Restless Hearts

di Tatuata Bella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stuck with him ***
Capitolo 2: *** See the Light ***
Capitolo 3: *** When I come around ***
Capitolo 4: *** All the Time ***
Capitolo 5: *** 409 in your Coffeemaker ***
Capitolo 6: *** Lazy Bones ***
Capitolo 7: *** Nightlife ***
Capitolo 8: *** Walk away ***
Capitolo 9: *** Castaway ***
Capitolo 10: *** Green Day ***
Capitolo 11: *** Road To Acceptance ***
Capitolo 12: *** Longview ***
Capitolo 13: *** On the wagon ***
Capitolo 14: *** Restless Heart Syndrome ***
Capitolo 15: *** Brain stew ***
Capitolo 16: *** The one I want ***
Capitolo 17: *** EPILOGO- Time of your life ***



Capitolo 1
*** Stuck with him ***


DISCLAIMER: Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt, Trè Cool e Al Sobrante non mi appartengono, i fatti narrati sono di pura fantasia e le opinioni espresse non rispecchiano le reali opinioni dei Green Day. Bla bla bla. (Meggie)

La stanza è grigia dal fumo che aleggia nell’aria. Al sta fumandosi una sigaretta sdraiato a pancia in giù sul divano sfasciato con gli occhi semichiusi dal caldo e dal sonno. Nel frattempo Kate gioca con un pupazzetto parlante insieme a Millie. E io centellino gli ultimi sorsi di una bottiglia di Wurer osservando il tutto con un occhio esterno, come se osservassi una fotografia. E penso. Penso che vorrei tanto essere ubriaca per non pensare, ma bevo così tanto che una Wurer per me è acqua.
Mi accorgo che le risate di Millie e di Kate sono molto più forti di quanto mi renda conto, si stanno abbandonando ad uno stato euforico senza ritorno. Meglio così.
Suonano alla porta. Al che stava per addormentarsi, sobbalza, Kate si alza velocemente, ancora ridendo e corre fuori dalla sua stanza, scostando le kefie appese nel vano della porta. Deve aprire la porta prima che ci vada uno dei suoi genitori, è sempre meglio che non sappiano con esattezza chi c’è in casa loro.
“Ciao” è il ragazzo di Kate, che entra nella stanza, si acciambella per terra e comincia a girarsi una sigaretta col tabacco.
“Oh, Al perchè sei nudo?” chiede alludendo al petto nudo di Al. Lui fa spallucce con un mezzo sorriso. Kate si siede tra le gambe acciambellate del suo ragazzo e comincia a baciargli il collo e lui chiude gli occhi e abbandona lievemente la testa all’indietro. Distolgo lo sguardo. Voglio bene a Kate, ma se c’è una cosa che non riesco a guardare sono le coppie innamorate e loro sono l’esempio assoluto delle coppie innamorate. Mi unisco a Millie, sperando inutilmente che mi contagi con l’euforia senza ritorno, intanto Al chiama il ragazzo di Kate: “Dov’eri?” chiede. Lui apre lentamente un occhio con l’attenzione ancora quasi completamente catturata dalla lingua di Kate sul suo collo. “In saletta.”
Al apre tutti e due gli occhi tirandosi un po’ su con un gomito.
“Chi c’è in saletta?”
“Luke …”
“Luke chi?”
“Luke coi dread”
“Ah. Poi?”
“Willy, e Adie.”
Sbuffo.
“Ci andiamo?” chiede Al. Nessuno risponde. “oh. Andiamo o no?” insiste. “Senti Al, io sto qui con Billy.” Dice Kate. Sobbalzo. Mi dimentico sempre che il nome del suo ragazzo ha la stessa pronuncia del suo nome. “Ci vengo io in saletta con te.” Dice Millie. “Meg, vieni?” mi chiede. “No … no è tardi missà che vado a casa.” Tutti sanno che per noi non è mai tardi, e soprattutto che nessuno di noi deve tornare a casa, ma per fortuna nessuno mi chiede spiegazioni. Sostanzialmente ci facciamo tutti i cazzi nostri e cerchiamo di non impicciarsi di quelli degli altri. Per quanto mi riguarda in effetti, preferirei farmi spellare viva che finire il pomeriggio in saletta a farmi le canne con Adrienne. Non mi va nemmeno di fare la terza incomoda tra Kate e Billy per tutto il pomeriggio però. Esco da casa di Kate e saluto Millie e Al. Faccio un giro per la città, penso. No. Ripensandoci non mi va. Voglio un posto isolato, dove non incontri nessuno. O dove non incontri nessuno che abbia intenzione di rivolgermi la parola, a volte sono più solitari i luoghi affollati. Mi accorgo di essere quasi in centro, ma non ho voglia di andarci, troppa gente che conosco, così seguo la scia dei miei ricordi. Sempre da soli i miei piedi decidono di continuare a camminare, vagando per tutta Berkley. Dovrei fermarmi e tornare a casa, ma non lo faccio, anche se so benissimo che mi troverò di fronte a ricordi troppo dolorosi. Il peggio è fatto, realizzo che a pochi metri di distanza c’è la casa dove ho trascorso i miei momenti più belli, la sua casa. Di lui, del ragazzo che amo. Con una lacrima solitaria realizzo che sto ripercorrendo una specie di tour de force dei ricordi, dei miei ricordi più belli e più dolorosi. So già che non ci sono santi che tengano per far cambiare idea alla parte masochista di me stessa quando si è messa in testa qualcosa, quindi mi preparo mentalmente a ripercorrere ogni angolo e a ricordare ogni minuto del nostro tempo passato insieme. Tornerò a casa per le nove di sera. Ma dopotutto, una persona sola come sono io cos’altro può fare se non sprofondare volontariamente nei ricordi? Scuoto la testa, pensando a quante volte ho rifatto quella strada, quante volte sono tornata sul luogo del nostro primo bacio. Mi è venuta voglia di tornare anche lì. Tornerò per le dieci.

**

“Ah. Sei tornata?” Evidentemente sì. A volte mia madre parla giusto per dare aria alla bocca.
“Sì.”
“Hai già mangiato?” chiede.
“No.” Non risponde. Evidentemente non c’è nulla da mangiare. Mi mordo le labbra pensando al pranzo solitario che mia mamma avrà sicuramente consumato di fronte all’ennesima telenovelas. Lei non ne ha colpa, non lo merita che io la tratti così, ma non riesco a sfuggire alla delusione che c’è nei suoi occhi ogni volta che mi guarda e so che mi vuole bene, e mi fa ancora più male. Per questo, semplicemente, mi tengo a distanza. Senza una parola mi infilo in camera e accendo lo stereo sgangherato che ho buttato in un angolo sotto tutto il casino accumulato. Accendo una sigaretta, mi sdraio sul tappeto e chiudo gli occhi. Incredibile quanto continuo a cercare di farmi schifo il più possibile per dare un’ immagine al dolore e al vuoto che porto dentro da quando io e Billie Joe non stiamo più insieme. Lo stereo gracchia distante un vecchio disco degli Who. Vaffanculo a Billie e a quell’ammasso di cd con cui mi ha riempito la casa. Possibile che non ci sia una cazzo di cosa che non dipenda da lui? Dio, fumo le sue stesse sigarette. Scatto in piedi. Il suo ricordo mi sta succhiando via la vita. Ma come cazzo faccio a accettare una cosa del genere?
“Te ne vai?” chiede mestamente mia mamma, mentre io spalanco la porta di casa, in preda a una determinazione che non conoscevo più da mesi.
“Sì. Dormo fuori credo.”
Annuisce. Chiudo la porta. Faccio le scale di corsa. E poi mi chiedo dove ho intenzione di andare. Mi blocco in mezzo alla strada e tutta quella determinazione si trasforma immediatamente in tensione. Scoppio in lacrime. Altra cosa che non mi succedeva da mesi. Scoppio in lacrime perchè adesso lo so. Mentre prendo dal pacchetto con mani febbrili un’altra sigaretta, lo so, lo capisco veramente. Non ne uscirò mai. Il suo ricordo mi seguirà per sempre, perchè è inevitabile, perchè lui ha determinato tutto ciò che sono e tutto ciò che diventerò. Sarò così schifosamente depressa per tutta la mia fottuta vita. E tutto ciò ha dell’ironico, in realtà: è colpa mia se ho affidato la mia vita nelle mani di un diciottenne esaltato che passa il suo tempo a suonare Punk e a scrivere testi sulla masturbazione e sulla marijuana. Come dire, avrei dovuto aspettarmelo, avrei dovuto saperlo che i ragazzi che in piena pubertà se la tirano da emblema del “genio e sregolatezza” non vanno molto d’accordo con l’amore. Ma ormai non c’è scampo. Non ne posso più uscire.

**

Respiro l’aria di città a pieni polmoni, camminando velocemente. Svolto decisa in quella stradina sulla sinistra, dove non arrivano neppure i raggi del sole. Ecco, lì. Quella strada che ormai conosco a memoria. Mi fermo di fronte alla porta di legno e tiro due violente ditate al campanello. La porta si apre in fretta e mi appare di fronte il viso tondo di Adrienne. Attimo di reciproche imprecazioni silenziose, poi il grosso labrador di Willy riesce a intrufolarsi tra le gambe di Adrienne abbaiando e saltando con le zampe anteriori sui miei pantaloni, rompendo il silenzio.
“Oh. Sei te. Che vuoi cerchi qualcuno?” mi chiede Adrienne con la solita ostilità.
“No. Voglio solo stare un po’ qui. Mi fai entrare?” dico. E il tono non è quello di una richiesta educata. Lei non dice nulla ma si sposta dalla porta e mi lascia entrare, andando a sedersi sulla poltrona sventrata di cui rimane soltanto la gommapiuma a vista. Dentro come sempre l’atmosfera è nebbiosa, a causa del fumo che aleggia nell’aria, ma la saletta non è troppo affollata per fortuna: ci sono soltanto Willy che russa beatamente stravaccato a pancia in su sul divano, Mary che fissa imbambolata la tv fumando distrattamente una sigaretta, e il cane di Willy che è intento a leccare la mano del suo padrone che ricade abbandonata sul pavimento. E Adrienne, ovvio.
“Ciao Meg.” Borbotta Mary distogliendo appena lo sguardo dallo schermo.
“Ciao Mary.” Rispondo, sedendomi accanto a lei.
“Come mai qui?” chiede.
“Ecco. Me lo chiedevo anch’io.” Interviene tagliente Adrienne.
“Ci dev’essere per forza un motivo?” rispondo io. E in realtà me lo chiedo veramente perchè cazzo sono venuta in saletta a sentirmi i commenti taglienti di Adrienne.
“Beh. Se è così io me ne vado a casa. L’aria si è fatta pesante.” Dice Adrienne prendendo la sua sacca e dirigendosi con decisione fuori dalla porta, salutando il cane con una carezza frettolosa e Mary con un gesto della mano altrettanto frettoloso. “Oh. Grazie a Dio…” commento io, sinceramente felice che Adrienne si sia tolta dai piedi.
“Ma perchè state prese così voi due? Non ho mai capito perchè vi odiate.”
Sospiro.
“Storie vecchie.” Rispondo.
“Abbiamo tutto il tempo… che cazzo c’è d’altro da fare in questo posto?” Ormai devo per forza cominciare a raccontare.
“E’ lei che ce l’ha con me da quando mi sono messa con Billie Joe. La prima volta intendo.” Cazzo. Ma è veramente passato tutto questo tempo? “In pratica lei in quel periodo se lo scopava, ma non stavano insieme, almeno, lui pensava di no, io non lo so lei cosa pensava. O forse mi ha solo raccontato delle balle. Fatto sta che a un certo punto Billie Joe è stato con me e lei si è incazzata e da allora mi odia. Sembra…che faccia tutto quello che è in suo potere per rovinarmi l’esistenza.”
“Già.” Dice Mary e la conosco troppo bene e da troppo tempo per non accorgermi che il suo tono non promette nulla di buono. “Come ha fatto il mese scorso con Billlie Joe, no? Quando stavate ancora insieme…allora era per questo che ti eri incazzata così tanto.” Ecco appunto. Perchè sono venuta in saletta? Non riesco a ricordarmelo…
“Sì. Esattamente.”
“Cos’è che aveva fatto?” Ma lo fa apposta, cazzo?
“Beh sai gli è saltata addosso cercando di baciarlo…”
E quando Billie Joe in preda a un attacco assolutamente inspiegabile di fedeltà le ha detto di non provarci neanche, lei ha cominciato a recitare una nutrita lista dei miei difetti e dei buoni motivi per cui avrebbe fatto meglio a lasciarmi. Ma questo non glielo dico perchè vorrebbe di sicuro sapere tutti i punti della ricca lista di Adrienne e non mi va di renderli pubblici.
“Sì beh. Tra l’altro Billie Joe è sempre andato pazzo per Adie, è stato malissimo quando lei lo aveva mollato, quindi fossi in te lo considererei un gesto di fedeltà notevole.” Commenta Mary. Le spaccherei volentieri la faccia con un pugno. Poi mi ricordo che le voglio troppo bene per fare un gesto del genere. In fondo è lei che mi ha presentato Billie Joe. Va bene. Questo è un punto a suo svantaggio.
“Sì. Boh. Forse.” Ecco lo sapevo mi viene di nuovo da piangere. Cazzo. Non adesso, no, non adesso!
“Meg? Che c’è?” mi chiede Mary. E quando me lo chiede con quel tono non mi trattengo e le vomito addosso tutto.
“Mary mi manca, mi manca da morire, voglio che ritorni tutto come quando ci eravamo appena conosciuti...”
“Beh, Meg, non è facile accettare la rottura così su due piedi.”
“No, io non rivoglio lui…rivoglio me e lui com’era quando ci eravamo appena conosciuti. La nostra storia ha fatto schifo, a parte il primo mese non siamo stati senza litigare nemmeno per una settimana di seguito, nemmeno una volta. Ci siamo lasciati e ripresi almeno sei volte…Voglio…quella freschezza che c’era all’inizio, voglio riuscire ad amarlo di nuovo come lo amavo all’inizio.” Mary si alza e cerca il telecomando, lo trova e spegne la tv
“Se ti manca quella sensazione puoi conoscere qualcun altro. Figurati se Kate con tutta la gente che conosce non riesce a presentarti qualcuno che ti piace…”
“Credi che non ci abbia provato? Non ci riesco non mi interessa nessuno se non è lui.”
Mary sbuffa, più confusa che scazzata, e si lascia cadere di nuovo sul divano sfasciato: “Cazzo. E io che credevo di essere una persona complicata. Vediamo se ho capito bene: ti senti sola ma non vuoi conoscere nessuno che potrebbe potenzialmente piacerti. Primo punto: perchè?”
“Te l’ho detto, perchè io non voglio nessun altro, voglio lui.”
“Beh, sai benissimo che lui non ti odia, ci tiene a te, ti vuole ancora bene. Potresti riprovarci."
Dio, quante volte mi sono ripetuta questo dialogo nella testa “No, non voglio. Non sarebbe la stessa cosa perchè ormai lo so che lui non mi vuole come lo voglio io. Magari mi vuole bene, sì, ma io lo amo.”
“Lo vedi? Vuoi lui ma non lo vuoi! Cazzo, non ti riconosco più, un tempo ti incazzavi, reagivi, non ti saresti neanche sognata di startene qui in 'sta saletta di merda a piangerti addosso. Ma se quello che vuoi allo stesso tempo non lo vuoi come si può fare a farti tornare normale?” mi chiede con veemenza, nel tentativo (fallimentare) di scuotermi.
“Devo trovare qualcuno che amo, che non mi faccia avere paura, con cui fare l’amore. Ma io amo solo lui, quindi la risposta è: niente. Non si può fare niente. Non tornerò mai normale, anzi, questa è la mia nuova normalità.” Fa male ammetterlo, ma è così. Mary desiste: sospira di nuovo e borbotta “Sì. Stai proprio presa una merda. Mi sento in colpa che te l’ho fatto conoscere io quell’idiota. Sembra che tra te e lui non riusciate a fare una cosa giusta neanche pregando.” Che dolce conforto. Mary è fatta così. Fa perfino sorridere. “Che poi mi stavo chiedendo: come cazzo si chiama 'sto cane?” dice grattando le orecchie al cane di Willy. Ha davvero desistito, ha cambiato discorso e non ritornerà su quello vecchio per nessun motivo. Sospiro anch’io: “Non lo so…però ha una coda buffissima.”
“Secondo te…perchè l’evoluzione naturale non fa tornare la coda agli umani?” Decido di seguire il trip di Mary. Metto in fila qualche stronzata da dire, una frase dopo l’altra, finchè non ci addormentiamo tutti, cullati dal lento russare di Willy e accompagnati dalla linea fumosa che si alza dalle sigarette che si consumano tra le dita.


*ANGOLO DELL'AUTRICE*

Heylà! Allora...comincio con lo spcificare che quell'Al che ho nominato all'inizio è Al Sobrante alias John, primo batterista dei Green Day, tutti gli altri (Billie Joe e Adrienne a parte) sono personaggi di fantasia. Spero che questa mia storia vi piaccia, se qualcuno mi segue aggiornerò ogni venerdì più o meno, e sarò puntuale perchè è già quasi interamente scritta.
Sono in ansia per il vostro giudizio, mi raccomando, recensite!
Un bacio, a presto!
Ire

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Capitolo 2
*** See the Light ***


“MARY, CAZZO! MA SEI MORTA?”

Bel risveglio. Apro gli occhi a forza e mi guardo intorno.

No. Non può essere vero, sto ancora sognando. Decisamente.

C’è Mike, lo pseudo-fidanzato di Mary che la scuote e Mary incazzata che protesta stropicciandosi gli occhi. E dietro Mike c’è Billie Joe, arruffato e assonnato vestito alla cazzo di cane come suo solito, con una maglietta più grande di due taglie e sopra un giubbotto di pelle troppo stretto.

Questo non è un sogno, è un incubo.

Di nuovo mi chiedo perchè cazzo non sono rimasta a dormire a casa stanotte e di nuovo non riesco a spiegarmi il motivo.

“Buongiorno…” borbotta, giuro, in mia direzione, e abbozza pure una specie di sorriso. Notevole sforzo da parte sua.

Sbadiglio (o faccio finta) e rispondo con un cenno.

Mary si è svegliata del tutto e sta urlando di tutto a Mike. Tra cinque minuti faranno pace e tra un quarto d’ora ricominceranno con le battutine, dispettucci e bacettini. Sono così prevedibili… oppure lo siamo tutti, anche io e Billie Joe lo siamo.

“Mi fai un po’ di posto?” Mi chiede Billie. Mi tiro su e mi metto a sedere e lui prende velocemente il posto lasciato vuoto da Mary che si è alzata per passare alla fase “pace” del suo litigio con Mike. Billie Joe si sdraia, appoggiando la testa alle mie gambe. Perchè non mi sorprende? Forse mi sono finalmente abituata alla sua faccia tosta. Chiude gli occhi, si sistema meglio sul divano, poi mi chiede. “Non do fastidio, vero?”

Fastidio? Stai continuando ad attentare alla mia sanità mentale.

Scuoto la testa: “No, figurati...”

“Ho un sonno…”

Non rispondo e lo lascio appisolarsi. Ci risiamo. Come se non lo sapessi. E dire che l’ultima volta che ci eravamo lasciati mi sembrava così tristemente definitiva…cazzo, sono andata in depressione perchè ero convinta di averlo perso per sempre, e invece ora ci risiamo. Conosco troppo bene questo suo comportamento, so cosa ha in mente e so come finirà, di nuovo. Quello che continuo a non capire è il motivo che lo spinge a fare questa vita, a continuare a oltranza questo tira e molla. Se mi amasse non mi mollerebbe ogni tre giorni per poi venirmi a riprendere come un pacco postale. Ma se non mi amasse non mi verrebbe a riprendere affatto. Non lo capisco e questa cosa mi fa uscire di testa.

Mary ha fatto pace con Mike, si stanno prendendo per mano.

“Meg io e Mike andiamo.” Dice.

“Ok, va bene. Sai dov’è finito Willy?” chiedo, notando solo ora la sua assenza e quella del cane.

Mi risponde Mike: “L’ho incontrato fuori, stava andando non so dove. Le chiavi della saletta ce le ho io comunque.”

Gli chiedo di lasciarle qui, così possiamo chiudere, e poi li saluto mentre lui e Mary se ne vanno allegri e felici. Chiudendo la porta, Mary mi lancia un’occhiata furbetta e molto eloquente alludendo a Billie Joe che sonnecchia sulle mie gambe. Le sorrido debolmente.

E mi preparo ad un nuovo, estenuante round.

 

Adoro guardarlo dormire, ho sempre adorato guardarlo dormire. Anche se ora non sta del tutto dormendo, con i capelli neri arruffati e una mano appoggiata placidamente sulla mia coscia. Si gira sulla schiena,fissando il suo sguardo dritto nei miei occhi, uno sguardo così intenso che anche la mia vista si colora del colore dei suoi occhi.

“Mi ero dimenticato quanto sei bella di mattina…” dice, allungando una mano verso il mio viso. Il mio primo istinto è quello di prenderlo a calci urlando insulti e bestemmie a lui e alla sua fottuta faccia tosta, ma alla fine riesco solo a ritrarmi quanto basta da sfuggire alla sua carezza. Un po’ stupito, si pianta in piedi esattamente di fronte a me.

“Meg, che c’è?” mi chiede.

Spalanco gli occhi: “ E me lo chiedi? Torni qui quando vuoi e pretendi che io sia pronta ai tuoi ordini?! Ah, Billie, cresci. Il mondo non è ai tuoi piedi solo perchè hai un bel faccino.”

Mi fissa per un attimo e poi scoppia a ridere: “Ahah…’un bel faccino’? Questa non è male, non l’avevo ancora sentita…”

Ecco, lo sta facendo di nuovo, mi sta facendo sentire una scema. Io ho fatto tutta la mia orazione per starlo a guardare mentre ride di me.

“Piantala di prendermi per il culo.” Dico.

“Non ti sto prendendo per il culo..” ha cambiato tono di voce e ha ripreso a fissarmi. “La verità è che hai ragione, sono un po’ un pezzo di merda … ma, ecco insomma … l’unica che mi capisce sul serio sei tu … davvero. Mi manchi quando non siamo insieme …”

Abbasso lo sguardo. Sapevo che sarebbe finita così, e sapevo che non sarei mai stata in grado di dirgli di no.

“Mi prendi a botte se ti dico che ho una voglia pazzesca di baciarti?” chiede.

“Sì.”

“Oh. E quindi non … non lo posso fare?”

“Stupido lo sai benissimo che lo puoi fare!”

Sorride,si avvicina e mi bacia.

Il mio cervello deve aver fatto un patto con la bocca di Billie Joe: quando c’è lei, lui si spegne. E io comincio a non capire davvero più nulla. E questa cosa mi manda nel panico … è spaventoso sapere di trovarsi completamente nelle mani di qualcun altro, e per di più di qualcuno di cui non ti fidi affatto.

Billie intreccia le sue mani alle mie e mi spinge piano verso il divanetto.

Chiudo gli occhi: sono sua del tutto.

Fai quello che vuoi, Billie, fai quello che ti pare di me, basta che dopo non mi lasci sola.

Ma mi ha sempre lasciato sola e non vedo perchè questa volta dovrebbe essere diverso.


ANGOLO DELL'AUTRICE

Ho postato in anticipo (visto che brava?) perchè domani parto per la Spagna per 4 giorni :)
Il capitolo però è cortissimo, ma mi serviva lasciare questa divisione, sennò mi si sarebberoscombinati i piani, e poi è un pezzo breve ma importante perchè è la prima apparizione di Billie Joe! :) 
Eeeee che dire? Spero di leggere un pò di recensioni quando torno dalla Spagna, martedì, anche se il capitoletto è cortissimo :D
Un bacione!
Ire

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Capitolo 3
*** When I come around ***


Fumo troppo, lo so.
Mi sento lievemente in colpa mentre osservo l’ennesima sigaretta di oggi che si consuma lentamente tra le mie mani. Sono seduta su un marciapiede di fronte a un discount di periferia attorniata dalla solita gente. “Meg, che muso lungo.” Borbotta Mary in mia direzione.
“Già.” Borbotto io in risposta.
“Ma con Billie Joe, ieri?” chiede a voce bassa, per non farsi sentire dagli altri.
“Boh. E’ andata…come al solito.” Rispondo.
Cioè vuol dire che siamo stati chiusi in saletta come nostro solito e come suo solito mi ha riempito di dolci parole altisonanti che mi hanno invaso le orecchie e il cervello e a cui volevo disperatamente credere ma la parte razionale di me me lo impediva.
“Ah. Cioè ti ha promesso amore eterno e poi ti ha salutato dicendo ‘ti chiamo io’ e poi non lo ha fatto?” dice Mary.
“Vedo che hai capito…”
Poi Mary sbotta, forse perchè vuole bene a Billie Joe e anche a me e non vuole che ci facciamo del male così.
“Ma dai, Meg, dice in giro a tutti che siete tornati insieme, perchè cazzo ti dovresti ostinare a non crederci?” e lo dice a voce alta.
“Con chi è che sei tornata insieme, Meg?” si intromette prepotentemente Millie.
“Con Billie Joe. E con chi sennò?” dico, tanto ormai non c’è più modo di levarmi dai casini.
“Ah. Billie è un bravo ragazzo, Meg, te lo meriti davvero... sono felice per voi.” Dice Kate.
Rido, senza riuscire a trattenermi: “Billie? Un bravo ragazzo? Ahahah. No. Proprio no.”
“Perchè?” chiede Millie. Ha una punta di malizia nella voce, sa perfettamente perchè Billie Joe non è un bravo ragazzo, lei è la migliore amica di quella... quella … oh insomma, di Adrienne.
Inarco un sopracciglio: “Lascia stare.”
“Ragazzi, io vado, ho delle cose da fare.” Annuncia Millie, alza il culo dal marciapiede e se ne va, salutando tutti con un distratto ciao-ciao con la mano.
Passa un’altra ora e mezza, tutti stiamo facendo la stessa cosa che facevamo prima, cioè il niente più assoluto. Luke è alle prese con un discorso che ha come protagonisti i suoi dread: “…e insomma che allora ho deciso di farmi i dread, ma non è una scelta di vita, tipo rasta…me li son fatti perchè mi piacciono e bast…“ Squilla il cellulare di Kate e Luke interrompe bruscamente la sua orazione. “Pronti!” esclama Kate con il suo consueto brio. “Eh? Le chiavi della saletta? Sì, certo. No, stasera Willy non ci dorme in sala. Ok, ok, ci si vede tra un’ora così ti do le chiavi. Ciao Bill!”
Sobbalzo nel sentire il suo nome.
“Era Billie Joe?” chiedo.
“Sì, sì, proprio lui. Stasera quindi dormi anche te in saletta?” se ne esce Kate, come riprendendo un discorso lasciato a metà.
Inarco le sopracciglia: “Pensavo di dormire a casa stasera. Perchè?”
“Perchè Billie mi ha appena chiesto le chiavi della saletta quindi pensavo che ci doveste andare insieme.”
Il mio umore già nero sprofonda ancora di qualche metro più in giù.
“No. Non me l’ha detto.” Dico, riluttante ad ammetterlo a voce alta.
“Oh beh. Cazzo, magari era una sorpresa e io gliel’ho rovinata.” dice Kate, battendosi una mano sulla fronte.
No, col cavolo, non è una sorpresa. Non me l’ha detto perchè non voleva dirmelo, fa sempre così, mi chiama soltanto quando gli servo, ed ancora mi illudo, mi illudo ogni volta che ci sia una sola parola vera in mezzo alla montagna di stronzate che spara. Sembra che Mary abbia libero accesso ai miei pensieri.
Mi si avvicina e mi dice: “Guarda che magari è lì per suonare. Per questo che non ti ha invitato.“
“Sì, è possibile” sorrido. Magari è così per davvero e io mi riempio solamente la testa di paranoie inutili. Se ho deciso di tentare di dargli fiducia devo tentare per davvero.
Mezz’ora dopo arriva Mike, di gran carriera, sfoderando il suo solito mezzo sorriso in direzione di Mary, che sorride anche lei e aspetta, sicura, il bacio di Mike, che non tarda ad arrivare. Dopo aver salutato la sua ragazza, Mike fa un rapido giro di saluti, e si siede prepotentemente tra me e Mary.
“Meg, senti, stasera posso mangiare con voi? Non so dove stare a cena, cazzo…” dice, rivolgendosi a me. Mary tenta di fermarlo, sapendo che sta per fare uno smarrone come Kate prima, ma è troppo tardi. Anche io ho già capito cosa sta blaterando Mike e gli dico chiaro e tondo: “No, stasera non mangio con Billie, non mi ha chiesto di stare con lui in saletta.”
Mike diventa viola e Mary gli pesta un piede come per dirgli “te l’avevo detto”.
“Ah. Bhe, scusa, devo aver capito male, perchè credevo che dovesse stare con te stasera…”
Credo di essere sbiancata e parecchio.
“Cazzo, Mike, ma non ti stai mai zitto?” sbotta Mary.
“Quindi stasera mi sembra evidente che non deve suonare.” Dico.
“Ehm. No, in effetti…in effetti no...” borbotta sommessamente Mike, fissando lo scalino di fronte a lui, sempre mantenendo il suo colorito rosso acceso. Mary si nasconde la faccia tra le mani, scuotendo la testa scoraggiata.
“Mary, tu lo sapevi benissimo che stasera Billie non suonava, vero?” chiedo. Mary ormai ha gettato la maschera e rinuncia alle balle: “Sì, lo sapevo che non suonavano, perchè Al stasera deve studiare qualche cosa per quella sua università di merda. Ma lo sai che l’ho detto per cercare di…”
”Salvare il salvabile, sì, sì, lo so, l’hai fatto per me, per non ferirmi. Adesso però voglio proprio sapere che cazzo ci va a fare in saletta stasera.” Sbotto, alzandomi, intenzionata a passare per casa mia prima di andare a cogliere Billie Joe sul fatto, qualunque cosa abbia intenzione di fare. Mary mi affetta per la cintura: “Meg…aspetta, non te ne andare così…”
“Non ce l’ho con te, Mary, ce l’ho con quello stronzo del suo amichetto” dico indicando Mike. “Passo a casa. Sono proprio curiosa di vedere che balla si inventerà quando mi presenterò in saletta stasera.”
“Meg…” Ignoro Mary e proseguo camminando veloce e decisa verso casa, affondando i passi nel terreno, con così tanta violenza che non mi stupirei se i miei anfibi frantumassero l’asfalto.

Non so come faccio ad essere calma in questo momento. O Forse non lo sono affatto, è solo che sto cercando di non pensare. Cammino verso la saletta, il più lentamente possibile: non ho nessuna voglia di sapere cosa sta facendo Billie Joe adesso e né tantomeno di sapere con chi è. La cosa più facile sarebbe andarmene a casa, infilarmi sotto le lenzuola del mio letto sfatto, dormire e svegliarmi domani mattina facendo finta di non avere mai saputo di Billie Joe, della saletta, di questa dannatissima sera, ma so che non ci riuscirei mai, e non potrei mai perdonarmi se facessi finta di niente. Sono sola, completamente sola davanti a quella porta. Prendo un respiro e suono. La porta si apre e giuro che mi sento morire. Darei via tutto ciò che ho, venderei perfino i miei ricordi che sono il mio bene più prezioso, pur di non trovarmi qui in questo momento. Vorrei solo essere rimasta a casa, avere scelto di nascondere la testa sotto la sabbia, come ho sempre fatto finora. A quest’ora starei in camera mia in mezzo a una nuvola di fumo a scacciare pensieri fastidiosi ascoltando i Pink Floyd. Ma ormai ho scelto, non posso più tornare indietro e far finta di non vedere, far finta di non sapere. Dietro quella porta c’è Adrienne. Bella come sempre, attraente come sempre, beffarda e maliziosa come sempre. “Meggie… come mai sei qui?” il suo sorriso è strano. Ci gode, era questo il suo intento fin dall’inizio. “C’è Billie Joe lì dentro, vero?” chiedo. Sono semplicemente stanca di tutti questi giochetti.
“Sì, è qui. Lo stavi cercando?”
Le do una spinta per farla spostare dal vano della porta e entro. Billie Joe è seduto per terra, a gambe incrociate, con una confezione da asporto di involtini primavera appoggiata tra le caviglie. Quando mi vede spalanca gli occhi con aria innocente: “Meggie…ciao..Come mai sei passata?”
“Ma ti diverti a prendermi per il culo? Potresti almeno smetterla adesso.”
“Ehi, carina, non capisco il tuo problema… stavamo soltanto mangiando.” Si intromette Adrienne.
“Te stai zitta, ti sei già messa in mezzo abbastanza, in questa storia.” La zittisco io. Billie Joe neanche si degna di alzarsi dal pavimento, o per lo meno di smetterla di masticare quei cazzo di involtini cinesi: “Ha ragione Adie. Come al solito stai esagerando. Stavamo mangiando. Mi ha chiesto se mi andava di cenare in saletta con lei, che aveva ordinato cinese, e io ho detto ok. Non mi sembra di aver fatto chissà cosa.” Non so già più cosa dirgli. Non esiste un modo per esprimere la mia indignazione. Non tanto per il fatto che erano soli in saletta, ma per il modo con cui si stanno rivolgendo a me. Perchè anche se so che hanno torto marcio mi stanno facendo sentire come al solito come la più sfigata delle ragazzine paranoiche e non lo sopporto, non lo sopporto. “Non so neanche che ci faccio qui. Non dovevo venire. Andate tutti quanti affanculo.” Dico, tirando un altro spintone a Adrienne per poter uscire dalla saletta. Esco di corsa dal vicoletto e scoppio a piangere appena imbocco la via principale. Non mi è nemmeno corso dietro.




