Un'archeologa nella Brigata di Keyla99 (/viewuser.php?uid=203281)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pedinamento ***
Capitolo 2: *** Incarico ***
Capitolo 3: *** Giorno 1 - primo esperimento ***
Capitolo 4: *** Giorno 1 - operazioni ***
Capitolo 5: *** giorno 2- l'asta sotterranea ***
Capitolo 6: *** giorno 2- Ubo in battaglia ***
Capitolo 7: *** Giorno 2- Non affezionarti ***
Capitolo 8: *** Giorno 3 - Consolazioni ***
Capitolo 9: *** Giorno 3 - Sai, ladro? ***
Capitolo 10: *** Giorno 4 - Nuove scoperte ***
Capitolo 11: *** Giorno 4 - In viaggio ***
Capitolo 12: *** Feitan... o Shalnark? ***
Capitolo 13: *** Ultimo giorno ***
Capitolo 14: *** Ordini ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Pedinamento ***
Kayge
(NDA si legge Keyg, con la g dolce, tipo fagiolo.
Giusto per evitare errori di
lettura) stava passeggiando per il centro di York Shin, ben consapevole
del
fatto di essere seguita da qualcuno che non conosceva.
Non poteva rischiare di
farsi scoprire allargando la sua aura, quindi si limitava a girare a
vuoto,
sperando che il suo misterioso inseguitore si stancasse e lasciasse
perdere.
Speranza piuttosto vana, direi.
Kayge era una ragazza di diciotto anni, con dei
lunghi capelli dorati e degli spettacolari occhi blu, che non viveva a
York
Shin, ma piuttosto viaggiava per il mondo, alla perenne ricerca di
resti
antichi da scoprire, esplorare ed analizzare.
Era infatti un’archeologa e, dopo
che aveva superato l’esame Hunter, cinque anni prima, ed aver
sviluppato il
nen, aveva deciso di mettersi alla ricerca delle rovine perdute di
Neron, una
città antica che si dice fosse la chiave della
civiltà perduta di un tempo.
Ma
ora basta parlare delle sue ambizioni, un tizio la stava seguendo,
dannazione!
Decise
in fine di affrontare lo sconosciuto, quindi iniziò, con
interminabili
giri tra i vicoli, ad uscire dalla zona residenziale, dirigendosi
piuttosto
verso la parte abbandonata della città.
Dopo un buon quarto d’ora di cammino si
trovò tra dei palazzi abbandonati.
Nessuno in vista. Ma Kayge era sicura che lui
fossi lì, lo sentiva, anche senza
dover usare i suoi poteri.
Poi si mostrò. Era un ragazzo sui vent’anni,
indossava un cappotto lucido blu, bordato di rosso, con il collo alto
che lo
copriva fino a sopra il naso. Aveva i capelli blu scuro sparati verso
il basso,
gli occhi erano dorati e dal taglio orientale, e in quel momento
mandavano
lampi glaciali. Era di statura più minuta rispetto ad altri
ragazzi della sua
età, ma la muscolatura era scolpita e si riusciva ad intuire
anche con il
cappotto addosso. La ragazza ebbe l’impressione di averlo
già visto da qualche
parte.
Lui sorrise glaciale, senza sprigionare nessuna emozione tranne
un’assoluta
sicurezza in sé.
Kayge si mise in guardia, lui non si mosse.
Fu la ragazza a
partire per prima all’attacco: si slanciò in
avanti con uno scatto che poteva
quasi risultare felino, cercando di colpirlo al volto, ma
all’ultimo momento
deviò per assestargli una gomitata al fianco.
Il ragazzo incassò la botta senza
subire troppi danni, ma non contrattaccò.
–Calmati, voglio solo parlare- la sua voce
era fredda come i suoi occhi.
Kayge non gli credette neppure un secondo, ma non
fiatò.
–Dovresti fare un lavoretto per il Capo...-
continuò imperterrito.
Ma
lei non apprezzò la sua spavalderia, e lo attaccò
di nuovo.
Era a pochi
centimetri da lui, quando il ragazzo si mosse. Ma si mosse
così velocemente che
lei non se ne accorse neppure, se non quando se lo ritrovò
alle spalle.
–Risposta sbagliata...- le sussurrò
all’orecchio.
In quel momento si ricordò di
dove avesse già visto quella faccia: c’era una sua
foto su un giornale che le
era capitato tra le mani qualche mese prima.
Feitan della Brigata dell’Illusione.
Non aveva una buona fama, era considerato uno crudele sadico, che
uccideva
senza pensarci due volte, senza dimenticarsi di torturarle prima di
finirle.
Chissà quante persone erano morte per mano sua...
–Se non vuoi venire con me
con le buone, dovrò costringerti con le cattive!-
E Feitan si lanciò all’attacco,
munito di un corto pugnale dalla punta leggermente ricurva.
Si muoveva
velocissimo, e Kayge non faceva in tempo a schivare un attacco che
subito ne
piovevano altri da tutte le parti.
Ma non erano diretti ai punti vitali,
evidentemente il suo avversario non voleva ucciderla.
Non fu abbastanza svelta
da schivare un colpo, e il pugnale le lacerò la
spalla.
Subito la parte colpita
si intorpidì e presto l’intero braccio era stato
paralizzato.
Sulla lama doveva
esserci un qualche tipo ti sostanza, un narcotico, e ad effetto molto
veloce
per giunta, che non lasciava scampo alla vittima, destinata a perdere
le forze
e svenire in pochi secondi.
Era un metodo sicuro ed efficace, per catturare la
preda senza ucciderla o ferirla più di tanto, ma
addormentandola in modo che
non opponesse resistenza.
Dal taglio iniziò a diffondersi un formicolio, che
raggiunse dopo poco il fianco.
Ben presto la parte superiore del corpo era
diventata inutilizzabile.
Kayge non sentiva più le braccia e la vista iniziava
ad appannarsi.
Feitan iniziò a camminare lentamente verso di lei, le labbra
incurvate in un sorrisetto cattivo.
La ragazza cercò di muoversi, di scappare
via, ma il suo corpo non rispondeva più ai comandi.
In quel momento il terrore
la pervase.
E si vedeva, bastava guardare i suoi occhi.
Si sentì avvolgere da
un intenso torpore
–Di solito non uso certi trucchetti... –
La voce di Feitan
le giunse lontana e confusa.
Le gambe non la ressero più e cadde in ginocchio.
Stava per perdere conoscenza. La mente era annebbiata dal veleno, e non
riusciva né a pensare né a cercare un modo per
salvarsi.
Il ragazzo era ormai
accanto a lei, e quando Kayge cadde all’indietro, priva di
forze, l’afferrò da
dietro le spalle e la prese in braccio, facendo passare un braccio
dietro le
spalle e uno sotto le ginocchia, con una delicatezza quasi innaturale
per un
combattente così spietato.
–Ora ti porto dagli altri...- disse.
E fu l’ultima
cosa che Kayge sentì, poi l’oscurità si
impossessò di lei e la trascinò con sé
negli abissi del sonno.
Ed
eccomi qui, con la mia prima fan-fic su HxH!
Salve
a tutti, mi chiamo Keyla (naturalmente non è vero) e adoro
Feitan (non si era
capito, vero?).
se recensiste mi fareste non felice, strafelicissima!!!
Comunque
entro breve posterò i prossimi capitoli, anche se saranno in
pochi a seguirla. Basta
uno...
Vi dico subito che questo capitolo è abbastanza corto, ma il
secondo
sarà stratosferico!
Baci a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui!!!
KEYLA
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Capitolo 2 *** Incarico ***
Feitan
osservava la ragazza che teneva in braccio.
Aveva dei
lunghissimi capelli dorati, che al tatto risultavano soffici come la
seta.
I
lineamenti erano dolci e morbidi, rilassati nella narcosi, il naso era
perfettamente proporzionato con il viso.
Così come la bocca, rosea e perfetta.
Qualche lentiggine andava a completare il ritratto.
Agli occhi di un uomo
poteva risultare bellissima.
Accidenti a quella ragazza! Se non avesse
contrattaccato così violentemente non sarebbe stato
costretto ad usare la lama
impregnata di sedativo paralizzante! Adesso sarebbe stato costretto a
portarla
da una parte all’altra. Bhè, almeno non poteva
fuggire...
Feitan sbuffò e
riprese a camminare verso il covo, dove lo aspettavano gli
altri.
Era quasi
arrivato, quando la ragazza mugolò.
Accidenti, si stava risvegliando! Poco
male, non si sarebbe potuta muovere normalmente ancora per qualche ora.
Kayge
si ritrovò in braccio a quel tizio, il capo appoggiato al
suo petto.
Ancora non riusciva a muoversi.
Si accorse che Feitan si era fermato
e la fissava. Poi riprese a camminare.
Non riusciva a parlare, aveva la gola
secca e sembrava che le corde vocali non volessero proprio
vibrare.
Poco dopo
arrivarono ad un agglomerato di palazzi nella zona abbandonata.
Entrarono in
uno di quelli, che si rivelò poi essere il più
grande.
L’interno sembrava un
labirinto, con decine di corridoi, stanze e scalinate, ma Feitan
imboccava
sicuro ad ogni bivio.
Presto Kayge perse l’orientamento.
Infine giunsero in una
grande sala, con diverse scalinate, e lì c’erano
altre persone, probabilmente
altri membri della Brigata.
Tutti si voltarono verso Feitan, quando lo
sentirono entrare, e alcuni sorrisero constatando che aveva compiuto la
missione.
Il ragazzo si avvicinò alla parete e la appoggiò
al muro.
Ancora non riusciva a
muoversi, nè a parlare.
-È tutta intera, Feitan?- chiese una ragazza dai capelli
neri corti e
gli occhiali.
–Certo, cosa credi?- si offese lui.
La ragazza coi capelli neri si
avvicinò a Kayge, scrutandola attentamente. Poi il suo
sguardo cadde sulla
ferita alla spalla.
–Hai usato il veleno?- chiese guardando intensamente
Feitan
–Sì... – rispose lui –non mi
ha lasciato altra scelta-
-Non mi dirai che ti ha
dato del filo da torcere?!- disse sprezzante un tipo in tuta da
jogging
–No, di
certo no!- si alterò Feitan
–Ok, ok, calmatevi tutti e due!- disse un ragazzo
coi capelli castano-arancio.
Sembrava quasi che Kayge non fosse presente.
–Bisogna aspettare il capo, poi lui deciderà il da
farsi- disse una ragazza coi
capelli violacei.
–D’accordo e intanto Feitan resta qui a
controllarla-
-Cosa?
Perché io?-
-Ehy, ehy ragazzi calma. Le liti si risolvono con la moneta,
giusto?- il ragazzo con i capelli arancio sembrava il più
intelligente e
“normale” tra tutti.
–Io scelgo croce- disse Feitan
–Io allora scelgo testa-
Lanciarono la moneta, e capitò testa
–Mi spiace Feitan, hai perso... –
i ragni
iniziarono a sciamare fuori, mentre il ragazzo riprendeva in braccio
Kayge e la
portava in un’altra stanza al piano di sopra.
Il povero Feitan si appoggiò al
muro con un sospiro rassegnato.
Accidenti,
era stato fregato di nuovo.
Ma perché toccavano
sempre a lui i compiti più sgradevoli?
Se almeno avesse avuto qualcuno da
torturare...
Ma la ragazza era intoccabile, al capo serviva viva e in grado di
svolgere il suo incarico.
Feitan si riscosse dai suoi pensieri quando si
accorse che l’effetto del veleno paralizzante stava iniziando
a svanire: la
prigioniera iniziava a fare piccoli movimenti, come muovere le dita e
la mano.
Pian piano riuscì a muovere le braccia e il busto, e poi
anche le gambe.
Con
uno sforzo immane riuscì a mettersi in piedi, sotto lo
sguardo attento di
Feitan, divertito da quanta fatica facesse per compiere quei semplici
movimenti. Fece un passo stentato, poi un altro e un altro ancora, per
poi
crollare stremata dritta dritta tra le braccia di Feitan, che la
afferrò
prontamente prima che cadesse a terra.
