Un'archeologa nella Brigata

di Keyla99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pedinamento ***
Capitolo 2: *** Incarico ***
Capitolo 3: *** Giorno 1 - primo esperimento ***
Capitolo 4: *** Giorno 1 - operazioni ***
Capitolo 5: *** giorno 2- l'asta sotterranea ***
Capitolo 6: *** giorno 2- Ubo in battaglia ***
Capitolo 7: *** Giorno 2- Non affezionarti ***
Capitolo 8: *** Giorno 3 - Consolazioni ***
Capitolo 9: *** Giorno 3 - Sai, ladro? ***
Capitolo 10: *** Giorno 4 - Nuove scoperte ***
Capitolo 11: *** Giorno 4 - In viaggio ***
Capitolo 12: *** Feitan... o Shalnark? ***
Capitolo 13: *** Ultimo giorno ***
Capitolo 14: *** Ordini ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Pedinamento ***


Kayge (NDA si legge Keyg, con la g dolce, tipo fagiolo. Giusto per evitare errori di lettura) stava passeggiando per il centro di York Shin, ben consapevole del fatto di essere seguita da qualcuno che non conosceva.
Non poteva rischiare di farsi scoprire allargando la sua aura, quindi si limitava a girare a vuoto, sperando che il suo misterioso inseguitore si stancasse e lasciasse perdere. Speranza piuttosto vana, direi. 
Kayge era una ragazza di diciotto anni, con dei lunghi capelli dorati e degli spettacolari occhi blu, che non viveva a York Shin, ma piuttosto viaggiava per il mondo, alla perenne ricerca di resti antichi da scoprire, esplorare ed analizzare. 
Era infatti un’archeologa e, dopo che aveva superato l’esame Hunter, cinque anni prima, ed aver sviluppato il nen, aveva deciso di mettersi alla ricerca delle rovine perdute di Neron, una città antica che si dice fosse la chiave della civiltà perduta di un tempo. 
Ma ora basta parlare delle sue ambizioni, un tizio la stava seguendo, dannazione!

Decise in fine di affrontare lo sconosciuto, quindi iniziò, con interminabili giri tra i vicoli, ad uscire dalla zona residenziale, dirigendosi piuttosto verso la parte abbandonata della città. 
Dopo un buon quarto d’ora di cammino si trovò tra dei palazzi abbandonati.
Nessuno in vista. Ma Kayge era sicura che lui fossi lì, lo sentiva, anche senza dover usare i suoi poteri. 
Poi si mostrò. Era un ragazzo sui vent’anni, indossava un cappotto lucido blu, bordato di rosso, con il collo alto che lo copriva fino a sopra il naso. Aveva i capelli blu scuro sparati verso il basso, gli occhi erano dorati e dal taglio orientale, e in quel momento mandavano lampi glaciali. Era di statura più minuta rispetto ad altri ragazzi della sua età, ma la muscolatura era scolpita e si riusciva ad intuire anche con il cappotto addosso. La ragazza ebbe l’impressione di averlo già visto da qualche parte. 
Lui sorrise glaciale, senza sprigionare nessuna emozione tranne un’assoluta sicurezza in sé. 
Kayge si mise in guardia, lui non si mosse. 
Fu la ragazza a partire per prima all’attacco: si slanciò in avanti con uno scatto che poteva quasi risultare felino, cercando di colpirlo al volto, ma all’ultimo momento deviò per assestargli una gomitata al fianco. 
Il ragazzo incassò la botta senza subire troppi danni, ma non contrattaccò. 
–Calmati, voglio solo parlare- la sua voce era fredda come i suoi occhi. 
Kayge non gli credette neppure un secondo, ma non fiatò. 
–Dovresti fare un lavoretto per il Capo...- continuò imperterrito. 
Ma lei non apprezzò la sua spavalderia, e lo attaccò di nuovo. 
Era a pochi centimetri da lui, quando il ragazzo si mosse. Ma si mosse così velocemente che lei non se ne accorse neppure, se non quando se lo ritrovò alle spalle. 
–Risposta sbagliata...- le sussurrò all’orecchio. 
In quel momento si ricordò di dove avesse già visto quella faccia: c’era una sua foto su un giornale che le era capitato tra le mani qualche mese prima. 
Feitan della Brigata dell’Illusione. 
Non aveva una buona fama, era considerato uno crudele sadico, che uccideva senza pensarci due volte, senza dimenticarsi di torturarle prima di finirle. Chissà quante persone erano morte per mano sua... 
–Se non vuoi venire con me con le buone, dovrò costringerti con le cattive!- 
E Feitan si lanciò all’attacco, munito di un corto pugnale dalla punta leggermente ricurva. 
Si muoveva velocissimo, e Kayge non faceva in tempo a schivare un attacco che subito ne piovevano altri da tutte le parti. 
Ma non erano diretti ai punti vitali, evidentemente il suo avversario non voleva ucciderla. 
Non fu abbastanza svelta da schivare un colpo, e il pugnale le lacerò la spalla. 
Subito la parte colpita si intorpidì e presto l’intero braccio era stato paralizzato. 
Sulla lama doveva esserci un qualche tipo ti sostanza, un narcotico, e ad effetto molto veloce per giunta, che non lasciava scampo alla vittima, destinata a perdere le forze e svenire in pochi secondi. 
Era un metodo sicuro ed efficace, per catturare la preda senza ucciderla o ferirla più di tanto, ma addormentandola in modo che non opponesse resistenza. 
Dal taglio iniziò a diffondersi un formicolio, che raggiunse dopo poco il fianco. 
Ben presto la parte superiore del corpo era diventata inutilizzabile. 
Kayge non sentiva più le braccia e la vista iniziava ad appannarsi. 
Feitan iniziò a camminare lentamente verso di lei, le labbra incurvate in un sorrisetto cattivo. 
La ragazza cercò di muoversi, di scappare via, ma il suo corpo non rispondeva più ai comandi. 
In quel momento il terrore la pervase. 
E si vedeva, bastava guardare i suoi occhi. 
Si sentì avvolgere da un intenso torpore 
–Di solito non uso certi trucchetti... – 
La voce di Feitan le giunse lontana e confusa. 
Le gambe non la ressero più e cadde in ginocchio. 
Stava per perdere conoscenza. La mente era annebbiata dal veleno, e non riusciva né a pensare né a cercare un modo per salvarsi. 
Il ragazzo era ormai accanto a lei, e quando Kayge cadde all’indietro, priva di forze, l’afferrò da dietro le spalle e la prese in braccio, facendo passare un braccio dietro le spalle e uno sotto le ginocchia, con una delicatezza quasi innaturale per un combattente così spietato. 
–Ora ti porto dagli altri...- disse. 
E fu l’ultima cosa che Kayge sentì, poi l’oscurità si impossessò di lei e la trascinò con sé negli abissi del sonno.

 

 

Ed eccomi qui, con la mia prima fan-fic su HxH! 
Salve a tutti, mi chiamo Keyla (naturalmente non è vero) e adoro Feitan (non si era capito, vero?). 
se recensiste mi fareste non felice, strafelicissima!!! 
Comunque entro breve posterò i prossimi capitoli, anche se saranno in pochi a seguirla. Basta uno... 
Vi dico subito che questo capitolo è abbastanza corto, ma il secondo sarà stratosferico! 
Baci a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui!!!

KEYLA

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Capitolo 2
*** Incarico ***


Feitan osservava la ragazza che teneva in braccio. 
Aveva dei lunghissimi capelli dorati, che al tatto risultavano soffici come la seta. 
I lineamenti erano dolci e morbidi, rilassati nella narcosi, il naso era perfettamente proporzionato con il viso. 
Così come la bocca, rosea e perfetta. Qualche lentiggine andava a completare il ritratto. 
Agli occhi di un uomo poteva risultare bellissima. 
Accidenti a quella ragazza! Se non avesse contrattaccato così violentemente non sarebbe stato costretto ad usare la lama impregnata di sedativo paralizzante! Adesso sarebbe stato costretto a portarla da una parte all’altra. Bhè, almeno non poteva fuggire... 
Feitan sbuffò e riprese a camminare verso il covo, dove lo aspettavano gli altri. 
Era quasi arrivato, quando la ragazza mugolò. 
Accidenti, si stava risvegliando! Poco male, non si sarebbe potuta muovere normalmente ancora per qualche ora.

Kayge si ritrovò in braccio a quel tizio, il capo appoggiato al suo petto. 
Ancora non riusciva a muoversi. 
Si accorse che Feitan si era fermato e la fissava. Poi riprese a camminare. 
Non riusciva a parlare, aveva la gola secca e sembrava che le corde vocali non volessero proprio vibrare. 
Poco dopo arrivarono ad un agglomerato di palazzi nella zona abbandonata.
Entrarono in uno di quelli, che si rivelò poi essere il più grande. 
L’interno sembrava un labirinto, con decine di corridoi, stanze e scalinate, ma Feitan imboccava sicuro ad ogni bivio. 
Presto Kayge perse l’orientamento. 
Infine giunsero in una grande sala, con diverse scalinate, e lì c’erano altre persone, probabilmente altri membri della Brigata. 
Tutti si voltarono verso Feitan, quando lo sentirono entrare, e alcuni sorrisero constatando che aveva compiuto la missione. 
Il ragazzo si avvicinò alla parete e la appoggiò al muro. 
Ancora non riusciva a muoversi, nè a parlare. 
-È tutta intera, Feitan?- chiese una ragazza dai capelli neri corti e gli occhiali.
–Certo, cosa credi?- si offese lui. 
La ragazza coi capelli neri si avvicinò a Kayge, scrutandola attentamente. Poi il suo sguardo cadde sulla ferita alla spalla. 
–Hai usato il veleno?- chiese guardando intensamente Feitan 
–Sì... – rispose lui –non mi ha lasciato altra scelta- 
-Non mi dirai che ti ha dato del filo da torcere?!- disse sprezzante un tipo in tuta da jogging 
–No, di certo no!- si alterò Feitan 
–Ok, ok, calmatevi tutti e due!- disse un ragazzo coi capelli castano-arancio. 
Sembrava quasi che Kayge non fosse presente. 
–Bisogna aspettare il capo, poi lui deciderà il da farsi- disse una ragazza coi capelli violacei. 
–D’accordo e intanto Feitan resta qui a controllarla- 
-Cosa? Perché io?- 
-Ehy, ehy ragazzi calma. Le liti si risolvono con la moneta, giusto?- il ragazzo con i capelli arancio sembrava il più intelligente e “normale” tra tutti. 
–Io scelgo croce- disse Feitan 
–Io allora scelgo testa- Lanciarono la moneta, e capitò testa 
–Mi spiace Feitan, hai perso... – 
i ragni iniziarono a sciamare fuori, mentre il ragazzo riprendeva in braccio Kayge e la portava in un’altra stanza al piano di sopra. 
Il povero Feitan si appoggiò al muro con un sospiro rassegnato.

Accidenti, era stato fregato di nuovo. 
Ma perché toccavano sempre a lui i compiti più sgradevoli? 
Se almeno avesse avuto qualcuno da torturare... 
Ma la ragazza era intoccabile, al capo serviva viva e in grado di svolgere il suo incarico. 
Feitan si riscosse dai suoi pensieri quando si accorse che l’effetto del veleno paralizzante stava iniziando a svanire: la prigioniera iniziava a fare piccoli movimenti, come muovere le dita e la mano. 
Pian piano riuscì a muovere le braccia e il busto, e poi anche le gambe. 
Con uno sforzo immane riuscì a mettersi in piedi, sotto lo sguardo attento di Feitan, divertito da quanta fatica facesse per compiere quei semplici movimenti. Fece un passo stentato, poi un altro e un altro ancora, per poi crollare stremata dritta dritta tra le braccia di Feitan, che la afferrò prontamente prima che cadesse a terra. 
Sghignazzando la rimise seduta, mentre lei arrossiva di imbarazzo e rabbia per la sua impotenza. 
Restarono a guardarsi a lungo ma alla fine Kayge distolse lo sguardo, arrossendo leggermente. 
C’era qualcosa in quello strano ragazzo che la faceva sentire strana e la costringeva ad arrossire ogni volta che lo guardava negli occhi. 
Lo osservò di sottecchi mentre era appoggiato al muro, con le braccia conserte e un’espressione indecifrabile sul volto. 
E trovò che era molto bello, misterioso ed affascinate. 
Ma cosa diamine andava a pensare, in una situazione del genere, quando quel ragazzo poteva ucciderla in qualunque momento? 
Si sentiva stanchissima, e non aveva più forze. Evidentemente il veleno era ancora in circolo... 
Si mise seduta più comoda e iniziò a lasciar vagare la mente.