Angolo dell'autore: Beeeeene eccomi col nuovo capitolo...la stronzaggine di Billie Joe aumenta esponenzialmente..:D che dire mboh aspetto commenti e spero vi sia piaciuto ... :) non mi dilungo perchè sono le 3 meno un quarto e sto morendo di sonno xD Baci! Ire

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Capitolo 4
*** All the Time ***


La mattina dopo mi sveglia la voce insistente di Johnny Rotten.
Apro gli occhi di scatto: ho dormito vestita, direi, mi sono soltanto tolta gli anfibi che ora giacciono sparsi in mezzo alla stanza, una macchia nera che spicca nel marrone uniforme del parquet.
Mi alzo un po’ a fatica, passandomi una mano tra i capelli scompigliati.
Poi arriva il momento peggiore: il momento in cui mi rendo conto di quello che è successo ieri, mi rendo conto delle ennesime speranze infrante.
Mi sento a pezzi.
E poi c’è Rotten che non la pianta di strillare.
Mi volto con rabbia verso il comodino e afferro la sveglia. “I I I I I’m not your stepping stooooone” esito un istante prima di spegnere la sveglia.
I’m not your stepping stone.
Rotten è insistente, sì, ma non ha tutti i torti. Non posso continuare a fare da zerbino a Billie Joe, ad uno stronzo che non ha mai fatto altro che prendermi per il culo.
Spengo in fretta la sveglia con una ditata decisa.
Che poi un tempo era lui quello fissato con la musica punk, era lui che mi aveva passato tutti i dischi che ora sono i miei preferiti, ma ora sembra che interessino più a me che a lui.
A lui non interessano più i gruppi punk, gli interessa solo il suo gruppo punk. E’ lui la star. Come ogni cosa, lui mi da uno spunto e io ci ricamo sopra in una maniera innaturale, quasi maniacale.
E’ ora di cambiare, la mia vita non deve più dipendere da lui.
Metto su un disco dei Joy Division solo perchè a lui non piacciono. Non li ascoltavo da mesi. Eppure un tempo li adoravo.
But if you could just see the beauty, these things I could never describe, this is my one consolation, this is my one true prize
Sembra sempre che le loro canzoni parlino di me.
Impilo tutti i dischi dei Ramones, degli Smiths, dei Sex Pistols, e i suoi, i suoi fottutissimi ep della sua fottutissima band e li getto dietro la porta. Non li toccherò mai più, ne sono sicura. Ci vuole un taglio netto e netto deve essere.
Prima di gettare nel mucchio anche Never mind the bollocks ci penso ancora un po’ su. I Pistols però mi piacciono davvero tanto… Sospiro e poi lo metto insieme al mucchio: è necessario qualche sacrificio. Stacco con violenza il poster di Edgar Allan Poe che avevo rubato soltanto perchè era il suo autore preferito e che era appeso sulla parete di fronte al mio letto. E poi via il libro coi testi dei Clash che mi aveva regalato per lo scorso Natale. L’ho letto tutto tre volte, anche se conoscevo già tutti i testi prima ancora di aprirlo. Lo annusavo quando mi sentivo sola perchè avevo l’illusione che quel libro avesse il suo odore. Devo smetterla di essere così patetica. Da oggi ritorno a vivere.
Esco dalla mia camera afferrando al volo le mie sigarette. Ne accendo una mentre accendo i fornelli per mettere il latte a scaldare, faccio un tiro e la guardo mentre si consuma lentamente.
“Mi dispiace, bella, ma devo smettere anche con voi.” Le dico.
No, smettere di fumare è impensabile, ma almeno posso cambiare marca.
Il telefono comincia a squillare, con un suono metallico e insistente.
Prendo la cornetta e rispondo, come se fossi in un’altra dimensione.
“Sì?”
“Ah. Ciao. Senti, oggi pomeriggio hai da fare?” Oddio. E’ la sua voce.
Dovrei buttare subito giù la cornetta, ma il mio corpo non risponde ai comandi del mio cervello.
“Non…non lo so.” Rispondo, ed è vero. Non so assolutamente nulla in questo momento.
“Ok, allora ci vediamo da me alle tre?”
“Va bene.” Rispondo.
Ci vado soltanto perchè voglio insultarlo per bene, come non sono riuscita a fare ieri. Voglio che sappia che non ho più bisogno di lui, che mi sono stancata del suo modo di fare e voglio dirgli tutte queste cose in faccia.
Sì. Ci vado solo per quello.

“Ciao.” Mi viene a prendere dal portone, per aprirmi l’ascensore con la chiave, lo fa sempre, lo ha sempre fatto.
“Ciao” rispondo entrando dentro l’ascensore. Quel gabbiotto è troppo piccolo, troppo piccolo per noi due insieme, mi riempie d’ansia averlo così vicino a me. Ha sempre il potere di farmi perdere il controllo su me stessa.
Non dice niente per una decina di secondi, poi mi dice: “Come va?”
Lo guardo con l’espressione più ostile che riesco a produrre di fronte a lui, e probabilmente non è un granchè.
“Va come andava ieri.” Rispondo.
“Dai, non tirare fuori la storia di ieri, dimentichiamocela”.
Lo so, so benissimo che è l’ennesima volta che Billie Joe mi fa questo discorso, so che è la cosa sbagliata, la più sbagliata che posso trovare, lo so, ma non riesco a fare altro che annuire e dire: “vabbeh”.
La prospettiva di litigare con Billie Joe è più dolorosa del boccone amaro che devo mandare giù.
Mi prende il mento tra le dita e mi fissa negli occhi.
“Dai, però sorridi…” dice.
“Non mi va.”
Billie Joe mi sorride, e si avvicina alle mie labbra.
DING.
Billie Joe si tira indietro, ma senza troppa fretta, e scende dall’ascensore. Infila le chiavi nella toppa. Mi chiedo come si deve sentire a sapere di avere tutto questo potere su di me.
Apre uno spiraglio della porta, poi si gira verso di me con un dito premuto sulle labbra per dirmi di fare silenzio: “Non mi va che ci sentano…” dice.
Mi prende per mano e zampettiamo furtivi verso la sua camera, per fortuna la sua stanza è di fronte all’ingresso. Chiude la porta con due giri di chiave.
“La cosa che mi piace di più di casa mia è che la mia stanza è vicina alla porta…” dice, con un sorriso un po’ malizioso “Così posso fare entrare chi mi pare senza che nessuno se ne accorga…”
Si avvicina con due passi sicuri, mi posa una mano sulla nuca, scostando appena i miei capelli biondi e mi bacia.
I pochi neuroni rimasti lucidi nel mio cervello riescono a convincermi ad allontanarlo, facendo pressione sul suo petto.
“Meggie mi vuoi dire che cazzo hai in ‘sti giorni?” chiede, secco.
“Che ci facevi ieri in saletta con Adrienne?”
Billie Joe alza gli occhi al cielo. Odio odio odio odio quando mi tratta come una stupida.
“Mi sembrava che avessimo detto che non ne avremmo parlato, ma se per te è così importante, ok, parliamone. Ti ho detto che stavamo solo mangiando. E’ proibito mangiare dei fottutissimi involtini cinesi in saletta??”
“Dai, Billie, come se io non sapessi quante cazzo di volte mi ai tradito con lei.”
Billie Joe fa spallucce: “Non erano cose importanti, lo sai. Era solo sesso. Te l’ho detto che l’unica di cui ho bisogno sei tu.”
Lo fisso negli occhi. Si capisce perfettamente che sta mentendo deliberatamente, perchè sfodera sempre quei suoi cazzo di occhioni verdi spalancati e un po’ imploranti.
“Mi stai rifilando un sacco di balle.” Dico, scuotendo la testa.
L’espressione implorante sparisce immediatamente dagli occhi di Billie Joe: “Ok. D’accordo. Credi un po’ il cazzo che ti pare. Pensi che ti stia pigliando per il culo? Allora vattene. Forza. Se pensi che ti racconto balle non vedo perchè dovresti stare qui.”
E adesso è il momento del dubbio. E se invece fosse sincero? Quali prove ho per dire che sta mentendo? Magari ci tiene davvero a me come dice, e in quel caso si avvererebbero tutti i miei sogni. Credo che l’animo umano sia incline per natura a credere che le cose che speriamo dal più profondo del cuore siano vere. Sono decisamente senza scampo, ma non ho scelta, devo fare la cosa che per tutta la vita mi ero giurata di non fare mai, non con lui.
“Scusa.” Mormoro, quasi sottovoce.
“Scusa un cazzo…se mi consideri un bugiardo non…”
“Dai, Billie, hai ragione te. Non ci pensiamo. Chissenefrega.”
Billie si zittisce e intercetta di nuovo il mio sguardo.
“…e non penso che tu sia un bugiardo.” Aggiungo. Mi sento una merdina per ogni sillaba che pronuncio.
Billie si siede sul letto e mi tende una mano, senza dire una parola. Io la prendo, e lui mi tira lievemente verso di lui, facendomi sdraiare sul suo letto e sfiorandomi piano. Ora non c’è più bisogno di parlare. Chiudo gli occhi mentre Billie mi bacia piano il collo.
Non c’è niente che posso fare: sono sempre convinta che mi abbia mentito.


Angolo dell'autrice 

Buonasera! per prima cosa: non ho idea di che gusti musicali avesse Billie Joe quando aveva 20 anni, me li sono assolutamente inventati di sana pianta xD Poi...da oggi posterò due volte a settimana, il lunedì e il venerdì (siatene Happy xD) eeee niente, spero che il capitolo vi piaccia, aspetto recensioni :D un bacio! Ire

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Capitolo 5
*** 409 in your Coffeemaker ***


Cemento. Potrebbero chiamarci la generazione del cemento. E non ci possiamo nemmeno lamentare, dopotutto è un nome molto d’effetto. Faccio scorrere piano le dita sul muretto, in cemento, appunto, su cui sono seduta, e alzo gli occhi al cielo, per qualche secondo. Anche il cielo ha il colore del cemento. Colpa delle nuvole, certo, ma qui da dove lo sto guardando io, sembra che abbia semplicemente adattato il suo colore al suolo che sovrasta.
Accanto a me, Billie Joe, Mike e Al stanno suonando una loro canzone con strumenti immaginari producendo suoni bizzarri cercando di imitare le chitarre con la voce e Mary, che fa da pubblico, ride e applaude ogni tanto.
“La nostra nuova canzone è una figata, una figata assurda! Vero Mary?” chiede Mike, smettendo di fare “dumdumdum” cercando di imitare la sua linea di basso.
“Assolutamente!” conferma Mary stampando un bacio sulle labbra del suo ragazzo.
“Gente, è ufficiale…Desappearing boy è la nostra canzone migliore in assoluto!” proclama Al.
“Al, lo dici tutte le volte che scrivete una canzone nuova…” fa notare Mary.
“Perchè ogni nostra canzone è migliore della precedente!”
Gli altri ridacchiano un po’, poi Al si rivolge a me: “Te che ne pensi della canzone nuova?”
Stiracchio un sorriso che dovrebbe sembrare naturale: “Non…non l’ho sentita.” Dico.
Al spalanca gli occhi in direzione di Billie Joe: “Non gliel’hai fatta sentire??? Ma ci stiamo lavorando da mesi!”
Non credo che Al abbia idea di com’è precisamente la situazione tra me e Billie Joe.
“Gliela facciamo sentire in saletta uno di questi giorni…” risponde Billie Joe, voltandosi verso di me con un sorriso.
Oggi Billie è strano. E’ dolce. Si comporta come se fossimo una coppia normale, e io ci sto quasi credendo. Mi basta così poco… Ma quando è così Billie è davvero fantastico, i dubbi scompaiono e lasciano spazio soltanto alla paura che domani non sarà più così. Ma perchè devo pensare a domani se il mio oggi è così meraviglioso?
Mentre ero immersa nei miei pensieri Mike deve aver fatto o detto qualcosa di molto divertente, perchè Al si sta sbellicando dalle risate e Mary ride fino alle lacrime, con la fronte appoggiata alla spalla di Mike, borbottando frasi sconnesse tipo “oddio mi fai morire...”
Mike le da un bacio tra i capelli e la abbraccia un po’ più stretta. Io distolgo in fretta lo sguardo, perchè non si sentano osservati, e ritorno a guardare il cielo grigio. Non distolgo lo sguardo nemmeno quando sento il mignolo di Billie Joe che sfiora la mia mano, chiudo gli occhi e basta, mentre lui appoggia la sua mano sulla mia.
Sembra che questa sia la volta buona. Potrebbe andare tutto bene, questa volta. E lo so che non devo pensarlo, ma non ne posso fare a meno.
Come se volessi tornare forzatamente al presente, mi giro verso Billie, con il sesto senso che in questo preciso istante riceverò la solita doccia fredda, e invece lo trovo che mi guarda, come se stesse aspettando che mi girassi, e mi sorride. Sembra tranquillo. Sembra felice. Felice di essere lì con me. Non posso credere a quello che sta succedendo.
Mi passa un braccio attorno alle spalle e mi da un bacio. Così. Davanti agli altri. Era da quando ci eravamo appena messi insieme che non succedeva.
“Vabbeh, okkei reggere una candela, ma due no, eh, sono un po’ troppe!” dice Al, guardandosi intorno con finta ostilità.
Mike scoppia a ridere e gli tira un pezzetto di cemento che si è staccato dal muretto, che passa vicinissimo alla spalla di Al.
“Weh, sei scemo? Se mi avessi beccato a quest’ora sarei steso per terra con un buco in testa!” esclama Al, senza saper decidere se ridere o incazzarsi con Mike.
“Nah. Ho un’ottima mira, io. Avevo calcolato tutto.”
“No, in realtà stava cercando di ucciderti.” Interviene Mary, ironica.
Mike scoppia a ridere: “l’unico piano per uccidere qualcuno l’ho fatto insieme a Billie quasi un anno fa…”
“Ma non è andato molto a buon fine direi…” dice Billie, ancora con un braccio attorno alle mie spalle.
“Ma quello di 409 in your cofeemaker?” chiedo, riferendomi ad una loro canzone che parlava di una cosa simile.
“Già. Sai, non è che uno faccia piani per uccidere gente un giorno sì e uno no…uno basta e avanza!” risponde, sorridendo.
“Che poi non era una cosa seria…quella è una canzone ironica…” dice Al.
Billie e Mike si lanciano un’occhiata di intesa: “Ne sei sicuro?” chiede Mike, con tono malizioso.
“Oddio…” dice Al, facendosi serio. “Ci avete provato davvero?”
A questo punto Billie Joe scoppia a ridere: “Ma no, cretino!!Ti stiamo prendendo per il culo!”
Al manda affanculo tutti e si unisce alle risate.
In mezzo all’ilarità generale, però, non riesco a non notare lo sguardo di Mary che intercetta il mio per qualche secondo e mi ammicca lievemente, in modo che gli altri non se ne accorgano.
Non mi giro perchè so già che cazzo c’è che mi rovina questa giornata.
“Ciao ragazzi…”
Rispondono tutti con un coro di “ciao Adie” più o meno entusiasti di vederla. Non ho sentito Billie Joe, però. Cerco di guardarlo in viso. Si è fatto serio serio e guarda Adrienne come se fosse un angelo dell’Apocalisse.
Insieme a Adrienne c’è Millie. Se la porta sempre dietro, quella. Fa tutto quello che Adrienne le dice perchè vorrebbe essere popolare almeno la metà di quanto lo è Adrienne.
“Che fate di bello?” chiede Millie, sedendosi alla mia sinistra con una naturalezza decisamente invadente.
Mike alza le spalle: “Il solito.”
“cioè niente.” Completa Millie, con una risatina.
“già.” Dice Billie Joe, sempre estremamente serio.
D’improvviso ho la sensazione di essere diventata completamente invisibile ai suoi occhi, come se non fossi più compresa nel suo universo.
Adrienne muove qualche passo in avanti, muovendosi troppo lentamente per essere considerato un movimento naturale. Mi supera senza degnarmi di uno sguardo e si siede vicino a Billie Joe, salendo sul muretto con un piccolo salto aggraziato.
Perchè cazzo è così perfetta?
Dalla faccia che fa, direi che se lo sta chiedendo anche Billie Joe.
“Vieni al Gilman stasera?” gli chiede, avvicinandosi ancora di qualche centimetro. No, ma si può sapere che cazzo ha intenzione di fare?
“Non lo so…che cosa c’è?” chiede Billie, con un tono strano, innaturale.
“Non te lo ricordi? Te l’ho detto ieri sera…”
Spalanco gli occhi e non riesco a evitare di voltarmi di scatto verso Billie e Adrienne. Ieri sera? Si sono visti ieri sera?
Billie emette un mezzo grugnito, e Millie non perde l’occasione per intromettersi e pilotare il discorso come vuole lei: “Si vede che eri un po’…distratto…non credi, Adie?”
Adrienne fa un sorrisetto, che maschera immediatamente con un colpo di tosse.
Ok. Questo è il momento in cui di solito me ne vado.
Salto già dal muretto, più per rispettare le tradizioni piuttosto che perchè voglio realmente andarmene. Non voglio andarmene, in questo momento vorrei solo spaccare la testa di Adrienne e quel suo fottuto sorrisetto in un trilione di micro cellule. Ma dato che non lo posso fare, me ne vado e evito di farlo per davvero.
“Forse è il caso che mi levo dalle palle…” dico, con tono tagliente, fissando Billie Joe. Distolgo subito lo sguardo, appena i nostri occhi si incontrano: non riesco ancora a sostenere lo sguardo dei suoi occhi verdi.
Mi volto e faccio qualche passo. A momenti Mary mi chiamerà, dicendo qualche frase inutile che io ovviamente ignorerò.
“Meg. Aspetta.”
Mi blocco all’istante. E’ la voce di Billie Joe.
Mi volto appena in tempo per vederlo mentre salta già dal muretto e mi raggiunge con una piccola corsa, lasciando Adrienne a fissarci con la faccia di chi ha visto un fantasma.
Dovrei essere incazzata con lui, come sempre, ma non riesco a capire le sue intenzioni oggi, e la cosa mi paralizza come una pioggia di amido.
Mi prende per mano e comincia a camminare lungo la strada, allontanandosi dagli altri, allontanandosi da Adrienne. Con me.
Non ho parole, non ho pensieri da associare alle emozioni che sto provando in questo momento. Non ci posso credere.
Mi volto verso Billie, come per constatare che è davvero a fianco a me. Che ha davvero lasciato Adrienne come un’idiota seduta su quel muretto.
Billie Joe sta effettivamente camminando al mio fianco, ma si gira indietro, lanciando occhiate veloci al muretto, ad Adrienne.
Non importa.  Per adesso mi va bene così. Posso evitare di immaginare cosa sta pensando Billie Joe. Posso non sapere dove sta guardando.
Invece di guardare Billie Joe, stringo un po’ di più la sua mano, mentre riprendo a lanciare sporadiche occhiate in direzione dei miei piedi.
Cemento.
 
 
Billie è particolarmente silenzioso, cammina dritto, prendendo strade a caso, sempre tenendomi per mano.
Per quanto mi riguarda potrebbe continuare a camminare in silenzio per tutta la vita, basta che non mi lasci la mano.
“Dove vuoi andare?” mi chiede a un certo punto, fermandosi in mezzo a una strada, senza nessun valido motivo per cui avrebbe dovuto fermarsi proprio lì.
Alzo le spalle: “Non lo so… ovunque va bene”
Billie Joe, serio, annuisce e si siede per terra, sul marciapiede di quella lunga strada di scorrimento, con il niente intorno a parte me.
“Bene. Allora stiamo qui.” Dice.
Mi siedo vicino a lui. Di fronte a noi ogni tanto passa una macchina, una fulminea macchia di colore che sfreccia per qualche secondo e poi sparisce, fuori dal nostro campo visivo.
Billie Joe, accanto a me stringe i pugni e cerca in tutti i modi di mascherare i suoi occhi lucidi.
Non so bene quale sia il mio ruolo, adesso. Devo consolarlo? Lo dovrei stringere, dargli un bacio? Lo farebbe stare meglio o gli darei solamente fastidio? La cosa più logica è chiedergli che cos’ha, ma io in realtà già so che la sua risposta non mi piacerebbe neanche un po’.
Non importa. E’ venuto con me. E’ venuto via con me, lasciando Adrienne senza una fottuta parola. Se n’è andato con me.
Muovo il pollice avanti e indietro, sfiorando la pelle della sua mano ancora stretta nella mia e poi gli chiedo: “Billie, che cos’hai?” schietto. Onesto. Sincero.
“Ieri sera ho fatto una cazzata.”
Sospiro e gli sorrido: “Un’altra?”
Lui non ricambia il mio sorriso, né il mio tono scherzoso, ma è giusto così: sono io che devo cercare di tirargli su il morale, sono solo io che devo sforzarmi di sorridere.
“…è che Adie si è presentata a casa mia, così alle undici di sera…io non sapevo che fare, l’ho fatta entrare, e…”
Lo interrompo: “Ho capito.”
“Io non volevo, ok, ma cazzo, aveva il vestito verde, quello di…”
“Ehm. Billie. I dettagli risparmiameli.”
“Scusa.”
Ne parla come se non fosse mai successo prima, come se fosse la prima volta che va a letto con Adrienne mentre sta con me. E’ tutto come al solito. La cosa quasi mi dà conforto, c’è solo una cosa che non capisco…
“Perchè me lo stai dicendo?” chiedo.
“Non lo so… in effetti mi sto comportando da stronzo, ma sei l’unica con cui riesco a parlare.”
Dovrei pensare “bella consolazione” invece ne sono davvero felice.
“…è che poi stamattina…” prosegue Billie Joe “Non lo so, mi è sembrato così sbagliato che ci fosse lei vicino a me… insomma. Mi manda nel panico che Adie possa fare il cazzo che le pare di me… decide tutto lei, io non ho nessun potere. Mi fa sentire strano… è che la voglio da morire, ma non sono…felice con lei. Non so se mi capisci…”
Mi viene da ridere “Certo che ti capisco.”
Tu non te ne sei mai accorto, caro Billie Joe, ma tra me e te funziona esattamente allo steso modo.
“L’unica persona che volevo vedere stamattina eri tu. Sei…sei ancora tu. Possiamo riprovarci, ti prego… voglio fare andare bene le cose, stavolta… Adrienne deve uscire dalla mia testa. Solo tu ce la puoi fare.” Dice. Mi guarda negli occhi, e come al solito mi perdo totalmente nel suo sguardo.
E’ incredibile come riesca a far sembrare bellissime le cose che mi sta dicendo, quando in realtà non lo sono per niente. Mi sta chiedendo di aiutarlo a dimenticare la persona di cui è innamorato. E lo sta chiedendo a me che sono innamorata di lui. E’ una cosa crudele, ma il mio cervello non riesce a catalogarla come una cosa che possa farmi male. O meglio, il mio istinto non lo fa.
Sorrido, appoggio la testa sulla sua spalla e mi stringo un po’ più vicina a lui: “Certo che sì. Ogni volta che vuoi, lo sai.” Dico.
Billie passa un braccio attorno alle mie spalle e mi da un bacio tra i capelli, poi inclina piano la testa, avvicinando le labbra alle mie e mi bacia.
“Che vuoi fare, vuoi tornare a casa?” gli chiedo.
“No…ti dispiace e restiamo qui ancora un po’?” mi dice, parlando a voce bassa.
Faccio segno di no con la testa, cercando di muovermi il meno possibile per paura di rompere quell’incantesimo che sembra essersi creato tra di noi lì, in quel momento. In quel solo e preciso momento.
Fa caldo, eppure siamo già a metà settembre, ma il sole al tramonto è ancora lo stesso sole di agosto.
L’unica cosa che spero adesso è che riesca a scaldare anche Billie Joe, perchè non si senta più solo e non abbia più paura.  



ANGOLO DELL'AUTORE:

Salveeeeeeeee :D niente boh questo angolo dell'autore è inutile perchè non ho niente da dire se non ringraziare chi mi segue, chi recensisce e chi ha messo la storia nei preferiti :) spero che il capitolo vi soddisfi...a Lunedì :D
baci
Ire

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Capitolo 6
*** Lazy Bones ***


La mia situazione è assurda. Alterno momenti di gioia estrema, incontenibile, come se volessi gridare al mondo che Billie Joe ha scelto me, che sta con me, che è su di me che fa affidamento, ma poi mi rendo conto che non è esattamente così, che la ragazza che ama non sono io, che non mi amerà mai come io amo lui.
Però poi ci sono le notti come questa in cui ti sembra che il mondo stia per prendere tutta un’altra piega.
E non sono nottate epiche, sono solo momenti sereni, come adesso: non chiediamo chissà cosa, soltanto un po’ di musica, lasciata in diffusione a volume bassissimo, e Mary con la casa libera per una settimana.
“Non so te, ma io ho intenzione di spalmarmi qui a casa di Mary fino a domenica” dico a Billie, ma lui non mi caga per niente, continua a fumare, sdraiato a petto nudo sul tappeto.
Gli tiro un paio di calcetti su una gamba.
“Billie?”
“Shhh…senti, senti che figata, senti…è incredibile …” apre gli occhi e mi guarda: “Non ti accorgi di quanto è fottutamente perfetto questo momento?”
Sorrido: “Perché proprio questo momento?”
oh, oh, I love her soooo, oh, oh, I love her sooo, oh, oh, I love her soooo….
Canta, sovrastando la voce di Joey Ramone che esce dallo stereo.
E’ una domanda inutile e malsana ma non posso fare a meno di chiedermi a chi sta pensando mentre dice “her”, e sospiro pensando che probabilmente non lo saprò mai.
No, decisamente questo momento è tutto meno che perfetto.
“Volete una tortilla?” chiede Mike, affacciandosi in sala con una padella in mano.
Con una tortilla forse la non-perfezione di questo momento potrebbe migliorare.
“Certo!” rispondo.
“All Right. Billie Joe?” chiede Mike.
Billie non risponde, prende un’ultima profonda boccata di fumo e lancia il mozzicone in un bicchiere, centrandolo in pieno.
Mike lo guarda male e sospira: “Ma quanto cazzo ti prendi sul serio, eh…”
Billie lo fissa con i suoi occhioni verdi: “Che cos’è che mi hai chiesto?”
“Se vuoi una tortilla.”
“Ah. Sì. La voglio, grazie…”
Si alza dal tappeto e si siede sul divano, spostando le mie gambe; si avvicina e mi da un bacio.
Si stacca subito e comincia a fissare la tappezzeria.
“Va tutto bene?” chiedo, intrecciando le mie dita alle sue.
Si gira e mi guarda, come se si fosse ricordato solo in quel momento che c’ero anche io: “Certo...è solo che…”
“Allora giovani! Sono pronte le tortillas, domani sera però cucinate voi eh…” urla Al, sfoderando due tortillas fumanti.
Billie Joe non prende nemmeno il piatto che Al gli sta porgendo e si alza: “devo andare in bagno.”
Al lo guarda un po’ dubbioso, poi fa spallucce e si siede al suo posto, mentre io comincio a saccheggiare la mia tortilla.
“Aehm. Ho per caso interrotto qualcosa? Mi sembrava incazzato…” dice indicando col pollice la direzione in cui Billie se ne era andato.
Scuoto la testa: “Ma no, figurati. Lui è sempre così, lo sai…”
“Veramente…non è sempre così…è un po’…”
“lunatico.”
“Già. Più del solito, voglio dire.”
“Sì…ho notato.”
Scende un silenzio imbarazzante.
“Al…” non so perché sto chiedendo consiglio a Al, è solo che in questo momento mi ispira una fiducia incredibile, come se avessi la certezza che qualsiasi cosa succeda lui starebbe dalla mia parte. “…secondo te è colpa mia? Dei suoi sbalzi di umore, dico…del fatto che fa lo strano, del fatto che non è felice…”
Che scema sono.
Al non ci ha mai capito un cazzo del rapporto tra me e Billie, era sempre l’ultimo ad accorgersi delle cose, e a un certo punto ha pure rinunciato a capirci, credo.
Non vedo perché ora dovrebbe sapere cosa dirmi.
“Sai meglio di me che quel caratterino di merda Billie Joe ce l’ha dalla nascita quindi posso dirti che, no, non è colpa tua se fa lo strano, fa sempre lo strano, per mille motivi diversi, e quando non ha motivi per fare lo strano se li inventa e fa lo strano lo stesso.”
“Effettivamente…”
“sul fatto che non è felice…se posso impicciarmi dei fatti vostri, ecco, secondo me è solo un cretino. Stai facendo tutto il possibile per farlo star meglio, stai dietro ai suoi capricci meglio di una santa, e lui sa benissimo che questa cosa che lui ti sta chiedendo, cioè intendo di stare insieme a lui conoscendo com’è la sua situazione con Adrienne, beh, questa cosa è una vera stronzata, che ti fa star male, ma continua a chiedertelo comunque. Voglio bene a Billie Joe, e vorrei che voi due foste felici, ma secondo me dovrebbe solo tirar fuori le palle e decidere cosa cavolo vuole fare una volta per tutte.”
Spalanco gli occhi e lo fisso.
Non era vero che non aveva capito un cazzo, anzi.
Ha capito molto più di me.
Impressionante.
“…quindi pensi che…”
“Allora, questa tortilla? Chi l’ha cucinata?” è tornato Billie Joe dal bagno.
“io.” Dice Al.
“Allora farà schifo.” Dice, addentandone un pezzo.
Mastica compiaciuto: “No, invece è buona”
Al gli alza il terzo dito e ridacchia.
Toh. Adesso Billie Joe è tornato felice, anche se sta fissando Al in un modo un po’ strano, come se volessero dirsi qualcosa tra loro.
“Potresti continuare a cucinare, o potresti andare a studiare un po’, così la prossima volta che ti chiamiamo per le prove non ne fai una tragedia.” Dice Billie Joe, con tono acido.
Alla faccia del lunatico. E’ un caso clinico, non ho mai visto una lunaticità così estrema.
“Che cazzo vuoi dire?”
“Sarebbero sempre cose più intelligenti da fare invece che farti i cazzi miei.” Dice Billie, sempre fissando Al con uno sguardo pieno di ostilità.
 Aspetta, aspetta, aspetta… Billie Joe ci stava ascoltando!
Al fa spallucce: “Ho pensato che magari sentirtelo dire ti avrebbe dato una svegliata.” Risponde, con noncuranza.
Non ce la faccio più: fisso Al incredula: “Sapevi che ci stava ascoltando e non mi hai detto un cazzo?”
Rimane dieci secondi senza sapere cosa dire.
“E hai continuato a parlare…” continuo io.
Dio, che mondo di stronzi.
“L’ha pure fatto apposta, oserei dire.” Interviene Billie Joe.
“Ah, Cristo, mi avete rotto tutti quanti.” Sbotto, mi alzo, mollo la tortilla per terra e esco dalla porta.
Appena fuori dalla casa di Mary mi pento della reazione che ho avuto, effettivamente sono stata un po’ esagerata.
E non capisco perché, poi, ho sopportato cose ben peggiori.
Però se ci penso le ho sopportate solo da Billie Joe, non sono abituata che anche gli altri si comportino così con me.
E’ come se mi sentissi usata, voleva solo fare incazzare Billie Joe, non certo aiutarmi.
Prendo una sigaretta e la accendo.
Prendo una boccata di fumo e faccio un piccolo colpo di tosse.
Mi ero dimenticata che non è una delle mie solite sigarette, ho cambiato marca e queste sono più pesanti.
Si apre la porta dietro di me, e non mi volto nemmeno a guardare chi è uscito.
“Non si può fumare nel portone.”
Billie Joe.
Continuo a non girarmi.
Si appoggia al parapetto vicino a me e mi prende la sigaretta dalle dita.
“Dio, che schifo, ma perché cavolo hai smesso di fumare le mie sigarette?” commenta.
Faccio spallucce, perché sembra che ormai sia un gesto che va molto di moda.
“Mi andava di cambiare.”
“Senti…non farti condizionare dalle cazzate che ti ha detto Al, voleva solo farmi incazzare perché ce l’abbiamo un po’ con lui perché non viene mai alle prove…”
“Lo so.” Rispondo, secca.
Mi passa un braccio attorno alla vita e mi dà un bacio tra i capelli.
“Torniamo dentro, amore, dai…”
Sorrido, un po’ sardonica: “Credi di convincermi più facilmente se mi chiami amore?”
“Tu pensi che Al abbia ragione.” Dice.
Abbasso lo sguardo: “Un po’…”
“Beh, non ha ragione.” Mi prende una mano “Non ha ragione per niente, te lo giuro.”
Ho così tanta voglia di essere felice che non me ne frega niente se è vero o no.
Gli butto le braccia al collo e mi stringo a lui, chiudendo gli occhi, facendo finta che questo momento debba durare per sempre.
Lui mi accarezza piano la testa.
“Dai, torniamo dentro…” dice, spegnendo la sigaretta sulla ringhiera del pianerottolo.
Annuisco, e mi lascio condurre dentro, lasciandomi trascinare dalla sua stretta sulla mia mano.
Sulla porta si volta a guardarmi e mi sorride.
Mi sento come pervasa da una forza nuova, come se in quel sorriso avesse detto “Va tutto bene”.
Sì, sarebbe andato tutto bene, alla fine.
 

