Ogni cosa è più bella per un condannato a morte.

di Frieda_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Hedwig's Theme ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: The first time ever I saw your face ***



Capitolo 1
*** Prologo: Hedwig's Theme ***


 
 
 
 
PROLOGO: HEDWIG’ S THEME.
 
Era un freddo giovedì di gennaio quando sul tetto della casa al numero 10 di Notting Hill Road, quella con le begonie sulle finestre della cucina che restavano fiorite tutto l’anno come per magia, planò un grosso barbagianni marrone. Si posò poi sulla cassetta delle lettere, su cui si leggeva la scritta “ POTTER” in lettere nere.
L’animale portava, legata alla zampa, una spessa busta, in pergamena con un timbro di cera scarlatta. Sembrava piuttosto ansioso di consegnare questa missiva, poiché, come se magicamente sapesse dove andare, volò fino ad una finestra del secondo piano e cominciò a beccare il vetro con decisione.
 
Quel leggero ma insistente bussare svegliò la giovane dai capelli rossi, che però lottava con tutte le sue forze contro l’istinto di aprire gli occhi. Suo marito, accanto a lei sotto il piumone verde sottobosco, non sembrava dare segni di vita e continuava a dormire pancia all’aria con gli occhiali calati storti sul naso.
« D’accordo, d’accordo, mi sto alzando.. » mugugnò tra sé la ragazza e aprì gli occhi in direzione della finestra. « Posta a quest’ora? Merlino, è praticamente l’alba! »
Aperta la finestra e pagato il messaggero con delle monetine di bronzo, si sedette sul letto rigirando la lettera tra le mani e grattandosi la testa.
« Amore, devi proprio svegliarti. C’è una lettera per te, che vista l’ora e l’insistenza del messaggero, pare importante.. Dai su, dormiglione d’un Potter! » disse mentre spalancava di nuovo i vetri e toglieva il piumone di dosso al giovane.
Questi fece un balzo sul letto e poi si grattò la testa, ancora con gli occhi chiusi: « Che c’è? È già ora? Sta nascendo? »
« Sono incinta di due mesi! Come fa ad essere già ora? Sono una strega, non un coniglio! » rispose ridendo lei, mentre si accarezzava un piccolo pancino sotto la camicia da notte. « E’ arrivata posta, da Hogwarts. Credo sia importante. »
« Prima della posta, buon giorno amore mio! » disse il ragazzo stampandole un dolce bacio sul naso, facendoglielo arricciare, « E buon giorno a te, che hai già rapito il mio cuore » rivolto alla pancia.
Con tutta calma si alzò dal letto, e scompigliandosi i corti capelli neri lacerò la busta, estraendone due pergamene. La sua faccia mentre leggeva era devastata: sotto gli occhiali rotondi si intravedevano stupore, paura, eccitazione ma anche un sottile velo di tristezza, arrivato leggero come il primo fiocco di neve dell’inverno. Passarono diversi minuti in silenzio.
« Che succede? » trovò il coraggio di chiedere la rossa, « Qualcosa di grave? »
Lui non rispose e uscì dalla stanza, lasciando la lettera sul letto. Con mani tremanti, la giovane la prese e cominciò a leggere:
 
Caro Signor Potter,
Le scrivo questa lettera che probabilmente sarà  come un fulmine a ciel sereno.
Ieri pomeriggio mi trovavo nell’ufficio del Professor Silente e mi sono imbattuta in una lettera, finita chissà come, all’interno di un vecchio libro di Antiche Rune. Questa missiva, che allego, mi chiedeva di andare a cercare tra i ricordi del suo Pensatoio e di estrarre un gruppo di  particolare di ampolle, sette in tutto, e di mostrare a Lei il contenuto, una volta che la guerra fosse finita.
Sono sette ricordi dei tuoi genitori, Harry. Vieni qui appena puoi.
Con affetto infinito,
Minerva Mc Grannit
 
Ginny Weasly Potter non guardò nemmeno la seconda parte e corse immediatamente fuori dalla stanza, verso il corridoio, dove trovò Harry con la testa tra le mani, seduto sulla moquette.
« Ho bisogno di te. »
« Sono qui. Dove potrei andare? Non posso scappare dalla mia vita. Ho cominciato a viverla quando tu ci sei piombato dentro. » rispose semplicemente lei, lasciandolo piangere tra i suoi capelli rossi.
 
