Parlare tacendo.

di giuliasca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un risveglio insolito ***
Capitolo 3: *** Una settimana insolita. ***



Capitolo 1
*** un risveglio insolito ***


1. Un risveglio insolito



Erano appena le cinque del mattino e il campanello l'aveva svegliata.
Strano, non era di certo un suono familiare. Ginevra decise di alzarsi, un po’ assonnata un po’ incuriosita e sapeva già, d'altronde, che una volta che si fosse alzata nessuno gli avrebbe restituito il tepore del letto e non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi.
A passi lenti e pacati, tipici delle prime ore del giorno, si diresse verso le urla provenienti dal bagno.
Cristina, sua madre e Beatrice, sua sorella, combattevano nella vasca.
La scena poteva anche sembrare naturale visto che spesso litigavano, anche per questioni di poca importanza; si dava il caso però che fossero le cinque del mattino e la situazione era quindi abbastanza atipica.
Probabilmente non aveva ben valutate le circostanze, infatti Beatrice era nuda nella doccia e Cristina cercava di sostenerla con un braccio mentre l'altro era poggiato sul bordo della vasca nel tentativo di reggere entrambe, mentre guizzavano urla e grida di soccorso indirizzate al marito, che era ancora beatamente avvolta tra le lenzuola.

"Cosa succede qui dentro?"

"Sta zitta tu e, piuttosto, dammi una mano, tua sorella è peggio di un elefante!"

Cristina era spazientita, forse aveva voglia di gridare al mondo di lasciarla in pace, oppure di chiedergli semplicemente cosa avesse fatto di male per meritare una vita così.

"Ok, ti aiuto, ma dimmi cosa è successo almeno!"

"Cos'è, non ce li hai gli occhi? Non vedi che si sente male? Forse è il caso di portarla in ospedale... ALBERTO, Alberto, ti muovi a venire!"

Beatrice era sdraiata nella vasca e non riusciva a stare in piedi, aveva un forte dolore alla pancia e pensava che fosse l'ennesimo attacco di appendice infiammata, una reazione allergica o chissà cos'altro!
Alberto, appena sveglio, si era alzato stropicciandosi gli occhi ancora addormentati, si era avvicinato alle figlie e alla moglie urlando di non agitarsi che si sarebbe tutto risolto.
Cristina accompagnò Beatrice al Pronto Soccorso e con l'autoambulanza venne trasferita all’ospedale della provincia per accertamenti.
Ginevra quella mattina era stanca, le si chiudevano gli occhi ma allo stesso tempo agitata per le condizioni della sorella.
Con l’ansia che la torturava, come poteva affrontare il compito di greco che la attendeva alla seconda ora? E come lasciare Silvia, la sorella più piccola, sola in casa? La giornata si era messa male sin dall’inizio.
Ginevra cercò di far passare le strane ore di quella mattina in modo da impegnare i suoi pensieri e distoglierli dalla disperazione ma non ci riuscì... il compito di greco andò malissimo e anche il resto della giornata non fu migliore.
Quando la sera tornò a casa la trovò deserta, tutti erano andati in ospedale a trovare Beatrice.
Ginevra alzò la cornetta e fece il numero di Federico, era l’unico che potesse farle compagnia.
Scese in cortile, girò la chiave di Pegasus, il suo 125 e mise in moto, con la speranza che almeno il suo ragazzo distogliesse la sua mente dai brutti pensieri che la tormentavano.
Le piaceva particolarmente guidare di notte, dove nessuno ti riconosce, il vento ti passa tra i capelli e la brezza della sera ti arriva dritta in bocca, la lingua si appesantisce, carica di vento, gli occhi si fanno piccoli come fessure e dalla schiena salgono, ogni tanto, piccoli brividi.
La notte puoi guidare con calma e goderti la vista, restare a pensare senza doverti giustificare con le persone dietro di te perché non sei stata scattante al semaforo, puoi lasciarti andare e godere delle luci della vallata, di una stella o della luna che sta sopra di te e sembra che ti segua.
La notte il mondo sembra più bello, l’atmosfera si fa delicata, romantica.
A Ginevra sembra di volare e vorrebbe lasciare questo posto per recarsi chissà dove.
Ogni tanto con la mente lo fa, sogna.