Ancora Ramones.
Li adoro, ma Billie Joe ascolta i Ramones praticamente senza sosta.
A un certo punto comincia pure a criticarli tecnicamente.
Voglio dire, Billie Joe è un genio musicale e in confronto a lui io non me ne capisco un assoluto nulla di musica, ma Gesù, stiamo parlando dei Ramones, voglio dire, una persona come minimo deve pensarci due volte prima di dire qualsiasi cosa di negativo sui Ramones.
“Stasera Gilman?” se ne esce Mary, dal silenzio.
Ci giriamo tutti a guardarla, e Mike smette di accarezzarle i capelli.
Fisso Billie Joe.
Ci sarà Adie al Gilman, ci sarà sicuramente Adie al Gilman.
“Non credo ci sia niente di interessante…” butta lì Mike.
Lo guardo con la faccia da ‘bel tentativo’.
“Dici? BJ, tu che ne pensi?”
Sospiro.
Sono sicura che sta portando avanti non so quale strategia convinta di fare del bene al nostro rapporto ma ho come la sensazione che non sia una buona idea.
“Aehm. Io?” chiede.
“Quanti BJ ci sono in questa stanza?”
Billie Joe la guarda male. “Beh, io penso che…”
Suona il campanello.
La salvezza divina.
Chiunque ci sia alla porta spero che dopo si scordino tutti del Gilman e di tutto ciò che c’entra anche lontanamente.
Mary va ad aprire e sparisce nel buio dell’ingresso.
“Ehi Al! Vieni, entra…”
Billie Joe sbuffa: “Gli avevo detto di non venire…” borbotta.
“Eddai, ce l’hai ancora con lui?”
“E ha pure ragione.” Commento io, acida.
Mi ha fatto troppo incazzare per perdonarlo dopo una settimana scarsa.
“Hei.” Esordisce Al spuntando nel salotto, seguito da Mary.
Nessuno gli risponde.
Mary mi indica: “vuole parlare con te.”
Billie Joe si volta di scatto, e fissa alternativamente me e Al: “Con lei? Che senso ha?” chiede a voce alta.
“Voglio solo fare pace.” Dice.
“Bene. Viaggio inutile.” Dice Billie Joe.
“Non parlare al posto suo, BJ.” Dice Al, con tono estremamente calmo.
“Ok. Sentiamo che hai da dire.” Dico.
Mi alzo e vado in ingresso e Al mi segue.
“Allora?” chiedo.
“Mi dispiace.”
Silenzio.
“Tutto qui?”
“Sì, beh, ‘mi dispiace’ è un riassunto piuttosto efficace.” Dice.
“Sono stanca delle persone che si impicciano dei fatti nostri.” Dico parlando a voce bassa. L’ultima cosa che voglio è che Billie Joe ci senta. “Ok, non saremo una coppia nel senso più tradizionale del mondo, ma…”
“Meg, non è questione di tradizionale o non tradizionale è che…”
“Ma a te che te ne frega?” lo interrompo.
Si zittisce.
“Appunto. Niente.” Dice, poi allunga una mano verso di me: “Pace?”
“Non lo so.”
“Eddai. Io mi faccio i cazzi miei e tu i tuoi. Promesso.”
Annuisco e gli stringo la mano: “Pace.”
“Ti chiamo Billie? Vuoi chiarire anche con lui?”
Scuote la testa: “Non servirebbe a niente, e lo sai benissimo.”
“Dai, è ridicolo, suonate insieme…” dico.
“Appunto. Suoniamo insieme, dobbiamo andare d’accordo per forza.”
“come sarebbe ‘per forza’, è…”
“Senti, io mi faccio i cazzi miei, ma tu fatti i cazzi tuoi va bene? Sembra che entrambi abbiamo un problemino nel gestire i rapporti con Billie Joe. Ora. O apriamo un gruppo di sostegno stile alcolisti anonimi e parliamo dei nostri problemi o torniamo in salotto, che ne dici?”
“Torniamo in salotto.” Rispondo, secca. Ma sono comunque convinta che evitare di parlarne sia la cosa migliore.
Dopotutto tra me e Billie le cose non vanno mica così male, non so per quale cazzo di motivo tutti pensino che mi stia trattando da schifo.
E soprattutto, anche se fosse è un problema mio.
Cioè nostro, mio e di Billie.
Ok, no. E’ un problema mio e basta.
“Allora? Avete deciso di sposarvi?” chiede Billie Joe, con tono provocatorio.
“Oh, no, non potrei mai tradirti così, amore mio…” risponde Al, prendendolo in giro.
Mike ridacchia, Billie Joe inarca le sopracciglia.
Mi metto a gambe acciambellate tra le sue gambe e lui mi dà un bacio su una guancia, prolungando al massimo il contatto delle sue labbra con la mia pelle.
Chiudo gli occhi.
‘Fanculo tutto.
Io voglio vivere di momenti come questo.
“E te che ne dici di venire al Gilman stasera?” chiede di nuovo Mary, rivolta ad Al.
“Credevo che non andaste più al Gilman.” Dice Al.
“Mi è venuta nostalgia…” butta lì Mary.
Al annuisce: “Se ci andate vengo anche io..”
“Hai rinunciato alla laurea, per caso?” chiede Billie Joe, tagliente.
Gli prendo una mano: “Eddai..” gli bisbiglio, a voce bassissima.
Al si alza: “Ok. Meglio se me ne vado. Se andate al Gilman telefonatemi…” dice Al facendo un cenno di saluto a Mike.
Che atmosfera rilassata.
E ora cala di nuovo il silenzio.
“D’accordo allora. Stasera andiamo al Gilman.” Dice Billie Joe.
Spalanco gli occhi e mi giro per fissarlo.
Crede veramente che me ne stia a casa buona buona e che lo lasci andare al Gilman da Adrienne?
“Ma…” comincio io, ma Billie Joe mi interrompe stringendomi una mano.
“Ti vengo a prendere a casa alle dieci. Poi dopo ti fermi a dormire da me, ti va?”
Rimango senza parole, e anche Mike mi sembra piuttosto stupito, dato che fissa Billie Joe come se avesse appena visto il suo cane mettersi a ballare il tip tap.
Andiamo al Gilman insieme.
Davanti a Adrienne, davanti a tutti.
Ma proprio a tutti.
Sembra proprio un appuntamento vero.
“Sarebbe perfetto.” Dico.
Sorrido e gli do un bacio sulle labbra.
Perfetto. Sarebbe perfetto.



ANGOLO DELL'AUTORE:
Salve! Scusate per il ritardo nel postare il capitolo, sono stati giorni un pò complicati xD spero che mi perdonerete **
Buona lettura del capitolo, un bacio a tutti 
Recensite vi preeeeeeeeegooooooo, anche per insultarmi, basta che mi mandiate recensioni :D xD
Ire

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Capitolo 7
*** Nightlife ***


“Tornare al Gilman è un po’ sempre come tornare a casa, non trovate?”
Ci giriamo tutti a guardare Mike come se avesse appena detto un’assurdità. E in effetti trattandosi di lui è un po’ un’assurdità.
“Hai fumato?” chiede Billie Joe.
“Eh? No. Non ancora. Perché?”
Billie fa spallucce: “Boh, fai pensieri filosofici…”
“Beh non sei d’accordo?”
Billie si gira e mi lancia un’occhiata. L’occhiata da ‘sto cercando di non dire niente di sbagliato’.
“In verità…un po’. Questi giorni sono stati un po’ strani…eravamo tutti così isolati… mi fa piacere tornarci, ogni tanto. E’ un posto dove mi sento sempre a casa.”
Attimo di silenzio.
“Voi no?” aggiunge.
“Un po’.”rispondo io. “Sono contenta per stasera. Andare noi quattro tutti insieme al Gilman è carino. Un po’ come…non lo so…quando porti il tuo ragazzo e i tuoi amici a cena il giorno del ringraziamento.”  Ho esagerato, ma inizialmente l’ho fatto apposta, peccato che poi Billie Joe abbia messo su una faccia che mi ha fatto decisamente cambiare idea.
“Sì. Beh. Più o meno.” Dice in tono asciutto.
“Bah. Troppa filosofia per oggi. C’è il tram.” Dice Mary, avvicinandosi al ciglio della strada.
Da casa di Mary al Gilman ci sono tre fermate, siamo solo troppo pigri per farci la strada a piedi. E poi mi piacciono i tram.
“Meggie…”
Distolgo lo sguardo dalle luci notturne di Berkeley e mi giro verso Billie. Mi prende per mano e mi dice che dobbiamo scendere.
Il tram ferma esattamente di fronte all’entrata del Gilman, si sente il casino lungo tutta la strada.
Sì, in realtà sto pensando cose a caso per obbligarmi a non pensare al fatto che sto entrando al Gilman con Billie Joe e che lui non mi ha ancora lasciato la mano.
Cioè, sono felice, ma non posso evitare di pensare che tutto questo prima o poi mi si ritorcerà contro. Sto aspettando la mazzata, e spero solo che non arrivi stasera.
Ci siamo. Entriamo.
“BILLIE JOOOOOE SEI TORNAAATO…! Era una vita che non ti facevi vedere fuori! Ma che fine hai fatto?”
Ecco. Neanche siamo entrati che già la gente circonda Billie come se fosse il Padre Eterno.
“Eh, siamo stati da Mary…” risponde. E’ evasivo, e questa cosa è strana.
“Per tutto questo tempo?”
Non so neanche chi sia la tipa con cui stiamo, o meglio con cui Billie sta parlando.
“E che sarà mai… un paio di settimane…un mese forse…” risponde Billie Joe con un sorriso.
Un mese…? Così tanto? Credevo che l’ultima fase di questa nostra specie di storia fosse cominciata molto meno tempo fa.
“E che avete fatto da Mary?”
“Principalmente…abbiamo sentito un sacco di musica. Ramones, per lo più…un sacco di roba. Cioè…era come se fossimo entrati in una specie di dimensione parallela in cui esistevamo solo noi e lo stereo…Vero Meg?” chiede.
Spalanco gli occhi, ma mi riprendo dopo pochi secondi.
“Ah-a. Sì è creato un legame strano tra noi e i Ramones…amore-odio oserei dire…”
Un po’ come me e te.
“Oh woooooow che figata. E Adrienne come l’ha presa?”
Ecco. Arriva la parte divertente della serata. Divertente era ironico.
Billie Joe inarca le sopracciglia. “Come ha preso cosa?”
“Di voi due. Perché…adesso state insieme, no?”
Oh, bello. La prova del nove.
Billie Joe apre e chiude la bocca modello pesce, ma non parla, non dice niente, e non sta nemmeno cercando di intercettare il mio sguardo per chiedermi aiuto.
Oh mio Dio. E c’è Adrienne esattamente dietro a Billie Joe, qualche metro più indietro.
Ci ha visti, ci fissa, e si è fermata esattamente in mezzo al passaggio, come se aspettasse non si sa bene cosa.
Sarebbe perfetto che Billie Joe rispondesse “sì” in questo preciso momento. Una sola sillaba.
Giuro che sto morendo dalla tensione in questo momento.
“Ma…che c’entra poi Adrienne con questa storia?” dice.
Non ha risposto alla domanda. Cioè. Ce l’ha fatta. Non ha risposto alla domanda. Non ho parole.
“Perché non glielo chiedi?” dico, con un tono un po’ acido muovendo la testa in direzione di Adrienne.
Billie Joe si volta di scatto.
“Adie..” dice.
“Ciao BJ. Wow. Alla fine hai deciso di uscire dalla tua prigione privata…”
“Quale prigione?”
“Sembra che ti sia fatto mettere in gabbia…” ammicca in mia direzione. “O no?”
Billie Joe distoglie lo sguardo, prende la bottiglia di birra dalle mani di Adrienne e beve un lungo sorso.
“Fa cagare questa birra” dice.
Adrienne ride e gli dà un piccolo spintone.
“Non rubarmela allora.”
Billie Joe ride e continua a rubargli la birra.
E’ troppo per me, quando è troppo è troppo.
Me ne vado, mi lascio alle spalle quei due stronzi e esco dal Gilman. Mi siedo davanti all’ingresso, su un muretto, e tiro fuori una sigaretta. E’ almeno l’ennesima volta che mi ritrovo dentro una scena del genere, sono così monotona che mi annoio da sola. E poi non voglio assolutamente che Billie Joe mi veda piangere. E tantomeno quella stronza di Adrienne.
“Scappare ti piace tanto, eh?”
Non mi volto nemmeno.
“Vattene subito Adrienne.”
“Sai cosa? Non ci penso neanche.” Risponde, e si siede sul muretto a fianco a me.
“E Billie Joe? Lo hai già lasciato solo?”
Adrienne fa spallucce. “Con Mike.”
“Torna da lui. Ci sarà rimasto male che non sei rimasta a fare la zoccola con lui.” Dico. Sto esagerando, ma sto malissimo, sto piangendo mentre fumo fuori dal mio locale preferito e l’ultima persona che voglio vedere è seduta a fianco a me.
“C’è chi vince e chi perde, tesoro.” Risponde.
Adesso esco di testa. Mi alzo di scatto dal muretto: “Billie Joe non è un cazzo di trofeo da vincere.”
“Hai ragione, non lo è, infatti è lui che sceglie, ma ho come la sensazione che preferisca me.”
“Billie Joe sta con me.”
“Ma non lo ammette in pubblico. E non è neanche uscito a rincorrerti quando sei scappata praticamente in lacrime, adesso. Deve amarti molto.”
“Ma vaffanculo. Non vale la pena di stare qui a sentirti sparare cazzate.”
Me ne vado. Di nuovo. Torno dentro e cerco Mary per dirle che me ne vado.
“Meggie!”
“Oggesù, vattene pure tu Billie.”
Mi posa una mano su un fianco per fermarmi: “Mi dispiace, scusa, sono un coglione.”
“Già.”
“E adesso che pensi di fare?”
“Me ne vado. E non provare a fermarmi.” Rispondo.
“E te ne vai dove?”
“A casa.”
“No, non ci vai.”
Spalanco gli occhi: “certo che ci vado. Come cazzo ti permetti di…”
“Senti Meg. Io…ti ho chiesto aiuto, per togliermi Adrienne dalla testa, e tu hai detto di sì. Io ci sto provando davvero, ma..”
“Billie, piantala di fare il melodrammatico. E’ una ragazza, non è una pera di eroina!”
“Lo so. Sono un coglione. Mi dispiace.”
Mi blocco. Silenzio.
“Sei ancora arrabbiata?”
“Sì”
“Vuoi ancora…stare con me?”
“Non lo so.” Che per le donne vuol dire sì.
“E che vuoi fare?” chiede.
“Voglio solo andarmene da qui. Andare in un posto dove…dove…non lo so, dove non c’è nulla.”
“Perfetto. Vieni.”
“…ma…”
Mi prende per mano e esce dal Gilman.
Non ci capisco niente e lo seguo.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Salve! Il capitolo è cortissimo scusatemi in ginocchio, ma era importante che finisse in quel punto, fidatevi di me :D 
E niente...recensite recensite recensite, lasciate un segno del vostro passaggio che mi fate felice-felice.
Ire

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Capitolo 8
*** Walk away ***


Le cabine telefoniche da queste parti fanno decisamente schifo. Questo è il terzo telefono che proviamo a far funzionare, con i primi due non c’è stato verso, qualcuno che ne ha avuto bisogno prima di noi li aveva decisamente messi fuori uso. Un po’ come Sid e Nancy, nel film di Alex Cox quando telefonano ai genitori di lei e finiscono per demolire la cabina.
Lancio un’occhiata a Billie, seduto al posto del guidatore dentro il pick up di suo fratello, con i piedi sul volante e gli occhi chiusi, che riposava qualche secondo prima di ripartire.
Inserisco le monete nell’apparecchio. Sembra che funzioni. Compongo il numero e aspetto una manciata di squilli a vuoto.
“Pronto”
Tiro un respiro di sollievo: “Mamma! Ciao…”
“M…Margaret! Si può sapere dove sei? E’ quattro giorni che non torni a casa!”
“Lo so, mamma, scusami, ho provato ad avvisarti ma non trovavo telefoni”
Mi sento un po’ in colpa, perché non ho provato ad avvisarla con molto impegno.
“Ma dove sei?”
“Con Billie Joe. Siamo…andati via per qualche giorno.”
“Ma quando torni?”
Quando finiamo i soldi della benzina direi. Quindi tra un paio di giorni massimo.
“Un paio di giorni…”
“ma stai bene?”
Cade la linea. Ho finito il credito. Sospiro e rimetto a posto la cornetta, in attesa che qualcuno distrugga anche questa cabina, un qualcuno che non saremo noi, anche se assomigliamo così tanto a Sid e Nancy in questi giorni, ma non riesco ancora a decidere se è una cosa positiva o estremamente negativa.
Torno al pick up.
Billie ha gli occhi chiusi e non li apre nemmeno quando chiudo la portiera.
“Ehi.” Gli do un bacio su una guancia, e lui apre piano gli occhi.
“Mi sono addormentato, scusa…”
Sorrido.
“Sei riuscita a sentire tua madre?”
“Sì. Per dieci secondi o qualcosa del genere, ma almeno sta tranquilla.”
Annuisce.
“Andiamo?”
“Vuoi che guido io?”
“No, no, ce la faccio.”
Gira la chiave e mette in moto.
“Ci fermiamo al primo motel?” chiedo.
Annuisce e accende lo stereo.
C’è 1000 hours, il loro ep di sottofondo.
Guardo fuori dal finestrino, e siamo in mezzo al nulla.
Avevo voglia di andare lontano da tutti, in un posto dove non c’era niente, niente di niente, ma onestamente non mi immaginavo che Billie Joe mi avrebbe preso per mano e mi avrebbe portato in Arizona.
Non gli ho ancora fatto nemmeno una domanda sul perché siamo qui, potrei farlo ora, quantomeno per tenerlo sveglio, perché i suoi occhioni gonfi di sonno non promettono proprio bene..
“BJ…”
Grugnito misto a sbadiglio.
“Perché mi hai portato proprio qui?”
Fa spallucce: “Volevi andare in un posto dove non c’era nulla, e in Arizona di fatto non c’è nulla…”
Ridacchio. Il suo ragionamento non fa una piega.
“Ma non stiamo nemmeno andando a Phoenix…”
“Perché a Phoenix c’è qualcosa, qui niente, solo cactus e una strada statale.”
“Woh. Che bella immagine.”
Mi guarda di sbieco: “Mi prendi per il culo?”
Sorrido: “No, al contrario. E’ bello sul serio. Grazie.”
“Non l’ho fatto solo per te…l’ho fatto anche per me, in fondo anche io ne avevo bisogno.”
“Ancora meglio allora, vuol dire che abbiamo bisogno delle stesse cose..”
Sorride e mi da un bacio mentre guida, staccando appena le mani dal volante.
“E’ geniale questo posto tra l’altro…perché puoi fare cose come questa”
Inchioda di botto, io mi prendo un accidente, e Billie Joe ride.
“Cioè puoi inchiodare? E’ una cosa così bella?” rispondo divertita.
“Sì, perché non hai nessuno attorno a te che suona il clacson. O che ti tampona. Siamo soltanto io e te.”
Appoggio la testa sulla spalla di Billie, e mi immagino come devono apparire i nostri visi illuminati dalle luci del cruscotto, con il contachilometri che segna i 110 proiettato sulla fronte.
“Motel tra 10 chilometri…” annuncia Billie Joe, dando voce alle scritte sul cartello illuminato dagli abbaglianti.
“Ogni tanto mi chiedo come mai non riusciamo a stare così bene anche quando siamo con gli altri.” Chiedo.
“Gli altri chi?”
“Gli altri tutti. Cioè quando siamo da soli, o con Mike e Mary va tutto benissimo, ma dobbiamo per forza isolarci, se usciamo, se riprendiamo le nostre vite alla fine finiamo sempre per litigare.”
Ci pensa un po’ su: “E’ vero. Io e te non abbiamo problemi, il problema tra noi sono gli altri…”
“O un’altra in particolare” aggiungo.
“Ah, no, avevamo promesso di fare finta che non esistesse.” Sbotta Billie Joe.
“Eh, però esiste.”
“No, oggi no.” Mi bacia di nuovo, e io decido di lasciare perdere. In fondo sta andando tutto così dannatamente bene che i casini posso rimandarli a quando finiremo i soldi e torneremo in California.
E poi magari si risolve tutto nel frattempo. Magari Adrienne nel frattempo ha cambiato stato. Magari si è sposata con uno a caso. Magari si è soltanto stufata di giocare con Billie.
“Arrivati!” annuncia Billie, con voce assonnata. “E meno male perché tra un po’ mi sarei addormentato.”
Sorrido e lo guardo aggrottare la fronte mentre si gira per controllare la retromarcia mentre parcheggia.
Che Adrienne dica e pensi quello che vuole, ma Billie Joe è qui con me in questo momento, magari per scappare da lei, come sempre, ma l’importante è che seduta nel posto vicino al guidatore ci sono soltanto io.
 
Chissà in quanti hanno camminato su questa moquette sudicia prima di me. Più o meno cinquecento persone come minimo, e dubito che nemmeno la metà di loro avesse i piedi puliti.
Me ne frego e appoggio i piedi nudi per terra, scendendo dal letto, poi mi volto a guardare Billie Joe che dorme ancora, a petto nudo a pancia in giù, con la schiena che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro.
No, niente, rinuncio a alzarmi. Mi chino su di lui e lo sveglio con un bacio. Lui mugugna qualcosa, e tra vari “mmmm” riesco a distinguere una specie di “buongiorno”.
Allunga una mano e mi stringe un po’ più vicino, mentre si stropiccia gli occhi. Mi bacia.
“Che ore sono?” mi chiede.
“Le due.” Rispondo.
“Di notte?”
Rido.
“Di pomeriggio. Alle due di notte eravamo ancora in macchina…”
Sorride: “Sono un po’…come si dice…disorientato.”
“Forse è meglio se guido io oggi.” Dico.
“D’accordo. Dove andiamo? Un altro giro nel deserto?”
“Stiamo finendo i soldi, Billie.”
Smette di accarezzarmi la spalla e toglie il braccio, girandosi dall’altra parte: “Cheppalle.”
“Che fai, i capricci?”
Si gira di nuovo verso di me e mi guarda fisso negli occhi, con quei suoi occhioni verdi: “Meg, io non voglio tornare a casa.”
Sospiro: “Sì. Stai facendo i capricci.”
“Sono serio, Meg.”
Mi siedo sul letto: “Ok. Allora non torniamo più. Troviamoci un lavoro, una casa. Dove vuoi andare a stare? Phoenix? Chicago? No, andiamo a Los Angeles, ci sono un sacco di case occupate a Los Angeles…”
“Meggie…”
“Troppo vicina a Berkeley? Potremmo andare a Salt Lake…”
“Frena, fermati. Non…non parlavo di trasferirmi…pensavo solo…di stare lontani da tutto ancora per un po’…”
“Non ci sono più soldi Billie. Li abbiamo appena sufficienti per il viaggio di ritorno.”
Si siede anche lui sul letto, con la testa tra le mani, nel tentativo di farsi venire un’idea.
Poi si alza di scatto: “Amore, vestiti. Ho la soluzione.”
Spalanco gli occhi. Ci ho pensato tutta la notte e sono sicura che non esiste nessuna soluzione praticabile.
“Vendiamo il pick up.” Annuncia.
Spalanco gli occhi: “Sei impazzito?”
“No. E’l’unica cosa sensata da fare.”
“No, non è affatto una cosa sensata è una follia.”
“Funzionerà, vedrai, avremo i soldi almeno per un altro mese.”
“Vuoi stare via ancora un mese? Ma…” mi blocco, perché mi si avvicina e mi abbraccia fortissimo, come se avesse paura che scomparissi da un momento all’altro.
“Proviamoci. E’ quello che vogliamo tutti e due, no? Nemmeno tu vuoi tornare giusto?”
Non lo so, in realtà non lo so, ma finchè non scioglie quell’abbraccio non riuscirei a contraddirlo neanche se volessi.
“sì.” Rispondo.
“E allora facciamo questa cosa insieme.” Scioglie l’abbraccio: “sarà probabilmente il viaggio più bello della nostra vita. Non credi? Basta essere felici e basta”
Forse ha ragione.
Lo guardo negli occhi. E’ sicuro di sé e sorride.
Ha ragione e basta, con quello sguardo non può avere torto.
Sorrido anche io: “D’accordo. D’accordo. Facciamolo e basta.”
 
(Adrienne)
Un suono fastidioso, ma non è la sveglia.
E’ come un telefono. Mi suona il telefono? Non mi ha mai chiamato nessuno al telefono. Aspetta. Io non ho il telefono.
Apro gli occhi.
“Buongiorno bella addormentata.”
Sbatto gli occhi.
“Mike?”
Mary spunta dalla porta e scoppia in una fragorosa risata: “Eri davvero ubriaca ieri sera, eh? Non ti ricordi un cazzo?”
Mi metto seduta sul letta. Uhm. Sono completamente vestita e questo è un ottimo segno.
“No, aspetta. Qualcosa mi ricordo. So che ero venuta qui tipo alle dieci…”
“Erano le tre.” Risponde Mary. “E sei arrivata già sbronza come una spugna che blateravi cose su Billie Joe.”
“Eh??” Guardo Mary con uno sguardo da ‘che cazzo dici’, perché confido molto nella mia capacità di non arrossire.
“Te lo giuro, Adie, sei arrivata qui che stavi in piedi a stento, Mike ti ha aperto la porta e te gli hai detto che doveva dirti dov’è Billie Joe.”
Mike annuisce: “Confermo. Hai detto ‘So che lo sai, me lo devi dire’ eri abbastanza intransigente.”
Mi passo una mano tra i capelli prendendo un respiro profondo.
“Dovevo essere proprio ubriaca. Chissà che mi passava per la testa, che me ne frega di quei due idioti.”
Mi guardano dubbiosi. Mi alzo dal letto: “Sul serio. Si sono fatti la fuga d’amore, tipo Thelma e Louise, no, magari si suicidano tutti e due. Sarebbe anche ora.” Sbotto.
“Vabbeh. Vado a farti un caffè.” Annuncia Mary.
Mike si siede in mezzo alla stanza, a gambe acciambellate.
“Hai vomitato un sacco.”
“Beh sai, capita quando sei sbronza.”
“Senti…”
Lo interrompo subito: “Ah no, eh, nessun discorso serio prima delle cinque di pomeriggio.”
Se ne fotte e va avanti per la sua strada. Ma che parlo a fare io?
“Non lo so davvero dov’è Billie Joe.”
“Che mi frega?”
“Ieri notte te ne fregava”
“Ero ubriaca.”
“Lui ti manca.”
Scoppio a ridere: “Che assurdità.”
“Guarda che si vede benissimo.”
Me ne sto zitta. Ribattere non serve a niente.
“Però davvero, Adie, io non capisco che problema hai.”
Faccio spallucce: “Nessuno.”
“Se ti piace Billie Joe perché lo tratti in quel modo? Perché lo chiami solo quando ti va e poi lo scarichi, perché dici a tutti che non te ne frega un cazzo? E’ normale che lui voglia andarsene.”
“Con Meggie?” Non dovevo dirlo, mi è scappato non dovevo dirlo. E avevo un tono estremamente ostile, anche. Come una troietta incazzata.
“Meggie è innamorata sul serio.”
Scrollo le spalle: “Se gli piace quello sfigato che se lo tenga.”
“Dici cose che non hanno senso, o sai? Le tue frasi non si collegano logicamente una con l’altra.”
“Che palle, Mike, ma devi per forza rompermi i coglioni?”
“No, infatti ora me ne vado, però prima ti dico una cosa: Sai benissimo che Billie Joe è pazzo di te, e Meggie è pazza di Billie Joe. Se non ti interessa lascialo in pace, ma se te ne frega qualcosa di Billie non startene lì come una scema a far finta di fare la sostenuta per non si sa quale motivo. Detto ciò…sparisco.”
E si chiude la porta alle spalle.
Fa tutto facile, lui. Non è tutto facile, non è facile per niente. Ma ora come ora l’unica cosa utile per far succedere qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe che ritorni Billie Joe. Deve ritornare e basta.
 
 
(Meggie)
 
“Billie! Ho trovato un discount, faccio la spesa?” urlo a Billie, che è a una cinquantina di metri di distanza.
“Un secondo…” urla in risposta.
Mi avvicino di qualche passo. Sta ancora discutendo con il proprietario di un concessionario che assomiglia più a un deposito di rifiuti per il prezzo del pick-up.
“Ok, settemila. Però ci servono subito.”
Il tipo lo guarda malissimo: “In contanti? Ma siete fuori? Non tengo una cifra del genere in cassa. Non se ne parla.”
“Ah,d’accordo, andremo a venderlo da un’altra parte. Andiamo, Meggie…”
“Ehiehiehi aspettate”
Billie Joe si blocca e si gira verso il tipo.
“Se scendete a 6500 ve li do in contanti.”
Billie Joe inarca le sopracciglia: “D’accordo.”
E’ un furto, sono estremamente convinta che sia un furto bello e buono, ma pazienza, 6500 dollari sono un sacco di soldi. Andiamo avanti per almeno sei mesi con una cifra del genere. Mi viene un brivido. Billie Joe ha davvero intenzione di stare via sei mesi? Sono davvero tanti, sarebbe una scelta così radicale da condizionare le nostre vite forse per sempre e ammetto che questa cosa mi fa un po’ paura.
Mi perdo nei miei pensieri per qualche minuto e mi trovo Billie Joe raggiante che mi sventola un rotolo di banconote davanti al naso.
“Questi, amore mio, sono la soluzione a tutti i nostri problemi per almeno…”
“Sei mesi, BJ.”
Si blocca: “Uh. Sei mesi. E’ un sacco di tempo.” Dice, come se se ne fosse reso conto solo in quel momento. Poi si riprende, dopo qualche secondo di smarrimento: “Meglio!” fa spallucce.
“Andiamo?”
“A piedi fino a…fino a dove?” chiedo.
“Ma che…Ho affittato una macchina. E’ piccolina e va piano perché è stra-vecchia, ma non costa praticamente nulla. Andiamo fino a Phoenix. Lì troveremo qualcosa, no?” dice.
Mi stupisco. Sono stupita davvero, Billie Joe ha un piano. Pieno di falle, è vero, ma è un piano e apparentemente nell’immediato futuro potrebbe funzionare.
Entra in una macchinina microscopica che probabilmente non si produce più da almeno una decina d’anni, io salgo e mi siedo a fianco a lui.
“Non ha lo stereo…” dico.
Lui mi guarda inarcando le sopracciglia: “Tesoro, costa 30 dollari al giorno…che cosa ti aspettavi?”
Sorrido: “Hai ragione.”
Gira a chiave. La macchina parte.
“Hai detto 30 dollari?” chiedo, Billie Joe annuisce. “Non è poi così male questa macchina.” Concludo.
“E stasera festeggiamo…Cheesburger, patatine, poi troviamo un motel e facciamo un sacco di porcherie…”
Scoppio a ridere: “Billie Joe, ma hai fumato?”
“Ecco cosa manca! Il fumo!”
“Sul serio…che ti prende?” chiedo, divertita. E’ la prima volta che lo vedo così felice.
Accelera un po’ e continua a sorridere. “Non lo so, in effetti.”
“Come farai adesso con la band?” chiedo, a bruciapelo. Non so nemmeno per quale motivo l’ho fatto.
Billie Joe sospira: “Ma ti ci metti di impegno a farmi sparire l’entusiasmo ogni singola volta?”
“Era solo una domanda. Esiste sempre l’opzione ‘ignorala’”. Opzione di cui, tra l’altro, Billie Joe ha sempre abusato in una maniera esagerata.
Annuisce e ritrova il sorriso: “Sì. Credo che sceglierò questa opzione.”
“Ok…”
Scende il silenzio e dura per qualche minuto, giusto il tempo necessario per farmi pentire di avere raffreddato l’atmosfera così a caso senza averne un vero motivo.
“La band senza di me si scioglie.” Dice Billie, all’improvviso.
“Eh?”
“Se io non ci sono, gli Sweet Children non riusciranno mai ad andare avanti. Possono trovarsi un altro chitarrista, pure cantante magari, ma sono io che scrivo i testi, la musica…Se non ci sono io il gruppo non esiste. Finchè non torniamo resteremo fermi, quando torneremo a Berkeley riprenderemo le prove e continueremo a suonare. Al sarà contento, così finalmente può dedicarsi ai suoi amati libri del cazzo.”
“Non hai intenzione di chiamarli per dirgli dove siamo?”
Scuote la testa: “Assolutamente no. Quando torniamo ci vedranno.”
Ho dei seri dubbi che le cose siano così semplici, e neanche BJ è così sicuro di sé come vuole farmi credere, ma stavolta lascio correre e cerco qualcosa da dire per cambiare discorso.
“Ehi ma dove vai, per Phoenix c’era scritto a destra!” esclamo, lui inchioda.
“Cazzo.”
Fa inversione, in mezzo alla strada. Tanto è tutto vuoto, è sempre tutto vuoto qui.
“Che c’è scritto?” chiede.
“200 km”
“Perfetto. Arriviamo giusto per cena. E dobbiamo assolutamente trovare un cheesburger.”
Sorrido e annuisco, poi mi perdo a guardare fuori dal finestrino.
E’ tutto così fottutamente irreale.



ANGOLO DELL'AUTRICE.
Giornooooo! Bene, questo è un capitolo importante, perchè si inserisce per la prima volta Adrienne come narratrice...quando ho scritto questa storia, qualche mese fa, ero indecisissima se inserirla o no, ma ho pensato che fosse necessaria per capire meglio le dinamiche della storia...poi volevo dare un punto di vista di sole donne, quindi mi sembrava interessante che le uniche due di cui conosciamo i pensieri fossero Meggie e Adie :D fatemi sapere che ne pensate :D un bacio a tutti, a venerdì!
Ire

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Capitolo 9
*** Castaway ***


(Meggie)- tre settimane dopo.
 
Salgo le scale lentamente, perché ho un sacchetto gigante del take away cinese per la cena. Il motel dove stiamo da un mese non ha l’ascensore e noi abbiamo la stanza all’ultimo piano, ho fatto così tante volte queste scale che ormai mi sono affezionata alle ringhiere consumate.
Infilo la chiave nella porta e la spalanco.
“Billie Jooooe ho comprato gli involtini!”
Billie, seduto a gambe incrociate sul letto chiude bruscamente il block notes.
“Che facevi?” chiedo.
“Scrivevo una canzone…”
“wow. Posso leggere?”
“E’…solo una bozza, preferisco di no…” dice, si alza mi sorride e mi stampa un bacio sulle labbra.
“Dai, mangiamo…”
Mi siedo a gambe incrociate di fronte a lui, sul letto e metto gli involtini in mezzo, come su una specie di tavolo virtuale.
Sono agitata. Devo affrontare un discorso che non voglio affrontare, ma ho aspettato fin troppo tempo. Meglio farlo subito.
“Sai…oggi è il 5 novembre.” Dico.
“Quindi…?”
“E’ un mese che siamo qui.”
“Ripeto. E quindi?”
Sospiro.
“Eddai cazzo almeno telefona a casa!”
E’ esattamente il modo in cui NON volevo dirgli questa cosa.
“Non ci penso neanche. Abbiamo soldi ancora per un sacco di tempo, non vedo perché dovrei telefonare ora.”
“Vediamo…perché hai rubato il pick up a tuo fratello, e poi l’hai venduto, perché sei sparito da un mese da casa tua senza nemmeno dire a tua mamma se sei ancora vivo…Per quello che ne sappiamo potrebbero avere anche chiamato la polizia.” Dico. Sto esagerando. Ma è l’unico modo per fargli capire le cose.
“Tu tua mamma l’hai chiamata, tre volte, non ti ho detto di non farlo…come gestisco le cose con la mia famiglia sono fatti miei.”
“…e Mike e Mary? Al?”
“Non mi va che sappiano dove siamo.”
“Ma almeno che sappiano che stiamo bene…”
“Dai, Mike non  il tipo da stare in pensiero.”
“Ma Billie…”
Mi blocca: “Senti. Non voglio litigare, davvero. Ma non ho nessuna intenzione di telefonare a Berkeley. Non voglio e basta.” Dice.
Annuisco. E’ una cazzata ma annuisco.
Ma stavolta missà che faccio a modo mio.
 
