But you are perfect to me.

di Demi_Lovato_Oned
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei aveva un sogno e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. ***
Capitolo 2: *** aveva un cuore e batteva solo per loro. ***
Capitolo 3: *** Il ritorno del male. ***
Capitolo 4: *** 'Mi hai mai amata,papà?' ***



Capitolo 1
*** Lei aveva un sogno e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. ***


Era quel tipo di ragazza a cui le attenzioni non erano mai piaciute,quella che per strada camminava a testa bassa,con un cappello di lana bello grande,e con le cuffie nelle orecchie 24 ore su 24. Poche conoscevano i suoi pensieri,in realtà nessuno sapeva che quei pensieri la stessero portando alla morte. 
Il suo nome era Serena,strana coincidenza,il suo nome descriveva l'esatto contrario di quello che era. So che forse vi chiederete perchè stia usando verbi al passato,mi dispiace dovervi informare che Serena è..partita,per quel viaggio che non ha un ritorno. Aveva sedici anni,viveva a Sidney,ma la sua infanzia l'aveva trascorsa a Londra. Suo padre,Ron,era inglese,mentre sua madre,Maddy,era australiana,immigrata a Londra per questioni personali. Fin qui,sembra tutto tranquillo,ma,nessuno sa che il signor Ron,uomo di carriera e di buone maniere,nel segreto della sua casa,era un'alcolizzato che usava picchiare la sua bambina,all'epoca infante e sua moglie,che dopo aver sopportato per molti anni,decide di tornare nel suo luogo natio per salvare sua figlia. Detto ciò,bisogna ritornare all'orribile presente. Serena aveva un sogno,lei aveva degli idoli,i One Direction,una nota band che ha conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo,specialmente quello di Serena. Si può dire che fino a quel momento,la ragazza,aveva resistito per loro. Lei viveva letteralmente per loro. Non si può immaginare la sua espressione quando venne a sapere che i Oned avrebbero fatto un tour mondiale,in cui c'era anche l'Australia e a cui lei non voleva assolutamente mancare. Chissà,forse voleva fare un'ultimo favore al suo cuore,ormai distrutto. La madre di Serena,non aveva molti soldi e aveva già proibito diverse volte alla ragazza di andare da qualsiasi parte. Sapendo questo,lei era pronta,aveva risparmiato soldi,aveva venduto quelle maglie,che tanto amava e che si era cucita da sola,a sua immagine e somiglianza; aveva venduto i suoi gioielli migliori; aveva venduto i suoi compiti e aveva smesso di uscire,anche solo per fare una passeggiata in centro per risparmiare anche gli spiccioli del bus. Lei aveva un sogno e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
Il giorno dell'uscita dei biglietti,fu la prima ad entrare nella biglietteria,ovvio,era rimasta tutta la notte fuori il negozio,sperando di realizzare quello che sognava da una vita. Entrò,quasi spaventata,speranzosa,da sola;come sempre. 

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Capitolo 2
*** aveva un cuore e batteva solo per loro. ***


