The Marauders Beginning di Malandrina95 (/viewuser.php?uid=117309)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Partenza- James ***
Capitolo 2: *** La Partenza- Sirius ***
Capitolo 3: *** La Partenza- Remus ***
Capitolo 4: *** Partenza- Peter ***
Capitolo 5: *** King's Cross ***
Capitolo 6: *** Hogwarts ***
Capitolo 1 *** La Partenza- James ***
jamesss
THE MARAUDERS BEGINNING
#Partenza#
James
Uno scintillio dorato guizzava ,vicinissimo alla sua mano guantata, le
dita della mano protese in avanti nel tentativo di acchiappare quella minuscola
sfera alata...
- James -
La voce della madre gli giunse alle orecchie
come un dolce mormorio, mentre un colpo delicato lo colpiva alla spalla. James
Potter,undici anni, si voltò dall'altra parte, bofonchiando qualcosa di
incomprensibile, ignorando la donna che cercava di svegliarlo. Niente al mondo
lo avrebbe fatto alzare da quel letto se prima non avesse finito il suo sogno. Era questione di vita o di
morte.
Nello stadio la folla urlava, saltava e l'aria sembrava carica di vita e
di elettricità..Il coro dei tifosi giungeva alle sue orecchie e la parola che urlavano
a squarciagola gli dava la forza per chiudere le dita attorno quella minuscola
ma velocissima pallina scintillante...
"Potter! Potter!"
Un boato di trionfo scosse la tribuna quando finalmente catturò il
Boccino d'Oro..i compagni di squadra lo raggiunsero con un'espressione felice
sul volto. Lo presero tra le loro braccia, sollevandolo in alto,sopra le loro
teste, portandolo verso il mago che brandiva la Coppa del Mondo...
- James!-
Questa volta il bambino chiamato
James Potter aprì gli occhi, assonnato. Aveva ancora l'espressione beata e lo
sguardo rapito, come se davanti ai suoi occhi ci fosse ancora la scena della
premiazione che stava sognando, ma quando vide il volto sorridente della madre
mise il broncio.
-Era un sogno- bofonchiò, gettandosi
le coperte sopra la testa e strizzando gli occhi, stizzito. Diventare un famoso
giocatore di Quidditch era il suo sogno da quando era andato col padre ad
assistere alla Coppa del Mondo di Quidditch e vedere quei giocatori che
sfrecciavano sopra di loro e i Cercatori che si cimentavano in mosse pericolosi
e folli, lo aveva letteralmente affascinato. Dorea rise, togliendo le coperte
dalla testa del figlio.
-Stavi ancora sognando la partita di
Quidditch?-gli chiese sorridendo. James per tutta risposta incrociò le braccia
al petto, sedendosi sul letto,seccato.
-Mi hai svegliato proprio sul più
bello!! La premiazione!! Mamma stavo per alzare la Coppa del Mondo e tu mi hai
svegliato!- si lamentò James guardandola in tralice.
Dorea rise di nuovo. Le ricordava tantissimo
suo marito quando la guardava in quel modo.
-Dai, quante volte l'avrai già
sognato?-
-Non è questo il punto! Mamma, se non
sogno la premiazione tutte le notti io....morirò!-
concluse il bambino con fare drammatico. Si buttò all'indietro sul letto,chiudendo
gli occhi, rimanendo immobile. Poi sbirciò la madre socchiudendoli appena, ma
Dorea se ne accorse.
-I morti non sbirciano, sai?- gli
sussurrò, facendogli il solletico. James ridacchiò , contorcendosi e cercando
di liberarsi dalla presa della madre. Una testa nera fece capolino dalla porta.
-Come sta il mio piccolo
campione?-domandò Charlus Potter sorridendo. James aveva preso dal padre il
colore dei capelli, mentre gli occhi e alcuni tratti del viso erano della madre.
Il difetto di vista, invece, che lo obbligava a portare un paio di occhiali
rotondi, era del nonno.
-Sono un collage umano -scherzava
ogni tanto James, quando tutti gli ricordavano che assomigliava tantissimo a
suo padre e a sua madre.
-Bene, papà..oggi è..- cominciò James
cercando di ricordare perchè il giorno prima era così su di giri.
All'improvviso si illuminò e un largo sorriso si dipinse sul suo volto
-Oggi
vado a Hogwarts!- urlò scattando in piedi sul letto e mettendosi a saltare come
un matto, felicissimo. Sarebbe andato a Hogwarts, la scuola dei maghi migliore
del mondo, da Silente, il preside, che James voleva conoscere di persona da
quando aveva cinque anni.... Avrebbe conosciuto altri bambini, sarebbe
diventato un mago coi fiocchi e sarebbe diventato un Auror. Aveva già deciso.
E
poi, ovviamente, accanto alla carriera Auror si sarebbe aggiunta quella di
Cercatore, tutte le squadre lo avrebbero voluto con loro e sarebbe diventato il
migliore.
-Si Jamie, ma devi muoverti o
perderai il treno- lo avvisò la mamma. James s'immobilizzò e poi scattò giù dal
letto, fiondandosi per le scale, rischiando di cadere e di rompersi l'osso del
collo. Entrò in cucina, sedendosi pazientemente al tavolo, con un sorriso
stampato sulla faccia, aspettando che la madre gli preparasse la colazione.
Angolo Autrice :)
Eccomi qui, di nuovo. Again. Poveri voi,muahahhahahahah*risata malvagia che è passata di moda*
Filo subito a pubblicare il secondo capitolo, si è un po' cortino, ma dopo si allungano u.u
Abbiate fede u.u
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Capitolo 2 *** La Partenza- Sirius ***
partenza- james
Sirius
Tutti gli studenti lo fissavano, curiosi, aspettando di vedere in quale
Casa sarebbe stato assegnato...Sirius strinse i pugni.
Non voleva essere un
Serpeverde e disprezzare i Babbani e i Mezzosangue, non voleva...No, no, per
nulla al mondo.
Piuttosto se ne sarebbe andato. Il Cappello gli calò sugli
occhi, nascondendogli la vista di quella sala illuminata, gremita di studenti.....
-SIRIUS ORION BLACK, PICCOLO INGRATO,
VUOI ALZARTI DA QUEL LETTO?!-
La voce della madre lo fece svegliare
di scatto e Sirius picchiò la testa contro l'asse del letto.
Imprecando piano, con
gli occhi pieni di lacrime per il dolore, guardò la strega sulla porta.
Walburga Black, trentacinque anni, i capelli neri stretti in un alto chignon, che
in quel momento lo fissava torva, non si poteva certo definire materna. Se qualcuno lo avesse fatto,
Sirius lo avrebbe volentieri preso a calci senza pensarci due volte. Non si
poteva chiamare madre una donna che passava le giornate ad insultare il figlio
primogenito perchè non credeva che i Babbani fossero feccia e perchè si
rifiutava categoricamente di smettere di giocare con i figli dei vicini.
Nemmeno picchiarlo e punirlo serviva a qualcosa, se non ad aumentare la sua
voglia di disobbedire a e provare che lui non era come lei e suo marito.
Sirius
non si sarebbe mai arreso al volere della pipistrella pazza.
-Sono sveglio -bofonchiò Sirius
sedendosi sul letto e stropicciandosi gli occhi. Walburga si portò le mani sui
fianchi, scrutandolo arrabbiata.
-Scendi, la colazione è pronta. E
vedi- disse puntandogli un dito contro, con fare minaccioso -di non disonorare
la famiglia finendo in qualche Casa ingrata, mi sono spiegata bene? Serpeverde
è la tua Casa, come quella di tutti in famiglia-
Sirius aggrottò la fronte, annuendo
distratto, cercando le calze che aveva perso tra le coperte durante la notte.
Le trovò, infilandosele sotto lo sguardo vigile della madre, facendo del suo
meglio per metterci tanto tempo apposta per spazientirla.
Walburga sbuffò impaziente, accigliandosi.
Non era un buon segno, ma a Sirius non importava di far arrabbiare la madre nel
suo ultimo giorno a Grimmauld Place. Non vedeva l'ora di mettere piede fuori da
quella stramaledetta casa e non vedere più i genitori per nove mesi. Nove mesi
dove poteva fare quello che voleva, essere se stesso senza essere punito. Se
c'era una cosa di cui lui andava fiero era la forza che aveva, che gli
permetteva di fregarsene bellamente delle punizioni, degli insulti che i
genitori gli rivolgevano ogni giorno e di rimanere sempre nella sua
convinzione, cioè che i maghi e i non maghi sono uguali. Saltò giù dal letto, ignorando le occhiate
torve della madre e la sorpassò, scendendo lento le scale, sorridendo tra sè.
