The True Story of Slender Man di LittleBloodyGirl (/viewuser.php?uid=79296)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partendo Stanotte ***
Capitolo 2: *** Nel Buio ***
Capitolo 3: *** Camminando con gli Estranei ***
Capitolo 4: *** Buonanotte ***
Capitolo 5: *** In Questo Momento ***
Capitolo 6: *** Alibi ***
Capitolo 7: *** Abbandonato ***
Capitolo 8: *** Segreto ***
Capitolo 9: *** Tutti giù per terra ***
Capitolo 10: *** Bisogno ***
Capitolo 11: *** Giocando con il fuoco ***
Capitolo 12: *** Copri i miei occhi ***
Capitolo 13: *** Una Promessa ***
Capitolo 14: *** Ti Sento Chiamare ***
Capitolo 15: *** Punti Dolenti ***
Capitolo 16: *** La lunga via di casa ***
Capitolo 1 *** Partendo Stanotte ***
The
true story of slenderman
"Questa settimana,
altri cinque bambini risultano scomparsi mentre giocavano nel Central
Park!"
"In questo mese
risultano scomparsi più di venti bambini! La polizia
continua le indagini!"
"Nessuna traccia
dei bambini scomparsi da più di un mese! La polizia brancola
nel buio!"
Queste notizie
circolavano ovunque. Alla TV, alla radio, sui giornali.
Da circa un mese molti bambini erano spariti nel nulla. E la cosa
più inquietante era che nessuno di loro era stato ancora
ritrovato. Nè vivo nè morto...
I luoghi della
sparizione avevano in comune una cosa: il bosco.
La maggior parte
dei bambini erano spariti proprio in prossimità di esso.
Vi
è una leggenda che circola riguardo ai boschi.
La leggenda di una creatura che vive e si mimetizza tra gli alberi.
Assetata del sangue dei bambini, che attira verso di sè con
un macabro prestigio.
Per poi divorarne il cuore.
In pochi affermano di aver visto davvero questa creatura.
L'hanno descritta come un uomo in giacca e cravatta.
Magrissimo.
Senza volto.
Lo chiamano... Lo
Slender Man.
<<
Katy, tesoro, sbrigati! Dobbiamo andare dalla nonna! >>
La bambina prese
velocemente il suo cappottino bordeaux e lo
infilò mentre sgattaiolava fuori di casa. Si
infilò in
macchina ancora prima che i suoi genitori potessero avere il tempo di
richiamarla.
<<
Eccoti qui, peste! Ma dov'eri finita?! >>
Le chiese il padre
accarezzandole amorevolmente la testa. Katy non
rispose. Si limitò ad accennare un sorriso e subito si volse
verso il finestrino. Ben presto le case della periferia di Beverly
Hills avrebbero cominciato a passarle davanti agli occhi, per poi
svanire e lasciare spazio agli alberi che proteggevano la casa di sua
nonna, immersa nel bosco.
Ogni domenica
andavano dalla nonna, quello era una specie di
appuntamento fisso. Non che a Katy dispiacesse. Anzi, si trovava bene
lì, immersa nel verde e nel silenzio. Spesso passava le ore
a
dondolare sull'altalena che suo nonno, prima di morire, aveva costruito
per lei.
<<
Katy! Non stare sempre con la testa tra le nuvole! Esistiamo anche noi,
sai! >>
<<
Scusa, mamma... >>
<<
Lasciala stare, Madison! E' una bambina! >>
Le corse in aiuto
il padre.
<< E'
per questo che mi preoccupo! E' sempre distratta! E con
quello che stiamo sentendo in TV ultimamente, anche tu dovresti
preoccuparti! Non vorrai che nostra figlia sia la prossima bambina a
sparire! >>
<<
Piantala con queste sciocchezze e non pensarci nemmeno! >>
Intanto, Katy era
tornata a guardare fuori dal finestrino. Non era mai
stata una gran chiacchierona. Spesso i suoi genitori le chiedevano di
renderli partecipi di ciò che pensava, ma lei raramente li
accontentava. Non aveva niente da dirgli. Lei non pensava. Sognava ad
occhi aperti. Ma di certo non era in grado di mettere insieme due
parole per fare un discorso serio. Tanto più che i suoi
lavoravano tutta la settimana fino a tardi, ed era difficile per loro
stare insieme.
La domenica era uno
dei rari giorni in cui potevano bearsi di affermare la loro presenza in
casa.
A dire il vero,
Katy non aveva mai passato tanto tempo insieme ai suoi
genitori... Quando era nata, forse... Ma ricordava di essere cresciuta
con i nonni.
<<
Ultime notizie! Altri due
bambini sono stati dichiarati scomparsi! I genitori dicono di averli
portati in un piccolo parco vicino casa loro e dopo essersi distratti
un attimo, i piccoli erano spariti! La polizia continua le ricerche, ma
finora nessuno dei bambini scomparsi è stato ritrovato!
>>
<< Ah, basta così!
Queste notizie mi mettono ansia! >>
<< Si, mettiamo un po' di
musica! E poi, queste notizie potrebbero turbare Katy...
>>
La bambina, come al
solito, stava guardando fuori dal finestrino con
aria assente. Ma ciò non doveva per forza significare che
non
avesse sentito.
Nonostante
l'apparenza, Katy era una bambina sveglia. Aveva perfettamente capito
cosa stava succedendo in quei giorni.
Tutti quei bambini
scomparsi nel nulla... Certo era una cosa
inquietante, ma le sarebbe piaciuto sapere cosa... o chi... c'era
dietro queste sparizioni.
Mentre prendevano
la strada per il bosco, i suoi occhi catturarono una strana immagine.
Tra i rami degli
alberi secchi le era parso di vedere qualcosa...
<<
... >>
Forse si era
sbagliata...
Quando
arrivarono alla casa, l'anziana donna stava bevendo una
tazza di tè sulla veranda. Gli occhi color grigio vetro
scrutavano le insenature del bosco che la circondava, come se stesse
aspettando che qualcosa comparisse all'improvviso.
I capelli bianchi
corniciavano il suo volto, ritoccato di leggere rughe
e lo scialle di lana posava pesantemente sulle sue spalle curve.
<<
Ciao, nonna! >>
Katy le corse
incontro e l'abbracciò, venendo prontamente ricambiata.
<<
Ahaha! La mia piccola Katy! Ogni volta sei sempre più
grande! >>
<<
Cresce in fretta, la nostra bambina. >>
<< E
auguratevi che continui a crescere bene.... >>
Il tono della donna
cambiò improvvisamente. Katy passò lo
sguardo dalla nonna ai genitori e viceversa, studiando le loro
espressioni.
<<
Mamma, ma che dici...? >>
<<
Sono solo preoccupata per tutte queste sparizioni... Non vorrei che mia
nipote fosse la prossima preda... dello Slender
Man....
>>
<<
Chi? >>
<<
Ehm... >>
Madison diede una
piccola spinta a Katy, indirizzandola verso l'altalena.
<<
Katy, vai a giocare un po'. Noi e la nonna dobbiamo parlare...
>>
La bambina si
allontanò lentamente dalla famiglia, guardando
indietro. Voleva capire che cosa le fosse proibito sapere in quel
momento.
Slender
Man...
Aveva sentito
parlare di quella leggenda, ma ogni volta che chiedeva ai
suoi genitori, nessuno dei due le dava mai risposta. Alcune volte
balbettavano qualche frase sconnessa, altre evitavano l'argomento.
Sapeva solo che lo
Slender Man era una creatura... forse un uomo...
magrissimo, vestito in giacca e cravatta, con tentacoli che si
allungavano sulla sua schiena. La cosa più impressionante di
costui era che... non aveva un volto.
E rapiva i bambini
per ucciderli oppure per portarli in un'altra dimensione.
Però...
perchè faceva una cosa del genere?
Era davvero solo un
assassino?
O c'era un'altra
ragione per cui faceva ciò?
Con questi
pensieri, Katy si mise a sedere sull'altalena e
cominciò a spingere sul terreno con i piedi, dandosi la
spinta.
Ben presto, sentì il vento tra i capelli, che le
accarezzava il viso e sentì un senso di libertà
pervaderla completamente. Sorrise. Si diede una spinta più
forte
e cominciò a volare.
In alto. Come
piaceva a lei.
Libera.
<<
Mamma! Quante volte ti ho detto di non parlare di questa sciocca
leggenda davanti a Katy?! >>
<< Lo
Slender Man è tutto fuorchè una leggenda,
Madison. E Katy deve saperlo. >>
<< In
questo modo la spaventi e basta! >>
L'anziana si
sedette sulla sedia a dondolo nel salotto, tenendo
lo sguardo fisso sulla figlia, che non accennava a smettere di
guardarla male, sperando di farla sentire in colpa per essersi lasciata
sfuggire quella frase che avrebbe potuto turbare la loro piccola.
<< Se
Katy sparirà nel nulla come gli altri bambini, rimpiangerete
di non averla avvisata. >>
<<
Non c'è alcun pericolo! Katy è una bambina
responsabile! >>
<< Ne
sono certa. Come lo erano tutti quei bambini scomparsi,
vero? Lo Slender Man non fa distinzione tra responsabili e
irresponsabili. >>
<<
Perchè ti ostini a raccontare questa storia?! E' solo una
sciocca favola! >>
<< Ti
sbagli, Madison. Ti sbagli. >>
Un improvviso
silenzio calò nel salotto. I due genitori si scambiarono uno
sguardo preoccupato.
<< Lo
Slender Man è molto più di una favola... E' una
storia... una
triste storia.
>>
Una volta, un uomo,
tornando dal suo lavoro, vide la sua casa bruciare tra le fiamme.
Sapeva che in casa
vi erano i suoi beni più preziosi: la moglie e il figlio di
soli nove anni.
Senza pensarci si
buttò a capofitto tra il fuoco e il calore,
per salvare ciò che aveva di più caro al mondo.
Purtroppo sua
moglie era già morta, appassita come un fiore tra la lava,
ridotta a un manichino senza vita.
Ma una flebile voce
gli diede la forza di non arrendersi.
Suo
figlio era ancora vivo!
Corse tra le
fiamme, gocce di sudore colavano dal suo volto.
Eccolo
lì!
Suo figlio piangeva
e lo chiamava, implorandolo di portarlo via.
L'uomo lo prese in
braccio, tenendolo stretto, gli baciò la
fronte e sussurrò: "Tranquillo! Papà è
qui! Ora ti
porto via..."
Corsero
nell'inferno, cercando la porta per uscire. Ma il fuoco si frappose fre
loro e la libertà.
L'uomo si
guardò intorno, disperato, finchè scorse una
finestra. L'unica via d'uscita!
Strinse il suo
bambino, e corse verso quel cielo di vetro.
Saltò.
Il volo fu breve ma
intenso.
Entrambi svennero
per lo shock e la stanchezza... E il fuoco li avvolse...
<<
Quell'incendio
segnò profondamente la vita di quell'uomo... Il suo volto e
il
suo corpo furono terribilmente ustionati. E suo figlio,
bè...
suo figlio non c'è più... Eppure lui continua a
cercarlo... Crede che sia ancora vivo, da qualche parte...
>>
La casa fu avvolta
dal silenzio. La vecchia donna osservò i due
giovani genitori, i loro occhi erano sgranati, emanavano sconcerto...
Quella era la prima
volta che ascoltavano la vera storia dello Slender Man...
Ma Madison scosse
la testa, ritornando alla realtà.
<<
Si, certo... Ma è pur sempre una leggenda... >>
<<
No, mia cara... Non è una leggenda... >>
Il cielo era
limpido quel giorno. Neanche una nuvola a intralciare
quell'azzuro che si rifletteva negli occhi verde smeraldo di Katy.
Ad un tratto, la
bambina sentì un rumore dietro di lei.
Si voltò
di scatto, il suo sguardo si perse nel miscuglio di alberi e rami
secchi.
Non c'era nulla,
eppure aveva la sensazione che qualcosa la stesse osservando...
Di nuovo,
sentì quel rumore.
Scese
dall'altalena, attirata da quel misterioso suono...
Era incuriosita,
voleva capire cosa fosse.
Si
inoltrò nel bosco.
I suoi passi si
infittirono tra i rami caduti per terra, così
come quella cosa che le sfuggiva misteriosa, eppure la attirava a
sè, come una strana forza a cui lei non poteva fare
a meno
di andar contro.
<<
Madison, vado a controllare cosa sta facendo Katy. >>
<<
Cosa vuoi che stia facendo? Starà giocando con l'altalena
come al solito. >>
Senza dar retta
alla moglie, il giovane padre uscì di casa e si
diresse sul retro. Ma lo attendeva una spiacevole sopresa...
L'altalena era
vuota, mossa appena dal vento.
Nessuna traccia di
Katy.
<<
Katy... Katy...! >>
Comiciò
a chiamare il nome di sua figlia, ma lei non rispondeva.
Gridò più forte.
<<
Katy! Katy, dove sei?! >>
<<
Isaac, che succede? >>
<<
Katy... Katy... è sparita! >>
§______________________________________________________________________________________
§
La mia prima
storia sulla mia Creepypasta preferita. Spero che vi piaccia.
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Capitolo 2 *** Nel Buio ***
Nel Buio
Tutto
ciò che sentiva era il
rumore dei suoi passi sulle sterpaglie. Quel rumore strano era finito
all'improvviso, ma troppo tardi Katy si accorse di essere completamente
sola in mezzo al bosco, per di più era calata la sera.
Stava
cercando di tornare indietro. Non voleva pensare di essersi persa.
Questa cosa la spaventava.
Doveva essere tardi, una grande luna piena era appesa al tappeto nero
del cielo. Bellissima.
Ma sarebbe stato molto più bello osservarla dalla finestra
della
sua cameretta, al caldo, con i suoi genitori. In quel bosco, al freddo
e all'umido, tra quegli alberi dalla forma terrificante, Katy si
sentiva terribilmente a disagio.
Si sentiva osservata... Aveva paura!
Improvvisamente sentì l'impulso irrefrenabile di correre.
Qualcosa nascosto nel buio la stava inseguendo, lo sentiva.
Non sapeva dove stava andando, evitava i rami cercando di non cadere.
Aveva la sensazione che se si fosse fermata, quella cosa l'avrebbe
presa... E non l'avrebbe risparmiata...
Voleva piangere. Aveva tanta paura!
Si era persa. Doveva arrendersi all'evidenza. Avanzava nel buio, alla
cieca. Sapeva solo che doveva uscire da quella foresta.
Subito.
Ma senza una fonte di luce era difficile vedere lì.
Una radice troppo sporgente la fece inciampare, e Katy non
potè evitare di cadere a terra.
Era stremata, esausta... Voleva rimettersi in piedi, ma le risultava
così difficile a causa della stanchezza e la paura.
Ad un tratto, sentì qualcosa... Di nuovo quel rumore che
aveva sentito quando si era inoltrata nel bosco...
Un fruscio tra i rami degli alberi... Che diventava sempre
più insopportabile.
La paura aumentò fino a trasformarsi in terrore folle...
Katy si girò lentamente, voleva capire che cosa fosse
ciò che la stava terrorizzando così tanto.
All'inizio fu difficile capirlo, ma non ci volle molto per realizzare
ciò che aveva davanti.
Una sagoma esile, vestita in abito nero elegante, giacca e cravatta,
altissima...
E il volto... No, un momento...
Quella creatura non
aveva volto!!!
Impossibile! Quello che Katy aveva davanti era... lo Slender Man!
"Esiste...
Esiste davvero!"
Quel pensiero le fulminò la mente. La creatura che rapiva i
bambini e li faceva sparire nel nulla era lì, davanti a lei.
Si rimise in piedi. Il terrore era così tanto che era come
pietrificata.
Non parlava, non si muoveva... Rimase lì a fissarlo.
Adesso che cosa sarebbe successo? L'avrebbe fatta sparire come
gli altri bambini?
Soltanto quando lo Slender Man mosse in modo minaccioso i rami degli
alberi, la bambina si rese conto che c'era qualcosa di strano in
quelli. Si muovevano fluidi come... tentacoli! Quelli erano tentacoli!
Katy venne lacerata da un solo lucido pensiero:
"Scappa!"
Adesso! Finchè c'era una speranza non poteva permettersi di
morire lì! Si rimise in piedi e scappò via.
Correva veloce. La paura era la sua forza, che la costringeva a non
fermarsi! Il pensiero di morire, lo scopo che la teneva sveglia!
Non guardava indietro. Sapeva che era lì. Forse la stava
seguendo, ma non voleva saperlo. Scostava i rami dagli occhi, si faceva
strada nel buio, pregando che la luce della luna le illuminasse un po'
di più il cammino.
Le mancava il fiato. Non sapeva dove stava andando. Le sembrava di
girare intorno!
Quando finalmente mise piede fuori dalla foresta.
Davanti a lei c'era un edificio, probabilmente inutilizzato. Poteva
nascondersi lì.
Diede uno sguardo veloce dietro di lei, ma non vide nessuno. Forse
aveva smesso di inseguirla?
L'aveva seminato?
Comunque, non poteva ancora dirsi al sicuro. Quella creatura poteva
essere ovunque.
Corse verso la struttura abbandonata e vi entrò.
Arrivata all'entrata, un lungo corridoio buio e tetro le si
parò
davanti. Era così scuro che non riusciva a distinguere
neanche
la fine di quello.
Avrebbe voluto piangere... Sembrava un film dell'orrore.
Entrò timorosa e pose le mani in avanti, andando a tentoni.
Il corridoio era molto, troppo stretto.
E l'oscurità non giocava certo a suo favore. Il suo cuore
tremava.
Ad un certo punto, con la piccola mano, identificò uno
spazio in
cui doveva esserci una stanza con una finestra, la luce della luna
filtrava lì. Entrò e guardò fuori,
cercando di capire dove potesse essere finito lo Slender Man. Sembrava
sparito nel nulla...
Non voleva guardare ancora, la metteva a disagio. Si sentiva
osservata...
Si girò...
Gridò.
Era lì! Era in quella stanza che la osservava... Non aveva
occhi, ma era come se li avesse. Katy se li sentiva addosso.
Aveva bloccato l'uscita. Non poteva scappare!
Terrorizzata, stremata, scivolò sul pavimento. Si era
arresa, ormai non poteva andare più da nessuna parte.
Lo Slender Man l'aveva intrappolata. Sarebbe morta lì, in
quell'istante...Scomparsa e dimenticata dal resto del mondo. Nessuno
l'avrebbe trovata...
C'era una cosa che non riusciva a spiegarsi, però...
Nonostante la paura, non poteva fare a meno di guardarlo...
I suoi occhi verdi, pieni di lacrime, fungevano da specchio per
quell'essere senza volto...
Non riusciva a smettere di guardarlo... E non sapeva
perchè...
Il volto dello Slender Man era rivolto verso la bambina, i suoi
tentacoli neri si muovevano fluidi nella stanza, probabilmente
aspettando solo di infilzarla.
Per un attimo, a Katy sembrò che lo Slender Man stesse
scrutando
nella sua anima, percepiva la sua paura... Ma aveva come la sensazione
che fosse... triste...
Percepiva il suo dolore, e non era per niente soddisfatto...
Le avevano detto che quel mostro si divertiva con le sue vittime, ma la
bambina ebbe la sensazione che non fosse così.
.......
Silenzio.
Era il sovrano di quel momento così terrificante eppure
così triste.
Si stavano guardando...
Katy e lo Slender Man.
Lo Slender Man e Katy.
Buio. Paura.
Tristezza.
I tentacoli si allungarono velocemente verso di lei!
"E'
finita! Sono morta!"
............
.........
Non aveva sentito
dolore. Strano.
Si aspettava di sentire le sue ossa che venivano strappate brutalmente
da quei tentacoli, o di sentirsi gridare e piangere, mentre in bocca
provava il sapore del suo stesso sangue...
E invece non successe nulla di tutto questo.
Nel momento in cui aveva visto i lunghi tentacoli neri estendersi verso
di lei, Katy aveva chiuso gli occhi. Quando li riaprì, lo
Slender Man era chino davanti a lei, il volto a pochissima distanza,
che
la fissava.
Le mani della piccola, riunite sul cuore, tremavano per il freddo e lo
spavento.
La creatura in giacca e cravatta non faceva nulla, semplicemente la
guardava. Allungò lentamente una lunga, scheletrica e
pallida
mano verso il viso della bambina, che non smetteva di guardarlo. Voleva
capire cosa volesse fare.
E ciò che fece lo Slender Man la lasciò sorpresa.
Con le lunghe dita scostò piano la frangetta dagli occhi
smeraldini di Katy, per poi abbassarla fino a sfiorarne le palpebre e i
contorni.
Se avesse potuto
vedere la sua espressione in quel momento, Katy avrebbe giurato che
fosse rimasto stupito.
Ma... da cosa...?
Forse era solo un
modo per prendere tempo... Forse voleva solo illuderla che l'avrebbe
risparmiata...
Aveva sentito che
lo Slender Man
si comportava così. Faceva soffrire le sue vittime, le
metteva in trappola e
poi le lasciava vivere, illudendole di essere salve, ma al momento
buono ne avrebbe approfittato.
<< I... >>
<< ?!
>>
<< I... tuoi... occhi... >>
Katy
sgranò gli occhi.
Non aveva bocca, quell'essere, ma aveva appena parlato. O almeno
credeva che l'avesse fatto. La mano di lui continuava a percorrere i
contorni degli occhi della bambina, come se ne fosse incantato.
Poi, sembrando che
avesse
riacquistato la sua vera natura, lo Slender Man si alzò in
piedi, la guardò un'ultima volta...
E se ne
andò.
Katy rimase seduta
per terra, ancora tremava per la paura, e una domanda le riempiva la
mente:
"Perchè
non mi ha uccisa?"
Un fulmine
illuminò la
stanza a giorno e poco dopo il rumore inconfondibile della pioggia
arrivò alle orecchie di Katy. Guardò fuori dalla
finestra, realizzando che adesso non poteva più andare da
nessuna parte neanche se avesse voluto.
Non poteva fidarsi
dello Slender
Man, sapeva le cose che si dicevano su di lui. Probabilmente aspettava
solo che si addormentasse e poi l'avrebbe uccisa. Adesso era davvero in
trappola. Si lasciò scivolare per terra e si
addormentò,
aspettando la morte.
Non
sognò quella notte, ma si
risvegliò. Questo la sorprese. Si aspettava di non
svegliarsi
mai più, e invece i suoi occhi si aprirono lentamente alla
debole luce del mattino, oscurata dalle nuvole.
Credette che l'incubo passato la notte prima fosse stato tutto un
sogno, ma si rese conto che non poteva essere così, visto
che la stanza in cui si era svegliata era la stessa di quella in cui si
era addormentata: una stanza vuota dalle pareti di piastrelle bianche,
in un edificio abbandonato.
Si mosse un po' e notò che c'era qualcosa che la proteggeva
dal freddo. Una coperta marrone castamente appoggiata sul grembo.
Rimase stupita. Da dove saltava fuori quella coperta?
"Possibile
che...?"
Si mise in piedi, appoggiando la copertina per terra e
guardò
fuori dalla finestra. Il terreno era completamente bagnato e alcune
pozzanghere contarnavano quel quadro desolato. Il bosco si manteneva
intatto in tutta la sua calma. Lo Slender Man era forse lì,
tra
quegli alberi, ad osservarla?
Decise di uscire fuori. Quel posto di giorno faceva molto meno paura.
Ma Katy era curiosa di sapere dove fosse ora lo Slender Man, e di
capire come mai non l'avesse uccisa quando ne aveva avuto l'occasione.
Si inoltrò nei boschi, senza sapere esattamente
perchè lo
stesse facendo. Come faceva a sapere che lo Slender Man non l'avrebbe
fatta fuori quella volta?
Non lo sapeva, ma aveva bisogno di capire chi era
davvero
quella creatura.
I
tuoi occhi...
Aveva detto. Che cosa aveva visto nei suoi occhi da convincerlo a
lasciarla stare?
Camminò per un po' ascoltando i suoi passi sui rami
rinsecchiti.
Di tanto in tanto si girava verso l'edificio per essere sicura di non
perdersi. Si guardava intorno alla ricerca dell'uomo in giacca e
cravatta, ma era da sola, non c'era nessuno.
O forse... Era lì, solo che si stava nascondendo...
Controllò attentamente gli alberi, cercando di rintracciare
un
dettaglio che le permettesse di capire che c'era.
E poi lo vide!
<< Ah! >>
Un volto pallido spiccava in mezzo ai rami neri e grigi. Eccolo
lì.
E adesso? Doveva andare da lui o scappare via?
Prima che potesse trovare la risposta lo Slender Man si girò
verso di lei e inclinò il volto di lato, come incuriosito, e
avanzò.
Katy deglutì, ma era decisa a non scappare. Voleva vedere
che cosa avrebbe fatto.
L'uomo smilzo si parò davanti a lei e la osservò,
ritto
in piedi. Katy notò che la sua cravatta era rossa, un tocco
di
colore che sembrava un po' fuori luogo, ma che al tempo stesso sembrava
diminuire la tensione.
E di nuovo calò il silenzio, esattamente come la sera prima.
Nessuno dei due si muoveva o fiatava, l'unica loro invisibile mossa era
lo sguardo.
<< Vuoi... uccidermi? >>
<< ... >>
L'altro non rispose. Come al solito, la fissava in silenzio, senza
farle capire che cosa volesse. Poi le voltò le spalle e si
allontanò. Katy lo seguì.
<< Aspetta! >>
Gli gridò, parandosi davanti a lui.
<< Ho sentito molte cose su di te. Dicono che rapisci i
bambini... E che li fai sparire nel nulla. Alcuni dicono che li
mangi... >>
Lui continuava a stare in silenzio. Il suo volto bianco sembrava
mescolarsi al cielo dello stesso colore, e il vestito nero lo rendeva
parte del bosco. Katy aspettava ansiosa una sua reazione, ma lo Slender
Man, nuovamente, non fece nulla.
<< Hai intenzione di far sparire anche me...?
>>
Katy si chiedeva perchè lei stessa stesse reagendo in quel
modo.
Dopotutto, davanti a lei aveva un mostro imprevedibile, che poteva
ucciderla come e quando voleva. Eppure voleva sapere perchè
non
l'aveva uccisa prima e perchè la stesse risparmiando.
La creatura non reagiva, sembrava non darle importanza. Infatti, poco
dopo, riprese a camminare in avanti.
La bambina lo guardò allontanarsi. Sembrava che fosse
impossibile che le desse una risposta, dopotutto non aveva neanche la
bocca.
Eppure la sera prima aveva parlato.
<< Perchè non rispondi?! So che puoi parlare!
Ieri lo hai fatto!! >>
Non
appena ebbe pronunciato quelle parole, lo Slender Man si
fermò. Katy deglutì quando la creatura si
voltò e
tornò verso di lei, ripetendo le stesse mosse della sera
prima.
Si chinò davanti a lei, e restò li
ad osservarla,
come faceva sempre. La piccola giurò che la stesse guardando
dritta negli occhi.
E di nuovo il tempo sembrò fermarsi.
Esistevano solo loro due e le loro anime celate dietro occhi
invisibili.
Plic.
Katy alzò lo sguardo al cielo e si accorse che stava
ricominciando a piovere. Senza pensarci due volte, la bambina si
tirò sulla testa il cappuccio della felpa e corse via, verso
l'edificio.
Lo Slender Man la guardò allontanarsi. Quella bambina era
davvero particolare.
Aveva paura di lui, ma la sua curiosità sembrava vincere
quella paura.
Persino lui si chiedeva perchè non l'avesse uccisa...
Katy entrò velocemente nella struttura abbandonata, appena
prima
che la pioggia cominciasse a diventare più forte.
<< ?... >>
Lo Slender Man era rimasto nel bosco, da solo, a mescolarsi tra gli
alberi.
"Perchè
è rimasto lì? Non prova neanche a ripararsi dalla
pioggia?"
Solo...
Fissava il cielo nuvoloso con lo stesso vuoto che provava
dentro di sè. Il suo volto non risentiva delle gocce di
pioggia,
e non conosceva più il caldo o il freddo.
Quella pioggia... Ormai faceva parte di lui.
Allungò un po' i tentacoli e si adattò meglio
agli alberi secchi, diventando invisibile.
Non sapeva che cosa volesse dire esattamente per lui diventare
invisibile. Era una
sua caratteristica... Oppure si stava solo nascondendo...?
Quei bambini che sentiva ridere nei parchi... Quante volte li aveva
sentiti parlare di come sarebbe stato bello essere invisibili, per sfuggire
ai rimproveri delle mamme, o a interrogazioni per cui non avevano
studiato...
Ma loro non capivano...
Non c'era niente di divertente nell'essere invisibili...
<< Ehi... >>
Si voltò di scatto. Quella bambina era di nuovo accanto a
lui.
<< Perchè non vieni là dentro? Ti
bagneri tutto quì fuori... >>
<< ... >>
Cominciò a credere che entrambi cercassero di dire
più con
lo sguardo che con le parole, perchè tornarono per
l'ennesima
volta a guardarsi. Era una sensazione strana. Di solito i bambini
scappavano quando lo vedevano, e a lui stava il compito di
acchiapparli.
Quella bambina invece... Quella bambina non sembrava avere paura, ed
era persino gentile con lui.
Ma non era quello il motivo per cui non riusciva a ucciderla.
Perchè era questo il problema... Non riusciva a
ucciderla... Non ne aveva il coraggio.
Gli era difficile ammetterlo, ma era così. E il motivo erano
i suoi occhi.
Quegli occhi smeraldini, bellissimi, che non avrebbe mai dimenticato.
Li aveva già visti, forse quando era ancora vivo...
Vivo... Chissà se era morto, o no? Spesso se lo domandava,
non riusciva a rispondere a quella domanda.
Non era sicuro di essere vivo, ma non lo era neanche di essere morto...
<< Allora? >>
Chiese di nuovo la bambina con espressione leggermente imbronciata. Le
dava fastidio essere ignorata, e lui non faceva altro che complicare le
cose. Intanto la pioggia cadeva sempre più forte, ormai
anche il cappuccio della felpa di Katy era fradicio, ma nonostante
tutto non si muoveva. Restava accanto allo Slender Man pur di
convincerlo a ripararsi con lei. Ovviamente, anche stavolta non
ricevette risposta, così sbuffò e si sedette per
terra proprio accanto a lui.
Slender Man continuava a guardarla. Perchè stava facendo
tutto ciò? Cosa le saltava in mente?
Sembrava non volesse lasciarlo solo, tanto da restare con lui sotto la
pioggia.
Katy cercava di non darlo a vedere, ma cominciava a sentire freddo e i
vestiti bagnati erano totalmente appiccicati al suo corpo. Non sapeva
neanche lei perchè si stesse comportando in quel modo, ma
quell'essere... Non se la sentiva di lasciarlo in quel modo.
Ad un tratto, si accorse che le gocce di pioggia si erano
improvvisamente fermate. Ma non aveva smesso di piovere.
Alzò lo sguardo lentamente e realizzò si avere su
di lei qualcosa che la porteggeva. All'inizio sembrava uno strano e
folto intrico di rami secchi, ma poi si rese conto che non provenivano
dagli alberi, bensì... dallo Slender Man.
La creatura non rimuoveva il suo volto da lei, senza proferire parola,
in un silenzioso ed enigmatico gesto di protezione stava cercando di
ripararla dalla pioggia battente con i suoi tentacoli. Poi, alzando il
viso, incitò Katy a guardare nella stessa direzione e la
bambina capì.
Le stava indicando
l'edificio abbandonato, probabilmente voleva che andasse dentro.
Katy si
rialzò da terra e si ripulì la gonna, ma prima di
allungarsi verso la struttura, tese la mano verso di lui, mostrandogli
un ingenuo sorriso.
<< Andiamo? >>
Slender Man non fece nulla, se non fissarla per qualche altro secondo.
Per la prima volta,
dovette ammettere di aver perso, questa volta era lui ad essere
"morto". E il suo assassino era... una bambina.
Dolcemente arreso.
Avvolse con le lunghe e ossute dita la mano della piccola e si
incamminò con lei.
§______________________________________________________________________________________________§
Eccomi qua di
nuovo!
Ringrazio moltissimo Em_The Ripper e ghiaccioomega per avermi lasciato
una recensione! Spero che ve ne saranno altri!
|
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Capitolo 3 *** Camminando con gli Estranei ***
Camminando
con gli Estranei
<<
Signora, stia tranquilla. Le dispiace raccontarmi ancora una volta
com'è andata? >>
<< Gliel'ho già detto... Noi eravamo dentro
con mia madre,
e avevamo mandato Katy a giocare all'altalena... E poi... Non lo so,
poi è scomparsa nel nulla... >>
<< E non ha notato niente di strano? Magari qualcuno nei
paraggi... >>
<< No... No, nessuno... >>
Le sirene della polizia illuminavano di blu le mura immacolate della
casa in mezzo al bosco. Avendo notato l'assenza della figlia, i
genitori di Katy l'avevano cercata per una giornata intera senza
risultato, così avevano chiamato le forze dell'ordine.
Adesso
sedevano nel salotto di casa, sul tavolino un servizio da te inutile, e
i due genitori abbracciati e disperati sul divano. Davanti
a loro un agente sui quaranta, vestito impeccabilmente. Il suo nome, a
quanto aveva mostrato dal cartellino, era James Roosvelt e si era
presentato come colui che stava indagando sulla scomparsa di tutti quei
bambini. Purtroppo sembrava che niente fosse destinato comunque a
risolversi, visto che per un'intera giornata avevano setacciato il
bosco a vuoto, e l'agente davanti a Madison continuava a porle sempre
le stesse domande, come se da quelle potesse scaturire una risposta.
<< L'ha presa lui... >>
Tutti i presenti rivolsero lo sguardo all'anziana donna che stava
seduta in disparte a fissare il bosco con aria assente.
<< Come, prego? >>
<< Slender Man ha preso Katy. >>
L'agente inclinò la testa di lato, arricciando le labbra
perplesso.
<< Slender Man? >>
<< Ah, non le dia retta, agente! E' solo una sciocca
leggenda che mia madre si ostina a raccontare... >>
<< Credi che sia una leggenda anche ora che ha preso tua
figlia? >>
<< Mamma, ti ho detto di smetterla con questa storia!
>>
<<
Signore, vi prego calmatevi! Volete spiegarmi chi è questo
tizio? >>
L'anziana puntò lo sguardo vitreo sull'agente, poi
tornò a guardare il bosco dalla finestra.
Fuori continuava a piovere a dirotto sebbene le nuvole lasciassero
intravedere qualche macchia azzurra. Il bosco era immobile e
silenzioso, sembrava che anch'esso volesse ascoltare il rumore delle
gocce che battevano ferocemente sui loro rami e scevendevano
giù
lungo i loro tronchi.
Katy osservava tutto questo dalla finestra dell'edificio abbandonato.
Dietro di lei, Slender Man la osservava senza fiatare. La bambina si
girò piano e si mise a sedere per terra, raccolse la
copertina e
l'avvolse sulle sue spalle.
<< Questa me l'hai data tu, vero? >>
L'uomo smilzo non parlò. Stava fermo, immobile come una
statua.
Katy sospirò impercettibile e si sistemò meglio
la
coperta in modo che coprisse tutto il corpo. Seguì qualche
minuto di silenzio, poi la bambina, tenendo lo sguardo basso,
sussurò:
<< Grazie... >>
Fu impercettibile, impossibile da notare, ma Katy se n'era accorta.
Slender Man, a quel grazie, aveva sobbalzato. Forse trovava strano che
un mostro come lui venisse ringraziato?
I mostri erano cattivi e dovevano essere uccisi... Non poteva esistere
un mostro buono.
Questo era sempre quello che si insegnava ai bambini...
Slender Man le si avvicinò, si chinò davanti a
lei e allungò una mano poggiandola su quella piccola e
morbida della bambina. Lei lo guardò, dando un'espressione a
quel viso vuoto, ma che in quel momento trasmetteva un insolito
affetto.
<< Avevi paura che potessi aver freddo? >>
Nel suo silenzio, sembrò che l'uomo smilzo avesse voluto
risponderle. Katy gli sorrise.
<< Dicono così tante cose su di te; che sei
cattivo, che uccidi i bambini. Ma credo che la gente non conosca la
verità per dire simili cose... >>
Come Katy potesse affermare queste cose con tanta sicurezza non lo
sapeva, ma Slender Man non gli sembrava cattivo, in quel momento meno
che mai... Lui restò ancora un po' a osservarla, e poi
alzò la faccia pallida alla finestra, la bambina
seguì il suo sguardo. La pioggia si era calmata, ma qualche
goccia continuava a cadere dal cielo plumbeo.
<< Come mai sei finito qui? >>
Gli chiese ad un tratto, attirando di nuovo la sua attenzione.
<< Che cosa ti è successo...? >>
<< ... >>
Slender Man chinò il capo, sembrava triste... Forse quella
domanda era stata troppo azzardata, tanto che Katy se ne
pentì.
<< Scusa... Non volevo... >>
Tossicchiò imbarazzata, si era resa conto di essere stata un
po' invadente. Ma ad un tratto, sentì una leggera carezza
scostarle la fragetta e scendere giù per il viso come fosse
una lacrima, in realtà era una delle lunghe dita di Slender
Man che le sfiorava il volto paffutto. Quasi le fece il solletico e non
potè trattenersi dal ridere. Slender Man sembrò
rilassarsi, probabilmente non voleva vederla triste.
Solo in quel momento Katy si accorse che il rumore della pioggia era
finito. Guardò fuori dalla finestra e si
rallegrò, constatando che aveva smesso di piovere e qualche
debole raggio di luce penetrava tra le nuvole, illuminando la terra
bagnata e le pozzanghere che si erano formate.
Katy si alzò di scatto e corse fuori. Il cielo si era aperto
un po' e un luminoso arcobaleno faceva capolino dall'entrata di
quell'edificio, rendendo magico quel bosco che la notte prima l'aveva
così inquietata.
Scoppiò a ridere e cominciò a girare su se
stessa, felice.
Slender Man stava sulla soglia della casa in rovina, e guardava la sua
piccola ospite danzare sotto l'arcobaleno. Un nuovo brivido lo
percorse. Vedeva gli occhi di lei illuminarsi dalla gioia per
quell'incredibile effetto della natura.
La stessa luce che
brillava negli occhi di una persona... che gli era molto cara...
Prima di scomparire...
Anche a questa piaceva l'arcobaleno...
Stomp!
<< Ahi! Ahahaha!! >>
Katy era caduta per terra, stava distesa sul terreno bagnato, eppure
continuava a ridere. Che ragazzina strana...
<< Mi gira la testa! Ahahahah! >>
Continuava a ridere spensierata. Di solito, era a lui che attribuivano
l'aggettivo di pazzo, ma per quella bambina sarebbe stato altrettanto
adatto. Non comprendeva il motivo di tanta gaiezza... Eppure, era una
gioia che lo faceva sentire stranamente bene...
La leggenda lo voleva come il mostro che si sfoga e prova piacere
nell'uccidere bambini, ma non era affatto così.
Non trovava nulla di divertente nell'uccidere.
In realtà c'era un altro motivo per cui era sempre presente
in posti dove ci fossero tanti bambini... Totalmente diverso da quello
delle storie che si raccontavano...
Una malattia che, ne era consapevole, non sarebbe mai stato in grado di
curare...
Eppure continuava a farlo... Forse perchè era disperato...
Oppure era vero... Era pazzo...?
<< Slender Man... >>
La dolce voce di Katy richiamò ancora una volta la sua
attenzione.
<< Visto che sei da solo... Non ti annoi mai?
>>
Il voltò si inclinò in un gesto di
curiosità. Che voleva dire? Di certo lui non giocava a
nascondino da solo.
Però... Quella domanda lo fece riflettere...
In effetti, lui in quegli anni di solitudine e patologie non aveva mai
fatto nulla se non mimetizzarsi tra quegli alberi, fino a diventare
quasi uno di loro, nessuna pietà, nessun sentimento, proprio
come gli alberi di quel bosco.
<< C'è qualcosa di bello da fare qui?
>>
Chiese nuovamente la bambina. Se avesse voluto le avrebbe risposto di
no, ma... In effetti...
Si avviò camminando a passo svelto verso il bosco. Katy, per
non perderlo, si mise a sedere subito e gli corse dietro.
<< Dove stai andando?! >>
Nonostante sapesse che non gli sarebbe mai arrivata una risposta,
continuava a fargli domande. Era convinta, in qualche modo, che prima o
poi avrebbe parlato, come la prima volta...
I rami per terra, molli e bagnati, non facilitavano il percorso, e Katy
doveva scostare rami sottili, ma resistenti, al contrario di lui che
riusciva a passarvi in mezzo.
Dove la stava portando?
Quando finalmente scostò l'ultimo ramo dal suo viso, gli
occhi di Katy si persero in un paesaggio spettacolare.
Un lago di acqua limpida circondava un minuscolo appezzamento di
terreno, il cui unico abitante era un enorme salice piangente,
circondato e custodito dall'intricata costruzione di alberi grigi e
secolari.
<< Wow... >>
Sussurrò la piccola, rapita da quello spettacolo. Non aveva
mai visto una simile bellezza, sempre chiusa nella città...
Invece lì fuori era così bello. E colui che le
stava mostrando queste meraviglie era... Slender Man.
Un mostro.
Un assassino.
Non poteva essere tale...
Erano solo leggende, storie...
Certo, non poteva essere ancora sicura di chi fosse realmente Slender
Man, ma ormai era certa che non poteva essere quello che descrivevano...
Senza farsi notare, gli rivolse uno sguardo per capire cosa stesse
facendo.
Osservava il panorama... Malinconico.
Come poteva capire cosa stesse pensando? Eppure aveva proprio questa
impressione.
Guardò nuovamente a terra e scorse una violetta in
mezzo alla sterpaglia. Si chinò e la colse, strappandola
delicatamente dal terreno. Poi si girò verso Slender Man e
gliela tese.
<< Lo so, non è tanto... Ma devo pur
ringraziarti in qualche modo... >>
L'uomo senza volto fissò il fiore, prendendolo dalle mani
della bambina. Poi tornò a guardare lei.
Ringraziarlo per cosa?
Le aveva dato quella coperta, era vero, ma... che altro?
L'aveva risparmiata, forse?
No... Neanche questo...
Il motivo gli era oscuro, intollerabile per colui che sapeva leggere
più di tutti nell'animo delle persone, percependone la
paura...
Ma quella bambina... Katy
gli parve di aver capito...
Perchè non riusciva a comprenderla?
La sua gentilezza, la sua gioia... Cosa avevano a che fare con lui?
L'avrebbero guarito, forse? Poco probabile...
Ma... In fondo... Voleva sperare... Una cosa che aveva smesso di fare
ormai tanto tempo fa...