Con una voce leggera e calma si rivolse alla signora,dal volto gentile dietro il bancone: 'Buongiorno,vorrei chiederle se avete i biglietti per il concerto dei..' prima ancora che finisse,la donna l'interruppe e gli diede due biglietti gialli,rettangolari,di dimensioni piccole,ma che riempivano un grande spazio nel cuore della ragazza. Guardò la commessa e disse 'Me ne basta solo uno,potete riprendere l'altro,quanto vi devo,signorina?'. La donna rimase sorpresa sentendo quelle parole;non le veniva facile credere che una ragazza come lei potesse andare in un'arena da sola a molti chilometri di distanza da casa. In un certo senso,le faceva pena e questo le scavava nell'anima. Guardando la ragazza,accennò solamente ad un 'Vai tranquilla,questo te lo regalo,non preoccuparti,spero tu possa divertirti' e tornò alla sua postazione accennando un mezzo sorriso,quasi stesse ricordando i tempi della sua adolescenza quando,la musica e gli idoli erano l'unica via d'uscita. La ragazza uscì di corso dal negozio,piangeva,piangeva davvero tanto,non sapeva cosa fare. Decise di correre a casa,ma non disse niente alla madre,conoscendola,sapeva che se le avesse raccontato qualcosa,per sua logica ed educazione,avrebbe sicuramente riportato il biglietto al negozio e lei non poteva rischiare. Non poteva sopportare di veder scivolare via il suo sogno,ma sopratutto,non poteva sopportare di aspettare ancora. Sapeva che mancava poco,i suoi pensieri la condizionavano in un modo terribile. Bisogna aprire una parentesi su Serena,era una ragazza molto timida,da sempre insicura di qualsiasi cosa. Vi chiederete come si può definire 'insicura da sempre',beh',i primi segni si mostrava già a due anni,quando entrando in un negozio,invece di scegliere giochi costosi o trucchi finti,si dirigeva verso le maschere di Halloween,tutto l'anno,anche se non era Halloween, e prendeva una maschera a caso;una di quelle scure con solo tre fori,uno per respirare e due per vedere. Aveva due anni, eppure cercava di nascondersi,di crearsi un piccolo mondo perfetto,almeno sotto quella maschera. Devo anche accennare al fatto che Serena,non era perfetta,lei lo sapeva e questo la uccideva ogni giorno,anche prima che ''partisse'',lei era già morta,da un pezzo ormai. Aveva un fisico normale,ma non abbastanza per la società di oggi,non abbastanza per le ideologie degli altri,non abbastanza per il ragazzo che le piaceva da cinque anni,non abbastanza per le sue 'amiche' che le ridevano dietro quando camminava,non abbastanza per tutti i ragazzi della sua scuola che la prendevano in giro,ogni minuto,di ogni giorno,sempre. Non è strano,quindi,dedurre che lei,non era abbastanza neanche per se stessa. Anzi,lei si odiava. Era l'unica persona sulla faccia della terra che odiasse senza limiti,sempre,specialmente quando passava davanti uno specchio,un vetro,una pozzanghera. Il bullismo ha brutti effetti sulle ragazze,ha conseguenze..letali. Serena,cominciò presto,già verso i 9 anni a soffrire di disturbi alimentari,una volta smise di mangiare per due settimane e nessuno la notò,nessuno notò il fatto che stava morendo di fame e i suoi occhi gridassero aiuto a chiunque li guardasse. Con i disturbi alimentari entrarono presto,nella sua vita,anche le droghe,quelle pesanti che la facevano spesso sbattere a terra;per non parlare di quello che si faceva,per quello che faceva a se stessa quando sentiva l'odio e la rabbia arrivare fino alle alla punta più lunga dell'ultimo capello che aveva in testa. Insomma,Serena aveva una vita che forse non può chiamarsi tale. Lei,era quel tipo di ragazza che aveva sempre chiesto scusa. Scusa per essere così imbranata, scusa per un passaggio offerto in macchina, scusa per aver fatto arrabbiare qualcuno pur se quella in torto non era lei. Scusa di qua, scusa di là. La sua vita è una collezione di dispiaceri, perché l'ha sempre detto a tutti. Tutti, tranne che a lei stessa,ovviamente.

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Capitolo 3
*** Il ritorno del male. ***


I mesi passavano,forse non velocemente,ma passavano. Serena faceva il conto alla rovescia,palpitante,eccitata e molto nervosa. Erano passati due mesi,due mesi di pura follia,di film mentali,di ore e ore passate a piangere e a sognare ad occhi aperti a come sarebbe stato poter finalmente avere davanti i propri idoli. Insomma,non vedeva l'ora e questa la faceva resistere,le faceva bene quest'attesa,la distraeva da tutto il resto. Ma il male è sempre dietro l'angolo. Per sua sfortuna,suo padre trovò l'indirizzo dove abitava Serena con la madre e decise di tornare,preso dallo sconforto e dalla malinconia di avere una famiglia,o forse,preso da un'attacco di dolcezza,che non aveva mai avuto nei confronti della sua bambina. Quel giorno,Serena,stava tornando a casa,dopo essere stata,tutto il pomeriggio,sulle gradinate di un piccolo parco,poco lontano casa. Ci andava spesso. Le piaceva osservare;osservare tutto. Guardava genitori mano nella mano ai propri figli,sorridenti e pieni di vita. Tutto ciò che a lei è sempre mancato. Guardava le giovani coppie,ragazzi che,seduti sulle panchine,non lontane da lei,si scambiavano frasi dolci e tante promesse,che lei sapeva,non sarebbero state mantenute. Spesso vedeva anche volare dei baci,non quelli dolci e profondi che tanto amava,quelli da film in bianco e nero dove veniva elogiato l'amore e la passione. Bensì vedeva baci,corti,distaccati,FINTI. Era per questo che non aveva mai voluto un ragazzo. Lei era innamorata dell'amore e forse era questo il problema. Stava aspettando il principe azzurro,che proprio come nelle favole,salva la povera e innocente principessa,da un triste e oscuro destino. Sapeva bene che queste 'storie' sono frutto della fantasia di qualcun'altro che a sua volta aveva sognato ad occhi aperti,una vita fatta d'amore e di gioia. Ma più di tutto amava vedere le coppie di sessant'anni,camminare abbracciate. Non sapeva spiegarlo,ma provava un calore dentro. Sapeva che quei due anziani vivevano insieme da una vita,uniti dal loro amore,mai scomparso,sempre solido. Un'amore che non avrebbe avuto una fine, perché avevano l'eternità;loro sarebbero vissuti per l'eternità nel cuore dell'altro. Sognava sempre di finire come loro;ma sapeva che la sua eternità,non sarebbe esistita. Lei era sola,era destinata ad essere tale e non poteva cambiare le cose. Mentre si dirigeva a casa,notò nel vicolo di fronte la sua villetta una macchina che le appariva familiare e che per molto tempo aveva odiato. Sentì salire una paura,quelle forti che non ti lasciano respirare e non permettono movimenti. Sentiva che tutto quello che si era costruita,anche se non abbastanza,le stava di nuovo crollando addosso e non riusciva a sopportarlo. Per istinto,cominciò a piangere,proprio come avrebbe fatto quella bambina di una volta,mentre vedeva il padre avvicinarsi a se con una cinta in mano,pronta a frustarla. E lei urlava,ma nessuno la sentiva. Nessuno poteva aiutarla. Cominciò a correre,non voleva entrare a casa,non voleva davvero,ma il suo biglietto era lì,insieme ai suoi soldi e la sua musica. Anche se fosse scappata,si sarebbe sentita vuota. Aveva un bisogno urgente delle sue cuffie e un paio di CD,quindi,doveva entrare. Sapeva di rischiare,ma doveva correre questo rischio,almeno questa volta,doveva rischiare di salvare ciò che di più importante aveva.

