-
si era raccomandata Jennifer.
- Pianissimo, non ti
preoccupare.-
Aveva fatto pianissimo
veramente, ciò però non aveva impedito a Jennifer di strizzare gli occhi mentre
Dominic faceva passare la parte stretta della manica sulla fasciatura.
- Grazie.- gli aveva detto.
- Figurati… che posso fare
adesso?-
Inutile starci tanto a
girare intorno, anche se la cosa la imbarazzava e non poco non sarebbe mai
riuscita con una mano sola a farlo da sé. Gli sorrise, si girò di spalle e,
cercando di fingere indifferenza gli chiese di slacciargli il reggiseno. Il
tentativo di fingere indifferenza era stato un po’ patetico in verità, se n’era
reso conto Dominic e se n’era resa conto anche lei che, dandogli le spalle e
tenendosi i capelli sulla spalla con la mano sinistra, aveva guardato davanti a
sé con aria altrettanto patetica. Dominic aveva visto di sfuggita
quell’espressione riflessa nello specchio: aveva sorriso, poi cercando di farla
distrarre le aveva parlato. Del resto voleva farle quella domanda da tutta la
sera.
- Mi spieghi com’è che
stavi per la strada da sola a Los Angeles così tardi?-
- Non era tardi, erano
appena le nove!- aveva ribattuto lei, leggermente infastidita.
- Era già buio, questo vuol
dire che era tardi.-
Ammettendo che
effettivamente aveva ragione lui, dopo essersi tolta il reggiseno sempre
dandogli le spalle, non curante del fatto che lui avrebbe potuto vederla
benissimo riflessa nello specchio, aveva afferrato la maglietta che lui le aveva
porto e aveva tentato di infilarsela. Non ci era riuscita da sola, Dominic non
aveva nemmeno aspettato che chiedesse, l’aveva presa e l’aveva aiutata lui.
- Insomma,- aveva
continuato a chiederle mentre le tirava fuori i capelli da sotto la maglietta, -
non mi hai detto perché eri a spasso.-
- Non ero a spasso, ero
andata in farmacia, avevo bisogno di una scatola di cerotti. Oggi pomeriggio ho
portato Sploffy dal veterinario e…- improvvisamente si bloccò.
- E cosa?- l’incalzò
Dominic.
- Sploffy è da solo! E non
ha mangiato! Accidenti!- aveva detto allarmata.
- Ma di cosa vai a
preoccuparti, per una notte resisterà pure. Ti prometto che la prima cosa che
faccio domattina è di andare a casa tua e di badare al gatto. Va bene? Insomma
che ti ha fatto?-
- Mi ha graffiato, ma non
l’ha fatto apposta. Lo tenevo fermo mentre il veterinario lo vaccinava e si è
aggrappato con le unghie al mio braccio, vedi?- Dicendo questo gli aveva
mostrato il graffio che ormai, dopo quell’esperienza, sembrava poca cosa. Per
altro si era già quasi completamente rimarginato, cosa che le aveva fatto
pensare che quei cerotti erano proprio inutili.
- Accidenti che sgarro…-
commentò invece Dominic guardando i tre segni che la bestiola le aveva lasciato.
Erano piuttosto evidenti.
Erano usciti dal bagno
quindi, Dominic l’aveva fatta sedere sul letto e si era messo in ginocchio
davanti a lei per slacciarle i sandali.
- Comunque la colpa non è
tua, anche se sei stata terribilmente imprudente. La verità è che questa città è
invivibile, un vero mondezzaio. Se non fosse per il lavoro non ci starei
davvero. E mi pare che il tuo quartiere non sia proprio dei più consigliabili.-
- Lo so, la mia amica Pat
me lo dice sempre che sono una pazza incosciente! Me lo dice in continuazione,
mi grida: Jen, sei una pazza incosciente! ogni volta che ne combino una
delle mie, sono un caso patologico, sai?- Dominic le aveva sorriso, quindi si
era alzato e aveva appoggiato le scarpe sotto alla sedia dove aveva messo gli
altri indumenti di Jennifer.
- In ogni modo il mio
quartiere non è poi così male, sono la prima persona che viene aggredita da
quando abito lì. Però una volta, due o tre isolati più giù, non mi ricordo di
preciso, hanno ammazzato una persona. Ci fu una sparatoria, una cosa tipo film
poliziesco. Sarà stato al massimo due anni fa.-
- Eh sì, non è poi così
male come quartiere, ci manderei i miei figli a giocare per la strada!- commentò
Dominic ridacchiando. Jennifer gli sorrise, in effetti aveva ragione lui di
nuovo.
Dopo circa una ventina di
minuti Dominic aveva spento la luce e le aveva dato la buonanotte, ma Jennifer
non riusciva a dormire. Con lui aveva fatto finta di niente perché non voleva
farsi vedere troppo scossa e creargli del disagio ulteriore, ma di fatto quello
che era successo l’aveva spaventata a morte, non aveva mai avuto così paura
prima di allora. Aveva pensato a tutte le volte che aveva fatto qualcosa con
leggerezza, che era uscita sola ad ore tarde anche se era solo per fare cento
metri. Persino la sera che l’aveva conosciuto aveva agito con leggerezza,
all’una di notte si era avviata verso un parcheggio da sola, con il rischio di
venire aggredita come le era successo quella sera. Per fortuna poi Dominic si
era rivelato essere una buona persona, ma se non fosse stato così? Patricia la
rimproverava sempre di prendere troppo alla leggera certi dettagli, ma lei non
le aveva mai dato molta retta perché era una stupida, aveva dovuto aspettare che
un pazzo qualsiasi le puntasse un coltello alla gola per rendersene conto.
Se chiudeva gli occhi
sentiva ancora la sensazione della lama fredda sul suo collo. Mentre ci pensava
era trasalita e aveva istintivamente portato la mano sinistra sul suo collo.
Dominic, che ancora non
dormiva, aveva sentito questo sbalzo, quindi si era avvicinato a lei e le aveva
passato una mano sull’addome.
- Non riesci a dormire?- le
aveva chiesto.
- No, ma non ti
preoccupare, fra un po’ mi appisolo sicuramente.- aveva risposto cercando di
essere convincente. Gli aveva sorriso, anche se Dominic non avrebbe potuto
vederlo sperava che si riflettesse nella sua voce.
Di difetti Dominic ne aveva
tanti, ma non era un insensibile, aveva capito che quella di Jennifer era una
posa, quello che le era successo doveva aver avuto un impatto molto più forte su
di lei di quanto effettivamente gli volesse far credere. Cercò di parlarle in
modo rassicurante, come rassicurante voleva essere la carezza che le stava
facendo.
- Jenny, non c’è bisogno
che fai finta di niente, lo so che hai avuto paura. E’ normale, non hai niente
per cui vergognarti.- Dicendo questo si era messo su un fianco girandosi verso
di lei e spostando la mano sul suo collo, prendendo ad accarezzarle dolcemente
la guancia con il pollice.
Era stato come se in un
momento quel gesto avesse fatto cadere la sua ferma volontà di essere forte, del
resto, per chi lo stava facendo, per se stessa? Per Dominic? Lui non c’era
cascato in ogni modo, quindi tanto valeva che la smettesse di fare quella forte
ad ogni costo. Evitando di muovere il braccio si era avvicinata e si era
appoggiata contro di lui, non riuscendo a trattenere le lacrime. Dominic non le
aveva detto niente, aveva continuato a tenersela stretta addosso e aveva
lasciato che si sfogasse, del resto gli era sembrato molto strano che volesse
essere tranquilla a tutti i costi dopo quello che le era capitato. Era meglio
che si sfogasse, o si sarebbe tenuta dentro tutta quell’angoscia assolutamente
nociva, che non le avrebbe fatto certo bene.
- Pensa che io passavo di
lì per caso. Cioè, non proprio per caso, volevo vedere se c’eri.- le aveva detto
quando si era un po’ calmata. - Mi andava di vederti e avevo pensato ad una
sorpresa… lo so che non è proprio carino, ma sono di quelle idee che mi vengono
così, di punto in bianco. Poi la sorpresa l’hai fatta tu a me, per essere
precisi pero!-
Jennifer aveva sorriso, con
la mano sinistra si era asciugata il viso. - Invece era molto carina come idea.-
- Mi stai invitando a
rifarlo?-
- Quando vuoi.- gli aveva
risposto convinta, cercando tuttavia di non fargli capire quanto fosse rimasta
colpita dal suo gesto. Dopo qualche secondo di silenzio aveva parlato
nuovamente.
- Com’è andata a New York?-
gli aveva chiesto quindi.
Dominic aveva cambiato un
po’ espressione, ripensando a Billy. - Il lavoro bene, il privato un disastro.
Un mio amico è stato mollato piuttosto brutalmente. Per telefono, dopo sei mesi
di convivenza.-
- Oh mio Dio… per telefono
è terribile. M’immagino come possa stare. Ma almeno c’era qualche avvisaglia che
sarebbe successo?- aveva chiesto, non riuscendo a capire bene la situazione.
- Questo è il problema, un
fulmine a ciel sereno, per lui. Per me quella stronza della sua donna aveva
progettato la cosa da un pezzo, quanto m’è sempre stata sul cazzo! L’adoro
proprio se non s’era capito! Ora poi!- aveva detto ridacchiando, Jennifer
insieme a lui. - Ma lasciamo perdere questa storia perché mi da proprio fastidio
parlarne…- aveva continuato Dominic.
- Dimmi un po’ del gatto?
Sta male che l’hai portato dal veterinario?-
- No, è solo la visita
annuale, doveva fare le vaccinazioni di routine. Solo che ha paura del
veterinario. Poverino Sploffy, chissà che sta pensando adesso. È da solo a casa
e ha avuto questo trauma oggi. No, perché adesso per i prossimi due giorni non
mi guarderà nemmeno, anche perché l’ho lasciato da solo.-
- Ah, meno male, pensavo
che stesse male.-
- Due anni fa poverino ha
ingoiato una palla di pelo, l’hanno dovuto operare. Ha dovuto passare due giorni
nella clinica, quando è tornato però il muso non me l’ha tenuto quella volta
perché non ce la faceva proprio.-
- Quant’è che ce l’hai?-
- Quattro anni. Era già
grandicello quando me lo sono preso in casa, non so di preciso quanti anni
abbia, il veterinario dice che potrebbe averne circa sette, o otto. Io in genere
preferisco i cani, ma un cane in un appartamento è sacrificato. Meglio un
gatto.-
- Io non posso prenderlo un
animale domestico, perché non so mai se ci sono e per quanto ci sono a casa. A
Manchester ce l’avevo un cane.-
- Perché, tu sei di
Manchester?-
Dominic aveva annuito,
accompagnando i movimenti della testa con un mh mh.
- Che non sei americano si
sente, quando parli. Manchester è in Inghilterra, vero? Ho un’idea un po’ vaga
della geografia del nord Europa…-
- Sì, ti ricordi bene. E
comunque vorrei ben vedere che non mi scambino per un americano!- aveva detto
scherzando Dominic.
Jennifer aveva preso quel
commento come una sorta di ci mancherebbe altro che mi scambiassero per un
americano, oh che orrore! Sorrise, quindi gli rispose a tono: - Se ti
scambiassero per un americano avresti qualche problema? No, sentiamo!-
Anche Dominic rise:- Io?
Problemi? Io non mi faccio mai problemi, figuriamoci! Probabilmente sono l’uomo
meno problematico del mondo! Tranquillo come una mucca indù!-
Jennifer rise. - Allora è
vero che gli inglesi hanno la puzza sotto il naso!-
- Ma no che non è vero!-
aveva ribattuto l’altro.
- Sì invece, se ti scaldi
tanto nell’eventualità che ti prendano per un americano!-
Avevano continuato a
punzecchiarsi a vicenda per un bel pezzo ancora, saltando da un discorso ad un
altro seguendo quello strambo filo logico che avevano preso. Dominic era
estremamente soddisfatto di sé stesso perché Jennifer finalmente, a quell’ora
tarda, gli sembrava aver riacquistato un po’ di serenità.
Quando erano riusciti ad
addormentarsi era piuttosto tardi, Dominic si era svegliato la mattina dopo e
aveva lasciato dormire Jennifer. Le aveva promesso che avrebbe pensato lui al
gatto e che avrebbe telefonato al suo ufficio per dire che non andava a lavorare
per quel giorno almeno. La sera prima chiacchierando Jennifer gli aveva detto
che per una copia delle chiavi sarebbe bastato andare dall’amministratore di
condominio. Era uscito lasciandole un biglietto in cui le diceva che era andato
a casa sua e che sarebbe tornato in tarda mattinata, intanto lei poteva fare
quello che voleva.
Farsi dare le chiavi
dall’amministratore di condominio non era stata un’impresa facile: non che lo
biasimasse per tutta quella prudenza, però forse in quel momento era un po’
esagerata. Dopo che aveva raccontato cosa fosse successo la notte prima, l’altro
sembrava essere ancora piuttosto scettico. Era un po’ contrariato dalla cosa,
spiegandosi non era arrivato a niente, stizzito tentò l’ultima carta.
- Senta, non è una cosa
molto complicata. Devo solo salire un momento, dar da mangiare al gatto e
prendere alcuni vestiti. Non credo che ci impiegherò più di cinque minuti. Se
non si fida può salire a controllare. Va bene così?-
L’uomo aveva acconsentito
per fortuna, quindi erano saliti insieme e Dominic aveva cercato di aprire la
porta, ma non ci era riuscito se non dopo diversi tentativi, ricordandosi che
Jennifer gli aveva detto che era rotta. Con quel cane da guardia dietro aveva
riempito la ciotola a Sploffy, quindi si era diretto in camera di Jennifer e
aveva preso alcune cose dove lei gli aveva detto che le avrebbe trovate,
mettendole in una borsa. Non ci aveva impiegato più di cinque minuti.
Quando aveva fatto per
uscire, Sploffy aveva alzato il muso dalla ciotola guardandolo con aria
interrogativa, quasi come se gli stesse chiedendo: gia te ne vai?
Quasi come se avesse voluto
tranquillizzarlo, prima di chiudere la porta, Dominic gli aveva detto:- Torno
presto Sploffy! Mi raccomando, fai la guardia al forte mentre Jenny non c’è,
ok?-
L’amministratore di
condominio l’aveva guardato un po’ storto, Dominic lo aveva ricambiato
puntandogli in faccia lo sguardo più scocciato che potesse fare. Guarda un
po’ ‘sto stronzo… cazzo te ne frega se parlo col gatto? aveva pensato mentre
scendevano le scale, imbattendosi al pianerottolo del piano inferiore con una
signora piuttosto anziana che li guardava entrambi allarmata. Dominic non poteva
saperlo, ma era la signora Doyle, che si era accorta sia che Jennifer quella
notte non era rientrata, sia che quei due erano andati nel suo appartamento.
Dopo essere uscito dal
palazzo Dominic era andato in fretta verso la sua auto, voleva tornare a casa
per accertarsi che Jennifer stesse bene e portarle le sue cose. Prima però
voleva sbrigare alcune faccende, in primis quella della porta di casa della
ragazza. Non sapeva perché lo stava facendo, del resto non era certamente
compito suo, ma gli dispiaceva che Jennifer dovesse occuparsi di
quell’incombenza da sola. Si era informato e si era fatto consigliare da
Jonathan un fabbro a cui rivolgersi ed era andato a parlarci subito. In più,
senza starci tanto a pensare, le aveva anche comprato un cellulare nuovo, dato
che il suo, comunque la mettessero, era perduto. Non l’avrebbe mai ammesso, ma
era una sorta di sottile senso di colpa che lo faceva agire così. Certamente
sarebbe stato stupido mettersi a fare l’eroe la sera prima, ma se fosse
intervenuto invece di rimanere fermo a guardare forse tutta quella situazione
avrebbe potuto essere evitata. In ogni modo, ormai era un po’ tardi per starci a
pensare, Dominic non poteva fare altro che rimediare come poteva in quel
momento.
***
- Sei una pazza
incosciente! Ma come ti salta in mente di uscire a quell’ora di notte da sola!
Dio mio Jen, sei veramente una pazza!- le aveva urlato nell’orecchio Patricia
quella mattina. Non appena si era svegliata Jennifer aveva letto il biglietto di
Dominic ed era scesa, imbattendosi non senza provare un certo imbarazzo in una
persona che stava facendo le pulizie. Riflettendoci non le sembrava certo strano
che lui avesse una domestica, però si era vergognata: innanzi tutto era scesa al
piano inferiore a piedi nudi e con addosso una maglietta e un paio di mutandine,
inoltre sembrava appena uscita da una scazzottata. Lo zigomo gonfio, la grossa
fasciatura al braccio, le ginocchia sbucciate. La donna in cui si era imbattuta
le aveva educatamente dato il buongiorno, lei le aveva risposto per poi scappare
subito un’altra volta al piano superiore, non prima di essersi accorta che
l’altra l’aveva guardata un po’ incuriosita. Si era seduta nuovamente sul letto
e aveva telefonato alla sua amica.
Quando le aveva detto
Sei una pazza incosciente! Jennifer aveva sorriso, ricordandosi che aveva
detto a Dominic durante la notte precedente che lei le avrebbe detto proprio
così. Parlarono per un po’, Patricia apprese non senza sorprendersi anche del
coinvolgimento di Dominic in quella storia. Decisero che per almeno un paio di
giorni Jennifer si sarebbe trasferita dalla sua amica. Certo, c’era quella
proposta di Dominic, ma Patricia la convinse del fatto che forse era meglio che
stesse con lei.
Dopo quella telefonata si
sentiva anche meglio, anche se doveva ammettere che, se si sentiva così bene in
quel momento nonostante quello che aveva passato, gran parte del merito era di
Dominic. Era stato fantastico il modo in cui si era occupato di lei, questo
pensiero la fece sentire anche in colpa per aver pensato male del fatto che lui
non l’avesse chiamata subito non appena tornato a Los Angeles.
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Capitolo 16 *** Autolavaggio facile e veloce di coscienza ***
Nuova pagina 1
Buona settimana
a tutti!!
Dai commenti che
avete lasciato sugli ultimi capitoli (Grazie mille! Siete davvero carine!),
deduco che entro la fine di questa settimana riceverò delle minacce… sigh! Siate
comprensive!
In ogni modo
spero continui a piacervi la storia… ri-sigh! Non picchiatemi troppo forte!
Buona lettura,
Mandy!
Capitolo 16
Autolavaggio facile e veloce di coscienza
Patricia si era offerta di andare a prendere Jennifer a
casa di Dominic in pausa pranzo, ma lui aveva detto che non c’era alcun
problema, per quell’ora era libero e poteva tranquillamente accompagnarla. Aveva
qualche impegno nel tardo pomeriggio, avrebbe anche potuto evitarli se voleva,
ma la decisione di Jennifer di andare a stare dalla sua amica per un paio di
giorni invece che stare a casa sua, non sapeva perché, l’aveva sollevato.
Veramente il perché lo sapeva benissimo, il suo invito era
stato fatto sull’onda dell’emotività, ma di fatto non sarebbe stato granché
contento di avere Jennifer per casa. I suoi stati d’animo erano contrastanti,
questo lo sapeva, però era certo di non voler trasformare la sua relazione con
Jennifer in una cosa seria. Le voleva bene, si sentiva a suo agio con lei, ma di
fondo voleva continuare a farsi i fatti suoi, senza alcun problema.
Tra loro non c’era niente di stabilito, la cosa gli
permetteva appunto di comportarsi come voleva, ma nonostante fosse sicuro di
questo, dopo quella storia di una notte a New York si era sentito in colpa. Gli
era passata subito, però aveva avuto quel sottile senso di disagio che per un
po’ gli era ronzato intorno.
Jennifer aveva telefonato all’amministratore di condominio
dato che l’uomo non aveva voluto lasciare le chiavi a Dominic, chiedendogli di
farlo la prossima volta che lui ci sarebbe tornato. Dopo averla accompagnata da
Patricia ci era di fatto passato subito, tanto più che ormai aveva preso accordi
con il fabbro e le chiavi gli servivano. Avrebbe voluto chiederle a lei, ma se
le faceva una sorpresa era anche meglio. Aveva promesso alla ragazza che ci
avrebbe pensato lui a portarle Sploffy, le aveva detto che sarebbe passato
all’appartamento in serata e che le avrebbe portato la bestiola, questo gli
lasciava abbastanza tempo per far venire subito il fabbro e togliersi
quell’impiccio. Certo, come gli aveva detto Jonathan, di solito non è che un
fabbro, appena si chiamava, correva e in una giornata risolveva la situazione,
tuttavia le possibilità che davano la fama e una discreta possibilità economica
avevano contribuito a fare in modo che, verso le nove di sera, dopo che Dominic
aveva adempiuto a tutti gli impegni lavorativi della giornata, arrivato
all’appartamento aveva trovato il lavoro già quasi completamente ultimato. C’era
voluta un’altra mezz’oretta, che comunque Dominic aveva impiegato prendendo
altre cose dall’appartamento di Jennifer e cercando di far entrare Sploffy nella
gabbietta, cosa che lui non era riuscito a fare. Alla fine si era arreso,
l’avrebbe portato fuori in braccio.
Quando il fabbro aveva finito e gli aveva consegnato due
copie delle nuove chiavi, Dominic si era accinto a chiudere appoggiando sul
pianerottolo la borsa e tenendosi sotto il braccio sinistro Sploffy, che
sembrava gradire abbastanza quel diversivo. Mentre scendeva si era imbattuto
nell’anziana signora di quella mattina, come la volta precedente l’aveva
salutata, solo che quella volta la signora l’aveva fermato per chiedere notizie
di Jennifer, quindi si era fermato un momento per raccontarle sommariamente cosa
fosse successo, dato che le sembrava che fosse piuttosto in apprensione.
Fortunatamente c’era anche una buona notizia, la polizia
aveva cercato Jennifer per dirle che il suo portafogli era stato ritrovato in
una cassetta delle lettere non lontano dal luogo dell’incidente, vuoto, ma con
tutti i documenti dentro. Avevano provato a rintracciarla al telefono, ma lei
ovviamente non era in casa, così avevano lasciato detto all’amministratore del
condominio che avrebbe dovuto passare a riprenderselo alla centrale dove aveva
sporto denuncia.
Finalmente, dopo aver lasciato una copia delle nuove chiavi
a quel gran simpaticone dell’amministratore, sempre con il gatto sottobraccio,
era riuscito ad uscire da quel palazzo e a dirigersi verso la sua auto. Aveva
appoggiato Sploffy sul sedile accanto a quello di guida, quindi si era seduto e
allacciato la cintura. Sploffy stava elegantemente seduto guardandosi intorno
incuriosito, per un momento prima di partire Dominic si era girato e l’aveva
guardato. Quindi gli aveva puntato un dito contro il naso:- Ehi tu! Non farmi la
pipì in macchina perché torno su, prendo quella gabbietta, ti ci chiudo dentro e
butto via la chiave, fosse l’ultima cosa che faccio!-
Quasi che avesse intuito cosa Dominic gli avesse detto,
Sploffy l’aveva guardato con aria annoiata e, stiracchiandosi, gli aveva dato le
spalle e si era raggomitolato, quasi come se gli avesse detto: sì, come no,
tutte promesse...
Dominic aveva riso, quel gatto era veramente una
macchietta.
Aveva inserito la prima e facendo un po’ di manovre per
uscire dal parcheggio, si era immesso in strada ed era andato via.
Cercava di immaginarsi quale sarebbe stata la reazione di
Jennifer quando gli avrebbe consegnato insieme al gatto le chiavi nuove. Per
altro ancora non le aveva dato nemmeno il cellulare, era rimasto in un sacchetto
nel bagagliaio della sua auto dato che se l’era dimenticato lì quella mattina
quando era tornato a casa. Trovare parcheggio nella zona in cui abitava Patricia
era stato più facile, l’amica di Jennifer abitava in una zona un po’ meno
affollata e sicuramente anche più sicura. Prima di scendere dall’auto aveva
messo in pratica un’idea che gli era venuta in mente su due piedi.
Dopo poco aveva suonato il campanello, era andata ad
aprirgli Patricia, che gli aveva sorriso e l’aveva invitato ad entrare, Jennifer
era seduta nel soggiorno, appena l’aveva visto arrivare si era alzata in fretta
e l’aveva raggiunto abbracciandolo con il braccio sinistro, dato che ancora
vedeva le stelle se cercava di muovere più di tanto il destro. Sploffy, che era
stato precedentemente appoggiato a terra, ritrovandosi la sua padrona davanti,
aveva miagolato e si era avvicinato strusciandosi contro i piedi di Jennifer, la
quale però era ancora tra le braccia di Dominic. Il ragazzo le aveva sfiorato
pianissimo con il pollice lo zigomo destro. - Dai, si sta sgonfiando
velocemente.- aveva commentato.
- Sì, il problema è il braccio, finché sto così non posso
nemmeno tornare a lavoro.- gli aveva risposto.
- Perché, hai fretta? Voglio dire, mi sembra il minimo che
tu ti assenti dal lavoro per qualche giorno in queste condizioni, no?-
Patricia si era eclissata non appena Dominic era entrato,
lasciandoli soli, tuttavia si era sporta più per curiosità che per altro a
guardarli un momento. Dopo tutte le cose che gli aveva raccontato Jennifer di
quell’esperienza appena trascorsa aveva dovuto ammettere che adesso vedeva
Dominic sotto una luce del tutto differente. Forse era stata troppo affrettata e
severa nell’emettere un giudizio nei suoi confronti e aveva sbagliato.
Guardandoli in quel momento poi, mentre lui le osservava attentamente la ferita
che aveva sul viso, le sembravano davvero carini insieme, Dominic poi sembrava
davvero premuroso nei suoi confronti.
Gli aveva interrotti solo per un secondo, anche se avrebbe
preferito non farlo.
- Dominic, ti va di fermarti a cena con noi? Non abbiamo
ancora mangiato.- gli aveva chiesto dalla cucina. Intanto Jennifer si era
accorta che Sploffy ai suoi piedi stava chiedendo un po’ d’attenzione, si era
chinata e gli aveva carezzato la testa.
- Ehm… ti ringrazio, ma no, tra l’altro devo andare via
subito, ho un altro impegno di lavoro per stasera e ho giusto dieci minuti di
tempo.-
- Soltanto?- gli aveva chiesto Jennifer un po’ delusa.
- Mi dispiace, ma proprio non posso evitarlo.- detto questo
si era messo una mano in tasca.
- Prima che mi dimentichi, le tue chiavi.-
Jennifer aveva aperto la mano e Dominic ci aveva posato
sopra il suo nuovo mazzo. La chiave del portone era la solita, ma quella di casa
Jennifer si accorse subito che era diversa, chiese spiegazioni. - Che è
successo?-
- Niente di preoccupante, ho solo fatto sostituire la
serratura, tanto hai detto che l’avresti fatto comunque, quindi ho pensato bene
di evitarti la noia.-
Jennifer l’aveva guardato un po’ imbarazzata, davvero non
si aspettava che lui avrebbe fatto una cosa del genere per lei, in più subito
aveva pensato alla questione economica, dato che evidentemente lui l’aveva fatto
a sue spese.
- Io… cioè… non so che dirti. Non avresti dovuto, davvero…-
aveva con un po’di difficoltà.
- Non c’è mica bisogno che dici niente, mi faceva piacere
farlo, ho pensato che così ti saresti sentita più sicura e soprattutto libera di
tornare a casa quando vuoi.-
- Grazie, davvero. Anche se non credo che tornerò a casa
tanto presto, almeno fino a che non riuscirò a muovere decentemente il braccio.-
Dominic quindi le aveva detto anche che i suoi documenti
erano stati ritrovati, quindi era andato via dopo averla salutata. Appena era
stato in strada aveva raggiunto l’auto ed era rientrato, mettendosi seduto al
posto di guida e osservando il sedile accanto al suo, sul quale Sploffy aveva
lasciato evidenti segni del suo passaggio. Ridacchiò, quindi prese il cellulare
e digitò il numero che si era segnato prima sulla mano.
Jennifer e Patricia stavano sedute insieme sul divano del
soggiorno chiacchierando, Jennifer con il gatto accoccolato sulle ginocchia,
intento a farsi coccolare dalla sua padrona. Non appena avevano sentito quel
trillo entrambe si erano leggermente spaventate, per prima cosa perché non
sapevano da dove venisse e che cosa fosse. Era un cellulare sicuramente, tanto
che Patricia si guardò intorno pensando che Dominic avesse lasciato il suo. Si
era alzata dal divano e si era guardata intorno, fino a che non aveva capito che
era la borsa che lui aveva lasciato per Jennifer che suonava.
- E’ la tua borsa che suona, Jen.- le aveva detto
prendendola per i manici e appoggiandola sul divano davanti a lei. Con qualche
difficoltà, dato che doveva farlo con una mano sola, Jennifer aveva aperto la
borsa e aveva trovato, in cima a tutto quello che aveva chiesto a Dominic di
portarle, una scatola che indubbiamente era quella di un cellulare.
- Cielo, no, anche questo…- aveva commentato un po’
contrariata, ma comunque sorridente. Non poteva certo negare che quelle premure
nei suoi confronti fossero gradite. Aprì la scatola e tirò fuori il telefonino,
era uno di quelli che si chiudevano in due parti, lo aprì e rispose, sicura di
chi avrebbe trovato dall’altra parte.
- Sei un disgraziato!- gli disse con finto tono di
rimprovero.
- Io, eh? Il tuo simpatico gatto mi ha riempito di peli la
macchina e il disgraziato sono io, no, bell’affare che ho fatto, davvero un
bell’affare!- le aveva risposto Dominic fingendo anche lui di essere risentito.
Jennifer rise:- Per Sploffy mi posso scusare al posto suo,
tu invece non avresti dovuto farlo, questo è ancora peggio della porta.-
- Mettila così, mi andava di farti un regalo. Diciamo che è
per farmi perdonare che stasera non posso stare con te, ok?-
- Non c’era alcun bisogno di farti perdonare, non hai
niente da farti perdonare. In ogni modo non farlo mai più!-
- Ok, lo prometto, te lo giuro, non lo faccio più. Adesso
devo salutarti prima che mi becchi la stradale.-
Si erano salutati quindi, Jennifer aveva chiuso quel
telefonino e l’aveva osservato.
- Caspita, siete già arrivati al livello che lui ti fa
regali del genere senza un motivo ben preciso? Allora la cosa è seria, oppure ha
da farsi perdonare qualcosa.- aveva commentato Patricia. Jennifer l’aveva
guardata un po’ storto, così l’altra si era affrettata a dire: - Dai, sto
scherzando!-
Jennifer aveva rimesso gli occhi sul telefonino, era un po’
perplessa.
- La verità è che non abbiamo mai chiarito la nostra
situazione, lui non sembra volerlo fare. Di fatto sembriamo una coppia, per lo
meno lui si comporta con me coerentemente a questa cosa. Sembra non volerlo
affrontare quest’argomento in ogni modo, e a me, infondo, bastano i fatti. Se
era una scopata sarebbe già finita da un pezzo, no?-
L’altra aveva annuito abbastanza convinta.
- Per quanto riguarda questo, - aveva continuato Jennifer
mostrando il telefono nuovo alla sua amica, - mi sento un po’ in imbarazzo,
anche se non credo che l’abbia fatto con quest’intento. Certo è stato esagerato,
in un giorno solo mi ha fatto aggiustare la porta di casa e mi ha regalato un
cellulare, per non parlare del fatto che è stato così carino e paziente con me
in questi giorni.-
- Certo è stato carino, avrebbe potuto fregarsene dato che
c’ero io che potevo fare tutte queste cose al posto suo, il resto capisco il tuo
imbarazzo. Però devi fare i conti con il fatto che le persone come lui hanno una
disponibilità diversa di denaro, per lui credo che questo e la porta siano
davvero poca cosa.- le fece notare Patricia.
- Per lui, per me no.-
- Se ti da così tanto fastidio dovresti farglielo notare
allora.-
- L’ho fatto, non mi hai sentito? Non penso di essere stata
molto convincente però.-
- Appunto… no, per esempio, da quando esco con Ethan non mi
sono pagata più niente da sola quando sono con lui, che sia il biglietto del
cinema, che sia l’entrata e la bevuta in un locale. Per carità, non che la cosa
non mi faccia piacere, ma dopo un po’ mi metteva in imbarazzo e gliel’ho detto.
C’è rimasto un po’ male, più che altro perché non intendeva certo offendermi, ma
ha capito che non ce l’avevo con lui per questo. Dovrebbe capirlo anche
Dominic.-
- Beh, però è un po’ diverso… veramente su questo non ho
mai avuto niente da ridire, del resto mi ha sempre invitata lui fuori. Per altro
negli ultimi tempi non è che mettiamo spesso il naso fuori di casa, quindi il
problema non si è posto. Sai, rischiamo di essere fermati decine di volte a
sera, poi c’è quella storia dei paparazzi, che palle.-
Patricia aveva riso:- La mia piccola Jen che esce con un
attore famoso, chi l’avrebbe mai detto!-
- Ora non fare tanto la protettiva, hai solo una anno più
di me, anzi, dieci mesi per la precisione!- aveva ribattuto l’altra ridacchiando
anche lei.
- Insomma, raccontami un po’ di quest’architetto, dato che
abbiamo tempo!- l’aveva esortata Jennifer. Quell’occasione poteva essere buona
per rimettersi un po’ in pari con i rispettivi fatti accaduti nelle loro vite in
quel periodo in cui si erano viste un po’ meno.
***
Dominic era tornato a casa, aveva mangiato qualcosa e si
era fatto una doccia. Quindi aveva telefonato a Jonathan per farsi dire dove
fosse, quella sera aveva voglia di uscire e di fare parecchio tardi.
Quella del lavoro era solo una balla tirata lì così, di
fatto non aveva nessuna voglia di passare la serata con Jennifer. Lì per lì si
era dato dello stronzo dato che in quel momento probabilmente Jennifer aveva
anche molto bisogno che lui le rimanesse vicino, poi però aveva pensato che non
se n’era affatto lavato le mani di quella faccenda, anzi, si era dato abbastanza
da fare per aiutarla.
Jonathan gli aveva detto che quella sera lui e alcuni suoi
amici, tra cui anche Ethan che si era ritrovato la serata libera, dato che
Patricia aveva disdetto il loro appuntamento per stare con Jennifer, erano in un
locale piuttosto alla moda e ben frequentato sul Sunset, cosa che lo fece ben
sperare per la buona riuscita della serata. Si era preparato con calma ed era
uscito.
Era arrivato al locale stabilito un po’ più tardi degli
altri, facendo come al solito la sua entrata trionfale e salutando un po’ tutti,
compresa quell’amica di Jonathan ed Ethan, Jodie, quella che gli stava dietro da
una vita e che lui evitava come la peste. Quella sera però si sentiva aria di
cazzate, era quasi tangibile che sarebbe successo qualcosa.
Jodie innanzi tutto gli si era appiccicata come una
sanguisuga, quand’anche ci avesse provato ad evitarla quella sera sarebbe stato
impossibile. Complice qualche bicchiere di troppo, complice il fatto che quella
sera aveva voglia di divertirsi e fare qualche cazzata anche se non così grossa,
verso la fine della serata era passato dal pensare che con le amiche degli amici
è sempre meglio non fare scherzi, all’eventualità che, probabilmente, se se la
fosse fatta avrebbe smesso di dargli il tormento ogni volta che si vedevano. Di
lì ad andare entrambi a casa sua e finire a letto insieme il passo era stato più
breve del previsto.
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Capitolo 17 *** Mostro di mattina ***
Nuova pagina 1
Buona lettura a
tutti!
Mandy
Capitolo 17
Mostro di mattina
Solo la mattina seguente Dominic aveva potuto comprendere
la portata della cazzata che aveva fatto.
Si era svegliato piuttosto tardi e piuttosto fuori fase, lì
per lì non si era nemmeno reso conto di come fossero andate le cose la sera
prima, nel buio aveva pensato che quella ragazza che gli dormiva sulla spalla
fosse Jennifer, anche se l’illusione era durata pochi secondi, almeno fino a che
non aveva aperto gli occhi e si era guardato intorno riconoscendo Jodie, la
quale lo guardava sorridente. Dominic rispose al sorriso decisamente
imbarazzato, oltre che ancora piuttosto stranito per via del fatto che si era
appena svegliato e che non doveva aver bevuto certo poco la notte precedente, la
testa gli faceva ancora male.
- Buongiorno Dom, dormito bene?-
Il tono che aveva usato era troppo zuccheroso per
lasciargli la pallida speranza che avesse inteso la notte appena passata per
quello che era stata, Dominic cominciò a sudare freddo. E quello non era niente
in confronto a cosa lo aspettava.
- Ehm… sì… Jodie…- le aveva risposto perplesso, ripetendo
il suo nome come per sincerarsi che fosse davvero lei, nutrendo una folle
speranza che non lo fosse.
- Anch’io, benissimo.-
Detto questo, nel medesimo tono che aveva usato prima e
sempre sorridendogli, si era avvicinata e l’aveva baciato, anche se lui non
aveva risposto lei non sembrava averci fatto troppo caso. Gli teneva la mano
sulla testa, accarezzandogli i capelli, appena si era staccata da lui l’aveva
guardato intensamente e gli aveva detto:- Quanto sei carino la mattina appena ti
svegli, sei anche meglio di come t’immaginavo.-
Porca puttana! Questa s’è
fritta il cervello se mi vede carino di mattina che sono notoriamente un mostro,
dopo una sbronza poi! aveva pensato Dominic, che si era fermato a guardarla
attonito senza sapere benché minimamente cosa dirle. Del resto che avrebbe
potuto dirle?
Jodie si era seduta sul letto e si era sporta verso il
pavimento con il braccio, raccogliendo la camicia che lui indossava la sera
prima.- Me la presti?- gli aveva chiesto, sempre con il medesimo sorrisino
sognante stampato in faccia.
Dominic aveva annuito, quindi lei se l’era messa addosso e
si era alzata, non prima di avergli dato un altro bacio, dirigendosi verso il
bagno.
Stavolta Jonathan mi apre il
culo, sicuro, e c’ha ragione… ho fatto la peggior puttanata del secolo!
Accidenti a me e alle mie idee del cazzo, sono veramente un coglione!
aveva detto tra sé e sé con le mani sulla faccia. Se l’era tolte subito, si era
alzato di scatto e si era vestito di corsa, doveva mettere immediatamente le
cose in chiaro con Jodie, assolutamente, tirare per le lunghe era assolutamente
deleterio.
Appena era uscita dal bagno e l’aveva trovato vestito,
Jodie non aveva tardato a fare le sue rimostranze, si era avvicinata
appiccicandoglisi addosso e abbracciandolo.
- Perché ti sei rivestito, che fretta c’era? Non ti
andrebbe l’idea di fare colazione a letto?-
Dominic aveva cercato di allontanarla appena un po’:- No,
dai, Jodie, non mi…-
Lei non l’aveva fatto parlare:- Dai torna a letto, vado a
fare il caffè, dai!- quindi aveva cominciato a spingerlo verso il letto, Dominic
aveva fatto resistenza, lei presto si era stancata e si era diretta verso la
porta, uscendo si era fermata per un momento e si era voltata:- Quando torno ti
rivoglio sotto le coperte, intesi?-
- Jodie, mi potresti solo prestare attenzione per un
momento?- aveva tentato di dirle Dominic, ma la ragazza appena aveva finito di
dirgli di tornare a letto era scappata al piano di sotto e non l’aveva nemmeno
sentito.
Dominic le era andato dietro, si era diretto in cucina e
l’aveva trovata che apriva di fretta tutti gli sportelli alla ricerca di chissà
che cosa.
- Jodie…-
- Che ci fai qui, dovevi rimanere di sopra!-
- Jodie, io…-
- Beh, ormai ci sei, mi dici dove tieni il caffè? Li ho
aperti tutti questi sportelli ma non riesco a trovarlo!-
- Jodie, posso…-
- Ah, no, questo non l’ho aperto, aspetta...-
Dominic cominciava ad innervosirsi un po’, ma cercò in
tutti i modi di mantenere la calma. - Jodie, mi…-
- Ah, infatti, eccolo!-
- Jodie!- gli aveva detto deciso, ma con un tono di voce
tranquillo. La ragazza si era girata con il barattolo del caffè in mano,
sorridendogli un po’ imbarazzata.
- Scusami, parlo troppo a volte, mi succede quando mi
emoziono!- si era giustificata.
Dominic si sentiva male solo al pensiero di cosa doveva
dirle, era una cosa difficilissima, per evitarla sarebbe bastato prendersi una
sbronza con più oculatezza o, meglio ancora, non prendersela affatto.
- Non fa niente, ma ora mi ascolti un momento?- le aveva
detto avvicinandosi e appoggiandosi al lavello.
- Sì, sì… solo prima devo dirti una cosa io, è importante.-
Dominic non aveva detto niente, aveva lasciato che facesse
come voleva, tanto gli pareva più che evidente che non l’avrebbe fatto parlare.
Si mise all’ascolto.
Jodie aveva sorriso e aveva abbassato lo sguardo. - E’ solo
che è difficile… non hai idea di quanto l’ho aspettato questo momento, non mi
sembra vero che sia successo finalmente!- detto questo gli aveva buttato le
braccia al collo e gli si era stretta contro, dandogli un bacio sul collo,
probabilmente aspettando che lui ricambiasse l’abbraccio e il bacio.
Se prima Dominic aveva pensato che sarebbe stato difficile,
adesso quella situazione era diventata insostenibile. Rimase fermo con le
braccia lungo i fianchi, aspettando che lei comprendesse che lui non le aveva
risposto per un motivo ben preciso.
Jodie riuscì a cogliere quella sottile sfumatura non molti
secondi dopo. Si era leggermente discostata e l’aveva guardato seria e
preoccupata. - Che c’è che non va Dom?-
Dominic aveva respirato a fondo. - Jodie, non hai idea di
quanto mi dispiaccia, non avrei mai voluto che succedesse una cosa simile
proprio con te. Eravamo ubriachi ieri sera, abbiamo fatto una cazzata…-
- Che stai cercando di dirmi?- gli aveva chiesto
evidentemente turbata lei.
- Che quello che è successo stanotte non doveva succedere,
abbiamo sbagliato.-
Jodie si era staccata un bel po’ adesso da lui, aveva
girato il viso di lato e si era messa una mano dietro alla nuca. Dominic
cominciava a temere il peggio.
- Mi dispiace molto, credimi.- aveva aggiunto.
Jodie aveva cambiato espressione, sembrava piuttosto
arrabbiata, parlò con un tono di voce molto diverso. - M’immagino quanto ti
possa dispiacere, vedo contrizione e pentimento da tutte le parti! Immagino che
appena esco da casa tua andrai pure a confessarti in preda ai sensi di colpa! Ma
vaffanculo Dominic!-
Quindi aveva cominciato a piangere, per l’appunto il peggio
che Dominic temeva era proprio una scenata di rabbia, anche se la capiva. Non
che lui già non lo sapesse che Jodie era cotta di lui, lo sapevano anche i muri,
ma lei gliel’aveva appena detto a chiare lettere. Si era messa a nudo e lui le
aveva appena risposto che avevano fatto una cazzata. Si sentiva un verme
davvero, rimase in silenzio.
- E per tua informazione, io ieri notte non ero affatto
ubriaca!- aveva aggiunto strillando e piagnucolando Jodie.
Allora sei scema…
aveva pensato lui cambiando rotta improvvisamente. Per carità, si sentiva ancora
un verme e tutto il resto, ma anche lei non è che fosse stata tanto furba.
Avrebbe dovuto quantomeno dirle qualcosa per confortarla, almeno provarci, ma il
cervello non gli suggeriva niente di sensato, il trillo del suo cellulare al
piano di sopra lo stava provvidenzialmente salvando dalla situazione.
- Aspetta solo un momento.- le aveva chiesto avviandosi al
piano superiore. Per un attimo sembrava che Jodie avesse accettato l’idea di
starsene ferma dov’era, Dominic era già arrivato nella sua stanza e aveva preso
il cellulare in mano, era un numero sconosciuto. Rispose, trovando Jennifer
dall’altra parte.
- Buongiorno Dom, andata bene ieri sera?-
Sentire la sua voce in quel momento era stata una ventata
d’aria fresca, l’entusiasmo con cui le aveva risposto era dovuto in gran parte a
quello.
- Jenny, tesoro, come stai?-
Mentre Jennifer gli rispondeva:- Meglio, il braccio fa un
po’ meno male e lo zigomo mi si sta sgonfiando a vista d’occhio-, alle sue
spalle era spuntata Jodie, furiosa a maggior ragione per quello che aveva
sentito dire a Dominic, ma soprattutto per il tono che aveva usato.
- Chi cazzo è questa Jenny, eh? Hai anche una ragazza?
Allora con me ti sei proprio tolto uno sfizio!-
Dominic si girò di scatto allarmatissimo, mentre Jennifer
dall’altra parte chiedeva:- Che sono questi urli, ma dove sei?-
- Ti richiamo dopo scusa!- aveva detto in fretta e furia,
riattaccando.
Jennifer era rimasta per un momento perplessa. Di fatto non
aveva capito una sillaba di quello che quella voce urlante aveva detto per
fortuna di Dominic. Aveva sorriso divertita e aveva appoggiato il telefono nuovo
sul tavolo della cucina di Patricia, aspettando che fosse lui a richiamarla.
Dominic si era girato nuovamente in direzione di Jodie. -
Ma si può sapere che hai da urlare?- le aveva chiesto un po’ scocciato.
- Che ho da urlare? Che ho da urlare?- aveva ripetuto con
un tono di voce sempre più alto.
- Ma me lo chiedi anche brutto stronzo cos’ho da urlare?-
- Jodie, datti una calmata per favore!- aveva detto lui
sempre più seccato. Va bene, l’aveva fatta grossa e tutto il resto, ma quella
era una reazione esagerata ai suoi occhi.
- Non mi voglio calmare! E adesso esci di qui, almeno mi
rivesto e tolgo il disturbo.-
Dominic aveva fatto come lei gli aveva chiesto, aveva sceso
le scale per tornare in cucina e aveva trovato una delle sue scarpe sulle scale.
Si chiese come diavolo aveva fatto a finire lì, non si ricordava granché della
sera prima. La prese ma non si azzardò a tornare verso la sua stanza.
Quando Jodie era tornata al piano inferiore aveva visto
Dominic che l’aspettava infondo alle scale con la sua scarpa appesa per un
laccio al dito indice della mano destra. L’aveva cercata per un po’ in camera,
poi si era arresa a scendere, vedendolo si era precipitata verso di lui
strappandogliela letteralmente di mano e storcendogli il dito.
Dominic aveva evitato di fare una smorfia di dolore troppo
evidente perché non gli sembrava il caso. - Vuoi che ti chiamo un taxi?- le
aveva chiesto con un tono di voce strano che un po’ tradiva che gli aveva fatto
davvero male.
- Vaffanculo.- le aveva risposto lei secca, dirigendosi
verso la porta e fermandosi appena un momento prima di uscire per infilarsi la
scarpa. Quindi aveva sbattuto violentemente la porta, lasciando Dominic davanti
alle scale di casa sua. Era rimasto per qualche secondo fermo lì come un
cretino, facendo mente locale a quanto ci sarebbe voluto perché la notizia fosse
arrivata a Jonathan e, ancora peggio, ad Ethan. Già sapeva di non essergli
estremamente simpatico, cosa reciproca in ogni modo, per di più sicuramente lui
era quello che tra i due era più legato a Jodie, avevano fatto l’università
insieme e si conoscevano da una vita.
Se avesse detto che di Jodie non gli importava niente
sarebbe stato esagerato, ma di fatto quello che gli premeva di più era proprio
la reazione di Jonathan, gli dispiaceva innanzi tutto fare una figuraccia con
lui. Del resto, rispetto a Jodie, lui aveva più di un’attenuante.
Era salito e aveva recuperato il suo cellulare, voleva
richiamare subito Jennifer prima di dimenticarsene. Mentre cercava il suo nuovo
numero che ancora non aveva memorizzato sul suo telefono, non pensando che era
con quello che l’aveva chiamato prima, si era sentito veramente agitato, aveva
decisamente paura a dirla tutta. Se lei prima avesse sentito qualcosa? Se si
fosse insospettita?
Si fermò per un momento intimorito da quello che l’avrebbe
aspettato, per poi pensare che era un cretino. Se anche Jennifer aveva sentito
qualcosa poteva sempre inventarle una scusa qualsiasi, e poi mica le doveva
spiegazioni. Troppo spesso tendeva lui per primo a dimenticarsi che non le
doveva proprio niente.
Tirò un sospiro di sollievo nell’appurare che Jennifer non
aveva capito niente: lei aveva risposto al telefono con la sua voce dolce e il
suo tono accomodante che l’aveva subito rimesso a suo agio. Avevano parlato per
un po’, Jennifer gli aveva chiesto se potevano vedersi quel giorno, ma Dominic
era impegnatissimo per lavoro, per quel giorno era anche la verità.
Per capire non aveva capito in effetti, ma Jennifer aveva
per la testa quei suoni che si ripetevano come un disco rotto. Capita a volte di
non comprendere una parola, di mettersi ad analizzare i suoni e di arrivarci
dopo un po’, anche se non aveva intenzione di farlo era proprio questo che si
era messa a fare. Dominic era stato evasivo, le aveva detto di essere in strada,
ma quella voce era troppo vicina e troppo squillante per appartenere ad una
persona di passaggio.
Per altro Dominic, non volendo, si era tradito. Le aveva
detto di essere in strada prima, poi le aveva detto che si era svegliato da
poco. Qualcosa non tornava.
Però poteva essere un momento sceso in strada per fare una
cosa qualsiasi, ritirare la posta, prendere il giornale o chissà cos’altro. In
ogni modo non c’era motivo di interrompere così bruscamente la conversazione.
Però, analizzando le parole e il tono di quella voce,
sicuramente un tono femminile e decisamente arrabbiato, le pareva di aver
sentito le parole “Jenny” e “hai una ragazza”.
Aveva continuato a rimuginare per un bel po’, del resto non
poteva fare molto per colpa di quel braccio che le faceva male ed inutile dirlo,
le erano passate per la mente le idee più disparate. Ma soprattutto le era
passata per la mente quell’idea.
Patricia rientrando l’aveva guardata notando subito che
Jennifer sembrava strana e pensierosa. Le aveva chiesto se ci fosse qualcosa che
non andava, l’altra l’aveva subito tranquillizzata. Quello che Patricia non
sapeva era che dicendole che era tutto a posto e che non era successo
assolutamente niente, più che altro aveva cercato di tranquillizzare sé stessa.
Non aveva fatto che girare la testa dall’altra parte,
s’impose di non pensarci, non voleva nemmeno lontanamente immaginare una cosa
del genere. Del resto era anche un po’ poco per mettersi a pensare già le cose
peggiori, la loro relazione era appena cominciata e non voleva affatto mettersi
nelle condizioni di rovinare tutto.
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Capitolo 18 *** Looks like Pochaontas ***
Nuova pagina 1
Sigh! Lo sapevo
che sarebbe finita così! Chu, non mi odiare troppo!!
Volevo
approfittare per ringraziare
Frodina, che durante l’estate si è letta i primi diciassette
capitoli della storia e mi ha dato le impressioni iniziali, cosa che mi è stata
immensamente utile per scrivere gli ultimi capitoli.
Grazie mille e
spero tanto che la storia continui a piacere a lei e a tutti voi!
Mandy
Capitolo 18
Looks like Pocahontas
Dopo che tutto quel trambusto della mattina era finito,
Dominic era uscito per sbrigare delle faccende e poi era tornato a casa,
staccando sia il cellulare che il telefono di casa. Aveva bisogno di starsene
tranquillo per un po’, non voleva scocciature di nessun genere. Dopo un po’ che
vegetava davanti alla televisione però aveva nuovamente acceso il telefono,
aspettava delle chiamate importanti per lavoro e pensandoci non poteva
assolutamente permettersi di non essere rintracciabile.
La segreteria gli aveva annunciato ben tre chiamate perse
in nemmeno mezz’ora, Dominic aveva sbuffato e aveva esclamato un che palle
a voce alta, quindi aveva letto i messaggi. Il primo era di Jonathan, cosa che
l’aveva messo immediatamente sull’attenti. Erano le tre del pomeriggio, era
possibile che la notizia di Jodie gli fosse già arrivata? Il secondo era un
numero sconosciuto, chissenefrega pensò lui, il terzo era Billy, nel
vedere che l’aveva finalmente chiamato, dopo quasi una settimana di mutismo,
Dominic tirò un sospiro di sollievo. Non l’aveva chiamato da più di dieci
minuti, lo richiamò subito sperando che Billy potesse sempre rispondergli. Aveva
provato diverse volte a rintracciarlo, ma non c’era stato modo di parlarci, in
genere a casa non rispondeva mai e il cellulare era staccato, dopo qualche
giorno che questa storia andava avanti, Dominic gli aveva lasciato un messaggio
vocale in segreteria per dirgli che quando avrebbe potuto e voluto sentirlo lo
avrebbe potuto contattare in qualsiasi momento volesse. Del resto continuare a
chiamarlo sulle cinque volte al giorno gli sembrava da cretini, evidentemente
non poteva rispondergli, o non voleva, quindi in ogni caso era inutile provarci.
Le notizie che arrivavano dalla Scozia non erano state
certo incoraggianti: come gli aveva detto quell’arpia di Kirsten, Billy non
l’aveva ritrovata a casa loro, ma non era finita qui. Non c’era nemmeno una
traccia del suo passaggio, si era organizzata così bene che si era portata via
ogni singolo oggetto che aveva depositato in quella casa, rendendo più che
evidente il fatto che avesse aspettato pazientemente che Billy facesse quel
viaggio per farlo. Per il resto Billy l’aveva cercata per vedere di chiarirsi e
parlare di quella scelta improvvisa che lei aveva preso senza un motivo
apparente: dato che il suo cellulare era perennemente staccato, l’aveva cercata
al suo vecchio indirizzo, l’amica con la quale divideva l’appartamento prima di
trasferirsi da Billy aveva detto che lì non era tornata e che non la sentiva da
un po’; aveva provato a casa dei suoi genitori allora, non sapendo cos’altro
fare, titubante perché a loro non credeva di essere mai stato molto simpatico,
invece erano stati molto gentili, anche se di un’inutilità che rasentava il
ridicolo. Non solo non gli avevano potuto dare notizie utili, ma avevano appreso
da lui che la relazione della figlia era finita e in quel modo così strano.
L’ultima carta da giocare era stata andare sul suo posto di lavoro, in banca, ma
lei si era fatta negare in qualsiasi modo. Per tutta quella settimana non aveva
fatto che andarci tutti i giorni, ad orari in cui ci fosse poca affluenza, a
volte si fermava anche fuori per vedere di beccarla all’uscita o all’entrata del
lavoro, ma Kirsten riusciva sempre a fregarlo: se si metteva all’entrata
principale era la volta buona che lei usava quella sul retro o quella riservata
al personale, viceversa se si metteva a quella sul retro poteva star sicuro che
lei sarebbe uscita da un’altra parte. Probabilmente se avesse potuto dividersi
in tre e aspettarla ad ogni singola porta sarebbe uscita da una finestra del
palazzo calandosi con una corda pur di non incontrarlo. Poi aveva detto basta,
perché si era guardato allo specchio una mattina svegliandosi e si era sentito
ridicolo. Mica era un ragazzino ossessionato. Certo, non è che di punto in
bianco avesse smesso di amarla, solo non voleva correrle dietro come un
cagnolino implorandola per avere un po’ d’attenzione. Del resto chi si era
comportato male era lei, che non voleva nemmeno spiegargli quale fosse il
problema, quello non era certo un modo maturo di comportarsi. Alla fine le
aveva scritto un’e-mail che sperava avrebbe letto per esporre le sue conclusioni
sulla faccenda. Se si fosse voluta far sentire, si sarebbe fatta sentire lei.
Nonostante avesse ricevuto in quei giorni tutti i messaggi
di Dominic e anche di Elijah, il motivo per cui non gli aveva mai contattati era
che gli serviva un po’ di tempo per riflettere e per starsene da solo con sé
stesso. Non aveva voglia di parlare di quella faccenda con i suoi amici, nemmeno
con quelli di Edimburgo l’aveva fatto, parlarne per telefono con loro che erano
così lontani sarebbe stato troppo complicato.
Dominic gli aveva proposto quindi di andare a stare da lui
per un po’ se non aveva impegni, ma Billy aveva il suo bel da fare in quel
periodo, e per giunta, dopo aver passato quella settimana a lambiccarsi il
cervello con la storia di Kirsten, era bene che si rimboccasse le maniche e
recuperasse il tempo perduto. Tuttavia a luglio sarebbe dovuto stare per almeno
due se non addirittura tre settimane a Los Angeles, quindi avrebbero avuto
occasione di vedersi anche prima di quanto non pensassero.
Lì per lì Dominic si era dimenticato del fatto che anche
Jonathan l’aveva cercato, stava rimuginando su quella faccenda di Billy e non
riusciva a distrarsi dato che era veramente dispiaciuto per lui.
Giustamente l’amico ci aveva messo, se così si poteva dire,
una pietra sopra, del resto non è che poteva obbligare Kirsten con la forza a
parlare con lui, ma Dominic nella sua voce aveva sentito un qualcosa che gli
aveva fatto pensare che quella faccenda, come era ovvio che fosse dopo solo una
settimana, non fosse affatto conclusa. Sperava solo che Billy non si fosse fatto
ulteriormente del male con le sue mani.
Quindi aveva telefonato a Jonathan non senza un po’
d’apprensione, fortunatamente Jonathan l’aveva chiamato per una questione di
lavoro che, dopo che era stata esaurita, era stata seguita da un quarto d’ora di
chiacchiere su come era andata la serata precedente e su come sarebbe stata la
seguente, anche se Dominic quella sera era impegnato e aveva dovuto rifiutare
l’invito. Insomma, Jonathan, almeno per il momento, non sapeva assolutamente
niente di lui e Jodie, e a Dominic andava molto bene così, anche se sapeva
perfettamente che prima o poi gli sarebbe toccato discuterne.
***
Per tutto quel tardo pomeriggio e per gran parte della
serata Dominic avrebbe dovuto firmare autografi in uno dei video store più
grandi di Los Angeles, in occasione dell’uscita del dvd del Ritorno del Re. Non
che saltasse dalla gioia al pensiero di distribuire sorrisi e bacini a destra e
manca, diciamo che avrebbe preferito fare altro, ma non era la cosa peggiore che
gli potesse capitare nel suo lavoro. Anzi, a volte l’affetto che certi fans
provavano nei loro confronti era una cosa che faceva salire molto sia l’umore
che l’autostima. Nel caso si fossero presentati solo una fila di stronzi noiosi
sarebbe caduto in piedi, infatti in quell’occasione ci sarebbe stata la sua
pubblicista, almeno si sarebbe divertito. Se c’era in giro Penny, tra una
battuta e uno sfottere continuo chiunque fosse passato loro davanti, non ci si
annoiava mai.
Che fosse stato propenso al fatto che lei lavorasse con lui
all’inizio perché era indubbiamente una gran bella ragazza non ci pioveva, c’era
da aggiungere che poi, conoscendola, era riuscito ad apprezzarla anche per altri
motivi.
In genere era una cosa che smontava tanti, invece per
Dominic il fatto che Penny fosse l’antitesi della donna fine ed aggraziata non
rappresentava il minimo problema, se mai era una caratteristica che gliel’aveva
fatta apprezzare di più. Ogni tanto Penny faceva commenti o osservazioni che
avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto, Dominic si divertiva da
morire nel vedere che le altre persone spesso e volentieri si scandalizzavano, o
la guardavano stranite come se avesse detto chissà quale nefandezza, soprattutto
per il fatto che era una donna. E non certo una donna di quelle che non sanno
quello che vogliono: sicuramente, il fatto che più d’ogni altro spaventava gli
uomini che avevano a che farci in un ambito qualsiasi, era che Penny fosse una
persona estremamente determinata, era una che attaccava la vita. Se voleva una
cosa era il tipo che si faceva in quattro per ottenerla e caparbiamente in
genere riusciva nel suo intento. Era ovvio che poi nascondesse una certa
insicurezza di base dietro a quel fare da dura, di questo Dominic si era accorto
quasi subito, però non si sarebbe certo messo a discuterci, perché quelli li
riteneva sacrosantissimi affari suoi. Anche quando il loro rapporto si era,
diciamo, approfondito, non avevano mai granché parlato di cose molto private o
molto profonde salvo rare eccezioni, ad entrambi andava bene così.
Dominic doveva essere al video store a metà pomeriggio,
l’avevano fatto entrare per un’uscita secondaria dato che la fila fuori aveva
cominciato a farsi notevole fin dal primo pomeriggio, aveva trovato Penny che lo
aspettava in un locale che gli avevano messo a disposizione.
Era in piedi in mezzo alla stanza, voltata di spalle.
Batteva il piede per terra con il suo fare un po’ aggressivo, Dominic non aveva
potuto fare a meno di notare che il suo abbigliamento era quantomeno bizzarro,
del resto non era una novità. Si era appoggiato con una spalla contro lo stipite
della porta, fermandosi per qualche secondo ad osservarla, con le braccia
incrociate al petto e sorridendo divertito: portava degli stivali con dei tacchi
vertiginosi e un vestitino di pelle beje come gli stivali, con i capelli neri
sciolti che le ricadevano sulle spalle, sembrava una specie di indiana
d’america. Era intenta a fare una telefonata e dal tono di voce che stava usando
e anche dal numero di parolacce più massiccio del solito che stava inserendo nel
discorso, sembrava piuttosto arrabbiata. Quando chiuse la comunicazione, Dominic
si fece sentire.
- Pocahontas!- l’aveva apostrofata per sfotterla un po’, -
Che ti sei data al look da indianetta? Dove l’hai nascosto l’arco con le
frecce?-
Penny si era girata piantandogli in faccia gli occhi
scuri:- Che cazzo vuoi da me, non ti vedi con che capelli vai in giro, sembri
una galletto spennato! Per non parlare di quello smalto alle unghie, fai tanto
Village People, davvero… io mi cercherei subito un solvente e me lo toglierei
invece di fare il gran fico!-
Dominic aveva riso. - Ma io me lo posso permettere di fare
il gran fico!- le disse tirando su la mano e mostrandole ancora meglio che si
era messo lo smalto colorato sull’unghia del pollice e del mignolo. Quindi aveva
continuato:- Tu di fare la gran fica te lo puoi permettere solo se entro cinque
secondi mi saluti come si deve, porca vacca!-
Penny gli aveva sorriso e si era avvicinata, si erano dati
un bacino leggero sulle labbra e poi, come il loro solito, si erano fatti una
specie di ruggito stile richiamo erotico, per poi mettersi a ridere. Dopo pochi
secondi Dominic aveva ricominciato a chiacchierare, dando inizio ad una delle
loro conversazioni tipiche che non erano altro che una presa in giro dall’inizio
alla fine.
- Allora, se non vuoi che ti faccio licenziare la prossima
volta niente tacchi, per cortesia! Cazzo, già sono piccolino, se poi ti metti
‘sti trampoli non si va d’accordo! Ti perdono solo perché hai come il solito un
sedere che parla da solo!- le aveva detto facendo un passo dietro di lei e
guardandole eloquentemente il didietro.
- Dom, di culo ne ho uno solo, non è che me lo cambiano
ogni tanto, quindi è ovvio che è sempre il mio! E poi vedi di metterti in testa
che io mi metto quello che mi pare, se sei alto un tappo, un cazzo e un
barattolo prenditela con madre natura!-
- Ah ah, che ridere!- disse Dominic ironico, - Ricordati
che la gravità agisce e il tempo passa, chiappe d’oro! Quindi anche il tuo bel
culetto non potrà sfuggire al triste fato!-
- Com’è che diventi sempre più stronzo? Non ci vediamo per
due mesi e sei già a questi livelli?-
- Non sono uno stronzo, sono solo realista. Non ti piace la
gente che dice la verità?-
- Sì che mi piace, a me piacciono tutti, basta che non
rompano le palle a me.-
- Allora tanto per non romperti i santissimi, con chi ce
l’avevi al telefono?-
- Che scassacazzi che sei, farti i fatti tuoi no, eh?-
Dominic aveva alzato le mani a mò di difesa. - Mi scusi non
volevo invadere il suo spazio vitale! Mh, qui qualcuno ultimamente tromba un po’
pochino…- aveva insinuato sempre in quel clima di sfottò generale, con un
sorrisetto malizioso stampato in faccia.
- Appunto, solo a quello pensi te, eh?- gli aveva risposto
Penny in tono di finto rimprovero. Tuttavia poi aveva cambiato subito
espressione. Gli aveva restituito il sorrisetto malizioso, si era avvicinata e
aveva messo a pochi millimetri dal suo orecchio sinistro le labbra, chinandosi
leggermente dato che lo superava in altezza di più di qualche centimetro con
quei tacchi, quindi gli aveva bisbigliato:- Veramente anch’io ho cominciato a
pensare solo a quello da quando sei entrato…-
Detto questo gli aveva fatto l’occhiolino ed era uscita
dalla stanza. Entro breve sarebbe cominciato lo spettacolo, quindi anche
Dominic, dopo essersi tolto il sorrisino compiaciuto dalla faccia ed essere
andato in bagno si era avviato. Sarebbe stata lunga la cosa, e lui non vedeva
l’ora che finisse, perché dati i preamboli, c’era da aspettarsi un dopolavoro da
urlo.
***
Jonathan aveva saputo la storia di Jodie solo in serata,
proprio perché era stato Ethan ad informarlo. I due amici avevano optato per una
serata tranquilla, bere una cosa da qualche parte e tornarsene a casa presto,
occasione durante la quale Ethan aveva raccontato quello che Jodie gli aveva
confidato sfogandosi durante la pausa pranzo.
Jodie aveva pianto e strillato per un’ora intera sulla sua
spalla, c’era rimasta davvero male, ed Ethan, che le voleva bene, c’era rimasto
male per lei. Ma soprattutto s’era arrabbiato e non poco: per prima cosa la
motivazione della sua arrabbiatura era ovviamente il fatto che Jodie stesse male
per uno del genere, poi seguivano ad infastidirlo tutte quelle cose che di
Dominic aveva sempre sopportato malamente.
Mettendo tutto sul piatto della bilancia, cosa avrebbe
dovuto pensare di Dominic? Era entrato nel suo giro di conoscenze dopo essere
entrato nelle grazie di Jonathan, che a dire la verità era stato letteralmente
travolto dalla personalità di Dominic, un po’ troppo veramente: Dominic era
divertente, Dominic era un pazzo scatenato, quanto si sta bene con Dominic,
quanto era ganzo Dominic, questa era la solfa che aveva sentito prima di
conoscerlo. Poi si era ritrovato davanti un bambino cresciuto di ventisette anni
che si comportava come se al mondo non ci fosse che lui e tutto gli fosse
dovuto, che si sbronzava almeno tre sere su due che uscivano, che si scopava una
diversa ogni volta quando non era troppo ubriaco per farlo e che era anche
decisamente stronzo il più delle volte, e non solo col genere femminile.
E le donne gli morivano dietro, che avesse di tanto
speciale per suscitare un simile interesse, si chiedeva ogni volta Ethan. Almeno
fosse stato un bel ragazzo l’avrebbe anche potuto capire, ma oggettivamente non
lo era affatto, a detta delle donne tra l’altro, non certo per suo parere.
Certo, poi la maggior parte diceva che era un tipo che comunque aveva quel non
so che di affascinante che lo rendeva assolutamente apprezzabile, però la prima
impressione era decisamente negativa. Insomma, l’unica cosa in più che aveva e
che lo contraddistingueva da gente come lui e Jonathan era la fama, l’aver avuto
la fortuna sfacciata di essere stato scritturato per un film che aveva ottenuto
quel successo mondiale incredibile. Sapeva che tutto questo poteva essere
scambiato per gelosia, era per questo che, a parte rare volte in cui non aveva
potuto fare a meno di far notare certe cose a Jonathan, non aveva mai parlato
con nessuno di questa sua schietta antipatia. Del resto lui non aveva
assolutamente niente di cui essere geloso di Dominic: la sua professione di
architetto andava a gonfie vele, era un bel ragazzo e di certo le occasioni di
sesso facile non mancavano nemmeno a lui, la differenza stava nel fatto che non
poneva la sua vita intorno a quell’aspetto, era una fase che per lui era finita
con i tempi dell’università. Gli piaceva uscirci con una ragazza, conoscerla, in
poche parole cercarsi una con la quale fosse valsa la pena di non ridurre tutto
ad una scopata. Il suo ideale di rapporto alla fine era quello che aveva con
Patricia: ci usciva da un bel po’ ormai e le piaceva stare con lei, non aveva
fretta di arrivare a quel passo. Se doveva essere sarebbe stato. Questo non
significava di certo che non avesse i suoi buoni stimoli, solo che si sapeva
tranquillamente controllare.
Anche a Jodie Ethan aveva sciorinato la lista degli
evidenti difetti di Dominic, l’aveva invitata a riflettere su cosa fosse
effettivamente che le piaceva di lui e lei gli aveva risposto tutto.
- Ma tutto cosa, Jodie? Io non ti capisco, eppure lo sai
che tipo è!- le aveva detto proprio quel giorno. Il risultato era stato che
Jodie si era impegnata in un’aringa difensiva sostenendo che quella di Dominic
era solo insicurezza, che lui si atteggiava a fare tanto l’uomo che non deve
chiedere mai solo per difesa, che quello che gli serviva era che ci fosse
qualcuna, ovvero lei, che lo amasse per quel che era.
Non è che Ethan fosse uno psicologo, però per comprendere
che a volte ci sono persone che si nascondono dietro a certi atteggiamenti non
c’era alcun bisogno di esserlo. Ecco, Dominic non era uno di quelli per lui, ed
era palese per il modo in cui si era comportato con Jodie, la quale comunque sia
aveva le sue colpe, questo doveva riconoscerlo anche Ethan stesso, che per altro
l’aveva detto all’amica.
Alla fine avevano finito per bisticciare pure un po’ tra
loro e la ragazza era andata via dall’ufficio di Ethan sbattendo la porta.
Nemmeno dieci minuti dopo l’aveva chiamato al telefono per scusarsi in mille
modi differenti, ed Ethan, che comprendeva benissimo il suo stato d’animo,
l’aveva scusata immediatamente. Addirittura l’aveva già scusata senza alcun
bisogno che lei gli porgesse le sue scuse, ma il solo fatto che per colpa di
quel cretino montato di Monaghan avessero litigato e fossero volate parole
grosse lo faceva uscire fuori di senno. Tutto perché quel deficiente a quasi
trent’anni ancora non riusciva a tenere l’uccello al suo posto, era incredibile.
Quella sera con Jonathan non era arrivato subito al dunque,
i due avevano chiacchierato di altro per gran parte della serata, solo verso la
conclusione Ethan aveva buttato lì quella cosa.
Inutile dire che anche Jonathan ci era rimasto decisamente
male, non di certo quanto lui, ma dispiaciuto lo era sicuramente.
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Capitolo 19 *** Tipo da relazione ***
Nuova pagina 1
Buona lettura!
Mandy
Capitolo 19
Tipo da relazione
Jennifer aveva preso una decisione che già da sé giudicava
in un certo senso piuttosto azzardata, ma che tuttavia aveva ritenuto necessaria
per via del modo in cui le stavano andando le cose nell’ultimo periodo. Ne aveva
parlato appena con Patricia, solo per chiederle di accompagnarla dal medico
quando avrebbe avuto la visita che aveva già fissato: non che il giudizio e il
consiglio della sua amica non le interessassero, piuttosto non voleva farsi
condizionare da nessun agente esterno, nemmeno da Patricia.
Insomma, a quasi trentun anni non doveva certo chiedere il
permesso a nessuno per prendere la pillola, e nemmeno doveva vergognarsi di
volerlo fare. Per questi motivi non capiva perché, l’aver preso quella
decisione, le dava una certa dose d’ansia.
Patricia aveva in un certo senso intuito quella sorta di
inquietudine e le aveva detto che, lavoro permettendo, l’avrebbe accompagnata
più che volentieri, senza assolutamente dare giudizi o commentare la cosa, anche
se le sembrava una mossa leggermente azzardata. Anche se ormai erano più di due
mesi da che Jennifer e Dominic avevano cominciato a vedersi, non era stata una
cosa continua, per altro c’era stato quel mese durante il quale non si erano né
visti né sentiti, quindi il tutto alla fine si riduceva a circa sei settimane,
oggettivamente poco per definire un rapporto come quello stabile. In ogni modo,
la decisione spettava a Jennifer, e dato che lei era una sua amica l’avrebbe
appoggiata comunque avrebbe deciso.
Entrambe erano andate a dormire presto quella sera,
Jennifer per altro non era di umore particolarmente buono. Si era decisa a
telefonare a sua madre per dirle cosa le fosse successo e come sempre, quando
sentiva sua madre, si era sentita ripetere di quanto avesse fatto male a
lasciare Spring Creek per trasferirsi in quell’enorme e pericolosa città. Quando
aveva riattaccato, dopo nemmeno un quarto d’ora, si sentiva spossata mentalmente
come se fosse stata tutto il giorno a fare complicati calcoli matematici. Anche
se era a letto da un po’ non riusciva a prendere sonno, ogni parola di sua madre
le riecheggiava in testa e le faceva male. Non è che sua madre non credesse in
lei o la considerasse una stupida, era solo che avrebbe voluto che la figlia
fosse come lei, nella sua mentalità ristretta non concepiva altro modo di vivere
che non fosse il suo. Anche se la sua vita non aveva niente di interessante era
tranquilla, onesta e rispettabile. Jennifer in effetti non cercava niente di
diverso da una vita calma e senza scossoni, ma non sarebbe mai rimasta a marcire
in quel paesino di provincia dove la grettezza e l’ignoranza regnavano sovrane e
tutto ciò che c’era d’importante era la reputazione: come la maggior parte dei
suoi coetanei, ma soprattutto delle sue coetanee, tutti avevano almeno
desiderato andare via, tante delle sue amiche dell’adolescenza erano disposte
anche a fare le ballerine a Las Vegas per scappare di lì, alla fine pochi
riuscivano veramente a farlo, e tutto per colpa delle convenzioni sociali che
legavano tutti come una catena.
Rimanere a Spring Creek per una ragazza significava
decidere di non voler altro dalla vita che un marito, che una vita passata in
casa a tirare su dei figli e ad obbedire ad un uomo: quella era la mentalità e
quello che ci si aspettava da una donna, la sua famiglia era esattamente una di
quelle legate a certi tipi di tradizioni. E Jennifer non avrebbe mai potuto
sopportarlo.
Già da parecchio si stava rigirando nel letto, aveva
pensato improvvisamente che Dominic le mancava da morire in quel momento.
L’avrebbe voluto accanto a sé, lì con lei, si sarebbe sentita meno sola e meno
spaventata dai suoi fantasmi del passato.
Forse era uno strano segno del destino, o una coincidenza
quantomeno bizzarra, ma anche Dominic stava pensando a lei in quel preciso
momento e non riusciva a dormire. Certo, in modo opposto.
In verità non le mancava, non aveva voglia di vederla, o
almeno così continuava a ripetersi, tuttavia la stava pensando sentendosi come
se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ed era arrabbiato per il solo fatto di
star pensando una cosa simile.
Penny dormiva tranquillamente accanto a lui, in genere era
quello che faceva anche lui dopo i loro incontri dato che erano sempre un bel
dispendio di energie. Però, nonostante la stanchezza, non c’era stato modo di
addormentarsi.
Già quando Penny l’aveva lasciato quel pomeriggio
bisbigliandogli all’orecchio quelle chiare parole, aveva cominciato ad essere su
di giri, la sua tensione era cresciuta per tutto il tempo che aveva dovuto
passare seduto a quel tavolo a firmare autografi, dato che Penny non perdeva
occasione per provocarlo. Quando aveva potuto alzarsi da lì aveva
sbrigativamente salutato chi doveva e si era infilato di corsa nella stanza dove
era entrato non appena era arrivato, sicuro che avrebbe trovato Penny già lì, se
la conosceva bene. Non appena aveva aperto la porta infatti qualcuno dall’altra
parte l’aveva tirata più forte di lui verso l’interno della stanza, Penny quindi
l’aveva afferrato con decisione per la maglia tirandolo dentro e dando una
spinta piuttosto forte alla porta facendola chiudere. Sempre con la solita
determinazione l’aveva fatto appoggiare contro la porta mentre aderiva a lui.
Si erano guardati per un momento, sorridendosi complici e
godendosi l’attimo. Era strano come tra loro s’innescasse sempre quel meccanismo
che li faceva essere così in sintonia ogni volta: non era stato necessario
conoscersi o comprendersi, era un’intesa innata.
Subito dopo avevano cominciato a baciarsi con slancio,
mentre le loro mani s’insinuavano sotto i vestiti. C’era una certa fretta nei
loro gesti, tuttavia era escluso, almeno per Dominic, che potesse succedere
qualcosa proprio lì. Non senza fatica aveva interrotto quel bacio, Penny si era
spostata verso l’incavo tra la spalla e il collo, cosa che non gli aveva
permesso di essere concentrato e dire subito quello che doveva.
- Casa mia o casa tua, chi è più vicino?- le aveva chiesto
con un filo di voce.
Penny aveva continuato per pochi secondi a passargli la
lingua sulla clavicola sinistra. - Io dico che è più vicino quel bagno…- gli
aveva risposto senza mezzi termini.
Del resto, perché no?
aveva pensato Dominic. Cosa ci sarebbe stato di male, fino ad allora avevano
fatto anche di peggio, come quella volta che Penny gli aveva proposto un
intrigante diversivo a quella mostra di scarpe di quella stilista a cui Dominic
aveva dovuto partecipare praticamente per forza. Si erano nascosti in uno dei
corridoi bui ad uno dei piani superiori del palazzo dove si teneva quella festa
noiosissima, certi che, dato che erano piani adibiti ad uffici, nessuno li
avrebbe sorpresi data l’ora tarda. Per poco non venivano beccati da una guardia
notturna invece, era stata una delle cose più divertenti ed eccitanti che gli
fossero capitate. Perché con Penny era così, poteva succedere qualsiasi cosa in
qualsiasi momento.
Non era servito che un altro sguardo d’intesa, Dominic
aveva chiuso bene la porta e si erano infilati in quel bagno che Penny aveva
indicato.
La serata poi era proseguita a casa sua, le cose erano
andate analogamente ad altre situazioni simili, anche se con Penny niente era
mai uguale a se stesso e tutto era qualcosa che valeva veramente la pena di
essere vissuto. Dominic pensò che fosse così soprattutto perché Penny, in
qualsiasi modo la volesse mettere, non era certo un’estranea. L’avrebbe
considerata una sua amica, ma non poteva perché due amici non vanno a letto
insieme, tuttavia quello che c’era tra loro era qualcosa che assomigliava molto
a quel rapporto.
Nonostante questo, era come se sentisse che quello non era
il suo posto, nonostante quella fosse casa sua e che per tutto il giorno non
avesse desiderato altro che stare proprio lì con Penny a fare quello che avevano
fatto fino a nemmeno molto tempo prima. Cominciava a chiedersi cosa stesse
facendo Jennifer, se stesse bene. Era una cosa che si domandava di frequente dal
giorno dell’incidente, sentendosi decisamente in colpa per il fatto che se ne
stava lì senza minimamente interessarsi. Anche se era tardi si era alzato e
aveva frugato nelle tasche della sua giacca, non si ricordava dove aveva messo
il suo telefono. Certo a quell’ora non poteva telefonarle per sentire come
stesse, però decise di scriverle un messaggio che Jennifer avrebbe sicuramente
potuto leggere la mattina seguente appena si fosse alzata. Non era stato di
molte parole, le aveva solo detto che gli dispiaceva di essere stato così poco
presente e le aveva chiesto se voleva cenare con lui a casa sua la sera
successiva; dopo aver scritto quelle poche parole, in via precauzionale, aveva
tolto al suoneria e aveva appoggiato il telefono sul comodino accanto al letto.
Non aveva fatto rumore, per lo meno credeva di non averlo
fatto, Penny tuttavia doveva aver sentito qualcosa e si era svegliata, girandosi
aveva visto nella penombra Dominic seduto con le gambe incrociate a metà del
letto, mentre guardava con sguardo assente nel vuoto davanti a lui.
- Non riesci a dormire porcellino?-
Dominic non si era accorto, assorto com’era nei suoi
pensieri, che lei si era svegliata. Si era voltato verso di lei e le aveva
sorriso. - Porcellino? E questa da dove viene fuori?- le aveva chiesto
divertito.
Penny si era tirata su a sedere avvicinandosi a Dominic,
tanto che i loro fianchi combaciavano perfettamente, l’altro le aveva passato a
sua volta un braccio attorno alla vita, appoggiandole poi la mano sul fianco,
all’altezza dell’inguine.
- Così, dal nulla.- gli rispose lei. - Insomma che hai che
non va?- continuò.
- Mi sento una merda, tutto qui.- rispose senza pensarci
due volte. Con Penny non c’era mai stato bisogno di nascondersi e di certo non
avrebbe cominciato a farlo in quel momento.
- Perché?- chiese lei, incuriosita dato che comprendeva che
in qualche modo c’entrava con quello che era successo tra loro. Dominic le aveva
sorriso nuovamente.
- La verità è che non lo so, ci sarebbe una cosa per cui
sono dispiaciuto, ma infondo non dovrei.-
- Sei stato chiarissimo…- gli aveva risposto Penny
sarcasticamente. - E dimmi, quant’è che hai una relazione?- le chiese quindi a
bruciapelo.
- Non ho una relazione Penny! Ti sembro il tipo da
relazione?- aveva ribattuto immediatamente lui, quasi fosse sulla difensiva.
- Ci sono tanti tipi di relazioni Dom. Tu non sei da quelle
stabili e durature, ma questo non significa che non potresti averci provato, con
scarsi risultati a quanto vedo.-
- Mettiamola così, - aveva cominciato Dominic, cercando di
farle capire una cosa che nemmeno lui alla fine di tutto aveva chiara: - ho
conosciuto questa ragazza, ci sto bene, mi ci sono anche affezionato, ma la sto
mantenendo sul vago perché non voglio niente di serio. Solo che lei ha avuto un
incidente qualche giorno fa, praticamente è stata aggredita davanti ai miei
occhi… - aveva fatto una pausa tornando a fissare il vuoto:- Sai quelle
situazioni in cui non puoi fare niente? Insomma, per un paio di giorni non l’ho
mollata un secondo, poi, quando ero con lei ha cominciato a mancarmi l’aria per
respirare e adesso la sto ignorando. Ecco, magari lei ha bisogno di qualcosa, le
farebbe comodo che io le prestassi un po’ d’attenzione, e ora come ora mi va
anche di dargliela questa benedetta attenzione, solo che lo so, dopo un po’ mi
verrà voglia di farmi i cazzi miei. Non dovrei sentirmi come se facessi qualcosa
di sbagliato in teoria, non è mica la mia donna che le devo stare appresso come
un cagnolino o le devo spiegazioni, ti pare?-
Penny l’aveva guardato un po’ storto, quel discorso non
stava proprio in piedi e lei non aveva capito nulla di quello che volesse dire.
Per qualche secondo aveva continuato a guardarlo senza dire niente, poi gli
aveva messo un braccio intorno alle spalle e gli aveva dato un paio di pacche
d’incoraggiamento. - Fai una bella cosa, fa’ pace con il cervello, và…-
Dominic aveva riso di gusto, comprendeva che effettivamente
doveva aver fatto un discorso con poco senso, nel frattempo il cellulare aveva
vibrato e lui si era leggermente discostato da Penny per prenderlo. Jennifer a
quanto pare era sveglia, nonostante le sue aspettative, gli aveva risposto che
le era mancato in quei due giorni e che non vedeva l’ora che fosse la sera
successiva. Se ascoltava facoltà meno razionali anche per lui era così, di fatto
però incominciava a pensare che quella situazione gli stava dando troppi
problemi.
- E’ lei?- chiese Penny incuriosita. Dominic annuì
semplicemente.
- Che carini, vi mandate anche i messaggini della
buonanotte?- aveva detto con aria di chi voleva cominciare a sfottere. Dominic
aveva posato immediatamente il telefono deciso a rispondere a quella
provocazione. L’aveva guardata decisamente in modo malizioso:- Se non la smetti
di prendermi per il culo ti faccio un succhiotto in un posto visibile e
compromettente!- l’aveva bonariamente minacciata mentre le puntava un dito
contro.
Penny aveva raccolto:- Bisogna vedere se ce la fai, e
ricordati che potrei renderti il favore, cosa che metterebbe nei guai più te che
me… io ci penserei due volte!-
Avevano ingaggiato una sorta di lotta mettendosi a ridere
come dei pazzi, si divertivano un mondo a farsi i dispetti. Alla fine era
riuscito ad addormentarsi anche lui, del resto la stanchezza aveva cominciato a
farsi sentire pesantemente.
La mattina seguente si erano svegliati relativamente presto
per l’ora che avevano fatto. Dominic aveva sentito il suo cellulare vibrare, si
era appoggiato al gomito sporgendosi per vedere chi fosse. Jonathan.
Era abbastanza rimbambito, tuttavia leggere quel nome lo
aveva fatto svegliare decisamente.
Rispose, certo che gli sarebbe toccato un cazziatone, del
resto se l’aspettava.
Jonathan alla fine era stato più comprensivo di quello che
si sarebbe aspettato in verità, ma forse era solo perché Dominic aveva
immaginato le cose peggiori, preparandosi in un certo senso alla cosa, avevano
stabilito di vedersi per pranzo dato che entrambi erano liberi a quell’ora.
Appena aveva riattaccato Penny gli aveva dato il buongiorno
con metodi poco ortodossi. Da lei non si sapeva mai che aspettarsi, quella volta
era stato un morso su una spalla; per altro Dominic aveva parlato a voce bassa
sperando di non svegliarla prima, quindi non se l’aspettava in nessun senso.
- Ahi! Ma che t’è preso?- le aveva domandato mentre lei
ridacchiava senza ritegno.
- Un momento improvviso di cannibalismo. Dicono che gli
inglesi al forno con le patate siano appetitosi…-
Dominic aveva riso:- Ma quante puttanate dici nell’arco di
una giornata, si può sapere?-
- Non lo so, mai quante ne dici tu comunque!-
- Io non dico mai puttanate, tutto ciò che mi esce dalla
bocca sono cose estremamente intelligenti e filosofiche, dovresti appuntartele!-
- Ecco la prima di una lunga serie di puttanate!- aveva
risposto Penny ridacchiando, - Se cominci ora dopo nemmeno cinque minuti che sei
sveglio voglio vedere quante ne dici prima di arrivare a stasera! Meno male che
oggi non mi tocca starti dietro!-
Dopo un po’ che stavano lì a becchettarsi come al solito si
erano alzati ed erano usciti a fare colazione, poi Dominic aveva riaccompagnato
Penny a casa sua. La ragazza l’aveva salutato fingendo di dargli un bacio, poi
gli aveva impunemente leccato una guancia.
- Ma che schifo!- aveva esclamato lui passandosi una mano
sul viso, lamentandosi più per avere qualcosa per protestare che per altro.
Penny se la rideva intanto, aveva aperto lo sportello dell’auto e prima di
uscire gli aveva detto:- Alla prossima cazzone!-
Dominic aveva colto la palla al balzo, Penny era già uscita
dall’auto e aveva chiuso lo sportello, quindi lui aveva tirato giù il
finestrino. - Io lo prendo come un complimento…- le aveva detto sorridendole
sornione.
Penny aveva appoggiato entrambe le mani allo sportello:-
Prendilo un po’ come ti pare…-
Detto questo gli aveva tirato un bacio e si era allontanata
verso casa sua. Dominic aveva rimesso in moto e si era immesso nuovamente in
strada. Era tornato a casa per fare una doccia e starsene un po’ per conto suo.
Fino all’ora di pranzo non aveva impegni, questo gli lasciava finalmente un po’
di tempo per starsene per i fatti suoi.
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Capitolo 20 *** Pareri contrastanti ***
Nuova pagina 1
Ebbene, oggi non è l’ultimo giorno di
pubblicazione della settimana! Siccome poi mi va troppo per le lunghe ho deciso
di pubblicare anche il sabato fino a che non la finisco, per vostra sfortuna…
eheheheheh!
Vabbè… buona
lettura!
Mandy
Capitolo 20
Pareri contrastanti
Dominic aveva appuntamento con Jennifer per le otto di
sera, anche se era arrivato con un paio di minuti d’anticipo si era avviato
ugualmente verso casa di Patricia. Lo spettacolo che aveva visto non appena si
era aperta la porta ne valeva decisamente la pena.
Gli aveva aperto una ragazza alta almeno dieci centimetri
più di lui, di una bellezza mozzafiato: i capelli neri leggermente mossi che le
ricadevano sulle spalle, longilinea, gli occhi nocciola da gatta ma,
soprattutto, quello che Dominic aveva notato prima di tutto erano due tette da
urlo e due gambe da infarto messe bene in evidenza dalla gonna corta che
indossava. Era rimasto a fissarla per un paio di secondi, poi spavaldo le aveva
sorriso.