Sghignazzando la rimise seduta, mentre
lei arrossiva di imbarazzo e rabbia per la sua impotenza.
Restarono a guardarsi
a lungo ma alla fine Kayge distolse lo sguardo, arrossendo
leggermente.
C’era
qualcosa in quello strano ragazzo che la faceva sentire strana e la
costringeva
ad arrossire ogni volta che lo guardava negli occhi.
Lo osservò di sottecchi
mentre era appoggiato al muro, con le braccia conserte e
un’espressione
indecifrabile sul volto.
E trovò che era molto bello, misterioso ed
affascinate.
Ma cosa diamine andava a pensare, in una situazione del genere,
quando quel ragazzo poteva ucciderla in qualunque momento?
Si sentiva
stanchissima, e non aveva più forze. Evidentemente il veleno
era ancora in
circolo...
Si mise seduta più comoda e iniziò a lasciar
vagare la mente.
Feitan
osservò attentamente la ragazza, che stava seduta con
il capo appoggiato sulla spalla, gli occhi chiusi e il volto
disteso.
Notò che
il suo respiro si era fatto regolare, doveva essersi
addormentata.
Il ragazzo
sospirò e si sedette a terra accanto alla porta.
Erano appena le cinque del
pomeriggio, mancavano ancora tre ore alla cena, e prima della cena ci
sarebbe
stata la riunione.
Gli altri probabilmente non si sarebbero fatti vivi prima
delle sette, quindi a lui non restava altra scelta che
aspettare.
Decise di
provare a riposarsi un po’ anche lui, anche se non ne sentiva
il bisogno.
Si
rilassò e chiuse gli occhi...
Non
sapeva quanto tempo era passato, fatto sta che si
risvegliò che stava calando il buio.
La ragazza non si era mossa da dove
l’aveva lasciata. Aveva gli occhi aperti, ma sembrava assorta
nei propri
pensieri.
–Per cosa avete bisogno di me?- chiese di punto in
bianco
–Questo
sarà il capo a spiegartelo, io non lo so- rispose Feitan
inespressivo.
La
ragazza non sembrava stupita, piuttosto era delusa.
–Qual è il tuo nome?-
chiese lui, vagamente curioso
- Kayge - rispose la ragazza abbassando gli occhi
-Mentre tu sei Feitan, giusto?-
il diretto interessato non rispose, ma lei
capì che non si era sbagliata.
Il ragazzo intanto pensava che non era stato poi
così spiacevole badare alla prigioniera, era stato come
stare da solo.
Infatti
lei non aveva tentato la fuga nemmeno una volta, e quindi lui non si
era
trovato costretto a sopprimere il suo istinto, che lo avrebbe portato
ad
attaccarla. In sostanza la ragazza si sarebbe fatta male, e molto
anche, se si
fossero scontrati sul serio.
Non era abituato a risparmiare gli avversari, e lo
faceva solo quando gli ordini del capo lo prevedevano.
Kuroro sapeva che Feitan
era quello che teneva di più al compimento della missione,
tra i membri del
Ragno, per questo aveva affidato a lui il compito di catturare quella
ragazza.
Mentre faceva questi pensieri si sentirono dei rumori provenienti da
sotto.
-
Mhpf, mi sa che sono tornati gli altri- disse Feitan
scocciato.
Poi si alzò e
si avvicinò a Kayge
-Riesci a camminare?- gli chiese impaziente.
Lei tentò di
alzarsi, e ci riuscì, ma dopo pochi passi le gambe
cedettero.
-Vabbè, ti porto
io- sbuffò il ragazzo prima di prendere in braccio Kayge e
imboccare la porta.
-Vedo
che ci stai prendendo gusto!- fu il saluto del tizio in
tuta vedendo arrivare Feitan con in braccio la ragazza.
-Sta zitto. C’è anche
il capo?- chiese seccato lui.
-Sì, è arrivato poco fa- rispose la ragazza
mora.
Feitan si diresse nella sala centrale, dove si trovava una grande
sedia,
che poteva assomigliare ad un trono.
E sul trono sedeva un ragazzo con un lungo
cappotto nero con una croce rovesciata sul retro e i capelli tirati
all’indietro.
Feitan mise Kayge seduta su una sedia, poi si sedette anche lui
assieme agli altri membri del Ragno.
-Salve, io mi chiamo Kuroro, e sono il
capo della Brigata Fantasma- si presentò lui.
Kayge lo squadro diffidente, ma
poi si presentò anche lei.
Kuroro sorrise e presentò gli altri membri della
Brigata.
-Dovresti svolgere un piccolo incarico per noi...- iniziò il
capo
-E
se mi rifiutassi di farlo?- chiese lei di getto
-Oh, penso che la cosa potrebbe
interessare anche te, in qualità di studiosa
dell’antichità...-
La curiosità
iniziò a risvegliarsi in Kayge.
-Di che si tratta?- chiese infatti.
Kuroro tirò
fuori da chissà dove un libro rilegato in pelle, che aveva
tutta l’aria di
essere un diario.
Gli occhi della ragazza lampeggiarono, e lui sorrise,
notandolo.
-Questo,- disse sventolando il quaderno, -è il
diario di un famoso esploratore, di nome Kein. L’hai
già sentito?- la ragazza
annui eccitata
-I dati raccolti qui dentro contengono le coordinate del luogo
in cui è nascosto un immenso tesoro, da qualche parte nel
mondo.
Peccato che
sia tutto criptato, e nessuno di noi è in grado di
decifrarlo-
Kayge capì
immediatamente -Quindi vi serve il mio aiuto per trovare quel
tesoro?-
Kuroro
sorrise ancora una volta -Sei disposta a farlo?-
la ragazza rispose senza
esitazione -Certamente, sarà una sfida interessante!- disse
sorridendo.
-Benissimo, allora sarai nostra
ospite fino a che non finirai il lavoro-
tutti i membri della Brigata erano
contenti.
-E ora, la cena!!!- ora la felicità dei membri era davvero
al
massimo!
Le
ragazze cucinarono una cenetta deliziosa, mentre i ragazzi
reclamavano il cibo a gran voce.
Dopo aver mangiato a Kayge tornarono le forze,
e non dovette più farsi portare in giro da Feitan.
Subito dopo la cena ci fu
una riunione generale, riguardante l’asta che si sarebbe
tenuta tra qualche
settimana.
Tutti i membri si rivelarono gentili con Kayge, soprattutto
Franklin, che anche se sembrava uno zombie, era il più
cortese.
-Se hai bisogno
di qualsiasi cosa,- le disse Kuroro prima di congedarsi, dopo averle
consegnato
il diario -puoi chiedere a Feitan-
Il soggetto non disse nulla, ma era
evidente che era scontento di fare il baby-sitter a quella
ragazzina.
Dopo
averle mostrato la sua stanza se ne andò grugnendo.
Kayge si gettò sul letto,
senza riuscire a trattenere l’emozione.
Era successo tutto in una manciata
d’ore, in cui era stata rapita da uno strano individuo,
appartenente ad una
strana Brigata, composta da strani membri, comandata da un ancora
più strano
capo, che le aveva assegnato uno strano ed eccitante incarico.
Bhè, in quella
giornata le stranezze abbondavano!
Ed
ecco finito il secondo capitolo!
Spero tanto
che vi piaccia!
E quindi Kayge inizia a prendere confidenza con la Brigata e,
soprattutto, con Feitan!
Spero che in tanti recensirete, e anche se non recensite,
mi basta che leggiate la fic!
Baci a tutti da
KEYLA
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Capitolo 3 *** Giorno 1 - primo esperimento ***
Kayge
stava dormendo magnificamente, ma c’era qualcosa che
disturbava il suo sonno: una mano la scuoteva energicamente.
-Ehy, svegliati. È
pronta la colazione!-
La ragazza aprì un occhio e si trovò davanti
Feitan con
un’espressione scocciata dipinta sul volto.
-Se non ti sbrighi quelli si
mangiano tutto!-
Infine, sotto minaccia di essere incenerita da Feitan, Kayge
si decise ad alzarsi.
Mugolando si buttò giù dal letto, seguita dallo
sguardo
impaziente di Feitan.
Dopo un tempo che al ragazzo parve infinito, finalmente
scesero di sotto, dove vennero accolti da un invitante profumino di
uova
fritte, pancetta, carne e chi più ne ha più ne
metta. Presero posto in tavola,
e Kayge si trovava tra Feitan e Machi, e di fronte aveva
Kuroro.
-Dimmi, Kayge,
quando hai intenzione di iniziare a lavorare sul diario?- chiese
quest’ultimo,
rimestando il suo caffè.
-Volevo iniziare già questa mattina, subito dopo
colazione- rispose lei, sorseggiando il suo tè. Kuroro
sorrise e tornò a
concentrarsi sul caffè. -Quanti anni hai?- chiese Machi
d’un tratto
-Ne ho
diciotto- sorrise Kayge.
-È da molto che sei un hunter?- chiese Shalnark.
Ormai
tutti volevano sapere qualcosa di lei, e Kayge fu felice di rispondere
a tutte
quelle domande.
Finita
la colazione, salì in camera sua.
Afferrò una sedia da
un angolo e si posizionò sul tavolo, munita di carta e
matita, pronta ad
immergersi nella traduzione del diario.
-Allora, vediamo...- disse aprendo alla
prima pagina -Qui c’è la firma: Kein
Ronea -
le
pagine seguenti erano fitte di ideogrammi, incomprensibili a molti
ma...
-Ok,
la sfida ha inizio!-
-Ehy
Feitan, vai ad avvertire Kayge che il pranzo è pronto!-
gridò Machi alcune ore dopo.
-Ma perché devo sempre badarle io?- disse Feitan
esasperato.
Al seguente urlo di Machi, che fece vibrare le pareti, si decise a
salire.
Arrivato davanti alla porta avvertì un’aura strana
e mai sentita prima.
Probabilmente era la ragazza che stava usando il nen.
Socchiuse appena l’uscio
e sbirciò dentro la stanza.
Kayge stava china sul diario, la sua aura avvolgeva
la pagina, gli occhi blu sembravano persi nel vuoto, la mano scriveva
veloce
sul foglio.
Poi sbatté le palpebre, mettendo a fuoco le scritte che
aveva
davanti.
Subito si accorse della presenza di Feitan, che la fissava
sconcertato.
O meglio, esternamente sembrava impassibile, ma dentro era
sconcertato.
–Ah, quella... è la mia abilità nen...-
spiegò imbarazzata la
ragazza, che aveva compreso l’interrogativo silenzioso di
lui.
–Mi permette di
“entrare” nell’oggetto, potendo
così carpirne i segreti...-
Feitan tornò
completamente inespressivo, per poi avvertire Kayge che il pranzo era
pronto.
Lei sospirò, felice in cuor suo che il ragazzo non le avesse
chiesto nulla di
più sulle sue abilità.
Scese di sotto che mancava solo lei, e gli altri la
stavano aspettando per iniziare a mangiare.
–Sbrigati dai, che ho fame!- sbottò
Ubo. Sorridendo, Kayge si sedette a tavola.
–Allora, come è andata la prima
prova col diario?- Kuroro era calmissimo, senza alcuna fretta.
–Direi che è
andata piuttosto bene: sono già riuscita a decifrare tre
pagine!-
Non era stato
facile, Kayge si era dovuta impegnare al massimo, utilizzando
costantemente la
sua abilità, ed ora era distrutta.
–E quanto pensi di metterci a finire il
lavoro?- A quanto pare, Phinks era impaziente di mettere le mani sul
tesoro.
Kuroro
lo fulminò con lo sguardo, ma la ragazza fece intendere che
era tutto OK.
–Uhm,
è difficile da dire... Vedi... il diario è
composto da quattro sezioni, ognuna
scritta con un codice differente... Quindi direi... dieci giorni!
Sì, dieci
giorni mi dovrebbero bastare.- Kayge sembrava sicura delle sue
potenzialità.
–Ok,
ma riposati ogni tanto!- sorrise Kuroro.
La ragazza arrossì, ammettendo di
essere stanca morta. –Ma continuerò lo stesso a
decodificare il diario!-
esclamò convinta e determinata. Infatti, dopo pranzo si
dedicò anima e corpo al
suo compito, riuscendo a decifrare ben dieci pagine in
“sole” quattro ore.
