angel

di bieberhopex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 (prefazione) ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 (prefazione) ***


Ero sulla punta di un precipizio, ancora. Le mani erano affondate nel grande giubbotto blu che aveva uno strano odore familiare, i capelli mi frustavano il viso e le mie gambe tremavano così forte che pensai si stessero per spezzare. Due passi ancora e tutto sarebbe finito. Camminai decisa sul sentiero con gli occhi chiusi e mi lasciai travolgere dal rumore brusco delle onde che si infrangevano sulle rocce. Quando finalmente mi sentii libera, qualcosa sfiorò il mio viso. Delle mani continuvano a scuotermi, come se volessero farmi svegliare, e un viso angelico continuava a guardarmi con aria preoccupata. 
 
Poi d'un tratto suonò la sveglia e mi ritrovai con le unghie affondate nel palmo della mano,  per poco non gridavo. Che cosa stupida, continuavo a fare quel sogno da più di due settimane ormai e ogni notte si arricchiva di un particolare nuovo. 
 
"Cassandra, sveglia! Cassandra! Cassandra!" era la voce di mia mamma che percuoteva i miei timpani. Quasi mi ero scordata di avere le unghie che stavano per far sanguinare il mio palmo, così mollai la presa. Aprii gli occhi e un raggio di sole mi accecò all'istante. Ricordarmi che era solo un sogno mi tirò su di morale. 
 
"Cassie! Fra un'ora hai scuola, sbrigati su!" ancora quel grido straziante.
"Si mamma, sono sveglia! " mi stiracchiai nel letto e con tutta la forza che avevo mi tirai su. Il sole illuminava la mia stanza. Cominciai a ciondolare verso il bagno fino a che non mi accorsi di avere due graffi sul collo, che sanguinavano. Per poco non urlavo di nuovo. Mi misi una mano sulla bocca e chiusi a chiave la porta alle mie spalle. Cosa diavolo era successo? Controllai le mie unghie dove sotto erano posati residui di sangue. La ferita sul mio collo continuava a sanguinare. Mi affrettai a disinfettarla e sciaquarla e il più delicatamente possibile ci passai sopra del fondotinta, sicura che nessuno l'avrebbe notata. Avevo un futuro da truccatrice! Mi lavai con velocità e indossai di corsa la divisa per la scuola. Scesi al piano di sotto e salutai i miei con un bacio.
 Presi la cartella e uscì di casa, incamminandomi lungo il sentiero. Una voce nella mia testa, almeno credo, sussurò il mio nome.
"Ehi Cass" Una voce troppo familare. Oh no!

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Capitolo 2
*** 2 ***


"Buongiorno migliore amica.Coma va? Come mai quello sguardo preoccupato? Che bella maglia, è nuova? Hai studiato per la verifica di storia? Ci sei? Mi senti? Pianeta terra chiama Cassie!" la sua voce a prima mattina era così straziante.

Mi sforzai di mantere la calma. "Insomma Haley, smettila! Sei assillante. Non vedi che sto ancora dormendo?" farfugliai troppo velocemente. 

"Oh beh, scusa.. Non pensavo, insomma.. vabbè, ne riparliamo dopo." il suono della campanella richiamò sull'attenti tutta la classe e fui costretta a tirarmi su dal banco.
"Buongiorno professor Cooper!" urlarono tutti all'unisono. Che strazio.

"Buongiorno ragazzi! Oggi parlaremo.." non mi presi nemmeno la briga di ascoltare ciò che diceva. Al diavolo tutto.

Mi accovacciai sulla sedia con lo sguardo fisso sul professore, convinto che lo stessi ascoltando e cominciai a vagare fra i miei pensieri. Suvvia, era passato un mese e ancora continuavo a fare quel sogno, ormai non aveva più senso. Ma i graffi sul mio collo continuavano a smentire tutto. Non riuscivo a capire il perchè di tutto quello, perchè continuavo a sognarlo? Era così attr... 

