Seattle Grace Mercy West - 20 anni dopo

di BLestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seattle è casa ***
Capitolo 2: *** I piccoli momenti di casa Robbins-Torres ***
Capitolo 3: *** Disastri diffusi all’orizzonte: la quiete prima della tempesta ***
Capitolo 4: *** Disastri diffusi all’orizzonte: cosa aspettarsi dalla tempesta ***
Capitolo 5: *** Preparativi, preparativi ovunque ***
Capitolo 6: *** Partite, confessioni, crisi e shopping terapeutico ***
Capitolo 7: *** Il quartetto sacro ha un piano ***



Capitolo 1
*** Seattle è casa ***


Questa incursione postuma sarà brevissima, giuro. Miss Fayriteil mi ha fatto giustamente notare che i nomi sono troppi e a volte si potrebbe far fatica a ricollegare i nomi dei ragazzi con i genitori. Spero di facilitare il compito a chiunque legga, postando all'inizio di ogni capitolo, i nomi di tutti i ragazzi che vengono citati e dei rispettivi genitori. 
Grazie ancora a Miss Fayriteil per avermi fatto notare la cosa :3

Sofia Robbin Sloan - Torres: figlia di Mark Sloan e Callie Torres
America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Samuel Junoir Bennett: figlio di Sam Bennett e Addison Montgomery (nominato come Sam)
Seattle è casa.

Seattle sorrideva. Stava arrivando l’autunno eppure Seattle sembrava sorridere, le foglie degli alberi si tingevano di tinte calde, le barche sembravano adagiarsi sull’acqua calma con una tranquillità quasi statica, le strade erano caotiche, come sempre, ma tutto infondeva a Sofia una sensazione di pacata gioia. La strada fino all’aeroporto era punteggiata di negozi e persone che badavano ai propri affari, eppure la giovane si sentiva in armonia con tutto ciò che la circondava. Era felice, sì.
Parcheggiò la Mustang che aveva ereditato da sua madre e pagò il ticket del parcheggio indossando un sorriso radioso, contagioso. Sofia adorava alla follia quell’auto, era uno dei regali che aveva apprezzato di più da parte di sua madre. La venerava, quasi, la teneva sempre perfettamente pulita e splendente. Anche perché se fosse accaduto il contrario sua madre l’avrebbe uccisa con le sue mani, lo sapeva. Ogni tanto la vedeva, dalla finestra della cucina, andare in garage e sedersi dietro al volante, passare le mani sullo sterzo e sul cruscotto. Faceva sempre finta di niente, però.
Si scosse dai suoi pensieri con un sorriso ancora più grande ed entrò nell’aeroporto affollato, trovò il giusto gate e si sedette su una sedia. Aprì il libro che aveva con se e si preparò a trascorrere un’ora d’attesa.

America diede di gomito alla ragazza seduta accanto a lei per svegliarla. Kaylee si addormentava sempre in aereo e toccava sempre a lei svegliarla. Le due erano inseparabili e non era solo una condizione di nascita, anche se quella aiutava. I gemelli hanno un contatto psicologico e mentale che va al di là di qualsiasi altro rapporto di parentela o amicizia. Non che a prima vista le due ragazze sembrassero gemelle.
Erano alte entrambe, sì, gambe lunghe e affusolate che sostenevano fisici tonici e sodi, tuttavia avevano i colori delle loro madri. America aveva la carnagione perennemente abbronzata, due gemme scure sotto fitte ciglia, una cascata di capelli color ebano e un sorriso perfettamente modellato sotto alle labbra carnose. Kaylee, invece, era rosea, i capelli d’oro spesso intrecciati in lunghe trecce, gli occhi azzurri screziati di grigio e le fossette, che apparivano continuamente a incorniciare il suo sorriso bianchissimo. Erano due poli della stessa  pila. Sembrava non esistere pensiero per America che Kaylee immediatamente non sapesse e viceversa. Vivevano in una situazione di simbiosi pazzesca, anche se ai momenti idillici si alternavano furiose litigate, durante le quali, solo l’intervento paziente delle loro mamme, calmava le acque.
L’aereo iniziò a scendere e America, dopo aver allacciato la sua cintura, fece lo stesso con quella della sorella che si stava svegliando.
“Key, svegliati! Non mi spiego come fai ogni volta ad addormentarti” disse America, guardando fuori dal finestrino “Il volo da Los Angeles a Seattle non dura neanche un’ora!”
“Gli aerei mi mettono sonnolenza” fu il commento stringato della gemella bionda, che appena sveglia non era sicuramente la più loquace delle persone.
Quando l’aereo finalmente si fermò le due recuperarono le loro borse e si avviarono verso l’uscita. Non si aspettavano di vedere Sofia, in piedi, che si sbracciava per attirare la loro attenzione. America sorrise d’istinto alla sorella maggiore e Kaylee sventolò una mano in segno di saluto.
La mora mollò la valigia e corse ad abbracciare sua sorella, Kaylee prese i bagagli e la raggiunse, più controllata nell’esternare le emozioni rispetto alla sorella.
“Com’è andata la gara Key?” chiese Sofia subito dopo averla abbracciata. Kaylee sorrise e alzò le braccia al cielo, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa America parlò per lei:
“Ha vinto!”
Sofia scoppiò a ridere e iniziò a camminare verso l’uscita.
Il tempo stava cambiando, le nuvole si facevano sempre più scure e il vento iniziava a spazzare i viali. Sofia storse la bocca e accelerò il passo verso l’auto, non voleva restare intrappolata nel traffico con un temporale in arrivo.
America rabbrividì sentendo il cambio di temperatura e si infilò una felpa.
“Questo non mi è mancato per niente” sussurrò mesta Kaylee.
Le gemelle erano state fuori città per poco più di una settimana, per la gara di danza di Kaylee, e ne avevano approfittato per passare un po’ di tempo con la zia Addison, lo zio Sam e i ragazzi. Era stata una settimana piacevole e rilassante, ma soprattutto assolata e calda.
“La cara, vecchia Seattle” commentò Sofia, stipando i bagagli delle sorelle nel retro. Salirono tutte e tre in macchina e Sofia aspettò ancora qualche minuto prima di rivolgere alle sorelle la domanda che le ronzava in testa da ore. America controllò il cellulare e rispose ad un sms di Linda, una delle sue migliori amiche. Passò il telefono a Kaylee e tornò a guardare la strada.
“Come sta Sam?” chiese Sofia, fingendo noncuranza.
“Benone” rispose Kaylee, ripassando il telefono alla gemella che nel frattempo studiava la reazione di Sofia “Ci ha portate ad un concerto lo scorso weekend!”
Sofia sorrise e poi, impercettibilmente, arrossì. America notò il rossore e disse:
“Perché non lo chiami?”
“Perché probabilmente starà pensando a tutto meno che a me”
“Se lo dici tu” borbottò Kaylee, contrariata dalla testardaggine della sorella maggiore. Sofia le lanciò un’occhiataccia tramite il retrovisore e si limitò a dire:
“Non dite niente alla mamma”
Entrambe le gemelle annuirono passandosi uno sguardo complice.
L’auto proseguì veloce per le strade ancora non troppo congestionate di Seattle. Sofia raggiunse l’ospedale in poco meno di mezz’ora, prendendo numerose scorciatoie per evitare il traffico. Conosceva quella città come le sue tasche, ci era nata, cresciuta, sapeva dove passare e cosa evitare. Sofia fermò l’auto in un parcheggio riservato al personale e scese, seguita dalle due sorelle.

“Chi è di turno stasera?” chiese America, riavviandosi i capelli.
“Mami, mamma è a casa a cucinare” Sofia si fermò e guardò la gemella mora “siamo qui solo per un saluto, domani avrai mami tutta per te, capito Ami?”
America parve intristirsi ma sorrise lo stesso, quando l’ombra di dispiacere se ne fu andata, soprattutto per la distinzione che dovevano fare ogni volta per distinguere le due donne che le avevano messe al mondo e cresciute. Il fatto non era che America non volesse bene alla sua mamma bionda, l’adorava per la verità, c’erano cose che riusciva a dire solo a lei, cose che riusciva a fare solo con lei; il fatto era che non riusciva a respirare senza la sua mamma mora. Avevano un rapporto quasi morboso, America non riusciva a non sentire la voce di sua mamma almeno una volta al giorno e sua madre non le facilitava il distacco, dato che la chiamava ogni sera, puntuale se la ragazza era lontana. America non riusciva ad accettare il pensiero di starle lontana per troppo tempo, si sentiva soffocare.
America si staccò dal gruppo e corse quasi fino all’ufficio di sua madre, bussò e quasi le si fermò il cuore quando la voce calda di sua madre disse:
“Avanti”
America aprì la porta, sua madre era seduta dietro alla scrivania, sommersa da fogli e scartoffie. I capelli color ebano erano sciolti sulle spalle, gli occhi color cioccolato sorrisero insieme alla bocca piena, le labbra rosse distese su una schiera di denti perfetti. Indossava il solito camice blu scuro, con le penne nel taschino, largo ma comunque capace di evidenziare la perfezione delle forme della donna. Una volta le aveva raccontato che America non riusciva a stare lontana dalle penne nel taschino della mamma e le succhiava tutte, una ad una, mentre la mamma la teneva in braccio durante le pause. America ancora moriva dal ridere ogni volta che sentiva quella storia. Il camice bianco, stirato e pulito, stava buttato sul divano che occupava una parete dell’ufficio.  Sua madre era un chirurgo ortopedico, si chiamava Calliope Torres, aveva 49 anni (portati meravigliosamente) ed era una Dea pazzesca.
“Mi amor! (amore mio)” esclamò Callie alzandosi dalla sedia, fece il giro della scrivania e abbracciò sua figlia. La fotocopia miniaturizzata di se stessa. Stessa forma, stesso sorriso, stessi occhi e stessi capelli. C’era anche la sua spinta passionale lì dentro, c’era lei.
“Fue una semana muy larga sin ti, mami (è stata una settimana molto lunga senza di te, mami)” sussurrò America, respirando il profumo familiare di sua mamma, prendendo a pieni polmoni la certezza che era tornata a casa, da lei.
Uno dei numerosissimi vantaggi di essere cresciuti con due mamme, di cui una di origini spagnole, era che tutti e sei i ragazzi di casa Robbins-Torres parlavano perfettamente lo spagnolo.
“Oh, mi amor!” Callie depositò un bacio sul naso di sua figlia. Restarono strette in quell’abbraccio pacifico e calmo fino a che Kaylee non bussò educatamente alla porta.
Callie sciolse l’abbraccio con America e aprì la porta, abbracciando forte Kaylee.
“Kay, mi amor! Com’è andata la gara?”
“Ho vinto, mami” disse Kaylee, sorridendo. Callie spalancò la bocca e baciò sua figlia.
“Ma è meraviglioso, piccola” scoccò uno sguardo e un sorriso a Sofia e continuò “non ho operazioni stasera, magari riesco a convincere il capo a lasciarmi andare prima. Non dire niente alla mamma però”
Tutte e tre annuirono e Sofia diede un bacio alla madre, approfittando del momentaneo vuoto tra le sue braccia. Le braccia di sua madre non erano mai vuote per tanto tempo.
Il cercapersone di Callie suonò e lei controllandolo sbuffò, diede un bacio sulla fronte a tutte e tre le sue figlie e con la mano sulla maniglia disse:
“Ci vediamo a casa, mis hijas (figlie mie)” 

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Capitolo 2
*** I piccoli momenti di casa Robbins-Torres ***


America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Sofia Robbin Sloan - Torres: figlia di Mark Sloan e Callie Torres
Dallas Nate Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Timothy John Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Elizabeth Grace Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres (nominata come Gracie o Elizabeth)
Lucille Emily Shepherd: figlia di Derek Shepherd e Meredith Grey (nominata)
Ginger Light Burton: figlia di Henry Burton e Teddy Altman (nominata come fidanzata di Timothy) 
I piccoli momenti di casa Robbins-Torres

Dallas si lasciò cadere sul divano del salotto, davanti alla televisione. Sua madre passò di lì in quel momento, lo guardò e gli sorrise.
“Sei stanco?” chiese lei, sedendosi accanto a lui. I capelli biondi della donna ricaddero sulla spalla del ragazzo mentre lei poggiava la testa sulla spalliera del divano. Dallas scosse la testa e le sorrise. Sua madre era sempre sorridente e quando lo faceva, apparivano queste meravigliose fossette ai lati della bocca. A casa le chiamavano “le fossette arcobaleno” perché ogni volta che sua madre sorrideva, sembrava di essere al cospetto del più luminoso e colorato degli arcobaleni.
“Ci facciamo una partita?” chiese lei, inchiodando gli occhi color cioccolato di suo figlio con uno dei suoi sguardi patentati. L’azzurro di quegli occhi rendeva difficile dire altro se non si. Dallas scoppiò a ridere, si alzò e prese due joystick, avviando la consolle. Ne lanciò uno a sua madre che lo prese con agilità, alzando di poco la mano dal divano.
Arizona Robbins, chirurgo pediatrico al Seattle Grace Mercy West, 53 anni, aveva un debole per i videogiochi, soprattutto per Super Mario.   