Feitan osservò attentamente la ragazza, che stava seduta con il capo appoggiato sulla spalla, gli occhi chiusi e il volto disteso. 
Notò che il suo respiro si era fatto regolare, doveva essersi addormentata. 
Il ragazzo sospirò e si sedette a terra accanto alla porta. 
Erano appena le cinque del pomeriggio, mancavano ancora tre ore alla cena, e prima della cena ci sarebbe stata la riunione. 
Gli altri probabilmente non si sarebbero fatti vivi prima delle sette, quindi a lui non restava altra scelta che aspettare. 
Decise di provare a riposarsi un po’ anche lui, anche se non ne sentiva il bisogno. 
Si rilassò e chiuse gli occhi...

Non sapeva quanto tempo era passato, fatto sta che si risvegliò che stava calando il buio. 
La ragazza non si era mossa da dove l’aveva lasciata. Aveva gli occhi aperti, ma sembrava assorta nei propri pensieri. 
–Per cosa avete bisogno di me?- chiese di punto in bianco 
–Questo sarà il capo a spiegartelo, io non lo so- rispose Feitan inespressivo. 
La ragazza non sembrava stupita, piuttosto era delusa. 
–Qual è il tuo nome?- chiese lui, vagamente curioso 
- Kayge - rispose la ragazza abbassando gli occhi -Mentre tu sei Feitan, giusto?- 
il diretto interessato non rispose, ma lei capì che non si era sbagliata. 
Il ragazzo intanto pensava che non era stato poi così spiacevole badare alla prigioniera, era stato come stare da solo. 
Infatti lei non aveva tentato la fuga nemmeno una volta, e quindi lui non si era trovato costretto a sopprimere il suo istinto, che lo avrebbe portato ad attaccarla. In sostanza la ragazza si sarebbe fatta male, e molto anche, se si fossero scontrati sul serio. 
Non era abituato a risparmiare gli avversari, e lo faceva solo quando gli ordini del capo lo prevedevano. 
Kuroro sapeva che Feitan era quello che teneva di più al compimento della missione, tra i membri del Ragno, per questo aveva affidato a lui il compito di catturare quella ragazza. 
Mentre faceva questi pensieri si sentirono dei rumori provenienti da sotto. 
- Mhpf, mi sa che sono tornati gli altri- disse Feitan scocciato. 
Poi si alzò e si avvicinò a Kayge 
-Riesci a camminare?- gli chiese impaziente. 
Lei tentò di alzarsi, e ci riuscì, ma dopo pochi passi le gambe cedettero. 
-Vabbè, ti porto io- sbuffò il ragazzo prima di prendere in braccio Kayge e imboccare la porta.

-Vedo che ci stai prendendo gusto!- fu il saluto del tizio in tuta vedendo arrivare Feitan con in braccio la ragazza. 
-Sta zitto. C’è anche il capo?- chiese seccato lui.
-Sì, è arrivato poco fa- rispose la ragazza mora. 
Feitan si diresse nella sala centrale, dove si trovava una grande sedia, che poteva assomigliare ad un trono. 
E sul trono sedeva un ragazzo con un lungo cappotto nero con una croce rovesciata sul retro e i capelli tirati all’indietro. 
Feitan mise Kayge seduta su una sedia, poi si sedette anche lui assieme agli altri membri del Ragno. 
-Salve, io mi chiamo Kuroro, e sono il capo della Brigata Fantasma- si presentò lui. 
Kayge lo squadro diffidente, ma poi si presentò anche lei. 
Kuroro sorrise e presentò gli altri membri della Brigata. 
-Dovresti svolgere un piccolo incarico per noi...- iniziò il capo 
-E se mi rifiutassi di farlo?- chiese lei di getto 
-Oh, penso che la cosa potrebbe interessare anche te, in qualità di studiosa dell’antichità...- 
La curiosità iniziò a risvegliarsi in Kayge.
-Di che si tratta?- chiese infatti. 
Kuroro tirò fuori da chissà dove un libro rilegato in pelle, che aveva tutta l’aria di essere un diario. 
Gli occhi della ragazza lampeggiarono, e lui sorrise, notandolo.
-Questo,- disse sventolando il quaderno, -è il diario di un famoso esploratore, di nome Kein. L’hai già sentito?- la ragazza annui eccitata 
-I dati raccolti qui dentro contengono le coordinate del luogo in cui è nascosto un immenso tesoro, da qualche parte nel mondo. 
Peccato che sia tutto criptato, e nessuno di noi è in grado di decifrarlo- 
Kayge capì immediatamente -Quindi vi serve il mio aiuto per trovare quel tesoro?- 
Kuroro sorrise ancora una volta -Sei disposta a farlo?- 
la ragazza rispose senza esitazione -Certamente, sarà una sfida interessante!- disse sorridendo. 
-Benissimo, allora sarai nostra ospite fino a che non finirai il lavoro- 
tutti i membri della Brigata erano contenti. 
-E ora, la cena!!!- ora la felicità dei membri era davvero al massimo!

Le ragazze cucinarono una cenetta deliziosa, mentre i ragazzi reclamavano il cibo a gran voce. 
Dopo aver mangiato a Kayge tornarono le forze, e non dovette più farsi portare in giro da Feitan. 
Subito dopo la cena ci fu una riunione generale, riguardante l’asta che si sarebbe tenuta tra qualche settimana. 
Tutti i membri si rivelarono gentili con Kayge, soprattutto Franklin, che anche se sembrava uno zombie, era il più cortese. 
-Se hai bisogno di qualsiasi cosa,- le disse Kuroro prima di congedarsi, dopo averle consegnato il diario -puoi chiedere a Feitan- 
Il soggetto non disse nulla, ma era evidente che era scontento di fare il baby-sitter a quella ragazzina. 
Dopo averle mostrato la sua stanza se ne andò grugnendo. 
Kayge si gettò sul letto, senza riuscire a trattenere l’emozione. 
Era successo tutto in una manciata d’ore, in cui era stata rapita da uno strano individuo, appartenente ad una strana Brigata, composta da strani membri, comandata da un ancora più strano capo, che le aveva assegnato uno strano ed eccitante incarico. 
Bhè, in quella giornata le stranezze abbondavano!

 

Ed ecco finito il secondo capitolo! 
Spero tanto che vi piaccia! 
E quindi Kayge inizia a prendere confidenza con la Brigata e, soprattutto, con Feitan! 
Spero che in tanti recensirete, e anche se non recensite, mi basta che leggiate la fic! 
Baci a tutti da

KEYLA


 

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Capitolo 3
*** Giorno 1 - primo esperimento ***


Kayge stava dormendo magnificamente, ma c’era qualcosa che disturbava il suo sonno: una mano la scuoteva energicamente. 
-Ehy, svegliati. È pronta la colazione!- 
La ragazza aprì un occhio e si trovò davanti Feitan con un’espressione scocciata dipinta sul volto. 
-Se non ti sbrighi quelli si mangiano tutto!- 
Infine, sotto minaccia di essere incenerita da Feitan, Kayge si decise ad alzarsi. 
Mugolando si buttò giù dal letto, seguita dallo sguardo impaziente di Feitan. 
Dopo un tempo che al ragazzo parve infinito, finalmente scesero di sotto, dove vennero accolti da un invitante profumino di uova fritte, pancetta, carne e chi più ne ha più ne metta. Presero posto in tavola, e Kayge si trovava tra Feitan e Machi, e di fronte aveva Kuroro. 
-Dimmi, Kayge, quando hai intenzione di iniziare a lavorare sul diario?- chiese quest’ultimo, rimestando il suo caffè. 
-Volevo iniziare già questa mattina, subito dopo colazione- rispose lei, sorseggiando il suo tè. Kuroro sorrise e tornò a concentrarsi sul caffè. -Quanti anni hai?- chiese Machi d’un tratto 
-Ne ho diciotto- sorrise Kayge. 
-È da molto che sei un hunter?- chiese Shalnark. 
Ormai tutti volevano sapere qualcosa di lei, e Kayge fu felice di rispondere a tutte quelle domande.

Finita la colazione, salì in camera sua. 
Afferrò una sedia da un angolo e si posizionò sul tavolo, munita di carta e matita, pronta ad immergersi nella traduzione del diario. 
-Allora, vediamo...- disse aprendo alla prima pagina -Qui c’è la firma:
Kein Ronea - le pagine seguenti erano fitte di ideogrammi, incomprensibili a molti ma... 
-Ok, la sfida ha inizio!-

-Ehy Feitan, vai ad avvertire Kayge che il pranzo è pronto!- gridò Machi alcune ore dopo. 
-Ma perché devo sempre badarle io?- disse Feitan esasperato. 
Al seguente urlo di Machi, che fece vibrare le pareti, si decise a salire. 
Arrivato davanti alla porta avvertì un’aura strana e mai sentita prima. Probabilmente era la ragazza che stava usando il nen. 
Socchiuse appena l’uscio e sbirciò dentro la stanza. 
Kayge stava china sul diario, la sua aura avvolgeva la pagina, gli occhi blu sembravano persi nel vuoto, la mano scriveva veloce sul foglio. 
Poi sbatté le palpebre, mettendo a fuoco le scritte che aveva davanti. 
Subito si accorse della presenza di Feitan, che la fissava sconcertato. 
O meglio, esternamente sembrava impassibile, ma dentro era sconcertato. 
–Ah, quella... è la mia abilità nen...- spiegò imbarazzata la ragazza, che aveva compreso l’interrogativo silenzioso di lui. 
–Mi permette di “entrare” nell’oggetto, potendo così carpirne i segreti...- 
Feitan tornò completamente inespressivo, per poi avvertire Kayge che il pranzo era pronto. 
Lei sospirò, felice in cuor suo che il ragazzo non le avesse chiesto nulla di più sulle sue abilità. 
Scese di sotto che mancava solo lei, e gli altri la stavano aspettando per iniziare a mangiare. 
–Sbrigati dai, che ho fame!- sbottò Ubo. Sorridendo, Kayge si sedette a tavola. 
–Allora, come è andata la prima prova col diario?- Kuroro era calmissimo, senza alcuna fretta. 
–Direi che è andata piuttosto bene: sono già riuscita a decifrare tre pagine!- 
Non era stato facile, Kayge si era dovuta impegnare al massimo, utilizzando costantemente la sua abilità, ed ora era distrutta. 
–E quanto pensi di metterci a finire il lavoro?- A quanto pare, Phinks era impaziente di mettere le mani sul tesoro. 
Kuroro lo fulminò con lo sguardo, ma la ragazza fece intendere che era tutto OK. 
–Uhm, è difficile da dire... Vedi... il diario è composto da quattro sezioni, ognuna scritta con un codice differente... Quindi direi... dieci giorni! Sì, dieci giorni mi dovrebbero bastare.- Kayge sembrava sicura delle sue potenzialità. 
–Ok, ma riposati ogni tanto!- sorrise Kuroro. 
La ragazza arrossì, ammettendo di essere stanca morta. –Ma continuerò lo stesso a decodificare il diario!- esclamò convinta e determinata. Infatti, dopo pranzo si dedicò anima e corpo al suo compito, riuscendo a decifrare ben dieci pagine in “sole” quattro ore. 
Ora che aveva capito la chiave non era poi così complicato!