 
(Adrienne)
 
"Adieeee"
"Che c'è?"
Esco dal bagno della saletta.
"Ah eccoti."
Guardo male Welly, in piedi in mezzo alla saletta che giocherella con le chiavi.
"Dov'è il cane?"
"Ce l'ha Mike. Lo piscia e arriva."
Annuisco.
"Credevo che stessi dormendo..." Mi dice.
"Perché?"
"Perché sono le quattro di notte."
"E che ci fate te e Mike in giro alle quattro di notte?"
"Usciamo dal gilman."
Non rispondo. Non vado più al gilman da quando Billie è scappato, perché mi fa venire il malumore.
Entra mike e il cane comincia a fare il solito casino.
"Ciao Adie. Come stai?"
Anche Mike mi mette il malumore.
"Bene."
Non mi caga e continua a parlare a voce alta non si sa bene a chi.
"Woh. Meno male che ce ne siamo andati..lo sai chi c'era al Gilman?" Mi chiede.
"...George Bush?"           NDA: (George Bush Senior, si intende :D)
Mike ride: "Ce lo vedi il presidente a farsi una tequila al bancone del gilman?"
"Dai, Mike, chi c'era?" Chiedo.
"Al."
Sbuffo: "e capirai!"
"È incazzato nero e stava facendo una sfuriata a me che non centro un cazzo. Non gli va giù che Billie è sparito..."
"È beh..così puo studiare..." Dice Welly.
"Si ma dice che si è fatto in quattro per la band e ora lui molla tutto così..è incazzato veramente. E ha pure un po' ragione...sta cercando di farsi ammettere alla Berkeley con due mesi di ritardo perché quest'estate era in giro con noi a fare date..."
"Si beh. Lo sai com'è Billie Joe, lui se ne frega, fa quello che gli va è basta." Dico.
Se ne fregava di tutti, tranne che di me. Un tempo almeno...
All'improvviso sussultiamo tutti. Squilla il telefono. Non suona mai il telefono della saletta, non sapevo neanche che qualcuno conoscesse il numero di quell'apparecchio. Il cane comincia ad abbaiare all'impazzata.
"E chi cazzo è a quest'ora??" Chiede Mike mentre Welly tenta di calmare il cane.
"Sarà quell'idiota di Luke...o Millie..." Dico.
"Adie rispondi tu, non c'ho voglia" dice Mike.
Lo fulmino con lo sguardo.
"Ho capito, ho capito, rispondo io..."
Va verso il telefono e io mi metto a fare qualche coccola al cane che mi sta ronzando attorno da un po'.
"Pronto?"
Il cane riprende ad abbaiare.
Mi giro verso Mike, per vedere se capisco chi è al telefono, e lo vedo che tiene la cornetta come fosse una bomba, con gli occhi spalancati.
"MEGGIE???"
 
(Meggie)
Mi volto nervosamente alle spalle.
“Sì, Mike, sono Meggie…è inutile che usi quel tono, non sto telefonando dall’al di là o roba simile…” dico.
Sono le quattro, è improbabile che Billie Joe si svegli adesso e decida di scendere in reception.
“Ok, ok, ma dove siete…aspetta. Sei con Billie Joe, no?” chiede.
“Sì…cioè. Non è qui adesso ma sono con lui.” Dico.
“Ma dove…? E perché siete..”  Mike non finisce la frase, perché viene interrotto dalla voce di Adrienne, la riconosco distintamente, che dice “Passamela.”
“Mike non pensare di passarmela.” Dico, cercando di adottare un tono ancora più perentorio di quello di Adrienne, ma senza riuscirci temo.
“Adie, è Meggie, Billie non c’è adesso…”
“Passamela lo stesso.” Continua lei.
“No, Mike, no, non pensarci nemmeno…”
“Senti, te ne sei andata a caso insieme a Billie è un cazzo di mese che non telefonate nemmeno per dire 'hey-ciao'..." comincia Mike in fase cazziatone. "E ora chiami e mi dici pure con chi vuoi o non vuoi parlare...?"
"Beh...si tratta di Adrienne, Mike è ovvio che non voglio parlarle..."
Intanto di sottofondo sento continuamente la voce di Adrienne: "Passamela, Mike...passamelaaaa...Mike? Me la vuoi passare?"
"Eddai Adie, non vuole..."
"ALLORA ME LA PASSI SI O NO...?"
"Mike non mi passare Adrienne per nessun motiv..."
"Senti, Meg, mi sono rotto, io te la passo.” Dice Mike.
Cheppallecheppallecheppalle. Forse aveva ragione Billie Joe, non avrei mai dovuto chiamare.
“Ehi.” Dice Adrienne.
E quindi sì, sto parlando con Adrienne al telefono. Non telefono ai miei amici da un mese e l’unica con cui parlo è Adrienne. E’ il colmo.
“Adrienne, mi dici che cosa vuoi?” chiedo. Meglio tagliare corto.
Non faccio in tempo a sentire la risposta di Adrienne:
“Meggie si può sapere che accidenti stai facendo?” mi volto di scatto, col telefono incollato all’orecchio.
Non ci credo che si è veramente svegliato Billie Joe. C’era una percentuale minima di possibilità che si svegliasse a quest’ora.
“Billie…”
E intanto la voce di Adrienne mi perfora i timpani: “Sei con Billie! C’è Billie lì ora? Passamelo immediatamente!”
“Meggie, chi hai chiamato?”
Sospiro. Non ha molto senso mentire oramai.
“C’è Adrienne.”
Billie mi guarda come se avessi appena detto una vagonata di parole a caso.
“Hai telefonato ad Adrienne??”
“No! A Mary…ma non c’era nessuno e ho chiamato in saletta…poi Mike mi ha passato Adrienne e…”
“Si, CHISSENEFREGA adesso passami Billie!” strilla Adrienne al telefono.
“MEGGIE TI AVEVO DETTO DI NON CHIAMARE…”
“BEH HO CHIAMATO LO STESSO!”
“MEGGIE PASSAMI BILLIE JOE”
aaaaaaaaa.
Non ci capisco più niente!
“Adrienne adesso stai cinque secondi zitta.” Mollo la cornetta sul bancone della reception.
Billie Joe mi fissa con uno sguardo a dir poco furioso.
“Senti…Adrienne…vuole parlare con te.”
Sospira e gli sparisce lo sguardo incazzato.
“E’ esattamente per questo che non volevo chiamare, ma tu no, hai chiamato lo stesso…e che cazzo…”
“Beh se tu non ti fossi svegliato…”
“Ah, adesso è colpa mia?”
Mi zittisco.
“No…ma…che faccio allora? La mando a cagare e butto giù il telefono?” chiedo.
Ti prego dì di sì. Ti prego dì di sì. Ti prego dì di sì.
“No. Passamela.”
Allungo la cornetta verso di lui; Billie Joe la prende, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
“Pronto…?”
Si volta dall’altra parte e abbassa la voce. Dovrei sforzarmi per sentire cosa dice e non ne ho né voglia né intenzione. E poi non sono fatti miei.
Senza dire niente me ne torno in camera, salendo le scale sempre più convinta di avere combinato un colossale casino.
Lascio le chiavi nella toppa e mi infilo nel letto.
“Avevi ragione, sai…?”
Mi sveglio di botto. In realtà non mi ricordo nemmeno di essermi addormentata, ma evidentemente sì.
C’è Billie Joe in piedi davanti alla porta. Si passa una mano tra i capelli sconvolti, si toglie la maglietta e si infila sotto le coperte.
“Su cosa avevo ragione?” chiedo. Sono ancora rincoglionita dal sonno. Chissà per quanto tempo Billie Joe è stato a parlare al telefono.
“Che dobbiamo tornare a casa. Partiamo domani. I soldi avanzati li restituisco a mio fratello…”
Mi metto a sedere sul letto: “Cioè tu parli al telefono con Adie e improvvisamente ti viene voglia di tornare a Berkeley?”
“Meggie…non sto tornando per lei.”
Cerco i suoi occhi: “Davvero…?”
Distoglie lo sguardo e si gira dall’altra parte, affondando la faccia nel cuscino: “Ho sonno…buonanotte Meg.”
Non ha risposto. In fondo me l’aspettavo. E ho combinato questo casino tutto da sola, me lo merito.
“Buonanotte Billie.”


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Capitolo 10
*** Green Day ***


(Meggie)
Ho appena deciso di smettere di camminare avanti e indietro lungo il vialetto di casa di Billie Joe, e infatti sono seduta per terra con la schiena appoggiata al muretto di fronte a casa sua.
Gli strilli di Olly, la mamma di BJ si sentono fin da qui. Gli sta facendo un culo notevole, ma quasi quasi sto dalla sua parte…dopotutto era…eravamo spariti per un mese.
E aggiungiamoci che siamo tornati senza la macchina che avevamo ‘preso in prestito’.
Alzo gli occhi perché sento il portone sbattere.
“Meg!!”
Sorrido: “Ciao Mike…”
Mi viene incontro.
“Come stai?”
“Eh.”
“Come sarebbe ‘eh’, dopo una fuga d’amore come la vostra mi aspettavo ‘benissimo’” si siede a fianco a me.
“La conclusione è stata un po’…strana.” Dico.
Annuisce e rimane in silenzio.
“Sono uscito perché Olly è veramente incazzata…non volevo impicciarmi…” dice.
Passa così tanto tempo a casa di Mary che a volte mi dimentico che Mike abita con Billie Joe.
“Ha pure ragione in fondo…”
“Ma come cazzo avete fatto a vendervi la macchina di David? E come avete fatto a tornare, poi…?” chiede.
Alzo le spalle: “Autostop. E poi Pullman. E Billie Joe non ha detto una parola per praticamente tutto il viaggio. E non abbiamo neanche litigato, questo è il colmo.”
“Come sarebbe non avete litigato…?”
Lo guardo interrogativa: “Perché?”
Arrossisce. “Ah.” Dice. “Non…non hai sentito la telefonata di Billie Joe e Adie?”
Sbuffo: “No.”
“Non sai…”
“No, Mike, non so un emerito niente.”
“Io so che si sono detti…vuoi che…”
“No. Me lo dirà Billie Joe quando il suo bel cervellino deciderà che è il caso.”
Voglio dargli fiducia un’altra volta, perché dopo tutto il mese passato insieme penso che in fondo se la meriti.
“E quindi che ci fai qui sotto casa?” chiede Mike.
“Pensavo di aspettare Billie…Magari mi da uno strappo a casa, sono esausta non ho voglia di portarmi dietro lo zaino per mezza città…” dico.
Mike lancia un paio di occhiate preoccupate alla finestra: “E’ meglio se ti accompagno io a casa, credimi. Dammi ‘sto zaino, te lo porto io…”
“Grazie…”
Ci alziamo e ci incamminiamo verso casa.
“BJ stava scrivendo una canzone quando eravamo a Phoenix…”
“Ah, quindi era lì che eravate…”
“Già.”
“scriveva una canzone? Davvero? Credevo che avesse lasciato perdere con gli Sweet Children ormai…”
“No, Billie non rinuncerebbe mai alla band.”
Mike si passa una mano tra i capelli: “La vedo dura.” Dice.
“Perché.”
Non risponde, smette di camminare e guarda fisso davanti a se.
“Ah.”
“Che c’è?” chiedo io, guardando Mike, senza capire.
“Adesso la vedo ancora più dura.
Mi volto e vedo Al che viene verso di noi a grandi passi.
“Ah! Allora è vero! Siete tornati!” esclama, è furioso. No, furioso è troppo riduttivo.
“Al…ehm…” cerco di biascicare qualcosa.
“Dov’è il tuo innamorato, eh?”
“E’ in casa…Ma ora non è il momento…” dice Mike.
“Secondo me invece è il momento eccome.” Ci supera e percorre di corsa il vialetto verso casa di Billie Joe.
Mike alza gli occhi al cielo e fa dietrofront: “Missà che il tuo ritorno a casa dovrà aspettare.”
E ritorniamo verso casa di Billie. Arriviamo di fronte alla porta giusto in tempo per vedere Olly che sbatte la porta in faccia a Al, che prende a pugni la porta chiamando Billie Joe.
“Al, lascia perdere. Aspetta almeno che sua madre abbia finito il cazziatone…”
Si apre uno spiraglio nella porta e spunta il naso di Billie Joe: “Al, non è il moment…”
“No, COL CAZZO, adesso esci.”
Billie Joe esce e si chiude la porta alle spalle.
“Ho solo cinque minuti.” Dice.
“Me ne servono molti meno per spaccarti la faccia…” risponde Al.
“Ou, ragazzi, non fate cazzate, ok?” si intromette Mike mettendosi tra i due.
“Ti rendi conto che io ho sacrificato praticamente tutto un anno scolastico per la band e te che fai? Te ne vai per un mese? Un mese intero, senza avvisare, senza dire un cazzo neanche a me e a Mike! Sciogli la band così su due piedi e neanche noi lo veniamo a sapere!” dice Al.
“No, no, no, fermo…io non ho sciolto la band. Adesso sono tornato, possiamo riprendere a suonare. Fissiamo una data immediatamente…anche la settimana prossima se serve. Voglio concentrarmi solo sulla band ora…”
Al è tutto rosso per l’incazzatura: “Ah, adesso che ti fa comodo? E ai comodi degli altri non ci pensi? Hai sentito, Mike? E te che lo difendevi ancora”
“Dai, Al, calmati…stai esagerando in fondo mica ti sei giocato un rene, hai soltanto perso un anno scolastico…” dice Mike. A quanto pare continua a difendere Billie Joe.
“Solo un anno scolastico? Ma dico, ti rendi conto?” sbotta Al.
Billie Joe sbuffa: “Senti Al, smettila di rompere. O sei con noi o sei fuori.”
Fisso Al. Capto la tensione nell’aria come se fosse solida.
“No. Stavolta sono fuori. Arrangiatevi.”
Ci volta le spalle e se ne va.
Mike si prende la testa tra le mani: “Bel casino.” Dice.
“Chissenefrega. Mi è sempre stato su cazzo quello. Il mondo è pieno di batteristi che non vedono l’ora di suonare con noi, e senza rompere i coglioni come faceva lui.”
“Speriamo…” dice Mike, un po’ dubbioso.
“Torno dentro.” Anuncia Billie, e senza aggiungere altro se ne torna in casa a prendersi la seconda parte di cazziatone.
“Ok. Andiamo.” Dice Mike. Cammina un paio di passi davanti a me, con il mio zaino sulle spalle e non sembra molto in vena di fare conversazione.
Sospiro. Non riesco nemmeno a fare un elenco mentale di tutti i casini che sono successi nelle ultime ore.
 
(Adrienne)
 
Mary e mike hanno detto che Billie joe è arrivato ieri.
Adesso sto andando al pub per incontrare la gente..non ho idea se ci sarà anche billie o meno..già solo il fatto che sia tornato e che non si sia fatto vivo è una cosa insensata. Quel ragazzo non ha un minimo di coerenza.
Apro la porta del pub e entro, con la faccia sicura di me da "hey-sto-entrando-nel-locale", che però rischia di scomparirmi quando intravedo da lontano il tavolo di mike: ci sono lui, mary,un paio di amici e Meggie. Non c'è billie joe ma in compenso c'è Meggie. Fantastico.
"Ciao a tutti"
Mi infilo in mezzo alle seggiole di paglia e trovo un angolino per me.
"Ciao adie!" Mi saluta Mike. Meggie non apre bocca, non muove muscolo e non batte ciglio. Sembra una statua di cera in realtà. Se è possibile credo che il nostro sgradimento reciproco sia notevolmente aumentato dalla telefonata che ha fatto da...a proposito, dove cavolo erano andati?
STUNC.
Mi prendo un colpo ma per fortuna non ho strillato "aaah".
È arrivato billie joe e ha pensato fosse il caso di salutare tutti sbattendo violentemente il pugno sul tavolo.
"Abbiamo una data." Annuncia, senza nemmeno dire 'ciao'.
Cala il silenzio, nessuno dice una parola.
"Ou, pronto c'è nessuno? Abbiamo una data. La settimana prossima in un locale qui a Berkeley, poi vi spiego do v'è"
A questo punto mike rompe prepotentemente il silenzio: "come CAZZO sarebbe la settimana prossima? Billie hai presente che non abbiamo un batterista???"
"Te ne trovo uno entro domani." La butta lì billie joe.
"Se pensi di Farcela allora va bene..." Dice mike.
"Come sarebbe che non avete un batterista?" Chiedo.
"Al ha mollato la band. Strano che non lo sapessi" mi dice Meggie. Sta cercando di fare la stronza ma non le viene per niente bene, si vede benissimo che si sforza.
"Come mai non me l'hai detto?" Chiedo a Billie joe.
"Volevo dirtelo oggi" mi risponde.
"Posso parlarti un minuto?" Chiedo a Billie. Lui annuisce senza pensarci e mi segue fuori dal pub.
"Perché sei tornato se poi non mi hai detto che sei tornato?" Chiedo, a bruciapelo. Non servono preamboli in questo caso.
"Sono tornato soltanto ieri...non ho avuto tempo di fare nulla"
"Però hai avuto tempo di perdere un batterista, raccontare a Meggie che hai perso il batterista e organizzare un pomeriggio al pub.." Gli faccio notare.
"Al mi stava praticamente aspettando sotto casa per insultarmi. E c'era anche Meggie per questo lo sa."
Lo guardo fisso negli occhi: "sai, quando ti ho chiesto di tornare al telefono e tu hai detto sì, non mi immaginavo che saresti tornato insieme a lei, perché se volevi stare appiccicato alla tua morosa potevi pure restartene là dove CAZZO eri..."
"Eravamo in Arizona.."
"Chissenefrega".
Attimo di silenzio.
"Sinceramente davvero non capisco perché sei tornato se stai ancora con lei.."
"Adie...io sono tornato perché...Dio, dovevo tornare, era ovvio che sarei tornato se mi dici che mi ami e che ti manco...non...non mi avevi mai detto niente del genere..."
Abbasso lo sguardo.
"Appunto...io ti ho chiesto di tornare perché voglio stare con te davvero. Ho capito un sacco di cose mentre non c'eri Billie...ma mi aspettavo che la avresti lasciata..." Dico.
"Non è così semplice...mi serve un pochino di tempo...non posso trattarla così tanto male.." Dice Billie.
"Ah e in tutto questo io dovrei stare qui a aspettare che tu ti decida a lasciare la tua ragazza? No, non funziona così Billie. Se vuoi stare con me la molli e la molli subito."
"No, è troppo...troppo presto, siamo tornati ieri da Phoenix e..."
Lo interrompo. Non voglio sentire altro.
"Ok. Va farti fottere, rimani con lei allora."
Gli volto le spalle e me ne vado, ignorando la voce di Billie che continua a chiamare il mio nome e a dirmi di tornare indietro.
Non avevo mai detto a nessuno quelle cose che gli ho detto al telefono, e lui mi dice che "non può trattarla così male". Bene. Che si fotta. Non me ne frega niente. Rallento la mia camminata e guardo il mio riflesso in una vetrina. No. Non me ne frega niente. E almeno per ora posso far finta che sia così.
 
 
(Meggie)
 
Pagherei un paio di milioni di dollari per sapere cosa cavolo è successo a Billie Joe da quando siamo tornati A Berkeley. È completamente cambiato, DI NUOVO, ma stavolta è acora diverso...non è come era prima, sembra che mi eviti e lo fa senza preoccuparsi troppo che io possa accorgermene.
Forse penso troppo mi faccio troppe seghe mentali e in questo momento dovrei concentrarmi solo sulle prove degli Sweet Children. Dopotutto sono venuta in saletta a sentirli, non certo a distruggermi il cervello di congetture su BJ, su come si comporta, su quella CAZZO di telefonata ad adrienne di cui non mi ha ancora parlato. Ops. Ci sto pensando di nuovo. Basta. Guardo le prove, anche se è strano vederli senza Al.
Si apre la porta.
"Ciao.."
"Oh! Ecco il nostro uomo!!" Esclama Billie Joe mettendo giù la chitarra e correndo incontro al nuovo arrivato. Dev'essere il nuovo batterista. Lo fisso, curiosa. Ha i capelli tinti di verde che incorniciano una faccetta un po' impertinente. Accidenti sembra perfetto per l'immagine del gruppo.
"Ciao" dice Mike con tono da perfetto diplomatico, avanzando verso il batterista con la mano tesa "io sono Mike, il bassista...tu devi essere Frank, giusto?"
"Esatto! ma chiamatemi pure Trè..lo preferisco"
Mike ridacchia: "questa di cambiare nome dev'essere una fissa dei batteristi...il ragazzo che suonava con noi prima si chiama John ma si era cambiato il nome in Al"
Il nuovo ragazzo sorride, con fare socievole: "può darsi sia una deformazione professionale, o qualche stronzata del genere.." Commenta.
"Ah, Trè...loro sono Mary e Meggie. Mary è la sua ragazza..." Dice Billie indicando Mike. Trè ci tende la mano e io è Mary la stringiamo a turno. Ma ovviamente io sono di nuovo persa nel mio mondo..."Mary è la sua ragazza"...e io che cosa sono...? Credevo che dopo Phoenix anche io è Billie fossimo una vera e propria coppia...anche se nessuno dei due aveva mai detto una cosa del genere, ed effettivamente da quando siamo tornati si è comportato in un modo talmente strano da farmi dubitare di qualsiasi cosa.
"Allora." Comincia Billie Joe in direzione di Trè. "La settimana prossima...cioè tecnicamente fra cinque giorni...abbiamo un live..."
No, cazzo...tra cinque giorni... È venerdì prossimo, è il compleanno di mia madre. Dopo la mia fuga improvvisa se me ne vado anche la sera del suo compleanno potrebbe seriamente cacciarmi di casa. Mi passo una mano tra i capelli, mentre Billie Joe fa sentire le canzoni a Trè.
"Tutto bene?" Mi chiede Mary.
"No, per niente...missà che non posso venire al live." Dico.
"Ma come?? E Billie Joe lo sa?" Chiede.
Gli lancio un'occhiata: "no. Mi è venuto in mente solo ora. Non penso che per la notizia tenterà il suicidio comunque." Dico. Mary non risponde e riprende a guardare le prove. È chiaro che tutti i miei amici sanno che cavolo è preso a Billie Joe e io sono l'unica scema.
Riprendo anche io a guardarli suonare. Trè è proprio bravo, sembra nato per stare lì dietro la batteria a suonare le loro canzoni.
"Allora? Che te ne pare?" Chiede Mike a fine canzone.
"Le vostre canzoni sono una figata, complimenti, davvero. Però posso dirvi una cosa...?"
Ahi. Sta per fare una critica, credo che BJ lo caccerà a momenti. Non accetta molto bene le critiche sulla sua band.
"...ecco, il nome della band...non offendetevi ma fa cagare."
Mary ridacchia sottovoce, mentre tutto intorno cala il silenzio.
"..pensavo a qualcosa di più particolare, tipo un nome da gruppo punk."
Billie Joe, palesemente scettico, inarca un sopracciglio guardandolo con l'aria da "ma chi cazzo si crede di essere": "tipo...?" Chiede.
"Tipo...che ne so...Green Day."
"È geniale." Commenta mike a voce non troppo alta. Billie joe fissa Trè, poi sorride.
"È un nome fantastico." Sorride raggiante, si gira e indica Mike: "venerdì gli Sweet Children non esisteranno più...e i Green Day conquisteranno il mondo."


Angolo dell'autrice:
Hello everybody :D nuovo capitoletto, Meggie e Billie sono ritornati a casetta e le cose si complicano ancora :D
Il prossimo capitolo sarà abbastanza importante, and so...stay Tuned 'till friday :D
baci"
Ire

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Capitolo 11
*** Road To Acceptance ***


(Adrienne)
 
Nonostante il cambio di nome la band di Billie Joe fa sempre il pienone quando suona a Berkeley. Credo si chiamino Green Day ora. Non è male come nome, di sicuro meglio di Sweet Children.
Però il locale dove suonano stasera è veramente orrendo e c’è una coda chilometrica per entrare perché chiedono i documenti per farti il timbro sulla mano, così se sei maggiorenne ti puoi sbronzare al bar. Se non sei maggiorenne chiedi a qualcuno di maggiorenne di andarti a prendere gli alcolici al bar e ti sbronzi lo stesso, quindi questa coda è puramente inutile. E non so nemmeno perché sono qui a far la coda per sentire un concerto della band di Billie Joe, dato che abbiamo litigato e non avevo più intenzione di rivolgergli la parola, ma fatto sta che sono qui, qualche strana legge della fisica mi ha spinto a venire qui e non ho potuto oppormi.
Mi giro verso Millie, a fianco a me, che blatera cose insensate da un’ora di cui non ho capito assolutamente niente: “Sei proprio sicura che Meggie non c’è?” chiedo. L’ultima cosa che voglio è incontrarla.
“Sicura al 100%. Mary ha detto a Kate che ha detto a Willy che stasera è a casa per il compleanno di sua madre.” Risponde Millie.
La guardo male: “E questo sarebbe il tuo 100% di sicurezza?” sono molto dubbiosa.
“Beh, dicono che non viene…”
Non le rispondo. Forse dovrei andarmene prima che la gente mi veda.
“Hey-hey-hey…che fate, ve ne andate? Eh? No, no, ho una decina di documenti falsi, sceglietene uno e bevete quanto vi pare, basta che vi fermiate a sentirci…Ou, no, Jim, dove stai andando…?”
Troppo tardi. C’è Billie Joe che sta sbraitando percorrendo tutta la fila per l’ingresso cercando di dissuadere la gente che se ne vuole andare. E’ come al solito prima dei suoi live, in iperventilazione, saltellante a destra e a manca e estremamente logorroico.
“…A…Adie??”
Mi ha visto e sembra aver perso l’iperventilazione.
“Ciao.” Rispondo fissando gli occhioni verdi di Billie Joe.
“Sei venuta a sentirci…” dice. Evidentemente sì. “Credevo che ce l’avessi ancora con me…” dice.
Vorrei tanto rispondergli male. Adesso gli rispondo male.
“…Magari ho intenzione di perdonarti.” Perché cazzo non gli ho risposto male?
Billie Joe mi sorride.
“Dipende da te, da come ti comporti stasera…” rispondo, ridacchiando, per alleggerire la situazione e buttarla un po’ sullo scherzo.
“…E se tipo ti facessi una sorpresa per ringraziarti di essere venuta?” chiede.
“Non ti allargare, Cowboy…dipende da che sorpresa è…”
“Vedrai, ti piacerà…”
Millie lo interrompe: “Ehi Billie, non è che hai un documento falso anche per me?”
“Tieni..”
Millie lancia un’occhiata al documento e guarda male Billie Joe: “Ti sembra possibile che mi chiami Pedro Sancez?”
Io e Billie scoppiamo a ridere, e lui si affretta a dare a Millie un altro documento, poi ne porge uno a me.
“No, grazie…Conosco il tipo all’ingresso, mi fa il timbro senza documento…” dico. Non è vero, ma fa sempre figo dire ‘io entro senza documento’. Contribuisce a  aumentare il fascino. In realtà manderò Millie e il suo documento falso a comprarmi da bere.
“Ah. Perfetto allora..” Billie Joe continua a sorridermi.
“BILLIE! Ma dove cazzo eri…” Arriva Mike come una furia. Sembra che BJ abbia trasmesso l’iperventilazione a Mike. “Trè è sparito, tra mezz’ora cominciamo dobbiamo trovarlo..Oh, ciao Adie.”
“Ciao.”
“Sarà in bagno. Hai controllato?”
“Ma secondo te vado a aprire a caso porte del bagno urlando ‘ehi c'è il mio batterista qui’?”
Billie Joe ride: “Dai. Cerchiamolo. Poi ti devo parlare di una cosa sulla scaletta…”
Billie torna dentro con Mike.
Mi guardo un po’ intorno. Ci sono ancora una decina di persone in coda davanti a me, e di Meggie nemmeno l’ombra.
Sì, potrebbe decisamente essere una bella serata.
 
 
 
 
(Meggie)
 
Se prima avevo una specie di rapporto civile con mia madre adesso l’ho rovinato completamente. Invece di essere in casa con lei per il suo compleanno l’ho mollata da sola a metà della cena e adesso sono in una via che non conosco che corro come un’ossessa per raggiungere il locale prima che inizi il live, e ho pure sbagliato fermata del tram. Mi dispiace di averla mollata lì da sola, ma non riuscivo a pensare ad altro che al live dei Green Day, che loro avrebbero suonato e che io non ci sarei stata. Era come se fossi nel posto sbagliato, così sono uscita. Chissà, magari Billie Joe sarà pure contento di vedermi, dato che pensava che non venissi. Gli faccio una specie di sorpresa.
Sento casino, mi sto avvicinando al locale e il concerto è già iniziato perché sento della musica in sottofondo. Corro un po’ più veloce.
“Salve. Documenti.”
Mi ferma la bodyguard all’ingresso.
“Eh? Perché?” chiedo, trafelata. Non riesco praticamente neanche a parlare per il fiatone.
“Se sei maggiorenne ti faccio il timbro e puoi bere.”
“Ah. No. Sono minorenne.” Dico.
“Allora entra e niente timbro”
Mi catapulto dentro, ancora ansimando.
Billie Joe, Mike e Trè sono già sul palco, stanno suonando I was there. Mi fermo a guardarli, sembrano decisamente carichi.
“Meggie?”
“Ehi Mary! Come sta andando il live?”
“Bene, bene. Ma non avevi detto che non potevi venire?” chiede.
“Sì, boh. Non ce la facevo a stare in casa…” dico.
Mary sembra preoccupata.
“C’è qualche problema?” chiedo.
“Eh? No, no, nessun problema. Figurati. Anzi, sai che facciamo, ci andiamo a fumare una sigaretta fuori…”
“Fumiamola qui, così sentiamo il live…”
“Eh ma fuori è meglio, si sta meglio, qui c’è caldo, c’è casino…usciamo un po’..”
“Ma sono appena arrivata…Sono venuta apposta per sentire i Green Day…usciamo dopo il concerto.”
Sbuffa, ma non sembra incazzata, sembra sempre più preoccupata.
“Ma che cosa sta succedendo…?”
“Nient…”
Mary viene interrotta da Billie Joe, dal palco.
“…Adesso suoniamo una canzone nuova. L’ho scritta due settimane fa, un bel po’ lontano da qui…l’ho scritta per una ragazza, che è tra il pubblico stasera…Si chiama 2000 Light Years Away, ed è per te Adie…” Billie Joe indica un punto in mezzo alla folla sotto il palco e si vede anche da qui la mano di Adrienne che si agita in aria.
Credo che la mia temperatura corporea si sia tipo azzerata in cinque secondi. Non ci posso credere che sta succedendo veramente.
“Aehm. Meggie…”
“shh.” Zittisco Mary. Adesso voglio sentire la canzone, dato che ormai si sa che mi piace farmi del male.
“Dammi retta, usciamo…”
“No. Voglio sentire il testo.” Dico.
 
I sit alone in my bedroom
Staring at the walls
I've been up all damn night long
My pulse is speeding
My love is yearning
 
I hold my breath and close my eyes and...
Dream about her
Cause she's 2000 light years away
She holds my malakite so tight so...
Never let go
Cause she's 2000 light years away
Years Away!
 
I sit outside and watch the sunrise
Lookout as far as I can
I can't see her, but in the distance
I hear some laughter,
We laugh together
 

Ok, mi gira la testa.
Sto capendo troppe cose tutte insieme e sono decisamente stata un’idiota per tutta la vita.
Ha detto che l’ha scritta due settimane fa, lontano da Berkeley…era questa la canzone che stava scrivendo a Phoenix, quella che non voleva farmi leggere.
Dio, che bastardo.
“Meggie? Dimmi che sei viva, ti prego…”
Mi giro verso Mary.
“Tu…hai uno dei documenti falsi di Bill…” non riesco neanche a dire il suo nome. Indico il palco: “Uno dei suoi documenti falsi?”
Mary annuisce, un po’ intimorita.
“Bene, vammi a prendere una mezza dozzina di Tequila per favore…”
“Eddai…Non prenderla così male magari è solo…”
“…E non dire che è solo una canzone!”
“Io te l’avevo detto di uscire, ma te…”
“Ho fatto bene a stare qui…te lo sapevi e non mi hai detto nulla? Da quanto è che va avanti ‘sta cosa?”
“Non c’è niente che sta andando avanti…c’è solo la canzone…”
“…e quella cazzo di telefonata.”
Mary sospira.
“Senti…andiamocene a casa…”
“No.” Rispondo, secca. “Appena quell’idiota porta giù il suo culo da quel palco mi deve delle spiegazioni, e parecchie. A cominciare dalla telefonata fino a questa canzone da popstar sfigato. E se prova a dirmi una balla, credimi che stavolta lo ammazzo.”
Mary rinuncia a convincermi ad andarcene.
“Ok, d’accordo. Però poi ricordati che io ho provato a portarti via, perché tra un po’ ti passerà la fase rabbia e arriverai alla fase depressione e non provare a darmi la colpa…” mi volta le spalle e si allontana.
“E adesso dove vai?” le chiedo.
“A comprarti sei Tequila. Credo che ti serviranno.”
 