Si, a Hogwarts sarebbe stato libero
di fare come voleva, di essere come voleva. Non vedeva l'ora di prendere il
treno, di conoscere nuovi bambini, senza tener conto se fossero Mezzosangue o
Purosangue, di vedere Silente, il suo mito in quella famiglia che invece
disprezzava il buon preside con tutto il cuore, di diventare un mago coi
fiocchi, di diventare Auror, di migliorare il mondo e di far capire che tutti i
maghi sono uguali, che i Babbani sono persone
come loro.
Questo lo aveva deciso quando Walburga e Orion
lo avevano punito per la prima volta, quando avevano scoperto che giocava con i
Babbani del numero undici.
L'unica cosa che gli dispiaceva della sua
partenza era Regulus. Non voleva lasciare il fratello, che era sempre più
influenzato dai genitori, nelle mani di quei due squilibrati. Voleva continuare
a cercare di fargli capire che poteva scegliere la sua strada e che quella
giusta era quella che lui aveva imboccato. Non voleva perdere suo fratello, l'unica
figura consolante in quel manicomio. Regulus gli sarebbe mancato, ne era sicuro.
La sera prima Regulus era entrato
nella sua camera in lacrime, a supplicarlo di non andare a Hogwarts. Si era
infilato nel suo letto, incurante delle sue proteste e abbracciandolo gli aveva
fatto promettere di non abbandonarlo mai e di stare sempre al suo fianco.
Sirius aveva sorriso, nel buio della camera.
-Te lo prometto, Reg. E ti scriverò
ogni settimana,va bene?- aveva detto dolcemente, accarezzando i capelli scuri
del fratellino, che aveva scosso la testa, premendola poi contro il petto di
Sirius.
-Tutti i giorni-
-Non potrò tutti i giorni, c'è la
scuola, i compiti..- Sirius aveva riso perchè il fratello si era lamentato - Ti
scriverò ogni volta che potrò, va bene Regulus?-
Regulus aveva annuito, rifiutandosi
di uscire dal letto caldo del fratello, accoccolandosi contro di lui. Sirius
aveva sospirato piano, abbracciandolo a sua volta, cercando di non pensare a
quanto Reg gli sarebbe mancato e a quanto i genitori lo avrebbero manipolato.
Quando aveva sentito che Regulus dormiva della grossa, lo aveva preso in
braccio, portandolo nella sua camera e lo aveva sistemato nel suo letto rimboccandogli
le coperte.
Qualcosa lo colpì da dietro, interrompendo
i suoi pensieri e Sirius rischiò di cadere giù dalle scale di pietra. Lottando
per mantenere l'equilibrio per non ruzzolare per due rampe di gradinate
cercando di aggrapparsi al corrimano di marmo,si accorse che due braccia gli
cingevano la vita,in un abbraccio mozzafiato. A fatica si
raddrizzò,riacquistando l'equilibrio.
- Regulus...mi hai quasi fatto
cadere- lo ammonì liberandosi dalla presa del fratellino e voltandosi. Reg
sorrise tristemente per scusarsi.
-Oggi parti- disse tirando su col
naso e abbracciandolo ancora. Sirius gli accarezzò la testa, a disagio.
Solitamente non si abbracciavano mai e, fatta eccezione per la sera prima,
l'ultimo vero abbraccio con suo fratello risaliva a quando aveva otto anni.
I Black non mostrano i loro sentimenti. I Black sono sempre freddi e
alteri. I Black non piangono.
Queste erano le regole con cui era
cresciuto, erano quelle regole che aveva creduto vere fino a poco tempo prima.
Oh, al diavolo. Che differenza c'è tra un Black e qualsiasi altro mago, se
non il cognome?.
Abbracciò forte suo fratello, che prese a singhiozzare.
- Torno presto..nove mesi passano in
fretta, vedrai-disse cercando di nascondere la gioia che provava al pensiero di
non vedere la faccia di sua madre per non ferire Regulus.
- E poi ti scriverò, fratellino-
Regulus scosse la testa, testardo, stringendolo
ancora più forte. Sirius sospirò, scostandosi dall'abbraccio e chinandosi per
vedere chiaramente in faccia il fratello, posandogli le mani sulla spalle.
-Ascoltami, nove mesi non sono
un'eternità. Torno presto, davvero. E smettila di piangere come una
femminuccia- rise Sirius. Aveva anche una dignità da mantenere. Non è che
poteva essere sempre il bravo-
fratello-maggiore.
Regulus annuì, asciugandosi le
lacrime e lo prese per mano,
trascinandolo in cucina, dove Kreacher preparava la colazione. Quando Sirius
fece il suo ingresso nella stanza il vecchio elfo domestico gli rivolse un
sorriso che poteva sembrare amichevole ma Sirius sapeva che non era nelle
grazie del vecchio elfo domestico perchè "era un piccolo ingrato che spezzava il cuore della madre".
Ma per favore
pensò mestamente abbandonandosi su una sedia, ignorando il padre seduto a
capotavola che lo guardò scuotendo la testa. A quanto pareva non aveva voglia
di iniziare una discussione anche quel giorno.
Sirius sospirò, sollevato, guardando
con un misto di gioia e amarezza il bacon nel piatto che aveva di fonte, pensando
che era l'ultimo che mangiava dentro quelle mura per parecchio tempo.
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Capitolo 3 *** La Partenza- Remus ***
remus
Remus
Remus Lupin chiuse di scatto il
baule, dopo averlo disfatto per la sesta volta.
Era tutta l'estate che andava
avanti così; riempiva e svuotava il baule, per poi riempirlo nuovamente
ammucchiando malamente tutti i vestiti sul fondo della valigia, troppo agitato
per cercare di piegarli. Aveva sempre amato l'ordine e una valigia fatta male
significava un forte senso di disapprovazione che lo spingeva a rifarla
correttamente.
Remus aprì nuovamente il baule. Nessuno lo avrebbe accettato a
Hogwarts. Non nelle sue..condizioni.
Quando Silente gli aveva proposto di studiare nella sua scuola,Remus era quasi
caduto dalla sedia. Non ci poteva credere.
Sapeva che Silente era un grande uomo,
ma chi sarebbe stato tanto pazzo da accettare un Lupo Mannaro nella scuola, dove
c'erano migliaia di altri studenti?
-Prenderemo tutte le precauzioni
necessarie, Remus. Non ti devi preoccupare. Mi sta molto a cuore la salute dei
miei studenti, ma anche la tua. Non puoi continuare a isolarti, devi farti una
vita normale, anche se sei un Lupo Mannaro. Troverai degli amici che sono
sicuro che saranno in grado di accettarti perchè tu sei proprio come tutti noi.
E di sicuro sei migliore di molti altri maghi, Remus.- aveva detto il preside
sorridendo, gli occhi blu fissi su di lui scintillavano dietro gli occhiali a
mezzaluna.
-Ma..io...io..sono pericoloso- aveva
balbettato Remus -Potrei fare del male a qualcuno, potrei uccidere o mordere
qualcuno..io...-
-Hai paura, ed è comprensibile. Ma
vedi, ho fatto installare un albero, che presenta un passaggio che porta alla
Stamberga Strillante. La conosci?-
Remus aveva annuito.
-Da li non potrai più uscire e
nessuno conoscerà quel passaggio, nè potrà trovarlo, perchè il Platano
Picchiatore...non è proprio un innocuo alberello..Può fare molto male se ci si
avvicina troppo-
Remus era rimasto perplesso. -In che
senso, signore?-
-Diciamo che non gli piace essere
colpito..nè avere persone attorno. Allora si difende con i suoi rami. E
credimi, i suoi scapaccioni non li dimentichi facilmente.- Silente aveva sorriso, alzandosi in
piedi e aggiustandosi le pieghe del mantello.
-Tu non sei pericoloso, Remus Lupin.
Sei un ragazzo come tutti gli altri e sarebbe un onore averti nella mia scuola.
Accetti, ragazzo?-
Di fronte a quello sguardo così
saggio e rassicurante, Remus si era sentito invadere da un profondo senso di
benessere, di pace e sicuro aveva risposto - Accetto, preside.-
Ora non era più così sicuro della sua
scelta. Guadò i vestiti, i libri, il calderone, gli ingredienti per le pozioni
ammucchiati malamente, come se a fare la valigia fosse stato un ragno ubriaco e
non lui, Remus Lupin, il maniaco dell'ordine.