<< Non riesco
a capire dove sia finita quella bambina. La nonna mi ha raccontato una
strana storia, riguardo un uomo smilzo... Slender Man, mi pare. L'ho
sentito anche io. Quando ero bambino si raccontava questa storia per
farci addormentare... >>
<<
Che cosa ne pensa, signore? >>
<<
Che andrò in fondo a questa storia. Voglio capire che fine
ha fatto quella bambina e tutti quelli che sono scomparsi in questo
periodo. >>
§_______________________________________________________________________________________________§
Terzo
capitolo! C:
Spero che vi piaccia! Ringrazio ghiaccioomega e Shir per le recensioni!
:)
E anche tutti quelli che stanno leggendo la storia.
|
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Capitolo 4 *** Buonanotte ***
Buonanotte
Il
rumore della porta che si apriva distrasse James
Roosvelt dal suo lavoro. La moglie, una donna giovane e dagli occhi
vivaci, posò sulla scrivania un vassoio pieno di biscotti e
una
tazza di caffè. L'uomo la ringraziò con un
sorriso e ne
bevve un sorso, ma quando si accorse che la moglie stava guardando il
computer, si affrettò a ridurre a icona la pagina internet.
<< Cosa stai facendo? >>
<< Ricerche. Un'altra bambina è sparita e sua
nonna mi ha
raccontato una leggenda inquietante, secondo lei è la
risposta a queste sparizioni. >>
<< Una leggenda? Intendi quello strano uomo che ho visto
nelle foto prima che tu chiudessi la pagina? >>
<< Eh, si. Lo chiamano Slender Man, pare che sia
ossessionato dai bambini. Non so se crederci o no. >>
<< Bè, mio caro, vedi di non rimanerne troppo
invischiato,
o rischi che Slender Man venga a prendere anche te. Ho sentito dire che
non se la prende solo con i bambini. >>
Detto questo, la donna baciò il marito e uscì
dalla
stanza. James restò per qualche minuto a chiedersi cosa
volesse
dire, poi alzò le spalle e riprese a lavorare. Era
incredibile
quante notizie riguardo a quella leggenda girassero nel web. C'era
praticamente di tutto: storie, immagini, perfino giochi.
La maggior parte erano racconti dell'orrore spacciati per esperienze
realmente accadute, lo stesso valeva per molte fotografie che egli
stesso aveva sottoposto ad un'attenta analisi, per poi scoprire che
erano state modificate con qualche programma.
Insomma, tutto falso.
Era tentato di spegnere il computer e andare a letto, quando si
ricordò di controllare la posta elettronica, lì
gli
arrivavano gli ultimi aggiornamenti sui casi.
Nulla di nuovo se non cose che già sapeva. Tra questi anche
qualche annuncio pubblicitario. Sbuffò e si
affrettò ad
eliminare gli spam quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Uno dei messaggi riguardava proprio il caso dei bambini scomparsi. Lo
aprì. C'erano interviste alle mamme e alla polizia e alcune
foto
dei bambini scattate prima che scomparissero.
<< ?! >>
Quelle foto erano le stesse che gli erano state fornite per le
indagini, ma non aveva mai notato una cosa... C'era una strana figura
tra gli alberi...
All'apparenza sembrava un uomo in giacca e cravatta, ma il suo volto
era molto sfocato e non era possibile capire chi fosse.
La cosa strana era che anche nelle altre foto era presente questa...
persona, se così si poteva definire. E anche nelle altre
foto
era perfettamente mimetizzata tra gli alberi e il suo volto era sfocato.
Non poteva essere una coincidenza. Prese il telefono e
digitò un numero.
Katy
camminava da sola nel bosco, volgendo a volte lo sguardo agli alberi
che si slanciavano verso il cielo, creando con i loro rami un intricato
labirinto immaginario. Non aveva ancora preso in considerazione l'idea
di scappare e tornare a casa. Certo Slender Man l'aveva risparmiata, ma
ciò non voleva necessariamente dire che Katy potesse
totalmente
fidarsi di lui. Magari aspettava proprio un suo passo falso, una sua
fuga precipitosa e si sarebbe spazientito al punto che avrebbe potuto
ucciderla senza scrupoli.
Quindi era meglio aspettare. Si fermò e tornò a
guardare
tra gli alberi, in cerca di qualcosa che le facesse capire che Slender
Man era lì.
Nulla. Sospirò. Chissà dov'era?
Taciturno, enigmatico, solitario... Katy aveva la sensazione che fosse
terribilmente solo, ma lui stesso non faceva niente per tentare di
stringere un qualche tipo di legame con lei. Era così
strano.
Era quasi sempre assente e quando appariva all'improvviso Katy non
poteva evitare di spaventarsi. Aveva davvero una brutta abitudine!
Persa in questi pensieri, non si accorse di una radice troppo sporgente
e inciampò. Ma il tonfo non arrivò mai. Katy si
ritrovò sollevata da una pallida mano scheletrica, che con
un
tocco gentile l'aveva rimessa in piedi ed evitato di cadere.
Alzò lo sguardo per incontrare il viso vuoto di Slender Man,
le
piccole mani posate istintivamente sulla sua. L'uomo smilzo
inclinò la testa di lato. Difficile sapere cosa stesse
pensando.
<< Grazie... >>
Senza dire una parola, come al solito, Slender Man lasciò
lentamente la presa e sparì di nuovo tra gli alberi. La
bambina
sospirò. Probabilmente tutte le domande che si faceva non
avrebbero mai trovato una risposta. Si diresse verso il posto che
qualche giorno prima Slender Man le aveva mostrato e si sedette
sull'erba, immergendo una mano nell'acqua. Era fredda. La
tirò
via con un gesto repentino e la portò vicino alla bocca,
alitando per riscaldare le dita, che avevano quasi perso
sensibiltà. Due mani bianche e grandi apparvero
improvvisamente
da dietro la bambina e avvolsero quelle piccole di Katy, per
riscaldarle. Katy si voltò a guardarlo. Questa volta, nella
sua
insepressività, le parve di cogliere uno sguardo di affetto,
forse solo un'impressione
data da quel gesto. Slender Man era chino dietro di lei e dopo un po'
si sedette vicino.
<< Non mi ero accorta che facesse così freddo.
>>
L'uomo smilzo la fissava, senza dire nulla. La bambina non smetteva di
chiedersi perchè non le parlasse. Era imbarazzata, cercava
di
trovare qualcosa di cui parlare, ma non c'era davvero molto su cui
discutere. Guardò il cielo, bianco, non si capiva se stesse
per
venire a piovere o meno. Per la prima volta, in quel silenzio,
pensò alla sua famiglia, ai suoi genitori, alla nonna... Era
strano, ma... Non le mancavano più di tanto. Credeva che
avrebbe
pianto ogni giorno, chiamato i loro nomi in eterno, credeva che sarebbe
impazzita, o peggio, morta. Ma non era successo nulla di tutto questo.
Forse perchè la sua mamma e il suo papà non erano
mai a
casa, sempre impegnati a lavorare. Forse perchè, anche
quando
erano presenti, loro stessi non sapevano come comportarsi e, per non
mostrare il loro imbarazzo, la mandavano a giocare con l'altalena.
<< Sai, a volte mi chiedo se mamma e papà
sentano la mia mancanza. >>
Slender Man, che nel frattempo stava osservando il paesaggio,
tornò a fissarla e notò di nuovo quello sguardo
triste
sul suo volto. Katy pensò che forse era poco saggio parlare
di
una cosa del genere con il suo... " rapitore ", ma aveva preso a
parlare quasi involontariamente. Forse Slender Man avrebbe potuto
comprenderla, forse quello poteva essere un modo per diventare... amici.
<< Loro non ci sono mai, sono sempre a lavoro. So che mi
vogliono
bene, ma... A volte penso che la solitudine in cui sono costretta a
vivere non faccia parte di me, ma qualcosa che mi sia stata imposta...
Proprio da loro. Una volta ho sentito la mamma e la nonna che
litigavano e dicevano cose del genere. Certi giorni ho la sensazione
che... C'è di meglio... Da qualche parte, c'è qualcuno che mi
ama e che mi sta aspettando... >>
Slender Man ascoltava con attenzione le sue parole. Quella bambina era
sola, proprio come lui. Ma non poteva fare a meno di guardarla e vedere la persona che aveva
più a cuore...
Papà...
Era così vago il significato di quella parola, eppure lo
sentiva
così vicino. C'erano ricordi legati a quella parola, ricordi
gioiosi. E dolorosi.
<< Ehi? >>
La voce timida e dolce di quella bambina lo riportò alla
realtà. Katy lo guardava senza paura, il suo sguardo rendeva
il
suo volto da bambina ancora più tenero. Era la prima volta,
dopo
tutti quegli anni, che un bambino lo guardava senza avere terrore nei
suoi occhi.
<< Stai bene? >>
Cosa voleva dire? Non provava sensazioni da quando era diventato
ciò per cui era conosciuto. Non era visto come nient'altro
che
un mostro. Come faceva quella bambina a capire come si sentisse? E
poi... Quegli occhi... Gli
erano così familiari...
<< Posso farti una domanda un po'... strana?
>>
Chiese poi la piccola all'improvviso. Slender Man la guardò
per
qualche istante prima di fare un impercettibile cenno affermativo con
il capo.
<< Tu sei sempre stato così... o avevi una
vita diversa...? >>
Strana domanda, degna di lei. Era davvero così curiosa, o
era
solo... incredibilmente matura? Sembrava affascinata dalla sua natura
mostruosa, a differenza degli altri bambini. Interessante. Peccato che
una domanda del genere gli riportasse alla mente ricordi troppo forti.
Aveva avuto una vita, finchè non era accaduta una
catastrofe... Ciò che lo aveva condannato ad assumere quelle
sembianze. Gli faceva male ricordare...
<< Sei vestito in modo abbastanza... normale, per essere
un mostro... A pensarci bene, non so neanche se sei davvero un
mostro... >>
Slender Man rimase abbastanza stupito da quell'affermazione. Si
alzò da terra e prese per mano la bambina, portandola nel
profondo del bosco. Katy lo osservava senza capire, e quando furono
completamente circondati dagli alberi secchi, l'uomo smilzo fece una
cosa che Katy mai si sarebbe aspettata.
La prese in braccio e, mimetizzandosi tra gli alberi,
cominciò ad allungarsi, arrivando ad un'altezza ancora
più grande di quella che aveva. La vista che le si
presentò davanti era incredibile!
Si vedeva la città da lontano, una piccola distesa di marmo
bianco, allontanata da loro da un'immenso oceano nero caratterizzato
dagli alberi che, in quel momento, erano il loro rifugio. Il vento
sfiorava il volto di Katy, scostandole i capelli e illuminando i suoi
occhi di lacrime.
Quel paesaggio era strano, davvero insolito, ma era qualcosa che faceva
parte di lui. Una vista incredibile, bellissima, ma malinconica...
Slender Man le stava rispondendo in quel modo, facendole capire che le
sue memorie erano così profonde e tristi che si erano
invaghite di lui, rendendolo ciò che era. Una malattia
terribile, dalla quale nemmeno lui poteva liberarsi.
Il suo passato era bruciato via, e con esso la sua anima... E
chissà, forse anche il suo volto...
Katy lo guardò e passò una piccola mano sul suo
volto pallido e inesistente, e si chiese come sarebbero stati i suoi
occhi se li avesse mai avuti.
<< Hai sofferto tanto... e hai paura che ciò
che hai passato possa ritornare a tormentarti... E' per questo che stai
qui da solo? >>
Sapeva che avrebbe capito. Quella piccola creatura innocente riusciva a
capire più di quegli stupidi adulti che raccontavano
leggende e storie su di lui, facendolo passare per un assassino
assetato del sangue dei bambini. Si abbandonò al tocco
gentile di Katy prima di tornare alla sua statura, poggiò la
bambina per terra e si mimetizzò di nuovo tra gli alberi,
facendole perdere le tracce.
Katy rimase ancora una volta da sola. Non provò a seguirlo,
nè a chiamarlo. Semplicemente lo lasciò andare,
così come lui aveva lasciato andare lei quando avrebbe
potuto ucciderla senza pietà.
Ancora molte cose erano all'oscuro, e Katy sapeva che erano tutte da
scoprire. Dopo aver giocato nel bosco, osservato gli strani movimenti
degli insetti e degli animali, la notte era calata sull'ambiente,
insieme alle nuvole minacciose che illuminavano il cielo nero con i
loro fulmini. Katy era tornata all'edificio abbandonato e
osservò la pioggia cadere ferocemente. Quel temporale era
scoppiato all'improvviso, soffiando anche vento freddo. Si
coprì con la copertina e cercò di addormentarsi,
peccato che il rumore feroce dei fulmini la facesse sobbalzare
terribilmente, e da sola aveva paura in quel luogo.
I tuoni rombavano furenti, e Katy pensò che sarebbe stato
difficile addormentarsi, almeno fin quando non alzò lo
sguardo, trovando davanti a lei Slender Man che la osservava nel buio.
Le vennero i brividi, quella visione faceva paura...
Ma ormai sapeva che l'uomo smilzo non aveva cattive intenzioni. Si
avvicinò lentamente a lei e la mise sdraiata a terra,
sistemandole meglio la coperta. Quando fece per scomparire di nuovo,
Katy lo richiamò.
<< Slender Man... >>
Si girò.
<< Potresti... Potresti restare qui a farmi compagnia,
stanotte? Ho paura dei tuoni... >>
Per qualche secondo rimasero entrambi a guardarsi in silenzio. Dopo tre
giorni, Katy si era abituata a questa cosa, e cercava di capire cosa
volesse fare. L'ennesimo fulmine squarciò la notte e non
riuscì a reprimere un grido di paura, nascose il volto nella
coperta e cominciò a piangere. Aveva il terrore dei fulmini,
non sapeva perchè, ma li detestava!
E di certo Slender Man non sarebbe voluto rimanere lì con
lei a tenerle compagnia tutta la notte...
Invece, l'uomo smilzo scoprì il suo volto con delicatezza e
si sedette accanto a lei, accarezzandole i capelli. Katy lo guardò
stupita, prima di sorridere debolmente. Si concesse di poggiare la
testa per terra e chiudere gli occhi.
<< Buonanotte. >>
§_____________________________________________________________________________________________§
Non capisco
come da un giorno all'altro questa storia è diventata una
delle più apprezzate ._. Come avete fatto?!
Certo, non posso negare di essere strafelice, ma... Wow! Una storia
come questa!! O.o
Bè... allora permettetemi di ringraziare: The Jack93,
ShinigamiGirl, Em the Ripper, Amy Fallen, Tsuki no Sasuke,
ghiaccioomega, Shir, Gisborne, Kira4evr, erika982911
Grazie mille!! Anche a tutti quelli che stanno semplicemente leggendo
la fanfiction! :)
|
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Capitolo 5 *** In Questo Momento ***
IN QUESTO MOMENTO
Buonanotte.
Lo aveva detto lei? Forse aveva così tanto sonno da non
essersene nemmeno accorta.
Ma di una cosa era sicura, qualcuno aveva sussurrato quella parola
nella notte...
Il
cinguettìo degli uccelli e un debole raggio di sole
destarono
Katy
dal suo sonno profondo. La bambina aprì lentamente gli
occhi,
ancora un po' assonnata, sfregò la mano chiusa a pugno su
uno di
essi e quando la vista si fece più chiara...
Sobbalzò.
<< Ah! >>
Si mise a sedere di scatto, per poi tirare un sospiro e posò
la
mano sul petto, cercando di controllare il battito cardiaco che era
diventato talmente forte alla vista del volto pallido e vuoto di
Slender Man a pochi centimetri dal suo viso. Aveva capito che quella
creatura non aveva cattive intenzioni, ma non poteva non ammettere che
una vista del genere rimaneva inquietante! Slender Man
inclinò
il volto di lato, cosa che faceva sempre quando era curioso e Katy gli
rivolse uno sguardo corrucciato.
<< Potresti, per favore, smetterla di fare
così? Sul serio, metti i brividi! >>
L'uomo smilzo sembrò divertito da quella scena. Prese tra le
sue
la mano della bambina per scusarsi e andò via. Katy si
tirò a sedere e, dopo aver risistemato la copertina,
guardò fuori dalla finestra. Il temporale del giorno prima
era
passato, e il nuovo giorno prospettava una tregua dopo tutta quella
pioggia. Finalmente il sole illuminava il bosco e rivelava il suo vero
aspetto, sempre mascherato dalla pioggia o dalle leggende che
circolavano in città, poichè quello era l'habitat
di
Slender Man. Uscì dall'edificio abbandonato e si
stupì
nel trovare la creatura in giacca e cravatta che fissava il cielo. Di
solito, spariva in mezzo al bosco e appariva quando voleva. Doveva
essere particolarmente felice quel giorno.
Katy scosse la testa. Trovò strano pensare una cosa del
genere,
eppure le sembrava che fosse proprio così. Sorrise e lo
raggiunse, osservando il volto pallido venire riscaldato dalla luce del
sole, la cravatta rossa brillava insieme all'abito nero, che sotto quei
raggi, assumeva un bel colore lucido.
Accortosi della presenza della bambina, Slender Man posò lo
sguardo su di lei.
I suoi occhi di smeraldo brillavano ancora di più in quella
giornata di sole, e la sua pelle rosa splendeva come la rugiada sui
fiori di
pesco.
Se avesse ancora avuto la bocca avrebbe sorriso per mostrarle che quel
giorno si sentiva bene, senza sapere a cosa fosse dovuto. D'istinto,
portò una mano sul volto della bambina, accarezzandola. Katy
si
aspettava un contatto freddo, ma stranamente la mano di Slender Man era
tiepida e quella carezza fu molto piacevole.
Rise.
<< Che ti succede? >>
Domandò, senza volersi aspettare una risposta. Forse si
stava
venendo a creare quel rapporto che Katy aveva sognato in quei giorni. E
di nuovo il tempo sembrò fermarsi, mentre si scrutavano
ancora
una volta, ma questa volta lo facevano con un sorriso, senza paura o
sospetto.
In questo momento Katy ebbe una strana sensazione. Le sembrava di
conoscere Slender Man da molto più tempo, e per un attimo le
sembrò di vedere il suo volto.
Il suo vero volto.
<< ... >>
Si sentiva strana. Aveva avuto una visione? La sua vista fu offuscata
da un improvviso capogiro, ed ebbe la sensazione di cadere, tanto da
aggrapparsi violentemente al braccio di Slender Man, che velocemente,
portò i suoi tentacoli a sostenerla.
<< S-scusa... Sto bene... >>
<< ... >>
<< Sul serio, sto bene... >>
Lasciò la manica della giacca di Slender Man e
andò verso
il lago, sdraiandosi per terra. Restò ferma a fissare il
cielo
limpido, e dopo un po' chiuse gli occhi. Sentì i brividi
correre
lungo il suo corpo. Era una bella giornata, ma... Aveva freddo.
Improvvisamente si rese conto di non stare molto bene. Quando
riaprì gli occhi, il volto di Slender Man copriva nuovamente
la
sua visuale. Katy sospirò e sorrise.
<< Sei preoccupato? >>
<< ... >>
<< Forse ho un po' di raffreddore. In fondo è
quasi dicembre, avrò preso freddo. >>
Slender Man fu sul punto di ribattere, ma alla fine si
alzò e aiutò la bambina ad alzarsi a sua volta.
Ma quando
Katy provò a mettersi in piedi, ancora una volta i suoi
occhi
vennero appannati e dovette aggrapparsi a lui per reggersi.
L'uomo smilzo capì, nonostante la cocciutaggine della
bambina, che non stava per niente bene...
La porta del laboratorio del reparto investigazioni scientifiche si
aprì con un botto, richiudendosi allo stesso modo. Il
poliziotto
che lavorava nell'aula sobbalzò. James Roosvelt gli si
avvicinò, attendendo sue notizie. Era stressato, in quei
giorni non aveva chiuso occhio per lavorare a quel caso. Aveva
incaricato il giovane collega di
analizzare le foto che aveva scovato negli spam il giorno prima.
<< Ebbene? >>
<< Ecco... E' strano, signore, ma... >>
<< Ma?! Avanti, parla! Cristo! >>
<< L-la figura presente in queste foto, nonstante abbia
pulito e
ingrandito l'immagine... Non riesco a identificare il suo volto...
>>
<< Che cazzo vuol dire che non riesci a identificare il
suo volto?! >>
<< Ehm... La persona in quelle foto non ha una faccia...
>>
L'agente rimase turbato, un pesante silenzio scese in quella stanza.
<< Slender Man! >>
L'uomo smilzo si voltò, appena prima che Katy potesse andare
a sbattere contro di lui.
<< Ops! Scusa! Non è che potresti darmi una
mano? >>
Lo trascinò verso un albero piuttosto alto e
indicò un
aquilone rimasto bloccato tra i rami, probabilmente trascinato fin
lì dal vento. Slender Man lo guardo per qualche secondo, poi
rivolse nuovamente lo sguardo alla bambina.
<< Potresti sollevarmi fin lassù?
Così lo prendo! >>
Per un po' la guardò, e Katy ebbe l'impressione che forse
non
aveva capito. Poi si sentì prendere in braccio e sollevarsi
velocemente fino alla cime dell'albero in cui era incastrato l'aquilone, ringraziò Slender Man con un sorriso e
afferrò la corda sottile dell'aquilone, fece attenzione a
slegarlo evitando i rami troppo appuntiti, e quando finalmente
riuscì a liberarlo, tenendolo in mano, Slender Man la
riportò a terra.
<< Non è molto... Ma è qualcosa!
>>
Rise Katy e corse via, brandendo il suo nuovo aquilone colorato.
Slender
Man avrebbe voluto sorridere per la tenerezza che gli faceva quella
bambina. Capiva che in quel bosco per lei non c'era molto da fare, e
avrebbe voluto farla divertire in qualche modo. Ma come? Non c'era
niente lì, per lei. Tornò nel mezzo del bosco e
rimase
lì a fissare la via che si estendeva, bloccata e oscurata
dai
vari rami e per la prima volta si chiese come mai Katy non avesse
ancora
pensato a scappare e tornare a casa. In fondo, lui non aveva niente da
offrirle e sarebbe stato meglio per la piccola crescere con i suoi
genitori, a casa sua, che non lì in mezzo a un bosco,
rifugiandosi
in una vecchia struttura abbandonata e con un mostro nei paraggi...
Perchè nonostante le avesse dimostrato un po' del suo
affetto, Slender Man rimaneva sempre un mostro...
Gli altri non avrebbero capito... Il cuore di un bambino era ben
diverso da quello di un adulto.
Forse avrebbe solo dovuto lasciarla andare, avrebbe potuto
accompagnarla per mostrarle la strada senza perdersi, e infine
salutarla...
E sarebbe rimasto solo di nuovo.
<< ... >>
Perchè si sentiva così strano...? Non aveva forse
sempre
ucciso bambini e uomini senza pietà, strappando le loro
membra,
ascoltando le loro urla, macchiandosi del loro sangue...?
Perchè questa volta si sentiva così... male? Non
voleva
che Katy andasse via, questa era la verità... Ma non era
giusto.
Sarebbe stato egoista, e avrebbe fatto fare a quella bambina la stessa
fine di...
Di suo figlio...
<< !?! >>
La testa! La testa cominciò a fargli male! Se la prese tra
le mani e strinse, cercando di fermare quel dolore.
Una casa in fiamme.
Urla di bambino.
Occhi verdi... terrorizzati, illuminati dal fuoco.
"Papà è qui! Ti porto via!"
Dov'era?! Dov'era suo figlio?! Era scomparso, lo cercava
disperatamente! Dov'era!?
<< Slender Man...? >>
Il dolore di colpo sparì. Quelle urla, quella casa, quelle
fiamme... Era tutto scomparso. Rimanevano solo quegli occhi impressi
nella memoria, e che
adesso erano lì, davanti a lui. Katy lo
guardava preoccupata, in mano teneva l'aquilone oscillante
nell'aria.
<< Che cosa c'è? Stai male? >>
Piombò un silenzio assordante, e solo allora Slender Man
realizzò di
essere ancora lì, insieme a Katy. Il passato che bruciava
nella
sua mente faceva ancora male, ma non era lì a tormentarlo
quando
quella bambina era con lui. Aveva uno strano effetto su di lui, guariva
la sua solitudine, lo faceva sentire... In pace...
Come se avesse
finalmente terminato una ricerca che era durata da
troppo tempo.
Si chinò ad arrivare con il viso alla stessa altezza di
quello
di Katy e la fissò. Katy lo guardava interrogativa, cercando
di
capire che cosa avesse. Slender Man scosse il capo, prese per mano la
piccola e la guidò fuori dal bosco, e una volta che furono
liberi da quella fortezza di alberi, l'uomo smilzo la
sollevò su
di se e la fece sedere sulle sue spalle. Katy lo guardò
stupita,
ma quando Slender Man indicò l'aquilone capì.
Rise
divertita e lo gettò verso l'alto e questo prese a
volare con una strana forza, tanto che Katy dovette tenere stretto il
filo*.
Rideva spensierata. Da quanto tempo non si divertiva così?
Probabilmente non si era mai divertita in quel modo, e lo stava facendo
per la prima volta... Con il mostro senza cuore, rapitore di bambini,
Slender Man.
Che strano...
<< ?! >>
D'improvviso la gola prese a bruciarle e cominciò a tossire
violentemente, il capogiro si fece risentire, questa volta ancora
più forte di prima.
Slender Man la prese in braccio e la mise a terra, fissandola.
All'improvviso Katy si sentì debole. Lasciò il
filo
dell'aquilone, che volò via spinto dal vento, attraversando
il
bosco e il cielo. La vista le si offuscò, a stento si
reggeva in
piedi. La creatura senza volto la prese velocemente.
<< Slender... >>
Svenne.
<< L'avete trovata?! >>
<< Non ne siamo sicuri, ma abbiamo degli indizi che
potrebbero
condurci a Katy e, forse, a tutti gli altri bambini scomparsi.
>>
Dopo aver esaminato accuratamente le foto, l'agente Roosvelt era andato
di corsa dai genitori di Katy per avvisarli del grande passo avanti
nelle indagini. Nonostante James fosse partito con l'idea di non
rivelare troppi dettagli riguardo al caso, a causa della
curiosità dei due era stato costretto a parlare loro della
misteriosa figura che appariva nelle foto. Non sembrarono gradire.
<< Non è possibile... Lo Slender Man?!
>>
<< Non ne siamo sicuri, signore, ma è
probabile che non si
tratti solo di una leggenda. La figura che appare nelle foto richiama
perfettamente le fattezze dello Slender Man. >>
<< Può anche darsi che qualche mitomane abbia
modificato quelle foto! >>
<< Signora, le ho già detto che le abbiamo
sottoposte ad
un'attenta analisi e non ci sono tracce di modifiche. Le foto scattate
sono autentiche. >>
Rispose spazientito l'agente. Dovette riconoscere che quei due erano
davvero ossessivi, sembravano non voler accettare alcuna cosa che
andasse oltre la realtà. Certo, era una cosa assurda, ma lo
stesso Roosvelt non aveva potuto fare a meno di arrendersi all'evidenza
quando aveva scoperto tutto ciò. Senza neanche toccare la
tazza
di caffè che gli era stata offerta, salutò e
uscì
di casa. Entrato in macchina, il collega alla guida gli chiese la
prossima destinazione.
<< Torniamo alla centrale. Ho bisogno di rivedere un po'
di cose su questa storia. >>
Provava a scuoterla, a volte anche con troppa forza, ma Katy non apriva
gli occhi. Li teneva chiusi, serrati, il suo volto era caldissimo e il
suo corpo scosso da brividi che non smettevano. Sferzò uno
dei suoi tentacoli nel lago e una volta tirato fuori lo
passò sul viso pallido della bambina. Forse in questo modo
si sarebbe sentita meglio. Aspettò qualche secondo, poi un
soffio di vento sembrò insistere sullo stato di Katy, che
prese a tossire e rabbrividire ancora di più. Senza perdere
tempo, strinse a se la piccola e si materializzò
nell'edificio abbandonato, l'avvolse nella coperta e la
poggiò con delicatezza a terra. Fu una strana sensazione
vedere Katy in quel modo, ma qualcosa gli diceva che doveva aiutarla,
non poteva lasciarla in quel modo.
Con le lunghe dita le accarezzò la fronte. Scottava. E
sembrava avere molto freddo.
Forse aveva... Conosceva quella parola... Ma da quanto tempo non gli
era più capitato....
<< Che
succede? >>
<< Ha la febbre. >>
<< Cosa? Non sarà andato a giocare con i suoi
amici con questo freddo! >>
<< Pare di si, e senza giubbotto. Mi chiedo cosa devo
fare con lui. >>
L'uomo rise e baciò la moglie.
<< Vado a vedere come sta. >>
Salì le scale e aprì la porta alla sua destra: la
camera di suo figlio. Il piccolo era a letto, avvolto nel piumino, che
respirava affannosamente. I suoi occhi erano chiusi, ma era sveglio.
L'uomo si sedette al capezzale del letto e passò una mano
sulla sua fronte caldissima e sudata.
<< ... Papà... >>
<< Ecco cosa succede a prendere freddo, ragazzo mio.
>>
<< Scusa... Ho dimenticato il giubbotto... Non volevo...
>>
Il bambino aprì gli occhi, verdi come smeraldo. L'uomo
sorrise e gli carezzò il volto, non riusciva ad essere
arrabbiato con lui. Sarebbe stato come rifiutare un grande tesoro.
Perchè questo era per lui suo figlio.
<< Lo so, sta tranquillo. >>
<< Mamma è arrabbiata...? >>
<< Mmh! No, certo che no. >>
<< ... Papà... >>
<< Si? >>
<< Ti voglio bene... >>
Ti voglio bene....
Ti voglio bene....
Quella
frase era
così lontana, nascosta negli abissi più remoti
della sua mente. Ma non era una frase che poteva dimenticare.
Aveva cercato di dimenticare ogni cosa pur di non soffrire, eppure
quella frase non doveva essere cancellata. Non se lo sarebbe mai
perdonato.
Portò il suo sguardo invisibile su Katy, rivedendo la scena
appena riscoperta dentro di lui. Aveva la febbre... Ecco la parola
giusta...
E per guarirla non poteva certo tenerla in quella struttura
abbandonata, umida, solo avvolta in quella piccola coperta. Doveva
trovare un modo per darle calore.
Forse poteva... La prese in braccio delicatamente e la strinse a
sè forte, forte. Non sapeva quanto potesse essere utile, ma
se poteva servire a farla stare meglio, avrebbe fatto questo e altro.
Katy, semicosciente, socchiuse gli occhi lucidi, capì cosa
stava facendo Slender Man e gli rivolse un debole sorriso.
<< !! >>
Slender Man si sentì improvvisamente strano. Quello sguardo,
quel sorriso... Quegli
occhi...
I ricordi cominciarono a vagare nella sua testa come un turbine, e
riaffiorarono ancora di più quando lei, con le sue braccia
tremanti avvolse il suo corpo, esile, magrissimo.
Quello era un... Abbraccio...
Lo stava... Abbracciando...?
D'improvviso, si rese conto di come la sua leggenda era stata
completamente invertita a causa di quella bambina.
Perchè si stava comportando in quel modo? Anzichè
ucciderla, si prendeva cura di lei. Perchè?
Fu la prima volta che si ritrovò a chiedersi una cosa
simile... E la risposta
era in quegli occhi...
Katy appoggiò il volto nel suo petto e crollò in
un sonno profondo. Slender Man non riusciva a smettere di fissarla. Era
talmente assorto in quei ricordi che si accorse solo
dopo un po' che la bambina si era addormentata.
<< ... >>
Tirò fuori i suoi tentacoli dalla schiena e con essi avvolse
il corpo di Katy. Quella visione era strana, sembrava che Katy
fosse avvolta in un bozzolo, come fosse una farfalla. Quel pensiero lo
fece sorridere.... Per modo di dire!
Ma era una veduta tenera, non aveva mai usato i suoi tentacoli per
proteggere o portare calore a qualcuno. Quelli erano sempre stati
strumenti di tortura,e a pensarci bene, non sapeva neanche come aveva
fatto a procurarseli.
Decise di non pensarci, e mentre scendeva la notte, le sue mani
tenevano in grembo quel piccolo, minuscolo essere umano che era
riuscito ad avvicinarsi a un mostro spietato. Era una cosa inquietante,
da un lato. Ma dall'altro... C'era qualcosa di insolitamente tenero.
§_______________________________________________________________________________________§
* Questa
parte della storia mi è venuta in mente leggendo questo:
http://yharuhasaiko.deviantart.com/art/Splendor-s-memory-A-kite-350918495?q=favby%3Ayharuhasaiko%2F50311495&qo=16
Devo ringraziare
un bel po' di persone ultimamente XD
Marine the Racoon (che ha gentilmente recensito tutti i miei capitoli!
Troppo gentile! )
Em The Ripper (Ovvio! u.u )
Amy Fallen ( Il tuo disegno è bellissimo! *O* )
Tsuki no Sasuke ( che con le sue recensioni riesce sempre a farmi
sorridere! XD)
Lemure70 grazie :)
Shinigami Girl (Certe volte penso anche io alla bella e la bestia! XD E
grazie per le dolce recensione! :) Spero che non rimarrai delusa dalla
storia! )
|
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Capitolo 6 *** Alibi ***
alibi
Fuoco.
Ce n'era così tanto in quella casa. Anzi, quella non era
più una casa. Era un inferno! Il calore e il fumo la
consumavano
in modo terribile, e aveva la sensazione di sentirsi squagliare!
Aiuto!
Aiuto!
Gridava, ma c'era qualcosa di strano. Era lei a gridare, ma la sua voce
non era la sua. Era una voce... maschile.
Tossì a causa del fumo che penetrava nelle sue narici, nella
sua bocca e le sigillava gli occhi.
Slam!
La porta era aperta e alla
soglia c'era un uomo, vestito elegantemente,
che corse verso di lei.
Quell'uomo...
"Stai tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via!"
Si svegliò di scatto, respirando a fatica.
Sudava freddo,
stremata e spaventata dall'incubo che aveva appena avuto.
Sarà
stato a causa della febbre, si sa che questa gioca strani scherzi.
Eppure... Quel sogno era così vivido. Era come se l'avesse
vissuto davvero. E poi... La sua voce. Perchè la sua voce
nel
sogno era quella di un bambino?
Portò una mano sulla fronte e scosse la testa, quel sogno le
aveva lasciato addosso una sensazione strana.
Si guardò intorno e realizzò che Slender Man non
c'era.
Lentamente si rimise in piedi, ancora un po' instabile a causa della
forte influenza del giorno prima, e fece per uscire dalla struttura,
quando l'uomo smilzo le si parò davanti all'improvviso. Come
al
solito, non potè fare a meno di sobbalzare,a subito dopo
scoppiò a ridere, perchè lui la prese in braccio
e la
strinse forte a se. Forse era felice che si fosse ripresa.
Katy non esitò a ricambiare quell'abbraccio e dopo essersi
staccati appoggiò la fronte su quella di Slender Man.
Non si era mai trovata così vicina a quella creatura, ma non
aveva paura. Anzi, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere la sua
espressione in quel momento.
Chissà se era felice, o
preoccupato, o magari stava piangendo dal sollievo.
Forse non l'avrebbe mai saputo, ma le andava bene così.
Quando
Slender Man la rimise a terra, la prima cosa che fece fu toccarle la
fronte, per controllare se avesse ancora febbre.
<< Sto bene, sono guarita! Non ti preoccupare!
>>
Rispose lei, ridendo, ma era contenta che Slender Man si preoccupasse
per lei. I suoi genitori non si erano mai curati molto delle sue
malattie, impegnati come erano nel loro lavoro, spesso era la nonna a
prendersi cura di lei. Per un istante i suoi occhi divennero vuoti, ma
si riprese subito, regalando all'uomo smilzo che la osservava un
sorriso. Ma non appena Katy fece per uscire, Slender Man le si
parò davanti.
<< Cos..? Che fai? >>
La fissò in silenzio prima di scuotere la testa, e le fece
capire che non doveva uscire.
<< Ma perchè? >>
Ancora una volta gli passò la mano sulla fronte. Katy
comprese
e, anche se un po' irritata, fece un cenno affermativo con il capo e
tornò indietro, ma quando fu entrata nella stanza vuota
un'idea
le balenò in testa. Voleva fare uno scherzo a Slender Man!
Si affacciò per vedere se era andato via e
controllò che
non fosse dietro di lei, dopodichè cominciò a
camminare
lungo lo stretto corridoio.
<< Sono uscita! >>
Sapeva che Slender Man aveva un potere particolare, ovvero quello di
rintracciare immediatamente le sue vittime, dovunque esse fossero.
Scappò a nascondersi in un'altra stanza dell'edificio e
rimase
in silenzio. Sentì dei passi, probabilmente Slender Man la
stava
cercando. Si portò una mano alla bocca per non far sentire
quanto stava ridendo o si sarebbe sicuramente fatta beccare!
Poc! Poc!
<< ?! >>
Un picchiettìo sulla sua spalla la portò a
girarsi e
quando si accorse che Slender Man era lì cadde a terra con
un
tonfo. Più che lo spavento, era stato il fatto di aver
realizzato che era stato lui a prendere in giro lei, e probabilmente
non sarebbe mai stata in grado di far accadere il contrario. Rimasero
in silenzio a fissarsi per
un po', prima che Katy scoppiasse a ridere.
<< Non è giusto, però! Non
è divertente così! >>
Strillò, sbattendo i piedi per terra, e Slender Man ne
approffittò per raccoglierla con i tentacoli e quando fu
abbastanza vicina passò un dito sul naso di lei. Katy
sorrise,
prima di notare una cosa buffa. Forse non ci aveva mai fatto caso, ma
il volto di Slender Man era diverso. Sembrava che i tratti del volto
fossero più marcati rispetto alla prima volta che lo aveva
visto. Passò una mano su quella faccia che all'improvviso
non
sembrava più così vuota e sorrise.
Tre settimane. Erano passate tre settimane da quando erano iniziate le
indagini su Katy, e nonostante avesse prove a sufficienza, James
Roosvelt non si sentiva completamente sicuro di quello che stava
facendo. Probabilmente perchè gli sembrava assurdo che una
leggenda metropolitana fosse la causa di sparizioni misteriose, eppure
la risposta era proprio lì davanti ai suoi occhi, e non
poteva
certo lasciarsela sfuggire. La seconda cosa strana che aveva notato era
che le sparizioni si erano misteriosamente interrotte, proprio da
quando Katy era scomparsa. Normalmente, le sparizioni erano
più
di una nel giro di qualche giorno, invece quella volta era diverso. Che
stava succedendo?
Sospirò, prese il cappotto dall'appendiabiti e
uscì
dall'ufficio a passi pesanti. Uno dei suoi colleghi lo notò
e lo
prese per un braccio.
<< James, dove stai andando? >>
<< Vado a controllare la zona dell'ultima sparizione.
Credo di aver capito che fine ha fatto la bambina. >>
<< Stai dicendo che...? >>
<< Si, vado nei boschi, Katy deve essere lì.
>>
<< Vengo con te. >>
<< No, non voglio correre troppi rischi. Se quella
creatura
esiste davvero non esiterà a farci fuori entrambi
e non
voglio che accada una strage. >>
<< Ma... >>
<< Sta tranquillo, Harry. E grazie per la preoccupazione
>>
Lasciando il giovane collega con la preoccupazione negli occhi,
uscì dalla questura, salì in macchina e,
ingranando la
prima, prese la via periferica di Beverly Hills.
Una volta arrivato in prossimità della casa della nonna di
Katy,
parcheggiò a poca distanza da essa e imboccò la
via
mascherata dagli alberi caduti e i rami secchi.
Deglutì. Cosa gli sarebbe successo se fosse entrato
lì
dentro? Avrebbe davvero incontrato lo Slender Man, o avrebbe avuto
visioni raccapriccianti di scheletri e cadaveri di bambini disposti in
una macabra collezione creata dalla mente malata di uno spietato
pedofilo?
Non poteva tirarsi indietro. Scostò alcuni rami e si
addentrò nel bosco.
Katy si era addormentata. Nonostante la vivacità, la
debolezza
della febbre si era fatta sentire e nel primo pomeriggio era crollata.
Ora Slender Man la osservava in silenzio. Era così tenera
mentre
dormiva, e d'istinto portò una delle lunghe dita a
carezzarle la
frangetta e rivedeva in continuazione i suoi occhi verdi, che ora erano
inevitabilmente chiusi, ma sapeva che si sarebbero riaperti e
illuminati per lui ancora una volta.
<< ... ? >>
Aveva una strana sensazione. C'era qualcuno lì, oltre a loro
due. Qualcuno che aveva avuto il coraggio di addentrarsi in quei boschi
maledetti. D'improvviso la sua natura di mostro si
risvegliò. Si
spensero le emozioni e i ricordi provati fino a quel momento, e il suo
volto si riappropriò del suo caratteristico pallore
cadaverico.
I tentacoli cominciarono a fluire e strisciare come serpenti lungo le
sue membra e le sue dita ridivennero lunghe e affilate come artigli.
Sparì, lasciando Katy da sola, persa nei suoi sogni.
Tornò ad essere un tutt'uno con il bosco e con i suoi occhi
inesistenti osservò la vittima che camminava con passo
incerto
calpestando i rami caduti. Era un uomo giovane, dalla chioma castana e
lo sguardo dello stesso colore che indagava tra gli alberi. Non si pose
domande, non si chiese cosa fosse venuto a cercare.
Era una vittima. E tanto bastava.
James Roosvelt aveva un brutta sensazione da quando aveva messo piede
in quel bosco. Scrutava attentamente le insenature tra i tronchi secchi
come se potesse apparire qualcosa di terribile da un momento all'altro.
Detestava il rumore dei suoi passi che calpestavano i rami secchi, in
quel momento desiderava essere invisibile come l'aria. Non capiva
perchè, ma il suo cuore stava cominciando a battere sempre
più velocemente, ogni secondo che si addentrava in quel
bosco.
Gli alberi non erano semplici alberi, quella terra era bagnata di
sangue di bambini e quel pezzo di cielo che copriva la foresta era
scrigno indelebile delle atrocità commesse in quel posto.
Scosse la testa. Non doveva lasciare che la soggezione influisse il suo
animo. Aveva ben altro su cui concentrarsi, e questo era Katy.
Era ancora viva? Era tutto inutile? Non l'avrebbe mai scoperto se non
fosse andato fino in fondo.
Gli occhi di Katy si aprirono lentamente, ma la sensazione di
inquietudine presente nell'aria si appropriò di lei con una
velocità quasi impressionante. La stanza era fredda e una
leggera nebbia era calata sul bosco. Sentiva che qualcosa stava
accadendo in quel momento, qualcosa di strano. Si mise in piedi,
uscì dalla struttura e imboccò la strada per il
bosco.
<< Slender Man... ? >>
Avrebbe voluto alzare la voce, ma qualcosa la tratteneva e si limitava
a sussurrare il nome della creatura. Si strinse nelle braccia per il
freddo, continuando a camminare per il bosco in cerca di Slender Man.
<< Che cosa succede...? >>
Si chiese osservando gli alberi. Aveva un brutto presentimento.