Ora che
aveva capito la chiave non era poi così complicato!
Verso
le sei bussarono alla porta.. –Avanti!- gridò
Kayge. Entrò
Shalnark, sorridendo.
-Ehy, ciao! Come
procede?- chiese sbirciando gli appunti.
–Non male, anche se ho qualche
difficoltà.-
-Cioè?- fece lui curioso.
–Vedi questo simbolo?- spiegò indicando
un disegno strano –Non riesco proprio a capire
cos’è... Non l’ho mai visto!- Shalnark
annuì, assorto. –Comunque... Come mai sei venuto
qui?- chiese d’un tratto Kayge. Lui
sembrò cadere dalle nuvole.
–Ah, sì! Che ne dici di fare un giretto in
città?- chiese speranzoso di una risposta
affermativa.
–Ecco... io...- lei era
titubante
–Eddai! È tutto il giorno che stai chiusa qui
dentro! Anche il capo
pensa che tu abbia bisogno di respirare un po’
d’aria fresca!- poi fece un’espressione
a metà tra il rimprovero e la supplica.
A quel punto Kayge sorrise e accettò l’invito.
Qualche
minuto dopo si ritrovarono a passeggiare per le vie
della città, chiacchierando del più e del
meno.
Kayge non aveva mai conosciuto
un ragazzo simpatico ed intelligente come Shalnark.
Lui sapeva discutere di
ogni argomento, senza mai sbilanciarsi in niente.
Aveva degli splendidi occhi
verde smeraldo, bellissimi e luminosi.
Ma non quanto quelli di Feitan. Lui
aveva degli occhi gialli, magnetici, che attraevano lo sguardo e ti
ipnotizzavano, costringendoti a guardarli fino a che non ne rimanevi
rapita.
Sarà
stato per gli occhi, per il carattere o per la personalità,
sadica e spietata,
ma Feitan gli faceva ancora quello strano effetto.
Ed
eccomi di nuovo qui, con un giorno di
ritardo!
Causa mamma e compiti da finire penso che non riuscirò ad
aggiornare proprio
ogni sera.
Grazie a tutti quelli che mi seguono e baci a tutti quelli che sono
arrivati fin qui, anche per sbaglio!
KEYLA
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Capitolo 4 *** Giorno 1 - operazioni ***
Il
pomeriggio trascorse
veloce, in compagnia di Shal.
Verso il tramonto furono costretti, loro
malgrado, a tornare al covo.
Il vederli tornare insieme provocò i risolini di
Phinks, Ubo e Hisoka, che li guardavano con un’espressione
piuttosto eloquente
dipinta sul volto. Mangiarono con calma, chiacchierando
tranquillamente, tanto
che non sembrava affatto di trovarsi tra ladri professionisti e
spietati
assassini. L’unico che non parlava era Feitan, che se ne
stava seduto
tranquillo, e ogni tanto mangiava un boccone.
Shalnark notò che lo fissava
quindi si sentì in dovere di spiegarle che a tavola il
ragazzo non era di molta
compagnia.
Persino Kuroro si era sciolto un po’, e interveniva nelle
discussioni molto più spesso si quando Kayge non
c’era ancora.
Questo forse
suscitò l’invidia di Machi e Paku, ma se anche
fosse stato così, non lo diedero
a vedere.
La cena proseguì così senza disastri, tranne la
volta in cui Ubo, in
seguito ad una battuta fatta da Shal, per il troppo ridere
sferrò
involontariamente un pugno sul tavolo, che fece strabaltare
tutto.
La povera ragazza
si spaventò a morte vedendo il suo piatto (ormai vuoti)
iniziare a volare verso
Machi, che fortunatamente lo afferrò al volo. I ragni dal
lato del gigante
scattarono in piedi insultandolo per la sua forza smisurata che non
riusciva a
controllare, Nobunaga scuoteva la testa sconsolato, Shal ridacchiava
imbarazzato e Feitan...
Bhè, Feitan stava seduto come se non si fosse appena
capovolta la tavola, con il suo piatto (che era riuscito a salvare) in
mano, e
mangiava con calma.
Ci fu uno scambio di sguardo tra lui e Kayge, ma la ragazza
dovette ben presto abbassare gli occhi, come tutte le altre volte.
Per
fortuna non si era rotto
nulla, e poterono rimettere tutto a posto.
Dopo cena ci fu una riunione della
Brigata, a cui Kayge ebbe l’onore di assistere.
Era molto curiosa riguardo a
tutto ciò che riguardava il ragno, metodi operazioni,
componenti, si può dire
che era rimasta affascinata da quell’organizzazione che,
anche se criminale,
l’aveva molto colpita.
Le sarebbe piaciuto moltissimo edere i Ragni in azione.
Si riscosse dai propri pensieri e tornò a concentrarsi sulle
parole pronunciate
da Kuroro.
A quanto pare ci sarebbe stata una pre-asta, a cui sarebbe stato
interessante partecipare.
E per partecipare si intendeva andare là, uccidere
tutti i mafiosi presenti, rubare tutti, e sottolineo tutti, i tesori e
fuggire
con una mongolfiera, di notte. Sarebbe stata una cosa davvero
eccitante!
Kuroro
colse la sua richiesta silenziosa e le sorrise, mostrando i denti
lucidi e
bianchissimi
–Se ti và potresti prendere parte anche tu
all’operazione.- disse
pacato, guardandola intensamente.
Kayge fece un sorriso a trentadue denti,
illuminando la sala buia, e annuì entusiasta, gli occhi blu
che le brillavano.
Nessuno ebbe nulla da ridire: tutti pensavano che un aiuto in
più non avrebbe
fatto male a nessuno.
Tornata
in camera sua, la
ragazza rincominciò a lavorare sul diario, impaziente di
ricominciare da dove
era stata interrotta.
Si sedette e scrutò il simbolo misterioso, che ancora era
tale.
Si mise a tradurre, alla tenue luce di una candela. Mano a mano che
usava
il nen si sentiva sempre più stanca, fino a che non le
mancò il fiato. Decise di
fare una piccola pausa, giusto cinque minuti per recuperare un
po’ le forze.
Si
accomodò meglio sul tavolo, con il braccio piegato sotto la
testa che le faceva
da cuscino.
Solo un attimo di riposo e
poi riprendo a lavorare... pensò con la mente
annebbiata dalla stanchezza.
Sbatté
le palpebre, una volta, due...
Senza nemmeno accorgersene le forze l’abbandonarono
del tutto e scivolò velocemente il un sonno profondo...
Ed
eccomi con il nuovo capitolo! Ormai aggiorno
una sera sì e una no.
A quanto pare anche la nostra Kayge inizia a partecipare
alle attività del Ragno...
Una ragazza mi ha fatto notare (grazie mille!) che sto
un po’ cambiando i caratteri dei personaggi... Non era mia
intenzione ma la
storia mi piace molto e mi appassiona, come se anch’io la
leggessi per la prima
volta (invece è da un pezzo che la sto
masticando...).
Baci,
KEYLA
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Capitolo 5 *** giorno 2- l'asta sotterranea ***
Quando
Feitan salì per avvisarla che la colazione era pronta
la trovò addormentata con il capo appoggiato tra le braccia,
tutta china sul
tavolo. Le si avvicinò e la chiamò piano
–Kayge?-.
Lei aprì lentamente gli
occhi, poi si ricordò di quello che avrebbe dovuto fare e
spalancò di colpo le
palpebre, balzando in piedi di scatto.
–Oh, no! Che ore sono?- chiese
allarmata.
-È ora che scendi a fare colazione.- rispose Feitan freddo,
senza
scomporsi, prima di imboccare le scale.
La ragazza sospirò e si diede una
rassettata, si legò i capelli in una lunga (molto lunga,
lunghissima) treccia
dorata e scese.
In un attimo era in sala da pranzo. Afferrò al volo il
piatto
che Machi le porgeva e si sedette tra Phinks e Shalnark.
Mangiò in fretta,
rischiando di strozzarsi un paio di volte, seguita dallo sguardo
divertito dei
due ragazzi.
Appena finito ritornò di corsa in camera, per riprendere il
lavoro
interrotto.
Quella sera alle nove ci sarebbe stata la pre-asta, quindi avrebbe
dovuto lavorare sodo tutto il giorno per ovviare il tempo che avrebbe
perso. Si
concentrò, svuotando la mente, ed espanse la propria aura
sulla pagina da
decifrare, tutta fitta di ideogrammi.
Gli occhi persero la loro naturale
lucentezza, diventando vitrei e vuoti.
La mano scriveva lesta sul foglio una
marea di appunti e scritte, e man mano lettere e parole prendevano
forma ed
andavano ad allinearsi al loro posto nella pagina.
Così assorta nella
decifrazione, Kayge non si accorse che, attraverso la porta socchiusa,
un paio
di occhi dorati la stavano scrutando attentamente.
-Allora,
sei pronta?- chiese Franklin sistemandosi il nodo
della cravatta, che gli dava evidentemente fastidio.
–Sì, certo.- rispose Kayge
sorridendo.
Il piano era che lei, Feitan e il gigante si sarebbero presentati
sul palco, e avrebbero fatto fuori tutti i mafiosi partecipanti
all’asta (ma in
pratica tutto il lavoro l’avrebbe fatto Franklin con la sua
abilità).
Shizuko
si sarebbe posizionata nel corridoio d’uscita, e avrebbe
eliminato tutti quelli
che fossero riusciti ad uscire dalla sala.
Gli altri invece si sarebbero
occupati dei tesori e avrebbero preparato la mongolfiera per la
fuga.
Feitan e
Franklin erano in smoking (dove erano riusciti a trovare un abito da
sera per
quel gigante era un mistero), mentre
Kayge indossava un elegante abito celeste cielo senza maniche, con una
profonda
spaccatura sul dietro, e portava i capelli sciolti che le arrivavano a
metà
schiena. Appena uscì, Hisoka fischiò ammirato
–Wow! Sei uno schianto!-.
La
povera ragazza arrossì fino alla punta delle
orecchie.
–Dai, non vedi che la
imbarazzi?- la difese Paku.
A venire con loro erano: Shalnark, Shizuko, Machi,
Nobunaga ed Ubo. In tutto sarebbero stati otto.
Infine arrivarono al
seminterrato dove si svolgeva l’asta (che era, appunto,
un’asta sotterranea),
si sbarazzarono in fretta della staff, e ognuno prese il suo posto. Il
trio si
posizionò dietro le quinte, poi Kayge fece la sua comparsa
sul palco, che
attirò gli sguardi di quasi tutti i presenti. La ragazza
batté col dito sul
microfono, per provare se funzionasse e per attirare
l’attenzione.
Ora tutti,
ma proprio tutti, la guardavano.
Kayge analizzò la platea: il pubblico era composto
quasi interamente da omaccioni vestiti di nero, con la rara eccezione
di
qualche graziosa ragazza. Erano tutti a gruppi di tre, tutti disarmati
poiché
le armi non erano ammesse.
La ragazza fece l’introduzione alla serata, per poi
introdurre il presentatore (cioè Feitan).
Lui comparve da dietro le tende e si
posizionò dietro al banco.
In giacca e cravatta faceva un gran bell’effetto...
Parlò: -Signori e signore, benvenuti. Ed ora senza ulteriore
indugio...- il suo
volto assunse un’espressione puramente malvagia
–Vi spediremo tutti
all’inferno!- gridò.
E Franklin, che lo sovrastava da dietro con tutta la sua
mole, iniziò a sparare dalle dita potentissimi proiettili di
nen.
Ci rimasero
tutti secchi, o almeno così credevano.
Infatti, quando Shizuko ebbe aspirato i
cadaveri, il sangue e gli effetti personali, non riuscì ad
aspirare un corpo:
era ancora vivo.
Aveva la parte inferiore del corpo maciullata e un braccio
ridotto a randelli.
–Voi...- ansimò –L’Alleanza
non ve la farà passare
liscia... Vi troverà, e poi farà morire nelle
più atroci sofferenze tutti i
vostri conoscenti, le vostre famiglie...-. Si interruppe, dato che il
gigante
l’aveva fatto a pezzi coi suoi proiettili.
