What really means to look inside ourself... - introspezioni di una neodiciottenne

di Shining_Harmony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is the life ***
Capitolo 2: *** Hard reality ***
Capitolo 3: *** Memories.. the time goes by but something stay in our mind.. ***
Capitolo 4: *** Past and present ***
Capitolo 5: *** wont' give up! ***



Capitolo 1
*** This is the life ***


This is the life
18. Mesi, giorni, ore, anni, minuti, secondi, secoli.. Il 18, come ogni altro numero, può indicare un sacco di cose, di persone, di eventi, di situazioni. E io sono arrivata a uno di questi. La tappa dei 18 anni. Ma perché è così importante?? Una mia carissima amica scrive “.. si dice che a quest’età si diventi maturi..”. Che significa? Significa che se a 18 anni non sai cosa vuoi fare di lì a poco non sei una persona normale? O che se non hai il ragazzo o la ragazza non puoi essere considerato/a un/a vero/a diciottenne? Non credo proprio. E’ una delle credenze, una delle tradizioni della società odierna. E allora, cosa cambia, a parte il fatto che si è penalmente perseguibili? Credo non molto, se non nulla.
 
Strana la vita. Ti mette davanti a molte scelte e se non fai attenzione, certe ti cambiano il corso della vita, anche se sei ancora giovane. Anche le amicizie influiscono sul tuo essere, sui tuoi cambiamenti, sulle abitudini che una persona ha. Una delle decisioni credo più difficili che una persona della mia età deve prendere credo sia quella degli amici: chi sono i miei veri amici? Chi mi conosce davvero? Chi non ha paura di mostrarsi con me agli altri? Chi è amico solo di facciata? Chi mandare a quel paese? Chi mi ha usato? Chi dovrei conoscere meglio? Chi tenere? Chi lasciare andare?
 
Ecco un’altra espressione che fa male. LASCIAR ANDARE. Analizziamo queste parole.
Lasciare significa mollare, non tenere più con se, abbandonare o farsi abbandonare. Andare vuol dire allontanarsi, non star più vicino a qualcuno o qualcosa, sparire, cambiare aria, dimenticare o essere dimenticati. Mettendo insieme cosa viene fuori? Lasciar andare=far si che una persona o un qualcosa non sia più con te, farlo allontanare. Perché succede? Ma soprattutto, perché fa così male? Perché molte volte dobbiamo accettare il fatto che le persone cui teniamo cambino e/o se ne vadano? Perché si dice che in certi casi è meglio sia così? Tutte domande complicate, ma che forse fanno capire quanto difficile se pur giovane sia la vita di un/a diciottenne. Vogliamo iniziare a rispondere?? E andiamo!
 
Molte volte si dice che è meglio lasciar andare una persona perché il nostro star con lei o il nostro rapporto con lei era malsano e non ci faceva bene, in senso psicologico. Ma perché moltissime volte fa un male inimmaginabile? Perché ciò significa che teniamo moltissimo a questa persona e non riusciamo a realizzare subito quanto ci faceva star male, quanto malato (in senso metaforico) era il rapporto. Vuol dire che eravamo talmente legate a questa persona, che le vogliamo talmente bene che non ci accorgiamo di com’è la realtà finché non ci viene sbattuta in faccia, finché non viviamo un po’ senza la sua influenza e vediamo che effettivamente si sta meglio. Tuttavia il processo che ci porta a lasciar andare una persona importante non è immediato né tantomeno semplice. Anzi. E’ lungo e difficile. Si parte pian piano, con l’accettazione lenta. Alcuni hanno bisogno di un allontanamento graduale, altri sono più bravi o si potrebbe dire quasi “abituati” a ricevere “pacchi” che sanno nascondere il malessere e solo i loro amici più stretti capiscono o sanno la verità. Ma perché ci si abitua, nei casi più brutti, ad essere lasciati o a lasciar andare le persone a cui si tiene? Fa comunque malissimo, questo è ovvio, ma ciò significa che ci si fida forse troppo delle persone che poi ci lasciano? Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, si dice. Si, ma la diffidenza porta lontano dall’amicizia e dall’affetto e Dio solo sa quanti conflitti e quanto bisogno di pace e di amicizia ci sia al giorno d’oggi a questo mondo. La fiducia non è mai troppa ne sbagliata, però bisogna fare attenzione. E’ brutto quando una persona ci lascia e ti rendi conto che alla fine ci sei quasi abituato. Per fortuna, in mezzo a tutto sto casino, i diciotto anni sono il periodo in cui ti rendi conto che i veri amici restano sempre, nonostante la vita tenti di separare le strade. In realtà alla fine, le vite di queste due o più persone sono più legate che mai grazie alle prove che hanno saputo superare. Verso i diciotto anni si vedono rafforzare e rafforzati i rapporti autentici. C’è una cosa da ricordare. Si, ok, chi ci conosce da una vita è normale e molte volte fondamentale che resti. Ma ci sono certe persone che incontri, conosci e con cui in poco tempo leghi un rapporto fantastico. O ci sono quelle persone di cui avevi perso le tracce, e poi la vita o non si sa bene cosa decide di fartele incontrare di nuovo; o forse, te decidi che vuoi rilegare con loro, riscoprire quelle persone, perché magari ci hai passato l’infanzia assieme e poi ci si è persi, o perché ricordi che avevate un bel rapporto anche se minimo e si vuole recuperarlo e rafforzarlo. Oppure, altro caso, ci sono quelle persone che si conoscono da una vita, di cui si aveva perso le tracce ma poi le si è ritrovate, magari con cui non si parla molto (per i motivi più svariati) ma in fondo in fondo si sa e si percepisce l’importanza che hanno avuto e che magari hanno tutt’ora, nonostante tutto. 

