You still have to squeeze into your jeans, but you're perfect to me.

di demiswords
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alison. ***
Capitolo 2: *** My name's Harry. ***
Capitolo 3: *** food. ***
Capitolo 4: *** It's only a joke, for you. ***
Capitolo 5: *** just? ***
Capitolo 6: *** white dress. ***
Capitolo 7: *** You saved me. ***
Capitolo 8: *** Zayn. ***
Capitolo 9: *** Let me kiss you. ***



Capitolo 1
*** Alison. ***


Alison Quincy.
-Ally, alzati!-
-Mamma, non ne ho voglia, resterò qui.-
-Non essere sciocca, è il tuo primo giorno di scuola qui, non sei emozionata?-
-Emozionata di entrare in un edificio  dove non conosco niente e nessuno? No mamma, preferisco rimanere a letto.-
-Alzati e non farmi arrabbiare.-
Comprendo che non mi conviene rispondere, così mi siedo sul letto e, dopo aver stiracchiato un po’ la parte superiore del mio corpo, mi alzo in piedi troppo velocemente e rischio di perdere l’equilibrio.  Mi aggrappo alla maniglia della porta tentando di riprendere il controllo e dopo circa dieci secondi riesco a stare in piedi. -Alison, devo salire?-
-No mamma, mi sono alzata, mi vesto e scendo-
Mi giro, prendo i vestiti scelti ieri sera e lasciati sul comò e mi chiudo in bagno.
Poggio i panni accanto al lavandino, mi sfilo il pigiama lasciandolo sul pavimento ed entro nella doccia.
L’acqua calda che mi accarezza il corpo inizialmente mi fa sussultare, poi infonde in me un grande senso di piacere, così tanto da lasciarmi nel cuore un po’ di nostalgia quando esco da quel piccolo e caldo paradiso. Così prendo l’accappatoio e mi ci infilo dentro . Vestendomi, evito di dare importanza alla figura di me stessa proiettata nello specchio ma poi, spazzolandomi i capelli, non riesco a non farle caso e a non avere un espressione disgustata impressa sul volto.
Avendo finito la mia preparazione, prendo il mio zaino dalla camera e scendo.
-Mangi qualcosa?-
Mi giro verso mia madre e la guardo come se fosse pazza. -Io non faccio colazione-
Lei mi guarda, abbattuta: -Se è per questo, da una settimana neanche il pranzo e la cena.-
Mantengo lo sguardo su di lei per un altro secondo, cercando tra quelle rughe d’espressione un po’ di rabbia, ma trovo solamente preoccupazione e dispiacere.
Mi volto ed esco di casa sbattendo la porta.
Raggiungo la fermata dell’autobus in dieci minuti e arrivo appena in tempo per salirci.  Mentre gli sportelli si chiudono automaticamente dietro di me, noto che sono poche le persone già sedute, così  tiro un sospiro di sollievo e mi siedo sul primo posto accanto al finestrino che trovo. Dopo poche fermate, il veicolo è quasi pieno e così devo offrire il posto accanto a me ad una ragazza che vaga da dieci minuti cercando qualcuno che la volesse accanto.  Così, mentre il suo sguardo si posa su di me, muovo il braccio facendole capire che può sedersi qui e, dopo aver compreso, mi sorride e si avvicina. Notando la sua corporatura snella e le sue gambe magre vengo accecata dall’invidia e non mi rendo conto che la ragazza si sia presentata. Così lei si schiarisce la voce ed io scrollo da me il precedente pensiero. –Scusami , hai detto qualcosa?- la ragazza inizia a ridere ed esplode un meraviglioso sorriso che le illumina il volto. –Il lunedì mattina è difficile svegliarsi per bene, eh? Comunque io sono Joe - dice mantenendo un espressione divertita. – Piacere, Alison.- sorrido timidamente e le stringo la mano. – Non ti ho mai vista qui, sei nuova?-dice.  -A mia madre è stato assegnato un posto di lavoro qui vicino, così ci siamo trasferite.- le dico.
-Perfetto, allora, siccome non conosci nessuno oggi ti farò da guida nella scuola, io frequento il secondo b, a ricreazione potremmo incontrarci e io potrei presentarti un po’ di persone- Joe sembra davvero entusiasta all’idea di scortarmi in giro a conoscere i suoi amici, ma quando le dico che anche io frequento il secondo anno e la preside mi ha aggiunta alla sua classe, salta dalla gioia ed emette uno di quei gridolini che soffocano un urlo di felicità, e mi abbraccia rischiando di farmi soffocare.  Dopo due minuti nei quali Joe mi spiega le cose di base sui nostri professori e su i compagni di classe, si affaccia al finestrino e mi annuncia che siamo arrivate a destinazione.
Così scendiamo dall’autobus ed entriamo in quell’enorme edificio color marrone scuro. Mi guardo intorno e vedo decine di ragazzi e ragazze muoversi lentamente salendo le scale o recandosi nelle proprie classi al piano terra. Io e Joe saliamo due piani ed entriamo nella nostra classe. Appena entrata incrocio lo sguardo dei miei venti compagni e, fortunatamente,  Joe pensa alle presentazioni: -Ragazzi, lei è Alison e da oggi farà parte della nostra classe.-  

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Capitolo 2
*** My name's Harry. ***


Sorrido timidamente e poi mi volto verso destra, dove non mi ero accorta che ci fosse un uomo sulla cinquantina con una strana somiglianza a Babbo Natale. L’uomo mette gli occhiali e si alza dalla sedia goffamente, stringendomi la mano.
–Benvenuta, signorina Alison, io sarò il suo insegnante di scienze. Può sedersi lì- dice, mentre con la mano mi indica il terzo banco a sinistra, l’unico con un posto vuoto, accanto al quale è seduto un ragazzo dalla carnagione scura e gli occhi marroni, che mi guardano con aria incuriosita. Mi avvicino verso il banco, tolgo lo zaino e lo appoggio delicatamente a terra e, successivamente mi siedo.
 