- Remus caro, è ora devi.. COME
DIAVOLO HAI FATTO LA VALIGIA, REMUS JOHN LUPIN?!- la madre stava urlando a
pieni polmoni.
Remus alzò appena lo sguardo, aspettando che la donna leggesse
il tormento e la paura nei suoi occhi.
Infatti, la signora Lupin non ci mise
molto ad accorgersi dell'angoscia del figlio. - Remus...tu non sei un mostro..e
ad Hogwarts ti farai degli amici-
-Quanti mi accetteranno quando
scopriranno che sono un Lupo Mannaro? Mi abbandoneranno tutti! Chi vuole un
essere pericoloso e ululante come amico? E non potrei neanche ingannarli,
perchè mi sentirei in colpa a non dire loro chi sono veramente-
La madre si inginocchiò accanto a
lui.- Remus, guardami. Troverai degli amici che ti accetteranno in ogni caso. L'importante
non è cosa si è..ma chi si è. Tu sarai anche un Lupo
Mannaro, ma sei un ragazzo d'oro, leale, buono. Remus quando sentirai di aver
trovato gli amici giusti, dì pure quello che sei e vedrai che loro ti accoglieranno
a braccia aperte-
Remus annuì, rassicurato dalle parole
della madre, che tornò a concentrarsi sul baule del figlio.
-Sembra un campo di battaglia, lo
sai, vero?- lo rimproverò, aggiustando tutto con un colpo di bacchetta. I
vestiti si piegarono, i libri si ammucchiarono in pile ordinate, gli
ingredienti di pozioni si posizionarono nel calderone, in perfetto ordine.
-Basta svuotare questo povero baule, tu
sei uno studente di Hogwarts, adesso. E dovresti sorridere, Remus -
Il ragazzino sorrise, un po'
malinconicamente. Gli sarebbe mancata parecchio.
-E ora vieni a fare colazione, tesoro-
-Si mamma-
E prendendola per mano, Remus Lupin
andò in cucina per la sua ultima colazione in quella piccola casetta in
periferia, pronto per la sua nuova vita, sperando con tutto il cuore di trovare
degli amici in grado di accettarlo,di volerlo come amico anche se era un Lupo
Mannaro.
Voleva essere diverso. Voleva essere
accettato. Voleva essere non Remus Lupin, il Lupo, ma solo Remus, un ragazzo
come gli altri.
- Angolino Autrice. -
Eccomi
qui u.u Stasera metto quella di Peter, che avviso già che non
sarà lunghissima, perchè odio Peter. Ma è un
Malandrino, quindi devo metterlo per forza. è.è
Spero
che vi sia piaciuta :') E se magari avete voglia di muovere un po' le
dita sui tastine recensite, mi farete la persona più felice del
mondo u.u
Kisskiss u.u
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Capitolo 4 *** Partenza- Peter ***
peter
Peter
Peter sospirò.
Ecco un'ennesima prova
per dimostrare quanto fosse un fallimento. Non andava mai bene quello che
faceva. Mai.
A lungo la madre aveva tentato ti
levargli quella timidezza e insicurezza che rasentavano la paura di ogni
cosa, senza successo.
Peter sapeva di essere un totale
fallimento.
Non andava bene a scuola.
Non riusciva a difendersi da quei
bulli Babbani nemmeno con quella poca magia minorile che poteva usare inconsapevolmente.
Non era riuscito a trovarsi degli
amici che non lo prendessero in giro per il suo costante timore e che non lo
avessero abbandonato dopo pochi giorni.
Si, faceva davvero schifo. E andare a
Hogwarts non avrebbe certo migliorato le cose. Stesso copione.
Anche li sarebbe
sempre stato Minus Il Perdente, Minus il Piagnone, Minus la Femminuccia...
Peter strinse i pugni grassocci. Era
inevitabile tutto questo.
Era colpa sua, che non aveva un briciolo di spina
dorsale e che non aveva manifestato nessuna traccia di magia se non a nove anni
e tutti prima lo aveva creduto un Magonò.
A Hogwarts sarebbe di sicuro finito
in quel branco di mollaccioni di Tassorosso oppure il Cappello Parlante lo
avrebbe rispedito a casa su due piedi dicendo che non aveva le qualità e le
capacità per essere un mago e che di sicuro c'era stato un errore. Lui non
poteva diventare niente.
Sentiva tutte le imprese di quei maghi straordinari, gli
Auror, che rischiavano la vita per catturare Maghi Oscuri e rimaneva invidioso
di quelle gesta, sognando di compierle lui, anche se, lo sapeva, avrebbe avuto
troppo fifa anche solo per mettere il naso fuori di casa.
Non era certo
coraggioso. Perciò addio Grifondoro.
Non era freddo e calcolatore; se la faceva
addosso per niente; addio anche Serpeverde.
Non era un cervellone; addio
Corvonero.
Che restava? Tassorosso. La casa dei mollaccioni. Dei perdenti.
Delle schiappe.
Forse sarebbe stato persino l'unico studente a essere in quella
casa; nessuno poteva fare schifo come lui.
Non pensarci Peter.
Si guardò allo specchio. Un ragazzino
grassoccio, con gli occhi acquosi gli restituiva lo sguardo.
Non amava nulla di
se, la sua sola immagine lasciava trasparire l'insicurezza che provava
costantemente. Nessuno lo avrebbe voluto come amico, anche se tanto avrebbe
desiderato essere accettato in qualche band maschile, camminare tronfio per i corridoi
con i suoi inseparabili amici, belli e popolari e sentirsi finalmente a casa e
in pace con se stesso. Ma era solo un sogno che non si
sarebbe avverato.
- Angolo della pazzaclerotica nota anche come Autrice -
L'ho
detto che era corto,no? Non è colpa mia se ODIO Peter. Ho fatto
un enorme sforzo per scrivere anche la sua partenza, fatevelo bastare XD
Alla prossima u.u
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Capitolo 5 *** King's Cross ***
King's Cross
King's Cross
- Dai mamma, non
parto mica per l'Australia!- scherzò James scostandosi dalle braccia della
madre, ridendo felice. Ancora poche ore e sarebbe andato a Hogwarts.
Saltellò
su un piede, agitato, mentre sua madre cercava di riafferrarlo per abbracciarlo
ancora.
-Vieni qui piccola peste, o ti lego
al palo della luce. Questo è l'ultimo abbraccio per parecchio tempo - Dorea
Potter si stava trattenendo dal piangere.
Il figlioletto James le sarebbe
mancato tanto.
-Dai Dorea, ha ragione. Lo rivediamo
a Natale, no?- la consolò Charlus Potter sorridendo e scompigliando i capelli
ribelli del figlio.-Fai il bravo, James -
-Certo- sorrise James -Mi potrei
offendere per la tua poca fiducia nella mia totale
innocenza, papà-
Charlus rise divertito e anche Dorea
accennò un sorriso lacrimoso. James caricò la sua valigia nera sul treno,
affacciandosi poi al finestrino e iniziò a guardare con grande interesse gli
studenti che salutavano ancora i loro genitori. Uno di loro conquistò la sua
piena attenzione.
Un ragazzo dai capelli corvini che gli
sfioravano le spalle stava discutendo con una donna altera che James pensò che
fosse sua madre.
Un piccoletto, anche lui con i capelli neri, saltellava
attorno al fratello maggiore. James non sapeva perchè lo stesse fissando; forse
perchè era l'unico che non abbracciava la madre. Forse perchè sembrava in
qualche modo malinconico.
Gli occhi dello strano ragazzo per
una frazione di secondo incontrarono i suoi. Erano di ghiaccio. Grigi come nubi
temporalesche. E mesti come il mare in burrasca.
Il ragazzo tornò a
concentrarsi sulla madre alzando gli occhi al cielo e sbuffando leggermente.
James rise tra sè, guardando Dorea
che si asciugava le lacrime che aveva preso a bagnarle il viso.
-Mamma, non fare così-
-è che il mio James è grande
adesso..Oh, sono fiera di te, piccolo mio-
-Per così poco?- rise il ragazzo- Sta'
tranquilla, non farò esplodere qualche tubo di scarico....-
-Bravo, James.-
-Ma tutto l'impianto idraulico! Devi
lasciarmi finire la frase papà!-si lamentò James guardando in tralice il padre
che scosse la testa.
