Il desiderio di Bra

di Bra the princess
(/viewuser.php?uid=25865)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


L'isola delle farfalle


La terra delle farfalle era l'isola della tranquillità e della semplicità, dove si trovavano le farfalle più belle e fantasiose del mondo, insomma, un'oasi di pace per chi aveva la foruna di respirare la sua aria incontaminata.
Quella sera, però, l'isola appariva tutt'altro che tranquilla, tanto era forte il frastuono che proveniva dal falò, che tenevano sempre acceso.
"Evviva la libertà!" urlò Popo, il simpatico becchino dell'isola
"Evviva! Evviva!" risposero in coro gli isolani
Stavano celebrando la Festa della libertà, in ricordo dei due delfini liberati dall'infido Re cold.
"Forza Goten, suona qualcosa" invitò energico il Dr. Satan "Avanti portategli la sua chitarra!"
"E' un'ottima idea!" concordò Goku, il padre del gione Goten, capo degli isolani.
"Ehi, Goten, ti muovi? Scommetto che stai pensando alla tua Bra. Dai svegliati! Suona!" lo incitò Bill, il suo miglior amico.
Bill aveva fatto centro. Bra era una ragazza della città dell'ovest, che Goten aveva conosciuto durante una vacanza di lei all'isola delle farfalle. Da allora non l'aveva più vista nè sentita, ma lui conseravava ancora un foglietto, un cimelio su cui la ragazza gli aveva scritto il proprio indirizzo.
Incitato da tutti il ragazzo cominciò a suonare. La festa proseguì fra canti, balli e risate.
Perfino Gohan, il nonno di Goten, che tutti chiamavano "nonno gohan", si esibì in scatenati passi di danza.

Il mattino seguente Nonno Gohan si svegliò molto presto e, siccome non si sentiva molto bene, decise di andare dal Dr. Satan.
Seguito dal cane Billy, nonno Gohan prese a battere rumorosamente sul portoncino di legno.
"Dr. Sataaan! Apri per favore!"
Il medico che nel sonno, muoveva il corpo a ritmo della musica, si svegliò di soprassalto.
"Eh? Cosa c'è?" urlò il medico avvicinandosi impacciatamente alla porta.
"Chi si permette di fare tutta questa confuuuu..." avrebbe voluto dire confusione ma uno sbadiglio glielo impedì, "Ah, sei tu? Se non c'è un moribondo da salvare credo che diventerò cattiiiii..." e giù un altro sbadiglio.
"Mi dici come fai a diventare cattivo con quelle ridicole mutande bianche a pallini rossi? Avanti fammi entrare che devo parlarti.
Infilandosi una vestaglia chiese all'uomo: "Allora dimmi tutto!"
"Non ho dolori particolari ma avverto un malessere generale"
Dopo averlo visitato il dr. satan gli prescrisse degli esami.
"Grazie satan. Arrivederci"
A un tratto decise di andare da Fra Crili. Il frate si trovava nella sacrestia quando l'abbaio festoso di Billy attirò la sua attenzione.
"Oh, nonno gohan, che sorpresa! Ah, ci sei anche tu!" disse il frate allungando la mano per accarezzare il muso del piccolo bastardino.
"Il fatto è che anche se sono quasi pelato, vorrei che mi radessi questi peli che ho dietro la nuca, che mi provocano un fastidioso prurito!" la strana richiesta dell'anziano veniva fuori dal fatto che Crili, oltre a essere l'unico prete, era anche l'unico barbiere sull'isola.

Era ormai ora di pranzo quando nonno gohan rientrò a casa, Goku, Chichi, Gohan e Goten lo salutarono calorosamente.
"Nonno sei un po' pallido, sicuro di dentirti bene?". Vedendo quelle facce preoccupate li rassicurò dicendo:" Non v'impensierite, non ho nulla! Sono già stato dal dottor satan" concluse con un grandissimo sorriso.