"Signorina Cassandra," cazzo. "Saremo lieti di sentire le sue considerazione riguardo la lezione di oggi."

La vocina stridula di Haley cominciò a suggerirmi ogni cosa e non ci volle niente per far ritornare il professore nella sua postazione dietro la cattedra.

"Grazie" sussurai sicura che nessuno mi avrebbe sentito.

"E' sempre un piacere."

Insomma, cosa c'era di sbagliato in me? La mia vita stava andando per il meglio prima che cominciassi a fare quel sogno. Il mio corpo era pieno di lividi e graffi e non ne potevo più di svegliarmi terrorizzata nel cuore della notte. Avrei dovuto capirne il senso. Dell'ultima volta che lo feci, ricordavo tutti i nuovi particolari: il viso angelico che mi prendeva la testa fra le mani, continuava a sussurrarmi all'orecchio "Va tutto bene, Cass." e accarezzava dolcemente ogni mio lineamento. Che senso aveva? 

Prima che me ne accorgessi la campanella suonò e il resto della giornata passò troppo velocemente. 

Quando fu di nuovo il momento di andare a dormire ebbi una strana sensazione. Cominciai ad avere paura di affrontare un'altra notte in cui sicuramente avrei fatto quello stupido sogno. 
Mi alzai dal letto dirigendomi verso la scrivania attenta che nessuno mi potesse sentire. Proprio mentre stavo per sedermi sulla sedia una voce sussurrò al mio orecchio.

"Torna a dormire, Cass. Non avrai mica paura?" sobbalzai dalla sedia facendo cadere dei libri a terra. Per fortuna nessuno si svegliò. 

Attenta a eliminare dal mio viso tutte le emozioni, mi girai lentamente con i pugni ben saldi attenta a scovare qualcuno alle mie spalle. Ma non c'era assolutamente nessuno. Cominciai a tremare e ritornai velocemente nel letto. Infilandomi nelle coperte, feci ben attenzione che non rimanesse nessun punto di entrata dalle lenzuola. Si certo, fare così mi avrebbe salvato sicuramente. Stupide voci nella mia testa.
Liberando i palmi delle mie mani dalla stretta delle unghie, mi lascai trasportare dal sonno e le palpebre cedettero. 

Ero di nuovo sul precipizio, solo che questa volta il mare era stranamente calmo. Il sole mi accecava costringendomi a tenere gli occhi socchiusi e non stavo per mettere fine alla mia vita. Ero seduta sul bordo della montagna con una rosa bianca fra le mani. Non avevo paura, mi sentivo rilassata. Una voce mi fece ritornare sull'attenti.
"Non sono qui per farti del male, Cass. Sono qui per proteggerti e sono più vicino a te di quanto tu creda. Non temere.." 
Due braccia calde mi tenevano ben stretta cullandomi dolcemente. Le sue labbra cominciarono a sfiorare il mio viso e le sue dita presero il mio mento fra le mani. Voltandomi con calma, cercai di essere il più normale possibile. Stava per mostrarmi il suo viso.

"Cassandra! Insomma, smettila di piangere." L a voce di mia mamma strillò acuta nel mio orecchio. Era ancora tutto un sogno, vero? "Perchè continui a piangere? E' da più di un'ora che vai avanti così, pensavo stessi facendo un bel sogno ma poi hai cominciato a blaterare delle parole spaventata. Vuoi spiegarmi che succede? Stai tremando. Su, era solo un sogno. E' tutto okay, piccola."

"Nulla mamma, sto bene. Solo uno stupido sogno, hai ragione. Ora vado a prepararmi per la scuola, ci vediamo giù, okay?" era l'unico modo per farla andare via. Sporgendosi su di me, baciò la mia fronte e chiuse la porta alle sue spalle lasciandomi sola. 

Di corsa mi recai in bagno pronta a scorgere nuovi graffi, ma nulla. Nulla di fresco, solo vecchie cicatrici ancora ben evidenti. Stavo per vedere il suo viso..