-Non voglio ricevere gufi al tuo primo anno, sono stato
chiaro?- lo ammonì puntandogli contro un dito ammonitore -O scoprire che in
qualche modo qualche ragazzino è stato appeso alla torre della scuola, come è
successo l'anno scorso a quella scuola Babbana..come si chiamava..Larry..No, Lawrence
-
-Si chiamava Leonard, papà-sospirò James ghignando al ricordo.- Ed era un brutto
pallone gonfiato, gli stava bene-
-Comunque non voglio ricevere gufi-
disse Charlus interrompendolo- Intesi?-
-Sissignore!- esclamò il bambino
scattando sull'attenti. Per il primo giorno avrebbe fatto il bravo...Ma per un
intero anno non se ne parlava neanche. E non aveva intenzione di combinare guai
da solo, ma voleva trovare un amico che li facesse con lui.
E James aveva una vaga idea con chi avrebbe
cercato di socializzare per primo.
*************************************************************************
-E mi raccomando Sirius, non finire
in una Casa che non sia Serpeverde. Vedi di non disonorare il nome della
famiglia più di quanto tu abbia già fatto.-
-Si, madre- sbuffò Sirius distratto, guardandosi
intorno. La stazione era davvero affollata.
Tanti ragazzi, tante famiglie che
salutavano allegramente...Sicuramente non come stava accadendo a lui.
Walburga Black non l'avrebbe mai abbracciato, non
che lui lo desiderasse.
Se solo ci avesse provato, sarebbe
caduto in crisi esistenziale. E dopo l'avrebbe presa a calci.
Aveva un po' troppa voglia di farlo, ultimamente.
-E se finisci in una Casa diversa...Aspettati
una dura punizione, oltre che essere considerato un disonore e una vergogna-
-Si, madre-
-E non usare quel tono ingrato con
me. -
Lo riprese minacciandolo, scrutando
il figlio maggiore che assomigliava tanto al padre fatta eccezione per il
colore dei capelli.
Ma Sirius non poteva essere più diverso da Orion Black. E
di questo ne andava fiero.
-Va bene, madre- disse ancora, incapace
di non usare un tono volutamente sarcastico.
Il ragazzo notò con piacere che le
mani della madre tremavano leggermente; si stava trattenendo dal prenderlo a
schiaffi?
Sirius ghignò; doveva solo provarci.
- Sirius - lo chiamò Regulus che
aveva insistito tutta la mattina per accompagnarlo anche lui alla stazione.
Il
fratello maggiore abbassò lo sguardo sul bambino coi capelli neri che gli
tirava una manica.
-Che c'è? Non ti rimetterai a
piangere, vero?- domandò con un sorrisetto. Regulus scosse la testa con vigore,
anche se delle lacrime erano comparse ai suoi occhi e luccicavano, minacciose
di cadere.
- No- mormorò il piccolo, lasciando
il braccio del fratello e fissando le punte delle scarpe. Sirius, sentendosi
addosso gli occhi dello strano ragazzo occhialuto, che era affacciato al
finestrino davanti ai genitori, scompigliò i capelli del fratellino.
-Non ti preoccupare. Ci sentiamo presto-
mormorò Sirius a voce bassa, mentre il treno fischiava, pronto a partire- Te
l'ho promesso-
Regulus alzò lo sguardo su di lui, gli
occhi colmi di lacrime che riusciva a trattenere a stento.
A quella vista, il cuore di Sirius
ebbe un balzo.
Come poteva abbandonare Regulus in
mano a quei pazzi?
Lo avrebbero massacrato, influenzato,
insomma non poteva lasciarlo da solo. Ma non poteva neppure portarlo con sè, o
non andare a scuola per rimanere con lui.
Sospirò frustrato, fugandosi nella
tasca dei pantaloni. Ne estrasse un pacchettino blu e lo porse al fratello.
-Tieni. Lo so che le hai già finite-
sorrise mentre Regulus afferrava con mano tremanti il pacchetto di Gomme Bolle
Bollenti come se fosse un sacchetto pieno di galeoni.
Il treno fischiò di nuovo,
per richiamare gli studenti che ancora si attardavano sulla piattaforma.
Sirius afferrò la valigia e,con un
ultimo indifferente cenno di saluto alla madre, salì sul treno per poi affacciarsi al finestrino.
Un leggero movimento lo avvisò
che il treno era partito.
Era libero, libero dopo tanto tempo.
Sorrise beato e salutò Regulus con la
mano che rincorreva il treno urlando qualcosa che somigliava a un -Portami con
te- ma il rumore delle rotaie, gli sbuffi e i fischi gli impedirono di sentire
bene.
-Ti manderò un gabinetto di Hogwarts
per Natale, Reg! - gli urlò di rimando.
Regulus rise, fermandosi e
salutandolo con la mano, una scia di lacrime sul viso.
***************************************************************************
Remus seduto nel suo scompartimento
si mordicchiava nervosamente le labbra. Accanto a lui c'era solo un ragazzino grassoccio
con gli occhi acquosi che gli lanciava di tanto in tanto occhiate impaurite, come
se fosse un Infero. In realtà era molto peggio.
Se solo sapesse quello che sono in realtà pensò mestamente guardando fuori dal
finestrino, smettendo di torturarsi le labbra che lanciavano gridi di pietà.
Il
suo aspetto non era uno dei migliori per socializzare: pallidissimo, lo
sguardo spento e preoccupato, il volto solcato da vecchi tagli, segni delle
notti di luna piena e le labbra torturate a sangue. Perfetto.
Remus lanciò un'occhiata al ragazzino
che si fissava il pavimento come se sperasse che potesse trovare una buca per
nascondersi.
Remus si schiarì la voce. Il
ragazzino lo guardò spaventato, gli occhi acquosi pieni di un inspiegabile
timore.
-Sono Remus -si presentò cordiale, tenendogli la mano.
- P-P- Peter - mormorò
afferrandola, tutto tremante. Remus si domandò se soffriva di balbuzie.
-è il tuo primo anno?-chiese, sentendosi
in dovere di fare conversazione, dato che aveva rotto il silenzio imbarazzante.
Peter annuì, evitando di guardarlo.
Sembrava molto concentrato sui suoi piedi.
In effetti ha delle belle scarpe pensò Remus, trattenendo un piccolo sbuffo.
-In che casa vorresti finire?-
-G- Grifondoro, ma non mi
metterebbero mai. I-Io non sono certo coraggioso.-rise nervosamente guardandolo
di sfuggita.
Remus sorrise rassicurante, anche se condivideva la sua stessa
paura.
-Beh, io non mi opporrei alla scelta
del Cappello Parlante. Sono grato al Preside per avermi...accettato-
-Anche io- rispose in fretta -Tutti
pensavano che fossi un Magonò -
Si, ma tu non sei pericoloso, no? pensò ancora Remus, sforzandosi di non alzare gli occhi al
cielo. Si limitò a sorridere comprensivo, mentre dentro di se avrebbe voluto
dire a quel ragazzo quanto fosse fortunato a non avere un grosso problema come
invece aveva lui.
*******************************************************************************
Sirius sospirò, trascinandosi dietro
la valigia nera. Non avrebbe trovato uno scompartimento vuoto neanche a
pagarlo.
Perchè deve pesare così tanto, accidenti! si lamentò guardando in tralice il
baule. In realtà sapeva benissimo quale scompartimento voleva trovare: quello
del ragazzino che aveva visto prima, quello affacciato al finestrino. Non si
spiegava il perchè, ma sentiva che loro avevano qualcosa in comune.
Ma che
poteva fare, dopotutto?
Andare in quello scompartimento,dove il
ragazzino era circondato sicuramente da altri amici e dire "Ehy, ti ricordi di me? Sono quello che hai
guardato prima".
Magari non stava guardando neanche lui. Avrebbe fatto
la figura dell'idiota. E Sirius Black non faceva mai la figura dell'idiota.
Così scelse uno scompartimento
occupato soltanto da un ragazzina dai capelli rosso scuro, rannicchiata al
finestrino. Aveva la sua età, ma era talmente minuscola che poteva sembrare più
piccola.
-Posso?-chiese educato, indicando il
sedile. La bambina alzò lo sguardo. Gli occhi di quella ragazzina erano verde
prato ed erano l'unica cosa che rivelavano davvero la sua età; avevano un misto
di saggezza( per quanta ne possa avere una bambina di undici anni), fierezza e
gentilezza. Ed erano anche umidi, fra l'altro. Come se avesse appena pianto.