Feitan fece un sorriso inquietante
–Famiglie? E che cosa sono?- disse gelido.
A Kayge vennero i brividi.
Appena
ebbero finito tornarono dietro le quinte.
In una
stanzetta trovarono Nobunaga alle prese con un uomo alto, con i
baffetti, che a
suo dire era il banditore.
–Di là avete terminato?- chiese Nobu, ricevendo
una risposta affermativa.
Poi guardò
l’uomo rannicchiato a terra –Feitan, qui
c’è bisogno di te: i tesori non si
trovano e questo tipo non mi vuole dire dove sono!- sbraitò
visibilmente
irritato, sferrando un calcio al poveretto.
Feitan sfoggiò nuovamente quel suo
sorrisetto.
Si sfilò la giacca scura, rimanendo solo con la camicia di
cotone
bianco.
–Finalmente mi diverto...- disse a mezza voce, prima di
dedicarsi al
suo passatempo preferito.
Ora
si trovavano sulla mongolfiera e Ubo stava facendo
rapporto a Kuroro via cellulare.
Si erano cambiati d’abito, ed ora indossavano
i loro vestiti normali.
Feitan non aveva ottenuto molto dall’interrogatorio, ma
il sottile piacere con cui torturava la sua vittima aveva fatto
rabbrividire
Kayge.
Tanto che le era venuto un dubbio: se lei non avesse accettato
l’incarico per Kuroro, il ragazzo l’avrebbe
convinta in quella maniera?
La
domanda la tormentava, così decise di
chiederglielo.
Lui però aveva risposto
tenendosi sul vago:
–Uhm... Forse. Ma non avrei potuto farti troppo
male...-
Allora Kayge aveva mandato, rabbrividendo, un’ultima occhiata
al corpo
martoriato dell’uomo, ripromettendosi che si sarebbe tenuta
lontana da Feitan
qualora lui fosse stato in vena di torture o arrabbiato.
Poi era salita nel
cesto e si era posizionata accanto al ragazzo.
Avevano preso il volo.
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Capitolo 6 *** giorno 2- Ubo in battaglia ***
La loro mongolfiera era
stata centrata in pieno da un
lanciamissili di un mafioso.
Erano precipitati sul deserto roccioso nella
periferia della città. Si era radunata
un’infinità di gente che li voleva far
fuori, tutti quanti mafiosi.
Kayge osservava perplessa Ubo che rideva come uno
scemo mentre faceva a pezzi uomini come se fossero bambole di pezza, il
sangue
era ovunque. Invece i restanti membri si godevano la scena
dall’alto di una
rupe.
O meglio, Feitan, Nobunaga e Kayge osservavano la scena, mentre gli
altri
giocavano a dubito, fregandosene altamente di quello che succedeva
attorno a
loro.
–Ma quanto è forte?!- chiese stupita Kayge,
sorprendendosi dell’immenso
sangue freddo del gigante.
–Tanto.- rispose Nobu -È il più forte
tra di noi, in
pratica è tutto muscoli e niente cervello.-
Lei ridacchiò, divertita da quella
definizione, e tornò a guardare lo
“spettacolo”. Non le facevano impressione
tutti quei corpi smembrati e tutto quel sangue, oramai era abituata a
questo
genere di cose, trattandosi di un Hunter.
Poi, quando gli avversari
terminarono, da sottoterra spuntò un essere che poteva
essere un lombrico delle
dimensioni di un uomo, e subito dopo entrarono in scena altri tre
individui.
Uno pareva un lupo mannaro, bruttissimo, un altro era grasso e brutto,
e
l’ultimo era basso, peloso e sempre brutto oltre ogni
immaginazione. Erano gli
“Inju”, combattenti al diretto servizio dei dieci
capi dell’alleanza mafiosa.
–Finalmente
qualcuno degno di battersi contro di me!- esclamò
soddisfatto il gigante,
digrignando i denti e preparandosi a fare a pezzi pure loro.
Quelli lo
guardarono con aria di superiorità, poi
attaccarono.
Meno di tre minuti dopo il
lombrico era morto, ridotto a brandelli dal “Pugno Big
Bang” di Ubo.
Dopo un
attimo di sbalordimento i restanti tre si riscossero e quello peloso si
lanciò
in avanti, beccandosi un violento destro in pino volto.
No, un attimo... c’era
decisamente qualcosa che non andava: l’ometto non si era
fatto nulla, anzi,
centinaia di suoi peli avevano trafitto il pugno chiuso del
ragno.
Kayge
sussultò stupita. Il lupo scattò e gli morse la
base del collo, recidendogli
una buona porzione di carne.
–Non mi hai fatto niente!- urlò il gigante, ma
dopo una dozzina di secondi che sbatteva da una parte
all’altra quello appeso
alla sua mano si bloccò e si irrigidì, cadendo
poi seduto.
–Finalmente ha fatto
effetto! Sei un osso duro, eh?- sghignazzò
l’animale.
–Se fosse stato un veleno
mortale sarebbe finita.- constatò tranquillamente Nobunaga,
anche se un po’ era
preoccupato per l’amico.
–Evidentemente sono dei sadici...- rispose Feitan
senza distogliere lo sguardo dal campo di battaglia, ignorando i due
grandi
occhioni blu cobalto che lo guardavano male.
“Senti un po’ chi parla...”
pensò
la ragazza sospirando.
Ubo ora era in difficoltà: riusciva a muoversi solo dal
collo in giù, e il tizio grasso gli stava inserendo delle
sanguisughe nel
corpo.
La giovane rabbrividì a quella vista.
–Vuoi una mano?- gli urlò il
samurai ricevendo una secca risposta negativa.
Aveva detto che li avrebbe fatti
fuori tutti da solo, e avrebbe mantenuto la parola. Anche a costo della
vita.
Kayge
sobbalzò quando, con un morso, il gigante staccò
metà cranio al tipo delle
sanguisughe, e poi sputò contro il lupo un pezzo
d’osso.
“Che schifo!” pensò
inorridendo.
Ubo girò la testa per guardare l’ometto peloso,
che restituì il
suo sguardo con incertezza palpabile.
La ragazza vide Feitan che si avvicinava a
lei, poi udì il suo sussurro: -Copriti le orecchie, svelta!-
le ordinò.
Obbedì,
anche se non capiva. Solo quando sentì il “numero
11” gridare, comprese il
motivo per cui l’aveva avvertita.
–Grazie- gli disse mentre Shizuko e Shalnark iniziavano
a discendere le pareti di roccia per raggiungere il compagno.
Lui si limitò a
guardarla coi suoi occhi dorati e fare spallucce, indifferente come al
solito.
Allora, per iniziare mi
scuso immensamente per il ritardo stratosferico con cui ho
aggiornato.
Vi anticipo che
non ho idea di tra quanto pubblicherò il prossimo capitolo,
ma vi prometto che mia e poi mai cancellerò o
abbandonerò questa fic.
Per farmi
perdonare un pochino vi lascio con un'immagine della Genei a Natale (lo
so, sono in ritardo pure per questo...).
Baci,
Keyla
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Capitolo 7 *** Giorno 2- Non affezionarti ***
-UBO!-
gridò Shal vedendo il compagno venire avvolto da delle
catene e trascinato via.
–Maledizione!- il samurai imprecò ad alta voce.
Kayge
si voltò verso di loro, vedendo solamente una macchina nera
che partiva a tutta
velocità, in lontananza.
Il gigante era sparito.
–Hanno catturato Ubo!- li
avvertì Shizuko facendo sparire Deme. Lei, Feitan e
Nobunaga scesero
velocemente e li raggiunsero.
–Non può muoversi, ed ha ancora le sanguisughe in
corpo...- constatò Nobu osservando il punto dove
l’auto era scomparsa dalla
vista.
–Allora è deciso... Andiamo a salvarlo.- fece
Shalnark passandosi una
mano tra i capelli, sconsolato.
–Santo cielo- sospirò Feitan -È una
tale
seccatura...-
Kayge li guardò stupefatta: un loro compagno era appena
stato
catturato, come potevano essere così tranquilli?
Lo classificò come una delle
stranezze della Genei.
–Franklin, tu occupati di prendere la birra per Ubo, noi
penseremo a recuperare lui.- espose il biondo. Lo
“zombie” fece una faccia
sconsolata
–Ma l’inseguimento sembra più
divertente...- protestò.
Shal rise di
gusto –Andiamo!- disse poi, muovendo un passo in direzione
delle varie macchine
che erano raggruppate lì attorno.
–Aspetta- lo fermò Feitan, che si voltò
verso
Kayge –Lei va con Franklin.- continuò indicandola
con un cenno del mento.
–Cosa?! No!- esclamò lei.
–E invece sì, niente obiezioni. Se muori o ti fai
male sarebbe un bel problema.- la zittì.
–Non sono una bambina! Non c’è bisogno
che mi fai da baby-sitter!- replicò.
Il ragazzo iniziò ad irritarsi, e Franklin
lo notò –Vieni- disse prendendola per una spalla e
trascinandola via.
Cercò di
protestare ancora, ma dopo un paio di minuti si rassegnò al
fatto che Feitan
non la voleva tra i piedi.
Seguì il gigante senza fiatare.
–Non averne a male
con Fei, è fatto così- la consolò
lui.
–Già... Me ne sono accorta!- replicò a
denti stretti.
-Vieni, Shal e
Ubo sono in quell’edificio. Portiamogli le
birre.- le disse Franklin qualche ora dopo, indicando un palazzo
piuttosto alto
in periferia. Per fortuna fu l’ascensore a portarli
al ventitreesimo piano.
Lì
il biondo era attaccato al computer, ancora in smoking.
–Ecco qua.- fece lo
zombie lasciando cadere a terra un bel mucchio di lattine.
Subito il gigante ne
prese un paio e le aprì, scolandosele in un istante. Poi
notò Kayge
–Ah! La
nostra piccola archeologa! Che ci fai qui?- esclamò
sfiorandole la guancia.
Lei
arrossì –Ehm... Feitan ha detto che era troppo
pericoloso, l’inseguimento...-
L’altro sgranò gli occhi –Wow! Davvero
ha detto questo?-
Shalnark annuì
assorto, senza staccare gli occhi dallo schermo.
–Trovato!- fece vittorioso un
istante dopo, iniziando a stampare dei fogli con dei nomi e degli
indirizzi. Li
passò a Ubo sorridendo.
–Ecco, prova con questi e vedrai che troverai quello
che ti ha “incatenato!”.-
spiegò.
Lui lo prese e gli scoccò, a tradimento, un
bacio sulla guancia.
–Grazie mille!- lo ringraziò sorridendo.
Poggiò un piede
sul davanzale della finestra aperta –Io vado, avvertite voi
il Capo.-
Franklin
si accigliò –E le birre?- chiese
perplesso.
–Finitele voi.- Fece per lanciarsi,
ma Shal lo fermò:
-Aspetta! Ubo... stai attento.- mormorò abbassando lo
sguardo.
Il gigante digrignò i denti e guardò la ragazza
–E tu non far
arrabbiare Feitan, che non ci io sarò a proteggerti dalla
sua ira, per qualche
ora.- l’avvertì sorridendole. Kayge
annuì pensierosa.
Le scompigliò i capelli
con la manona, poi si gettò nel vuoto.
I tre rimasti si guardarono.
–Non essere
preoccupata per lui, se la cava sempre.- la consolò il
biondo sorridendo. Ma si
vedeva che anche lui era in pensiero.
–Allora, ti va qualcosa da bere?- fece lo
zombie porgendole una lattina.
–No, grazie. L’alcol mi da’ alla testa e
non ho
bisogno di una sbronza, ora.- rifiutò cortesemente.
L’altro fece spallucce e si
scolò la birra in un sorso solo.
-Non ti
affezionare troppo a lei, Feitan.- lo avvertì il capo
guardandolo assorto.
Il ragazzo restituì lo sguardo con freddezza. –Non
lo sto
facendo affatto.- replicò tornando a fissare il
soffitto.
