Just say Yes

di Haley_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Feels like home ***
Capitolo 3: *** Found my strength ***
Capitolo 4: *** All my secrets ***
Capitolo 5: *** Come back when you can ***
Capitolo 6: *** Runaway Heart ***
Capitolo 7: *** Look after me ***
Capitolo 8: *** Masquerade ***
Capitolo 9: *** Whom to believe ***
Capitolo 10: *** Bittersweet ***
Capitolo 11: *** One more step towards you ***
Capitolo 12: *** A Salvatore on each arm ***
Capitolo 13: *** California king bed ***
Capitolo 14: *** I surrender to you ***
Capitolo 15: *** Eyes open ***
Capitolo 16: *** I've Never Loved You ***
Capitolo 17: *** All the Lies That You Told Me ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 La storia è il seguito di ‘Una damigella per lo sposo’


Prologo

 "Ognuno di noi accetta l'amore che pensa di meritare" (Stephen Chbosky)

“Non ho parole.”
Caroline siede sulla poltroncina di pelle bianca, sfoggiando un’aria sognante che difficilmente lascia uscir fuori.
Con me non ha di certo paura di mostrare la sua parte più romantica, conosco bene la sua adorazione per le favole Disney e per i film in bianco e nero.
Se lo raccontassi in giro, però, mi ucciderebbe.
“Sei stupenda, favolosa, irresistibile… una vera principessa!”
Sorrido ai suoi complimenti, continuando a specchiarmi e a toccare le splendide rifiniture del vestito che indosso.
“Il merito va tutto al vestito” sentenzio, contorcendomi per controllare se il corpetto sia stretto a dovere. Lo sento leggermente largo, ma spero con tutta me stessa che si possa rimediare essendo questo l’ultimo abito rimasto del modello di cui mi sono innamorata.
“Quando fai la modesta sei insopportabile! Sei una strafiga, punto! E poi guarda che tette che ti fa!”
“Caroline!” La riprendo, notando due signore girarsi alquanto infastidite dai commenti della mia amica e dal suo tono di voce squillante.
“Oh, andiamo. Sto dicendo solo la pura verità!” – Esclama incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe in modo che i suoi pantaloni color panna, già abbastanza attillati, le fascino ancora di più le lunghe gambe. Per un fulmineo istante penso di chiederle dove li ha comprati, ma desisto ricordandomi il tipo di negozi frequentati dalla mia amica. Assolutamente non alla mia portata, non più. – “Finalmente ti vedo sorridente e radiosa, te lo meriti.”
Nei suoi occhi compare uno scintillio che mi porta ad avvicinarmi a lei.
“Non starai piangendo?!” Le chiedo.
“No, è solo un po’ di allergia.” Mente, costringendosi in un sorriso tirato e, devo ammettere, abbastanza buffo.
“Saresti pronta a giurarlo sulle tue Louboutin?” la provoco, conoscendo i suoi punti deboli.
“E no! Sulle Louboutin no!” –  Si agita provocandomi una risata. – “La verità è che sono così felice per te! Ti ho vista piangere e disperarti per troppo tempo, e ne hai passate veramente tante in questi ultimi anni. Non c’è nessun altro che merita la felicità come te!”
“Ora farai piangere anche me.” Confesso, sventolando la mano sugli occhi nel vano tentativo di far scomparire quella fastidiosa patina che mi sta offuscando la vista.
Ma chi voglio prendere in giro?
Gli occhi mi si sono inumiditi e, per la prima volta dopo tanto tempo, posso affermare che questo sia il frutto di gioia e non di dolore.
“Lo sapevo!” – Una voce maschile irrompe nella sala. – “Io che aspetto come un povero idiota e voi che fate conversazione! Abbiate un po’ di rispetto, non per me, ma almeno per il genere maschile che da quando esiste il mondo è costretto a queste torture cinesi per colpa delle donne.”
“Via di qui!” – Urla la bionda, e se gli occhi potessero fulminare sarebbe di sicuro polverizzata dalle due signore di prima. – “Non puoi vedere l’abito prima del matrimonio!”
“Che razza di tradizioni esistono a casa tua?!” – Si lamenta Jeremy. – “Io mi limito ad accompagnarla all’altare, non sono così fuori di senno da sposare questa pazza isterica. Ovviamente, tutto il rispetto per il povero disgraziato che sta per firmare la sua condanna a morte.”
“Ah, ah. Molto simpatico, Jer.” Lo canzono, riducendo gli occhi a due fessure.
“Ma l’abito deve rimanere un segreto per tutti! Me esclusa ovviamente, sono la damigella d’onore!” Caroline non perde occasione per sottolinearlo, si potrebbe dire che aspetta questo momento da quando aveva cinque anni.
“Se non ti conoscessi e se tu rimanessi muta da qui all’eternità.” – Inizia Jeremy, ignorando la bionda. – “Potrei dire che sei perfetta.”
Sorrido.
Seppur a modo suo, mi sta facendo un complimento.
“Tu, però, per mia sfortuna parli e ti conosco fin troppo bene… quindi non ti dirò un bel nulla.”
“Idiota.” Commento, facendogli una linguaccia.
“Vado a controllare la macchina, è in doppia fila e vorrei evitare una multa… quindi muovetevi! Sono stanco di aspettare!”
“Dio, sono così emozionata.” Caroline si lascia prendere da un’altra ondata di adrenalina dopo l’uscita di mio fratello.
“Anche io!” Mi faccio trasportare dal suo entusiasmo, nonostante la paura del ‘grande giorno’ sia ancora tanta.
Quando, però, ripenso agl’ultimi anni trascorsi, mi sento invincibile.
Ero spaesata, spaventata e non sapevo cosa ne sarebbe stato di me e della mia vita.
Ora che mi guardo allo specchio, invece, vedo una donna forte, sicura di sé e realizzata; per questo, da una parte, non mi spiego il perché di queste paure e incertezze.
A dirla tutta, so qual è l’appiglio che mi tiene ancora stretta e non mi permette di spiccare il volo come vorrei.
Sto per staccarmi da una parte della mia vita, una parte fondamentale, ma dopotutto è giusto che sia così.
“Elena, mi senti?” – Caroline si sbraccia dal riflesso dello specchio. – Ti ho chiesto se hai scelto questo.”
“Cosa?”
“Il vestito! Cosa se non quello?!”
Ah già, il vestito.
Non so perché, ma avevo pensato a tutt’altro.
Mi do della stupida mentalmente, e non riesco a trattenere un sorriso.
“Quindi? Sei sicura?”
Se sono sicura?
No, non lo so.
Vorrei conoscere almeno una persona che, in vita sua, sia stata sicura al cento percento di una scelta.

Esisterà sempre un’incognita, quel qualcosa che ci spinge a dubitare, a temere di prendere una strada rispetto ad un’altra, ma la vita è questo. È scegliere, e scegliere ancora se si sbaglia.
L’ho imparato a mie spese.
“Scelgo questo.” Affermo decisa.
E sì, certo, sarà indispensabile qualche modifica qua e là, ma dopotutto la perfezione non esiste.

 


Divagazioni nonsense dell’autrice

 
Ehiii... *.*
 Dopo un periodo pieno di stress, ritorno a scrivere!
Mi mancava così tanto scrivere/pubblicare/rispondere alle recensioni!
Per questa volta vi annoierò di meno, sarò breve (spero :p).
La citazione che ho inserito proviene da 'Ragazzo da parete' di Chbosky...
ma penso che conosciate sicuramente il film 'Noi siamo infinito' ( a proposito c'è anche la Dobrev ^.^).

Mi ha ispirata molto per questa storia, per questo l'ho inserita!
Come ‘Una damigella per lo sposo’, la storia inizia dalla fine.
Il tempo non è ben definito… e tutto, almeno per voi, è un punto interrogativo.
Già dal prossimo capitolo si tornerà indietro per capire che cosa è successo… curiose??
Vi anticipo solo che torneranno i flashback che adoro e quindi non potevo non inserirli!
Spero che mi seguirete anche in questo seguito…
fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto le vostre supposizioni! (Ci tengo tantissimo)

Un abbraccio a tutte.
 
Ps. Il titolo della storia non mi convince, comunque si tratta di una canzone dei Snow Patrol

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Capitolo 2
*** Feels like home ***


1

 

Atlanta, prima di dire sì.

 

“Non che non ti voglia, ma puoi spiegarmi il motivo per cui sei scappata da Mystic Falls?!” Chiedo alla mia amica, comodamente seduta sulla poltrona di casa mia a sorseggiare la tisana che mi ha costretto a prepararle.
“Sul serio?!” – Aumenta di qualche ottava il tono di voce. – “Dopo tutti questi anni di amicizia? Ho bisogno di un motivo per essere qui?”
“Senti, Care. Sei come un libro aperto per me, quindi arriva subito al punto in cui mi racconti quale immane cataclisma universale ti ha portato qui.”
“Va bene. Ammetto di aver avuto qualche problema… e di non essere venuta qui solo per una visita di cortesia, ma sappi che questa veniva subito al secondo posto!” – Comincia a parlare e gesticolare con la tazza in mano, motivo per il quale sto iniziando a temere seriamente per il tappeto sotto le sue scarpe. – “Sono venuta qui ad Atlanta dopo essermi messa in società con Klaus.”
“Che cosa?!” Esclamo stupita.
“Non guardami con quella faccia. Ha aperto un’agenzia in centro e mi ha chiesto di unirmi a lui. Sai, Mystic Falls non è più la cittadina festosa di una volta.. gli affari non andavano molto bene.”
“Non ti sto chiedendo perché hai aperto l’attività ad Atlanta, ma perché con lui!?” Le chiedo esasperata, mentre mi massaggio le tempie confusa.
“Non avevo abbastanza soldi per mettermi in proprio! Lui mi ha offerto l’occasione su di un piatto d’argento.” – Risponde, giustificandosi. – “E poi non potevo più aspettare.”
“Perché?”
“Perché Tyler sta con quella zoccola del Caucaso!”
Sbarro gli occhi incredula, non starà per caso parlando di.. “Hayley?”
“Sì.”
“Ma il Caucaso non si trova in Australia…” la correggo.
“Chi se ne frega!? È una zoccola, e questo il concetto fondamentale della frase. Non puoi capire cos’era vederli insieme tutti i giorni davanti ai miei…” – Si blocca. – “Scusami Elena, in effetti non c’è nessuno che può comprenderlo meglio di te. Puoi capire quanto fossi triste e depressa… e sto cercando ancora di superarla. Non è semplice dimenticare l’amore della propria vita…”
“Scusate se mi intrometto.” – Mason, che fin a questo momento è rimasto in silenzio ad ascoltare i deliri della bionda, seduto accanto a me sul divano, alza la mano con fare da melodramma. – “Vorrei porre una domanda.”
Ci giriamo in contemporanea verso di lui, curiose di sapere che cosa abbia da dire ma scommetto che Caroline sia convinta quanto me che si tratti di una delle sue.
“Si può sapere perché le persone normali, quando sono depresse, si ammutoliscono… mentre tu..” – Dice, indicando Care. – “Tu mi sembri addirittura peggiorata dall’ultima volta che ci siamo visti!”
“Davvero simpatico.” Risponde lei con una risata volutamente forzata.
“Ignoralo, Care.” – Le dico con l’espressione più seria che riesco a fingere. – “So che è difficile, ma con un po’ di allenamento il tuo senso dell’udito inizierà a tradurre le cavolate che dice in suoni muti.”
Mason alza gli occhi al cielo e io mi lascio scappare una risata.
“Signorina, faccia poco la simpatica. Potrei decidere di andarmene e lasciare te e tua zia senza il vostro chef personale.”
“No, ti prego!” Esclamo. Senza di lui rischieremmo seriamente di morire di fame, perché l’idea di mettermi ai fornelli non è per nulla allettante.
“Chiedi alla tua amica Caroline, che difendi tanto, di cucinare per te.” Risponde solenne.
“Oh no, non se ne parla.” – Interviene il soggetto in questione – “Sono più il tipo da mi siedo a tavola e aspetto che il piatto compaia magicamente. A dire il vero, era sempre Tyler a preparare da mangiare per noi…”
La sua voce si incrina, quindi mi preparo a cambiare argomento.
Mason mi precede.
“Ok, mi dileguo e vi lascio alle vostre chiacchiere. Sappi Caroline, se ti fermerai qui renderò la tua vita un inferno.” Esclama, tentando di sdrammatizzare e facendola sorridere.
“Tornando a noi… era proprio necessario iniziare un’attività con lui?” chiedo, riprendendo a parlare di Klaus.
“C’è solo un rapporto professionale tra di noi, nulla di più.”
“Sai che questo non è possibile vero?” – Cantileno. – “Lui è un gentleman, ha un accento inglese che farebbe venir voglia di strappargli i vestiti anche alla più frigida del pianeta ed è indubbiamente ancora innamorato di te.”
“Chi vuole strappare i vestiti a chi?!” Stefan esce dalla porta della cucina, con in mano la  borsa del computer e una serie di carte buttate alla rinfusa in una cartellina rossa.
“Lascia perdere, Stef. Non vorresti saperlo.” – Risponde Caroline. – “Te ne vai di già?”
“Sì, devo ricevere un cliente in studio.” – Dice, avvicinandosi a me e chinandosi per lasciarmi un bacio veloce sulla guancia. – “Passo stasera. Ciao, Care… immagino di rivedere anche te tra qualche ora.”
“Per la tua gioia, sì! Ciao Stef.” – La vedo attendere l’uscita di Stefan per poi sentirla parlare. – “Cos’era quello?”
“Quello cosa?” Chiedo confusa.
“Quel bacio, quel passo stasera, quello sguardo… sembrate una coppia di sposini.” Risponde con quel tono… quel suo tono che allude a tutto e niente.
“Non iniziare, Care. Sai perfettamente che mi sta aiutando … semplicemente, abbiamo trovato un equilibrio e abbiamo recuperato parte del rapporto di una volta.”
Non sono una stupida, e so perfettamente che quando sotto c’è un sentimento la storia del ‘ritorniamo amici’ non funziona mai.
La ricerca di un compromesso è di gran lunga migliore, e non mi va di mandare all’aria questa serenità riproponendo vecchie questioni.
“Seriamente?” – Ride. – “Ti prego non dire la parola che inizia con la ‘a’ e finisce con ‘mici’, sarebbe troppo per le mie povere orecchie.”
“Non sto dicendo che siamo amici!”
“O mio dio, l’hai detto!” Esclama, agitandosi e facendo la scema.
“Lui è qui per i motivi che conosci, e siamo riusciti a buttarci alle spalle tutti i rancori e i drammi. Mi piace così, sto bene. Ma non cambiare discorso…stavamo parlando di Klaus.”
“Ancora? Non c’è nulla da dire. Facciamo un sacco di soldi insieme, siamo una coppia fantastica… ma nel campo lavorativo, nulla di più.”
“Tu credi davvero a quello che stai dicendo?” – Passo una mano tra i capelli, corrucciandomi in una smorfia. – “Ci sei stata a letto, ti ha mandato in confusione e fatto dubitare della tua relazione con Tyler.”
“Non me lo ricordare, per favore.” Sospira e alza gli occhi al soffitto.
“Non voglio ricordartelo, ma c’era dell’attrazione tra di voi… e non riesco a pensare che questa sia svanita così nel nulla. Penso solo che non sia stata una buona idea accettare questa collaborazione, proprio ora che sei così fragile.”
“Beh, a questo ho pensato. Abbiamo deciso di dividerci il lavoro in modo tale da doverci incontrare il meno possibile.”
“Perché mi è così difficile credere che tutto questo funzionerà?” Chiedo ironica, non ottenendo nessuna risposta.
“Se proprio vuoi parlare di attrazione sessuale tra colleghi di lavoro… parliamo di te.”
“Mi sembrava strano che tu ancora non avessi tirato in mezzo l’argomento.”
Da qualche mese a questa parte non fa che altro che spingermi tra le braccia del mio capo, metaforicamente parlando ma se potesse lo farebbe anche ‘fisicamente’.
“Tra di noi non c’è nulla, non potrei mai essere interessata ad un egocentrico narcisista come Logan.”
 

Due anni prima, o qualcosa di meno

“No, la prego. Faccia pure.”
Sobbalzai quando sentii la voce di Logan. Mi aveva trovato con ‘le mani nel sacco’.
Lo stavo aspettando da ben trenta minuti e, siccome la sua affascinante segretaria dalle cosce lunghe e la minigonna ascellare mi aveva fatto entrare nel suo studio, presa dalla noia avevo iniziato a curiosare tra le sue cose.
Tuttavia, non sono mai stata famosa per le mie geniali idee.
“Ecco, io…” – Balbettai, in cerca di una scusa plausibile. – “Io colleziono stilografiche! S-stavo appunto osservando la tua…”
Davvero mi chiedevo ancora perché mi avessero licenziato a New York?
“Ah, sul serio?” – Commentò fingendo stupore. – “E qual è la tua preferita?”
Ecco, perfetto.
Mi chiesi come diavolo si classificasse una stilografica, ma poi optai per l’alternativa più semplice.
“Ho mentito, ok? Stavo solo curiosando tra le tue cose!” Esclamai quasi offesa, come se fosse stato lui a sbagliare.
“Avresti potuto dire qualsiasi cosa, io ne so meno di te sulle stilografiche. Questa è un regalo. A dir la verità, preferisco di gran lunga le macchine da scrivere.”
Rimasi stupita.
Anche io avevo un debole per le macchine da scrivere, non a caso ne avevo una a cui tenevo molto ed usavo per ‘le occasioni importanti’. Pensai bene di starmi zitta, non volevo dare a Logan un altro motivo per alludere ad una relazione che non avrebbe mai avuto modo di esistere.
“Hai preso un colpo in testa?” Mi chiese, improvvisamente serio.
“No, perché?”
“L’ultima volta che ti ho visto non eri intenzionata ad avere un colloquio di lavoro con me. Cos’è che ti ha convinto a scendere dal piedistallo?”
Roteai gli occhi.
Mi era costato molto andare fin lì e presentarmi a viso basso ad elemosinare un posto di lavoro. Proprio davanti a lui che avevo rifiutato in malo modo.
“Va bene, ho capito.” – Scossi la testa inacidita. – “è stato un errore venire qui!”
Mi incamminai verso la porta, dandomi della stupida per essermi messa in tiro con il mio completo più alla moda e professionale per questo idiota patentato.
Inaspettatamente sentii una stretta al polso, Logan aveva attraversato metà studio per fermarmi.
“Ehi, aspetta. Stavo scherzando, non prendere sul serio tutto quello che dico… sono contento che tu sia qui.” – Fu una di quelle poche volte in cui lo sentii completamente sincero, privo di malizia o sarcasmo. – “E comunque, puoi rovistare quanto vuoi nella mia roba. Il tuo viso è troppo carino per farsi negare qualcosa.”
“Ah bene, ora mi associ ad un viso carino.” Assottigliai lo sguardo a delle fessure. 
“Devi avere sempre l’ultima parola, non è vero?” – Sospirò – “Perché non ti siedi e cerchiamo di comportarci da persone normali?”
“Tu non sei normale.”
“Neanche tu, se proprio devo dirlo.”
“Non lo dire.”
“No, ci tengo.”
“Beh, tanto piacere.” E così ebbi la mia ultima parola.
“Ho letto il file che mi hai mandato…” – Ma ovviamente lui sapeva come prendermi, perché poco dopo mi disse. – “Fa schifo.”
“Cosa?” 
“So che la politica non è il tuo campo, ma sembra proprio che tu non abbia idee. Io non credo nella diplomazia e nel ‘non schieriamoci ‘. Non so se l’hai capito, ma noi qui siamo quel tipo di giornale che ha continuamente problemi con i politici e avvocati associati.”
“Quindi mi stai dicendo che sono… poco polemica?” Chiesi, esterrefatta. 
“Non si tratta di essere polemica, ma di colpire i punti giusti… di parlare di come stanno effettivamente le cose.”
“Beh.” – Dissi, piccata. – “Allora mi sa che non sono la persona che cerchi.”
“Tuttavia…” – Iniziò con fare indifferente. – “Io vedo in te ancora quel potenziale di cui ti parlai.”
“Non è che vedi del potenziale nel portarmi a letto?” – Parlai schietta – “No perché in quel caso hai bisogno di un paio di occhiali.”
“Non essere stupida… non sono quel tipo di datore di lavoro!”
“Non si direbbe a vedere la tua segretaria…” Lo punzecchiai fingendo indifferenza.
“Sei tu che hai delle riserve nei miei confronti… io ti ho scelto perché ho occhio in queste cose. Quindi che ne dici di fare una prova e di lavorare con me?”
“A che serve? Tu stesso hai detto che non è il mio campo.”
“A te serve un lavoro chiaramente, non saresti qui altrimenti. E io ti assumo.”
“Ma…” Cercai di parlare alzando il sopracciglio. 
“Ovviamente non ti metterò in prima pagina, ma tu dimostrami che sto sbagliando.”
 
“Elena!” – La voce di Jenna mi fa voltare di scatto. La vedo comparire dal corridoio scuro con in mano una borsa e il cappotto. – “Devo vedermi con un cliente, badi tu a Kyle? Ti prego, ti prego, ti prego.”
“No! Jenna non farlo!”
“Solo per trenta minuti. Farò subito!”
Per fortuna mia zia sta molto meglio, non che abbia superato del tutto lo shock subìto ma se la sta cavando egregiamente. Frequenta da un po’ di tempo una psicologa molto brava, e poi sono sicura che la costante presenza di Mason l’aiuti tantissimo.
La porta sbatte e io nascondo la testa tra le mani abbattuta, tuttavia non ho neanche il lusso di crogiolarmi nella disperazione perché una peste urlante che corre richiama la mia attenzione.
“Kyle!” – Urlo, scattando verso di lui. Per un pelo, riesco a prenderlo per la maglietta e a scongiurare chissà quale disastro. – “Stai buono piccolo.”
“Mamma!” Scalcia e strepita nelle mie braccia, contraendosi in un’espressione corrucciata.
Ogni volta la stessa storia. Jenna non può allontanarsi un secondo che Kyle inizia a piangere.
“Vedo che sa già correre molto bene questa peste.” – Ride Caroline, avvicinandosi a noi. – “Vieni da zia, amore.”
“No! Mamma!” Continua ad urlare, per cui cerco di cullarlo per farlo calmare ma sembra tutto inutile.
“È precoce l’ometto” – Dico alla bionda. – “ E non so se sia un bene! Da quando ha iniziato a camminare è incontenibile!”
 
“Grazie a Dio, si è addormentato” Sussurra Care, lasciandosi cadere sul divano.
La seguo a ruota, dopo aver coperto Kyle con una copertina e averlo posato delicatamente al mio fianco.
“Sono sfinita.” Le rispondo, continuando a parlare piano per non svegliare il piccolo.
“Questa casa è sempre così… chiassosa?” Mi chiede.
“Stai per caso cambiando idea sul trasferirti qui?” La stuzzico.
“No, perché l’alternativa sarebbe condividere la casa con Klaus.” – Fa una delle sue buffe espressioni, e poi continua. – “E preferisco aver a che fare con un piccolo diavoletto piuttosto che con il diavolo tentatore in persona.”
“Non preoccuparti, Care. Io, Jenna e Mason condividiamo il soggiorno e la cucina ma dormo nell’appartamento qui accanto.”
“Quindi questa non è casa tua?” Domanda incuriosita.
“Questo è l’appartamento che abbiamo fittato ed è in comunicazione con un monolocale, o bucolocale come lo chiamo io. La padrona di casa ci ha fatto un prezzo molto conveniente per quello e io vivo lì… è piccolo ma almeno ho qualcosa di molto simile ad una privacy, se così si può dire.”
“E c’è posto per me nel tuo bucolocale?” Sporge il labbro e inizia a sbattere le ciglia.
“Sì, ma ti avverto… Nina è più tranquilla ma è pur sempre una bambina. Aspettati molte notti insonni.”
“Se la Caroline di qualche anno mi vedesse rinunciare a notti di sesso bollente per abbracciare le noie dell’essere madre, penso che si darebbe fuoco!”
 
“Il mio amore si è svegliato?!” Prendo Nina tra le braccia, dal box 'di emergenza' che io e Jenna abbiamo posizionato nel salone e la porto con me in camera, lasciando Kyle a Mason il quale è tornato da poco. Nonostante il sonno pesante della piccola, tutto il casino fatto dal via vai di gente e da Kyle non le ha per nulla giovato il riposino. Meglio così, ormai è quasi sera e, sebbene Nina non dia problemi con il dormire, non vorrei iniziare ad averli proprio adesso.  

Inizio a parlare come una deficiente mentre la cullo, ma ormai quasi non ci faccio più caso. Ha la solita espressione di quando è ancora assonnata e stordita: sopracciglia aggrottate, musetto all’infuori e gli occhietti che apre e chiude velocemente.
“Dio, quanto è dolce e quanto si è fatta bella!” Esclama Care, prendendole la piccolissima manina tra le sue.
“Hai ragione, è bellissima… anche se probabilmente io sono di parte.” Sorrido mentre guardo Nina svegliarsi del tutto e iniziare a ridere per le smorfie che Caroline le sta facendo.
“Voglio tenerla un po’ in braccio… è così carina che la mangerei!”
Lascio che Care la prenda e ne approfitto per andare ad aprire alla porta a cui hanno appena bussato.
“Buonasera signore.” – Stefan entra nel mio mini loft con un pacco in mano. Ha un odore molto invitante ed è per questo che intuisco subito di cosa si tratta. – “Per festeggiare l’arrivo di Caroline ho preso qualcosa da mangiare da Burger King.”
Mi aggrappo al collo di Stefan in un attacco di felicità e quasi gli faccio perdere l’equilibrio.
“Stai per caso attentando alla mia perfetta linea!?” Si lamenta Care, seduta sul mio letto con Nina in braccio.
“No figurati… se non ti va posso prepararti un’insalatina scondita.” Risponde l’altro ironico.
“No, grazie. Penso proprio che onorerò la casa per questa volta!”
“E come sta la mia principessa?!” – Stefan si avvicina a Nina, rubandola a Care. – “Ti sono mancato vero?”
“Stava beatamente tra le mie braccia!” Esclama la bionda.
“E invece è contenta di vedermi! Non vedi come si è attaccata a koala?”
“Perché la vizi!” Lo accuso, facendogli una linguaccia.
“È un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo.” Mi risponde con tono drammatico.
Devo ammettere che Nina è davvero attaccata a Stefan, che ha questo magico potere di calmarla ogni volta che inizia a piangere o a fare i capricci.

 
“Quindi tra te e Klaus non c’è niente?” Chiede Stefan, mentre tiene tra le braccia una Nina assolutamente poco sveglia. Dopo aver fatto la pazza per tutto il tempo, non mi sarei stupita del contrario.

Sono fortunata perché ha preso da me che sarei capace di addormentarmi su qualsiasi superficie e di non avvertire neanche un bombardamento sulla mia stessa casa, a meno che quest'ultimo non sia opera di Kyle. Jenna, infatti, ogni notte deve combattere con la costante insonnia di quel diavoletto, che la pediatra si ostina a definire come ‘iperattività’.
Stesi sul letto, imbottiti dalle calorie di quei panini micidiali, stiamo parlando del più e del meno da qualcosa come tre ore.
“La smettete una buona volta di chiedermelo tutti?!”
“Se te lo chiedono tutti, fatti qualche domanda!”
“No non c’è nulla… siamo solo colleghi di lavoro.”
“Lo stai dicendo come se il posto di lavoro fosse un luogo privo di ogni pensiero poco casto e estraneo a tutto quello che ha a che fare con il sesso.” La rimbecca Stefan, roteando gli occhi.
“Ogni riferimento è puramente casuale, vero?” Gli chiedo, sbuffando.
“Hai la coda di paglia, per caso?” Risponde sornione con un’altra domanda.
“Mi spiegate che cosa sta succedendo qui?!” Si intromette Care.
“Stefan pensa che Logan mi molesti sessualmente a lavoro!”
“Non lo penso io… è così!” – Esclama. – “Non fa altro che stuzzicarti con battutine volgari. Anche quando ci sono io!”
“E allora?” – Caroline, che sta cercando spudoratamente di buttarmi tra le braccia del mio capo, è pronta a prendere le sue difese. – “Non sarai geloso?”
Come suo solito, è una maga nel rendere le situazioni imbarazzanti all’ennesima potenza.
“No, dico solo che non è professionale provarci con una dipendente. – Svia l’argomento prontamente. – “Io non mi permetterei mai con Milly!”
“Perché tu non sei un coglione come Logan!” –  Dico, ridendo. – “Nonostante ciò, però, è un bravo ragazzo. Non si permetterebbe mai di spingersi più in là di qualche battutina.”
“Me lo auguro per lui.” – Commenta Stef, per poi rivolgersi a Caroline in modo ammiccante. – “A quanto pare, però, tu non sembri disprezzare i rapporti lavorativi.”
“No ma...” – Risponde Care. – “dopo l’ultimo mio errore, ho fatto voto di castità!”



Buonasera!

Non avevo in mente di pubblicare oggi, ma siete state così carine e gentili con le vostre recensioni che non ho resistito :)
Ho già scritto qualche capitolo della storia, per questo aggiorno così velocemente, però mi sto prendendo del tempo per revisionarli come si deve ed evitare così orrori ortografici. Mi sto portando avanti con la scrittura dei capitoli, perché già so che arriveranno tempi in cui non avrò neanche un attimo per stare al pc e quindi per evitare di pubblicare dopo secoli!
Dopo aver scritto i soliti mille righi di preamboli, passiamo al capitolo!
Una delle domande che vi siete poste ha avuto risposta, come vi ho accennato nelle risposte alle recensioni (devo smetterla di straparlare, rischio di spoilerarvi tutta la storia xD).
Il nome Nina non è ispirato alla Dobrev, semplicemente lo sentivo perfetto per la bimba di Elena e per come ho intenzione di descriverla.
Forse il capitolo non è come ve lo aspettavate. È tranquillo, se non proprio noioso, e non succede niente di niente…Mi è servito più che altro per introdurre la nuova vita di Elena.
Il tempo non è definito con certezza, infatti è caratterizzato come il tempo ‘prima del sì’ di Elena allo sposo ignoto, e non si sa quanti anni ha la bimba nel presente.
Il flashback mostra il colloquio di Elena con Logan, come già sapete i flashback sono dei racconti di Elena del passato (li metto in corsivo e usando anche i tempi al passato)… mentre nel presente vediamo che lei abita ad Atlanta ed ha appena ricevuto la visita di Caroline che elemosina un posto dove vivere.
La situazione più chiara è quella della bionda; ha lasciato Mystic Falls per lavorare ad Atlanta con Klaus, dopo aver scoperto della relazione tra Tyler e Hayley.
Non mi sono dimenticata di Damon, il grande assente del capitolo :p Ovviamente, ci sarà anche lui nella storia, ma ora è un bel punto interrogativo.
Elena non lo nomina né nei suoi discorsi, né nei suoi pensieri. La domanda che vi dovrete porre è: cosa è successo?
Beh, io non ve lo dico xD Voi che pensate?
Vi ringrazio tantissimo, per chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate… mi fate sciogliere, sul serio!!
Il titolo è la canzone ‘Feels like home’ di Chantal Kreviazuk (direttamente dalla song list di Dawson’s Creek :P)
 
Spoiler 
capitolo 2:
Lo sentii sospirare, quasi come se si fosse liberato di un fardello insostenibile.
“Sono felice.” Si avvicinò e poi, senza neanche accorgermene, sentii le sue braccia stringermi forte, come mai prima d’ora.
 
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Found my strength ***


2

Atlanta, qualche giorno dopo il colloquio con Logan

“Non posso.”
Mi portai le mani sulla bocca, provando a trattenere un singhiozzo.
“Tesoro, non sei costretta a farlo se non vuoi.” Da buona amica Caroline era dalla mia parte, ma questo non bastava a farmi sentire meglio.
Non era passato molto dal matrimonio, ed io portavo avanti la mia decisione… o almeno fino a quel momento.
Non che fossi stata mai del tutto sicura, ma ero spaventata e quella mi sembrava l’unica soluzione.
“Ma come… come posso…” – Non riuscivo neanche a parlare. Probabilmente tutta la gente che era lì, davanti all’entrata della clinica, si era voltata nella mia direzione. – “Ti prego andiamocene di qui…”
“Certo. Andiamo a prendere qualcosa da bere... e insieme penseremo cosa fare.”
 
“Elena…” – Iniziò Caroline, sorseggiando il suo the alle erbe – “Se non sei certa al mille per mille di quello che stai facendo, allora non lo fare!”
“Lo so..” Sussurrai appena, sprofondando nel divanetto bianco.
“Esistono tante alternative, se non puoi tenerlo… puoi darlo in adozione.”
“Ogni notte…” – Iniziai con un filo di voce. – “Ogni notte ripenso a me e a Damon… e a questo bambino. E mi sento male… che persona sono?. Devo dirglielo…”
“Allora fallo…” – Poggiò una mano sulla mia. – “Non pensare a Meredith, o a cosa lui dirà… non pensare a nulla. Ciò che è capitato non è colpa tua, mettitelo bene in testa, è stato uno sbaglio che avete fatto entrambi… e lui ha sicuramente sbagliato più di te.”
“Io non ho il coraggio…”
“Oh, andiamo Elena, tu hai tantissimo coraggio. L’hai dimostrato più di una volta da quando sei tornata a Mystic Falls…”
“Grazie Care, non saprei come fare se tu non ci fossi.”
 
“Diamine!” Impreco, iniziando a soffiare sul braccio e ad agitarmi per tutta la cucina.
“È possibile che tu ti sia scottata di nuovo per preparare il latte? Nina ha già undici mesi e ancora non hai imparato a capire quando è il momento di togliere il pentolino dal fuoco?”
Stefan come al solito mi prende in giro per le mie pessime doti di madre, tutto sommato non mi sento di contraddirlo, mentre Nina, tra le sue braccia, inizia a ridere di gusto.
“In realtà ha passato più mesi del dovuto a prendere latte dal mio seno, quindi se vogliamo essere precisi… non ho undici mesi di esperienza! E poi, è capitato solo un’altra volta.. tanto tempo fa!”
“Hai una mamma incompetente.” – Si ostina a prendermi in giro Stefan, iniziando a parlare con Nina, per poi voltarsi verso di me e passandomela tra le braccia. – “Lascia fare me…”
“Cosa ci fai tu qui?” Un Mason assonnato e a torso nudo fa il suo ingresso in cucina, puntando con un dito Stefan.
“E tu cosa ci fai mezzo nudo?!” Risponde Stefan.
“Io pago l’affitto regolarmente per girare nudo… ma, ehi, non devo render conto a te di ciò che faccio in casa mia!”
Vedo Stefan aprire la bocca per parlare, con ancora la bottiglietta di latte tra le mani, quando Caroline si avvicina a noi con indosso una vestaglia di seta fucsia.
“Buon giorno.” Ci saluta sbadigliando.
“Non ci posso credere…” – Esclama Mason. – “Non avrete per caso preso parte ad un managea trois?!”
“Non essere idiota!” Lo riprendo con una voce così acuta da provocare in Nina un gridolino divertito.
“Ieri sera Caroline ha parlato così tanto da avere un effetto soporifero in me.” Spiega Stefan, ottenendo subito una reazione di disappunto da parte della bionda.
“Ehi!”
“Quindi avete condiviso uno stesso letto senza fare nulla? – Gli domanda retorico Mason. – “Fattelo dire amico, sei uno sfigato!”
“Jenna?” Chiedo.
“Sono passato per la sua camera… dormiva ancora, e stranamente anche Kyle. Stamattina non lavora, quindi ho pensato di lasciarla riposare.”
“Come sei dolce…” –  Stefan lo prende in giro, simulando una voce da femminuccia. “Sei proprio un tenerone.”
“Disse quello che preparava un biberon…” Risponde l’altro con un tono divertito.
“E con questo?” – Stefan avvita la parte superiore alla bottiglietta – “Sono comunque molto virile mentre lo faccio!”
“Ragazzi!” Li richiamo, ridendo.
 
“Ciao dolcezza.” Logan entra nell’ufficio, con un mucchio di scartoffie in mano.
“Salve capo.” Rispondo al saluto atona, tuttavia soccombendo allo sguardo indagatore della mia collega April. Non che mi fosse particolarmente simpatica, con i suoi occhiali tondi e la sua voce saccente, in ogni caso avrei preferito evitare pettegolezzi ed occhiatacce.
“Puoi venire nel mio ufficio?”
Annuisco e lo seguo in quella stanza che ormai ho visitato già troppe volte.
“Come sta Nina?” Mi chiede una volta entrati dentro, mentre poggia tutte le carte sulla sua scrivania.
“Bene, grazie.”
“Come siamo fredde oggi.”
“Non sono mai stata particolarmente calda con te.” Ironizzo.
“Non posso dire che mi faccia piacere…” Risponde sporgendo il labbro inferiore con finta aria da cane bastonato, mentre io incrocio le braccia al petto ed alzo gli occhi al cielo.
“Dovresti darci un taglio.” Torno seria.
“Di che stai parlando?” Chiede, facendo altrettanto, e scompigliandosi i capelli biondi come se si stesse ingegnando per rispondere da solo alla propria domanda.
“Lo sai. Mi chiami dolcezza, mi chiedi di mia figlia… non è un comportamento professionale.” – Ammetto e ripenso alla chiacchierata avuta la sera prima con Stefan. – “Soprattutto davanti le altre impiegate. Potrebbero pensare male.”
“Temi le malelingue?”
“No, semplicemente mi danno noia.”
“Non è colpa mia se tu sei la mia assistente più carina, intelligente e simpatica. Prendi quella April, è così fastidiosa e non fa altro che idolatrarmi.”
“Magari dovrei iniziare anche io a farlo.” – Alzo un sopracciglio – “Forse la smetteresti di fare l’idiota con me.”
“Impossibile.” – Sorride, togliendosi la giacca blu e lanciandola distrattamente sul divanetto accanto la libreria. – “Andrebbe contro ogni tuo principio. E proprio per questo che mi fai diventare idiota.”
“Ora sarebbe colpa mia?” Esclamo.
“Sì. Non prendertela con me!”
Sbuffo, e poi decido di cambiar argomento.
“Come mai così elegante?”
“Stavo appunto per dirtelo.” – Inizia, allentando anche il nodo della cravatta. Se iniziasse a spogliarsi qui davanti a me non mi sorprenderei un granché. – “Ho avuto una soffiata. Un gruppo di politici e personalità importanti del panorama finanziario di Atlanta, e dell’intera Georgia, sembrano gestire i propri affari con società a delinquere della zona.”
“Quale novità.” Commento ironica.
“Lo so. Pensa, però, cosa significherebbe avere lo scoop in prima pagina.” Alza il sopracciglio, lasciandomi intendere il resto.
“Sei impazzito?” – Esclamo – “Se queste società di cui parli, sono quelle che intendo io… ti stai per ficcare in un mare di guai! Questa gente non perdona! Vuoi davvero rischiare la vita per acquistare credito e notorietà?”
“Non si tratta di notorietà, Elena.” – Mi risponde duro, serio come non l’avevo mai visto – “Si tratta di persone che siedono ai vertici del nostro governo, che decidono per noi e decideranno per i nostri figli. Decidono, però, secondo le loro esigenze… secondo la loro smania di potere e soldi.”
“E cosa vorresti fare?!” –  Alzo la voce, dimenticandomi per un secondo della presenza di April e degli altri impiegati nelle stanze confinanti. – “Sovvertire il sistema? Credi davvero che basti un articolo?”
“No. Significherebbe, però, smascherarli e mandarli in galera. Non sono così stupido da pensare di sconfiggere i mali del mondo, ma non posso neanche stare qui a guardare!”
Se c’è qualcosa che ho capito di Logan in questo periodo in cui ho lavorato qui, è che ama quello che fa. Scrive, redige e manda avanti questa testata giornalistica perché mosso dalla passione. Non sopporta le ingiustizie, e non è neanche lontanamente corrompibile.
Ed è questo che penalizza, da una parte, il suo giornale; lui non si abbassa a compromessi.
È un altro mondo. Nulla a che vedere con ‘Style’, il giornale con cui lavoravo a New York dove tutto era regolato dall’ipocrisia e dalle raccomandazioni.
 “Ti capisco.” – Torno calma e sospiro – “ma questo è troppo anche per te.”
“Non ti starai per caso preoccupando per me?” – Non posso non pensare a quanto sia odioso quando mi fa quel sorriso. Devo ammettere che è carino. Ok, anche più che carino. Ha charme e carisma, nulla da dire in merito, ma quello che assolutamente non sopporto è il suo essere così sicuro di sé, dell’effetto che ha sulle donne. Come se io fossi una delle tante pronte a strisciare ai suoi piedi e offrirgliela su do un piatto d’argento al suo primo sguardo ammiccante. È un bravo ragazzo, ma questo atteggiamento che ostenta ogni secondo mi fa saltare i nervi.  – “Attenta, potrei pensare che tu tenga a me.”
“No.” – Rispondo velocemente, forse un po’ troppo per assumere credibilità – “Sono solo preoccupata per il mio stipendio. Tutto qui.”
Sposto lo sguardo di lato, accarezzandomi un braccio con fare indifferente, ma tutto quello che ottengo da Logan è una risata alquanto contagiosa.
“Voglio che tu mi aiuti.” Mi dice, ritornando serio.
“Io?” Chiedo incredula.
“Non voglio metterti in pericolo, o cose del genere con le mie idee folli.” – Spiega – “Ho bisogno che tu mi accompagni ad una cena.”
“Non sarà che hai montato tutta questa storia incredibile solo per rubarmi un appuntamento?” Domando, ma subito me ne pento.
“Non ti stai dando un po’ troppo credito, signorina?” – Ecco, appunto – “Comunque no, non ho bisogno di questi trucchi per uscire con te.”
“Oh,” – Esordisco, pronta a smontare qualsiasi strada idea si sia fatto – “non esserne così certo.”
“Riuscirò ad ottenere un appuntamento con te prima che tu abbia il tempo di pensare” -  Punta il dito contro di me, continuando a parlare in modo da non darmi occasione di controbattere – “Ad ogni modo, è una cena di beneficenza. Capirai bene che serve solo a mascherare incontri tra persone di cui ti ho parlato prima.”
“Che vuoi che faccia?”
“Tu conosci qualcuno lì. Qualcuno che dovrai far parlare.”
“Di chi parli?”
 
 
“Ahuuum.” – Quando entro in casa la prima cosa che vedo è Stefan seduto su una sedia accanto al seggiolone di Nina. Mastica la minestrina che sta cercando di darle, facendo finta che gli piaccia, con facce buffe e suoni strani. – “ Che buona! Dai piccola, solo un assaggino.”
Nina serra le labbra indossando un’espressione determinata, se non schifata, e i suoi occhi chiari sembrano brillare più del solito.
Dice qualcosa di incomprensibile, versetti e parole inesistenti, per dar prova della sua disapprovazione.
“Ehi.” Solo quando lo saluto sembra accorgersi di me.
“Ehi ciao! Come è andata oggi a lavoro?”
“Bene.” Non voglio parlargli di quello che mi ha detto Logan, sono ancora un po’ scossa e dubbiosa. Cerco quindi di cambiare velocemente discorso. – “Apprezzo tantissimo quello che stai facendo per me e Nina, ma non voglio che tu trascuri il tuo lavoro per noi.”
“Lo sai che io adoro stare con Nina.” – Mi dice, alzandosi ed aiutandomi a togliere il cappotto. Lo ringrazio impercettibilmente e lo lascio continuare. – “E poi sono un libero professionista. Posso portare il lavoro tranquillamente a casa.”
“Nina occupa tantissimo tempo. Scommetto che non ti ha fatto fare niente.” –  Insisto – “Potrei chiamare una babysitter.”
“Sai che non voglio lasciarla ad estranei.” Mi canzona, è la millesima volta che affrontiamo questa discussione.
“Neanche a me piace l’idea… ma Jenna lavora part-time e tra lei e Mason c’è sempre qualcuno a casa per badare a Kyle. Non lascerei mai la mia bambina del tutto sola con una sconosciuta.”
“Sì, ma non mi fido lo stesso. Jenna ovviamente è troppo impegnata a star dietro a Kyle… è come se non fosse in casa.” – Risponde – “In ogni caso i teletubbies mi conciliano il lavoro.”
Rido, pensando a Stefan lavorare con, in sottofondo musicale, quei quattro pupazzi che cantano.
“Questa birbante fa i capricci?” Domando indirettamente, baciando le guance di Nina.
“E sì… ma non ha tutti i torti, questa pastina è insipida.” Asserisce Stefan, con una faccia disgustata.
“Ho un’idea.” –  Affermo decisa, portando Nina tra le braccia di Stefan. Se c’è qualcosa che so è come prendere la mia piccolina.  Prendo un cucchiaio di pastina e inizio a cantare. – “Vola, vola…”
“Cosa dovrei fare con quel coso?” Mi chiede lui allibito, con un’espressione molto simile a quella che ho visto poco fa sul volto di Nina.
“Devi mangiare. Quando vede giocare due persone, vuole subito partecipare anche lei.”
“Sei furba.” Si complimenta Stefan, stando al mio gioco.
Nina, ancora tra le braccia di Stefan, alza il visino verso l’alto seguendo con gli occhi il cucchiaio che ondeggia in aria e, come volevasi dimostrare, inizia ad alzare le manine ed ad aprire la bocca per giocare anche lei.
Purtroppo so che tra un paio di bocconi non collaborerà più, ma meglio di niente.
“E no,” – La prende in giro Stefan, facendole il solletico sul pancino, attraverso il tessuto della tutina rosa – “La pastina è tutta mia.”
 
“Elena..”
Stefan mi venne incontro, alzandosi dal divano della mia vecchia casa a Mystic Falls, con uno sguardo apprensivo e pieno di domande.
Sapevo quali queste fossero, nonostante ciò aspettai che fosse lui a porgermele direttamente.
“Come.. come è andata?”
Non aveva avuto il coraggio di chiedermelo senza mezzi termini, ma la cosa non mi stupii perché ero cosciente del fatto che fosse un ragazzo di tatto.
“Non ho avuto il coraggio.” Confessai a bassa voce, con sguardo diretto verso le mie scarpe.
Lo sentii sospirare, quasi come se si fosse liberato di un fardello insostenibile.
“Sono felice.” Si avvicinò a me e poi, senza neanche accorgermene, sentii le sue braccia stringermi forte, come mai prima d’ora.
Lui era contrario, lo era sempre stato, ma non mi aveva mai fatto sentire in colpa.
In quel momento, però, percepii tutta la sua angoscia.
Capii quello che aveva fatto, capii che aveva cercato in tutti i modi di non farmi stare male più di quanto già non stessi.
Capii che mi stava proteggendo e che, nuovamente, l’avevo spinto sul precipizio di una situazione limite.
Stava nascondendo a suo fratello un segreto troppo grande, e questo era peggio di mille bugie.
“Te la caverai… ce la caveremo.” – Sussurrò al mio orecchio – “Non ti lascerò sola.”
L’avevo già allontanato da Damon, molte volte, non avrei fatto più lo stesso errore.
“Grazie Ste.” – Risposi, nascondendo i miei occhi lucidi dalla sua vista grazie all’abbraccio in cui eravamo ancora stretti. – “Stavo sbagliando tutto, sto sbagliando tutto. Devo dirglielo.”
 
“Dovresti uscire più spesso.” – Caroline caccia la testa da dietro l’anta dell’armadio da cui sta rovistando, seduta a gambe incrociate sul pavimento  – “Hai tutti questi bei vestiti, è un peccato non indossarli.”
“Sei vuoi prendere qualcosa fai pure.” Le dico mentre metto in ordine i pupazzi e i giocattoli lasciati per la camera da Stefan e Nina.
“Ho già la mia abbondante quantità di abiti che, tra parentesi, non ho potuto portare tutti con me!” Sbuffa sonoramente, appoggiando i gomiti sul pavimento e reclinando all’indietro il busto.
“Qui non c’è tanto spazio..”
“Sei assente.” Afferma, riducendo gli occhi a due fessure.
“No.. io… che dici?!” Inizio a balbettare, trasformando la sua ipotesi in cosa certa.
“E’ successo qualcosa che non so?!” Indaga, come solo lei sa fare, scattando in avanti e mettendosi di nuovo seduta in modo composto.
“No, Caroline. La mia vita è piatta e monoton…”
Non riesco neanche a finire di raccontare una bugia mal riuscita, che Caroline mi interrompe bruscamente.
“Il tuo capo, vero?” – Chiede con gli occhi che le brillano come quando guarda quella soap opera argentina che ama tanto. – “Lo sapevo! Io lo sapevo!”
“Ma…”
Tutto inutile.
“Ha provato a baciarti? Avete fatto sesso selvaggio sulla sua scrivania…” – è saltata subito alle conclusioni, quelle più pervertite aggiungerei. Ed eccola ergersi in piedi, di slancio, aprendo la bocca in segno di stupore e tirare in dentro il fiato producendo uno strano rumore. – “O no! L’avete fatto sulla fotocopiatrice in funzione! Sai che è anche un mio sogno erotico ricorrente?! Infatti una sera…”
“Caroline!” –  Urlo quasi, tra il divertito e lo sconvolto, sventolando le mani davanti a lei in pieno dissenso. Ha iniziato a divagare fin troppo. – “Non è successo nulla con Logan, e mai succederà!”
“Uffa” – La vedo indossare un’espressione delusa – “Allora che cosa è successo? Sei pensierosa.”
Dirle ciò che mi ha detto Logan non ha senso, devo prima accertarmi che sia la verità.
Dopotutto una buona giornalista verifica sempre le sue fonti; e poi sono sicura che sotto vi sia un errore.
Decido quindi di giustificare il mio essere pensierosa omettendo il motivo principale, ma – ahimè -  dando alito alle sue esagerate supposizioni.
“Tra due settimane ho una cena di lavoro con Logan e non so cosa mettere.”
“O mio Dio, e tu me lo dici così?!” – Ed ecco Care alla riscossa. – “Avete un appuntamento!”
Ci sto ripensando, forse era meglio dire la verità.
 
Ero chiusa nella mia macchina da buoni cinque minuti, cercando di tener a freno le lacrime. Avevo più volte sistemato il mio make-up, trovandomi poco dopo al punto di partenza.
Non potevo entrare in casa, non potevo bussare come se nulla fosse.
Se Meredith avesse rivisto la mia faccia, mi avrebbe uccisa seduta stante.
Non sapevo come comunicare con lui, come se dirgli una cosa del genere non fosse già abbastanza.
L’unica soluzione era incontrarci di nascosto, come due amanti.
Confessando tutto a Damon e tenendo il nostro bambino, però, avrei ucciso psicologicamente Meredith.
Sbandai quando vidi una gip avvicinarsi alla casa, ed ebbi un colpo al cuore quando scorsi Damon e Meredith uscire da essa.
Per fortuna mi trovavo abbastanza lontana dal viale, quindi mi preoccupai ben poco di essere vista.
Li vidi iniziare a scaricare dei pacchi imballati, probabilmente stavano ancora completando il trasloco nella meravigliosa casa che avevano comprato.
Vidi Damon togliere dalle mani a Meredith uno scatolo che sembrava molto pesante a vedersi, da vero gentiluomo, e in quel momento l’invidia mi trovò.
Invidiai lei con tutte le mie forze.
Lui si comportava da marito perfetto, e se la cura di Meredith fosse andata a buon fine ben presto sarebbe diventato anche padre.
Lui, però, padre lo stava già diventando senza saperlo.
Mi toccai la pancia istintivamente.
Non mi faceva bene provare sensazioni così negative, avevo paura di trasmetterle in qualche modo al bimbo.
Dovevo trovare pace.
 
“Io esco.” –  Annunciò Stefan, prendendo le chiavi della macchina dal piatto di cristallo sul tavolino del suo soggiorno – “Chiamami quando posso tornare.”
“Grazie Stef.” Gli dissi, abbracciandolo.
“Su, non perdiamoci in smancerie.” – Sdrammatizzò, sciogliendo la stretta – “Tra poco sarà qui.”
Vidi Stefan uscire dalla porta di casa sua.
Aveva chiamato Damon con una scusa, in modo tale da darmi l’occasione di parlare e dirgli tutto.
Non molti minuti dopo, infatti, suonò il campanello.
Con passi lenti avanzai verso la porta, ancora non ero pronta a rivederlo e ad averlo ad una distanza così breve.
Tuttavia non sarebbero serviti neanche corsi di preparazione psicologica, per certe cose non si è mai pronti.
“Elen…” – Accennò il mio nome, per poi chiedermi subito – “Che ci fai tu qui?”
Era proprio lui, in carne ed ossa, la sua solita camicia nera e il jeans scuro a delineare le forme del suo corpo perfetto.
I suoi occhi azzurri che mi scrutavano così intensamente, quasi avevo dimenticato quello che si provava a sottostare al suo sguardo.
Sembrava smarrito, confuso. Non avrei saputo dire con certezza quello che gli passasse per la testa, ma questa non era una novità.
“Ciao Damon.” – Sussurrai – “Non sapevo come contattarti, non volevo creare ulteriori problemi con tua moglie.”
‘Tua moglie’.
Dirlo faceva ancora più male che pensarlo.
Mantenni una voce apatica, quasi senza emozione, ma Dio solo sa quello che stavo provando dentro.
Non mi rispose, aspettò che continuassi e mi stette bene così.
“Dobbiamo parlare.”

  


Note:
Buonasera :)
Ho aggiornato prestissimo, mi sento soddisfatta!
Il capitolo è uno di quelli ‘noiosi ma necessari’ come li chiamo io xD Dal prossimo si entrerà nella storia vera e propria.
Nina ha gli occhi chiari, visto che tutte ve lo chiedevate.. ma il colore non è specificato. Lo scoprirete più in là :P Ha undici mesi, quindi dal matrimonio sono passati più o meno un anno e otto mesi. Elena ha fatto il colloquio poco dopo il matrimonio (nel capitolo precedente era scritto ‘due anni prima o qualcosa di meno’ per rendere il tempo più vago possibile :p)
Damon è comparso, ma per flashback e solo alla fine! Non odiatemi >.<
Elena decide di dirgli tutto e, con l’aiuto di Stefan, organizza un incontro. Che dite voi? Alla fine gli dirà tutto oppure ci ripenserà all’ultimo?
Elena ha un rapporto di amore e odio con Logan, non sopporta alcuni suoi comportamenti ma lo apprezza nei suoi pensieri senza rendersene conto.
Logan chiede ad Elena di aiutarlo perché lei conosce una persona all’interno. Secondo voi chi è?
Probabilmente rallenterò con la pubblicazione dei capitoli perché sto revisionando ‘Una damigella per lo sposo’ e mi prende molto tempo. È necessario, però, perché non ci dormo la notte a lasciarla in quel modo così indecente xD
Sto correggendo gli errori, periodi e inserendo altre parti ma la trama rimane invariata. Per ora sono arrivata al capitolo 2, se vi interessa al massimo scriverò qui quali capitoli ho revisionato.
Vi ringrazio di aver inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite e per aver impiegato un po’ del vostro tempo per recensire la storia. Adoro leggere i vostri commenti e poi mi motivano tantissimo :)
Fatevi sentire!
A presto, un bacio a tutte!

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Capitolo 4
*** All my secrets ***


3

“Dì zio Mason.
Mason è accovacciato per terra, sul tappetino di gomma per bambini che abbiamo da poco comprato, e si rivolge a Nina scandendo le parole e alzando la voce come se stesse parlando con un novantenne sordo.
“No, no. Non lo ascoltare! Dì Caroline o Care. Niente zia, mi fa sembrare vecchia!”
E la bionda non è da meno.
Non ha prezzo stare a guardare le loro facce deluse quando tutto quello che ottengono dalla piccola sono solo versi senza senso.
“Amore, non starli a sentire. Sono matti.” – Per fortuna arriva Stefan in aiuto della piccola – “Tutto quello che devi dire è Stefan è l’uomo della mia vita.”
Ecco, come non detto.
Prima di poter dire qualsiasi cosa, il rumore della porta di casa che sbatte e una Jenna alquanto isterica zittisce tutti quanti.
“Sono sfinita…” – Dice, buttando a terra la borsa e iniziando a liberare Kyle dalle cinture del passeggino. – “Questo bambino è tremendo.”
“Lascia, faccio io.” Si propone Mason, prendendo in braccio il piccolo mezzo assonnato.
“Per fortuna ora si è addormentato, voglio solo fare un bagno caldo e buttarmi sotto le coperte.”
In effetti Kyle è un bambino molto irrequieto, ma con i suoi occhioni verdi come quelli di mia zia, la pelle olivastra e i colori scuri è così bello che potrebbe convincerti a fare tutto. Stargli dietro, però, è una fatica non indifferente.
“Lo metto a letto.” Afferma Mason, portandolo verso la stanza di mia zia.
Più volte mi sono chiesta come ci riesca.
Come fa a stare accanto alla donna che ama e a prendersi cura del figlio, non suo, sapendo di non ricevere nulla in cambio?
Jenna non l’ha mai illuso, lui sa perfettamente quanto sia scossa da quello che ha dovuto passare e con cui ancora fa i conti. Sa che lei non è aperta ad una nuova relazione e non può dargli nulla di quello che lui vorrebbe.
Eppure è ancora qui.
E io so che non lo fa in attesa di un tornaconto personale.
Ovviamente penso che in cuor suo ci speri sempre, ma quello che lo tiene legato qui è l’affetto che prova nei confronti di Kyle e l’amore per Jenna.
Da una parte sono contenta che mia zia possa contare su qualcuno, oltre me, ma dall’altra mi sento male per Mason.
Ci sono momenti in cui si guardano in quel modo in cui solo gli innamorati fanno, quello sguardo che attendiamo per tutta la vita e che, molto spesso, dura troppo poco, ma altri in cui mia zia non lo considera neanche.
Non posso biasimarla, è necessario saper distinguere l’amore dalla riconoscenza e non vorrei mai che lei si sentisse in qualche modo obbligata nei confronti di lui. Posso solo immaginare, però, quanto la sua testa sia un casino in questo momento e l’amore l’ultimo dei suoi pensieri.
Per questo sto male per Mason, dovrebbe vivere la sua vita e trovare una donna che gli dia tutte le attenzione che lui stesso ha.
Qualcosa, però, non mi permette di parlargli sinceramente.
Forse il non volerlo ferire, forse altro.
 