La ragazzina annuì, tornando
nuovamente a guardare fuori dal finestrino. Sirius, senza staccarle gli occhi
di dosso, mise il baule sul portapacchi e sprofondò sul sedile di fronte al
suo, lo sguardo ancora su di lei. D'un tratto la bambina singhiozzò e le
lacrime presero a scorrere lungo le guance.
-Oh avanti, non può essere davvero
così tanto brutto- la consolò Sirius estraendo un fazzoletto dalla tasca e
porgendoglielo.
-E tu che ne sai?- esclamò la
ragazzina in tono duro, afferrandolo e nascondendoci il viso.
-Scusa- mormorò piano Sirius - Mi
stavo solo chiedendo cosa spingesse una bambina a piangere a dirotto in un
giorno in cui dovrebbe essere felice-
La ragazzina alzò lo sguardo-Non sto
piangendo a dirotto-
Sirius alzò un sopracciglio e fece
una smorfia. Lei sospirò- D'accordo. Ma non sono affari tuoi.-
-Si, capisco. -annuì Sirius
stringendosi nelle spalle.- Volevo solo essere gentile. E in fondo hai ragione,
sono uno sconosciuto per te. -
Il ragazzo guardò fuori dal finestrino, dove i
campi passavano veloci e quasi non faceva in tempo a vederli. L'aria fresca
entrava dal finestrino,abbassato per metà.
-Sono Lily Evans - disse d'un tratto la
bambina, rompendo il silenzio guardando il ragazzino davanti a lei, che tornò a
guardarla a sua volta -Scusami-
-Non importa- disse Sirius agitando
una mano - Sono Sirius -
- Sirius?-chiese lei, aspettando che
lui dicesse anche il cognome. Il ragazzo
fece una smorfia.
- Black -
-Non ti piace il tuo cognome?-domandò
incuriosita Lily, giocherellando con una ciocca di capelli rosso scuro.
-Tu hai i tuoi segreti. Io ho i miei.
è giusto, no?- chiese Sirius strizzandole l'occhio con aria complice. Lily
annuì un po' contrariata.
-Suppongo di si. Tieni- gli disse, porgendogli il
fazzoletto.
Lui scosse la testa, divertito- No,tienilo. E'
tuo. Così ti ricorderai di come mi hai conosciuto.-
La ragazzina rise, il viso ancora
bagnato dalle lacrime che avevano smesso di cadere.-Grazie-
Sirius si aprì in un sorriso, mostrando
i denti bianchi, quello stesso sorriso che avrebbe fatto impazzire migliaia di
ragazze a Hogwarts.
Lily gli era simpatica; sembrava così
sincera e i suoi occhi verdi avrebbero fatto impazzire chiunque...La porta s'aprì all'improvviso e una
voce maschile risuonò nello scompartimento.
- Sono James Potter!-
Sirius si voltò verso il nuovo
arrivato e il suo cuore ebbe un tuffo:era il ragazzino di prima, quello con gli
occhiali rotondi. Indossava già la divisa della scuola, a differenza loro, e
trasportava un grosso baule. Gli angoli della bocca di Sirius s'incurvarono in
un sorrisetto.
- Wow, che entrata plateale -ridacchiò
e James si unì a lui.
-Vero, eh? Mi sono impegnato per
prepararla- disse accasciandosi sul sedile accanto a Lily.
- Comunque voi come vi chiamate?-
- Sirius Black - rispose Sirius, passandosi
una mano tra i capelli corvini. Ora che era seduto di fronte a lui, poteva
vederlo meglio.
Aveva gli occhi color nocciola, nascosti dietro un paio
d'occhiali rotondi. I capelli erano neri come i suoi, solo che a differenza
sua, che li aveva ben pettinati in un taglio che secondo lui gli davano un'aria
sfuggente, lasciando che ogni tanto gli coprissero gli occhi, James Potter
aveva dei capelli incredibili.
Incredibili nel vero senso della parola:
sparavano in tutte le direzioni, spettinati, come se avesse appena preso la
scossa; Sirius s'immaginò la madre del ragazzino che tentava inutilmente di
spianare quel disordine. Guardandolo, ora Sirius capiva perchè lo avesse tanto
attirato; negli occhi di quel ragazzo, che sembrava così amato e curato e pieno
di tutte quelle attenzioni che lui non aveva mai avuto, c'era una luce
malandrina, sconosciuta e al contempo stesso famigliare. Anche lui aveva una
luce simile nei suoi occhi.
Una luce che era offuscata dalla malinconia che gli
velava le iridi, ma che c'era. Sperava
che veramente quel ragazzo gli assomigliasse in qualche modo,
perchè quel James Potter gli ispirava inspeigabilmente simpatia
e fiducia, senza
neppure conoscerlo.
- E tu invece, Rossa? Come ti chiami?- stava
chiedendo James a Lily che gli rivolse un'occhiataccia.
-Mi chiamo Lily, non Rossa- disse
imbronciandosi e incrociando le braccia al petto, rifiutandosi di guardarlo
anche solo di striscio. Gli occhi verdi della ragazza vagarono sul volto di
Sirius, come in cerca di un appiglio che però non ottenne: Sirius era troppo
immerso nei suoi pensieri per prestarle attenzione, o anche solo per accorgersi
che lo stava fissando.
James ridacchiò- Sei di malumore? Lo
terrò a mente, comunque-
********************************************************************************
James, seduto con quei ragazzi del tutto
sconosciuti di cui sapeva solo i nomi, non poteva fare a meno di sentirsi a
suo agio, a differenza della ragazzina dai capelli rossi al suo fianco che
stava seduta rigida come una scopa. Invece il ragazzo di fronte a lui era
stravaccato sul sedile e lo stava guardando come se lo stesse studiando, gli
occhi appena socchiusi. James si schiarì la gola.
-Allora...è il primo anno anche per
voi?-
Sirius Black annuì, guardando poi
fuori dal finestrino, un'espressione assorta sul volto, immerso nei suoi pensieri.
Lily invece non rispose, ma sembrava rassicurata da qualcosa dietro le spalle
di James. Il ragazzo si voltò e alzò un sopracciglio: un ragazzo dai capelli
unti, neri e con una lunga appendice nasale, stava avanzando verso di loro, con
un sorriso timido sul volto che era rivolto unicamente alla ragazzina.
-Vieni qui, Sev - disse lei, spostandosi
contro il finestrino per far spazio tra lei e James.
James si allontanò più del dovuto con
un'espressione disgustata; non aveva nessuna intenzione di sfiorare con un solo
dito quel "Sev". Con la
coda dell'occhio, vide che gli angoli della bocca di Sirius si erano
leggermente incurvati verso l'alto in una risata silenziosa, una strana luce
famigliare negli occhi grigi.
Rimase per un po' ad osservarlo, così come Sirius
aveva osservato lui poco prima.
Era più alto di lui e aveva una certa
aria nobile, come se derivasse da qualche antica Casata, anche se sembrava che
al ragazzo non importasse: il maglione che indossava calava mollemente sui
jeans, abbigliamento che non si addiceva ad uno snob altezzoso. I capelli del
ragazzo, neri come la notte, gli calavano sugli occhi dandogli un'aria
distratta e sfuggente, rendendolo attraente anche se già il viso di per sè era
molto bello: pallido, con appena del rosa sulle gote e gli occhi grigi vi
spiccavano, malinconici.
E avevano quella luce malandrina che a lungo tempo James aveva
cercato negli occhi di qualcun altro. Ma quella luce era offuscata, offuscata dalla
malinconia.
Come mai quel ragazzino aveva uno sguardo simile?
D'un tratto, le parole che quel Sev
stava dicendo, gli giunsero alle orecchie.
-Speriamo che tu sia una Serpeverde...-
James scattò di colpo dal sedile, nel
quale era sprofondato senza neanche accorgersene.
- Serpeverde? E chi vuole finire a Serpeverde? Io penso che me ne
andrei, tu?-chiese a Sirius che fece una smorfia.
-Tutta la mia famiglia è stata a
Serpeverde - disse in tono mesto.
Idiota, è un Black,no? I Black sono Serpeverde da sempre! pensò James, mentre la delusione
cominciava a colpirlo; pensava di aver trovato un amico che sarebbe finito
nella sua Casa.