Timothy alzò la testa dal suo libro e guardò la porta della sua camera per sentire meglio cosa stava succedendo di là. Sentiva chiaramente la voce di suo fratello e di sua madre, impegnati in una lotta verbale senza esclusione di colpi. Tornò a leggere, stavano sicuramente giocando di nuovo a Mario Kart 3. Non riusciva a capire una parola di quello che stava leggendo, o meglio, studiando. Timothy John Robbins-Torres era rimasto così affascinato dal mestiere delle sue mamme che aveva deciso di studiare medicina. Arizona aveva letteralmente fatto i salti di gioia, Callie era stata un po’ meno contenta e Tim sapeva anche il perché. Lei avrebbe sicuramente voluto che lui andasse lontano, non restasse a Seattle, ancorato nella dimensione di casa. Ma lui aveva tutto quello che poteva desiderare lì, l’università che desiderava, che per altro era la sedicesima a livello mondiale, una ragazza splendida e la sua famiglia multicolore. Aveva convinto Callie dicendole che sarebbe andato dall’altra parte del paese per dimostrarle che voleva davvero essere un chirurgo e che non era soltanto una scelta comoda, dato che era il nipote acquisito del capo. Owen Hunt, capo di chirurgia al Seattle Grace Mercy West era stato il padrino di Timothy, scelta ricaduta su di lui proprio perché Tim portava il nome dello zio deceduto in guerra e Owen era la persona più vicina a quell’avvenimento che Arizona avesse in mente. Ed era un amico, ovviamente. Insomma, Callie alla fine aveva accettato anche se Tim sospettava ci fosse lo zampino dell’altra sua mamma, Arizona. Crescere con due mamme non era stato affatto un problema per lui. E poi a nessuno importava davvero chi fossero i suoi genitori, tantomeno se i suoi, erano due donne. Due donne che erano sposate regolarmente e ad effetto di legge, si amavano e avevano messo al mondo 6 figli, crescendoli con amore. Timothy adorava la sua famiglia e adorava l’ampia cerchia di amici delle sue mamme. E suoi, ovviamente, a questo punto.
“Tim!” la voce di sua mamma lo riportò alla realtà, sorridendo “La cena!”
Timothy abbandonò il libro di anatomia e si chiuse la porta alle spalle. Sua mamma avrebbe fatto un paio di magie per spiegargli qualche parolone di quel libro, dopo cena.
America mise piede in salotto per sorprendere sua madre, tutta intenta a superare Donky Kong con la sua Principessa Peach. Lo stato di concentrazione in cui si trovava Arizona era tale che non si era neanche accorta di avere la lingua completamente fuori dalla bocca e gli occhi spalancati. Kaylee corse in salotto e scoppiò a ridere davanti a quella vista comica. Arizona distolse lo sguardo dal televisore e mise il gioco in pausa, sedando le proteste di Dallas, con uno sguardo e un sorriso.
“Kappa! Amitiville!”
Le due gemelle alzarono gli occhi davanti ai soprannomi che sua mamma adorava affibbiare a chiunque. La abbracciarono a turno, mentre Sofia controllava cosa ci fosse per cena.
“Ho vinto, Ma” disse, sorridendo Kaylee e Arizona spalancò la bocca e iniziò a ridacchiare in maniera incontrollata. America lasciò la sorella gemella a prendersi la sua dose di complimenti, baci e abbracci dalla loro mamma bionda. Si sedette accanto a Dallas e lo punzecchiò in un fianco.
“Amitiville” la salutò suo fratello minore.
“Texas”
Dallas ridacchiò, ci aveva fatto l’abitudine. Arizona aveva cresciuto tutti i suoi figli come persone fiere del nome che portavano e soprattutto persone che non avevano bisogno della vergogna. Loro erano persone coraggiose e buone. Sarebbero stati soldatini perfetti. L’unica difficoltà sarebbe stata convincere Callie che alla sola menzione dell’esercito lasciava la stanza o faceva piani su come barricare la porta per non fare uscire nessuno dei suoi preziosi gioielli. Arizona si accontentava di crescerli bene per la guerra di città che dovevano affrontare ogni giorno.
“Dov’è Gracie?” chiese ad un tratto Sofia dalla cucina. Arizona sorrise e mandò tutti a lavarsi le mani prima di rispondere alla sua figlia maggiore.
“Dagli Shepherd. Lucille aveva bisogno della sua migliore amica per non so che tipo di consulenza”
“Quella ragazza ha una cotta enorme per Texas” mormorò con fare da cospiratore Timothy, appena arrivato dalla sua stanza.
“Tim!” esclamò Sofia, abbracciandolo “che ci fai tu a casa?”
“Dove sono Amitiville e Kappa?” chiese Tim, la domanda fu una risposta abbastanza esauriente per Sofia. Timothy era comunque molto spesso a casa, solo che, di solito, il mercoledì sera era la serata che passava a cena dai Burton, dalla sua ragazza Ginger.
“Sul serio Lucille Shepherd ha una cotta per il nostro Nate?” chiese Arizona, spalancando gli occhi. Tim e Sofia si sedettero vicini e guardarono la madre esibire un gran numero di smorfie.
“L’hai appena chiamato Nate?”
“Lo sai che il nome Dallas l’ha scelto tua madre” minimizzò Arizona, poi riprese “mi spiegate questa situazione?”
“Non c’è nulla da spiegare” minimizzò Sofia “Texas ha la testa altrove, comunque”
Arizona guardò verso il bagno dove tre dei suoi sei figli stavano lavandosi le mani.
“Dovrò farmi una bella chiacchierata con Texas”
“Temo che potrebbe non piacerti” sussurrò Tim, mettendo una mano sul braccio della madre, consolandola scherzosamente.
“Oh, non mi dire così Timjo!” Arizona lo guardò negli occhi, si specchiò in occhi identici ai suoi e sorrise, capì che lo stava prendendo in giro. Sofia li avvertì con un gesto composto che gli altri tre stavano tornando.
“Puoi darmi una mano con anatomia dopo cena?” chiese Timothy, sorridendo alla madre.
Arizona annuì, si alzò e portò in tavola l’arrosto che aveva cucinato e il purea di patate. Il tavolo da pranzo era enorme, ci sarebbero entrate venti persone, era enorme eppure sembrava stare largo dentro alla loro cucina. Mangiarono in silenzio, Arizona seduta accanto a Tim, che stava a capotavola, Sofia accanto a Tim, il posto accanto ad Arizona era vuoto, era e sempre sarebbero il posto di Callie, a destra del posto vuoto era seduto Dallas. Accanto a Sofia stavano le gemelle. Si amavano tutti, genuinamente, e l’atmosfera era sempre pacifica e rilassata, tanto che si sentivano tutti un po’ magici, lì dentro.

Callie parcheggiò il suo SUV nero in garage, accanto al SUV, stesso modello ma rosso di sua moglie. Quando pensava ad Arizona come sua moglie aveva ancora i brividi, nonostante fossero sposate ormai da 20 anni.
Rientrò in casa e trovò la luce soffusa delle lampade del salotto ad accoglierla. America e Kaylee si erano addormentate sul divano mentre guardavano uno show comico con Sofia, seduta sul tappeto e Dallas, sbracato su una poltrona. Callie sorrise e, passando accanto a suo figlio, gli passò una mano tra i capelli.
“Ciao mami” sussurrò lui, prendendosi volentieri il leggero bacio che la madre lasciò sulla sua fronte. Sofia si alzò dal tappeto e baciò la madre prima di andarsene in camera, era rimasta in piedi per aspettare lei. Succedeva spesso. Non che non si sentisse estremamente sicura a casa sua, solo che quando sapeva che sua madre sarebbe tornata prima di una certa ora, aspettava. Aveva ancora bisogno del bacio di sua madre prima di andare a dormire, anche a 21 anni. Callie fece il giro del divano e svegliò delicatamente le gemelle.
“Andate a dormire a letto, voi due” disse sorridendo. Baciò anche loro due e attraversò il salotto in cerca di sua moglie. Si fermò sulla soglia della cucina, poggiandosi allo stipite. Arizona era china su un libro enorme, leggeva e spiegava gli argomenti a Timothy che prendeva appunti, tenendosi la testa con una mano. I capelli biondi così luminosi di Arizona, rendevano luminosi anche quelli biondo sporco di Tim.
“Il flusso sanguigno arriva così da un punto all’altro..” Arizona si fermò e guardò suo figlio.
“Che c’è?” chiese lui, arricciando il naso. Arizona sorrise e spostò il libro.
“Va a dormire, Tim” quando vide che Tim avrebbe protestato, alzò la mano e lo zittì “non puoi sovraccaricare il cervello, chiedi a tuo zio Derek; il tuo ne ha avuto abbastanza. Va a dormire e domani chiedi a tua madre di darti una mano, lei ha un metodo infallibile”
Callie sentì il cuore riempirsi di orgoglio e gioia. Sorrise e il sorriso si allargò quando gli occhi di sua moglie incrociarono i suoi.
“Mi sta mandando a letto, mami, fa qualcosa” la supplicò scherzando Tim “dille che non ho più sei anni”
Callie gli diede una pacca sulla spalla e un bacio sulla guancia.
“Certe cose non cambiano mai, mi hombre” sussurrò Callie. Tim la abbracciò e se ne andò, lasciandosi dietro la sua voce:
“Buenas noche, mamas”
Callie si sedette accanto a sua moglie che immediatamente le stampò un bacio sulle labbra.
“Buenas tarde, mi rubia” sussurrò Callie, sorridendo. Arizona poggiò la testa sulla sua spalla e sorrise.
“Buenas tarde, morena mia”
Arizona non era mai stata forte con le lingue ma Callie le aveva pazientemente insegnato alcune cosette in spagnolo, per lo più cose che amava sentirsi dire.
“Dov’è Elizabeth?” chiese, un lampo di malcelata preoccupazione nella sua voce.
“Da Lucille” rispose Arizona “dorme lì. Derek non è di turno stasera”
Callie sospirò e scosse la testa, ridacchiando.
“Sono diventata una mamma iperprotettiva, vero?”
“Lo sei sempre stata, mi amor” commentò Arizona “ma sai una cosa?”
Callie la guardò negli occhi e sorrise, poggiò il mento sul palmo della mano e chiese:
“Cosa?”
“L’insieme è estremamente sexy”
Arizona zittì il fiume di risate di Callie con un bacio leggermente intenso. I loro figli ci erano abituati ed erano tutti in un’età in cui non era facile restare sconvolti per una tale inezia.
“Dobbiamo trovare una mensola per l’ennesimo premio di Kappa” sospirò Arizona dopo un attimo, sbattendosi una mano sulla fronte.
“Finiranno mai questi soprannomi così imbarazzanti?” chiese Callie, guardando sua moglie con occhi spalancati.
“Ehi! Mi diverto, lo sai Callbear..” commentò Arizona, sorridendo. Callie chiuse il libro di Tim e si alzò, tendendo la mano a sua moglie.
“Andiamo a dormire, AZ la formica”
“Questa era divertente”
Arizona prese la mano di Callie e, insieme, le due si avviarono verso la loro camera da letto, spegnendo tutte le luci dietro di loro. 