Dopo pranzo cercò di addormentarsi ma non ci riuscì, decise così di recarsi all'emporio di Laura e Tensing.
Vi giunse proprio mentre Bill, il figlio adottivo della coppia, stava aprendo il negozio.
"Ciao nonno Gohan, cosa ti serve questa volta?" lo salutò il ragazzo.
"Vorrei un rosario!" rispose prontamente l'anziano
"sai, bill" disse il vecchio "oggi mi manca il fiato ma vorrei ugualmente raccontarti una storia che non mai raccontato a nessuno..."
"sono tutt'orecchi" esclamò Bill
"Quando ero bambino, nell'isola circolava una vecchia leggenda, secondo la quale all'interno della Collina Verde esisteva una fonte con un acqua dai poteri benefici. Tuttavia qualche anziano dell'isola era pronto a giurare che, in un altro luogo della terra, esisteva invece una fonte malefica, capace di creare danni fisici e persino la morte a chi l'avesse bevuta"
"Accidenti! Questa storia mi ha fatto venire i brividi" disse un po' impressionato Bill.
In quel momento entrò Trunks, un amico di Bill
"Ciao Trunks! Sei venuto a Trovarmi?"
"Si ecco io..." cominciò il ragazzo dai capelli lilla, che venne interrotto dal ragazzo "Nonno Gohan, se vuoi vai in magazzino e prendi il rosario, terzo scaffale"
Uscito Trunks, nel negozio arrivò un ondata di clienti che non diede un attimo di tregua al ragazzo.
"Eccocii, bill!" la voce di Laura e Tien risuonò allegramente nell'emporio.

Quando fu ormai ora di chiusura, Laura si sedette su uno sgabello e sospirò:"finalmente se ne sono andati tutti"
Solo allora bill si ricordò di Nonno Gohan e sparì nel retrobottega. Lo vide sdraiato su una vecchia panca. Gli si avvicinò lentamente e, con delicatezza lo scosse per svegliarlo.
Ma nonno gohan rimase immobile, e l'unico risultato che ottenne fu di fargli cadere il rosario.
"Lucy, Tien, venite presto!"

Grandissimi furono lo sconforto e il dolore degli isolani, e tante le immagini che rimasero impresse nelle menti di tutti dopo il funerale. Goku salì sull'altare e scosse gli animi dicendo: "Basta piangere! Sono certo che l'anime buona di mio padre veglierà sempre su di noi, e credo che a lui non piacerebbe vedere queste vostre facce da funerale!"




So ke è una cretinata ma dovevo scriverla... so ke a nessuno piacciono le AU e neanke a me sinceramente... comunque riungrazio in anticipo ki leggerà qst storia...
Bra the princess

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Nella città dell'Ovest si stava svolgendo la fiera dell'autunno.
I suoni e i colori dell'allegria rimbalzavano instancabili nei visi felici della gente.
I viottoli erano invasi da ambulanti che vendevano di tutto, rendendo i vicoli a ridosso del porto, un gran mercato a cielo aperto.
Non mancavano i giocolieri, che si esibivano per pochi spiccioli, e i teatrini, con le marionette di legno che se le davano di santa ragione.
I piccoli chioschi in cui si vendevano zucchero e castagne fumanti che facevano gola a molti bambini.
Non si riusciva neanche a camminare tanta era la calca.
E non pochi spintoni e pestate di piedi si dovevano incassare prima di riuscire a spostersi da una bancarella all'altra.
Bra non faceva eccezzione e, ridente, si faceva largo tra quei caotici mulinelli di gente al braccio della sua migliore amica e compagna di scuola, Pan.
Ogni tanto le ragazze si soffermavano a curiosare tra gli oggetti più bizzarri esposti sui banconi, ma subito venivano trascinate via dalla folla.
Le due amiche erano entrambe molto carine.
Bra, in particolare, possedeva un innatosenso dell'umorismo e non perdeva occasione per prendere in girotutto e tutti, esibendosi in una serie di battute che facevano letteralmente morire dalle risate Pan.
Scimmiottava e derideva i vari passanti che incrociava: uno perchè era basso, l'altro perchè era gobbo; di un uomo si domandava se, visto il pancione, non fosse per caso "incinto", di un vecchietto se il parrucchino giallo formaggio, che si spostava a ogni spallata, sarebbe prima o poi caduto.
"Ti prego, basta!" esclamò a un tratto Pan, piegata in due dal ridere, "finirò col sentirmi male!"
Fu in quel momento che due ragazzi si avvicinarono.
Avevano l'aria da bulli. Il più intraprendente dei due si rivolse a Bra:
"Perchè non mi dici come ti chiami, piccola?" chiese fissandola negli occhi.
"Perchè hai mangiato l'aglio!" rispose Bra con una smorfia di disgusto. E prima che il ragazzo potesse rispondere, Bra aveva già afferrato la sua amica, dileguandosi tra la folla e lasciando il ragazzo con un palmo di naso e oggetto di risa e canzonature da parte del suo amico.
Pan aveva ancora le lacrima agli occhi quando, stanche per la corsa, si fermarono a riprendere fiato.
"Credo che sia proprio ora di tornare a casa. Ti ricordo che il prof. di artistica ci ha assegnato come compito un disegno sulla fiera, e che dobbiamo consegnarlo per domani" disse poco dopo Pan
"Perchè parlare di compiti proprio adesso che ci stiamo divertendo?" sbottò Bra, spostando l'attenzione su una bancarella che vendeva animali
"Guarda che carini questi gattini... Non sono dolcissimi?"
"si, si sono bellissimi... Ma ora non cambiare discorso e torniamo a casa... Accidenti come puzzano questi gattini!"
"Non sono i gattini!" esclamò Bra "guarda lì"
"Santo cielo! ma quella è una puzzola!"
"Esatto!" rispose Bra "e sai che ti dico? Quella puzzola sarà il mio compito per domani!"

