I segreti di Lily Evans.

di theplatypus_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel vecchio stupido diario. ***
Capitolo 2: *** Una bevuta tra vecchi nemici. ***
Capitolo 3: *** Capitolo ||| ***



Capitolo 1
*** Quel vecchio stupido diario. ***


                                                                     Quel vecchio stupido diario.



Essendo seduta sul muretto bagnato vicino alla finestra, avevo i pantaloni attaccati alle cosce. E questo, tra parentesi, non era molto gradito. Anche se, tra tutte le cose che stavano succedendo in quei giorni, i pantaloni bagnati erano la mia ultima preoccupazione.
Girai la testa verso la finestra aperta e un sorriso spuntò sulle mie labbra: il sole stava facendo capolino da dietro una collina e il cielo color salmone lasciava a bocca aperta.
« CAZZOCULO, LILY! AIUTAMI CON QUESTI SCATOLONI! ». Sospirai e scivolai giù dal muretto.
Cercai di scollarmi i pantaloni dalle gambe senza grandi risultati e scesi per le scale fino ad arrivare da James.
« Smettila di urlare! Sveglierai Harry... » dissi, prendendo il primo scatolone che mi capitò ai piedi.
« Scusami... » e con questo James mi diede un bacio sulla guancia e salì sulle scale.
Non sapendo cosa stessi facendo lì impalata, iniziai a salire i gradini della scala, cercando di non cadere. Arrivata in cima, dopo qualche bestemmia in turco, mi rialzai e rovistai nello scatolone.
Caso volle che fu proprio quello con la roba di Hogwarts e, andando in fondo allo scatolone, trovai un vecchio quadernino sgualcito con scritto "Di proprietà di Lily Evans. Ti conviene restituirmelo, perché appena aprirai la prima pagina, schizzeranno non poche fatture". Sorrisi a quell'affermazione. Ovvio che era una bugia. Eppure ricordavo ancora quando Jake Smith me lo rubò e, preso dal panico, me lo restituì intatto. Povero illuso.
Mi accasciai a gambe incrociate per terra ed iniziai a leggere le prime pagine.