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Capitolo 3
*** Disastri diffusi all’orizzonte: la quiete prima della tempesta ***


America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Timothy John Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Elizabeth Grace Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Dallas Nate Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Danny George Karev: figlio si Alex Karev e Izzie Stevens
Liz Alice Karev: figlia di Alex Karev e Izzie Stevens
Shane Thomas Shepherd: figlio di Derek Shepherd e Meredith Grey
Michael Daniel Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey (nominato)
Tiffany Blue Sloan: figlia di Mark Sloan e Lexie Grey (nominata)
Linda Isobel Warren: figlia di Ben Warren e Miranda Bailey (nominata)
Catherine Lou Avery: figlia di Jackson Avery e April Kepner (nominata come fidanzata del fratello di Danny)
Disastri diffusi all’orizzonte: la quiete prima della tempesta

Essere figli di due chirurghi aveva dei lati negativi, uno era il fatto che se una delle mamme aveva una giornata libera, dormiva a più non posso, faceva scorta di sonno per i giorni a seguire. America alzò la testa dal cuscino e controllò il suo cellulare, erano le 10 e 34. Si sarebbe alzata e sarebbe andata a correre con Tim, tanto lui era sicuramente sveglio. Sarebbero tornati e mami non sarebbe ancora stata sveglia. Perfetto. La vibrazione del cellulare la riportò coi piedi per terra. Un sms. Lo lesse cercando di non emettere nessun risolino di gioia incontrollata dato che sua sorella dormiva ancora.
Ti passo a prendere tra mezz’ora, andiamo a fare un giro. D.
Era Danny, il suo “ragazzo”. Ne America ne Danny avevano voglia di mettersi addosso etichette del genere, tacitamente sapevano che sarebbero stati l’uno fedele all’altra, però non avevano voglia di fare le cose in grande. Il motivo era semplice: America conosceva fin troppo bene i genitori di Dan e la sua famiglia e viceversa. Se le cose fossero finite male? Come avrebbero reagito le famiglie? Quella era la preoccupazione più grossa per America, quindi preferiva starsene zitta e limitarsi a dirlo ai suoi fratelli, pregandoli di stare zitti e non lasciar trapelare nulla ne con mamma, ne con mami.
La ragazza si alzò dal letto e si vestì in fretta, calcolando che Danny sarebbe arrivato con dieci minuti di ritardo aveva esattamente 35 minuti per convincere suo fratello Timjo a coprire la sua uscita mattutina. Si passò solo un leggerissimo velo di eyeliner e pochissimo rimmel, si allacciò le Converse e si precipitò a capofitto giù per le scale. Passò davanti alla camera delle sue mamme e sbirciò dentro: Callie era stessa esattamente al centro del letto, a pancia in sotto, dormiva pacificamente e tutti sapevano che non dovevano assolutamente disturbarla.
Timothy era seduto al tavolo della cucina, il suo posto preferito per studiare. Sorseggiava una tazza di caffè, ormai freddo, e sottolineava parole e definizioni mantenendo un’espressione decisa in viso.
“Tim?!” America andò al frigo e si verso del succo d’arancia in un bicchiere, poi si sedette di fronte a suo fratello. Un mugugno poco interessato le disse che aveva parzialmente l’attenzione del fratello.
“Ti voglio bene, lo sai vero, Timjo?”
“Che ti serve Amitiville?”
America alzò gli occhi al cielo e mise una mano sul braccio di Tim. Lui alzò lo sguardo e piantò gli occhi nei suoi.
“Dan mi sta venendo a prendere..” iniziò America, fece un altro sorso dal bicchiere “puoi coprirmi?”
Tim non rispose, continuava a guardarla.
“Solo un paio d’ore, massimo all’una e mezza, sono qui” incrociò le dita “giurin giurella”
Tim sbuffò e tornò a guardare il libro.
“Prima o poi dovrai dirlo a mami” minimizzò Tim “e quando succederà sarà delusa perché non gliel’hai detto prima, lo sai?”
America sbuffò, si alzò e mise il suo bicchiere nel lavandino.
“Mi copri o no?” chiese lei, voltandosi verso di lui con le braccia incrociate sotto al petto.
“Per non parlare di mamma!”
“Tim!”
“Va bene, va bene, ti copro ma è l’ultima volta, Ami, capito?”
America corse ad abbracciare suo fratello.
“Tieni il telefono a portata di mano e non fare disastri”
“Ti adoro, Timjo”
America schizzò fuori dalla stanza, su per le scale e in camera sua. Scosse leggermente Kaylee fino a che questa aprì gli occhi e la mise a fuoco.
“Che vuoi?” sputò fuori la bionda, mugugnando. America continuava a sorridere.
“Sto uscendo con Dan”
“Mi hai svegliata per questo?”
“Sei la mia gemella, Kappa!” esclamò indignata America, al che Kaylee fece lo sforzo sovrumano di stamparle un bacio umidiccio sulla guancia.
“Buona fortuna, ‘Mitiville. Non combinare casini”
“Senti chi parla!” esclamò America, tirandosi su e aggiustandosi la gonna di maglina che aveva addosso. Kaylee emise un verso piuttosto rumoroso che le disse chiaramente che la conversazione era finita, lei se ne tornava a dormire. 

Danny si sistemò la cresta e inforcò gli occhiali da sole, mettendo in moto la sua auto. Era già in ritardo di cinque minuti. Suonò il clacson per l’ennesima volta e sbuffò. Sua sorella fece capolino dalla finestra al piano di sopra della sua stanza e gli urlò:
“Arrivo!”
Danny sbuffò di nuovo e si passò una mano sugli occhi, sua sorella l’avrebbe ficcato in un mare di guai. Liz salì in auto e chiuse lo sportello.
“Sei sicuro che possiamo venire con voi?” chiese lei, prendendo il telefono dalla borsa. Danny annuì, procedendo in retromarcia verso la strada principale.
“Basta che non combinate casini, voi due” Liz lanciò un’occhiataccia al fratello maggiore che aggiunse “mi fido di Shane, sia chiaro. È di te che non mi fido”
Liz guardò in aria e scoppiò a ridere.
“Che devo fare?” chiese esasperata. Danny le lanciò un’occhiata di lato e sorrise.
“Per prima cosa, allacciarti la cintura”
Liz obbedì e rispose all’sms che aveva appena ricevuto da Shane.
Danny si fermò a pochi metri da casa di America, non voleva dare nell’occhio quindi non si fermava mai esattamente davanti casa della sua “ragazza”. Sapeva che Callie era a casa e, anche se probabilmente stava dormendo a quest’ora, non voleva doverle spiegare il perché della sua visita. La pensava esattamente come America riguardo questo punto, non voleva mettere in posizioni scomode le loro famiglie, dato che conosceva i precedenti. Sua madre, Isobel Stevens, era una persona solare che tendeva a non tenere segreti ai suoi figli. Un giorno raccontò a tutti i quattro i suoi ragazzi la sua storia, come un narratore ad un gruppo di bambini ad una fiera. Aveva spiegato a Danny che portava il nome di due persone a lei care, entrambe morte. Danny, il suo ex fidanzato e quasi marito e George, il suo migliore amico. George era stato la causa dell’enorme discussione tra sua madre e la madre di America. La verità era che tenere tutta la faccenda nascosta era più facile per loro, la clandestinità rendeva la loro storia ancora più eccitante. Dopotutto, Danny e America sapevano che, il tempo aveva curato ogni cosa tra Isobel e Callie e le due ormai erano amiche, o meglio avevano superato le vecchie questioni ed erano amiche, sì. America uscì di casa, lanciando un’ultima occhiata alla finestra della cucina dove, Danny notò, c’era Timothy che lo salutava con la mano. Timothy incuteva timore, in quel momento lo guardava come a dirgli di tenere le mani e qualsiasi altro arto al suo posto. Aveva due anni più di Danny, l’aspetto di Arizona e il carattere autoritario e schivo di Callie.
America salì in auto, nei posti dietro e la macchina partì.
“Liz!” esclamò America, sporgendosi per baciare la guancia dell’amica “come stai?”
“Benissimo, cara, tu?”
“Appena tornata da LA! Meravigliosamente..” sorrise a Danny dallo specchietto e il ragazzo non poté far altro che sorriderle di rimando. I tre ragazzi scambiarono quattro chiacchiere prima di imboccare il viale che portava alla maestosa “casa Shepherd”.
Shane era ai piedi della collina, seduto su un masso che aspettava la macchina. Dan si fermò e aspettò che il suo migliore amico fosse salito prima di invertire la rotta e rimettersi in carreggiata nella strada principale.
“Papà non è di turno stamattina” commentò Shane, sedendosi accanto ad America e sorridendo a Liz che lo guardava dallo specchietto.
Shane aveva i capelli di suo padre, Derek Shepherd, ricci e ribelli. Gli occhi nocciola sormontati da sopracciglia perfettamente triangolari, il naso a patata e le labbra carnose davano al ragazzo un aspetto seducente e, allo stesso tempo, di pacata autoironia.
“Credo che accompagni a casa Elizabeth prima di andare in ospedale..”
Un’ombra passò sul viso di America, ma si dissolse subito.
“Mi sta coprendo Tim” minimizzò la ragazza, sorridendo all’amico.
“Avete parlato con Mike?” chiese Liz, posando il telefono.
Mike, Michael Daniel Sloan, praticamente America lo riteneva come un cugino. Scosse la testa e rivolse tutta la sua attenzione a Liz.
“Sta preparando un’enorme festa a sorpresa per Linda”
“Dove?” chiese America, sospettando il luogo.
“Nella caffetteria dell’ospedale, e dove sennò?” sbottò Shane, sghignazzando. Danny scoppiò a ridere.
“Scommetto che zia Lex si sta dando da fare per organizzare tutto..” disse America rilassandosi nel sedile “ha un debole per le feste a sorpresa” 