(1 ora dopo)


(Meggie)

Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda. Tutti sanno quanto sono lunghe le mie corna e invece lui non sa niente.
“Ha fatto che ha scritto una canzone per una ragazza che non sono io mentre era scappato con me, e lei non è una a caso è Adrienne. Aaaaaaaadrienne. L’unica fottutissima ragazza che Billie Joe abbia mai amato.”
Trè mi guarda interrogativo: “Tu e Billie stavate insieme?”
“In teoria…anche ora stiamo insieme. Finchè non lo trovo. Quando lo trovo non staremo più insieme.” La mia logica è perfetta.
“Non lo sapevo. Cioè… Adrienne, la canzone... pensavo che fosse lei la sua...”
“Ah zitto, non mi interessano i dettagli su Adrienne. Devo trovare Billie Joe e tu mi devi dire dov’è.”
“Vuoi lasciarlo?” chiede.
“NO. Voglio picchiarlo. E poi voglio lasciarlo.”
Trè ride: “Ottimi propositi. Però prima cerca di riprendere lucidità…in questo stato rischi di ucciderlo”
Bene uno che sta dalla mia parte, forse.
“Allora dov’è?” chiedo di nuovo.
“So che sembra incredibile ma questo posto ha un camerino.”
“Fantastico. Vado ad ammazzarlo.”
“Non sa che sei qui. E’ con Adrienne suppongo…”
“Meglio. Due al prezzo di uno.”
Corro verso il palco. Di solito i camerini sono dietro il palco. Vado in camerino lo trovo, lo picchio, lo lascio, lo insulto e poi lo picchio di nuovo. E poi basta? Noo. E poi lo picchio ancor…
“Meggie?”
Perché tutti quelli che mi vedono dicono il mio nome come se non credessero che sono veramente io, tipo ‘oh mio Dio ho visto Abramo Lincoln che passeggiava sulla Fifth Avenue..’?
“Eh già. Sono Meggie. Io. Meggie. Adesso dimmi dov’è Billie Joe, Adrienne, perché prima devo spaccare la faccia a Billie Joe, poi a te dopo.” Dico.
Adrienne apre la bocca ma non fa a tempo a dire battute stronze perché spunta Billie da dietro l’angolo.
“Meggie? A…avevi detto che non venivi che…che ci fai qui?” chiede Billie. Che faccia da culo.
“Bello il concerto.” Dico.
“L’hai…l’hai sentito…tutto?”
Non ce la faccio più.
Gli tiro uno schiaffo e lui rimane così come un idiota con la mano sulla faccia, nel punto che ho appena colpito.
“Quando pensavi di dirmelo?”
“Meg…”
“Quando cazzo me l’avresti detto? La cosa che mi fa più incazzare è che se non fossi venuta qui stasera tu avresti continuato così…come…aaaa cazzo…”
Alzo la mano per tirargli un’altra sberla, ma Billie Joe me la blocca a mezz’aria.
“Io…pensavo di dirtelo domani, te lo giuro…”
Libero il polso dalla sua stretta con uno strattone: “Ma vaffanculo.” Guardo Adrienne: “E’ tutto tuo. Prenditelo pure perché stavolta lo mollo sul serio.”
Mi giro e faccio qualche passo, ma Billie Joe mi prende per un braccio.
“Meg…Mi dispiace. Non volevo che lo scoprissi così…”
“Sei uno stronzo.”
Mi guarda per qualche secondo: “Quanto cazzo hai bevuto?”
“Vuoi un altro schiaffo o te ne vai?”
“Mi dispiace…non te lo meritavi, è che…non ho potuto…ignorare che..”
“Sai cosa avresti potuto fare? Parlarmi di quella telefonata, e invece sto ancora aspettando. Potevi parlarmi di quella canzone e invece hai preferito dirmi una balla. Dici che non me lo merito, ma io…continuo a chiedermi perché cazzo mi hai fatto una cosa del genere.” La situazione è degenerata, ormai sto piangendo e mi odio per questo ma non riesco a fermare le lacrime.
“Quando ho parlato al telefono con Adrienne in Arizona, lei mi ha detto che mi ama. Io…Non lo so, Meggie, ho perso la testa, perché so quanto è assurdo per lei pensare una cosa del genere, figuriamoci dirla e …”
“Ok.” Lo interrompo. “E’ comunque tardi. Ma ok. Grazie per avermelo detto. Ribadisco di andare a farti fottere.”
Stavolta me ne vado. Esco di corsa e subito mi butto per terra, a fianco alla porta di ingresso e scoppio a piangere.
“Ehi…”
Alzo gli occhi: Mary.
“Non si può stare un po’ da soli in questo cazzo di posto?”
“Sei ubriaca marcia.”
“Lo so. E me ne vado a casa.” Mi alzo di scatto ma perdo l’equilibrio e barcollo.
“Non credo proprio. Ti accompagno.” Dice.
“No. No. No non voglio…”
Mi afferra di prepotenza e chiama Mike per aiutarla.
“No, Mary…ho detto di noooo…”
Mike arriva in soccorso di Mary.
“Sua madre la fa nera se torna così.”
“…hai ragione. Portiamola in saletta…”
Mugugno qualcosa. Voglio andare a casa..non in saletta. Casa.
No, sono troppo ubriaca per oppormi. Fate di me il cazzo che vi pare. Tanto, oramai non saprei nemmeno immaginare quale altra catastrofe potrebbe succedere. Non c’è niente di peggio di stasera, non ci sarà mai niente di peggio di stasera.
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(Meggie)

Sto avendo un profondo rapporto d’amore mentale e fisico con la tazza del cesso della saletta. Sono due ore che vomito prima o poi finirò di vomitare, che cosa, poi, che non ho mangiato nulla. Forse è per questo che mi sono ubriacata così in fretta.
“Meg, come stai?” Mike fa spuntare la sua testa dalla porta del bagno.
Annuisco e faccio una specie di gesto per dire “ok”.
“Se stai meglio io e Mary andremmo a casa…”
“Ok…” rispondo.
“Solo se sei sicura eh…”
“Andate, tranquilli. Sto bene.” Non ne sono molto sicura, ma vabbeh.
Escono. Resto qui da sola con il cesso e lotto per non farmi prendere dal panico. Ho rotto con Billie Joe, e adesso che ci penso ci siamo lasciati sei volte ma è la prima volta in assoluto in cui sono io a rompere con lui e non lui a rompere con me e questa cosa mi spaventa, perché adesso lui sta con Adrienne. Lei gli ha detto che lo ama, che cosa può esserci di più definitivo di questo? Ha vinto lei.
Trascino i piedi fuori dal bagno, stanotte dormo qui, credo che sia la cosa miglior…
“Vomitina…hai finito di sboccare?”
Mi prendo un colpo.
“Al. Quando sei entrato? Non ti ho sentito…”
“Ero già qui quando siete entrati…cioè, quando è entrato Mike con te in braccio e Mary che ti teneva la testa. Poi sei entrata in bagno e sei uscita solo ora. Quindi non mi hai visto.”
Annuisco.
“Ah.” Dico.
Mi siedo per terra e me ne sto in silenzio.
Per una decina di minuti nessuno dice niente, e io di cose a cui pensare ne ho parecchie, pure se sta zitto tutta la notte per me non ci sono problemi.
“Senti.”
Ecco appunto.
Mi giro verso di lui.
“Non ho capito se io e te siamo incazzati o no…” continua.
Mi viene da sorridere. Credo che la risposta a questa domanda sia decisamente l’ultimo dei miei problemi.
“Se tu non sei incazzato, io non lo sono…” Dico.
“Perfetto. Io non sono incazzato.”
“Fantastico.”
Ripiombiamo nel silenzio, che però stavolta dura molto meno.
“Ho saputo dell’allegra serenata di Billie Joe.” Dice.
“Non mi…”
“Non ti va di parlarne, lo so. Ma è appena successo, la tua incazzatura è ancora fresca, ti farà bene sfogarti.”
Sospiro. Magari ha ragione. E poi se esiste una persona che in questo momento odia Billie Joe quasi quanto me quello è Al.
“Hai una sigaretta?” gli chiedo.
Mi allunga una bustina di tabacco con i filtri e le cartine.
“Il colmo è che quella canzone…in fondo credo sia la più bella che Billie Joe abbia mai scritto.” Dico.
“Non è l’unica che scrive per lei…” dice Al.
“Lo, so, anche 1000 hours e tipo tutte le altre canzoni che non parlino di canne. Ma questa…l’ha scritta mentre era scappato con me. Abbiamo vissuto per un mese in una specie di Motel io e lui da soli e stavamo…da Dio. Cioè, almeno credevo. Io stavo da Dio, ma lui scriveva canzoni per Adrienne mentre io ero a fare la spesa. Pensava continuamente ad Adrienne e stavolta non me ne ero accorta nemmeno io. Ci stavo credendo davvero.” Mi fermo un secondo. “Ma perché ti sto raccontando queste cose?”
“Perché ti piace parlare con me.”
“No, non è vero.”
“Certo che è vero. E comunque…mi dispiace. Lo so che lo amavi sul serio, e sinceramente ho sempre fatto il tifo per te.”
“Il tifo per me?” chiedo ridendo “Non sono mica una squadra di Football…”
“Eri perfetta per lui.” Dice.
Fisso un angolo a caso: “Lo so.”
Al si sdraia a pancia in su sul divano sfasciato e fissa il soffitto: “Sì, è vero, 1000 hours l’aveva scritta per Adrienne, perché ce l’aveva portata in un periodo che tu e lui non vi parlavate…Anche The one that I want. E invece Only of you l’ha scritta anche quella per Adrienne, ma quando l’ha scritta stava con te…”
“Senti, batterista fallito, se pensi che io stia qui a sentirmi dire da te quanto sono sfigata hai capito male…”
Al se ne frega e continua, interrompendomi: “Ecco, lo vedi come fai? Sei convinta che Billie Joe per te non abbia mai scritto niente, invece l’ha scritta una canzone per te…”
Aggrotto le sopracciglia: “E quale?”
“Road to Acceptance.”
Sbuffo: “Bella merda. Per lei scrive ‘you’re the only one that I want’ e per me scrive ‘I never do exactly what I want”? Preferivo non saperlo.”
Al si tira su e si siede sulla gomma piuma a gambe acciambellate: “Sei strana. Vedi solo quello che il tuo cervello pessimista ti dice di vedere…se vuoi il mio parere quella è la canzone migliore che gli Sweet Children abbiano mai suonato. Parla di empatia.”
Lo fisso interrogativa: “Empatia?”
Annuisce: “Sì. Riflettici…I feel forgotten, feel like rotten, e poi dice ‘do you feel the same?’ la risposta implicita è sì…poi c’è il ritornello, con la storia del ‘blind hatred’…lui prova odio cieco nei confronti del mondo, ma poi ‘if you’d stop a while and maybe if you smile you will realize that we’re all the same.’ È tutta questione di ‘feel the same pain’. Empatia. Semplice no?”
Ripenso in tre secondi a tutto il testo di quella canzone, che conosco ovviamente a memoria. Non avevo mai letto il testo interpretandolo in quel modo, e in effetti ha tutto molto senso, quel testo parla di noi.
“Quindi secondo te Billie Joe stava con me perché provavamo lo stesso dolore?”
“Le stesse emozioni.” Precisa Al.
“Grazie al cazzo. Lui le provava per Adrienne, io per lui…non funziona una storia così…”
Al fa spallucce: “Sempre empatia è. E resta comunque il suo testo più bello.”
“Ma perché queste cose le sai tu se non le so nemmeno io? Conosci il mio rapporto con Billie molto meglio di me, è una cosa innaturale.” Commento.
“Stavo per essere ammesso a psicologia, io.” Dice.
Lo fisso interrogativa: “Stavo per…? Che significa?”
“Significa che ieri ho fatto l’esame e mi hanno bocciato.”
Spalanco gli occhi: “No, è impossibile, avevi studiato tantissimo!”
“Ho perso troppo tempo con la band…tutta l’estate in tour, e anche le prove per tutto settembre…per cosa poi? Per uno stronzo che se ne parte con…con te senza un cazzo di preavviso sparendo per mesi…”
Me ne sto zitta. Mi sto rendendo conto solo in questo momento di quanto Al amasse davvero la band, di quanto tempo e quanta fatica ci avesse investito e mi sento quasi in colpa per essere partita con Billie.
“Mi dispiace…”
“La colpa è di Billie, non la tua. E’ lui che aveva preso l’impegno di far funzionare questa band, tu non c’entri. E poi boh. Alla fine di tutto ho mollato anche la band, così oltre che l’Università è andata a puttane pure la band…”
“…Al…”
“No, niente Al. Era il mio ‘nome d’arte’. Bella stronzata…preferisco ricominciare a farmi chiamare John.” Dice.
Lui aveva voluto che io parlassi di Billie Joe, ora sono io a volerlo fare parlare della band, perché credo gli farà bene.
“Il nuovo batterista è forte. Suona alla grande, e sembra davvero un bravo ragazzo…Sinceramente non so dove Billie Joe lo abbia pescato…”
“Credevo almeno di incasinargli un po’ le cose andandomene, invece mi hanno sostituito in un nano secondo…” dice Al. Cioè John. Devo ricordarmi di chiamarlo John.
“Sai che puoi fare? Trovarti una band più figa. Sai la faccia di Billie Joe se la tua band fa i soldi e diventate famosissimi?”
John scoppia a ridere: “Oddio. Ce lo vedo…qui in saletta con Mike che accende MTV e ci trova il video della mia band…Pagherei milioni per vedere la sua faccia…ahahahah…”
Rido anche io. Incredibile, sto ridendo. Continuiamo a ridere, a caso, per altri dieci minuti almeno, come se una volta cominciato non riuscissimo più a smettere.
E’ la più strana notte della mia vita. La più brutta. Ma in fondo, ora che ormai è tutto a puttane tanto vale riderci sopra, piangere non migliora le cose.


Angolo dell'autrice:
Salve! Allora, scusate il ritardo, ieri ero fuori casa e non sono riuscita a postare.
Dunque...questo è un capitolo a cui sono particolarmente affezionata quindi mi interessa molto la vostra opinione!
Ah, un'altra cosa...per quanto riguarda il personaggio di Al Sobrante, ovviamente tutto quello che ho scritto è puramente invetato e non rispecchia per niente la realtà, è solo frutto della mia fantasia :)
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, chi legge chi recensisce, e in particolare la mia Noah Shapiro personale (you know you love me XO)

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Capitolo 12
*** Longview ***


(Adrienne)
Da quando gli sweet children sono diventati i Green day continuano a ricevere offerte per suonare praticamente ovunque in ogni angolo di Berkeley, e stare con billie Joe è come stare con una rockstar, una famosa. Le cose stanno andando a meraviglia sono felice di noi, sono al settimo cielo direi, e non mi capita spesso.
"La settimana prossima suoniamo di nuovo al Gilman." Dice Billie. Stiamo camminando mano nella mano andando verso la saletta dove ci aspetta Mike per provare.
"Wow. Sai, potreste cominciare a suonare anche fuori Berkeley..." Propongo.
"Tipo l'estate scorsa? Può darsi...sai, tre pensava anche di uscire addirittura dalla California, niente a che vedere con il nostro vecchio tour..dice che suo padre ha un furgone, dice che muore dalla voglia di farci da autista."
Rido: "dev'essere un bel tipo il padre di tre"
"Uno svitato più che altro" risponde Billie ridendo, fermando la mia camminata e baciandomi, così, sul marciapiede.
"Posso venire anche io se partite?" Chiedo, con le labbra a due centimetri dalle sue.
"DEVI venire anche tu...sennò come sopravvivo io senza di te?" Risponde.
"Andiamo, dai...Siamo un'ora e mezza in ritardo.." Dico.
"...uhmmmmmmm sì, e di chi è la colpa?" Dice Billie.
"Tua..."
"Mia....? Ma se non volevi scendere dal letto..."
"Sì, sì e chi è che ha insistito tanto per entrarci, nel letto?"
Billie Joe ride: "e vabbeh...che c'entra..."
"C'entra, c'entra..."
Vengo interrotta dalla voce di Mary, che urla come al solito.
"HEY! CE L'AVETE FATTA A ARRIVARE, CREDEVO VI FOSTE PERSI..."
"E te che ci fai qui, non eri in saletta?" Chiede Billie.
"Già. Sono uscita dalla saletta e ora sono in strada di fronte alla saletta. Sconvolgente, eh?" Dice Mary.
"Sei incazzata?" Chiede Billie.
"No...sono solo un po' elettrica, Mike è complicato da gestire oggi..." Risponde Mary.
"Perché?"
"Entra e vedrai..." Mary fa un cenno di saluto e fa per andarsene, ma Billie la chiama.
"E...Mary...?"
"Si?"
"Non c'è meggie in saletta, vero?" Chiede.
Mi è improvvisamente passato il buon umore. Sembra che Billie Joe si senta così tanto in colpa per come ha trattato meggie che vive nel terrore di incontrarla da qualche parte.
"No, non c'è..." Dice Mary. "Ma, già che siamo in argomento, Billie...non se la passa proprio così bene..."
"Beh mi pare ovvio...che ti aspettavo, che facesse i salti di gioia dopo che Billie l'ha lasciata?" Sbotto io. Sono la solita stronza, ma non sopporto quando si parla di meggie.
"No. Ma fai poco la figa perché se sta così è anche colpa tua." Mi risponde Mary, secca.
"No, la colpa è mia e basta, adie non c'entra niente...e lasciala fuori da questa storia."
Mary alza gli occhi al cielo: "certo che te proprio non capisci un cazzo...lei non può starne fuori lei è il motivo per cui 'questa storia' come la chiami tu, esiste! Lei È 'questa storia'."
Vorrei prenderla a botte, ma alla fine ha ragione.
"Che sta succedendo a maggie?" Chiede Billie.
"Praticamente beve dal mattino alla sera. È due settimane che non la vedo sobria, anche se in realtà non la vedo più così spesso...la persona che vede più spesso credo sia il tabaccaio. A parte Al ovviamente."
Sento che Billie stringe un po' più forte la mia mano.
"Che cazzo c'entra Al?"
Mary alza le spalle: "sono diventati amici inseparabili.."
"Ma per favore, si sono sempre odiati!" Sbotta Billie.
"Adesso però hanno qualcosa in comune, odiano te."
"Fantastico." Borbotta Billie Joe sarcastico.
"Bene, quindi Meg e Al hanno fondato un club esclusivo a favore della pena di morte per Billie Joe e annegano tutto questo devastante odio nella tequila. A noi che ci frega?" Chiedo. Si. Divento decisamente stronza quando ho paura di perdere qualcosa e guardando la faccia di Billie Joe adesso mi è venuta decisamente paura di perderlo. E la colpa è sempre di meggie...se solo potesse sparire nel nulla, come se non fosse mai esistita, allora forse potrei finalmente stare con Billie senza avere costantemente paura che possa tornare da lei da un momento all'altro.
"Dovrebbe fregarvene, dato che è colpa vostra." Risponde Mary.
"Mi dispiace." Borbotta Billie con lo sguardo basso. "Se le parlassi farei solo peggio..."
"Lo so...non so nemmeno perché ve l'ho detto...volevo solo fare qualcosa che non fosse starmene con le mani in mano a guardare quei due che si distruggono...non ha molto senso in verità...vado a comprare dell'acqua...ci vediamo tra poco in saletta." Dice e se ne va.
Tra me e Billie cala un silenzio profondo, mentre percorriamo gli ultimi metri fino alla saletta.
"Hey..." Dico, mentre Billie infila le chiavi nella toppa. "Non colpevolizzarti troppo per meggie...non è colpa tua se l'ha presa così male...adesso si sfoga un po', poi la smetterà e si metterà con un altro...non devi permettere che rovini la nostra felicità..." Non credo di essere mai stata così sincera con nessuno in tutta la mia vita.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia: "io ti amo...ma non posso far finta di non essere responsabile di come sta meg adesso...e la cosa assurda è che sono davvero l'ultima persona che può aiutarla adesso." Dice.
"E allora è inutile che ti tormenti così..."
Annuisce, ma non è convinto. Fa un mezzo sorriso e apre la porta.
Rimaniamo entrambi increduli di fronte allo spettacolo che ci si presenta davanti: mike è seduto per terra con  il basso tra le gambe, gli occhi spalancati e lo sguardo fisso al soffitto.
"Mike?"
"Oh, Billie Joe!" Risponde con tono strascicato e mangiandosi le parole.
"Che hai?" Chiede Billie.
"Oh, niente, LSD." risponde, noncurante.
Billie annuisce: "ah."
"Senti questo. Senti questo." Dice.
"Questo cosa?"
"Senti questo..."
"Ho capito, Mike, cosa??"
Mike comincia a suonare il basso, muovendo le mani come se non le stesse comandando veramente lui.
Noto subito gli occhi di Billie Joe che si illuminano.
"Mike...questa cosa è geniale."
"Vedi? Questa linea cambierà la...storia."
Billie sorride. È il sorriso da "cazzo, si", quello che gli viene fuori ogni volta che trova l'accordo giusto, l'arrangiamento giusto, la canzone giusta per la sua band.
"Mike, spero che tu domani te la ricordi." Dice, e suona più come una minaccia.
"Non ti preoccupare. È geniale. E me la ricordo."
Billie mi rivolge un'occhiata complice: "che dici, se la ricorderà?" Mi chiede, divertito.
"Nah. Secondo me è meglio che te la memorizzi tu." Rispondo, dandogli un bacio.
"Si. Perché questa linea di basso non voglio davvero rischiare di dimenticarla."
 
(Meggie)
“Longview. La nuova creazione geniale del topo bastardo si chiama Longview.”
Mi sbatto la porta della saletta alle spalle e John sobbalza e alza gli occhi dalla rivista che stava leggendo.
“Eh?” mi chiede.
Mi siedo in mezzo alla stanza a gambe incrociate, spostando le bottiglie di birra vuote: “la nuova canzone dei Green Day si chiama Longview, Billie Joe dice che è il loro nuovo capolavoro e la presenteranno live sabato prossimo al solito Gilman.”
John prende una sorsata di gin dalla bottiglia: “Hanno deciso di giocare in casa stavolta. E come fai a saperlo?”
“Della canzone me l’ha detto Mary. Del live ho visto i volantini. Hanno tappezzato la città.”
John annuisce.
“…spero gli esploda il palco. Corto circuito all’impianto elettrico. No. Un attacco terroristico…”
“…i terroristi al Gilman?”
“…e perché no.”
Rido: “Dammi un po’ di gin, dai…” prendo un sorso.
“Comunque…” riprendo “Preferirei un corto circuito, almeno così noi sopravviviamo.”
John spalanca gli occhi e mi fissa: “Hai intenzione di andarci?” mi chiede incredulo.
“Voglio sentire la canzone.” Dico.
“Ah, per favore, non sei mai stata così tanto fan del nostr…del loro gruppo, lo hai sempre seguito solo per Billie…” dice.
“E’ vero. Ma tu sì. E tu vuoi sentire la canzone, vero?” chiedo.
“No. Non mi interessa niente.”
Lo fisso: “Eddai…”
“ok. D’accordo. Sto morendo di curiosità. Ma non andremo a quel live, Meg.”
“Fai come vuoi. Io ci vado.”
“Ma ci sarà Adrienne!”
“E allora…?”
“Uffaaaa. Sei insopportabile quando ti fissi su una cosa.” Sbotta John.
“Che ti frega, te non ci venire…” rispondo.
“Davvero muori dalla voglia di vedere quei due insieme?”
“Almeno quanto tu muori dalla voglia di vederli suonare con Trè al tuo posto. E fare nuove canzoni per di più.”
“Quindi quota zero direi.” Dice.
“Lo so, ma…” sospiro. “Non voglio che mi taglino fuori.”
John abbassa lo sguardo: “Già..nemmeno io.”
Sospiro, mi riprendo la bottiglia di Gin, prendo un sorso e la passo a John. Lui fa lo stesso e la ripassa a me.
Tempo mezz’ora e siamo già completamente sbronzi.
“Vedrai.” Dico, estremamente convinta di quello che sto dicendo, anche se forse da sobria la considererei una cazzata: “Un giorno saremo felici anche noi. Quella felicità vera, che ti fa sorridere appena sveglio la mattina e ti fa venire i brividi.”
John ride per qualche secondo. Anche lui è piuttosto sbronzo.
“Ma che cazzi dici, la felicità non esiste.” Dice.
“Tu hai capito tutto della vita vero?” chiedo, un po’ polemica e un po’ divertita.
“Ma no, non ho capito proprio niente..”
“E allora cosa pensi veramente?” mi sdraio a pancia in su sul vecchio tappeto della saletta e fisso il soffitto. Se chiudo gli occhi vedo la faccia di Billie, quindi devo sforzarmi di tenerli aperti.
“Cerco di non pensare a niente.” Risponde John.
“E’ per questo che…bevi un casino?” chiedo. Ho voglia di parlare, distoglie la mia attenzione da pensieri tristi.
“Naaaah. Per noia.” Scoppia a ridere.
Rido anche io e continuiamo per qualche minuto.
“No, in realtà sto aspettando  di incontrare la persona giusta, poi smetto di bere, lo giuro.” Dice, ancora ridendo come un idiota.
“Seh, cerca di non fare come me con Billie Joe…era lui quello giusto poi guarda un po’ com’è finita…” borbotto.
“Magari non era quello giusto” ribatte. “E poi no, la mia persona giusta non sarà come lui.”
Rido: “Voglio sperare…”
Attimo di pausa.
“E poi come si riconosce la persona giusta?” chiedo. Billie Joe era quello giusto, ne sono sicura e è per questo che sono così incazzata, perché lui non l’ha capito. O forse per lui non sono giusta, ma per me sì. Sto delirando.
“Non lo so… una che mi ascolta, che mi fa ridere e che non si annoia se passiamo pomeriggi a fare discorsi inutili.” Risponde John.
“Discorsi inutili tipo questi, i nostri discorsi?” chiedo.
“Sì, esatto.” Si blocca per qualche secondo: “Assurdo. Hai ragione.”
“E’ assurdo che ho ragione?”
“No…è assurdo che ho pensato a discorsi come questi…”
Ho smesso di seguirlo, sono troppo ubriaca. Mi riprendo la bottiglia vuota e esco per andarla a buttare.
“Vado a casa…intanto butto le bottiglie.” Dico.
John annuisce. Ok.
Mentre sono già sulla porta mi richiama: “Ah, e…Meg?”
“Sì?”
“Va bene per quel concerto, andiamoci.”
Gli sorrido, e gli sono grata perché lo so che lo fa per assecondare le mie follie masochiste.
“Ok.”
 
(Adrienne)
I sit around and watch the tube but nothing’s on…
Sto cantando così forte da strapparmi le corde vocali. La nuova canzone è bellissima, e voglio che tutti qui dentro vedano che io conosco il testo a memoria già la prima volta che i greenday suonano questa canzone.
In realtà canto così forte anche un po’ per esorcizzare la tensione, perché stasera è troppo importante che vada tutto bene, senza intoppi, perchè tra il pubblico c’è un discografico che è venuto apposta da Los Angeles per sentire la band di Billie Joe.
“youhuuuuu…Adie, stanno andando fortissimo!!” urla Mary a fianco a me, saltellando su e giù.
“Dov’è il discografico? Che faccia sta facendo?” chiedo.
“E’ là in fondo...sembra che sorrida…dai dai dai stavolta gli fanno un contratto, vedrai…” Mary è al settimo cielo, e anche io lo sono. Sono così tanto affezionata alla loro band che sto vivendo questa cosa un po’ come se fosse una soddisfazione anche mia e in realtà in parte lo è.
Hanno finito il live, hanno appena chiuso sull’ultimo pezzo e tra una decina di minuti Billie e gli altri usciranno dal retro.
“Sono stati grandi!” esclama Mary. “Vado nei camerini! Vieni?” mi chiede.
“No…tengo d’occhio il discografico, non si sa mai che se ne vada…” dico.
Mi guardo un po’ intorno cercando di localizzarlo, ma non è lui la prima persona che vedo, proprio no, e quello che vedo non mi piace neanche un po’. Ci sono Meggie e Al seduti al bancone del bar in fondo alla sala.
Vado verso di loro a grandi passi, non gli permetterò di fare casino stasera, è una serata troppo importante.
“Ehi.” Dico, con tono combattivo.
“Adie, lasciaci perdere, sul serio. Sparisci.” Risponde Meggie. Che educazione.
“No, sul serio, è possibile che ogni volta che suonano devi esserci anche tu? E’ una cazzo di persecuzione!” sbotto.
Il tono di voce di Meggie è l’opposto del mio, è un po’ sommesso, come se non gli interessasse davvero di cosa sta parlando: “Senti. Volevamo solo sentire il concerto, se tu mi lasci in pace io non ti rompo le palle, te lo giuro. Fai finta di non averci visto.”
Sono un po’ confusa: “Non sei qui per parlare con Billie Joe?”
“No”
Ah. Sono molto confusa.
“D’accordo allora tu ti fai i cazzi tuoi e io i miei e…”
Ma vengo interrotta dall’arrivo tempestivo di Billie Joe. Porca miseria. Non poteva arrivare tra dieci cazzo di secondi?
“Che ci fate qui?” chiede.
“Niente. Ce ne andiamo.” Risponde Meggie secca, mentre Al assiste a tutta la scena senza dire una parola.
“No, senti…è una vita che cerco di parlarti…”
“Lascia perdere, Billie, non ha niente da dirti.” Interviene Al. Ha ritrovato la parola.
“L’ho chiesto a lei, non ti mettere in mezzo, sta’ zitto e vaffanculo.” Risponde Billie. Accidenti.
Meggie lo fissa negli occhi, con uno sguardo a metà tra l’incazzato e il rassegnato.
“Avanti allora, che cosa devi dirmi.” Dice. Io sono come bloccata non riesco a pensare a niente se non a dei modi originali per uccidere Maggie in questo momento.
“Meg…riguardo a quello che è successo, io…”
“BILLIE!”
Oggi è il giorno delle interruzioni, nessuno riesce a finire un discorso dall’inizio alla fine.
Ci voltiamo tutti verso Mike che sta arrivando con un enorme sorriso insieme a Mary e Trè e…e il discografico.
Billie si blocca e trasforma in un nano secondo l’espressione preoccupata che aveva in un sorriso a trentadue denti e tende la mano a questo famoso discografico di Los Angeles.
“Complimenti per il concerto. Ve lo devo proprio dire, ragazzi, mi avete davvero convinto.” Dice.
Per un secondo mi dimentico di meggie e di tutti i casini e sono solo estremamente raggiante per i Green Day.
“Grandioso! Quindi i pezzi le sono piaciuti?”
“molto. Ma dammi del tu…”
Sisisisi. Le cose si stanno mettendo bene.
“A parte i convenevoli, ragazzi, ho sentito parlare di voi a Los Angeles, e credo che la Reprise, l’etichetta per cui lavoro, sia davvero interessata a produrre della musica come la vostra…ovviamente le canzoni sono tutte vostre, vero? Scritte da voi…Non vorrei avere problemi con i diritti d’autore…”
Billie è raggiante: “Certo. Certo. Sono tutte interamente scritte da me, musica e testi…”
“Ma…Io ho scritto sei delle vostre canzoni…” interviene Al.
Oddio. Ecco perché volevo che se ne andassero, perché lo sapevo che avrebbero in qualche modo rovinato ogni cosa.
“Come?” chiede il discografico.
“Niente. Non ci fre caso. E’ solo un mio amico è un po’ ubriaco. Non considerarlo..Stavamo parlando delle canzoni…”
“Sì, beh…se non ci sono problemi per i diritti d’autore, direi che possiamo fissare subito un colloquio con i miei superiori, sempre se per voi va bene…”
“Sta scherzando? Siamo felicissimi! Davvero, grazie di questa opportunutà.”
Che adorabile leccaculo il mio Billie.
“Ottimo…allora andiamo. Se sei l’unico autore mi serve solo la tua firma…”
“Certo!” Billie segue il discografico, con un sorriso gigantesco, Mike lo segue a ruota.
“Adie, amore, vieni?” chiede Billie.
“La tua fidanzata?” il discografico mi tende la mano. “Piacere di conoscerti. La musa ispiratrice delle canzoni, immagino.”
Sorrido: “beh…” faccio una risatina “Credo di sì…”
“Confermo, confermo…”
Ci allontaniamo.
“Trè?” lo chiamo, dato che è rimasto indietro, vicino a Al e Meggie che hanno due facce decisamente da funerale.
“Non vieni?”
“No…bevo qualcosa poi vado a casa…la mia firma non serve vero?”
“Non ancora, direi…” risponde cordiale il discografico, con un sorriso. Sorridono tutti qui. A parte Al e Meggie certo, ma non è un problema mio.
“Allora a domani…” mi dice Trè.
Seguo gli altri e andiamo verso il camerino per dare vita a quella che sono sicura sarà la svolta decisiva nelle vite di tutti noi.
 
 
(Meggie)
“John? Tutto bene?” chiedo, appena il culone di Adrienne si allontana da me insieme al topo e alla sua combriccola.
John non mi risponde, si fissa i piedi con sguardo perso nel vuoto.
“Se posso impicciarmi…Da quello che ho capito Billie Joe ha considerato come sue delle canzoni scritte da te?” sia io che John ci voltiamo di scatto verso Trè. Non mi ricordavo che c’era anche lui, non avevo proprio notato che era rimasto qui.
“Perché non sei andato con loro?” chiedo.
Fa come se non avessi detto niente e continua a rivolgersi a John: “Allora? Ho capito bene? Ti ha fottuto dei pezzi?”
Finalmente John sembra essersi risvegliato: “Ah, giusto. Tu sei quello che mi ha rubato il posto.”
Trè lo fissa come se stesse parlando marziano: “Senti, io non ne so niente di questa faccenda e nn c’entro niente…ma davvero alcune delle nostre canzoni sono tue.”
“Sì, è vero.”
Annuisco: “Lo sanno tutti che è così.” Aggiungo.
Trè alza le spalle: “Che stronzetto il nostro Billie Joe.”
Sbuffo: “Andiamo a casa…” prendo John per un braccio, ma si divincola dalla mia stretta.
“Non ho nessuna voglia di andare a casa. Andiamo da qualche parte a bere.” Propone John.
Abbiamo già bevuto parecchio oggi, ma chi se ne importa. Finire la serata ubriachi di sicuro è meglio che finirla a casa a fissare il soffitto con la consueta depressione.
“Ottima idea. Ci sto.” Vado verso l’uscita, insieme a John.
“Hey. Posso venire con voi?” chiede Trè.
“Eh?? No.” Risponde secco Al.
Gli tiro un coppino: “Ma dai ma che ti ha fatto?”
Lui se ne sta zitto.
Mi volto verso Trè: “Certo che puoi venire con noi..”
Trè fa un sorriso, poi ci segue fuori da quel dannato Gilman. Forse stavolta è davvero l’ultima volta in cui ci entro.
 