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Capitolo 4
*** 'Mi hai mai amata,papà?' ***


Serena aveva appena varcato la soglia di casa. Non c'erano rumori.Intorno a lei c'era il vuoto. Nella sua testa frullavano domande su domande,'Perchè è tornato? Cosa vuole da noi? Gli manchiamo? Ci voleva davvero bene? Perchè mi ha negato un'infanzia e una vita tranquilla?' La sua mente era fuori controllo,le tremavano le gambe e le mani,sudava e tratteneva a stento le lacrime.Si chiedeva se tutto questo fosse solo per paura oppure ci fosse qualcos'altro. Magari si comportava in quel modo perchè era uno di quei momenti che sognava da una vita. Il ritorno di una persona amata,nonostante quella persona l'avesse distrutta,nonostante le lacrime,gli incubi e la solitudine,nonostante tutto questo dolore,c'era solo 'il ritorno di quella persona'. Serena era la tipica ragazza che se qualcuno le avesse chiesto di raccontare la storia della sua vita,sarebbe rimasta muta e con un sorriso avrebbe accennato ad un:'Sono andata avanti'. Era così forte,l'ho sempre invidiata per questo. Riusciva a restare forte anche quando si sentiva morire,ma morire per davvero. Ho già accennato al fatto che Serena,si faceva del male,che odiava se stessa e che era sempre stata sola,ma non ho accennato a quante volte abbia tentato il suicidio. Una volta c'era andata proprio vicino,ingoiò un flacone intero di pillole,miste ad una bottiglia di vino del '85,che dopo la terapia,scherzandoci sù,definì sublime. Era questo che la rendeva unica,aveva cercato di uccidersi e ironizzava sul vino. Dobbiamo sottolineare che non voleva davvero morire,forse non l'ha mai voluto;aveva solo bisogno di essere salvata e ogni volta che tentava il suicidio doveva entrare in una clinica per almeno un mese. Quella clinica,per Serena,era 'casa',visto che una vera 'casa' non l'aveva mai avuta. Per la prima volta in vita sua,in quel posto si sentiva apprezzata,come se fosse un piccolo riparo da quel mondo che la distruggeva ogni secondo. Cercò di parlare con la madre di questo,ma per molto tempo venne trascurata,anche perchè la madre doveva trovare lavoro,stava mettendo in atto il divorzio e doveva ancora trovare una casa. Serena voleva parlare,ma non aveva nessuno che l'ascoltasse;neanche un'amica. Era sola. E questo le piaceva. Mentre camminava per il lungo corridoio,che porta dall'ingresso alla camera da pranzo,nota delle valigie. Le si strinse il cuore. Non voleva andare avanti,le sembrava uno di quegli incubi da cui non riesci a svegliarti e per quanto tu possa urlare sei sola e nella realtà nessuno ti sente. Ecco,Serena voleva svegliarsi,ma nessuno sentiva il suo grido,voleva correre e andare via,ma non riusciva a muoversi. Poi sentì quella voce,quella voce che per troppo tempo l'aveva fatta piangere e tremare dalla paura. Si voltò quasi,involontariamente. Per un momento nell'aria si sentì solo una goccia cadere sul pavimento duro e freddo,la goccia che cadeva dagli occhi di Serena,nata dal cuore,calda e piena di ..amore?. Forse. Avanzando un passo e alzando la testa,incociò lo sguardo del padre,non lo tolse,rimase semplicemente a guardare quell'uomo che lei odiava,che aveva sempre odiato. Ma,ad un tratto,ebbe una reazione che sconvolse tutti,la madre che era appena arrivata sul posto,scossa,ma non impaurita. Il padre,troppo distante,in tutti i sensi,ma pur sempre, un'essere umano. E più di tutti sconvolse lei stessa. Disse,tutto di un fiato,quasi fosse una domanda rivolta a se stessa,tra le lacrime che le scendevano e la gioia e il dolore misto che provava:'Mi hai mai amata,papà?'

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