Callie aprì gli occhi e si stirò. Arizona era di turno e il letto era meravigliosamente vuoto, non che Callie non apprezzasse la compagnia della moglie a letto, al contrario. Aveva così bisogno di dormire, però, che sentire il letto vuoto intorno a lei sembrava coccolarla ulteriormente. Si decise a buttarsi giù dal letto quando sentì Dallas e Elizabeth che bisticciavano, come sempre. Quei due l’avrebbero fatta impazzire.
“Texas!” urlò Elizabeth, brandendo il telecomando “cosa diavolo hai combinato alla TV?”
“Chiudi quella bocca!” esplose Dallas, dal suo cantuccio, lanciò il libro che stava leggendo a terra e se ne andò in cucina.
“Non si può vivere in questa gabbia di matti..” disse Elizabeth a voce abbastanza alta da farsi sentire dai vicini, a un isolato di distanza.  
“Che succede?” chiese Callie, aprendo la porta della sua stanza e ciabattando fuori, nella luce naturale del mattino. Elizabeth si fermò di botto e sbiancò quando vide sua madre, in pigiama, chiaramente appena sveglia. Aveva appena infranto la legge suprema di casa Robbins-Torres: se mami dorme, nessuno è autorizzato a svegliarla.
“Niente, mami” la ragazza si sedette sul divano e afferrò una rivista a caso dal portariviste. Callie prese il telecomando e, dopo aver premuto qualche bottone, sintonizzò la tv sul canale preferito di sua figlia.
“Qual è la prima e unica regola suprema di questa casa?” chiese Callie, cercando di nascondere il sorriso che stava affiorando sulle sue labbra alla vista del panico negli occhi nocciola di Elizabeth.
“Non svegliate mami se dorme”
Callie scoppiò a ridere e allargò le braccia, sua figlia la abbracciò e le diede un baciò sulla guancia prima di concedersi alla sua serie televisiva preferita.
Dallas e Tim erano in cucina, entrambi intenti a leggere, il primo per svago, il secondo studiava.
“Ah, mis hombres” mugugnò Callie, arrivata in cucina. Tim alzò gli occhi dal libro e sorrise alla madre, lanciando allo stesso tempo un’occhiata all’orologio. Dallas le fece spazio sulla sua poltrona preferita e le preparò una tazza di caffè.
“Dove sono numero 3 e 4?”
Numero 3 e 4, ovvero le gemelle. Arizona aveva cominciato ad affibbiare numeri ai loro figli quando erano ancora tutti abbastanza piccoli. Era rimasta una sorta di abitudine scherzosa che aveva contagiato anche Callie. Sua moglie era letteralmente ossessionata dai soprannomi e dall’enumerazione. Ossessionata. Kaylee scese le scale in quell’esatto momento, ancora assonnata. Indossava un paio di pantaloni della tuta rossi e una T-Shirt con su stampigliato il logo dell’ospedale. Si buttò nella poltrona accanto a sua mamma e affondò il viso nel suo collo.
“Siamo affettuose Kappa?” mormorò Callie, accarezzandole i capelli. Kaylee sorrise e annuì, mantenendo la comodissima posizione in cui era finita.
“Dov’è tua sorella?”
Timothy sperò che la misera spiegazione che stava per dare a sua madre bastasse, perché non sapeva davvero cosa dire.
“A correre” prese il telefono e scrisse un sms a sua sorella, mantenendo la facciata di tranquillità “tornerà a momenti”
Callie si accontentò della risposta, prese la tazza di caffè che le porgeva Dallas e iniziò a sorseggiarlo tenendo stretta la figlia, bisognosa di coccole.
“Mami” mugugnò Kaylee “questo fine settimana diamo una festa per Linda, tu e la mamma siete di turno?”
“ Tua madre sicuramente no, ma io non ho operazioni e comunque ci sarò, dopotutto sono la sua madrina, devo esserci”
Kaylee si alzò dalla poltrona soddisfatta e prese latte e cereali, li versò in una scodella e iniziò a mangiare, seduta sul bancone della cucina.
“Ci sarà Tiffany?” chiese Dallas, fingendo noncuranza. Kaylee gli lanciò uno sguardo e sorrise sotto ai baffi.
“Ci saremo tutti Tex, non ti preoccupare”
Callie ascoltò lo scambio processando le informazioni nella sua testa, arrivò alla conclusione che suo figlio aveva una cotta per Tiffany Blue Sloan, diciassettenne figlia di Mark e Lexie.
“Tex?!” fece Callie, guardando suo figlio fisso “se tu avessi una cotta per Tiff, me lo diresti vero?”
Dallas arrossì violentemente e nascose la faccia dietro al libro che stava leggendo. Callie sorrise e annuì sussurrando:
“Come pensavo” 

Danny e America erano soli in auto, Liz e Shane erano in giro per negozi, Danny sarebbe tornato a prenderli nel pomeriggio. America si avvicinò alla bocca di Danny e lo baciò, leggera. Sorrise e appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Questa storia verrà fuori prima o poi, lo sai vero?”
Danny annuì e sbuffò, sconsolato quasi. America lo annusò, Calvin Klein, glielo aveva regalato lei per il compleanno. Danny sorrise e abbracciò la ragazza. Il telefono di America emise un bip. La ragazza lesse l’sms del fratello e imprecò nella sua mente.
“Devi portarmi a casa, mami si è svegliata”
Danny brontolò qualcosa e avviò l’auto. America pensò che magari sarebbe stato il momento di dirlo, non lì nell’auto, ma a casa a sua madre. Odiava dover tradire la sua fiducia in quel modo.
“Perché non lo diciamo a tutti questo weekend alla festa per Linda?”
“Cosa?” chiese Danny, evidentemente ignaro dei suoi pensieri.
“Che stiamo insieme, io e te” disse semplicemente America, sorridendo.
Danny restò zitto e la guardò per sbieco, senza modificare l’espressione del suo volto.
“Senti, Dan..” iniziò lei, voltandosi verso di lui “guarda Tim e Ginger! Mamma e Teddy sono migliori amiche eppure loro stanno insieme alla luce del sole..oppure guarda Linda e Mike..o tuo fratello e Catherine..” fece un’altra pausa “perché tutti possono sapere di loro e nessuno può sapere di noi?”
Danny fece una smorfia e scosse le spalle:
“Non lo so, Ami”
“Non posso starmene ancora zitta per molto, lo sai vero? Odio non dire le cose alle mie madri e Tim ha detto che non mi coprirà più..”
“Hai cinque fratelli, Ami..”
“Dan, per favore..”
Danny fermò la macchina, erano arrivati davanti a casa Robbins-Torres e la vista che sorprese Danny gli fece inchiodare la macchina inaspettatamente. America si girò di botto e la vide.
Sua madre ferma davanti alla porta di casa, con le ciabatte ai piedi, i capelli legati, il giornale sottobraccio e un’espressione di shock che America non avrebbe scordato tanto presto.
“Non credo che dovremmo aspettare il weekend” 

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Capitolo 4
*** Disastri diffusi all’orizzonte: cosa aspettarsi dalla tempesta ***


America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Timothy John Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Dallas Nate Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Elizabeth Grace Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Danny George Karev: figlio di Alex Karev e Izzie Stevens

Disastri diffusi all'orizzonte: cosa aspettarsi dalla tempesta

“America Lutetia Robbins-Torres!”
America capì di essere nei guai non appena sua madre aprì bocca, nessuno usava mai il suo nome per intero, eccetto le sue madri quando erano arrabbiate con lei. In quel momento la ragazza sentiva di meritarsela tutta la rabbia di sua mamma.
Danny scese dalla macchina e si preparò per una strigliata in perfetto stile Torres. Suo padre, Alex Karev, gli aveva raccontato un sacco di cose a proposito di Callie, gli aveva detto che era una donna forte, indipendente e di polso. Danny aveva imparato a conoscerla e a capire cosa fare e cosa non fare per tenersela come alleata e non come nemica. Sapeva di essersi messo nei guai e l’espressione della donna la diceva lunga.
“Va a casa, Danny” disse Callie con forza, indicando alla figlia la porta di casa. Timothy stava assistendo allo scontro dalla finestra e rivolse a sua sorella uno sguardo addolorato.
“Io..” iniziò Danny, ma Callie lo zittì con un gesto della mano.
“Non adesso, Danny. Va a casa”
Callie si girò senza degnarlo di uno sguardo e rientrò in casa, sbattendosi la porta alle spalle. La donna si ritrovò cinque dei suoi sei figli a fissarla, non appena mise piede in salotto. Dallas ed Elizabeth si alzarono dal divano e se ne andarono nelle rispettive stanze, Kaylee era in piedi dietro a sua sorella, non sapeva che fare e Timothy era appoggiato al muro accanto alla TV, l’espressione colpevole del complice dipinta sul viso. Callie restò in piedi e incrociò le braccia sul petto.
“Ditemi come vi ho cresciuto” disse, sibilando quasi. Kaylee aprì la bocca ma nessun suono uscì dalle sue labbra, Tim sospirò e disse:
“La verità va sempre detta, non importa quando possa fare male”
Callie puntò gli occhi in quelli identici ai suoi di America. La ragazza era sull’orlo delle lacrime e  non sapeva che dire.
“Hai sentito, America?”
Lei annuì, spaventata.
“Mami..io” iniziò la ragazza, cercando di controllare le lacrime, Callie la zittì con un gesto della mano.
“No, stasera dirai tutto quello che hai da dire a me a tua madre” camminò verso la cucina e scosse la testa “mi hai deluso, America”
Le parole di sua madre la colpirono più forte di un qualsiasi schiaffo. Sarebbe scoppiata, non tanto per il peso delle sue colpe tanto più perché avrebbe dovuto fronteggiare la rabbia di Callie e la delusione di Arizona.

Tim filò in cucina dietro a sua madre e chiuse la porta dietro di se.
“Timothy, sta zitto” disse sua madre, voltandosi. La rabbia aveva ormai lasciato il posto alla delusione. Callie non era arrabbiata, anche lei aveva nascosto tante cose ai suoi genitori, ma lei i suoi figli li aveva cresciuti in modo diverso. Aveva insegnato loro a dire sempre la verità, a non tenersi niente dentro, li aveva rassicurati del fatto che nelle loro madri avrebbero sempre trovato delle amiche pronte ad aiutarli. America le aveva nascosto una sciocchezza del genere, avrebbe potuto nasconderle mille altre cose. Callie si sentiva delusa e tradita dalla figlia che era più simile a lei.
“Mami, anche tu hai nascosto tante cose ai nonni, ricordi?”
Callie alzò una mano e lo zittì. Lo sapeva, certo che lo sapeva, ma lei non era sua madre, lei era la loro madre.
“Tu sei colpevole tanto quanto lei”
“Ah, no!” disse Tim, calmo, in questo somigliava in tutto e per tutto ad Arizona “io ho solo dimostrato solidarietà a mia sorella, me l’hai insegnato tu, tra tutte le altre cose”
Callie lo guardò e si sedette al tavolo. Trovava impossibile essere arrabbiata con lui. Trovava impossibile essere arrabbiata con uno qualsiasi dei suoi figli per dirla tutta. Li amava così tanto che avrebbe voluto sapere tutto di loro e non doversi trovare mai in queste situazioni. Tim le prese la mano e sorrise.
“Io non sono mia madre, Tim. Ero convinta di aver fatto un buon lavoro come madre..”
“Mami, no, tu non sei la nonna e smettila di dire così” Tim strinse la mano e gli occhi di sua madre incrociarono i suoi “hai fatto un ottimo lavoro come madre, tu e la mamma siete perfette e se così non fosse non credi che ci sarebbero stati molti problemi in più per noi? Voglio dire, guardaci!” Tim allargò le braccia come ad indicare tutti e cinque i suoi fratelli e se stesso “Sofia ha un padre e due madri e noi altri? America e Kappa sono gemelle ma provengono da due ovuli diversi, Dallas e io siamo cresciuti senza un padre che ci portasse a vedere le partite di basket o agli incontri di pugilato, Elizabeth è nel pieno della tempesta ormonale e lancerebbe ciabatte a chiunque. Pensi che tutto questo faccia di voi due un fallimento?” Tim continuò a guardare la madre negli occhi nonostante Callie piangesse “Voi due vi amate e questo basta. Mi sento un figlio fiero e orgoglioso dei miei genitori, non ho problemi a dire di essere stato cresciuto da due persone meravigliose come le mie due mamme. America voleva evitare problemi, tutto qua. Lo sai com’è Danny! Ha ripreso da Alex in questo, è un po’ farfallone, ha la testa in mille posti diversi, America voleva solo essere sicura che le cose fossero serie”
Callie rimase in silenzio. Si alzò e lo abbracciò, Tim scostò la sedia e lasciò che sua madre si accoccolasse a lui, la sentiva fragile per la prima volta, vacillante per la prima volta.
“Mi credi?” chiese lui, accarezzandole la schiena. Callie annuì e sorrise, pulendosi gli occhi.
“Grazie, mi hombre, non so davvero che farei senza un figlio come te”
“Ne hai altri cinque tra cui scegliere!”
I due scoppiarono a ridere e la tensione si sciolse pian piano, lasciando la stanza.