Damon mi fissava, il suo sguardo rendeva ancora più difficile il mio intento.
“Elena…” – Parlò, una volta seduti sul divano di Stefan – “Sono un uomo sposato ora… e mi sono ripromesso di non fare più nulla che possa ferire Meredith.”
Gli occhi bassi, le dita che torturano il jeans e il mio cuore che va in pezzi.
“Non sono qui per portarti sulla cattiva strada.” Commentai con un filo di voce, un pizzico infastidita dalla sua velata insinuazione.

“Non volevo dire questo, ma se  Meredith sapesse che stiamo anche solo parlando…”
“Perfetto… Sei diventato uno zerbino.” – Le parole mi uscirono così, senza pensare. Ero inacidita dalla situazione, da come erano andate le cose e me la prendevo con lui che, anche non volendo, era la fonte del mio malessere. – “Scusa. Non lo pensavo sul serio.”

Meredith aveva tutte le ragioni per  volere il suo uomo lontano da me.
“Lo so.” Si limitò a dire.
Non aspettai un secondo di più a parlare.
“C’è qualcosa che devi sapere.” Annaspai, gelata dal panico, ma mi feci forza e schiarendo la gola continuai a parlare.
“Elena… sei sicura di stare bene?” Damon mi scrutava, preoccupato.
Dovevo avere proprio un aspetto miserabile.
“Io…” – La voce sembrava morirmi in gola, e più mi sforzavo più peggiorava. Finché non trovai forza   – “Sono incinta.”
 
“Non volevi dormire?” Chiede Stefan a Jenna, senza distogliere lo sguardo da Nina che si muove senza sosta sul divano.
Mia zia è rientrata in soggiorno, dopo una doccia e un cambio d’abito.
“Mi brontola lo stomaco… vorrei prima mangiare” gli risponde lei.
“Mi sa che stasera non sei fortunata. Caroline ed Elena hanno deciso di preparare la cena, senza l’aiuto di Mason.” Annuncia lui, quasi inorridito dalle sue stesse parole.
“Hai qualcosa da dire?!” Lo rimbecco, mentre mi lavo le mani per prepararmi a cucinare.
“Scusami se non mi fido delle tue doti culinarie.” – Ironizza Stefan – “L’ultima volta che ho assaggiato qualcosa di tuo per poco non perdevo un dente!”
“Esagerato.” – Alzo gli occhi al cielo – “Era solo un po’ crudo… tutto qui.”
“La tua concezione di crudo è davvero singolare!”
“Stef! Non essere scettico… si da il caso che io abbia visto tutte le puntate di MasterChef!” Interviene la bionda, con una certa aria di supponenza.
“Questo mi dovrebbe far preoccupare di meno?”
“Non preoccuparti, amico. Ho sempre il numero della pizzeria qui sotto.” Mason fa la sua entrata nel soggiorno.
“Per quanti devo apparecchiare?” Chiedo e la risposta di Care non tarda ad arrivare.
“Cinque!”
“Ecco,” – La voce di Stefan è così fievole che rischio di non sentirla – “Il realtà devo dirvi una cosa..”
Quasi in contemporanea ci giriamo tutti nella stessa direzione, e anche Nina, che siede al suo fianco, posa il giocattolo per restare ad ascoltarlo inclinando la testa.
“Oggi, quando sono andato a pranzo all’Eugene[1] con un mio cliente, ho incontrato una persona.” – L’inizio già non mi piace, perché la prima persona che mi si para davanti nella mia immaginazione è lui. – “E gli ho chiesto di unirsi a noi stasera...”
“Di chi parli?” Chiede Jenna, lasciandosi cadere a peso morto sulla poltrona.
A rispondere non è Stefan, bensì il campanello che di lì a poco avrebbe rivelato l’identità dell’ospite misterioso.
Scatto verso la porta. Se devo togliermi questo cerotto, che sia veloce ed indolore.
“Ciao Elena, è un piacere rivederti.”
 
Damon non parlava, fissava un punto indefinito dello spazio con quei due occhi di ghiaccio che mi facevano capire ben poco.
Ancora non riuscivo a definire neanche vagamente le sue emozioni.
Mi chiedevo se fosse contento, spaventato, seccato.
La sua reazione tardava ad arrivare, eravamo lì seduti da almeno cinque minuti o anche di più. Tuttavia la risposta che arrivò per un momento mi fece rimpiangere seriamente di essere stato a letto con lui, o peggio, di averlo conosciuto.
“Di chi è?”
Come poteva dubitare? Non me ne capacitavo.
Pensava che il padre fosse qualcun altro? Che lo stessi incastrando?
Troppi dubbi, poche risposte.
“Di chi credi possa essere?!” Persi la pazienza prima di quanto pianificato.
“Non lo so!” – Anche lui iniziò ad alterarsi – “Non sono l’unico con cui sei stata!”
Aprii la bocca pronta a dirgliene di tutti i colori, per gridargli contro che era stato l’unico con cui ero stata e che se solo avesse avuto la decenza di stare più attento e se solo io avessi avuto l’intelligenza per non fidarmi così ciecamente, non ci saremmo trovati in quella circostanza.
Ma poi ci ripensai, richiusi la bocca e sospirai intensamente per ritrovare un minimo di calma.
“Non sono così stupida da organizzare un incontro che potrebbe mettere nuovamente a rischio il tuo matrimonio se non fossi sicura della paternità. Stavo per non dirtelo… per togliere di mezzo il problema, quando mi sono resa conto che questo non era un problema per me. Forse lo è per te, ma non potevo prendere qualsiasi decisione senza interpellarti o pensando solo ai tuoi bisogni.”
“Elena… Non ti sto accusando di niente.” Mi prese le mani nelle sue e lo sentii tremare.
“A no? A me è sembrato il contrario.” Mi alzai di scatto, allontanandomi da lui e cercando di evitare un qualsiasi contatto che potesse farmi diventare nuovamente fragile.
“Permetti che io sia almeno un po’ scosso e insicuro sulla paternità dato che sei stata anche con Stefan?!” Si alzò anche lui, cambiando bruscamente i toni.

Mi portai una mano sulla fronte, stanca di dovermi ancora giustificare. Gli stavo per dire che tra me e Stefan non c’era stato nulla al di fuori di qualche bacio, ma improvvisamente un dubbio balenò nella mia mente.
“Tu stai sperando che sia di Stefan, non è vero?”
“No.. io…”
“Vattene via, ti prego.” Dissi con un filo di voce.
“Elena, non fare così. La situazione è già abbastanza difficile…”
“Sì, infatti. Per questo ti do l’occasione di andartene via. Ma non farti vedere mai più.” 
Stava per rispondere, ma il destino volle che io non seppi mai la sua risposta.
Il suo telefono squillò.
“Cosa aspetti?” Gli dissi quando lo vidi desistere nel rispondere.
Accettò la chiamata e con qualche battuta capii che stava parlando con un cliente.
“Sì, mi scusi..” – La sua fronte si era aggrottata, dando origine a delle rughe che una volta ritenevo sexy. In quel momento, invece, tutto quello che volevo era averlo il più lontano possibile da me. Non avrei mai pensato che stargli accanto mi potesse far così male. – “Ho avuto un contrattempo… Sarò in tribunale appena possibile.”
Gli mimai con le labbra un ‘vai via’, ed era quello che volevo sul serio in quel momento.
La sua presenza lì era inutile, mi aveva risposto già con i fatti. Non importava cosa mi dicesse per farmi stare meglio, aveva dubitato di me e delle mie intenzioni quando ero io l’unica ad essere stata sempre sincera, nel bene e nel male.

“Non preoccuparti, non hai più nessun contrattempo che ti trattiene. Sei libero di andare.” Gli dissi, indicando la porta, appena chiuse la telefonata. E non a caso usai un tono più grave sulla parola ‘contrattempo’.
“Perché devi trovare sempre un modo per colpevolizzarmi? Sai che non intendevo quello!Provi sempre a mandarmi via, senza parlare.” Si stava alterando, cosa che mi fece imbestialire ancora di più.
“Ti ascolti mentre parli?! Sei tu che per tutta la tua vita non hai fatto altro che scappare… io ti sto solo aprendo la porta perché sia più semplice per te. Ho sopportato troppo ultimamente, ma ora la mia pazienza è giunta ad un limite!” Urlavo, strepitavo, puntandolo con l’indice, e sentivo l’irrefrenabile istinto di schiaffeggiarlo. Non saprei dire quale forza mistica mi fermò dal farlo.
“Ti prego, calmati.” –  Provò a prendermi per il polso, ma io lo scostai in malo modo – “Non devi agitarti così! Sei incinta!”
“Ah, adesso te ne importa?”
“Sei ingiusta con me. Cosa ti aspettavi? Sono sposato, e non con te. Permetti che la notizia mi abbia sconvolto almeno un po’? Permetti che ora non so come comportarmi? E cosa dire a Meredith?”
“Pensi a Meredith, pensi a te stesso… ma a me non pensi mai. E non voglio che inizi a trattare il nostro bambino, come tratti me. Se proprio non vuoi andartene di qui, me ne andrò io.”
Scattai verso la porta come un fulmine, e dopo aver corso per le scale e raggiunto il portone del palazzo mi scontrai con qualcuno. Inizialmente non lo vidi in faccia, avevo gli occhi bassi e una mano che mi copriva metà volto, ma dalla prestanza fisica potei intuire si trattasse di un uomo. Quando alzai gli occhi sulla figura, scorsi il volto di Stefan.
“La mia macchina non parte e stavo aspettand…” – Si bloccò – “Ma cosa è successo?”
“Chiedilo a tuo fratello.”
 
Tiro un sospiro di sollievo quando mi rendo conto che l’ospite non è chi temevo che fosse.
“Klaus!” –  Esclamo – “Quanto tempo!”
“Qualcosa come sei o sette mesi?” Sorride, allargando le braccia. Mi avvicino per abbracciarlo, è un vero piacere rivederlo.
“Quasi un anno, per l’esattezza. Sei venuto in ospedale quando è nata Nina!” Lo correggo, lasciandolo andare.
“È già passato tutto questo tempo?” – Si guarda intorno – “Dov’è la piccola?”
“E lì sul divano con Stefan.” La indico.
“Sono contento che tu abbia accettato il mio invito” Dice Stefan, alzandosi dal divano e dando una pacca sulla spalla all’inglese mentre questo si avvicina a Nina.
“Non potevo rifiutare” – Gli risponde, sedendosi poi al posto prima occupato da Stef – “Ciao amore, sei più bella dell’ultima volta che ci siamo visti.”
Nina lo guarda incurvando i lati della bocca in un sorriso e puntando il ciuccio verso di lui, quasi incantata. Dopotutto, anche lei è una donna e subisce il fascino di uomo del genere.
“Il suo sorriso uccide, e poi quell’accento è da infarto. In questo momento sto invidiando Nina.” Commenta sottovoce Jenna, avvicinandosi a me e Caroline. La bionda sembra scioccata, apre e chiude la bocca senza dire niente di comprensibile.
“Voglio uccidere Stefan.” è l’unica cosa che riesco ad intuire.
“Caroline.” – Klaus le si avvicina, solo dopo aver salutato tutti gli altri, posandole un bacio sulla guancia e io e Jenna tratteniamo il fiato come se stessimo vedendo l’ultima puntata dell’ultima serie di ‘Cuori solitari[2]’ – “è un piacere vederti.”
“Mio Dio, quell’uomo è sesso. Perché non me ne sono mai accorta prima?” Mi sussurra Jenna all’orecchio.
Rido, tuttavia consapevole della veridicità di quelle parole.
“Klaus.” – Risponde la bionda atona – “Non pensavo di rivederti fuori l’ufficio.”
“Che bella sorpresa, vero?” Domanda lui retorico e divertito.
“Se ti piace definirla così.” Ed ecco che la mia amica torna miss Acidità, ma in fondo la capisco. Sta cercando di mantenere le distanze per non rimanere intrappolata in una relazione che non le porterebbe nulla di buono a sua detta.
 
“Siete sicure di non volere una mano?” – Chiede Mason, appoggiando le braccia incrociate sul bancone rosso in tinta con la struttura della cucina – “Sai, magari vi potrei dare alcuni suggerimenti, come ad esempio… non so… mettere il sale nella pasta.”
“Non siamo così ignoranti, grazie!” – Rispondo stizzita. La cucina è già un disastro e non abbiamo neanche preparato un secondo decente. Decido di sbarazzarmi della sua fastidiosa presenza, approfittando del fatto che abbiano bussato alla porta – “Piuttosto vai ad aprire. Sarà la signora del piano di sotto che come al solito si è chiusa fuori. Le chiavi di riserva sono nel primo cassetto del mio comodino!”
“Agli ordini!” Mason si erge dritto, ostentando un tono di voce risoluto.
“Ma cosa è saltato in testa a Stefan?!” – Chiede Caroline a bassa voce per non farsi sentire dai diretti interessati che si trovano a pochissimi passi da noi seduti sul divano. Gli svantaggi di avere unito cucina e soggiorno in un unico spazio. La mia amica si aggira sconclusionata, e con indosso un grembiulino, tra i vari scomparti della cucina. Se almeno mi aiutasse, invece di farmi girare la testa. – “Io gli ho detto che sto cercando di passare con Klaus solo il tempo davvero necessario, e lui lo invita a cena!”
“Dai, Care. Sai che l’unico modo per combattere i propri demoni è affrontarli. Se continui ad evitarlo, finirai per essere attratta a lui ancora di più.” Perle di saggezza da una mamma single, niente di promettente insomma.
“Sì, come quella frase di quel film… L’unico modo per sconfiggere una tentazione è andarci a letto!”
“Care… la frase è di Oscar Wild e non è propr…”
“Elena..” – Mason mi blocca – “C’è il tuo capo.”
Logan.
Qui in casa mia.
Nella mia incasinatissima e affollatissima casa.
Cerco di rendermi presentabile in un quarto di secondo, il tempo che serve al mio capo per fare due passi e accogliermi nella sua visuale.
Mi tolgo il grembiule, che sembra aver combattuto una guerra a colpi di pomodoro, e mi sciolgo i capelli  che poco prima di iniziare a cucinare ho raccolto disordinatamente in qualcosa di forma indefinita. Per mia sfortuna, il quadro non è migliorato affatto.
“Ciao bellezza.” Mi saluta Logan, apparso dietro il bancone da cucina. Quasi non lo riconosco poiché indossa una semplice maglietta bianca, probabilmente a maniche corte, con sopra un giubbino di pelle marrone e dei classici jeans scuri.
Sono abituata a vederlo sempre in tiro in ufficio, pensavo fosse quello il suo abbigliamento tipico.
“Che bel coraggio che hai, amico.” – Mason e la sua faccia da ‘sto per dire una battuta e tu sei nel mio mirino’ – “L’hai vista? Ha del pomodoro in faccia!”
Di slancio mi copro la faccia con entrambe le mani, vorrei sprofondare dalla vergogna, ma purtroppo sono ancora qui davanti a loro che se la ridono di gusto.
“Non coprirti Elena, sei comunque uno splendore.”
 
“Che ci fai qui?” Gli domando, dopo averlo preso in disparte. Peccato che le dimensioni ridotte della casa limitassero il mio personale concetto di privacy.
“Sono venuto per riscuotere il mio appuntamento.” –  Mi risponde con un sorriso smagliante che non promette nulla di buono. – “Te l’avevo detto che l’avrei ottenuto.”
“Questo non è un appuntamento! È introdursi a casa mia sprovvisto di invito!”
“Ehi! Non ho mai detto che saresti stata consenziente!” Si difende dalla mia momentanea follia, mettendo le mani davanti.
“Dio! Sei impossibile!”
“Lo prendo come un complimento!”
“Dai,” – Mi prende una mano e poi mi fa un cenno della testa – “Ti aiuto in cucina.”
 
“Ricordami perché sei qui.” Chiede Stefan, con le labbra incurvate in falso sorriso, mentre inforca una polpetta.
“In realtà non l’ho detto,” – Risponde Logan, sedutogli esattamente di fronte. – “Ma se proprio vuoi saperlo, sono qui a riscuotere un appuntamento.”
Stefan si gira verso di me, e posso riconoscere nel suo sguardo un certo disappunto. Non perché osasse intromettersi nella mia vita sentimentale, – anche se, in realtà, non potrei dirlo con certezza considerato che è un bel po’ che non ne ho una – ma tra i due non corre buon  sangue.
“Non è un appuntamento.” – Tengo a precisare – “Vi piacciono le polpette?”
“Sì, ottime.” Risponde Mason, forse perché ha capito la situazione e vuole darmi una mano.
“Se non avevate un appuntamento, cosa ti ha fatto pensare che la tua presenza fosse gradita?”
Stefan non demorde, ignorando completamente me e il mio tentativo di cambiare discorso.
Questo scambio di battute tra un lato e l’altro del tavolo tondo intorno al quale sediamo, mi sta facendo innervosire.
Logan non è di certo un angelo, e molte volte mi porta all’esaurimento nervoso, ma non merita di essere trattato in questo modo.
“Stefan, basta.” La mia voce risulta più dura del dovuto, forse è per questo che nella stanza cala un silenzio tombale. Logan sgrana i suoi occhi blu, incredulo. Non ha tutti i torti: è la prima volta che prendo le sue difese.
“No, è tutto ok Elena.” – Dopo lo sgomento iniziale, il mio boss torna ad indossare il suo sorriso migliore – “Stefan ha ragione, non pensavo di essere il benvenuto. Non so, forse avrei dovuto interpretare come un segnale negativo le minacce di morte che Elena mi rivolge ogni mattina a lavoro.”
Come suo solito, Logan è riuscito a monopolizzare l’attenzione provocando risate generali e a sdrammatizzare la situazione divenuta piuttosto pesante.
Mi ha stupito, di nuovo.
Stefan non è stato gentile con lui, e nonostante ciò gli ha evitato una brutta figura.
“Non mi stupirei se da un giorno all’altro venisse nel mio ufficio per licenziarmi!” Logan continua il suo show e io gli sorrido, non tanto per la battuta quanto per ringraziarlo.
Stefan, invece, si alza dalla sedia infastidito per avvicinarsi a Nina che gioca nel box approfittando del fatto che avesse richiesto un po’ di attenzione pronunciando la parola ‘mama’ al seguito di altre senza senso compiuto.
Lo seguo con lo sguardo, decisa a parlargli appena possibile.
Logan continua a parlare, e lo sento pronunciare la parola ‘appuntamento’ una o due volte.
“E’ molto romantico che tu sia venuto qui per stare con Elena.” Esclama Care, lasciando a mezz’aria la sua forchetta e guardando il mio capo con aria sognante.
“Sì, davvero romantico.” –  Si intromette Klaus, acido – “Romantico quanto uno stalker che si apposta sotto casa!”
Cosa diavolo sta succedendo a tutti oggi?
Stefan non sembra l’unico ad aver dimenticato le buone maniere.
“Logan!” – Mi alzo di scatto, facendo strusciare la sedia sul pavimento – “Perché non mi accompagni a prendere il dolce?!”
“Con piacere.”

“Scusali, davvero… io..” Mi appoggio al bancone con una mano, abbassando lo sguardo.
“Non preoccuparti, sono abituato a non piacere!” – Passa una mano dietro la sua nuca, mi sembra un po’ imbarazzato – “A parte alle donne, sia chiaro.”
Scuoto la testa, maledicendomi per aver dimenticato anche solo per un secondo le sue attitudini.
“Non so cosa sia preso a tutti.” Continuo a scusarmi.
“Io lo so.” – Prende a grattarsi quel po’ di barbetta che si è lasciato crescere. Lo scruto confusa, chiedendogli con gli occhi di spiegarsi meglio. – “Ho portato un regalo per Nina, ma Stefan le è sempre vicino… quindi non oso avvicinarmi.”
“Cosa?! Non dovevi!” Esclamo.
“Devo conquistare prima lei per conquistare te!”
“Sei un adulatore.” – Gli do un pugno scherzoso sul petto – “Sappi che il tuo piano è destinato a fallire. Nina, però, sarà molto contenta di ricevere un regalo!”
“Non dirmi che la signorina è esigente quanto te!?” Finge esasperazione, mentre gli passo i piattini e le posate per il dolce portato da Klaus.
“Molto di più!” Esclamo, facendogli la linguaccia.
“Le donne più difficili sono quelle che attirano di più. È risaputo.” Si avvicina pericolosamente a me. Distolgo lo sguardo, leggermente imbarazzata, e mi rendo conto del fatto che questa sia la prima volta che cedo ad una delle sue provocazioni.
“Elena.” – Jenna entra e io mi allontano da Logan. – “Damon al telefono.”

 


[1] L’Eugene è un ristorante di Atlanta.
[2] Cuori Solitari è una serie (inventata) argentina che Caroline, Jenna e Elena adorano.


Note:
Eccomi!
Premetto che ho avuto dei problemi, e anche nel prossimo mese sarò abbastanza assente… cercherò comunque di ritagliarmi del tempo per scrivere…
Iniziamo da Damon ed Elena… si scopre che lei gliel’ha detto. Praticamente nessuna di voi ci sperava… e invece…
Litigano perché Elena è frustrata, ha gli ormoni in subbuglio, Damon tentenna… non si comprendono. I soliti Damon ed Elena insomma!
Logan ruba il famoso appuntamento, come aveva promesso ad Elena nel capitolo 2. Elena ha già stretto un buon rapporto con lui, lavorativo e non, ma solo ora inizia a notare alcuni lati del suo carattere che non sembrano dispiacerle.
E proprio quando inizia ad abbassare le sue difese, Jenna l’avvisa che Damon è al telefono. Segno del destino?
Nel capitolo torna anche Klaus, che non passa inosservato mentre Stefan non perde occasione per essere scortese con Logan.
Anche la relazione tra Mason e Jenna viene analizzata dalla stessa Elena…
Dopo questo breve riepilogo.. lascio a voi commenti, impressioni, giudizi, supposizioni.
E infine vi ringrazio immensamente!
A chi ha messo la storia tra le seguite, preferite, ricordate…. ma soprattutto chi recensisce, perché spesso può capitare di iniziare a leggere una storia e poi dimenticarla lì nelle varie liste. Da chi perde un po’ del proprio tempo per scrivere due parole capisco qual è il grado di apprezzamento della storia.
E niente, io mi sento apprezzata :)
Fatemi sapere cosa ne pensate perché ho scritto, riscritto e riletto mille volte il capitolo fino ad odiarlo.
Scusate se ancora non ho risposto a tutte le recensioni, ma come vi ho detto non ho potuto… Rimedierò presto!
Un bacione

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Capitolo 5
*** Come back when you can ***


4

“Non si è fatto sentire.” Abbracciavo il cuscino, stesa sul mio letto.
“Elena…” Caroline mi era stata vicina in quei maledetti giorni in cui Damon non si era fatto vivo.
Cercava di consolarmi, di farmi stare meglio, ma la verità era che neanche lei sapeva come farmi riprendere.
“Non dirmi che ha bisogno di tempo. Ha avuto quattro giorni per pensare…” Sbiascicai, tirando su col naso.
“Non sono qui per difenderlo.” – Affermò la mia amica, sedendosi accanto a me. – “Sono dalla tua parte, lo sai. E se lui non ha intenzione di assumersi le proprie responsabilità… non avrà nessun diritto sul bambino.”
Jenna, da parte sua, era rimasta vicino a me per tutto il tempo, ma ancora non si capacitava della rivelazione che le avevo fatto solo tre giorni prima.
Non mi parlava, forse perché troppo sconvolta, forse per paura di farmi scoppiare a piangere, forse perché ancora provata dalla questione ‘Rick’.
Era sempre stata al corrente del complesso rapporto che mi legava ai fratelli Salvatore, ma non si aspettava questo da me.
 
“Digli che sono impegnata.” – Freddo mia zia con poche parole – “Lo richiamo io.”
“Va bene…” Risponde stupita, non so se per l’atmosfera creatasi in cucina tra me e Logan o per i miei modi bruschi.
“Perché non hai risposto?” Mi chiede Logan, subito dopo l’uscita di Jenna. Conosce per grandi linee la storia tra me e Damon, e sebbene la domanda non sia delle più discrete non mi infastidisce.
“Stiamo nel bel mezzo di una cena..” Rispondo, insicura.
In verità non voglio sentirlo, tutto qui. Rimandare serve a poco o niente, ma per il momento vorrei solo ignorare la chiamata e pensarci quando avrò il tempo e la pazienza.
“Ci siamo alzati da tavola..” – Inizia, alzando un sopracciglio e guardandomi di traverso, poi per mia fortuna decide di lasciar perdere – “Non sono fatti miei… e forse è meglio che io tolga il disturbo prima che Stefan e Klaus prendano le misure per una bambola voodoo delle mie sembianze.”
Sorrido, ma sono assente.
Al momento, l’unico pensiero che affolla la mia mente è Damon.
 
“Perché non hai risposto al telefono?” Mi chiede Stefan, a bassa voce, mentre tiene Nina in braccio. Si è addormentata solo dopo che tutti gli ospiti se ne sono andati.
“Devo dar conto a te di quello che faccio e dico?” – Sbuffo, e per poco non rischio di far cadere a terra tutti i piatti prima di portarli al lavandino –  “Ero impegnata.”
“Con Logan?”
Il tono è acido, e sono troppo impegnata a disfare la tavola ed andare avanti e indietro per ammirare l’espressione ironica che - potrei mettere la mano sul fuoco - si dipinge sulla sua faccia in questo istante.
“Sì! Mi sembri un po’ prevenuto nei suoi confronti.”
“Non lo sono.”
“Non lo conosci... Come fai a dirlo?”
“Tutto quello che vedo è che ha una gran voglia di portarti a letto!”
Mi fermo bruscamente al centro della stanza, con in mano ancora alcuni bicchieri, mi volto lentamente in sua direzione e noto che ha messo Nina nel box accanto a lui.
“Meglio che te ne vai… sono stanca.” 
Pronuncio ogni parola con una calma tale da trasudare esasperazione.
 
“Elena…” La voce di Mason e la luce proveniente dalla porta mi costrinsero a cacciare  la testa fuori dai meandri del piumone e dei cuscini in cui ero sepolta da giorni e giorni.
Né Caroline, né tantomeno Jenna erano riuscite a tirarmi giù da quel letto. Non che Jenna ci avesse provato più di tanto, non sapevo neanche cosa pensasse di me.
Dentro di me sentivo di averla delusa.
Non solo ero stata con un uomo impegnato, ma aspettavo anche un figlio da lui.
Non volevo più pensare, sentivo le tempie pulsare così tanto da temere di scoppiare da un momento all’altro.
“Lenuccia” Mason mi richiamò, non avendo ottenuto risposta la prima volta, e sentii il letto cedere al suo peso.
“Non voglio parlare, o alzarmi, o fare una passeggiata, o chiudermi in una spa…” La mia voce era secca come se non bevessi da anni, in effetti era un’eternità che non mi alzavo.
“Scommetto che la seduta alla spa ti è stata proposta da Caroline.” Scherza, accarezzandomi la nuca.

“Indovinato.” Farfugliai, con la voce un po’ impastata e gli occhi rossi che ancora si stavano abituando a quel poco di luce.
“Non devi alzarti se non vuoi e forse neanche parlare, se non necessario, ma sei costretta ad ascoltare perché di sotto c’è Damon.”
“Cosa?!” Mi misi a sedere di scatto, portandomi istintivamente le mani al viso nel tentativo di darmi un tono migliore.
“Gli ho parlato poco fa e l’ho avvisato…” – Disse serio – “Se ti farà soffrire di nuovo, gli taglierò il gioiello di famiglia.”
 
“Care, non siamo già un po’ troppo cresciute per un pigiama party?” Dico, infilando il pantalone della tuta grigia che uso come pigiama.
“Oh, andiamo Elena!” – Care si lamenta, mentre saltella sul mio povero letto. I suoi leggings rosa confetto passano inosservato, solo perché sto temendo seriamente che da un momento all’altro salti qualche molla. – “Siamo ancora giovani.. E poi abbiamo tanto di cui parlare!”
“No, per favore!”
“Primo punto da affrontare nella serata è… Logan! Second…”
“Te lo do io un punto su cui discutere… Klaus!” Ribatto sorridendo a trentadue denti e mettendomi seduta accanto alla bionda, che finalmente si è data una calmata.
“Mi è venuto un gran sonno!” Care simula uno sbadiglio.
“Oh! Ma guarda che casualità!”
“Vuoi che parliamo di Klaus?! Ok, perfetto. È sexy, nel fiore degli anni, ha grandi doti e sa come usarle! Ma Tyler è sempre nella mia testa e nel mio cuore… quindi tutto quello che voglio ora è starmene da sola!” – Afferma, risoluta – “E proprio per questo motivo ho fatto voto di castità!”
“Cosa?!” – Esclamo – “Pensavo scherzarsi l’altro giorno!”
“No! Ero serissima!” – è così presa e convinta – “Il sesso e il desiderio hanno rovinato il rapporto più importante della mia vita. La prossima volta che mi lascerò andare, sarà con qualcuno di importante per me.”
La guardo stranita. Caroline è stata molto precoce in quel campo, e da quando la conosco ha avuto una vita sessuale quasi estenuante. Per lei è la routine.
“Sei sicura di farcela?!”
“Elena, hai qualcosa da dire?! Proprio tu che scopi una volta ogni cinque anni!” – Esclama. Le faccio segno di abbassare la voce siccome Nina dorme beata nel suo lettino, e vorrei che continuasse così per tutta la notte – “Ah, scusami. Non sono ancora abituata.”
“Sì!” – Rispondo – “E quella unica volta resto anche incinta!”
“E beh, non sai che è la regola? Se lo facessi più spesso, queste cose non ti capiterebbero!”
“Ma che diavolo di teoria è?!”
“Una santa teoria!” – Scuote la testa come per scacciare tutta la mia ignoranza in materia – “Si chiama la sfortuna della principiante!”
“Ecco, io sarei la principiante.”
“Sì, proprio così..” – Conferma, per poi continuare il suo discorso – “Parlando di Damon… ho sentito che ha chiamato e tu non hai risposto.”
“Vuoi farmi la predica anche tu?” Sbuffo, buttandomi sul materasso a peso morto.
“Senti, so che questo ragionamento non è da me. Conosci la repulsione che ho nei confronti di Damon.. ma credo che per il bene di Nina dovresti mettere da parte qualsiasi tipo di sentimento tu abbia nei suoi confronti.”
“Rabbia.”
 
“Perdonami.” – Fu la prima cosa che disse quando mi vide – “So che questa non è la prima volta che faccio un casino… forse non sarà l’ultima.”
Lo ascoltavo, ma non riuscivo a dire nulla. Portai le gambe al petto, appoggiandomi alla spalliera del letto.
“Non ho mai pensato che mi stessi mentendo…” – Continuò sedendosi sul letto, molto vicino a me, e mi prendendomi una mano nella sua grande – “Tu e Stefan siete stati insieme… ma se sei venuta da me è perché sei certa al cento per cento...”
Sentivo gli occhi pizzicarmi, solo la sua vicinanza mi faceva questo effetto.
“Voglio questo bambino quanto lo vuoi tu… spero che tu lo voglia..” – Tentennò, correggendosi. Sfiorò con il palmo della mano la mia pancia, appena accennata. – “Sai, tra me e te non è mai facile e ci urleremo contro finché avremo voce… ma non potrei mai lasciarti. Soprattutto ora che stai per farmi un regalo del genere…Tienilo a mente nei nostri momenti peggiori.”
I suoi occhi erano lucidi, non a caso abbassò lo sguardo cercando di nasconderlo. Il modo cui mi parlava e mi sfiorava… sembrava quasi che stessimo insieme.
Eravamo ad un sospiro di distanza per unire le nostre labbra, ma non ci fu nessun bacio. Non avrebbe avuto senso, sebbene io avessi voluto più di qualsiasi altra cosa, non dopo quello che avevamo passato.
Saremmo tornati al punto di partenza.
Così decisi di prendermi un periodo di pausa da Damon e di vederlo soltanto come una persona a me cara e come il padre del mio bambino.
Quando, però, mi accolse nelle sue braccia i buoni propositi sembrarono così lontani dalle mie reali intenzioni.
Non lo rifiutai, mi lasciai stringere affondando la guancia nell’incavo del suo collo.
Al resto avrei pensato dopo.
 
Ripenso alle parole di Damon di quella lontana sera,mentre giro e rigiro il telefono tra le mani.
Sono quasi le undici di sera, e mentirei se dicessi che non mi da fastidio chiamare a casa sua a quest’ora.
Meredith di sicuro è già tornata da lavoro, a meno che non l’abbiano chiamata per qualche urgenza all’ospedale dove è di servizio.
L’idea di chiamarlo sul cellulare è fuori discussione perché, semmai lei fosse vicino a lui, sembrerebbe che sto agendo in segreto.
E io non ho nulla da nascondere.
Quanti problemi per una stupida chiamata, per un momento mi pento di non aver risposto qualche ora fa.
Compongo il numero, risoluta a fare quello che è giusto fare. Caroline ha ragione, siamo grandi, abbiamo una figlia e i nostri giochetti possono solo nuocere Nina.
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
Pronto.” Tiro un sospiro di sollievo quando sento la voce di Damon, se avesse risposto Meredith probabilmente sarei entrata nel panico e avrei dimenticato la cantilena preparata prima di chiamare.
“Ciao Damon, sono Elena.”
Silenzio.
Ah… Ciao.” Sembra che sia stato preso alla sprovvista, non posso fare a meno di chiedermi il perché. Avrò interrotto qualcosa di importante? Meredith è con lui, e ciò lo rende frenato?
“Scusa l’ora…Ho pensato fosse urgente.”
Per questo non sei venuta a rispondere?
“Vuoi litigare?” Gli chiedo, mantenendo la calma
No, non voglio.” Mi risponde, ma sento nella sua voce un po’ di frustrazione da farmi pentire di essermi comportata come una bambina.
“Scusa. Volevi parlarmi di Nina?”
No… cioè sì. Vorrei sentirla, dorme?” Mi chiede, ma lo sento ancora strano.
“Sì, era stanca… Stasera abbiamo avuto ospiti.” spiego.
Chi?
“Klaus, ora lavora con Caroline qui ad Atlanta… e il mio capo.”
Il tuo capo?” – Domanda stupito – “Quella signora con i capelli rossi?
Durante la gravidanza stavo spesso male, soffrivo di giramenti di testa frequenti e a volte di nausea, motivo per il quale non iniziai subito a lavorare per Logan. Lui mi raccomandò ad una rivista affiliata e tutto quello che dovevo fare era stare seduta su di una sedia e occuparmi delle scartoffie. Non penso che il mio operato fosse indispensabile, Logan mi ha aiutato fin troppo evitando che mi trovassi senza lavoro per il mio primo anno di permanenza ad Atlanta.
“No. Da qualche mese lavoro ad un giornale vero e proprio. Nulla a che fare con quello che facevo prima. Ora devo correre a destra e a sinistra per Atlanta per intervistare persone e raccogliere testimonianze.”
Ah, non lo sapevo.”
“Pensavo di avertelo detto…” Ad essere sincera negli ultimi tempi il dialogo non è stato il nostro forte.
Non l’hai fatto,” – Risponde amareggiato – “Il tuo nome è uscito in prima pagina?
“Non ancora… ci sto lavorando.”
E dire che avevo intenzione di far durare la telefonata non più di cinque minuti, la conversazione sta andando troppo sul confidenziale.
Chi è il tuo capo…” – Si blocca – “cioè qual è il giornale?
“Scusa Damon. – Decido di fermarlo e di arrivare al dunque – “Sono un po’ stanca e sono sicura che stanotte Nina mi sveglierà almeno un paio di volte. Mi hai chiamato per parlare con lei, giusto? In questo caso, appena si sveglia domani mattina ti faccio uno squillo.”
In realtà c’è dell’altro…” – Rimango sorpresa, non riesco ad immaginare di cosa possa parlarmi che non riguardi Nina. Lo lascio continuare, senza interromperlo. – “è un argomento serio… vorrei parlarti di persona.
“Argomento serio? Devo preoccuparmi?!” Chiedo allarmata.
No, non è nulla di preoccupante. È qualcosa di molto delicato e voglio parlartene a voce.
“A voce? Siamo a duecento kilometri di distanza, converrai con me che parlare a voce non è molto conveniente!”
Damon e Meredith si sono trasferiti a Denver, in Colorado, da quando quest’ultima è stata chiamata a lavorare al Rose Medical Center.
Non saprei se definire questa distanza un bene o un male.
Tra una settimana è il compleanno di Nina…
“Verrai?” Lo fermo all’istante, senza riuscire a reprimere l’acidità.
Certo che verrò!” – Si è offeso, lo intuisco dal tono più duro rispetto a quello pacato di qualche secondo fa. Ora come ora, mi importa poco di aver ferito i suoi sentimenti – “è il primo compleanno di Nina… non potrei mancare per nulla al mondo.
“Va bene. Allora mi parlerai prima della festa…” – Nel buio del soggiorno, mi alzo dal divano per tornare da Caroline e Nina nel bucolocale; pronta a far volgere al termine la chiamata, inciampo in qualcosa che sembra avere una forma rettangolare – “Ahi!”
Elena? Stai bene?!” Chiede allarmato Damon dall’altro capo del telefono.
“Sì, tutto ok. Sono inciampata in qualcosa.” – Accendo la lampada vicino al divano e riconosco nell’oggetto che ho urtato la scatola delle fotografie sistemata da me molti mesi fa.
Cosa?
“Solo una vecchia scatola…” – Rispondo senza dilungarmi – “Ah, quasi dimenticavo! Io e Caroline stiamo organizzando una festa in maschera per il compleanno di Nina… ma se non vuoi vestirti posso sempre comprarti una maschera simpatica o qualcosa del genere.
Sai, giusto per farla divertire…”
Penso che mi travestirò, non preoccuparti.” – Sto per salutarlo, ma continua a parlare – “Elena… va tutto bene?
“Sì, perché?” Rispondo distratta, curiosa di riaprire quella scatola.
Ti sento lontana… è un po’ che non ci sentiamo. Volevo sapere come te la passavi…
“Ci siamo visti un paio di giorni fa tramite webcam.” Rispondo e inizio a pensare che Meredith non sia nei paraggi.
Sì, ma perché volevo vedere Nina. Io e te non parliamo da molto tempo…
Non capisco il suo improvviso interessamento, per tutto il tempo della telefonata ho mantenuto un tono di voce distaccato, quasi assente. Tuttavia, ogni volta che ci sentiamo è sempre così. Domande e risposte brevi riguardo Nina e poi tanti saluti.
“Nulla di nuovo da raccontare.” – Lo tronco all’instante – “Scusami, ma ho un po’ sonno… ci sentiamo in questi giorni.”
Chiudo la chiamata senza neanche aspettare la sua risposta, sfoglio il primo gruppo di foto che mi capita sottomano e, tra queste, una cattura la mia attenzione.
Sono seduta su di un lettino, nello studio della mia ginecologa, ed è il giorno della prima ecografia. Accanto a me Caroline, Stefan e Damon.
 
“Caroline, per favore!” Mi coprii il viso con le mani dalla disperazione.
“Elena, ti prego… non fare storie! Tra pochissimo vedrai per la prima volta il tuo bambino.. o la tua bambina. È un momento epico! Bisogna immortalarlo.”
“Dammi questa cosa!” – Stefan cercò di toglierle di mano la macchina fotografica, riuscendoci senza tanto sforzo – “Un giorno di questi te la spacco in mille pezzi!”
“Buongiorno!” – Rosy, la mia ginecologa, entrò dalla porta interrompendo il teatrino improvvisato da Stefan e Caroline. Stava per scoppiare a ridere e io per scappare dalla vergogna – “Non ho mai avuto tanta gente nel mio studio per un ecografia! Di solito la ragazza è accompagnata dal compagno o dalla madre..”
Una ragazza…  ‘normale’ avrei voluto aggiungere.
Io non lo ero.
Decisamente no.
Mia mamma non c’era più e Damon non poteva essere definito il mio ‘compagno’.
Lui aveva insistito per esserci, nonostante non ne fossi entusiasta. Non volevo che ci comportassimo come una famiglia, perché sapevo che non avremmo mai potuto esserlo.
Caroline e Stefan, poi, si erano accodati.

A quest’ultimo avevo raccontato delle mie paure riguardo Damon e la sua presenza nella vita del nostro bimbo e di conseguenza anche nella mia.
Ero terrorizzata di diventare di nuovo prigioniera di un amore a senso unico, di non sapere più uscirne.
Non che me ne fossi liberata, ma stavo andando avanti con una maggiore disillusione.
Damon stava con Meredith e le sue attenzioni erano rivolte al cucciolo che portavo in grembo e non a me.

Questo era il mio mantra.
Forse Stefan non era la persona più indicata con cui parlare, dati i trascorsi, ma solo la sera prima mi aveva praticamente costretta a dirgli cosa mi faceva stare così giù.
Per questo motivo, principalmente, si era autoinvitato alla visita.

“Siamo la madrina e il padrino del bimbo!” Esclamò Caroline, indicando se stessa e uno Stefan alquanto imbarazzato.
“Diciamo che si sono autoproclamati tali!” Ironizzò Damon.
Mi stupii di sentire la sua voce perché non aveva parlato molto.
Caroline gli fece una guardata storta. Era un po’ di tempo che la bionda non riusciva a sopportarlo.
“Può farci una foto?” Chiese la mia amica a Rosy.
Avrei voluto strozzarla.
“Ma certo.” Per fortuna era una persona molto disponibile e non di quelle acidone che godono nello smanettare nelle zone intime altrui.
“Sorridete!”
Provai a farlo, ma non mi riuscì più di tanto. Non con Damon alla mia destra.
Per fortuna c’era Stefan dall’altro lato e Caroline praticamente sdraiata sulle mie gambe.
 
“Buon giorno, Care.” –  Entro in cucina, stupendomi di trovarla già sveglia alle otto di mattina. Mantengo Nina tra le braccia, che ora sorride soddisfatta dopo avermi svegliato piangendo come una disperata. – “Vedo che sei già in piedi. Grazie per averla presa in braccio quando ha iniziato a dimenarsi e ad urlare!”
“Ah.” La bionda ignora la mia ironia continuando a sfogliare le pagine di un libro.
“Da quando leggi?” Chiedo stupita, avvicinandomi cercando di capire di cosa si tratti ma Nina me lo rende impossibile quando inizia ad agitarsi.
“Nam!”
È il suo modo di dirmi che ha fame, perché ‘gnam’ è la parola che ripeto sempre quando la imbocco.
La faccio sedere nel seggiolone e noto che Caroline continua ad ignorarmi. Mi avvicino a lei fino a scorgere la copertina che ha tra le mani.
“Cinquanta sfumature di grigio?!” – Domando incredula  - “Seriamente?”
“Sì… ora praticamente lui infila un dito dentro di lei facendola urlare. Dio, a meno che questo Grey non abbia un dito delle dimensioni di un albero maestro non capisco come la tipa possa gridare dal piacere!” – Si lamenta, chiudendo il libro in un gesto secco. La guardo tra il divertito e lo sconvolto – “Secondo me la scrittrice non ha mai fatto sesso in vita sua. Se mi bastasse un dito per avere un orgasmo…”
“Ti prego non continuare!” – Mason cammina verso l’isola della cucina, ridendo – “Non so se sentirmi eccitato o disgustato da questi discorsi!”
“Questo libro è un Harmony uscito male” – Sentenzia Care, non considerando minimamente il nuovo arrivato – “E non fa neanche il suo dovere! A mala pena mi sento accaldata!”
“Ok, ora sono disgustato. Fatemi un fischio quando la smettete!” Mason lascia perdere la macchinetta del caffè che ha preso poco fa per svignarsela in tutta velocità.
 “Pensa che io ho dovuto leggere l’intera saga per scrivere uno stupido trafiletto a fondo pagina!” Esclamo, mentre preparo il latte per Nina.
“Sì, lo so. Ho preso il libro dalla tua collezione!” –  Sorride e si alza dallo sgabello – “Ora scusami, ma penso che mi darò ai film erotici!”
“Cosa?!”
“Non giudicarmi! Questo voto è così difficile da mantenere, devo trovare un modo per scaricare tutta questa energia sessuale!”



Note:
Mentre Caroline legge ‘Cinquanta sfumature..’ cercando di trovare un po’ di sollievo… io vi domando: riuscirà a tener fede al suo voto?
La parte finale è un piccolo omaggio/presa in giro alla saga, io ho letto il primo libro e l’ho trovato tremendo per il successo che ha avuto. Ovviamente è il mio gusto personale, con questo non voglio offendere nessuno ^.^
Elena inizialmente si rifiuta di andare a rispondere al telefono, ma dopo aver parlato con Caroline (che ultimamente è molto giudiziosa e saggia, sarà il poco sesso a renderla tale?) capisce di essersi comportata da bambina e di dover richiamare Damon.
Damon non è senza cuore. Come ho spiegato in alcune risposte alle vostre recensioni, la sua prima reazione è stata semplicemente .. essere sconvolto. Lui, inoltre, non ha dimenticato di aver trovato a letto Elena e Stefan. Anche se noi sappiamo che non è successo nulla, Elena non ha ancora chiarito il malinteso creatosi. Posso dire che… Damon non ha mai tanto digerito quell’evento, per cui è la prima cosa che pensa dopo la rivelazione di Elena.
In un primo momento non si spiega come sia possibile che lei sappia con certezza che il padre è lui…
Dopo alcuni giorni per pensare (forse un po’ troppi?) torna da Elena, pronto a starle vicino e a prendersi le proprie responsabilità.
Come avete letto tra pochissimo è il compleanno di Nina e Elena vuole prepararle una festa in maschera… *spoiler* ovviamente Caroline non si farà da parte e boccerà subito l’idea di una piccola festa casereccia!
Ritorneranno alcuni personaggi che non si sono ancora visti in questa storia… e Damon, che sembra avere qualcosa da dire ad Elena.
Secondo voi cosa?
Logan non si è visto (molte di voi saranno contente siccome lo odiano) ma non dimenticate che Elena deve partecipare ad una cena di (falsa) beneficienza!
Ok, chiudo qui perché ho già straparlato!
Vi ringrazio immensamente per tutte le belle parole, siete tutte dolcissime e fin troppo gentili :)
E ora pretendo di sapere le vostre teorie xD
Mi dileguo!
Alla prossima… un bacio grandissimo!
 
P.s. Avete visto la 4x18? Io sto iniziando ad amare Elijah con Elena, con Katherine, con qualsiasi altra copia di Nina Dobrev. Fossi in voi mi preoccuperei per Damon, Stefan, Logan e qualsiasi altro pretendente della storia, potrei decidere di mandarli tutti via e far finire Elena con Elijah!
Sarebbe un gran bel colpo di scena, eh? xD

 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Runaway Heart ***


5

Nelle precedenti puntate di Cuori Solitari…
“Oh mio Dio! Sta iniziando!” Caroline alza il volume della televisione a muro del soggiorno, lanciandosi cadere sul divano.
Prendo Nina in braccio e raggiungo la mia amica, in pochi passi, sedendomi accanto a lei; la piccola, invece, si mette comoda sulle mie gambe.
“È già iniziato?!” Jenna corre verso di noi. Neanche dieci minuti fa ci ha lasciato per andare a fare una doccia, infatti ha ancora i capelli un po’ bagnati.
“No, hanno fatto vedere solo il riepilogo!” Rispondo, senza neanche guardala in faccia. Questo è un momento sacrosanto nella mia giornata feriale tipica.
Consuelo, Fermati!”
La biondissima protagonista di Cuori Solitari corre sullo schermo, nel grande giardino del bellissimo e ambitissimo Kemen.
“Che vuoi ancora, Kemen?”
“Voglio te!”
Sospiro, in preda ad un attacco di batticuore, seguita da Caroline che non può far a meno di commentare ogni singola parola.
“Mio Dio, ho aspettato questa puntata per anni!”
Sono già tre anni che seguiamo il programma, ciò equivale a dire un numero sconfinato di episodi per i quali abbiamo pianto, ci siamo arrabbiate e abbiamo gioito.
Ai minimi storici della decenza, per farla breve.
Jenna ci guarda male, per cui ci zittiamo e torniamo a dar attenzione alle immagini che si susseguono davanti ai nostri occhi.
No! Il mio cuore appartiene a Tabor!
“No!” Esclamo.
“Non è possibile!”
“No, ti prego!”
“’o!” Anche Nina esterna il suo disappunto battendo i pugnetti sulle mie gambe, imitando  quello che ha fatto poco prima Caroline.
“Quanto sei dolce, amore!” – La alzo un po’, baciandole i capelli castano chiaro ancora abbastanza corti – “Hai proprio ragione, dopo trecento puntate questa ancora non ha capito che Kemen è cambiato!”
“Sì, infatti!” – Mi da man forte mia zia, approfittando del cambio di scena  – “Non è più il cattivo senza cuore che ha messo in pericolo i suoi amici! Ma no, Consuelo non riesce a capirlo! È troppo presa da quel Tabor del cavolo!”
“Inconcepibile… Inconcepibile. Io direi di sabotare la soap, non guardiamola più!” –  Propone Care e io inizio ad annuire convinta – “Consuelo è troppo ottusa per capire che lei e Kemen sono fatti per stare insieme!”
“Zitte, zitte! Guardate! Consuelo è tornata a casa di Keman!” Esclama Jenna.
“Girati Kyle, non è giusto per te guardare tua madre in queste condizioni. Potrebbe bloccarti la crescita.”
Alzo gli occhi al cielo, accorgendomi solo adesso della presenza di Mason e Kyle.
 
“Ti trasferisci?!”
Stefan rimase di stucco quando mi trovò accanto ad una pila di scatoloni da riempire e con in mano un rotolo di scotch da imballaggio.
Trafficavo per la cucina della mia vecchia casa a Mystic Falls in cerca delle forbici.
“Sì…” Risposi solamente, fermandomi di botto non appena lo vidi.

Mi ero completamente dimenticata di avergli dato le chiavi di casa appena dopo aver scoperto l’identità del mio aggressore.
Non volevo che venisse a scoprire in questo modo del mio trasferimento, avevo intenzione di parlargli e spiegargli i miei motivi ma era stato il coraggio mancato a tradirmi.
“Ma cosa… Dove vai?!” Mi domandò ancora scosso, avvicinandosi di qualche passo.
“Scusa Stefan...” – Iniziai, massaggiandomi una tempia con i polpastrelli – “Volevo dirtelo di persona…”

“Non mi hai risposto…”
“Vado ad Atlanta…” – Sganciai la bomba – “Ho trovato un lavoro…”
“Cosa?! Atlanta?!” – Si tirò indietro i capelli – “Ma è in Georgia! E la tua casa? Jenna, Kyle? La tua vita è qui.”
E con ‘la tua vita’, ero sicura, si riferisse anche a se stesso.
“Loro verranno con me..” Annunciai.
“Ma tu sei incinta… hai bisogno di qualcuno che ti aiuti. Ad Atlanta non conosci nessuno… e poi Jenna non si è ancora ripresa del tutto…”
“Jenna è uno dei motivi per cui ho deciso di lasciare questo posto… Non capisci? Qui non si fa altro che parlare di Rick… cioè Connor. Devo darle la possibilità di ricominciare daccapo, in una città in cui nessuno conosce la nostra storia.”
“Pensi di essere in grado di gestire tutto questo? Dovrai occuparti di Jenna e di due bambini.”
Stefan fece qualche passo verso di me, e tenendomi per le spalle mi guardò con uno sguardo che rivelava tutta la sua apprensione. Cercai, però, di non cedergli.
“Volere è potere…” – Sorrisi amara, indietreggiando giusto lo spazio necessario affinché lui lasciasse la presa – “Scusa, Stefan. Devo iniziare ad impacchettare le mie cose così da poter chiamare la ditta per traslochi.”
“Ferma…” – Mi bloccò per un polso, fulminandomi con gli occhi – “Non pensare minimamente di fare quello che stai per fare”
“Devo solo impacchettare un po’ di roba..” Sbuffai, capendo perfettamente dove volesse arrivare.
“Ti prego Elena, un po’ di buon senso. Non puoi fare tutto da sola nelle tue condizioni!” “Sono incinta! Questo non significa che non possa comportarmi come una persona normale!” Mi lamentai.
Stefan era dolcissimo, ma quando iniziava a comportarsi da mamma chioccia raggiungeva picchi di insopportabilità inaudita.
“Sì sei perfettamente autonoma e blablabla, ora però hai uno schiavetto a disposizione…” – Si indicò sorridendo con una faccia da ebete che mi rese impossibile continuare a guardarlo storto – “Dimmi da dove iniziare.”
 
“La finite di comportarvi come ragazzine tredicenni in piena fase ormonale?!”
L’insofferenza di Mason è perfettamente comprensibile, tuttavia quando io e le altre due pazze iniziamo a parlare di ‘Cuori Solitari’ le ore passano senza neanche rendercene conto.
“Qualcuno qui è geloso!” Caroline gli fa una linguaccia, mentre inizia a raccogliere la sua roba sparsa per le varie stanze.
Sono le tre del pomeriggio, l’ora in cui la nostra casa entra nel caos.
Io torno in redazione, Care apre la sua agenda piena di appuntamenti cercando di trovare un modo per organizzarsi e Mason deve raggiungere l’ospedale. Il tutto è contornato da urli e schiamazzi di Kyle, e Nina che piange disperata perché non vuole staccarsi da me.
Solo Stefan riesce a calmarla, quelle volte in cui può tenermela.
Oggi è una di quelle volte, peccato che non ci sentiamo da quando l’ho sbattuto fuori di casa.
“Io non sono geloso! Sono mille volte meglio di quello spaventapasseri biondo!” Esclama Mason, riportandomi sul pianeta terra.
“E perché saresti meglio di lui? Sentiamo..”
Mi giro verso Jenna, stupendomi del tono spigliato che ha usato per risponderlo.
“Perché quel tipo è tutto chiacchiere e niente azione.”
Non posso far a meno di notare gli sguardi tra di loro.
“Tu che avresti fatto al suo posto?!”
Non posso crederci.
Jenna sta flirtando con Mason.
“Ragazzi, avete visto il mio tablet?!” – Benedetta Caroline! – “Ho segnato lì praticamente tutta la mia vita e non lo trovo!”
“È questo?”
Jenna le porge l’oggetto, che spicca soprattutto per la copertina rosa shocking che lo ricopre.
Tipico di Caroline.
“Andate tutti via?” – Chiedo – “Non so a chi lasciare Nina.”
Vorrei evitare di chiamare Logan per farmi dare la giornata libera; lui non obietterebbe, ma darei alito alle dicerie delle mie colleghe che mi vedono come quella che va a letto con il capo per fare carriera.
“Stefan? Mi era sembrato di capire che venisse lui.” Domanda la mia amica bionda.
“Beh, ecco…”
Il campanello della porta mi risparmia dal raccontare una bugia mal costruita, in quanto Caroline corre ad aprire.
Non mi va di parlare della litigata avuta con lui a causa di Logan, né di mentire a riguardo. Non ora che Nina ha capito che sto per andarmene e i suoi occhi stanno iniziando ad inumidirsi.
Prendo la mia piccola in braccio, facendola sedere sull’isola della cucina, ma è tutto inutile. Si sta scaldando le corde vocali, pronta a fracassarmi i timpani.
“Dov’è la mia principessa?” La voce di Stefan mi fa trasalire dallo spavento.
Lo fisso stranita, aspettando qualche secondo prima di parlare.
“Stefan… non ti aspettavo.”
“Perché? Mi hai chiesto di badare a Nina una settimana fa.”
“Non pensavo saresti venuto… non dopo la nostra litigata..” Sussurro con un filo di voce, approfittando della distrazione degli altri.
“Le discussioni tra di noi non hanno niente a che fare con Nina…”
Non so che dire, abbasso lo sguardo vergognandomi di me stessa. Stefan ha dimostrato nuovamente di essere più maturo di me.
“Scusa per l’altra sera.” Gli sorrido, pregando che mi perdoni.
L’impulsività è una mia prerogativa, e nonostante la consapevolezza mi ostino a ricadere negli stessi errori.
Stefan mi risponde con un sorriso tacito ma rassicurante. Prende in braccio Nina, che per fortuna non sta prendendo più fiato per scoppiare in un fiume di lacrime.
“Dì ciao a zio Stefan!” Le dico, accarezzandole la testolina.
Stefan le da una serie di baci rumorosi che fanno ridere di gusto lei e intenerire me.
“Non vorrei rovinare questo dolce quadretto” – Caroline si avvicina a noi, con in mano il suo impermeabile blu notte e i tacchi vertiginosi che la alzano di almeno dieci centimetri. Guardo Stefan leggermente imbarazzata e nei suoi occhi riscontro lo stesso stato d’animo – “Elena, volevo parlarti della festa di Nina. Ho pensato…”
Non le permetto di continuare; la conosco fin troppo bene e so cosa ha intenzione di fare: trasformare una semplice festa di compleanno in un evento delle dimensioni de ‘La notte degli Oscar’.
“No, non pensare! Sarà una semplice festa in casa con pochi invitati!” Decreto, con tono solenne.
“E no, Elena! La tua lista degli invitati si può definire in qualsiasi modo, tranne che corta!”
“Non mi convincerai!” – Premetto – “Siamo noi cinque, Nina, Kyle, Jeremy, Bonnie, Matt… ah! Anche Vicky e poi Anna. Tua madre, Giuseppe, alcuni amici stretti di famiglia e…”
“E dove hai intenzione di mettere tutte queste persone? Ti ricordo che questa casa sarà, sì e no, novanta metri quadrati più il tuo bucolocale un metro per un metro che potrebbe servire al massimo come guardaroba!”
“Caroline ha ragione…” – Si intromette Stefan, impegnato sempre a giocare con Nina – “Se volete usufruire della mia casa… è abbastanza grande.”
“No! A questo punto faremo le cose in grande!” – Annuncia Care – “Ho già visto una sala spettacolare ad un solo chilometro di distanza da qui! L’arredamento è in stile vittoriano, ma è perfetto per una festa in maschera. Nell’invito potremmo scrivere che è obbligatorio l’abito elegante e la maschera e poi…”
“Ehi bionda! Hai mai provato quella sensazione…come si chiama?” – Mason finge di pensare, grattandosi la leggera barbetta sotto il mento – “Ah, ecco.. Bocca secca! Prova a fermarti tra una valanga di parole e l’altra!”
“Mason! Non infierire! – Guardo l’orologio, notando che sono in assoluto ritardo – “Ne riparliamo stasera… e tu, Care, non esagerare!”
Mi avvicino a Nina per lasciarle un bacio sulla sua testolina, ma il mio gesto da dolce si trasforma in imbarazzante quando mi trovo ad un dito di distanza da Stefan.
“Ecco… allora ci vediamo stasera…”
“Sì, a stasera”
Sono i momenti come questo che fanno vacillare la già instabile situazione tra me e lui.
I miei sentimenti per Stefan non si sono spenti, la fiamma è sempre lì sebbene io la ignori.
Emozioni, brividi, palpitazioni. Ho sbarrato le porte a qualsiasi cosa che possa provocare in me anche il più piccolo dei turbamenti.
Non mi permetto di sentire.
Sentire, solo per un minuto, significherebbe mettere la mia felicità nelle mani di qualcun altro .
E non posso lasciare che nessuno influenzi il mio umore, non ora che ho una bimba a cui devo ogni attenzione e il mio sorriso migliore.
Sto ancora raccogliendo i cocci dall’ultima volta che mi hanno spezzato il cuore, e non sono sicura di averli trovati tutti.
 