Verso le sei bussarono alla porta.. –Avanti!- gridò Kayge. Entrò Shalnark, sorridendo.
-Ehy, ciao! Come procede?- chiese sbirciando gli appunti. 
–Non male, anche se ho qualche difficoltà.- 
-Cioè?- fece lui curioso. 
–Vedi questo simbolo?- spiegò indicando un disegno strano –Non riesco proprio a capire cos’è... Non l’ho mai visto!- Shalnark annuì, assorto. –Comunque... Come mai sei venuto qui?- chiese d’un tratto Kayge. Lui sembrò cadere dalle nuvole. 
–Ah, sì! Che ne dici di fare un giretto in città?- chiese speranzoso di una risposta affermativa. 
–Ecco... io...- lei era titubante 
–Eddai! È tutto il giorno che stai chiusa qui dentro! Anche il capo pensa che tu abbia bisogno di respirare un po’ d’aria fresca!- poi fece un’espressione a metà tra il rimprovero e la supplica. 
A quel punto Kayge sorrise e accettò l’invito.

Qualche minuto dopo si ritrovarono a passeggiare per le vie della città, chiacchierando del più e del meno. 
Kayge non aveva mai conosciuto un ragazzo simpatico ed intelligente come Shalnark. 
Lui sapeva discutere di ogni argomento, senza mai sbilanciarsi in niente. 
Aveva degli splendidi occhi verde smeraldo, bellissimi e luminosi. 
Ma non quanto quelli di Feitan. Lui aveva degli occhi gialli, magnetici, che attraevano lo sguardo e ti ipnotizzavano, costringendoti a guardarli fino a che non ne rimanevi rapita. 
Sarà stato per gli occhi, per il carattere o per la personalità, sadica e spietata, ma Feitan gli faceva ancora quello strano effetto.

Ed eccomi di nuovo qui, con un giorno di ritardo! 
Causa mamma e compiti da finire penso che non riuscirò ad aggiornare proprio ogni sera. 
Grazie a tutti quelli che mi seguono e baci a tutti quelli che sono arrivati fin qui, anche per sbaglio!

KEYLA

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Capitolo 4
*** Giorno 1 - operazioni ***


Il pomeriggio trascorse veloce, in compagnia di Shal. 
Verso il tramonto furono costretti, loro malgrado, a tornare al covo. 
Il vederli tornare insieme provocò i risolini di Phinks, Ubo e Hisoka, che li guardavano con un’espressione piuttosto eloquente dipinta sul volto. Mangiarono con calma, chiacchierando tranquillamente, tanto che non sembrava affatto di trovarsi tra ladri professionisti e spietati assassini. L’unico che non parlava era Feitan, che se ne stava seduto tranquillo, e ogni tanto mangiava un boccone. 
Shalnark notò che lo fissava quindi si sentì in dovere di spiegarle che a tavola il ragazzo non era di molta compagnia. 
Persino Kuroro si era sciolto un po’, e interveniva nelle discussioni molto più spesso si quando Kayge non c’era ancora. 
Questo forse suscitò l’invidia di Machi e Paku, ma se anche fosse stato così, non lo diedero a vedere. 
La cena proseguì così senza disastri, tranne la volta in cui Ubo, in seguito ad una battuta fatta da Shal, per il troppo ridere sferrò involontariamente un pugno sul tavolo, che fece strabaltare tutto. 
La povera ragazza si spaventò a morte vedendo il suo piatto (ormai vuoti) iniziare a volare verso Machi, che fortunatamente lo afferrò al volo. I ragni dal lato del gigante scattarono in piedi insultandolo per la sua forza smisurata che non riusciva a controllare, Nobunaga scuoteva la testa sconsolato, Shal ridacchiava imbarazzato e Feitan... 
Bhè, Feitan stava seduto come se non si fosse appena capovolta la tavola, con il suo piatto (che era riuscito a salvare) in mano, e mangiava con calma. 
Ci fu uno scambio di sguardo tra lui e Kayge, ma la ragazza dovette ben presto abbassare gli occhi, come tutte le altre volte.

Per fortuna non si era rotto nulla, e poterono rimettere tutto a posto. 
Dopo cena ci fu una riunione della Brigata, a cui Kayge ebbe l’onore di assistere. 
Era molto curiosa riguardo a tutto ciò che riguardava il ragno, metodi operazioni, componenti, si può dire che era rimasta affascinata da quell’organizzazione che, anche se criminale, l’aveva molto colpita. 
Le sarebbe piaciuto moltissimo edere i Ragni in azione. 
Si riscosse dai propri pensieri e tornò a concentrarsi sulle parole pronunciate da Kuroro. 
A quanto pare ci sarebbe stata una pre-asta, a cui sarebbe stato interessante partecipare. 
E per partecipare si intendeva andare là, uccidere tutti i mafiosi presenti, rubare tutti, e sottolineo tutti, i tesori e fuggire con una mongolfiera, di notte. Sarebbe stata una cosa davvero eccitante! 
Kuroro colse la sua richiesta silenziosa e le sorrise, mostrando i denti lucidi e bianchissimi 
–Se ti và potresti prendere parte anche tu all’operazione.- disse pacato, guardandola intensamente. 
Kayge fece un sorriso a trentadue denti, illuminando la sala buia, e annuì entusiasta, gli occhi blu che le brillavano. 
Nessuno ebbe nulla da ridire: tutti pensavano che un aiuto in più non avrebbe fatto male a nessuno.

Tornata in camera sua, la ragazza rincominciò a lavorare sul diario, impaziente di ricominciare da dove era stata interrotta. 
Si sedette e scrutò il simbolo misterioso, che ancora era tale. 
Si mise a tradurre, alla tenue luce di una candela. Mano a mano che usava il nen si sentiva sempre più stanca, fino a che non le mancò il fiato. Decise di fare una piccola pausa, giusto cinque minuti per recuperare un po’ le forze. 
Si accomodò meglio sul tavolo, con il braccio piegato sotto la testa che le faceva da cuscino.
Solo un attimo di riposo e poi riprendo a lavorare...
pensò con la mente annebbiata dalla stanchezza. 
Sbatté le palpebre, una volta, due... 
Senza nemmeno accorgersene le forze l’abbandonarono del tutto e scivolò velocemente il un sonno profondo...

 

Ed eccomi con il nuovo capitolo! Ormai aggiorno una sera sì e una no. 
A quanto pare anche la nostra Kayge inizia a partecipare alle attività del Ragno... 
Una ragazza mi ha fatto notare (grazie mille!) che sto un po’ cambiando i caratteri dei personaggi... Non era mia intenzione ma la storia mi piace molto e mi appassiona, come se anch’io la leggessi per la prima volta (invece è da un pezzo che la sto masticando...). 
Baci,

KEYLA

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Capitolo 5
*** giorno 2- l'asta sotterranea ***


Quando Feitan salì per avvisarla che la colazione era pronta la trovò addormentata con il capo appoggiato tra le braccia, tutta china sul tavolo. Le si avvicinò e la chiamò piano –Kayge?-.
Lei aprì lentamente gli occhi, poi si ricordò di quello che avrebbe dovuto fare e spalancò di colpo le palpebre, balzando in piedi di scatto. 
–Oh, no! Che ore sono?- chiese allarmata. 
-È ora che scendi a fare colazione.- rispose Feitan freddo, senza scomporsi, prima di imboccare le scale. 
La ragazza sospirò e si diede una rassettata, si legò i capelli in una lunga (molto lunga, lunghissima) treccia dorata e scese. 
In un attimo era in sala da pranzo. Afferrò al volo il piatto che Machi le porgeva e si sedette tra Phinks e Shalnark. 
Mangiò in fretta, rischiando di strozzarsi un paio di volte, seguita dallo sguardo divertito dei due ragazzi. 
Appena finito ritornò di corsa in camera, per riprendere il lavoro interrotto. 
Quella sera alle nove ci sarebbe stata la pre-asta, quindi avrebbe dovuto lavorare sodo tutto il giorno per ovviare il tempo che avrebbe perso. Si concentrò, svuotando la mente, ed espanse la propria aura sulla pagina da decifrare, tutta fitta di ideogrammi. 
Gli occhi persero la loro naturale lucentezza, diventando vitrei e vuoti. 
La mano scriveva lesta sul foglio una marea di appunti e scritte, e man mano lettere e parole prendevano forma ed andavano ad allinearsi al loro posto nella pagina. 
Così assorta nella decifrazione, Kayge non si accorse che, attraverso la porta socchiusa, un paio di occhi dorati la stavano scrutando attentamente.

-Allora, sei pronta?- chiese Franklin sistemandosi il nodo della cravatta, che gli dava evidentemente fastidio. 
–Sì, certo.- rispose Kayge sorridendo. 
Il piano era che lei, Feitan e il gigante si sarebbero presentati sul palco, e avrebbero fatto fuori tutti i mafiosi partecipanti all’asta (ma in pratica tutto il lavoro l’avrebbe fatto Franklin con la sua abilità). 
Shizuko si sarebbe posizionata nel corridoio d’uscita, e avrebbe eliminato tutti quelli che fossero riusciti ad uscire dalla sala. 
Gli altri invece si sarebbero occupati dei tesori e avrebbero preparato la mongolfiera per la fuga. 
Feitan e Franklin erano in smoking (dove erano riusciti a trovare un abito da sera per quel gigante era un mistero), mentre Kayge indossava un elegante abito celeste cielo senza maniche, con una profonda spaccatura sul dietro, e portava i capelli sciolti che le arrivavano a metà schiena. Appena uscì, Hisoka fischiò ammirato –Wow! Sei uno schianto!-. 
La povera ragazza arrossì fino alla punta delle orecchie. 
–Dai, non vedi che la imbarazzi?- la difese Paku. 
A venire con loro erano: Shalnark, Shizuko, Machi, Nobunaga ed Ubo. In tutto sarebbero stati otto. 
Infine arrivarono al seminterrato dove si svolgeva l’asta (che era, appunto, un’asta sotterranea), si sbarazzarono in fretta della staff, e ognuno prese il suo posto. Il trio si posizionò dietro le quinte, poi Kayge fece la sua comparsa sul palco, che attirò gli sguardi di quasi tutti i presenti. La ragazza batté col dito sul microfono, per provare se funzionasse e per attirare l’attenzione. 
Ora tutti, ma proprio tutti, la guardavano. 
Kayge analizzò la platea: il pubblico era composto quasi interamente da omaccioni vestiti di nero, con la rara eccezione di qualche graziosa ragazza. Erano tutti a gruppi di tre, tutti disarmati poiché le armi non erano ammesse. 
La ragazza fece l’introduzione alla serata, per poi introdurre il presentatore (cioè Feitan). 
Lui comparve da dietro le tende e si posizionò dietro al banco. 
In giacca e cravatta faceva un gran bell’effetto... 
Parlò: -Signori e signore, benvenuti. Ed ora senza ulteriore indugio...- il suo volto assunse un’espressione puramente malvagia 
–Vi spediremo tutti all’inferno!- gridò. 
E Franklin, che lo sovrastava da dietro con tutta la sua mole, iniziò a sparare dalle dita potentissimi proiettili di nen. 
Ci rimasero tutti secchi, o almeno così credevano. 
Infatti, quando Shizuko ebbe aspirato i cadaveri, il sangue e gli effetti personali, non riuscì ad aspirare un corpo: era ancora vivo. 
Aveva la parte inferiore del corpo maciullata e un braccio ridotto a randelli. 
–Voi...- ansimò –L’Alleanza non ve la farà passare liscia... Vi troverà, e poi farà morire nelle più atroci sofferenze tutti i vostri conoscenti, le vostre famiglie...-. Si interruppe, dato che il gigante l’aveva fatto a pezzi coi suoi proiettili. 
Feitan fece un sorriso inquietante –Famiglie? E che cosa sono?- disse gelido. 
A Kayge vennero i brividi.