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Capitolo 2
*** Hard reality ***


Hard reality
Illusions are a medicine. Illusions are also instruments that are perfectly able to break hearts. We make illusions to not destroy immediately our dreams, our hopes. But before or after the truth has to come out. And is at that precise moment that we suffer more than everyone and for more than anything else. But why? Because we think that bad things that in reality are possible, in our head are seen as impossible. Those illusions are made by our heart as a cold comfort.
Sometimes illusions are good, great. Illusions are dreams that may be impossible, but if we believe in them we can make them possible, make them truth. But, in this case, why do we call them “illusions”? The term itself means something impossible, a shit, something so impossible that we’re stupid if we believe in it. But why? In this case I think that we call them with this word because we  have a really pessimist seen of our possibilities, of our self. This is connected to the stereotypes that the society show us every day. All bad ones. I think that this pessimist view is characteristic of people that have been abandoned or have lost their dreams. Or forced by something else, maybe for power in some field, forced to lose them. The person without dream, for me, is someone who don’t really live his life as it should be lived. Exploiting every second, every single little opportunity, smile, laugh, cry, scream, believe, love, hate, trust, argue. FEEL. 

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Capitolo 3
*** Memories.. the time goes by but something stay in our mind.. ***


E poi ti sembra ieri che andavi in prima elementare. O che ti emozionavi per un evento importante. O che perdevi una persona cara. Ti sembra ieri, eppure ti accorgi che sono passati, se non moltissimi, molti anni da quei momenti. Ora sei grande, matura, ti arrangi e stai finendo una parte importante della tua vita, stai per prendere una decisione che ti porterà da una parte invece che da un’altra. Una decisione che definirei cruciale. Il tempo vola. Questi sono gli anni più belli. Tutto sommato, queste parole non potrebbero esprimere verità più assoluta. E’ vero, è il periodo in cui ci sono una marea di indecisioni, problemi, pianti, litigi forti, ansie, ecc.. ma è anche il periodo che bisogna sfruttare di più, perché da più opportunità da tutti i punti di vista, rispetto alla fanciullezza e a quando si starà lavorando. Sfruttare ogni momento. Questo bisogna ripetersi, a quest’età. E non mi limito ai 18, ma anche ai 17, ai 19, ai 20 e giù di lì. Si insomma, forse a quaranta è un po’ troppo in la, ma fino ai 25 forse si è ancora in tempo per divertirsi e vivere la vita al pieno delle forze e delle opportunità.