“Ciao Elena..”
Logan mi accoglie nella semideserta redazione alzando i suoi occhi più chiari del solito, forse a causa del sole forte che batte oggi su Atlanta.
“Logan…”
Mi guardo intorno e noto che anche April manca all’appello, ma la sua mancanza non può che farmi piacere. Niente a che fare con i tempi in cui lavoravo a New York, io e Andie eravamo inseparabili e tra di noi non esisteva nessuna forma di competizione.
Ah, forse una sì: facevamo a gara a chi si vestiva meglio. Questo, però, non penso conti.
April, invece, da quando sono stata assunta, non fa altro che sabotarmi in qualsiasi modo o mettermi in cattiva luce con Logan.
Evidentemente non le è chiaro che ho altro a cui pensare: ho lasciato perdere le ambizioni lavorative da un bel po’, l’unica cosa che mi interessa è avere la busta paga a fine mese.
“Il presidente degli Stati Uniti è ad Atlanta… ma penso che tu già l’abbia intuito dal traffico e dalle macchine della polizia che tappezzano l’intera città.” – Logan scende dalla scrivania dove poco fa era seduto a leggere qualche foglio – “Ho mandato quasi tutti dove si terrà la conferenza stampa.”
“Sì, ho sentito mentre ne parlavi con April qualche giorno fa.” Confesso, togliendomi il soprabito e poggiandolo sulla sedia della mia postazione.
“Lo sai che avrei mandato te…” Inizia mentre si avvicina alla mia scrivania.
“Non importa.” – Gli sorrido sincera – “Meglio così… almeno la smetteranno di pensare che tra me e te ci sia una relazione segreta.”
“Oppure alimenteranno le chiacchiere sapendo che ho mandato tutti via… potrebbero pensare che l’abbia fatto di proposito per stare con te.” Ammicca, ma questa volta senza infastidirmi.
“Dì un po’ Logan, non ti prendi mai una pausa dall’essere così seccante?!” Lo guardo di sottecchi, lasciandomi scappare una risatina che sicuramente lo farà gongolare da qui all’eternità.
“Senti Elena,” – Torna serio, appoggiandosi alla mia scrivania – “Hai parlato con quella persona? Non voglio che tu arrivi alla cena impreparata. Quello a cui stai andando incontro potrebbe non piacerti.”
“No, Logan. Non mi va di accusare le persone solo perché hai avuto questa soffiata. Sono sicura che si tratti di un malinteso… non dico che la tua fonte abbia fatto un buco nell’acqua, ma ci sarà sicuramente una spiegazione sotto.”
“Sei così ingenua, Elena…” Mi sorride dolce, ottenendo in me l’effetto contrario a quello probabilmente sperato.
Accigliata mi scosto da lui, che nel mentre si è accostato più del dovuto al mio fianco.
“Non era un offesa.” – Scatta verso di me nuovamente – “Trovo sia una qualità rara…”
“Però sei convinto che io mi stia illudendo.”
“Vorrei che non fosse così, ma l’esperienza mi ha insegnato più volte che a pensare male si indovina sempre…”
Forse anche a me l’universo ha mandato questi segnali, ma io li ho abilmente schivati.
“Abito elegante?” Cambio discorso, prima di incappare in qualche discussione spiacevole ed inconcludente.
“Cosa?” Aggrotta le sopracciglia.
“È richiesto l’abito elegante a questa cena?”
“Se vuoi passare inosservata sì… se no puoi optare sempre per un jeans e una maglietta. Siccome siamo giornalisti in incognito ti consiglio la prima opzione.”
“Bene..” – Faccio mente locale del mio armadio, non riuscendo ad immaginare niente di adatto all’occasione – “Non penso di aver nulla di adeguato, ma troverò qualcosa”
“Fammi sapere il colore del vestito… sai, così mi regolo con il mio..” Scherza.
“Scommetto che alle superiori eri il classico tipo che girava con la felpa della squadra di football della scuola ed eri incoronato re ad ogni ballo…”
Ecco, Logan rispecchia proprio la figura del bello del liceo.
“Più o meno. Ero il capitano della squadra di nuoto e non andavo ai balli scolastici, ma.. mi facevo la reginetta.”
“Cioè… eri il classico stronzo.” Concludo io, con l’aria di una che la sa lunga.
Ha detto capitano della squadra di nuoto?
Beh, avrei dovuto immaginarlo dal fisico che traspare dalla camicia bianca.
Ok, Elena. L’astinenza di quasi due anni inizia a manifestarsi!
 
“Non posso crederci!”
Spingo il piede sulla frizione e con forza giro le chiavi nel cruscotto della macchina.
Nulla, non parte.
Un’ombra avanza nel poco illuminato parcheggio, istintivamente inserisco la sicura. Non riesco a stare in posti deserti per lungo tempo, ciò mi porta ad entrare nel panico quando accadono contrattempi di questo tipo.
La mano mi trema mentre afferro il telefono per chiamare Stefan, ma, prima di riuscire a sboccare anche solo la tastiera, la luce del lampione mi permette di vedere il viso della persona che si sta avvicinando.
Tiro un sospiro di sollievo quando riconosco Logan.
“Elena…” – Sembra sorpreso di vedermi quando apro lo sportello dell’auto per scendere – “Hai lasciato l’ufficio almeno un quarto d’ora fa. Ti senti bene? Tremi..”
“No, va tutto bene. Ho solo un po’ di freddo…” – Rispondo frettolosamente, ritraendo la mano che ha preso tra le sue un attimo prima – “La macchina non parte.”
 “Fammi dare un’occhiata…” – Logan prende le chiavi e prova a farla partire, fallendo miseramente - “Potrebbe essere la batteria che si è scaricata… hai lasciato qualche luce accesa?”
“No!” – Esclamo, ma ci ripenso – “Cioè non lo so!”
“Mi dispiace ma non ho i cavi con me…”
“Cavi.. quali cavi?!”
“Lascia stare..” – Sorride, probabilmente per la mia ignoranza nel campo, e continua a parlare – “Domani mattina chiamo il mio meccanico…”
“E ora come faccio?!”
“Vieni…” – Scende dalla mia auto, chiudendo lo sportello e avviandosi verso l’altro lato dello stabilimento – “Ti offro un passaggio..”
“No, grazie. Posso tornare a casa anche da sola.” Giro di poco la testa, alzandola appena.
“Quando la finirai di fare l’orgogliosa? Casa tua è troppo lontana e la strada è troppo buia. Sono un gentiluomo, non ti lascerei mai andare da sola.”
“Non voglio essere in debito con te.”
“Ti giuro che, se non ti muovi, ti prendo di forza e ti trascino a casa!” Esclama serio, quasi mi intimorisce. Tuttavia gli sono grata per aver insistito, anche se non lo ammetterò mai.
“Ok, va bene!” – Alzo le mani in segno di resa –  “Ma sappi che mi sdebiterò!”
“Interessante…” – Ammicca, di nuovo! –  “Non vedo l’ora.”
“Non ti fare strane idee!”
 
Giro le chiavi nella fessura, stanca morta e alquanto irritata.
Mi chiedo come farò domani ad andare in redazione senza la mia auto. La giornata non è ancora finita e già mi sto stressando per quella di domani.
Bisticcio con la serratura, che come al solito da problemi, ricordandomi che devo cambiarla; la mia testa, però, al momento concepisce un unico pensiero: voler togliere gli stivaletti col tacco che mi stanno massacrando i piedi e stendermi sul letto. Spero che Jenna abbia già fatto mangiare Nina e che quest’ultima sia talmente stanca da addormentarsi senza tanta fatica. I pensieri e la stanchezza, però, passano in secondo piano quando ad aprirmi la porta è l’ultima persona che mi aspettavo di vedere.
“Elena..”
Damon mi sta davanti, con Nina tra le braccia ed entrambi mi guardano sorridenti. Sembra che i loro occhi siano stati fatti con lo stampino. Stessa forma, stesso colore. L’unica differenza sta nel fatto che quelli di Nina non mi provocano alcuno sgomento.
Perché non mi ha detto che sarebbe arrivato stasera?
Non sono psicologicamente preparata a lui, alla sua presenza, alla sua voce, alla sua vicinanza.
“Elena…” – Incurva un’estremità della bocca, come solo lui sa fare. Dio, sembra quasi lo faccia di proposito! - “Sono arrivata tre giorni prima del previsto.. non potevo più aspettare.”
“Ah.” Non so dire altro, o fare altro se non abbassare lo sguardo sul pavimento. Risultare fredda a telefono è molto più facile, non devo vederlo e i suoi fottutissimi occhi sono lontani chilometri di distanza per poter avere effetto su di me.
“Non fraintendermi amore, le nostre lunghe telefonate sono sempre un piacere…”  Inizia a parlare con Nina. Devo avere un buon autocontrollo per non intenerirmi alla sua voce. Spesso Damon chiama per sentire la voce di Nina e da lì lei incomincia a fare discorsi interminabili e incomprensibili. La prima volta, ricordo, era così spaventata dalla voce metallica che usciva da quell’aggeggio così strano per lei che iniziò a piangere.
Nina allunga le braccia per farsi prendere da me, e io non posso che obbedire alla sua dolce richiesta. La stringo più forte che posso, cercando di non farle male.
“Le sei mancata…” – Continua Damon, a quanto pare lo sto costringendo ad un monologo – “Mi chiedeva di te praticamente ogni cinque secondi..”
“Sì?” Accarezzo i capelli di Nina, sorridendole.
Mi chiedo se riuscirò a mettere in fila più di tre parole per stasera.
“Mi ha riconosciuto oggi…” Continua, emozionato.
Damon viene e va e non si ferma mai. Questa sua presenza fantasma ha fatto sì che, i primi mesi, Nina non lo riconoscesse.
“Sono contenta.” Rispondo sincera. Posso capire la sua frustrazione, non è il massimo per un genitore sapere che il proprio piccolo non lo considera. D’altra parte, non può pretendere molto considerato il numero di volte in cui si vedono.
Damon si avvicina, per coccolare la piccola, ma questo comporta stare a pochi centimetri di distanza da me.
Accortosi, probabilmente, del disagio che sto provando, Damon si discosta leggermente dal mio viso. Sobbalzo quasi, quando porta una mano tra i miei capelli.
“Sei più bella” – Sussurra – “Sembri ancora più donna dall’ultima volta che ci siamo visti…”
Mi allontano senza preoccuparmi di sembrare scontrosa.
Perché fa così ora?
Cosa pensa di ottenere?
“Ho solo scalato un po’ i capelli… sono sempre la stessa.” Non so quale strada voglia intraprende e perché, ma ho capito che con Damon Salvatore è meglio non addentrarsi in certi discorsi se i motivi che l’hanno spinto ad iniziarlo sono ignoti anche per lui. Il finale è sempre uno solo: noi che urliamo per non si sa bene cosa.
“Di chi era quella macchina?”Chiede improvvisamente.
“Quale macchina?”Sbarro gli occhi, la bipolarità di Damon mi manderà al manicomio prima o poi.
“Quella da cui sei scesa poco fa.” – Spiega – “Ti ho vista arrivare dal balcone.”
“Mi ha accompagnato il mio capo… la mia auto non partiva.”
“Cosa è successo?” Chiede Stefan, uscendo non si sa bene da dove ma evitandomi il terzo grado.
“Non so… molto probabilmente è la batteria.” Rispondo, omettendo la parte in cui è Logan a suggermi questa idea.
“Vuoi che vado a prenderla?” Domanda premuroso come sempre.
“No, non preoccuparti… Ci penso io domattina.”
A volte mi sembra di approfittare troppo della disponibilità di Stefan, ho deciso di non chiedergli più dello stretto necessario.
“Allora io vado…” – Prende la giacca dal divano – “Jenna, Mason e Kyle sono ad una festa di non ho capito bene chi. Ah, quasi dimenticavo… prima di scendere Jenna ha fatto mangiare anche Nina.”
“Bene…” Rispondo solamente ma in realtà vorrei fermarlo a tutti i costi, dicendogli che non può lasciarmi sola con Damon. Proprio stasera che la casa si è svuotata, posso solo sperare nel ritorno di Caroline.
Da quando ha fatto ‘voto di castità’, evita sempre di trattenersi in giro più del dovuto; ma in fondo sono ancora le otto e mezzo di sera, non rientrerà prima di un’ora da lavoro.
Mentre i miei pensieri viaggiano, il tempo scorre ed è troppo tardi per inventare una qualsiasi scusa per trattenerlo.
Stefan saluta Nina, poi mi accarezza il braccio e mi sfiora la guancia con le labbra; noto, però, che il suo sguardo è assente e perso nel vuoto.
Una manciata di secondi e anche la porta di casa sbatte.
Mi volto verso Damon e mi chiedo se è un caso o meno che i due non si siano salutati.
“Il tuo capo è un uomo?” – Chiede Damon, qualche minuto più tardi, con quella che sembra una punta di acidità. Lo guardo interrogativa, ma allora è sul serio un terzo grado? – “O una donna piuttosto robusta?”
“Sì è un uomo…” – Rispondo infastidita – “Che fai? Mi spii?”
“No, si vedeva poco.”
Fa anche il simpatico ora?
“Scusa, la prossima volta cercherò di renderti migliore la visuale!” Ironizzo irritata.
Sono passati appena dieci minuti e già stiamo per litigare.
“Avete legato molto a quanto vedo..” – Ignora la mia battuta per continuare – “Viene a cena da te, ti riporta a casa…”
“La mia macchina non partiva!” – Scoppio – “E poi non devo giustificarmi con te!”
Sarà una lunga sera, me lo sento.

 


Note:
Mi sono illusa di poter aggiornare una volta a settimana… ma nulla da fare!
Mi dispiace ragazze, ma l’università e varie situazioni non mi lasciano il tempo di scrivere..
Non dico molto… il capitolo è incentrato su Elena, su quello che prova, sul fatto che non vuole nessun tipo di relazione e che ha messo da parte anche le sue ambizioni. In poche parole cerca di evitare qualsiasi cosa che la possa far sperare ed eventualmente illudere. L’ultima sua esperienza (Damon) è stata devastante per lei (ehi, c’eravate anche voi… io le darei ragione!)
Damon torna… senza avvisare e come al solito è un’incognita per Elena.
Questa volta chiudo qui e lascio a voi eventuali commenti (spero ce ne siano).
 
Volete uno spoiler per i prossimi capitoli? Ve ne do due
1)Arriveranno due nuovi personaggi…
Sono curiosa di vedere se qualcuno ci va vicino… ma non dico se sono personaggi inventati/già visti nella storia/della serie tv.
2)Jenna flirta con Mason, ma i problemi sono all'orizzonte.
 
Grazie come sempre per la vostra gentilezza e pazienza!
Un bacio!

P.s. Consuelo, Kemen e Tabor vi ricordano qualcuno? :p 
Vediamo se avete capito!

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Capitolo 7
*** Look after me ***


6

“Avete legato molto a quanto vedo..” – Ignora la mia battuta per continuare – “Viene a cena da te, ti riporta a casa…”
“La mia macchina non partiva!” – Scoppio – “E poi non devo giustificarmi con te!”
Sarà una lunga sera, me lo sento.
“Ho capito. Lasciamo perdere.” Mi risponde bruscamente.
Chi si crede di essere?
Arriva in casa mia, sentenzia su quello che faccio e, ora, si permette anche di chiudere il discorso!
“Si può sapere che ti prende?” Chiedo esasperata, continuerei ma i singhiozzi di Nina mi obbligano a prestarle tutta la mia attenzione.
“Che succede?” Damon si avvicina nuovamente a me, visibilmente allarmato.
Si vede che non è abituato ad avere a che fare con lei; per quanto sia tranquilla, è pur sempre una bimba ed ha la lacrima facile.
“Non le piace quando qualcuno alza la voce o litiga..” Spiego senza guardarlo negli occhi, e cullando Nina in modo da farla calmare.
“Amore, non fare così” – Addolcisce il suo tono di voce, sfiorandole la guancia rossa con un dito – “La mamma è solo un po’ isterica, per questo alza la voce… ma ti prometto che gli compreremo una museruola per non farla parlare più.”
“Ehi! Ma…” Mi agito, fermandomi subito dopo per sorridere e alzare gli occhi al cielo.
Sorride di rimando e mi accorgo che anche Nina ha il respiro meno affannato, e si lascia scappare solo alcuni versetti lamentosi.
Come faccia a farmi passare l’arrabbiatura in pochi secondi è ancora un mistero, ma lo fa con una semplicità e naturalezza sconcertante.
Il momento idilliaco dura pochi attimi ancora, giusto il tempo di riprendermi dai suoi occhi che si contraggono in piccole rughe nel contorno e dalle sue labbra.
Torno seria in un battito di ciglia, distogliendo lo sguardo dal suo come già troppe volte stasera, e mi allontano.
“Dove vai?”
“Nina non si cambierà da sola…” – Mi giustifico. Effettivamente Nina deve essere cambiata – “Ricordi la casa, no? Mettiti comodo.”
A questo punto lui dovrebbe dire ‘tolgo il disturbo, ci vediamo domani’, ma il suo silenzio mi fa capire che non ne è intenzionato.
“Hai mangiato?” Chiede, aumentando il tono della voce, quando entro nel mio ‘bucolocale’.
“No…” Rispondo, alzando a mia volta i toni e provocando le lamentele di Nina che agitandosi mi rende difficile pulirla. Già, come al solito dimentico che in presenza di sua maestà non si può alzare la voce, così sussurrando mi rivolgo a lei – “Amore, hai le orecchie troppo delicate. Se due persone gridano non necessariamente stanno litigando!”
Mi osserva pensierosa, perlomeno si è calmata.
“Ed eccoti qui, pulita e profumata.” Esclamo avvicinandomi al suo nasino, che di sicuro ha preso da me.
Madre natura mi ha già punito abbastanza donandole i bellissimi occhi di Damon.
Ride divertita; vorrei capire come faccia a passare dalla completa disperazione a risate così tenere, ma la risposta mi viene spontanea un attimo dopo.
Madre natura è una stronza.
“Elena..” – Damon entra nel loft quando sto ancora abbottonando la tutina di Nina che uso per farla dormire – “Ho ordinato due pizze… quella con le patatine fritte è sempre la tua preferita, vero?”
“S…sì.” Confermo con voce fievole, mentre prendo Nina tra le braccia. Dunque ha pensato di restare per molto? Ciò mi agita e non poco.
“Devi mangiare.. e il tuo frigo è vuoto.”
“Non dovevi preoccuparti. Avrei mangiato un po’ di frutta.”
“Sei dimagrita un po’ troppo.”
“Damon, per favore…” – Scuoto la testa – “e comunque è un bene, considerati tutti i chili che ho preso durante la gravidanza.”
Viene qui per farmi la predica su chi frequento, sulle mie abitudini alimentari… manca poco che inizi a farmi anche i conti in tasca.
“Eri stupenda.”
Sono felice di essergli a qualche passo di distanza, perché il mio cuore ha iniziato a battere così forte da far rumore.
Lui è sposato.
Lui ha fatto la sua scelta.
È quello che sto cercando di ripetermi mentalmente, quindi Elena smettila di fissarlo!
A quanto pare deve esserci qualcosa di sbagliato in me: gli occhi non seguono gli impulsi del cervello, bensì quelli del mio cuore perché proprio non posso fare a meno di togliergli il mio sguardo di dosso.
 
“Stefan mi ha detto tutto.” – Damon sbatté la portiera della sua Audi nuova di zecca, se mi fossi sforzata avrei potuto sentire ancora l’odore dei pneumatici nuovi.  Quel giorno mi trovavo sul portico di casa a godermi l’arrivo della primavera ma, appena vidi la sua macchina avvicinarsi, intuii subito che non ci sarebbe stato nessun momento di relax per me. Non quella mattina. – “Atlanta?! Seriamente?”
“Te ne avrei parlato stasera…” – Risposi calma, cullandomi tra le oscillazioni del vecchio dondolo – “Non ti fai vedere da un po’… non volevo disturbarti.”
“Andiamo Elena… sai che puoi chiamarmi quando vuoi.” Si giustificò, ancora visibilmente nervoso.
“Per te è facile dirlo..” – Scattai in piedi dando i primi segni di perdita di self-control – “Non sei tu a dover alzare la cornetta con la consapevolezza di essere la causa delle sofferenze di un’altra persona.”
“Meredith soffre per colpa mia, non tua. E non importa se alzi o meno la cornetta, lei soffrirà comunque.” Capì subito a chi mi stessi riferendo.
Non parlavo molto di lei, ma quella mattinata smisi di temere il discorso e compresi che, per stare meglio, avrei dovuto iniziare a esprimere quello che provavo.
Le cose tra i due non dovevano andare molto bene. Non che ne parlassimo, ma avevo i miei informatori.
Meredith era la persona che avevo odiato di  più e per cui avevo provato così tanta compassione come non mai nella mia vita. Aveva sofferto già molto, arrivando a perdonare un tradimento pochi giorni prima delle sue nozze.
Le avevo rovinato l’addio al nubilato, il fidanzamento e ora il matrimonio. Le conseguenze delle nostre azioni sbagliate continuavano a pesare quasi tutte sulle sue spalle. Non tanto su di me, o Damon, ma su di lei.
Dopo aver confessato la verità a Damon, con la giusta tranquillità e molta più lucidità, avevo preso il tempo per farmi un esame di coscienza.
Un errore, uno solo, può condizionare tutta una vita e quella di chi ti sta intorno.
Questo era ciò che pensavo, ma – naturalmente – non dissi nulla a lui. Non gli dissi che alzando quella cornetta, benché non fossi l’unica causa del suo malessere, avrei fatto stare peggio una ragazza che non meritava di vivere questa vita.
“Perché ti trasferisci?” – Tornò calmo – “Perché vuoi portarmi via nostro figlio?”
Sembrava una supplica disperata, non era più arrabbiato… voleva solo capire.
Decisi di lasciare Mystic Falls per svariati motivi, tra cui il bisogno di portare via Jenna da questo paesino pieno di ricordi, di costruirmi una nuova vita, lavorare, e sì.. anche con la speranza di dimenticarmi finalmente di lui. Nessuno di questi motivi, però, era quello principale.
Damon, e la sua scelta, erano stati determinanti per la mia.
 
“Caroline e le sue manie di grandezza.”
Rido al suo commento più che azzeccato dopo che ho finito di raccontargli della festa che ha pensato di organizzare per Nina. Anche quando parla di cavolate, Damon riesce a mantenere un’espressione seria e solenne.
La serata tra noi, stranamente, sta trascorrendo in modo tranquillo rispetto a come è cominciata.
Ha smesso di ficcanasare nei miei affari, di mettermi a disagio con complimenti e con ‘quella cosa che fa con gli occhi’.
Sembriamo due persone normali. Ed insisto sul ‘sembriamo’.
Sono io, però, a mettere in discussione questa situazione di stasi ponendogli una domanda che mi sta torturando da tutta la serata.
Non posso ignorarla perché mi tartasserebbe per tutta la notte, e io voglio dormire!
“Come mai sei arrivato in città prima del previsto?” Chiedo, girando intorno a quello che realmente voglio sapere. Il mio vero punto di domanda è Meredith.
Anche lei è ad Atlanta, oppure è rimasta a casa? E se è a Denver, come ha preso questa partenza non programmata di Damon?
Non posso chiedergli tutte queste cose perché non parliamo quasi mai di lei e, quelle poche volte che è capitato, vedo quanto lui sia terribilmente a disagio affrontando il discorso.
“Te l’ho detto… volevo vedere Nina. Alla festa non avrei avuto modo di averla tutta per me.” Spiega.
In effetti, l’ha tenuta per tutto il tempo vicino e ora lei dorme beatamente tra le sue braccia.
Solo quando si è addormentata, poco fa, ho notato l’ora tarda. Sono le undici passate e stiamo parlando sul divano da più di due ore.   
Inutile dire quanto sia esasperante per me vederlo così carino e dolce con la nostra bimba; è proprio vero che gli uomini con i bambini sono ancora più sexy del normale.
In più, in suo favore, gioca il fatto che la bambina in questione è la bellissima Nina ed è tutta nostra.
Una parte, dentro di me, si è arresa al fatto che avrò sempre un debole per lui. Anche se un giorno tutto ciò che provassi, compresi questi rimasugli d’amore che ogni tanto fanno male, sparisse nel nulla, non potrebbe mai essermi indifferente perché siamo legati dal frutto del nostro fugace e ormai troppo lontano amore.
“Starai da Stefan?” Chiedo, continuando con l’intento di estorcergli informazioni. Quando vivevamo tutti a Mystic Falls, comprarono l’appartamento qui ad Atlanta dove, attualmente, Stefan vive da solo. Si è trasferito più di un anno fa per starmi vicino, ma la casa appartiene ancora ad entrambi.
“No, starò in un hotel qui vicino..”
La sua risposta mi lascia basita.
Mi chiedo perché spendere soldi in un hotel quando ha una casa a disposizione molto grande.
Il dubbio che Meredith sia con lui in città si insidia in me, forse lei non ha voglia di condividere la casa con Stefan anche se questa spiegazione mi sembra surreale.
Meredith è una ragazza alla mano e poi ha un bel rapporto con Stefan, o almeno credo.
“La casa dove abita Stefan è anche la tua… perché un hotel?” Decido di chiederglielo, dopo tutto è una domanda lecita.
“È la soluzione migliore… ultimamente io e Stefan non andiamo molto d’accordo.”
Dal modo in cui mi ha risposto, e dall’intonazione, capisco che non ha voglia di aggiungere altri dettagli.
Allora poco fa ho visto bene: lui e Stefan non si sono neanche guardati in faccia.
“Come mai?”
Non so dire perché, ma questa sera non ho paura di chiedere o di sembrare inopportuna. Ho passato una vita a preoccuparmi di piacere alla gente, di non dare fastidio ma solo ultimamente ho capito che serve poco o nulla. Devo ammettere che questa parte più sfrontata di me non mi dispiace, Logan la chiamerebbe ‘deformazione professionale’.
“Dispetti tra fratelli.”
Sorride con l’amaro tra le labbra, lo stesso che mi lascia nell’aver stroncato la mia domanda senza darmi modo di obiettare.
Annuisco, sorridendogli a mia volta e mostrandomi comprensiva. Nonostante la mia curiosità, mi dico che è meglio non sapere.
Troppe volte sono stata causa dei loro litigi, e altre volte mi sono semplicemente trovata nel mezzo.
Questa volta non voglio saperne niente.
I pensieri che mi tengono occupata, e che fanno da sfondo sonoro, esclusivamente nella mia mente, a questo silenzio tra di noi, sono interrotti dalla porta di casa che produce un rumore stridente nell’aprirsi e ad accompagnarlo c’è la voce altrettanto acuta della bionda di casa.
“Ma che diavolo di location hanno scelto?” – Entra gesticolando, seguita da Jenna, Mason e Kyle – “Quel povero bambino quando rivedrà le foto del suo compleanno biasimerà i suoi genitori per il loro cattivo gusto e pochezza nello scegliere le bomboniere. Poi mi sembra ovvio che le bomboniere non sono più in voga da tre anni a questa parte…”
Sentendo la conversazione strampalata di Care, ricordo che pochi giorni fa Jenna mi ha parlato della festa di compleanno del figlio della nostra pediatra di fiducia.
Ricordo anche di aver abilmente declinato l’invito con la scusa del lavoro e dell’età di Nina.
La cosa che mi chiedo, invece, è cosa diavolo ci facesse Care alla festa? Un altro punto da aggiungere alla lista di cose che non voglio sapere.
“Damon!” Caroline si blocca dopo pochi passi, facendo quasi più rumore di una macchina che in tutta velocità frena di colpo. Le sue scarpe fanno anche questo, oltre a gonfiarla di orgoglio e a svuotarle il portafoglio.
La faccia della mia amica parla chiaro, non è per nulla contenta di vedere Damon. Non so se definirla solidarietà tra amiche o cosa, ma si può dire che non è propriamente una sua fan.
Anche Mason e Jenna restano interdetti dalla sua presenza, o forse dal fatto che siamo solo io e lui seduti sul divano a parlare come due persone civili.
Civiltà, giusto. Non è l’aggettivo che userei per descrivere solitamente il rapporto con Damon, ma in questo caso il mondo sembra essersi ribaltato per un attimo.
“Quanto tempo, Damon” – Gli sorride mia zia, forse l’unica che riesce a mettere da parte un po’ del suo astio per il quieto vivere – “Come stai?”
“Ciao Jenna. Bene, tu?” Si alza dal divano, attento a non svegliare Nina che ancora è accoccolata tra le sue braccia.
La situazione è più strana del previsto, motivo per cui decido di intervenire per smorzare la tensione.
“Damon… che ne dici di mettere nella culla Nina?” Mi alzo, avvicinandosi a lui, e poggiandogli una mano sulla spalla per dargli forza ma, improvvisamente, è come se lui risucchiasse tutta la mia energia e il mio buon senso.
Mi stacco, allora, sentendomi quasi bruciare dal contatto e distogliendo i miei occhi dai suoi.
Avanzo, quindi, verso la mia stanza seguita da lui che ora sfiora la mia schiena con la mano libera.
Il suo atteggiamento mi confonde, riconosco nei suoi atteggiamenti e nei suoi gesti il vecchio Damon. Il Damon che si preoccupava per me, che diceva di amarmi e di scegliere sempre me. A pensarci meglio, sono ancora dubbiosa sull’esistenza di questo Damon.
“È un angelo quando dorme…” La sua voce mi riporta alla realtà.
La guarda dormire nella culla che lui stesso aveva scelto, poco prima che lasciassi Mystic Falls.
Poco prima che partisse anche lui.
 
“Non voglio portarti via tuo figlio, per che persona mi hai preso?” – Scossi la testa – “è irrilevante il mio trasferimento considerato che tu hai già preso la tua decisione.”
“Davvero non capisco, Elena.”
“Secondo te le voci non girano? Soprattutto in una cittadina piccola come questa! So che tu e Meredith state per trasferirvi a Denver!”
Mantenere la calma si rivelò un’ardua impresa.
Stefan si era lasciato sfuggire della promozione fuori porta di Meredith in mia presenza, anzi, ad essere sinceri, per caso avevo origliato una sua conversazione con Bonnie.
“Ecco, brava, sono solo voci!” – Damon alzò i toni – “Invece di saltare subito alle conclusioni e di agire senza criterio, perché non sei venuta da me? Credevi forse che avrei preso una decisione del genere senza parlarne prima con te?”
“Cosa c’è da dire? Secondo te Meredith sarebbe disposta a rinunciare alla sua carriera perché costretta da responsabilità che non sono neanche sue?!”
“Siamo sposati… non è questo il senso del matrimonio? Affrontare insieme le difficoltà e trovare una soluzione.”
“Sì, ma lei quando ti ha sposato non pensava di dover avere a che fare con un figlio non suo!” Mi lasciai sfuggire un po’ troppa dell’acidità che covavo dentro ferendolo gratuitamente.
“Sei ingiusta..” – Sussurrò e io mi sentii subito uno schifo – “Non avrei deciso niente senza prima renderti partecipe… E la situazione tra me e lei è già così tragica che non potrebbe andare peggio.”
 
“È un angelo solo quando dorme…” – Scherzo – “Per tutto il resto del tempo è una furia che gattona da una parte all’altra della casa. Sto iniziando a preoccuparmi per quando muoverà i primi passi.”
Provo ad alleggerire quest’atmosfera strana che si è instaurata tra noi, comportandomi come una normale ragazza madre che parla con il padre di sua figlia.
Forse detto così non è il massimo. Situazioni di questo tipo sono tutto fuorché normali, ma è risaputo che Elena Gilbert è la donna dalle imprese bizzarre e dai perenni risvolti tragicomici.
“Se ha preso da me, sì dovresti preoccuparti… sono precoce in tutto quello che faccio.” – Alza un sopracciglio, in tutto questo tempo non ha mai perso la sua arroganza – “Se invece ha preso da te, puoi stare tranquilla. Anche a cinquant’anni non riuscirà a fare due passi senza inciampare nei suoi stessi piedi.”
Apro la bocca e per poco non mi faccio scappare un suono lamentoso, mi trattiene solo la paura di svegliare Nina e di una conseguente notte insonne.
Mi zittisco, quindi, ma probabilmente la mia faccia ha preso sembianze minacciose.
Damon sogghigna, non serve leggergli nella mente perché è chiaro che si sente soddisfatto ad aver provocato una reazione in me.
“Non inciampo nei miei piedi! È capitato solo una… al massimo due volte!”
Ok, forse tre.
 “Hai sentito amore?” – Bisbiglia, chinandosi verso Nina per sfiorarle un ditino – “Corri il rischio di essere un’imbranata cronica.”
Si rialza poi, per sorridermi.
Sorride troppo per i miei gusti questa sera, perché il suo sorriso è una delle armi più potenti che possiede.
“Damon… possiamo parlare?” Gli chiedo, facendogli cenno di allontanarci per parlare con tutta tranquillità e con un tono di voce nella media.
“Certo…” Mi segue, anche se un po’ restio.
“Al telefono hai detto che volevi parlarmi.” Inizio, appena arriviamo davanti la porta del mio mini loft.
Dalla sua telefonata, ho passato quasi tutte le mie giornate a chiedermi cosa dovesse dirmi.
Un’idea mi tormenta, ed è stata la prima a girarmi in testa.
Che Meredith sia incinta?
Lei desiderava tanto un figlio, considerata la cura che stava portando avanti, e se non ci fossi stata io come ‘intoppo’ avrebbero provato subito ad averne uno.
La loro crisi iniziale ha, senza ombra di dubbio, messo in secondo piano questo desiderio… ma ora che la situazione sembra essersi stabilizzata e che Nina ha quasi un anno, forse hanno trovato opportuno provarci.
La cosa mi infastidisce e probabilmente mi sto solo comportando da bambina, ma non posso fare a meno di provare una punta di gelosia.
“Ora non è il caso…” – Damon accenna alla presenza degli altri a pochi passi da noi – “te l’ho detto… è un argomento delicato. Preferirei parlare con te con calma…”
Mi domando cosa dovrà dirmi di così ‘delicato’.
Che cosa vuole… un confessionale blindato per parlare?!
“E quando?” Gli chiedo, notando Caroline che, seduta accanto l’isola della cucina, assottiglia occhi e tende le orecchie per cercare di captare una qualsiasi parola.
“Che ne dici di domani mattina?” Propone lui, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Domani non posso… Devo lavorare tutto il giorno.”
“Ah…d’accordo.” – Mi scruta come se volesse spingermi a dire qualcosa di più, forse non crede che io lavori sul serio. Diamine, ho già April e tutta la banda di colleghe che pensano male non ho bisogno anche di un ex… o qualsiasi cosa lui sia stato per me.
“Sono qui fino alle tre e qualcosa del primo pomeriggio, e la sera per le otto… ma ovviamente non è il momento più adatto per la giornata per parlare con un po’ di privacy” – Dico, indicando i miei coinquilini – “Magari se ho un buco libero nella giornata ti chiamo.”
Mi sento potente, invincibile.
‘Se ho un buco liberto ti chiamo’.
Ho sempre voluto dirlo, soprattutto a lui che più e più volte mi ha completamente snobbato.
“Ok..” Sgrana gli occhi, ciò mi fa capire che non se l’aspettava. – “Allora io…vado.”
“Ok.”
Mi guarda per un’ultima volta e poi se ne va, un po’ più freddo di qualche momento prima davanti la culla di Nina.
Cosa mi aspettavo?
Damon è così: imprevedibile e lunatico.
 
 Il giorno dopo
“Ti ho detto di no! Non serve che mi rincorri per tutta casa…” Sbuffo mentre tra i cuscini del divano cerco disperatamente il ciuccio di Nina.
Sta piangendo da un tempo che definirei un’eternità perché non sappiamo dove questo sia finito.
“Dovresti dare una chance a questi violoncellisti! In fondo sono solo quattro povere persone che cercano di guadagnarsi da vivere!” Esclama Caroline cercando di sovrastare le urla della piccola.
“Suonando ad una festa per bambini?!” Mi fermo per guardarla in faccia con l’espressione più sconvolta che mi riesce, ma inginocchiata tra il casino che ho appena creato senza aver trovato l’oggetto tanto agognato da mia figlia non ho poi così tanta credibilità.
“In tempi di crisi…” Care alza le spalle fingendo spudoratamente innocenza, come se non sapessi che sta tentando di far breccia nel mio animo da crocerossina.
“Sappi che anche io sono in crisi! Non ti ho detto ancora di sì per la festa da palazzo reale… non ti sembra di chiedere un po’ troppo proponendomi un’orchestra come intrattenimento musicale?” Mi alzo a fatica e mi guardo intorno pensando dove possa esser caduto il ciuccio.
“Elena,” – Inizia solenne – “La festa è un regalo mio e di Klaus per Nina… non dovrai pagare niente.”
“No, Care!” – Esclamo – “Non potete farle, e farmi, un regalo di queste dimensioni. Comprale un giocattolo come ogni normale zia.”
“Io e Klaus abbiamo le nostre conoscenze… ti assicuro che la spesa è minima.” Mi rassicura.
“Ma..”
“E poi ho già spedito gli inviti.” Pronuncia le parole così velocemente che quasi mi viene il dubbio di non aver capito.
“Tu… cosa?!” Alzo la voce, ma me ne rendo conto solo dagli strepiti di Nina che aumentano.
“Non odiarmi, ma il compleanno è tra due giorni e se non fosse per me avresti ancora tutto da organizzare. Sai che tipo il sessanta percento dei tuoi invitati deve arrivare da Mystic Falls?! Non puoi dare loro un preavviso di qualche ora!”
Caroline non ha tutti i torti, sono stata così distratta in questo periodo da trascurare anche la festa di Nina.
Non sono brava in queste cose, ma avrei potuto impegnarmi di più. Provarci almeno.
La presenza di Damon mi ha totalmente scombussolato, per non parlare della cena di beneficienza e dei mille dubbi che Logan mi ha messo in testa.
Non posso, però, farmi prendere da nulla che non sia mia figlia.
Mi son fatta questa promessa tanto tempo fa e non ho intenzione di infrangerla.
Parlando di promesse, anche Damon ha mantenuto la sua rimanendo nei paraggi
“Come si spegne questa bambola?!” Mason strapazza Nina tra le braccia, cercando invano di farla calmare ma lei non sembra voler smettere; almeno finché non avremmo trovato il suo amato ciuccio.
“La farmacia più vicina è ad un paio di chilometri da qui… Damon è con la macchina, dovrebbe arrivare a momenti.” Chiarisco.
Ecco, Damon è stato praticamente sempre a casa mia nelle ultime trenta ore.
Da una parte è un bene perché sono contenta che Nina passi un po’ di tempo con il suo papà, ma dall’altra vorrei scappare ogni volta che ci troviamo a meno di un metro di distanza.
Mentre Damon è sempre qui, Stefan non si fa più vedere e penso che anche Nina se ne sia accorta.
Lei adora guardare i Teletubbies con suo zio.
“Grazie Care.” Interrompo le mie elucubrazioni mentali per abbracciare la mia amica e mostrarle tutta la mia gratitudine.
“Non c’è di che.. ora però dobbiamo pensare ai costumi da indossare!”
“Già… i costumi...”
Non ho ancora pensato agli abiti – come non ho pensato a tutto il resto –  e in più devo ancora trovare qualcosa da mettere per la cena di beneficienza.
“Purtroppo su questo, amica mia, non posso aiutarti. Ho un appuntamento con una sposa affetta da crisi depressive! Ci vediamo stasera!” Urla Caroline, catapultandosi fuori da casa e lasciandomi con un bel problema sulle spalle.
Nina piange ancora, per cui concentrarmi mi sembra impossibile.
“Mason devo chiederti un piacere!” – Gli rivolgo due occhi da cucciola – “Puoi andare tu a scegliere un vestito per Nina?”
“Già che ti trovi, anche per Kyle!” Urla Jenna dall’altra stanza, facendomi dubitare dello spessore delle pareti. Deve avere un udito raffinato per riuscire a sentirmi nonostante Nina.
“Io?!” – Come previsto Mason non sembra contento del compito che forzatamente gli sto assegnando – “Ma…”
“A Jenna piacciono gli uomini intraprendenti…” Mi lascio sfuggire casualmente sottovoce – o forse no – distogliendo volutamente lo sguardo con aria di chi la sa lunga.
“Elena… non approfittare dei miei punti deboli!” – Mi punta l’indice contro, mentre Nina cerca inesorabilmente di afferrarlo sbilanciandosi verso il braccio di Mason che non la mantiene – “Ho capito da chi ha preso questa peste… è una rompiscatole patentata come te!”
Mi passa la bambina per poi grattarsi il capo.
Sento che sto per convincerlo.
“Dai Mason… ti prego” Prolungo l’ultima parola, congiungendo le mani.
“Va bene. Hai vinto… ma cosa devo prendere? Siamo sotto Halloween… ci saranno solo vestiti da mostri o roba del genere.”
“Ho l’indirizzo di un negozio di costumi che mi consigliarono quando pensai alla festa in maschera…” – Dico – “Prendi qualcosa di carino… magari due vestiti coordinati per Nina e Kyle. Non so… principessa e principe, Tom e Jerry, oppure qualche altro personaggio dei cartoni.”
“Recepito…” – Annuisce – “Dovrò trovare qualcosa anche per me…”
“Siamo sulla stessa barca…”
“Damon, il portatore di ciucci è qui…” Annuncia Jenna, che si aggira con un mini accappatoio per la casa.
A me non fa alcun effetto, è mia zia e l’ho vista in tutte le salse, ma Mason sembra essersi imbambolato.
“Ti sembra il caso di andare in giro così!?” Le dice, un po’ infastidito. Forse dalla presenza di Damon.
“Cosa c’è che non va?!” – Jenna porta le mani al petto, fermando qualsiasi cosa stesse facendo – “Tu giri sempre senza maglietta… e, poi, se ti da fastidio puoi girarti dall’altra parte!”
Damon, nel mentre, fruga nella busta della spesa, ma per un attimo la mia attenzione è tutta sulla donna asciugamano e mister senza maglietta.
“Assolutamente no..” – Il tono di Mason cambia, non è più arrabbiato… piuttosto direi che sta ammiccando – “Ma preferirei vederti così in privato.”
Non posso crederci, non posso cr-
“Eccomi qui!” Damon, del tutto estraneo al gioco di sguardi tra i due e alle loro battutine maliziose, corre verso me e Nina mettendole in bocca il ciuccio.
Magicamente la piccola si calma, facendomi tirare un sospiro di sollievo. Per l’emicrania terribile che mi è venuta c’è poco da fare, ma almeno potrò gustarmi un po’ di sano silenzio.
Damon la prende in braccio, asciugando i fiumi di lacrime che è stata capace di far straripare da degl’occhi così piccolini.
A volte mi chiedo dove trovi tutta questa voce e forza da far vibrare le mura di casa.
Vorrei capire che si stanno dicendo quei due, ma la figura non indifferente di Damon e il suo parlare non me lo permettono.
“Per la cronaca.” – Continua – “Ho preso anche un ciuccio di riserva!”
“Eccellente lavoro…” – Lo prendo in giro – “In questa casa è già un miracolo se non mancano il dentifricio, la carta igienica… figurati se pensiamo a comprare qualcosa di riserva!”
“Ora ci sono io…” Afferma convinto, e non mi sembra di intravedere neanche un pizzico di ironia nelle sue parole “Puoi contare su di me.”
Veramente posso contare su di lui? E, cosa più importante, voglio?


 


Note:
Perdonatemi! Sono scomparsa, ma un esame mi ha tenuta occupata!
Capitolo Delenacentrico, a parte una piccola parte dedicata a Mason e Jenna.
Sarò sincera, non amo particolarmente questo capitolo e solo i flashback mi hanno reso più o meno soddisfatta. Ho come la sensazione che manchi qualcosa.
Si capisce (spero) che Damon ha attraversato un periodo di crisi con Meredith, ma che ora (per quello che sa Elena) la situazione si è stabilizzata.
Lei però ha dei dubbi e muore dalla voglia di sapere cosa Damon abbia da dirle di ‘così delicato’… non dovrete aspettare tantissimo, non preoccupatevi!
Elena pensa si tratti di una possibile gravidanza di Meredith… ammette di essere invidiosa e di aver paura che sia così, ma credo che possiate capirla.
La festa in maschera sta per arrivare, giuro! Pensavo di inserirla in questo capitolo, ma la parte su Damon ed Elena si è rivelata più lunga del previsto.
Niente Stefan… Damon dice qualcosa riguardo lui ed è ovvio che non se la stanno passando bene.
Niente Logan… forse nessuno l’ha notato, ma ad un certo punto Elena lo nomina. Sembra qualcosa di irrilevante, ma non lo è.
Solo Crimson Petal e BiteMeHarderIanSmolder hanno indovinato le identità segrete di Consuelo, Kemen e Tabor… per voi spoiler extra! Ok, scherzo… non faccio favoritismi u.u
Però ragazze.. pensavo fosse ovvio >.<
Mi sembra di aver detto tutto… vi ringrazio infinitamente per tutte le fantastiche recensioni che mi spronano a scrivere anche quando sono un po’ demotivata! E grazie anche a chi continua a preferire/seguire/ricordare la storia!

Spoiler:

Se tutto va bene, nel prossimo capitolo ci sarà la festa di Nina e un momento molto intenso per Elena e ...

“Sono un principe…” – Sussurra, appena a qualche centimetro di distanza da me – “Ma l’azzurro non mi donava… ho optato per una sfumatura più scura.”

Chi è che parla?
Ditemi di chi pensate si tratti (e non chi vorreste, anche perché lo so già ;p) e vediamo quante di voi indovinano!

p.s. E per la tendenza di Elena ad inciampare nei propri piedi, se ve lo state chiedendo (improbabile, perché dovreste farlo?), beh… mi sono ispirata a me medesima. Ebbene sì, inciampo come se non ci fosse un domani… anche da ferma.

p.p.s. Scusatemi se ci sono eventuali errori, ma non sono riuscita a rivederlo più di una volta (cercherò di rimediare appena ho tempo)

Baci!

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Capitolo 8
*** Masquerade ***


7

Un giorno alla festa
“Non so se hai visto la mia mascella sul pavimento!” – Caroline lima insistentemente le mie unghie senza neanche guardarle, dire che sono preoccupata è un eufemismo – “Cioè… chi se l’aspettava?!”
“Care, per favore, stai attenta! Non solo mi stai sottoponendo ad una manicure forzata… non vorrei morire dissanguata tra una pellicina staccata e l’altra!”
“Scusami Ele…” – Posa la mia mano, sbattendo le sue sul tavolo – “Sto pensando a Bonnie e Kol…”
“Già” – Annuisco, ripensando a qualche ora prima – “Io sto ancora metabolizzando l’immagine di loro due che avanzano verso di noi, all’aeroporto, abbracciandosi e baciandosi.”
Quando ho visto Bonnie trascinare dietro di sé il suo nuovo fidanzato (come presentatoci da lei stessa) e un paio di valige che sembravano scoppiare ed eccessivamente sovraccariche per i soli due giorni di permanenza, per poco non mi è venuto un colpo.
Lui è uno degli scapoli d’oro più contesi non solo di Mystic Falls ma di tutta la Georgia, considerate le innumerevoli proprietà che i Mikaelson hanno sparso senza ritegno a destra e sinistra.
Bonnie, di sicuro, non è interessata ai soldi o alla bella vita, deve tenere molto a lui stando al sorriso che sfoderava mentre gli teneva la mano. Kol è anche un bravo ragazzo e questo non può che farmi felice, se non fosse per un piccolo particolare.
“Non la passerà liscia!” – Esclama la bionda – “Come ha potuto non dirci niente?!”
“Forse voleva farci una sorpresa!” Forzo un sorriso poco convinto, mentre svito il tappo dello smalto trasparente.
“E ci è riuscita! Ma dovevo immaginarlo… cioè era così ovvio…” – Borbotta tra sé e sé, più che parlare con me – “Mi aveva raccontato delle serate che organizzava per il Grill nel fine settimana… e sapevo anche che collaborava con Kol, ti ricordi che fa il dj vero?”
“Sì… certo.” Rispondo, ricercando nella mia testa una vaga immagine di lui all’azione. Forse a quella festa al Grill che non voglio ricordare.
“Tu ci sei anche uscita un periodo…”
“Già… ma erano uscite da amici.”
“Lui, però, voleva concludere…” Replica, mostrandomi un sorrisino sfrontato.
“Ora di sicuro concluderà!” – Sfodero il mio sguardo più malizioso – “A parte gli scherzi, sono contenta per Bonnie…”
“Ma?” –  Chiede Care, sostenendo la testa tra le mani e scrutandomi come se stesse aspettando una qualche rivelazione – “Sei pensierosa.”
“Pensavo a Jeremy,” – Ammetto, passando e ripassando il pennellino sulle unghie in un ultimo irrilevante strato, considerata la trasparenza – “Bonnie è perfetta per lui…”
“Con tutto il rispetto per tuo fratello, Elena, ma si è comportato da stronzo!” – Si infervora come solo lei sa fare – “Kol è un bravo ragazzo, saprà renderla felice.”
“Sì, lo so. Jeremy, però, non ha passato un bel periodo dopo la morte dei miei e questo atteggiamento così menefreghista è dovuto al fatto che ha paura di legarsi a qualcuno.” –  Le spiego – “So che lui tiene a Bonnie e non so come reagirà quando la vedrà con Kol.”
Jeremy è ad Atlanta ma, dopo l’anno sabatico, ha deciso di ritornare al college.
Ha una camera nel dormitorio che condivide con degli amici, la soluzione migliore per lui al momento; questa casa è già troppo piccola per noi e due bambini non giovano alla concentrazione di uno studente sempre sotto esami; mio fratello trova già troppe scuse per non studiare, non intendo fornirgliene altre.
“Purtroppo questa è la dura legge.” – Commenta – “Mentre pensi se agire o meno, c’è qualcun altro che lo fa al posto tuo!”
“Hai proprio ragione…” Sospiro.
Restiamo in silenzio, crogiolandoci nella nostra attività futile quanto rilassante. Penso a Jeremy e a quanto sia contenta di rivederlo domani, le occasioni per stare insieme sono veramente troppo poche.
Un pensiero tira l’altro come un treno ad alta velocità e l’immagine di Damon diventa nitida nella mia testa.
Ha detto di esserci per me, si è riempito la bocca di tante belle parole e promesse senza specificare se queste hanno un termine di scadenza.
Domani sera ci sarà la festa e immagino che lascerà la città il giorno successivo.
Allora mi chiedo quanto conteranno le sue parole, tra due giorni finiremo di giocare all’allegra famiglia e, come al solito, mi lascerà sola e sommersa dai problemi.
Non nego che la sua presenza sia un grande aiuto,  mi permette di ritagliare dei momenti per me prendendosi cura di Nina. Come ora, ad esempio, che è sceso per portarla un po’ in giro. Mi evita corse contro il tempo e – mi duole ammetterlo – mi sento più sicura e a mio agio quando so di non essere l’unica a dover sostenere tutto il peso delle responsabilità.
Mi tocca, però, duellare con il fantasma di me stessa, o meglio della parte di me che non può far a meno di sperare che questa volta sia tornato per restare.
Poi c’è l’altra parte, quella più razionale a cui sono aggrappata che, come un disco rotto, mi ripete di non essere egoista, che Damon appartiene a Meredith, e che io non ho bisogno di lui.
La verità è che non vorrei essere in questa situazione, vorrei un compagno solo mio che avesse me come unico pensiero; ma ho reso impossibile tutto questo il giorno in cui ho deciso di lasciarmi andare come non mai con l’uomo più sbagliato di sempre.
“Elena!” – Quando bussano alla porta, Jenna urla dalla sua camera – “Và tu ad aprire!”
Caroline continua a guardarsi le unghie fresche di smalto, mostrandomele e stringendosi nelle spalle per farmi capire che non si alzerà per andare ad aprire la porta.
“Sì… eccomi!” Grido a chiunque si trovi dall’altra parte, scocciata e poco incline a sfoggiare sorrisi di cortesia.
L’ospite inatteso non è l’amministratore del palazzo, come pensavo pochi secondi fa, ma qualcuno di più terribile addirittura di chi bussa alla tua porta per spillarti soldi.
“Nonna?!”
Se prima pensavo che la grande sorpresa della giornata fossero Bonnie e Kol su una nuvola di romanticismo e zucchero, mi sbagliavo di grosso.
“Ti prego, Elena, non chiamarmi così!” – Sbuffa sonoramente, avanzando la sua imponente borsa Gucci e togliendosi i grandi occhiali da sole – “La gente potrebbe pensare male!”
Pensare male cosa?!
Colei che i miei genitori hanno identificato come ‘nonna’ ha tutto fuorché le sembianze di una cara vecchietta con gli occhiali che va in chiesa e si preoccupa di farti mangiare.
Non saprei dire quanti anni si porti sulle spalle, ma i biondi capelli mossi, i completi firmati e l’estrema eleganza che la caratterizza la fanno sembrare una donna senza tempo.
“Mio Dio, Sierra!” – Caroline scatta dalla sedia come una furia, non curandosi dello smalto che poco prima l’aveva resa un’invalida irrecuperabile – “Che bello vederti!”
Le due si abbracciano e si baciano come grandi amiche che non si vedono da una vita; mia nonna… cioè Sierra, è sempre stata un tipo particolare e Care stravedeva per lei quelle poche volte che si faceva viva.
Mi domando dove sarà stata questa volta.
Europa, Australia, oppure in qualche isola sperduta a meditare?
Mia nonna è una fotografa; più esattamente un’amante di tutto ciò che è arte, come lei stessa si definisce.
Questa sua passione l’ha elevata spiritualmente quanto allontanata dalla propria famiglia.
 “Mamma che diavolo ci fai qui?”
Immersa nei ricordi, ho completamente dimenticato Jenna e il profondo astio che la lega a sua madre.
“È così che accogli tua mamma?” Sierra apre la braccia, andando verso di lei per abbracciarla.
Mi limito a guardare Jenna e i suoi occhi spenti che covano tanto risentimento da farmi sperare che quell’abbraccio trovi presto fine.
 