Appena ebbero finito tornarono dietro le quinte. 
In una stanzetta trovarono Nobunaga alle prese con un uomo alto, con i baffetti, che a suo dire era il banditore. 
–Di là avete terminato?- chiese Nobu, ricevendo una risposta affermativa. 
Poi guardò l’uomo rannicchiato a terra –Feitan, qui c’è bisogno di te: i tesori non si trovano e questo tipo non mi vuole dire dove sono!- sbraitò visibilmente irritato, sferrando un calcio al poveretto. 
Feitan sfoggiò nuovamente quel suo sorrisetto. 
Si sfilò la giacca scura, rimanendo solo con la camicia di cotone bianco. 
–Finalmente mi diverto...- disse a mezza voce, prima di dedicarsi al suo passatempo preferito.

Ora si trovavano sulla mongolfiera e Ubo stava facendo rapporto a Kuroro via cellulare. 
Si erano cambiati d’abito, ed ora indossavano i loro vestiti normali. 
Feitan non aveva ottenuto molto dall’interrogatorio, ma il sottile piacere con cui torturava la sua vittima aveva fatto rabbrividire Kayge. 
Tanto che le era venuto un dubbio: se lei non avesse accettato l’incarico per Kuroro, il ragazzo l’avrebbe convinta in quella maniera? 
La domanda la tormentava, così decise di chiederglielo. 
Lui però aveva risposto tenendosi sul vago:
–Uhm... Forse. Ma non avrei potuto farti troppo male...- 
Allora Kayge aveva mandato, rabbrividendo, un’ultima occhiata al corpo martoriato dell’uomo, ripromettendosi che si sarebbe tenuta lontana da Feitan qualora lui fosse stato in vena di torture o arrabbiato. 
Poi era salita nel cesto e si era posizionata accanto al ragazzo. 
Avevano preso il volo.

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Capitolo 6
*** giorno 2- Ubo in battaglia ***


La loro mongolfiera era stata centrata in pieno da un lanciamissili di un mafioso. 
Erano precipitati sul deserto roccioso nella periferia della città. Si era radunata un’infinità di gente che li voleva far fuori, tutti quanti mafiosi. 
Kayge osservava perplessa Ubo che rideva come uno scemo mentre faceva a pezzi uomini come se fossero bambole di pezza, il sangue era ovunque. Invece i restanti membri si godevano la scena dall’alto di una rupe. 
O meglio, Feitan, Nobunaga e Kayge osservavano la scena, mentre gli altri giocavano a dubito, fregandosene altamente di quello che succedeva attorno a loro. 
–Ma quanto è forte?!- chiese stupita Kayge, sorprendendosi dell’immenso sangue freddo del gigante. 
–Tanto.- rispose Nobu -È il più forte tra di noi, in pratica è tutto muscoli e niente cervello.- 
Lei ridacchiò, divertita da quella definizione, e tornò a guardare lo “spettacolo”. Non le facevano impressione tutti quei corpi smembrati e tutto quel sangue, oramai era abituata a questo genere di cose, trattandosi di un Hunter. 
Poi, quando gli avversari terminarono, da sottoterra spuntò un essere che poteva essere un lombrico delle dimensioni di un uomo, e subito dopo entrarono in scena altri tre individui. Uno pareva un lupo mannaro, bruttissimo, un altro era grasso e brutto, e l’ultimo era basso, peloso e sempre brutto oltre ogni immaginazione. Erano gli “Inju”, combattenti al diretto servizio dei dieci capi dell’alleanza mafiosa. 
–Finalmente qualcuno degno di battersi contro di me!- esclamò soddisfatto il gigante, digrignando i denti e preparandosi a fare a pezzi pure loro. 
Quelli lo guardarono con aria di superiorità, poi attaccarono. 
Meno di tre minuti dopo il lombrico era morto, ridotto a brandelli dal “Pugno Big Bang” di Ubo. 
Dopo un attimo di sbalordimento i restanti tre si riscossero e quello peloso si lanciò in avanti, beccandosi un violento destro in pino volto. 
No, un attimo... c’era decisamente qualcosa che non andava: l’ometto non si era fatto nulla, anzi, centinaia di suoi peli avevano trafitto il pugno chiuso del ragno. 
Kayge sussultò stupita. Il lupo scattò e gli morse la base del collo, recidendogli una buona porzione di carne. 
–Non mi hai fatto niente!- urlò il gigante, ma dopo una dozzina di secondi che sbatteva da una parte all’altra quello appeso alla sua mano si bloccò e si irrigidì, cadendo poi seduto. 
–Finalmente ha fatto effetto! Sei un osso duro, eh?- sghignazzò l’animale. 
–Se fosse stato un veleno mortale sarebbe finita.- constatò tranquillamente Nobunaga, anche se un po’ era preoccupato per l’amico. 
–Evidentemente sono dei sadici...- rispose Feitan senza distogliere lo sguardo dal campo di battaglia, ignorando i due grandi occhioni blu cobalto che lo guardavano male. 
“Senti un po’ chi parla...” pensò la ragazza sospirando. 
Ubo ora era in difficoltà: riusciva a muoversi solo dal collo in giù, e il tizio grasso gli stava inserendo delle sanguisughe nel corpo. 
La giovane rabbrividì a quella vista. 
–Vuoi una mano?- gli urlò il samurai ricevendo una secca risposta negativa. 
Aveva detto che li avrebbe fatti fuori tutti da solo, e avrebbe mantenuto la parola. Anche a costo della vita. 
Kayge sobbalzò quando, con un morso, il gigante staccò metà cranio al tipo delle sanguisughe, e poi sputò contro il lupo un pezzo d’osso. 
“Che schifo!” pensò inorridendo.
Ubo girò la testa per guardare l’ometto peloso, che restituì il suo sguardo con incertezza palpabile. 
La ragazza vide Feitan che si avvicinava a lei, poi udì il suo sussurro: -Copriti le orecchie, svelta!- le ordinò. 
Obbedì, anche se non capiva. Solo quando sentì il “numero 11” gridare, comprese il motivo per cui l’aveva avvertita. 
–Grazie- gli disse mentre Shizuko e Shalnark iniziavano a discendere le pareti di roccia per raggiungere il compagno. 
Lui si limitò a guardarla coi suoi occhi dorati e fare spallucce, indifferente come al solito.

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Allora, per iniziare mi scuso immensamente per il ritardo stratosferico con cui ho aggiornato. 
Vi anticipo che non ho idea di tra quanto pubblicherò il prossimo capitolo, ma vi prometto che mia e poi mai cancellerò o abbandonerò questa fic.
Per farmi perdonare un pochino vi lascio con un'immagine della Genei a Natale (lo so, sono in ritardo pure per questo...).
Baci,
Keyla

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Capitolo 7
*** Giorno 2- Non affezionarti ***


-UBO!- gridò Shal vedendo il compagno venire avvolto da delle catene e trascinato via. 
–Maledizione!- il samurai imprecò ad alta voce. Kayge si voltò verso di loro, vedendo solamente una macchina nera che partiva a tutta velocità, in lontananza. 
Il gigante era sparito. 
–Hanno catturato Ubo!- li avvertì Shizuko facendo sparire Deme. Lei, Feitan e Nobunaga scesero velocemente e li raggiunsero. 
–Non può muoversi, ed ha ancora le sanguisughe in corpo...- constatò Nobu osservando il punto dove l’auto era scomparsa dalla vista. 
–Allora è deciso... Andiamo a salvarlo.- fece Shalnark passandosi una mano tra i capelli, sconsolato. 
–Santo cielo- sospirò Feitan -È una tale seccatura...- 
Kayge li guardò stupefatta: un loro compagno era appena stato catturato, come potevano essere così tranquilli? 
Lo classificò come una delle stranezze della Genei. 
–Franklin, tu occupati di prendere la birra per Ubo, noi penseremo a recuperare lui.- espose il biondo. Lo “zombie” fece una faccia sconsolata 
–Ma l’inseguimento sembra più divertente...- protestò. 
Shal rise di gusto –Andiamo!- disse poi, muovendo un passo in direzione delle varie macchine che erano raggruppate lì attorno. 
–Aspetta- lo fermò Feitan, che si voltò verso Kayge –Lei va con Franklin.- continuò indicandola con un cenno del mento. 
–Cosa?! No!- esclamò lei. 
–E invece sì, niente obiezioni. Se muori o ti fai male sarebbe un bel problema.- la zittì. 
–Non sono una bambina! Non c’è bisogno che mi fai da baby-sitter!- replicò. 
Il ragazzo iniziò ad irritarsi, e Franklin lo notò –Vieni- disse prendendola per una spalla e trascinandola via. 
Cercò di protestare ancora, ma dopo un paio di minuti si rassegnò al fatto che Feitan non la voleva tra i piedi. 
Seguì il gigante senza fiatare. 
–Non averne a male con Fei, è fatto così- la consolò lui. 
–Già... Me ne sono accorta!- replicò a denti stretti.

-Vieni, Shal e Ubo sono in quell’edificio. Portiamogli le birre.- le disse Franklin qualche ora dopo, indicando un palazzo piuttosto alto in periferia. Per fortuna fu l’ascensore a portarli al ventitreesimo piano. 
Lì il biondo era attaccato al computer, ancora in smoking. 
–Ecco qua.- fece lo zombie lasciando cadere a terra un bel mucchio di lattine. 
Subito il gigante ne prese un paio e le aprì, scolandosele in un istante. Poi notò Kayge 
–Ah! La nostra piccola archeologa! Che ci fai qui?- esclamò sfiorandole la guancia. 
Lei arrossì –Ehm... Feitan ha detto che era troppo pericoloso, l’inseguimento...- 
L’altro sgranò gli occhi –Wow! Davvero ha detto questo?- 
Shalnark annuì assorto, senza staccare gli occhi dallo schermo. 
–Trovato!- fece vittorioso un istante dopo, iniziando a stampare dei fogli con dei nomi e degli indirizzi. Li passò a Ubo sorridendo. 
–Ecco, prova con questi e vedrai che troverai quello che ti ha “incatenato!”.- spiegò. 
Lui lo prese e gli scoccò, a tradimento, un bacio sulla guancia. 
–Grazie mille!- lo ringraziò sorridendo. Poggiò un piede sul davanzale della finestra aperta –Io vado, avvertite voi il Capo.- 
Franklin si accigliò –E le birre?- chiese perplesso. 
–Finitele voi.- Fece per lanciarsi, ma Shal lo fermò: 
-Aspetta! Ubo... stai attento.- mormorò abbassando lo sguardo. 
Il gigante digrignò i denti e guardò la ragazza –E tu non far arrabbiare Feitan, che non ci io sarò a proteggerti dalla sua ira, per qualche ora.- l’avvertì sorridendole. Kayge annuì pensierosa. 
Le scompigliò i capelli con la manona, poi si gettò nel vuoto. 
I tre rimasti si guardarono. 
–Non essere preoccupata per lui, se la cava sempre.- la consolò il biondo sorridendo. Ma si vedeva che anche lui era in pensiero. 
–Allora, ti va qualcosa da bere?- fece lo zombie porgendole una lattina. 
–No, grazie. L’alcol mi da’ alla testa e non ho bisogno di una sbronza, ora.- rifiutò cortesemente. 
L’altro fece spallucce e si scolò la birra in un sorso solo.