All'improvviso sentì qualcosa,
sembrava una persona che gridava. D'istinto si mise a correre, cercando
di individuare da dove venisse quella voce. In quel momento il bosco
sembrava un labirinto, pareva avesse assunto vita propria, impedendole
di arrivare alla fonte di quelle grida che si facevano sempre
più insopportabili.
"Non è
possibile! Fa che non sia così! Fa che non sia
così!"
Aveva il cuore in gola per il pensiero che le stava
lacerando la
mente mentre correva. Quello che vide quando arrivò nel
pieno
centro del bosco la lasciò senza fiato. Un uomo, caduto per
terra, le mani insaguinate e i vestiti stracciati a causa dei rami
affilati che ricoprivano il terreno, tremava pallidissimo, mentre
davanti a lui si stagliava imponente Slender Man, con i suoi tentacoli
fluttuanti pronti ad uccidere. Gli occhi di quell'uomo, Katy era certa
che non se li sarebbe mai più tolti dalla mente, erano pieni
di
terrore. Sapeva che tra poco sarebbe morto. Non avrebbe mai
più
fatto ritorno a casa.
Non appena guardò quegli occhi, la sua mente
ritornò al primo momento in cui aveva messo piede in quel
bosco.
Lei.
Quegli occhi erano esattamente come i suoi la prima volta
che aveva visto Slender Man.
Ma... Quella volta... Slender Man l'aveva risparmiata.
Mentre quell'uomo...
Quell'uomo stava per morire!
"Non farlo. Ti prego,
non farlo. Tu non sei così."
Un nuovo urlo squarciava quegli alberi. E Slender Man era impassibile,
i suoi tentacoli, invece, si muovevano velocemente verso il pover'uomo.
Katy non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto. Perchè si
stava
comportando in quel modo?!
Quello non era lo Slender Man che conosceva lei!
Quello era... un
mostro!
I tentacoli strisciavano come serpenti sul terreno e si strinsero
intorno alle caviglie e le mani dell'uomo che, in preda alla paura,
riusciva appena a divincolarsi.
"Non farlo..."
Nessuna emozione traspariva da quel volto bianco come la neve.
"Fermati..."
Il mostro di cui parlavano le leggende si era riappropriato di lui. I
tentacoli sollevarono l'uomo da terra e avvinghiarono le sue braccia in
un abbraccio doloroso.
<<
Fermati!!! >>
Sussultò.
Si guardò intorno, realizzando improvvisamente dove fosse, e
il suo sguardo andò a posarsi sull'uomo, posto come in croce
davanti a lui.
I suoi tentacoli erano quella croce.
Che cosa gli era preso?
Lo lasciò andare, rimettendolo a terra, e seguendo il suo
sguardo, si voltò, incontrando gli occhi verdi e velati di
lacrime di Katy.
Rabbrividì per il modo in cui lo guadava in quel momento...
Era spaventata... E arrabbiata...
Furiosa.
Slender Man capì solo in quel momento quello che era stato
sul punto di fare, si voltò nuovamente e gli
bastò osservare gli occhi terrorizzati dell'uomo davanti a
lui che passava lo sguardo da lui alla bambina.
Era stato sul punto di ucciderlo... Davanti a lei...
Se non l'avesse fermato avrebbe infranto ogni visione e pensiero
che Katy si era fatta su di lui.
E la piccola non lo aveva più visto come un mostro... Fino a
quel momento...
La guardò di nuovo.
Questa volta le lacrime rigavano il suo volto.
Che cosa stava pensando di lui, adesso?
Perchè non riusciva a capirlo? Lui sapeva sempre che cosa
pensavano gli altri...
Perchè in quel momento no...?
<< K-Katy...?! Tu sei Katy...? >>
Sia la bambina che Slender Man si voltarono verso l'uomo appena questo
parlò. Si alzò da terra, ancora tremante e
mostrò il distintivo.
<< Sono un poliziotto... Sta tranquilla, ora ti... ti
porto a casa... >>
Cosa?!
Entrambi sussultarono.
A casa?
Quell'uomo era venuto fin lì per portare via Katy?
Slender Man rabbrividì, attirando l'attenzione della
bambina. Sentì l'impulso di stringere nuovamente i suoi
tentacoli intorno al collo di quell'uomo. La testa cominciò
a dondolare convulsamente.
No!
Non poteva mostrare il suo lato peggiore. Non davanti a
Katy.
In fondo quell'uomo aveva ragione... Katy non gli apparteneva. Non
poteva tenerla lì.
Sicuramente aveva dei genitori, una famiglia in pensiero per lei...
E lei, dopo aver visto quella reazione, non poteva che essere ben
felice di andarsene da lì.
Da lui...
<< Va tutto bene, Katy... E' tutto finito ora...
>>
L'uomo sembrava voler provare a muoversi, ma il suo sguardo era fisso
sul volto vuoto di Slender Man, e ciò gli impediva di
compiere un vero e proprio movimento.
<< Vieni con me... Io... Io sono tuo amico...
>>
La bambina lo guardava come se non capisse cosa stesse dicendo. Stava
ferma, immobile come una statua, fissandolo come fosse un extra
terrestre.
In un attimo, James Roosvelt intravide il suo volto fare no, e Katy
sparì tra gli alberi, correndo via velocemente.
<< No, aspetta! Katy! >>
James provò a inseguirla, ma un'improvvisa folata di vento
lo fermò. Slender Man era scomparso e gli alberi
dove poco prima era passata Katy ostruivano completamente il passaggio.
Respirò affannosamente, senza sapere che cosa fare, ma
dovette arrendersi all'evidenza che non poteva più fare
niente per quella bambina.
"E' ancora viva... Come
è possibile?"
Si domandò. Slender Man era riuscito a individuarlo subito
ed era impossibile che dopo tre settimane non fosse stato in grado di
capire che nei boschi si era persa una bambina. James si sarebbe
aspettato che non l'avrebbe trovata mai più.
E invece era lì, viva e vegeta... Gli aveva salvato la vita.
Quella bambina era riuscita ad impedire che Slender Man lo uccidesse...
E dato che quel mostro non poteva non sapere di lei, conoscendo le sue
capacità... Poteva solo voler dire che... L'aveva risparmiata...
<< Com'è possibile... Per quale motivo avrebbe
fatto una cosa del genere? >>
E soprattutto... Perchè Katy era scappata via da lui,
sebbene le avesse mostrato il distintivo?
Aveva preferito restare lì... Perchè...?
Non c'era sole. Le nuvole grigie impedivano il suo splendore. Il bosco
era triste, umido. Piangeva insieme a Katy, nascosta in un piccolo
angolo dell'edificio abbandonato. Non riusciva a capacitarsi che
Slender Man, che le aveva dimostrato quanto potesse essere buono, fosse
ridiventato un mostro capace di uccidere a sangue freddo.
Era lì. Sapeva che la stava osservando.
Alzò lo sguardo, trovandoselo davanti. Era triste, forse
pentito di ciò che aveva fatto. Ma Katy era arrabbiata con
lui, e non c'erano scusanti per quello che era stato sul punto di commettere.
<< Perchè ti sei comportato in quel modo?
Quell'uomo non ti aveva fatto niente... E tu lo stavi uccidendo!
Perchè?! Che diritto avevi tu di ucciderlo?! Quell'uomo
può avere una famiglia, e tu gli stavi impedendo di tornare
a casa?! Perchè?! >>
La voce di Katy risuonava e spaccava le mura. Slender Man era fermo
davanti a lei, e ascoltava, vergognato, quella predica.
<< Mi hai dimostrato che sai essere buono... Che non sei
come ti descrivono le storie della città... Ma se davvero ci
tenevi a dimostrare di essere in quel modo, se davvero volevi far
vedere che sei un mostro... >>
<< ... >>
<< ... Avresti dovuto uccidere anche me...
>>
Sussultò a quella debole frase, fatta di lacrime e sale
amaro. Non poteva chiedergli una cosa del genere, non poteva...
Non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Umiliato e risentito per ciò che aveva fatto, Slender Man si
avvicinò lentamente a Katy e si chinò arrivando
con il volto alla stessa altezza del suo.
Si guardarono. In quel momento avrebbe desiderato avere occhi e
bocca... Per farle vedere quanto gli dispiacesse... E chiederle scusa.
Ma Katy non aveva bisogno degli occhi, nè tanto meno della
bocca...
Singhiozzando, avvolse il collo freddo di Slender Man con le proprie
braccia e affondò il suo volto nella giacca nera di lui.
<< Non farlo più... Ti prego...
>>
Slender Man la avvolse con le sue braccia lunghe ed esili. Quanto gli
mancava la sua bocca... Mai come in quel momento avrebbe voluto
averla...
Per sussurrarle, tra le lacrime: "Mi
dispiace..."
§________________________________________________________________________________________________________§
Uff! Ce l'ho
fatta! :O Scusate l'attesa, ma in questo periodo la scuola mi sta
uccidendo! D:
Ringrazio Amy Fallen, Em_The Ripper, Kilian_Softballer_Ro, marine the
racoon, Shinigami Girl, Tsuki No Sasuke!
Inoltre, non comprendo il motivo, ma le parole blu sottolineate nella prima parte sono una fastidiosa pubblicità che non capisco come si insinua nelle parole del mio testo e la cosa mi da parecchio fastidio! Ignoratela e spero che il capitolo vi piaccia comunque. Grazie per la comprensione! :)
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Capitolo 7 *** Abbandonato ***
Abbandonato
Quando
Katy si svegliò, capì di essere rimasta
abbracciata a
Slender Man per tutta la notte. Quello che era successo il giorno prima
aveva aperto una ferita in entrambi e aveva rischiato di spezzare il
rapporto che era nato fra loro. Ma nessuno dei due era intenzionato
a perdere l'altro, e il perdono era stato più forte di
qualsiasi
paura.
Così erano rimasti lì tutto il giorno,
abbracciati, e
verso il calare della notte, Katy ricordava di essersi addormentata.
Il movimento silenzioso delle piccole palpebre che si aprirono
consentì alla bambina di ricevere una carezza sulla testa
che la
portò ad alzare lo sguardo verso il volto che ormai
conosceva
bene, e di cui non aveva più paura. Le sue mani raggiunsero
quella pallida di Slender Man e la condussero alla sua guancia. Il suo
tocco era caldo, e il gelo che lo componeva prima che entrambi
diventassero così intimi sembrava essere scomparso, e di
certo
era meglio così per entrambi.
Restarono a fissarsi per qualche secondo che nascondeva un'immaginaria
eternità. Katy non voleva parlare di quanto era accaduto il
giorno prima.
Quello era uno di quei ricordi che devono solo essere dimenticati, non
c'era spazio per loro nella mente.
Cip!
Cip!
Entrambi
si
voltarono
quando sentirono quel flebile suono. Un pettirosso era poggiato sul
davanzale della finestra, e con i suoi occhi neri e curiosi osservava
gli abitanti solitari di quella casa abbandonata. Katy sorrise e si
avvicinò piano all'uccellino, e con la punta delle dita
sfiorò le piume rosso sangue del pettirosso che
cinguettò
soddisfatto.
La bambina rise divertita, e rivolse lo sguardo a Slender Man, che
restava seduto per terra a guardarla.
Probabilmente aveva ancora residui di malinconia dentro di
sè
per il rammaricante avvenimento del giorno prima, ma Katy non poteva
vederlo in quel modo.
In fondo, anche lui aveva cercato di renderla felice quando le capitava
di essere triste.
Prese per mano l'uomo smilzo e lo fece alzare, poi lentamente lo fece
avvicinare alla finestra.
Slender Man si tirò indietro, evidentemente consapevole
della sua natura di mostro che avrebbe spaventato il pettirosso.
Ma Katy sorrise e tenendo una delle sue mani la avvicinò
lentamente all'uccellino.
L'animaletto scosse le ali e si allontanò saltellando.
Slender
Man provò nuovamente a ritirarsi, ma la bambina,
rivolgendogli
uno sguardo fiducioso, continuò a guidare la sua mano verso
l'uccellino.
<<
Basta non fare movimenti bruschi. Fidati di me. >>
<< ... >>
Slender Man non sembrava tanto convinto, ma non poteva rifiutare di
fidarsi di lei. Si lasciò guidare, nonostante provasse come
la
sensazione di sentirsi un po' imbarazzato. E poi, lui era un mostro...
Nessuno, animale o umano che fosse, si sarebbe potuto avvicinare a lui.
E invece il pettirosso si poggiò sul lungo dito scheletrico
dell'uomo smilzo, sbattendo a volte le ali per posizionarsi.
<< Ahah! Hai visto? >>
Rise Katy battendo le mani. Slender Man sollevò con massima
lentezza la mano, osservando stupito il pettirosso che si guardava
intorno, senza neanche provare a scappare, cosa che fece soltanto dopo
un po' di tempo, volando via dalla finestra mentre cinguettava. Katy
rise di nuovo e guardò l'uomo smilzo.
Non ci aveva mai fatto caso prima, ma sembrava che il suo volto stesse
diventando sempre più definito rispetto a prima, infatti si
notavano meglio gli zigomi e l'incurvatura del naso. Per un attimo le
sembrò di ricordare qualcosa...
Il suo volto...
Una volta....
<< ... >>
Scosse la testa e facendo finta di niente, prese nuovamente per mano
Slender Man e lo condusse fuori. La luce del sole ebbe il potere di
accecarla per qualche istante, ma il calore che la permeò
subito
dopo era più bello di qualsiasi fastidio.
Eppure sentiva che c'era ancora qualcosa che non andava. Come se un
velo di tensione avvolgesse entrambi.
Katy aveva notato che Slender Man, fin dal giorno prima, aveva evitato
il più possibile di guardarla, e lei non riusciva a
sopportare
quella situazione.
Si sentiva ancora in colpa per aver quasi commesso un omicidio davanti
ai suoi occhi, ma lei lo aveva perdonato.
Forse non era bastato?
O forse era solo confuso?
Che si stesse interrogando sul perchè avesse obbedito al suo
ordine di fermarsi?
Katy realizzò che era crudele pensare una cosa del genere e
scorretto nei suoi confronti. Le aveva pur sempre offerto il suo calore
quando era stata male, e soprattutto le aveva salvato la vita
risparmiandola, e questo non poteva dimenticarlo.
Era così imbarazzante!
Entrambi non sapevano che cosa fare o cosa dire, il loro rapporto
sembrava essersi nuovamente raffreddato, e Katy non voleva questo,
sicuramente neanche Slender Man.
<< Ehi... >>
Strattonò un po' la giacca dell'uomo smilzo per avere la sua
attenzione.
<< Ehm... Scusa se ieri to ho gridato contro... Non ero
arrabbiata con te, solo che... >>
<< ... >>
<< Non potevo lasciarti uccidere quell'uomo. Lo capisci,
vero? >>
Non un cenno da parte dell'uomo smilzo le venne regalato.
<< Sai, è difficile vedere qualcuno a cui vuoi
bene che fa
soffrire qualcun altro, buono o cattivo che sia. >>
<< !! >>
Aveva sentito bene? Aveva davvero detto quella frase?
Lei... Gli voleva bene...?
E nonostante quello che aveva combinato il giorno addietro... Era
ancora disposta a prestargli il suo affetto?
D'improvviso, sentì una strana sensazione.
Era sollevato... Ma aveva voglia...
... Di piangere...
Deglutì profondamente e Katy lo guardò, capendo
di aver
smosso qualcosa in lui. Cominciò a credere che Slender Man,
in
qualche modo, stesse tornando...
Umano...
Ma si ritrovò a pensare come potesse immaginare una cosa del
genere?
Come poteva sapere che lui fosse mai stato umano? Glielo aveva chiesto
una volta, ma ovviamente lui non le aveva risposto.
Eppure le veniva spontaneo pensare una cosa del genere. Non poteva fare
a meno di ricordare il momento in cui le era parso di vedere il viso di
un'altra persona al posto della sua faccia pallida.
Così...
Familiare...
Prima di poter fare ordine nella sua mente, si sentì
sollevare
da terra e si ritrovò faccia a faccia con Slender Man, che
la
fece scivolare su uno dei suoi tentacoli come fosse un'altalena. La
bambina capì e ridendo cominciò a dondolarsi, a
poco a
poco sempre più veloce mentre Slender Man avanzava verso il
bosco.
<< E' ancora viva, ma vi è scappata?! Ma che
cosa vuol dire?! >>
<< Sono mortificato, signori. Purtroppo quel mostro mi ha
sorpreso e... >>
<< E nostra figlia è ancora tra le sue
grinfie! Io rivoglio mia figlia!!>>
<< Signora, la prego, si calmi. Ha ragione, ma...
>>
<< Ma?? >>
<< Ma il problema è che non posso organizzare
una spedizione di ricerca. Non ho il permesso per... >>
<< Che cosa?!! >>
Madison era furiosa, Isaac cercava di tenerla sotto controllo mentre
James Roosvelt, mortificato, non poteva fare altro che sorbirsi le
grida di una madre infuriata.
E ciò che più lo frustrava era che aveva ragione,
aveva fallito su tutta la linea.
Non solo era riuscito a trovare vittima e colpevole, ma se li era fatti
scappare entrambi.
Eppure non riusciva a togliersi lo sguardo di quella bambina e la
reazione del mostro alle sue grida dalla testa.
C'era qualcosa che non gli tornava...
<< Guardi, ne ho abbastanza! La ringrazio per il lavoro
svolto
finora, ma mi rifiuto di affidare la vita di mia figlia a degli
incapaci! Se ne vada, per favore! >>
Il giovane agente sentì una fitta allo stomaco. Quella
critica
era stata più pesante di un'ammonizione, e non poteva
prendersela che con se stesso.
Lasciò la casa a testa bassa, sconfitto e umiliato. Aveva
sbagliato, avrebbe dovuto svolgere il suo dovere comunque, e si era
fatto distrarre da una leggenda e dagli occhi innocenti di una bambina.
Era calata la sera, ma quella era una notte senza stelle. Si chiese se
quella bambina potesse ancora rimirare la luna da qualche parte, in
quel bosco.
<< Agente... >>
James sollevò la testa di scatto, e i suoi occhi
incontrarono
quelli grigi e luminosi della nonna di Katy, ferma nell'ombra a
osservarlo. La donna si era trasferita a casa di Madison e Isaac da
quando Katy era sparita, affermando che voleva seguire le indagini da
vicino. Quella donna aveva qualcosa di inquietante, pensava il giovane
poliziotto ogni volta che la vedeva.
<< Buonasera, signora. >>
<< Ho saputo che avete visto mia nipote...
>>
James sospirò, distogliendo lo sguardo.
<< Si, ma... >>
<< Stava bene? >>
Quella domanda lo lasciò perplesso. Si aspettava un
perchè... Come mai non era riuscito svolgere il suo dovere
fino
in fondo. E invece...
<< Ehm... Io... Si, credo che stesse bene.
Cioè, non ho constatato ferite sul suo corpo, ma...
>>
<< Bene. >>
Lo ammutolì la donna, poi si avvicinò un po' di
più, e lui ebbe la sensazione che i suoi occhi avessero
preso a
brillare misteriosamente nel buio.
<< La prego, agente... Mi dica che cosa è
successo... quel giorno... >>
<< Madison, che stai... >>
<< Vado a prendere Katy. >>
<< Che cosa?! >>
Isaac fissava incredulo la moglie mentre questa infilava un piumino
lungo e grigio e in mano aveva una torcia elettrica.
<< Senti, so che è una pazzia. Ma mia figlia
è
ancora intrappolata in quei boschi. E io non voglio assolutamente
perderla. >>
<< Certo, hai ragione, ma... >>
<< Non discutere, Isaac! Io sto andando. Tu che cosa fai?
>>
Il giovane genitore rimase immobile, freddato dalla sicurezza della
moglie. Poi, esitante, prese anche lui un piumino e uscì
insieme
a lei.
<< Slender
Man, Slender Man.
Tutti i bambini provano a scappare. Slender Man, Slender Man. Per lui
è parte del divertimento. Slender Man, Slender Man. Vestito
in
giacca e cravatta neri. Slender Man, Slender Man... Mmh...
>>
Quella canzoncina la cantavano sempre i suoi amici a scuola, durante il
girotondo. La leggenda di Slender Man si era propagata soprattutto tra
i bambini, e ovviamente questi avevano trasformato quella macabra
storia in una filastrocca altrettanto macabra. A Katy, in
realtà, piaceva quella melodia, ma ormai si sentiva in colpa
a
cantarla.
Slender Man non era cattivo. Con lei, almeno...
Cominciava a fare freddo, e l'umidità stava cominciando a
calare
insieme al pomeriggio. La bambina si avvolse nella copertina,
stringendola forte.
Sorrise. Ricordò la mattina in cui, svegliandosi, se l'era
misteriosamente trovata addosso. E lì non c'era altri se non
lei
e... Slender Man.
Era sola in quel momento. Slender Man era da qualche parte nel bosco.
Nonostante il loro rapporto si fosse consolidato, l'uomo smilzo non
aveva perso il suo carattere misterioso e solitario.
Katy non provava nemmeno a seguirlo, rispettava la sua voglia di stare
da solo. In fondo, non le dispaceva il suo solito modo di fare, ormai
si era abituata.
<< !! >>
Ad un tratto sentì dei passi rieccheggiare nella struttura.
Le mura portavano al suo orecchio quell'eco sconosciuto.
<< Slender Man? >>
Sussurrò, ma non poteva essere lui.
Non era lui.
Non aveva bisogno di camminare per arrivare lì, lui si
materializzava direttamente sul posto.
Poco dopo, insieme a quei passi, sentì delle voci.
Erano in due. Un uomo e una donna.
Le loro voci si mescolavano come un'eco impazzito nel corridoio di
quell'edificio, eppure Katy aveva la sensazione di conoscerle.
Conosceva le persona che stavano entrando lì dentro,
sfidando la
spaventosa leggenda vivente circolante in quei boschi.
Ben presto i volti dei due sconosciuti vennero alla luce, rivelando la
loro identità.
E Katy rimase sanza parole...
<< Katy! Oh, grazie al cielo stai bene! >>
Sua madre corse verso di lei e la strinse forte, come non aveva mai
fatto in vita sua. Al suo abbraccio seguì quello del padre
che
le donò anche un bacio sulla guancia.
Katy credeva che avrebbe ricambiato restando incollata ai suoi
genitori, che avrebbe pianto e avrebbe riso allo stesso tempo per la
gioia ed il sollievo. Credeva che sarebbe corsa incontro ai suoi
genitori, felice di rivederli.
Ma non successe nulla di tutto questo. Katy era immobile, apatica e
inespressiva. Gli abbracci dei suoi genitori le passavano attraverso la
pelle come fosse un fantasma, come se loro fossero estranei.
Stavano dicendo qualcosa, ma lei non ascoltava. Riuscì a
formulare solo una domanda.
<< Perchè siete qui? >>
Il tono della sua voce doveva essere stato gelido, perchè
l'espressione dei suoi genitori mutò velocemente, passando
dalla
felicità alla confusione.
Si guardarono senza capire perchè la loro figlia stesse
reagendo in quel modo.
<< Come sarebbe...? Katy, tesoro, è ovvio!
Siamo venuti a cercarti! >>
<< ... >>
<< Katy... >>
<< Madison, forse è scossa per ciò
che le è
accaduto. Dobbiamo portarla via di qui. Io comincio ad uscire e tengo
d'occhio la zona. >>
Dopo l'accenno affermativo della moglie, l'uomo uscì dalla
struttura a passo veloce. Poi Madison prese in braccio la figlia e fece
per uscire anche lei.
Katy non diceva nulla, ma si sentiva strana.
Non riusciva a capire... Perchè non era felice di andarsene
via, di tornare a casa?
Perchè non sorrideva?
<< Stà tranquilla, tesoro. E' finita.
>>
<< ... >>
Finita...
<< Isaac, possiamo... >>
Le parole di Madison si interruppero bruscamente quando, appena uscita
dall'edificio, notò che il marito, fermo davanti a lei,
voltato
di spalle, stava fissando il bosco con occhi sgranati, paralizzato.
<< Isaac... Che ti prende? >>
La donna guardò nella stessa direzione del marito, scrutando
gli
alberi in cerca di ciò che aveva attirato la sua attenzione.
Ci
volle un po' perchè lo notasse...
In mezzo agli alberi si estendeva una figura alta e snella, se non
fosse stato per il volto bianco e una cravatta rossa legata al collo,
probabilmente non sarebbe mai stata in grado di capire che in mezzo a
quegli alberi c'era qualcuno.
Katy, invece, lo aveva visto dal primo momento che era uscita da quella
struttura.
Madison sentì il sangue gelare nelle vene, mentre il cuore e
lo
stomaco si contorcevano per l'inquietudine che quella figura misteriosa
imprimeva con uno sguardo invisibile. Entrambi si sentirono incatenati;
volevano muoversi, ma non riuscivano a fare un passo. Sembrava quasi
che anche il respiro si fosse fermato insieme al tempo e ai rumori.
Slender Man guardava quei due intrusi e ne percepiva il loro terrore e
la loro inquietudine. Il suo sguardo invisibile passava da loro a Katy
e da Katy a loro.
Perchè l'avevano presa in braccio?
Dove stavano pensando di andare con lei?
Volevano portargliela via? Era davvero arrivato il momento di dire
addio a Katy...?
No! Non lo
avrebbe tollerato! Non di nuovo!
Con un'improvvisa velocità sfoderò i suoi
tentacoli verso di loro.
Entrambi presero a correre più veloce che potevano e si
inoltrarono nel bosco, sperando di essere al sicuro.
Non si guardavano intorno. Non c'era tempo o lui li avrebbe presi.
Cercavano di mantenere un'equilibrio su quei rami spezzati, ma ancora
una volta quel bosco divenne un labirinto che sembrava senza uscita.
Madison teneva stretta Katy, probabilmente più per
porteggere se
stessa che la figlia. Sentiva lo sguardo di quel mostro addosso, eppure
non riusciva a vederlo da nessuna parte!
Ma era lì! Lo
sentivano!
<< Isaac! Dov'è la macchina?! >>
<< C-credo che sia di qua! >>
Gridò il marito con il cuore in gola e il fiato che veniva a
mancargli. Sentivano quell'entita maligna proprio alle loro spalle, e
una strana forza li portava a voltarsi.
Ma ovviamente non potevano farlo! Altrimenti sarebbero morti!
Ancora una volta constatarono di essersi persi, e dopo l'ennesima
strada sbagliata e la nauseabonda sensazione di girare intorno,
finalmente scorsero la fine di quel labirinto senza uscita.
Uscirono svelti da quel bosco maledetto, caricarono Katy sul sedile
posteriore dell'auto e salirono. Ma quando Isaac provò a
metterla in moto, questa stentò a partire.
<< No... Perchè?! Maledizione! >>
<< Isaac!! >>
L'urlo terrorizzato della moglie lo spinse a guardare davanti a lui,
sobbalzando per la raccapricciante visione. Slender Man li osservava,
fermo, ma i suoi tentacoli si dimenavano per lui, pronti ad uccidere.
Isaac premette così tante volte il piede sull'acceleratore
da
giurare che non si sarebbe accorto quando la macchina fosse
partita. Fece retromarcia velocemente e cercò di uscire il
prima
possibile da quella radura infestata, quando l'auto ebbe un violento
scossone.
Ben presto le ruote furono completamente avvolte dai tentacoli del
mostro e gli specchietti retrovisori divennero una chiazza nera come la
notte. Nonostante lo sforzo che Isaac imprimeva sull'acceleratore, era
tutto inutile. La macchina non si spostava.
<< Oh, mio Dio! Isaac!! >>
<< Cristo, no!! >>
Katy lesse la paura negli occhi dei suoi genitori, paura che lei stessa
aveva provato quando per la prima volta aveva visto Slender Man.
Conosceva bene quello che stava succedendo. Nuovamente il mostro si era
impossessato di lui!
<< Non farlo... >>
Sussurrò, come se lui potesse sentirla.
<< Ti prego... Non farlo... >>
Improvvisamente, con uno scatto repentino, la macchina riprese a
camminare e scomparve sulla strada, come i sogni all'inizio dell'alba.
Slender Man li aveva lasciati andare. Ancora una volta gli occhi di
Katy e la sua voce supplichevole avevano avuto la meglio su di lui.
Era andata via...
Ma in fondo era giusto così. Le aveva fatto nuovamente
vedere il
mostro che risiedeva in lui, e che non accettava che qualcuno gli
portasse via ciò che considerava suo...
Ma non era forse egoismo, il suo?
Katy non gli apparteneva... Perchè mai avrebbe dovuto
restare con lui...?
Plic!
Le gocce di pioggia cominciarono a cadere copiose, bagnando il suo
corpo scheletrico, la sua giacca nera e il suo volto.
Si sentiva vuoto... E le gocce di pioggia che cadevano sul suo viso
invisibile lo aiutavano a far scendere giù le lacrime che
ormai
non avrebbe mai più potuto versare.
___________________________________________________________________________________________________________
Me
lo chiedo ogni giorno, eppure non riesco a darmi una risposta...
Qualcuno mi spieghi come cavolo ha fatto questa storia ad avere
così tanti preferiti, seguiti, e ricordati!! :O
Non ci arrivo!! D: Ma comunque, non posso non essere felicissima! :D
Ringrazio: Kilian Softoballer_Ro, Elibettysoul98, 20Elisa01, the son of
rage and love, marine the racoon, Em_ TheRipper, ShinigamiGirl per le
recensioni. C:
In seguito tutti quelli che hanno avuto il coraggio di mettere la mia
storia tra preferite, ricordate e seguite! :O
Grazie a tutti!! ^^
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Capitolo 8 *** Segreto ***
Segreto
Un
tuono feroce aveva preannunciato la caduta delle prime gocce di pioggia
che stavano sbattendo violentemente sul parabrezza dell'auto,
presentando uno
spettacolo
deformato del panorama agli spettatori scossi e increduli di quella
sera che era sembrata eterna.
Non una parola volava via dalle labbra dei genitori di Katy,
nè
la bambina si aspettava che, dopo quello che avevano visto, avessere
avuto il coraggio di proferirne.
I dubbi le vorticavano in testa. Si sentiva in colpa, ma non sapeva per
cosa. O meglio, per chi.
Non sapeva spiegarsi come
mai si sentisse improvvisamente vuota, come se fosse stata strappata a
qualcosa, o qualcuno,
di cui aveva bisogno. I suoi genitori, chiusi nel loro silenzio,
interpretavano ancora il ruolo degli estranei per lei.
Non si sentiva al sicuro.
Istintivamente, si mise in ginocchio sul sedile e guardò
fuori
dal parabrezza posteriore. La pioggia crudele cancellava la visuale del
paesaggio boschivo.
Quel paesaggio che lei aveva cominciato ad amare.
Desiderò
riuscire a vedere qualcosa che le facesse percepire la presenza di
Slender Man, ma il vetro bagnato le impediva ogni visione, se
non
quella dei ricordi delle giornate che aveva trascorso in quella che
aveva ormai considerato la sua casa. E la sua famiglia.
Una sensazione sgradevole la pervase quando l'auto venne parcheggiata
davanti alla questura della città. Non capiva.
Perchè
erano lì?
Credeva che sarebbero subito tornati a casa, che i suoi genitori le
avrebbero preparato una tazza di cioccolata calda e che l'avrebbero
fatta dormire nel lettone insieme a loro.
Invece, ancora una volta, le sue aspettative andarono in fumo.
<< P-perchè siamo qui...? >>
<< Tranquilla, amore. Adesso devi solo spiegare che cosa
è
successo e descrivere l'uomo cattivo che ti ha rapita alla polizia.
>>
Rispose sua madre, prendendola in braccio. Le tirò su il
cappuccio in modo che non si bagnasse ed entrarono velocemente
nell'edificio. Katy non aveva avuto il tempo di realizzare cosa stesse
succedendo quando si ritrovò seduta sulle ginocchia della
mamma
e davanti a lei un uomo baffuto, sulla cinquantina, che leggeva alcune
carte sorseggiando un caffè. Quando questo posò lo
sguardo sulla
bambina, dopo aver osservato i genitori, rimase stupito.
<< Cosa... ? >>
<< Si, signor Reiligh, l'abbiamo trovata! Nostra figlia
è salva. >>
Il poliziotto sembrava che non avesse nemmeno ascoltato la donna,
troppo impegnato a osservare Katy. Walter Reiligh era stato l'uomo a
cui si erano rivolti Madison e Isaac dopo la scomparsa della figlia,
che aveva mandato a occuparsi delle indagini James Roosvelt.
<< Come avete fatto?! Non ditemi che siete andati a
cercarla voi?! >>
<< Bè, non potevamo fare altro, visto che il
vostro agente
ha fallito miseramente riguardo alla sua missione. >>
Reiligh non osò ribattere e subito digitò un
numero sul
telefono, ordinando di mandare una certa Jane Allison, che
arrivò dopo pochi minuti. Una donna giovane con una giacca
elegante e dei pantaloni di velluto neri che rivestivano il corpo
magro, e il volto era scoperto dai capelli biondi raccolti in uno
chignon.
Anche questa, appena vide la bambina, sgranò gli occhi per
la sorpresa.
<< Walter... Non dirmi che quella è...
>>
<< Si, è proprio lei, Jane. Credo che adesso
tocchi a te. >>
La donna annuì e si presentò ai genitori di Katy,
alla
quale non sfuggì che si trattava di una psicologa.
Deglutì.
Quando la donna si avvicinò a lei per presentarsi, la prima
cosa
che fece fu abbassare lo sguardo. La voce dolce e gentile della donna
la fece rabbrividire.
Perchè si sentiva così inquieta?
Perchè aveva
paura di tutte quelle persone che la degnavano di troppa attenzione?
<< Ti va se parliamo un po' io e te, Katy?
>>
Probabilmente la donna aveva ripetuto la domanda più volte
poichè lei non stava ascoltando. Avrebbe voluto gridare no e
scappare da lì, ma non fece nulla e si lasciò
prendere
per mano e guidare dalla signora che la portò in una stanza
tappezzata di disegni e una scrivania con diversi fogli e calendari
colorati.
Forse lo studio di quella psicologa. Jane Allison la fece accomodare su
una piccola sedia gialla, dopodichè si sedette anche lei,
proprio davanti a Katy.
Il suo sorriso la inquietò ancora di più.
<< Vuoi una caramella? >>
Domandò porgendole un piccolo vassoio di metallo con alcune
caramelle al limone. Katy scosse la testa.
<< Ok. Allora... E' bello essere di nuovo con i tuoi
genitori, vero? >>
<< ... >>
<< Sei proprio fortunata! Io non avevo dei genitori
così
affettuosi come i tuoi. E sono stati anche molto coraggiosi! Come lo
sei stata tu, Katy. >>
La bambina continuava a fissare il pavimento. Le frasi della donna
entravano e uscivano dalle sue orecchie. Sapeva che era tutto un
trucco, sapeva che tutte quelle parole erano false come maschere.
<< Oh, povera piccola. Capisco come devi essere
spaventata. Ma
ora non hai più niente di cui preoccuparti. Ti assicuro che
prenderemo quell'uomo cattivo. >>
Quest'ultima osservazione la fece sobbalzare.
<< Spero che lei stia scherzando! >>
<< Non è uno scherzo, per la miseria! Esiste
davvero! Noi lo abbiamo visto! >>
<< Si. Era magrissimo! Si mimetizzava perfettamente con
gli alberi! E poi il suo volto... >>
<< Insomma, mi state dicendo che l'uomo senza volta che
tutti chiamano Slender Man... Esiste davvero? >>
Walter Reiligh non credeva a quello che stava sentendo. Madison e Isaac
continuavano ad affermare l'esistenza della leggenda che circolava
ormai da tempo nella città. Ma gli riusciva difficile non
crederci, visto che era una testimonianza di due persone adulte e non
quella di un bambino.
Inoltre, c'era anche la testimonianza di James Roosvelt, che Reiligh
aveva immediatamente convocato dopo l'arrivo dei genitori di Katy.
Se era così, allora tutte le sparizioni di bambini avvenute
negli ultimi mesi avrebbero finalmente avuto una spiegazione... e un
colpevole.
<< Allora, Jane sta interrogando Katy. Spero solo che
riesca a carpire qualche informazione in più.
>>
<< Spero che non la stia interrogando come fosse una
criminale! >>
Il poliziotto guardò infastidito la donna.
<< L'agente Allison è una psicologa. Sa bene
come trattare con i bambini. >>
Lo sguardo di Reiligh andò a posarsi sull'entrata, seguito
da
quelli di Isaac e Madison. L'agente James Roosvelt era appena entrato,
e dopo aver salutato con il gesto militare il suo superiore, borbottò un
buonasera ai due genitori.
<< Ho saputo che la bambina è stata ritrovata.
>>
<< Già. E che tu ci creda o no, sono stati
proprio i suoi genitori. >>
James non li degnò di uno sguardo, cosa che, evidentemente
li irritò, e domandò dove si trovasse Katy.
<< E' di la con l'agente Allison. >>
<< Capisco. >>
Cadde il silenzio, unica barriera che divideva il disaccordo tra Isaac
e Madison e l'agente Roosvelt. Tutti e tre evitavano di guardarsi negli
occhi, e Reiligh si sentiva a disagio, così decise di andare
a
prendere un altro caffè.
Ma appena fece per alzarsi, Jane Allison e Katy apparvero sulla soglia
della porta, diventando automaticamente protagonisti degli sguardi di
tutti. Katy, muta e immobile, guardava nel vuoto, mentre Jane sembrava
piuttosto scossa. Madison e Isaac scattarono in piedi, e tutti
aspettarono che quel silenzio snervante venisse interrotto.
James Roosvelt si avvicinò alla donna, toccandole un braccio.
<< Jane, allora? >>
La psicologa rimase in silenzio per qualche secondo, poi
incaricò Reiligh di stare con la bambina e chiamò
nel suo
studio i genitori della bambina e James. Dopo aver chiuso la porta del
suo studio e aver fatto accomodare i presenti, si sedette anche lei
dietro la cattedra, acquisendo un'aria professionale, ma senza comunque
perdere quell'espressione preoccupata. Cosa che contagiò
anche i
giovani genitori, mentre l'agente diventava sempre più
impaziente.
<< E' stata un discussione interessante, direi.
>>
Cominciò Jane.
<< La prego, ci dica com'è andata.
>>
<< E' presto detto, signora. Ho cercato di essere il
più
amichevole possibile per guadagnarmi la fiducia di Katy, ma
è
chiaro che è una bambina sveglia e sa gestire le proprie difese. Per
tutto il corso dell'interrogatorio non ha detto una parola, e ha
continuato a tenere lo sguardo basso. >>
<< Questi potrebbero essere sintomi dovuti al trauma,
giusto? >>
Intervenne James Roosvelt.
<< Si, è quello che ho pensato anche io,
finchè non le ho chiesto di descrivermi il suo aguzzino...
>>
<< Signorina Allison, l'aguzzino di mia figlia
è Slender Man, quindi... >>
<< Slender Man? Intende quella leggenda che circola su
internet? >>
<< Proprio quello. >>
La psicologa guardò il collega per avere una conferma, e
questi annuì con la testa.
<< Bè... Incredibile... Comunque, non
è stato il silenzio a inquietarmi. >>
<< Che vuol dire? >>
Jane prese un respiro, congiungendo più forte le mani, poi
guardò i presenti.
<< Quando le ho detto che se lei ce lo avesse descritto
avremmo
sicuramente preso il suo rapitore, lei ha alzato lo sguardo su di me...
Non ha detto nulla, mi ha solo guardata... E lì ho notato
qualcosa di strano. >>
<< Ovvero? >>
<< Signori, non so cosa sia successo in queste tre
settimane, ma
lo sguardo che ho letto negli occhi di Katy emanava una sicurezza e una
freddezza tale da non essere riconducibili a un vero e proprio
trauma... Pareva piuttosto che... stesse difendendo il
responsabile... >>
L'ultima affermazione paralizzò i genitori di Katy e
lasciò senza parole Roosvelt. Jane affermò di
aver
sentito parlare di rapporti particolari che si venivano a creare tra le
vittime e gli aguzzini, e poteva capitare normalmente. Quindi anche tra
Katy e il misterioso rapitore poteva essere successo.
Eppure Madison e Isaac non sembravano voler accettare questa
possibilità.
<< E' impossibile! Lei ne è assolutamente
sicura? >>
<< Signora, sono una psicologa. E' il mio lavoro, so
quali sono i
vari sintomi riportati dai pazienti, e posso affermare con sicurezza
quello che ho constatato. >>
<< Starebbe cercando di difendere un assassino?!
>>
<< Molto probabilmente. Certo, solo Katy può
sapere che
cosa è veramente successo in questi giorni di permanenza in
quel
bosco, ma si rifiuta di parlarne. E nessuno di noi può
interferire con i segreti di una bambina del genere. >>
Leggermente irritata, si alzò facendo capire che la discussione era terminata, e quando si fu assicurata che i due fossero abbastanza lontani,
si avvicinò a James.
<< Sono terribilmente irritanti, vero? >>
<< Già. Non dirlo a me. >>
<< Sono preoccupata per quella bambina. >>
<< Perchè? >>
<< Non so... Ma ho una strana sensazione... E poi questo
Slender Man... >>
<< Assurdo, vero? Eppure è la
verità. Io sono... il
terzo testimone, se così si può dire.
>>
<< Si, l'ho saputo. >>
<< E hai saputo anche è impossibile che Katy
sia riuscita
a sopravvivere per tre settimane in un bosco dove viveva un mostro del
genere? >>
<< Si, ho saputo anche questo. Ecco perchè
sono preoccupata. >>
Il loro discorso si chiuse lì e osservarono i due giovani
genitori che conducevano la piccola e sola vera protagonista di quello
strano film contorto fuori dalla questura, dopo aver ringraziato Walter
Reiligh, che nel frattempo stava sorseggiando un altro
caffè.
Solo i tuoni del temporale facevano da sottofondo al luogo.
La sua casa. Con le pareti bianche e le finestre dalle ante nere, il
viottolo di mattoni che conduceva all'entrata e si divulgava ai due
lati del giardino.
Finalmente era tornata a casa. Dimenticandosi di tirare su il cappuccio
della felpa, aprì lo sportello e corse sotto la pioggia
battente, arrivando sotto l'arco che precedeva la porta. Suo padre le
stava gridando contro di essere impazzita, chiedendole
perchè
non avesse aspettato, ma lei non lo stava ascoltando.
Voleva solo entrare e addormentarsi nel suo letto.
Quando Isaac aprì la porta di casa, Katy si
catapultò
dentro come un fulmine, trovando nel salotto sua nonna sovrappensiero,
la quale, non appena la vide, si alzò e corse ad
abbracciarla, aveva le lacrime agli occhi.
Katy, a differenza del trattamento che aveva riservato ai suoi
genitori, ricambiò vivacemente l'abbraccio della nonna, la
quale
le diede un bacio sulla fronte.
L'anziana avrebbe voluto chiedere molte cose alla nipote, ma venne
trattenuta dal tono di sua figlia che consigliava a Katy di andare a
letto.