“                                                                                                                                       01/09/1945
Mi ficcai in bocca l'ennesimo calderotto e sospirai.
Il sesto anno non era nemmeno iniziato e già sentivo il peso di tutto sulle spalle. Fosse colpa del viaggio? Impossibile. Mai capitato in cinque anni. Che poi un po' di nausea non mi avrebbe causato tutto questo disagio.
 Girai la testa verso il finestrino e mi godetti il paesaggio delle colline inglesi, a quanto pareva le migliori. Eppure nemmeno quello mi distrassero dallo schifo. Era come se mia madre nello stufato di ieri sera ci avesse messo carne andata a male. Abbassai la testa sulla scatola ormai vuota di calderotti.
 Niente male per averne sparati fuori una decina in quindici minuti.
Così mi ritrovai a realizzare pensieri sulla carta che avvolgeva la scatola, quando Mary irruppe nello scompartimento vuoto.
« Ah, eccoti qui. Stanno dando una festa di inizio anno in un dei scompartimenti... vieni? ». Le guardai per cinque minuti la sua minigonna verde, quasi come se volessi capire cosa trovassero di tanto entusiasmante i ragazzi nella cosa che stava sotto.
« Fammi indovinare...è organizzata da James e la sua cricca? No, grazie. » 
« Eddai, Lily...non rovinare tutto. Ci si sta divertendo un sacco » Si, certo. Sono sempre io quella che rovina tutto. Cazzo vuole? Se ci vuole andare, può benissimo muovere il suo culo floscio e non rompermi la minchia.
« Scusa se non voglio "divertirmi" facendomi infilare una mano nella patata ».
All'inizio Mary parve offesa, poi ci ripensò e fece come se non avessi detto nulla. D'altronde era solo la verità. Lei era una delle puttanelle del nostro anno...e poi non aveva abbastanza cervello per capire che era un insulto e non un complimento.
« Allora? » fece, svegliandomi dai miei pensieri perversi.
« Allora niente, ecco » dissi, girandomi verso il finestrino « E' ora che finisca il mio libro » e con questo mi alzai per prendere il mio libro dal baule.
«Peccato...c'era Louis Hamilton che ti cercava... ». Il libro mi cadde dalle mani e persi l'equilibrio sulla panca, così caddi col culo per terra. Pochi sanno la lingua in cui bestemmiai. Dannazione. Mary sapeva benissimo che avevo una cotta per Hamilton dal secondo anno...e lei che fa? mi tenta in questo modo.
« Sappi che ti odio comunque... » dissi rialzandomi con tutta la dignità che potevo avere, dopo essere caduta dalla panca con il culo a terra.
Con la coda dell'occhio vidi un sorriso malizioso spuntare sulle labbra di Mary. Quando mi girai verso di lei, però, si trasformò in una smorfia.
« Non avrai intenzione di andare così conciata, vero? » disse squadrandomi dalla testa ai piedi.
 Abbassai la testa. Beh, magari non ero Miss Universo, ma non ero conciata così male...
« Ossantocielo... » disse Mary ficcando una mano nella tasca della minigonna ed estraendo un rossetto rosso brillante.
« Devo pensarci sempre io... ». Mi feci stringere le labbra a tipo bocca di culo e Mary mi spalmò mezzo tubetto di rossetto sulle labbra. Quando ebbe finito mi guardò compiaciuta e si batté una mano sul petto (meglio dire seno rifatto). Poi guardò i miei capelli e si portò le mani alla bocca.
Eddai che non dovevo andare ad una sfilata... era una coda, mica un drago mi aveva pisciato in testa.
 Senza dirmi nulla, portò la mano ai miei capelli arancioni e con nonchalance, mi strappò via il codino sgualcito. Poi, con mano esperta, li ravvivò con le sue dita scheletriche.
« Beh...meglio di così non si può fare... » adesso sì che mi sento meglio, cara amica-che-ti-pugnala-alle-spalle-mentre-si-fa-toccare-la-patata.
Con un sospiro la superai, ma il suo braccio fu più veloce di me. Mi girò verso di lei e con un gesto veloce mi sbottonò i primi due bottoni della camicetta.
« Non è che tu abbia tutto questo seno, ma almeno guarderanno lì e non le tue scarpe. » Adesso mi incazzavo veramente. Cos'è che non andava nelle mia ballerine marroni? Scusate se non ho a portata di mano tacci da 20, madame.
Le sbuffai in faccia e, dopo averle fatto capire chiaramente che mi stava scassando la cosa sotto i miei pantaloni, mi girai a spalle curve.
Senza neanche accorgermene, Mary mi prese a braccetto e camminando sui suoi trampoli, mi trascinò nello scompartimento dei fighi della scuola.
Prima di entrare, però, l’ “amica” mi prese per le spalle e mi fermò
« Allora…voglio aiutarti » però, la cosa è da annotare « Louis è lì » ed indicò con un cenno di capo un figo con i capelli biondi e occhi azzurri.  « E si da il caso che la sottoscritta ha messo qualche buona parola su di te, quindi… » Mary iniziò a giocare con i bottoni della mia camicetta per sbottonarla ancora di più.
« Smettila! » strepitai, scacciando le mani pervertite di Mary.
Quest’ultima alzò gli occhi al cielo e mi prese le mani
«Quindi…non fare cazzate » detto questo se ne andò sculettando nello scompartimento ed iniziò a strusciarsi contro uno che né io né lei avevamo mai visto.
Sospirai e, girandomi verso l’altro lato dello scompartimento, vidi Louis Hamilton.
 Lì capii che non gli ero mai interessata veramente: ci stava provando con Jade. Certo…Mary gli aveva detto che in fondo non ero così intellettuale come sembravo. E lui magari voleva darmi una chance solo perché ero la “migliore amica” della puttanella del sesto anno.
Mi sentivo una stupida. Credere di poter interessare ad uno come Louis Hamilton. Illusa. Lily, sei solo una povera illusa.
E tra le lacrime, mi accorsi che James Potter mi stava fissando. O meglio, non me. Ma le mie ballerine marroni. Le mie stupide ballerine marroni. E la cosa bella era che non era interessato alla mia camicetta sbottonata."
 