 
Il giorno della festa
“Mason!” – Urlo come impazzita – “Cosa diavolo ti dice il cervello?!”
“Che c’è?!” – Si scompiglia i capelli confuso – “Non ti piace il costume?”
“Seriamente, Mason? Seriamente?!” – Gesticolo, come faccio sempre quando sono sull’orlo di una crisi di nervi – “Vuoi vestire mia figlia come un pallone da football?!”
Sento Caroline scoppiare in una risata poco delicata, ma impiego poco a girarmi come una furia e a trucidarla con lo sguardo.
Non c’è nulla di divertente.
Nulla.
Stasera c’è la festa di compleanno,io non ho un vestito e, ora, neanche Nina.
Sarò incoronata peggior madre di sempre.
Le persone mi ricorderanno come quella che ‘vestì sua figlia da pallone’.
“Tu mi hai detto di trovare due vestiti coordinati… ecco, Kyle è un giocatore di football e Nina è la palla” – Mason si difende, inginocchiandosi verso Nina che si muove - o meglio rotola - sul suo tappetino di gomma, divertita – “Guarda come ride! Piace anche a lei.”
“Ti prego, Mason, non dire più una parola!” Inspiro tutta l’aria possibile, cercando di riprendere la calma.
Guardo Nina in quell’ammasso di stoffa marrone imbottita e di forma ovale, dalla quale sbucano solo gambe, braccia e la testa grazie ad un apertura circolare.
Sembra divertirsi, e va bene così, ma io sto per avere un esaurimento.
Cosa avevo in testa quando ho chiesto a Mason di comprare un costume per Nina?
Dovrei richiedere personalmente un ordine esecutivo che vieti agli uomini di fare shopping per le donne, senza un valido monitoraggio.
Kyle saltella qua e là – perennemente a rischio di ritrovarsi con la faccia sul pavimento – indossando il suo completino grigio e rosso con tanto di caschetto coordinato e protezioni per gomiti e ginocchia.
Jenna potrà star sicura stasera.
“Calmati, Elena…” – Mason si avvicina abbracciandomi, trovando opposizione da parte mia – “è uno scherzo!”
Lo fisso indemoniata.
“Non è divertente!” –  Mi metto le mani nei capelli e, tra me e me tiro un sospiro di sollievo – “La festa è stasera e tu ti diverti a farmi questi scherzi?”
“Andiamo Elena… dovevi vedere la tua faccia!” Ride la mia amica e probabile complice.
“Le ho preso questo..” – Mason caccia fuori dalla busta quella che sembrerebbe una tutina – “sarà una fragolina!”
Spiego il costume rosso a pallini neri e noto che, bombato nella parte superiore, ha l’esatta forma di una fragola.
“In più c’è anche il cappellino con le foglie..” Mason, compiaciuto, mi mostra l’accessorio.
“Sarà una fragola adorabile…Grazie Mason, ritiro tutte le brutte parole che ti ho rivolto prima” Sorrido, più calma e rilassata di cinque secondi fa.
“Quali parole?”
“Tutto ciò che avrei voluto tanto dirti, ma che ho trattenuto per la presenza dei bambini in sala.” – Chiarisco diplomaticamente, prendendo in braccio Nina (o palla da football, come dir si voglia).
“Ragazzi, io vado dalla sarta – Annuncia Caroline– “Devo ritirare il mio vestito da angelo!”
“Hai ingaggiato una sarta per farti fare un vestito che non ti si addice per nulla?!” Scherza Mason, provocando allo stesso tempo la stizza della bionda e la mia risata.
“Caroline!” – La fermo prima che varchi la soglia di casa – “Devi aiutarmi col vestito per stasera… Ti scongiuro, non ho idee e né tempo!”
“Va bene… Sarò a casa prima delle tre e ci faremo venire qualche idea.”
“Dunque non hai ancora un vestito?” Chiede Mason e io mi domando se abbia fatto di oggi la giornata mondiale del ‘mettiamo ansia ad Elena Gilbert’.
“Ricordarmelo non mi farà sentire meglio, né risolverà la situazione.” Affondo nel divano, mettendomi Nina sulle gambe con l’intento di toglierle quel costume ridicolo.
Ammetto a me stessa, senza dare soddisfazione al mio amico, che tanto male non le sta; d’altronde lei sarebbe bella con qualsiasi cosa addosso, ma io sono dannatamente di parte.
“Almeno hai scelto il tuo accessorio?”
“Come faccio a scegliere gli accessori se non so neanche come mi travestirò!” Scuoto la testa, mentre litigo con Nina che sembra troppo affezionata a questo vestito.
“Per accessorio non intendo quello che pensi…” – Alzo lo sguardo e leggo la sua espressione maliziosa che colgo soltanto quando è lui a darmi spiegazioni – “Parlo del cavaliere che ti accompagnerà stasera.”
“Nessun cavaliere…” – Lo ripago di una guardata storta – “Non ho tempo per queste cose.”
“Disse la regina Elisabetta…”
“Sono seria… Mi sembra di non avere mai tempo. Sto trascurando anche Nina…”
“Non dire sciocchezze…” – Mason si siede vicino a noi – “Sei sempre con lei e non le fai mancare nulla.”
“Ma non ho avuto il tempo neanche di organizzare una festa o di comprarle un costume…” – Più che un’affermazione, esce dalla mia bocca come un rimprovero per me stessa. Pensarlo non fa male quanto dirlo ad alta voce – “Sto lavorando troppo, dovrei rallentare un po’.”
“Hai Caroline per queste cose… E, poi, tu lavori per non farle mancare niente.”
Mason riesce a farmi sentire sempre meglio, ma nel titanico scontro con il mio cervello che marcia sempre a mille non ne esce mai vincitore.
Nessuna buona parola può battere la miriade di pensieri, rimpianti e problemi che sono capace di generare in un nanosecondo.
“Potrei licenziarmi e scegliere un lavoro che mi permetta di avere più tempo a disposizione.” – Vaglio una delle possibilità – “Il giornalismo è una carriera troppo competitiva e bisogna sempre correre e correre…”
“Non fare la stupida!” – Mi guarda severo – “Sei perfettamente in grado di gestire il tuo lavoro e fare la mamma. Logan ti lascia molto tempo libero e pensi che non abbia notato, quando mi racconti la tua giornata, quante volte hai declinato articoli e casi importanti.”
“Tu pensi che io possa gestire tutto questo, ma non ne sono in grado…” – Ammetto – “Avrei potuto farlo qualche anno fa, ma non posso più.”
“Sei sempre la stessa. Ti poni dei limiti, che potresti superare senza tanta fatica, solo perché hai paura di fallire!” – Lo fisso senza dire nulla – “Se tu avessi un po’ più fiducia in te stessa…”
“Mi pongo dei limiti perché so di non poter fare di più.. Ho già fallito in passato, vorrei cercare di far il meglio almeno per Nina.”
“Il passato è passato. Pensa a come puoi riscattarti in futuro…”
Si alza dal divano, ma non lo lascio andare.
“Mason, aspetta.” – Lo chiamo, costringendolo a girarsi – “A proposito della mia carriera di giornalista, vorrei chiederti un consiglio.”
“Dimmi tutto.”
“Logan mi ha chiesto di aiutarlo con un articolo. In realtà si tratta di un’indagine” – Spiego – “che coinvolge una persona che conosco.”
“In che senso?”
“Nel senso che questa persona potrebbe non essere chi pensavo che fosse…” – Prendo aria per poi continuare, la cosa mi rende nervosa nonostante cerchi di ignorarla – “Io non credo sia possibile… delle informazioni diffamatorie non sono abbastanza per mettere in dubbio qualcuno che posso dire di conoscere bene.”
“Cosa hai intenzione di fare?”
È la prima domanda che mi pone.
Non mi chiede chi è, né che tipo di informazioni mi siano state riferite, prova che mi conosce bene nonostante la nostra amicizia sia nata appena tre anni fa.
Sa perfettamente che non rivelerei mai il nome, soprattutto ora che non so ancora come stanno le cose.
“Vorrei parlare con la persona interessata, prima di muovere accuse o iniziare un qualsiasi tipo di indagine.”
“Allora mi sa che non hai bisogno del mio aiuto… già sai cosa fare. La mia bellezza, ancora una volta, ti ha illuminato la strada giusta da percorrere..” Alza il braccio indicando chissà quale orizzonte e io non mi trattengo nel tirargli un cuscino in faccia.
“Stai attento a non accecarmi…” Ironizzo.
“Stasera invita Logan alla festa!” – Mi dice, mentre si addentra nel corridoio – “So cosa la tua testolina sta elaborando, ma siccome sono poche le volte in cui ti aiuta… Dà retta a quello che ti dico!”
“Cosa sta elaborando?!” – Chiedo confusa, alzando i toni, ma non ricevendo alcuna risposta – “Cosa sto pensando?! E perché dovrei invitarlo?!”
Purtroppo l’unico responso che riesco ad ottenere è Nina che iniziare a far tremare il labbruccio e si prepara ad una gara di acuti in cui lei sarà sicuramente la vincitrice, nonché unica partecipante.
“No, piccola! Non stavo gridando contro lo zio Mason…”
E che glielo dico a fare? Neanche mi ascolta.
Un’ora e tanti strilli dopo, la casa si è quasi svuotata e le lancette dell’orologio rintoccano le tre del pomeriggio.
Maledico Caroline per il suo ritardo, mentre sorrido a Nina che mi mostra il giochino portatole da Damon il giorno prima e chiedendomi, nel suo dolce modo, di giocare.
Prima non ero così insofferente ai ritardi cronici della mia amica, ma ora che non ho più diciotto anni e la mia vita è organizzata in ogni minimo dettaglio temo di non sopportarla più.
“Elena…” – Mia zia sbuca da dietro la porta del bagno – “Dov’è lo straccio?! E poi ho appena notato che manca il detersivo per i panni…”
“Fuori ad asciugare…” Rispondo dopo averci pensato un po’ su.
Jenna è entrata in modalità pulizie di primavera, assolutamente fuori stagione, e ciò rende questa casa invivibile; ma credo di conoscere bene il motivo della sua iperattività: Sierra.
“Jenna…” Provo a iniziare una conversazione, per offrirle un orecchio nel quale sfogarsi.
 “Ah, senti…” – Mi precede, avvicinandosi a noi e sistemandosi la coda disordinata – “Quando ieri è venuto Damon per stare un po’ con Nina, mentre tu eri al lavoro, ha provato ad estorcermi qualche informazione…”
“Cosa?” Chiedo confusa, dimenticandomi quelli che erano i buoni propositi di qualche momento prima.
“Mi ha chiesto di Logan… Era un po’ imbarazzato in realtà..” – Sembra pensarci un po’ su, come se stesse cercando di ricordare la sua espressione esatta – “Gli sarà costato tanto venire da me.”
 “Gli sarà pure costato tanto… ma chi si crede di essere?” – Sbotto – “Dimmi che non gli hai detto niente! Se vuole informazioni sulla mia vita, che venga da me! Anche se sono sicura che andrà ad estorcerne a qualcun altro!”
“E a chi? Mason e Caroline a stento lo salutano…” – Mia zia mi ha riflettere – “Scusa, ma non hai detto di aver incontrato Logan proprio al suo matrimonio? Questo significa che dovrebbe conoscerlo…”
“No, non penso lo conosca.”
Perché Logan fosse lì quel giorno - e soprattutto in quale veste - fu la domanda che mi posi per un bel po’ di mesi; solo quando mi assunse definitivamente nel suo giornale ottenni la risposta tanto agognata.
Ricordo che una sera estiva, dopo l’orario di chiusura, Logan mi offrì una birra nel locale affianco alla redazione. Lavoravo da poco con lui, tuttavia non mi feci tanti scrupoli a chiedergli cosa ci facesse al matrimonio di Damon.
 
“Ero amico del fotografo.. e lui mi ha fatto entrare, presentandomi come il suo ‘aiutante’” Sorrise, porgendomi la pinta appena ordinata.
“Quindi eri un imbucato?” Gli chiesi stupita e mi diedi della stupida per aver aspettato tutto quel tempo prima di fargli la fatidica domanda.
Avevo ipotizzato tutto l’ipotizzabile, arrivando a pensare che i due fossero amici dal college, o colleghi.
Invece Logan era un semplice imbucato!
“Sì, Elena. Non fare la faccia del ‘non si fanno queste cose’!” – Alzò un sopracciglio – “Io e il mio amico ci divertiamo così… o per meglio dire, lui lavora e io mangio e rimorchio!”
“No, è solo che…”

“Tu invece? Eri la damigella d’onore, ma sembravi così estranea a quel posto… quasi più di me.”
“È una lunga storia.”
“Quale storia non lo è? Avanti.. ho tutto il tempo per ascoltarla.”
 
“Cosa ti ha chiesto Damon?”
“Il nome del giornale in cui lavori e quello del tuo capo..”
“E tu?!”
“Io… niente. Gli ho detto quello che voleva sapere…” – Jenna alza le spalle, ma il suo sorrisino furbo mi fa intendete che c’è qualcos’altro – “Potrei, però, essermi confusa… sai, con tutti questi giornali qui ad Atlanta. Si chiama The Hour1 il giornale in cui lavori, o erro?”
 
“Qualcuno ha visto Max?!” – Logan cammina avanti e indietro tra le varie postazioni della redazione, si toglie la giacca stizzito buttandola sul divanetto bianco e nero che teniamo lì come pezzo di arredamento – “Il numero di domani di Daily Report2 non vedrà la luce se non lo mando subito in stampa, ma per mandarlo in stampa mi serve come minimo la bozza grafica per la prima pagina. Qualcuno sa dirmi che diavolo di fine ha fatto Max?”
“Capo…” – April si alza con impeto dalla sua sedia – “L’ho chiamato e sta arrivando…”
Solita aria da saputella, immagino fosse una di quelle che non prendevano mai un brutto voto a scuola e che i professori veneravano come delle divinità.
“Che cosa vuol dire sta arrivando?”
Logan si massaggia le tempie, alzando entrambe le braccia in modo da mettere in bella mostra il suo torace scolpito.
Ho davvero pensato al suo torace scolpito?
Mi darei volentieri a schiaffi da sola se non risultassi una psicolabile affetta da gravi disturbi della personalità. Probabilmente le mie colleghe già lo pensano, quindi perché accrescere questa convinzione?
La colpa è dell’astinenza forzata, mi dico, dovrei pensare seriamente a farmi dare qualche consiglio da Caroline in merito.
Rinnego ciò che ha appena partorito la mia mente; preferirei parlare come un romanzo erotico piuttosto che ricevere consigli sulla castità dalla mia bionda.
“Sai qual è il bello della nostra lingua, April?” – Il povero Logan sta dando di matto – “Può comprendere varie ed infinite sfumature. Prendi, ad esempio, il verbo arrivare. Se ci aggiungi una piccola preposizione propria come, che so, da… allora tutto cambia. Da dove diavolo sta arrivando Max?!”
“Chiamo Daniel…” – Afferma April, prendendo il suo telefono e allontanandosi da noi, confermando a tutti noi di non sapere dove si trovi il nostro grafico – “Non è bravo come Max, ma sono sicura che sarà disposto ad offrirci una consulenza lampo.”
“Logan…” – Mi alzo dalla sedia avvicinandomi a lui cautamente – “Calmati.”
“Come faccio a calmarmi?” – Si passa una mano sul viso. È stressato e vorrei dirgli qualcosa per farlo sentire meglio – “Sai cosa significa mancare una pubblicazione?”
“Non mancherai nessuna pubblicazione… perché Daniel ci aiuterà, e male che vada io ho seguito un corso di Photoshop!”
“Cosa?” Alza lo sguardo verso il mio, lasciandosi scappare una smorfia accompagnata da una risata.
“Sì, beh… era un corso online a metà prezzo e…”
“La bozza di Max è arrivata!” –  Esclama April, correndo verso di noi – “L’ha inviata prima a Lionel in modo che lui potesse effettuare alcune correzioni, ma ha avuto problemi ad inviarla anche a te. Vuoi vederla prima di mandarla in stampa?”
“Grazie al cielo…” – Logan si accende – “No, non c’è abbastanza tempo. Invia tutto alla tipografia…”
Lionel è il direttore di redazione, nonché grande amico del mio capo; è una persona così precisa e puntigliosa, per cui non mi meraviglio che Logan abbia deciso di fidarsi di lui.
Dopo neanche un quarto d’ora, la redazione inizia a svuotarsi e anche io mi accingo a sistemare la mia roba.
“Elena…” – Mi chiama Logan, ha i capelli scompigliati e un’aria abbastanza stanca – “Volevo ringraziarti.”
“Per cosa?” Chiedo, non capendo. Non mi sembra di aver fatto proprio nulla oggi, o per lo meno nulla di utile per lui o per il mondo.
“Sai sempre come tirare su il morale… intendo, prima…” – Fa uno strano movimento con gli occhi, che se da una parte mi fa ridere dall’altra mi intenerisce – “Sei un’amica”
Gli sorrido, non sapendo cosa dire.
È una di quelle poche volte in cui non cerca di mettermi a disagio ed è forse anche una di quelle poche volte in cui ci riesce.
“Non c’è di che.”
“Fai gli auguri a Nina da parte mia…” – Mi chiedo che ne sappia, ma la mia faccia deve essere un libro aperto perché si affretta a chiarire – “Ti ho sentito a telefono mentre sgridavi la tua amica perché ti aveva chiamato per sapere di che colore volevi i centrotavola…”
“Ah sì..”
La mia amica Caroline, ovviamente.
“E poi, esattamente un anno fa, ti ho mandato i fiori in ospedale… Ho ancora la ricevuta per ricordarmi quanto mi hai fatto spendere!” Torna il solito idiota, sempre quando meno me l’aspetto. Devo ammettere, però, che la versione di poco fa non mi dispiaceva affatto.
“Stupido…” –  Alzo gli occhi al cielo – “Senti, se ti va… e se non hai niente da fare… stasera potresti venire alla festa. Non sarà una festa per bambini, cioè sì.. ma la mia amica, quella con cui parlavo a telefono… ma sì l’hai vista anche a casa quella volta, che sbadata che son…”
“Verrò molto volentieri.”
 
La sera della festa
Dopo più di quaranta minuti ad ascoltare Caroline che urla e strepita con qualche povero cameriere, dando ordini a tutto ciò che respira nel raggio di trenta metri, la mia tolleranza ha iniziato a vacillare.
Lasciare Nina nelle mani di Mason e scappare dalla prima uscita disponibile mi è sembrata l’opzione migliore. Dopotutto non sono andata troppo lontano, ho percorso giusto un piccolo tratto della sala, che Caroline e Klaus hanno fittato, fino a sbucare su quello che si direbbe il balcone principale.
Trascino dietro di me il favoloso abito lungo e di un azzurro così chiaro da sembrare bianco, prestatomi da Caroline. Niente di troppo pomposo o attillato, scende morbido ed è stretto in vita. D’altra parte la mia amica non l’avrebbe mai comprato se non ci fosse stata la profonda scollatura dietro la schiena che ora mi sta facendo tremare dal freddo.
Il balcone, molto ampio, ha la forma di una mezza luna ed è in pietra bianca, come le colonne della ringhiera che gli fanno da contorno.
Il giardino su cui affaccia è poco illuminato e mi permette di vedere tutte le numerose stelle che ci sono questa notte.
Il posto sarebbe perfetto per una serata romantica e magari, se un giorno mi sposerò, per delle nozze in grande stile.
“Elena..”
La voce di Damon irrompe nei miei sogni, mi giro verso di lui e sgrano gli occhi appena lo vedo avvolto da un bellissimo completo blu mare illuminato dai candelabri posti ai lati della finestra.
Gli sorrido, cercando di non fargli capire che ancora mi fa quell’effetto. Eppure non sembra notarlo, perché troppo occupato a far passare il suo sguardo lungo la mia figura.
Tra le mani ha una maschera dello stesso blu del suo vestito, gli sorrido aspettando che dica qualcosa.
“Ti cercavo…” Avanza verso di me.
“Mi hai appena trovata.” Rispondo, non del tutto a mio agio a trovarmi da sola con lui.
“Sembra che ci siamo messi d’accordo…” Alza il mento verso la coroncina argentata che porto in testa.
“Perché?”
“Sono un principe…” – Sussurra, appena a qualche centimetro di distanza da me – “Ma l’azzurro non mi donava… ho optato per una sfumatura più scura.”
Mi domando come ha fatto ad avvicinarsi così tanto, senza che io me ne accorgessi. La risposta è proprio davanti a me: ha un’arma infallibile e del colore del ghiaccio.
“Ti confondi con la notte…” Incurvo un lato delle labbra, un po’ imbarazzata.
Siamo io e lui, lontano da tutto e da tutti. Mi sento quasi fragile, perché, come ogni volta che ci estraniamo dal mondo chiudendoci nella nostra bolla, gli permetto di avere questo potere su di me.
Ancora una volta non ho il coraggio di ribellarmi, di gridargli che è in ritardo e che non può permettersi di spingersi oltre i confini che ho tracciato un anno e otto mesi fa.
“Era questo il mio intento.”
Deglutisco, quando mi intrappola tra sé e la ringhiera su cui ha appoggiato i palmi delle mani. Indietreggio di poco, facendo scontrare la mia schiena scoperta con la pietra fredda del parapetto.
“Tu l’oscurità ce l’hai dentro.” – Alzo la testa con aria di sfida, stanca di sottostare ai suoi umori, al suo ritornare e poi andarsene – “Non hai bisogno di travestimenti.”
Sta tentando di sedurmi, quello sguardo, quel sorriso. Li conosco troppo bene, perché li ho già visti e ne sono già stata vittima.
“O sei tu che vedi del male?” Soffia sulle mie labbra, le stesse che inchioda con il suo sguardo provocandomi quasi le palpitazioni.
“Io vedo quello che tu mi mostri…” – Poggio le mani sul suo petto – “E per l’ennesima volta mi stai mostrando che di me non hai la minima considerazione.”
“Non sai quanto ti sbagli…” Non accenna a spostarsi, rimanendo esattamente dov’è.
“Non hai imparato la lezione…” - Gli sussurro – “Per un’azione come questa hai rischiato di mandare a rotoli l’amore della tua vita…”
“Sì… ho mandato tutto a rotoli.” Abbassa lo sguardo, e con uno scatto si allontana da me, mi da le spalle lasciandomi come al solito spiazzata – “Non hai avuto mai  un attimo per me questi giorni…”
“Ho lavorato…” Mi stringo nelle mie stesse braccia per il freddo, ma non tutti i brividi sono dettati da questa sera di ottobre.
“Vorrei parlarti” – Inizia, girandosi nuovamente verso di me – “Prima che tutti gli invitati siano qui.”
“Ti ascolto.” Curiosa di sapere, finalmente, cosa vuole dirmi.. e anche un po’ ansiosa.
Damon fa un passo nella mia direzione, questa volta senza esagerare, e inizia a togliersi la giacca velocemente.
La passa sulle mie spalle, attento a coprirmi bene e, nell’attimo in cui ne lascia i risvolti, le sue mani prendono le mie.
Dall’interno una versione al piano più malinconica e lenta di ‘Apologize’ risuona fievole e ovattata, segno che qualcuno degli invitati è già arrivato e che Care ha dato ordine al pianista di cominciare con un po’ di musica lenta.
“Promettimi che non andrai nel panico.” – Stringe ancora le mie mani, ma la cosa passa in secondo piano quando sento il tono della sua voce serio e grave.
“No, non te lo prometto. Cosa succede Damon?”
“A Denver ho ricevuto una telefonata…”
“Da chi?”
“Alaric Saltzman.”

 


1 The Hour è nome del cinegiornale presente nell’omonima serie tv.

2 Daily Report è un giornale di Atlanta che esiste veramente ed è il quotidiano per cui lavora Elena.
 


 Note:
Questa volta ho un po’ paura a presentarmi al vostro cospetto…
Capitolo molto più lungo del solito, spero non vi dispiaccia ma non potevo spezzarlo!
Vi ricordate lo spoiler in cui parlavo di due nuovi personaggi? Vi sono stati presentati (più o meno ) entrambi in un unico capitolo: Sierra, la nonna di Elena, e Alaric Saltzman.
Se avete seguito molto attentamente ‘Una damigella per lo sposo’, ricorderete quando Connor ha dichiarato di aver ucciso Alaric prendendo poi la sua identità. Beh… non anticipo nulla, ma si capirà un po’ meglio qualcosa che nella scorsa storia è stata lasciata un po' al caso..
L’eccentrica nonna di Elena, oltre a portare un po’ di problemi a Jenna, non è un personaggio buttato lì a caso. Sarà importante per lo sviluppo della trama.
Elena si mette in discussione, per fortuna che c’è Mason a tirarla su… Inoltre chiede il suo parere riguardo la questione misteriosa della persona misteriosa dell’indagine misteriosa che sta per condurre con Logan!
Mason dice una frase riferendosi a Logan:
“So cosa la tua testolina sta elaborando, ma siccome sono poche le volte in cui ti aiuta… Dà retta a quello che ti dico!”
Se anche voi come Elena non avete capito… prima o poi avrete una spiegazione.
Damon chiede delle informazioni a Jenna e lei – se non l’avete capito – glie ne da di sbagliate :p
Si scopre che Logan era un imbucato al matrimonio di Damon e Meredith, in un piccolissimo flashback (l’unico del capitolo).
L’unica ad essere sicurissima dell’identità del principe misterioso è stata Tess 36… ma brava! Tutte le altre hanno detto Logan… diffidenti che siete u.u
E invece il principe era proprio Damon che si è spinto più in là del dovuto con Elena… tirandosi poi indietro e dandole la tanta attesa notizia.
La festa di Nina fragolina/palla da football, però, è appena iniziata e ci saranno tanti personaggi in maschera… tra cui la nuova coppia: Bonnie e Kol!
Ancora nessuna traccia di Stefan (sperando che qualcuno se ne sia accorto xD)... tornerà nel prossimo capitolo ...
Un ringraziamento a Bloodstream_ che mi ha suggerito i due splendidi nomi dei giornali che sono stati citati nel capitolo!
Vi ringrazio come sempre… mi lasciate tantissimi recensioni che, sinceramente, non mi aspettavo perché si sa che i seguiti deludono sempre e non sono mai all’altezza dei primi.
Quindi grazie, grazie e ancora grazie : )
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e siate maledettamente sincere… perché è una delle ‘colonne portanti’ dell’intera storia e per questo è stato abbastanza difficile scriverlo.
Un bacione 

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Capitolo 9
*** Whom to believe ***


8

“Ho ricevuto una chiamata da Alaric Saltzman, il vero Alaric Saltzman” Damon prende una pausa, chiaramente in difficoltà.
“È impossibile, cioè, come potrebbe essere? Lui è morto!” Esclamo, quasi urlo, mettendomi lasciando le sue mani e mettendo le mie nei capelli; ad ostacolarmi ci sono gli stupidi ferretti che mantengono l’acconciatura.
“Non è morto, mi ha chiamato appena un mese fa”
“Un mese fa?!” –  Alzo ancora di più la voce – “E tu me lo dici solo ora?!”
“Volevo capirne di più! Poteva essere un impostore qualunque! Ora vieni qui” – Mi prende di nuovo, invitandomi a seguirlo – “Sediamoci”
Non ho voglia di obiettare, quindi mi faccio trascinare da lui fino ad uno dei tavolini in ferro battuto che si trovano sul balcone.
Sposta la sedia per farmi accomodare ed inizia a parlare.
“Lui è vivo, Elena. È davvero chi dice di essere”
“Ma come è possibile?!
“Connor credeva di averlo ucciso, invece gli ha provocato una forte lesione alla testa causandogli gravi problemi, tra cui la perdita della memoria. È stato trovato per strada da un uomo ma, essendo senza documenti, dopo le prime ricerche a vuoto è stato mandato in un centro di recupero”
“Cosa?!” – Non posso crederci – “Non c’era nessuno che lo cercava? Come è possibile che quest’uomo sia stato dimenticato dal mondo?!”
“Alaric è di Montréal, canadese, e si trovava a Denver, per giunta ubriaco, per scappare da un matrimonio fallimentare. Figlio unico, genitori morti e un’ex moglie che non aveva nessuna voglia di sentirlo o vederlo.”
“E tu? Tu come fai a sapere tutte queste cose di lui?”
“Ha iniziato a recuperare la memoria un anno fa su avvenimenti della sua vita a Los Angeles. Ha ricordato tutto, o quasi, quando per caso ha visto la foto di Connor su un articolo di qualche mese fa, che parlava del processo ancora in atto e di alcuni buchi neri nella vicenda che riguardavano, appunto, la scomparsa senza ritrovamento del corpo di Alaric Saltzman”
“E come ti ha trovato?”
“Ha letto il nome del tuo avvocato difensore, o meglio il cognome, sul giornale” –  Stefan. –“E ha contattato me, un Salvatore a Denver che viene da Mystic Falls”
“Che fortuna..” commento atona.
“Ascolta Elena, prima di venire da te a raccontarti tutto ho preferito accertarmi dell’identità di questa persona”
“Ma questo cambia le cose. Se non ha ucciso quest’uomo che cosa succederà a Connor?! Uscirà di prigione? Dio mio non finirà mai tutto questo, non finirà…”
“Calma Elena!”
Damon mi stringe ancora le mani e mi rendo conto che è l’unica cosa che riesce a farmi essere lucida.
“Alaric, per fortuna, si è salvato… ma Connor ha ucciso Finn e non gli sarà scontata nessuna pena”
Il mio respiro si fa regolare, senza mollare la sua presa.
“Farò in modo che marcisca dietro le sbarre finché sarò in vita!” – Continua – “Lo giuro”
Vorrei distogliere lo sguardo dal suo, ma lo fisso per degli attimi infiniti.
È ancora lui a parlare, e mentalmente lo ringrazio.
“Alaric vuole venire a Mystic Falls per capirne di più: come sia stato possibile che per tutti questi anni Connor abbia vissuto indisturbato sotto falsa identità. Inoltre, vorrebbe incontrarti e vorrebbe incontrare anche Jenna… Vuole chiedervi scusa”
Scusa?
Scusa per cosa?
Noi dovremmo chiedere scusa a lui per essere cadute nella trappola di quel viscido.
“Io…”
Anche se vorrei dire molte cose, un groppo nella gola mi rende impossibile anche respirare.
“Tranquilla, non devi rispondermi ora e se non vorrai nessuno ti costringe” – Damon si alza dalla sua sedia, avvicinandosi alla mia e piegandosi sulle ginocchia in modo da mostrare il suo sguardo più preoccupato proprio all’altezza del mio – “Se non te la senti, racconterò tutto io a Jenna”
“No, devo farlo io”
“Perché non entriamo dentro? Prendiamo qualcosa da bere e giochiamo un po’ con Nina”
La preoccupazione sul volto di Damon sembra essere scomparsa, o forse sta solo sforzandosi di non trasmettermi ulteriore ansia con un bel sorriso stampato sulla faccia.
Si riporta in piedi, aiutando anche me ad alzarmi, per dirigersi verso l’entrata e non lasciandomi, neanche per un secondo, la mano.
 
“Ti ho visto rientrare con Damon…” – Caroline si affretta a chiedere spiegazioni, ha sempre questa ossessione del controllo. Nulla sfugge al suo radar – “Siete stati molto tempo fuori al balcone. Che ti ha detto? È successo qualcosa?”
“Tranquilla Care, non è successo niente.”
Non mi va di parlare di Alaric perché so che vorrebbe conoscere dettagli che sfuggono anche alla mia conoscenza dei fatti.
“Sei pallida”
Ma a Caroline non sfugge nulla, ovviamente.
“Davvero, è tutto ok.”
“Sicura che Damon non si sia comportato da.. Damon?”
“Damon si comporta sempre da Damon” – Smorzo la tensione accennando un sorriso, ma ormai Caroline ha indossato il suo sguardo-radar quindi non mi resta che passare al piano B – “Nina ha fatto la brava?”
“Sì!” – Capisco di essere riuscita nel mio intento quando si illumina come un lampione, stringendo più forte tra le braccia la piccola – “è una vera principessa e sta accogliendo tutti gli ospiti da vera padrona di casa. Dico bene, pulcina coccolosa di zia Caroline?! Io le avrei preso un bellissimo vestitino da fata, ma tu hai fatto scegliere a Mason… non che questo sia brutto, assolutamente, però…”
Caroline ha continuato a parlare per qualcosa come tre quarti d’ora, più che altro commentando gli invitati, rispettivi costumi e accompagnatori, per poi prendersi piccole pause scandite da un boccone e l’altro della cena.
Mi sono limitata ad annuire, sforzandomi a non pensare alla notizia datami da Damon; il che devo dire non è stato molto difficile, perché tra regali da scartare e persone da salutare non ho avuto il tempo per mettere in fila due pensieri concreti.
“Siete splendidi!” Esclamo, quando vedo Bonnie e Kol con i loro costumi perfettamente coordinati: Lupen e Margot.
“Ti piace?!” Bonnie fa una giravolta su se stessa per mostrarmi il sensualissimo vestito rosso che indossa, con annessa giarrettiera e pistola alla mano, abbinata alla giacca dello stesso colore di Kol.
“Tesoro, perché non andiamo a digerire un po’ in pista?” Kol sfodera il suo classico sorrisino, a cui Bonnie sembra non resistere.
“Guardali quei due…” – Caroline non perde tempo a commentare, appena la coppia si allontana – “Sono così innamorati che quasi li invidio.”
“Non invidiarli, amore” – Si aggiunge a noi Klaus – “Hai il migliore dei fratelli Mikaelson a tua disposizione!”
“Ti sbagli! Purtroppo Elijah non è qui!” –  Ironizza pungente la bionda – “E poi ho detto che non voglio parlarti almeno fino a domani! Hai copiato il mio costume!”
“Non ho copiato un bel niente… Anzi io sono l’esatto contrario!”
Ebbene sì, Caroline è un dolce angioletto in seta bianca e con tanto di aureola in testa, mentre Klaus un diavolo spaventoso.
“Sì! Hai capito quello che volevo dire! L’hai fatto a posta!”
“Attenta a sparare sentenze!”
Odio trovarmi in queste situazioni strane dove la mia presenza è di troppo. Anche Nina sembra non gradire l’aria diventata troppo bollente a causa delle battutine tra i due perché inizia a scalciare. Tuttavia sono contenta che Klaus riesca ad intrattenere Caroline che da tutta la sera non fa altro che fissare Tyler.
Lui ha avuto la decenza di non portare la sua nuova fidanzata e sta passando la serata, in completa tranquillità, con Matt e Jeremy con cui interpreta ‘i tre moschettieri’; Care, però, non ha avuto ancora il coraggio di parlargli.
“Perché non me la lasci un po’ tenere?” – Damon mi si avvicina sorridendo, molto meno scosso rispetto a prima – “Mi manca”
“L’hai tenuta tu per tutta la cena” Rido, scuotendo la testa.
“Lo so, ma è una droga!” – Esclama, sporgendo il labbro come un bambino – “Amore vuoi venire da papà, vero?”
Nina allunga le braccia verso di lui, quando Damon fa segno di volerla prendere in braccio.
“Fa così con tutti quelli che la vogliono prendere” Gli rispondo con sufficienza, mantenendo però un tono scherzoso.
“Sei solo invidiosa perché è innamorata di me…” – Ed ecco che fa di nuovo ‘quella cosa con gli occhi’ – “Ma, ehi, vuoi davvero biasimarla?! Mi hai visto?”
Ancora devo abituarmi al nostro rapporto stile montagne russe: un attimo prima stavamo litigando, quello dopo andiamo d’amore e d’accordo.
Stranamente i momenti di tranquillità stanno aumentando esponenzialmente, e devo ammettere che la cosa non può che farmi piacere.
“Ti sbagli, lei è innamorata di me”
Stefan si avvicina a noi e, in particolare, a Nina.
“Guarda chi c’è amore! È zio Stefan!” Le parlo come se avessi gravi problemi mentali, ma poco importa, guardare i suoi occhi sorridenti mentre lo faccio non ha prezzo.
io efa!” Esclama, lasciando tutti noi senza parole.
“Mi ha chiamato!” – Stefan sgrana gli occhi – “Ha detto zio Stefan!”
Prende Nina in braccio, lontano da Damon, per abbracciarla e riempirla di baci.
“Che succede qui?” Jenna nei panni di Bonnie, insieme al suo Clyde, Mason, avanza verso di noi.
“Nina ha detto zio Stefan!” La informo, sorridente.
“Cosa?!” - Mason è sconvolto – “Siete proprio sicuri che non abbia detto Zio Mason?!”
“Sicuri al cento percento” – Conferma Stef, mentre prova a trattenere Nina che si sta arrampicando, goffamente a causa del costume da fragola, sulla sua spalla – “Ammetti la sconfitta Mason, sono io il suo zio preferito… dai cucciola, come mi chiamo io?”
“Ecco, Nina ripeti…” – Insiste anche Mason – “Perché io non credo finché non sento!”
Purtroppo per Mason, e per tutti i presenti, Nina non sembra collaborare, al contrario inizia a rannicchiarsi e nascondersi nelle braccia di Stefan indossando la sua faccia più buffa.
“La mia cucciola si vergogna?” Le sorrido accarezzandole la testa.
“Ragazzi, fatevi da parte e lasciatela respirare” – La voce grave di Giuseppe Salvatore fa girare quasi tutti, la sua personalità è capace di zittire una sala piena di gente – “Ora il nonno la vuole tutta per sé”
“Ma papà..” Stefan prova a controbattere, Giuseppe però ha già preso Nina.
“Voi ragazzi andate a divertirvi, qui penso io a Nina…”
Sorrido guardando la mia piccola con il nonno, ma presto qualcosa mi distrae.
In giro neanche più l’ombra di Damon.
Mi chiedo dove sia andato, e soprattutto quando se ne sia andato.
 
 “Non puoi credere a cosa ho appena visto!” Esclama Bonnie, e quasi non la riconosco a cinque metri di distanza dalla sua dolce metà.
“Cosa?”
“Vieni con me”
Eseguo il suo ordine senza fare storie, chiedendomi cosa l’abbia spinta fino al punto di staccarsi dal suo fidanzato.
La risposta mi si para davanti in meno di un secondo, non appena arriviamo di fronte le finestre che affacciano ad uno dei balconi della sala.
Mason e Jenna aggrappati l’uno a l’altro che si baciano appassionatamente proprio dietro una colonna. Non riesco a distinguere in modo limpido la figura di Jenna, è appoggiata alla colonna e sovrastata da Mason; quel basco francese giallo ocra, però, lo riconoscerei dovunque, in perfetta sintonia con il maglioncino e l’intero completo,  siccome questo è stato gli ultimi due giorni oggetto di discussione e in ballottaggio con il completino da Wonder Woman.
Dal riflesso della finestra posso vedere il mio volto sorridente.
Vederli insieme mi riempie il cuore di gioia; sono felice per lei, che si merita tutta la felicità di questo mondo, e per lui che ha passato gli ultimi due anni accanto a lei agognando per un suo sguardo o per un suo sorriso.
Un’ombra scura, però, si abbatte su questo sprazzo di felicità improvvisa.
Come potrò dirle di Alaric Saltzman?
Come potrò riportarle alla mente tutti i drammi che ha dovuto affrontare e i fantasmi con cui ancora sta combattendo?
Sembra che Dio, o chi per lui, ci faccia assaporare la felicità per poi impartirci il doppio delle pene.
Nel caso di Jenna, io sarò ‘chi per lui’ , non la responsabile ma la portatrice di infelicità, e non c’è cosa peggiore di questa.
“Elena, non sei felice per loro?” Mi chiede Bonnie con ingenuità essendo all’oscuro di quello che mi passa per la testa.
“Certo” – La rassicuro con un sorriso forzato – “Jenna è fortunata ad avere Mason.”
Sì è proprio fortunata, e ad avrà bisogno di tutto il suo sostegno.
“Ho visto tua nonna in giro. È fantastica, ha sempre tutti gli occhi puntati su di sé… non capisco come faccia!” Bonnie passa da un argomento all’altro, prendendo al volo un bicchiere di champagne da uno dei camerieri che trafficano per la sala.
“Non lo dire a me… diciamo che né io, né Jenna abbiamo preso i suoi geni. Quella più simile a lei era mia madre”
Motivo per cui Sierra l’adorava.
Jenna è sempre vaga a riguardo, prova a mostrarsi disinteressata ma sotto quella maschera di noncuranza si nasconde un animo fragile e sensibile. So che ne ha sofferto molto.
Non sto mettendo in dubbio la bravura di mia nonna come madre, ma devo ammettere che non è tra le prime dieci mamme migliori del mondo.
“Oh sì… ricordo che tua madre era la regina di tutte le feste a Mystic Falls” – Afferma Bon con convinzione, dopo averci pensato un po’ su – “Penso che Caroline competa per quel posto da quando è nata!”
“Al vedere come hanno legato quelle due” – Spiego, riferendomi a Sierra e la mia bionda amica – “Non mi stupirei se mia nonna le consegnasse personalmente la corona e lo scettro”
“Anche Sierra è venuta a stare da te?”
“No. Sai che sono sempre pronta ad accogliere chiunque… ma siamo troppi in casa e mia nonna non è una persona dalle poche pretese”
Adora la comodità e il lusso, cose che casa mia non vanta di avere.
Dopo una serie di chiacchiere, lascio Bonnie andare dal suo fidanzato nuovo di zecca con la promessa di dedicare solo a noi un pomeriggio di shopping e pettegolezzi.
Cammino nella sala, tra le varie persone che mi fanno gli auguri per Nina, quelle che cercando di intromettersi nella mia vita privata chiedendomi, invadenti, se io abbia un compagno, come la signora Flower che abita nel mio stesso pianerottolo.
Appunto per me stessa: non accennare mai più a Caroline un qualsiasi nome proprio di persona se lei si sta occupando della lista degli invitati della festa di tua figlia o di qualsiasi altra festa che ti riguardi.
“Elena…”
Riconosco la voce di Stefan alle mie spalle mentre sto camminando per la stanza pensierosa. Mi tira indietro, verso di sé, per un braccio. Quasi inciampo nel mio stesso vestito e, se non fosse per la sua presenza dietro di me avrei preso una botta tremenda.
“Attenta…” – Stringe ancora il mio polso riportandolo sul mio petto all’altezza del cuore e sussurrando al mio orecchio destro – “Sei la solita imbranata”
“Non è colpa mia se la gente mi strattona!” Esclamo più divertita che infastidita dal suo commento.
Quando mi giro verso di lui la mia mano destra è già nella sua in un intreccio che sfiora quasi i nostri visi. Con l’altra, non impegnata, accarezza la mia schiena con il tatto di una piuma.
“Concederesti un ballo al Dr Jackie?” Mi chiede sorridendo, e usando tutto il fascino dei suoi occhi verdi resi più scuri dall’ombra del cappello nero a cilindro che indossa.
“Solo se mi assicuri che non ti trasformerai in Mr Hide!” Lo riprendo scherzosa, ma lui ha già iniziato a ballare trasportandomi con sé.
“Non preoccuparti, ho lasciato la maschera da mostro sul tavolo. Nina per poco non si è messa a piangere quando l’ha vista!”
“Povera la mia piccoletta…” Commento sporgendo il labbro.
“Ecco, così… stai facendo la stessa faccia che ha fatto lei!” Esclama ridendo.
“Ha detto zio Stefan! Sei contento?!”
“Certo che sì!  Stavo per sciogliermi lì per la tenerezza infinita…”
“Non ti si vede più in giro…” – Continuo a parlare, cambiando discorso – “Mi sei mancato… cioè, sei mancato a me e a Nina.”
“C’era chi si occupava di voi. Non volevo essere di troppo.” Risponde, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia.
“Non sei di troppo!” – Stefan si limita a farmi girare, per poi riprendermi tra le sue braccia. “E poi a Nina manchi da morire, nessuno la fa divertire come te” Continuo, leggermente destabilizzata. Mi dico che sia dovuto alla giravolta e non alla sua presenza.
“Elena, non mi sembra il caso” –  Insiste, ma non mi sfugge il sorriso che gli si illumina sul volto alla mia ultima affermazione – “è giusto che, con Damon nei dintorni, vi prendiate un po’ del vostro spazio. In ogni caso non penso che lui sia contento di avermi tra i piedi”
“Si può sapere cosa è successo tra di voi, o si tratta di un segreto di Stato?” Sbuffo, lasciando la sua mano e portando entrambe le mie dietro il suo collo in attesa che lui mi accarezzi la vita con le sue. E lo fa.
“Sai che con Damon è sempre stato un rapporto di amore ed odio…” – Commenta, scrollando le spalle – “Poi conosci bene tutte le questioni che ci sono state…
Sì che le conosco bene, non si riferisce solo a quelle che associo al famoso periodo ‘adolescenziale’ ma anche alle più recenti.
Poco prima – letteralmente – che nascesse Nina ho assistito alla peggiore delle litigate tra i due. Sono sicura di aver avuto un pre-parto come pochi, di quelli che si raccontano in tv su quei canali che fanno di qualsiasi cosa un reality show.
“Sì, ma pensavo che aveste risolto almeno in parte. Da che mi ricordo, un saluto e qualche parola ve la scambiavate fino a due mesi fa!”
Qualche parola che non superasse i quattro caratteri e toni eccessivamente gioiosi, per l’esattezza.
Raramente – molto raramente –  mi era capitato di sentirli ridere o scambiarsi battute per poi tornare seri e impassibili.
L’ultima volta, però, che li ho visti in una stessa stanza non si sono neanche guardati in faccia.
“C’è stato un episodio” – Finalmente ottengo qualche informazione in più da Stefan – “Damon è convinto che io abbia fatto qualcosa che, in realtà, non ho fatto.”
“Di che parli?” Chiedo, sentendomi ad un passo dalla verità.
“Nulla, Elena” – Verità a cui piace farsi attendere – “Non mi va di parlarne. E, se te lo stai chiedendo, ti tranquillizzo: non riguarda te.”
Non so se sentirmi sollevata, oppure offendermi. Sono così abituata ad essere la causa dei loro bisticci che ora rivendico quasi quel ruolo!
Decido, però, di sentirmi sollevata. Mi tengo lontana dai drammi il più che posso.
Mi limito, poi, a sorridergli ed appoggiarmi con la testa sulla sua spalla assaporando le ultimi note della canzone che sta volgendo al termine.
Una parte di me vorrebbe parlargli di Alaric, delle mie paure, ma al momento non ne sento il bisogno.
Mi sento già al sicuro così, senza dire nulla.
E, tra un ballo e una chiacchierata, anche la serata si appresta a finire, con tutti gli invitati che un poco alla volta si affrettano a rinnovare gli auguri e a lasciare il locale.
Da una parte c’è la felicità di aver rivisto gli amici di una vita, dall’altra la tristezza per non aver sfruttato l’occasione come avrei dovuto rimanendo a pensare per tutto il tempo a ciò che mi ha detto Damon.
Tyler mi saluta con un abbraccio, mi rivela che tornerà presto in città per far visita ad un suo amico e che mi verrà a trovare sicuramente.
Lo ringrazio per essere venuto e mi chiedo se Caroline ha avuto modo di parlare con lui, di passarci del tempo insieme.
Jeremy se ne va insieme a Matt, non lo vedo contento e mi sembra fin troppo pensieroso. Mi sfiora l’idea che si tratti di Bonnie e del fatto che a stento si siano salutati ma non posso averne la certezza, è passato un anno e potrebbe averla dimenticata.
E dire che una volta eravamo un gruppo così affiatato, uscivamo tutti insieme ed eravamo felici e (quasi) senza drammi.
Prendo il mio telefono dalla pochette, scrollandomi di dosso questi pensieri e cercando una risposta all’altra domanda che mi sono posta più volte questa sera.
Dove sarà finito Logan?
Mi ha detto che sarebbe venuto.
Stranamente la consapevolezza che la festa sia finita, unita al fatto di non averlo visto entrare dalla porta principale, mi porta un po’ di tristezza.
Magari avrà avuto qualche contrattempo, oppure semplicemente si scocciava di venire ad una festa di una bambina.
Certo, sarà per quello, lui non è il tipo.
È un animo ribelle, gli piace la vita notturna ed essere circondato da coetanei e belle donne.
Mi sento una stupida per avergli domandato di venire qui.
Con che faccia mi presenterò a lavoro domani?
Vorrei seppellirmi dalla vergogna.
Forse potrei darmi per malata, e utilizzare i sette giorni di malattia per cercare lavoro nell’altro capo del mondo.
Nina è ancora piccola, quindi lei non si opporrà a questa scelta.
E Caroline potrebbe venire con me, magari troveremo rifugio in un convento dove poter portare al termine il suo voto.
“Si è addormentata” Damon si avvicina con in braccio la mia piccolissima Nina.
“Si sarà stancata molto…” Rispondo guardandola beata e sognante.
“Per poco mio padre non la svegliava…” – Commenta a bassa voce – “Come al solito ha iniziato a battibeccare con tua nonna, e sai perché?”
“Illuminami!”
“Non lo so! Hanno parlato per dieci minuti del nulla, ma anche sul nulla si sono trovati in disaccordo”
“Tipico di loro…” Commento, alzando gli occhi al cielo.
Sono due personalità così forti che tentano di prevalere l’una sull’altra.
“Vogliamo andare a casa?” Propone sorridente.
“Ci sono ancora ospiti qui… vorrei ringraziare e salutare tutti personalmente”
“Posso portarla io a casa e stare con lei finché non torni”
“Sarebbe molto gentile da parte tua…” Gli rispondo un po’ sorpresa.
“Sempre che a Mason e Jenna vada bene…”
“Saranno troppo impegnati per accorgersi di te, credimi” Ironizzo, lasciando Damon con uno sguardo stranito – “Aspetta che ti do le chiavi di casa e quelle della macchina”
“Posso andare con la mia”
“Nella mia c’è il seggiolino per Nina… non puoi portarla senza quello”
“Ah già..” – Fruga tra le sue tasche porgendomi a sua volta delle chiavi –“Ecco quelle della mia. Mi raccomando, trattala bene!”
“Io sono una pilota provetta!”
“Non è quello che si dice delle persone che in autostrada non sfiorano neanche i 50 kilometri orari”
“Ho superato quella fase, ok?”
Damon mi fa una guardata ironica, troncando il discorso circa il mio ‘stile di guida’. Tasto dolente per me!
“Se vuoi, posso portare Nina a casa lasciarla con Jenna e poi tornare a riprenderti”
“No, torno da sola… sono soltanto dieci minuti di macchina da qui”
“È tardi, non mi va che guidi da sola…”
Ammetto a me stessa che questa improvvisa preoccupazione di Damon nei miei confronti mi faccia un piacere immenso. D’altra parte, devo dire, che lui è sempre stato protettivo, e che questo suo lato caratteriale mi ha spesso portato ad illudermi.
“C’è Caroline con me… aspetto che smetta di litigare con Klaus e torniamo insieme” Dico, guardando i due biondi in lontananza parlare animatamente e gesticolare.
“Ok, ma se hai bisogno chiamami” – Mi passa accanto sfiorandomi la spalla e lanciandomi un ultimo intenso sguardo – “Ti aspetto a casa”
Se qualcuno ascoltasse le nostre ultime conversazioni, senza conoscere la storia, potrebbe quasi affermare di essere in presenza di una felice coppia di genitori.
Forse non sta giocando con me, forse vuole solo assumersi le proprie responsabilità.
Questa è la risposta che ho provato a darmi poco dopo il suo ritorno, ma con Damon non esistono regole o momenti tranquilli. Sembra che appena io inizi a tirare conclusioni, lui stravolga tutto con qualche mossa delle sue. Ad esempio il suo comportamento strano, sul balcone, ad inizio serata.
Lo vedo allontanarsi stringendo Nina tra le braccia, la scena è così bella che mi impongo di distogliere gli occhi da lui.
Sto tornando debole.
Non posso per nessun motivo al mondo.
Continuo, quindi, a sorridere e abbracciare tutti i volti che si avvicinano a me.
“Elena,” – Caroline mi chiama dopo aver salutato uno degli ultimi ospiti. Ha un espressione troppo euforica per i miei gusti, è un invito a preoccuparmi? – “C’è Logan! Dio mio, quanto è sexy! Ti cerca, ha detto che ti aspetta fuori il portone! Vuoi che ti presti il mio fard? Sei un po’ pallidina e…”
Continua a parlare, ma non l’ascolto più.
Logan è venuto alla fine. Ha mantenuto la sua promessa.
 
 “Logan…” Sono sorpresa di vederlo.
“Scusa” – Si avvicina a me velocemente salendo le scalette di fronte al portone vicino al quale mi trovo – “Ti ho detto che sarei venuto e invece…”
“Ah no” – Metto le mani davanti quando mi è ad un passo di distanza – “Figurati, so che hai tante cose da fare… cioè, c’è sicuramente meglio da fare che partecipare alla festa di una bambina”
Sono leggermente imbarazzata, e sicuramente lui l’ha notato dal mio parlare un po’ troppo veloce rispetto al normale.
“Non avrei voluto essere in nessun altro posto se non qua stasera” Mi blocca, puntando i suoi occhi blu nei miei. Mi da l’impressione di essere dispiaciuto. È molto più serio del solito, senza battutine a fare da contorno alle sue provocazioni, e questo, se possibile, mi mette ancor più a disagio.
“Allora perché non sei venuto?”
La domanda esce così, spontanea.
Prende aria, come se si stesse preparando ad un monologo lungo e sfiancante. Poi, però, ci ripensa.
“Sono stato tutta la sera a pensare se venire o meno. Elena, il punto è che Giuseppe Salvatore mi conosce… sa che mi sto occupando dei suoi affari”
Giuseppe.
La cena di beneficenza.
L’avevo completamente dimenticato.
“Quindi?”
“Vedendomi qui si sarebbe messo sulla difensiva, e io voglio che tu scopra la verità senza che lui alzi un muro anche nei tuoi confronti”
“Perché dovrebbe? Mi conosce da una vita e sa che non andrei mai contro di lui” Inizio ad innervosirmi.
“Neanche se fosse davvero immischiato in quell’affare?”
“Non ho avuto, neanche per un momento, il dubbio che lui potesse essere coinvolto” Dico a denti stretti.
“Se sei così convinta, allora segui il mio piano. Avrai le tue conferme in poco tempo e, nel caso avessi ragione, metterò una pietra sulla storia e mi scuserò con te personalmente”
“Perché mi dai l’impressione di essere convinto fermamente del contrario?” Incrocio le braccia al petto, crucciata.
“Perché sono anni che faccio questo lavoro e so distinguere notizie e fonti vere da quelle false. So dove prendere le mie informazioni e come spulciarle” – Devo averlo infastidito stando alla sua espressione risentita, ma lo vedo comunque sforzarsi a riacquistare la calma – “Credimi, Elena, vorrei tanto sbagliarmi. E starò male almeno quanto te quando ti vedrò soffrire per aver scoperto che Giuseppe Salvatore non è l’uomo che credevi che fosse”
“Non ti credo! Tu non aspetti altro che una notizia in prima pagina” Sbotto.
Un uomo non-morto spuntato dal nulla è il massimo che posso sopportare stasera. Non voglio altri problemi ad affollare una testa già troppo caotica.
“Sono molto più umano di quello che pensi” – Con voce ferma mi risponde, ma da come mi guarda sembra ferito – “E preferisco di gran lunga che tu sia felice, piuttosto che un titolo in prima pagina”
Credergli o no?
Questo è il dilemma.
Non so più di chi fidarmi.
“Perché? Perché dovrei crederti?!”
“Perché tengo a te!”
L’ultima sua frase mi blocca, letteralmente.
Ha le sembianze di una dichiarazione, ma sta attenta a non esplicitarsi.
Non sono preparata a questo Logan, non sono pronta ad affrontarlo.
“Il tuo piano, però, forse è già compromesso” – tergiverso – “Giuseppe probabilmente già sa che lavoro per te e per il Daily Report. Dovevi pensarci prima se avevi intenzione di mantenere nascosta la nostra relazione lavorativa, le notizie volano da qui a Mystic Falls!”
“Non sono uno sprovveduto, non potrebbe risalire a me in nessun caso. Agli atti, è Lionel il redattore capo del Daily Report”
“Cosa?” – Sgrano gli occhi – “Tu sei il capo! Lionel spunta ogni tanto quando non è impegnato a fare qualsiasi altra cosa che non sia gestire il Daily!”
“Infatti ho detto ‘agli atti’, in pratica sono io l’unico responsabile” – Si avvicina a me di poco – “Non hai mai fatto caso allo pseudonimo che uso per pubblicare i miei articoli?”
Logan usa uno pseudonimo, un anagramma per essere esatti.
Improvvisamente ho un flash e tutto mi torna.
Non è una delle sue velleità.
È solo un dettaglio di un piano molto più grande.
“Tu nascondi la tua identità…” – Sussurro – “Ti stai occupando di questo caso da molto più di due mesi, non è così?”
Molto più è riduttivo” – Sorride, distratto, spostando lo sguardo sulla struttura in granito che si erge dietro di me – “Il fatto che non esponendomi in prima persona io perda anche fama e popolarità per un eventuale scoop in prima pagina, deve bastare a farti capire che il mio obiettivo non è la sete di successo ma pura devozione professionale. Gioirò con te se il signor Salvatore si rivelasse del tutto estraneo ai fatti e io continuerò nelle mie ricerche. Perché quel giro esiste con o senza di lui, ma mi dispiace dirti che è difficile che le persone ci si ritrovino casualmente dentro”

 


Note:

Ta-dà eccomi qua! xD
Ieri ho provato cinque volte a pubblicare il capitolo, ma la connessione non voleva collaborare -.-
Quindi, sperando che questa qui sia la volta buona, eccomi qui di venerdì a sostituire tristemente l’episodio di TVD (davvero dobbiamo aspettare ottobre? T_T)… non è proprio lo stesso eh? Ma non si può avere tutto dalla vita u.u
Ecco un breve riepilogo della storia e del capitolo, siccome è molto che non aggiorno:
- Il vero Alaric non è morto. Connor pensava di averlo ucciso, ma la sua mente malata non è stata così scaltra da suggerirgli di accertarsi del decesso. La storia di Alaric penso sia abbastanza chiara dal racconto di Damon. Lui vuole tornare perché, una volta ripreso conoscenza e memoria, vuole capire come un uomo sia riuscito a farla franca per così tanti anni spacciandosi per lui. Inoltre vuole incontrare Elena e Jenna perché in qualche modo si sente in colpa (capirete meglio perché quando arriverà ad Atlanta).
Elena è molto giù non tanto per Alaric in sé per sé, ma perché sa che riproponendo la questione a Jenna metterà a rischio un equilibrio da poco stabilito.
Vi anticipo che non tratterò più di Connor al livello legale (lui rimarrà in prigione).
- Finalmente conoscete il nome della persona misteriosa sulla quale Logan sta investigando: Giuseppe Salvatore. Ciò per cui è sospettato è ancora un mistero, ma lo scoprirete presto.
Elena scopre anche che Logan ha speso molta più energia di quanto pensasse in questo progetto. Lui usa uno pseudonimo per pubblicare i suoi articoli e non risulta neanche essere il vero capo della redazione (anche su questo ci saranno dei chiarimenti nel prossimo capitolo).
Diciamo che Elena è ancora molto ingenua. È entrata a far parte di un mondo tutto nuovo (il quotidiano a cui lavora) senza rendersene conto veramente. Ci sarà molta più consapevolezza da parte sua andando avanti.
- Logan fa una mezza dichiarazione ad Elena e lei resta spiazzata perché è abituata ad un altro tipo di comportamento da parte sua. Il Logan che si è visto fin ora è ironico, scherza su tutto e tutti e non si prende molto sul serio. Io lo definirei un ‘farfallone’ xD Quindi Elena, sebbene lui ci provi con lei, non sa cosa in realtà passa nella sua testa; infatti inizia a farsi mille problemi dopo che non lo vede arrivare alla festa.
Chiarimento: Elena sta iniziando a coltivare un interessamento nei confronti di Logan. È una boccata di aria fresca per lei che negli ultimi anni ha sempre avuto a che fare con Damon e Stefan. Si sente un po’ come se fosse tornata a New York… (ma ancheee questo sarà spiegato dalla stessa Elena :) ) Ora bisogna vedere come evolverà questa cosa.
- Su Damon… non dico nulla… è un amore con Elena, ma lei stessa ancora non si capacita di questo suo atteggiamento atipico.
- Stefan è tornato nei panni del dr Jackie e mr Hide! E io sono strafelice di aver scritto di nuovo di lui. Condivide un ballo con Elena, nel quale spiega qualcosa di più sul suo strano comportamento con Damon. Quest’ultimo ce l’ha con lui, ma non si sa perché. Precisa, però, che Elena non centra niente questa volta. Teorie?
Inoltre spero non vi sia sfuggito un piccolo riferimento di Elena ad una forte litigata pre-parto tra i due…
Ah, e Nina che dice zio Stefan per la prima volta. Mason non può accettarlo xD
- A proposito di Mason, lui e zia Jenna si davano da fare dietro la colonna eh? Non vedevo l’ora di scrivere quel pezzo *.* Spero di averlo reso decentemente, perché come sapete la storia è tutta dal punto di vista di Elena. Al massimo scriverò uno spin-off sulle avventure di Mason e Jenna xD Ovviamente scherzo!
 