Primo capitolo di una storia già tutta scritta. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Un bacio

Giulia

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Capitolo 3
*** Una settimana insolita. ***


2. Una settimana insolita


Beatrice uscì dall'ospedale pochi giorni dopo e sembrava dimagrita, spenta.
Aveva poco più di 12 anni, carnagione scura, occhi neri! Era una bella bambina, alta e robusta!
A dodici anni non si può dire che si abbia "la testa sulle spalle", e non posso dire che Beatrice ne avesse, ma nel bene e nel male sapeva fare le sue scelte , era determinata e caparbia, sicura di se e anche un po' testarda. 
Era diversa da Ginevra e Silvia che invece si somigliavano molto. Stessi occhi verdi, stessi capelli castani, stesso viso pallido ma sempre sorridente.
Ginevra era una ragazza solare, capitava raramente di non trovare sul suo volto un bel sorriso smagliante e delle fossette sulle guance paffute che facevano impazzire Federico. Ginevra aveva 17 anni ed era una ragazza matura, o almeno, sapeva ammettere di aver sbagliato e assumersi le sue responsabilità.
Era poco astuta, chiacchierona e anche un po' spudorata. Ma il difetto che più grande era il disordine, lei viveva nel disordine, la sua cameretta era perennemente in disordine, studiava nel disordine e dal suo modo di fare non c'era via d'uscita. Spesso Cristina si lamentava, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai riuscita a cambiarla.
Silvia invece aveva 4 anni, era la mascotte della casa, quando c’era lei era sempre festa e metteva allegria sul volto di tutti.
Silvia era la terza figlia, nata quasi per caso, ma a cui tutti avevano voluto bene da subito.
Era piccolina e molto bella, le guance rosate, meravigliosi occhi espressivi, verdi, intensi e gioiosi. Tutti la chiamavano Sissi perchè si accostava molto al suo nome.
 
Quando Beatrice tornò a casa erano tutti contenti e la nonna preparò un dolce che tutti insieme mangiarono allegramente.
 
 Ginevra era in cucina, quando suonarono alla porta. Tre colpi regolari, ma nervosi, qualcuno che aveva fretta di entrare.
Ginevra si precipitò alla porta. Aprì.

“Ehi, che ci fai qui?”

“Sono venuto a trovarti!”

“Sai che non puoi venire in casa, quante volte devo dirtelo?”

“Un salutino e poi scappo via”

“Dai allora entra, muoviti!” e fece accomodare Federico sulla sedia proprio vicino alla porta.

Nonostante fosse felice di vederlo si sentiva nervosa, Cristina non avrebbe sopportato anche quello.
I suoi genitori non avevano mai replicato sul fatto che la figlia si vedesse con un ragazzo ma di certo non volevano che entrasse in casa loro, per di più quando non c’erano.
Passarono il pomeriggio insieme, uscirono e andarono a prendere una cioccolata calda!
 
Il fatto che il compito di greco  fosse andato male comportò una punizione che non la fece schiodare da casa per una lunga settimana e le uniche ore di sfogo erano proprio quelle in cui si trovava rinchiusa nelle mura scolastiche. Era lì che infatti c’erano le sue amiche, anche se mancava quella più importante, Elisabetta, che era in vacanza con i genitori all’estero e non avevano nemmeno la possibilità di chiamarsi.
A scuola comunque poteva sfogarsi con Serena, Marica, Chiara e Ludovica alle quali raccontava la rabbia verso la madre che l’aveva messa in punizione proprio in quella settimana di tregua dal brutto tempo.

Questi 7 giorni però la aiutarono a riflettere anche sul "cosa fare del suo futuro" e sognava di diventare una grande scrittrice.
Passava pomeriggi interi chiusa in camera ad inventare storie di folletti, draghi, maghi e principesse, aveva una fantasia sfrenata e sbalorditiva. Le favole che inventava finivano poi per essere narrate la sera, sul bordo del letto, alla sorellina, che quando sentiva cose paurose le si stringeva forte e cominciava a piangere per lo spavento.
 
Ginevra era una ragazza intraprendente e determinata. Spesso si guardava nello specchio e vedeva solo una ragazza molto carina, ma sapeva che dietro quello specchio c’era molto di più, qualcosa che ancora non conosceva ma che piano piano avrebbe imparato a scoprire.
 
 
 

Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia :)
Giulia

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