Ta-daann
Vi sono mancata? *grilli* 
Vabbè lol come avrete notato o come non avrete notato ho riscritto il primo capitolo di questa fan fiction...il primo non mi convinceva tanto uu In effetti direi che è uscito un tantino meglio lol
Beh, quindi...lasciate recensioni, mettete tra preferite, seguite e ricordate e boh...tante coccole e bacini c':

theplatypus_

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Capitolo 2
*** Una bevuta tra vecchi nemici. ***


                                                                                    Una bevuta tra vecchi nemici.






Pov. James



Ieri il banchetto è stato alquanto deprimente, ho mangiato giusto due cosce di pollo e me ne sono filato nei dormitori. Fortuna che sapevo la parola d’ordine.
Dopo aver perso la pazienza con la Signora Grassa, entrai nella Sala Comune e mi afflosciai sulla poltrona davanti il camino. Era come se durante l’estate fossi cresciuto, tutto era cambiato.
Mi passai una mano tra i capelli e sentii che erano ancora umidi dal bagno nel lago. Se  Sirius non mi avesse buttato nell’acqua gelata, ora non avrei il raffreddore e, probabilmente, sarei un tantino più grintoso di ora.
Mi alzai, per vedere se il bottino che avevamo lasciato io e miei malandrini l’anno scorso, c’era ancora.
Girai a destra, verso la porta dei dormitori, poi, con la bacchetta pronunciai un lumos maxima per vedere il segno che avevamo lasciato sulle pietre incastrate. Non appena lo trovai, dissi a basa voce ‘Ramoso’ e di colpo quattro piastrelle si spostarono e lasciarono al loro posto una specie di piccola cava.
Sorrisi e allungai il braccio per vedere se qualcuno aveva  scoperto il passaggio e svuotato tutto. E invece trovai tutto al suo posto.
Cacciai la prima bottiglia di whisky incendiario che trovai, presi due bicchieri di vetro sempre dalla cava e me ne andai a sedere sulla poltrona.
Sapevo che nessuno mi avrebbe visto…o preoccupato.
Quelli del primo erano occupati con lo smistamento, quelli del secondo volevano  guardarlo per la prima volta senza essere loro sotto il cappello e beh, quelli dal terzo in poi avrebbero fatto finta di niente o si sarebbero aggregati a me per ricevere un po’ di quella fortuna.
Mi accorsi che stavo perdendo la mia lucidità quando iniziai a parlare da solo e a mandare a fanculo le piante di erbologia.
Anche perché, forse, quando è entrato una sconosciuta nella Sala Comune, le ho iniziato a urlare contro poiché stava facendo entrare troppa luce, nonostante fosse sera.
Dopo che la sconosciuta mi ebbe puntato addosso la sua bacchetta, riconobbi che non era una sconosciuta e misi a fuoco la figura davanti a me. Lily Evans in persona, signori e signore. Ed anche più figa del solito. O magari ero io che vedevo tutto più eccitante quando ero sbronzo.
« Ah…sei tu Evans… »boccheggiai.
« Lieta di vederti ancora una volta sbronzo, Potter ».
Feci un gesto con la mano, come se stessi scacciando un insetto, ma probabilmente dovevo sembrare un po’ goffo perché la rossa scoppiò a ridere.
« Posso chiederti una cosa, Evans? »
« No, non voglio sapere quanto sperma vendi… ».
Avevo intenzione di ridere, ma ciò che uscì dalla mia bocca era una cosa più simile a un rutto.
Mi accasciai sotto la finestra con le gambe distese a terra e con la bottiglia (quasi vuota) accanto a me.
« Adesso si che sembri uno di quei barboni disadattati » stranamente, la rossa si sedette accanto a me. La cosa mi stupiva, perché in condizioni normali non l’avrebbe mai fatto e adesso il mio alito puzzava anche di piscio. « Comunque…dicevi? »
All’inizio venni preso alla sprovvista, dovevo essere davvero ubriaco fradicio.
« Ah si… perché non mi hai ancora sequestrato la bottiglia e non lo sei andata a dire a qualche professore? »
Evans parve rifletterci su un momento, poi si decise a rispondere.
« Chi ti dice che non lo farò? »
« Boh…il mio sesto senso anch’esso ubriaco? ».
Stavolta fu lei a ridere. Non mi ero mai accorta di quanto fosse bella quando rideva.
« Evans, hai una bella risata. » dissi, avvicinando le labbra alla bottiglia per prendere un altro sorso.
La rossa mi guardò e, se possibile, divenni ancora più rosso di prima.
« Posso…? » indicò la bottiglia mezza sbavata e quasi finita.
Prima la guardai stralunato, poi, essendo ubriaco, credo, acconsentii con un gesto vacuo.
La guardai prendere la bottiglia con due dita, credo perché schifata, e avvicinarla alle sue labbra. Le sue labbra. Quelle labbra pallide e morbide. Il whisky le scivolò sul collo ed io dovetti trattenermi per non saltarle addosso.
La rossa, dopo aver fatto il suo sorso, tossicchiò pesantemente.
« Era il tuo primo whisky incendiario? » le chiesi guardandola.
« Emh…credo di no, insomma…»
« E’ così, eh? » mi guardò e ammise con lo sguardo basso « Lieto di essere stato quello della prima volta ».
Solo dopo cinque minuti mi accorsi della stronzata che avevo detto.
« Emh…non intendevo quello…» dissi cercando di giustificarmi.
Evans si alzò e pensai che se ne volesse andare, forse irritata.
Invece no, prese la bottiglia e bevve il whisky rimanente nella bottiglia.
Dopo aver bevuto, abbassò la testa e si asciugò la bocca con la manica della giacca.
« Ce n’è dell’altro? »
 