–Mi chiamo Zayn- 
 
mi giro bruscamente verso il ragazzo che avevo fatto finta di ignorare per non fare una figuraccia e, invece, ne faccio una sorridendo in modo inquietante e quasi gridando il mio nome e facendo voltare tutta la classe. Arrossisco e il ragazzo mi sorride,  poi si gira verso il professore che sta iniziando l’appello.
Passo le prime due ore fingendo di ascoltare l’insegnante mentre mi guardo in giro cercando qualcosa di familiare tra quei volti sconosciuti, cercando un modo per imprimerne qualcuno nella mia mente, come per esempio il ragazzo del terzo banco al centro che ha gli occhi verdi come li aveva mio padre, oppure i capelli della ragazza dietro di lui, che assomigliano a quelli di mia nonna in una foto di quando aveva la mia età.
I miei pensieri si fermano per un momento, e mi rendo conto che quasi tutte le persone che amo, ora non ci sono più e che, solo mia madre ed il mio gatto siano rimasti a colmare l’inutile e piatta esistenza che conduco.
 
 
-Pianeta terra chiama Ally, c’è qualcuno qui?- persa tra i miei pensieri, non mi accorgo che Joe muove la sua mano davanti al mio viso come per svegliare un incantata e che quasi tutti i miei compagni sono usciti dall’aula per la ricreazione.  Scrollo la distrazione e mi alzo in piedi, seguendo Joe nel corridoio.
Alla fine della ricreazione faccio il resoconto dei nomi delle persone conosciute grazie a Joe: una ragazza bionda e minuta di nome Viola, un ragazzo magro con degli occhiali alla “Harry Potter” di nome Paul ed il ragazzo di Joe, molto socievole e carino di nome Louis.
 Quello che però, incontrandolo mi aveva fatta sobbalzare, era la presenza di Zayn, il mio compagno di banco, che per qualche strana ragione non riesco a guardare negli occhi neanche per un secondo (forse per il timore di smarrirmici all’interno), accanto a lui. Attendendo in classe l’arrivo del professore, chiedo a Joe informazioni sull’unico ragazzo che avevo ufficialmente notato. Ma subito dopo mi rendo conto di aver sbagliato a farlo, perché lei inizia a saltellare canticchiando:- ad Ally piace Zaaaayn ad Ally piace Zaaaayn- e io le metto  una mano sulla bocca per farla azzittire, ma nel frattempo noto la presenza del ragazzo dagli occhi verdi che, avendo visto la nostra scenetta, scoppia a ridere e si avvicina verso di noi.
 
Incenerisco Joe con lo sguardo e lei mi guarda come per scusarsi , ma l’unica cosa che dice è “ops”. Nel frattempo il ragazzo ci raggiunge e si presenta. –Ciao Alison, io sono Harry- dice, soffocando una risata. Gli sorrido tentando di nascondere il mio imbarazzo, ma sono quasi certa di essere diventata paonazza. –Insomma, hai notato il nostro piccolo Malik, eh?- inizialmente non capisco, poi collego che Malik deve essere il cognome di Zayn. –In realtà stavo solo chiedendo qualcosa su di lui, perché è il mio compagno di banco e di lui non so nulla- cerco di arrampicarmi sugli specchi, e sembra che Harry se la beva. –Ok, Ally, ma se cambiassi idea fammelo sapere perché potrei aiutarti, sei una ragazza molto carina e sicuramente ti ha notata.- sono lusingata da questo complimento inaspettato, ma rispondo prontamente:- carina? io? credo che tu ti stia sbagliando. Io sono orribile, lo conferma ogni giorno il mio specchio- Harry mi guarda, spiazzato, e risponde:- senti Alison, non sparare cavolate e torna a sederti, il tuo Zayn è tornato-
 Mi giro e vado al mio posto senza alzare lo sguardo, finché una voce profonda rompe il mio silenzio mentale:-Ehm, quindi, sei nuova  qui, da dove vieni?-  mi rendo conto che la voce proviene dal mio compagno di banco, così, per non fare con lui altre brutte figure, faccio un respiro profondo e rispondo cautamente. –Vengo dall’Irlanda, mi sono trasferita perché a mia madre è stato assegnato un posto di lavoro qui. Tu da dove vieni? Non sei pallido come un londinese- sorride, e i suoi denti perfettamente dritti e bianchi illuminano la stanza. -In realtà sono di qui, mio padre però viene dal Pakistan.- mentre parla non riesco a distogliere gli occhi dalle sue labbra così dannatamente perfette e così, posso rispondere solo in maniera automatica:  –Ah, capisco-  
 
Improvvisamente entra in classe una donna di circa quaranta anni che dice di essere la nostra insegnante di matematica, ed iniziando a parlare rompe il nostro discorso.

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Capitolo 3
*** food. ***


-Driiin-
La campanella dell’ultima ora inizia a suonare, e in un attimo siamo tutti in piedi con lo zaino in spalla tranne un certo Spike, che è l’unico a segnarsi i compiti che la professoressa sta assegnando. Esco da scuola insieme a Joe,  prendiamo l’autobus insieme e, nel viaggio, lei mi offre un pezzo del suo pranzo.
-No, grazie Joe-
-Ei Ally, non dirmi che sei una di quelle ragazze perfette con le paranoie per il fisico!-
-Io non sono perfetta.-
Rispondo con un tono così freddo da lasciarla spiazzata, e nel resto del viaggio lei apre bocca solamente per dare un morso al suo panino.
Scendendo dall’autobus, tiro fuori dalla tasca le chiavi ed apro il cancelletto che porta al giardino. Passo sul vialetto ed entro in casa, trovando già la porta aperta.
 
-Sono a casa!-
 
Nessuna risposta.
 