Mi sembra di aver detto proprio tutto.
Ho cancellato l’avviso di qualche giorno fa, ma ho comunque salvato tutti i vostri commenti. Le vostre minacce di morte sono state così dolci  :P
Siete tutte così gentili, spero di ritrovarvi a commentare i capitoli (non che le minacce e le intimidazioni non siano state di mio gradimento (anzi u.u) ma sono sempre contenta di leggere le vostre impressioni)
Connessione permettendo, cercherò di rispondere alle recensioni… perdonatemi per l’inconveniente!
Vi avviso già che gli aggiornamenti non saranno più veloci come una volta, perché sono entrata nel periodo di super stress da esame e scrivere un capitolo e impostare una storia mi richiede molto tempo
Cercherò di fare del mio meglio.
Se siete arrivate fin qui, complimenti! Vi mando un bacione e di seguito alcune domande e spoiler:
 
-         Giuseppe Salvatore è davvero immischiato in qualche losco affare?
-         Perché Stefan e Damon hanno litigato?
 
Vediamo chi indovina…
 
SpoilerS!
-         Almeno un personaggio si comporterà male
-         Damon assumerà un atteggiamento molto simile al Damon della serie tv (ma non vi dico a quale stagione mi riferisco ;) )
-         Almeno un personaggio lascerà la casa di Elena e quest’ultima non ne è esonerata

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Capitolo 10
*** Bittersweet ***


9

Mi lascio andare con le spalle sulla porta di casa appena chiusa.
Il soggiorno è buio e l’unico suono che riesco a percepire è l’orologio da muro vicino la cappa della cucina.
Lascio scivolare le scarpe, abbandonandole sul pavimento e poggio la mia pochette sul primo tavolino libero.
Non è stata la serata che mi aspettavo.
Logan è riuscito a mettere in secondo piano la storia di Alaric Saltzman.
Il suo comportamento strano, la sua dedizione che diventa quasi ossessione fino al punto di annullarsi come individuo.
Una brutta sensazione si insedia in me, iniziando a tormentarmi.
Logan mi ha sempre aiutato senza chiedere nulla in cambio, ma ora… ora non so cosa pensare.
Sovrappensiero cammino verso la mia parte di casa, cercando la zip del vestito.
“Ce ne hai messo di tempo”
Quando apro la porta, per poco non mi prende un colpo.
Damon gioca con Nina sul mio letto sormontato da una parte dei regali che lei ha ricevuto questa sera.
 “Damon! Mi hai spaventato!” Recupero un po’ d’aria, tenendomi una mano sul petto.
“Caroline dov’è?” – Chiede, ignorandomi – “Non dovevi tornare con lei e con Klaus?”
“Sono rimasti lì a discutere di non so cosa”
E ne sono stata felice, considerato che mi hanno dato l’opportunità di riflettere in pace durante il viaggio di ritorno.
Ha abbandonato parte del suo abbigliamento da principe della notte, infatti la sua giacca blu è su una sedia, insieme alla cravatta. Porta la camicia un po’ più sbottonata e con le maniche arrotolate fino al gomito.
“Potevi chiamarmi”
“Damon…” – Mi siedo sul letto, attenta a non stropicciare l’amato vestito di Caroline – “Non devi farlo per forza”
“Fare cosa?” Si sorregge su un gomito, appoggiando la testa sulla mano e chinandola un po’ di lato.
“Preoccuparti per me” – Specifico – “Non devi sentirti obbligato, quello che stai facendo per Nina è fantastico”
Gli sorrido, e mi sento una donna matura e riflessiva.
Sono giunta ad una conclusione (non si ha idea di quante cose si possano pensare in dieci minuti di macchina) : Damon si sente colpevole.
Brava Elena.
Mi darei la mano da sola se non corressi il rischio di sembrare ridicola.
Mi ha lasciato da sola con una figlia a carico per trasferirsi in un’altra città, con un’altra donna. Forse la sua coscienza gli ha fatta una visitina.
Lo ammetto. Io sono stata la prima a decidere di andarmene da Mystic Falls ma l’ho fatto per Jenna e perché sapevo che se ne sarebbe andato. Se avesse voluto, poi, avrebbe potuto chiedermi di restare.
Non l’ha fatto.
Ha lasciato che io me ne andassi, per poi scomparire e ricomparire raramente.
È per questo che covo tutta questa rabbia.
Forse, in un angolo remoto del mio cuore, l’ho perdonato per aver preferito Meredith a me, ma non posso perdonarlo per averla preferita a Nina.
 
“Allora te ne vai?” Gli domandai, puntando gli occhi sul pavimento.
Dovevo passare l’aspirapolvere.
Già.
Se solo Stefan non mi avesse costretto ad un riposo forzato.
Cercai di focalizzare l’attenzione su quello stupido particolare pur di non scoppiare in un pianto disperato.
“Sì, parto domattina” Rispose freddo.
“Ok. C’è altro?” Mi strinsi nelle braccia, sperando che se ne andasse al più presto. Era uno strazio per il mio povero cuore averlo così vicino.
“Non farlo” –  Mi inchiodò con i suoi occhi, e la sua voce suonò come un rimprovero – “Non provare a gettare su di me tutta la colpa”
“Non so di cosa tu stia parlando..” Feci finta di non capire, ma la mia recita durò il tempo che lui impiegò a pronunciare la frase successiva.
“Non ti sto abbandonando” Sussurrò con voce spezzata.
“Lo stai facendo,” – Risposi, duramente – “ non te ne faccio una colpa, ma non puoi pretendere che io mi comporti come non stesse succedendo niente”
“L’hai voluto tu!” – Esclamò avvicinandosi pericolosamente a me – “Tu hai deciso, così di punto in bianco, di trasferirti ad Atlanta. E non dirmi che l’hai fatto perché avevi saputo della possibilità di un mio trasferimento! Ancora non avevo scelto che fare!”
“Avresti potuto chiedermi di rimanere qui a Mystic Falls. Avresti potuto cambiare questa situazione!” Urlai e sentii le lacrime lottare per scendere, ed incolpai subito gli ormoni quando in realtà era solo colpa della mia debolezza e insicurezza.
“Elena…” – Mi guardò triste, neanche l’ombra della rabbia che mi aveva mostrato poco prima – “Posso starti vicino se vuoi. Possiamo trovare una soluzione.”
Mi accarezzò la guancia, asciugandomi anche gli occhi un po’ umidi.
“Non ha senso se lo voglio solo io” Dissi, soprattutto a me stessa.
Avrei potuto chiedergli di rimanere, non mi avrebbe mai detto di no.
Avrei potuto fermarlo.
Non lo feci.
Nonostante la forte tentazione, scelsi di ignorare quello che volevo.
Sarebbe rimasto se gliel’avesti chiesto.
Poi, però, dopo un anno, due anni, cinque anni mi avrebbe odiata così come l’avrei odiato anche io.
 
“Perché ti è così difficile capire che mi preoccupo davvero per te?” – Damon mi fissa, stranamente calmo, mentre prende Nina sotto le braccia per poggiarla poco dopo sul suo ginocchio – “Non sto fingendo”
“Non ho detto questo…” La mia risposta sembra più un soffio per quanto è fievole.
Non mi va di iniziare un’altra discussione delle nostre.
Sfioro la manina di Nina.
Solo per lei accetto la presenza di Damon qui, in questa casa, nella mia vita.
“Ma?”
“Ma penso che tu lo stia facendo perché ti senti in colpa.”
 
“Ha avuto un imprevisto…”
Stefan frenò dolcemente al semaforo, da poco divenuto rosso, e si girò nella mia direzione con uno sguardo così dolce e preoccupato da far trasformare dubbio in certezza: Damon si era dimenticato di me.
“Forse non hai capito,” – Gli spiegai, iniziando a torturare la cintura di sicurezza – “Il suo tono sorpreso, quando l’ho chiamato, non era lo stesso tono di una persona che ha avuto un imprevisto. Era il tono di uno che si era del tutto dimenticato di avere un appuntamento.”
“So che lì a Denver sta seguendo un caso importante… forse è stato trattenuto in tribunale. Sai, fanno perdere sempre così tanto tempo..”
“E ha chiamato te per risolvere i suoi casini..” Commentai acida e con una leggera punta di tristezza.
“Tu non sei uno dei suoi casini.”
Mi guardò severo per poi ripartire veloce per le strade di Mystic Falls, diretto verso quella che era la mia casa.
“Mi ha lasciato ad aspettare un’ora e poi sono stata costretta a chiamare un taxi perché ero già in ritardo di mezz’ora. Per fortuna che Rosy è mia amica, altrimenti avrei dovuto riprendere l’appuntamento per la seconda ecografia.”
“Mi dispiace di non aver fatto in tempo” – Lui si scusò, quando probabilmente era l’ultimo a dover farlo – “Avevo la macchina dal carrozziere.”
“Non devi scusarti, anzi mi dispiace averti disturbato…. Avrei potuto prendere un altro autobus o un taxi per il ritorno. Sono semplicemente arrabbiata con Damon.”
“Non esiste. Nelle tue condizioni…”
“Sono incinta, non ho nessuna grave malattia” sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Non che mi dispiacessero tutte queste attenzioni, anzi.. alle volte Stefan era così melodrammatico da farmi ridere.
“Damon è molto incasinato al momento, ma tu non rientri assolutamente nei suoi casini. Prova a dargli un’altra opportunità, si farà perdonare”
“Ti sbagli, io sono la causa principale dei suoi casini. Potrebbe dirmelo in anticipo però!”
“Come è andata la visita?” Stefan cambiò discorso, ci volle poco per capire che stava cercando di troncare un discussione scomoda.
Quello che non capivo era cosa pensasse di tutta questa storia.
Difendeva a spada tratta il fratello per il legame di sangue che li legava? Perché pensava sul serio quelle cose? Oppure per consolare me?
“È stato emozionante…” – Risposi sincera – “Non avrei mai.. mai pensato che ci si sentisse in questo modo”
“Ma? Perché c’è un ‘ma’!”
Stefan mi conosceva troppo bene.
“Nulla…” – Guardai fuori al finestrino – “Sono un po’ nervosa per quel che è successo, ma tra poco mi passerà”
Dissi una mezza verità.
Su quel lettino mi ero sentita tanto emozionata quanto sola.
 
“Pensi che io stia qui per il senso di colpa? Perché quella volta dimenticai di venire a prenderti? Mi sono scusato mille volte!”
Damon spalanca gli occhi azzurri, mentre un altro paio dello stesso colore seguono l’andamento dell’improvvisato botta e risposta come se fosse una partita di tennis.
“Devo risponderti?”  - chiedo ironica – “Non è stata solo quella volta, sono stati gli ultimi due anni!”
“Damon? Che ci fai qui?”
Caroline, sulla soglia della porta, rischia una slogatura alla mascella per la strana espressione in cui sta contorcendo ogni muscolo del suo viso.
“Noi stavamo…” avanzo una risposta incerta e inconcludente interrotta però da una più certa dell’uomo che mi sta a fianco.
“Mi stava dando dello stronzo”
“Cosa?” esclamo contrariata, non risparmiandogli una guardataccia per il termine usato in presenza della mia Nina.
“Tra le righe” – Si corregge – “Ma il concetto è quello”
“Non potrei essere più d’accordo!” – Enfatizza Caroline, senza preoccuparsi di essere scortese – “Io l’ho sempre detto!”
“Non ne ho mai dubitato” Sorride Damon, stendendosi in un’espressione un po’ troppo rimarcata per essere sincera.
“Prendo Nina con me, ma muovetevi perché non vedo l’ora di togliermi questo abito da angelo” Sembra una minaccia, ma le sono grata per essersi limitata a qualche battutina con Damon senza sfociare in frasi imbarazzanti.
La bionda fa come detto, prende Nina tra le braccia e si allontana verso il soggiorno, socchiudendo al porta alle sue spalle.
Forse non si fida.
Forse fa bene.
“Ti ho chiesto già scusa, e potrei farlo all’infinito” Damon è dietro di me, in piedi, quindi non mi volto.
Evita il contatto fisico, ma io mi sento soffocare lo stesso.
 
“Scusa Elena, ti prego”
Scuse e ancora scuse, avevo perso il conto di tutte le volte in cui Damon aveva pronunciato quelle parole.
Perdonami.
Cambierò.
È colpa mia.
Un disco rotto per le mie povere orecchie.
Gliel’avrei spaccato volentieri in testa quel disco.
“Alla sedicesima chiamata senza risposta, cosa ti ha fatto pensare che volessi parlarti?”
Grugnii contro il telefono.

“Alla diciassettesima mi hai risposto! Quindi ho fatto bene a non darmi per vinto!” Scherzava lui.
Ma io non avevo nessuna intenzione di farlo.
“Non ti scuso se è quello che volevi sapere. Puoi andare al diavolo.”
Probabilmente mi comportai da bambina, ma da poco avevo capito che comportarsi in modo diplomatico aumentava solo le possibilità di essere trattata come uno scarto.
“Aspetta Elena!” – Non riuscii proprio ad ignorare la sua voce urgente, e non riuscii a premere il tasto rosso – “Dammi modo di spiegarti”

“Non voglio sentire più niente. Se per te è  un problema accompagnarmi dal medico non fa niente, la tua presenza non è obbligatoria”
Presi coraggio e chiusi la chiamata, buttando il telefono sul divano e con rabbia.
 
“Non sono stato per nulla presente, lo so.” Si materializza davanti a me, ma abbassa lo sguardo – “Né durante la gravidanza, né tantomeno in questo primo anno di Nina”
Guardo a terra anche io.
“Se ti può far sentire meglio ne sto pagando le conseguenze” – Ritorna a guardarmi – “Non è una bella sensazione vedere mia figlia che non mi riconosce o che è legata a Stefan come se fosse il padre…”
Nonostante tutto il dolore che mi ha provocato non riesco ad essere cattiva o a provare soddisfazione nel suo.
“Damon…” – Per un attimo sono quasi dispiaciuta, ma mi dico che consolarlo non servirà a nulla – “Non voglio ferirti, ma Stefan è stato presente per Nina ogni giorno negli ultimi due anni. È normale che lei lo chiami, o che lo cerchi. I bambini si affezionano a chi gli da amore.”
Un po’ tutti gli esseri  umani lo fanno.
Tranne me, che mi affeziono a chi di amore non mi ha dato nient’altro che pochi sprazzi.
“Non immagino cosa potresti dirmi se volessi ferirmi di proposito!” – Esclama un po’ più spento di prima – “Elena, lo so. Per questo sono qui. E non perché io mi senta in colpa. Voglio solo starvi vicino.”
“Perché?” – Lo sto per dire, sto per liberarmi – “Perché proprio adesso?! Cosa è cambiato? Fino a poco tempo fa camminavi in punta di piedi intorno a me e sempre con una distanza di sicurezza per non urtare Meredith. E non mi venire a dire che a lei sta bene che tu stia qui per qualche giorno a stretto contatto con me!”
“Io e Meredith siamo in un brutto momento”
Confessa, rabbuiandosi un po’.
Perché ho trovato il coraggio di chiederglielo?
Già me ne sto pentendo, perché la più remota parte di me sta sperando.
Non saprei dire neanche in cosa spera.
Spera e basta.
E la speranza è la peggiore delle illusioni perché ti fa toccare le stelle per rigettarti sottoterra in un battito di ciglia.
“Noi…” – Si blocca – “Non saprei neanche come definire la situazione in cui stiamo. Ci siamo presi una pausa… più o meno”
“E-e proprio ora hai deciso di venire qui?” Balbetto, insicura, tormentata da un’idea troppo fastidiosa per darle conto.
“Dovevo riflettere e… e poi era il compleanno di Nina”
“Lei lo sa?” Lo fermo, costringendomi in un volto duro.
“Cosa?”
“Lei sa che sei stato qua tutto il tempo?”
“No… non ci sentiamo”
“Quindi tu sei venuto a schiarirti le idee proprio qui, da me?” Mi indico.
Non ci posso credere.
Lo sta rifacendo.
“Aspett- ”
“Sei incorreggibile!” – Urlo – “Vattene da qui, subito!”
“Elena…” – Blocca il mio braccio per il polso. Non so bene cosa stessi per fare, forse spingerlo (come se ne fossi davvero capace) – “Fermati!”
Si avvicina a me, stringendomi il polso che sto cercando di liberare.
“So perfettamente cosa provo per te, non ho bisogno di riflettere. I miei dubbi riguardano quello che provo per Meredith!” Sovrasta i miei insulti insensati con la sua voce, e sono quasi sicura che Caroline e chi con lei abbia sentito tutto nell’altra stanza.
Mi zittisco.
Che significa?
“È tardi… Nina deve dormire”
Tipico di Damon, si espone e poi si tira indietro.
Si china quanto serve verso di me, sfiorando la mia guancia con le labbra e accarezzandomi una spalla.
Presa alla sprovvista mi scosto di scatto. Essere costretta in un metro quadrato con lui mi mette in agitazione. Il movimento involontario dettato dalla paura di sentirlo vicino mi costa caro.
Il suo bacio cade proprio all’angolo della mia bocca.
Mi irrigidisco, lui se ne accorge.
E io penso che sarebbe bastato un solo un millimetro.
Un solo millimetro e le nostre labbra si sarebbero scontrate, mettendo la parola fine alla guerra fredda in atto tra di noi.
Neanche il tempo di pensarci che lui è già lontano da me.
“Forse è meglio che…” – Sbiascica qualcosa di incomprensibile, imbarazzato come poche volte in vita sua. Ripensandoci meglio, non sono sicura di averlo mai visto così – “Sì, insomma… vado.”
Recupera il suo tono sicuro, ma non mi guarda.
Resto immobile senza voltarmi neanche quando sento il rumore della porta o quando una battuta poco chiara, ma sicuramente acida, di Caroline me lo fa immaginare mentre sta storcendo il naso o ancora quando i versi di Nina sono la causa della sua bellissima risata.
Perché mi fa ancora quell’effetto?
Vorrei prenderlo a pugni per questo.
Per un breve istante, quel breve istante, ho desiderato baciarlo.
Pensavo di averla superata, di aver covato in me così tanto odio da seppellire anche il più nobile dei sentimenti.
O forse sono ancora attaccata a lui perché abbiamo una figlia insieme, e perché in lui è ancorato il mio desiderio da inguaribile romantica di costruire una vera famiglia?

“Elena, apri questa maledetta porta! Oppure mi vedo costretto a sfondarla!”
Le mie orecchie chiedevano pietà, ma non riuscivo neanche a reclamare un po’ di pace con i conati di vomito che mi forzavano a stare stesa sul pavimento.
“Jenna mi ha detto che ti sei trasferita qui…” – Ancora il rumore dei suoi pugni sulla porta – “Non far finta di non esserci”

“Damon vattene via! Non è il momento adatto…” Con un filo di voce e l’ultimo straccio di forze che mi rimanevano, mi trascinai dal bagno verso la porta appoggiandomi poi stremata su di essa.
“Elena stai bene?!” – Si allarmò, potevo intuire la sua preoccupazione dalla voce e soprattutto dal fatto che aveva smesso di torturare la mia porta – “Aprimi!”
Mi aggrappai alla maniglia della porta giusto quanto bastò per farla scattare e dare la possibilità a quel testardo di entrare.
“Dio, cosa ti è successo?”
Chiusi gli occhi, incurante del suo ingresso, ma presto sentii le sue braccia avvolgermi in una presa ferrea.
Mi sollevò da terra, ma non fu una bella sensazione. Soffrivo il mal di mare lassù.
“Sto male Damon, lasciami stare” – Mi lamentai – “Voglio solo scendere e aspettare che questa maledetta nausea mi passi”
Damon fece come richiesto, ma mi adagiò sul divano ancora incellofanato.
Mi ero da poco trasferita ad Atlanta, all’insaputa di tutto il mondo; soprattutto di Stefan che, se l’avesse saputo, mi avrebbe fatto accompagnare con un jet privato e con un team di infermieri e tuttofare per qualsiasi evenienza.
Jenna mi avrebbe raggiunto solo dopo qualche giorno, insieme al mio piccolo cuginetto.
“Ti sembra il caso?!” Damon sbottò.

Io che avevo vicino una bacinella, con gli occhi da cucciolo bastonato e lui… mi sgridava?
“Sei incinta, soffri di continue nausee e ti trasferisci da sola in una casa nuova e in una città del tutto estranea?! Cosa ti salta in mente?!” – Non aveva più il tono preoccupato di prima – “Potevi chiamare me,o  Stefan… chi ti pare. Sei un’irresponsabile!”
“Come…” – Provai a dire qualcosa ma una fitta allo pancia mi impedì di continuare.
“Tutto bene?” Di corsa Damon si inginocchiò accanto a me.
“Solo una piccola contrazione…” – Dissi, appena mi fu possibile parlare – “La dottoressa dice che sono normali…”
“Sei sicura?” – Non ero riuscita a calmarlo – “Forse è meglio ascoltare altri pareri… vuoi che ti porto in ospedale? Esattamente che tipo di fitta è?...”
Continuava  a farmi domande su domande, era agitato e non mi dava il tempo neanche di parlare.
Sorrisi tra me e me, ma lui lo notò.
“Ti faccio ridere?” Chiese, alquanto infastidito.
“Sembri isterico, immagina se fossi stato tu incinto” Risi al solo pensiero di Damon con una mano dietro la spalla mentre cercava di sorreggere il pancione.
“Beh…” – Alzò un sopracciglio – “Avrei portato la mia pancia con gran classe invece di sembrare una novantenne con la sciatica come te!”
Si manteneva serio, come era solito scherzare, ma rideva con i suoi bellissimi occhi.
Ero al punto di partenza: non riuscivo ad essere arrabbiata con lui per più di pochi giorni. Due settimane era l’arco di tempo in cui ero stata nervosa con lui per via della visita medica a cui mi aveva dato buca, pessimo record considerato che avevo resistito solo perché non l’avevo visto.
E appena ritornava, ero di nuovo sua.
“Non sono qui per sgridarti…” Si accomodò accanto a me, poggiando la mano sulla mia pancia e sorridendo come un bambino.
“Non si direbbe” Ironizzai.
“Volevo scusarmi… di nuovo. Fin quando non mi perdonerai, mi scuserò” – Continuò serio, passando poi dalla mia pancia alla mia mano – “So che sei stanca di sentirti dire sempre le stesse cose… non mi credi più. Sto cercando di gestire questa situazione, non è facile.”
“Puoi chiamarla con il suo nome” Dissi, stringendo a mia volta la sua mano.
“Con Meredith va tutto male…” – Confessò – “Non mi parla, se non in rare occasioni…”
Portai il mio sguardo sul suo.
Era la prima volta che parlava così liberamente, e sfortunatamente fu l’ultima.
Evitava sempre il discorso ‘Meredith’.
“Mi sono trasferito a Denver per accontentarla, per cambiare aria…”
“Per stare lontano da me.” Completai.
“Non era quello che volevo dire”
Damon mi guardò male..
“Non ti sto rimproverando. È comprensibile che Meredith abbia visto questa offerta di lavoro come l’opportunità per allontanarti da me. E tu glielo dovevi.”
Non ero nessuno per biasimarla.
“Io non ho intenzione di allontanarmi da te, ti ho già detto che non ti abbandonerei mai.”
“Solo perché sono in attesa. Vorresti dire che la promessa sarebbe stata sempre valida se non lo fossi stata?” – Damon tacque e presi la sua risposta per un no – “Non ti giudico. Ormai la storia tra di noi è acqua passata.”
A quell’ultima frase mi incupii.
‘Storia’ era una parola troppo grossa, in fondo non eravamo stati mai neanche insieme.
“Siamo legati per sempre… e ne sono felice, diversamente da come credi.” Disse stringendosi ancora a me.

Si sistemò meglio sul divano, prendendomi in braccio, e simulando una falsa espressione sofferente per prendermi in giro sul mio peso.
Sorrisi.
Con poche parole mi aveva fatta sentire meglio.
Se non fosse capitato quello che era capitato, ci saremmo detti addio al suo matrimonio. Io non l’avrei più cercato, e così anche lui.
Pensai che quel bambino era un dono per un miliardo di motivi, uno di questo era l’averci mantenuto insieme.
Quello che non avevo considerato, in quel preciso momento, era che questa opportunità che avevamo avuto poteva essere tanto positiva per lui quanto negativa per me.
Ero sempre e solo l’altra.
“So che sei spaventata” – Tornò serio, portando la mia testa sulla spalla – “Lo sono anche io. Sto cercando di essere un buon padre, ma anche un buon marito per Meredith. Che uomo sarei se non ci provassi almeno? Mi sembra di fallire continuamente e finisco sempre per ferirti, ma voglio che tu sappia che non c’è secondo in cui io non ti pensi o non pensi al nostro bambino.”
Di momenti così ne stavo vivendo troppi.
L’abbraccio agrodolce in cui mi stringeva aveva un effetto calmante su di me, ma non riuscivo a liberarmi di quella opprimente sensazione allo stomaco.
Non era la nausea, ma la convinzione che prima o poi lui avrebbe preso una decisione. L’ago della bilancia avrebbe segnato il carico di sentimenti maggiore, quello dove schierarsi e probabilmente la parte prescelta non sarebbe stata la mia.


 


Note:
Eccomi dopo tanto tempo.. ho messo la storia in pausa per un po' (l'ho scritto nella descrizione) e non escludo che potrebbe ritornarci. Date la colpa allo studio e alla poca motivazione.
Mi dispiace per non aver risposto alle recensioni del capitolo precedente... purtroppo non ho tempo ora. Risponderò in un'unica in questo capitolo appena posso!
Mi dispiace inoltre che gli ultimi due capitoli siano stati meno recensiti rispetto agli altri perché sono quelli su cui si baserà tutta la storia e vorrei che ci fosse più interesse per la storia in sé piuttosto che per Damon ed Elena (le svolte nel loro rapporto dipendono comunque dalla trama principale)
Questo capitolo blocca per un attimo il filo conduttore della storia, ma è fondamentale per capire perché Elena ce l'ha tanto con Damon: lui l'ha trascurata molto e, nel presente, spiega anche perché. L'episodio del mancato appuntamento non è un caso isolato, è chiaro che Damon non si è comportato come avrebbe dovuto anche dopo.
Questione Meredith: sono in crisi.
In molte ve lo chiedevate.
Al momento il rapporto tra Damon ed Elena è in una situazione di stallo (più o meno)...ma presto ci sarà una scossa, c'è da chiedersi: sarà negativa o positiva?!
Lascio a voi i commenti.
Spero di avere presto un po' di pace per velocizzare i tempi di pubblicazione.
Un bacio
 
Piccola nota: il Logan della storia NON è il Logan Fells di The Vampire Diaries, pensavo fosse chiaro.. ma ho notato che molte erano convinte di ciò. Logan Evans è un personaggio completamente inventato a cui inizialmente ho dato il volto di Chris Pine... ma ultimamente lo sto immaginando con 'la faccia da schiaffi' di Killian Jones (Captain Hook di Once upon a time). Unica caratteristica precisa che ho dato sono gli occhi blu..poi siete liberi di immaginarlo come volete!

PS. Un mese fa ho revisionato il terzo capitolo di 'Una damigella per lo sposo' :)

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Capitolo 11
*** One more step towards you ***


10

“Perché Elena? Dimmi il perché!” – Caroline è sdraiata sul mio letto a fissare il soffitto, ignorando la mia figura prostrata a lavare per terra – “Sei mia amica! Perché non mi dici niente quando sto per fare delle cazzate!?”
“Io te l’ho detto, sei tu che non mi stai a sentire!” La guardo male, mentre continuo a sgrassare la macchia di cioccolato, opera di quella peste di Kyle.
“Dovevi dirmi ‘il sesso è uno dei piaceri della vita, privartene ti danneggerà ancora di più’! Insomma sono le classiche cose che si dicono ad una amica che vuole fare voto di castità!” Continua incurante il suo monologo, facendomi sussurrare a mezza bocca un “Appunto… come non detto”.
“Penso che la cura a tutti i miei mali sia proprio il sesso… devo sfogarmi, non posso mica fare la tua fine!” Con slanciò si porta in piedi, andando a frugare tra i miei panni, appena messi apposto oltretutto!
“Che stai facendo?!” –  Obietto – “E poi cosa staresti insinuando?”
In questa casa ho a che fare con tre bambini, non due!
“Non insinuo niente, ma avresti bisogno di un po’ di sesso per sciogliere i tuoi nervi. A tale proposito, cerco qualcosa di carino da farti mettere per la cena di beneficienza di domani”
La cena.
Nell’ultima settimana non ho fatto altro che pensarci.
Logan, la cena, Giuseppe e poi ancora Logan.
“Non so neanche se ci andrò” confesso.
Conosco Giuseppe da quando sono nata, è un uomo con un’integrità morale invidiabile. È come un padre per me, non potrei dubitare di lui neanche per un attimo.
Già, non potrei.
Ma lo sto facendo, perché sono ad un passo dallo scegliere di andare a quella dannata cena e accettarmi della falsità delle informazioni di Logan.
Se fossi così sicura, me ne starei a casa con Nina e dormirei sogni tranquilli.
“E poi che c’entra il sesso con la cena?” continuo.
“Cena e sesso sono un connubio perfetto. E tu devi andarci!” – Mi guarda come se avessi appena ucciso un uomo – “Logan è pazzo di te, e non so se l’hai visto bene ma è un figo stratosferico!”
“Ma se ti piace così tanto perché non ci provi tu?” Sbotto, scocciata .
Mi pento subito di ciò che ho detto.
L’idea mi irrita alquanto.
Perché?
Perché si creerebbero situazioni spiacevoli; non voglio fare da cupido e non voglio trovarmi in mezzo ai loro eventuali bisticci o, peggio, amoreggiamenti.
E se si sposassero? Lascerebbero a me i figli perché amica di entrambi.
No, non si può fare.
Troppo sconveniente.
E poi Caroline è così presa dal pensiero di me e lui insieme che non si sognerebbe mai di considerare l’idea.
“Se a te non interessa, penso proprio che ci proverò!” Annuncia, spostandosi dalla mia alla sua parte di armadio.
“Cosa?” – Esclamo – “Cioè… che cosa hai intenzione di fare?”
“Verrò alla cena con te, semplice”
La sua tranquillità mi irrita.
Non può venire alla cena con me, io non so neanche se ci andrò! Inoltre sono questioni di lavoro, non può presentarsi così e flirtare con Logan con la nonchalance di un elefante in un negozio di cristalli.
Per non parlare della questione ‘Giuseppe’.
La situazione è poco chiara e voglio avere la libertà di scoprire qualcosa senza che Caroline, e quindi il mondo intero, lo sappia.
“Non puoi venire. Io vado per lavorare!”
“Non prendermi in giro! È una cena… e, anche se fosse, a Logan servirà una pausa ogni tanto” Ammicca nella mia direzione, aprendo un vestito color corallo molto scollato e mostrandomelo soddisfatta.
“Cosa ne pensi?”
“Carino” la liquido.
Troppo scollato e troppo… troppo!
Non è una sfilata!
“Però non mi convince. Forse mi fa il seno troppo grande, non vorrei dare subito l’impressione sbagliata” – Mi fa l’occhiolino – “Provalo tu”
“Oh no!” – Recito melodrammatica, concludendo con uno sguardo torvo – “Perché dovresti dare l’impressione sbagliata?”
Prendo il vestito un po’ stizzita, infilandomi nel bagno.
“Ma quanto ci metti?” Brontola dopo neanche cinque minuti di attesa.
“Eccomi” Esco tenendo un po’ alzato il lungo vestito di chiffon, che presenta uno scollo a ‘V’ abbastanza profondo sia avanti che dietro.
“Splendida” – Sorride – “Ma ne devi provare un altro”
Mi porge un tubino nero.
Lo guardo bene, scettica, ma il suono del campanello mi impedisce di provarlo subito.
Una volta davanti la porta di casa, apro trovandomi di fronte la faccia inebetita di Damon, insieme a quella sorridente ed entusiasta di Nina.
“Ciao amore mio!” Rubo la piccola a Damon, lasciando che mi abbracci e nello stesso momento constato che il vestito di Care non è per niente comodo.
Nina inizia a parlare in Ninese, indicando a volte Damon e altre volte se stessa.
“Che fai? Vuoi stare lì impalato o entri?” Scherzo con lui, mentre Caroline viene verso di noi circospetta.
Le ho raccontato tutto, o meglio tutto quello che so su Damon e Meredith.
Sa bene che sono entrata nel panico, e che sto cercando di mascherarlo.
Appena sentito della crisi tra i due, ho iniziato a pensare.
Pensare non porta a nulla di buono.
Io non mi limito a pensare; devo analizzare, interpretare, decrittografare per poi rielaborare il tutto con annesso film da autore che si proietta nella mia mente. E infine, come se non avessi già abbastanza arzigogolato un pensiero nato semplice, mi auto-recensisco. Insomma, tutto questo inutile processo porta solo ad una forte emicrania.
Quello che mi chiedo è come io possa anche solo sperare, dopo tutto il male che mi ha fatto. Il mio cuore funziona male, o forse funziona un po’ troppo per i miei gusti.
Martoriato e stremato, non si tira indietro quando c’è da provare qualsiasi tipo di sentimento che non sia odio.
Perché non riesco ad odiare?
Forse la domanda che mi dovrei porre è perché non riesco ad odiare senza amare allo stesso tempo?
Dovrei trovare il perfetto equilibrio tra l’indifferenza e l’irritazione di averlo vicino.
Impossibile.
Caroline dice che non devo dar peso alla storia di Meredith.
Dice che a me non dovrebbe importare, che l’ho superata e che devo andare avanti.
Caroline parla troppo.
Eppure ha ragione.
Perché gli sto dando tanto importanza?
Loro sono in crisi, quindi potrebbero tornare insieme come potrebbero lasciarsi; nessuna delle due alternative dovrebbe rappresentarne una per me.
Damon è una cosa e io ne sono un’altra.
Allora perché diavolo ci sto pensando?!
“Dove vai vestita così?”
Damon mi scruta e, che lo dico a fare, mi mette a disagio. Sta cercando di risucchiarmi chissà quale verità, ipnotizzandomi con i suoi occhi che compiono un quasi impercettibile movimento sul mio corpo.
“Ha una cena domani stasera” Caroline incurva d’un lato le labbra, diabolica.
Concisa ed elusiva, ha sicuramente raggiunto il suo obiettivo. Damon è confuso, prima guarda lei e poi torna su di me indagando sulle nostre espressioni.
Caroline dissimula perfettamente, ma io come al solito non sono ai suoi livelli.
Distolgo gli occhi dai suoi.
“Andate a cena?” Damon è furbo, rigira la domanda facendo finta di non aver capito.
“No, io non vado”
Mi volto verso di lei interrogativa.
Strano, il suo autoinvito parlava chiaro poco fa.
Caroline sorride con una falsità degna di una di quelle riproduzioni delle borse Prada che lei tanto odia.
“Non voglio essere di troppo” Continua a sorridere.
È indemoniata.
Forse dovrei sgattaiolare verso la rubrica telefonica più vicina e cercare il numero di un esorcista.
“Che vuol dire?” chiede lui.
L’aria si sta facendo tesa, Damon e Caroline si sorridono a vicenda; e Damon e Caroline non sorridono mai, di certo non uno in direzione dell’altro.
“Tu saresti contento se qualcuno si intromettesse tra te e tua moglie nel bel mezzo di una cena?”
La bionda stasera è spietata, e il termine ‘moglie’ non è stato scelto a caso. Sta mettendo il dito nella piaga, probabilmente per sondare anche il terreno ‘Meredith’ e vedere come lui reagirà.
Damon rimane impassibile, tuttavia Care dovrebbe sapere della sua abilità ad usare maschere e non farti neanche avvicinare alla porta dei suoi pensieri.
“Una cena galante” Commenta Damon, arricciando le labbra, mentre mi fissa girandosi completamente verso di me e dando le spalle alla mia amica.
“No, ecco..” – Inizio tenendo a mala pena testa al suo sguardo, non mi spiego perché sto provando a giustificarmi o a fargli sapere la verità – “è una cena di lavoro”
Caroline mi fulmina, letteralmente.
“Ah, di nuovo il tuo capo” Si lascia scappare un verso, simile ad una risata, ma che interpreto come una smorfia di disappunto.
“Perché questo tono?” Domando, fiera della mia ritrovata voce ferma.
“Niente, è solo che questo tuo misterioso capo è molto affezionato a te per portarti ad una cena”
“Si tratta di lavoro”
“Che tipo di lavoro potreste fare tra una portata e l’altra? Scusami Elena, ma sembra un pretesto. Se proprio vuole portarti a cena, che abbia il coraggio di chiedertelo.”
“Non c’è bisogno di nessun pretesto. L’ha già fatto..”
Dovrei mordermi la lingua.
Cosa mi è preso?
Mi ha fatto saltare i nervi ed ho risposto.
Anche Caroline sembra disorientata.
Damon, dal canto suo, è incredulo.
Pensavo di essere incapace nel dire le bugie, invece ho l’impressione che ci  abbiano creduto entrambi.
Caroline mi viene incontro, prendendo Nina tra le braccia.
“Non voglio che il vestito si rovini!” – Spiega, cullando la piccola e rivolgendosi a lei – “Scusami tesoro, ma sappiamo tutti che sei una pasticciona come tua madre”
Trovo Damon a fissarmi, disturbato chissà da quali pensieri.
“Perché non ci aiuti Damon?” – Esclama Care – “Serve un parere maschile”
La ucciderei.
 
Caroline mi obbliga a fare una giravolta, quindi mi vedo costretta ad obbedire mal volentieri.
Non sono una modella provetta e quegli occhi ghiacciati su di me interferiscono non poco sulla mia performance.
“Troppo scollato”
Damon boccia il vestito di chiffon.
Braccia incrociate, giudizio secco.
 “E’ quella la particolarità del vestito.” Lo punzecchia Caroline.
Gamba accavallata e battuta tagliente sempre pronta.
“Noh!” Esclama Nina, sul tappeto di gomma, appoggiata alla gamba di Damon.
Sembra di stare davanti la giuria di X-Factor.
“Anche Nina è d’accordo con me” – Replica soddisfatto Damon – “E poi sarà anche particolare, ma una scollatura così profonda farebbe pensare male l’adorato capo di Elena”
Non mi sfugge l’insistenza del suo sguardo sul punto tanto critico dell’abito e neanche l’ironia usata nel pronunciare l’aggettivo ‘adorato’.
“No, anzi. Lo farebbe pensare bene.” Caroline continua a provocare, e mentirei se dicessi che non mi sto divertendo. Damon non la guarda, dedica la sua attenzione solo a me.
Deglutisce, restando serio. Sta cercando una risposta in me, gli basterebbe un solo cenno da parte mia per provargli che quella della bionda è solo una provocazione.
In tutta risposta prendo il secondo vestito propostomi dalla mia amica e mi dirigo in camera per cambiarmi.
Mi svesto velocemente, mentre sento una strana morsa nello stomaco.
Damon che torna ad essere il più grande dei miei problemi, che invade con la sua presenza ogni angolo della mia testa e che inconsciamente non riesco a scacciare.
L’unica soddisfazione al momento è dargli filo da torcere, vedere che sta per scoppiare per colpa mia.
“Non so se questo sia adatto alla serata…” Mi avvicino nuovamente alla giuria, un po’ insicura.
Il vestito nero in pizzo, trasparente nei punti strategici, è troppo corto per il tipo di cena  a cui devo andare.
“Vai direttamente nuda, a questo punto” – Damon si alza, innervosito – “Fate come meglio credete. I vestiti neanche li guardo, per quanto mi riguarda non saprei aiutarvi”
Si tocca i capelli, prendendo Nina con un braccio da terra e portandosela fin sopra la spalla.
“Mi tiro fuori” Continua, quando il rumore della serratura annuncia l’arrivo di Mason.
“Che fate qui?”
“American’s next scaricatrici di porto” – Risponde Damon ironico, facendo segno verso di me. Alzo gli occhi al cielo, cercando di non ridere. Se anche io inizio a ridere di me stessa, mi chiedo dove andremo a finire – “Elena sta scegliendo il vestito per fare colpo sul suo capo”
Di nuovo quel sorriso beffardo.
“Non mi stai simpatico Damon, ma questa mi è piaciuta” – Mason gli da una pacca amichevole, girando poi a guardarmi – “Elena, non fare quella faccia. Damon non ha tutti i torti, sembra che non cammini su dei tacchi da millenni. Non ti ricordavo così imbranata!”
“Grazie tante” Rispondo volutamente irritata.
Non mi sembra di camminare così male!
“Non te la prendere, sto scherzando” Mason viene verso di me, e prendendomi per una mano mi porta a fare una piccola giravolta.
“Splendida, ma Logan potrebbe morire d’infarto stavolta. Ho visto l’aria sognante con cui ti guardava quella volta in cucina, mentre preparavate da mangiare. Con tutta sincerità, non eri neanche lontanamente presentabile!”
L’occhiolino di Mason mi fa intendere le sue intenzioni.
Manca solo Jenna per dare vita alla triplice alleanza.
Tuttavia la sua non è una bugia e neanche io ho mentito riguardo ‘l’appuntamento’, anche se ho prontamente evitato di dire che è stato rubato. Logan, quella sera, si è presentato a casa mia con un sorriso smagliante e una faccia tosta come pochi e mi ha aiutato sul serio a cucinare.
“Logan… Si chiama così?” – Interviene Damon – “In effetti sapevo di non potermi affidare alle informazioni di Jenna, a meno che tu non avessi iniziato ad uscire con un sessantenne”
Come non detto, la triplice alleanza è già al completo.
Avevo del tutto dimenticato della piccola bugia di Jenna. Gli ha dato il nome di cinegiornale gestito, a quanto pare, da un signore non più giovanissimo.
Quindi si è subito informato?!
“Così impari a chiedere informazioni a mia zia, invece di venire dalla diretta interessata!”
“Venire da te?! Tutte le volte che ho provato a parlarti mi hai ignorato!”
“Ho capito, togliamo il disturbo” Mason sfila Nina, che ha iniziato a piangere, dalle braccia di Damon, seguita da Caroline che scuote la testa annoiata.
“Questa è diventata un’abitudine e non mi piace per niente!” Esclama lei, prima di andarsene.
“Cosa dici?! Non è vero!” Ribatto, rivolgendomi a Damon.
“La verità è che con me non parli più. Sei sempre sulle tue… mi sembra di doverti supplicare alle volte!”
“Ma come pretendi una relazione normale se non hai fatto altro che allontanarmi?! La comunicazione deve esserci da entrambe le parti e spesso mi sembra di avere un muro davanti quando parlo con te!” Urlo esasperata.
“Sei tu che alzi un muro davanti a me!” -  Fa un altro passo nella mia direzione, iniziando ad alzare i toni e mettendo le mani sul volto per accentuare la sua disperazione – “Prima o poi mi farai impazzire!”
“Tu mi hai fatto già impazzire!” Dico, lasciandomi scappare un verso di rabbia.
Damon fa scivolare le sue mani dalla faccia, guardandomi divertito.
“E quello cos’era?”
“Quello cosa?”
“Quel verso”
“Sei tu che mi fai arrabbiare!”
“Tu sì che sai come mettere paura!” – Mi schernisce, accennando una risata, poi lo vedo rilassarsi. Il suo viso si stende, assumendo un’espressione più calma, ma, guardandolo bene, noto che i suoi occhi sono appesantiti da una qualche preoccupazione che non mi è dato conoscere. Le mie domande su questo strano cambiamento di umore trovano risposta nella sua successiva richiesta, che assomiglia più ad una supplica – “Elena, perché non proviamo a venirci incontro?
Il tono della sua voce, la sua mano che afferra la mia e il tremore che ne scaturisce dal contatto mi lasciano quasi senza fiato.
 “Vorrei che provassimo a non darci addosso ogni secondo, che ci provassimo seriamente” Spiega, accarezzando il dorso della mia mano, rendendomi malleabile.
Annuisco.
“Sarà dura essere tuo amico, ma…”
“O amici, o niente” Non esito a rispondere, facendogli intendere che lui stesso si è precluso l’altra alternativa.
“Non mi piace l’opzione ‘niente’. Dunque… amici”
Non sentivo questa parola, pronunciata da Damon, ormai da troppi anni.
In fondo è nato tutto così,  un’amicizia innocente tra bambini.
Abbiamo perso quel legame che ci legava già da tempo, come l’avevo perso con Stefan. Era proprio quello che temevo di più e le mie paure, purtroppo, si sono rivelate fondate.
Tuttavia l’allontanamento tra noi è stato inevitabile, ma evitabile erano molte delle situazioni spinose tra cui ci siamo incastrati.
Siamo stati noi gli artefici dei nostri litigi e delle nostre incomprensioni e solo noi possiamo venirne a capo recuperando dal fondo quello residuo di legame che ci trasciniamo dietro, prima di perderlo del tutto. L’ennesima lite potrebbe essere fatale.
Non perdere Damon, ma neanche trattenerlo come ho fatto fin ora.
Per quanto mi sia difficile ammetterlo, voglio che continui a fare parte della mia vita, ma a delle condizioni che vadano bene anche a me.
“Già… amici” – Ripeto, restando ancorata ai miei pensieri tanto da apparire distratta – “Proprio come quando avevo quindici anni”
“Ecco, non eravamo esattamente amici. Io ti immaginavo in tutt’altre situazioni!”
Il suo sguardo la dice lunga, ma mi tranquillizza.
Damon è fatto così, ironizza anche quando la voglia di scherzare è poca. Lo fa, però, in un modo così sottile da essere piacevole. La stessa battuta, nella stessa situazione, detta da un altro mi avrebbe soltanto infastidito di più, ma lui non è un altro qualsiasi.
“Damon!” Mi stacco dalla sua presa per dargli un pugno sulla spalla.
“Che c’è?! Te ne andavi sempre vestita con quei pantaloncini e quei top… mi provocavi!”
“Ora è anche colpa mia?!” Roteo gli occhi.
“Certo! Io avevo la decenza di coprire i miei addominali” – Poggia una mano sul cuore con fare tragico – “Lo facevo per te!”
“Grazie tante!”
Sorride sinceramente, e non con quel sorrisino sghembo che usa di solito.
Si mordicchia il labbro, continua a fissarmi. Si aspetta qualcosa da me, o si sta limitando a leggermi dentro, cosa che fa egregiamente.
Ci guardiamo per qualche interminabile secondo, senza parlare, poi torna serio.
“Ascolta… quella sera, dopo la festa di Nina. Ti ho parlato della mia situazione con Meredith.”
‘So perfettamente cosa provo per te, non ho bisogno di riflettere. I miei dubbi riguardano quello che provo per Meredith!’
La frase che mi ha fatto penare per una settimana. Come potrei dimenticarla?
“Voglio che sia chiaro: non sono qui perché ho litigato con lei, sono qui per Nina” – Continua, fermo e deciso con gli occhi puntati nei miei – “Avevo già progettato di venire a stare ad Atlanta per qualche giorno, e ammetto di averne approfittato per riflettere da solo.”
Pone un accento più marcato sulle ultime parole.
“Tu non c’entri nulla in questa storia, non voglio coinvolgerti.” Conclude.
“Questo è il primo passo verso una buona amicizia…” Commento, accennando un sorriso.
Potrei non credergli, ma stavolta il mio istinto va di pari passo con il mio cuore perché mi sta spingendo a fidarmi di lui.
Il Damon di una settimana fa ha lasciato che giungessi alle conclusioni, senza spiegare il malinteso. Mi ha spiazzata con uno dei suoi momenti di sincerità, per poi tornare alla più oscura incomprensibilità che lo caratterizza.
La persona che ho davanti è diversa.
Limpida.
“Se vuoi posso fare anche un secondo passo…”
“Avanti” Lo sprono.
“Ti consiglio, daamico, di non mettere questo vestito. Sei troppo sexy.” – Sussurra roco. Non sta tentando di sedurmi come il suo classico modo di fare, tutt’altro – “I ragazzi… meglio farli aspettare…”
Lo guardo sospettosa.
“Hai capito che voglio dire, questo vestito è troppo pericoloso. Meglio che aspetti… magari tre mesi, o due anni, o il matrimonio.”
Grazie Damon.
Potevi prodigarti a dispensare consigli prima di portarmi a letto!
Evito di dirglielo, e mi lascio scappare una risatina.
“Per i primi appuntamenti potrebbe andare bene un burqa” Continua con tono autorevole, capisco che è tornato a scherzare.
“I tuoi consigli da amico fanno schifo.”
“Preferisci quelli di Caroline? Lei ti spinge alla prostituzione!”
“È quello che si fa tra amiche!” Dico, incrociando le braccia sotto il seno, con un tono così solenne tale da far sembrare la frase un assioma indiscutibile.
“Poi dite che voi donne non siete strane…”
 
“Ora puoi dirmi la verità!”
“Te l’ho detto Care! Io e Damon siamo amici.” Ripeto, probabilmente per la millesima volta.
E finalmente si convince, perché la sua espressione è l’emblema dello stupore.
“Non è possibile” – Scuote la testa – “Non possono coesistere nella stessa frase Damon, Elena e la parola amiciz-.. ecco, vedi… non riesco a dirlo!”
Alzo gli occhi al cielo, consapevole di dovermi solo arrendere a tanta idiozia.
“Abbiamo preso la decisione più giusta per Nina” – Dico, controllando che la piccola dorma tranquilla nel suo box e mettendomi, subito dopo, distesa sul letto accanto a Caroline – “Le nostre continue liti non portano a niente, e servono solo a logorarci sempre di più.”
“Parli come se stesse funzionando, questa cosa dell’amicizia” Care si accoccola nel suo pigiama rosa con i coniglietti, accompagnando il suono delle ultime parole al segno delle virgolette mimato con le dita.
“Chiamami stupida, ma penso che funzionerà” – Ammetto – “Dovevi esserci oggi. Come parlava, come si rivolgeva a me. Non l’avevo mai visto così... provava sul serio a non litigare.”
Scorgo negli occhi della mia amica un pizzico di scetticismo, sebbene vedo che si sta trattenendo dal parlare.
“Dì quello che stai pensando.”
“Non so. Quando si parla di Damon…” – Si blocca, forse sta pensando ad un modo carino per dirmi qualcosa di non molto piacevole – “Beh, quando si parla di lui non si può dire nulla di certo. Ho paura per te, hai impiegato molto per riprenderti dall’ultima volta.”
“Non voglio farmi prendere in giro…”
“Lo ami ancora?”
Caroline centra il punto focale della mia crisi, dando voce alla domanda che rimbomba nella mia testa e che sto cercando di soffocare.
“Se ti dicessi che non mi fa più nessun effetto e che non apprezzo la sua presenza, mentirei” – Rispondo – “Ma non penso di esserne ancora innamorata, non più.”
“Sicura? Se ti fa ancora un certo effetto…”
“È stato il mio grande amore, mi farà sempre un certo effetto. Non averlo vissuto mi ha lasciato un senso di insoddisfazione, vuoto, e poi con lui ho Nina. Saremo legati per sempre.”
L’aveva detto lui*.
Caroline si zittisce, la ringrazio tacitamente girandomi dall’altra parte del letto e sporgendomi per spegnere la luce della lampada sul comodino.
“Quindi vuoi venire alla cena domani?” Chiedo, continuando a darle le spalle.
“Certo” – Come temevo – “Sempre se a te non da fastidio. Sai, se per te Logan è solo un amico…”
“No, figurati.”
Silenzio.
E così resto nel semibuio, con la sola lucina fioca che lascio accesa per Nina e i pensieri che mi tormentano.

 


* In un flashback del capitolo 10, Damon dice ad Elena: “Siamo legati per sempre… e ne sono felice, diversamente da come credi.”



Note:
Capitolo tranquillo e più ‘leggero’ rispetto molti altri.
Damon propone una tregua seria, vuole essere amico di Elena… provarci. Questo è il cambiamento che avevo preannunciato in alcuni spoiler. È messo a dura prova da Caroline che lo stuzzica, Mason che non è da meno ed Elena che è molto ambigua riguardo il suo rapporto con Logan.
Vi aspettavate un Damon così calmo, o apparentemente calmo dopo aver sentito di un appuntamento tra i due e della cena a cui parteciperanno? Come l’avrà presa?
In più lui riprende il discorso che aveva lasciato a metà, mettendo in chiaro che è lì per Nina e non perché in crisi con Meredith.
Elena è scossa dall’arrivo di Damon, c’è poco da fare.
Infatti lei stessa si domanda perché, e anche Caroline fa lo stesso.
A tale proposito… Caroline vuole provarci con Logan. Il voto di castità verrà infranto? Che ne pensate?
Elena non è contentissima… e mette anche in chiaro perché, non vuole fare da cupido. Sarà davvero quello il motivo!?
E poi per Giuseppe… che farà? Indagherà o si fiderà dell’uomo che è stato un padre per lei.
A quante di voi è mancato Logan??
(palla di fieno)
Il suo volto è diventato anche il mio avatar *.*
 
Piccolo spoiler fotografico per il prossimo capitolo:



Spero mi farete sapere che pensate del capitolo.
Per quanto mi riguarda non sono soddisfatta per nulla degli ultimi due che ho scritto.
Siate sinceri.
Un bacio

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Capitolo 12
*** A Salvatore on each arm ***


11

“Sierra!” Caroline abbandona la pentola sul fuoco per andare ad abbracciare mia nonna.
Se avevo dei dubbi sulla riuscita di quella frittata, ora posso solo arrendermi ad una pranzo poco invitante e bruciacchiato.
Rimpiango Mason e le sue deliziose cenette.
Perlomeno è fuori casa per una buona causa.
Jenna sa dell’arrivo in città di Alaric Saltzman, e per oggi abbiamo fissato un incontro. Dirglielo non è stato facile, eppure mi sarei aspettata una reazione peggiore rispetto a quella che lei ha avuto.
È scossa e confusa, forse non ha ancora ben metabolizzato. Fatto sta che ha accettato ad incontrarlo, probabilmente perché incuriosita dal conoscere la vera persona che si cela sotto l’orribile bugia di un uomo privo di senno.
Nonostante la calma dimostrata da mia zia, Mason ha deciso di portarla fuori per pranzo lasciandomi Kyle in custodia. Non ho ancora avuto modo di parlare con ilmio migliore amico, ma non vedo l’ora di farmi spiegare cosa sta succedendo tra lui e Jenna. Ho aspettato una settimana, ma il mio istinto femminile non riesce più a trattenersi, sto per scoppiare.
Purtroppo Mason non ama il pettegolezzo, e dal bacio a cui ho assistito non ci sono stati più atteggiamenti così palesi tra i due; ma qualcosa sta succedendo e io devo indagare!
Mia nonna, dal canto suo, è apparsa varie e svariate volte in casa nostra, offrendosi di occuparsi dei bambini ma Jenna non vuole e io, come al solito, mi trovo tra due fuochi e cerco di non far accendere nessuna miccia.
“Capisco il tuo stato d’animo, tesoro” Sierra gesticola, toccandosi i capelli freschi di parrucchiere, seduta con la sua bionda preferita sul divano.
Le due mi hanno abbandonato al mio destino di casalinga disperata e pasticciona.
“Quando divorziai con il nonno di Elena passai un brutto periodo” – Continua, facendomi temere il peggio – “Ma il sesso con Jaques, uno scrittore francese che conobbi ad una mostra d’arte contemporanea… quello sì che aiutò a farmi sentire meglio!”
“Mio Dio, che schifo!” Esclamo ripugnata dall’immagine di mia nonna che si dava da fare. Più che colpi di sole, sembra che qualcuno gli abbia dato un colpo in testa.
“Elena, amore. È stato vent’anni fa… quelli sì che erano bei tempi. Anche ora non mi dispiacerebbe avere qualche venticinquenne a rasserenarmi le giornate… e le notti.”
Questo è troppo.
Non solo devo occuparmi del pranzo e controllare ogni secondo che Nina e Kyle non si uccidano tra di loro, ma ascoltare anche le avventure sessuali di mia nonna… questo è davvero troppo!
“Quindi tu pensi che il mio voto di castità sia sbagliato?!” Caroline non sembra pensarla come me, anzi rincara la dose.
“Cara, per come me ne hai raccontato Tyler era l’amore della tua vita.. ma sei sicura di non essere tu stessa a convincerti di questo? Se, dopo esserci stata insieme, continui a vedere Klaus e a lavorare con lui, forse il rapporto che avete avuto non è stato strettamente sessuale”
Caroline le ha raccontato tutto?
Questa ragazza mi stupisce giorno dopo giorno.
In negativo, ovviamente.
Mi sembra di star a guardare uno di quegli orripilanti reality dove dei sessuologi danno consigli sul provare orgasmi multipli tra una risata falsa e l’altra.
“Tu pensi…? O no, no… io amo Tyler, mi manca. Io e Klaus… assolutamente no!”
“Pensaci meglio, Klaus è sempre stato vicino a te e pende dalle tue labbra per quello che mi hai raccontato, potrebbe iniziare a mancarti quando se ne andrà!”
“Vi prego, dateci un taglio!” Sbotto, esasperata. Mia nonna vuole prendere il mio posto?! Perché Caroline le parla con così tanta facilità?
“Mi dispiace Elena, ma Sierra ti batte in esperienza!” Risponde la mia amica, come se mi avesse letto nel pensiero.
“Tu, invece, tesoro, cosa mi racconti?” Mi chiede mia nonna.
“Niente” Freddo dal principio la discussione, ed è anche la verità. Non ho nulla da raccontare.
“Non mi hai mai detto cosa è successo tra te e Damon. So qualcosa solo grazie a Caroline.”
Trucido la mia amica con lo sguardo, chiedendomi cosa le avrà raccontato.
“Non guardarmi così! Tua nonna sa come farmi parlare!”
“Quel Damon… non mi è mai stato simpatico” – Commenta l’altra – “Mi ricorda troppo suo padre”
“Giuseppe?” – Domanda Care – “è un uomo d’oro.. Damon non gli somiglia per niente!”
“Care… non parlare così di Damon.” La riprendo, un po’ infastidita.
Si sta impegnando per farsi perdonare, e io credo in lui.
“Scusami, dimenticavo che ora siete amici
“Ragazze, ricordate sempre che non è tutto oro quello che luccica” –  Commenta mia nonna, voltandosi poi verso di me – “Fin quando avrai entrambi i Salvatore al tuo fianco, sarai condannata”
Mi soffermo a guardarla, aspettando che dica qualcosa di più chiaro, che spieghi questa frase così criptica, ma non è quello che ottengo.
 