Arizona aprì la porta di casa e il silenzio la investì immediatamente. Eppure a quell’ora dovevano essere tutti a casa, compresa Sofia che lavorava in un supermercato a turni alterni.
“Ehi, famiglia!” urlò Arizona posando le chiavi nel cestino sul tavolino dell’ingresso. Nessuna risposta. Lasciò la sua borsa e la giacca sulla poltrona dell’ingresso e si incamminò verso la cucina. Timothy e Dallas erano ai fornelli.
“Tex, Timjo, dove sono tutti?”
Tim guardò sua madre da sopra la spalla e le sorrise.
“Kappa, Beth e Ami sono in camera, Sofia è in doccia e mami è a letto”
“Calliope a letto? All’ora di cena?” Arizona alzò entrambe le sopracciglia e guardò i suoi figli con un misto di apprensione e comicità. Dallas ridacchiò, lo faceva ogni volta che Arizona usava il nome completo di sua madre. Arizona scosse la testa e si diresse verso la sua camera da letto.
Callie era stesa a pancia in su e fissava il soffitto, assente in volto. Arizona si sedette ai piedi del letto e toccò leggermente la sua gamba.
“Calliope cos’è successo?”
Callie si alzò a sedere e pulì dagli occhi i residui di lacrime. L’espressione sul viso di Arizona si fece ancora più preoccupata.
“America e Danny Karev stanno insieme” buttò lì Callie. Arizona sorrise e batté le mani.
“Che bella notizia..”
“No, Arizona” disse Callie, scuotendo la testa “stanno insieme da un pezzo, America non ha detto nulla. Stamattina è uscita di nascosto e li ho beccati quando lui l’ha riaccompagnata a casa..”
“Qual è il problema, Callie?” chiese Arizona, lo sguardo leggermente dubbioso.
“Mi sento tradita” sputò fuori sua moglie, guardandosi le mani. Arizona le accarezzò una guancia e sollevò il suo viso per guardarla negli occhi.
“Calliope, non è così”
“Lo so, Tim dice che l’ha fatto solo perché voleva essere sicura della loro storia e tutto il resto ma..” Callie esitò e spostò lo sguardo sulla parete di fronte a lei prima di tornare ad immergersi negli occhi di sua moglie “è la mia bambina Arizona, è me, lei è come me, è quella che mi somiglia di più..”
Arizona la abbracciò e Callie si rilassò istantaneamente tra le sue braccia.
“Calliope, sono tutti i nostri bambini” sorrise “ti ricordi come ho reagito quando Tim ci ha detto che lui e Ginger stavano insieme?”
Callie ridacchiò e sorrise. Arizona aveva pianto di nascosto per una settimana, sia di gioia che di tristezza perché sapeva che suo figlio era davvero innamorato e che metteva tutto se stesso nelle cose e non sarebbe stato da meno con quella storia. Aveva paura di perderlo e invece Tim si era dimostrato il figlio perfetto che avevano cresciuto, limpido, pulito e sincero fino in fondo.
“Tuttavia, se ti può far sentire meglio, stasera parleremo con America e lei ci spiegherà tutto ciò che c’è da spiegare ok?”   
“Ti amo” disse semplicemente Callie, abbracciandola stretta.
“Ti amo anch’io, morena mia” rispose Arizona sorridendo e baciandole i capelli “adesso andiamo di là prima che Tex e Timjo diano fuoco alla cucina”

La cena fu silenziosa, cosa insolita in qualunque casa dove c’erano sei ragazzi d’età compresa fra i 21 e i 15 anni. Dallas sembrava contento del lavoro fatto ai fornelli e ogni due per tre scoccava uno sguardo fiero a suo fratello, Timothy dal canto suo stava zitto e lanciava sguardi indecisi tra Callie e sua sorella. Elizabeth era insolitamente taciturna e mangiò a testa bassa per tutto il tempo. America non toccò cibo. Quando Arizona si alzò dal tavolo e portò i piatti nel lavabo capì che doveva fare qualcosa per risolvere questa situazione.
“Ragazzi, andate a fare qualcosa che non sia stare zitti e sembrare morti per favore” guardò i suoi figli alzarsi, tutti tranne America che sapeva di dover affrontare la questione “Danny” con le sue mamme. Timothy uscì per ultimo e chiuse la porta dietro di se.
“Mami..” iniziò America, attirando lo sguardo di sua madre “mi dispiace”
Non riuscì a dire nient’altro e si maledisse per questo. Voleva dirle tutto ma le parole non riuscivano ad arrivare alle sue labbra. Tirò un respiro profondo e tornò a guardarsi le mani. Arizona si sedette a capotavola guardando ora Callie ora sua figlia.
“Volevo dirvelo, davvero” provò di nuovo Ami “ avevo questo peso sullo stomaco e volevo dirvelo, perché odio nascondervi le cose, ve l’avrei detto questo weekend, alla festa..” lasciò la frase appesa e aspettò che sua madre si sfogasse.
“Perché non l’hai fatto?” chiese Callie guardando Arizona che la incoraggiò a proseguire.
“Perché volevo che le cose fossero chiare tra me e lui..” scosse la spalle “lo sapete com’è Danny, com’era almeno. Sempre coi piedi in più di una scarpa..volevo che le cose fossero chiare per non mettere le nostre famiglie in condizioni strane..”
“Ami, guardami” sospirò Callie allungando una mano verso quella di sua figlia. Le credeva, non v’era traccia di bugia nella sua voce e comunque America non era brava a dire menzogne. La ragazza prese la mano della madre e vi si attaccò come se da questa dipendesse la sua vita.
“Ti credo, ok?” disse semplicemente Callie “perché so che me l’avresti detto. Però ti chiedo una cosa..niente più segreti, niente più fughe di nascosto e soprattutto niente più coperture tra di voi..ho fatto cose di cui non vado fiera nella mia vita, ma voi siete i miei figli e io vi amo, ho bisogno che mi diciate quello che sentite. Dovete fare i vostri errori, dovete sbagliare anche voi, ma voglio che riusciate a sbagliare fidandovi di noi, ok?”
Arizona ascoltava Callie con uno sguardo di adorazione totale in viso. Aveva sempre saputo che Callie sarebbe stata una mamma fantastica e, adesso, non riusciva a concepire il fatto che, in passato, lei, il chirurgo pediatrico con sei figli a carico, non desiderava figli. Quella donna aveva sconvolto il suo mondo. E Callie era cresciuta così tanto.
America annuì e si sciolse in lacrime davanti agli occhi della madre che si alzò e andò ad abbracciarla stretta.
“Mi amor, mi amor..non piangere, por favor” sussurrava Callie sui capelli scuri di America.
Arizona si alzò e uscì dalla stanza. Il salotto era vuoto, arrivò davanti alle scale e si accovacciò. Erano tutti lì, seduti sulle scale pronti a qualsiasi reazione. Arizona sorrise e si rimise dritta.
“Vi ho visti” disse, mettendosi davanti alle scale. Timothy scoppiò a ridere e Arizona avrebbe voluto scattare una foto dei suoi figli così, tutti insieme, presenti l’uno per l’altra.
“Partitina?” chiese, mettendosi le mani sui fianchi. Dallas di alzò e la superò, correndo.
“Donky è mio!” esclamò. Kaylee e Elizabeth scattarono avanti litigandosi Wario, Sofia si sedette sulla poltrona e declinò gentilmente l’invito, era una frana ai videogiochi. Tim passò un braccio sulle spalle di Arizona e le diede un bacino sulla guancia.
“Giornata dura?”
“Ho asportato un tumore a una bambina di 2 anni” disse Arizona, scuotendo la testa “quindi si, giornata dura. Ma sai una cosa?”
Tim alzò la testa e la guardò dall’alto, aspettando la risposta.
“Ogni volta che sono in sala operatoria e tengo il bisturi in mano, non importa che sia un tumore o un’appendicectomia, ogni volta che la mia schiena mi da fitte di dolore e le mie gambe minacciano di cedere, penso a quando tornerò a casa e umilierò i miei figli ai videogiochi” Arizona abbracciò Tim “voi siete il mio sorriso, Timjo, tutti voi”

“Allora, com’è?” chiese Callie
America sorrise, imbarazzata.
“Dolce” disse, sorridendo “oggi mi ha comprato la colazione, i miei muffin preferiti”
“Non si direbbe di un Karev”
“Mami..” cantilenò Ami, guardandola. Affondò il cucchiaio nella vaschetta di gelato e ne mangiò un po’.
“Alex Karev” Callie imitò la figlia e guardò la parete, assente “vent’anni fa non avrei mai pensato che sarebbe diventato papà”
“Di quattro figli” aggiunse America. Le due scoppiarono a ridere e America abbracciò di nuovo sua madre.
“Com’era? Alex intendo..” chiese America dopo qualche minuto. Callie pensò a quella volta in cui, presi dall’euforia per un intervento riuscito, erano finiti a letto insieme. Sorrise.
“Hai presente lo zio Mark? Sai..impegnato sessualmente..” America annuì attenta “Be, diciamo che Alex si dava il suo ben da fare, senza tutta la tonnellata di charme di Mark, ovviamente”
America arricciò il naso, stentava ad immaginare Mark Sloan come un accanito donnaiolo che saltava da un letto all’altro, era abituata a vedere un padre protettivo e un marito amorevole. Tutte le volte che Callie menzionava l’hobby preferito di Mark ai suoi tempi d’oro aveva la stessa reazione.
“Non credere, tua madre non è stata da meno”
America quasi si strozzò con il gelato.
“Tu? Mami..”
“La tua mamma bionda..” buttò lì Callie, sorridendo, vedendo la faccia sconvolta di America aggiunse “Amitiville, hai diciotto anni, dovresti essere avvezza a sentir parlare di certe cose”
America scoppiò a ridere. 
“Me lo diresti vero, se..” Callie non finì la frase, la guardò e storse il naso “se decidessi di fare il tuo viaggio inaugurale..”
“Stai usando un vocabolario molto alla Dottoressa Bailey” sospirò America, riferendosi all’abitudine di Miranda Bailey, collega e cara amica di sua madre, nonché madre della sua migliore amica Linda, di usare abbondanti metafore per spiegare argomenti imbarazzanti. Callie scoppiò a ridere e ripensò a troppe cose.
“Niente più bugie, no? Non ce ne sono mai state e mai più ce ne saranno..” sospirò America “se dovessi decidere di avere un rapporto sessuale, te lo direi”
Callie storse il naso di nuovo e alzò le sopracciglia.
“Mami, hai quasi 50 anni dovresti essere avvezza a certi discorsi!” esclamò America, facendo la bocca alla madre. Callie mise su una smorfia indignata e, finta offesa, disse:
“Ne ho 49!” 