- Salve…- le aveva detto con un tono di voce che era tutto
un programma.
- Ciao.- gli aveva risposto la ragazza. - Sei venuto a
prendere Jennifer?- gli aveva chiesto usando anche lei quel tono di voce
leggermente lascivo che anche lui aveva usato prima.
Sì ma se vuoi andiamo via io e
te…- Sì, sono
Dominic. E tu invece sei…-
- Susan.- gli aveva risposto l’altra tendendogli la mano. -
Piacere di conoscerti, finalmente.- aveva concluso.
- Ah, la famosa Susan. - aveva detto Dominic che aveva
avuto una dettagliata relazione su di lei da parte di Jonathan, il quale ne
aveva esaltato “doti” decisamente particolari. - Il piacere è tutto mio…- aveva
concluso guardandole con finta indifferenza la scollatura.
- Che fai, rimani sulla porta? Jennifer è di sopra, ora
scende.- gli aveva detto facendosi leggermente da parte per lasciargli spazio
per entrare, tuttavia Dominic per farlo aveva dovuto sfiorarla dato il poco
spazio da lei volutamente lasciato, anche se aveva cercato di farlo il meno
possibile era stato inevitabile. Jonathan ci era andato giù decisamente leggero,
quella Susan si stava rivelando essere davvero molto intraprendente.
Fortunatamente, appena sorpassato l’ingresso, aveva trovato Patricia in piedi
nel soggiorno, gli sarebbe seccato trovarsi da solo con quella ad aspettare. Si
erano salutati, appena in tempo perché Jennifer scendesse.
Appena era stata al piano inferiore, Dominic le era andato
incontro e l’aveva abbracciata per poi darle un leggero bacino sulle labbra.
Come aveva fatto l’ultima volta che si erano visti l’aveva guardata chiedendole
come stesse, le aveva passato leggermente un dito sullo zigomo destro appurando
anche da se, senza che lei dicesse niente in proposito, che le ferite che le
aveva lasciato quell’incidente stavano guarendo piuttosto bene.
Chiunque fosse stato spettatore di quella scena non avrebbe
potuto far altro che pensare che Dominic era un ragazzo innamorato, anche se di
fatto poi non era proprio la verità, era quella l’impressione che dava mentre
faceva il premuroso con Jennifer. In ogni modo Susan, che finalmente dopo aver
tanto aspettato riusciva sia a conoscerlo che a vedere quei due insieme,
guardandoli aveva messo su un’espressione un tantino schifata, come per dire:
cosa sarebbero tutte queste smancerie?
Quando i due avevano fatto per uscire, dopo aver salutato
lei e Patricia, aveva detto:- Allora vado anch’io. Mi chiamo un taxi.- Patricia
l’aveva guardata con aria vagamente sorpresa mentre prendeva il suo cellulare
dalla borsa.
- Ma non avevi detto che aspettavi che uscissi anch’io per
andare via?- le aveva chiesto un po’ stupita del suo cambio di rotta.
- Sì, scusami, ma ho paura di fare tardi al mio
appuntamento se non mi sbrigo ad andare in centro.-
- Ah, va bene.- le aveva risposto Patricia non molto
convinta.
Sentiva puzza di bruciato, l’aveva sentita subito fin dalla
notizia che proprio quel giorno e a quell’ora Susan aveva deciso di passare a
vedere come stava Jennifer. Poi il fatto che fosse andata lei ad aprire di corsa
l’aveva quasi convinta del tutto.
- Se vuoi puoi venire con noi.- aveva esordito Dominic, più
per educazione che per altro. Ormai le gatte morte le riconosceva ad un miglio
di distanza, e lei incarnava decisamente la tipica gatta morta.
Susan si era girata verso di lui sorridente. - No, ti
ringrazio ma vi farei perdere tempo e magari non siete di strada.-
Dominic aveva capito benissimo che se aveva rifiutato era
per fare scena. A lui sarebbe bastato, stava per dirle allora non insisto,
ma Jennifer era iontervenuta prima di lui, facendo proprio quello che lui non
voleva che facesse.
- Non ci fai perdere tempo, e poi anche se dobbiamo deviare
un po’ che vuoi che sia? Giusto?- aveva concluso guardando Dominic, il quale non
aveva potuto che confermare:- Sì, sì, giustissimo.-
- Allora se insistete approfitto della vostra gentilezza.-
aveva ribattuto sempre sorridendo, Dominic le aveva risposto con un altro
sorriso, ma se Susan solo l’avesse osservato bene avrebbe visto che lo faceva
solo per educazione e perché c’era Jennifer.
Mentre guidava e le due ragazze chiacchieravano, aveva
pensato a quanto Jennifer fosse ingenua: lei ovviamente non si era accorta che
la mossa di Susan era stata tutta una messa in scena e nemmeno delle più
fantasiose. Ne aveva avuto subito il sospetto, che poi si era confermato quando
Patricia, stupita della fretta dell’amica, aveva detto chiaramente che quella
cosa non era prevista. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco che Susan gli avrebbe
lasciato sul sedile posteriore un ricordino del suo passaggio: tipo quel foulard
che aveva al collo, se non addirittura un cellulare, o un effetto personale del
genere. Avrebbe potuto addirittura lasciargli un biglietto con il numero di
telefono, non era poi una mossa così imprevedibile per una che sembrava avere
una gran faccia di bronzo.
Bell’amica che aveva Jennifer, poco ma sicuro, ma c’avrebbe
sbattuto la testa, perché lui non era certo uno sprovveduto, né l’ultimo
arrivato. Da certi giochetti si sapeva difendere piuttosto bene.
Infatti, come previsto, appena erano arrivati alla
destinazione di Susan, Dominic aveva notato immediatamente che la ragazza, con
finta indifferenza, aveva lasciato scivolare proprio il foulard e aveva fatto
per uscire. Lui non si era certo fatto sorprendere, l’aveva fermata prima che
attraversasse la strada.
- Susan… quello è tuo?-
L’altra aveva finto di essere sorpresa, si era portata un
momento la mano sulla bocca. - Oddio, che sbadata!- aveva detto impostata come
se stesse recitando. Tentativo patetico, prima di tutto perché lui per primo era
un attore e capiva benissimo se una persona stava recitando, per di più Dominic
pensò che, se Susan recitava sempre così, il massimo a cui poteva aspirare era
qualche film porno di seconda categoria.
- Figurati, sono cose che capitano.- le aveva risposto con
altrettanta faccia di bronzo. Era più che evidente che Susan decisamente non
aveva idea di con chi aveva a che fare…
Guardandola bene mentre raccoglieva il foulard, Dominic
aveva visto che aveva raccolto anche qualcos’altro nascosto sotto a quel
pezzetto di stoffa, qualcos’altro che sembrava tanto essere un pezzetto di
carta. A Dominic per poco non era scappato da ridere, si era trattenuto a
stento.
T’è andata male femme fatale…
aveva pensato, insieme al fatto che certe donne erano talmente prevedibili da
risultare a dir poco patetiche. Ovviamente si era guardato dal dire a Jennifer
cosa aveva visto e ad esternare un qualsiasi giudizio su quella Susan: per prima
cosa perché lei non sospettava assolutamente niente, ma anche perché, essendo
sua amica, avrebbe rischiato di fare più danno che altro nell’intento di aprirle
gli occhi.
Susan era riuscita appena a nascondere un gesto di stizza
per quello stratagemma andato male. Allontanandosi dall’auto aveva stracciato
con violenza il biglietto che ormai teneva tra le mani, non appena l’auto di
Dominic era stata abbastanza lontana lo aveva gettato a terra.
In quei giorni, sebbene fosse venuta a sapere subito il
giorno seguente al fatto da Patricia cosa fosse successo a Jennifer, mai una
volta le era passato per la testa di passare dall’amica per sapere come stesse.
Le aveva telefonato, questo sì, ma quando si trattava di passare anche solo per
un attimo aveva sempre degli impegni inderogabili. Magicamente si era liberata
quel giovedì sera dopo aver saputo che Jennifer sarebbe stata in casa fino alle
otto e poi sarebbe passato Dominic a prenderla. Era l’occasione che aspettava,
dato che Jennifer, anche se le aveva promesso che gliel’avrebbe presentato
quando ci sarebbe stata l’occasione, poi non aveva mai fatto in modo di creare
questa benedetta occasione. Susan credeva che fosse perché non voleva che ciò
accadesse, immaginando che Jennifer la vedesse come una minaccia. Di fatto
l’altra non aveva mai nemmeno lontanamente pensato che una delle sue amiche
potesse rappresentare un problema del genere.
Si era presentata a casa di Patricia poco dopo le sette di
sera, vestita e truccata di tutto punto ed era stata più carina del solito con
Jennifer, aveva usato un tono stucchevole per tutto il tempo.
Patricia era quasi al limite della sopportazione, dopo
quella sera poi era veramente furiosa con lei. Approfittando del fatto che
Jennifer si sarebbe vista con Dominic aveva chiamato Ethan e gli aveva proposto
di andare fuori insieme, dato che era dispiaciuta di avergli dovuto dare buca in
quei giorni, ma se avesse dovuto dirla tutta non era affatto dell’umore giusto
per uscire con lui. Sperava che sarebbe stato comprensivo, ed Ethan lo era stato
fin troppo. Avevano cenato fuori, poi avevano deciso di concludere la serata in
un locale a bere una cosa, ed era stato lì che aveva cercato di farla parlare
dato che la vedeva così tesa. Del resto non è che anche lui fosse di umore
proprio idilliaco, anche quel pomeriggio Jodie lo aveva tenuto un’ora intera al
telefono a parlargli delle sue pene d’amore causate dall’amore non corrisposto
che provava per Monaghan. Sentire che anche l’arrabbiatura di Patricia in
qualche modo c’entrava lui, anche se non sembrava che fosse sua la
responsabilità stando a quello che lei gli aveva raccontato fino a quel momento,
non aveva fatto che peggiorare il suo umore.
Patricia essenzialmente gli aveva raccontato di Susan
com’era quando lei Jennifer l’avevano conosciuta.
Una certa dose di voglia di farcela a sfondare in lei c’era
già in partenza, ma era stata senza alcun dubbio una persona diversa; le cose
erano cambiate quando era riuscita ad ottenere una parte in quella soap opera,
da quel momento era come se l’intera esistenza della loro amica fosse ruotata
intorno solo al conseguimento di quell’obiettivo. E per giunta la massima
all’ordine del giorno per lei era, e ormai era una cosa innegabile, “il fine
giustifica i mezzi”, questo purtroppo significava che ciò era applicabile a
tutto.
Patricia aveva la netta sensazione che Susan non si sarebbe
fermata nemmeno di fronte a quello che c’era tra Jennifer e Dominic: questo la
spaventava per un motivo ben preciso, ovvero che non c’era modo di mettere in
guardia Jennifer da questo rischio.
- Jennifer è troppo buona, non si accorgerebbe mai che
qualcuno le sta facendo del male e di proposito nemmeno se le capitasse sotto il
naso. E in genere si fa fare del male proprio dalle persone a cui vuole più
bene, proprio perché ha troppa fiducia negli altri. Ho provato qualche volta a
dirle che Susan sta diventando una stronza, ma lei la giustifica sempre...-
aveva fatto una pausa respirando a fondo. - Spero tanto che non debba sbatterci
il muso.- concluse un po’ affranta.
Ethan dal canto suo, dopo che Patricia gli aveva parlato di
quella parte del carattere di Jennifer, aveva capito che era la sua ingenuità il
motivo per il quale una ragazza che gli era sembrata da subito posata e
simpatica, perdesse tempo con un cretino come Monaghan.
Per una volta si sbagliava, e non si poteva certo
biasimarlo dato che in genere Dominic era uno che certe occasioni le prendeva al
volo, ma era convinto che in qualche modo lui doveva aver incoraggiato Susan a
fare una cosa del genere, anche se dal racconto di Patricia sembrava il
contrario. Era convintissimo che prima della fine sarebbe successo qualcosa di
spiacevole e gli dispiaceva anche per Jennifer. Doveva ammettere che più che per
lei, in ogni modo, gli dispiaceva per se stesso, non voleva affatto che Patricia
facesse di tutta l’erba un fascio e catalogasse lui come Monaghan, era stato
anche questo che lo aveva spinto a dirle quella sera quello che pensava di lui.
Ovvio che non aveva raccontato particolari troppo spiacevoli, e non certo per
solidarietà maschile: era solo un fatto di correttezza. Comunque era stato
deciso nel parlare a Patricia del fatto che lo considerava decisamente un
bambino cresciuto e, soprattutto, che non lo annoverava assolutamente tra la
schiera dei suoi amici.
Patricia non aveva potuto certo dire di essere contenta di
quello che Ethan le aveva appena detto: se aveva cominciato a riconsiderare la
figura di Dominic in primo luogo per il fatto che credeva che lui ed Ethan
fossero amici, prima ancora per come si era comportato con Jennifer quando era
stata aggredita, adesso le cose si mettevano diversamente.
Quando Ethan l’aveva riaccompagnata a casa, fermandosi al
bacio della buonanotte come un perfetto gentiluomo, Patricia, oltre al pensare
che Ethan a quel punto si dimostrava essere anche troppo gentiluomo, aveva
pensato che la figura di Dominic ancora le sfuggiva un po’ troppo. Non riusciva
proprio a capirlo quel ragazzo, era una specie di rebus per lei.
Jennifer non era a casa, Patricia immaginava che non
sarebbe tornata affatto. Con un po’ di sana gelosia aveva pensato che avrebbe
voluto essere nei suoi panni quella sera, però con Ethan, non certo con Dominic.
Ma era lei che aveva fatto qualcosa di sbagliato o era lui
che non coglieva proprio? Si era seduta nel suo soggiorno e Sploffy, che si era
ambientato benissimo anche a casa sua, le era andato incontro strusciandoglisi
contro le gambe e miagolando appena per attirare l’attenzione. Patricia l’aveva
grattato un po’, poi si era stufata di lambiccarsi il cervello chiedendosi
perché Ethan non sembrava voler andare a letto con lei: per la mente le era
passato di tutto. Forse fisicamente lei non gli piaceva? Insomma, non che si
credesse una bellona stratosferica, ma non era una falsa modesta, era
considerata dai più abbastanza avvenente, in primis perché a trentadue anni ne
dimostrava non più di venticinque e poi perché era oggettivamente una ragazza
carina, lo era sempre stata. Forse era lui che aveva qualche problema? Questo
era un pensiero già più inquietante… l’ipotesi che volesse aspettare solo per il
piacere di farlo, in sintesi, non era stata nemmeno considerata.
Aveva riempito la ciotola di Sploffy con dei croccantini,
in genere lei era quella che faceva notare sempre a Jennifer che quel gatto lo
nutriva un po’ troppo, ma Sploffy si era piazzato davanti alla sua ciotola e
l’aveva guardata con occhio lacrimoso, quasi implorante, così aveva dovuto
cedere. Mentre riappoggiava la ciotola a terra aveva fatto un appunto per se
stessa: non far notare mai più a Jennifer la pinguedine del suo gatto, a quel
punto non poteva più permetterselo!
Quindi era andata al piano di sopra e si era messa a
dormire, cercando di allontanare tutti quei pensieri dalla sua testa.
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Capitolo 21 *** Terrori (quasi) ancestrali ***
Nuova pagina 1
Buona domenica e
buona lettura!
Mandy!
Capitolo 21
Terrori (quasi)
ancestrali
La serata di Dominic e Jennifer era proseguita nel migliore
dei modi, e lui non aveva più pensato a quanto fosse stato patetico il tentativo
di approccio di Susan. Per fortuna, perché certi atteggiamenti lo deprimevano e
lo indisponevano decisamente. Una cosa era di fondamentale importanza: che se
Susan avesse provato a fare una cosa del genere ancora avrebbe dovuto essere
molto chiaro, perché di palle al piede proprio non ne voleva intorno.
In ogni modo finalmente erano solo lui e Jennifer in quel
momento, nonostante avessero fatto quella deviazione in centro, il traffico era
stato clemente e non ci avevano impiegato troppo tempo in più per arrivare a
casa di Dominic, cosa per cui avevano dovuto ringraziare il caso.
Una volta a casa sua si erano raccontati sommariamente come
fossero andate quelle giornate in cui non si erano visti, Jennifer gli aveva
chiesto come fossero andati i suoi impegni di lavoro e Dominic si era ritrovato
a raccontarle un po’ controvoglia di quell’aspetto, anche se doveva convenire
sul fatto che, raccontarle di altri aspetti che avevano caratterizzato le sue
giornate appena trascorse, sarebbe stato quantomeno controproducente. Di fatto
non gli piaceva parlare troppo con lei di cose che riguardavano solo lui:
avrebbe preferito che fosse Jennifer a parlargli, anche quando gli parlava di
stupidaggini riusciva a trasmettergli una calma pressoché totale che lo metteva
del tutto a suo agio. Era quella sensazione che Jennifer stessa percepiva spesso
quando stava con lui, come se Dominic avesse bisogno di essere rassicurato dalla
sua presenza, come se non fosse in attesa altro che di certezze.
Dopo aver cenato si erano spostati nuovamente nel soggiorno
a chiacchierare, Dominic per quasi tutto il tempo si era limitato ad ascoltarla,
intervenendo di tanto in tanto con qualche commento. Spesso si perdeva ad
osservarla, sentendosi come se in tutto quel tempo non l’avesse mai fatto
abbastanza: era la prima volta forse che l’osservava con un’attenzione quasi
maniacale, Jennifer non doveva averci fatto caso: se Dominic aveva capito un po’
com’era fatta, se si fosse accorta della cosa, si sarebbe sentita molto
imbarazzata.
Stavano seduti sul divano l’uno ad un’estremità e l’altra
all’opposta, si erano tolti entrambi le scarpe e avevano appoggiato i piedi
sulla superficie stessa dove erano seduti, Dominic con le ginocchia contro il
petto, Jennifer invece, non potendo mettersi in quella posizione per via del
fatto che come quasi sempre indossava una gonna, teneva una gamba piegata
davanti a se e il piede destro appoggiato a terra.
Jennifer frequentemente cominciava a muovere il piede che
aveva appoggiato a terra, velocemente, alzando tallone e flettendo il piede,
rimanendo con la punta di esso fissa a terra. Era un tic molto comune in verità,
non era la prima volta che Dominic lo osservava in qualcuno, ma in Jennifer gli
piaceva particolarmente anche se non se ne spiegava la ragione. Forse perché gli
piaceva come si flettevano e si rilassavano i muscoli del suo polpaccio mentre
lo faceva, forse perché era una sorta di visione d’insieme che rendeva
l’immagine piacevole. La sua attenzione si era focalizzata poi sulle sue gambe,
che decisamente non erano le più belle che avesse mai visto. Di fatto c’era da
dire che Dominic aveva sempre trovato che certe parti del corpo di una donna, se
abbondanti, rendevano decisamente meglio sia sul piano strettamente visivo che
sotto quello tattile. Anzi, soprattutto sotto quello tattile: per lui era quasi
un sacrilegio se una donna che poteva vantare un bel sederino piazzato, ma non
esagerato, cominciava a sfinirsi in palestra rincorrendo quel mito della donna
tutta spigoli che i media pretendevano di applicare a tutte. Jennifer secondo
lui aveva un gran bel sedere, stop, su quel punto di vista Jonathan l’aveva
detta davvero giusta.
Facendo scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, sempre
tenendo bene la mente impegnata ad ascoltare il discorso e intervenendo spesso e
volentieri per dire la sua, si era soffermato sul suo braccio destro, notando
con piacere che, forse anche per il fatto che non portava più la fasciatura,
riusciva a muoverlo abbastanza bene. Aveva un neo alla base del collo, proprio
sopra la clavicola destra, Dominic aveva avuto la tentazione di sfiorarglielo
leggermente con un dito, non l’aveva fatto solo perché sarebbe stato come
ammettere che non la stava poi molto ascoltando, e non voleva darle
quest’impressione anche se non parlavano di cose importanti.
Quando sorrideva pronunciatamene i muscoli del suo collo
facevano un rapido guizzo e sembrava che quella piccola macchietta scura si
muovesse, Dominic per fare in modo che ciò accadesse si era ingegnato nel farla
ridere più di una volta. Il suo sorriso l’aveva già notato, così come pure il
fatto che, la cosa più bella di lei sul lato strettamente fisico, fossero i suoi
occhi. Se l’avesse dovuto ammettere a voce alta era convinto che sarebbe
risultato uno di quegli uomini patetici che dicono che la profondità dello
sguardo della loro donna è una cosa che gli ha colpiti subito, la verità nel suo
caso era stata che non ci aveva fatto minimamente caso subito, ma che quando
l’aveva guardata bene, durante il pomeriggio che avevano passato insieme agli
Universal Studios, aveva notato subito che gli occhi di Jennifer erano una cosa
che si sarebbe ricordato probabilmente a vita qualunque cosa ci sarebbe stata
tra loro. Non tanto lo sguardo era una cosa che colpiva, ma l’oggettiva bellezza
di quegli occhi: erano prima di tutto di un bellissimo taglio, grandi e di un
colore verde intenso come pensava di non averne mai visti prima. Anche se in
quel momento non erano illuminati benissimo e sembravano più scuri, non
perdevano di certo il loro fascino.
Quella sorta di vagare con gli occhi su ogni particolare
che attirasse la sua attenzione non era affatto finito, infatti era stato
attirato dal naso di Jennifer e quella volta non aveva potuto fare a meno di
sorridere: assomigliava al suo, anche se doveva ammettere che il suo era molto
peggio. Quello di Jennifer era un naso a patata grazioso, ecco, il suo per
niente. Del resto era intonato alla sua faccia, aveva pensato mentre sorrideva
ancora per via di aver notato quella sottile somiglianza, un nasino alla
francese avrebbe fatto sicuramente a botte con le sue orecchie. Questo pensiero
non aveva fatto che accentuare il suo sorriso, se Jennifer da principio aveva
fatto quasi finta di non accorgersene, a quel punto non aveva potuto evitare di
chiedere che cosa ci fosse che lo faceva sorridere in quel modo.
- Mi ero perso per un momento ad osservarti.- le aveva
risposto subito. Era stato impunemente beccato, ma quello non significava di
certo che si sarebbe fatto prendere in contropiede o che si sarebbe imbarazzato.
Jennifer dal canto suo non sapeva se preoccuparsi o meno
per quella risposta: la trovava forse ridicola? Aveva qualcosa che non andava?
Una cosa del tipo il trucco sbaffato, qualcosa tra i denti… incominciava ad
essere agitata. Gli aveva sorriso un po’ impacciata senza aggiungere niente,
aspettando che fosse lui a continuare. Dominic si era sporto un po’ verso di lei
e le aveva appoggiato con delicatezza il dito tra le sopracciglia, per poi farlo
scendere a sfiorarle il naso per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla
punta dove l’aveva tolto e le aveva sorriso. - E’ solo che hai un bel nasino.-
le aveva detto per spiegarle il suo gesto improvviso, che non aveva potuto
impedirsi di fare.
Jennifer l’aveva guardato perplessa. - Stai scherzando
spero! E’ a patata, semplicemente orribile!- aveva ribattuto sorridendo.
- Io difendo la categoria!- aveva esordito Dominic
indicando il suo. - E poi il tuo naso sta proprio bene lì dov’è…- aggiunse come
a dirle che a lui piaceva sul serio, che non intendeva affatto prenderla in
giro.
- Beh, anche il tuo sta bene dove sta.- aveva osservato
analogamente Jennifer, inclinando un po’ la testa e guardando fissa Dominic,
cosa che a lui era piaciuta da morire.
Jennifer si era anche molto tranquillizzata che non ci
fosse niente in lei che, apparentemente, non andasse dopo quello che lui le
aveva detto; si stava trovando a pensare che troppo spesso si faceva dei
problemi che non esistevano.
- Allora vuol dire che abbiamo due nasi che stanno bene
dove stanno tutti e due! E chi li tocca, ci mancherebbe!- aveva detto Dominic
non appena si era disincantato dal guardare l’espressione di Jennifer.
- Sicuramente a trentun anni non mi metto nemmeno a
pensarci…-
Ecco, adesso era decisamente disincantato. Come trentun
anni? Dominic aveva guardato Jennifer vagamente perplesso, quella ragazza che
aveva davanti non poteva avere più della sua età. Non solo per quello che
dimostrava, ma anche per il suo modo di essere. Era un preconcetto idiota e
Dominic lo sapeva benissimo, ma aveva come la stupida idea che dopo i trenta le
donne non potessero essere così com’era lei. Ecco, questa era la dimostrazione
che quello che aveva pensato fino a quel momento era una grandissima stronzata.
- Trentuno?- le aveva chiesto titubante.
- Fra venti giorni precisi. Oggi è il ventisei, no?-
- No, è il ventisette...- aveva risposto Dominic non troppo
convinto. - Sei più grande di me, quindi.- aveva concluso poi.
Jennifer non era sembrata stupirsi della cosa. - Non ne ero
sicura, ma me l’immaginavo. Quanti ne hai tu?- aveva chiesto tranquillamente.
A Dominic era sembrato quasi strano sentirselo chiedere,
dato che era una di quelle notizie sul suo conto che tutti sapevano, più o meno,
infatti non aveva detto fino a quel momento la sua età quasi perché la
considerava quasi un dato scontato. Si era accinto a risponderle, cercando di
tenere a mente il fatto che il quindici giugno, facendo un rapido calcolo,
sarebbe stato il suo compleanno, voleva ricordarsene.
- Ventisette… ventotto per l’anno, prima di compierli però
ho ancora un bel po’, sono nato a dicembre.-
- Tre anni… - osservò Jennifer. - …abbondanti.- aveva
concluso poi, vedendo che Dominic aveva un’espressione strana, come se la cosa
non gli quadrasse. - Che c’è, ti sembra strano?- aveva continuato.
- No, per niente.- era scattato subito Dominic, sulla
difensiva. Veramente per lui era stata una notizia sicuramente inaspettata,
proprio non s’immaginava che Jennifer fosse più grande di lui. In ogni modo
aveva delle amiche più giovani, perché anche Patricia e Susan sembravano non
poter avere più di ventisei, a dire tanto ventisette anni. Colse la palla al
balzo e le chiese anche di loro.
- Patricia ne ha trentadue, Susan è l’unica ventenne, uno
meno di te.-
- No, perché non li dimostrate… tu e Patricia… Susan sì…-
aveva risposto Dominic, tanto per dire qualcosa. Continuava ad essere un tantino
perplesso e Jennifer l’aveva notato benissimo.
- Ma è una cosa che ti mette a disagio? Sembri strano.-
aveva osservato.
- Assolutamente no.- aveva risposto deciso Dominic, davvero
per lui non era un problema, solo una sorpresa.
- Ti va una birra? - le aveva chiesto di punto in bianco,
tanto per cambiare discorso dato che sentiva la necessità di chiuderlo. Jennifer
aveva fatto segno di no con la testa.
- Qualcos’altro?-
- No, grazie, sto apposto.-
Dominic quindi si era alzato solo un momento ed era andato
a prendersi da bere, tornando immediatamente e mettendosi seduto come stava
prima. Per qualche secondo aveva regnato sovrano un silenzio imbarazzante.
Era decisamente il caso di cambiare discorso, va bene, ma
per parlare di che? Il cervello non gli dava segnali, fortunatamente Jennifer
aveva provveduto a farlo per lui, come se avesse intuito che era a corto d’idee.
- Sarai molto impegnato nei prossimi giorni con il lavoro?-
Dominic ci aveva pensato su un attimo. - Non ne ho
moltissimi programmati, ma tanto poi ci sono sempre quelle cose che spuntano
fuori all’ultimo momento. Un paio di apparizioni devo farle, poi i Movie Awards,
quelli di mtv.-
- Ah interessante, ti divertirai, è una cosa simpatica,
almeno credo.-
Dominic aveva alzato un po’ le spalle con un’espressione
sul viso un po’ titubante. - E’ una cosa per ragazzini, alla fine non è che sia
tanto divertente. Certo non è tra gli impegni più noiosi.-
Jennifer aveva pensato di aver detto l’ennesima
stupidaggine, si chiedeva com’è che non si decideva a tacere una buona volta.
Gli aveva sorriso, ma non aveva trovato altro argomento di conversazione,
incoraggiando in un certo senso Dominic che invece aveva in mente di non parlare
affatto.
Quando si era avvicinato e l’aveva baciata Jennifer l’aveva
assecondato passandogli il braccio sinistro intorno al collo e lasciando per il
momento quello destro lungo il suo fianco. Era migliorata in quei giorni, ma non
aveva ancora smesso di farle male del tutto. Si era appoggiata a lui che aveva
messo il piede sinistro a terra e con entrambe le braccia la stava spingendo
verso di se. Si era leggermente sdraiato facendo in modo che Jennifer anche lo
facesse addosso a lui, a quel punto lei aveva dovuto aggrapparsi anche con la
mano destra alla sua spalla per non perdere l’equilibrio. Fortunatamente fare
quel gesto non le aveva procurato un dolore insopportabile come sarebbe stato se
solo avesse provato a farlo appena pochi giorni prima.
Avevano continuato a baciarsi per un po’, con le mani di
entrambi che correvano lungo il corpo dell’altro, per Dominic alla ricerca della
dimostrazione che, i pensieri di non molto tempo prima, ovvero quelli per cui
secondo una sua teoria certe cose abbondanti erano decisamente piacevoli al
tatto, erano del tutto veri.
- Rimani qui stanotte.- le aveva detto in un tono che non
era suonato affatto come una richiesta, ma piuttosto come una di quelle
imposizioni dettate dal fatto che lui voleva veramente tanto che lei rimanesse
lì. Jennifer aveva immaginato che sarebbe successo, e a dirla tutta Dominic non
aveva certo bisogno di pregarla, voleva anche lei sopra ogni cosa rimanere con
lui quella notte.
- Se anche avessi avuto in programma di andarmene mi
avresti fatto passare la voglia.- gli aveva risposto tornando a baciarlo. Ben
presto i loro gesti erano diventati un po’ più esigenti, Dominic le aveva
passato una mano sotto la gonna, Jennifer però non voleva che succedesse lì, non
si sentiva a suo agio e ben presto si era staccata leggermente da lui.
Non c’era stato bisogno che gli dicesse quale fosse il
problema, Dominic aveva capito benissimo. Se fosse stato un po’ più lucido
sarebbe stata una buona occasione per cercare di farle perdere qualche
inibizione, era convinto che sarebbe bastato davvero poco, ma in quel momento
non aveva la benché minima voglia di impegnarsi a fare altro. La fece alzare e
si diressero verso il piano superiore.
La mattina seguente quando Jennifer aveva aperto gli occhi
c’era già parecchio sole. La finestra era aperta, doveva averla aperta Dominic
che in ogni modo non era a letto. Faceva già caldo, Jennifer si era seduta sul
letto tenendosi le lenzuola attorno al corpo e guardando che ore fossero. Erano
quasi le nove.
Dominic era uscito dal bagno dopo un paio di minuti, aveva
fatto il giro della stanza e si era rimesso a letto con Jennifer. Si erano
salutati, avevano scambiato giusto due parole sul fatto che sembrava essere una
bella giornata, anche piuttosto calda.
- Ti va se usciamo a fare colazione?- le aveva chiesto
Dominic, che per una volta voleva tentare il brivido di rischiare di farsi
beccare in giro con una donna.
- Va bene, basta che non facciamo tardi, alle dieci e mezza
devo essere in ospedale, ho una visita.-
- Per le ferite dell’incidente?- aveva chiesto Dominic,
certo che quello doveva essere il motivo, dato che non ne vedeva altri
possibili.
- No, ho un appuntamento dal ginecologo.-
I processi mentali che avevano attraversato la mente di
Dominic in quel momento correvano talmente tanto veloci ed erano così confusi
che anche lui faceva fatica a stargli dietro. Era stata una sorta di
associazione di idee: perché Jenny deve farsi visitare da un ginecologo? E’
successo qualcosa che non so?
Per la mente gli correvano parole del tipo gravidanza,
incastrato, responsabilità, pannolini, coito interrotto… cazzo c’entra il
coito interrotto? si chiese improvvisamente, dato che veramente era
un’associazione che non stava né in cielo né in terra. Non è che Jennifer, dato
che aveva più di trent’anni, aveva approfittato di quella relazione per andare
contro l’orologio biologico che scandiva ogni secondo con insistenza?
Tic tac, tic tac… ma
vaffanculo all’orologio biologico e cazzate varie!
Aveva pensato.
Comunque non poteva biasimarla, lui era certamente meglio
di una provetta… ma che cazzo mi sta passando per la testa?! si era
chiesto non capendoci più niente.
In pochi secondi si era impossessato di lui il terrore
ancestrale di aver fatto una bella cazzata, anche se era decisamente impossibile
dato che ci stava sempre molto attento, e non certo solo con lei. Aveva cercato
di riacquistare un minimo di calma.
- Come mai?- aveva chiesto, appurando che in bocca non
aveva più nemmeno una goccia di saliva.
- Ho fatto delle analisi perché voglio cominciare a
prendere la pillola. Niente di ché, devo solo ritirare i risultati e farli
vedere alla mia dottoressa.- gli aveva risposto tranquillamente Jennifer, del
resto era una cosa che l’avrebbe interessato, quindi perché non avrebbe dovuto
informarlo subito, dato che chiedeva?
- Ah, ho capito.- aveva ribattuto Dominic che aveva
ricominciato a sentire che il sangue cominciava nuovamente a circolargli. - Non
ti preoccupare, per le dieci e mezza sei dove ti pare. Però andiamo, ok? Ho
davvero fame!- le aveva detto incitandola ad alzarsi e a fare presto, con un
sorriso un po’ tirato sulla faccia, del quale comunque lei non si era accorta.
Jennifer aveva annuito, Dominic velocemente si era alzato e
si era avviato fuori da quella stanza, cosa che lei aveva apprezzato dato che le
sarebbe toccato davvero quella volta alzarsi dal letto nuda davanti a lui.
Di fatto Dominic aveva semplicemente un bisogno urgente di
bere, dopo quella smaltita si era scolato diversi bicchieri d’acqua uno dietro
l’altro appena arrivato in cucina, tutti i liquidi corporei sembravano essergli
come scappati via non si sa bene come.
Si era seduto al tavolo della cucina, aveva appoggiato le
mani sulla superficie incominciando a respirare profondamente e dicendo, tra sé
e sé: - Calmo… stai calmo… non è successo niente…-
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Capitolo 22 *** Doppia personalità ***
Nuova pagina 1
Buona settimana
a tutti!
Torno a dirvi…
ragà, mi fate scompisciare!
A fine storia
raccoglierò i vostri pezzi migliori, me li stampo e me l’incollo tutti al muro,
cioè, siete troppo ganze!
Questo è uno di
quei capitoli pallosissimi che io definisco di raccordo…pieni di notiziole
interessanti ma che, francamente, io trovo abbastanza noiosi! Per altro mi torna
anche male, l’avrò riletto ottantaquattromila volte e continua a suonarmi
pessimo…neanche Moon (grazie!!!!!) ha potuto aiutarmi per quanto è intorcinato!
Sigh! Ci vogliono anche questi, portate pazienza!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 22
Doppia
personalità
Quel lunedì Jennifer era tornata al lavoro. Se le avessero
chiesto quella cosa avrebbe negato, ma un po’ le era mancato aver spezzato la
sua solita routine, quelle cose che faceva tutti i giorni e che ormai erano
normali. Le sue colleghe erano state distaccatamente carine, si erano
educatamente presentate quasi tutte alla sua postazione durante la mattinata per
chiederle come stesse, ma Jennifer aveva chiaramente intuito che, la maggior
parte, lo faceva proprio per circostanza. Aveva di gran lunga preferito quelle
che avevano fatto finta di niente.
Il commercialista entrando quasi non l’aveva notata, solo
quando Jennifer gli aveva detto buongiorno si era girato e l’aveva
guardata notando che sul viso aveva ancora i segni dell’incidente.
- Ah, Jennifer, è tornata. Pensavo che l’avessimo persa.
Come sta?-
Il tono che aveva usato era al solito abbastanza burbero,
quell’uomo non sapeva essere gentile nemmeno quando avrebbe voluto, Jennifer gli
aveva sorriso apprezzando almeno il tentativo.
- Sì, sono tornata, sto abbastanza bene. Grazie.-, gli
rispose.
- Perfetto. Appena ha finito con la corrispondenza passi
nel mio ufficio.-
Non appena si era chiuso la porta dietro Jennifer aveva
sorriso nuovamente, pensando che non cambiava mai niente, e in fondo le stava
bene così.
L’unico che era stato veramente felice di vederla, e
Jennifer non ne dubitava in verità, era stato Martin, il fattorino che si
preoccupava delle consegne al suo piano. Del resto era da quando lavorava lì che
Jennifer gli piaceva, proprio perché non lo aveva mai trattato con sufficienza
come facevano tante altre. Era un po’ giovane per lei e di certo non era proprio
un tipo estremamente interessante a suo parere, questi erano i motivi per i
quali, nonostante il fatto che le avesse chiesto più di una volta di prendere un
caffè con lui, si era sempre gentilmente rifiutata. Però era carino, aveva
sempre una parolina gentile ogni mattina e quel giorno in modo particolare era
stato davvero felice di vederla, si era fermato un minuto in più del solito per
farsi raccontare cosa le fosse successo di preciso, dato che nessuno aveva
saputo dirglielo con esattezza. Per quanto aveva potuto Jennifer gli aveva fatto
un rapido riassunto, sempre buttando un occhio alla porta del commercialista
perché sapeva che se fosse uscito e l’avesse trovata a scambiare due chiacchiere
con Martin di certo non le avrebbe detto niente, però le avrebbe gettato addosso
uno di quei soliti sguardi di rimprovero, come per dirle che era tornata da un
giorno e già perdeva tempo.
Quel fine settimana l’aveva passato a trasferirsi
nuovamente a casa sua, tanto Dominic era occupato con il lavoro, così almeno le
aveva detto; non che lei avesse qualche motivo plausibile per dubitare delle sue
parole ovviamente.
Aveva passato quasi l’intero pomeriggio della domenica a
casa della signora Doyle, alla quale aveva anche telefonato durante i giorni in
cui era stata a casa di Patricia. Aveva già in programma di farlo, di fatto la
cosa per lei era diventata necessaria quando aveva appreso da Dominic che la
signora aveva chiesto notizie di lei. Avevano parlato di lui per un bel pezzo
quel pomeriggio tra l’altro, la signora Doyle era rimasta molto incuriosita da
questo giovanotto e aveva voluto sapere qualcosa. Poi in serata era passata a
casa sua la vicina di pianerottolo, approfittando di un momento in cui i figli
erano fuori con i nonni.
Anche l’abitudinario pranzo con Patricia era ripreso quel
lunedì, anche con lei si era vista poco durante il fine settimana e durante
quasi tutto il tempo che avevano passato insieme, Patricia le aveva
sommariamente raccontato delle sue ultime uscite con Ethan. Dato che erano in un
luogo pubblico non potevano certo parlare a voce alta, ma dato che Jennifer
conosceva bene quale fosse la natura dei dubbi di Patricia, non avevano
impiegato molto a comprendere che, durante quel fine settimana, non era successo
niente di significativo sotto quel fronte.
- E’ più di un mese ormai, comincio a chiedermi cos’ha che
non va…- aveva detto leggermente sconsolata.
- Ma non la devi mica buttare sul tragico. E se poi proprio
non ti va di aspettare ancora fatti avanti tu.-
Patricia non si aspettava decisamente quel genere di
consiglio da lei, aveva guardato Jennifer sorridendo maliziosa: - Da tutti mi
aspettavo una cosa del genere, ma di sicuro non da te! Dì un po’, ultimamente
che t’è preso?- aveva cominciato a parlare molto piano, avvicinandosi verso
Jennifer. - Questa relazione con Dominic ti sta facendo male… la pillola, rimani
a casa sua a dormire, dici alle amiche di buttarsi… mica che ti stai svegliando
un po’?- le aveva detto ridacchiando. - Era l’ora, finalmente! Un applauso a
Dominic!- aveva concluso sorridendole e battendo le mani senza fare rumore.
Jennifer pure era divertita, in verità non c’era niente di
anomalo nel suo comportamento, il fatto che consigliasse a Patricia di farsi
avanti non significava che lei nelle sue condizioni l’avrebbe fatto. Sotto quel
punto di vista era stata sempre piuttosto ingenua e forse poco attraente, del
resto questa era stata, tra le tante, una delle scuse addotte dal suo ex
fidanzato che si era giustificato così del fatto che da mesi continuava a stare
con lei e intanto si vedeva con un’altra, ignara anch’essa della sua doppia
vita. Alla fine l’avevano piantato entrambe, tuttavia la peggio l’aveva
indubbiamente avuta Jennifer, che si era chiusa ulteriormente dopo quella
batosta.
- A proposito,- le aveva chiesto Patricia prima di
rientrare a lavoro, - vi siete visti voi due durante il fine settimana?-
Jennifer fece segno di no con la testa. - E’ stato
impegnato in questi giorni, cose di lavoro. Mi ha detto che mi chiama appena è
un po’ più libero.-
Patricia era riuscita appena a nascondere il senso di
disappunto che le dava quel fatto: quello durante il fine settimana, chissà come
mai, aveva sempre da lavorare, la cosa era decisamente anomala. Si erano
salutate ed entrambe tornarono al proprio lavoro senza aggiungere altro.
Jennifer a dire la verità era stata quasi sollevata che
lui, dopo il giovedì sera non si fosse fatto più sentire. Le era mancato, questo
era vero, ma in un certo senso avere un paio di giorni liberi le aveva fatto
comodo. Aveva da pensare a parecchie cose, Patricia prendendola in giro su
quella storia della pillola le aveva fatto venire in mente proprio che, al
contrario di quello che si era proposta, in quei giorni non aveva nemmeno mai
pensato a lei e Dominic.
Quella mattina che erano andati a fare colazione insieme
l’aveva visto un po’ strano, come se avesse avuto voglia di andarsene via da lei
il più in fretta possibile. Non era certo la prima volta che succedeva che lui
si dimostrasse restio a stare con lei, quello che la preoccupava era che queste
cose le lasciavano sempre l’amaro in bocca, che non andava via se non quando si
rivedevano e lui ricominciava a comportarsi con lei in quel modo affettuoso che
lo contraddistingueva sempre. Almeno fino alla mattina dopo.
A volte le sembrava di avere a che fare con due persone
diverse, e non riusciva proprio a spiegarsi il perché. Anche il fatto che lei
gli avesse detto che avrebbe cominciato a prendere la pillola sembrava non
averlo minimamente toccato. Per altro si doveva ricordare assolutamente che, con
la ricetta alla mano, doveva andare in farmacia a comprarsi quel medicinale,
dato che quella mattina le era venuto il ciclo e doveva cominciare a prenderle,
come la sua dottoressa le aveva spiegato, non appena fosse arrivato.
Dominic si era fatto sentire solo un paio di giorni dopo, e
solo per scusarsi di aver avuto una serie di impegni improvvisi nei giorni che
erano seguiti al loro ultimo incontro: uno si chiamava Penny, uno non se lo
ricordava nemmeno come si chiamava, gli altri erano stati effettivamente lavoro.
Nel frattempo aveva anche avuto l’occasione di incontrare nuovamente Susan, nel
locale dove abitualmente, a meno di altre proposte allettanti, lui con Jonathan
ed altri amici andavano a passare le loro serate. Era stata una cosa fugace, era
stata lei ad attirare la sua attenzione, Dominic infatti aveva fatto finta di
non averla vista per due validi motivi: il primo era che temeva che Susan
avrebbe detto a Jennifer che l’aveva visto in giro dopo qualche giorno che la
ignorava volutamente, il secondo era che proprio non voleva averci a che fare.
Quando si era avvicinata per salutarlo, Dominic aveva subito intuito che non
c’era proprio niente da aver paura sull’eventualità che dicesse qualcosa a
Jennifer, infatti Susan aveva cominciato a flirtare senza la benché minima
vergogna, cosa che aveva suscitato la curiosità di Jonathan. Aveva avuto
un’illuminante conversazione con l’amico dopo, durante la quale avevano entrambi
convenuto che Susan era veramente una tipa della peggiore specie: per prima cosa
non si faceva scrupolo praticamente di niente, poi era anche piuttosto
prevedibile e grossolana nei suoi metodi di convincimento, anche se Dominic
doveva ammettere che se le circostanze fossero state diverse, quei metodi
avrebbero funzionato eccome.
Non era successo niente com’era ovvio che fosse, anche se
Dominic non aveva saputo dirle un no perentorio come si era prefisso di fare, si
era limitato a lasciare tutto sul vago e ad evitare ogni tentativo d’approccio
che lei, con una ben limitata astuzia, inventava sul momento. A fine serata si
era sentito un po’ in colpa, insomma, avrebbe dovuto dirle a chiare lettere che
era decisamente il caso che se ne trovasse un altro, ma non era riuscito a farlo
e nemmeno lui ne comprendeva il motivo.
Poi il giorno seguente, spinto da non sapeva bene cosa,
aveva chiamato Jennifer, sentiva che doveva e basta. Non avrebbe potuto
chiederle di vedersi perché gli impegni di lavoro gliel’impedivano, ma almeno
voleva sentirla e farle capire che, a comodo, a lei ci pensava ogni tanto.
Forse era per un lieve senso di colpa, che si era fatto
sentire un’altra volta anche se in modo meno pronunciato delle volte precedenti,
ma non era per via del fatto che si era visto con altre donne, più che altro era
il discorso un po’ poco carino che aveva fatto su di lei con Jonathan.
Inutile che lo negasse, che Jennifer avesse quasi trentun
anni l’aveva messo un po’ in confusione, e per giustificarsi quasi gli era
venuta la bella idea di dire che non se l’immaginava così rincoglionita una di
quell’età a Jonathan, il quale dapprima aveva riso fino alle lacrime cercando di
immaginarsi la sua faccia quando lei gli aveva dato quella notizia, poi aveva
asserito che la rincoglionitaggine non era un fattore legato all’età in certi
soggetti.
- Alcuni sono storditi anche nell’utero materno!- aveva
commentato, - Come del resto alcuni già nell’utero materno sono stronzi, non
faccio nomi eh, ne conosco uno che comincia per D e finisce con ominic
Monaghan…-
L’avevano presa a ridere, anche se Dominic, ripensandoci,
doveva convenire che Jonathan a dire che era stronzo aveva ragione, tanto carino
non era stato, soprattutto perché quelle cose di Jennifer non le pensava
davvero.
Le aveva telefonato quindi, in pausa pranzo, e dopo nemmeno
un minuto che parlava con lei, si era sentito anche peggio: Jennifer aveva
sempre qualcosa di bello da dirgli, era sempre così carina con lui e non è che
chiedesse niente in cambio. Gli andava e molto di vederla, anche se quel giorno
era impegnato decise di farsi in quattro per finire presto e cercare di vedersi
con lei.
- Se ci vedessimo sul tardi? Ti dispiace? E’ solo che mi va
davvero tanto di vederti, è quasi una settimana che non ci vediamo.- le aveva
detto sperando che lei accettasse.
Non aveva bisogno di ricordarle che il loro ultimo
appuntamento risaliva ormai al giovedì precedente e, mentre quella telefonata
andava avanti era l’ora di pranzo del mercoledì, Jennifer era con il telefono
all’orecchio davanti a Patricia che stava finendo la sua insalata e cercava di
farsi almeno un po’ gli affari suoi.
- Tardi quanto? Ho ricominciato a lavorare, ti ricordi
vero?- gli aveva risposto in un tono che risultava appena un po’ scostante,
Patricia si era girata appena nella sua direzione guardandola stupefatta.
- Certo che mi ricordo, non sono così smemorato!- le aveva
risposto Dominic che aveva notato che Jennifer sembrava un po’ diversa adesso,
da quando gli aveva ricordato che era una settimana che non la chiamava. - Non
più tardi delle undici, credo. Anzi, veramente spero anche prima.- aveva
aggiunto sperando di guadagnare qualche punto.
- Mi telefoni prima in ogni caso appena riesci a
liberarti?-
- Sì, sì, certo, prima ti chiamo.- l’aveva rassicurata.
Quando Jennifer aveva chiuso la comunicazione Patricia era
più incuriosita che mai, così Jennifer, suo malgrado, le aveva dovuto spiegare
come mai era passata da un tono decisamente zuccheroso ad uno molto più serio.
- Pat, se dovessi dirti che sono contenta che mi snobbi per
giornate intere sarei una bugiarda. Se cerco di contattarlo io ho sempre
l’impressione che lo sto disturbando, se gli invio un messaggio scritto stai pur
sicura che al mille per cento non mi risponde nemmeno morto. Io capisco che fa
un lavoro particolare, non mi disturba non vederlo per giorni per via dei suoi
impegni, quello che mi disturba è che m’ignori completamente. Insomma, io ormai
pensavo che…-
- Che siete una coppia?- l’interruppe Patricia aiutando
l’amica a concludere il concetto.
- Ecco… sì…- aveva detto titubante Jennifer, - anche se in
verità non ne abbiamo mai parlato, dal modo in cui si comporta lui credevo di
sì.-
- Dovresti provare a tirare fuori l’argomento, certe cose è
meglio chiarirle, non credi?-
Jennifer si era fatta un po’ più cupa. - Pensi che sia
facile? No, dimmi se pensi che lo sia!-
- Se lo fosse l’avresti già fatto, e probabilmente l’avrei
fatto anch’io.- aveva risposto diventando un po’ più cupa anche lei. Ma la sua
espressione era cambiata subito, aveva sorriso all’amica e aveva aggiunto:-
Certo che prima sembrava che avessi una doppia personalità, mi hai fatto paura!-
Anche Jennifer le aveva sorriso:- Dottor Jekyll e Mr Hyde!
Visto, siamo una gran bella coppia io e Dominic allora!-
***
Dominic alle nove e mezza quella sera aveva cominciato
nervosamente a guardare l’orologio. Nessuno lo obbligava a stare a quella mostra
ancora a lungo, aveva fatto la sua apparizione e diverse foto, il suo l’aveva
fatto insomma. Penny, che era con lui, aveva cominciato a preoccuparsi nel
vederlo così nervoso, era come se ci fosse qualcosa che lo tormentava. L’aveva
lasciato un momento ed era andata a prendersi da bere, un acqua tonica per lei e
poi si era fatta fare un gin tonic per lui, chiedendo al bar man di andarci giù
pesante con il gin. Quindi, anche se lui aveva detto che non voleva niente,
gliel’aveva porto e gli aveva detto:- Magari ti dai una calmata.-
Dominic l’aveva appena assaggiato facendo una smorfia, dato
che il bar man aveva decisamente seguito il consiglio di Penny, gli era sembrato
di bere un sorso di gin puro. Per altro era a stomaco vuoto, se avesse
continuato a bere quella roba si sarebbe sentito male pur essendo fin troppo
abituato a bere.
- Non è che sono agitato, è che mi voglio togliere dalle
palle presto stasera, ho decisamente altri programmi.-
Penny gli aveva sorriso: - Che c’è, non si accontenta più
del messaggino della buonanotte?- aveva affermato scherzando riferendosi a
Jennifer.
- Nemmeno io se è per questo.- aveva ribattuto altrettanto
sorridente Dominic, solo che il suo sorriso era leggermente malizioso, quasi che
volesse darle a bere che era una cosa di sesso. Penny non era una scema, Dominic
per altro le aveva parlato ancora di quella ragazza anche se in modo vago e lei
aveva intuito che per lui doveva avere qualcosa di speciale, non fosse altro che
per il fatto che ancora non si era stufato di vederla.
- Ci penso io, tu non ti preoccupare. Adesso vai a sederti
da qualche parte e fai una faccia affranta, e recita come si deve una volta
tanto!-
Dominic l’aveva guardata storto, ma sorridendo:- No,
scusami, con questo che vorresti dire?-
- Zitto e fai come ti dico!-
Dominic non aveva potuto fare altro, ridacchiando aveva
cercato un posto dove sedersi intuendo che Penny si sarebbe scusata per lui e
avrebbe detto che lasciavano la festa decisamente contro la loro volontà perché
lui non si sentiva bene. L’avevano già fatto altre volte, solo per motivi
diversi. Come da copione qualcuno era venuto a salutarlo prodigandosi in grandi
ringraziamenti per il suo intervento e per dire che erano molto dispiaciuti che
non stesse bene, che speravano che non fosse niente di grave e altri vari bla
bla tutti uguali che aveva già sentito.
Con Penny si erano avviati fuori più velocemente possibile,
Dominic aveva insistito comunque per essere lui ad accompagnarla a casa anche se
l’altra aveva detto tranquillamente che poteva prendere un taxi dato che lui
aveva fretta. Non l’avrebbe fatto nemmeno prima di lasciare che tornasse a casa
sola, ma dopo l’incidente di Jennifer era diventato ancora più attento a certe
cose. Appena lasciata Penny davanti a casa sua ed aver aspettato che entrasse
era andato via, telefonando a Jennifer come lei gli aveva chiesto.
Mancavano pochi minuti alle ventidue, Jennifer aveva
intuito che doveva essere lui quando il suo cellulare aveva trillato, di certo
non si aspettava altre telefonate. Dopo la conversazione che aveva avuto con
Patricia era stata per quasi tutto il giorno con addosso una specie d’ansia.
Doveva cercare in qualsiasi modo di chiarire quei particolari che le sfuggivano
con Dominic, doveva farlo o questa situazione avrebbe continuato a disturbarla e
a non farla essere obiettiva.
Aveva risposto, lui dall’altra parte sembrava piuttosto
soddisfatto di essere riuscito a liberarsi, Jennifer aveva finito per essere
contagiata dal suo entusiasmo e si era messa ad aspettarlo più impaziente di
prima. Era certa che lui sarebbe arrivato e che sarebbe stato fantastico per
quella serata, che si sarebbe svegliata accanto a lui la mattina dopo e che si
sarebbe sentita bene, appagata, felice… ma quanto sarebbe durata?
La doppia personalità era sempre in agguato, quanto avrebbe
impiegato Dominic a mostrarsi con un’altra faccia?
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Capitolo 23 *** Incontri ravvicinati del gatto tipo ***
Nuova pagina 1
Capitolo direi
più interessante oggi…anzi, direi che forse è uno dei più importanti questo ai
fini dello sviluppo della storia. Spero che vi piaccia!
Buona lettura!
Mandy
Capitolo 23
Incontri
ravvicinati del “gatto” tipo
Jennifer stava aspettando Dominic con una certa dose
d’apprensione addosso. Aveva cercato di entrare nello stato d’animo giusto che
le avrebbe permesso di affrontare certe discussioni. Si era caricata in un certo
senso, ripetendo a se stessa che era giusto che le cose fossero messe in chiaro:
certo che temeva che Dominic non avrebbe apprezzato e che magari avrebbe potuto
innervosirsi, lo sentiva estremamente probabile, ma era pur vero anche che lei
non poteva continuare a non capire niente della situazione.
Avevano suonato al campanello, Jennifer si era avviata
verso il citofono ripetendo a se stessa che doveva farlo per il suo bene,
rispose e aprì mettendosi ad aspettare Dominic che stava salendo sulla porta.
Era arrivato su abbastanza in fretta, doveva aver corso, infatti aveva il
respiro appena un po’ più pesante del normale.
Aveva cominciato a sorriderle non appena l’aveva avuta
sotto gli occhi, al primo gradino dell’ultima rampa di scale prima di arrivare
al pianerottolo del quarto piano, Jennifer aveva appena alzato la mano
facendogli un cenno di saluto e non aveva avuto il tempo nemmeno di metterla
giù, dato che lui aveva salito velocemente anche quella rampa e l’aveva
abbracciata forte, rimanendo fermo per qualche secondo.
Ecco, adesso diventava difficile. Quel gesto immediato e
spontaneo aveva già da solo reso inutile buona parte del duro lavoro di auto
convincimento che Jennifer aveva fatto su se stessa, dopo le parole che Dominic
le aveva detto avevano concluso l’opera: sempre tenendola stretta con un braccio
intorno alla vita, aveva spostato l’altra mano sul suo collo sfiorandoglielo
leggermente, guardandola fissa negli occhi: - Non ho idea di come abbia fatto a
starti lontano per tutti questi giorni…-
Non le aveva dato il tempo di rispondergli, l’aveva
baciata, cosa che Jennifer alla fine dei conti aveva anche apprezzato, anche se
con una punta d’amarezza. Se non era ancora convinta, mentre quel bacio andava
avanti, capì definitivamente che quel discorso che aveva preparato non
gliel’avrebbe fatto, almeno quella sera.
- Se non ne hai idea tu, non chiederlo a me!- gli aveva
risposto quando si erano sciolti da quel bacio. Avevano riso, quindi si erano
decisi ad entrare nell’appartamento, dato che fino a quel momento erano rimasti
sulla porta. Per di più Sploffy li stava guardando incuriosito da un po’, forse
chiedendosi perché Dominic era rimasto lì fuori invece di andare a grattarlo
come faceva sempre; appena l’avevano notato entrambi si erano rimessi a ridere.
Quella sera a Jennifer era sembrato che Dominic fosse più
stanco e più scocciato del solito. Non con lei, nei suoi confronti non era mai
stato scostante o maleducato, piuttosto tutto il contrario; in genere non gli
chiedeva mai il perché quando lo trovava di cattivo umore, solo che quella sera
non aveva potuto farne a meno. In verità non gli aveva chiesto cosa non andasse,
si era limitata a dirgli che lo vedeva stanco e un po’ strano. Dominic le aveva
sorriso:- E’ che il mio lavoro mi piace, ma è contornato anche da una serie di
impegni fastidiosi, che sono anche divertenti entro certi limiti, ma certe volte
sono pesanti, è tutto un doversi mettere in mostra per farsi pubblicità. Bisogna
essere un po’ ispirati, sennò è pesante… intendiamoci, stringi i denti e
sorridi, c’è di molto peggio, però stasera non pensavo altro che all’ora in cui
avrei potuto filarmela, non so se rendo l’idea.-
Jennifer aveva annuito e sorriso, quindi Dominic aveva
ricominciato a parlare:- Ma non ho nessuna voglia di parlarne, piuttosto dimmi
di te… pesante il tuo ritorno al lavoro?- aveva detto, chiedendole la prima cosa
che gli era venuta in mente.
Come al solito avevano finito per passare un bel po’ di
tempo a chiacchierare, per lo meno era stata Jennifer a farlo mentre Dominic
l’ascoltava sorridendole e facendole qualche domanda ogni tanto. Dominic si
perdeva in certi momenti nel pensare a quanto l’avrebbe preso in giro Jonathan
se solo avesse potuto vedere com’era davvero con lei.
Si era stupito di se stesso per quell’uscita che aveva
fatto sulla porta, le aveva chiesto come avesse fatto a passare ben sei giorni
senza vederla, e la cosa preoccupante era che lo pensava seriamente. Se
cominciava a riflettere su come si sentiva in quel momento e a paragonare il suo
stato a quello di appena un paio d’ore prima, il motivo era facilmente
intuibile.
Sploffy gli si era addormentato sulle ginocchia, respirava
tranquillamente e sembrava essere notevolmente a suo agio. Jennifer mentre
parlava con Dominic ogni tanto si fermava a guardarlo: non appena si erano
seduti sul divano il gattone gli era andato incontro chiedendo attenzioni,
Dominic gli aveva fatto una carezza e questo era bastato a far sì che si
sentisse incoraggiato: con un balzo era salito sul divano e subito dopo sulle
sue ginocchia, sistemandosi con cura e scatenando le risate di entrambi.
- Fai pure eh…- gli aveva detto sarcasticamente Dominic, a
che Jennifer aveva cercato di farlo scendere.
- No, non ti preoccupare, non mi da fastidio.- aveva
ribattuto lui, al quale quella situazione piaceva. Sploffy era un simpaticone e
il fatto stesso di piacergli gli dava una certa soddisfazione.
Tuttavia dopo un po’ aveva cominciato a fargli caldo, gli
sembrava di avere un termosifone sulle gambe e dato il caldo che faceva già
normalmente, dato che erano i primi di giugno, la situazione aveva cominciato a
non essere più tanto piacevole. Dominic aveva tentato di svegliarlo per farlo
andare via, cosa che era risultata impossibile; alla fine l’aveva semplicemente
preso di peso e appoggiato più piano possibile sulla poltrona accanto al divano.
Sploffy non si era scomposto più del dovuto: si era ritrovato sulla poltrona e
si era alzato in piedi, girandosi su se stesso e stiracchiandosi, quindi aveva
sbadigliato e si era rimesso a dormire. Jennifer e Dominic l’avevano osservato
divertiti.
- Che signor gatto… dove lo metti sta!- aveva commentato
sempre con il sorriso sulle labbra Dominic, che poi si era osservato le
ginocchia notando che il gatto gli aveva lasciato un evidente ricordo del suo
passaggio.
- Ops… ho i pantaloni pelosi!- aveva commentato nuovamente,
sempre divertito.
Jennifer l’aveva guardato per poi mettersi a ridere, poi si
era alzata andando verso la cucina dicendo che andava a prendere una spazzola.
Anche Dominic si era alzato e aveva fatto qualche passo nella direzione in cui
andava lei, l’aveva vista attraversare a passetti veloci la distanza che
separava il divano in soggiorno dalla porta della cucina, e qualcosa aveva
attirato decisamente la sua attenzione, qualcosa che in verità l’attirava ogni
qual volta si vedevano.
Indossava un vestito bianco e leggero, con dei disegnini
sopra blu scuro, con una gonna lunga fino a poco sopra le ginocchia, leggermente
stretto all’altezza del seno e scollato con delle spalline fini. Indubbiamente
era già normalmente era un bello spettacolo a vedersi, quando si era alzata
camminando velocemente e a piedi nudi, Dominic aveva notato che quel vestito era
anche abbastanza trasparente, dato il colore e la leggerezza della stoffa di cui
era fatto. Si era ritrovato a pensare che addosso ad un'altra avrebbe fatto ben
un altro effetto, forse sarebbe stato più provocante o addirittura volgare, su
Jennifer era una cosa fantastica, proprio perché non era una provocazione
voluta.
Non ci aveva pensato razionalmente, si era alzato e le era
andato dietro, quando aveva oltrepassato la porta della cucina Jennifer l’aveva
guardato sorridendogli:- Che c’è?- gli aveva chiesto, mentre era intenta a
cercare qualcosa in un cassetto.
Per un momento gli era preso il panico, avrebbe dovuto
dirle che era stato attirato dal moto ondulatorio dei suoi fianchi sotto quel
meraviglioso vestito? - Ehm…- aveva detto sulle prime un po’ incerto, - volevo
solo sciacquarmi del mani, ho toccato il gatto fin’ora.- aveva detto alla fine.
Jennifer, che aveva smesso di guardarlo per tornare a
cercare in quel cassetto gli aveva detto di fare come voleva. Si era avvicinato
al lavello della cucina e si era tolto l’anello che portava al pollice e quello
che portava al medio appoggiandoli sul tavolo, quindi aveva girato il rubinetto
dell’acqua fredda e si era insaponato le mani, non riuscendo comunque a staccare
gli occhi da Jennifer, che non poteva vederlo dato che gli dava le spalle.
Continuando a rimirare quel sedere spettacolare, almeno per i suoi gusti, la sua
mente era partita per la tangente, gli stavano passando diverse idee per la
testa e doveva ammettere che ben poche erano ripetibili ad alta voce. Si stava
asciugando le mani, Jennifer continuava a frugare in quel cassetto, aveva
cominciato anche a sbuffare.
- Dove accidenti s’è cacciata quella spazzola di merda? -
aveva detto a bassa voce tra sé e sé, anche se Dominic l’aveva sentita
ugualmente e non era riuscito a trattenere una risatina.
- Jenny… posso mettere un po’ di musica?- le aveva chiesto
mentre una di quelle idee stava prendendo sempre più piede nella sua testa.
- Sì, sì, fai pure, basta che non alzi troppo il volume.-
Dominic l’aveva rassicurata e si era diretto nel piccolo
soggiorno, mettendosi a curiosare tra i cd di Jennifer. Era alla ricerca di
qualcosa di particolare, stava scorrendo con il dito tutti i cd fino a che non
aveva trovato una raccolta di Sting, pensando che quel sound era decisamente
adatto. L’aveva inserito nello stereo e l’aveva avviato partendo da uno dei
brani che conosceva, fin dalle prime note nella stanza c’era stata un’altra
atmosfera; soddisfatto di aver raggiunto lo scopo era tornato a sedersi dove era
prima, sperando che Jennifer non c’impiegasse troppo a tornare.
- L’avevo messa in un altro cassetto, quanto sono
stordita!- aveva detto nemmeno un minuto dopo Jennifer, tornando velocemente
come prima verso il divano. Si era fermata solo quando era stata davanti a lui.
- Alzati un momentino, ti aiuto.-
- Ma t’immagini, posso farlo da solo!- aveva ribattuto
Dominic tendendogli una mano per farsi dare quella spazzola, ma Jennifer ne
aveva approfittato per prendergliela nel tentativo di farlo alzare.
- Dai, lascia, voglio aiutarti!- aveva ribattuto decisa,
Dominic quindi aveva fatto come preferiva, lasciandola fare, anche se si sentiva
leggermente imbarazzato doveva ammettere che quando Jennifer s’incaponiva nel
prendere quell’atteggiamento quasi protettivo nei suoi confronti gli piaceva da
morire.
Non ci aveva impiegato più di pochi secondi; per Dominic,
che voleva fare ben altro in quel momento, erano stati anche troppi.
Jennifer si era alzata. - Ecco fatto! Vado a rimetterla…-
stava dicendo, Dominic le aveva messo una mano sul braccio per fare in modo che
non facesse nemmeno un passo, con l’altra mano libera le aveva preso la spazzola
e l’aveva appoggiata sul tavolinetto che stava davanti a loro, per poi attirarla
con un movimento deciso verso di se.
Jennifer aveva troncato la frase a metà, aveva sorriso e si
era appoggiata a lui mettendogli un braccio attorno al collo e l’altro attorno
alla vita. Si era issata sulle punte dei piedi e aveva appoggiato le sue labbra
a quelle di Dominic, il bacio quella volta era stato un po’ meno tenero di
quello che si erano scambiati appena era arrivato, era carico di una tensione
passionale che Jennifer aveva subito recepito mentre le loro lingue si
cercavano. Aveva fatto per staccarsi leggermente da lui per andare in camera da
letto, ma Dominic per tutta risposta si era seduto nuovamente sul divano,
continuando a tenerle le mani sui fianchi.
- Che fai?- gli aveva chiesto lei sorridente. Dominic non
le aveva risposto, l’aveva attirata verso di lui in modo che fosse obbligata a
salirgli sulle ginocchia. Jennifer era un po’ perplessa, glielo leggeva
chiaramente in faccia e la cosa un po’ lo divertiva, ma non perché si divertisse
cinicamente a vederla in difficoltà, solo che voleva farle superare un po’ di
quell’imbarazzo che continuava a mantenere imperterrita nei suoi confronti, e
non conosceva altro modo se non spingerla verso i suoi limiti.
Jennifer non aveva potuto fare altro che assecondarlo,
anche se, mentre Dominic aveva cominciato a baciarle il collo scendendo
gradualmente, non aveva potuto fare a meno che farsi prendere un po’ dal panico.
- Non è meglio se andiamo di là?- gli aveva chiesto
ribadendo il concetto che lei avrebbe preferito fare l’amore nel suo letto,
normalmente, come l’avevano sempre fatto.
Dominic aveva staccato le labbra dalla sua clavicola destra
e l’aveva guardata. - Perché qui non si può?- aveva chiesto, però non dandole
modo di rispondere, aveva appoggiato subito la mano sul suo collo e l’aveva
baciata, non smettendo fino a che non l’aveva sentita rilassarsi gradualmente.
Era effettivamente impacciata in quella situazione,
tuttavia Jennifer sentiva anche che gradualmente quel suo sentirsi “inadatta”
stava lentamente andando via lasciando il posto a ben altre sensazioni, molto
più piacevoli da assecondare. Quando Dominic aveva ricominciato a scendere a
stuzzicarle con la lingua il collo, aveva deciso che non le importava niente, se
lui preferiva potevano farlo anche lì, e se proprio doveva essere sincera fino
in fondo quella situazione intrigava anche lei, sarebbe stata sicuramente
un’esperienza interessante. Su una cosa però non voleva cedere.
- Vado a spegnere la luce.- gli aveva detto cercando di
allontanarlo, Dominic non aveva minimamente allentato la presa su di lei, anzi,
con il braccio che le teneva alla vita l’aveva stretta di più.
- Dominic, lasciami un momentino…-
- Non ci penso neanche…- gli aveva detto per tutta risposta
lui, seguitando a fare quello in cui era impegnato. Jennifer aveva sorriso
nervosamente.
- Dai, non scherzare, ci metto un momento…-
- Non sto scherzando Jenny!- le aveva risposto, prendendole
il viso tra le mani e guardandola bene. Temeva forse di star esagerando un po’,
non voleva che si sentisse troppo imbarazzata e sortire l’effetto contrario,
sapeva che certe cose andavano fatte per gradi, o meglio ancora lo intuiva, dato
che non gli era mai capitata una cosa simile fino a quel momento. L’aveva
guardata un momento per sincerarsi che stesse bene e nel suo sguardo lesse che
sì, indubbiamente si sentiva imbarazzata, ma che sarebbe bastato davvero poco
per convincerla e per tranquillizzarla.
Jennifer non aveva detto niente in risposta, l’aveva
guardato anche lei ma poi aveva voltato lo sguardo verso sinistra, evitando il
suo.
- Jenny, guardami.-
Le piaceva da morire quando la chiamava così, la prima
volta le aveva chiesto il permesso, Jennifer si era divertita perché Dominic
proprio non si ricordava che l’aveva già chiamata così la sera che si erano
conosciuti. Era l’unico che abbreviava il suo nome così tra le persone che
attualmente frequentava, non il primo, ma ormai erano passati anni dall’ultima
volta che si era sentita chiamare Jenny da qualcuno. Girò nuovamente gli occhi
su di lui, cercando di sorridergli, e pensando che s’era proprio innamorata di
lui, che probabilmente era stato così sin da quando l’aveva visto quella sera,
anche se non lo conosceva e per giunta nelle condizioni non proprio ottimali in
cui era. Ma che differenza poteva fare una luce accesa o spenta?
Nessuna.
Il suo sorriso si era allargato ed era diventato più
deciso, gli aveva appoggiato entrambe le mani sulle spalle, vicino al collo,
premendole leggermente, quindi si era avvicinata e l’aveva baciato.
La soddisfazione di Dominic in quel momento era arrivata al
culmine, aveva risposto a quel bacio con slancio, deciso a fare in modo che quel
momento fosse uno di quelli che sia lei che lui avrebbero ricordato per tutta la
vita.
Dominic aveva sentito la sveglia di Jennifer, lei si era
leggermente discostata da lui per spegnerla tornando subito a mettersi come era
prima, quindi erano rimasti per una decina di minuti sotto le lenzuola,
abbracciati, fino a che non era arrivata l’ora di alzarsi per lei.
Dominic si era assopito nuovamente, la sua attenzione era
stata risvegliata solo quando aveva sentito qualcosa di leggermente umido
sfiorargli il naso. Aveva sorriso, stava facendo uno di quegli strani sogni che
si fanno nel dormiveglia e quella cosa era stata inglobata perfettamente nelle
sue visioni.
Almeno fino a che qualcosa di peloso e che faceva le fusa
gli si era strusciata contro la guancia. Di scatto aveva aperto gli occhi
trovandosi Sploffy a nemmeno un centimetro di distanza.
Per poco non era morto dallo spavento, aveva lanciato una
specie di grido che a sua volta aveva fatto spaventare Sploffy, facendolo
letteralmente schizzare ed emettere un miao un po’ strano.
Jennifer, che aveva sentito quei rumori dal bagno, visto
che era già vestita, era uscita subito per vedere cosa fosse successo, Dominic
l’aveva guardata con aria semicolpevole.
- E’ colpa sua!- aveva esclamato indicando Sploffy che era
sceso dal letto andandole incontro e strusciandosi contro le sue gambe. Jennifer
rise, sapeva che Sploffy aveva l’abitudine di fare cose sopra le righe, del
resto era il suo gatto e lo conosceva. Dominic le aveva sommariamente detto cosa
fosse successo, si rammaricò di essersi persa la scena, doveva essere stato
esilarante il momento in cui Dominic aveva aperto gli occhi.
Dato che ormai era sveglio, si era alzato e aveva proposto
di andare a mangiare fuori: la sera prima, tanto aveva fretta di andare da lei
che non aveva mangiato, e in quel momento ne sentiva decisamente il bisogno.
Jennifer non aveva potuto accontentarlo, aveva i minuti contati, però gli aveva
detto che potevano benissimo mangiare da lei. Avevano fatto colazione ed erano
usciti insieme, incontrando la signora Doyle che dava l’acqua alle piante sul
davanzale della finestra sul pianerottolo, entrambi l’avevano salutata
cordialmente. Si erano lasciati prima di uscire in strada, dandosi appuntamento
per quella sera.
Jennifer avrebbe contato i minuti, se non addirittura i
secondi: dopo la notte appena trascorsa non poteva pensare nemmeno di stargli
lontana per più di un’ora, sarebbe stata dura arrivare a quella sera.
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Capitolo 24 *** Spazzolino da denti, calzini e mutande ***
Nuova pagina 1
Quando ho
cominciato a scrivere questa storia non vedevo l’ora di scrivere questo
capitolo!
Per chi ha letto “Per colpa di Nessie” non
risulterà nuovissimo come episodio!
Buona lettura a tutti! Mandy
Capitolo 24
Spazzolino da
denti, calzini e mutande
Jennifer prima di aprire gli occhi aveva atteso qualche
secondo. Dominic doveva aver tirato la tenda e tirato su la tapparella, anche ad
occhi chiusi riusciva a capire se c’era luce nella sua stanza. Sentiva dei
rumori strani, non ci volle molto per capire di cosa si trattasse. Mentre si
stiracchiava riuscì a bofonchiare:- Dom… dimmi che non stai giocando con
quell’arnese infernale…-
- Mi dispiace deluderti!- le aveva risposto lui tutto
contento.
Jennifer quindi aveva aperto gli occhi e si era tirata
leggermente su reggendosi sul suo gomito sinistro.
- Dominic, smettila! Mi sono appena svegliata, mi faccio
spavento da sola!-
- Questo lascialo decidere al fotografo!- le aveva risposto
lui, che stava accovacciato per terra sulle punte dei piedi davanti a lei,
completamente nudo e in una condizione di equilibrio decisamente precaria.
Quello che aveva in mano era il suo nuovo giocattolo, una macchinetta
fotografica digitale che aveva comprato dopo diverso tempo che ci pensava. Non
aveva fatto altro che studiare il suo funzionamento il giorno prima, aveva anche
chiesto a lei di istallargli nel suo computer il programma per scaricare le
foto, Jennifer se la cavava abbastanza con i computer dato che ci lavorava molto
in ufficio. Non era certo perché non fosse capace di farlo da se che aveva
chiesto a lei di farlo, era solo per una sorta di pigrizia mentale per la quale
Dominic aveva sempre preferito che fossero gli altri a pensare a queste cose per
lui. Dopo il lavoro era andata a casa sua un paio di giorni prima per fargli
quel favore, anticipando di un paio d’ore l’appuntamento che già avevano.
- Se avessi immaginato che mi avresti rotto così le scatole
non ti avrei istallato il programma, accidenti!- gli aveva detto riferendosi a
quel giovedì pomeriggio.
- Ormai è tardi!-
Dominic si stava divertendo un sacco, ridacchiava
soddisfatto del suo nuovo passatempo, ignorando volutamente che Jennifer si
sentiva davvero in imbarazzo.
- Insomma Dom smettila!-
- Mi dispiace molto ma lei è la povera vittima che
l’artista qui presente ha scelto per imparare a mettere a fuoco, quindi si
rassegni!-
Jennifer sbuffò risentita, Dominic continuava a scattarle
impietosamente foto con quell’aggeggio, esasperata non trovò niente di meglio da
fare che prendere il cuscino e tirarglielo. Nel tentativo di evitarlo Dominic
aveva perso l’equilibrio ed era caduto: non si era fatto niente, del resto era
già praticamente per terra, aveva battuto una sonora sederata, la cosa l’aveva
fatto scoppiare a ridere.
Era rimasto qualche minuto a terra non riuscendo a
smettere, con Jennifer che stava nelle sue stesse condizioni, dopo un po’ gli
faceva male lo stomaco per quanto aveva riso.
- Cazzo che botta di culo che ho battuto!- aveva esclamato
quando era riuscito a smettere di ridere almeno un po’, si era messo seduto e
aveva aspettato che anche Jennifer si calmasse, guardandola fingendo di essere
offeso.
- Ridi eh, ridi pure… delle disgrazie altrui, mi hai fatto
battere una culata per terra e te la ridi pure, essere insensibile che non sei
altro!-
- Direi che ti sta bene! Così impari!- gli aveva risposto
stando al gioco.
- Ah si, eh? Ora ti faccio vedere!- si era alzato e aveva
tirato il cuscino nuovamente sul letto, aveva fatto il giro della stanza e si
era infilato sotto le lenzuola, sempre con l’odiosa macchinetta in mano.
- Cos’hai intenzione di farmi, mentecatto che non sei
altro?- gli aveva chiesto scherzosamente lei, che comunque non riusciva a non
essere un po’ preoccupata.
Dominic non le aveva risposto, con fare sornione si era
avvicinato a lei abbracciandola da dietro. Le aveva passato il braccio sinistro
sotto il collo e aveva appoggiato la mano sulla spalla destra di lei,
imprigionandola in quell’abbraccio. Le aveva spostato i capelli dal collo e
aveva incominciato a darle una serie di baci sulla nuca, era un modo per
distrarla estremamente efficace, Dominic aveva già capito da un po’ che quella
era una cosa che le piaceva parecchio. Quando l’aveva sentita rilassarsi era
tornato al piano iniziale: aveva steso davanti a loro e verso l’alto il braccio
destro e aveva cominciato a scattare nuovamente delle foto che li ritraevano
entrambi. Non appena Jennifer aveva sentito il primo “click” della macchina
fotografica si era subito ribellata alla cosa.
- Ma non t’è passata ancora la voglia? Sei tremendo!-
- E te ne accorgi solo adesso?-
- Oggi sei peggio!- aveva ribattuto liberandosi del suo
braccio, si era girata e gli aveva dato una spintarella per allontanarlo
leggermente, mentre avevano ricominciato entrambi a ridere senza riuscire a
smettere di fermarsi.
Dominic evidentemente ancora non aveva voglia di smettere
di giocare, sembrava averla lasciata in pace per un momento, quando Jennifer
meno se l’aspettava era tornato alla carica: l’aveva afferrata per le spalle
costringendola a sdraiarsi sulla schiena, entrambi avevano ricominciato per
l’ennesima volta a ridere, quindi Dominic si era messo in ginocchio a cavalcioni
su di lei appoggiandole le mani sulle spalle e immobilizzandola un’altra volta.
- E adesso come la mettiamo?- le disse con un tono
decisamente malizioso.
- Mh… vediamo…- gli rispose lei nello stesso tono che aveva
usato lui, - Se sei carino con me potrei esserlo anch’io…-
- Mi sembra uno scambio equo, ma ti ricordo che mi hai
fatto battere una sederata per terra nemmeno cinque minuti fa!-
- Oh poverino, vuoi un bacino sulla bua?- gli aveva
risposto sorridendogli con fare furbetto.
- Eh sì, ti piacerebbe!-
- Non credere che baciarti il sedere sia la mia massima
aspirazione!-
Dominic era scoppiato a ridere, se pensava che nemmeno tre
giorni prima non l’aveva nemmeno mai vista nuda sotto la luce e invece in quel
momento stavano scherzando insieme in quella situazione decisamente particolare,
con Jennifer che sembrava del tutto a suo agio con se stessa, non poteva
crederci. Dopo aver smesso di ridere era rimasto con il sorriso sulle labbra a
guardarla per qualche secondo, poi aveva subito riacquistato la sua verve, aveva
fulmineamente staccato una mano dalla spalla di Jennifer sporgendosi sul
comodino alla sua sinistra dove aveva momentaneamente appoggiato la macchinetta.
Jennifer aveva cominciato a preoccuparsi seriamente.
- Non ci pensare neanche…- gli aveva intimato. Aveva
cercato di riprendere il lenzuolo e coprirsi, ma Dominic ci si era appoggiato
sopra e anche tirandolo riusciva a ricavarne abbastanza appena per coprirsi
l’ombellico. Non le teneva più le mani sulle spalle, tuttavia standole seduto
addosso non le permetteva neanche di sfuggirgli.
- Perché no? Non l’hai mai visto un film che si chiama Blow
Up?-
- No, non l’ho visto, ma che diavolo c’entra?-
- Te lo spiego subito fiorellino di campo… allora, è un
film degli anni sessanta, c’era questo fotografo di moda di successo che un
giorno scatta casualmente delle foto in un parco di Londra e poi, quando le
sviluppa fa degli ingrandimenti e crede di vedere un cadavere nascosto sotto un
cespuglio. Questa cosa lo intrippa talmente tanto che quella notte dopo aver
sviluppato quelle foto torna in quel parco a vedere se trova il cadavere ma il
cadavere non c’è… fondamentalmente a me e te della trama non c’importa una pippa
in ogni modo, perché ci interessa solo il motivo per cui quel film ha fatto
tanto scalpore quando è uscito.-
Dato che Dominic non accennava a scattare Jennifer si
decise a farlo continuare a parlare:- Perché ha fatto scalpore?- gli chiese.
- Perché questo fotografo, che poi era David Hammings nel
film, ad un certo punto durante un servizio fotografico si mette a cavalcioni ad
una delle donne più scheletriche che mi sia mai capitato di vedere e comincia a
farle delle foto. Tutti a dire oh mio Dio, sembrava che scopassero…-
aveva detto usando una vocina scema che aveva fatto ridere Jennifer. - Da qui
nasce lo scalpore. E’ una scena che a vederla adesso, con le porcate che fanno
nei film oggi come oggi, ti viene pure da ridere.-
- E dove vorresti arrivare?- aveva chiesto Jennifer un po’
perplessa.
Dominic aveva sorriso, quindi aveva spostato lo sguardo
sulla macchinetta, osservando tutti quei tasti molti dei quali ancora non sapeva
minimamente a cosa servissero. - Mi piacerebbe rifarla un po’ più hard quella
scena…- aveva detto, mettendosela davanti all’occhio destro.
Jennifer si era istintivamente coperta il seno con le
braccia. - Sei un deficiente! Non t’azzardare a farlo!-
Dominic aveva già cominciato a scattare, Jennifer però
quella volta non era intenzionata a lasciargli fare come voleva, insomma, a
tutto c’era un limite.
- E dai, fammi contento, fatti fare un paio di foto, tanto
rimangono tra noi!-
- Ma non me ne frega un benemerito cazzo se rimangono fra
noi, finiscila!-
Era finita che Dominic aveva smesso solo quando Jennifer lo
aveva minacciato di un calcio a parti notoriamente delicate; aveva alzato le
braccia e con un’espressione più ridicola che mai aveva esclamato: - Se mi
minacci Lillo e le sue amichette mi arrendo, sia mai!-
Jennifer era scoppiata a ridere, sia per quello che aveva
detto che per come l’aveva detto. Una cosa era certa, avrebbe potuto stare per
una giornata a guardarlo, con tutte le smorfie che riusciva a fare non si
sarebbe annoiata, anzi, era più che certa che sarebbe stata a ridere la maggior
parte del tempo.
Quando entrambi avevano smesso di ridere, Dominic aveva
spento la macchinetta e si era sporto nuovamente per riappoggiarla dove l’aveva
presa prima. Non si era spostato dalla posizione che aveva preso, si era
leggermente chinato su Jennifer che, solo quando era stata completamente sicura
che quella macchinetta era uscita fuori gioco, aveva spostato le braccia per
passargliele attorno al collo, attirandolo verso di se. Si erano baciati
piuttosto a lungo, fino a che non si erano fermati per un momento, sorridendosi.
- Comunque, buongiorno, eh…- le aveva detto Dominic,
pensando che quella mattina non si erano nemmeno salutati, avevano subito
attaccato con quel giochetto.
- Buongiorno anche a te.- gli aveva risposto
tranquillamente Jennifer.
Avevano finito per passare l’intera mattinata a letto
alzandosi quasi a mezzogiorno. Jennifer ci era rimasta un po’ male quando lui
aveva dovuto andarsene poco dopo aver pranzato, quel giorno aveva diversi
impegni di lavoro, era la sera in cui avrebbero registrato i Movie Awards e
aveva diverse cose da fare.
- E poi non posso nemmeno lavarmi i denti finché sto qua, -
si era lamentato bonariamente ad un certo punto, - bisognerà che se continuo a
rimanere qui a dormire mi porti uno spazzolino da denti. Ti dispiace?-
- No che non mi dispiace, perché dovrebbe dispiacermi?- gli
aveva risposto lei sorridendogli. - Anzi, se vuoi ne ho uno nuovo, puoi usare
quello se vuoi.-
Dominic le aveva sorriso e le aveva dato un bacio
ringraziandola, quindi Jennifer si era alzata e si era avviata in bagno per
prendergli quello spazzolino, che Dominic era stato abbastanza contento di usare
subito.
Quando aveva fatto per andarsene sulla porta, tra un bacio
e un altro Dominic le aveva chiesto una cosa che non solo l’aveva sicuramente
spiazzata, ma l’aveva anche resa abbastanza felice.
- Se non ti scoccia, posso lasciare qui anche un po’ di
biancheria di ricambio? Mi sentirei più a mio agio. Sai qualche paio di calzini,
qualche paio di mutande… roba così.- le aveva detto con un’espressione
ridicolissima sulla faccia per poi sorriderle.
Jennifer gli aveva sorriso a sua volta. - Certo che puoi,
domani ti faccio un po’ di spazio.-
Quando Dominic se n’era andato mancava poco alle tre del
pomeriggio. Jennifer si era messa a rassettare un po’ casa sua dato che ancora
non l’aveva fatto. Aveva acceso lo stereo e si era messa ad ascoltare la radio
come faceva sempre, le pulizie quel giorno le erano sembrate anche meno noiose
del solito.
Se avesse dovuto dare un limite alla felicità che stava
provando in quel momento non ce l’avrebbe proprio fatta, era una cosa che
proprio era impossibile. Parimenti non riusciva a trovare parole adatte per
descrivere quanto trovasse Dominic straordinario.
Aveva telefonato a Patricia per salutarla dato che non si
erano più sentite dal giorno prima a pranzo. Le era sembrata tranquilla e
rilassata, Jennifer pensò che le cose per la sua amica forse stavano andando per
il meglio. Avevano deciso di vedersi per fare una passeggiata insieme quel
pomeriggio, in serata sarebbe stata impegnata con Ethan.
Patricia si era un po’ dispiaciuta che Jennifer sarebbe
stata sola di sabato sera, l’aveva invitata a bere una cosa con lei ed Ethan
perché proprio non le andava l’idea di saperla a casa ad annoiarsi, ma l’altra
aveva rifiutato con decisione, pur apprezzando il bel gesto.
Passare un sabato sera a guardarsi un film del resto non le
dispiaceva affatto, anzi, le andava di starsene tranquilla per un po’ e di farsi
una bella dormita. Magari avrebbe cercato quel famoso Blow Up al videonoleggio,
tanto per vedere di cosa si trattasse.
Dominic non era arrivato nemmeno in fondo alle scale del
palazzo dove abitava Jennifer che aveva cominciato a pensare di essere
completamente e definitivamente rincoglionito. Il suo stato mentale di quel
periodo lo metteva decisamente sull’attenti, veramente, gli sembrava di star
diventando una specie di maniaco affetto dalla doppia personalità, e la cosa per
lui era davvero, ma davvero preoccupante. Come gli era saltato per la testa di
chiedere a Jennifer se poteva lasciare delle cose da lei? Ma era impazzito?
Lasciare degli effetti personali a casa di una donna era il
primo passo che significava ho una relazione seria. La sola idea lo
ripugnava! Per non parlare del fatto che così facendo rischiava di darle dei
segnali sbagliati, e questo non era bello.
Ripensandoci però era sempre in tempo a non farla una cosa
del genere. In ogni modo si ritrovava già con uno spazzolino da denti a casa di
Jennifer, il prossimo passo erano le chiavi di casa?
Orrore, orrore e ancora
orrore!, pensò
mentre era arrivato a casa sua e si era infilato sotto la doccia. Mentre con gli
occhi chiusi stava sotto al getto d’acqua e il sapone gli scivolava addosso, era
stato colto da un’intuizione improvvisa e fulminante, di quelle che ogni tanto
lo coglievano a tradimento quando meno se l’aspettava. Forse era un po’ tardi
per preoccuparsi se Jennifer avesse pensato che per lui quella storia fosse più
di una relazione divertente e che avrebbe sicuramente avuto un termine. Il modo
nel quale si comportava con lui dimostrava chiaramente che era successo.