-Mamma, sono tornata!-
 
Poggio lo zaino a terra e, non trovandola in salone, salgo le scale.
-Mamm.. oh-
Me la ritrovo davanti, col trucco colato e il volto di chi ha passato tutta una mattinata a piangere.
-Cosa succede mamma?-
-Alison, hai il coraggio di chiedermi che succede? Non mangi da giorni, e l’ultima volta che l’hai fatto hai vomitato tutto.  Mi fai soffrire, capisci? Non fai del male solo a te, ma anche a me.-
Le sue parole mi chiudono la gola. Odio farla star male, ma non voglio più essere quell’Alison che si abbuffa di continuo e non fa altro che mettere su peso. Non voglio più essere “la grassona”, voglio poter andare al mare, quest’estate, e non dovermi vergognare di  togliere la maglia. Voglio essere normale.
Mia madre però, questo non può capirlo.
-Si mamma, comincerò a mangiare, ora lavati la faccia e soffiati il naso-
Appena la vedo scendere le scale, corro in camera chiudendo la porta, e inizio a piangere. Mi spoglio, come ogni volta, non evitando lo specchio.
 
Ora mi punisco.
 
-Perché è così difficile essere bella come tutte le altre per me, eh?-
Tengo lo sguardo fisso sulla mia pancia, mentre un unghia incide un graffio accanto all’ombelico. In questo momento odio tutte quelle persone che, nella mia vita, mi hanno detto che le ragazze bionde con gli occhi azzurri hanno vita facile, in bellezza.
Sappiate, che degli occhi stravaganti e dei capelli chiari non significano “bellezza”. Io sono una bionda.
 
Una bionda orribile.
 
Mi butto sul letto ed abbraccio il cuscino sporcandolo di mascara e,  mi rendo conto che Remì, il mio gatto, si è appollaiato accanto ai miei piedi e mi guarda, come se avesse capito la mia sofferenza.
Smetto di piangere, mi sdraio a pancia in su e lascio che il gatto si metta accanto a me e, in poco tempo, iniziamo a ronfare tutti e due.
 
Vengo svegliata dal suono del mio cellulare che squilla, e, aprendo gli occhi vedo sul display il nome del mio migliore amico da sempre, Niall.
-Ei, bella bionda!-
Come al solito, il suo tempismo perfetto mi stupisce.
-Ciao Niall-
-Cos’è questa voce da depressona? Ti manca l’Irlanda?-
-Un po’-
-Oh, non stare così, appena posso vengo a trovarti e te ne porto un pezzo, va bene?-
Sorrido. Come al solito, è l’unico a riuscire a farmi distrarre dalla mia tristezza.
-Non pretendo un pezzo d’Irlanda, ma se tu riuscissi a venire a trovarmi sarei felicissima-
-Vedrò che posso fare. Senti ora devo andare, ci sentiamo domani, ok?-
-Va bene, ci sentiamo.-
Chiudo la telefonata e scendo, dirigendomi verso la cucina.

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Capitolo 4
*** It's only a joke, for you. ***


Questa sera, a cena, spinta dalla fame e dall’odio verso me stessa per aver fatto soffrire mia madre, decido di mettere qualcosa sotto i denti. Così, mentre lei ordina telefonicamente una pizza, le chiedo di prendermene una. Lei mi fissa per un momento, incredula, e io faccio finta di non notarlo.
Da quando termina la telefonata fino all’arrivo della pizza, mamma non apre bocca.
Alle venti e trenta, suona il campanello e mia madre si precipita ad andare a ritirare la pizza. Quando apre la porta, sento una voce che saluta cordialmente mia madre, una voce profonda, piuttosto familiare. Mi giro, e mi accorgo con chi mia madre stesse conversando, e a differenza mia, che vado nel panico e mi autoconvinco che ciò che sta accadendo non può essere vero, lui essendosi affacciato dalla porta ed avendomi riconosciuta, mi saluta:
-Ciao Alison!-
-Oh, ciao-
Mia madre guarda lui, poi me, lui, ed infine ancora me.
 
-Vi conoscete?-
 
Apro la bocca, ma le mie corde vocali decidono di non collaborare. Sento ribollire le mie guance.
-Si, siamo in classe insieme- risponde prontamente lui.
-Oh, piacere, io sono la mamma di Alison, come puoi aver immaginato. Tu sei..?-
-Zayn, Zayn Malik. Mi scusi signora, ma ora dovrei proprio andare. –
Mia madre lo paga ,e lui, dopo essere salito sul motorino per le consegne, svanisce tra la nebbia serale.
Rimango impietrita a fissare la porta con la voce chiusa nella gola.
-Carino quel ragazzo, sembra anche ben educato-
Si mamma, l’educazione. È proprio questo che ho notato di lui.
Cerco di trattenere questo pensiero che mia madre potrebbe fraintendere, e la seguo mentre si dirige verso il tavolo della cucina con due cartoni fumanti in mano. Ci sediamo a tavola, e mi sembra di vivere una realtà aliena.
 
Per mezz’ora, non sono più io.
 
 Perdo completamente il controllo su quello che mangio, dico o penso e, in un battibaleno, ho trangugiato la mia pizza e ho rischiato di affogare in due bicchieroni di coca cola. Quando mi rendo conto di aver esagerato, è troppo tardi.
Mia madre si addormenta sul divano dopo circa dieci minuti dalla fine della nostra cena, ed io corro in bagno, cercando di rimediare ai danni causati. Mentre quell’impasto di color arancione fuoriesce da me, decido che questa mia vita non può andare avanti così.
 