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Capitolo 5
*** Preparativi, preparativi ovunque ***


Linda Isobel Warren: figlia di Ben Warren e Miranda Bailey (nominata)
America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Elizabeth Grace Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres

Aaron George Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey (nominato)
Michael Daniel Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey (nominato)
Jamile Aurora Sloan: figlia di Mark Sloan e Lexie Grey (nominata come Jami)
Tiffany Blue Sloan: figlia di Mark Sloan e Lexie Grey (nominata)
ShaneThomas Shepherd: figlio di Derek Shepherd e Meredith Grey (nominato)

Preparativi, preparativi ovunque 

“Miranda..”
Miranda Bailey, chirurgo generale, vincitrice di un Harper Avery per aver scoperto la causa e la cura delle fistole, alzò lo sguardo dalla cartella clinica che stava leggendo e piantò gli occhi in quelli dell’amica.
“Hai bisogno di una mano con i preparativi per la festa?” disse Callie, poggiandosi al bancone. La donna sorrise e si scompose per un attimo, entrando nella parte dell’amica e uscendo da quella di chirurgo.
“Lexie si sta dando da fare, lei adora le feste a sorpresa..” disse, scuotendo la testa “mi servirebbe una mano con un’altra cosa però..”
Callie la guardò attenta.
“Tu e America dovreste accompagnarmi al centro commerciale, devo comprare un regalo a Linda e potrebbe servirmi una mano per quello..”
Il cercapersone di Callie suonò e la donna sbuffò mentre controllava la chiamata. Si alzò dal bancone e cominciò a camminare verso il pronto soccorso.
“Contaci, fammi sapere quando”
“Grazie Torres” le urlò dietro la Bailey, tornando alle sue cartelle. Sua figlia avrebbe compiuto 18 anni quel sabato e lei era in crisi profonda. Non aveva idea di che regalo comprarle e non poteva certo chiedere aiuto a Mike, il fidanzato di Linda. Era un carissimo ragazzo e aveva superato la prova Bailey (che consisteva in una serie di domande a raffica e di prove da superare) però Miranda sapeva che non avrebbe resistito e l’avrebbe detto a Linda, gli sarebbe scappato. Sua figlia aveva il suo stesso carattere, sapeva come ottenere tutto quello che voleva. Miranda era grata al fatto che aveva preso da suo padre la compostezza e la calma, cosa che Ben non perdeva quasi mai. Mark Sloan passò di lì in quell’istante e interruppe i suoi pensieri.
“Lexie sta impazzendo” disse, appoggiandosi al bancone di schiena “quando pensi di ridarmi mia moglie?”
Miranda gli rivolse il suo sguardo patentato e Mark sorrise.
“Si è offerta”
“Lo so” Mark guardò la lavagna chirurgica e si stiracchiò “stavo scherzando Miranda”
“Ti conosco da più di vent’anni, Mark. Il 90% delle volte in cui ti guardo in quel modo mi prendo gioco di te” la donna se ne andò, soddisfatta e Mark ridacchiò sotto i baffi. Restò a godersi la tranquillità della postazione delle infermiere ancora per un po’.
“Ehi, splendore, non devi lavorare?”
Derek Shepherd, suo migliore amico e capo del reparto di neurochirurgia gli diede un colpo al braccio e si appoggiò accanto a lui, guardando la lavagna.
“Ho appena finito di costruire ad una donna un naso nuovo” Mark sbadigliò “sono indeciso se andare a casa a dormire o portare Aaron e Mike alla partita”
“Voto per la partita”
Derek si staccò dal bancone e staccò il telefono dalla cintura.
“Veniamo anche io e Shane” si voltò e continuò a camminare verso lo spogliatoio “ci vediamo da te fra un’ora”
“Non metterci troppo ad aggiustarti il ciuffo, tanto non ci guarda più nessuno” gli gridò dietro Mark, alzandosi dal bancone.
“Parla per te, vecchietto” 

Lexie Grey stava svuotando il drenaggio di un paziente. Certo era una cosa che avrebbe potuto fare comodamente uno specializzando e non lei, neurochirurgo di talento. Eppure ogni tanto ci prendeva gusto a fare quelle cose così elementari che non le spettavano, era come tornare indietro di vent’anni quando ancora era all’anello base della catena alimentare ospedaliera. Sorrise a lavoro finito e uscì dalla stanza soddisfatta.
“Lex”
La donna si girò e sorrise a suo marito che la tirò a se, baciandola.
“Vado a casa” disse Mark, sorridendo “porto Aaron e Mike alla partita con Derek e Shane, vuoi venire?”
Lexie scosse la testa.
“Ho una craniotomia fra mezz’ora, il tempo di buttare giù un boccone”
“Bravo il mio chirurgo preferito” disse Mark, abbracciandola.
“Quando tornate passate a prendere Tiffany e Jami”
“Dove esattamente?” chiese Mark, alzando il sopracciglio. Lexie si morse il labbro e scosse la testa.
“Non ne ho idea, chiamale, i telefoni esistono per questo” scherzò Lexie, si staccò dall’abbraccio del marito, gli piantò un bacio sulle labbra e si avviò verso la caffetteria.
“Ti amo” le urlò dietro Mark.
“Ti amo, anch’io” Lexie gli mandò un bacio con la mano e girò l’angolo. 

“Amitiville!” America sentì l’urlo della sorella dal piano di sotto e iniziò a chiedersi cosa avesse fatto di male stavolta. Kaylee scese le scale a due a due, cosa che sua madre le proibiva ogni volta di fare elencandole tutte le ossa che avrebbe potuto rompersi facendolo.
“Kappa?”
“Dove diavolo sono i miei pantaloncini blu?”
America la guardò da sopra al libro che stava leggendo e scosse la testa.
“Odio quei pantaloncini, lo sai. Chiedi a Beth”
Kaylee guardò per aria e urlò il nome della sorella minore, diretta a grandi falcate verso la porta della sua camera chiusa. Elizabeth aprì la porta e lanciò i pantaloncini alla sorella continuando a parlare al telefono con una delle sue amiche.
“Smettila di stare al telefono!” le urlò dietro Kaylee, dando un colpo deciso alla porta.
“Fatti i fatti tuoi!” urlò di rimando la piccola di casa dalla camera chiusa. Kaylee lanciò uno sguardo più che eloquente al cielo e si allontanò.
“Te l’avevo detto” mormorò America quando la gemella passò accanto al divano con in mano i suoi pantaloncini. Kaylee le lanciò un sorriso sarcastico e tornò di sopra.
Le note di una famosa canzone cominciarono a risuonare da un punto imprecisato del salotto. America scovò il suo cellulare abbandonato sotto al cuscino della poltrona. Rispose.
“Ami” era sua madre.
“Dime, mami”
“Hanno cancellato la mia operazione di oggi pomeriggio. Abbiamo una missione da compiere!”
“Che genere di missione?” l’ultima missione in cui si erano imbarcate lei e sua madre consisteva nello scovare la ragazza del mistero di Tim. Si venne a sapere poi che Arizona sapeva tutto e si era dimenticata di raccontare la storia a Callie che si era insospettita e, invece di chiedere delucidazioni al diretto interessato, era partita per la tangente. Al solo ricordo America soffocò una risata.
“Nulla di impossibile” minimizzò Callie “passò a prenderti alle 4”
“Mami, qualche informazione in più mi farebbe comodo”
“Nada, mi amor” rise sua madre “ninguna informaciòn para ti. Vado, ho un intervento tra mezz’ora, ci vediamo dopo”
America riagganciò e tornò al suo libro non senza preoccupazioni.

Callie si appoggiò al bancone delle infermiere, incrociò le braccia e sospirò, chiudendo gli occhi per un attimo. Arizona era precisamente davanti a lei, nella stanza di un paziente che sorrideva e parlava ai genitori del bambino steso nel letto.
“Mi amor” Arizona uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e la baciò sulle labbra. Callie sorrise. Arizona si accorse che Callie non indossava il camice e sul suo viso comparve un’espressione interrogativa e leggermente preoccupata.
“Vai a casa? È successo qualcosa ai bambini?”
“Arizona, sono adulti ormai” ridacchiò Callie, posandole una mano sulla spalla “sto aspettando Miranda”
L’espressione sul viso di Arizona si rilassò all’istante.
“Io e Ami la accompagniamo a comprare qualcosa per la festeggiata..”
“Oh, Miranda a corto di idee?!” esclamò Arizona, appoggiandosi al bancone accanto a sua moglie. Callie ridacchiò divertita.
“Lo sai, è un’eccellente chirurgo, una madre stupenda e anche una bravissima moglie, ma è una frana coi regali” disse Callie, allargando le braccia. Arizona annuì e guardò verso l’ascensore.
“Non vogliamo ripetere l’incidente del topo grigio, vero?” sospirò Callie dopo qualche secondo.
“Calliope, era un criceto!” rise Arizona “e lei non aveva modo di sapere che Dallas è allergico al pelo dei roditori!” 


Angolino autrice: La maggior parte dei giovani è solo "nominata" semplicemente perchè volevo tornare un attimo alla dimensione dell'ospedale, quindi ho preso in considerazione i genitori. Tutto qui, ci siamo, spero che il capitolo vi piaccia e, se vi va, commentate, mi fa sempre piacere leggere le vostre opinioni 
Eli :3

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Capitolo 6
*** Partite, confessioni, crisi e shopping terapeutico ***


Timothy John Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
Dallas Nate Robbins - Torres: figlio di Arizona Robbins e Callie Torres
America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Elizabeth Grace Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Sofia Robbin Sloan - Torres: figlia di Mark Sloan e Callie Torres
Aaron George Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey 
Michael Daniel Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey 
Danny George Karev: figlio di Alex Karev e Izzie Stevens 
Linda Isobel Warren: figlia di Ben Warren e Miranda Bailey
Justin Eric Warren: figlio di Ben Warren e Miranda Bailey (solo nominato)
Tucker George Bailey Jones: figlio di Miranda Bailey (primo matrimonio, solo nominato)

Partite, confessioni, crisi e shopping terapeutico

“Pronto?”
Timothy prese il telefono dal tavolino e chiuse l’enorme libro che aveva davanti agli occhi contemporaneamente.
“Tim!” la voce dall’altro lato era sicura e allegra, Timothy aveva capito dall’inflessione nel pronunciare il suo nome di chi si trattava.
“Porto Aaron e Mike a vedere la partita. Tu e Texas siete dei nostri?”
“Zio Mark, non ti ci mettere anche tu con questi soprannomi!” esclamò Tim ridendo.
“Sai di chi è la colpa!” esclamò Mark “di Roller Blondie!”
“A che ora passate?” chiese Tim, dopo essersi ripreso dall’ascesso di risate che l’aveva colto.
“Sono qui fuori”
Tim riagganciò e andò in salotto, quando aprì il portone si ritrovò davanti Mark Sloan e i suoi due figli maschi. Aaron George Sloan, il maggiore dei due, era alto, magro, muscoloso al punto giusto, occhi nocciola tendenti al verde, capelli corti e leggermente spettinati, un velo di barba. Aveva stile ed era un rubacuori, lui, dei due maschi, aveva ereditato in tutto e per tutto la vecchia attitudine del padre, il suo fascino e i suoi modi di fare. Lui e Tim erano migliori amici, frequentavano lo stesso giro e Ginger era l’unica ragazza con cui Aaron non ci aveva provato.
Michael Daniel, invece, aveva in viso i lineamenti teneri e delicati di sua madre Lexie. Biondo, gli occhi del padre, verdi e intensi, fisico asciutto ma muscoloso, le labbra carnose e un sorriso contagioso che indossava ogni volta che poteva. Il carattere di Michael, Mike per tutti, era più schivo, meno estroverso del fratello, il suo tempo libero era completamente dedicato al basket e alla sua fidanzata Linda Warren.
“Sofia?” chiese Mark, abbracciando Tim. Come se avesse sentito la domanda di suo padre, Sofia spuntò dalle scale, probabilmente attirata all’ingresso dal suono del campanello. Si illuminò quando vide suo padre e i suoi due fratellastri.
“Papà!” Sofia corse ad abbracciare suo padre e Mark la sollevò letteralmente da terra abbracciandola.
Mark e Sofia avevano sempre avuto un rapporto speciale. Sofia era un costante promemoria dell’amore fraterno che legava Mark a Callie e, nonostante fosse stata concepita in un momento di crisi di entrambi i suoi genitori, nessuno l’aveva mai fatta sentire un errore, ne i suoi genitori, ne Lexie e Arizona. La ragazza si sentiva fortunata, considerava di avere quattro genitori, due naturali e due acquisiti.
“Sloan!”
Mark lasciò la presa sulla figlia e sorrise alla sua migliore amica, allargando le braccia, esclamò:
“Torres!”
I due si abbracciarono e Callie poggiò la sua borsa sul divano.
“Porto i tuoi ometti alla partita”
Callie guardò Tim, come a chiedere spiegazioni, Tim alzò le spalle e disse:
“Stavo per chiamarti”
Callie sorrise e fece un gesto con la mano, come a dare il permesso ai due di andare con i tre Sloan. Tim sorrise e posò, delicatamente, le labbra sulla guancia di sua madre. Dallas imitò il fratello e si infilò la giacca.
“Sono di passaggio” spiegò Callie, quando Mark la guardò interrogativo “dov’è Ami?”
“Vado a chiamarla” rispose Sofia, sorridendo. Sarebbe rimasta lei a casa con Kaylee e sua sorella minore, Elizabeth.
“Lexie sta impazzendo, non è vero?” chiese Callie a Mark, sorridendo. Mark annuì e si concesse una risatina quasi eccitata.
“Adora organizzare feste a sorpresa” commentò Mark “se non fosse che Derek le delega metà del suo lavoro, starebbe tutto il giorno circondata da palloncini e festoni”
Mike sorrise e abbassò lo sguardo, consapevole di aver innescato in sua madre la vena creativa che veniva fuori in occasioni del genere.
America scese le scale infilandosi il giubbino di pelle nera, sorrise a Mike appena lo vide e, giunta accanto a Mark, lo abbracciò come si abbraccia uno zio.
“Andiamo?”
“Sono qui per te, mija” rispose Callie, dando un leggero bacio a sua figlia.
“Ragazzi, fuori di qui” disse Mark, alzando le braccia. Tim e Aaron uscirono per primi, Dallas seguì Mike e Mark salutò Sofia con un bacio sulla guancia, Callie con una strizzatina d’occhio e la promessa di riportarle i ragazzi dopo cena. 