Il giorno seguente, a scuola, stava per cominciare la lezione del professor Yamcha.
L'insegnate era un artista di origine francese, famoso per la sua abilità nel riprodurre paesaggi con una tecnica talmente perfetta da sembrare reali. Ma per quanto fosse bravissimo a scegliere i colori per i suoi dipinti, aveva un pessimo gusto nell'abbigliamento.
Quel mattino, puntuale come al solito, l'insegnate entrò in classe: "Bonjour, miei giovani studen...", salutò dirigendosi verso la cattedra.
"Buongiorno professore!" lo interruppe la voce di Bra "Scusi per il ritardo, ma... avevo dimanticato lo zaino a casa e..."
"Hai sempre la scusa pronta tu!"
Il prof. considerava Bra una fra le studenti più vivaci, e in non poche occasioni la ragazza lo aveva fatto letteralmente uscire dai gangheri. In particolare, quando la ragazza gli aveva offerto un bignè alla crema mescolata con olio di ricino. Yamcha era stato costretto a stare chiuso in bagno per un giorno intero!
Lentamente Bra si avviò lungo la fila di banchi, tenendo sulle spalle uno zaino più pesante e gonfio del solito.
"Bra? Perchè non ci mostri il tuo disegno?" disse improvvisamente il prof.
"Ehi... ma da dove viene questo odoraccio?" chiese Pan sottovoce
"Indovina cos'ho dentro lo zaino!"
Pan la guardò, dapprima senza capire. Poi, intuendo l'inquietante verità esclamò "Oh mio Dio! Non dirmi che lì dentro... Oh cielo! Ma tu sei tutta matta!"
"Te lo avevo detto no?"
"Credevo che scherzassi! Ti prego, Bra , non fare pazzie! Questa volta ti metterai davvero nei guai!"
Bra aprì la cartella e estrasse un foglio bianco come la farina.
Intravedendo la luce, la puzzola uscì di gran fretta dalla sua prigione e cominciò a scorrazzare tra i banchi.
"Garçon! State calmi! E' soltanto una puzzola!" disse il prof. cercando di fermare i ragazzi che per la paura si erano messi su sedie e banchi.
Nell'inseguire la puzzola, però , Yamcha inciampò in uno zaino, trovandosi disteso a pancia a terra.
Mentre Bra, compiaciuta per la buona riuscita dello scherzo, seguiva la scena gioendo all'impazzata, sotto lo sguardo preoccupato di Pan.
Subito dopo la cattura della puzzola, avvenuta grazie all'intervento di un'intraprendente bidello, il prof. affrontò duramente la colpevole:
"Credo che tu abbia superato ogni limite, Bra! Ma stavolta non la passerai liscia! Intanto ti sospenderò per una settimana e poi parlerò personalmente con tuo padre! Ti farà pentire per il tuo sconsiderato comportamento!"