 
Pov. Lily


Mi accorsi di star ridendo a crepapelle senza che ricordassi la battuta che Potter aveva fatto.
Mentre continuavo a ridere senza motivo, girai la testa verso sinistra: tre bottiglie vuote di whisky incendiario erano sparse sul pavimento.
« Strano…qualcuno dovrebbe pur ritornare adesso » Potter ruppe il selenzio.
« Magari è più presto di quel che pensiamo »
Annuì, lasciando cadere le braccia sul pavimento e due dita andarono a finire sulla mia coscia nuda.
Potter sobbalzò e allontanò subito la mano dalla mia gamba.
« Scusami… »
Lo guardai e feci spallucce.
« Tanto probabilmente domani non ricorderò più niente. E se lo farò, beh…prega per te »
Potter si alzò sulle ginocchia, mi venne vicino e mi guardò negli occhi.
« E’ proprio questo il brutto… » Mi prese la mano e la toccò con la sua sudaticcia « Non ricorderai questa bellissima serata…mentre io si » Lo guardai allibita. Che voleva dire? « Sai, sono abituato all’alcol…così dovrò mentire su ciò che è accaduto oggi ».
Fu come una scossa elettrica. Io e Potter eravamo ubriachi fradici e stavamo vicini, fin troppo. Ci vollero cinque minuti prima di ricordare a me stessa che io odiavo Potter.
Mi alzai con uno scatto.
« Non devi preoccuparti…non è successo un bel niente. ».
E con questo me ne salii ai dormitori, lasciandolo con la sua bottiglia di whiskey incendiario mezza vuota.

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Capitolo 3
*** Capitolo ||| ***