 
La sua mente vagava persa nel bianco della neve. Si guardava intorno come quando si manca da casa dopo una lunga vacanza: ogni cosa sembra sempre un po’ diversa, ma allo stesso tempo più bella. Ecco la sensazione che provò Harry James Potter più tardi, quel mattino di gennaio, quando si materializzò ad Hogsmeade. Sorrideva mentre il suo sguardo si posava sulla porta dei Tre Manici di Scopa, sulle vetrine colorate e invitanti di Mielandia, sul buffo disordine nel cortiletto davanti alla Testa di Porco. Per un attimo smise di sorridere quando i suoi occhi raggiunsero la Stamberga Strillante, teatro di tante avventure dei Malandrini e luogo in cui aveva scoperto la verità sulla morte dei suoi genitori, al terzo anno. Nonostante fosse passato diverso tempo dalla morte di Remus e Sirius, il cuore di Harry era ancora colmo di tristezza e per certi versi anche di senso di colpa. La colpa di chi sopravvive, di chi può sperimentare la dirompente forza della pace, l’allegria dei festeggiamenti, il bisogno di andare avanti e il terrore di dimenticare.
Proprio quando lo sconforto stava prendendo il sopravvento, la mano piccola e calda di Ginny fu nella sua, invitandolo a proseguire verso il castello. Nonostante Harry avesse visto Hogwarts sotto la neve moltissime volte, il suo cuore fece una capriola nel petto quando scorse le prime torrette innevate e la sagoma imponente della scuola.
Corsero a perdifiato verso l’entrata con la mente persa in dolci ricordi di spensieratezza e adolescenza: lì era nato il loro amore.  Una volta entrati dal pesante portone di legno scuro guardarono immediatamente alle clessidre con i punteggi della Coppa delle Case: il Grifondoro dentro di loro ruggì d’orgoglio vedendo l’enorme quantità di rubini prensenti.
« Da quando lei, il signor Weasly e la signorina Granger avete lasciato la scuola è molto più facile e meno, come dire, rocambolesco per la mia Casa vincere la Coppa, signor Potter » disse una voce tagliente alle loro spalle.
I due si girarono e una strega con gli occhiali quadrati  e un mantello verde stava lì, con un sorriso velato e l’aria sorniona.
« Bentornati a casa» disse e corse ad abbracciarli.
« Professoressa, che piacere vederla, abbiamo molto novità! » esordì un’euforica Ginny mentre la nuova Preside faceva strada verso la statua del gargoyle che conduceva al suo ufficio.
« Gatto Persiano » disse Minerva e questi si spostò ubbidiente.
Giunti nell’ufficio della preside Harry era nervoso come noi mai e la sua ansia aumentò appena vite il bacile in pietra poggiato sulla scrivania.
« Penso tu conosca il Pensatoio, Potter. Proprio accanto ci sono le ampolle di cui ti ho scritto nella lettera. Sono mortificata, non so come sia possibile che ci sia sfuggita quando abbiamo ripulito lo studio dopo la Battaglia di Hogwarts ».
« Lei.. insomma, lei li ha già guardati Professoressa? » domandò impacciato il ragazzo. « Assolutamente no Potter. Non sono cose che mi riguardano, sono dei tuoi genitori e io non voglio minimamente interferire.. Harry.. » continuò la Mc Grannit cambiando tono « stai tranquillo, nessuno ti mette fretta, potrai guardarli quando e dove vorrai tu. Il mio ufficio è a tua disposizione e se non vi va di fare avanti e indietro con Londra, potete sempre fermarvi qui a scuola tutto il tempo che vi occorre. Vi lascio soli, ho delle faccende da sbrigare con Hagrid » concluse.
Ginny lasciò trascorrere un attimo prima di parlare: « Se vuoi posso andarmene anche io Harry e lasciarti solo. Ti aspetterò nella Sala Grande e.. »
Harry la bloccò prima che finisse. « Non andare via. Ho paura. L’ultima volta che ho visto i ricordi di qualcuno riguardo i miei genitori a scuola ho scoperto che mio padre era una specie di idiota, irresponsabile e spaccone. Se succedesse ancora? »
« Ti ricordi cos’avevano detto Silente? E cosa avevano detto Sirius e Remus? Tuo padre aveva quest’atteggiamento, ma solo fino a quando non è cambiato per Lily.. era solo una maschera, per nascondere lati del suo carattere che invece mostrava nel privato con tua madre, con i suoi veri amici. Harry tu gli somigli molto anche in questo.. Tu sei famoso, ma quanti possono dire di conoscerti veramente?»
Il giovane prese la prima ampolla tra le mani, conteneva un fluido azzurrino, come tutti i ricordi che aveva visto fin’ora. La stappò e versò tutto nel bacile.
Prese fiato e immerse la testa.
 