-Non ti affezionare troppo a lei, Feitan.- lo avvertì il capo guardandolo assorto. 
Il ragazzo restituì lo sguardo con freddezza. –Non lo sto facendo affatto.- replicò tornando a fissare il soffitto. 
Kuroro rise. Nella stanza c’erano solo loro due, l’uomo era passato per prendere il sacchettino dove Fukuro aveva nascosto le merci. 
Inoltre voleva il suo potere. 
–Ti conosco troppo bene perché il tuo comportamento anormale mi passi inosservato.- continuò sfogliando il suo libro. 
-È solo curiosità, niente di più.- si difese. 
Sbuffò annoiato –E poi fatti gli affari tuoi. Ti rispetto come Capo e come amico, ma a volte sei troppo invadente.- lo rimproverò. 
Kuroro sorrise –Fai come preferisci, ma tanto sai come finirà. E non voglio che ti pesi.- disse uscendo a passi lenti dalla stanza e facendo sparire il testo. 
–Impiccione...- sospirò Feitan –Certo che so la fine, e non ci sarà nulla che andrà fuori posto.-

Ok, so perfettamente che non è un bel capitolo, ma mi sono messa a scrivere per accelerare un po’ i tempi, dato che l’attesa uccide anche la scrittrice. 
Fatemi sapere cosa ve ne pare, per piacere. 
Vi lascio con un’immagine di Ubo e Shal, perché questi due amici (e forse qualcosa di più...) mi piacciono troppo quando stanno accanto. 
Sono l’esatto opposto!

Keyla

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Capitolo 8
*** Giorno 3 - Consolazioni ***


Shalnark aveva una faccia da funerale, era proprio giù. 
–Ubo... Si è scontrato con chi lo aveva catturato e... Ha perso.- comunicò, quasi sussurrando. 
Kayge sobbalzò. “No, non è possibile! Come può una persona forte come lui essere uccisa?” pensò. 
Nella sala era sceso un silenzio carico di angoscia. 
–Cosa facciamo ora?- chiese Feitan, che tra tutti era il più calmo e controllato. 
–Un requiem.- rispose Kuroro calmo. 
–Eh?- fece Franklin perplesso. 
–Stasera ci sarà un’asta- spiegò allora il Capo del Ragno –Noi l’assalteremo e ci scateneremo, per poi rubare i tesori in vendita. Potrete divertirvi quanto volete, l’importante è che Ubo ci senta e si diverta con noi.- 
Tutti erano decisi e d’accordo. 
–E per cercare il Bastardo?- domandò Nobunaga. Lui voleva solo vendicare il suo amico. L’uomo lo guardò 
–Vi dividerete a coppie, solo quelli che erano presenti ieri, e vediamo se qualcuno cerca di catturarvi o vi attacca. In quel caso lo prendete, lo portate qui al Covo e Paku lo “analizza”. Poi deciderete voi cosa farne.- espose ghignando. 
Il samurai annuì concentrato. 
–Ok, le coppie saranno: Machi e Nobunaga, Shizuko e Franklin, Feitan e Shalnark.- decise Kuroro prima di sparire nella sua stanza. 
Kayge salì in camera sua per continuare il lavoro sul diario, ma dopo quello che era successo non ne aveva più tanta voglia. 
Aprì il quaderno ed attivò la sua abilità, ma la concentrazione non riusciva proprio a trovarla. 
–Ubo... Come hai fatto a morire?- chiese. 
Subito le tornarono in mente l’ultima conversazione che aveva avuto con lui: “Ah. La nostra piccola archeologa! Che ci fai qui?” Il suo sorriso coraggioso e pieno di orgoglio. “E tu non far arrabbiare Feitan, che non ci sarò io a proteggerti dalla sua ira, per qualche ora.” 
E invece non ci sarebbe stato mai più. 
Una lacrima scivolò leggera lungo la guancia, ma una mano l’asciugò prima che cadesse. 
-È morto perché ha trovato qualcuno più forte di lui. Ma presto quel “qualcuno” la pagherà cara.- disse una voce alle sue spalle. 
La ragazza sobbalzò e si voltò, vedendo Feitan, già di spalle, che se ne andava. 
Non lo chiamò, tanto sapeva che non le avrebbe risposto.

Di pomeriggio scese nella sala per vedere cosa stessero facendo gli altri. Aveva saltato il pranzo, era troppo sconvolta per mangiare. Almeno il “lavoro” l’aveva distratta un poco dal dolore per la perdita del compagno. 
Anche se l’aveva conosciuti solo qualche giorno prima, si sentiva legata a tutti loro come se li conoscesse da anni. 
Subito venne affiancata da Shalnark, che le rivolse un sorriso luminosissimo. 
–Ehi, come va?- le chiese gentile. –Tutto ok. Più o meno- rispose restituendo il sorriso con altrettanta cordialità. 
–Vieni, siediti qui. Nobu e Machi hanno catturato due bambini- l’informò Franklin facendole posto sui gradoni. 
–Due bambini?- ripeté stupita. 
–Già. E con ottime conoscenze del nen!- Lei sollevò le sopracciglia, dubbiosa, ma poi si accomodò. 
–Vediamo.- sorrise infine. Voltò il capo verso Feitan, che se ne stava seduto scompostamente con le gambe penzoloni. 
–Grazie- fece, muovendo solo le labbra senza emettere alcun suono. 
Il ragazzo guardò da un’altra parte, sbuffando. 
“Stupido orgoglioso!” lo insultò mentalmente Kayge. 
Il rumore dei cardini della grande porta che si muovevano cigolando la distolsero dal maledire l’assassino. Curiosa, fissò la sua attenzione sull’entrata. 
Entrarono prima Nobunaga e Machi, poi Pakunoda e Phinks che controllavano a vista un ragazzino moro e uno dai capelli argentati. I due erano estremamente nervosi. I loro sguardi vagarono nella sala, scrutandoli uno ad uno. 
–Shizuko, li conosci?- fece incredulo il samurai.
La ragazza non ricordava, quindi furono Feitan e Franklin a ricordare per lei. 
–No. È impossibile.- si impuntò. 
Nobu si legò i capelli dietro la nuca –Ragazzino, ora sfiderai me.-

-Ancora- ordinò perentorio Nobunaga rimettendo il braccio in posizione neutra. 
Ormai Gon non ce la faceva più, era esausto e il dorso della mano aveva iniziato a sanguinare. 
–Sai, uno di noi è stato ucciso, ieri. Era un uomo forte, deciso, si arrabbiava se arrivavamo in ritardo...- 
Mentre proseguiva la descrizione di Ubo a Kayge vennero le lacrime agli occhi. 
–Io non so niente! E anche se lo sapessi, non ve lo direi comunque!- urlò il ragazzino schiantando la mano dell’uomo sulla pietra. 
Tutti rimasero sbalorditi. 
Il primo a riprendersi fu Feitan, che scattò e gli afferrò il braccio sinistro, torcendoglielo dietro alla schiena e sbattendo il bambino sul ripiano. 
–Hai alzato troppo la cresta- lo avvertì gelido. 
La giovane stava per fermarlo, ma Shal la prese per una spalla e scosse la testa. 
–Feitan, adesso basta- fece Nobunaga con tono che non ammetteva repliche. 
I due erano prossimi al litigio, ma la moneta risolse tutto. A quanto pare il ladro era particolarmente sfortunato, per quelle cose. 
Sbuffò e lasciò il ragazzino, che immediatamente balzò lontano, accanto all’amico. 
I ragni discussero qualche minuto su cosa fare di loro, ed alla fine Nobu volle a tutti i costi farli vedere a Kuroro. 
–Li voglio nella Brigata- disse. Così rinunciò ad andare all’asta per fare la guardia a quei due. 
–E tu...- iniziò Feitan, rivolto a Kayge, ma lei l’anticipò: -Lo so, ho capito. Rimango qui, no?- chiese ironica. 
L’altro annuì seccato, voltandole le spalle ed uscendo a breve dalla sala, seguito dagli altri.

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Capitolo 9
*** Giorno 3 - Sai, ladro? ***


-Nobu... Posso andare? Così continuo il lavoro...- chiese Kayge. 
Il samurai annuì distrattamente e si spostò da davanti alla porta per farla passare. 
–Ma non uscire dall’edificio- raccomandò. 
La giovane fece un cenno affermativo col capo e si diresse nella sua camera. I due ragazzini si guardarono allibiti. 
–Ma come?- fece incredulo Gon –Non è anche lei una prigioniera?- Killua gli rivolse uno sguardo assorto. 
–Può darsi, ma mi ha dato l’idea di una persona importante per i loro scopi... Hai notato che quello con gli occhi gialli la teneva costantemente d’occhio? La controllava.- rispose con l’aria di chi sa e capisce tutto. 
–Ma... Perché una ragazza all’apparenza “normale” come lei dovrebbe aiutare della gentaccia come loro?- chiese interrogativo il moro, non curandosi del ragno che ascoltava ogni loro parola. 
–E che ne so io? Mica la conosco!- esclamò l’altro, irritato. 
Lasciarono cadere il discorso ed iniziarono a pensare ad un modo per scappare da lì.

Intanto Kayge aveva ripreso a tradurre il diario. 
Era a buon punto, forse le sue previsioni erano state troppo pessimistiche. 
Afferrò la penna e ne mordicchiò il tappo, pensosa. Il suo pensiero era subito corso a lui. 
–Sai...- mormorò, parlando tra sé e sé –Spesso non ti capisco proprio... Insomma, a volte ti comporti come se ti importasse qualcosa di me, mentre altre volte mi sembra che proprio non mi consideri. Come se non esistessi...- 
Sospirò tristemente, disegnando ghirigori sul foglio bianco. 
–Sei proprio orgoglioso. E strano. Non riesco mai a capire che cosa ti passa per la testa.- disse –E poi... Guardarti negli occhi mi fa un effetto strano, mi costringe a distogliere lo sguardo dopo un istante...- 
Stette un istante a riflettere, poi riprese a parlare al nulla: -Quanto sono stupida... Ora credo di aver capito...- 
Le venne in mente un pensiero, e sorrise –Sai, ladro?- fece scuotendo la testa rassegnata –Sei riuscito a rubare anche il mio cuore, mi sa...-

-Allora, tu e l’archeologa?- chiese malizioso Phinks rivolgendosi all’amico. 
–Io e lei niente- rispose secco e scocciato. L’altro sorrise. 
–E dai, Fei, sei proprio un testone! È carina, un pensierino potresti farcelo...- disse. 
–Ma faccelo tu!- gridò arrabbiato. 
–Come mai ti scaldi tanto? Non è da te, Fei- fece mettendo le mani davanti al volto. 
Continuava a chiamarlo col diminutivo, come se fosse un bambino. 
Irritato si voltò bruscamente e prese a camminare verso l’entrata dell’edificio. L’uomo lo seguì ghignando, soddisfatto per averlo fatto incavolare. 
Davanti alle porte di vetro c’erano diversi mafiosi, e tutti puntarono le pistole davanti ai due. 
Ma un istante dopo cinque erano stati decapitati da Feitan, mentre i restanti si ritrovarono con l’osso del collo spazzato. Phinks si scrocchiò le dita. 
–Troppo veloce- si lamentò. 
–Ehi, guarda: forse con quello ti potrai divertire.- gli disse atono il compagno, accennando col mento al mercenario che li fissava dall’interno. 
–Woa! Usa il nen! Almeno mi tengo un po’ in allenamento.- rispose tutto contento. 
L’avversario estrasse due coltelli dalla lama triangolare e si mise in guardia. 
–Ehi Fei, sono io che ho problemi alla vista o quel tipo si è sdoppiato?- chiese il castano strabuzzando gli occhi. 
–A quanto pare anche io mi divertirò...- disse per tutta risposta il ladro, concentrando il nen sulle mani. 
Voleva un pretesto per sfogare la sua frustrazione. Per cosa era frustrato, poi, non lo capiva. 
L’uomo scatto in avanti, cercando di tagliargli la gola, ma Feitan era troppo veloce per farsi prendere. 
Phinks lo guardò e sogghignò malvagiamente. –Kayge!- gridò tutto d’un tratto. 
Lui lo guardò interrogativo –Eh?- fece confuso. 
Quell’istante di distrazione bastò per procurargli un bel taglio sulla guancia destra e uno squarcio nel vestito all’altezza del petto. 
In un moto rabbioso staccò la testa al poveretto, poi si dedicò all’amico: prese a rincorrerlo fumante di rabbia, maledicendolo sempre più pesantemente ogni secondo. –PHINKS!!! Appena ti prendo... Ti strappo quel poco di cervello che hai!!!- urlò. 
Intanto il ragno rideva di gusto.