- Cazzo!- aveva esclamato a voce alta, sia per
l’illuminazione sia perché, nella disattenzione, si era lasciato scivolare del
sapone negli occhi.
Cercando di sciacquarsi abbondantemente aveva pensato che
era arrivata decisamente l’ora di chiudere con lei, le si era affezionato e non
voleva crearle dei problemi. Aveva già deciso che per qualche giorno non si
sarebbe fatto sentire, coerentemente al suo progetto l’aveva fatto, ma quando
era arrivato al lunedì aveva intuito che non aveva nessuna voglia di smettere di
vederla, anzi, le mancava già un bel po’. S’impose di aspettare, non era normale
quella reazione per lui e doveva almeno cercare di combatterla un po’.
Di raccontare anche sommariamente a Jonathan cosa gli
passava per la testa non aveva la benché minima voglia, sarebbe stato come
offrirgli su un piatto d’argento l’occasione per sfotterlo; certo, lo sapeva che
Jonathan non lo faceva davvero per cattiveria, ma non gli andava di parlargli di
questa storia e questo era quanto. Aveva pensato a Penny come possibile
confidente in quel momento, ma quando era stato lì per chiamarla ci aveva
ripensato.
Insomma, aveva un bel grattacapo per la testa e doveva
sbrogliarsela da solo, una volta tanto.
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Capitolo 25 *** Febbre da soap ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Ho notato giusto
ieri sera che quella scena di “Blow Up” che ho citato nel capitolo di ieri
l’hanno sfruttata per una pubblicità di un orologio: un fotografo che sale
addosso alla modella, solo che nella pubblicità lui le fotografa l’orologio e
lei s’arrabbia pure! Vabbè… era così per dire!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 25
Febbre da Soap
Dominic quel martedì aveva pranzato da Jonathan, era andato
a casa dell’amico verso mezzogiorno, dato che per quella mattina erano entrambi
liberi. Dopo aver mangiato si erano messi nel soggiorno a guardare
distrattamente la televisione, fino a che al padrone di casa non era presa
un’improvvisa folgorazione e aveva afferrato il telecomando cambiando canale.
- Ora ti faccio vedere una cosa che quando abbiamo finito
mi ringrazierai!-
Erano più o meno le due e mezza del pomeriggio, Jonathan
aveva messo su una tv locale, era un canale che nella zona di Los Angeles e
dintorni riscuoteva molto successo. C’era la pubblicità in quel momento, ma dopo
pochi minuti era cominciata una soap opera che, già dal titolo prometteva di
essere una stronzata colossale.
- Ma che minchiata è? - aveva chiesto leggendolo ad alta
voce Dominic. - Amore a Santa Monica? Ma ti sei rincoglionito?-
- E non rompere, aspetta e fidati!-
Dominic aveva fatto una smorfia, quindi non aveva aggiunto
altro, si era messo a guardare scettico fino a che non era finita la stupida
sigla ed era cominciata la soap vera e propria. Ambienti patinati, dialoghi
idioti, sceneggiatura da celebrolesi.
- Jonathan, ma bisogna durarla a lungo?-
L’altro accanto a lui ridacchiava, comunque sembrava
seguire con un po’ d’interesse la cosa.
E poi eccola, aveva fatto la sua entrata trionfale Susan
infilata in un camice bianco candido, faceva molto dottoressa. Dominic cominciò
a ridere appresso all’amico.
- Che cazzo, me lo potevi dire subito, pensavo che ti fosse
presa la sindrome da casalinga frustrata!-
- Mi ci sono imbattuto per caso la settimana scorsa, sulle
prime non ci capivo niente, poi mi sono fatto raccontare la trama da mia zia che
la segue da anni. Insomma, è intrigante quando ci entri dentro. Le soap sono una
specie di droga, quando entri nella storia non puoi più smettere.-
- Ti sei rincoglionito!- commentò Dominic divertito,
sembrava che Jonathan fosse davvero preso dalla cosa.
- Ma tu non hai idea di cosa s’inventano!- aveva esclamato
l’altro. - Allora, il personaggio di Susan è entrato da sei mesi, è la nuova
donna di uno dei quattro figli di un industriale, intorno alla loro famiglia
ruota l’intera faccenda. Praticamente è successo che uno di questi figli è un
medico che è partito per il Perù per andare a lavorare in un campo profughi dove
vaccinano i bambini, anche Susan è un medico e il figlio con cui lei s’è
accompagnata invece è un cinico senza scrupoli. Insomma, il medico è tornato dal
Perù perché s’è preso una malattia, e guarda caso Susan è proprio nel reparto
dell’ospedale che si occupa di malattie infettive e mi pare ovvio che con questo
fratello più, come dire, impegnato nel sociale, ci si trova molto meglio che con
quello cinico. Insomma, sono tre settimane che cincischiano e da un momento
all’altro pare che la dottoressina curerà il malato con qualcosa di più che una
punturina ogni tanto, ma sai come sono i tempi da soap, ci sta che ci mettano
altri sei mesi per dichiararsi e farsi una scopata.-
- Mh, interessante…- aveva commentato Dominic, per poi fare
una pausa riflettendo su un piccolo particolare:- Un campo profughi in Perù? Ma
profughi di che?-
- E che ne so io!- aveva ribattuto l’altro.
Si erano messi a ridere un’altra volta, poi nuovamente a
seguire. Intanto erano entrati in scena altri personaggi e Jonathan aveva
spiegato a Dominic chi fossero: alla fine tra corna, scambi di coppie, figli di
dubbia paternità, rigiri vari e cose al limite dell’immaginabile Dominic era
talmente tanto confuso che non ci si raccapezzava più.
E poi il momento topico, Susan era andata a ritirare le
analisi del fratello impegnato nel sociale.
Nella puntata precedente si era solo avviata a prenderle,
nel leggerle finalmente in questa che stavano vedendo, aveva messo su uno
sguardo da mucca che stava per essere mandata al macello, una cosa davvero
disgustosa. Dominic aveva cominciato a ridere.
- Oh mio Dio, era come immaginavo…- Susan aveva fatto una
pausa ad effetto portandosi una mano alla bocca enfaticamente, - E’ molto più
grave del previsto, e io non posso fare niente per lui!-
Era scoppiata a piangere, Dominic e Jonathan a ridere come
due deficienti, la puntata si era conclusa sull’immagine di lei in lacrime,
mentre passavano i titoli di coda avevano continuato a ridere senza potersi
fermare. Quella telenovela era veramente oscena, quelle brasiliane avevano più
dignità.
- Ma tu non sai che lui praticamente si è già dichiarato!-
stava commentando pochi minuti dopo Jonathan.
- Ma no, davvero?- aveva chiesto interessato Dominic.
- Sì, un giorno mentre lei gli misurava la pressione,
saranno state due o tre puntate fa, lui l’ha guardata negli occhi e le ha detto
che lui era sfortunato, che tutte le volte che s’innamora di una donna non può
averla. -
- Che sfortuna, eh?- aveva detto Dominic con un’espressione
delusa sul viso.
- Eh sì, sono davvero fatti l’uno per l’altra, è triste
quando ci sono certi impedimenti.- aveva ribattuto l’altro annuendo, con la
stessa aria delusa.
Ad un certo punto i due avevano smesso di fissare il vuoto
con quell’espressione e si erano guardati, vergognandosi leggermente. Dominic
aveva assunto un tono di voce anche più profondo del solito:- Bella fica Susan,
eh?-
L’altro aveva fatto anche lui in modo di parlare in modo
più mascolino possibile:- Porca vacca, lo puoi dire forte…-
- M’immagino come dev’essere a letto.-
- Una roba allucinante. Dovresti provare.-
- Eh, una botta mica mi dispiacerebbe, ma francamente mi
sentirei in colpa per il medico con la malattia peruviana!-
Erano scoppiati a ridere entrambi.
- Oh, ma prima sembravamo due casalinghe che non trombano
da vent’anni!- aveva aggiunto Dominic.
- Le soap intrippano Dom. Ora, in tutta sincerità, dimmi se
adesso non sei curioso di sapere se se la tromba!- aveva ribattuto Jonathan
convinto.
- Cazzo si, sono curioso…- aveva dovuto ammettere suo
malgrado l’altro. - Oh, se la guardi poi me lo racconti!-
- Ci puoi scommettere le palle che la guardo! E poi ti dico
tutto!-
Altro momento di imbarazzante silenzio, i due si erano
guardati e avevano riassunto una postura da uomini duri.
- Guardiamo un po’ che fanno sul canale di sport…- aveva
aggiunto Jonathan riprendendo in mano il telecomando e cercando qualcosa da
vedere che fosse un po’ più mascolino. - Ti va una birra?-
Dominic aveva annuito con fare da duro, serrando le labbra
e riducendo gli occhi a due fessure, mentre in televisione stavano trasmettendo
un incontro di boxe del quale, in fin di conti, non fregava niente a nessuno.
Dopo una giornata di tira e molla a pensare se chiamarla o
meno, Dominic aveva deciso che non avrebbe chiamato Jennifer perché era evidente
che aveva ancora bisogno di prendersi una boccata d’aria. Di certo non aveva
nemmeno voglia di rimanersene a casa sua, ad una certa ora aveva chiamato
Jonathan per sapere dove fosse.
- Dom, guarda, ti avverto, stasera c’è anche Jodie.-
Per un momento Dominic era rimasto in silenzio, poi aveva
osservato:- E che differenza fa?-
- Se non fa differenza per te, figuriamoci per me. Allora
ti aspettiamo?-
Dopo la risposta affermativa, si erano dati un
appuntamento, Dominic aveva passato il tempo che mancava ad uscire cercando di
rintracciare Billy senza successo. Si erano scambiati un paio di e-mail dopo
l’ultima volta che si erano sentiti, Billy gli faceva sapere che stava tutto
sommato bene e che sarebbe stato a Los Angeles per i primi venti giorni circa
del mese. Che sarebbe stato a Los Angeles per tutto quel periodo gli faceva
anche piacere, sul fatto che stesse bene aveva qualche dubbio: Billy pretendeva
di fregarlo, se non lo chiamava era perché era evidente che non avesse voglia di
sentirlo, o non poteva proprio e non certo per impegni che non gli lasciavano il
tempo. Sperò che gli passasse presto, in ogni caso avrebbe avuto la possibilità
di fargliela passare lui, aveva già in mente un programmino niente male a cui
sottoporre l’amico una volta arrivato a Los Angeles, si sarebbe scordato la
bancaria in cinque minuti.
Erano andati nel solito locale, Dominic era arrivato
leggermente più tardi degli altri. Si era seduto al tavolo con Jonathan ed altra
gente, il resto della compagnia non l’aveva vista. Aveva scorto Ethan da
lontano, nel marasma generale però l’altro non aveva visto lui. Non che avesse
fretta di salutarlo, certo, di fatto c’era anche rimasto male nel vedere che era
lì. Ma non faceva coppia fissa con quell’amica di Jennifer? Questo appunto gli
precludeva anche interessanti sviluppi della serata, dato che avrebbe potuto
spifferare qualcosa. Di Jodie per il momento nemmeno l’ombra, a dire la verità
era anche leggermente preoccupato per la sua presenza: non sapeva come
salutarla, era un po’ dispiaciuto ancora per quello che era successo e avrebbe
voluto dirle qualcosa che l’avesse fatta stare meglio, ma probabilmente non
c’era niente che avrebbe potuto farla stare meglio, specialmente se detto da
lui.
Era già al secondo cuba libre quando l’aveva vista non
lontano da dove era seduto, in compagnia di altre sue amiche. Stava parlando
anche con Ethan, questo fu il motivo che lo bloccò lì seduto per il momento:
come minimo voleva salutarla, o avrebbe fatto la figura del codardo che si
vergognava delle sue azioni. Insomma, non che ne andasse fiero, ma non aveva
proprio niente da nascondere o di cui vergognarsi. Aspettò che si separassero,
quando l’aveva vista avvicinarsi al bar si era alzato in fretta e l’aveva
raggiunta, facendo in modo che il loro incontro sembrasse casuale si mise al
bancone e ordinò anche lui da bere. Jodie non l’aveva visto, Dominic si era
discretamente avvicinato e l’aveva salutata, lei gli aveva sorriso timidamente
rispondendo al saluto, di fatto era contenta che lui l’avesse fatto.
Nonostante tutti i discorsi che aveva fatto con Ethan,
Jodie era rimasta pressoché sulle sue posizioni. Anzi, se si poteva ne aveva
pensate anche di peggio: per lei Dominic, la mattina che si erano svegliati
insieme, aveva solo avuto paura di quello che poteva nascere tra loro. Non era
evidentemente abituato ad avere accanto qualcuna che fosse seriamente
interessata a lui e la cosa sul momento l’aveva spiazzato da morire. Jodie
provava anche un grande dispiacere: tutte quelle storie di sesso di una notte,
per lei era evidente che Dominic scambiava l’atto sessuale per una dimostrazione
d’affetto, chissà cosa cercava ogni volta, ma non poteva trovare in nessuna di
quelle donne quello che avrebbe potuto dargli lei.
Il fatto che lui quella sera fosse andato da lei per
salutarla l’aveva fatta ben sperare: si era accorto che aveva sbagliato e voleva
rimediare.
- Come stai?- le aveva chiesto Dominic dopo che lei gli
aveva sorriso.
- Bene, sto bene. Tu piuttosto?-
- Non c’è male nemmeno per me.-
Era seguito un momento di silenzio, Dominic aveva
cominciato a bere dal suo bicchiere e Jodie anche sembrava essersi distratta un
attimo. Stava aspettando che lui le dicesse qualcosa, ma Dominic non accennava a
dirle niente.
- Hai lavorato tanto ultimamente?-
- Non più del dovuto. Tu?-
- Normale, come sempre.-
Altro momento di silenzio, Dominic aveva pensato che
adesso, fatto il suo dovere, era ora di tornarsene al suo tavolo, stava per
salutarla di nuovo quando Jodie fece una mossa che non si aspettava e che lo
mise decisamente di cattivo umore. Gli aveva appoggiato una mano
sull’avambraccio e poi gli aveva parlato seriamente:- Io e te dovremmo parlare
di quello che è successo Dom, perché non posso pensare che ti ho lasciato così
quella mattina. Mi sono arrabbiata e invece avrei dovuto capirti.-
Dominic l’aveva guardata incredulo. E dire che pensava di
essere stato chiaro.
- Jodie, scusami ma proprio non ti capisco.- le aveva detto
asciutto.
- Immaginavo che mi avresti risposto così. Non devi stare
sulla difensiva con me, io non sono come tutte le altre, non me ne andrò via e
non me ne fregherò di te, su questo puoi contarci.-
Dominic cominciava ad intuire cosa le stesse passando per
la testa. Da una parte gli veniva da ridere perché quella situazione era proprio
ridicola, dall’altra era decisamente contrariato.
- Guarda, veramente credo che ci siamo proprio fraintesi.-
- Insomma smettila di stare sulla difensiva una buona
volta!- aveva ribattuto lei con impeto e spostando la mano dall’avambraccio alla
spalla. - Non ti chiedo altro che di vederci un po’, di frequentarci.- aveva
fatto una pausa enfatica accarezzandogli la spalla. - Io ci tengo a te.-
Dominic non ce l’aveva proprio fatta, più gentilmente
possibile le aveva fatto togliere quella mano che imperterrita Jodie gli teneva
addosso e aveva cercato tranquillamente di spiegarle le sue ragioni.
- Tu hai travisato e non poco quello che è successo, credo
di aver sbagliato a essere venuto a salutarti…-
- Tu sei venuto a salutarmi perché lo sai che ci tengo a
te, anche se non vuoi ammetterlo perché hai paura!- gli aveva detto lei
interrompendolo. Poi era stata zitta aspettando una sua reazione, che era stata
del tutto differente da quella che si aspettava.
- Tu hai il vizziaccio di non far parlare gli altri, se
stai zitta per cinque miseri minuti forse riesco a spiegarti che io non ho
proprio paura di niente, che con te ho fatto una delle cazzate peggiori degli
ultimi tempi perché non eri proprio il tipo da scopata e che l’unica
giustificazione che ho è che ero ubriaco fradicio anche se la cosa non mi
assolve e per altro non mi ricordo nemmeno che diavolo abbiamo fatto e come
siamo finiti a casa mia, pensa un po’ tu. Tutto quello che pensi sono favole che
ti racconti e se sono venuto a salutarti stasera l’ho fatto per educazione e non
certo per incoraggiarti a salvarmi dalla mia presunta paura dell’amore, che per
altro esiste solo nella tua testa.-
Immediatamente si dette dell’idiota, l’espressione di Jodie
si era fatta triste, sembrava che stesse per scoppiare a piangere da un momento
all’altro. Decisamente si era fatto prendere troppo dalla rabbia del momento e
aveva usato un tono decisamente sbagliato.
- Scusami, sono stato uno stronzo.- aveva aggiunto
cambiando atteggiamento, si stava sentendo in colpa, anche se forse aveva fatto
bene a dirle in modo molto diretto come stavano le cose, forse era proprio
quello di cui Jodie aveva bisogno.
Lei stava stoicamente cercando di mantenersi calma, gli si
leggeva in faccia che però calma non lo era proprio per niente. - No, non
preoccuparti. La cretina sono stata io.-
- Ma non sei una cretina, hai solo visto qualcosa che non
c’è, e credimi mi dispiace…-
Jodie si era girata ed era andata via, non dandogli il
tempo di finire la frase, Dominic l’aveva vista sparire tra la folla e non
l’aveva più incontrata nuovamente.
- Che serata di merda!- bofonchiò tra sé e sé, quindi aveva
preso il suo bicchiere e aveva fatto per tornare al tavolo da Jonathan. Qualcuno
l’aveva preso per un braccio trattenendolo.
Dominic si era girato e non aveva potuto fare a meno che
snocciolare una litania di parolacce dentro alla sua testa, quella serata
sembrava volgere sempre in peggio. La grande attrice di soap opera stava davanti
a lui sbattendogli le tette in faccia e ammiccando.
- Chi si vede…- le aveva detto poco convinto, alzando un
po’ lo sguardo per guardarla in faccia.
- Visto le fortunate coincidenze della vita? Bisognerebbe
sfruttarle, no?-
Ecco, appunto, ci mancava solo
questa maiala in calore! aveva pensato, tuttavia aveva cercato di essere educato e
ci aveva parlato per qualche minuto, solo che dato il rumore avevano dovuto
farlo parlandosi direttamente nelle orecchie, e Susan non aveva certo perso
l’occasione di fare la stronza. Aveva anche bevuto dal suo bicchiere curandosi
di appoggiarci bene la lingua sopra, uno spettacolo raccapricciante a vedersi.
Non avrebbe mai detto che sarebbe stato possibile, ma
quando aveva visto Ethan andare verso di lui con passo deciso era stato quasi
contento che l’altro l’avrebbe salvato da quella situazione. Almeno era stato
contento fino a che non aveva intuito che Ethan era arrabbiatissimo con lui e
per un motivo che lui conosceva fin troppo bene. Si era congedato da Susan che
si era raccomandata che lui non se ne andasse senza salutarla, quindi aveva
cominciato a parlare con Ethan.
Dire che era su di giri per quanto era arrabbiato era poco,
quando aveva visto Jodie in lacrime e si era fatto spiegare il perché, gli era
arrivato il sangue alla testa nel sentirlo. Ma era mai possibile che Dominic
dovesse sortire quell’effetto in lei? Una volta tanto voleva mettere i puntini
sulle i, gli sembrava dovuto a quel punto. L’unico problema era che
Dominic non era certo nello stato d’animo adatto a sopportare quella strigliata,
da Ethan poi, che non era certo uno che si potesse permettere di fargliela.
Era andata a finire che erano volate parole un po’ grosse,
e che prima che se ne accorgesse Jonathan, se ne’era invece accorto uno degli
uomini della sicurezza che era intervenuto per paura che sfociasse tutto in una
rissa.
Di fatto non erano stati buttati fuori dal locale perché
c’era coinvolto Dominic, di certo non sarebbe convenuto alla gestione che una
persona del suo calibro, che per altro frequentava molto spesso quel posto, non
si fosse più presentata per un episodio che ai suoi occhi avrebbe potuto
risultare come un affronto in piena regola. Inutile dire che Ethan fosse rimasto
immensamente innervosito da questo particolare. Se li avessero buttati fuori
entrambi sarebbe stato meglio, almeno Dominic avrebbe avuto un trattamento
normale, invece che sempre quel trattamento con i guanti che gli era dovuto solo
perché era famoso, ma che non si meritava affatto.
Dominic aveva rassicurato il buttafuori che sarebbe finita
lì, e quest’ultimo si era prodigato in mille scuse per averlo disturbato.
Neanche a dirlo Dominic aveva subito tolto le tende senza
salutare nessuno, era passato al guardaroba e si era ripreso la giacca per poi
andarsene via di corsa. Era di pessimo umore e gli ronzavano in testa le parole
di Jodie, non sapeva nemmeno lui perché.
Ma quanto sono belle le serate
casalinghe, pensò.
Cominciava a sentirne la nostalgia.
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Capitolo 26 *** Inutili prese di coscienza ***
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Buona lettura!
Mandy
Capitolo 26
Inutili prese di
coscienza
Di tornare a casa Dominic non aveva la minima voglia. Non
rendendosi conto che effettivamente lo stava facendo si era diretto verso casa
di Jennifer e aveva cercato parcheggio quanto più vicino potesse a casa sua. Non
si era fermato a riflettere sul fatto che mancasse poco più di un quarto d’ora
alla mezzanotte, lo fece e basta: si diresse spedito verso il portone e suonò al
citofono.
Gli rispose almeno un minuto dopo una voce leggermente
assonnata. - Chi è?- aveva detto Jennifer dall’altra parte, un po’ scocciata.
- Jenny, scusami…-
Lo riconobbe subito, del resto non è che ci volesse molto.
- …sono Dominic.-
- Hey…- gli aveva detto cambiando decisamente il tono della
voce, - Vieni su.-
Dal sabato mattina non si erano più visti né sentiti e
Jennifer quella volta si era imposta di non preoccuparsi e di non prenderla
male, per non incappare in certe situazioni del resto le bastava chiudere gli
occhi e ricordarsi come erano stati l’ultima volta insieme, non poteva essere
arrabbiata con una persona che la faceva sentire così.
Era arrivato al pianerottolo, Jennifer al primo sguardo
aveva subito intuito che ci fosse qualcosa che non andava. Dominic aveva
un’espressione decisamente crucciata che veniva fuori in tutta la sua
prepotenza, anche se cercava di fare finta di niente. Appena era stato davanti a
lei le aveva sorriso mentre la raggiungeva, l’aveva abbracciata e le aveva
chiesto nuovamente scusa per quell’improvvisata a quell’ora decisamente tarda.
- Mi andava talmente tanto di vederti che non ho resistito.
E poi una volta mi avevi detto che potevo farlo, così ho preso la palla al
balzo.-
Jennifer capì che se era lì, a quell’ora e di quell’umore
decisamente contrariato, anche se nei suoi confronti era sempre così carino, era
perché aveva davvero bisogno di stare con lei. Chissà quale poteva essere la
causa di quello stato d’animo, mentre ancora lui la teneva tra le braccia gli
aveva appoggiato una mano sulla nuca e l’aveva sentito molto teso. In verità non
le interessava poi molto il motivo, l’unica cosa che le importava era fare
qualcosa per lui.
- Hai fatto bene, dai entriamo.- l’aveva incitato
spostandosi dalla porta per lasciarlo passare.
Anche Sploffy si era alzato per controllare chi fosse
arrivato a quella strana ora, appena aveva visto Dominic gli era andato incontro
e gli si era strusciato contro le gambe. Dominic gli aveva fatto una carezza, ma
a dirla tutta non era molto in vena di fare le coccole a Sploffy. Gli animali
sono più sensibili dell’uomo in certe situazioni, è come se avvertissero
nell’aria certe vibrazioni: dopo quella carezza il gattone si era voltato ed era
tornato a dormire.
- Ti ho svegliata, vero?- le chiese mentre Jennifer stava
chiudendo nuovamente la porta, sentendosi leggermente in colpa.
- No, ancora non stavo dormendo. Ero già a buon punto, ma
non preoccuparti, davvero. Mi fa piacere che sei qui.-
- Era meglio se ti chiamavo prima, scusami, sono un
deficiente.- aveva ribattuto Dominic, che più stava in quella situazione e più
si sentiva, per l’appunto, un deficiente.
Jennifer si era avvicinata a lui appoggiandogli entrambe le
mani sul collo, quindi aveva parlato con un tono di voce più rassicurante
possibile, dato che cominciava a notare che Dominic era in uno stato psicologico
piuttosto debole. Mai come in quel momento aveva sentito così forte da parte sua
quella richiesta di accettazione e protezione.
- Non ti preoccupare, va benissimo. Sono contenta che sei
qua, hai fatto bene a venire.-.
Detto questo si era tirata su sulle punte dei piedi e gli
aveva dato un bacio, Dominic l’aveva assecondata stringendole le braccia attorno
alla schiena e premendola contro di sé. In effetti, se anche non ci aveva
riflettuto, sapeva perché aveva avuto quel bisogno improvviso e del tutto non
controllabile di andare da lei. Era arrivato da nemmeno un minuto, ma già
percepiva il suo umore cambiare, si sentiva bene, e se anche era dispiaciuto di
averla infastidita era convinto che quella fosse stata la cosa migliore che
poteva fare. Tuttavia non poteva rimanere lì, quando quel bacio era finito le
aveva sorriso.
- Grazie, ma adesso me ne vado, vorrai tornare a letto e io
ti sto infastidendo.-
In effetti Jennifer era stanca e aveva bisogno di dormire,
ma non voleva affatto che Dominic andasse via.
- Non devi andartene. Puoi dormire qui, se vuoi.-
La proposta era indubbiamente allettante, Dominic accettò,
anche se gli sembrava una cosa lì per lì un tantino strana. Era stupido, non era
certo la prima volta che dormivano insieme, forse era la situazione che era
strana, o forse solo il suo umore.
Jennifer, una volta tornata in camera da letto, si era
tolta la maglietta un po’ grande che aveva messo per andare ad aprire la porta
ed era rimasta con addosso solo le mutandine e una canottiera molto leggera,
Dominic era rimasto un momento sulla porta del bagno a guardarla mentre si
rimetteva sotto il lenzuolo, poi si era deciso a chiudere la porta e a sbrigarsi
ad andare a dormire pure lui.
Non aveva acceso la luce per andare a letto, ormai poteva
dire di conoscere abbastanza bene quella casa e la stanza da letto di Jennifer,
senza difficoltà si era messo sotto il lenzuolo e le si era avvicinato. Non
l’aveva nemmeno toccata, era stata lei ad abbracciarlo, cosa che gli fece
intuire che doveva aver colto il suo stato d’animo. Dopo qualche secondo di
silenzio Jennifer gli chiese anche cosa ci fosse che non andava, ma Dominic si
limitò a risponderle che in quel momento non c’era proprio niente che non
andasse.
Se anche avesse potuto e voluto dirle cosa fosse successo
del resto le avrebbe mentito, perché non sapeva nemmeno lui cosa fosse che non
andava. Sicuramente la discussione di quella sera, sia quella con Jodie che
quella con Ethan, non l’avevano ben predisposto, ma non era quello ad averlo
maggiormente crucciato. Si sentiva irrequieto, sentiva che c’era qualcosa che
non tornava e della quale ignorava la natura: non sapeva se fosse qualcosa che
gli mancava, se fosse qualcosa che doveva fare o che rimpiangeva di aver fatto.
Non riusciva a capire. Stare lì con lei aveva un effetto calmante e quasi
lenitivo sul suo animo.
Jennifer capì che non voleva parlarne e non lo forzò a
farlo, le bastava sentirlo più sereno. Erano rimasti stretti per un po’ ancora
prima che il sonno gli vincesse entrambi.
Solita sveglia, un quarto alle sette del mattino. Durante
quella notte sia Dominic che Jennifer si erano gradualmente sciolti da
quell’abbraccio nel quale si erano addormentati e ognuno aveva dormito nella sua
metà del letto, dato il caldo che faceva. Solo durante quei dieci minuti in cui
Jennifer dopo il fastidioso richiamo era rimasta a letto si erano riavvicinati.
Senza dire niente, ad occhi chiusi e ancora piuttosto addormentati, si erano
accostati l’uno all’altro e Dominic aveva passato il braccio destro sulle spalle
di Jennifer, facendo in modo che si appoggiasse contro la sua spalla. Le aveva
dato un bacio sulla fronte, poi entrambi erano rimasti fermi per qualche minuto,
fino a che lei non si era alzata entrando in bagno.
Faceva davvero caldo, per altro la mattina Jennifer aveva
il sole puntato direttamente sulla parete della sua stanza da letto. Anche se
era ancora presto già la temperatura estiva si faceva sentire, si era infilata
sotto la doccia e aveva aperto il getto dell’acqua posizionando il miscelatore
in modo che l’acqua non risultasse troppo calda, a mano a mano che si abituava
al fresco diminuiva sempre leggermente la temperatura. Si era asciugata e messa
qualcosa addosso lasciandosi i capelli leggermente umidi. Si sentiva benissimo e
allegra, nonostante il fatto che quella giornata al lavoro non sarebbe stata una
passeggiata. Il commercialista aspettava dei clienti importanti e Jennifer
sapeva che sarebbe stato più burbero del solito, ma in quel momento era
sicuramente una cosa che passava in secondo piano: si sentiva bene e al di là
della porta c’era Dominic, i pensieri negativi almeno per un po’ non l’avrebbero
toccata.
Quando era uscita dal bagno l’aveva guardato per un attimo,
era disteso supino e teneva un braccio sotto il cuscino, sembrava essersi
riaddormentato. Appena aveva richiuso la porta del bagno, Dominic aveva alzato
una mano facendole un cenno di saluto, rimanendo per il resto immobile e con gli
occhi chiusi. Jennifer rise, l’aveva trovato decisamente divertente. Per un
momento era salita nuovamente sul letto e gli aveva dato un po’ fastidio,
sortendo l’effetto di farlo svegliare del tutto e di invogliarlo a rispondere a
quei dispetti. Del resto, tra loro due, più che a Jennifer l’indole dispettosa
apparteneva a Dominic, era praticamente scontato che avrebbe risposto alla
provocazione. Jennifer tuttavia si era allontanata presto, non voleva rischiare
di fare tardi, così si era rimessa in piedi avviandosi verso la cucina, a
sbrigare tutte le incombenze della mattina. Stava dando la colazione ad un
affamatissimo Sploffy, quando Dominic l’aveva raggiunta in cucina.
- Jenny, - le aveva detto un po’ incerto, - Vorrei fare una
doccia, posso?-
Jennifer si era alzata da terra sorridendogli divertita. -
Che fai, me lo chiedi? Certo che puoi!-
Dominic le sorrise di rimando, effettivamente dato il tipo
di rapporto che c’era tra loro non c’era alcun bisogno di chiedere il permesso,
però gli era venuto di farlo. Jennifer gli aveva indicato dove avrebbe potuto
prendere un asciugamano pulito ed era tornata alle sue incombenze.
Dopo aver sistemato Sploffy era tornata in camera sua per
finire di asciugarsi i capelli, se li era momentaneamente legati in una coda di
cavallo e aveva cominciato a rassettare anche la sua stanza. Aveva appena finito
di rifare il letto quando Dominic era uscito dal bagno con l’asciugamano intorno
ai fianchi e con i capelli che ancora gocciolavano. Anche se il letto era già
rifatto si era seduto per un momento ai piedi e aveva assunto un’espressione
strana, come se non sapesse cosa fare. Jennifer l’aveva osservato per qualche
secondo sorridendo sulla porta, lui non sembrava essersi accorto della cosa. Le
faceva venire in mente un sacco di cose con su quell’espressione: le faceva
tenerezza, era buffo, mentre lo guardava non aveva potuto togliersi il sorrisino
scemo dalla faccia. Solo quando lui l’aveva notata e l’aveva guardata
rispondendo al suo sorriso, si era decisa a prendere un altro asciugamano
dall’armadio e a mettersi seduta dietro a lui. Dapprima si era messa in
ginocchio dietro alla sua schiena, subito però aveva steso le gambe facendole
aderire a quelle di Dominic: aveva incominciato ad asciugarlo partendo dalla
schiena e risalendo verso l’alto per poi passare ad asciugargli i capelli.
Dominic non aveva detto niente, semplicemente si era goduto
quelle attenzioni non richieste, apprezzandole molto proprio in quanto
spontanee. Non che ci fosse amore almeno da parte sua, però gli piaceva da
morire quel rapporto perché ne aveva bisogno, come la sera prima aveva
chiaramente percepito. Aveva bisogno che ci fosse qualcuna come Jennifer che
gli volesse sinceramente bene, che fosse affettuosa con lui e che lo accogliesse
a braccia aperte sempre e comunque, cercando di capirlo senza asfissiarlo
troppo. Lei era diversa da ogni singola donna che c’era stata fin da quando la
sua vita era cambiata: diversa ovviamente da quelle che erano entrate a far
parte della sua vita per una notte, diversa da quelle che duravano un po’ di
più, diversa anche da quelle con cui aveva provato seriamente a stare,
abbagliato da qualcosa che poi gli veniva sempre negato, che non c’era.
Lei era Jennifer. Semplicemente Jennifer.
Una a cui non sembrava importare un fico secco di chi lui
fosse e di come vivesse, alla quale non interessava minimamente farsi vedere con
lui o della sua posizione sociale, dei suoi soldi e della sua fama, qualcuna per
la quale lui era solo Dominic, e basta. A Jennifer interessava solo stare con
lui, era tanto che non provava simili cose e in quel momento gli era stato
chiaro più che mai che la verità era che aveva bisogno di lei, quasi
disperatamente. Jennifer era ormai l’unica cosa che lo legava alla realtà,
l’ultima cosa che gli desse un senso di stabilità. Il solo pensiero di avere
Jennifer gli dava la sensazione di avere una casa, un punto fisso a cui fare
riferimento quando sentiva che tutto il suo mondo diventava talmente frivolo e
al contempo opprimente da togliergli il fiato. Il resto era confusione.
Mentre questi pensieri gli attraversavano la mente aveva
appoggiato la sua schiena contro il petto di Jennifer, che intanto aveva smesso
di asciugarlo e l’aveva abbracciato passandogli il braccio destro davanti al
collo e il braccio sinistro sotto il suo sinistro, continuando con dolcezza ad
accarezzargli una spalla. Aveva appoggiato la testa sulla spalla di lei
buttandola leggermente indietro.
- Sei pensieroso stamattina, sei sempre giù?- gli aveva
chiesto improvvisamente.
Dominic le aveva sorriso scuotendo la testa leggermente.
Lei non chiedeva cosa avesse, non era una che pretendeva di sapere cosa gli
passasse per la testa. Voleva solo sapere se stesse bene, questo era ciò che
davvero le interessava.
Istintivamente aveva sollevato la mano destra e con il
dorso leggermente le aveva sfiorato una guancia per poi scendere sul suo collo e
risalire, ripetendo il percorso variandolo appena.
Jennifer aveva stretto ancora di più la presa con il
braccio sinistro, quasi che volesse spingerlo ancora di più verso di sé. Era
probabilmente un particolare insignificante, tuttavia aveva cambiato leggermente
le cose per lui, che aveva istintivamente girato la testa cominciando a
sfiorarle il collo con le labbra. Jennifer aveva assecondato i suoi movimenti,
altrettanto coinvolta da quella situazione, poi aveva lasciato che si
sciogliesse per un momento dal suo abbraccio, il tempo necessario che Dominic
aveva impiegato per girarsi e far cadere a terra l’asciugamano che ancora aveva
in vita. L’aveva fatta sdraiare e si era messo su un fianco accanto a lei,
baciandola mentre con una mano s’insinuava sotto la sua maglietta, raggiungendo
velocemente il suo seno destro e cominciando a giocare con le dita sul suo
capezzolo, sentendola reagire ad ogni suo minimo tocco, come del resto lui
reagiva ai suoi.
Gli piaceva da morire sentirla mentre inarcava la schiena e
i suoi tocchi su di lui si facevano meno lenti e più decisi, cercava sempre di
prestare la massima attenzione ad ogni minima reazione e non solo per reagire di
conseguenza, anche solo per il semplice fatto che voleva sempre cogliere il
massimo da quelle esperienze con lei: ogni minimo cambiamento, ogni variazione
dell’espressione del suo viso, non voleva perdersi niente.
Gli piaceva farla stare bene. Aveva capito sin dall’inizio
che tipo fosse, aveva avuto la sensazione che nessuno l’avesse mai messa di
fronte alle sue potenzialità e che lei si fosse in qualche modo sempre frenata
nell’esprimersi, reprimendo la sua sessualità come se fosse qualcosa di cui
vergognarsi. Più andavano avanti con la loro relazione e più Dominic si rendeva
conto che, piano, Jennifer si apriva sempre di più e lui lo percepiva quasi come
se fosse un regalo che lei gli stava facendo.
E poi, quello che gli piaceva più di qualsiasi altra cosa,
era quel preciso istante in cui tutto finiva e la sentiva improvvisamente
rilassarsi contro di lui, quel momento in cui il battito accelerato del cuore si
confondeva con il respiro appena un po’ più pesante, quando erano assaliti
entrambi da quel misto di spossatezza e appagamento che provavano mentre erano
ancora allacciati l’uno all’altra. Durava pochi secondi, in assoluto il momento
più piacevole che Dominic viveva sempre con Jennifer.
Anche quella volta era stato così; dopo erano rimasti per
qualche minuto abbracciati a godersi il momento, almeno fino a che Jennifer,
ricordatasi improvvisamente che esisteva una sciocchezzuola chiamata tempo, si
era appena girata verso il suo comodino ed era trasalita.
- Che c’è?- aveva chiesto Dominic allarmato.
- Porca vacca, mancano venti minuti alle nove! Se arrivo
tardi oggi quello mi fa licenziare!-
Si era alzata di scatto dirigendosi velocemente verso il
bagno, Dominic anche si era alzato e aveva cominciato a vestirsi, quindi aveva
abbassato la tapparella e accostato la finestra della stanza, immaginando che
lei nella fretta avrebbe perso tempo a fare quelle cose.
Quando era uscita dal bagno si era diretta di corsa
all’armadio tirando fuori un vestito leggero grigio chiaro, senza bisogno che
lei gli chiedesse niente Dominic aveva aspettato che l’avesse indossato per
tirarle su tempestivamente la cerniera, analogamente, mentre lei si allacciava
il sandalo destro lui le aveva allacciato il sinistro.
Non si era truccata nemmeno, aveva preso delle cose dalla
toletta e le aveva messe nella borsa.
Erano usciti di corsa e avevano fatto le scale di fretta,
arrivati fuori dal palazzo Dominic l’aveva convinta a farsi accompagnare da lui
dato che aveva la macchina lì davanti mentre invece lei chissà dove e che, in
quel modo, non avrebbe perso tempo a parcheggiare. Si era fatto spiegare dove
lavorasse ed era partito; l’aveva guardata un momento appena distogliendo per un
secondo gli occhi dalla strada e non aveva potuto fare a meno di sorridere. Con
l’ausilio dello specchietto che era sul parasole si era data una truccatina
veloce, a Dominic questa cosa sembrò assolutamente divertente.
Aveva accostato per un momento in doppia fila per farla
scendere davanti agli uffici, prima di scendere dalla sua auto Jennifer gli
aveva buttato rapidamente le braccia al collo e l’aveva baciato lasciandogli
evidenti segni del rossetto che aveva appena messo. Si era messa a ridere e
aveva tentato di togliergliene un po’ con il pollice, poi era scappata.
Trafelata aveva raggiunto la sua postazione alle nove e due
minuti spaccati. Il commercialista non era arrivato per fortuna, sorrise tra sé
e sé mentre riprendeva fiato dopo la corsa folle che aveva fatto. Era più che
certa che quel sorriso non se lo sarebbe più tolto dalla faccia per tutta la
mattina.
Dominic era tornato a casa sua più o meno con lo stesso
sorrisino sulla faccia, questo però non significava che l’aver preso coscienza
della natura del suo rapporto con Jennifer gli avesse aperto nuovi orizzonti,
tutt’altro. Di fatto non era cambiato proprio niente per lui.
Era intenzionato a godersi la cosa fino a che sarebbe stato
possibile, poi, quando sarebbe diventato inevitabile, avrebbe chiuso. Cercava di
scacciare dalla sua testa i pensieri che si susseguivano uno dietro l’altro sul
fatto che era decisamente ingiusto da parte sua portare avanti quel rapporto
così come stava facendo. Sapeva benissimo di essere estremamente egoista, che
quella situazione nei confronti di Jennifer era disonesta: la stava illudendo
deliberatamente di star provando dei sentimenti che non provava, si comportava
come se fosse normale, per uno che non è intenzionato ad una storia a lungo
termine, atteggiarsi come faceva con lei.
Però non poteva farne a meno, come non riusciva a decidersi
a chiudere prima che fosse troppo tardi. Nel qual caso avesse ancora avuto
qualche dubbio era già troppo tardi, anche se si girava stoicamente dall’altra
parte davanti a certi evidenti segni, aveva intuito che Jennifer doveva essersi
innamorata di lui.
Gli dispiaceva che fosse così, da una parte tuttavia era
contento che lei fosse molto coinvolta.
Le aveva promesso che sarebbe andata a riprenderla dopo il
lavoro dato che era senza macchina, cercò di organizzarsi la giornata in modo da
riuscire a tener fede alla parola data, quindi aveva allontanato ogni pensiero
gli fosse venuto in mente sulla faccenda: finché non ci pensava e si diceva che,
in fondo, a lei non aveva mai promesso niente, la sua coscienza rimaneva in
silenzio.
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Capitolo 27 *** Verità? No, grazie ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Ultimo capitolo
della settimana e bastonata tra capo e collo… leggendo capirete il perché!
Stavolta
l’incasinatura, specialmente sul finire del capitolo, è voluta, mi sembrava che
rendesse meglio lo stato psicologico del personaggio. Se poi ho fatto una
strullata me lo direte voi con le vostre impressioni!
Volevo
ringraziare, oltre che a tutti coloro che mi leggono e mi recensiscono sempre
(siete veramente rassicuranti, grazie mille!), l’ultima persona che mi ha
recensito, Sarish…grazie mille! Caspita, mi sento parecchio sotto esame quando
qualcuno mi dice che sta leggendo anche i miei vecchi lavori, brrrr! Speriamo
siano di tuo gradimento.
Buona domenica a
tutti, Mandy!
Capitolo 27
Verità? No,
grazie
La sera successiva Ethan era ancora molto arrabbiato per
quello che era successo con Dominic. Fin da quando era andato a prenderla,
Patricia aveva notato che era piuttosto strano e non c’era voluto molto perché
lui lo ammettesse. Non avrebbe voluto discutere di quella faccenda, soprattutto
con lei, di fatto però aveva anche bisogno di scaricarsi parlandone un po’.
Ovviamente con Jonathan non aveva potuto farlo, con Jodie ancora meno dato che
era stata lei a piangere sulla sua spalla per l’ennesima volta: alla fine tutta
quell’ansia accumulata era uscita nel momento meno opportuno, e se anche Ethan
aveva provato a lasciare fuori le scappatelle di Dominic da quella storia, alla
fine era uscito tutto, sortendo un effetto decisamente liberatorio su di lui.
Aveva finito per non risparmiarsi, facendo un resoconto abbastanza dettagliato
dei normali costumi sessuali di Dominic, tanto da far capire molte cose a
Patricia, la quale in ogni modo, avendo intuito già da se determinate cose,
l’aveva fortemente incitato a parlargliene.
- Ecco, mi hai estorto tutto, per lo meno tutto quello
d’importante che hai da sapere sulla faccenda.- le aveva detto, finendo per
parlare di cose che, in fondo, con il suo malumore non avevano niente a che
fare.
Patricia era in uno stato d’animo veramente strano: da una
parte era piena di rabbia verso Dominic, dall’altra era così dispiaciuta per
Jennifer che quasi le veniva da piangere se solo si soffermava a pensare a
quanto la sua amica fosse presa da quella storia. Specialmente pensando
all’ultima conversazione che aveva avuto con lei all’ora di pranzo, era stata
assalita da uno sconforto pressoché totale.
Jennifer era arrivata di corsa al loro abituale
appuntamento, il commercialista quel giorno doveva averle davvero rotto le
scatole per averle fatto fare tanto tardi. A pranzo aveva mangiato quasi per
due, Patricia l’aveva guardata un po’ stranita e l’altra, sorridendole sorniona
si era giustificata dicendole:- Non ho mangiato a colazione, ho una fame
terribile. E’ che proprio non ho avuto il tempo di mangiare stamattina…- il
sorrisetto sornione si era trasformato in qualcosa di più malizioso, così
Patricia, incuriosita, si era fatta raccontare a grandi linee cosa fosse
successo.
- Non è per questo in particolare… è tutta la situazione
che è fantastica. Credo che non mi sia mai successo di incontrare una persona
come Dominic.- le aveva detto in conclusione con aria sognante. Improvvisamente
si era fatta un po’ più seria e aveva ricominciato a parlare:- Ci sono dei punti
oscuri, certo. Non è che lui parli mai molto, a dirtela tutta ci sono tante cose
che vorrei sapere di lui e che non ho mai avuto occasione di chiedergli, ma
penso proprio che sia il problema minore, credo che avrò sicuramente il tempo di
chiedergli quello che voglio.-
Aveva taciuto di nuovo, fissando per un momento il piatto,
poi verso destra in un punto imprecisato, non aveva potuto evitare di sorridere
nuovamente. - Sono innamorata di lui Pat, è un sacco di tempo che non mi sento
così! E’ una sensazione indescrivibile, come se in questo momento potessi
affrontare tutto e tutti, mi sento forte e… bene… sì, mi sento benissimo!-
L’aveva sempre pensato di fatto, sin dalle prime volte che
aveva cominciato a vederlo, ma era la prima volta che Jennifer ammetteva ad alta
voce e davanti a qualcun altro che era innamorata di Dominic, e la cosa
rappresentava sicuramente un passo decisivo, Patricia l’aveva intuito
precisamente.
Dopo quella specie di confessione l’aveva guardata
sorridente, era felice per lei. Aveva sempre avuto le sue perplessità, ma mai
come in quel momento era stata convinta che si sbagliava, che doveva
assolutamente essersi sbagliata.
E invece alla fine risultava che lei aveva visto
giustissimo per quanto riguardava le strane sparizioni di Dominic, come allo
stesso modo aveva visto bene che nel suo modo di porsi iniziale c’era qualcosa
che non la convinceva.
Tutta questa situazione la metteva in una posizione
decisamente scomoda. Da una parte avrebbe voluto dire tutto a Jennifer, per
farle capire con che razza di persona si stava vedendo, dall’altra temeva che
dirle la verità avrebbe significato incrinare la loro amicizia pesantemente. Per
quanto riguardava Susan non si era stupita di sapere che stava tampinando
Dominic ad ogni occasione possibile, anzi, se l’immaginava che l’avrebbe fatto
dopo quella sera che Dominic era venuto a casa sua a prendere Jennifer. Aveva
tuttavia deciso che avrebbe taciuto, anche se si faceva una gran violenza a
farlo. Parlare con Jennifer alla fine poteva significare fare anche peggio, e
non voleva che ciò accadesse.
Quello che più la infastidiva era il modo in cui Dominic si
era sempre comportato con Jennifer, sia per come ne parlava l’amica, sia per
quello che lei stessa aveva visto con i suoi occhi. Indubbiamente era un tipo un
po’ sopra le righe, ma con lei era stato sempre carino, gentile, premuroso,
affettuoso: insomma, un concentrato delle migliori doti che un uomo possa tirare
fuori con una donna.
La stava prendendo in giro, e nemmeno poco. Tutte quelle
balle sul lavoro che lo impegnava, quelle foto delle Hawaii che Jennifer aveva
voluto platealmente ignorare: se i suoi calcoli erano giusti, e lo erano,
Dominic doveva essere andato a letto con l’amica di Ethan quella sera che aveva
portato il gatto a Jennifer, si ricordava come se fossero passati nemmeno cinque
minuti che al suo invito a cena lui aveva risposto no, che aveva dieci minuti e
poi avrebbe dovuto correre ad un impegno di lavoro. Chissà quante volte era già
successo che lui l’avesse ignorata o addirittura bidonata per scoparsi un’altra.
E quel cellulare che le aveva regalato, tutte le attenzioni
che le aveva riservato per via di quell’incidente. Tutto questo le faceva male,
soprattutto perché saperlo per lei era inutile, si sentiva completamente
impotente. Qualcosa però doveva pur farlo, non poteva rimanere con le mani in
mano. Quella notte si addormentò tardissimo proprio nel tentativo di escogitare
qualcosa, una cosa qualsiasi da fare per aprire gli occhi a Jennifer.
***
Era stato un pomeriggio impegnativo per Dominic: strano ma
vero, gli pesava di più passare quattro ore in uno studio televisivo a
registrare una stupida pubblicità, piuttosto che passare una giornata intera sul
set di un film, probabilmente dipendeva dall’attrattiva e dall’interesse che il
tipo di lavoro gli suscitava. Anche se Penny l’aveva accompagnato, non è che gli
aveva potuto alleviare la cosa, anche se dell’impegno ce l’aveva messo. C’era un
tipo che, mentre Dominic lavorava e lei stava lì a guardare, non aveva fatto che
tampinarla. Dominic per ovvie ragioni non sentiva cosa si stessero dicendo,
tuttavia immaginava perfettamente che tipo di conversazione fosse dalle loro
espressioni: quella di lei era un tantino scocciata, era palese che gli stesse
rispondendo a monosillabi e per educazione, lui invece continuava ad ammiccare e
a sorridere. Ogni tanto, nei momenti di pausa, Dominic riusciva ad incrociare lo
sguardo di Penny, che lo guardava esasperata, lui non riusciva a far altro che
ridacchiare, almeno finché lei non aveva poco elegantemente alzato il suo dito
medio in sua direzione e il tipo appiccicoso si era accorto. Non che Dominic
avesse capito molto della situazione, non aveva potuto fare a meno di mettersi a
ridere, ma era evidente che Penny aveva dovuto dare una spiegazione plausibile
di quel gesto, che poteva essere rivolto anche al tipo appiccicoso.
Quando erano state quasi le sei del pomeriggio Dominic era
riuscito a liberarsi. Nel suo camerino aveva scritto un messaggio di testo
brevissimo a Jennifer dicendole che avrebbe fatto un po’ tardi, intanto stava
bonariamente sfottendo Penny, che era entrata senza nemmeno bussare, come del
resto faceva sempre, e aveva subito attaccato a parlargli male di quel tipo.
- Ma porca puttana, ma è mai possibile che certi proprio
non capiscono quando devono togliersi dai coglioni?-
- Secondo me sei tu che non sai rimbalzare…-
Penny aveva riso. - Comunque, brutto pezzo di merda che non
sei altro, ce l’ho anche con te che te la ridevi delle mie disgrazie, ma tanto
mi sono vendicata!-
Dominic l’aveva guardata perplesso.
- Si hai capito bene… dato che il tipo non afferrava gli ho
detto che dovevo fare una cosa, allora lui puoi immaginare che mi ha chiesto il
numero prima di lasciarmi andare via, e indovina un po’ Penny il numero di chi
gli ha dato?-
L’altro l’aveva guardata stupito:- No, dai, non l’hai fatto
davvero?-
- Sì che l’ho fatto!-
- Ma che stronza!- l’aveva apostrofata Dominic
ridacchiando. - Detto fatto, quando chiama gli do il tuo!-
- No, non lo farai!- gli aveva risposto di getto Penny,
guardandolo mentre gli sorrideva.
- Se tu gli hai dato il mio io posso dargli il tuo… a meno
che non mi convinci a non farlo.-
Penny aveva sbuffato mentre Dominic faceva una finta
risatina sadica, accompagnando quella specie di bonario ricatto che le aveva
fatto.
- Se proprio devo…- aveva detto in un tono che faceva quasi
sembrare che l’eventualità di doverlo convincere le dispiaceva. Si era
avvicinata a lui che stava in piedi appoggiato alla parete, appena era stata a
due millimetri di distanza dal suo naso gli aveva messo entrambi le mani sulle
natiche e l’aveva attirato contro di lei.
- Sono abbastanza convincente?- gli aveva chiesto
guardandolo fissa.
Dopo quest’uscita si erano entrambi messi a ridere mentre
Dominic le ricambiava il favore, dopo qualche secondo ancora non erano riusciti
a smettere di ridere.
- Se ridi così però mi smonti…- si era lamentata Penny, che
tuttavia non riusciva a smettere, praticamente come lui. - E poi non sarebbe
nemmeno una cattiva idea.- aveva aggiunto poi dandogli un bacio al quale
Dominic aveva risposto.
- Diciamo che conta il pensiero e non darò il tuo numero al
rompicoglioni,- aveva asserito Dominic cercando di sembrare serio, - ma stasera
ho da fare, desolato di non poter mettere a tua completa disposizione il mio
immenso charme.-
Penny aveva riso nuovamente e si era staccata da lui.
- Ma vaffanculo te e il tuo charme! Che fai stasera? Esci
con la tipa del messaggio della buonanotte?-
- Sì, ma un nome ce l’ha, eh!-
Penny l’aveva guardato con un’espressione stupita sul
volto:- Ma allora è una cosa seria se te la prendi così! Uhhhhhhh!- aveva detto
sfottendolo.
- No, non è seria, ma questo non vuol dire che non abbia un
nome! Si chiama Jennifer.-
- Va bene, allora esci con la famosa Jennifer… wow!- gli
aveva risposto enfaticamente, sfottendolo.
- Esco con la famosa Jennifer e devo pure darmi una mossa
perché sono in ritardo. Ma se hai bisogno di un passaggio te lo do, non c’è
problema.-
Penny aveva scosso la testa. - Non ti preoccupare, chiedo a
Henry.- gli aveva risposto quindi, riferendosi al suo assistente.
Si erano salutati poco dopo, nel parcheggio, prima che
ognuno andasse per la sua strada.
***
Come aveva fatto anche quella mattina, Dominic aveva
accostato in doppia fila davanti al suo ufficio e Jennifer, vedendolo arrivare,
subito gli era andata incontro. Si erano appena scambiati un bacino ed era
subito ripartito. Aveva riflettuto su quella faccenda per tutto il giorno, sul
filo dei pensieri che gli erano venuti spontanei quella mattina dopo averla
accompagnata in ufficio. Di fatto s’impose di non pensarci più: a che pro si
doveva lambiccare sempre il cervello? Gli andava di passare del tempo con lei?
Ottimo, avrebbe passato del tempo con lei senza stare a farsi troppe domande.
Tenendo gli occhi fissi alla strada, Dominic aveva fatto la
sua proposta per la serata:- Allora, senti se ti piace l’idea. Adesso andiamo a
casa tua dove tu, più velocemente che puoi, dai una quantità industriale di
croccantini al gatto; poi usciamo nuovamente, andiamo a casa mia e facciamo il
bagno, oggi ho fatto pulire la piscina! Poi con tutta calma ci ordiniamo una
pizza. Che te ne pare?-
Jennifer gli aveva sorriso e aveva accettato con piacere,
assicurandosi solo che l’acqua della piscina non fosse troppo alta, dato che lei
non sapeva nuotare. Quindi erano andati a casa sua dove aveva dato la cena a
Sploffy, si era cambiata e aveva fatto per cercare un costume da bagno, che
tuttavia non riusciva a trovare. Non li usava spesso, anzi, molto di rado,
proprio perché dato che non sapeva nuotare non è che le piacesse molto andare in
spiaggia. Dominic l’aveva aspettata pazientemente nel soggiorno, per giunta in
solitudine dato che Sploffy era totalmente immerso nella sua cena e l’aveva
considerato decisamente poco, dopo qualche minuto era andato a vedere cosa
stesse facendo e l’aveva trovata mentre era intenta a rovistare in un cassetto.
Vedendolo entrare con la coda dell’occhio, Jennifer si era
giustificata:- Scusa, è che non riesco a trovare il pezzo di sopra!- gli aveva
detto mostrandoli gli slip di un costume blu.
- Perché avevi intenzione di fare il bagno con il costume?-
aveva risposto Dominic ridacchiando.
Jennifer aveva ridacchiato insieme a lui, fino a che
finalmente il resto del costume non era venuto fuori ed erano usciti lasciando
Sploffy solo a guardia della casa.
Erano stati per più di un’ora a fare il bagno, si erano
divertiti insieme, erano usciti solo quando Jennifer aveva visto che le sue dita
erano diventate simili a prugne secche. All’inizio si era un po’ lamentata per
il fatto che in certi punti quella piscina non era affatto bassa, ma Dominic non
aveva impiegato né troppo tempo, né troppe energie per farla sentire a suo agio.
Per un po’ erano rimasti seduti sul bordo a godersi il sole
non troppo forte del tramonto, quando era calato quasi del tutto, Jennifer era
entrata in casa dicendo che andava in bagno. Istintivamente si era diretta al
piano superiore entrando nella stanza da letto di Dominic e dirigendosi nel suo
bagno, che poi era l’unico che effettivamente conosceva di quella casa.
- Ma dove sei andata?- aveva chiesto Dominic a Jennifer
pochi minuti dopo, sorridendole. Si era fermato davanti alle scale con il
cordless in mano, si era ricordato che ancora non aveva chiesto a Jennifer come
volesse la pizza ed era entrato in casa appunto per chiederglielo. L’aveva vista
scendere le scale e non capiva dove fosse andata, per altro aveva una strana
espressione sul viso, come se nel breve lasso di tempo in cui non erano stati
insieme fosse cambiato qualcosa.
Lei aveva appena sorriso verso di lui, sforzandosi di
farlo.- Sono andata in bagno.- aveva detto cercando di non tradire con il tono
della voce che il suo umore era notevolmente cambiato.
- Ce n’è uno anche lì, non c’era bisogno che andassi al
piano di sopra.- Dominic le aveva indicato il breve corridoio accanto alla
cucina, sempre sorridendole.
- Ah, non lo sapevo…-
C’era stato un momento di silenzio durante il quale Dominic
aveva continuato a fissarla cercando di comprendere a cosa fosse dovuto quel
repentino cambiamento di umore. Jennifer sembrava quasi spaventata.
- Jenny che c’è?- le aveva chiesto subito Dominic che aveva
chiaramente percepito che ci dovesse essere qualcosa che non andava dato anche
il suo tono, specialmente quello che aveva usato per dire quell’ultima cosa. Lì
per lì avrebbe fatto anche finta di niente, ma in quel momento la sensazione di
disagio che lei gli stava trasmettendo era stata molto forte
Jennifer era arrivata in fondo alle scale e aveva cercato
di sorridergli in modo rassicurante. Quando era stata vicino a lui aveva
appoggiato la testa contro la sua spalla e le braccia intorno alla vita, lui
l’aveva assecondata mettendole una mano sulla testa e l’altro braccio attorno
alle spalle.
- Va tutto bene?- le chiese nuovamente.
Jennifer aveva alzato la testa e l’aveva guardato
sorridendogli. - Sì, va tutto bene. Mi andava solo di abbracciarti. E poi mi è
venuto un po’ di freddo, ti vorrei ricordare che porto solo un costume da bagno
e per giunta è bagnato!-
Dominic aveva sorriso e l’aveva stretta un po’ di più,
quasi che volesse riscaldarla, anche se lui stava più o meno nelle sue stesse
condizioni.
In quell’abbraccio si era sentita protetta e con tutte le
sue forze nella sua testa aveva preso a ripetersi che si stava sbagliando, che
si era sbagliata, che aveva visto male. Eppure no, non aveva visto male. Ma non
poteva essere o, meglio, Jennifer si rifiutava di accettare la cosa.
Era impossibile che si fosse verificata una cosa del
genere, decisamente: era assurdo che solo le potessero venire in mente certe
idee. Era semplicemente inconcepibile che le venissero certi dubbi su un uomo
che si comportava così con lei, che la faceva sempre sentire speciale, qualsiasi
cosa facesse.
Sapeva che non era carino curiosare tra le cose degli
altri, in verità non l’aveva fatto nemmeno di proposito. Come la volta
precedente che aveva compiuto quei gesti, aveva aperto il mobiletto che stava
accanto allo specchio del bagno attiguo alla stanza da letto di Dominic, solo
per cercare un bastoncino per aggiustarsi il trucco; tuttavia non aveva potuto
fare a meno che la sua attenzione fosse catturata dalla scatola di preservativi
che, l’ultima volta che era stata là, era ancora sigillata, mentre invece adesso
era aperta.
Erano più o meno due settimane che aveva colto quel
particolare, se ne ricordava bene perché l’aveva notato proprio quella mattina
in cui aveva detto a Dominic che voleva cominciare a prendere la pillola. Aveva
visto quella scatola ancora avvolta nella plastica e aveva detto tra sé e sé che
molto probabilmente così sarebbe rimasta. Invece era aperta.
La sua mano si era allungata senza nemmeno che lei se ne
rendesse conto, aveva tenuto fra le mani quella maledetta scatola per pochi
secondi, guardandola impaurita, poi aveva guardato dentro. Da dodici che
avrebbero dovuto essere ne rimanevano solo la metà. Aveva ricontato per esserne
certa, il risultato non era cambiato. Istintivamente si era portata una mano
alla bocca, frettolosamente poi l’aveva rimessa a posto e aveva richiuso il
mobiletto di scatto.
Si era guardata allo specchio e si era vista spaventata e
debole, improvvisamente era come se avesse fatto un passo indietro alla sua
precedente relazione, una sensazione che, lo aveva promesso solennemente a se
stessa, non avrebbe dovuto provare mai più. Mi sto sbagliando, ricordo male
sicuramente, pensò immediatamente. Se mancavano tutti quei condom
evidentemente c’era una spiegazione plausibile: Dominic poteva averli buttati
lasciandosi solo quelli per sicurezza, poteva averli dati a qualcun altro,
oppure lei si era sbagliata, e Jennifer era più che convinta che fosse così,
doveva aver visto male lei.
Quello che c’era di certo è che con lei non li aveva usati.
Quando si era decisa ad uscire dal bagno, arrivata in cima
alle scale, si era trovata davanti Dominic che le sorrideva, a sua insaputa in
modo che Jennifer, nello stato d’animo in cui era, trovò rassicurante.
Doveva essersi sbagliata, era sicuramente così. Aveva
sentito un bisogno fortissimo di essere tranquillizzata, mentre rispondeva come
un automa alle sue domande, sforzandosi di sorridere per non mostrare che in
quel momento si sentiva come se la terra sotto di lei avesse cominciato a
vibrare, aveva sceso le scale e si era fatta abbracciare.
Si era sbagliata, aveva visto male. Doveva essere così,
doveva per forza.
Sentiva che quella volta non sarebbe stata poi molto
diversa dalle altre: avrebbero cenato, passato una serata piacevole insieme,
avrebbero fatto l’amore e lei si sarebbe sentita benissimo.
Il resto aveva poca importanza, perché era solo suggestione
della sua mente.
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Capitolo 28 *** Brufoli veri e fittizzi ***
Nuova pagina 1
Buon inizio di
settimana a tutti!
Lo sai che hai
proprio ragione, Artiglio del falco d'argento? Personalmente io l’avrei preso a
schiaffi mi fosse capitata una cosa del genere, ma effettivamente bisognerebbe
sempre guardare il lato positivo della faccenda!
Volevo
ringraziare, fra gli altri, Yarel, che mi ha lasciato una recensione che, devo
ammetterlo, mi ha lusingata molto. Effettivamente ho sempre notato che questo
sito è un po’, se così si può dire, a compartimenti stagni: di solito ci si
chiude un po’ nel proprio genere e si da poco spazio ad altro. Io stessa devo
ammettere di essere piuttosto chiusa, non è cattiveria, o menefreghismo, è che
proprio non conosco certi argomenti e non riesco ad entrare nelle storie, per
quanto ci siano degli scrittori e scrittrici bravissimi anche in quelle sezioni
e questo non lo metto assolutamente in dubbio.
Per quanto
riguarda le ingenuità, Yarel, nessuno è perfetto! Alcune sicuramente sono
distrazioni, altre devo ammettere che le lascio volutamente anche se so che
magari sono veri e propri insulti alla lingua italiana ben scritta. A mia difesa
posso dire che non ho l’ardire di diventare una scrittrice un giorno, non scrivo
queste storie con quest’intento, d’altra parte ho il mio stile e me lo tengo
stretto perché ci sono affezionata!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo
28
Brufoli
veri e fittizi
La mattina dopo, quando si
erano svegliati a casa di Dominic, Jennifer aveva appurato che era abbastanza
tardi, dato che erano già passate da un pezzo le otto del mattino. In fretta si
era data una sistemata, non aveva avuto il tempo di tornare a casa sua né per
dare da mangiare a Sploffy né per cambiarsi, si era dovsduta
rassegnare all’idea di dover andare a lavorare con sotto al vestito il costume
da bagno.
Dopo averla accompagnata al
lavoro, Dominic aveva preso un altro cappuccino e si era comprato un giornale.
Arrivato a casa sua si era messo sul divano e si era messo a leggere qualche
notizia. Era un po’ che non leggeva un quotidiano, anche se seguiva le notizie
al telegiornale non ci prestava mai particolarmente attenzione. Dato che aveva
la mattinata completamente libera, aveva deciso di comprarsi un quotidiano e
rimettersi “in pari” con il mondo, solo che dopo un po’ che leggeva gli era
passata la voglia. A volte era meglio crogiolarsi nell’ignoranza piuttosto che
apprendere che il mondo fa così tanto schifo, dall’altra parte si sentiva un po’
in colpa per quel menefreghismo nei confronti del resto della popolazione
mondiale che ostentava. Certo, era un comportamento comune quello di girare la
testa dall’altra parte davanti a certi orrori, questa però non era certo una
giustificazione.
Mentre era perso in questi
pensieri si era sentito per un momento stanco. Aveva chiuso per un momento gli
occhi con l’intenzione di rimanere così per qualche minuto.
Era stato il trillo del suo
cellulare a svegliarlo, Dominic aveva risposto con voce decisamente assonnata.
Mentre diceva pronto si era sporto per guardare che ore segnasse
l’orologio, con sua sorpresa vide che erano quasi le tredici. Dall’altra parte
silenzio.
- Pronto?- aveva ripetuto,
dall’altra parte sempre silenzio.
- Insomma, c’è qualcuno di
là o sto parlando con l’aria?- aveva detto scocciato, dato che dall’altra parte
c’era sicuramente qualcuno.
- Scusami, cercavo Penny.-
Per poco non era scoppiato
a ridere in faccia a quel tipo, evidentemente era l’appiccicoso che aveva fatto
il filo a Penny per tutto il pomeriggio precedente.
- No, mi dispiace, nessuna
Penny qui.- gli aveva risposto.
- Ah, scusami, ciao.-
Dall’altra parte avevano subito riattaccato.
Dominic aveva appoggiato il
cellulare sulla poltrona accanto al divano, ridacchiando aveva appoggiato
entrambe le mani dietro la sua nuca e si era sdraiato nuovamente guardando il
soffitto, sorridendo tra sé e sé. Si era fatto indubbiamente una bella dormita,
evidentemente doveva averne proprio bisogno.
Il cellulare aveva
ricominciato a squillare, Dominic aveva allungato una mano e aveva notato che
nuovamente era un numero sconosciuto.
- Sì?- aveva detto aprendo
la conversazione.
- Eh no, allora vuol dire
che ho proprio il numero sbagliato. Scusami ancora.-
Dominic rise, evidentemente
il tipo di prima aveva ritentato nella speranza di aver sbagliato lui a
digitare.
- Mi dispiace, mi sa che
questa Penny t’ha fregato!-
- Mi sa anche a me… scusami
ancora, eh! Ciao!-
- Ciao.- aveva chiuso
Dominic.
Nuovamente era tornato a
sdraiarsi con le mani dietro la nuca, nuovamente dopo qualche secondo il
cellulare aveva ripreso a squillare, nuovamente un numero sconosciuto. Dominic
sbuffò, rispose.
- Senti, ho capito che t’ha
rimbalzato di brutto, ma qui non ti risponde nessuna Penny, quindi non mi
richiamare più!-
Dall’altra parte una risata
cristallina, indubbiamente di donna. - Dominic… sei tu?-
Per qualche secondo era
rimasto in silenzio, poi era riuscito a dire qualcosa. - Si, ma chi è?- aveva
chiesto, conscio di aver fatto una discreta figura di merda. Per di più quella
voce, nonostante non avesse la benché minima idea di chi fosse la proprietaria,
era molto intrigante.
- Sono Cleo, come stai?-
Chi accidenti fosse questa
Cleo proprio non se lo ricordava, gli sembrava veramente brutto però chiederle
di punto in bianco chi era, soprattutto perché era palese che lei credeva che
lui si ricordasse perfettamente di lei. Non ci fu bisogno di chiedere tuttavia,
fu lei che comprese che quel silenzio era quello di una persona che non aveva
idea di con chi stesse parlando.
- New York, il diciotto
maggio, al party dell’ABC…-
Dominic si ricordò
immediatamente, del resto non è che avesse avuto altre avventure l’ultima volta
che era stato nella Grande Mela, gli sarebbe mancato il tempo.
- Ah, scusami, lì per lì
non ho fatto mente locale. Certo, Cleo… sto benissimo, tu?- le rispose, mentre
si chiedeva com’è che avesse fatto ad avere il suo numero privato.
- Anch’io sto bene. Sai, ho
pensato che dato che sono a Los Angeles per questi prossimi giorni, magari
potevamo vederci. Adesso sono nella mia stanza d’albergo, sono appena arrivata e
sono piuttosto stanca. Potremmo vederci addirittura stasera se non hai altri
impegni. Ti va di cenare con me?-
In un secondo Dominic
rifletté su quella proposta. Quella sera era impegnato di sicuro anche se non
c’era un vero e proprio appuntamento, con Jennifer. L’aver pensato subito a
quell’eventualità, al fatto che sembrava tutto in un certo senso prestabilito,
gli fece prendere una decisione immediata.
- Sarebbe fantastico. In
che albergo stai?- le chiese subito.
La loro conversazione si
era protratta per poco ancora, giusto il tempo sufficiente a prendere un
appuntamento. Subito dopo Dominic aveva telefonato a Jennifer per dirle che non
poteva andare a prenderla dopo il lavoro perché gli erano capitati degli impegni
di lavoro improvvisi e lei si era dimostrata comprensiva come sempre.
Quando Dominic l’aveva
chiamata, Jennifer stava pranzando con Patricia, che in quei giorni con lei era
stata un po’ strana. Aveva percepito che ci fosse qualcosa che non andava, aveva
pensato che le cose con Ethan non andassero bene, ma non aveva chiesto per
discrezione. Patricia era diversa da lei, era una persona che parlava dei suoi
guai solo di sua spontanea volontà, altrimenti era perfettamente inutile anche
solo provare a scucirle qualcosa.
Quando il suo cellulare
aveva trillato, aveva letto il nome che lampeggiava sul display e sorriso,
mentre rispondeva si era momentaneamente dimenticata del filo che stavano
seguendo i suoi pensieri.
Patricia aveva capito che
doveva essere Dominic al telefono e non era riuscita a reprimere una smorfia di
disappunto della quale, fortunatamente, l’amica non si era accorta; mentre la
loro conversazione andava avanti aveva capito che Dominic le stava tirando un
pacco, cosa della quale la informò in ogni modo subito dopo aver chiuso la
comunicazione Jennifer stessa.
- Accidenti, stasera lo
bloccano al lavoro. Io non capisco, insomma, non credevo che fare l’attore
comportasse impegni improvvisi, invece a lui capita spessissimo. Forse sono io
che non ci capisco un accidenti di come vanno queste cose, che ne so. Mi sa che
ha ragione Susy quando dice che non sarebbe un mondo per me!- disse
ridacchiando.
Chi deve scoparsi
stasera? - Di
che si tratta, te l’ha detto?- Le due domande erano state formulate nello stesso
momento nella sua testa, Patricia ovviamente aveva finito per rivolgerle la
seconda.
- No, non me l’ha detto di
preciso. Ma non è che m’interessi molto, tra l’altro credo che a lui non piaccia
parlare molto del suo lavoro, quindi evito sempre di chiederglielo, se poi vuole
lui dirmi qualcosa, quello è un altro discorso. Mi da sempre l’impressione che
sia faticoso parlarne per lui, credo che gli dia come una sorta di spossatezza
mentale. Una volta mi ha detto che il suo lavoro indubbiamente gli piace, ma che
ci sono una serie di cose, diciamo di contorno, che sono abbastanza noiose e
faticose.-
Immagino che scoparsi
qualsiasi donna gli capiti a tiro e ci sta sia molto stressante,
pensò Patricia con un’espressione sul viso che trasmetteva il suo stato d’animo,
Jennifer immediatamente le chiese cosa ci fosse. Patricia dette l’altra
versione, che comunque era una cosa che veramente pensava, anche se in quel
momento poteva apparire come una cosa detta tanto per non dirne un’altra.
- Questo è proprio un
discorso del cazzo Jen, scusa se te lo dico, ovviamente sia ben inteso che non
ce l’ho con te. Da quello che ho capito, in questo periodo Dominic sta facendo
promozione, giusto?-
Jennifer aveva annuito,
quindi Patricia aveva ricominciato a parlare.
- Ecco, quindi è tutto un
apparire in televisione, un servizio fotografico, interviste ai giornali, farsi
vedere alle premiere, feste varie, come mi dicevi tu stessa. Allora un operaio
che lavora per otto ore al giorno in una fabbrica a, forse, un quindicesimo del
suo stipendio, cosa dovrebbe fare? Andare da uno psichiatra a vita? Insomma,
guardiamo in faccia la realtà, anche rispetto a me e a te, senza andare a
prendere il caso estremo di un operaio, che vita fa uno come lui? Non ha un
problema che sia degno di essere chiamato tale, e se ce l’avesse stai pur sicura
che troverebbe una fila di persone pronte a risolverglielo. Che non mi venga a
dire che si annoia e si stanca, vorrei tanto vederlo alle prese con il mio capo,
o col tuo…-
Jennifer aveva accennato un
sorriso, pensando a Dominic alle prese con il commercialista per cui lei
lavorava, poi era rimasta qualche secondo in silenzio, pensando alle parole
dell’amica. Aveva indubbiamente ragione, ma in mente aveva anche le immagini di
tutte le volte che Dominic le era sembrato perso e sinceramente bisognoso di un
appoggio.
- Scusami Jen, non volevo
essere stronza con te, lascia stare quello che ho detto…- aveva detto Patricia
vedendo che Jennifer non le rispondeva e che sembrava essersi fatta pensierosa.
- Non hai bisogno di
scusarti, hai perfettamente ragione.- le aveva risposto sorridente. - Se posso
spezzare una lancia a favore di Dominic però, credo che sia perfettamente
cosciente del fatto che c’è di peggio, tra l’altro me lo dice in continuazione
che c’è di peggio… alla fine penso che ognuno abbia i suoi problemi e che se
anche rapportati a quelli degli altri sono forse meno gravi, sempre problemi
sono, e con una loro dignità.-
Patricia le sorrise,
trovando che anche nel suo ragionamento non ci fosse nulla di sbagliato.
Jennifer era sempre così, cercava di capire tutti e tutto, sempre nel tentativo
di trovare il buono nelle persone. Peccato che quella volta stava cercando del
buono in una persona che, Patricia ne era ormai tristemente sicura, l’avrebbe
fatta soffrire e anche molto. Prima o poi i nodi vengono al pettine, sempre.
- Hai ragione anche tu.
Dai, non ne parliamo ancora. Piuttosto, dato che sei libera stasera e pure io,
ci organizziamo per un’uscita o qualcos’altro?-
Jennifer sorrise e annuì. -
Si, dai, chiamo anche Susy… è un sacco di tempo che non ci vediamo tutte e tre
insieme, vero? Facciamo una cena a casa mia e una seduta di chiacchiere, almeno
ci rimettiamo in pari!-
Non che a Patricia
sorridesse tanto l’idea di passare una serata a chiacchiere con Susan, ma
accettò ugualmente. Anzi, in un certo senso era anche curiosa di sentire cosa
aveva da raccontare quella vipera…
***
Straordinariamente Dominic
era arrivato agli studi dove avrebbe dovuto rilasciare un’intervista e posare
per un servizio fotografico prima sia di Penny che di Henry, il suo assistente
personale. Aveva guardato l’orologio notando che erano le tre del pomeriggio
passate da poco, per altro faceva un gran caldo e stare lì ad aspettare lo
indisponeva un po’. Quando era arrivata Penny non l’aveva vista arrivare, gli
era arrivata alle spalle e la prima cosa che aveva fatto, senza nemmeno
salutare, era stata pizzicargli il sedere, gesto che aveva fatto schizzare
letteralmente Dominic che proprio non se l’aspettava. Si era trovato davanti
Penny e aveva risposto al suo sorriso, per poi lamentarsi.
- Ti pare questa l’ora? No
dico, devo stare ad aspettarvi io, vi faccio cacciare a calci nel culo, te e
quell’altro…!- le aveva detto fingendo di essere arrabbiato.
- Ma vai a cagare.- gli
aveva risposto lei, usando la solita parlata “fine” che la caratterizzava. - E
poi sei tu che sei in anticipo, dobbiamo essere lì alle tre e mezza, che poi
sono sempre le quattro come minimo, se sei rincoglionito che te la prendi a fare
con me e con Henry?-
Dominic l’aveva guardata un
po’ contrariato. - Ma non erano le tre?-
- No, proprio no…- gli
aveva risposto Penny guardandolo seria, più che altro guardandolo sul collo.
- Che c’è?- le aveva
chiesto incuriosito da quello sguardo indagatore.
- Ti sei fatto la barba, te
la sei fatta davvero male, ma te la sei fatta! Che è successo, che devi fare?-
Dominic si era messo a
ridere, Penny lo beccava sempre, capiva al volo che se faceva determinate cose
era per un motivo ben preciso. In effetti il dover uscire con quella Cleo lo
aveva messo leggermente in ansia, non avrebbe saputo spiegarsi il perché, forse
perché se la ricordava estremamente sicura di se e voleva fare una buona figura.
Da quel poco che si ricordava, dopo un grosso sforzo per non pensare solo al
lato sessuale della faccenda, Cleo era una tosta, ma in modo diverso da quello
che poteva essere il modo in cui lo era Penny: forse era un po’ più fredda nel
perseguire quello che voleva. Insomma, non è che avesse impiegato molto quella
volta a New York a dirgli che abitava lì vicino e che la loro serata avrebbe
potuto proseguire in modo molto diverso. Certo, poteva essersi fatto
un’impressione sbagliata, poi c’era sempre quel dubbio che gli era rimasto in
testa da quando l’aveva chiamato all’ora di pranzo, cioè su come avesse fatto ad
avere il suo numero privato. Magari gliel’avrebbe chiesto.
- Esco con una tipa
stasera, allora ho pensato che magari era carino se mi presentavo in ordine, poi
ho anche il servizio fotografico e allora ho colto entrambe le occasioni. Magari
il mio illimitato esercito di fans apprezza, hai visto mai.-
Penny aveva scosso la
testa. - Soprassedendo alla cazzata dell’esercito di fans, che poi se ci sono un
esercito di ragazzette rincoglionite e anche un po’ arrapate, certo te la sei
fatta proprio male. Guarda, te ne sei lasciata un po’ qui e qui. - gli aveva
detto indicandogli con un dito due punti sul suo collo.
Aveva sortito l’effetto di
farlo preoccupare che si vedesse molto, tanto che Penny aveva cercato di
rassicurarlo. Alla fine aveva dovuto tirare fuori dalla borsa uno specchietto e
fargli vedere.
- Cazzo, ma sono proprio
deficiente!- aveva commentato vedendo che Penny aveva ragione.
- Ti dico che non si vede,
non ti preoccupare.-
- Tu te ne sei accorta!-
aveva ribattuto sempre mentre si preoccupava guardandosi.
- Ma io ho l’occhio lungo!
E poi io fossi in te mi preoccuperei di più di quel brufolo che ti sta spuntando
sotto il naso.-
- Anche la lingua ce l’hai
lunga…- aveva osservato ridacchiando. - In ogni modo per il brufolo ci posso
fare ben poco, e comunque ne sta spuntando uno anche a te!-
Penny si era ripresa lo
specchietto e si era guardata il viso con aria critica e preoccupata insieme.
- Dove cazzo me l’hai
visto?- aveva chiesto non vedendo niente di lontanamente somigliante sul suo
viso.
Dominic si era messo a
ridere, prima discretamente, poi sempre di più, fino a che Penny non aveva
distolto lo sguardo dallo specchietto e l’aveva guardato inferocita, dato che
aveva capito che la stava palesemente prendendo per in giro, e c’era anche
riuscito.
- Brutto stronzo!- gli
aveva detto assestandogli uno schiaffo su un braccio, Dominic si era piazzato
una mano sul punto dove lei l’aveva colpito ma non era riuscito a smettere di
ridere, aveva quasi le lacrime agli occhi. Penny per un po’ gli aveva tenuto il
muso, poi non era riuscita a non farsi contagiare da quella risata, in effetti
doveva ammettere che la situazione aveva davvero del comico.
***
La serata con Cleo, che poi
aveva scoperto essere il diminutivo di Cleopatra, era stata tutto sommato
piacevole.
- Penso che molti genitori
abbiano un disastroso senso dell’umorismo ad affibbiare nomi tanto ridicoli ai
figli, non trovi?- gli aveva chiesto quando gli aveva raccontato che il suo vero
nome era Cleopatra, Dominic aveva subito pensato a Penny, che di cognome faceva
Lane. Suo padre era stato un fan dei Beatles in gioventù, così aveva deciso di
darle un nome intonato alla sua passione. Fortunatamente in America non tutti
conoscevano quella canzone, “Penny Lane”, così ogni tanto se la cavava. Lui che
era inglese si era accorto immediatamente della cosa, quando gliel’avevano
presentata aveva cercato per educazione di non scoppiarle a ridere in faccia,
riuscendoci a malapena.
Effettivamente Cleo era
come la ricordava: oltre che molto bella era una donna estremamente decisa e
anche con poco senso dell’umorismo, cosa che a lui magari non era piaciuta
tantissimo. In altre circostanze sarebbe stato un deterrente sufficiente a far
sì che la cosa cadesse immediatamente, tuttavia anche quella volta non c’era
voluto molto ad arrivare al punto cruciale della serata, tanto che Dominic si
era sinceramente chiesto cosa l’avesse invitato a fare a cena.
Ma non poteva chiedergli
direttamente se gli andava di andare a letto con lei? Insomma, si sarebbero
risparmiati almeno un’ora e mezza buona di cazzate.
Fortunatamente l’attività
successiva era stata del tutto appagante, tanto che quando lei aveva rinnovato
l’invito dicendo che per lavoro tra due settimane sarebbe stata nuovamente in
città, lui le aveva detto che poteva tranquillamente chiamarlo. Aveva anche
dimenticato della faccenda del numero, del resto alla fine non è che gli
importasse molto o che fosse una cosa importante, forse era stato lui stesso a
darglielo e se n’era dimenticato.
Quella mattina molto
presto, tornando a casa, si era soffermato a pensare che Cleo era proprio il
classico tipo che si divertiva ad andare a letto con gente come lui per dire di
essersi fatta un attore, la cosa era decisamente squallida vista in questi
termini, tuttavia non era quasi sempre così? Una sorta di mutuo scambio in cui
ognuno da quello che può e prende quello che vuole.
Ormai ci aveva fatto
l’abitudine, in tante occasioni era sicuramente un gran bel mutuo scambio e
anche quella volta era stato certamente piacevole, solo c’era qualcosa di fondo
che rovinava il quadretto, forse il fatto che alla fine dei conti tutto ciò
risultasse abbastanza squallido.
Appena era arrivato a casa
sua si era fatto una doccia, sarebbe tornato volentieri a letto e ci aveva
provato, solo non era riuscito a dormire. Tanto per fare qualcosa aveva acceso
il computer con l’idea di scaricare la posta elettronica, cosa che non faceva da
un bel po’, anche perché matematicamente, ogni volta che accendeva quel
computer, dopo un po’ che lo usava si bloccava. Era un po’ vecchiotto
effettivamente, però aveva sempre funzionato bene o quasi fino a che non ci
aveva fatto installare quel programma per scaricare le foto dalla sua nuova
macchinetta digitale.
Jennifer gli aveva detto
che era un sistema operativo non molto compatibile con il programma, lui non
aveva nemmeno capito di cosa lei gli stesse parlando, poi il computer aveva
cominciato a bloccarsi.
Quella mattina il pc era
sembrato clemente, Dominic aveva fatto i suoi giri in internet senza problemi e
la cosa l’aveva rassicurato, tanto da fargli venire voglia di aprire un po’ di
foto che aveva fatto. Da quando ce l’aveva si era portato dietro quella
macchinetta digitale dappertutto e aveva scattato foto a qualsiasi cosa lo
colpisse, nel computer però aveva salvato solo quelle che aveva fatto a Jennifer
quella mattina in cui si era messo in testa di farle un servizio fotografico
alla Blow Up.
Le aveva aperte
distrattamente, dapprima aveva sorriso, poi quel sorriso si era trasformato in
una smorfia di disappunto, quasi come se il fatto che quelle foto lo rendessero
felice lo infastidisse. Dopo nemmeno molto il computer s’era bloccato senza
possibilità di fare niente, a Dominic non era rimasto che staccare la corrente e
lasciarlo stare. Quasi quasi era anche meglio così.
Me ne devo prendere uno
nuovo, pensò,
allontanando altri pensieri che anche lontanamente riguardassero Jennifer. Era
tornato a letto ed era riuscito a dormire finalmente.
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Capitolo 29 *** Scherzi del destino ***
Nuova pagina 1
Buona lettura a
tutti, Mandy
Capitolo 29
Scherzi del
destino?
- Betty… io… io… io ti amo, Betty! Non posso più negarlo,
andrei fino all’inferno per te, sono pronto a scatenare tutta l’ira di mio
fratello per averti, non mi fermerò davanti a niente se ricambi il mio amore!-
aveva detto l’uomo sdraiato sul letto d’ospedale.
- Oh, Alan… ti amo anch’io, la mia vita non è più la stessa
da quando ci sei tu!- aveva detto la dottoressa in camice bianco.
I due si erano guardati intensamente con faccia da triglia
e si erano baciati. Quindi i titoli di coda erano passati su di loro mentre si
avvinghiavano.
Dominic era rimasto lì a guardare, mentre per poco non gli
veniva da piangere per quanto rideva. Il suo cellulare aveva trillato, era
Jonathan.
- Dom, Dom… si sono dichiarati! E’ stato fichissimo!- gli
aveva detto non appena aveva risposto tutto eccitato l’altro, senza nemmeno
salutarlo.
- Lo so, lo so, lo sto vedendo anch’io! Fantastico!- aveva
risposto Dominic altrettanto euforico.
- Io dico che lo segue in Perù…- aveva aggiunto Jonathan.
- Sicuramente, se no è una deficiente!-
Aveva seguito qualche momento di silenzio imbarazzante,
durante il quale i due avevano fatto mente locale a qualche particolare:
Jonathan ormai era rimasto invischiato nella trama di quella stupida soap,
incidenti che possono capitare, ma anche Dominic evidentemente non aveva retto
al fascino dell’intrigo da telenovela. Era evidente che i due avevano continuato
a guardare la soap all’insaputa dell’altro per tutto quel tempo.
- Ehm… ci sentiamo più tardi?- aveva chiesto tradendo un
leggero imbarazzo Dominic, interrompendo il silenzio.
- Sarà meglio, a dopo Dom.-
Entrambi avevano riattaccato sentendosi due completi
deficienti. Di fatto dovevano ammettere che era stato un momento davvero
divertente.
Dominic era corso fuori casa subito dopo, aveva degli
impegni per quella giornata che l’avrebbero tenuto occupato tutto il pomeriggio
almeno fino a dopo le otto di sera, sempre i soliti impegni stupidi di cui aveva
dovuto occuparsi per tutto quel periodo. Fortunatamente, tempo una ventina di
giorni, quella fase sarebbe finita, Dominic non vedeva l’ora che arrivasse
l’ultima settimana del mese successivo: praticamente aveva più di un mese libero
quell’estate, una cosa incredibile se ci pensava. Sicuramente poteva
approfittarne per tornare per un po’ a casa sua in Inghilterra e per fare un
sacco di cose che fino a quel momento si era ripromesso di fare appena avesse
avuto un po’ di tempo. Per non parlare del fatto che, sebbene sarebbe stato
impegnato le prime tre settimane del mese di luglio, ci sarebbe stato anche
Billy a Los Angeles e questo significava che ci sarebbe stato da divertirsi.