Ok, allora... scusate ma devo scappare a vedere il mio amore! Grazie a: _Bra_, Vegy_Kakashi_93 e Amore! Grazie! Spero che recensiate! Scusate gli errori ma nn poxo davvero rileggere! VVB
Bra the princess

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il desiderio di Bra


Al suo rientro a casa Bra pensò di bene di non dire nulla ai propri genitori di quanto era successo a scuola, né tantomeno, di essere stata sospesa dalle lezioni. Il suo ottimismo, davvero inesauribile, le faceva credere che anche questa volta, sarebbe riuscita a tirarsi fuori dai guai senza troppe conseguenze.
Forte di questa sua convinzione, appena finito di pranzare la ragazza si concesse una bella passeggiata rilassante in compagnia di Pan. Non immaginava certo che, nello stesso momento in cui lei e l’amica si aggiravano spensierate per le vie della città del Nord, suo padre stava parlando con Yamcha Denìs, recatosi al cantiere in cui l’uomo stava lavorando.
L’ingegnere Vegeta Prince, il padre di Bra, era un uomo tutto d’un pezzo, una sorta di generale vecchio stampo, abituato a porre i suoi principi innanzi a tutto, perfino al buonsenso. Essendo titolare di un’importante impresa di costruzioni, il suo lavoro gli permetteva di garantire alla sua famiglia una vita agiata; ma la sua intransigenza, per non dire testardaggine, era la causa di continue discussioni e di piccoli litigi con la moglie Bulma e con la figlia.
Inoltre, l’incomprensione fra l’ingegnere e Bra era aumentata notevolmente da quando erano ritornati da una vacanza all’isola delle farfalle, perché la ragazza chiedeva insistentemente di tornarci.
Lei aveva ancora nel cuore il ricordo di Goten e di quel pomeriggio trascorso con lui alla Grotta Azzurra, e conservava come una reliquia la pagina di quaderno con la poesia che il ragazzo le aveva dedicato.
Dal canto suo l’ingegnere era stato irremovibile: non avrebbe permesso che sua figlia avesse alcun tipo di rapporto con quell’isolano, che considerava:”un indigeno selvaggio e senza futuro”.
Tuttavia l’uomo non si rendeva conto di quanto quella proibizione sortisse e suoi effetti negativi: Bra manifestava il proprio rancore con un comportamento ribelle e contestatorio; non studiava più come una volta, era disobbediente e raccontava bugie.
Quel pomeriggio, nel sentirsi raccontare l’ultima impresa della sua incontenibile figliola, Vegeta andò su tutte le furie. Ringraziò il prof. Yamcha, scusandosi per l’accaduto, e lo assicurò che avrebbe preso gli opportuni provvedimenti.
La sera stessa appena entrò in casa investì Bra:
- Oggi Yamcha Denìs si è presentato al cantiere e mi ha portato buone notizie. Ma che bella bravata hai combinato stamattina! Complimenti. Sono proprio orgoglioso di te! Pensi di aver fatto una bella figura? -
-Papà io…- cominciò la ragazza, ma il padre la interruppe prima che potesse dire altro.
-Vergognati!- esclamò. –Mettere in subbuglio l’intera scuola per uno scherzo cretino e di cattivo gusto! Ma che diavolo ti sta succedendo eh? Non ti riconosco più! Eppure tua madre e io non ti abbiamo mai fatto mancare niente. Bella riconoscenza, davvero!-
Bra si ammutolì.
Tuttavia non si sentiva per niente oppressa dai sensi di colpa che sarebbero dovuti scaturire, come logica conseguenza, da quella ramanzina, anzi! Per nulla intimorita dallo sguardo severo del padre, cominciò a fissarlo negli occhi, in atteggiamento di sfida. Poi, a testa alta, voltò le spalle al padre e corse a rifugiarsi in camera sua.
Bulma si sentiva in mezzo a due fuochi e, più di tutti, pativa il clima di tensione che si creava ad ogni discussione fra padre e figlia. Inoltre non approvava né i metodi del marito, che riteneva aggressivi e antiquati, ne quelli di Bra, che, con il suo atteggiamento ribelle e impertinente, non facilitava certo le cose.
-ascolta Vegeta, tu sai che Bra non è sempre stata così. Non ricordi quanto era coccolona con te fino a qualche anno fa? Diceva sempre che eri il miglio padre che una figlia potesse desiderare? E non ti ricordi quando la sera, al tuo rientro dal lavoro, lei si sedeva sulle tue ginocchia e ti raccontava la sua giornata? Perché non provi a parlarle con calma? Forse in qualche modo, potrai capire quali possono essere i suoi problemi e…-
-Per favore, non ti ci mettere anche tu, Bulma!. La interruppe per tutta risposta il marito – Pretendi, forse che, io la faccia sedere sulle mie ginocchia e la coccoli come se avesse ancora due anni?-
-no, io intendevo dire…-
-Io non le faccio mancare nulla e tanto basta!- continuò l’uomo. –sgobbo da mattina a sera e lei non fa altro che crearmi problemi-.
Bulma si sentiva davvero sconsolata. Vegeta, impulsivo per natura, si era sempre preoccupato del benessere materiale della famiglia.
Come poteva fargli capire che erano soprattutto i sentimenti a contare? Che Bra, in questo periodo della sua vita, aveva soprattutto bisogno di sentirsi amata e compresa?
Più tardi, a cena, Bulma provò ancora una volta a rompere quel muro di ghiaccio che si era creato fra Vegeta e Bra:
- Che ne dite di una bella gita a Tharros?-
-Questa poi!- obbiettò l’ingegnere continuando a mangiare, -Ci manca solo Tharros. Non vorrai mica dar retta a certe credenze popolari, spero!-
-Vacci da sola a Tharros!- si oppose anche Bra
Alla protesta della figlia, che per altro, risultò scortese nei confronti della madre, Vegeta improvvisamente decise:
-Anzi si, ci andremo! Andremo A Tharros domani stesso!-
-Ma se hai appena detto…- replicò la ragazza
-Ebbene, ho cambiato idea!- rispose l’uomo senza mezzi termini.
“chissà che esprimere i desideri a Tharros non sia la soluzione a tutti i nostri problemi” pensò Bulma