-Cavolo! E dire che ti credevo uno a
posto!-
Sirius incredibilmente ghignò e gli
occhi si accesero per una frazione di secondo - Forse io romperò la tradizione-
disse portandosi le mani dietro la testa sorridendo a James, in un tono che
sapeva di sfida. -Tu dove vorresti andare se potessi
scegliere?-
James alzò un braccio, come se
brandisse una spada- Grifondoro, culla
dei coraggiosi di cuore come mio padre-
Quel Sev fece uno strano verso, come
se stesse ridendo sprezzante e soffocando. James si girò verso di lui, trattenendo
la voglia di prenderlo a pugni su quella brutta faccia; non gli ispirava per
niente simpatia.
-C'è qualche problema?-chiese perplesso James, inarcando un
sopracciglio.
-Beh, se preferisci i muscoli al
cervello..-disse con voce velenosa. Acida. James la odiò subito.
- E tu dove speri di finire, visto
che non hai nessuno dei due?-chiese Sirius sorridendo angelicamente.
James scoppiò a ridere, mentre la
ragazzina, Lily, si alzava disgustata, guardando in cagnesco sia Sirius che
James.
-Oh, andiamo via Severus - disse scavalcando le gambe di James che
arrivavano a toccare il sedile di fronte, seguita dal ragazzo dai capelli unti.
- Ooooooooh - la scimmiottò James con
voce acuta, in una perfetta imitazione di una bambina di cinque anni.
-Ci si vede, Mocciosus! - gridò Sirius
prima che Severus scivolasse fuori dallo scompartimento, ma il ragazzo dai
capelli unti non ribattè, anche se chiuse la porta con un po' troppa violenza, tanto
che i pannelli di vetro caddero fragorosamente a terra. James li guardò
stralunato, prima di scoppiare a ridere ed estrarre la bacchetta, cercando di
imitare il movimento che aveva visto compiere da suo padre ogni volta che in
casa Potter si rompeva qualcosa. - Reparo -
Alcuni frammenti tornarono al loro posto mentre altri rimasero sospesi
per una frazione di secondo prima di cadare a terra e rompersi in pezzi
più piccoli.
James si schiarì la
voce, imbarazzato. -Ehm... una volta mi veniva bene.-
tentò debolmente. Sirius scoppiò in una risata simile ad
un latrato.
-Raccontala a qualcun altro, Potter.-
-Prova a fare di meglio, Black- scherzò
James, riponendo la bacchetta nella tasca della divisa, ma corrugò la fronte
quando Sirius s'incupì. -Che c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
-No...solo che...Preferirei che mi
chiamassi Sirius, ecco tutto - disse alzando le spalle e rilassandosi. -Non vai d'accordo con i tuoi
genitori?- insistette James.
Sirius lo guardò e il ragazzo si sentì arrossire.
- Scusa, è solo che ti ho visto in stazione...-
-Non vado d'accordo con loro
praticamente su niente- rispose Sirius abbassando lo sguardo e prendendo a
giocherellare con un filo del maglione. - Ma non importa-
James annuì conciliante, per poi
sorridere- Beh, in che Casa vorresti finire? Non me lo hai detto-
Sirius parve sollevato che avesse
cambiato discorso.
- Grifondoro. Sarebbe il massimo, farebbe strillare quella vecchia megera per settimane...E poi, Serpeverde
non fa per me-
James capì che con vecchia megera intendeva sua madre e si
meravigliò del poco rispetto che Sirius sembrava mostrarle, anche se si chiese
che cosa avesse potuto combinare Walburga Black per farsi odiare così da suo
figlio.
-Ti stai chiedendo perchè mia madre
strillerebbe o perchè l'ho appena chiamata vecchia megera?- domandò Sirius con
un sorriso, come se gli avesse letto nel pensiero.
-Entrambi - rispose James
stringendosi nelle spalle- Ma se non vuoi dirmelo capisco, ci conosciamo da
qualche minuto-
Sirius annuì e rimase per un attimo
in silenzio, come per rifletterci su.
Poi cominciò a parlare così
velocemente che James si dovette concentrare per capire. -Mia madre vuole che
finisca in Serpeverde perchè sono un Black e in quanto tale dovrei avere come
hobby la caccia ai Babbani e lo sterminio dei Mezzosangue- Il tono di disgusto con cui lo disse
fece irrigidire James.
-Ma non me ne frega un accidente. E'
proprio per questo che non andiamo d'accordo. Se finissi in un'altra Casa e in
particolar modo a Grifondoro, darebbe di matto. Peccato che mi perderò la
scena.- Sirius ridacchiò.
James lo guardò ad occhi sgranati mentre
la sua mente lavorava freneticamente -Tu non odi i Babbani?-
-Giocare con loro mi procurava una
miriade di punizioni -rispose Sirius, incrociando le braccia al petto assumendo
un'aria noncurante.
-E non trovi differenza tra
Mezzosangue e Purosangue?-
-No- disse lui, guardandolo.-Ma tutta
la mia famiglia si. -
Ora sembrava incerto, come se avesse paura che James non
gli rivolgesse più la parola solo perchè aveva una famiglia di squilibrati.
-Non importa, chiunque ha il fegato
per affrontare tutta la famiglia da solo, è a posto per me- sorrise James
rassicurante.
Non aveva più dubbi: Sirius Black sarebbe
stato il suo migliore amico.
Angolo
dell' Autrice sclerata che ha appena avuto un principio di
infarto-depressione-pazzia-euforia-istinto omicida- fluffuoseria(?) e
non continua più e vi lascia in pace- per Glee.
Allors, miei Minions!(si sente Misha Collins) No, sbagliato fandom. Pardon. Rigiriamo.
Hola,
Potterheads u.u Alloooooora ve l'ho detto che il capitolo sarebbe
diventato più lungo,no ? Ecco qui u.u Non era mia intenzione
pubblicare stasera, ma una recensione (Si parlo della tua, Nene
Malandrina) mi ha fatto venir voglia di pubblicare u.u Così
eccolo qui.
Allora..
per Sirius e James... diciamo che ho voluto farli incontrare subito e
instaurare già una fiducia strana dato che si sono appena
conosciuti, ma ehi! sono i migliori amici migliori(?) di tutti i tempi,
è ovvio che ci sia da subito un'intesa u.u Quindi don't
worry, Sirius non sarà così aperto con tutti. James
è l'esclusiva u.u Perchè è James.
Vabbè non mi perdo in commenti e lascio commentare voi :D
Io me ne torno al mio angolino ad avere crisi strane sulla 4x15 di Glee- altra- mia- fissa. D:
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito o messo questa storia tra le prefeite/seguite:D Siete i Benvenuti u.u
Free kiss( Dementer )... o.O
Malandrina 95
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Capitolo 6 *** Hogwarts ***
hogwarts
Hogwarts
Arrivarono a scuola qualche ora dopo.Il sole era già calato, lasciando il posto alle tenebre e, quando scesero dal
treno, soffiava una leggera brezza che li fece rabbrividire.
Sirius e James si guardavano intorno a
bocca aperta, totalmente ammirati di fronte a quello scenario che gli si
presentava davanti. Un uomo, grande quattro volte più del normale, impugnava
una grossa lanterna e chiamava a gran voce i ragazzi del primo anno, che però
non parevano prestargli attenzione, impegnati com'erano ad osservare la
superficie piatta del lago, il grande parco ricco di alberi e il castello, che
si stagliava contro il cielo scuro.
-Quelli del primo anno da questa
parte, avanti!- chiamò il gigante per la seconda volta, un po' spazientito.
Sirius si riscosse, distogliendo a fatica lo sguardo dal castello, con le sue
guglie e torri e afferrò il braccio di James, trascinandolo verso l'uomo con la
lanterna. I due ragazzini non poterono fare a meno di strabuzzare gli occhi
quando lo videro in faccia.
Aveva il volto coperto da una folta barba nera e le
sopracciglia erano così cespugliose che gli nascondevano gli occhi. Indossava
una lunga palandrana ricca di tasche, dalle quali spuntavano i più svariati
oggetti e a prima vista, illuminato solo dalla luce della lanterna che creava
ombre inquietanti, il gigante poteva far paura, ma a Sirius e a James fu subito simpatico. Aveva una certa aria
bonaria, che ribolliva negli scuri occhi neri e un sorriso si dipinse sul volto
dell'uomo quando vide quei due ragazzini che gli arrivavano malapena alla vita.