Come ogni santissima mattina, arrivai a scuola più puntuale del previsto e nei corridoi non si faceva altro che vociferare dell'arrivo di un nuovo ragazzo.

"Dicono che sia una bomba!" disse qualcuno.
"Frequenta il mio stesso corso di biologia, sicuramente mi farò avanti per conoscerlo." disse qualcun'altro.

Andavano avanti così da più di un quarto d'ora quando finalmente la campanella suonò e fui felice, per la prima volta, di andare in classe. Mi sedetti al solito posto notando l'eccitazione tra i miei compagni. Era forse per via di quello nuovo? Che me ne importava. Appogiai la testa fra le mani e continuai a fissare il muro davanti a me.

"Bene ragazzi, come già sapete è arrivato un nuovo alunno che frequenterà la nostra scuola" disse il professore, anche lui preso dell'emozione. Era assurdo. "Per favore, accoglietelo con garbo e siate gentili." 

Un tonfo proveniente dalla porta attirò l'attenzione di tutti. Dalla classe si alzarono parecchie voci sorprese. Presupponevo fosse il nuovo alunno. 

"Ehm salve signor Cooper, mi chiamo Justin e sono nuovo. Temo di aver sbagliato corso. Mi trovo nella classe di biologia, giusto?" c'era qualcosa di strano, ma..

"Ben accolto Justin, mi fa piacere comunicarle di essersi trovato nel posto giusto. C'è un posto la in fondo a destra, puoi pure accomodarti li."

Oh dio, no. Haley non era venuta a scuola e il posto accanto a me era libero, l'unico posto libero dell'aula. 

Sentii il suo sguardo fisso su di me e con la coda dell'occhio notai un sorriso sul suo volto. Cosa diavolo c'era di così divertente?

"Mi fa piacere di essere il tuo nuovo compagno di banco, Cass."

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Capitolo 3
*** 3 ***


Conoscevo quella voce, era sin troppo familiare. E soprattuto, conoscevo quel ragazzo. Sapevo chi era, non ne avevo la certezza, ma potei giurare che fosse il ragazzo che sognavo ogni notte. Il suo modo di fare e di porsi, la sua voce e particolare più grande, lui non mi poteva conoscere. Insomma, era nuovo in questa scuola e non l'avevo mai visto personalmente. Ma solo una persona continuava a chiamarmi 'Cass' da più di un mese e lui fece lo stesso. 

Rabbrividii al pensiero, era solo frutto della mia immaginazione, nulla di vero. Probabilmente lui se ne accorse perchè, ancora una volta, notai con la coda dell'occhio un sorriso sul viso e fui certa che stesse ridendo. Cosa diavolo stava succedendo? Non era possibile, era assurdo. Non poteva essere il ragazzo che sognavo, no no no e no. 

Picchiettai sulla mia testa come per mandare via i brutti pensieri e delle labbra posate sul mio orecchio mi fecero il solletico. 

"Cosa succede? Va tutto bene, Cass?" perchè diavolo continuava a enfatizzare il mio nome in quella maniera? Che razza di stupido.

Arretrai velocemente, facendomi il più lontata possibile da lui. Il mio cervello aveva qualche rotella fuori posto, sicuramente. 

Prese la penna e un piccolo fogliettino dove su ci scrisse qualcosa. Appallottolando, me lo passò da sotto al banco. Avrei dovuto prenderlo? 

Mantenendo la calma lo aprì e notai la grafia perfetta.

'Magari dopo ne parliamo, però ora smettila di fare la psicopatica o se ne accorgerà qualcuno.'
Psicopatica? Io? Oh be, non doveva. 

Afferai la penna con forza e dal retro del fogliettino, con una grafia meno perfetta della sua, scrissi in maiuscolo.

'POTRESTI DIRMI GENTILMENTE CHI SEI? OH NO,AL DIAVOLO LE BUONE MANIERE. DIMMI CHI SEI, SUBITO. E DIMMI COME FAI A CONOSCERE IL MIO NOME!'