Allora, questo capitolo è totalmente non-sense, quindi non linciatemi. 
Anche io a volte ho i miei momenti di sclero, perciò dovrete sopportarmi. 
La frase “Sai, ladro? Sei riuscito a rubare anche il mio cuore, mi sa...”, è da un po’ che mi frulla in testa, ed ho ben pensato di scriverla. 
Che ve ne pare? 
Vi 
lascio con un'immagine non-sense, come il capitolo.
Keyla

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Capitolo 10
*** Giorno 4 - Nuove scoperte ***


I ragni tornarono al covo carichi dei tesori dell’asta. 
Franklin, che era il più grosso, portava sulle spalle gli oggetti più pesanti, mentre le ragazze quelli più fragili. 
Feitan ce l’aveva ancora a morte con Phinks per via dello scherzo che gli aveva giocato. Era anche vero che poi l’uomo l’aveva pagata, dato che il ladro non si era placato fino a che non l’aveva raggiunto e costretto a terra. 
Se non ci fossero state le regole, il castano si sarebbe certamente ritrovato con qualche osso rotto. 
Comunque, ora era estremamente irritato, quindi gli altri si tenevano a distanza di sicurezza da lui. 
Trovarono un Nobunaga irritabile, poiché si era fatto sfuggire i due ragazzini come un idiota, ed era stato tutto il tempo ad insultarsi da solo. 
Shal lo prese allegramente in giro, rischiando seriamente di essere fatto a fettine, poi si dedicarono alla sistemazione dei tesori. 
In realtà stiparono tutto in una stanza, ripromettendosi di dargli un’occhiata al più presto. 
–La ragazza dov’è?- chiese Feitan a Nobu, poco dopo. Lui lo guardò allibito 
–Kayge, intendi? Mah, penso nella sua stanza. Starà dormendo, dato che sono le due di notte!- gli rispose, quasi sfottendolo. 
L’altro gli rivolse uno sguardo glaciale e prese a salire le scale che portavano al piano superiore. 
–Ah, vedi? È proprio innamorato!- scherzò Phinks dando di gomito a Shalnark, che sembrava corrucciato. 
In fondo, anche a lui la giovane piaceva... 
Kuroro li guardò pensieroso. “Fei, non dimenticartene...” raccomandò mentalmente.

Due minuti più tardi il ladro apriva la porta della camera della ragazza, naturalmente senza bussare. Di nuovo la trovò addormentata sul tavolo.
Sbuffò e la prese in braccio, cercando di non svegliarla, e la poggiò sul letto. 
Diede un’occhiata curiosa ai fogli vicino al diario, pieni di frasi e appunti. Li prese in mano ed iniziò a sfogliarli, scorrendo la scrittura delicata della giovane. “Non ci capisco niente!” pensò. In effetti, era pieno zeppo di termini puramente scientifici e specifici, che lui non poteva conoscere. Riconobbe solo il nome di qualche luogo e poco più. 
Li rimise a posto, ma l’occhio gli cadde sull’angolo dell’ultima pagina. 
Sei lettere, scritte in stampatello e calcate più volte:
Feitan
Un sorriso amaro increspò le sue labbra. Si voltò a guardarla. 
–Sei davvero una stupida ragazzina...- mormorò, non accorgendosi di star parlando ad alta voce –Proprio stupida...- 
Scosse la testa ed uscì, dirigendosi verso la sua camera. 
“Ricordati che è solamente un gioco. È una bugia. Non scordartene.” Si ripeté sedendosi a gambe incrociate sul letto. 
Appoggiò la testa alla parete, quasi sbattendocela, e lasciò vagare lo sguardo sul soffitto grigio. 
“Quanto manca? Sei giorni, penso. Resisti ancora sei giorni, ce la puoi fare...”

La mattina fu svegliato da Phinks, che come sempre fece irruzione peggio di una squadra d’assalto, quasi sfondando la porta. 
–FEI!!! È pronto.- lo avvertì, prima urlando e poi abbassando la voce fino a farla arrivare ad un livello normale (per la sua media). 
L’altro sobbalzò irritato, ma poi si rassegnò al fatto che l’amico non sarebbe mai cambiato e scese. 
–Che faccia! Ti sei divertito, ieri sera?- gli chiese Kayge, sorridendo, non appena mise piede di sotto. 
Lui fulminò con lo sguardo il castano, che ridacchiò, nascondendosi in malo modo con la mano. 
–Sì- grugnì. La superò e si sedette. 
–Ma che ha?- fece la ragazza, allibita dal suo comportamento. Ok che di solito non diceva più di tre parole a frase (a parte quando si arrabbiava), ma ora le sembrava che la stesse volontariamente ignorando! 
–Oh, niente, niente!- si affrettò a dire Shalnark, raggiungendola e facendole passare un braccio dietro le spalle. Si sistemò accanto a lei e le rivolse un sorriso radioso. 
–Piuttosto, come sta andando la traduzione?- Lo guardò interrogativa, ma lasciò perdere e rispose: 
-Benissimo! Anzi, ho quasi finito la seconda parte!- comunicò eccitata. 
Kuroro sorrise soddisfatto, alzando di un millimetro e mezzo (o poco più) gli occhi dal suo amato caffè. 
–Però...- iniziò Kayge, guadagnandosi l’attenzione di tutti i ragni -È indicato sin da ora un luogo: Mianol... Pare lì ci sia la chiave per accedere al tesoro...- mormorò. 
Il capo fece spallucce, poi guardò i compagni. Si soffermò un istante più del dovuto su Feitan. 
–Ok. Allora è lì che andremo. Tanto qui abbiamo finito!- Hisoka fece una faccia contrariata, ma non si azzardò a contraddire il capo.
Sarebbero partiti prima di pranzo.

Ebbene sì, avete capito bene: Paku non verrà uccisa da Kurapika, e Kuroro non sarà legato dal Vincolo. Se dopo non mi funziona più la storia! Forse qualcuno inizia a capire perché Feitan non può affezionarsi a lei... Se così non fosse, io non dirò nulla! Keyla

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Capitolo 11
*** Giorno 4 - In viaggio ***


-Come ci arriviamo, scusate, a questa Mianol?- chiese perplesso Nobunaga, legandosi le sue due katane alla cintura. 
–Be’, a piedi ci metteremmo troppo, quindi propongo di “prendere in prestito” un dirigibile.- spiegò Kuroro sorridendo tranquillamente.
–Ah- disse solo il samurai, annuendo energicamente. 
–Ci pensiamo io e Fei al dirigibile!- esclamò Phinks esponendo un sorriso a trentadue denti. 
–E noi ragazze?- fece Machi. 
–Voi... Informatevi, assieme a Shal, sulla nostra meta.- consigliò il capo. 
“Ma perché devo sempre decidere io?” pensò avvilito. Riprese a leggere il suo librone, sedendosi su un masso. 
–Vediamo un po’ su internet...- mormorò il biondo posizionandosi davanti al computer. 
–Allora, qui dice che è una località piuttosto disabitata: ci vivono una decina di persone, tutta gente nata nei dintorni, ed è un’area piena zeppa di rovine e cose così...- lesse. Kayge si fece avanti, picchiettando il dito su un’immagine sul monitor. 
–Ingrandisci questa, per favore.- Il ragazzo eseguì senza fare domande. 
Era il disegno di un simbolo parecchio strano: a prima vista poteva sembrare un tre, ma poi ci si accorgeva che aveva una specie di mezzaluna sopra, ed un’onda nell’incavo degli archetti (Lo so, non ci avete capito niente. C’è l’immagine a fine capitolo). 
-È lo stesso simbolo... Quello che non riesco a decifrare...- mormorò assorta. 
Subito Shalnark cercò informazioni su di esso, ma trovò ben poco. 
–Si sa solo che è dipinto in una sala all’interno delle rovine, ma non si sa cosa significhi.- La ragazza sospirò. 
–Già, me lo immaginavo... Vorrà dire che lo scopriremo sul posto!- esclamò convinta.

-Chi guida? Vi prego, non ditemi Phinks...- si avvilì Nobunaga qualche ora dopo, di fronte al pannello dei comandi del dirigibile. 
–Cos’ha che non va la mia guida?- si innervosì il castano. Il samurai gli rivolse uno sguardo sconsolato. 
–Appunto: niente. Il fatto è che non sai guidare.- 
Iniziarono a litigare, mentre il resto della Brigata controllava le varie cose (cartine, situazione atmosferica, dati vari, ecc.). 
–Vabbè, li prendo io i comandi.- si fece avanti Shalnark. –Grazie a Dio!- esclamò Nobu alzando le mani al cielo, mentre l’altro fumava di rabbia e si tratteneva per non rompere niente. Machi li guardò rassegnata 
–Mamma mia che bambini...- mormorò scuotendo la testa. 
I ragni presero a vagare per il veicolo, mentre questo si alzava in volo. 
–Però se è grande!- esclamò Shizuko guardandosi attorno con gli occhi scintillanti. Franklin sorrise e le accarezzò affettuosamente la testa. 
–Non avevi mai viaggiato su uno di questi cosi? Allora ci farai l’abitudine...- le disse. Lei annuì energicamente e riprese la sua esplorazione. 
Kayge, che li aveva osservati, si lasciò sfuggire un sorriso. 
Poi notò Feitan, seduto sul davanzale della finestra, che guardava di fuori. Sembrava assorto. 
La ragazza lo raggiunse e si sedette accanto a lui. 
Stavano sorvolando un tratto di foresta, e gli alberi color smeraldo si susseguivano a larghe macchie. 
“Il colore è quello degli occhi di Shal” pensò lei, e sorrise. 
–Ti piace volare?- gli chiese dopo qualche minuto di imbarazzato silenzio. 
–Non tanto. Preferisco rimanere ben ancorato a terra.- rispose senza distogliere lo sguardo dalla finestra. 
–Io invece l’adoro. Mi fa sentire... libera, lo stare sospesa in aria.- Passarono diversi secondi, poi il ladro si decise e si voltò verso di lei, scrutandola con i suoi magnetici occhi dorati. Come al solito Kayge distolse lo sguardo. 
–Perché non hai ancora provato a scappare? Di occasioni ne hai avute tante.- fece con voce piatta, all’apparenza indifferente. 
Invece voleva saperlo a tutti i costi. Lei fece spallucce e sorrise. 
–Be’, un motivo è che sapevo che mi avresti riacciuffata subito. Sei veloce, no? Molto più di me. E sei più forte. Un altro è che stando con voi ho l’occasione di vivere tante avventure, tra cui anche il decifrare questo diario. E poi, non ho niente di meglio da fare.- concluse mesta. 
Feitan la fissò sconcertato per un po’, poi si lasciò andare ad una breve, fredda, risata. 
–Sei solo un’ingenua. Prendi le cose con un po’ troppa leggerezza.- 
Il suo sguardo divenne all’improvviso duro e tagliente. 
–Noi non siamo un gruppo di allegri ragazzini, siamo ladri. E tu sei una normale ragazzina. Mettitelo bene in testa.- le disse saltando a terra e allontanandosi, lasciandola meravigliata e con la bocca aperta per lo stupore.