 
 
 
Frieda’s Place
Ciao a tutti, ma soprattutto GRAZIE se siete riusciti ad arrivare in fondo. È un po’ di tempo che pensavo a questa FF e non avevo ancora avuto il fegato (o la faccia tosta) di pubblicarla. E’ il mio PRIMO lavoro su Harry Potter.
Devo ringraziare Simona_Lupin e la sua “ The Final Chance” per aver tirato fuori il mio coraggio Grifondoro. Grazie anche a Charlie, una persona conosciuta qui, che spero leggerà anche questo mio sproloquio.
Sono agitata come un Molliccio dentro un armadio. Spero che non faccia troppo schifo e la mia idea sia buona secondo voi.
Grazie in anticipo a chiunque recensirà, seguirà, leggerà o semplicemente sorriderà imbarazzato dalla mia presunzione.
Vi abbraccio uno ad uno.
F.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: The first time ever I saw your face ***


CAPITOLO 1: THE FIRST TIME EVER I SAW YOUR FACE
 

The first time ever I saw your face,
I thought the sun rose in your eyes.
And the moon and stars were the gifts you gave,
To the dark and the endless sky, my love.



Hogwarts, ottobre 1977
 
Quando Harry Potter aprì gli occhi, si trovò nella Sala Comune di Grifondoro avvolta dal torpore proveniente dalle fiamme del camino. Pur sapendo di trovarsi nel passato, poteva dire con certezza che era esattamente la stessa: le solite poltroncine rosse, il calduccio del fuoco, le pergamene abbandonate sui tavoli, stendardi rossi e oro; insomma arrivò a pensare che dalla porta del dormitorio maschile sarebbero apparsi George e Fred Weasley con l’ultima modifica del Torrone Sanguinolento da provare su qualche nuovo arrivato.
Il ragazzo però sapeva bene che ciò non era proprio possibile. Nell’ottobre del 1977, precisamente il 13 ottobre 1977, secondo un calendario appeso sulla bacheca, la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era frequentata da altri maghi e altre streghe, tra questi c’erano i suoi genitori, i Malandrini, Frank e Alice Paciock, Piton e gli altri Mangiamorte.
Tornando a guardare la Sala, notò che era deserta, eccezion fatta per tre ragazzi, uno addormentato su un divano rosso e due che discutevano, gesticolando enfaticamente. Si sedette su una poltrona poco lontano e comiciò ad osservare.