Il mattino seguente Vegeta si alzò dal letto che fuori era ancora buio. Bulma lo sentì passeggiare nervosamente da una stanza all’altra e, benché avesse preferito dormire ancora, dopo un po’ raggiunse il marito in cucina. L’uomo aveva già fatto colazione e lei ne approfittò per preparare l’occorrente per il picnic.
-Intanto che cucini io vado a dare un’occhiata all’auto-
Vegeta adorava la sua auto. Era capace di stare ore a pulirla,a lucidarla, anche solo a guardarla. Era un auto piuttosto costosa che in pochi, nella città del nord, potevano permettersi.
Quando Vegeta, dopo un paio d’ore, rientrò in casa, Bulme e Bra erano già pronte da un pezzo.
-Allora si parte?- chiese.
In realtà non si poteva ancora partire perché all’appello mancava ancora Pan, Bra aveva insistito tanto affinchè l’amica partecipasse alla gita, ma la ragazza non era ancora arrivata.
Suonò alla porta proprio mentre Vegeta stava cominciando a manifestare segni d’impazienza.
-Eccomi qui!- salutò con un leggero affanno –E scusatemi tanto per il ritardo.-
Così, sistemato il cesto per il picnic nel bagagliaio, finalmente il gruppo partì.
Pan e Bra, che avevano comodamente preso posto nei sedili posteriori, cominciarono a chiacchierare liberamente. Vegeta, dal canto suo, non prestò la minima attenzione ai discorsi delle due ragazze, impegnato com’era nella guida della sua auto: se ne stava rigido come una statua concentrato come se stesse pilotando un aereo.
Bulma, si era svegliata così presto che, dopo un po’, cullata dal movimento dell’auto si addormentò.
I resti di Tharros, un’incantevole città antica, resistevano ormai da secoli sulla costa a sud della città del Nord.
Dagli storici ruderi spiccavano due maestose colonne, in mezzo alle quali si trovava un piccolo altare di marmo.
Mai si era ritrovato l’antico e inestimabile tesoro che si diceva appartenesse ai fondatori della città, si parlava di ori, di diamanti e di altre pietre preziose nascosti chissà dove. Ma la fama di Tharros era principalmente dovuta ad una leggenda che si tramandava da generazioni.
Si narrava, infatti, che se ci si poneva di fronte all’altare e si esprimeva un desiderio in silenzio, gli spiriti di Tharros lo avrebbero esaudito.
- Questo posto è stupendo! - esclamò Pan guardando fuori del finestrino
- Un vero spettacolo – fu il commento di Bulma.
- Speriamo che ci porti anche fortuna – si augurò Vegeta mentre parcheggiava l’auto.
Una leggera brezza investì i quattro visitatori appena scesero dall’auto. L’ingegnere si sgranchì le gambe e respirò a pieni polmoni l’aria più salmastra del solito e con energia disse:
- Coraggio, facciamo subito quello che dobbiamo fare.-
Le due ragazze e la moglie lo guardarono senza parlare.
- Beh, che vi prende? E’ per questo che siamo venuti no? Per esprimere i nostri desideri. Allora, forza, mettiamoci al centro delle colonne –
Si posero di fronte all’altare, nel punto esatto in cui, di li a poco, ciascuno avrebbe espresso il proprio desiderio.
- Allora, chi di voi vuole cominciare? – chiese Vegeta e, visto che le tre ragazze esitavano aggiunse: -Va bene, vado io –
Dopo aver formulato il suo desiderio, che era quello di riuscire a recuperare il dialogo e il rapporto di fiducia con Bra, esortò Bulma a farsi avanti e le suggerì di fare la stessa richiesta. La donna, pur comprendendone la buona fede, ritenne che fosse inutile chiedere agli spiriti di esaudire un desiderio che era già stato espresso; così, pregò affinché il marito diventasse meno materialista e più sensibile ai sentimenti e alle emozioni di chi gli viveva accanto.