Kuroro rise. Nella
stanza c’erano solo loro due, l’uomo era passato
per prendere il sacchettino
dove Fukuro aveva nascosto le merci.
Inoltre voleva il suo potere.
–Ti conosco
troppo bene perché il tuo comportamento anormale mi passi
inosservato.-
continuò sfogliando il suo libro.
-È solo curiosità, niente di più.- si
difese.
Sbuffò annoiato –E poi fatti gli affari tuoi. Ti
rispetto come Capo e come
amico, ma a volte sei troppo invadente.- lo
rimproverò.
Kuroro sorrise –Fai come
preferisci, ma tanto sai come finirà. E non voglio
che ti pesi.- disse uscendo
a passi lenti dalla stanza e facendo sparire il testo.
–Impiccione...- sospirò Feitan
–Certo che so la fine, e non ci sarà nulla che
andrà fuori posto.-
Ok,
so perfettamente che non è un bel capitolo,
ma mi sono messa a scrivere per accelerare un po’ i tempi,
dato che l’attesa
uccide anche la scrittrice.
Fatemi sapere cosa ve ne pare, per piacere.
Vi
lascio con un’immagine di Ubo e Shal, perché
questi due amici (e forse qualcosa
di più...) mi piacciono troppo quando stanno
accanto.
Sono l’esatto opposto!
Keyla
|
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Capitolo 8 *** Giorno 3 - Consolazioni ***
Shalnark
aveva una faccia da funerale, era proprio giù.
–Ubo... Si è scontrato con chi lo aveva catturato
e... Ha perso.- comunicò,
quasi sussurrando.
Kayge sobbalzò. “No, non è possibile!
Come può una persona
forte come lui essere uccisa?” pensò.
Nella sala era sceso un silenzio carico
di angoscia.
–Cosa facciamo ora?- chiese Feitan, che tra tutti era il
più calmo
e controllato.
–Un requiem.- rispose Kuroro calmo.
–Eh?- fece Franklin
perplesso.
–Stasera ci sarà un’asta-
spiegò allora il Capo del Ragno –Noi
l’assalteremo e ci scateneremo, per poi rubare i tesori in
vendita. Potrete
divertirvi quanto volete, l’importante è che Ubo
ci senta e si diverta con
noi.-
Tutti erano decisi e d’accordo.
–E per cercare il Bastardo?- domandò
Nobunaga. Lui voleva solo vendicare il suo amico. L’uomo lo
guardò
–Vi
dividerete a coppie, solo quelli che erano presenti ieri, e vediamo se
qualcuno
cerca di catturarvi o vi attacca. In quel caso lo prendete, lo portate
qui al
Covo e Paku lo “analizza”. Poi deciderete voi cosa
farne.- espose ghignando.
Il
samurai annuì concentrato.
–Ok, le coppie saranno: Machi e Nobunaga, Shizuko e
Franklin, Feitan e Shalnark.- decise Kuroro prima di sparire nella sua
stanza.
Kayge salì in camera sua per continuare il lavoro sul
diario, ma dopo quello
che era successo non ne aveva più tanta voglia.
Aprì il quaderno ed attivò la
sua abilità, ma la concentrazione non riusciva proprio a
trovarla.
–Ubo... Come
hai fatto a morire?- chiese.
Subito le tornarono in mente l’ultima
conversazione che aveva avuto con lui: “Ah. La nostra piccola
archeologa! Che
ci fai qui?” Il suo sorriso coraggioso e pieno di orgoglio.
“E tu non far
arrabbiare Feitan, che non ci sarò io a proteggerti dalla
sua ira, per qualche
ora.”
E invece non ci sarebbe stato mai più.
Una lacrima scivolò leggera lungo
la guancia, ma una mano l’asciugò prima che
cadesse.
-È morto perché ha trovato
qualcuno più forte di lui. Ma presto quel
“qualcuno” la pagherà cara.- disse
una voce alle sue spalle.
La ragazza sobbalzò e si voltò, vedendo Feitan,
già
di spalle, che se ne andava.
Non lo chiamò, tanto sapeva che non le avrebbe
risposto.
Di
pomeriggio scese nella sala per vedere cosa stessero
facendo gli altri. Aveva saltato il pranzo, era troppo sconvolta per
mangiare.
Almeno il “lavoro” l’aveva distratta un
poco dal dolore per la perdita del
compagno.
Anche se l’aveva conosciuti solo qualche giorno prima, si
sentiva
legata a tutti loro come se li conoscesse da anni.
Subito venne affiancata da
Shalnark, che le rivolse un sorriso luminosissimo.
–Ehi, come va?- le chiese
gentile. –Tutto ok. Più o meno- rispose
restituendo il sorriso con altrettanta
cordialità.
–Vieni, siediti qui. Nobu e Machi hanno catturato due
bambini-
l’informò Franklin facendole posto sui
gradoni.
–Due bambini?- ripeté stupita.
–Già. E con ottime conoscenze del nen!- Lei
sollevò le sopracciglia, dubbiosa,
ma poi si accomodò.
–Vediamo.- sorrise infine. Voltò il capo verso
Feitan, che
se ne stava seduto scompostamente con le gambe penzoloni.
–Grazie- fece,
muovendo solo le labbra senza emettere alcun suono.
Il ragazzo guardò da
un’altra parte, sbuffando.
“Stupido orgoglioso!” lo insultò
mentalmente Kayge.
Il rumore dei cardini della grande porta che si muovevano cigolando la
distolsero dal maledire l’assassino. Curiosa,
fissò la sua attenzione
sull’entrata.
Entrarono prima Nobunaga e Machi, poi Pakunoda e Phinks che
controllavano a vista un ragazzino moro e uno dai capelli argentati. I
due
erano estremamente nervosi. I loro sguardi vagarono nella sala,
scrutandoli uno
ad uno.
–Shizuko, li conosci?- fece incredulo il samurai.
La ragazza non
ricordava, quindi furono Feitan e Franklin a ricordare per
lei.
–No. È
impossibile.- si impuntò.
Nobu si legò i capelli dietro la nuca –Ragazzino,
ora
sfiderai me.-
-Ancora-
ordinò perentorio Nobunaga rimettendo il braccio in
posizione neutra.
Ormai Gon non ce la faceva più, era esausto e il dorso della
mano aveva iniziato a sanguinare.
–Sai, uno di noi è stato ucciso, ieri. Era un
uomo forte, deciso, si arrabbiava se arrivavamo in ritardo...-
Mentre
proseguiva la descrizione di Ubo a Kayge vennero le lacrime agli
occhi.
–Io non
so niente! E anche se lo sapessi, non ve lo direi comunque!-
urlò il ragazzino
schiantando la mano dell’uomo sulla pietra.
Tutti rimasero sbalorditi.
Il primo
a riprendersi fu Feitan, che scattò e gli afferrò
il braccio sinistro,
torcendoglielo dietro alla schiena e sbattendo il bambino sul
ripiano.
–Hai
alzato troppo la cresta- lo avvertì gelido.
La giovane stava per fermarlo, ma
Shal la prese per una spalla e scosse la testa.
–Feitan, adesso basta- fece
Nobunaga con tono che non ammetteva repliche.
I due erano prossimi al litigio,
ma la moneta risolse tutto. A quanto pare il ladro era particolarmente
sfortunato, per quelle cose.
Sbuffò e lasciò il ragazzino, che immediatamente
balzò lontano, accanto all’amico.
I ragni discussero qualche minuto su cosa
fare di loro, ed alla fine Nobu volle a tutti i costi farli vedere a
Kuroro.
–Li voglio nella Brigata- disse. Così
rinunciò ad andare all’asta per fare la
guardia a quei due.
–E tu...- iniziò Feitan, rivolto a Kayge, ma lei
l’anticipò: -Lo so, ho capito. Rimango qui, no?-
chiese ironica.
L’altro annuì
seccato, voltandole le spalle ed uscendo a breve dalla sala, seguito
dagli
altri.
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Capitolo 9 *** Giorno 3 - Sai, ladro? ***
-Nobu... Posso
andare? Così continuo il lavoro...- chiese
Kayge.
Il samurai annuì distrattamente e si spostò da
davanti alla porta per
farla passare.
–Ma non uscire dall’edificio-
raccomandò.
La giovane fece un
cenno affermativo col capo e si diresse nella sua camera. I due
ragazzini si
guardarono allibiti.
–Ma come?- fece incredulo Gon –Non è
anche lei una
prigioniera?- Killua gli rivolse uno sguardo assorto.
–Può darsi, ma mi ha dato
l’idea di una persona importante per i loro scopi... Hai
notato che quello con
gli occhi gialli la teneva costantemente d’occhio? La
controllava.- rispose con
l’aria di chi sa e capisce tutto.
–Ma... Perché una ragazza all’apparenza
“normale” come lei dovrebbe aiutare della gentaccia
come loro?- chiese interrogativo
il moro, non curandosi del ragno che ascoltava ogni loro
parola.
–E che ne so
io? Mica la conosco!- esclamò l’altro,
irritato.
Lasciarono cadere il discorso
ed iniziarono a pensare ad un modo per scappare da lì.
Intanto Kayge
aveva ripreso a tradurre il diario.
Era a buon
punto, forse le sue previsioni erano state troppo
pessimistiche.
Afferrò la
penna e ne mordicchiò il tappo, pensosa. Il suo pensiero era
subito corso a
lui.
–Sai...- mormorò, parlando tra sé e
sé –Spesso non ti capisco proprio...
Insomma, a volte ti comporti come se ti importasse qualcosa di me,
mentre altre
volte mi sembra che proprio non mi consideri. Come se non
esistessi...-
Sospirò
tristemente, disegnando ghirigori sul foglio bianco.
–Sei proprio orgoglioso. E
strano. Non riesco mai a capire che cosa ti passa per la testa.- disse
–E
poi... Guardarti negli occhi mi fa un effetto strano, mi costringe a
distogliere lo sguardo dopo un istante...-
Stette un istante a riflettere, poi
riprese a parlare al nulla: -Quanto sono stupida... Ora credo di aver
capito...-
Le venne in mente un pensiero, e sorrise –Sai, ladro?- fece
scuotendo la testa rassegnata –Sei riuscito a rubare anche il
mio cuore, mi
sa...-
-Allora, tu e
l’archeologa?- chiese malizioso Phinks
rivolgendosi all’amico.
–Io e lei niente- rispose secco e scocciato.
L’altro
sorrise.
–E dai, Fei, sei proprio un testone! È carina, un
pensierino potresti
farcelo...- disse.
–Ma faccelo tu!- gridò arrabbiato.
–Come mai ti scaldi
tanto? Non è da te, Fei- fece mettendo le mani davanti al
volto.
Continuava a
chiamarlo col diminutivo, come se fosse un bambino.
Irritato si voltò
bruscamente e prese a camminare verso l’entrata
dell’edificio. L’uomo lo seguì
ghignando, soddisfatto per averlo fatto incavolare.
Davanti alle porte di vetro
c’erano diversi mafiosi, e tutti puntarono le pistole davanti
ai due.
Ma un
istante dopo cinque erano stati decapitati da Feitan, mentre i restanti
si
ritrovarono con l’osso del collo spazzato. Phinks si
scrocchiò le dita.
–Troppo
veloce- si lamentò.
–Ehi, guarda: forse con quello ti potrai divertire.- gli
disse atono il compagno, accennando col mento al mercenario che li
fissava
dall’interno.
–Woa! Usa il nen! Almeno mi tengo un po’ in
allenamento.- rispose
tutto contento.
L’avversario estrasse due coltelli dalla lama triangolare e
si
mise in guardia.
–Ehi Fei, sono io che ho problemi alla vista o quel tipo si
è
sdoppiato?- chiese il castano strabuzzando gli occhi.
–A quanto pare anche io
mi divertirò...- disse per tutta risposta il ladro,
concentrando il nen sulle
mani.
Voleva un pretesto per sfogare la sua frustrazione. Per cosa era
frustrato, poi, non lo capiva.
L’uomo scatto in avanti, cercando di tagliargli
la gola, ma Feitan era troppo veloce per farsi prendere.
Phinks lo guardò e
sogghignò malvagiamente. –Kayge!- gridò
tutto d’un tratto.