« Non ci credo. Un’altra famiglia babbana massacrata. E il Ministero si ostina a dire che sono “omicidi isolati”. Ma perché non riescono ad ammettere che la situazione gli è sfuggita di mano?! », una copia della Gazzetta del Profeta era appena stata lanciata da Sirius Black sul soffice tappeto davanti al camino, in un gesto d’ira e disperazione.
« Si diffonderebbe il panico, la comunità magica non è sottoposta ad un simile attacco dagli anni ’40! » cercò di intervenire Peter Minus.
« Ma fammi il piacere! Il Ministero non prende provvedimenti perché è farcito di Mangiamorte! Ecco perché. Altrimenti come mai Silente avrebbe creato l’ Ordine della Fenice? Ovvio. Perché il Ministero non è più un posto sicuro ». A parlare era stato James Potter, sdraiato sul suo solito divano rosso  con un libro sugli occhi; gli altri credevano stesse dormendo. Harry ebbe un sussulto.
« Ah sei sveglio Ramoso! Che ne dici di fare un giro nelle cucine per uno spuntino serale? Sto moreeeendo di fame »
« Sirius, c’è un momento della tua vita in cui non pensi al cibo? » domandò Remus Lupin mentre scendeva le scale del dormitori con passo stanco.
« Prendetemi qualcosa di dolce mi raccomando, cioccolato e caramelle mou..altrimenti potrei fare il mio dovere e togliervi dei punti, miei cari Malandrini! » concluse accoccolandosi su una poltrona accanto alle fiamme.
« D’accordo palla di pelo» fece Sirius tirandogli un cuscino.
In un attimo, Mappa del Malandrino e Mantello alla mano, Ramoso e Felpato si dirigevano verso l’uscita della Sala di Grifondoro, con un invisibile Harry Potter alle calcagna.
« Giuro solennemente di non avere buone intenzioni » disse James in un sussurro, facendo animare la pergamena, e aggiunse « via libera fratello, Gazza è nel suo ufficio con quella cosa spelacchiata che definisce gatto. »
Camminarono avvolti dall’oscurità del castello per qualche minuto, finchè  Sirius non si bloccò di colpo: «  Cornuto, guarda chi c’è al corridoio del quinto piano.. » disse in tono canzonatorio, « che ci fa la nostra streghetta preferita fuori dal letto?? »
« Evans?? Piano con gli aggettivi possessivi Fido! A quest’ora? Non c’è nemmeno una festa di Lumacorno che lo giustifica.. Per il miglior perizoma di Mocciosus, e se avesse un appuntamento? »
« Prima cosa Ramoso smettila di gridare o ci sentirà anche Madama Rosmerta.. In secondo luogo, lo sanno tutti che Mocciosus usa gli slip e poi c’è solo una cosa da fare: al diavolo lo spuntino e i dolci per Lunastorta, si va al quinto piano. Muoviti! »
Nascosti dal mantello ma spinti da  una gran fretta i giovani grifondoro smisero di guardare la Mappa e quindi non notarono come sul posto stessero accorrendo anche altre tre persone, tre Serpeverde.
 