“Così non va bene” si ripeté Feitan “Non va bene.” 
Appoggiò una mano al muro e cercò di calmarsi. 
“Non posso andare avanti così. Non devo.” 
Sbatté la testa contro la parete, con forza. 
“Non devo innamorarmi di lei...”


Ok, sono tragica e in ritardo come al solito. 
Feitan cerca di scappare dai propri sentimenti, ma ci riuscirà? 
Io dico... Non lo so. Voi che pensate al riguardo???
 
Keyla

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Capitolo 12
*** Feitan... o Shalnark? ***


Atterrarono che erano le dieci circa. Appena il motore del dirigibile si spense Phinks balzò a terra, guardandosi intorno incuriosito. 
–Ehi, aspettaci!- lo richiamò Machi scendendo, subito seguita dagli altri. 
–Che ne dite di chiedere alla gente del posto? Di certo sapranno più cose di noi...- propose Shalnark sorridendo. 
–Buona idea. Allora andrete tu e Kayge.- approvò Kuroro. Il ragazzo si trattenne dall’esultare per la gioia. 
Allargò il sorriso solare e si incamminò assieme a lei verso una casa lì vicino. Bussarono alla porta, e dopo una manciata di secondi la porta si aprì. 
Si aspettavano già una vecchietta scorbutica e sdentata, i tipici “nativi” dei luoghi tutti rovine, invece si fece vedere un ragazzo della loro età (più o meno), coi capelli scuri e due occhi color platino che splendevano di riflessi argentati e un gran sorriso stampato sul volto. 
–Salve! Come posso aiutarvi?- chiese gentile. Ma guardava solo Kayge. 
–Ehm... Vorremmo sapere qualcosa in più sulle rovine...- iniziò Shal, infastidito dal comportamento dell’altro. 
–Ah, sì! Posso chiedere come mai questo interesse?- rispose curioso. A quel punto la ragazza si fece avanti. 
–Piacere, mi chiamo Kayge. Sono un’archeologa.- si presentò porgendogli la mano. Il ragazzo la strinse senza esitazione. 
–Sono Akito. Felice di conoscerti.- Poi si voltò verso il biondo, con uno sguardo interrogativo. 
–Shalnark.- fece brusco. Il giovane espose un sorriso ostile. 
–Be’, tornando alle rovine...- disse dopo un istante –Se volete vi posso fare da guida. Io so tutto sulla storia di questo posto! Anche io ho la passione per l’archeologia!- I due si guardarono ed accettarono, anche se Shal era un po’ contrario.

“Ok. Voi andate con quel ragazzo e scoprite qualcosa di interessante, noi ci troveremo qualcosa da fare.” Aveva detto Kuroro quando Shal l’aveva informato delle novità. E così i tre si erano diretti verso il complesso di rovine. Questo era formato da tre grandi edifici, due dei quali per metà distrutti, mentre il terzo, il più grande, era in buone condizioni. 
–Bene. Entriamo.- propose Akito sorridendo e facendo cenno agli altri di seguirlo. 
Li condusse all’interno, guidandoli sicuro lungo i corridoi che si districavano come una ragnatela. 
–Wow! Qui dentro sembra un labirinto!- esclamò Shalnark stupito, guardandosi attorno. 
Gli altri due non lo ascoltarono: erano troppo presi dal chiacchierare riguardo a quel posto. Utilizzavano un’infinità di termini specifici, scientifici, che il biondo non capiva. Per esempio, in quel momento stavano discutendo sulla densità geologica del terreno e assurdità del genere. 
In fondo, tra archeologi ci si capisce... 
–Le vibrazioni gamma... Bla bla bla... Sì, pentagono regolare... Bla bla bla... Termostato della struttura...- 
Ormai Shal aveva smesso di seguire da un pezzo, e si limitava a cercare di non perdere l’orientamento. 
Alla fine arrivarono in una sala grandissima, tutta decorata con affreschi, bassorilievi e sculture. 
–Forte!- esclamò il ragno, meravigliato. 
–Allora, ecco il dipinto di cui ti parlavo... Questo è il simbolo che ti interessa, vero?- fece Akito mostrandole una parete affrescata in colori sgargianti. Kayge annuì assorta, sfiorando con la punta delle dita la parete. Poi corrugò le sopracciglia. 
–C’è qualcosa di strano... Aspettate un attimo.- disse pensierosa. 
Esaminò ben bene tutto il dipinto, soffermandosi infine davanti ad un punto preciso. 
Lì era raffigurata una bellissima donna, che portava al collo un ciondolo col simbolo misterioso e tra i capelli aveva un meraviglioso diadema d’oro bianco, con incastonata una pietra opalescente grande come una noce. La donna era vicina ad un uomo che le porgeva la mano, sorridendole amichevolmente, mentre nell’altra mano stringeva un pugnale affilato. 
–Questa è la principessa Katrina,- spiegò Akito indicando la donna -che regnò in questo luogo per pochissimi anni: fu assassinata dal suo fidanzato, che voleva solamente il diadema che lei portava sempre sul capo.- 
Mentre parlava mostrò prima l’uomo, poi la corona. 
–La leggenda narra però che questo gioiello fu nascosto prima della sua morte, e fino ad oggi non è stato ritrovato. Non è stato rinvenuto neanche il ciondolo.- raccontò. 
–Be’, allora non avete guardato bene.- affermò Kayge avvicinandosi all’altare in mezzo alla sala. 
–Cioè?- fece allibito il ragazzo. 
–Cioè, il ciondolo è sempre stato in questa sala. Guardate.- E così dicendo iniziò a picchiettare sul ripiano di pietra. 
Dopo qualche secondo sorrise trionfante ed “immerse” la mano nella roccia viva, estraendo una catenina ed un ciondolo di oro bianco. 
–Wow!- si emozionò l’altro archeologo –Sei una davvero persona straordinaria, Kayge!-

Ok, ammetto che questo capitolo è uno dei più pallosi, ma mi serviva per mandare avanti la storia... 
E quindi, la nostra bella archeologa chi scegliera? Feitan... o Shalnark?
Ho un favore da chiedervi: dato che ho centinaia (non scherzo) di immagini, e non so mai quale mettere... 
Se avete richieste dite pure, perché accetto tutto, qualunque cosa! 
Anche personaggi che non magari non c’entrano nulla con la fic.

Keyla

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Capitolo 13
*** Ultimo giorno ***


Notte. 
Silenzio. 
Il cielo con la luna piena e le stelle ad illuminarlo. 
Tutti dormono. 
Tutti tranne una ragazza bionda, che seduta sul corrimano della terrazza sul dirigibile continua a scrivere. 
“Ho quasi finito...” pensò Kayge mentre decifrava le ultime pagine del diario. Ormai aveva imparato il codice, e lo leggeva quasi con naturalezza. Sul quaderno erano riportati infiniti dati storici e archeologici, riguardanti soprattutto le antiche leggende di un certo popolo. Stava appunto finendo di scoprire i segreti delle loro leggende, delle loro tradizioni, delle loro usanze. 
“Wow... Questa principessa, Katrina, è esistita davvero... Accidenti, però, che destino crudele... Essere uccisa proprio dall’uomo che amava...” fece pensierosa, riponendo la penna e i fogli. Osservò in silenzio il cielo stellato e scuro. 
“Che bello... Questa notte la volta celeste è davvero meravigliosa... C’è persino la luna piena... Romantico...” sospirò balzando in piedi. 
“Quindi, domani si parte. Domani è l’ultimo giorno che sto con loro...” constatò tristemente. 
“Si va a Dairian, un famoso sito archeologico. Di certo sarà interessante e bellissimo, ma... Dopo non li rivedrò più...” 
Una lacrima solitaria e silenziosa scese lungo la sua guancia, infrangendosi sul pavimento freddo e grigio della terrazza.

-Dairian, eh? Sì, ne ho sentito parlare... Dovremo arrivare per le dodici, non è molto lontano da qui.- disse Shalnark mettendosi ai comandi e facendo decollare il dirigibile con una manovra impeccabile. 
–Uffaaaa!!! Voglio guidare!!!- si lamentò Phinks. 
–NOOO!!! Ci faresti precipitare!- gridò immediatamente Nobunaga. Machi portò una mano a coprirsi gli occhi, scuotendo la testa sconsolata. 
–Ancora con questa storia...- sospirò –Ma ve la finite?!- I due si voltarono a guardarla scocciati e misero il broncio. 
–Siete rimasti all’età di cinque anni, maledizione!- riprese la ragazza. Kayge seguì la scenetta e rise divertita. 
“Be’, dato che è l’ultimo giorno, passiamolo bene!” si disse mentre rideva a crepapelle, sforzandosi di smettere ma senza riuscirci.

-Arrivati!!!- gridò Franklin appena il veicolo si posò a terra. Tutti quanti scesero, ammirando l’immenso complesso che si ergeva poco lontano. Gli scavi si estendevano per più di un chilometro di raggio attorno ad una costruzione, fatta con una pietra simile a quella delle rovine di Mianol. Si guardarono intorno, non vedendo niente e nessuno a parte l’edificio e la zona recintata. 
–Chi va?- chiese Shizuko. Kuroro fece vagare lo sguardo sui compagni, poi decise: 
–Kayge, naturalmente e... Feitan- La ragazza sorrise sotto ai baffi, felice. I ragni tornarono a bordo, ma quando il moro fece per voltarsi e raggiungere lei, che già era avanti, una mano gli si poggiò sulla spalla e lo trattenne. Voltandosi incrociò i due smeraldi che erano gli occhi di Shalnark, che lo scrutavano duri. 
–Che vuoi?- fece tagliente, scansandosi e incenerendolo con un’occhiata. Il ragazzo indugiò un istante. 
–Tu hai avuto una fortuna grandissima, e non te rendi conto. Trattala bene.- disse severo, voltandosi e sparendo dubito dopo. 
Feitan incrociò gli occhi scuri e preoccupati di Kuroro, ma non provò neppure a sostenere il suo sguardo: si affrettò a raggiungere Kayge ed ad avvicinarsi alle rovine assieme a lei. 
–Come entriamo?- chiese la giovane osservando assorta il cancello. Lui sbuffò annoiato. 
–Guarda, come entriamo.- sbottò afferrandola per un polso. Un istante dopo aveva saltato, trascinandosela dietro, ed aveva superato il cancello.
–Tu sei matto!- protestò la poveretta, mentre il ladro reprimeva una risata.