Quando giunse il turno delle ragazze, Bulma prese sotto braccio Vegeta e disse loro: - Fate pure con calma. Noi faremo un giro fra le rovine e poi vi aspetteremo in macchina –
Una volta sole, Bra diede libero sfogo alle sue emozioni.
- Mio Dio, Pan! Ti rendi conto di come siamo ridotti? Venire fin qui per esprimere desideri davanti ad un rudere! Non trovi anche tu che sia semplicemente assurdo?-
- Non te la prendere – replicò Pan – Cerca di vedere il lato positivo della faccenda, infondo stiamo facendo una piacevole gita. E poi, lo sai che, se i tuoi genitori si comportano così è perché ti vogliono bene… -
- Si, mi vogliono bene! – la interruppe Bra – Il bene lo si dimostra con i fatti! Se davvero me ne volessero non mi impedirebbero di tornare all’isola delle farfalle! Sono più di due anni che non penso ad altro. Il pensiero di Goten, il ricordo di quell’indimenticabile incontro nella Grotta Azzurra… Insomma che colpa ne ho io se ho preso la testa per quel ragazzo? E ora guarda cosa mi tocca fare, gli esperimenti di magia! Tutte balle! –
-Beh, intanto siamo qui, proviamoci. In fondo non abbiamo niente da perdere, non ti pare? – la incitò l’amica.
Pan si sporse per prima di fronte all’altare ed espresse il suo desiderio: trovare un amore sincero. Poi fu la volta di Bra che, naturalmente, chiese di poter tornare dal suo Goten a tutti i costi e in qualsiasi modo.
Quando raggiunsero l’auto, Vegeta aveva già messo in moto, pronto a partire.
Risalirono lentamente la collina e Pan, guardando dal finestrino esclamò: -Ma questa non è la strada che abbiamo fatto all’andata! Dove stiamo andando? –
- Alla foresta pietrificata – rispose Bulma – E’ ancora presto e abbiamo tutto il tempo per raggiungerla. Faremo là il nostro picnic –
- La foresta pietrificata? Non ci sono mai stata – disse Bra
- Vedrete che spettacolo! Sapete, ai piedi della foresta c’è una fonte la cui acqua pare che abbia effetti malefici. Si racconta che, se bevuta possa causare danni fisici quali la pazzia, o addirittura, la paralisi. Ed è per questo che viene chiamata “Fonte malefica” –
- Addirittura! Certo che ce ne vuole di fantasia per raccontare balle del genere! – commentò Bra
Presto si ritrovarono in un meraviglioso prato verde a ridosso di una pineta. Lo spiazzo era così invitante che Bra e Pan iniziarono a rincorrersi.
- Noi ci avviamo. Raggiungeteci appena avrete esaurito le energie – gridò loro Bulma, aggrappandosi al braccio del marito.
- Quando, dopo un bel po’ di tempo, stanche di rincorrersi, le ragazze decisero di imboccare il sentiero, Bulma e Vegeta erano già di ritorno.
- La foresta è bellissima! Forza, andate a vederla mentre noi cerchiamo il posto più adatto per fare il picnic – disse Bulma.
- E sbrigatevi perché ho fame! – aggiunse Vegeta
Poco dopo uno spettacolo di straordinaria bellezza si offrì agli occhi delle due ragazze.
- Guarda quella casetta di legno – disse ad un tratto Pan, indicando la piccola costruzione – scommetto che lì abita il maestro Muten, l’eremita –
-Beh, se è vero, quel tipo dev’essere matto, io non riuscirei a vivere in isolamento – commentò Bra
In effetti Muten, una specie di santone dalla lunga barba bianca, abitava proprio in quella casa. Egli era l’ultimo discendente di una famiglia che da sempre sorvegliava la fonte malefica.