Alle sette del giorno dopo, la sveglia mi trascina bruscamente fuori dal  tepore del mio letto, per buttarmi mezz’ora più tardi in una fredda mattinata londinese di metà ottobre.  
In autobus mi siedo, e dopo poco, il posto vuoto accanto a me viene occupato da Joe, che inizia a blaterare su qualcosa riguardante l’annuario scolastico. Fingo di essere interessata annuendo di tanto in tanto.
Entriamo in classe e il professore ancora non c’è, cosi appoggio lo zaino accanto al mio posto e torno sulla porta per affacciarmi. Vedo Zayn che parla con il ragazzo di Joe. Mi passa per la mente di chiamarla per farla assistere insieme a me alla chiacchierata tra i due, ma poi decido di lasciar perdere.  Li guardo mentre parlano e, ad un certo punto, mi sembra quasi che Louis mi indichi con un cenno del capo e che Zayn si giri seguendo il movimento dell’amico e, vedendomi, si volti di nuovo verso di lui, di scatto. La conversazione continua, e termina con una stretta di mano.
Sarà il modo normale di congedarsi, qui. Sono tutti un po’ strani.
Appena le due mani si lasciano, mi precipito al mio banco appoggiandomici e, appena Zayn entra in classe, lo saluto senza molta enfasi.
-Ciao Zayn-
Lui mi guarda, si avvicina e mi sfiora una guancia.
 
-Buongiorno, dolcezza-
 
Confusa e spiazzata, lo guardo per un momento con incredulità, poi abbasso lo sguardo e mi accomodo sulla sedia, mentre ragiono un attimo sugli ultimi avvenimenti.
Louis che mi indica con un cenno.
Zayn mi guarda.
I due si stringono la mano.
“buongiorno dolcezza”.
Oh caro Malik, hai deciso di scommettere sulla ragazza sbagliata.

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Capitolo 5
*** just? ***


Durante la mattinata, Zayn cerca di attaccare bottone più volte, ricevendo però da me solamente risposte gelide.
Da oggi hanno inizio le “giornate lunghe” e, perciò, le lezioni durano dalle otto di mattina alle quattro di pomeriggio, con una breve pausa pranzo verso l’una.
Così, al suono della campanella che annuncia l’inizio della pausa pranzo, raggiungo il banco di Joe mentre lei finisce di mettere le sue cose nello zaino.
Nel frattempo continuo a fissare Zayn, incenerendolo con lo sguardo.
 
-Ehm, cosa ti ha fatto quel povero ragazzo?- mi domanda Joe, con una curiosità mista ad un po’ di paura.
Mi volto verso di lei e le racconto della conversazione tra Louis e Zayn, sottolineando più volte quanto quel ragazzo fosse bugiardo ed ipocrita.
-Alison, magari ti sbagli e loro non hanno neanche parlato di questo. Lui non mi sembra il tipo che prende in giro le ragazze-
Joe si volta verso Zayn che sta lasciando la classe e, sorridendogli amichevolmente, lo saluta con la mano. Lui ricambia, e aggiunge sorridendo malinconico:-Joe, di’ alla tua amica che se facesse meno la stronza mi allieterebbe la giornata, e se mi dicesse cosa le ho fatto mi farebbe un gran favore. Ok?-
Lei mi guarda, semi-sconvolta ed il ragazzo esce, senza attendere una risposta.
Non lo sopporto. Non lo sopporto. Non lo sopporto.
Io e Joe siamo le ultime ad abbandonare la classe e quando raggiungiamo la mensa, quasi tutti i tavoli sono occupati. Mentre ci guardiamo intorno per cercare un posto dove sederci, non ci accorgiamo che Louis fosse spuntato dietro di noi finché non ci fa sobbalzare:-Bu!-
-Sei il solito cretino- gli sussurra Joe, abbracciandolo. Lui le stampa un bacio sulle labbra, la prende per mano e ci dirige verso il tavolo che lui e i suoi amici avevano già occupato.
 
Oh, che sorpresa.
 
ANCORA LUI.
 
Mi siedo, tentando di non far apparire molto evidenti i brividi che mi percuotono il corpo, sentendo i suoi occhi su me. Lui però, se ne accorge e sorride, sghembo.
 
Oh, che bel sorriso.
Quanto mi fai incazzare, Malik.
 
Mi siedo davanti a lui, e accanto Joe si posiziona accanto a me.
Louis, Joe e Zayn iniziano a parlottare, finché Louis non propone di andare a prendere qualcosa da mettere sotto ai denti. Joe accetta, e i due si alzano dirigendosi verso la bidella che distribuisce il pranzo.
-Non vai con loro?- chiede Zayn, con una voce poco interessata.
Sospiro.
-Non ho fame-
Rimaniamo così per dieci secondi che sembrano un eternità. Lui mi fissa mentre io tento di evitare il suo sguardo. Ma alla fine, i miei occhi cedono e decidono di incontrarsi con i suoi. Lui sorride malinconico, io sento un sapore amaro nella gola.
-Alison, ti prego, dimmi cosa ti ha fatto arrabbiare.-
Lo guardo. Sembra serio. Decido che forse, le cose potevano non essere andate come pensavo.
-Ti ho visto parlare con Louis, ieri. Mi hai guardata e gli hai stretto la mano. Ho pensato che voi aveste fatto una scommessa, tipo “vediamo in quanto riesci a conquistare la nuova arrivata”-
Il suo volto continua a mantenere un’espressione seria, per poi esplodere improvvisamente in una fragorosa risata -Scommettere su di te?! Ragazza, tu non hai capito un bel niente, io stavo solo..-
Ferma il suo discorso e abbassa lo sguardo.
Sto per chiedergli di continuare, quando torna la coppietta felice con due vassoi pieni di cibo.
-Eccoci qua! Ally, ho preso qualcosa anche per te.- Joe è raggiante. Da quanto ho capito, mangiare la rende felice.
Beata lei.
-Grazie Joe, ma non ho molta fame-
Lei non insiste, e inizia a divorare un piatto di fish and chips.
Nel frattempo, Louis porge un piatto stracolmo di cibo a Zayn, che accetta con entusiasmo.
Finito il pranzo, ci dirigiamo in classe e, al suono della campana, la professoressa Jonson inizia la sua lezione di storia dell’arte.
 