Glielo passai da sotto il tavolo cercando di sembrare il più arrabbiata del previsto. Lo afferrò e dopo un pò me lo passò di nuovo.

'Ho detto di smetterla, ora calmati.'

Con tutta la forza che mi restava, piegai il bigliettino posandolo nella mia tasca. Almeno avrei avuto una prova in più, se sarebbe servito.

Per il resto della lezione lui non fece altro che ridere sotti i baffi per via del mio comportamento. Io continuavo a innervosirmi e il professore mi lanciava sguardi stufi. Ma che colpa ne avevo io? Come avrei dovuto comportarmi? Stavo per impazzire quando finalmente il suono della campanella squillò assordante nei miei timpani. Raccolsi tutto troppo in fretta, non accorgendomi che la sedia dietro di me si era stranamente spostata e così inciampai facendo cadere tutto a terra. Lui si piegò aiutandomi a raccogliere i miei libri, ma con uno strattone glieli tolsi dalle mani.

"Cass, vuoi darci un taglio?" sussurò a bassa voce. "Perchè diavolo sei così spaventata? Smettila."
"Oh be, dimmi come dovrei comportarmi. Dimmelo tu perchè io proprio non ci arrivo."

Finito di raccogliere i libri, mi alzai dirigendomi rapida verso la porta ma la sua mano mi afferrò proprio nel momento in cui mi trovai davanti al mio armadietto. Prese la mia mano stringendola con delicatezza e si allontanò sorridendomi. Ero troppo stordita per accorgermi del bigliettino che aveva lasciato sul mio palmo. Cosa ci perdeva a parlarmi? Non aveva forse la voce? Era da questa mattina che andavamo avanti a bigliettini.

'Tranquilla, appena sarà possibile ti  parlerò. Ora non posso, perciò accontentati di questo. Ti aspetto dentro la mia macchina, è una range rover nera ed è parcheggiata alla fine del vialetto, sicuramente la noterai. Non avere paura, Cass. Non oserò farti del male, ho solo bisogno di parlarti.'

Ero scioccata, come poteva uno sconosciuto scrivermi certe cose? Chiusi la bocca ormai spalancata e mi ricomposi guardandomi intorno. Oh, almeno nessuno si era accorto di me. Controllai il mio orologio ed erano le 12:58, la giornata scolastica era finita ormai. Cominciai a sudare freddo.

Non avevo paura di lui, forse si. Ma infondo sapevo come difendermi. Avrei proposto delle condizioni per entrare in quell'auto, ma ci sarei entrata. Avevo bisogno di sapere ciò che aveva da dirmi e soprattutto, capire chi era. Lasciando tutto nel mio armadietto, lo chiusi cercando di non fare troppo rumore e seguendo la folla, uscì dalla scuola. Ci volle un pò prima che i miei occhi si adattassero alla luce, ma appena fu possibile cominciai a guardarmi intorno. 

Come scritto nel biglietto, la sua auto era parcheggiata alla fine del vialetto. Caricai meglio la borsa sulla mia spalla e eliminando dal viso ogni mia emozione, mi diressi verso la macchina. Un passo, poi uno ancora e così via. Ero arrivata. Mantenendo la calma, aprì la portiera e guardai davanti a me. Era seduto al posto del guidatore ed era esattamente il mio sogno, cioè, il ragazzo del mio sogno. Ne ero sicura, era lui. 

Dandomi una spinta, salì nella grossa auto buia da cui proveniva una lieve luce, ma non riuscivo a capire da dove arrivasse. Probabilmente era il sole. Mi accomodai sul sedile, attenta a non guardarlo negli occhi ma poi notai una cosa e fui costretta a voltarmi verso di lui.

Era lui che emanava la luce lieve di cui non riuscivo a scovarne la fonte, era di fronte a me e brillava come un angelo.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Appariva ai miei occhi di una bellezza innata, e per qualche minuto, fui davvero convinta di trovarmi in paradiso. Ero così abbagliata dalla sua meraviglia e dalla forza che riusciva ad emanare, che Justin per farmi tornare sul pianeta terra, fu costretto a scuotermi dal braccio. Cominciò a chiamare il mio nome più volte, anche se a me pareva quasi di non sentirlo, come se nelle mie orecchie fosse esplosa una bomba.