Durante una delle ultime chiacchierate che si erano fatti,
Billy gli aveva comunicato con certezza la data della sua partenza, il trenta di
giugno. Si sarebbe allontanato da Los Angeles solo per qualche giorno durante il
suo periodo di permanenza per andare a New York, dopo di che anche lui aveva
progettato di prendersi delle lunghe ferie, che per entrambi sarebbero finite in
tempo per la fine di agosto, quando ci sarebbe stata la presentazione del dvd in
edizione estesa del Ritorno del Re, alla quale loro due e il resto della banda
avrebbero partecipato.
Ovviamente avevano parlato anche di Kirsten, Dominic con
profondo rammarico aveva capito che Billy stava davvero male anche se faceva
finta che non fosse così, il peggio è che non sapeva cosa dirgli per
confortarlo. Insomma, poteva anche fargli presente che una del genere era meglio
perderla che trovarla, ma non sapeva quale avrebbe potuto essere la reazione
dell’amico e francamente, rischiare che lo mandasse dove non batteva il sole
solo perché aveva espresso un suo parere più che legittimo su quella stronza,
gli scocciava.
La domanda che Billy si poneva era sostanzialmente sempre
la stessa: perché?
Billy non era più riuscito a rintracciare Kirsten, anche se
aveva deciso di smettere di correrle dietro aveva in ogni modo cercato di
parlarle. Aveva frequentato i posti dove andavano di solito, posti che le
piacevano, nella speranza di incontrarla casualmente, solo per chiederle il
perché di tutta quella faccenda. Non era questione di non essersi rassegnato
all’idea che tra loro fosse finita, era solo perché non riusciva a capire. A
dire la verità era anche perché non si era rassegnato, ma questo non lo voleva
ammettere nemmeno con se stesso, figuriamoci se l’avrebbe detto a Dominic.
C’era un’altra cosa che non aveva raccontato all’amico, non
perché si vergognasse, ma solo perché la riteneva una cosa molto personale:
aveva continuato a mandare a Kirsten un’e-mail tutte le settimane, lettere
piuttosto lunghe, nelle quali continuava a raccontarle quello che faceva e tutte
le sue impressioni su quello che gli capitava. Insomma, quello che durante il
periodo in cui stavano insieme faceva a voce, nel quotidiano, aveva continuato a
farlo in quel modo. Sapeva che probabilmente lei non leggeva nemmeno quelle
e-mail, che poteva risultare decisamente patetico e stupido da parte sua
incaponirsi a cercarla ancora dopo tutto quello che gli stava facendo passare,
ma mettere nero su bianco i suoi pensieri e crogiolarsi nell’idea che lei
avrebbe potuto prenderne visione lo faceva sentire meglio, come se quel legame
che gli aveva uniti fino a quella dannatissima metà di maggio non si fosse del
tutto spezzato.
Incoscientemente, ogni volta che controllava la sua casella
di posta elettronica, sperava vivamente che lei gli avesse risposto, speranza
che ogni volta veniva resa vana.
Anche se era all’oscuro di questa faccenda, Dominic
s’immaginava una cosa simile da parte di Billy. Lo conosceva, sapeva che tipo
fosse e come reagiva alle cose, sapeva anche che era il classico tipo che
preferiva tenersi certi particolari per se. Non aveva indagato, sapeva che era
perfettamente inutile farlo e per di più non aveva nessun motivo per invadere la
sua privacy.
***
Dopo il lavoro, Dominic era uscito a cena con Penny. Aveva
avuto una mezza idea di telefonare a Jennifer ma poi gli era passata la voglia,
tra una serata con lei e una serata con i suoi amici a fare baldoria,
decisamente era di fare baldoria che aveva voglia.
Quella mattina, appena si era svegliato, aveva acceso il
telefono cellulare e aveva ricevuto un suo messaggio. Era una specie di
buongiorno, un gesto molto carino, ma che l’aveva leggermente infastidito: che
bisogno c’era che lei gli augurasse buongiorno? Insomma, va bene che negli
ultimi tempi si svegliavano quasi sempre insieme la mattina e quindi per forza
di cose si dicevano buongiorno, ma così sapeva di guinzaglio. Per una volta non
sarebbero certo morti se non si dicevano buongiorno, anzi, Dominic era del
parere che un po’ di stacco avrebbe fatto bene ad entrambi.
Dopo questo filo confuso di pensieri che era seguito nella
sua testa, per riassumere il concetto in due parole, in un momento aveva pensato
magari la chiamo e subito dopo aveva pensato col cazzo.
Nella sua testa sentiva una vocina che sembrava tanto
dirgli che stava diventando scemo, ma l’aveva volutamente ignorata.
Dopo aver riaccompagnato Penny, che a sua volta aveva degli
impegni in tarda serata, aveva chiamato Jonathan per informarsi sui programmi,
che consistevano nel solito locale con la solita gente, Jonathan ci aveva tenuto
a specificare che Jodie era compresa nel quadretto, dato che ci sarebbe stato
Ethan e altri suoi amici. Quella volta non c’era problema davvero per Dominic,
non l’avrebbe guardata nemmeno da lontano e si sarebbe tolto il pensiero,
evitando qualsiasi spiacevole incidente.
Quello che non potevano né lui né Jonathan davvero
prevedere era ben altro: per prima cosa, non appena era arrivato Dominic aveva
trovato Susan al locale. Era con altre persone che lui non aveva mai visto,
probabilmente amici suoi. Aveva fatto in modo di non farsi vedere, ma lei
l’aveva visto subito e gli era andata incontro sempre atteggiandosi a femme
fatale.
Dopo il bacio di rito per il quale la ragazza aveva dovuto
chinarsi a sufficienza per arrivare al livello di Dominic, avevano scambiato due
parole.
- Sei stato davvero cattivo l’ultima volta che ci siamo
visti…- gli aveva detto lei, parlando con un tono tra il lascivo e
l’imbronciato, Dominic non aveva capito bene se stava tentando di atteggiarsi a
Lolita o se, come al solito, stava facendo la stronza e basta.
- Perché mi dici questo?- le aveva chiesto ammiccando un
po’ anche lui. Non ne poteva fare a meno, anche se non aveva la benché minima
intenzione di combinare niente con lei non poteva non ricambiare il flirt, era
una cosa che era più forte di lui.
- Mi avevi promesso che prima di andartene saresti venuto a
salutarmi, e invece te ne sei andato e non mi hai degnato nemmeno di uno
sguardo. Sei stato cattivo.- aveva ribattuto lei che intanto, fingendo
indifferenza, con il dito indice stava seguendo le linee disegnate sulla
maglietta che portava sotto la giacca.
- Eh, hai ragione…- le aveva risposto lui che nel frattempo
si stava chiedendo a quanto ammontasse il suo livello di stronzaggine. Insomma,
era o non era un’amica di Jennifer?
Una cosa però doveva ammetterla, era una gran furba, con
quell’accidenti di ditino lo stava anche mettendo a dura prova. Indubbiamente
sapeva come suscitare l’attenzione maschile su di se: era un po’ grossolana, ma
decisamente efficace.
- In qualche modo mi farò perdonare,- le aveva detto
quindi, - Magari ci beviamo una cosa insieme più tardi, se ti va. Mi raggiungi
al tavolo? - aveva aggiunto subito dopo.
Susan non se l’era fatto ripetere due volte. Lì per lì
l’aveva salutato tornando a chiacchierare con i suoi amici: aveva solo
intenzione di non dargli l’idea di non vedere l’ora che lui facesse un passo
avanti nei suoi confronti, avrebbe fatto passare un’oretta, poi sarebbe andata
al suo tavolo e si sarebbe fatta invitare a sedere con lui e la sua compagnia, e
il gioco era fatto. Magari tra i suoi amici c’era qualche bel nome quella sera.
Il fatto di aver passato giusto pochi giorni prima una
serata con Jennifer e aver sentito, direttamente dalla bocca dell’amica, che era
decisamente presa da quella storia e che le cose tra lei e Dominic sembravano
andare bene, non la metteva assolutamente in imbarazzo flirtare così
pesantemente con lui, anzi.
Doveva ammettere di non aver mai avuto mire su Dominic,
nemmeno quando aveva tentato di lasciargli il suo numero di cellulare in
macchina era stato perché era interessata a lui in particolare, era stato solo
per farsi notare. Tuttavia lei era certa, specialmente dopo la serata passata
con le sue amiche, che Jennifer non sospettava minimamente che Dominic conduceva
praticamente una doppia vita. La cosa la divertiva e non poco, per il semplice
fatto che Jennifer poteva aver avuto una gran fortuna ad accalappiare uno come
lui, ma evidentemente ne stava pagando il prezzo. Durante quella serata, non
sapeva bene il perché, cominciò a pensare che non le sarebbe dispiaciuto farsi
portare a letto da lui e per un motivo ben preciso, oltre a quello che, ne era
convinta, sarebbe stata una mossa utile alla sua carriera. Era una sorta di
sfida con se stessa e con le sue amiche: ultimamente aveva letto chiaramente nel
comportamento che Patricia teneva nei suoi confronti che la disprezzava, la cosa
le aveva dato profondamente fastidio; dall’altra parte vedeva Jennifer tanto
sulle nuvole per la piega che aveva preso la sua relazione con Dominic che le
faceva rabbia, era veramente una cretina.
Se riusciva nel suo intento avrebbe fatto capire per prima
cosa alla sfigata che non aveva fatto che illudersi per tutto quel tempo e
l’avrebbe in un certo senso rimessa al suo posto. Inoltre, conoscendo bene sia
Patricia che Jennifer, sapeva che un colpo inferto ad una era automaticamente un
colpo inferto anche all’altra… erano così pateticamente unite quelle due. Certo,
la loro amicizia sarebbe finita e lei non avrebbe più potuto contare
sull’appoggio di loro due che, inutile negarlo, le trasmettevano sicurezza.
Altri motivi non c’erano, Dominic in fin dei conti non le
piaceva nemmeno: era uno che aveva la puzza sotto il naso, e poi era anche
decisamente poco avvenente per i suoi gusti, per non parlare del fatto che a
Susan sembrava francamente un cretino per il modo in cui si atteggiava e per
come si comportava. A dirla tutta era anche un po’ stronzo, questo non poteva
non ammetterlo: anche se non le importava di lei e in un certo senso pensava
anche che se lo meritasse, con Jennifer si stava comportando malissimo.
Come aveva stabilito, si era avvicinata al suo tavolo circa
un’ora dopo e, come si aspettava, Dominic l’aveva cortesemente invitata a
sedersi con lui e con altre persone che stavano al suo tavolo, offrendole da
bere e cominciando a chiacchierare con lei. Gli aveva presentato le persone che
erano sedute con lui: a parte Jonathan, non era nessuno di conosciuto, c’erano
altri due tipi di cui uno avvinghiato a una bionda che l’aveva guardata un po’
male quando era arrivata. Susan avrebbe voluto dirle che lei puntava a ben altro
che a quel tipo anonimo a cui stava praticamente addosso, tuttavia distribuì
sorrisini ipocriti a tutti e fece per sedersi, letteralmente appiccicata a
Dominic, che comunque non si era affatto scomposto per la cosa.
Durante tutto il tempo in cui era rimasta seduta c’era
andata giù abbastanza pesante sia per allusioni verbali, sia per il modo in cui,
sempre distrattamente, gli metteva le mani addosso facendo sembrare casuale ogni
suo minimo movimento. Dominic e Jonathan, spesso e volentieri, si scambiavano
occhiate più che eloquenti a commento di ciò che stava succedendo. Se fino a
quel momento avevano avuto dei legittimi dubbi sulle mire di quella, adesso non
potevano davvero più averne.
Ad un certo punto, Dominic si era reso conto che Ethan e
Jodie ancora non si erano visti. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, però
l’aveva notata e aveva chiesto a Jonathan come mai Ethan ancora non fosse lì.
***
- Non sento storie, perché dovresti rimanere in casa a
romperti anche stasera che è venerdì? Tu stasera ti metti carina e esci con noi,
non voglio scuse!-
- Pat, no, ma possibile che debba venire a fare il terzo
incomodo con te e Ethan?-
- Andiamo in un locale e ci saranno anche altri suoi amici
e amiche, quindi questo rischio non si pone affatto. Se non vieni me la prendo…-
- E dai Pat, non farmi ricatti…- aveva detto Jennifer
usando un tono leggermente lamentoso.
- Invece te li faccio, se è l’unico modo per farti alzare
il culetto da quel divano!-
Alla fine Jennifer aveva finito per accettare, tanto era
più che sicura che per quella sera Dominic non si sarebbe fatto sentire. Le
dispiaceva un po’, ma così era la vita, e Patricia aveva ragione ad insistere
perché uscisse. Insomma, la sua esistenza non ruotava certo intorno a Dominic!
All’ora stabilita era scesa in strada, Patricia
fortunatamente era già arrivata in macchina con Ethan. Per ovvie ragioni, dopo
l’incidente Jennifer non aveva mai messo piede fuori da sola dopo il tramonto, e
a dirla tutta era sempre piuttosto spaventata dall’eventualità di dover ripetere
l’esperienza. A volte era anche per questo che usciva meno spesso, per evitare
anche di dover fare da sola quei cento metri che la separavano dal parcheggio al
portone di casa sua.
Era salita in macchina e si erano avviati, erano passate le
undici e mezza e probabilmente sarebbero stati gli ultimi ad arrivare.
Jennifer non l’aveva notato subito, era rimasta indietro
rispetto ad Ethan e Patricia che si erano invece incamminati subito al tavolo
dove erano seduti gli altri.
- Ethan s’è perso?- aveva chiesto Dominic.
- Aveva detto che faceva un po’ tardi stasera, beghe di
lavoro, ma ora starà per arrivare.- Jonathan aveva alzato gli occhi guardando
verso l’entrata e aveva visto per l’appunto Ethan andare verso di loro insieme a
Patricia.
- Le ultime parole famose, eccolo.-
Dominic si era girato per un momento e si era ritrovato
davanti quella bella sorpresa. Avere Patricia tra i piedi quella sera
significava non poter fare niente di particolare. Per di più ormai li avevano
visti bene entrambi, quindi era stato beccato in pieno struscio, per di più con
Susan. In quel momento preciso la ragazza gli aveva appoggiato un braccio sulle
spalle e con l’altra mano libera gli stava dando dei colpetti sul ginocchio, a
cadenze più o meno regolari. Lui le teneva il braccio attorno alla vita e
cercava di seguire il discorso che stavano facendo, anche se era notevolmente
distratto dalla scollatura di Susan, che in ogni modo non perdeva occasione di
mettersi in pose che sembravano dire da sole: Hey! Ma me le hai viste le
tette? No, perché se non le hai notate basta che lo dici e le metto in mostra
ancora un po’!
- Ciao Dominic. Susan, che sorpresa, non mi aspettavo di
trovarti qui.- aveva detto gelida Patricia, confermando i timori di Dominic. La
situazione era peggiorata quando dietro a loro era arrivata anche Jennifer, che
pure aveva visto la situazione evidentemente.
Di scatto si era discostato da Susan quel tanto che bastava
per mettere una distanza minima tra loro, tentativo patetico ma comunque un
tentativo. Per un momento si era sentito gelare il sangue, per poi darsi del
deficiente subito dopo. Era parlare al muro allora quando si ripeteva che a
Jennifer non doveva né spiegazioni né altro? Tuttavia si era sentito come colto
in fallo, e se anche si era dato del deficiente le cose non cambiavano. In
fretta aveva dovuto escogitare un qualcosa che l’avesse tolto da quel fastidioso
stato: dopo essersi discostato da Susan si era alzato e ed era andato incontro
Jennifer.
- Mi hai fatto una sorpresa!- Le aveva detto quando era
stato davanti a lei, prima di abbracciarla e darle un bacio su una guancia.
Jennifer, che davvero non si aspettava di trovare proprio
lui in quel locale, appena l’aveva visto gli aveva sorriso, per altro era
rimasta piacevolmente sorpresa che ci fosse anche Susan. Dopo aver salutato
Dominic si era seduta, Dominic si era messo accanto a lei che nel frattempo
stava salutando l’amica.
- Susy, ci sei anche tu, ma che sorpresa!- aveva esclamato
vedendola, sorridente.
Si erano accomodati anche gli altri e insieme avevano
cominciato a chiacchierare tranquillamente. Gli unici che improvvisamente si
erano chiusi in un mutismo pressoché totale erano proprio Dominic e Susan,
entrambi per motivi diversi: il primo per via del fatto che, dopo aver rischiato
così non aveva sinceramente nulla da dire, la seconda perché quell’incursione
improvvisa le aveva rovinato tutti i piani. Quella sera le cose sembravano
funzionare, dovevano proprio capitarle quelle due tra i piedi?
Aveva salutato Jennifer affettuosa come al solito in ogni
modo; altrettanto non aveva osato fare con Patricia, aveva capito benissimo che
l’altra, se solo avesse potuto, l’avrebbe presa a schiaffi. Per sua sfortuna non
era una che aveva lo stesso grado di fiducia negli altri che aveva Jennifer, le
era bastato lo sguardo gelido che aveva accompagnato il suo saluto a farle
capire che Patricia aveva intuito tutto.
Erano rimasti tutti là a chiacchierare per un bel po’
ancora, eccetto Susan che non aveva retto per molto. Dopo un po’ si era scusata
ed era tornata dalle persone con cui era uscita quella sera, tanto ormai era
perfettamente inutile che stesse lì, era tutto tempo perso.
Se anche Dominic aveva tenuto un atteggiamento diverso con
lei quella sera, Jennifer non si era preoccupata più del dovuto. Anzi, le era
sembrato comprensibile: aveva pensato che fosse più freddo del solito per via
del fatto che erano in luogo pubblico. L’unico neo era che lo vedeva un po’
troppo assente. Con lei era sempre brillante, spiritoso, se lo immaginava un
trascinatore in compagnia. Evidentemente si sbagliava.
A fine serata era stato Dominic a riaccompagnarla. Jennifer
non l’aveva invitato a salire anche se avrebbe voluto che lo facesse: le era
sembrato strano tutta la sera, aveva pensato che forse era stanco, per questo
non si era stupita più del dovuto che lui non le avesse nemmeno dato l’idea di
volerlo fare.
Appena in casa aveva preso il cellulare e mandato messaggio
a Patricia. Fin da quando aveva visto Dominic al locale aveva capito che
Patricia doveva aver insistito tanto quella sera proprio perché sapeva che
l’avrebbero trovato là. Grazie di aver tanto insistito, tanto è inutile che
neghi, lo so che c’è il tuo zampino! Sogni d’oro, Jen, le aveva scritto.
Patricia si era appena chiusa la porta alle spalle dopo
l’insoddisfacente bacino della buonanotte di Ethan. Già era abbastanza nervosa
di suo, quel messaggio aveva peggiorato la situazione. Il suo piano era andato a
farsi friggere, dato che certamente lei non aveva organizzato tutto quel
teatrino per permettere a Jennifer di passare una serata con Dominic, piuttosto
voleva tanto che lei sbattesse il muso in quello che era l’ambiente naturale di
lui. Sarebbe bastato che al posto di Susan ci fosse stata un’altra, invece
quella sera la sorte aveva voluto che Jennifer trovasse in pieno struscio con
Dominic quella che considerava un’amica, ovviamente non aveva avuto il benché
minimo sospetto di quello che, tuttavia, si era ritrovata sotto il naso.
Era stato immensamente frustrante, proprio perché per una
volta sembrava che il piano fosse riuscito: per prima cosa niente le dava la
certezza che Dominic sarebbe stato proprio con loro quella sera, per altro non
era detto che l’avrebbero trovato con qualcuna… insomma, a parte un misero
particolare la situazione era perfetta, ma Jennifer non aveva visto, o forse non
aveva voluto vedere. Patricia temeva e molto che la seconda ipotesi fosse
valida: in quel caso era perfettamente inutile anche solo provare a far capire a
Jennifer con chi aveva a che fare.
Tuttavia aveva subito ricominciato a pensare a come poteva
fare per mettere di fronte Jennifer davanti alla realtà dei fatti: doveva solo
aspettare pazientemente la prossima occasione che, ne era più che sicura, non
sarebbe tardata ad arrivare.
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Capitolo 30 *** Happy Birthday ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Yarel, non mi
sono affatto offesa, se ti ho dato quest’impressione scusami tanto, non era
affatto nelle mie intenzioni. Come ti avevo detto l’altra volta la tua
recensione mi aveva fatto molto piacere, veramente molto. Avevo capito a cosa tu
ti riferissi, quindi non preoccuparti e ancora grazie mille per i tuoi commenti.
Ebbene sì,
l’orecchiotto scatena istinti omicidi! Anche in “Per colpa di Nessie” c’era chi
voleva prenderlo a calci nel posteriore, quindi posso dire con certezza che per
fortuna sono riuscita nell’intento! Evvai!
Kaori non
preoccuparti, leggi quando vuoi e quando puoi, tanto la storia non ha la data di
scadenza! Sono contenta che continui a piacerti!
Buona lettura a
tutti, Mandy
Capitolo 30
Happy Birthday
- Goal! E vai!- aveva esclamato Dominic alzandosi dal suo
divano e cominciando a saltellare per la stanza. Ancora seduto Jonathan lo
guardava allibito.
- Io proprio non capisco la vostra propensione tutta
europea per il calcio, è veramente un gioco del cavolo…- aveva osservato l’amico
mentre Dominic si lanciava in una sorta di telecronaca dell’ultimo minuto. Con
una voce impostata e ridicola stava dicendo:- Al trentottesimo i francesi se lo
prendono in…-
- Veramente, voi europei siete strani.- aveva aggiunto
l’altro interrompendolo, guardandolo mentre si eccitava tanto per uno che aveva
buttato una palla dentro una rete.
- Per me siete strani voi americani che non lo apprezzate!
Tutto è relativo!- aveva risposto Dominic dopo essersi dato una calmata ed
essersi rimesso seduto sul suo divano.
Gli dispiaceva essersi perso la prima partita degli Europei
che era stata trasmessa il giorno precedente, insomma, veder vincere la Grecia
contro il Portogallo doveva essere stata una cosa interessante.
Ovvio che la partita dell’Inghilterra, per di più contro la
Francia, non se la sarebbe persa per niente al mondo: poteva arrivare pure
Francis Ford Coppola e dirgli che se lo incontrava proprio in quel momento aveva
una parte sicura nel suo prossimo film, gli avrebbe detto no… beh, forse la
partita avrebbe potuto anche registrarla nel caso che proprio Coppola si fosse
fatto sentire. In ogni modo non l’aveva fatto, quindi Dominic aveva invitato
Jonathan a pranzo a casa sua e si erano messi a vederla subito dopo.
A dirla tutta Jonathan si annoiava abbastanza, il calcio
non lo interessava molto, Dominic aveva provato anche a farlo appassionare
facendogli vedere qualche match e spiegandogli dettagliatamente le regole, ma da
americano medio proprio lui non era riuscito a farselo piacere.
Prima del trentottesimo del primo tempo, prima dell’azione
portata avanti prima da Beckham che aveva crossato da destra verso Lampard che,
a sua volta, con un colpo di testa aveva messo preciso la palla in rete, la
partita non era stata granché emozionante, e dopo quel goal lo era stata ancora
meno. Nella ripresa i francesi avevano alzato decisamente la testa e si erano
fatti più aggressivi, Dominic era schizzato dal divano più di una volta quando
sembrava che i francesi dovessero pareggiare.
Durante l’intervallo, prima della ripresa francese, Dominic
si era dato una calmata, del resto aveva dovuto ammettere che la partita non
fosse proprio una cosa stratosferica, Jonathan aveva approfittato per fargli una
domanda che avrebbe voluto fargli sin da quel venerdì sera.
Dominic era tornato dalla cucina con due birre in mano, una
l’aveva porta all’amico mentre si sedeva.
- Senti un po’, me la dici una cosa?-
- Che?- gli aveva risposto Dominic guardandolo incuriosito.
Quando Jonathan cominciava così era perché stava per partire una domanda
personale, e dato che lui era uno che in genere badava ai fatti suoi, la
prendeva sempre alla larga.
- Una stronzata… ma quella tipa, Jennifer, allora è una
cosa seria? No, perché venerdì sera sei schizzato come se fossi stato beccato
con le mani nel sacco quando è arrivata, non so se rendo.-
- Dici?- aveva chiesto Dominic come se non fosse vero
quello che l’amico gli aveva detto.
- Dico e come!- aveva ribattuto Jonathan ridacchiando.
Dominic aveva pensato ad una scusa plausibile da fornire. -
No, non è seria la cosa. Solo che, sai com’è, ci vediamo e non era proprio
carino che mi strusciassi ad un’altra davanti a lei, capisci vero?-
- Ah, sì, come no.- aveva detto serio Jonathan. - Ma con
Susan…- aveva cominciato subito dopo.
Dominic l’aveva interrotto immediatamente, del resto aveva
perfettamente intuito dove volesse andare a parare Jonathan.
- No, no, assolutamente no.- aveva detto deciso. - Per
carità, ci mancherebbe altro che mi scopassi quella, francamente ne faccio a
meno, c’è di meglio.- Improvvisamente si era ricordato che Jonathan invece c’era
finito a letto, così s’era affrettato a dire:- Oh, senza offesa, eh!-
L’altro ridacchiò appena. - Che offesa, figurati!-
La partita era ricominciata, ma Jonathan aveva continuato
con quel discorso, sortendo però l’effetto dì innervosire Dominic per due motivi
ben precisi: un po’ per il fatto che lo stava distraendo dal match, un po’
effettivamente per quello che aveva detto.
- Certo che hai ragione a dire che è un tantino
rincoglionita.- aveva commentato dopo un po’.
Dominic si era girato di scatto verso di lui. - Chi?- gli
aveva chiesto.
- Come chi, quella Jennifer. Voglio dire, chiunque si
sarebbe accorto che quella situazione era anomala, dai…-
Dominic aveva leggermente cambiato espressione. - Ma se
nemmeno la conosci, come fai a dire che è una rincoglionita?-
- Infatti io dico quello che dici tu su di lei!-
- Perché tu con la tua testa non sai pensare?- aveva
risposto secco Dominic.
- Va beh, mi sarò sbagliato, non c’è bisogno che
t’incazzi!-
Dominic si era improvvisamente reso conto che forse aveva
esagerato. - No, mica m’incazzo, anzi, scusa.-
- Figurati…- gli aveva risposto scettico Jonathan.
L’umore di Dominic era notevolmente peggiorato dopo il
fallo che al settantatreesimo Silvestre aveva fatto su Rooney in piena area, un
bel calcio di rigore a favore dell’Inghilterra.
Dapprima Dominic aveva esultato:- E vai che gli facciamo il
culo a questi francesi del cazzo!- aveva detto, ma quando avevano visto Beckham
avvicinarsi al dischetto, si era rimesso seduto e aveva detto:- No! Beckham no!
Novanta su cento lo sbaglia ‘sto demente!-
Detto fatto, Barthez aveva respinto senza troppe difficoltà
il tiro del centrocampista inglese. Dal divano di casa Monaghan era partita una
litania di parolacce.
- Che deficiente! Ma se ti mettessi le tue mutande invece
di quella di tua moglie non sarebbe meglio, testa di cazzo con i piedi a banana!
Lo facevo pure io quel rigore, e che palle! Rincoglionito!-
Jonathan era scoppiato a ridere tanto che non riusciva più
a smettere, Dominic se l’era pure un po’ presa e gli aveva chiesto che avesse
tanto da ridere.
- No, scusami, tu parli di uno che si mette la biancheria
intima della moglie e poi mi vuoi dare ad intendere che voi europei non siete
strani? No, perché io posso anche farlo, ma non lo vado a dire al mondo intero!-
Dominic aveva dovuto dire che in effetti l’amico non aveva
tutti i torti. - Sì, e voi siete un popolo che s’incazza se il vostro presidente
si tromba una stagista, che per altro c’ha pure la faccia da maialetta, nemmeno
da maiala, dimmi te che cos’è peggio!-
- Hai ragione, Monica Lewinsky sembra un maiale…-
Avevano cominciato a ridere entrambi non riuscendo bene a
capire com’era che fossero arrivati a parlare di quello.
La voglia di ridere, almeno a Dominic, era passata alla
fine della partita: al novantesimo Zidane aveva realizzato un bel calcio di
punizione pareggiando, nei tre minuti di recupero l’Inghilterra aveva
praticamente regalato un rigore alla Francia, che sempre Zidane aveva realizzato
pochi secondi prima del triplice fischio dell’arbitro.
- ‘Sti fetenti di francesi!- aveva concluso Dominic
spegnendo la televisione un po’ stizzito.
- Così è la vita Dom, non si può vincere sempre!- aveva
commentato Jonathan alzandosi dal divano.
- Come no! La palla è tonda e bla bla vari… come no!- aveva
ribattuto Dominic.
Jonathan se n’era andato poco dopo lasciandolo solo nel suo
soggiorno. Per un po’ aveva rimuginato sull’esito della partita, ma poi i suoi
pensieri si erano spostati su altro. Aveva subito cominciato a riflettere su
come aveva reagito quando Jonathan aveva parlato di Jennifer.
Aveva letteralmente rizzato il pelo come i gatti, se ci
pensava gli veniva da ridere.
***
Quando Martin insieme alla posta le aveva dato quel mazzo
di tulipani facendole gli auguri di buon compleanno, Jennifer era rimasta
talmente tanto sorpresa che per qualche secondo non aveva saputo proprio che
dire.
- Grazie Martin, ma perché ti sei disturbato tanto?-
- Disturbato? Ma vuoi scherzare spero? Per me è un
piacere!- le aveva risposto sorridente il ragazzo delle consegne.
- E poi ti sei ricordato, sei veramente un tesoro!- aveva
continuato Jennifer sorridendo e guardando quei fiori che lui le aveva portato.
Martin pure le aveva sorriso, era contento che a lei avesse
fatto piacere quel gesto. - Allora ancora auguri Jennifer, io continuo con le
consegne, ci vediamo quando ripasso.-
L’altra l’aveva ringraziato nuovamente, per un momento
aveva avuto la tentazione di invitarlo a quell’uscita che lei e Patricia avevano
organizzato per quella sera. Niente di particolare, era solo una serata in un
locale e una bevuta per festeggiare il suo trentunesimo compleanno. Si era
trattenuta solo perché aveva paura di dargli ad intendere che ci fosse
dell’interesse da parte sua, la cosa più cattiva che poteva fare a Martin era
proprio illuderlo.
Almeno lui si era ricordato… di Dominic quel giorno neanche
l’ombra. L’ultima volta che si erano visti era stato quello strano venerdì sera,
sul quale Jennifer aveva finito per riflettere a lungo.
Certo che le aveva fatto piacere trovarlo là e passare una
serata con lui, solo che Jennifer dopo aveva pensato che lui avrebbe dovuto
essere a lavorare. Non che le avesse detto che non usciva con lei perché aveva
impegni di lavoro, per la verità lui non le aveva detto assolutamente nulla sui
suoi impegni, ma Jennifer aveva ingenuamente incominciato a pensare che, se non
si vedevano, era perché lui era impegnato con il lavoro. Ripensandoci si era
data della stupida: dove stava scritto che Dominic non poteva prendersi la
serata per conto suo e uscire con i suoi amici? Di certo non doveva chiederle il
permesso, ci sarebbe mancato altro, e per lei era lo stesso, quando voleva stare
con le sue amiche ci stava e basta.
Poi però c’era stato il silenzio assoluto, ormai erano ben
quattro giorni che di Dominic non sapeva niente. Quel giorno era martedì, il 15
giugno, il suo compleanno. E lui sapeva che il 15 giugno era il suo compleanno,
se solo aveva prestato un po’ d’attenzione ai loro discorsi. Ne avevano parlato
una sera, Jennifer si ritrovò a pensare che forse poteva essersene dimenticato,
forse averne parlato una volta così di sfuggita era troppo poco. Ma a parte la
storia del compleanno, cominciava a chiedersi com’è che lui non l’aveva più
cercata dal venerdì, sebbene le aveva promesso che l’avrebbe fatto. Si era
decisa a scrivergli un messaggio, lo faceva spesso la mattina, giusto per
augurargli una buona giornata. Raramente Dominic le aveva risposto, anche quella
mattina era stato così, e la cosa quella volta l’aveva depressa più del solito.
Erano solo le undici del mattino in fin dei conti, fino a
mezzanotte era in tempo per farsi vivo, il che significava che aveva altre
tredici ore di tempo. Jennifer si concesse di incominciare a preoccuparsi verso
l’undicesima, non prima. Che poi, preoccuparsi, era una cosa grossa. Di fatto
non sapeva nemmeno lei cosa aspettarsi con certezza, era abbastanza confusa da
tutta quella situazione senza bisogno di mettere altra carne al fuoco con il
fatto che era il suo compleanno.
A pranzo con Patricia quel giorno era stata più taciturna
del solito, tanto che l’amica aveva cominciato a prenderla in giro.
- Che c’è, ti senti vecchia? Non sei contenta che per i
prossimi due mesi abbiamo la stessa età?-
Jennifer aveva riso, aveva preferito non dirle niente sulla
natura delle sue preoccupazioni perché le sembrava di essere un po’ troppo
invadente a farlo. Del resto erano preoccupazioni di poca importanza in fin dei
conti. Prima di tornare entrambe al loro lavoro si erano date appuntamento per
quella sera, prima a casa di Patricia dove avrebbero cenato, per poi uscire a
fare un giro.
Jennifer ci aveva pensato per il resto del pomeriggio, il
pensiero la metteva tanto in tensione che si era dimenticata di Dominic per
qualche tempo. Dato che era il suo compleanno, poteva scommetterci, alle sette
precise sua madre avrebbe preso il telefono e l’avrebbe chiamata, pretendendo di
sapere ogni singolo particolare della sua vita attuale, per criticarlo
ovviamente. Avrebbe potuto rimetterci l’orologio su quella cosa, infatti, dopo
essere tornata a casa dal lavoro aveva dato da mangiare a Sploffy, si era
cambiata e aveva fatto qualche faccenda in casa. Alle sette si era seduta sul
divano e aveva aspettato per non più di trenta secondi. Il telefono aveva
trillato puntualissimo.
- Mamma?- aveva risposto direttamente.
- Ciao tesoro, come facevi a sapere che ero io?-
- Telepatia.- aveva risposto sarcasticamente Jennifer che,
volente o nolente, nella mezz’ora successiva, era stata costretta a sorbirsi le
prediche di sua madre. Quando aveva potuto riattaccare era veramente arrivata al
limite, sarebbero bastate poche parole di critica in più a farla scoppiare.
Di Dominic, quasi alle otto di sera ormai, nemmeno l’ombra.
- Ha ancora quattro ore, ancora quattro ore…- aveva cominciato a ripetere tra sé
e sé mentre si preparava per uscire.
La serata era stata piuttosto divertente. Avevano cenato da
Patricia, c’era anche Susan con qualche altra loro amica che vedevano meno
frequentemente, poi erano andate in un locale per concludere la serata, per
rientrare poi relativamente presto, dato che il giorno dopo era di lavoro per
tutte.
Jennifer era tornata a casa e aveva salito le scale
piuttosto lentamente, un po’ perché aveva bevuto leggermente più del solito e,
non essendoci molto abituata, le girava ancora la testa, un po’ perché era
veramente stanca, anche se era solo mezzanotte passata da poco.
Quando era arrivata al pianerottolo del terzo piano aveva
alzato la testa per un attimo e aveva visto che c’era qualcuno seduto sulle
scale, qualcuno che per la verità non aveva impiegato molto a riconoscere. In
fretta aveva salito le ultime due rampe, Dominic vedendola arrivare si era
alzato e le aveva sorriso.
- Che ci fai qui?- gli aveva chiesto Jennifer più che
sorpresa. Si sarebbe aspettata di tutto, tranne che quello.
Effettivamente Dominic doveva riconoscere che averla
aspettata lì per quasi un’ora e mezza non era molto da persone normali, quindi
capiva benissimo come fosse possibile che Jennifer l’avesse guardato in modo
così strano. - No… cioè… io ho provato a chiamarti, ma hai il cellulare
staccato.- si era giustificato.
Jennifer si ricordò improvvisamente che l’aveva spento per
lasciare la borsa al guardaroba del locale dove era andata, e che poi si era
dimenticata di accenderlo una volta ripreso.
- Eh, sì, l’ho spento quasi due ore fa… ma quant’è che sei
qui?-
Dominic, anche se sapeva benissimo che era là da pochi
minuti prima delle undici, aveva guardato l’orologio. - Poco più di un’ora. Ho
finito tardi stasera, ma volevo vederti lo stesso. Mica pensavi che me ne fossi
dimenticato, vero?- le aveva detto sorridendole e avvicinandosi. Non le aveva
dato il tempo di rispondergli, le aveva preso il viso tra le mani e le aveva
dato un bacio.
- Buon compleanno.- le aveva detto una volta che quel bacio
era finito.
Jennifer gli aveva sorriso, poi aveva aggiunto:- Veramente
pensavo non lo sapessi affatto, e più che altro a preoccuparmi è stato il fatto
che è un po’ che non ti fai sentire.- Aveva fatto una pausa dopo aver detto
questo, aveva visto che Dominic aveva cambiato espressione. Non voleva che
quello che aveva detto risultasse come un rimprovero, così l’aveva abbracciato e
aveva aggiunto:- Ma non me ne frega niente, sei qui ora e francamente mi va
benissimo così.-
Il fatto che lei avesse sempre una buona parola per lui
fece sentire Dominic più sereno, ma nel profondo ancora peggio di come si era
sentito quella sera.
Quando si era ricordato di che giorno fosse, Dominic non
solo stava lavorando ed era impossibilitato a fare una cosa qualsiasi, ma era
anche piuttosto tardi. In quel momento proprio non poteva né telefonare a
Jennifer, né fare altro, durante una pausa era corso da Penny, che se l’era
visto arrivare con una faccia che non prometteva niente di buono.
- Che è quella faccia?- gli aveva chiesto.
- Mi devi fare un favore enorme. Oggi è il compleanno di
Jennifer, me ne sono dimenticato, le volevo fare un regalo… non è che ci
penseresti tu?-
- Io? Ma se nemmeno la conosco!- aveva ribattuto Penny
leggermente infastidita dalla richiesta.
- Perché hai bisogno di conoscerla una persona per
comprarle un regalo?-
- Il più delle volte sarebbe consigliabile Dom…-
Dominic non aveva avuto bisogno di insistere troppo, se si
trattava di fargli un favore non è che Penny si sarebbe fatta pregare molto. A
dire la verità si era ulteriormente innervosita per il fatto che Dominic non
aveva voluto darle nemmeno uno straccio di indicazione, nemmeno sulla cifra che
avrebbe dovuto spendere. Si era limitato a dirle che si fidava di lei, e Penny
sperava tanto che non si sarebbe dovuto pentire della cosa, lei in genere aveva
dei gusti pessimi in fatto di regali.
Era tornata agli studi quaranta minuti più tardi con in
mano un sacchetto di Cartier, Dominic vedendolo si era preoccupato un po’.
- Mica che è una cosa vincolante, vero?- le aveva chiesto
appena aveva avuto un momento di tempo.
- Come no, è un brillante grosso come una noce di cocco,
farà fatica a portarlo!- gli aveva detto sfottendolo Penny, che poi aveva
aggiunto:- Lo puoi guardare, il sacchetto si può aprire!-
Quando aveva potuto guardarlo, poco prima delle dieci di
sera, Dominic aveva visto che si trattava di una semplice catenina di oro bianco
con un ciondolo a forma di coccinella. Penny aveva fatto un’ottima scelta: gli
sembrava molto carino, per di più un regalo che non sapeva troppo né di studiato
né di troppo vincolante, in poche parole adatto all’occasione.
Era uscito dagli studi e non ci aveva nemmeno pensato, era
andato dritto a casa di Jennifer, ma quando aveva suonato al campanello non gli
aveva risposto nessuno. Per un colpo di fortuna la vicina di casa di Jennifer
stava rientrando con i bambini proprio in quel momento, si erano incrociati
qualche volta sulle scale con Jennifer, quindi la donna gentilmente,
riconoscendolo, gli aveva permesso di entrare con lei.
Era talmente sicuro che avrebbe trovato Jennifer a casa che
aveva pensato piuttosto ad un guasto del citofono, ma di certo non al fatto che
lei poteva essere, giustamente, andata a divertirsi per conto suo dato che lui
l’aveva ignorata per tutto quel tempo volutamente e che era il suo compleanno.
Era come se desse per scontato che l’avrebbe trovata ad aspettarlo.
Dopo aver aiutato la vicina di Jennifer a portare il
passeggino del bambino più piccolo fino al quarto piano, aveva suonato il
campanello di Jennifer e anche quella volta non aveva ricevuto risposta.
Dapprima aveva pensato che era strano, aveva provato a telefonarle e aveva
trovato il cellulare spento.
Si era seduto per un momento sulle scale davanti alla sua
porta di casa, cominciando a capire essenzialmente una cosa, ovvero che era
stato un completo idiota e che non poteva certo giustificarsi in nessun modo.
A parte il fatto che aver dato per scontato che Jennifer
fosse lì, a casa, ferma immobile ad aspettarlo era veramente un’assurdità di
dimensioni colossali, ma cosa pretendeva da lei? Riconosceva di non essersi
comportato affatto bene, di averla ignorata un po’ troppo negli ultimi tempi, e
non poteva certo pensare di poter rimettere tutto apposto arrivando lì per farle
una sorpresa con un regalo per il suo compleanno. Era ridicolo soltanto che
l’avesse pensato.
Jennifer era una persona con i suoi impegni, con la sua
vita, e soprattutto con i suoi sentimenti, di cui lui si stava approfittando.
Che cosa gli stesse prendendo in quel periodo poi, non lo sapeva dire con
certezza nemmeno lui. Sapeva solo che era sicuro che, se si guardava indietro,
non era sempre stato così.
Alla fine non si era nemmeno accorto che aveva passato più
di un’ora e mezza seduto su quelle scale, per giunta al buio, dato che dopo un
po’ la luce delle scale si era spenta e non aveva ritenuto necessario accenderla
nuovamente, non gli serviva a niente. Era rimasto lì a pensare, in condizioni
normali se ne sarebbe andato semplicemente, invece non l’aveva fatto.
Quando aveva visto la luce accendersi si era sentito in
ansia, non si sarebbe stupito se Jennifer trovandolo lì magari si fosse
innervosita, o forse era già arrabbiata con lui per via del modo che lui aveva
di comportarsi e avrebbe approfittato di quell’occasione per farglielo presente.
Poco dopo, quando Jennifer gli aveva fatto notare che da diversi giorni non si
faceva sentire, Dominic c’era rimasto male, ma non certo perché si era offeso
che lei gli avesse detto quella cosa, piuttosto perché aveva capito che doveva
essere un particolare che le era pesato. Ripensandoci non le aveva mai risposto
nemmeno ad uno di quei messaggi che aveva cominciato a mandargli di mattina, non
aveva fatto assolutamente niente che le facesse capire che, in fondo, lui a lei
ci teneva, anche se in un modo tutto suo.
La coccinella a Jennifer era piaciuta, erano rimasti per
poco seduti sul suo divano, quando Dominic aveva fatto per andarsene lei gli
aveva tassativamente impedito di farlo.
- Non crederai mica di andartene così vero?- gli aveva
detto sorridendogli, per poi baciarlo.
Non che lui volesse farlo veramente, era solo che non
credeva che fosse il caso quella sera.
Alla fine si era tranquillizzato, anche se nel profondo il
suo dispiacere era cresciuto. Forse sarebbe stato meglio se Jennifer gli avesse
dimostrato più platealmente il suo disappunto, se fosse stata meno comprensiva e
più dura, ma così non era stato, del resto non lo era mai.
Dominic non sapeva più cosa pensare: mentre Jennifer si era
addormentata da un pezzo lui non riusciva a farlo, perso a pensare a cosa
sarebbe stato giusto fare. C’erano troppe cose da considerare, troppe cose che
si erano complicate.
Ormai non era più questione di concludere quella relazione,
di continuarla, di cambiare il suo atteggiamento. Sembrava che tutto fosse
diventato così complicato da non vedere una soluzione possibile che fosse almeno
un po’ indolore per entrambi.
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Capitolo 31 *** Amare prese di coscienza ***
Nuova pagina 1
Altro capitolo
mazzata… sigh!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 31
Amare prese di
coscienza
Probabilmente è proprio nel momento in cui si tocca la
punta massima di confusione che le cose si fanno chiare; tuttavia a volte,
invece di tentare di fare chiarezza, si finisce per accantonare i problemi, come
se fossero patate fin troppo bollenti da tenere in mano.
Dopo la notte del compleanno di Jennifer, Dominic non aveva
cercato per l’appunto di fare chiarezza. La mattina dopo era stato profondamente
infastidito dal senso di colpa che l’aveva colpito la notte precedente, tanto
che si era svegliato di pessimo umore. Aveva sbagliato, va bene, aveva dato una
cosa per scontata quando scontata non lo era affatto, ma non era proprio il caso
di starci così male.
Anche con Jennifer era stato un po’ scostante, le aveva
dato un paio di risposte decisamente poco educate quella mattina, tanto che era
stata lei stessa a chiedergli, non nel solito modo gentile che usava sempre,
cosa gli stesse prendendo.
Anche se sapeva benissimo che aveva ragione lei, Dominic si
era ancora più innervosito, come se si aspettasse che Jennifer fosse nella
posizione di dover accettare qualsiasi suo stato d’animo senza battere ciglio.
Per prima cosa era rimasto per un attimo stupito dal tono che aveva usato con
lui, come se non riuscisse ad accettare che Jennifer per una volta facesse
valere con forza le sue ragioni: non l’aveva mai vista rivolgersi né a lui né a
nessun altro così. Solo dopo essersi soffermato su questo particolare era
riuscito a chiederle scusa. Non perché non l’avrebbe fatto altrimenti, di fatto
non era un maleducato e non lo era mai stato, ma non erano state poi così
sentite le sue scuse. Per risolvere il problema alla radice aveva visto di
eclissarsi in fretta da casa sua, con l’intento di non tornarci per un bel po’.
Una cosa era certa: l’idillio cominciava a rompersi. Fino a
pochi giorni prima, passare una notte con Jennifer significava raggiungere una
tranquillità insperata, stare bene. Improvvisamente non era stato più così, era
come se qualcosa si fosse irrimediabilmente rotto e non si potesse riparare.
Dall’altra parte, come già precedentemente aveva pensato
altre volte, non aveva intenzione di troncare con lei, non voleva e
probabilmente non poteva proprio farlo. Questa era forse la cosa che lo
infastidiva di più, il fatto che, fin dalle prime volte in cui aveva cominciato
a vederla, aveva cominciato a farsi mille domande. Ogni singola volta che si
vedevano dopo, sistematicamente, si autosottoponeva ad una seduta di psicanalisi
personalizzata interrogandosi sui significati che quegli incontri avevano avuto.
Per la miseria, era questo che voleva? No, la sua massima
aspirazione sicuramente non era farsi una sega mentale ogni volta, quello che
voleva era non avere problemi di alcun genere. La storia con Jennifer
incominciava a procurargliene, forse era arrivata davvero l’ora di troncare. Il
problema principale era che non sapeva come, proprio perché lui non sarebbe mai
stato in grado di dirle è finita.
Per Jennifer quella mattina era stata decisamente
significativa, per un motivo essenzialmente. Se fino a quel momento Dominic con
lei era sempre stato estremamente gentile e corretto, almeno all’apparenza,
quella volta era stato diverso. Non si riferiva tanto al modo scostante in cui
si era posto, aveva letto quella volta nei suoi gesti non la sua solita
spossatezza che spariva quando stavano insieme, ci aveva letto una stanchezza di
cui lei era la causa.
Le era preso il panico, ma questo non significava di certo
che avrebbe lasciato che Dominic le mancasse di rispetto, non appena si era
presentata l’occasione gli aveva fatto notare che non era carino comportarsi
così: la reazione di lui era stata quella di chiederle scusa per poi andarsene
di corsa, come se lo stessero inseguendo.
Jennifer a quel punto avrebbe voluto fargli almeno mille
domande diverse, prima fra tutte gli avrebbe voluto chiedere cosa rappresentava
lei nella sua vita. Loro due erano o non erano una coppia?
Dopo quello che era successo quella mattina, Jennifer
poteva rispondersi tranquillamente da sola che forse no, non lo erano. Peccato
che in mille altre occasioni Dominic si fosse atteggiato con lei come se lo
fossero, questo la metteva profondamente di cattivo umore se solo ci pensava.
Uscendo per andare a lavorare si era rimessa la coccinella
che lui le aveva regalato la notte precedente, non sapeva nemmeno perché l’aveva
fatto, forse per un sano senso di masochismo, dato che ci aveva giocato
distrattamente per tutto il tempo al lavoro, e che ogni volta che si accorgeva
razionalmente che lo stava facendo ricominciava a pensare a quella situazione.
L’aveva notata anche Patricia mentre pranzavano, Jennifer
le raccontò sommariamente quello che era successo la notte precedente, omettendo
volutamente quello che era successo la mattina; Patricia non commentò e lei le
era stata grata per non aver continuato quel discorso. Appena era stata in
ufficio se l’era tolta con un moto di stizza e l’aveva messa in un cassetto
della sua scrivania.
La verità è che s’innamorava sempre delle persone
sbagliate, questo era il punto focale della situazione. Come le fosse saltato in
testa di farsi coinvolgere fino a quel punto da Dominic proprio non lo sapeva, e
ormai il danno era fatto. In quel momento era arrabbiata, un po’ delusa, ma
sapeva benissimo che già Dominic cominciava a mancarle, in pochi giorni avrebbe
dimenticato tutto e tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato passare del
tempo con lui.
Nei giorni successivi infatti era proprio questo che era
successo: Jennifer era stata arrabbiata per non più di un paio di giorni, dopo
di che aveva cominciato a sentire la sua mancanza; la semplice mancanza aveva
fatto in tempo a diventare un bisogno reale, dato che lui non si era fatto
sentire.
Arrivata al sabato successivo era stata lei a chiamarlo.
Aveva aspettato almeno le undici del mattino per farlo, per paura di svegliarlo
nel caso che la notte precedente avesse fatto tardi. Effettivamente quando le
aveva risposto le era sembrato leggermente assonnato.
- Pronto…- aveva risposto lui dall’altra parte, era
evidente che non aveva guardato nemmeno chi lo stesse chiamando, dato che
sembrava non avere la benché minima idea di con chi stava parlando.
- Dominic, ciao, sono…-
- Jenny, ciao…- non le aveva fatto finire la frase. - Che
bello sentirti.- aveva concluso.
Jennifer sentendo quelle parole e il tono in cui le aveva
pronunciate si era rincuorata molto.
- Come stai?- gli aveva chiesto.
- Un po’ stanco, questa settimana è stata piuttosto piena.-
le aveva detto.
In effetti aveva avuto vari impegni che l’avevano tenuto
occupato per parecchio, se in più si aggiungevano al lavoro anche le varie
uscite di piacere che si era concesso per dimostrare a se stesso che era un uomo
libero, si poteva ben dire che fosse abbastanza provato. Quello che Jennifer non
poteva sapere era che, in quel preciso momento, mentre stavano parlando, Dominic
si era alzato in fretta dal letto, dato che non ci aveva dormito da solo. Cleo
gli aveva telefonato la sera prima dicendogli che era appena arrivata a Los
Angeles e che voleva vederlo, lui non se l’era fatto ripetere due volte. Quella
volta erano finiti a casa sua, era strano ma non gli era seccato svegliarsi con
lei, non per lei in particolare, non gli era seccato ritrovarsi in compagnia
piuttosto. Per non svegliarla era uscito di fretta dalla stanza.
- Tu invece?- le aveva chiesto.
- Abbastanza bene, a parte il fatto che mi sei mancato un
po’.- aveva fatto una pausa, quasi aspettandosi che lui dicesse qualcosa, dato
che non l’aveva fatto era stata lei a fare una proposta. - Ti va se ci vediamo?
Potresti venire a pranzo da me se ti va.-
- Oggi è meglio di no Jenny, oltre ad essere stanco non sto
nemmeno tanto bene, ho bisogno di riposarmi. Magari domani, che ne dici?-
- Va bene, vada per domani.- gli aveva risposto lei, un po’
delusa.
- Credimi, mi dispiace, andrebbe anche a me di vederti, ma
oggi è proprio una giornataccia. Giuro che domani ti telefono e magari passiamo
la giornata insieme, andiamo da qualche parte, poi abbiamo tutto il tempo di
decidere insieme dove.- aveva aggiunto Dominic che aveva colto quella delusione
dalle parole di lei.
Quello che le aveva detto era vero, anche a lui andava di
vederla, ma per farlo non poteva di certo mandare via Cleo da casa sua dicendole
che aveva degli impegni. Si erano salutati non appena le aveva assicurato
nuovamente che l’avrebbe chiamata il giorno successivo, tuttavia Jennifer non
aveva nessuna intenzione di accontentarsi di quello. Aveva voglia di vederlo,
per di più, se non stava bene, aveva pensato che potesse avere bisogno di lei in
quel momento.
Era uscita e aveva fatto la spesa, come faceva tutti i
sabati mattina, era tornata a casa solo per riporre quella che aveva fatto per
sé, aveva lasciato integro solo un sacchetto nel quale aveva messo delle cose
che le servivano per mettere in atto quello che aveva pensato.
Lui l’aveva fatto di presentarsi a casa sua
improvvisamente, pensò che una sorpresa poteva fargliela anche lei per una
volta.
Immaginava di arrivare là e che le avrebbe detto qualcosa
del tipo Sono venuta ad occuparmi di te, o una stupidaggine simile, che
lui le avrebbe sorriso sulla porta e che l’avrebbe fatta entrare, che avrebbero
passato la giornata insieme e che sarebbero stati bene.
Jennifer aveva parcheggiato in strada, poi si era
avvicinata al cancello e aveva visto che era solo accostato. Si chiese come mai,
ma non che la cosa avesse una grande importanza. Si era avviata alla porta di
casa e aveva suonato il campanello. Il suo sorriso si era spento immediatamente
nel vedere che ad aprirle la porta era stata una donna, che aveva tutta l’aria
di aver dormito lì.
La sorpresa era stata decisamente grossa, Jennifer impiegò
qualche secondo per proferire parola. Si era persa ad osservare la donna che
aveva davanti: era molto bella, poteva avere un’età che andava dai venticinque
ai trent’anni, bionda, più alta di lei.
- Mi dica.- le aveva detto Cleo, vedendo che non parlava.
Il fatto di aver trovato una donna che dava tutta l’idea di
essersi alzata da un letto da poco più di cinque minuti in casa di Dominic, non
significava necessariamente che tra lui e questa donna ci fosse stato del sesso,
ma Jennifer sapeva anche bene che era una prova molto ben definita. Cercando di
mantenere la calma e, soprattutto la dignità, le rispose.
- Stavo cercando Dominic.- le aveva detto.
L’altra l’aveva guardata incuriosita dopo che le aveva
detto così, intanto Dominic era sceso, dato che aveva sentito anche lui il
campanello. Non aveva fatto in tempo a chiedere chi fosse, aveva scorto la
figura di Jennifer e si era fermato a metà delle scale. Aveva come l’impressione
che il sangue nelle vene gli si stesse gelando.
Cleo si era girata sentendolo scendere, dicendogli
semplicemente:- Dom, ti cercano.-
Aveva continuato a stare fermo, Jennifer gli aveva rivolto
un sorriso tirato.
- Sono passata a vedere come stai, mi pare che tu stia
abbastanza bene dopo tutto.- aveva detto decisa.
Cleo, dal tono che Jennifer aveva usato, intuì che quella
donna che gli stava davanti non era passata lì tanto per caso. Improvvisamente
si sentì decisamente di troppo, si allontanò dalla porta lasciandola aperta,
Jennifer fece un passo avanti entrando in casa di Dominic. Era scossa, si
sentiva malissimo, ma non voleva andarsene senza aver sentito cosa lui avrebbe
avuto da dirle in proposito.
Dominic aveva cercato di scuotersi e aveva sceso le scale,
le aveva sorriso, ma anche il suo di sorriso era piuttosto tirato, preoccupato
forse sarebbe stato meglio dire.
- In effetti sono solo un po’ stanco, non sto propriamente
male…-
- Non stento a crederci che sei stanco.- gli aveva risposto
Jennifer.
Dominic aveva deglutito nervosamente.- Entra, che stai a
fare sulla porta.- le aveva detto non sapendo che fare, quindi aveva indicato
Cleo che fingeva indifferenza non lontana da loro. - Lei è Cleo, una mia amica.
Cleo, lei è Jennifer.-
Cleo lo aveva fulminato con lo sguardo, tuttavia aveva
alzato la mano verso Jennifer e le aveva fatto un gesto di saluto, dicendole
tanto piacere. Era imbarazzata e non poco anche lei dalla situazione,
Jennifer gliel'aveva letto in faccia.
- No, non credo che entrerò. Piacere mio, Cleo.- Detto
questo si era girata e si era allontanata. Non che si fosse guardata indietro
mentre tornava a passo spedito verso la sua auto, ma almeno si aspettava che
Dominic avesse provato a dirle qualcosa, almeno che le avesse mentito dicendole
quelle frasi banali tipo non è come pensi. Nemmeno quello aveva fatto,
aveva richiuso la porta e aveva lasciato che se ne andasse.
Almeno fino a che si era tenuta occupata in qualcosa aveva
resistito. Dopo aver parcheggiato sotto a casa sua era rientrata, aveva finito
di rimettere a posto la spesa e si era tenuta occupata in qualsiasi cosa la casa
le avesse fornito per raggiungere il suo scopo: aveva rimesso in ordine in modo
maniacale il soggiorno, si era messa quindi a lucidare tutte le finestre, non
contenta si era messa a spolverare tutti i soprammobili del soggiorno, per poi
passare alla sua stanza.
Aveva staccato il telefono e spento il cellulare, non
voleva che nessuno per il momento la cercasse, la radio accesa la stava
distraendo, ma dopo un po’ le lacrime erano uscite da sole, senza nemmeno fare
rumore. Quasi non se n’era accorta da principio che aveva cominciato a piangere,
ma dopo un po’ aveva dovuto prendere atto delle sue debolezze e di quello che
aveva visto, che quella volta non era affatto equivocabile. Si era seduta sul
divano per un momento.
Sploffy era stato attirato da quella situazione e si era
avvicinato, con un balzo era salito sul divano. Jennifer non l’aveva visto, si
teneva le mani sul viso, per attirare la sua attenzione il gatto le aveva
appoggiato una zampetta su una coscia; lì per lì si era leggermente spaventata,
si era tolta le mani da davanti agli occhi e si era trovata davanti Sploffy che
la guardava, il micio le aveva offerto un miao d’incoraggiamento.
Spontaneamente gli aveva sorriso e l’aveva accarezzato, Sploffy gli era salito
sulle ginocchia incominciando rumorosamente a fare le fusa.
- Certo che ti manca solo la parola, eh Sploffy?- gli aveva
detto Jennifer continuando ad accarezzargli la testa.
Se ancora aveva dei dubbi su quello che legava lei e
Dominic, adesso non era più plausibile averne, solo che non riusciva a spiegarsi
com’è che lui le avesse fatto credere per tutto quel tempo che ci potesse essere
un legame profondo tra loro. Questo era quello che le faceva male, essere stata
presa in giro: Dominic avrebbe potuto essere più sincero e farle capire che si
stava solo divertendo, che non era importante per lui, almeno non si sarebbe
fatta coinvolgere in quel modo.
Si era asciugata il viso subito, versare lacrime per quello
proprio non aveva senso. Era uno stronzo. L’ennesimo stronzo, purtroppo per lei.
Si era truccata nuovamente e aveva fatto per uscire, una
passeggiata non le avrebbe fatto che bene.
Non appena Dominic aveva visto Jennifer andare via non
aveva saputo che fare. Forse era la risposta che aspettava dall’alto per
risolvere quel problema: lui non era in grado di piantarla, così era intervenuto
il destino a creare quella situazione. Ma c’era qualcosa che non andava, perché
in verità Dominic non era molto soddisfatto di quello che era successo. Era
rimasto fermo un momento davanti alla porta dopo averla richiusa, poi la voce di
Cleo l’aveva richiamato alla realtà.
- I miei complimenti.- gli aveva detto.
Dominic si era girato e l’aveva guardata senza proferire
parola, ma decisamente infastidito per via del tono che aveva usato.
- Voi uomini siete tutti uguali, e non è un luogo comune.-
aveva continuato Cleo, - Hai fatto davvero una figura patetica a dirle che sono
una tua amica. Per di più m’infastidisce che tu mi abbia fatto fare questa
figuraccia. Insomma, se hai una donna affari tuoi, la coscienza è la tua, ma
potevi fare almeno in modo di non farci incontrare.- aveva concluso piuttosto
stizzita.
Dominic l’aveva guardata gelido, aveva aspettato un secondo
prima di risponderle. - Si può sapere che vuoi da me? Che ci fai ancora qui,
perché parli? Chi ti credi di essere per giudicarmi?-
Cleo aveva riso:- Come chi mi credo di essere, una tua
amica!- aveva detto. Dopo qualche secondo l’aveva guardato gelida anche lei. -
Comunque non preoccuparti, mi tolgo immediatamente da casa tua, dato che la cosa
ti disturba tanto. E tanto per chiarire un paio di cose, se mi tiri nel mezzo ai
tuoi casini è ovvio che mi metto a giudicare.-
Era salita al piano di sopra per tornare dopo poco pronta
per andarsene, si era avviata alla porta e Dominic non aveva fatto nemmeno per
salutarla, del resto non gli importava proprio niente di lei. A quel punto era
veramente infastidito dalla sua presenza e non vedeva l’ora di togliersela da
casa.
Quando se n’era andata si era soffermato a riflettere un
momento. Certo che quella poteva essere la rottura definitiva con Jennifer, ma
il pensiero che lo considerasse male per quello che aveva visto si stava facendo
sentire più forte del sollievo che ipoteticamente avrebbe dovuto provare.
Aveva preso il telefono e aveva provato a rintracciarla,
era irraggiungibile. Anche a casa il telefono dava occupato, aveva provato
diverse volte a chiamarla ma non c’era stato modo di contattarla.
Fermo ad aspettare che si decidesse a farsi rintracciare
non riusciva a starci, per di più sarebbe stato molto meglio che ci parlasse di
persona. Si era vestito ed era uscito, quando era arrivato sotto casa di
Jennifer aveva fatto appena in tempo a parcheggiare e ad uscire dalla sua auto
che l’aveva vista allontanarsi dal palazzo. L’aveva chiamata, ma lei non l’aveva
sentito, per raggiungerla aveva dovuto fare una corsa verso di lei, che non
aveva comunque sembrato gradire la sua presenza lì.
Non aveva pensato a cosa avrebbe dovuto dirle, aveva agito
d’impulso e adesso che si ritrovava davanti a lei non sapeva che fare. Si era
sentito uno stupido, non sapeva nemmeno che linea prendere, se negare l’evidenza
o se dirle la verità. Una cosa era certa, negare l’evidenza sarebbe stato come
trattarla come una cretina, e lui non voleva darle quell’impressione.
- Mi dispiace per quello che hai visto.- le aveva detto
subito.
- Credimi, mai quando è dispiaciuto a me averlo visto.-
aveva risposto lei.
- Possiamo parlarne, se vuoi.-
Jennifer l’aveva guardato piuttosto male per un secondo,
poi aveva girato la testa verso sinistra e aveva sorriso nervosamente. - Parlare
di cosa, Dominic? Di cosa vuoi parlare?-
- Di quello che ti pare, solo che non voglio che questa
cosa finisca qui.-
- Questa cosa, la chiami. Appunto, per te è una cosa! Sei
incredibile, davvero!-
In quel momento erano passate delle persone sul marciapiede
che gli avevano guardati incuriositi, Dominic si era sentito un po’ in
imbarazzo, per di più aveva paura che lo potessero riconoscere, di scatto si era
girato dando le spalle ai passanti, Jennifer aveva intuito il motivo.
Si era incamminata verso casa sua senza aggiungere niente,
Dominic l’aveva seguita.
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Capitolo 32 *** Boccacce, portogallesi e amici in arrivo ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Grazie
CowgirlSara, sei molto carina! Non so a cosa tu ti voglia riferire quanto dici
nei tuoi prossimi capitoli ma vabbe, chi vivrà vedrà! Davvero hai letto anche le
altre storie? Mi fa piacere, non pensavo!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 32
Boccacce,
portogallesi e amici in arrivo
(Quando
avere una faccia di culo salva la situazione)
E poi alla fine il luogo
comune era arrivato, in sordina, ma comunque facendo più rumore di un tuono.
- Guarda che ti sei
sbagliata, hai frainteso tutto. Quella è solo una mia amica.- aveva detto
Dominic a Jennifer, a bassa voce, dopo che lei, cercando di mantenere la calma,
lo aveva fatto entrare in casa chiedendogli di dirle cosa doveva.
Dominic era partito con
l’intento di dirle tutto, ma poi aveva avuto paura della sua reazione. Quello
che aveva considerato era solo un semplice fatto, il colpo che avrebbe potuto
ricevere lei se lui avesse ammesso la verità. Del resto, non aveva nemmeno
bisogno di scaricarsi la coscienza, non credeva di doversi sentire in colpa per
quello che aveva fatto, perché avrebbe dovuto dopo tutto? In fondo Jennifer non
aveva visto niente, aveva solo tirato delle conclusioni più che giuste sul fatto
che aveva trovato Cleo a casa sua in una situazione del tutto fraintendibile.
Non li aveva colti sul fatto, insomma.
- Posso anche credere che
tra te e lei non ci sia niente, ma le cose non cambiano. Dovevi necessariamente
raccontarmi la cazzata che oggi era una giornataccia? Non potevi dirmi che eri
impegnato con una tua amica… cazzo Dominic, non sono così ottusa!-
- Sì, hai ragione, avrei
dovuto dirtelo, mi disp…-
- Non basta nemmeno
questo.-
- Allora cosa dovrei fare?-
le aveva chiesto lui guardandola fisso.
Jennifer strinse i pugni. O
parlava, oppure la chiudeva lì, definitivamente. Respirò a fondo, concedendosi
ancora qualche secondo per fare quella domanda.
- Che posto ho io nella tua
vita?- chiese dopo essersi girata di scatto verso di lui.
Dominic rimase a guardarla
senza sapere cosa dirle, aveva sempre temuto una domanda del genere, che
significava scegliere tra due strade ben precise. Eppure forse una terza scelta
c’era, qualcosa che gli permettesse di guadagnare tempo.
- Non lo so. - le aveva
detto guardando per terra.
Jennifer sorrise
nervosamente, aveva distolto lo sguardo da lui facendolo vagare senza una meta
precisa per la stanza. - Bene, ottimo. Che meraviglia, dopo quanto? Fammi
contare, tre mesi circa, tu ancora non sai nemmeno cosa vuoi da me! Ma che
bello, tutto questo è meraviglioso.-
Aveva parlato gesticolando
nervosamente, Dominic si era avvicinato prendendole le mani per fermarla.
- Non vuol dire che me ne
frego.- le aveva detto, Jennifer in risposta aveva staccato con forza le sue
mani da quelle di lui, che nel frattempo si chiedeva perché stava facendo tutta
quella fatica per fare in modo che Jennifer lo riaccettasse. Si stava seriamente
chiedendo per quale assurdo motivo aveva quasi paura che lei chiudesse con lui.
- Sembrerebbe tutto il
contrario. Sparisci per giorni, sei irrintracciabile, m’ignori. Dimmi tu cosa
dovrei pensare! Quando hai passato quel mese alle Hawaii non ti puoi rendere
nemmeno conto di quello che mi è passato per la testa, credevo che sarebbe
finita lì. Poi sei tornato, ti sei fatto risentire e io ho pensato come
un’idiota che non avresti più fatto una cosa simile!- aveva fatto una pausa, poi
aveva ricominciato a parlare: - Quanto sono scema, dato che hai fatto anche
peggio possibilmente.-
- Ma non dire così, mi
spieghi perché devi darti sempre della scema! Lo sai che non lo sei.- aveva
esordito Dominic, che improvvisamente cominciava a capire un po’ di più di cosa
significavano per lei certi suoi atteggiamenti. - Non sono così libero come
pensi, il mio lavoro…-
- Il tuo lavoro, il tuo
lavoro, non sai dire altro!- l’aveva interrotto. - Non so nemmeno che diavolo
fai a lavoro! Possibile che tu non abbia mai cinque miseri minuti per farmi
almeno sapere se sei vivo?!-
- A volte non ce l’ho,
davvero.- le aveva risposto, pur sapendo che le stava dicendo in parte una
bugia, dato che se si fosse sforzato avrebbe anche potuto contattarla ogni
tanto. Credeva di non poter fare a meno di mentirle in quel caso. Cominciava a
stare male perché quello che Jennifer gli stava dicendo era tutto vero, fino a
quel momento aveva voluto ignorarlo, ma lei, com’era giusto che fosse del resto,
in quel’occasione gli stava riversando tutto addosso, molto probabilmente si
portava dentro quelle cose da un bel po’, il momento in cui non avrebbe più
potuto di tenersele dentro era arrivato proprio ora.
- Mi rimane difficile
crederci.- aveva risposto Jennifer seria.
Dominic non le rispose, non
avrebbe nemmeno saputo che dirle del resto. Da una parte si sentiva già
condannato, dall’altra continuava a covare un po’ di speranza che la situazione
finisse bene, anche se non sapeva sinceramente cosa sarebbe stato bene o meno in
quel caso.
Jennifer si era allontanata
ed era andata a sedersi su una sedia in cucina. Aveva appoggiato le mani sul
tavolo, si era messa a guardare fissa davanti a se. Non sapeva se avrebbe dovuto
credergli, al di là di questo era totalmente insoddisfatta da quello che Dominic
aveva risposto alle sue domande. Gli aveva chiesto cosa ci fosse tra loro e lui
aveva risposto che non lo sapeva; era anche meno di niente forse. Dominic aveva
quasi avuto la tentazione di andarsene, ma solo per un momento: l’aveva seguita
e si era seduto non troppo distante da lei. Ormai che era lì, sarebbe rimasto
finché la faccenda non si fosse risolta, in un modo o nell’altro. Erano rimasti
in silenzio per un po’, come se avesse percepito che aria tirasse Sploffy non si
era fatto minimamente vivo, Dominic ci aveva improvvisamente pensato e aveva
appena accennato un sorriso, che tuttavia se n’era andato immediatamente quando
aveva guardato distrattamente Jennifer soffermandosi sulla sua espressione. Non
avrebbe saputo definirla: guardava nel vuoto, leggermente in basso, aveva girato
la testa verso la sua destra, nella direzione opposta a dove si trovava Dominic
rispetto a lei. Era un’espressione neutra, che non faceva trasparire nulla.
Aveva aspettato ancora un
po’, non potevano essere passati più di pochi minuti da quando si erano seduti
là, almeno a lui era sembrato che fosse passata una vita per via dell’atmosfera
che si respirava.
Aveva preso il coraggio a
due mani e aveva parlato.
- Jenny, che vuoi fare?-
Lei non si era nemmeno
girata verso di lui. - Adesso sono io a dirti che non lo so.-
- Un’idea ce l’avrai.-
- No, non ce l’ho!- aveva
esclamato duramente Jennifer. -Tu sei autorizzato a non sapere cosa rappresento
io per te e io non posso avere le idee un tantino confuse dopo quello che è
successo?- aveva risposto tagliente, girandosi verso di lui.
Dominic non intendeva di
certo non darle la possibilità di essere confusa, ci rimase un po’ male perché
non avrebbe voluto darle l’idea di pretendere qualcosa da lei. - Scusami, non
intendevo…-
- La vuoi piantare di
scusarti, per cortesia!- l’aveva interrotto Jennifer.
- Va bene, scu…- si era
fermato improvvisamente. - Niente.-
Le sue labbra s’incurvarono
senza volerlo in un sorrisetto appena abbozzato, quella situazione aveva
involontariamente del comico. Jennifer l’aveva guardato improvvisamente, Dominic
aveva fatto sparire immediatamente il sorrisetto, sperando che lei non
s’infastidisse troppo per il fatto che lui aveva trovato divertente quel
momento. Lontano dalle sue aspettative vide comparire un pallido sorriso anche
sul volto di Jennifer.
- Non c’e niente da fare, i
miei tempi comici, anche quelli non voluti, non lasciano scampo…- aveva detto.
Jennifer a quell’uscita
l’aveva guardato un po’ storto, ma Dominic ormai aveva capito come dovesse
muoversi, continuò su quella strada.
- No, mica è sempre bello.
Ci sono delle volte in cui mi piacerebbe mi prendessero sul serio. Prendi
l’altro giorno per esempio, stavo in uno studio televisivo a registrare una
stronzata di programma, a fine giornata mi arriva un pezzo grosso che
francamente non ho idea di chi potesse essere. Perché è venuto da me senza
contattare il mio agente poi non lo so davvero, forse ho la faccia da scemo del
villaggio…-
Jennifer aveva cominciato a
sorridere appena, anche se non lo guardava, Dominic aveva fatto una breve pausa
e l’aveva osservata bene, contento del risultato ottenuto aveva ricominciato
subito.
- Comunque, il tipo mi
chiede se voglio partecipare nuovamente ad una puntata di uno show a tema.
Allora io gli dico che avrei partecipato solo se la puntata a tema fosse stata
sulle conigliette di Playboy e se sarei stato l’unico ospite uomo presente in
mezzo ad una marea di conigliette di Playboy, e questo tipo lo sai che ha
fatto?- Jennifer non gli aveva risposto, Dominic allora aveva richiamato la sua
attenzione.
- No, dicevo, lo sai che ha
fatto ‘sto tipo?-
Jennifer si girò verso di
lui. - No, non lo so che cos’ha fatto.- gli aveva detto, notando la sua
espressione, che era una cosa estremamente buffa. Non voleva ridere, proprio non
voleva farlo e si stava sforzando per riuscirci.
- Si è messo a ridere, mi
ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto che mi vuole come ospite perché
sono divertente e faccio una marea di battute! Tutto ciò è frustrante, insomma,
io volevo davvero le conigliette! La gente non mi prende mai sul serio, non è
giusto.-
Jennifer aveva tentato, ma
i suoi sforzi erano stati inutili. Il suo non era un sorriso pronunciato, ma era
pur sempre un sorriso che era salito spontaneo e sincero. Dominic aveva smesso
di parlare, ma aveva messo su una specie di broncio, mettendo le labbra
leggermente in fuori e corrugando la fronte, era una cosa davanti alla quale
nessuno avrebbe sinceramente saputo rimanere serio.
- E guarda è sempre stato
così, mi ridono tutti in faccia! Sempre, ti giuro! Se la prima cosa che nota la
gente poi è il mio naso corredato dalle mie orecchie poi, ti lascio immaginare!
Comunque sia le mie prime delusioni sono arrivate in tenera età, quando
costruivo i mostri con la plastilina: li facevo vedere a mia mamma e lei si
metteva a ridere. Avrebbe dovuto spaventarsi! Ma sai, mia madre non fa testo,
lei ride sempre, specialmente se si tratta di me, poveraccia, l’ha presa a
ridere per non avere altre plausibili reazioni.-
Il sorriso di Jennifer si
stava facendo più pronunciato.
- Ci sono delle fans ogni
tanto, quando mi capita di stare a quelle occasioni in cui mi mettono ad un
tavolo a firmare autografi, che si sganasciano da ridere e magari non ho aperto
nemmeno bocca. Beh, lì mi preoccupo. Un po’ per me, ma soprattutto per loro eh…-
Stava evitando di guardarlo
in quel momento, Jennifer sentiva che il suo proposito era sempre più arduo da
portare avanti. Dominic intanto continuava imperterrito a sparare cazzate.
- In quei momenti mi chiedo
cosa succederebbe nell’eventualità che raccontassi una barzelletta, magari mi
limito a fare una boccaccia, tipo questa…- si era fermato per un momento e aveva
storto gli occhi verso il naso e aveva fatto un sorriso forzato, mettendo bene
in evidenza i denti. Jennifer si era girata e aveva riso, quella volta era stato
proprio impossibile farne a meno.
- Non l’ho più fatto, me
l’hanno sconsigliato dopo che una è stramazzata a terra colta da improvvise
convulsioni e hanno dovuto portarla via.- Aveva fatto una pausa ad effetto
scuotendo leggermente la testa sconsolato. - Ad alcuni faccio quest’effetto,
faccio venire le convulsioni, il che non è molto bello se ci pensi. Sarebbe
peggio se facessi venire l’orticaria, eh…- aveva detto con un’espressione
ridicola in faccia, fermandosi un momento e vedendo con immensa soddisfazione
che Jennifer rideva alle sue battute ormai.
- A mio cuginetto, quando
era piccolo, gli facevo venire sonno. Boh, poi chissà che effetto faccio ad
altre persone. A casa mia ho sempre rotto le palle a tutti, ma quella non è una
reazione, è un dato di fatto… A te che effetto faccio? Così, per sapere…-
Jennifer non gli aveva
risposto subito, stava ancora ridacchiando.- Mi dai suoi nervi, non riesco a
rimanere arrabbiata con te nemmeno quando voglio.- aveva detto dopo un po’.
- Perché a ben vedere sono
un cosino tanto carino, e con i cosini carini non si può rimanere arrabbiati!
Aspetta che ti sbatto le ciglia e ti faccio gli occhioni lacrimosi da cucciolo,
così ti convinco a non avercela troppo con me, aspetta!- detto questo si era
strusciato un po’ gli occhi con le mani ed aveva piegato un po’ il busto in
avanti, mettendosi vicino a Jennifer e sbattendo le ciglia guardandola.
Jennifer aveva sorriso, poi
gli aveva dato una leggera spintarella per allontanarlo. Aveva riso anche lui,
poi aveva avvicinato la sedia a quella dove era seduta lei. Le aveva preso la
mano sinistra, Jennifer aveva continuato a tenerla sul tavolo per tutto quel
tempo, Dominic l’aveva tenuta tra le sue per un momento, poi aveva intrecciato
le sue dita a quelle di lei.
- Mi dispiace, dico sul
serio.- aveva detto cambiando tono, facendosi più serio. - Cercherò di essere
più presente, te lo prometto. Basta che non ce l’hai troppo con me, mi fa
proprio male pensare che sei tanto arrabbiata con me.-
Jennifer non aveva risposto
a quella domanda indiretta che lui le aveva posto, una risposta sufficiente per
Dominic era stata il fatto che lei non l’avesse respinto quando aveva fatto per
baciarla, dopo qualche altro secondo di silenzio.
Cosa le stesse passando per
la mente mentre quel bacio andava avanti non lo sapeva nemmeno Jennifer stessa.
L’unica cosa che era riuscita a pensare era che quello che Dominic le aveva
detto, poteva essere anche vero. Quella poteva benissimo essere un’amica che
aveva dormito là a casa sua: ovvio che ci fossero decine di punti oscuri, ma non
ci voleva pensare nemmeno per sbaglio. Quel bacio che era partito dolcemente, in
modo rassicurante, era diventato più intenso non appena lei si era decisa a
buttarsi tutto alle spalle: era stato come se, lasciate da parte tutte le
preoccupazioni, si fosse potuta godere le sensazioni prettamente fisiche di
quella situazione. Senza prendere atto razionalmente di quello che stava
accadendo, entrambi erano scivolati l’uno verso l’altra, finché era stato
Dominic ad azzardare un movimento più deciso. Non che ne fosse completamente
sicuro che lei fosse incline ad accettarlo, ma l’aveva sentita decisamente
sciogliersi da tutta quella tensione accumulata e questo gli aveva fatto pensare
di poter azzardare. Deciso aveva spostato le sue mani, che aveva tenuto sui
fianchi di Jennifer fino a quel momento, verso la sua schiena, tenendosela per
qualche secondo ancora stretta, poi l’aveva attirata verso di verso di se,
Jennifer non aveva potuto fare a meno di sedersi sulle sue ginocchia.
Avevano continuato a
baciarsi con trasporto, perfettamente coscienti di cosa sarebbe avvenuto di lì a
poco, fino a che non si erano per un momento sciolti da quel bacio. Avevano
continuato a tenere gli occhi chiusi, mentre le loro fronti e il loro nasi
ancora si toccavano.
- Sei pessimo.- aveva detto
Jennifer a Dominic.
- Lo so.- aveva sorriso
dicendolo.
- Non credere che mi sia
passata…-
- Vediamo che mi dici in
proposito fra un po’.- le aveva detto sorridendo per ricominciare dove avevano
interrotto.
- Imbecille!- aveva
risposto Jennifer sorridendo, non tanto convinta in realtà.
***
Dominic aveva guardato
l’orologio impaziente ogni poco negli ultimi dieci minuti. Era casa sua, stava
aspettando, ed era irrequieto. Billy gli aveva detto che sarebbe stato là per le
otto, erano le otto e ancora lui non si vedeva, in genere era un tipo così
preciso per certe cose, non faceva mai tardi.
Alle otto e due minuti
infatti Dominic aveva sentito suonare al campanello ed era andato ad aprire.
Dopo l’abbraccio di rito
aveva fatto entrare l’amico in casa. Avevano deciso di uscire anche se Billy era
appena arrivato dalla Scozia quel giorno, era un bel po’ che non si vedevano e
non volevano perdere tempo. Erano rimasti per un po’ a parlare a casa sua, Billy
non aveva perso l’occasione di sfottere Dominic per via della fine poco
dignitosa che la nazionale inglese aveva fatto ai campionati europei.
- Ma la cosa più divertente
è che guarda caso, le uniche due partite che sei riuscito a vedere tu
l’Inghilterra le ha perse. Sbaglio o stai diventando il gufo nero della
situazione?- gli aveva detto ridacchiando.
Dominic fece finta di
risentirsi:- E che colpa c’ho io se quel piede a banana di Beckham non sa tirare
i rigori! E che gran paio di palle, le altre partite non le potevo guardare,
lavoravo porca miseria! E comunque io penso una cosa, che i portogallesi hanno
avuto solo un immenso e sconfinato culo!-
Billy aveva cominciato a
ridere della grossa, non riusciva a smettere. Tra i bofonchiamenti senza senso
Dominic riuscì a capire che stava dicendo portogallesi.
- Eh, portogallesi! Che c’è
che non ti torna? ‘Sti bastardi, ai rigori dovevano passare questi oh!-
- Dom, ma che cazzo dici?
Va beh, lasciamo stare, comunque è inutile che ti lamenti, il secondo tempo
l’hanno giocato molto meglio loro, i portoghesi…- aveva detto Billy
sottolineando la parola portoghesi.
Non che Dominic non sapesse
che la dicitura corretta fosse quella, era solo una cosa che si era inventato
mentre guardava la partita con il solito annoiatissimo Jonathan, che però si era
divertito a deriderlo mentre lui s’arrabbiava sempre di più. Specialmente
durante i rigori Jonathan aveva riso fino alle lacrime vedendo quando l’altro
sbraitava come uno scimmione contro chiunque gli venisse in mente.
Erano usciti a cena e per
tutta la sera, anche dopo in un locale dove avevano deciso di andare a bere una
cosa per poi rientrare, avevano chiacchierato tranquillamente di cose abbastanza
futili; Dominic avrebbe voluto chiedere a Billy di Kirsten, ma aveva letto tra
le righe che l’amico proprio non aveva nessuna voglia di rivangare certi
particolari. Anzi, aveva chiesto a lui come andasse la sua vita amorosa.
L’altro si era messo a
ridere. - Quale vita amorosa?- gli aveva risposto sempre ridacchiando.
Non sapeva come avesse
fatto Billy, del resto era sempre stato un mago a farlo chiacchierare, si era
ritrovato a raccontargli di Jennifer, soffermandosi a parlargli dell’ultima
settimana. Non che con Billy avesse particolari segreti, però raccontare certe
cose non era molto semplice.
- Mi rompe questa storia,
ma non ci posso fare niente. Mi scoccia stare con lei certe volte, ti giuro che
mi scoccia davvero tanto dopo un po’, ma dall’altra parte mi dispiace pensare di
troncare. Insomma, mi sto rincoglionendo ben bene, comincio a sperare che arrivi
una risposta dall’alto, non so se mi spiego.-
Billy si era fermato a
riflettere, si ricordava abbastanza bene di come lui avesse conosciuto Jennifer,
rimase talmente tanto stupito che si vedessero ancora dopo tutto quel tempo che
non poté fare a meno di pensare che probabilmente Dominic, anche se era un po’
preso da lei, non se ne fosse reso conto. Poi Dominic gli raccontò vagamente
delle sue recenti conquiste e questo dubbio gli passò del tutto. Per come era
lui, se anche era minimamente preso da una donna, le altre poteva anche
guardarle, ma non finirci a letto con una regolarità impressionante come quella
di Dominic. Tuttavia rimaneva un primato sicuramente notevole che questa
Jennifer durasse da praticamente tre mesi e mezzo.
- La settimana prossima,
quando viene Lij, tu ce la presenti, non sento scuse.-
Dominic aveva sorriso.- Ma
te lo puoi scordare!-
- No, no, tu ce la
presenti! Pretendo che tu ci presenti questa donna da Guinnes dei primati!-
- Billy, se ci fotografa
qualcuno insieme il mio agente mi apre il culo! Me l’ha promesso!-
- Tutte scuse!- aveva
esclamato l’altro, - Non ho intenzione di bermene nemmeno una, se non te la vuoi
portare in giro facciamo una cena a casa tua, non me ne frega niente, basta che
me la fai conoscere ‘sta ragazza!-
Avevano continuato su
questa linea per un bel po’, a fine serata quando si erano dati la buonanotte e
ognuno era tornato alla propria abitazione, erano rimasti in sospeso per quel
discorso. Dominic aveva tirato un sospiro di sollievo, ma già sapeva che Billy
non si era affatto dimenticato, avrebbe aspettato solo il momento giusto per
tirare nuovamente fuori l’argomento e convincerlo, Dominic sapeva che sarebbe
finita così, stava già cominciando a mettersi l’anima in pace.
Erano trascorsi una decina
di giorni da quando Jennifer gli era improvvisamente arrivata in casa trovandoci
Cleo, e le cose con lei erano radicalmente cambiate come lui le aveva promesso
quel giorno. Era stato più presente, ancora più carino di quanto non lo fosse
stato sempre con lei e aveva cercato di essere sempre divertente, di non
gettarle addosso suoi eventuali malumori o stanchezze.
Non aveva dormito per più
di un paio di notti a casa sua in quei giorni, era successo solo quando aveva
lavorato fino a tardi e gli era sembrato brutto andare da Jennifer a quelle ore
tarde. Aveva finito addirittura per portare davvero della biancheria a casa di
lei come aveva ipotizzato qualche settimana prima, dato che praticamente dormiva
sempre lì. Alla fine il fatto che lei gli avesse dato una copia delle sue chiavi
di casa non gli aveva fatto così orrore come aveva immaginato, anzi. Era anche
più comodo, se una sera faceva tardi e voleva andare da lei non doveva nemmeno
svegliarla per entrare. Aveva voluto vedere il lato pratico della situazione,
senza soffermarsi a pensare ad eventuali significati reconditi.
La cosa strana era stata
che era stato bene con lei in quei giorni, davvero. Per un tempo notevolmente
più lungo del solito quel disagio che lo assaliva dopo un po’ aveva tardato ad
arrivare, si era sorpreso più volte a pensare che era proprio contento e
rilassato.
Quando era stato il momento
di dirle che sarebbe arrivato Billy e che per qualche tempo si sarebbe fatto
sentire un po’ meno, era stato preoccupato di una possibile reazione negativa di
Jennifer. Gliel’aveva detto un paio di mattine prima che Billy arrivasse, si
erano svegliati da poco e Jennifer aveva già cominciato a fare le pulizie in
casa sua mentre lui aveva fatto una doccia. Dopo essersi asciugato si era
avviato verso la cucina e le aveva detto che quel mercoledì sarebbe arrivato un
suo amico che non vedeva da qualche mese e che avrebbe passato del tempo con
lui, quindi, facendola breve, tra tutti i suoi impegni di lavoro e altre cose si
sarebbero potuti vedere un po’ meno.
Jennifer gli si era
avvicinata, gli aveva sorriso e gli aveva detto che andava benissimo, che era
giusto che entrambi avessero i loro spazi e che lui poteva stare con il suo
amico quanto voleva. Insomma, l’aveva presa bene, cosa di cui Dominic era stato
abbastanza sollevato. Non che volesse il suo permesso per farlo, sarebbe stato
con Billy comunque, ma dato i trascorsi e dato anche il fatto che in quel
momento anche per lui le cose sembravano andare meglio nei confronti di
Jennifer, era contento che lei non avesse problemi in proposito.
Però quella cosa di farla
conoscere a Billy e pure ad Elijah gli dava una sorta di fastidio, che comunque
era intenzionato a nascondere, per quanto ne sarebbe stato capace.
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Capitolo 33 *** Tagli di capelli rivelatori di personalità ***
Nuova pagina 1
Buona domenica e
buona lettura a tutti!