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Capitolo 14
*** Ordini ***


Il ladro migliore che puoi mai incontrare, è quello, che
fissandoti negli occhi ti ha già rubato il cuore! ♥

-Ok! Grazie al tuo “metodo” siamo entrati, ora non ci resta che cercare la sala dove è nascosto il diadema...- fece il punto Kayge. 
Il ladro la guardò in silenzio. 
L’edificio non era buio: grazie ad un complicato gioco di specchi la luce veniva proiettata dall’esterno all’interno, illuminando l’ambiente. 
–Wow...- mormorò estasiata l’archeologa. Poi si riprese e si concentrò sul loro obbiettivo: il tesoro. 
Procedette spedita per il lungo corridoio all’ingresso, ma si fermò di fronte ad un dipinto. 
–Che c’è?- chiese lui, vedendo che si era bloccata di colpo. 
La ragazza osservava la rappresentazione di un rito sacrificale: un giovane uomo veniva trascinato a forza verso un altare di pietra grezza, sul quale risplendeva un fuoco. 
Nella scena seguente due persone vestite di nero alzavano le spade e le calavano sul suo capo, decapitandolo. Alla giovane vennero i brividi. 
–Sapevo che questo popolo praticava sacrifici umani, ma vederli rappresentati è sempre raccapricciante...- disse stringendosi nella felpa leggera. Feitan fece spallucce: per un assassino qual era quel genere di cose erano totalmente normali. 
–Va bene, lasciami perdere. Dai, andiamo- sorrise Kayge riprendendo a camminare. 
Dopo una dozzina di minuti, durante i quali proseguirono in silenzio, lei si fermò nuovamente. 
–Adesso cosa c’è? Ci sono dei cadaveri?- ironizzò lui raggiungendola. Era una porta di basalto spessa mezzo metro, sigillata, ad averla bloccata.
Nella pietra erano incisi dei simboli identici a quelli in cui era scritta l’ultima parte del diario. 
–Sai tradurli?- domandò impaziente. 
–Sì: è un indovinello. C’è scritto... “Tra le sei facce del dado, dovrai scegliere la Verità. La Morte attende chi sbaglia”.- lesse. Sotto alle incisioni erano riportati dei numeri, da uno a sei, in fila. 
–E che vuol dire?- chiese perplesso. Lei stette un istante a ragionare, poi sorrise. 
–Ti spiego: l’interpretazione cabalistica dei numeri fornisce un significato ad ognuno: il numero 1 indica l’Unità e lo Spirito, la Libertà; il numero 2 Alternanza e Conflitto, Volontà; il numero 3 la Trinità della religione cristiana, il Dominio; il numero 4 la Rinascita, l’Amore e la Passione; il numero 5 l’Alba e la Primavera; ed infine il numero 6 simboleggia il Silenzio, la Promessa, i Segreti e la Verità.- spiegò allungando la mano e sfiorando l’incisione del 6. Superato l’istante di esitazione fece pressione, e si udì uno scricchiolio. 
La porta cigolò e si aprì sui suoi cardini, rivelando un altro corridoio. Kayge si voltò verso il ragazzo e gli sorrise radiosa. 
–Visto?- disse entrando.

Il corridoio sembrava non finire mai, persino per la pazienza del ragazzo era troppo. Invece l’archeologa pareva instancabile, proseguiva decisa ed imboccava sicura ogni bivio. Finalmente giunsero alla fine: una grande sala si apriva dinanzi a loro, totalmente in pietra. Al centro del pavimento un’incisione rappresentava il simbolo misterioso, la chiave di tutto. 
–Siamo arrivati- lo avvertì Kayge sorridente. Corse fino all’altare di basalto situato nella parete più in fondo della sala, lo stesso del dipinto, lo stesso su cui eseguivano i riti sacrificali, e si slacciò il ciondolo dal collo. Cercò con gli occhi la giusta collocazione, fino a che trovò una fessura proprio con la forma del simbolo. Si udì chiaramente uno schiocco, come se un meccanismo antico si mettesse in moto dopo anni di fermo. Una parte di parete a sinistra dell’altare si mosse lentamente, scoprendo una stanza buia. 
Entrarono. 
La ragazza era eccitatissima, mentre Feitan aveva il volto contratto. Addossata al muro, in una teca di cristallo situata su un pilastro di pietra nera, faceva la sua bella figura un diadema di metallo prezioso. L’opale incastonato nel metallo prezioso brillava come una piccola stella. 
–Che bello... L’abbiamo trovato!- esclamò Kayge voltandosi verso il compagno. 
Ma si bloccò subito. 
Perché lo sguardo del ragazzo era terribile, indescrivibile. Un brivido gelido di paura la scosse, perché non l’aveva mai visto così, con quell’espressione. Lui iniziò a camminare e ad avvicinarsi, e lei indietreggiò, per poi sbattere contro la parete. 
–Che... Che ti prende?- chiese incredula, fissandolo negli occhi e cercando di contenere il disagio. Feitan esitò un istante prima di risponderle. 
–Gli ordini erano: eliminarti appena non fossi più stata utile- disse atono continuando a restringere la distanza tra loro due. 
–Ma... ma allora... tutti gli altri...- fece confusa e terrorizzata, non riuscendo a finire la frase. 
–Gli altri non sapevano nulla: Kuroro l’aveva detto solo a me.- rispose. La ragazza si appiattì, per quanto possibile, ancor più contro la parete, e serrò gli occhi. Si era trovata faccia a faccia con la morte più volte, ed era sopravvissuta. Ma ora, con Feitan che la voleva uccidere, non riusciva proprio ad opporsi. Sentì un tintinnio, come di una lama che viene sguainata, poi un fruscio e uno spostamento d’aria accanto al volto. 
Avvertì un bruciore alla guancia destra, poi qualcosa di bagnato e caldo che scivolava lungo il mento e cadeva a terra. Feitan rise, ma non era la risata che, seppur raramente, aveva, era diversa. E sbagliata, tremendamente sbagliata. 
–Che idiota che sono...- lo sentì mormorare. Sollevò le palpebre, sorpresa, incontrato i propri occhi blu nel riflesso della lama, a meno di un millimetro dal suo collo, piantata nella parete. Il ragazzo teneva la testa bassa, ed i capelli scuri gli coprivano il volto. 
-È la prima volta che disubbidisco ad un ordine del capo, che idiota...- disse con un tono di voce alterato. Alzò la testa, mostrando gli occhi che non erano inespressivi come al solito, ma turbinanti di emozioni. Sembrava stesse combattendo una guerra contro sé stesso, ed in effetti era proprio così. Prese il diadema e lo ripose in una tasca del cappotto, poi fece per andarsene, dato che per lui la cosa era finita lì. 
Ma Kayge non era d’accordo. 
–Perché?- chiese –Perché ti comporti così?- 
Feitan si fermò sulla porta, senza voltarsi. Un attimo dopo si era spostato, velocissimo, di fronte alla ragazza, che sobbalzò nel ritrovarselo improvvisamente davanti. Appoggiò la mano al muro, accanto al suo viso.
–Ah, maledizione...- mormorò scuotendo un poco la testa. Si sporse in avanti, poggiando le sue labbra su quelle di lei in un dolce, triste e malinconico bacio. Quando si staccarono e Kayge sollevò gli occhi lui le stava già dando le spalle. 
–Ti basta come motivo?- le chiese voltandosi appena. 
–F-Feitan...- sussurrò la ragazza, incredula. Il ladro non la guardò. 
–Ascoltami bene, ragazzina. Ti sei innamorata della persona sbagliata. Non mi vedrai mai più, dimenticami. Torna a fare l’archeologa come facevi prima di incontrarci. E, soprattutto, non fidarti più degli assassini.- 
La sua voce era forzatamente dura, ma si capiva che era distrutto. 
–Addio- disse sparendo dalla sua vista. 
Kayge rimase immobile, pietrificata, ed iniziò a piangere. 
Cadde in ginocchio e nascose il volto con i palmi. 
Feitan tremò, scosse la testa con decisione e si premette le mani sulle orecchie, per non sentire i suoi singhiozzi. 
Poi corse via.

 
E quindi, siamo giunti alla fine. 
È dal 27 settembre 2012 che questa cosa va avanti. 
No, aspettate: domani pubblicherò l’epilogo, ma non aspettatevi nulla. 
Lo so, il finale è orribile. Ha fatto star male persino me, ma la storia era nata proprio dalla fine. 
Mi scuserete se finisce così, ma sono tarata per i finali tragici e senza lieto fine.
L'immagine rappresenta Feitan mentre le rivolge le ultime parole prima di sparire per sempre dalla sua vita.
Be’, allora a domani. Però potete insultarmi e picchiarmi già da adesso. 
E, vi prego, lasciate una recensione, anche per dire solo "sei una cretina" o "fai schifo", grazie.

Keyla

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


-Non l’hai fatto- constatò Kuroro con voce calma. 
Il ragazzo sospirò. 
–Già. Alla fine avevi ragione tu. Ora mi puoi dire “te l’avevo detto”- rispose sorridendo sarcastico. 
–Sai,- continuò con la voce quasi alterata –mi sento un tale cretino... Ho disubbidito ad un tuo ordine, per la prima volta da quando sei il Capo. E per cosa, poi? Un sentimento! uno stupido sentimento! forse non sono degno di far parte della Genei...- 
L’altro lo guardò in silenzio per lunghissimi istanti. Feitan era davvero distrutto, logorato nell’anima: il senso del dovere aveva combattuto duramente contro l’amore, un sentimento per lui nuovo e sconosciuto, ed alla fine quest’ultimo aveva vinto. 
Non ce l’aveva fatta, non l’aveva uccisa. 
–Non è un peccato provare delle emozioni- disse, stupendolo –E non hai commesso nessun errore, né mi hai mancato di rispetto. Semplicemente hai fatto quello che ritenevi giusto.- 
Lo osservò ancora. 
–Comunque credo che non potresti provare più dolore di quanto già ne stai provando ora...- terminò accennando un sorriso. 
Ma Feitan scosse la testa. 
–Ti sbagli. Io ho scelto la via che faceva meno male... Sentivo che se l’avessi uccisa, se mi fossi macchiato col suo sangue, non me lo sarei mai perdonato. E poi ho visto i suoi occhi... Non mi ero mai accorto di come mi guardasse. Se solo me ne fossi reso conto prima avrei potuto evitarmi tutto questo, l’avrei prevenuto... Ma non l’ho fatto. Nel suo sguardo c’era tutto, tranne l’odio. Ho visto incredulità, paura, confusione... Ma l’odio no. Anzi, anche se stavo per toglierle la vita non smetteva di amarmi, di volermi bene. Non sono riuscito a reggere quello sguardo. Per la prima volta, sono stato io a cedere.- 
Sospirò nuovamente, poi porse il diadema all’uomo. 
–Be’, Kuroro, prenditi il tuo tesoro e lasciami in pace, per piacere. In questo momento mi detesto ancora più del solito...- 
Lui prese l’oggetto prezioso e gli diede una pacca sulla spalla. 
–Non è colpa tua se ti sei innamorato, Feitan, vuol dire che doveva succedere.- lo consolò. 
Il ragazzo non rispose, si limitò a tenere la testa bassa. 
–Tanto che importa? Non la rivedrò mai più.- fece con tono duro. 
Il Capo lo sapeva bene, com’era fatto il compagno, e sapeva che stava auto-imponendosi il controllo. 
Era abituato così, e non ci si poteva fare niente. 
–Fei..- iniziò, ma l’altro si scansò bruscamente e si diresse verso l’uscita. 
–Mi passerà, non è niente.- Fece per andarsene. 
–Aspetta- lo richiamò Kuroro. Si voltò un poco. –Ricordi le favole che ci leggevano gli adulti quando eravamo bambini? Finivano tutte bene e felicemente...- disse sorridendo. 
Invece Feitan scosse la testa, per poi guardarlo disperato. 
–Questa non è una favola. E non ci sarà nessun lieto fine. Questa è la realtà. Non ci sono i “E vissero per sempre felici e contenti”, devo solo rassegnarmi a questo.- Sparì all’esterno. 
–Scusami, non avrei dovuto chiederti una cosa del genere, sin dall’inizio...- mormorò il Capo.

E così, quei due ragazzi non si videro mai più. 
Lei riprese il suo lavoro. 
Lui continuò a seguire la Genei e a uccidere. 
Ma, nonostante fossero lontani, continuarono ad amarsi. 
Lei non si dimenticò mai di lui, e lui non riuscì mai a dimenticarla. 
Passò il tempo, ma i ricordi rimasero vivi nella loro memoria. 
Ed anche ora, continuano a chiedersi come sarebbero andate le cose se lui, quel giorno, non se ne fosse andato per sempre, se fosse rimasto con lei, invece di sparire. 
Ma purtroppo questa domanda non troverà mai risposta.

Fine... 
È questa la parola che non avrei mai voluto scrivere. 
Perché? Indica la fine di un’avventura, la fine di qualcosa. 
Che posso dirvi? Vi lascio con una canzone, che vi prego di ascoltare... 
Eccola, si chiama “Non amarmi” di Aleandro Baldi e Francesca Alott: https://www.youtube.com/watch?NR=1&v=TDxaZfV2wKI&feature=endscreen 
Tornerò presto, non temete.
 
Keyla

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