-Chi sei?-chiese James squadrandolo
con un sorriso che andava da orecchia a orecchia. Gli occhiali gi scivolarono
sul naso e James se li raddrizzò con un gesto della mano.
- Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi
e dei Luoghi ad Hogwarts. - rispose quello con voce rauca
che fece sussultare una bambina minuscola accanto a loro, che si strinse di più
contro un'altra ragazzina bionda, alla quale era praticamente avvinghiata.
-Sei sempre così formale?- chiese
Sirius curioso, gli occhi grigi socchiusi per il fastidio della luce, che lo
colpiva dritto in faccia.
Il gigante alzò la lanterna, per toglierla dal viso
del ragazzino che riuscì ad aprire del tutto gli occhi.
-E voi sempre così sfrontati?- chiese
burbero, inarcando le sopracciglia. Delle minuscole rughe gli incresparono la
fronte. Una folata di vento spense la candela nella lanterna, lasciandoli al
buio completo. Alcuni ragazzi strillarono, spaventati. Altri si limitarono a
sospirare. Altri ancora si lamentavano per il freddo, incuranti di non vedere a
un palmo dal loro naso. Il guardiacaccia rovistò nelle tasche della palandrana,
alla ricerca dei fiammiferi.
-Reggimi questo- mormorò a Sirius
passandogli una cosa pelosa che si dimenava tra le sue mani .-Non farlo scappare- aggiunse mentre Sirius
lo stringeva forte al petto, in evidente difficoltà, per poi imprecare a bassa
voce quando una fitta lo colpì al pollice.
-Mi ha morso!- si lamentò, scrutando
torvo Hagrid nell'oscurità.
-Aspetta un attimo, ragazzino-
rispose quello e finalmente accese la candela. Sirius abbassò lo sguardo sul
coso che stava trattenendo; era un topo.
Uno bello grosso, nero e grasso, che
si divincolava furiosamente, cercando di mordere le sue dita.
-Grazie- disse Hagrid riprendendolo e
infilandolo ancora nelle tasche del pastrano.-Non ti preoccupare per il morso, non
è niente-
Sirius alzò le spalle- E chi si
preoccupa?- ridacchiò, succhiandosi il taglio sul dito, apparentemente
divertito.
- Sono James Potter -si presentò James
educatamente tendendogli la mano, sicuro che la fama dei genitori come Auror lo
avrebbero preceduto. Infatti, Hagrid li conosceva.
-Oh, tu sei il figlio di Charlus
Potter..Veniva a scuola con me... Cioè, era qualche anno
più indietro...Bravo ragazzo, si. Divertente. Era un Prefetto-
disse il guardiacaccia, con voce malinconica- Non lo vedo da tanto...E
tu
sei?-chiese poi a Sirius, che smise di succhiarsi il dito ferito per
presentarsi.
- Sirius Black -
-Quindi..Orion Black è tuo padre-
. Stavolta non c'era traccia di divertimento o allegria nella sua voce; anzi, ora
scrutava quel giovane ragazzo con sospetto, come se fosse pericoloso o uno
squilibrato.Sirius annuì mestamente, accorgendosi
del tono del gigante.
- Non sono i figli a scegliere i
genitori-
Hagrid parve addolcirsi -E così Orion
ha un figlio ribelle..Non so perchè ma mi fa piacere che tu non assomigli a
lui. Non mi stava particolarmente simpatico, guardava tutti dall'alto in basso-
-Non che le cose siano cambiate-
aggiunse Sirius alzando le spalle.
- Dobbiamo andare- mormorò Hagrid, quando
alcuni ragazzini cominciarono a lamentarsi per il freddo- Dovete ancora essere
Smistati-
-Dove?- chiese James incuriosito, sporgendosi
per vedere oltre la spalla di Hagrid, senza successo, dato che a stento
arrivava alla cintola. - Dov'è che veniamo Smistati?-
James non aveva voluto sapere niente
dai genitori, se non che sarebbero stati divisi in quattro Case, per non
rovinarsi la sorpresa.
-Al castello. In barca- rispose il
gigante, sventolando la lanterna e illuminando i visi dei due ragazzi, aperti in
un radioso sorriso.-Occhio alla piovra gigante- disse a tutti che lanciarono
degli squittii spaventati.
-Fico- dissero in coro Sirius e
James, una luce malandrina ed emozionata negli occhi.
-Primo anno, da questa parte!- urlò
Hagrid voltandosi e iniziando a camminare, seguito dai ragazzini che non
staccavano gli occhi di dosso dalla superficie piatta del lago, come se
temessero di veder comparire la piovra gigante da un momento all'altro. James e
Sirius gli stavano alle calcagna, tempestandolo di domande alle quali il
gigante rispondeva con un sorriso esasperato, ma divertito.
-E come mai dobbiamo entrare dopo gli
altri? Fa freddo- stava chiedendo Sirius, starnutendo.
- Perchè dovete essere Smistati-
rispose Hagrid paziente, fermandosi in riva al lago dove alcune barche
sostavano sulla sponda. Il debole rumore delle minuscole onde che si infrangeva
contro le barche,giungeva alle loro orecchie,accompagnato da un rumore degli
ultimi grilli dell'anno.
-E perchè..-
-O lasciatelo in pace un attimo!-
sbottò una voce che Sirius e James riconobbero per quella di Lily Evans, la
ragazzina dai capelli rossi seduta con loro sul treno.
-Qualcuno ti ha chiesto qualcosa, Rossa?-sorrise
beffardo James, indirizzandole uno sguardo ammiccante, per poi ridere quando
Lily ribattè:
-NON MI CHIAMO ROSSA!-
-Sta' calma, Lily - le suggerì Sirius
-Stava scherzando-
Lily lo ignorò voltandogli le spalle,
a braccia incrociate, lasciandogli capire che era ancora arrabbiata con lui per
la faccenda sul treno. Sirius la guardò perplesso per un attimo, per poi alzare
le spalle quando Mocciosus circondò Lily con un braccio, come per consolarla.
-Bene, salite sulla barche.. Voi due-
disse Hagrid indicando James e Sirius - Venite con me, non voglio che nessuna
barca si ribalti per colpa vostra, capito?-
I due ragazzini scattarono
sull'attenti, seguendo il gigante sull'imbarcazione.
Il vento, ora che erano
seduti immobili sulla barca, con la paura che si potesse ribaltare da un momento
all'altro o che un enorme tentacolo li afferrasse, era gelido.
Frustava i loro
visi senza pietà e le minuscole goccioline che s'alzavano quando la punta della
barca increspava la superficie del lago, arrivava loro in faccia, facendoli
tremare ancora di più. James si guardava intorno estasiato, ammirando il parco
della scuola, nel quale spiccava imponente,molto lontano dall'edificio, un
Platano che dimenava i suoi rami come impazzito.
-Guarda!-disse indicandolo a Sirius
che fischiò ammirato.
-Cosa può servire un albero pazzo in
un giardino?-chiese ad alta voce. La risata roca di Hagrid giunse alle loro orecchie.
-Quello è il Platano Picchiatore.
L'hanno appena piantato. Io vi suggerirei di stargli alla larga, è piuttosto
pericoloso,sapete?-
Un ragazzino sulla barca con loro
trasalì rumorosamente e rabbrividì.
Sirius si voltò a guardarlo: aveva il volto pallidissimo,
solcato da alcuni graffi, alcuni rossi, segno che erano recenti, altri più
scuri. I capelli biondi erano folti, ben pettinati e Sirius ebbe l'impressione
che fosse un tipo perfettino e pignolo, sempre ordinato e impeccabile.
Solo gli
occhi color cioccolato lo mandavano fuori strada, solo quelli non erano adatti
ad un secchione sicuro di sè. Quegli occhi scuri e incredibilmente dolci, erano
pieni di un sentimento strano, qualcosa che Sirius identificò come
paura.
Il ragazzino incrociò lo sguardo di Sirius e abbassò in
fretta gli occhi, arrossendo timido.
-Sono Sirius Black - gli disse Sirius
sorridendo amichevolmente, porgendogli la mano. Il ragazzino l'afferrò, un po'
incerto.
- Remus Lupin -disse a voce così
bassa che Sirius fece quasi fatica a sentirlo. James si voltò sporgendosi sopra
la sua spalla, per tendere anche lui la mano a Remus.
- James Potter. Hai visto che roba
quell'albero? Non vedo l'ora di vederlo da vicino!- esclamò entusiasta.