Mandy
Capitolo 33
Tagli di
capelli rivelatori di personalità
Billy aveva sceso le scale
di casa di Dominic. Si era appena svegliato dall’amico, la notte prima si era
fermato a dormire lì dato che avevano fatto molto tardi e che non aveva avuto
voglia di tornare al suo albergo. A metà scalinata aveva sentito dei rumori
decisamente strani provenire dal soggiorno. Sospiri, gemiti strozzati, sia
maschili che femminili, quelli maschili sicuramente di Dominic, ma non solo. Si
era fermato e si era messo ad ascoltare, non riuscendo a trattenere un
sorrisetto divertito. Quello che era certo era che Dominic era veramente un raro
esempio di deficienza.
Billy si era appena sporto
oltre il muro per vedere cosa stesse succedendo nel soggiorno di casa Monaghan.
Appurandolo era sceso e, cercando di non fare rumore, era spuntato dietro al
divano, si era appoggiato alla spalliera ed era rimasto fermo, senza che nessuno
dei due occupanti si accorgesse che lui stava lì. Dopo un po’ si era deciso a
parlare e a dar segno della sua presenza.
- Se solo non avessi
sentito il rumore della palla sulla racchetta avrei pensato che qui eravate in
piena orgia. Avrei potuto anche incazzarmi perché non mi avevate chiamato!-
Dominic e Jonathan si erano
girati di scatto ritrovandosi Billy alle spalle. Si erano sentiti due completi
deficienti, poi avevano riso dato che Billy doveva aver sentito la parte
migliore della loro performance.
Quel venerdì, nel
primissimo pomeriggio, sul canale di sport stavano trasmettendo la finale
femminile del torneo di Wimbledon. Dominic e Jonathan, non sapendo in che altro
modo passare il tempo, anche se non ci capivano assolutamente niente di tennis,
si erano messi a guardare la russa Maria Sharapova e l’americana Serena Williams
che si sfidavano per ottenere il titolo. Ed era decisamente un bello spettacolo.
Specialmente per quanto riguardava la russa, entrambi avevano concordato nel
dire che era veramente una gran bella figliola.
- Visto, diciassette anni,
una gran fica, guadagna i miliardi… che stronza, mi sta sulle palle!- aveva
detto Dominic ad un certo punto commentando quello che vedeva.
Jonathan non si era
scomposto minimamente. - Ti piacerebbe che ti ci stesse!-
L’altro aveva riso,
effettivamente gli aveva offerto la battutaccia su un piatto d’argento.
- E poi tutti questi
gridolini, insomma, si stanno rimbalzando una palla e sembra che stiano facendo
ben altro!- aveva aggiunto Dominic, Jonathan si era limitato ad annuire.
Improvvisamente, ad ogni
gemito tipico di chi è sotto sforzo delle due tenniste, si erano aggiunti quelli
dei due deficienti sul divano che si erano decisamente fatti trasportare dalla
cosa. Quando Billy era arrivato li aveva colti proprio mentre tra gemiti e
gridolini anche un po’ esagerati facevano finta di stare nel bel mezzo di un
atto sessuale.
- Porca miseria, sei
arrivato sul più bello e ci hai interrotti! Cazzo Billy, è la prima volta che
faccio cilecca e la colpa è tua!- aveva scherzato Dominic, scatenando le risate
degli altri.
- Sì, la nostra libido ha
avuto un picco vertiginoso verso il basso e la responsabilità è tua,
vergognati!- aveva rincarato la dose Jonathan.
- Sì, come no, date la
colpa a me del fatto che i vostri amichetti hanno qualcosa che non va!-
- Lillo sta benissimo, cosa
vuoi dal povero Lillo?- aveva esclamato Dominic mettendosi le mani davanti al
cavallo dei pantaloni, come se la parole di Billy avessero sortito l’effetto di
un attacco a parti delicate.
Billy aveva sorriso
scuotendo la testa. - Io veramente per i vostri amichetti intendevo
quell’ammasso di materia grigia che avete nella testa e che usate veramente poco
spesso!-
Jonathan aveva riso,
Dominic invece faceva finta di essere offeso, aveva assunto la sua espressione
tipica di quando faceva finta di essersi arrabbiato, labbra in fuori in una
specie di broncio e fronte corrugata.
- Io me ne vado, sono stato
insultato abbastanza e ho fatto abbastanza figure di merda per oggi. Per di più
tra dieci minuti dovrei essere in ufficio.- aveva detto Jonathan alzandosi dal
divano e rimettendosi la giacca che aveva lasciato su una poltrona accanto al
divano. Si era avviato alla porta salutando gli altri due con un ciao
bastardi, prima di uscire però si era girato e aveva richiamato l’attenzione
di Dominic, che si era girato verso l’altro. Jonathan l’aveva guardato sognante.
- Dom… è stato bellissimo
anche se non abbiamo concluso, volevo che lo sapessi!-
L’altro gli aveva tirato
una delle scarpe da ginnastica che si era tolto quando si erano messi sul
divano.
- Ma vaffanculo!- gli aveva
risposto ridacchiando, Jonathan aveva fatto in fretta a richiudersi la porta
dietro, anche se la scarpa di Dominic non gli sarebbe arrivata ugualmente, la
distanza era troppa.
Billy se la rideva, erano
dei veri deficienti se ci si mettevano, ma erano decisamente spassosi. Aveva
presto occupato il posto di Jonathan, per il momento la partita di tennis era
stata lasciata un po’ da parte. Lui e Dominic avevano parlato distrattamente dei
loro programmi, entrambi erano abbastanza impegnati con il lavoro. Per quella
sera avevano deciso di non uscire, avendo fatto piuttosto tardi la sera
precedente, si erano accordati per un sabato sera scoppiettante però.
Billy era tornato al suo
albergo dopo non molto, anche Dominic si era staccato dalla televisione per
andare via verso “ingrati” impegni di lavoro. Prima di spegnerla del tutto però
si era imbambolato per un secondo ancora a guardare quella russa mentre tutta
concentrata colpiva la palla.
- Mh… che non ti farei…
Maria!- aveva esclamato a voce alta. Quando si era reso conto di quello che
aveva detto aveva scosso la testa come per scacciare quei pensieri, aveva spento
la televisione ed era uscito di fretta, tanto per cambiare rischiava di arrivare
in ritardo.
Dominic si era ritrovato
con la serata libera, mentre stava al lavoro si domandava cosa avrebbe potuto
farne. Non sarebbe stata una brutta idea quella di andare a dormire presto e
riposarsi dato che era reduce da bagordi sufficienti, considerando anche il
fatto che la sera successiva si sarebbero ripetuti con qualche probabile quanto
allettante variante. Aveva rifiutato pure un invito a cena di Penny, con dopo
cena sottinteso ovviamente, quello sarebbe stato davvero troppo da sopportare.
Gli andava di vedere
Jennifer, fermandosi un attimo a riflettere sulla cosa non gli era sembrato poi
così strano. Appena aveva avuto una pausa sul lavoro lunga quel tanto che gli
bastava per fare una brevissima telefonata, l’aveva cercata e con disappunto
aveva appurato che aveva il cellulare spento. Guardando l’orologio si era reso
conto che era orario di lavoro anche per lei.
Non sapeva se avrebbe avuto
altre pause, anche se dopo i recenti fatti avvenuti si era ripromesso di non
farle più sorprese per non incoraggiare lei a fargliene, aveva pensato che per
quella volta poteva anche fare uno strappo alla regola.
Penny l’aveva beccato
mentre durante una pausa successiva ritentava senza successo e non aveva perso
tempo a fargli bonariamente il terzo grado. Assicuratasi che Dominic stava
proprio chiamando quella Jennifer, aveva cominciato a sfotterlo.
- Marchi visita?- gli aveva
chiesto.
Dominic le aveva fatto un
sorrisino. - Spiritosa…-
- Però questa me la devi
presentare, perché è veramente un fenomeno!- aveva aggiunto Penny.
- Ma che vi prende a tutti,
sembra che è scoppiata la mania facciamoci i cazzi di Dom!- aveva
esclamato lui. Non che gli seccasse la cosa, solo non capiva tutto questo
clamore che Jennifer suscitava negli altri.
Penny aveva riso. - Mamma
mia come sei suscettibile! Non importa, stavo scherzando, rilassati!- aveva
ridacchiato ancora, anche Dominic le aveva sorriso.
- E poi scusami, eh, ma dai
buca a me e chiami lei, non potrei anche incazzarmi? Dimmi tu!- aveva concluso
Penny facendo finta di essersi arrabbiata: si era puntata le mani sui fianchi e
lo guardava storto.
- Hai ragione…- le aveva
risposto pensieroso, poi aveva allungato una mano verso di lei. - Se ti può far
rilassare, picchiami!- si era messo a ridere quindi.
Anche Penny aveva riso e
gli aveva dato una spinta. - Vai a lavorare invece di dire stronzate, vai, che è
meglio!-
Dominic era tornato al suo
lavoro ridacchiando, contento anche per il fatto che non ne avrebbe avuto per
molto ancora, cominciava ad essere piuttosto stanco.
***
Jennifer, quel venerdì, era
rimasta bloccata al lavoro ed era riuscita ad uscire dall’ufficio solo pochi
minuti prima delle otto, era piuttosto nervosa. Dato che Dominic era occupato in
quei giorni avrebbe voluto organizzare qualcosa con le sue amiche, ma a
quell’ora sapeva che sarebbero state già tutte organizzate. Per di più, anche
complice il nervosismo che quell’imprevisto aveva causato, la stanchezza
accumulata si stava facendo sentire anche più di quel che effettivamente era.
Insomma, l’aspettava un’altra serata solitaria che avrebbe passato a leggere con
Sploffy, che per quanto effettivamente fosse davvero un animaletto di compagnia,
non era paragonabile a passare una serata con le sue amiche, tanto meno con
Dominic.
Non che le stesse mancando
esageratamente in quei giorni, le stava più che bene che passasse del tempo con
i suoi amici, in quel momento ci aveva pensato quasi distrattamente a lui,
inserendolo nella lista di cose che avrebbe preferito fare invece di starsene lì
da sola.
Dopo essersi cambiata
mettendosi in tenuta casalinga, aveva mangiato qualcosa e si era assicurata che
in televisione non dessero niente che valesse la pena di rimanere davanti allo
schermo, quindi si era messa in camera sua a leggere, mentre Sploffy si era
accoccolato a dormire accanto a lei.
Ricordandosi dopo un bel
po’ che non aveva più acceso il suo cellulare da dopo la pausa pranzo, aveva
messo il segnalibro alla pagina che stava leggendo, mentre tornava in camera sua
dopo aver preso il telefono che aveva lasciato nella borsa abbandonata nel
piccolo soggiorno erano arrivati dei messaggi della segreteria. Si stupì che ci
fossero, non si aspettava chiamate, tanto meno di Dominic. L’aveva cercata ben
tre volte quel pomeriggio, l’ultima volta non molti minuti prima, così l’aveva
richiamato.
- Pensavo che fossi
emigrata in un’isoletta sperduta del Pacifico senza dire niente a nessuno!- le
aveva detto Dominic scherzando per il fatto che non l’aveva trovata nemmeno
chiamandola a casa in un orario in cui teoricamente doveva aver già smesso di
lavorare.
- Non sarebbe mica male, -
gli rispose lei divertita, - Vieni come me se lo faccio?- gli aveva chiesto.
- Mh… ci penso, eh!- aveva
commentato ridacchiando.- Certo che hai una vocina…- aveva osservato Dominic, -
Giornataccia?- le aveva chiesto.
- Mi hanno bloccata al
lavoro oggi, sono uscita alle otto, ma lasciamo perdere. La tua giornata?-
- Al solito, niente di
nuovo.-
Avevano deciso per vedersi
a casa di Jennifer, mentre lei lo aspettava si era rimessa a letto a leggere con
Sploffy, tanto Dominic ormai aveva le chiavi e non aveva bisogno che lei gli
aprisse la porta.
Dopo una ventina di minuti
aveva sentito una chiave girare nella serratura, Sploffy aveva alzato la testa,
sentendo che la porta si apriva si era alzato uscendo dalla stanza andando a
controllare chi stesse entrando. Dopo pochi secondi da dietro alla porta
accostata Dominic si era affacciato. O meglio la mano di Dominic si era
affacciata, con Sploffy sopra.
- E’ tua questa belva
feroce che non voleva farmi entrare?-
Jennifer rise, aveva
richiuso il libro e l’aveva messo sul comodino accanto al letto mentre Dominic
si avvicinava con il gatto in braccio.
- Non è che sei molto
credibile, lo sento da qui che ti sta facendo le fusa!-
- No, no, che fusa, sta
ringhiando! Dillo che non mi vuoi in casa tua allora!-
Jennifer aveva allungato le
braccia e Dominic le aveva restituito il gatto, poi, dopo essersi tolto le
scarpe, era salito sul letto e si era sdraiato accanto a lei.
Avevano chiacchierato
distrattamente per qualche minuto delle loro rispettive giornate, con Sploffy
che, adagiatosi tra loro, teneva la testa dritta e gli occhietti chiusi facendo
le fusa e godendosi le attenzioni di entrambi, che per la verità non erano state
particolarmente pronunciate. Dopo un po’ infatti si era alzato, aveva
sbadigliato e si era stiracchiato per poi togliere il disturbo, come se avesse
capito che le coccole per quella sera non erano proprio per lui.
Era come se entrambi, senza
rendersene conto, non avessero che aspettato quel momento: dopo una giornata
faticosa non avevano molta voglia di parlare, piuttosto avevano voglia di stare
insieme semplicemente, senza porsi alcun problema. Sembrava che quei gesti lenti
e carichi di tenerezza fossero arrivati da soli: un momento prima Jennifer si
lamentava del suo capo e Dominic le aveva illustrato l’idiozia di alcune persone
con cui era costretto a lavorare; un momento dopo lui le aveva appoggiato la
testa sulla spalla e le aveva passato un braccio attorno alla vita prendendo ad
accarezzarle la schiena, mentre lei faceva più o meno la stessa cosa, passando
dalle spalle alla nuca. L’unica interruzione era stata il fatto che Jennifer
aveva sorriso divertita mentre gli passava la mano sul collo, spostandogli
leggermente i capelli. Dominic ovviamente non aveva potuto fare a meno di
chiederle cosa ci fosse da ridacchiare. Era strano provare una cosa del genere
per lui, ma si era quasi sentito come se ci fosse qualcosa che non andava e non
era una sensazione rassicurante.
- Che hai da ridacchiare si
può sapere?- le aveva chiesto fingendo di essere indispettito, con il suo solito
fare da burlone impenitente che non prende mai niente sul serio. Il sorrisino
appena accennato di Jennifer si era decisamente fatto più marcato quando lui le
aveva posto quella domanda.
- E’ il tuo taglio di
capelli, è un po’ strano, no? Specialmente il fatto che ti tieni i capelli un
po’ più lunghi sul collo. E’ buffo, e fa un po’ anni ottanta anche!-
Dominic le aveva sorriso di
rimando. - Taglio strano, uomo ancora più strano… torna tutto! Sugli anni
ottanta non so che dirti però, forse io ero troppo giovane, tu te li ricorderai
sicuramente meglio di me!- aveva scherzato lui a sua volta, mentre prendeva un
appunto per se stesso, ovvero di tagliarseli.
Dopo un leggero imbarazzo
iniziale infatti, Dominic non aveva mai minimamente accennato a dimostrare di
avere il benché minimo problema riguardo al fatto che Jennifer fosse di qualche
anno più grande di lui, era una cosa che non gli interessava minimamente. Ogni
tanto, come aveva appena fatto, ci scherzava cercando di farla arrabbiare in
modo bonario, e in genere ci riusciva sempre. Jennifer quella volta aveva solo
riso per la sua battuta.
- Non fa una grinza, un
ragionamento perfetto ragazzino!- gli aveva risposto lei sempre sorridendogli.
Era venuto da solo anche
quello che era successo dopo, progressivamente quei gesti avevano perso un po’
di quella tenerezza che gli aveva caratterizzati all’inizio. La stanchezza di
entrambi non era stata sufficiente a non svegliare i loro sensi: del resto
Jennifer indossava uno dei suoi soliti vestitini leggeri che Dominic adorava con
tutto se stesso, infatti, se abbassava appena lo sguardo, da quella posizione,
intuiva perfettamente la forma dei suoi seni e i capezzoli che sembrava quasi
spingessero in fuori sotto la stoffa. Percorrendo con lo sguardo il corpo di lei
si era soffermato a guardare il leggero solco che l’elastico delle mutandine che
portava le stava lasciando, una cosa che s’intuiva discretamente sotto la stoffa
del suo vestito. Gli piacevano quei particolari, fermarsi ad osservarli in lei,
di solito non lo faceva mai perché non ne aveva il tempo, ma lì con lei il tempo
pareva fermarsi addirittura a volte.
Allo stesso modo Jennifer
non aveva potuto fare a meno di notare tutte quelle piccole cose che a lei
piacevano di lui, oltre al modo in cui le aveva sfiorato la schiena per tutto
quel tempo: la sua mano si era fermata rimanendo per metà sopra la sua pelle
nuda e per metà appoggiando sul suo vestito. Con il pollice, con movimenti a
volte leggeri e altri più decisi, la stava accarezzando tra le scapole in un
modo che le faceva venire i brividi. Il gesto in sé per sé non era poi granché,
ma Jennifer si era sempre chiesta come facessero certe donne ad essere toccate
in modi particolari da un uomo e a rimanere impassibili. Forse sentivano certi
richiami meno di lei. Era una cosa che aveva spesso osservato per esempio in
Susan, e non era mai riuscita a capirla.
Aveva allontanato quel
pensiero subito mentre gli passava la mano sul collo fino a sfiorargli la
guancia, dove aveva potuto sentire sotto le sue dita la barba un po’ lunga.
Magari bucava un po’, ma a Jennifer piaceva, come le piaceva quel modo di porsi
da finto trasandato che Dominic aveva spesso, quelle magliette improponibili che
si metteva, il fatto che si presentasse spesso in modi bizzarri, era la cosa che
lo contraddistingueva da molti il fatto di portare con non curanza cose insolite
senza sentirsi mai minimamente ridicolo, lo invidiava a volte per quella
sicurezza che ostentava.
Jennifer sapeva che lui
doveva aver intuito che le piacevano le sue carezze, che aveva perfettamente
coscienza che la sua pelle d’oca non aveva niente a che fare con un cambiamento
del tempo atmosferico; parimenti anche lei sapeva cosa stesse passando a Dominic
per la testa, anche perché dopo un po’ che si frequentavano aveva cominciato a
capire cosa lo attirasse. L’aveva appena intravisto guardare verso il basso,
mentre la sua mano si spostava dalla sua scapola al fianco, percorrendo il suo
corpo lentamente ma con decisione. Quel bacio che era cominciato lentamente si
stava intensificando insieme a tutto quello che facevano, Jennifer continuava a
sentire la mano sinistra di Dominic che le percorreva il fianco verso il basso,
fermandosi all’altezza dell’anca: era una sensazione assolutamente piacevole
sentire la leggera pesantezza di quella movenza. Istintivamente gli aveva
passato una mano sotto la maglietta, passandogliela addosso nello stesso mondo
in cui lui la stava toccando, prima sullo stomaco e poi sul torace, sentendo che
reagiva sotto il tocco delle sue mani intensificando i suoi movimenti.
Non molto dopo, quando le
cose erano andate ben oltre, ma il campanello li aveva distratti. Jennifer aveva
istintivamente alzato la testa, chiedendosi chi potesse essere a quell’ora di
venerdì sera, Dominic l’aveva guardata un po’ storto.
- Mica avrai intenzione di
andare ad aprire spero?- le aveva chiesto tenendosela stretta contro.
Jennifer lo guardò un po’
perplessa. Da una parte non avrebbe voluto lasciare quella situazione per tutto
l’oro del mondo, dall’altra aveva come il sesto senso che si trattasse di una
cosa importante che non poteva ignorare. Il fatto che pochi secondi dopo il
campanello avesse ripreso a suonare con più impeto di prima le fece dar valore
alla seconda ipotesi.
- Temo proprio di doverlo
fare invece.- gli aveva risposto dispiaciuta, dandogli un leggero bacio e
staccandosi da lui. Si era alzata in piedi infilandosi frettolosamente il
vestito che era finito a terra pochi minuti prima, Dominic l’aveva guardata un
po’ contrariato, tutto voleva meno che interrompersi proprio in quel momento!
Era uscita dalla stanza e
lui, anche se aveva teso le orecchie, non aveva sentito bene cosa fosse
successo, solo la voce della vicina di casa, che sembrava piuttosto allarmata.
Aveva solo capito che Jennifer le aveva detto di non preoccuparsi e che non
c’era alcun problema, esortandola poi ad andare via in fretta. L’altra aveva
ringraziato ed era andata via. Jennifer era tornata pochi secondi dopo giusto
per mettersi un paio di sandali.
- E’ successo un casino,-
gli aveva spiegato. - La mamma della mia vicina è stata ricoverata d’urgenza in
ospedale. Lei doveva andare e il marito ancora non è tornato dal lavoro. Mi ha
chiesto se posso stare con i bambini giusto fino a che non torna lui, ha detto
che il marito dovrebbe essere a casa fra non più di un quarto d’ora.-
Dominic effettivamente non
è che fosse tanto felice della situazione, ma era una situazione di emergenza e
certamente non era tanto insensibile da non capirlo. Aveva fatto per alzarsi,
magari sarebbe andato con lei, ma Jennifer non gli aveva permesso di farlo. Si
era avvicinata guardandolo maliziosamente.
- Rimani qui, tra meno di
quello che ti aspetti torno e magari riprendiamo da capo.- quindi l’aveva
baciato.
- Agli ordini!- le aveva
risposto Dominic facendo una faccia buffa e facendole una specie di saluto
militare.
Jennifer aveva sorriso per
la battuta ed era andata nell’appartamento della sua vicina a badare ai due
bambini che erano rimasti da soli.
Tanto per fare qualcosa,
Dominic si era alzato per un attimo spostando il copriletto e mettendosi sotto
il lenzuolo. Dopo cinque minuti si era già stufato di aspettare, si era sporto
verso il comodino di Jennifer e aveva preso il libro che lei aveva chiuso quando
era arrivato, qualcosa di James Ellroy, autore che lui non conosceva. Aveva
appena letto la prima pagina che aveva cominciato a sbadigliare, e non certo per
colpa del libro, piuttosto per il fatto che, se fino a quel momento era stato
occupato a pensare decisamente ad altro, la stanchezza accumulata si stava
facendo sentire. Aveva rimesso il libro al suo posto e si era messo a fissare il
soffitto, fino a che Sploffy, che silenzioso si era intrufolato nuovamente in
camera da letto, si era strusciato contro il piede che lui teneva fuori dalle
lenzuola. Pigramente si era fatto strada verso Dominic, si era seduto accanto a
lui e l’aveva guardato distrattamente. L’altro gli aveva ricambiato lo sguardo
un po’ vago, Sploffy aveva visto bene di cominciare a dargli testate affettuose
lungo il fianco, che erano state ricambiate prontamente da una soddisfacente
grattata dietro le orecchie.
Con la chiave che la sua
vicina le aveva lasciato, Jennifer era entrata nell’appartamento accanto al suo.
Caroline le aveva detto che i bambini dormivano di già e che non avrebbe dovuto
fare assolutamente nulla, in effetti Jennifer costatò che era così quando per
scrupolo li aveva controllati entrambi: il piccolo, che aveva più o meno dieci
mesi, era piuttosto tranquillo nel lettino nella camera dei genitori, anche
l’altro di sei anni che dormiva nella stanza accanto sembrava tranquillo.
Il problema era che, dopo
venti minuti, nessuno si era fatto ancora vivo. Fino a quel momento Jennifer era
rimasta seduta nel soggiorno dei suoi vicini a guardarsi intorno, non vedendo
l’ora di poter riprendere da dove aveva lasciato con Dominic. Dopo mezz’ora
aveva incominciato a preoccuparsi.
Il telefono aveva trillato,
dato che non era in casa sua aveva avuto la tentazione di non rispondere, ma poi
aveva subito pensato all’eventualità che i bambini si svegliassero per il
rumore, così aveva alzato la cornetta. Dall’altra parte era il padre, rimasto
imbottigliato in un ingorgo di dimensioni colossali per via di un tamponamento a
catena che aveva paralizzato la viabilità. L’uomo si era scusato in mille modi
differenti, la moglie l’aveva chiamato per spiegargli la situazione, Jennifer
ovviamente gli aveva detto di non preoccuparsi.
Approfittando del fatto che
i bambini dormivano, aveva fatto un salto ad avvertire Dominic della cosa,
trovandolo che dormiva anche lui della grossa, con il gatto sdraiato accanto a
lui per giunta.
Si era fermata ed aveva
sorriso mentre lo guardava, a vederlo così le faceva venire in mente un sacco di
cose: era buffo e le faceva tenerezza, era un misto di sensazioni diverse che le
venivano alla mente. Si era avvicinata per recuperare il gatto, lei lo faceva
stare sul letto solo con il copriletto sopra dato che lo toglieva quando andava
a dormire, evidentemente Dominic non si era posto il problema.
Aveva messo il gatto nella
sua cuccia ed era tornata nell’appartamento adiacente.
Ormai riprendere da dove
avevano interrotto non sarebbe stato possibile, ma sperava ugualmente che il suo
vicino sarebbe rientrato presto dato che anche lei era piuttosto stanca.
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Capitolo 34 *** Se è singol a trent'anni un motivo c'è... ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Chu, non ti
accecare per leggere! Stai arzilla che mancano due settimane di pubblicazione e
poi smetto di tediarvi inutilmente… mi sa che stavolta l’ho fatta troppo lunga?
Bo, il problema è che io so da dove parto, ma non so mai dove arrivo! Hai
ragione Artiglio, questi ultimi sono capitoli di svolta, succedono un sacco di
cose! E vedrai i prossimi, sempre che non vi rompiate prima di leggere ‘sta
lungagnata… sigh!
Ciao a tutti e
buona lettura! Mandy
Capitolo 34
Se è single
a trent’anni un motivo c’è…
L’incidente domestico di
cui era stata vittima la madre di Caroline, la vicina di casa di Jennifer, si
era rivelato essere meno grave del previsto. Quella mattina era passata a casa
sua per ringraziarla del favore che le aveva fatto la notte precedente; Jennifer
dal canto suo era stata sollevata nel sapere che non era stato niente di grave e
aveva rassicurato Caroline di poter fare affidamento su di lei.
Nel primo pomeriggio,
Jennifer aveva ricevuto la telefonata di Patricia. Dominic se n’era andato da
poco, aveva degli impegni importanti quel sabato ed era dovuto andare via di
corsa dato che, come al solito, rischiava di fare tardi.
L’amica le era sembrata da
subito piuttosto strana, ancor più strano le era sembrato che le avesse chiesto
di uscire quella sera. Non per il fatto in se stesso, piuttosto perché pensava
che avrebbe passato la serata con Ethan, dopo tutto si parlava del sabato sera.
Avevano deciso per andare
prima a cena fuori e poi a bere qualcosa, ma poi avevano finito per andare solo
a cena e poi dritte a casa di Patricia, dato che lei aveva decisamente bisogno
di sfogarsi.
La sera prima,
improvvisamente, aveva piantato Ethan. Questo era tutto quello che aveva detto a
Jennifer mentre erano a cena, Patricia si era sfogata solo quando erano state a
casa sua in tranquillità.
- Eppure ormai dovrei avere
abbastanza esperienza per capire che se un uomo è single a trent’anni, e un uomo
come lui vorrei specificare, un motivo c’è! Cazzo se c’è! Bigotto del cavolo, ti
giuro che m’ha fatto sentire come se fossi un’arrapata, mi ha veramente
umiliata! Ma che paura ha di venire a letto con me?-
Jennifer aveva
essenzialmente capito che il problema doveva essere lo stesso del mese scorso.
Forse era perché aveva avuto la sua bella gatta da pelare anche lei in quel
periodo che non si era resa conto che il problema dell’amica era perdurato,
anzi, in verità si era convinta che tra Patricia e Ethan quella ormai fosse una
cosa decisamente superata, invece non era così.
- Ma cos’è successo?- le
chiese preoccupata e anche un po’ incuriosita.
- Te lo spiego subito: ieri
sera dopo l’uscita solita l’ho invitato a casa mia per bere una cosa, certo che
l’ho fatto perché mi sarebbe piaciuto che succedesse qualcosa. Sai come vanno
queste cose, l’ho baciato, lui mi ha risposto, quando ho cercato d’intensificare
la cosa, come al solito, si è staccato da me e mi ha detto che era ora che
tornasse a casa!-
Jennifer aveva fatto
un’espressione delusa, come se sentisse addosso la frustrazione della sua amica.
- Insomma, ho preso il
coraggio a due mani e gli ho esplicitamente chiesto di rimanere, e lo sai cos’ha
fatto lui, dico, lo sai cos’ha fatto?- disse infervorata dal suo discorso verso
l’amica. Ovvio che non aspettasse una risposta, Jennifer la seguiva con lo
sguardo mentre camminava nervosamente nel suo soggiorno.
- Mi ha guardata come se
fossi una maniaca sessuale e dopo qualche secondo mi ha detto che non sta
cercando una storia di sesso! Dopo due mesi che usciamo regolarmente si rifiuta
di fare l’amore con me perché non vuole una storia di sesso! A quel punto non
c’ho visto più, l’ho messo alla porta e gli ho detto di non farsi più vedere,
che deficiente! Certo, non prima di avergli spiegato, forse in modo abbastanza
confuso, che se volevo fare l’amore con lui era perché lui mi piace, non certo
per un orgasmo!- fece una pausa, si rimise seduta accanto a Jennifer.
- Mi dici che ho di
sbagliato Jen? Ti giuro che m’ha fatto sentire come se fossi una ninfomane o giù
di lì. Sono quasi otto anni che non ho una storia così lunga, stavolta pensavo
davvero di aver trovato una persona che valesse, invece mi ritrovo ad essere
scambiata per una che vuole solo scopare!-
- Tu non hai niente che non
va, se mai è lui che è un tantino fuori di testa! Va bene aspettare, però mi
sembra palese che il tuo voler fare l’amore con lui era per dimostrargli che ci
tieni, se non l’ha capito vuol dire che in fondo non ti sei persa niente.- le
aveva detto Jennifer.
- Cioè, mica che non mi
attrae fisicamente… insomma, Ethan senza dubbio è veramente un bell’uomo, mi
piace come si muove, quello che dice e come lo dice, se ti dicessi che volevo
fare l’amore con lui solo per amore, se così si può chiamare, ti direi una
bugia. Sono fatta di carne anch’io, che credi! Mi chiedo se è lo stesso per lui.
Forse è asessuato…-
Entrambe scoppiarono a
ridere, di una risata liberatoria, ne avevano proprio bisogno a quel punto.
Continuarono a chiacchierare finché non si era fatto tardi e Jennifer aveva
deciso di tornarsene a casa sua, tuttavia quella discussione fatta con Patricia
aveva continuato a tenersela in testa.
Per prima cosa era
sinceramente dispiaciuta per la sua amica: era vero che finalmente sembrava che
le cose per lei avessero ricominciato a funzionare, era da quando si era
separata che per lei gli uomini erano un argomento estremamente delicato. Non
che la sua separazione fosse avvenuta per motivi particolari o molto dolorosi:
il problema era che si era sposata troppo giovane, e con il fidanzato
dell’adolescenza, sin dai primi mesi del matrimonio le cose avevano cominciato
ad andare male e non c’era voluto nemmeno un anno perché tutto finisse.
Sebbene tutto questo fosse
avvenuto senza grossi scossoni, era stato però come se a Patricia si fosse
spezzato qualcosa dentro: aveva smesso di credere che potesse esistere l’amore,
per lei il vero amore era stato quello da cui aveva dovuto allontanarsi e che si
era trovato un’altra in tempi più che record, tanto che si era sposato
nuovamente nemmeno un anno dopo che il loro divorzio era diventato effettivo. In
un rapporto a due Patricia riusciva a vedere solo una sorta di adattamento
reciproco che due persone compiono in un lento processo che durava anni ed anni,
un po’ com’era il matrimonio dei suoi genitori, ovvero la cosa che non voleva
dalla vita. Sotto sotto sperava sempre che potesse arrivare qualcuno che le
avrebbe fatto cambiare opinione, nonostante il fatto che due mesi non fossero
sufficienti per poterlo dire, Ethan aveva tutte le carte in regola per poter
essere il suo uomo ideale.
Questo Jennifer l’aveva
capito subito, del resto anche lei era stata ad un passo dallo sposarsi, come
Patricia, con il fidanzato del liceo, quello che conosceva da una vita e con il
quale il suo futuro di moglie e madre era già praticamente programmato. Poi non
l’aveva fatto, ed era stato meglio così per lei: quella scelta, per quanto era
stata dolorosa a quel tempo, le aveva permesso di vivere la sua vita davvero.
Anche lei aveva avuto un
momento di sconforto e aveva pensato che l’amore non esistesse, ma era sempre
stata più ottimista di Patricia e non aveva smesso di cercare.
Certo la sua vita sarebbe
stata immensamente diversa se fosse rimasta in Nevada, nella ridente e
perfettissima Spring Creek, dove tutti sono un modello di virtù e, se anche non
te lo dicono, di frustrazione. Questo Jennifer aveva potuto vederlo con i suoi
occhi, dato che Robert si era sposato con un’altra sua compagna di liceo:
l’ultima volta che lo aveva visto era stato quasi un anno prima, l’aveva
incontrato casualmente, per strada nel centro di Spring Creek, durante una delle
sue visite annuali durante le quali sua madre non faceva che criticare la sua
vita. Era stato una domenica mattina dopo la messa, alla quale nessun membro
della piccola comunità mancava, pena la catalogazione come eretici da
perseguitare. Con addosso i vestiti della festa aveva visto lui e Sara, la sua
dolce mogliettina che dai tempi del liceo doveva aver messo su almeno una decina
di chili, probabilmente un regalino lasciato dalle sue tre gravidanze. All’età
sua Sara aveva già tre bambini, tre odiosi bambini in verità, litigiosi e
piuttosto stupidi, come i genitori. Non che Jennifer non volesse figli, era solo
quel modo di averli che non accettava, come non accettava il fatto che Robert,
per il solo fatto che lei non avesse accettato di diventare così come lui
avrebbe voluto, la considerasse una donna perduta, destinata a bruciare tra le
fiamme dell’inferno. Del resto tutti in quel posto pensavano che chissà che vita
conducesse a Los Angeles, sua madre per prima.
Subito il suo pensiero era
andato alla sua relazione con Dominic mentre sdraiata nel suo letto, prima di
addormentarsi, non riusciva a smettere di rimuginare su quanto Patricia le aveva
raccontato.
Il problema che l’amica
aveva avuto con Ethan per lei quella volta non si era mai posto minimamente,
anzi, se mai si era posto quello contrario. Con Dominic era andato tutto anche
troppo velocemente: il fatto di aver fatto l’amore la prima volta dopo solo due
settimane che si conoscevano per prima cosa, ma anche il modo in cui si era
posta con lui nel sesso. Inutile negarlo, era sempre stata una timidona sotto
quel punto di vista e di certo nei suoi rapporti precedenti lei non era mai
stata spinta a capire cosa significasse stare veramente con un uomo in quei
frangenti. In un certo senso si sentiva come se si fosse appena svegliata da una
sorta di torpore, pensò che se aveva scoperto quel lato di se stessa e anche il
fatto che non si vergognava minimamente di tutto questo era interamente merito
di Dominic.
Un sorriso le increspò le
labbra, pensò a Sara e al modo in cui probabilmente aveva concepito le sue tre
“splendide” creature, a meno che Robert non avesse imparato qualcosa dopo che
lei l’aveva lasciato.
Dire un paio di spinte e
via forse era esagerare, ma non è che Robert si fosse impegnato molto di più con
lei, e il bello era che credeva di essere un grande amante, forse perché
nell’inesperienza dei diciott’anni, età in cui Robert era riuscito a portare
Jennifer a quel passo, lei gliel’aveva lasciato anche credere.
Il sorriso si era allargato
quando aveva ripensato che lui, come pretesto per convincerla a non lasciarlo,
gli aveva proprio ricordato che lei si era concessa a lui, era stato un peccato
di debolezza che avevano commesso, le aveva spiegato:- Dio forse ci potrà
perdonare per essere stati deboli, - gli aveva detto quella volta, erano passati
più di sette anni da quella discussione, - Ma è un errore che potremmo buttarci
alle spalle solo se rimarremo insieme e se ci sposeremo…-
Era un discorso ridicolo,
come ridicolo era il fatto che lui non aveva colpa di quello, perché era stata
lei a concedersi a lui e a rinunciare alla sua virtù… lui non aveva fatto
niente, figuriamoci, quel sant’uomo! Gli mancava solo l’aureola!
Robert aveva continuato per
un po’ con quel sermone da quattro soldi, ma Jennifer ormai aveva capito quello
che voleva, e non era certo che la rendesse una donna onesta.
A dirla tutta aveva spesso
pensato che probabilmente non era stato nemmeno sesso con Robert, aveva capito
cosa fosse veramente un orgasmo solo quando era arrivata a quel passo con Colin,
anche se poi aveva dovuto costatare che spesso gli uomini sono disattenti e
pensano solo al loro. Ma più probabilmente era Colin che era un egoista: era
finita da parecchio anche con lui e Jennifer ancora si chiedeva come fosse
possibile che si fosse innamorata e per giunta perdutamente di uno del genere.
Tanto per cominciare lei e
Colin non avevano niente, ma assolutamente niente in comune. Si erano conosciuti
per via del fatto che era stato un cliente del commercialista per cui lavorava,
lui stava nel campo dell’economia e se Jennifer avesse dovuto dire quale fosse
di preciso il suo lavoro, non avrebbe saputo dirlo. Lui le aveva anche spiegato
in cosa consistesse il suo impiego di consulente finanziario, ma lei, del tutto
a digiuno di rudimenti di economia a quei livelli, non riusciva mai a capirci
niente di tutti quei termini strani. Finiva sempre che lui s’innervosiva e le
diceva di non scocciarlo.
Alla fine si era conclusa
per lei in modo devastante, dato che in quel rapporto Jennifer aveva visto un
punto di arrivo ed era stata invece ripagata con una serie infinita di
tradimenti che erano venuti alla luce tutti insieme. Addirittura l’ultima non
sapeva nemmeno di essere l’amante, Colin conduceva praticamente una doppia vita
ed entrambe ignoravano la cosa, o volevano ignorarla, almeno per Jennifer era
così.
Anche se non ne era sicura,
Jennifer aveva finito per lasciarlo, per continuare per un bel po’ a pensare a
lui e a pentirsi di non averlo perdonato, finché un giorno non aveva aperto gli
occhi: Colin era soltanto uno stronzo, e della peggiore specie, uno di quelli
che di tutto sanno sempre più di te e che quando aveva pensato per sé stava
apposto. Il modo poteva anche cadere se lui stava bene e aveva tutto quello che
gli serviva, compresa una stronza, ovvero Jennifer in persona, che per lui
avrebbe fatto anche lo zerbino tanto era innamorata. Era stato a quel punto che
Jennifer aveva smesso di starci male e che si era, se così si può dire, rimessa
in piazza, anche se sempre con una certa cautela.
Quella cautela Dominic
l’aveva spazzata via con un sorriso, offrendole una birra e chiamandola Jenny
Jennifer quella sera all’Hard Rock.
Per come era andato
l’ultimo periodo con lui dopo quel fraintendimento dell’amica che aveva trovato
a casa sua, Jennifer cominciava davvero a concedersi il lusso di pensare che
probabilmente quella storia stava ingranando veramente. Certo non era facile, ma
non era impossibile in fin dei conti, e lei voleva credere che sarebbe stato
possibile costruire qualcosa con Dominic.
***
- Che fine hai fatto ieri
sera? Ad un certo punto non ti abbiamo più visto e ci siamo pure preoccupati,
eri così ubriaco che se ti chiedevano chi eri saresti stato capace di rispondere
che eri il grande puffo!-
La domanda di Billy, il
pomeriggio della domenica, aveva riportato improvvisamente Dominic allo
spiacevole stato d’animo con cui si era svegliato all’alba di quella mattina.
Giustamente l’amico gli aveva chiesto che fine avesse fatto, dato che la notte
prima, da quello che aveva capito, se ne doveva essere andato in fretta e furia
dal locale dove erano andati tutti insieme senza nemmeno avvertire.
Non che fosse una
sensazione nuova, ma era sempre piuttosto spiacevole svegliarsi e per prima cosa
farsi una serie di domande che mettono in discussione anche il più piccolo
dettaglio della propria esistenza: Dove sono? Chi è questa? Cosa ho fatto?
L’avrò usato il preservativo? Ma quanto ho bevuto ieri sera che non mi ricordo
un accidenti di niente? Ma che ore sono? Dove sono le mie mutande? Qual’è
l’uscita?
A quel punto una cosa si
faceva chiara: il bisogno di fuga. A occhio e croce dovevano essere le sei di
mattina, la luce era più o meno quella con cui si era svegliato la mattina del
giorno prima, l’unica differenza, e che differenza, era che la crisi
esistenziale la mattina prima non gli era presa, dato che era a casa di Jennifer
e che non era reduce da festeggiamenti.
Quando gli succedevano cose
simili non poteva fare altro che arrabbiarsi con se stesso: per quanto potesse
essere soddisfacente in termini puramente fisici, Dominic sapeva perfettamente
che cose del genere erano veramente senza senso, senza bisogno di rincarare la
dose fermandosi a riflettere sul perché certe donne ci stavano con lui senza
farsi troppe remore. Ma così, era ridicolo! Non ricordarsi nemmeno com’era
arrivato in quell’appartamento, cosa avevano fatto e se gli era piaciuto era
proprio da mentecatti. Allora che l’aveva fatto a fare?
La sera prima aveva optato
per non prendere la macchina, tanto già lo sapeva che sarebbe finita così. Con
Billy e gli altri si erano dati appuntamento nel solito locale, si ricordava
vagamente dell’inizio della serata, che c’era anche quella rompiscatole di
Susan, che come il suo solito gli si era strusciata senza ritegno per buona
parte della serata almeno fino a che lui non era riuscito a liquidarla in
qualche modo.
Non appena lo aveva visto
gli era andata incontro, circuendolo e facendo in modo che lui si staccasse
addirittura dagli amici con cui era arrivato. Susan subito gli aveva chiesto
com’era che nell’ultimo periodo non l’aveva mai visto. Se fossi davvero
un’amica di Jennifer, brutta stronza che non sei altro, lo sapresti, aveva
pensato subito lui, poi invece le aveva dato una delle sue solite risposte a
gran fico, alla quale lei aveva riso in modo anche esagerato.
- Mi faccio desiderare, del
resto me lo posso permettere.- le aveva detto.
Poi si ricordava vagamente
di una tipa carina che doveva essere quella che dormiva alla sua destra. Doveva
esserlo almeno, di certo non ne era poi così sicuro.
Era uscito da
quell’appartamento per ritrovarsi in una zona della città che nemmeno conosceva
tanto bene, chiamare un taxi e spiegare dove fosse era stato anche abbastanza
difficoltoso, la signorina che gli aveva risposto doveva averlo preso per un
rincoglionito, Dominic aveva come il sospetto che se l’avesse pensato non
avrebbe avuto tutti i torti. Mentre aspettava il taxi per scrupolo aveva
controllato nel suo portafogli costatando che il condom che ci aveva messo prima
di uscire la sera prima non c’era più, tirando l’ovvia conclusione che almeno
quello l’aveva usato. Tutto ciò seguito da un rassicurante sospiro di sollievo.
Almeno di quello, aveva pensato, era sicuro.
La domanda di Billy gli era
stato rivolta sulla porta, Dominic non gli aveva risposto subito, l’aveva fatto
entrare prima e poi gli aveva detto che semplicemente si era svegliato a casa di
una e se l’era filata subito dopo. Billy lo aveva guardato un po’ di traverso,
non che lui quelle cose non le avesse mai fatte, ma decisamente non con la
sorprendente frequenza con cui le faceva Dominic. Si era astenuto da ogni
giudizio ovviamente, Dominic era libero di vivere come voleva, di certo però non
lo approvava.
Era piuttosto curioso di
una cosa dopo quella sera, dopo un po’ aveva chiesto a Dominic di spiegargli un
po’ la faccenda e l’altro l’aveva fatto a grandi linee, mostrando di non essere
molto propenso a parlare di quell’argomento. Billy era stato molto incuriosito
dal fatto che lui si fosse mostrato così freddo con quello schianto di ragazza
che gli era stata appiccicata per buona parte della serata, ovvero Susan.
- Tanto per fartela breve,
quella è un’amica, si fa per dire ovviamente, di Jennifer, che crede che se
riuscirà a venire a letto con me forse le si apriranno le porte del cinema, che
imbecille. A parte il fatto che se anche riuscisse a venire a letto con me ben
poco potrei e vorrei fare per lei, ma poi, voglio dire, io potrei anche farmela,
che mi frega, ma lei dice di esser amica di Jenny… insomma, è un gran troione.
Pensa se l’è fatta pure Jonathan e nonostante questo si struscia a me davanti a
lui che è una meraviglia.-
Billy lo guardò perplesso,
più di una parte di quel discorso non gli era stata chiara.
- Scusami, ma che
differenza fa se ci prova davanti a Jonathan? E poi, abbi pazienza se te lo
dico, ma non è che pure tu faresti una gran bella cosa a farti un’amica della
tua donna!-
Dominic girò la testa di
scatto guardando Billy piuttosto seccato. - E chi sarebbe la mia donna scusa?-
L’altro rimase un momento
spiazzato per il tono e per la domanda che gli sembrava davvero fuori luogo.
- Come chi è la tua donna?
Ma che domanda è?-
- Se ti riferisci a
Jennifer chiariamolo una volta per tutte, ci vediamo e tutto il resto ma non è
la mia donna e su questo non ci piove, cazzo!-
Billy s’innervosì per il
modo poco gentile con cui Dominic si era rivolto a lui. - Tanto per cominciare
datti una calmata, ti sei fatto anche una scopata stanotte dovresti essere un
tantino più tranquillo. E poi vedi tu di spiegarmi, perché francamente parli di
questa Jennifer come se fosse la tua donna, e questo mi porta a pensare che
forse sei tu che hai le idee un tantino confuse!-
- Scusami, sono un cretino,
è che m’innervosisce questa situazione.- rispose Dominic dopo qualche secondo.
Si era reso conto di aver esagerato.
Billy comprese e continuò.
- Da come parli di lei sembra che questa tipa sia molto presa, poi passi un
sacco di tempo a casa sua, come l’altra notte, veramente dai un’idea diversa.-
Dominic tentò di spiegare
all’amico parte della natura del suo rapporto con Jennifer semplicemente con
questo concetto, che se anche vago, fece intendere a Billy tutto il necessario,
non spingendolo a fare altre domande.
- Che ci posso fare io se
questa crede che io sia preso da lei quanto lo è lei per me? Insomma, io la
coscienza apposto ce l’ho, mica le ho mai promesso niente. Se si è innamorata,
affari suoi.-
Dal canto suo Dominic pensò
che quella era in assoluto la prima volta che doveva giustificarsi del fatto di
aver continuato a vedere Jennifer per tutto quel tempo, e l’aveva fatto
esprimendo a chiare lettere quella che era la sua scusa principale. Da come
Billy l’aveva guardato o, meglio, non l’aveva guardato, intese che l’amico non
approvava per niente. Pazienza, quella era la sua vita, se Billy non approvava
tanto peggio per lui.
Billy infatti rimase in
silenzio, ma pensando che a Dominic qualcuno doveva aver fatto un lavaggio del
cervello negli ultimi mesi. Non era quel Dominic che aveva conosciuto agli
inizi, lui non avrebbe mai detto una cosa tanto stupida, nel frattempo ingiusta
e pure di comodo. Non si sarebbe comportato mai così con una ragazza: Billy
aveva capito benissimo che lui stava approfittando di lei per un suo tornaconto,
e la cosa lo disgustava un po’. Cominciò seriamente a chiedersi chi fosse la
persona che aveva seduta davanti, perché non la riconosceva.
Quella conversazione, che
sul momento sembrava conclusa, era rimasta impressa a Dominic: Billy non aveva
parlato, ma lui aveva colto perfettamente tutti i sottintesi di quel silenzio e
questo l’aveva portato a rifletterci su.
Appena pochi giorni dopo,
di prima mattina, l’aveva
chiamato il suo agente, buttandolo anche giù dal letto. Nel suo solito tono
piuttosto autoritario gli aveva detto di passare nel suo ufficio di corsa,
Dominic aveva eseguito dato che aveva intuito che doveva essere una cosa
importante. Mentalmente, mentre in macchina percorreva la strada che doveva
fare, aveva pensato a quale potesse essere il problema. Forse l’avevano beccato
ad uscire da un locale con qualcuna, sicuramente doveva essere quello. Infatti,
non appena era entrato nell’ufficio del suo agente, l’uomo gli aveva sbattuto
davanti un periodico e gli aveva detto di andare ad una certa pagina. La
sorpresa era stata piuttosto pronunciata, Dominic era rimasto a guardare quelle
foto a bocca aperta come un luccio.
- Sei sorpreso? Mi dici chi
è questa per piacere?- gli aveva chiesto tagliente l’agente.
Dominic l’aveva guardato. -
Sì che sono sorpreso, saranno state nemmeno le sette di mattina, francamente non
mi aspettavo che mi facessero le poste anche all’alba! E’ un’amica, non ti
scaldare più di tanto.-
- Per me quella poteva
essere pure tua cugina o una che ti sei portato a letto ripetutamente, non fa
differenza, mi devi dire quale parte della frase non ti devi far vedere in
giro con donne non ti è chiara.- Dominic però non lo stava molto ascoltando,
e forse era anche meglio dato che non aveva nessuna voglia di arrabbiarsi per
quello che diceva il suo manager.
Era Jennifer nelle foto,
senza alcun dubbio. Fortunatamente solo lui era ben riconoscibile, le foto non
erano molto chiare, Jennifer non era mai stata inquadrata bene in nessuno
scatto, ma per chi la conosceva era certamente riconoscibile in più d’uno.
Improvvisamente Dominic si era perso nel guardare nuovamente quelle foto, aveva
dei flash che gli attraversavano la mente, ricordi di quella mattina in cui si
era svegliato e si era ritrovato Jennifer appoggiata contro la sua schiena,
mentre gli teneva il braccio destro sul suo e gli teneva la mano sulla sua
spalla. La sera prima c’era stato quell’incidente della sua vicina, lui non ce
l’aveva fatta ad aspettare che lei tornasse e si era addormentato. Svegliarsi
così, con la prima luce dell’alba che filtrava dalla tapparella era stata una
sensazione molto bella. Le aveva preso la mano mentre lei ancora dormiva e aveva
intrecciato le dita alle sue, non ci aveva messo molto a svegliarsi anche lei.
Dato che era così presto erano usciti a fare colazione, erano tornati subito a
casa sua però a riprendere finalmente quello che non avevano potuto finire la
sera prima. Se n’era andato solo nel primo pomeriggio, ed era stato bene, una
sensazione che stava cercando di rivivere in quel momento.
- Mi stai ascoltando?-
aveva ribattuto l’altro, Dominic era quasi trasalito a quel richiamo, aveva
alzato di scatto la testa.
- Sì, ti sto ascoltando. E
comunque lo sai che a me questa cosa non piace, dato che sono un personaggio
pubblico si pretende che io non abbia una vita privata? Insomma, è assurdo!-
Avevano discusso su questa
linea per un po’, alla fine Dominic aveva detto che avrebbe provato a stare un
po’ più attento, anche se a dire la verità nemmeno lui ci credeva. Quando se
n’era andato aveva chiesto se poteva tenere il giornale, il suo manager lo aveva
guardato storto e gli aveva detto di fare un po’ come voleva. - Tanto fai sempre
quello che ti pare comunque, nemmeno a dirtele le cose!-
Una volta a casa sua aveva
sprecato tempo anche a leggere l’articolo, un mucchio di stronzate dove si
facevano delle ipotesi su chi Jennifer potesse essere. Dominic aveva sempre
considerato la categoria dei paparazzi malissimo, li detestava veramente dal
profondo, in quel momento ancora di più. Ormai lui si poteva dire che ci fosse
abituato, la sua paura era che la cosa potesse nuocere in qualche modo a lei.
Dove li avevano fotografati erano anche vicini a casa di Jennifer, questo
complicava molto le cose.
Non si rendeva nemmeno
pallidamente conto di quanto fosse strano il suo comportamento, e di certo in
quel momento non si accorse affatto che si stava preoccupando per lei, che
temeva che avrebbe potuto avere dei problemi e che li sentiva come suoi, mentre
invece a Billy, uno dei suoi migliori amici, aveva candidamente detto che di lei
non gl’importava nulla.
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Capitolo 35 *** Soluzioni piovute dal cielo ***
Nuova pagina 1
Buona lettura!
Mandy
Capitolo 35
Soluzioni
piovute dal cielo
Nei giorni successivi sia
Billy che Dominic avevano avuto diversi impegni che li avevano tenuti piuttosto
lontani. Almeno quella era stata la scusa, Dominic aveva avuto come
l’impressione che Billy avesse voluto staccarsi per un po’ da lui. Elijah
sarebbe arrivato in città a metà della settimana, così Dominic aveva pensato che
sarebbe stata una buona occasione per vedersi se avesse ceduto alla richiesta di
Billy e avesse fatto conoscere Jennifer a lui e ad Elijah. Infondo non era una
tragedia, ovviamente per come si erano messe le cose dopo che quelle foto erano
state pubblicate su quel giornale, non avrebbero potuto andare fuori tutti
insieme, ma potevano ugualmente organizzarsi.
Billy aveva rivisto un po’
delle sue posizioni nei giorni in cui non si erano visti. Forse si sbagliava ad
aver tirato delle conclusioni così negative sul modo di comportarsi di Dominic
nei confronti di quella ragazza: quell’occasione poteva essere veramente
chiarificatrice. Che Dominic da diverso tempo fosse effettivamente cambiato non
era cosa su cui si potesse discutere o avere dubbi, ma era anche molto probabile
che questa Jennifer non fosse una santa: specialmente dopo aver conosciuto
Susan, Billy aveva pensato che potesse essere così. Non era in genere il tipo
che faceva di tutta l’erba un fascio, ma cominciava a pensare all’ipotesi che,
se erano amiche, tanto diverse non potevano essere.
La famosa serata era stata
organizzata non appena Elijah era arrivato a Los Angeles, una cena a casa di
Dominic della quale Jennifer non aveva potuto che essere entusiasta. Le stava
presentando dei suoi amici, dei suoi buoni amici da come Dominic ne parlava
quando accennava a loro, questo l’aveva lusingata. Si sentiva come se lui la
stesse facendo entrare sempre di più nel suo modo. Certo, poi si era sentita in
imbarazzo incontrandoli, non era riuscita ad essere molto sciolta in loro
presenza, sperò solo di non aver fatto la figura della stupida.
Quando Elijah e Billy si
erano trovati davanti Jennifer, entrambi erano rimasti per qualche secondo a
fissarla piuttosto sorpresi. Se poi la sorpresa fosse stata piacevole o meno
c’era voluto un po’ per stabilirlo. Jennifer era tutto meno che il tipo di donna
che Dominic solitamente frequentava, specialmente nell’ultimo periodo. Piuttosto
truccata, anche un po’ appariscente, magari questo era anche normale. Di più
insolito c’era che non era una bellezza stratosferica e che non fosse una del
giro. Ai loro occhi risultava quasi strana nel suo modo di fare, eppure Jennifer
non aveva dei comportamenti anomali per una persona comune.
Non ci avevano parlato
molto, per l’intera durata della serata Dominic per altro era stato anche
piuttosto distaccato nei suoi confronti e Jennifer non si era inserita nei loro
discorsi, del resto avevano parlato parecchio di lavoro e lei non è che avesse
poi molto da dire.
In un momento in cui lei
era andata in bagno e anche Dominic si era allontanato, Billy ed Elijah avevano
potuto tirare fuori le loro impressioni. Billy non aveva potuto fare a meno di
ridere fino alle lacrime per un commento di Elijah su Jennifer.
- Ma siamo sicuri che se
gli monta addosso non lo rompe? Insomma, la ragazza ha dei polpacci da terzino
non indifferenti! E poi pensa ai loro eventuali figli… guarda i nasi di
entrambi!-
- Dai, è una ragazza
normale, non è una bellona ma nemmeno un cesso!- aveva ribattuto Billy
ridacchiando. - Comunque una cosa ti dico, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Forse mi sbaglio, ma a giudicare dalle sue amicizie probabilmente la ragazza è
sveglia, nonostante quello che vorrebbe far credere. Non ha detto una parola da
quando siamo qui, e secondo me lo fa apposta.-
- Dici?- aveva commentato
Elijah sorprendendosi per il commento di Billy.
- Chiamalo sesto senso,
chiamalo come vuoi. Ti dico perché penso questo. Sai che Dominic si da parecchio
da fare, come sempre del resto. Ecco, lei sembra non farci caso, e se è un
minimo intelligente queste cose le vede. Allora perché continua a farsi
incornare? Secondo me c'è un tornaconto, non ho capito di che tipo, da quel poco
che so lei fa la segretaria, non è una che ha mire di farsi vedere con lui per
pubblicità o che, ma sai, c'è modo e modo di approfittare di una persona. Che
poi Dominic in questo periodo sia insopportabile e che viva veramente in modo
strano non lo nego, comunque considero anche i fattori esterni a questo punto.-
- Allora, al di là di
questa tipa, non lo penso solo io che Dom ha avuto un picco vertiginoso di
stronzaggine…- aveva osservato Elijah.
Billy aveva annuito. - No,
per niente.-
La conversazione era stata
interrotta subito dopo, quando Dominic era tornato, appena in tempo perché tutti
e tre potessero vedere Jennifer che tornava dal bagno. Era evidente che la
ragazza pensava di non essere vista, si era aggiustata il vestito all'altezza
degli slip non molto finemente e loro si erano visti tutta la scena. Billy ed
Elijah si erano fatti una risata di gusto, Dominic un po’ meno: tutto avrebbe
ammesso meno che quei gesti, che non avevano niente di precostruito, lui li
trovava fantastici in lei; specialmente dopo la reazione dei due non l’avrebbe
detto. Doveva ammettere che se fosse stato al loro posto, lui non solo avrebbe
riso, ma probabilmente l'avrebbe presa anche pesantemente in giro, certe
occasioni non se le faceva mai scappare di solito.
Quando Billy ed Elijah
erano andati via, Jennifer aveva esternato a Dominic le sue impressioni. - Mi sa
che i tuoi amici mi devono aver preso per una deficiente.- gli aveva detto
sorridente, anche se Dominic aveva intuito che era dispiaciuta di
quell’eventualità.
Ci aveva messo un po’ a
tranquillizzarla e a rassicurarla del fatto che Billy ed Elijah non avevano
pensato niente di simile su di lei. Il fatto che entrambi non avessero espresso
nessun giudizio su Jennifer, preoccupò Dominic ancor più che se avessero
espresso un parere negativo, questo non tanto per la ragazza, quanto per quello
che avrebbero potuto invece pensare su di lui.
Con Jennifer le cose
continuavano a rimanere stabili, si vedevano spesso e stavano insieme, lei gli
dava sicurezza in un certo senso, era questa la parte migliore. Non cambiava
nemmeno la propensione di Dominic alla scopata facile però, del resto in quel
periodo era semplice eludere i controlli, bastava dire a Jennifer che si vedeva
con i suoi amici. Dominic prima di tutto aveva bisogno di libertà, la sua
coscienza era secondaria e anche se spesso si faceva sentire, lui la zittiva
semplicemente. Era stanco però di tutta quella situazione, cominciava davvero ad
avere bisogno che una soluzione gli arrivasse tra capo e collo dall’alto, senza
pensare che se non era lui a trovare una situazione, nessuno l’avrebbe fatto al
posto suo.
Come anche Billy aveva
osservato, aveva cominciato a passare davvero tanto tempo a casa sua, in quei
giorni in cui decideva di vederla. Ormai a casa di Jennifer si sentiva bene come
se fosse la sua, anche se la sua, per forza di cose, era un po’ meglio. Innanzi
tutto non era ad un quarto piano senza ascensore, per di più in quella casa non
c’era l’aria condizionata che, con il caldo che faceva in quel periodo, era una
qualità decisamente apprezzabile. Poi era piccola, davvero molto piccola.
Però casa sua, proprio
perché più grande, sembrava più vuota. In casa sua mancava quel non so ché di
vissuto che invece in casa di Jennifer si avvertiva, quel senso di stabilità che
si ha quando una casa si considera davvero la propria casa.
Nella sua grande casa non
c’era Sploffy che lasciava scie di pelo dovunque andasse, non c’erano dei vicini
simpatici. Ormai, capitando spesso nel palazzo in cui abitava Jennifer, quasi
ogni volta che passava per le scale gli capitava di salutare qualcuno: la
signora Doyle intenta a dare l’acqua alle piante davanti alla finestra sul
pianerottolo, lo salutava sempre dicendogli ciao caro; spesso incontrava
anche la vicina di Jennifer con i bambini, faceva sempre le boccacce al più
piccolo per farlo ridere, gli piaceva farlo. E poi Jennifer si occupava di lui e
non lo faceva certo in modo opprimente, la cosa per Dominic era rassicurante.
Che ogni tanto usasse un tono quasi materno non gli dispiaceva, si era
soffermato a pensare a quell’aspetto e non l’aveva trovato poi così strano,
anche lui a volte aveva come una strana voglia di essere protettivo. Gli era
successo per ovvie ragioni quando Jennifer era stata aggredita e gli era
capitato, tra le altre volte, anche la sera in cui l’aveva presentata ad Elijah
e Billy e lei gli aveva confessato che si era sentita una stupida. Sapeva che si
sentiva così molto spesso, forse per una sorta d’insicurezza insita in lei,
chissà a che cosa poteva essere dovuta, si chiedeva Dominic.
Se solo si fosse fermato
per un momento a pensarci forse in quel momento avrebbe potuto finalmente
capire, capire che il suo modo di comportarsi così incoerentemente era sintomo
che qualcosa non andava affatto. A domanda fatta, Dominic era pronto a dire che
Jennifer per lui non significava nulla, eppure si preoccupava per lei, di
continuo. Anche se non la chiamava, se la ignorava, non c’era giorno in cui non
si chiedesse cosa lei stesse facendo, se stava bene.
A volte pensava che anche
Jennifer avrebbe potuto potenzialmente comportarsi come lui, immaginarselo lo
infastidiva e non poco, anche se poi questo senso di fastidio se lo faceva
passare immediatamente ricordando a se stesso che se lui era libero, anche lei
poteva esserlo. Pretendere il contrario sarebbe stato da egoisti, o ancora
peggio da maschilisti. Tuttavia l’unica cosa che lo rincuorava era pensare che
Jennifer non fosse affatto il tipo che faceva determinate cose, era quella che
si può definire una ragazza per bene, era notevolmente rilassante poter pensare
che lei non si sarebbe mai fatta portare a letto da uno che magari aveva
conosciuto un’ora prima in un locale. Come invece Dominic era capacissimo di
fare.
Sin dall’inizio era stato
così, Dominic aveva sentito che con Jennifer c’era la possibilità di ritirarsi
in un mondo parallelo, man mano che le cose erano andate avanti, quel modo di
estraniarsi dalla realtà era diventato sempre più persistente. Quella
tranquillità era stata in un certo senso turbata da quelle foto su quel
giornale, Jennifer anche le aveva viste qualche giorno dopo di lui, quando il
giornale era uscito.
A metterla al corrente
della cosa era stata Patricia, la quale a sua volta aveva ricevuto la notizia da
una sua collega, che di punto in bianco gli era arrivata in ufficio con il
giornale dicendole:- Mi sbaglio o questa ragazza assomiglia tantissimo alla tua
amica Jennifer?-
Patricia aveva prima
sgranato gli occhi, poi aveva abbozzato un:- Davvero, come le somiglia!-, per
poi correre appena era cominciata la pausa pranzo dal primo giornalaio che
trovava per comprare almeno un paio di copie, una per tenersela e una per darla
a Jennifer. Gliel’aveva consegnata pochi minuti dopo, mentre pranzavano,
Jennifer era rimasta a bocca aperta, senza sapere minimamente come commentare.
Non che quelle foto fossero
rimaste circoscritte al giornale: la testata era uscita quella mattina, ma tutti
gli scatti pubblicati e anche diversi altri erano già su internet a portata di
clic della popolazione mondiale.
Con Dominic Jennifer non
aveva avuto occasione di parlare almeno fino a quella tarda serata, dato che lui
aveva lavorato per tutto il giorno e non aveva avuto il tempo di farlo prima.
Jennifer lo aveva sentito
entrare alle dieci passate, aveva sentito la chiave girare nella toppa mentre
era al telefono. Quando aveva risposto e aveva sentito sua madre dall’altra
parte per poco non le era preso un colpo. Non si sentivano spesso per ovvie
ragioni, il fatto che proprio quel giorno con quel giornale in giro l’avesse
chiamata, l’aveva messa sull’attenti. Sapeva che se a Spring Creek avessero
visto quegli scatti lei e la sua famiglia sarebbero stati sulla bocca di tutti e
in modo poco lusinghiero, quindi per un momento aveva sudato freddo, almeno fino
a che non aveva capito che sua madre non sapeva nulla e quella telefonata voleva
essere solo un’intrusione nella sua vita, come sempre.
Quando Dominic si era
affacciato alla porta della sua camera da letto, Jennifer gli aveva fatto un
cenno con la mano, lui si era avvicinato e si era seduto accanto a lei,
passandole un braccio attorno alle spalle e dandole un bacio sulla tempia.
Jennifer gli aveva fatto cenno di spostarsi guardandolo in un modo che era a
momenti minaccioso e in altri implorante, aveva paura che sua madre dall’altra
potesse sentire qualcosa e quest’eventualità quasi la terrorizzava. Intanto
continuava a mandare avanti quella conversazione cercando di mantenere i toni
quanto più normali riuscisse e, soprattutto, cercando di chiudere in fretta, del
resto era già diverso tempo che sua madre indagava sulla sua vita.
- Dici mamma? A me non
sembra che quest’estate sia eccessivamente calda, almeno non più delle altre.-
Jennifer aveva accentuato
leggermente il mamma sperando che Dominic capisse che era un momentaccio,
sicuramente non adatto per fare scherzi.
- Sì, certo, come al
solito, lì da te è peggio.-
Dominic non aveva accennato
minimamente a lasciare la presa, anzi, sembrava non volerne proprio sapere, le
aveva spostato i capelli dall’orecchio e aveva cominciato a darle dei piccoli
baci, Jennifer istintivamente aveva cercato di spingerlo via, ma infondo non le
dispiaceva granché e non era riuscita ad essere convincente nel tentativo di
toglierselo di dosso.
- Non lo so quando mi danno
le ferie mamma, te lo faccio sapere appena mi dicono qualcosa. Comunque
quest’anno forse verrò per meno tempo.-
Dall’altra parte Dominic
aveva sentito lievemente alzare il tono della voce, intanto si stava divertendo
a far scorrere le mani su di lei. Jennifer si era girata e l’aveva guardato
torva, di rimando Dominic le aveva offerto uno dei sorrisi più furbetti che
potesse tirare fuori.
- Non ti sto dicendo che
non verrò affatto, dico solo che forse starò un po’ di meno.- aveva ribattuto
lei evidentemente per delle proteste che aveva ricevuto.
Dominic diventava sempre
più insistente e soprattutto ignorava palesemente tutti i tentativi di Jennifer
di farlo smettere. Era più forte di lui, in quella situazione non poteva non
darle fastidio.
Jennifer stava tentando in
tutti i modi di chiudere la conversazione con sua madre, del resto durava da
quasi una mezz’ora e lei non sapeva proprio cos’altro sua madre poteva
pretendere che lei le raccontasse della sua vita, dato che aveva già messo il
naso in tutto quello che avrebbe potuto rivelarle, ricevendo in risposta una
serie di balle su certi argomenti anche piuttosto grosse. Specialmente su quanto
riguardava la vita amorosa, non avrebbe mai potuto dirle che si vedeva con
qualcuno, o avrebbe ricevuto un ulteriore terzo grado da manuale al quale non
voleva sottostare, dato che nemmeno lei sapeva fino in fondo se quella con
Dominic poteva definirsi una relazione stabile, anche se lo sperava con tutta se
stessa. Preferiva mille volte farsi ripetere la solita tiritera sul fatto che
cominciava ad essere in un età in cui una donna avrebbe dovuto mettere su
famiglia.
- Ma non lo vuoi un marito
e dei figli come tutte le altre?- le diceva sempre, - Vuoi rimanere sola per
sempre? Non vedi che tutte le ragazze della tua età sono tutte sistemate e tu
no?-
Qui incominciava la lunga
tiritera della lista delle sue compagne di liceo che ormai erano sposate e con
marmocchi al seguito, Sara compresa, la moglie di Robert. - Avresti dovuto
sposarti con Robert quando ne avevi la possibilità, un così bravo ragazzo non lo
troverai mai in quella città infernale!-
Sempre le stesse cose,
sempre gli stessi concetti e detti sempre con le stesse parole, ormai Jennifer
rispondeva a monosillabi, sapeva che con sua madre non c’era modo di discutere,
a volte aveva provato a farla ragionare, ma era riuscita solo a sortire
l’effetto di essere considerata per la cattiva ragazza che, in fin dei conti,
non era e non era mai stata.
- Senti mamma, scusami, ma
qui sono quasi le undici e io sono veramente stanca, oggi ho lavorato molto e
vorrei dormire.- aveva detto Jennifer a sua madre mentre intanto cercava di
tenere a distanza di sicurezza Dominic dal suo collo.
- Sì, non ti preoccupare,
non mi sto sfinendo al lavoro, è stato solo per oggi.-
C’era stato un momento di
silenzio, Dominic continuava imperterrito a dare fastidio a Jennifer, almeno
fino a che lei non aveva alzato la voce piuttosto alterata:- Ma che domande sono
mamma! Non sono una bambina, ma certo che mangio! Smettila di preoccuparti di
questo!-
Dominic si era finalmente
staccato per via del tono, quindi si era girato dall’altra parte ridacchiando,
lo trovava troppo comico che la madre di una trentunenne facesse delle domande
sul fatto che la figlia mangiasse o meno. Certo, anche a lui sua madre le faceva
quelle domande, ma era diverso, le mamme con i figli maschi sono sempre più
apprensive e a suo parere avevano ragione di esserlo, le donne per queste cose
sono molto più regolari e disciplinate. Jennifer gli aveva dato un leggero
schiaffetto come a dirgli: che hai da ridere di me?
- Sì, scusa, non volevo
arrabbiarmi… d’accordo… buonanotte mamma… sì certo, ci sto attenta… ciao… ciao…
sì… ciao…-
Jennifer aveva attaccato
con decisione e aveva letteralmente buttato il cordless sul letto dietro di se,
Dominic aveva seguitato a ridacchiare, per lo meno aveva continuato fino a che
aveva visto l’espressione che Jennifer aveva sul viso. Non avrebbe saputo
descriverla con lucidità, era dispiaciuta, ma forse dispiaciuta non era
abbastanza. Tuttavia non volle sapere il perché di quell’espressione, non voleva
sapere cose che la riguardavano così privatamente e di certo non le avrebbe
chiesto niente.
Jennifer nel vedere che lui
aveva smesso di ridacchiare e la stava osservando gli aveva sorriso.
- Sei veramente un bastardo
quando ti ci metti!- gli disse sempre sorridendo.
Dominic la guardò sornione.
- Un adorabile bastardo, però…-
- Non ne sarei così
convinta fossi in te.- gli rispose Jennifer inclinando un po’ la testa e
guardandolo storto, ma evidentemente divertita. Poi aveva continuato:- Adesso
che non daresti noia a nessuno hai smesso? Certo sei strano…- aveva commentato
quindi.
Dominic non se l’era certo
fatto ripetere, aveva fatto una smorfia e usando una vocetta ridicola aveva
detto:- Ogni suo desiderio è un ordine!-
Jennifer aveva sorriso, ma
non aveva aspettato che fosse lui a cominciare, si era alzata per un attimo solo
per mettersi a cavalcioni sulle ginocchia di Dominic e baciarlo, per poi farlo
stendere sotto di lei, in uno di quei gesti che fino a prima di conoscerlo non
avrebbe mai fatto per paura di sembrare una poco di buono. Era un semplice
retaggio sbagliato che le era stato inculcato in testa, in quel momento le era
sembrata la cosa più normale da fare oltre che un modo per affermare a se stessa
che tutto andava bene, nonostante sua madre cercasse sempre di convincerla che
non era così.
Non sapeva spiegarsi il
perché, ma Jennifer dopo si chiese com’è che lui non le avesse mai chiesto di
parlargli di cose che andavano un po’ più nel privato. Si ritrovò a pensare che
non sapevano niente delle loro rispettive famiglie a parte cose rivelate appena,
magari nel bel mezzo di un discorso che nulla aveva a che fare con
quell’argomento. Immaginò che doveva essere per discrezione, del resto non è che
a lei faceva molto piacere raccontare determinate cose, probabilmente non gli
aveva mai fornito nemmeno l’occasione di introdurre l’argomento.
Stavano abbastanza lontani
l’uno dall’altro, anche se si sfioravano leggermente. Erano rimasti un po’ in
silenzio, lo facevano sempre di solito, almeno finché Dominic non lo aveva
interrotto per farle una domanda, del resto era anche per quello che era andato
da lei quella sera.
- Allora l’hai viste anche
tu quelle foto, eh?- le aveva detto riferendosi al messaggio di testo che lei
gli aveva mandato quel pomeriggio dopo aver visto il giornale.
Jennifer aveva annuito
accompagnando i movimenti della testa con un mh mh.
- Pensi che sia un
problema?- gli aveva chiesto poi, mettendosi seduta sul letto con le gambe
incrociate e girata verso la spalliera, il modo da poter guardare Dominic in
faccia.
Per un momento lui aveva
guardato nel vuoto, per poi tornare con gli occhi su di lei. - No, per lo meno
lo spero. L’unica cosa è che dovremmo stare davvero attenti, potrebbero anche
rompere le scatole a te se t’individuano, le foto ce le hanno fatte qui vicino,
potrebbe succedere che magari scoprono dove abiti e ti vengono a cercare, sono
capacissimi di farlo.-
Mentre le diceva questo si
era avvicinato mantenendo la posizione in cui stava, sdraiato supino accanto a
lei, le aveva passato il braccio destro attorno alla vita, per poi accarezzarle
il fianco sinistro.
- Davvero arrivano a
tanto?- gli aveva chiesto Jennifer incuriosita.
- Fanno anche di peggio, ti
fanno le poste ogni tanto.-
- Che palle.- aveva
commentato Jennifer di getto, in un modo che aveva fatto sorridere Dominic, che
le aveva istintivamente passato la mano dal fianco al viso. Jennifer aveva
ricambiato quel sorriso e aveva messo la sua mano su quella di lui.
- Già, che palle!- le
rispose Dominic, mentre cercava di attirarla verso di lui. Jennifer aveva
assecondato quel movimento appoggiando la testa contro il suo fianco all’altezza
della stomaco.
- Mi darebbe davvero
fastidio se scocciassero te, io ci sono abituato, li prendo un po’ per il culo e
faccio il vago, ma tu non lo so, magari ti mettono in difficoltà, o
t’infastidiscono.- aveva aggiunto.
Jennifer gli sorrise e
rimase per un momento a guardarlo. - Ma quanto sei carino!- gli disse
prendendogli il naso tra l’indice e il medio della mano sinistra e
stringendoglielo appena, per poi ritrarre la mano subito dopo. - Si direbbe
quasi che sei innamorato di me quando ti preoccupi così!-
Non ci aveva pensato a
quello che diceva, l’aveva detto e basta. Per un momento aveva temuto di aver
fatto il passo più lungo della gamba, anche se, riflettendoci bene, non era poi
così prematuro scherzare su quel concetto. C’era stato un momento di silenzio e
Jennifer aveva sinceramente temuto il peggio, in un attimo le era cresciuta
dentro un’ansia enorme, insieme alla paura di aver detto una scemenza che non
avrebbe potuto rimangiarsi.
Effettivamente Dominic
aveva avuto bisogno di un secondo per assimilare la cosa, ci volle pochissimo
perché decidesse di risolvere la situazione come meglio sapeva fare. Del resto
era stata lei per prima che l’aveva messa sullo scherzo, quindi bastava
semplicemente che seguisse il tono della conversazione.
- Non dire certe cose o la
rappresaglia sarà durissima!- aveva detto scherzando.
Jennifer aveva raccolto la
sfida, gli aveva sorriso. - Ah sì? Che hai intenzione di fare se io ti dicessi
ancora che potresti essere innamorato di me?-
Dominic aveva evitato di
risponderle, era passato alla dimostrazione pratica direttamente. Jennifer quasi
non si era accorta, era stato talmente veloce ad immobilizzarla sotto di lui che
si era ritrovata a rispondere al suo bacio da un secondo all’altro senza capire
come ci fossero arrivati.
Quando era sceso a baciarle
il collo e non si era fermato scendendo fino all’altezza del suo ombellico
Jennifer aveva cominciato a capire quali fossero le sue intenzioni.
- Mica avrai intenzione…-
- Mi lasci fare per una
volta?- le aveva risposto lui interrompendola, alzando per un attimo la testa e
incontrando il suo sguardo, le aveva sorriso furbetto per poi ritornare
imperterrito alla sua “rappresaglia”.
Jennifer aveva sorriso a
sua volta, anche se l’imbarazzava un po’ quella situazione la divertiva anche
tanto. Del resto era sempre così, fin dalle prime volte era sempre stata
imbarazzata, ma poi Dominic le faceva passare tutto.
- Tanto fai sempre quello
che ti pare!- aveva commentato.
Dominic si era alzato
improvvisamente, fermandosi di colpo. - No, per piacere non mi dire così perché
mi sembra di sentir parlare il mio agente e l’ispirazione mi passa di colpo se
mi fai pensare a lui adesso!-
Entrambi si erano messi a
ridere dopo qualche secondo che si guardavano, era stata una di quelle risate
spontanee che non si può fare a meno di assecondare. La cosa comunque non aveva
certo distolto Dominic dal suo obiettivo principale.
Quando Jennifer si era
addormentata sulla sua spalla dopo, Dominic si era ritrovato a pensare
seriamente a quello che lei gli aveva detto non molto tempo prima. Si stava
interrogando sul perché gli avesse detto una cosa del genere che, se anche era
stata detta quasi per gioco, aveva l’aria di essere una cosa molto importante.
Forse Jennifer si aspettava che Dominic le dicesse qualcosa di simile, ma lui
sapeva che non l’avrebbe mai fatto. Istintivamente la strinse ancora di più
verso di sé, quasi come se volesse fisicamente proteggerla, in antitesi con il
fatto che se da qualcuno doveva proteggerla, quel qualcuno era proprio lui
stesso.
Quella sicurezza che quel
rapporto gli dava cominciava nuovamente a vacillare e questo gli faceva paura
perché Dominic si conosceva e sapeva che quando la crisi arrivava lui reagiva
sempre scansando il problema come meglio gli riusciva. In genere questo
significava fare una marea di stupidaggini.
Conoscersi però
evidentemente non bastava, o forse era un particolare irrilevante, perché
puntualmente Dominic non faceva mai niente per evitarlo.
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Capitolo 36 *** La cocciutaggine premia ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Per la gioia di
tutte le Orlandiste anonime che popolano questa sezione, questo è il primo di
alcuni capitoli di cui sarà protagonista, tra gli altri, il vostro eroe… una
parte breve, ma intensa!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 36
La
cocciutaggine premia
Billy era partito per
andare a New York con Elijah due giorni dopo quella notte, dato che dovevano
entrambi andare nella stessa città si erano accordati per partire insieme. Billy
sarebbe tornato dopo qualche giorno, dopo aver sbrigato tutti i suoi impegni.
Se questo periodo
all’inizio Dominic aveva pensato di dedicarlo un po’ di più a Jennifer, a quel
punto tutto era nuovamente in discussione. Non si era sentito a suo agio quella
mattina svegliandosi dopo aver dormito decisamente poco e male. Come gli
capitava spesso quando si sentiva così l'unica cosa che era riuscito a fare era
stata andarsene il prima possibile cercando di non dare ad intendere a Jennifer
che lo faceva perché si sentiva a disagio. Era stato abbastanza discreto, aveva
detto che aveva diversi impegni e che preferiva ritornare subito, aveva
rifiutato anche di fare colazione con lei a casa sua.
Quel sabato mattina, il
giorno seguente, si era alzato piuttosto tardi ed era stato svegliato dal
citofono. Dovevano aver suonato parecchie volte perché dapprima l’aveva sentito
lontano, quasi come se fosse un rumore che veniva da un altro mondo, poi era
riuscito a svegliarsi e a scendere dal letto. Era sceso al piano inferiore e
aveva sollevato la cornetta del citofono, dopo aver appreso chi fosse si era
svegliato del tutto, aveva aperto il cancello all’entrata e poi era uscito per
andargli incontro. Non ci poteva credere che era Orlando.
- Certo che sei veramente
un coglione! Bastava che venivi un paio di giorni prima e ci trovavi anche Billy
e Lij!- gli aveva detto andandogli incontro. Si erano salutati ed erano entrati
in casa, Orlando aveva in mano un borsone, Dominic dedusse che doveva essere
appena arrivato, anche se l’altro subito gli spiegò com’è che era in città. Era
a Los Angeles per sbrigare delle faccende di lavoro, ma aveva deciso di
concedersi anche un paio di giorni di vacanza quel fine settimana, lontano anche
dalla sua dolce metà.
Per quello che aveva
raccontato a Dominic, Orlando doveva essere in piena crisi, una delle sue
solite. Nessuno aveva messo mai in dubbio che con Kate fosse una cosa seria, ma
ogni tanto, a cadenze quasi regolari, avevano una piccola crisi, per i motivi
più disparati: una volta era perché s’arrabbiava lei con lui perché le dava
poche attenzioni, un’altra volta perché la soffocava, altre volte era lui a dire
che era Kate a soffocarlo. Si tenevano il broncio per una settimana, durante la
quale solitamente succedeva di tutto e di più, e poi i due colombi tornavano
insieme più felici di prima. Non che Dominic avesse mai avuto a che fare con
Kate, non poteva dire di conoscerla, ma aveva capito che tipo fosse a grandi
linee, un tipetto semplice, un po’ rompipalle magari a momenti, ma non una di
quelle donne che ti rendono la vita impossibile almeno per la maggior parte del
tempo, una come ci voleva ad Orlando per farla breve. Non poteva dire né che gli
piacesse né che non gli piacesse, era troppo difficile tracciare un quadro
preciso su di lei dato che Kate non si era mai esposta troppo con loro. Dominic
e anche gli altri a volte avevano avuto come la sensazione che si comportasse
così per superbia, ma non avevano mai dato troppo peso alla cosa.
La crisi quella volta
verteva sul fatto che entrambi si erano sentiti soffocare: del resto erano stati
insieme giorno e notte per un sacco di mesi, Orlando addirittura si era fatto
scortare in Marocco da lei mentre girava, arrivati negli Stati Uniti dove
avrebbe cominciato di lì a poco a girare un altro film, avevano cominciato a non
sopportarsi più e ad avere voglia di una pausa. Ed ecco che Orlando aveva deciso
di concedersi un paio di giorni di follie a Los Angeles.
- Non ti ho avvertito che
arrivavo ma ero sicuro che eri in città. Sai, sono partito in fretta e furia, se
no quell’arpia avrebbe continuato a darmi il tormento!- si era giustificato
Orlando.
- Hai fatto benissimo a
venire qui, ti difendo io dalla monogamia!-
In pochi minuti si erano
già organizzati il fine settimana: per prima cosa quella sera si sarebbero messi
in tiro, sarebbero usciti e avrebbero rimorchiato due sventolone da paura che
certamente non avrebbero dato modo ad entrambi di pensare ai loro problemi con
il gentil sesso; il giorno dopo si sarebbero svegliati nel pomeriggio e
avrebbero passato la giornata a vegetare davanti alla televisione nel soggiorno
di casa Monaghan con pizza, birra a volontà e magari anche rutto libero. La
variante poteva essere sfinirsi con la play station come facevano di solito loro
due, ma avevano deciso che quel sabato sera doveva essere talmente tanto
movimentato che il giorno dopo, anche giocare alla play sarebbe stato chiedere
troppo alle loro stanche membra.
Così era stato deciso e
così era stato fatto. Dominic e Orlando avevano pranzato insieme quel giorno e
poi ognuno era andato alle sue occupazioni, per incontrarsi la sera al posto e
all’ora stabilita, con tutta la compagnia di Dominic al completo. Purtroppo per
Dominic anche Ethan si faceva vedere con loro quasi sempre negli ultimi giorni
dato che era stato piantato. Inizialmente, quando aveva saputo quella cosa, un
po’ ci aveva fatto del cinico sarcasmo che aveva strappato una risata amara a
Jonathan, ma poi aveva potuto vedere che il fatto che Ethan fosse libero
significava trovarselo sempre tra i piedi, il che non era poi il massimo della
vita, dato che questo significava che la sua sempre presente amichetta Jodie gli
andava dietro come un cagnolino. Trovarsela ogni benedetta volta che usciva lo
infastidiva non poco, però Dominic aveva applicato con rigore ciò che aveva
stabilito: non la salutava nemmeno per educazione, non la guardava e per lui era
come se non esistesse, non gl’importava niente di lei, poteva fare un po’ quello
che voleva per quello che lo riguardava.
La cosa divertente era che,
non si sapeva bene come ciò fosse stato possibile, tutti sapevano che Patricia
aveva dato il giro ad Ethan perché lui non aveva voluto fare sesso con lei.
- Io lo sapevo che è
impotente! O peggio un eiaculatore precoce, io dico che non c’ha voluto scopare
perché si vergogna!- aveva commentato Dominic. Jonathan gli aveva detto che era
uno stronzo, ma aveva riso di gusto ugualmente alla sua battuta.
Quella sera infatti la
situazione era la seguente: Dominic e Orlando avevano fatto la loro trionfale
apparizione nel locale, più tardi degli altri. Orlando, per quanto riguardava
gli amici di Dominic, era conosciuto da quasi tutti di persona, ovviamente era
molto probabile che non ci fosse anima viva in quel locale che non sapesse chi
fosse. Non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere piede dentro che c’era stato
il tripudio tra la popolazione femminile presente.
- Che uomo che sei! Quasi
quasi subisco anch’io il tuo fascino…- aveva commentato Dominic dopo la terza o
quarta che si era avvicinata ad Orlando per farci un po’ la scema, prendendolo
un po’ in giro.
- Questa è classe!- aveva
risposto pavoneggiandosi l’altro. - E comunque stasera siamo troppo due begli
uomini perché la popolazione femminile non svenga al nostro cospetto!-
Effettivamente si erano
davvero tirati a lucido, facevano davvero una gran bella figura a vedersi.
Avevano raggiunto gli altri
al tavolo, si erano seduti e avevano attaccato a chiacchierare, l’attenzione
delle amiche di Jonathan ovviamente era stata tutta per Orlando, Dominic
ridacchiava sotto i baffi per quella situazione che si era venuta a creare. La
serata era divertente, avevano decisamente alzato entrambi il gomito ed erano
serenamente brilli e felici, per di più erano contenti di essere insieme: erano
abbastanza affezionati l’uno all’altro, e il fatto che non si vedessero tanto
spesso per via dei loro rispettivi impegni pesava un po’ ad entrambi.
Era forse anche per quello
stato di euforia che, quando Dominic si sentì picchiettare una spalla e si girò
per vedere chi fosse, non provò il solito magone che provava sempre nel vedere
Susan. Anzi, dato che per gli occhi era sempre un gran bello spettacolo ci si
era intrattenuto anche un po’.
Non sapeva bene come lei
fosse riuscita a convincerlo, Dominic si era alzato ed era andato a prendersi
una cosa da bere al bar con lei, poi l’aveva lasciata nuovamente al suo tavolo
facendosi strappare la promessa che però sarebbe passato a salutarla più tardi.
Susan aveva colto anche l’occasione di presentargli una tipa con cui era, una
gran bella ragazza anche lei.
Quando era tornato al
tavolo Orlando l’aveva guardato e gli aveva sorriso un po’ inebetito,
evidentemente doveva aver bevuto abbastanza più di lui, Dominic aveva riso e gli
aveva appoggiato una mano sulla spalla:- Non mi dire che sei già sbronzo!-
Orlando aveva alzato la
testa e l’aveva guardato con l’occhio assente:- Un pochino…- aveva risposto.
Si era seduto nuovamente al
tavolo con lui e gli altri ed erano stati a chiacchierare per un bel pezzo
ancora indisturbati. Anche Ethan quella sera sembrava essere meno propenso a
rompere e addirittura, cosa che Dominic non si aspettava davvero, Jodie non si
era presentata.