All’uscita, una ragazza con dei pantaloni leopardati mi rifila un biglietto di invito ad una festa.
Sei pronto per questo nuovo anno? Allora non puoi mancare alla festa che celebra il suoinizio!
Ci sarà da divertirsi, porta chi vuoi, più siamo meglio è!
Mercoledì sera, alle 22. Via delle libellule, 47 c.”
Metto il foglietto nella tasca dei pantaloni.
Cavolo, domani è mercoledì.
Decido che andrò alla festa solamente se Joe me ne parlerà e mi chiederà di accompagnarla.
E lei, lo fa.  Mi raggiunge, correndo, all’entrata dell’autobus.
-Non sei eccitata? Oggi pomeriggio ti porto a fare shopping, compreremo qualcosa di carino per domani sera e sarai uno schianto!- Joe sembra davvero entusiasta.
-Si ,per me va bene. Alle quattro da te?-
-Perfetto-

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Capitolo 6
*** white dress. ***


 
Alle cinque di pomeriggio, io e Joe camminiamo per le vie del centro, insieme ad una folla di persone che si precipitano nei negozi più conosciuti per gli ultimi saldi.
Faccio un respiro profondo e cerco di mantenere la calma.
Girare per negozi, cercare taglie adatte a me e provare vestiti non mi era mai piaciuto.
Fortunatamente, nel primo negozio nel quale entriamo, Joe si smarrisce tra i reparti ed io mi siedo su una poltroncina rossa, trovandola esageratamente comoda.
Mi sento in paradiso, fin quando Joe non mi acchiappa per un braccio e mi trascina davanti al suo camerino.
Alla fine, dopo decine di prove, sceglie un abito meraviglioso, che ha delle righe verticali bianche e blu, una cintura nera sotto al seno con una piccola ancora di plastica attaccata sopra di essa. Il vestito è corto, la lascia scoperta da circa dieci centimetri sopra il ginocchio in giù.
-Joe, sei meravigliosa con quello addosso. Che scarpe metterai?-
Corre fuori dal camerino e prende una scatola di scarpe appoggiata accanto a me e mi mostra il contenuto.
-ti piacciono?-
- Wow.-
Sono dei “tacco dodici”, dello stesso blu del vestito. Sono altissime, ma quando le prova sento che il mio stupore non è abbastanza.
Si cambia, andiamo alla cassa e paga il vestito e le scarpe.
-Ally, non ti sei presa nulla!-
Se ne è accorta, diamine.
Mi trascina in un altro negozio, e l’odore che c’è all’interno mi lascia estasiata. La luce è sfocata, ma è abbastanza forte da riuscire a distinguere gli abiti.
Cammino seguendo Joe fra gli scaffali e rifiutando di tanto in tanto le sue proposte.
-Troppo lungo-
-Troppo corto-
-Troppo nero!-
-Assolutamente troppi colori-
Sbuffo.Quando finirà, questa tortura?
Guardo distrattamente i capi, e noto uno spruzzo di bianco.
Un abito piuttosto stretto e corto attira la mia attenzione, e Joe individua la fonte della mia distrazione.
Così, mi obbliga a provare il vestito bianco.
-Aspetta, prendo la tua taglia. Quale porti?-
Abbasso lo sguardo.
 
-Una quaranta.-
 
Joe inizia a cercare tra gli abiti, senza dar peso al mio imbarazzo.
O è così intelligente da aver capito il mio problema, oppure è incredibilmente stupida.
Mi consegna l’abito e, dopo avermi chiuso nel camerino, la sento allontanarsi e poi tornare.
-E queste saranno le tue scarpe- dice, allegramente.
Wow, mai visti degli strumenti di tortura così eleganti.
Indosso il vestito e quando chiedo a Joe di chiudere la zip sulla mia schiena, mi sento come una salsiccia. Non che io sia mai stata una salsiccia, sia ben chiaro.
 
Esco dal camerino, aspettandomi che Joe mi ordini di levarmi questo coso di dosso e mi trascini tra gli scaffali a cercare qualcos’altro. Ma, il suo parere è tutt’altro.
-A-Ally, s-s-ei uno schianto.-
Infilo le scarpe e raggiungo, barcollando, lo specchio sul lato del camerino, e l’immagine riflessa mi sorprende piacevolmente. Non è poi così male, dopotutto. Sembro carina.
Compro il vestito e le scarpe, e quando usciamo dal negozio sono quasi le sette. Così, saluto Joe e torno a casa. La sera, cerco di evitare di perdere il controllo, e lottando contro me stessa, cerco di farmi bastare una misera mela. Dopo,mi siedo accanto a mia madre ed iniziamo a vedere la tv.
Ogni tanto, quando non se ne accorge, la guardo. Vedo il mare, nei suoi occhi. Un mare inquinato di sofferenza e stanchezza.
 Inquinato in parte dalla morte di mio padre, e in parte da me e dal mio orribile rapporto col cibo.
Mia madre si addormenta come al solito sul divano, ed io vado in camera mia e mi metto a letto. Chiudo gli occhi, e in un attimo sono in un parco.
 
È giorno. Sento gli uccelli cinguettare e il calore del sole sulla mia pelle. Sono seduta su una panchina del parco di centro città e ascolto uno dei miei brani preferiti con il mio iPod.
Una mano mi tocca la spalla e mi volto di scatto.
-Ciao, Alison.-
Tolgo le cuffie.
-Zayn-
Lui si siede accanto a me, ma sembra più sicuro del solito. Mi guarda come se avesse la situazione in pugno, come se potesse leggermi nel pensiero.
-Non sai più come resistermi, non è così?-
-Sbruffone.-
Sorride, e mi lascia estasiata. Gli sorrido di rimando. Lui mi mette una mano sul viso e si avvicina lentamente, chiudo gli occhi..
 