<< Se vuoi, tesoro, puoi dormire con me e
papà. >>
La bambina aveva atteso quella proposta, eppure aveva ancora quella
sensazione di sentirsi un po' estranea ai due genitori. Scosse la testa
e, prendendo per mano la nonna, le chiese silenziosamente di
accompagnarla al piano di sopra, lasciando Madison e Isaac confusi.
Prima di coricarsi, la nonna di Katy le tamponò i capelli
umidi
con un asciugamano e avvolse il suo corpo in un accappatoio, mettendo
la felpa e la gonna nel cesto dei panni sporchi. Poi le
peparò
il letto e il pigiama, e una volta infilata nel letto,
rimboccò
le coperte alla bambina, accarezzandole i capelli.
<< Ora pensa a dormire e fai dei bei sogni. E se stanotte
dovessi
avere un po' paura, puoi sempre andare da mamma e papà o
venire
da me. >>
<< Si. >>
<< Oh, come sono contenta che tu sia qui, piccola mia.
>>
Disse stringendola forte a sè. Katy sorrise, ma i pensieri
che abitavano la sua mente non l'abbandonavano.
Quella notte non riservò sogni a Katy, che si
svegliò
ritrovandosi nella sua stanza, domandandosi perchè si
trovasse
lì. Immaginava di vedere le pareti spoglie della struttura
abbandonata in cui aveva vissuto in quelle settimane, la sua copertina
che Slender Man le aveva regalato perchè non prendesse
freddo.
Lo stesso Slender Man, con il suo volto pallido e inesistente, il suo
completo elegante e il suo fisico sottile troppo magro per un comune
uomo.
Invece non c'era più nulla di tutto questo, e
realizzò solo dopo averci pensato che oramai era tornata a
casa, e avrebbe dovuto
dimenticare tutto quello che aveva passato.
La sensazione della sera prima le attanagliò il cuore,
impedendole quasi di respirare.
Lei non voleva
dimenticare.
Non poteva
dimenticare.
Non era questo il modo di ringraziare Slender Man per tutto quello che
le aveva donato in quelle tre settimane in cui era stata con lui.
L'aveva curata quando aveva avuto la febbre, l'aveva fatta divertire
anche se in quel bosco non c'era niente da fare, le aveva dimostrato
affetto anche se lui non ne provava da tempo.
Si mise in piedi con uno scatto e si prese la testa tra le mani,
arrabbiata con se stessa per ciò che aveva pensato.
Non avrebbe mai dimenticato.
Scese le scale mollemente, si sentiva anche peggio del giorno prima.
Trovò i suoi genitori in salotto con un giornale in mano e
la
televisione accesa sul telegiornale. La prima cosa che Katy
notò
fu la sua foto comparire nello speciale del giorno.
<< E'
stata ritrovata la
bambina scomparsa circa tre settimane fa. Dopo giorni di angoscia e di
fallimenti da parte della polizia, i genitori della piccola Katy
Hudson, Madison e Isaac, l'hanno ritrovata ancora viva. Inquietanti
testimonianze da parte della famiglia, tuttavia, sembrano affermare la
verità dietro la leggenda urbana riguardo lo Slender Man, il
famoso uomo smilzo senza volto in giacca e cravatta. La polizia
approfondisce le ricerche. >>
<< Katy, tesoro, ti sei svegliata! >>
La bambina venne ditratta dalla voce del padre che le andò
incontro con un sorriso smagliante. Poi le mostrò una pagina
del
giornale in cui era presente una foto di famiglia, una copia di quella che si trovava sul comodino della
loro stanza da letto.
<< Siamo diventati famosi, hai visto? Tutta la
città parla di noi. >>
Katy non proferì parola, confusa da quelle di Isaac.
Entrò in cucina, dove trovò la nonna intenta a
bere del
tè, pensierosa come suo solito. Quando la vide, i suoi occhi
grigi si illuminarono di colpo.
<< Buongiorno, Katy. Ti ho preparato una cioccolata calda
e dei biscotti alla vaniglia, li vuoi? >>
<< Si.... Grazie, nonna. >>
L'anziana donna sorrise e porse un vassoio pieno di biscotti con una
tazza bianca da cui provenivano un filo di fumo e un buon profumo di
cioccolato.
Di nuovo la bambina pensò a quanto avesse voluto che una
scena
del genere potesse accadere, eppure adesso non gliene importava molto.
Prese un biscotto e lo immerse nella cioccolata fumante, poi lo
addentò. Sentì caldo, si scottò la
lingua, ma non
fece smorfie nè si lamentò.
Sapeva di essere inespressiva come un fantasma, e la cosa probabilmente
stava inquietando i suoi genitori. Solo dopo un po' si accorse che sua
nonna la stava fissando.
<< Sei strana, Katy. >>
Sussurrò con una voce profonda, molto diversa da quella che
aveva utilizzato fino a quel momento. La bambina deglutì
inquieta non appena gli occhi grigi della nonna presero a brillare di
una luce misteriosa.
<< Sei sicura di stare bene? >>
<< ... Si... >>
La donna ridacchiò e si avvicinò alla bambina,
soffiando sul suo orecchio.
<< Se vuoi parlare, io sono qui. >>
Per un istante calò il silenzio. Katy ebbe la sensazione che
sua nonna avesse appena letto la sua mente come un libro, che sapesse
quello che in realtà provava. I brividi cominciarono a
scorrere sul suo corpo, che raggiunsero la maggiore
intensità quando l'anziana le baciò la tempia.
Poi, di colpo, quella sensazione sparì.
<< Katy, tesoro, sbrigati a fare colazione,
così ti portiamo al parco. >>
Le disse la mamma dietro di lei. Katy guardò la nonna.
L'aura di mistero che l'aveva avvolta pochi secondi prima era sparita.
Passarono la mattinata a fare spese e a passeggiare. Madison teneva
stretta la mano di Katy, senza mollarla neanche un istante. Una volta
arrivati al parco, la bambina fissò lo sguardo sul bosco che
affacciava sulla strada. Il padre le chiese i gusti del suo gelato e
lei rispose, senza pensarci, cioccolato.
I suoi occhi continuavano a catturare l'immagine di quella famiglia
numerosa di alberi spogli e rinsecchiti, sperando di trovare, fra loro,
l'unico figlio vivente dal volto vuoto e pallido.
Il mondo sparì. Non respirava, non batteva le palpebre.
Semplicemente fissava quel bosco, scrutando e analizzando ogni tronco,
ogni ramo per captare un particolare che le facesse capire che Slender
Man era lì e la stava osservando.
<< Katy? Katy, tesoro, tutto bene? >>
<< ... >>
<< Madison, forse dovremmo tornare a casa... Il bosco...
>>
<< Oddio, hai ragione. Vieni tesoro. >>
Madison la prese per il polso e la trascinò via, ma Katy non
smise neppure per un attimo di scrutare il bosco.
Ma non vide nulla. Slender Man non c'era.
Le venne da piangere.
<< Katy, perchè non mangi? >>
Il silenzio in cui la bambina si era chiusa stava seriamente
preoccupando i suoi genitori. Per di più quella giornata era
stata riempita solo con sussurri e sguardi inespressivi, ma nulla che
lasciasse intendere quello che Katy stesse realmente provando. Madison
guardò Isaac, cercando un aiuto.
<< Credo che dovremmo lasciarla stare. Non deve essere
facile per una bambina superare una cosa del genere. Vedrai che si
riprenderà. >>
Madison annuì incerta, e lanciò un ultimo sguardo
preoccupato alla bambina. Continuava a fissare nel vuoto, la sua bocca
chiusa come se fosse cucita. Il mondo intorno a lei continuava a girare
silenziosamente, estraniandola.
Ad un certo punto si alzò dalla sedia e salì le
scale, dirigendosi in camera. Non aveva fame, non ne aveva mai avuta.
Madison e Isaac sospirarono, pregando che la figlia si riprendesse.
Katy si chiuse in camera, si mise il pigiama e si infilò
sotto le coperte, provando il freddo del materasso e godendoselo,
sapendo che tra non molto sarebbe arrivato il tepore del piumone.
Ma si sentiva ancora tremendamente sola e vuota. E quella sensazione
non accennava a lasciarla in pace.
"Perchè mi
sento così? Sono a casa, con mamma e papà. E
allora perchè non mi sento felice?"
Aveva voglia di piangere e si detestava perchè non ci
riusciva, nonostante quel nodo in gola la stesse soffocando dall'inizio
di quella monotona giornata.
Abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi, sperando di
addormentarsi.
Era notte fonda. La casa era silenziosa e buia, e l'unico rumore che si
sentiva era il ticchettìo rindondante degli orologi. Katy lo
odiava, sembrava che il rumore stesse diventando così forte
da non sembrare più nemmeno un ticchettìo.
Si mise a sedere sul letto, sbuffando, quando notò qualcosa
fuori dalla finestra. Una strana sagoma romboide sbatteva contro i
vetri, spinta dal vento.
Katy scese dal materasso e andò ad aprire la finestra,
acchiappando al volo quello che sembrava essere un aquilone.
Lo scrutò nel buio per un po' di tempo, prima di realizzare
che quell'aquilone era proprio lo stesso che aveva trovato impigliato
nei rami del bosco quando era con Slender Man.
Ormai lo aveva dato per perduto, e invece era arrivato fino alla sua
finestra.
Sorrise, e d'istinto guardò fuori dalla finestra. La strada
era isolata e solo un lampione illuminava il marciapiede.
<< !! >>
Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma alla luce del lampione si
innalzava una figura snella, decisamente alta, un vestito nero addosso
e un volto pallido come la neve. Un volto che non esisteva.
Stupita, Katy appoggiò le mani alla finestra e rise
silenziosamente.
Slender Man era lì che la guardava, e quando capì
che si era accorta di lui alzò lentamente una mano.
E la salutò.
La manina della bambina si mosse istintivamente, compiendo lo stesso
gesto dell'uomo smilzo.
Slender Man provò l'impulso di sorridere, una voglia che non
poteva soddisfare, ma gli bastava il sorriso di Katy, i suoi occhi di
smeraldo luminosi, a farlo sentire bene. E la notte passò
così, senza che il sonno riuscisse a vincere la bambina,
troppo contenta di aver rivisto la leggenda vivente che tutti temevano.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ultimamente sono molto impaziente di scrivere questa
storia, sarà che l'ispirazione mi ha catturata
completamente! :D
Ringrazio, come sempre, chi ha messo la mia storia tra le preferite, le
seguite e le ricordate.
E soprattutto un ringraziamento speciale a chi mi lascia una
recensione:
ShinigamiGirl
Elibettysoul98 - La tua recensione mi ha lasciato senza fiato!
Addirittura farci un film... o///o Sei troppo gentile!
marine the racoon
AmyFallen
Em_TheRipper
Kilian_Softballer_Ro
Grazie mille a tutti voi! ^^
|
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Capitolo 9 *** Tutti giù per terra ***
La
mattina dopo, Katy scese pimpante in cucina già vestita, con
grande stupore dei genitori che le chiesero il motivo di tanta
vivacità.
<< Voglio andare a scuola! >>
Rispose la bambina. Madison e Isaac si guardarono perplessi. Katy era
tornata a casa solo da tre giorni e avevano ritenuto che sarebbe stato
più opportuno darle almeno una settimana di tempo per
riprendersi. E poi... non l'avevano mai vista così
impaziente di
andare a scuola!
<< Ehm... Tesoro, forse è un po' troppo
presto. E poi, lo sai, non devi... >>
<< Voglio andare a scuola! >>
Ripetè Katy con decisione. I genitori, disorientati,
subito dopo lasciarono il posto al sorriso. Forse la loro bambina stava
cominciando a guarire da quella orribile esperienza. Così
decisero di accontentarla. Indossarono i loro cappotti e, dopo aver
avvolto una sciarpa intorno al collo di Katy, uscirono di casa.
A Katy non sfuggì, però, lo sguardo della nonna
che la osservava dal tavolo della cucina.
Inespressiva, come sempre, ma gli occhi grigi puntati su di lei.
<< Katy, come mai hai tutta questa voglia di andare a
scuola, stamattina?
<< Ho voglia di rivedere i miei compagni...
>>
Madison guardò Isaac, il quale le sorrise e le fece
l'occhiolino. Ma Il vero motivo per cui Katy era voluta tornare a
scuola era un altro.
Nessuno dei due avrebbe mai sospettato che la bambina voleva tornare a
scuola perchè questa affacciava su un bosco.
Arrivarono giusto pochi secondi prima che la campanella suonasse, ma i
due genitori vollero accompagnare lo stesso Katy dentro, e annunciarono
il rientro della figlia al preside. Questi provvedette subito a
contattare le insegnanti e fece in modo che potesse rientrare in classe
senza problemi.
Katy si trovò a camminare nel corridoio della scuola
elementare
annusando l'aria di plastica e polvere che lo permeava. Una delle sue
maestre, anziana e grassa, con gli occhiali sul naso e un sorriso
smagliante che lasciava intravedere le rughe sui lati della bocca,
aprì la porta dell'aula e presento con una voce da soprano
il
ritorno della piccola.
<< Bambini, salutate la vostra compagna, la piccola Katy!
>>
Tutti i bambini posarono lo sguardo su di lei, stupiti. Ovviamente
erano venuti a sapere della misteriosa sparizione di Katy
così
come erano venuti a sapere del suo ritorno altrettanto inspiegabile.
Katy era stata la prima
bambina che era riuscita a scampare alla furia dello Slender Man.
La bambina, a disagio e appesantita da quegli sguardi curiosi, si
incamminò lentamente verso il suo posto, tenendo lo sguardo
basso e mantenedo la bocca sigillata.
Neanche dopo essersi seduta i bambini smettevano di fissarla.
<< Bambini! State attenti! Oggi è una giornata
speciale
poichè è tornata la vostra piccola amica, grazie
al
cielo! Voglio che la inauguriate, facendo un disegno a libera scelta!
>>
I bambini presero foglio e matita e cominciarono a disegnare.
Così fece anche Katy, prima di venire interrotta da vivaci
mormoriì. Alzò lo sguardo alla sua destra,
notando che
alcuni bambini la stavano guardando, ma appena si erano accorti che lei
li aveva notati abbassarono di nuovo lo sguardo sul proprio disegno.
Katy deglutì e tornò a disegnare.
<< Ehi... Ehi, Katy... >>
Il bambino seduto davanti a lei la stava chiamando con insistenza. Katy
avrebbe tanto voluto evitare di guardarlo, ma questi sembrava non voler
smettere, e così non potè evitarlo.
<< E' vero che sei stata rapita dallo Slender Man?
>>
A questa domanda se ne aggiunsero presto altre da parte di altri
bambini.
<< E' vero quello che dicono? Che non ha la faccia e ha
dei tentacoli sulla schiena? >>
<< Ti ha fatto del male quando ti ha rapita?
>>
<< Come hai fatto a sfuggirgli? Sei scappata o ti ha
lasciata andare lui? >>
La maestra, accortasi dell'inquieto mormorio rivolto verso Katy
richiamò gli alunni all'attenzione con un battito di mani.
<< Bambini! Smettetela e lasciate in pace la povera Katy!
Tornate
ai vostri disegni se non volete che vi assegni dei compiti per casa!
>>
A questa affermazione, che suonava come una minaccia per loro, i
bambini tornarono tutti con le teste chine sul foglio. Katy
tirò
un sospiro di sollievo e potè anche lei concentrarsi sul suo
disegno.
Le piaceva disegnare, la aiutava ad estraniarsi anche quando i
suoi genitori erano fuori per lavoro. La matita scorreva veloce sul
foglio, dando forma al soggetto di quel disegno. Linee sottili e
continue stavano velocemente dando vita ad un paesaggio fatto di alberi
grigi, e in mezzo a questi spiccavano anche una cravatta e un cerchio
incolore. Utilizzò solo il colore rosso e la matita, nessun
altro colore, e alla fine dell'ora lo consegnò.
La sua maestra, al primo impatto, ne rimase confusa.
<< Tesoro, come mai hai disegnato una cosa del genere...?
>>
<< Lei ha detto che potevamo disegnare liberamente.
>>
<< Bè... si, ma... >>
La donna non si aspettava certo un disegno così cupo e privo
di
colori dopo aver visto i disegni degli altri bambini, i quali avevano
disegnato un ritratto di famiglia o i loro personaggi preferiti dei
cartoni animati.
Quel disegno invece rappresentava soltanto un bosco, grigio e tetro, se
non fosse stato per quella chiazza di rosso tra gli alberi, anch'essa
poco definita.
<< E questo colore rosso cosa sarebbe? >>
<< Una cravatta. >>
A quella risposta un brivido attraversò la schiena della
maestra.
Percorse con lo sguardo quella linea rossa che terminava al segno di
quello che sembrava un cerchio, e capì cosa aveva disegnato
Katy.
<< Qualcosa non va, signora maestra? >>
Non ebbe neanche il tempo di ribattere che la campanella
annunciò la ricreazione. Katy corse fuori, ridendo. Il suo
atteggiamento da bambina innocente aveva pietrificato la donna.
<< Giro
giro tondo, casca il mondo, casca la terra e tutti giù per
terra! >>
I rumori e i chicchieriì dei bambini risuonavano per tutto
il
cortile mimetizzandosi in risate, giochi e filastrocche musicate. Katy
sedeva sull'altalena del giardino della scuola, attirando su di se
tutti gli sguardi dei compagni che mormoravano la sua storia che ormai
era diventata una leggenda per loro.
Katy odiava sentirsi al centro dell'attenzione, era quasi tentata dal
rientrare in classe fino al suono della campanella, ma si era imposta
uno scopo preciso per essere rientrata a scuola solo tre giorni dopo il
suo ritorno a casa.
L'altalena la portava in alto e la faceva ricadere giù, il
vento
le sfiorava i capelli, la bocca teneva indietro parole che non
sarebbero mai uscite.
Gli occhi di smeraldo fissavano intensamente l'intricata selva che
affacciava sulla scuola.
Non aveva mai distolto lo sguardo da quel viso vuoto e pallido
che si nascondeva tra gli alberi secchi, e un sorriso invisibile
permeava le sue labbra.
Percepì un movimento.
Alzò un dito e lo portò alle labbra, soffiando.
Shhh.
Gli fece capire che tra poco sarebbe andata da lui.
Aveva appoggiato i piedi per terra e si era alzata, stava per avviarsi
quando la voce stridula della maestra di sostegno la
richiamò.
<< Katy, vieni a fare il girotondo con noi!
>>
Katy rimase per un momento in silenzio, osservando inespressiva quella
giostra di bambini pronta a girare. Volse uno sguardo alla creatura
mimetizzata nel bosco.
Senza dire una parola, scomparve dietro la scuola, lasciando perplessi
l'insegnante e gli alunni.
Si accertò che nessuno la stesse seguendo e si
inoltrò nel bosco.
Non aveva dovuto neanche faticare per trovarlo.
Slender Man era proprio davanti a lei, che si stagliava in tutta la sua
altezza e solennità. Magro come lo era sempre stato, le
lunghe braccia coperte dalle maniche del completo nero e il volto
pallido e poco definito.
Rimasero a lungo a guardarsi, contemplando il silenzio che li
avvolgeva, un silenzio che ormai faceva parte di entrambi.
La bambina non si era neanche accorta che stava sorridendo.
Senza pensarci due volte corse verso di lui e lo abbracciò.
Strinse le gambe magre più forte che potè e
quando sentì le mani grandi di Slender Man avvolgerla...
Si sentì a
casa.
<< Sono così contenta di vederti!
>>
L'uomo smilzo si chinò fino a raggiungere la sua altezza e
passò una mano sul suo volto roseo, godendo della vista dei
suoi occhi di smeraldo. Katy non smetteva di sorridere. Non avrebbe mai
immaginato che gli sarebbe mancato così tanto.
Gli prese la mano e si incamminarono insieme tra gli alberi. Arrivarono
nel prato vicino al lago con il salice e si sedettero per terra. Katy
avrebbe voluto raccontargli tante cose, ma si rese conto di non aver
niente di cui parlare, e niente che a lui potesse interessare.
Tossicchiò imbarazzata e sospirò, osservando il
cielo.
<< Non posso restare a lungo. >>
Quando disse quella frase, Slender Man si voltò verso di lei
con uno scatto. Evidentemente era agitato all'idea che lei se ne
andasse. Katy lo guardò dispiaciuta, ma non poteva destare
sospetti adesso che i suoi genitori l'avevano ritrovata, avrebbero
potuto avvertire di nuovo la polizia e chissà cosa sarebbe
successo.
Non poteva rischiare che Slender Man finisse nei guai per colpa della
sua imprudenza.
Slender Man sembrò capire l'iniziativa della piccola e
abbassò il capo, rassegnato.
Dopotutto aveva ragione, e stava facendo tutto questo per non creargli
problemi, ma gli era così affezzionato e gli era
già risultato difficile lasciarla andare la prima volta.
Così difficile che non aveva potuto fare a meno di
raggiungerla davanti alla sua casa, portando con se l'aquilone che
entrambi credevano di aver ormai perduto.
Era stato così bello vedere i suoi occhi illuminarsi nella
notte, il suo sorriso splendere nel buio.
Le cose erano cambiate da quando Katy era arrivata nella sua vita,
solitaria, monotona e crudele. Adesso non sopportava più di
camminare nel bosco senza lei che le intralciasse il cammino, o che lo
chiamasse per rimproverarlo di lasciarla da sola.
Erano sentimenti che non aveva mai provato prima. Anzi, non aveva mai
provato sentimenti, lui.
Era solo il mostro senza faccia che rapiva i bambini facendoli
scomparire nel nulla.
<< Ehi, non essere triste. La scuola è proprio
davanti al bosco. Ci vedremo ancora durante la settimana.
>>
Alzò nuovamente lo sguardo su di lei. Sorrideva, ma non era
molto convinta. Improvvisamente un suono acuto e lontano
arrivò alle loro orecchie facendoli sobbalzare. La
campanella aveva suonato la fine della ricreazione. Katy doveva tornare
in classe.
Slender Man la riaccompagnò poco prima la fine dei boschi,
poi lasciò andare la sua piccola mano lentamente. Katy lo
guardò nostalgica.
Prima di andare lo abbracciò e gli diede un bacio sul volto
pallido. Poi corse via, salutandolo.
Slender Man era rimasto sorpreso da quel gesto. Si toccò
più volte la parte del suo volto che Katy aveva lambito con
le sue labbra e sentì qualcosa dentro di lui.
Ma non seppe mai dire cosa fosse in realtà.
Guardò, nascosto tra gli alberi, la bambina allontanarsi e
raggiungere le maestre.
Prima di sparire nella scuola aveva rivolto lo sguardo verso di lui,
sorridendo.
Ancora una volta, portò un dito alle labbra e
soffiò.
Shhh.
La giornata di scuola era finita. Tutti bambini correvano fuori
gridando e ridendo. Katy camminava tranquilla, dirigendosi verso la
nonna che la aspettava all'entrata della scuola, stava sorridendo. Katy
sorrise a sua volta e prese la sua mano, incamminandosi con lei fino a
casa.
<< Com'è andato il rientro, Katy?
>>
<< Bene. >>
Ripsose Katy, senza lasciare intendere alcuna verità dalla
sua voce.
<< Non avevo dubbi. >>
Quest'ultima frase lasciò Katy senza parole.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Mmm... Non so, questo capitolo non mi convince del
tutto... :/
Lascio decidere alla giuria! :D
Ringrazio:
ElibettySoul98: "Non stavo scherzando, dovrebbero davvero ricavarci un
film! (Non prima di aver scritto il libro, eh!)" Dai, ora esageri!
>///<
ShinigamiGirl: Forse in questo capitolo non piangerai! :D Grazie mille!!
Em_TheRipper: Amouuuuuuurrrrr!!! *-* Trollololol!!! XDXDXD
Marine the racoon: "ho passato a leggere questa storia abbracciata al
mio personal pupazzo di Slendy (sono riuscita a fabbricarne uno :D)" :O
Lo voglio anche io!!!!!!! T_T
AmyFallen: Non ho spoilerato finali comunque! XD Ho giusto detto come
lo volevo fare all'inizio e poi ho scartato l'idea! XDXDXDXD Ti amo! u.u
_Jay_: *O* Una nuova lettrice! Yay! >3<
Xenry: Grazie mille!! :D
The son of rage and love: Peccato che ultimamente la scuola mi lascia
pochissimo tempo a disposizione! D: Oh be! :3 Grazie per la tua
recensione! :D
|
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Capitolo 10 *** Bisogno ***
Bisogno
Di
giorno l'attendeva nel bosco.
Di notte vegliava su di lei, e le dava la buonanotte prima che si
addormentasse.
E sebbene gli sarebbe piaciuto se fosse rimasta in piedi tutta la notte
a fargli compagnia, quando la vedeva sbadigliare il suo cuore ormai
fermo si concedeva un battito di tenerezza, e la lasciava andare.
Lui tornava nel bosco, a mimetizzarsi con gli alberi, a tornare il
misterioso mostro della leggenda che lo vedeva come protagonista.
Si chiedeva spesso da quando fosse nata la leggenda, e si chiedeva se
sarebbe potuto cambiare qualcosa ora che Katy era entrata nella sua
vita.
...
Vita...
Dunque aveva ancora una vita?
L'aveva mai avuta?
Il tempo passato in quella selva era stato così tanto da
essersi dimenticato perfino se fosse ancora vivo.
Tutti quei bambini che aveva ucciso...
Non lo aveva fatto per soddisfare un'inesistente voglia di sangue, non
lo aveva mai fatto per piacere di sentire le loro grida strazianti, o
per vedere le loro lacrime mescolarsi al loro liquido cremisi.
Quando lo faceva, quando seguiva le vittime nella foresta e poi le
uccideva... Era per rabbia, frustrazione...
Disperazione...
Si illudeva che uno di quei bambini potesse essere suo figlio, ma
quando capiva che non era così, infuriato e sfinito per una
ricerca diventata eterna, li uccideva senza pietà.
Fin quando non aveva incontrato Katy.
Katy era stata coraggiosa, aveva avuto il coraggio di guardarlo in
faccia in punto di morte, e gli aveva regalato l'opportunità
di
vedere i suoi occhi...
Occhi che non vedeva da tanto tempo, e che aveva avuto tanto bisogno di
vedere.
Finalmente erano tornati da lui.
Lo vide allontanarsi e tornare invisibile tra gli alberi, e ogni volta
rimaneva affascinata dalla sua figura alta e magra, innaturale, ma
vestita in modo impeccabile.
Come un uomo normale.
Katy ricordò, nel buio della sua stanza, quando aveva
immaginato il suo volto. Era stato un flash, ma lo aveva visto.
Ed era stato come se lo avesse ricordato,
più che immaginato.
Provò ad immaginare come potesse essere stata la sua vita
fino a quel momento.
Vivere senza un'anima, senza un cuore, provocando la paura della
gente...
Non doveva essere una bella sensazione.
Sentì un rumore al piano di sotto e capendo che la nonna
stava
salendo, scappò nel letto e si coprì. Il rumore
della
porta che si apriva le fece sigillare gli occhi e pregò
perchè l'anziana non si accorgesse che era ancora sveglia.
Voltata dall'altro lato, osservò l'ombra della donna sul
muro e
tirò un sospiro di sollievo quando la sua stanza
ripiombò
nel buio. Katy sentì il cuore battere a mille. Sua nonna in
quei
giorni la
inquietava terribilmente e non riusciva a capire perchè.
Era come se lei sapesse
chi era in realtà Slender Man, e qual era il legame che si
era
venuto a creare tra la nipote e la creatura. Ma non riusciva a capire
se apprezzasse o meno la cosa.
D'altra parte
sua nonna era sempre stata un tipo misterioso, e aveva smesso da tempo
di farsi domande sulla sua personalità. Fin da piccola,
aveva
assistito segretamente ai suoi racconti oscuri e ai rimproveri che sua
madre le riservava.
Nel silenzio e nel buio si ritrovò a pensare a quanto le
mancasse Slender Man, e a quanto aveva bisogno che arrivasse il giorno
dopo per poterlo vedere.
Il sole battè alle finestre della stanza di Katy,
illuminando il
suo viso addormentando, destandola da un sogno che le mostrava ricordi
che non le appartenevano.
Aveva di nuovo sognato la casa in fiamme, e lei stessa dentro a gridare
aiuto, con la presenza di quel misterioso uomo in giacca e cravatta, il
volto che non riusciva mai a ricordare, ma che l'abbracciava e le
diceva
soltanto:
"Papà è qui... Ora ti porto via..."
E poi il mattino era arrivato.
Ogni volta che faceva questo sogno una sconosciuta malinconia le
percorreva la mente. Era come se sentisse di aver già
vissuto la
scena che si manifestava nei suoi sogni, ma ciò, ovviamente,
non
era mai capitato.
E poi... L'uomo che, nel sogno, diceva di essere suo padre... Chi era,
in realtà?
La voce non era la stessa del suo vero padre.
Il colore accecante delle
fiamme, l'odore penetrante del fumo che, pur se in un sogno, sentiva
come se le avesse penetrato i polmoni, tutte sensazione sonosciute e
allo stesso tempo familiari.
<< Katy! E' ora di alzarsi! >>
La voce di sua madre che la chiamava da sotto la distrasse da quei
pensieri, ricordandole che doveva sbrigarsi per andare a scuola. E
vedere Slender Man.
Si preparò in fretta e furia, indossò una
salopette
piegata accuratamente che era posata sulla scrivania e corse al piano
di sotto. Rispose silenziosamente al buongiorno dei genitori e,
afferrando un biscotto, lanciò uno sguardo alla nonna.
La osservava silenziosa, un sorriso invisibile a lambire le sue labbra
dal colore argenteo.
Come avrebbe voluto poterle leggere nel pensiero, così come
faceva lei.
A scuola era esattamente come il giorno prima, quando camminava tutti i
bambini si scostavano al suo passaggio e la fissavano come fosse un
alieno appena arrivato sulla terra.
Quegli sguardi le gravavano come avesse un sacco di pietre sulla
schiena. Odiava quella curiosità, falsa e infondata, che la
rendeva protagonista di una macabra fiaba.
Entrò in classe, sedette al suo posto e questa volta agli
sguardi dei compagni si aggiunse quello della sua maestra.
Anche lei
sembrava inquietata dalla sua presenza.
Infastidita da tutto ciò, puntò il suo sguardo
sulla
maestra e non lo distolse finchè la donna non
guardò
altrove.
Provava una strana soddisfazione nello sfidare le persone.
Anche quel giorno l'insegnante chiese agli alunni di fare un disegno a
piacere, interronpendo a volte la sua richiesta quando il suo sguardo
si posava sulla bambina.
Katy non capiva cosa avesse quella donna contro di lei, e decise di non
curarsene. Inoltre, non aveva certo bisogno di farsi consigliare il
soggetto per il suo disegno. Sovrappensiero sorrise e guardò
fuori dalla finestra, e i suoi occhi incontrarono la fitta selva grigia
che affacciava sull'edificio e le venne una gran voglia di correre
fuori e rivedere Slender Man.
<< Ah... >>
Non lo aveva notato subito, ma sul davanzale della finestra si era
posato un pettirosso, lo stesso pettirosso che aveva aiutato Slender
Man a liberarsi dalla convinzione di essere un mostro.
I suoi occhietti neri la fissavano mentre emetteva un dolce
cinguettìo, e subito dopo volò verso il bosco.
Katy rise silenziosamente e ricominciò a disegnare.
Questa volta però, mentre era a metà del disegno,
sentì una sensazione strana, sentiva che qualcuno lo stava
guardando, ma non era quel tipico sguardo misterioso, lo sguardo che
proveniva da occhi invisibili...
Alzò la testa e notò che la maestra era proprio
dietro
di lei che la guardava silenziosamente. Sembrava che la stesse
controllando. Katy provò una sensazione di fastidio e si
chiese
per quale motivo quella donna, invece di essere seduta alla sua
cattedra o semplicemente controllare che tutti stessero lavorando,
restava immobile dietro di lei a fissarla.
<< Cosa disegni oggi, Katy? >>
<< ... >>
Katy rimase in silenzio e tornò a disegnare, sperando in
questo modo di mandare via l'insegnante.
<< Non vuoi dirmelo? E' per caso la stessa cosa che hai
disegnato ieri? >>
La bambina continuava a tenere la bocca chiusa, avvolta nel silenzio
che le faceva da scudo, ma la maestra non accennava a volersene andare.
Sapeva quello che la bambina aveva passato e proprio per questo era
preoccupata, forse quel trauma non era svanito del tutto e questo
rendeva la bambina inquietante e misteriosa.
La donna conosceva il carattere chiuso di Katy, ma non era mai arrivata
a provare quel senso di inquietudine fino ad ora, e se le cose
fossero andate come il giorno precedente, sarebbe stata costretta a
contattare i suoi genitori.
Finalmente suonò la ricreazione, e Katy fu la prima a
correre
fuori dopo aver consegnato il disegno. Fece finta di non sentire la
voce della maestra che la richiamava e scappò nel giardino.
Prima che qualcuno potesse vederla, corse sul retro ed entrò
nel
bosco. Slender Man, nascosto nel profondo del bosco, portava
sulla sua mano il pettirosso e sembrava
che anche
lui la stesse aspettando. Katy era così felice di vedere
l'uomo
smilzo e gli corse incontro abbracciandolo, ma questa volta fu
più bello poichè Slender Man aspettava soltanto
il suo
abbraccio. La piccola non potè sentirsi più
felice, e di
nuovo avvertì quella sensazione familiare che ormai
l'avvolgeva
ogni volta che si trovava con lui. E poi... aveva la sensazione che lui
stesse sorridendo, poteva immaginare il suo misterioso sorriso.
Sarebbe potuta rimanere in quel modo per sempre, ma non aveva molto
tempo a disposizione, così sciolse quell'abbraccio e Slender
Man
la portò nel prato con il lago e il salice. Quando si sedettero per
terra, Katy si allungò lentamente verso l'uomo smilzo e,
teneramente, gli si sedette in grembo.
Slender Man rimase sorpreso da quel gesto azzardato, e anche un po'
imbarazzato. Non sapeva come comportarsi, ma lo sguardo sicuro e
ingenuo della bambina gli permise di rilassare i muscoli inesistenti e
poggiare le grandi mani pallide sui suoi capelli castani che al sole
splendevano come l'ambra su un terreno sterile.
E di nuovo quella sensazione tornò ad avvolgere entrambi.
Quell'atmosfera di familiarità, commozione, ricordi forse
mai
appartenuti, ma che ritornavano ogni volta che si ritrovavano.
Di una sola cosa erano certi: era piacevole.
<< Dimmi una cosa, è stato il pettirosso a
trovarti, o sei stato tu a trovare lui? >>
L'uomo smilzo reagì appoggiando il mento ossuto sulla testa
della bambina, che
sorrise intenerita. Eppure lei continuava a chiedersi per quale motivo
non volesse rispondere. In fondo, adesso poteva anche concederselo
visto il legame che si era venuto a creare tra loro, ma non era
intenzionato a lasciar uscire una sola parola.
A meno che, Katy pensò, quella voce non era stata soltanto
il frutto della sua immaginazione...
Una voce che aveva sentito nella sua mente, perchè in quel
momento, Slender Man aveva avuto il bisogno di comunicargli
ciò che aveva visto...
<< Ricordo vagamente la tua voce... Sempre ammesso che tu
abbia mai veramente parlato, quella sera... Ricordi? >>
Certo che lo ricordava. Sarebbe stato difficile dimenticare la notte in
cui Katy e l'uomo smilzo si erano incontrati. Ricordava la sua
reazione, la stessa che vedeva da parte di tutti i bambini, e
constatò quanto era diversa da allora.
Quella notte aveva provato a scappare dal mostro rapitore di bambini,
adesso, invece, lo cercava e, addirittura, lo abbracciava come fosse...
un uomo...
Un uomo normale...
Un padre di nuovo...
Il suono lontano e fastidioso della campanella annunciò la
fine della ricreazione, e Katy si tirò subito su, sbuffando.
Abbracciò Slender Man e, dopo avergli promesso che sarebbe
tornata il giorno dopo, si allontanò per tornare a scuola.
L'uomo smilzo la guardò andare via, poi rivolse uno sguardo
al pettirosso che si era appena posato sul terreno.
I giorni passarono, gli incontri divennero costanti, e Katy era felice.
Ma c'era qualcuno che osservava i movimenti e il comportamento di Katy
con attenzione.
<< Signorina Pillow, ancora non capisco il motivo per cui
ci ha fatto chiamare. >>
<< Ecco, signor Hudson, è presto detto: credo
che vostra figlia Katy non si sia del tutto ripresa dallo shock
subito... >>
<< Mi scusi, signorina, questo lo sappiamo anche noi.
Certo, non può pretendere che una bambina che ha subito un
simile trauma si riprenda totalmente dopo pochi
giorni. >>
<< Certo, ma... >>
La maestra, che aveva contattato i genitori di Katy nel pomeriggio,
prese i disegni della bambina che aveva conservato accuratamente in una
cartella privata, e li mostrò ai due genitori, i quali,
appena li videro, pietrificarono.
Madison afferrò il primo, in cui era rappresentata una selva
grigia e in mezzo a questa uno squarcio di colore rosso che si
congiungeva a quello che sembrava un volto inesistente.
Non c'erano colori in quei disegni a parte quel rosso profondo, lo
stesso colore del sangue, e avevano tutti lo stesso soggetto.
<< Questi sono i disegni di Katy durante le lezioni.
Inoltre ho notato anche un'altra cosa: durante la ricreazione, Katy
è la prima a scappare in cortile, ma durante questo lasso di
tempo... Ecco... E' come se scomparisse... Nessuno la vede, e si
rifà viva soltanto alla ripresa delle lezioni.
>>
<< Cos...? E nessuno ha mai notato dove lei vada?
>>
<< Bè, qualcuno ha sostenuto di averla vista
correre sul retro della scuola... >>
<< Per caso, avete notato la presenza di qualcuno...?
>>
<< No, non mi pare... >>
Seguì un momento di silenzio a cui si aggiunse il movimento
degli sguardi di ognuno di loro che si scambiavano reciprocamente.
Katy in quei giorni stava tornando a casa serena e felice, e i suoi
genitori non l'avevano mai vista così. Ma se quella
felicità era dovuta a quel... mostro, allora non
poteva esserci nulla di buono.
L'incontro terminò senza troppe parole in più e
qualche consiglio da parte della signorina Pillow riguardo
al riposo mentale di Katy.
La bambina in quel momento si trovava a casa con la nonna e loro non
avevano fatto parola di quell'incontro con nessuna delle due.
<< Isaac... Che dobbiamo fare? >>
L'uomo rimase in silenzio per un po', poi circondò con un
braccio le spalle della moglie.
<< Senti, Maddie... Un mio amico ha uno studio di
psichiatria infantile, potremmo rivolgerci a lui... >>
<< Uno psichiatra? No, no, non voglio che la nostra
bambina... >>
<< Madison, lo so, anche per me è difficile...
Ma se può essere utile per Katy, dobbiamo farlo.
>>
<< Oh, Isaac! Cosa diremo a Katy?! >>
<< Il mio amico è un esperto, ci sa fare.
Fidati di me. >>
Madison rimase in silenzio, il suo pensiero rivolto alla figlia, che in
quei giorni sorrideva come mai aveva sorriso prima.
____________________________________________________________________________________________________________
Ok, questo capitolo è stato abbastanza
complicato da scrivere! Ma speriamo che almeno sia riuscito bene!
:)
Ringrazio tutti quelli che recensiscono e che hanno avuto una gran
pazienza aspettando questa fanfiction! :) E ovviamente anche quelli che
l'hanno solo letta, aggiunta tra le preferite o le seguite.
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Capitolo 11 *** Giocando con il fuoco ***
Giocando con il fuoco
Il
giorno dopo, Katy scese le scale già pronta quando
notò che i
suoi genitori si stavano già preparando ad uscire
per andare a lavoro,
e si chiese perchè non la stessero aspettando. A pensarci
bene,
quella mattina sua madre non l'aveva neppure chiamata per svegliarsi.
Cercò con lo sguardo la nonna, seduta sulla poltrona del
salotto
a sorseggiare il suo tè. Sembrava che non si fosse neanche
accorta del comportamento dei due genitori.
<< Mamma, papà! Aspettatemi, sono pronta!
>>
I due giovani si voltarono verso la figlia e si scambiarono uno sguardo
preoccupato. Madison andò verso di lei, le baciò
la
fronte e le poggiò le mani sulle spalle.
<< Tesoro, papà ed io abbiamo deciso che... E'
meglio se tu resti a casa per un pò. >>
Il cuore di Katy sembrò fermarsi, la paura la
attanagliò a quelle parole.
<<
Perchè...? >>
<< Perchè crediamo che sia meglio se ti riposi
un
po' di più. In fondo sei tornata a scuola solo pochi giorni
dopo
essere... Bè... >>
Se solo la sua bocca non fosse stata sigillata dall'insicurezza,
avrebbe sicuramente gridato un no
netto!
In quel momento quella minuscola parola le vorticava in testa e urlava
forte, e lei pregava perchè si sentisse anche all'esterno.
Non poteva restare a casa!
Doveva andare a scuola e vedere Slender Man.
Se non si fosse presentata non poteva sapere come avrebbe reagito lui.
Avrebbe di nuovo lasciato il posto al mostro che viveva dentro di lui?
Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere.
<< No! Sto bene! Voglio andare a scuola! >>
<< Katy... >>
<< Vi prego! Devo
andare a scuola! >>
Quell'affermazione lasciò perplessi Madison e Isaac, che
concentrarono maggiormente la loro attenzione sulla figlia. Sapevano,
dopo l'incontro con la signorina Pillow, che qualcosa in lei si era
insediato dopo quella terribile esperienza, cambiando il suo
comportamento, ma volevano sapere la verità provenire dalla
bocca della loro bambina.
<< E perchè? Che cos'hai di così
importante da fare a scuola? >>
<< ... >>
La foga con cui aveva risposto ai genitori l'aveva quasi tradita, ma
non poteva fare a meno di chiedersi perchè.
Perchè i suoi genitori avevano preso una simile decisione?
Avevano forse scoperto il suo segreto?
Eppure Katy era stata attenta a non farsi scoprire. Non poteva perdere
tempo, doveva assolutamente andare a scuola.
Cosa sarebbe successo se Slender Man non l'avesse vista arrivare?
<< Ecco... Devo fare un compito molto importante!
>>
<< Davvero? Strano, ieri non ce l'hai detto.
>>
<< Ehm... Perchè me ne ero dimenticata!
Davvero! Per favore, fatemi andare a scuola! >>
Madison guardò il marito, poi sospirò e si
sistemò
il cappotto. Quell'attesa e quel silenzio erano una coppia che
distruggeva la pazienza di Katy.
<< Katy... >>
<< Mamma... ? >>
<< Non ti ho forse sempre detto che... Non si dicono le
bugie? >>
Katy deglutì. Non era mai riuscita ad ingannare sua madre,
era
sempre stata una donna sveglia e per questo Katy si era sempre tenuta
lontana dal mentirle.
Ma questa volta ne aveva avuto la necessità. Doveva
vedere
Slender Man non tanto per se stessa, ma perchè temeva la sua
possibile reazione.