Sedute ad un tavolo non
lontano, Susan e la sua amica, che altri non era che un’attrice che interpretava
una parte in quella soap dove recitava anche lei, continuavano a discutere della
faccenda della quale parlavano sin da quando avevano visto entrare Dominic
insieme a niente di meno che Orlando Bloom. Inutile dire che Susan era andata a
salutarlo nella vana speranza che lui le presentasse Orlando, la sua amica
Kathleen infatti aveva cominciato a ben sperare che, dato che Susan conosceva
Dominic, quell’incontro avesse buone possibilità di potersi fare. Susan, più che
farsi promettere da Dominic che non sarebbe andato via senza salutarla, altro
non era riuscita a combinare, ma ormai erano passate quasi due ore e Dominic non
aveva fatto nemmeno il gesto di voler andare da lei. Quella situazione
cominciava ad essere fastidiosa, ormai era un bel po’ di tempo che tutte le
volte che lo incontrava provava a circuirlo in tutti i modi che conosceva, ma
lui, testardo, riusciva sempre a neutralizzare le sue mosse. Pensò che fosse
l’ora di cominciare ad usare le maniere forti, prese una decisione drastica.
- Katy, andiamo noi da
loro. Tu lascia parlare me. - disse decisa all’altra, che trovò l’idea
meravigliosa e la seguì.
Con Dominic e Orlando
c’erano Jonathan con una ragazza e Ethan solo. Attorno al tavolo sei sedie, di
cui una sola era vuota.
- Buonasera a tutti,
scusate se vi disturbiamo!- aveva detto Susan con un tono stucchevole.
Tutte le persone al tavolo
avevano risposto al saluto.
- Io e Kathleen ci
sentivamo sole, così abbiamo pensato che potremmo unirci a voi, se non
disturbiamo.-
Orlando, dopo averle
squadrate bene entrambe prese in mano la situazione. Dedusse che doveva essere
quella Susan di cui Dominic gli aveva appena accennato come ad una che le stava
tentando tutte pur di farsi sfilare le mutandine da lui, per lo meno la
descrizione fisica combaciava.
- Prego accomodatevi!-
aveva detto sorridendo ad entrambe. - Io sono Orlando e credo di essere l’unico
qui che non ha avuto ancora il piacere di fare la vostra conoscenza.- aveva
detto alle ragazze presentandosi, poi era stato il turno delle presentazioni per
Kathleen.
Dopo quell’inizio Susan si
sentì forte, Orlando non solo non era refrattario come Dominic, ma era
addirittura notevolmente espansivo. Susan aveva occupato l’unica sedia libera,
guarda caso accanto a Dominic, Orlando si era addirittura scomodato per cercare
una sedia per Kathleen. Dopo nemmeno molto le cose avevano già cominciato a
prendere una certa piega e Dominic cominciava a sentirsi fortemente a disagio.
Orlando sembrava totalmente
perso dietro alle risatine e alle mossettine studiate di quella Kathleen, lui
invece stava nel pieno di una vera e propria guerra con se stesso nel tentativo
di fare chiarezza.
Susan gli piaceva, anzi,
più che piacergli doveva ammettere che gli risvegliava gli istinti più bassi che
aveva. Ci sapeva fare, sapeva come muoversi, sembrava che con ogni singola parte
del suo corpo lo stesse invitando a cedere, ma Dominic non voleva cederle. Anche
se non ne era più tanto sicuro.
Non era più sicuro di nulla
in quel momento, ma non lasciò che quei bassi istinti lo dominassero. Non voleva
dare a Susan la soddisfazione di vincere quella sfida, se poi Orlando voleva
approfittare della sua disponibile amica quella era una cosa diversa. Ma Susan
si stava giocando così bene le sue carte che Dominic capì improvvisamente che o
chiudeva la serata così, oppure sarebbe successo qualcosa oltre il suo
controllo. Quella sera Susan era veramente in forma, così in forma che quasi gli
dispiaceva mandarla in bianco.
Ad un certo punto, come se
non bastasse già il fatto che lo avesse provocato in tutti i modi possibili, si
era appoggiata a lui facendo bene attenzione che, in un gesto che sembrasse del
tutto casuale, il braccio di Dominic toccasse il suo seno destro, quando era
stata abbastanza sicura della cosa ovviamente aveva cominciato ad atteggiarsi di
conseguenza. Praticamente, considerando la stoffa leggerissima della
canottierina che lei portava, non c’era in sostanza niente a parte quel
millimetro di stoffa tra la pelle di Dominic e il capezzolo di lei, che gli
stava strusciando addosso senza un minimo di vergogna e in un gesto che in altre
occasione avrebbe fatto ridere Dominic fino alle lacrime, data la poca eleganza
e anche la scarsissima classe di Susan. Ma quella volta il tutto risultava
semplicemente di una pesantezza insopportabile. Fece per allontanarsi un po’ da
Susan, che però ci aveva messo poco a spostarsi con lui; intanto qualcun altro
osservava la scena e ne era quasi disgustato.
Dominic si era alzato e si
era scusato, era andato verso il bagno, una pausa pensò che gli ci voleva per
riordinare le idee, per chiarire quali fossero le sue priorità ma soprattutto
per staccarsi da quella piovra che lo stava mettendo suo malgrado in difficoltà.
Nel frattempo Ethan si era
girato verso Jonathan che stoicamente faceva finta di non vedere, si era
avvicinato all’amico.- Io non ce la faccio più a sopportare questo spettacolo
deprimente, francamente se devo stare qui a vedere i preliminari di questi me ne
vado a casa a dormire.- aveva commentato.
Jonathan si era girato
verso di lui, poi aveva dato una sbirciata sia ad Orlando e Kathleen che a
Susan, momentaneamente da sola, come se avesse bisogno di guardarli tutti
nuovamente per farsi un’idea di cosa stesse succedendo davanti ai suoi occhi.
- Hai ragione, sai che c’è?
Che adesso ci togliamo di mezzo tutti.- aveva risposto, anche lui del resto era
stufo, da quando quelle due erano arrivate al tavolo la conversazione era stata
praticamente interrotta e la serata, da divertente, era diventata di un noioso
insopportabile.
Jonathan si era alzato un
momento e aveva raggiunto il bagno, con l’intenzione appena tornato di togliere
le tende insieme ad Ethan e alla ragazza con cui era uscito quella sera e che di
certo non doveva aver avuto una gran bella impressione della serata. Non era per
una sorta di perbenismo che Jonathan si era trovato a fare quelle
considerazioni, era semplicemente il fatto che il suo amico, quella sera aveva
esagerato, Orlando insieme a lui.
Non che avesse bisogno di
usare i servizi, voleva solo dirgli una parolina: Orlando non l’avrebbe fatto e
di questo era sicuro per un motivo ben preciso. Se conosceva Dominic, Jonathan
sapeva che non doveva aver detto assolutamente niente di Jennifer all’amico e di
conseguenza lui non avrebbe potuto redarguirlo; Jonathan invece sapeva che stava
ad un passo da andare a letto con un’amica della donna con cui si vedeva ormai
da parecchio tempo. Anche se per Dominic non si sarebbe trattato di più che di
una scopata e che continuamente supportasse la tesi che con Jennifer non c’era
niente di serio, non era comunque una mossa intelligente: da amico voleva
ricordarglielo.
Era entrato e l’aveva
trovato che si guardava con uno sguardo perso davanti allo specchio. Si era
avvicinato e aveva aperto il rubinetto, mentre si sciacquava le mani gli aveva
parlato.
- Insomma, questa t’ha
messo le mani da tutte le parti…-
- Così pare.- aveva
risposto evasivo Dominic.
- Mica farai ‘sta cazzata
vero?-
Dominic si girò e lo guardò
a metà tra l’allarmato e l’incuriosito.- Ma perché ti preoccupi?- gli aveva
chiesto. - Voglio dire, pensavo che non avessi nessun interesse per lei.-
Jonathan lo guardò storto,
quella domanda l’aveva innervosito. Insomma, a lui di Susan non fregava niente,
come aveva fatto Dominic a pensare che lui fosse interessato a quella e a non
pensare che se gli diceva una cosa del genere era per via di Jennifer proprio
non lo capiva. Dominic continuò dato che Jonathan taceva.
- Comunque sia no, ‘sta
cazzata cerco proprio di non farla, la soddisfazione a quella non gliela do.-
Jonathan lo guardò come se
fosse stato un deficiente, Dominic non capì il perché sul momento.
- Buonanotte, eh.- gli
disse, prima di dargli una pacca sulla spalla e andarsene.
Non aveva voluto nemmeno
perdere tempo a spiegargli come stavano le cose, a che pro doveva farlo? Se uno
non vuole capire, non vuole capire, punto.
Era tornato al tavolo dove
aveva recuperato Ethan e la ragazza con cui era uscito, aveva salutato gli altri
e se n’era andato. Dentro di se aveva la consapevolezza che forse se fosse
rimasto avrebbe evitato a Dominic di fare una stronzata, anche se lui aveva
detto il contrario era convinto che con Susan quella sera sarebbe successo
qualcosa. Ma era anche vero che era un po’ stufo di contenere le sue stronzate,
quella sera più che mai era in totale accordo con Ethan.
Dominic aveva l’età per
fare le sue scelte, se erano cazzate tanto peggio per lui, se ci sbatteva il
muso probabilmente era anche meglio.
Non appena erano stati
lontani dal tavolo, c’era stato un fugace scambio di sguardi complici tra Susan
e Kathleen che erano rimaste sole con Orlando. L’occasione era propizia per
usare davvero le maniere forti, fino ad allora Susan sapeva di aver solo
giocato. Orlando al tavolo non si era accorto di niente, Susan si era alzata e
senza indugiare si era infilata nel bagno degli uomini, dove per sua fortuna
altri non c’era se non l’unica persona che gli interessava.
L’occasione si era
presentata e lei l’aveva saputa prendere al volo, aveva avuto la fortuna che
quell’attimo d’indecisione di Dominic nel vedersela apparire le lasciasse il
tempo per fare le sue mosse. Ci aveva giocato abbastanza intorno per sapere con
precisione che se lo portava fino ad un certo punto dopo lui non sarebbe
riuscito a dirle di no nemmeno se avesse voluto, sapeva bene che gli uomini
erano tutti così. Dominic ovviamente non faceva nessuna eccezione.
L’approccio che aveva avuto
con lui anche in quel frangente era stato dello stesso tipo di quelli che aveva
sempre tenuto. Diretto, sicuramente poco elegante, atto solo a svegliare nel
minor tempo possibile gli istinti peggiori.
Alla fine l’aveva preso
quasi per sfinimento, quando aveva deciso di fregarsene di tutto e tutti e di
portarsela al letto una buona volta, dato che non sembrava aspettare altro,
Dominic l’aveva fatto con un misto di sentimenti negativi addosso, quasi come se
quella cosa la facesse per dimostrarle quanto fosse infastidito che lei alla
fine ci fosse riuscita a portarlo a quel punto di non ritorno.
Ci era mancato addirittura
poco che non succedesse lì, in quel bagno, a Dominic per altro sembrò che per
lei non avrebbe fatto differenza, e la sua impressione era giusta: ormai Susan
voleva talmente tanto che lui cedesse che se Dominic avesse voluto, avrebbe
lasciato che la prendesse anche lì.
Intuendo lo stato delle
cose, Dominic aveva ceduto a fare quel passo proprio per il senso di potere che
gli dava. Se sapeva che Susan si stava offrendo a lui solo per quello che
rappresentava? Certo che lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene, e in un certo
senso si stava esaltando del potere che tutto quello che aveva conquistato gli
stava permettendo. Se non fosse stato Dominic Monaghan una come Susan non
l’avrebbe mai nemmeno guardato, invece in quel momento era lì, in quel bagno di
quel locale, e Dominic sapeva perfettamente che avrebbe potuto chiederle quello
che voleva.
Si erano spostati a casa di
Susan in tempi relativamente brevi, era lei quella che abitava più vicino al
locale dove erano. I tempi erano stati veloci anche per il seguito, soprattutto
per via dello stato d’animo con il quale Dominic si era approcciato alla cosa.
Per lui compiere quel gesto
non era, almeno razionalmente, un modo per dimostrarle il suo disprezzo, ma
anche senza che lui lo volesse era stato così. Quell’atto non gli aveva nemmeno
permesso di testare se Susan era effettivamente così intrigante come Jonathan
gli aveva raccontato, era stata una cosa meccanica, fatta senza pensare e
volutamente mantenuta così: se solo si fosse fermato a riflettere su cosa stava
facendo, si sarebbe reso conto della stupidità di quell’azione. Alla fine era
molto meglio non pensarci.
Dopo Dominic aveva sentito
prepotentemente il desiderio di andarsene senza nemmeno aspettare che Susan si
addormentasse, del resto era così fastidioso stare con lei in quel momento che
altro d’intelligente non c’era da fare. Susan addirittura trovò il modo di
essere fastidiosa anche in quel contesto: aveva cominciato a fare domande, che
riflettevano esattamente il fatto che fosse molto innervosita che, per usare le
sue parole, lui si fosse preso quello che voleva e poi si comportasse in quel
modo.
- Più che io, penso proprio
che l’hai ottenuto tu quello che volevi, dato che tra i due non sono certo io
quello che c’ha provato in tutti i modi. - le aveva detto mentre si rivestiva
quasi al buio, Susan lo stava guardando furente, ma a Dominic non faceva
assolutamente nessun effetto la sua rabbia.
- Tanto per essere chiari -
aveva continuato, - io spero vivamente che tu non ti aspetti altro da me, perché
non lo avrai. Anzi, io spero proprio di non rivederti più.-
Se n’era andato poco dopo,
senza nemmeno guardarsi indietro.
Era ovvio che Susan si
aspettasse qualcosa di più da lui, si era già fatta il suo bel programmino. Per
prima cosa era sicura che una volta con lei sarebbe bastata a fare in modo che
agli occhi di Dominic Jennifer risultasse solo una ragazzetta insignificante e
che lui avrebbe lasciato perdere quella specie di relazione per concentrarsi su
di lei. Quella cosa sarebbe durata e Dominic sarebbe stato del tutto soggiogato
da lei che sarebbe riuscita a circuirlo ben bene con i suoi mezzi convincenti.
Poi ci sarebbe stata qualche apparizione pubblica, foto suoi giornali e
interesse per lei da parte della stampa. Nel frattempo chi di dovere avrebbe
capito che doveva stare al suo posto, insieme a lei la sua perfetta amica
Patricia, modello di virtù e con la mania di stare sempre a giudicare gli altri.
Poi, quando non avrebbe avuto più bisogno di Dominic se lo sarebbe tolto di
torno.
Il fatto che lui le avesse
fatto chiaramente capire che non gl’importava niente, non solo era stato
degradante per lei, ma era stato anche il vedere il suo progetto, che nella sua
grettezza credeva perfetto e realizzabile, andare in fumo senza possibilità di
fare niente per rimettere le cose apposto.
Ma Dominic non aveva fatto
i conti con la sua voglia di rivalsa. Prima di tutto aveva pensato che anche lei
si sarebbe guardata bene dal rivelare qualsiasi cosa a Jennifer perché di certo
non le sarebbe convenuto che lei lo sapesse, non immaginando nemmeno che in
tutta quella faccenda c’era anche il fine di colpire lei usandolo.
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Capitolo 37 *** Lacrime di coccodrillo ***
Nuova pagina 1
Salve!
Mi piacerebbe
lasciare un commentino a questo capitolo, ma non mi viene niente di sensato
quindi evito…forse a voi, come al solito del resto, verrà fuori qualcosa di più
sensato di quello che potrei scrivere io…è per una simbiosi con il personaggio?
Può darsi, c’è che questo capitolo mi fa diventare sempre un po’ triste…
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 37
Lacrime di
coccodrillo
Inutile dire che Susan non
era riuscita a chiudere occhio dopo che Dominic se n’era andato. Si era fatta
una doccia per cercare di rilassarsi un attimo, quando aveva riacquistato un po’
di lucidità la sua mente si era persa in mille congetture diverse. Non fu
difficile immaginare come avrebbe dovuto muoversi, conosceva Jennifer e sapeva
come reagiva a certe situazioni. Appena la mattina si era fatta un po’ più tarda
aveva subito messo in atto il risultato delle sue riflessioni.
Aveva preso il telefono e
l’aveva chiamata a casa, alle nove del mattino della domenica non avrebbe potuto
che essere là, a memoria non si ricordava il suo numero di cellulare da quando
l’aveva cambiato. Jennifer doveva essersi svegliata per colpa di quella
telefonata, la sua voce tradiva quel particolare.
- Jen…- le aveva detto lei.
- Scusami, ti ho buttata giù dal letto.-
Jennifer dall’altra parte
sentì un tono che non le piaceva affatto. Aveva perfettamente riconosciuto
Susan, e aveva capito che c’era evidentemente qualcosa che non andava.
- Susy… buongiorno. Non ti
preoccupare, avrei dovuto alzarmi comunque. Ma che hai?-
Susan per tutta risposta
era scoppiata a piangere, causando l’improvvisa preoccupazione dell’amica.
- Hey, ma che ti prende,
che è successo?- le aveva chiesto allarmata.
- Mi è successa una cosa
orrenda.- le aveva detto tra un singhiozzo e l’altro, - E tu lo devi sapere
perché è giusto che tu lo sappia, perché siamo amiche e sono sicura che
capirai.-
Jennifer era stata in
silenzio per un attimo, decisamente perplessa. - Cercherò di farlo, certo che
siamo amiche… ma di che si tratta?-
- Non mi va di parlarne al
telefono, posso venire da te per piacere? Non voglio disturbarti, è solo che è
stato terribile, se non parlo con qualcuno scoppio. E tu lo devi sapere.-
L’altra aveva incominciato
seriamente a preoccuparsi. Non poteva sentirla così, il suo dolore sembrava
sincero e Jennifer che le voleva bene stava male per lei. - Ma certo che puoi
venire, vieni subito, ti aspetto. Stai tranquilla, vedrai che qualsiasi cosa sia
andrà tutto a posto.-
- Grazie Jen, sei davvero
un’amica.- le aveva risposto Susan per poi riattaccare, pensando che dopo lo
scherzetto che stava per giocarle, sì che sarebbe andato tutto a posto, si
sarebbe ristabilito finalmente l’ordine e diverse persone, Dominic compreso,
avrebbero capito che lei non era una con cui si potesse fare i propri comodi
alla leggera.
Far uscire le lacrime per
lei non era stato difficile, era un’attrice di soap, era il primo requisito
richiesto quello di saper piangere a comando, forse anche l’unico; in più la
notte passata praticamente in bianco era servita a lasciarle due occhiaie appena
accennate che rendevano la sua immagine ancora più sofferente. Soddisfatta del
suo aspetto era scesa e aveva preso la macchina per andare dall’amica.
Jennifer nel frattempo si
era alzata e si era data una sistemata. Era uscita dal bagno, si era vestita e
aveva messo a fare il caffè prima di dare da mangiare a Sploffy che reclamava
miagolando la sua colazione. Non aveva granché fame, tra l'altro il disagio che
le lacrime di Susan le avevano provocato e anche la curiosità di sapere cosa
fosse successo, le avevano fatto passare anche quel poco di appetito che aveva.
Mentre aspettava che l’amica arrivasse aveva telefonato a Patricia, buttando giù
da letto anche lei. La sera prima loro due erano uscite insieme e non avevano
fatto certo presto: infatti, nel sentire che era Jennifer, Patricia si chiese
cosa le stesse prendendo. Non appena Jennifer le raccontò in modo dettagliato la
telefonata di Susan, ebbe la netta sensazione che qualcosa non tornava. C’era
qualcosa che non tornava in tutta quella storia, era una cosa che aveva
avvertito chiaramente.
- Senti, mi vesto e fra un
po’ vengo anch’io,- le disse, - magari posso esservi utile. E poi ho qualcosa da
raccontarti anch’io.- aggiunse. Voleva verificare di persona cosa fosse
successo di tanto terribile a Susan, in verità era un bel pezzo che Patricia
aveva smesso di considerarla un’amica.
Quando Susan aveva suonato
al campanello, Jennifer si era precipitata ad aprire. Aveva aspettato che
l’altra salisse sul pianerottolo, non appena era arrivata le era andata incontro
abbracciandola e facendola entrare. Jennifer era stata affettuosa, più del
solito, l’aveva fatta accomodare sul divano del soggiorno e le aveva portato una
tazza di caffè. Le aveva parlato con un tono rassicurante da quando era entrata,
come se volesse tranquillizzarla e farle capire che lì era tra amici e che non
doveva temere niente, che avrebbe cercato di capirla e di aiutarla per quanto
avesse potuto. Di certo non si aspettava di sentirsi dire quello che Susan si
stava per accingersi a raccontarle. Aveva l’aria di una che stava per mettersi
a piangere da un momento all’altro, Jennifer non l’aveva mai vista così,
tuttavia fin da quando Susan aveva cominciato a esporle la sua versione dei
fatti, aveva capito che qualcosa non andava nel suo racconto.
Jennifer l’aveva lasciata
parlare senza interromperla mentre il racconto andava avanti, non avrebbe potuto
farlo del resto, nemmeno se avesse voluto. Susan non arrivò subito al punto,
aveva preso piuttosto larga la faccenda, raccontandole tutto sin dall’inizio, ma
Jennifer aveva capito benissimo cosa lei stesse per dirle, non era certo stupida
nonostante quello che evidentemente Susan pensava di lei. Non voleva nemmeno
pensare alla serie di assurdità che le stava propinando, sul modo in cui,
secondo lei, Dominic non aveva perso un’occasione per importunarla e per
tampinarla ogni volta che si vedevano, sin da quella sera in cui si erano
conosciuti a casa di Patricia quando lei si stava rimettendo dall’incidente.
- Io stavo tranquilla,
voglio dire, sapevo che stava con te e non mi sono preoccupata, pensavo che
fosse carino solo per essermi amico, ti giuro che se solo avessi intuito che il
suo interesse era ben diverso non mi sarei certo messa nella condizione di
provocarlo.-
Nella mente di Jennifer,
mentre Susan andava avanti con il suo racconto, si stavano riproponendo come dei
brevissimi flash diversi particolari che le facevano comprendere che la sua cara
amica lì davanti a lei le stava propinando una balla dietro l’altra: se fino a
quel momento Jennifer aveva negato l’evidenza per via dell’affetto che provava
per Susan, ora si era resa perfettamente conto che quella sua dannatissima e
sconfinata fiducia nel prossimo l’aveva fregata per l’ennesima volta. Nonostante
in quegli ultimi mesi le cose fossero cambiate infatti, prima c’era stata una
vera e propria amicizia tra lei e Susan: forse era stato per attaccarsi a quel
ricordo che aveva sopportato ogni singola volta in cui la sua così detta
amica era stata scortese e magari a volte aveva fatto finta di non vedere,
ma ormai capiva di aver sopportato anche troppo. Quello che era successo dopo
era il risultato del suo voler essere a tutti i costi cieca.
Avrebbe dovuto accorgersene
fin da quella volta che Susan si era presentata a casa di Patricia, chissà come
mai proprio quando ci sarebbe stato anche Dominic, sempre nella famigerata
occasione del suo incidente, per non parlare di quella volta in cui l’aveva
trovata in quel locale: aveva voluto ignorarlo, ma aveva notato benissimo che
lei gli stava abbarbicata addosso e che Dominic, particolare decisamente da non
sottovalutare, la lasciava fare. Quante volte aveva ignorato gli ammonimenti di
Patricia? Lei aveva sempre cercato di metterla in guardia sul fatto che Susan
non era più quella che avevano conosciuto e che era diventata loro amica, era
solo una squallida arrivista.
Il racconto di Susan era
arrivato alla notte precedente. Secondo la sua versione lui era stato
particolarmente insistente e lei era un po’ ubriaca, come se Jennifer non
sapesse che lei non andava mai oltre una birra perché bere non le piaceva
affatto. Lui l’aveva accompagnata a casa e aveva insistito per salire un attimo,
situazione tipica insomma. Susan con enfasi le stava dicendo che lei aveva
resistito per un po’ alle sue avances piuttosto pesanti, ma lui era stato così
insistente che alla fine era successo perché lei non aveva saputo difendersi.
- Questo è tutto.- aveva
detto quando aveva concluso. - Jen, tu non hai idea di quanto stia male per
questa cosa, volevo che fossi la prima a sentirlo perché mi sembra giusto che tu
sappia con chi hai a che fare. E’ solo un poco di buono, guarda come si è
approfittato di me.-
Jennifer a quel punto
scoppiò a ridere, di una risata nervosa e anche lievemente liberatoria. Non
avrebbe saputo spiegarsi il perché di quella reazione, sapeva solo che non
voleva certo dare soddisfazione a Susan di vederla stare male al solo pensiero
che una cosa simile potesse essersi verificata.
L’altra la guardò
incredula, senza capire cosa avesse tanto da ridere. Quando riuscì a
riacquistare un po’ di calma Jennifer lesse nello sguardo sorpreso di Susan
quella tacita domanda, senza indugiare le rispose.
- Il tuo racconto ha del
ridicolo! Non so se ti rendi pallidamente conto che mi stai dicendo che Dominic,
una ragazzetto che ti arriva forse all’altezza della spalla, ti ha praticamente
obbligata ad andare a letto con lui, tu che sai difenderti benissimo da sola!
Stai insultando la mia intelligenza Susan, non sarebbe nemmeno la prima volta,
ma su quest’argomento ti consiglio di non farlo. Non credo ad una parola di
quello che mi hai detto.-
Susan l’aveva guardata in
modo comprensivo, poi appoggiandole una mano sulla spalla le aveva parlato in un
modo che voleva essere rassicurante, ma che evidentemente era solo la
continuazione della recita che aveva cominciato al telefono una quarantina di
minuti prima.
- Lo so che è difficile
accettarlo, lo so che sei innamorata di lui, ma forse questo ti annebbia il
cervello. Non lo vedere perfetto solo perché lo ami… lo so che ci credi in fondo
a quello che ti ho detto, lo sai che sono tua amica e che di proposito non farei
mai niente per farti del male.-
Jennifer si tolse la mano
di Susan dalla spalla con un gesto veloce e secco, quindi si alzò dal divano.
Era furiosa, probabilmente Susan non l’aveva mai vista così. Per dire la verità
di essere così arrabbiata non le era capitato che poche volte nella vita, le
avrebbe potute contare sulle dita di una mano.
- Lo so perfettamente che
Dominic non è perfetto, la persona che è sotto accusa in questo momento sei tu!
Se anche fosse vero quello che tu mi dici, di certo tu non ti sei tirata
indietro e magari te la sei pure andata a cercare… anzi, non mi sorprenderei se
magari ci sperassi, in lui ci vedevi una bella opportunità di finire nel letto
giusto, come al tuo solito! Vero o no?- le aveva detto guardandola dritta negli
occhi.
Susan la interruppe
approfittando della pausa che aveva fatto:- Ma che dici! Non farei mai una cosa
del genere ad un’amica e…-
- Stai zitta!- la
interruppe con decisione Jennifer. - Non parlare di amicizia, tu non sei una mia
amica, sei solo una stronzetta arrivista che si crede un metro sopra gli altri.
Ti piacerebbe vero se io credessi alle tue parole e magari ti ringraziassi anche
per avermi aperto gli occhi? Quello che penso io invece è che tu vuoi solo
rovinare una cosa bella che mi è successa, perché proprio non puoi accettare che
a me e non a te stia accadendo tutto questo! Fammi il piacere di uscire da casa
mia, subito.-
Susan si era alzata di
scatto. Ribolliva di rabbia perché anche quel piano era andato a farsi friggere,
decisamente si aspettava che Jennifer avrebbe pianto e strillato come una
donnicciola, ma soprattutto che l’avrebbe considerata la sua migliore amica
perché le aveva aperto gli occhi sul mostro che le voleva far credere fosse
Dominic, che di certo non era un santo, ma nemmeno come lo descriveva lei. Per
di più Jennifer, cosa che sicuramente non si aspettava, aveva centrato con
precisione assoluta il punto. Quello che pensava Susan infatti era proprio il
fatto che di avere la fortuna di accalappiare uno come Dominic avrebbe dovuto
succedere a lei, non certo ad una come Jennifer.
- Io vengo qui a metterti
in guardia contro uno che potrebbe rovinarti la vita e tu mi tratti così!
Bell’amica che sei, pensavo che io e te avessimo un altro rapporto. Scommetto
che se al mio posto ci fosse stata Patricia le avresti dato perfettamente
ragione, certo, lei è perfetta, e invece io che sono? Solo una stronzetta
arrivista che si sente sempre un metro sopra gli altri!- aveva tuonato, non
senza un filo di dispiacere nel tono della voce. - Sai che ti dico? Non me ne
frega niente, affari tuoi. Tolgo il disturbo dato che ti ho tanto infastidita!-
aveva concluso, quindi si era diretta alla porta, ma prima di uscire si era
girata nuovamente verso di lei, ricominciando a parlarle: - Tu sei convinta che
Monaghan sia innamorato di te, che magari ti sia pure fedele… sei ridicola,
quello si scopa una diversa ogni sera non appena giri gli occhi, che ti credi?
Io lo vedo com’è, lo vedo ogni santa sera che mi ritrovo a passare una serata
nello stesso locale dove c’è anche lui e se anche non ci vuoi credere comunque è
così.- aveva taciuto un momento, sorridendole freddamente. - O forse il punto è
che ti piace farti incornare ben bene, non sarebbe nemmeno la prima volta, o
sbaglio? Eh sì, mi sa proprio che ci godi a farti trattare come uno zerbino. E
sai che ti dico? Mal voluto non è mai troppo.-
Stavolta era Jennifer che
era sul punto di piangere. Non che il fatto che Susan le avesse parlato della
condotta di Dominic non l’avesse in qualche modo turbata, quello che le aveva
fatto più male era che quella che fino a poco tempo fa credeva un’amica le
avesse riversato addosso quelle cattiverie gratuite tirando in ballo la brutta
esperienza del suo ex. Sul momento non era riuscita a proferire parola, poi le
aveva chiesto nuovamente di andarsene, e Susan così aveva fatto.
Jennifer si era nuovamente
seduta sul divano, aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle
mani, chiudendo gli occhi e mettendosi a riflettere su quella faccenda.
Susan l’aveva fatto
apposta, quello era sicuro, nelle sue parole ci aveva letto una certa
soddisfazione, come quando le aveva inviato quelle foto di quella donna che
cenava con Dominic alle Hawaii. Aveva voluto ignorare quel particolare, ma già
allora aveva capito che le faceva piacere che Dominic cominciasse a non
comportarsi bene con lei. Era confusa e non riusciva a capire bene tutta quella
storia che le era piovuta improvvisamente addosso, forse non voleva nemmeno
pensarci o questo l’avrebbe costretta a vagliare la possibilità che Susan,
almeno in parte, le avesse il vero.
In quel momento avevano
suonato il campanello, Jennifer si era diretta al citofono. Sapeva che sarebbe
stata Patricia dall’altra parte, chiese chi fosse più per abitudine che per
altro. Era contenta che la sua amica fosse già arrivata, sfogarsi per tutta
quella rabbia non avrebbe potuto farle che bene.
Quando Patricia era
arrivata al quarto piano le era bastata un’occhiata per capire che c’era
qualcosa che non andava in Jennifer, ma l’amica aveva negato.
- Susan se n’è già andata,
quella stronza.- le aveva detto mentre Patricia entrava. L’altra l'aveva
guardata più che stupita.
- Cosa odono le mie
orecchie? Finalmente ti sento dire che è una stronza! Sia lodato il cielo!-
- Ho poca voglia di
scherzare Pat, è venuta qui in lacrime propinandomi una storia assurda sul fatto
che Dominic ieri notte le è praticamente saltato addosso, una cosa veramente
dell’altro mondo! Mi ha detto che lui ci sta provando da un sacco di tempo e che
si è approfittato del fatto che ieri notte era ubriaca!- aveva sorriso
nervosamente, poi aveva aggiunto: - Dico, tu l’hai mai vista Susan ubriaca?-
- Se mai l’ho vista fingere
di essere ubriaca, per atteggiarsi…- aveva detto Patricia, che intanto aveva
cambiato espressione, si era fatta un po’ più cupa.
Come avesse fatto a non
pensarci prima non lo sapeva, ma se avesse messo insieme il fatto che, di punto
in bianco, Susan aveva chiamato Jennifer facendo una scena madre e quello che
Ethan le aveva detto la notte precedente, avrebbe potuto arrivarci in men che
non si dica. Per il momento però aveva taciuto le rivelazioni che lui le aveva
fatto la notte prima, voleva aspettare solo che il momento giusto arrivasse.
Jennifer aveva ridacchiato.
- Già, è vero!- aveva commentato. - E poi si vede lontano un miglio che l’ha
fatto perché è gelosa, di cosa poi non lo so. Va bene, ho una relazione stabile,
sono felice, ma se solo volesse anche lei potrebbe averle tutte queste cose! E
poi ha tirato fuori la storia di Colin, dice che mi piace farmi tradire, dato
che lei pensa di sapere tutto quello che fa Dominic quando non è con me. Dice
che si scopa una diversa ogni sera, che stronza, anche questo doveva arrivare a
dirmi.-
Patricia, contrariamente a
quello che Jennifer si aspettava, non le stava dando man forte nel sostenere la
tesi che quelle di Susan erano solo balle, piuttosto sembrava imbarazzata e
dispiaciuta, uno sguardo che Jennifer in Patricia conosceva fin troppo bene. Era
evidentemente a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva, l’idea che fosse così
davvero e che quello che l’amica sapeva avrebbe potuto avvalorare tutto quello
che Susan le aveva raccontato la riempì di paura. Non ci fu bisogno di parole,
solo guardandosi le due compresero quello che passava nella testa dell’altra.
Jennifer avrebbe voluto ignorare, ma dall’altra parte era anche giusto che
sapesse.
- Ero venuta qui proprio
perché sentivo che c’era qualcosa che non tornava, - aveva cominciato Patricia
con calma,- non certo perché m’importa qualcosa di Susan. Volevo anche
raccontarti del fatto che quando sono rientrata ieri sera Ethan mi aspettava in
macchina davanti a casa mia per parlarmi, ma credo che comincerò da un bel pezzo
prima.- Patricia si era fermata e aveva respirato a fondo. - Ti ricordi quando
eri a casa mia, quando sei stata aggredita, la sera in cui Dominic è venuto a
portarti il gatto?-
Jennifer aveva annuito, si
ricordava perfettamente che era rimasto pochi minuti per poi andare verso dei
suoi impegni di lavoro. Quindi aveva appreso da Patricia di Jodie e della
sfuriata durante la quale Ethan si era sfogato raccontandole delle abitudini di
Dominic, per sentirsi ripetere in modo molto più particolareggiato la stessa
tesi che anche Susan aveva portato avanti, fino ad arrivare alla notte prima.
- Ieri quando sono
rientrata c’era Ethan che mi aspettava. Non è successo niente di eclatante,
voleva solo parlare con me per chiedermi com’è che avevo deciso di chiudere
improvvisamente, come se non fosse già abbastanza chiaro. Pazientemente gli ho
detto come mi ero sentita, e lui si è arrabbiato tantissimo. Per la verità avevo
già intuito che non era molto tranquillo, se n’è uscito fuori dicendomi che noi
donne siamo tutte uguali, che cerchiamo tanto l’uomo carino, gentile e che non
pensi solo al sesso ma quando siamo al dunque è solo quello che vogliamo.- aveva
fatto una pausa, già da un po’ non riusciva a guardare Jennifer fissa per molto,
nel dire quello che stava per farsi uscire fuori addirittura aveva girato la
testa di lato.
- Ditelo che volete
gente come Monaghan, mi ha detto, lo sai dove sarà probabilmente adesso?
A farsi la tua amica Susan mentre prende in giro la tua amica Jennifer! Ma tanto
li volete così gli uomini, che pensano solo ad entrarvi nelle mutande. Poi non
ve ne frega niente se la mattina dopo vi svegliate e nemmeno ve li ritrovate
vicini, o se vi usano! Peggio vi trattano e meglio è!- aveva continuato
Patricia ripetendo su per giù le stesse parole che aveva usato Ethan.
- Poi se n’è andato e io
all’inizio non ho pensato a quello che mi aveva detto almeno finché non ho
saputo di Susan e di quello che ti ha detto stamattina. Ti giuro che mi
dispiace, forse avrei dovuto dirtelo direttamente invece di cercare di fartelo
capire un bel po’ fa. Non so se sia successo davvero il fatto di Susan, non che
voglia proteggere Dominic perché per me è soltanto un bastardo, e nemmeno lei,
ovvio… ma ti assicuro che se fosse successo è stato perché lei l’ha circuito in
tutti i modi possibili, te lo garantisco. Per il resto però è tutto vero, te lo
giuro Jen, è tutto vero.-
E Jennifer sapeva che
Patricia non avrebbe mai potuto mentirle su cose simili. La sua prima reazione
tuttavia era stata ugualmente quella di pensare che anche lei le stesse dicendo
una serie di bugie, come se avesse voluto difendersi a tutti i costi da
quell’intollerabile verità. Erano rimaste per un bel po’ in silenzio, con
Jennifer che vagava con sguardo incerto da un punto all’altro del suo soggiorno,
cercando le parole per quello che aveva da dire. Patricia la osservava
allarmata; dopo ancora un po’ di silenzio le chiese di dirle qualcosa.
- Non dubito di quello che
mi stai dicendo, dubito di chi ti ha detto queste cose.- le aveva detto
Jennifer, - Sono io che so quello che facciamo quando siamo insieme, com’è lui
con me, e ti giuro che non si è mai comportato come se non gl’importasse, come
se volesse mancarmi di rispetto.- le aveva detto convinta.
Non che Patricia potesse
essere certa di Ethan, anche lui aveva i suoi bei difetti, però non le era
sembrato che le avesse mentito in quel caso. Non badò a quell’affermazione di
Jennifer, ma la invitò a pensarci su.
- Jen rifletti. E tutte le
volte che non ti chiama per qualche giorno e che si fa negare, tu pensi che sia
per lavoro, ma non è così. Mi vorresti dire che credi che lavori venti ore al
giorno?-
- A che pro dovrebbe
mentirmi?- aveva ribattuto energicamente l’altra.
- Mi sembra ovvio perché ti
mente!-
Jennifer si era richiusa
nel mutismo più assoluto, non riusciva a proferire parola mentre le affioravano
mille particolari alla mente.
La scatola di preservativi
che prima era sigillata e che invece aveva trovato a metà.
Credeva di aver allontanato
certi spettri, ma evidentemente non era così.
La mattina in cui gli aveva
telefonato e aveva sentito una voce di donna, quella che avrebbe dovuto essere
quella Jodie per quanto le aveva raccontato Patricia.
Cleo, la sua “amica”.
Tutte le volte che gli
aveva telefonato per sentirsi dire che era a lavoro e che aveva pensato che
faceva davvero un lavoraccio se gli toccava lavorare anche a quegli orari. Tutte
le volte che non le rispondeva nemmeno. La sera in cui Patricia l’aveva
praticamente obbligata ad uscire con lei ed Ethan e l’aveva trovato con Susan.
- Scusami, ho bisogno di
stare un po’ sola.- aveva detto improvvisamente Jennifer all’amica. Patricia in
verità non aveva preso molto bene la cosa, anche se aveva fatto come l’altra le
aveva chiesto prendendo la porta e tornando a casa sua. Le era quasi sembrato
che Jennifer ce l’avesse con lei per quello che le aveva detto. Eppure non aveva
nessuna colpa se non quella di averle detto la verità troppo tardi.
Non era stato affatto
facile dirle tutto, ma aveva sentito che doveva farlo: certo, la loro amicizia
avrebbe potuto risentirne, ma se quel gesto fosse stato utile almeno per farle
capire in cosa si era persa, sentiva che poi tutto sarebbe tornato apposto.
Jennifer aveva passato
diverso tempo da sola, eppure non si era nemmeno accorta del fatto che non aveva
fatto altro che stare ferma immobile, tentando di non farsi prendere dallo
sconforto e sorbendosi senza poter fare altro tutti quei flash che avevano
invaso la sua testa fin da quando Susan era uscita da casa sua. Le uniche cose
che era riuscita a fare erano state, come sempre quando stava così male, di
mettersi a rassettare casa sua in modo quasi maniacale e occuparsi di Sploffy il
quale, nonostante percepisse chiaramente la tensione che c’era nell’aria e si
fosse defilato, aveva comunque i suoi bisogni.
Quando nel primo pomeriggio
aveva sentito il rumore di una chiave girare nella serratura, aveva drizzato le
orecchie e si era girata di scatto verso la porta. Poteva essere solo Dominic,
si chiedeva cosa ci stesse facendo lì dato che le aveva detto che avrebbe
passato la giornata con un amico che non vedeva da un po’. Decisamente non era
pronta a vederlo, almeno non in quel momento, eppure non era riuscita a muoversi
da dov’era, nemmeno a fare un passo.
Quando Dominic era entrato
trovandosela praticamente davanti le aveva sorriso, avvicinandosi e
abbracciandola. Le aveva appoggiato con delicatezza una mano sulla nuca
accarezzandole i capelli e le aveva dato un bacio sulla tempia sinistra.
- Scusa l’improvvisata, -
le aveva detto, - ma mi andava proprio di vederti. Ti va se facciamo qualcosa
insieme… non possiamo andarcene a zonzo, ma se ti va possiamo fare un bagno in
piscina a casa mia, guardarci un film. Decidi tu, a me va bene tutto.-
Per un momento Jennifer,
cullata in quell’abbraccio che nonostante tutto non riusciva a sentire come
negativo, aveva detto dentro di sé al diavolo tutto.
Susan, le sue chiacchiere,
i suoi propri sospetti, Ethan e addirittura Patricia. Ma sapeva che non era così
che doveva andare, che in fondo una delle cose che Susan le aveva detto poche
ore prima erano vere: non si poteva far trattare come uno zerbino.
Dominic la guardò in quel
momento, intuendo qualcosa, e tutte le buone speranze che aveva sparirono in un
secondo.
- Sei stato a letto con
Susan ieri notte?- gli aveva chiesto di punto in bianco Jennifer.
Quella domanda era arrivata
con forza, e quasi non ne era stato sorpreso, l’aveva accettata come qualcosa
d’inevitabile. Si era appena allontanato da lei, mantenendo il silenzio per
qualche secondo.
Quella volta non ci
sarebbero state battute di spirito, trucchetti o stratagemmi che l’avrebbero
aiutato a cavarsela. Non sarebbe bastato niente che era capace di offrirle e
anche delle scuse probabilmente non sarebbero servite a nulla. Ovviamente la
sincerità non sarebbe stata apprezzata, ma era l’unica via che probabilmente
avrebbe causato meno danni.
Alla sua risposta
affermativa, Jennifer sentì come se si fosse aperta una voragine sotto di lei.
Per non caderci dentro non vide strada migliore che indietreggiare, quasi che
quella voragine si fosse davvero aperta fisicamente nel suo soggiorno. Si era
diretta in cucina, con le mani che le tremavano, come un automa si era versata
un bicchiere d’acqua, per poi ritornare da dove era venuta fronteggiandolo
nuovamente.
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Capitolo 38 *** Perchè proprio di te? ***
Nuova pagina 1
Buona lettura a
tutti!
Mandy
Capitolo 38
Perché
proprio di te?
Quando si era svegliato
quella mattina, Dominic l’aveva fatto con il sorriso sulle labbra, e per un
motivo ben preciso. Nel dormiveglia aveva sognato Jennifer, aveva sognato di
essere svegliato come lei aveva fatto l’ultima volta che aveva dormito a casa
sua.
Di per sé era già strano
che quella volta non si fosse svegliato da solo al suono della sveglia di lei,
fatto sta che quella mattina si doveva essere alzata facendo pianissimo e
sbrigando tutte le faccende che la occupavano sempre tutti i giorni.
Aveva cominciato a dargli
una serie di baci rumorosi sul viso, quando era riuscito a prendere coscienza se
l’era ritrovata addosso a cavalcioni su di lui, che gli sorrideva, ancora senza
trucco e la coda di cavallo che gli era caduta sulla spalla sinistra. Ovviamente
portava uno dei suoi soliti vestitini leggeri, doveva averne una quantità
spropositata nel suo armadio. Jennifer gli aveva dato il buongiorno e un lieve
bacio sulle labbra, per poi alzarsi e sedersi alla toletta che teneva in un
angolo della stanza cominciando a truccarsi. Era un’operazione che non impiegava
poi molto tempo a compiere, Dominic dai suoi gesti precisi e veloci aveva
intuito che era una cosa che ormai doveva aver fatto talmente tante volte che
era assolutamente meccanica, anche se assolutamente non priva di fascino per lui
che la guardava; per osservarla meglio si era messo su un fianco, girato verso
di lei, che ogni tanto gli sorrideva nello specchio vedendo che la guardava. Poi
era uscita lasciandolo ancora a letto, gli aveva detto di continuare a dormire
quanto gli pareva se ne aveva ancora voglia e che gli aveva lasciato del caffè
se lo voleva.
- Passa una buona
giornata.- gli aveva detto prima di accostare nuovamente la porta per evitare
che il gatto entrasse in camera e si mettesse sul letto seminando peli in giro.
La notte precedente si era
addormentato male per via di tutto quello che lo turbava, forse per via del modo
in cui si era svegliato, che riconosceva essere stato quasi idilliaco, era
riuscito a riaddormentarsi serenamente e a recuperare un po’ di sonno; quando
aveva riaperto gli occhi erano le dieci e mezza passate. Si era alzato e si era
fatto una doccia, mettendo la biancheria che aveva addosso la sera prima nel
cesto che stava in bagno, come Jennifer lo aveva praticamente obbligato a fare
quando si era portato della biancheria da lasciare lì da lei. Dominic veramente
avrebbe preferito portarsela a casa e spedire tutto in lavanderia come era
abituato a fare solitamente, gli seccava il solo pensiero che Jennifer fosse
obbligata a lavare anche le sue cose.
- Ma che discorsi fai, -
gli aveva detto lei quando Dominic le aveva detto che non voleva darle altro
lavoro da fare, - tanto il bucato per me devo farlo, un paio di mutande e un
paio di calze in più cosa vuoi che siano?-
Quando era uscito aveva
trovato la signora Doyle che rientrava con un sacchetto della spesa.
L’aveva salutata e lei
aveva risposto al saluto dicendogli:- Buongiorno anche a te caro, ti sei alzato
tardi stamattina?-
- Eh, un po’…- le aveva
risposto lui con un’aria semicolpevole. - Oggi lavoro di pomeriggio.- aveva
concluso. Non sapeva perché, ma quella signora lui dava sempre quel tipo di
particolari, pur sapendo che ignorava del tutto chi fosse e quale fosse il suo
lavoro.
- Allora hai fatto proprio
bene!- gli aveva risposto arzilla mentre apriva la porta di casa sua.
Si erano salutati
nuovamente e Dominic era uscito dal palazzo per tornare a casa sua, mentre quel
senso di irrequietezza lo invadeva nuovamente, lo stesso senso di irrequietezza
che lo aveva portato a non chiamare più Jennifer almeno fino al giorno
successivo e solo per dirle che avrebbe passato quei due giorni con Orlando.
Quell’irrequietezza era la stessa che l’aveva portato a fare l’enorme stronzata
di cedere a Susan.
Si era reso conto che aveva
fatto davvero una cosa terribile solo dopo che si era svegliato con l’immagine
di Jennifer in testa e improvvisamente si era ricordato fin troppo bene della
notte precedente e di Susan.
Era quasi mezzogiorno,
Orlando aveva detto che l’avrebbe raggiunto per l’ora di pranzo e questo gli
lasciava circa un’ora di tempo da passare da solo, purtroppo. La verità era che
non voleva stare da solo, perché se stava da solo si ritrovava a pensare, e se
pensava stava male per quello che aveva fatto. Più cercava di non pensarci e più
i brutti ricordi lo assalivano, per distrarsi si era messo a fare qualcosa con
il computer nuovo che alla fine si era comprato, obbligando Billy e Jonathan a
rinunciare ad un pomeriggio libero per accompagnarlo, dato che lui avrebbe fatto
danno e basta nel comprarselo da solo. Non che ci fosse una gran differenza con
il vecchio, escluso il fatto che almeno questo non si bloccava sistematicamente
dopo poco che lo usava, ma ogni tanto non ci si raccapezzava.
Quando Orlando era
arrivato, Dominic gli aveva detto che stava litigando con il computer, e l’altro
l’aveva guardato alzando le mani e dicendo:- Non guardare me per avere un
aiuto!-
Dominic aveva ridacchiato e
aveva risposto a tono:- E ci mancherebbe solo che chiedessi a te, signor
anti-tecnologia-che-vive-ancora-negli-anni-cinquanta!-
Dopo la risata di entrambi
Dominic aveva fatto accomodare Orlando, che però aveva specificato una cosa.
- Non rimango molto, ho
chiamato Kate stamattina. Sai, mi manca…-
- Dopo nemmeno un giorno?
Stai messo proprio male, eh?- l’aveva bonariamente sfottuto l’altro piazzandogli
una mano sulla spalla. Orlando aveva riso.
- Guarda, se sono qui è
perché veramente volevo parlarti di una cosa, credo che la prenderò con le molle
perché è un discorsaccio che non è nemmeno bello da fare, ma siamo amici
giusto?-
Dominic aveva annuito
preoccupandosi un po’ di quello che Orlando stava per dirgli.
- Bene, sono un po’ di mesi
che non ci vediamo, e francamente non ti ho trovato molto bene, voglio essere
completamente sincero con te. Un po’ anche fisicamente, mi sembri dimagrito un
sacco…-
Dominic aveva riso:- Oh,
Orlandino, mi sembri mia mamma! Mi preoccupi ragazzo!-
Orlando anche aveva riso:-
Non mi fraintendere, non ti sto mica facendo una paternale, mica ho paura che
sei diventato anoressico!-
Entrambi scoppiarono a
ridere nuovamente, poi Orlando, deciso, mise fine alle risate. Voleva parlare
con Dominic seriamente nonostante quello che poteva sembrare.
- Comunque, quello che
volevo dirti non era questo, piuttosto volevo dirti che sei diverso. Ecco sì,
diverso. Non lo so che ti prende, insomma, la propensione a prendere per il culo
gli altri ce l’hai sempre avuta, però non sei mai stato uno stronzo e veramente
non ti ho mai visto comportarti come fai ultimamente. Spero che tu capisca
quanto mi dispiace doverti dire una cosa simile, mi detesto in questo momento,
ma mettiti nei miei panni, non sarei un amico se non te lo dicessi.-
Dominic ci era rimasto
veramente male. Non era arrabbiato con Orlando, il suo esserci rimasto male
dipendeva anche dal fatto che sapeva che Orlando aveva ragione, forse lui vedeva
più degli altri la sua differenza d’umore perché era quello che non lo vedeva da
più tempo. Intanto Orlando aveva continuato.
- Lui non vuole che te lo
dica, ma io lo faccio lo stesso. Ho sentito Jonathan per telefono stamattina e
mi ha detto di preciso una cosa che forse avrei dovuto sapere prima di
incoraggiare quelle due a sedersi con noi ieri notte… insomma, io pensavo che
fossero solo due belle ragazze sveglie, non che una fosse l’amica di una con cui
esci. Io spero che tu non abbia fatto questa cazzata, ecco.-
Dominic si risentì un po’,
Orlando aveva toccato il punto debole e questo lo fece letteralmente schizzare.
- Tanto perché sia chiaro,
non è la mia donna. Secondo punto, non mi fare la predica perché non credo che
tu sia finito a fare niente di diverso da quello che sono finito a fare io ieri
notte.-
- Ah, scusa, non lo sapevo
che non era la tua donna fissa, da come me ne ha parlato Jonathan ho pens…-
- Jonathan si sbaglia.-
l’aveva interrotto bruscamente.
- Sì, va bene, ho capito,
non t’arrabbiare!- aveva ribattuto Orlando sorridendo. - Comunque io non c’ho
fatto niente con quella ieri notte, te lo posso giurare su che ti pare. Oddio,
lei me l’avrebbe servita su un piatto d’argento, ma a me proprio non andava. Lo
so che quando io e Kate abbiamo le nostre piccole crisi voi pensate che io mi
dia alla pazza gioia, ma vi sbagliate. Io sono preso innamorato di lei e non ti
dico che le altre non le guardo e che il flirt ha smesso di piacermi, ma
certamente non ho intenzione di buttare tutto via per una scopata. Insomma, non
ci starei da tutto questo tempo se non fosse così, ti pare? E poi francamente mi
è passata la voglia di stare sempre a girare per locali, la sbronza fissa…
insomma, ieri sera è stata proprio una serata così, francamente l’ho trovata un
po’ deprimente in fin dei conti. Magari potevo rimanere da Kate e ci saremmo
chiariti subito invece di fare tante stronzate.-
Orlando l’aveva messa in
quel modo, senza dire che era stupido il fatto che fosse Dominic a comportarsi
come lui aveva descritto. Che l’amico fosse in crisi l’aveva capito subito, se
gli diceva quelle cose era nel tentativo di fargli capire che era assurdo il suo
modo di fare, se era in crisi poteva chiedere aiuto a qualcuno, ma non fare una
stronzata dietro l’altra senza il minimo controllo.
- Ma questi sono affari
tuoi Orlando, io non ci metto bocca.- aveva risposto Dominic con il sorriso
sulle labbra, ma decisamente seccato.
Dopo questa risposta
allusiva Orlando capì che era meglio chiuderla, il suo dovere l’aveva fatto,
sperò tanto che Dominic avesse capito cosa l’aveva spinto a farlo e che non
rimanesse mal disposto nei suoi confronti. Fece per guardare l’orologio, era
ancora presto ma fece finta che non fosse così, del resto non era opportuno che
rimanesse.
- Io vado, Kate è partita
stamattina e starà per arrivare, le ho chiesto di raggiungermi.-
- Allora vai, mica vorrai
fare tardi!- aveva ribattuto Dominic sorridente, come se nulla fosse. In verità
era molto contrariato, anche se riconosceva che Orlando non aveva tutti i torti
non aveva potuto impedirsi di diventare nervoso. Analogamente, trovatosi da
solo, non aveva potuto impedirsi di ripensare a tutta quella faccenda.
Tanto per cominciare,
Jonathan poteva anche farsi i fatti suoi per una volta. Va bene, magari l’aveva
fatto perché pensava di fare una cosa fatta bene, ma se lui ad Orlando non aveva
detto di Jennifer un motivo c’era, ed era quello che almeno uno dei suoi amici
non avrebbe fatto battutine sceme sul fatto che lui poteva avere una relazione
seria. Caspita, lui questa relazione seria non ce l’aveva, perché il resto del
mondo doveva necessariamente pensare il contrario?
Non appena i suoi pensieri
si diressero per l’appunto a pensare, per l’ennesima volta in quei mesi, alla
natura del suo rapporto con Jennifer, Dominic vide subito di accantonare tutto
ed impegnarsi in altro. Era domenica quel giorno, era libero, a parte una serata
con Orlando e, novità degli ultimi cinque minuti, con Kate, particolare che la
rendeva necessariamente una serata tranquilla, non doveva proprio fare niente.
Sarebbe stato immensamente difficile tenersi occupato per non pensare. Anche se
non avrebbe voluto, parole come “rispetto” e “carognata” continuavano a girargli
in testa.
Se anche Jennifer non era
la sua donna questo non significava di certo che poteva mancarle di rispetto in
questo modo: con quel gesto aveva decisamente passato il limite; aveva
cominciato a chiedersi perché era stato tanto stupido da non pensarci prima che
fosse tardi. Improvvisamente aveva capito anche che l’uscita di Jonathan della
notte prima di certo non era stata per un suo interesse per Susan, ma per quello
che avrebbe significato rapportato a Jennifer.
Doveva fare qualcosa e
doveva farla pure in fretta. Era uscito di corsa e si era diretto a casa di
Jennifer, covando orribili presentimenti, che tuttavia, razionalmente, doveva
ammettere fossero poco fondati. Lei sicuramente non sapeva niente, eppure lui
era più che convinto che, arrivato da Jennifer, lei sarebbe stata arrabbiata con
lui e questo era un pensiero che lo faceva agitare non poco. Non sopportava che
lei fosse arrabbiata con lui, non lo sopportava soprattutto perché Jennifer
quella volta avrebbe avuto tutte le ragioni dalla sua per essere arrabbiata. Si
sentiva come uno di quei bambini che fanno i dispetti e poi si dispiacciono che
la mamma sia arrabbiata con loro, con l’unica differenza che ormai lui, per
quanto la cosa gli suonasse strana detta così, era un uomo adulto che avrebbe
dovuto farsi carico della responsabilità delle sue azioni.
Quello che aveva trovato
non appena aveva varcato l’ingresso era stato proprio quello che aveva temuto.
Sul momento Jennifer era sembrata normale, ma quando l’aveva abbracciata non
aveva sentito le solite vibrazioni positive che un gesto del genere gli
trasmetteva. Era stato anche per questo che il suo tono era stato più dolce del
solito nel chiederle di passare la giornata con lui.
***
- Sì, è successo.- aveva
risposto alla sua domanda con una sincerità quasi brutale.
Poi l’aveva vista girare lo
sguardo da una parte, nervosamente, mettersi la mano sinistra sul gomito destro,
stringendo forte l’arto, quasi che volesse bloccarsi la circolazione,
indietreggiare per allontanarsi da lui fino a che non si era girata e
incamminata verso la sua cucina. Quella volta Dominic non l’aveva seguita,
sarebbe stato inutile, era stata lei a tornare con in mano un bicchiere riempito
per poco meno della metà pochi secondi dopo.
Non c’era giustificazione
possibile, era per questo che non le stava dicendo niente. Si fronteggiavano già
da qualche secondo e nessuno dei due parlava. Dominic non l’avrebbe fatto
comunque, aspettava che fosse lei a fare qualcosa, una cosa qualsiasi, avrebbe
accettato di tutto perché era perfettamente cosciente di meritarsi quanto di
peggio lei avrebbe potuto fargli. L’unica cosa che sperava, anche se sapeva che
probabilmente la sperava invano, era che lei non lo buttasse fuori
definitivamente dalla sua vita, quella era la cosa che lo spaventava di più, e
l’unica cosa che avrebbe faticato ad accettare se si fosse verificata.
- Perché proprio lei?- gli
aveva chiesto improvvisamente, senza guardarlo e con un tono di voce grave.
Dominic aveva risposto dopo
qualche secondo. - E’ capitato.-
Jennifer sorrise. - E’
capitato…- ripeté alzando le sopracciglia, sempre guardando a terra verso la sua
destra. - Era una mia amica Dominic! Era una mia amica, Cristo Santo! Non doveva
capitare!-
Queste ultime frasi le
aveva dette alzando la voce, mentre alzava leggermente il bicchiere scagliandolo
a terra, come se quel gesto avesse potuto tranquillizzarla in qualche modo.
Il rumore dei vetri che
andavano in frantumi misto al tono alterato di Jennifer fece trasalire Dominic,
che era tanto teso che ogni singolo agente esterno, anche il più insignificante,
sortiva in lui qualche reazione.
- Come se non lo sapessi
che fai come se io non esistessi, che fai quello che ti pare senza benché
minimamente pensare al fatto che io sono qui, che magari aspetto un tuo cenno,
un tuo messaggio una cosa qualsiasi. Devi avermi preso per una stupida, una
stupida che non si accorge di niente…-
- Non ti ho mai considerato
una…- tentò di dire Dominic.
Jennifer lo interruppe
secca. - Allora parlami della tua amica Cleo… dì un po’, siete amici d’infanzia?
Siete andati a scuola insieme? Magari avete fatto l’università insieme! Dimmi,
come vi siete conosciuti?-
Dominic rimase ovviamente
in silenzio.
- Oppure, se vuoi, puoi
elencarmi tutte le volte in cui mi hai detto che avevi da lavorare e invece sei
andato a scoparti qualcuna che magari conoscevi da un’ora. Come quando ti sei
scopato una certa Jodie mentre io ero a casa di Patricia dopo l’incidente… beh,
almeno lei non la conoscevi da un’ora…-
Avrebbe voluto chiederle
come faceva a saperlo, poi ricollegò Jodie ad Ethan, Ethan a Patricia e poi a
lei. Ovviamente continuò a tacere.
- Potresti esserti preso di
tutto comportandoti così, e io come una scema, pensando ad una relazione seria
ho cominciato a prendere anche la pillola, potresti avermi attaccato di tutto,
ma tanto che te ne frega, vero?-
Quell’affermazione non
piacque granché a Dominic, che non si sentiva egoista fino a quel punto.
- Questo lo escludo
proprio, non credere che non convenga prima a me proteggermi in questi casi! E
se mai avessi avuto soltanto il sospetto che qualcosa non andasse, spero che non
crederai che ti avrei mai esposto a pericoli simili!- aveva ribattuto
decisamente, ma mantenendo comunque un tono di voce basso.
- Ma che nobiltà d’animo, i
miei complimenti!- rispose Jennifer battendogli le mani.- Se non altro questo
spiega la strana sparizione di preservativi, quelli che tieni nel mobiletto del
tuo bagno. Sei un uomo previdente e attento! Bravo!-
Che si stava trattenendo
dal piangere era più che evidente, il silenzio era caduto improvvisamente su
entrambi, Jennifer si era allontanata e si era seduta sul divano, dando le
spalle a Dominic.
Sploffy si era avvicinato,
aveva fatto per andare ad annusare i vetri, Dominic l’aveva preso di peso e
spostato, temendo che potesse schiacciare un vetro e farsi male. Non voleva
assolutamente andarsene, ma nemmeno importunare Jennifer con chiacchiere inutili
che avrebbero sicuramente peggiorato le cose. Raccolse i vetri cercando di non
tagliarsi, almeno i pezzi più grossi, per i frammenti cercò in cucina una scopa
e una paletta che gli servirono a terminare il lavoro. Jennifer l’aveva solo
sentito farlo, non si era voltata a guardarlo: aveva lasciato che terminasse, in
parte curiosa di sapere cosa avrebbe fatto, se avrebbe capito da solo che lì di
certo non era più il caso che rimanesse.
Anche dopo Dominic non
aveva accennato ad andarsene, era passato qualche minuto ancora senza che
Jennifer desse segno alcuno di muoversi, almeno finché non si era alzata
nuovamente. Dominic stava seduto su una sedia appena dietro di lei, non appena
l’aveva vista alzarsi l’aveva seguita con lo sguardo, cercando di intuire cosa
stesse per fare. Era tornata verso la cucina, aveva detto un paio di parole a
Sploffy che Dominic non era riuscito a sentire molto bene, quando era tornata
non era riuscito a rimanere lì ad aspettare ancora, si era alzato e aveva fatto
per parlare, ma lei gli aveva piantato in faccia uno sguardo che era una vera e
propria intimazione al silenzio, decisa era arrivata dove voleva arrivare, senza
dare il minimo accenno di speranza a Dominic.
- Ma perché proprio di te?-
aveva detto Jennifer rompendo il silenzio, per poi portarsi una mano sulla
fronte; non appena l’aveva tolta aveva ricominciato a parlare.
- Perché dovevo innamorami
proprio di te?-
Detto questo si era girata
dandogli le spalle, aveva appoggiato le mani al viso e aveva finalmente
cominciato a piangere.
Non era la prima volta che
Dominic la sentiva piangere, la prima ed unica volta prima di quel momento era
stata quando avevano passato la notte insieme dopo che era stata aggredita.
Quella volta era stato un pianto che le era servito a sfogare tutta la tensione
accumulata per via della brutta esperienza che aveva vissuto, quel pianto invece
era diverso, era perché stava male, e se stava male era per colpa sua.
Questo particolare lo
rendeva estremamente difficile da sopportare, era come se il dolore di Jennifer
fosse il suo, accompagnato da un forte senso di colpa e da quella fastidiosa
sensazione che sopraggiunge quando si ha la certezza che di fronte ad un
problema siamo disarmati e non si può fare niente.
L’unica cosa che Dominic
fece, non standoci tanto a pensare, fu quella di avvicinarsi a lei: le aveva
appoggiato una mano sulla spalla e aveva appoggiato la fronte alla sua testa,
chiudendo gli occhi e rimanendo fermo per qualche secondo, bisbigliandole un
mi dispiace a bassa voce, almeno finché Jennifer non gli aveva preso la mano
togliendosela di dosso e facendo un passo in avanti per eliminare del tutto quel
contatto.
Solo a quel punto Dominic
capì inequivocabilmente che lei non lo voleva più lì, che molto probabilmente
non lo voleva più affatto.
Fece per uscire, prima di
arrivare alla porta Jennifer gli chiese di lasciare le chiavi, che lui mise sul
mobile accanto all’entrata, dove anche lei lasciava sempre le sue.
Il dolore che Dominic
provava per quel distacco, che ormai aveva capito essere il definitivo, non era
quantificabile, era una cosa che partiva dallo stomaco, che gli causava un vero
e proprio dolore fisico. Aveva cominciato ad avvertirlo non appena aveva sentito
il rumore metallico che avevano fatto le chiavi quando le aveva appoggiate su
quella superficie prima di andarsene, mentre lentamente scendeva le scale si era
fatto così lancinante che quasi aveva avuto la tentazione di fermarsi per un
momento a respirare; non l’aveva fatto, si era fermato solo quando era salito
sulla sua auto e si era già allacciato la cintura di sicurezza.
Non che non l’avesse già
capito in precedenza che fosse così, ma Jennifer quella volta gli aveva
chiaramente detto che lo amava; Dominic tra sé e sé si era posto esattamente la
stessa domanda che lei si era posta a voce alta. Perché proprio di me?
Jennifer si sarebbe
meritata qualcos’altro, decisamente qualcuno che fosse stato molto meglio di
lui. Nonostante tutto in quel momento continuava a pensare che la rivoleva,
sebbene non avrebbe potuto prometterle di migliorare. Se pur in maniera
sicuramente egoista, aveva bisogno di lei, e il resto erano una serie di
particolari che per lui passavano in secondo piano.
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Capitolo 39 *** Un bel taglio netto ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Ho come la netta
impressione che qualcuna di voi dopo questo capitolo vorrà pestarmi…beh, siate
comprensive! Del resto per me, Orlando e Kate, sono soltanto due personaggi che
mi sto rigirando come mi pare e come mi torna meglio!
Mah… speriamo in
bene!
Buona domenica e
buona lettura a tutti, Mandy
Capitolo 39
Un bel
taglio netto
Chi aveva detto che tra il
dire e il fare c’è di mezzo il mare era decisamente uno che della vita aveva
capito, se non tutto, parecchio.
Sì, era verissimo che
Dominic rivoleva Jennifer, era un cosa contro la quale non avrebbe potuto
combattere, ma trovare il coraggio per fare un passo verso di lei era un’altra
cosa davvero.
Quella sera aveva declinato
l’invito ad uscire di Orlando, non certo perché fosse arrabbiato con lui per
quello che gli aveva detto, ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno quel giorno
era finire la serata in un locale con l’amico e la sua dolce metà. Tutti hanno
il proprio limite, e per quel giorno il suo era stato decisamente superato.
- Dai, ci rifacciamo domani
sera, tanto Billy torna domattina e almeno ci vediamo tutti insieme.- gli aveva
detto, quasi come se stesse tentando di indorare la pillola.
Orlando effettivamente
aveva pensato che fosse perché evidentemente Dominic non aveva preso molto bene
la chiacchierata che avevano fatto quella mattina, tuttavia non si preoccupò più
del dovuto, l’aveva messo in conto che poteva finire così. Allo stesso modo, se
conosceva un po’ Dominic, sapeva anche che gli sarebbe passata presto.
La giornata successiva era
trascorsa tra i normali impegni di lavoro, durante ogni pausa Dominic si
ritrovava spesso a guardare il suo telefono cellulare con aria interrogativa e
speranzosa, quasi che si aspettasse una chiamata, o aspettasse che gli arrivasse
di punto in bianco quel pizzico d’intraprendenza in più che gli sarebbe servita
per farla lui. Gli era arrivato invece un messaggio di Billy, che gli aveva
detto che lui, Orlando e Kate, lo aspettavano ad un noto ristorante quella sera
per cenare tutti insieme.
Dominic aveva sperato fosse
Jennifer, non sapeva nemmeno il perché si ostinasse a perdersi in desideri
talmente irrealizzabili come quello, comunque nel vedere che era Billy gli si
era increspato un sorrisino spontaneo sulla faccia. Gli andava di passare una
serata tranquilla con loro, e fu proprio così, senza scossoni, che la serata
trascorse. Peccato che lui non era il solito Dominic e gli altri due di certo se
n’erano accorti, specialmente Billy, che aveva notato pesantemente lo stacco
rispetto al modo in cui Dominic stava in quel momento rispetto a quando era
andato a New York, pochi giorni prima.
Coerentemente al suo modo
strano di comportarsi, Dominic se n’era andato via prima degli altri, che invece
avevano deciso di bere una cosa e fare due chiacchiere insieme prima di
tornarsene ognuno alla propria sistemazione. Anche Kate, adducendo una scusa
qualsiasi, aveva insistito per tornarsene subito in albergo, Orlando e Billy
l’avevano accompagnata in taxi prima di andare in un locale tranquillo dove
mettersi a chiacchierare.
Appena un secondo prima che
Kate scendesse dal taxi, Billy aveva visto Orlando guardarla con uno sguardo
profondo, ovviamente ampiamente ricambiato, che era un sottinteso di mille cose:
da una parte era pieno di gratitudine, dato che era palese che Kate non era
affatto stanca come aveva detto, piuttosto era ovvio che avesse inteso che i due
amici, non vedendosi da molto, volevano fare due chiacchiere in santa pace, cosa
che ovviamente sarebbe riuscita meglio senza di lei; dall’altra parte era carico
di quel sentimento indefinibile che si ha quando si ama una persona, una sorta
di mi mancherai anche se starò lontano da te per poco.
Improvvisamente, pur senza
volerlo, Billy si era sentito immensamente solo. Certo, un po’ la ferita di
Kirsten cominciava a rimarginarsi, ma parecchio tempo sarebbe passato perché
smettesse di sanguinare del tutto; ormai Billy si era ritrovato a farci i conti
e la cosa era più dolorosa di quanto immaginasse.
Orlando l’aveva guardato
non appena Kate aveva richiuso la portiera del taxi, scorgendo per un momento
quello sguardo un po’ triste, Billy l’aveva visto subito e gli aveva sorriso,
mascherando tutto. Anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare
l’argomento anche con Orlando, preferiva il poi piuttosto che il prima; anche
per questo il resto della serata fu speso principalmente a parlare di Dominic.
Se qualcuno li avesse
sentiti parlare li avrebbe presi per una mamma e una zia apprensive, ma loro non
persero tempo a guardarsi dall’esterno e a sentirsi ridicoli, del resto non si
sarebbero di certo sentiti tali finché si preoccupavano per lui.
Il fatto che rendeva
allarmante la situazione in cui versava Dominic era che quello era una specie di
allarme generale che era partito già qualche mese prima, addirittura durante il
periodo delle premiere per Il Ritorno del Re.
A quel tempo ad accorgersi
bene della cosa era stato quasi solo Billy, che si era tenuto i suoi sospetti
per se, dato che nessun altro sembrava essersi accorto dei cambiamenti di
Dominic. A ruota però avevano cominciato un po’ tutti ad esternare il problema,
per primo un insospettabile Jonathan, che era un po’ da tutti sempre stato
considerato il degno compare di Dominic. Per forza di cose era quello che aveva
più a che farci di tutti loro, quindi da una parte era anche logico che se ne
fosse accorto, però aveva evidentemente sottovalutato il problema. Billy si
ricordava di averne parlato con lui quando era andato negli Stati Uniti alla
metà di marzo per il concerto della sera di S. Patrizio, la sera in cui Dominic
si era preso una sonora sbronza e ad un certo punto era sparito non
riprendendosi nemmeno la sua giacca e non lasciando tracce. Quella sera aveva
messo in allarme tutti, poi fortunatamente quella Jennifer aveva risposto al suo
cellulare, quella Jennifer che praticamente negli ultimi mesi l’aveva tenuto
almeno un po’ a bada.
Billy, dopo la prima
impressione negativa che lei gli aveva fatto, aveva avuto modo di discutere con
Jonathan della cosa, e l’altro gli aveva parlato di Jennifer in toni decisamente
lusinghieri. Innanzi tutto non era affatto della stessa pasta di Susan, anzi,
ancora sia Jonathan che Ethan non erano riusciti a capire come lei, e anche
Patricia, potessero essere amiche di una così. Un’altra però era la cosa
importante: Dominic per lei, al contrario di quanto sembrasse e soprattutto
dicesse, doveva avere un affetto sincero, dato dal fatto che lei prima di lui
gli era molto affezionata. In un suo modo del tutto strambo Dominic la
rispettava e, a parte scoparsi una diversa quasi ogni sera, era sempre
estremamente corretto, attento e desideroso di fare una buona impressione.
Certo, lo faceva un po’ alla sua maniera, ma sicuramente il modo con cui si
comportava con lei rispetto ad altre che aveva avuto prima era del tutto
diverso. Se lei era in giro Dominic si comportava a modo, evitava di esagerare
con il bere, non avrebbe mai fatto stupidaggini tipo fumarsi uno spinello e, per
forza di cose, non faceva il galletto. Ovviamente il fatto che passasse molto
tempo con lei evitava che di conseguenza lo passasse in altri modi. Per farla
breve Jennifer probabilmente aveva un effetto catartico su di lui che, finché
fosse durato, benvenuta Jennifer.
Orlando era stato
incuriosito dai racconti su questa donna con cui Dominic si vedeva da mesi,
anche lui aveva sentito parlare di lei proprio da Jonathan ma non gli erano
stati forniti tutti i particolari che Billy invece conosceva. Orlando comunque
aveva raccontato all’amico il breve colloquio che aveva avuto con Jonathan.
- Sai, mi ha chiamato ieri
mattina sul tardi, non me l’aspettavo. Per carità, un ragazzo simpatico, ma
francamente non è che con lui ho mai avuto una gran confidenza. Insomma, a
momenti nemmeno mi salutava quando ci vedevamo, mi ha chiesto subito di Dominic,
se sapevo dove fosse e chiedendomi in modo molto diretto se la sera prima era
successo qualcosa con quella Susan. A quel punto io gli ho detto che pensavo
proprio di sì, dato che se ne sono andati insieme, al che Jonathan mi snocciola
una fila di parolacce nell’orecchio e poi mi fa: accidenti, è una delle
migliori amiche della sua donna! Io sono rimasto di sasso, allora lui mi ha
un po’ spiegato che tra l’altro questa tipa che s’è fatto è una gran stronza e
che Dominic rischiava grosso davvero a giocare con lei.-
Billy aveva capito, non è
che ci volesse un gran genio, le tipe come Susan erano di facile comprensione.
- Allora credo che sia
successo il peggio.- aveva commentato. - Susan deve averlo detto a Jennifer che
ha dato il giro a Dominic, ecco perché sta così!-
Orlando aveva guardato
Billy perplesso:- Per una che non è nemmeno la sua donna sta così? No, perché
Dom è stato categorico su questo, sembrava inviperitissimo del fatto che avevo
appena accennato che Jennifer è la sua donna, mi si è rigirato come una belva!-
aveva concluso ridacchiando.
- L’ha fatto anche con me
di rigirarsi come una belva, il fatto è che io ancora non c’ho capito niente.
Comunque sia, secondo me lui racconta balle.-
- Dici, eh?- aveva chiesto
incuriosito Orlando.
- Eh sì…- aveva risposto
Billy convinto.
***
Quando la mattina dopo
Dominic aveva sentito suonare alla porta; tutto si aspettava che di trovare
dall’altra parte Orlando e Billy che gli sorridevano come due cretini.
- T’abbiamo portato la
colazione, mica avrai già mangiato, vero?- gli aveva detto Orlando con un
sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Dominic li aveva guardati
entrambi come se fossero due deficienti per qualche secondo, con gli occhi mezzi
chiusi perché si era appena svegliato per via del campanello che suonava. Non
erano nemmeno le nove di mattina, questi l’avevano buttato giù dal letto per
portargli la colazione? Ma erano rincretiniti o cosa?
La prima reazione era stata
quella di richiudere la porta, forse stava sognando, anzi, stava avendo un
incubo, sarebbe tornato a letto e magari si svegliava. Scosse un po’ la testa
nel tentativo di riprendersi dalle sue visioni oniriche, e gli sembrò di essere
già sveglio.
- No che non ho mangiato,
cazzo Orlando è l’alba!- aveva risposto decisamente rintronato dal sonno.
- Benissimo, ti abbiamo
portato anche un cappuccino, un po’ di caffè ti farà bene, ti sveglia!-
Gli aveva detto Orlando
piazzandogli in mano uno di quei cartoni d’asporto per le bevande calde e un
sacchetto di carta dove c’erano due ciambelle.
Dominic si fece da parte e
fece cenno agli altri due di entrare, si erano diretti nel soggiorno dove si
erano appropriati del divano. Quando gli altri due si erano seduti Dominic, che
era rimasto in piedi, li aveva guardati con aria interrogativa: aveva capito
benissimo che quell’improvvisata era per un motivo ben preciso e del resto se
l’immaginava. Decise che avrebbe detto loro le cose come stavano, ma che avrebbe
anche giocato un po’ d’astuzia, per di più voleva togliersi subito il pensiero,
senza che gli altri due cominciassero un assurdo teatrino per tirargli fuori
tutta la storia. Li aveva guardati bene e aveva cominciato:- Come Orlando ben
sa, sabato notte ho commesso l’assurdo e imperdonabile errore, si fa per dire
ovviamente, di farmi Susan. Jennifer l’ha saputo e mi ha dato il ben servito, il
che per essermi semplicemente svuotato le palle mi sembra un po’ eccessivo, ma
le donne si sa, sono strane.- aveva fatto una brevissima pausa guardando Billy,
quindi aveva aggiunto:- E tu lo sai bene, vero Billy? pensa al santo che sei
stato tu con Kirsten e pensa allo scherzetto che t’ha fatto. Una così non ha
nemmeno l’idea della fortuna che ha avuto.- aveva detto serio, sapendo
perfettamente del casino che aveva combinato dicendo questo. Era stato un colpo
basso, ma era anche vero che era un po’ stufo del fatto che quei due volessero
intromettersi nella sua vita a tutti i costi.
Dopo quell’affermazione ad
Orlando scattò un campanellino d’allarme, improvvisamente capì tutti gli strani
comportamenti di Billy, in primis quello di non aver accennato a parlare di
Kirsten mai, nemmeno una volta, lui che in genere aveva sempre qualcosa da
raccontare su di lei. Si era girato verso l’amico che era seduto vicino a lui e
stava guardando Dominic contrariato. Ci fu una breve discussione anche su
quello, Billy era tesissimo: prima o poi ne avrebbe parlato ad Orlando, ma
avrebbe preferito una situazione più tranquilla, e soprattutto che Dominic non
avesse tirato fuori quell’argomento per ripicca.
Cercò di essere sintetico,
Orlando l’aveva guardato assolutamente basito, non sapeva nemmeno che dire.
- Mi dispiace…- aveva detto
imbarazzatissimo, - non avevo idea, cioè…-
- Tranquillo, - gli aveva
detto Billy, poi si era girato e aveva guardato male Dominic. - Magari qualcuno
poteva degnarsi di usare un po’ più di tatto nel tirare fuori certi argomenti.-
aveva aggiunto.
- E qualcun altro potrebbe
degnarsi di farsi i cazzi suoi una buona volta!- aveva risposto alterato
Dominic: - M’avete scocciato un po’ tutti, state sempre a giudicare che faccio e
che non faccio, se volevo un controllo del genere me ne rimanevo a casa con i
miei, porca puttana!-
- Dom, stai calmino!- aveva
aggiunto Orlando, che si era sentito in dovere di fare da paciere tra i due,
dato che sembravano sull’orlo di litigare pesantemente. - Nessuno di noi voleva
assolutamente negare che puoi fare come ti pare, solo che ieri sera ti abbiamo
visto un po’ strano e ci siamo preoccupati, non te la prendere a male!-
- Perché uno per una volta
non può essere un po’ scoglionato? No, passo subito come quello che ha qualche
problema e che fa una marea di stronzate! Come se voi foste due santarelli, ma
fatemi il piacere, che se non avete fatto quello che faccio io, ovvero
divertirmi, avrete fatto anche di peggio!-
- Certo, perché essere
sbronzi una sera sì e una no e non ricordarsi nemmeno con chi hai scopato la
notte prima è un gran divertimento! Un vero spasso!- aveva aggiunto sarcastico
Billy.
- Dom, è ovvio che abbiamo
fatto tutti le nostre cazzate, ma ogni tanto esageri, dai! Non sei mica un
ragazzino, l’età della ragione ce l’hai per vederlo da solo, e non dirmi che non
lo sai.- aveva aggiunto Orlando, che era molto più calmo di Billy.
Dominic non rispose, stando
zitto per qualche secondo aveva avuto modo di riflettere sul fatto che quello
che Orlando aveva detto era verissimo: certo che lo sapeva da solo, e il fatto
che i suoi amici glielo facessero notare non lo infastidiva per il fatto in sé
che lo mettessero davanti a quello che faceva, loro agivano da amici, più che
altro gli faceva capire che tutti si erano accorti come era diventato, ovvero
qualcuno che in fondo non piaceva nemmeno a se stesso.
Aveva respirato
profondamente e poi si era seduto sul suo divano in mezzo a loro, dove erano
rimasti tutti e tre in silenzio per un po’.
- Ragazzi, mi dispiace.
Billy scusa, non dovevo tirare fuori la storia di Kirsten in quel modo.-
Billy gli aveva risposto: -
Lo so, non importa. Del resto noi abbiamo fatto una carognata ad acchiapparti
ancora intontito dal sonno in modo che la tua reazione sarebbe stata, speravamo,
moderata. In ogni modo non ci sei sfuggito! Qua la mano Orlando!-
Billy aveva teso la mano
verso Orlando, che ci aveva schiacciato la sua sopra, poi tutti e tre si erano
messi a ridere di gusto, era stata una delle risate più liberatorie che si erano
fatti insieme. Non che fosse la prima volta che capitava si prendessero a
parole, ma a queste cose non ci si abitua mai, anche se a ben vedere sono di
ordinaria amministrazione.
Orlando aveva messo un
braccio attorno alle spalle di Dominic, quindi gli aveva un po’ stretto il collo
e con l’altra mano libera aveva stretto il pugno e cominciato a strofinarglielo
in testa.
- Accidenti a te, che testa
dura che ti ritrovi!- gli aveva detto, mentre Dominic cercava di divincolarsi.
- Mi vuoi lasciare,
bastardo che non sei altro!- gli stava dicendo, mentre Billy li guardava e
rideva. Poi nel cazzeggio era stato coinvolto anche lui, del resto un’altra
delle loro peculiarità, insieme a quella di non abituarsi alle litigate, era
quella di non riuscire proprio a stare seri in certe occasioni. Solo dopo un bel
po’ di cazzate erano riusciti a riacquistare almeno una parvenza di serietà e si
erano messi a discutere sensatamente, soprattutto Dominic e Billy, dato che li
incasinati della situazione effettivamente erano loro due, piuttosto che
Orlando.
- Il problema è che avete
ragione su tutta la linea, avrei decisamente bisogno di staccare. Jennifer però
fa caso a parte, anche se poi non è una cosa seria sono stato uno stronzo con la
s maiuscola e pure la t. Mi dispiace davvero un sacco, ma ormai è
andata, che ci posso fare più che chiedere scusa?-
- Forse è meglio così, -
aveva aggiunto Billy,- almeno è finita del tutto.-
Per un momento Dominic
aveva pensato a quell’ipotesi con orrore, poi però aveva deciso di essere serio
e di guardare in faccia la realtà. Jennifer quella volta non l’avrebbe
perdonato, e se anche l’avesse perdonato a cosa sarebbero arrivati? Lui avrebbe
ricominciato sicuramente a fare come prima, era inutile.
- Sì, infatti, meglio così,
un bel taglio netto e via.-
- Quello che dovrei dare
anch’io. Forse s’era già capito, ma io Kirsten non riesco a togliermela dalla
testa. Mi manca, non avete idea di quanto.-
Avevano continuato per un
po’ a parlare di quella faccenda, quell’idea di un bel taglio netto era piaciuta
un sacco: subito avevano cominciato a pensare ad un piano atto a recuperare la
propria vita.
Innanzi tutto pensare alla
salute fisica: sia Dominic che Billy, parlando, avevano deciso di ricominciare a
fare un’attività sportiva regolare dato che un po’ per pigrizia, un po’ perché
presi da altro, avevano mollato. Poi, dato che le loro ferie, anche se non
combaciavano perfettamente, potevano subire qualche aggiustamento, avevano preso
una grossa decisione, ovvero quella di andare un mese da qualche parte, solo
loro due e dedicarsi ad un progetto che avevano accantonato per via del fatto
che gli era mancato il tempo, ovvero quello di scrivere una sceneggiatura
insieme, la loro seconda sceneggiatura in verità, su un soggetto un po’
mediocre, ma che magari rielaborato un po’ non poteva essere tanto male.
Anche Orlando inizialmente
era stato introdotto nel quadretto, però lui se n’era tirato immediatamente
fuori:- Guardate che io non sono un perdigiorno come voi che non c’ho da fare un
cazzo dalla mattina alla sera e mi posso permettere di andare in ferie, io sto
girando! Dopodomani me ne torno sul set! E poi siete voi quelli sentimentalmente
inguaiati, io sto benissimo, ho Kate!- Improvvisamente si era ricordato che
l’aveva lasciata in albergo da sola. Quando era uscito ancora dormiva, ma ormai
erano passate più di due ore, doveva essersi svegliata. Si era alzato e se n’era
andato baciando gli altri due in fronte, di fretta. Poi però era tornato
indietro prima di andarsene via del tutto e gli aveva abbracciati un pochino,
dicendo:- Belline le mie testine di rapa preferite!-
Si erano fatti un’altra
sonora risata, poi Orlando era andato via davvero.
I due che erano rimasti si
erano messi a discutere seriamente su quel viaggio. Billy aveva diverse cose da
sbrigare a Edimburgo di lì a pochi giorni, più o meno quando Dominic avrebbe
cominciato le sue vacanze. Certo era che Dominic, prima di fare quel viaggio con
lui, voleva passare almeno qualche giorno a Manchester dai suoi, videro bene
quindi di far combaciare gli impegni scozzesi di Billy e la visita a casa di
Dominic, poi avrebbero avuto quasi un mese pieno per il loro progetto. Ma per
andare dove?
- Una bella isola dei
Caraibi, piena di belle fiche in topless!- aveva suggerito Dominic.
Billy per tutta risposta
gli aveva assestato uno schiaffo sulla nuca, Dominic aveva fatto le sue
rimostranze ovviamente.
- Ma allora non capisci
niente! Niente donne, non le voglio nemmeno vedere, nominare, parlarci! Quello
che ci serve adesso è un posto per famiglie con bambini piccoli e anziani, una
cosa di completo stacco. E poi, per dirtela tutta, mi piacerebbe più andare al
fresco, questo caldo mi sta veramente annoiando!- aveva commentato Billy che
aveva trovato il caldo di Los Angeles quasi insopportabile in quei giorni,
quello di New York ancora peggio.
- Andiamo in Islanda! O in
Canada!- aveva detto Dominic tutto ispirato.
- Ora non esagerare, mica
ho detto freddo da cappotto. Senza andare troppo lontano dalle nostre mete prima
del nostro viaggio, che ne pensi delle Highlands?-
Dominic aveva inclinato una
po’ la testa da una parte. - In Scozia? Praticamente a casa tua…- aveva
commentato senza mostrare un particolare entusiasmo.
- A casa mia… le Highlands
sono un po’ lontane da casa mia! Stavo pensando ad Inverness, mi piacerebbe
ritornarci, è un sacco di tempo che non ci vado.-
- No, senti, Inverness no!-
aveva ribattuto Dominic.
- Mica mi dirai che ci sei
già stato e non ti è piaciuta, vero? E’ una cittadina graziosissima!- aveva
commentato Billy sorpreso.
- No, è che sono un tantino
intolleranti verso gli inglesi da quelle parti! E poi, se vogliamo andare nelle
Highlands, non ci conviene andare in un posto un po’ più sommerso dalla natura…
tipo andare a Loch Ness, mi dicevano che è un posto bellissimo, e io non ci sono
mai stato.-
Era stato Billy quella
volta a scuotere un po’ la testa:- Sì, stupendo, il lago oppresso dall’umanità e
un negozio di souvenir ogni due metri. Facciamo così, magari andiamo in qualche
agenzia e vediamo cos’hanno, o su internet…-
Dominic risolse meglio la
cosa, perché dovevano scomodarsi fisicamente loro per organizzare quel viaggio?
Aveva preso il cellulare e chiamato Henry, il suo assistente personale,
chiedendogli di pensare lui a trovargli qualsiasi depliant possibile per quanto
riguardava una vacanza nel nord della Scozia.