 
« Certo che il concetto di “culla dei coraggiosi di cuore” si è proprio fermato a Grifondoro eh? »
A James parve davvero strano sentir parlare Lily Evans con quel tono pieno d’astio. Immaginatevi come si sentì Harry, che associava la voce di sua madre alle ninnananne e alle parole di conforto che gli aveva rivolto quando l’aveva incontrata grazie alla Pietra della Resurrezione.
« Ci vogliono tre di voi per affrontare una sporca mezzosangue?! » disse la rossa rivolta alle figure che si stavano avvicinando e che riconobbe essere Avery, Regulus Black e Mulciber.
Sirius fremette nell’oscurità. « Che cosa vuoi? Perché ci hai chiesto di venire? » chiese uno dei ragazzi incappucciati.
« Lasciate stare Severus. Lui non è come voi, vuole solo essere parte di qualcosa. Noi, beh noi non siamo più nulla ora, ma nemmeno voi siete suoi amici. Tutta questa stronzata di diventare Mangiamorte è davvero assurda. Volete unirvi a Voldemort sotto il naso di Silente? La ritenete davvero una cosa coraggiosa? Mi fate schifo. »
« Come osa una sporca mezzosangue pronunciare il nome del Signore Oscuro? Nessuno ha costretto Piton ad unirsi a noi, lo ha fatto di sua iniziativa, forse perché si era stufato di stare con la feccia come te, Evans. Siamo noi che comandiamo qui a scuola, esattamente come Lui sta prendendo potere fuori. L’era dei mezzosangue e dei traditori come Potter o quell’idiota di mio fratello è finita. » A pronunciare queste parole era stata la voce fredda e metallica di Regulus Black. Sotto il mantello dell’ invisibilità la mano di Sirius corse alla bacchetta.
« Che cosa ci fai qui? » Severus Piton era appena comparso dal nulla alle spalle della ragazza, con un’aria di sfida sul volto scavato.
« Credi davvero che la tua chiacchierata con loro mi avrebbe fatto cambiare idea? Sei davvero così tanto arrogante mezzosangue? Somigli sempre più a Potter, dovresti smetterla di amoreggiare con lui per i corridoi e concentrarti sulle lezioni, così impareresti qualche trucco per restare in vita » continuò. Stavolta fu James a scattare. La mano del suo amico lo trattenne: « Stà fermo, non te lo perdonerà mai se interferisci ».
« Io e James siamo solo amici ed è molto meglio essere simile a lui che a te. Ti credevo migliore Severus, e se non migliore, almeno diverso. Me ne vado, è evidente che hai fatto la tua scelta » detto ciò, Lily si passò una mano sul viso per nascondere le lacrime e corse via.
Il gruppetto dei Serpeverde andò nella direzione opposta e svanì nel corridoio buio ridendo sguaiatamente. James e Sirius restarono zitti sotto il mantello, immobili.
« Torniamo alla Sala Comune, mi è passata la fame fratello » commentò Sirius rompendo quel silenzio pesante come un troll di montagna.
Quando riemersero dal buco del ritratto, James notò che Lily era seduta vicino alla finestra con le braccia strette attorno alle ginocchia. “ Quanto sei bella mamma” pensò Harry.
Evidentemente non si era accorta del loro ingresso, perché non mosse un muscolo. Black fece segno all’amico di andare da lei mentre si avviava di soppiatto verso la scala che portava al dormitorio maschile.
 