Impotente, guardò inespressiva i genitori che si
apprestavano ad
uscire, quando la voce soffusa della nonna, proveniente dal salotto,
fermò Madison e Isaac, il quale stava per aprire la porta.
<< Oh, per l'amor del cielo, Madison! Proprio adesso che
Katy sta
ricominciando a vivere, tu le tarpi le ali! I genitori dovrebbero
mandare i figli a scuola, non lasciarli a casa inventando misere scuse.
>>
La predica dell'anziana donna arrivò come un tuono rombante
alle
orecchie e al cuore dei presenti, generando in ognuno reazioni diverse.
Katy guardò la nonna, confusa e felice che fosse dalla sua
parte.
Isaac era sconcertato dal tono e dalla solennità di quella
donna.
Madison era incredula e frustrata da quella che appariva più
come una predica che come un consiglio.
<< Ti prego, mamma, non intrometterti. Questi non sono
affari tuoi. >>
<< Certo che sono affari miei! Ti ricordo che Katy, tua
figlia, è mia
nipote. Anche io ho delle responsabilità verso
di lei. >>
<< Ma mai quanto ne abbiamo noi che siamo i suoi
genitori!
Smettila, per favore e lasciaci andare a lavorare. E' tardi.
>>
Madison scostò Isaac bruscamente e poggiò la mano
sulla maniglia fredda della porta, facendo per aprirla.
<< Che cosa è successo ieri, Madison?
>>
Chiese la donna, con un'insolita voce che era mista di
curiosità
e sospetto. Madison e Isaac ebbero un sussulto, restando zitti per un
po'. Non avevano parlato a lei o alla figlia dell'incontro con
l'insegnante di Katy il pomeriggio precedente, perchè non
gli
era sembrato il caso di complicare la situazione e rovinare il sorriso
felice della figlia.
La nonna, come al solito, si era accorta fin da quando erano tornati a
casa che qualcosa non andava, ma aveva fatto finta di niente. Era
evidente che il loro comportamento l'avesse insospettita.
<< Non è successo niente. Ne parliamo
più tardi. >>
E dopo aver liquidato la curiosità della madre con queste
parole, entrambi uscirono di casa. Katy, paralizzata da quella
situazione, si ritrovò improvvisamente sola con le sue
preoccupazioni.
Fissava la porta, pregando che si riaprisse e le mostrasse i suoi
genitori che, con un sorriso, le spiegavano che era stato solo uno
scherzo e che l'avrebbero accompagnata a scuola.
1... 2... 3...
Contava i secondi scanditi dal rumore delle lancette
dell'orologio in soggiorno. Sembrava che il tempo si fosse fermato
nonostante corresse contro di lei.
4... 5... 6...
"Tornate indietro... Tornate
indietro..."
....
Tornate....
Indietro....
La porta rimase chiusa, e lì Katy realizzò che i
suoi
genitori non sarebbero tornati a prenderla. Arrabbiata, confusa e
disperata, Katy corse via, andando a chiudersi in camera. Si
buttò sul letto e diede via libera alle sue lacrime, che in
poco
tempo bagnarono il cuscino e riempirono di un gusto salato la sua
lingua. Slender Man non l'avrebbe vista quel giorno, e probabilmente
nemmeno nei giorni a venire.
C'era davvero il pericolo che entrambi non si sarebbero incontrati mai più.
Perchè il modo in cui i suoi genitori si erano comportati
poteva significare soltanto che avevano capito tutto.
E che qualcuno aveva la
fatto la spia, accorgendosi delle sparizioni di Katy
durante la ricreazione.
E chi poteva essere stata se non la sua maestra, la signorina Pillow...
"Quella vecchia, stupida megera!"
Pensò con rabbia cieca e quella frase risuonò
così
potente e feroce nella sua testa che le sembrò di gridare.
Le
sue dita strinsero con furore il cuscino e per la prima volta
provò un odio profondo per quella donna.
Desiderò
tanto che morisse.
<< Katy... >>
La voce della nonna la spaventò, ma evitò di
parlare e si
girò dall'altra parte, cercando di calmarsi. La nonna
sicuramente le avrebbe chiesto perchè si era comportata in
quel
modo e lei non aveva voglia di dare spiegazioni che nessuno sarebbe
stato in grado di capire.
La sentì sedersi al capezzale del suo letto e accarezzarle i
capelli, ma si stupì del suo silenzio. Incuriosita, si
girò verso di lei, incontrando i suoi occhi grigi e assenti.
Sembrava non aver bisogno di alcuna spiegazione e soprattutto... sembrava sapere già
tutto.
<< C'è qualcosa che ti turba, tesoro?
>>
La bambina non aprì bocca, continuò a fissare la
nonna
specchiandosi nei suoi occhi d'argento. Avrebbe tanto voluto non dover
dire niente, e che la nonna le desse una conferma che aveva capito
tutto e che era dalla sua parte.
<< Se non sbaglio, ti ho detto che puoi parlare con me di
qualsiasi cosa. >>
Quello
sguardo penetrante la ipnotizzò e per un attimo fu tentata
di
dirle la verità, coccolata dalla carezza delle dita di sua
nonna
tra i capelli e dalla sua voce rassicurante.
....
Si girò dall'altra parte e tornò a fissare il
muro. Non
avrebbe detto nulla, non quella volta, non senza sapere se poteva
davvero fidarsi o meno. La nonna sospirò e dandole un'ultima
carezza si alzò dal letto.
<< Quando vuoi, io sono qui. >>
Fu la sua ultima frase prima di uscire dalla stanza e lasciare Katy da
sola con le sue preoccupazioni.
Cosa poteva fare? Che sua nonna fosse davvero l'unica persona in grado
di aiutarla?
Chiuse gli occhi e rivolse un pensiero a Slender Man, immaginando la
sua delusione quando avrebbe capito che oggi non si sarebbero visti.
<< La signorina Pillow aveva ragione, Isaac. La reazione
di Katy ha confermato tutti i sospetti... >>
<< Dannazione! Ma chi diavolo si crede di essere quel
mostro per meritarsi la fiducia e l'affetto di nostra figlia?! >>
Esclamò Isaac in preda alla rabbia, stringendo le mani sul
volante. Madison cercò di controllarlo e gli
raccomandò
di non perdere di vista la strada. Quella mattina avevano deciso di
prendere un appuntamento con lo psichiatra, amico di Isaac.
Si chiamava Michael Needles, laureato da cinque anni, si era
specializzato con il massimo dei voti.
Aveva da poco aperto uno studio privato nel centro di Beverly Hills.
<< Dici che crederà a tutta questa storia?
>>
<< Credo proprio di si, Maddie. Dopo tutto, Micke
è mio
amico e ha seguito la vicenda da vicino. Sarà senz'altro
disposto ad aiutarci. >>
Dopo aver rassicurato la moglie, Isaac parcheggiò l'auto
davanti
allo studio psichiatrico e i due si avviarono verso l'edificio.
Non era molto grande,ma era confortevole. Un piccolo appartamento al
piano terra dalle pareti bianche e azzurre, diversi quadri di soggetti
astratti e disegni fatti dai bambini, sedie colorate a comporre la sala
d'attesa.
Un luogo che sapeva mettere a proprio agio nonostante fosse uno studio
medico. Era prima mattina e non c'era ancora nessuno, così
Isaac
ne approfittò per chiedere alla segretaria di parlare con
Michael Needles.
Non ebbe nemmeno bisogno di domandare che il giovane psichiatra si
presentò alla soglia della porta e, piacevolmente sorpreso,
accolse l'amico con un abbraccio.
<< Isaac! Da quanto tempo! Ho sentito che hai ritrovato
tua figlia! Sono così contento per te! >>
Era un uomo giovane, sulla trentina, come i genitori di Katy. Aveva i
capelli lunghi e castani e occhi dello stesso colore che avrebbero
incantato chiunque.
Godeva di buona fama e tutti i suoi clienti ne parlavano bene,
anche se alcuni dei suoi piccoli pazienti non si erano mai completamente
ripresi dai loro problemi.
Michael li fece accomodare nello studio, offrendogli dell'acqua e
chiese immediatamente quale fosse il problema, sebbene riuscisse a
immaginarlo con facilità.
<< Si tratta di nostra figlia, Michael. Da quando
è
tornata a casa si comporta in modo molto strano. E' silenziosa,
apatica, come se non provasse alcuna emozione. >>
<< Si, per un certo periodo, Katy sembrava aver
riacquistato il
suo normale comportamento: era molto vivace, molto allegra...
Però... >>
<< Grazie all'informazione di una sua maestra, siamo
venuti a
sapere che Katy... Ecco... E' difficile da spiegare... >>
Madison guardò il marito, attendendo una sua risposta, ma
alla fine decise di completare lei la frase.
<< Signor Needles, immagino che lei abbia capito chi ha
tenuto prigioniera Katy per tutto questo tempo. >>
<< Un certo Slender Man, mi pare. >>
<< Esatto! Ebbene, non sappiamo ancora per quale motivo,
ma
nostra figlia, durante la ricreazione a scuola, pare che si dirigga nel
bosco accanto all'edificio... >>
<< Lo va a trovare... >>
L'ultima affermazione dello psichiatra infantile aveva donato a Madison
il sollievo di dovergli spiegare con esattezza la vicenda.
Sorseggiò la sua acqua e, congiungendo le mani sulla
scrivania
perfettamente ordinata, cercò di fare il punto della
situazione.
<< Immagino che gli psicologi della polizia vi abbiano
già
detto che esistono casi in cui tra vittime e rapitori si può
creare un rapporto... particolare. >>
<< Si, ce lo hanno spiegato. >>
<< Allora non starò qui a girare intorno a
questo fatto.
Se Katy e questo... Slender Man hanno creato un rapporto
così
forte, sarà difficile far capire alla bambina che costui
è un mostro. >>
<< Oh, la prego, signor Needles! Ci deve aiutare! Non
possiamo
lasciare che nostra figlia diventi la bambola di quella creatura!
>>
<< Stia tranquilla, signora Hudson, vedrà che
riuscirò a guarire sua figlia da questa... ossessione.
Potete
portarla qui già domani pomeriggio, così
cominceremo la
terapia. >>
<< Grazie, Micke! Grazie mille! >>
I due genitori ringraziarono lo psichiatra e si diressero all'auto. A
nessuno dei due piaceva l'idea di mandare Katy, così
piccola, in
terapia, ma non c'era altro modo per poterla guarire.
Il suono della campanella aveva rieccheggiato tra gli alberi da un
pò, ma Katy non arrivava. Nascosto nella selva, osservava
tutti
i bambini, cercando colei che voleva vedere più di tutti, ma
non
era nemmeno scesa nel cortile.
Aspettò. Sarebbe arrivata.
Lo sapeva che sarebbe
arrivata.
Attese nel silenzio, sperando che questo venisse improvvisamente
interrotto dalla sua voce che lo chiamava bisognosa, ascoltando il
vento soffiare tra i rami secchi degli alberi, osservando attentamente
ogni bambino che usciva dalla porta dell'edificio.
Aspettò
ancora. E ancora.
Finchè la campanella non suonò di nuovo
annunciando la fine della ricreazione.
E solo in quel momento Slender Man realizzò che Katy, quel
giorno, non sarebbe venuta.
<< ... >>
Perchè...?
Amareggiato ritornò nelle profondità del bosco,
il
pensiero rivolto alla bambina che quella mattina non gli aveva regalato
la sua presenza, e la sua mente cominciò a tormentarsi con
le
eventuali spiegazioni che avevano il solo scopo di non lasciar
trapelare alcuna domanda.
Era forse successo qualcosa? Finora, gli unici giorni in cui non
potevano vedersi erano stati il sabato e la domenica, poichè
la
scuola era chiusa. Ma quel giorno era martedì.
Perchè
Katy non c'era?
Che stesse poco bene? Dopotutto non poteva subito accusarla di non
esserlo andato a trovare e non poteva certo prendersela con lei.
Ma continuava a chiedersi quale potesse essere la causa della sua
assenza. Sentiva qualcosa di strano, come un senso di inquietudine
misto a... preoccupazione...
Non si era mai curato di alcun bambino, di solito non esitava ad
attirarli nel bosco, ma quella v0lta gli altri bambini non gli
interessavano.
....
Dov'era Katy?
<< Dove stiamo andando? >>
<< Te l'ho detto, Katy, stiamo andando a trovare un
amico. >>
<< E perchè devo venire anche io?
>>
<< Perchè ti vuole conoscere, tesoro. Su,
adesso fai la brava e smetti di agitarti, tra poco saremo arrivati.
>>
L'espressione sui volti di Madison e Isaac era più rilassata
rispetto a quella mattina, e questo inquietava Katy. Stringeva
convulsamente la cintura di sicurezza, chiedendosi perchè
avesse quelle farfalle nello stomaco.
Decise di osservare il paesaggio scorrevole fuori dal finestrino
perchè di solito era una cosa che la rilassava e le
permetteva di non pensare, ma quella volta si rivelò
più difficile del previsto.
Il silenzio fu padrone di quel breve viaggio e Katy sperò
che durasse più a lungo del previsto...
Purtroppo per lei, questo desiderio non si avverò.
Una decina di minuti più tardi la macchina si
fermò di fronte a quello che doveva essere uno studio medico.
Le vennero i brividi quando lesse: Studio
Psichiatrico Infantile.
<< P- perchè siamo qui...? >>
Madison aprì la portiera, le slacciò la cintura e
la prese per mano, facendola uscire dalla macchina.
<< E' qui che ci aspetta il nostro amico. >>
Non ci volle molto perchè Katy comprendesse
perchè l'avevano portata lì.
Credevano che fosse impazzita...
Che non si sarebbe mai più ripresa dalla vicenda appena
accaduta.
Che non era ammissibile per loro che fosse felice di vedere Slender Man.
L'avevano portata da un psichiatra per farle il lavaggio del cervello.
Quando vide quell'uomo giovane, in camice bianco, con un sorriso
smagliante sul volto, capì che era lui il dottore.
Voleva scappare.
Voleva tornare da Slender Man e pregare che nessuno la venisse mai
più a cercare.
E invece camminava dritta verso di lui, facendosi trascinare dalla mano
della madre, senza dire nulla, senza fare nulla, ma con troppi pensieri
in testa.
<< Ciao, Katy. >>
Disse magnanimo il giovane medico. Katy credette di aver capito che si
chiamasse Michael Needles.
Non rispose a quel saluto.
Michael Needles balbettò e si shiarì la voce,
dopodichè la fece accomodare nello studio, pregando i
genitori di rimanere nella sala d'attesa.
Alcuni quadri e disegni di bambini dipingevano quella piccola stanza.
All'angolo vicino al muro c'era un lettino e una finestra affacciava
sulla strada per poi donare la vista del bosco che circondava la sua
scuola.
Doveva essere rimasta a fissarlo per molto tempo perchè
Needles la richiamò più volte, chiedendole se
andava tutto bene.
La bambina strinse i pugni.
<< Sto bene. >>
<< Ah, meno male! Temevo che avessi timore del bosco,
sapendo quello che hai passato. Sarà meglio che tiri
giù la tenda. >>
Avrebbe voluto gridare: Non
farlo!!
Ma se lo avesse fatto avrebbe confermato i suoi sospetti per quanto
riguarda il suo interessamento allo Slender Man.
Dopo aver cancellato il paesaggio che lei ormai identificava come casa,
la fece sedere su una delle due sedie di fronte alla scrivania, e lui
sedette sull'altra, invece di mettersi al suo posto.
<< Dunque, Katy, i tuoi genitori mi hanno detto che sei
una bambina molto simpatica. Sai, io ho bisogno di amici, quindi ho
voluto conoscerti. >>
Che bugiardo...
<< Cosa vuoi che facciamo? Vogliamo giocare?
>>
Ma che diavolo...?
Katy era inespressiva e muta di fronte alle sue richieste di diventare
amici. Anzi, le sembrava che si stesse comportando come un perfetto
idiota.
Era questo quello che facevano gli psichiatri infantili?
<< So che ti piace disegnare...
>>
<< ... Si... >>
<< Bene! Allora disegnamo! >>
E così dicendo, prese due fogli di carta e due matite, li
distribuì a entrambi e poi osservò Katy.
La bambina non sapeva come comportarsi. Credeva di aver capito che cosa
aveva in mente quell'uomo.
Per cui cominciò a disegnare.
Per tutta la durata del disegno, entrambi rimasero in silenzio. Michael
Needles osservava attentamente la reazione della bambina e nel
frattempo... guardava
lei.
Non l'aveva mai vista di persona prima d'ora, ma doveva ammettere che,
tra tutti i bambini che aveva finora visitato,
lei era la più incantevole.
Gli occhi verdi erano magnifici, i suoi capelli castani e fluenti le
incorniciavano perfettamente il volto e la sua determinazione lo
lasciava estasiato.
Katy sembrò accorgersi del suo sguardo perchè si
girò a guardarlo, ma lui fece finta di guardare dall'altra
parte della stanza.
Posò gli occhi sul disegno e un sorriso invisibile dipinse
le sue labbra, mentre osservava un bosco grigio e tetro in mezzo cui
spiccava una strana palla bianca.
"Ci siamo.... Eh?!"
Michael Needles si aspettava che quell'ultima sarebbe rimasta
totalmente vuota, invece Katy cominciò a disegnare un volto.
Occhi, naso, bocca.
Che cosa...?
Katy posò la matita e si scostò un po' i capelli
dal volto, guardando il giovane medico.
<< Qualcosa non va? >>
Le chiese ingenuamente.
<< No. Il tuo disegno è davvero...
particolare. >>
La seduta si fermò lì.
Katy non era più uscita dalla sua stanza dopo essere tornata
a casa. Ormai la notte era
calata sulla città. Quando i suoi genitori erano tornati la
nonna li
aveva tempestati di domande, ma loro erano stati inflessibili e avevano
risposto con calma senza menzionarle la visita dallo psichiatra.
Katy non era riuscita a sapere perchè i
suoi avevano deciso di non farla andare a scuola in quei giorni.
Arrabbiata per quella situazione, aveva deciso che non avrebbe
trascorso
più tempo con loro e si era nuovamente chiusa in camera sua.
Nei momenti di calma, nel silenzio, si era ritrovata a chiedersi
perchè avesse quelle reazioni. In fondo, i suoi stavano solo
cercando di proteggerla...
Giusto...?
Ma lei non aveva bisogno di essere protetta, perchè Slender
Man era....
<< ?!
>>
Scosse la testa ed ebbe la sensazione di risvegliarsi da uno stato di
trance, ritenendo che il pensiero che stava per formulare era davvero bizzaro.
Faceva freddo, ma non accennava a volersi coprire. Non voleva le
coperte del suo letto.
Rivoleva la sua copertina che Slender Man le aveva dato
perchè non prendesse freddo nel bosco.
Rivoleva l'umidità penetrante degli alberi e del lago
nascosto
nelle profondità della selva, cuore pulsante di quella che
era
diventata la loro casa.
Rivoleva Slender Man, la
sua figura esile, il suo volto pallido e inesistente.
Rivoleva la sua preoccupazione nei suoi confronti, il suo
modo di comportarsi come un...
Papà...
Quel pensiero la fece piangere.
Gli occhi le si riempirono di lacrime che pregavano di uscire, piccole
cascate bollenti che rigavano il suo volto e andavano a conficcarsi nel
cuscino oppure le facevano assaporare il proprio sapore.
Scossa dai singhiozzi logoranti, non si era accorta che la nonna era
entrata nella sua stanza, sussurandole per quale motivo stava
piangendo.
Katy aveva avuto un sussulto appena aveva sentito la sua voce. Quella
donna sapeva essere peggio di un fantasma!
Non si girò verso di lei e cercò di calmarsi per
non
darle a vedere che stava piangendo, ma era ovvio che avesse
già
capito tutto.
D'altronde era notte fonda e se sua nonna, ancora in piedi, le si era
avvicinata chiedendole che cosa avesse non poteva essere accaduto il
contrario.
<< Niente nonna, sto bene... >>
<< Non mi sembra, tesoro. Oggi sei stata chiusa tutto il
giorno
in camera tua e sei ancora sveglia a quest'ora, per di più
piangendo. >>
<< Potrei dirti la stessa cosa. >>
Rispose Katy in modo vacuo senza voltarsi. L'anziana donna rimase in
silenzio per un po', poi ricominciò a tastare i capelli
della
nipote, lasciando scorrere le sue dita lunghe e affusolate tra loro.
La bambina non poteva fare a meno di rilassarsi a quel tocco gentile,
la nonna le accarezzava i capelli fin da quando era più
piccola
e a lei era sempre piaciuto. Si chiese se avesse dovuto rendere
partecipe la nonna dei suoi pensieri, ma era così inquietata
all'idea che potesse rivelare il suo segreto ai genitori che non osava
aprire bocca.
<< Tesoro... >>
<< ... >>
<< E' per caso... lo Slender Man la causa delle tue
preoccupazioni? >>
<< !! >>
Lo sapeva!
Era solo questione di tempo prima che le facesse quella
domanda. Katy ormai ne era certa: sua
nonna sapeva.
Ed era convinta anche che ormai non serviva più a niente
tenerlo nascosto.
Lentamente, si voltò verso di lei, mostrandole il suo volto
rosso dalla rabbia, rigato dalle lacrime, i suoi occhi gonfi e bagnati,
estremamente luminosi.
Si mise a sedere, abbracciando le gambe e a voce bassa,
cominciò
a raccontare tutto quello che era successo fino a quel momento.
Raccontò di quando si era persa nel bosco perchè
aveva sentito qualcosa chiamarla.
Raccontò di quando aveva incontrato Slender Man, e di come
lui l'aveva risparmiata.
Raccontò delle giornate passate in quel bosco insieme a lui e di
come l'avesse visto comportarsi quasi come un padre nei suoi
confronti.
Raccontò del giorno in cui l'aveva visto quasi uccidere il
poliziotto che era venuto a cercarla.
Ammise il suo stratagemma di andare a scuola per vederlo ancora.
Ammise che gli mancava
davvero tanto.
Sua nonna era senza parole. La fissava con occhi sgranati e la bocca
aperta. Era sconcertata da quel racconto, cosa che lasciò
totalmente spiazzata Katy.
Si immaginava che il suo sguardo non mutasse neanche un po' e
cominciò a credere di aver fatto un errore nel raccontarle
tutto.
Invece la nonna cinse il suo piccolo corpo con le proprie braccia e la
strinse forte a sè. Katy non sapeva cosa fare, era indecisa
se
ricambiare quell'abbraccio oppure restare ferma ad aspettare che quel
silenzio venisse interrotto.
L'anziana sciolse l'abbraccio e guardò la nipote negli
occhi.
Katy ricordò improvvisamente i momenti in cui lei e Slender
Man
rimanevano a fissarsi per momenti interminabili, cercando di comunicare
con lo sguardo più che con le parole.
<< Katy, sapresti spiegarti perchè lo Slender
Man ti manca così tanto? >>
<< ... Credo che sia... perchè siamo diventati
amici...? >>
La nonna scosse la testa.
<< No, tesoro, non è per questo. Se tutto
quello che mi
hai raccontato è vero, allora c'è un altro motivo
per cui
entrambi avete bisogno l'uno dell'altra. >>
<< E cioè...? >>
<< Che cosa ti ha detto la notte in cui ti ha trovata?
>>
Katy rimase in silenzio per un po', ricordando la vaga voce di Slender
Man.
<< Ha detto: I
tuoi occhi... >>
<< E tu lo sai che cosa sono gli occhi, Katy?
>>
<< ...? >>
<< Sono lo
specchio dell'anima. >>
Deglutì. Quell'affermazione l'aveva lasciata piuttosto
confusa.
<< Katy, tra te e lo Slender Man si è venuto a
creare un rapporto quasi idilliaco, e ciò non era mai
successo prima. Un rapporto del genere non si viene a creare tra
semplici amici. Lo si ha soltanto... tra padre e figlio.
>>
Il cuore perse un battito.
<< I tuoi sogni, la sensazione di familiarità,
il tuo bisogno di vedere lo Slender Man il più possibile...
Tesoro mio... >>
Non può
essere...
<< Tu sei
il bambino che lui ha perduto. >>
Quella notte, Katy pianse.
_________________________________________________________________________________________________________
Spiegazioni finalmente arrivate!!! :D Finalmente si
è capito perchè zio Slendy non ha fatto fuori
Katy, perchè si vogliono tanto bene, perchè Katy
faceva sogni strani, ecc.
Insomma, per chi non l'avesse ancora capito... lo capirà
meglio (spero) nel prossimo capitolo! MUHAHAHAHAHHA!!!!!
>:D
Scusate se è così lungo, non ero convinta di
tutte queste cose da mettere. .-.
Ringrazio tutti quelli che mi lasciano una recensione, che seguono la
mia storia, oppure la mettono tra le preferite e le ricordate! ^^
E un grazie enorme a marine the racoon che mi ha fatto presente che la
mia storia è finita su Creepypasta Wiki! :3
|
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Capitolo 12 *** Copri i miei occhi ***
Copri i miei occhi
"Tu
sei il bambino che lui ha perduto."
La
risposta a tutte le domande, i pensieri e le attitudini
di
giorni misti a ricordi e nostalgie che riaffioravano nella sensazione
del fumo dei sogni. Non c'era motivo di sospettare che l'ipotesi non
fosse corretta; troppe cose coincidevano perchè potessero
essere
rimaste delle insicurezze. E in quel momento niente era più
sicuro, come le lacrime che Katy stava versando dopo aver appreso
quella verità troppo pesante per la sua esistenza.
Sua nonna l'aveva
lasciata solo dopo averle finalmente concesso la sua
conoscenza. Evidentemente era imbarazzata e non sapeva come consolare
la nipote. A suo parere, però, non c'era proprio nessuno da
consolare; tutto aveva un senso adesso.
Il corso della sua
vita e la piega che questa aveva preso... Era tutto
evidente, nulla era stato lasciato al caso.
E Slender Man...
Sicuramente anche
lui aveva avuto quelle sensazioni, altrimenti quel
rapporto tra di loro non sarebbe mai nato.
Anzi... Rinato.
E non sapeva cosa
pensare di quella scoperta, se essere terribilmente
spaventata oppure sollevata perchè finalmente aveva risolto
un
intricato enigma.
Ma il lato peggiore
di quella storia era la sua posizione: un
pericoloso stato di prigionia.
Costretta a
recitare la parte di una bambina folle e andare da quello
psichiatra che non le piaceva per niente, a disegnare prove inesistenti
per soddisfare i quesiti dei suoi genitori. Durante quella visita si
era vista costretta a mascherare il suo segreto disegnando un volto a
Slender Man.
Un
volto che solo una
volta le era parso di vedere.
Le lacrime
ricominciarono a tormentare i suoi occhi e segnarono quella
notte fatta di illusioni e verità nascoste.
La mattina dopo,
Madison e Isaac erano stati contattati dal dottor
Needles per parlare della visita di Katy del giorno precedente. Non
c'era stato modo di parlare della diagnosi a causa della presenza della
bambina, per cui sapevano di doverne parlare in privato.
Partirono di buon
ora, cercando di non svegliare Katy ed evitando lo
sguardo indagatore della nonna. Il breve tragitto fu segnato dalle
discussioni piene di preoccupazioni e domande, e tutti e due non
vedevano l'ora di sapere che cosa fosse diventata la loro figlia.
Quando arrivarono
allo studio, Michael Needles li accolse esattamente
come il giorno prima e alle domande impazienti dei due giovani genitori
rispondeva con assoluta pacatezza.
<<
Vedete, signori, non si può chiarire con
esattezza la
diagnosi di un paziente con una sola visita. Tuttavia sono disposto a
esprimere già la mia prima osservazione su Katy.
>>
Fece una piccola
pausa che usò per schiarirsi la gola e poi
riprese.
<< E'
una bambina molto sveglia, non c'è
dubbio. Non si
è lasciata sfuggire nulla sullo Slender Man, nonostante
alcune
reazioni possano portare a pensare che questa patologia non sia di
certo scomparsa... >>
<< Ad
esempio? >>
Chiese Isaac.
<< Ad
esempio il fatto che, appena entrata nello studio,
ha
guardato fuori dalla finestra, dove c'è un bosco, tenendo
sempre
lo sguardo fisso su questa. O ancora il fatto che avesse cominciato a
disegnare un paesaggio simile... >>
<<
Cominciato? >>
<<
Bè, non ho forse appena detto che Katy
è una
bambina sveglia? Infatti, quando stava disegnando quello che, in
apparenza, doveva essere lo Slender Man, è corsa subito ai
ripari, disegnando un volto su quella che doveva essere una faccia
inesistente. >>
<< Un
volto? >>
<<
Si. E di certo non l'ha fatto per completare il
disegno,
perchè questo era senza dubbio già completo di
suo.
>>
<< Da
non credere... >>
Mormorò
Madison sovrappensiero. Michael Needles
studiò la
reazione dei due genitori, ma più della preoccupazione, in
loro
trovò una punta di amara rassegnazione e gelosia. Per un
attimo,
un pensiero gli attraversò la mente: possibile che fossero invidiosi del
rapporto che si era venuto a creare tra il mostro e la bambina?
Una questione
decisamente indecente per due genitori che si rispettino,
eppure lo psichiatra non poteva fare a meno di pensare che fosse
così.
Ridicoli!
Lui sicuramente
avrebbe saputo comportarsi meglio con quella bambina
così bella.
<<
Vorrei che me la portaste nuovamente oggi pomeriggio,
così potrò ultimare la mia diagnosi.
>>
<<
Ehm, purtroppo noi non potremo essere presenti alla
visita stasera. >>
<<
Davvero? >>
Domandò
con aria accigliata il dottor Needles, che dentro di
se avrebbe voluto sorridere.
<<
Bè, noi faremo in tempo solo ad
accompagnarla. Sai, dobbiamo lavorare. >>
<< Ma
certo, capisco. Nessun problema, portatemela e poi
mi
contatterete quando sarete liberi per parlarvi della visita.
>>
<<
Grazie, Micke! Non so davvero come ringraziarti!
>>
<< E'
il minimo che possa fare per te, amico mio.
>>
Sciolsero la seduta
e si salutarono con un abbraccio. Mentre li
guardava
andare via, Michael Needles sorrise di sottecchi. La sua mente vagava
con la fantasia raggiungendo l'apoteosi di quella giornata. Non vedeva
l'ora che arrivasse il pomeriggio.
Quei due sciocchi
gli avevano offerto un regalo che non si poteva certo
rifiutare.
Quanti giorni erano
passati?
Pochi, si direbbe.
Eppure gli sembrava di vivere
nell'eternità,
che si manifestava nella nebbia del bosco e lo intrappolava di nuovo,
dopo essersi resa conto che qualcuno era riuscito ad addormentarla e a
far scappare il suo progioniero.
Katy non si era
più fatta viva da quel giorno in cui non
l'aveva
vista a scuola, e questo logorava il suo cuore di pietra.
Osservando i
bambini che giocavano nel cortile durante la ricreazione,
constatò che sarebbe stato inutile aspettare di vederla,
così tornò negli abissi della selva.
Si poneva
così tante domande che difficilmente trovavano
risposta se erano riempite solo con ipotesi insicure. Si
fermò a
scrutare le nuvole che, passando, oscuravano la luce del sole.
E il suo
sole? Dov'era finito?
Era stato anch'esso
coperto dalle nuvole?
Il rumore
dell'automobile in viaggio era l'unica cosa che spezzava il
silenzio. Ancora una volta era seduta su quei sedili. Ancora una volta
la cintura allacciata intorno al suo corpo come un cappio. Ancora una
volta a percorrere quella maledetta strada con una destinazione che era
l'ultima dei suoi pensieri.
Cominciava a
detestare i suoi genitori; non era una semplice sensazione
di fastidio.
Era
odio.
Vedeva quei due
come dei rapitori
che la stavano tenendo segregata e la utilizzavano come cavia per i
test di uno scienziato pazzo.
Non aveva nemmeno
opposto resistenza quando le avevano detto che
sarebbero di nuovo andati da quello psichiatra, perchè se lo
avesse fatto, sarebbe stata in grado di staccare a morsi le loro membra.
I suoi genitori non
potevano restare allo studio quella sera, e Katy
aveva pensato che quell'occasione non le sarebbe capitata una seconda
volta.
Doveva
scappare.
Doveva
tornare da Slender Man.
E alla nonna, prima
di uscire, aveva detto: << Non
venirmi a prendere, stasera. Torno a casa da sola. >>
L'auto
parcheggiò di fronte allo studio psichiatrico, Katy
slacciò bruscamente la cintura di sicurezza e altrettanto
bruscamente scese dall'auto, dirigendosi all'entrata, fulminando con il
suo sguardo di smeraldo ghiacciato il dottor Needles, che provvedette a
far sparire quel sorriso sornione dalle labbra.
Non rispose al
saluto dei suoi genitori e si lasciò
trascinare
all'interno dello studio, non senza prima rivolgere uno sguardo al
bosco.
Avrebbe potuto
scappare ora...
Ma era troppo
avventato. I suoi genitori erano nei paraggi e quello
psichiatra avrebbe provveduto a tenerla in una morsa di ferro.
La prima cosa che
Katy notò in quello studio, fu l'assenza
di pazienti e della segretaria.
Erano
solo loro due.
All'improvviso
le farfalle nello stomaco riapparvero,
rodendo e
divorando voracemente la sua sicurezza, nutrendosi della sua paura.
L'eco dei suoi
passi rieccheggiava pesante nel silenzio del corridoio.
Lungo.
Un'agonia
infinita.
Una
sgradevole sensazione si appropriò di lei, e
aumentò
maggiormente quando, sedendo sulla sedia di fronte alla scrivania, vide
il dottor Needles chiudere la porta a chiave.
Perchè
lo faceva se non c'era nessuno?
Cominciò
a credere che scappare prima di entrare in quella
prigione sarebbe stata una cosa migliore.
<<
Allora, Katy... >>
Cominciò
lui, togliendosi il camice. Katy si chiese
nuovamente
perchè stesse facendo una cosa del genere, ma non era certa
di
volerlo sapere. Senza che se ne accorgesse, il suo respiro
cominciò a diventare più pesante.
<<
Voglio che stasera tu collabori un po'.
>>
<<
R-riguardo a cosa? >>
Needles si
avvicinò pericolasamente a lei e
cominciò ad
accarezzarle i capelli, spostando il suo sguardo su tutto il corpo
della piccola. Katy avvertì un senso di disgusto e
cominciò a tremare.
<<
Bè, i tuoi genitori pensano che io debba
curarti dalla
tua ossessione per quel mostro, ma io credo che non ci sai una cura per
la tua dolce, amabile follia. >>
<<
Slender Man non è un mostro!!
>>
Urlò
lei, alzandosi in piedi e scagliando via la mano dello
psichiatra. Questo la guardò dall'alto in basso sorridendo e
riprese di nuovo a toccarla, nonostante Katy cercasse disperatamente di
sottrarsi.
Aveva capito che
cosa aveva in mente quell'uomo e doveva trovare un
modo per andarsene da lì.
Subito!
Non era rimasto
più tempo, e lo sapeva perchè
quell'uomo
l'aveva messa con le spalle al muro e non accennava a smettere di
toccarla.
<<
Sei adorabile quando ti arrabbi e cerchi di difendere
quella
creatura che ti ha tenuta in quel bosco per tre settimane. Tutta
per se... >>
<<
Lui non è cattivo... La smetta!
>>
<<
Che c'è? Ti sei fatta toccare da quel
mostro e hai paura a farti toccare da me? >>
<<
Sei tu il mostro!! >>
Spinta dalla rabbia
e con la mente accecata dalla disperazione gli
morse la mano, assaporando il sangue umano e udendo le grida di dolore
di Michael Needles, che si piegò su se stesso, gemendo. Katy
corse verso la scrivania e prese la chiave per aprire la porta dello
studio, catapultandosi fuori. Percorse il corridoio correndo
disperatamente per raggiungere la porta, la sua salvezza.
Non sentiva
più niente.
Non pensava
più a niente.
E
quel corridoio era
così dannatamente lungo.
Arrivò
finalmente alla porta, ma quando provò ad
aprira... Si accorse con orrore che era chiusa a chiave.
No!
La spinse
così forte, che la porta sbandò diverse
volte,
ma non accennava a lasciarla passare. Esasperata e tormentata dalla
paura che non accennava a lasciarla stare, gridò. Si
voltò cercando un'altra via d'uscita, quando le venne in
mente
la porta sul retro.
Pregò
che quel pazzo non avesse chiuso anche quella e
ricominciò a correre nella direzione da cui era venuta.
<<
Kaaaaaatyyy... >>
Quella voce
cantilenante le fece venire i brividi, come la vista di
Michael Needles che le si era parato davanti con un macabro sorriso sul
volto, la mano sanguinante a causa del suo morso. Katy si
paralizzò a quella vista, respirava affannosamente e l'unica
cosa che riusciva a distinguere oltre al fischio assordante nelle sue
orecchie era il battito del suo cuore impazzito.
Quell'uomo le
bloccava la strada!
E si avvicinava
minacciosamente a lei con le mani pronte a prenderla.
<<
Non scappare, piccola! Io voglio solo essere tuo
amico! >>
<<
Stai lontano!! >>
Cercò di
aggirarlo ma si rivelò una pessima idea.
Needles
la prese in pieno e la tenne stretta in una morsa d'acciaio. Katy
urlava, tentando disperatamente di liberarsi. Avrebbe potuto morderlo
ancora, ma sapeva che non avrebbe funzionato una seconda volta.
Scalciava cercando
di colpire un punto sensibile del corpo di quel
mostro che la stava di nuovo portando nello studio, e questa volta non
aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.
<<
Lasciami! Lasciami!! >>
Graffiava le sue
mani con ardore sperando che queste potessero lacerare
maggiormente la ferita. Ben presto, anche le sue mani si sporcarono di
sangue, ma lui non era intenzionato a lasciarla andare.
La fece sedere
forzatamente sulla sedia, tenendola ferma e in
quell'istante squillò il suo cellulare.
Brontolò
qualcosa prima di frugare nella tasca per cercare
di
prenderlo, mentre con una mano teneva ferma la sua vittima. Katy
continuava a dimenarsi quando, gettando l'occhio sulla scrivania,
notò un affilato bisturi.
Lo
afferrò velocemente e lo conficcò nella ferita
aperta
e sanguinante di Needles. Lo psichiatra urlò di dolore e
cercò di toglierle quell'arma dalle mani, ma prima che
potesse
riuscirci, Katy affondò maggiormente il bisturi nella sua
mano,
penetrando lentamente e dolorsamente, finchè nel palmo non
le
rimase solo il manico.
Needles fu
costretto a lasciarla e a urlare come un ossesso,
lanciandole maledizioni mentre lei cercava di scappare via da quel
posto maledetto. Svoltò a destra e corse fino ad arrivare
all'uscita secondaria, pregando che fosse aperta.
Provò ad
aprirla con troppa forza e si ritrovò a
rovinare sul marciapiede.
Alzò lo
sguardo pieno di lacrime e il suo sollievo fu
intenso
quando davanti a lei si presentò il bosco. Doveva solo
attraversare la strada e sarebbe stata al sicuro.
<<
Non provare a sfuggirmi, dannata mocciosa! Ti
prenderò e ti farò a pezzi! >>
La voce di Michael
Needles le arrivò come un'eco malvagio.
Si
rimise subito in piedi e scappò dall'altra parte della
strada,
arrivando all'ingresso della selva. Si fermò un momento per
contemplarla, poi il rumore dei passi in avvicinamento del dottore la
riportò alla realtà e si addentrò.
Cercò di
essere il più veloce possibile, sebbene
i rami
secchi e le grandi radici le intralciassero il camino. Voleva chiamare
Slender Man ma se lo avesse fatto di sicuro Needles l'avrebbe sentita.
Si fermò.
Guardò
in alto, osservando gli alberi affilati e misteriosi,
ascoltando la brezza che riusciva a farsi strada in mezzo a essi.
Cercando di
individuare il suo
volto inesistente.
<<
Kaaatyyy... >>
Il cuore le
salì in gola quando sentì di nuovo la
voce
cantilenante di Needles. Si guardò intorno, cercando di
capire
da dove provenisse ma non riusciva a individuarlo.
<<
Vieni fuori, fiorellino... >>
La sua voce le
metteva i brividi. Perchè l'aveva seguita fin
lì? Non credeva forse in Slender Man ora che la sua
esistenza
era stata resa ufficiale? Forse era ancora scettico?
Non ci
pensò più e cercò di
proseguire, sfuggendo alla voce che le consumava i timpani e il
coraggio.
Alzò la
testa di scatto.
Avvertiva una
presenza.
Anzi,
più di una.
Qualcuno si era
addentrato nel bosco.
Qualcuno che conosceva.
Stava
scappando da
qualcosa.
<<
.... >>
Katy?
<<
Kaaatyyy... Coraggio, esci fuori... Io sono tuo amico,
Kaaatyyyy... Cosa c'è? Credi che lo zio Slendy
verrà a
salvarti? Eh? Stupida ragazzina! Sei solo una povera pazza che si
inventa certe stupidaggini! >>
Era stanca di
sentirselo dire, ma probabilmente lo faceva proprio per
indebolirla. Da quanto tempo camminava in quel bosco? Eppure lui non
accennava a lasciarla andare.
Non era certo il
momento più adatto per lasciarsi andare ai
ricordi, eppure Katy non poteva fare a meno di pensare a quando si era
persa nel bosco per la prima volta.
Anche quella volta
era spaventata.
Anche quella volta
si era ritrovata a scappare da qualcuno.
Qualcuno che
sarebbe dovuto essere un mostro... Ma che in
realtà si era rivelato un vero e proprio papà.
Non
c'era più
bisogno di negarlo, ormai.
Questa volta invece
stava scappando da un mostro vero e proprio, che
non l'avrebbe risparmiata semmai l'avesse presa.
<<
Dove sei, piccola bastarda?!! >>
La sua voce folle
si era improvvisamente fatta più vicina;
cosa
che terrorizzò maggiormente Katy, la quale
accelerò il
passo e si nascose dietro un albero, attendendo nel silenzio che
quell'incubo finisse.
Sentiva i passi di
Needles farsi più vicini, il suo cuore
battere all'impazzata e il suo respiro gelare nell'aria fredda
dell'inverno.
I passi si erano
fatti ancora più vicini.
Katy
voltò lentamente la testa indietro, attenta a non farsi
scoprire. Voleva capire dove fosse Needles.
Silenzio.
Improvvisamente, si
sentì afferrare da dietro da due mani
incredibilmente gelide che andarono a coprirle la bocca e irrigidirle
il resto del corpo. Cercò di dimenarsi mentre il cuore le
sbalzava in petto.
Ma quando
aprì gli occhi verso il suo misterioso nemico,
cominciò a versare lacrime di gioia e di sollievo.
Slender Man
avvicinò un dito al suo volto, all'altezza della
bocca, e imitò un gesto.
Shhhh.