                                                                                                                 Capitolo terzo


Pov. Sirius
La sala comune quella sera era fin troppo silenziosa mentre guardavo Remus scrivere il tema per Storia della Magia.
L’avevo osservato per una mezz’oretta e potevo affermare che dopo ogni cinque righe di pergamena, si fermava, posava la penna sul tavolo e si soffiava la sua ciocca castana.
«Per quanto andrà avanti questa storia, Rem? »
Remus si bloccò di colpo e si stropicciò gli occhi con malavoglia. A primo impatto sembrava tranquillo e non intimidito. Poi vidi una piccola scossa all’indice della sua mano destra e capii che non ero l’unico ad essere agitato.
Rem si girò con tutto il corpo, verso di me.
« Che vuoi dire? »
Ovvio, adesso faceva anche finta di non capire.
« Oh, avanti! » mi feci più avanti verso di lui e presi la sua mano con decisione « Sai benissimo cosa intendo…non fare il difficile »
Remus sospirò e lentamente lasciò la mia mano.
Quando fu ritornato sui libri, iniziò a parlare sottovoce.
« Senti, Sirius…ci ho pensato tutto il tempo in questi giorni e… » un sorriso ebete si stava formando sulle mie labbra pallide. Che avesse finalmente deciso di… « E sento che non è la cosa giusta. » disse tutto d’un colpo.
Lentamente il mio sorriso a trentadue denti si trasformò in una smorfia di disapprovazione.
« Certo… » dissi alzandomi con talmente tanta potenza da far cadere la sedia. « Continua a fare i tuoi temi del cazzo e vedi se ti danno la risposta giusta ».
Mi girai per andarmene nei dormitori, quando mi fermai di colpo.
« Ricorda però che io non ci sarò sempre ad aspettarti…potrai studiare quanto vuoi, ma i libri non ti diranno mai quello che ti dice il cuore. Perché sai, in fondo, che provi qualcosa per me… » Vidi con la coda degli occhi Remus, che si accertava se fossimo soli nella Sala Comune. « E non potrai nasconderlo per sempre… perché questa è la cosa giusta ».
E detto quello me ne salii di corsa per le scale, trattenendo a stento le lacrime.
Quando arrivai di fronte al mio letto, tirai a calci il mio baule. Aveva paura, era ovvio. Ma non lo giustificavo per questo. Dopo tutto quello che avevo fatto e detto per rassicurarlo che qualunque cosa fosse successa sarei rimasto accanto a lui, aveva deciso di rifiutarmi. Perché pensava che amare qualcuno che non fosse accettato, era sbagliato.
A quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime. Mi scivolavano ininterrottamente lungo il viso, fino ad arrivare al collo.
Mi sdraiai sul letto, sperando di morire in quell’istante.
Mentre continuava il mio pianto silenzioso, sentii cigolare la porta. Subito mi rimisi in piedi e asciugai il viso bagnato.
« Posso…? » strinsi gli occhi per vedere meglio chi era appena entrato.
Era solo Remus che probabilmente veniva a dirmi che gli dispiaceva, ma che le cose sarebbero dovute rimanere esattamente com’erano. Ovvero: nulla.
Feci un gesto di assenso con la testa e mi riandai a sedere sul letto.
Remus mi seguì e, anche se intimidito, mi prese la mano debolmente.
« Hai pianto? »
Si, Rem, ho pianto. Ho pianto perché non accetti quello che sei e perché io ti amo.
« No… »
A Remus scappò un risolino. Troppo intelligente da credere alle bugie che dicevo.
«Valido grifondoro, allora… »
Lo guardai storto e tirai su col naso. Era forse un’offesa? Sapeva che quella era stato il primo segno che io non ero affatto come la mia famiglia. Nessuno era più grifondoro di me.
Riabbassai lo sguardo e iniziai a trovare decisamente interessanti le mie scarpe.
« Scusa… » mi accorsi che Remus aveva ancora stretta la mia mano nella sua. Questo mi rese un tantino più felice.
« Scusa per prima… » lo guardai con gli occhi, ancora lucidi. Anche lui sosteneva il mio sguardo. Voleva forse dirmi che non era spaventato?
 « Avevi ragione…è solo che…è solo che ho paura.  » Ecco, il suo sguardo non significava niente. Era tutto un bluff.
Abbassai la testa e riportai la mia attenzione sulle scarpe.
Poi una mano fredda prese il mio mento dal basso e portò il mio sguardo davanti quello di Remus.
Le mie guance divennero giusto un po’ più rosse del solito, ma non smisi di guardarlo negli occhi.
« Ti chiedo solo di darmi un po’ di tempo… sai, per abituarmi » annuii distrattamente. Anche io all’inizio ero abbastanza confuso. Sapevo che stava dicendo la verità. Prima o poi l’avrebbe detto a tutti e avrei finalmente potuto prenderlo per mano per i corridoi della scuola.
Poi fece un gesto che non mi sarei mai aspettato da un etero che ha appena scoperto di preferire gli uomini alle donne. Mi guardò fisso negli occhi e con un gesto abbastanza veloce, portò le sue labbra sulle mie per chiuderle in un perfetto bacio. Assaporai quel momento e infilai le mie mani tra i capelli di Rem.
Quello che stava succedendo era quello che avevo sempre sognato: essere libero di amare colui o colei che amavo.  Ma avevo finalmente capito che avrei amato solo un colui e mai una colei. Perché ero nato così e andavo bene così com’ero.
Le nostre labbra si staccarono, con noi due in cerca di calmare il piacere di quell’attimo precedente.
Quando Remus riaprì gli occhi, sorrise. Ma non era uno di quei soliti sorrisi, era felice. Davvero felice per qualcosa.
Poi si alzò e si avviò verso la porta. Prima però, lo fermai.
« Se per avere qualcosa di più di quel bacio devo aspettare, beh…prenditi tutto il tempo che ti serve » e gli feci l’occhiolino.
Remus scoppiò in una fragorosa risata.
Poi mi prese la mano e con il pollice iniziò a fare dei cerchi intorno alle nocche della mia mano.
« Grazie, Sirius » e detto quello se ne scese nella Sala Comune a finire il suo tema.
 