 
« Ciao Evans »
Lily ebbe un sussulto. « Potter, che ci fai qui? Non dovresti essere a letto? »
« Ho visto tutto »
« Tutto cosa di grazia? » Eccola, tirava fuori le unghie.
« So cos’è successo al quinto piano, Lily. Io ero lì »
La ragazza cominciò ad agitarsi. « Com’è possibile? Non c’era nessuno, ho controllato.. Io.. Ah quel tuo stupido mantello vero? Cosa ti da il diritto di spiare la gente Potter? Avanti sentiamo, cosa? Non ti basta che tutti seguano minuto per minuto le tue gesta? Ora vuoi immischiarti anche in quel poco di questa dannata scuola che non gira intorno a te? Forza, rispondi! No tu non rispondi, te ne stai lì impalato, con quel sorriso storto che credi sexy vero? Pronto a prendermi in giro perché ho cercato di far rinsavire quello che fino a un anno fa era il mio migliore amico, giusto, ti mancava solo questo vero?! »
Lily era rossa in viso e aveva parlato quasi senza interrompersi, quando all’ improvviso si fermò.
La voce le morì in gola. Aveva inveito contro di lui, ma in realtà una vocina dentro di sé le stava dicendo quanto era stata stupida anche solo a pensare di poter cambiare Severus e quello che stava diventando.
Piangeva. La studentessa modello, il prefetto, la Caposcuola, la miglior pozionista del suo anno stava piangendo. James non vide nulla di tutto questo. James vide Lily, solo Lily. Harry era completamente di ghiaccio, respirava appena.
« Non capisci proprio nulla Evans ».
La ragazza non diede segno di aver sentito, i capelli sul viso e il corpo scosso dai singhiozzi. Come se fosse la cosa più naturale del mondo James fece un passo nella sua direzione, bruciando in un attimo la distanza che li separava, e la strinse tra le sue braccia. Inizialmente la rossa cercò di divincolarsi senza troppa convinzione, tirandogli qualche pugno sulle spalle, ma poi si arrese, troppo stanca anche per affrontare quella battaglia. Aveva bisogno di pace e il calore emanato dal corpo di James sembrava chiamarla. Il mondo si era fermato, capovolto, era finito sottosopra. Lily era completamente indifesa, aggrappata a quell’abbraccio in cui stava gettando tutta la sua tristezza, la sua delusione, la sua paura. James invece era saldo, sicuro, le accarezzava la i capelli lasciandovi qualche bacio sparso.
« Sei stata coraggiosa lo sai? » le sussurrò all’orecchio.
Lei alzò gli occhi verso James. « Questo non cambia niente Potter e giuro che se lo dici a qualcuno di affatturo con le mie mani » disse senza però staccarsi da quelle braccia forti, nelle quali inspiegabilmente aveva subito trovato il posto più adatto per lei, quasi fossero state modellate attorno al suo corpo. Restarono immobili.
La rossa continuò « Hai visto il giornale vero? Ancora una famiglia babbana uccisa. Sono stata una stupida a parlare con quelli.. E se facessero qualcosa ai miei genitori o a Tunia? »
James non riusciva a pensare nulla di sensato, era completamente vuoto. Aveva sognato per anni di avere Lily Evans tra le sue braccia, eppure adesso gli sembrava un momento così sbagliato per bearsi di quel contatto. Si staccò da lei per un momento e parlò: « Io credo dovresti dirlo a Silente e lui saprà cosa fare. È vero, io non sono un grande fan delle autorità, ma quelli dell’ Ordine potrebbero proteggere la tua famiglia, nasconderli o non so cos’ altro.. Loro ti hanno minacciata Lily, non è una stupida fattura lanciata nei corridoi, è una cosa seria! » si fermò per prendere fiato. « E mentre siamo qui, ti prego non fare altre stronzate. Io non lo sopporterei se.. » Lily lo guardò di nuovo e James capì all’istante di avere detto troppo: si scompigliò i capelli e prese a guardarsi intorno imbarazzato. « Ti ho già detto che non cambierà niente Potter.. » ripetè lei, ma questa volta c’era molta meno convinzione nella sua voce e cercava di trattenere un sorriso, che però brillava nel profondo dei suoi occhi verdi.
Harry era a qualche passo di distanza e osservava i suoi genitori illuminati dal chiaro di luna che filtrava dalla finestra. Si rese conto, che senza che loro lo sapessero, quello era stato il momento in cui era cambiato tutto. Non c’erano più Evans e Potter. Quello era l’istante in cui James aveva visto Lily per la prima volta.

 

 
Frieda’s Place
Eccomi alla fine del primo vero e proprio capitolo su Lily e James. Come avrete capito è un ricordo proprio di quest’ultimo, che ci mostra come al settimo anno non sia più il ragazzino stupido che appendeva Piton agli alberi!
Beh che dire, spero di aver reso la Mia Lily in un modo abbastanza coerente con la storia: sapete, io la vedo di una bontà infinita, sempre pronta a vedere il buono in tutti, ma allo stesso tempo testarda e orgogliosa.
Il titolo del capitolo, come lo saranno anche tutti gli altri, è una canzone, nel caso specifico “The first time ever I saw your face” di Celine Dion.
Grazie a tutti quelli che mi leggono, che mi hanno messa tra le seguite e che hanno lasciato un pensiero.  Grazie davvero, siete speciali ♥♥♥

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