Katy avrebbe voluto
ridere così forte da farsi male. Avrebbe
voluto piangere di sollievo. Ma quella situazione era così
confusionale che l'unica cosa che sapeva di dover fare era dimostrargli
che gli era mancato tantissimo, e lo fece gettando le sue minuscole
braccia intorno al suo collo pallido e magro. E si sentì la
creatura più importante della terra, un gioiello pregiato e
prezioso, quando avvertì che anche lui la ricambiava con la
stessa passione e la stessa disperazione di una persona che aveva
creduto di aver perso tutto, ma che l'aveva miracolosamente ritrovato.
<<
Katyyyy... Forza, vieni fuori, sciocca!
>>
Al suono di quella
voce irritante, Katy rabbrividì tra le
braccia di Slender Man, che alzò il volto pallido verso
l'uomo
che stava cercando la bambina. Piegò la testa di lato,
osservando quell'uomo giovane dai lunghi capelli spettinati,
un'espressione arrabbiata e folle e i vestiti sporchi del sangue che
stava colando dalla sua mano sinistra.
Lanciava
maledizioni e farneticava, gridando e interrompendo la pace
del bosco.
<<
Fatti vedere, folle mocciosa! Se ti prendo, ti faccio
rinchiudere in un ospedale psichiatrico, così avrai tempo
per
giocare con il tuo amato Slendy! >>
Non aveva bisogno
di altre spiegazioni; gli erano bastate quelle parole
e il voltò pallido e spaventato di Katy. Si alzò,
facendo
cenno alla bambina di restare ferma lì e come un fantasma si
mimetizzò con gli alberi della foresta.
Michael Needles
stava ancora vagando per il bosco in cerca di Katy,
tenendosi la mano ferita. Doveva trovare quella bambina, altrimenti
sarebbe stata capace di tornare a casa e raccontare tutto.
Anzi, no.
Probabilmente anche lei sapeva che i suoi genitori non
l'avrebbero ascoltata, e nell'ipotesi peggiore sarebbe andata dalla
polizia a denunciare il fatto.
E a quel punto, la
sua reputazione di medico di fama sarebbe stata in
grave pericolo.
Una fitta lacerante
alla mano lo riportò alla
realtà,
maledicendo Katy per avergli inflitto una ferita tanto profonda.
Probabilmente non avrebbe più riacquisito il totale
funzionamento della mano.
<< ?!
>>
All'improvviso una
strana sensazione si appropriò di lui.
Una
sensazione gelida, che lo fece rabbrividire e rese il suo respiro
pesante.
Cominciò
a guardarsi intorno, cercando di cogliere l'origine
di
quella paura fredda che si insinuava nella sua pella fino ad arrivare
nel suo cuore e, ancor peggio, nella sua mente.
La sua vista
divenne, d'un tratto, sfocata e il paesaggio intorno a lui
sembrò sciogliersi. Come se non bastasse, un fischio
fastidioso
si era insinuato nelle sue orecchie.
Si portò
una mano alla testa e premette forte, sperando di
poter
controllare quella disturbante sensazione. Si permise di alzare lo
sguardo, ma si pentì subito quando vide quello che sembrava
un
uomo alto e magro in giacca e cravatta senza volto spuntare fuori dagli
alberi.
<<
Che diavolo...?! >>
Quella visione lo
fece cadere a terra. Scosse la testa e
guardò
di nuovo, ma quella creatura non c'era più. Forse se lo era
solo
immaginato; si stava lasciando suggestionare da una sciocca leggenda.
Lo
Slender Man non esiste.
Si rimise in piedi
e fece per tornare sui suoi passi, ma quando si
girò ebbe una visione raccapricciante. L'uomo in giacca e
cravatta si stagliava in tutta la sua altezza proprio di fronte a lui.
Needles cadde
nuovamente a terra, terrorizzato. Avrebbe voluto gridare,
ma la paura gli aveva attanagliato la gola, stringendo come una morsa
di ferro. Il suo corpo era scosso da brividi continui e il fiato si era
congelato nell'aria.
Lo Slender Man lo
guardava, senza occhi, dall'alto della sua statura.
Era incredibile e terribilmente inquietante la sensazione che Michael
Needles stava provando in quel momento. Si sentiva osservato da un
volto che non esisteva!
Ma ciò
non era possibile!
Lo
Slender Man era solo
una leggenda!
<<
Ah! Chi sei? Avanti, sputa il rospo! Sei un amico di
Katy? >>
Non ottenne
risposta.
<< La
stai aiutando a rendere veritiera la leggenda del
mostro
senza volto! Quanto siete stupidi! Lo Slender Man non esiste!
>>
Detto questo,
scoppiò in una fragorosa risata. Non ottenne
alcuna reazione dall'uomo di fronte a lui, ma preso dalla sua folle
visione della realtà non si rese conto che i tentacoli
dell'uomo
smilzo stavano strisciando lentamente verso di lui.
Si accorse solo
dopo un po' che uno di questi si era avvinghiato alla
sua mano, quella
ferita.
Un'espressione di
puro terrore dipinse il volto di Needles.
<<
No, no... Aspetta! >>
Senza lasciargli
dire altro, Slender Man gli tranciò di
netto la
mano con il tentacolo. Un urlo di dolore squarciò il
silenzio
della foresta. Un fiume di sangue cominciò a bagnare il
terreno
composto di rami secchi e a scorrere tra le venature di questi. Needles
rovinò a terra strillando e piangendo lacrime di sofferenza
che
si sarebbero presto mischiate al suo sangue.
Avrebbe dovuto
lasciarlo lì a marcire, pensò
Slender Man, ma Katy stava guardando.
Quindi con i suoi tentacoli lo afferrò per i piedi
e lo
trascinò fuori dal bosco, lasciandolo agonizzante in mezzo
alla
strada.
Qualcuno sarebbe
passato e lo avrebbe aiutato a rimettersi in sesto.
Katy era rimasta a
fissare quel macabro spettacolo nascosta dietro un
albero. Forse quello non era stato il metodo più ortodosso
per
persuadere quell'uomo a rinunciare alla sua ricerca, ma Katy pensava
che aveva avuto quello che si meritava. Probabilmente quella mano non
gli sarebbe servita più. Solo quando Slender Man si
materializzò davanti a lei, ebbe il coraggio di muoversi
dalla
sua postazione.
Entrambi fissarono
per qualche momento la mano tranciata sul terreno,
poi Slender Man si avvicinò alla bambina e le tese una mano
ossuta. Katy sorrise debolmente e la prese, ma non riuscì a
reggersi in piedi più di tanto.
Le sue gambe
tremarono e lei cadde a terra. Svenne.
Il
fuoco. L'odore del
fumo. La fuliggine. I pianti. Le grida.
Sempre lo stesso sogno ogni volta che si addormentava o sveniva.
E adesso capiva il motivo di tali sogni.
Le sarebbe piaciuto ricordare di più di quella vita passata.
Ma tutto era così sfocato, divorato dalle fiamme e dal fumo.
Si svegliò.
La luce riflessa
che penetrava dalle mattonelle bianche
investì
in pieno i suoi occhi verdi, facendoli brillare più del
solito.
Si guardò intorno, realizzando dove fosse: l'edificio
abbandonato nel bosco!
E la sua gioia
divenne ancora più grande quando, poggiata
sulle sue gambe, vide la sua copertina. La strinse forte tra le mani e
la portò all'altezza del volto, tastando la sua morbidezza.
Era
a casa.
Si rimise in piedi
e guardò fuori dalla finestra. Il sole
era tornato a splendere e illuminava la landa, eppure non riusciva a
vedere Slender Man. Che fosse nel bosco?
Decise di uscire.
Nonostante facesse freddo, la luce del sole
riusciva scaldarla. Era da molto che le nuvole occupavano il
cielo, finalmente avevano deciso di liberarlo.
Si
incamminò verso il bosco, ma una volta arrivata
all'ingresso di questo si accorse che, proprio davanti a lei, c'era
Slender Man, mimetizzato con gli altri alberi, girato verso la selva.
Katy sorrise e si avvicinò lentamente a lui.
Allungò una mano e fece per prendere la sua giacca, quando
l'uomo smilzo si girò verso di lei.
Si guardarono.
Katy sperava che
gli stesse scrutando l'anima. La prima volta, questo
pensiero la inquietava, ma adesso lo desiderava con tutta se stessa. Le
avrebbe risparmiato una fatica immensa: spiegargli tutto, dirgli tutta
la verità.
E lui forse
l'avrebbe aiutata a ricordare la sua vita passata,
così che finalmente si sarebbero davvero ritrovati.
<< Ti
devo parlare... >>
Mormorò
con voce flebile. Slender Man restò un
attimo in silenzio, poi si accinse a muoveri, prendendo la sua piccola
mano.
<<
Slender Man! E' stato Slender Man! Quella bambina
è maledetta!! Aaaaah!! >>
James Roosvelt
osservò la barella su cui era stato appena
sedato Michael Needles. Qualcuno aveva chiamato i soccorsi dopo averlo
visto rivero in mezzo alla strada in un mare di sangue. La sua mano era
stata brutalmente tranciata, e da quello che stava farneticando aveva
una vaga idea di chi potesse essere stato. Nel suo studio avevano anche
trovato degli oggetti tipici da sadomaso, cosa che aveva chiarito ogni
dubbio sulla sua reputazione. Uno sporco pedofilo.
Alcuni bambini
avevano risentito delle sua visite, eppure nessuno aveva
mai pensato di avvertire la polizia.
La gente era
davvero strana.
<<
James... >>
<<
Che c'è, Jane? >>
<< Ho
interrogato quel tizio. Indovina chi stava
"visitando" prima di finire in queste condizioni? >>
<<
Spara. >>
<<
Katy Hudson. >>
L'agente
sussultò a quel nome. Era incredibile come quella
bambina fosse dovunque succedesse qualcosa.
<<
Dice che gli ha puntato un bisturi nella mano, credo
che si riferisca a quello che abbiamo trovato nello studio, e poi che
è scappata nel bosco. Lì ha incontrato lo Slender
Man, perdendo di vista la bambina e questo gli ha strappato di netto la
mano con uno dei suoi tentacoli. >>
James Roosvelt
guardò il bosco poggiando le mani sui
fianchi. Quella bambina nascondeva più misteri di quanti ne
potesse nascondere una leggenda urbana. Poteva capire la leggittima
difesa e anche la fuga... Ma perchè proprio nel bosco?
Di solito, quando i
bambini vogliono sentirsi protetti cercano di
tornare a casa.
Perchè
Katy era tornata nel bosco?
<<
Jane, torniamo alla centrale. Voglio capire che cosa
sta succedendo. >>
Il rumore del vento
componeva una melodia malinconica che sfiorava gli
alberi e l'acqua del lago, increspandola come diamante. Katy era seduta
in braccio a Slender Man e cercava le parole giuste per potergli
spiegare la verità.
Non sapeva come
avrebbe reagito.
E se si fosse
arrabbiato. Se avesse pensato che lo stava prendendo in
giro?
Però non
poteva tenerselo dentro per sempre. Doveva chiudere
quella ricerca eterna e sanguinosa una volta per tutte, e solo lei
poteva farlo.
Prese un grande
respiro e cominciò a parlare.
<< E'
da un po' che sto facendo degli strani sogni...
>>
Lui la
guardò.
<<
Sogno una casa in fiamme, sento l'odore del fumo, un
bambino grida, ma... In qualche modo, il bambino che grida sono io...
>>
L'uomo smilzo smise
per un momento di accarezzarle i capelli. Katy gli
rivolse uno sguardo ingenuo e profondo.
<<
Anche tu hai questi ricordi, vero? Questo è
quello che ti è successo... >>
<<
... >>
<<
Che ci
è successo... >>
Slender Man
continuò a fissarla, senza alcuna reazione. Katy
deglutì, si domandò perchè non facesse
nulla, perchè non gli facesse capire se aveva capito o meno.
Il tempo sembrava essersi fermato eppure continuava a scorrere in modo
inesorabile.
Quel silenzio la
rendeva inquieta e il suo sguardo invisibile tendeva
ad aumentare la tensione, perchè non riusciva a capire se
fosse sopreso o no.
Slender Man,
totalmente impassibile, voltò la testa verso il
lago. E Katy capì ogni cosa. Quella sorpresa era lei, non
lui.
<< Lo
sapevi.... >>
La sua reazione
impassibile la snervava. Si domandò da
quanto lo sapesse, sapendo che non gli avrebbe risposto. Non riusciva a
capire perchè fosse improvvisamente diventato freddo. Lo
afferrò per i lembi della giacca e lo supplicò di
spiegargli cosa fosse successo, cominciando a piangere.
Non sopportava
più di vivere senza ricordi. Doveva ricordare
se voleva tornare con il suo papà.
Slender Man le
accarezzò il volto, per un attimo le
sembrò che stesse sorridendo, poi le sue mani andarono a
coprirle gli occhi.
E Katy
cominciò a ricordare.
_________________________________________________________________________________________________________
Devo ammettere che sono particolarmene soddisfatta di questo capitolo
.-. Comunque, da qui in poi ci sarà un piccolo flasback che
mostrerà, diciamo, le origini di Slender Man e tutto il
resto. :3
La storia è quasi finita, comunque. Forse ci saranno altri
cinque capitoli, dopo di chè la storia volgerà al
termine :)
Vi ringrazio tantissimo. Davvero, questa storia non sarebbe stata
così bella senza il vostro contributo. :)
|
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Capitolo 13 *** Una Promessa ***
Una PROMESSA
Confusionari
cerchi di colore si impossessarono della sua vista buia, rendendola
stranamente luminosa. Katy riaprì gli occhi in un paesaggio
etereo, diverso da quello che aveva appena smesso di vedere. Era una
piccola strada di città, pullulata da bambini con alcune
uniformi e delle cartelle in mano. Una scossa dalla fredda forza la
penetrò fin nel profondo alla vista di un bambino in mezzo a
tutti gli altri: capelli biondo cenere, il volto paffuto, nelle mani
candide una cartella blu, ma era stato a causa dei suoi occhi che Katy
aveva avvertito quella scossa dentro di lei; verdi come smeraldi.
Esattamente come i suoi.
Quel bambino... Era lei...
La sua immagine sfocata e ingiallita nello specchio della vita.
Si guardava intorno come se stesse aspettando qualcuno. Infatti, poco
dopo, il piccolo si illuminò in un sorriso e corse
verso un uomo che stava venendo verso di lui.
<< Papà! >>
L'uomo lo prese in braccio, baciandogli le guance. Era giovane,
avrà avuto circa trentasette anni, indossava un abito
elegante,
in giacca e cravatta, i capelli neri leggermente arruffati e gli occhi
celesti come ghiaccio. Katy rimase a bocca aperta quando riconobbe
Slender Man; il suo papà, prima di diventare l'uomo senza
volto
della leggenda urbana più famosa e terrificante degli ultimi
tempi.
Fissò paralizzata i due uniti in un caldo abbraccio,
ricordando
la sensazione di felicità di quel momento. Una
felicità
così fragile che di lì a poco sarebbe bruciata.
Li guardò mentre si allontanavano, dirigendosi ad
un'automobile
blu. Salirono sorridenti sulla vettura e quando questa venne messa in
moto, il paesaggio cambiò davanti ai suoi occhi. Questa
volta
l'auto era parcheggiata davanti una graziosa casa dalla mura bianche, i
tetti rossi, probabilmente aveva due piani, una piccola scala di legno
conduceva alla porta principale, fatta di vetro decorato. Katy
sentì mancare un battito quando riconobbe la sua casa,
immersa
nel bosco, in periferia, perchè al suo papà era
sempre
piaciuta la natura.
Si avvicinò alla porta, cercando di sbirciare cosa stesse
succedendo all'interno. Vide la vecchia se stessa correre verso una
donna dai lunghi capelli ondulati, il colore degli stessi capelli del
bambino e gli occhi, anch'essi di smeraldo. Era una donna bellissima.
La sua mamma.
Sentì un feroce groppo in gola quando la riconobbe e vedere
la
sua famiglia così felice le fece lacrimare gli occhi. Erano
davvero la famiglia perfetta per eccellenza. Non ricordava alcun
rancore, alcuna ferita interiore, alcun litigio. E il calore che il suo
papà e la sua mamma erano stati in grado di darle non era
mai
stato eguagliato. Si appoggiò distrattamente alla porta e
nell'osservare la scena perse l'equilibrio, finendo proprio dentro
casa. Stupita, indirizzò lo sguardo alla porta, rimasta
inspeigabilmente chiusa.
Ma certo, quello era un ricordo, lei non ne faceva interamente parte.
Era come se solo il suo spirito stesse ricordando, e quindi era una
sorta di fantasma. Infatti nemmeno i presenti in quella sala potevano
vederla. Era invisibile.
<< Mamma! Mamma! Guarda cosa ho fatto! >>
Disse il piccolo mostrando un disegno ai genitori. Katy si
avvicinò e si meravigliò quando riconobbe lo
stesso
disegno che lei aveva fatto durante la visita dallo psichiatra.
<< Ho disegnato papà in mezzo al bosco, visto
che a lui piace tanto questo posto! >>
<< Ahaha! Si, Jack, è bellissimo!
>>
Jack...
Dunque era questo il suo vecchio nome.
<< Su, vai a lavarti le mani, campione. Dobbiamo
pranzare. Oggi la mamma ha anche fatto la torta al cioccolato.
>>
Jack si scaraventò su per le scale, senza sapere di avere lo
sguardo di Katy puntato su di lui. Le sembrava così strano
pensare che una volta era un bambino così vivace e
sorridente. Lei non aveva mai avuto un carattere del genere, ma molto
probabilmente
ciò era dovuto al fatto che i suoi genitori non erano mai
stati
così disponibili e presenti.
Un discorso proveniente dai due giovani le fece spostare nuovamente
l'attenzione su di loro, che nel frattempo erano entrati nella cucina.
Lui si era tolto la giacca, posandola momentaneamente su una sedia e
aveva allentato il nodo della cravatta. Si sedette su un piccolo divano
ricamato posto di fronte una vetrata che dava direttamente sul bosco
illuminato.
<< Tutto bene al lavoro, Mark? >>
<< Si, è andato tutto come al solito. E tu,
Sarah? Qualche novità? >>
Mark e Sarah.
I nomi dei suoi veri genitori.
Il primo di questi era
quello di Slender Man.
<< Forse è la volta buona che trovo un lavoro.
Ho letto
molti annunci sul giornale e tra questi il migliore era un posto di
insegnate di sostegno. >>
<< E' un bel lavoro. Io accetterei. >>
<< Il colloquio è già stato fissato
per domani mattina. Spero e prego che vada tutto per il meglio.
>>
<< Oh, Sarah, andiamo! >>
L'uomo si alzò e prese le mani della moglie tra le sue,
baciandole.
<< E' ovvio che andrà bene. Devi solo stare
tranquilla. >>
Nella mente di Katy si aprì improvvisamente un varco di luce
che
le illuminava il passato. La sua mamma non aveva un lavoro
perchè era stata licenziata dopo essere rimasta incinta.
Aveva
sentito Mark e Sarh parlare di questo durante una notte in cui non era
riuscita a prendere sonno, quando lei era ancora Jack, e quando Mark
era ancora se stesso.
Vedendo i suoi veri genitori avvolti in un abbraccio speranzoso, la
bambina provò un senso di nostalgia e tenerezza misti a
confusione, pensando che Slender Man, una volta, aveva persino una
famiglia.
Aveva una vita vera; una moglie, un lavoro, un figlio che amava
più di qualunque altra cosa al mondo.
Chi avrebbe mai pensato che un uomo così semplice si sarebbe
presto trasformato in un mostro che tormentava e illudeva i sogni dei
bambini?
<< Sono qui! >>
Gridò all'improvviso la sua immagine dai capelli biondo e
corti,
attraversandola violentemente. Guardò se stessa sottoforma
di
bambino mentre veniva preso in braccio da suo padre, regalandogli un
sorriso che Katy non avrebbe mai più scordato.
E che presto sarebbe stato annullato dal volto bello e sereno di Mark.
La scena cambiò nuovamente, favorita dalla luce eterea che
faceva da sipario a quei ricordi per lasciare spazio a quello che
sembrava il Central Park di New York dipinto di bianco dopo una flebile
nevicata. La bambina si sentì pervasa, ancora una volta, da
quella sensazione di familiarità e nostalgia che permeava la
sua
mente e i suoi pensieri, fatti di rimembranze sfocate. Alcuni bambini
stavano giocando su attrazioni nel parco, e tra questi c'era
anche Jack, così felice di giocare innocentemente, senza
nemmeno
aver bisogno di fare amicizia con gli altri.
Katy cercò di individuare i suoi genitori e li
notò
seduti su una panchina, in silenzio, sorridenti, che osservavano il
proprio figlio giocare. Di nuovo, Katy sentì di ricordare
perfettamente quel giorno.
Il suo papà gli aveva finalmente concesso di portarlo al
parco e
di passare una giornata con tutta la famiglia. Di lì a poco,
lo
sapeva, sarebbe successo qualcosa di importante, sarebbero state dette
parole che sarebbero rimaste nel profondo della mente, e che sarebbero
rinate dalle ceneri di un passato infuocato.
Infatti, poco dopo, Jack corse verso la sua famiglia, pestando
dolcemente la neve. Correva con vivacità, la sciarpa rossa
sventolava nel vento come una piccola bandiera, in mano sembrava tenere
qualcosa.
<< Papà! Papà! Guarda cosa ho
trovato! >>
Katy aveva il vago presentimento che allora stesse tenendo in mano
qualcosa di estremamente raro e delicato; un vero tesoro, probabilmente.
Spinta dalla voglia di ricordare ancora, si avvicinò alla
famiglia e scoprì ciò che il suo riflesso passato
stava tenendo in mano: un bellissimo fiore bianco e candido come la
neve che in quel momento ricopriva il parco. Mark prese in braccio il
figlio e gli baciò la testa.
<< Sai cos'è questo, Jack? E' un bucaneve; un
fiore bello quanto raro e forte. Nessun fiore osa sfidare la neve,
eccetto questo. Il bucaneve è straordinariamente coraggioso,
e fa del freddo la sua forza. Ma non dimenticare che, anche se forte,
il bucaneve è pur sempre un fiore; basta davvero poco per
appassirsi. Tutti hanno le proprie debolezze, Jack, ed è
normale. Ma tu non devi vergognartene. Anzi, puoi fare di esse la tua
stessa forza. >>
<< Si, però... Tu ci sarai se dovessi essere
debole, vero? >>
<< Tu non sarai mai debole, Jack. >>
<< Ma tu ci sarai per me, vero? >>
Mark sorrise e strinse il bambino a sè.
<< Certo che ci sarò. Ci sarò
sempre per te. Anche se alcune notti dovessi sentirti perso e solo, io
ti cercherò, e ti troverò. Sempre.
>>
Quelle ultime parole le lacerarono il cuore, aprendo uno squarcio che
mostrava un futuro che faceva già parte del presente.
Jack abbracciò forte il suo papà mormorando
qualcosa che Katy riuscì, più che a capire, a
ricordare.
<< Ti
voglio bene, papà. >>
Una lacrima carezzò la sua guancia e cadde svanendo nella
neve, trascinando con sè tutti i dubbi di quegli anni
perduti.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Un po' corticello, ma spero che possa andare
bene lo stesso. ;)
Il nome Mark che ho dato a Slender Man è stato preso dal
gioco Haunt: the real slender game, in cui qualcuno mi ha preceduto
pensando di mettere un nome al caro zio. XD
Spero che nessuno se la prenda a male! .-.
Ringrazio tutti quelli che mi lasciano una recensione (Siete sempre di
più... Insomma, ditelo che vi pagano per recensirmi u.u)
Quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite, le ricordate e
le seguite.
Un caloroso abbraccio a Amy Fallen, marine the racoon e Fox Vampire ed
Em theRipper! <3
|
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Capitolo 14 *** Ti Sento Chiamare ***
ti sento chiamare
I
ricordi si susseguivano sempre più frequenti; momenti dolci,
felici, in cui si avvertivano il calore familiare e l'amore dei
genitori, momenti d'inquietudine sempre risolti per il meglio; ricordi
perduti di una vita che doveva essere stata senza dubbio più
bella e affettuosa di quella che Katy si era ritrovata a vivere.
La cosa più triste di tutto ciò era che quelli
non erano
semplici visioni, ma ricordi tramandati da padre a figlio, di cui lei
faceva parte, ma allo stesso tempo la tenevano lontana, impedendole di
partecipare attivamente a quella bellezza sfocata, costretta ad
assistere come sola spettatrice ad avvenimenti che erano già
stati scritti in maniera veloce e brutale.
Vedeva se stessa in un corpo da bambino, sempre sorridente, pronto e
voglioso di affrontare la vita.
Vedeva sua madre, bellissima e giovane, che aveva rinunciato al suo
lavoro per la sua famiglia.
E infine, vedeva suo padre, saggio, coraggioso e determinato; aveva la
fredda bellezza della neve e il caldo affetto del sole; un amore
smisurato per la sua famiglia e, soprattutto, per suo figlio
lo rendevano
affascinante e misterioso allo stesso tempo come un cielo notturno.
Katy sentiva un feroce bisogno di piangere. Quel nodo alla gola
cominciava a farle male, sin da quando i ricordi avevano invaso la sua
mente. Eppure qualcosa la tratteneva dal versare le sue lacrime. Forse
era la felicità che quei ricordi trasmettevano, la
serenità dei loro protagonisti, ignari di quanto la loro
vita
sarebbe terminata in fretta...
Accadde il ricordo di un fine settimana d'autunno. Mark non era solito
avere giorni liberi per il suo lavoro, eccetto la domenica, ma quella
volta aveva deciso di
staccare per stare con la sua famiglia, e portarli a fare una
scampagnata nel bosco vicino, nelle cui profondità c'era il
lago
che Katy conosceva bene.
Venne attratta da risate e voci allegre che la portarono a guardare
verso la sua vecchia casa. Vide Jack, Mark e Sarah uscire e scendere le
scale ridendo, dirigendosi nel bosco. Katy li seguì a
distanza;
credeva che se si fosse aggregata al gruppo, anche se loro non
riuscivano a vederla, si sarebbe persa qualcosa che poteva essere un
ricordo fondamentale; non voleva assolutamente perdersi nulla di quei
ricordi, nemmeno la più piccola cosa.
Il suo cuore rideva e piangeva contemporaneamente. Avrebbe tanto voluto
tornare a far parte di quei ricordi, avrebbe voluto sorridere di nuovo
come quel bambino che era stata molti anni prima, avrebbe voluto
abbracciare il suo papà e restare a fissarlo negli occhi per
ripetergli in continuazione che era bellissimo. Avrebbe voluto farsi
accarezzare i capelli e coccolare da sua madre. Eppure non poteva.
Quella vita era stata sua, ma le era stata sottratta e nessuno aveva
intenzione di restituirgliela.
Jack correva facendo volare un aquilone sotto la guida di Sarah, seduta
sulla riva del lago. Mark lo seguì mantenendosi un po'
distante,
voleva solo accertarsi che il figlio non si facesse male. Osservando
l'aquilone, Katy ebbe la sensazione di averlo già visto...
Il vento cesso' e l'aquilone senza più aria smise di volare
in
alto, arrivando più o meno all'altezza di Mark. Jack
sbuffò deluso e mollò il manico del giocattolo
sedendosi
per terra. Suo padre gli andò vicino, sedendosi accanto a
lui.
<< Che ti prende? >>
<< Niente... E' solo che ogni volta che porto l'aquilone
per
giocare, puntualmente il vento cessa. E questo coso si rivela inutile.
>>
Disse arrabbiato, indicando l'aquilone. Mark passò lo
sguardo
da lui all'aquilone, dall'aquilone a lui. Poi sorrise, prese in braccio
suo figlio mettendoselo sulle spalle e recuperò il manico
dell'aquilone, passandolo a Jack.
<< Ti ricordi il bucaneve, Jack? >>
<< Si... >>
<< Ti ricordi cosa ti ho detto in proposito?
>>
<< Che non devo essere debole... >>
<< Esatto. E se tu ti arrendi così facilmente
vuol dire
che il concetto non ti era chiaro. Lo sai che io ci sarò per
te,
ma verrà anche il giorno in cui dovrai imparare a cavartela
da
solo, e ragionare con la tua testa. >>
Jack guardò il manico dell'aquilone e poi di nuovo suo
padre, che gli sorrise.
<< Forza, facciamo volare quell'aquilone! >>
Detto questo, cominciò a correre lungo il lago, permettendo
a
Jack di vedere finalmente il suo aquilone volare più in
alto.
Katy ebbe un tuffo al cuore, vedendo quella scena. Quell'aquilone era
lo stesso che aveva trovato impigliato tra i rami degli alberi nel
bosco.
Da quanto tempo era
lì?
Per l'ennesima volta in quegli istanti intensi, lo scenario
mutò
per mostrare l'interno della sua vecchia casa. Katy ebbe come la
sensazione che il giorno fosse mutato. Era... Domenica...
E aveva uno strano presentimento... Qualcosa di oscuro si era insinuato
nella sua mente, creando una confusione che la spaventava. Il suo cuore
batteva più veloce, e il suo stomaco si stava contorcendo
come
ogni volta che aveva paura di qualcosa.
Si guardò intorno, ma in quel nuovo ricordo sembrava tutto
normale. La famiglia era riunita in casa, in un pomeriggio d'inverno.
Il suono di un cellulare che squillava attirò l'attenzione
di
tutti i presenti, Katy compresa. Mark rispose al cellulare che teneva
in tasca, mostrando un'espressione tra il preoccupato e l'annoiato.
<< Si, pronto? Ah, signore... Cosa? Ma... E' domenica
oggi... Si, capisco, ma... >>
Seguì qualche frase spezzata che si concluse con un
frustrato
"va bene". Sarah si avvicinò al marito, chiedendogli cosa
fosse
successo, anche se aveva già una vaga risposta pronta nella
mente.
<< Il lavoro... Mi vogliono in ufficio....
>>
<< ... Oggi...? >>
<< Si... >>
<< Ma... E' domenica! Tu dovresti stare a casa oggi!
>>
<< Hai ragione, Sarah... ma... Non posso farci niente...
Senti,
vado a sentire cosa vogliono, e cerco di tornare il prima possibile.
>>
Disse lui, prendendo tra le sue le mani della moglie. Jack, che era
seduto sul divano a leggere un fumetto, si avvicinò.
<< Devi andare a lavoro, papà? >>
<< Purtoppo si, caro. Ma torno presto, stai tranquillo.
>>
<< Mmmh... D'accordo... >>
Mark prese suo figlio in braccio e gli diede un bacio sulla guancia,
mettendo un braccio intorno alle spalle della moglie. Katy
ricordò di essersi sentita triste quando aveva appreso la
notizia. Ma non era questo che le dava quella sensazione cupa. Quando
vide suo padre scendere vestito con la sua divisa da lavoro, giacca e
cravatta, e uscire di casa, l'inquietudine aumentò.
Non andare...
Non andare via...
Sta... Per succedere... Qualcosa...
Calò la notte. In casa regnava il silenzio assoluto. Katy
notò l'assenza di suo padre. Forse non era ancora tornato
dal
lavoro. Questa cosa le mise ansia, guardò l'orologio a
pendolo
nel salotto e quando vide che erano le ventidue passate
deglutì.
L'unico rumore che si sentiva erano le lancette dell'orologio che
scandivano lo scorrere inesorabile del tempo, che nessuno poteva
fermare.
Nel salotto vide sua madre Sarah sdraiata sul divano, addormentata.
Davanti a lei, il caminetto era ancora acceso, la fiamma ardeva
vivacemente e una densa nube di fumo stava venendo fuori dalle braci.
Katy si rese conto subito che non era sicuro tenere quel camino acceso
mentre sua madre dormiva. E quando piccoli tizzoni ardenti scoppiarono
fuori dalla grata di ferro finendo sul tappetto, la bambina
sentì una paura profonda trafiggerla. Il tappeto stava
bruciando, cominciava a prendere fuoco lentamente.
Katy sentì il terrore scorrere nelle vene. Presa dal panico,
cercò di svegliare sua madre. La chiamò, la
scosse, le
urlò di svegliarsi, ma ovviamente la donna non poteva
sentirla,
nè avvertirla, visto che Katy era presente solo mentalmente
in
quel ricordo. Le sembrava di sentire il calore del fuoco che si stava
espandendo velocemente in quella stanza.
<< Svegliati!
Svegliati! Ti prego!! >>
Il fumo diventava sempre più denso e nero e le fiamme sempre
più calde e splendenti. Una buona metà del
tappeto era
ormai ridotta in cenere e presto il fuoco avrebbe raggiunto il divano,
divorandolo insieme a Sarah. Katy gridò, sperando in qualche
modo che le sue grida potessero superare il rombare furente
dell'incendio e giungere alle orecchie della sua mamma. Si sentiva
così impotente nel non poter avvertire la donna del pericolo
imminente. Quando le fiamme raggiunsero il divano, Katy non resistette
alla visione raccapricciante del corpo carbonizzato di sua madre e
scappò verso le scale, salendo al piano superiore. In quel
momento, però, si chiese perchè stesse facendo
una cosa
del genere. Il suo pensiero era rivolto a quel ricordo sconvolgente e
al desiderio di tornare alla normalità, ma il suo corpo era
diventato improvvisamente pesante, reclutante agli ordini che il
cervello impartiva. Le sue gambe la condussero in una stanzetta piena
di giocattoli, peluche e una libreria piena di testi scolastici,
fumetti e altri libri. La
sua stanza.
Cercò Jack con lo sguardo, senza riuscire a trovarlo...
Dov'era?
Qualcosa dentro di lei le diceva che doveva trovarsi lì...
Eppure non c'era traccia di lui. L'odore penetrante del fumo
arrivò alle
sue narici. Era così forte che credette di svenire, e
insieme a
esso avvertì anche il calore bruciante delle fiamme. Alcuni
rumori di oggetti che cadevano ed esplodevano la fecero sobbalzare.
Pensò a sua madre e le lacrime cominiciarono a colare
giù
dai suoi occhi, perle della sua anima. Morta nel modo più
atroce,
beatamente addormentata su quel divano che era diventato la sua tomba.
Cadde in ginocchio, sconfitta e distrutta, pregando che tutto tornasse
normale; pregando che suo padre tornasse e le salvasse la vita...
<<
Papà... Papà... Dove sei...? >>
La luce accecante delle fiamme era arrivata velocemente alla porta
della sua camera e alcune fiamme avevano cominciato a lacerare la
porta.
Era in trappola!
Il ricordo non era più tale, ormai. Quella
realtà tremenda era tornata a tormentarla, e lei non poteva
fare
nulla per evitare di finirvi intrappolata.
Ma non voleva morire di nuovo!
Non voleva!
<< Papà...
Aiuto...! PAPA'!!! >>
La porta si spalancò e il bagliore delle fiamme
accecò i suoi occhi, ma
crearono allo stesso tempo un alone di eterea salvezza. Katy riconobbe
subito suo padre sulla soglia, il fuoco si teneva lontano da
lui.
Katy si chiese se quella non fosse soltanto una visione dovuta alla
disperazione e alla vicinissima presenza della morte, ma poi
capì, vedendo suo padre bagnato dalla testa ai piedi.
Addosso
aveva ancora la divisa da lavoro, giacca e cravatta, forse era appena
tornata. Aveva sentito dire che, a causa di una reazione
fisica, un oggetto bagnato teneva lontano il fuoco.
Mark corse verso di lei e la prese in braccio. A quel gesto,
però, Katy avvertì qualcosa. Le sembrò
che la sua
personalità si sdoppiasse. Parole che non faceva ancora in
tempo
a pensare uscivano dalla sua bocca con una strana voce...
<< Papà... La mamma... >>
La sua voce era singhiozzante... Eppure lei aveva smesso di piangere.
<< Si, lo so... Non ti preoccupare... Papà
è qui. Ti porto via. >>
Stava zitta, eppure la sua mente urlava.
<< No...
No, papà, non me... Jack... E' lui che devi
portare via... Non me... >>
Ma poi si rese conto... Come poteva aver confuso suo figlio con una
bambina? Non poteva essere stato così distratto da non
riconoscerlo... Ricordò la sensazione di sdoppiamento del
corpo
che aveva provato poco prima. La sua parte mentale era ancora attaccata
al presente, sapeva che tutto ciò che stava accadendo era
solo
un ricordo, ma la sua parte fisica aveva preso il posto di Jack, il suo
corpo era diventato quello di un bambino.
Il suo vero corpo.
Strinse le braccia intorno al collo di suo padre e seguì il
suo
consiglio di tenersi forte mentre cercavano di scappare da
quell'inferno. Uscirono dalla stanzetta e cercarono di percorrere il
corridoio ormai ridotto a un cunicolo di fumo e fiamme.
<< Non respirare! >>
Le gridò Mark tappandosi con una mano naso e bocca. Corse
tra le
fiamme, cercando di arrivare alle scale, ma un enorme pezzo di soffitto
bruciò e cadde dall'alto colpendo il volto dell'uomo.
Un urlo raggelante riempì l'aria fumosa.
Katy si paralizzò a quella vista orribile e violenta.
Avrebbe
voluto urlare, ma la sua voce sembrava essersi gelata per la paura o
squagliata per il calore del fuoco. La mano che poco prima copriva solo
il naso e la bocca, adesso aveva abbracciato l'intero volto.
Il pezzo infuocato aveva colpito in pieno la faccia di Mark,
ustionandola in modo tremendo... Anzi... Il calore era così
forte che sembrava che il suo viso si stesse.... Squagliando....
<< Non guardarmi, Jack! Non guardarmi!
>>
Gli occhi di Katy erano fissi su quella visione e non riuscivano a
staccarsi. Era di certo una cosa orribile da vedere, eppure qualcosa la
tratteneva dal distogliere lo sguardo, perchè quella
scena... La
incuriosiva...
La incuriosiva perchè aveva ricordato in che modo Mark, suo
padre, era diventato Slender Man...
Ma quel ricordo non era ancora finito, e Katy lo sapeva... Stava per
succedere qualcosa di molto peggio.
Mark riprese a correre, tenendo in braccio la bambina e una mano sul
volto profondamente ustionato. Tornò indietro, cercando di
entrare nuovamente nella stanza di Jack, ma era ormai stata invasa
dalle fiamme, era impossibile entrare là dentro, e
impossibile
cercare di uscire dalla porta principale, perchè le scale
erano
crollate e il pezzo di soffitto caduto aveva bloccato la strada, e
come se non bastasse, l'acqua era ormai evaporata dal suo corpo.
Mark imprecò e corse verso la camera matrimoniale: l'unica
stanza che non era ancora stata assaltata dalle fiamme.
Entrarono lì dentro e Mark chiuse la porta. Nessuno dei due
osava fiatare in quel momento. Le parole non avrebbero salvato la loro
vita. L'uomo si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che
potesse tornar loro utile in quella situazione senza uscita. Solo
allora, posò la bambina a terra e, distrattamente, tolse la
mano
dal volto.
Katy lo osservò di nascosto, cercando di nascondere le
lacrime.
I suoi occhi si stavano prosciugando lentamente, la sua pelle
ustionata stava colando lungo le tempie, e le sue labbra erano
contratte in una smorfia di dolore. Presto quella faccia non sarebbe
più esistita...
Ad un tratto si fermò, il suo sguardo deformato rivolto a
una
finestra, la luna splendeva tranquilla e maestosa; l'interno e
l'esterno sembravano due mondi diversi.
Katy capì immediatamente il pensiero di Mark e quando questi
la
prese in braccio nuovamente, lei rimase immobile e muta, senza capire
effettivamente se ciò era dovuto alla visione sconcertante
del
suo volto deformato o al fatto che sapeva già come sarebbe
terminata quella storia...
<< Jack, possiamo fuggire... Ti avevo promesso che ti
avrei
portato via da qui e lo farò! Ora stringiti forte a me e
chiudi
gli occhi! Non mi lasciare andare per nessuna ragione, d'accordo?
>>
Katy annuì, o meglio, il suo vecchio corpo lo fece. Si
strinse
nuovamente al papà e fece come gli era stato ordinato. Ma
Katy
stava ancora guardando quella scena, e sapeva che era tutta
un'illusione. Non ci sarebbe stata salvezza per loro, neanche nel
buttarsi da quella finestra immacolata.
<< Fermati...
Fermati! Non farlo... Non sopravvivremo! >>
Ma nessuno, nè Jack nè Mark potevano sentrila
gridare la
profezia di quello che sarebbe stato il loro futuro. Mark avvolse le
proprie braccia intorno al piccolo corpo della bambina e prese la
rincorsa verso la finestra.
In quel momento, il tempo si fermò. Tutto sembrava visto da
un'altra prospettiva, come quando l'acqua rallenta i movimenti delle
persone che sono al suo interno. Un fischio assordante.
Il rumore di un vetro che si frantuma.
I ricordi si susseguirono velocemente davanti ai suoi occhi.
Lo schianto.
Katy si ritrovò lontana dalla casa in fiamme.
Alzò la
testa e il suo sguardo andò subito a posarsi sui corpi
inermi di
Mark e Jack ancora abbracciati, ma privi di senso, proprio sotto la
casa infuocata.
No...
Alcuni pezzi
cominciarono a cadere giù, circondandoli e ben presto tutta
la casa crollò in un solo istante... Seppellendoli vivi.
<< Nooooooo!!!!!
>>
Il rombo assordante di quella catastrofe aveva avuto l'effetto di
assordare il mondo intero. Il fuoco illuminava la notte come brace
ardente, consumando la sua famiglia... Anime innocenti e pure, divorate
dalle fiamme dell'inferno. Inferno che si era propagato all'intero
bosco, bruciando viva l'essenza che risiedeva in quegli alberi alti,
maestosi e protettivi, rendendoli infuocati come un tramonto di sangue
e incenso.
Il sapore salato delle lacrime entrò nella piccola bocca di
Katy
e il suo cuore tremò insieme al suo corpo, l'impotenza
incatenò la sua mente e la sua anima.
Perchè...?
Perchè era accaduto tutto questo...?
Perchè a lei...?
Perchè alla sua famiglia...?
Sua madre, Sarah, bella come un angelo, era morta come un fiore che
appassisce sotto la neve.
Jack, la vecchia sè stessa, la cui voglia di vivere era
stata totalmente troncata.
E suo padre, Mark, condannato per sempre a cercare suo figlio, con la
probabile consapevolezza che non lo avrebbe mai trovato.
La luce
dell'incendio
riempì la notte e permise agli occhi di Katy di abituarsi a
una
nuova scena. Il luogo era lo stesso. Era giorno, la casa totalmente
distrutta, gli alberi del bosco ridotti a neri cadaveri immobili. Sul
posto erano accorsi vigili del fuoco, alcuni addetti alla sicurezza e
ai soccorsi stavano
setacciando la zona, mettendola sotto controllo. I suoi occhi
catturarono alcuni portantini che stavano portando via due cadaveri
coperti da un velo bianco immacolato. Deglutì,
cercando di
fermare le lacrime.