 
                                                                                                                                                        02/09/1945

‘Caro Diario,
Il viaggio del treno mi deve aver fatto male sul serio. Non so quante cazzate ho già fatto in un solo giorno. Per la barba di Merlino, qualcuno mi prendesse a schiaffi!
Insomma, prima me ne vado in giro con la camicetta sbottonata per abbordare Smith (senza grandi risultati, aggiungo) e oggi, Potter stava per slinguazzarmi. Si, hai capito bene. QUEL Potter. L’ho lasciato in balia dell’alcol sul pavimento della Sala Comune. Troppo cattiva? Oh, pazienza. L’unica cosa positiva di questa giornata è che sono mezza ubriaca (togliamo pure quel mezza) e che quindi domani non ricorderò assolutamente niente.
La cosa che mi ha fatto preoccupare, però, è che, Potter, prima di ficcarmi la sua lingua nella mia bocca, ha blaterato qualcosa sul fatto che regge benissimo l’alcol e che quindi ricorderà tutte le minchiate fatte oggi.
Sai che significa? Che la mia reputazione andrà a puttane. Esatto, ho detto proprio ‘a puttane’. Sarà perché sono sbronza, ma  anche perché sono abbastanza furiosa. Tutta colpa di Severus. Ah, e giusto per la cronaca, ne parlo con nonchalance perché sono ubriaca. Comunque…ah si, Severus. Continuava a fissarmi durante il banchetto. E insomma, dopo un po’ chiunque s’intimorisce con i suoi occhi neri che potrebbero farti sputar fuori tutte le cazzate fatte in cinque anni.
E poi non potevo andare al Tavolo dei Serpeverde, andare vicino a lui e chiedergli di smetterla: non ci parlavamo più. E anche se sto per vomitare tutto il whisky incendiario sul diario, mi sento un po’ triste per questo.
Mi manca Sev. Ma si sa che non sono clemente in fatto di ‘perdono’ . Forse potrei fare un’eccezione per Mery, dato che mi serve qualcuno che finga di ascoltare i miei poemi sul perché Potter sia così fastidioso.
Con Severus è diverso. Ok che cercavo solo di attaccare briga con Potter, ma lo stavo solo difendendo dagli attacchi schizofrenici di quello svampito.  Al solo pensiero di quella parola pronunciata da lui, rabbrividisco.
Ritornando a stanotte, però, mi sono eccitata (giusto un tantino, eh) quando le dita di Potter sono andate a finire sulla mia gamba. Meno male che nascondo questo diario in un posto segreto, perché, se mi rimarrà un briciolo di reputazione dopo la bella avventura di stanotte che verrà raccontata a tutta la scuola da Potteriuccio, quel briciolo se ne andrà in frantumi.
Non so che dire, che fare, o pensare. E’ tutto così difficile, ora. Dannato Potter e i suoi atti maniaci. Che sia chiaro, però, questo l’avrei provato anche con quel povero sfigato di Erny se mi avesse iniziato a sedurre in quel modo.
Sia lodato Merlino e Morgana che ho il dono dell’autocontrollo. Non come quelle arrapate che vanno dietro a Potter e a Black per leccargli le palle.
Che poi, ho notato, che Black ha istinti omosessuali. E io non mi sbaglio mai, parola di Lily Evans.'

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