Lui lo guardò
interrogativo –Eh?- fece confuso.
Quell’istante di distrazione bastò per
procurargli un bel taglio sulla guancia destra e uno squarcio nel
vestito
all’altezza del petto.
In un moto rabbioso staccò la testa al poveretto, poi si
dedicò all’amico: prese a rincorrerlo fumante di
rabbia, maledicendolo sempre
più pesantemente ogni secondo. –PHINKS!!!
Appena ti prendo... Ti strappo quel
poco di cervello che hai!!!- urlò.
Intanto il ragno rideva di gusto.
Allora,
questo capitolo è totalmente non-sense,
quindi non linciatemi.
Anche io a volte ho i miei momenti di sclero, perciò
dovrete sopportarmi.
La frase “Sai, ladro? Sei riuscito a rubare anche il mio
cuore, mi sa...”, è da un po’ che mi
frulla in testa, ed ho ben pensato di
scriverla.
Che ve ne pare?
Vi lascio
con un'immagine non-sense, come il capitolo.
Keyla
|
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Capitolo 10 *** Giorno 4 - Nuove scoperte ***
I ragni
tornarono al covo carichi dei tesori dell’asta.
Franklin, che era il più grosso, portava sulle spalle gli
oggetti più pesanti,
mentre le ragazze quelli più fragili.
Feitan ce l’aveva ancora a morte con Phinks
per via dello scherzo che gli aveva giocato. Era anche vero che poi
l’uomo
l’aveva pagata, dato che il ladro non si era placato fino a
che non l’aveva
raggiunto e costretto a terra.
Se non ci fossero state le regole, il castano si
sarebbe certamente ritrovato con qualche osso rotto.
Comunque, ora era
estremamente irritato, quindi gli altri si tenevano a distanza di
sicurezza da
lui.
Trovarono un Nobunaga irritabile, poiché si era fatto
sfuggire i due
ragazzini come un idiota, ed era stato tutto il tempo ad insultarsi da
solo.
Shal
lo prese allegramente in giro, rischiando seriamente di essere fatto a
fettine,
poi si dedicarono alla sistemazione dei tesori.
In realtà stiparono tutto in
una stanza, ripromettendosi di dargli un’occhiata al
più presto.
–La ragazza
dov’è?- chiese Feitan a Nobu, poco dopo. Lui lo
guardò allibito
–Kayge,
intendi? Mah, penso nella sua stanza. Starà dormendo, dato
che sono le due di
notte!- gli rispose, quasi sfottendolo.
L’altro gli rivolse uno sguardo
glaciale e prese a salire le scale che portavano al piano
superiore.
–Ah, vedi?
È proprio innamorato!- scherzò Phinks dando di
gomito a Shalnark, che sembrava
corrucciato.
In fondo, anche a lui la giovane piaceva...
Kuroro li guardò
pensieroso. “Fei, non dimenticartene...”
raccomandò mentalmente.
Due minuti
più tardi il ladro apriva la porta della camera della
ragazza, naturalmente senza bussare. Di nuovo la trovò
addormentata sul tavolo.
Sbuffò
e la prese in braccio, cercando di non svegliarla, e la
poggiò sul
letto.
Diede
un’occhiata curiosa ai fogli vicino al diario, pieni di frasi
e
appunti. Li prese in mano ed iniziò a sfogliarli, scorrendo
la scrittura
delicata della giovane. “Non ci capisco niente!”
pensò. In effetti, era pieno
zeppo di termini puramente scientifici e specifici, che lui non poteva
conoscere. Riconobbe solo il nome di qualche luogo e poco
più.
Li rimise a
posto, ma l’occhio gli cadde sull’angolo
dell’ultima pagina.
Sei lettere,
scritte in stampatello e calcate più volte: Feitan.
Un sorriso
amaro increspò le sue labbra. Si voltò a
guardarla.
–Sei
davvero una stupida
ragazzina...- mormorò, non accorgendosi di star parlando ad
alta voce –Proprio stupida...-
Scosse la testa
ed uscì, dirigendosi verso la sua camera.
“Ricordati
che è
solamente un gioco. È una bugia. Non scordartene.”
Si ripeté sedendosi a gambe
incrociate sul letto.
Appoggiò
la testa alla parete, quasi sbattendocela, e
lasciò vagare lo sguardo sul soffitto grigio.
“Quanto
manca? Sei giorni, penso.
Resisti ancora sei giorni, ce la puoi fare...”
La mattina fu
svegliato da Phinks, che come sempre fece irruzione
peggio di una squadra d’assalto, quasi sfondando la
porta.
–FEI!!! È pronto.-
lo avvertì, prima urlando e poi abbassando la voce fino a
farla arrivare ad un
livello normale (per la sua media).
L’altro sobbalzò irritato, ma poi si
rassegnò al fatto che l’amico non sarebbe mai
cambiato e scese.
–Che faccia! Ti
sei divertito, ieri sera?- gli chiese Kayge, sorridendo, non appena
mise piede
di sotto.
Lui fulminò con lo sguardo il castano, che
ridacchiò, nascondendosi
in malo modo con la mano.
–Sì- grugnì. La superò e si
sedette.
–Ma che ha?-
fece la ragazza, allibita dal suo comportamento. Ok che di solito non
diceva
più di tre parole a frase (a parte quando si arrabbiava), ma
ora le sembrava
che la stesse volontariamente ignorando!
–Oh, niente, niente!- si affrettò a
dire Shalnark, raggiungendola e facendole passare un braccio dietro le
spalle. Si
sistemò accanto a lei e le rivolse un sorriso
radioso.
–Piuttosto, come sta andando
la traduzione?- Lo guardò interrogativa, ma
lasciò perdere e rispose:
-Benissimo! Anzi, ho quasi finito la seconda parte!-
comunicò eccitata.
Kuroro sorrise
soddisfatto, alzando di un millimetro e mezzo (o poco più)
gli occhi dal suo
amato caffè.
–Però...- iniziò Kayge, guadagnandosi
l’attenzione di tutti i ragni
-È indicato sin da ora un luogo: Mianol... Pare
lì ci sia la chiave per
accedere al tesoro...- mormorò.
Il capo fece spallucce, poi guardò i compagni. Si
soffermò un istante più del dovuto su
Feitan.
–Ok. Allora è lì che andremo. Tanto
qui abbiamo finito!- Hisoka fece una faccia contrariata, ma non si
azzardò a
contraddire il capo.
Sarebbero partiti prima di pranzo.
Ebbene sì,
avete capito bene: Paku non verrà
uccisa da Kurapika, e Kuroro non sarà legato dal Vincolo. Se
dopo non mi
funziona più la storia! Forse qualcuno inizia a capire
perché Feitan non può
affezionarsi a lei... Se così non fosse, io non
dirò nulla! Keyla
|
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Capitolo 11 *** Giorno 4 - In viaggio ***
-Come ci
arriviamo, scusate, a questa Mianol?- chiese
perplesso Nobunaga, legandosi le sue due katane alla cintura.
–Be’, a piedi ci
metteremmo troppo, quindi propongo di “prendere in
prestito” un dirigibile.-
spiegò Kuroro sorridendo tranquillamente.
–Ah- disse solo il samurai, annuendo
energicamente.
–Ci pensiamo io e Fei al dirigibile!- esclamò
Phinks esponendo
un sorriso a trentadue denti.
–E noi ragazze?- fece Machi.
–Voi... Informatevi,
assieme a Shal, sulla nostra meta.- consigliò il
capo.
“Ma perché devo sempre
decidere io?” pensò avvilito. Riprese a leggere il
suo librone, sedendosi su un
masso.
–Vediamo un po’ su internet...- mormorò
il biondo posizionandosi davanti
al computer.
–Allora, qui dice che è una località
piuttosto disabitata: ci vivono
una decina di persone, tutta gente nata nei dintorni, ed è
un’area piena zeppa
di rovine e cose così...- lesse. Kayge si fece avanti,
picchiettando il dito su
un’immagine sul monitor.
–Ingrandisci questa, per favore.- Il ragazzo
eseguì
senza fare domande.
Era il disegno di un simbolo parecchio strano: a prima
vista poteva sembrare un tre, ma poi ci si accorgeva che aveva una
specie di
mezzaluna sopra, ed un’onda nell’incavo degli
archetti (Lo so,
non ci avete capito niente. C’è
l’immagine a fine capitolo).
-È lo stesso simbolo... Quello che non riesco a
decifrare...- mormorò assorta.
Subito Shalnark cercò informazioni su di esso, ma
trovò ben poco.
–Si sa solo
che è dipinto in una sala all’interno delle
rovine, ma non si sa cosa
significhi.- La ragazza sospirò.
–Già, me lo immaginavo... Vorrà dire
che lo
scopriremo sul posto!- esclamò convinta.
-Chi guida? Vi
prego, non ditemi Phinks...- si avvilì Nobunaga
qualche ora dopo, di fronte al pannello dei comandi del
dirigibile.
–Cos’ha che
non va la mia guida?- si innervosì il castano. Il samurai
gli rivolse uno
sguardo sconsolato.
–Appunto: niente. Il fatto è che non sai
guidare.-
Iniziarono a litigare, mentre il resto della Brigata controllava le
varie cose
(cartine, situazione atmosferica, dati vari, ecc.).
–Vabbè, li prendo io i
comandi.- si fece avanti Shalnark. –Grazie a Dio!-
esclamò Nobu alzando le mani
al cielo, mentre l’altro fumava di rabbia e si tratteneva per
non rompere
niente. Machi li guardò rassegnata
–Mamma mia che bambini...- mormorò scuotendo
la testa.
I ragni presero a vagare per il veicolo, mentre questo si alzava in
volo.
–Però se è grande!- esclamò
Shizuko guardandosi attorno con gli occhi
scintillanti. Franklin sorrise e le accarezzò
affettuosamente la testa.
–Non
avevi mai viaggiato su uno di questi cosi? Allora ci farai
l’abitudine...- le
disse. Lei annuì energicamente e riprese la sua
esplorazione.
Kayge, che li
aveva osservati, si lasciò sfuggire un sorriso.
Poi notò Feitan, seduto sul
davanzale della finestra, che guardava di fuori. Sembrava
assorto.
La ragazza
lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
Stavano sorvolando un tratto di foresta,
e gli alberi color smeraldo si susseguivano a larghe macchie.
“Il colore è
quello degli occhi di Shal” pensò lei, e
sorrise.
–Ti piace volare?- gli chiese
dopo qualche minuto di imbarazzato silenzio.
–Non tanto. Preferisco rimanere
ben ancorato a terra.- rispose senza distogliere lo sguardo dalla
finestra.
–Io
invece l’adoro. Mi fa sentire... libera, lo stare sospesa in
aria.- Passarono
diversi secondi, poi il ladro si decise e si voltò verso di
lei, scrutandola
con i suoi magnetici occhi dorati. Come al solito Kayge distolse lo
sguardo.
–Perché
non hai ancora provato a scappare? Di occasioni ne hai avute tante.-
fece con
voce piatta, all’apparenza indifferente.
Invece voleva saperlo a tutti i costi.
Lei fece spallucce e sorrise.
–Be’, un motivo è che sapevo che mi
avresti
riacciuffata subito. Sei veloce, no? Molto più di me. E sei
più forte. Un altro
è che stando con voi ho l’occasione di vivere
tante avventure, tra cui anche il
decifrare questo diario. E poi, non ho niente di meglio da fare.-
concluse
mesta.
Feitan la fissò sconcertato per un po’, poi si
lasciò andare ad una
breve, fredda, risata.
–Sei solo un’ingenua. Prendi le cose con un
po’ troppa
leggerezza.-
Il suo sguardo divenne all’improvviso duro e
tagliente.
–Noi non
siamo un gruppo di allegri ragazzini, siamo ladri. E tu sei una normale
ragazzina. Mettitelo bene in testa.- le disse saltando a terra e
allontanandosi,
lasciandola meravigliata e con la bocca aperta per lo stupore.
“Così
non va bene” si ripeté Feitan “Non va
bene.”
Appoggiò
una mano al muro e cercò di calmarsi.
“Non posso andare avanti così. Non
devo.”