-ALISON QUINCY, DEVO VENIRE A TIRARTI FUORI PER I CAPELLI?-
Sbadiglio. Che sogno del cazzo.
-Arrivo, mamma-
 
Mezz’ora dopo sono a scuola, dove si respira un’euforia di quelle che precedono una festa.
La giornata passa in fretta, e in un battibaleno sono fuori da scuola.
L’inconfondibile voce di Zayn, mi chiama.
-Ehi Ally, ci sarai questa sera?-
-Si, Joe non mi ha dato alternative-
Ridiamo entrambi, e fissiamo l’uno le labbra dell’altro.
Guance, non diventate rosse proprio adesso.
-Sei bella quando ridi-
Cazzo, Alison, di qualcosa di sensato, ti prego.
-Grazie, anche tu-
ANCHE TU? CHE COSA HAI NEL CERVELLO? FRITTATA DI CIPOLLE?
-Oh, grazie. A stasera, Alison-
Mi stampa un bacio sulla guancia, corre fino al suo motorino e sfreccia via.

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Capitolo 7
*** You saved me. ***


Sono le nove e trentadue minuti, quando Joe e suo padre passano a prendermi per raggiungere, in auto, la festa.
Al suono del campanello, saluto mia madre e raggiungo barcollando l’auto.
Questi tacchi non sono stati una buona idea.
Salgo dallo sportello di destra e mi accomodo accanto al finestrino.
-Pronta per la serata?-
Pronta?! Ho sempre odiato le feste. Tutti quei rumori, luci stroboscopiche e ragazzi che puzzano di alcool. Oltretutto, sembro un pinguino zoppo.
-Prontissima-
 
Alle ventidue e tre minuti, io e Joe siamo all’interno del locale.
La luce è offuscata, la sala è grande, le persone tantissime e la musica è così alta che riesco a sentire i battiti del ritmo dentro di me.
Joe mi porta al centro della sala, dove c’è un piccolo bar e mi offre una cola. Prendo il bicchiere, mi siedo su uno sgabello del bar e inizio a sorseggiare il liquido nero contenuto all’interno del mio bicchiere, fermandomi per osservare distrattamente quel aggrovigliamento di corpi che si dimenano a ritmo di musica.
Improvvisamente Joe mi scuote e mi dice qualcosa, ma avendo i timpani già occupati dal fracasso infernale presente in quella sala e non avendo grandi doti nella lettura del labiale, non la comprendo.
Così, la seguo, attraversando a spintoni la folla.
Tengo lo sguardo basso, finché la voce di Louis attira la mia attenzione.
-Joe,  Ally, siete davvero belle stasera-
Joe sorride, lusingata, apparendo ancora più sexy.
Io cerco di sorridere, ma il mio viso si contorce in una strana smorfia che fa ridere Louis e Joe, che nel frattempo si sono presi per mano. Joe guarda Louis e poi me.
-Ehi Ally, senti tu siediti qui, io e Lou andiamo a ballare un po’. Torniamo tra cinque minuti, d’accordo?-
-Certo, andate, fate con comodo-
Sospiro sollevata. Almeno non avrei dovuto camminare per un po’. Mi siedo, come consigliato da Joe, su una specie di mega-cuscino, nel quale sprofondo all’istante.
Come fanno a divertirsi?
 
Ad un tratto sento una fonte di calore accanto a me, e sento sfiorarmi il braccio.
-Cosa ci fa una bellezza come te, tutta sola?-
Mi  volto, e non riesco a trattenere un’espressione disgustata nel sentire l’odore dell’alcool nelle sue parole. È un ragazzo biondo, alto e imponente, e da quanto mi ricordo è un giocatore della squadra di rugby della nostra scuola.
Si chiama Jack, mi pare.
 Il ragazzo si siede accanto a me e mi mette una mano sulla coscia, sorridendo maliziosamente.
Rabbrividisco. Un ragazzo in grado di comportarsi in questo modo, a freddo, deve essere ubriaco di brutto. Sposto la sua mano dal mio corpo e mi alzo per raggiungere Joe.
Lui mi blocca afferrandomi il polso e mi trascina fuori dalla sala. Cerco di fargli allentare la presa dimenandomi, ma le sue mani agiscono come una morsa sul mio fragile polso.
-Lasciami andare!-
-Zuccherino, come siamo lagnose, eh? Voglio solo farti divertire un po’-
Ancora quel sorriso malizioso si stampa sul suo volto.
Fuori dal locale, la strada è deserta.
Inizio a gridare, ma nessuno sembra riuscire a sentirmi.
Jack mi sbatte al muro e si posiziona davanti a me, facendo pressione col suo corpo sul mio.
-AIUTO!-
Stavolta, il mio grido è disperato.
 
-Razza di idiota, lasciala stare-
Una voce mi fa sussultare e mi volto verso la strada, incredula. La tenue luce dei lampioni e la lontananza della figura non mi permettono di riconoscere all’istante la mia possibile fonte di salvezza finché, dall’andatura della camminata riesco a comprendere.
 
-Zayn-
 
Il ragazzo si avvicina sempre di più a me e a Jack, con un’aria infuriata.
-Mi stai a sentire? Ti ho detto di lasciarla stare-
Jack si allontana da me. impaurito e confuso.
Come può quest’ammasso di muscoli avere paura?
- Malik, non pensavo fosse la tua ragazza.-
-Torna dentro e non farti più vedere con lei. Chiaro?-
Il biondo scappa nel locale, lasciando me e Zayn soli.
 
-Tutto bene? Ti ha fatto del male? Scusa se sono arrivato tardi-
Il suo volto è contorto in un’espressione corrucciata. La sua premurosità mi fa sorridere, e lui si tranquillizza di rimando, cancellando la preoccupazione dal suo volto.
-Tutto bene, grazie-
C’è un momento di imbarazzo, e improvvisamente le mie scarpe diventano così interessanti da attrarre il mio sguardo verso il basso.
-Comunque questo vestito ti sta molto bene-
-uh, ehm, grazie-
Fortunatamente il buio nasconde il mio immancabile rossore.
-Non mi sono mai piaciute le feste, e credo che questa sarà l’ultima a cui Joe mi trascinerà-
Ridiamo entrambi. La nostra sintonia è alle stelle.
-Neanche a me piacciono, ci vado solo perché Lou e gli altri mi costringono-
Un’idea mi balena nella testa, e dopo aver fatto un respiro profondo, propongo:-Allora, se a nessuno dei due piacciono le feste, che ne dici di andare da qualche altra parte? La notte è giovane, e noi con lei-
Mi meraviglio della mia sfrontatezza e, abbassando lo sguardo, mi scosto un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, in preda all’imbarazzo.
-Ottima idea. Io ho il motorino, possiamo andare dove vuoi-
-Che ne dici del parco qui vicino?-
- Ma è a quasi un chilometro da qui, il parco più vicino!-
Il suo tono è lamentoso, ma divertito.
-Qui quella ad avere i tacchi sono io, non tu-
Gli sorrido beffardamente e lui scoppia a ridere.
Iniziamo a camminare tra i quartieri silenziosi e bui della nostra città, che di notte mostra solamente le luci dei lampioni e delle insegne ad intermittenza. 