Ovviamente il suo
assistente si era dato da fare e gli aveva consegnato quel pomeriggio diverso
materiale, si era girato diverse agenzie ricavando tutto quello che poteva,
Dominic non aveva potuto che ringraziarlo caldamente. Va bene che era il suo
lavoro, però quella volta se lo meritava davvero.
Aveva chiamato Billy
durante una pausa sul lavoro dicendogli che, se poteva, doveva assolutamente
venire da lui a cena quella sera per visionare il tutto.
- Senti, ma mica che questa
scusa del materiale è solo una buona occasione per non andare in palestra,
mollacchione che non sei altro?- aveva scherzato Billy che aveva intuito che
Dominic doveva essersi scordato.
- No, facciamo dopo la
palestra, certo! Mollacchione a chi, disgraziato?!-
Effettivamente la figura
dei mollacchioni l’avevano fatta entrambi, era più che evidente che erano
fuori allenamento. Ma la figura peggiore l’avevano fatta la mattina seguente.
La sera prima, mentre
stanchissimi guardavano tutti quei depliant che Henry aveva messo insieme per
loro, avevano partorito la malsanissima idea di andare a correre insieme la
mattina dopo.
- Oh, si parte da una
mezz’ora, vero?- aveva chiesto Dominic, come se avesse detto poco.
- Certo!- aveva risposto
convinto Billy.
La mattina dopo alle sette
e mezza, come stabilito, si erano trovati all’appuntamento al posto convenuto,
entrambi in perfetta tenuta da jogging. Avevano cominciato a correre,
perfettamente intenzionati ad arrivare al traguardo dei trenta minuti, peccato
che già a dieci avevano cominciato ad accusare. Ogni tanto si guardavano e si
sorridevano, come per dirsi: Che pensi che sono stanco? Sono una roccia io,
che credi?!
Arrivati ad un quarto d’ora
avevano decisamente dovuto deporre le armi, erano veramente arrivati al loro
limite per quella volta. Si erano fermati e avevano appoggiato entrambi le mani
sulle ginocchia respirando a fondo.
- Che casi umani che siamo,
Cristo Santo, manco venti minuti abbiamo retto!- aveva osservato Billy.
Dominic per tutta risposta
si era messo a ridere di gusto.- Ci rifaremo, fra una mesata andiamo a fare i
concorsi di body building, ciccio!- aveva commentato anche lui.
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Capitolo 40 *** Gli ultimi momenti ***
Nuova pagina 1
Buon inizio di
settimana a tutti!
Buona lettura,
Mandy
Capitolo 40
Gli ultimi
momenti
Dire a Billy che con Jennifer era chiusa definitivamente
era stato facile per come si erano messe le cose, la verità era che Dominic ci
pensava sempre, provando quasi rabbia quando si rendeva conto che razionalmente
lo stava facendo. Un po’ i nuovi progetti lo stavano distraendo, per altro alla
fine Dominic e Billy erano riusciti a scegliere una meta definitiva per il loro
viaggio: come aveva suggerito Dominic avevano optato per Loch Ness. Erano
riusciti a trovare un posto molto bello, non in pieno centro, il che garantiva
una certa tranquillità. L’albergo che avevano prenotato era rinomato per essere
ottimo, sicuramente uno dei più belli della zona, con molti servizi; per stare
un mese lì avrebbero speso davvero un sacco di soldi, ma si erano detti che
l’avarizia in quel caso poteva anche crepare. Del resto, se i soldi non li
spendeva gente come loro, chi poteva spenderli? Dalle foto sui depliant sembrava
un posto stupendo, per di più ad appena dieci minuti di macchina dal lago. Senza
pensarci troppo avevano delegato il compito all’assistente personale di Dominic
di prenotare per loro.
Quel tarlo però continuava a rosicchiare, Dominic
nonostante tutto non riusciva proprio a smettere di pensare a Jennifer,
soprattutto non riusciva a smettere di sentirsi in colpa per quello che aveva
fatto. Ancora, se si concentrava, poteva chiaramente sentire i suoi singhiozzi,
quella era in assoluto la cosa peggiore.
Era proprio concentrato su quel particolare quando Penny
gli era arrivata da dietro, circondandogli le spalle con le braccia e dandogli
un bacio con lo schiocco sulla nuca. Anche lei l’aveva visto strano in quei
giorni, non incline a scherzare come il suo solito. Il loro rapporto era così,
non si chiedevano mai vicendevolmente cosa ci fosse che non andava, se mai
aspettavano che le confidenze fossero spontanee. Per questo lei non gli aveva
fatto domande, ma quel giorno l’aveva visto particolarmente abbattuto, così, a
fine giornata, l’aveva raggiunto e aveva pensato di consolarlo un po’.
- Che hai porcellino, si può sapere? Vuoi fare il
porcellino brontolone e musone ancora per molto?- gli aveva chiesto quando lui
aveva ricambiato quel gesto prendendole la mano destra e dandole un bacio.
Quella cosa del porcellino era rimasta, non sapevano
perché, ma entrambi l’avevano trovata carina, tanto che Dominic aveva quasi
pensato che avrebbe potuto comprarsi un costume da maialino e presentarsi così
alla prossima festa di compleanno di Penny, che per la verità non era certo
vicina.
- Ho bisogno di coccole Penny…- le aveva risposto tenendo
un po’ il broncio.
Penny aveva sorriso, quindi aveva lasciato la presa per poi
andare a sedersi sulle sue ginocchia. Gli aveva passato un braccio attorno al
collo e gli aveva dato un bacino sulla tempia, Dominic aveva alzato la testa e
le aveva sorriso.
- Ti va di cenare da me stasera? E’ tanto che non passiamo
una seratina insieme noi due, che ne dici?- aveva proposto Penny che intanto
aveva cominciato a fargli delle carezze sulla testa.
Dominic si era messo a ridere. - Chissà come mai alla
maggior parte delle donne finisco per fargli tenerezza e mi fanno un sacco di
coccole…- aveva commentato ridacchiando ancora.
- A me non fai tenerezza, me le hai chieste!- aveva
puntualizzato Penny. - Piuttosto, per stasera?-
Dominic aveva annuito, per poi aggiungere:- Ci ordiniamo un
cinese?-
- No, un cinese non mi va, di uomo basso mi basti tu!-
aveva risposto Penny, mettendosi a ridere.
Dominic aveva alzato la testa guardandola facendo finta di
essersi arrabbiato.
- Vada per il cinese, permaloso che non sei altro!- aveva
aggiunto dopo Penny.
Dopo a casa sua non c’era stato molto che Dominic le avesse
voluto raccontare, avevano cenato ed erano stati bene, divertendosi a sfottersi
l’uno con l’altra come facevano sempre. Erano rimasti a lungo seduti nel
soggiorno di Penny, le ore erano passate e nessuno dei due si era certo
preoccupato sul modo in cui la serata si sarebbe conclusa. Ormai non c’era
incertezza tra loro, sapevano entrambi che Dominic avrebbe finito per passare la
notte lì.
Fatto sta che quella serata con Penny gli aveva fatto bene,
forse perché se passava una serata con i suoi amici, soprattutto con Billy, in
quei giorni doveva fare sempre stoicamente finta che niente lo toccasse più, che
quella di Jennifer fosse una storia morta e sepolta, quando invece non lo era
affatto.
Con Penny non aveva dovuto fingere un bel niente, sapeva
che lei aveva capito benissimo che qualcosa non andava, ma la cosa non lo
preoccupava. Anche il modo in cui avevano fatto l’amore quella sera rifletteva
benissimo quel particolare stato d’animo. In genere Penny si dimostrava più
decisa, per una volta tutti quei gesti, che poi a ben vedere erano più o meno
sempre gli stessi, da Dominic erano stati interpretati come una sorta di tacita
affermazione che lei voleva solo rassicurarlo e farlo stare bene.
Penny si era messa a ridere fragorosamente, Dominic per un
momento era stato veramente spiazzato dalla cosa. Lei aveva smesso solo per un
secondo, gli aveva dato un bacio in mezzo alle clavicole per poi stringergli le
braccia intorno al collo tenendoselo stretto, quindi si era appoggiata accanto a
lui scendendogli di dosso e tirandolo vero di se, facendo in modo che si girasse
verso di lei. Quindi aveva appoggiato la testa contro la sua spalla cominciando
nuovamente a ridere, non riusciva più a smettere.
- No, adesso mi spieghi cosa vuol dire questa risata, hai
qualcosa da ridire sulla mia prestazione?- aveva chiesto Dominic fingendo di
essere offeso. A dire la verità proprio non capiva.
Penny, non senza difficoltà, era riuscita a smettere di
ridere e a spiegargli, evidentemente Dominic non si era accorto assolutamente
della tremenda gaffe che aveva fatto.
- Dom, io mi chiamo Penny, non Jenny!- dopo
di che aveva ricominciato a ridere.
- Cosa?- aveva chiesto lui basito e allo stesso tempo
timoroso di poter aver fatto una cosa simile.
- Un momento fa, diciamo nel momento più importante, mi hai
chiamata così!-
- Ma no, assolutamente non è possibile!- aveva ribattuto
Dominic.
- Ti dico di sì, porcellino!-
- Ma davvero?- aveva chiesto uno scetticissimo Dominic.
- Ti ci puoi giocare il culo!-
Per un momento, imbarazzatissimo, Dominic aveva girato lo
sguardo verso la sua destra, poi le aveva dato un bacio. - Scusami Penny, ci sei
rimasta male? Sono veramente un coglione!-
- Diciamo che non mi ha fatto piacere, ma non te ne faccio
una gran colpa, almeno adesso capisco cosa ti tormenta!- aveva fatto una pausa e
gli aveva restituito il bacio. - Che è successo tra te e Jennifer, ti va di
dirmelo?- gli aveva chiesto usando un tono rassicurante, che aveva convinto
Dominic a parlarne con lei.
Le aveva raccontato tutto, ed era stato davvero
liberatorio: di come si erano conosciuti, di come lui si sentiva a stare con
lei, dell’incidente e di Jodie, di Cleo, alla fine anche di Susan, cosa che era
stata difficilissima, soprattutto perché Penny al racconto delle peripezie di
Susan era morta dal ridere; Dominic si era pure un po’ risentito.
- Ma che diavolo hai da ridere?- le aveva chiesto
leggermente innervosito.
- E’ che questa è proprio ridicola, voglio sapere com’è che
voi uomini vi rincoglionite davanti ad una così… così… così… non mi viene
nemmeno la parola da quanto è triste!-
- Vorrei vedere te se una, dopo che te l’ha fatto capire in
tutti i modi che ti vuole scopare, ti entra nel bagno, ti sbatte poco
gentilmente al muro e ti piazza una delicata manina su Lillo e le sue amichette
che faresti! Lillo ovviamente s’è svegliato e ha salutato, è un tipo educato
lui!-
Penny si era messa a ridere di gusto. - Ma che commenti del
cazzo…- aveva osservato ridacchiando.
- E poi,- aveva continuato Dominic, - Non so se rendo, ma
questa è veramente un pezzo di donna notevole…- aveva fatto una breve pausa
quindi. - Non ai tuoi livelli, s’intende!-
- Questo mi pare ovvio!- aveva commentato Penny, scherzando
per glissare sul fatto che Dominic le aveva appena fatto un complimento che
l’aveva imbarazzata.
C’era stato un po’ di silenzio, quindi Dominic aveva
parlato nuovamente:- Ti posso fare una domanda Penny?- La ragazza aveva
annuito.
- Com’è cominciata tra noi? Voglio dire, perché?-
Penny l’aveva guardato bene prima di rispondere:- Dom, io
faccio due passi dal cesso alla porta del bagno e mi scordo se ho tirato l’acqua
o no, non mi fare di queste domande!-
Dominic era scoppiato a ridere all’ennesima risposta
alla Penny. - No, voglio dire, cos’è stato che ti ha spinta a venire a letto
con me? Almeno questo te lo ricorderai, spero!-
Per la verità Penny si ricordava benissimo tutto, solo che
non aveva voglia di ricordarselo, né di parlarne, dato che l’inizio della sua
pseudo relazione con Dominic coincideva con la fine di una storia che per lei
era stata decisamente dolorosa. Tuttavia poteva rispondere tranquillamente alla
seconda domanda:
- Beh, mi piacevi, tutto qui. Mi sei sembrato subito un po’
buffo, questo devo ammetterlo, però anche in un certo senso affascinante.
Soprattutto mi piaceva il fatto, e mi piace ancora ovviamente, che mi tratti
alla pari, che non ti scandalizzi se dico parolacce o faccio gesti inconsulti o
poco femminili. Non ce ne sono mica tante di persone come te che sono così prive
di pregiudizi, è bellissimo tutto questo. Un’altra cosa è che un uomo qualsiasi
che fosse al tuo posto di me non avrebbe un’alta opinione. Tu invece no, e non
dirmi il contrario perché non ci credo!-
- Questo non lo so, dovresti chiederlo a qualcun altro!-
aveva ridacchiato Dominic, per poi continuare.
- Certo che di te ho una buona opinione, perché non dovrei
averla, perché facciamo solo questo e non stiamo insieme? Francamente non mi
faccio che no di questi pregiudizi, non mi converrebbe e soprattutto lo trovo da
trogloditi non accettare che ormai gli uomini e le donne sono uguali, anzi, mi
sa che voi state diventando peggio di noi!-
- Ah sì, eh? Senti da che pulpito…- aveva commentato Penny
ridendo. - Lo so che ti sembrerà una stronzata,- aveva continuato facendosi più
seria,- ma ti giuro su quello che ti pare che non ho mai fatto con un altro
quello che ho fatto con te. Sei il primo, e penso rimarrai l’unico, e non certo
perché l’esperienza non mi sia piaciuta, s’intende.-
- Perché non dovrei crederci?- aveva chiesto Dominic. -
Devo essere sincero, non me l’aspettavo, ma non ho assolutamente nessun motivo
per dubitarne se me lo dici. Certo, permettimi di pavoneggiarmi un po’ che una
come te abbia scelto un tipo buffo come me…- aveva aggiunto scherzando.
Penny gli aveva dato uno schiaffetto sul braccio.
- Datti poche arie! Sei solo arrivato al momento giusto, io
uscivo da una storia importante e ho pensato che una storia meno importante non
poteva essere tanto male. Sei capitato tu, abbastanza carino, simpatico e
piacevole e, cosa da non sottovalutare, il primo inglese che non mi abbia preso
ben bene per il culo per la storia di Penny Lane! Non potevo non approfittarne!-
- Sono un uomo cuscinetto! Sono solo questo per te allora!-
aveva ribattuto Dominic fingendo di essere offeso. Penny gli aveva sorriso e
l’aveva stretto un po’, poi si era appoggiata con la testa contro la sua spalla.
- No, non sei un uomo cuscinetto, sei il mio porcellino!-
Avevano riso entrambi, Dominic le aveva passato il braccio
destro attorno alle spalle e se l’era avvicinata dandole un bacio sulla testa.
- Come mai mi hai fatto questa domanda?- aveva chiesto
Penny a bruciapelo.
Dominic non aveva esitato a rispondere:- Perché me la sono
fatta su molte ultimamente, e la risposta è sempre una. Ovvero che le donne che
ci stanno con me in verità non lo fanno per me, ma per quello che rappresento.
La cosa a pensarci è veramente squallida, soprattutto considerando che una come
Jennifer invece l’ha fatto proprio per me, ed è quella che è stata trattata
peggio di tutte.-
Si era fermato per un momento, quindi aveva ripreso:- Sul
momento non c’ho mai riflettuto abbastanza, eppure era così chiaro sin dal primo
momento che per lei non era una cosa così, tanto per fare. Il suo problema è che
è una persona forse troppo generosa, e io ho approfittato largamente di questa
generosità, veramente troppo.-
Penny continuava ad ascoltarlo in silenzio, senza
interromperlo.
- Mi ha compreso, mi ha capito, m’è stata dietro, ha fatto
l’amore con me e non ti sto dicendo sesso, ti sto proprio parlando di amore. Lei
è una che non ti chiede mai che è successo, piuttosto ti chiede come stai,
perché quello che le importava era solo questo, che io stessi bene. E’ una che
si da, in tutti i sensi, al mille per cento. Il bello è che lo faceva pur
sapendo benissimo come mi comportavo, pur sapendo che sono uno stronzo, e questo
mi fa stare ancora più male.-
- Che tu stia male per questo è legittimo, e scusami se te
lo dico, anche molto giusto. Sei stato con una che, se anche non lo era di fatto
evidentemente, lei considerava una delle sue migliori amiche… io ti avrei
lasciato penzolare dalla mia finestra appeso per il tuo caro Lillo, non so se
rendo l’idea!-
Dominic aveva riso e fatto un verso di disgusto, Penny
aveva continuato.
- Ti giuro che l’avrei fatto!-
- Non ne dubito!- aveva risposto lui, sempre un po’
impressionato dall’immagine.
- Comunque, se proprio vuoi saperlo,- aveva continuato
Penny, - non credere che a lei sia passata da un giorno all’altro, perché non è
possibile. Forse se provassi a parlarle invece di fare il cacasotto forse
riusciresti a risolvere la cosa.-
- Per offrirle che, Penny? Lo stesso trattamento? Io non
sono innamorato di lei, questo non lo posso cambiare, la farei stare male e
basta e non posso continuare ad essere così egoista.-
Dopo questo avevano taciuto, entrambi erano rimasti svegli,
lei continuando ad accarezzare il torace di Dominic, lui a giocare con i capelli
di Penny, ognuno con i propri pensieri in testa.
Eppure sarebbero stati una coppia perfetta, stava pensando
Penny, anche se lei, proprio perché lo conosceva bene, sapeva che non avrebbe
mai potuto stare con uno come lui.
Erano abbastanza in linea su tante di quelle cose,
addirittura Dominic era uno di quei pochissimi capaci di tenerle testa, a letto
andavano benissimo. Ma era più che palese che lui era un’altra che amava, anche
se diceva il contrario.
Dopo un po’, Penny si era stretta ancora un poco, aveva
alzato il viso per un momento piazzando a Dominic un sonoro bacio sulla guancia
e dandogli la buonanotte.
Quella era la loro ultima notte insieme, era una cosa che,
se si soffermava a pensarci, a Penny dava una buona dose di tristezza. Certo,
dato che lui era uno zuccone e non voleva ammettere che era irrimediabilmente
innamorato di Jennifer, chissà poi perché, quella loro relazione avrebbe potuto
continuare. Ma lei non sarebbe mai stata capace di stare con un uomo che era
davvero innamorato di un’altra, avrebbe sentito di tradire lei stessa, lui e
anche l’altra e i suoi sensi di colpa non avrebbero retto.
Si era addormentata mentre cercava di godersi al massimo
quei momenti, i loro ultimi momenti.
***
Si stava avvicinando il giorno della partenza per la
Scozia. I voli erano prenotati, l’organizzazione ormai ultimata, era tutto
apposto, nemmeno una virgola che non tornava. Come tutte le volte le sante volte
Dominic era a dir poco tormentato dall’eventualità che si fosse dimenticato di
qualcosa. Il problema era che quella volta sapeva benissimo che il disagio non
era provocato da qualcosa che aveva dimenticato, piuttosto da qualcosa che
voleva fare, ma non poteva.
Voleva rivederla, almeno un’ultima volta prima di partire,
ma ovviamente un buon deterrente era sicuramente il fatto che la paura lo
bloccava quasi del tutto. Billy, in fondo, poteva anche non venirlo a sapere,
non era certo il fatto di avere una specie di tacito accordo niente donne
con l’amico che lo bloccava. In quei giorni la domanda più frequente era stata
chiedersi come Jennifer stesse, sperando con tutto il cuore che non soffrisse
troppo per quella situazione. Dominic avrebbe tanto voluto vedere con i suoi
occhi se quello che sperava per lei si era avverato.
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Capitolo 41 *** Un'altra possibilità ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Grazie mille Cassiopea, ti ringrazio molto
proprio perché in effetti quello che volevo rendere era proprio l’effettiva
normalità di Jennifer: è una tipologia di donna molto comune a mio parere, e a
ben vedere anche il comportamento di difesa a riccio adottato dal personaggio di
Dominic è abbastanza comune.
Passando al capitolo di oggi, volevo darvi
giusto una spiegazione, e qui vi chiederete perché vi sto a dare certe notizie:
avete presente il personaggio del nano Brontolo di Biancaneve e i sette nani? Se
sì bene, sappiate che in lingua originale, in inglese quindi, il suo nome è
“Grumpy”…capirete poi!
Buona lettura, Mandy
Capitolo
41
Un’altra
possibilità
Sin da quando Dominic era
andato via da casa sua quella domenica, Jennifer non aveva smesso un solo
secondo di pensare alla stupida che era stata. Anzi, che ancora era.
Nonostante tutto Dominic le
mancava, il che era decisamente inconcepibile, eppure era una cosa che non aveva
potuto impedirsi di provare.
Patricia quella sera era
tornata a casa dell’amica perché non era riuscita a passare sopra al fatto che
Jennifer potesse ancora essere arrabbiata con lei per quello che le aveva
rivelato. Quando Jennifer le aveva aperto la porta subito le aveva detto che le
dispiaceva di essersi comportata in quel modo strano con lei mandandola via quel
pomeriggio. In fin dei conti sapeva benissimo sia che Patricia facendole quelle
rivelazioni voleva solo essere una buona amica, sia che doveva esserle costato.
L’altra in verità si era
sentita in colpa persino dopo quella volta che aveva organizzato quella serata
sperando che Jennifer beccasse Dominic in flagrante con Susan. Ripensandoci,
anche se l’aveva fatto con tutte le più buone intenzioni, doveva ammettere che
era stata un’intrusione gratuita nella vita della sua amica, una cosa insomma di
cui non andare poi così fiera. In quel momento, quando l’aveva trovata
piuttosto affranta per il fatto che addirittura Dominic le avesse detto che
tutta la storia di Susan era vera, l’unica cosa che aveva potuto fare era stata
starle vicino e consolarla per quanto potesse, dicendole meglio che si sia
rivelato adesso per quello che è che più tardi. Anche se ormai, a ben
guardare, era già tardi e i danni non potevano definirsi poi così limitati.
Questo dipendeva anche dal
fatto che l’altra in questione fosse Susan, e questo era fuori d’ogni dubbio.
A Jennifer infatti, in fin
dei conti, non era importato molto chi avesse provocato chi, il tradimento in
quel caso era doppio e faceva doppiamente male. L’unico fatto certo era che
Dominic non si era giustificato in nessun modo e dalla sua parte c’era
addirittura la parola di Patricia. Da quella di Susan invece c’erano solo prove
contrarie, la più importante delle quali era sicuramente il fatto che Jennifer
stessa finalmente aveva aperto gli occhi sulla vera natura di quella che avrebbe
dovuto essere una sua amica.
Ma una sola era la cosa che
la faceva stare più male, ed era l’unica che era fuori di ogni discussione.
Immaginarli insieme.
I loro baci, come avevano
fatto sesso. Non era riuscita ad impedirsi di pensare sin nei minimi particolari
ai loro movimenti, persino i loro gemiti. Aveva visto un intero film nella sua
testa, quel film che lei si era fatta da sola in modo così masochista e auto
punitivo che da solo sarebbe dovuto bastare per fare in modo che a Jennifer
passasse quella voglia che era quasi un bisogno prepotente di vederlo, di
parlare con lui, di fare l’amore con lui, di stare con Dominic.
Per il resto la vita era
andata avanti normalmente tra il lavoro, i pranzi con Patricia, le faccende di
casa, le bollette e Sploffy, ultimo della serie ma non certo il meno importante.
A volte a Jennifer sembrava che il micio la capisse più di chiunque altro, in
quei giorni era più affettuoso con lei, come se volesse farle capire che era lì
e dimostrarle tutta la sua comprensione.
Finalmente le avevano
comunicato la data delle sue ferie, due settimane, dal due al sedici agosto, che
lei avrebbe passato quasi interamente a Spring Creek, in Nevada, da sua madre.
Certo, se ci fosse stato Dominic, le cose sarebbero state diverse. Come aveva
detto a sua madre l’ultima volta che si erano sentite al telefono, quella volta
Jennifer aveva in progetto di rimanere per meno tempo. Ma per come stavano messe
le cose adesso, che bisogno c’era di stare una settimana senza fare nulla a Los
Angeles? Nemmeno per Sploffy doveva preoccuparsi, il gattone sarebbe andato a
fare compagnia alla signora Doyle, che era felice di tenerselo, anche per il
fatto che li legava una bella amicizia fatta di coccole e croccantini al tonno.
Ogni tanto Sploffy, approfittando di una finestra lasciata incautamente aperta,
prendeva la scala anti incendio che stava sul retro del palazzo e andava
nell’appartamento della signora Doyle, che spesso l’aveva chiamata per dire che
il gatto era da lei, ma di non avere fretta di andarselo a riprendere dato che
le faceva compagnia.
Sarebbe tornata appena in
tempo per organizzare il compleanno di Patricia, il diciotto agosto, quindi
aveva già provveduto ad avvertire sua madre della data del suo arrivo e del suo
ritorno, addirittura aveva prenotato i biglietti aerei, non voleva ritrovarsi a
doverlo fare all’ultimo momento.
In quel momento accettare
che con Dominic fosse finita era dura, così dura che Jennifer non sapeva se ce
l’avrebbe fatta o no. Ma l’esperienza le insegnava che il tempo aiutava in
tutto: da una parte allontana dai fatti, in un certo senso li distorce e li
modifica nella nostra memoria, dove rimangono per essere ricordati, ma
diventando una proiezione tutta nostra; dall’altra il tempo schiarisce le idee e
fa vedere le cose così come sono, senza andare incontro all’eventualità che una
persona sia vista in modo diverso, migliore nel caso di Dominic, da com’era poi
effettivamente.
Il fatto che non si fosse
fatto più sentire sortiva più di un pensiero in Jennifer. Era contenta da una
parte, meno lo vedeva e meglio stava, già la televisione ed i giornali erano
impietosi con lei, il fatto che almeno lui in carne ed ossa non si presentasse
era già qualcosa. Se da una parte un distacco netto l’avrebbe aiutata a superare
il momentaccio più in fretta, dall’altra si era chiesta il motivo per il quale
lui non avesse più tentato di contattarla. Tutte le risposte che si era data non
le erano piaciute, una più di tutte si era fatta strada sgomitando tra le altre.
Forse a Dominic non era mai importato niente di lei, per questo era sparito solo
dopo un semplice e poco convincente mi dispiace. Doveva essere così,
Jennifer da una parte voleva crederci, voleva credere che anche per lei fosse
una cosa di poco conto, perché una cosa di poco conto si dimentica in fretta.
La sua opera di auto
convincimento era andata a farsi benedire quando Dominic l’aveva chiamata, a
distanza esatta di una settimana dall’ultima volta che si erano visti, solo per
chiederle se potevano vedersi un momento, per parlare.
Si era detestata Jennifer
in quel preciso istante: già nel vedere il nome che lampeggiava sul display del
suo cellulare, il suo cuore aveva cominciato ad accelerare i battiti.
Istintivamente aveva allungato la mano verso l’apparecchio, fermandola a
mezz’aria, incerta se rispondere o meno, alla fine aveva risposto, e la
conversazione era stata breve, intrisa d’imbarazzo da entrambe le parti. Dominic
le aveva detto che era una cosa importante quella che doveva dirle, Jennifer gli
aveva risposto che era a casa sua, che poteva anche andare da lei se voleva.
Inutile dire che l’aveva aspettato con il cuore in gola, scattando visibilmente
quando finalmente avevano suonato al citofono. L’aveva aspettato sulla porta che
salisse, il primo sguardo era stato imbarazzante, dopo neanche un secondo
avevano distolto gli occhi l’uno dall’altro.
- Stai bene?- le aveva
chiesto Dominic appena arrivato.
- Non c’è male.- aveva
risposto Jennifer incerta, senza aggiungere altro.
- Posso entrare? Giuro, non
ti rubo molto tempo, ho solo bisogno di dirti una cosa.-
Solo a quel punto Jennifer
era riuscita a guardarlo nuovamente negli occhi. Aveva annuito e gli aveva
lasciato spazio per entrare, indicandogli di andare verso il soggiorno. Dominic
tuttavia si era fermato in piedi nell’ingresso.
- Te l’ho detto, non voglio
rubarti del tempo prezioso, faccio presto a dirti tutto.- aveva fatto una pausa,
Jennifer era rimasta in piedi davanti a lui con la mano sinistra appoggiata sul
gomito destro, evidentemente quella era la posizione che preferiva quando era
nervosa, come l’ultima volta che aveva visto che lo faceva, una settimana prima,
si stava stringendo forte il gomito nella mano.
- Volevo dirti che stanotte
parto, torno a casa mia in Inghilterra per qualche giorno, poi mi concedo una
vacanza con un amico, l’hai conosciuto, Billy. Abbiamo sinceramente bisogno di
staccare un po’ tutti e due, tra l’altro c’è un progetto lavorativo che vogliamo
portare avanti in tutta calma. Andiamo in Scozia. Tornerò solo per la fine di
agosto.-
Jennifer l’aveva guardato
con aria interrogativa. - Perché senti il bisogno di dirmi tutto questo?-
Mentre Jennifer faceva
quella domanda Dominic aveva sentito qualcosa che si strusciava contro la sua
gamba, aveva abbassato lo sguardo incontrando quello di Sploffy che, dopo aver
segnalato la sua presenza, si era seduto e gli aveva rivolto un miao di
benvenuto.
- Ciao bello!- gli aveva
detto Dominic, chinandosi leggermente per fargli una carezza, quindi si era
subito riconcentrato sulla domanda di Jennifer.
- Non volevo partire per
tutto questo tempo senza dirti prima che mi dispiace davvero per quello che è
successo, non te lo sto dicendo così per dire, non mi sarei preso la briga di
venire fino a qui per dirti una cosa che non penso.- Si era interrotto giusto
per un attimo. - Mi piacerebbe poter pensare che l’ho fatta meno peggio di quel
che era, che tu magari non ci stai male… magari poi è anche così e sono io che
mi do un’importanza che non ho… Comunque in ogni modo spero arrivi presto uno
meglio di me Jenny, perché te la meriti una persona che dia quanto dai tu in
queste cose, te la meriti proprio.-
Jennifer non aveva detto
niente ma aveva sentito il suo stomaco come se fosse stretto in una morsa.
Nonostante tutto quello che era successo, ciò che lui le aveva appena detto
l’aveva colpita.
Dominic non voleva rimanere
ancora lì, sapeva di essere una presenza nociva in quella casa. Si era chinato e
aveva accarezzato Sploffy un’altra volta, incredibile come anche solo quel gatto
gli sarebbe mancato. Non si era azzardato nemmeno a tentare di compiere un gesto
affettuoso nei confronti di Jennifer, gli sembrava che qualsiasi tipo di
contatto con lei sarebbe stato respinto brutalmente. Si era limitato a guardarla
e a sorriderle timidamente, non aveva ritenuto di doverle dire addio, o un altro
saluto magari meno decisivo.
La verità era che,
nonostante il fatto sapesse che era meglio per entrambi che finisse così, era
come se si aspettasse qualcosa di diverso. Si era tenuto quella giornata libera
prima di partire proprio nel caso in cui fosse riuscito a trovare il fegato per
chiamarla, aveva pensato e ripensato a quanto fosse opportuno parlarle: di fatto
sapeva che se non si fosse scusato parlando chiaro la sua coscienza non
l’avrebbe lasciato in pace, teneva troppo a Jennifer per uscire di scena in quel
modo senza nemmeno assumersi le sue responsabilità; il fatto che Jennifer non
avesse benché minimamente dato segni di ritrosia né nel volerlo vedere, né
nell’accoglierlo in casa sua, gli aveva dato come l’assurda speranza che fosse
possibile una riconciliazione. Il silenzio quasi totale di Jennifer nei suoi
confronti aveva spazzato via la speranza: ora andarsene via da lì era dura, ma
era anche inevitabile.
Dopo quel sorriso si era
avviato alla porta, Jennifer però, che era rimasta bloccata fino a quel momento,
l’aveva raggiunto e gli aveva messo una mano sul braccio sinistro, come per
trattenerlo.
Vederlo andare via, dopo
quella specie di addio, le mise una paura terribile addosso. Di fatto non era
sicura di volere che finisse, non era sicura di odiarlo a sufficienza. Anzi,
forse i fatti erano più semplici ancora: voleva dargli un’altra possibilità, e
non lo faceva certo per lui, ma per se stessa. Quando Dominic si era girato di
scatto e l’aveva guardata aveva avuto un momento di esitazione, ma era durato
poco.
- Non lo capisci che non
m’importa di qualcuno che sia meglio di te?- gli aveva detto, non sapendo
nemmeno doveva aveva trovato la forza per farlo, e per essere così convincente.
- A me è di te che
importa.- aveva aggiunto.
Poi si era avvicinata,
issandosi sulle punte dei piedi aveva appoggiato le labbra a quelle di Dominic,
che per un momento non aveva risposto a quel bacio.
La cosa più giusta da fare
sarebbe stata quella di respingerla, di dirle che era finita, magari di essere
anche un po’ cattivo con lei, per fare in modo che il distacco fosse definitivo,
che lei andasse avanti, che capisse che lui non era quello che lei voleva
veramente, o uno che la meritava.
Per lo meno sarebbe stata
la cosa più giusta.
L’aveva stretta contro di
se, sostenendola, come era successo tante altre volte, aveva risposto al bacio
con slancio, era inutile che lo negasse a se stesso: la verità era che l’aveva
voluta fin dal primo momento che l’aveva vista quando era arrivato, pur sapendo
che era un pensiero egoista il suo.
Era parso ad entrambi come
di fare un passo indietro, Jennifer si era sentita come la prima volta che
avevano fatto l’amore in un certo senso, anche se in quel momento tutto si era
come ribaltato.
Quella volta era stato
perché lei aveva come l’impressione che quel gesto avrebbe rassicurato Dominic;
in quel momento era lei invece che aveva bisogno di certezze, il fatto che lui
non l’avesse rifiutata era stato per Jennifer come una sorta di tacita
affermazione che lui non voleva davvero chiudere la loro relazione.
Percepivano entrambi che su
di loro c’era un alone di tristezza, e quel gesto sapeva di un modo quasi
disperato di attaccarsi a qualcosa che Jennifer sperava fosse esistito almeno
per un momento, ma che forse, di fatto, non era nemmeno mai nato.
Il passo indietro per
Dominic era quello di non essere riuscito a resisterle nonostante sapesse che
era tutto sbagliato. Anche se era decisamente improbabile che sarebbe successo,
senza pensarci l’aveva sperato senza concedersi il lusso di rendersene conto,
nello stesso tempo imponendosi di non cedere ai suoi desideri e costruendosi a
mò di difesa una specie di muro intorno.
Jennifer non aveva
impiegato più di due secondi a farlo cadere quel muro.
Di fatto era troppo triste
per lui pensare che fosse finita, era sempre il solito ritornello: ad un passo
dalla rottura definitiva che magari aveva sinceramente desiderato, il suo
cervello, ma anche il suo cuore, si rifiutava di accettarlo e finiva sempre per
fare in modo che quella rottura non avvenisse, e le cose si complicavano sempre
di più. Quella volta già sapeva che sarebbe stata la peggiore, ma non era
riuscito ad impedirlo.
Non che ne avesse bisogno,
ma Jennifer si era mostrata insistente. Era stata lei a trascinarlo quasi nella
sua camera da letto, come era stata lei a cominciare a togliergli i vestiti di
dosso. Non lo aveva fatto in fretta, ma con decisione, facendo intuire a Dominic
che fare l’amore con lui era veramente quello che voleva in quel momento. Da
parte sua, se non ne era stato del tutto sicuro fino a quel momento, lui pensò
che gli andava di assecondarla e non aveva pensato più al resto, se non a lei.
Le aveva spostato i capelli
dal viso e l’aveva guardata bene negli occhi, ancora una volta nel tentativo di
scorgere qualche remora che l’avrebbe costretto a fermarsi. Non percepì alcun
segnale diverso da quello che Jennifer gli aveva mandato fino a quel momento, se
mai quel perdersi per un momento nel suo sguardo era servito a far arrivare
ancora più forte il messaggio.
Aiutandosi con le mani,
Dominic dal bordo si era spostato verso la spalliera del letto, aveva appoggiato
la sua schiena contro questa, facendo in modo che Jennifer si mettesse a
cavalcioni su di lui. Le aveva percorso con le mani le cosce, insinuandole sotto
la sua gonna, percorrendo il suo corpo, mentre lei faceva più o meno la stessa
cosa passandogli le mani sul torace, interrompendosi solo per poco, ogni volta
che uno dei loro vestiti che ancora avevano addosso usciva di scena.
Aveva lasciato che fosse
Jennifer a guidare i loro movimenti, ne era venuto fuori qualcosa di lento,
dolce, non certo privo di passione da entrambe le parti, sicuramente bello e
coinvolgente come al solito, rovinato solo in parte dall’alone di tristezza
sempre presente, che si era fatto sentire specialmente in quel momento che
piaceva tanto a lui: il fiato corto di entrambi, il battito del cuore
accelerato, poteva sentirlo bene in quel preciso momento. Jennifer era rimasta a
cavalcioni su di lui, rilasciandosi completamente, Dominic poteva sentire molto
bene la vibrazione che il suo battito cardiaco trasmetteva alla sua mano,
appoggiata per metà sul petto di lei e la sua scapola.
Pochi secondi dopo Jennifer
si era alzata leggermente, Dominic aveva assecondato ogni suo movimento,
permettendole di sedersi tra le sue gambe. Si era appoggiata contro il suo petto
e aveva piegato le gambe assumendo una posizione quasi fetale, lui le aveva
passato le braccia intorno, rimanendo fermo.
Dopo un po’ l’aveva sentita
piangere e quel dispiacere che stava provando si era trasformato in fastidio, un
fastidio tremendo.
Quella volta non era stato
perché si sentiva in colpa, o responsabile della sua sofferenza. In fondo era
lei che l’aveva voluto, lui sarebbe andato via immediatamente, liberandola dalla
sua presenza e influenza per sempre. Il suo fastidio era perché percepiva quel
pianto come una sorta di ripicca, un modo come un altro che lei stava usando per
convincerlo a fare qualcosa. Tutto quello non gli era piaciuto affatto.
***
Aveva aperto la porta di
casa circospetto, quasi come se volesse farlo di nascosto. Una delle cose che
faceva tutte le volte che tornava a casa a Manchester era quella di spaventare
sua madre, era uno dei suoi divertimenti preferiti: lei s’arrabbiava da morire,
lui se la rideva. Non ci aveva pensato che lei poteva essere al lavoro a
quell’ora del pomeriggio, tutto il suo fare circospetto era andato a farsi
benedire. Non c’era nemmeno suo padre, la casa era deserta. Il cane doveva
essere nel giardino sul retro e forse non l’aveva sentito. Era strano in ogni
modo, se la casa era deserta e qualcuno rientrava, Grumpy, il bastardino di
casa, si metteva sempre quantomeno a dare botte alla porta se non ad abbaiare
per dire che c’era anche lui, non a caso gli avevano messo quel nome, perché era
un gran brontolone e anche un po’ rompipalle.
Senza badarci troppo era
salito al piano di sopra dove aveva fatto per mettere la valigia nella sua
stanza, non aveva fatto in tempo ad aprire la porta che sua madre era spuntata
fuori praticamente dal nulla e l’aveva spaventato.
- T’ho fregato stavolta!-
gli aveva detto dopo che Dominic si era girato verso di lei di scatto. Si erano
fatti una bella risata, Dominic si chiese com’è che non se l’era mai aspettata
un’uscita del genere, nemmeno non sapesse com’era fatta sua mamma. Alle volte
era più scema di lui, per non parlare di quando si mettevano insieme a fare gli
scemi, non c’era scampo per nessuno.
- Vieni un po’ qua e dammi
un bacio come si deve, figlio disgraziato che piuttosto che vedere sua mamma
ogni tanto s’è trasferito dall’altra parte del mondo!-
- Ah, l’hai capito che è
questo il motivo… pensavo non ci saresti mai arrivata!-
Dopo le domande di rito sul
viaggio e avergli permesso di riposarsi per un po’, sua madre l’aveva
bonariamente obbligato ad andare a fare la spesa con lei, cosa che Dominic aveva
fatto ma non molto volentieri. Se si trattava di stare con sua madre, per
carità, gli andava più che bene, il problema era che quella zona di Manchester
era come un paesino, tutti più o meno si conoscevano di vista. Ovviamente, dopo
che era diventato famoso, lì tutti avevano cominciato a salutarlo nemmeno
fossero suoi amici d’infanzia, gente a cui magari credeva di essere sempre stato
antipatico gli andava incontro e lo salutava affettuosamente. Ovviamente in quei
casi sfoderava la migliore faccia da culo che gli veniva e, possibilmente, era
ancora più gentile di loro. Questo era già capitato ai tempi in cui il serial
“Hetty Waintrop Investigates” gli aveva dato una discreta popolarità in
Inghilterra, poi da quando quella popolarità si era estesa a livello mondiale il
fenomeno era aumentato. Mentre facevano la spesa infatti, Dominic si era
ritrovato a dover salutare anche persone che lì per lì non riconosceva e la cosa
l’aveva un po’ spiazzato. Di certo sua madre non lo aiutava, non perdeva
occasione per sfotterlo.
- Ma che figlio diplomatico
che ho, avresti dovuto buttarti in politica invece di fare l’attore!-
- Guarda, quasi quasi ci
faccio un pensierino! Ma tu mi voteresti?-
- Non ci penserei nemmeno,
ti conosco e la tua faccia non riesce più ad incantarmi!-
Quando erano tornati a casa
era rientrato suo padre, si erano messi a chiacchierare e anche lui aveva
trovato su cosa prenderlo in giro.
- Maureen!- Aveva detto suo
padre ad rivolto a sua madre, mentre tutti e tre stavano rimettendo a posto la
spesa. - Ma ti rendi conto che questo guadagna un sacco di soldi, si diverte
dalla mattina alla sera e adesso si fa quasi quaranta giorni di ferie! Certo che
abbiamo sbagliato proprio tutto nella vita!-
- Questo io l’ho sempre
sospettato per la verità, eh!- aveva risposto l’altra.
Era a casa, questo non
c’era dubbio, mentre ridacchiava per lo scambio di battute con sua madre e suo
padre la sensazione era stata proprio quella. Questo finalmente aveva
significato riuscire a scacciare dei brutti ricordi, accompagnati da altrettanto
brutte sensazioni.
Sinceramente Dominic
pensava che sarebbe stata molto diversa la situazione, quando aveva ceduto e
aveva deciso di fare l’amore con Jennifer prima di partire non aveva calcolato
diverse cose, prima delle quali quello che avesse significato per lei di averlo
fatto.
Quel mese di distacco non
ci voleva per lei, Dominic, sebbene superficialmente, aveva intuito che Jennifer
era stata decisamente infastidita soprattutto nell’apprendere che era una
semplice vacanza. Nonostante il fatto che Dominic le avesse parlato di un
progetto comune che lui e il suo amico Billy avevano in mente di portare avanti,
lei non riusciva proprio da accettare la cosa. Di certo non poteva impedirgli di
partire, né tanto meno chiedergli di restare, se non ci arrivava da solo a
capire che forse sarebbe stato meglio diminuire quel distacco se volevano
chiarirsi, lei non poteva dirglielo chiaramente. Aveva paura che in quel mese
potesse succedere di tutto, che lui avrebbe fatto come aveva fatto sempre,
ovvero tradirla in continuazione, e questo Jennifer non poteva proprio
accettarlo.
Avevano discusso un po’
dopo di quello che era successo, Dominic come al suo solito non aveva fatto
nemmeno un passo verso di lei, anche se non aveva potuto impedirsi di
rassicurarla sul fatto che quando sarebbe tornato a fine agosto avrebbero
ripreso l’argomento. La verità era che si era sentito così a disagio che
improvvisamente non si era ricordato più i motivi per cui aveva tenuto
quell’atteggiamento protettivo con lei. Scusandosi in mille modi diversi aveva
visto bene anche di andarsene relativamente poco tempo dopo.
- Mi devi promettere una
cosa prima di andartene.- gli aveva detto Jennifer prima che uscisse da casa
sua. Dominic l’aveva guardata con un’espressione volutamente neutra, per
nascondere il forte disagio del momento. Jennifer aveva continuato approfittando
del fatto che non le rispondeva.
- Mi devi promettere che ti
farai sentire, più spesso che puoi. Ne ho veramente bisogno.-
- Jenny, non so se mi potrò
far sentire poi così spesso…-
- Se te lo domando vuol
dire che è una cosa importante.- l’aveva interrotto, - Altrimenti non te lo
chiederei.-
Dominic le aveva assicurato
che l’avrebbe fatto, ma poi non aveva mantenuto la sua promessa.
Si era sentito come
incastrato, una brutta sensazione di oppressione l’aveva stretto alla gola,
tanto che aveva sceso le scale in fretta senza girarsi indietro. In quel momento
veramente non voleva più saperne di quella storia, aveva fatto davvero una delle
cose più stupide che poteva fare a cederle.
Quel mese di distacco
arrivava provvidenziale, Dominic sperava proprio che quel bisogno di lei, che
nonostante il fastidio che provava in quel momento era certo sarebbe tornato,
grazie a quel distacco, sarebbe scomparso del tutto.
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Capitolo 42 *** Per colpa di Nessie e di una ragazza di nome Elena ***
Nuova pagina 1
Salve a
tutti!
Per il
capitolo di oggi la faccenda è un tantino complicata. Vi avevo assicurato
all’inizio della storia che non c’era alcun bisogno di leggere per Colpa di
Nessie. E’ sempre vero, però, per motivi tecnici, non potevo spiegare nei
dettagli in un solo capitolo tutto quello che capita a Billy e, soprattutto, a
Dominic in questo periodo che passano in Scozia. Quindi, prima del capitolo,
inserisco un riassunto di “Per colpa di Nessie”, sperando che serva a chiarire
qualche cosa che magari ho curato un po’ meno nella stesura di questo capitolo.
Ovviamente, per chi ha già letto l’altra storia, il riassunto non serve a nulla,
a meno che non vogliate fare un ripassino.
Ovviamente,
se ci fossero ancora dei punti oscuri per chi sta leggendo e non ha letto “Per
colpa di Nessie”, chiedete pure… la mia e-mail è nel profilo e sarò ben felice
di rimediare a tutto questo gran casino!
Buona
lettura a tutti! Mandy
Per colpa di
Nessie
Elena
è italiana e ha vent’anni, si è appena diplomata. E’ una ragazza particolare,
sempre un po’ nel suo mondo. I suoi genitori sono i proprietari di uno dei più
rinomati alberghi del circondario del lago di Loch Ness, Elena quindi decide di
passare un mese dai suoi in Scozia, una sorta di pausa di riflessione che
avrebbe dovuto servirle per fare chiarimenti dentro se stessa e scegliere la
strada che avrebbe preso la sua vita.
La sua
decisione è tutto meno che facile: Elena è piena di ripensamenti e di paure,
soprattutto ha paura di non essere in grado di sostenere i ritmi che
l’università le imporrebbe. La sua insicurezza è data da più di un fattore:
Elena non è mai stata bellissima, per lo meno una bellezza che obbedisse ai
canoni della moda corrente. Nell’anno appena trascorso ha perso diversi chili,
arrivando ad avere un peso più o meno normale, ma la cosa, che riveste comunque
un traguardo importante per lei, non è comunque sufficiente a fare in modo che
la sua insicurezza diminuisca.
La sua
insicurezza comunque non fa sì che Elena sia una compagnia poco piacevole o una
persona schiva: è una ragazza piuttosto intelligente, arguta, sensibile proprio
per via di tutti i problemi che ha dovuto affrontare. Sicuramente non è una
ventenne come età mentale, cosa ampiamente dimostrata per il modo in cui si pone
con la gente ed anche dal fatto che una delle sue migliori amiche, Chiara, ha
quindici anni più di lei.
Essendo le uniche persone sotto i quarant’anni che si trovano a passare un
periodo in quell’albergo, Elena finisce per stringere amicizia con Dominic e
Billy. Da sempre Elena è una grande appassionata di cinema: sin dalla prima
volta in cui lei li vede sa benissimo chi ha davanti. Ne è incuriosita, ma data
la sua natura discreta non fa mai un passo verso di loro: tuttavia sono Billy e
Dominic che una sera attaccano discorso con lei con una scusa banale, ovvero
quella di sapere quanti anni avesse.
Da lì
in poi i rapporti tra loro cominciano a farsi a mano a mano più amichevoli,
cominciano a frequentarsi regolarmente: ogni momento che Dominic e Billy non
passeranno a lavorare sulla loro sceneggiatura lo trascorreranno con lei, e
tutto sarà occasione di fraintendimenti e situazioni ridicole.
Com’è
nella sua natura, Dominic comincerà quasi subito a comportarsi con Elena in modo
decisamente molto affettuoso, anche troppo: ogni occasione è buona per
affettuosità e per fare dell’ironia dai doppi sensi sicuramente non
fraintendibili, tanto che Elena, come chiunque avrebbe pensato al suo posto,
scambia questo comportamento per un interesse da parte di Dominic,
fraintendimento che è anche più facile compiersi in lei in quanto Elena per
prima si sente molto attratta da lui.
Anche
Billy con lei è gentile ed espansivo, i due dimostrano di avere molte cose in
comune, come la passione per la lirica e le opere di Giacomo Puccini e di essere
sulla stessa linea di pensiero per un sacco di altre cose. Billy si accorge
quasi subito dell’interesse che Elena ha per Dominic, tuttavia lui è a
conoscenza anche dell’altra faccia della medaglia. Dominic infatti non perde
occasione mai e sistematicamente di fare dell’ironia, spesso decisamente cattiva
e fuori luogo, per far notare il fatto che Elena non sia poi una gran bellezza;
la cosa mette decisamente di cattivo umore Billy, che nonostante tutto tace per
non creare dissapori tra lui e l’amico.
Anche
Chiara, l’amica di Elena che riesce ad ottenere una settimana di ferie a cavallo
di ferragosto per raggiungerla, arrivata lì, si accorge dell’atteggiamento di
Dominic e lo prende esattamente per quello per cui l’ha scambiato anche Elena:
una cosa di cui si accorge, con grande gioia, è dell’atteggiamento che la
ragazza a sua volta tiene con lui. Prima, anche per via dei suoi problemi di
peso, Elena era sempre stata chiusa verso i ragazzi, in quel momento riesce
benissimo a districarsi in quel flirt e a goderselo, tanto che Chiara, che
all’inizio era stata contenta che lei ci fosse andata con i piedi di piombo, le
consiglia di aprirsi un po’.
Una
sera Dominic, dopo aver flirtato forse in modo più pressante delle altre volte,
chiede ad Elena di appartarsi un momento con lui. Da Elena quella richiesta
viene chiaramente interpretata, a quel punto tutto si fa abbastanza chiaro.
L’unica cosa che Dominic vuole dirle è che l’apprezza perché nonostante il suo
problema Elena non si chiude e sembra non esserne troppo turbata. Per Elena è un
colpo durissimo: si sente come se Dominic, dopo averle dato a credere chissà
cosa, le avesse detto che era una menomata, un’anormale.
Quando
Billy viene a sapere questa cosa, la sua pazienza nei confronti di Dominic, il
quale di per se senza la storia di Elena era già insopportabile da un bel po’,
arriva al limite. Dopo una litigata in cui Billy mette in chiaro diverse cose,
Dominic comincia a capire cosa ha fatto di sbagliato nei confronti della
ragazza, tuttavia, probabilmente per il senso di colpa per aver detto una
stupidaggine di tale portata, crede di essere innamorato di Elena.
Manca
circa una settimana al ritorno di Billy e Dominic a Los Angeles: in quella
settimana tutto viene chiarito. Dominic capisce di non essere innamorato di
Elena, piuttosto si rende conto di sentire un affetto profondo per lei. Ha
trovato una nuova amica, un’amica che cercherà con tutte le forze di mantenere.
Dall’altra parte invece si accorge che è Billy invece ad essere preso da lei,
forse non innamorato addirittura, ma quantomeno fortemente attratto dalla natura
della ragazza. Sarà Dominic stesso a spingerli l’uno verso l’altra, più che
altro spingerà Billy a non soffocare quel sentimento nascente solo per una
convenzione sociale per cui una differenza d’età simile, sedici anni, è troppa.
Ci
sarà un chiarimento tra Billy ed Elena, che non porterà a niente se non al far
capire l’uno all’altra che quell’interesse è assolutamente reciproco, anche se,
almeno all’apparenza, irrealizzabile.
Elena
alla fine non ha ancora deciso cosa farà della sua vita, l’unica cosa di cui è
convinta è che quell’esperienza l’ha aiutata ad avere una nuova concezione di se
stessa. Qualsiasi cosa sarà, sa che l’affronterà a testa alta e senza avere più
tanta paura di sbagliare o di non essere capita.
Billy
riesce a voltare pagina: Kirsten è sempre viva nei suoi pensieri, ma la ferita
smette di sanguinare.
Il
trambusto di quei giorni invece ha su Dominic l’effetto di rimetterlo in
carreggiata e di riallineare le sue percezioni, soprattutto per quanto riguarda
il suo rapporto con gli altri, Jennifer su tutti.
Capitolo 42
Per colpa
di Nessie e di una ragazza di nome Elena
Quel soggiorno a casa sua a
Manchester per Dominic era stato molto piacevole. Era passato tra scherzi vari
che lui e sua madre si facevano e uscite con i suoi vecchi amici. L’unica nota
stonata era stata il fatto che il suo cellulare non aveva mai smesso di
trillare.
Dopo l’ennesima telefonata
che il suo agente gli faceva in quei pochi giorni, Dominic aveva sinceramente
detto basta. Aveva spento il telefono con l’intento di riaccenderlo solo quando
sarebbe ripartito per Los Angeles e così aveva fatto, o per lo meno aveva
provato a fare. L’aveva tenuto spento per un giorno appena, poi aveva cominciato
a venirgli la paura di perdere qualche chiamata davvero importante: la sera
aveva trovato una serie infinita di messaggi in segreteria di vari scocciatori,
Jennifer inclusa, dato che quello che aveva provato nel vedere che l’aveva
cercato più di una volta anche quel giorno in quel momento era solo fastidio.
Aveva cancellato tutto
senza nemmeno ascoltare i messaggi vocali o leggere quelli scritti, la mattina
dopo era uscito e si era fatto fare un numero nuovo, che avrebbe tenuto solo ed
esclusivamente per quel mese di ferie. L’aveva lasciato scritto su un foglio in
casa, attaccato sul mobile della cucina, dove sua madre sicuramente l’avrebbe
avuto davanti, poi aveva cominciato a darlo agli amici. Era stato in dubbio se
darlo a Jennifer per un bel po’, poi aveva deciso di chiamarla, sperando che lei
non lo trattenesse troppo e non cominciasse, come ogni singola volta che si
erano sentiti negli ultimi giorni, a fargli il terzo grado.
In quella settimana
Jennifer era diventata un incubo per lui, arrivava a chiamarlo anche più di una
volta al giorno, Dominic dopo un po’ aveva sentito acutizzarsi quel senso di
oppressione che aveva sentito farsi chiaro fin da quando aveva lasciato casa sua
dopo l’ultima volta che avevano fatto l’amore.
Del resto non si capacitava
neanche del perché all’improvviso Jennifer si fosse così attaccata a lui, mentre
fino a poco tempo prima era stata sempre piuttosto discreta e non opprimente:
era perfettamente concepibile che il guinzaglio fosse un po’ corto dopo la
storia di Susan, ma era completamente assurdo che solo adesso che il danno era
fatto Jennifer pretendesse che lui le dicesse tutto quello che faceva. Era
tremendamente fastidioso, soprattutto per il fatto che Dominic le aveva già
spiegato a chiare lettere che avrebbe cercato di contattarla quando poteva, ma
soprattutto che non doveva asfissiarlo così.
Questo cambiamento di rotta
era stato necessario per Jennifer: l’ultima volta che si erano visti, dopo aver
parlato, nonostante il fatto che Dominic se ne fosse andato subito dopo non
accennando minimamente a voler rimanere, Jennifer aveva visto un qualcosa che
gli aveva lasciato la sensazione che ci fosse del rimediabile nella loro storia.
Inutile che negasse l’evidenza, era innamorata di lui e proprio non poteva farci
niente, nonostante il pessimo tiro che le aveva giocato non riusciva ad
allontanarlo, o ad odiarlo. Nonostante gliel’avesse chiesto a chiare lettere non
si era fatto vivo quasi mai, Jennifer quindi aveva cominciato a cercarlo,
spesso, ogni volta che le prendeva l’ansia, o si sentiva sola, o semplicemente
aveva voglia di sentire la sua voce; peccato che almeno per la maggior parte
delle volte Dominic non rispondeva né alle sue chiamate né ai messaggi.
A Billy poi, poco prima che
partisse per la Scozia, Dominic aveva raccontato del fatto che, nonostante
avesse detto che non aveva intenzione di farlo, aveva rivisto Jennifer,
parlandogli anche del disagio che aveva provato dopo quello che era successo,
quel disagio che gli avevano dato le sue lacrime e il fatto che lei lo avesse
quasi obbligato a chiamarla e ad essere presente. Aveva raccontato al suo amico
che gli era sembrata anche infastidita che lui se ne andasse per tutto quel
tempo, sensazione giusta per altro.
Billy, che dapprima lo
aveva guardato storto, aveva dovuto confessare di esserci cascato anche lui.
Aveva cercato Kirsten, non trovandola le aveva mandato l’ennesima e-mail
sperando che gli rispondesse.
- Tu lo fai perché ti vuoi
fare del male e questo mi sembra fuori di ogni dubbio!- gli aveva detto Dominic.
Billy non aveva tardato a
rispondergli:- Tu invece perché lo fai allora?-
Dominic alla fine l’aveva
ammesso anche con Billy:- Perché non riesco a fare a meno di lei, non è che
posso più fare finta che non sia così. Jennifer è come un punto fermo, una
certezza.- gli aveva risposto con un tono grave, che faceva chiaramente
trasparire quanto quell’aspetto lo crucciasse. - Ma penso che le cose stiano
cambiando, e molto in fretta. - aveva concluso con un tono speranzoso.
Il discorso per il momento
era stato chiuso, Billy era partito per la Scozia e Dominic era partito il
giorno dopo per l’Inghilterra, ne avevano riparlato solo quando si erano
ritrovati ad Edimburgo, circa una settimana dopo, lasso di tempo in cui per
Dominic, come aveva ipotizzato, le cose erano cambiate davvero del tutto: di
Jennifer, adesso, non voleva sentire nemmeno il nome.
Il programma era quello di
dormire per quella notte ad Edimburgo e partire la mattina dopo di buon ora per
essere a Loch Ness per l’ora di pranzo, infatti Dominic era partito in serata
con l’aereo ed era arrivato da Billy all’ora di cena. Erano usciti a mangiare
fuori, e in quell’occasione avevano ripreso i discorsi lasciati a metà la
settimana prima.
Riaffrontando il discorso
di Jennifer, Billy aveva cercato di far capire a Dominic quanto avesse
considerato assurdo quel suo attaccamento a lei, tanto che rasentava
l’ossessione. - Non ti faceva bene, avresti dovuto camminare con le tue gambe e
non appoggiarti a lei. Potrei capire se fossi stato, che ne so, almeno un po’
innamorato di lei, ma dici di no, quindi, proprio non capisco! Sono contento che
ti sta passando, davvero. - gli aveva detto, terminando un lungo discorso.
Dominic aveva semplicemente
detto che, una volta a Los Angeles, avrebbe definitivamente chiuso, e quella
volta l’avrebbe fatto sul serio. Del resto non sarebbe stato affatto difficile
per come si erano messe le cose nell’ultima settimana.
Appena prima di partire la
mattina dopo, Dominic aveva appoggiato la sua macchinetta digitale sul tettino
dell’auto di Billy e aveva obbligato l’altro a mettersi in posa con lui per una
foto. Aveva inserito la funzione dell’autoscatto, quindi si era messo accanto a
Billy davanti alla sua porta di casa e si erano fatti questa foto. - Così almeno
potremmo vedere di preciso che faccia avevamo prima e dopo… saremo due uomini
nuovi quando torniamo, bello!- aveva detto allegro Dominic.
Billy aveva riso. Lo
sperava proprio.
***
La verità era che Dominic
non aveva mai creduto in cose tipo il destino, o simili. Anche se la sua vita
era stata indubbiamente caratterizzata da dei bei colpi di fortuna, e questo
certamente non lo aveva mai messo in dubbio, era sempre stato portato a pensare
che se certe cose gli erano successe, nel bene e nel male, era stato perché lui
le aveva volute e perché aveva spesso anche lottato perché succedessero. Adesso
poteva dire che tutto fosse più facile, ma non era certamente sempre stato così.
Il viaggio in macchina da
Edimburgo con Billy era stato piacevole, per dire la verità non avevano parlato
molto, era stata più la contemplazione del paesaggio quella che li aveva
accompagnati durante tutte le ore di auto che avevano fatto lungo la Scozia.
Appena erano arrivati il colpo d'occhio era stato notevole, quel posto era
addirittura più bello di quello che sembrava dalle foto sul depliant.
Erano entrati nella hall e
si erano diretti all'accettazione, mentre Billy sistemava la parte burocratica
che Dominic gli aveva lasciato molto volentieri, lui si era perso nell'osservare
cosa aveva intorno. Era un ambiente che dava tranquillità, esattamente quello di
cui sia lui che Billy avevano bisogno in quel periodo, poi la sua attenzione era
stata catturata da un altro particolare.
No, non ci credeva lui nel
destino, ma chissà come mai, quella ragazza che lo guardava, una tipetta
abbastanza insignificante che faceva proprio adolescente bene, una di
quelle con la puzzetta sotto il naso e che a prima vista sembrava proprio il
tipino perfetto in tutto, avrebbe significato per lui il compimento di un
processo che, sebbene in sordina, era decisamente già cominciato.
Era veramente
insignificante, cicciottella, con un viso che all’inizio sembrava davvero
anonimo, una di quelle che lui non avrebbe mai guardato una seconda volta per
intendersi. Eppure, nei giorni che sarebbero seguiti, non sapeva spiegarsi il
perché, ogni volta che sia lui che Billy l'avevano incrociata, non aveva potuto
fare a meno di notarla e di farsi delle domande su di lei. Entrambi avevano
pensato di esserne incuriositi perché era l'unica ragazza giovane in quel posto,
per di più sembrava essere assolutamente sola. Di fatto, almeno per Dominic, non
era stato solo quello, anche se se l’aveva capito solo ad un'analisi a
posteriori di quel periodo.
Era stato come attirato,
era difficile per lui spiegarsi quella sensazione.
Quando Dominic aveva
ricambiato il suo sguardo, il giorno in cui era appena arrivato, lei aveva
subito rimesso gli occhi sul libro che teneva sulle ginocchia, era sembrata
molto imbarazzata di essere stata sorpresa. Dominic aveva sorriso, Billy in quel
momento si era girato verso di lui e l'aveva guardato.
- Che hai da ridacchiare?-
gli aveva chiesto.
- Niente.- aveva ribattuto
Dominic.
Billy non aveva insistito,
gli aveva dato una chiave, c'era scritto 115 sopra. Si erano allontanati subito
dalla hall, non prima che Dominic avesse fatto una radiografia, accurata per
quanto gli fosse possibile, alla signorina della reception. Va bene che aveva
giurato a se stesso e tacitamente anche a Billy che sarebbe stato buono per quel
mese, ma anche l'occhio voleva la sua parte, e quella tipa non era niente male
davvero.
Per i primi giorni era
andato tutto liscio: erano riusciti a lavorare ed erano stati bene a godersi
quella calma pressoché totale. Avevano detto loro che quella calma era dovuta
anche un po’ alla bassa stagione, in ogni modo c’erano solo persone dai
cinquant’anni in su in vacanza là, Elena esclusa ovviamente.
Era quello il suo nome,
l’avevano scoperto qualche giorno dopo il loro arrivo. Aveva attaccato discorso
Dominic stesso, per caso. Del resto gli andava di farlo nonostante capisse che
era una cosa strana.
Non l’avrebbe ammesso
nemmeno sotto le torture più atroci, ma aveva fatto tutto di proposito, anche il
fatto di cercare di coinvolgerla sempre e comunque nei suoi passatempi e in
quelli di Billy nei giorni che erano seguiti. Un po’ era perché quella vita
eccessivamente tranquilla aveva stancato lui come Billy, un po’ era perché
decisamente Elena si era rivelata essere ben diversa da come l’aveva immaginata.
Da quello che aveva capito
sin dalla prima volta che ci aveva parlato, era tutto meno che una ragazza bene
e perfettina: era una vera appassionata di cinema, cosa che era risultata agli
occhi sia suoi che di Billy estremamente coinvolgente, quando parlava diceva
sempre cose interessanti, sicuramente non era quella che si poteva definire una
signorina, diceva parolacce e non si formalizzava su nulla, pur non risultando
comunque mai volgare ai loro occhi.
Dominic si era attaccato a
lei, gli era piaciuta praticamente da subito. Per sua natura era sempre stato
affettuoso, sapeva di aver trasceso notevolmente arrivando a dei livelli di
affettuosità senza dubbio troppo alti con lei, ma era quello che Elena gli
ispirava, forse per il fatto che fosse anche abbastanza più piccola di lui
avendo vent’anni. In ogni modo affezionarsi a lei era stata una cosa che non
aveva potuto impedire che succedesse. Gli piaceva la sua intraprendenza, la sua
acutezza, il modo in cui rispondeva alle sue battute, quelle a doppio senso
soprattutto. In qualche modo Elena gli ricordava Penny, anche se ovviamente tra
le due non c’erano paragoni possibili in certi campi.
Ma soprattutto gli piaceva
il modo in cui attaccarsi ad Elena era il modo di non pensare a Jennifer: tanto
più si sentiva il fiato di lei sul collo, più flirtava con quella ragazza. Non
che avrebbe voluto farlo, Elena sotto quel punto di vista lo stuzzicava ben
poco, ma voleva sentirsi libero di poter fare qualsiasi cosa volesse, anche di
andare a letto con un’altra se ne avesse avuto voglia, per poi magari andarlo a
raccontare pure a Jennifer, perché a lei Dominic non doveva proprio niente.
Se mai prima di quel
momento Dominic non aveva provato del fastidio nel pensare a lei, quello stato
d’animo era improvvisamente arrivato. Aveva deciso che appena tornato a Los
Angeles le avrebbe parlato subito, senza alcuna esitazione, sicuro comunque che,
per come stavano le cose, non ne avrebbe avute affatto. Pensare che avrebbe
fatto quella cosa, anzi, lo tranquillizzava subito.
Tutte le mattine si era
svegliato sistematicamente con un suo messaggio di buongiorno che gli faceva
montare il nervoso, per via del fatto che leggeva tra le righe che l’intento di
Jennifer era solo ed esclusivamente quello di controllarlo. Ogni tanto aveva
dovuto chiamarla a causa delle sue insistenze, ma l’aveva sempre fatto da
scocciato, come una cosa che doveva fare, e non certo che faceva perché gli
faceva piacere farla. Era stata durante una di queste conversazioni che aveva
commesso lo stupido errore di dirle che aveva conosciuto questa tipa simpatica.
Gli era proprio scappato di bocca il fatto che lui e Billy avevano fatto
amicizia con Elena, Jennifer aveva subito cominciato a fargli mille domande. Chi
era questa ragazza, che rapporto aveva lui con lei, che voleva da loro…
- Me la sono fatta in tutte
le posizioni del Kamasutra, ti basta?- le aveva risposto Dominic usando un tono
decisamente freddo, in preda ad un momento di rabbia improvvisa.
Non voleva ferirla
veramente, il fatto che provasse solo fastidio nel sentirla non significava che
Dominic fosse improvvisamente diventato un maleducato, ma era proprio quello che
aveva fatto e lì per lì era stato anche contento di averlo fatto.
- Ma che stai dicendo?- gli
aveva risposto in tono grave lei dopo qualche secondo di silenzio.
- Jenny, ma che diavolo di
domande fai? Pensi che te lo sarei venuto a dire se l’avessi fatto? Smettila di
avere tutte queste paranoie, è soltanto una ragazzina, e non è nemmeno tutto
questo granché se la cosa ti tranquillizza.- aveva aggiunto.
Quella conversazione era
stata decisamente deleteria, dopo di che Dominic non si era fatto più sentire.
Se lei lo cercava, sistematicamente, la ignorava.
Gli avvenimenti di quel
mese erano stati frenetici se pur si erano consumati in quella calma che a volte
sembrava quasi irreale, forse erano sembrati ancora più frenetici proprio per
via di quella staticità che sembrava circondarli. Solo il tempo atmosferico era
volubile, tipico delle fresche estati scozzesi, probabilmente Dominic era stato
contagiato molto dal tempo.
Le cose erano peggiorate
verso la fine del soggiorno di Billy e Dominic in Scozia.
Era stato dopo una sera che
Dominic, Billy, Elena e una sua amica, Chiara, che era venuta a trovarla
rimanendo una settimana in Scozia, avevano trascorso a ballare in un locale, che
la situazione era precipitata. Così, di punto in bianco.
Avevano deciso di passare
una serata diversa dato che Chiara sarebbe ripartita il giorno seguente; Dominic
all’inizio, come Billy del resto, non era stato molto entusiasta del programma,
ma quando era stato lì aveva cercato di divertirsi il più possibile. Aveva
ballato tutta la sera con Elena, flirtando come sempre. Aveva avuto una strana
sensazione mentre la guardava ballare con Chiara, in un momento durante il quale
insieme a Billy era rimasto seduto al tavolo: l’aveva trovata notevolmente
affascinante. Era pur vero che due donne che ancheggiano in modo provocante
senza farlo di proposito sono sempre uno spettacolo notevole da avere davanti
agli occhi, il fatto che gli sembrava strano era di trovare Elena attraente
quella sera. Forse era stato per quello che il suo modo di flirtare con lei era
stato più pronunciato, la cosa che continuava a stupirlo era che Elena non
s’imbarazzava mai, anzi, stava al gioco. Tutta quella situazione era il massimo
per lui, quella sera aveva sentito prepotentemente il bisogno di dirle quanto
l’apprezzasse. Le aveva chiesto di uscire un attimo con lui a prendere una
boccata d’aria, era stato un po’ titubante fino all’ultimo perché voleva trovare
le giuste parole.
Si erano seduti davanti
all’entrata del locale, Elena sembrava avere un po’ freddo alla parte delle
gambe che la gonna che portava le lasciava scoperte. Era stato così, guardandola
dritta negli occhi, a pochi centimetri dal suo visto, che senza pensarci Dominic
si era alzato e aveva appoggiato le mani sulle sue ginocchia, poi si era
appoggiato alle sue gambe con il busto, come a proteggergliele in uno di quei
gesti affettuosi che lui faceva senza rendersi conto che avrebbero potuto essere
fraintesi.
Aveva tergiversato un po’,
poi era riuscito a dirle chiaramente quello che voleva:- Non sembra toccarti il
fatto che non sei molto bella. In genere la gente come te è complessata, non si
cura minimamente, evita il contatto con gli altri. Tu no, sembra che reagisca
bene alla cosa.-
L’aveva vista rabbuiarsi
improvvisamente. Elena aveva fatto finta che non fosse così, ma Dominic aveva
capito che c’era qualcosa nel complimento che le aveva fatto che lei, con molta
probabilità, non aveva capito.
- Volevo farti un
complimento…- le aveva detto infatti, come a rimarcare la cosa, Elena aveva
troncato la frase alzando il braccio verso di lui con il palmo della mano
indirizzato verso la sua faccia.
- Lo so, ho capito.- aveva
detto cercando di sembrare tranquilla.
Quella situazione per
fortuna era stata interrotta dall’arrivo di Chiara e Billy che erano usciti dal
locale, dato che si avvicinava l’ora di chiusura.
Si era addormentato quella
notte ripensandoci, soprattutto pensando che Elena non l’avesse capito. Forse
sarebbe stato meglio spiegarsi il giorno dopo, l’avrebbe fatto non appena
avrebbe avuto occasione di rivederla.
La mattina dopo si era
alzato tardi e si era messo tranquillamente a leggere. Jennifer l’aveva chiamato
quattro volte durante quella mattinata, lui l’aveva ignorata dato che di tutto
aveva voglia quella mattina tranne che di sentirla. Billy aveva accompagnato le
ragazze alla stazione di Aberdeen, una cittadina scozzese che si trovava lungo
la costa est della Gran Bretagna, affacciata sul Mare del Nord, dove Chiara
avrebbe dovuto prendere un treno per Edimburgo e da lì l’aereo per tornare in
Italia. Erano rimasti d’accordo che si sarebbero visti non appena lui fosse
tornato, ma quando era tornato la loro conversazione o, meglio, la loro
discussione, era stata tutto meno che piacevole.
Lui non c’era arrivato,
Billy allora gli aveva spiegato tutto: Elena lui l’aveva offesa la sera prima, e
più profondamente di quello che avrebbe potuto immaginarsi. L’occasione per
Billy era stata propizia per tirare fuori rospi che teneva in gola da mesi,
compresi gli ultimi, ovvero quelli che frenava quando Dominic cominciava a
prendere in giro Elena, ovviamente quando lei non era con loro, attaccandola sul
suo aspetto fisico. Ovviamente Billy non poteva sapere che per Dominic quel modo
di prendersela con Elena era per sminuire quel bisogno che aveva di essere
affettuoso con lei: per la prima volta aveva fatto notare chiaramente a Dominic
che non sapeva più cosa fosse la realtà. Quando se n’era andato via dalla sua
stanza dicendo che per quel giorno non voleva stare con lui, Dominic aveva
dovuto fare i conti con quello che l’amico gli aveva detto.
Il suo telefono, mentre
cercava di concentrarsi, aveva suonato nuovamente. Era ancora Jennifer.
Dominic aveva imprecato
prima di rispondere, le aveva parlato subito con tono adirato, senza darle il
tempo di dire niente e senza nemmeno salutarla.
- Mi vuoi lasciare in pace!
Ma se non ti rispondo ci sarà un motivo, e allora non rompere!-
La risposta che era
arrivata dopo, Dominic non se la sarebbe mai aspettata. Eppure, se un minimo si
fosse soffermato a riflettere, avrebbe capito cosa aveva spinto Jennifer a
dirgli quello che si era sentito dire.
- Ma sai che ti dico?
Fottiti.- aveva risposto lei, per poi riattaccare il telefono.
Prima ancora di pensare che
se l’era meritata e che aveva riversato su di lei, in modo del tutto ingiusto,
tutta la frustrazione per la discussione avuta di fresco con Billy, Dominic
aveva capito che era appena successa una cosa fondamentale, che fino a quel
momento non si era mai verificata.
Jennifer gli aveva detto a
chiare lettere di andare a farsi fottere.
Non erano le parole in se
che aveva usato, piuttosto il concetto che aveva espresso e il tono con cui
l’aveva fatto: anche dopo l’episodio di Susan, Jennifer non gli aveva mai detto
che tra loro era finita in modo perentorio, piuttosto gli aveva fatto capire che
era fortemente contrariata nei suoi confronti. Quella volta no, gli aveva detto
vai a farti fottere, come per dire che non le importava più di lui.
Dominic si era fatto
prendere dai sensi di colpa, si era reso conto di quello che aveva fatto e aveva
avuto la tentazione di chiedere scusa, cosa perfettamente normale, nonostante
tutto.
Aveva tentato di chiamarla,
ma quella volta era lei che non gli rispondeva.
Per quel momento Dominic
non pensò molto al resto, le aveva inviato un messaggio di testo per chiederle
di rispondere al telefono, per dirle che voleva scusarsi, che era stato uno
stronzo, quindi aveva aspettato ancora un po’ prima di ritentare.
Quello che ignorava era che
il trambusto peggiore doveva ancora svolgersi, probabilmente proprio perché, per
una volta, il volere del destino, quello a cui lui non credeva, avrebbe messo il
suo zampino in tutta quella storia.
Del resto, cosa li aveva
spinti a scegliere proprio Loch Ness e proprio quell’albergo per passare quel
mese? Qualsiasi posto sarebbe andato bene, eppure loro proprio quello avevano
scelto.
Allo stesso modo, perché
Elena era lì, nello stesso momento in cui c’erano anche loro?
Se non era stato per puro
caso che quell’incontro era avvenuto, allora per quale altro motivo?
Alla fine, se stava andando
verso il termine quel processo che per Dominic era cominciato la volta in cui
Orlando, da amico, gli aveva detto che stava peggiorando, la colpa, o meglio il
merito, era proprio di Elena.
In fondo lei non aveva
fatto molto: nient’altro aveva fatto se non mettere di fronte a Dominic ciò che
era diventato nel corso del tempo, durante tutto quel periodo in cui aveva
creduto che tutto gli fosse concesso e magari dovuto. Compreso ferire le persone
a suo piacimento, tanto per farsi quattro risate.
E il tutto in tempi davvero
record, nel giro di un giorno, meglio di qualunque ramanzina fatta da amici
volenterosi avrebbe potuto fare.
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Capitolo 43 *** E' finita ***
Nuova pagina 1
Buona lettura!
Mandy
Capitolo 43
E’ finita
Come era nei programmi,
Jennifer, il giorno stabilito per la partenza per Spring Creek, era passata a
salutare la sua vicina e i bambini e poi era andata dalla signora Doyle al piano
inferiore. Le aveva lasciato Sploffy e tutte le sue cose, sperando che il
gattone al suo ritorno non ce l’avrebbe avuta troppo con lei per averlo lasciato
solo tutto quel tempo. Quindi le era rimasta più o meno un’ora di tempo prima di
dover andare all’aeroporto, era tornata a casa sua e si era seduta sul divano,
mettendosi a contemplare il soffitto, che in verità non aveva nulla di molto
interessante, pensando a tutto quello che stava succedendo in quei giorni.
A Patricia non aveva
raccontato subito del suo riavvicinamento con Dominic, dato che sapeva che
l’amica avrebbe pensato cose del tutto negative della faccenda. In un certo
senso si era tutelata, almeno finché non era stato inevitabile parlarne. La
situazione era diventata insostenibile dato che Dominic, nonostante lei gli
avesse chiesto chiaramente di farlo, non si faceva sentire che raramente, per
altro sembrando sempre piuttosto seccato.
Patricia la prese proprio
come Jennifer temeva. Non aveva più motivo di nascondersi, del resto le aveva
già detto a chiare lettere che razza di farabutto credeva che Dominic fosse;
tuttavia poi, da amica, aveva cercato di farle coraggio.
I suoi pensieri poi si
erano spostati su quel viaggio che stava per fare: che gioia passare dieci
giorni a casa di sua madre! Non vedeva l’ora… in tutta la vita non c’era stato
un solo momento in cui si fossero trovate d’accordo su qualcosa, mai. Sin dalle
cose più stupide, come scegliere un taglio di capelli, fino ad arrivare a quelle
più importanti, ad esempio se fare o meno l’università. Sapeva come sarebbero
andate quelle giornate: un litigio continuo o, meglio, tutto un borbottare di
sua madre mentre lei stringeva i denti e sorrideva, facendo buon viso a cattivo
gioco. E poi le metteva tristezza rivedere tutti gli allegri abitanti di Spring
Creek, vecchi compagni di scuola, amici di sua madre, su tutti chi proprio
avrebbe fatto volentieri a meno di vedere erano Robert e Sara, con marmocchi al
seguito.
Il taxi l’aveva lasciata
all’entrata, Jennifer aveva pagato l’autista che l’aveva aiutata a togliere le
valige dal bagagliaio dell’auto e se n’era andato. Prima di prenderle ed
avviarsi lungo il breve viale alberato che celava la grande casa dietro di sé,
era rimasta per un attimo ferma a godersi da una parte il piacere che le dava
rivedere quella casa dove, durante le lunghe giornate della sua infanzia era
stata felice, dall'altra si era goduta gli ultimi momenti di libertà che avrebbe
riacquistato solo tra dieci giorni.
La famiglia di sua madre
era decisamente benestante. Suo nonno, che era morto l’anno prima che Jennifer
si trasferisse in pianta stabile a Los Angeles, possedeva molte terre nel
circondario di Spring Creek e ne aveva fatto, con il lavoro di una vita,
un’azienda agricola molto competitiva. Quell’opera era apprezzabile soprattutto
per il fatto che quello era il lavoro che suo nonno aveva curato per tutta la
vita come se fosse un passatempo per distrarsi dal suo vero impiego, che era
quello di notaio; di fatto la loro ricchezza veniva dal fatto che la famiglia
della nonna di Jennifer era molto benestante, e lei era stata l’unica figlia.
La casa dove sua madre e
sua zia vivevano era la casa che era stata dei nonni di Jennifer, immersa nelle
campagne circostanti a Spring Creek. Era sempre stato un posto bellissimo.
Con quei pensieri in testa
aveva camminato lungo il viale, il grosso terranova legato alla catena, Tom, era
stato il primo a segnalare il suo arrivo. Sua zia Lucy, mastodontica come
sempre, era uscita dall’entrata secondaria che dava sulla grande cucina della
casa e le era andata incontro, salutandola affettuosamente. Indossava un
grembiule e aveva le mani sporche di farina, come al suo solito era intenta a
cucinare uno dei suoi manicaretti: sua zia infatti per diletto passava le sue
giornate cucinare, era da sempre la sua passione.
Quando Jennifer era passata
a salutare sua madre, che stava leggendo tranquillamente nel soggiorno adiacente
alla grande sala da pranzo, aveva avuto come una strana impressione. Si erano
salutate e la donna le aveva fatto le solite domande di rito su come fosse
andato il viaggio, ma le era sembrata ancora più fredda di come era solitamente.
Il contraccolpo per essere passata prima dalla zia, che era sempre gioviale con
il sorriso sulle labbra, era notevole. Non le aveva nemmeno detto il solito
poi più tardi ci facciamo una chiacchieratina io e te, che voleva dire che
dopo la cena quella sera sua madre l’avrebbe tenuta incollata al divano a farle
una lezione su come, a suo parere, avrebbe dovuto condurre la sua vita.
Jennifer aveva pensato che
fosse strano il suo umore, ma anche una cosa passeggera: tuttavia, i giorni
andavano avanti e sua madre aveva continuato a tenere quel modo di comportarsi
distaccato. Fosse stato qualcun altro Jennifer avrebbe chiesto chiaramente cosa
ci fosse che non andava, ma trattandosi di sua madre aveva quasi paura di fare
un gesto del genere. Sua zia era l’unica ad accorgersi del suo disagio, a suo
modo aveva provato a tirarla su di morale, cucinando per lei ovviamente. Ogni
mattina Jennifer si alzava, andava verso la cucina e sentiva un buon profumo
provenire da quella stanza, entrando la trovava intenta a sfornare dolcetti che
poi le piazzava davanti in quantità disumane dicendole:- Mangia tesoro, sei così
magra!- Se non altro sua zia aveva il potere di sollevarle notevolmente il
morale!
Effettivamente Jennifer
sapeva di avere l’aria decisamente abbattuta in quei giorni: oltre al fatto che
sua madre quasi non la considerava e che là si annoiava davvero molto, dato che
il massimo divertimento era andare a messa la domenica mattina, Dominic si
ostinava a non richiamarla, mai. Il colpo di grazia era arrivato quando le aveva
candidamente confessato che aveva conosciuto una ragazza italiana molto
simpatica con la quale lui e Billy stavano passando molto tempo libero. Jennifer
si sentì malissimo, anche se probabilmente sapeva di esagerare. Fece delle
domande su questa ragazza, sul tipo di rapporto che c’era tra loro, per sentirsi
rispondere, anche se poco seriamente, che c’era stato a letto.
Aveva concluso la chiamata
con Dominic per chiamare immediatamente Patricia, parafulmini della situazione,
che quotidianamente aveva dovuto sorbirsi i suoi sfoghi.
- Ti ha detto che se l’è
fatta in tutte le posizioni del Kamasutra? Jen, scusa se sono sinceramente
brutale, ma quello stronzo ne sarebbe capacissimo. Te lo dico da due settimane
che devi piantarlo, e in modo definitivo, o questa storia finirà per farti
impazzire!-
Effettivamente Patricia le
diceva di piantarlo ogni volta che ne parlavano, Jennifer sapeva che aveva
ragione lei, quindi anche se le dava fastidio quel solito ritornello, lo
sopportava, sentendosi poi peggio.
Quella sera si era decisa a
chiamare suo cugino Bill, il figlio del fratello di sua madre, aveva voglia di
uscire e vedere qualcuno. Le sembrava già strano il fatto che sua madre non
avesse invitato tutta la loro famiglia a cena una di quelle sere, in genere
quando Jennifer si trovava a passare del tempo lì l’altra organizzava sempre di
quegli incontri, quella volta invece sembrava non aver avvertito praticamente
nessuno del fatto che Jennifer si trovava a Spring Creek. Bill fu molto stupito
di sentirla e anche molto contento, fin da quando erano piccoli erano stati
sempre molto uniti, poi si erano persi per forza di cose, anche se avevano
mantenuto comunque dei buoni rapporti.
- Quando sei arrivata?
Strano, zia Julie non ci ha detto niente! Stasera si va a bere una cosetta
insieme e mi racconti che combini a Los Angeles, eh?-
- Speravo che me lo
chiedessi Bill! Sto morendo di noia e dalla voglia di vederti!- gli aveva
risposto lei.
Quella sera era uscita, sua
madre per la prima volta dopo una settimana le aveva fatto una specie di terzo
grado per sapere dove andava, quando sarebbe tornata e con chi usciva.
Sentendosi rispondere che usciva con Bill aveva cambiato espressione, Jennifer
non aveva potuto fare a meno di notarlo.
- Come mai non l’avevi
detto agli zii che sono qui?- aveva approfittato per chiederle.
- Dimenticanza.- aveva
risposto l’altra, piuttosto seccata.
Quella sera Jennifer aveva
finalmente potuto vederci chiaro, dato che Bill le aveva spiegato anche il
motivo per il quale sua madre non aveva detto ai familiari che arrivava.
Bill appena era arrivato
era sceso dalla macchina ed era andato incontro a Jennifer, l’aveva presa in
braccio e se l’era messa senza il minimo sforzo sulla spalla, mentre lei si
lamentava e gli intimava di metterla giù, ridendo divertita ovviamente. Bill era
quello che si poteva definire un armadio a quattro ante: era alto più di
un metro e novanta e aveva le spalle larghe tipiche dei giocatori di football,
sport che praticava fin dal liceo. Per un periodo aveva anche nutrito il sogno
di poter realizzare il progetto di giocare professionalmente, era davvero molto
bravo, poi sotto la spinta della famiglia si era laureato in legge per diventare
un notaio come suo nonno. Alla fine si era appassionato e la sua professione era
diventata la sua vita, tuttavia non disdegnava di giocare nella squadra locale.
Non appena erano partiti le
aveva raccontato quello che sapeva:- Insomma, mi sono stupito, quindi ho chiesto
a mia madre com’è che non sapevano niente, mia mamma allora mi ha dato quel
giornale, quello che sta sul sedile posteriore, prendilo.-
Jennifer aveva già intuito
quando aveva sentito parlare di un giornale di cosa potesse trattarsi, il suo
sospetto si era trasformato in certezza quando aveva visto la copertina della
testata.
- Io non me ne sono
minimamente accorto del polverone che ha alzato in questo buco di merda, mi ha
raccontato tutto mia mamma stasera, pare che la notizia abbia fatto un bel giro
del circondario e che tua madre sia stata un po’ mal vista ultimamente.-
- Porca puttana!- aveva
esclamato Jennifer, perfettamente cosciente di cosa significava. Adesso capiva
perché tutto quel silenzio circa il suo arrivo e anche il suo comportamento più
freddo del solito.
Bill, che era assolutamente
diverso da tutto il resto della famiglia, la prima cosa che fece davanti ad una
birra, poco dopo, fu quella di chiederle se con il tipo con cui l’avevano
fotografata era felice. E Jennifer purtroppo non poté dargli una risposta
affermativa.
- Sia ben chiaro, se non si
comporta bene tu chiami il cugino Bill che gli spacca il culo e torna indietro,
eh! Sia mai che qualcuno solo si permetta solo di poter pensare di trattare male
la mia cuginetta!-
La serata era durata
parecchio, alla fine Jennifer e Bill avevano fatto le ore piccole rivangando i
ricordi del passato, quando erano entrambi al liceo. Robert era entrato
ovviamente nel discorso, Bill non aveva mai potuto sopportarlo quel cazzone
tutto casa e chiesa, come si divertiva a definirlo. L’unico di tutta la
famiglia che era stato contento che Jennifer l’aveva piantato era stato lui.