“Mamma..” Danny si avvicinò a sua madre. Izzie era impegnata nella sua attività preferita, impastare dolci. Si era presa il compito di fare muffin per tutti, per la festa di Linda e stava prendendo il suo compito con serietà e impegno. Il fatto che quella sera non fosse di turno la aiutava.
“Dan” Izzie porse la guancia a suo figlio che vi depositò un leggero bacio, prima di sedersi di fronte a lei.
Danny rimase in silenzio, quasi cullato dai gesti metodici di sua madre, la guardava ma non la vedeva davvero, era catturato da qualcosa, nei suoi pensieri. Izzie lo guardò di sfuggita e si fermò:
“Dan, che c’è che non va?”
Danny sembrò per un attimo un cucciolo beccato a fare una marachella, l’espressione che aveva in viso colpì Izzie, era totalmente identica alla faccia che faceva ogni volta Alex quando doveva farsi perdonare qualcosa.
“Cos’hai combinato?” chiese lei, sciacquandosi le mani sotto l’acqua. Danny sorrise e scosse la testa:
“Devo parlarti di una cosa” quando vide l’espressione quasi terrorizzata di sua madre, aggiunse:
“Niente di grave, mamma, giuro”
Izzie sembrò tranquillizzarsi, si sedette accanto a lui e assunse l’espressione che prendeva sempre quando ascoltava i suoi figli.
“Ehm..dunque..” iniziò Danny “riguarda Ami..America..” precisò lui. Izzie lo guardò senza capire, ma sorrise comunque come a dire a suo figlio di continuare.
“Stiamo insieme..” concluse lui. Izzie lo guardò per un po’ e poi, alla fine, sorrise.
“Ma è meraviglioso, Dan”
In quell’istante, suo padre, Alex Karev, entrò in cucina, baciò sua moglie e diede una pacca sulla spalla a suo figlio.
“Alex, Dan e America stanno insieme!” esclamò Izzie eccitata, lanciando un’occhiata di scuse a suo figlio perché non era riuscita a trattenersi. Alex alzò le spalle, prese una birra dal frigo e, appena sua moglie si voltò, strizzò l’occhio a suo figlio e commentò, in modo tale che solo lui potesse sentirlo:
“Non fare casini, figliolo”
Danny capì a cosa si riferiva suo padre, al temperamento di Callie, alla sua gelosia verso la figlia, al loro attaccamento, allora scoppiò a ridere e annuì al padre che gli passò la sua birra, già aperta.

“Si, si..tranquilla, ci vediamo stasera..chiederò a mami quando torna ma non ci dovrebbero essere problemi..” America buttò lo sguardo su sua madre che passava in rassegna tutti i vestiti del negozio, alla ricerca di uno che andasse bene per la festa. America sorrise e tornò a dare attenzione al suo interlocutore telefonico.
“Ami..Ami..” dall’altra parte qualcuno sbuffò “si può sapere che diavolo stai facendo?”
Miranda Bailey uscì in quel momento dal camerino, indossava un abito dorato che la fasciava completamente, era bellissima e risplendeva, nonostante tutto sul suo viso l’espressione non era delle più decise. America decise di chiudere la conversazione con la sua migliore amica prima che sua madre si mettesse a urlare e la tradisse.
“Linda, ti richiamo” attaccò, senza dare il tempo alla sua migliore amica di ribattere. Avrebbe dato la colpa a Danny, tanto lo sapeva a casa. Linda avrebbe capito. Linda Marie Warren era la sua migliore amica. Praticamente erano cresciute insieme, le loro madri erano amiche e si vedevano tutti i giorni. Quella sera Linda avrebbe dato una specie di pigiama party, un pre-compleanno, e aveva appena chiamato America per sapere se poteva raggiungerla prima e aiutarla a preparare. America era in un centro commerciale con sua madre e la madre della sua migliore amica, alla ricerca del regalo e del vestito perfetti. Sorrise a se stessa e si avvicinò alle due donne, con tutta l’intenzione di ricordare loro che avevano 50 anni e non 14.
“Ti sta davvero bene, Miranda..” sentì sua mamma dire, mentre si avvicinava. La Bailey si specchiava, girandosi e rigirandosi, il dubbio dipinto sul viso.
“Immagina Ben che faccia farà quando te lo vedrà addosso” esclamò Callie, battendo le mani. America scosse la testa e sorrise alla madre della sua migliore amica.
“Effettivamente, è davvero bellissimo”
“Qual è il problema Miranda!?” chiese Callie, allargando le braccia. L’amica non sembrava ancora convinta del vestito meraviglioso che indossava. Miranda guardò Callie e si indicò:
“Sembro la mamma di una sposa, Torres!” esclamò quando finalmente sembrò aver ritrovato la voce “non posso vestirmi così!”
“Perché no?!”
Miranda prese una mano di Callie e la trascinò nel camerino, chiudendosi la tenda dietro le spalle. Callie la guardò senza capire, lei si sporse e disse ad America:
“Va a cercare qualcosa da metterti Ami, hai il permesso di tua madre”
Callie le scoccò un’occhiata assassina e incrociò le braccia, assumendo l’espressione tipica di Callie Torres, la dottoressa di ferro.
“Non posso vestirmi così perché sembro la madre di una sposa e la mia bambina..” Miranda sentì la voce morirle in gola. Callie si sciolse, aveva un debole per Miranda Bailey. Era sempre autoritaria e dura fuori, un chirurgo eccellente, sempre posata e convinta delle sue idee, ogni tanto, però, veniva fuori il suo lato dolce, soprattutto quando si parlava dei suoi tre figli o di Ben. Si scioglieva e diventava quasi una ragazzina alla prima cotta, che non riusciva a finire una frase e pendeva dalle labbra di chi poteva dirle cosa fare. Callie si sedette sullo sgabello del camerino e la ascoltò.
“Ha solo 18 anni, Callie! E Mike è un così bravo ragazzo..per niente simile a suo padre” disse l’ultima frase lasciando che l’ombra di un sorriso apparisse sulle sue labbra, tornò però subito seria “..insomma, ha solo 18 anni e io sembro la mamma di una sposa e sento che Linda sta scappando dalle mie mani..e Tucker ha già 24 anni e Justin sta studiando per la patente! La patente! Il mio Jus ha già 16 anni!”
Callie si alzò e allargò le braccia:
“Vieni qui”
La tenne stretta per un po’, cercando di mandar via quei brutti pensieri con il calore di un abbraccio amico, come quella volta in cui doveva andare a cena da Ben e non sapeva se fosse ancora capace di flirtare come una ragazzina.
“Miranda, il tempo passa e i nostri figli crescono. Sembrava ieri che Ami e Kay erano così piccole che potevo tenerle in braccio entrambe e guardale ora..” Callie si staccò e guardò l’amica negli occhi “Linda è una ragazza dolcissima e soprattutto adora i suoi genitori. Sei una brava mamma Miranda, non devi temere che se ne vada, ne che si dimentichi di te, è tua figlia e ti somiglia più di quanto pensi..”
America sorrise e si sentì orgogliosa, così orgogliosa di sua madre e del suo discorso. Non doveva essere lì, doveva essere in qualche altro posto, non a sentire il discorso tra sua madre e Miranda Bailey, ma era tornata giusto in tempo per sentire le parole dolci e rassicuranti della madre.
Callie uscì dal camerino e lasciò che Miranda si cambiasse in pace, America la abbracciò stretta e le sussurrò all’orecchio:
“Io non ti lascerò mai, mami” 

“AZ!” Callie entrò in cucina chiamando sua moglie. America era filata in camera a far vedere i vestiti appena comprati alla gemella, Sofia era in salotto con Elizabeth e i ragazzi erano alla partita con Mark.
“Pollaio” urlò Kaylee dalla cima delle scale.
Arizona aveva questa strana ossessione per i polli. All’inizio, quando le cose erano comunque abbastanza serie da parlarne, Callie aveva sollevato la questione figli e Arizona aveva spiegato come nella sua visione del futuro si vedesse come padrona di polli. Dopo innumerevoli questioni Arizona aveva ceduto e accettato l’idea di avere dei figli. Mai cambiamento di idea fu più ben accetto. Naturalmente anche Callie aveva accettato di buon grado la propensione di sua moglie per i polli. Dopotutto le era sembrato un buon compromesso.
Uscì dalla porta secondaria di casa e scorse immediatamente la figura di sua moglie, i capelli legati colpiti dalla luce del neon, che se stava china a dare da mangiare ai suoi adorati polli. Callie si poggiò allo stipite della porta, nonostante avesse accettato i polli non si sarebbe mai avvicinata troppo.
“Dorie, stai bene?” Arizona stava parlando con i suoi polli. Callie alzò gli occhi al cielo anche se trovava la cosa estremamente dolce.  
Quando Arizona ebbe finito, si voltò verso la porta e vide sua moglie che sorrideva poggiata lì, persa a guardarla mentre dava da mangiare alle sue “bestioline”.
“Calliope” disse la bionda a mo di saluto. Callie sorrise e aspettò che sua moglie appendesse il grembiule che usava quand’era nel pollaio e la raggiungesse sulla porta.
“Ho comprato il mio vestito per la festa di Linda” disse Callie, rientrando in casa con sua moglie. Arizona si sciacquò le mani e sorrise:
“Davvero?”
Callie annuì, sedendosi. Poggiò il mento sul pugno destro mentre Arizona si asciugava le mani.
“Vuoi vederlo?” chiese la mora, sorridendo. Aveva gli occhi che brillavano, gli stessi occhi che 20 anni prima avevano incontrati quelli blu di sua moglie, gli stessi che ogni volta si accendevano per lei, gli stessi identici occhi che si accendevano quando lei era particolarmente felice. Arizona adorava quegli occhi e pensava che solo uno stupido avrebbe potuto definirli dei semplici occhi. Erano castani, sì, ma non erano comuni. La sfumatura di castano degli occhi di Callie era calda e sensuale, lei sentiva il profumo del mare e della sabbia guardando in quegli occhi. E poi erano grandi, enormi, brillavano quando guardavano nei suoi, catturavano la luce e la rispedivano fuori triplicata. Brillavano di luce propria. Arizona si era innamorata di quegli occhi a prima vista, aveva sviluppato una specie di dipendenza per quegli occhi, li avrebbe guardati per tutto il tempo.
“AZ, vuoi vederlo?” chiese di nuovo Callie, passando una mano davanti agli occhi vitrei e all’espressione inebetita della moglie. Arizona scosse la testa e ridacchiò, per poi annuire.
“Dai Callbear, infilati quel vestito, su, su..” Arizona diede una spintarella a sua moglie spingendola fuori dalla cucina. Si sedette e chiamò la pizzeria più vicina, ordinò tre pizze maxi e riagganciò.
“Dov’è mami?” chiese Elizabeth, appena scesa in cucina, Arizona prese sua figlia per il polso e la fece sedere accanto a lei.
“Si sta provando il vestito per la festa..” disse Arizona, sorrise alla figlia e le fece una carezza “ora, aspettiamo che sia pronta e vediamo com’è questo vestito”
Elizabeth si legò i capelli in una coda alta e aspettò che sua madre uscisse dalla camera da letto. Quando Callie entrò in cucina, Arizona spalancò la bocca e Elizabeth si diede in un applauso. Il vestito blu elettrico che indossava Callie era perfetto, tagliato poco sopra al ginocchio, la fasciava alla perfezione, la scollatura a forma di cuore metteva in risalto la collana con il ciondolo a forma di cuore che Callie non toglieva da quando aveva sposato Arizona. Fece una giravolta e sorrise.
“Mami, es maravilloso!” esclamò Elizabeth sorridendo, guardò l’espressione stupita di sua madre ancora una volta e si alzò, lasciando le due sole in cucina.
“Allora, AZ?”
Arizona, in tutta risposta, si alzò e la abbracciò, tenendola stretta le sussurrò all’orecchio:
“Sei bellissima..”
Callie si sciolse in quell’abbraccio, baciò sua moglie e sorrise. Arizona in tutta risposta, scoppiò a ridere ed esclamò:
“Dovrò comprarmi un vestito che possa tener testa a questo!”
“E come dev’essere questo vestito?” chiese Callie, ridendo a sua volta.
“Ah, su questo non c’è dubbio! Sarà rosso, come te, mi amor..”