<< Avete setacciato l'area? >>
<< Si, signore... >>
<< Mio Dio, che disgrazia... >>
Katy non riusciva a muoversi. Era come se quell'assurda visione
l'avesse incatenata al muro invisibile di quel ricordo che non sarebbe
mai dovuto esistere. Si sentiva vuota, assente, come un fantasma che
guarda il suo cadavere e si rende conto che la sua vita è
bruscamente terminata. Il volto pallido era ancora rigato dalle
lacrime, la sua voce ghiacciata dentro di lei.
<< Signore! >>
Un addetto alla sicurezza si avvicinò al comandante, e la
bambina rimase stupita quando riconobbe James Roosvelt, il poliziotto
che era venuto a cercarla. Non era cambiato molto, ma si vedeva che era
più giovane rispetto a quando lo aveva incontrato per la
prima
volta.
Quindi Roosvelt era stato coinvolto anche nel caso che riguardava la
sua stessa famiglia...
<< Sembra che sulla scena dell'incidente fosse presente
anche un terza persona. >>
<< Che vuoi dire, Roosvelt? >>
<< C'è una macchia di fuliggine grande quanto
una persona
adulta proprio vicino a dove si trovava il corpo del bambino, ma non
c'è nessun altro nè tra le macerie nè
al di fuori
di esse. >>
Katy sobbalzò. Il comandante guardò stupito il
giovane
poliziotto e diede ordini di setacciare nuovamente l'area per trovare
quella misteriosa terza persona che, forse, era riuscita a scampare
all'incendio. Katy non aveva bisogno di investigare ulteriormente.
Corse verso il bosco, invisibile agli occhi di tutti coloro che stavano
seguendo la sua stessa strada, attraversò gli alberi di
cenere,
camminò sull'erba senza sentire i suoi passi. Non le
importava
di essere un fantasma in quel momento, aveva appena avuto la possibile
certezza che suo padre fosse ancora vivo, e doveva trovarlo.
Sembrava che tutto fosse congelato nella fredda brezza
mattutina.
Nessun rumore, nessun movimento. Nulla che lasciasse capire che
qualcuno era lì.
Poi, in mezzo agli alberi bruciati, Katy scorse una figura umana
ripiegata su se stessa, voltata di spalle, vestita di nero,
terribilmente consumata. Tremava e sembrava che stesse piangendo,
tenendosi le mani sul volto. Si avvicinò lentamente,
studiando
ogni particolare di quella persona che Katy conosceva bene. Sentiva
flebili gemiti di disperazione e deglutì, respirando
profondamente.
<< Papà...
>>
Come se avesse sentito la sua voce, l'uomo si girò, e Katy
sobbalzò alla cruenta visione di quel volto tremendamente
sfigurato,ormai inesistente. Delle profonde piaghe bianche facevano
capolino su quelli che una volta erano stati i suoi occhi, il suo naso
e la sua bocca. La pelle delle mani era ridotta a brandelli, anch'esse
pallidissime. Il fuoco aveva consumato il suo corpo rendendolo uno
scheletro vivente. E nonostante questo, il suo elegante vestito nero
non si era nemmeno sgualcito, anzi, sembrava essersi completamente
adattato al suo "nuovo" corpo.
<< Papà...
? >>
<< ... J-Jack... >>
Il cuore di Katy si fermò all'istante. Riusciva a vederla?
Riusciva a sentire che era lì?
<< Papà...
Sono io... >>
<< Jack... >>
Mark si mise in piedi nella sua incredibile altezza dovuta al calore
che aveva deformato il suo corpo in maniera orribile; le braccia
magrissime e lunghe arrivavano fino al terreno. Sembrava che egli
stesso provasse ribrezzo nel vedere come era stato ridotto e faticava a
reggersi in piedi. Katy mosse qualche passo verso di lui, allungando
istintivamente una mano.
Sembrava che si stessero venendo incontro e quando Katy stette per
afferrare la sua mano... Questa la trapassò come fosse
vento. Mark
ignorò totalmente la sua presenza e la oltrepassò
completamente, tirando dritto. La bambina si voltò verso il
padre che si stava lentamente allontanando da lei. Pensò
subito
che stesse tornando a casa, forse per cercare Jack, ma lì
c'era
la polizia! Non erano ancora pronti a una visione del genere, lo
avrebbero ucciso! Lo seguì e gridò il suo nome,
sperando
che potesse sentirla, ma era ovvio che non era così.
Mark continuò ad avanzare a grandi passi finchè
non
arrivò al limite del bosco. Katy si fermò insieme
a lui.
L'uomo sembrava essere rimasto paralizzato dalla visione della sua casa
ormai distrutta, sua moglie morta davanti ai suoi occhi, e suo
figlio...
Dov'era suo figlio?
Era con lui quando era svenuto, perchè non era lì?
<< Jack... >>
Alcuni poliziotti stavano esplorando la zona e Mark si
ritirò
per non farsi vedere, forse consapevole del suo aspetto attuale. Non
poteva aspettare che quelle persone se ne andassero. Doveva trovare suo
figlio.
Si mise in cammino, facendo attenzione a non uscire dal bosco, vagando
come un fantasma alla ricerca dell'eterno riposo. Katy non riusciva ad
accettare tutto quello che aveva visto. Era così crudele!
Suo padre era stato ridotto a un essere mostruoso, ben diverso dal
bell'uomo dagli occhi di caldo ghiaccio, i capelli d'ebano e la
gentilezza tipica di un padre e marito che in realtà era. Lo
seguì, cercando di
stargli dietro, i suoi passi erano ormai il doppio di quelli di un
semplice uomo. Arrivarono nei pressi di un vecchio parco giochi, che
Katy riconobbe come quello in cui sua nonna la portava a giocare quando
era più piccola. C'erano molti bambini quel giorno. Mark si
era
fermato a guardarli, come incantato e allo stesso tempo speranzoso.
Sperava forse di trovare Jack in mezzo a quei bambini?
Alcuni genitori con i loro figli scattavano fotografie a questi e al
bosco. Mark li osservava, sembrava malinconico. Katy avrebbe dato
qualsiasi cosa per rivedere i suoi occhi.
<< Jack... >>
La sua voce flebile echeggiava come un pianto, mentre continuava a
ripetere ossessivamente il nome di suo figlio. Katy avrebbe tanto
voluto prendergli la mano, rassicurarlo, fargli sapere che era
lì vicino a lui proprio in quell'istante.
All'improvviso, quello che sembrava il pianto di un bambino, vizioso e
insopportabile, cominciò a risuonare proprio vicino Mark, il
quale si voltò e abbassò lo sguardo per
incrociare quello
spaventato e piangente del piccolo ai suoi piedi. Katy non l'aveva
visto arrivare, e si chiese subito perchè stesse strillando
in
quel modo. Mark si abbassò quanto poteva per arrivare con il
viso
all'altezza del bambino e quando provò a toccarlo, questo
urlò ancora di più. E sia Katy che Mark
compresero il
motivo per cui quel bambino stava piangendo...
Aveva paura di Mark.
Aveva paura di quello scheletro incredibilmente alto, senza volto e
vestito di nero.
<< No... No... Smettila. Smetti di piangere... Non avere
paura... >>
Quel bambino ovviamente, al sentire quella voce profonda e misteriosa,
strillò in modo assordante.
<< Smettila... Ehi, basta... Non ti faccio niente!
>>
Mark era visibilmente impacciato. Quelle grida avrebbero presto
attirato l'attenzione di tutti i presenti, e sarebbe stato disastroso.
Katy cominciava ad essere veramente infastidita da quella reazione.
Ignorava il motivo, ma pensò che fosse dovuto al fatto che
nessuno aveva diritto di trattare suo padre come un mostro, nonostante,
effetivamente, lo fosse diventato.
<< Smettila! Ti ho detto di smetterla! >>
Fu un attimo.
Le urla del piccolo cessarono immediatamente con un colpo secco.
Un disgustoso rumore di membra spezzate e trafitte uccisero le orecchie
di Katy e i suoi occhi furono costretti ad assistere al primo omicidio
di Slender Man.
Un tentacolo spuntato dalla schiena di Mark era stato piantato nel
cuore del bambino. Alcune gocce di sangue cremisi cominciarono a colare
dal fosso che si era aperto nel suo corpo e dalla sua bocca.
Le tracce delle lacrime dipinte sul suo volto sarebbero rimaste
cristallizzate per sempre.
E quegli occhi cristallini avevano ancora il terrore congelato al loro
interno. Terrore che sarebbe rimasto scolpito nel suo cadavere in
eterno.
Katy rimase paralizzata da quello che era successo. Avrebbe voluto
gridare, ma la voce le si era congelata in gola.
Anche Mark sembrava sorpreso e spaventato da ciò che aveva
appena fatto. Ritirò velocemente il tentacolo e prese tra le
mani il corpo del piccolo, sussurrando frasi sconnesse.
<< Oddio... Oddio... Che cosa... Ho... Fatto...?
>>
Alcune persone, incuriosite dalle grida, si stavano avvicinando al
bosco. Mark corse via con il corpo del bambino e Katy lo
seguì.
Più si allontanavano, più le grida di una donna
si
facevano forti. Doveva essere la madre del bambino.
Katy provò una forte fitta, come un pugno allo stomaco.
Le prime vittime di Slender Man...
La prima madre a provare il dolore della scomparsa di suo figlio...
Ritornati nelle profondità del bosco, Mark pose per terra il
piccolo cadavere, guardandolo come se tutto fosse soltanto un brutto
sogno. Sembrava che stesse piangendo, pentito per ciò che
aveva
fatto.
Poi, forse resosi conto del modo in cui aveva ucciso, seppur
involontariamente, il piccino, l'uomo si guardò le spalle.
Da dove venivano quei tantacoli?
Come aveva fatto a trovarseli addosso?
Posò nuovamente lo sguardo inesistente sul bambino. Gli
occhi
aperti di lui sembravano fissarlo, chiedendo perchè...
Risvegliatosi in una vita che non era la sua, Mark si
ritrovò a
camminare da solo nel bosco, fino ad arrivare al lago. Quando fu vicino
alla riva, si specchiò nell'acqua cristallina, sussultando,
e
capì all'istante il motivo per cui quel bambino aveva
cominciato
a piangere quando lo aveva visto.
Passò le lunghe dita scheletriche sul suo volto che ormai
non
esisteva più, sfiorò le piaghe dovute
all'ustione,
guardò le sue mani pallide e cadaveriche, toccò i
punti
in cui avrebbero dovuto esserci i suoi occhi, il naso e la bocca, ormai
scomparsi.
Era diventato un mostro.
Aveva perso ogni cosa...
La sua casa. Sua moglie. La sua faccia.
Ma suo figlio...
Suo figlio era scomparso.
Non poteva essere morto anche lui. Non voleva crederci.
No.
Gli aveva fatto una promessa.
Doveva trovarlo.
Si rimise in piedi, sistemandosi la cravatta, e tornò
all'interno del bosco, mimetizzandosi con la nebbia e con gli alberi.
Katy lo guardò allontanarsi. Non provò a
seguirlo, era
come se i suoi piedi fossero incollati al suolo. Istintivamente
alzò una mano nella sua direzione, come se potesse fermarlo
e
riportarlo da lei.
<< Papà...
>>
L'ultima scena di quel ricordo fu la vista di suo padre, ormai divenuto
Slender Man, il mostro senz'anima, rapitore di bambini, che si
mimetizzava tra gli alberi.
Un fumo etereo
offrì il cambiamento del ricordo. Una stanza bianca apparve
davanti gli occhi di smeraldo della bambina. Si udivano delle voci
soffuse, e quello che sembrava il pianto di un neonato.
Katy avanzò lentamente, superando una tendina immacolata e
scoprendo dall'altro lato di questa Madison, sdraiata su un lettino con
in mano un fagotto, e Isaac che teneva un braccio intorno alle spalle
della moglie.
Entarmbi sorridevano guardando quel fagotto, sembravano molto felici.
<< E' una bellissima bambina! >>
<< Che occhi luminosi che ha! >>
<< Hai sentito della tragedia che è successa
ieri? >>
<< Si. Che disgrazia. Un incendio del genere... Non mi
stupisco che siano morti... >>
<< Insomma, basta parlare di queste cose! Oggi
è un giorno di festa! Allora, come la chiamiamo?
>>
Chiese un'infermiera, avvicinandosi alla coppia.
<< Katy. >>
Bianco.
Vapore etereo.
Katy riaprì gli occhi. Davanti a lei c'era il
lago, il prato
verde come i suoi occhi, gli alberi del bosco che offrivano una
protezione sicura. Dietro di lei Slender Man la guardava, e quando lei
si girò per ricambiare lo sguardo, lui le
accarezzò una
guancia. Aveva ricordato tutto.
Troppo poco, poichè la sua vita era stata brutalmente
interrotta all'età di soli nove anni.
Aveva visto il sorgere della leggenda di Slender Man... Suo padre
sarebbe presto diventato il famoso e terrificante rapitore di bambini
senza volto e senza cuore.
Ma ora che aveva ricordato, lui non era più lo Slender Man.
Era suo padre.
Il suo volto era tornato quello del papà che avrebbe sempre
desiderato e che finalmente l'aveva trovata.
Vedeva i capelli d'ebano, gli occhi azzurri, il naso e la bocca erano
di nuovo al loro posto.
E inoltre, aveva avuto la prova che ciò che sua nonna le
aveva rivelato non era una semplice storia.
Da quanto aveva appreso nel suo ricordo ritrovato, Katy era nata
esattamente il giorno dopo l'incidente, e quindi il giorno dopo la
morte di Jack.
Non poteva essere una coincidenza. Aveva visto la vecchia se stessa nel
corpo di un bambino in quei ricordi, ma se avessero fatto parte della
stessa famiglia sarebbero di certo stati considerati gemelli.
Però...
Katy sapeva che l'immagine di quel bambino massacrato l'avrebbe
tormentata fino al resto dei suoi giorni.
Lui la lesse nel pensiero e appoggiò la fronte sulla sua.
Avrebbe voluto dire qualcos'altro. Avrebbe voluto dire che era
felicissima di aver ritrovato suo padre. Ma tutto ciò che
riuscì a dire fu soltanto...
<< ... Quanti altri bambini hai ucciso... ?
>>
Chiese con le lacrime agli occhi.
<< Non lo
so... Non me lo ricordo... >>
Katy sgranò gli occhi al suono della voce di suo padre. Non
si
aspettava una risposta vera e propria, eppure aveva sentito la sua
voce.
Proprio come il loro primo incontro.
Qualcosa doveva essere scattato quella notte; qualcosa che le aveva
dato la possibilità di sentire e riconoscere incosciamente
la
voce di suo padre.
<< E'
finita ora... Finalmente ti ho trovato... >>
<< Prometti che non farai più del male a
nessuno... >>
<< Lo
prometto... >>
Katy non aveva dubbi sul suo perdono. Era stata una cosa davvero grave
quella che era successo in quegli anni di ricerca e perdita. Ma aveva
ritrovato suo padre. La loro famiglia si era riunita. Aveva ritrovato
se stessa, e non avrebbe mai più lasciato che si perdesse di
nuovo.
Abbracciò il suo papà con tutto l'amore
possibile, rimediando al freddo e all'abbandono di tutti quegli anni.
<< Grazie per avermi continuato a cercare...
>>
______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Dio santo! Ce l'ho fatta!! Ok, siamo quasi arrivati alla
fine della storia.
Mancano solo un paio di capitoli!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una
recensione,
hanno inserito la mia storia, tra le preferite, le ricordate e le
seguite! <3
( Siete sempre di più e io vi ringrazio di cuore! )
Ah... Piccolo P.s:
https://www.youtube.com/watch?v=bxXSGspHQbI A
partire dal minuto 3:26
La voce di Slender Man suonerebbe tipo... Così!!!
|
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Capitolo 15 *** Punti Dolenti ***
Punti Dolenti
Dopo
quello che era successo, James Roosvelt, Jane Allison e Walter Reiligh
avevano deciso di riunirsi privatamente per approfondire la
situazione di quel particolare caso, essendo state le persone coinvolte
maggiormente in quest'ultimo. Sul grande tavolo di vetro erano
disposte in ordine foto segnaletiche, fogli che trattavano del caso e
anche di tutti quelli collegati a esso, e ricerche sullo Slender Man.
Il più importante obiettivo di quell'indagine era scoprire
cosa
avesse portato Katy a tornare dal mostro senza volto durante la sua
fuga.
Non avevano dubbi sul fatto che, se l'avessero ritrovata, sarebbe stata
ancora viva. Avevano compreso che il legame sbocciato tra lo Slender
Man e la bambina era certamente più forte e diverso da
qualsiasi
altro rapporto tra rapitori e vittime, ma non riuscivano a chiarire
quel mistero. Naturalmente avevano già avvertito i genitori
di
Katy che, ovviamente, si erano infuriati e avevano insultato le
capacità delle forze dell'ordine. Fortunatamente, erano
riusciti
a evitare un forzato incontro con i due, che sarebbe di sicuro
risultato disastroso. C'erano troppi misteri in quel caso e andava
fatta luce su questi. Jane Allison si alzò in piedi e
cominciò a girare per la stanza, commentando la faccenda.
<< Allora... Riassumiamo il caso: Katy Hudson, 9 anni,
figlia di
Madison e Isaac Hudson, il 10 Novembre scompare, divenendo un'altra
vittima delle misteriose sparizioni che sono successe in questi anni.
A eccezione di tutti i bambini scomparsi e mai ritrovati, Katy
viene invece ritrovata e portata a casa sana e salva dopo tre
settimane. >>
<< Ma qualcosa è cambiato in Katy. I genitori
notano che
non è più la stessa e credono che la bambina
possa essere
rimasta profondamente turbata da questa esperienza. >>
Aggiunse James Roosvelt, battendo le dita sulla superficie di vetro del
tavolo.
<< Così decidono di mandarla da uno psichiatra
infantile:
Michael Needles, amico del padre. Ma si scopre che questo tizio
è un dannato pedofilo e cerca di violentare Katy,
che, però, riesce
a fuggire e... Ritorna nella foresta... >>
Completò Reiligh con un sonoro sbuffo. La psicologa si
fermò, poggiando le mani sul tavolo.
<< Ecco, questo è il
punto. Perchè Katy,
invece di scappare a casa, o chiamare aiuto, ha deciso di ritornare
nella foresta? Sicuramente il suo desiderio principale era quello di
tornare dallo Slender Man. Perchè? >>
I tre si guardarono sospirando, aspettando che qualcuno rompesse il
silenzio. Jane riprese a parlare.
<< Da esperta psicologa quale sono, posso dire
tranquillamente
che quando i bambini si trovano in situazioni simili a quella in cui si
è trovata Katy,
per esempio durante una fuga da un rapitore, il primo pensiero che la
loro mente focalizza è l'ambiente familiare; desiderano
trovarsi
a casa, con la madre e il padre. Quindi si dirigono quasi sempre verso
casa, dove saranno al sicuro. >>
<< Ma questo, evidentemente, non rientra nel caso di
Katy... >>
<< Già... Questa è una cosa a dir
poco incredibile.
Non sappiamo a cosa sia dovuto, ma sta di fatto che Katy, durante la
sua fuga, ha focalizzato come ambiente familiare, non la sua casa, ma
il bosco. Non i suoi genitori, ma lo Slender Man... >>
<< Non potrebbe semplicemente essere stato lo spavento?
Magari la
piccola ha pensato di tagliare per il bosco, o di nascondersi
lì... >>
Intervenne Reiligh. Jane e James lo guardarono come se avesse
raccontato una squallida barzelletta.
<< Cioè, Walter, secondo te, una bambina che
è
stata rapita dallo Slender Man, che ti rammendo, abita nel bosco, torna
in quell'ambiente per sfuggire a un pedofilo... Per sbaglio?
Perchè avrebbe pensato di arrivare a casa più
facilmente? >>
<< Bè... >>
<< Walter, non può essere successo questo!
Nessuna persona
sana di mente si addentrerebbe nuovamente in un bosco dopo essere stata
tenuta in ostaggio da uno scheletro senza faccia, in giacca e cravatta!
>>
Esplose Jane Allison, visibilmente infastidita dalla leggerezza con cui
il collega prendeva la situazione. Reiligh roteò gli occhi,
poggiò il mento sulla mano e decise di tacere. James
Roosvelt
scosse la testa, cercando di trattenere una risatina. Poi prese alcuni
fascicoli che riguardavano lo Slender Man, lesse qualcosa su di esso
e infine fece una considerazione.
<< Credo che dovremmo capire meglio chi è
questo Slender Man... >>
I due poliziotti lo guardarono prestando attenzione.
<< Finora abbiamo dato per scontato che Slender Man sia
una
specie di pedofilo, o comunque un mostro, senza volto, vestito in modo
elegante, che da la caccia ai bambini... Ma non ci siamo mai
preoccupati di sapere perchè
fa questo. Non abbiamo mai approfondito questa sua ossessione per i
bambini. >>
<< Ora che mi ci fai pensare... >>
<< Cristo Santo! Siamo diventati dei Ghost Busters!
>>
Senza dar retta a quel commento, James Roosvelt e la psicologa uscirono
dalla stanza per indagare ulteriormente sulla leggenda dello Slender
Man. Il poliziotto era convinto che dovesse esserci uno sfondo riguardo
al rapporto tra Katy e lo Slender Man, e un sicuro legame con la mania
del mostro di rapire e far sparire nel nulla gli infanti. E per svelare
questo mistero, non restava che indagare fino in fondo a quella
leggenda; per scoprire il motivo del comportamento di qualcuno era
necessario scavare nella sua storia, e questo era il loro nuovo
compito: rimettere alla luce la vera storia dello Slender Man.
Le ore passarono inarrestabili, il giorno si trasformò in
notte
e il sole in luna. Nella centrale regnava ormai il silenzio, a romperlo
i pochi che erano rimasti nell'edificio per il turno notturno.
James, Walter e Jane erano tra questi. Erano rimasti in ufficio per
tutto il giorno, cercando su internet le informazioni di cui
necessitavano, senza successo. A volte credevano di essere finalmente
arrivati alla verità, ma puntualmente la
veridicità sulle
origini dello Slender Man si rivelava infondata.
James Roosvelt sentiva gli occhi bruciare come tizzoni ardenti a causa
della luce accecante del computer davanti cui era seduto da ore,
insieme al sonno che cercava di tentarlo più volte.
Buttò
un'occhiata all'orario in basso a destra dello schermo del PC:
mezzanotte.
Non aveva nemmeno avvertito sua moglie che non sarebbe rientrato quella
sera, anche se immaginava che lo avesse già capito da sola.
Avrebbe comunque dovuto avvertire, nonostante fosse già
preparato a una giusta sfuriata. Per la prima volta, comprese la
preoccupazione della moglie. In fondo, il suo lavoro consisteva nello
stare ogni giorno faccia a faccia con il crimine, e anche se amava il
suo mestiere, non si poteva dire che non fosse pericoloso. La sua mente
focalizzò il giorno in cui aveva avuto la pessima idea di
addentrarsi nel bosco da solo a cercare Katy.
Ricordò la strana senzazione che aveva provato. Era come se
avesse visto qualcun'altro al suo posto, era stato come se non fosse
stato lui quello che stava per morire. Eppure era stato proprio egli
stesso a trovarsi in quella situazione, e aveva rischiato di non
tornare mai più dalla sua famiglia.
Prese il cellulare e digitò il numero di casa. Si
stupì per la velocità con cui sua moglie rispose.
<< Pronto, James! >>
<< Ciao, Lauren... >>
<< "Ciao, Lauren"?! E' mezzanotte, in uno di quei giorn
in cui
saresti dovuto rientrare a casa per cena e tu mi dici solo "Ciao,
Lauren"?! >>
<< Si, scusa, è che ho avuto tanto da fare e
ho perso la cognizione del tempo... >>
Dall'altro capo del telefono si sentì un sospiro.
<< Lauren...? >>
<< Si, sono qui. >>
<< Sei arrabbiata? >>
<< ... No... Ma lo sai che voglio che mi avvisi quando
fai tardi, lo sai che mi preoccupo... >>
<< Hai ragione, ma è il mio lavoro... Anche se
ultimamente
ha deciso di farmi diventare un indagatore del paranormale
più
che un poliziotto. >>
<< Ti riferisci al caso di quell'uomo senza viso che
rapisce i bambini? >>
<< Si, hai presente la bambina che era stata ritrovata?
Ecco,
cercando di scappare da un pedofilo, è tornata di nuovo nel
bosco, che è l'ambiente in cui vive quest'uomo.
>>
<< E perchè? >>
<< E' questo il punto, non lo so. La mia collega pensa
che sia
dovuto al classico legame tra rapitore e vittima, ma questo
è un
caso abbastanza particolare... Sono parecchio confuso...
>>
<< Bè, in effetti... E' strano. Forse
perchè i
bambini sono più ingenui. Può darsi che lei si
sia
affezzionata particolarmente a questo "mostro" e che il mostro in
questione non sia poi così cattivo come pensi.
>>
<< Ci ho pensato... Ma voglio capire quale
rapporto si
è venuto a creare tra loro. Non è uno di quei
tanti
rapporti rapitore-vittima... E' qualcosa di più... Qualcosa
che
ha spinto la piccola a tornare da lui perchè sapeva che
sarebbe
stata al sicuro... >>
<< Io indagherei sul passato di quest'uomo. Forse,
più che
la bambina, è lui che non può fare a meno di
lei...
>>
<< Ho pensato anche a questo, ecco perchè mi
sono
soffermato a lavoro. Proprio adesso sto cercando possibili informazioni
sulla storia di questo Slender Man, ma quelle che ho trovato sono tutte
bagianate. >>
Quella discussione aveva preso una strana piega. Sembrava che entrambi
fossero due poliziotti a discutere di quel caso, quando la vera ragione
per cui l'agente aveva chiamato era per avvertire semplicemente la
moglie del fatto che non sarebbe rientrato a casa quella sera. Mentre
parlava al telefono, Roosvelt continuava a fare ricerche quando
qualcosa attirò la sua attenzione. Nei sottotitoli dei
risultati
ottenuti lesse le parole: "... Bambino morto in un incendio...".
Qualcosa scattò nel suo cervello.
Fu come un flash, un ricordo confuso.
Controllò il titolo del risultato e quando
constatò che
si trattava di una delle tanti versioni della storia dello Slender Man
decise di controllare.
<< Lauren, credo di aver scoperto qualcosa. Ci sentiamo
domattina. >>
Senza aspettare la risposta della moglie, chiuse la telefonata. Si
sentì nuovamente sveglio, come se una forte scarica
elettrica
gli avesse trapassato il cervello, facendo attivare qualcosa che fino a
quel momento era rimasto sepolto sotto la polvere del passato, come un
orologio che era stato fermo per molto tempo, ma che grazie a una
chiave di volta aveva nuovamente ripreso a funzionare.
La prima parte era una vera e propria descrizione dello Slender Man, le
sue caratteristiche, il suo aspetto e presunti poteri. Ma fu la parte
in cui veniva raccontata la sua storia a render sempre più
attiva la mente dell'agente.
E più leggeva quel che aveva trovato, più i suoi
ricordi si illuminavano e diventavano più chiari.
Si
crede che lo Slender Man fosse, anticamente, il padre di un bambino
morto in un incendio, e che, nel tentativo di salvarlo, il fuoco gli
abbia sfigurato il volto
(Ecco perchè è
privo di tratti
facciali)
Da allora questo presunto
padre vaga alla ricerca del suo bambino.
Quello che
lesse fu più che soddisfacente. Stampò il file e
uscì di corsa dalla stanza per dirigersi al piano superiore:
il
reparto dei casi archiviati. Ce n'era uno tra quelli che pur essendo
stato sospeso e archiviato non aveva mai smesso di tormentarlo.
Una volta lì, si rivolse al collega che presiedeva il piano
quella notte.
<< Nigel, mi servono tutti i fascicoli di casi
riguardanti
bambini deceduti a causa di incendi nel periodo tra gli anni 80 e gli
anni 90. Fai in fretta, per favore. E' urgente. >>
L'agente fece il saluto militare e corse nella sala degli archivi. Nel
frattempo, James contattò via radio i due colleghi,
chiedendo di
vedersi tra un'ora nella sala riunioni. Dopo circa mezz'ora, il custode
degli archivi tornò con una decina di fascicoli. Roosvelt li
controllò tutti sul posto. Sapeva che doveva essercene uno
che
gli interessava particolarmente. Scartò i primi cinque che
riguardavano casi completamente risolti e passò all'altro
gruppo.
Il primo riguardava un caso di incendio doloso di cui il colpevole era
stato arrestato, il secondo trattava un incendio boschivo in cui erano
morti delle guardie forestali insieme a un ragazzino, e il terzo...
Lo afferrò e corse giù, lasciando in disordine
tutti gli
altri fascicoli con gran disappunto del collega. Anticipò la
riunione con Jane e Walter e si procurò tre caffè
prima
di cominciare. Una volta in sala, James chiuse la porta e
sbattè
il fascicolo sul tavolo di vetro, insieme al file che aveva stampato,
sotto lo sguardo interrogativo e interessato degli altri due colleghi.
<< Questo è un caso a cui ho partecipato
esattamente nove
anni fa. Nonostante sia stato archiviato, non è stato
pienamente
risolto. Si tratta di un incendio scoppiato in una casa in periferia in
cui persero la vita una madre e suo figlio di nove anni,
rispettivamente Sarah Wigler e Jack Hadley. L'incendio è
stato
archiviato come incidente. Vicino al corpo carbonizzato del bambino,
però, c'era anche una macchia di fuliggine dalle dimensioni
di
una persona adulta. >>
La notizia catturò maggiormente la psicologa e il
poliziotto.
<< Probabilmente, sul luogo dell'incidente era presente
anche una terza persona. E non avevo torto. >>
Roosvelt prese dal fascicolo una foto di un uomo giovane, dai capelli
neri e gli occhi celesti.
<< Dal giorno dell'incidente, Mark Hadley, padre di Jack
e marito di Sarah, è scomparso nel nulla. >>
<< Aspetta un momento... Hai detto che la macchia di
fuliggine
è stata ritrovata vicino al corpo del bambino?
>>
Chiese Jane Allison, guardando la foto. James allungò il
documento stampato e sorseggiò il suo caffè.
<< Per ulteriori chiarimenti, vi consiglio di leggere
questo. >>
Seguirono il suo consiglio e cominciarono a leggere il foglio. Il
giovane agente premise che non era sicuro dell'attendiblità
della fonte da cui aveva ricavato quella notizia. La loro
espressione diventava sempre più sconcertata mano a mano che
leggevano il documento.
<< Woah, woah! Freniamo! Quindi Mark Hadley sarebbe lo
Slender Man?! >>
<< Molto probabilmente si. >>
<< Ma certo, è chiaro! Mark Hadley trova la
sua casa in
fiamme, vede sua moglie e capisce che per lei è troppo
tardi, ma
il figlio urla e lui comprende che è ancora vivo e tenta di
salvarlo. Probabilmente riesce a raggiungerlo, ma nel tentativo di
fuggire si ustiona al volto. Ma non può permettere che il
figlio
muoia insieme a lui, così cercano nuovamente di
uscire
dalla casa in fiamme... Senza successo... >>
<< Ma il giorno dopo, durante l'ispezione, vengono
ritrovati
soltanto i corpi di Sarah e di Jack. Nessuna traccia di Mark.
>>
<< Probabilmente, ricorda che suo figlio si trovava
insieme a lui
al momento della morte e adesso lo sta cercando... >>
<< Ma quindi lo Slender Man è vivo o
è morto? >>
Quella domanda ebbe la capacità di far scendere nella stanza
un
silenzio assordante. Nessuno dei tre sapeva come rispondere a quella
domanda. Le circostanze della sparizione dell'uomo poteva voler dire
che fosse ancora vivo. Però l'aspetto stesso dello Slender
Man
lasciava intendere il contrario. Jane finì di bere il suo
caffè, premette i polpastrelli sulle palpebre per
riprendersi dal
sonno e riprese a parlare.
<< D'accordo. Almeno abbiamo capito perchè lo
Slender Man
fa quel che fa. Torniamo a Katy... Cos'ha di speciale questa bambina?
E' l'unica ad essere stata ritrovata ancora viva sebbene sia stata
rapita dal mostro, e l'unica che è tornata da lui durante la
fuga da un pedofilo. Ora, resta da chiarire se davvero il legame tra
Katy e lo Slender Man è leggermente più forte
degli
altri, o se effettivamente c'e dell'altro. >>
James Roosvelt si sedette nuovamente al tavolo, finì il suo
caffè e riprese in mano il fascicolo del caso che aveva
rivelato
loro chi fosse lo Slender Man, ma non era ancora finita; rimaneva da
risolvere il mistero di Katy. Nel fascicolo era presente il cronologio
di Jack Hadley, la più giovane vittima dell'incendio. Era
davvero un bel bambino. I capelli biondo cenere tagliati regolarmente,
con un grande ciuffo davanti, ma erano gli occhi la sua caratteristica
più affascinante: grandi e lucenti di un bel colore verde
smeraldo. Era davvero un peccato che la sua vita fosse stata troncata
così presto...
Poggiò il fascicolo sul tavolo, vicino a una foto
segnaletica di
Katy. Anche lei era una bambina bellissima, ma a differenza di Jack, i
suoi occhi emanavano una perpetua malinconia.
<< ...? >>
All'improvviso notò qualcosa in quelle due foto. Le prese in
mano entrambe e le avvicinò al viso, studiandole con la
massima
cura. La sua personalità si isolò. Le voci di
Jane e
Walter risuonavano come echi lontane. C'era un particolare che aveva
attirato una parte inconscia della sua mente in quelle fotografie.
Passò lo sguardo da una foto all'altra.
Jack e Katy.
Katy e Jack.
I capelli, il volto, gli occhi...
Gli occhi!
Quei due bambini avevano esattamente gli stessi occhi. Ma non era solo
quello. La cosa che più lo aveva colpito era stata
l'incredibile
somiglianza tra i due. Una somiglianza assolutamente certa.
Scattò in piedi sotto lo sguardo incuriosito della psicologa
e
del collega e sventolò le foto davanti a loro.
<< Voglio sapere se Mark Hadley aveva una figlia!
>>
<< Cosa? >>
<< Indaghiamo più a fondo sul passato di
quest'uomo! Devo
sapere se la famiglia Hadley aveva un'altra figlia oltre a Jack.
>>
<< Scusa, perchè quest'ordine improvviso?
>>
<< Guardate queste foto. Non notate niente?
>>
Allison e Reiligh presero le foto e le studiarono attentamente,
rendendosi conto della somiglianza che c'era tra i due bambini. Walter
imprecò meravigliato e frustrato allo stesso tempo, mentre
la
psicologa sgranò gli occhi, essendo rimasta a bocca aperta.
Poi
riguadagnò il suo aspetto da professionista e senza
ulteriore
indugio, uscì dalla stanza seguita dal collega, mentre James
Roosvelt si diresse nuovamente al piano superiore.
Nonostante la notte fosse più buia e tentatrice del solito,
i
passi avanti che erano stati fatti nel caso avevano funzionato
più del caffè per i tre agenti di polizia.
L'adrenalina,
la curiosità e la volontà di chiudere il mistero
una
volta per tutte aveva dato loro l'energia necessaria per affrontare
l'oscurità del cielo nero.
Purtroppo, videro il sorgere dell'alba senza successo. Avevano indagato
a fondo dulla vita di Mark Hadley e sulle origini di Katy, eppure non
erano riusciti a ricavare niente di nuovo. Quando Jane Allison si
presentò nello studio di Roosvelt, rivelò la
semplice
verità.
<< James, abbiamo preso un granchio. Tra le famiglie
Hadley e
Hudson non c'è assolutamente alcuna parentela.
>>
<< Ne sei sicura? >>
<< Si. Non c'è niente che noi non sappiamo.
Katy
appartiene alla propria famiglia e Jack alla sua. Mark Hadley e sua
moglie non hanno avuto altri figli... Credo che non ne abbiano avuto il
tempo... >>
James sospirò deluso, portandosi una mano al volto.
<< Com'è possibile? Eppure tra i due
c'è una spaventosa somiglianza... >>
<< Bè, non è una gran notizia che
due persone si assomiglino... >>
<< Si, ma hai visto quei due bambini? La somiglianza
è
enorme! Se non fossero due persone diverse si potrebbe dire che siano
gemelli! >>
<< ... >>
La donna si spostò un ciuffo di capelli dal volto e si
schiarì la voce. Non aveva mai messo in dubbio le
capacità del collega, che in tutta la centrale era
considerto il
miglior agente tra tutti, nè tantomeno la similitudine tra
Katy
e Jack che era davvero impressionante. Ma era ovvio che quella storia
non potesse concludersi così facilemente, e lei, durante le
ricerche senza risultati, aveva formulato un pensiero più
che
bizzarro, tremendamente esoterico...
Si era ben vista dal parlarne, soprattutto in presenza del collega
Walter, ma dopo essere stata testimone dell'esistenza di una leggenda
come lo Slender Man e aver scoperto che questi, prima di divenire un
mostro senza volto, era stato un comune uomo, forse era arrivato il
momento di dar voce ai suoi pensieri. E non c'era persona migliore a
cui parlarne se non James Roosvelt, il quale si era trovto faccia a
faccia con lo Slender Man, rischiando addirittura di rimanervi ucciso.
Prese fiato e puntò lo sguardo su di lui.
<< Senti, James... Io ho riflettuto su quello che abbiamo
scoperto e sul caso che abbiamo condotto fino adesso. Siamo arrivati ad
scontrarci con qualcosa di molto più grande di noi, e sono
arrivata a pensare che questo mistero non possa avere una spiegazione
logica... >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Pensaci un momento, da quando abbiamo cominciato a
lavorare
sul caso dei bambini scomparsi non siamo mai riusciti a dare
nè
una spiegazione nè un colpevole da consegnare al giudice, e
per
ironia della sorte, a causa di questo qualcuno comincia a mettere in
giro voci che parlano di un mostro senza volto, in giacca e cravatta
che rapisce i bambini. Noi, da poliziotti quali siamo, non crediamo a
questa leggenda. Eppure, grazie a un ignobile scherzo del destino, Katy
scompare e ci porta testimoniare che il solo e unico colpevole di
queste sparizioni e proprio lo Slender Man. >>
<< E allora? >>
<< Allora nessun colpevole, nessuna logica in tutta
l'indagine,
soltanto la certezza che una leggenda altro non è che pura
verità. E come se non bastasse, per completare il quadro del
paranormale, adesso salta fuori che il mostro un tempo era un comune
uomo che per salvare suo figlio perde quasi la vita in un incendio e,
come ogni storia di fantasmi, non si arrende all'idea che sia morto e
lo cerca... James, niente di tutto questo si può spiegare
con
logicità, abbiamo abbandonato quella strada già
da tempo,
ormai. >>
<< Dove vuoi arrivare? >>
Jane sospirò, chiuse gli occhi per un momento e li
riaprì.
<< James, non c'è più nessuna
spiegazione
plausibile in tutta questa storia. Dobbiamo accettare le cose per come
stanno. Katy non ha nessun rapporto con la famiglia scomparsa di Mark
Hadley, eppure somiglia tremendamente al figlio che costui ha perduto.
E tra i bambini che in tutti questi anni sono scomparsi a causa di
quella bestia, Katy è l'unica a sopravvivere, non per sua
volontà, ma per quella di Slender Man.
Non ti dice niente? >>
Il giovane agente passò lo sguardo accigliato da Jane al
pavimento, dal pavimento a Jane. Socchiuse le labbra in un gesto di
lenta comprensione, mentre un barlume risplendeva nella sua mente. Le
risposte a quegli anni di domande sembravano essergli passate davanti
così velocemente da sembrare terribilmente confuse. Si
appoggiò sulla scrivania di mogano, senza alzare lo sguardo
sulla collega. Non aveva il coraggio di farle vedere quanto era stato
stolto a cercare una soluzione nella vita reale, lasciando
così
che tutte quelle piccole vittime venissero trasformate in fantasmi
delicati e freddi come la neve.
Tutti tranne una....
Intorno alla quale ruotava il mistero della sua sopravvivenza alla
coltre gelida della terra.
E ora tutto aveva senso.
<< Mio dio, Jane... >>
Il rumore soffuso dell'automobile non poteva competere con la voce
assordante e confusa dei pensieri. Non una parola volava all'interno
della vettura. Il lavoro di James Roosvelt e dei suoi colleghi era
quello di avvertire la famiglia di Katy di quello che era successo e
della rivelazione del caso, ma il poliziotto aveva la strana sensazione
di stare commettendo un grande sbaglio. Conoscendo i genitori della
bambina, immaginava quali potessero essere le loro reazioni e
ciò non contribuiva a farlo stare più tranquillo.
Lo
stomaco sembrava contorcersi, le sue dita si stringevano nervosamente
sul manico dello sportello, i suoi occhi osservavano un punto
inarrestabile della strada che li avvicinava sempre di più a
quella famiglia ossessiva. Jane Allison, alla guida, a volte spostava
lo sguardo vitreo dalla strada al collega a fianco a lei. Non aveva
bisogno di immaginare i suoi pensieri. Erano esattamente gli stessi che
provava lei. Ai fianchi dell'auto che faceva loro da scudo, il bosco si
estendeva infinito. Che Katy e Slender Man fossero nei paraggi?
Probabile e da escludere.
Ormai che avevano compreso la verità, erano sicuri di essere
stati preceduti dalla mente sveglia della bambina dagli occhi di
smeraldo. Per lei non ci sarebbe stato motivo di tornare da Slender Man
se non avesse già capito tutto. Nessun normale bambino lo
farebbe.
Ma Katy non era una normale bambina.
Katy era molto di più di un fragile corpicino tenuto in riga
dalle mani di quelli che tutti credevano fossero i suoi genitori.
Katy era l'incarnazione della verità e dell'incredibile,
della
bellezza e del mistero, della bontà e dell'ostinazione.
E il suo gesto era stranamente comprensibile; era tornata dal suo
papà.
Jane ci era arrivata per esclusione. Nessuna parentela tra le famiglie
di Hadley e di Katy, nulla che facesse pensare ad un possibile
contatto. E allora perchè Katy somigliava così
tanto a
Jack Hadley, il figlio perduto di Slender Man?
Dopo l'incontro con la creatura senza volto, ogni cosa era cambiata.
Non aveva più senso continuare a cercare nella
logicità.
Katy era la reincarnzaione inconsapevole del figlio di Mark Hadley,
divenuto crudelmente famoso con il nome di Slender Man, il mostro senza
volto in giacca e cravatta. E in tutti quegli anni di brutali
sparizioni di anime innocenti, Slender Man aveva probabilmente cercato
invano il suo figlioletto.
Con un sospiro che nascondeva un velo di preoccupazione e di
incertezza, Jane arrestò la macchina davanti alla villetta
degli
Hudson. Lei e James scesero dalla macchina in contemporanea e
bussarrono al campanello. Il rumore di passi veloci dietro la porta si
fece sempre più vicino.
<< Oh... Buongiorno... >>
Li accolse la voce stanca e debole di Madison Hudson, la mamma di Katy.