"Cass,Cass?" un suono troppo lontano. "Cass, ti prego, non restartene li imbambolata." ed il suono cominciò a farsi più vicino fino a quando non fui costretta a sbattere le palpebre e a ritornare sul pianeta terra.

"C-cosa diavolo sta succedendo? Sono morta? Si, sono morta. In un incidente, vero? Prima che entravo nella tua macchina, ammettilo." mugugnai con la voce spezzata.

"No Cass, è tutto apposto. Sei semplicemente entrata nella macchina e sei rimasta così" imitò la mia espressione alla perfezione. "Per più di cinque minuti." 

"Per favore, smettila di mentirmi. Tirami uno schiaffo, ora."

"No, non lo farò. Sei viva Cass, non sto scherzando. Sei sana e salva, forse solo un pò intontita."

Ancora non mi era possibile realizzare cosa ci fosse davanti ai miei occhi. Gli esseri umani non emanavano luce in quella maniera, era scioccante. Era perfetto.  Era irreale. 
Poi mi resi conto di essere in macchina con uno sconosciuto che mi sembrava conoscere da una vita, e che nonostante tutto, non mi dava ancora spiegazioni e cominciai a sudare freddo. Subito feci per aprire la portella, ma poi mi resi conto che era chiusa a chiave. Mi aveva promesso di non farmi del male ed ora stavo morendo di paura. Cosa diavolo voleva da me? 

"Cass, smettila di avere paura o.." prese il mio braccio mostrandomi il profondo graffio che si era venuto a formare sulla superfice del polso. 

"Sei stato tu? Oddio, fammi scendere immediatamente da questa macchina, per favore."  pronunciai queste parole con un nodo in gola e due secondi dopo mi ritrovai a piangere e a supplicarlo come una stupida.

Automaticamente, prese ancora una volta il mio braccio ferito, cercando di bloccare il mio tremolio, ma quello che fece dopo mi devastò del tutto.

Passò due dita sulla ferita più volte e non so per quale strano motivo, la ferita scomparve. Ora si che ero scioccata.

"Lo vedi, Cass? Non sono qui per farti del male, sei tu che ti fai del male da sola."

Ero così rarefatta che se avessi cercato di parlare, dalla mia bocca sarebbero usciti solo stupidi versi. Ma bagnandomi le labbra, cercai di cacciare fuori le parole con tutta la forza che avevo.

"Come hai fatto? Per favore, dimmi chi sei e cosa vuoi da me, per favore.." niente male come inizio.

"Cass, io sono qui per proteggerti. E' una storia abbastanza lunga che ti racconterò in un secondo momento," prendendomi le mani con delicatezza, si sporse verso di me fino ad avere il suo viso ad un centimetro da mio. "Ma ora, non temere. Non avere paura di me, abbi fiducia in me."

"Come potrei fidarmi di te dopo quello che ho visto? Tu hai sicuramente qualche strana dote di illusionismo."

"Sta a guardare." 

Avvicinandosi di nuovo al mio viso, mi fece segno di osservare i suoi occhi. Feci come chiesto notando che erano di un color miele intenso, ma poi cambiarono tonalità diventando color ghiaccio con la pupilla a forma di rombo. E ancora una volta, provai paura. Quella reazione aprì un altro graffio sul mio braccio sinistro. Allontanandosi da me, posò le dita sulla ferita, accarezzandola dolcemente e la ferita sparì ancora una volta. Rimasi a bocca aperta, così lui, tracciò il contorno del mio viso con le dita morbide fino ad arrivare al mento, dove con gentilezza e senza forzare i movimenti, chiuse la mia bocca. Salendo lentamente con le dita, tracciò tutto il contorno delle labbra facendomi rabbrividire.