Sbatté la testa contro la parete, con forza.
“Non devo innamorarmi di lei...”
Ok,
sono tragica e in ritardo come al solito.
Feitan cerca di
scappare dai propri sentimenti, ma ci riuscirà?
Io dico... Non lo so. Voi che
pensate al riguardo???
Keyla
|
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Capitolo 12 *** Feitan... o Shalnark? ***
Atterrarono
che erano le dieci circa. Appena il motore del
dirigibile si spense Phinks balzò a terra, guardandosi
intorno incuriosito.
–Ehi, aspettaci!- lo richiamò Machi scendendo,
subito seguita dagli altri.
–Che
ne dite di chiedere alla gente del posto? Di certo sapranno
più cose di noi...-
propose Shalnark sorridendo.
–Buona idea. Allora andrete tu e Kayge.- approvò
Kuroro. Il ragazzo si trattenne dall’esultare per la
gioia.
Allargò il sorriso
solare e si incamminò assieme a lei verso una casa
lì vicino. Bussarono alla
porta, e dopo una manciata di secondi la porta si
aprì.
Si aspettavano già una
vecchietta scorbutica e sdentata, i tipici “nativi”
dei luoghi tutti rovine,
invece si fece vedere un ragazzo della loro età
(più o meno), coi capelli scuri
e due occhi color platino che splendevano di riflessi argentati e un
gran
sorriso stampato sul volto.
–Salve! Come posso aiutarvi?- chiese gentile. Ma
guardava solo Kayge.
–Ehm... Vorremmo sapere qualcosa in più sulle
rovine...-
iniziò Shal, infastidito dal comportamento
dell’altro.
–Ah, sì! Posso chiedere
come mai questo interesse?- rispose curioso. A quel punto la ragazza si
fece
avanti.
–Piacere, mi chiamo Kayge. Sono un’archeologa.- si
presentò porgendogli
la mano. Il ragazzo la strinse senza esitazione.
–Sono Akito. Felice di
conoscerti.- Poi si voltò verso il biondo, con uno sguardo
interrogativo.
–Shalnark.- fece brusco. Il giovane espose un sorriso
ostile.
–Be’, tornando
alle rovine...- disse dopo un istante –Se volete vi posso
fare da guida. Io so
tutto sulla storia di questo posto! Anche io ho la passione per
l’archeologia!-
I due si guardarono ed accettarono, anche se Shal era un po’
contrario.
“Ok.
Voi andate con quel ragazzo e scoprite qualcosa di
interessante, noi ci troveremo qualcosa da fare.” Aveva detto
Kuroro quando
Shal l’aveva informato delle novità. E
così i tre si erano diretti verso il
complesso di rovine. Questo era formato da tre grandi edifici, due dei
quali
per metà distrutti, mentre il terzo, il più
grande, era in buone condizioni.
–Bene. Entriamo.- propose Akito sorridendo e facendo cenno
agli altri di
seguirlo.
Li condusse all’interno, guidandoli sicuro lungo i corridoi
che si
districavano come una ragnatela.
–Wow! Qui dentro sembra un labirinto!- esclamò
Shalnark stupito, guardandosi attorno.
Gli altri due non lo ascoltarono: erano
troppo presi dal chiacchierare riguardo a quel posto. Utilizzavano
un’infinità
di termini specifici, scientifici, che il biondo non capiva. Per
esempio, in quel
momento stavano discutendo sulla densità geologica del
terreno e assurdità del
genere.
In fondo, tra archeologi ci si capisce...
–Le vibrazioni gamma... Bla
bla bla... Sì, pentagono regolare... Bla bla bla...
Termostato della
struttura...-
Ormai Shal aveva smesso di seguire da un pezzo, e si limitava a
cercare di non perdere l’orientamento.
Alla fine arrivarono in una sala
grandissima, tutta decorata con affreschi, bassorilievi e
sculture.
–Forte!-
esclamò il ragno, meravigliato.
–Allora, ecco il dipinto di cui ti parlavo...
Questo è il simbolo che ti interessa, vero?- fece Akito
mostrandole una parete
affrescata in colori sgargianti. Kayge annuì assorta,
sfiorando con la punta
delle dita la parete. Poi corrugò le sopracciglia.
–C’è qualcosa di strano...
Aspettate un attimo.- disse pensierosa.
Esaminò ben bene tutto il dipinto,
soffermandosi infine davanti ad un punto preciso.
Lì era raffigurata una
bellissima donna, che portava al collo un ciondolo col simbolo
misterioso e tra
i capelli aveva un meraviglioso diadema d’oro bianco, con
incastonata una
pietra opalescente grande come una noce. La donna era vicina ad un uomo
che le
porgeva la mano, sorridendole amichevolmente, mentre
nell’altra mano stringeva
un pugnale affilato.
–Questa è la principessa Katrina,-
spiegò Akito indicando
la donna -che regnò in questo luogo per pochissimi anni: fu
assassinata dal suo
fidanzato, che voleva solamente il diadema che lei portava sempre sul
capo.-
Mentre parlava mostrò prima l’uomo, poi la
corona.
–La leggenda narra però che
questo gioiello fu nascosto prima della sua morte, e fino ad oggi non
è stato
ritrovato. Non è stato rinvenuto neanche il ciondolo.-
raccontò.
–Be’, allora
non avete guardato bene.- affermò Kayge avvicinandosi
all’altare in mezzo alla
sala.
–Cioè?- fece allibito il ragazzo.
–Cioè, il ciondolo è sempre stato in
questa sala. Guardate.- E così dicendo iniziò a
picchiettare sul ripiano di
pietra.
Dopo qualche secondo sorrise trionfante ed
“immerse” la mano nella
roccia viva, estraendo una catenina ed un ciondolo di oro
bianco.
–Wow!- si
emozionò l’altro archeologo –Sei una
davvero persona straordinaria, Kayge!-
Ok,
ammetto che questo capitolo è uno dei più
pallosi, ma mi serviva per mandare avanti la storia...
E quindi, la nostra bella archeologa chi scegliera? Feitan... o
Shalnark?
Ho un favore da
chiedervi: dato che ho centinaia (non scherzo) di immagini, e non so
mai quale
mettere...
Se avete richieste dite pure, perché accetto tutto,
qualunque cosa!
Anche
personaggi che non magari non c’entrano nulla con la fic.
Keyla
|
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Capitolo 13 *** Ultimo giorno ***
Notte.
Silenzio.
Il cielo con la luna piena e le stelle ad
illuminarlo.
Tutti dormono.
Tutti tranne una ragazza bionda, che seduta sul
corrimano della terrazza sul dirigibile continua a scrivere.
“Ho quasi
finito...” pensò Kayge mentre decifrava le ultime
pagine del diario. Ormai
aveva imparato il codice, e lo leggeva quasi con naturalezza. Sul
quaderno
erano riportati infiniti dati storici e archeologici, riguardanti
soprattutto
le antiche leggende di un certo popolo. Stava appunto finendo di
scoprire i
segreti delle loro leggende, delle loro tradizioni, delle loro
usanze.
“Wow...
Questa principessa, Katrina, è esistita davvero...
Accidenti, però, che destino
crudele... Essere uccisa proprio dall’uomo che
amava...” fece pensierosa,
riponendo la penna e i fogli. Osservò in silenzio il cielo
stellato e scuro.
“Che bello... Questa notte la volta celeste è
davvero meravigliosa... C’è
persino la luna piena... Romantico...” sospirò
balzando in piedi.
“Quindi,
domani si parte. Domani è l’ultimo giorno che sto
con loro...” constatò
tristemente.
“Si va a Dairian, un famoso sito archeologico. Di certo
sarà
interessante e bellissimo, ma... Dopo non li rivedrò
più...”
Una lacrima
solitaria e silenziosa scese lungo la sua guancia, infrangendosi sul
pavimento
freddo e grigio della terrazza.
-Dairian, eh?
Sì, ne ho sentito parlare... Dovremo arrivare
per le dodici, non è molto lontano da qui.- disse Shalnark
mettendosi ai
comandi e facendo decollare il dirigibile con una manovra
impeccabile.
–Uffaaaa!!! Voglio guidare!!!- si lamentò
Phinks.
–NOOO!!! Ci faresti
precipitare!- gridò immediatamente Nobunaga. Machi
portò una mano a coprirsi
gli occhi, scuotendo la testa sconsolata.
–Ancora con questa storia...- sospirò
–Ma ve la finite?!- I due si voltarono a guardarla scocciati
e misero il
broncio.
–Siete rimasti all’età di cinque anni,
maledizione!- riprese la
ragazza. Kayge seguì la scenetta e rise divertita.
“Be’, dato che è l’ultimo
giorno, passiamolo bene!” si disse mentre rideva a
crepapelle, sforzandosi di
smettere ma senza riuscirci.
-Arrivati!!!-
gridò Franklin appena il veicolo si posò a
terra. Tutti quanti scesero, ammirando l’immenso complesso
che si ergeva poco
lontano. Gli scavi si estendevano per più di un chilometro
di raggio attorno ad
una costruzione, fatta con una pietra simile a quella delle rovine di
Mianol.
Si guardarono intorno, non vedendo niente e nessuno a parte
l’edificio e la
zona recintata.
–Chi
va?- chiese Shizuko. Kuroro fece vagare lo sguardo sui
compagni, poi decise:
–Kayge,
naturalmente e... Feitan- La ragazza sorrise
sotto ai baffi, felice. I ragni tornarono a bordo, ma quando il moro
fece per
voltarsi e raggiungere lei, che già era avanti, una mano gli
si poggiò sulla
spalla e lo trattenne. Voltandosi incrociò i due smeraldi
che erano gli occhi
di Shalnark, che lo scrutavano duri.
–Che
vuoi?- fece tagliente, scansandosi e
incenerendolo con un’occhiata. Il ragazzo indugiò
un istante.
–Tu
hai avuto una
fortuna grandissima, e non te rendi conto. Trattala bene.- disse
severo,
voltandosi e sparendo dubito dopo.
Feitan
incrociò gli occhi scuri e
preoccupati di Kuroro, ma non provò neppure a sostenere il
suo sguardo: si
affrettò a raggiungere Kayge ed ad avvicinarsi alle rovine
assieme a lei.
–Come
entriamo?- chiese la giovane osservando assorta il cancello. Lui
sbuffò
annoiato.
–Guarda,
come entriamo.- sbottò afferrandola per un polso. Un istante
dopo aveva saltato, trascinandosela dietro, ed aveva superato il
cancello.
–Tu
sei matto!- protestò la poveretta, mentre il ladro reprimeva
una risata.
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Capitolo 14 *** Ordini ***
“Il
ladro migliore
che puoi mai incontrare, è quello, che
fissandoti negli occhi ti ha già rubato il
cuore! ♥”
-Ok! Grazie al
tuo “metodo” siamo
entrati, ora non ci resta che cercare la sala dove è
nascosto il diadema...- fece
il punto Kayge.
Il ladro la guardò in silenzio.
L’edificio non era buio: grazie
ad un complicato gioco di specchi la luce veniva proiettata
dall’esterno
all’interno, illuminando l’ambiente.
–Wow...- mormorò estasiata
l’archeologa. Poi si riprese e si
concentrò sul loro obbiettivo: il tesoro.
Procedette
spedita per il lungo corridoio all’ingresso, ma si
fermò di fronte ad un
dipinto.
–Che c’è?- chiese lui, vedendo che si
era bloccata di colpo.
La
ragazza osservava la rappresentazione di un rito sacrificale: un
giovane uomo
veniva trascinato a forza verso un altare di pietra grezza, sul quale
risplendeva un fuoco.
Nella scena seguente due persone vestite di nero alzavano
le spade e le calavano sul suo capo, decapitandolo. Alla giovane
vennero i
brividi.
–Sapevo che questo popolo praticava sacrifici umani, ma
vederli
rappresentati è sempre raccapricciante...- disse
stringendosi nella felpa
leggera. Feitan fece spallucce: per un assassino qual era quel genere
di cose
erano totalmente normali.
–Va bene, lasciami perdere. Dai, andiamo- sorrise
Kayge riprendendo a camminare.