“Jenna è in bagno” Mi informa Mason, mentre sono impegnata ad infilarmi gli stivaletti col tacco.
“Ti tocca rimanere da solo con queste due pesti e Sierra”
“È Sierra a preoccuparmi” Lui mi guarda quasi terrificato dalla sola idea.
“Senti tu..” – assumo un’aria minacciosa – “Per caso mi vuoi raccontare che sta succedendo?”
“Niente di nuovo, in Cuori Solitari Consuelo se li passa un po’ tutti come al solito!”
“Non scherzare!” – Sbuffo, poi continuo abbassando la voce – “Vi siete baciati!”
“Cosa?!” – Esclama, preso alla sprovvista – “Voglio dire… come lo sai?!”
“Alla festa per Nina… anche se ben nascosti, non eravate invisibili!”
Mason si tocca la barba nervosamente, il ché mi fa ridere. Difficilmente è imbarazzato, soprattutto quando si parla delle sue imprese eroiche in campo di ragazze.
“Sono contenta davvero..” – Mi sorride, felice come mai prima d’ora – “Lo meriti, e vi meritate”
Un pizzico di felicità non guasta per nessuno, e lui le è sempre stato vicino. È l’uomo perfetto per mia zia, non avrei potuto chiedere di meglio.
“Quindi…” – Continuo, spinta dalla curiosità che mi divora – “… state insieme?!”
“Non…” – Incerto, prova a dirmi qualcosa – “Non saprei”
Sbatto le palpebre un paio di volte. Eppure dalla sua faccia mi è sembrato di capire… Dio, in realtà non so neanche io cosa ho capito.
“È successo… e poi è successo di nuovo, più volte. Jenna, però, non è mai stata chiara e io non voglio stressarla. So che iniziare una relazione con lei non sarà facile”
“Quindi voi…” Inizio vaga.
“Noi?”
“Voi…”
“Noi?”
“Voi… non…”
“Noi non… cosa?! Elena, parla!”
“Ah!” Mi lamento. Dal mio tono è così palese cosa voglio sapere. Come fa a non averlo capito?!
“Vuoi sapere se abbiamo fatto sesso?”
Ok, l’ha capito.
“Esatto!”
“Elena, per favore! È tua zia!”
“E allora? Per me è come se fosse una amica, quindi se non parli tu, farò parlare lei!”
“No, nessun rapporto ravvicinato per il momento” – ammette – “Ho paura che non si senta pronta… non voglio spaventarla”
“Se tutti gli uomini fossero come te…”
Non esisterebbero più cuori spezzati, occhi rossi per i pianti nel bel mezzo della notte, né kili di troppo dovuti alle vaschette di gelato svuotate per consolarsi. E soprattutto l’industria dei film romantici e strappalacrime andrebbe incontro ad una crisi letale.
“Forse è la volta buona che metto la testa a posto anche io!”
“Oh Mason! Non far finta di non essere una bravo ragazzo!” Lo rimprovero, scherzosa.
“Non mi piace parlare di me, piuttosto parliamo di te e Logan!”
“Vorrei sapere perché siete tutti innamorati di lui?!”
Prima Caroline, ora Mason.
Non mi sorprenderebbe se fondassero un fan club e una pagina facebook con i nostri nomi intervallati da tanti cuori.
“Perché è un bravo ragazzo, lui piace a te e tu piaci lui. Semplice. Si può sapere perché voi donne avete tanta avversione per le cose semplici?!”
Sacrosanta verità.
Ma no, non è semplice!
“Ancora con questa storia”
“Vuoi sapere qual è il tuo problema?!” Mi guarda serio ora.
“Sì, illuminami!”
“Tu vedi Damon in Logan e questo ti spaventa e ti blocca”
“Non è vero!”
“Non metterti sulla difensiva con me!” – Mi spinge delicatamente verso il divano poggiandomi una mano dietro le spalle – “Ragiona. Logan a primo impatto sembra Damon, il modo in cui si pone. Ormai però lo conosci, dovresti aver capito che sono diversi. A me è bastato parlarci quella sera, a cena.”
Forse non ha tutti i torti, forse la mia mente gioca brutti scherzi.
“Sono pronta, possiamo andare” Jenna entra nel soggiorno – “È la macchina di Damon quella parcheggiata in doppia fila sotto casa? ”
“Sì” rispondo pensierosa “Ci sta aspettando”
Saluto Mason con un cenno, andando verso la porta di casa.
Lui sa perfettamente quali corde toccare per farmi ragionare, e anche stavolta non è stato da meno.
Mi volto un attimo indietro per controllare che Jenna sia con me, ma piacevolmente vedo che Mason le sta sussurrando qualcosa portandole distrattamente dietro l’orecchio una ciocca di capelli.
 
L’uomo che siede davanti a noi porta solo il nome di una persona che pensavamo di conoscere, ma per il resto è un completo estraneo.
“Grazie” – è la prima parola concreta che sento uscire dalle labbra di Alaric Saltzman – “So quanto è stato difficile per voi”
“Si figuri” rispondo io per entrambe.
Jenna lo guarda, e io guardo lei preoccupandomi che non abbia un crollo nervoso da un momento all’altro.
Invece no, contro ogni mia aspettativa sembra tranquilla.
“Dammi del tu, ti prego”
Annuisco.
È un bel’uomo dal fascino maturo, complice la barbetta incolta, avrà più di trentacinque anni e, benché sorrida, ha un’espressione segnata.
 “Se voi avete passato ciò che avete passato è anche colpa mia” – Esordisce, lasciandomi interdetta – “Se non fosse stato per il mio vizio di bere, ora non saremmo qui a parlare”
“Come puoi dire una cosa del genere” – Inaspettatamente è Jenna a rispondere – “L’unico colpevole in tutto ciò è quel…”
Non riesce a completare la frase, eppure ammiro il suo coraggio nell’esporsi così. Un mese fa non avrebbe retto neanche un attimo a sentir parlare di ciò che le era successo.
“Tranquilla” Porto la mia mano sulla sua, sotto il tavolo, lontano dagli sguardi indiscreti di quel pub frequentatissimo.
Alaric le sorride, un po’ dispiaciuto.
“Che ne dite di ordinare qualcosa?” – Interviene Damon, e ha tutta l’intenzione di sdrammatizzare – “Tutta questa voglia di espiazione mi mette fame”
E così passa il tempo, Alaric racconta della sua storia, di quanto sia stato difficile e graduale recuperare la memoria, del suo rapporto difficile con la moglie Isobel riguardo al quale però non si sbilancia più di tanto.
Infine ci parla della battaglia legale che sta portando avanti contro Connor e soprattutto contro la mancata attenzione della società che l’ha reso vittima di un furto di identità.
Il pranzo prende, al contrario di ogni mia aspettativa, una piega piacevole.
Non mancano risate e battute, soprattutto quelle sarcastiche di Damon che sembra aver legato molto con Alaric.
Pensavo che tra i due si fosse instaurato esclusivamente un rapporto lavorativo – Damon è l’avvocato di Alaric – invece danno l’impressione di conoscersi da una vita.
“Vorrei riprendere ad insegnare” – Confessa l’uomo -  “Avevo smesso per i miei problemi di alcolismo”
“Dove?” Chiede Jenna, incuriosita dalle sue vicende.
“Ovunque siano disposti ad assumermi. Atlanta è una città che offre molto ed è tranquilla. Non mi dispiacerebbe vivere qui.”
Un sorriso complice tra i due mi confonde.
Hanno una strana ma affascinante chimica.
Se su questo tavolo si fossero sedute due persone dal passato ordinario e accomunate dalla noia per una vita monotona , le possibilità di prendersi l’un l’altra sarebbero state prossime allo zero assoluto.
Qui, invece, ci sono un uomo e una donna apparentemente con nulla in comune, ma che lottano per una stessa causa.
“Vado un attimo fuori” – Annuncio, alzandomi dalla sedia – “Chiamo Sierra per assicurarmi che non stia deviando mentalmente Nina con discorsi sul sesso”
“Che cosa?!” Sbotta Damon, scioccato.
“Hai sentito bene, oggi lei e Caroline si davano consigli su questo campo, e no… non ne voglio parlarne!”
“Beh, non c’è che dire… la tua bambina ha ricevuto un discorsetto un po’ prima del previsto, Damon” Alaric lo stuzzica.
Rido seguita da Jenna, mentre Damon resta impassibilmente serio.
“Non c’è nulla da ridere” Mi segue, agitato.
“Non fare così! Sto scherzando” – Lo rassicuro mentre mi dirigo fuori il locale così da scappare dal chiasso e dalla copertura di rete che lascia a desiderare – “E poi Nina ha appena un anno, che vuoi che capisca!”
“Lo sai che i bambini a quell’età sono molto svegli?! È l’età migliore per apprendere e accumulare informazioni!”
Forse la sta prendendo troppo a cuore, vorrei essere seria per rassicurarlo ma è più forte di me. Scoppio a ridergli in faccia senza ritegno.
“Ridi! Ridi pure… in fondo che te ne frega! Nostra figlia sarà una ragazzina precoce, incontrerà un fallito trentenne che per comprarsi la droga fa tatuaggi e rimarrà incinta a quattordici anni!”
“Non ti sembra di essere un po’ melodrammatico?” Chiedo retorica mentre punto gli occhi sullo schermo del telefono cercando tra le ultime chiamate il nome di Sierra.
Già.
Lei mi ha anche vietato di scrivere ‘Nonna’ per salvare il suo numero.
Torno a guardarlo, cercando di sembrare seria.
“Poi i tautuatori sono sexy. E sarai nonno giovane!”
Damon non sembra voler scherzare, perché mi ruba bruscamente il telefono dalle mani.
“Ehi! Che vuoi fare?!” Esclamo, tentando di riprendermi ciò che è mio.
“Fare due chiacchiere con quella depravata di tua nonna!”
Mi mancava solo questo!
Una lite furibonda tra i due via telefono… e con il mio credito quasi al rosso!
Qualche identità indefinita, ma che indubbiamente mi ha a cuore, fa squillare il mio telefono prima che Damon faccia qualche stupidaggine.
Il display lampeggia mostrando un numero che non ho salvato.
“Telefono di Elena Gilbert, la signorina è impegnata al momento. Dica pure a me” – Damon risponde, e io lo fulmino letteralmente. Il suo sorriso scompare quasi subito, indurisce la mascella e mi porge il cellulare senza che lo minacci ulteriormente – “è il tuo capo”
Avvicino l’apparecchio all’orecchio, notando che Damon si sta allontanando di poco. Mette le mani nelle tasche del jeans scuro e mi da le spalle.
“Ehi” Rispondo, e mi rendo conto di aver abbassato la voce.
Ciao Ele. Chi era il tuo segretario personale?
“Il padre di mia figlia” Rispondo.
Damon si gira, aggrotta un po’ le sopracciglia e poi torna a guardare in un punto qualsiasi dietro di me.
Capisco. Stasera passo a prenderti alle otto, mi farai aspettare molte ore sotto casa?”
“Solo un paio” Scherzo.
Allora diamoci appuntamento per le sei!
“Posso chiederti un piacere?” – Approfitto della telefonata per autoinvitare quella rompiscatole di Caroline, questo è il momento adatto – “C’è una mia amica, Caroline… non so se ti ricordi di lei…”
Certo, la bionda!”
Fantastico, si ricorda eccome.
“Ecco, è un po’ in crisi ultimamente e non mi va di lasciarla a casa da sola… Sarebbe un problema se venisse con noi stasera?”
Ed Elena Gilbert si piazza subito al primo posto nella classifica de ‘Le dipendenti più ridicole d’America’.
Quando imparerò a dire di no?
E soprattutto quando imparerò a non farmi manipolare da quella pazza?
“Capisco che non è professionale… anzi, ho detto una cavolata…”
Le mie confuse quanto patetiche scuse prendono il sopravvento, e per poco non sento la sua risposta dall’altro capo del telefono.
Non c’è problema Elena. Sei tu che devi sentirti a tuo agio stasera… penso che vorrai parlare con Giuseppe in modo tranquillo. In ogni caso la tua amica è ben accetta, anzi Lionel mi ha dato buca all’ultimo momento… c’è un posto libero al nostro tavolo
“Grazie Logan”
Quando chiudo la chiamata trovo gli occhi di Damon che mi guardano e se potessero parlerebbero.
“Chiama tua nonna” – Mi dice, sforzandosi di sorridere – “Voglio sapere come sta Nina”
 
“Hai lasciato soli quei due” – Rimprovero Damon, mentre rientriamo nel locale – “Sai che imbarazzo!”
“Se non avessi parlato di tua nonna che cerca di dare lezioni di sessuologia a mia figlia, non mi sarei mosso di lì!”
“Ma ti pare che lascio mia nonna a parlare di sesso a Nina?!”
“Dovevamo fare un figlio maschio” –  Asserisce – “Dovevi impegnarti di più!”
“Io?!” – Esclamo – “Magari tu!”
“Io mi sono impegnato tantissimo!” Sorride furbo e mi sembra così strano scherzare su qualcosa che mi ha fatto soffrire. In questo momento però no, rido alla sua battuta come se nulla fosse mai successo.
“Ah sì? Non me ne sono proprio accorta…”
Il battibecco tra di noi è così acceso che solo a pochi passi dal tavolo dove siedono Jenna e Alaric ci accorgiamo che i due stanno parlando allegramente.
“A quanto vedo non hanno sentito la nostra mancanza!”
“Già…” Commento allibita nel vedere quei due che conversano animatamente davanti due drink che hanno tutta l’aria di essere analcolici (o almeno spero per il piccolo problemino di Alaric).
“Sai” – Damon ghigna ammiccando verso di me – “Non stanno male insieme”
“Cosa?!” – Trasalgo – “Jenna sta con Mason! Cioè non proprio… però…”
“Mason non mi piace” Commenta con sufficienza lui.
Apro bocca per replicare ma mi fermo appena lo vedo avvicinarsi al bancone e chiedere una birra alla cameriera.
La ragazza dai capelli biondi raccolti in una coda e dal decolté imponente gli sorride, affrettandosi a servirlo.
Come darle torto, lui è sempre bellissimo. I suoi occhi azzurri e i capelli scuri scompigliati che ha da poco tagliato, impeccabilmente vestito di nero.
Tuttavia mi infastidiscono gli atteggiamenti da oca che questa cameriera gli riserva, sta ignorando la mia presenza sbattendogli con dubbia finezza le sue grazie in faccia.
Probabilmente per lei non sono abbastanza bella per stare con lui, mi avrà preso per la sorella o la cugina.
Diamine, vorrei andare dietro a quel bancone e prenderla per i capelli. Come si può essere così sfrontate?
Pensa di averla d’oro?!
Ce l’ho anche io, bella.
Non la uso, ma ce l’ho!
“Sei molto gentile a volermi offrire qualcosa dopo il tuo turno, ma come vedi sono in compagnia di questa splendida ragazza”
Damon porta una mano sulla mia spalla stringendosi un po’ a me.
Alzo il viso verso il suo e poi torno su di lei.
La donna dai facili costumi sorride con la stessa gioia di chi si è chiuso le dita nella porta.
Così la prossima volta impara le buone maniere!
“Tieni” Damon mi porge la birra.
“Per me?”
“Certo, io non bevo più”
“Grazie…”
“Tifo per quei due” – Torna al discorso di prima, allontanano la mano dalla mia spalla – “C’è un’intesa tra loro”
“Non posso darti torto” –  Annuisco, girandomi verso i soggetti della nostra conversazione – “Ma l’intesa non basta, ci vuole molto altro”
“Certo, ma quella è un buon inizio”
Sorride, tornando a guardare Jenna e Alaric mentre io mi soffermo ad analizzare ogni piccola parte della sua espressione pensierosa e ermetica.
“Stasera quindi vai a quella festa?” Chiede distratto, ma ho come l’impressione che voglia solo apparire tale.
“È una cena” Lo correggo, aspettando che si volti a guardarmi per chiedermi ciò che realmente vuole sapere.
Non accade.
“Posso stare con la piccolina, non è un problema per me”
“In realtà avevo intenzione di chiamare Stefan… è un tanto tempo che non sta con Nina” – Gli dico, ma subito me ne pento considerata la sua espressione un po’ delusa. Almeno, però, ora mi guarda negli occhi – “Ripensandoci lo disturberei, e se poi tu sei libero…”
“Come vuoi Elena”
Se non foste due orgogliosi, potreste badare insieme a Nina senza ‘contendervela’.
Glielo vorrei dire, ma mi trattengo.
Se almeno sapessi perché hanno litigato!
“Sì, Nina sarà contenta di stare un po’ con il suo papà.” – Dico, sicura di rincuorarlo sulle insicurezze confessatomi da lui stesso – “Non viziarla troppo però!”
“Impossibile” – Scuote la testa, divertito – “Quando mi guarda con quegli occhi, come faccio a dirle di no?!”
 
“E questo come mi sta?”
“Caroline, ti scongiuro, scegline uno e andiamo! Logan sarà qui a momenti”
Gira e si rigira davanti lo specchio per ispezionare ogni minima piega del suo abito bianco.
Mi sembra impossibile che non si sia ancora presentata con uno dei suoi vestiti succinti e provocanti.
Questo è l’ultimo di una lunga serie di abiti al ginocchio, discretamente accollati e senza particolari che saltano all’occhio.
Che abbia avuto qualche ripensamento circa lo sciogliere il suo voto di castità?
Spero di sì!
Almeno cerchi di non scioglierlo con il mio capo!
“Sembri un centrino gigante”
Ecco.
Damon sa come rovinare tutto.
Proprio ora che stavo per convincerla a scegliere un vestito e scendere.
“Cosa?!” – La bionda si altera – “Questo è pizzo San Carlo! Viene direttamente dall’Italia! Ma che ne vuoi capire tu!”
“Damon!” Inveisco contro di lui fulminandolo, ottenendo in bella risposta una sua risata.
“Credo proprio che sceglierò questo!” Annuncia Caroline, fiera.
Per mia immensa fortuna, la battutina di Damon ha avuto effetto contrario.
Gli sorrido a trentadue denti, prendendo la borsa e poggiando un bacio sul naso di Nina che è attaccata stile koala al braccio di Damon.
“Fate i bravi” Indico i due, mentre mi avvicino allo specchio per darmi un’ultima controllata al trucco e ai capelli. Alla fine ho scelto un tubino blu.
“Non preoccuparti” – Damon mi è vicino, percorre la mia figura riflessa nello specchio, con non poca attenzione, ma parla tranquillo e scherzoso – “Io e Nina ci raccoglieremo in preghiera, dedicandoci alla lettura della Bibbia. Sai, per prepararla a quando entrerà in convento”
“Damon!” Alzo gli occhi al cielo, ridendo.
“Povera Nina!” – prorompe Care - “Non c’è bisogno che entri in un convento, ha già la sua croce… e sei tu!”
“Da quando in qua la tappezzeria parla?!” Damon risponde continuando a fissarmi sorridente, ma ovviamente non è con me che sta parlando.
“Tappezzeria a chi?!”
“Ora è il momento di andare…” Prendo Caroline per un polso, trascinandola verso la porta di casa.
“Lascia faccio da sola!” – si divincola, accelerando il passo per raggiungere l’ascensore – “è meglio che me ne vada, prima di commettere un omicidio!”
“Elena aspetta” – Damon mi chiama e, benché io riesca a vedere Care che incrocia le braccia con la coda dell’occhio, mi fermo – “Quando torni?”
“Non saprei” – Rispondo sincera – “Se hai problemi di orario puoi lasciarla a Jenna oppure mi chiami”
“No, aspetto che tu torni. Ho bisogno di parlarti”
“Di cosa?”
“Elena! Muoviti!”
Caroline si lamenta.
Non può aspettare un secondo? Mi sembra il minimo considerato che l’ho aspettata per tre ore!
“Parliamo dopo!” Damon mi chiude quasi la porta in faccia, non prima però di aggiungere – “Ciao barbie, attenta a non confonderti con le tende del locale!”
Inutile che specifichi tutti gli insulti lanciati dalla mia amica contro la porta di casa ormai serrata.


 


Note:
Ciao! :)
Il capitolo sembra, ed è, in parte di passaggio, ma è ricco di informazioni. Mi rendo conto che la storia sta ingranando lentamente, ma tutti questi capitoli ‘poco emozionanti’ servono per distribuire i vari pezzi che poi si incastreranno più in là.
Quindi ogni tanto inserirò una ricapitolazione degli ‘episodi precedenti’ ad inizio pagina o nelle note finali :)
Alaric (quello vero) ha fatto il suo ingresso… si è visto poco di lui per ora, ma avanti avrete modo di conoscerlo di più. Tra lui e Jenna c’è ‘un’empatia reciproca’… potrebbe nascere una grande amicizia o tanti problemi per Mason..
Elena ad inizio capitolo definisce Mason come il suo migliore amico, la frase anche se è passata inosservata è molto importante. Perché lei è passata da avere una falsa amicizia con Stefan e Damon a capire cosa fosse quella reale con un uomo (Mason).
Tra di loro non c’è attrazione fisica, né doppi fini, ma solo tanto bene.
Non so se ricordate, nel capitolo 7, Mason dice ad Elena : “Stasera invita Logan alla festa!” – Mi dice, mentre si addentra nel corridoio – “So cosa la tua testolina sta elaborando, ma siccome sono poche le volte in cui ti aiuta… Dà retta a quello che ti dico!”
Mason le fa aprire un po’ gli occhi, la somiglianza di Logan a Damon (che molte di voi hanno notato) non è altro che un’illusione che io ho voluto creare. La storia è dal punto di vista di Elena, quindi noi percepiamo quello che percepisce lei… per cui Logan sembrava una brutta copia. Non è così, Logan è una persona totalmente diversa.
Sì, ha gli occhi blu (cosa che Elena nell’ultimo capitolo di Una damigella per lo sposo nota subito, viene quasi attratta da lui perché somigliano a quelli di Damon) e un modo di fare molto ironico e pungente… però vi assicuro che oltre questo i due non hanno più niente in comune.
Ahh, le care vecchie nonne di sempre.
Ti danno consigli su tutto… anche sul sesso!
Ma Sierra dice qualcosa di importante, una frase che io non ho voluto sottolineare ma se siete fan di TVD almeno come lo sono io scommetto che l’avete subito riconosciuta!
Elena, inoltre, crede molto nella promessa di Damon… si fida incondizionatamente. Le viene facile PER ORA…
Elena andrà alla cena nel prossimo capitolo e vi prometto più azione!
 
Risponderò alle recensioni presto :) Grazie a chi mi fa sapere cosa ne pensa, per me è importante perché scrivere un capitolo che sia quantomeno decente richiede un po’ di tempo.
Grazie a chi continua a preferire e seguire le mie storie.
Un bacio
 

 

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Capitolo 13
*** California king bed ***


Nei capitoli precedenti:

Logan è al matrimonio di Damon e Meredith perché amico del fotografo, conosce Elena e da lì inizia un rapporto di amicizia/ lavorativo.
Elena decide di aiutare Logan riguardo un caso di associazioni a delinquere in cui sembra essere coinvolto anche Giuseppe Salvatore. Tappa importante per questo piano criminoso è la cena di beneficienza a cui anche Caroline si autoinvita per far colpo su Logan.
Damon aspetta Elena a casa, per parlare con lei.
 
Faccio pietà ad assemblare i set di Polyvore, ma questi sono gli outfit di Elena e Caroline alla cena:
http://www.polyvore.com/just_say_yes_cap12/set?id=90961816
All’interno piccolo spoiler precapitolo… ci sono due indumenti particolari, a chi appartengono?




12

“…e quindi per colpa di Lionel ci siamo ritrovati ad una serata gay” – Logan cattura l’attenzione di ogni ospite al tavolo, compresa quella di Caroline che ride e sbatte le ciglia neanche avesse un tic in stato avanzato! – “Ammetto di aver fatto colpo anche su un paio di loro”
Altra risata da oca di Care.
Beh, che c’è da ridere?
Sì è simpatico.
Divertente.
E poi ha quel modo di fare che ti fa pendere dalle sue labbra.
Ma dannazione, un po’ di ritegno!
Almeno io non lo do a vedere!
Mi reggo la testa con una mano e mi volto dall’altra parte per nascondere la mia aria annoiata.
La villa è bellissima e stracolma di gente, tanto che mi è impossibile riconoscere Giuseppe tra tanti volti estranei.
Pochissimi giovani e molte persone di mezza età, se non più vecchie.
Per quello che Logan mi ha spiegato, la maggior parte dei presenti, comprese persone dell’organizzazione, pensa che si tratti sul serio di una serata di beneficienza, ma sotto c’è ben altro.
Non ho intenzione di aggredire Giuseppe con un interrogatorio, considerato che non sono sicura della sua colpevolezza.
Ho ancora troppa confusione in testa, l’unico modo per fare chiarezza è parlare con lui e cercare di capire, attraverso semplici domande, se è sincero o meno.
Lo conosco da troppo tempo, sarò capace di capire se mente da uno sguardo o no?
“Elena, non ti diverti?”
Beccata da Logan.
E io che pensavo che non riuscisse a vedere oltre gli occhi chiari e gli sguardi accattivanti della mia amica.
“Non molto” – Mi alzo dalla sedia – “Vogliate scusarmi, vado in bagno”
Caroline mi ignora, iniziando a parlare con Logan. Lui mi guarda, ma io mi allontano velocemente.
Mentre mi divincolo tra gli invitati e i vari tavoli, continuo a combattere con i miei dubbi.
Chi è che nasconde qualcosa?
Logan o Giuseppe?
Da chi rimarrei più delusa?
Non c’è una terza possibilità?
Logan mi ha accolto nella sua ‘famiglia’ quando ne avevo più bisogno, ma Giuseppe c’è sempre stato per me.
E di nuovo, l’ipotesi più probabile si palesa.
Logan non era al matrimonio di Damon per caso.
Non poteva esserlo.
Il dubbio mi perseguita dalla festa di Nina*.
Ed è strano come lui si sia avvicinato proprio a me, come mi abbia offerto subito un lavoro pur non conoscendomi.
Eppure quanto posso essermi sbagliata su di lui?
Mi ha sempre dato l’impressione di essere sincero e, in qualche modo tutto suo, di tenerci a me.
E proprio nel momento in cui la porta che conduce all’ingresso della villa si fa più vicina, in un gruppo di signori che parlano animatamente con dei bicchieri in mano scorgo la figura di Giuseppe Salvatore.
“Giuseppe” Lo chiamo, e appena si gira il suo sorriso si trasforma in un’espressione stupita.
Non saprei dire se piacevolmente sorpresa o meno.
“Elena” – Si riprende, tornando a sorridere – “Che sorpresa! Cosa ci fai tu qui?”
“Sono qui… sono qui per lavoro” – Le labbra mi tremano, mi succede raramente ma sempre quando sono molto agitata – “Devo scrivere un articolo su questa iniziativa. Cercavo qualcuno che mi desse qualche informazione in più, magari il responsabile. Tu sapresti indicarmi qualche volto?”
Riprendo sicurezza, mostrandomi tranquilla.
In fondo sono una giornalista, cosa c’è di strano?
“Avanti, sediamoci” – Con un braccio mi invita verso una saletta che appena entrata non avevo visto – “Si dia il caso che io conosca il responsabile dell’organizzazione”
“Ah sì?”
Mi sento sporca a portare avanti questa messa in scena, ma se non ha nulla da nascondere allora nulla scoprirò.
“Sì, è il figlio di un mio caro amico che purtroppo è scomparso qualche anno fa” – racconta – “Qual è il giornale per cui lavori?”
“Spectrum” – Mento, non sto seguendo il piano di Logan. Voglio fare a modo mio – “è un articolo di prova, se piacerà al redattore allora potrei avere una possibilità di essere assunta”
“Lo spero, è un giornale molto in voga. Mi sembra strano che si interessi ad una piccola raccolta fondi come questa”
“Sai, è una rivista molto eclettica”
Cerco di cavarmela così.
Appunto numero sessantamila per Elena Gilbert: ‘Impara a mentire!’
“Allora cosa vuoi sapere? Non penso che al momento sia possibile parlare con Marcel, è fuori città”
“Chi è Marcel?” –  Caccio velocemente dalla borsetta un registratore, così da essere sicura di non perdermi neanche una parola – “Ti dispiace se registro?”
“Qualsiasi cosa dirò potrà essere usata contro di me?” Scherza, e non posso non notare l’enorme somiglianza con Damon.
Stessi occhi, stessa espressione.
Mia nonna ha ragione, si somigliano molto.
“Qualcosa del genere!” Gli sorrido.
“Marcel è figlio di un mio vecchio compagno di college, dopo la scomparsa del padre ha ereditato tutte le sue proprietà. Possiede quasi tutta New Orleans.”
“E perché mai il principe di New Orleans dovrebbe interessarsi a raccogliere fondi per la costruzione di scuole in Panama?”
“Non giudicare un libro dalla copertina, Elena. Marcel è un ragazzo di cuore.”
“Mi sembra di capire che tu non sia nuovo di questi eventi. Sei legato a questa associazione?”
“Mi piace tenermi attivo socialmente, e poi è sempre una buona occasione per rincontrarmi con alcuni miei amici e bere vino”
“Ma tu non fai parte dell’organizzazione o sbaglio?”
“No, sono un semplice invitato” Precisa.
“Credi in questi eventi? Mi spiego: non tutte le associazioni fanno ciò che promettono di fare. Spesso molti dei soldi devoluti non arrivano mai a destinazione” Sondo il terreno, consapevole di star rischiando.
Non voglio mostrarmi sospettosa, e non voglio che lui sappia che io so.
Bene, ho appena ammesso a me stessa di essere quasi sicura che lui c’entri qualcosa in quello che probabilmente sta per succedere in seguito alla donazione di tutti i soldi a questa fantomatica associazione.
“Da quando sei così scettica, Elena?”
“Ho capito che è sempre meglio verificare i fatti, soprattutto quando stai per versare una bella somma!” Cerco di buttarla sul ridere, forse ho esagerato con le domande.
“Il mondo non va avanti se non abbiamo fiducia l’un l’altro” – Mi risponde con la sua classica pacatezza – “Scusami Elena, ma io devo tornare di là. Ho ancora una donazione da fare. A me non serve vedere per credere.”
Fiducia.
Non è mai stato un mio problema darla e ne ho pagato le conseguenze, ma come fare a capire chi se la merita sul serio?
“Và pure” – Gli dico, rimanendo seduta quando lui è già in piedi – “Io cerco il bagno e torno in sala”
“Se stai scappando da qualcuno, sei la benvenuta al mio tavolo. Abbasseresti l’età media di trent’anni”
Sorrido guardando mentre se ne va.
Dopo alcuni minuti passati a riflettere prendo forza e mi alzo anche io. Rientro nella sala, guardo il tabellone dove stanno tenendo il conto dei soldi raccolti fin ora e dopo una breve occhiata in giro, mi ritrovo ad assistere ad una scena che su di me ha lo stesso effetto di un’orticaria fulminante.
Caroline sta ridendo a chissà quale altra battuta di Logan, mentre poggia la mano sul suo petto. Per un breve istante mi guarda, si è accorta della mia presenza nonostante sia lontana da loro di qualche metro, ma torna subito al suo interlocutore.
Sta facendo la civetta col mio capo.
Ovviamente lui non si sposta, ma perché mai dovrebbe?
Non so stasera cos’è ad irritarmi di più, se lei e la sua smania di ottenere tutto ciò che vede o il non sapere di chi fidarmi.
Con uno scatto quasi di rabbia, giro i tacchi e per poco non urto un cameriere.
Ho bisogno di aria.
 
“Finalmente ti ho trovata”
Logan mi è vicino, mi osserva con quei suoi occhi blu che cambiano sfumatura a seconda del tempo. Ed ora sono proprio del colore del mare in una notte invernale: irrequieto e a tratti spaventoso.
Già, mi spaventa averlo a pochi millimetri dal mio volto e mi accende allo stesso tempo.
Sono attratta da… da chi?
Chi è lui?
“Elena” – mi chiama e si toglie la giacca per poggiarla sulle mie spalle – “Perché sei qui?”
“Cercavo un po’ di tranquillità” rispondo senza troppa voglia.
“Qualcosa ti ha scosso?” – continua – “Hai parlato con Giuseppe?”
“Sì, ma non ho scoperto nulla di concreto… se è quello che volevi sapere”
Sono la solita ingenua.
Logan mi ha dato un lavoro solo perché gli servivo, non perché avesse visto qualche dote giornalistica in me.
In più, ora mi ritrovo anche ad essere gelosa di Caroline. Lei è brillante, esuberante, ha successo nel lavoro e con gli uomini, bastava guardare la faccia di Logan mentre le parlava.
“No, volevo sapere come stavi” – Mi riprende – “Non ti va di dirmi cosa ti fa stare così?”
“Così come? Ero stanca di quella musica e di tutta quella gente. Volevo solo un po’ di pace” continuo a guardare davanti a me, in quel laghetto che mi gela solo alla vista.
Con la coda dell’occhio intravedo il suo sguardo che non mi da tregua, e cerco di trattenere una lacrima di frustrazione che mi fa sentire ancora più stupida.
“Perché piangi ora?” è un così bravo attore da fingere anche angoscia nel vedermi in questo stato?
Scaccio la lacrima velocemente.
Non sono triste, sono arrabbiata.
Ferita.
“Dimmi la verità, non sei capitato per caso al matrimonio di Damon” –  Soffio – “Tu stavi già indagando su Giuseppe Salvatore”
Nessuna risposta, basta un suo sospiro per capire.
“Immagino sapessi già molto di me” – deduco amaramente – “la sciocca che si è innamorata dello sposo. Sei proprio senza cuore… e io che mi sono anche confidata con te.”
“Sì” – Ammette – “sapevo chi eri ma non ti ho chiedo di lavorare con me per sfruttarti”
Logan porta una mano sulla mia, ma la sposto bruscamente.
“Chi vuoi prendere in giro?”
“Scusa, non avrei dovuto coinvolgerti” – Mi alzo ma lui mi segue – “Elena, ti prego. Tu per me non sei una ragazza qualsiasi, non avrei mai voluto ferirti intenzionalmente”
“Sono stanca di sentire scuse e ancora scuse” – sono furiosa – “Sembra che il mondo intero mi tratti come una cretina!”
O sono io a farmi trattare come tale?
“Elena! Dove vai?!”
Inizio a camminare sull’erba, bagnata a causa dell’umidità che c’è nell’aria,  dopo avergli lanciato addosso la giacca ed essermi tolta i tacchi che avrebbero di sicuro ostacolato la mia di per sé goffa fuga.
Inizio a correre, e sì mi sento abbastanza stupida, spero che Logan rinunci a seguirmi nel giardino di questa reggia che assomiglia più ad un labirinto.
È buio, maledettamente buio, quasi da far paura. L’unico lampione a dar luce si trova a cento metri da dove mi trovo, perché quello nelle mie vicinanze va ad intermittenza.
Il buio non mi piace, da quando mi riporta alla notte in cui sono stata aggredita.
Brava Elena, sei sempre tu a cacciarti in questi guai.
Mi volto indietro, e mi tranquillizzo quando vedo Logan corrermi incontro.
“Dannazione Elena, fermati!”
Al suo ennesimo richiamo, obbedisco.
Mi sento piccola, in quel posto, davanti a lui e in questo mondo.
Boccheggio provando a parlare,ma è lui a precedermi.
“Mi sono avvicinato per i motivi sbagliati, ma dalla prima parola mi hai reso pazzo di te” – Mi prende per la vita inaspettatamente, avvicinandomi di scatto a lui, e sento un piacevole formicolio attraversami lo stomaco e andare più giù – “Avevi gli occhi tristi, ma tutta la voglia di sbraitarmi contro”
“Con te mi viene naturale” La flebilità della mia voce mi rende poco credibile, ma sono troppo concentrata sulle palpitazioni accelerate del mio cuore.
Questa reazione non è normale.
No, non lo è affatto.
“Elena” – Logan fa salire la mano destra dalla vita al mio viso, scivolando sulla linea sinuosa del vestito – “Non avevo intenzione di usarti, credimi”
Lo guardo, provando a leggergli nel pensiero, capire se è sincero o si tratta di una bugia.
Stasera non mi riesce, e forse non ne sono mai stata capace.
“È difficile credere a qualcuno che ha già mentito in precedenza”
“Non mi aiuterai più con Giuseppe Salvatore, ti tiro completamente fuori dal caso e non ne parleremo mai più.”
La sua voce cede, il mio respiro aumenta e i nostri nasi si sfiorano.
“Io mi licenzio”
Se mi lasciasse, forse quello che dico non tremerebbe tra le mie labbra.
“Cosa?” Si discosta lievemente da me, genuinamente colpito.
“L’unico modo per iniziare a fidarmi di te è licenziarmi”
Non posso credere di avergli dato un’opportunità.
Sto tentando in tutti i modi di credergli.
“Hai tutte le ragioni.”
Sussurra al mio orecchio, i miei occhi si fanno pesanti tanto da chiuderli.
Ora mi sfiora la guancia con le labbra, e questo non è altro che il preludio di un bacio che vorrei ricevere.
Quello che succede subito dopo è così veloce e inaspettato da richiedere qualche secondo di tempo per essere elaborato da entrambi.
Schizzi d’acqua iniziano a bagnarci dalla testa ai piedi.
Gli irrigatori.
Dannati irrigatori.
“Ma stiamo scherzando?!” L’imprecazione di Logan è seguita dal mio urlo acuto.
Mi prende la mano e mi trascina dietro di sé, così iniziamo a correre senza una meta precisa.
Una volta messo piede sul viale in pietra, abbasso lo sguardo verso il mio vestito e mi tocco ripetutamente i capelli. Sono completamente bagnata, e Logan non è da meno. Il suo elegante vestito grigio è zuppo e sgocciolante.
Inizio a ridere, ma ridere di gusto.
“Stiamo scherzando?!”Contagio anche Logan, che con il suo splendido sorriso scaccia la giacca fradicia dalle spalle.
“E ora?” Chiedo, facendomi scappare un’altra risata.
“Ora entriamo nella villa e troviamo un modo per asciugarci e per passare inosservato”
“Facile a dirsi!”
“Entriamo da una porta di servizio… la villa conta almeno cento camere con annessi bagni Troviamone uno ed infiliamoci dentro”
Logan prende la mia mano, facendo intrecciare le nostre dita e io mi zittisco, imbarazzata.
“Questa è tutta colpa tua, Gilbert” – Mi prende in giro – “Se non ti fossi licenziata tu, l’avrei fatto io. Il ruolo dell’assistente è quello di semplificare il lavoro del proprio capo, non di creare altri problemi!”
 
Seguo Logan nel buio di quei corridoi arredati ancora in stile ottocentesco, il che rende l’atmosfera molto più spettrale. La villa è stata evidentemente restaurata, ma il mobilio è quella appartenente alla ricca famiglia che abitava qui nel 1864. Prima di partecipare alla cena mi sono informata sul sito internet e ho letto la storia di questa favolosa reggia.
Si narra che a viverci erano due giovani fratelli, che dopo essersi innamorati della stessa ragazza, una contessina del luogo che avevano ospitato per l’estate, si erano uccisi a vicenda in uno scontro brutale.
Inutile dire quanto la storia mi abbia toccato, per fortuna Damon e Stefan non sono arrivati a questo epilogo.
E, inoltre, nessun castello è stato scenario di sensuali incontri ravvicinati nel cuore della notte.
“Cosa pensi?” Sussurra Logan.
Non penso ci sia qualcuno nei corridoi, sono tutti nella sala dei ricevimenti e, in più, la villa difficilmente accoglie ospiti ordinari, ma di sicuro è sempre meglio non fare rumore.
“A quanto sia affascinante, ma spaventoso questo posto”
“Nell’ottocento una certa Katherine Pierce si divertiva a giocare con il cuore di due fratelli” – Racconta, cercando di impressionarmi con l’espressione degli occhi – “E giocava molto, soprattutto tra le lenzuola di quei due”
“Sì, lo so. Anche io so usare google!” Ribatto acida.
“Bene” – Sbuffa – “Devo trovare un altro modo per impressionare le ragazze”
Continuo a seguirlo, mi stringe ancora la mano e io lo lascio fare.
Dovrei staccarmi, andarmene via.
Non lo faccio.
Logan prova ad aprire una porta dopo l’altra, ma si rivelano chiuse a chiave.
“Qual è esattamente il tuo piano?”
“Trovare una serratura rotta”
Alzo gli occhi al soffitto, ma quando sto per lamentarmi nuovamente l’ennesima porta, stranamente, si apre.
“Che tattica” dice, celebrandosi.
“Che fortuna” Bisbiglio.
Logan accende la luce, grazie alla quale riesco a visualizzare un grande letto a baldacchino, uno scrittoio d’epoca e un tappeto impolverato al centro della camera.
“Ecco  il bagno” Dice, indicandomi un’altra porta e aprendola.
Senza molta sorpresa, anche il bagno è fedele al gusto della villa.
Logan fruga in un armadietto, che stona un po’ con l’ambiente, trovando degli asciugamani color borgogna.
“Perfetto”
La sua mossa successiva mi spiazza, mi giro di scatto.
“Che stai facendo?!” Gli dico, con le mani sugli occhi.
Logan si sta sbottonando la camicia, privo di vergogna.
“Fa freddo con questi abiti bagnati, conviene che ti spogli”
“Sei impazzito?”
Un attimo prima gli stavo urlando contro, e ora non si fa nessun problema a spogliarsi davanti a me?
“Come vuoi, Elena. Morirai di freddo” Lo sento armeggiare con la cintura dei pantaloni e quando mi volto a guardarlo è in boxer davanti a me.
Mi volto di nuovo.
“Tranquilla, puoi guardare” – Mi schernisce – “E dai, Elena. Prenderai un accidenti se non ti levi quel vestito. Prometto che non farò lo spione, o almeno non mi farò scoprire da te!”
Poggia una coppia di asciugamano sul letto, vicino a me, e il mio occhio –non lo ammetterò mai, neanche sotto tortura cinese – cade sulle sue parti basse.
Caroline ha ragione.
Odio darle ragione, ma è così.
‘Il poco sesso rende deboli. L’astinenza ci fa fare cose stupide!’ Aveva detto non più di due giorni fa.
E io sono in astinenza da un bel po’, chiusa in una camera con un bel ragazzo di cui non so se fidarmi e che mi stava per baciare, per di più mezzo nudo!
Farò qualche cavolata, me lo sento.
Mi decido a svestirmi anche io, mossa dal freddo, dall’orgoglio di non sembrare una bambina e, purtroppo, da quello stesso formicolio che mi infastidiva poco prima.
“Carino lo slip trasparente”
Gli lancio il mio vestito bagnato addosso, e mi affretto a coprirmi con uno dei teli che mi ha dato.
Avrei preferito uno di quelli da mare, ma mi devo accontentare di questo striminzito e che a stento mi copre dove necessario.
“Sei sempre così delicata con me”
“Sei tu che mi ispiri violenza”
“Spero carnale”
“Fisica, nel senso che ti darei volentieri un calcio negli stinchi!”
“Sadomaso, mm” – Fa lo spiritoso – “Non lo preferisco, ma per te questo ed altro!”
Mi lascio scappare un verso di fastidio ma, appena il silenzio cade su di noi, l’imbarazzo mi inibisce a tal punto da stringermi nell’asciugamano e guardare fisso suoi miei piedi.
“Mentre passavamo, prima, ho visto un lavatoio. Porto i vestiti, nel caso ci fosse anche un’asciugatrice.”
Annuisco, portandomi a sedere sul letto ancora un po’ infreddolita.
Cosa ci faccio qui?
Perché non scappo?
Ok, forse ho scelto il momento sbagliato.
Una ragazza mezza nuda che corre nel cuore della notte nel luogo di un evento mondano potrebbe dare nell’occhio.
“Missione compiuta”
Logan ritorna nella stanza dopo non molto, dandomi modo nuovamente di guardarlo in tutto il suo splendore.
“Potresti coprirti?” Chiedo infastidita, anche se la vista non è per nulla male.
“No, e tu potresti scoprirti?”
“No!”
“E va bene, non guardarmi con quello sguardo da giudicona!”
Sorrido vittoriosa, per lo meno non dovrò sorbirmi i suoi gioielli di famiglia davanti i miei occhi.
Santa Elena Gilbert da Mystic Falls, cosa le tocca vedere’
Mi prendo in giro da sola, non ho più una credibilità.
Sembravano degli ottimi gioielli di famiglia…
Contegno, Elena!
“Penso che tra dieci minuti riavremo i nostri vestiti e non dovrai più soffrire” Logan tira il lenzuolo dal letto, obbligandomi a scostarmi per rendergli l’impresa meno ardua.
Si siede accanto a me, sistemando i cuscini dietro di noi, e coprendomi quasi interamente con il lenzuolo.
“Hai freddo?” La sua premura mi scalda.
“Sto meglio”
Non ce la faccio a continuare, a mostrami scostante e arrabbiata, di sospettare che ci sia sempre una brutta sorpresa dietro l’angolo ad aspettarmi.
Quando vivevo a New York ero ben diversa; rischiavo, mi divertivo, vivevo le mie relazioni serenamente, senza l’opprimente paura di sbagliare.
Da una parte mi dico che non posso credere a Logan, che mi ha già dimostrato di essere un bugiardo; dall’altra non posso concepire che lui sia stato falso con me per tutto questo tempo, per quasi due anni. E per cosa? Avere delle informazioni che probabilmente non avrò mai, o che non vorrò dargli.
“Lo capisco”
A seguito di un paio di minuti di silenzio, Logan parla di nuovo.
“Cosa?” domando.
“Perché vuoi licenziarti. Ti ho mentito, non lo meritavi”
“Infatti”
“Mi toccherà darti anche la liquidazione”
Ci giriamo in sincrono, fissandoci per un po’ finché non scappa ad entrambi un sorriso.
“Perché hai così a cuore il caso di Giuseppe?”
“Non è Giuseppe Salvatore che mi interessa”
“E chi?” Aggrotto le sopracciglia.
“Il suo socio in affari
“Che io sappia, Giuseppe ha sempre lavorato da solo”
“ Non mi sto riferendo allo studio legale, ma al suo socio nel riciclaggio di denaro sporco
“Chi è?”
“Il compagno di mia madre”
Improvvisamente mi è tutto più chiaro.
È una questione personale.
“Stai cercando di smascherare il compagno di tua madre?”
“Voglio aprirle gli occhi e mostrarle il mostro con cui si è sposata”
Delle voci e dei passi veloci provenienti dal corridoio mi distraggono dalla conversazione.
“Arriva qualcuno” Logan mi fa alzare velocemente facendomi segno di entrare nel bagno.
Mi trascino dietro il lenzuolo, temendo seriamente di essere scoperta da qualcuno che lavora nella villa, o peggio, dal proprietario stesso.
Un ragazzo e una ragazza, mezzi nudi dove non dovrebbero essere.
Chiunque penserebbe a male.
Anche io.
Logan chiude la luce della camera, seguendomi all’interno del bagno e lasciandoci nel buio, il rumore dei passi è sempre più vicino.
La stanza è questa” – La serratura della porta scatta, e il cigolio è accompagnato da una  voce gutturale maschile che non conosco – “La valigia dovrebbe essere qui
Altri passi e un lieve rumore.
La luce passa al di sotto della porta e ricollego il suono sentito in precedenza all’interruttore della luce.
Le dita di Logan sotto il mio mento, e uno sguardo che sembra voler dirmi ‘calmati o ci farai scoprire’ mi donano un minimo di lucidità.
È qui. Mi ha detto che si trovava nell’unica stanza senza chiave” – Non posso crederci. Tendo l’orecchio cercando di captare qualsiasi altra sillaba che mi confermi si tratti di un mio errore – “Guarda nell’armadio
Nessun dubbio.
È la voce di Giuseppe Salvatore.
Logan si guarda intorno, ma non ne comprendo il motivo; al momento sono troppo impegnata a capire cosa sta succedendo.
Qui non c’è niente” – è nuovamente l’altro uomo a parlare – “Proviamo nel bagno
Logan prende il lenzuolo che mantengo in vita mollemente, lo appallottola velocemente buttandolo nella vasca e mi tira dietro una grossa colonna.
Mi porta con le spalle sul muro, standomi di fronte e coprendomi la bocca con la mano.
Stringo gli occhi al suono stride della maniglia che si abbassa e nella mia testa già la sto materializzando.
Siamo fottuti.
Eccola” Giuseppe parla, in contemporanea allo scatto della porta.
Entra nella stanza dove ci troviamo uno spiraglio di luce, ma nulla più.
Logan si lascia andare ad un sospiro silenzioso, ma che percepisco sulla mia pelle data la distanza quasi inesistente tra noi.
Trasferisci i soldi nella solita banca, i numeri di conti corrente li trovi nell’e-mail che ti ho inviato. Io prendo l’assegno della beneficienza e poi facciamo lo scambio”
La voce sconosciuta da direttive, la luce si spegne e la porta sbatte.
Logan si allontana, e io finalmente posso respirare.
“La porta aperta non era un caso” – mormora – “Andiamocene di qua, subito”
Annuisco, ancora spaventata.
 
Il loft è silenzioso, tanto da sentire il respiro appesantito di Nina che dorme sul mio letto.
Damon la osserva, accarezzandola piano con una mano mentre con l’altra si sostiene la testa. Il gomito affonda nel materasso, e in quella posizione per la prima volta lo guardo bene.
È cambiato, oltre il taglio di capelli, sembra abbia fatto un po’ più di palestra negli ultimi tempi, il volto è rilassato ma non mi da l’impressione di essere felice.
Alza i suoi occhi azzurri quando si accorge della mia presenza.
“Elena, cos’hai?” Si alza, quasi a rallentatore.
Non mi stupisce che la domanda sia arrivata così velocemente, il vestito spiegazzato e i capelli umidicci e gonfi parlano da soli.
“Io…”
Io non so rispondere.
Dovrei dirgli che sono andata a quella cena per indagare su suo padre e che ho sperato con tutta me stessa che mi stessi sbagliando, che per poco non ho baciato Logan e proprio quando ho compreso che lui mi avesse preso in giro ed usato ho avuto la conferma che Giuseppe sta portando avanti un affare che non ha nulla di legale.
Damon prende Nina in braccio per metterla nel box delicatamente, lasciando che io guadagni tempo per inventare una scusa.
Non me ne viene nessuna.
Le pupille di Damon si muovono velocemente su di me, mentre si avvicina.
“Cosa ti è successo?” – mi prende il viso nelle mani – “Sei sconvolta. Qualcuno ti ha fatto del male?!”
“Sto…sto bene” Stasera non posso sopportare che altri due occhi chiari mi studino.
“Elena, siamo amici ora” – si avvicina di più a me, guardandomi negli occhi quasi voglia controllare che non sia ubriaca o in stato di shock – “Mi puoi dire tutto”
Provo a ridere, mi sforzo.
“Stavo nel giardino della villa e… gli irrigatori mi hanno completamente bagnata. Non so se noti i miei capelli effetto voluminoso”
Mezza verità.
Ho solo omesso il piccolo particolare in cui io e Logan stavamo per baciarci, se non fosse stato per quegli aggeggi infernali.
Damon è confuso, lo capisco da come aggrotta le sopracciglia e muove le labbra da un lato.
“Mi stai mentendo”
“Damon, ti prego. Non è successo niente”
Che brutta situazione.
Conoscendolo non me la darà vinta tanto facilmente.
“Sto provando con tutto me stesso a farlo funzionare” – Fa scivolare i palmi delle mani dal mio viso, privandomi di quel calore che riusciva a calmarmi  – “Noi
Non posso dargli torto, al momento sono io l’ostacolo tra me e lui.
Se solo sapesse che non sto parlando per non farlo allarmare.
Che Giuseppe Salvatore sia immischiato in un’attività criminosa è quasi sicuro, ma ancora non ho le prove per parlarne con Damon.
Non so neanche come potrebbe reagire.
E poi Stefan?
Dovrei dirlo anche a lui.
Mi tocco la testa, mi pulsa così tanto da non farmi più ragionare.
“Mi sono licenziata e gli irrigatori mi hanno bagnata da capo a piedi, sì le due cose sono avvenute a distanza di sei secondi circa”
“Perché?”
“Io e Logan abbiamo…” – continuo a massaggiare la testa, sedendomi su un bordo del letto – “Lascia stare, è stato meglio così. Tu piuttosto, avevi qualcosa da dirmi.”
“Sì…” – Si siede accanto a me, guarda davanti a lui ed io ho un flash. Sento che una delle mie paure sta per annunciarsi – “Domani torno a Denver”
“Ah…”
Cosa si aspetta che gli dica?
Queste due settimane insieme sono state troppo belle e tranquille, ma non potevano durare a lungo.
“Non ti sto lasciando” – Prende la mia testa nella mano per farla scontrare contro la sua spalla – “Devo sistemare alcune cose, tornerò presto”
Chiudo gli occhi in modo automatico, mi beo della sua presa su di me e mi lascio trasportare da lui sul letto.
“Tornerai da Meredith?” Gli domando, potrei dare la colpa al torpore che mi avvolge ma la verità è che non posso lasciarlo andare senza domande. Mi ucciderebbe pensarlo di nuovo a Denver, senza sapere se è lì per lasciarla o per rinnovare la loro unione. Perché devo confessarlo, la mia parte egoista ha sperato che la lasciasse e ritornasse da me.
Sospira.
“Non voglio parlare con te di questo” – Risponde – “Non mi sembra giusto”
“Ora sei tu che non vuoi farlo funzionare” Riapro gli occhi.
Viso a viso, e la mia mano destra finisce contro il suo cuore.
Avverto il battito accelerato.
In una sola serata, questa è la seconda volta che mi trovo così vicino ad un uomo, e Damon non è un uomo qualunque.
“Devo lasciarla”
Il suo è un sussurro, ma nel mio cuore rimbomba come se fosse stato urlato. Sento quasi il sapore delle sue labbra sulle mie, perché basterebbe un movimento impercettibile all’occhio umano affinché queste si incontrino.
Il suo labbro inferiore sfiora il mio superiore, sta per schiudere la bocca, per baciarmi, ma dura un attimo.
Si allontana da me alzandosi di fretta e abbandonandomi sul letto, immobile.
“Non possiamo” si giustifica, dandomi le spalle.
Stavo per baciare un uomo sposato.

 


* Nel capitolo 9, Elena ritorna dalla festa sovrappensiero con dei dubbi su Logan: “Il suo comportamento strano, la sua dedizione che diventa quasi ossessione fino al punto di annullarsi come individuo. Una brutta sensazione si insedia in me, iniziando a tormentarmi. Logan mi ha sempre aiutato senza chiedere nulla in cambio, ma ora… ora non so cosa pensare.”
 