Remus
rispose con un sorriso forzato e schiarendosi la voce, mormorò -Ma sarà pericoloso. Vedrai che non
ti faranno neanche avvicinare-
- Nah, non possono togliermi questo
divertimento. E in ogni caso, io andrò lo stesso. Vieni con me, Sirius?- chiese
James al giovane Black che scoppiò in una risata divertita.
-Sembra tanto un discorso da giovani
marmotte. D'accordo, ci sto. Tu, Remus?-chiese gentile a Lupin che
sobbalzò,sorpreso per l'invito
- Io? Mi volete con voi?-chiese stupefatto
-Che domande sono queste? Certo! Su, dobbiamo
fare amicizia no?- esclamò James con un falso tono scandalizzato -E poi, caro
il mio Remus, devo proprio dirtelo: sembri molto più sveglio di 'sto qui al mio
fianco. E poi mi sei simpatico-
-Lo prenderò come un complimento, James
- rispose Sirius alzando gli occhi grigi al cielo, sbuffando. Remus ridacchiò e
scoprì, piacevolmente sorpreso, che il suono della sua risata, che così poco
aveva sentito, gli piaceva.
-Promettetemi una cosa, ragazzi: in qualunque
Casa finiremo, saremo comunque amici- disse James in tono solenne, guardandolo
sia Remus che Sirius con grande serietà.
-Parola di boy scout- disse Sirius
portandosi una mano al cuore, come per giurare. James lo guardò male per alcuni
secondi, rimproverandolo col solo sguardo per aver rovinato il suo discorso
serio, ma poi, di fronte al sorrisone di Sirius, scoppiò a ridere
fragorosamente.
-Quanto sei scemo, amico -sghignazzò
James -però devo dire che mi piaci. Ma -aggiunse in fretta in tono
d'avvertimento puntandogli addosso un dito - Se finisci a Serpeverde ti prendo
a calci-
Fu il turno di Sirius a ridere, imitato
da Remus che si concesse una risatina nervosa, che entrambi i ragazzi notarono.
Sirius gli rivolse una buffa occhiata.-Rilassati, amico. Non mordiamo
mica.-
Remus annuì, sorridendo nervosamente,
come se non sperasse altro che la barca si aprisse sotto i suoi piedi e lo
inghiottisse o che qualcun altro avrebbe
preso il suo posto come centro d'attenzione.
Qualcuno alle loro spalle si schiarì
la voce, rivolgendosi ad Hagrid - Mi scusi, signore, manca ancora molto?-
Chi aveva parlato era una ragazzina
bionda, quella stessa alla quale era aggrappata la bambina minuscola che aveva
sussultato a sentire la voce di Hagrid in stazione.
Hagrid scosse la testa.
-Siamo quasi arrivati- mormorò, tornando
a guardare il lago. Sirius invece si voltò in direzione della ragazzina,che
vedeva a malapena per via dell'oscurità sempre più fitta.
Lei ricambiò il suo sguardo, inarcando
appena un sopracciglio.
-Come ti chiami?- domandò James dato
che nè Sirius nè la ragazza sembravano aver intenzione di parlare. Lei spostò
lo sguardo su James e assunse un'espressione vagamente divertita.
-Che c'è, vuoi imparare il nome di
tutti prima della fine della serata?-domandò beffarda, scostandosi una ciocca
di capelli biondi dagli occhi.
Rabbrividì e si strinse di più nel mantello, continuando
a fissare i due ragazzi che erano pericolosamente girati nella sua direzione
tanto che, se la barca avesse sbandato, si sarebbero trovati a mollo nelle
acque gelide.
-Si, e anche mangiare del budino al
cioccolato-rispose James alzando le spalle-Allora? Vuoi dircelo o dobbiamo
indovinare?-
La ragazzina sorrise - Perchè non
provate a indovinare allora?-
Sia Sirius che James si guardarono
perplessi per un attimo, per poi guardare ancora la ragazzina. Il primo a
riprendersi fu Sirius, che si grattò il mento con aria assorta.
-Dunque vediamo... Hannah?- chiese
speranzoso.
-No- disse lei scuotendo la testa.
- Bathsbeba - rise James mentre la
ragazzina faceva una faccia schifata. - Wanda. Emmeline. -
-Ma dai! Che nomi sono?!- ridacchiò
la ragazzina piegata in due dalle risate.
- Ermenegilda. Rosmunda - affermò
Sirius con aria solenne.
-Allora?-chiese James aggrottando la
fronte - Bathsbeba è un nome bellissimo comunque-
-Certo,per un ragno ubriaco-aggiunse
Sirius alzando le spalle.- Elvendork?-
La ragazzina lo guardò agrottando le sopracciglia.
-Che c'è? è un bellissimo nome, e poi è unisex-
Lei continuava a guardarlo stranita.
-Vuol dire che va bene sia
per i maschi che per le femmine- aggiunse James, di fronte alla sua
espressione. La bambina gli scoccò un'occhiataccia.
-So che vuol dire. Non ho mai sentito un nome più orribile.-
Siruis sghignazzò- Mi arrendo. Come ti chiami?-
- Marlene McKinnon-
- Sirius Black. Lui è James Potter e
lui Remus Lupin -si presentò Sirius indicando poi prima James e dopo Remus, che
abbozzò un sorriso timido.
James al contrario sorrise sornione.
-In che Casa vorresti finire, Marlene?-
chiese James curioso, piegando leggermente la testa verso destra, studiandola
con sfacciataggine.
-Fissi sempre tutti così?-domandò Marlene
leggermente infastidita dal modo in cui James la stava guardando.
La guardava
come se la stesse studiando, come se fosse qualche pezzo raro di un museo, come
se volesse cogliere tutti le minime sfaccettature del suo carattere
semplicemente guardandola in volto.
-Solo chi mi sta simpatico- ribattè
senza distogliere lo sguardo, ignorando il fastidio contenuto nella voce della
ragazzina.
-Su James, smettila di fissarla in
quel modo. Sembri un maniaco- lo rimproverò Sirius bonario.
James guardò il
nuovo amico che stava scuotendo la testa divertito e per qualche strana ragione non si irritò
per quel piccolo rimprovero, come invece accadeva sempre quando qualcuno lo
sgridava. Forse perchè quel ragazzino dai capelli neri gli ispirava una fiducia
cieca.
James alzò le spalle, distogliendo lo
sguardo -Come vuoi, Sirius -
-Non ci hai ancora rivelato a che
Casa vuoi finire-sorrise Sirius alla ragazzina che spostò lo sguardo da James a
lui.
Un debole fascio di luce proveniente dalle finestre del castello, illuminò
la barca, permettendo ai ragazzi di vedersi chiaramente in volto.
Marlene
McKinnon era una ragazza davvero singolare. Davvero graziosa, con i capelli
biondi che le arrivavano fino a metà schiena,
cadendo in onde morbide e due grandi occhi azzurri che scrutavano il mondo con
interesse e con attenzione. Lo
sguardo di lei era come quello di una volpe:furbo, intelligente e tremendamente
critico.
Ma questo non la rendeva antipatica. Perchè il lieve sorriso dipinto
sulle sue labbra cancellava qualsiasi malignità si potesse dire sul suo conto.
- Corvonero, come mia madre-sorrise Marlene,
lanciando un'occhiata sognante alla scuola.
-E tuo padre?- domandò James,curioso.
L'espressione di Marlene divenne
fredda- Era un Serpeverde. Abbandonò mia madre pochi giorni dopo la mia
nascita- La voce era glaciale.
Sirius si sentì in dovere di
rincuorarla in qualche modo -Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde -
Lei alzò un sopracciglio -E tu dove
vorresti finire?-
Lui la guardò con un lieve sorriso
sul volto- Ovunque, ma non lì -
Angolo della squilibrata chiamata anche Autrice.
Sorry per il grandissimo ritardo, ma non ho avuto molto tempo in questi giorni,. Scuola. Odio profondo. Ho detto tutto.
Allorssss, che ne pensate?
Quando ho letto di Marlene McKinnon mi sono chiesta che personaggio
fosse, e quindi eccola qui u.u Spero che vi sia piaciuto :D
Nel prossimo capitolo ci
sarà lo smistamento :) Ora devo correre a iniziare almeno a
scrivere il prossimo capitolo della ff Klaine. Oddei, non ce la
farò mai. T.T
PERCHè NON è GIUGNO?!
Ok, vado prima di sclerare quaggiù.
See you soon :) ah e recensite <3
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