 
(Meggie)
“Uooooooooooooooooooooooohoooooooooo”
Gira ogni cosa ovunque, giro anche io sopra una sedia o forse è un tavolo, ci sono le luci basse e io giro su me stessa.
Qualcuno sta cercando di togliermi il bicchiere dalla mano.
“Ehi no!”
Vedo il faccettino di Trè che mi guarda da sotto in su un po’ preoccupato.
“Hai visto?” dice, rivolto a John. Credo.
“Dai, lasciala in pace.” Risponde John.
“E’ ubriaca.”
“E allora?”
“E’…troppo ubriaca…rischia di sentirsi male…”
“Fanculo. Non sono fatti tuoi.” Risponde John. E’ incazzato.
Sento che mi muovo, qualcuno mi ha tirato giù dalla sedia o dal tavolo non lo so. Prendo un altro sorso di jack daniels.
“Senti mi spieghi perché ce l’hai con me?” Trè non demorde.
Riesco a immaginare l’occhiataccia che John ha appena lanciato a Trè anche se non la vedo perché mi gira troppo tutto.
“Perché mi hai preso il posto, forse?” risponde. E’ un sacco sarcastico.
“Eddai, piantiamola con questo ‘odio per principio’.” Ribatte Trè. “Ho sentito le vostre registrazioni, ho visto dei video dei vostri vecchi live, e…cazzo, amico sei un batterista con le palle. Hai fatto davvero un lavoro fantastico con gli Sweet Children. Non c’entro niente col motivo per cui non suoni più con loro, sono solo arrivato dopo.”
John annuisce: “beh. Diciamo che data la situazione non mi sei esattamente simpatico a prima vista.”
“Immaginavo. Nemmeno tu ovviamente. Ma, hey. Perché dobbiamo odiarci per forza?”
John scuote la testa: “Io odio solo quel nano stronzetto.”
“Con la faccia da topo.” Aggiungo io.
“Topo?” chiede Trè.
“Assomiglia…a…un topo.” Non riesco più a articolare le parole. E’ difficile.
“Però ci uscivi insieme lo stesso…” risponde Trè ridendo.
“Sì, è un topo carino…molto, maaa però è sempre un topo.”
John ha una birra in mano. Mia. Gliela rubo e la finisco tutta in un sorso, cioè quasi tutta, perché poi Trè me la strappa di mano.
“Eddai lasciala in pace si vuole solo divertire…” bravo John. Braaavo John.
“Sta proprio fuori, Al…”
“Chiamami John”
“D’accordo…comunque sta fuori di brutto…ha pure mischiato birra e superalcolici…”
“Domani avrà un gran mal di testa.” Sentenzia John.
“Ah, questo è sicuro…”
“Sai? Non sei poi così antipatico…” dice John. Miracolo! Non ci credo! Miracolo!
“Propongo un patto di non belligeranza…” dice Trè.
“Andata.”
Intanto che loro fanno amicizia e si parlano senza insultarsi io ritorno sopra il tavolo. C’è la musica, le luci, casino…bisogna ballare. Mi muovo con le mani per aria seguo il tempo. Chiudo gli occhi perché tanto non vedo niente.
“Uoooooooooooooooooh”
Dopo un po’ di tempo, non riesco più a contarlo, sarà un’ora o solo dieci minuti, provo a aprire gli occhi per vedere le luci di nuovo.
Oddio.
Non so più dove sono,ogni cosa gira in maniera davvero troppo veloce devo richiudere gli occhi. Provo di nuovo, è ancora peggio, se apro gli occhi ho nausea, panico e non capisco più niente Sto male sto malissimo. Provo a chiamare John ma non mi esce la voce, il mio cervello non riesce a comandare alla mia bocca di muoversi.
Sto male, sto sempre peggio.
E poi non capisco più niente. È tutto nero, mi sembra di precipitare, sento la testa che mi va indietro.
Cado.
E poi buio.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Allora: annuncio noioso ma importante: tutta la storia riguardo la proprietà delle canzoni è PURAMENTE INVENTATA NON CORRISPONDE A VERITA' NEL MODO PIU' ASSOLUTO, NON VOLEVA ESSERE UN'ACCUSA O UN'INSINUAZIONE DI NESSUN GENERE E' SOLO E SOLAMENTE FANTASIA. Billie Joe non ha mai rubato niente a nessuno, era soltanto un espediente narrativo.

Poi...bene, sono ufficialmente un'idiota, è una vita che non posto perchè lunedì credevo di avere postato e invece non mi aveva inviato il capitolo e io come una scema non ho nemmeno controllato xD beh in ogni caso eccomi qui :) ringrazio chi mi segue e mi commenta :D un bacione!
Ire

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Capitolo 13
*** On the wagon ***


(Meggie)
“Meg!! Meggie! Meeeg! Ti prego Meg rispondimi ti prego! Ti prego…Trè! Trè chiama un’ambulanza!”
Sento le mani di John che mi tengono per le spalle e mi tengono su la testa. Il buio è durato solo qualche secondo, ma non riesco più a muovere nessun arto e nemmeno a aprire gli occhi o a parlare.
“John! John quelli dell’ambulanza chiedono che cos’ha…è solo ubriaca vero, ne sei sicuro?” chiede Trè, urlando. E’ in preda al panico, e anche John.
“No…Si è anche fatta tre canne…”
Sento Trè che lo ripete al telefono a quelli dell’ambulanza. C’è gente che parla attorno a me, si dev’essere radunata una folla.
“Allora?”
“Stanno arrivando.” Dice Trè.
John continua a scuotermi e a chiamare il mio nome.
“Cazzo cazzo cazzo…Meggie apri gli occhi ti prego ti prego…”
Non ci riesco a aprire gli occhi. Non riesco a muoverli.
“Oddio…oddio…”
“CAZZO TRE’ CERCA DI MANTENERE LA CALMA!”
“Non si sveglia, John…è per terra svenuta e non si sveglia che cazzo facciamo?”
“NON LO SO OK? NON LO SO…”
Sento le sirene. E’ arrivata l’ambulanza.
“Eccoli.” Borbotta Trè.
Sento gente che mi sposta, voci concitate, bisbigli, voci più alte. Non capisco niente.
“Salgo sull’ambulanza…” dice John.
“O…ok…io devo avvisare gli altri…” dice la voce di Trè.
No. Non ditelo a Billie Joe vi prego.
“…no, Trè…non telefonare…Meggie non vorrebbe che Billie Joe lo sapesse, credo.” Dice. Sei grande. Bravo.
“Ma…perché?”
“Non dirlo a Billie Joe e basta. Per favore.”
“o…Ok…”
Sento le porte dell’ambulanza che si chiudono, e le sirene cominciano a suonare.
 
(Adrienne)
“Ancora un brinisi al contratto dei GREEEEEEEEEN DAYYYYYY”
“Siamo dei grandiiiiii” urla Mike.
Il discografico è andato via da una decina di minuti e siamo al terzo brindisi. Abbiamo un contratto, abbiamo una specie di contratto…è ancora provvisorio, ma ormai è certo. Saremo sotto contratto dalla Reprise Records.
C’è Longview sparata a volume mille dal vecchio stereo di casa di Mary, ci siamo tutti, tutti gli affezionatissimi dei Green Day, tutti i fan che li seguono da sempre e un altro po’ di persone che non ho idea di chi siano. E’ una festa stratosferica!
Billie Joe mi viene vicino ballando come un matto con un’espressione raggiante. Mi stampa un lungo bacio sulle labbra: “E’ tutto fantastico! Abbiamo quasi un contratto, ci sei tu, e io ti amo e tra meno di un mese saremo su mtv!”
Rido e circondo i suo collo con le braccia.
“Adesso non esagerare...addirittura mtv?”
“Ne dubiti? Dubiti dei green day, baby?” mi chiede Billie con tono provocatorio.
Lo bacio.
“No…non dubito mai di voi…”
Sorride, poi viene travolto da Mike, in uno stato di euforia ancora più avanzato di quello di Billlie Joe.
“Woooooooooooooh ehi BJ, si può sapere dove cazzo è il nostro fantastico batterista adesso?”
“E che ne so” risponde Billie, divertito, scrollandosi Mike di dosso con una risata.
“Dai cazzo la sua band è qui a festeggiare e lui non c’è? Ma si può?”
In questo casino mi sembra di sentire il suono del telefono. Che brutte persone le persone che hanno il telefono in casa. Rovina sempre i momenti migliori.
“Amore suona il telefono…” dico.
“Sarà quell’idiota di Trè…si sarà pentito di non essere al giga-mega-party del secolo!” esclama Mike, poi urla, in direzione di Mary: “Amoreeeee rispondo al telefonooo”
Corre a prendere la cornetta, affacciato nella stanza a fianco ma con i piedi ancora nel salone.
“Pronto! Oooooooooh Trè, sapevo che eri tu, devi subito correre qui c’è la festa dell’ann…cosa?”
L’espressione sul volto di Mike si fa improvvisamente livida, spalanca gli occhi come se avesse visto un extraterrestre e sbianca di colpo.
“Stai scherzando?”
Billie Joe si avvicina a Mike e io lo seguo. Mike entra completamente dentro la stanza dove c’è il telefono e chiude la porta, con me e Billie dentro.
“Che succede?” chiede Billie, ma Mike non risponde.
Detesto stare in piedi come una cretina a aspettare che qualcuno ci dica qualcosa. Detesto i telefoni, detesto queste situazioni detesto tutto questo. Non ce la faccio più.
Mike allunga la cornetta in direzione di Billie Joe e lui la prende.
Con la porta chiusa e il rumore della musica attenuato riesco a sentire la voce di Trè, urla tantissimo, sembra come fuori di sé.
“Billie…Meggie è all’ospedale, è appena andata via con l’ambulanza adesso…lei…è svenuta, ballava…sul tavolo, poi è caduta è svenuta ma..non si svegliava più…non si svegliava non sapevamo più cosa fare…era…era ferma non si muoveva non parlava..non…John mi aveva detto di non dirtelo ma io non sapevo che fare…sono qui da solo non so che…”
Billie Joe rimane impietrito più o meno come Mike, con la differenza che borbotta qualche sommesso “oddio”.
Prendo il telefono dato che nessuno si sta più calcolando Trè che strilla da solo a caso. Devo fare qualcosa per calmarlo, è davvero fuori di sé.
“Trè. Sono Adrienne…Cerca…cerca di calmarti adesso…chi c’è con Meggie?”
“J…John.”
“Chi?”
“Al.”
Annuisco: “Allora stai tranquillo, non c’è niente che tu possa fare ora, devi solo tranquillizzarti…starà bene, andrà tutto a posto… adesso prendi un tram e vieni qui, siamo a casa di Mary…vuoi che veniamo a prenderti?”
“No…no…vengo io…”
Mi giro e mi accorgo che mentre cercavo di tranquillizzare Trè, Billie Joe è uscito dalla stanza, lasciando la porta aperta e ora è nel salone che si infila la giacca e prende chiavi e portafoglio.
Saluto Trè e metto giù la cornetta.
“Billie, non c’è bisogno che vai a prendere Trè, ha detto che viene lui…”
Billie Joe non alza lo sguardo, continua a guardare qualsiasi punto tranne me.
“Non sto andando da Trè…” dice.
“E dove stai andando?” mentre pronuncio quella domanda mi rendo conto che in realtà so già la risposta.
“Vuoi andare all’ospedale da Meg?”
Finalmente si volta e mi guarda negli occhi: “E’ svenuta perché ha bevuto troppo, e sappiamo benissimo che la colpa è mia…andare da lei adesso mi sembra il minimo.”
“Stai scherzaando? Tu non sei responsabile di quello che fa lei…se ha deciso di uccidersi di alcol non è certo colpa tua. Tra voi è finita, basta se ne deve fare una ragione, e non la aiuti di certo andando in ospedale. Neanche voleva che lo sapessi…”
“Quell’idiota di Al ha detto a Trè di non chiamarci, non certo Meggie. Adie, io…io amo te, lo sai benissimo, ma stavolta devo andare da lei…”
“No, non devi andare da lei…se adesso vai da lei è come se…ah, cazzo…ogni volta che Meg fa la pazza tu corri da lei con la coda tra le gambe a chiedere scusa?”
“Adie, è all’ospedale…è una cosa grave…”
Non me lo calcolo. Sono troppo fuori di me.
“…e tu ti aspetti che io rimanga qui ad aspettare che ti passi lo scrupolo di fare l’infermiere a quella pazza per colmare i tuoi sensi di colpa perché ami me e non lei? Davvero la nostra storia si basa su questo?”
“Dai,  adesso stai esagerando…stai tirando in ballo cose che non c’entrano…”
“Se mi ami non ci andare.”
“Che cosa? Siamo arrivati al ricatto?”
“Se vai da lei adesso con me hai chiuso.”
Billie Joe mi guarda con gli occhi spalancati e un po’ umidi.
“Lo sai che ti amo, lo sai meglio di me…ma io devo andare, non lo capisci? E’ colpa mia quello che è successo…devo andare…ma ti prego non buttiamo a puttane tutto quello che c’è tra di noi così facilmente.”
Scuoto la testa.
“Và pure da lei, ma non cercarmi più quando torni. E’ finita e basta. Devi deciderti tra me e lei una volta per tutte, e dato che non ne sei capace non ho altra scelta. Mi sono rotta.”
Billie cerca di chiamarmi, ma non lo calcolo.
Gli volto le spalle e mi chiudo in bagno, dando due giri di chiave.
Non voglio che nessuno mi veda piangere.
 
(Maggie)
 Apro gli occhi, di botto.
Non ho idea di dove sono. E’ tutto tendente al bianco attorno a me, e di solito pareti bianche, lenzuola bianche e tendine bianche si associano alla mia idea di ospedale. Mi giro di lato e scorgo il filo di una flebo e lo seguo con lo sguardo fino all’ago conficcato nel mio braccio destro.
Sospiro. Ho dei ricordi confusi di cosa è successo, ma sono sicura di aver bevuto troppo.
Poi improvvisamente sobbalzo: fuori dalla porta è cominciato un discreto casino. Ci sono delle voci maschili che hanno cominciato a parlare a volume molto alto, credo stiano litigando. Pensandoci bene assomiglia moltissimo alla voce di John…no. E’ la voce di John. Non riesco a distinguere le parole da questo stupido letto. Mi alzo. Mi gira la testa, ma penso di riuscire ad arrivare alla porta. Muovo qualche passo un po’ incerto e penso a quanto deve sembrare squallida la scena di cui sono protagonista in questo momento: cammino barcollando in una stanza di ospedale avvolta in una camicia da notte bianca extralarge trascinandomi dietro il carrellino della flebo.
Scaccio questi pensieri dalla mia testa e appoggio l’orecchio alla porta, per sentire cosa sta dicendo John.
“Te lo ripeto un’altra volta, ok? Vattene da qui.”
“E io ti ho detto che non me ne frega niente. Voglio vederla.”
Oddiosanto. E’ la voce di Billie Joe. C’è Billie Joe qui. E perché?
“Lei non ti vuole vedere.”
“E che ne sai te?”
“Io le sono stato vicino in questo periodo, dopo che tu l’avevi piantata.”
Trattengo il respiro, incapace di pensare in maniera razionale.
“Forse era meglio se le stavi lontano, visto come l’hai ridotta.”
Sento un tonfo contro il muro. Non è possibile che si stiano picchiando in ospedale.
“Che cazzo credi di fare, tieni giù le mani!”
O forse sì.
Comincio a pensare che quei due siano capaci di tutto.
Sembra che si stiano calmando, c’è un attimo di silenzio, poi John rompe quest’attimo di quiete, ma con un tono più calmo.
“Non provare a dare la colpa a me, Armstrong. Non ci provare.”
“Coda di paglia?”
“E tu…?”
Billie Joe tace.
“Che cosa le è successo?” chiede, cambiando discorso, in tono calmo ma serio.
“Ha bevuto troppo. E’ andata in alcolemia…”
E’ stranissimo venire a sapere che cosa cavolo ho sentendolo dire origliando una conversazione attraverso la porta.
“Non era cosciente, non si riprendeva. L’hanno messa in coma indotto.”
“Oddio.”
“Non fare l’imbecille, perché è colpa tua.”
“Adesso sei tu che mi stai scaricando la colpa…”
“Ok, mi sono rotto, adesso vattene.” Sbotta John.
“No, non hai capito io adesso sono qui e non la lascio da sola in un letto di ospedale.” Dice Billie, serio.
Prendo un respiro profondo e cerco di controllare le palpitazioni che mi sono salite a mille. Non avrei mai immaginato che Billie Joe potesse dire una frase così protettiva nei miei confronti e improvvisamente la porta che ci separa mi sembra un inutile ostacolo, vorrei solo spalancarla e uscire chiedendo un abbraccio, perché è tutto quello che vorrei in questo momento.
“Ah. Adesso sei qui? E’ un po’ tardi, Billie.” Risponde John, con un tono duro e gelido che non gli ho mai sentito usare prima d’ora.
“Può darsi, ma voglio che sia lei a dirmelo, non il primo stronzo che si è messo in mezzo perché si è preso una cotta come un ragazzino.”
Un altro tonfo, stavolta contro la porta della mia camera. Mi ritraggo di botto.
“Tu non hai capito un cazzo.” Dice John ancora con quel tono. E’ irriconoscibile, non l’ho mai sentito parlare così.
“Toglimi di dosso queste cazzo di mani”
Adesso esco. Non posso lasciarli lì fuori a prendersi a botte.
Metto una mano sulla maniglia ma indugio ancora un secondo ad abbassarla. Non mi sono mai trovata in una situazione simile, non ho idea di come comportarmi.
Nel frattempo sento dei passi frenetici in corridoio e un’altra voce che urla : “Ma che sta succedendo qui?”
Uno scricchiolio della porta mi fa capire che Billie Joe non è più spappolato con la schiena contro la maniglia.
“Niente.” Borbotta John.
“Lei chi è?” chiede la voce, credo sia un infermiere.
“Sono un amico della ragazza ricoverata in quella stanza.” Dice la voce di Billie.
“Non è orario di visite, se ne vada per favore.”
“E perché lui può restare?” sbotta Billie Joe, velenoso.
“Ha accompagnato la ragazza sull’ambulanza. Se lei non è un familiare se ne deve andare”
Sento Billie Joe che sospira.
“Me ne vado…ma Al, io devo parlarle e le parlerò e tu non ci potrai fare niente.”
John non ribatte. I passi di Billie Joe si allontanano. Io prendo di nuovo un respiro profondo, mi volto e appoggio la schiena alla porta, lasciandomi scivolare in basso finchè la flebo me lo permette.
Non so nemmeno cosa pensare, vorrei solo urlare e piangere. In realtà l’unico pensiero chiaro nella mia testa in questo momento è che adesso la mia immagine vista dall’esterno, mezza accasciata per terra con le lacrime agli occhi, la solita camicia la solita flebo nella solita camera di ospedale è veramente, profondamente squallida.
 
Vedo la maniglia della porta che si abbassa. Cerco di tornare verso il letto con uno scatto prima che John entri nella stanza, ma la mia flebo non facilita l’operazione, e in verità non riesco neanche a trovare il tempo di alzarmi prima che John apra la porta.
“Ma che…” lo sento che borbotta mentre non riesce ad aprire la porta perché ci sono io appoggiata dietro. “Meggie ma che ci fai lì?” entra nella stanza e si accuccia vicino a me per vedere se sto bene.
“Chiamo l’infermiera?” chiede.
“No, no, sto bene…mi sono alzata io…”
Mi tende una mano e mi aiuta a alzarmi, poi si siede ai piedi del letto mentre io mi ri-infilo sotto le lenzuola.
“Stavi ascoltando, vero?” chiede.
Annuisco.
“Io…non so cosa mi è preso, non volevo arrivare alle mani, ma…”
“John. “ lo interrompo. “Non importa.”
John non dice niente.
“Mi dispiace.” Dico. “Non volevo causare tutto questo casino…mi sento terribilmente in colpa, tipo che vorrei scomparire adesso e non tornare più.”
Mi sorride e strofina una mano sulla mia: “E’ tutto a posto, non è successo niente. Ci siamo solo spaventati un sacco, ma ormai è passata. Tua madre sta arrivando. Rimango finchè non arriva…”
“Grazie…”
Mi sorride di nuovo, si alza e si siede nella sedia in fondo alla stanza: “Cerca di dormire un po’, magari.”
Annuisco. Ma in realtà sto già dormendo.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Salveeeee :D
Allora in realtà non ho niente da dire, volevo solo ringraziare come sempre chi mi segue e mi commenta (soprattutto franci_stellina che è sempre puntualissima e gentilissima :D).
E niente buona settimana a tutti, a venerdì :D
Baci!
Ire

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Capitolo 14
*** Restless Heart Syndrome ***


Seguo mia mamma lungo il corridoio dell’ospedale. Mi hanno dimessa subito appena mi sono svegliata, dopotutto non ero in condizioni così pietose evidentemente. Mia mamma è stranamente affabile. Forse gliene ho combinate troppe perché riesca ancora a preoccuparsi per me.
“Ho parcheggiato la tua macchina qui fuori. Ho preso la tua macchina, a proposito…” mamma parla a macchinetta probabilmente per evitare di guardarmi negli occhi. “Ho ordinato il pollo arrosto per domani. Quanti anni sono che non mangiamo il pollo arrosto a Natale, eh Margaret, te lo ricordi?”
La guardo interrogativa: “Domani è Natale?”
Ero così impegnata a bere, fumare e odiare Billie Joe che mi ero perfino dimenticata che era Natale.
“Sì tesoro, oggi è il 24 dicembre.”
Annuisco: “Oh.”
Siamo di fronte alla porta dell’ospedale.
“Chiuditi la giacca prima di uscire, ti prendi un accidente.” Mi dice mamma.
Tiro su il colletto fino a sopra la bocca e faccio due passi fuori, ma mi blocco subito.
Esattamente di fronte alla porta c’è Billie Joe seduto a gambe incrociate in mezzo all’asfalto.
Appena mi vede si alza di scatto e mi viene incontro.
“Come stai?” mi chiede.
“Bene.” Rispondo io. “Che ci fai qui?”
“Volevo vedere come stavi.”
“Sì, intendo…che ci fai qui in mezzo alla strada.”
“Al mi ha cacciato fuori, e io dovevo vederti a tutti i costi.”
Sospiro e ignoro la sua frase: “Devo andare.”
Mi prende per un polso. Odio quando lo fa.
“Per favore aspetta un secondo…voglio solo parlarti un attimo. Voglio capire che cosa ti sta succedendo.” Dice.
“Lasciami perdere Billie. Torna dalla tua ragazza.” Rispondo, secca.
“Adie mi ha mollato.”
Lo guardo torva: “La tua Adie ti ha mollato di nuovo e tu torni da me? Siamo come al solito quindi.”
“No, mi ha mollato perché sono venuto da te.”
Rimango zitta e non dico niente.
“Ti accompagno solo a casa. Parliamo mentre siamo sul tram.”
Sospiro. So che non dovrei farlo ma so benissimo che alla fine lo farò.
“Vado a dire a mia mamma che torno più tardi” dico.
Mentre mi avvicino alla mia maacchina, mi lancio qualche occhiata alle spalle, come per controllare che Billie Joe sia sempre lì, che non abbia deciso di andarsene.
In un secondo torno da lui: “Andiamo allora.” Dico.
Comincia a camminare e io lo seguo. Rimane in silenzio per un po’. Io ho così tanti pensieri, così tanta confusione dentro che vorrei solo fermarmi in mezzo alla strada e urlare più forte che posso.
Billie Joe si ferma alla fermata, appoggiandosi al palo del semaforo. Io mantengo le distanze, ce l’ho ancora con lui e voglio mantenere le distanze. O almeno voglio convincermi che sia così.
“Me lo dici perché sei venuto all’ospedale?” chiedo, dopo un’altra manciata di minuti di silenzio.
“Mi sembra il minimo dato che ti sei ridotta così per colpa mia.” Risponde Billie Joe, con un tono a metà tra il dolce e il protettivo.
“E’ stato soltanto un incidente, tu non c’entri niente.” Ribatto, punta nel vivo.
“Certo. Come no.”
“Credi davvero di essere così importante? Hai scelto Adrienne perché è lei che ami, bene, me ne sono fatta una ragione e adesso sto bene, fino a quando non ti metti tra i piedi.”
“Ah sì è evidente che stai bene, infatti sei solo andata in coma etilico.”
Abbasso lo sguardo. Ma chi voglio prendere in giro?
“…era un coma indotto veramente.”
Billie Joe mi fissa negli occhi con uno sguardo che significa ‘smettila di cercare scuse’.
Sta arrivando il tram. Billie Joe mi tende una mano e io la prendo. Si dirige verso il tram e mentre cammina intreccia le dita alle mie, con noncuranza, come se non volesse dare alcun peso a questo gesto.
Ci sono due posti che sembrano essere stati lasciati vuoti apposta per noi, ci sediamo e lui riprende il discorso da dove lo aveva lasciato.
“Mi dispiace. Sono stato uno stronzo, e non dovevo lasciarti da sola…ma rimedierò a tutto, te lo prometto.”
Scuoto la testa: “Non voglio che torni da me perché ti faccio pena…”
“Meggie, è una mia responsabilità quello che ti è successo…”
“No, non lo è.” Rispondo secca. “E’ colpa mia. Mia e basta, sono solo io la responsabile di quello che faccio, e se mi consideri come una ragazzina a cui badare non hai capito niente di me. Non credere che basti così poco per ricomprarti il mio affetto.”
“Meg, non potresti smetterla di dire queste cose? Sappiamo entrambi perfettamente come stanno le cose, tu vuoi me e io adesso sono qui, mi dici qual è il problema?”
Non riesco a credere che mi stia dicendo queste cose e che non si renda nemmeno conto che mi sta offendendo e che mi sta trattando come una ragazzina.
“Sai che c’è? Sei veramente uno stronzo.” Sbotto, mi alzo e vado verso la porta del tram.
“E adesso dove cazzo vai? Meggie, non fare scenate, per favore…” mi si avvicina e mi prende per un braccio.
Io strillo di lasciarmi e intanto le porte del tram si aprono, Billie Joe non mi lascia andare, così io strillo più forte e strattono il braccio finchè lui non mi lascia. Mi precipito fuori dal tram.
Ho così tante emozioni in testa mescolate alla rinfusa e mischiate insieme che non riesco a capire più nulla. Rabbia, frustrazione, confusione, vergogna e in mezzo a tutto c’è sempre, fortissimo, l’amore per Billie Joe, che non se n’è mai andato, nemmeno adesso che sembra davvero sia finita. Forse.
Mi gira la testa, forse per colpa del coma recente e di tutte quelle flebo, sono così debole, mentalmente e fisicamente che non riesco nemmeno a reggermi in piedi. Mi appoggio alla pensilina della fermata del tram, con la testa tra le braccia e cerco di respirare profondamente.
Una mano mi sfiora una spalla. Sobbalzo e caccio un urlo.
“Hey…calmati sono solo io.”
Billie Joe. Non dovrei, ma in tutta la mia vita non sono mai stata così felice di vederlo, anche adesso che l’ho appena mandato a cagare, ho un estremo bisogno di lui.
“Non…non mi ero accorta che eri sceso anche tu.”
“Te l’ho detto, non ti lascio più da sola. Puoi urlare, insultarmi quanto vuoi, ma non me ne vado più.” Il suo tono incute una profonda sicurezza.
Lo fisso negli occhi e lui ricambia il mio sguardo con i suoi occhioni verdi. Lotto stoicamente per costringermi a non piangere, a non muovermi, a non esplodere.
Si avvicina a me a grandi passi e mi stringe a se, prendendomi fra le braccia.
“Piccolina, stai tremando…” mi sussurra. Parla sottovoce, bisbigliando le parole direttamente sul mio orecchio.
Fa scorrere le dita tra i miei capelli, premendo delicatamente il mio viso contro il suo petto, continuando a ripetermi piano che va tutto bene. Io mi stringo a lui, tuffando il viso nel suo giubbotto e aggrappandomi alle sue spalle così intensamente che credo di aver lasciato i segni delle unghie sulla sua giacca di pelle.
Lui continua ad accarezzarmi piano i capelli e io non riesco più a trattenermi, mi lascio andare in un pianto che stavo trattenendo da troppo tempo.
“Non…Non ci capisco più niente…” tento di dire, ma la mia voce è strozzata dal pianto.
“Non importa, non ci pensare…ci sono io, andrà tutto bene.”
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalle sue braccia, senza pensare a niente che non siano le dita della sua mano sinistra che mi massaggiano i capelli e quelle della destra che scorrono piano sul tessuto della mia giacca, lungo la mia schiena.
“Te lo ricordi?” chiede all’improvviso.
“C…cosa?” chiedo.
“Questo è il posto dove ci siamo baciati la prima volta.”
Alzo la testa dal suo petto e incrocio il suo sguardo, con gli occhi spalancati: “Davvero te lo ricordi?”
Mi fissa e sorride al mio sguardo stupito: “Certo che me lo ricordo.”
Mi sfiora il viso con la punta delle dita andando a intercettare una minuscola lacrima che scivola lungo la mia guancia, poi prosegue a disegnare i contorni del mio viso con la punta del polpastrello. Si ferma con la punta dell’indice sotto il mio mento e guida le mie labbra verso le sue. Tutta la mia anima vuole così tanto questo bacio che anche la parte più razionale del mio cervello non riesce più ad opporsi per impedirlo. Semplicemente lascio che accada e socchiudo le labbra, pronta al contatto che non tarda ad arrivare. Ci baciamo lì, appoggiati alla pensilina del tram, alla nostra pensilina del tram, non so dire per quanto tempo. Alla fine sono io che separo con fatica le mie labbra dalle sue e ritorno con il viso premuto contro il suo petto, mantenendo gli occhi rigorosamente chiusi, con troppa paura per aprirli.
Dopo qualche minuto arriva un altro tram.
Billie Joe mi prende per mano e mi guida verso il vagone, sale e si siede su un sedile. Il tram è quasi vuoto, ma lui, senza lasciare la mia mano, mi fa sedere sulle sue ginocchia, circondandomi le spalle con un braccio. Io mi accoccolo e appoggio la testa sulla sua spalla, con gli occhi chiusi.
“Dove andiamo?” chiedo.
“Ti riporto a casa..”
“No…non voglio tornare a casa…” rispondo. Continuo a dare la colpa alle flebo e alla sfilza di medicinali che mi hanno dato, ma mi sento come fossi nel dormiveglia, sull’orlo di cadere addormentata da un momento all’altro.
“Ok, allora andiamo da un’altra parte.” Dice Billie, posandomi un bacio fra i capelli.
“Dove?”
“Non lo so, da qualche parte.”
Ha ripreso a cullarmi, come se fossi una bambina e io continuo a perdere il controllo del mio cervello ogni secondo di più.
“Ti amo.” Bisbiglio. Non volevo dirlo veramente è solo che lo sto pensando così tanto che le parole sono uscite da sole dalla mia bocca.
Per un secondo penso che Billie Joe non risponda: rimane in silenzio e immobile, a parte il suo respiro regolare che gli fa muovere il petto su e giù; poi dice, altrettanto piano: “Lo so.”
Non mi importa che non abbia detto “anch’io”. Non me lo aspettavo nemmeno, mi basta solo che mi abbia risposto.
Mi addormento, cullata dal movimento lento delle sue mani sulla mia spalla.
 