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Capitolo 4
*** Past and present ***


Non so se avete presente quella sensazione pessima ma con un barlume di speranza che vi fa sentire legati al vostro passato, cui alla fine tenete, ma felici o con un qualcosa che vi fa sperare bene per il futuro, una persona o un qualcosa che vorreste coltivare, approfondire, curare, che sperate possa staccarvi e rinnovarvi. Fa male, perché in situazioni come queste non si hanno certezze. Io credo che il passato non sia da dimenticare. Intendo quel passato presente ancora nella nostra quotidianità. Potrebbe essere che sia quello che ci frena dal coltivare il nostro barlume di positività. Ma alla fine è grazie al nostro passato se siamo ciò che siamo, se sappiamo essere cauti e come procedere. A volte si è paranoici verso il proprio barlume, ma non è quasi mai un male.
Se al nostro passato teniamo ancora, c’è un motivo. Vuol dire che proprio passato non è. E se la cosa è più o meno ricambiata dal nostro passato una ragione c’è: si può andare avanti solo imparando giorno per giorno dal nostro “ieri”, che è anche l’oggi per il nostro domani.
Si potrebbe decidere di recidere le spine del fiore appassito del nostro oggi, che è anche il ieri di domani; si è una possibilità. Ma allo stesso tempo si potrebbe optare per curare quel fiore, per renderlo migliore e perché renda migliore, per quanto possa, noi e il nostro domani, quello in cui vediamo l’ottimismo (il barlume).  
Non buttiamo mai via le ramaglie, le foglie secche della nostra vita, perché possiamo sempre recuperarle e imparare a vicenda, noi da loro e loro da noi. Allo stesso tempo dobbiamo imparare a coltivare il nostro futuro, perché sarà l’oggi del domani. Sarà il nostro presente e dobbiamo cercare di renderlo il migliore possibile; senza troppe aspettative, solo cercando di inserire, di avere, ciò che ci rende felici. Questo è ciò che penso. Mi impegnerò al massimo affinché tu, il mio domani, divenga presto il mio oggi.

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Capitolo 5
*** wont' give up! ***


Capita.

Capita di avere momenti di smarrimento, dove più consigli ricevi dai tuoi cari, soprattutto dai genitori, più ti senti confuso/a e ti sale rabbia, perché nemmeno tu sai cosa fare ne come procedere.

Capita di sentirti abbattuto, distrutto, di pensare di non potercela fare, ma alla fine ce la fai ed in fondo in fondo capisci che lo sapevi, che almeno ci speravi, e non poco.

Capita.

Capita di capire che non è sempre l’età a fare il carattere o la maturità di una persona; capita di affezionarsi di più a qualcuno in pochi mesi che in anni.

Capita che nuove scoperte e nuove relazioni costituiscano per noi LA speranza, oltre che la realizzazione della tanto agognata serenità e la fine di tutte le complicazioni ed i problemi avuti in precedenza.

Capita di sentirsi imbattibili, e che questa improvvisa crescita esponenziale di autostima porti a scoprire che davvero lo si può essere.

Capita di combattere fino alla fine, scoprendo che se si tiene veramente a qualcosa o a qualcuno, alla fine si riesce davvero ad raggiungere l’obbiettivo qualunque esso sia; il resto sono scuse unite o meno alla pigrizia o alla superficialità.


Capita.


Normalmente questa parola viene usata per indicare un evento o una situazione dettata dal “caso” o dal famoso “fato”; eppure le situazioni appena descritte ci fanno, e non troppo casualmente, capire quanto possiamo essere forti e testardi, quanto in fondo siamo coscienti delle nostre capacità come delle nostre debolezze, come alcuni di noi siano pessimisti (soprattutto verso sé stessi) solo all’apparenza e lo facciano per lo più per una forma strana di modestia.

Insomma, l’apparente ‘caso’ ci fa intendere come sappiamo essere decisi e maturi all’occorrenza nonostante l’età.
E non parlo solo per me o per i miei coetanei (17 18 19 anni), ma molto spesso queste qualità si ritrovano in poche fantastiche persone di 15 16 anni. Allora faremmo meglio ad imparare dai più piccoli.

Si, perché si dice sempre che si ha nostalgia dei tempi andati; allora, trovando queste persone uniche (che se ne dica che i quindicenni sono ancora bambini, in senso negativo), dobbiamo far di tutto per tenercele strette e ricordare al mondo attraverso di loro quanto noi, adolescenti più o meno ‘veterani’, possiamo essere più coraggiosi degli ‘adulti’.

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