Note
Vi avevo promesso un capitolo pieno di azione, e così è stato.
Elena è confusa, ma al suo posto sfido chiunque a non esserlo.
Da una parte c’è Logan che non era al matrimonio per caso, e non si è avvicinata a lei solo per provarci… ma che nonostante tutto si è sempre comportato bene.
Dall’altra c’è Giuseppe, un uomo che conosce da una vita e che ha cresciuto i suoi due ragazzi preferiti… ad un primo incontro nulla le appare strano, ma quando lei e Logan si infilano per caso in una stanza della villa dove Giuseppe parla con un uomo sconosciuto inizia a non sembrarle più tanto innocente.
Si sa di più su Logan e sul perché è così legato a questo caso, che si scopre essere un’attività di riciclaggio di denaro sporco. Lui non mira a Giuseppe, ma ad un suo socio nonché compagno della madre.
Caroline ci ha provato con Logan un po’ troppo spudoratamente, ed Elena ammette di essere gelosa e anche attratta dal suo capo.
Ah, Caroline non si è smaterializzata dal nulla… nel prossimo capitolo saprete che fine ha fatto!
I dubbi su Logan sono forti ed Elena decide di licenziarsi… anche se poi stanno per baciarsi… ma dettagli!
Anche la conversazione tra Giuseppe e l’uomo sconosciuto non è stata molto chiara, vi prometto che le cose saranno spiegate meglio…
Non vi ho fatto penare tanto per sapere cosa Damon doveva dire ad Elena… torna a Denver, perché giustamente lì ha una moglie e anche un lavoro. E poi… lascio commentare voi.
Fatemi sapere se c’è qualcosa di non chiaro o che non avete capito…
A seguito di una lunga riflessione ho deciso di tagliare un bel po’ di cose nella storia, in modo da renderla più veloce e corta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato nonostante sia stato molto più lungo rispetto agli altri.
Fatemi sapere che ne pensate, supposizioni, qualunque cosa e grazie a chi segue e recensisce la storia.
Piccola curiosità: La villa dove ha luogo la cena è la casa di Damon e Stefan nel 1864, il giardino ovviamente è stato rimodernato (ci sono gli irrigatori!) ma è lo stesso di quello in cui Katherine e Stefan giocano rincorrendosi.. infatti Elena lo definisce 'un labirinto'. Ho inserito anche la storia di  una certa Katherine Pierce che giocava con due fratelli... vi ricorda qualcosa? :p
Ho detto tutto, un bacio!
Ps. Non ho avuto molto tempo, ma ora mi metto e rispondo a tutte le recensioni!

 

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Capitolo 14
*** I surrender to you ***


Pubblico due capitoli in uno, quindi se volete leggerli 'ad intervalli' fate pure :p
Buona lettura e ci leggiamo sotto.

 


13

Due settimane dopo la cena.

“Io e Kol ci siamo lasciati”
“Che cosa?!” Esclamo, all’unisono con Caroline.
La visita di Bonnie è stata sospetta fin da subito, nessun preavviso e nessun motivo apparente per essere qui.
Ora, però, si spiega tutto: sta scappando da Mystic Falls… e da Kol.
“Ma come è possibile?!” – Chiede la bionda – “Eravate così affiatati e così appassionati da fare schifo!”
“Possiamo non parlarne?”
Bon bon, stai facendo la domanda sbagliata alla persona ancor più sbagliata, penso.
Non c’è nulla -  e ripeto NULLA - che possa essere negato alla conoscenza di Caroline Forbes.
Lei è un telegiornale vivente.
Lei è un raccoglitore di informazioni che cammina.
Lei è un sito di gossip aggiornato in tempo reale.
Lei sa cosa ti succede ancor prima che lo sappia tu.
“Certo che no!”
Appunto.
“Non è che non voglia dirvelo” – spiega la bruna – “ma sono a disagio perché…”
“Perché riguarda Jeremy” finisco io.
“Come lo sai?” Bonnie è meravigliata.
“Quando tuo fratello inizia a chiederti indirettamente come corteggiare una donna, mettendo sotto i piedi il suo orgoglio maschile… incominci a farti tante domande!” – penso che non cancellerò mai il messaggio ‘L’amico di un mio amico deve fare un regalo a sua madre, meglio le rose rosse o le margherite?’. ‘Furbo’ non è l’aggettivo che userei per descrivere mio fratellino. – “Poi so che Jeremy stravede per te! Per poco non gli veniva un colpo quando ti ha visto insieme a Kol!”
“Ma i due non sono amici?!” Si intromette Caroline, che oramai ha il dramma colombiano nelle vene e in qualsiasi cosa vede possibili storie firmate ‘Cuori Solitari’.
“Sì, è questo il problema!” – esclama Bonnie – “Cioè non si sono visti per molto tempo, ma Kol ultimamente si è trasferito ad Atlanta da Elijah e, tramite il coinquilino di Jeremy, hanno iniziato ad uscire nello stesso gruppo!”
Caroline canticchia la sigla di Cuori Solitari dando un tocco di pathos al racconto della nostra amica, mentre Jenna si avvicina a noi dopo aver sentito gran parte dalla conversazione.
Il mio soggiorno è diventato un covo di pettegole.
“Grazie del sostegno Care, grazie sul serio!” Si lamenta Bonnie.
“Quindi Kol non sa che l’hai lasciato per Jeremy…” Ricapitola mia zia, dopo aver riempito tutti i bicchieri di un favoloso cocktail di cui non vuole svelare la ricetta.
 “No… e ora non fa altro che cercare di convincere Jeremy a mettere una buona parola con me!”
“Se sapesse che voi vi parlate… e anche approfonditamente!” scherza Care.
“No, tra me e Jeremy non è successo nulla… dopo la storia di Vicky, non riesco ancora a fidarmi di lui”
“Cosa è successo con Vicky?” chiedo.
“Qualche anno fa…io e Jeremy siamo stati insieme…”
Sì, vorrei dirle che Caroline mi ha raccontato tutto con una brillante ed indimenticabile metafora, da lei intitolata come ‘Il panino e il wurstel’*.
“Ma è durata poco, il giorno dopo era già scappato dal mio letto per intrufolarsi in quello di Vicky Donovan”
Sto male per lei, so cosa si prova ad essere sedotta ed abbandonata, ma mi chiedo come riesca a dargli una seconda possibilità.
“Non lo so.. sto cercando di riavvicinarmi a lui lentamente, ma so già di essermi messa in gioco. Se dovesse comportarsi di nuovo male con me… ne morirei”
Sembra che mi abbia letto nella mente.
“Non preoccuparti” – la rassicuro – “Jeremy tiene molto a te, aveva paura che tu l’avresti lasciato e così è scappato per evitare una delusione”
Bonnie mi guarda stupit,a apre la bocca per parlare ma poi ci ripensa; accenna ad un sorriso e lo stesso fa Jenna, sorpresa, come me, che Jeremy nasconda questo lato così fragile.
Io sarei forte quanto Bonnie?
Se Damon lasciasse Meredith per me?
Vorrei tornare con lui?
Ma perché mi do tanto credito?
Si saranno lasciati per i loro problemi, sicuramente. Io ho inciso (parecchio) come anche Nina, ma non penso che voglia ritornare da me.
Per non aggiungere che mi ha rifiutato.
Cosa pensavo di fare quella sera? Impelagarmi in una storia con un uomo sposato, con cui ho un figlio. È ridicolo solo a pensarlo.
“Cosa c’è Ele?” – domanda Bonnie – “Ti vedo pensierosa”
“Ci credo… si è licenziata” interviene Jenna, con aria di rimprovero.
“Per motivi ancora a noi oscuri” Caroline provoca.
“Logan ha provato a baciarmi”
Se quello che vogliono per lasciarmi in pace è una spiegazione, allora l’avranno.
Nessuno ha detto di non poter elidere parte dei motivi.
“Cosa?!”
“Quando pensavi di dirmelo?”
“E tu?”
Ecco, mi è bastata questa semplice frase per saziare completamente la loro curiosità.
“Ha provato, e stavo per baciarlo anche io…” – confesso – “Ma stavamo nel giardino e prima che potessimo avvicinarci abbastanza, sono partiti gli irrigatori”
“Gli irrigatori?” ripete Jenna.
“Sì, gli irrigatori”
“Che cosa romantica” commenta Care.
“Lui ti piace?” chiede Bonnie.
“Sì, cioè…”
Non posso dirle che non mi fido di lui, poi sarei costretta a spiegarle il perché.
“Logan è fantastico” – Caroline mi toglie dall’imbarazzo, ma il suo sguardo malizioso non fa che preoccuparmi – “è stato così gentile per tutta la serata con me. Voleva anche riaccompagnarmi a casa! Ma quando ho incontrato Klaus alla cena ho pensato fosse meglio farmi dare uno strappo da lui… ”
“Non sto capendo…Ha fatto il cascamorto con Caroline, ma stava per baciare te?” Bonnie è confusa, e io non sono da meno.
“Non ha fatto il cascamorto con me! È stato solo molto gentile… non conoscevo nessuno a quel tavolo e lui mi ha messo a mio agio.” – Veramente lei sembrava più a suo agio di me che sguazzo in quell’ambiente da tempo! – “Elena, pensavo non ti interessasse… perciò mi sono sbottonata di più con lui”
Sì, si sarebbe sbottonata volentieri!
Non capisco a che gioco stia giocando.
“Lascia stare, tra me e Logan non ci sarà mai niente”
“Ho sempre tifato per lui, è un ragazzo fantastico” –  commenta la bionda – “Se proprio vuoi fare la frigida, lo prendo io!”
“Sì, Logan piace anche a me…” – Jenna fa scivolare l’indice sul contorno del suo bicchiere – “Ma, non so spiegarti perché, ho sempre adorato Stefan. In questi ultimo anno più che mai”
La osservo, ha un sorrisino dolce sul volto; non avrei mai pensato che avesse un debole per lui. Ero sicura che non vedesse di buon occhio nessuno dei due fratelli.
“Lui la ama” asserisce sognante Bonnie.
“No, lui… non” mi agito sulla sedia.
Sono passati quasi due anni.
È vero, tiene a me e io tengo a lui, ma ci siamo detti addio ‘in quel senso’ tempo fa.
“Elena…” – Caroline mi ammonisce severa ma allo stesso tempo mantiene una calma disarmante, continua prima che possa controbattere – “Se stai per dire che ora siete amici o cavolate simili, non farlo. In ogni caso, io preferisco Logan. Hai bisogno di qualcuno che non abbia a che fare con la famiglia Salvatore, né Damon, né Stefan, né qualche fratello illegittimo!”
“Vado controcorrente, ma nel mio piccolo ti ho sempre vista con Damon” – Bonnie mi sorprende – “Stefan è fantastico, Logan non lo conosco, ma tu e Damon… Damon è il tuo grande amore ed il padre di tua figlia”
“Sì, ma lui è sposato con un’altra e ora se ne andato… di nuovo. Chissà quando lo rivedremo” Caroline non perde tempo per mettere i puntini sulle ‘i’.
“Mi ha detto che l’avrebbe lasciata” confesso, veloce e con un filo di voce, inconsciamente speranzosa di aver parlato troppo piano per essere recepita da un orecchio umano.
“Che cosa?!”
Non mi stupisco che sia Caroline a sbattere le mani sul bancone della cucina e a spalancare i suoi grandi occhi chiari.
“Il giorno prima di ripartire per Denver, mi ha promesso che sarebbe tornato e…. mi ha detto ‘devo lasciarla’”
“Che significa?”
Deve o vuole?”
“Per te? Perché? Te l’ha detto il perché?!”
Una valanga di domande mi travolge.
“Vorrei saperlo anche io” la risposta a tutte.
“Come l’hai presa?” chiede Bonnie.
“Non lo so… non so come mi sento a riguardo. Non voglio ritornare con lui, non dopo quello che ho passato, ma…”
“Buona sera, signore” – Il rumore della porta mi fa sobbalzare – “Vi ho portato un regalo”
È Mason, accompagnato da un ospite. Un ospite molto speciale.
“Dov’è la mia principessa?!” Esclama Stefan, dopo esser entrato con un enorme pacco tra le mani e una busta che si mantiene per scommessa attorno ad un dito.
Scendo dallo sgabello, e per magia tutte le preoccupazioni riguardo Damon scompaiono.
Nina inizia a gattonare nella sua direzione felice e io la seguo, sorridendo verso Stefan.
Lui lascia i due pacchi sul tavolino antistante al divano, prendendo al volo Nina in braccio.
“Come ti sei fatta bella” le dice riempiendola di baci, letteralmente, dalla testa ai piedi.
“Ci sei mancato” Gli confesso a voce bassa.
“Anche voi” mi abbraccia, stranamente senza alcuna vergogna. Non è da lui lasciarsi andare a tante carinerie davanti occhi indiscreti. E di occhi indiscreti, al momento, ce ne sono molti.
Mi stringe a sé e mi da un dolce bacio sulla fronte.
“Ho portato un regalino per Nina” Mi dice, staccandosi e prendendo la busta blu che ha portato con sé.
Nina cerca di afferrare il pacchetto che lui estrae fuori e io l’aiuto a scartarlo.
“Ti piace amore?” chiede Stefan, mentre Nina inizia a scalpitare alla vista del suo personaggio preferito a forma di pupazzo.
“PO!” esclama.
Il teletubbies rosso da lei tanto amato.
“Lui la corrompe!” – inveisce Mason contro di noi – “Ecco perché ha detto zio Stefan prima di zio Mason!”
“Non essere ridicolo” – gli risponde l’altro con tono di superiorità – “Nina è una buongustaia! Vero cucciola?”
Nina gli sorride, inconsapevole di essere in mezzo ad una banda di matti, stringendo il suo nuovo pupazzo in un braccio e aggrappandosi con l’altra manina alla spalla di Stefan.
“Devo assolutamente recuperare tutte le coccole perse in questi giorni”
Stefan prende Nina, portandola in alto per poi concludendo la discesa con un bacio sulla guancia.
Mi è mancato sul serio.
Non è una di quelle frasi che si dicono tanto per dire.
Averlo qui, con me, e vederlo così dolce e premuroso con Nina mi riempie il cuore di gioia.
Per un attimo mi ha fatto dimenticare Giuseppe, Damon, Meredith, Logan.
“Porti i regali a Nina.. e a noi?!” si lamenta Care.
“Sapevo che avresti avuto qualcosa da dire!” – risponde Stefan, che ora si è buttato sul divano insieme alla piccola – “Per questo ho portato dei dolci per tutte voi… sono in quel pacco”
“Io ti amo!” esclama la bionda, fiondandosi su quella che ha tutta l’aria di essere la carta delle mia pasticceria preferita.
“Ragazzi, vi fermate tutti per cena?” Chiede Jenna, lottando per avere un po’ di attenzione nel casino.
“Con piacere!”
“Sì!”
“Io abito qui!”
“Perfetto, chiedo ad Alaric se vuole unirsi… è in città per un po’”
Mi giro verso Jenna smettendo di giocare con Nina e Stefan. Non saprei dire che tipo di espressione sia stampata sulla mia faccia, forse buffa, ma di sicuro ho attirato l’attenzione di mia zia che risponde tacita con un’alzata di sopracciglio come per volermi dire ‘Che c’è?’.
Mason è fermo al centro nella stanza, muove lo sguardo prima su di me e poi su Jenna.
È confuso, preoccupato, e senza ombra di dubbio sono stata io a creare questa situazione e ad allarmarlo.
Per fortuna la tensione tra noi passa inosservato tra il chiacchiericcio degli altri e le urla dei bambini.
“Ah, già” – cerco di rimediare – “ero convinta che arrivasse tra una settimana!”
Mason non è convinto e io mi sento come se stessi nascondendo qualcosa, complice di un tradimento che non è mai avvenuto.
In realtà qualcosa c’è.
Tra Jenna e Alaric ho visto uno sguardo, uno solo, ma che mi ha trasmesso una strana sensazione.
Spero di sbagliarmi.
 
“Damon?!” esclamo, quando lo vedo entrare in casa insieme ad Alaric.
“Elena..” mi saluta l’imbarazzato, toccandosi i capelli nervosamente.
“Io e Damon siamo appena arrivati da Denver. Scusa Jenna, ho dimenticato di avvisarti”
“Non c’è problema”
Jenna si avvicina ad Alaric e lui le stampa un bacio sulla guancia, soffermandosi più del dovuto.
Oh insomma.. forse sono solo io a farmi tutte queste paranoie inutili!
Eppure noto con stupore che nella stanza è calato il silenzio e che Jenna e Alaric hanno tutti gli occhi puntati addosso.
“La cena non si preparerà spontaneamente da sola. Che ne dite di metterci al lavoro?” propone Stefan.
Lui è un angelo, come sempre.
Ha risparmiato a tutti un silenzio imbarazzante ed inutile.
“Io metto la tavola!” si propone Bonnie, ed ad accodarsi c’è anche Caroline.
Nella ritrovata confusione di casa, non mi sfugge lo sguardo di Damon su Nina che ancora è tra le braccia di Stefan.
Capisco che vorrebbe avvicinarsi a lei, ma lo vedo esitare per la presenza del fratello.
“Nina” – mi intrometto io, decidendo di andargli incontro – “Guarda chi c’è! È papà!”
Stefan le da un’ultima carezza per poi passarmela gentilmente.
Damon mi si avvicina, lasciando che la piccola si accoccoli tra le mie braccia.
“Ciao amore” si sporge a darle un bacio sul naso e le accarezza i capelli scuri.
“Come stai?” alza quei favolosi occhi azzurri, che sono stati sempre il mio punto debole, verso di me.
La domanda che ha posto è rivolta a me.
“Bene” – rispondo nervosa, ancora al ricordo del nostro ultimo incontro – “Tu?”
“Mi siete mancate da morire”
Il plurale mi confonde.
Sorride, scocca un bacio anche sulla mia guancia e mi fissa le labbra come se nella stanza ci fossimo solo noi due.
Non rispondo, ancora paralizzata.
Mi è mancato?
La risposta per me è ovvia. Tuttavia non mi sono mancati i problemi che ogni volta porta con il suo arrivo.
“A me non sei mancato per nulla!” urla Care, dall’altra parte della camera.
“Tu, invece, quando servi non ci sei mai” – distoglie lo sguardo dal mio –“Proprio l’altro giorno mi serviva un’abatjour”
“Stupido!”
Dopo un primo momento di confusione capisco che si sta riferendo al vestito indossato da lei alla cena di beneficienza.
Nina ride guardando il sorriso di Damon e una Caroline alquanto irrequieta, mentre non posso fare a meno di notare che Stefan ha lo sguardo fisso nella mia direzione.
In effetti Damon ha un atteggiamento quasi inappropriato con me.
‘Consegno’ Nina a Damon, e mi dirigo frettolosamente verso il forno con l’intento di preparare la cena, o fare qualunque cosa in grado di togliermi di dosso quelle due iridi cristalline.
Jenna si alza sulle punte per prendere una padella su di uno scaffale abbastanza alto, ma Alaric - grazie al suo metro e novanta - l’aiuta senza sforzi.
I due scherzano; per quello che ho sentito, stanno parlando di pranzi fallimentari e tacchini bruciati per cui sono quasi sicura che mia zia gli stia raccontando una delle sue esperienze culinarie.
Riempio la pentola d’acqua, ma un’ombra silenziosa si avvicina da dietro.
“Mason! Hai intenzione di farmi prendere un colpo?”
“Perché?”
“Vuoi aiutarmi?” lascio cadere la questione. Ripensandoci sono io ad essere troppo sovrappensiero da non rendermi conto di chi mi sta intorno.
“Prendo la pasta”
Dopo alcuni minuti, lo vedo avvicinarsi di nuovo.
“Devo preoccuparmi?” mi domanda. Deglutisce. Occhi sulle zucchine che sta affettando nervosamente.
“Cosa?”
Indica di sfuggita Jenna e Alaric.
I due sono estraniati nel loro mondo.
“A stai dicend… no, no!” mi affretto a negare, sventolandogli le mani davanti.
Ancora una volta do l’impressione di essere troppo agitata per una che non ha niente da nascondere.
Mason mi osserva, poi osserva loro.
La sua espressione è più contratta, disturbata.
“Non preoccuparti” – mi calmo, poggiandogli una mano sulla spalla – “Jenna ha scelto te”
E spero che nulla sia cambiato, penso. Ma questo lo tengo per me.
“Me lo diresti, vero? Se tu sapessi qualcosa, me lo diresti?”
È una supplica la sua più che una richiesta. È seriamente preoccupato, il tono della voce cedevole.
“Mason, ma cosa stai dicendo?”
Continua a non guardarmi,  e da una parte preferisco così.
“Se tu vedessi qualcosa… dico, tra loro.”
Ed ecco il colpo di grazia.
Come posso dirgli che qualcosa ho visto? Qualcosa a cui non saprei dare un nome, ma che si percepisce, è arrivata anche a lui.
Ma sarebbe inutile fargli del male così, quando nulla di concreto è successo.
Non gli rispondo, mi limito ad agire.
“Ehi, Alaric!” – esclamo – “Hai cercato di spiegare a Damon che Nina non sarà rinchiusa in nessun convento?!”
“Oh, non penso ce ne sarà bisogno” – scherza lui – “Probabilmente scapperà di casa prima che lui possa portarcela. Magari con un tipo pieno di tatuaggi e piercing!”
“Ti ci metti anche tu, amico!” – sbotta Damon che, seduto sul divano, stringe Nina un po’ di più di prima – “non avrà la possibilità di conoscere nessuno, considerato che la terrò chiusa in casa e le farò dare lezioni private”
“Sì, mi sembra una buona idea” Stefan sistema la gamba sinistra sul ginocchio destro, arricciando le labbra.
Non è un’interazione diretta, ma in qualche modo si trovano d’accordo su qualcosa!
Miracolo delle 21:30.
“Potrebbe intraprendere una relazione con il maestro privato!” esclama Alaric.
“Tu ne sai qualcosa vero?” controbatte Damon, tra il divertito e lo stizzito.
“Prettamente insegnanti donne!” propone Stefan.
E, dulcis in fundo, la perversione di Caroline.
“Potrebbe sempre riscoprire di essere lesbica!”
 “Basta! Mi sta venendo la pelle d’oca. Non ascoltarli amore mio, questi sono messaggi subliminali sbagliati! E soprattutto non stare mai a sentire quella psicopatica di Caroline!”
Tra gli insulti poco velati, e le prese in giro di Alaric, colgo l’occasione per parlare con Stefan.
“Perché ti sei fatto vedere solo ora?”
“Te l’ho già spiegato alla festa di Nina, la mia presenza non era necessaria”
“Certo che lo era! Tu sei necessario!” confesso con il cuore in mano, domandandomi come possa metterlo in dubbio.
Stefan si morde il labbro inferiore e potrei affermare quasi con certezza che l’abbia fatto per trattenere un sorriso.
“Damon è stato via per due settimane” – riprendo – “Perché hai aspettato tanto?”
“Non parlo con Damon, non sapevo della sua partenza per Denver”
“Ha una moglie lì, avresti dovuto aspettartelo”
Stefan non risponde e non riesco ad indovinare quali pensieri gli passano per la testa.
Mi prende la mano, stringendone il dorso con la sua.
“Sono contento di essere qui”
“Anche io”
Alcuni attimi non mi bastano per bearmi della sua presa. Solo lui sa farmi sentire così bene, anche quando il mondo sembra crollarmi addosso.
Mi ha salvata quando stavo per perdermi due anni prima e non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza.
Lascia la presa, per prendere in braccio Kyle che gli tira i pantaloni e ha tutta l’intenzione di giocare.
Voltandomi verso Caroline, che sta monopolizzando l’attenzione con i suoi ‘aneddoti da lavoro’, colgo lo sguardo serio di Damon.
Non abbassa gli occhi neanche quando capisce di essere stato colto in flagrante.
Vuole rimproverarmi, o punirmi, o chissà cosa.
Vorrei tanto prenderlo in disparte ed urlargli contro cosa si aspetta da me. Perché io non riesco a capirlo, mai.
Per fortuna, a distrarmi ci sono Jenna e Mason che sono così vicini da avere la capacità di farmi svolazzare le farfalle nello stomaco!
Mi giro dall’altra parte per non passare da ‘guardona’, felice che Mason si sia calmato e sentendomi stupida per aver dubitato di mia zia.
 
“Mi passi il sale?”
Bonnie lo porge a Jenna.
“Quindi ho deciso di non uscire più con lui!” Alaric finisce di raccontare la sua tragica esperienza come ‘amico che accompagna Damon in un bar’.
“Cosa posso farci io se le donne cadono ai miei piedi?!” replica il protagonista indiscusso della storiella, con il suo solito sorrisino strafottente.
Un moto di gelosia mi infiamma.
Ora che è single… Dio, non so neanche se lo è!
Comunque, nel caso lo fosse, sarebbe libero di andare con qualsiasi ragazza.
Eccetto che con me.
Il suo rifiuto ha parlato chiaro.
“Ma ti pregherei, la prossima volta, di non scaricarle tutte su di me”
Tiro un sospiro di sollievo alle parole di Alaric.
“Come se ti fosse dispiaciuto!” replica Damon.
“Non voglio i tuoi scarti”
Il battibecco prende una piega simpatica, almeno per il resto delle persone intorno al tavolo.
“Gliel’ho presentate di tutti i tipi: rosse, more, asiatiche, alte, basse” racconta Damon a Bonnie, che le siede accanto e non smette di ridere.
“Non mi dirai che hai già qualcuna nel tuo cuoricino?” continua con la presa in giro, rivolgendosi ad Alaric che, dal canto suo, si schiarisce la voce palesemente a disagio.
“Tu che cosa ne pensi Jenna?” – chiede malizioso Damon – “Qual è il tipo ideale per Alaric?!”
Caroline guizza lo sguardo tra mia zia e Alaric, il che la rende un perfetto segugio da ‘triangolo amoroso’.
Odio questa parte di Damon.
Vuole mettere zizzania? No, non è il tipo, mi rispondo.
Lo conosco.
Sta facendo qualcosa di nobile, ma usando come suo solito mezzi non degni di lode.
Vuole aiutare Alaric.
Perché non l’ho capito subito? Alaric è attratto da mia zia.
Damon, invece, è stato svelto e intuitivo.
È ovvio, da come la fa ridere o la chiama, o come la guarda.
E Jenna?
Lei cosa prova?, questa è la vera domanda.
“Che cosa ne posso sapere io?” risponde lei, sbrigativamente.
“Secondo me adora le bionde”
Fulmino Damon con lo sguardo, senza avere il coraggio di guardare Mason.
Non lo guardo, ma lo sento.
Struscia la sedia sul pavimento, allontanandosi verso l’isola della cucina.
“Mason, calmati” gli dico sussurrando, una volta raggiunto.
“Sono calmo, mi sto trattenendo dal tirare un pugno in faccia a quel coglione.”
“Chi?”
“Damon… e anche quello sconosciuto intellettualoide che fa l’idiota con la mia ragazza!”
Mason mette un po’ troppa enfasi nelle ultime parole, ma il tono di voce per fortuna non è abbastanza alto da catturare l’attenzione di chi è seduto a tavola.
“Qualche problema?” Damon avanza verso di noi, mentre Caroline prova a sdrammatizzare con qualche battuta che non riesco a sentire.
“Sì. Tu!” risponde Mason, prima di urtare la spalla di Damon di proposito e allontanarsi verso il balcone. Quest’ultimo non risponde alla provocazione. Meglio così, non voglio assistere ad una scazzottata tra machi.
“Che cavolo ti è preso?” sbraito a bassa voce contro Damon.
“Niente, mi conosci bene. Sai cosa stavo facendo” – sorride sghembo – “Hai visto quei due? Tra poco si mangiano con gli occhi!”
“Alaric ti ha detto qualcosa?”
“Di che genere?”
“Non lo so, ti ha detto qualcosa per farti pensare che mia zia gli piaccia?!”
“No, ma è evidente”
“Jenna sta con Mason”
“Definisci ‘stare’. Perché essere fidanzati è una cosa, innamorati un’altra.”
Quel verbo tra le sue labbra ha tutto un altro suono.
“Si vogliono bene” – rispondo flebile, in base a quello che ho visto – “Jenna è ancora sconvolta per…”
“Stronzate!”
“Non fare lo stronzo, Damon”
“Sarò uno stronzo, ma almeno dico le cose come stanno” – si sistema davanti a me, intrappolandomi tra lui e il lavandino. Capisco che non lo sta facendo di proposito, ma è serio. Maledettamente serio. – “Dicendo a Mason di non preoccuparsi, o stare dalla sua parte non eviterà l’inevitabile.”
“Smettila”
“Jenna è presa da Alaric. Guardali, si conoscono da due settimane ma sembra che abbiano la complicità di una coppia che sta insieme da dieci. Mentre Mason… Mason è con voi da quanto? Due, tre anni? E Jenna ha sempre lo stesso atteggiamento distaccato nei suoi confronti”
“Non lo sai, non puoi saperlo” – gli dico sprezzante, poi cambio tono – “Oh ma dimenticavo, tu sei l’uomo dalla sfera di cristallo. Tu sai come vanno a finire le relazioni, così quando non ne vale la pena… scappi!”
Spietata, mantengo il volto alzato e fiero verso il suo.
“No, quando si tratta delle mie relazioni faccio sempre troppe cazzate” – ammette indurendo la mascella – “Ma fidati di me, certe cose sono evidenti. Pensa a Caroline e Klaus, l’avevamo capito tutti che tra i due c’era tutt’altro che antipatia.  Altro esempio lampante siete tu e mio fratello.”
“Io e Stefan non stiamo insieme”
“Non ora”
“Non voglio affrontare questa conversazione adesso, anzi non voglio e basta!” rispondo infastidita, trovandomi di nuovo a dover ringraziare la voce acuta e alta di Care che distrae gran parte degli invitati.
Mi divincolo da lui, ma la sua stretta ferrea sul polso non me ne dà modo.
“Puoi far finta di non vedere quello che c’è tra due persone, ma prima o poi sarà impossibile negarlo” – la frase di Damon mi fa irrigidire, ho come la sensazione che non sia riferita a Jenna e Alaric, o comunque non solo a loro – “Fai aprire gli occhi a Mason, prima che sia troppo tardi”
 “Io non ti capisco…” – mormoro – “prima vuoi essere mio amico, poi te ne esci con queste frasi, e poi ancora stai quasi per baciarmi”
Lo tiro dietro la colonna dell’ingresso, per nascondermi da un’eventuale platea.
Sembro pazza. Lo sono, o lo sto diventando?
La testa mi sbatte così forte, non riesco più a gestire le mie ansie, i miei dubbi. Sto per scoppiare, e per dire cosa che non dovrei.
“Ho lasciato Meredith”
“Perché?”
Non mi interessano le modalità, o i tempi, o qualsiasi altra stronzata che non sia il motivo.
Voglio conoscere il motivo.
 “Elena! Ti muovi a tornare a tavola?” Caroline ci interrompe senza accorgersene, proprio nel momento in cui avevo raccolto coraggio.
 
“Elena” – mi chiama Stefan – “Ho sentito che hai perso il lavoro”
“Sì, in realtà mi sono licenziata. Lunga storia” gli faccio intendere che non ho voglia di parlarne, soprattutto mentre sono alle prese con i piatti da lavare.
Stefan mi allontana dal lavabo con la forza, sussurrando un ‘faccio io’.
“Sai che posso aiutarti, se hai qualche problema. E prima che tu inizi a lamentarti -  perché lo farai - ti assicuro che lo farei per Nina.”
“Mi conosci bene” rido della mia stessa prevedibilità.
“Ora non posso muovere soldi perché mio padre mi ha chiesto un prestito, ma nel giro di qualche settimana dovrei aver risolto”
“Tuo padre ha bisogno di soldi?” ripeto atona.
“Sì, ha avuto qualche spesa imprevista” – spiega – “Perché ti interessa?”
Perché tuo padre ha tanti di quei soldi in mano che dubito gli serva il tuo aiuto, penso tra me e me.
Qual è il vero scopo di quel prestito? Non avrà intenzione di coinvolgere anche Stefan nei suoi sporchi affari?
“Puoi rimanere con Nina?” gli domando, prendendolo alla sprovvista.
“Sì, ma perché?” – chiede – “Dove devi andare?”
“Dove vai?”
Entrambi i fratelli Salvatore di fronte a me, pronti a farmi una raffica di domande.
“Io…”
Dannazione.
Nessuna scusa pronta.
“Sono le undici di sera, Elena” Damon è allarmato.
“Devo andare da Logan”
I due si guardano, nonostante non si parlino, e poi guardano me. Stefan incrocia le braccia al petto, Damon ha un’espressione corrucciata.
“A fare cosa? Ti sei licenziata” parla l’ultimo.
“Scusa ma devo andare”
Saluto tutti  velocemente, lasciandoli non poco sorpresi, e poi afferro il cappottino grigio e mi infilo gli stivaletti neri che richiamano il vestitino che indosso.
Sarebbe stato troppo pensare di averla fatta franca.
“Fermati,” –  Damon mi rincorre per il pianerottolo, afferrandomi per la vita e facendomi girare con una mezza piroetta – “è tardi. Cosa devi fare di così urgente da non poter aspettare?”
“Damon, puoi lasciarmi andare?” non ho voglia di confessargli che suo padre è uno stronzo manipolatore, senza neanche uno straccio di prova.
È per questo che sto andando da Logan.
Se due settimane prima, lasciare il lavoro e con esso tutto il mistero che avvolge Giuseppe Salvatore mi è sembrata la scelta migliore, ora non posso che darmi dell’idiota per averlo anche solo pensato e soprattutto per averci messo tanto a rinsavire.
Ignorare non cambierà la realtà.
Poco prima Damon mi ha detto qualcosa del genere, no?
“Non ti faccio andare via da sola, se non mi dici prima il motivo”
“Non devo rendere conto a te della mia vita. Non sei nessuno!” l’impeto con cui gli scaravento addosso quelle parole, false, lo fa indietreggiare appena.
“Lo so che non sono nessuno per te” – si rattrista – “ma tu sei tutto per me. Non te l’ho dimostrato in questi anni, è vero, ma non posso far finta di non essere preoccupato per te”
Sciolta dalla dolcezza dei suoi occhi e in colpa per quello che gli ho detto, prendo aria e poi sorrido.
“Non devi”
“Ti accompagno e ti aspetto”
“Damon…” sospiro il suo nome, stanca.
“Che stai combinando? Non ti starai cacciando in qualche guaio?”
Dannazione, come fa a capirmi così facilmente.
Ho solo un’opportunità per sfuggire alle sue domande, un’opportunità che può rivelarsi una lama a doppio taglio. Ma se lo conosco almeno un po’, so che così non farà più domande.
“Mi sono licenziata perché Logan mi ha baciata”
Sgrana gli occhi.
Anche se non è vero, ho parlato di un bacio perché so che avrebbe avuto più effetto di  un ‘non bacio’.
“Ti ha costretta a fare qualcosa che non volevi?!”
“No, era voluto da entrambi”
“La sera della cena a cui hai partecipato?”
“Sì”
Annuisce, incassando il colpo. Non saprei descrivere il suo stato d’animo, perché come previsto si è chiuso a riccio.
Sembra arrabbiato, non so se c’entri il fatto che quella stessa sera stavamo per baciarci anche noi. Ma ho ottenuto quello che volevo: niente più domande.
Scusami Damon, ma sapere in questo modo di tuo padre ti avrebbe fatto stare peggio.
“Ti accompagno e me ne vado. Và avanti con la tua macchina, io ti sto dietro con la mia”
Annuisco, consapevole del fatto che non saprò mai come placare il senso di protezione di questo ragazzo.
 
Salgo le scale di corsa, non curandomi che il rumore dei tacchi possa dare fastidio a qualcuno nel palazzo. L’ultimo sguardo di Damon, attraverso il vetro scuro del suo finestrino, è stato straziante. Sembrava distrutto, così tanto da farmi pensare che tenesse a me di più che come semplice amica.
Non ho resistito più di due secondi, gli ho dato le spalle per entrare nel portone del palazzo.
Sono le undici e mezzo.
Conoscendolo dovrebbe essere ancora in ufficio sommerso tra le scartoffie, e spero vivamente che sia così.
Suono il campanello dell’ufficio, senza pensarci, e dopo alcuni secondi me lo trovo davanti.
Camicia bianca fuori dai jeans scuri stretti e maniche arrotolate un pizzico sopra ai gomiti.
“Elena, che ci fai qui?” è sorpreso, mi sbilancerei a dire felice.
Ed è sexy.
“Lo so che mi sono licenziata e no, non mi fido di te, ma devo sapere se Giuseppe è davvero colpevole”
“Non è abbastanza ovvio da quello che hai visto?” mi chiede quasi ironico.
“Sì, ma voglio delle prove”
Alza il braccio, indicandomi l’interno dell’ufficio con il suo sguardo più accattivante.
“Accomodati”
 
Seduti a terra, tra fogli e carte di ogni genere, spulciamo tutto ciò che potrebbe risultare utile alle nostre indagini. Il mio fondoschiena ringrazia il buon gusto di Logan, o chiunque abbia avuto l’idea di mettere il parquet e un grosso tappeto al centro della stanza, se ora non sta congelando.
“Organizzano truffe perfette da anni” spiega Logan, mostrandomi articoli e articoli riguardanti feste, cene di beneficienza e associazioni di ogni tipo. Mi porge un foglio che è senza ombra di dubbio il frutto di una stampa, ma l’articolo che vi è sopra risale a trent’anni prima.
Logan ha praticamente svaligiato gli archivi di qualsiasi giornale locale della Georgia e dintorni, e scommetto che ha fatto carte false.
Il trafiletto non è degno di nota, si limita ad elogiare una organizzazione che raccoglie fondi per la costruzione di un ospedale.
È la foto ad attirare la mia attenzione.
Un Giuseppe Salvatore giovane e sorridente alza il bicchiere che ha in mano, nel pieno di un brindisi. È stato cerchiato con l’inchiostro di un pennarello rosso, suppongo da Logan.
“I fogli che ho disposto in questo raccoglitore” parla lui, sporgendosi verso di me e indicandomi la scatola di plastica trasparente al suo fianco “sono solo gli articoli contenenti foto in cui sono presenti alcuni membri del club di truffatori. Li ho cerchiati. Se guardi bene, noterai che i soggetti interessati solitamente non partecipavano alle foto di gruppo in primo piano, ma sono personaggi sullo sfondo che si trovavano a passare di lì quando la foto è stata scattata.”
Annuisco, continuando a guardare la foto di prima.
Giuseppe Salvatore non è l’unico ad essere cerchiato, vi è un uomo accanto. Giovane anche lui, capelli scuri da quello che posso intuire da una foto dalle gradazioni del grigio.
“Chi è?” chiedo, indicandolo.
“Quel bastardo del mio patrigno”
Continuo a leggere, guardare, sottolineare, mentre Logan cerca di spiegarmi ogni cosa.
“Loro organizzano feste sotto falso nome. L’ultimo generoso uomo ad accreditarne il merito è stato Marcel Montgomery.” un flash mi riporta all’intervista fatta a Giuseppe in cui me ne parlava come il figlio di un suo caro amico.
Logan continua a parlare, e lo ascolto davvero interessata.
Sarà quello che ha da dire, o sarà il modo in cui lo dice.
Mi cattura.
Ma non completamente. Una parte di me si è fermata a pensare al tono di voce che ha usato parlando del patrigno, e gli occhi venati d’odio.
“Giuseppe è in contatto con veri e propri criminali. Delinquenti che si procurano il denaro sporco. Il giorno della raccolta fondi avviene lo scambio, lui prende il denaro sporco e lo trasferisce in quegli istituti finanziari che si avvalgono del segreto bancario, cioè quelli che non vogliono sapere da dove provengono i soldi e lo versa come se fosse il ‘bottino’ raccolto alla cena. Intanto ha accesso subito al denaro pulito, quello che è stato effettivamente raccolto. Si passa poi al riciclaggio vero e proprio, attraverso l’apertura di un serie di conti bancari o investendoli in Dio sa cosa. Intanto le raccolte fondi quasi sempre sono fittizie perché al clan tocca pagare anche il giro di criminali da cui hanno ottenuto il denaro.”
Rimango a bocca aperta.
Giuseppe Salvatore ha a che fare con queste persone?
“Ma… è pericoloso” è tutto quello che riesco a dire.
Logan incurva il labbro, ma è dispiaciuto.
“Non volevo spaventarti” poggia una mano sulla mia, e io non la ritiro. Sento che questa è dove dovrebbe essere.
Il suo calore mi conforta.
“Ma nessuno si insospettisce? tante associazioni e nessun profitto”
“Fanno un colpo ogni cinque, o sei anni. Dipende. E mai nello stesso posto”
“Ho bisogno di un caffè” dico, mentre sto per alzarmi ed andare alla macchinetta. L’orologio a muro segna mezzanotte passata, penso alla mia Nina.
Chissà se sta dormendo, e chissà se Damon è tornato a casa mia.
“Ferma” – Logan mi tira di nuovo giù con una mano, facendomi perdere l’equilibrio fino a cadere sulle sue gambe – “Il caffè ti fa innervosire”
“Come lo sai?”
“Abbiamo lavorato insieme, se non ricordo male” scherza, spostandomi i capelli all’indietro in modo che il gesto risulti il più naturale del mondo.
“Ti serve così tanto tempo per corteggiare una ragazza?” – domando, ignorando l’imbarazzo dovuto alla strana posizione in cui siamo e la sua mano che mi stringe la vita – “Con Caroline ho visto che non hai fatto molta fatica”
Spinta da un impulso di gelosia, rabbia, o qualunque altro sentimento che mi attanaglia lo stomaco, mi accosto al suo viso mordendomi il labbro involontariamente.
Non è da me fare la provocante, per cui temo di essere arrossita subito dopo.
“Non ho corteggiato la tua amica” risponde roco, sfiorandomi con il pollice il labbro.
“Strano… mi è sembrato di vedervi avvinghiati per tutto il tempo”
I toni si abbassano, non aiuta, così come la luce fioca della lampada che fino a poco tempo fa ha accompagnato le nostre ricerche.
“Caroline è molto… spontanea, ma non ho mai avuto intenzione di corteggiarla.”
“Ah.” mi vergogno di aver fatto la figura della ragazza gelosa con quelle insinuazioni stizzite.
“Io desidero te”
Una dichiarazione che mi fa perdere un battito e poi le sue labbra sulle mie, senza poter distinguere chi abbia fatto il primo passo.
Iniziamo a baciarci lentamente, è lui che accompagna. Nello stesso istante in cui sento di non resistere più a quei movimenti così calcolati e frustanti, cambia ritmo avventandosi con impeto su di me e posizionandomi sotto di lui sul pavimento.
Si ferma, mi scruta, fissa le mie labbra, poi il corpo, con le dita sposta i miei capelli dal viso e mi accarezza la guancia
Porta giù la zip del vestito, che non si trova dietro ma avanti, continuando a baciarmi con urgenza.
Quando l’abito non è più un ostacolo allaccio le gambe alla sua vita e lui , con uno scatto agile, mi prende in braccio facendomi sedere su una delle scrivanie, non prima di aver buttato fogli, graffette e il resto a terra con un gesto veloce e rumoroso.
Sto per fare sesso sul posto di lavoro, tra una massa di pensieri insensati questo è il più lucido.
“Bellissima” farfuglia tra un bacio e l’altro e non capisco se quella parola sospirata è il principio o la fine di una frase che non ho sentito.
Mi afferra per la testa, cercando di avvicinarmi ancora se possibile, mentre io mi impegno a sbottonargli la camicia facendo saltare anche qualche bottone. Non sembra importagliene, anzi, per l’irruenza dei movimenti direi che l’ha eccitato.
Con uno strattone gli sfilo la cintura e lui abbassa le spalline del mio reggiseno nero.
Fortuna che ho scelto un completino quantomeno presentabile, altro pensiero pseudo razionale e poi il nulla.
La sua lingua sul mio collo, che scende sempre più giù, non mi consente di riflettere. Le preoccupazioni che mi martellavano sono scomparse, dissolte.
Un altro movimento felino e i suoi boxer sono giù, insieme alle mie mutandine.

 


* Nel capitolo 11 di ‘Una damigella per lo sposo’ Caroline racconta ad Elena che Jeremy e Bonnie sono stati a letto insieme… in un modo molto particolare.


Note:
Oggi non commento il capitolo :) ci sono molti elementi su cui discutere: da Jenna/Alaric/Mason a Jeremy/Bonnie e poi ovviamente Elena, Stefan, Damon e Logan.
Vi lascio solo una domanda:
Siete Team Caroline (pro Logan), Team Bonnie (pro Damon) o Team Jenna (pro Stefan)? :p
 
 
AVVISO
Mi dispiace comunicarvi che non so se la storia continuerà. Per vari motivi ho deciso di riscrivere/cambiare/migliorare una damigella e di questa… non so cosa fare.
Sono molto combattuta, ciò che più mi blocca dal cancellarla è l’affetto delle 15/20 ragazze che recensiscono e so che vogliono sapere come va a finire. Mi sembra giusto darvi il finale, anche perché nella mia testa la storia è già scritta e finita.
Quindi concludo dicendo che questo non è un avviso ufficiale e che finché potrò/avrò la spinta per continuare, lo farò. Ce la metto tutta!
Proprio per questo motivo ho pubblicato il ‘doppio capitolo’, per farmi anche un po’ perdonare dell’attesa passata e futura.
 
 
Grazie, un bacio a tutte!
 

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Capitolo 15
*** Eyes open ***


Riassunto delle 'puntate precedenti'
Sono passati due anni da quando Elena ha detto addio a Damon, il giorno del matrimonio di quest’ultimo, senza dirgli però la cosa più importante: è incinta di Nina. Lo confessa poco tempo dopo, a nozze e luna di miele conclusa, e la reazione di Damon non è delle migliori (come la situazione stessa):
“Permetti che io sia almeno un po’ scosso e insicuro sulla paternità dato che sei stata anche con Stefan?!” Si alzò anche lui, cambiando bruscamente i toni.
Mi portai una mano sulla fronte, stanca di dovermi ancora giustificare. Gli stavo per dire che tra me e Stefan non c’era stato nulla al di fuori di qualche bacio, ma improvvisamente un dubbio balenò nella mia mente.
“Tu stai sperando che sia di Stefan, non è vero?”
(Flashback cap. 3)
Damon all’inizio non è sicuro della paternità, considerato il fatto che ha trovato (nella storia precedente) Elena a letto con Stefan e, ancora tuttora, non sa che tra i due in realtà non è successo nulla. Accetta la cosa, e capisce che Elena non gli mentirebbe.
“Voglio questo bambino quanto lo vuoi tu… spero che tu lo voglia..” – Tentennò, correggendosi. Sfiorò con il palmo della mano la mia pancia, appena accennata. – “Sai, tra me e te non è mai facile e ci urleremo contro finché avremo voce… ma non potrei mai lasciarti. Soprattutto ora che stai per farmi un regalo del genere…Tienilo a mente nei nostri momenti peggiori.”
(Flashback cap.4)
tuttavia non è un padre presente e continua con Meredith la sua vita da sposato. A complicare le cose è il trasferimento di Elena ad Atlanta, con la zia Jenna e Mason, e quello di Damon e moglie a Denver. E Stefan, che prova ancora un grande affetto per Elena decide di seguirla e aiutarla.
I “problemi” iniziano quando Damon per il primo compleanno di Nina va stare ad Atlanta per qualche giorno. Con sé, inoltre, porta notizie su Alaric Saltzman (l’uomo che si pensava morto e al quale Connor – ex compagno di Jenna e padre di Kyle – aveva rubato l’identità).
“Connor credeva di averlo ucciso, invece gli ha provocato una forte lesione alla testa causandogli gravi problemi, tra cui la perdita della memoria. È stato trovato per strada da un uomo ma, essendo senza documenti, dopo le prime ricerche a vuoto è stato mandato in un centro di recupero”
“Cosa?!” – Non posso crederci – “Non c’era nessuno che lo cercava? Come è possibile che quest’uomo sia stato dimenticato dal mondo?!”
“Alaric è di Montréal, canadese, e si trovava a Denver, per giunta ubriaco, per scappare da un matrimonio fallimentare. Figlio unico, genitori morti e un’ex moglie che non aveva nessuna voglia di sentirlo o vederlo.”
“E tu? Tu come fai a sapere tutte queste cose di lui?”
“Ha iniziato a recuperare la memoria un anno fa su avvenimenti della sua vita a Los Angeles. Ha ricordato tutto, o quasi, quando per caso ha visto la foto di Connor su un articolo di qualche mese fa, che parlava del processo ancora in atto e di alcuni buchi neri nella vicenda che riguardavano, appunto, la scomparsa senza ritrovamento del corpo di Alaric Saltzman”
“E come ti ha trovato?”
“Ha letto il nome del tuo avvocato difensore, o meglio il cognome, sul giornale” –  Stefan. –“E ha contattato me, un Salvatore a Denver che viene da Mystic Falls”

(Damon ed Elena, dal capitolo 8)
L’arrivo di Alaric non ci vuole, perché contro ogni aspettativa l’uomo inizia a legarsi a Jenna che proprio in quell’ultimo periodo sembrava volesse accettare i sentimenti di Mason. Elena si accorge che tra la zia e Alaric c’è una scintilla, il problema è ammetterlo e parlarne con Mason che intanto è diventato il suo migliore amico.
“Devo preoccuparmi?” mi domanda Mason. Deglutisce. Occhi sulle zucchine che sta affettando nervosamente.
“Cosa?”
Indica di sfuggita Jenna e Alaric.
I due sono estraniati nel loro mondo.
“A stai dicend… no, no!” mi affretto a negare, sventolandogli le mani davanti.
Ancora una volta do l’impressione di essere troppo agitata per una che non ha niente da nascondere.
Mason mi osserva, poi osserva loro.
La sua espressione è più contratta, disturbata.
“Non preoccuparti” – mi calmo, poggiandogli una mano sulla spalla – “Jenna ha scelto te”
E spero che nulla sia cambiato, penso. Ma questo lo tengo per me.
“Me lo diresti, vero? Se tu sapessi qualcosa, me lo diresti?”
È una supplica la sua più che una richiesta. È seriamente preoccupato, il tono della voce cedevole.
“Mason, ma cosa stai dicendo?”
Continua a non guardarmi,  e da una parte preferisco così.
“Se tu vedessi qualcosa… dico, tra loro.”
Ed ecco il colpo di grazia.
Come posso dirgli che qualcosa ho visto? Qualcosa a cui non saprei dare un nome, ma che si percepisce, è arrivata anche a lui.
Ma sarebbe inutile fargli del male così, quando nulla di concreto è successo.

(Mason ed Elena, capitolo 13)
Damon chiarisce ad Elena la sua situazione con Meredith.
“Io e Meredith siamo in un brutto momento”
Confessa, rabbuiandosi un po’.
[…]
“Noi…” – Si blocca – “Non saprei neanche come definire la situazione in cui stiamo. Ci siamo presi una pausa… più o meno”
[Damon, capitolo 8]
Tra i due c’è un momento di intesa e quasi un bacio, Damon si sposta però perché ancora sposato con Meredith.
Elena è confusa, prova per lui ancora qualcosa, ma anche tanto risentimento. Alla fine provano ad essere amici, e di mettere da parte i loro contrasti per il bene di Nina.
Sierra, la nonna di Elena, arriva in città.
“Quel Damon… non mi è mai stato simpatico” – Commenta– “Mi ricorda troppo suo padre”
“Giuseppe?” – Domanda Care – “è un uomo d’oro.. Damon non gli somiglia per niente!”
“Care… non parlare così di Damon.” La riprendo, un po’ infastidita.
Si sta impegnando per farsi perdonare, e io credo in lui.
“Scusami, dimenticavo che ora siete amici”
“Ragazze, ricordate sempre che non è tutto oro quello che luccica” –  Commenta mia nonna, voltandosi poi verso di me – “Fin quando avrai entrambi i Salvatore al tuo fianco, sarai condannata”

(Sierra, Capitolo 11)
In tutto ciò, Elena inizia a lavorare per Logan come apprendista giornalista. Logan è il ragazzo conosciuto al matrimonio di Damon, solo in seguito lui gli confessa che era lì per indagare su Giuseppe Salvatore e su un uomo che, poco più tardi, si scoprirà essere il patrigno del ragazzo. Quest’ultimi organizzano false raccolte fondi per riciclare denaro. Chiede ad Elena di aiutarlo nell’indagine, e lei mossa dal suo senso innato della giustizia decide di aiutarlo. Tra i due però, una sera, lavorando, scatta qualcosa. Il culmine di una passione che è stata repressa per ben due anni.
Sto per fare sesso sul posto di lavoro, tra una massa di pensieri insensati questo è il più lucido.
“Bellissima” farfuglia tra un bacio e l’altro e non capisco se quella parola sospirata è il principio o la fine di una frase che non ho sentito.
Mi afferra per la testa, cercando di avvicinarmi ancora se possibile, mentre io mi impegno a sbottonargli la camicia facendo saltare anche qualche bottone. Non sembra importagliene, anzi, per l’irruenza dei movimenti direi che l’ha eccitato.
Con uno strattone gli sfilo la cintura e lui abbassa le spalline del mio reggiseno nero.
Fortuna che ho scelto un completino quantomeno presentabile, altro pensiero pseudo razionale e poi il nulla.
La sua lingua sul mio collo, che scende sempre più giù, non mi consente di riflettere. Le preoccupazioni che mi martellavano sono scomparse, dissolte.
Un altro movimento felino e i suoi boxer sono giù, insieme alle mie mutandine.

(dall’ultimo capitolo)
E così siamo rimasti :)
Ah, ricordiamoci che Damon nel capitolo scorso ha accompagnato Elena davanti al portone della redazione.


14
“Il preservativo” sussurro, affondando con le unghie in quelle spalle che ho scrutato e bramato negli ultimi due anni, senza mai ammetterlo.
“Subito” si china per prendere il jeans a terra, e frugando all’interno, estraendone immediatamente la confezione quadrata.
Prevedibile.
Ci avrei giurato che fosse uno di quelli coll’istinto del controllare le nascite.
Glielo rubo dalle mani e sto per aprirlo, quando sento i polsi bloccati.
“No, aspetta”
Cosa gli è preso?
“Non possiamo”
Di nuovo quelle parole.
Faccio così tanto schifo al genere maschile?!
“Che…”
“Tu mi piaci Elena, come mai nessuna”
“Allora perché…” la voce mi si spezza a metà frase.
Logan riporta su l’intimo, prima il mio e poi il suo, e io obbedisco alle sue azioni.
Mi prende il viso nelle mani, ed è ancora affannato - tanto da sentire il suo respiro ansante sul mio viso - e visibilmente eccitato.
“Proprio perché mi piaci, non può andare così” – lo fisso scombussolata, così tanto da non provare vergogna per la strana posizione che mi tiene in bilico sulla scrivania – “Voglio un appuntamento”
“Cosa?!” esclamo, non trattenendo una risata isterica.
“Non sarei un gentlemen se non ti portassi prima a cena” sorride, stringendomi, e stampandomi un casto bacio sulle labbra.
“Sei il primo ragazzo che rifiuta del sesso sicuro senza dover mettere mano al portafoglio”
Continuo a ridere, e la mia risata è soffocata tra un bacio e l’altro.
“Sai che sono un megalomane!” – risponde – “e mi piacciono le sfide!”
Ci rivestiamo, poche parole e battute scambiate ma una buona dose di coccole e sguardi dolci.
“Voglio parlarti di me, dirti cose che non sai” – parla di punto in bianco, tornando assolutamente serio – “non voglio che tu un giorno ti penta di aver fatto l’amore con me”
Rimango in silenzio.
Lui continua.
“Ho fatto qualcosa, che non ti piacerà, forse mi odierai”
“Cosa hai fatto?”
“Ma prima che tu possa odiarmi e cancellarmi dalla tua vita, dammi una possibilità”
“Logan…” – prende la mani nelle sue e mi guarda così intensamente da farmi dimenticare ogni cosa intorno a noi – “Che significa che ti odierò?!”
“Domani vieni a cena con me, ti dimostrerò che tengo a te e che posso renderti felice… e poi deciderai cosa fare”
“Mi confondi. Perché ti dovrei odiare?”
“Dimmi di sì”
“Sì” un sussurro dalle mie labbra. Non so neanche cosa mi abbia spinto a dirlo. I suoi baci? Le sue carezze? O il modo in cui mi ha appena guardato e parlato, come se fossi l’unica donna sulla faccia della terra.
Mi è mancato questo sguardo.
Non saprei dire quando è stata l’ultima volta che qualcuno mi ha guardato così e mi ha fatto emozionare allo stesso tempo.
“Ti accompagno a casa” Mi dice poco dopo.
“No, ho la mia macchina qui… e ho bisogno di stare un po’ da sola”
“Insisto”
“Continua a lavorare. Ti ho distratto fin troppo…”
“La migliore distrazione del mondo”
Si avvicina per darmi l’ennesimo bacio, e nonostante le ultime dichiarazioni ambigue non riesco a scostarlo. È un bacio che voglio almeno quanto lui.
“Ora vado” dico, ma lui mi blocca.
“Sei testarda… chiamami quando torni a casa” – annuisco sorridente – “Sappi che tra venti minuti inizierò a bombardarti di chiamate e messaggi e potrei venire a cercarti per tutta la città”
Un ultimo bacio e sono giù per le scale, sorridente e su di giri come non mai.
Mi sembra di aver sognato, i ricordi di poco prima sono poco nitidi e confusi. Probabilmente mi sono troppo concentrata su di lui e sui battiti del mio cuore per poter dare abbastanza attenzione al resto.
Ma non mi riconosco, mi sento strana.
La solita Elena non si sarebbe comportata così, e se Logan non mi avesse fermato…
Eppure lui mi ha trasformato in un’altra ragazza, e devo ammettere che non mi dispiace.
Mi sono lasciata andare, e per la prima volta dopo tre anni mi sono sentita libera.
I miei sentimenti per lui sono cresciuti in tutto questo tempo, così lentamente da non accorgermene, e stasera sono arrivati al culmine.
Un ‘però’ gigante aleggia nella mia testa.
Ha qualcosa da dirmi, qualcosa che non si prospetta nulla di buono. Allora perché sono così felice? Sapendo che la favola, con buone possibilità, finirà domani sera?
Perché non sono spaventata dalla sua rivelazione.
In fondo però mi sono già risposta.
Logan ha dimostrato di essere un uomo con la ‘U’ maiuscola.
Poteva andare fino in fondo, ma non l’ha fatto. Questo significherà pur qualcosa.
Lo squillo del telefono mi risveglia dai pensieri: è un messaggio.