"Ora Cass? Ora ti fidi di me?" mi guardò speranzoso attendendo una risposta.

"Oh be, in parte si. Ma mi è ancora difficile capire questo strano collegamento fra te, il mio sogno e il tuo aspetto angelico. Forse è solo una mia reazione visiva."

"No, te l'ho già spiegato. Tieni a mente questo: io sono qua per proteggerti, per difenderti da qualsiasi cosa possa provocarti del male. Vedimi come un angelo custode, ecco."

"Queste cose succedono solo nei film, tu vuoi impressionarmi con uno spettacolo che mi faccia credere sia tutto vero. Sicuramente ci sono delle camere e qualche faro per la pelle.." cominciai ad agitare le mani cercando di capire dove fossero nascoste le telecamere ma lui prese il mio viso fra le mani.

"Come spieghi la tua ferita sul braccio, Cass? E' una reazione provocata dal tuo stato emotivo. Quando hai paura di me, il tuo corpo reagisce in quel modo. Ma basta il semplice tocco delle mie dite per far sparire il tutto." schioccò le dita come a pavoneggiarsi di quello che riusciva a fare.

Poi cominciai a riflettere. "Oh, oh! Adesso capisco il perchè dei graffi e dei lividi la mattina quando mi svegliavo."

"Esatto!"

"Ehm, e come mai appari nei miei sogni o incubi,insomma?"

"Cass, tu mi stai aspettando da una vita."

"Certo che no! Non so nemmeno chi diavolo sei."

"Ma io so chi sei tu, puoi chiedermi qualsiasi cosa sulla tua vita e io sarò pronto a risponderti. Su, mettimi alla prova." ormai fremeva dalla voglia di mostrarmi ciò che era capace di fare.

"Anno e mese in cui ho conosciuto la mia migliore amica e luogo." chiesi la prima cosa che mi passò per la testa.

"15 luglio 2003, durante il vostro primo giorno di elementari. Eravate sedute allo stesso banco e litigaste per una penna, per la precisione blu. Ma poi la maestra vi costrinse a fare la pace e da quel momento nacque tutto."

Se prima mi aveva scioccata, adesso ero davvero convinta di essere morta o di trovarmi in qualche sogno. Stavo sognando, si. E la sveglia fra poco sarebbe suonata, perciò chiusi gli occhi in attesa di uscire da quello strano incubo.

"Sono così scioccante, Cass?"  non riuscivo a vederlo in volto ma potrei giurare che stesse sorridendo. "Ti ho già detto che è una storia molto lunga, capirai con il tempo. Ora, come hai promesso, fidati di me. Sto cercando di farti capire."

"Cosa?" aprì gli occhi e lo notai in una posizione diversa dal solito. Era accigliato e con la testa abbassata in avanti. E capì al volo di aver sbagliato. Stava cercando in tutti i modi di convincermi e io come una stupida, continuavo a dubitare. Era come se lo conoscessi da una vita intera, riusciva a trasmettermi sicurezza e pure se eravamo chiusi in quella macchina da eh, un'ora forse, io stavo bene. Ancora non riuscivo a capacitarmene, ma finalmente riuscii a calmarmi e a capire cosa stesse accadendo.

Quel ragazzo sarebbe stata la mia salvezza.

Intercettando i miei pensieri, o almeno, osservando il mio viso calmo e sicuro, si sporse in avanti buttando le sue braccia intorno al mio collo. Rimasi impietrita prima di circondare la sua vita con le mie braccia. Così lui si fece più vicino al mio corpo e mi strinse più forte. Restammo in quella posizione per più di cinque minuti, ne ero certa, e sentire il suo respiro caldo sul mio collo mi fece scordare di ogni preoccupazione. 
 
Qualcosa nella mia tasca cominciò a vibrare e liberandomi dall'abbraccio allungai la mano per prendere il cellulare. Il numero che lampeggiava in bella vista sul mio schermo, ritraeva il nome 'Mamma'. I miei palmi cominciarono a sudare e involontariamente, alzai lo sguardo verso Justin che meditava sul da farsi. 