Addosso aveva una camicia da notte viola, talmente elegante che
sembrava indossasse un vestito. Il suo volto sembrava stanco. I due
colleghi risposero imbarazzati al saluto della donna, e si
lanciarono una rapida occhiata, domandandosi se il suo aspetto fosse
dovuto alla preoccupazione per la figlia. L'accoglienza non fu delle
più calorose. La nonna di Katy era già sveglia,
mentre
non si vedeva Isaac, il padre, che probabilmente stava ancora dormendo.
Dopotutto erano solo le sette di sabato mattina.
Gli venne offerto del te con biscotti secchi che non vennero toccati e
James decise di andare subito al sodo.
<< Signora Hudson, ci dispiace disturbarvi a quest'ora,
ma dobbiamo darle una notizia importante. >>
<< Riguarda Katy? >>
Chiese Madison, priva di emozioni, mentre versava del te nella sua
tazza.
<< Bè... Si, ma è una storia
piuttosto complicata. >>
La brezza gelida dell'inverno aveva mosso i primi rami e donato i primi
brividi. Faceva freddo, ma il cuore di Katy era caldo come il sole. Tra
le mani stringeva la copertina donatale da Slender Man come fosse un
gioiello prezioso e guardava il cielo azzurro leggermente
infestato dalle nubi grigi. Sorrise al pensiero di essere finalemente
libera. Non le sembrava passato nemmeno un minuto da quando aveva
scoperto tutta la verità, si sentiva leggera come piuma nel
vento. Sentì una presa forte e allo stesso tempo familiare
lungo i
fianchi tirarla su e farla volare per un momento. Scoppiò a
ridere, aggrappandosi alla giacca di Slender Man. Ma per lei quell'uomo
non era più Sender Man; era suo padre.
Il suo volto, fino a poco tempo prima inesistente, adesso era
bellissimo e di nuovo umano. I suoi occhi azzurri splendevano di nuovo
per lei, le sue labbra sorridevano per la gioia di aver finalmente
terminato la sua eterna ricerca. Incarnato nel corpo di una bellissima
bambina, c'era lo spirito di suo figlio, riconoscibile dagli
occhi smeraldini. Gli stessi occhi di sua madre, che adesso,
probabilmente, li stava aspettando dall'altra parte del cielo.
Un soffio di vento spirò più forte del normale e
Slender
Man strinse a sè Katy per riscaldarla. Ma nonostante Katy
fosse
felice per aver finalmente ritrovato la sua famiglia, c'era qualcosa
che la turbava. E quel qualcosa riguardava la sua vecchia famiglia.
Che cosa stavano tramando adesso i suo falsi genitori? Sarebbero di
nuovo andati a prenderla, o si sarebbero rassegnati all'idea di aver
perso la loro figlia di nuovo?
O meglio... Per sempre?
L'unico rumore che si sentiva in tutta la casa era il
ticchettio
di un orologio a pendolo che scandiva gli inarrestabili secondi della
giornata. Nessuno fiatava. James Roosvelt e Jane Allison avevano appena
terminato di raccontare la sconvolgente verità ai presenti,
eppure nessuno aveva mosso una parola o assunto un'espressione tale da
far capire che tutto ciò era assurdo e che, come sarebbe
stato
tipico della signora Hudson, non credevano a una sola parola di quello
che avevano detto. La vecchia donna, la nonna di Katy, sorseggiava
tranquillamente il suo tè, i suoi occhi grigi fissavano i
due
agenti di polizia senza lasciar intendere la minima emozione, e lo
stesso si poteva dire di Madison Hudson; gli occhi vuoti fissi sul
tè nella tazza che teneva tra le mani, la testa china e il
corpo
abbandonato sul tavolo. Tentò di parlare, ma si accorse di
non
aver nulla da dire e richiuse le labbra. I due poliziotti si
scambiarono un'occhiata fugace, stupiti dalla reazione delle due donne.
Che la fuga volontaria di Katy le avesse già fatto intendere
il
perchè di tutta quella storia? Fuori il vento si era alzato
ed
emetteva un triste lamento, esso aveva portato con se le nuvole, sue
compagne fedeli, le quali oscurarono il sole e resero l'atmosfera
ancora più tetra di quanto già non fosse.
<< Dovrei stupirmi? >>
Chiese ad un tratto Madison interrompendo il silenzio e attirando
l'attenzione di tutti i presenti. I due agenti si scambiarono
un'occhiata confusa e cercarono maggiori informazioni riguardo la
domanda della donna, la quale continuava a tenere il volto basso sulla
tazza di tè nemmeno sfiorata. Persino la nonna di Katy
sembrava
sconvolta dalla reazione della figlia. Forse credeva di essere l'unica
ad aver capito tutto?
<< Mia figlia ha perso ogni emozione da quando l'abbiamo
riportata a casa... Anzi, forse non ha mai avuto delle vere emozioni...
E' sempre stata fredda, disinteressata alle questioni che riguardavano
la nostra famiglia, nessun interesse a fare amicizia con gli altri
bambini... Persino la prima volta che ha aperto gli occhi... Non ha
emesso un solo lamento, i suoi occhi non hanno versato alcuna lacrima,
nè le sue labbra donato un solo sorriso. Quando divenne
più grande la portammo ai parchi giochi perchè
potesse
fare amicizia, ma nessuno aveva intenzione di essere suo amico...
Perchè lei non aveva intenzione di farsi degli amici... E
poi...
>>
Fece una pausa in cui i suoi occhi si illuminarono per un istante.
James Roosvelt non seppe dire se quel bagliore fosse più
sinistro o accattivante.
<< Quel... Mostro...
>>
L'ultima parola fu intervallatta da un'espressione di disgusto e
rabbia, seguito da un tremolio insolito di furore, che portò
Madison a sbattere violentemente i pugni sul tavolo e a stringerli fino
a far sbiancare le nocche.
<< All'inizio credevamo che fosse colpa di quella... Cosa
senza
faccia... Credevamo che le facesse un qualche lavaggio del cervello
affinchè ritornasse da lui ogni volta... Ma adesso ho capito
che, per questa ragione così surreale, l'affetto di Katy
è nato soltanto per quell'uomo... E costui ricambia a sua
volta.
Forse lo merita molto di più di noi. Dopotutto, da quello
che mi
state dicendo, noi siamo stati solo dei... Babysitter in questi nove
anni. >>
Le parole di Madison si fecero sempre più flebili e amare.
James
e Jane si guardarono spaesati, stupiti dal fatto che la donna non
avesse gridato contro i due, esclamand0 di piantarla e di andare a fare
il loro mestiere piuttosto che raccontare cose insulse. I suoi occhi
vuoti e l'espressione esausta davano l'impressione di aver ormai
gettato la spugna e di essere pronta ad accettare qualsiasi
spiegazione, anche la più insolita. La
casa ricadde nel silenzio sancito dal ticchettìo
dell'orologio a
pendolo. La vecchia donna continuava a sorseggiare il suo
tè come se nulla fosse successo. Nei suoi occhi argentei si
leggeva una mera soddisfazione, forse dovuta alla rassegnazione della
figlia a quella storia.
James Roosvelt osservò a lungo Madison Hudson. Si chiese
come
avrebbe reagito lui al posto della giovane madre. Amava i suoi figli
più della sua stessa vita e non voleva nemmeno
pensare di
perderli ed essere rimpiazzato con qualcun altro. Per la prima volta si
ritrovò a pensare che probabilmente non avrebbe avuto la
stessa
forza di quella donna. Non sarebbe riuscito ad accettare tutto, si
sarebbe disperato come la terra devastata da un potente uragano.
Insieme a questo, ciò che teneva la sua mente occupata era
il pensiero di Isaac
Hudson, il padre di Katy. Di solito era Madison a prendere in mano le
redini della discussione e a mostrare un insolito carattere di ferro,
mentre Isaac era sempre rimasto in secondo piano. James Roosvelt aveva
avuto la sensazione che fosse succube della moglie, ma probabilmente
era solo una... sensazione, appunto. Come avrebbe preso quella notizia?
Madison avrebbe avuto il coraggio di parlargli?
Lui e Jane avevano da fare, non potevano certo trattenersi
lì,
senza sapere quando il giovane padre si sarebbe fatto vivo.
Un enigma che non tardò a concludersi.
<< E così... Quel mostro sarebbe il "padre" di
Katy? >>
Con un sobbalzo James e la collega si volsero indietro e il loro
sguardo incontrò quello indecifrabile di Isaac Hudson. Gli
occhi
erano fissi a terra e il suo corpo tremava mentre stringeva i pugni. Da
quanto tempo era lì? Madison si
alzò di scatto e gli andò incontro mormorando
parole
spezzate. Lo stesso fece la vecchia, sul cui volto apparve
un'espressione preoccupata. Sembrava spaventata tutto ad un tratto e
James avvertì
una brutta sensazione, richiamando alla mente quello che aveva pensato
poco prima.
Nessuna parola usciva dalla bocca di Isaac. Jane guardò il
collega e mostrò una visibile agitazione che
cercò
comunque di mascherare. Entrambi si avvicinarono all'uomo, fermo come
una statua nonostante l'impercettibile tremolio scuotesse ancora il suo
corpo. Era quello a preoccupare Jane.
Essendo una psicologa, era capace di capire la personalità
di
qualcuno solo guardandolo negli occhi, abbastanza da poter intuire che
Isaac Hudson stava tirando fuori tutte le emozioni trattenute in quel
periodo. Era sempre stato calmo e silenzioso, quasi impaurito, aveva
sempre lasciato fare tutto alla moglie. Ma la rivelazione della
verità aveva toccato il punto di rottura della sua mente,
che
lentamente si stava incrinando e liberando la psiche sigillata divenuta
pericolosa a causa di quella prigionia.
Madison, le mani premute sulle spalle del marito, sussurrava parole
confuse e gesticolava nervosamente mentre Isaac rimaneva impassibile,
ma con una rabbia interna che stava per esplodere. Sembrava che la
situazione si fosse all'improvviso ribaltata, ora era Madison a
recitare la parte della moglie in pensiero e apprensiva, e questo era
preoccupante. Isaac lanciò uno sguardo ai due agenti di
polizia
che deglutirono per la sua intensità.
<< E' questo quello che avete da dire dopo quasi un mese
dalla scomparsa di mia
figlia? >>
Rimarcò la parola mia
come se volesse sottolineare la possessione della bambina da parte sua.
Jane Allison ebbe un invisibile brivido, ma non sfuggì agli
occhi del collega, il cui cuore cominciò a battere e lo
stomaco
a contorcersi, tipico delle situazioni che erano sul rischio di
degenerare.
<< Forse non vi è chiaro.... Io ho fatto
sì che
Katy nascesse, io l'ho vista crescere. Io ho lavorato per mantenerla e
garantirle ogni bene. Io le compravo i giocattoli! Io le cantavo la
ninna nanna ogni notte per farla addormentare! Io le ho fatto muovere i
primi
passi e l'ho portata al parco a giocare!! Io sono il padre
di Katy!! >>
La sua voce era un crescendo continuo insostenibile, tanto da
terrorizzare la stessa Madison che chiuse gli occhi e
indietreggiò. James portò d'impulso la mano alla
pistola
nascosta sotto il cappotto, la portava sempre per ogni evenienza. Aveva
il timore che quell'uomo avrebbe fatto qualcosa di stupido.
Perchè era impazzito. O almeno, lo stava diventando.
<< Katy è mia figlia... Lei è mia
figlia! E' mia figlia!!!
>>
Gridò stringendo i pugni così forte da far
sbiancare le
nocche. Il volto era arrossato dal furore e gli occhi erano spalancati,
lasciando intravedere le pupille ristrette. Se Jane non lo avesse
conosciuto bene, avrebbe immediatamente scritturato la clinica
psichiatrica. La rabbia poteva essere fatale, se tirata fuori
all'improvviso. La vecchia nonna sbattè le mani sul tavolo,
facendo sobbalzare i presenti. Il suo sguardo vitreo non lasciava
intendere alcuna emozione, ma nonostante questo si avvicinò
ad
Isaac e lo fissò negli occhi.
Sembrava quasi che stessero avendo un contatto telepatico,
perchè nessuno dei due distoglieva gli occhi. Poi la mano
dell'anziana lanciò uno schiaffo al giovane padre ormai
putativo. Jane, convinta che fosse stata una pessima idea, si
aggrappò d'istinto a James.
Isaac si massaggiò la guancia colpita e con lo sguardo
furioso interrogò la vecchia donna senza parlare.
<< Falla finita, idiota! Non ti sei mai fatto avanti per
comprendere quanto grande fosse la realtà che ti si
presentava
davanti agli occhi. Tu non hai mai conosciuto Katy. Eri sempre a
lavoro, lavoro, lavoro! Eri così lontano da lei che quando
trovavi una giornata libera eri così impacciato che la
lasciavi
da sola con i suoi pensieri! Un vero padre non vedrebbe l'ora di
passare un po' di tempo con il proprio figlio! Ma non è
stato il
tuo caso! E vuoi sapere perchè? >>
Fece una pausa, senza distogliere lo sguardo dal genero, che stava
tremando dalla rabbia.
<< Perchè Katy non è mai stata tua
figlia! Adesso
la rivendichi come fosse una tua proprietà, un oggetto tuo.
Ma
non è così, Isaac! Arrenditi all'evidenza! Lo
spirito che
alberga nel corpo di Katy ha finalmente trovato il suo vero padre, e
adesso nessuno potrà separarli di nuovo. Nessuno!
>>
Fu un attimo.
Con un colpo violento, Isaac scaraventò a terra l'anziana
madre
di Madison, la quale gettò un urlo e si gettò sul
suo
corpo inerme, poichè aveva perso i sensi. James
tirò
fuori la pistola d'istinto e la puntò verso Isaac e lo
stesse
fece Jane. Isaac corse fuori di casa, inseguito dai due agenti che gli
gridavano di fermarsi. Si fermarono sul pianerottolo di casa e si
guardarono intorno, scrutando il silenzio. Isaac non c'era. Sparito.
Si scambiarono uno sguardo confuso. Non poteva essere svanito nel
nulla.
Poi sentirono il rumore di una porta sbattuta violentemente e corsero
sul retro, notando l'uomo che, con un fucile a doppia canna in mano,
correva via dallo sgabuzzino forzato e si dirigeva velocemente verso il
bosco.
<< Cazzo! E' impazzito! >>
Imprecò Jane sparando un colpo in aria, nel tentativo di
intimorirlo, ma Isaac sparì tra gli alberi neri della
foresta.
James prese il cellulare e digitò il numero della
centrale.
Gli rispose Walter Reiligh.
<< Walter! Siamo nei guai! Manda una scorta alla
periferia di
Beverly Hills, nei pressi del bosco. Fate in fretta, o si
consumerà una tragedia immane! >>
Grazie al sole, la mattina si riscaldò e il bosco
rivelò
la rugiada sui suoi steli d'erba, i suoi figli più
piccoli,
tanti e numerosi. Per Mark Hadley, invece, esisteva un solo figlio,
tornato da lui nel corpo di una meravigliosa bambina.
Era come un regalo di natale: l'esterno una scatola bellissima che
nascondeva un prezioso regalo.
Da quando lo aveva ritrovato, era tornato se stesso. Poteva smettere di
farsi chiamare Slender Man, il cielo lo aveva finalmente graziato.
Finalmente poteva lavare via tutto il sangue rimasto impresso nella sua
anima fino a quel momento.
<< Papà! >>
La voce di Jack, camuffata in quella di Katy, gli giunse come una
timida melodia. Katy corse verso di lui, in mano reggeva un fiore
bianco: un bucaneve. Mark sospirò, avvertendo un balzo nel
suo
petto. Si chinò fino a raggiungere il viso della bambina e
le
diede un bacio sulla fronte, prendendo il bucaneve. Era insolito che
fiorisse in quel periodo.
<< E' l'unico di tutto il bosco! Sono stata fortunata!
>>
Mark rise e la prese in braccio.
No, non era stata fortuna. Era stata Katy a rendere possibile
l'impossibile. Niente e nessuno poteva più separarli.
Niente e nessuno.
<< Squadra tre, predente posizione. Circondate il bosco,
nessuno
deve uscirvi! Squadra cinque e sei, seguitemi nel bosco. Occhi bene
aperti! Il soggetto è armato: un fucile a doppia canna
Winchester Mod. Calibro 10. Autorizzazione a sparare a vista! Ripeto:
Autorizzazzione a sparare a vista! >>
La voce di James Roosvelt echeggiava nella trasmittente come un grido
disperato. Di solito non lasciava mai che il panico si impadronisse di
lui, ma questa volta la posta in gioco era altissima e lui non aveva
potuto fare a meno di agitarsi. Jane era vicino a lui e cercava di
calmarlo, sebbene il timore si fosse impossessato anche di lei.
<< Vedrai che ce la faremo. >>
Disse, più per convincere se stessa che James.
<< Lo fermeremo, ne sono certa. >>
<< Già, lo spero tanto... >>
Fece una pausa.
<< Perchè altrimenti succederebbe una
catastrofe... E non avremmo più scampo... >>
Corse nel bosco, circondato dai poliziotti armati di fucili e con occhi
aperti scrutava tutti i possibili nascondigli degli alberi e dei rami
morti. La pistola tesa in avanti, all'altezza del suo volto. Durante le
spedizioni il suo cuore batteva sempre all'impazzata e gocce di sudore
colavano giù dalla fronte. Non era tanto la paura di fallire
la
missione, quanto quella che aveva di trovarsi faccia a faccia con il
nemico.
In quelle situazioni, James Roosvelt si rendeva di quanto avesse paura
della morte. Aveva il terrore di non riuscire a premere il grilletto in
tempo per fermare il fuggitivo, che avrebbe invece agito con
rapidità e lo avrebbe finito senza pensarci due volte.
Ma adesso il vero motivo per cui aveva paura era quello che Katy
potesse rimanere gravemente ferita dal delirio di Isaac... E la
conseguente ira di Slender Man che si abbatteva sui presenti... E su
tutti i malcapitati bambini che sarebbero entrati nel girone infernale
indetto dall'uomo senza volto.
No... Non poteva lasciare che accadesse una cosa del genere.
Mark Hadley aveva semplicemente cercato suo figlio per tutti questi
anni, e adesso che lo aveva ritrovato di certo non aveva alcuna
intenazione di lasciarlo andare.
I cecchini correvano saltando di albero in albero come antilopi agili e
veloci, attenti a qualsiasi presenza si aggirasse nelle vicinanze.
James Roosvelt faceva lo stesso. Parallelamente a lui vi erano Walter e
Jane, dotati di una Infinity 9, calibro 45 ACP: la più usata
dagli agenti di polizia americani. Anche lui aveva quella pistola, era
una delle sue marche preferite.
Ma avrebbe tanto preferito che fossero solo dei giocattoli, in quanto
essendo armi, servivano ad uccidere o, nel migliore dei casi, a ferire
una persona.
E Isaac Hudson era in possesso di una delle armi più
pericolose appartenenti a quella serie. Aveva intenzione di usarla?
James continuò a muoversi in direzione degli alberi,
scrutando
ogno angolo del bosco, cercando di individuare il folle senza successo.
Sentiva il suo respiro perdersi nell'immensità dell'aria
fredda,
il suo cuore salire in gola e riscendere in petto, compiendo un
movimento snervante, il panico gli divorava lo stomaco e la mente era
offuscata dal terribile pensiero di non arrivare in tempo.
Poi, insieme ai colleghi, si ritrovò al confine del bosco.
Slender Man e Katy erano lì, avvolti in un tenero abbraccio
tra
padre e figlia, incoscienti del pericolo che correvano. L'intera
squadra operativa si fermò a osservare i due protagonisti di
quella incredibile fiaba gotica. Un mostro senza volto e una bambina
che giocavano come fossero migliori amici, ma la loro sintonia era di
gran lunga maggiore essendo quella di un genitore e di un figlio. Katy
rideva e correva intorno, James era sicuro di non averla mai vista
tanto allegra, e Slender Man era seduto per terra, la osservava.
L'agente poteva ben dire che stesse sorridendo.
Si sentì in colpa a chiamarlo ancora Slender Man. Ormai
conosceva la sua identità. E la sua storia.
Poteva quasi rivedere il volto dell'uomo dietro quella distesa pallida
senza espressione. Ma Katy sicuramente lo vedeva bene il volto di suo
padre...
La bambina continuò a correre intorno finchè il
papà non arrestò la sua corsa giocosa
abbracciandola e
facendola cadere per terra, provocando una sonora e tenera risata.
A quella visione, James potè capire quanto folle era stato a
cercare di portare via Katy dal suo stesso padre. Lei probabilmente lo
aveva già capito la prima volta in cui si erano incontrati
nel
bosco salvandogli la vita. Qualsiasi bambino sarebbe stato felice di
andare via da quel luogo, mentre lei era ritornata nel bosco.
Più di una volta. Non c'era altra spiegazione.
Katy poggiò una manina sul volto di Slender Man e rise.
Ma la sua risata si trasformò presto in un urlo
agghiacciante.
Il rumore assordante di uno sparo squarciò il silenzio del
bosco
e mise in allarme la squadra operativa. Lo sguardo di James Roosvelt
cadde su Katy. Non sebrava ferita, ma era chiaro che non era lei ad
essere stata colpita. Infatti, si accorse che Slender Man si teneva il
braccio sinistro con la pallida mano ossuta, e si rese conto di chi
doveva essere in realtà la vittima di Isaac Hudson.
Katy guardò il papà afferrare velocemente il
braccio. Non
usciva sangue, ma sembrava che stesse provando un gran dolore. Mark
Hadley la guardò e le fece cenno di entrare nel vecchio
edificio. La bambina, in un primo momento scosse la testa.
<< Entra dentro e non uscire finchè non mi
vedi tornare! Vai! >>
L'ordine fu irremovibile. Katy fuggì nella struttura, ma la
sua
mente la riportava ancora al pensiero del padre. Si affacciò
alla finestra dell'edificio e lo osservò alzarsi lentamente,
come se non avesse subito alcuna ferita, e inoltrarsi nel bosco. Katy
sentì le farfalle allo stomaco.
Chi poteva essere stato a sparare quel colpo?
Aveva una brutta sensazione...
<< Mettetevi al riparo! >>
Gridò James Roosvelt mentre la squadra operativa correva via
dal
margine del bosco all'arriva della creatura senza volto. Se li avesse
visti con i fucili in mano avrebbe pensato che fossero stati loro a
sparare e sarebbe successa una strage. Tuttavia, continuava a tenere
gli occhi aperti. Isaac doveva essere nei paraggi e non poteva essere
al sicuro finchè era a piede libero.
Si fermò. Posò la pistola nella fodera e prese la
ricetrasmittente.
<< A tutte le unità, ritirata! Ritirata!
>>
Al ricevimento dell'ordine arrivarono varie proteste, tra cui anche
quelle di Jane e Walter Reiligh. Ma Isaac aveva ormai attirato
l'attenzione di Slender Man e non poteva permettere che avenisse un
simile, inutile massacro.
<< Tornate alla centrale! Ritirata, ho detto!
>>
Chiuse la comunicazione. Si accertò che tutti i colleghi
avessero obbedito all'ordine e tornò nel bosco.
Slender Man si guardava intorno, cercava il responsabile di quella
pallottola che lo aveva colpito, inutilmente, nel braccio. Non provava
dolore ovviamente, ma era stato abbastanza per farlo preoccupare.
Probabilmente era ancora quell'agente di polizia venuto a portare
nuovamente via Katy da lui.
Aveva promesso alla bambina che non avrebbe più fatto del
male a
nessuno, ma se avesse scoperto che si trattava di lui, non avrebbe
avuto pietà quella volta.
Continuò a camminare e a guardarsi intorno dalla sua
altezza. Non vedeva nessuno.
Poi un altro sparo, un altro proiettile dritto nella sua schiena.
Slender Man si voltò e si stupì nel trovarsi di
fronte
Isaac Hudson, armato di un fucile a doppia canna.
Che cosa ci faceva lui lì?
Il suo sguardo era quello di un uomo furibondo, bramoso di vendetta e
col cervello impazzito. Completamente un altro uomo rispetto a quello
che si era ritrovato davanti la prima volta che aveva cercato di
sottrargli Katy.
<< E così tu saresti il padre di Katy?!
>>
Gridò. Avvertiva la differenza d'altezza. Forse aveva paura
che
non riuscisse a sentirlo? In altre occasioni lo avrebbe ucciso subito,
ma Slender Man si dimostrò disposto ad ascoltare quel folle.
<< Bè... Ho una brutta notizia per te. Lei
è mia figlia!!! E' mia figlia!! >>
La sua voce era talmente forte e disperata che sembrò
scuotere
gli alberi del bosco. E insieme a essi, l'anima di Mark Hadley.
Un'imprevista incertezza accompagnata da una trepida preoccupazione lo
portarono a pensare alla bambina. Quell'uomo rivoleva indietro sua
figlia...
Non era forse quello che aveva sempre voluto anche lui...?
Ma... C'era una differenza...
Katy era solo un corpo in cui albergava l'anima di Jack. Non era altro
che un velo sotto cui si celva qualcosa di estremamente prezioso.
Qualcosa che lui aveva cercato per tanto tempo.
E non avrebbe concesso a nessuno di riportarglielo via.
Scatenò i suoi tentacoli dalla schiena e li fece strisciare
come
petrolio giu lungo gli alberi e lungo il terreno infesto di rami e
foglie secche. Isaac Hudson sobbalzò e sparò uno,
due,
tre colpi contro i tentacoli, che schivarono abilmente i colpi, prima
di spararne un ultimo contro l'uomo smilzo, il quale, all'impatto, non
si scompose minimamente.
Isaac indietreggiò. Aveva già sprecato cinque
colpi e non
poteva permettersi di sprecarne altri che avrebbero potuto essergli
utili.
Uno dei tentacoli aveva quasi raggiunto la sua caviglia, ma lui se ne
accorse in tempo e lo schivò, schiacciandolo con il cane del
fucile.
Un verso simili ad un grido sfuggì dal mostro in giacca e
cravatta, cosa che portò Isaac ad alzare gli occhi verson di
lui. Velocmente aveva ritirato i tentacoli, come se avesse provato un
immenso dolore. Il giovane sorrise.
"Ecco il tuo punto
debole, dunque!"
Senza aspettare, ricaricò il fucile e sparò
contro i
tentacoli, colpendoli in pieno. Slender Man non ebbe nemmeno il tempo
di riprendere il controllo. Il dolore era lancinante e lo
portò
a indietreggiare.
Non sapeva che i suoi tentacoli potessero rappresentare una
così
grande fonte di dolore. Nessuno aveva mai provato ad aizzare un arma
contro di lui, o almeno, non ne aveva avuto il tempo. Era come ricevere
numerose pugnalate nello stesso punto e rigirare la lama nella ferita.
Da quanto non provava un dolore così forte?
In un' altra situazione, forse, ne sarebbe stato felice...
Isaac sparò l'ultimo colpo, e schioccò la lingua
in un
atteggiamento di delusione quando si accorse che le cartucce erano
finite. Controllò rapidamente in tasca e tirò
fuori
l'ultimo proiettile. Osservò attentamente la liscia
superficie
di metallo, splendente e fatale come la rosa di una spina.
Caricò il fucile con quell'ultimo proiettile e rivolse il
suo
sguardo a Slender Man che era ripiegato su se stesso dal dolore. Un
sorriso amaro comparve sulle sue labbra.
<< Sai, in un primo momento ho pensato che avrei usato la
mia
ultima pallottola per ucciderti... Ma credi che sarebbe inutile... Tu
sei una creatura infernale... E le creature infernali sono immortali.
>>
Si interruppe, assaporando il lamento del mostro senza volto davanti a
lui e la sensazione di forza e potenza che questo gli trasmetteva.
<< Ma credo che ti distruggerei in un modo più
efficiente... Portandoti via quello che ami... >>
Mark Hadley sobbalzò, nonstante le ferite facessero ancora
male. Le parole di quel pazzo avevano aperto uno squarcio nella sua
anima che aveva concesso alla paura di farsi strada e annegare il suo
cuore. Fece appena in tempo ad alzare il volto e a vederlo correre
verso il cuore del bosco e svanire come una nuvola che viene spazzata
via dal vento. Cercò di riprendersi e utilizzare il suo
teletrasporto, ne era sempre stato capace, ma quella volta era troppo
debole. Quei colpi gli erano stati fatali. Doveva raggiungere Katy al
più presto!
Da un po' di tempo, Katy non sentiva più niente, alcun
rumore dal bosco. Attendeva con preoccupazione il ritorno del padre che
non arrivava mai. Eppure non poteva essere successo nulla di grave.
Insomma, suo padre era Slender Man. Era diventato un essere immortale.
Giusto...?
All'improvviso, nel silenzio dell'edificio abbandonato
risuonò l'eco di alcuni passi. Katy sorrise e corse verso
l'entrata.
<< Papà! >>
Ma ammutolì quando, davanti a lei, vide apparire l'uomo che
per quella vita sarebbe dovuto essere stato suo padre, e non si era
dimostrato tale. Il suo sorriso si capovolse e divenne un'espressione
confusa e impaurita, quando realizzò che Isaac teneva in
mano il fucile che usava quando andavano a caccia nei weekend.
A Katy non era mai piaciuta la passione per la caccia di Isaac, e
adesso stava avendo modo di sperimentarlo.
L'uomo la guardava con un sorriso sornione, ma lo sguardo tradiva un
velo di tristezza.
<< Si, Katy. Sono papà... >>
Si chinò fino ad arrivare alla stessa altezza della bambina
e tese una mano verso di lei, la quale però
indietreggiò per evitare di farsi toccare. Il sorriso sul
volto di Isaac svanì.
<< Che c'è, piccola? Non riconosci
più il tuo papà? >>
Katy non parlava. La voce le si era congelata. Avrebbe voluto piangere,
ma le lacrime erano bloccate in un fastidioso nodo nella gola. Isaac si
avvicinò, il dito della mano sinistra era tenuto
costantemente sul grilletto del fucile.
<< Katy... >>
<< Lasciami stare! Tu non sei mio padre! >>
<< Come...?! >>
Katy capì che quella era stata la peggior idea mai avuta. Lo
sguardo di Isaac mutò in un tripudio di rabbia e follia e si
sollevò nuovamente, rivolgendo alla bambina un'occhiata
assassina e crudele. Katy indietreggiò ma nella paura cadde
a terra e cercò di rimettersi in piedi, strisciando sul
pavimento.
<< Io sono tuo padre Katy! Io sono tuo padre!!
>>
Isaac gridò in preda alla furia e puntò il fucile
contro la bambina paralizzata dalla paura, gli occhi verdi puntati
sulla doppia canna dell'arma.
<< E' quel mostro che ti ha soggiogato, non è
vero? Ora stammi bene a sentire, Katy... Sono stato al tuo fianco e ti
ho amato fin dal primo giorno che hai aperto gli occhi in questo
miserabile mondo! Tu sei mia figlia, Katy, e i figli non si possono
condividere. Se non posso averti io... Allora non sarai la figlia di
nessun altro!! >>
Katy si rialzò velocemente e corse via, cercando
una via di fuga dall'edificio. Arrivò nella stanza con la
finestra e si arrampicò per cercare di scavalcarla. Proprio
quando i passi di Isaac si fecero più vicini, Katy
riuscì ad uscire e ad atterrare fuori dalla struttura
abbandonata, fuggendo nel bosco. Le lacrime avevano cominciato a
scendere lungo il suo viso e il fiato si cristallizzava nella coltre
fredda del mattino. Si guardava indietro per vedere se il suo aguzzino
la stesse seguendo e ogni volta che lo vedeva avanzare verso di lei, il
suo cuore batteva all'impazzata e implorava di uscire fuori dal suo
petto.
Con lo sguardo offuscato dal pianto scrutava tra gli alberi in cerca di
suo padre, ma tutto sembrava imprigionata da una folta nebbia calata in
quei pochi minuti. Non molto dopo, Katy realizzò di essere
smarrita nel bosco.
La nebbia si stava infittendo e più si guardava intorno,
più il paesaggio intorno a lei spariva. Rimase ferma in
silenzio, in attesa di un suono o di un movimento sospetto o familiare.
Nulla.
Solo il rumore del vento tra gli alberi.
Una calma inquietante.
Improvvisamente, la massa pesante di Isaac le piombò addosso
facendole levare un grido assordante. Si dimenò
disperatamente cercando di fugire via, ma venne stordita da un potente
schiaffo da parte dell'uomo.
Perse sensibilità e coscienza. Si sentì sollevata
e leggera.
Isaac non era più steso su di lei, si era rimesso in piedi e
le puntava contro il fucile.
<< Speravo di non dover arrivare a tanto, amore mio...
>>
La sua voce era affaticata, nessun segno di tristezza o di incrinazione
in essa. Katy lo guardò negli occhi, voleva essere sicura di
ciò che stava per succederle. Voleva vedere in faccia il suo
assassino, vedere in faccia la sua stessa morte. Insicura se fosse mai
nuovamente rinata per tornare di nuovo da suo padre, aspettò
il colpo che avrebbe dovuto mettere fine alla sua prigionia in quel
corpo da bambina.
Il suono secco di uno sparo rimbombò nel bosco.
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Capitolo 16 *** La lunga via di casa ***
la lunga via di casa
L'eco trascinò
via con sè tutte le voci e i rumori che erano rimasti
intrappolati nell'eternità del tempo. Risuonò
ormai lontana dalla terra fredda e dal vento umido macchiati di sangue
di spiriti evanescenti finalmente liberati dalla loro prigione di morte
e maledizione.
Lo sparo
era stato
così forte da devastare il silenzio che
era stato la culla di Katy durante il suo sprazzo di vita nel bosco. Il
buio aleggiò intorno a lei e credette di non rivedere mai
più la luce del sole. Finchè non
riaprì gli occhi.
Isaac era disteso a terra davanti a lei, il fucile era finito lontano
da lui, ormai inutile. In piedi dietro il corpo esanime dell'uomo si
stagliava James Roosvelt, il poliziotto che ormai la bambina conosceva
bene. La sua pistola venne abbassata solo qualche secondo dopo che il
poliziotto si fu accertato che Isaac Hudson non rappresentava
più un pericolo per Katy.
Non lo aveva ucciso. Il proiettile aveva colpito la spalla e il dolore
gli aveva fatto perdere i sensi. L'agente di polizia gli mise le
manette e lo scosse per svegliarlo, poi chiamò un'ambulanza
e rassicurò i colleghi.
Per un attimo, il suo sguardo e quello di Katy si incrociarono. La
bambina era ancora distesa a terra, nei suoi occhi la paura di sparire
di nuovo che sfumava lentamente, e un leggero barlume che
arrivò dritto al cuore di James.
Grazie.
Come se avesse sentito, l'agente sorrise e chinò la testa.
Un vento tiepido sfiorò i volti dei presenti e l'uomo
alzò lo sguardo scrutando al di là della bambina.
Non era più spaventato nel vederlo, ma provava per lui un
profondo rispetto. Slender Man si stagliava in tutta la sua altezza
dietro Katy, la aiutò a rialzarsi ed entrambi si isolarono
per un istante da quel mondo oscuro e disperato, abbracciandosi con
timore e sollievo.
Era finita. Era finita davvero.
Adesso non correvano più alcun pericolo. Nessuno
rappresentava più una minaccia per loro. Non dovevano
più temere di separarsi e cercarsi nuovamente in un girone
infinito e corrotto, perchè la loro famiglia si era riunita.
Erano di nuovo insieme.
Quando sciolsero l'abbraccio, Slender Man guardò James
Roosvelt. L'agente si rialzò, mantenendo il suo sguardo. Non
credeva che quella storia avrebbe mai potuto prendere una piega simile,
eppure doveva esserci abituato.
Doveva sapere che spesso i veri mostri sono proprio gli uomini. Slender
Man, in fondo, aveva avuto una buona ragione per fare quello che aveva
fatto. Egli stesso non era un assassino, ma una vittima della crudele
sorte che mai sorride all'uomo, padrona feroce della vita di
quest'ultimo, che vive in un mondo di prepotenti illusioni e
insoddisfacenti tranelli.
Ma quella storia, per quanto surreale, aveva avuto un lieto fine, ed
era proprio davanti agli occhi di James. Non poteva esistere un finale
più bello, nemmeno nella fiaba più commovente o
nella commedia più gioiosa. Slender Man non
parlò, non pronunciò un grazie e nè si
complimentò con lui per aver sventato quell'omicidio. E,
dalla sua parte, James non si aspettava nulla di tutto
ciò. Quindi decise di essere lui a prendere la parola.
<< Non mi aspetto che tu parla per dirmi grazie, Mark
Hadley. >>
Si ricordò di adottare il vero nome di Slender Man,
poichè quell'orribile leggenda poteva considerarsi svanita.
<< Sono io che devo ringraziarti. Paradossalmente, sei
stato tu ad insegnarmi quanto sia importante e allo stesso tempo fugace
questa vita. Tutto potrebbe accadere da un momento all'altro, e noi
genitori magari siamo sempre troppo impegnati per far sì che
il tempo scorra in compagnia dei nostri figli. >>
Lo sguardo invisibile di Slender Man e quello di Katy erano fissi su di
lui. Entrambi non osavano fiatare.
<< Teoricamente, dovrei arrestarti per tutti i crimini
feroci che hai commesso... >>
Katy deglutì e abbassò la testa, ricordando tutte
le anime strappate alla vita prima che lei e suo padre si
ritrovassero, ma James sorrise.
<< Ma non posso. Perchè questo non
è più un caso che ha a che fare con la polizia, o
con la vita di tutti i giorni. E'qualcosa che non può essere
risolto con una semplice causa in un tribunale, davanti ad un giudice.
Riguarda soltanto voi, la vostra incredibile fiaba a lieto fine... E
l'amore di ogni figlio e genitore. >>
Katy pensò che era un peccato che solo lei potesse vedere il
meraviglioso sorriso contornato dalle lacrime che scivolavano
giù dal volto di Mark Hadley, anche se forse,
pensò, quell'agente di polizia percepiva ugualmente
l'espressione di suo padre. Percepiva il suo rammarico, il suo sollievo
e la sua gioia. Grazie a quel poliziotto lei e Mark potevano finalmente
essere liberi.
<< Mi occuperò di questo una volta
tornato in centrale, ma da adesso in poi non è
più una questione che mi riguarda. Siete liberi.
>>
Si. Lo erano.
Lo sarebbero stati per sempre.
<< Spero che adesso troviate un po' di pace. Addio.
>>
....
A distanza di giorni, mi trovo a passeggiare nel parco dove Katy era
solita giocare da sola. La mia dolce nipotina. Non la
rivedrò mai più. Mi mancherà come il
sole manca al giorno, come una notte senza luna. Ma suppongo che
abbiamo passato abbastanza tempo insieme. Ormai per lei è
giunto il
momento di tornare con la sua famiglia, e io non sono nessuno per
decidere della sua vita.
Mia figlia Madison ha accettato tutto questo. Lui e suo marito hanno
intenzione di avere un altro figlio, non appena Isaac uscirà
di prigione.
Chissà... Magari questa volta saranno più
fortunati.
E io? Io mi ritengo fortunatissima ad aver avuto un ruolo
così importante nella vita di quella bambina così
speciale. Non piango, ma sorrido. Il mio cuore prova calore nel freddo
della neve che cade delicata, ricoprendo di panna il paesaggio e
dandogli un tocco immaginario.
Nonostante il freddo e la neve, nel parco c'è ancora un
bambino che gioca. Si dondola felicemente sull'altalena e i suoi occhi
verdi brillano nella foschia invernale.
Mi fermo a guardarlo, gli sorrido. Lui mi nota e i suoi occhi splendono
di gioia mentre alza una manina per salutarmi. Ricambio e un velo di
lacrima mi offusca la vista. Poi, come richiamato da qualcuno, si gira
verso il bosco innevato. Scende dall'altalena e, rivolgendomi un ultimo
sorriso, mi saluta e corre verso di esso che ormai non è
più così spettrale come un tempo.
Per il suo completo nero sarebbe stato difficile da notare, ma non mi
è sfuggito. In mezzo agli alberi bianchi, un uomo dai folti
capelli neri e gli occhi azzurri come il ghiaccio afferra dalla vita il
piccolo e lo abbraccia forte, portandolo all'altezza del suo viso per
baciargli le gote rosse. Poi entrambi guardano nella mia direzione, mi
sorridono calorosamente e mi salutano.
Il loro ultimo saluto. Sorrido e piango. Il mio cuore batte per
l'emozione, mentre vedo quella famiglia svanire
nell'immensità del
bosco per tornare a casa, dove con ansia e gioia li aspetta la mamma.
Fine
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http://www.youtube.com/watch?v=DfWA4A39vAc (Titoli di coda XD)
Or dunque... Che cosa dire? Che anche questa storia è volta
al termine? Che l'autrice non si sarebbe mai aspettata che avesse avuto
un successo così, a dir poco, enorme? Che fosse piaciuta
così tanto?
A parte gli scherzi, sono davvero felicissima dei risultati ottenuti.
Ai primi capitoli, le recensioni erano molto scarse così
come i lettori e devo ammettere che per un attimo sono stata sul punto
di cancellarla. Ma poi, non so, è successo qualcosa.
Qualcosa che vi ha spinto a commentare, a leggere, a far diventare un
qualcosa di assolutamente grandioso questa storia. Talmente grandioso
che qualcuno ( e di questo ringrazio Marine the racoon per
avermi avvertita ) ha deciso di postarla perfino su Creepypasta Wiki,
e paradossalmente, pur non trattandosi di una creepypasta vera e
propria, è stata comunque molto apprezzata.
Davvero, non riesco a credere che sia successo tutto questo. Che la
storia sia diventata quella che è e che, incredibilmente
è già volta al termine.
Ma di certo non per merito mio, cari cyber-lettori, perchè
siete stati voi a rendere questa storia meravigliosa; con le vostre
critiche e i vostri apprezzamenti, con il vostro tempo e la vostra
pazienza. E di questo vi ringrazio di cuore.
Voglio quindi avvisare che, molto probabilmente, appena possibile, ho
intenzione di pubblicare questa storia e di farla diventare un libro a
tutti gli effetti! Forse qualche dettaglio verrà cambiato,
ma per il
resto la storia sarà la stessa. Ho ricevuto l'appoggio dei
miei genitori per realizzare questo sogno, non tanto per la storia in
se, ma per le centinaia di recensioni ricevute, i numerosissimi
apprezzamenti e ( a meno che non vi siate messi d'accordo tra voi )
alcune recensioni di diversi autori in cui ricorreva sempre la stessa
frase: "Dovrebbero farci un film!" Decisamente la reazione è
stata questa visto il numero elevato di tutti quelli che mi hanno
scritto una cosa del genere. E ancora una volta torno a ringraziare i
lettori, perchè siete voi che mi state dando questa
bellissima possibilità! Informo che sono in possesso
del copyright della storia, quindi non può essere copiata!
Fatto questo lunghissimo epilogo ( ._. ) vi lascio con un bacio e un
enorme ringraziamento! <3
Arrivederci!
LittleBloodyGirl
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