(Adrienne)
Non è esattamente il modo in cui mi ero immaginata di passare la mattina di Natale: in saletta con la solita gente, tutti attorno al tavolino tirato su di fortuna intenti a girarsi una canna.
Io sono seduta sulla poltroncina e guardo fissa la parete. Non sono molto loquace da quando Billie Joe se n’è andato da Meggie.
La porta si apre e mi volto di scatto.
Faccio un verso di disappunto a voce alta appena vedo Billie Joe che entra. Lui si blocca sulla porta: “Me ne vado?” chiede. Ha un viso sincero, come se realmente non avesse voglia di litigare. In realtà sembra piuttosto a terra, come se fosse troppo stanco per qualsiasi cosa.
“No.” Rispondo, secca. Posso anche tollerare la sua presenza.
“Oh ma non ci sta nessuno a casa il giorno di Natale, eh.” Fa notare Billie, sedendosi anche lui attorno al tavolino e dando una pacca sulla spalla di Mike.
“Come sta Meg?” chiede subito Trè. Sembra che quei due si adorino.
Billie Joe mi lancia un’occhiata un po’ preoccupata prima di rispondere: “Bene. Cioè…non proprio bene, ma sta meglio. E’ uscita dall’ospedale, adesso è a casa…mi ha detto che ti avrebbe chiamato, non l’ha fatto?”
“Sì, sì, certo…ma volevo saperlo da te come sta…insomma, se sta bene veramente.”
Billie Joe alza le spalle: “Non lo so, spero di sì.”
“E tu?” interviene Mike.
“Io che c’entro?”
“Rispondi e basta.”
“Non mi va di parlarne adesso.”
Mike gli rivolge uno sguardo così intenso che sembra che Billie Joe scompaia.
“Ok…ok…hai vinto.” Acconsente Billie Joe, lanciandomi un’altra occhiata preoccupata.
“Allora?”
“Non lo so…non…non lo so. Lei sta meglio è questo l’importante.”
“Quindi finisce così? Hai scelto Meggie?”
Non mi perdo nemmeno un microscopico movimento di Billie Joe. Voglio proprio vedere la sua reazione.
Non c’è molto da interpretare, i suoi gesti sono piuttosto chiari: nasconde la testa tra le braccia, appoggiandola sul tavolo.
“Le voglio bene.” Dice, con la voce soffocata dalle sue stesse braccia.”Lei ha bisogno di me, e mi ama sul serio.”
“Ma tu…?” Mike oggi lo sta proprio torturando.
“Ma io amo Adie, CAZZO. Lo so da sempre che amo Adie, lo sa tutto il mondo che amo Adie, CAZZO!” esclama, alzando di scatto la testa tra le braccia.
A questo punto intervengo: “Hey! No, ma tranquilli, continuate pure a parlare come se non fossi qui.” Sbotto, sarcastica.
Trè mi guarda un po’ stranito: “Io proprio non ti capisco…ti ha appena fatto una dichiarazione d’amore e la tua reazione è questa? Sei scocciata?”
Questa faccenda sta diventando una questione di stato e io sto cominciando a stufarmi.
“No, non sono scocciata, sono stanca. Billie mi ama uh che bello, anche io lo amo, ma tanto con me non ci starai mai, pezzo di stronzo, perché sarai sempre legato a Meggie in un modo o nell’altro e cazzo, se per te è più importante la sua felicità della tua e anche della mia allora accomodati, ma io non sto qui ad aspettarti.”
Billie mi fissa negli occhi con quel suo sguardo stanco, senza nemmeno cecare qualcosa da dire per ribattere.
“Aspettate…fatemi fare un riassunto…” interviene Trè: “Allora…Meggie ama Billie Joe. Ma Billie Joe non ama Meggie, perché ama Adie…e anche Adie ama Billie Joe, ma lui non può stare con lei perché non vuole ferire Meggie. Giusto?”
“Carino, eh? Potrebbero farci una soap opera.” Commento io, acida.
“In poche parole, Billie, sta a te decidere.” Aggiunge Mike.
“No, per un cazzo, lui non è in grado di decidere, ho deciso io.” Dico. “Quindi Billie, stai con Meggie, oppure non starci fai il cazzo che ti pare, quello che è certo è che io me ne tiro fuori una volta per tutte.”
Mi alzo ed esco sbattendo la porta, maledicendo tutto e tutti, perché l’unica volta nella mia vita che mi sono innamorata sul serio il destino, oppure qualche entità, non lo so, ha deciso di rovinarmi tutto pezzo per pezzo.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Sera!
Allora...sono particolarmente legata a questo capitolo è sicuramente uno di quelli a cui tengo di più, l'ho scritto tutto di getto in una notte (ecco perchè perdo il sonno xD) e rileggendolo mi sono accorta di essere stata un pò tanto fluffosa...:D a voi il giudizio!
Un bacio!
Ire

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Capitolo 15
*** Brain stew ***


(Meggie)
Le feste mi mandano in confusione. Ok, praticamente TUTTO mi manda in confusione. Camminare a volte aiuta. I miei piedi vanno avanti praticamente da soli seguendo strade conosciute e mi ritrovo senza realmente rendermene conto davanti a casa di John.
Fisso la porta per qualche minuto. Non l’ho ancora visto dopo l’ospedale, e non mi sento a mio agio a parlare dell’ “incidente”.
Chi se ne frega. Voglio parlargli, ho bisogno di sentire i suoi consigli su Billie Joe e sul perché mi sento così terribilmente confusa.
Suono il campanello, con decisione.
Sento la voce di John, da dietro la porta che urla “Arrivooo” poi si apre la porta e spunta la sua sagoma, vestito elegante con la cravatta aperta che penzolava attorno al suo collo.
“Ehi…Meg…” dice con un sorriso sorpreso e mi abbraccia, stringendomi forte, come se non mi vedesse da una vita.
Scioglie l’abbraccio e mi posa le mani sulle spalle: “Come stai? Stai bene? Cazzo, sei pallidissima…”
Mi passa una mano sul viso con un sorriso, preoccupato per la mia salute.
“Sto bene…mi sto riprendendo…Senti ho…bisogno di parlare un po’…mi fai entrare?”
“A…adesso?”
“Sì, adesso…”
“Oh beh Cristo Meg, è il giorno di Natale, stiamo aspettando una decina di parenti per il pranzo…”
“Hai ragione…ti sto dando fastidio, scusa, me ne vado…”
Le dita di John si stringono attorno al mio polso.
“No, dai, aspetta…vieni…”
Entriamo in casa e si chiude la porta alle spalle.
John urla a sua mamma che ci sono e che andiamo in camera qualche minuto.
“Scusa, sono piombata qui a incasinarti la giornata.” Dico, togliendomi la giacca e appoggiandola sul letto.
“Dai, sono felice che sei qui, credevo che avrei passato un Natale terribile con tutti quei parenti…solo mi chiedevo perché non sei con tua madre…”
Sospiro: “Non ce la faccio più a stare con lei, le voglio bene, ma mi fa diventare pazza. Assorbo tutta la sua ansia, i suoi problemi, la sua paura e li mischio tutti insieme formando delle paure tutte mie.” Mi fermo un istante di parlare. “Oddio. Sto diventando pazza.”
John, seduto sul suo letto, mi sorride: “Ma no che non sei pazza…cazzo sei appena uscita dal coma…”
“Era un coma indotto.” Preciso io.
Fa spallucce: “Hai ragione…”
“Missà che forse sono tornata con Billie Joe.” Butto lì. Ho paura del suo giudizio, insomma…nessuno più di John odia Billie Joe, mi sento quasi come tradire un patto tra me e lui.
E di certo lui non ha deciso di rendermi le cose semplici:
Spalanca gli occhi: “Cosa?”
“Lo so, sono un’idiota. Ma non sono nemmeno sicura che siamo tornati insieme e…”
“…e Adrienne?”
“Si sono lasciati”
“Ma Meggie, lo odiavi! Ti sei già dimenticata tutte le stronzate che ti ha fatto? Il modo in cui ti ha lasciata…e…”
“Senti NON LO SO è successo e basta…mi è venuto a prendere all’ospedale, è stato…Perfetto. Adorabile…Mi ha calmata, mi ha consolata, è stato perfetto e basta…”
John si è zittito e annuisce, guardando il tappeto. E’ ovvio che gli girano parecchio le palle. Forse ho mandato a puttane la nostra amicizia…
“Sì. Certo, è normale. Lui era lì e io non c'ero..."
Lo guardo interrogativa: "Ma che dic..."
Mi interrompe: "D’accordo. Ok…se…se sei felice…” dice, con un tono un po’ mesto.
“Non lo so quanto durerà, John…ho come la sensazione che ritornerà tutto come prima…cioè io, Billie, Adie, poi di nuovo io, poi Adie…” prendo un respiro “Ce l’hai con me?” chiedo, a bruciapelo.
Scuote la testa: “No…No, voglio solo vederti felice.”
“Sto seriamente impazzendo” dico, cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro lungo la stanza si John. Sento che sto andando in iperventilazione, e sto parlando a macchinetta.
“Perchè… non lo so. Ti è mai capitato di essere completamente in confusione, un totale caos dentro la mente, come se qualsiasi cosa potesse condizionare in modo assurdo tutto il senso della tua vita, perchè…”
“Hey. Ti calmi?” mi interrompe John, che si è alzato e ha interrotto la mia camminata piazzandomisi davanti.
“O forse sono io che sono completamente pazza.” Dico.
Alzo gli occhi giusto in tempo per vedere John che prende un respiro profondo, poi non capisco più nulla: prende il mio viso fra le mani e mi bacia, incollato alle mie labbra come se fosse una sorta di richiamo, di bisogno di cui non può fare a meno. Sono così confusa che per una manciata di secondi ricambio il bacio, prima di rendermi conto di quello che sta succedendo.
Lo allontano appoggiando i palmi delle mie mani sul suo petto.
“Ma che cazz…” dico, rivolta a me stessa più che a lui.
“Oddio, scusa.” Borbotta, immediatamente. E’ arrossito e adesso è decisamente preoccupato. “Davvero, Meg, scusami non so cosa…”
Il livello di confusione nella mia testa è arrivato ad un livello tale da essere ingestibile. Faccio quello che mi riesce meglio: volto le spalle a John e scappo.
“Meg…aspet…Meg…scusami…” sento la voce di John che cerca di fermarmi mentre percorro di corsa il corridoio e esco come una furia fuori dalla porta.
Mi metto a correre, non so per dove, ma ho bisogno di correre.
 
Sono le dieci di sera e sono a casa. E’ la prima volta nella mia vita che ho un bisogno estremo di rintanarmi nella mia casa per scappare dall’esterno. Di solito succede il contrario.
Una ventina di minuti fa ha telefonato Billie Joe, gli ho fatto rispondere da mia madre, che gli ha trovato una scusa stupida per dirgli che non potevo parlargli. Non so nemmeno perché non voglio parlargli, ho solo voglia di stare sola, aspettando che miracolosamente la luce divina illumini il mio cervello e mi indichi la cosa giusta da fare.
“Meg...” spunta mia madre, fermandosi sulla porta della mia stanza e arricciando un po’ il naso a causa del pungente odore di fumo di cui era impregnata l’aria.
“C’è John al telefono…”
“Digli che non ci sono. Che sono fuori.”
“Gli ho già detto che ti andavo a chiamare…”
“No, mamma non voglio parlargli digli una cazzata a caso…”
Mia mamma sospira: “Ma che cavolo stai combinando, Meggie?”
Alzo le spalle: “Non è niente, ‘ma…solo un po’ di casini…”
Annuisce e richiude la porta.
‘Fanculo. Accendo lo stereo e mi sparo i Guns ‘n’ Roses a volume così alto da rintronarmi le orecchie nella speranza di rintronarmi anche il cervello.
E intanto mi faccio una canna.
 
I been thinkin' bout
Thinkin' bout sex
Always hungry for somethin'
That I haven't had yet
Maybe baby you got somethin' to lose
 
Vero. Stavolta ho decisamente qualcosa da perdere…Billie Joe, e anche John alla fine. Sembra tutto così terribilmente appeso ad un filo, ed adesso quel dannato filo è così teso che potrebbe spezzarsi e far crollare tutto.
 
 
My way - your way
Anything goes tonight
My way - your way
Anything goes tonight
 
Mi sdraio sul letto a pancia in su e prendo una boccata dalla canna girata così tanto male che il filtro rischia di scivolare via ad ogni boccata.

Anything goes.

In qualche modo se ne andrà tutto. Via. In qualche modo.
Chiudo gli occhi. Finisco la canna, poi credo che dormirò.
 
Mi sveglio di soprassalto dopo quelli che potrebbero essere istanti o ore. Mi ci vogliono un po’ di secondi a capire perché mi sono svegliata: c’è qualcuno che sta prendendo di mira la mia finestra con una raffica di sassolini.
Mi avvicino ai vetri, li apro e mi affaccio.
“John…”
Anche dal secondo piano riesco a distinguere chiaramente un largo sorriso che gli illumina il viso.
“Hey…Credevo non volessi affacciarti…”
“No…stavo dormendo…cioè. In realtà non avrei voluto affacciarmi, ma ormai l’ho fatto.”
Resta in silenzio qualche secondo, che sembra un’eternità.
“Vorrei parlarti. E questa cosa di parlarci dalla finestra fa molto Shakespeare, ma è un po’ scomoda.” Dice.
Non riesco a trattenere una risata.
“Sali…ti apro il portone.” Dico.
In un attimo vedo spuntare John di fronte alla mia porta, con una faccetta che ostentava un senso di colpevolezza, misto a preoccupazione e ad un po’ di imbarazzo. Ha ancora addosso la camicia bianca di prima e la cravatta adesso è completamente allacciata.
Fa’ un cenno di saluto a mia madre, che non sta capendo più niente, ma risponde al saluto senza fare domande, poi John mi segue in camera mia.
Mi acciambello in mezzo al tappeto, ma lui non mi imita, cammina avanti e indietro, come facevo io, poche ore prima a casa sua.
“Come è andato il pranzo?” chiedo, giusto per dire qualcosa.
“Non lo so, non ho ascoltato una parola e non ho detto niente. Non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che…si insomma, ti ho baciato.”
Lo guardo un po’ stupita: “Sì. Lo so. Me ne sono…accorta.” Dico.
Si passa una mano sulla fronte: “Dio, che stupido. Sono uno stupido.”
Lo fisso, dal basso in alto, cercando di incrociare il suo sguardo ma mi sfugge.
“No, non sei uno stupido…mi dispiace, non dovevo scapparmene via così…” dico.
Finalmente smette di camminare, si ferma e mi guarda, in piedi in mezzo alla stanza: “Non dovevo baciarti…insomma voglio essere chiaro…non mi sono pentito del bacio…è stato solo…non lo so, il momento sbagliato…non volevo che andasse così, sono stato uno stupido…è solo che eri così agitata, volevo calmarti…poi hai detto che sei tornata con Billie Joe non me l’aspettavo…volevo disperatamente fare qualcosa per cui tu non potessi mettermi da parte, ecco…”
Non riesco a dire nulla. Non mi ero accorta di niente, assolutamente niente prima di oggi, se non mi avesse baciato sarei ancora convinta che io e lui siamo soltanto molto amici. Dio, sono stata una vera stronza, anche se non potevo saperlo…tutte le volte in cui gli parlavo di Billie, quando l’ho trascinato a quel concerto solo per vederlo, e adesso questo.
“John…mi dispiace…” comincio, ma lui mi interrompe, impedendomi di proseguire con il lungo discorso che avevo in mente di fargli.
“So che sei incasinata adesso, e non voglio una risposta ora. Mi basta che tu sappia che mi piaci, mi piaci tanto.”
Apro la bocca, cercando di dire qualcosa, ma la porta di camera mia si spalanca all’improvviso.
“Margaret, c’è Billie Joe alla porta vuole vederti…mi sono rotta di raccontare balle in giro…gli ho detto di aspettarti lì…” dice mamma.
Ci mancava Billie Joe.
Mi voltai istintivamente verso John in cerca del suo consueto appoggio morale. E’ un nonsenso chiedere tacitamente appoggio morale a lui adesso ma è così naturale…
Inaspettatamente mi fa un mezzo sorriso: “Và’ da lui…io me ne vado. Solo…pensaci, ok? Pensaci solo un pochino…”
Annuisco, un po’ spaesata e lo seguo mentre esce dalla porta e incrocia Billie Joe.
“Che ci fa lui qui?” mi chiede Billie, con una specie di ringhio.
“Calmati, Rambo, me ne sto andando.” Risponde John, tagliente come una lama, mentre è già a metà della scala.
Non so bene perché, ma invece di far entrare Billie Joe dentro casa preferisco uscire io, chiudendomi la porta dietro la schiena e fissandolo immobile in piedi in mezzo al corridoio.
“Credevi che mi sarei bevuto la balla che tua madre mi ha rifilato al telefono?” chiese subito Billie Joe.
“No, speravo che avresti per lo meno fatto finta di crederci fino a domani..” rispondo.
Billie sospira: “Che c’è? Perché mi stai evitando?” chiede.
Non so che accidenti mi sta succedendo ma il mio viso si apre immediatamente in un ghigno: “Ti sto evitando? Adesso sai che effetto fa, non è vero, BJ?”
Mi scruta aggrottando le sopracciglia: “Che cazzo ti prende?”
Alzo le spalle: “Sono incasinata. Ho bisogno di stare un po’ da sola.”
“Non capisco…ieri eri…”
“Quale parte di ‘ho bisogno di stare da sola’ non hai capito?”
MI prende per i polsi. Perché deve sempre cercare un qualsiasi contatto fisico con me? Crede di convincermi più facilmente ad essere d’accordo con lui?
“Mi stai lasciando?” chiede, come se la sola ipotesi fosse assurda.
“Perché, stavamo insieme?”
“beh…pensavo di sì…” risponde, poco convinto.
Non mi prendo nemmeno il tempo utile per respirare, mi sento come invasata, come se fossi esplosa e ora non potessi fare a meno di dirgli in faccia tutto quello che penso: “Billie, tu non è con me che vuoi stare…perché non è giusto che tutti i ricordi più belli che ho siano con te, mentre tutti quelli che hai tu siano con Adie…”
“Però alla fine io ritorno sempre da te …”
“Sì. Tu ritorni sempre perchè ti senti in colpa, perchè qualsiasi cosa che tu fai, qualsiasi cosa che hai fatto io c’ero, ero lì con te, che tu lo volessi o no. C’ero quando sei uscito senza ombrello col nubifragio perchè ‘l’ombrello non è nel tuo stile ’ e poi ti sei preso la febbre, c’ero tutte le volte che scleravi perchè finivi le sigarette e finiva sempre che mi facevo dei chilometri a piedi per andartele a comprare. E poi ti ricordi quando hai smesso di fumare? Avevi cominciato ad odiare perfino l’odore del tabacco. Beh, c’ero anche in quel periodo. E c’ero anche quando hai ripreso perchè Mike ti faceva andare in paranoia a forza di fumarti in faccia. E sapevo benissimo che nel frattempo tu avevi in testa soltanto Adrienne, non mi importava, c’ero lo stesso. Ma tu … tu che cazzo sai di me? Tu quando ci sei stato per me?”
Billie Joe mi guarda come se parlassi marziano e non dice niente.
“Io …”
“La tua memoria è fottutamente piena di momenti del genere, ma non con me, con Adrienne. E non dire di no.”
“Ancora lei? Ma la pianti di essere così gelosa? Sei veramente paranoica …”
“E’ con lei che vuoi stare. Quindi lasciami in pace.”
Billie Joe sta in silenzio per più o meno un minuto, senza muoversi, poi, inaspettatamente, dice: “Io per te c’ero ieri, quando ti se addormentata sulla mia spalla sul tram mentre ti accompagnavo a casa, poi c’ero quando al nostro primo appuntamento ho rubato un girasole di plastica dai fiori nel mio salotto perchè non avevo i soldi per comprartene uno vero. E c’eravamo tutti e due quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta…sono passati quasi due anni, vero? Tu eri così agitata che tremavi…Perchè tu credi che io non mi accorga di un cazzo, ma come vedi non è vero.”
Stavolta mi ha davvero spiazzato. Non mi aspettavo un discorso così da lui, non me lo sarei mai immaginato.
Billie Joe scuote la testa: “ Ma non importa. Continua pure a pensare che sia uno stronzo se ti fa comodo.”  E si volta, tutto intenzionato a andarsene.
Lo prendo per un polso: “no … aspetta …”
Si ferma e riprende le mie mani fra le sue, spalancando gli occhioni verdi in uno dei suoi migliori sguardi da bimbo sperduto: “Meg, voglio sapere che succede…ieri eri completamente diversa…mi hai detto che mi ami e adesso non vuoi neanche più vedermi?”
No, stavolta non gli avrei permesso di rigirare la frittata e riuscire a dimostrare in qualche modo che la colpa di tutto era mia.
“Sì, e tu cosa mi hai risposto?”
“Eh?”
“Cosa mi hai risposto quando ti ho detto che ti amo?”
Billie Joe rimane in silenzio, arrossendo lievemente, in preda all’imbarazzo.
“Te lo ripeto ancora, Billie, non voglio che stai con me per volontariato…voglio saperlo adesso, voglio sapere se mi ami.”
Rimango col fiato sospeso ancora per quattro o cinque interminabili secondi, anche se so perfettamente che non dirà mai quelle due dannate parole.
Invece, ne dice altre due: “Mi dispiace.”
Annuisco: “Senti…vuoi stare con Adrienne? Stai con lei, accidenti. Stai con lei e basta, una volta per tutte, ma stavolta non tornare indietro. Impazzisco se continui così…”
Non credo di essere mai stata così sincera con lui in tutta la mia vita.
“Quindi mi stai lasciando sul serio…” dice Billie Joe, ancora un po’ incredulo all’idea.
“Io voglio solo stare da sola. Per qualche giorno per capire che cavolo succede…Se ti fa più comodo pensare che ci siamo lasciati, allora sì. Ci siamo lasciati.”
Billie Joe spalanca ancora di più gli occhi, come se dovesse prendersi qualche secondo di tempo per realizzare che stava succedendo veramente, che io stavo lasciando lui. Veramente.
“Vai da Adrienne, se è veramente lei che vuoi…” aggiungo.
Gli rivolgo un mezzo sorriso, per fargli capire che infondo non sono nemmeno più incazzata e mi chiudo la porta alle spalle. Rimango appiccicata alla superficie interna della porta, respirando profondamente ad occhi chiusi, come se fossi appena tornata da una maratona. Sono solo a malapena consapevole di quello che ho appena fatto e non sono sicura che sia stata una grande idea. Ma so anche che avrei dovuto farlo anni fa. Non ha senso stare con una persona che ama un’altra, non ha senso e basta, e non importa quanto male possa fare, non importa. Solo che fa parecchio male. La consapevolezza che stavolta è finita davvero, non si torna indietro, non come al solito, stavolta davvero. E poi c’è la questione di John, che si aggiunge a complicare tutto.
Sì. Ho decisamente bisogno di stare qualche giorno lontana da tutti. Potrei scappare di nuovo in Arizona. Rido nella mia mente. Forse per stavolta è sufficiente chiudermi in casa.

Angolo dell'autrice:
Dunque, è successo l'inevitabile, ho postato tutti i capitoli che ho scritto, gli ultimi devo ancora scriverli. Credevo che sarei riuscita a finire la storia in tempo, ma sono tendenzialmente in crisi compositiva, quindi mi ci è voluto un pò di tempo e tutt'ora sono un pò bloccata...Quindi gli ultimi due capitoli (o addirittura un solo capitolo, devo vedere come mi viene lungo il finale) ritarderà di un pò rispetto a come siete abituati...xD mi piace tenervi sulle spine mwahahahahahah (no poveri, sorry) :D
Comunque non perdete la speranza, appena riesco a riordinare le idee nella mia testa posto il capitolo, garantito :D
Baci!
Ire

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Capitolo 16
*** The one I want ***


(Adrienne)

Giro serale per le strade di Berkeley.
In realtà assomiglia tutto a una dannata puntata di qualche soap opera domenicale, come sempre. E dire che io ho sempre odiato le situazioni di questo genere. Ma sono stata io a dire “si” a Mike quando mi ha chiesto se avevo voglia di uscire con lui, Mary, Trè e John. Sì, c’è anche John, lo ha invitato Trè. Trè è fantastico, è amico di tutti, incondizionatamente. Forse è perché è appena arrivato, ma in realtà credo che sia così perché è semplicemente il suo carattere.
Beh il fatto è che dentro la birreria dove ci siamo rintanati l’atmosfera stava cominciando a farsi pesante, quindi sono uscita fuori, per fumare tranquilla.
Accendo la sigaretta con il mio zippo e guardo verso la strada di fronte a me, cercando di non pensare assolutamente a niente.
“A che pensi?”
Ecco appunto.
“A niente, Al…”
Silenzio, rotto soltanto dal rumore dell’accendino di Al.
“Sono uscito per fumare, l’atmosfera dentro era un po’…”
“…pesante.” Concludo.
“Altrochè.” Mi dà ragione. “Si stanno sforzando tutti di non nominare né Billie Joe né Meggie, immagino che stiano facendo uno sforzo notevole.”
Ridacchio: “Sì beh. Ogni tre secondi c’è  qualcuno che deve cambiare bruscamente discorso per non avvicinarsi ad argomenti pericolosi, è un po’ snervante.”
Al annuisce e poi resta in silenzio ancora per un po’, prendendo boccate profonde dalla sua sigaretta.
“…e così…hai mollato Billie Joe. Di nuovo.” Dice, dopo qualche minuto di silenzio.
“Già. Ma se l’è meritato quindi non è un problema mio.” Non ci credo neanche io alle stronzate che dico.
Al mi porge una bottiglia di birra: “Vuoi?”
Faccio segno di no con la testa.
“L’hai mollato perché sei gelosa di Meggie?”
“Ma ti fai i cazzi tuoi?” sbotto.
“Scusa…” dice, con tono un po’ sarcastico.
“Comunque no. L’ho mollato perché non voglio entrare in questo stupido gioco tipo ‘Billie e il suo cazzo di Harem’.”
Al ride: “Ma che ci trovate in quel nanetto, poi, voi donne, non riesco proprio a capirlo”
“Sarà nanetto, ma è comunque più alto di me, e anche di Meggie, direi…” dico, unendomi alle risate di Al. “E poi ha molto fascino. E’ un genio e suona da Dio. E poi è…non lo so, ti coinvolge nelle cose che fa, tutte. Ti coinvolge e ti rende parte di esse, e ti fa sentire importante.” Faccio una pausa. “Ma nonostante questo tutte le sue donne sono sparite, adesso che pure Meggie l’ha mollato.”
Al tossice forte, si sta strozzando con il sorso di birra che stava mandando giù. Gli dò due botte in mezzo alle scapole.
“Co…sa?” chiede ancora tossicchiando.
“Oh no ho di nuovo detto qualche cosa che non avresti dovuto sapere?” dico, con tono un po’ annoiato, alzando gli occhi al cielo.
“No…è che…Meggie…ha davvero mollato Billie Joe? Cioè l’ha mollato lei?” chiede, incredulo.
Annuisco: “Sì. Neanche io ci volevo credere, ma sembra sia vero…”
“Uoh.” Commenta John, appoggiandosi al muro, come se stesse prendendo atto della notizia.
“E tu come lo sai?” mi chiede.
“Me l’ha detto Billie Joe…è venuto da me a chiedermi di rimetterci insieme. Pensa te la faccia tosta.”
“Avrei giurato che lei avrebbe scelto lui in ogni caso…” Al borbotta, quasi tra sé e sé come se non stesse realmente parlando con me ma con lui stesso.
“Strana la vita, eh?” rispondo, con il tono più tremendamente cinico che riesco a fabbricare. “In ogni caso Billie Joe non ha capito un cazzo, con me ha chiuso.”
Al non mi sta nemmeno più a sentire è completamente perso nei suoi pensieri.
“Credevo che avesse già deciso insomma…sono cinque giorni che non la vedo, avevo dato per scontato che avesse scelto Billie…ma che cazz…”
Cerco di soffocare uno sbuffo. Odio qualsiasi cosa in questo momento e anche Al e il suo fottuto stream of conciousness di cui ha deciso di rendermi partecipe.
“Senti…io non so assolutamente nulla del cervello contorto di quella pazza di Meggie.” Dico: nel frattempo intravedo Trè che sta ci sta raggiungendo accendendosi una canna con lo zippo.
“Io chiederei a lui, credo che ne sia il massimo esperto al momento.” Aggiungo indicando Trè. Al lo nota solo ora e lo saluta con un cenno.
“Che è?” chiedo io indicando la canna.
“Erba. Ahem. Credo.” Mi risponde. Io faccio spallucce e gli chiedo un tiro.
“Di cos’è che sono esperto?” chiede Trè, riferendosi alla mia frase di prima.
“A parte di erba…del cervello di Meggie direi.”
Trè ride: “Sono più esperto di erba a dire la verità…”
“Ma sul serio ha mollato Billie?” chiede Al. Certo che è vero, ma evidentemente non si fida abbastanza della mia parola. Poi insomma, come potrei biasimarlo, chissà le cose che Meggie dice in giro di me…se sono più o meno la metà di quelle che dico io di lei, sono comunque certa di avere una pessima reputazione.
Con la coda dell’occhio vedo Trè che annuisce e poi cerca abilmente di cambiare discorso: “Allora Adie, che ne pensi dell’erba? Non è il massimo ma era…Al dove cazzo vai?” Dice, interrompendo gli sproloqui.
“Da Meggie, no? Mi pare ovvio…” dice Al, facendo per allontanarsi.
“No, no, no, tu rimani qui…”
Al lo guarda stupito: “…ma…”
“Lasciala in pace ancora un po’…sono sicuro che appena fa pace con il suo cervello sarà lei a venire da te.” Dice Trè.
“E tu come fai a esserne così sicuro?”
Trè fa spallucce: “Sono pur sempre il massimo esperto di Meggie in circolazione. E sono quello che la conosce da meno tempo di tutti, quindi voi siete tutti un branco di idioti…”
“A me non me ne frega un cazzo…” dico, per tirarmi fuori dalla categoria ‘idioti’ che Trè ci ha appena appioppato.
“Quindi ha intenzione di scaricare pure me, giusto?” chiede Al, con un tono mesto mesto che mi fa quasi tenerezza. Improvvisamente capisco perché Al è così preso da Meggie…sono assolutamente identici, si agitano nello stesso modo e reagiscono in maniera assolutamente identica di fronte ai problemi. Cavolo è assurdo, ma spero davvero che finiscano per mettersi insieme.
“Senti Al, io non lo so.” Risponde Trè, sbrigativo. Probabilmente ha paura di incasinarsi e di dire cose che non dovrebbe dire.
“Però…” inaspettatamente Trè prosegue. “Credo che se dovessi provare a fare un’ipotesi è molto probabile che non abbia nessuna intenzione di scaricarti.”
Gli occhi di Al si illuminano improvvisamente: “Devo andare assolutamente da lei…” dice.
“Dammi retta, non ci andare…lasciale ancora un po’ di tempo, direi che dopo tutto ‘sto casino se lo merita…”
Al annuisce, ma è poco convinto si vede lontano un miglio.
“Toh. Fatti un tiro.” Gli dico, porgendogli la canna di Trè.
Al accetta e prende una boccata di fumo.
“E’ solo che ci tengo un sacco…” dice.
Poverino. Tanto andrà uno schifo. Tutto va sempre uno schifo.
“Allora mettiamola così, John, se vai da lei adesso rovini tutto. E poi se scopro che ci sei andato ti gonfio di botte. Con simpatia, ma ti gonfio di botte.”
Al finalmente ride, cavolo credevo che non ne fosse capace.
“D’accordo, d’accordo…me ne sto buono…”
Trè indica la canna tra le dita di Al: “Gente, quella roba fa miracoli…”
Rido anche io, poi annuncio che torno dentro. Anzi, me ne vado proprio.
Saluto Mike e Mary sbrigativamente e mi avvio verso casa, camminando da sola lungo le strade deserte di Berkeley.
La mia dose di Soap Opera stasera è già stata ampiamente superata, contando poi che non ho più nessuna voglia di immischiarmi in tutta questa faccenda. Mi fa ancora troppo male pensare a Billie Joe. Mi fa male pensare che abbia rovinato tutto per colpa di Meggie, come sempre. Ma che cavolo, ci amiamo, e lo so benissimo che lui mi ama, è una cosa su cui non ho mai avuto dubbi; ho sempre avuto molti più dubbi su me stessa più che su di lui. Non sono mai stata abituata ad avere qualcuno a cui importi così tanto di me, e so che se anche io annullo tutte le mie barriere mentali finirò per stare malissimo, perché non esiste una storia d’amore che vada a finire bene. E forse è anche per questo che ci siamo lasciati, non tanto per Meggie, lei è stata solo il primo sintomo della malattia: come mi aveva lasciata sola a quella festa per andare da lei all’ospedale mi avrebbe lasciata sola mille altre volte, per mille altri motivi e io non sono abbastanza forte da sopportarlo, non dopo aver ammesso a me stessa di essere innamorata di lui.
Alzo gli occhi e incrocio il cartello che indica la strada su cui sto camminando. Sono decisamente troppo lontana da casa mia per raggiungerla a piedi, e l’ultimo tram è partito venti minuti fa.
Sbuffo. Non c’è soluzione, vado a dormire in saletta.
 