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Capitolo 8
*** Zayn. ***


Zayn.
D’accordo, è la mia occasione, non posso sprecarla.
Siamo solamente io e lei, camminiamo uno accanto all’altro e la vedo rabbrividire ogni volta che sfioro appositamente la sua mano.
 
È bellissima.
 
Mi volto verso di lei e la guardo, lei abbassa lo sguardo e sorride mentre le sue gote si colorano all’improvviso, provocando un contrasto fatale con i suoi occhi azzurri.
Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, finché non sono obbligato a farlo mentre rischio di inciampare sul gradino del marciapiede. Lei scoppia a ridere.
Dio, che imbranato.
Raggiungiamo il parco e ci sediamo sulla panchina davanti alle costruzioni per bambini.
-È carino qui-
Ally rompe il silenzio timidamente, scostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Nelle sue parole sento il suo imbarazzo, così cerco di rimediare iniziando a parlare un po’.
Le racconto di quella volta in cui venni in questo parco insieme a mio nonno e caddi dallo scivolo. Scoppia a ridere fragorosamente.
Sorrido anche io, fissandole le labbra.
Le labbra più belle che abbia mai visto.
Scrollo il pensiero e mi volto verso le costruzioni.
-Ho freddo- sussurra.
La guardo e mi rendo conto improvvisamente di quanto sia corto il suo vestito. Mi tolgo la giacca nera, che sta diventando un po’ troppo calda per me, e la posiziono sulle sue spalle.
-G-grazie-
Il rossore sulle sue guance divampa nuovamente,  e sento il calore espandersi nel mio corpo.
-Quando arrossisci sei davvero adorabile-
Le parole fuoriescono dalle mie labbra autonomamente e blocco a fatica l’istinto di mettermi le mani davanti la bocca. Lei sorride, imbarazzata.
-Sei stato molto gentile, Zayn, ma le mie gambe stanno gelando e..-
-Ti accompagno a casa?-
-Abito a due passi da qui, non è necessario-
Non sembra convinta. So che lo vuole anche lei.
-Insisto, non ti è bastato l’incontro ravvicinato con Jack stasera? Sai quanti sbronzi potrebbero attaccare una ragazza che gira da sola a quest’ora della notte?-
  Il mio tono è scherzoso, ma Alison sembra quasi spaventata. Mi avvicino al suo orecchio e percepisco un brivido che le attraversa il corpo.
-Con me saresti al sicuro-
Scatta in piedi.
-D’accordo, andiamo-


***


Zayn Malik sta camminando accanto a me.
Mi sta accompagnando a casa.
Mamma è a lavoro, turno notturno in ospedale.
Casa Libera.
 
Cerco di scacciare il pensiero, tanto non entrerà in casa, perché sono sicura che lui sta aspettando solo questo.
Perché, io no?
 
Torno alla realtà e smetto di litigare tra me e me quando il dolore lancinante provocato da quelle maledette scarpe si fa insopportabile. Mi convinco che riuscirò a resistere constatando che tra due isolati sarò a casa.
Saremo.   
Sarò.
Smetto di pensare e inizio a parlare nuovamente con Zayn, che sembra essere preoccupato dall’espressione sul mio volto.
-Zayn, dove abiti?-
-Ehm, più o meno dall’altra parte della città-
-E come torni a casa? Ti verranno a prendere, spero-
Abbassa lo sguardo e capisco che è un “no”.
 
Arriviamo davanti al portone di casa, tiro fuori le chiavi dalla borsa ed apro la porta.
-Grazie per la bella serata,  Alison-
Si avvicina per salutarmi, ma decido di non volerlo lasciar andare.
-Ti va di entrare? Mia madre è a lavoro.-
Un’espressione spiazzata prende posto sul suo volto.
Ma perché non riesco a tenere la bocca chiusa?
Improvvisamente, sorride e si avvicina a me.
-Sarebbe fantastico-
Sottolinea l’ultima parola, e si morde la lingua con quel suo modo di fare incredibilmente sexy.
 
-Fanta, coca o sprite?-
Sono in piedi davanti al frigorifero, scalza, ma con ancora indosso il vestito bianco. Zayn è seduto su una delle sedie accanto al tavolo della cucina e le sue mani sono appoggiate sul tavolo, intrecciate l’una con l’altra.
-Sprite, grazie-
Chiudo il frigo delicatamente, gli porgo la sua lattina ed apro la mia.
Pssssssssss
Le due lattine sfiatano, ed entrambi iniziamo a bere i rispettivi drink. Continuo a bere, assorta, mentre Zayn appoggia la sua lattina sul tavolo e posa il suo sguardo verso la rampa di scale.
-Hai fratelli o sorelle?-
Poggio la lattina sul tavolo anche io, e ingoio l’ultimo sorso della mia bibita.
-No, sono figlia unica-
-La cocca del papà, immagino-  dice, scherzosamente.
- Mio padre è.. morto-
Zayn spalanca gli occhi e schiude la bocca, e il suo sorriso si tramuta in un gesto di mortificazione.
-Mi dispiace, Ally.-
Abbassa lo sguardo e continua:- Anche mio padre non c’è più-
Istintivamente, mi alzo in piedi e lo raggiungo. Mi siedo sulle sue ginocchia e abbraccio.
Lui affonda il viso tra i miei capelli voluminosi e mi stringe forte, mentre io rimango inebriata nel sentire il suo profumo e mi meraviglio nel sentire il suo cuore battere all’impazzata, quasi stesse per fuoriuscire dal suo petto.
Ora comprendo la fonte della nostra affinità,
comprendo che cosa ci unisce.
Il nostro passato.