La fonte era protetta da una recinzione in legno che ne impediva l’accesso.
- Quella deve essere la fonte malefica! – disse Pan
- Tu davvero credi che quell’acqua fresca possa davvero far male a qualcuno? Dai retta a me, Pan, sono solo sciocchezze –
- Può darsi ma come fai ad esserne altrettanto sicura? –
Improvvisamente vide Bra arrampicarsi sulla recinzione con l’intenzione di scavalcarla.
- Ma sei matta? Bra non fare stupidaggini torna indietro! –
Con un agile salto, la ragazza atterrò dall’altra parte della recinzione e, ormai senza più ostacoli, puntò dritta verso la fonte
- Bra, ti prego non farlo! Almeno per una volta non fare di testa tua! –
-Calmati, Pan – rispose tranquilla Bra – Non mi accadrà nulla –
Detto ciò la ragazza cominciò a bere. Quando ebbe finito alzò le braccia in segno di vittoria, ed esclamò –Hai visto? Sono tutte balle! –
Ad un tratto Muten uscì dalla sua casetta urlando – Sacrilegio! Sacrilegio! Come hai osato, incauta ragazza? Tu ignori totalmente la gravità della tua azione! –
- Nonnino non sgolarti. Mi sei simpatico ma non portare sfortuna! – replicò Bra, scavalcando per la seconda volta la staccionata.
- Certo che sei davvero tutta matta! – non poté fare a meno di commentare Pan.
Intanto Muten continuava a rammaricarsi, agitando le braccia e pronunciando parole incomprensibili.
Fatti pochi metri, Pan avvertì un tonfo. Si girò di scatto e vide la ragazza stesa a terra.
- Mio dio, Bra! – urlò chinandosi accanto all’amica che aveva perso i sensi.
- Lo sapevo, lo sapevo… - gridò l’eremita inginocchiandosi accanto alla ragazza.
Intanto Pan aveva preso a correre disperatamente lungo il sentiero, chiamando Vegeta e Bulma, che, udite le grida le andarono incontro.
Quando raggiunsero Bra era ancora priva di sensi.
Appena si rese conto di ciò che era accaduto, Vegeta, caricò la figlia sull’auto e partì verso l’ospedale della città del Nord.
Questa volta la sua guida non fu prudente, anzi, l’andatura fu talmente veloce che raggiunse l’ospedale in tempo record.
Bra fu ricoverata d’urgenza.
Suo padre passeggiava nervosamente su e giù, Bulma, in preda all’angoscia, se ne stava immobile su una sedia, prossima a un crollo di nervi. In un angolo Pan non smetteva di piangere.
Dopo un’estenuante attesa, il primario disse:
- Vostra figlia è stata colpita da una paralisi – disse senza mezzi termini – Capisce e risponde alle nostre domande con il solo movimento delle palpebre. Per il momento, data l’anomalia del caso, la terremo in osservazione e, solo dopo averle fatto analisi più approfondite decideremo come intervenire –
- Aspetti! – disse Vegeta – E’ bene che lei sappia che nostra figlia è si è sentita male dopo aver bevuto alla fonte malefica. Pensa che ci possa essere qualche relazione? Io non ho mai creduto a queste scemenze ma… -
- Ma no! Cosa le viene in mente? Abbiate fiducia, tutto si risolverà per il meglio -.
Le parole del medico non rassicurarono del tutto Vegeta e Bulma. Ben coscienti della gravità della situazione, marito e moglie si unirono in un abbraccio.


Eccumiiii! Sono tornata con un capitolo lunghissimo! sono le 21.44 e se i miei mi beccano al pc sn fritta! ringrazio:
Amore

Vegy_Kakashi_93,

_Bra_

PiNk_ViDeL

Grazie anche a chi legge senza recensire
Ora vado baci8
Bra the princess

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=166481