(Meggie)

La saletta è un disastro, un incredibile disastro e questo è un ottimo motivo per girare come una trottola nei quattro metri quadri che ho intorno cercando freneticamente di dare un senso al casino che c’è.
In realtà muovermi mi calma e mi aiuta a pensare meglio, più liberamente. Amo camminare, muovermi, fare cose, e soprattutto riordinare ha un che di catartico per me, è come se mettendo a posto il disordine attorno a me mettessi a posto anche i miei pensieri. Guardo l’ora nell’orologio e mi prendo un colpo: Ho perso l’ultimo tram da quasi un’ora, ero convinta fosse molto più presto. Pazienza, dormirò qui…
Adesso però devo trovare un posto razionale per tutti i plettri che ho raccolto in giro per la stanz…
Oh. Qualcuno sta aprendo la porta con le chiavi.
Mi giro verso la porta e riesco distintamente a immaginare la mia faccia mentre vedo Adrienne che sbuca.
“Ma è possibile che ti incontro sempre ovunque?” sbotta.
“Ehi io ero già qui, sei tu che sei arrivata dopo.” Rispondo.
“Io devo dormire qui, ho perso l’ultimo tram.”
“Anche io ovviamente…se sono qui…”
“Sembra che dovremo convivere. Credi di sopravvivere per una notte nella stessa stanza con me?” mi dice, sarcastica.
“Ah, se sopravvivi tu, bella…”
Si chiude la porta alle spalle e si lascia cadere sul divano, sento che mi fissa.
“Che diavolo stai facendo?” chiede incredula.
“Niente. Metto a posto.”
“Stai…dividendo i plettri per colore?”
Annuisco: “Problemi?”
“Tu sei pazza.” Mi dice.
“Senti mi calma riordinare le cose, va bene?”
“Ah fai quello che vuoi. Potresti riordinare anche il mio garage una volta che ti viene una crisi, mi farebbe comodo.” Continua, con un tono sempre carico di sarcasmo.
“Perfetto, allora.”
E speriamo che se ne stia zitta e mi lasci in pace con la stanza da sistemare e i miei pensieri da riordinare.
“Quindi sei in crisi?” mi chiede.
“Sì.” Sbotto. “Ma non mi va di parlarne con te.”
“E con chi ne parleresti?”
“Con sto cazzo, Adie. La pianti?”
Adrienne ride lievemente. Mi giro a guardarla e all’improvviso mi rendo conto del perché Billie Joe fosse sempre stato innamorato di lei…è bellissima, quasi splendente.
“Mi piace stuzzicarti quando sei in crisi…” dice, anche se non è del tutto seria, sta parlando come se prendesse tutto per gioco.
“Che divertimento” mi approprio anche io del suo beneamato sarcasmo. “Infieriamo a caso su Meg, tanto lei ne ha sempre una, è sempre incasinata per un motivo o per l’altro
Adrienne rimane in silenzio per qualche minuto, è tornata seria, io ho ripreso a sistemare i plettri. Finchè però Adrienne non comincia a borbottare.
“Che schifo.”
Sospiro e mi giro a guardarla: “Che cosa?”
“Tutto il complesso, ma possibile che non lo vedi? Piangiamo per cose futili, ridiamo per cose futili, viviamo per cose futili. Non vorrai dirmi che credi che sia normale che la tua vita e anche la mia alla fine di tutto ruotino solo attorno a quell’idiota di Billie Joe? Ma non ti sei mai chiesta che senso ha?”
“Ah certo. Secondo questo ragionamento niente ha senso. Piantala di fare la vittima.”
Spalanca gli occhi e mi fissa: “Io farei la vittima? Ma ti sei vista? 'Povera me Billie non mi ama, povera me, Billie non mi vuole'…ma svegliati un po’…”
Ok, smetto di mettere a posto i plettri e comincio a passeggiare avanti e indietro, cercando qualche frase molto offensiva da dire a Adrienne, ma mentre cerco l’insulto perfetto lei prosegue: “Per esempio, vedi? Tu mi detesti e io detesto te. E siamo convinte tutte e due che sia una cosa assolutamente normale, anzi addirittura naturale. Se ci pensi non ha alcun senso.”
“L’odio non ha mai senso.” Che meraviglia. Adrienne ha dato il via ad una sana speculazione pseudo-filosofica. Mi mancavano un po’ questi discorsi, li facevo sempre con John. Oddio. Mi manca John? Scaccio questo pensiero dalla mia testa e riprendo: “ma io non ti odio, ce l’ho con te e basta, perché siamo lealmente rivali. E questa è davvero una cosa del tutto normale, e neanche tu riuscirai a demonizzarla.”
Un’altra pausa, nel frattempo io mi sono stufata di passeggiare in tondo e mi sono seduta sul divano, spostando le gambe di Adrienne.
“Ti sei chiesta perché ce l’ho con te così tanto? A parte Billie Joe, ovviamente. Insomma. La colpa di tutta la nostra situazione è sua, non certo mia né tantomeno tua, è soltanto sua e basta…però io me la sono presa con te lo stesso…” dice.
Ci penso un po’ su: “In realtà penso…perchè eri sicura che con me ce l’avresti fatta.”
“A fare cosa?”
“A distruggermi, a farmi sparire dalla scena. Era più facile far sparire me piuttosto che incazzarsi con Billie Joe dall’inizio.”
Adrienne scoppia a ridere, una risata cristallina, limpida, profonda, come se stesse ridendo dal profondo dell’anima, ma c’era un’amarezza soffusa in quel suono quasi angelico. Sì. Ho capito decisamente perché Billie Joe la ama così tanto.
“Infatti…si è visto.” Dice, sarcastica al massimo. “ma non dire cazzate.” Riprende, cambiando bruscamente tono e tornando seria “Non sei veramente così scema. Hai sempre vinto tu. Tornava sempre da te.”
“Ma se sei riuscita a farci lasciare?” dico.
“Sì, e cosa ho concluso? Io sto peggio di prima. Ti sembra che ci abbia guadagnato qualcosa?” chiede, retorica. Guarda il soffitto per non guardarmi negli occhi. Non riesco a non notare dei lucciconi di lacrime che illuminano i suoi occhi neri, al di là della spessa riga di matita nera che li incornicia.
“Ci hai guadagnato la soddisfazione di avere vinto l’ultimo round.” Dico.
“Bella roba. Quello che volevo non ce l’ho. E non so nemmeno se lo voglio più.”
“Non ce l’ho nemmeno io però…” dico.
Adrienne sospira, ricaccia indietro le lacrime e ritrova un tono di voce più distaccato: “Per quanto la tua infelicità o infelicità sia del tutto ininfluente per me…sei sicura che Billie Joe fosse davvero quello che volevi?”
“Ti ho detto che sono in crisi…” dico.
“Sai, in fondo ti invidio. Sei tutto quello che ho sempre voluto essere, cavolo, quindi cerco di trovare mille motivi per cui posso definirmi più felice di te, ma non ci riesco…”
“Ma che cavolo dici?”
Il tono di Adrienne è ritornato confidenziale, sincero: “Io non sono capace a lasciarmi andare nemmeno con il ragazzo che amo perché ho una fottuta paura di mettermi in gioco…tu sei così…passionale, sei sempre sincera e se provi una cosa la dici e basta…”
“Missà che ti sei fatta un’idea sbagliata di me…” dico. E’ incredibile sentirmi dire queste cose da Adrienne.
“Non so perché ero sicura che ti saresti messa a ridere…”
“Questo perché hai un’idea sbagilata di me.” Dico sorridendole.
Lei ricambia il sorriso poi ripiombiamo nel silenzio e lei riprende a fissare il soffitto.
“Adie?”
“mmm?”
“Ho mollato Billie Joe perché è innamorato pazzo di te…non era il mio posto con lui, era il tuo posto…”
“Non può usarmi come gli pare.” Risponde, secca.
“Sono sicura che ti ama davvero. E credimi, preferirei che non fosse vero, ma è così…io gli darei un’altra possibilità, Adie…” dico. Non so da dove mi venga tutta questa saggezza, e soprattutto da dove sia nata tutta questa voglia di aiutare Adrienne e Billie Joe a riconciliarsi.
Sospira: “Sono troppo incazzata.”
“Beh…quando ti sarà passata pensaci. In fondo, forse meritate una specie di lieto fine…e potrai anche lasciarti andare quanto vuoi perché non credo che ti lascerebbe per nessun motivo.” Dico.
Annuisce. Si vede che è turbata, sta riflettendo su quello che le ho appena detto.
“E Al?” mi chiede a bruciapelo, dopo qualche secondo di silenzio.
“Non ne ho idea. Sto cercando di scoprire cosa voglio.”
“Eravamo con lui stasera.”
Il mio cuore manca un paio di battiti all’idea di John che gira per pub con gli altri senza di me. Negli ultimi mesi non uscivamo mai l’uno senza l’altro, eravamo diventati inseparabili quasi senza rendercene conto. Era tutto così naturale.
“Come sta?” chiedo, appesantendo il groppo che avevo in gola.
“Vuoi la verità? Non sta granchè bene…non ha fatto che blaterare cose lagnose su di te per tutta la sera” ride “siete proprio uguali”
Il groppo nella mia gola è diventato un macigno e mi sembra di aver perso l’uso della parola.
“Credeva che tu avessi scelto Billie Joe.” Prosegue Adrienne.
“Cosa?”
Annuisce: “Se ne era autoconvinto. Anche in questo è identico a te. Dovevi vedere la sua faccia quando gli ho detto che tu avevi scaricato Billie…gli si sono illuminati gli occhi…Se quello non era lo sguardo di una persona innamorata non so cos’altro avrebbe potuto essere…”
Rimango immobile, sono arrossita terribilmente, mi sento le guance avvampare e non so assolutamente cosa dire. So solo che vorrei terribilmente che John fosse qui adesso per abbracciarlo e dirgli che mi dispiace per tutto quello che gli ho fatto passare e per come l’ho trattato, lasciandolo sulla corda per tutto questo tempo.
“io non sarei così stupida da lasciarmelo scappare, tu che ne dici?” mi provoca Adrienne.
“Ah no? Se ti lasci scappare Billie Joe lo sei eccome. La regina delle stupide.”
Annuisce. Sa che ho ragione, e anche io so che lei ha ragione.
“Adie?”
“…”
“Non è che io e te stiamo diventando amiche?”
Si volt e mi guarda negli occhi, con uno sguardo di intesa, un po’ malizioso: “Nah. Al resto del mondo serve ancora un po’ di chiarezza.”
Sorrido: “Mi fai un po’ di spazio sul divano? Vorrei tentare di dormire..” dico.
“Aaaaah, ti ho appena detto che non siamo amiche, e adesso dobbiamo pure dormire insieme?” dice, scherzando e ridacchiando, e nel frattempo si sposta in un angolo del divano per permettermi di sdraiarmi a fianco a lei.
Comincio a ridere e non riesco a fermarmi: “Non ci staremo mai…” dico.
“E allora dormi sul pavimento, bambola…” risponde, contagiata dalla mia ridarella.
“Dormici tu sul pavimento!”
“Col cazzo…”
continuamo a ridere. Sarà impossibile dormire decentemente stanotte e di sicuro domani avremo un gran mal di schiena, ma in fondo sono felice, mentre sento la risata sincera di Adrienne, mezza soffocata dalla gomma piuma del divano.
Sembra che tutto stia finalmente trovando un suo posto, proprio come me e Adie, incastrate nel microscopico spazio di questo divano, riempendoci di piccoli calci nel tentativo di guadagnare qualche centimetro, senza smettere di ridere. Ridiamo per noi. Per me e lei, perché è assurdo, ma non riusciamo a smettere di ridere nemmeno sforzandoci, e tutto questo è dannatamente bello.
 
 
(Adrienne)

“Adie!”
Muovo le labbra in un sorriso.
E’ almeno la quindicesima persona che mi ferma per salutarmi. Succede quando suonano i Green Day.
“Ehi…Billie Joe ti ha detto quando iniziano?”
Le domande di questo tipo però cominciano a stressarmi.
“No, mi dispiace…non lo so…”
“…e Billie e gli altri ora dove sono?”
“Non…non lo so…”
Per un secondo riprendo a odiare Meggie per avermi più o meno involontariamente convinto ad essere qui stasera. Forse non è la cosa giusta, e poi stasera c’è un casino improponibile, questo buco di locale è pieno fino al colmo, non ci si riesce neanche a muovere.
All’improvviso qualcuno mi prende sottobraccio allontanandomi dal mio interlocutore.
“Al, che vuoi, stai diventando appiccicoso da quando sei depresso…” gli dico.
“Ma che cazzo dici, io sono praticamente sempre depresso…”
Rido: “E’ vero. E comunque che ci fai qui?” chiedo.
“Trè mi ha invitato. E non mi ha lasciato la possibilità di rifiutare e credimi, l’avrei fatto volentieri…E tu che ci fai di nuovo a un concerto dei Green Day?”
“Ho un’assurda idea in testa…” dico, anche se non sono del tutto sicura di volerlo dire a qualcuno.
“Vuoi chiedere a Billie Joe di tornare insieme?” dice.
Davvero sono una persona così prevedibile?
“L’idea era quella…” sospiro. “mi manca.”
Io arrossisco di botto, non è nel mio stile esternare i sentimenti in questo modo.
Al deve essersene accorto perché cambia bruscamente discorso: “Se iniziano a pogare stasera c’è da farsi male.”
Non faccio in tempo a rispondere perché vengo interrotta da Trè in ipereccitazione che ci piomba letteralmente addosso.
“Ragaaaaa avete visto il pie-no-neeee?? Adie? Cristo santo che ci fai qui?” urla con la voce ad un passo dal farsetto.
“E’…è un problema?” chiedo, cercando di forzare un tono provocatorio, in realtà è una domanda sincera.
“Figurati…scherzi? Anzi! Hai…già visto Billie Joe?” chiede.
“No.”
“e…vorresti ehm..vederlo o preferisci evitarlo?”
Lo guardo mezza divertita. “Sono venuta apposta per vederlo, Trè…”
Il viso di Trè si illumina in un sorriso sincero: “Fantastico! Vieni! Ti porto da lui!”
Cos..com…eh? ora? Oh Dio…non sono assolutamente pronta a fargli quel discorso ora . Probabilmente non sarò mai pronta a fare quel discorso…
“Vieni o no?” insiste Trè.
Mi decido e lo seguo.
Andrà bene, staremo bene. Dopotutto è solo Billie Joe. Il mio Billie Joe.
 
(Meggie)

E’ tardi è dannatamente tardi. E’ una mia costante, quando suonano i Green Day in qualche posto che non sia il Gilman io arrivo terribilmente tardi.
Mi fiondo verso l’ingresso del locale mentre sento le note di Welcome to Paradise in sottofondo.
Mio Dio. E’ il locale più stra-pieno che abbia mai visto in vita mia, non ci si riesce nemmeno a muoversi. Non riuscirò mai a trovare John in mezzo a tutto questo casino. Non mi importa,lo devo trovare, e devo trovarlo subito prima che mi si cominci a riempire la testa di dubbi.
Prima di infilarmi in mezzo al pogo selvaggio alzo un secondo gli occhi verso il palco striminzito su cui stanno suonando i Green Day.
 
It makes me wonder why I'm still here
For some strange reason it's now
Feeling like my home
And I'm never gonna go
 

Anche io, guardandoli così dal fondo del locale minuscolo, con quattro luci in croce ad illuminarli, il pogo disordinato appena sotto di loro, e qualche spettatore che di tanto in tanto si arrampica sul palco per poi lanciarsi sulla folla, mi chiedo come sia possibile che siano ancora lì. Non mi è mai apparso così chiaramente di fronte agli occhi che, accidenti, sono troppo bravi per essere lì, dovrebbero essere su un palco più grande, con strumenti più belli, sono davvero troppo per questo posto.
Ritorno al presente dopo un urletto di Billie Joe, con cui incita la gente a saltare. Come se ce ne fosse bisogno, il casino che c’è lì sotto rasenta la rissa.
Mi faccio largo tra la gente a strattoni, spintoni e gomitate, maledicendomi per essere così piccola di corporatura.
“Ehi!” qualcuno mi afferra per un braccio. Mi volto e vedo Adrienne.
“Ehi.” La guardo meglio “Stai sorridendo, mio Dio, è incredibile.” Commento, un po’ ironica.
“Meg…sono tornata insieme a Billie Joe.”
Spalanco gli occhi. Però. Ha deciso di non prenderla alla lontana.
“Senti…non devi per forza far finta di essere felice per me, è solo che volevo dirtelo subito…alla fine sei stata tu a convincermi a perdonarlo e…” prosegue Adrienne, parlando a raffica.
“Sono davvero felice per te.” Dico, senza esitazioni.
“Gesù, sto diventando troppo affabile, non litigo nemmeno più con te…” dice Adie, regalandomi un luminosissimo sorriso.
“Bei tempi, quelli. Se potessi tornare indietro farei in modo di aggiungerci anche una bella rissa tra me e te.”
Adrienne ride: “In effetti è una cosa che manca al mio repertorio. Ehi. Siamo ancora in tempo, che ti credi?”
Mi unisco alla sua risata.
“Sai da che parte è John?” chiedo.
Adrienne sorrise, un po’ maliziosa: “Ah, ecco perché Trè ha voluto a tutti i costi che venisse anche lui stasera, stavate complottando…è da quel lato là, credo. Penso stia cercando di decimare i fan dei Green Day uccidendone un cospicuo numero nel pogo, con lo scopo di far crollare le vendite dei dischi.”
Rido. Lei ci scherza, ma l’idea che John possa mettersi ad architettare un piano del genere non mi sembra poi così assurda.
“Grazie.” Le dico, e quel ringraziamento è riferito solo in una milionesima parte all’indicazione che mi ha appena dato, ma è per i nostri discorsi nella notte in saletta, perché ha deciso anche lei di smettere di odiarmi e perché senza di lei nessuno di noi sarebbe riuscito a sistemare le cose.
Fa spallucce. “Anche a te. Però ora và a cercare Al e levati dalle palle…” mi dice con un sorriso.
Seguo immediatamente il suo consiglio e riprendo a spintonare la gente facendomi largo tra la gente lungo la direzione indicatami da Adrienne.
Più ci si avvicina al palco più il casino si infittisce e gli spintoni del pogo aumentano di violenza.
Sto cominciando a pensare che potrei uscire da lì e aspettarlo comodamente fuori, a concerto finito, quando riesco non so come a intercettarlo con la coda dell’occhio, a qualche metro di distanza da me.
Lo vedo voltarsi inconsapevolmente verso di me e intercettarmi con lo sguardo, smettendo all’istante di pogare, appena realizza di avermi visto sul serio.
Rimane fermo, con un mezzo sorriso stampato sul viso, incurante delle spallate che continuano ad arrivargli un po’ da ovunque.
Vedo le sue labbra che sillabano “Che ci fai qui” anche se non riesco a sentire il suono della sua voce, è troppo distante e c’è troppo casino.
Alzo le spalle, gli sorrido e mi intrufolo in mezzo a altre tre o quattro persone per cercare di raggiungerlo; mi tende una mano, infilando il braccio oltre le spalle della gente che gli sta intorno e io allungo il braccio per raggiungere le sue dita. Gli prendo la mano e lui stringe le mie dita tra le sue, tirandomi verso di lui e superando le ultime poche persone che ancora ci dividono.
Non gli lascio il tempo di dire nulla, tanto siamo troppo vicini alle casse per riuscire a sentirci, anche ora che siamo a pochi centimetri di distanza. E poi, a questo punto, non c’è più niente da dire.
Mi alzo sulle punte, prendo il suo viso tra le mani e lo bacio. E me ne rendo conto, me ne rendo conto perfettamente che è questa la cosa giusta da fare, perché non importano gli spintoni, la gente pressata attorno a noi, gli amplificatori al massimo contro le nostre orecchie, è tutto quasi rassicurante, e anche la voce di Billie Joe che ci fa da sottofondo in fondo lo è.
Le nostre labbra si separano proprio mentre suonano le ultime note di the one that I want e non avrei mai potuto trovare niente di più appropriato per questo momento.
John mi accarezza il viso con la punta delle dita.
Vedo le sue labbra sillabare “Sei sicura?”, la sua voce completamente coperta dall’intro di Only of you.
Gli sorrido, appoggiando la fronte alla sua.
Assolutamente sì.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok mi rendo conto che è l'ultimo capitolo (epilogo escluso, che devo ancora scrivere) e che quindi dovrei cercare di scrivere qualcosa di articolato nelle note dell'autrice dell'ultimo capitolo, ma è anche vero che sono le due di notte (come ho fatto a ridurmi a quest'ora comeeeeee???) e domani ho lezione quindi devo essere breve...per i ringraziamenti finali a tutti quanti voi rimando all'epilogo, che arriverà appena riuscirò a scriverlo, ma comunque vi farò aspettare sicuramente meno dell'ultima volta (scusaaaaaate)
Buona notte a tutti e non siate troppo crudeli, anche se non sono per niente convinta del finale (non sono MAI convinta dei finali, li odio, odio i finali con tutto il mio cuore)...
Beh scappo a nanna **
Un bacio
Ire

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Capitolo 17
*** EPILOGO- Time of your life ***



(Meggie- 10 mesi dopo).

L’acqua della doccia scorre veloce sulla mia pelle e lungo i miei capelli.
Controllo ossessivamente le mattonelle della doccia, cercandovi una traccia della mia tinta rossa, l’ho fatta poco fa, mi dispiacerebbe si sbiadisse proprio stasera.
Non dovrei, ma sono molto agitata. Chiudo gli occhi e prendo un respiro, inghiottendo inavvertitamente un po’ d’acqua, ripetendomi che non ho nessun motivo per essere agitata, dovrei essere soltanto felice di vederli, e nient’altro.
Riapro gli occhi e spengo il getto della doccia con un gesto meccanico. Devo decidermi a uscire di qui.
Mi sento più serena mentre mi avvolgo nell’accappatoio e mi strofino i capelli, controllando di tanto in tanto che non restino tracce rosse nemmeno sull’asciugamano.
Mi pettino e mi guardo allo specchio, infilandomi i vestiti che ho lasciato, già pronti e stirati, ad un lato del lavandino. Canotta nera, jeans, le mie scarpe preferite. Sono vestita come al solito non voglio che nessuno pensi che mi faccio bella per loro.
Sorrido, mentre apro la porta del bagno, facendo uscire una nuvola di vapore: in ogni caso non lo penserebbe nessuno, neanche se mi presentassi in tacchi e vestito da sera.
 
I change the channels for an hour or two
 
Fisso la televisione accesa per metterla a fuoco. Sì, è proprio il video di Longview.
 
“Longview. La nuova creazione geniale del topo bastardo si chiama Longview”
 
Mi torna in mente quella frase, e lo sguardo mezzo schifato di John dopo aver realizzato che il suo gruppo stava producendo nuovo materiale senza di lui. Dio, non è passato neanche un anno eppure mi sembra una vita fa. Di sicuro nessuno di noi è la stessa persona di prima.
Mi avvicino al divano e mi sporgo oltre lo schienale, sorridendo e sgocciolando un po’ dai capelli.
“Ehi…stai ancora guardando quel video? Dico, ma ti sei innamorata di loro?”
John mi risponde con una risata e un sorriso, stravaccato a pancia in su sul divano, con il telecomando sulla pancia.
“Certo. Di tutti e tre. Mi dispiace, amore, dobbiamo affrontare la realtà, tra noi è finita…” dice, ridendo.
Mi chino un po’ di più e gli sfioro le labbra con un bacio lieve.
“Scemo…”
Mi passa le braccia attorno al collo e mi tira giù, a fianco a lui sul divano.
“Cheffaaai? Ho i capelli bagnati!” dico, mentre mi lego i capelli con un elastico.
Lancio un’occhiata alla tv con la coda dell’occhio. La faccetta un po’ beffarda di Billie Joe continua a cantare quella canzone che ormai so a memoria, quasi quanto basket case, ma ormai mi sono abituata a vedere quel video su mtv. Ma a longview no, non mi ci abituerò mai. Insomma, è impossibile abituarsi a vedere un video girato interamente in saletta, nella nostra saletta, trasmesso in tv, guardato da milioni di persone.
“Sai, credo di aver letto da qualche parte un’intervista in cui BJ dice che questo video è girato nella casa sua e di Mike…era così complesso dire ‘è la nostra vecchia saletta prove’?” dice John, anche lui deve essere perso in pensieri simili ai miei.
“No, ci hanno abitato davvero, per un periodo, dopo che Mike e Mary si sono lasciati…” spiego. John mi guarda interrogativo, con uno sguardo che sembra chiedermi ‘c’è qualcosa che non so?’
“Me l’ha detto Mary…qualcosa tipo sei mesi fa…o comunque l’ultima volta che l’ho sentita.”
John annuisce e riprende a fissare la televisione.
Mi alzo dal divano cercando di strattonarlo con una mano: “Andiamo? Arriviamo in ritardo sennò…”
“E’ presto…”
“No, non lo è… ci sarà pieno di gente, se arriviamo troppo tardi rischia che non ci riescono a fare entrare…”
John annuisce e si trascina giù dal divano.
“Come mai adesso non vedi l’ora di vederli? Non sei nemmeno voluta venire al matrimonio…” mi chiede John, mentre usciamo da casa nostra andando verso la nostra macchina, pagata con i nostri (scarsi) stipendi di lavoretti occasionali.
“Non potevamo andare al matrimonio, cavolo, ma ci pensi? Era troppo presto...Cioè, mi ci vedevi lì davanti a guardare quei due che si giurano amore eterno?” rido, un po’ per sdrammatizzare.
Mi posa una mano su una coscia, mettendo in moto la macchina: “Ma ci sarei stato io con te…” dice.
“Non mi sembrava che avessi tutta questa voglia di andare a quel matrimonio…” dico.
“Infatti non ne avevo voglia, ma non ho voglia neanche di vederli stasera, io sono costante, sei tu che sei lunatica…” dice, ridendo.
“Piantalaaaaa…”
 
Ci vuole un’ora in macchina da casa nostra al club per concerti dove siamo diretti. Sono mesi che non tornano a suonare a Berkeley e quando Trè mi ha telefonato per chiedermi se volevamo due biglietti non ho potuto dirgli di no. Convincere John è stato più difficile, credo che non si sia ancora ripreso del tutto dallo shock del disco d’oro, come lo chiamo io. Il successo di Dookie è stato così enorme da lasciare tutti a bocca aperta, John più degli altri. Dopotutto sente i Green Day ancora come un progetto anche un po’ suo, ma i Green Day che vede tutti i giorni in tv non è più il gruppo con cui suonava nel finesettimana.
Ho un piccolo sussulto quando sento l’inizio di Basket Case alla radio.
“Dio! Ma sono dappertutto?” sbotta John spegnendo l’autoradio con una ditata.
“Una cazzo di persecuzione…” continua a borbottare fissando la strada di fronte a lui con aria contrariata.
Lo guardo e non riesco a soffocare una risatina.
“Perché ridi?” mi chiede.
“Sei buffissimo quando metti il broncio per i Green Day alla radio.”
Mi guarda male, con una luce scherzosa negli occhi: “Mi prendi per il culo?”
“Un po’…”
Stacca una mano dal volante e cerca di farmi il solletico, lanciando occhiate veloci aternativamente a me e alla strada.
Scoppio a ridere, cercando di fermarlo, poi decido di distrarlo con un bacio.
“Meg, se fai così facciamo un incidente…” dice, sorridendomi. “Pensa ai titoli dei giornali… ‘Coppia di fidanzati muore mentre andava al live dei green day.’”
Rido: “E il giorno dopo… ‘il cordoglio di Billie Joe per la perdita dei suoi vecchi amici.’”
“Seh come no, cordoglio…” dice John sarcastico. “Quelli non hanno nessun cordoglio…”
“E smettila, cavolo, potresti cercare di voltare pagina e cercare di smettere di odiarli dato che stiamo andando ad un loro concerto…” dico.
“Meggie, se sono qui stasera è solo perché ti amo, e so quanto ci tieni…” dice.
Annuisco e sorrido. Non credo che riuscirà mai a passarci sopra.
“C’è un parcheggio là…” dico.
“A che serve avere gli amici famosi se neanche ti fanno parcheggiare nell’area vip?” protesta John, scendendo dall’auto. Lo prendo per mano e lui si lascia guidare ubbidiente verso l’ingresso sul retro dove ho appuntamento con Trè.
Lo troviamo che cammina nervosamente avanti e indietro fumando una sigaretta e lo riconosco solo per una ciocca di capelli verdi che esce da sotto il cappellino da baseball calcato fin quasi sopra gli occhi; l’orlo della felpa è tirato su fin sopra il mento.
“Hey!” ci saluta con un sorriso e dice due parole alla bodyguard che ci fa entrare, aprendoci un cancello.
Trè tutto agitato ci corre incontro e abbraccia prima me poi John, inconsapevole di avere appena rischiato il linciaggio, dato l’umore del mio fidanzato oggi.
“Che ci fai conciato così?” chiedo ridendo, riferendomi al cappellino e alla felpa usata come passamontagna.
“Ehm…da un po’ di tempo farci vedere in giro prima dei nostri concerti equivale a una marea di casini…è meglio se non ci facciamo riconoscere facilmente…venite dentro, dai…ci sono gli altri!”
“Oh wow.” Sento John che borbotta sottovoce e gli do una piccola gomitata e un’occhiataccia.
“E’ una vita che non ci vediamo…dovete raccontarmi tutto quello che mi sono perso a Berkeley…”
“Credo che quello che ha mille cose da raccontare sei tu, mister touring around the world
“Mah…in realtà io ho solo suonato un casino. In dei posti assurdi…è una sensazione assurda suonare in palchi così grandi…ma in realtà è Adie e Billie che hanno delle enormi novità…” risponde Trè, con un enorme sorriso da un orecchio all’altro., ma viene bruscamente interrotto da un ragazzo che gli urla: “Ehi! Te sei il batterista, vero? Bisogna finire il check…e mi devi dire che pezzi vuoi usare, perché in camerino ci saranno una quindicina di piatti quali sono quelli buoni?”
Trè ci rivolge uno sguardo di scuse: “Missà che devo scappare un attimo…Siamo tutti un po’ elettrici, non farci caso… è sempre così prima di un live…”
“Me lo ricordo com’era prima dei live…” dice John, questa volta senza ostilità ma con una punta di malinconia nella voce, mentre Trè segue l’assistente di palco.
“Oh, beh, noto con piacere che a parte la dimensione del backstage non è cambiato nulla…” aggiungo io, trovandomi di fronte a un casino totale di chitarre sparse in giro, scalette scarabocchiate un po’ ovunque e un continuo via vai di gente che sposta monta e smonta roba, tutti in palese ipertensione.
In mezzo al casino vedo Mike che si aggira dondolando le braccia avanti e indietro e facendo respiri profondi stile yoga. Ci nota, si blocca e viene verso di noi.
“Ohmiodio. John e Meggie. Chi l’avrebbe detto?” dice, avvicinandosi.
“Ci ha chiamato Trè…” spiego. “Cavolo, fate le cose in grande qui, eh…”
“Visto? Ti giuro, è successo tutto così in fretta che a volte non ci crediamo nemmeno noi…non abbiamo avuto il tempo di adattarci…ieri non eravamo nessuno e improvvisamente c’era gente che ci riconosceva per strada in città in cui non eravamo mai stati…è incredibile…”
“Anche io a volte non riesco a crederci…cavolo sembrate così diversi in tv…è una cosa stranissima stare seduto in casa accendere mtv e trovarci la vostra faccia…ogni volta che vi vedo è uno shock…”
Oh, grazie Dio, sembra che il mio uomo abbia ritrovato una parvenza di cordialità e pace col mondo.
“Ah non dirlo a me, mi prendo un colpo ogni volta che mi vedo…” risponde Mike ridendo, dondolandosi un po’ sui piedi. “Cazzo, sono in ipertensione…”
“Come sempre…” commento, sorridendo.
“Vero…” risponde Mike “Avete già visto Adie?” chiede poi.
Scuoto la testa.
“Oh. Beh. E’ in camerino con Billie” dice, indicandomi una direzione. “Ah, Meggie…Non farti venire un colpo.”
Ma prima che riuscissi a chiedergli il perché Mike è già schizzato via chissà dove a trovare qualcos’altro da fare per calmare l’adrenalina da pre-show.
Vado diretta verso il camerino, ma John mi ferma strattonando lievemente la mia mano: “Meg, seriamente…vuoi che aspetto fuori?”
Lo guardo spalancando gli occhi: “Ah, ti prego, John, non sarai mica ancora geloso di Billie? E’ sposato, cavolo!” gli dico.
“Certo, lo so, ma…” lo blocco con un bacio. Lì, in piedi, in mezzo al flusso di gente che va avanti e indietro e parla a voce altissima.
“Devi stare tranquillo…lui ha la sua vita e noi la nostra, e sono…felicissima della nostra vita.” Dico, sfiorandogli il viso con un dito.
Mi sorride: “Ok. Andiamo a salutare il topo.”
Rido, ma la risata mi si ferma in gola appena vedo Adrienne, a qualche metro di distanza da me.
E’ bellissima, come sempre, i capelli corvini che le ricadono perfetti ad incorniciarle il viso, ma la cosa impossibile da non notare è la pancia rotonda, che tiene tesa la sottile maglietta di tessuto morbido.
“Meggie!” mi saluta, festosa, con un sorriso, salutando anche John.
Sono soltanto lievemente consapevole del fatto che a fianco a Adie c’è Billie Joe, praticamente non l’ho nemmeno guardato in faccia, sono troppo concentrata a fissare la pancia di Adrienne.
“Oh mio Dio Adie sei incinta…” dico, senza nemmeno dirle ‘ciao’.
Sorride: “Visto? Settimo mese…dalle ecografie dicono che è un maschio, ma in queste cose non possono mai essere sicuri!” dice, incontrando lo sguardo di Billie Joe che annuisce.
“E…e non ce l’avevate detto?” sono incredula, ho bisogno di qualche secondo per assorbire la notizia. Billie Joe avrà un figlio. Diventerà padre. E succederà tra due mesi.
“Io volevo chiamarvi per dirvelo, ma questo idiota diceva che non era il caso di dirlo per telefono…poi c’è stato il tour, e…”
Billie Joe sembra aver perso l’uso della parola, mi fissa, con uno sguardo lievemente ansioso, come se stesse aspettando la mia approvazione. In effetti la notizia è stata uno shock notevole, ma non ho una ragione al mondo per non essere dannatamente felice per loro.
“Oddio, ragazzi, è una cosa bellissima…” dico. “Ti prego posso toccarti la pancia?” Adrienne ride: “Si muove tantissimo…si vede che sente la confusione…” dice.
Allungo una mano e sfioro la pancia di Adie, sentendo immediatamente un piccolo fremito al suo interno, emozionata per l’importanza del momento.
Ritraggo la mano: “E’…è una cosa fantastica, Adie…” dico.
Mentre John fa le congratulazioni del caso ad Adie, mi giro verso Billie Joe, che mi sta seguendo con lo sguardo da quando sono entrata.
“Hai…cambiato i capelli.” Dice, un po’ incerto. “Stai bene.” Aggiunge.
“grazie.” Rispondo. “tu invece hai…cambiato un bel po’ di cose direi…il successo della band, il matrimonio…adesso anche un figlio…”
“Fa una paura assurda se lo dici così…” mi risponde sorridendo.
“E tu non hai paura?”
“No.” Mi risponde sicuro. “Perché sono le cose migliori che mi siano capitate in tutta la mia vita.”
Sorrido: “Potevi pure farmela una telefonata per avvisarmi eh”
“Non sei venuta al matrimonio…credevo che ce l’avessi ancora con me…”
Scuoto la testa guardandolo con un piccolo sorriso: “Non ce l’ho con te…sono…sono felice per te. Tanto.”
Anche il viso di Billie si apre in un sorriso, poi allarga lievemente le braccia, come per invitarmi ad abbracciarlo. Senza esitare mi avvicino e lo stringo, cercando di trasmettergli quanto sia realmente felice di vederlo vivere una vita così piena.
“…ehi…vacci piano, altrimenti quel pazzo del tuo fidanzato mi gonfia di botte…” mi dice, piano, con tono giocoso.
“Prima o poi lo farà, rassegnati…sogna di massacrarti con violenza tutte le volte che sente la tua voce alla radio…” dico.
“Se esce di casa armato di ascia dammi un colpo di telefono, così scappo in tempo.” Risponde, mantenendo il sarcasmo.
“Ragazzi, tra cinque minuti siete in scena!” urla un tizio, infilando la testa all’interno della stanza.
Billie Joe gli fa segno che ha capito e si avvicina a Adie per un bacio. Lei ne approfitta per passargli una mano tra i capelli per scompigliarglieli ancora un po’.
“Restate a vedere lo show?” chiede a me e John, mentre indossa la tracolla della chitarra.
“Certo.” Rispondo.
Billie Joe mi regala uno dei suoi migliori sorrisi, un sorriso pieno di gratitudine.
Mentre lo guardo avvicinarsi a Mike e Trè e aspettare l’istante perfetto per entrare sullo stage sento una sensazione di serenità, come un brivido caldo che mi invade la schiena. I Green Day che suonano su un grande palco, davanti a un pubblico entusiasta, Adie che sta per regalare al mondo un mini Billie Joe, e John che mi si è avvicinato, riappropriandosi della mia mano, che mi chiede se va tutto bene.
Rispondo di sì.
E’ come se tutto fosse finalmente al proprio posto.


ANGOLO DELL'AUTRICE.

*asciuga il fiume di lacrime* 
ebbene sì...storia conclusa...
che dire, mi mancherà un sacco in effetti perchè ci ho lavorato davvero per tantissimo tempo e chiudere questa storia è un pò come chiudere un ciclo, un lungo periodo...*ma basta trip inutili*.

Ringrazio tantissimo chi mi segue, chi legge commentando, chi legge non commentando, chi è passato per caso, chi ha inserito questa storia tra le preferite e le seguite. Grazie mille a tutti.
In particolare grazie a franci_stellina, puntualissima nelle recensioni e mi ha seguito sempre dall'inizio alla fine ** un bacio grandissimo**, grazie alla mia adorata theCafèJulia che poverina l'ho stressata con questa storia e non mi ha mandato a cagare ma invece ha continuato a leggere e commentare i miei deliri fino all'ultimo, e grazie anche a GD_forever ovvero la giadina graziegraziegrazie!!!! :D

e quindi bom, niente. storia finita. spero vi sia piaciuta e che vi abbia trasmesso qualche emozione, anche una piccola piccola :)

Bacini e Rock and Roll
Ire

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