Author's note:
Scusate, scusate, scusate per tutto il tempo che ci ho messo ad aggiornare, sto incasinatissima con l'università e trovo poco tempo per pubblicare. Perdonatemi. 
Per il resto, spero che vi piaccia e, se così fosse, fatemi sapere ;) 
Eli :3

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Capitolo 7
*** Il quartetto sacro ha un piano ***


Linda Isobel Warren: figlia di Ben Warren e Miranda Bailey
Tucker George Jones: figlio di Tucker Jones e Miranda Bailey
Michael Daniel Sloan: figlio di Mark Sloan e Lexie Grey
America Lutetia Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Kaylee Joyce Robbins - Torres: figlia di Arizona Robbins e Callie Torres
Minerva Kate Avery: figlia di Jackson Avery e April Kepner
Danny George Karev: figlio di Alex Karev e Izzie Stevens (nominato)
Robert Jim Hunt: figlio di Owen Hunt e Cristina Yang (nominato)
Simon Shawn Burton: figlio di Henry Burton e Teddy Altman (nominato)

Il quartetto sacro ha un piano 

“Tuck, Tucker!?” Linda ciabattò in cucina, per trovarla vuota. Dove diavolo si era cacciato suo fratello?
“Tucker?” ispezionò il salotto, immerso nella penombra, bussò sulla porta del bagno a pianterreno la quale si aprì cigolando, mostrando il bagno vuoto.
Linda sbuffò e bussò alla porta dell’ufficio di suo padre.
“Papà, hai visto Tucker?” chiese la ragazza, facendo capolino solo con la testa. Ben Warren alzò la testa dai fogli e guardò negli occhi sua figlia, l’esatta copia di sua madre. Sorrise.
“Tornerà a momenti, è uscito a prendere la cena”
“La cena, certo, è vero..” commentò Linda, che se ne era evidentemente dimenticata “grazie, papà”
Linda aveva organizzato una specie di pigiama party con le sue amiche più care, dato che non voleva nessuna festa per il suo compleanno. Erano 18 anni, si, però lei voleva festeggiarlo con Mike, il suo ragazzo e scordarsi del resto. Stavano bene insieme, dopo due anni avevano trovato un equilibrio. Lei sapeva come farlo sentire coccolato senza soffocarlo, lui sapeva cosa fare per renderla felice, si amavano, erano in sintonia e, soprattutto, era scattata quella scintilla che difficilmente si spegne. Eppure erano così diversi. Lei era cresciuta come l’unica principessa di casa sua, coccolata da suo padre, suo fratello di 7 anni più grande e sua madre che aveva sempre sognato una figlia femmina. Mike era cresciuto in una famiglia enorme, un fratello maggiore, due sorelle minori, una sorellastra che andava e veniva, suo padre che era la persona più amichevole del mondo e sua madre, la dolcezza fatta persona. Lui era uno che condivideva, lei era una che amava essere tenuta per se. E Mike ci riusciva bene, era geloso al punto giusto, la coccolava, la faceva stare bene. Era lui, quello giusto. E aveva superato la prova Miranda Bailey. Linda sapeva che sua madre era uno dei chirurghi più composti e rispettati dell’ospedale, nessuno voleva avere contro la Bailey. Linda sapeva anche che per un periodo i suoi specializzandi l’avevano chiamata la Nazista. Un giorno Mike l’aveva portata a fare un picnic sulla collina, vicino casa dei suoi zii Meredith e Derek, aveva steso una coperta a terra, aveva aperto il cestino con dentro i manicaretti di Lexie, le aveva preso la mano e le aveva detto:
“Linda, io sono innamorato di te, davvero. Sento le farfalle dentro lo stomaco quando so di doverti vedere, sorrido ogni volta che vedo il tuo nome sullo schermo del mio telefono. Voglio stare con te, ma vorrei che i tuoi genitori lo sappiano e mi conoscano..” il suo sguardo si era fatto indeciso e titubante “mio padre mi ha raccontato delle cose sulla dottoressa Bailey e vorrei che lei mi accetti, non vorrei mai che mi prendesse da parte per farmi uno dei suoi discorsi..vorrei che sappia che ci tengo davvero e che non farei mai nulla per farti soffrire” si era fermato e aveva sorriso, timidamente “mi fa un po’ paura, ma credo di poterla affrontare per te..”
Linda l’aveva baciato e si era limitata ad annuire e a dirgli che l’amava anche lei e che, sì, l’avrebbe portato a casa sua e gli avrebbe presentato sua madre, la temibile dottoressa Bailey.
Il campanello la riscosse dai suoi pensieri, Linda andò ad aprire e si trovò davanti la figura di sua madre, china sulla borsa che cercava le chiavi di casa. La ragazza buttò l’occhio sul cestino all’entrata e notò il mazzo di chiavi di sua madre lì dentro, lo prese e lo lasciò penzolare davanti a lei.
“Cercavi queste?” chiese, sorridendo. Miranda Bailey guardò le chiavi, poi sua figlia, sorrise, alzo le spalle ed entrò in casa. Le diede un bacio sulla guancia e appese il cappotto dietro alla porta.
“Dov’è tuo padre?”
“In ufficio, credo che abbai bisogno di una mano con un po’ di scartoffie” Linda si passò una mano tra i capelli “è sommerso”
Miranda scoppiò a ridere e andò in ufficio da suo marito, lasciando Linda a se stessa. La ragazza si buttò sul divano, nel suo punto preferito e accese la tv, in attesa che arrivassero le sue migliori amiche.

“Kappa, io sono pronta!”
“Amitiville, mi sto asciugando i capelli, dammi cinque minuti”
America si era ormai arresa all’irrimediabile lentezza della sorella, quindi si sedette sul divano e prese il libro che stava leggendo, sfogliando le pagine in maniera assente. Minerva sarebbe arrivata a momenti. Minerva Kate Avery era l’ultimo elemento del loro quartetto. Lei, Kappa, Ami e Linda erano nate praticamente l’una dopo l’altra, tutte nello stesso anno, tutte nello stesso ospedale e, soprattutto, tutte da quattro famiglie votate alla chirurgia. In un ambiente del genere essere in contatto per tanto tempo, a lungo termine, non era raro. I loro genitori lavoravano insieme e non erano rare foto in cui Callie, con il pancione più grosso di tutte, April Kepner, la madre di Minerva e Miranda Bailey erano tutte e tre insieme, sorridenti e radiose. America ne teneva una appesa in camera, una sorta di cimelio per ricordarsi ogni giorno del profondo legame che le legava, tutte e quattro. Avevano frequentato insieme la nursery dell’ospedale, l’asilo, le elementari, le medie ed ora erano all’ultimo anno di liceo, insieme. Avevano il loro tavolo a mensa, il loro rituale prima di ogni esame, le loro uscite a quattro, erano una specie di quartetto sacro che dettava legge. La loro amicizia così accesa aveva spinto le loro famiglie ancora più vicine e questo le faceva sentire ancora più speciali di quanto già non fossero. America pensò che sabato sarebbe stato il momento perfetto per attuare il loro “piano”, che, fondamentalmente, era il seguente: trovare un ragazzo a Kappa. La situazione era la seguente, dopotutto: America e Danny erano usciti, praticamente, allo scoperto, Danny aveva detto di loro due ai suoi genitori e America aveva affrontato le sue mamme; Minerva e Robert Jim Hunt facevano coppia fissa dalle medie, senza interruzioni, erano fatti per stare insieme dopotutto; Linda e Mike stavano insieme da due anni e non sembravano mollare la presa. America riusciva a pensare ad un solo candidato: Simon Shawn Burton. Era dolce, carino, premuroso e soprattutto elegante. Era la scelta perfetta per sua sorella che, aveva una cotta enorme per lui. America aveva incaricato suo fratello Dallas, migliore amico di Simon, di investigare, gli aveva detto chiaro e tondo di metterlo alle strette e capire se provava un minimo di interesse per Kappa. Al resto ci avrebbero pensato poi.
Callie andò ad aprire la porta, gettando un’occhiata ad America che, era talmente immersa nei suoi pensieri nascosti in quel suo libro, da non aver sentito il campanello.
“Minnie!” esclamò Callie, abbracciando Minerva che sorrideva sulla porta. La ragazza ricambiò l’abbraccio e sorrise, tutti avevano un debole per Callie Torres, mamma. Forse perché nessuno l’aveva mai vista nei panni di agguerrito chirurgo ortopedico mentre spezzava anche e polsi per sistemarli correttamente. America sentì l’urletto di sua mamma e si alzò dalla poltrona, esibendosi in un’alzata d’occhi al cielo da premio.
“Mami, smettila di chiamarla Minnie, ti prego” disse semplicemente America, abbracciando a sua volta l’amica.
“Ami, lo sai che le tue madri cono le uniche autorizzate a chiamarmi così”
“Visto?” commentò Callie, strizzando l’occhio a sua figlia e tornandosene ai fornelli. Minerva le sorrise e, dall’assenza di Kaylee, capì che era in ritardo, quindi si sedette sul divano accanto ad America.
“Sabato è il giorno giusto per il piano?” chiese lei, abbassando la voce. America annuì, solennemente quasi.
“Sabato è il giorno del piano..” America guardò le scale per vedere se sua sorella stesse scendendo “Dallas si sta informando a proposito di eventuali pretendenti e..” America si alzò e indicò a Minerva di seguirla, le due arrivarono nella lavanderia. America prese da un cesto un vestito, asciutto con l’etichetta ancora attaccata, era viola, corto, senza maniche, scollato ma, nonostante tutto, elegante e raffinato.
“Il vestito di Kappa?” chiese Minerva, passando una mano sulla stoffa.
“Il vestito di Kappa” rispose America annuendo, esibiva uno dei sorrisi più luminosi che l’amica avesse mai visto.
“Amitiville” commentò Minerva, uscendo dalla lavanderia “sei un genio del male”

Devo fare qualche precisazione dopo l'ultimo capitolo. 
In primo luogo, mi scuso per il ritardo, l'università sta prosciugando i miei ultimi neuroni attivi, perdonatemi. 
In secondo luogo, chiarisco di nuovo che nulla di tutto questo rispetta la volontà dei personaggi attuali (nello show). Cristina alla fine, ha ceduto e ha dato dei figli ad Owen (in questo capitolo è nominato il primo), Jackson e April sono rinsaviti e sono tornati insieme, ma soprattutto, Lexie e Mark sono entrambi vivi e vegeti e hanno capito che insieme sono la cosa più bella di Seattle (dopo le Calzona, ovviamente). 
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate :3 

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