Ti ho chiamato un taxi.
Logan.’
 
Non ho il tempo di sorridere, né di sbuffare, perché un’ombra lontana da me di qualche metro mi costringe ad aguzzare la vista.
Damon, appoggiato alla sua auto, con le braccia incrociate al petto.
“Che ci fai tu qui?!”
“Ti aspettavo” con uno slancio si porta verso di me.
“Sono stata sopra almeno due ore!” esclamo.
“Già” – abbassa gli occhi sull’asfalto, gli sfugge una mezza risata ma è evidente che non è per nulla divertito – “Non sapevo neanche se saresti scesa per questa notte”
“Damon… non avrei mai passato la notte fuori, lontana da Nina”
“Quel tipo poteva avere almeno la decenza di accompagnarti a casa” commenta duro, ed è chiaro che pensa che lì sopra sia successo qualcosa.
“Perché sei rimasto?”
“Non lo so. Molti lo chiamano masochismo…” Sorride ancora amaro.
“Damon…”
“…e poi ero curioso, vorrei vedere questo Logan in faccia…”
“Vuoi che salga sopra e te lo presenti?” chiedo retorica, leggermente infastidita.
“…ma prima di tutto ero preoccupato per te” ammette infine.
“Oppure hai paura che io mi stacchi da te” le parole escono senza chiedermi prima il permesso.
Mi pento subito di quello che ho appena detto, ho appena dato sfogo ad un pensiero che reprimo da un bel po’ di tempo e che probabilmente darà la spinta per una discussione infinita.
“Ti sei già staccata da me” – risponde lui, calmo a discapito delle mie previsioni – “Ma da quando quel pazzo psicopatico ti ha messo le mani addosso mi sono ripromesso che non avrei permesso più a nessuno di farti del male”
Sento una morsa nello stomaco ad ascoltarlo parlare in quel modo.
“Peccato che in questo ultimo anno tu non abbia fatto un granché. E ora usi questa scusa per pedinarmi!” – alzo la voce, ma subito dopo me ne pento quindi cerco di porre rimedio – “Quello che è successo non ha a che fare con te, non devi sentirti in colpa. Quello che volevo dire è che hai la tua vita, non puoi seguirmi dappertutto”
“Andiamo,” – stizzito, decide di non continuare la discussione – “ti accompagno a casa”
“Sta arrivando il mio taxi, grazie Damon. Torna a casa” affermo, accecata quasi dai fanali dell’auto gialla accostata al marciapiede.
 
Il giorno seguente
“O mio Dio” – prorompe Caroline – “questa è una notizia grandiosa! Cioè… non il fatto che hai rifiutato del sesso con quell’adone ma perché ci esci a cena!”
“Non sono stata io a rifiutarlo” preciso.
“Si è comportato da galantuomo. Elena, sono contenta per te. Sul serio.” Bonnie mi sorride, e lo capisco dal suo sguardo che è sincera. Peccato che dentro di me non riesco a trovare ancora pace; le parole di Logan risuonano nella mia testa: deve parlarmi di qualcosa. Ed è anche qualcosa di serio per mettere in discussione un eventuale relazione tra noi. Assillata dai miei stessi pensieri e dall’incessante bofonchiare di Caroline circa il suo, ancora paradossalmente valido, voto di castità, per poco non mi accorgo che siamo arrivate proprio di fronte casa mia.
“Io e Bonnie andiamo dall’estetista ora, sicura di non voler venire con noi?” mi propone nuovamente Care. Sinceramente l’idea di ricostruirmi le unghie non mi alletta per nulla, per di più ho delle questioni urgenti da sbrigare. Questioni che mi hanno costretto a far slittare di un giorno l’appuntamento con Logan - quindi a rimandare irrimediabilmente la mia confusione mista alla voglia di stare con lui - e che portano il nome di Giuseppe Salvatore.
A questo punto dell’indagine, con tutte le prove in mano, non posso più tirarmi indietro. Se prima cercavo di tutelare Damon e Stefan non aprendo la bocca senza sapere nulla di certo, ora devo agire.
Salgo frettolosamente le scale del palazzo, estraendo le chiavi dalla borsa con non poca fatica. Devo raccogliere alcune copie dei documenti raccolti con Logan e dirigermi allo studio di Giuseppe; gli avrei dato una possibilità. La possibilità di spiegarsi, di provare il contrario o, al limite, di fargli giurare che avrebbe cambiato la situazione.
Entro in casa e stando sovrappensiero, per l’ennesima volta, in un primo momento non faccio caso al silenzio tombale e all’oscurità che caratterizzano l’abitazione. Strano, penso. I bambini sono dalla nonna, Sierra, ma Mason e Jenna sono comunque molto chiassosi. L’idea di quei due chiusi in camera, a fare chissà che, mi sfiora e per un secondo lo spero davvero. Mason è stato molto paziente, forse Jenna lo sta ‘premiando’.
Con questa convinzione sgattaiolo verso il mio buco locale, ridendomela silenziosamente, per recuperare le carte di cui ho bisogno; ma mentre sto per aprire la porta della mia stanza, sbando a causa di un rumore, proveniente dal corridoio, seguito da varie imprecazioni.
“Mason” – esclamo stupita, vedendolo trascinare una valigia nel buio del corridoio – “Che… che cosa stai facendo?”
Non una parola, solo uno sguardo che penso non dimenticherò mai. Le luci della strada entrano dalle grandi finestre del soggiorno, creando un effetto strano quanto suggestivo all’interno della stanza. È solo grazie a queste che riesco a scorgere i suoi occhi lucidi.
Confusa, mi avvicino, lo scuoto cercando di farlo parlare.
“Che significa? Perché questa valigia? Che ti è successo?” - la mia preoccupazione cresce, mentre lui rimane ancora impassibile come se io non ci fossi. Fissa il vuoto.
“Perché non me lo hai detto?” – è la prima frase che esce dalla sua bocca, scuoto la testa facendogli intuire che non sto capendo di cosa parla – “Eppure ieri te l’ho chiesto con il cuore in mano”.
“Di che parli? Non ti seguo”
“Jenna” – sussurra tra le labbra con una voce rotta dal pianto che non riesce a mascherare nonostante gli sforzi – “Lei…”
“Mason…” – mi lascio scappare il suo nome come se pronunciandolo potessi sfogare tutta la frustrazione che provo nel vederlo in quelle condizioni. Non ha ancora detto niente, ma dentro di me ho appena capito tutto.  Prendo la valigia che ha tra le mani, e lievemente lo spingo verso il divano facendolo sedere vicino a me. Gli metto una mano sulla spalla e prego, prego con tutta me stessa che non è quello che sto immaginando. Prego che si tratti di un normale litigio di coppia, sul non trovarsi d’accordo su quale detersivo usare o su che film vedere.
“Tu lo sapevi che Jenna provava qualcosa per quel…” – non mi è chiara la fine della frase ma potrei giurare di aver sentito ‘quel figlio di puttana’.
Non rispondo, non so che dire, la vergogna e il senso di colpa mi immobilizzano rendendomi incapace di dire qualsiasi cosa.
 
“Puoi far finta di non vedere quello che c’è tra due persone, ma prima o poi sarà impossibile negarlo”
 
Mi appare Damon, e quello che mi aveva detto solo la sera prima. Quanto aveva ragione, e quanto sono stata stupida a pensare che se avessi ignorato la cosa non sarebbe diventata reale.
 
“Fai aprire gli occhi a Mason, prima che sia troppo tardi”
 
Ancora Damon, ancora le sue parole. Lui, che con la sua schiettezza e i suoi modi poco carini si è comportato molto più da amico con Mason di quanto non avessi fatto io.
“Perché non mi hai detto niente?” – ripete la stessa domanda due, tre, mille volte. Ho perso il conto. E io, lì accanto a lui, che non posso aiutarlo.
Avrei potuto, ma ormai è troppo tardi.
“Scusami” – soffio al suo orecchio, abbracciandolo – “Io… sono stata una pessima amica.”
Punta i suoi occhi, pieni di lacrime, nei miei e io ho un tuffo al cuore – “Sono stato uno stupido a pensare che prima o poi mi avrebbe amato. Sono passati tre anni, tre fottutissimi anni… un tempo troppo lungo per sperare che una persona si innamori di te. E lui? Quel tipo che conosce da… quanto? Due settimane? Lui è riuscito a farle mettere in dubbio questi tre anni in un battito di ciglia.”
“Tu hai fatto così tanto per Jenna” – gli prendo le mani, dando forza a me stessa per non tremare – “Più di quanto potrebbe fare qualsiasi altra persona. Non sei stato uno stupido, non dirlo neanche per scherzo. È solo grazie a te se ora lei è di nuovo in piedi.”
Ovviamente le mie parole non gli sono di conforto, perché fionda il viso nelle mani, sporgendosi verso il pavimento. Sto male a sentirlo singhiozzare, sto ancora peggio al pensiero che in qualche modo avrei potuto aiutarlo se solo non avessi ignorato ciò che mi si è presentato così chiaramente davanti ai miei occhi. E mi sovviene il momento in cui ho visto Jenna e Alaric parlare in modo così affiatato in quell’angolo del bar.
Mason è irriconoscibile. Non l’ho mai visto così, farei qualsiasi cosa per farlo stare meglio ma in verità non c’è nulla che possa fare.
“Sono un illuso” – ripete, ma ciò che mi fa più male solo le parole sussurrate subito dopo – “Come farò ora? L’ho persa per sempre, e ho perso per sempre anche Kyle.”
“Cosa dici Mason?! Kyle ti vorrà sempre bene, lo potrai vedere quando vuoi. Te lo porterò io, ogni giorno” – sì, gliel’avrei portato ogni giorno se l’avesse fatto stare meglio.
“Sai che non è possibile. Non ho nessun diritto nei suoi confronti. Io…” – esita – “devo andarmene da qui prima che torni lei, non ce la faccio a vederla”
Si alza di fretta dal divano, si sistema i capelli nervosamente e afferra la valigia lasciata al centro sala poco prima.
“Mason, ci sono sempre per te. Anche alle tre di notte, qualsiasi cosa tu abbia bisogno.” – lo seguo, e per un attimo sembra che lo stia scongiurando di farsi aiutare, o di restare. Perché questa casa senza di lui, non la immagino più – “Dimmi che posso fare per farti stare meglio, qualsiasi cosa.”
“Ci sono due cose che puoi fare per me. La prima è prenderti cura di tua zia, e assicurarti che qualsiasi uomo entrerà nella sua vita la meriti per davvero” – non riesce a smettere di piangere, e io provo a fermare le mie lacrime che minacciano di uscire da un momento all’altro – “La seconda: sii sincera con Damon e Stefan, sempre. E anche con quel Logan. Solo tu puoi sapere che cosa provi dentro di te, ma non tenere legato a te qualcuno a cui, sai, non potrai mai darti completamente.”
Rimango completamente senza parole, ma in quel preciso momento apro gli occhi.

 
Note:
 
Non entro nel sito... da non so, mesi?
La verità è che mi sono successe molte cose, e mi sono lasciata trasportare dagli eventi della mia vita... e ho iniziato ad odiare questa storia, tanto da non voler vedere nemmeno di sfuggita il file sul pc.
Il capitolo (per metà) era già stato scritto ad Agosto, ma solo ora mi sono un po’ sbloccata. Ho fatto un riassunto un po’ particolare all’inizio perché è passato molto tempo e ovviamente nessuno ha tempo da perdere per rileggere la storia e ricollegarsi! xD
Ho scritto e pubblicato soprattutto pensando a voi, il vostro supporto è stato spettacolare e ovviamente non mi lascia indifferente.
Voi che mi avete sempre seguita e dato la vostra opinione…e insomma, una fine ve la devo. Non faccio promesse, ma cercherò di non deludervi… sempre se c’è ancora qualcuno che mi segue! xD
Purtroppo al momento non posso rispondere alle recensioni passate ma ringrazio ognuno di voi, grazie grazie grazie.
Vi rispondo alle domande/’lamentele’ più frequenti:
-Elena non è nel bel mezzo di un quadrato amoroso. Lei non è più legata sentimentalmente a nessuno. Ovviamente ha dei trascorsi con i Salvatore, e solo una persona senza sentimenti potrebbe dimenticarli così, come se niente fosse.
E' libera di frequentarsi/fare sesso con chi vuole. E' stata in clausura per un po' troppo tempo non trovate?
- Il suo legame con Stefan non è un mio modo di ficcarlo nella storia e allungare il brodo il più possibile... ma una situazione che si è andata a creare con l'assenza di Damon, e ovviamente Stefan ama Nina e ama anche Elena ed Elena proverà sempre un sentimento per lui.
Logicamente la cosa si svilupperà.
 
Mi scuso ancora con tutte voi e vi ringrazio di nuovo… fatemi sapere che ne pensate del capitolo :)

 

 

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Capitolo 16
*** I've Never Loved You ***


Riassunto delle 'puntate precedenti'
Sono passati due anni da quando Elena ha detto addio a Damon, il giorno del matrimonio di quest’ultimo, senza dirgli però la cosa più importante: è incinta di Nina. Lo confessa poco tempo dopo, a nozze e luna di miele conclusa, e la reazione di Damon non è delle migliori (come la situazione stessa):
“Permetti che io sia almeno un po’ scosso e insicuro sulla paternità dato che sei stata anche con Stefan?!” Si alzò anche lui, cambiando bruscamente i toni.
Mi portai una mano sulla fronte, stanca di dovermi ancora giustificare. Gli stavo per dire che tra me e Stefan non c’era stato nulla al di fuori di qualche bacio, ma improvvisamente un dubbio balenò nella mia mente.
“Tu stai sperando che sia di Stefan, non è vero?”
(Flashback cap. 3)
Damon all’inizio non è sicuro della paternità, considerato il fatto che ha trovato (nella storia precedente) Elena a letto con Stefan e, ancora tuttora, non sa che tra i due in realtà non è successo nulla. Accetta la cosa, e capisce che Elena non gli mentirebbe.
“Voglio questo bambino quanto lo vuoi tu… spero che tu lo voglia..” – Tentennò, correggendosi. Sfiorò con il palmo della mano la mia pancia, appena accennata. – “Sai, tra me e te non è mai facile e ci urleremo contro finché avremo voce… ma non potrei mai lasciarti. Soprattutto ora che stai per farmi un regalo del genere…Tienilo a mente nei nostri momenti peggiori.”
(Flashback cap.4)
tuttavia non è un padre presente e continua con Meredith la sua vita da sposato. A complicare le cose è il trasferimento di Elena ad Atlanta, con la zia Jenna e Mason, e quello di Damon e moglie a Denver. E Stefan, che prova ancora un grande affetto per Elena decide di seguirla e aiutarla.
I “problemi” iniziano quando Damon per il primo compleanno di Nina va stare ad Atlanta per qualche giorno. Con sé, inoltre, porta notizie su Alaric Saltzman (l’uomo che si pensava morto e al quale Connor – ex compagno di Jenna e padre di Kyle – aveva rubato l’identità).
“Connor credeva di averlo ucciso, invece gli ha provocato una forte lesione alla testa causandogli gravi problemi, tra cui la perdita della memoria. È stato trovato per strada da un uomo ma, essendo senza documenti, dopo le prime ricerche a vuoto è stato mandato in un centro di recupero”
“Cosa?!” – Non posso crederci – “Non c’era nessuno che lo cercava? Come è possibile che quest’uomo sia stato dimenticato dal mondo?!”
“Alaric è di Montréal, canadese, e si trovava a Denver, per giunta ubriaco, per scappare da un matrimonio fallimentare. Figlio unico, genitori morti e un’ex moglie che non aveva nessuna voglia di sentirlo o vederlo.”
“E tu? Tu come fai a sapere tutte queste cose di lui?”
“Ha iniziato a recuperare la memoria un anno fa su avvenimenti della sua vita a Los Angeles. Ha ricordato tutto, o quasi, quando per caso ha visto la foto di Connor su un articolo di qualche mese fa, che parlava del processo ancora in atto e di alcuni buchi neri nella vicenda che riguardavano, appunto, la scomparsa senza ritrovamento del corpo di Alaric Saltzman”
“E come ti ha trovato?”
“Ha letto il nome del tuo avvocato difensore, o meglio il cognome, sul giornale” –  Stefan. –“E ha contattato me, un Salvatore a Denver che viene da Mystic Falls”

(Damon ed Elena, dal capitolo 8)
L’arrivo di Alaric non ci vuole, perché contro ogni aspettativa l’uomo inizia a legarsi a Jenna che proprio in quell’ultimo periodo sembrava volesse accettare i sentimenti di Mason. Elena si accorge che tra la zia e Alaric c’è una scintilla, il problema è ammetterlo e parlarne con Mason che intanto è diventato il suo migliore amico.
“Devo preoccuparmi?” mi domanda Mason. Deglutisce. Occhi sulle zucchine che sta affettando nervosamente.
“Cosa?”
Indica di sfuggita Jenna e Alaric.
I due sono estraniati nel loro mondo.
“A stai dicend… no, no!” mi affretto a negare, sventolandogli le mani davanti.
Ancora una volta do l’impressione di essere troppo agitata per una che non ha niente da nascondere.
Mason mi osserva, poi osserva loro.
La sua espressione è più contratta, disturbata.
“Non preoccuparti” – mi calmo, poggiandogli una mano sulla spalla – “Jenna ha scelto te”
E spero che nulla sia cambiato, penso. Ma questo lo tengo per me.
“Me lo diresti, vero? Se tu sapessi qualcosa, me lo diresti?”
È una supplica la sua più che una richiesta. È seriamente preoccupato, il tono della voce cedevole.
“Mason, ma cosa stai dicendo?”
Continua a non guardarmi,  e da una parte preferisco così.
“Se tu vedessi qualcosa… dico, tra loro.”
Ed ecco il colpo di grazia.
Come posso dirgli che qualcosa ho visto? Qualcosa a cui non saprei dare un nome, ma che si percepisce, è arrivata anche a lui.
Ma sarebbe inutile fargli del male così, quando nulla di concreto è successo.

(Mason ed Elena, capitolo 13)
Damon chiarisce ad Elena la sua situazione con Meredith.
“Io e Meredith siamo in un brutto momento”
Confessa, rabbuiandosi un po’.
[…]
“Noi…” – Si blocca – “Non saprei neanche come definire la situazione in cui stiamo. Ci siamo presi una pausa… più o meno”
[Damon, capitolo 8]
Tra i due c’è un momento di intesa e quasi un bacio, Damon si sposta però perché ancora sposato con Meredith.
Elena è confusa, prova per lui ancora qualcosa, ma anche tanto risentimento. Alla fine provano ad essere amici, e di mettere da parte i loro contrasti per il bene di Nina.
Sierra, la nonna di Elena, arriva in città.
“Quel Damon… non mi è mai stato simpatico” – Commenta– “Mi ricorda troppo suo padre”
“Giuseppe?” – Domanda Care – “è un uomo d’oro.. Damon non gli somiglia per niente!”
“Care… non parlare così di Damon.” La riprendo, un po’ infastidita.
Si sta impegnando per farsi perdonare, e io credo in lui.
“Scusami, dimenticavo che ora siete amici”
“Ragazze, ricordate sempre che non è tutto oro quello che luccica” –  Commenta mia nonna, voltandosi poi verso di me – “Fin quando avrai entrambi i Salvatore al tuo fianco, sarai condannata”

(Sierra, Capitolo 11)
In tutto ciò, Elena inizia a lavorare per Logan come apprendista giornalista. Logan è il ragazzo conosciuto al matrimonio di Damon, solo in seguito lui gli confessa che era lì per indagare su Giuseppe Salvatore e su un uomo che, poco più tardi, si scoprirà essere il patrigno del ragazzo. Quest’ultimi organizzano false raccolte fondi per riciclare denaro. Chiede ad Elena di aiutarlo nell’indagine, e lei mossa dal suo senso innato della giustizia decide di aiutarlo. Tra i due però, una sera, lavorando, scatta qualcosa. Il culmine di una passione che è stata repressa per ben due anni. Logan, però, si ferma e decide di invitare Elena ad un appuntamento galante, confessa di doverle parlare.
Mason, intanto, capisce che tra Jenna e Alaric c'è di più di una semplice amicizia.
Dall'ultimo capitolo:

“Ci sono due cose che puoi fare per me. La prima è prenderti cura di tua zia, e assicurarti che qualsiasi uomo entrerà nella sua vita la meriti per davvero” – non riesce a smettere di piangere, e io provo a fermare le mie lacrime che minacciano di uscire da un momento all’altro – “La seconda: sii sincera con Damon e Stefan, sempre. E anche con quel Logan. Solo tu puoi sapere che cosa provi dentro di te, ma non tenere legato a te qualcuno a cui, sai, non potrai mai darti completamente.”
Rimango completamente senza parole, ma in quel preciso momento apro gli occhi.

 
15

Mason, i suoi occhi, le sue lacrime. Non riesco a scrollarmi di dosso quelle immagini, o forse semplicemente non posso e non voglio.
Fino a che punto può spingersi l’egoismo di un essere umano? Questa domanda rimbomba nella mia testa mentre spingo il piede sull’acceleratore ancora una volta e sorpasso l’ennesima macchina troppo lenta per me e i miei pensieri che sfrecciano alla velocità della luce. Parcheggio non curandomi minimamente della segnaletica stradale, il portone è aperto per cui inizio a correre per le scale sicura di trovarlo in casa.
Mason mi ha fatto aprire gli occhi; sono nel posto giusto, peccato che ci abbia messo così tanto per arrivare.
“Elena, che ci fai qui?”
È sorpreso di vedermi, ed io già non posso trattenere le lacrime.
“Devo parlarti” sussurro, ancora con il fiatone.
Stefan apre la mano, indicandomi il salone, ed è visibilmente confuso dal mio arrivo inaspettato e dalla mia aria stravolta.
“C’è qualche problema? Nina sta bene?” mi tocca le spalle, vuole rassicurarmi come ha sempre fatto da quando ci conosciamo.
Ho lasciato che lo facesse troppe volte.
Non è come Damon, non si arrabbia, non mi odia, non mi urla contro. No, Stefan è diverso. Con tutto quello che gli ho fatto passare è ancora qui per me.
“Stefan devo parlarti” ripeto, prendo tempo, sospiro.
 “Calmati Elena, siediti. Vuoi che ti porti un bicchiere d’acqua?” è seriamente preoccupato, lo noto dal modo in cui aggrotta le sopracciglia e si porta la mano dietro la nuca. Lo fa sempre.
Insiste nel farmi sedere, indugiando un poco sull’imitarmi o meno. Alla fine sceglie di posizionarsi accanto a me sul divano.
“No, ho bisogno di parlarti subito”
“Avanti” mi sprona, e ne ho bisogno perché ora come ora sembro aver perso tutto il coraggio di poco fa.
Non riesco, non posso.
Devo.
Mi porto le mani nei capelli.
“Devo chiederti di allontanarti da me e Nina.”
L’ho detto.
“Cosa?” Esclama, incredulo avvicinandosi di un passo verso di me.
“Non fraintendermi. Tu sei suo zio, e ti prego di continuare ad esserlo sempre e di continuare a volerle bene.”
La voce mi si spezza, ma non posso avere cedimenti.
“Ma cosa stai dicendo?” – sembra alterarsi – “Che significa che devo allontanarmi da voi?”
“Non mi sono comportata bene con te Stefan, non l’ho mai fatto. Tu mi sei stato sempre accanto ma non lo merito.”
“Elena…” – si avvicina per toccarmi le spalle, vuole confortarmi – “Stai farneticando. Tu meriti tutto.”
“No!” – alzo la voce, quasi urlo alzandomi di scatto – “Non merito te! Ti sto tenendo vicino perché sono una fottuta egoista!”
“Smettila ora!” – stranamente mi risponde a tono, seguendomi per la stanza che sto percorrendo come una matta  – “Non so cosa ti sia preso.”
“Tu pensi che tra di noi ci sia ancora qualcosa?” gli chiedo, ritornando calma. Ho paura della riposta.
“Ma ora…” – non sa cosa rispondere, esita – “non ho mai pensato… cioè, non ti sto vicino per questo.”
Lo so benissimo, Stef. Tu mi stai vicino a prescindere.
“Questi ultimi anni siamo stati così uniti” – gli dico – “Sembravamo una vera famiglia, io tu e Nina.”
“Sì, beh… noi siamo una famiglia in un certo senso” sposta lo sguardo sul pavimento.
“Ci hanno scambiato per marito e moglie così tante volte…” – ricordo – “e tu hai sempre trattato Nina come se fosse tua figlia”
“Non intendevo…”
“Non te ne sto facendo una colpa, anzi te ne sono grata, davvero. Non meriti di vivere così. Devi incontrare qualcuna che ti ami, sposarti, avere dei figli tuoi. Non puoi continuare a vivere in questo castello di carta.”
“Non ti seguo, davvero” – inizia ad agitarsi, ma gliene do atto. Non riesce a starmi dietro, tuttavia a stento ci riesco io stessa – “Certo, non siamo una coppia e non abbiamo costruito una famiglia vera e propria ma per me sei importante e Nina ancora di più, se è possibile. E niente cambierà le cose.”
“Hai lasciato Rebekah per me.” Mormoro, e tutto il senso di colpa ritorna a tormentarmi.
“Dio, Elena…” – sbuffa – “Perché tiri in mezzo una storia ormai vecchia? E poi io non l’ho lasciata per te…”
“Le stavi per chiedere di sposarti! Se non fossi arrivata io…” esclamo.
“I tuoi discorsi sono assurdi… questa situazione è assurda! Ne abbiamo già parlato. È vero il tuo arrivo è stato fondamentale, ma mi ha solo aperto gli occhi!”
“Giurami che da quando è nata Nina, in tutto questo tempo, non hai mai sperato che tra di noi potesse rinascere qualcosa!”
Silenzio.
Stefan non risponde.
Come immaginavo.
“Giuramelo!” Dico più forte.
“Cosa importa? Ti ho sempre trattato come amica!”
“Importa eccome” – sospiro per l’ennesima volta – “Non esisto solo io. Non gira tutto intorno a me”
“Sono io che ho scelto di trasferirmi qui, starti vicino. Senza nulla in cambio… allora qual è il tuo problema?!” sputa quest’ultima frase. Negli occhi leggo soltanto frustrazione, non può reggere questa conversazione ancora a lungo come non può sopportare questo limbo al confine tra l’amicizia e l’amore in cui si è intrappolato con me.
“Il mio problema è che mi sento in colpa!” – caccio tutta la voce, sforzandomi di essere più spietata possibile – “Perché per me sei stato il rimpiazzo di Damon!”
Quello che segue sono attimi interminabili. Stefan mantiene tutto il peso del corpo sul tavolo in legno con le braccia, alza lo sguardo, fino ad un attimo prima indirizzato ai suoi piedi, fulminandomi silenziosamente e non so dire se è la rabbia o la disperazione che vi leggo dentro a farmi più male. Devo trovare tutta la forza per ricacciare indietro le lacrime quando vedo i suoi splendidi occhi verdi ricoprirsi di una sottile patina trasparente.
“Se il tuo intendo era ferirmi… ci sei riuscita” dice, dopo un tempo che mi è sembrato infinito.
“Non avevo intenzione di ferirti, ma l’ho fatto.” Mi sfioro gli occhi con le dita. È più difficile di quanto immaginassi.
“Dentro di me, l’ho sempre saputo. Ma mi sembra normale, Damon è il padre di tua figlia ed è l’uomo che hai scelto… cioè che avevi scelto. Non pensavo di poter essere di più.”
L’ho distrutto, ma nonostante tutto non mi odia.
Perché non riesci a odiarmi, Stef?
“Perché mi giustifichi? Stefan… non sono una santa! Vuoi mettertelo in testa?!”
“Cosa vuoi da me?” – questa volta alza la voce anche lui – “Come posso fare per smettere di amarti?!”
Resto inchiodata sul posto.
È questo il momento.
Il punto di non ritorno.
“Ma io non ti ho mai amato!” – prendo fiato e mi costringo a non far tremare la voce – “Quindi lasciami in pace e fatti una vita tua!”.
L’eco delle mie urla muore tra le pareti di questa casa silenziosa in pochi istanti. Lui annuisce amaramente, arricciando le labbra e crucciandosi in un’espressione di puro dolore. Non ho mai voluto avere tutto questo potere su di una persona, tantomeno su di lui.
Sono stata una stronza, l’ho ferito probabilmente come mai nessuno ha fatto in tutta la sua vita.
Lo guardo per l’ultima volta, trattenendomi dall’abbracciarlo, dal dirgli che non è vero nulla e che io lo amo e lo amerò per sempre ma non è quello di cui ha bisogno ora. Io non posso dargli nulla di quello che vorrebbe o che meriterebbe. Lo renderei solo infelice e lui non lo merita.
Deve odiarmi, fino a recludermi nella totale indifferenza. Questo è l’unica via per un futuro migliore per lui.
Scappo dalla sua casa e così dalla sua vita, nel modo più vergognoso possibile.
La strada del ritorno a casa mi sembra più scura e offuscata che mai, le lacrime che mi appannano la vista così come tutti i ricordi che condivido con lui. Dal primo bacio, alla prima volta, al primo addio… fino ad arrivare ai ricordi degli ultimi anni. Di come si sia preso cura di me, di Nina, e mi abbia abbracciato tutte le notti in cui non avevo nessuno a starmi accanto a parte lui.
Entro nel mio appartamento, ormai buio e svuotato di vita. Non c’è più neanche Mason a farmi stare meglio con uno dei suoi sorrisi o con le sue battute irriverenti.
Mi appoggio alla porta di ingresso e lascio che la schiena scivoli contro di essa, liberandomi in un pianto disperato.
 
Mi tampono nuovamente un po’ di correttore sotto gli occhi, approfittando di trovarmi da sola nell’ascensore. A pochi passi dallo studio di Giuseppe Salvatore, ho il cuore in gola e l’ansia a mille. Sto davvero per farlo? Accusare l’uomo che mi ha visto crescere di qualcosa che probabilmente ha fatto?
Che tipo di persona sono? O forse la domanda che devo farmi è: che tipo di persona voglio essere?
A quest’ultima ho la risposta.
Non voglio più nascondermi, o avere paura, o temere di non essere abbastanza. Devo capire cosa c’è sotto ed anche se una piccola parte di me spera che sia tutto un malinteso, prende piede la consapevolezza che Giuseppe non sia il tipo di uomo che credevo fosse.
“Elena, che piacere vederti! Come mai da queste parti?” mi chiede con un sorriso stampato in faccia.
“Ciao Giuseppe…” tentenno per un momento “sarebbe possibile parlarti… in privato?”
Si guarda intorno, congedando con lo sguardo un ragazzo che ha tutta l’aria di un neo laureato che sta facendo praticantato nello studio dei Salvatore, poi mi accompagna con la mano verso il suo ufficio.
“Dimmi tutto cara… vuoi un caffè?” si siede sulla sua comodissima poltrona di pelle nera, tirando di poco i pantaloni del completo per stare più comodo.
Inizio a sudare, e ho dimenticato l’articolatissimo discorso preparato poco prima.
“Ecco, io… so cosa stai facendo”
“Cosa?” sembra confuso, e lo è sul serio.
“Le raccolte fondi che organizzi…” - dovrei sembrare minacciosa ma in realtà tutto quello che provo è timore – “… so cosa c’è sotto, so che ricicli denaro sporco.”
I suoi occhi chiari scattano sui miei.
“Perché?” è l’unica cosa che voglio sapere, anche la curiosità giornalistica è passata in secondo piano. Devo sapere cosa ha spinto un uomo come lui, che ha tutto, ad essere schiavo di questa smania di denaro.
“Elena, ti consiglio di non mettere il naso in affari che non ti riguardano” la sua voce si indurisce, scatta in piedi mantenendo però le mani ben salde sulla scrivania.
“Perché? Perché chiedi soldi a Stefan? Perché metti in pericolo la tua professione e il futuro dei tuoi figli?”
“Tu non sai niente… e da quando in qua ti preoccupi dei miei figli?”
“Ti ho sentito, ho ascoltato che parlavi con il tuo socio… ed io voglio bene a Stefan e Damon”
“Sì, così bene da metterli l’uno contro l’altro”
Crudele.
Solo come Damon sa essere, ora so da chi ha preso.
“Io…” senza tante cerimonie ha colpito nel mio punto più debole, nella mia giornata peggiore.
“Tu… tu devi farti gli affari tuoi!”
“Non provi neanche a spiegarmi… a dirmi cosa ti ha spinto a fare una cosa del genere?!” sbotto.
“Non devo giustificarmi con te, Elena. E se veramente tieni come dice ai miei figli, allora ti conviene abbandonare le tue ambizioni da investigatrice!”
Il suo atteggiamento scontroso, di chi sa di essere nel torto, il suo sguardo minaccioso non fanno altro che fomentarmi.
“Per me sei stato come un padre, per questo sono venuta prima da te a parlarne e ad ascoltare le tue motivazioni… ma siccome a te non interessa nulla, continuerò per la mia strada! Damon e Stefan devono sapere… prima che qualcuno venga qui pronto ad ammanettarti e portarti in un aula di tribunale!”
“Fa’ come credi” – mi si avvicina lentamente, con un ghigno in volto come per intimarmi di avere paura – “Dillo a Stefan, o a Damon… o alla polizia, ma prima dai un occhiata a quella foto appesa al muro.”
Aguzzo la vista verso il punto indicatomi, per poi ritornare sui suoi occhi chiedendogli silenziosamente di essere più chiaro.
“Guarda bene” – l’ascolto, posizionandomi davanti la cornice nera rovinata. È vecchia, probabilmente risalente agli anni ’80 a giudicare dall’abbigliamento – “Riconosci qualcuno?”
Sì. Già prima che potesse concludere la frase avevo davanti a me un volto che conoscevo bene, il cui ricordo iniziava a diventare un po’ sbiadito col passare degli anni ma che di sicuro non avrei mai potuto dimenticare.
“Mio padre.”
“Non volevo arrivare a questo Elena, davvero…” – il tono ritorna caldo, tranquillo – “ma la tua testardaggine è incredibile”
“Cosa… mio padre…”
“La foto è stata scattata nel 1980, è stata la prima serata di beneficenza organizzata… da me e tuo padre”
“No, mio padre non avrebbe…”
Non è possibile.
“Elena, dimentica quello che hai visto… non pensarci più. Si fanno degli errori nella vita e ti assicuro che ne sto pagando le conseguenze. Non farci arrivare in un’aula di tribunale, se non vuoi farlo per me o per i miei figli … fallo per te, per Jenna e per i vostri bambini.”
 
“Allora Mason se ne è andato definitivamente?” mi chiede Caroline, mentre culla una Nina dolcemente in dormiveglia.
“Sì” sono ancora provata dalla giornata appena trascorsa, per cui decido di coprirne nuovamente i segni sul volto con del trucco abbondante. Pessimo tentativo, ma tra un’oretta ho un appuntamento con Logan.
Ho pensato seriamente di rimandare, ma poi ho capito che questa uscita mi avrebbe fatto solo bene. Con Logan sento che sta nascendo qualcosa e, dopotutto, è l’unico con cui posso sfogarmi. Solo con lui posso parlare di ciò che mi ha detto Giuseppe.
“Elena, sei sicura di voler uscire con Logan? Ti vedo molto stanca e provata…”
“Sì, io…” – mi agito finendo col pungermi con l’orecchino che sto cercando di indossar – “Sono soltanto molto stanca…”
“Non è successo niente? Sicura…”
Parla come se sapesse qualcosa, non c’è nulla da fare… questa bionda è un libro aperto per me. Il cuore mi batte un po’ più forte del normale per paura che potesse sapere qualcosa riguardo la mia visita di oggi a Giuseppe, poi ritorno lucida… è impossibile.
“Per caso… sai.. Stefan” balbetta.
Ecco, Stefan.
Sa cosa è successo.
“Gli hai parlato, vero?” mi giro nella sua direzione.
“Sì… tu sei sicura?”
“Lo sono.” – mi schiarisco la gola – “Non era giusto per lui continuare così, io…”
“posso disturbare?” la voce di Damon mi fa sussultare.
“Sei… sei già qui?”
L’ho chiamato solo  un’oretta prima per chiedergli di stare un po’ con Nina, ma sono ancora le otto e Logan viene a prendermi alle nove.
“Sì, vorrei parlare con te… Caroline, potresti…”
Stranamente gentile.
Stranamente gentile con Caroline.
E Caroline stranamente accondiscendente.
“C’è un motivo per cui sono qui in anticipo” – si sistema davanti a me, scrutandomi come se fossi un quadro con chissà quale significato intrinseco nascosto. La sua espressione, ad essere sincera, mi preoccupa – “Ho pensato a ieri, e agli ultimi anni… ho pensato a te. Dannazione, penso a te continuamente!”
“Damon…”
No, non è il momento.
Non ora, non più.
“No, ascoltami. Lo devo dire. C’è sempre stato un cattivo tempismo tra noi due, e tanto orgoglio. Troppo orgoglio da parte mia. E ti ho persa, più di una volta. Non posso continuare così, non posso fare per l’ennesima volta l’errore di lasciarti ad un altro uomo perché, Elena, io so per certo che noi due ci apparteniamo.”
Tutto di un fiato, a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Ti prego…” faccio per scostarlo, poggiando le mani sul suo petto.
“Nina è stata una benedizione dal cielo, senza di lei probabilmente avrei lasciato vincere il mio orgoglio e avrei passato tutto il resto della mia vita a ricordare quanto fosse bello abbandonarsi nei tuoi occhi o litigare con te fino a perdere la voce. Elena, io ti amo. Ho lasciato Meredith perché ho sempre amato te e lo farò per sempre.”
Non mi accorgo di star piangendo finché non sento le sue dita raccogliere le mie lacrime.
“Dammi un’altra possibilità”
“Damon…” – prendo la sua mano, portandola via da me – “Io non… non ce la faccio. Mi sto facendo una nuova vita e tu non puoi arrivare qui e dirmi queste cose solo quando sto iniziando ad uscire con qualcuno”
Mentirei se dicessi che la sua vicinanza, le sue mani, le sue parole non mi avessero toccato minimamente. Damon è una parte della mia vita e sempre lo sarà, ma non sarebbe giusto per me ricominciare così, come se nulla fosse successo.
“Non andare da Logan, stai con me. Scegli me.”
“Non si tratta di Logan, ma del fatto che questi ultimi due anni non ci sei stato e questo mi ha fatto soffrire più di quando mi hai portato a letto sapendo di doverti sposare. Dov’eri quando ho avuto più bisogno di te? E non necessariamente come fidanzato, ma come padre e come amico. Scusa, ma non riesco a fidarmi di te.”

 

Note:
Scusate per eventuali errori e per il ritardo... vi penso sempre, per questo cerco di scrivere appena ho un briciolo di ispirazione. Purtroppo non sento più completamente mia la storia, ne sto scrivendo un'altra originale di cui non so cosa ne farò quando sarà finita.. ma se deciderò di pubblicarla sarete le prime a saperlo!
Grazie mille se mi seguite ancora e per le recensioni carinissime, fatemi sapere cosa ne pensate :)
 

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Capitolo 17
*** All the Lies That You Told Me ***


Capitolo di svolta, per cui se non volete spoilerarvi non andate troppo giù nella pagina prima di leggere :)

 

Dal capitolo 13, Elena e Logan:
“Perché hai così a cuore il caso di Giuseppe?”
“Non è Giuseppe Salvatore che mi interessa”
“E chi?” Aggrotto le sopracciglia.
“Il suo socio in affari
“Che io sappia, Giuseppe ha sempre lavorato da solo”
“ Non mi sto riferendo allo studio legale, ma al suo socio nel riciclaggio di denaro sporco
“Chi è?”
“Il compagno di mia madre”

16
“Da questa parte, Mr Evans” il cameriere del The Ritz-Carlton apre la porta che conduce ad una saletta privata dove ad aspettarci c’è un tavolo già apparecchiato con quella che sembra una tovaglia pregiata e un servizio da un mucchio di soldi.
“Grazie, amico.” Logan sposta la sedia per farmi sedere e non nego di sentirmi lusingata da tutta questa galanteria.
Mi siedo facendo finta di non notare l’imbarazzante mancia data da Logan, e dopo essermi sistemata gli rivolgo un grande sorriso.
La conversazione di poco prima con Damon mi ha scossa, non lo nego, ma non ho intenzione di farmi rovinare la serata che ha tutte le potenzialità per diventare indimenticabile.
“Elena, non sai da quanto aspetto questo momento” mi prende una mano delicatamente e mi fissa con i suoi bei occhi blu.
“Sì, beh… alla fine mi hai convinto per sfinimento ad uscire con te!” provo a sdrammatizzare come mio solito per evitare le situazioni di disagio.
“Sì, è stata dura… ma ce l’ho fatta! Due anni di corteggiamento e ‘va a quel paese’ vari mi sembrano un ottimo compromesso per una serata con te”
Mi schiarisco la voce, diventando tutta rossa, e mi aggiusto il tovagliolo sulle gambe.
Beh, in effetti non sono stata proprio un fiorellino con lui.
“Sul serio, sono contento di essere qui e rifarei tutto d’accapo.” – sorride. E che sorriso! – “Poi, devo essere sincero, vederti sculettare in ufficio in quelle minigonne ha reso questa agonia più sopportabile!”
“Ehi!” – lo riprendo graffiandogli per scherzo il palmo della mano – “Io non sculetto! Forse fissarmi il fondoschiena così insistentemente ti ha portato qualche strana illusione ottica di movimento!”
“Sarà sicuramente per quello!” esclama, stando al mio gioco.
Il resto della cena passa piacevolmente, tra risate e molte prese in giro. Baci mancati, e carezze casuali mi fanno pensare che sta cercando di fare tutto alla vecchia maniera.
“Questo dolce è buonissimo!”
“Davvero? Non l’avrei mai detto dall’eleganza con cui te lo stai strafogando.”
Mi ricompongo – per quel che posso – velocemente.
Ma questa è la miglior torta al cioccolato che io abbia mai assaggiato!
“Logan, mi dispiace rovinare l’atmosfera…. Ma ho bisogno che mi ascolti”
“Tutto quello che vuoi, piccola”
Piccola.
Quel nomignolo mi fa venire in mente pensieri che ricaccio velocemente indietro.
“Ho parlato con Giuseppe e…” – mi schiarisco la voce, mentre abbasso lo sguardo per giocare con il bracciale prestatomi da Caroline per non dare a vedere il mio nervosismo cronico – “avevi ragione tu, su tutto. Non ha confessato niente, ma ha confermato tutto senza aver bisogno di parlare.”
“Mi dispiace, Elena”
Lo guardo ed è vero, è dispiaciuto. Ero sicura che avrebbe risposto con un sorriso vittorioso, dicendo ‘te l’avevo detto Elena, sei la solita ingenua’. Ok, forse non proprio così… ma che l’avrebbe perlomeno pensato. A quanto pare no.
“Perché ti dispiace?” – mi scappa una risata silenziosa ed amara – “In fondo sono loro i cattivi e tu sei il buono.”
“Io non sono buono,” – aggrotta le sopracciglia e indossa un’espressione indecifrabile, evita il mio sguardo. Cosa mi nascondi, Logan?  - “e non penso neanche che esistano buoni e cattivi… ma solo scelte giuste e sbagliate. Mi dispiace che una persona come te, che cerca di scegliere sempre il meglio per gli altri, debba rimanere ferita dalle scelte sbagliate altrui.”
Di chi stiamo parlando ora?
Una persona come me?
Ha una così bella opinione di me… la verità è che ho fatto così tante scelte sbagliate anche io. Sono stanca di passare per una santa, non lo sono. E quando lo scoprirà, deluderò anche lui.
“C’è dell’altro…” - continuo, scegliendo di accantonare per un momento le parole non dette di Logan e la mia catarsi interiore improvvisata – “Anche mio padre era immischiato in questa faccenda”
“Cosa?!”
La forchetta gli scivola tra le mani, riuscendo però, grazie ai suoi riflessi, a non farla cadere per terra.
“Grayson Gilbert. Non so se in qualcuno dei tuoi appunti hai trovato questo nome… ma Giuseppe mi ha mostrato una foto, ad uno di quei famosi eventi di beneficienza e c’era anche lui.”
“Elena…”
“Non ho finito” – lo interrompo ancora, e caccio il mio I-phone mostrandoglielo – “Ho registrato tutta la conversazione…”
Sbarra gli occhi, ma subito si ricompone sulla sedia e punta i suoi occhi verso di me con uno sguardo serio come non mai.
“Non andremo avanti se non vuoi” prende nuovamente la mia mano “se esce fuori il nome di tuo padre tu e la tua famiglia potreste avere dei problemi molto grossi”
“Logan, come posso dirti di non cercare più?! Posso decidere di non passarti la registrazione, ma non posso impedirti di buttare all’aria anni di lavoro. Sono otto anni che cerchi di incastrarli…”
“Le cose cambiano. Ho vissuto sei anni mosso dalla vendetta… non pensare a me come un eroe della giustizia, ci sono altri motivi sotto che mi hanno spinto fino a questo punto. Nell’ultimo periodo, però, qualcosa è cambiato. Ho trovato una ragione più valida per vivere.”
Sento i crampi allo stomaco, neanche fossi una ragazzina di quattordici anni alla prima cotta. Quella di Logan è una dichiarazione così velata e dolce che sento mancarmi il fiato. “Non parliamo più di questo per stasera” – afferma deciso – “Ora ho bisogno io di dirti qualcosa. Dopo ciò, capirò se deciderai di non parlarmi mai più.”
Ecco, il temuto momento.
Ho cercato di ignorare questo fastidioso pensiero per tutta la sera. Tutto troppo bello e normale per essere vero. Logan ha qualcosa da dirmi come già mi ha anticipato, e non ci vuole un grande intuito per capire che ciò che ha da dire non mi piacerà.
Spero solo che il boccone amaro non mi vada completamente di traverso.
“Logan, mi spaventi.”
“Prima di raccontarti tutto, voglio che tu sappia che mi piaci moltissimo e questo sentimento che provo per te è stato un crescendo negli ultimi due anni. Tutto quello che c’è stato tra noi è stato reale, dalla amicizia a… qualcosa di più”
“Ti prego parla, ora”
Lo imploro.
“Ti ho mentito, o meglio ho omesso dei particolari… insomma chiamala come vuoi, ma non sono stato sincero con te.” – Inizia, schiarendosi la voce. Lascia la mia mano, che ha tenuto con sé fino ad ora. Probabilmente ha anticipato la mia prossima mossa. – “Come sai, non ero un imbucato al matrimonio di… dove ci siamo conosciuti.”
Evita di pronunciare quel nome, e preferisco così.
“Lo so, stavi investigando su Giuseppe Salvatore e il tuo… suo socio in affari”
Anche io evito di pronunciare la parola ‘patrigno’, sono sicura che non voglia avere niente a che fare con quella persona.
“No, ero lì per un altro motivo. Non mi è stato difficile introdurmi al matrimonio perché…”
La suoneria del mio telefono mi fa letteralmente saltare dalla sedia, e Logan si ammutolisce completamente.
Le note di ‘I just had sex’ risuonano per la saletta e io mi affretto a rispondere per evitare di dovermi scavare una buca e nascondermi per il resto della mia vita. Il telefono non si sblocca, e la canzoncina insiste proprio sul ritornello ovviamente. Cerco di sbatterlo anche sul tavolo, finchè finalmente riesco a rispondere. Guardo Logan cercando di scusarmi per il mio essere così… imbarazzante. Lui, di rimando, ride di gusto mantenendosi la pancia, come se il discorso serio di un secondo prima non fosse mai esistito.
È questo che mi piace di Logan… e di noi due insieme.
Dannata Caroline! Ecco, perché ieri mi ha chiesto di darle il mio telefono… ha messo questa suoneria oscena per scherzo!
Parlando del diavolo.
Elena, lo so che stai al tuo appuntamento con quel figo da paura e spero di non aver interrotto niente… però questo è un SOS”
La sua voce squillante è di qualche ottava più alta del normale, infatti Logan sta ascoltando tutto e con la bocca sta mimando qualcosa del tipo ‘Sono un figo da paura? ’ indicandosi con falsa modestia.
“Caroline! Hai messo ‘I just had sex’ come suoneria?!! Cosa ti è venuto in mente?”
Che cosa?? Hai appena fatto sesso?! Non ti sento bene…”
“No! La suoneria!” Urlo a bassa voce, guardandomi intorno. Ovviamente c’è ancora Logan che ride sullo sfondo di questa paradossale situazione.
Veramente l’hai scoperto solo ora?” – ride istericamente – “Ti ho chiamato quando sei andata al supermercato per fare la spesa di proposito… pensavo te ne fossi già accorta!
“No! Avevo messo la vibrazione. Me ne sono accorta solo ora, grazie mille Caroline!”
Comunque questo non è il momento per chiacchierare, devo dirti una cosa importante!
“Nina? Sta bene?!” La mia prima preoccupazione.
Sì, benissimo. È qui con me. Il problema è Damon!”
“Cosa?!”
Scusami Elena, mi ha bombardato di domande per tutta la sera su Logan… ecco, alla fine gli ho fatto vedere una foto per farlo rosicare ed è completamente impazzito! Mi ha chiesto dove foste e io… scusami tanto.”
“Cosa gli è preso?”
Non lo so, ha iniziato a prenderlo a parolacce e ha detto che dovevo subito dargli l’indirizzo del ristorante perché doveva assolutamente venire ad avvisarti!”
“Avvisarmi di cosa?”
Non lo so, Elena. Però mi è sembrato così serio…”
“Va bene, grazie Care. Ci sentiamo dopo.”
Logan si agita sulla sedia e i suoi occhi sono diventati più scuri e inquieti.
“Andiamocene di qui” – non ho bisogno di Damon che venga in mio soccorso. E Logan mi sembrava del tutto intenzionato a dirmi di sua spontanea volontà quello che, a quanto pare, solo io ignoro. – “Hai il tempo di uscire dal locale per dirmi tutta la verità.”
Logan annuisce e lascia una consistente somma sul tavolo, probabilmente molto più alta dell’effettivo conto.
Di fronte l’entrata del locale, mi blocca per il braccio fissandomi intensamente e torturandosi un po’ le labbra.
“Ero un invitato a quel matrimonio ed ho cercato di avvicinarti per proteggere la mia famiglia.” Mi tiene ancora bloccata per le spalle, la sua presa è forte ma allo stesso tempo delicata. Non vuole farmi male, sono sicura che abbia paura che scappi da un momento all’altro.
“Chi sei Logan Evans?” Gli chiedo disperata, quasi con le lacrime agli occhi perché ormai mi è chiaro che la sua risposta mi annienterà.
“Sono il…”
“Sei un figlio di puttana!”
Succede tutto così velocemente che non riesco a focalizzare bene le immagini. Il tempo di chiudere gli occhi dallo spavento per l’impatto del pugno di Damon sul volto di Logan che è già tutto finito.
Logan è a terra e sta cercando di rialzarsi sotto lo sguardo quasi insanguinato di Damon. Quest’ultimo ha le vene che gli pulsano sul collo e il respiro affannoso, non penso di averlo mai visto così arrabbiato in tutta la sua vita. Si volta verso di me, non so se è un impressione ma vedo i suoi occhi addolcirsi e quasi dispiacersi.
“Vieni con me, Elena.” Mi tende una mano.
Logan si sta rialzando, ma non ha intenzione di rispondere al colpo anche se so benissimo che ne sarebbe capace.
“Elena, fammi spiegare”
Chi mi chiama da un lato e chi dall’altro.
“Non ha bisogno delle tue spiegazioni. Fai un piacere a lei e a te stesso e sparisci per sempre.” Damon si agita nuovamente, lo vedo da come stringe il pugno fino a far diventare le nocche bianche. Si sta trattenendo dal picchiarlo di nuovo. Velocemente gli prendo il braccio per provare a fermarlo, sebbene so che non sarebbe abbastanza se davvero volesse farlo.
“Logan chi sei?”
“E’ uno stronzo che vuole farti solo del male.” – Risponde Damon al suo posto – “Ti prego, Elena, vieni con me e dimentica tutto. È meglio per te.”
“Non mi interessa cosa è meglio!” – alzo la voce, e sono sicura che ci sia un gran numero di spettatori ad assistere a questo dramma improvvisato, ma al momento non mi importa – “Ditemi che cosa sta accadendo. Sono stanca di sentire bugie!”
“Non voglio farti del male e non l’ho mai voluto, devi credermi.” Logan ha gli occhi lucidi, è disperato e nonostante tutto mi fa tenerezza.
“Se devi dirglielo fai in fretta!” – gli intima Damon – “O lo farò io!”
“Sono il fratello di Meredith.”
Rimango impietrita, non riesco a muovere un muscolo.
Non può essere possibile.
Non può esserlo.
Sbatto gli occhi più volte, ma non riesco a rinsavire da questo stato catatonico. Solo la mia mente viaggia, sento di non essere più connessa al mio corpo o a quello che sta succedendo intorno a me.
Sapevo che Logan avesse qualcosa da nascondere, ma non che fosse qualcosa di così grande.
Quanto sono stata stupida? In questi due anni non ho fatto altro che farmi prendere in giro. Allora l’essermi trasferita ad Atlanta, il lavoro che facevo… era tutta una grande bolla di sapone che ora è scoppiata.
Non riesco a parlare e non ho niente da dire. Le voci di Damon e Logan si confondono tra loro, non so se stiano parlando a me o tra di loro.
Riesco a smuovermi e prendo il telefono dalla borsa, solo in quel momento mi accorgo che sto tremando. Cerco di non piangere mentre mi allontano e compongo il numero dell’unica persona che ora potrebbe farmi sentire meglio.
“Elena! Dove vai?” non sono sicura a chi appartenga la voce, e forse vado a sbattere anche contro qualche signore che si è fermato ad assistere alla scena.
Non ascolto più niente, l’unica cosa che faccio è allontanarmi da tutto e aspettare che lui risponda.
 
“Non sei una stupida” Mason mi rincuora per l’ennesima volta. – “Ha preso in giro tutti. Mi sento un fottuto idiota per averti spinto in questa cosa”
“Tu non mi hai spinto” – afferro un altro fazzoletto per asciugarmi le lacrime – “Avrei dovuto accorgermene. O per lo meno pensare che proposte di lavoro non cadono dal cielo, o tantomeno si presentano al peggiore matrimonio a cui sono mai stata. L’avevo capito che non era stata una casualità… ma fino a questo punto. In che gioco inquietante sono stata coinvolta?”
“Mi dispiace, Elena. Meriti di essere felice.”
Il monolocale in cui vive è ancora spoglio e penso che rimarrà tale per sempre. Si trova solo ad un paio di isolati dal nostro palazzo e sono convinta che non sia un caso. Sta vivendo il distacco in questo modo e non sono nessuno per poter giudicare. Per stanotte ho lasciato Nina con Caroline e Jenna, anche se già mi manca da morire e penso che sia lo stesso, ma proprio non ce la facevo a farmi vedere in questo stato. È una bimba intelligente e avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava.
Mi stringo di più nell’abbraccio di Mason. Mi accarezza con le dita i capelli senza tregua, vuole calmarmi ma le lacrime e gli spasmi – anche se occasionali – non hanno intenzione di fermarsi.
“Anche tu lo meriti, ma guardaci…”
“Questo è il momento in cui, nei film, ci guardiamo negli occhi intensamente e poi ci strappiamo i vestiti sul divano” ironizza e mi strappa un sorriso.
“Mm, mi sembra che sia già successo una volta… e non è andata a finire bene” ricordo amaramente.
“Dove sbaglio, Mason?” – gli chiedo di punto in bianco – “Mi sembra di aver trascinato me stessa, e con me tutti voi, in un vortice nero. Se non mi fossi trasferita ad Atlanta e tu non ci avessi seguito… forse le cose sarebbero andate diversamente, anche per te.”
“Smettila. Se stiamo qui ci sarà un motivo. Abbiamo trascorso i due anni più belli della nostra vita, con i bambini e tutte le cene disastrose organizzate da te e Jenna. Io e Stefan che salvavamo la situazione e… Caroline. Sono momenti che non torneranno più.”
“Già… non torneranno più.”
“E poi, ora siamo qui… insieme” – mi prende il viso con la mano libera e mi guarda dolcemente, asciugando un’altra lacrima – “Questo conterà sicuramente qualcosa.”
Gli sorrido, poggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi.
Voglio solo riposare per adesso, ma quando mi sveglierò la prima cosa che farò sarà andare da Logan.

 


Note:
Lo so, sono imperdonabile. Vi faccio aspettare mesi, ma in mia difesa posso dire che sto continuando. I vostri commenti mi danno forza e voglia di scrivere, soprattutto alcuni... mi motivano molto. E poi sto cercando di scrivere un'altra storia, ma è come se non ci riuscissi perché sento che devo finire questa... non riesco a lasciare le cose a metà e spero che non accada!
Beh... c'è un piccolo colpo di scena che svolta un po' tutto e nel prossimo capitolo ne saprete di più.
Un bacio a tutte, fatemi sapere che ne pensate :)

Ps . Questa è la suoneria che Caroline ha messo sul telefono di Elena xD

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