"Dille che ti sei fermata al McDonald e che avevi troppa fame per tornare a casa!"

Premettii il tasto verde e ispirando profondamente, cercai di sembrare il più normale possibile.

"Pronto? Mamma?"

"Insomma Cassandra, vuoi dirmi dove sei? Ti stiamo aspettando da più di un'ora."

"Uhm mamma, c'è stato un ritardo a scuola e stavo morendo di fame, così mi sono fermata a mangiare al McDonald. E' tutto apposto, sto per tornare a casa."

"Hai bisogno di un passaggio? Faccio venire papà se è necessario. Dove ti trovi adesso?"

"No, tranquilla mamma. Sto arrivando, non preoccuparti."

"Va bene, ti aspettiamo. Ciao tesoro."

Per poco non scordai di dover prendere aria. Justin prese il telefono dalle mie mani e lo posò sul sedile.

"Cass, stammi a sentire. Adesso io ti accompagno a casa e ti faccio scendere qualche isolato più avanti. Intanto tu mangia questo" aprì il cruscotto e mi passò un panino con l'hamburger. "Ora appoggiati allo schienale e rilassati, è tutto okay."

Nel frattempo che lui mise in moto, io aveva già cominciato ad addentare il panino.

"Che fame"  mormorai tra un morso e l'altro.

"Già" disse trattenendo una risata.

Mi girai verso di lui e notai che era preso dalla guida, era così bello.. "Tu non mangi?"

"Ho già mangiato, tranquilla." mantenendo con una mano il volante, si sporse ancora una volta verso il cruscotto da dove poi mi passò una bottiglietta d'acqua.

"Comunque abito vicino alla spiaggia, sai dove.."

"Cass, io so dove abiti." disse facendomi l'occhiolino.

"Oh,ma come? Ah giusto, è una storia lunga." ritornai a sorseggiare l'acqua.

Si voltò verso di me e mi sorrise, poi ritornò a guardare la strada. "Vedo che impari subito, diciamo."

Sorrisi anche io e restammo in silenzio per tutto il resto del tragitto. Quando purtroppo arrivammo nelle vicinanze di casa mia, accostò sul lato destro della strada ed entrambi ci guardammo nello stesso momento.

"Ehm, cioè, insomma grazie.." feci una pausa. "No, davvero. Mi ha fatto piacere conoscerti.."

"Cass, non essere drammatica. Ci vediamo domani a scuola, ora va che ti stanno aspettando."

Aprii lo sportello e scesi giù, voltandomi per l'ultima volta verso di lui, lo guardai sorridermi e poi chiusi lo sportello. Justin mise in moto e io agitai la mano come per salutarlo. Dio, che giornata.

Accellerando il passo, mi incamminai verso casa e quando fui davanti al portico, suonai il campanello. Il cancello si aprì e chiudendolo alle mie spalle percorsi il giardino. Mia mamma era sulla porta ad aspettarmi con le braccia incrociate. Il ticchettio del suo piede era snervante.

"Insomma, signorina.." 

"Mamma, è tutto apposto. Sono sana e salva e sono qui!" finendo di togliermi le scarpe, feci un giro su me stessa. "Ora devo andare a fare i compiti, perciò salgo su in camera" mentii. "Non chiamarmi quando è ora di cena, non ho fame e a dire il vero sono molto stanca ed ho bisogno di riposare, perciò ci rivediamo domani." allungandomi verso di lei, le diedi un bacio sulla guancia e dirigendomi verso le scale salutai mio padre e mio fratello troppo presi dalla partita per accorgersi del mio arrivo. Correndo arrivai in camera, chiudendo a chiave la porta e precipitandomi sul letto. Mi avvolsi nelle lenzuola, non badando a ciò che mi circondava. Al diavolo i compiti e tutto il resto. Non vedevo l'ora di addormentarmi e sognarlo ancora una volta. 

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