- Lo sai che dicono che
mette le corna a Sara?-
- No! Non ci posso credere,
e come la mette quando va a confessarsi?- Risero entrambi per la battuta, poi
Jennifer fece un’altra domanda:- E con chi?-
- Te la ricordi Sandrine,
la figlia degli Spencer, che lavorava in quel negozio di abbigliamento proprio
davanti alla ferramenta dei Douglas?-
- Me la ricordo che sì,
abbiamo fatto le medie insieme… oh mio Dio, certo che i suoi gusti in fatto di
donne sono peggiorati, modestamente parlando.-
- E’ solo un cazzone, e
dire che abbiamo rischiato di diventare parenti… brrr! Che orrore!-
Jennifer aveva riso, poi
aveva cambiato argomento:- E tu che mi dici, sempre single?-
- Certo, non ho nessuna
intenzione di accasarmi con una di qui, io nutro sempre la folle speranza di
poter togliere le tende un giorno. Lo sai che mio padre mi ha combinato un
appuntamento qualche tempo fa? Una cosa tristissima, se ti dico con chi mi
prenderai in giro per almeno sei anni!- aveva detto Bill non senza una certa
vergogna. Jennifer l’aveva obbligato a sputare fuori quel nome.
- Hai presente la cugina di
Julia Phils, quella che ha fatto il liceo con te?-
- Vuole farti uscire con
Nelly? Ma non sta non Jimmy Key, il figlio di Key il commercialista?-
- Infatti non è Nelly, è
sua sorella Connie!-
Jennifer era scoppiata a
ridere. - Ma avrà quindici anni meno di te!-
- Dodici per la
precisione…- aveva puntualizzato Bill, - E comunque nemmeno ci penso, per
carità!-
Quando era rientrata
Jennifer era ancora divertita per la bella serata con suo cugino, ma da una
parte sapeva cosa aveva sua madre, ed era preoccupata. La mattina dopo le
avrebbe parlato, quello era sicuro, ma non sapeva come. Era incredibile che alla
veneranda età di trentun anni ancora fosse così agitata al pensiero di
affrontare una discussione con sua madre, era una donna adulta accidenti! Le
venne una gran voglia di chiamare Dominic e di sentire la sua voce, questo
l’avrebbe confortata. In Scozia più o meno dovevano essere le tredici. Provò, ma
lui non le rispose, quindi si decise a rientrare piano in casa, dato che era
tardissimo non voleva che nessuno la sentisse.
Aveva salito le scale in
punta di piedi, togliendosi le scarpe, senza accendere le luci aveva raggiunto
la sua stanza e aveva tirato giù piano la maniglia. Accendendo la luce si era
spaventata non poco.
- Buon giorno Jennifer.- le
aveva detto sua madre che stava seduta composta su una poltrona.
- Mamma…- le aveva detto
imbarazzata Jennifer, - Che ci fai qui?-
- Ho visto che non tornavi
e ho creduto giusto aspettarti. A Los Angeles puoi fare come vuoi e non voglio
nemmeno pensare alla tua condotta laggiù, qui ci sono delle regole che gradirei
rispettassi.-
Jennifer si sentì una vera
stupida. Aveva continuato a guardare sua madre che la squadrava severa. Era
sempre stata una bella donna, i segni dell’età non avevano certo cancellato quel
fatto, per di più vestiva sempre elegantemente, anche quando doveva stare a
casa. In quel momento indossava i pantaloni di un tailleur color panna e una
camicia marrone, i capelli biondi erano legati in un soffice chignon, sul suo
viso si leggeva una leggera traccia di trucco e di stanchezza, del resto erano
le quattro del mattino.
- Non pensavo che fosse un
problema se rimanevo a fare due chiacchiere con mio cugino, mi dispiace che sei
stata in ansia, ma non ce n’era bisogno! Mamma, dai, ho trent’anni, so badare a
me stessa!-
Sua madre le sorrise
freddamente, mantenendo una calma innaturale. - Oh sì, lo so che sai badare a te
stessa, anche troppo per i miei gusti. Ma il tuo modo di comportarti così
liberale, te lo ripeto, tienilo a Los Angeles, dove nessuno può vederti in giro
di notte come se fossi una sgualdrinella qualunque.-
Jennifer per un momento non
ci vide più dalla rabbia. Bere una birra e passare qualche ora a rivangare
vecchi ricordi con suo cugino lei lo definiva comportarsi da sgualdrinella.
Perché a lei importava solo di quello che diceva la gente, ma non di lei. Sentì
il bisogno di dirglielo.
- Ma che t’importa di
quello che pensa la gente mamma! Perché devi pensare certe cose di me, tutto
questo è del tutto ingiusto, e mi offende che tu mi giudichi così.-
- Quello che tu fai si
riflette su tutti! Hai delle responsabilità nei confronti della tua famiglia, ma
a te non è mai importato questo, sei andata là a vivere e Dio solo sa in cosa ti
confondi Jennifer!-
- Tutto questo è ridicolo!-
aveva tuonato Jennifer la cui rabbia era cresciuta. - Se la mia presenza qui non
è gradita, dato che non l’hai detto nemmeno a zio che venivo qui, bastava dirlo
e sarei rimasta a casa mia a vivere la mia vita di perdizione! Il tuo problema
mamma è che non t’importa niente di me, non te n’è mai importato che fossi
felice o no, hai sempre e solo pensato alle apparenze!-
- Come avrei potuto
renderti felice Jennifer? Sei tu che hai buttato all’aria un futuro con Robert,
avresti potuto avere una famiglia adesso, e una stabilità, non saresti costretta
a fare la segretaria e a vivere in quel buco di casa! Non avresti dovuto fare
altro che ragionare come fanno le ragazze normali!-
- Come avresti potuto
rendermi felice, mamma? E’ molto semplice, non impedendomi di fare quello che mi
sarebbe piaciuto fare… se mi avessi dato la possibilità di andare all’università
come avrei potuto e voluto fare per esempio, cercando di capirmi qualche volta,
cercando di comprendere che io quella vita con Robert non l’ho mai voluta e non
so nemmeno come ho fatto a stare con lui tutto quel tempo!- fece una pausa
raccogliendo le idee. Sapeva di essere sul punto di dire una cosa che per sua
madre sarebbe stata come una pugnalata, ma non poté farne a meno. - Scommetto
che papà avrebbe capito invece.-
Il viso di sua madre non
avrebbe potuto essere più espressivo in quel momento: in un attimo la sua
espressione mutò, il suo sguardo si fece come velato di una sorta di misto di
sentimenti, poche volte Jennifer aveva visto quello sguardo. Una di quelle era
stata quando aveva annunciato che sarebbe andata a vivere a Los Angeles con il
suo consenso o meno. Era tristezza, ma c’era dentro anche una grande rabbia.
- Tuo padre avrebbe capito
se fosse stato qui, ingrata che non sei altro. Ti ho tirata su da sola da quando
hai nove anni, non ti ho mai fatto mancare niente, ti ho dato tutto l’amore che
potevo darti e tu mi vieni a dire che tuo padre ti avrebbe capita? Tuo padre ci
ha abbandonate Jennifer, tu lo sai cosa vuol dire? Che di noi non gli importava
niente!- disse l’ultima frase alzando il tono della voce, Jennifer rabbrividì,
ma non per questo quella volta si sarebbe fatta mettere i piedi in testa in nome
del timore reverenziale che da sempre provava per sua madre.
- Almeno lui con me parlava
fino a che c’è stato, tu non l’hai mai fatto in trent’anni, non mi stupisce di
sentirti parlare così in fondo, tu non sai nemmeno chi sono e figuriamoci se sai
cosa mi rende felice.-
- Lo so invece cosa ti
rende felice, lo so eccome! L’hanno viste tutti in città quelle foto su quel
giornaletto scandalistico, me l’immagino benissimo! Basta guardare la faccia di
quel poco di buono che ti teneva le mani addosso… quello che ti rende felice è
una squallida storia con gente del genere, ho cresciuto una figlia perché
finisse nel letto di un attorucolo qualunque! Se questa è la tua idea…-
Jennifer scoppiò a
piangere, quello era veramente troppo. Poteva attaccarla da ogni parte, poteva
dirle di tutto, ma non poteva parlare di lei e Dominic così alla leggera. La
faccenda di Dominic in quel momento era il suo tallone di Achille, sua madre
l’aveva colpita in modo preciso e doloroso.
- Io sono innamorata di
Dominic!- l’aveva interrotta alzando la voce. - Ma cosa ne sai tu della mia
vita, stai qui e giudichi, non te ne frega niente di cosa provo io, dei problemi
che ho, sai solo dirmi che sono una puttana, e lo dici solo perché non mi
conosci, non te ne frega niente di me perché non puoi accettare che non sono
come te!-
Sua madre, con una
freddezza di cui Jennifer non la credeva capace, si era alzata in piedi e si era
avviata verso la porta. - Tu lo ami quindi?- le aveva chiesto, senza aspettare
una sua risposta. - E lui? Sei sicura che non ti userà e non ti getterà via come
fanno la maggior parte di quel genere d’uomini? Io ci rifletterei bene prima di
fare gesti avventati, che tu comunque credo che abbia già fatto.-
Detto questo era uscita,
lasciando Jennifer in lacrime. Quella discussione, oltre ad essere stata
terribile per le cose che erano venute fuori, l’aveva ferita anche per la
freddezza mantenuta da sua madre, che aveva agito come se tutto quello che era
successo non l’avesse toccata che marginalmente.
Non aveva perso tempo a
rimuginare, Jennifer si era messa a rifare le sue valigie, decisa a ripartire il
giorno seguente senza pensarci nemmeno un momento.
Non aveva dormito affatto,
la mattina dopo era scesa in cucina con in viso segni evidenti del fatto che
aveva passato la notte in bianco. Là aveva trovato la governante e sua zia, che
si era stupita di vederla già in piedi dato che aveva fatto tardi la notte
precedente. Jennifer le aveva spiegato che sarebbe ripartita quella mattina
stessa, aveva già chiamato per prenotare un posto su un aereo che era riuscita a
trovare di fortuna e doveva essere all’aeroporto in tarda mattinata. Sua madre
evidentemente aveva saputo la notizia da qualcun altro, quella mattina non era
nemmeno uscita dalla sua stanza; quando Jennifer era andata via dopo essersi
sfogata con la zia, sua madre era ancora trincerata lì dentro e non aveva dato
in benché minimo segnale di voler uscire nemmeno per salutarla.
***
Appena arrivata a Los
Angeles, Jennifer aveva appena avuto il tempo di riprendere Sploffy dalla
signora Doyle e di farsi una doccia, quindi era uscita con Patricia. La scusa
era stata organizzare il suo compleanno, ma la sua amica aveva capito che ci
fosse qualcosa che non andava e, sentendole raccontare di quello che era
successo con sua madre e del fatto che Dominic la ignorava ancora, aveva intuito
cosa avesse spinto Jennifer a tornare prima. Patricia si convinse che il suo
compleanno sarebbe stata una buona occasione per far distrarre l’amica e, perché
no, anche per distrarsi lei stessa.
La festa che avevano
organizzato era stata divertente, ma a Jennifer non era servita a molto. Del
resto in quei giorni i suoi pensieri erano stati soprattutto per Dominic, che
era del tutto assente.
Alla fine Jennifer aveva
preso una decisione drastica: l’avrebbe chiamato fino a che lui non sarebbe
stato costretto a risponderle, così aveva fatto. Aveva caricato la sveglia alle
cinque considerando il fuso orario scozzese, quindi l’aveva chiamato quattro
volte nel giro di un’ora, trovando il telefono sempre libero ma senza ottenere
nessuna risposta. Poi, come se fosse una beffa, dato che significava che Dominic
aveva volutamente ignorato le sue chiamate, aveva trovato occupato. Sperò che
il numero cinque le portasse fortuna, e così era stato evidentemente perché
Dominic, finalmente, le aveva risposto, peccato non nel modo che si aspettava.
- Mi vuoi lasciare in pace!
Ma se non ti rispondo ci sarà un motivo, e allora non rompere!- le aveva tuonato
scocciato in un orecchio, lasciandola per qualche secondo incapace di fare
niente.
Se dopo giorni di silenzio
questa era l’accoglienza, Jennifer ormai sapeva che fare, a questo punto era
diventata una cosa tristemente inevitabile. Raccolse tutto il suo sangue freddo
nel mandarlo dove non batteva il sole. Prima di scoppiare a piangergli in faccia
aveva visto di attaccare il telefono in tempo record. Quindi aveva riappoggiato
la testa sul cuscino e si era coperta interamente con il lenzuolo, come se
volesse nascondersi. Dominic aveva ricominciato a chiamarla, lei non voleva
assolutamente dargli la soddisfazione di sentirla piangere per lui, giurò a se
stessa nel frattempo che sarebbe stata l’ultima volta.
Non ottenendo risposta
Dominic le aveva inviato un messaggio per chiederle di rispondere, Jennifer
esaudì quella richiesta non appena si era calmata un po’.
- Jenny, mi dispiace,
scusami, non volevo…-
Non ne poteva più di
sentirlo dire che gli dispiaceva, tanto nemmeno ci credeva che fosse davvero
così.
- Non me ne frega niente se
volevi o non volevi, lo fai sempre!- gli aveva detto lei decisa.
- No, ascoltami un
momento…-
L’aveva interrotto
nuovamente:- Non mi va di ascoltarti, non mi va più di cercarti e non mi va più
di stare qui a pensare con chi potresti aver scopato stanotte. Che non te ne
frega niente di me l’ho capito, e anche che non c’è speranza che la cosa possa
evolversi, perché a te non frega niente di nessuno, se non di te stesso! Quindi
che altro ho da dirti?-
- Ti prego mi fai parl…-
- T’ho già detto che non mi
va di starti a sentire. Vai per la tua strada e quando torni a Los Angeles non
disturbarti nemmeno a venire casa mia a riprenderti le tue cose, le sto
buttando.-
- Jennifer accidenti,
ascoltami!-
Questa frase era stata
l’ultima cosa che aveva sentito dire a Dominic. Scoppiò a piangere di nuovo,
spense il telefono cellulare e staccò quello di casa. Sempre con le lacrime agli
occhi si alzò e si diresse in cucina a prendere un sacco della spazzatura. Aveva
fatto il giro della casa alla ricerca di cose che Dominic aveva seminato in
giro: in bagno c’era il suo spazzolino, lo buttò dentro senza pensarci; quindi
si diresse ad aprire un cassetto del mobile in camera sua dove lui aveva
appoggiato la sua biancheria, prese tutto alla rinfusa e lo buttò dentro il
sacco, compreso quel paio di jeans che lui per sicurezza lasciato da lei. Così
fece anche per i cd che aveva lasciato in soggiorno. Scrutò in giro dappertutto
cercando di ricacciare indietro le lacrime, Sploffy la guardava in modo strano,
come se comprendesse che qualcosa non andava, non aveva nemmeno chiesto la
colazione. Quando fu certa di aver fatto piazza pulita chiuse il sacco e lo
mise davanti alla porta, avrebbe buttato tutto insieme alla spazzatura nel
cassonetto più vicino a casa sua. Quindi si mise a fare tutte le faccende di
casa, fino a che non era arrivata l’ora di andare a lavoro.
Scendendo aveva salutato
l’immancabile signora Doyle sul pianerottolo.
- Buongiorno cara, fai
pulizie? Quanta roba butti!-
- Si signora Doyle, faccio
proprio questo! Tolgo il superfluo da casa!-
- Brava, brava! Nelle case
si accumula tanta di quella robaccia inutile!-
- Lo può dire proprio
forte! Arrivederci!- le aveva risposto continuando a scendere.
Quando era stata in strada
si era diretta spedita al cassonetto, aveva buttato senza indugio la spazzatura,
ma il sacco con la roba di Dominic era stata cosa più ardua: stava davanti al
cassonetto e lo guardava, come per trovare l’ispirazione. Era quasi come farsi
la ceretta alle gambe: stendeva la striscia con la cera e fin lì tutto bene,
altra cosa era trovare il coraggio di tirare via tutto.
Ad un certo punto si era
decisa, con il piede aveva tirato giù la leva apposita, aveva fatto per tirare
il sacchetto dentro, ma un secondo prima di caricare il colpo qualcosa l’aveva
bloccata. L’operazione si era ripetuta più di una volta, almeno finché Jennifer
non si era accorta di non essere sola. Si era voltata e si era trovata dietro un
vecchietto che, con il suo sacchetto di spazzatura in mano, stava appunto
aspettando che Jennifer finisse per buttare il suo.
Non ci fu uno scambio di
parole, ma il tutto fu molto eloquente: il vecchietto la guardava come se fosse
una povera deficiente, Jennifer scosse la testa come per dire Beh? Che hai da
guardare?
L’anziano le aveva sorriso
e aveva indicato il cassonetto, Jennifer quindi l’aveva guardato contrita e
aveva schiacciato con il piede la leva che lo apriva, l’altro aveva buttato la
sua spazzatura. L’anziano, sempre con quel sorriso sulle labbra, pensando
probabilmente di fare un gesto cavalleresco, aveva allungato la mano come per
prendere il sacchetto di mano a Jennifer per buttarlo lui al suo posto. Di
rimando lei l’aveva guardato storto e aveva allontanato la mano che lo reggeva.
L’espressione dell'uomo
allora era cambiata improvvisamente: le aveva ricambiato lo sguardo torvo e si
era allontanato borbottando improperi che Jennifer, in fin dei conti, era stata
contenta di non udire chiaramente.
Si era arresa, aveva
piazzato quel sacco nel bagagliaio dell’auto ed era andata in ufficio, arrivando
in anticipo. Aveva preso il telefono e aveva chiamato Patricia, che nel vedere
che l’amica la stava chiamando a quell’ora strana si preoccupò.
- Hey Jen, tutto bene?- le
rispose allarmata, per poi sentire che Jennifer le rispondeva con voce tremante,
di chi stava facendo una fatica enorme per controllarsi.
- Pat… è finita.-
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Capitolo 44 *** Riappropriazione della propria vita in tre fasi... ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Per la serie:
Ma come siete vispi, ti ci sono voluti ben 44 capitoli per… ehm…sarà
meglio che non vi scrivo la trama nel preambolo, se no poi che gusto c’è a
leggere il capitolo?
Dopo questo
capitolo c’è l’ultimo (era l’ora, lo so…) quindi un epilogo, che posto la
prossima settimana.
Quindi buon fine
settimana e buona lettura! Mandy
Capitolo 44
Riappropriazione della propria vita in tre fasi: P.S.S.
(Parrucchiere, Shopping, Sbronza)
Dopo quella chiamata
durante la quale si era rimessa a piangere sbaffandosi tutto il trucco, Jennifer
aveva raccontato a grandi linee a Patricia cosa fosse successo. Lì per lì non ne
parlarono a lungo, solo dopo, durante la pausa pranzo, ebbero modo di sviscerare
a fondo la faccenda.
- Bene allora adesso
finalmente siamo due donne libere! E stasera ci andiamo a divertire bambola! A
che ora esci dall’ufficio?-
- Oggi presto, alle cinque
e mezza, perché?-
- Ottimo, allora alle
cinque e trentacinque mettiamo in atto il piano di riappropriazione della
propria vita dopo una batosta. - Patricia aveva fatto una pausa enfatica per poi
ricominciare subito dopo. - P.S.S…. parrucchiere, shopping e una bella e sana
sbronza che dopo non ci ricordiamo nemmeno il nostro nome!-
Jennifer rise. - E questa
dove l’hai sentita dire…
P.S.S.:
parrucchiere, shopping, sbronza?-
- L’ho inventata io
adesso!- aveva risposto Patricia ridacchiando.
- Comunque non ne ho
nessuna voglia Pat…- aveva ribattuto Jennifer
- Non cominciare a fare la
piagnona, adesso ti prendo un appuntamento dal parrucchiere e stasera facciamo
follie! Non sento scuse!-
Alla fine, così era stato,
Patricia aveva chiesto addirittura un’ora di permesso che aveva ottenuto non
troppo facilmente per uscire prima e far distrarre l’amica: subito l’aveva
portata in un salone di bellezza dove le avevano fatte accomodare mentre
discutevano su cosa Jennifer avrebbe dovuto fare, anche se lei non aveva affatto
voglia di pensare ad una nuova acconciatura e ad un nuovo taglio. Alla fine si
era fatta consigliare da uno dei parrucchieri. Il risultato era stato un nuovo
taglio, colpi di sole e alla fine un bel rosso mogano che aveva acquistato delle
sfumature più chiare grazie ai colpi di sole fatti in precedenza. Non stava
affatto male, solo che per un minuto buono, alla fine della messa in piega,
Jennifer si era guardata allo specchio quasi non riconoscendosi: i capelli così
corti non li aveva mai portati probabilmente, sebbene il taglio un po’
irregolare che le avevano fatto non fosse poi tanto corto dato che i capelli le
arrivavano sulle spalle, Jennifer non ci era abituata; il colore poi era una
cosa del tutto nuova. Patricia la vide guardarsi allibita nello specchio e
cominciò a ridere, scatenando l’ira bonaria dell’altra.
- Non so nemmeno cosa
sembro… non è che non mi piace, ma cavolo, mi sento così strana!-
Dopo il parrucchiere il
tempo per lo shopping era stato davvero esiguo. Dato che erano in centro avevano
fatto una passeggiata per Rodeo Drive fermandosi a guardare le vetrine di tutti
i negozi che c’erano. Giusto per guardare, dato che comprarsi un vestito e un
paio di scarpe in uno di quei negozi significava lasciarci praticamente uno dei
loro stipendi o quasi. Esposto nella vetrina del negozio di Ferrè, Jennifer
aveva visto un vestito che le era piaciuto da morire, ovviamente dopo aver visto
che costava più di duemila dollari era andata oltre trascinandosi dietro anche
Patricia, che la stava prendendo in giro:- Vuoi dire che ti metteresti una cosa
così elegante e nemmeno un po’ appariscente? Ma dai, non ci credo!-
Quando lo shopping, anzi,
lo shopping virtuale era terminato, le due erano andate a cena, anche se non
avevano una gran fame decisero che sarebbe stato meglio mangiare comunque dato
che la loro sarebbe stata una serata un po’ alcolica. Avevano deciso di mettersi
in tiro e di andare a ballare in un posto alla moda, possibilmente frequentato
da persone più giovani di loro. Erano stati fatti un po’ di nomi di locali, alla
fine era stato scelto quello dove non erano mai andate:- Se dobbiamo ubriacarci
di brutto è meglio andare in un posto dove non rischiamo di incontrare persone
che conosciamo! - aveva giustamente osservato Patricia, Jennifer era stata
d’accordo con lei.
Più tardi, prima che
Patricia la chiamasse per dirle di scendere sotto casa, Jennifer si era persa a
guardarsi allo specchio dell’armadio in camera sua. Si era messa un vestito che
aveva comprato circa un anno prima e che poi aveva finito per mettere poche
volte, dato che le sembrava troppo serio: lungo fino a poco sopra il ginocchio,
bordeaux, era un po’ stretto in vita e sui fianchi, le lasciava scoperte le
spalle dato che si chiudeva con due laccetti dietro il collo. Si era girata
guardandosi la schiena, che era davvero nuda: prima, anche se metteva dei
vestiti che le scoprivano le spalle comunque i capelli la coprivano sempre un
po’, ma adesso erano corti, per lei era un colpo d’occhio del tutto nuovo.
Se l’era messo anche perché
aveva perso qualche chilo ultimamente nonostante i dolcetti di sua zia Lucy, non
più di due o tre per la verità, comunque quel poco che le bastava per decidere
di mettersi un vestito che le fasciava i fianchi un po’ abbondanti
mettendoglieli impietosamente in risalto. Ai piedi aveva messo un paio di
sandali neri, con un tacco non troppo alto. Alla fine il colpo d’occhio non era
poi tanto male, come al solito forse si era truccata un po’ troppo, decise
comunque che non le importava un accidenti.
Addirittura Patricia, che
non era certamente una di quelle che se veniva chiesto loro un parere sincero si
tiravano indietro, vedendola aveva fatto un commento d’approvazione. Aveva
alzato un pollice verso l’alto e annuendo le aveva detto:- Caspita che panterona
stasera!-
Jennifer aveva riso,
osservando il suo tubino bianco: - Anche tu mica scherzi, eh!-
- La verità è che siamo due
donne troppo affascinanti, anche in jeans saremmo irresistibili!-
- Ebbene sì! - aveva
aggiunto Jennifer, poi aveva guardato bene Patricia in faccia, già dopo qualche
secondo che il taxi era partito:- Stasera ci sei andata giù pesante con il
trucco anche tu, eh?-
- E ci credo, andiamo in un
locale dove l’età media a dire tanto sarà di venticinque anni, almeno così
nascondo un po’ la mia età!-
Erano scoppiate a ridere,
poi dopo, guardandosi intorno all’entrata, Jennifer non aveva potuto evitare di
fare una battutaccia:- Pat, ma non è che rischiamo di sembrare due trentenni
arrapate che cercano la storia di sesso con il ragazzino di turno? - aveva
osservato parlando direttamente nell’orecchio dell’amica.
Patricia l’aveva guardata
fingendo di essere seria:- Non so tu, ma è esattamente quello che sono io!-
Le due erano scoppiate a
ridere nuovamente, talmente forte che un ragazzo e una ragazza che facevano la
fila davanti a loro si erano girati a guardarle, le due si erano armate della
loro migliore faccia tosta. I due avevano capito e si erano girati nuovamente,
appena in tempo prima che Jennifer e Patricia scoppiassero a ridere nuovamente.
Se già all’inizio della
serata le due versavano in questo stato di euforia e ilarità, dopo qualche
bicchiere erano al centro della pista che ballavano e ridevano come due sceme,
facendo delle brevi pause solo per andare nuovamente a prendere da bere. Non che
avessero bevuto poi molto, solo non ci erano abituate, alla fine si era trattato
di qualche birra che entrambe erano riuscite a reggere decentemente, era stata
la pessima idea di concludere la serie con un cuba libre che era stato poco
saggio. Jennifer continuava a non capire come facesse a rimanere in piedi senza
perdere l’equilibrio, come incrociava lo sguardo con Patricia le due non
potevano fare a meno di ridere della grossa anche a causa del fatto che la loro
esigua e difficoltosa conversazione si basava sul prendere in giro chi stava
loro intorno.
- Jen, stasera finisce che
prendiamo qualche manata in faccia, io ti avverto!- aveva detto Patricia prima
di mettersi a ridere sul commento dell’altra. Jennifer ad un certo punto si era
sentita chiamare.
- Pat, ma qualcuno mi sta
chiamando o sono io che sento le voci nella mia testa?- aveva chiesto Jennifer a
Patricia, che non aveva proferito parola e si era messa a ridere. La certezza
Jennifer l’aveva avuta quando quel qualcuno le aveva appoggiato le mani sulle
spalle costringendola a girarsi. Un po’ le seccava di aver trovato qualcuno che
conosceva mentre era in quello stato, tuttavia fu anche troppo carina,
probabilmente proprio a causa del troppo alcool in circolo. Tirandosi su sulle
punte dei piedi aveva abbracciato il ragazzo che le stava davanti. - Martin,
ciao, che sorpresa!- gli aveva detto mentre Patricia la guardava incuriosita.
Martin per primo era
rimasto sorpreso per quel saluto così affettuoso, ma aveva capito subito che
Jennifer non era molto in se. - Che sorpresa lo dico io… ti stanno bene i
capelli, li hai tagliati?- le aveva chiesto subito non appena Jennifer aveva
lasciato la presa.
- Ti piacciono?- gli chiese
Jennifer toccandoseli e sorridendogli, poi non aveva aspettato che le
rispondesse, gli aveva indicato Patricia:- La conosci la mia amica Patricia, la
mia compagna di sbronze? Lei è Patricia, e lui invece è Martin.- concluse
diretta alla sua amica.
I due si erano stretti la
mano, Patricia l’aveva guardato con un certo interesse. La conversazione era
continuata per poco, Martin aveva presentato alle due i suoi amici che erano
rimasti a ballare nelle loro vicinanze, non appena era stato possibile Patricia
aveva preso per un braccio Jennifer e l’aveva attirata verso di lei parlandole
nell’orecchio:- Quello è Martin? Il piccolo Martin, quello che fa le consegne
nel tuo ufficio, il tipo che ti fa il filo da un anno e mezzo e che ti ha
perfino portato dei fiori per il tuo compleanno?- Jennifer aveva annuito. - E
quello te lo chiami piccolo Martin? Porca miseria, ma l’hai visto il suo sedere?
Mi ci farei volentieri un giretto con il tuo piccolo Martin!-
Jennifer scoppiò a ridere.-
Ha ventiquattro anni, come dovrei chiamarlo, Martin il vecchietto?- puntualizzò.
In ogni modo, guardandolo bene, dovette riconoscere che Patricia non aveva tutti
i torti a dire che fosse un bel ragazzo. Spalle larghe, un bel viso, il resto
era decisamente interessante con qualche punto extra che veniva ampiamente
guadagnato dal suo fondoschiena, che Jennifer in verità notava solo in quel
momento. - Certo anche il suo amico non è male, quello biondino con gli occhi
chiari.- aveva aggiunto diretta a Patricia.
Quello che le due amiche
non potevano sapere era che anche Martin e il suo amico stavano più o meno
facendo le stesse valutazioni. Per lo meno per Martin quella era veramente la
manna dal cielo: erano quasi due anni che provava a combinare qualcosa con
Jennifer e veniva sempre rimbalzato, anche se ogni volta in modo così gentile
che era quasi un invito a riprovarci: essersi ritrovato in quel momento con lei
a portata di mano, per giunta decisamente brilla, era certamente un’occasione da
non lasciarsi scappare. D’accordo con il suo amico che aveva trovato
interessante Patricia, aveva cominciato a darsi da fare, fino a che non si era
ritrovato a ballare prima solo vicini, poi insieme a lei.
C’era stato una scambio di
sguardi fugaci tra Jennifer e Patricia che avevano perfettamente capito cosa
stava succedendo, di fatto decisero entrambe di stare al gioco, poteva essere
divertente e quella sera avevano deciso di divertirsi.
Jennifer non era
perfettamente lucida, aveva scambiato qualche parolina con Martin, aveva riso
alle sue battute, quando aveva sentito che ballando la stava abbracciando aveva
trovato che il tocco di quelle mani non era affatto spiacevole e aveva finito
per fare anche lei la stessa cosa. Ad un certo punto però si era sentita come
se non riuscisse a respirare, aveva appoggiato saldamente il braccio su quello
di Martin per paura di perdere l’equilibrio, lui l’aveva sentita farlo e aveva
avuto come l’impressione che stesse per cadere. Aveva subito capito che doveva
aver bevuto un bel po’, vide bene di chiederle come stesse.
- Mi gira la testa, fa
troppo caldo qui dentro, ho bisogno di una boccata d’aria.-
Se avesse potuto Martin si
sarebbe inginocchiato seduta stante per rendere grazie al cielo di quella
golosissima opportunità, aveva guardato bene Jennifer e le aveva sfiorato una
guancia con la mano.
- Andiamo di là, c'è una
bella terrazza.-
Jennifer aveva annuito,
Martin le aveva fatto strada reggendola saldamente per la vita per impedire che
perdesse l’equilibrio, l’aveva lasciata camminare da se solo quando era arrivato
sulla porta che dava su un’ampia terrazza. C’era poca gente fuori, qualcuno
seduto a dei tavolini, Jennifer ebbe l’impulso di andare verso il basso muro di
cinta e sporgersi, si staccò per un momento da Martin, ma il suo equilibrio era
precario e avrebbe rischiato di cadere se il ragazzo non fosse intervenuto per
sostenerla. L’aveva scortata lui verso il muretto che delimitava la terrazza.
- Oh cazzo, - era scappato
di dire a Jennifer, - a trentun anni nemmeno qualche birra riesco a reggere!-
Martin aveva riso e l’aveva
aiutata a sedersi sul muretto, badando bene di continuare a reggerla. Di fatto
non gli interessava per niente parlare con lei in quel momento, ci aveva parlato
anche troppo per tutto quel periodo, quindi vide bene di agire subito. Le aveva
sorriso, quindi le aveva appoggiato piano una mano sull’incavo tra il collo e la
spalla, scostandole i capelli leggermente da un lato, poi si era avvicinato e
aveva appoggiato le labbra sulle sue.
Jennifer, ancora stordita,
dapprima quasi non rendendosi conto l’aveva lasciato fare, l’aveva anche un po’
assecondato, era davvero piacevole quel bacio; quando aveva sentito che la
lingua di Martin cercava la sua però aveva fatto i conti con la sua coscienza:
in fondo di Martin non le importava niente, per tutto quel tempo aveva fatto in
modo di non incoraggiarlo mai, alla fine non poteva buttare via tutti i suoi
sforzi per una sbronza. Cercò di allontanarlo da se, sapendo che stava facendo
la cosa giusta. Con un po’ di sforzo riuscì nel suo intento.
- Che c’è che non va?- le
aveva chiesto lui visibilmente deluso.
Jennifer l’aveva guardato
con un’espressione dispiaciuta sul viso:- C’è che non voglio che tu ti faccia
illusioni… scusami, non avrei dovuto incoraggiarti, è che è un momentaccio, ho
appena rotto con il mio ragazzo e io e la mia amica stasera volevamo solo
passare una serata allegra e non pensare a niente, e di certo non voglio che tu
ci vada di mezzo… mi dispiace, davvero, mi dispiace tanto se ti ho fatto credere
che ci sia un interesse serio nei tuoi confronti.-
Martin sembrava non aver
capito cosa lei gli stesse dicendo, per lo meno Jennifer ebbe quest’impressione
quando lo vide sorridere con l’aria di chi non aveva nessun problema in quel
momento. In effetti Jennifer capì il perché solo pochi secondi dopo: Martin, che
precedentemente aveva lasciato che lei si staccasse anche se di poco da lui,
l’aveva stretta nuovamente facendola riavvicinare e l’aveva baciata un’altra
volta, Jennifer si era allontanata per la seconda volta.
- Martin, ma hai capito che
cosa ti ho detto?-
L’altro l’aveva guardata e
le aveva sorriso:- Sì, ho capito, ma non è che anche io cerchi poi un interesse
tanto serio da te… piuttosto potrebbe essere l’occasione per te di non pensare
al tuo ex, se solo ti lasciassi andare per una volta…-
Tutto quel tempo che aveva
passato ad essere carino con lei, le aveva riservato gentilezze continue, si era
sempre interessato come se gli importasse davvero e al dunque era solo una cosa
che voleva? Jennifer si staccò decisa da lui, lo fece allontanare e scese dal
muretto dove si era seduta, cercando di mantenere l’equilibrio. - Mi dispiace
Martin, ma non sono proprio il tipo che si fa una scopata tanto per non
pensarci.- gli aveva detto decisa e anche un po’ offesa che lui avesse pensato
che lei fosse quel tipo di donna.
Per la verità Martin si
sarebbe accontentato anche di una notte, era per questo che aveva reagito in
quel modo, di fatto le era sempre stato affezionato. Quando Jennifer gli aveva
detto quelle parole aveva tentato di scusarsi, ma non è che lei gli avesse dato
molta udienza. Aveva cominciato a camminare per tornare dentro il locale dove
aveva cercato Patricia e insieme avevano fatto rotta verso casa sua.
Mentre a Jennifer gli
effetti della sbronza erano passati, a Patricia ci volle un po’ di più, avevano
deciso di passare entrambe la notte a casa della prima, e in quell’occasione
ebbero anche modo di parlare di quello che era successo con Martin. Si erano
sedute sul divano del soggiorno a parlare, con Sploffy che sdraiato tra le due
amiche sonnecchiava, Jennifer tirò a proposito di Martin anche delle
considerazioni su Dominic.
- Se penso a come si è
comportato lui durante tutto questo tempo,- disse riferendosi a Martin, -
capisco molto bene anche l’atteggiamento di Dominic. Voglio dire, lui è sempre
stato carino con me, eccetto forse una paio di volte in cui comunque non è stato
poi così cattivo, abbiamo passato dei momenti in cui personalmente ho letto del
vivo interesse da parte sua. Mi sa che invece lui non è mai stato innamorato di
me, forse affezionato e nemmeno troppo, era carino solo per arrivare
evidentemente dove voleva. Non ero niente di più che un passatempo. Un semplice
passatempo che ovviamente non gli impediva di fare i suoi comodi.- aveva fatto
una pausa, guardando per terra nel suo soggiorno. - Non permetterò mai più a
nessuno di trattarmi così.- aveva detto con un tono grave. - Io voglio al mio
fianco qualcuno che mi voglia davvero bene, a cui interesso, ma soprattutto che
abbia su tutto del rispetto per me. Pensa anche a Colin, o a Robert… non sono
mai stata con nessuno che mi avesse considerato degna di rispetto, Colin
soprattutto anche se Dominic comunque ne ha avuto ben poco… adesso mi sono
stancata. Se uomini del genere non esistono Pat, allora preferisco rimanere da
sola per sempre, io e Sploffy!- concluse con un sorriso abbozzato sulle labbra e
accarezzando il suo gattone.
***
Dominic si stava davvero
annoiando. Era su quell’aereo da tre ore, avrebbe dovuto passarne altre cinque
lì sopra. Billy accanto a lui dormiva tranquillo, cosa che aveva fatto anche
mentre lui guidava da Loch Ness fino ad Edimburgo dove si erano fermati a casa
dell’amico per poi andare all’aeroporto.
In primis era curioso da
morire e quell’altro lì, che dormiva beato, non aveva voluto raccontargli
nemmeno uno straccio di particolare su quello che era successo tra lui ed Elena.
Ingrato, pensava Dominic, se non fosse stato per me non sarebbe
successo niente e nemmeno mi ha detto se è andato tutto bene o no!
Non avrebbe saputo dire
quando gli era stato chiaro che tra Billy ed Elena era nato qualcosa anche se
nessuno dei due, almeno razionalmente, lo sapeva con precisione. Eppure, ad un
certo punto, la risposta era stata lì, davanti ai suoi occhi.
Forse Dominic si era reso
conto di quella situazione sin dal primo momento in cui aveva pensato di essere
lui ad essere innamorato di Elena. Che coglione, pensò nuovamente di se
stesso.
Mentre rimuginava lì seduto
aveva proprio dovuto darsi nuovamente del coglione, non che nei giorni
precedenti non se lo fosse dato abbastanza, un’altra volta però l’aveva sentita
come necessaria in quel momento: erano state delle giornate così strane quelle
appena vissute!
A parte il febbrone da
cavallo che si era preso e che l’aveva costretto a passare qualche giorno a
letto, lo strano era il modo in cui aveva creduto di essere innamorato di Elena.
Era stata una di quelle rivelazioni tipo fulmine a ciel sereno, Billy all’inizio
aveva sostenuto semplicemente che fosse per via del suo senso di colpa, ma
Dominic, pensandoci, aveva capito che il suo attaccamento ad Elena, dapprima
solo per gioco, era sempre stato solo ed esclusivamente per una sola causa.
Jennifer.
All’inizio attaccarsi ad
Elena era stato un modo per proclamarsi libero, quando con Jennifer era finita
con quell’assurda litigata telefonica il suo livello di attaccamento ad Elena
era salito in modo proporzionale con la convinzione di essere innamorato di lei.
La frase motto di quei giorni era chissenefrega di Jennifer, ho Elena.
Quella ragazza infatti in quel momento era stata l’unica arma per difendersi da
una serie di sentimenti contrastanti che all’improvviso avevano messo il caos
nella sua testa.
Durante tutto il tempo che
aveva passato da solo a rimuginare aveva scandagliato ogni singolo pezzetto
della sua vita trovando ben poco di cui andare fiero. Se Orlando gli aveva detto
che era diventato uno stronzo aveva le sue buone ragioni, buonissime ragioni;
anche Jonathan erano mesi che cercava di dirgli che stava peggiorando, Penny
aveva provato a farlo ragionare un paio di volte, Billy poi era sempre stato
diretto, forse meno di Orlando da principio, ma sempre ugualmente ben
intenzionato ad aprirgli gli occhi. Elena gli aveva fatto capire di non avere il
diritto di emettere giudizi, che non aveva il diritto di giudicare solo le
apparenze e di poter dire e fare quello che gli pareva, perché le proprie azioni
hanno sempre delle conseguenze: aveva fatto deliberatamente in modo che Elena
provasse qualcosa per lui, per quanto effimera poteva essere stata
l’infatuazione di lei nei suoi confronti lui l’aveva abbondantemente
incoraggiata. La nota dolente però era Jennifer, sempre lei.
Essere ciechi va bene, ma
come aveva fatto a non capire che di lei era sempre stato sinceramente
innamorato? In mezzo al lancinante dispiacere che gli procurava pensare a quello
che le aveva fatto durante tutti quei mesi, soprattutto il pensare all’ultima
volta che si erano visti, quando era stato così infastidito per il semplice
fatto che lei avesse pianto lo sconvolgeva e lo faceva anche piuttosto
vergognare. Come aveva solo potuto pensare che quella fosse una stupida ripicca
da parte di lei non lo sapeva nemmeno lui stesso. Stava di fatto che in quel
momento era stato molto più semplice per lui credere che lo fosse: il problema
infatti era il non riuscire ad accettare che di quella sofferenza era lui stesso
la causa, preferiva pensare che Jennifer fosse la solita donnicciola che usava
qualsiasi mezzo pur di tenere un uomo legato a sé o, ancora peggio, per far leva
sui suoi sensi di colpa.
Pensare alle parole sono
innamorato di Jennifer gli faceva sempre l’effetto di fargli crescere un
sorrisino scemo sulle labbra. Aveva capito che tutti quegli stati d’animo
alternati per cui era passato a causa di lei dipendevano esclusivamente dalla
sua idiozia, dal fatto che per lui era inconcepibile che potesse stare bene ad
avere un rapporto fisso con una donna quando poteva avere tutte le donne che
voleva: era il suo momento e voleva goderselo; non poteva, non voleva, non era
possibile che s’innamorasse di qualcuna in quel momento e che rinunciasse a
tutto.
Ma quando mai queste cose
succedono a comando? Se succede d’innamorarsi succede, e non ci si può fare un
bel niente, è così, punto, non ci si può lottare contro.
Tutto quel credere di aver
bisogno di lei… in effetti non era un vero e proprio bisogno, o forse lo era
davvero, Dominic non sapeva spiegarsi perché, nonostante che avesse deciso da
tanto tempo che quella storia era meglio non portarla avanti, non era mai
riuscito a troncarla. Veramente solo in quel momento aveva capito che il motivo
era che fosse innamorato.
Forse lo era stato sin
dall’inizio, per lo meno la prima avvisaglia c’era stata durante la prima notte
che avevano passato insieme, prima che lui partisse per le Hawaii. Non sapeva se
era un riflesso incondizionato, fatto sta che come gli succedeva sempre quando
dormiva a casa di qualcuna, ad una certa ora della notte aveva aperto gli occhi
spalancandoli e si era chiesto dove fosse, ricordandosi immediatamente che era
da Jennifer. Quello che aveva pensato era che razionalmente avrebbe dovuto
alzarsi, rivestirsi senza fare rumore e tagliare la corda, ma l’idea di farlo in
quel momento non gli piaceva affatto. Si era girato verso Jennifer e l’aveva
guardata un momento, pensando che in fondo gli dispiaceva pure non vederla più
per tutto il mese successivo, quindi aveva rimesso la testa sul cuscino, si era
avvicinato a lei pur senza nemmeno sfiorarla, aveva richiuso gli occhi e non li
aveva riaperti fino alla mattina, quando la sveglia di Jennifer gli aveva
svegliati entrambi.
La sera prima di partire
per tornare a Los Angeles, ne aveva parlato con Billy, anche per dire all’amico
che per tutto quel tempo aveva avuto ragione a sostenere che non fosse
innamorato di Elena. Poi, più tardi, prendendo il coraggio a due mani aveva
provato a chiamare Jennifer che inizialmente non gli aveva risposto. Quando si
era decisa a farlo, nonostante il tono poco raccomandabile che aveva usato nel
chiedergli mi spieghi cos’altro vuoi da me razza di bastardo che non sei
altro?, era riuscito a strapparle la promessa che avrebbero parlato un po’
insieme.
- Non so quale altra
cazzata tu voglia raccontarmi stavolta, ma sai che c'è di nuovo? Un paio di
cosette voglio dirtele anche io, e lo farò! Quindi, se proprio è questione di
vita o di morte, per me possiamo benissimo vederci e parlare- gli aveva detto
Jennifer piuttosto alterata dopo che lui l’aveva letteralmente pregata di dargli
quell’occasione.
Tra cinque ore sarebbe
stato a Los Angeles. Fece un rapido calcolo, almeno un’ora forse anche
abbondante l’avrebbero persa tra la burocrazia all’aeroporto e il traffico per
arrivare a casa sua, quindi una doccia veloce e poi sarebbe andato da lei, non
avrebbe proprio saputo aspettare di più.
Più o meno ancora sette
ore. Quattrocentoventi minuti. Venticinquemiladuecento secondi.
Caspita, era una vita!
E Billy dormiva beato,
accidenti a lui!
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Capitolo 45 *** Dominic's return ***
Nuova pagina 1
Salve a tutti!
Grazie mille
Artiglio, mi fa piacere che ti sia piaciuta così tanto questa storia, spero che
non ti deluda la fine, con oggi praticamente la storia è finita, l’epilogo che
posterò domani non è un vero e proprio capitolo.
Il titolo di
questo capitolo vorrebbe rifarsi al capitolo numero otto, che s’intitolava
“Dominic’s Lost”…è un particolare forse secondario, però volevo farlo presente.
Buona lettura!
Mandy
Capitolo 45
Dominic’s
return
Quando aveva risposto al
citofono e aveva sentito che era Dominic, Jennifer si adoperò in una specie di
azione di auto convincimento. Veramente era dal giorno prima, da quando lui
l’aveva chiamata per chiederle di poter parlare, che pensava a cosa gli avrebbe
detto quando ne avrebbe avuto l’occasione.
L’aveva aspettato sulla
porta, con uno sguardo duro sul viso. La verità era che lo rivedeva mal
volentieri, anche perché, scavando nei suoi sentimenti, aveva capito che ancora
ci teneva a lui, anche se non lo voleva più. Del resto non poteva farsela
passare in un momento, sapeva che ci sarebbe voluto tempo per dimenticarsi di
Dominic. Intanto voleva togliersi lo sfizio di dirgli quello che pensava di lui.
Era stata contenta quando
nel vederlo apparire in fondo all’ultima rampa di scale non aveva provato quel
tuffo al cuore che in genere provava sempre ogni volta che lo vedeva arrivare.
Inizialmente lui le aveva sorriso, lei aveva continuato a guardarlo senza
mostrare particolare entusiasmo, così Dominic si era tolto il sorriso dalla
faccia. Quando era stato vicino a lei l’aveva guardata un momento incuriosito.
- Che hai fatto ai
capelli?- le aveva chiesto non riuscendo proprio a farne a meno.
- Non sono affari tuoi.-
gli aveva risposto secca Jennifer.
Dominic era entrato un po’
in confusione. - Sì, scusami, non volevo… no, ma stai bene, davvero bene…-
- Che vuoi?- aveva tagliato
corto lei.
- Parlarti un momento.-
- Per dirmi cosa?-
- Mi fai entrare un
attimo?- le aveva chiesto speranzoso, non gli andava di parlare lì.
- No.- aveva risposto
nuovamente secca Jennifer, nello stesso tono che aveva sempre usato in quel
breve scambio di battute. Dominic cominciava a scoraggiarsi, soprattutto perché
sapeva che se lei teneva quell’atteggiamento era perché aveva tutte le ragioni
per farlo.
- Allora rimaniamo qui…-
aveva detto incerto.
- Basta che ti sbrighi, non
ho tempo da perdere.-
Dominic aveva guardato
Jennifer con l’espressione di uno che è davvero in difficoltà, ma lei non si era
smossa di un millimetro, non aveva la benché minima intenzione di farlo. Si era
messo una mano sul collo, piegando il gomito dietro la testa, aveva guardato per
terra; così in difficoltà Jennifer non l’aveva mai visto.
- In verità non ho niente
di preciso da dirti, volevo sapere solo come stai…-
- Sto benissimo, e dato che
tu non hai niente da dirmi di sensato o intelligente credo proprio che sarò io a
parlare.- lo interruppe perentoria Jennifer.
Dominic deglutì, in un
certo senso aveva intuito sin da quando aveva parlato con lei il giorno
precedente che di certo Jennifer non l’avrebbe accolto molto bene. Era
sicuramente la prima volta che la vedeva così, decisa e sicura di se stessa,
questo purtroppo per lui non faceva che accrescere il suo interesse, ma anche il
suo timore che di lì a poco sarebbe arrivata una secchiata d’acqua gelida nella
sua direzione.
- In un certo senso dovrei
ringraziarti, mi hai fatto capire una cosa, ovvero che devo guardarmi dagli
stronzi montati come te. La cosa ridicola è che torni qui sperando che dopo
tutto quello che è successo io ti accolga qui a braccia aperte, anzi, magari nel
mio letto perché temo che sia l’unica cosa che ti è veramente interessata. Non
posso proprio credere alla quantità di cazzate che mi hai propinato, il modo in
cui ti sei sempre preoccupato per me…- fece una pausa e lo guardò bene, mentre
l’espressione di Dominic era proprio quella di una persona che proprio non
sapeva che dire.
- Sei quanto di peggio
poteva capitarmi Dominic, veramente l’individuo peggiore di cui mi sono
innamorata, mi è già capitato di stare con un paio di stronzi, ma almeno loro si
sono rivelati sin dall’inizio, tu invece non hai fatto che prendermi in giro per
fare il tuo comodo.-
Aveva smesso di parlare, ma
Dominic continuava a tacere, più o meno con la stessa espressione smarrita sulla
faccia. Jennifer ci aveva letto anche un certo dispiacere, ma non si sarebbe
fatta fregare dal suo buon cuore quella volta. Il tempo della Jennifer buona e
comprensiva era finito, adesso c’era la Jennifer forte, quella che prendeva il
toro per le corna e non si faceva spaventare da niente e nessuno.
- Non dici niente? Allora
buonanotte Dominic, e stammi bene.-
Stava per chiudere la porta
quando Dominic l’aveva trattenuta per quanto gli era possibile.
- Aspetta un momento, per
favore!- le aveva detto, ma Jennifer con una spinta decisa che Dominic non si
aspettava si era richiusa la porta dietro senza nemmeno dargli il tempo di
riordinare le idee.
Dominic, in un gesto di
sconforto, aveva appoggiato la testa contro la sua porta, cercando di accusare
il colpo. Stava pensando che ogni singola sillaba, di ogni singola parola, di
ogni singola frase che Jennifer aveva pronunciato era così vera che faceva male
pensarci.
Con lei era stato uno
stronzo montato. Accidenti se lo era stato, veramente lo era stato con tutti.
Dopo tutto quello che le aveva fatto, e le aveva fatto davvero tante carognate
ignobili di cui non sapeva se mai si sarebbe perdonato lui stesso per primo,
tornava là a chiederle chissà che. Effettivamente doveva riconoscere che non si
meritava il suo perdono, non si meritava proprio niente da lei, nemmeno la
minima considerazione.
Le aveva fatto credere che
le interessasse sul serio stare con lei. Quello era perché per lui era davvero
così, solo che era stato tanto stupido da non capirlo che pochi giorni prima di
quel momento. Le era sempre stato a cuore che Jennifer stesse bene, che per lei
fosse tutto apposto, forse anche troppo, cosa che teoricamente avrebbe dovuto
fargli capire i suoi veri sentimenti.
Era quanto di peggio le era
capitato. Sì, questo era decisamente possibile. Un egoista come lui era
sicuramente quel che di peggio poteva trovarsi sulla strada di una persona
generosa come lei, una che non gli aveva negato praticamente niente e che aveva
cercato sempre di farlo stare bene.
Era vero anche che lui
aveva fatto il suo comodo, verissimo, ma non era vero che l'aveva presa in giro,
piuttosto forse aveva preso in giro se stesso e le aveva fatto del male anche se
non avrebbe voluto, adesso pagava il conto della sua stupidità.
Era rimasto ancora qualche
secondo a pensare a cosa fare, con la testa appoggiata contro la porta di
Jennifer. La cosa più giusta sarebbe stata quella di scendere quelle scale, di
andare verso la sua auto e di liberarla una volta per tutte dalla sua presenza;
di fatto non voleva che finisse tutto così, con lui che non era stato neanche
capace di dirle una volta per tutte che gli dispiaceva sinceramente.
Gli venne un’idea, forse
era stupida, ma se non altro, se anche lei non l’avesse voluto ascoltare, almeno
le avrebbe fatto arrivare i suoi pensieri in qualche modo. Immediatamente cercò
quel foglio, era convinto di averlo infilato nel suo portafogli, lo trovò
piegato dove l’aveva messo nemmeno molto tempo prima. Certo, così non poteva
darglielo, Jennifer non avrebbe capito niente, gli occorreva una penna, ma a
portata di mano non ce l’aveva. Ce l’aveva in macchina però, il problema si
poneva per il fatto che se usciva dal portone poi non poteva contare sul fatto
che Jennifer gli avrebbe aperto nuovamente la porta. Il problema si era posto
quando, dopo essere sceso velocissimamente per le scale rischiando anche di
cadere e rompersi l’osso del collo, Dominic per l’appunto aveva aperto il
portone. Si era guardato intorno frettoloso ed aveva notato un pezzo di cartone
da imballo che forse poteva fare al caso suo. Provò a vedere se appoggiandolo
per terra tra la porta e lo stipite riusciva a mantenere il portone aperto,
fortunatamente la sua auto era parcheggiata molto vicina, riuscendo
nell’esperimento fece una corsa riuscendo in pochi secondi a prendere la penna.
Quindi, sempre di corsa, era tornato dentro il palazzo, aveva preso le scale ed
era arrivato nuovamente al quarto piano, davanti alla porta di Jennifer.
Per un momento aveva
cercato di riprendersi dal fiatone, quindi si era seduto sul secondo gradino,
appoggiandosi come piano di scrittura al primo.
Non ci aveva certo pensato
che Dominic potesse essere ancora lì, Jennifer si era messa nuovamente ad
occuparsi dei suoi affari, anche se non l’aveva fatto certo con la mente sgombra
e il cuore leggero. Aveva acceso pigramente la televisione, come al solito non
davano niente di interessante, alla fine aveva optato per una sit com che
sembrava meno peggio delle altre cose che trasmettevano. Ad un certo punto era
stata distratta da Sploffy che stava raspando con le zampette e le unghiette
contro la porta all’ingresso. Non era un comportamento comune, Jennifer si
chiese immediatamente da cosa dipendesse. Si era alzata giusto in tempo per
vedere che il gattone stava strascinando nell’appartamento un foglio di dubbia
provenienza. Quando aveva finito di portarlo dentro si era messo a giocarci,
Jennifer però intuì che doveva essere qualcosa che di proposito era stata messa
sotto la sua porta, lo aveva tolto dal pavimento e l’aveva aperto, già intuendo
cosa potesse essere.
Era una calligrafia
abbastanza comprensibile, decisamente particolare ma leggibile. In effetti
l’aveva già vista, ma lì per lì non si era ricordata. Le n sembravano
u rovesciate, la g era uguale alla q, non c’erano puntini
sulle i. Non sapeva perché prima di leggere si era messa ad osservare
questi particolari invece di concentrarsi su ciò che c’era scritto. Dopo qualche
secondo lesse.
Che cosa ti piace? Mi sto
sforzando di ricordarmi certe cose ma credo proprio di non saperle.
Qual'è il tuo colore
preferito? La canzone? Il film?
E il cibo? Che cosa ti
piace di più?
Dove sei nata? Una volta mi
hai parlato di un posto in Nevada, ma non mi ricordo perché.
E i tuoi genitori? Che
rapporto hai con loro? Com'eri da piccola? Hai fratelli o sorelle?
Come ti sei fatta quella
piccola cicatrice sul braccio sinistro, quella appena sotto il gomito? Scommetto
che c'è una storia dietro, non chiedermi perché, me lo sento!!
Il tempo del liceo...
andavi bene a scuola? Sei andata all'università?
E che adolescente eri? Una
di quelle problematiche oppure eri spensierata come un fringuello e magari avevi
un sacco di fidanzati?
Ma di preciso, ma proprio
di preciso, che lavoro fai? (Oddio come sto messo male!!!!!)
Perché ti trucchi così
tanto? Sei carina la mattina quando ti svegli struccata. Veramente lo sei anche
truccata.
Sei carina anche mentre
dormi... che cazzo c'entra? Qui solo domande! Niente considerazioni.
Mi piace un sacco quando
cominci a muovere il piede di scatto quando stai seduta, è una cosa che fai come
un riflesso incondizionato oppure la fai quando sei nervosa?
Non sei una che si arrabbia
spesso, come fai? A essere così buona, intendo.
Come fai a vedere sempre il
buono nella gente?
Una volta o l'altra dovrò
chiederti com'è andata quando ci siamo conosciuti, perché mica mi fido tanto di
quello che racconta quel bastardo di Jonathan!
Ma una come te, che ci
trova in uno come me?
Con un’altra penna, ma
sempre chiaramente scritto con la stessa calligrafia, c’era un altro appunto.
Veramente non volevo che
leggessi questo foglietto, era solo una specie di appunto per me stesso, l'ho
scritto sull'aereo mentre tornavo, per fare pace con il mio cervello, eravamo in
guerra da troppo tempo! Sono solo delle stupide domande, solo alcune di quelle
che vorrei farti.
Volevo solo che tu sapessi
che mi sono chiesto queste cose, veramente avrei dovuto già saperle, solo che
quando avrei potuto scoprirle mi sembrava che invece non fossero importanti.
Sono un coglione, lo so.
Se non vuoi rispondermi ti
capisco, se pensi che sia tardi per chiederti queste cose hai ragione, è anche
troppo tardi per dirti sinceramente che mi dispiace per tutto. Mi piacerebbe che
mi perdonassi, ma se non lo farai ti capisco, per l’appunto non potresti mai
perdonare, per usare le tue parole, quanto di peggio ti sia capitato e se fossi
al posto tuo, per dirlo con le parole di una mia amica, mi sarei appeso per
Lillo e mi sarei lasciato penzolare dalla tua finestra! Orribile pensiero!
Io ci provo... credo che
rimarrò un po’ seduto sullo scalino davanti alla tua porta. Sono un tipo
cocciuto, anche un po’ rompipalle!
Per favore, non chiamare la
polizia! Se vuoi che me ne vado basta dirlo, anche se mi sa che mi prenderai a
calci tu stessa, e credimi, te lo lascerei anche fare.
Ci volle qualche secondo
per accusare il colpo, Jennifer d’istinto si avvicinò alla porta e guardò fuori
dallo spioncino. La luce era spenta, ma aveva scorto i contorni della figura di
Dominic, seduto sul primo gradino delle scale.
Aveva ragione lui a dire
che non l’avrebbe perdonato, per lo meno di certo quello non bastava. Tuttavia,
se Dominic voleva metterla nella condizioni di rimanere quantomeno incuriosita
da quell’improvviso cambiamento di rotta, l’intento era riuscito.
Immediatamente Jennifer
aveva appoggiato il foglio sul mobiletto all’ingresso e si era allontanata,
rimettendosi seduta in soggiorno e incominciando una vera e propria lotta con se
stessa. Non aveva potuto impedirsi ad intervalli più o meno regolari di andare a
sbirciare dallo spioncino, lui non accennava a volersi togliere di lì.
Così era passata più di
un’ora.
Jennifer ormai aveva
scandagliato ogni singola parola scritta su quel pezzetto di carta: alcune cose
l’avevano fatta ridere, quel biglietto rifletteva esattamente la natura di
Dominic, uno che proprio non poteva cercare di tirare fuori anche solo per un
momento l’ironia dalla sua vita.
Forse le andava di
rispondere a qualcuna delle sue domande. Fece passare un’altra mezz’ora, che
Jennifer aveva passato interamente accanto alla porta, sbirciandolo. Poi lo
fece.
Aprì la porta piano,
Dominic, che era rimasto al buio per tutto quel tempo, fu investito dal fascio
di luce che la porta aperta aveva lasciato uscire. Si alzò di scatto in piedi,
girandosi e rimanendo faccia a faccia con Jennifer. A dire la verità non ci
sperava più che lei uscisse, ma il fatto che non fosse uscita per cacciarlo a
pedate gli aveva dato speranza. Lei si era tolta uno dei sandali che portava e
l’aveva messo tra la porta e lo stipite, perché non si richiudesse alle sue
spalle lasciandola fuori casa.
- Blu. Il mio colore
preferito è il blu, con tutte le sue gradazioni. It’s a Hard Life, dei Queen, la
mia canzone preferita. Loro sono anche il mio gruppo preferito. La finestra sul
cortile, Hitchcock, ma sceglierne uno solo di film è riduttivo.-
Detto questo aveva fatto
pochi passi, si era seduta sul gradino dove fino a qualche secondo prima era
rimasto seduto Dominic, lui si era seduto nuovamente accanto a lei.
- Mi piace la cucina
italiana, mi piace la pasta. E i dolcetti di mia zia Lucy, in qualsiasi modo
siano fatti, sono conditi d’amore e d’affetto, per questo hanno comunque un buon
sapore.-
Dominic le aveva sorriso,
non aveva proferito parola, aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia e la testa
sulle braccia, mettendosi all’ascolto.
- Sono nata a Spring Creek,
in Nevada, il 15 giugno del settantatre. Sono vissuta là fino a sei anni fa, poi
mi sono trasferita qui, e non è stato bello, è stato solo utile. Lasciai il mio
ragazzo di allora, stavamo insieme da quasi nove anni, praticamente ci saremmo
dovuti sposare, ma non mi andava l’idea di diventare una mamma e una moglie e
basta, come si pretendeva da me. Avevo fatto un corso da segretaria, perché io
faccio la segretaria per un commercialista se la cosa non ti fosse ancora
chiara…- dicendo questo guardò Dominic con uno sguardo lievemente accusatorio,
l’altro le sorrise imbarazzato.
- Grazie al padre di un
amico di mio cugino sono riuscita a farmi assumere in quello studio, dapprima
lavorando dove capitava, poi per il commercialista per cui lavoro da cinque
anni, uno stronzo che si diverte a torturarmi ogni giorno che Dio regala al
mondo.-
Jennifer si era interrotta
per un momento, non sapeva se andare avanti, Dominic la stava guardando.
- Continua, per favore.- le
chiese, Jennifer quindi fece come lui le aveva chiesto.
- Sono figlia unica, ho un
pessimo rapporto con mia madre. Lei è una che pensa solo alle apparenze, non le
è mai importato niente di me. Io sono sempre stata bravissima a scuola,
specialmente in matematica e chimica, avrei potuto ottenere una borsa di studio
per l’università, ma lei mi ha tassativamente impedito di farla, diceva che per
una donna, una come me soprattutto, era inutile, tanto io presto, non appena il
mio ragazzo di allora si fosse laureato, mi sarei sposata e ulteriori studi non
mi sarebbero serviti a niente. Non la perdonerò mai per questo. Per tre anni ho
fatto la cameriera in un ristorante, fortunatamente mi ha appoggiata mio nonno
in quel caso, mia madre non voleva assolutamente, lui invece diceva che lavorare
mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe aiutata a capire la vita e il valore dei soldi
guadagnati con il proprio lavoro. Con quello che ho guadagnato mi sono pagata il
corso da segretaria che ho frequentato di nascosto spalleggiata da mio cugino.
Non ho fratelli, ma Bill è come se lo fosse. Quando mi sono trasferita a Los
Angeles mia madre mi ha tolto la parola per quasi un anno intero, fu mia zia a
rimettere le cose apposto. La famiglia di mia madre è assolutamente patriarcale,
mio nonno era il sovrano assoluto contro cui non c’era mai da discutere, la sua
parola, fino al giorno in cui è morto sette anni, fa è stata legge; è stato lui
che ha fatto sposare mio padre e mia madre praticamente per forza, mia madre è
rimasta incinta a diciott’anni. Con mio padre all’inizio era cominciata per
amore, poi in quella casa hanno finito per distruggere anche lui. Era, o forse
è, non lo so se è ancora vivo, un bravo avvocato, non lo vedo da ventidue anni.
Una mattina mi ha accompagnata a scuola e poi non è tornato a riprendermi. Da
una parte, con il senno di poi, forse ho capito che cosa l’ha spinto a farlo,
dall’altra non lo perdonerò mai di avermi abbandonata, ero solo una bambina e ho
pensato che non mi avesse mai voluto bene. Era l’unica persona che mi capiva in
quella casa, quegli anni sono stati terribili, almeno finché non me ne sono
fatta una ragione.-
Qualcuno aveva visto bene
di aggiungersi al quadretto, Sploffy si doveva essere svegliato e aveva notato
che qualcosa di strano era successo, era uscito passando sopra il sandalo di
Jennifer ed era andato a strusciarsi contro la schiena di Dominic, per poi fare
il giro e salirgli sulle ginocchia, come il suo solito.
- Ciao bello, sei venuto a
sentire anche tu?- gli aveva detto Dominic mentre aveva preso a grattargli la
testa, Sploffy rispondeva facendo le fusa. Quindi aveva rimesso gli occhi su
Jennifer, che aveva continuato.
- I miei anni del liceo
sono stati normali tutto sommato, non ero brava in ginnastica, per niente, il
che era penalizzante, ma me la cavavo in altre cose. A sedici anni mi sono messa
con Robert, eravamo come si suol dire la coppia perfetta: lui il rampollo di una
famiglia di industriali, suo padre ha un’industria tessile nei pressi di Carson
City, io ero una gentile ed innocente fanciullina, molto carina a quei tempi che
non fa mai male, proveniente da una delle famiglie più in vista di Spring Creek.
Certo, mio padre era l’unica macchia del mio curriculum vitae, era un
disgraziato a detta di tutti, che aveva lasciato mia madre chissà perché, ma
fortunatamente per la reputazione della famiglia e di mia madre poco importava
alla gente. Sai, la reputazione a Spring Creek è tutto. Io e Robert eravamo la
coppia perfetta anche perché io stavo zitta e lui era quello che decideva, le
donne devono essere necessariamente così a Spring Creek: io ero il suo
cagnolino, lo sono stata per quasi nove anni, poi ho capito che così facendo mi
sarei solo rovinata la vita. Non ho mai voluto che la mia esistenza si riducesse
ad essere quella, volevo di più. Non che l’abbia ottenuto, fare la segretaria
non è tutto questo granché, lo riconosco, ma almeno vivo tranquilla e
soprattutto come voglio. Più o meno questa è la storia della mia vita… almeno i
punti salienti, quello che volevi sapere.-
Dominic era estasiato. Solo
in quel momento si era reso conto che si era effettivamente perso tanto di lei,
quanto non si sarebbe mai potuto immaginare: non era una bambolina, non era una
stupida, non lo era mai stata. Era una donna forte, che era stata capace di
lasciare gli affetti e una vita che seppur sicura sapeva che non l’avrebbe resa
felice. Doveva essere stata una decisione difficile, l’aveva presa però, e
l’aveva portata infondo con tenacia. Forse i suoi sogni Jennifer non li aveva
realizzati, ma non si erano avverati nemmeno i suoi incubi. Viveva a modo suo,
non chiedendo aiuto a nessuno provvedeva a se stessa e lo faceva nel migliore
dei modi. Solo adesso Dominic vedeva la sua forza, la sua tenacia, la sua vera
intelligenza, quella che a prima vista poteva essere nascosta da quell’alone
d’ingenuità, dal fatto che sembrava sempre così indifesa e un po’ facile, con il
suo trucco marcato e i suoi vestitini corti, i suoi fantastici vestitini corti,
Dominic li adorava.
Jennifer era una che al
momento giusto sapeva combattere, e sapeva tirarsi fuori dalle brutte
situazioni, come forse lui stesso non avrebbe mai saputo fare.
Continuarono a lungo a
parlare, a bassa voce dato che erano per le scale, con Sploffy sulle ginocchia
di Dominic che dopo un po’ si era addormentato tranquillo.
Avevano ripercorso episodi
della loro vita e avevano riso insieme, Jennifer tuttavia non aveva di certo
abbassato la guardia: si era seduta abbastanza distante da Dominic, l’unica
volta in cui si erano sfiorati era stato casualmente, Jennifer aveva fatto una
carezza a Sploffy e aveva incrociato la mano di Dominic. Per lui quel momento
era stato il massimo.
Delle altre domande, quelle
che Dominic aveva scritto su quel foglio in aereo, avevano finito per non
parlarne molto, Jennifer gli raccontò soltanto come erano andate le cose la sera
che si erano conosciuti, il racconto fece sovvenire alla mente di Dominic tanti
particolari di quella sera che nella sua memoria era immersa negli effluvi
dell’alcool, era stato esilarante quel racconto.
Alla fine, data l’ora
tarda, Jennifer si decise a concludere la serata, lei la mattina dopo doveva
essere a lavoro, fortunatamente era venerdì.
- Se non hai altre domande
sarà l’ora di andarcene a letto.-
- Veramente ne avrei una.-
aveva risposto Dominic deciso.
- Dimmi.-
- Ci usciresti con me
domani sera? Ho bisogno di un’accompagnatrice per un’occasione particolare.-
- Credo che tu ti stia
allargando un po’ troppo!- rispose Jennifer con un leggero tono di rimprovero
nella voce.-
- E dai, per favore! Una
cosa innocente, ti sto solo chiedendo di accompagnarmi in un posto, nient’altro!
E poi se non ci vieni tu con me ci vado da solo, non ci porterei nessun altra, e
andarci con la mia pubblicista è proprio brutto! Poverina, comprendila, è
costretta a lavorare con me, se le impongo anche di accompagnarmi a questa
occasione potrebbe avere un tracollo nervoso. Se non vuoi farlo per me, fallo
per Penny, ti sarà immensamente grata! Ti sto chiedendo un’opera di bene!-
Jennifer si era alzata,
aveva recuperato il suo gatto e si era rimessa il sandalo al piede, quindi era
rientrata nell’appartamento, senza chiudere la porta. Si era affacciata.
- Vedremo. Buonanotte
Dominic.-
Di certo non le aveva dato
il sicuro, ma per Dominic quel vedremo era più di quello che si sarebbe
mai potuto aspettare.
Con addosso quasi cinque
ore di macchina, nove d’aereo e un bel po’ di fuso orario, aveva finalmente
sceso quelle scale. Eppure non aveva voglia di dormire, affatto. In quel momento
dormire era la cosa più stupida che gli poteva venire in mente di fare.
Era tornato a casa sua, si
era fatto un’altra doccia canticchiando più per fare qualcosa che perché ne
avesse realmente bisogno, quindi era andato a letto ma non aveva dormito nemmeno
cinque minuti, si sarebbe messo a saltare per scaricare l’adrenalina se avesse
potuto. Tuttavia, non era cosa da farsi razionalmente parlando. E il cervello,
l’esperienza insegna, va sempre usato.
La mattina dopo aveva
chiamato il suo manager, per dire che c’erano buone possibilità che al party per
la presentazione del dvd della versione estesa del Ritorno del Re che ci sarebbe
stato la sera successiva ci sarebbe andato con una donna.
- Cosa vuoi fare? E’ fuori
discussione che tu faccia una cosa simile!- gli aveva detto il suo manager.
- La mia, caro Nigel, è una
decisione insindacabile, non si discute! E più gente la vede, più sono contento!
Lo devono sapere tutti che io sono totalmente e irrimediabilmente cotto di lei!-
Il suo manager dall’altra
parte aveva sospirato.
- Con te non si può
discutere! Tanto fai sempre quello che ti pare!-
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Capitolo 46 *** Epilogo ***
Nuova pagina 1
Epilogo
Jennifer aveva pranzato con Patricia quel sabato, ma per
tutto il tempo aveva evitato di parlarle del fatto che si era rivista con
Dominic e soprattutto del fatto che alla fine aveva finito per accettare di
uscire con lui quel sabato sera, all’invito dell’amica però si era vista
costretta a rifiutare e a spiegare il perché di quel rifiuto. L'amica nel
sentirlo nominare aveva messo su un'espressione crucciata, aveva aperto la bocca
e stava per caricare una rispostaccia, Jennifer la fermò.
- Prima di dire qualsiasi cosa sappi che è tutto diverso!
Io sicuramente, lui, da quel poco che ho visto... beh, sappi solo che l'aria
scozzese deve avergli fatto bene e gli deve aver schiarito le idee!-
Patricia aveva alzato le braccia e, senza aggiungere altro,
era salita nuovamente in macchina. Aveva chiuso lo sportello, poi aveva tirato
giù il finestrino, solo che non era riuscita a fare di più che guardarla e
scuotere la testa con un'aria smarrita e con la bocca semi aperta di chi
vorrebbe dire qualcosa ma proprio non gli esce niente. Jennifer aveva riso.
- Ridi, ridi!- era riuscita finalmente a dire severa
Patricia. - Vabbè, ti lascio al tuo destino, se proprio non riesci a levartelo
dalla testa il mesciatone… saluti!-
Aveva messo in moto ed era andata via, lasciando Jennifer
davanti al portone di casa sua che agitava la mano in sua direzione.
Era rientrata quindi, per dimenticanza aveva lasciato il
suo cellulare a casa, lo trovò con una serie di chiamate perse, tutte di
Dominic.
Il giorno precedente l'aveva tempestata di telefonate ogni
minuto, si era giustificato dicendo che era il suo modo di convincerla ad uscire
con lui la sera del sabato. - Perché se io ti rompo le scatole tutto il giorno
forse ce la faccio a prenderti per sfinimento!-
Jennifer aveva resistito stoicamente tutto il giorno senza
cedere, in ufficio aveva tolto la suoneria al cellulare e lo aveva appoggiato
sulla scrivania, ogni poco tempo si accendeva la luce e il nome Dominic
cominciava a lampeggiare sullo schermo, continuava imperterrito a chiamarla
anche se sapeva che non poteva rispondergli dato che stava lavorando. Ad un
certo punto aveva chiamato anche al numero dell'ufficio, Jennifer l'aveva anche
un po’ sgridato.
- Dom, sto lavorando accidenti!-
- Lo so che stai lavorando, infatti non pretendo che tu mi
risponda al cellulare, ma saranno due ore che non ti sento e m'è presa
l'astinenza!-
Jennifer aveva ridacchiato. - Cretino!- gli aveva detto,
quindi gli aveva riattaccato il telefono praticamente in faccia. Il problema era
stato che rialzando gli occhi aveva incontrato lo sguardo di sufficienza del
commercialista. Gli aveva sorriso con la faccia più tosta che potesse fargli,
l'uomo l'aveva continuata a guardare storto, quindi le aveva porto dei
documenti.
- Queste pratiche sarebbero da archiviare, signorina.-
- Certo, subito.- aveva risposto Jennifer. Quando era
andato via si era messa a ridacchiare tra sé e sé, se non altro quella
situazione era divertente.
La sera, appena tornata dall'ufficio, si era decisa a
rispondere alla telefonata numero quattordicimila e seicentoquarantatre di
Dominic per quel giorno.
- Non ne posso più, mi arrendo, vengo con te domani sera!-
gli aveva risposto senza prima dire altro.
Dall'altra parte della cornetta era partito un urlo di
gioia.
- Ma sei veramente scemo!- aveva commentato Jennifer che
aveva dovuto necessariamente staccare il telefono dal suo orecchio, o Dominic
l’avrebbe fatta diventare sorda.
- Hai voglia a scemaggine, c'ho da venderne Jenny!- le
aveva risposto lui al settimo cielo.
Non ci sperava e sapeva di non meritarselo, ma i suoi sensi
di colpa per un momento gli avevano permesso di godersi quel momento. Del resto
quella giornata passata a farle quei bonari dispetti l’aveva divertito oltre
ogni misura, non avrebbe voluto o potuto davvero fare altro se non quello.
Quando l’aveva richiamato il giorno dopo, appena rientrata
a casa dopo il pranzo con Patricia, Dominic l’aveva investita con le parole:- Ma
che fine avevi fatto? Mi sono preoccupato, pensavo che fossi scappata su
un’isola tropicale, oppure che t’avevano rapito gli alieni… in terza opzione ho
pensato che magari ci avevi ripensato e stasera non mi accompagni più!- aveva
fatto una breve pausa, sentendola ridacchiare dall’altra parte, poi le aveva
detto:- Ben inteso che se emigri sull’isola tropicale voglio venire con te!-
- No, non c’è posto, siamo al completo.- gli aveva risposto
Jennifer, stando al gioco.
Quella serata poi per Jennifer era stata strana, lei non
c’era minimamente abituata a passare del tempo ad occasioni del genere. Per
prima cosa era stata subito abbondantemente messa in guardia da giornalisti e
paparazzi da lui: - Non m’interessa se ci vedono insieme, per me non fa alcuna
differenza, quindi facciamo come vuoi tu - le aveva detto facendole intuire
buona parte del suo cambiamento di posizione. Fino a poco tempo prima Dominic
non avrebbe mai permesso che li vedessero insieme.
Jennifer gli aveva espressamente chiesto di poter essere
notata il meno possibile, così Dominic aveva fatto di tutto perché lei non si
sentisse minimamente a disagio, era l’ultima cosa che voleva del resto.
Da subito a quella festa si era sentita impacciata e goffa,
anche se Dominic aveva fatto il possibile per metterla a suo agio anche in
quell’occasione, sia di proposito che non di proposito. Se c’era una cosa che
Jennifer poteva dire di Dominic era che era veramente un tipo particolare. Per
lui non faceva differenza essere in pubblico o meno a giudicare dal suo
comportamento, distribuiva bacini a uomini e donne indistintamente e diceva e
faceva cavolate con i suoi colleghi, tra i quali lei conosceva solo Billy ed
Elijah, anche se gli altri, più o meno tutti, sapeva almeno chi fossero. Billy
poi era stato molto carino con lei. L’aveva fatta ridere il fatto che durante la
serata, ad un certo punto, Billy era arrivato alle spalle di Dominic e gli aveva
dato, anche se gentilmente, un colpetto con il suo cellulare in testa.
- E’ per te, inglesino!- gli aveva detto mentre Dominic si
passava la mano sulla parte offesa con un’espressione finto risentita in faccia.
Poi, sempre con il cellulare dell’amico in mano, l’aveva fissato per un momento
con aria interrogativa chiedendosi chi potesse essere che lo chiamava al numero
dell’amico, quindi se l’era messo all’orecchio e aveva risposto. La sua
espressione smarrita era stata spazzata via in un secondo scarso.
- Passerotta!- aveva esclamato a voce tanto alta che
qualcun altro si era girato nella sua direzione; Billy aveva riso e Jennifer
anche, dato che non aveva potuto fare a meno di farlo per via del tono e anche
del modo in cui aveva chiamato la persona con cui stava parlando. Certo non
aveva potuto impedirsi anche di farsi nella sua testa qualche domanda, che di
certo presagiva di tutto meno che rosei pensieri.
Subito dopo aver concluso la chiamata Dominic, che aveva
intuito che Jennifer avrebbe giustamente potuto trovare quantomeno anomalo quel
termine affettuoso, le aveva spiegato chi fosse al telefono: la famosa Elena che
lui e Billy avevano conosciuto in Scozia. Billy aveva trovato un suo messaggio
nella segreteria telefonica quel giorno e l’aveva richiamata subito, Elena
l’aveva cercato per fargli gli auguri per il suo compleanno, dato che in quel
giorno cadeva anche il trentaseiesimo compleanno di Billy.
- L’ha chiamato! Ma allora vuol dire che i bastardi
qualcosa stanno combinando!- aveva esclamato diretto a Jennifer Dominic, mentre
Billy si allontanava. - Accidenti a loro, non mi vogliono raccontare niente!
Devo assolutamente torchiare Billy, sappi che prima o poi gli farò sputare il
rospo a quello scozzese del cavolo!-
Per forza di cose Jennifer non aveva capito molto, ma
Dominic ebbe il tempo di spiegarle nei giorni successivi cosa fosse successo
durante quel mese in Scozia, parlare di quel mese poi fu utile anche per non
incappare in argomenti decisamente spiacevoli per entrambi.
Avevano continuato a vedersi, sempre in campo neutro. In
genere era Dominic a chiamarla per proporle di uscire, l’andava a prendere,
passavano qualche ora insieme e poi la riportava a casa, non facevano altro che
parlare. A Jennifer piaceva quel modo di approfondire la loro conoscenza, era
quell’inizio che per loro era durato troppo poco, e probabilmente anche lei
aveva le sue responsabilità in quella cosa.
Pendenti erano rimaste molte di quelle domande che Dominic
aveva scritto su quel foglio, una su tutte, ovvero cos’era che a Jennifer
piaceva di lui.
Di certo lei non avrebbe potuto rispondergli presto, tutto
il precedente non era stato affatto cancellato, ma forse, lavorando bene
Jennifer sarebbe riuscita a capire cosa avrebbe potuto riservarle il futuro.
Anzi, cosa avrebbe riservato ad entrambi.
Due settimane dopo quella festa, alla metà di settembre,
Jennifer aveva ritirato la posta dopo essere rientrata dal lavoro. Tra le
bollette e la pubblicità c’era una busta non affrancata con scritto il suo nome,
la calligrafia non era fraintendibile. Si era inizialmente chiesta come avesse
fatto a metterla nella sua cassetta della posta, evidentemente qualcuno doveva
avergli aperto. Era rientrata in casa e si era seduta sul divano, Sploffy le era
andato a fare compagnia.
L’aveva aperta chiedendosi cosa potesse essere, al primo
sguardo Jennifer capì che si trattava di analisi. Un test dell’HIV, con
risultato negativo. In fondo al foglio c’era scritto a mano Nel caso in cui
ancora fossi preoccupata. Te l’ho già detto che sono un coglione? A stasera
Appena sotto il messaggio continuava: P.S.: non ho
nemmeno il colesterolo! E vai!
Si era messa a ridere spontaneamente, il gatto le era
salito sulle gambe sporgendosi sul foglio come se volesse leggere e ridere anche
lui. Sempre tenendo in mano quel foglio e accarezzando Sploffy che faceva
rumorosamente le fusa, Jennifer si era messa a guardare un punto non precisato
del soffitto, sorridendo e riflettendo.
In quelle settimane Dominic le aveva raccontato a grandi
linee degli ultimi mesi che aveva passato, si era dato del coglione almeno un
milione di volte, Jennifer capì di punto in bianco molte delle cose che erano
successe tra loro in quei mesi, soprattutto capì il perché di tutte quelle volte
in cui lo sentiva debole, come se avesse bisogno di protezione e accettazione da
lei. Tuttavia non lo scusava affatto per tante delle cose che le aveva fatto, ci
sono decisamente dei modi migliori di superare le crisi che gestire la vita come
Dominic aveva fatto in tutto quel tempo.
Il momento di voltare pagina per Jennifer non era ancora
arrivato.
Non sarebbe stato certo quel giorno, nemmeno fra una
settimana probabilmente, ci sarebbe voluto del tempo, nemmeno lei avrebbe saputo
dire quanto.
Quello che era certo era che se tutto fosse continuato così
come stava andando avrebbe anche potuto perdonarlo. Certo, quell’esperienza le
aveva definitivamente insegnato a tirare fuori il suo vero carattere da
combattente e che cosa voleva davvero, che non certo quello che Dominic le aveva
dato in precedenza.
Nonostante avesse deciso di essere un po’ più cattiva però,
il suo buon cuore era sempre lì, in agguato, aspettando il momento in cui le sue
difese si sarebbero un po’ abbassate… in fondo tutti possono avere i propri
periodacci, si possono fare delle cose assurde se non si ascolta il cervello,
probabilmente a Dominic era successo proprio questo, e in fondo era un essere
umano come tanti, aveva diritto ad un’altra possibilità anche lui.
Non sarebbe stato presto, di questo ormai Jennifer non
poteva che esserne sicura, ma cominciava a capire che sarebbe successo, prima o
poi.
E alla fine ce
l’ho fatta a postare anche tutta questa storia! Ce n’è voluto e v’ho fatto
venire anche due palle… ehm… per una volta vorrei evitare di essere troppo
volgare, su!
Innanzi tutto
un grazie speciale alla sora
Moon,
collega… se non ci fossi dovrebbero inventarti, e non ho mai detto questa cosa
più seria di così! Sappiate che questa donna mi fa notare tutte le sviste dei
capitoli che senza di lei sarebbero pubblicati un po’ peggio… un po’ parecchio
peggio! Sigh!
Io mi impegno,
lo giuro, ma tanto mi scappano uguale le cazzate… doppio sigh!
Un grazie
sentitissimo va a persone come Sarish, Cassiopea, Dolcemaia, Yarel, July
Aneko e Cowgirl Sara, che mi hanno lasciato i loro commenti e mi hanno
decisamente messo il buon umore in più di un’occasione! Grazie mille davvero, mi
avete fatto un sacco di complimenti che non so se poi me li merito tutti, ma
insomma, la soddisfazione maggiore è che la storia vi sia piaciuta, che vi abbia
tenuto compagnia e che vi abbia emozionate… un bacione enorme, che va anche a
Contessa che mi ha fatto arrivare il suo pensiero in privato… grazie anche a
te!
E lo so che
qui qualcuna di voi dirà furente: e io?
E non vi ho
dimenticate, è solo che per voi ci vogliono i ringraziamenti speciali perché mi
avete fatto fare tante di quelle risate che a volte ho rischiato le convulsioni!
Partiamo con
Artiglio del falco d’argento
con il suo
Casinista Dom! Però c'è di buono che i preservativi li usa sempre, no?;).
Proseguiamo
poi con la Chu che s’è sdata con qualche commento davvero notabile:
Billy...il grillo parlante; direi che gli si addice!
- Benedetto
ragazzo!(m'è salita 'na rabbia...mannaggia i vasetti di yogurt!!Sgrunt!);
- …l'unico qui
da odiare è mr 'FaccioLeCazzateQuandoMiPareEPiaceEPoiRimpiangoDiAverloFatto'...
ah, e anche miss vasetto di yogurt!... (anche se dubito che Mr
'NonSoTenereLilloAlSuoPosto' (:P) capirà...ah!benedetto figliolo!)
La Kaory
anche non è stata niente male con il suo: Ma orecchietta a Dumbo è davvero
uno stronzooooo!!... nn saprei proprio come definire quella specie di hobbit mal
cresciuto...l’orecchietta è stato graditissimo!!
Ma il primo
premio, che le altre non me ne vogliano, va a quella pazza scatenata di Roy
che, per usare le parole sue, a volte è proprio un taglio! Sentite qui:
- Ma che razza
di bastardello, altro che sgrullatina!!! Acchiappandolo pe gli orecchiotti
toccherebbe rinturcinarlo come na caramella!!!!!!!!;
- Ma io nun
mollo finchè nun se sbottona (in senso pscologico! ^__* ma pure nell'altro ^___^
);
- …E
soprattutto che non faccia l'errore di quasi tutto il genere maschile dandola
per scontata, perchè secondo me la nostra Jenny sotto sotto sa essere una
tosta!!!!! E quando meno se lo aspetta potrebbe rimetterci le
orecchiotte!!!!!!!!,
per altro
c’hai visto molto giusto!;
- Mandy non ti
preoccupare non ti prenderemo a randellate (in caso se proprio c'è da bastonà si
bastona sulle orecchiotte pronunciate.... ^__* )…;
- … sono
curiosissima di vedere l'arrampicamento sugli specchi del famoso scalatore
Orecchiesner!!!!
- WUAO ma Dom
il suo bisonte non lo fa riposare mai????? *__*… forse una solenne portata sulle
orecchiotte potrebbe accellerare la crescita!!!! ^__*;
Ma il pezzo
forte è stato: Lo acchiapperei x le orecchiotte e lo sgrullerei ben benino!!
Un abbraccino
speciale va a te e sai il motivo…
In coda,
vorrei dire che spero la storia sia piaciuta anche a chi ha letto e non ha
lasciato segni del suo passaggio se non nel numero delle aperture dei capitoli…
immagino che se avete continuato a leggere era perché vi piaceva… almeno spero!
Oh, però se v’ha fatto schifo lo potevate anche dire, mica me la prendevo se me
lo dicevate educatamente! Volendo siete sempre in tempo ad infamarmi…
gentilmente però, ho l’animo sensibile anche se non sembra!
Stavo per
dimenticarmi la grande sparita! Frodina!!! Ma che fine hai fatto? Se ci
sei batti un colpo!
Ovviamente
aprirò ufficialmente un fan club per l’amatissimo Sploffy che ha già milioni di
miliardi di fans sparsi per tutte le galassie (s’è anche montato la testa… è
insopportabile)!!!!
Qui a questi
link vi mostro i disegni di due sue affezionate fans che ringrazio:
Questo e lo
Sploffy di Falwes:
http://nura.altervista.org/sploffy_falwes.jpg
E questo è lo
Sploffy della mia mamma:
http://nura.altervista.org/sploffy_bina.jpg
Grazie a
tutt’e due, anche da Sploffy!
Anche nei
ringraziamenti non so essere sintetica… ognuno c’ha le sue!
Ancora grazie
mille a tutti, Mandy!
P.s.: potrei non avere finito… lo so, suona come
una minaccia, ma non lo è, ve l’assicuro!
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