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Capitolo 9
*** Let me kiss you. ***


Una lacrima mi riga il viso, ma cerco prontamente di nascondere la mia emotività. Non avevo mai parlato a nessuno di mio padre, perché ero sicuro che nessuno al mondo avrebbe potuto capire quello che avevo passato.
Alison però, poteva capirmi eccome.
Quando mi dice che anche lei, come me, è cresciuta senza un padre, la sento più vicino a me di quanto non lo sia mai stata nessun’altra ragazza. Con la sua affermazione, riesco finalmente a comprendere perché in ogni sua parola, risata o espressione ci fosse una piccola base di tristezza. Una tristezza simile alla mia.
Quando scioglie l’abbraccio, la lascio andare a malincuore. Sento i miei occhi riempirsi d’acqua e un sapore amaro in gola, perciò decido di tranquillizzarmi un po’ prima di dire qualcosa.
 
-Grazie per l’abbraccio- dico, tutto d’un fiato.
Mi sorride, malinconica.
-Ne avevamo bisogno entrambi-
Decido che se non cambio discorso all’istante, entro fine serata potrei scoppiare a piangere, e piangere non fa ‘macho’.
Mi schiarisco la gola con un fare teatrale.
-Mi scusi, signora Quincy, potrebbe gentilmente mostrarmi la sua graziosa dimora?-
La guardo con un fare beffardo e scoppiamo a ridere entrambi.
Lei risponde, imitando la mia voce:- Senz'altro, signor Malik, da questa parte, prego-
Mi porge la sua esile mano, e noto che le sue unghie sono ricoperte da uno strato di smalto blu notte.
Mi alzo in piedi e afferro la sua mano, intrecciando le sue fredde dita con le mie.
 
***
 
Quando le sue mani bollenti afferrano le mie, un brivido mi percorre la schiena. Percorriamo insieme la scalinata, fino a raggiungere la porta del bagno. Zayn continua a guardare le nostre mani, assorto.
-Sei buffo, sai?-
Mi mordo la lingua e lui sorride, con aria di sfida.
-Io sarei buffo?!-
Lascio la sua mano e mi affaccio nel bagno, acchiappando un barattolo di borotalco e rovesciandogliene parte del contenuto sulla testa. –Ora, decisamente si!-
Si pulisce velocemente gli occhi e mi guarda, sorridendo maliziosamente.
 
-Se ti prendo sei nei guai-
 
Scatto verso la porta della mia camera lasciando cadere il barattolo, il quale viene immediatamente raccolto da Zayn. Nel frattempo chiudo la porta della stanza e ci appoggio la schiena, tentando di tenerla chiusa.
Ma, naturalmente, la forza di Zayn sovrasta la mia, così appena lui comincia a spingere per aprire la porta, questa si spalanca e io corro in un angolo della stanza, non avendo più nascondigli possibili.
 
Rido, come non faccio da quando mio padre non c’è più.
 
Mi sento spensierata come non lo sono mai stata in vita mia.
 
Ci siamo io, Zayn e il borotalco. Niente problemi. Solo noi.
 
Zayn mi raggiunge e, ignorando le mie suppliche, mi riempie di talco.
-Maledetto!-
Scoppiamo entrambi a ridere, finché non ci rendiamo conto di quanto i nostri corpi siano vicini. Cala il silenzio, ma i nostri occhi non hanno intenzione di distogliersi dal conversare l’uno con l’altro. Noi siamo immobili, ma i nostri occhi fanno l’amore.
 
***
 
Zayn, è il tuo momento, non fare cazzate.
Forza, baciala.
 
Il volto di Alison è ricoperto di uno strato bianco, da cui si intravede però il rossore delle sue gote. Una cioccia di capelli le copre parte di un occhio e mentre mi avvicino al suo viso scosto il ciuffo dietro ad un suo orecchio. Sento il battito aumentare quando percepisco il suo respiro sulla mia pelle.
Pochi centimetri dividono le sue labbra dalle mie, socchiudo gli occhi..
 
-Driiiin, Driiiin-
 
-I-il telefono di casa-
Lascio passare Alison e la guardo mentre esce goffamente dalla stanza, e mi rendo conto di quanto sia stato stupido ad indugiare piuttosto che cogliere l’occasione.
 
Mi dirigo a passi pesanti verso il piano di sotto, dove prendo il giacchetto e aspetto che Ally finisca la telefonata.
-Si, ciao mamma-
Preme la cornetta e lascia il telefono sul tavolo della cucina, appoggiandolo a testa in giù.
-Penso che sia ora che io vada- affermo, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
Alison mi guarda con aria delusa, mentre apre la porta per permettermi di uscire.
 
-Allora.. a domani- mormora, mentre esco dalla porta.
 
All'improvviso mi rendo conto che la distanza fra noi non è poi così tanta, e che questa potrebbe essere un occasione irripetibile. Così, afferro il polso si Ally e la tiro verso di me, facendo congiungere i nostri corpi.
-Non me ne andrò senza un bacio- sussurro.
Ally sorride, mettendomi le braccia attorno al collo.
 
-Puoi averne quanti ne vuoi, Malik.-
 
*SPAZIO AUTRICE-ROMPISCATOLE*

Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito la storia, i vostri pareri mi hanno rallegrato queste ultime settimane :’) continuate a migliorarmi le giornate con le vostre recensioni, e se vi va lasciate anche consigli sullo svolgimento della storia magari!
Grazie ancora a tutti, baci.

-Demi. 

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