Dopo una dozzina di minuti, durante i quali
proseguirono in silenzio, lei si fermò nuovamente.
–Adesso cosa c’è? Ci sono
dei cadaveri?- ironizzò lui raggiungendola. Era una porta di
basalto spessa
mezzo metro, sigillata, ad averla bloccata.
Nella pietra erano incisi dei
simboli identici a quelli in cui era scritta l’ultima parte
del diario.
–Sai
tradurli?- domandò impaziente.
–Sì: è un indovinello.
C’è scritto... “Tra le
sei facce del dado, dovrai scegliere la Verità. La Morte
attende chi sbaglia”.-
lesse. Sotto alle incisioni erano riportati dei numeri, da uno a sei,
in fila.
–E che vuol dire?- chiese perplesso. Lei stette un istante a
ragionare, poi
sorrise.
–Ti spiego: l’interpretazione cabalistica dei
numeri fornisce un
significato ad ognuno: il numero 1 indica l’Unità
e lo Spirito, la Libertà; il
numero 2 Alternanza e Conflitto, Volontà; il numero 3 la
Trinità della
religione cristiana, il Dominio; il numero 4 la Rinascita,
l’Amore e la
Passione; il numero 5 l’Alba e la Primavera; ed infine il
numero 6 simboleggia
il Silenzio, la Promessa, i Segreti e la Verità.-
spiegò allungando la mano e
sfiorando l’incisione del 6. Superato l’istante di
esitazione fece pressione, e
si udì uno scricchiolio.
La porta cigolò e si aprì sui suoi cardini,
rivelando
un altro corridoio. Kayge si voltò verso il ragazzo e gli
sorrise radiosa.
–Visto?- disse entrando.
Il corridoio
sembrava non finire
mai, persino per la pazienza del ragazzo era troppo. Invece
l’archeologa pareva
instancabile, proseguiva decisa ed imboccava sicura ogni bivio.
Finalmente
giunsero alla fine: una grande sala si apriva dinanzi a loro,
totalmente in
pietra. Al centro del pavimento un’incisione rappresentava il
simbolo
misterioso, la chiave di tutto.
–Siamo arrivati- lo avvertì Kayge sorridente.
Corse
fino all’altare di basalto situato nella parete
più in fondo della sala, lo
stesso del dipinto, lo stesso su cui eseguivano i riti sacrificali, e
si
slacciò il ciondolo dal collo. Cercò con gli
occhi la giusta collocazione, fino
a che trovò una fessura proprio con la forma del simbolo. Si
udì chiaramente
uno schiocco, come se un meccanismo antico si mettesse in moto dopo
anni di
fermo. Una parte di parete a sinistra dell’altare si mosse
lentamente,
scoprendo una stanza buia.
Entrarono.
La ragazza era eccitatissima, mentre
Feitan aveva il volto contratto. Addossata al muro, in una teca di
cristallo
situata su un pilastro di pietra nera, faceva la sua bella figura un
diadema di
metallo prezioso. L’opale incastonato nel metallo prezioso
brillava come una piccola
stella.
–Che bello... L’abbiamo trovato!-
esclamò Kayge voltandosi verso il
compagno.
Ma si bloccò subito.
Perché lo sguardo del ragazzo era terribile,
indescrivibile. Un brivido gelido di paura la scosse, perché
non l’aveva mai
visto così, con quell’espressione. Lui
iniziò a camminare e ad avvicinarsi, e
lei indietreggiò, per poi sbattere contro la
parete.
–Che... Che ti prende?-
chiese incredula, fissandolo negli occhi e cercando di contenere il
disagio.
Feitan esitò un istante prima di risponderle.
–Gli ordini erano: eliminarti
appena non fossi più stata utile- disse atono continuando a
restringere la
distanza tra loro due.
–Ma... ma allora... tutti gli altri...- fece confusa e
terrorizzata, non riuscendo a finire la frase.
–Gli altri non sapevano nulla:
Kuroro l’aveva detto solo a me.- rispose. La ragazza si
appiattì, per quanto
possibile, ancor più contro la parete, e serrò
gli occhi. Si era trovata faccia
a faccia con la morte più volte, ed era sopravvissuta. Ma
ora, con Feitan che
la voleva uccidere, non riusciva proprio ad opporsi. Sentì
un tintinnio, come
di una lama che viene sguainata, poi un fruscio e uno spostamento
d’aria
accanto al volto.
Avvertì un bruciore alla guancia destra, poi qualcosa di
bagnato e caldo che scivolava lungo il mento e cadeva a terra. Feitan
rise, ma
non era la risata che, seppur raramente, aveva, era diversa. E
sbagliata,
tremendamente sbagliata.
–Che idiota che sono...- lo sentì mormorare.
Sollevò
le palpebre, sorpresa, incontrato i propri occhi blu nel riflesso della
lama, a
meno di un millimetro dal suo collo, piantata nella parete. Il ragazzo
teneva
la testa bassa, ed i capelli scuri gli coprivano il volto.
-È la prima volta
che disubbidisco ad un ordine del capo, che idiota...- disse con un
tono di
voce alterato. Alzò la testa, mostrando gli occhi che non
erano inespressivi
come al solito, ma turbinanti di emozioni. Sembrava stesse combattendo
una
guerra contro sé stesso, ed in effetti era proprio
così. Prese il diadema e lo
ripose in una tasca del cappotto, poi fece per andarsene, dato che per
lui la
cosa era finita lì.
Ma Kayge non era d’accordo.
–Perché?- chiese –Perché ti
comporti così?-
Feitan si fermò sulla porta, senza voltarsi. Un
attimo dopo si
era spostato, velocissimo, di fronte alla ragazza, che
sobbalzò nel
ritrovarselo improvvisamente davanti. Appoggiò la mano al
muro, accanto al suo
viso.
–Ah, maledizione...- mormorò scuotendo un poco la
testa. Si sporse in
avanti, poggiando le sue labbra su quelle di lei in un dolce, triste e
malinconico bacio. Quando si staccarono e Kayge sollevò gli
occhi lui le stava
già dando le spalle.
–Ti basta come motivo?- le chiese voltandosi appena.
–F-Feitan...-
sussurrò la ragazza, incredula. Il ladro non la
guardò.
–Ascoltami bene,
ragazzina. Ti sei innamorata della persona sbagliata. Non mi vedrai mai
più,
dimenticami. Torna a fare l’archeologa come facevi prima di
incontrarci. E,
soprattutto, non fidarti più degli assassini.-
La sua voce era forzatamente
dura, ma si capiva che era distrutto.
–Addio- disse sparendo dalla sua vista.
Kayge rimase immobile, pietrificata, ed iniziò a
piangere.
Cadde in ginocchio e
nascose il volto con i palmi.
Feitan tremò, scosse la testa con decisione e si premette
le mani sulle orecchie, per non sentire i suoi singhiozzi.
Poi corse via.
E
quindi, siamo giunti
alla fine.
È dal 27 settembre 2012 che questa cosa va avanti.
No, aspettate:
domani pubblicherò l’epilogo, ma non aspettatevi
nulla.
Lo so, il finale è
orribile. Ha fatto star male persino me, ma la storia era nata proprio
dalla
fine.
Mi scuserete se finisce così, ma sono tarata per i finali
tragici e senza
lieto fine.
L'immagine rappresenta Feitan mentre le rivolge le ultime parole prima
di sparire per sempre dalla sua vita.
Be’, allora a domani. Però potete insultarmi e
picchiarmi già da adesso.
E, vi prego, lasciate una recensione, anche per dire solo "sei una
cretina" o "fai schifo", grazie.
Keyla
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
-Non
l’hai fatto- constatò Kuroro con
voce calma.
Il ragazzo sospirò.
–Già. Alla fine avevi ragione tu. Ora mi puoi
dire “te l’avevo detto”- rispose
sorridendo sarcastico.
–Sai,- continuò con la
voce quasi alterata –mi sento un tale cretino... Ho
disubbidito ad un tuo
ordine, per la prima volta da quando sei il Capo. E per cosa, poi? Un
sentimento!
uno stupido sentimento! forse non sono degno di far parte della
Genei...-
L’altro
lo guardò in silenzio per lunghissimi istanti. Feitan era
davvero distrutto,
logorato nell’anima: il senso del dovere aveva combattuto
duramente contro l’amore,
un sentimento per lui nuovo e sconosciuto, ed alla fine
quest’ultimo aveva
vinto.
Non ce l’aveva fatta, non l’aveva uccisa.
–Non è un peccato provare
delle emozioni- disse, stupendolo –E non hai commesso nessun
errore, né mi hai
mancato di rispetto. Semplicemente hai fatto quello che ritenevi
giusto.-
Lo
osservò ancora.
–Comunque credo che non potresti provare più
dolore di quanto
già ne stai provando ora...- terminò accennando
un sorriso.
Ma Feitan scosse la
testa.
–Ti sbagli. Io ho scelto la via che faceva meno male...
Sentivo che se l’avessi
uccisa, se mi fossi macchiato col suo sangue, non me lo sarei mai
perdonato. E poi
ho visto i suoi occhi... Non mi ero mai accorto di come mi guardasse.
Se solo
me ne fossi reso conto prima avrei potuto evitarmi tutto questo,
l’avrei
prevenuto... Ma non l’ho fatto. Nel suo sguardo
c’era tutto, tranne l’odio. Ho visto
incredulità, paura, confusione... Ma l’odio no.
Anzi, anche se stavo per
toglierle la vita non smetteva di amarmi, di volermi bene. Non sono
riuscito a
reggere quello sguardo. Per la prima volta, sono stato io a
cedere.-
Sospirò nuovamente,
poi porse il diadema all’uomo.
–Be’, Kuroro, prenditi il tuo tesoro e lasciami
in pace, per piacere. In questo momento mi detesto ancora
più del solito...-
Lui
prese l’oggetto prezioso e gli diede una pacca sulla
spalla.
–Non è colpa tua
se ti sei innamorato, Feitan, vuol dire che doveva succedere.- lo
consolò.
Il ragazzo
non rispose, si limitò a tenere la testa bassa.
–Tanto che importa? Non la
rivedrò mai più.- fece con tono duro.
Il Capo lo sapeva bene, com’era fatto il
compagno, e sapeva che stava auto-imponendosi il controllo.
Era abituato così,
e non ci si poteva fare niente.
–Fei..- iniziò, ma l’altro si
scansò
bruscamente e si diresse verso l’uscita.
–Mi passerà, non è niente.- Fece per
andarsene.
–Aspetta- lo richiamò Kuroro. Si voltò
un poco. –Ricordi le favole
che ci leggevano gli adulti quando eravamo bambini? Finivano tutte bene
e
felicemente...- disse sorridendo.
Invece Feitan scosse la testa, per poi
guardarlo disperato.
–Questa non è una favola. E non ci sarà
nessun lieto fine.
Questa è la realtà. Non ci sono i “E
vissero per sempre felici e contenti”,
devo solo rassegnarmi a questo.- Sparì
all’esterno.
–Scusami, non avrei dovuto
chiederti una cosa del genere, sin dall’inizio...-
mormorò il Capo.
E
così, quei due ragazzi non si
videro mai più.
Lei riprese il suo lavoro.
Lui continuò a seguire la Genei e a
uccidere.
Ma, nonostante fossero lontani, continuarono ad amarsi.
Lei non si
dimenticò mai di lui, e lui non riuscì mai a
dimenticarla.
Passò il tempo, ma i
ricordi rimasero vivi nella loro memoria.
Ed anche ora, continuano a chiedersi
come sarebbero andate le cose se lui, quel giorno, non se ne fosse
andato per
sempre, se fosse rimasto con lei, invece di sparire.
Ma purtroppo questa domanda non troverà mai
risposta.
Fine...
È questa la
parola che non avrei mai voluto scrivere.
Perché? Indica la fine di un’avventura,
la fine di qualcosa.
Che posso dirvi? Vi lascio con una canzone, che vi prego
di ascoltare...
Eccola, si chiama “Non amarmi” di Aleandro Baldi e
Francesca
Alott: https://www.youtube.com/watch?NR=1&v=TDxaZfV2wKI&feature=endscreen
Tornerò presto, non temete.
Keyla
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